Bollettino_Salesiano_196610


Bollettino_Salesiano_196610



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Noi non ci fermiamo mai;
vi è sempre cosa che incalza cosci...
Dal momento che noi ci fermassimo,
la nostra Opera
comincerebbe a deperire
DON BOSCO
BOLLETTINO
SALESIANO
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
A , XC. N. 10 15 MAGGIO 1966. DIREZIONE GENERALE : TORINO 712. VIA MARIA AUSILIATRICE, 32. TELEF. 48.29.24
Il 25 aprile scorso, nel teatro della nostra par-
rocchia del Sacro Cuore a Roma, fu consegnato
il diploma di Cooperatori a un fol to gruppo di gio-
vani e di signorine che appartengono al Centro
« Fides » della parrocchia stessa. Questi giovani
Cooperatori si sono proposti di animare cristiana-
mente, con la testimonianza della loro vha e con
le loro iniziative, la vita della Basilica del Sacro
Cuore, che è un centro spirituale importantissimo
per il privilegio della sua posizione centrale in Roma.
I risultati ottenuti finora sono molto promettenti.
Il fatto riporta l'antico discorso dei Cooperatori
giovani, tanto più che il Decreto sull'Apostolato
dei Laici conclude con un appassionato appello
« alla alacrità. e alla magnanimità dci giovani» nella
vita apostolica della Chiesa. Questo recente esempio
prospetta ana soluzione.
Di fatto nelle varie atLività salesiane abbiamo
molti giovani che esercitano autentica azione di
apostolato. Sono i giovani catechisti e gli anima-
lori delle iniziative sportive e di assistenza all'O-
ratorio, i giovani exallievi che si impegnano per
la vitalità delle proprie associazioni, le maestre e
i maestri giovani, i dirigenti delle nostre associa-
zioni (circoli, gruppi del Vangelo, conferenze di
S. Vincenzo ecc.).
Per essere Cooperatori non si richiedono da tali
giovani attività all'infuori di quelle che già eser-
citano. Neppure si può pretendere che essi si fon-
dano con altri gruppi ili Cooperatori, che hauno
altri interessi, altra età e mentalità. Un gruppo
di dirigenti sportivi o di aiutanti di Oratorio non
può assimilarsi a un gruppo di Cooperatrici anziane
che preparano 111'.redi p er le Missioni.
Essi possono costituire gruppi a parte, pur di-
pendendo sempre dal Centro Cooperatori, e possono
fare a parte le loro riunioni organizzative. Rispet-
tandone la fisionomia come gruppo che attende a
una particolare opera di apostolato, saranno più
facilmente invogliati a iscriversi tra i Cooperatol'Ì
c ad agire come tali. Debbono naturalmente pren-
dere coscienza precisa della loro qualifica di Coope-
ratori con i loro interessi specifici e le loro caratte-
ristiche giovanili, riceverne il diploma, averne la
formazione ed eserdtarne le ope.re.
I v antaggi clie provengono da tali gruppi di Coo-
p eratori sono rilevanti: essi rientrano in una orga-
nizzazione che assicura continuità e vi talità; si ha
moclo di prepararli, attraverso periodiche riunioni,
a un apostolato qualificato, superando la superfi-
cialità dj un'azione generica; in .fine si favorisce
una formazione salesiana più sicura.
Uno dei difetti del nostro lavoro educativo è
quello di non saperci trovare dei collaboratori, non
curarne la preparazione in moclo adegualo, non in-
serirli nel vivo della formazione e dell'azione sa-
fosiana. Ci si accontenta di un attacca.men·to vago
e di sentimento a una persona, che si scioglie con
estrema facilità. I Cooperatori giovani, scelti tra
i nostri effettivi collaboratori, possono rappresen-
tare un arruolamento di forze salesiane dinamiche
e organizzate, quali D on Bosco ha sempre sognato
e la Chlesa altende.
L'ostacolo a questa t"ealizzazione non proviene
forse, più che da difficoltà oggettive, dal nostro
chiuso individualismo, dalla nostra superficialità
formativa, dalla mancanza di un vero piano ampio
e ordinato di lavoro? Il Concilio ha detto che i gio-
varli debbono fare l 'apostolato tra i giovani. La
formula dei giovani Cooperatori, ben compresa f>
attuata, non può corrispondere a questa esorta-
zione clella Chiesa?
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ACQUA
VIVA
Organizziamoci!
I RICHIAMI
E LE ESIGENZE DEL GIUBILEO
Parola difficile e molestn, ht riforma. La nostra
debolezza prrwal<' spesso sulle miµliori disposizioni,
e genera una tacita acquiescenza alla misura morale
ch'è stata raggiunta, con la persuasione in alc1111i
d'avere ormai cons,siiita 1111a perfezione sufficiente,
ovvero ro11 lo sce11irismo in altri di poterne com:eguire
una migliore. Virne qliesto Giubileo; e ci pllrla d'una
più 1•olenterosa ri,wovazione spirituale, e rivolge il
suo im•ito. quasi iridiscrcto, anche a q,wlli che già
sono sulla buona via, cosi cl,e « chri:,-tia nos optimos
ad altiora quaeque impeilat, honos vero ad acriorem
alacritatem commovcat {Const. Mir. evcnlus) ». Non
lascia tranq_iiillo alcuno il Giubileo, nè all'imo il ri•
chiamo alla riforma interiore. Bisogna riprendere
l'esaml' della coscimza, bisogna riconsiderare i benefici
riciw11ti ,la Dio, bisowia rirortlare le tanlP promesse
jrLtte, bisogna ripensare ai propri doveri, bisogna
modificare tunti mo1li preferiti di pen.~ari• I' di agire,
e bisogna alla .fine credere che è ancora possibile.
cor1 f'ai11to divino, diventare migliori. Non indrigiamo
di più. Voi conosatc tutte queste cose; alcuni di voi
ne sono perfino maestri.
ATTUARE CON GENEROSO SLANCIO
I DECRETI DEL CONCILIO
Qual1111qus sia stata la nostra opinione circa /,.
varie dottrine del Concilio, prima. che ne fossero pro•
mulgate le conclusio11i, ogi la nostra acltsior1e allr
deliberaziar1i, conciliari dev'essere schietta e senz1i ri•
serne, volenterosa Onzi e pro11tr1. a darvi suffragio <li
pensiero. di azione e di condo11a. Il Co11cilio è stMo
1111a grande novi1à; non tutti _(lii animi rrano pr,di-
sposti a comprendl'rla e a gradirla. ,'1a bi~ogna oramai
ascrivere al magistero della Chfosa le dourine conci-
liari , 1Jnzi al soffio dello Spirito Santo; e dobbfomo
conf!!do sicura erfunanime acceuare ilgranù~ «tomo».
cioè il t•olume, il testo degli inSC1:nam.e11ti r dei precetti.
che il Concilio trasmette alla Chiesa romana, per
primi; anche in questo a tutti amichevole stimofo r
fraterno esempio , mentre di q11csta effettivn accetta:::io11e
dobbiamo essere autorei•oli promotori ed interpreti.
I!; stato, dicei•amo, u11a grande novità, ma non
difforme alla nostra autentiro tradizione; anzi, per
molti a.,petti, il Conrilio ha voluto essere un ritorno
alle fuwi, urt reswriro cli forme originarie cli culto,
di pcr1siero, di prassi. uno studio di preferire, come
disse il Signou, il « manclatum Dei» alln rons11r•
tudillc irivalsa nel C'Orso del tl'mpo (cfr. Maub. 15. 2).
Ecco una riform11 psicologicamente e proticnmP/111'
non facile.
PAOLO VI Il 28 aprile 1966
Schedario ... autentico
Oggi qual unque ditta o complesso industriale,
qualsia~i associazione politica o culturale. che abbia
le sue sLrutLure da,, ero aggiornate, è in grado di
conoscere e di far conoscere tutti i dati nmnrrici che
si riferiscono ai singoli settori della propria attività,
e con una preci<1ione sorprendente.
Si sa brne che le cifre e i dati statis tici non costi-
tuiscono l'organ.izzazione nè tanto meno il valore
intrinseco di essa, mn sono pur sempre un indice
della serirtò, ddla tliLigcnza e drlla modernità di
mezzi con cui si lavora.
I Cooperatori Sale~inni sono organizzati per l spet•
torie e per Centri: c,gni Delegai o ispcttorialc e ogru
Delegato locale dovrebbe es.,;ere in grado di fornire
i dati statistici esali i che si riferiscono al mo"imenlo
che a lui fa capo. ln Italia, dove l'organizzazione
è stata curata c;on maggior risultato percbè la più
vicina all'azione diretta dl.'ll'attuale Rettor J\\l'ag~ore,
ci sono 20 uffici ispcttoriali o regionali e 696 uffici
locali dei Cooperatori. Sono tutti « funzionanti »
questi uffici? È una domanda troppo estesa e quindi
vaga. È meglio limitaTei a chiedere ai singoli Dele•
gati {e non solo d'Italia): quanti sono i vostri iscritti?
quanti ve ne risultano dallo schedario anagrafico
delle iscrizioni?
Alla base dell'organizza7,ionc sta appunto il
me.mbl'o associato, l'autentico i<ieritto, con relativo
diploma o attestalo <l'iscrizione.
E siccome l'iscri::ione ca11011ic(I viene fatta per
l'Italia dall'Ufficio Centrale di Torino e peT le altre
Nazioni dall'Ufficio TbpettoriaJc-J'llazioualc, occorre
che lo i;chedario anagrafico sia « autentico » ossia
corrisponda a quello Centrale o azionale.
È proprio per venire incontro a questo bisogno
di precisione e di autenticità che l'Ufficio Centrale
di Torino sta procedendo al « doppiaggio ,, di tutte
le sue schede d'iscrizione (circa 200.000) per for-
nire a ognuno dei 20 uffici iapcLLoriali o r<'gionali
d'Italia le schede «autentiche» in ordine alfabetico.
Ognuno poi dei 696 offici locali potrà «autenticare»
i propri iqcritti prei,t.o il rispettivo Delegato ispetto•
riale o regionale.
Sarà quindi più fucile l'aggiornamento per le ul•
tcriori iscrizioni e potranno corrispondere a verità
anche le cifre che ogni anno devono comrinrire sul
modulo dei dati statistici allegato alla relazione
annuale. L'esattezza cli una cifra può essere di grande
stimolo alJ'attiviLù illuminala e feconda.
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I CONSIGLIERI NELLA UNIONE
DEI COOPERATORI SALESIANI
(continuazione dal numeri precedenti)
Parlando ai Laureati cattoli(li. il Sa11Lo Padre
Paolo Vl speoificò le loro più alte funziooi di aposto-
laLo 1:on queste parole: « Vot potete essne i segna·
latori più 11igiforrti, gli i•1formatori più intelligenti, i
testimoni. più quat~{ìrati, i consiglieri più prudenti,
gli 11vvoèllti più ai•ve.duti, 1 collaboratori più generflsi
circa tanti bisogni del nostro mon<lo, circa tantr
possihilità di bene, circa tante questioni di cui la
vostra vita profana vi dà una diretta esperiPnza ed
una inrliscutihile rompetenza... » (L'Oss. Rom..
1 -1-1966).
Con )P rlebite proporzioni noi possiamo applicare
queste attribuzioni ai r.onsiglieri dellla Pi.i Unione
tanto sul piano ispettoriale e regionale, quanto su
quello locale. Gioverà che i Delegati illustrino loro
que~te particolari funzio1ri, nei convegni ordinari e
nelle giornate di ritiro.
Qui passiamo ora a inòìcare gli impegni dej sin-
goli, valendoci dei pratici suggerimenti di vari De-
legati, secondo lo schema che riteniamo più adeguai o
per i settori del Segretariato, della Formazione e
dell'Apostolato.
G)
IL CONSIGLIERE D'UFFICIO
PER IL SEGRETARIATO
È necessario consl'rvare lo .schPdario dri drfunli,
non solo per ricordarli in occasione della giornata
del s u{fragio annuale, ma per la documentazione
dell'appartenenza alla nostra terza famiglia spiri-
lul!_le, a qualsiasi richiesta.
E già avve11uto che CoopPratori e Cooperatrici,
segnalati per fama ili santità. siano stati avviati o
elevali a11'011ore degli altari. Altri lo mer.iteranno m
avvenire. L'Ufficio Locale deve essere sempre in
graclo di dare le più ampir informazioni.
Converrà che anche l'Ufficio Tspettoriale, in questi
uasi, possa disporre della maggior copia di docu-
menti e informazioni.
In relazione con la cura dello schedario è quella
della tramùssione del Diploma di iscrizione e del
Regolamento ai singoli iscritti. Il Consigliere non si
limiti a richiederli presso l'Ufficio l spettorialc, for-
nendo, ben precisi e chiari, tutti i dati e indicando
anclrn se Diploma e Regolamen10 si dehhano spedirP
direttamente agli ÌDteressati o al D elegato locale
per la distribuzione in forma solenne; ma segua le
pratiche, fìnchè Diploma e Regolamento non giun-
gano alla l oro destinazione. Contemporaneamente.'
specifichi se i nuovi iscritti ricevono già il Bollettino
Salesiano in fanriglia o se lo si debba inviare loro
personalmente.
Riteniamo che basti un Consiglfore per la colla-
bot·azione nei servizj ili segreteria. Nei pe.ciodi di
maggior lavoro poLrà essere coadiuvato da qualche
buon Zelatore.
Il Consigliere d'ufficio per il Segretariato (tanto
su piano ispettoriale e regionale, quanto su piano
locale) dov rebbe praticamente aver cura: a) dello
schedario; b) deDa corrispondenza: e) dell'archivio:
d) della documenta:i;ione; e) della propaganda.
I. Dura della schedarla
Suo primo impegno è Le11ere ordinato e aggi.ornato
lo schedario. A tal fine: a) segnare con esatlezza in
ogni scheda: cognome, nom_e, titoli, indirizzo (e altri
dati che possano interessare) ili ogru Cooperatore e
di ogni Cooperatrice; b) eseguire le variazioni che
possono occorrere per cambi di residenza, acquisi-
zione di nuovi titoli, dati particolari; e) notare i de-
cessi, trasferendo la scheda nello schedario dei de-
funti e comunicando soJlecitam..,nte i dati precisi
dall'Ufficio Locale alJ'Ufficio Lspettoriale e all'Uf-
ficio Centrale, perebè questi possano eseguire la
s tessa selezione nel loro rispettivo schedario e tra-
smettere i dati alla Direzione del Bollettino Salesiano
per l'inserzione dell'annuncio nel necrolo!?io.
Quando i defunti avessero acquisito qualche bene-
merenza particolare nell'apostolato, è compilo dei
Consiglieri specificarla perchè sia messa in evidenza.
2. Oul'a della oarrispande nza
Il Consigliere d'Ufficio del Segretariato deve
inoltre dare evasione alla corrispondenza. E, quindi.
espletare il lavoro che comporta, badando a conser-
vare quella che impegna verifiche, controlU e docu-
mentazioni. Il servizio di corrispondenza esige solle-
citudiue, tallo e garbo non comune. Don Bosco, di-
ligentissimo lui stesso nell'evadere la corrispondenza,
voleva cbe si addestrassero i giovaru e i confratelli
a scrivere come si conviene.
Premura e pazienza occorrerà pe,r soddisfare le ri-
chieste dj notizie, di materiale, di eventuali commis-
sioni ecc.
È cosa lodevole tener presenti ricorrenze di ono-
mastici, di compleanni, di circostanze liete o tristi
per far giungere felicitazioni, auguri, condoglianze...
Ma in questo si usi delicatezza e imparzialità per
non suscitare malcontenti.
Dove le spese possono essere molto notevoli, non
sarà fuor di luogo abituare amabilmente i cor:rispon-
de11ti ad anticipare i francobolli per la risposta; ma
non si lasci nessuno senza :risposta per difetto di
questa attenzione.
Ricevendo offerte, si usi la massima esattezza n el
rispettare le intenzioni degli offerenti e nel convo-
gliarle secondo la loro destinazione, esigendo anche
cenno di ricevuta, ove convenga, e facendo giungere
al più presto i doverosi rmgraziamenti.
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PENSIERI PER LA CONFERENZA MENSILE
Laici, eppure sacerdoti
Introduzione
La vita vissuta in unione a Gesù è un prolungare
i sacramenti nella vita, cioè fare in modo che Oç'Ili
avvenimento, ogni circostanza della nostra Vlta
porti il segno delle decisioni prese nei sacramenti.
E così, ncll'ulLima conversazione ci siamo accorti
che l'essere nella vita « profeti con Gesù» è proprio
un prolungare nella vita la decisione presa nel Bat·
tesimo (sacramento della Fede) e nella Cresima
(sacramento della Carità fiduciosa ed operosa), in
modo che la nostra parola e la nostra vita siano
una manifestazione di essa ed abbiano un potere
di conquista, apostolico.
Facciamoci ancora una domanda. Sappiamo che
Gesù è Sacerdote (Ehr. 5, 5-10); ora, possiamo come
« laici », uniti a Gesù, essere anche « sacerdoti
con Gesù»?
Ci aiuteranno a dare la risposta i numeri 10 e
34 della Costituzione sulla Chiesa (LG); ma ci aiu-
terà pure la Costituzione sulla Liturgia (SC = Sa-
crosa,nctum Co11.cilium).
D Veramente sacerdoti?
a) la risposta del Concilio.
Non molto tempo fa si usava dire « sacerdoti
della scienza » per dire; insegnanti, e « templi della
scienza » per dire: scuole. Chi si sognerebbe ancora
oggi di chiamare «templi» le scuole? Era un
modo di dire, venuto di moda in tempi nei quali si
metteva la scienza al posto di Dio; e può anche
darsi che, in qualche ambiente, le cose stiano an-
cor,a così. Ma sono mode e modi di dire che passano.
E chiaro che quando e.i domandiamo: « i laici
sono sacerdoti »? noi non pensiamo a nn modo
di dire, ad wia moda che può passare da un giorno
all'altro. Le .frasi del Concilio sono troppo energiche:
« Cristo Signore. Pontefice... fece del nuovo po-
polo... sacerdoti per il Dio e Padre suo »; « P er la
rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i Bat-
tezzali vengono consacrati a formare... un sacer-
dozio santo » (LG, 10).
b) la spiegazione.
Gesù sacerdote e i,/ suo sacrificio. Però sentiamo che.
nonostaJJ te questa fermezza, il nostro disagio ri-
mane. Siamo troppo abituati a chiamare « sacer-
doli » solo quelli... che dicono Messa. Ed allora
il Concilio stesso spiega: « lJ sacerdozio comune dei
fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quan-
tunque differiscano essenzialmente e non solo di
grado, sono tuttavia ordinati uno all'altro, poichè
l'uno e l'allro, ognuno a suo proprio modo, pai:te-
cipano dell'unico sacerdozio di Cristo » (LG, 10).
Con queste parole il Concilio ci assicura che ogni
confusione o malinteso viene evitato se pensiamo
a Gesì1 sacerdote e fermiamo il nostro pensiero sul
suo sacrificio, da Lui compiuto morendo in croce
per amore del Padre, cioè per portare a compimento
un progetto tutto dettato da bontà, che stava a
cuore al Padre da sempre (Ef. 1, 4-7; Ro. 5, 19;
Fil. 2, 8). Quello è stato il momento più alto del
sacerdozio di Gesù, il momento del suo sacrificio.
Sacerdozio e sacrificio <li ogni uomo. Ogni uomo
invece è sacerdote del proprio sacrifirio - quanti
modi di compiere sacrifici da quando esiste l'uomo
sulla terra! - quando, aiutato a sua insaputa dal
Redentore, manifesta in qualche moclo a Dio che
la propria decisione di amarlo è così profonda da
essere disposto a perdere la vita piuttosto che ri-
nunciare ad amarlo (il sacrificio non è altro che
questo).
Unione del sacrificio di Gesù e di quello del cri-
stiano. Ora domandiamoci: il Cristiano, unito a
Gesù personalmente e totalmente dal Battesimo e
dalla Cresima, sarà separato da Lui proprio quando
compie il suo sacrificio? Ogni sua azione sarà cri-
stiana e filiale (fatta iu unione a Gesti, figlio del Padre)
eccetto questa che così diventerà azione b ella fin
che si vuole, ma solo gesto di una povera creatura?
Dio che gli è padre in ogni momento, cesserà di
esserlo proprio in questo? Così, proprio il compiere
l'azione religiosa più bella - compiere il proprio
sacrificio, l'esercitare il proprio sacerdozio - sepa·
rerà da Gesù, come se fosse un peccato? Come dire
che il ramo produrrà il suo fru~to più bello quando
verrà tagliato dalla piauta... ? E chiaro che a tutte
queste domande si deve rispondere con un « no »,
rotondo rotondo. Il sacrincio del Cristiano, come
tutte le sue azioni sante, è compiuto in unione con
Gesù, è sacrificio nostro unito al sacrificio di Gesù.
c) Sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune.
È naturale che a questo punto ci venga in mente
una difficoltà: come si può essere uniti ad una cosa
(il sacri.6.c.io di Gesù) tanto. lontana? .Anche i bam-
bini dell'asilo sanno che il girotondo non si può
fare se non ci si tiene per mano! Il sacrificio di Gesù
è stato compiuto duemila anni or sono; come fac-
ciamo ad nnirci ad esso? La domancla difficile per
chiunque, lo è un po' meno per noi, perchè sappiamo
che alcuni nostri fratelli sono « segno di Gesù pre-
sente ». Sono essi che prestano a Gesù tutta la loro
persona affincbè possa essere un segno per noi;
essi esp1·imouo. di fronte ai loro fratelli, proprio
quanto Gesù aveva in cuore mentre compiva il
suo sacrificio, e rendono misteriosamente presente
Questo è il mio corpo dato...; questo è il mio
sangue versato... ») proprio il suo corpo e sangue
vittima sulla croce.
Il Concilio chiama sacerdozio ministeriale la capa-
cità che banuo nella Chiesa, famiglia di Dio, alcuni
nostri fratelli (quelli che cbjamiamo correntemente
« sacerdoti ») di r endere presente il sacrificio éli
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Gesù. «Sacerdozio». percbè essi, che sono « segno
di Gesì:1 presente », possono essere anche segno di
Gesti « che si sacrifica ». « Mir1is1eriaie », perchè
questo è un « servizio » (ministero vuol dire ser-
vizio) che essi, e solamente essi, possono prestare
uclla Chiesa ai loro fratelli: rendere loro presente il
sacrificio di Gesù. Si comprende subito che così
viene evitata ogni confusione sulla parola « sacer-
dozio » e « sacerdoti ». Appartiene al sacerdozio
ministeriale solo cln <i in grado di pres tare que-sto
servizio ai fratelli.
Il Concilio chiama invece sucerJoz-io comune quello
esercitato da eh.i sacrifica « se stesso» in unio11e
con Gesù, cioè da chi nnillce il suo sacrificio a quello
cli Gesù reso presente dal minilltro. « Sacerdozio »
vero, percbè nessuno si merita di più la qualifica
di sacerdote dj colui che sacrifica se s tesso. li saerj.
licio comporta una decisione personale cosi profonda
- la più profonda - per Dio, che nessuno la può
prendere per un altro. « Comune», perchè « ogni
cdstiano », già unito a Gesù pel Battesimo e per la
Cresima, si trova a Lui unito nel sacrificio, realiz-
zando cosi un'unione personale, totale, e « somma ».
cioè in sommo grado.
È chiaro che questi due « sacerdozi » differiscono
essennalmente, come clicc il Concilio, cioè urirano
a due cose differenti: l'uno a rendere presente il
sacrificio d:i Gesù, l'altro ad unirsi ad esso; così
come uno è ordinoto all'altro, perchè quello mini-
steriale ha lo scopo di render possi'bile quello comune-:
presentare il sacrificio di Gesù perchè ogni cris.tiano
vi si urusca qacramentalm<-nte. Per tutte queste
ragioni i] Concilio (LG, 10) dice che questi due sa-
cerdozi, ognuno a suo modo. partecipano dell'unico
sacerdozio di Cristo.
Conclusione: i laici sono veramente sacerdoti? La
risposta ormai viene spontanea: «Sì»; ogni laico
è in grado di offrire .:on Gesù un sacrificio «filiale».
espressione di profondissimo amore per Dio Padre.
fl Quando sacerdoti?
Questa domanda potrebbe equivalere a quest'al-
tra: quando il laico offre il suo sacrificio? L'insegna-
mento del Concilio (LG, 10, 34; SC, 47, 48) fa vedere
che non è possibile dare una risposta unica, perchè
il laico può compiere un sacrificio sacramentale e no
sacrificio spirituale.
a) Il Sacrificio Sacramenta/e.
Il laico compie il suo ufficio sacerdotale prima di
tutto quando si unisce al sacrificio di Gesù in sa-
cramento, cioè quando partecipa alla Messa; perchè
è proprio nella Messa che il Ministro, segno di Gesù
,,resente, rende anche presente col rito (parole e gesti)
il sacrificio di Gesù, così i fedeli presenti s i uniscono
ad esso col cuo1·e e col corpo comunicandosi.
Ahbjamo detto « i fedeli », perchè ogni laico, già
unito a Gesù col Battesimo e con la Cresima, ha il
di.ritto di unire al sacrifìcjo di Gesù il suo piccolo,
povero sacrificio. Ora comprendiamo quanto sia
slonalo parlare di «dovere» di «andare» a l\\Iessa.
o di « preceLto » di comunicarsi! Aggiungiamo che
lui solo, il battezzato, ha quest o diritto di essere
sacerdote « con Gesù » nell'offerta del suo sacrificio.
È vero che anche i non battezzati. non ancora visi-
bilmente unitj a Gesì1, possono, da Lui aiutati,
ofuire totalmente se stessi a Dio in sacrificio, ma
non possono farlo nel« rito sacramentale», riservato
a eh.i è già unito a Gesù pel Battesimo.
Ma propriamente che cosa compie il laico?' Ecco:
unito a Gesù, e davanti al Padre che è nei cicli,
con le parole e con le a:i:ioni (comunione) manifesta
la sua decisio1,e di amarlo anche se queslo dovesse
costargli la morte, il suo sacrificio. il suo martirio.
Ecco che cosa fa il cristiano a .Messa. Anche da questo
punto di vista comprendiamo che il partcciparn alla
Messa è una cosa seria. molto seria e certi modi
leggeri di comportarsi possono sembrare una pa:r.:i;ia.
Chi fa la Prima Com1mione manife6La per la prima
volta « nel cito » questa profonda uruone con Gesù
in sacrificio. on ha certo atteso quel momento per
farlo, se era adulto: col cuore l'ha fatto fin da quando
ha ricevuto il Battesimo e la Cresima. Come avrebbe
Catto ad essere in s tato di grazia se non amava il
Padre con tutto il cuore? Ma quella volta, per la
prima volta, manifesta col cito la sua unione al sa•
crificio di Gesù. Che momento importante quello nella
vita; che dovere per le famiglie di preparar hene
i figli alla Prima Comunione, senza preoccuparsi
eccessivamente di vestire i bambini rla fratini, e le
bambine da suorine o... da sposine!
Nal11J'almeute quella rlecisione dev'essere rinno-
vata in modo piì,, cosciente quando, col peccato grave,
se ne era datò una smentita coi fatti; ecl allora il
partecipare alla ;\\fossa comunicandosi prende l'a•
spetto bello cd impegnativo di una Prima Comu-
nione rinn.ovata.
b) Il Sacrificio Spirituale.
Qw si potrebbe cedere alla tentazione cli fare una
lunga litania di circostanze ne1Ie quali uno può
« fare dei sacrifioi ». Ma bisogna ricordare imo cosa
fondamentale. Ogni vita ha le «sue» circostanze,
o.elle quali il laico, e chiunque, deve prolungare
la sua decisione cli fedeltà, deve « tenere », per quanto
iu.sistenti e violenti siano gli stratloni per divellerlo
dal tronco su cui fu innestato. Poichè talvolta ten-
terà cli svellernelo l'uragau.o della violenza o dello
scherno, altra volta lo minaccerà d'inaridimento,
la stanchezza e l'accidia specialmente nclla preghiera,
alt:ra volta ancora con-erà pericolo d'infracid.ire per
le seduziou:i. P erseverare con Gesù nell'amore del
Padre. Questo è « il grande sacrificio spirituale »
che deve compiere ogni cristiano, sorretto dalla
forza cli Gesti.
Parò due s ituazioni meritano di essere ricordate.
Quando, spczzando il suo cuore indurito dall'c•
goi.smo, ne lascerà sgorgare l'acqua della carità
verso i fratelli, e per questo sj sentirà come ago-
nizzare, allora sarà sommamente unito a Gesù,
agonizzante in Croce per amore dei fratelli.
E ancora, <fUando i.I suo zelo apostolico non sarà
ricambiato che da indifferenza, disprezzo, calunnia.
se il suo cuOTe non si chiuderà, ma avrà la forza
di ripetere con Gesù morente: « Padre, peròonà
loro... », allora ver1tmente il Padi·e vedrà nd suo
i] volto dc.I Figlio suo.
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I ESEMPI I
I Cooperatori nell'isola di Madeira
per categorie, nei quali si studiano i loro
problemi giovàuili e si preparano i mi-
Nell'i$ola cli llloc.leira i Cooperatori Sa- in gran parle alJo zelo dei Cooperatori. gliorj alPapo~tolato; 5° tra gli univen;itari
lesiani c'erano già primo del l950, anno La parrocchla fu divisa in tre zone e i lavorano mantenendo i contatti ~on gli
in cui i figli di Do11 Bosco, chiamati Cooperatori e le Cooperatrici passarono exallievi che frequentano le wiiversità di
appunto dli un Cooperatore, fondurono di porta iu porta u portare l'invito del l\\Iadrid, -Valcncia, Sévilln, 13arcelona.
la scuola professionale di Funcluil. Ma panoco, a comhinaro col capo famig-li:,, aiutandoli o conoscerfii. a riunirsi in pic-
solo nel 1960 furouo oq1ani2,rnti. Da n comunfoare l'orario delle coofernnze e coli grupp; e a far capo al lo-ro antico
i'fllell'nnno la pianticelle (olla primo con- delle coofessioru. TusQtn.ma, pensarono Collegio. dove trovano afoto e assistenza;
ferenza erano 70) c.reLbe in piant.~ rigo-
gliosa e oggi nell'Arcipelago se ne contano
pitl di mille. La c.rescitn della famiglia
persino allo spuntino, che fu offerto ni
ITC gruppi di pnrrocchinni dopo la Co-
munior1e.
un'altra forma di aposUJlato, che si
rivelo provvidenziale, ~ quella dei « con-
&ultodos », ossia degli uffici di consnlla-
rese neccssorin lo fondazione di altri
L'idea della famiglia unito nella cele- ~Jone grat11iLn 3 tipo medico, giuridico,
ce11tri n Moch.ico. ad Arco da Calheio brazione della Pasqua e iu •ruclln forma lavorativo. I Coopernt.ori che vi prestano
e a Modolena do JUa,.
cosl l.,ene organizzata fruttò un'insolita lu loro opera di professionisti lo fanno
Crntro di F11ndtal. Sono i più
numerosi e organizzali. I Dirigenti ne
curano In formuzione spirituale attrn-
versn l'incontro mensile e i ritiri. Quello
di mano si svolse come un vero e proprio
corso di Eserc~i Spiritualj con tre
prediche e Via Crucis quotidin.ue. Ogni
giorno erano presenti circu 160.
Nel setLore apostolico si mira olla
cooperazione su piano ecclesiale. E si è
ottenuta lo prima reali,:-.azionc di un
ideale di Don Bosco: meli"'~ i Coopera-
frequenza e unu gioia nuova in tutti.
Negli oItri C~1uri, anche se per oru
me.no organizzati. non manca il fervore.
Ciò è dovuto all'appoggio che danno i
Parroci all'opera delle Zelatrici. A Ma-
cliico i Cooperulori si pre~tnUIJ per LULI.Ì
gli apos.tolati della parrocchia e ogni mese,
oltre l'Esercizio della buona morte, fa.ano
un'ora di adorazione. Alla prima Confe-
renza annuaJe., su un centinaio di iscritti,
cenno presenti 93 Lrn CoopcraLori e
Cooperatrici. Anche i Cooperatori di
con spirito opos tolico. con lll!soluto di-
sinteresse e non abitualmente. m.a per
quei casi che vengono loro segnalnti dal
Delegato locale.
In concln•ionc i Cooperatori di Alicante
curnno anzituLLo lo loro formazione spiri-
tuale e. svol~cndo poi uno intensa nltività
apostolica, rnirono ad essere lo luce e la
forza che informa salesionamente e aiuto
le diveroe organfazazioui che fauno capo
alle Scuole salesione tlelln città: exallievi,
padri dj fa.miglia. a..rciconfroternit.e ccc.
tori a servi:io dei parroci. Per me,ito Arco da Colhela stanno orguuizznndol!i
del Parroco, CoopeYatore salesiano 6n
dagli anni di seminario, i Coopcrat-0rl
col favore del Parroco, che per la con•
fercma annuale volle presenti lutti i
Convegni sacerdotali
sono diventati il •uo lm1ccio destro nello
catechesi e nelle nit.re attività panoc-
chinli.
Q1u1uln gioia, per esempio, e quante
soddWazioru provarono i Cooperatori a
P11s<p1a nell'aiutare il Parroco a orga-
ui,.zare la Comunione pasquale, non piil
ndla forma tradizionale e per categorie:
nomi.ai, dounc, giovani ecc. ma per fa~
mi.glie e por :<me. Fu un succesoo, dovuto
fodeli. Sicchè l'ex ispellore ùel Porto-
gallo don Armando Monteiro, cl,e tenne
la conferen2a, vide una mosijo di circa
2000 pereooe, di cui circo UOO signore,
200 uomini e 600 giovoni e ragazze
sopra i 16 anni. Si spera cos:l cl1c il pen•
siero di Don Bosco - che è poi quello
del Co11cilio - vada fncendo~i stroclo e
uicrementnodo l'npostolnlo cattolico tru
i parrocchiani.
I>i quello di T,,rioo, presiedu.ro dallo
.iesso Re11or Maggiore e affollato da oltre
300 Sa,:.,rc/oti, diamo relaziono s11I Bol•
leuiuo riel )• giugrw p,ossinw.
A Coriglinu o d 'OlnrntQ é o Bm·i
sono conveouli, rispettivamftllte nelle
giornate del 24 e 25 febbraio, 150 sace.r•
doti diocesani Cooperatoci e simpatiz-
zanti dell'Opera per uno giornata ,Ii spi-
rituali.là salesiana.
ltimorchevole l'afflusso a Corigliano,
Come funziona un Centro Cooperatori bene organizzato ove i •acerdoti, in numero di 120, sono
convenuti su invito del loro amato ed
ll Ccnt.ro Cooperatori di Alienntc nella
Spagna svolge un'auh•ità che rivela una
vita intensa e l.,eue organizz.nta. li Con-
siglio è compo•to di 7 mernbci, tutti
intellctt:unlmente ben preparati. Durante
i uovc 11.1esi dell'anno sociale ~i riuni_~
ogru scttimmrn alle 1O di seru. ora in
cui tutti p◊Sijtmo u, tervenire. Il Delegato
locale iu tali sedute •i preoccupa soprnt•
tullo di dare direLtive per una soda fò.r-
mazione spirituale dei Consiglieri, e in
particolare mira a impregnarli dello ,spi•
riLo salesinno che deve informare il mo-
vhnento Cooperatori.
Si spiega co,l il forLe impulso che un
Con$iglio così formato e òrganh.zalo
riesce a dare oll'ottivitil del Cent.ro.
sistcnzn agli infermj, uffici dj consulta·
zioue e di aiuto; 2• nel campo voca:ionafo:
piccoli corsi rli orientamento professionale
e vocnzionnle, visite al semmario e alla
casa di formazione salesiana, fondazione
di borse per vocazioni ccc.~ 3° nell'am•
biento Je//n famiglia, I C!>operatori llgi-
tano vivamente il gran problema dcll'e•
ducaziOnll ùei figli. A queslo fine si sono
stabiliti rapporti l!t~etli cou l'Associazione
dei genitori dogli alunni salesiuui. coi
quali si è ompiumente tTaltaln tutto uuo
problemolica edu.cativa, destando Ìll
tutti viviss_imo interesse; trci i giQvon.i,
che costitui•cono il campo primario del-
l'opostolnLo dcTia ter,a F11miglfo di
Dou Bosco, i Cooperntori di Alicante la-
eroico Arcivescovo mons. Gnelano Pollio.
Sin la meditazione del mattiuo èhe la
conferenza pedagogica furono tenute da
don Gaetano Scrivo, Con,.igliere generale
Jei movimenti giovanili salesiani.
Tema della prima è atntu la « Spc-
rauza » , come virtù indispcu.sabile del
sacerdote: speranza da cui •ca.tu.risce la
« fortc,.zo » ncll'opcrare.
Tema della conferenza pedagogica e
stato il « Problema dei gio1·ani del nostro
tempo», inteso come 1nohlcma di arnorc,
ùi accostamento, di sofferenza, nella se-
rena visione delle cose, che e.i porta nd
an:wre il nostro tempo, ad amare i giovani
del nostro tempo secondo lo spirito sa-
lesiano, attuando il sistema preventivo,
Questa si può compendiare brevemente vorano servendosi dei mo.zzi che oggi che è sistema di dialogo, fatto di ragione,
così: 1° nel campo ,ociale: cutcc.he•i, as• desl.lJno interesse: mchieate e iucoutrj di te.ligione e di nmorevole...za.
38

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Un desiderio del Papa realizzato dal Cooperatori di Roma
Paolo \\ 'I. ricc,rn,lo un ,~llci:rinnit~O
,:invanile di !-tra•hoq:u, ba ri,oho un ,ivo
rlop:io n qurlln Dincc-«i, per la •uo « . ruolfi
di pl't'parnziont• al Matrimonio ». '"S, ti
,i prrpartJ - l~gli ha dettt> 11rr In
Primo ComtJrrionr r per rinnOV(lr~ gli im•
ptg11i del Ba11e,imo, tarrro più è 11ecrnnri11
prrparani P"' il Hatrimonio ».
1~ ha a~i11nt(): u ~u quuto puntn non
•a111nno lagn11n:t o rimpr11rtri btn,1 tloir,
chr rivolgm,mo nito Jio,;esi di Srrcrsburgo.
1micl,è. sap71ia1110 r/1r ivi una " Sc,w/11 di
1JfCJ>aro.zinne o.I 1l'11Ltrimonio t• fun.~iona e
ii sviluppo frlicinimarmn1tl. Qut110 ~ p,r
'V,,i morii-o di ginia ~ di consola~ionr td
aitehe mori~-o di ,puan:a. Noi dr11dmamo
clu, un esempio wnio oppamwo, 1an10 be-
11tjieo si diffonda 1rnipre più nttlr Diortsi.
o,,, spesso già, l{rtr:ir a Dio, 1•en11uo or·
goni~o.,i cor.,i. o ritiri a que.•to mrdt1iim11
scopo».
Se ogni dCl!idcrio dd Papa de, e r•'len,
un romando 1w-r o,ro.i cattolko. lo de.-.
r•~"" tanto piD ~r i Cooperatori Snl••
, inni. Ecco Jlf"rthè il CwLro l~prllnri11lc
di Roma (e non 1111~1ln soltanto) ori;:onizzn
011ni onno un Corso par fida,i,:ali i11
pr,parazion• al !l1atrimonio.
Que!lt'aru,o ì ~ .-·olto dal 26 febbraio
nl 3 aprile- con cc-i le7.ioni. seguite da
con~'ttSO.zioui. tui temi segue.oli:
Pai""logia df/l'amor• nrl jidan:a
mrnw.
Psicologia dell'amor, e del1',duca2ion#
utlla fnmiglia.
Problemi m,diti n~I Morrrmi,nio,
40 Problnni api'ri11,a/i ~ m,,roli nrl .\\Jn.
1rimonio.
5• Vito i11 du,.
6• Tavola row11da ,ml tema " fedeltà
torilugtJle ".
n cono si ehiuJ<' con un ritiro ~pirhuolr
che sem a rnccoJdic"' i frutti immrdinti
del roDO, pri.mh.io ronfortevole di quelli
du_roturi che do~ rnnno incidere sulle
11uovc famiglie, ~ontribuendo o forrnurh•
profondamente rriMt illlle.
I punti cordini trottaii sono quelli
,tc:,,•ì che emeritono con r,;denza nei do
docu.mt.>nti conciliari: Il lnko lo la Chie,;a,
è ,aoèrdo.do regale. Ei1li partecipa al
un soccrdo?io di Cristo. Oi qui In nccc:-3itb
che ~in UII testimone,
missionario
nvvolendo•i della sua •pecificn competen:ui
profeshionole e di unn •piccata ,nntiù
di vita, onde pot,·r nbbroc.:inre le dlmrn•
-ioo.i drl dialo~o con ltllti! atei. gtmle di
altra fede, cristiani non cnuolici e catto-
lici oppartencnti ad oltre fon.e cattolich,•,
lm·o11tr<> lii lm,<'r,t1t111fi
<·001wn1to1·i e Zelido,-i roca~i11111
:sono 92 irH Insegnnnti .- i Cooperaton
che hanno risposto all'unnunle appu.o.U>•
mento rresso l'accoµUente htitu_to So
les:iono ·• \\forlonno Prll1:pinn •· rii Ostuni
(BrindiJ<i).
~ ,111 convegno, quello ,!elle vocazioni,
che è rntn1to ormai nelln rosa degli im-
P"&rni pill sentiti e più atte,i e che, di
anuo in nono. !-i nrricehi-.,•c ,li nuO\\'f
cspcricuzo e di o.uovo vori.
Ad apportare moiri:iore prestit110 u
quello di que,;t'anno. oltre allo prr~enzn
del !i". l<pcllntt dou Mnrroo.c, so.l~rle
propu4ontore di ~1 importanti incontrl.
ci !!<•uo 1tnti gli mlCT\\enli del Decurione
sale~inno don Vito Cornodo, PoJTOro rii
An~ (Potenza), e <lei Direttore delrA•
•pirn.ntoto Salesiano di Veno~o.
TI prlrno ba dettato intcre~,muti spunll
di rMdiuujonc su « I.a spiriwnlilà dtt
laici rn ordine alrapostoloro •• mett=do
in evidenza la persono)e voca?Jooe di
cinscu110 nel me:r11v~liow piMo divino
rlcllu M11lvczzn. Don l.ihorntore lio svolto
invcre urrn relo·tionc teorico-pratico 811
" Crit~ri di orientamento nello $,rlta de//,
rocm,ioni •• additando ni 11"",-eo.ti i rl'-
•rui~iti prr110nali di mc.nle e di l'11on, di \\llJ
buon promotore rli ,·0C111<ioni, e inJiCllndo
opportune nonne pratiche per un la"om
proficuo urlio riçercu delle Vocu7Joru.
Ne ò ~guito un intcrc••onte e vivocc
dibnttito, in cui ciascu.uo ,!ti presenti.
particolarmrnl~ !(li incaricati dei Centri,
bnnno port11Lo Il pre:d<>so co1tlrib11Lo delle
etipnienzt p<'ret11111li ovntc ,in oell'am•
hito delln .cuolR (in cui sono •• oli rl.6tri-
lmiti oltre ..-i111ilo moduli-inchic,to) che
in n.ltri seltori (riunioni di rnttthiw,o,
ncco,to.meuti pcrsouo.li ec(',),
Le conrlu~ioni dei lovQri fonno pre-
•n!fin l'Opio~i frulli, specie in considc-
raf.ione dcll'tnln•ia•mo e (Idio volonti,
di beo.e riscontrali in tolti i presenti.
PARAGUAY
Centri tli <'oopemtol'i ui01·ani
Traduciamo do " Pnragrray ·alr1icmo ":
J giovani nrllr file dei Cooperatori
!!ODO una nttc••itì\\ pt"tto.torin. l.'l'nionte
dei Coopt>rutori infatti è una .fomiglia:
1• in no.a Camiglin non possono moncnre
degli elementi f!iOvoni, che le portino
r11cr~e frrsrhc, gioin e ottimiemo. desi-
1forio di rinnovnr~i II di do11on!i.
Quest'anno Lulli i Centri ,0110 ,toti
ìn,;tati a forrnnrt, o.ei limiti del po•-ibile,
nutl~ ,:io, nuili con otti,•itil compatibili
ron la loro elà e condizione. 11 Centro
di Ccmrrprio11 hn avuto il primot.o <'on
un gruppo di giovani che, mentre ~i
roMciln.no nrll'opo•toluto, fre<1uelll8JlO
una scuola per cotei:bisti nppro, Alo dalla
Curia Dioeeana. Vo11lia Don llo•co che
l1111i i Ceut ri pos-an11 oJJ'rirc oll:1 Cl,iesa
1111 som.igliruitc Ioneio gio, anìle!
In Asunci6n furono invitali 11ori giu-
voni dell'ultimo corso che, p~r uvcr
militato ucUe ,li,•erse lli<!!Ocfoiio1rl dei
1105lri collegi, bnnnll rivelato ,piceni,..
qualità per h~rr apostoU lairi. Si ebbero
ro•ì 6 gioYani e 18 r&gllZZI': è J)Oco, mu
,i comincia. Cli clemen.ti buo11i, ,rrozic
a O-io, o.on m.oncouo.
Deo.venuli, rluuquo, giovani virgulLi
tlell'alhero •ole•lont>, n fom111re file com-
patte di apo•tnH in un moudo egoista,
an·denato dall'odio dei catthi e inde-
bolito dalla coda.rdia dei buoni: , ·oi.
udl'Unione dei Cò,,peratori, lrOvcrrtr gli
aiuti neretobnri per realizzare il mouo-
progrn_mmn rl1c Don Dosco vi ho truc-
cioto: ·• Froutf! alta... passo franco "
(eltiattzzn <li idooll • auone corag~iu•a) ».
(;;on10ta ,li stwlio 1,e,•
Consiglie,·i ;..,,,etto,·ioli e locali
Il 6 marzo n llnri i Coruuglieri i~pelto·
rioli e locali bnuno tenuto unn iiiornnLn
di studio su_l « Decreto dcll'npu~tolulo
dri laici». argomento ddln cumpngnn
nonuale.
Il •ig. Ispettore don Antonio \\l arrone
bo roru;egnnlo ai 36 io.te:rrenuti (t ro i
qunli sci clememi dello Presidenza Rf-
gioualc Exullll'\\ i) uon copia del Decreto
r della Coniunjone della Cbir,n nel
mnmlo co11tempor1111ro,
Le trattazioni r,.-rono tenute ,Julla
dotL.ssa Anna l'ortoirhese. ddln « rro
Civitote Cbri•1i1um " di A••~i. con la
cou1petéD.Za e l'elllu•in•mo dol laico che
vive inle11.Sa111e11Le u~I mo11dn iJ Uteunggio
cvani;-elico.
DON BOSCO NELL'AUGUSTA PAROLA DEI PAPI
A cura dell'Ufficio Stampa Salesiano dolla
Direzione Generale Oporo Don Bosco, Torino , SEI, 1968, pag. 210 L. 1200
Al Saleslanl sco110 sptcl1l1, focendont richiult 1ll'Uf11cio St1111p, Seluiaoo • <rino L 900
L'Ufficio S1.Ampo Sal~iano ba ~-oluto raci-ogliere in un volu:mt gli eloi,:i
ebc a lui trih11t.arono Pio XI, Pi.o Xli, Giovano.i X.-xIIl t' il ~ • e Pon•
tetica Pnolo VI.
È unn documantazione ricca_ e nulorevolc, che mette n disposhinnc del
lettore pensiero o nppro~znmenti di olto valore, utili u lulti coloro rhc
Jcvnuo parlare di Don Bosco.
Lo sobria p.reknla7ionr del volume, l'dcgorue -e•tt' tipografica. le brevi
noie apposle a illiL•lrnre le relazioo.i di cill.5Cllll Pontefice con lo Co1111rr,-
gazione Salei;iann, i dili~enti !!<lmmari premèS!!i a ogni disco™>. racili,
tono In ricerM dd materiale e impr~.iomeono J'oprrn. Se si fo~e urutu
nnQhf 111 documcutn.tionc dci Papi prercrlenti, da. Pill l'( n Benedetto XV.
l'owr11 tnrebbe riuKlta non solo iut.~ressante e utile, mo co111ple10.
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