Bollettino_Salesiano_199512


Bollettino_Salesiano_199512



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IN QUESTO NUMERO
Dicembre 1995
A nno 119
Numero 11
Natale di pace a Betlemme
e nel mondo.
È il nostro augurio,
mentre proclamiamo
" ragazzo dell 'anno"
il piccolo lqbal Mas ih,
ucciso dalla mafi a paki stana
10 REPORTAGE
Natale a Betlemme
14 CENTENARIO DEL CINEMA
di LORENZO SAGGIOTTO
Don Bosco al cinema
18 TURISMO GIOVANILE
Scoprirsi europei a Praga
24 SALESIANI NELLA RESISTENZA
Ponzetto, Della Torre, Cocco e gli altri ...
27 SANTITÀ
di ELVIRA BIANCO
di ANGELO PAOLUZI
di FRANCESCO MOTTO
La Passione di Alexandrina
32 VERSO IL CAPITOLO GENERALE
Per favore, non lasciateci "in panchina"
34 FAMIGLIA SALESIANA
Salesiani: laici e protagonisti
38 IN MISSIONE
Cavalcare il Chaco Paraguayo
RUBRICHE
di TERESIO BOSCO
di GIANNI FRIGERIO
di UMBERTO OE VANNA
di MARGHERITA DAL LAGO
3 Editoriale - 4 Il Punto Giovani - 6 111 Italia, nel Mondo - 8 Lellere - 13 Copertina - 17 Libri -
21 /I diario di A ndrea - 22 Z oom - 23 Osservatorio - 30 Come Dan Bosco - 37 I Nostri Santi -
41 / Nostri Morti - 42 Solidarietà - 43 fil Primo Piano
2 - DICEMBRE 1995 BS
JJlollf:ttino
J a/es,ano
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE :
UMBERTO DE VAN NA
Redazione : Margherita Dal Lago - Gianca rl o
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Cattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Serge Duhayon - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Antonio Mélida -
Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDI BIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. 1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
noti zie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restituiti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 1O milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austri a -
Belgio (in fi ammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong ) - Colombia - Croazi a -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania -
Giappone - India (in inglese, malayalam, tamil e
telugù) - Irlanda - Gran Bretagna - Italia - Korea del
Sud - Lituania - Malta - Messico - Olanda -
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Slovenia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
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DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei
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Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
Don Bosco in the W orld. È possi-
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00163 Roma
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Don Bosco, Roma.

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-.
·
Angelo Botta
RILEGGENDO UN
IDENTIKIT Cl EN
L'intervista del «Qué pasa» al cileno nazionalizzato don Viganò,
uomo dell'ecclesiologia e della coscienza sociale. Con un grande amore per la gente.
ieci anni fa la rivista cilena Qué pasa ha dedicato smo e in generale dei politici , ma quello del Vangelo .
un profilo e un'inteNista a don Egidio Viganò, "su-
periore dei salesiani e presidente della Conferenza IDEE "FISSE". Don Viganò : «Ciò che mi attira con mag-
mondiale dei religiosi ". Don Viganò era in Cile su invi- giore profondità è l'ecclesiologia. Precisamente per-
to della facoltà di teologia dell 'Università Cattolica di ché è la parte della teologia che si riferisce alla pre-
Santiago. Riprendiamo la prima parte di questa inte- senza di Dio nella storia e alla missione della Chiesa
ressante presentazione , che fa da premessa all 'inter- nel divenire dell 'uomo . È studiare l'uomo dal punto di
vista curata da Mariana Grunefeld.
vista della Parola di Dio, nei problemi concreti della vi-
ta. Mi piacerebbe possedere , insieme alle riflessioni
PROFILO. «Come Napoleone. I salesiani hanno un ret- teologiche , competenza nella scienza psicologica e
tor maggiore che è piccolo, con il nasone e molto intel- nelle scienze sociali, proprio per fare bene l'ecclesio-
ligente ». Così disse Gio-
logia. Ma questo ... sarà
vanni Paolo Il ai salesiani
per la reincarnazione ».
quest'anno a gennaio. Cer-
to . Piccolo , e corpulento.
LA DOMANDA INSOLITA.
Viganò diventa imponente
Gli hanno chiesto: «Al Papa
da seduto. Le labbra sotti-
che viene in Cile che cosa
lissime non le percepisci
consiglierebbe di suggerire
neppure, ma di lì spunta
al presidente Pinochet? ».
quella voce dall'inflessione
(Risate) Don Viganò: «Que-
italiana propria dei "Nunzi",
sto è molto difficile. Non so
che però non ha niente di
se il Papa verrà a dare con-
diplomatico ed è ricolma di
sigli al Presidente. Traccerà
energia . Il suo sguardo è
linee di criterio generale. La
intelligente. Diretto.
condotta che deve seguire
Pinochet dipende dalla sua
PERSONALITÀ. "La luce".
libertà personale ed è lui
Così lo chiamano i nostri
che , considerando ciò ch e
vescovi . Uomo brillante.
dicono il Papa e i pastori,
Possiede l'intelligenza -
vedendo le necessità della
l'unica - della chiarezza;
nazione, deve saper dedur-
rende semplice ciò che è
re qual è la soluzione più fa-
difficile, e non annoia. Le
vorevole per la sua patria ».
su e lezioni di teologia al -
l'Università Cattolica più di
una volta sono finite in ap-
plausi. Nella difesa della
tesi dottorale sorprese il
Ad agosto il Cile ha commemorato don Viganò.
Presenti tutti i partiti, il senato della repubblica
ha reso omaggio al successore di Don Bosco,
che ha trascorso 33 anni nel paese.
Nella foto, don Viganò tr~ i ragazzi
TESTIMONIANZE. Raul
Si Iva Henrfquez: « Cono-
sco Egidio Viganò dall'an-
no '38 . Sono quasi cin-
Nunzio d'allora, Sebastia-
di La Granja (Santiago). E il Venerdì santo 1981.
quantanni . Uomo straordi -
no Saggio . Perspicace ,
nario per la sua intelli-
punta senza rigiri all 'essenziale, anche se possiede la genza e straordinario per la sua virtù. Molto nob[le. Si
visione dell 'insieme. La sua risata "sorda" lo fa pensare è fatto cileno senza smettere di essere italiano. E una
astuto. Studioso, adesso a Roma, possiede le vedute grande conquista per la nazione. Pensa che se l'Italia
di "quelli che sono su". Si distingue per una fede con- gli ha dato la coscienza di religioso, il Cile gli ha dato
vincente e solida. Così assoluta che è capace di razio- la coscienza sociale. Stare all'erta per captare i grandi
nalizzarla. Ottimista. Ammira il cardinal Ratzinger, pre- valori del popolo, cercare la comprensione, il rispetto .
fetto vaticano della Congregazione della Fede, ma alla Soprattutto un grande an:iore per la gente : ama la
sua visione di crisi aggiungerebbe l'elemento positivo. gente dell'America Latina. E un cileno che occupa uno
Ama ciò eh.e è popolare , ma non l'elemento marginale, dei posti più importanti della Chiesa ».
e il suo interesse per i poveri non è quello del marxi-
JIS DICEMBRE 1995 - 3

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- IL PUNTO GIOVANI
di Carlo di Cieco
LA CHIESA
E I GIOVANI
Anche a Palermo, la Chiesa si è trovata "dalla parte dei giovani".
Giovani che chiedono alla Chiesa non solo interesse, .
ma coinvolgimento per non spegnere il loro entusiasmo.
D iscoteche del sabato sera. Pe-
riferie e piccoli centri, dove i
ragazzi e le ragazze seduti sui mu-
retti si ritrovano , ridono e si confi-
dano. Da noi i giovani sono spes-
so condannati a una vita parallela,
usati nei business dello sport e
dello spettacolo . Per acquistare
visibilità e significatività di persone
anziché di consumatori ingenui e
insaziabili , hanno bisogno di allea-
ti. La Chiesa è tra questi.
Papa Wojtyla dopo la Conferenza
di Pechino, ultimo di una serie di
gesti positivi , ha chiesto alla Chie-
sa intera e alle sue istituzioni edu-
cative , assistenziali e culturali di
cooperare per la riuscita di un
grande progetto storico di libera-
zione delle bambine.
LA CHIESA ITALIANA cerca an-
ch 'essa, in tutti i modi , di mettersi
accanto ai giovani, di farli rientrare
tra gli obiettivi della sua pastorale.
Al convegno ecclesiale di Paler-
mo, punto emblematico delle scel-
te dei cattolici alla vigilia del terzo
millennio, i giovani sono stati indi-
cati come una delle cinque vie pre-
ferenziali del nuovo modo di esse-
re cristiani nel nostro paese.
Sono stati riconosciuti ritardi e l'ur-
genza della trasmissione della fede
alle nuove generazioni . C'è stato
anche il tempo e il modo di aprire
numerosi interrogativi sulla realtà
giovanile che - si è detto - non può
essere ridotta alla percentuale mi-
noritaria che frequenta gli oratori,
le istituzioni religiose, le parrocchie.
I giovani sono molto più numerosi
e vivono problemi più drammatici
di quanti ne riescano a scaricare
r:iei colloqui con gli amici educatori .
E importante che la Chiesa sia
pervenuta al bisogno di chiedersi
4 - DICEMBRE 1995 /1S
come rendere abitabile per i giova-
ni la stessa comunità cristiana e
come riconoscere i giovani quali
soggetti "attivi della propria cresci-
ta e capaci di servizio generoso
alla comunità".
Ma appare ancor più importante
che la Chiesa sia disposta non so-
lamente a preoccuparsi dei giova-
ni. Nelle famiglie e nella scuola i
giovani chiedono di non essere
soltanto oggetto di attenzione ma
soggetti di una comune program-
mazione: ugualmente, alla Chiesa
chiedono forse la conversione a
stare con i giovani . Dalla parte dei
giovani , perché analogamente agli
anziani, le donne, i malati , essi fan-
no parte della categoria dei deboli.
STARE DALLA PARTE DEI GIO-
VANI potrebbe significare per la
Chiesa prendere sul serio l'impe-
gno che comporta la ricerca gio-
vanile di un percorso di felicità e
di una società più vivibile . Assu-
mendosi dunque l'onere di essere
forza critica di quelle strutture di
peccato che impediscono ai de-
boli il poter coltivare attese di vita
semplicemente più umana.
Programmare per i giovani si è
sempre fatto. Preoccuparsi e cu -
rarsi dei giovani anche . Ma poi gli
adulti , le strutture, hanno imposto
degli schemi preconfezionati ai gio-
vani. Vie di comportamento già sta-
bilite e tracciate .
L'obbligo alla passività e all'omolo-
gazione, pena il rifiuto o l'emargi-
nazione , ha spento tonnellate di
entusiasmo giovanile.
Colle Don Bosco.
Il cardfnal Saldarini
con i giovani
al Confronto '95.
I

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11S DICEMBRE 1995 - 5

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- IN ITALIA NEL MONDO
I Adua (Etiopia). Suor Laura Giretto.
L'opera cresce pietra su pietra. Ma anche un angolo
all'aperto può andar bene per incontrare i giovani.
CILE
IL PRIMO
SALESIANO CILENO
U na pi azza di Santiago è stata
dedi cata al prim o sa les iano
c ileno, don C amil o Ortu zar
M ontt, a ce nto anni dalla sua
m orte. D opo essere stato ca p-
pellano navale e poi v icari o
apos to lico cli lquique, don O r-
tu zar si era reca to in Euro pa,
con il des ideri o cli farsi religio-
so, forse gesuita. La madre, che
si trov ava a Pari gi, lo consigliò
cl i reca rsi a Y alclocco, e cli in -
co ntrare D on Bosco. Era l ' otto-
bre 1887 e fu ri cev uto eia don
Ru a. D on Bosco aveva all ora
72 anni ed era agli ultimi mes i
cli v ita. Sapendo che don C a-
mil o veni va dal C il e e vo leva
farsi religioso, don Ru a lo pre-
sentò a D on Bosco . « Perché
non si f a sal esiano? Non le pa-
re che sia stato il Signore a fa r-
la venire fin qui ? », gli di sse
D on Bosco. E agg iunse: « L ei
v uo le lavorare: qui troverà pa-
ne, lavoro e Paradi so». Era
l ' ora cieli' A ngelus e D on Bosco
lo invitò a pra nzo, facendo lo
sedere accanto a lui . A ll a fine
ciel pranzo, don Camilo gli dis-
se di vo lersi fa re sal es iano.
A vev a 40 anni e vi sse da sa le-
siano solo 6 anni . L avorò in Ita-
lia, in Francia e Spagna, fu di-
rettore del Bollettino Sales iano
spagnolo. M orì a Nizza (Fran-
cia) a 46 anni . Prima cli morire,
disse: « Benedetto il giorno in
cui per la prima vo lta vidi D on
Bosco ! Il giorno piL1 bello della
mia v ita fu quando fec i la pro-
fess ione religiosa».
ETIOPIA
SALESIANE FMA
AD ADUA
Dal 1994 la presenza è stata
garantita solo da suor L aura
Girotta, ma la casa è sta ta aper-
ta giuridicam ente solo negli ul-
timi mes i del 1995. In fatti si
stanno anco ra cos tru endo g li
ambienti essenziali , e le suore
abitan o una casa presa in affit-
to eia un proprietari o che abita
in Eritrea: L a mi ssione sta sor-
gendo pietra su pietra, ma il la-
voro è incominciato anche sen-
za casa. Suor L aura ha messo
in mov imento tutte le sue co-
noscenze e la sua intraprenden-
za. È stato aperto l ' oratori o e
i giovani cli ogni età sono arri-
va ti a centinaia. È seguita la
scuola cli tagli o e cuc ito. fn
mancanza cli sedie si usano le
pi etre del ca ntiere, che sono
anche i tavoli su cui disegnare
i m odelli ed esercitarsi nel ta-
gli o. A clu a è situ ata nell a re-
gione dei Ti grai , al N ord: una
zona montuosa, un deserto roc-
c ioso dove si sono stanz iati i
guerri g lieri . L a deso lazione in
parte è da attribui re ai gas che
M enghistu ha usato per stanarli
e far fronte all a loro res istenza.
L e uniche strade cos trui te nel
paese ri sa lgono all 'opera degli
italiani (dal 1893 al 1936). L a
guerra ha orm ai distrutto quel-
lo che c'era, m a i danni più
gravi sono quelli alle persone.
Intere genera zioni sono rima-
ste senza istru z ione. Gli inter-
venti con g li adulti sono so lo
per "emergenza". La speran za
sono i bambini e i ragazzi . r sa-
lesiani (e le suore) sono stati
chiam ati dagli anziani. I sale-
siani hanno infatti cl atQ una
eroica testim oni anza durante
la grand e sicc ità ciel 1984. So-
no g li unic i ad aver rea li zzato
un acquedotto, nonos tante i di-
rottam enti degli aiuti e gli
ostacoli ciel reg ime cli M enghi-
stu. I camion con la scritta Don
Bosco riu scivano a passare i
posti cli bl occo.
I Santiago (Cile). Inaugurazione della piazza
in onore di don Camilo Ortuzar.
Al centro il presidente Eduardo Frei e signora.
6 - DICEMBRE 1995 l!S
DA VEN EZIA A BRATISLAVA IN BICICLETTA. 40 giovani
dai 14 ai 18 anni , alcuni salesiani e un papà sono partiti dalle
diverse case dell'ispettoria per attraversare in bicicletta la
Slovacchia e l'Austria. Attrezzati di tende, materassini , pezzi
di ricambio e tutti i viveri per 15 giorni alla ricerca dei valori
grandi della vita comunitaria, dell'essenzialità, della fatica, del-
l'interiorità, dell'incontro con la vivacissima realtà salesiana
della Slovacchia. Un'avventura che ormai si ripete da 15 anni
e che, oltre ad aver lasciato dei segni in tanti paesi dell'Euro-
pa (Spagna, Francia, Olanda, Germania, Polonia, Romania),
ha lasciato delle impronte chiare nell'animo di centinaia di gio-
vani. Dopo 1700 chilometri, l'arrivo domenica·27 agosto a Motta
di Livenza (TV) , santuario mariano, è stata un'occasione bel -
lissima per affidare a Maria il cammino del nuovo anno e per
far festa con i genitori e amici giunti numerosi.

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BOLIVIA. Si terrà dal 27 al 29
dicembre a Cochabamba il se-
condo Congresso Internaziona-
le dell'associazione ADMA (De-
voti di Maria Ausiliatrice). Il pri-
mo congresso si svolse a Tori-
no nell'88. Ora è la volta del-
l'America, "nel continente della
speranza, scenario dei sogni di
Don Bosco", come scrisse don
Viganò. Che auspicò che que-
sto congresso diventasse una
"solida. affermazione della pre-
senza di Maria in tutte le perso-
ne e opere della Famiglia Sa-
lesiana". L'ADMA è nata nel
1869 e fa ufficialmente parte
della Famiglia Salesiana dal 5
luglio 1989.
Pifa (Polonia). Foto di gruppo degli ex chierichetti
della parrocchia Sacra Famiglia.
POLONIA
GLIEX
DEL PICCOLO
CLERO
G li ex chieriche tti de lla par-
rocchia de lla Sacra Fami gli a
cl i Pifa si sono dati convegno,
a cinquant' ann i da lla nasc ita
de l primo gruppo. Sono venuti
eia tutta la Po lonia e cl all 'este-
ro. Un ex che vive negli Stati
Uniti , si è fatto presente, come
altri, con un a le ttera. Da que-
sto fo lto gru ppo - in un perio-
do sono stati addirittu ra 200! -
sono uscite ben 35 vocazioni
sacerdotali . Tan te le cose eia
ri cordare e tanta la g ioia cli ri-
vedersi eia amic i. Q uei ragaz-
zetti ora sono padri cli fa m iglia
o sacerdoti e hafm o grosse re-
sponsabi Iifo nella vita sociale,
poli tica ed ecclesiale. L'esi-
ste nza de l gruppo dei chie ri-
che tti è stata negli anni in cui i
governi vietava no ogni aggre-
gazione ecclesiale, l'unica pos-
sibilità per i ragazzi e i giova-
ni cl i continuare a ricevere e vi-
vere i valori cristi ani.
Walkerville (Sudafrica). I due primi volontari
al « Bosco Youth Pastora! Centre ».
SUDAFRICA
PER TUTTI
I GIOVANI
DELLA DIOCESI
La com un ità sa les iana di
Walke rville, antica De lesicle,
presso Jo hannes burg, ca pitale
sudafricana, ha trasfo rm ato i
suoi am bienti per conve rtirsi in
Centro giovanile. O ra o rgani z-
za incontri e ritiri pe r i g iova-
ni cli tutta la di oces i. In qu es ta
comunità la rifless ione sul vci-
lo ntari ato lai co è stata ap pro-
fo ndita eia te mpo e ora ad ac-
coglie re i g ru ppi cli giovani , ol-
tre ai salesiani , so no present i
due vo lo nta ri , Reg inald e Ro-
slyncl (nell a fotografia) che per
un an no garantiscono il loro
servizio. Il clirelto re, don Fran-
ço is Dufo ur, ha reclamizzato
sui gio rn ali loca li la possibili -
lit cl i fa re volontari ato nel « Bo-
sco Youth Pastora I Centre » e
la rispos ta dei giovani non si
è. fa tta atte ndere.
DON UNIA. È morto cento ·
anni fa l'apostolo dei leb-
brosi don Michele Unia. Na-
to a Roccaforte (Cuneo) ,
prese parte alla prima spe-
dizione missionaria in Co-
lombia, dove si sentì ispira-
to a prendersi cura dei leb-
brosi di Agua de Dios (730
lebbrosi adulti, più di 120
bambini) . Qui organizzò la
vita civile e religiosa: costruì
un ampio ospedale e l'ac-
quedotto, introdusse tra i
lebbrosi il lavoro, la musica,
il canto. Colpito da idropisia,
fu costretto a ritornare in Ita-
lia, dove morì all'Oratorio di
Valdocco il 9 dicembre 1895.
BS DICEMBRE 1995 - 7

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~
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sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
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rizzo (mandando sem-
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scono alcune centinaia di copie
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ficiente che ce lo faccia sapere e
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001 63 ROMA
8 - DICEMBRE 1995 IJS
DON EGIDIO VIGANÒ. « Da
poche ore ho ricevuto il BS di
settembre. Don Egidio se ne va,
ma con noi resta il suo cuore e
il suo amore che ha portato
ovunque » (Ang elo, Pomigliano
d'Arco). « A nome cli tutte le
"mamme dei consacrati" cli Val-
ciocco esprimo il nostro dolore
per la morte cli don Viganò. Ab-
biamo perso il nostro "figlio pri-
mogenito", come lui soleva
chiamarsi rivolgendosi a noi.
Siamo certi che intercede e se-
gue i suoi sales iani con la stes-
sa amorevolezza cli sempre»
(Teresa Bianco, Torino) Per-
metta un ricordo commosso.
Agli inizi ciel mio impegno co-
me autore, quando ini ziavo a
ritirare i primi Premi letterari ,
mi trovai nella necessità cli un
abito da cerimonia . Don Viga-
nò, conosciuta la necess ità ciel
giovane poeta, trovò la carità cli
venirmi in soccorso. L'abito è
ancora nel mio armadio. Aveva
un nobi le cuore salesiano » (Le1-
1erafir111ata, Roma). « L'edizio-
ne spec iale sul Rettor Maggio-
re è un capolavoro cli verità, cli
figli verso il padre. Don Vi-
ganò porta anche a noi il suo
entusiasmo per i giovani , il suo
amore a Don Bosco, alla Ma-
donna, l' ansia cli fa r conoscere
a tutto il mondo il clono della
Chiesa. Tengo il numero sul
mio tavolino eia notte » (Don
Carlo. Torino). « Il primo nu-
mero che mi è arrivato nell a
mia nuova residenza miss iona-
ria, dove sono parroco, è pro-
prio quello dedicalo interamen-
te al Reltor Maggiore. Don Bo-
sco ha trovato in don Egidio
un ottimo successore. Don Vi-
ganò ha impersonato quel tipo
cli salesiano che Don Bosco so-
gnava quando ciancio le Costi-
tuzioni al sales iano della pri-
ma sped izione mi ss ionari a di-
ceva che anelava in America con
loro. D01i Egidio, l'americano,
ha contratto "e l bien de Améri-
ca" e lo ha trasmesso a quanti
venivano a conratto con lui in
ogni parte ciel mondo» (Do n
Francesco Lode/o, Tib1i. Co/0111-
/Jia). «Ogni tanto scrivevo a don
Viganò. Gli piacevano tanto i
miei modi cli dire, i miei pro-
verbi, le mie umili composizio-
ni poetiche che gli dedicavo.
Dimostrava interesse per tutto
ciò che dicevo. L' ultima volta
non mi ha risposto e ho capito
perché: abbiamo appreso su
RAI/I la notizia della sua mor-
te» (Nesto r Caon, Svizzera).
« Dichiaro con fi erezza cli esse-
re cooperatore ed exallievo.
Leggevo sul BS ogni mese gli
articoli cli don Viganò e mi han-
no sempre colpito. Ho ammira-
to la sua forza d' animo e il suo
coraigio nel testimoniare Cri -
sto. E stato un eccellente figlio
cli Don Bosco. La sua scompar-
sa mi ha commosso e mi con-
so la il fatto che ora è vivo con
Cristo e con tutti i santi della
Famiglia Sa les iana » (Massimi-
liano Lonza, Biella) . « I salesia-
ni cli qui hanno celebrato la
messa per don Viganò come
fosse morto il loro papà. Uno cli
loro ha ricordato l'amore che
don Viganò ebbe per la Cina, e
alcune sue caratteristiche per-
sonali. Don Viganò ha portato
avanti il suo mandato con luci-
cliti1 e sapienza, e senza ri spet-
to umano. Comunicò 11011 so lo
con le sue doti intellettuali , ma
anche con la sua umanità» (suor
Clara, Hong Kong). « Ne l ri-
cordare il Rettor Maggiore nel
numero cli settembre, 11011 vi
siete fermati su quella significa-
tiva "cronaca" che fu , appunto,
la laurea in pedagogia honoris
causa che questa università vol-
le conferire a don Viganò nel
centenario cli Don Bosco, a te-
stimonianza del le opere scritte
e opere-operate da lui compiu-
te! » (prof Angelo Scivole110,
Università di Parma)
COME FONDARE UN ORA-
TORIO. « Ho 21 anni e mi oc-
cupo cli catechesi e pastorale
giovanile in parrocchia. La mia
è una parrocchia cli periferia in
cui dilagano i problemi socia-
li . Non potendo occ uparmi cli
tutto e cli tutti , ho rivolto il mio
impegno verso i ragazz i, che
sono il fut uro ciel quartiere. La
mia azione volenterosa però è
scarsamente produttiva. Avrei
bisogno soprattutto del la col-
laborazione cli altri . Ho prova-
to cli lutto, poi ho pensato a Don
Bosco e sulla sua spinta, sto
pensando cli aprire un oratorio.
Alcuni giovani , pur senza espe-
rienza, si sono detti disposti ad
aiutarmi. Vorrei qual che con-
sigli o ».
Gianluca lnturri
Via Marchesi, 2
960 /2 Avola, Siracusa
Puoi richiedere presso la LDC.
10096 Leumann (To) i due vo-
lumi Ragazzi al l' Oratorio (in
111110 lire /6.000, comprese le
spese di spedizione). Per i s11g-
geri111 e111i, im'ilo chi ci ha pro-
l'Oto a tras111etterti le sue espe-
ri enze .
DON LIVIABELLA. « Nei
pros imi mesi si compirà il cen-
tenario della nascita ciel mis-
sionari o don Liviabella, avve-
nuta il 20 marzo 1896 a Corri-
donia (Macerata). L'occasione
sarà propizia per ricordarlo. È
noto che il mi ss ionario, prota-
gonista degli inizi dell 'opera sa-
lesiana in Giappone, ha indiriz-
zato una grande quantità cli let-
tere, sapientemente personaliz-
zate. Ho sempre sperato cli ve-
dere queste testimonianze cli
amici zia e cli pastorale miss io-
naria riunite in volume. Quan-
ti avessero materiale eia met,te-
re a disposizione sono pregati
cli farme lo conoscere».
Dott. Pietro Insana
Via Paolo Barison. 14
00142 Roma
MAMME "CHIOCCE". « Leg-
go nel numero cli giugno lo sf~-
go cli Giovanna cli Palermo, sul-
le "mamme chiocce" e i figli
immaturi. Condivido pienamen-
te la risposta cli Petitclerc: eia
sei anni conosco un uomo che
non riesce ad assumersi le sue
responsabilità nei miei confronti
perché troppo attaccato, "condi-
zionato", dalla madre, coinvol-
to in un sentimento egoistico
che lei chi ama "amore~, e che
lo ha reso incapace cli pensiero
proprio. Sono arrivata alla con-
clu sione che con persone così
la vi ta 11011 sarà mai normale,
perché l' influenza della madre
sari1 sempre al cli sopra anche
dell ' amore per la moglie: se il
fi glio cerca di sottrarsi, scalla
il senso cli colpa. Come far ca-
pire a questa mamma che, come
dice Gesù, non si deve "posse-
dere" null a, tanto meno i figli?
li mio fidanzato è entrato in un

1.9 Page 9

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cerchio cl i di pendenza eia cui TUTTO DIPENDE DALLA
non ri esce acl usc ire».
FAMIGLIA. « Volete dire in
Lc11era flr111 a1a, Brescia modo chi aro che il problema
dell 'educazione dei giovani e il
QUANDO È VOCAZION E.
«Sono in fermi era da 32 anni .
Ora sono in pensione. D'estate
facc io del volontariato in una
colonia esti va che accoglie bam-
bini con gross i problem i. Tra
ess i quest' anno vi sono anche
futuro dell a soc ietà si gioca no
sulla fa migli a? Forse io av rò la
fi ssaz ione della cent ra lità de l-
la famigli a, ma non c'è du bb io
che il bene si semina fin dal bi -
bero n. I grandi pro blemi della
soc ieti1e dell a Chiesa nascono
ragazz i della Bosni a. D ' in ver- dall a coppia, dall a fami glia.
no presto servizio a domicili o T roppe fami glie sono solo " per
ai malati termin ali di tutt e le bene", ma non hanno in comu-
etì1. Sono molt o fi era del mi o ne la stessa fede. Ci sono cop-
lavoro. Avendo molti anni cli pie che vanno insieme a messa
esperi enza, lo svolgo bene: so da una vit a, ma non vedono Dio
come trattare gli amm alati e all o stesso modo, 110 11 hanno la
mi dicono che con la mi a pre- stessa intesa spiritu ale. Se Dio
senza per loro conto più delle non è. il legame cli una copp ia,
medicine. A nch"io a vol te mi i l matrimoni o nascerà male . Se
domando come ci ri esca. Sari1 la fede non è grande, anche
perché lo facc io con pass ione. l ' amore non regge. Eppure una
Se penso che non avevo anco- delle cose di cui ci si preocc u-
ra 16 anni ed ero già a lavora- pa cli meno nel momento in cui
re in ospedale contro il parere ci si sposa è pro pri o la condi -
dei miei genitori .. . >> .
visione dell a fede» .
Sara , M 11ggirì (M i )
Luciana Mezzone, Roma
BS DOMANDA
PORTE CHIUSE? «So- eia parte cl i alcuni si tende
no un insegnante vicino a fa re, fare ... anche im -
ali 'età della pensione. Fe- provv isando. Il bene biso-
dele all a messa domeni - gna farlo bene. diceva san
cal e, e avendo orm ai i fi- Filippo Neri . Il termine
gli grandi , ho cercato più "solidarietà" va cl i moda.
volte soprattutto in questi Noi parliamo spec ialmen-
ultimi mes i cli fa r qualco- te cli "impegno cri sti ano".
sa cli più nella mia par- I laici possono di ventare
rocchi a. Mi sono ri volto i buoni-samaritani dei no-
anche a comuni t~1 religio- stri tempi e i più diretti
se, ma ho trovato poca di- collaboratori del clero. Se-
sponibilità. Con mi a mo- gna lo qui un peri colo: la
glie facevamo proprio que- forte spinta ali ' indipen-
sta osservazione: conti - denza: bisogna saper la-
nu ano ad accusare i cri - vorare "insieme". Nelle
stiani cli scarsa sensi bili- parrocchie occorrono ca-
tà, ma se ti offri li chiu- tec hi sti - anim atori dell o
dono le porte »
sport - musica - teatro -
(Lino Gag liardi, Ge11011a) liturgia - turi smo. Ce n'è
per tut ti. Abbi amo però
Risponde Stelvio Tonnini. accennato all a preparazio-
Comprendo la sua delu - ne e all a fo rm azione: ele-
sione: mi permetta cl i of- menti ind ispensabili per
frirl e qualche rifl ess ione rendere frullu oso il pro-
per aiu tarl a a non scorag- pri o lavoro apostolico.
giarsi. n suo può trattarsi San Pao lo diceva "non io,
cli un caso limite: in qual- ma la grazia di Di o con
che parrocchi a pu ò suc- me". Come potrebbero en-
cedere senza catti va vo- trare nel mondo del lavo-
lontà cli ness uno. Indub- ro, dell a scuola, in certi
bi amente se ciò si verifi - ambi enti i sacerdoti ei a
casse sarebbe uno sbagli o so li ? Sono proprio i laici
eia parte dei sacerdoti im - che diventano gli anima-
pegnati nell a pastora le. tori cl i tali rea ltà e ori en-
Conosco la rea ltà cl i mol- tano tutto all a gloria cli
ti ss ime parrocch ie: solo a Dio e all a salvezza dei fra-
Roma, sono 325. Sono sta- telli . Sono sicuro che tro-
to negli anni passati a con- verà chi le affiderà qual-
tatto con numeros i pa r- che "Centro cli interesse".
roci cli molte regioni, ho Offra ai parroc i un a copi a
vi sto laici qualificati , pre- dell a "Chri stificleles lai-
parati e impegnali nel vo- ci". La co llaborazione dei
lontariato organizzato dal- laici non è una concessio-
le parrocchie: cateches i - ne dei sacerdoti, ma un
cura dei poveri - anziani loro di ritto come battezza-
- handicappati - (Caritas, ti: sono Chiesa viva e vi-
S. Vincenzo). Ho eletto lai- tale. Pensi ai cooperatori
ci impegnati e qualifi cati sa les iani , e agli exalliev i:
con delle serie motiva- sono laici impegnati nel-
zioni cristiane. Ogg i (non lo spirito cli Don Bosco a
è il suo caso, sig. Lino... ) servizio dei giovani.
IIS DICEMBRE 1995 - 9

1.10 Page 10

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Come vivono oggi i giovani e le famiglie nei campi profughi e a
NATALE
ABETL
di Lorenzo Saggiotto
A Betlemme è tre volte
festa di Natale:
c'è il Natale cattolico,
quello ortodosso
e quello degli armeni.
Processione per le vie di Betlemme.
Il cl ima che si respira oggi a Betlem- oggi è diffic ile per mille moti vi . Ci GLI ACCORDI DI PACE
me ri spetto ad alcuni anni fa è sono tra l 'altro contro ll i seve rissimi
molto pi ù disteso. Pri ma le scene di
rivol ta e gli scioperi erano continu i.
Appena vedevano una camionetta del-
l'esercito erano sassi, sparatorie, bom-
be lacrimogene. A desso si vive più
serenamente, ma sta diventando gra-
ve il probl ema economico.
NELLA CHIESA
DELLA NATIVITÀ
Una voltaper il Natale la gente ve-
ni va a Betl* mme anche da lontano,
eia parte dell ' esercito israeliano. So-
lo i turisti possono muoversi. La chie-
sa dell a Nativ ità apparti ene ai gre-
co-ortodoss i. v icino vi è la par-
rocchia dei francesca ni, ma i catto li -
ci non _possono ce lebrare la messa al -
1' int.erno della basilica, sull ' alta-
re del luogo dove secondo la trad i-
zione è nato il Signore. Lo si può fare
a un altare laterale della grotta, che
ricorda l ' incontro dei magi con Gesù.
Sono i tu rchi che in passato hanno
dato queste disposizioni per ev itare
contrast i tra le va rie comuni tà reli -
g i ose .
L a gente in questo periodo segue
con grande speranza i co lloq ui cli
pace tra palestinesi e israeliani . l gio-
vani sono impazienti e vorrebbero
presto l 'autonomi a promessa, confer-
mata e mai applicata. ln rea ltà gli slit-
tamenti sono continui . Sappiamo che
la poli tica ufficiale israeliana cli con-
cedere l'autonomi a come primo pas-
so verso il ri conosci mento della esi-
steriza cli una entità palestinese e poi
di uno stato, non è accettata da tu tti
i gru ppi politici. E i peri odic i atten-
tati eia parte dell 'es tremi smo islami -
co, che ri fiu ta il moderati smo di
Arafat, rendono più forte l 'oppos i-
.l
I ••
+
IPanoramica su Betlemme.
È visibile l'opera salesiana
(a destra). A sinistra, la chiesa
dei siriani-ortodossi, la moschea,
la chiesa della Natività
zione israeliana. Eppure bi sognerà
trovare una so luzione che se non por-
terà alla conv ivenza pacifica dei clue
popoli , porti almeno a due stati in -
dipendenti .
con il monastero degli ortodossi.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Betlemme. Le attese che si realizzino gli accordi di pace.
NEI CAMPI PROFUGHI
A Betlem me la popo lazione è to-
talmente araba. Il 30 per cento sono
cri stiani , gli altri sono musulmani. At-
torno a Betlemme c i sono sin dal
1948 tre campi di rifug iati , con mol-
te mig li aia d i abi tanti. Vivono tutto-
ra in baracche. I campi sono stati con-
servati prima di tutto per strategia
politica: se si fosse data una casa e
un lavoro sicuro a tutti , la gente avreb-
be smesso d i pensare all a sua terra e
a dife ndere i suoi d iritti. Le fa mi g lie
sono numerose, otto-dieci figli. Tra i
rifugia ti oggi vivono soltanto musul -
mani e rappresentano la mano d 'o-
pera per Israele. Fino all '87 erano
circa I50 mila i pendolari che ogni
giorno raggiungevano g li israeli ti per
fare spesso lavori um ili , mal retribui-
ti e senza ass icurazioni . Adesso
sono solo pii:1 30 mila. In seguito alla
guerra de l Golfo c stata la chiusu-
ra, ma molti ci vanno ancora come
clandestini . Gli ebre i hanno bi sogno
dei palestines i, perché alcuni lavori
non li vog liono più fare.
I Così si continua a vivere
nel campo profughi
palestinese.
I GIOVANI
Betlemme è piena di giovani . Il 50
per cento dell a popo lazione ha me-
no di 20 anni . Anche in ogni fa mi -
glia cristiana ci sono 4-6 fi gli. A Be-
tl emme è buono il serviz io scolast i-
co. C i sono scuole superiori e pro-
fess ionali . C l' uni versità dei Fra-
te li i delle Sc uole Cristiane, e ce n'è
un 'altra a 30 chil ometri da Betlem-
i. me, con la faco ltà di ingegne-
ria. La cultura è sempre stata
la ri cchezza dei palestines i,
non avendo q uell a economica.
Farsi una cultura è per loro il
futu ro, il lo ro passaporto per
« A Natale praticamente noi festeg-
giamo tre volte Natale. Il primo è il no-
stro, quello occidentale, il 25 dicembre.
È però concentrato soprattutto nel po-
meriggio del 24, con l'entrata ufficiale
del Patriarca e i festeggiamenti in piaz-
za organizzati dal municipio. È questo
l'aspetto folcloristico della solennità.
La festa religiosa è vissuta il giorno 25.
Ma le nostre celebrazioni sono condi-
zionate dal fatto che la chiesa della
Natività è piccola e questo impedisce
a gran parte dei cattolici di partecipa-
re alla messa di mezzanotte, perché
si invita la popolazione a cedere il po-
sto ai pellegrini, che sono presenti ma-
gari una sola volta nella vita. Durante
il giorno poi la presenza in chiesa dei
cattolici è continua.
Seconda festa di Natale, il 6-7 gen-
naio, che corrisponde all'antico Natale
secondo il calendario giuliano. Con il
nuovo calendario c'è stato un salto di
13 giorni. È il Natale ortodosso, con
l'ingresso solenne del Patriarca, ecc.
La terza festa di Natale è al 19 di
gennaio. Gli armeni-ortodossi non han-
no mai celebrato il Natale, ma l'Epifa-
nia, 13 giorni dopo. Gli armeni sono un
Betlemme. La stella
della Natività.
migliaio in tutto e a Betlemme sono me-
no di cinquanta. Ma nello stesso gior-
no gli ortodossi celebrano l'Epifania e
quindi c'è un certo movimento di per-
sone che si sposta verso la grotta ».
8S DICEMBRE 1995 - 11

2.2 Page 12

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lo cli formazione uman a. Per I' istru-
zione religiosa ogni gruppo ha il suo
insegnante e la classe si divide in due.
Con gli ortodossi ci rego liamo co-
me fossero cattolici per la catechesi
e la preparazione ai sacramenti . Fac-
ciamo in modo che tutti gli allievi
cristiani nel corso di tre anni faccia-
no una certa esperienza di vita cristia-
na completa.
Washington, 1993. La storica stretta di mano tra Rabin e Arafat.
Un gesto che è costato la vita al Nobel per la pace Rabin.
VIVERE A BETLEMME
Anche questa è Terra Santa: soldati e rigidi controlli.
emigrare. Appena un giovane è pre-
parato si guarda attorno: verso i paesi
del Golfo, in Canada, neg li Stati Uni-
ti , in Australia. In passato si sono
create dell e vere e proprie colonie in
Cile, in Colombia, nel Centroameri-
ca. Ma le statistiche parlano soltan-
to di un 5 per cento cli giovani che
riesce a farsi una posizione. Mentre il
60 per cento si troverà in forte diffi -
coltà. I giovani ri sentono cli questa
situazione e guardano "fuori ", perché
è la loro sola speranza.
I giovani a Betlemme non conosco-
no il consumismo. Non ci sono disco-
teche. Di sera alle 20 tutto è chiu so
e non c'è vita notturna. Sono poche
le possibilità cli incontro e gli spazi
per il tempo libero. La chiu sura dei
mu sulmani al ri guardo è proverbi a-
le. L' uni co campo cli calcio che c'è
a Betl emme è quello dei salesiani .
12 - DICEMBRE 1995 /lS
La droga è poco diffusa anche per
mancanza cli denaro; la famiglia è sta-
bile e questo limita i casi cli devianza.
Religiosamente si nota un ritorno
tra i giovani mu sulmani , ma si tratta
cli integri smo più politico che reli-
gioso. I partiti politici si sono sempre
serviti dei giovani per raggiungere i
loro obiettivi . Del resto sono i partiti
a distribuire gli aiuti internazionali e
i giovani sono costretti a schierarsi
se vogliono essere aiutati a studiare.
Si sa che gli ortodossi non hanno
l'obbligo della messa domenicale e
questo influenza anche i cattolici. Co-
munque il 60 per cento dei cattolici
a Betlemme partecipa alla messa do-
meni ca le.
A Betlemme nella nostra scuola
profess ionale abbiamo il 45 per cen-
to cli cristiani e il 55 per cento di mu-
sulmani . Interveniamo su tutti a livel-
Qualcuno ha detto: «Ognuno do-
vrebbe portare nel cuore il des iderio
cli passa re qualche tempo in Palesti-
na». Vivere nella terra in cui sono vis-
suti Gesù, Mari a, gli apostoli ha sem-
pre una grossa attrazione, anche per
me che ci vivo stabilm ente da molti
anni. Non ri esci a farci l'abitudine.
Riflettere sul mistero dell ' incarnazio-
ne a Betlemme o pensare all a stori a
del primo cri stianesimo quando va i
a Gerusalemme, ti riempie di sti mo-
li . Leggere il Vangelo e non aver mai
visto la Terra Santa, mi pare sia im-
possibile. Nel popolo palestinese le
tracce antiche sono rimaste ancora
profonde, soprattutto la cul tura clel-
1' accoglienza, il ri spetto per lo stra-
niero, l'ospitalità. C'è amicizia, soste-
gno reciproco. Sono i valori tipici del
mondo arabo.
I musulmani con noi sono mol to
ri spettosi. E qualcuno ci di ce : «Voi
siete per noi l'esempi o dei veri cre-
denti : avete abbandonato la vostra ca-
sa e la patria per fare ciel bene agli al-
tri ». E ci sono dei ragazzi che ci di -
cono: perché state qui con noi ? Non
vedete che qui si sta male? Che an-
che voi avete problemi e quando vi ag-
giate vi fem,ano , v_i controllano come
noi? Ed è vero che nei mom enti più
diffi cili ci siamo sempre mess i dall a
parte dei giovani e della gente. A Be-
tlemme, sin da quando avevamo l'or-
fa notrofio, abbiamo un forno che ci
fornisce 300-400 chili di pane al gior-
no. Ri cordo che ha funzi onato a pie-
no ritmo anche durante la guerra ciel
Golfo, ed è servito a dare un pezzo
cli pane a tante famiglie durante il co-
prifuoco.
Lorenzo Saggiotto

2.3 Page 13

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COPERTINA
Umberto De Vanna
LA LEZIONE
DI IQBAL MASIH
È il personaggio dell'anno. La sua storia è finita su tutti i giornali.
lqbal è stato ucciso il giorno di Pasqua. Ma è diventato un simbolo
per i milioni di piccoli schiavi del mondo.
G li hanno chiuso la bocca con una scarica di sul lavoro minorile, aveva presentato la sua impla-
mitra proprio il giorno di Pasqua, il 16 aprile cabile denuncia di bambino.
di quest'anno. Aveva solo 12 anni ed era cristiano.
lqbal , dopo la messa stava andando in bicicletta a UN ANNO FA A BOSTON la Rebook gli aveva da-
Muritke, il suo villaggio . Lo hanno freddato quelli to una borsa di studio. Quindici mila dollari per stu-
della mafia dei tappeti, perché aveva avuto il corag- diare. « Farò l'avvocato ,,, aveva deciso con i suoi
gio di denunciare lo sfruttamento dei bambini del occhi scuri spalancati. « Continuerò a lottare per-
suo paese.
ché i bambini non lavorino troppo ,,. lqbal voleva an-
che costruire una scuola. In Pakistan a 12 anni so-
QUANDO FU VENDUTO dai genitori per sedici dol- lo un ragazzo su dieci va a scuola.
lari a una fabbrica di tappeti,
Grazie al coraggio di lqbal e
lqbal aveva quattro anni. Co-
alle pressioni internazionali,
minciò a lavorare anche per
alcuni paesi avevano già an-
12-13 ore al giorno per po-
nunciato leggi migliori e aiuti
chi baht. Dicono in Pakistan
alle famiglie povere. Benazir
che i bambini hanno mani pic-
Buttho si era impegnata a
cole e veloci e sono l'ideale
sradicare il lavoro minorile.
per lavorare ai telai. E poi i
bambini non scioperano, non
SCOPRENDO LE CIFRE
protestano, non parlano. lqbal
DELLO SFRUTTAMENTO
era rimasto incatenato al .te-
INFANTILE, molti hanno scrit-
laio fino ai dieci anni, quan-
to quest'anno : « Non è di og-
do lo incontrò Ehsan Ullah
gi la piaga dei bambini sfrut-
Khan, presidente del Fronte
tati nel mondo ». E hanno ac-
di liberazione dal lavoro for-
cusato l'indifferenza mondia-
zato in Pakistan, che lo pre-
le di fronte a questo proble-
se con sé . « Pensai che sal-
ma. Altri , partendo da una vi-
vando lui avrei aiutato an-
sione forse più realistica,
che gli altri ,,, dice. E lqbal co-
hanno presentato il rovescio
minciò come una fiaba una
della medaglia: il destino di
vita nuovissima. Divenne un
quelli che, non trovando più
piccolo leader per i sei milio-
lavoro in queste fabbriche ,
I ni di bambini pakistani sfrut-
tati. La sua crociata per i vil-
laggi del Punjab lo rese co-
lqbal Masih. « Era così coraggioso.
raggioso. Troppo coraggio-
Non potete immaginare quanto »
(Eshan Ullah Khan).
so per i proprietari delle fab-
dovranno darsi all 'elemosi -
na, alla prostituzione, al traffi-
co di droga. Così The Econo-
mist, che concludeva: « Il la-
voro dei bambini non sarà
briche . « Non ho più paura del mio padrone ; ora è abolito con una legge, ma con un insieme di circo-
lui ad avere paura di me ,,, diceva. E le sue denun- stanze che chiamiamo progresso ,,. Questo signifi-
ce avevano costretto le autorità pakistane a far ca che di fronte ai milioni di lqbal del mondo, sia-
chiudere decine di fabbriche di tappeti nella pro- mo sotto accusa tutti , soprattutto noi , gente del be~
vincia di Lahore. Poi portò la sua testimonianza in nessere, che esaltiamo il martirio del piccolo lqbal
altri paesi asiatici , in Occidente, negli Stati Uniti. e permettiamo l'ingiustizia mondiale.
In Svezia, parlando a una conferenza mondiale
IJS DICEMBRE 1995 - 13

2.4 Page 14

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Salesiani e cinema: una storia di amore, non abbastanza conosciuta.
DON BOSCO
AL CINEMA
Due grandi film su Don Bosco
e centinaia di documentari
missionari di qualità.
L'attività del dinamico
don Molfino,
di don De Agostini, della SAF.
Ben Gazzara, efficacissimo
Don Bosco.
L' interesse verso il cinema tra i
salesiani si manifestò soprattut-
to a partire dal 1923. Il cinema no n
aveva ancora trent ' anni. Interessar-
sene vo leva dire accostarlo non tan-
to in posizione difensiva, quanto di
fiducia, riconoscendolo come mez-
zo cli informazione e cli cultura. Que-
sta sensibilit~t al cinema come valo-
re, fu un ' intuizione che i tempi han-
no poi premiato. Allora la Chiesa ap-
pariva guard inga verso tutto quel
mondo. Ma fin dal 19 12 un decreto di
Pio X (primo documento ufficia le sul
cinema), proibendo la "catechesi fil-
mi ca" nelle chi ese, faceva intendere
che es istevano e circolavano pellico-
le di carattere « reli g ioso ». Gli stessi
14 - DICEMBRE 1995 IJS
Lumière avevano filmato una Passio-
ne di Cristo; e dopo di loro Pathé e
altri. Ma restava da chiedersi se non
si trattasse soprattutto cli operazioni
commerciali. Nemmeno l'enciclica
"Vigi lanti cura", dedicata spec ifi ca-
tamente da Pio Xl al fenomeno cine-
matografico nel 1936, av rebbe can-
cellato i dubbi. Ci voleva Pio XII per
giungere all 'inizio di un atteggiamen-
to diverso. In realtà erano in gioco
non so lo telefoni bianchi e salotti li-
berty. La svo lta industriale del ci ne-
ma stava accendendo la miccia ciel
"consumismo", e dava il via a un mo-
dello di vi ta per se stesso poco vici-
no al messagg io cristiano. Anzi, un
neopaganesimo stri sciante, che solo
I Locandine degli anni '30:
documentari sulle missioni
salesiane.

2.5 Page 15

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1 La cronaca esaltante della prima produzione.
il distacco eia quel tempo e ei a quell a
cultu ra può apparire innocuo. Tutto
congiu rav a a nascondere le possibi -
lità positive cie l nuovo mezzo cl i co-
municaz ione.
"FILM MISSIONI
DON BOSCO"
Proprio in questo contesto, i sale-
siani spin sero le loro ini ziative al cl i
1ft delle caute le educative e morali ,
per un in te rvento coragg ioso e pos i-
tivo. Fu così che nelle sale pubbli che
apparve una produ zione altern ativa,
dapprima a li ve llo cli documentari o,
in quei tempi assai incoraggiato e dif-
fuso, poi anche a livello cli lungome-
traggio. In un primo tempo, dal I 922-
23, lo racconta il sa lesiano don D o-
menico M olfino, si pensò alla crea-
zione cl i un ufficio Film Missioni Don
Bosco . A l centro dell a congregazio-
ne don Rinalcli e don Rical done era-
no persuasi che il cinema fosse uno
dei mezzi più efficac i per far cono-
scere il mondo delle miss ioni ; e for-
se furono i primi in Itali a o add irit-
tura nella Chiesa a produrre veri fi lm
miss ionari. Don M olfi no tace di se
stesso, ma fu propri o a lui che i due
superi ori affidarono in principio la di-
rezione dell ' ufficio fil mico e la realiz-
zaz ione cie l loro proge tto.
Era noto quanto rispetto e interes-
se ebbe don Pi etro Ri ca ldone verso
don M olfino. E la sua ii11presa cine-
matografica ottenne tutto I'appog-
Don Bosco nei cantieri di Torino
(scenografia di Guido Josia
per il film di Castellani).
Pio Xli volle proclamare Don Bosco
"Patrono universale del cinema". Il bre-
ve fu emanato dalla Sacra Congrega-
zione dei Riti nell'autunno 1949. Ma in
quella circostanza il rettor maggiore del
tempo, don Ricaldone , si spaventò.
Non era in discussione la potenza del
cinema, nel quale fin dagli inizi egli ave-
va creduto , ma Don Bosco, che diven-
tava protettore di Hollywood e di pelli-
cole spesso così diseducative. Ne scris-
se al rappresentante salesiano in Ro-
ma don Francesco Tomasetti : « Veda
un po' se la cosa può morire nel silen-
zio ,,. E non se ne parlò più .
Ma di Don Bosco "patrono del cinema"
si è ritornato a parlare quest'anno, in
occasione del centenario . Don Bosco
è già patrono dei giovani e degli ap-
prendisti , degli editori cattolici , dei gio-
colieri e illusionisti. In alcune nazioni è
anche già patrono del cinema. Sulla
proposta abbiamo raccolto il parere
dello scenografo Guido Josìa.
« Spero che la cosa passi .. , ha detto.
« A me quella di Don Bosco sembra
una personalità quanto mai cinema-
tografica. Se il cinema ha aperto nuo-
vi orizzonti e usa un linguaggio per co-
sì dire giovanile, così è di lui , uomo di-
namico, misterioso, di indubbio fasci-
no. Nella sua vita c'è di tutto: dal trilling,
alla favola , al dramma. Don Bosco si è
mosso benissimo nel linguaggio degli
spettacoli del suo tempo: con il teatro, i
giochi di massa, le liturgie scenografi-
che , le coreografiche musicali ».
E come valuta i film già fatti su Don Bo-
sco? Quello di Castellani, di cui lei fu
scenografo, aveva raccolto un cast di
attori e di tecnici di tutto rispetto. Ma il
risultato tutto sommato fu ritenuto mo-
desto.
« Quel film non ha raggiunto tutti gli
obiettivi che si potevano sperare , so-
prattutto se si pensa alla complessità
della figura di Don Bosco . Per questo
credo che un film su Don Bosco sia an-
cora da farsi . E penso che andrebbe
ripensato meglio , al di là delle pellico-
le che già sono state prodotte ,, .

2.6 Page 16

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~OU l !O<(I
..f:..,lb)(,
,.
T•r/'f{ff'
'
1:.· .
Conquistatori cl' anime, sommaria ri -
o·-;-
:;,"l
:_,~-· I
costru zione delle imprese mi ssiona-
rie toccate ai figli di Don Bosco in
Patago nia.
. llglosa
di r.Ilo d a
GOFFREDO ALESSANDRINI
1\\lflnif,•,,;to t/11/.fHm " 0011 /Jo.;ro"
(19311) di GoJ(rrtln A/e,,;!m11driui
,rod. .. /,11,,;..),
Ancora un'immagine dal film di Alessandrini , del 1934. E il manifesto.
gioe il sostegno da lui e da don Ri-
mtldi .
Don Molfino andò subito al concre-
to. Pensava: « Il cinema è il mezzo
moderno più potente per la diffusio-
ne delle idee, dei costumi , dell e no-
vit~1. Verso il cinema il pubb lico è at-
tratto non solo per curi osità ma anche
per arte e tecni ca. Perciò è naturale
che il popolo, co lto o incolto, bene-
stante o povero, persino analfabeta,
vi affluisca in massa in ogni paese
dell a terra. Di qui una domanda: pos-
siamo noi salesiani contentarçi di de-
plorazioni e proibizioni che il pii:1 del-
le volte rimangono inefficaci? Pos-
siamo rimanere indifferen ti ai des i-
deri e ai pericoli dei giovani ? ». E fu
così che don Molfino in gagg a no-
me del nuovo "Ufficio Film" un ope-
ratore professionista dell a celebre Ca-
sa cinematogra fi ca Ambrosio (quel-
la del "colosso" Cabiria) e gli com-
mi ss ion ò una serie di co rti e medi
metraggi da film are in ogni parte del
mondo, dov unque fossero missioni
salesiane in grado cli garantire materia
e punto d 'appogg io all a troupe. L'o-
peratore era Pietro Marelli, un berga-
masco ciel 188 1. Ai "cinéfili " il nome
cli Marelli dice qualcosa. Era l'opera-
tore che nel 19 16 aveva realizzato il
famoso Cenere di Eleonora Duse, ma
anche il Cirano di Bergerac, Capitan
Fracassa, Errore Fieramosca (200
persone e 40 cavalli ), e vari altri.
LA PRODUZIONE
DEL MARELLI
Palestina, Egitto, Africa Equatoria-
le, Indi a e varie locali dell ' Asia,
Perù e varie località ciel Sud Ameri -
16 - DICEMBRE 1995 IJS
ca, furono i lunghi viaggi a ri schio
che il Marelli affrontò negli anni ven-
ti , quando il viagg iare in terre così
lontane era un ' impresa cli notevoli
difficoltà. Da ogni tappa venne fuori
un fi lm messo in di stribuzione da ll e
grandi Case a cui faceva capo il tec-
nico: Ambrosia , Itala, Pasquali .. .
Ed ecco profilarsi un primo "Cata-
logo dei Fi lms Missioni Don Bosco",
già ricco nel 1928 cli ben 22 titoli , tra
cui Popoli e civiltà indiane, La Cina
tormentata, /11 Giappone, Kathanga ,
Salesiani in Congo , Nella terra che vi-
de Gestì, Don Bosco nel ?lata, Spraz-
zi equatoriali, Il Ciaco paraguaio, e
via dicendo per un tota le di 20.890
metri cli filmato in di stribu zione.
11 repertorio si estendeva anche ad
attualitù itali ane ed europee. Ma quel
che più conta è il fatto che dal corto
e med io metraggio ci si sentì , pre-
sto, spinti al lun go metraggio. In un
quinquennio ne nacquero tre. / miei
viagg i nella Terra del Fuoco ( 1929)
fu ricavato dal montaggio di riprese
che il sa les iano esploratore don Al-
berto De Agostini aveva fatto in cir-
ca I5 anni sulle sponde mage ll ani-
che e tra fiordi e montagne austra li .
[I merito de l De Agostini fu quello
cli avere preced uto con la sua straor-
dinaria fo tografia, rea li zzata in pre-
cari e co ndi zioni tecni che e con ec-
cezionale coraggio, i grandi maestri
del montaggio e del documentario.
Il che fu anche un suo limite. Ma le
stupende visioni di natura e di inclios
che di a poco sarebbero scomparsi
del tutto dalla facc ia de ll a terra fan -
no di questo "c ineasta" sales iano un
pi oni ere degno di figurare nella sto-
ri a del linguaggio documentaristico.
Un secondo lungometraggio fu
IL "DON BOSCO11
DI ALESSANDRINI
Venne infine nel 1933-34, all 'alba
del sonoro, il Don Bosco cli Goffre-
do Alessandrini. li film fu prodotto
dalla Lux su so llecitazione e impe-
gno del so lito don Mo lfino. « L'ope-
ra resta conseg nata all a storia per
l'effi cac ia con cui inquadra Don Bo-
sco entro la situazione sociale dell a
periferia di Torino. Le seq uenze di -
ventano brani da antologia e prelu-
dono per linguagg io all a fortunata
sc uola del neorealismo italiano del se-
cond o dopoguerra », scri veva .don
Marco Bongioanni.
Forse fu anche il buon esito di que-
st'azione promozionale che indusse
Pio XH a proclamare Don Bosco "Pa-
trono del cinema" per il mondo in te-
ro. li breve fu emanato da ll a Sacra
Congregazione dei Riti nell 'autunno
1949. Ma a questo punto don Rical-
done si spaventò. Non era in di scus-
sione la potenza ciel mezzo in cui fin
dall ' ini zio egli aveva cred uto, ma Don
Bosco, che diventava protettore di
Holl ywood e di sc hermi così spesso
di ssac rato ri e diseducativi. Ne scri s-
se al rappresentante sa les iano in Ro-
ma don Francesco Tomasetti: « Veda
un po' se la cosa può morire nel si-
lenzio ». E non se ne parlò più.
Nonostante ciò, il progetto cli un
cinema a serv izio della evangeli zza-
zione non fu abbandonato. A riapri-
re il di sco rso sa rebbe stata la produ-
zione cli altri documentari missionari
di qualità, soprattutto a opera della
Scuola di app licazioni fotografic he
di Torino, la SAF; e poi , in occas io-
ne ciel Centenario del l'88, ciel famo-
so Don Bosco cli Castell an i. Ma que-
sta è ormai cronaca dell 'oggi. Di que-
sto ultimo fi lm, e di altri minori , mol-
to si è parlato e sc ritto, spesso come
cli occasioni mancate. Anche perché,
forse ogg i più cli ieri , le attese attor-
no al personaggio Don Bosco so no
sempre troppo grand i.
Elvira Bianco

2.7 Page 17

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
DAL SILENZIO
ALLA SPERANZA
Cinquant'anni di fedeltà
nel bunker dell'Albania
comunista
di Miela Fagiolo d'Attilia
LDC , Leumann (To) , 1995
pp. 126, lire 13.000
Il dittatore Hoxha si vantava di
definire l'Albania come "lo sta-
to più ateo del mondo". Eppure
l'anima re ligiosa è rimasta na-
scosta nelle pieghe del silenzio
quotidiano di tante persone che
la sera , spente le luci della ca-
sa, si ritiravano a pregare sotto-
voce. Oggi , nell'Albania che sta
cambiando , quest'anima nega-
ta torna alla luce come un fiu -
me che riaffiora dal sottosuolo.
Dalla ricerca di ricostruire una
storia spezzata dagli eventi di
questi ultimi 50 anni nasce la
cronologia di questo libro che
parte dalle testimonianze di due
anziane suore albanesi, Maria
VIt I
DONATI
VASSULA RYDEN
me capofila di una corre nte
Indagine critica
cattolica a carattere mistico.
di François M. Dermine O.P .
LDC , Leumann (To) 1995
pp. 174, lire 15.000
Uno dei motivi del successo
di questo misticismo è il ten-
tativo tutto moderno di esor-
cizzare le paure della morte
Il fenomeno della religiosità e dell'imponderabile, alimen-
contemporanea ci manife- tando la speranza di precise
sta spesso qualcuno che si· rivelazioni divine. Il fatto in
auto-presenta come "moder- questione riguarda le rivela-
no profeta del divino". Tra zioni che Vassula Ryden ri-
questi ha un posto di rilievo ceverebbe direttamente dal
il personaggiç, presentato in Cristo. L'autore di questo te-
questo libro . E famoso in tut- sto argomenta la sua posi-
to il mondo, e si presenta co- zione con rigido senso critico.
e Lucetta, che hanno attraversa-
to le persecuzioni della Chiesa
del silenzio restando fedeli alla
loro identità interiore .
Della stessa co llana:
L'AVVENTURA
DI SUOR «,FELICITÀ,»
di Massimo Boccaletti
pp. 80 , lire 11 .000
ERO LEBBROSO
E Ml DICESTI FRATELLO
di Maria Collino
pp . 96 , lire 11 .000
cietà della comunicaz ione. Del
suo apporto, lo ripete anche il
magistero dei vescovi , la cate-
chesi non può fare a meno . Of-
fre dei sussidi (anche a livello
di esempi pratici) per utilizzare
meg lio le tecniche, le forme e
gli strumenti della comun ica-
zione nell'annuncio del vange-
lo , e per raffin are il modo di ge-
stire la comunicaz ione nel grup-
po catechistico: contenuto e mo-
tivazioni , la società dell 'imma-
gine, gli strumenti di comun ica-
zione, la comunicazione come
mezzo di coesione del gruppo ,
la liturgia come momento culmi-
nante della comunicazione nel-
la Chiesa.
GtORGIO AGAGUATI
t;~
CATECHESI e
COMUNICAZIONE
STORIA DI UN PROCLAMA
Milano 25 aprile 1945:
appuntamento dai Salesiani
di Motto Francesco
LAS , Roma, 1995
pp. 158, lire 20.000
Oggi abbiamo giovani senza ri-
cordi, rapinati del dono della me-
moria e perciò incapaci a crede-
re perfino in un loro definitivo av-
venire ; senza la storia, la vita è
co me un tronco senza radici
frutti. In essa l'uomo rischia di
essere alla mercé del cinismo e
dell'indifferenza. Il testo di Mot-
to fa conoscere l'importante at-
tività, letta in quell'alveo storico
che è la Resistenza, dell'istitu-
to salesiano S. Ambrogio di Mi-
lano, che si prodigò per il bene
del paese, al pari di tanti altri
centri ecclesiastici , ricostru en-
do con scrupolo documentari-
stico l'inizio dell'insurrezione na-
zionale per la libertà e la demo-
crazia.
50 DOMANDE SULLA VITA
E L'AMORE
Comunità dell'Emmanuele
Effatà editrice, Cantalupa (To) ,
1995
pp. 68, lire 8.000
EOI I I Cl
llll 01 Cl
CATECHESI
E COMUNICAZIONE
Stile e tecniche
per catechisti e animatori
di Giorgio Agagliati
LDC , Leu mann (To) , 1994
pp . 102, lire 9.500
Il testo si offre come aiuto ai ca-
techisti di questa moderna so-
Vi ene pubblicato il primo qua-
derno della comunità "Emma-
nuele", che vuole essere un con-
tributo e una sollecitazione , per
tanti giovani di oggi , ad appro-
fondire i temi a loro cari dell'amo-
re e della vita. L'obiettivo prin -
cipale di queste domande esi-
stenziali è quello di aprire delle
piste di riflessione , suscitare
scambi e confronti, ori entare ad
una scala di valori , dal momen-
to che oggi nella cultura tutto
sembra appiattito ai livelli più
bassi.
BS DICEMBRE 1995 - 17

2.8 Page 18

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A Praga il meeting del «Turismo Giovanile e Sociale» (TGS) sul tema:
SCOPRIRSI EUROPEI
A PRAGA di Angelo Paoluzi
E rano un centinaio g li italiani (ot-
tantadue ragazzi e diciannove
accompagnatori) che a Brno hann o
conclu so con un a li turg ia la loro vi-
sita di una settimana ne ll a Repubbli -
ca cèca. E lo hanno fatto, primo grup-
po di stranieri , nell a nuova chiesa de-
dicata ne l capoluogo della Moravia
a Maria Ausiliatrice e inaugurata il
27 1'naggio scorso. Questo tempio ha
una storia. Du ra nte la persecuzione
nel pe riodo de lla "totalità" (così veni-
va comunemente c hiam ato il regi me
comuni sta) i sales iani aveva fatto vo-
to di e rigere una ch iesa se la congre-
gazione fosse sopravvi ssuta in Ceco-
slovacc hi a. Al ritorno dell a libertà i
centoventi figli cli Don Bosco, c he
avevano passato tutti più o meno lun-
ghi periodi di pri gionia, sono stati
risarciti e hanno versato a un fondo
comune g li indenni zzi ricev uti.
La cifra raccolta non era comun-
que sufficie nte per fare tutto ciò c he
solitame nte è necessario , in partico-
lare l'oratorio. Incerti , i salesiani rice-
vettero però la v is ita di un gruppo
di exalli ev i italiani , insieme con il
loro ass istente, che s i impegnarono
ad aiutarli a costrnire l' oratorio. Si vi-
de in questo un segno de ll a Provvi-
denza e si cominciarono i lavori, che
furono portati a termine in poco più
di due anni . Dice una targa: " Questo
centro giovanile fu costruito con effi-
cace ai uto dei (sic!) ex alliev i di Don
Bosco clall ' Italia". Lo scusabile e rro-
re non inficia la s ince rità del ringra-
ziamento.
Sotto lo sguardo de l! ' affresco che
sovrasta l' altare - a s ini stra il cielo
azzurro trapunto di stell e, a destra in
Quando il turismo
non è solo fotografie
e monumenti.
Giovani, responsabili
e animatori TGS a Praga
per un'esperienza
di respiro europeo.
alto un volo di colombe sopra fili spi-
nati, s imboli dell a persecuz ione, al
centro la Madonna e il Bambino Ge-
sù, medi atori fra i due mondi - i ra-
gazzi del Turismo Giovanile e Socia-
le (un a del.le tre organi zzazioni gio-
vanili che fanno capo ai sales iani di
Don Bosco e alle FMA) hanno can-
tato la loro g ioia e offerto le loro pre-
ghie re: Maria Pomocnice Ktesfanu,
Orodi(j za Néts , Maria Ausiliatrice,
prega per no i, di ce la scritta ai pied i
della Verg ine.
Praga. I giovani del TGS animano la piazza Jan Hus.

2.9 Page 19

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"Cittadini d'Europa". Per un incontro di culture e di storia.
CITTADINI D'EUROPA
l g iovani , dai 15 ai 20 anni , hanno
partecipato all ' incontro sul tema "Cit-
tadini d ' Europa" o rgani zzato presso
il seminari o arcivescovile di Pra:o:,a
dal 26 agosto al 2 settembre: si è trat-
tato de l primo esperimento di mee-
ting de l TGS (Turismo Gio vanile e
Sociale) svo ltos i all ' estero, dopo al-
tre ini ziative del gene re già cond otte
con successo in Italia. Appartenenti
a ci rco li locali dell ' associazio ne, pro-
veni vano da va ri e reg io ni d ' Itali a:
da Lazio, Piemonte, Campania, Ligu-
ri a e uno ciascuno ei a Pe rug ia e da
Taranto. Erano con loro il presi den-
te TGS Pino Lattanzi e i deleoati na-
zional i suor Anna Maria Errar~ e don
Il a rio Spera. Ha fa tto da traduttore e
inte1mediario don Giorgio (Jirf) Sedla-
cek , un sale." iano cèco che vive a
Ro m a .
TURISMO
COME MEMORIA
L' incontro si è sviluppato s u un a
serie cli rifless io ni sulla paro la del
Vangelo tenute quotidianamente eia
suo r A nn a Maria Errani e co n g li in-
te rventi dei va ri relatori. [I padre car-
melitano Mauro Ravera, che eserc i-
ta ne ll a capitale cèca il proprio mi -
ni stero re li g ioso, ha parlato cli "Pra-
ga e l' E uropa : un territo rio, una sto-
ri a", illu stranclo molteplici aspetti del-
l'attuale realtà della Repubbli ca cèca
sul filo cli avvenime nti antichi e re-
ce nti , attorno ai problemi mate riai i
Associati : 13.000
Comitati regionali: 13
Gruppi locali : 89
Presidente nazionale: Giuseppe Lat-
tanzi
Delegati nazionali: don Ilario Spera e
suor Anna Maria Errani
Sede: via Marsala, 42 - 00139 Roma
Obiettivi : promuove interessi turistici
culturali , linguistici, sociali, religiosi e di
solidarietà. Educa alla salvaguardia del-
l'ambiente e del patrimonio artistico-cul-
turale.
Tema ecologico del 1995: ii fuoco
(negli anni precedenti : il legno, l'acqua,
la terra) .
Iniziative di rilievo: Casa per ferie
TGS ad Alghero (Sassari) .
Attività nazionali: Assemblee nazionali
meeting dei giovani, campi scuola ani'.
malori, pellegrinaggi (Czestochowa, Pie-
monte, Terra Santa, Repubblica Ceca).
Rivista: Qui TGS (dal 1986).
Nelle foto, a sinistra la cattedrale
di Santa Barbara a Kutnà Hora·
a destra in alto,
'
suor Francesca Moscatello
e il gruppo di Nizza Monferrato
davanti al padiglione del lager
di Terecsin. In basso, la chiesa
di Maria Ausiliatrice a Brno
~n Moravia (Repubblica cèc~),
inaugurata 11 27 maggio
di quest'anno.
e sp iritua li che sopravv ivono al mez-
zo seco lo di dominaz io ne comuni -
sta. Un Paese, ha eletto, c he almeno
ne lla s ua parte boema (più che in
q. uella morava) ha biso:o:,no di una
mtensa rievangelizzazione e cli un a
ri ap propri azione dei valori mora li
c he non sono favoriti , pu rt roppo, dai
"modelli " venuti clall ' Occiclente.
Lattanzi, con "Turismo TGS: all a
ricerca della nov it~t", ha inseri to il di-
11s DICEMBRE 1995 - 19

2.10 Page 20

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IN LIBRERIA
Angelo Pao/uzi
UN CANTO NELLA NOTTE
Ml RITORNA NEL CUORE
ltiuemri p11e1id ,H prcghfom
Angelo Paoluzi
UN CANTO NELLA NOTTE
Ml RITORNA NEL CUORE
Itinerari poetici di preghiera
pp . 11 O, lire 20.000
Oltre cento liriche di sessanta au-
tori ital iani di questo secolo, scelte
allo scopo di sollecitare nel lettore
la ricerca di criteri di poesia che va-
dano oltre il frammento , recuperan-
do il significato di un poema, di un
verso, di una parola, a quella lode
dello spirito nata alla preghiera dal
profondo dell'an ima. Tra gli autori:
Bertolucci , Bo, Bufalino, Chiusano ,
Corsaro, Gatto, Gozzano, Guerzo-
ni , Luzi , Montale, Pavese , Quasi -
modo, Rebora, Sorgi , Turoldo, Un-
garetti .
Angelo Paoluzi è giornalista, spo-
sato, figli e nipoti. Docente in atenei
cattolici, culturalmente e civilmente
impegnato, è autore di saggi , anche
letterari. Esperto in politica estera,
collabora a giornali e riviste, alla Ra-
dio Vaticana, ed è redattore capo
di "Popoli e Missione".
SOCIETÀ EDITRICE
INTERNAZIONALE
Corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
20 - DICEMBRE 1995 IJS
scorso del turi smo come co noscen-
za dell ' altro in un ' ampia visione del-
la stori a dell a Cecoslovacchia, terra
al cen tro dell ' Europa e che dell ' Eu-
ropa ha condiviso splendori e dram-
mi . Il suo intervento si è dipanato in
una seri e di quadri (a iutati dalla pro-
iezione di di apos itive) all ' interno di
una ri gorosa e sugges tiva scansione
delle vicende di un Paese che merita
di essere conosc iuto nella sua com-
pless ità. Sia per la ri cchezza di noti -
zie culturali che può offrire, sia per
ev itare che il viagg io, la visita resti-
no manifes taz ioni di superficiale cu-
riosità, introducendo invece all a com-
prensione cli situazioni , costumi, abi-
tudini di verse dalle proprie.
Angelo Paoluzi è intervenuto su:
" Viagg io come incontro multi cultu-
ra le e multietni co". Si è partiti dall e
sofferenze patite dal popolo cèco per
mezzo secolo, prima con l'occupa-
zione nazista (dell a qual e era stato
segno vi sibile il lager cli Terecs in , vi-
sitato il gio rno precedente), poi sot-
to la dittatura co muni sta. Ancor og-
gi in Europa le inimicizie etnich e si
sv iluppano in guerre e contrasti non
lontano da Praga, un tempo simbolo
della convivenza di tre grandi cultu -
re , la cèca, la tedesca e l'ebrea. 11
turi smo può riusc ire a superare dif-
ferenze e di vergenze se diventa fat-
tore cli educazione, di ri spetto del -
1' altro e dei suoi costumi ; i giovani
cri sti ani devono rife rirsi a quanto la
sensibilità della Chiesa sugge ri sce
loro perché la conoscenza si traduca
in un sereno giudi zio e in un sano
rapporto con gli altri.
AL DI LÀ DEI CONFINI
Le conclu sioni sono state tratte da
don ll ario Spera, con il tem~ " Euro-
pa: diversità e solidarietà". E neces-
sario imparare dalla stori a, ha detto,
per rendersi conto cli quanto sia cam-
bi ato il concetto cli confine e come
siano labili le fronti ere in questo
"villaggio globale" che è il mondo.
Non basta toll erarsi, perché oggi ,
interdipendenti come siamo gli uni
dagli altri, è necessario arrivare a for-
me cli più attiva convivenza. La co-
stru zione ciel des tino comune è pur-
troppo ostacolata da una diffusa men-
La croce nel cimitero del lager
di Terecsin .
talità xenofoba, come mostrano tanti
avvenimenti atluali ; mentre è nostro
dovere fare un passo in più , passare
dalla convivenza alla convivialità, al-
la condiv isione. ln un ta le incontro
con gli altri si sv iluppano le radici
della solidarietà: per "farsi prossimo'
In una scelta coraggiosa e cristiana,
all a qual e dobbiamo gi unge re attra-
verso un fattiva opera di educazione.
L'occas ione del meeti ng non si è
limitata a un corso di studio ma è an-
che servita per una serie cli visite cu l-
tu rali nell a stessa Praga, nell 'ex lager
cli Terecs in (fra il 1940 e il 1945 vi
morirono 26 mila perseguitati dal re-
gime cli occ upazione nazista), al ca-
stell o di Karlstein, all e miniere d'ar-
gento e alla cattedrale di Sant~'i Bar-
bara (con i suoi tesori d' arte e le me-
ravigliose vetrate) a Kutn ~1 Hora, al
capoluogo dell a Morav ia Brno (che
ospita lo Spielberg, descritto da Sil-
vio Pellico in " Le mie prigioni "). Si
sono inoltre allacciati - in un momen-
to beli issimo cli conoscenza, dopo
qualche ri serva ini ziale - rapporti cli
amici zia con ragazz i e ragazze cèchi ,
per i quali si pensa a un in vito a Ro-
ma per uno scambio di es perienze.
La settiman a praghese dei gio vani
tigiess ini si è infine sostanziata in ini -
ziative che i bravissimi animato ri
hanno saputo so llec itare e accompa-
gnare, in una vita comunitaria anche
spiritualmente motivata e in una ve-
ri fica dell 'esperienza compiuta nel
meeting. Come preludio ad altre espe-
ri enze cli conoscenza vi ss uta attra-
verso un turi smo che non si limiti a
guard are monumenti e a scattare fo-
tografie, ma di venti effettiva cultura
e comprensione degli altri .
Angelo Paoluzi

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jean-François Meurs
LA FESTA
DELLO SPORT
C'era anche Andrea in Portogallo per i giochi internazionali
delle polisportive salesiane.
La manifestazione ha coinvolto più di mille giovani del mondo.
Per Andrea sono stati giorni di festa e di immersione
in un ambiente sociale e culturale tutto da scoprire.
GIOVEDÌ SERA. Piove e la cerimo-
nia dell'inizio dei giochi si fa all'aper-
to. Siamo più di mille giovani di quin-
dici nazioni , anche brasiliani e mal-
tesi. Sorpresa quando si sono visti i
tedeschi e i polacchi. Il più piccolo
dei loro sorpassa della testa il più
alto di noi. Ci faranno a pezzi. I te-
deschi erano terribilmente seri e le
ragazze li fischiavano , ma non mi
sembra giusto. Lo sport è sport. Bi-
sogna saper riconoscere quando
l'avversario è più forte di noi e stare
al gioco.
MARTEDÌ MATTINA. Sono a pie-
di nudi nella sabbia con il gior-
nale in mano. La spiaggia è picco-
la, le rocce mi difendono dal vento.
Gli altri non badano a me. Le ragaz-
ze giocano a palla. Davanti a me vi
è l'Oceano, non soltanto il mare, tut-
to gonfio d'acqua tra il grigio e il blu
acciaio . Mi sento come ipnotizzato.
Penso a Magellano, Vasco de Gama:
erano forse pieni di dubbi come noi?
Non avevano paura di essere delu-
si da ciò che andavano a scoprire?
Paura di non essere all'altezza? Cer-
to, la loro avventura era molto più im-
portante che partecipare a delle ga-
re sportive, anche se sono a livello
europeo e le Polisportive Salesiane
stanno facendo le cose in grande.
MARTEDÌ SERA. Questa mattina
non ho comperato il giornale. Piero
ha mandato la palla delle ragazze in
acqua e le onde se la sono portata
via. Era tutto mortificato e siccome
tutti ridevano e lo deridevano, lui non
sapeva come reagire . È curioso co-
me un gruppo può paralizzarti. Allo-
ra mi sono gettato in acqua tutto ve-
stito. In realtà ne avevo una grande
vogl ia, mi piace molto stare nell'ac-
qua. Gli altri gridavano che era fred-
da , ma a me piaceva. Era fresca ,
non fredda.
Dopo mezzogiorno, siamo andati in
giro per Lisbona. Mi sono piaciuti i
tram blu-giallo-rossi, che girano per
le strade tortuose . Lisbona è un
labirinto di stradine , di scale , di
vicoli . Volevamo prendere il tram ,
ma abbiamo atteso a lungo. Un poli-
ziotto ci ha spiegato sorridendo che
era l'ora dell'incontro Benfica-Spor-
ting e l'autista forse era sceso per
vedere la partita in qualche bar.
Non ci sembrava vero, ma più tardi
arrivarono cinque tram uno dopo
l'altro in meno di un minuto. Il primo
pieno da scoppiare, l'ultimo comple-
tamente vuoto!
DOMENICA. Non ho scritto nulla
venerdì e sabato . Il tempo passa
quando si fanno molte conoscenze.
Gira gira, ci si ritrova sempre con
quelli di Porto. Non smettono di gri-
dare, di cantare, di vantarsi. Ieri sera,
nella sala, aspettando lo spettacolo,
ci si divertiva : la prima fila si è al-
zata in piedi gridando, poi la secon -
da, la terza, fino alla fine. La fila de-
gli adulti e delle autorità invece è ri-
masta ferma come un muro. Pecca-
to. Si è vista una separazione tra noi
e loro.
MARTEDÌ , A SCUOLA. Non riesco a
rendermi conto di essere di nuovo
in classe. Mi sono piaciuti troppo que-
sti giorni in Portogallo. Anche agli al-
tri . Domani vedremo le fotografie . È
curioso come la settimana è passa-
ta in fretta. Ci sono state le partite fi -
nali , poi la messa al monastero . Ci
sono voluti due treni interi per porta-
re tutti a Estoril. Prima della premia-
zione, c'è stato un balletto ginnico .
Si è fatto un gran silenzio da toglie-
re il fiato! È stato bellissimo . Per il
pranzo di chiusura c'era gente dap-
pertutto. Il campo di calcio era pie-
no di tavoli con delle piramidi di frut-
ta, di bottiglie, di dolci. lo ho mangia-
to il "bacalao", del merluzzo secco
e salato preparato con patate e uo-
va. Buono!
Stefano mi domanda chi ci guada-
gna a fare queste cose. Perché sono
cose che costano . Lui è convinto
che se uno fa qualcosa, è perché gli
conviene. Ma le Polisportive salesia-
ne organizzano queste gare perché
piacciono ai giovani. D'altra parte an_-
che Stefano si è divertito molto. E
stata davvero una grande festa ... 0
11S DICEMBRE 1995 - 21

3.2 Page 22

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BADILI (Papua New Gui-
nea) . Natale in festa. L'in -
segnante filippina Rachel
Vidal , che insegna inglese
alla Don Bosco Technical
School, dirige un gioco per
gli allievi che partecipano
alle manifestazioni. Gli in-
segnanti laici della scuola
sono quasi tutti filippini.
TERRA SANTA. Bambini
di Betlemme del Foyer de la
Sainte Famille delle Filles de
la Charité nel loro presepe
vivente. Gesù continua a
nascere tra i più abbando-
nati della sua gente. Nella
foto, il piccolo pensoso "San
Giu seppe" con il bambino
Gesù .
VALLECROSIA (Imperia) .
Genitori e bambini del -
l'Istituto Maria Ausiliatrice
hanno realizzato questo pre-
sepe di pasta. Montagne di
semolino, case di lasagne,
maccheroni e una cometa di
spaghetti. La pasta fresca
per gli abiti , le tende, i tur-
banti. Il ricavato è andato
alle vittime dell'alluvione.
JANGAS (Perù). Adorazio-
ne dei Magi nella parroc-
chia dei campesini. Qui ha
lavorato a lungo don Erne-
sto Sirani, che ha dato vita
all 'oratorio e a importanti
opere sociali, pur tra minac-
ce di morte. E in questa par-
rocchia che è stato assas-
sinato il giovane volontario
Giulio Rocca.
PORDENONE. Al Don Bo-
sco è stata presentata l'ope-
retta "Una gara in monta-
gna" di Cagnacci. Ottanta gli
attori, accompagnati dall'or-
chestra giovanile La Sere-
nissima, diretta da Mario
Zanette. Lo spettacolo, cura-
to da Silvano Gianduzzo , è
stato replicato in altri teatri
della provincia.
22 - DICEMBRE 1995 IJS
ABIDJAN (Costa d'Avorio).
Primo seminario sui pro-
blemi della Comunicazione
Sociale dell'ispettoria FMA
«Madre di Dio » (Africa
Ovest) . Tema di riflessione ,
l'inculturazione e i nuovi
linguaggi. A «Radio Espoir»
le partecipazioni si sono ci-
mentate con un program-
ma radiofonico.

3.3 Page 23

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OSSERVATORIO
Silvano Stracca
KAROL WOJTYLA
L'AFRICANO
S ognava l'Africa Karol Wojtyla a Roma, nei
primi anni sessanta, quand'era soltanto un
- ~( :"- ,biamento" soffiano con vigore in tanti luoghi del con-
tinente, generando purtroppo anche tanti odi fratri-
giovane vescovo ausiliare a Cracovia. Sede-
va sui banchi del Concilio, verso il fondo della
1 cidi tra i suoi popoli, Giovanni Paolo Il non indulge
' né a pessimismo né a rassegnazione sull 'avveni-
navata di San Pietro, e immaginava l'immen-
re . Si chiede piuttosto : "dove sono la speranza e
so continente dai grandi fiumi e dalle savane
. l'ottimismo che il.Vangelo reca con sé?". E para-
sterminate, dalle foreste lussureggianti e dai
gona l'Africa al viandante ferito lasciato sul ciglio
salubri altipiani. Ascoltava le dotte discussioni
della via di Gerico.
teologiche dei vescovi di tutto il mondo e
N r \\ scriveva poesie ispirate dal suo vicino , ~ -/
un arcivescovo nero che presto avrebbe
consumato i propri giorni nelle patrie
¼-
"EDIFICARE IL REGNO DI DIO" è il capi-
tolo più forte e impegnativo dell'esorta-
zione apostolica. Giovanni Paolo Il si
galere, quando Mosca esportava Marx
·
sofferma sulla necessaria promozio-
e Engels anche in Africa.
ne della giustizia e della pace oggi
in Africa. Il ruolo profetico della Chie-
"ECCLESIA IN AFRICA", l'ultima esor-
sa rimane urgente in molte parti per
tazione apostolica di Giovanni Paolo Il,
la difesa dei diritti umani. Tale ruolo
nasce appunto dall 'amore di un Papa
esige che i cristiani abbiano assimila-
slavo per un continente do-
to la dottrina sociale della
ve molto si gioca il futuro del-
Chiesa. Essi potranno allora
la Chiesa. Un amore sboc-
essere il sale della terra e, in
ciato in tempi ormai conse-
collaborazione con gli altri
gnati alla storia e cresciuto ,
credenti intervenire efficace-
più tardi , negli undici viaggi
mente nella vita della comu-
intrapresi in poco più di tre
nità nazionale. Si tratta di
lustri di pontificato , visitando
promuovere la via del diritto
ben trentasette paesi su po-
e della democrazia pluralista,
co più di cinquanta. L'"Ec-
in luogo di regimi restrittivi
clesia in Africa" è il corona-
della libertà. Si tratta pure di
mento di quest'amore e di
assicurare una gestione più
un 'avventura durata sei lun-
equa delle risorse nazionali,
ghi anni, culmine e frutto di
opponendosi alla corruzione .
un Sinodo che ha impegnato
Si tratta, infine, di ricordare al
il continente africano ad ogni
sua latitudine, sino alle mis-
sioni più remote e sperdute.
È IL PRIMO GRANDE DO-
CUMENTO di Giovanni Pao-
lo Il sull'Africa, a quasi tren-
I In alto, Nelson Mandela tiene a battesimo
il nuovo Sudafrica.
Incontrando Giovanni Paolo Il (nella foto),
Mandela lo ha ringraziato per non aver visitato
il Sudafrica finché c'era l'apartheid.
Nord ricco il dovere della so-
lidarietà verso il Sud povero .
UNO DEI CARDINALI PIÙ
ANZIANI e autorevoli del con-
tinente, il senegalese Thian-
doum, ha proposto che Pa-
t'anni dal messaggio di Paolo VI che definiva il continen- pa Wojtyla sia chiamato "Giovanni Paolo Il l'Africano".
te "La patria nuova di Cristo". È anche il primo documen- Quale altro leader mondiale ha dato voce con più forza
to di un Papa firmato lontano da Roma, a Yaoundé nel al grido angosciato del Lazzaro africano? A Nairobi, ca-
Camerun lo scorso 14 settembre. Il leit-motiv che unisce pitale del Kenya, un 'originale croce di legno stava vicino
le quasì 150 pagine del testo , è l'evangelizzazione e lo all 'altare dell'Eucaristia papale. Una croce con un unico
slancio missionario. In sostanza è una riflessione profon- asse verticale , ma con tre diverse braccia orizzontali,
da e appassionata, nata dalla collaborazione dei vescovi orientate in differenti direzioni. Simboleggiava bene uno
di tutta l'Africa col Papa, sulle luci e le ombre di un conti- di quegli indicatori che si trovano ai crocevia in Africa e
nente spesso dimenticato nei momenti delle decisioni che con molte frecce aiutano il viandante a trovare la
politiche ed economiche nei centri mondiali del potere.
giusta direzione. Al crocevia della storia, con i suoi viag-
"Sarete miei testimoni", la stessa consegna di Gesù, il gi e con l' Ecclesia in Africa, Giovanni Paolo Il indica la
Papa la trasmette ai vescovi , ai sacerdoti , alle religiose, via per costruire una Chiesa che sia al tempo stesso più
ai catechisti , ai laici e, soprattutto, ai giovani della Chie- autenticamente africana e più profondamente cristiana.
sa che è in Africa. In un momento in cui "i venti del cam-
o
IIS DICEMBRE 1995 - 23

3.4 Page 24

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Non fu soltanto la lotta partigiana a costruire la nuova identità
PONZETTO,
DELLA TORRE,
cocco
EGLI ALTRI...
di Francesco Motto
A 50 anni dalla fine
della guerra mondiale,
ricordiamo la coraggiosa
"resistenza" pacifica
di alcuni salesiani
che si distinsero
per le loro iniziative
di solidarietà.
I I Petrol io non c'era e costava
100/ 150 lire il litro. Le candele du-
ravano un ' ora. Famiglie con bambi-
ni spendevano in lumi oltre la metà
dell a paga quoti diana percepita dal
marito. Solo chi ha avuto diretta espe-
rienza e contatto con la realtà dei fatti
potrebbe farsi un 'esatta idea dello
squall ore, della desolazione, de l!' in-
sopportabile di sagio che mi gliaia di
famiglie hanno dovuto soppo1tare du-
rante la seconda lunga guerra mon-
diale. Ma chi può interessarsi degli
altri , se ciascuno ha già i suoi pro-
blemi a sopravv ivere, a salvare se
stesso dai bombardamenti , da i ra-
strellamenti, dalla fame?
di fo rtuna per la città a cercare aiuti ;
si mette in contatto con ditte, coi n-
volge le parrocchie cittadine e le con-
ferenze di S. Vincenzo, convoca lavo-
ratori volontari. ln pochi mesi due-
mil a fa mi glie hann o la luce elettrica.
Quell a di Don Ponzetto ( 1889-
1976) dura nte i venti mesi di occ u-
paz ione nazifascista cl i Novara non
è solo una vita ri cca di "fioretti", ma
una vita ricca cli atti cli altrui smo, che
null a hanno da invidiare al corag-
gio, allo spirito cli sac rificio e di au-
sterità cli chi ha imbracc iato il fu cile.
Solo che di questi, eroi o personaggi
ignobili che fossero , si sono scritti
Distribuzione della minestra
nelle campagne di Montecassino.
centinaia di li bri e si in teressano an-
cora oggi in Italia decine di istituti
storici, mentre di persone come don
Ponzetto e cli tanti altri come lu i, non
si parla quasi più.
Non c'è eia stupirsi : nella storiogra-
fia della "Resistenza" l' intento poii-
tico-ideologico ha molto spesso pre-
valso sul! ' intendimento storico, con-
dizionando fortemente non solo l' in-
terpretazione, ma anche la stessa ri -
costruzione dei fa tti.
IL LEGGENDARIO
DON PONZETTO
A Novara c'è un a persona che non
ci pensa su due vo lte: è don Bern ar-
do Ponzetto. Corre con tutti i mezzi
24 - DICEMBRE 1995 IJS

3.5 Page 25

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nazionale, ma anche l'eroismo quotidiano di tanti.
ha incarnato l' immag ine della Prov-
videnza per migliaia di per. one e la
città gli dedicò un premi o in vira e
una strad a dopo la morte.
DON DELLA TORRE
A MILANO
L'operato cli don Ponzetto è sem-
plicemente grandioso: anziché ass i-
clersi in cattedra, plurilaureato com'e-
ra, o chiudersi in un a sacrestia - era
e si sentiva prete -, ha procurato a
centi naia cli persone sca rpe a prezzi
ri sibili , ha di stribuito chilometri di
tess uto, ha raccolto e offerto ettolitri
cli vi no, ha provvedu to centin aia cli
quintali cli ri so e cli patate, ha alle-
vato e ingrassato maiali per di stri-
buirne la carne ai poveri , ha messo
in piedi un 'azienda cli fa legnameri a,
che in pochi mesi ha dato lavoro a
decine e deci ne di persone a Nova-
ra, Torino, Milano; ha medi ato fra
nazifasc isti e partigiani per sal vare
la pelle alla maestrina, ali ' impiegato
statale, all 'ebreo, per strappare dal
plotone di esecuzione il giovane di
leva. Lavoro e sacrifi cio, coraggio cli
stendere la mano, contatti e con tratti
coi tedeschi occupanti e coi fasc isti,
"furti" di derrate alimentari dai treni
in partenza per il Brennero.. . Mura-
tore, elettricista, imbianchino, mano-
va le, rigattiere, trasandato nel vesti-
re, personagg io quas i leggendari o e
irrepetibile, protagonista a volte al
limite dell ' anarchi a, don Ponzetto
I Roma. Durante le incursioni aeree
le famiglie si rifugiano
in San Pietro.
Di verso, ma non meno ri schioso il
contribu to dato eia don Beni amino
Della To1Te (19 12- 1969) in via Coper-
nico a Mil ano, a poche centinaia cli
pass i dall a sede del comando tedesco
e fasc isla. Giun to nel setten1bre 1944
nell a cit tà che aveva orm ai assunlo
il du plice contraddittori o ruolo cl i ca-
pitale della Resistenza e della Repub-
bl ica Sociale J1 ali arn1, non dovetle
attendere molto per rendersi conto
della direzione verso cui si evolvev a
la situaz ione politico-mili ta re al nord
della linea goti ca. Riuscì a conqui -
sta rsi l' amicizia di un ufficiale tede-
sco ca ttolico del comando insedi ato
nel vicino hotel Gallia: da tale sede
pi ì:1vo lte venne preventivamenl e in-
fo rm ato di piani strategici tedeschi e
riu scì ad avere inca rtamenti e timbri
che trasmise alle forze della Resisten-
za. Fece pervenire info rm az ioni ai
partigiani trami te giovani clell ' ora-
tori o; passò notizie ri serv ate a mons.
Giuseppe Bicchierai , plenipotenzia-
rio ciel ca rdinal Schuster, non ultima
quella cli assentarsi per qu alche tem-
po dalla città onde ev itare un immi-
nente arresto. Più d' una vol ta riu scì
a im pedire il trnsferimento cli operai
italiani in Germ ani a medi ante una
trattativa condotta con le maestranze
lavoratri ci e le autori tà tedesche; al-
tra volta col gruppo cli ferrovieri di
Milano-smistamento bloccò la par-
tenza per la Germ ani a di un treno
carico di civili prigionieri di guerra.
Ma il contributo più noto al movi-
mento della Resistenza don Della
Torre lo rese facendo ospitare in isti-
tuto una lunga seduta delle federazio-
ni regionali del PU nel gennaio 1945,
presenti fra gli altri Edgardo Sogno,
capo della leggendaria organi zzazio-
ne Franchi, Cesare Merzagora e Fi-
lippo Jacini, i due membri del PLI
che avrebbero poi partecipato nel me-
desimo istituto all ' importante seduta
ciel CLNAI (Comitato di Liberazione
Nazionale Alra /rafia) ciel 29 marzo.
Don Bernardo Ponzetto,
una figura leggendaria a Novara.
Don Beniamino Della Torre,
ospitò il CLNAI a Milano.
Don Luigi Cocco,
neo-missionario in Venezuela.
BS DICEMBRE 1995 - 25

3.6 Page 26

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BOLOGNA Dome nica 3 di -
cembre nell a chiesa parrocchia-
le de l Sacro Cuore di Gesù alle
o re 16 : sess io ne d ' ini z io de l
Processo pe r la Causa cli beati-
fi cazione de l servo di Di o don
Elia Comini . L' annuncio è stato
dato dall'arcivescovo de lla c ittà
il card . Giacomo Biffi , sin dal
23 giugno scorso. Egli scri veva
cli aver esaminato la documen-
taz ione e richiesto il parere de l-
la Conferenza epi scopale de ll a
reg io ne Emili a- Ro mag na, c he
s i e ra es pressa un a nim e me nte
in senso fa vorevo le.
MAD \\G \\SCAR . A Tul ear,
una cittad ina cie l sud , è stato av-
viato dal VIS (Volontari ato In-
ternazionale per lo Sviluppo) un
progetto integrato mul tisettori a-
le di promozione de ll a donna. li
progetto prevede la costruzione
di un centro d i fo rmazione pro-
fess ionale, con l' avviamento di
cors i cli taglio e cuc ito, ricamo,
lavoro a maglia, preparazione e
conservazione cie l pesce. Si pen-
sa al riguardo anche a micro- im-
prese e a un a coo pera ti va cli
vendita . Ci sarà ino ltre un cen-
tro soc iale polifunz ionale con
cors i di igiene, alimentazione e
salute, economia domestica e la
creazio ne di una biblioteca-cen-
tro culturale.
ROMA . Mad re Marine ll a Ca-
s tagno ha incontrato le FMA
del Mato Grosso (Bras ile) e Tu-
ni s ia, in occas io ne de ll a ce le-
bra z io ne ci e l lo ro ce nte na ri o.
Del Bras ile ha elogiato il rapido
sv iluppo cli opere e di vocazioni
e l' atti vi tà cli prima evange li z-
zazione tra Bororos e Xavantes.
Be n diversa la realtà tuni s in a,
ambiente totalmente mu sulma-
no . Ha detto di aver visto con
a mmi raz ione le poc he suore
spende re con slancio apostolico
la lo ro vi ta in atti vità cl i promo-
zione um ana, senza poss ibilità,
pe r ora , cl i un a vera e pro pri a
azione di evange lizzazione.
26 - DICEMBRE 1995 /JS
Ino ltre ne ll a mattinata de l 25 apri-
le al S. Ambrogio ebbe luogo l'epi -
sodi o che coronava, per così d ire, il
sostegno all a lotta per la Res istenza
eia parte di don De ll a Torre. Alle 8 del
mattino il CLN AI vi si riunì pe r l' ul-
tim a vo lta prima de ll ' in su rrez io ne.
Presenti Arpesani , Marazza, Vali ani ,
Pe rtin i e Sereni. Di fro nte a ll e ul ti-
mi ss ime proposte d i Musso lini , il
CLNAI mantenne l'atteggiamento già
no to: capitolaz io ne totale de lle fo rze
fasc iste e consegna de l duce in arci-
vescovado senza condi zio ni . Analo-
ga intransigenza venne ass un ta ne i
confro nti de i tedeschi.
Il rischi o che l' Istituto S . Ambro-
g io corse fu grave: è fac il e pensare
che cosa sarebbe successo se i nazi-
fasc isti si fosse ro accorti d i q uanto
avveni va de ntro que lle solide mura.
«Era vamo un po ' più al sic uro, per-
ché i tedeschi non potevano pensare
che no i ci riun iss imo in una scuola,
in una congregazio ne re li giosa », d is-
se in occas io ne d i un a visita uffic iale
all ' isti tuto l'ex pres idente dell a re-
pubbli ca Sandro Pertini . « Era un po-
sto sicuro. I sales iani , bi sogna darg lie-
ne atto, e bbero questo coraggio ».
La vita e la storia. Un manifesto
simbolo di tutte le sicurezze.
smittente; costruì una sorte di rete
di collegamento con altri sales iani del
nord Itali a. Ri schi ò più vo lte la pe l-
le, la fece ri schi are ag li altri a Val-
docco , ma per molti fu la sa lvezza.
DON COCCO,
"PARTIGIANO"
E MISSIONARIO
Pure don Luigi Cocco (1 9 10- 1980),
il fut uro e noti ss imo m issionario de-
g li Yanomani , costi tui sce indubbi a-
me nte una fig ura di primi ssi mo pi a-
no de lla Res istenza ass istenz iale a
Torino- Valdocco, anche se la sua at-
tiv ità cli " partig iano" si este nde in un
intreccio di impegni , di coll aborazio-
ne con le forze dell a Res iste nza no n
linearme nte descri vibi le. Nell a sua
stessa camera e in altri ango li de ll a
casa nascose so ldati sbandati , parti-
g iani de ll a " Franchi ", di sertori tede-
schi , a ll eati fu ggiaschi ; favo rì i con-
tatti tra CLN c ittadino e uffic ia li ita-
li ani a ll a macchia; ospi tò incontri del
PU ; o rgani zzò un uffic io documenti
fa ls i, assiste tte partig iani a Gru g li a-
sco e in altre locaiità de ll a prov in-
cia; protesse com ponenti dell a " mi s-
sio ne spri ng" dotata di rad io ricetra-
TANTI ALTRI
M a la stessa cosa avvenne un po'
dovunque in Itali a. Don Ull a a L anzo
To rinese, don Caustico a G rugli asco,
don Gi ov ine ad Alessandria, do n
M onta ldo a Fi gli ano (Fire nze), don
G arbin a Forlì, don Boschi a Pi sa,
don Mari ani a Comacchi o, don Co-
mini a Pioppe di Salvaro (Bologna) ,
don Valentini a Roma, don Piacente a
Buonalbergo ... Qualcuno di lo ro pre-
se la medaglia, qualche altro perse la
vita, tutti certamente ricevettero il
premio concesso a q uanti diedero eia
mangiare agli affamati , da bere agli
assetati, vestirono gli ignudi, all og-
giarono g li sfoll ati , curarono gli in-
fe rmi , visitarono i carcerati , seppelli-
rono i morti. No n rimasero parole,
d ivennero realtà per molti salesiani
in que l tri ste biennio 1943- 1945.
Francesco Motto
(Per una più completa documentazione dei
fan i ved i: F. Mono, Sroria di 11111imcla11 w. LAS ,
Roma 1995).

3.7 Page 27

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Alexandrina Maria da Costa, l'eroina di Balazar.
LA PASSIONE
DI ALEXANDRINA
di Teresio Bosco
È imminente
la proclamazione
dell'eroicità della vita
di Alexandrina.
Per 13 anni si è nutrita
solo di Eucaristia, vivendo
la Passione di Cristo.
L e note persona li d i A lexanclrina
M aria da Costa cominciano con
q ueste paro le: "Sono nata ne ll a pa r-
rocchi a d i Balazar, prov incia cli Opor-
to (Portogallo) il 30 marzo 1904. Era
il me rco ledì santo. Fui battezzata il
2 aprile, sabato di all e luja" . La sua
v ita s i sa rebbe spaccata in due: di -
ciannove anni di alleluja allegro e fe-
stoso, trentadue cl i pass ione torme n-
tata, d ie tro a Gesù portando la croce.
Balazar è un ride nte paese di mil -
le abitanti , sparsi ne lle case di pie tra
grezza e di pinte a v ivac i co lori cli 22
fraz ioni , picco li nuclei nascosti tra
pinete riposanti, q uas i sepo lti da alti
pe rgo lati di v iti . La chiesa parroc-
chi ale è a ll e fa lde di un a collina pie-
trosa. A poche centin aia di metri c
un leggero avvallame nto con una ru-
stica e antica cappell a, a difesa di una
grande croce stampata s ulla te rra.
Presso que ll a cappe ll a, su un pi ano-
ro de tto Calv ari o, v isse per 51 anni
A lexandrina, chi amata negli ul timi
anni " la crocifi ssa", oppure " l'amm a-
lata d i Balazar" .
In tutta la sua vita non andò mai
lontano, so lo da ragazza si spinse
fi no a Povoa do Yarzim , di stante I5
chil ometri , e affacciata sul l'oceano
Atlantico dall e onde lu nghe e poten-
ti c he incantavano A lexandrina.
Alexandrina era una ragazzina vivace e allegra. Si gettò dalla finestra
per salvarsi dalla brutalità di tre mascalzoni.
Come tutte le bimbe da l suo paese
anelò al catechi smo a se i anni , ri ce-
vette la prima Comuni one a sette.
Anel ava vo le ntieri in chi esa a "guar-
dare le statue de i santi ". Le pi aceva-
no spec ialme nte le statue de ll a M a-
donna ciel Rosari o e di San G iusep-
pe, perché vestite riccamente. Sogna-
va a occhi· ape rti di poters i vest ire
così bene, un g iorno. « Forse - sc ri-
verà - era una manifes tazione de ll a
mia vani tà ». Per me, che non sono un
santo, era un be l sogno cli una ragaz-
zina povera, cl i una de ll e tante smun-
te cenere nto le che sognano un prin-
cipe e un castell o . .
"ERA COME
UNA PICCOLA CAPRA,,
Aveva un a so re ll a che l'adorava,
Di o lincla, più ca lm a e tranquilla cli
le i. E una mamma occ upata dal m at-
tino a sera a fa r quadra re il magro
bil anc io fam ili a re, e a tene r calm a la
sua pi cco la Alexand ra che a di ffe-
renza cl i Di o linda era vivac iss ima.
« Era come un a p icco la ca pra - dirà
la mamma - si arrampi cava dap per-
tutto ». Faceva anc he degli sche rzac-
ci: nascosta dietro i muricc io li , pren -
deva a sassate le pie do nne c he to r-
us DICEMBRE 1995 - 27

3.8 Page 28

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Accanto al letto di Alexandrina il dott. Augusto Dias de Azevedo,
suo medico curante dal 1941 al 1955.
navano , sigill ate nei ve li neri , dalle
prediche. Quelle matrone bisbiglianti
le eran o co rdi almente antipat iche, e
du rante una lunga predica riuscì a le-
gare con gesti rapidi le frange dei lo-
ro sc iali i, a due a due. All a fin e, nel
piccolo terremoto che seguì , dovette
co rrere fu ori dell a chiesa per non
sco ppiare in matte ri sate.
Possedeva l'all egri a 111a non era
un a sventata. Faceva i lavori di casa
come un a donnin a. La legna per la
cucina la tagli ava e spaccava tutta
Alexanclrina, cant ando. Quando non
era in casa si era certi cli trovarl a al
ruscell o a lavare la biancheri a. Le
pi acev a tanto la pulizia. « Non riesco
a pensare - dirà - che il bambino Ge-
non avesse il suo corredino, con
un a mamm a come la Madonna. Non
potrei capire un Ges ù sporco. lo ho
sempre vo luto fa rmi santa, ma sa-
rebbe per 111e un grande sacrifi cio se
mi si volesse per il cammino della
sporcizia. Ma il Signore, a mi o pa-
rere, non vuole sporcizia dell ' a-
nima né ciel corpo ».
UN SOLENNE CEFFONE
A 12 anni , come tante altre bam-
bine povere portoghes i, Alexandri -
na va a lavora re come se rva nell a
casa cli un contad ino che abita poco
lontano. Ma quell ' uomo è brutale:
es ige dall a fa nciull a un lavoro ·upe-
riore all e sue fo rze, parl a e si com-
porta davan ti a le i come uno spor-
caccione. « Per un nonnull a mi in-
sul tava, umiliandomi davanti a chiun-
qu e. Nonostante foss i giovane e per
natura all eg ra , sentii tanta amarezza
in quell a tri ste vita! ». Prima che sca-
dano cinque mes i, Al exandrina non
ce la fa più e se ne viene via. Ma
non diventa cl i peso nell a fa mi glia.
28 · DICEMBRE 1995 //S
Di energie fis iche esuberanti abbrac-
cia il du ro lavoro dei campi . Va a
giornata, e a 13 anni lavora così be-
ne da ri cevere la stessa paga dell a
mamm a. Al za da terra un sacco cli
cereali con la fo rza cli un adulto. E
moll a un so lenne ceffo ne a un uomo
sposato che le ri vo lge un complimen-
to pesante. Anche un giovane ri cco
che l'attende dopo il lavoro per pro-
vare ad allungare le mani , si sente
dire il fatto suo, ad altissima voce.
Alexa ndrina ha compiuto 14 anni
e si è fa tta una bell a ragazza. Molti,
qu ando passa, si girano a guardarl a.
li pad rone, che l' ha avuta al suo ser-
vi zio qu and o avev a 12 anni , si inca-
pricc ia di lei, e da uomo brutale de-
cide di entrare nell a sua casa con
altri due mascal zo ni.
IL SALTO
DALLA FINESTRA
Al exandrina racco nta: « Ero con
mia sorell a e un a giov ane più anzia-
na a lavo rare di cucito in casa, quan-
do vedemmo tre uomini dirigersi ver-
so cli noi. Diolind a mi di sse: "Chiu-
di le porte". Subito dopo bussaro no
e ci ordinarono di aprire. "Non c la-
voro per voi, quindi non si apre", ri -
spose Diolinda. Sentiron o all ora una
mazza sferrare potenti colpi . Le por-
te, sfo ndate, si aprirono. Diolinda e
l' altra giovane furono afferrate dai
due masca lzoni . Mi vidi perduta. Mi
guardai attorn o, vidi la finestra aper-
ta e mi gettai. Caddi pesantemente
nel gia rdino a quattro metri di altez-
za . Sentii un dolore acuto all a spina
dorsale. Appena riu scii ad alzarmi ,
strappai un palo dell a vigna e corsi
in casa a difendere mi a sorell a e la
sua ami ca. Menai botte gridando:
"Cani! Via cl i qui !". Se ne anda rono,
e noi , sfinite, torn ammo al lavoro.
Poco dopo fui presa da fo rti dolori e
costretta a letto per lunghi periodi ».
Visite cli medi ci, fa ticos i viaggi fi-
no ad ospedali dell e città. Un medi-
co di Oporto, Gi ovanni di Almeid a,
disse chiaro all a madre: « Rimarr~1pa-
rali zzata per sempre ». A 19 anni ,
Alexanclrina si 111ise a letto per non
ri alzarsi più . Don U111berto Pasqu ale
avvicinò l' uomo che aveva tentato cli
farle violenza. Scrisse: « Nel suo cuo-
re c'era una grande tempesta. Un
giorno, ~on le lacrime ag li occhi , mi
di sse: ' E una santa. Ed è su quel let-
to per colpa mia! ". Il corpo vivace
della ragazza che sua madre aveva
paragonato a " una piccola capra" era
ridotto a un o straccetto, immobile e
inutile per sempre.
IL MISTERIOSO
CAMMINO CON DIO
È a questo punto che in Al exan-
drin a cominciò l'opera sublime e per
noi mi steri os issim a cli Dio. Da strac-
cetto immobile e inu til e la trasfo r-
mò in vittima mi sti ca accanto a Ge-
sù crocifisso per la salvezza dei pec-
catori di tutto il mondo. Fu un
cammino lungo. Per noi (e sovente
anche per Al exandrina) incompren-
sibile. Dall 'esterno dell a nostra ma-
teri alit~1, delle nostre partite esatte
sul dare e sull ' avere, poss iamo so l-
tanto sfiorare con ri spetto e cerca re
di intuire ciò che av venne nel mi ste-
ri oso scambi o di amore tra Dio e la
sua Alexandrina. Lo stesso cardina-
le Emanuele Cerejeira, patri arca cli
Lisbona, a cui era affid ato il labo-
rioso servizio.cristi ano di tutto il Por-
togallo, scri sse che "gli tornava mol-
to gradito vedersi assoc iato al nome
cli Alexa nclrin a". .
Nei primi tempi, la di ciannovenne
Al exandrina fece di tutto per ottene-
re la guari gione. Si ri vo lse con fidu-
cia ai medici facendo dili gentemen-
te ogni cura consigli ata. Si ri vo lse a
Dio, facendogli voto che in cambi o
dell a guarigione si sa rebbe vestita a
lutto per tutta la vita (le i che amava
tanto i ves ti ti sfarzos i! ). La mamm a,
le sorelle, le cugine, fece ro novene e
promesse per la salute cli Alexanclri -
na. Ma le fo rze progress ivamente se

3.9 Page 29

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I Diolinda, sorella maggiore
di Alexandrina.
Qui è con don Umberto Pasquale,
ultimo direttore spirituale
di Alexandrina.
ne andavano. E lei sentì aumentare
il bisogno e l'amore alla preghiera, il
desiderio vivo di unione con Gesll.
Fu in quel peri odo che "senza sape-
re come" si offerse a Dio come vitri-
ma per i peccatori. Poco a poco mo-
rirono in lei i des ideri di guari gione,
sentì crescere l'amore per le anime
che ri schi avano di perdersi, e il de-
siderio cli pensare solo a Dio.
uAIUTAMI
A SALVARE L'UMANITÀ11
193 1. Ges ù l' invita a immol arsi in-
sieme a Lui. Le sugge ri sce la strada:
amare, soffrire, riparare. Nel 1936
sente che Ges ù l' invita: « Aiu tami a
sa lvare l'um anit~t». Nell 'a prile del-
l'anno seguente la salute di Al exan-
clrina ha un grave peggioramento, e il
parroco decide cli portarle ogni gior-
no la Comuni one. La signora Gioa-
china eia Silva soccorre la povertà di
Alexandrina. li 3 ottobre 1938 essa
so ffre per la prima volta la Pass io-
ne, che si ripeterà tutti i venerdì fin o
al 20 marzo 1942. Il Papa mancia
prudentemente il canoni co Emanue-
le Vilar perché esamini la situaz io-
ne. Anche alcuni medi ci di Oporto,
di sc retamente, la esamin ano. Il 20
gennaio, il 13 giugno, il 28 giu gno
1939 Ges ù predice ad Alexanclrina
l'ini zio della seconda guerra mon-
di ale (che realmente inizierà il IO set-
tembre) "come castigo dei gravi pec-
cati ". Lei s i offre vittima per la pace.
3 aprile 1942. Alexandrin a è grave.
Le amministrano gli ultimi Sacramen-
ti . E lei entra nella morte mi sti ca
assai dol orosa, perché assiste a un a
spec ie cli sfacelo e incenerimento del
proprio co rpo. Detta le sue ul time
di spos izioni persuasa di morire. In-
comincia il di giuno perfetto. Vi vrà
so lo clell 'Eucares tia fin o all a morte
(ottobre 1955).
2 1 giugno 1944. Inco ntro con don
Umberto Pasquale, sales iano, che sa-
rà il suo direttore spirituale fin o all a
morte. Eg li ini zia a raccogli ere una
larghi ssima documentazione sul "ca-
so Alexandrina". « fn undici anni -
scriverà - si assommarono nei nostri
cassetti quas i cinquemil a pagine: le
cose che Alexanclrin a dettava all a so-
rell a, a me o all a maestra di Sala-
zar. .. li Cardinale Patriarca di Lisbo-
na ci fu sempre paternamente largo
cli comprensione e appoggio morale ».
COOPERATRICE
SALESIANA,
SORELLA DEI NOVIZI
Nel 1945 don Umberto Pasqu ale
porta ad Al exanclrina il dipl oma di
cooperatrice sales iana. Scrive: « Le fu
clonato unicamente affin ché .. . col-
laborasse, in uni one co i sales iani ,
all a salvezza de lle anime so prattutto
giovanili , e affin ché pregasse e sof-
fri sse per la santificazione de i coo-
peratori di tutto iI mondo. Essa lo
volle co ll ocare in un lu ogo ove po-
tesse averl o sempre presen te sotto
lo sguardo. Oltre al dipl oma cli coo-
peratri ce, Alexancl rina teneva in fo n-
do al letto un ingrandimento foto-
grafico dell a ca ppell a del noviziato
sales iano cli Mogofores, per unirsi a
tutte le fun zioni reiigiose della co-
munità ». Divenne così anche la so-
rella sofferente de i nov izi sales iani ,
che si preparavano a continu are la
miss ione cli Don Bosco nel mondo.
Senza averli mai vi sti scri verà ad
ess i: « Vi ho tu tti tanto dentro il mio
cuore. Confidate: Ges ù sarà sempre
con voi. Contate su cli me sulla terra
e, dopo, in cielo dove vi aspetto. Per
carit~t, pregate per me. Sono la vo-
stra Al exandrina ».
.
Nel gennaio 1946, mentre una sten-
tata pace si stende sul mondo dopo
la seco nda guerra mondial e, Alexan-
clrina vive misticamente la ri surrezio-
ne e l'ascensione al cielo. Negli anni
che seguono, mentre Ges ù le pro-
mette che chiamerà all a sua tomba
molti peccatori per convertirli , al suo
letto cominciano ad arrivare vi sita-
tori , chi amati dal tam-tam mi steri o-
so che circonda tante anime mi sti -
che. Nel 1952 il numero cli queste
persone - scrive don Pasquale - "au-
menta spaventosamente". Ges ù le di-
ce: «Tu vivi la mi a vita pubblica.
Molte anime diventeranno, per il tuo
esempi o, ardentemente eucari stiche ».
LE FOLLE DEI PELLEGRINI
Nel 1953 i pell eg rini che sfioran o
il letto di Al exanclrina sono una fol -
la. 570 nella fes ta cli S. Giuseppe.
Duemila il 9 magg io. Cinquemila il
5 giugno. Seimila il IO giugno. De-
cine di pulman affoll ano le strade e
le piccole piazze di Balazar. Don Pa-
squale scrive: «Chi ha conoscenza
di certe anime mi stiche con una mis-
sione apos toli ca, e sono moltiss ime,
non si meraviglia della popolarità cli
cui sono fatte oggetto senza loro vo-
lontà. Difficilmente però possiamo
farci un ' idea ciel loro martirio ».
Il 9 aprile 1954 si co mpi ono dodi -
ci anni eia qu ando Al exandrin a vi ve
solo de ll ' Euca restia (di giuno perfet-
to controllato con pignoleria , quasi
co n crudeltà dai medi ci). La sua vi -
sta s' indebolisce sempre più . Deve
rassegnarsi a vivere quas i sempre nel
buio, inca pace cli soppo rtare un rag-
gio cli lu ce. Chi ama la sua ca meretta
" la mi a nera prigione", e rivol gen-
dos i ai peccatori li in vita a conver-
tirsi affermando: « Mi so no spremu-
ta per voi».
Il 6 maggio 1955 , la Madonna le
dice: « Fra poco vengo a prenderti ».
Quel " fra poco" si compie il 13 otto-
bre. C'è un gruppo cli perso ne ac-
canto, e lei suss urra : « Non peccate.
li mondo non vale nulla. Ques to è
tutto. Fate spesso la Comuni one. Re-
citate il Rosari o ogni giorno. Adeli o,
arrivederci in cielo ».
Si spegne ne lla sera , mormoran -
do: " Vado in cielo".
Teresio Bosco
BS DICEMBRE 1995 - 29

3.10 Page 30

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrere
FIGLI & SOLDI
U n altro significativo "tocco" della
pedagogia di Don Bosco si sco-
pre in un ricordo di don Rua: " // suo
desiderio era di avvezzare i giovani
sin d 'allora a sapersi regolare quan-
do si fossero trovati in mezzo al
mondo; epperò per avvezzarli al ri-
sparmio e ad amministrare il dena-
ro, forniva loro ogni sera, oltre la mi-
nestra a pranzo e cena, 25 cente-
simi caduno, con cui potessero com-
prarsi il pane, e qualche po ' di com-
panatico ». In ogni caso , per Don Bo-
sco, l'educazione alla responsabilità
passa attraverso la fiducia. Nel 1849
affidò tutti i soldi della comunità di
Valdocco a Giuseppe Buzzetti. E
Giuseppe Buzzetti aveva 17 anni.
Quando si tratta di soldi, di solito i
genitori si preoccupano di "quantità":
facciamo bene a dare la "paghetta"
ai figli? Se sì , quanto? Da che età?
Dobbiamo dare del denaro in com-
penso d'un lavoro ben fatto? È bene
spingerli a risparmiare, insegnar loro
a fare economia? In realtà, il denaro
ha un forte valore simbolico, che i
bambini "respirano" fin dalla nascita.
E il denaro appare loro a volte og-
getto di bramosia, a volte oggetto di
conquista. Padrone, oggetto d'amo-
re e oggetto d'odio. Veleno del clima
familiare . Strumento di potere, di in-
dipendenza, di libertà, di piacere.
Strumento di tortura quando diventa
causa di colpevolezza: " Con tutta la
fatica che facciamo noi per pagarti
le lezioni di ballo, di chitarra, le piz-
ze con gli amici, le settimane bian -
che, ecc., potresti fare anche tu un
po' di fatica! ».
Invece di "si può", "si deve", i genito-
ri devono chiarirsi il significato che
vogliono dare a quest'atto reale e
tuttavia simbolico qual è dare del de-
naro a un figlio . Vogliono per prima
cosa insegnare ai figli che il denaro
si guadagna? In tal caso , non diano
mai una somma fissa senza motivo.
Ma, come si fa in certe famiglie, pos-
sono fissare una tariffa per il loro la-
voro in casa. Vogliono invece inse-
gnare al ragazzo la gratuità? Diano
anche loro gratuitamente, e soprat-
tutto lascino liberi i figli di disporre di
ciò che è stato dato gratuitamente.
Dare fiducia a un ragazzo significa
aiutarlo a diventare autonomo e in-
segnargli il senso di responsabilità,
senza per questo rifiutargli il diritto
all 'errore e alle contraddizioni, di cui
gli adulti non sono certo immuni.
sappiamo bene che il denaro ha un
ruolo importante in questa nostra so-
cietà. I figli , quando i genitori lo cre-
dono opportuno , devono prendere
coscienza della realtà economica
della famiglia. I genitori devono inse-
gnar loro a gestire le piccole spese
della casa e possono farsi accom-
pagnare quando vanno a fare acqui-
sti. Invece di dire venti volte al gior-
no ai loro figli "quanto costano" e
che la vita è cara, possono insegna-
re loro a calcolare veramente il prez-
zo delle cose, parlare della media sa-
lariale, far loro capire quanto sono
fortunati a possedere tante opportu-
nità che molti loro coetanei del mon-
do non avranno mai.
I figli hanno il diritto di fare ap-
prendistato. I genitori dovrebbero da-
re ai figli l'opportunità di fare il mas-
simo di esperienza pratica con il de-
naro . Una somma fissa , regolare,
che i figli devono gestire da soli e
che li obbliga a fare delle scelte ,
può essere molto utile.
I figli devono partecipare alle spe-
se familiari straordinarie. I figli non
sono semplici comparse nella fami-
glia: sono membri a parte intera e,
a questo titolo devono prendere par-
te alle difficoltà, alla gestione, all'or-
ganizzazione e alla programmazio-
ne familiare.
Per prima cosa i figli hanno il dirit-
to di sapere. Al di là di ogni retorica,
Insegnategli ad amministrare,
e a spendere.
30 - DICEMBRE 1995 1/S

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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I figli devono imparare a non spre-
care il denaro, né devono essere
generosi in modo insensato. Non
devono usare il denaro per "com-
prarsi" gli amici. Purtroppo esistono
genitori che cercano di compensare
la loro incapacità di amare i figli con
il denaro, che danno o negano a se-
conda del fatto che i figli rispondono
o meno alle loro aspettative. In que-
sto modo, il denaro assume per i fi-
gli il significato dell'amore. Per tutta
la vita saranno a disagio con ciò che
non si può acquistare.
Non si deve mai corrompere un
bambino. I genitori non devono pro-
mettere denaro in cambio dei dove-
ri scolastici o di altri "doveri"... È un
ingranaggio serio: potrebbe ritrovar-
si nella spirale permanente di "Lo
faccio, ma quanto mi dai?".
I genitori di oggi non possono di-
menticare di vivere in una società in
perenne adorazione del "vitello d'oro".
Bisogna aiutare i figli a non cadere
nella trappola dell'iperconsumismo.
I figli sono "sotto pressione", conti-
nuano a fare richieste , "tutti " i loro
compagni hanno più denaro di loro,
i loro vestiti sono antidiluviani, anche
se ancora nuovi , ecc. Hanno biso-
gno di forza per evitare di essere ge-
losi dei vicini, per non essere ipno-
tizzati da certe forme di pubblicità.
Devono essere aiutati ad evitare la
trappola della roba "firmata".
Ricordate sempre il valore della
gratuità: non chiudete i figli in un si-
stema genitori-denaro-acquisti. Con
la parola e con l'esempio, insegnate
ai figli che esistono anche la carità
e la solidarietà.
DIZIONARIO PEDAGOGICO C onvertirsi. Educare è sem-
a cura di Jean-François Meurs pre "convertirsi ", ritornare ver-
so. Questo non vuol dire con-
A more. Dio ama senza con-
dizioni. È per questo che l'atto
educativo è un atto di amore :
io ti amo come sei, vale a dire
come Dio ti ama, e non come
vorrei che tu fossi. Dio ama
per primo. È fedele . Per que-
sto l'educatore fa sempre il pri -
mo passo per riaprire una rela-
vertire i giovani a noi, alla no-
stra fede , ai nostri valori. .. Essi
non devono diventare noi. In
un certo modo , noi dobbiamo
senza dubbio prima convertire
noi a loro : e accorgerci di ciò
che c'è in essi di vero , di giu-
sto , di buono. .. "Diventa ciò
che sei. .. ". Sempre valorizzare!
zione .
G- - - I NI PIAWON0 M-;l.To)
GLI EDoCAroRt
...MA No// Qll6W
~'f .2 CHEDIPSA.EQ..L.A.NO~~
C/IE RACCC/JTA N0
SCIOCCtté22E !.. .
N arratore. L'educatore è un
narratore. È uno che racconta
delle storie. Storie che aiutano
a vivere. Storie di resistenza. Il
narratore è uno che resiste e
L d ,.. L,..j"J~CsoNo 1 che ha speranza. Con le storie,
_/4 ~,;:,
;:.--
;:,.:-;:-,-I,:N---U-Tr7;Lr-t
.
_
-
./
l'educatore
non
impone, propo-
ne. Ma sono delle proposte for-
ti, che mordono la vita.
L otta. I giovani d'oggi non so-
no meno generosi di quelli di
ieri. Molti rispondono "presen -
te" alle azioni di solidarietà che
vengono loro proposte. Es-
si sono più facilmente at-
tirati dalla Chiesa quan-
do la vedono presente
alle grandi lotte in dife-
sa dell'uomo.
IN LIBRERIA
QUANDO VERRÀ NATALE
di Giuseppe Pelizza
pp. 36, lire 1500
QUEST'ANNO A
BETLEMME
di Valerio Bocci
& Giuseppe Pelizza
pp. 30, lire 2000
GIOCHI E IDEE DI NATALE
di Susan Vesey e Meryl Doney
pp. 48, lire 2500
SOTTO L'ALBERO DI
NATALE
Indovinelli, giochi
e divertimenti per le vacanze
di Natale
pp. 48, lire 3000
I BAMBINI DI NAZARET
di Mariano Fuertes
Parole e musica, lire 3500
Musicassetta, con i canti
e le basi musicali :
lire 16000
RECITIAMO IL NATALE
di Angelo Paoluzi
Per gruppi di giovani
pp. 48, lire 2500
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o direttamente alla:
ELLE DICI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011 /95.91 .091 - c/c Postale 8128
IJS DICEMBRE 1995 - 31

4.2 Page 32

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V\\LECRASOP\\lOLO
GENERALE
Nostra intervista a Pires e Lorenzini. « È cresciuta la nostra
PERFAVORE1
NON LASCIATECI
''IN PANCHINAJJ
•1 di Gianni Frigerio ~
lf
« Come laici
siamo chiamati a portare
Don Bosco in piazza,
nella società, a servizio
dei giovani». Intervista
a Roberto Lorenzini
e Antonio Guilhermino
Pires.
LORENZINI. « Non è una richie-
sta di tipo sindacale. È piuttosto co-
scienza che matura e che si rende di-
sponibili per far emergere le ricchez-
ze c,he la Chiesa ha per l'uomo d 'og-
gi. E coscienza per ogni cristiano di
essere pietra viva della Chiesa ».
"Una reazione di soddisfazione
e un pizzico di meraviglia ",
ha avuto Roberto Lorenzini, coordi-
natore generale dei cooperatori sale-
siani, nel leggere il tema del prossi-
mo capitolo generale: Salesiani e lai-
ci: comunione e condivisione nello
spirito e nella missione di Don Bo-
sco. Così è stato anche per Antonio
Guilhennino Pires, presidente confe-
derale degli exallievi, che ha provato
"entusiasmo verso questo tema nato
dal cuore e dall'inteli igenza di don
Viganò". E dice: «Don Bosco aveva
intuito già 125 anni fa l'importanza
del laicato. Alcuni dei suoi divenne-
ro coadiutori, consacrandosi alla vita
32 - DICEMBRE 1995 BS
religiosa; ma lui vedeva oltre, e su-
scitò la collaborazione di tutti i laici
indistintamente nella sua missione
tra i giovani».
L'INTERVISTA
Ovunque nella Chiesa i laici chie-
dono pispazio. Qual è il vostro pa-
rere?
PIRES. «La richiesta mi pare le-
gittima. La Chiesa ancora oggi, sem-
bra troppo "clericale". n Concilio
non ha ancora dato tutti i suoi frutti
e la stessa Christifideles laici la si
mette in pratica troppo adagio».
Qual è il contributo che i laici
stanno già dando nelle comunità ec-
clesiali? E inoltre, ritenete che i laici
siano davvero pronti per un tale im-
pegno?
LORENZINI. «Nei laici è cresciu-
ta la coscienza del loro ruolo spe-
cifico. Non si tratta cli una coscienza
molto diffusa, ma il fatto che in una
società secolarizzata ci siano ancora
dei cristiani, fa sì che sia una scelta
convinta: e questo è già un fatto di
qualità. Alcuni poi sentono un appel-
lo più pressante a donare energie e
tempo per un servizio competente e
generoso nella carità, nelle catechesi,
nella liturgia, nel volontariato mis-
sionario».
PIRES. «Credo che sarà soprat-
tutto nell 'azione educativa, ammini-
strativa e tecnica, a tutti i livelli, che
potrà manifestarsi la leadership dei
laici. Naturalmente dovranno aver-
ne la competenza necessaria».

4.3 Page 33

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consapevolezza di laici», dicono vertici delle associazioni laicali salesiane.
Antonio Guilhermino Pires
Data la crisi delle vocazioni, i
laici si vedono c(tfìdare compiti che
il prete o la suora non riescono più
a ricoprire.
PIRES. «Mi sembra riduttivo. Io
vedo il laico impegnato nella mis-
sione della Chiesa per una comple-
mentarità di azione, di competenza e
di sensibilità che rende più incisiva
la missione. Per usare un 'espressio-
ne sportiva, mi pare finito il tempo
di tenere il laico in "panchina"».
LORENZINI. « Guai se fossimo vi-
sti solo come tappabuchi. Il fatto che
i presbiteri non siano in numero suf-
ficiente può essere un segno dei tem-
pi. Essi sono chiamati a compiti che
nulla tolgono all'indispensabile fun-
zione dei presbiteri e dei religiosi/e».
Nel mondo salesiano ci sono espe-
rienze di rilievo in cui i laici son.o
davvero corresponsabili insieme ai
salesiani della missione giovanile .
In quali settori la loro collaborazio-
ne sembra più significativa? E quale
cammino rimane ancora da fare?
PIRES . «I settori congeniali al no-
stro essere laici, sono numerosi: scuo-
le, oratori, corsi di fonnazione, attivi-
CHI SONO I DUE INTERVISTATI
Antonio Guilhermino Pires è stato
eletto presidente mondiale degli exal-
lievi nel 1992. Sposato, padre di tre fi-
gli , è un portoghese di 59 anni. Do-
cente universitario, si è occupato di
catechesi in parrocchia ed è ministro
straordinario dell'Eucaristia. Exallievo
di Lisbona e di Porto , è anche coope-
ratore salesiano.
Roberto Lorenzini
culturali, sp01tive. Oggi è urgente
dare una: formazione e preparazione
alla famiglia, vista la grave crisi che
la attraversa. Anche se il cammino mi
pare ancora lungo, sono frequenti pe-
i serv izi qualificati e specializzati
che prestano i laici nelle opere sale-
siane. Forse sarebbe però necessario
strutturarli in modo più sistematico,
senza lasciarli alla estemporaneità
delle persone e delle situazioni».
LORENZINI. « In campo educati-
vo-sociale, il laico snida con la sua
capacità di accoglienza tra i ragazzi
piLL infangati , tra le vittime dell 'emar-
ginazione e della delinquenza. L'ho
visto recentemente a Medellfn in Co-
lombia nella "Città Don Bosco": là,
ma anche altrove, c'è un vero cam-
mino educativo condiviso da coope-
ratori e salesian i».
Come possono i laici portare il ca-
risma di Don Bosco nella società?
LORENZINI. « Don Bosco diceva
che il bene va fatto conoscere. Dob-
biamo portare "l'educativo" in piaz-
za, cioè offrirlo alle comunità, alle
amministrazioni, alle associazioni. E
nello stesso tempo entrare di piL1 nei
Roberto Lorenzini, 44 anni, è coordi-
natore generale dei cooperatori sale-
siani dal 1994. Nato a Garda, presso
Verona, è sposato e ha un figlio di 13
anni. Professore di lettere e impegna-
to tra i giovani-adulti dell'Azione catto-
lica parrocchiale, ha trovato la sua
"vocazione laicale" tra i cooperatori ,
confermando la sua predilezione per
l'apostolato tra i ragazzi e i giovani.
o
mass media - questo Don Bosco
lo vorrebbe. Penso poi che Don Bo-
sco oggi non avrebbe bisogno di sa-
lire sui ponti dei cantieri edili per
trovare un suo ragazzo. O meglio, lo .
farebbe ancora, ma su segnalazione
di uno di noi. Voglio dire che Don
Bosco avrebbe un piacere immenso
a tenere unita una gran quantità di
laici impegnati in prima linea per i
giovani: negli ambienti di lavoro, nel-
le comunicazioni sociali, nell'anima-
zione del tempo libero, nella prepa-
razione al matrimonio, nell'ambito
familiare, nell 'impegno politico. Tut-
ti, ciascuno nel suo ambiente di vita,
attenti ai giovani».
Cooperatori ed exallievi hanno già
presentato un documento i1fficiale con
le loro proposte che verranno discus-
se nel/' Assemblea. In una sintesi chia-
ra e semplicissima, potete dirci cosa
chiedono i cooperatori e gli exallievi
al prossimo Capitolo generale?
PIRES. «Che emerga chiaramente
l'idea che la Congregazione ha del
laico: il perché della chiamata, il luo-
go e il come il cooperatore e l'exal-
lievo possano esprimere la loro con-
divisione ».
o
SALESIANI E LAICI NELLA CHIESA.
. La comunità della casa generalizia si è
preparata al Capitolo generale, incon-
trando alcuni laici particolarmente qua-
lificati sul piano ecclesiale e sociale. È
noto che il tema dell'assemblea del
prossimo febbraio è: Salesiani e laici:
comunione e condivisione nello spirito
e nella missione di Don Bosco. In base
alla loro competenza specifica, sono in-
tervenuti a partire da gennaio : il dott.
Claudio Betti, della comunità di sant'Egi-
dio; il prof. don Donato Valentini, dell'u-
niversità salesiana (per una riflessione
teologica); l'ex presidente della corte co-
stituzionale prof. Francesco Paolo Ca-
savola ("Esperienza di un laico in una
istituzione neutrale"); il prof. Gusman
Carriquiry, sottosegretario del pontificio
consiglio per i laici ("Movimenti laicali
nel mondo"); e il giornalista dott. Vitto-
rio Citterich ("La testimonianza del laico
Giorgio La Pira, sindaco di Firenze") . Al
termine del '94, prima della scissione
del Partito Popolare, era intervenuto an-
che Rocco Buttiglione sul tema "L'incul-
turazione del Vangelo".
88 DICEMBRE 1995 - 33

4.4 Page 34

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Si è concluso a Torino il corso di post-tirocinio per salesiani laici.
SALESIANI:
LAICI EPROTAGONISTI
di Umberto De Vanna
Cresce la simpatia
attorno alla figura
del nuovo salesiano
laico: un religioso
professionalmente
preparato e pienamente
coinvolto nel carisma
salesiano come voleva
Don Bosco.
E' una polemica vecchia, quasi an-
tica. Già nel 3° Capitolo genera-
le dei salesiani , qualcuno aveva det-
to preoccupato: «Bisogna tenere i
coadiutori bass i... ». Ma Don Bosco
si era opposto, visibilmente commos-
so, e aveva esclamato: «No, no, no!»,
confermando quanto aveva eletto ai
giovani novi zi cli San Benigno nel
1883: la congregazione ha bisogno
di persone fidate e autorevoli a cui
affidare in piena responsabilità al-
cuni settori clell 'attività salesiana. E
aveva aggiunto , tra l' altro: « Voi non
dovrete considerarvi sudditi , ma su-
periori ».
E certo questo il significato delle
iniziative di qualificazione che da vari
anni si organizzano per i giovani sa-
lesiani laici. Per prepararli meg lio al-
la vita religiosa, ma anche perché sia-
no più motivati e coinvolti nell ' impe-
gno pastorale tra i giovani . A Torino-
Valclocco si è appena concluso uno
dei corsi più riusciti , che ha interessa-
to un piccolo gruppo cli giovani sale-
siani laici d'Italia. «Siamo contenti cli
aver passato quest'anno a Valclocco »
hanno detto. «Per un salesiano poter
dire cli essere vissuto un anno in que-
sto ambiente è una grande sodclisfa-
34 - DICEMBRE 1995 /JS
Vittore Zen, laureando in informatica, tiene il corso ai ragazzi
della scuola media di Valdocco.
zione». Ma sono stati anche in Terra
Santa: un pellegrinaggio che li ha
aiutati a fare la sintesi, a completa-
mento dell 'anno cli teologia e di spiri-
tualità, e a sostegno delle loro scelte
cli vita. Li ho visti soddisfatti. Li ho
incontrati alla vigilia del ritorno alle
loro ispettorie.
COME NASCE
UNA VOCAZIONE
«Com'è nata la vostra vocazione
laicale? E come guardate alla scelta
che avete fa tto, dopo questo corso
dedicato a voi?».
Pierluigi: «La mia vocazione è sta-
to un fatto di contagio: il voler essere
come quel salesiano lì. E mi trovo
bene. Non mi vedrei ugualmente be-
ne nei panni ciel salesiano prete».
Vittore: « Per me è stato un po' di-
verso. Sono entrato in noviziato per
verificare la mi a vocazione salesiana
e senza ness un sbilanciamento nella
scelta. Volevo solo vivere con lo stile
cli Don Bosco. Il novi ziato mi ha
chi arito , ho ripensato all a mi a vita,
ai modelli conosciuti e ho deciso cli
farmi salesiano laico. Ma l' ho vista
come adesione a Cristo con lo stile di
Don Bosco. Perché non mi sono fat-
to prete? Mi piace sapere che il laico
fa leva sull a sua testimonianza, più
che sulla sua fun zione ministeriale».
Beppe: « La gente, appena dici che
sei sales iano, ma non prete, ti ac-
cetta meglio. Sanno che va li per la
tua vita, che non andrai mai a con-
fessar! i... » .
Luca: «Io credo che molto dipenda
dalla persona: se uno è affabile e non
fa pesare il suo ruolo, allora essere
prete o laico conta poco. Se sei un
tipo di staccato, legato all'ufficio e fa i

4.5 Page 35

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Un anno destinato alla teologia e alla crescita vocazionale.
pesare i I tuo ruolo, allora è diverso ».
Paolo: « Quando andai in novizia-
to , volevo semplicemente farmi sale-
siano. lo sono add irittura partito per
farmi prete, poi ho scelto la vocazio-
ne laica le. Mi è sembrara una voca-
zione nata dalla fantasia di Don Bo-
sco: il laico ha una vocazione che
non è legata a un ministero, a un cer-
to modo di fa re apostolato. Permette
a ciascuno di man ifestare le sue qua-
lità, che ha o che si costrui sce o che
trov a durante il suo cammino. Una
vocazione stimolante, nuov a. Forse
del futuro ».
NUOVE FORME
DI VITA RELIGIOSA
«Nonostante le diffi"co ltà che at-
tra l'ersano ogg i le vocazioni laicali,
il vostro ottimisnw e le vostre con-
vin:ioni fann o pensare che la voca-
zione laicale abbia ogg i delle chance
impensate, che sia 1111a vocazione di
attua lità e dalle amp ie prospetti ve».
Vittore: « Se diamo uno sguardo ai
va ri movimenti ecc lesiali che si dif-
fondono oggi nella Chiesa, sembra
imporsi una va lori zzaz ione della di-
mensione reli giosa non legata al mi -
ni stero sacerdotal e. Mi se mbra di at-
tualit~1in vest ire in questa direzione» .
Lu ca: « La vita reli giosa non è na-
ta legata al sacerdozio. Mi ha se m-
pre conv into la testimonianza radi -
cale de l semp lice reli gioso. La gente
si chiede: perché non si sposa? Per-
ché non si è fa llo prete? ».
IL SALESIANO LAICO ANCHE
NELLA "STANZA DEI BOTTONI "
Era inevitabile che i giovani salesiani in-
tervistati esprimessero anche alcune di
quelle "idee di confine" che circolano in
congregazione , e che attendono anco-
ra una risposta adeguata. Eccone una
manciata, tutte legate a un maggior bi-
sogno di "rappresentanza qualificata".
Giuseppe: « E da molti anni che si dice
che accanto al Maestro di noviziato do-
vrebbe esserci un salesiano laico .. . ».
Ilario: « Si parla anche di un salesiano
laico presente nel Consiglio generale ».
Giuseppe: « Un rappresentante a Ro-
ma farebbe emergere certi problemi.
Favorirebbe alcune iniziative ».
Ilario : « Non vorrei che questa appa-
risse come una rivendicazione di tipo
sindacale . Per questo preferirei che
chi guida la congregazione capisse
che esistono queste due anime e che
dovrebbero in qualche modo trovare
espressione a tutti i livelli ».
Luca : « Condivido. La spiritualità laica-
le è poco conosciuta, ma nel religioso
laico è, per così dire, allo stato puro e
può fare da complemento a quella del
sacerdote . Si deve insistere di più sulla
"salesianità" sia del prete che del reli-
gioso laico. Il carisma salesiano ne gua-
dagnerà. Lo stesso sacerdote sarà più
"salesiano" e meno "clericale"».
Paolo : « Questo "rappresentante" po-
trebbe inserirsi nel curriculum forma-
tivo. Potrebbe studiare la formazione
VERSO
IL CAPITOLO GENERALE
« Il prossimo Capitolo generale ri-
guarda la collaborazione con i laici.
Come l'i coin volge questo tema? ».
Jean-Paul Muller, unico salesiano
laico a far parte della commissione
precapitolare. Sono otto i salesiani
laici eletti al Capitolo 24. Pochi?
« Le cose in Europa stanno
cambiando e non vedo
di!lcriminazioni », dice Muller.
« E anche nostro l'impegno
di qualificarci e di imparare
a valorizzarci ».
specifica del salesiano laico. Istituzio-
nalizzare iniziative adeguate, occupar-
si di formazione permanente ... ».
Vittore: « E senza rubare compiti a nes-
suno, potrebbe occuparsi di alcuni inca-
richi tipicamente laicali, come il settore
della comunicazione sociale, quello dei
Centri professionali , dei corsi post-di-
ploma... ».
o
Ilari o: « Mi coin vo lge, ce rto. Non
come reli gioso laico, ma come sal e-
siano. Tenendo presente la situazio-
ne che noi viviam o e il punto di evo-
lu zione verso cui tendi amo, io sono
convin to che i sa les iani avranno
Il corso ha previsto anche un pellegrinaggio
in Terra Santa. Nella foto sono con alcuni amici.
Piero Ramello, diplomato al conservatorio di Torino
in direzione di coro e laureando in fisica.

4.6 Page 36

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- Si è tenuto a Kenclal (Gran
Bretagna) il primo incontro dell ' as-
sociazione «Senior Sales ian Si-
sters» tra Figlie cli Maria Ausilia-
trice inglesi e irlandes i. Le 24 par-
tecipanti oltre a guardare in faccia i
problemi e le ri sorse dell 'anzianità,
hanno discusso sul loro ruolo nella
mi ss ione e anche sull a loro crescita
interi ore.
- Festa grande nella parrocchia-
oratorio cl i Cuneo. Sono stati fe-
steggiati Eri ca Giuliano e Claudia
Martinetti per aver fatto la prima
professione religiosa tra le Figlie di
Maria Ausiliatrice: e l 'ordin azione
sacerdotale dei giovani cunees i Mi-
chele Ferrero, Carlo Zanotti , An-
drea Bozzolo. Mentre Cuneo conti -
nua la sua più bella trad izione, la
com unità salesiana rivela la vitalilà
di sempre.
- A ll a presenza del regionale
don Britschu, ai salesiani clell 'ispet-
toria Boemo-Morava di Praga è sta-
ta consegnata la copia stampata del-
le nuove Costituzioni . Vengono co-
consegnate alla sto ri a e agli ar-
chi vi i quadernetti manoscritti con
il testo delle Costituzioni ricopiate
con pazienza e fervida devozione
negli anni dell a clandestinità.
- Presso l ' uni versità statale cli
Firenze Marco Picchianti ha difeso
una tes i di laurea dal titolo: La
morte nel pensiero e nella vita di
don Giovanni Bosco. « Don Bosco
mi si è riv elato molto diverso e più
complesso di quanto immaginas-
si », dice. Ed è convinto che sia
stata la sp iritualità dei " noviss imi "
ad alimen tare la vita lità e la viva-
cità della sua opera, la sua radicale
dipendenza dal Signore della vita.
- Roberto Giannatelli , respon -
sabile dell ' Ufficio per le relazion i
pubbliche dell ' Università sales ia-·
na, è stato nominato eia Giovanni
Paolo li consultore nel pontificio
Consiglio delle comunicazion i so-
ciali . Il Consiglio permanente del-
la CEI ha nominato don Pierino
De Giorgi consulente ecclesiastico
del! ' Associa zione genitori sc uole
cattoliche (AGESC).
36 - DICEMBRE 1995 IIS
Roma. Renato Romaldi, regolatore dell'importante
Convegno del 1975 sul salesiano laico.
Il punto sul salesiano laico è stato fatto
esattamente 20 anni fa in un Convegno
internazionale, che si tenne a Roma
nel 1975. Da allora si può parlare di
una presenza più significativa? Oggi i
salesiani laici sono catechisti, consiglieri
scolastici, presidi e direttori di scuole,
economi. Fanno parte di molti consigli
ispettoriali. Qualcosa dunque è stato
fatto . Eppure in pochi anni sono scesi
dal 35 per cento del totale dei salesia-
ni, al 13 per cento. E c'è chi ne ricerca
la causa. « I salesiani laici non aspirano
certo alla "scalata alle cariche". Ma il
fatto che essi non sono presenti nei vari
organismi ufficiali in cui vengono prese
le decisioni che contano deve fare riflet-
tere », dice Renato Romaldi , della dire-
zione generale, che è stato appunto re-
golatore del Convegno di Roma del '75.
« Raramente si sono visti salesiani laici
nei raduni decisivi ». E Patrick Egan , per
sei anni maestro dei novizi in Irlanda,
afferma: « Sono numerose le posizioni
che possono essere occupate dai sale-
siani laici , al di là del fatto che per Co-
stituzione non possono diventare "su-
periori". L'articolo quattro delle nostre
Costituzionì dice che "la nostra società
è composta di chierici e di laici che vi-
vono la medesima vocazione in frater-
na complementarità". In realtà i salesia-
ni laici sono ancora poco presenti negli
organismi importanti della congrega-
zione e poco responsabili della loro for-
mazione. Penso che oggi si dovrebbe
perfino essere disposti a "discriminare"
a loro favore , proprio per attuare l'arti-
colo quattro delle Costituzioni ».
o
sempre pili da fare con un numero
crescente cli lai ci. Mi sento chiam ato
a prepa rarmi . Questi laici devono
sentirsi coi nvolti nel cari sma sa le-
siano, altrimenti faliiremo ».
Pierluigi : « C i si renderà conto che
quest i laici sono parte ril evante ciel
nostro lavoro. Che dobbiamo co lla-
borare con loro e impostare le cose
chi aramente: conoscerli meglio, pre-
cisare i ru oli . li Capitolo farà chia-
rezza. E poi capire che non siamo
un ' iso la e dobbiamo aprirci. Pur con
la nostra preparazione e professiona-
lità ed ucat iva, non poss iamo arrivare
a tutto. Li utili zzeremo bene, al me-
gli o: aiuteremo noi e loro a fare me-
gli o con i giovani ».
Giuseppe: « Abbiamo bisogno di
loro. A volte noi non vediamo certi
problemi . È il momento in cui in tutta
Europa si sta cambiando l 'ori enta-
mento cli molte opere e loro ci po-
trebbero aiutare a riprogettarl e anche
in funzione delle nuove poverti:1».
Vittore: « Ho parteci pato al Capito-
lo ispettoriale e due cose mi sono
sembrate acqui site: che i laici non
sono Ira noi per un incidente cli per-
corso: cioè, che ci facciamo aiutare
so lo perché non ce la facciamo pili. I
laici ci sono invece perché hanno
una vocazione spec ifica anche nelle
case di Don Bosco. Secondo: ci co-
stringono ad avere chi ara quale sia la
nostra vocazione, a non confonderci ,
a prec isare i ru oli. Sono portatori di
una doppia formazione: sia dell a loro
che cli quell a del sa les iano ». ·
Luca: «Si parl a dell e vocazioni del
f uturo. Nel post-Concilio dominano i
mov imenti che non sono chiusi, che
non si esauri scono cioè in istitu zioni .
Sembra che il cari sma di Don Bosco
sia già nato così: utili zzo tutte le for-
ze che la soc ietà mi dà per cri stiani z-
zarl a. L'esigenza dei tempi , la neces-
sità cli considerare il laicato, faranno
estendere il nostro cari sma, che non
si esauri sce nel mondo delle due con-
greg~1zioni dei sa les iani e delle figlie
di Maria Ausiliatrice, e lo porteranno
a fioritura completa. Gli obiettiv i li
raggiungiamo megli o mettendo in
gioco tutte le forze. Penso che sia lo
Spirito che ci sta ori entando così ».
Umberto De Vanna

4.7 Page 37

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r IL MIRACOLO
Avevano desiderato un figlio co-
me si desidera l'amore a vent'an-
ni! Si amavano teneramente e in-
tensamente, ma mancava al loro
amore questo sigillo. Tante volte
erano stati lì per concretizzare
questo miracolo... ma Greta, bel-
la come un fiore a primavera e
fragile come un cristallo di Boe-
mia, non riusciva ad andare oltre
la settima settimana di gestazio-
ne. L'orrore atroce l'avevano sof-
ferto nove volte! Erano disperati.
Forse vi avevano persino rinun-
ziato ... pur non sapendosi rasse-
gnare ...
Un giorno Romualdo, in uno sfo-
go doloroso quanto improvviso,
si confidò con me ... lo cercai di
consolarlo come potevo, quando,
improvviso un lampo mi squar-
ciò la mente .. . , mi ricordai del
"meraviglioso", piccolo, fulgente
Santo delle nascite ... il carissi-
mo san Domenico Savio che
tante strepitose grazie aveva ot-
tenuto alle mamme in attesa ... E
allora trovai le parole giuste.
Passò qualche tempo ... e un
giorno l'amico, quasi con pudo-
re , con voce tremante, mi confi-
che aspettavano un figlio ... e
che le fatidiche sette settimane
erano già passate.
E venne anche il giorno felicissi-
mo della nascita che , l'amico,
raggiante di felicità , mi comuni-
per telefono, dalla clinica:
nato!. .. è nato il piccolo Pilù ,
bello come un Angelo".
Giuseppe Landolfo
Bruzzano Zeffirio (RC)
r NONOSTANTE
IL PERICOLO
DEI FARMACI
ASSUNTI
Ero in attesa di un bambino. Sen-
za rendermi conto avevo assun-
to dei farmaci che poi ho saputo
dai medici avrebbero potuto nuo-
cere alla mia creatura. Iniziò per
me un periodo di gravi e giustifi-
cate preoccupazioni. Dietro con-
siglio di una suora, indossai l'abi-
tino di san Domenico Savio e lo
pregai ogni giorno perché faces-
se nascere sano il mio bambino.
Sono stata ascoltata perfettamen-
te perché mi è nato Alessandro
Domenico privo di qualsiasi pro-
blema.
Scorzato Elena
Pordenone
r HO CONTINUATO
AD AVERE
FIDUCIA
Durante la mia gravidanza mi so-
no affidata a san Domenico Sa-
vio . C'è stato un momento in cui
i medici mi hanno consigliato di
fare l'esame dell 'amniocentesi ,
temendo che il bambino potesse
nascere handicappato. Ma io ho
rifiutato. Ho indossato invece l'a-
bitino di san Domenico Savio e
ho posto tutta la mia fiducia in
lui. Mi è nato Francesco Maria,
sanissimo.
Emanuela Mot
Torino
r
NEHO
ESPERIMENTATO
LA PROTEZIONE
Voglio ringraziare il Signore e Ma-
ria Ausiliatrice avendo esperi-
mentato la sua protezione in oc-
casione di un recente grave inci-
dente capitato a mia madre (già
due volte in coma per ischemia) .
Essendo un giorno svenuta, è
caduta a terra sbattendo la testa
all'indietro e dando subito segni
di sofferenza cerebrale. Alla riso-
nanza magnetica sono stati rile-
vati un grande ematoma esterno
e una lieve commozione cere-
brale ma con nessun versamen-
to interno. Ringrazio Maria Ausi-
liatrice che in questa circostanza
ho pregato con tutto il cuore.
D. Fabio Borghesi
Roma
r ÈNATASANA
Sono affetta dal morbo di Chron
sin dal 1984. Ho subito un primo
intervento chirurgico che mi ha
asportato un peZf'.O dell'ileo e un
pezzo del colon. E seguito nell'89
un secondo intervento. Nel frat-
tempo una mia gravidanza non
ha avuto successo. I medici ne
sconsigliavano un'altra. Ma io ho
preferito aver fede nella pro -
tezione di san Domenico Sa-
vio . Infatti dopo undici anni di
matrimonio mi è nata con parto
cesareo la piccola Dominique
senza che ci sia stata nessuna
delle complicazioni temute . Ciò
ha meravig liato molto anche i
medici. La bambina ora sta bene
e tutti in famiglia continuiamo ad
affidarla a san Domenico Savio .
Avenia Maria
Favara (Ag)
r LEI SOLO POTEVA
SALVARLA
Ho sempre trovato il conforto del-
la mia vita nella devozione a Ma-
ria Ausiliatrice. In tutte le circo-
stanze dolorose ho sentito il suo
intervento materno come nel ca-
so che sto per esporre. Una mia
figliuola, erroneamente operata
d'appendicite, continuava a sta-
re male senza che si riuscisse a
trovare la causa del suo males-
sere. La sua sofferenza coinvol-
geva tutta la famiglia e il dubbio
che potesse avere qualcosa di
serio ci angosciava e non ci da-
va pace. Dopo una novena fatta
con tanto ardore decisi di farla
visitare da un chirurgo il quale
dopo accurati esami ed accerta-
menti constatò la presenza di
una cisti che già si era inoltrata
in organi vitali. Fu allora che mi
rivolsi alla Madonna come all'ulti-
ma ancora di salvezza: «S. Ma-
ria della speranza, non deludere
la mia attesa ». La gran Madre di
Dio non deluse la fiducia posta
nella sua intercessione. La gra-
zia venne. La mia figliuola ades-
so sta bene e insieme a me e
tutta la famiglia ringrazia e loda
Maria Ausiliatrice.
C.G., Catania
r
UNAVOCE
Ml DICEVA:
"ABBI FEDE"
Mia figlia non riusciva ad avere
bambini nonostante un interven-
to chirurgico e le molte cure fat-
te. Le fu consigliato di indossare
l'abitino di san Domenico Savio
e insieme cominciammo a pre-
garlo con grandissima fiducia, si-
cure di essere ascoltate. Dal pun-
to di vista medico, le possibilità
che mia figlia rimanesse incinta,
erano davvero poche . Eppure
non .trascorse molto tempo che
interve nne la gravidanza. Que-
sta però si presentava proble-
matica, dolorosa, difficile. Conti-
nuammo a pregare . Ogni volta
che visitavo la Basilica di Maria
Ausiliatrice a Valdocco e sostavo
davanti all'urna del Santo, senti-
vo una voce che mi diceva: "Ab·
bi fede!". Infatti la grazia arrivò
completa, con la nascita di Do-
menica che ora cresce sana e
buona. L'abbiamo affidata al san-
to protettore delle culle perché
continui a proteggerla sempre.
A.B., Casale M. (Al)
r
CONTRE
ARRESTI
CARDIACI
Due anni fa mio fratello Giuseppe
fu colpito da un grave infarto con
tre successivi arresti cardiaci. I
medici non nutrivano alcuna spe-
ranza per una sua ripresa. Ma
noi in quello stesso giorno ini-
ziammo con tanta fede e col cuo-
re in tumulto, una novena alla no-
stra Madre celeste Maria Ausi-
liatrice. Prima del nono giorno
mio fratello , il quale si trovava in
terapia intensiva, dette segni di
lenta ripresa . Ora grazie all'inter-
cessione di Maria Ausiliatrice egli
si è completamente ristabilito.
Genco Gaspare, Trapani
r UNA SETTIMANA
DOPO
Inaspettatamente il mio fidanzato
si trovò se nza lavoro . Col pas-
sare dei mesi crescevano in lui
la preoccupazione e la depres-
sione. lo non persi la speranza e
sicura che Don Bosco non ci
avrebbe abbandonati neppure in
questa spiacevole situazione, ini-
ziai una fervida novena in prossi-
mità della festa del 31 gennaio .
Una settimana dopo il mio fidan-
zato aveva trovato lavoro. Ringra-
zio di tutto cuore il grande santo.
G.S., Torino
Per la p11bhlicazio11e 11011 si
tiene conto delle lenere 11011
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omei/ere
l'indicazione del nome.
IJS DICEMBRE 1995 37

4.8 Page 38

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In Paraguay, tra dimenticati della terra, una volontaria VIDES
I Chaco Paraguayo.
L'infermiera volontaria
Lucia Rossato.
CAVALCARE IL CHACO
PARAGUAYO
di Margherita Dal Lago
Paraguay, in lingua
guaranì, vuol dire
«la sorgente del mare».
Qui nascono i fiumi.
Per raggiungere i villaggi
bisogna seguire il rio,
oppure camminare giorni
su sentieri impraticabili.
38 - DICEMBRE 1995 BS
<<L'impressione è che dopo Puer-
to Casado il mondo debba
finire. Più in di così dove si può
ancora arrivare?». Lucia racconta la
sua esperienza mostrando una docu-
mentazione dettagliata. « Ho cercato
di informarmi s ul territorio, sul cli-
ma, sulle condizioni di vita, sulla gen-
te. Ma ti accorgi subito, appena fuori
dalla capitale, che i libri di geografia
e gli atlanti sono fatti cli carta. La
realtà è un 'altra cosa».
La via del fiume Parami è la più ve-
loce. La più diritta. Per le strade uno
si perde. Ci impiega giorni. Come
abbiano fatto i missionari ad arTivare
fin se lo domanda ancora oggi, Lu-
cia, che, con Eleonora, ha prestato
due mesi di serv izio volontario nel
Chaco Paraguayo. Ma perfino per gli
spagnoli dei secoli scorsi era un 'av-
ventura che ha cieli' irragionevole.
Qui «Fuerte Olimpo » testimonia che
c'era un avamposto militare del pri-
mo tempo coloniale.
Lucia mi spiega: « Puerto Casado
prende il nome dai proprietari di
una fabbrica di tannino che dà lavo-
ro a una decina di famiglie. Non si
può pensare a una città. Sono cinque
villaggi, agglomerati. Il resto della po-
polazione è dispersa su un territorio

4.9 Page 39

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ha condiviso la vita delle missionarie Figlie di Maria Ausiliatrice.
Puerto La Victoria {Paraguay).
I Maskoy con suor Leandra Romero.
Paraguay. Famiglia Maskoy.
vasto tra colline, praterie. Gli indi-
geni Maskoi occupano il territorio
vicino a Puerto Casado, ma ci sono
altre due etnie rigorosamente raggrup-
pate: gli ayoreos e i chamacocos. Ho
avuto l'occasione di un giro verso Isla
Margaricla, lsla Alta, Puerto Maria
Auxiliaclora: guai se non ci fosse sta-
to il cavallo. Ho imparato a mantener-
mi in sella, disperatamente. È l'uni-
co modo per attraversare i villaggi,
fermarsi, incontrare la gente che vi-
ve cli prodotti agricoli: banane, ma-
nioca, uova ... » .
Ma cavalcare il Chaco è un me-
stiere che va ben più in là: è attraver-
sare la prateria con la voglia cli fare
qualcosa che resti. Questa gente non
chiede niente di niente. Non ha nep-
pure più i sogni. Molte volte bisogna
svegliare la voglia cli vivere. È que-
sto il compito dei salesiani e delle fi-
glie di Maria Ausiliatrice.
UN SERVIZIO SANITARIO
SPECIALE
Suor Rosanna Tomasella è un'ec-
cezionale figura di missionaria. È lei
che ha organizzato un "punto-salute"
in ogni villaggio: una capanna alle-
stita come infermeria, affidata a un
indigeno che si distingue per igiene,
ordine, intelligenza. È questa l' uni-
ca presenza per molti giorni la setti-
mana.
Suor Rosanna non può far altro
che "mettersi in viaggio", ogni setti-
mana, cavalcare di villaggio in vil-
laggio. È lei che prepara gli opera-
tori sanitari, promuove incontri , cu-
ra le malattie più impensabili .
A Puerto Casado c'è un piccolo
IL PARAGUAY è uno Stato chiuso tra Bolivia, Brasile , Argentina con un cli-
ma caldo e secco , zone pianeggianti e montagnose.
L'economia è prevalentemente agricola, anche se solo il tre per cento della
superficie è coltivata in maniera molto rudimentale. È un paese dalla cultura anti-
ca. Qui approdarono i missionari francescani e gesuiti ancora nel 1600.
Ancor oggi in Paraguay si parla e si scrive la lingua guaranì , che ha raggiunto
espressioni letterarie notevoli aiutando non solo gli indigeni a conservare il patri -
monio culturale loro proprio. Nelle scuole si insegna sia il guaranì che il castiglia-
no. La politica del Partito Colorado è di apparente democrazia. Governa nono-
stante una maggioranza all'opposizione. I brogli elettorali sono stati denunciati
anche da salesiani e figlie di Maria Ausiliatrice impegnati soprattutto al nord tra le
comunità indigene su cui sono stati perpetrati i soprusi più gravi: ritiro e sostitu-
zione di documenti , documenti falsificati , intimidazioni. I programmi sanitari del
governo sono orientati a ridurre la natalità e i metodi per raggiungere gli obiettivi
sono quelli dei paesi poveri : vaccinazioni di massa contro le malattie (obiettivo
primo e necessario) , ma, per le donne, c'è l'aggiunta di anticoncezionali o steri-
lizzanti. La logica dei ricchi è sempre la stessa in America come in Africa.
o
Paraguay.
Gente di un villaggio Maskoy.
ospedale: un medico e due infermie-
ri sono l'organico al completo. Il di-
spensario, gestito dalle suore, è un
porto di mare dove si fa fronte, gior-
no per giorno, alla povertà e alla ma-
lattia, come all'ignoranza e alla ras-
segnata passività. fn tre stanze spo-
glie c'è l'ambulatorio, la riserva di
medicinali, un lettino per i casi da te-
ns DICEMBRE 1995 - 39

4.10 Page 40

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LUCIA ROSSATO, infermiera pro-
fessionale di Pavia, è approdata nella
comunità delle FMA di Puerto Casado
un anno fa. " Bisogna tornarci , ha det-
to, perché tra i dimenticati della terra
si imparano le cose che noi abbiamo
dimenticato. E poi si capisce la vita in
tutt'altra dimensione ». Con suor Lo-
renza ha setacciato i villaggi delle tri -
Maskoi per portare aiuto , per alle-
viare sofferenze. Ha condiviso in tutto
la vita delle missionarie impegnate a
sconfiggere le malattie e a difendere
la dignità della persona tanto quanto
pronte a lottare per i diritti umani. Ha
cavalcato il Chaco . « Voi non potete
immaginare cosa significhino le vie di
comunicazione in un Paese così. O si
adopera il fiume , con tutte le sue insi -
die, oppure si cammina o si cavalca.
Per fare 11 O chilometri , ci si mettono
otto ore. Per arrivare ad Asuncion , 600
km , ci vogliono tre giorni. Le strade so-
no una promessa che torna ad ogni
turno elettorale, ma che viene puntual-
mente smentita ».
O
nere sotto osservazione. Non ci vuo-
le molto a fa re l' inventario cli tutto
quello cli cui si dispone. Ci sono degli
antinfluenza li , anticliarroici, delle vi-
tamine. « Le suore comprano gran
parte dei medic ina!i che poi di stri-
buiscono gratuitamente o a prezzi
simbolici. Chi può comprare, ciel
resto? ».
Lucia è stato il supporto cli questo
servizio sanitario speciale totalmen-
te gest ito dall a gratuità.
In Paraguay ha avuto il più alto in-
dice cli gradimento per le sue lezioni
cli igiene, anche se gli strumenti didat-
tici erano le mani , e le dimostrazioni
dal vivo. Insegnare l' igiene e la pu-
li zia in piccole capanne cli ass i e terra
non è ciel resto cosa di tutti i giorni.
L'IGNORANZA
UCCIDE PRIMA
« Con suor Lorenza sono passa ta cli
capanna in capanna. Avevo bisogno
cli un 'i nterprete. Di qualcuno che po-
tesse persuadere, far capire. Ho tro-
vato casi grav issimi. Bambini di si-
dratati. Sfiniti dalla feb bre. Nessuno
pensava all'ospedale. A volte veni va-
no perfino scoraggiati di rivolgersi al
medi co.
l bambini nascono sani . Fino a 6 o
7 mesi nessun problema, perché si
nutrono ciel latte materno. Poi comin-
40 - DICEMBRE 199511S
I Puerto Casado (Paraguay).
Lucia Rossato
nel povero dispensario.
ciano i problemi cli una carenza ali-
mentare grave e si susseguono ane-
mie, parassitosi, avitaminosi. Solo chi
resiste fino ai due anni , in modo eia
acq ui sire difese organi che, ha speran-
ze cli vita. Ma qui la vita è quasi un
lusso dei più forti. Gli altri muoiono ».
I bambini e gli anziani , come in ogni
altra parte ciel mondo, anche in que-
sto ango lo perduto ciel Chaco sono i
più poveri. La lotta per la sopravvi-
ve nza fa sì che chi non pros)uce ven-
ga lasciato al suo destino. E crudele.
Ma qui si accetta un destino che so-
vrasta come un enorme peso.
È una lotta immane quella dell e
missionarie: quella contro I' ignoran-
za prima cli tutto. Poi contro la ma-
lattia. Ma sconfi ggere le resistenze
è più duro che lottare contro la scab-
bia o le infezioni.
ln questo intreccio cli ignoranza e
cli mi seria la donna è un punto cru-
ciale. È lei che paga pesantemente il
peso ciel marito lontano per motivi
di lavoro, cJ1e spesso si prende un 'al-
tra donna. E lei che fa fronte al man-
tenimento dei figli. Impegnarsi ne ll a
loro educazione, nell 'istru zione mini-
ma, nella coscientizzazione dei diritti
civ ili è aprire loro possibilità scono-
sc iute.
Le figlie cli Maria Ausili atrice so-
no convi nte che la strada clell 'ecl uca-
zione della donna può portare all a
mod ificazione della vita. Ma è un
cammin o lento. Mai scontato.
COLPIRE AL CUORE
<< Credo che i poveri del Chaco,
più -poveri perché indi , mi siano pro-
prio rimasti nel cuore. Ma dentro ho
due immagini , che racconto con la
stori a di due creature che ho tenuto
tra le mani. Storie di vita e cl i morte.
Di speranza e cli tristezza. Ero a
Puerto Casaclo eia pochi giorni . In
uno dei primi giri cli capanna in ca-
panna, ho visto un a creatura di 20
giorni il cui colore verdastro non di-
menti cherò mai più. Sua madre, 14
anni , non la voleva. E da ven ti gio r-
ni era , sporca. Con la scabbia e una
gastroenterite grave. Con qu ali mani
ho cercato cli curarl a al dispensario
lo si può immaginare. Ma si poteva
fa re poco. Al ritorno dai villagg i,
quando ho chi esto cli lei all'ospeda-
le, questa creatura non c'era più. Re-
sta per me il si mbolo innocente cli
un popolo. Ero scossa. Sentivo dire
in giro che l'avevamo uccisa noi . E
mi domandavo se avevo fatto tutto il
poss ibil e.
«La seconda immagi ne è del gior-
no success ivo. Ho aiutato una belli s-
sima bambina a venire al mondo. È
stata un 'esperienza dolcissima, qua-
si un consegnare la speranza a una
madre. So che questa donna ha pro-
blemi a tirar su i suoi bambini, ma
per me quello resta un segno gioio-
so. La vita e la morte nel Chaco si
incontrano ad ogni piè sospinto. Sen-
za maschere. Ci cavalchi incontro e
le scopri dietro l'angolo, tra quattro
frasche o quattro assi inchiodate. Nel
buio cli un crepuscolo. Non te l'a-
spetti mai. E senti sempre che qual-
cosa si rompe dentro con ogni mor-
te. È qui che ho imparato un diverso
rapporto con la vita e il suo mistero.
In Jtali a si discute sull a vita. Qui ,
semplicemente, chi è impegnato reli-
giosamente si batte perché la vita sia
alla soglia dell'umano ».
Lucia ed Eleonora hanno percorso
questa terra senza fare molte predi -
che. Ma neppure le suore ne fanno.
Si sono date corpo e anim a ad avere
cuore di miseri cordi a e cli tenerezza
per i poveri, ritrovandosi con la vo-
glia cli anelare ancora.
Margherita Dal Lago

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
RUBEO Angela , cooperatrice, t Oglianico FARO suor Orazia , figlia di Maria Ausilia-
(TO) il 27/2/1995 a 91 anni.
trice, t Catania il 31/03/1995 a 88 anni.
Zelante cooperatrice, donna virtuosa, sem-
pre disponibile, affezionata all'opera sale-
siana, si distingueva per la pietà, che con-
divideva con tutti.
DERMOTA sac. Bruno Valter, salesiano,
t Trstenik, Ljubljana (Slovenia) il 28/9/1994
a 79 an ni.
Ottenne la licenza in filosofia alla Gregoria-
na nel 1938, e in pedagogia all'Università
salesiana nel 1947. Conseguì il dottorato in
filosofia e pedagogia all'Università di Vien-
na nel 1963. Fu professore di teologia a
Ljubljana, promotore del rinnovamento del-
la catechesi nella Slovenia e nella Croazia.
Fu membro di commissioni diocesane, eu-
ropee , vaticane. Scrisse molti libri di peda-
gogia e catechetica per gli studenti e i ca-
techisti. I funerali furono officiati dall'arcive-
scovo di Ljubljana.
PAROLA sac. Giuseppe, salesiano, t To-
rino il 15/05/1995 a 78 anni.
Dopo un a giovinezza trascorsa nel duro
lavoro dei campi e aver prestato servizio
militare negli anni difficil i della guerra,
quasi quarantenne scelse la vita re ligiosa e
sacerdotale, superando con coraggio il non
facile ostacolo di studi lunghi e severi.
Dopo brevi permanenze a Torino-Valdocco
e Chàti llon , giunse ad Avigliana e per 32
anni fu rettore del santuario "Madonna dei
Laghi". Meticoloso e preciso nel curare il
decoro della chiesa, coraggioso e geniale
nell'accostare apostolicamente i turisti che
sostavano sul piazzale, era particolarmen-
te apprezzato per il ministero delle confes-
sioni , dove rappresentò al vivo, la miseri-
cordia di Gesù Buon Pastore. E stato un
sacerdote ricco di una bontà semplice e
saggia, e resterà a lungo nel ricordo di chi
l'ha conosciuto.
FANT sac. Antonio, salesiano, t Torino il
27/03/1995 a 64 anni.
Nato a Reana di Rojale , in provincia di .
Udine, fu aspirante a Ivrea, dove cominciò
la sua avventura musicale , prima nella
banda scolastica, poi , durante il tirocinio
pratico, responsabile del canto sacro e ri-
creativo . Diplomato a pieni voti in organo e
composi zion e al conservatorio di Torino ,
inseg teologia liturgica alla sezione di
Torino dell'Università salesiana. Direttore
della rivista Armonia di voci e curatore del-
la raccolta di canti per l'assemblea cristia-
na Nella Casa del Padre, nel '94 fu nomi-
nato direttore del segretariato religiosi del-
l'associazione italiana Santa Cecilia con
sede in Roma. Di lui resteranno tante me-
lodie per la liturgia; ma la più bella melodia
è stata la sua persona di amico e di sacer-
dote buono e cord iale, prete secondo il
cuore e lo stile di Don Bosco.
63 anni di vita religiosa passati quasi inte-
ramente in Medio Oriente. Dal 1941 al
1944 fu internata per motivi politici a Be-
tlemme e provò la solit_udine più amara.
Spese la vita soprattutto fra gli arabi, prodi-
gandosi per la loro dignità e promozione,
soprattutto in Egitto e a Gerusalemme . Nel
1989 il presidente Cossiga le conferì l'ono-
rificenza di "cavaliere". Nel 1990, ormai lo-
gora, ritornò all'ispettoria in cui aveva co-
minciato nel lontano 1927 la vita religiosa.
CELI sac. Giuseppe, salesiano, t Nizza il
12/03/1995 a 86 anni .
Nato in terra veneta, a Terrassa Padovana,
venne in Piemonte per farsi salesiano. Fu
ordinato sacerdote nella basilica di Maria
Ausiliatrice di Torino nel 1937. Ebbe si n
dall'inizio una grande passione per l'orato-
rio. A 33 anni approdò con l'incarico di di-
rettore all'oratorio di Nizza Monferrato. Era
un uomo modesto e schivo, ma dalla volon-
tà di ferro, capace di grandi idee, fermo nel-
la sua dedizione alla missione sacerdotal e.
Consacrò ogni sua energia ai ragazzi, dan-
do vita ad attività di ogni genere, costruen-
do tutte le strutture indispensabili a un vero
oratorio. A Nizza lo ricordano come mae-
stro di vita sempre, prima come direttore e
poi come delegato exallievi; e come vero fi-
glio di Don Bosco , "salesiano meraviglio-
so", capace di seminare simpatia, cordiali-
tà, disponibilità e collaborazione.
ADRAGNA cav. Nicola , exallievo e coo-
peratore , t Trapani il 26/02/1995 a 85 anni.
Era innamorato di Don Bosco , e sostenne
le sue opere come attivo cooperatore e ze-
lante dirigente dell'Unione exallievi della
città. Ricoprì per 16 anni la carica di presi-
dente della locale associazione e per le
sue benemerenze in campo sociale era
stato nominato cavaliere al merito della re-
pubblica. Nel 1987 gli fu conferito a Torino
il distintivo d'oro degli exallievi. Lascia un
caro e affettuoso ricordo per la sua testi-
monianza di cristiano fervoroso e apostolo
e di stimato integerrimo cittadino.
BATTtSTELLA Francesco detto Cesco,
exallievo , t San Donà di Piave (Venezia) il
29 giugno 1994.
Fu per molti anni attivo e vivace collabora-
tore dell'oratorio Don Bosco, dapprima in
qualità di educatore e presidente dell'Azio-
ne Cattolica e poi, con entusiasmo e com-
peten za, animatore delle attività teatrali e
sportive . Era sempre e ovunque salesiana-
mente presente, con il suo fare ilare e fa-
ceto, per trasmettere a dirigenti e giovani i
valori veri dello sport educativo . Fu sempre
apprezzato e stimato da tutti per la sua
coerenza e autenticità cristiana.
r
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. de-I
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d' un legato:
« . .. lascio all a Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo cli legato
la somma di lire... , (oppure)
l' immobile sito in .. . per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del cu lto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi , per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede cli ogni sostanza .
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« ... annu llo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'eserc izio ciel cu lto, per la
formazione ciel Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero cli mano propria
dal testatore.
/JS DICEMBRE 1995 - 41

5.2 Page 42

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
Rivolgiti alla più vicina
casa salesiana o contatta
i responsabili della tua regione
ADRIATICA
Giancarlo Manieri:
tel. 071 /84.314
LAZIO
Patrizia Militi:
tel. 06/84.17.081
Silvano Missori:
tel. 06/444.07.721
LIGURIA / TOSCANA
Nila Mugnaini :
tel. 0586/81.41.74
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Maurizio Spreafico :
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MERIDIONALE
Mariangela Cecalupo :
tel. 080/53.43.379
Antonio D'Angelo :
tel. 081 /75.11.970
PIEMONTE
Manuela Robazza:
lei. 011 /43.65.676
Egidio Deiana:
tel. 011 /52.24.238
SARDEGNA
Sandra Bona:
tel. 0785/70.293 ; 70.895
Giuseppe Casti :
lei. 0783/800.238
SICILIA
Gina Sanfilippo:
tel. 095/76.49.433
Giorgio Roccasalva:
tel. 095/72.11 .201
VENETO/TRENTINO
FRIULI
Mafalda Diana:
tel. 0438/41 .06.13
Gianfranco Ferrari:
tel. 045/80.70.793
M. Cristina Zanaica:
049/80.21 .666
42 - DICEMBRE 1995 IIS
~
SOLIDARI ETA
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
I Timor. Don Alfonso Nacher, rettore del santuario
di Maria Ausiliatrice di Fatumaca, ha compiuto
il 24 maggio scorso i 90 anni. Ogni 24 del mese celebra
la messa con omelia, a cui partecipa molta gente
venuta anche da lontano.
Don Bosco e Domenico Savio,
in suffragio cli Masiero Federi co,
ex allievo ciel Manfreclini di Esre,
a cura cli M asiero M argh erita ,
L. 2.500.000.
~
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani , in memoria cli Fausto Gioria
e invocando protezione, a cura del-
la moglie Giuseppina Valsesia Gio-
ria , L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di Za-
nin Ivana, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Suor Eusebia, in vocando aiuto per
mio figlio, a cura cli Patu zzi A gne-
se, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco, in suffragio dei defunti
Nai-Taglietta, a cura della Fami-
glia Nai , L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria di
don Vasco Tass inari, a cura ciel fra-
tello Tassinari Remo, L. 500.000
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco , invocando protezione
in vita e in morte, a cura di M.1. ,
L. 500.000.
Don Bosco, in memoria e suffra-
gio cli don Carlo Vinciguerra , Sa-
les iano, a cura delle sorelle Tere-
sa e Giovanna, L. 500.000
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani , a cura cli Anna !Viaria De
M aneis, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in suffragio cli
Ida Sprovi ere, a cura cli Teresa Ci-
liberti , L. 500.000.
S. Cuore di Gesù. Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani , in memoria
e suffragio dei miei genitori , a cu-
ra cli Falelli Lucia, L. 250.000.
S. Cuore di Gesù, Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani , in me-
moria e suffragio dei miei fratelli
Guglielmo e Dom eni co,. a cura cli
Fal eni Lucia, L. 250.000.
S. Cuore di Gesù , Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani, invocando
aiuto e protezione, a cura di Faleui
Lucia, L. 250.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di Ri z-
zo lio Claudio, L. 250.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in suffragio cli
Concella de Angelis, moglie e ma-
dre, e in vocando prot ezione per le
famiglie Ferraris, a cura cli Luigi
Ferrari s, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, ringraziando
e invocando protezione,~a cura cli
Mapelli D., L. 200. 000.
Maria Ausiliatrice, in memoria cli
Ciro Pecoraro , a cura della Scuo-
la M edia A. Man zo ni-Catan zaro,
L. 165.000
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Santi Salesiani, in ringraziamento,
a cura di Maria Lucia, L. 150.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura cli Pecchioli Lucia Mangini ,
L. 150.000.
-
Borse missionarie da
L.100.000
- Maria Ausiliatrice, a cura di
Morini Ugo. - S. Cuore cli Gesù ,
Maria Ausiliatrice, Don Bos1.:o,
a cura cli M .S. , Z urigo - S. Gio-
vanni Bosco e S. Domenico Sa-
vio , a cura di N .N . - Maria Ausi-
liatrice e Santi Salesiani, a cura
cli Parlani Giorgina. - S. Giovan-
ni Bosco e Santi Salesiani, prega-
re per me, a cura cli N. N. exallieva.
- Don Bosco, a cura cli Fogliarini
Liliana. - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, in suffragio dei miei
defunti , a cura cli N.N . - Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco,
in suffragio dei miei genitori de-
funti e della sorella, a cura cli Pes-
sina Teresa. Don Bosco, a cura cli
Dova Carla. - S. Cuore di Gesì1 ,
Maria Ausiliatrice, rin graziando
e invocand o prot ezione, a cura cli
N.N ., Cagliari . - Maria Ausilia-
trice, in suffragio dei miei geni -
tori e cli mia sorella Catterina , a
cura cli Gazzani ga Giovanna. -
Maria Ausiliatrice, in memoria
dei genitori Lazzari . a cura delle
sorelle Elsa e Valeria Lazzari. -
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura cli Garzini Paola. - Don
Bosco , per grazia ri cev uta, a cura
di M onelli Sandra. - Maria Au-
siliatrice e Santi Salesiani, in suf-
fragio cli Teresa, a cura di Gior-
gio e Ivana Mansitieri. - Maria
Ausiliatrice "La donna vestita
di sole", in vocando aiuto nei mo-
menti critici della vira, a cura di
Borgna Sergio. - Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, pei ;x uiez io-
ne della fami glia, a cura cli Ferra-
ri s Cesare. - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco , implorando preghie-
re e protezione, a cura cli A.T. -
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per prot ezione dei figli Ro-
berto e Dani ela, a cura di Frati
M arco. - Maria Ausiliatrice, in
suffragio della sig.ra Fazzotta Car-
mela, a cura di Mari a Lombardo
e fam. - S. Giovanni Bosco, a
cura cli Maria Michelazz i. - Ma-
ria Ausiliatrice, in vocando pro-
tezione per i miei fi gli , a cura di
Rosa Pucci. - Maria Ausiliatri-
ce, a cura di Tempi Marisa. - Don
Bosco e Don Rinaldi in suf fragi o
del prof. Gaeta Manfredo, a cura
della moglie Eli sabetta. - Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Don
Rinalcli , a cura cli Demartini M a-
ria . - Maria Ausiliatrice, a c ura
cli Chio fo lo Mari a. - Maria Au-
siliatrice, Santi Salesiani, rin-
g raz iando pe r graz ia ri ce vuta , a
cura cli S.G. , Torino. - S. Maria
Mazzarello, prega per i miei fi -
gi i, spec ialmente per Federica, a
cura di N.N . ex allieva. - S. Do-
menico Savio, a cura cli Carl o
Franzese. - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, proteggete Paolo Do-
meni co e Paol o M ario, a cura dei
genitori. Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, a cura
cli Bonacossa Giuseppe. - In suf-
fragio cli don Lui gi Bianchi , sal e-
siano, a cura della sorella Cl elia
Bianchi . - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Domenico Savio, a
cura cli Graziali" Rita. - Maria
Ausiliatrice e Santi Salesiani ,
per gra zia ri cev uta, a cura cli Ce-
cilia A rgi olas . - SS_ Vergine Au-
siliatrice e S. Giovanni Bosco, a
cura cli Clemente Nerina. - Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco, rin-
graziando e invocando protezione,
a cura cli Belloli Leo. - Maria Au-
siliatrice e Santi Salesiani , rin-
gra ziando e invocand o prot ezio-
ne, a cura cli Momicelli Enri èa.

5.3 Page 43

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John Rasar è nato a Pasadena
California (Stati Uniti).
È laureato in fisica, ingegneria
e teologia spirituale.
Insegna metallurgia, elettronica,
informatica.
Ed è appassionato di scacchi.
Come devo dire: salesiano laico o coadiutore ?
Salesiano laico, intendendo laico come aggettivo, non come sostanti-
vo, così come si dice sacerdote religioso e sacerdote secolare. Noi
siamo consacrati laici. Il nome coadiutore ha una sua storia, con signi-
ficati ambigui . A Valdocco all'inizio indicava chi si occupava dei ser-
vizi materiali nei vari settori. Ma il primo salesiano laico, Giuseppe
Rossi, Don Bosco lo fece subito provveditore generale di Valdocco e fu
presente ai Capitoli generali.
Che dire dei salesiani negli Stati Uniti?
Siamo pochi, molto impegnati e, grazie a Dio, abbiamo vocazioni: 9
novizi l' anno scorso, 6 quest'anno. Abbiamo una buona tradizione di
salesiani laici. La mia stessa vocazione è nata per contagio dalla loro
vitalità, competenza professionale, amore a Don Bosco. Siamo pur-
troppo presenti solo nelle grandi città costiere. Abbiamo sc uole, par-
rocchie, centri giovanili, una buona editrice. Ma siamo poco coinvolti
tra i ragazzi in difficoltà, che vivono per le strade, vittime della droga
e della criminalità...
Perché Don Bosco ha una presenza tutto sommato non troppo impor-
tante negli Stati Uniti?
Le cause possono essere complesse. Una può essere questa: per tem-
peramento gli statunitensi diffidano quando si parl a di " paternità" .
Non parlano volentieri nemmeno di "patria". Il simbolo degli Stati
Uniti è lo zio Sarn, non papà Sam ! Per il mondo salesiano invece la
paternità è centrale. Gli americani non si fidano né del presidente, né
dei dirigenti, sono contrari a ogni forma di concentramento di potere,
al culto della personalità. La religione secolare americana ha per motto
il "fai da te". Noi salesiani non siamo forse riusciti a tradurre la
"paternità salesiana" in termini americani.
E c'è il dilagare del consumismo . Lo avete inventato voi...
Ma il guaio maggiore ritengo sia la fine del rapporto personale. Alla
sera o alla domenica ci mettiamo tutti davanti alla televisione, evitat1-
do di guardarci in faccia e di parlarci. Un tempo attorno al forno si
parlava delle proprie cose, si beveva qualcosa insieme. La società
moderna ci fa evitare il rapporto personale. Parliamo tanto di "villag-
gio globale", ma in fondo siamo miliardi di individualisti.
Tu hai fatto parte della commissione tecnica del prossimo Capitolo
generale, che affì·onterà il tema dei "laici". Quale sarà la novità di
maggior rilievo?
Forse la novità di maggior rilievo potrà essere questa: si vorrebbe arriva-
re a tutti i laici, anche a chi non opera nelle case salesiane, ma condivide
l'amore pastorale verso i giovani nelle Chiese locali e nella società. La
missione non si esaurisce con noi. Significativamente Don Bosco diceva
o ai direttori: non dovete preoccuparvi di fare tutto voi, ma di far fare ...
FOCUS
LE DOMANDE
DI GIANNI MORANDI
La pa rtecipaz ione a l pe ll eg rin aggi o
degli amm alati a Lourdes sembra aver
rappresentato davvero qua lcosa ne ll a
vita di Gianni Morandi. E ricorda vo-
lenti eri le tTe giornate che ha passato
con g li ammalati, condi videndo il loro
do lore e la loro speranza. «Non credo
però c he i malati vadano a Lo urdes
solo pe rch é s ucceda il miracolo. Io
c redo che stiano tutti insieme per
sentirsi uniti , per condi videre le loro
soffere nze co n altri , pe r sapere c he
non sono so li. Il momento più signifi -
cativo, dal quale non si sfugge e che se
uno non prova non lo può cap ire, è sta-
to per me quando mi sono trovato nel-
la G rotta de lle appari zioni. lo ci sono
andato di notte, due volte. Ci sono an-
elato e devo dire che si sente qualco-
sa di grande che non si riesce a spiega-
re bene. Quando se i nell a Grotta non
hai più vog li a di venire via. Stai da-
vanti , ti senti trasportato, ti escono de l-
le parole, delle preghiere, e sono uscite
anche da ll a bocca d i un non cri stiano
come me, uno che si ritiene neofita ».
A chi g li domand av a qu ali dom ande
av rebbe voluto fare a Dio, ha ri sposto:
« lo ho ini ziato a fa rmi de lle domande
una dec in a d ' anni fa. M io padre non
e ra credente, mia madre sì , mia non-
na (la mad re di mi o padre) mo lti ss i-
mo. Era un a donn a di campagna che
mi insegnav a la dottrina cri sti ana, mi
portav a sempre a Messa, magari con-
tro il parere di mio padre. lo sono cre-
sc iuto con un ' idea un po ' di storta del-
la fede e della religione. Non la vive-
vo be ne, non e ro credente, non lo so-
no mai stato all 'ini zio dell a mi a vita.
Poi, di eci anni fa ho ini ziato a farmi
delle domande, pe rché mi accorgevo
che la mia vita era una corsa conti -
nua , una ricerca solo di qualcosa di
materi ale : i so ldi , il successo, la ca-
sa ... Alla fin e mi sono sentito un
grandi ss im o vuoto dentro e ho ini-
ziato a fare de lle domande a me stes-
so ; ma for se in qu e l m ome nto co-
minciavo a parlare proprio con Dio ».
BS DICEMBRE 1995 - 43

5.4 Page 44

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TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
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~
a.
Religione, pag. 128, rii., L. 21.000
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Un cardinale che ha segnato
la storia della Chiesa
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contemporanea racconta la vita
dell 'ultimo «re cristiano »,
recentemente scomparso.
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Questa biografia, esaurita in Belgio
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in pochi giorni, è una straordinaria
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testimonianza a due voci
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Il.
di che cosa significhi cristianesimo
oggi : uno dei protagonisti
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(.)
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ii:
del rinnovamento ecclesiale
a confronto con un re ,
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il cui profilo sembra emergere
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da una favola medioevale.
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Card. Leo Jozef Suenens
~~ vi~~el~OVINO
ci parla
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