Bollettino_Salesiano_198516


Bollettino_Salesiano_198516



1 Pages 1-10

▲back to top


1.1 Page 1

▲back to top


o

1.2 Page 2

▲back to top


----------------------
5 BREVISSIME
3 NOTE SPIRITUALI
don Viganò cl parla
9 REPORTAGE
Com'è duro far fiorire Insieme una valle. Il viag-
gio del nostro inviato in Madagascar presenta lje-
ly, la località dell'altipiano dove l'lspettoria sale-
siana di Roma ha la sua seconda missione.
37 VITA ECCLESIALE
Il Concilio, frutto di autentica coscienza eccle-
siale. In questo mese di novembre la chiesa vive
' l'esperienza del Sinodo dei Vescovi a vent'anni
dalla conclusione del Concilio. Don Luis Gallo ci
presenta alcuni problemi legati al rinnovamento
In copertina:
voluto dal Concilio e alle sue difficoltà.
Ragazzo ljely
(Servizio a pag. 9)
1 NOVEMBRE 1985
RUBRICHE
ANNO 109
Scriveteci, 4 - Pigy, di Del Vaglio, 6 La lettera di
NUMERO 16
Nino Barraco, 7 - Libri & altro, 40 - 1nostri santi, 41
I nostri morti, 42 - Solidarietà, 43.
CALENDARIO SALESIANO 1986
Il calendario del prossimo anno - tradizionale
omaggio del Bollettino ai suoi affezionati let tori -
è dedicato ad alcuni Paesi dalla significativa pre-
senza salesiana. Immagini di folklore e di costume
si alterneranno mese per mese al ricordo dell'im-
pegno spesso duro e sacrificato che i Figli di Don
Bosco hanno svolto e svolgono in ogni Continente
per la realizzazione del Regno di Dio.
~
IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista fondata da san Giovanni Bosco
nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 • Casella post. 9092
. 00163 Roma-Aurelio • Tel. 06169.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 Intestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco,
Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero Marco
Bongioanni - Eugenio Flzzotti - Gaetano Na-
netti . Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro.
Archivio: Guido Cantoni
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione, impaginazione e stam-
pa: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Registra:i:ione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
li primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per la Famiglia Salesiana.
•. Il_ 1S del mese per i Cooperatori Sale-
siani.
Collaborazione: La Direzione Invita a man-
dare notizie e foto riguardanti la Famiglia
Salesfana, e s'impegna a pubblicarle secon-
do il loro Interesse generale e la disponibili-
tà di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Alfano, Rinaldini) .
Via Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06)
49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni naziona-
li e 20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10
milioni di copie) in: Antille (a Santo Domin-
go) • Argentina Australia - Austria - Bel-
glo (in fiammingo) - Bollvla - Braslle - ca-
nada - Centro America (a San Salvador) -
CIie - es Cinese (a Hong Kong) • Colombia
- Ecuador Fllipplne - Francia - Germania
- Giappone Gran Bretagna India (In in-
glese, malayalam, tamil e telugu) - Irlanda
- !talla - Jugoslavla (In croato e In sloveno)
Korea del Sud - 8$ Lituano (edito a Ro-
ma) - Malta Messico - Olanda - Paraguay
- Perù - Polonia - Portogallo Spagna -
Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uru-
guay - Venezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il es è dono-omaggio di Don Bosco ai
componenti la Famiglia Salesiana, agli amici
e sostenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richie-
sta, nei limiti del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'in-
dirizzo vecchio.

1.3 Page 3

▲back to top


- - - - - -- -- - -sB-
Wt,.,al;
I NOVEMBRE 1985 · 3
Don Viganò cl parla
IL CORAGGIO
DEL BENE
lievo all'indispensabilità del coraggio nel fare il
bene. Non basta soffrire e venir avversati. Si è
«beati» quando le contrarietà sorgono «per cau-
sa della giustizia», ossia: in reazione alla testimo-
nianza del giusto che fa opere di bene.
In tal senso il Vangelo ci invita a non aver pau-
ra, ma ad imitare piuttosto l'ardimento di Gesù,
a fare il bene e a perseverare nel farlo nonostante
«Beati i perseguitati per causa della giustizia» le difficoltà e, in definitiva, a considerare la per-
(Mt 5, 10).
secuzione come il metro evangelico più collauda-
Il vivere e l'agire da uomo «giusto» provoca to per misurare la buona condotta. L'uomo
ostilità. Di qui il pericolo che hanno i buoni di «giusto» si contraddistingue per il coraggio delle
nascondersi nella pusillanimità. Ma S. Paolo proprie azioni; è convinto e ardito nel bene; ha
proclama che << Dio non ci ha dato uno spirito che una grande forza d'animo; è fermo nella difesa
ci rende paurosi, ma uno Spirito che ci dà forza» dei valori irrinunciabili, ed è intrepido nell'af-
(2 Tim J,7).
frontare rischi e malignità.
La «giustizia» a cui allude S. Matteo è un Risulta davvero triste, oggi, vedere tanti cri-
comportamento e.ti vita rnanifestato nelle opere stiani privi di un santo coraggio. I codardi, dice-
buone. Giunti alla meta finale, infatti, saremo va Peguy, preferiscono abbondare in spiegazioni
tutti giudicati in base a nostri atti concreti (cf. invece che impegnarsi nell'azione. Don Bosco ri-
Mt. 25,31 ss). Non sarà sufficiente l'ortodossia e peteva spesso che per fare del bene ci vuole auda-
neppure la preghiera (cf. Mt. 7,21-23); ci vorrà il cia, che non bisogna affliggersi per gli scherni de-
realismo della buona condotta: sono le opere gli avversari, che spesso la temerità dei cattivi si
buone che glorificano il Padre (cf. Mt. 5,16). appoggia sulla timidezza dei buoni e che se essi
È chiaro che il genere e.ti «giustizia» di cui par- vedono nei buoni decisione e coraggio allora ab-
la l'evangelista nasce propriamente da un atteg- bassano in fretta le ali. Di stesso affermava
giamento «religioso»; non è motivato semplice- che di fronte all'offesa di Dio non sarebbe mai
mente da una visione socioeconomica, bensì da indietreggiato anche nel caso di dover affrontare
una più profonda e globale considerazione di fe- un esercito.
de sul progetto Uomo. Da un simile atteggiamen- Siamo, dunque, coraggiosi nel bene ripetendo
to « religioso»: «scaturiscono dei compiti, della con l'Apostolo: «Mi affatico e mi impegno nella
luce e delle forze, che possono contribuire a co- lotta, sostenuto dal potente vigore che Cristo mi
struire e a consolidare la comunità degli uomini» dà» (Col. 1,29); «posso far fronte a tutte le diffi-
(GS. 42).
coltà perché Egli me ne dà la forza» (Fil. 4,13).
Nel presentare il paradosso delle ostilità che
sopravvengono al «giusto», la Beatitudine dà ri-
don Egidio Viganò

1.4 Page 4

▲back to top


A proposito di francobolll
salesiani
Ho letto l'articolo «Signor Ministro, ci
regala un francobollo?». Le confesso
c~e l'ho letto con molto interesse e
piacere anche se ha acceso in me il
desiderio di avere qualcuno dei fran-
cobolli presentati. Per me sarebbe
molto bello poterne avere qualcuno.
Juan Car/os Rondon del Casti/lo
Rionegro (Colombia)
L'articolo riferito ha suscitato numero-
se richieste del genere alle quali pur-
troppo non possiamo rispondere per-
ché non disponiamo di tali francobolli.
L'articolo è stato reso possibile dalla
d~sponibilltà di don Ceresa, responsa-
bile del museo mariano salesiano di
Torino, a_farci consultare e fotografare
la col/eztone che egli custodisce. Ci
scusiamo con i tanti lettori che hanno
scritto.
Infermiera professionale cerca
organizzazione di volontariato
Sono un'Infermiera professionale di
26 anni, nubile, vorrei, se è possibile
attraverso il vostro giornale, entrare In
contatto con un'organizzazione che
svolge un servizio di volontariato nei
paesi del terzo mondo.
Vogliate accettare i miei ringrazia-
menti e i miei complimenti per la ·vo-
stra rivista.
Lettera firmata Torino
Exalllevo felice
S_ono felice perché sono diventato uffi-
cialmente exallievo di Don Bosco. Sul-
1~ bas_e de!la mia part~cipazione, per
d1vers1 anni, alle colonie marine estive
per orfani di guerra rette con profonda
~en~ibilità dalle Suore di Maria Ausi-
liatrice che con affetto ci istruirono e ci
di~dero l'impronta di veri salesiani, ho
~h1~sto ed ottenuto l'onore di essere
iscritto fra gli exallievl di Don Bosco.
Tutta la mia vita di studente, di ufficia-
le dell'esercito in tempo di pace e di
guerra, di dirigente d 'azienda ed ora
di studioso è stata impostata sugli in-
segnamenti di Don Bosco...
Doti Giovanni C. Riga/do Virett, . Milano
Le claustrali di Rovigo
ringraziano e pregano
Anche se in ritardo vogliamo dirvi il
nostro grazie, per lo spazio datoci nel
«Bo~lettino ~alesiano», tramite Il quale
abbiamo ricevuto varie richieste di
preghiere.
Ad alcuni abbiamo risposto personal-
mente ad altri non cl è stato possibile
per mancato indirizzo. Ora vorremmo
at~rave~so il Bollettino arrivare a que-
sti, assicurando loro la nostra preghie-
ra, liete di entrare in quella comunione
che ci stringe a Gesù, facendo nostre
tutte _le loro intenzioni presentandole a
Colui che adoriamo quotidianamente
Esposto sull'altare.
Vogliamo rivolgere il nostro ricordo
fraterno particolarmente al giovane
cooperatore salesiano Nicola di Ceri-
Qnol~ (FG) che con la sua semplicità e
fiducia nelle nostre preghiere ci ha
commosse.
~aro _N_icola di cuore teniamo presenti
1mot1v1 per i quali ci hai scritto.
Con fiducia e amore rivolgiamoci al
Padre nostro che sta nei cieli che ci
guarda e ci ama con amore 'infinito
che si china sulla nostra povertà, eh~
soccorre la nostra miseria.
~ tutta la Famiglia Salesiana il nostro
ncord<:> nella pre~hiera, perché possa
camminare spedita sulle orme di s. G.
Bosco, per raggiungere la meta pre-
stabilita da Dio.
A_Lei Padre un grazie, un saluto cor-
diale e fraterno.
La comumta claustrale Ancelle della SS Trinita ·_
Rovigo
A proposito di utopia
Nel numero 13 (1 /9/85) del Bollettino
Salesiano a pagina 24, I colonna, ho
letto questa frase, pronunciata da don
Viganò a Potenza in occasione dell'i-
naugurazione delle «Opere Sociali
Don Bosco»: «Il Vangelo è un'utopia».
La frase mi ha lasciato veramente
sconcertato, anche perché. mia figlia
(Il li~eo classico) qualche giorno fa ha
s~nt1to .una frase molto simile (Il cri-
st1anes1mo è un' utopia, ma un'utopia
buona) dal suo professore di religione
sacerdote anche lui. Si vede che son~
entrate nella mentalità di tanti sacer-
doti, e quindi nella loro predicazione
delle_ strane idee. Questa mia letter~
non intende entrare in polemica con
nessuno, ma chiede solo una risposta
ad alcune considerazioni...
Pe~ parte mia continuerò a pregare lo
Spmto Santo che assista la Chiesa ed
in particolare i sacerdoti, affinché ~ia-
no ~empre luce di verità ed esempio di
carità fraterna per tutti gli uomini. Con-
tinuate ad inviare il B.S., che di solito
trovo molto utile per stimolare una vita
cristi~na ricca di amore per Dio e per il
prossimo.
P Cignetti · Caluso (TO)
La frase riferita nell'articolo citato
gentile Signora, non ml sembra eh~
possa essere interpretata come una
non fiducia nel vangelo. Essa vuol dire
soltanto fa grandezza dell'ideale evan-
gelico e fa nostra incapacità umana di
realizzarlo pienamente. La stessa pa-
rola «utopia» poi nel contesto dell'arti-
co/o non ha il significato di «cosa im-
possibile. o. fantasiosa» ma semplice-
mente ~t ideale capace di riempire
u'!a esistenza ma che si realizzerà
pienamente soltanto nei «Cieli e terre
nuove» di cui parla l'Apocalisse.
Toccare con mano
Leggo da poco il B.S., ma conosco il
fo~dat~re _da molti anni, leggendo non
ultn,:io 11 hbro di Teresio Bosco, mio
manto lavora da 20 anni in falegname-
ria ad Arese e la nostra seconda bim-
ba si chiama ChiaraDomenica in ono-
re del Santo intercessore.
Un poco di famiglia mi sento anch'io
qu!ndi, alme~? unita a voi nelle pre-
ghiere. Ma c10 che mi sta a cuore di
comunicarvi è che ho trascorso in Val
F?rmazza tre giorni meravigliosi fatti
d1 se~plicità e pulizia, di allegria e
serenita.
Ho potuto «toccare con mano» quanto
amore,. quanta dedizione per questi
ragazzi. Tanto lavoro e pazienza non
sempre ricambiata ma sempre eiargi-
ta a piene mani.
Le estenuanti giornate trascorse con i
ragazzi da mane a sera senza mai
perderli di vista, senza mai nasconde-
re un sorriso.
Don Chiari, direttore generosissimo
per non parlare di tutti i collaboratori.
Ho sempre incoraggiato mio marito
però mi vergogno un poco della mi~
scarsa disponibilità. La mia speranza
non è solo di comunicare questa gioia
ma far conoscere a tutti l'immenso be-
ne che fate.
Irvana Bertocchi Morand1 Cislago
Naturalmente giriamo la lettera ai con-
fratelli salesiani dell'lspettoria di Mila-
no che organizzano in estate giornate
tanto splendide da provocare lettere
c~me queste. Grazie a Lei, gentile
signora.

1.5 Page 5

▲back to top


____ _________,.,_______.11
FRANCIA
Celebrata a Strasburgo la
Settimana E uropea delJa
Gioventù
O ltre mille giovani dai
16 ai 25 anni nei
giorni 1-6 luglio
1985 hanno dato vita a
Strasburgo in Francia ad una
Settimana Europea della
Gioventù.
È stata questa la più
importante iniziativa a
carattere di massa preparata
dal Consiglio d'Europa in
occasione dell'Anno
Internazionale della
Gioventù.
1 giovani presenti a
Strasburgo provenivano dai
21 Paesi membri dello stesso
Consiglio ed in
rappresentanza di 40
organizzazioni giovanili
Nella foto:
Il manifesto della
Settimana e alcune
immagini.
internazionali.
La «Settimana» - un
simpatico cocktail di
dibattiti, conferenze, giochi,
concerti e... colori - ha
visto i giovani, l'Europa del
futuro, dibattere temi
strettamente legati alla loro
condizione ed in particolare:
stili di vita giovanile, pace e
sviluppo, razzismo ed
intolleranza, lavoro ed
educazione. l risultati e le
mozioni di questa
<<Settimana>>verranno
successivamente presi in
considerazione dalla prima
Conferenza Europea dei
Ministri responsabili della
gioventù che si terrà sempre
a Strasburgo dal 16 al 19
dicembre 1985. In attesa di
tale incontro per un bilancio
conclusivo sul contributo del
Consiglio d'Europa all'Anno
dei Giovani, sono possibili
tuttavia almeno due
osservazioni. La prima
riguarda la stessa iniziativa
rivelatasi, a nostro parere,
culturalmente valida
soprattutto in direzione
europeistica. Guardando
giovani d'ogni Paese
fraternizzare e dialogare tra
di loro non si può non
vedere un futuro certo in
senso europeistico.
La seconda osservazione
riguarda la scelta dei temi
fatti oggetto di dibattito
durante la Settimana. Si è
trattato di argomenti
strettamente legati al
politico. La stessa presenza
alla Settimana del primo
ministro francese Fabius e
del segretario generale del
Consiglio d'Europa
Marcelino Oreja ha
sottolineato quest'aspetto. E
del resto senza azione
politica ben difficilmente
problemi come la
disoccupazione giovanile o
l' affermazione dei diritti
umani nel mondo potranno
trovare soluzione.
Fra le innumerevoli proposte
che sono echeggiate al Palais
des Congrès di Strasburgo di
particolare significato
educativo e formativo in
direzione europeistica ci è
sembrata quella che prevede
la creazione di una rivista
europea dei giovani.
BELGIO
Premiato u.n salesiano cieco
D estinato a
ricompensare
annualmente un
cittadino belga che, colpito
dalla completa cecità, si
distingue per il coraggio
nell'assumere il suo handicap
e per l'impegno nel rendersi
I N OVEMBRE 1985 5
utile il più possibile alla
società, il premio Lion-
Francout, consistente in una
considerevole somma di
danaro, è stato assegnato per
il I985 al padre salesiano
Emmanuel Crahay.
Nato a Warcoing (Heinaut)
il 6 gennaio 1941 da una
famiglia numerosa con ben
14 figli, Emmanuel Crahay è
entrato a far parte della
Congregazione Salesiana nel
1958. Intrapresi gli studi
filosofici in Belgio e quelli
teologici in Italia, a Torino
prima e a Roma poi presso
l'Università Pontificia
Salesiana, ha avvertito la
progressiva perdita della
vista, fino a giungere alla
totale cecità pochi anni dopo
l'ordinazione sacerdotale,
avvenuta a Warcoing il
9 luglio 1967.
Senza lasciarsi -prendere
dallo scoraggiamento, egli ha
frequentato i corsi di
specializzazione in
psicopedagogia presso
l'Istituto Marie Haps di
Ixelles e si è inserito a pieno
ritmo nell'équipe «La
Tramontane», che si
interessa del reinserimento di
ragazzi in clifficoltà della
comunità belga di lingua
francese.
Volendo ampliare il suo
raggio di azione, il padre
Crahay ha partecipato
all'organizzazione e allo
sviluppo del «Telefono
Amico», offrendosi per i
corsi di formazione dei
nuovi collaboratori. Dopo
aver prestato il suo aiuto nei
centri di Charleroi e di
Louvain-la-Neuve,
attualmente è responsabile
della formazione dei
collaboratori nel centro di
Bruxe11es.
«La filosofia che mi guida
può racchiudersi in tre
parole: saggezza, serenità,
umanità», ha egli dichiarato
al corrispondente del
quotidiano belga Le Soir
nell'apprendere la notizia del
conferimento del premio.
«Ho fatto mia la cecità: ed
oggi posso dire di riuscire a
vedere il mondo con gli
occhi degli altri», e ciò
dicendo ha dimostrato di
non essersi affatto inacidito
per questo suo hanclicap, ma

1.6 Page 6

▲back to top


6 · 1 N OVEMBRE 1985
di aver trasformato la
propria vita in un più
decisivo servizio ai giovani in
difficoltà e agli adulti con
problemi esistenziali (Ans).
MESSICO
Primo sacerdote Mixe
L a tribù dei Mixes in
Messico ha il suo
primo sacerdote
cattolico. Si chiama Mareo
Morales ed è stato ordinato
sacerdote a Pux.metacan il 14
agosto 1985 alla presenza di
innumerevoli persone. La ITALIA
cerimonia è stata celebrata in
lingua castigliana e mixe ed Le Salesiane Oblate vanno in
ha visto anche la presenza di
molti salesiani e missionari
Bolivia
che hanno visto in tal modo
maturare la loro fatica
apostolica.
I n occasione del primo
centenario della nascita
del loro Fondatore
- monsignor Giuseppe
Nella foto:
Il neo-sacerdote
mixe Mateo
Morales
Cognata nacque infatti il 14
ottobre 1885 - le suore
Salesiane Oblate hanno dato
il via alla prima missione.
Lo stesso rettor maggiore dei
Salesiani don Egidio Viganò
ha voluto sottolineare
l'importanza di tale
avvenimento consegnando il
Croci fisso missionario alle
prime quamo suore in
partenza per la Bolivia.
«Anche se ancora non
parlate le due lingue del
posto - ha detto don
Viganò rivolto alle partenti
- possedete il linguaggio del
sorriso e dell'amore. Non
avrete perciò alcuna
difficoltà nel muovere i
primi passi».
S. Prospero di Correggio
dedica una scuola a Don
Bosco
L 'elenco delle scuole
dedicale in Italia e
nel mondo a San
Giovanni Bosco si è
recentemente arricchito di
una unità.
La Direzione Didattica del
I ° Circolo di Correggio
guidata dal cooperatore
salesiano Oddino Denti su
deliberazione del Consiglio
di Circolo ha voluto dedicare
la scuola elementare di S.
Prospero a Don Bosco. La
cerimonia awenuta il 2
giugno ha dato allo stesso
direttore didattico e al
presidente del Cons.iglio di
Circolo Giuseppe Ferrari
l'opportunità di parlare del
Santo Educatore. li vicario
dei Salesiani dell' Ispettoria,
don Remo Zagnoli, invitato
per l'occasione ha ricordato
gli aspetti essenziali del
metodo educativo di San
Giovanni Bosco. L'augurio
di tutti è ora che il richiamo
a San Giovanni Bosco serva
a far crescere meglio i
ragazzi che frequentano la
scuola.
Pi4'Ydi del \\éle"'o
... E DOPO mE 6r/012N)
1ususc1ro~ ..
<>®
I
H
--- ~ ....
~
~
.......
l
•'·-
,..,.....
<? i NOs:1121 MOl2TI Cl M8f6!?JqNHO
(//v PO' l>I P1u; M~ RISORuéRANHO
AHCJI€ 1.0120
-@
-::::
~ ))
__,
~
- ..Mli
•.
115" Spedizione missionaria
Si riuniscono in gennaio i
direttori del Bollettino
Salesiano
I n rappresentanza di
almeno 65 missionari
salesiani di tutto il
mondo che quest'anno
raggiungeranno territori
missionari, dodici salesiani
hanno r(cevuto a Torino
nella Basilica di Maria
Ausiliatrice il tradizionale
Crocifisso missionario.
La cerimonia si è svolta iJ 6
ottobre ed è stata presieduta
dal Consigliere generale per
le missioni don Luc van
Looy.
Con questa spedizione
l'impegno missionario
salesiano segna un ulteriore
passo in avanti: è infatti la
centoquindicesima volta che
un gruppo parte.
Ai generosi salesiani, buona
fortuna!
T utti i responsabiJi
delle 32 edizioni del
Bollettino Salesiano si
troveranno a Roma nel
gennaio del 1986 per un
incontro-seminario di
giornalismo. L'incontro si
svolgerà presso la sede della
Casa generalizia e vedrà la
partecipazione come relatori
ed esperti di numerosi
giornalisti e tecnici della
comunicazione che
aiuteranno i responsabili BS
a maturare ulteriormente la
loro esperienza.
«Oggi il Bollettino Salesiano
- ha scritto in un
documento i] consigliere
generale per la Famiglia
Salesiana e le Comunicazioni
sociali don Sergio Cuevas -
rappresenta l'organo di

1.7 Page 7

▲back to top


1 NOVEMBRE 1985 • 7
a lettera di N ino Barraco
UN ANNO
DI BEATITUDINI
Nelle foto:
La prima copertina
del Bollettino
Salesiano e una
delle più recenti
stampa che la Congregazione
considera prioritario per Ja
comunicazione salesiana
all'interno della Famiglia
Salesiana e nei rapporti con
il mondo esterno».
tradizionale Settimana di
spiritualità salesiana
or.ganizzata presso la Casa
generalizia di Roma per la
Famiglia Salesiana.
La comunicazione soc.iale
nella formazione dei giovani
salesiani
La Strenna 1986 è dedicata
al laicato
<< P romoviamo la
vocazione del
laico al servizio
dei giovani nello spirito di
Don BOSCO>). È questo il
tema che il rettor maggiore
don Egidio Viganò ha
assegnato alla Famiglia
Salesiana come riflessione e
stimolo per l'anno 1986.
Alla vigilia del Sinodo del
1987 che sarà dedicato
all'impegno dei laici nella
Chiesa don Viganò ba voluto
concentrare l'attenzione dei
Salesiani sul laicato cattolico
considerato da alcuni ancora
come «il gigante da
svegliare».
Già nella seconda metà del
mese di gennaio la Strenna
sarà oggetto di studio e di
approfondimento della
P er iniziativa del
Settore Formazione
della Conferenza
Ispettori d'Italia (ClSI) e
con l'organizzazione tecnica
dell'Ufficio Nazionale della
Comunicazione Sociale, 41
giovani salesiani
(attualmente in formazione
presso gli Studentati
Teologici di Messina,
Crocetta Torino e UPS
Roma) hanno partecipato ad
un Corso di aggiornamento e
di formazione circa le varie
problematiche legate ai
«mass-media». Sono stati 10
giorni intensi di lavoro
presso iJ moderno centro del
CEMM che ha fornito
impianti e strumentazioni
soprattutto per i «seminari»
allestiti sul linguaggio del
cine e della TV e per i
«laboratori» sulla fotografia
e il montaggio di audiovisivi."
Ha fatto da costante cornice
al Corso il richiamo ai
Carissimo,
che tutta la famiglia salesiana, per un anno, abbia pre-
gato le Beatitudini, è un fatto importante nella vita della
Chiesa.
«Beati i poveri... beati coloro che soffrono... beati i co-
struttori di pace... ».
Quando Dio volle attuare un nuovo corso nella vita de-
gli uomini e dei popoli, allora mandò sulla terra il suo stes-
so Figlio per chiamare con il loro nome quelli che vera-
mente sono «beati».
Non beati i potenti, non beati i possidenti, i gaudenti,
non la logica dell'avere sull'essere, ma beati i deboli, i pic-
co)j, gli esclusi, i non amati. Fu questo il «miracolo» più
difficile. Non il dono sulle gambe, sugli occhi, sulle pusto-
le (ciechi, paralitici, lebbrosi...), ma il miracolo dello Spi-
rito, la novità, la pazzia dell'amore, la rivoluzione delle
Beatitudini.
L'umiltà contro la prepotenza, la povertà contro Ja bo-
ria, l'amore contro l'odio. Può apparire un suicidio. Ed è,
invece, la forza più vitale, più attiva, della storia, quella
che defatalizza la storia dalla fatalità stessa della morte,
della paura, del peccato. Il «discorso» della Montagna,
che spezza l'arco dei forti, che riveste i deboli di forza, che
congiunge le mani dei «beati» con quelle dei fratelli, che
manda agli altri per essere speranza, annunzio, resurrezio-
ne sulla terra.
In un mondo che stimola continuamente all'avere, al
possesso, al successo, al consumo, che fa del denaro l'uni-
co scopo della vita, che giudica tutto sotto i] profilo del
potere, del profiuo, è coraggio pregare, vivere le
Beatitudini.
li coraggio di andare controcorrente, liberi da tutte 1e
regole, da tutte le convenzioni del prestigio, per condivide-
re, invece, con gli umili la gioia del necessario.
li dio delle nostre case non può essere, no, il dio guada-
gno, ambizione, dominio. I soldi servono, certamente, ma
si possono portare a casa tanti soldi e sparare sui figli, uc-
cidere la famiglia, lasciandola povera di amore, di gioia,
di speranza.
No, non si può parlare sempre di ricchezza, di competi-
zione, di carriera, di scatti, di accumulazione. Non è sul-
l'avere che risiede la felicità, ma sull'essere. Non è sul can-
cro dei bisogni, ma su un progetto di vita semplice, sobrio,
proporzionato alla provvisorietà del viaggio, del cammino
sulla terra.
Quante cose inutili, superflue, ingombranti!
È sull'amore, sulle Beatitudini dello Spirito, creativo,
gratuito, liberante, che può nascere il futuro de] mondo.

1.8 Page 8

▲back to top


8 · I NOVEMBRE 1985
Nella foto:
L'Istituto salesiano
di Castellammare di
Stabia (NA)
documenti ecclesiali e alla vista come una delle più
riflessione della
interessanti proposte
Congregazione (soprattutto educative attuali nell'ambito
la Lettera del Rettor
dei «media» e vista come
Maggiore del 1981 e le nuove terreno di jmpegno dei
Costituzioni) che ha dato
giovani salesiani,
nuovo impulso alla presenza «animatori» di una realtà
salesiana nella
jtaliana in ampia esteruione.
Comunicazione Sociale, vista Un aspetto caratteristico
come dimensione costitutiva della tradizione
della sua vocazione e
«comunicativa» salesiana è
missione. I .giovani salesiani stato trattato da don Saverio
hanno avvertito questo
Stagnoli (incaricato
risvolto impegnativo nella nazionale del settore CS) con
loro preparazione alla
un'ampia presentazione del
presenza educativa popolare «teatrino» di don Bosco,
e giovanile, mostrando
interpretato anche all'interno
sensibilità, attitudini e
del suo recente sviluppo. Ha
volontà di impegno espresse regalato una nota ili
in una attiva e creativa
esuberante freschezza, oltre
partecipazione alle molteplici il confronto di varie
iniziative previste dal Corso. esperienze nel settore, anche
Ha coordinato l'aspetto
la gioiosa partecipazione del
teorico-informatico don
gruppo teatrale-folcloristico
Mario Comoglio (docente del Centro Giovanile
all'UPS di Roma)
Salesiano di Torre
sottolineando soprattutto le Annunziata con la
problematiche relative
presentazione dello
all'incidenza dei «media» sul spettacolo musicale «O
pubblico. Don Silvano
Pazzariello».
Missori ha offerto opportune Una «rifinitura)> doverosa
riflessioni circa
per i futuri «predicatori»
l'impostazione della «sala salesiani l'utilissimo
della comunità» (sulla scia laboratorio di <<dizione»
delle recenti indicazioni della animato da una giovane
Commissione pontificia) e la attrice professionista, Angela
«proposta culturale CGS>>, Luciani.
Il Corso, partecipato con
viva responsabilità anche se
coJlocato alla vigilia della
ripresa scolastica, è segnale
di un crescente impegno e dj
una rinnovata sensibilità
delle nuove generazioni di
Salesiani educatori verso una
dimensione importantissima
del loro apostolato tra i
giovani e nelle aree popolari.
MACAO
Una Via Crucis per Coloane
I I 30 agosto 1985 il
vescovo di Macao
monsignor Aequiminio
Rodrigues da Costa ha
benedetto la nuova, artistica
Via Crucis di Coloane. La
Via Crucis è sorta grazie
all'impegno di don Mario
Acquistapace da moltissimi
anni infaticabile missionario
in quel Paese.
Nella foto:
La statua del
Crocifisso

1.9 Page 9

▲back to top


_ REPORTAGE- - - - - - - - - - - - - - -sB-
Madagascar / ljely
1 NOVEMBRE 1985 9
C oM'È DURO
FAR FIORIRE
INSIEME
UNA VALLE
Da Antananarivo a Jjely.
Missionari nelle campagne.
Evangelizzazione e promozione.
Prospettive.
La grande iJe è situata
quasi interamente nella zona tropi-
cale. Essa presenta, principalmente
a causa dei suoi rilievi, una grande
varietà di habitat, che normalmen-
te si raggruppano in cinque zone
differenti: la regione orientale, gli
altipiani, il Sambirano con Nossi-
Bè; la regione occidentale e l'estre-
mo sud.
Proseguendo il viaggio nella zona
degli altipiani, si trova una seconda
presenza salesiana affidata all'l-
spettoria di Roma: è ljely.
Vi si può giungere con un caratte-
ristico taxi-brousse dopo aver per-
corso per due ore la strada
Antan-anarivo-Miarinarivo. Il pae-
saggio è segnato da ciuffi di verde
che qua e là spezzano la monotonia
di terre incolte ed abbandonate o re-
se tali da uno dei frequenti incendi.
E del resto negli altipiani la vegeta-
zione arborea naturale è quasi
scomparsa. Questa è ormai zona
per paleontologi alla ricerca di sub-
fossili, eco lontana di una grande
ricchezza di flora e di fauna che una
volta dovette caratterizzarla.
Di tanto in tanto un monumento
funebre attorno al quale volteggia-
no cupi i corvi ricorda che questa è
terra di fady (proibizioni) e di fama-
dihana, una cerimonia di riesuma-
zione dei defunti quest'ultima cele-
brata con la partecipazione di tutti i
familiari normalmente ogni sette
anni ed occasionalmente ogni qual
volta decide il capo tribù.
Da Miarinarivo a Ijely ci sono ap-
pena sette chilometri ma talmente
scoscesi e scassati da far preferire il
sicuro... cavallo di san Francesco
ad una pur forte Toyota.
La diocesi di Miarinarivo si trova
ad ovest della Capitale. I suoi abi-
tanti - 200 mila - sono sparsi per
un territorio di 18 mila chilometri
quadrati, spezzettato in un pulvi-
scolo di piccoli villaggi rurali sen-
z'acqua e senza luce dove dilagano

1.10 Page 10

▲back to top


10 · I NOVEMBRE 1985
la malaria e la sifilide e dove è possi-
bile morire facilmente di tetano o di
appendicite.
Eppure qui non c'è fame. I nemi-
ci più urgenti da abbattere sono: la
corruzione degli amministratori,
l'analfabetismo, l'ignoranza, le ma-
lattie. Qui più che altrove è anche
possibile vedere che il deserto può
fiorire, beninteso a forza di duri sa-
crifici, di forti investimenti e senza
iJlusioni o tentazioni d'abbandono.
ljely è uno dei 12 villaggi che for-
mano quella che in malgascio chia-
mano «fiangonana» e cioè una co-
munità cristiana. Cinquemila abi-
tanti, poco più poco meno, sparsi
come minuscole formiche su un
terreno terribilmente rosso e reso
sempre più avaro dall'incuria del-
!'uomo.
Qui i Salesiani sono giunti nel
1981 rilevando su proposta del ve-
scovo di Miarinarivo monsignor
Rajaonarivo François Xavier una
vasta tenuta dj 120 ettari di terra
dove la Misereor tedesca dieci anni
prima aveva costruito e, successiva-
mente, lasciato alla Diocesi un cen-
tro dj formazione agraria per giova-
ni famiglie . Oggi essi si trovano du-
ramente impegnati a definire un
progetto educativo-pastorale in un
DUE MESI A IJELY
I coniugi Adriana e Alfredo Vìttorini
di Roma hanno dedicato nell'estate
1984 due mesi di lavoro alla comu-
nita salesiana di ljely. Ecco alcune
note del loro diario.
• ... Furono I figli stes-
si a incoraggiarci ad andare.
Il 28 giugno le nostre valigie era-
no pronte: per dire il vero ben pochi
erano I vestiti: la maggior parte del-
lo spazio era occupato da fili elettri-
ci, raccordi per tubazioni, medicina-
li, rocchietti di filo per cucire, disin-
fettanti; naturalmente un piccolo
spazio era riservato alle «caramelle
salesiane• famose in tutto Il mondo.
Il 29 siamo a Antananarivo: Il ad
attenderci c'è Don Oreste, con Il
quale fraternizziamo subito.
Dopo una visita ad lvato, un' altra
Missione salesiana, cl awiammo
verso ljely, dove tutti ci stavano
aspettando. L'accoglienza fu più
che affettuosa: fu salesiana; subito
pensammo come era differente la
vita qui da noi, dove spesso non sa-
lutiamo il vicino di casa.
Ma se da una parte c'era la gioia
per l'affetto che ci circondava. dal•
l'altra non potevamo fare a meno di
vedere e toccare con mano le con-
dizioni di estrema miseria dei nostri
fratelli malgasci: l'India, che pure è
un paese povero, diventava un luo-
go migliore nei confronti di questo
villaggio.
Il nostro primo giorno intero inco-
mincia con la visita alla Missione:
con Don Oreste la giriamo tutta: è
molto grande e molte sono le cose
da fare, tutte urgenti e necessarie.
Ci mettiamo subito al lavoro; men-
tre Alfredo ripara la bicicletta, che è
l'unico mezzo di trasporto della mis-
sione, lo Inizio le pulizie dei locali
abitati e delle stanze da letto, che
funz'onano come albergo per sim-
patici animaletti.
La giornata passa in fretta e poi-
ché non c'è energia elettrica alle 19
siamo a letto.
Il giorno successivo è giorno di
festa: arriva il Vescovo e le ragazze
delle suore francesi, nostre vicine di
missione, hanno organizzato uno
spettacolo per la chiusura dell'anno
scolastico. Tutta la giornata è alle-
gra e gioiosa; con piccole cose la
gente è felice e sa di essere amata
dalle suore e dai nostri missionari.
Al terzo giorno ci siamo già am-
bientati: sveglie alle ore sei, lettura
delle Lodi e, subito dopo, colazione,
al lavoro. Alfredo a costruire l'im-
pianto per far avere l'acqua alle gal-
line e poi a sostituire l'asse del cam-
bio del trattore, io a rammendare gli
Indumenti, a confezionare lenzuola,
coperte, tende, ecc... per la casa
del ragazzi aspiranti e per quella
dei missionari.
Le giornate passano in fretta,
quasi non ce ne accorgiamo tante
sono le cose da fare; Il tempo a no-
stra disposizione sembra essere
poco. Alfredo lavora alla casa dei
ragazzi aspiranti per ripulirla, un al-
tro lavoro che ha effettuato è stato
quello di insegnare ai ragazzi a usa-
re il motocoltivatore, arrivato dall'I-
talia qualche giorno prima; po! ha
incanalato l'acqua con una tubazio-
ne che passa vicino alla casa dei
m issionari, poiché con le pioggie
viene tutto allagato.
Il 9 luglio è un giorno particolare:
la mucca per la prima volta dà alla
luce una vitella: è chiamata Adriana
(nascerà poi Adriana Il). Alfredo con
Oreste sono sulla montagna per ve-
dere di risolvere il problema dell'ac-
qua, è sempre scarsa e carica di flo-
ra batterica.
La risoluzione di questo proble-
ma, insieme con l'inizio dei lavori
del ponte, di cui parleremo più
avanti, ha occupato la maggior par-
te del tempo della nostra perma-
nenza a ljely.
Il lavoro consiste nel trovare e
portare acqua a sufficienza e pulita
al centro missionario. I lavori sono
cominciati con degll scavi per indi-
viduare le sorgenti: è stato neces-
sario scavare per la prima sorgente
fino a tre metri di profondità, per
l'altra fino a un metro; per ogni sor-
gente è stata costruita una vasca in
cemento, poi è stato necessario
scavare due canali di raccordo lun-
ghi 18 metri ciascuno, e al punto
d'incontro si è costruito una terza
vasca in cemento per raccogliere
l'acqua proveniente dalle due sor-
genti. Questa terza vasca è stata
unita con una tubazione di 120 m
ad una terza sorgente già esistente,
avendo avuto cura però di erigere
una vasca in cemento adatta a rac-
cogliere le acque provenienti anche
dalle altre sorgenti.
Fino a questo punto gli scavi so-
no stati fatti a mano da Don Oreste,
Alfredo e quattro operai.
Dalla terza sorgente l'acqua è
stata incanalata alla tubazione già
esistente che portava l'acqua alla
missione delle suore francesi. Esi-
steva però ancora il problema per
cui se le suore usavano l'acqua, ai
salesiani questa non arrivava, per-
ciò è stata costruita un'altra tuba-
zione di 160 m per mezzo della qua-
le l'acqua arriva direttamente dalla
cisterna al centro salesiano; que-
st'ultimo tratto dì scavo è stato ef-
fettuato dal trattore. Con questo si-
stema ora l due centri sono autono-
mi: hanno ognuno la sua conduttu-
ra e acqua sufficiente e pulita

2 Pages 11-20

▲back to top


2.1 Page 11

▲back to top


- - -- -- - -- - -&1-
territorio dalle molteplici urgenze
ed esigenze.
L'obiettivo - sin dall'inizio ci si
è mossi in questa direzione - è
quello di rendere irriguo e fecondo
quanto più terreno possibile coin-
volgendo in questa direzione la gen-
te del luogo.
«Del resto - osserva il quaranta-
duenne don Oreste Valle, sardo di
Arborea e un o dei fondatori - qui
evangelizzare non vuol dire mettersi
a predicare. Qui di catechismo se ne
fa tanto. Sollecitati anche dalla let-
tera di don Viganò sul lavoro abbia-
mo capito che evangelizzare vuol di-
re anche far toccare con mano alla
gente che Dio è buono perché ha da-
to all'uomo beni e capacità per
sfruttare la terra,. In questa prospet-
tiva di sviluppo siamo impegnati a
condividere la vita della gente del
r NOVEMBRE 1985 · 35
luogo e a crescere insieme. Noi non
abbiamo scelto la strada delle gran-
di costruzioni o dei grandi mezzi;
abbiamo così costruito un acque-
dotto con la gente del posto e realiz-
zato due ponti per un miglior colle-
gamento con Miarinarivo. Certo
per simili opere avremmo anche po-
tuto chiamare una grande ditta ita-
liana o europea ma la gente non
avrebbe imparato. Questo stesso
Il 25 luglio, terminati I lavori per
l'acquedotto, sono stati iniziati quel-
li per la costruzione del ponte sul
fiume in quanto quello già esistente
era fatiscente.
Fatto lo scavo e il puntellamento
del terreno a un metro sotto il letto
del fiume , a causa del terreno argil-
loso, era impossibile lare subito una
gettata di cemento, per cui è stato
necessario prima piantare più di
cento pali lunghi 5 m ciascuno.
Subito sono sorte delle difficoltà,
in quanto per piantare un palo era-
no necessarie circa tre ore di tem-
po; con l'aiuto di Don Bosco Il pro-
blema è stato risolto: trovato per ca-
so un vecchio arnese per pressare i
mattoni e modificatolo, con questo
è stato possibile piantare dieci pali
al giorno. Finito di piantare i pali
della prima parte del ponte è stata
fatta su questa un'armatura in ferro
e poi una gettata di cemento. li lavo-
ro deve essere ancora terminato
poiché erano finiti i giorni della no-
stra permanenza, ma sicuramente
sarà completato dai giovani del po-
sto, i quali hanno subito imparato
come portare avanti il lavoro.
Il giorno della partenza non è sta-
to un giorno molto felice, pur se la
nostalgia di casa si faceva molto
sentire.
Sicuramente una parte di noi è ri-
masta Il a ljely; in due mesi noi ab-
biamo cercato di fare qualcosa, ma,
in confronto a quanto abbiamo rice-
vuto, non è che poca roba: soltanto
lo sguardo di quella gente sporca
negli abiti ma limpida dentro, la loro
gratitudine e il loro affetto verso di
noi, hanno ripagato cento volte di
più quello che noi abbiamo dato; si-
curamente non lo dimenticheremo
mai.
o
I Una visione dall'alto
del Centro di
formazione agricola di
ljely
I Costruzione del primo
ponte finanziato dalla
Misereor tedesca
. ... .:,... •w.:i-----~ .,t
,,
·'-.
t.,"'
~.J. .
'
Il -
""". . . . .

2.2 Page 12

▲back to top


36 · I NOVEMBRE 1985
centro agricolo è crollato quando è
stato messo nelle mani della Diocesi
perché le più aggiornate tecniche
agrarie con le quali esso fu costruito
non vennero recepite dalla gente
locale».
Dello stesso parere è anche Fran-
co Nardone, un salesiano coadiuto-
re di 46 anni già vice-capo elettrauto
al Centro di Formazione Professio-
nale del Gerini di Roma e qui dal di-
cembre 1981.
«Non sono portato a fare predi-
che e catechismi - afferma convin-
to Franco - non li facevo in Italia
e non li faccio qui.
Insegnando a lavorare tuttavia
faccio vedere che la P arola del van-
gelo è sviluppo e vita, è possibilità
di mangiare e di bere».
Al vedere la stima e l'amicizia che
circondano questo figlio di don Bo-
sco venuto in Madagascar dalla lon-
tana Montecassino non si può non
rimanere ammirati; la sua è una te-
N\\' JOE-KAREN4
MADAGASIKARA
'ìJ
M.&IIIOf!lff I : IIIOOIIIII
"
stimonianza che presto o tardi darà
frutti. Quella dei religiosi laici, i fre-
re, in Madagascar è una presenza
molto apprezzata e qualificata. Pec-
cato che ad Ijely ce ne siano soltan-
to due e che l'altro, il signor Cava-
liere, sia attua~ente in congè!
Appena diciassette dei centoventi
ettari di terreno sono dissodati e
ben coltivati. Quasi un'oasi dispo-
sta al centro di una valle deserta. E
dire che di lavoro qui se n'è già fat-
to tanto: è stata prosciugata una pa-
lude e sono stati piantati ben venti
mila alberi fra eucaliptus, pini ed al-
beri da frutta.
A Ijely i Salesiani non sono i soli
ad operare: vi hanno trovato le suo-
re francesi «de l'lmmaculée Con-
ception» che reggono infaticabil-
mente un dispensari.o medico a ser-
vizio di oltre ventimila persone e un
centro di formazione femminile.
Carta economica del
Madagascar
;
~"-":---"o-'~ -
yf•-'
,@)
,'
'
-
- - - + - - - - l...
Nei pressi del centro agricolo è
sorta anche una scuola elementare
mentre il centro stesso è abitato da
un gruppo di ragazzi che alternano
lavoro nei campi e studio.
La vita a Ijely è dura e comincia
tutte le mattine all'alba come quella
dei poveri contadini che in piena
notte partono a piedi oppure su po-
veri carri trainati da zebù per vende-
re al mercato del centro abitato più
vicino il prodotto dei campi. Eppu-
re c'è tanta serenità.
«Oh luna, chiar di luna - canta
un gruppo di bambini della scuola
-eccoci gioiosi raggruppati sot-
to lo stesso Padre come fiori che
mai s'appassiscono>> (In malgascio:
Diavolana e! Fenomanana! / Ravo-
ravo izahay / Falifaly tafaray samy
zanaky ny Ray / Voninkazo tsy ha-
lazo / Diavolana e! Fenomanana!).
Ho chiesto a don Oreste Valle se
a Ijely nel suo lavoro si sentisse solo
o scoraggiato.
«Nient'affatto», m'ha risposto,
«e poi qui sono in tanti ad essere
presenti. L'acquedotto, ad esempio
è stato realizzato con i soldi raccolti
dal consiglio di fabbrica della ditta
Saporiti di Besnate in Lombardia
dove c'è anche un gruppo missiona-
rio molto attivo animato dalle suo-
re; le due aule della scuola elemen-
tare sono state costruite con l'aiuto
dei fondi raccolti a Roma dal signor
Romitelli e poi ci sono tanti aiuti
provenienti dai ragazzi del Borgo
don Bosco di Roma o da Cinecittà,
da Cagliari, da Laùna, da Lanuvio.
Pensi che in tre anni abbiamo rice-
vuto ben seimila lettere dall'Italia.
E poi può anche succedere, come
nel caso dei coniugi Vittorini che
gent-e in gamba viene a darci una
mano fin quassù... ».
Già, una mano.
Una mano perché - dicono a lje-
ly - i bisogni sono tanti: abbiamo
bisogno di un trattore; abbiamo bi-
sogno delle strutture necessarie per i
nostri ragazzi; abbiamo bisogno di
ingrandire le scuole elementari; ab-
biamo bisogno di rendere abitabile
la nostra casa; abbiamo bisogno di
altri che vengano a spartire con noi
questa dura fatica di far fiorire una
valle.
Giuseppe Costa
2. Continua

2.3 Page 13

▲back to top


y1_ _VITA ECCLESIALE_ _ _ _ _ __ __ _ _ _ _ _
Vent'anni fa il Concilio
I NOVEMBRE 1985 · 37
I L CONCILIO
FRUTTO DI AUTENTICA
COSCIENZA
ECCLESIALE
Mentre il Sinodo dei vescovi dibatte alcuni
temi del Concilio Vaticano II a vent'anni
dal suo svolgimento, abbiamo intervistato
il teologo salesiano Luis Gallo.
L'8 dicembre 1965, con
la lettera «In Spiritu Sancto», Pao-
lo VI chjudeva il Concilio Ecumeni-
co Vaticano II. A vent'anni dalla
sua conclusione, nel Sinodo straor-
dinario dei Vescavi indetto da Gio-
vanni Paolo II, la Chiesa s'interro-
ga sull'accoglienza riservata in tutto
il mondo agli insegnamenti di quella
grande assemblea. Sono statj davve-
ro raggiunti i firu che gli furono as-
segnati? Quali frutti ha prodotto
nella comunità ili Dio sparsa nei
cinque continenti?
Alle due domande si può già ri-
spondere - con Papa Wojtyla nel-
l'enciclica «Redemptor Hominis»
- che la Chiesa, nel suo complesso,
ba recepito quell'«impulso fonda-
mentale» con cui il Vaticano Il l'ha
spinta a «formarsi una piena e uni-
versale autocoscienza» e «un'ancor
più matura compattezza di popolo
di Dio consapevole della sua missio-
ne salvifica», perché «davvero lo
Spirito ha parlato alla Chiesa me-
diante il Concilio del nostro tem-
po», tracciando «vie che rimarran-
no a lungo esattamente quelle che
noi tutti dobbiamo seguire».
«Il Vaticano Il», sottolinea il
teologo Lws Gallo, argentino, do-
cente ili ecclesiologia per diversi an-
ni al Pontificio Ateneo Salesiano,
«non va interpretato come un epi-
sodio germinato improvvisamente,
bensì come punto terminale di una
convergenza ili diversi fattori all'in-

2.4 Page 14

▲back to top


38 · 1 NOVéMBRE 1985
temo e all'esterno della Chiesa, di
un'autentica evoluzione e matura-
zione della coscienza ecclesiale».
«La Chiesa aveva bisogno di que-
sto ringiovanimento». L'ha ricono-
sciuto esplicitamente Papa Montini
nel discorso conclusivo del 7 dicem-
bre 1965, quando ha definito il Va-
ticano II un «Concilio ecclesiologi-
co vivamente interessato allo studio
del mondo moderno» e assicurava
che quest'approccio era richiesto
unicamente dalla missione di salvez-
za della Chiesa in « un tempo in cui
l'atto fondamentale della persona
umana... tende a pronunciarsi per
la propria autonomia assoluta, af-
francandosi da ogni legge trascen-
dente; un tempo in cui il laicismo
sembra la conseguenza legittima del
pensiero moderno e la saggezza ulti-
ma dell'ordinamento temporale del-
la società».
«Dunque», continua Luis Gallo,
«la missione della Chiesa esigeva
che si sanassero, da parte sua, le
fratture che, negli ultimi secoli, ave-
vano ostacolato l'influsso del suo
apostolato. Il Vaticano II è il punto
di arrivo di quei movimenti, che, sin
dalla prima metà del nostro secolo,
avevano preparato, con studi e spe-
rimentazioni, il rinnovamento bibli-
co, patristico, teologico, liturgico e
pastorale.
«II Concilio riprende, fra le altre
cose, la dottrina del sacerdozio co-
mune dei fedeli. E insieme rinnova
lo slancio missionario, aprendo gli
occhi a molti nella Chiesa sui valori
positivi presenti nelle grandi religfo-
ni non cristiane, promuovendo l'in-
culturazione della fede nelle culture
dei diversi popoli, facendo ripensa-
re lo stesso tema della salvezza.
«Il Vaticano II ristabilisce il dia-
conato come grado permanente nel-
la Chiesa, con la possibililà che esso
sia conferito anche ad uomini spo-
sati. E prende coscienza della digni-
tà del laicato, riconosce il ruolo dei
laici nella vita e nella missione della
Chiesa: non cristiani di seconda ca-
tegoria, non semplici clienti dei pa-
stori per i sacramenti e la morale,
ma persone battezzate con una pro-
pria autonomia e partecipazione
propria alle responsabilità ecclesiali
e missionarie».
Il teologo salesiano, autore di un
libro tradotto anche in italiano e
portoghese, «La Chiesa al servizio
degli uomini», riassume tutto ciò
che è avvenuto nell'aula conciliare,
l'avvio dell'«aggiornamento» caro
a Papa Giovanni, con l'immagine
suggestiva di « un enorme torrente
d'acqua che scenda dalla montagna
verso una diga e preme sinché la
stessa cede».
Luis Gallo sottolinea che non si
può comprendere il rinnovamento
conciliare, se non lo si inquadra nel
contesto dei due grandi fenomeni
che caratterizzano l'inizio deg(j anni
sessanta. La «personalizzazione»,
cioè la tendenza a mettere al centro
di tutto la persona in quanto tale. E
la crescente «socializzazione», la
presa di coscienza di un'umanità
che diventa sempre più planetaria,
con tutto ciò che comporta come in-
flusso sugli individui e viceversa.
«La grande novità del Vaticano
II», riprende il teologo, «è quella di
essere stato un Concilio eminente-
mente ecclesiologico.
«Il cardinale Montini propose, in
sostanza, di scegliere come filone
centrale il tema della Chiesa, con-
centrando i lavori conciliari attorno
a due domande: Che cosa è la Chie-
sa? Che cosa deve fare la Chiesa? I
padri di tutto il mondo hanno ac-
colto il suggerimento del futuro
Paolo VI, tant'è vero che tutti i do-
cumenti del Vaticano II ruotano at-
torno ai due testi principali: la costi-
tuzione dogmatica «Lumen Gen-
tium» e la costituzione pastorale
«Gaudium et Spes».
«Un punto che però non è stato
sufficientemente rilevato», osserva
ancora Ltris Gallo, <<è quello che,
dal punto di vista ecclesiologico, il
Vaticano II è un processo che co-
mincia da un punto e si muove, con
tappe intermedie, verso ·un altro.
Ancora oggi, per molti, l'ecclesiolo-
gia del Concilio è quella della «Lu-
men gentium».
Essi considerano la «Chiesa nel
mondo contemporaneo» una specie
di applicazione di quell'ecclesiolo-
gia. In realtà, c'è un'evoluzione che
continua anche dopo la fine del
Concilio sino ai nostri giorni.
«Mi spiego. TI punto di partenza
del Concilio è l'abbandono ufficiale
dell'ecclesiologia «costantiniana»,
che vede la Chiesa prevalentemente
come una società, ne accentua gli
elementi strutturali, organizzativi e
istituzionali, propone un modello dì
rapporti nella comunità ecclesiale in
forma piramidale, in cui c'è un ver-
tice che concentra tutto il potere ed
una base senza alcun potere e alcu-
na dignità riconosciuta.
<<Pur tra non poche difficoltà e
tensioni», ricorda il teologo salesia-
no, «il Vaticano II abbandona que-
st'ecclesiologia. La "Lumen gen-
tium" promuove con forza un'ec-
clesiologia di "comunione" - co-
munione con Dio e comunione tra
le persone - che stabilisce un mi-
glior equilibrio tra l'aspetto mistico
ed invisibile della Chiesa e la sua na-
tura societaria e visibile, superando
l'ecclesiologia troppo gerarchica,
che, per motivi storici, s'era svilup-
pata specialmente dopo il Concilio
di Trento.
<<Nella "Lumen Gentium" si di-
ce chiaramente che nella Chiesa non
c'è nessuno che sia più degno de/-
l'altro, che la dignità è comune, che
non ci sono distinzioni né di razza
né di sesso né di categorie sociali, e
che quelli che hanno autorità nella
Chiesa sono al servizio dei fratelli.
La Chiesa, inoltre, non viene più
concepita come luogo esclusivo di
salvezza, ma come sacramento di
salvezza per tutti gli uomini, anche
per coloro che non hanno ancora ri-
conosciuto Dio, cioè gli atei, se agi-
scono secondo giustizia e secondo
coscienza.
«Tuttto questo ha determinato
nella Chiesa una coscienza di mag-
gior modestia, l'abbandono di certi
atteggiamenti trionfalistici, la ri-
nuncia al monopolio della verità e
della santità, riconoscendo con
umiltà che in questa Chiesa, costi-
ttrita da tutti i battezzati, ci sono dei
difetti, degli errori, dei peccati co-
me in ogni altra realtà umana.
«Se questo è il modello di Chiesa
che la «Lumen gentium» propone e
si esprime attraverso tutti i docu-
menti conciliari», nota Luis Gallo,
«sotto sotto c'è co'me un piccolo
germe buttato nel solco dal messag-
gio iniziale del. Vaticano II, che fu
opera soprattutto di teologi come
Congar e Chenu, e che è andato ger-
mogliando poco a poco durante le
quattro sessioni e spunterà decisa-
mente verso la conclusione.
«II messaggio iniziale manifesta-

2.5 Page 15

▲back to top


- - - - - -- - - - -5'1-
va l'inquietudine di non pochi ve-
scovi e teologi che si domandavano
se fosse possibile tenere un Concilio
ecumenico, già oltre la metà del se-
colo ventesimo, senza occuparsi di
quello che stava succedendo nel
mondo, all' umanità in gran parte
estranea alla Chiesa, agli uomini
concreti alle prese con trasforma-
zioni e rivoluzioni senza precedenti
nella storia.
«Ecco il messaggio del Concilio
rivolgersi così, per la prima volta, a
"tulti gli uomini di buona volon-
tà"». I padri affermano di voler
condividere le attese e le speranze,
le tristezze e le gioie degli uomini
d'oggi. E mettono l'accento soprat-
tutto su due grandi problemi, su cui
già Giovanni XXllI aveva richia-
mato l'attenzione della Chiesa e del
mondo: il problema della pace e
quello della giustizia sociale.
<<Quest'istanza, nel corso dei la-
vori conciliari, verrà portata avanti
dai vescovi dei paesi del terzo mon-
do, almeno da quelli che avevano
preso coscienza di appartenere ai
paesi più poveri dell'umanità e con-
durrà all'elaborazione della "Gau-
dium et spes", un documento mol-
to tormentato, oggetto di successive
redazioni, conilrisultato di un testo
eterogeneo, in cui indubbiamente la
parte più originale è la prima.
«Nella "Gaudium et spes" emer-
ge un 'ecclesiologia che non elimina
certo quella della " Lumen gen-
tium", ma l'incorpora in un'altra
dimensione, molto più aperta al
mondo, più orientata verso il servi-
zio agli uomini, più immersa nella
storia».
«È la vera rivoluzione copernica-
na del Vaticano II», afferma Luis
Gallo. «La Chiesa ormai non con-
cepisce più sé stessa come fine ma
come mezzo. Sa che non è per sé,
ma per il mondo che deve maturare
secondo il progetto di Dio, condu-
cendo gli uomini verso il regno di
Dio attraverso le enormi aspettati-
ve, aspirazioni, difficoltà e contrad-
dizioni, proprie della società con-
temporanea. È un'ecclesiologia di
"servizio", quella della "Gaudium
et spes' ', alla cui luce si deve rilegge-
re tutto quello che è stato fatto pri-
ma, se è vero che la costituzione sul-
la '' Chiesa nel mondo moderno'' è
il punto di arrivo del Concilio.
« Dopo il Vaticano 11, il processo
ecclesiologico è andato avanti. Spe-
cialmente nelle Chiese povere del
Terzo Mondo, e soprattutto in
America Latina. Nel 1967, Paolo
VI ha pubbHcato l'enciclica «Popu-
lorum Progressio>>, che rappresenta
senz'altro un punto molto impor-
tante nel cammino dell'ecclesiologia
di servizio. L'anno dopo si è svolta
a Medellin la seconda Conferenza
generale dell'episcopato latino-
americano, che conduce a matura-
zione la presa di coscienza di una si-
tuazione di estrema povertà e delle
cause reali che la producono.
« Al medesimo tempo si prende
coscienza che, pur essendo la
"Gaudium et spes" il punto di arri-
vo del Concilio con la sua ecclesio-
logia di servizio, la proposta è anco-
ra astratta, perché guarda l'umanità
con gli occhi ottimistici del princi-
1 NOVEMBRE 198S · 39
pio degli anni sessanta, dell'euforia
scientifico-tecnica, quando sembra
che tutti i problemi possano essere
risolti e non si ba ancora chiara con-
sapevolezza degli enormi conflitti
che proprio il progresso scientifico e
tecnico creerà, con la fuga in avanti
dei popoli dell'emisfero Nord aspe-
se del resto dell'umanità che vive in
quello Sud.
((Si produce allora quella che
possiamo definire una "variante''
dell'ecclesiologia di servizio, un
modello di Chiesa chefa l'opzione
preferenziale dei poveri, ossia sce-
glie di essere al servizio di quella che
alcuni chiamano ''la non umani-
tà'', di coloro che vedono la loro
umanità negata di fatto, malgrado
tante proclamazioni di principio.
La Chiesa dell'America Latina deci-
de quindi di mettersi al servizio pri-
vilegiato dei "non uomini" e la sua
opzione preferenziale per i poveri si
diffonde anche negli altri continenti
poveri, Africa e Asia, e negli stessi
paesi di antica cristianità».
Un quadro, quello tracciato dal
teologo salesiano, che mette in evi-
denza la radice dei «conflitti» che si
produrranno all'indomani del Con-
cilio all'interno della Chiesa, dove
alcuni hanno ancora nostalgia della
Chiesa post-tridentina con la sua
identità, molti - soprattutto nei
paesi del Nord dell'umanità - sono
legati all'ecclesiologia della Chiesa-
comunione, mentre i popoli del Ter-
zo Mondo stanno già concretizzan-
do l'ecclesiologia della «Gaudium
et spes».
«È inevitabile che ciò avvenga»,
conclude don Luis Gallo. «I fer-
menti che lo Spirito di Dio, attra-
verso il Concilio, ha inserito nella
Chiesa e nel mondo devono matura-
re. Occorre guardare al domani con
lo sguardo fiducioso di Papa Gio-
vanni nell'aprire il Vaticano Il:
"Nel presente momento storico, la
Provvidenza ci sta conducendo a un
nuovo ordine di rapporti umani
che, per opera degli uomini, e per lo
più al di là della loro stessa aspetta-
tiva, si volgono verso il compimen-
to di disegni superiori e inattesi; e
tutto, anche le umane avversità, di-
spone per il maggior bene della
Chiesa"».
Silvano Stracca

2.6 Page 16

▲back to top


40 · I NOVEMBRE 1985
FRANCO BOLGIANI tura affascinante come la crona-
(a cura di) ca di un giornale del mattino.
Storia vissuta del popolo cri-
stiano, SEI, Torino, 1985,
pp. 1120, L. 35.000.
I saggi si riferiscono per lo più
ai periodi chiave della storia del-
la chiesa della quale Individua-
no con puntigllosa osservazione
Ogni qualvolta ci si trova din- problemi e difficoltà, aperture e
nanzi ad un nuovo testo di storia chiusure. Il volume va owia-
ecclesiastica o civile che sia tor- mente dalla nascita del cristia-
na, generalmente, la domanda: nesimo per concludersi con uno
chi sono i veri protagonisti della sguardo all'oggi. Fra I nomi de-
storia? Quelli «ufficiali• dei trat- gli autori Italiani sono da ricor-
tati e dei concordati seguiti a dare il salesiano Pietro Stella
guerre e lotte varie oppure gli autore del saggio •Religiosità
«anonimi• costruttori del quoti- vissuta in Italia nell'800» e il pre-
diano? Questo volume della So- sidente dell'Azione Cattolica Ita-
cietà Editrice Internazionale è
un tentatìvo di fare storia rac-
contando la vita di quei cristiani
«anonimi• che insieme hanno
formato un popolo di credentl.
Attraverso una serie di saggi
raccolti e coordinati dallo storico
Iliana Alberto Monticone autore
del saggio •Aspetti e vicende
popolari del movimento cattoll-
co in Italia nel 900•.
,toria I i,Mna
dl·l iJO!>olo
francese Jean Delumeau nell'e-
dizione francese assieme ad
una serie di saggi storici italiani
.:ri<.ti:mu
--·- fllw--•--•I-
che ne Integrano l'edizione ita-
liana a cura dello storico Franco
Bolglani. Diciamo subito con lo
stesso Bolgiani che si tratta di
una storia «campionaria ed epi-
sodica• ma pur tuttavia dalla let-
L'AVVENIMENTO
Dopo tredici anni di lavoro l'Alleanza Biblica Univer-
sale in collaborazione con il Centro Catechistico Sale-
siano e l'Editrice Elle Di Ci di Leumann (TO) hanno
completato una traduzione comune della Bibbia in lin-
gua corrente. 1130 settembre 1985, festa di san Giro-
lamo, i responsabili della conduzione di tale lavoro so-
no stati ricevuti da Giovanni Paolo Il al quale è stato
consegnato anche il volume. A parte il significato ecu-
menico e religioso dell'Iniziativa - sulla quale torne-
remo a scrivere - qui va sottolineato il significato cul-
turale di tale awenimento.
«Per la prima volta - ha dichiarato la valdese Mara
La Posta, unica donna presente nel gruppo dei tradut-
tori - nella storia italiana esperti cattolici e protestan-
ti designati dalle loro chiese si sono ritrovati intorno
ad un tavolo per tradurre insieme la parola del Signo-
re. Abbiamo la possibilità di leggere tutti la stessa Bib-
bia, in un linguaggio che corrisponde al nostro modo
di parlare. È stato fatto seguendo un metodo di tradu-
zione scientifico delle Società bibliche in base alle
nuove tecniche scientifiche•.
Un'idea del lavoro svolto? Eccola: tredici anni di lavo-
ro, novemila ore di discussione sui testi, quindicimila
pagine dattiloscritte, sedici esegeti e revisori consul-
tati, quarantacinque consulenti stabilì per la lingua
italiana oltre ad altre cinquanta persone coinvolte per
vari motivi tecnici nella preparazione del testo.
I Concerti per la fame
La musica parla mille linguag-
gi: sembra possedere un alfabe-
to magico in grado di ricondurre
a ritroso nel tempo ad un'antica
civiltà prebellica, quando gli uo-
mini non erano ancora divisi dal-
la ferrea cortina dell'incomuni-
cabilità. E, proprio grazie a que-
sta virtù di universalità, folle im-
mense si sono ritrovate Insieme,
unite, per parlare all'unisono ai
piccoli della terra: quei poveri
dell'Africa che, non avendo di
che mangiare, muoiono.
Ormai tutti sappiamo del me-
gaconcerto Rock realizzato con-
temporaneamente a Filadelfia e
a Londra e teletrasmesso in
mondovisione grazie a 14 satel-
liti, che hanno dato la possibilità
a due miliardi di persone di par-
tecipare a un evento storico nel-
la vita musicale di tutti i tempi.
Al confronto le grandi mani-
festazioni del passato come
Woodstock, Il festival della pa-
ce, dell'amore e della musica e
forse anche della speculazione
discografica, I concerti dell'isola
di Wight, di Nashvllle e dì New
York per il Bangla Desh, appaio-
no come semplici •Jam ses-
sion.., degli incontri Informali e
improwisatl tra pochi intimi ami-
ci delle note.
Dylan, Bowie, Young, Baez,
Jagger, Temptation, Four Tops,
Spandau Balle!, Madonna,
Sting, Colllns: ecco alcune «ali
star• che dall'alto dei cieli di un
ricco Nord si sono chinati per
tendere una mano agli affamati
del Sud.
Generico sentimentalismo?
Pubblicità a prezzi stracciati?
Rilancio di complessi in difficol-
tà? Culto del divismo sub specie
bonitatis? Non sono certo man-
cate le polemiche né gli alam-
bicchi dei maliz.ìosi (ma furbi!)
ad oltranza: tra tante parole, tra
tanti sproloqui di cui spesso si
cibano gli acculturali rimane il
fatto che oggi tante persone di
più stanno mangiando.
Certo il proverbio afferma che
l'appetito vien mangiando: ma è
un adagio che tradisce la sua
provenienza luculliana e panta-
gruelica, ovvero assai mange-
reccia. Il rovescio dell'aforisma
Infatti asserisce sonoramente
che la •fame• vien digiunando.
E a questo occorre subito dare
rimedio perché chi dà presto dà
due volte.
Perciò ponendo al bando inu-
tili ciance, anche il mondo della
lirica ha messo al servizio dei
poveri alcune delle sue ugole
più celebri: Montserrat Caballé,
José Carreras, Giuseppe Di Ste-
fano, Renato Bruson, presentati
da Cristopher Lee e Fabio Testi,
si sono esibiti nell'anfiteatro ro-
mano dell'Arena di Verona da-
vanti a dodicimila persone in
una soirée intitolata •Opera tor
Africa•. Anche In questo caso si
tratta di un evento più o meno
storico, nonostante le sue di•
mansioni lillipuziane, per il fatto
che, per la prima volta (meglio
·tardi che mai), la ribalta del bel
canto si sia rivolta a quei magro-
lini e sfiatati esseri umani dell'A-
frica affamata.
SI tratta forse di eccezioni di
amore nel mare dell'egoismo?
O forse di fuochi fatui impalpabi-
li ed evanescenti? A noi non
sembra cosl. La verità è che sta
maturando un frutto, un boccio-
lo sta per fiorire: é quella pianta
coltivata da sempre da tanti uo-
mini che si sono presi cura dei
loro fratelli più piccoli. E tra que-
gli uomini perché non citare I
missionari, forse i primi a porta-
re cibo e non armi, e perché non
citare Paolo VI con la sua Popu-
lorum Progressio?
Oggi, finalmente, i ricchi del
Nord si sono accorti che esisto-
no dei poveri in un non troppo
distante Sud.
Sergio Centofanti

2.7 Page 17

▲back to top


I NOSTRI
SANTI
1 NOVEMBRE 1985 · 41
SANA E SALVA
S crivo al Bollettino salesia-
no per ringraziare con tut-
to 11 cuore Maria Ausiliatrice e
Don Bosco per avermi dato la
grazia di uscire sana salva sen-
za neanche un graffio assieme a
mio fratello dopo che la macchi-
na é sbandata e ci siamo trovati
capovolti dentro un fossato per
fortuna secco. Prego tanto Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco per-
ché ci proteggano sempre. Rin-
grazio il Bollettino Salesiano per
avermi fatto conoscere Maria
Ausiliatrice, Don Bosco e tutti i
Santi salesiani: lo ricevevo da
molto tempo però non mi preoc-
cupavo mai di leggerlo cosi co-
me faccio ora. Spero di conti-
nuarlo a ricevere perché mi sod-
disfa molto e mi rende più sere-
na. Spero anche di vedere pub-
blicata questa mia lettera
al punto in cui sbagliai: commisi
un grave errore. Solo allora mi
resi conto dello sbaglio, di quan-
to avrei fatto soffrire I miei geni-
tori e mi rivolsi piena di rimorso
e fede a Don Bosco. Le cose in-
cominciarono a migliorare, il
•problema» si dissolse nel nulla
e la mia vita prese una strada
nuova, diversa e felice.
Daniela - Asti
VENTENNE
DISOCCUPATA
M ia figlia Maria, ventenne,
disoccupata e diploma-
Ml COLPIRONO LA
VITA SEMPLICE E UMILE
e irca due anni fa, mia so-
rella veniva ricoverata
per essere sottoposta a un com-
plesso e delicato intervento.
Qualche giorno prima ml era ca-
pitato di leggere sul Bollettino
Salesiano una breve notizia bio-
grafica su suor Eusebia, che
non conoscevo ancora. Mi colpi-
rono la vita semplice e umile di
questa suora e i fatti straordinari
che l'avevano accompagnata.
Con istintiva fiducia raccoman-
dai a lei mia sorella. L'intervento
riusci, tanto che a tutt'oggi essa
può svolgere senza difficoltà le
sue quotidiane occupazioni. lo
Zanin Caterina - Vicenza ta, da alcuni anni, ha preso par- poi ho continuato a rivolgermi a
te ad un concorso indetto da un suor Eusebia anche In altre cir-
istituto bancario.
costanze, quando la mia fami-
Grazie all'aiuto chiesto ripetu- glia stava attraversando mo-
tamente con novene e preghie- ménti di particolare difficoltà e
UN BEL BAMBINO
re a Maria Ausiliatrice e a Don sempre ne ho sperimentato la
Bosco, il concorso ha avuto esi- potente intercessione.
S ento Il dovere di ringrazia-
re la Madonna Ausiliatrice
e san Domenico Savio del quale
to positivo.
Ringrazio vivamente la Ma-
donna e Don Bosco e chiedo
una segnalazione sul Bollettino.
Giuseppe Orsello -
Lussemburgo
mia nuora ha portato l'abitino.
A. Bianchi - Pavia
Dopo cinque anni e mezzo di
matrimonio, il 18 maggio scor-
so, mia nuora ha dato alla luce
un bel bambino. Avevamo pre-
SUPERATE TRISTI PROVE
gato tanto. Desidero che questa
grazia sia pubblicata sul Bolletti- DIVENTARE MAMMA
H no ma con le sole iniziali.
C.A. - Villa/ba (Caltanissetta)
o sempre desiderato di-
ventare mamma, final-
mente, con grande gioia, a set-
tembre u.s. rimasi incinta, ma la
mia non fu una gravidanza taci-
UNA RAGAZZA DI 19 ANNI le; ebbi una minaccia d'aborto
poi ancora un'altra ecc...
S Un giorno una ragazza che
ono una ragazza di 19 an- veniva a farmi la puntura mi por-
ni, mi chiamo Daniela e tò e mi regalò li libretto e l'Abiti-
scrivo perché anch'io voglio ma- no di Domenico Savio. Ml misi
nifestare a tutti i lettori del Bol- subito a leggerlo e a praticare la
lettino Salesiano la gioia che novena promettendo a Domeni-
provo, grazie al dono che ho ri- co Savio un'offerta. Ebbene ìl
cevuto da Don Bosco. Sono una 10 giugno sono diventata mam-
ragazza come tante altre ed !n ma di una bellissima bambina;
p~ssato non avevo tanta fede in in sala parto mi sono ricordata
Dio e Don Bosco, le . !f11e pre- di Domenico Savio e in pochi
gh1_ere e_rano sempre p1u rar~ ed · minuti è nata Doriana.
arrivai fino al punto di dubitare
N el mese di agosto del
1984 ml regalarono un
viaggio In Italia. Prima di intra-
prenderlo lo misi sotto la prote-
zione del Cristo.
Partii il 29 settembre succes-
sivo da B·uenos Aires con desti-
nazione Torino dove giunsi il 5
ottobre per pregare nella Basili-
ca dì Maria Ausiliatrice e presso
l'urna di Don Bosco
L'8 ottobre mi accinsi a prose-
guire Il viaggio per Milano awer-
tendo una certa stanchezza. Ve-
dendo che il malessere non pas-
sava mi feci visitare da un medi-
co che prescrisse l'immediato
ricovero all'Ospedale Maggiore
di Milano. Mi proibirono di fare il
viaggio. Il 18 rientrai a Torino
dove mi venne diagnosticato un
«infarto miocardico• e mi hanno
dell'esistenza di Dio. La mia vita
Lettera firmata ricoverato all'ospedale delle
continuò sullo stesso ritmo fino
15100 Alessandria Molinette. Il 5 novembre potei
far ritorno a Buenos Aires dove
fui ancora ricoverata. Ora final-
mente mi sono ripresa.
Aver superato queste tristi
prove è per me motivo di gioia e
di ringraziamento all'Ausiliatrice
nel cui santuario potei pregare.
Adempio ora la promessa di
far pubblicare questo ringrazia-
mento sul Bollettino Salesiano.
Maria Letizia Barbero -
Buenos Aires - Argentina
Cl HANNO SEGNALATO
GRAZIE
Marchioro Angela
Mascheroni Tina
Michelis Lucia
Migliavacca Angiolina
Monte! Silvio
Nadin Caterina
Nalbone Angela
Obinu Teodora
Oteri Giuseppa
Orrù Battistina
Parini Enrico
Parodi G. Battista
Pasquario Anna
Pasteris Letizia
Pavesi Libera
Piotti Antonietta
Premici Mariella
Pugliese Nennella
Radice Lucia
Radici Angela
Ratti Cesarina
Righini Silvana
Rinaldi M. Luisa
Risso Maria
Robba Susanna
Roberi Maria
Romano Rosa
Sacco Ada
Saglimbeni Onofria
Scattu Asoni Rosina
Sorge Antonina
Susìnno Arcangela
Taccagni Bambina
Todaro Vincenzo
Tonnarelli Luigia
Tornatore Vincenzina
Valenti Teresa
Vanotti Elena
Vetrano Rosalia
Voyat Giovanni

2.8 Page 18

▲back to top


42 · 1 NOVEMBRE 1995
I NOSTRI
.
MORTI - •
.
.
.-,,. - -~,
.. :.
- - ~
~
_. .
-
-
' ' - <
SARTI sac. GIACOMO, salesiano t
Trieste a 58 anni
O. Giacomo era nato il 3 maggio
1927 a Castelluccio di Moscheda
(MO), un piccolo paese che ha dona-
to alla Chiesa e alla Congregazione
Salesiana diversi sacerdoti (d.A. Ca-
stagnoli, i fratelli Uguccionl...).
Conobbe la vita salesiana nell'a-
spirantato di Trento. Dopo il novizia-
to a Este, compì gli studi mosotìcl a
Praglia (PO) e Nave (BS) e quelli teo•
logici a Monteortone (PO). Qui fu or-
dinato sacerdote Il 29 giugno 1954.
Da sacerdote ha lavorato negli ora•
tori salesiani di Chioggia, S. Oonà di
Piave e Trieste, con due parentesi
come economo negli istituti di Udine
e Venezia-S. Giorgio.
La sua vita è racchiusa in queste
brevi note: una parabola apparente-
mente semplice e regolare, senza
tanti scossoni e ambizioni. Ma un
servizio quotidiano non ordinario né
mediocre.
D. Giacomo ha cercato di realizza-
re nella sua vita l'esperienza stessa
di D. Bosco: Il dono della predilezio-
ne verso i giovani. Una predilezione
viva e appassionata, animata dalla
carica della sua professione e del
suo sacerdozio.
Di qui la cura particolare per i gio-
vani degli oratori e della scuola, per
gli ex-allievi, i cooperatori, gli amici
dell'opera salesiana.
Già provato dagli attacchi del ma-
le, caparbiamente, ha voluto scende·
re le scale dell'Oratorio e vivere le
sue ore in cortile: presenza amicale,
dialogica, scherzosa, anche quando
il male non scherzava...
Mai ha ceduto all'idea (e al consl•
glio) di abbandonare i suoi ragazzi e
colleghi del liceo Oberdan. •Devo
andare a scuola: fa scuola e I miei ra-
gazzi mi fanno vivere•.
Attività intensa, carattere batta•
gllero (da •alpino•) e grande capaci-
tà di comunicazione umana sono le
qualità che lo hanno reso famillase e
amico di tantissime persone di tutte
le età e categorie.
Sempre cordiale, conservava lega-
mi di profonda amicizia con quanti
aveva avuto la possibllità di
avvicinare.
Aveva espresso il desiderio, nel te-
stamento. di un funerale semplice.
senza che •si insista sulla mia perso-
na•. Il suo desiderio di semplicità
non poté essere esaudito, vista la
presenza massiccia di oratoriani,
studenti, colleghi, amici.
RAGUSA MARIA ved. SARANITI,
cooperatrice salesiana t Catania a
89 anni
Nella festa dell'Ausiliatrice, di cui
era devotissima, è andata incontro al
Cristo, per partecipare alla sua glo-
ria, cosciente e serena, come era
stata la sua vita, dedita alla famiglia.
Amava O. Bosco e le sue opere.
Suo orgoglio aver dato alla Congre•
gazione Salesiana Il suo unico figlio
Don Franco.
La preghiera la sostenne nella lun•
ga malattia e riempi le giornatelnatti•
ve dell'ultimo periodo di sua vrta.
PICCHIONI Slg. MAURO, coadiuto•
re t Varazze a 79 anni
Era ventunenne quando prese la
grossa decisione di accasarsi con...
Don Bosco.
Subito dopo Il novlzlato cominciò
come istruttore In tipografia e sotto la
sua guida, nelle scuole professionali
di San Oonà di Piave, di Venezia, di
Verona, di MIiano e, soprattutto, di
Firenze, dove rimase 36 anni. si awi-
cendarono centinaia di giovani, che
lo sentirono maestro d' arte e di vita.
Molto metodico nel lavoro lo fu an-
che nella sua vita religiosa, che ali-
mentava con una semplice ma
schietta devozione al SS. Sacra-
mento.
Il sorriso che gli fioriva sul labbro
ad ogni incontro insieme all'augurio
cordiale •Ogni bene!• non lo abban-
donò neppure quando la sofferenza
Iniziò a demolire impietosament·e il
suo fisico.
CARLINI BELLUCCI Slg.ra CATE-
RINA, cooperatrice t Verucchio a
92 anni
È scomparsa con mamma Cateri-
na una di quelle umili ma meravlgllo-
se figure deJle nostre terre cristiane.
Ha speso bene la sua lunga e dura
esistenza terrena, basata su lavoro e
preghiera.
Ha cresciuto alla vita ed alla fede
11 figli... ma è stata sempre pronta,
solerte ai bisogni dei più poveri; ha
allargato il suo cuore alla grande fa-
miglia salesiana. alla quale ha rega-
lato due figlie suore e un figlio sacer-
dote per tanti anni missionario In
Giappone... di qui è nata la sua pro-
fonda devozione a Don Vincenzo
Cimatti.
CARBONE Sac. MICHELE, salesia-
no t Rimini a 75 anni
Da oltre 30 anni presente nella Co-
munità Salesiana di Rimini, vi ha pro-
fuso abbondantemente la ricchezza
delle sue doti e di bontà, come inse-
gnante, direttore, economo. Ha sa-
puto inoltre esprimere con le armo-
nie dell'organo la sua arte musicale,
con cui accompagnava nella Chiesa
Parrocchiale di Maria Ausiliatrice le
celebrazioni eucaristiche.
La sua bontà, espressa in un co-
stante sorriso, la sua laboriosità sem-
pre d1sponlb1le, l'amore alla congre-
gazione, sono il dono più prezioso
che don Michele ha lasciato ai suol
cari, ai confratelli, alla Comunità par-
rocchiale, a quanti lo hanno cono-
sciuto, stimato ed amato.
MINOZZI sac. ALFREDO, salesiano
t Terni a 75 anni
Dopo la solenne celebrazione del
so• di Sacerdozio e dopo la festa
preparatagli dai suoi Exallievi di
Amelia, volle rivivere la Prima Messa
celebrata cinquant'anni fa, recando•
si alla Verna dove, ancora fanciullo,
ebbe l'Intuizione che il Signore lo
chiamava ad essere sacerdote. Al ri-
torno awertl un grave dolore. Rico-
verato di urgenza in ospedale, dopo
poche ore spirò serenamente.
Tutta l'esistenza di don Minozzl è
stata caratterizzata da una lnfatlcabl-
le attività apostolica e da un grande
amore a Don Bosco, il cui volto in
questo anno, che doveva essere l'ul-
timo di sua vita, amava ritrarre più
volte con mano di artista e con cuore
di figlio, quasi prevedendo l'Immi-
nente incontro con Il buon Padre, al
quale era rimasto sempre fedele.
CAMPIOLI Sig. BATTISTA, coope-
t ratore Sassuolo (MO) a 81 anni
Aveva una fede semplice, concre-
ta e sapeva calare l'assoluto nella
realtà della vita quotidiana. Fu padre
esemplare, dedicò tutta la sua vita al
lavoro, alla famiglia e alle opere di
bene. Sempre disponibile a Dio e
agli uomini che sapeva accettare con
cuore aperto e gioioso. ammirava e
beneficiava le opere di Don Bosco e
fu sempre ottimo cooperatore. Volle
tutti i suoi figli inseriti ai cooperatori
salesiani.
Dopo una vita modesta l'ultimo
momento della sua esistenza mise In
luce tutta la ricchezza della sua fede
solida che commosse chi glì stava
Intorno.
CORNIGLIA Sig.ra ALBINA ved. LI·
STELLO, cooperatrice t Caselette
(TO) a 80 anni
È scomparsa una bella figura di
madre e dì nonna. Rimasta vedova
giovanissima. educò con coraggio, in
mezzo a gravi sacrifici, i suol due
figli.
Dapprima simpatizzante per Il lo•
cale gruppo di Cooperatori Salesiano,
chiese in seguito di farvi parte piena-
mente, felice di partecipare a raduni
e iniziative. Lascia un grande vuoto
nella sua famiglia, tra quanti la co-
nobbero e la amarono.
FABRIS sac. GIOVANNI, salesiano
t Mogllano Veneto a 80 anni
Attento al patrimonio della tradizio-
ne salesiana, ha vissuto oon rigoroso
senso del dovere ed austeritàgli anni
della sva attività di educatore, inse-
gnante, direttore ed economo lspet-
toriale.
Ha maturato nella sofferenza (af-
rrontata con signorilità e forza, im-
preziosita dalla preghiera) una più
grande ricchezza di umanità, fatta di
rispetto, comprensione. Interesse
che l'han reso confessore ricercato e
saggio consigliere spirituale.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-
nosciuta giuridicamente con O.P. del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUT O
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In T ORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri•
cevere L9gatl ed Eredltil
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: ... lascio alla Direzione Generale Ope-
re Don Bosco con sede In Roma (oppure all'istituto Salesiano per
le missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire,..,
(oppure) l'immobile sito in... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero e
dei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana.
- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno
o l'altro del due Enti su Indicati:
....annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi•
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Basco con
sede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede
In Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,
per gli scopi perseguitl dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio del
culto, per la formazione del Clero e dei Religiosi. per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

2.9 Page 19

▲back to top


SOLIDARIETÀ
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
1 NOVEMBRE 1985 43
Borsa: Maria Aualllatrlce, per rin-
graziamento e protezione, a cura di
Polllolti Annamaria, Torino,
L. 1.000.000
Borsa: in suffragio di Santino Freg-
getta, a cura dì Fraggetta Maria, Cal·
taglrone CT, L 1.000.000
Bor1&: Maria Aualllatrlce e Don Bo-
sco, In memorie della sorella Nella, a
cura di Piangerelll Elena, Loreto AN,
L 1.000.000
Borsa: Marle Auallletrlce, a cura di
Salerno Marìa. L. 800.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Vitali
Bontì Livia, Fortl, L. 600.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, Invocando fa grazia
perla cognata Maria colpita da grava
morbo, a cura di N.N., L 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Bianco Maria
Gamarra Mastri di Feletto TO,
L. 500.000
Borsa: S. Cuore di Geaù, Maria Au-
alllatrlce e Santi Salesiani, In suf-
fragio del fratello Giuseppe e mam-
ma Maria, a cura di Basso Rita,
L 500.000
Borsa: Maria Auallletrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per la guarigione
un'Inferma, a cura di Perrella COn-
cettlna, Rotello CB, L 500.000
Borse: In ringraziamento per grazia
ricevute e invocando protezione sul-
le nostre famiglia, a cura di Castellini
Antonio, SP, L. 500.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, Implorando grazia e
protezione, a cura di N.Z.M.,
L 410.000
Borsa: Don Natale Noguler de Mall-
l•Y Apostolo della Sindone, a cura
di Don Luigi Fossati sdb (9' Borsa),
L. 300.000
Borsa: Don Pietro Rlccardlno, vivo
nel cuore del suoi exallievl del
1940-43, a cura del Prof. Versino
Carlo, Torino, L. 300.000
Borsa: Merla Auelllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, proteggere Caterina
ottenetele guarigione completa, a cu-
ra di Silvestrl Italia AV, L. 300,000
Borsa: Maria Auelllatrlce e Don Bo-
1co, a cura di Macarl, Torino,
L 250.000
Borsa: Maria Auelllatrlce, in suffra-
gio della figlia e Implorando una gra-
zia, a cura di Modesta e Luigi,
L. 250.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in rin-
graziamento par aver trovato_lavoro
dignitoso e sereno, a cura d1 N.N.,
L 200.000
Borsa: S. Domenico Savio, prega
per noi, a cura di N.N., L 200.000
Borsa: M1rl11 Aualllatrlce, a ricordo
dei genìtorl Giacinto e Rc,sina e del
fratello Enrico, a cura di Paola e Aldo
Lastruccl, L. 200.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e Don Bo-
sco, per grazia ricevuta, a cura di
Barlocco Luigi BS
Borsa: Maria Aualllatrlce e Don Bo-
sco, In memoria dal genitori e fratello
czdefunti, a cura di Monsalìna Mario
Borsa: S. Domenico Savio, perpro-
tezione della piccola Laura, a cura
dei nonni Rosanna e Luigi, CO
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in suffraglod61 familia-
ri defunti, a cura di Nicouccl Gilda,
Roma, L. 200.000
Borsa: Marte Aualllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
protezione, a cura di V.P.,
L 200.000
Borsa: Don Rua, In memoria di Don
Giacomo Sarti, a cura di parrocchiani
e amici di Castelluccio di Moscheda,
MO, L 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
slllatrlce, Santi Salesiani, In suffra-
gio diArgentina e Giuseppina, a cura
di DI Fulvio Jolanda, Roma.
L. 200.000
Borsa: Santi Salealanl, proteggete
me e i miei cari, a cura di N.N.,
Marsala
Borsa: In memoria del fratello Mat-
teo, ex allievo di Samplerdarena, a
cura delle sorelle Rlcagno, AL
Borsa: S. Cuore di Gesù e Merla
Auelllatrlce, In suffragio dei miei cari
defunti, a cura di Panari R., Roma
Borsa: Maria Auelllatrlce, aiutami
sempre, a cura di Ella M. Teresa,
Poirino TO
Borsa: Alla memoria di Antonino, a
cura di D'Anzlllo Anna Voza, Pae-
stum SA
Borsa: Mari• Ausiliatrice e S. Glo•
Borsa: Don 801co, Invocando pro-
razione su persona cara, a cura dì Nì-
vannl Bosco, a cura di Pìcella Mod&-
stlno, Roma, L 200.000
colodi Anita, Riva del Garda
Borsa: Maria Ausllletrlce, a cura di
Avataneo Severina, Poirino TO,
L 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au•
slllatrlce, Santi Saleslanl, in suffra-
gio e per protezione e rlngrazia"!en-
to, a cura di Trlnchero Gino,
L. 150.000
Borsa: Mari■ Auelllatrlce e San
Glueeppe, Implorando protezi'?ne_
sul nipotino Carlo, a cura di Appiani
Domenica, Mede PV
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Seleslanl, In ringraziamento e affl.
dandoci alla loro protezione, a cura
di N.N., Onanl
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Glo•
venni Bosco, Invocando grazie, a
cura di Ardagna Anna, Salemi TP,
L 150.000
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Maria Aualllatrlce, Santi Sa-
lealanl , .a cura delle sorelle
Capossela
Borsa: In memoria e suffragio di mio
figlio Andrea, a cura di Dala Edoar-
da, BO
Borsa: Amici di Domenico Savio•.
a cura di N.N., Chioggia
Borsa: Maria Auslllatrlcee Don Bo-
sco, per protezione sulla femiglia, a
cura di Guldotti Vittorio e Z., Modena
Borsa: Maria Aualllatrlce, Santi Sa-
lesiani. a,urare le nostre famiglie, m \\Il·
ta e m morte, a cura di N.N
Borse: Maria Auslllatrlce, a cura di
N.N.
Borsa: Maria Auelllatrice e S. Do-
menico Savio, con tanta fiducia, a
cura di Cremonesi Maria R.,
Cremona
Borsa: S. Giovanni Bosco, Mamma
Margherita, ringraziando e invocan-
do protezione sulla famiglia, a cura di
Musuraca Cecilia, Roccella Jonlca
RC
Borse: Gesù Sacramentato, Maria
Aualll■trlce, S . Giovanni Bosco, in
ringraziamento e invocando prote-
zione, a cura di Gonella Maria,
Torino
Borse: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
leslanl, a cura di C.F.
Borsa: Maria Auslllatrlce, per la sa-
lute della mamma, a cura di Monti
Giuliana, Faenza
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni 80100, in ringraziamento e
per protezione su nipoti e famiglia, a
cura di Marino Caterina, Fossano CN
Borsa: S. Domenico Savio, Sr Ma•
ria Romero, In ringraziamento e In-
vocando protezione, a cura di P.M.,
Torino
Borsa: Divina Provvidenza, a cura
di Bogllone Francesco, Torino
Borsa: s. Domenico Savio, conti-
nua a proteggere la mia famiglia, a
cura di Brignolo Adelio, Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce, par gra-
zia ricevuta, a cura di Bosisio Ines,
00
Borsa: Merla Aualllatrlce, Senti Sa·
leslanl, Papa Giovanni, benedite le
nostre famiglie, a cura di Parola Pi&-
tro, Ozegna TO
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo•
sco, Domenico Savio, Invocando
aiuto e protezione sulla mia famiglia,
a cura di e.e.
Borsa: Merla Auslllatrlce, Santi Sa-
lealenl, In ringraziamento e Invocan-
do protezione per Beppe. a cura di
N.N.
Borsa: Mana Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Boaco, a cura di Ada
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione,
a cura di Robba Susanna, Torino
Borsa: In suffragio di Francesco e
Alfredo (Strada Casentino), a cura di
Don Vincenzo Colombara, Genova
Borsa: Maria Aualllatrlce, Don Bo-
sco Domenico Savio, per grazie rl-
cev~te e Invocando protezione, a cu-
ra di Massucco Giovanna ved.
Porrìghlnl
Borsa: Merla Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per ottenere grazia, a
cura della Famiglia Protio, Tonno
Borsa: Mamma Margherita, In me-
moria di Giovanna Blaglnl Val/aro, a
cura di Rizzi Pierina

2.10 Page 20

▲back to top


..IJl
'0
"F -
..
e
:,
."g. -.
()
o
Q,)
:::,
Q,)
()
)>
o-u
r
;o~
__,_
rw-rr
-.J )>