con una organizzazione curata nei
minimi particolari dai cooperatori
del locale Centro, che ringraziamo
caldamente. Abbiamo iniziato la
giornata con un momento di pre-
ghiera ed una riflessione tenuta da
suor Lia Sperandio, Ispettrice delle
FMA, che ci ha spiegalo come i
CCSS siano soggetti scelti da Dio
a fare parie di una grande fami-
glia che ha per scopo la missione
di annunzio e testimonianza di vita
cristiana nello spirito di don Bosco.
Abbiamo quindi dato inizio alla
tavola rotonda sul volontariato, cui
hanno partecipato il prof. ing. Ce-
ragioli, docente presso la facoltà
di architettura di Torino, suor Bian-
ca, suora dell'ordine delle Giusep-
pine, impegnata nell'assistenza a
giovani con problemi, e don Fiore,
sacerdote salesiano con molte
esperienze di volontariato in vari
settori. Presiedeva in veste di mo-
deratore la prof.sa Sofia Torello
del Centro Crocetta.
Il prof. Ceragioli ci ha illustrato
come sia necessario che ci formia-
mo una cultura della partecipazio-
ne che deve superare la mentalità
della delega a cui per comodità
siamo portali, e deve superare lo
scetticismo verso le attività che na-
scono e sono al di fuori del mondo
ecclesiale, organizzate da partiti o
enti laici ecc. Occorre evitare la
duplicità di associazionismo tra
cattolici e laici, ma dobbiamo co-
struirci una cultura della parteci-
pazione alla realtà della vita di
ogni giorno, inserendoci in tutti gli
spazi che si trovano nella socialità.
Cambiare se necessario il nostro
modello di vita, per far sì che il no-
stro modo di vivere sia più mode-
sto e più vicino agli altri, e la no-
stra presenza possa essere vera-
mente testimonianza di partecipa-
zione. Suor Bianca ha definito il
volontariato come «Coscienza co-
scientizzante nel sociale» che ci
porta ad una particolare attenzio-
ne alla persona nella sua globali-
tà. Il volontariato richiede continui-
tà nell'impegno e grande capacità
di ascolto. Tutti i progetti di lavoro
debbono essere non solo formulati,
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ma realizzati; debbono essere
proiettati nel futuro e cogliere dei
bisogni reali. Fare volontariato
vuol dire fare fraternità con tutti,
cercare gli esclusi per riportarli
con gli altri, dando il proprio con-
tributo alla gestione pubblica, al
fine di migliorare la vita di tutti.
Nessuno può esimersi dal volon-
tariato che è un dovere dovuto per
giustizia, come è dovere di tutti il
denunciare ciò che non funziona
nella società, e sollecitare le isti-
tuzioni, e partecipare con le stesse
e nelle stesse per le realizzazioni
necessarie ad eliminare le caren-
ze, evitando di continuare con
azioni di supplenza alle strutture
pubbliche.
Don Fiore fa notare come il vo-
lontariato è un fenomeno delle so-
cietà in sviluppo sorto a seguito
delle tante carenze e del fallimento
della società del benessere, rive-
latasi entità disumanizzante, che si
realizza con piena personale ap-
plicazione al di là di ogni delega.
Il volontario cristiano è un citta-
dino credente che deve essere co-
scienza critica e nello stesso tempo
profetica della società, che as-
sume tutte le attività del mondo lai-
co, ma le vive con una sua speci-
fica motivazione, impegnandosi
nelle brevi e nelle lunghe distanze,
con uno stile globale e coerente di
vita, senza una doppia morale. La
presenza del cristiano nella socie-
tà non è un «vivere per, ma un vi-
vere con», costantemente impe-
gnato dove possa rendersi utile,
denunciando sì le carenze, ma
pronto ad un impegno personale,
aperto a responsabilizzarsi ed a
responsabilizzare. Valga l'esem-
pio di don Bosco, che, ·pur impe-
gnandosi totalmente al servizio dei
giovani, ha sempre cercato di sti-
molare e responsabilizzare le strut-
ture pubbliche in questo senso.
Tutti questi argomenti sono stati
poi oggetto di studio per i gruppi
di studio nel pomeriggio, e la gior-
nata si è conclusa con la Celebra-
zione Eucaristica presieduta dall'I-
spettore, egregiamente organiz-
zata e condotta dai giovani Coo-
peratori.
CAMPO DON BOSCO '85
Canneto 25 luglio-8 agosto
Da vari anni si svolge, promossa
dai Cooperatori Salesiani del La-
zio una colonia per ragazzi biso-
gnosi. :E: un servizio che nel suo
tempo è stato un grande dono non
solo a beneficio dei destinatari, ma
anche per quanti vi hanno colla•
borato con la preparazione remo-
ta, mediante la raccolta fondi, e
per quanti in un secondo momento
conducono e guidano lo svolgi-
mento della colonia.
t: stato perciò nel suo insieme
una felice iniziativa apprezzabile
ed encomiabile.
Tuttavia nella situazione attuale,
sociale, culturale e nelle nuove esi-
genze «assistenziali» qualcosa è
cambiato. Occorre spirito di sacri-
ficio ma anche competenza speci-
fica.
Occorre perciò creare una men-
talità «educativa» nuova con una
impostazione adeguata e struttu-
rata in preparazione del tempo del
campo e delle esigenze dei desti•
natari, quasi tutti con problemi seri
sia sul piano umano, affettivo, sia
su quello mentale, psichico.
Si è incominciato con il tentare
una denominazione diversa dal
termine «colonia» con un termine
più appropriato, «Campo Don Bo-
sco», più consono agli obiettivi e
allo spirito del soggiorno.
Non è facile esprimere una va-
lutazione globale sull'esperienza e
sulla partecipazione dei singoli
circa 40 ragazzi e 14 animatori!
Il tempo breve, l'impatto con una
realtà comunitaria per gli interes-
sati e per gli educatori è stato un
grosso limite.
Resta tuttavia un'esperienza vali-
dissima sia per i ragazzi che per
gli stessi Cooperatori, chiamati a
«provare» e a far crescere il pro-
prio spirito salesiano.
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