Bollettino_Salesiano_199510


Bollettino_Salesiano_199510



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Ottobre 1995
ANNO 119 N.9
Ottobre 1995
Sped. in Abb. post. (50) - Torino
Il MERCATO
l'UOMO
lA POl/TICA

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IN QUESTO NUMERO
Ottobre 1995
Anno 11 9
N umero 9
In copenina,
la nostra intervista
a monsignor Bertone,
pres idente uscente
di « G iusti zia e Pace »,
nuovo segretari o
de lla Congregazione
per la Dottrin a de lla Fede
(Nell a fo to di Marzi-Morse lli,
manifestaz ione sindaca le
a Roma.)
10 FAMIGLIA SALESIANA
Quel piccolo trionfo a Bologna
14 ATTUALITÀ ECCLESIALE
Il mercato, l'uomo, la politica
18 CONFRONTO ITALIANO
Ballando con Dio
22 DONNE A PECHINO
Quegli occhi pieni di nostalgia
26 GIOVANI
Datemi la voglia di vivere
30 WESTERN SAMOA
Le piccole isole del paradiso
34 ANNIVERSARI
La "Resistenza" dei salesiani in Italia
RUBRICHE
di ANGELOBOTTA
di SILVANO STRACCA
di ANTONELLO RONCA
di GIUSEPPINA CUOEMO
di UMBERTO DE VANNA
di GIANNI FRIGERIO
di FRANCESCOMOTTO
3 Editoria/e - 4 Il Punto giovani - 6 fil Italia, nel momlo - 8 Lettere - 13 Prima pagina - 17 Cinema -
20 Co me Don Bosco - 25 Osservatorio - 29 Zoom - 33 li diario di Andrea - 37 Libri - 39 Visto da vi-
cino - 40 / nostri Santi - 4 l / nostri morti - 42 Solidarietà - 43 lii primo piano
Don Bosco in the W orld . È possibile leggere parte di questo numero al com-
puter. Basta collegarsi via WWW (Internet) , a questo indirizzo: http ://www.sdb.org
J~ aJ/leosz;attinnoo
Mensi le di informazion e
e cu ltura re ligiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTOR E RESPONSABILE :
UMBERTO DE VANNA
Redazio ne : Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Coll aborat ori: Teresio Bosco• Angelo Botta -
Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Serge Duhayon - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Antonio Melida -
Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pi etro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione : Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p. a. - Torino
Fotocomposizione : EDI BIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione : La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativame nte alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restituiti.
Ed izione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma
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IL BOLLETTINO SALE SIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in : Antille (a Santo
Domingo) Argentina - Australia• Austria -
Belgio (in fiammingo) Boemia Bolivia
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) ·
Cile - Cina (a Hong Kong ) Colombia - Croazia -
Ecuador - Filippine Francia - Germania -
Giappone - India (in inglese, malayalam, tamil e
telugù) • Irlanda - Gran Breta~na - Italia - Korea del
Sud - Lituania - Malta - Messico - Olanda ·
Paraguay - Perù - Polonia · Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Stati Uniti · Thailandia -
Ungheria - Urug uay - Venezuela - Zaire.
DI FFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a ch i lo
ri chiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei
limiti del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecch io.
22 L'immigrazione al femminile
2 - OTTOBRE 1995 BS
30 Samoa , le isole del paradiso
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/656.12.1
Fax 06/656.12.556
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.

1.3 Page 3

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I
EDITORIALE
la redazione
QUANDO LA PAZIENZA
È DONO DI SÉ
Don Egidio Viganò voleva indirizzare alla Famiglia Salesiana una lettera sulla sofferenza,
ma ha avuto soltanto il tempo di stendere un primo abbozzo del tema.
Il resto è stato chiamato a scriverlo con i suoi lunghi mesi di malattia.
Riportiamo una parte di questo ultimo scritto che ha lasciato sul suo tavolo.
Nei mesi scorsi ho sperimentato della vasta opera avviata. A prima vista appaiono ur-
personalmente che cosa com- genti preoccupazioni finanziarie (per il tempio del Sacro
porti di nuovo nella nostra vita lo Cuore a Roma, per l'impresa missionaria, per i bisogni
stato di malattia nell'incipiente an- dei giovani poveri delle sue opere, per non lasciar pesa-
zianità. E una specie di "incultura- re debiti sul suo successore) ; ma c'è tutto un altro ver-
zione" nella sofferenza che apre sante che lo preoccupava: l'affare dei "privilegi" per la
un'ottica distinta, ma inseparabile e Congregazione , l'autenticità del Sistema Preventivo (la
penetrante, sull'identità della pro- famosa lettera da Roma) , l'impegno missionario, la fe-
pria vocazione e sugli aspetti più deltà al Papa e la difesa del suo magistero, il testamen-
vitali del proprio carisma.
to da lasciare ai confratelli , i sogni sull 'avvenire della
Per illuminare salesianamente que- Congregazione . Egli rimase sempre la testa e il cuore
sta peculiare esperienza ho voluto della sua opera: primeggiava in lui la responsabilità del
andare a rileggere quanto sappiamo degli ultimi quattro an- « Fondatore », avvalorata dal calvario per cui stava
ni di vita di Don Bosco: la sua vecchiaia segnata da tante passando : la luce della croce sull 'autenticità del ca-
sofferenze, dal 1884 all'inizio 1888, ossia dai 69 ai 72 anni. risma.
Quando egli compi i 70 anni la sua debolezza e il decadi-
mento erano tali che un medico esclamò : è come se ne MENTRE DON BOSCO tornava dal lungo viaggio di
compisse 100! Mi sono trovato davanti a un «Fondatore ,, Barcellona, in una sosta al seminario di Grenoble, il Su-
che non demordeva dalle sue più alte responsabilità di periore del seminario nel discorso di accoglienza gli
port,atore di un carisma concreto affidato a lui. Alla propo- disse tra l'altro : «nessuno meglio di lei sa quanto la sof-
sta del papa Leone Xlii
ferenza sia santificante ,;. E
di trovarsi un successo-
Don Bosco commentò con
re , preferì quella di un
acutezza: «No, monsignore
vicario con diritto a suc-
Rettore , non è la sofferen -
cessione , curando cos ì
za che santifica, ma la pa-
dal v~rtice , pur nella sof-
zienza! ».
feren za, vari aspetti vi-
In questa espressione c'è
tali per tutta la Congre-
una profondità spirituale che
gazione.
fa emergere l'identità del
E impressionante la de-
vero spirito salesiano , cen-
scrizione del suo stato di
t[ ata sulla carità pastorale.
salute : dalla vista alle
E certamente bella la nota
gambe, dai polmoni alle
espressione contemplativus
deficienze in vari organi
in actione, ma non esprime
vitali. Ma non si è rin -
la total ità del segreto dello
chiuso in una infermeria
spirito di Don Bosco. In lui
per curare se stesso,
bensì ha dimostrato co-
raggio spirituale e persi-
no temerarietà nell 'af-
frontare viaggi spossanti,
I La singolare fotografia del tredicenne Egidio Viganò
negli anni di Chiari. Nel numero di settembre l'asterisco
è stato inserito erroneamente sotto un altro ragazzo.
Egidio è quello indicato ora, tra i salesiani D. Ghidoni
e D. Rizzo.
malato appare radioso il
motto scelto per identificarn~
il segreto: da mihi animas. E
un dono di sé per la sal-
vezza dei giovani che vivi-
nonostante la proibizione dei medici e le resistenze dei fica tutta l'esistenza : quella dell 'attività e quella della
confratelli. Andò prima in Francia (marzo '84) , poi a Roma pazienza. È il vero respiro dell'anima salesiana , come ha
(aprile-maggio) , poi il lungo viaggio a Barcellona (aprile- lasciato scritto don Rinaldi. Nell'impotenza fisica del no-
maggio '86), poi ancora a Milano (settembre '86) e infine a stro Padre emerge potente e chiaro l'atteggiamento per-
Roma per la consacrazione del santuario del Sacro Cuore. manente e totalizzante del da mihi animas: «io per voi
studio, per voi lavoro, per voi vivo , per voi sono disposto
CIÒ CHE PIÙ COLPISCE in questa maniera di affron- anche a dare la vita ,,.
tare la sofferenza è senz'altro il dono di sé per la cura
JJS OTTOBRE 1995 - 3

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IL PUNT~ GIOVANI
/
di Carlo di Cieco
RIBELLI PER CASO?
Il male di vivere dei giovani dei paesi ricchi.
Altrove, giovani nei luoghi della miseria, assoldati per la droga,
manipolati dai signori della guerra.
Giovani stretti all'angolo, costretti a scelte difficili.
DALLE NOSTRE PARTI , i ra-
gazzi per lo più stanno bene.
L'avere tutto li rende prigionieri
della noia. Si sentono delusi dalla
vita , vogliono farla finita e capita
che scelgano di morire respirando
il gas di scarico della propria auto.
Un passaggio dall'incoscienza alla
morte . Sono morti così Walter e
Samuele, liceali di Monza. Un loro
compagno aveva cercato di dis-
suaderli , ma invano . Le cronache
hanno riferito che i due giovani
avevano cercato delle risposte al-
la loro ricerca , interrogando filosofi
come Nietzsche e Schopenhauer.
Non volevano essere mediocri e
non hanno trovato di meglio che
farla finita, una notte di sabato, in
una strada sterrata di campagna.
Almeno questi giovani cercavano.
Hanno avuto la sfortuna di non in-
contrare una risposta soddisfa-
cente, o un amico che desse loro
un indirizzo diverso dove bussare.
Tanti altri giovani hanno cessato
anche di cercare , storditi e risuc-
chiati dalla noia. Il male se lo por-
tano dentro, il disagio lo affogano
con la droga. Magari si sentono e
sono davvero infelici.
Gli adulti non possono scaricarsi
a cuor leggero della responsabilità
di tante vite giovanili fallimentari.
UN CERTO VITTIMISMO GIOVA-
NILE, allo stesso tempo , non ci
trova schierati tuttavia dalla parte
dei giovani. Se gli adulti devqno in-
fatti aiutarli a rimboccarsi le mani-
che e a percorrere sentieri di so-
lidarietà per rendere significativa la
propria vita, sono poi i giovani che
devono fare la loro parte. Spe-
4 - OTTOBRE 1995 JJS
cialmente oggi nel nostro paese e
nelle regioni italiane più benestanti.
IN ALTRE PARTI DEL MONDO,
la condizione giovanile è davvero
amara, tanto che si può dubitare
che la fanciullezza sia ancora
un'età invidiabile. Basti pensare ai
200 mila bambini che negli ultimi
1O anni sono stati reclutati per la
guerra in 35 paesi del mondo . O
ai piccoli killer pagati dalle orga-
nizzazioni criminali della droga in
America Latina o dalla guerriglia
in Africa. Se non muoiono al fron -
te , questi ragazzi restano segnati
per sempre e difficilmente saran-
no recuperati al pieno equ ilibrio
psicologico .
Chissà , viene da chiedere , se i
tanti giovani annoiati che si rifu-
giano nella decisione di uccidersi ,
cambierebbero opinione sulla vita
conoscendo la condizione infelice
di tanti loro coetanei. Potrebbe na-
scere in loro forse il desiderio di
progettare un impegno capace nel
futuro di determinare una società
diversa che riservi ai giovani non
solo noia ma fiducia .
Uccidersi non è mai un progetto si-
gnificativo, c'è però solo un modo
per venirne fuori specialmente per i
giovani: decidersi a giocare la pro-
pria vita per gli altri anziché per se
stessi. È così che ci si ritrova vivi e
amanti della vita.
I
Colle Don Bosco (Asti).
Giovani al Confronto '95.
Un momento di preghiera
davanti alla casetta di
Don Bosco (cf pag. 18).

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r-,
r: -~:,,:,;_·:""~~;:d;;fi,~·ttrittj_f;::,-t1%-V:il:;f~-
IIS OTTOBRE 1995 - 5

1.6 Page 6

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I GIOVANI LEGGONO? Hanno avuto ampia diffusione i dati
dell'inchiesta condotta dal Premio Grinzane Cavour e dai Pe-
riodici San Paolo. 2300 giovani dai 15 ai 22 anni di 120 scuole
superiori hanno risposto a 63 domande sugli interessi giovanili
nel tempo libero. L'intento era di scoprire quanto i giovani
amassero la lettura. I ragazzi com'era prevedibile non sono ri-
sultati grandi lettori: nel tempo libero preferiscono lo sport, gli
amici , la pizzeria, la televisione. Ma ben il 71 per cento ha
detto di leggere un quotidiano, e 1'88 per cento ha affermato di
aver letto un libro nell'ultimo anno. Naturalmente il campione
non comprendeva tutte le fasce giovanili, ma solo gli studenti,
quindi era esclusa una buona fetta di giovani forse meno moti-
vati alla lettura.
Curiosamente, mentre l'abitudine alla lettura rimane difficile,
cresce il numero dei giovanissimi che cominciano seriamente a
scrivere. E ci sono editori importanti che pubblicano i loro libri.
ROMA
LA QUARTA
ASSEMBLEA VDB
Dieci giorni è durala I' Assem-
blea dell e Volon tari e cl i Don
Bosco, che si è tenuta al Sale-
sianum il I5-25 luglio, present i
un centinai o cli clele!wte, che
hanno riconfe rmato - l' alt uale
Responsabi le magg iore alla
guida dell ' Istituto e I elell o il
nuovo Consiglio centrale. «Ab-
biamo ampiamente raggiunt o
gli obi elli vi che ci eravamo
proposti », ci dice la Responsa-
bi le magg iore al termine de i
lavo ri . « Ora il materiale studia-
to e approvato ve rrit affid ato a
una commi ss ione post-asse m-
bleare per la stesura definiti -
va ». Il tema di questa quart a
Assembl ea è stat o quello dell a
secolarità. Le partecipanti do-
vevano individuare la base co-
mune per un a seco larità incul -
turata ne lle vari e siwazioni .
« Ben presto ci siamo accort e
che la secolarit it eia sola non
esprimeva lllllo e siamo appro-
da te all a secolaritit consacrala
ed è emersa la nostra identità».
È stata vivace la partec ipazio-
ne ai lavo ri . Abituate ai piccoli
gruppi , le VDB hanno acco lto
con enlllsiasmo questi giorni cli
pi ena condi visione. La ricon-
ferma plebisc iraria della Re-
sponsabile maggiore non è sta-
ta una fo rmalità. E alle 1235
VDB ciel mondo mancia a dire:
«Stiamo crescendo nella con-
sapevolezza di far parte di un
Istituto che è stat o davvero vo-
lut o da Di o. Questo ci spinga
a vivere con più int ensit fl I'ap-
partenenza, a sen tire la nostra
vocazione non solo come un
fall o perso nal e o privato, ma
come espress ione cli un pro-
gello piL1 ampio, quell o tipico
del cari sma del nostro Istitut o,
che ci chi ama a una piL1 inten-
sa comuni one ».
I Lubumbashi (Zaire). Don Luciano Odorico, consigliere
generale per le missioni , in visita alla Maison Magone,
che accoglie i ragazzi della strada. Alla sua destra,
il salesiano laico spagnolo signor Alexandre.
ZAIRE
I RAGAZZI
DI DON BOSCO
Opera e cresce a Lubum bashi
I'a11i viti1 a favo re dei ragazzi
dell a strada, tanto che ormai la
gente associa spontaneamente
questi ragazz i a Don Bosco.
Sono migli aia i ragazzi senza
casa che girano per le strade cli
questa affo ll ata ci ll it, tirando
ava nti cl i especliellli , mendican-
do e rubando. Lo stesso don
Mario Valente, superiore dcl-
l' ispettoria clell ' Al"rica centra-
le, ogni domenica fa il giro del-
la cill it per invitarli a partec ipa-
re alla gra nde giorn ata cieli 'ac-
cog lienza: una domenica pas-
sata in fami glia, a cui prendo-
no parte circa quatt roce nto ra-
gazzi. Ogni volta alcuni si de-
cidono a entrare nell a Maiso11
Magone, dove trovano alloggio
e un programma cli vita. Chi se
la sente, viene poi in vitalo a in-
serirsi nella Cilé e/es .le1111es,
dove può completare gli studi
e imparare un mestiere.
I
Salesianum (Roma). Vivaci i festeggiamentì
per la riconferma della Responsabile maggiore
delle VDB.
Nel corso della « lii Conte-
renza nazionale dei coope-
ratori italiani » sono state
rinnovate le cariche dell'as-
sociazione. Delegati e coor-
dinatori di tutte le regioni
d'Italia hanno eletto nuova
responsabile nazionale Ma-
ria Barbieri, di Livorno, che
succede a Jolanda Masotti ;
Fabio Fornasini di Genova
è il nuovo vice responsa-
bile. Nel corso dell'assem-
blea, il delegato nazionale
don Gianni Filippin ha illu-
strato le linee programma-
tiche per il prossimo bien-
nio, invitando "all'ardimento
di cose nuove". Per l'acca-
sione i cooperatori hanno
aderito all'iniziativa "Un mi-
liane di firme per la fami-
glia", una petizione al parla-
mento per una politica di
maggior attenzione alle la-
miglie italiane.
6 - OTTOBRE 1995 1/S

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DA 90 ANNI TRA I LEBBROSI . 1905-1995: le figlie dei
Sacri Cuori di Gesù e di Maria festeggiano quest'anno i
90 anni dagli inizi. Fondate dal venerabile don Luigi Va-
riara tra le giovani lebbrose o figlie di lebbrosi (la prima
superiora, Oliva Sanchez, 38 anni, era lebbrosa), le suo-
re sono oggi quasi 400, impegnate in una decina di na-
zioni nella pastorale giovanile e sanitaria. Sono educa-
trici , missionarie, infermiere: con la loro vita e la loro azio-
ne insegnano il valore redentivo della malattia, la solida-
rietà con i sofferenti , lo spirito salesiano . La congrega-
zione ha aperto le sue porte anche al movimento secola-
re di don Luigi Variara: laici sposati e celibi, e sacerdoti
diocesani, impegnati a vivere il carisma nell'evangelizza-
zione dei più poveri , degli ammalati di lebbra, dei bambini
e dei giovani.
I
Uno dei più grandi apostoli dei lebbrosi,
padre Damiano, beatificato da Giovanni Paolo Il
il 4 giugno scorso.
I Zimbabwe. Don Bruno Zamberlan, don Casimiro,
il geometra Zucchinali degli Amici dei Popoli
e don Ferdinando Colombo alla frontiera del paese.
ZIMBABWE
rare, accompag nato eia don Ca-
zim ierz Kulczychi, lu i pure
desti na to all o Zim babwe, e eia
GLI INIZI
AD HARARE
don Ferdinando Colombo, ani-
matore mi ss ionario per l' Ita-
lia. Qu i don Zamberl an ha ce-
lebrato la prima Eucari stia e si
Don Bruno Zambcrlan ha rice- è presentato al vescovo, che ha
vuto a Lusaka (Zambia) il 24 indi cato il quarti ere popo lare
magg io sco rso. il sa luto dell a cli Kambuzuma come luogo per
popolazione e del superiore la nuova opera. L entrata dei
della circosc rizione don Pi otr salesiani nello Zimbabwe è sta-
Boriczka. Era in partenza per ta fa vorita dalla presenza dell a
lo Zimbabwe. dove darà inizio volontaria ciel VIS Marinell a
all a pri ma presenza sal es iana Maye r Ce rn us<.:hi , che vive nel
nel paese. Con un lungo viag- I aese con la sua famiglia fin
gio in macc hina è giunto il da l 199 1e aveva parlato al ve-
giorno do po alla cap itale Ha- scovo dei sa les iani .
PORTOGALLO
l'os pi tali tit e le ga re: Li sbona,
Estoril , Mani que e Cascai s. La
pane ciel Icone l' hanno fatta i
I GIOCHI
INTERN AZIO NA LI
port oghes i e i brasiliani, che
hanno portat o a casa rispetti -
vamente 6 e 4 trofe i. L' Italia ha
dominato nell a pallavolo fem-
<<In Eu ro pa è la rca ll it sporti- mini le. « Ma non è la gara l'o-
vo- ricreati va pi ù diffu sa e più bietti vo principa le», ha dello
present e nel territ orio », ha il presi dente Giuseppe Bracco.
scrit10 Famiglia Cris1i<11w in un « Le PGS sono parte cl i una
ampio articolo sui VI Gi ochi proposta educati va. E i giochi
_internazionali delle Polisporti- internaziona li sono un momen-
ve Gi ovani li Sales iane (PGS ). to cli scambio culturale, cl i co-
Quas i cento le squadre pai1e- noscenza. Per molti ragazzi è la
cipanti , quindici le nazioni rap- prima uscita all'estero, e un ' im-
presentare. Mille e cento ragaz- portan te esperienza cl i vi ta ».
zi e ragazze Ira i 12 e i 17 ann i,
oltre 400 gli accompagnatori
tra educatori , allenatori e arbi -
tri. Quattro le sedi , scelt e per
Per la pross ima pri mavera la
macc hin a organizzati va si ri-
mellerù in movi mento. I VII
Giochi si terra nno in Sicilia .
I
Portogallo . La squadra brasiliana di calcetto
prega prima della partita .
Per accettare qualunque risultato .
Ma vince ranno il torneo.
IJS OTTOBRE 1995 - 7

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LETTERE
I
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
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viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici . Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
desti_natari. Questo causa avolte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi edi copiechevanno
smarrite .
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, saràsuf-
ficiente chece lo faccia saperee
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
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Il Bollettino Salesiano
Di ffu sione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - OTTOBRE 1995 1/S
IL CONT A DI NO ANTONI O.
« A propos ito cl i quanto avete
scritt o su A ntonio, fratello di
Giovanni Bosco (cf. BS/luglio).
l o sono nato alla "Bacula" , fra-
zione cli Capriglio, di stante sì
e no un chilometro dai Becchi .
Penso che A ntonio a modo suo
volesse bene al fratello Giovan-
nino, ma non voleva che an-
elasse a scuola per non sottra rre
due braccia al lavoro dei campi ,
e per non sos tenere le spese dei
li bri e la pigione fuori casa. D o-
ve avrebbe preso il denaro? In
questi paes i non vi è stato non
dico una li ra, ma nemmeno un
so ldo per far fronte alle indi -
spensabili spese cli famigli a.
Mi o padre ancora nel 1900 per
anelare negli Stati Uniti e gua-
dagnare qualche lira per poter-
si fa re una famigli a, dopo il
servizio militare si fece impre-
stare cento lire dalla sorella che,
più fortunata, aveva sposa to il
mugnaio di Castelnuovo. ln ca-
sa non avevamo il becco cli un
qu attrino, nonos tante che mio
nonno fosse il sindaco ciel pae-
se. A ntonio pensava a come ri -
sollevare le sorti della fa miglia
dopo la morte cie l padre Fran-
cesco e Io sfratto da ll a cascina
Biglione. L a ri gura cl i A ntonio
come ci è stata tramandata non
corri sponde a realtà. Era attac-
ca to all a famigli a. A l prim o fi-
gli o che ebbe dall a moglie A n-
na M ari a Rosso diede il nome
cli Francesco (suo padre), all a
prima fi glia il nome di M ar-
gherita (la mamma adotti va), al
quarto figlio i l nome Giovann i
(suo fratello). A quel tempo era
più import ante sopravv ivere
che studi are. li contadino A nto-
nio lo aveva capito benissimo» .
Rocco Peira.
Colle D011 Bosco, As1i
IL PUNTO GIOVAN I. «Quan-
do ci si occupa dei giovani (cf.
L'amore brucia/O verde. BS/
giugno), non poche vo lte si è so-
liti chiamare in ca usa gli adul-
ti . Eppure bi sognerebbe ri cor-
dare che tanti tra loro hanno
educato con cuore e fermezza e
con pieno successo. È ingiusto
genera li zzare. Mi sembra inop-
porllln o sposare sempre e co-
munque la causa dei giovani ,
puntando solo l ' indice sugli sandria del Carrello - Cosen-
"adu lti (doli . Corrado Giga11- za). « Ho 20 anni e des idero
1e, Napoli). « A proposito del corri spondere in lingua itali a-
BS di maggio, Giovani e ad11l- na con ragazzi dell a Boemia»
1i, 1111iversi paralleli). Sono pa- (A lessandra Zanollo, via Sega-
dre di tre figli : 33, 3 1. 23 anni . .fi"edo. / 8 - 36027 Rosà - \\li-
È vero: giovani e adulti sono cenza).
due mond i di fferenti. I giovani
ogg i rinun ciano fac ilmente al-
i ' impegno. Ma al cont ra ri o del UNA CO LOM BI A NA IN
passa to noi li asco lti amo trop- FRANCI A . « li BS mi arri va
po. Ess i rifiutano la nostra espe- dopo qualche mese, ma per me
ri enza di adulti , preferi scono è un giorn o spec iale. Sono
criti care, a volte a rag ione, ma un 'exallievu: ho due sorelle sa-
poi non si impegnano a sanare lesiane e un fratello francesca-
i guas ti dell a soc ietà. Vogli o- no. Ho impara to dalle mie suo-
no responsabilit /1, ma non so- re ad ascolt are Di o. Ho lett o
no di sposti a prendersela. Le con attenzione la lettera del gio-
diffico ltit ci sono sempre state, vane che ha scritt o " Ho bussalo
ma a noi dicev ano che dove- a tante po11e" (cf. BS/gennaio).
vamo darci da fa re per raggiun- Io ho 30 anni e sono dottores-
gere certe mete. Per esempio, sa. Dopo i 30 anni uno pensa: è
chi impedisce loro di assumer- ora che abbia una stabiliti, an-
si la responsabilitit cli formarsi che nel lavoro! Ho pensato a
regolarmente una famiglia? Ma questo ragazzo e prego per lui .
essi preferi scono convivere, con M a perché c'è ta nta di fficolti1
la scusa che l ' avveni re oggi è a trovare lavoro? Era così an-
incerto. Penso che con loro ci che qualche anno fa? Come me-
metti amo troppo faci lmente da dico non posso ancora lavora-
parte e scendi amo al compro- re qu i in Francia. Ogni giorn o
messo» (Roben o Marangone. in più chiudono le porte ag li
Parigi).
strani eri . È difficile arri vare a
La rubrica "// p111110 giovani'"
i111e11de presenlare le proble-
111a1iche giovanili proprio nel-
/' ollica dei giovani e dalla
parie dei giovani.
fa re un corso in una specialiti1.
Ho trovato due lavori fuori ciel
mi o campo! E subito ho accet-
tato: e non mi sono sentita tra-
dita da Dio. M a vedo che lui
prova la mi a fede e gli chiedo:
che cosa vuoi eia me? Perché
A PPELLI. « Cerco santini , im-
magini sacre, cart oline religio-
se cl i ogni tipo e tempo, fran -
cobolli itali ani e del mondo,
adesivi, schede telefoniche usa-
te ciel mondo, calendari etti usa-
ti . li tutto verrà devoluto alle
mi ssioni » (Rosario Amendola,
piazza del Popolo, I - 8703 1
Aiello Calabro). « Sto racco-
gliendo santi, immaginette, co-
se sacre, per una futu ra mostra.
Qualcuno vuole ai utarmi
adesso che sono in Francia,
adesso che potrei fare la mi a
sognata speciali zzazione, cam-
biano tutto e mettono esami-
concorso te,,-i bili per chi non
conosce il rrancese? ! Prima
avevo lavorato in campagna per
cinque anni, in miseri a e nei
peri co li , ma ho offerto tutto a
Di o. Pregate per me: ho bi so-
gno cli farce la a superare gli esa-
mi all ' uni versità! ».
Maris1e/la, \\lersai/les
(Ma ria Farli Carrelli. via \\li-
lm rio, 34 - 41100 Modena) .
« Vorrei corrispondere con gio- ASSU RDE. IMMORALI , IGNO-
vani in fermi eri per discutere di BILI ... «S iamo un grup po cli
assistenza in fermi eri sti ca e vo- ragazz i dell ' orat ori o, dell 'età
lontariato e anche a scopo ami - di circa 15- 17 anni. A bbi amo
cizia. V ivo in un picco lo paese rece ntemente ri cev uto il sacra-
alle porte del monte Pollino. mento della Confermazione e
Ho 22 anni , sono in fe1111iere insieme abbi amo dec iso cli dar
profess ionale e amo la mia pro- vita ad una ini ziativ a: quell a
fess ione» (A lessandro Adduci. di mettere in guardia i nostri
via Da111e, 59 - 87070 Ales- fratell i sulle assurde tes i delle

1.9 Page 9

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selle (in particolar modo di
quel la dei testimoni di Geova),
sulle immorali teori e dell ' abor-
BIBlL.~\\
to, della fecondazione artifi cia-
le e del divorzio, e sulle iono-
bili tes i dell a magia e dell:~ su-
LA BIHBI A
E LA FESTA
persti zione. Abbiamo così for-
malo il !!rtIppo "N uova Evan-
geli zzazione", che si propone
Palazzo Vecch io, fi 1·cnzc,
21-22 otlohrc 1995
appunt~ di controbattere ogni
sort a d1 smodera to materiali-
smo e tutto ciò che va contro
/111n 1•e111i di lfomsi.
Fi/,,ra1110. Stelr111i.
S1-/1oekel. Ti11°wt/11· \\lerdrm.
la nostra fede e la distru e!!e. l·lw Tev Co.r. ·
Abbiamo già di stribuit o ~~rn Zol/11..L11ci11110 Caro .
seri e cli vo lantini da l tit o lo " no
ai tes tim oni cli Geova", e un
altro da l tit olo " no al l ' abort o e
al la fecondazione artificiale".
11 nos tro programma prevede
Biblia .
via A. da Sc11imcll11. 129
50040 Sc11i111cllo (Firenze)
Tcl. 055IXX.25.055
inoltre la distribuzione in tull e
le abi tazioni della nostra par-
rocchi a de l volantino " sei cat-
tolico?" ri guardante il cristi ane-
simo in general e e il ca t1olice-
si1110 in particolare. Quello che
vog liamo fare è infatli in vitare
tutti i fede li a prendere co-
scienza cl i tuli o ciò che os taco-
la e distrugge la nos tra fede ». .
Il vostro intento è ottirno. 111a
111i pare !'he alla vostra etcì i
toni e le preocc11pa:io11i do-
1rehhero essere altre: la voslra
.fàrma:ione e la testi111011ianza
gioiosa tra i vostri compagni e
a111ici. Lasciate ai pi,ì adulti la
re.1ponsahilitcì di qflim11are
LetteraJirmata, Alcamo (TP) te111i di così grande portata.
BS DOMANDA
RISPETTO E IDEE CI-IIA-
RE. « Desidero porre l ' at1:en-
zione dei letl ori su un pro-
blema che molti nell a no-
stra società vogl iono celare
dietro un velo cli conformi -
smo. Ho quasi 20 anni e so-
no un ragazzo omosessuale.
Non l ' ho deciso io, è una si-
tu azione cli cui posso solo
prendere atto. Nonostante
ques to sono profondamente
cat1ol ico. L ' appello che de-
sidero rivolgere ai le11.ori e
ai cattolici in genere è di ac-
cogliere, seguire e divul ga-
re gli ultimi insegnamenti e
le parole cli apertura della
Chiesa nei confronti delle
persone che vivono la mia
si tu azione. Nel Catechismo
la Chiesa in vita a non discri-
minare.. . Non sto cercando
di giustifi care i comporta-
menti omosessuali , che la
Chiesa condanna fermamen-
te, des idero solo che la ve-
rit ì1 venga .divulgata per in-
tero e vi sia un at1eggiamen-
10 cli maggior apertura per
chi vive il mio problema. Al'..
finché non ci vengano ne-
gati i normali rapporti so-
ciali e non ci dobbi amo na-
scondere.. . » .
Lellera firnwta , Chieti
Risponde Xavier Thévenot.
« Caro am ico. Hai ragione cli
sottolineare che la pos izio-
ne della Chiesa al ri guardo
è spesso presentala male.
La si usa talvolta fa lsamen-
te per continuare a discrimi-
nare. Ora la Chiesa, nei suoi
documenti uffici ali , ha un
pensiero ben arti colato, e cli -
stingue Ira gli atti omoses-
suali, le tendenze omoses-
suali , e la persona che ha
queste tendenze .
J. Prima cli tuli o, la Chiesa
sos ti ene un rispetlo incon-
di zionat o verso le persone
omosessuali . Un ri spello
identico a quell o che si de-
ve a ogni altra persona. An -
zi, un ri spello ancora più at-
tent o perché, come dici be-
ne tu , le persone non scel-
gono cli avere ques te ten-
cl enze. Ess i poi sono sotto-
posi i a una prova psichica
abbastanza pesante, e per cli
più , sono spesso viti ime del-
la incomprensione, cos tret-
te a vivere in solitudine gran-
di sofferenze interi ori. Il Ca-
techismo della Chiese, Cat-
tolica (a l n. 2358) chiede
" ri spell o, compassione e de-
Iicatezza" verso i soggetti
omosessuali , e una lolla ri -
solut a con tro ogni forma di
di scrim !~1azione. Su questo
punto e e ancora molta stra-
da da percorrere!
2. La Chiesa inoltre. sicura
che la differenza sessuale è
una rea lti1molt o importante
per una buona strutturazio-
ne della persona umana e
delle soc ieti1, afferma che le
tendenze omosessua li non
dovrebbero essere presenta-
le in se stesse come valori ,
o come equivalenti alle ten-
denze eterosessuali . Concre-
tamente, ciò si gnifica per
esempi o che non si può mai
augurare a qualcuno cli ave-
re forti tendenze ornosessua-
1i. Nello stesso tempo signi-
fi ca che i genitori devono
ed ucare i loro fi gli in modo
da aiutarli a scoprire la ri c-
chezza della differenza ses-
sual e.
3. lnfine, la Chiesa afferma
che gli alti omosessuali so-
no " alli intrinsecamente di-
sordin ati". Cioè che a loro
mancano oggell ivamente al-
cune dimensioni importan-
ti: nessuna vera complemen-
larilìt sessuale, nessuna aper-
tura alla fecond ità. Per que-
sto la Chiesa domanda alle
persone omosessuali. oome
a ogni persona celibe, eia
una parte cli ev itare cli porre
liberamente questi alli . clal-
I'a lt ra cli cercare, grazie al
dinamismo dell o Spirito, cli
um anizzare sem1?re più la
loro sessualitì1. E ciò che
chiami amo virtù del la " ca-
sti1 1,•·. ossia la virtù che con-
sente cli vivere la propria
sessualità e affettività nell a
libert à di un figlio/a cli Dio.
o
t/S OTTOBRE 1995 9

1.10 Page 10

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LA NOSTRA STORIA Disse don Rua che il primo congresso dei cooperatori
QUEL PICCOLO .13-15 ottobre:
a Bologna il Con gresso
Int ern aziona le
TRIONFO
dei cooperatori .
Quello de l ' aprile 1895,
cento annifa,
ABO
l4
fu un avvenimento
e f ece uscire allo scoperto
i salesiani in Ita lia
e nel mondo.
di Angelo Botta
IBologna. Il cardinal Biffi
celebra l'Eucaristia
per i cooperatori sabato
14 ottobre. Qui è alla Madonna
di San Luca, dove si conclude
il Congresso alla presenza
del cardinal Pironio.
Bologna e un giornal e descrive ciò
che è avvenuto in mattinata nell a
chiesa del Corpus Domini trasforma-
ta in aul a cli adunanze. Venticinque
tra ca rdin ali , arcivescov i e vescov i
siedono in varie fil e sul palco costrui -
to sopra I'a ltar lllaggiore. Quattro
cappe lle laterali , convertite in tribu-
ne, accolgono cooperatrici , lllembri
del comitato promotore, sa les iani ,
schola cantorum del co llegio sa le-
siano di Parma e banda cli quello di
Faenza. Sotto, i banchi della stampa
ospitano rappresentanti cli giornali ita-
li ani , spagnoli , austriaci, francesi, te-
deschi , sv izzeri e inglesi. L a nave del
tempi o è gremita eia duemi la parteci-
panti, che poco prima hanno sa lutato
con grandi applausi l'entrata dei pre-
lati e che, adesso, ricevo no don Ruil
venuto per il prilll o Congresso inter-
nazionale dei coope ratori sa les iani .
<< M entre s'anelava chetand o il
suss urro e l ' ultimo battima-
ni , ecco cli bel nuovo fragorosamen-
te applaudire, tutti levarsi in piedi ,
allungare il co ll o, appuntare le ci-
glia: un povero prete, magro, maci-
lento, stecchi to, dimesso ecl umile,
ma con il vo lto tutto raggiante cli ri-
10 - OTTOBRE f995 1/S
so bonario, ascendere al banco della
pres idenza. Era don Rua , colu i che
ha raccolto l 'ered ità cli Don Bosco,
e che ricopiand o in le virtù ciel
suo pad re, non ci ha fatto tanto a
lungo lacrimare sull a tomba clell 'a-
po~tol o cli Torino ».
E il 23 apri le 1895 , ci troviamo a
I RICORDI
DEL CARDINALE
Un seco lo più tardi ricordi amo I'e-
vento con ammirazione e gratitudi-
ne. L' idea cl i una riunione ciel gene-
re era partita dal Cardin al Dollleni-
co Svampa, am ico cli Don Bosco fin
dagli anni giovanili: « Appena trilu-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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sarebbe stato segnato a caratteri d'oro nella storia salesiana.
srre », diceva, «ebbi la fo rtuna cli in-
contra rmi con quell ' uomo straordi-
nari o, ne intes i la calcia parola, rice-
vetti dall e sue mani la santa Eucari-
stia , la santa bened izione, e fui re-
ga lat o cli una piccola medaglia che
tuttora porto sul petto ». Nel 1894, ar-
civescovo cli Bologna e ospite dei sa-
lesiani a Torino, suggerì la convenien-
za cli co nv ocare i cooperatori cl 'Ita-
li a e cli altre nazioni a un congresso.
NIGERIA. PRIMI COOPERATORI
A ONDO. Domenica 7 magg io, nella
chiesa di Ondo, solenne promessa dei
primi cinque cooperatori salesiani . Se-
guiti dal salesiano laico argentino José
Trigona, sono giunti a questo passo uf-
ficiale dopo un cammino di formazio-
ne di oltre due anni . Si tratta di cinque
laici impegnati nell 'oratorio, in parroc-
chia, nella scuola. Un buon gruppo di
cooperatori c'è anche nelle altre due
opere nigeriane di Onitsha e ad Akure,
presso il grande santuario dedicato a
Maria Ausi liatrice . Don Giovanni Fe-
drigotli , del consiglio centrale, ha pre-
sieduto la l'unzione. « In Nigeria la
gente risponde volentieri a queste ini-
ziative associative », ci ha detto. « Le
persone sono scelte con cura, in modo
da fondare bene il movi mento dei coo-
peratori in Africa. E questa è certa-
mente una delle speranze di coi nvolgi-
mento laicale su cui si deve far leva
p_er ~·endere più incisive le nostre mis-
StOnt ».
o
I In alto, sbandieratori
all'istituto salesiano.
Qui sopra, il delegato centrale
don José Reinoso con Kabeya
Katalaie, cooperatore dello Zaire.
L' idea piacq ue tanto che gli fu chiesto
cli ospitarlo nella sua città e cli esserne
egli stesso il presidente onorario.
Si era alla fine cli novembre. In
quattro mes i si riuscì a preparare tut-
to: riuni oni a Torino e Bologna, crea-
zione cli com missioni per la ricerca e
adattamento dell ' aula, per raccoglie-
re offerte e ottenere ribassi ferrov ia-
ri , per gli alloggi, per la sta mpa, per
l
I
II
Vellore (India).
La promessa di 12 nuovi cooperatori.
Qui con i responsabili ispettoriali.
I
lvato (Madagascar).
Congresso dei cooperatori dell 'isola.
Con don Martinelli (al centro) e suor Bernadette Masson .
11S OTTOBRE 1995 - 11

2.2 Page 12

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I Bologna. Studenti della scuola
salesiana. L'opera è nata sulla scia
del Congresso del 1895.
l'esame e l'ordine dei discorsi, pe r
le fun zioni re lig iose e i festegg iame n-
ti. Al concorso pe r l' inno pe rve nne-
ro cinquanta lavo ri e fu prescelto
que llo di Oreste Liviabe ll a, maestro
di cappella de l duomo di Macerata,
perché "facil e e di brillante effetto".
Ci furono adunanze prev ie in di ver-
se c ittà, da Torino, in Itali a, a Bue-
nos Aires, nell 'A rgentina.
ADESIONI DA TUTTO
IL MONDO
Il cardinal Svampa fu inondato da
una valanga cli lette re cli adesione e
plauso provenienti da almeno sette
stati d ' Europa e da vari ex trae uro-
pei. Scriveva no porporati , vescovi,
laici illustri , ordini re li g ios i, capi di
associaz ioni cattoliche, membri del-
la stampa. Con una conseguenza im-
med iata : la qu alifica di " internazio-
nal e", messa in dubbio eia alc uni al
principio, fu accettata e confermata
unanimamente.
Scopi fissati alla tre-g iorni : far co-
noscere più largame nte lo spirito di
Don Bosco; fa rlo pe netrare e cresce-
re, soprattutto ne ll 'animo de i coope-
ratori e de ll e cooperatri ci; moltipli-
carne le istitu zioni. Arrivati a que-
sto punto , l'arc ivescovo cli Bologna
completava saggiamente, per conto
suo: creare la presenza sa lesiana ne ll a
nostra città, che l' aspetta eia tempo.
li 23 aprile vide la fun zione cli ape r-
tura a San Dome ni co. Alle 8, tra la
folla che g re mi va la basilica, sfi
dalla sagresti a un a lunga processio-
ne di chierici, sace rdoti , parroci , ca-
12 - OTTOBRE 1995 /JS
noni ci, don Rua, ventun vescovi e ar-
civescovi in pivi a le con mitra e pa-
storal e, i cardinali G aleati di R aven-
na , Mauri cli Fe rrara, Ferrari di Mi -
lano e Svampa di Bologna. Messa
de ll o Spirito Santo. Mu s ica di Pale-
strina , eseguita in modo inappunta-
bile dai ragazzi cantori del colleg io
sa les iano di Parma: " pe rfetta omoge-
ne ità cli suono, gradazioni di colori-
to de li catiss ime", commentò a ll ' in-
dom ani il Resto del Carlino.
Te rminata la funzione, i cong res-
s isti s i affrettarono alla chiesa del
Corpus Domini, detta della Santa
per il corpo de ll a bolognese santa Ca-
terina De ' Yigri che vi s i conserva
incorrotto da seco li. I c inque inge-
gneri della commissione " pe r la ri -
cerca e adattamento de ll 'aula" han-
no fatto un ottimo lavoro , i partec i-
panti sono subito al loro posto e il
cardinal S vampa pronuncia le parole
iniziali: « Quando l'anno scorso ebbi
la ventura di prender parte allo splen-
didiss imo Congresso Eucaristico di
Torino, non mancai di recarmi a Val-
salice, e là m ' ing in occhiai commos-
so sulla tomba di Don Bosco, e alle
prec i di requie aggiunsi que ll e di
patrocinio: a lui mi affidai , a lui do-
mandai conforto per l' alto mini stero
c he stavo pe r intra pre,~de re. E i miei
voti furono soddi sfatti, giacché me
ne sta pegno qu esto congresso, c he
ho avuto l' onore di convocare e che
o ra ho la soddi sfazione, la le ti zia di
vedere fe li ceme nte adunato ».
Si legge il Breve po ntificio indiriz-
zato dal papa Leone XUI al " Con-
gresso cli quei cattolic i che, denomi-
nati cooperatori del la soc ietà sa le-
s iana, ne hanno comun e lo spirito e
ne promuovono con la preghiera e
con l' az ione le opere". E s i incomin-
cia a lavorare.
RISONANZE POSITIVE
Si studiano i temi prescelti: Don
Bosco e l' opera sua, i cooperatori sa-
les iani , il s iste ma preventivo , I'edu-
cazione de lla gioventù , i catechismi
e g li oratori , le mi ss io ni . Interven-
gono congress isti c he si congratula-
no pe r l' opera sales iana in azione
tra la loro gente, e altri che da tem-
po la c hi edono con insi stenza. Don
Smrecha r, pe r esempio , sa luta l' as-
sembl ea in s loveno perché non sa
l' italiano, ma è pronta la traduzione,
che il segreta rio s i affretta a legge-
re: « Come noi cattolici s love ni divi-
di amo co i fra te lli itali ani g ioie e do-
lori , così speriamo che l' istituto sa-
lesiano nato in lta lia s i riverserà be-
nefico anc he in mezzo a noi. È que-
sto il mio voto, in no me anche de i
mi ei Cooperatori , c he c ioè vengano
qu anto prim a fra noi i figli di Do n
Bosco ». Commenta lo storico don
Ceria, dai c ui Annali stralc iamo que-
sto articol o: « Il s uo voto fu esaudito
non tanto presto come eg li s i augu-
rava, ma al cli sopra di ogni sua aspet-
tativa».
Il coronamento so le nne ciel con-
g resso lo pose il pe ll egrin aggio al
santuario della Madonna eletta di San
Luca, che sorge sull a vetta di un colle
poco lungi da ll a città. I g iornali bo-
log nes i scri sse ro che no n s i e ra mai
vista tanta gente per quella sa lita.
Filippo Crispolti riass ume il suo giu-
di zio globale dei tre g iorni scrive n-
do : « Splendido saggio di generosità
finanziaria, di magnifice nza d'or-
dine, di cooperazione delle varie clas-
s i, di concorso del pubblico; sple n-
dido saggio soprattutto cli fervore re-
ligioso». l cooperatori , eia parte loro,
osservarono: « Il voto nostro eia g ran
te mpo vagheggiato cli adun arc i per
confe rire ins ie me dei comuni inte-
ressi , alfine fu dalla benignità divina
esaudito. Ma assa i più abbondante si
presenta al nostro sguardo la messe
da raccog liers i; e perciò con m aggio-
re alacrità a bbiam o rivolto a questa
le nostre c ure».
Eco duratura del cong resso dove-
va essere anche un 'o pera sa les iana
in Bologna. Altra eco non me no du-
ratura fu tutto un complesso di salu-
tari effetti de ri vati per la diffu ·ione
della soc ietà sales iana, per I'organiz-
zazione dei suoi coope ratori e pe r
una più larga compre ns ione dei do-
veri soc iali nel campo cattolico. A
ragion veduta, e non per semplice at-
to cli cortes ia, don Ru a affermò ne l-
1'adunanza cli chiusura c he, ne ll a sto-
ri a della società sa les iana, le date
23-24-25 aprile 1895 sarebbe ro sta-
te segnate a caratteri d 'oro.
Le cronache di quei g io rni , poi , e
le relazioni cli carattere storico ap-
parse più tardi , mossero molti ad
applicare a ll 'avven ime nto le parol e
cli Do n Bosco: «C irca il 1895 gran
trionfo ».
Angelo Botta

2.3 Page 13

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PRIMA PAGINA
di Luciano Odorico
RITORNO IN RWANDA
Tre mesi in Zaire, Rwanda e Burundi per verificare da vicino la situazione
in quella fetta d'Africa, e per riorganizzare il ritorno dei salesiani in Rwanda,
dopo le tragiche vicende di un anno fa.
Il consigliere per le missioni salesiane fa il punto sulla situazione.
In questo momento in Rwanda l'esercito ribelle tutsi grande punto interrogativo: come si sia potuto arrivare
ha vinto la guerra e si trova al governo già da un an- a quelle esasperazioni.
no . Gli hutu, che erano al governo prima, hanno ab- Intanto in Burundi la situazione si fa tesa, e anche in
bandonato il paese in massa. In Tan zania e nei tre questo paese per motivi etnici. Il governo è hutu, l'eser-
campi di rifugiati dello Zaire, presso Goma, ci sono in cito è in mano ai tutsi. Ci sono molte razzie e per la gen-
questo momento due milioni di rifugiati hutu, molti dei te di entrambe le etnie il clima è di grande insicurezza.
quali sono vittime innocenti.
In Burundi i salesiani sono
Il governo attuale è piuttosto
presenti da oltre 20 anni a
dittatoriale: si è autodefinito
Rukago , una grande parroc-
un governo di ricostruzione,
chia missionaria a due pas-
ed è teoricamente aperto a
si dal confine con il Rwan-
tutti , ma praticamente è re-
da. Abbiamo deciso di ini-
strittivo .
ziare una nuova opera nella
capitale Bujumbura e di ria-
I SALESIANI SONO GIÀ
prire il collegio di Ngozi , do-
RIENTRATI. Più della metà
ve già 15 anni fa avevamo
di quelli che prima opera-
un bel centro vocazionale.
vano in Rwanda sono già
nel paese. Abbiamo ripreso
C'È CHI PARLA CON IN -
il lavoro a Gatenga, a Kimi-
SISTENZA DI ESAMI DI
hurura, nella parrocchi a di
COSCIENZA. E i vescovi
Kicukiro e a Butare. Quat-
rwandesi per la quaresima
tro delle sei opere che ave-
hanno lanciato una grande
vamo hanno quindi ripreso
iniziativa per favorire senti -
a funzionare . Ora stiamo
menti di riconciliazione e di
studiando la situazione del-
perdono, di approfondimen-
la parrocchia di Musha, e
to etico sul valore della vi-
della scuola tecnica di Kicu-
ta. È ormai certo che la stra-
kiro. Tranne l'opera di Buta-
ge fu organizzata fin negli
re , tutte le altre sono state
ultimi dettagli dagli estremi-
gravemente danneggiate e
sti del governo precedente.
vanno rimesse in piedi. I sa-
Furono i dirigenti e i mili-
lesiani tornano in Rwanda
ziani hutu a prepararsi a
per riprendere il lavoro pa-
questo e sono una minoran-
storale con grande umiltà.
za. Sono loro che hanno
La nostra proposta è quella
di impegnarci con tutti e
per tutti. La scelta è "per i
più poveri ". Veniamo per
costruire il regno di Dio e
I ~igali (Rwanda). Questa bambina si chiama Vestina.
E una tutsi ed è riuscita a sfuggire al massacro
nascondendosi sotto terra avvolta in questa stuoia.
coinvolto le masse, e han-
no convinto la gente ad as-
sumersi le loro responsabi -
lità per motivi etnici . Ma il
massacro è stato organiz-
vogliamo lottare per quell'utopia che si chiama riconci- zato da piccoli gruppi ben organizzati . E quando poi
liazione. Vogliamo riprendere anche la pastorale voca- si entra nel vortice della violenza , solo Dio può dire
zionale , dal momento che ci sembra particolarmente dove sia la responsabilità personale o collettiva. Ci si
urgente avere vocazioni locali .
domanda indubbiamente fino che punto il cristianesi-
mo sia entrato in questo popolo ; e se la morale cri-
SU QUELLO CHE HO VISTO, le tombe , i ricordi, la de- stiana sia entrata nella loro fede , una fede che sem-
·scrizione dei massacri, preferisco non fare commenti. brava così sincera e viva nella gente rwandese .
Conservo tutto nella mia memoria. Rimane certo un
o
IJS OTTOBRE 1995 - 13

2.4 Page 14

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COPERTINA Cattolici, impegno sociale e nuova politica dopo "tangetopoli".
IL MERCATO, L'UOMO
LA POLITICA
di Silvano Stracca
« Educare alla socialità ».
Intervista esclusiva
a mons. Tarcisio Bertone
presidente uscente
di "Giustizia e Pace",
nuovo segretario
della Congregazione
per la Dottrina della Fede.
N e ll 'autunno de l 199 1, quando
uscì il doc umento " Educare all a
legalità" de ll a commi ss ione ecc le-
s iale Giustizia e Pace, nessuno im -
maginava che av rebbe anticipato un a
luc ida anali s i de ll a situaz ione italia-
na con la de nuncia dell a corru zione,
I esplosione d i " tangentopo li", la co-
stituzione ciel pool " mani puli te". S ul
fi nire de l 1993, qu ando le prime av -
visag lie cl i stanc hezza com inciavano
ad appa nnare la speranza, iI clocu-
I Monsignor Tarcisio Bertone,
per quattro anni arcivescovo
di Vercelli.
I
Roma. I simboli dello Stato.
L'importanza della /eadersheep
per costruire nel sociale.
mento "Legali tà, gi ustizia, moralità",
ri proponeva all ' attenzione la "que-
stione mora le", sol levata clall ' ec li ss i
de ll a lega lità, e l' impegno educativo
de ll a C hiesa non so lo per la trasfo r-
mazione de lle stru tture, ma soprattu t-
to pe r la convers ione dei c uo ri.
Ne l magg io scorso la comm iss io-
ne Giustizia e Pace ha pubb licato un
nuovo documento in continu ità e
coere nte sv iluppo dei due testi pre-
cedenti: "Stato sociale ed ed ucazione
all a socialità" . « Se l' educazione al-
la legali », sp iega monsignor
Tarc isio Bertone, ne ll a sua ul -
ti ma intervista come pres i-
dente dell a commi ss ione,
« è un presupposto per una
convivenza g iu sta e pa-

2.5 Page 15

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11 rischio di lasciare la cosa pubblica ai nuovi "avventurieri".
individuale. Uno sforzo cl i autoed u-
cazione all a giusti zia perché c' è un a
diretta equi va lenza tra la giustizia
prati cata ei a ciascuno ne ll a vita fa-
mii iare, nei rapporti interpersonali ,
ecc., e la giustizia praticata dagli am-
ministratori e da i poiit ici nel parl a-
mento, nei consigli reg ionali , pro-
vinc iali , comun ali , nel govern o de l-
la naz ione e nel governo degl i enti
locali . In sostanza abbiamo ce rcato
cli capovolgere la prospetti va: dal di-
si mpegno al coinvolgimento, all 'e-
ducazione a un a superiore giusti zia
che impedi sca a ognuno cli noi di
crearsi dell e ni cchie di privileg io, di
ava llare piccole ingi usti zie persona-
Ii, salvo poi a pun tare il di to cont ro
le grandi ingiusti zie sociali ».
f
«Lavorare meno p_er lavorare tutti »: un po' di utopia in nome della solidarietà.
Quello del lavoro e uno dei problemi più scottanti ovunque.
cifi ca, l'ed ucazione all a soc ialità
mobili ta le coscienze a promu overe
atteggiamenti di responsabilità e com-
portamenti cl i solidari età, ass icuran-
do spazi cli azione agli anti chi e ai
nu ov i soggetti sociali , nel ri spetto
delle autonomi e leg ittime e dell e di-
verse fo rm azioni . li nuovo doc u-
mento indi vidua così nell ' opera edu-
ca tiva un im pegno pri orit ari o dell a
C hi esa» .
«Quest' impegno è reso ogg i pi ù ur-
gente da un contes to soc io-po li tico
caratteri zzato eia un a situaz ione cli
confusione e transizione », aggi unge
monsignor Bertone, sales iano, per
qu attro anni arcivescovo cl i Vercelli .
Come sales iano, natu ra lmente, po ne
la questione edu cativa al centro ciel
suo impegno pastorale e sociale. Co-
me giurista poi, studioso cli diri tto ca-
nonico che ha insegnato a lungo nelle
pontificie uni versit à romane, mon-
signor Bertone è particolarmente sen-
si bile al problema dei diri tti e dei do-
veri , che costitu isce uno dei fil oni di
lavoro de ll a comm iss ione Giustizia
e Pace. Come presidente cl i quest'or-
ganismo dell a Confere nza Ep iscopa-
le Ita li ana (CEI), ha sentito e viss u-
to tale im pegno come "perfett amen-
te congenia le" al cari sma sa les iano.
L'INTERVISTA
Monsignor Bertone, com'è nata I' i-
dea di un doc11111ento sulf' ed11cazione
alla socialità?
« Dopo aver notato la cadu ta di le-
ga lità o aver da to un contribut o a
un a correzione di rotta , la commi s-
sione ha visto che si afferm ava una
spec ie cl i delega in bianco ag li orga-
nismi giudiziari . L' importante era co l-
pire i soggetti res ponsabili cli " ta n-
gentopo li ", soprattutto gli ammi ni-
stratori e i poli tici. Battere le mani
ogni volta che veni vano individuati e
smasc herati dinanzi ali 'opinione pub-
blica. Poi ognuno si ri teneva in pace
con la sua coscienza. Noi abbiamo
eletto: no, dobbiamo cercare cli fonda-
re il senso di giusti zia nella profondità
dell a coscienza personale e in un a
domanda cl i superi ore giusti zia lega-
ta sia ai princi pi etici sia, da un pun-
to cli vista cri stiano, all a virt ù de ll a
giustizia ».
D1111q11e, 1111a riflessione sui rischi
del 'fare giustizia" attraverso la de-
lega ad alcuni soggetti?
«Sì , uno sforzo cl i recu pero de l
senso de ll a giustizia nell a coscienza
Per questo il documento parte da
11na breve analisi della "crisi'" de llo
stato sociale?
« Nell a soc ieti1 itali ana si ass iste
all a nasc ita cli sp in te neoli beri stiche,
che portano ali 'occupazione ciello sta-
to da parte cli oli garchie più che all a
esperi enza cli democrazia di ffusa e
partec ipata. La fa mosa espress ione
"fa i ei a te"r ischi a cli aumentare il po-
tere de lle fasce fo rt i dell a popolazio-
ne e diminuire le poss ibilità e i diri t-
ti cli quelle più deboli e povere. Si
alimenta anche l'atti tudine a chiu-
dersi in se ste.-si per paura de ll a cor-
ruzione dil agante. Proprio per il timo-
re cli essere coi nvo lti in "tangento-
poli ", molte persone qualificate han-
no abbandonato la po li tica e la vit a
pubbli ca. Una fu ga nel pri vato, un
rifi uto cieli ' im pegno sociale, un in-
cl ivicl ualismo esas perato. Anche se,
per fo rtuna, a tu tto ciò si contn tppo-
ne il vasto impegno ciel vo lontari ato
e dell ' associazioni smo cattolico, spe-
cialmente giovanil e ».
Avete tenuto conto anche de lle ri-
petute proposte di revisione costitu-
ziona le ?
« La nostra società non può bu ttar
via i princi pi della Costituzione re-
pu bbl icana che avevano di segnato
saggiamente, dopo l'esperienza dell a
g~erra e dell a lotta civ ile, un progetto
eh stato democratico moderno e par-
tecipato. Purtroppo, la Costituzione è
rimasta in parte inattuata per quanto
IIS OTTOBRE 1995 - 15

2.6 Page 16

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riguarda sia i diritti sia i doveri dei
cittadin i nella loro fecondità sociale.
Abbiamo dunque riflettuto sulle de-
generazioni dello stato sociale in
stato clientelare, partendo dalla cri si
dei valori , dalla crisi dei partiti di -
ventati strumenti per l'occ upazione
dello stato per interessi corpora tivi ,
dalla crisi della moralità econom ica e
di quella amministrativa. E abbiamo
riproposto un pacchetto di valori co-
sti tuzionali da rivalutare e attuare ».
\\li siete ovviamente richiamati ai
principi de lla do/Irina socia le della
Chiesa.
«Soprattutto a quelli che sono il
fondamento di una società cli uomini
liberi, giusti , solidali. Lnnanzitutto il
principio di responsabilità: Giovanni
Paolo II nella enciclica "Centesimus
annus", ha coniato l'espressione
"Tutti siamo responsabili di tutti ".
Poi il principio di sussidiarietà: I'au-
torità superiore non deve sostituirsi a
quella inferiore. In altre parole, I'au-
torit~1 amministrativa non deve sosti-
tuirsi all ' ini ziativa libera dei singoli,
dei gruppi , delle associazioni, che
hanno il diritto cli esercitare la loro
azione nella società, e cli occupare
gli spazi cli solidarietà, anche dinanzi
alla latitanza dello stato. Pensiamo
alle ini ziative del volontariato, non
solo nei momenti di emergenza, ma
nella normalità quotidiana, a favore
dei più bisognosi. Uno stato demo-
cratico, uno stato sociale, deve carat-
teri zzarsi per il riconoscimento e la
garanzia delle autonomie. Infine, il
principio di solidarietà: chi più ha,
più deve; chi meno ha, più deve rice-
vere. Non dobbiamo aumentare il
fossato tra le fasce più ricche e le vit-
time di nuove e antiche povertà ».
Il recupero dello stato sociale esi-
ge quindi un ca111biame1110 di m en-
lalità ...
« Al centro cli tutta la questione
morale sta l' impegno educativo, so-
prattutto dei giovani. L' impegno pre-
minente della Chiesa è dunque l'e-
ducazione. Non è compito dell a Chie-
sa intervenire ne lla politica o nella
vita amministrativa. Il suo impegno
è educativo e deve fare perno anzi-
tutto sulla famiglia. La famiglia è il
soggetto principale che ed uca al ri -
spetto , alla toll eranza, al la convi-
ven za nella diversità, all ' accoglien-
16 - OTTOBRE 1995 /JS
za, al l'aiuto reciproco. La famiglia
può educare di nuovo, come inse-
gnano i Padri della Chiesa, alle virtù
sociali che sono le quattro virtù car-
dinali: prudenza, gi ustizia, fortezza ,
temperanza sono virtù costitutive del
vivere soc iale e come tali vanno ri-
scoperte, proposte, vi ssute ».
Ne l docu111e1110, tra i sagge/li che
possono educare alla socialità si in-
siste sulla scuola e sui media.
« La scuola è chiamala a mediare
tra la pura istruzione e l'educazione.
Per esempio, il progetto educativo sa-
lesiano nazionale fissa proprio que-
st'obiettivo e diventa, perciò, un mo-
dello anc he per il progetto educativo
delle sc uole stata li. Per un certo tem-
po le scuole stata li , anche ideologi-
camente, rifiutavano l' impegno edu-
cativo puntando solo all ' informazio-
ne e all'istruzione in una sorta cli neu-
tralità, di fatto , impossibile. Mentre
il progetto ed ucativo della scuola cat-
tolica, e segnatamente salesiana, è ef-
fettivamente e incisivamente modello
cli educazione alla socialità. Quanto
ai media , ess i possono porre l' ac-
cento o su modelli cli egoismo o su
modelli cli solidarietà. Possono diven-
tare canali cli trasmi ss ione cli valori
o cl isvalori ».
Il documen to sottolinea che il com-
pito dei cristiani e delle loro comu-
nità è quello della partecipmione e
del/' impegno solidale . Anche in poli-
tica ?
«Certamente: se i ciuaclini compe-
tenti nei diversi settori , format i alla
socialità, non sono disponibili ad as-
sumere le loro responsabilit~t anche
in campo politico, gli spazi de l go-
verno e dell 'amministrazione del par-
lamento e del consiglio saranno oc-
cupati dai nuovi avventurieri , ben lon-
tani eia quella antropolog ia, cioè da
quella concezione clell ' uomo, dell a
società e dell a promozione del bene
com une, che sono i cardini del servi-
zio politico » .
1
Il docum ento su l 'edu caz ion e alla
socialità o.ffi"e una pia11qfor111a di pro-
gellualità a l 'assem blea di novem-
bre della Chiesa italiana sul "\\/an-
gelo della carità nella società di
ogg i".? _
·
« Il convegno cli Palermo dovrà fi s-
sare delle mete di educazione e cli im-
Palermo. A novembre l'importante
Convegno della Chiesa italiana.
pegno soc iale per le comunità eccle-
siali locali. Si pensi solo al grande
problema della solidarietà tra Nord
e Sud o ai problemi che toccano i
credenti nella vari età delle loro si-
tuazioni professionali . L' educazione
alla socialità e all ' impegno cli so li-
darietà dovrebbero essere assunti,
interiorizzati , e poi proiettati nell ' a-
zione. Un cristiano impegnato in po-
litica, un cristiano imprenditore o un
cristiano padre cli famiglia hanno va-
sti ambiti cli intervento cli socialitf1 e
di solidarietà. Recuperando i princi-
pi e i progelli cli azione ciel documen-
to cli Giustizia e Pace, credo che il
co nvegno cli Palermo confermerà e
rilancer~1 il progetto pastorale dell a
Chiesa italiana per gli anni che ci
separano dal Terzo Millennio ».
l11fì11e: nel testo si delinea una vera
e propria "caria dei doveri"?
« Se è tempo ormai cli ripristinare
la legalità, la moralità e la traspa-
renza, non ci si può fermare a es ibire
l'elenco dei diritti ; è necessario pren-
dere coscienza e porre mano alla ste-
sura consensual e cli una vera e pro-
pria Carta dei doveri. Noi ne propo-
ni amo una bozza a cominciare dal
dovere fondam ental e dell a parteci-
pazione, contro la " fuga " e pe r il su-
peramento cieli ' individuai ismo ».
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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CINEMA
l'intervista a Guido Josìa scenografo
QUEL MIRAGGIO DELLA LIBERTÀ
Il film di Tavernier, vincitore a Berlino. La squallida storia di Nathalie, Eric e Bruno,
tre ragazzi inadatti alla normalità e al delitto.
L ietta Tornabuoni ha scritto che L'esca di Tavernier La famiglia oggi non è più capace di proporsi come
è un film "impassibilmente analitico, sotterranea- educativa, di far capire per esempio che il futuro va
mente giustificazionista, stilisticamente insulso come conquistato con la fatica. I contrasti generazionali ci
la sua materia ".
sono sempre stati . Un tempo però i conflitti erano
Il film presenta la situazione di disagio di un nucleo di
giovani senza padri, incapaci di vivere e sopraffatti dal
mito del benessere e del successo. Impreparati alla
vita, questi tre giovani sono anche impreparati e mal-
destri di fronte al delitto. Sono fatti di cui la cronaca
dei giornali si occupa ormai quasi quotidianamente.
inevitabili , perché da una parte c'era la proposta edu-
cativa e dall'altra il bisogno di autonomia. In questo
film invece, gli adulti sono semplicemente assenti. Li
hanno lasciati uscire di casa e le porte si sono chiu-
se. Per quel tipo di libertà assoluta, i figli non sono
preparati , della loro vita non sanno cosa fare. Vivono
nella noia, condizionati dai simboli della ricchezza, in-
Il film di Tavernier ha vinto l'Orso d'oro a Berlino, ma capaci di crescere . Gli adulti si fanno vivi solo a delit-
è anche stato contestato e
to compiuto . Non c'è pre-
fischiato. Qualcuno lo ha de-
venzione , né educazione.
finito opera convenzionale,
antiquata, moralistica...
L'esca è certamente un film
di qualità, ma sia la sceneg-
giatura che la realizzazione
presentano la tematica in
modo ovvio e con un anda-
mento piuttosto monotono e
scontato . Prevale l'intento
cronachistico, che è forse il
vero obiettivo del regista. Da
un certo punto in avanti di-
venta addirittura prevedibile.
Giovani come questi un tem-
po potevano essere casi li-
mite. Oggi possono diventa-
re un pericolo ed estendersi.
Tavernier, ricevendo il pre-
mio, ha detto: " Potrebbero
essere i nostri figli, i miei, i
vostri. Volevo che la gente
si sentisse vicina a loro ...
alla loro toccante incoscien -
za, fragilità , vuoto interiore ».
IL'esca (1995), di Bertrand Tavernier.
Il film si ispira a un fatto di cronaca
accaduto in Francia nel 1984.
Ha vinto l'Orso d'oro a Berlino.
I toni èsasperati e violenti , ma anche
distaccati, ne vietano la visione ai minori.
"L'esca " è la risposta euro-
pea a/l'americano "Natural
born killers ". Sono due do -
cumenti credibili sui giovani
d 'oggi?
Entrambi i film intendono lan-
ciare segnali preoccupati di
una possibile dilatazione di
certe situazioni giovanili. Ta-
vernier mi pare più attento a
una realtà oggettiva, crona-
chistica, Stone fa un discorso
cinemograficamente più ge-
niale, ma per eccesso. Taver-
nier appare più sensibile al
problema. Gli americani guar-
dano spesso alla realtà gio-
vanile più con gli occhi di chi
vuole fare spettacolo. L'esca
è più serio: è il discorso di un
padre , Tavernier, che cerca
di coinvolgere nel problema e
nelle responsabilità.
Il dito è puntato sulla famiglia e la società educativa
in genere. Il regista si domanda: dove siete? A quale
futuro preparate i vostri giovani? Nathalie, Eric e Bru-
no sono giovani tragicamente soli. Ognuno di loro per
Il film è vietato ai 18. Il ministro francese Toubon
ha chiesto che sia tolto il divieto ai minori. Secondo
lei, i giovani hanno vantaggio a vedere questo
film?
cavarsela in qualche modo prova ad entrare in un
personaggio più grande di lui. Ma la loro vita non ha
un senso. Si muovono come in un acquario.
Si prova un brivido di fronte al disarmato candore
lo direi che sono soprattutto gli adulti che dovrebbero
vederlo. Il film è quasi irritante, senza compiacimenti
nella sua fredda cronaca. I giovani non ne rimarreb -
bero sconvolti. Forse il rischio è quello di suggerire la
della protagonista, che finita nelle mani della polizia formula per mettere in atto un delitto . Un gruppo di
chiede se la lasceranno uscire per Natale, per incon - adulti - o di giovani adulti - avrebbe motivo per di-
trare suo padre...
scuterne .
O
BS OTTOBRE 1995 - 17

2.8 Page 18

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GIOVANI AL CONFRONTO 600 giovani al Colle, Mornese e Valdocco per rivivere
BALLANDO CON DIO
di Antonello Ronca
<<Non so voi: ma tra noi si è crea-
to un cl 11na pazzesco». Ha
usato prop ri o questa paro la Giovan-
na, mentre s_tavamo consumando l' ul -
timo pasto a Colle Don Bosco il gio r-
no cieli ' Assunta. In effetti l'emozione
e ra ·palpitante in tutti, ora che s i con-
cludeva que l Ferragos to specia le.
Un mi racolo anche q uesto, c he 500
g iovani dai 18 ai 25 anni e un cen ti -
naio cli anim ato ri abb iano fatto que-
ste vacanze spec ia li , per avv ici narsi
all a strao rdin aria sto ri a de ll ' amo re
cli Di o. L a stori a v iss uta eia Don Bo-
sco e Madre Mazzare ll o e ora fa tta
propri a dai g iova ni . Rosari o, che ve-
ni va dal Meridi one, prim a cl i partire
18 - OTTOBRE 1995 !JS
mi d ice: « Anche se veni amo eia mol-
to lo ntano, ora c'è un a base comune
tra cli noi, anzi c ' era g ià prima ». La
frase riass ume be ne iI senso cli que-
sta specie cli super-campo naz io na-
le: ciò che c i ha te nuti uniti è la no-
stra comune spiritualità giovanile sa-
lesiana .
NEI "LUOGHI
DELLA MEMORIA"
G io rnate così s i possono v ivere
so ltanto qu i, ne i " luoghi de ll a me-
mori a", che conservano un fasc in o
I
Colle Don Bosco. Qui e in alto :
la gestualità è stata protagonista
nelle giornate giovanili.

2.9 Page 19

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la straordinaria esperienza di Don Bosco e di Maria Mazzarello.
I Colle Don Bosco. Confronto '95 : il tavolo dei relatori. Agagliate (al centro),
Mantegazza e don Ciotti (al microfono).
Foto a destra, verso la Valponasca, " memoria " della giovane
Maria Domenica Mazzarello.
L'ULTIMA PAROLA
SIAMO NOI
speciale. Ma anche le pietre vann o
fatte parlare. E il tema delle cinq ue
g iornate è stato " ... per narrare una
storia che continua". Le prime due
giornate sono state dedicate proprio
alla " memoria" , alla scoperta de lle
radici , con la vi s ita al Colle, a Val-
ciocco e a Mornese per pene trare un
po ' nel mi stero della vicin anza cli
Dio all ' uomo attraverso le du e figu-
re di Don Bosco e Madre Mazzare l-
0
lo. Ne ll e altre tre giornate abbiamo
pensato all ' incontro con Dio nel quo-
tidiano, con tes timoni anze di spiri-
tual it~t cli una coppia cli coope ratori ,
un a suora, un in segnante lai co e una
volontaria di Don Bosco. Ma c'è sta-
to anche il confronto cli gruppo sul
vissu to, sull a pass ione educativa, la
presentazione di alcune esperienze
in oratorio, scuola, comunità di ricu-
pero; l' ascolto di alc une voci profe-
tiche: don Ciotti per la mafia, Aga-
g li ati per i mass media, Mantegazza
per la narrazione. Molto coinvolgenti
le serate: la Festinsieme dei vari grup-
pi reg ionali , lo spettacolo ciel tram-
poliere Paolo e del complesso dei
Grave Machine cli Livorno , la festa
con g li ab itanti cli Mornese.
È stato presente con noi durante
tutto il Confronto, don Fedrigotti , re-
sponsabile della " regione Italia" . Han-
no coordinato l' organizzazione suor
Gabrie lla, suor Maria Luci a e don
Giovan Battista Bosco . C stata la
visita cli suor McPake , respon sabile
a li vell o mondia le della pastora le
g iovanil e; quella ciel card inal Salda-
rini , arcivescovo cli Torino e cli mons.
Bertone, attuale segretario della con-
gregazione per la Dottrina della Fe-
de a Roma. Non è mancato il « gi u-
di zio cli Dio », che s i è espresso infi-
ne con uno cli quei tipici temporali
estivi c he s i è scatenato su cli noi a
concl us ione della belli ss ima fiacco-
lata eia Moriondo , casa natale di Do-
menico Savio, al piazza le del Colle.
Un paio di esperienze mi hanno
coinvolto davvero: un pomerigg io
pass ato con alcuni ami c i di a ltre
reg ioni a parlare dei giovani , della
Ch iesa , de lla soc ietà cli Torino, Bo-
logna, Caserta ... Molta emozione mi
è venuta dal cortoci rcuito che s i è
c reato tra due testimonian ze: que lla
cli Michele cli Padova: suo padre è
ammalato cli cancro e lui non ha mai
vi sto la madre se non sull a carrozzi-
na. Ci ha detto che la spiritualità g li
dà la forza cli amare e di far amare
ad altri g iovani la vita, al di là delle
indecisioni e degli scacchi . Don Ciotti
ci ha parlato tra le altre cose di Fran-
co che sta per morire di AIDS. Ha
eletto alla madre: « Sai mamma, ho
preso in giro tutta la vita il Padre
eterno: non vog lio adesso fare bella
figura ed essere portato in c hiesa:
chiedi so lo a don Gigi se può venire
a darmi la benedi z ione ».
Dio firma molti app untame nti con
g li uomini. Per chi vi ha partecipa-
to, questo Confronto è stato prima
cli tutto un appuntamento con Dio:
abbiamo "ball ato con Dio" pe r una
settimana. Ora dobbiamo ela rg ii una
mano perché incontri altri ragazzi e
giovani. Silvia all a fin e ciel dibattito
ha chiesto un ' ultim a parola a un re-
latore. Lui si è rifiutato di ri sponde-
re e ci ha eletto: « L' ultima parola s ie-
te voi ». L' intensità clell ' a pplau so ha
sottolineato che così la pe nsavamo
anche noi.
IIS OTTOBRE 1995 - 19

2.10 Page 20

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c·oM:E DON BOSCO '
I
di Bruno Ferrero
I RAGAZZI AGGRESSIVI
stica, dei loro amici , di come pas-
sano l'intervallo e di quello che fan-
no per la strada.
U na recente ricerca, su un tota-
le di 1379 scolari delle ultime
tre classi della scuola elementare e
delle tre della scuola media, ha da-
to un risultato che ha stupito molti.
Un'altissima percentuale di soggetti
della scuola elementare dichiara di
subire prepotenze da parte dei com-
pagni "qualche volta o più volte la
settimana ". Per quanto riguarda il
"fare" anziché il "subire" prepoten-
ze, il fenomeno si presenta di nuo-
vo assai vistoso. Ai primi posti com-
paiono !"'offesa tramite parolacce" e
!"'essere colpito fisicamente con una
botta, un pugno o un calcio". Le pre-
potenze non conoscono limiti di ses-
so o di età. Con il passare degli an-
ni aumenta l'aggressione indiretta,
che consiste essenzialmente nello
spargere dicerie calunniose sul con-
to di qualcuno o "prendere in giro".
A volte , i bambini che vengono pre-
si di mira sono gracili, hanno dei di-
fetti fisici o qualche particolarità che
li differenzia dagli altri. I compagni
di scuola sanno spesso essere raf-
finatamente crudeli. In certe scuole
· si respira un clima da "guerra per
bande". Quasi sempre alle spalle di
bambini e ragazzi aggrediti e ag-
gressori c'è una famiglia debole so-
cialmente o conflittuale o disgrega-
ta che non riesce a dare sicurezza
e identità.
Importante è anche l'atmosfera
che regna nell'ambiente extrafami-
liare : a scuola, nel paese, ne.I quar-
tiere . Don Bosco voleva nelle sue
case un clima di vera solidarietà : i
ragazzi più grandi dovevano acco-
gliere i più piccoli, aiutarli ad inserir-
si. Aveva fondato le "compagnie",
gruppi di ragaz zi che si impegna-
vano , tra l'altro, a "fare del bene" ai
compagni.
L'esempio è importante. I bam-
bini si ispirano ai modelli che vedo-
no perciò , se i genitori e gli inse-
gnanti hanno amici , sono cordiali e
aperti , è facile che anche loro si
comportino in modi analoghi. Di so-
lito l'ambiente scolastico è lo spec-
chio dell'ambiente circostante.
È vitale cercare di capire le cause
reali dei comportamenti aggressivi.
I genitori non devono dire: « Impara
a difenderti! ». Il bambino timido non
sarà capace di farlo e, oltre al peri-
colo di farsi male, finirebbe per rice-
vere un'ulteriore umiliazione e sen-
tirsi ancora più inadeguato .
Un modo per aiutare un bambino
isolato o maltrattato dal gruppo è
fargli acquisire un'abilità che gli altri
bambini ammirano. I genitori dovreb-
bero favorire le amicizie dei figli, non
scoraggiarle, soprattutto quando que-
sti sono figli unici.
Macaulay Culkin, vivacissimo
del cinema miliardario.
20 - OTTOBRE 1995 BS
Qualunque sia la causa del pro-
blema , di solito si crea un circolo
vizioso: il bambino timido diventa
ancora più timoroso , insicuro e vul-
nerabile; il prepotente si rafforza nel-
la sua aggressività. Questi compor-
tamenti tendono a stabilizzarsi con
la pubertà. Anche quando sembra-
no misfatti banali, il dolore e l'ango-
scia che provocano possono far sor-
gere problemi che si protragg·ono
per tutta la vita. Per questo genitori
ed educatori devono assolutamente
accorgersi del problema e interveni-
re con decisione . Anche i bambini
che soffrono in modo acuto non ne
parlano in casa , per pauré! di per-
dere la stima dei genitori. E impor-
tante perciò che i genitori abituino i
figli a parlare della giornata scola-
Non ha senso ripagare il bam-
bino prepotente con la "stessa
moneta" . Verrebbe solo confermato
nella convinzione che è normale af-
fermarsi con la forza sui più deboli.
Il piccolo prepotente a scuola è una
persona che ha bisogno di essere
al centro dell'attenzione per scarsa
fiducia in se stesso, ma può anche
essere una vittima di prepotenze a
casa che si sta rifacendo su altri più
deboli di lui. O un adolescente che
cerca di esorcizzare le proprie inti-
me ferite, feren do gli altri.
In classe un insegnante può fa-
re molto per i suoi alunni favoren -
do le attività di gruppo e l'apprendi-
mento in piccoli gruppi. A seconda
del tipo di compiti che assegna a ca-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IN LIBRERIA - - - - - .
sa, può anche incoraggiare gli alun-
ni a studiare insieme, a incontrarsi
al di fuori della classe. Quando un
insegnante si accorge che un bam-
bino è diventato il capro espiatorio
del gruppo deve intervenire. Per aiu -
tarlo a uscire da un ruolo negativo
può affidargli qualche incarico e in-
coraggiarlo a coltivare delle .abilità
e delle competenze che innalzino
la sua autostima e lo pongano in
una posizione diversa di fronte ai
suoi compagni. In classe si posso-
no anche affrontare altri aspetti del-
l'interazione rendendo gli alunni con-
sapevoli di alcune dinamiche di
gruppo. Si può, ad esempio, discu-
tere del perché, a volte , un gruppo
si chiude e non accetta nuovi com-
ponenti. Si devono introdurre attivi-
tà di tipo cooperativo tra i bambini ,
sfruttare sussidi didattici , letture, vi-
deocassette , tecniche di giochi di
gruppo. Un ruolo più specifico può
avere lo psicologo scolastico.
L'aggressività è un problema risol-
vibile con una fattiva collaborazione
tra genitori ed educatori. La comu-
nità educativa deve imparare a pro-
durre gli "anticorpi" per neutralizza-
re ciò che provoca una inutile e in-
giusta sofferenza.
O
ialogo. Don Bosco la chiama
a cura di Jean-François Meurs "rag ione": è il carattere ragio-
nevole della comunicazione
ccompagnatore. L'educa-
tore è un attraversatore di gua-
di. Accompagna i giovani attra-
verso il guado che separa la
sponda dell'infqnzia da quella
dell'età adulta. E prima di tutto
e soprattutto un accompagna-
tore, un amico.
tra i giovani e colui che edu-
ca. L'educatore brutale dice :
« Tu devi fare questo perché è
così. Punto e basta ». L'educa-
tore secondo Don Bosco rende
ragione, fa forza sulla capacità
dei ragazzi di comprendere do-
ve si trova il loro vero bene .
Non si impone . È il bene e la
~lttJr tLLO
iRAtJ~U '
QUI sToCC.A,
: 7verità che si impongono.
~~
enealogia. Don Bo-
sco ha un pensiero
2~ "
"genealogico". Chiede:
« Hai il papà, la mam-
.c--- --:::::_._ . . ma? da quale regione
__ ~ ' ' ~ ~ - -=-e ··. provieni? ». Si preoccu-
- ,-
~
----
-
.11,..J,. pa di scrivere la Storia
della Chiesa, la Storia
ambiare. Non vi do alcun d'Italia: ogni uomo è radicato in
consiglio, ma credo che fareste un paese e occupa il suo posto
bene a cambiare idea. Un'idea nella successione delle genera-
che dura troppo a lungo finisce zioni.
per diventare acida
come una vecchia
insalata. Magari è
una buona idea, e
tuttavia è ora di
prenderne una più
giovane e fresca,
anche se non è fa-
mosa.
I GIOVANI IN RITIRO
Una nuova serie di audiovisivi
per i gruppi parrocchiali, le asso-
ciazioni e i movimenti ecclesiali
a carattere formativo.
Sussidi efficaci e immediati per
aiutare catechisti , educatori laici
o sacerdoti, nell'impostazione di
una o più giornate di ritiro per i
giovani delle scuole superiori o
dei primi anni dell'università.
Titol i disponibili :
Pregare la Parola
Sorella morte
Eucaristia, pane da spezzare
Incontri con la carità
Una coedizione LDC-San Paolo
Ciascun video : lire 29000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DICI
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Tel. 011 /95.91 .091
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IJS OTTOBRE 1995 - 21

3.2 Page 22

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■ •I•U!Uil Il nostro contributo alla conferenza di Pechino. La donna nell'anno
CON GLI OCCHI PIENI
DI NOSTALGIA di Giuseppina Cudemo
22 - OTTOBRE 1995 BS
Secondo un dossier della Caritas,
le donne immigrate in Italia
sono il 43 per cento. Di esse
solo il 23,13 per cento sono state
regolarmente avviate al lavoro.
IIn Francia una studentessa
protesta per il divieto di usare
il foulard islamico. Sta mostrando
la carta dei diritti dell 'uomo.
Ma il provvedimento si proponeva
una più facile integrazione
delle donne.
I p roblenii della donna
alla Co11ferenza
internazionale
del settembre scorso
a Pechino .
«Trovino risposta le lotte
e le fr ustrazioni
delle donne»,
si legge nel documento
della Santa Sede .

3.3 Page 23

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della tolleranza. Il punto sull'immigrazione al femminile in Italia.
A Pechino è stata una donna, la sta-
t1111i tense Mary Ann Glendon,
che insegna sociologia a Harvard , a
guidare la delegazione vaticana. Lo
aveva assicurato Gi ovanni Paolo l1 a
Gertrude Mongell a, segretari a gene-
rale della .IV Conferenza mondi ale
sulla donna, organizzata dalle Nazioni
Uni te. Le otto pagine del messagg io
dell a Santa Sede sono piene cli com-
prensione per la condi zione femm ini -
le. Dopo aver affermato che "si deve
mettere la donna nelle condizioni cli
utilizzare i propri talenti e, al tempo
stesso, permetterle di esercitare tutti i
diritti nella costruzione della società",
il documento prosegue chiedendo "ri-
sposte oggett ive e rea listiche alle sof-
ferenze, alle lotte e alle fru strazioni
che continuano a essere retaggio della
vita di troppe donne nel mondo' .
Gertrude Mongell a si è dichi arata
entusiasta cli fronte a questo docu-
mento e ha fatto sue le istanze cli Gi o-
vanni Paolo Il, che ha chiesto "ulte-
ri ori sforzi per eliminare ogni di scri-
minazione contro le donne". La Mon-
gell a lo ha eletto a una conferenza
stampa tenuta nell a sede romana de l-
le Naz ioni Unite. A Roma, dove una
marea di donne dai volti esotici e da-
gli abiti variopin ti da anni si riversa
da ogni parte del mondo. In una città
dove l'ospitalità nonostante tutto è
ancora difficile.
NOI IMMIGRATE
Hanno nomi insoli ti: Faduna, Fran-
cisca, Nene. Vengono dalla Somalia,
dalle Filippine, dal Senegal, dall a Co-
lombi a, da ll 'Europa dell ' Est. Di so-
lito fa nno le co(f; ma tante non tro-
vano lavoro o peggio fi ni scono nel
giro dell a droga e dell a prostituzione.
Sono donne che non ri escono nep-
pure a leggere le inserzibni ciel gior-
nale, perché non conoscono la lin-
gua. Spesso si tratta cli lavo ro nero ,
senza contribu ti -né altro. Quando il
lavoro tarcl n a ve nire e ri escono a
sfu gg ire all e facili lusinghe cli pro-
cacciatori senza scrupoli , arri vano al-
le organi zzazioni caritati ve, la Cari -
tas , le suore cli Madre Teresa, la par-
rocchi a, trovano una momentanea si-
stemazione e un aiu to a cercare un 'oc-
- Alla Conferenza delle donne di Nairobi del 1985.
cupazione. Sono fortunate se ri esco-
no a fa re le co(f ; le baby-sitter o le
commesse. Il primo mu ro contro cui
devo no cozza re è la di sc rimin az io-
ne. In Francia per esempi o all e don-
ne islamiche è vietato il ve lo un nor-
male fo ulard; e eia noi le immigrate
quas i sempre trovano solo lavori umi-
li , anche se sono laureate.
Le abbi amo incontrate. Occhi pie-
ni cli nos talgia, storie cli quotidi ane
preca ri e tà.
Racconta Marcia, 29 anni , bras i-
li ana: « Ini zialmente ho cercato un la-
voro attraverso gli annunci sui gior-
nali : ri cordo che anelavamo a piazza
Duomo a leggerli ; né io i miei
compagni capi vamo cosa c 'era sc rit-
to. Dall ' ostell o ci siamo poi trasferi-
ti in un a piccola pensione, dove ci
hann o rubato tutti i ri sparmi . Fortu-
natamente ho incontrato una ragaz-
za brasiliana che mi ha fatto cono-
scere le suore cli Madre Teresa cli Cal-
cutta. Mi hanno acco lto per un po'
cli tempo e poi mi hann o aiutato a
trova re lavoro. Come mi trovo nel
vostro paese? Sono contenta cli vi-
vere in Ita li a, anche se gli itali ani a
di fferenza dei brasiliani sono più fred-
di e di stanti . Si fidan o cli te fino a
che non succede qualche l'atto in at-
teso , poi ti addossa no tutte le colpe
solo perché sei straniero , così un
pi ccolo imprev isto può far croll are
la fiducia e si vive nel terrore cli es-
sere incolpati , se arri va un a boll etta
troppo alta o se spariscono soldi o
gioielli . Anche i pregiudi zi non man-
cano: c chi è convinto che noi sia-
mo venute in Jtali a per fa re le pro-
stitute o per acca lappiare un marito.
lo sono stata fortun ata perché ho tro-
vato l' aiuto de ll e suore... ».
Abbie, 25 anni , filippin a, raccon-
ta: « Ho avuto eia poco un bambino
e l' ho portato subi to dai nonni per-
ché lo all ev ino. Questo di stacco mi
è costato moltissimo. Non potevo oc-
cupanni cli lui perché lavoro, ma tut-
ti i mes i gli mando un po' cli soldi ».
Abbie fa la colf e si occupa anche
dell a fi glia ciel suo datore cli lavoro
che ha due mes i come il suo piccolo.
È tri ste non poter tenere il proprio
bimbo e baciare a quelli deg li altri .
Haiyan ha 18 anni , è originaria del-
la Cina popolare: « Sono arriv ata in
Italia a 7 anni , ho frequentato le scuo-
le itali ane. Da piccola tutto era più fa -
Algeri. Protagonismo femminile
nei giorni della crisi.
BS OTTOBRE 1995 - 23

3.4 Page 24

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GERMANIA . 27-28 maggio:
pellegrinaggio della Fam iglia Sa-
lesiana cli lingua tedesca al san-
tuario mariano di Altotting in Ba-
vien1. Nel programma, che com-
prendeva conversazioni, work-
shop, gruppi musicali, incontri
per i giovani, processione nottur-
na a flambeau era così sintetizza-
to lo scopo del pellegrinaggio:
«Jn cammino come Maria, che ci
ha preceduti, vogliamo incontrar-
ci e ce lebrare la nostra fede.
Scambiandoci le nostre esperien-
ze, ci impegniamo a rivitalizzare
il nostro quotidiano, la nostra vita
ecclesiale e sociale ».
TORINO. Presso la Procura cli
Valclocco, diretta da Pierluigi
Zuffetti, è sorto il Centro di pro-
duzione audiovisivi " Missioni
Don Bosco". Il laboratorio, che si
pone nella tradizione dei docu-
mentari salesiani , ha gil1 realiz-
zato alcuni fi lmati , tra i quali
Querida Ma111ae (I ragazzi della
strada incontrano Don Bosco),
della durata di 15 minuti; e
Yanumami (Qua le strada doma-
ni?), di 14 minuti, che possono
essere richiesti per l'animazione
mi ssionaria in via Maria Ausi-
liatrice 32, Tel. 011/52.24.619 -
Fax O11 /5 2.24.695. Lo stesso
Centro audiovisivi ha realizzato,
in co ll aborazione con l'ANS
(Agenzia Internazionale Salesia-
na cli Informazione) il filmato
biografico per la morte cli don
Egidio Viganò che ha raggiunto
il mondo sales iano e i circuiti te-
levisivi .
ROMA. li secondo convegno cli
studiosi di storia sa lesiana si
terrà al Salesianum nei giorni 1-5
novembre. Organizzato dall ' isti-
tuto storico sa lesiano (ISS) , avrà
per tema: Opere salesiane 11el
mondo: insedia111e1110 e prime
fasi di sviluppo. Con questo con-
vegno si intende dare inizio a
una nuova fase della storiografia
sa lesiana: dalla storia di Don
Bosco, alla storia della società e
della famiglia salesiana. La par-
tecipazione è aperta a docenti di
discipline salesiane e a quanti
sono disponibili alla ricerca sto-
riografica in questo settore.
24 - OTTOBRE 1995 1/S
I Un gesto di fraternità fra donne al convegno tenuto a Lourdes nel novembre
scorso. 6000 i partecipanti sul tema "Pianeta Missione". Uno dei delegati
ha detto: « Fino a quando una donna bianca conterà più di due donne
di colore, non cambierà nulla».
ci le perché la mia famiglia, emigrata
con me, mi aiutava ad inserirmi . Ora
invece mi sembra di avere una dop-
pia identità. Il mio aspetto è cinese,
ma nel modo cli pensare sono una via
di mezzo !Ta un 'orientale e un 'occi-
dentale. La mentalità italiana è molto
più aperta cli quanto non sia quella ci-
nese. I miei gen itori sono molto tradi-
zionalisti e non mi permetterebbero
mai di lavorare al di fuori del nostro
ristorante ».
Evangelina, 33 anni , filippina, è a
Roma da cinque anni , poi ha cono-
sciuto il marito, anche lui filippino e
insieme si sono trasferiti a Mil ano:
« Appena arrivata ho vissuto una brut-
ta esperienza con il mio padrone di
casa. Avevo preso in affitto due stan-
ze con mio marito, ma senza contratto
di locazione. Dopo un po' di tempo il
proprietario ha incominciato a ricat-
tarci: se non gli davamo dei so ldi ci
avrebbe denunciati alla polizia per
occupazione abusiva. Per fortuna, sia-
mo riusciti a venire via con l'aiuto di
una signora amica. Lavorare in Italia
mi piace molto e eia un punto di vi-
sta economico è mol to conveni ente.
Quando av remo guadagnato abba-
stanza, mi o marito ed io torneremo
in patria ».
QUALCOSA CAMBIERÀ
Sonia è meno entusiasta: « lo spen-
do molto per telefonare a casa, quasi
più che per mangiare. Ho i genitori
molto anziani e mio fratello in Alge-
ri a, in uno scontro a fuoco è rimasto
invalido, ora è su una sedi a a rotelle.
Vorrei tornare, ma non posso perché
lì, a ca usa dei disordini si fa la fame!
Così non sono mai tranquilla ... ».
Tutte queste ragazze provenienti
dai quattro angoli della terra, siano
sposate o no, qualunque sia il loro la-
voro, sentono acuta la nostalgia del
loro paese e avvertono la differenza
delle tradizioni. Racconta Sadia , ma-
rocchina: « Le donne della generaz io-
ne cli mia madre e cli mia nonna non
hanno mai lavorato. Gli uomini la-
vorano fuori e al rientro non vogliono
avere nessuna preoccupazione. Ogg i
nelle grandi città qualcosa sta cam-
biando: le giovani vogliono di più,
più libertà e indi pendenza, ma fanno
ancora fatica. Molte famiglie preferi-
scono che le fi glie non vadano a scuo-
la o interrompano presto gli studi ,
perché si dedichino all a,casa e si pre-
parino al matrimonio. E l'uomo che
prende tutte le decisioni. Ci sono fa-
miglie un po ' pi ù aperte, le chia-
miamo "europee", che lasciano una
certa libertà, ma mai come qui . Anche
nel vestire rispettiamo delle rego le
derivanti dalla nostra cultu ra religio-
sa. Per esempio non portiamo la mini-
gonna. lo ritengo giusto che la moglie
lavori e co ll abori con il marito alla
vita della famiglia e non sono affatto
contrari a alle donne libere cli vestirsi
come vogliono. Mio mari to è cambia-
to, mi aiuta, mi accompagna a fare la
spesa. Quando torneremo in Marocco
temo che non potrà più essere così ».
Giuseppina Cudemo

3.5 Page 25

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OSSERVATORIO
di Giuseppe Savina
A PAPUA LA MOGLIE
LA COMPERI DAL CLAN
C'è una regione del mondo dove la donna è ancora "comperata"
dal clan del marito. Dove l'uomo ha diritto di vita e di morte suHa moglie.
F orse hanno influito il diffondersi della televisione e la stato riconosce solo il matrimonio monogamico, ma le
presenza degli stranieri, ma è un fatto che l'atteggia- tradizioni qui sono fortissime .
mento dell'uomo verso la donna a Papua sta lentamente
cambiando. Molte le iniziative governative e le campa- IN FAMIGLIA. I figli sono "proprietà" del marito. Di con-
gne giornalistiche per la promozione della donna. Ma i seguenza la donna non si sente legata a loro, li ha mes-
passi che la società e la Chiesa devono fare in questa si al mondo per lui, li alleva per lui. Poche quindi le affet-
regione sono ancora moltissimi. Nell'anno dedicato alla tuosità, le carezze, anche se qualcosa sta cambiando ,
donna, e dopo la conferenza di Pechino, mi sembra utile forse per imitazione degli stranieri e l'influenza della tele-
parlarne .
visione. La donna, anche quella che fa un buon lavoro in
città, come commessa o impiegata, non ha autocoscien-
SOCIETÀ MASCHILISTA. In realtà a Papua la donna za della propria dignità e non si ribella. Quelle che sono
attualmente non si sente padrona di nulla. Il rapporto è casalinghe e lavorano i campi , non hanno cura di sé, si
autoritario con padre e fratelli , ma quando si sposa, trascurano anche fisicamente. L'uomo che ha più mogli,
l'uomo la compra e diventa
ne fa una specie di scala di
praticamente "cosa" sua. Il
qualità e può cacciarne una
marito ha diritto di vita e di
quando non ha più i requisiti
morte su di lei : è sfruttata,
che lui vorrebbe.
rimproverata , picchiata. Se
la moglie non si prende cu-
QUALCOSA DI NUOVO. A
ra dei figli , dei campi o dei
Papua le donne votano , ma
maiali , riceve pugni e calci
nessuna attualmente è pre-
dal marito, che può ridurla
sente nel parlamento . La
in fin di vita. E nessuno in-
donna lascia presto la scuo-
terviene in sua difesa. C'è
la, perché deve lavorare i
sì la giustizia nazionale, ma
campi. Due terzi a scuola
che nulla può contro la giu-
sono maschi. Solo il due per
stizia del villaggio, quella tra-
cento dei giovani va all 'uni-
dizionale del clan , che è più
versità , ma molto raramen-
tollerante e giustifica nor-
te è una donna. Per questo
malmente l'uomo.
tutte le iniziative internazio-
nali esigono che i progetti
IL MATRIMONIO. Quando
includano un'attenzione spe-
un giovane vuole sposarsi ,
ciale per lo sviluppo della
si rivolge al clan , che gli
donna. Chi volesse aprire
indica la ragazza che può
una nuova scuola, sa che il
fare per lui e quanto deve
permesso è condizionato dal-
pagare per averla. Spesso
è il giovane stesso a sce-
gliersi la donna, in base
Papua New Guinea. Ancora lontana la pari dignità
tra uomo e donna.
la presenza delle ragazze.
La Chiesa non riesce a fare
molto in questo ambiente
alle sue qualità , in particolare lo stato di salute e la culturale. Il Vangelo a Papua è arrivato ormai da un se-
robuste zza, la sua capacità di mettere al mondo dei colo, ma alcune tradizioni sono difficili da modificare. An-
figli , di avere un buon lavoro e un buon salario. Una che i giovani fanno fatica a entrare in una nuova menta-
donna può costare da duemila a 40 mila dollari . Chi è lità. Dopo aver visto un film con i miei giovani, discuteva-
ricco "si compra" ordinariamente più di una donna, per mo sul bel rapporto che avevamo visto tra marito e mo-
ragioni di prestigio. Si sa di qualcuno che ne ha avute glie. Uno dei giovani presenti disse: «Anche a me piace-
sette. Lo stesso governatore generale, che tra l'altro è rebbe avere una donna così bella e affettuosa... ». Gli
cattolico , aveva due mogli . Adesso ne ha allontanata dico: «Sì , ma una sola! ». «Ah , no! », risponde .
una, ma solo perché gracile di salute. Naturalmente lo
/JS OTTOBRE 1995 - 25

3.6 Page 26

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GIOVANI I tre centri residenziali della comunità "Soggiorno Proposta" di Ortona.
DATEMI
LA VOGLIA
DI VIVERE
di Umberto De Vanna
Le scelte difondo
d; una co1nunità
di rfr·upero
dalle tonahtà salesiane.
Proposte alternat;ve
fondate sulla preven.z;one
e sulla ricostruzione
della personalità.
Ortona - Morrecine. Una delle tre comunità,
I prima, quella fondata nel 1984.
<<A ll ' inizio ho desiderato tante
vo lte di andarmene via. Mi
sentivo in un ambiente chiuso», dice
Giovanna, 23 anni , animatrice-re-
sponsabi le a San Pietro, una delle tre
comunità per il ricupero dei tossico-
dipendenti cli Ortona. « Adesso quasi
mi spiace, perché qui trovi una fami-
glia. Al ' inizio forse è proprio que-
sto che ti spaventa: il trovarti tra
amici , corresponsabi le insieme ag li
altri dell ' anclamento del gruppo, del-
la casa, ciel lavoro ... ».
La prima cosa che ti co lpi sce en-
trando in queste com unità è proprio
il clima diverso. Giri pe r le stanze, i
laboratori , i campi coltivati, guardi
quei giovani da l viso disteso e im-
pegnati nel lavoro, affiatati e amici.
Non vo lti terrei , occhi sbarrati e ma-
ni tremanti, come vedi in altre comu-
nità. Vengono anche quasi tutti dalla
droga pesante e in genere dalla ema r-
ginazione grave. C chi ha problemi
di alcol o cli psicofarmaci. « Sono gio-
vani dai problemi seri», dice don Lui-
gi Giovannoni , fondatore e responsa-
26 - OTTOBRE 1995 /JS
Ortona. " Soggiorno Proposta" . Uscita per i boschi.
bile dell 'opera. « Dietrn quell 'appa-
rente seren ità ci sono molte volte
delle tragedie ». Per tutti c ' è stato un
lavoro cli prima accoglienza in uno
dei sei centri precomunitari a I' Aqui-
la, Ortona, Vasto, Sulmona, Gualdo
Tadino e Cannara. Uno smistamento
e un servizio di consulenza e cli
informazione c urato eia un altro sa-
lesiano , don Mari o.
DA UNDICI ANNI
" Sogg iorno Proposta" nasce nel
1984 con la donazione cli un terreno
e annesso caso lare nel comune cli Or-
tona. S ull o sfondo tri onfa no il Gran
Sasso e la Maiella , lo squarcio incan-
tevole ciel mare Adriatico. Un sa le-
siano e dei volontari si mettono su-
bito al lavoro , ridanno splendore al-
la campagna, acco lgono i primi gio-
vani. Tutto viene rinnovato. Negli
anni seguenti la stessa benefattrice
mette a di sposi z ione due altre case
con annessa campagna. l centri di-
ventano tre: Morreci11e, Il Feudo, San
Pietro. « Sono tre case dignitose. Non
ricche, ma accog li enti », dice don
Gigi . E l' accoglienza è proprio la pri-
ma caratteristica d i chi entra in que-
sta comunità. Un 'accoglienza c he di-
sarma e quasi spaventa iI tossico.
« Noi eravamo prima de ll e persone
sole; abituate a non parlare, a non co-
municare », dice Cesare, an im atore-
responsabi le al Feudo , c he sta per
lasc iare la comun ità. «Q ui si fa que-
sto esercizio dal mattino alla sera.
Si vive in sieme , s i lavora in sieme ».
È così anche per Giovanna: « Al -
l' inizio è stato difficile. lo ho sem-

3.7 Page 27

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Per il ricupero dei giovani tossicodipendenti con la dinamica di gruppo.
pre avuto grandi sensi cli inferiorità:
inserim1i in un gruppo mi ha creato
grandi difficoltà ». Leo, un giovane
cooperatore, lavora qui a tempo pie-
no: «La battaglia più grande all ' ini-
zio è proprio questa: accettare il con-
fronto con gli altri . Questi giovani
vengono eia un ambiente dove la fi-
ducia non esiste. Fidarsi dell'altro
vuol dire essere fregato. Eppure far
vedere le proprie debolezze, vuol dire
cominciare a chiamare per nome le
proprie difficoltà, cominciare a su-
perarle ».
Anche Antonella, una volontaria
impegnata come Leo a tempo pieno
nella comunità sottolinea la diffi-
coltà degli inizi , sia per l'animatore
che per il nuovo arrivato: « Nei pri-
mi mesi è difficile entrare in un rap-
porto di conoscenza e poi di amici-
zia, proprio perché sono diffidenti ,
lontani dal credere che quel che tu
fai per loro nasca eia sincerità. Fuori
è tutta una lotta a chi è più forte. E
la fiducia qui te la conquisti, anche
l' amici zia te la conq ui sti . .. ».
CORRESPONSABILITÀ
CONDIVISIONE
Non c un gruppo cli esperti alla
guida della comunità. Qui il medico
lo si cerca solo se c bisogno, co-
me si cercherebbe un notaio. Allora
ci si rivolge alla struttura pubblica.
Oppure viene il medico am ico che
passa con loro mezza giornata. Ogni
giovane due vo lte all ' anno fa uno
screening comp leto.
Don Gigi: « Abbiamo scelto l'auto-
gestione. I giovani sono responsabili
cieli 'andamento della casa. Ognuno
ha il suo incarico. Le giornate le or-
ganizzano loro stessi. Ci sono tre re-
sponsabi li per ogn uno dei tre gruppi.
Sono tre giovani scelti tra quelli che
sta nn o finendo il loro periodo cli
permanenza. È la loro ultima respon-
sabi Iità ».
Don Gigi ha organizzato un siste-
ma a conduzione che soggiace alle
leggi della dinamica cli gruppo. Come
ogni gruppo ben strutturato ha un 'or-
gani zzazione ben definita, non lascia
niente al caso o all ' inventiva del mo-
mento. .. Vengono curati il clima, il
morale del gruppo, la distribuzione
dei ruoli: otto ore di lavoro, otto ore
di riposo , otto ore cli tempo libero . ..
UN BUON RICUPERO
« Il nostro è il metodo cli Don Bo-
sco: presenza, rapporto personale,
accoglienza ... vivo qui , mangio
qui , dormo qui. E non per controlla-
re ... ». A chi gli dice che dalla dro-
ga pesante non si esce Don Gigi ri-
sponde. « Non è vero, non è vero as-
solutamente ... si esce e si esce bene.
Nei nostri undi ci an ni abbiamo visto
dei risultati concreti . Il nostro pro-
gramma prevede un tempo cli penna-
nenza lungo, due anni , con un gra-
duale inserimento a casa loro. Mi
sembra che il ricupero sia per questo
abbastanza buono. Ch i finisce il pro-
gramma, ce la fa ».
Un momento di ricreazione e di incontro tra i giovani
del "Soggiorno Proposta".
Ortona - Morrecine. Il laboratorio
di falegnameria.
I Raccolta e taglio della legna.
Il riscaldamento al
"Soggiorno Proposta" è a legna.
I Ortona. La vendemmia.
Il " Soggiorno Proposta" è tra i maggiori produttori
di uva per la locale cantina sociale.
8S OTTOBRE 1995 - 27

3.8 Page 28

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VENEZUELA. A seguito della
rinuncia per limiti di età del car-
dinal ]osé Alf Lebrun Moran-
tinos, Giovanni Paolo li ha no-
minato arcivescovo di Caracas
il salesiano mons. Ignacio An-
tonio Velasco Garcfa, finora ve-
scovo titolare di Utimmira e vi-
cario apostolico di Puerto Aya-
cucho . .
FILIPPINE. Il direttore della
"Don Bosco Boys' Town" di Ce-
bu City, Precioso Cantillas, è sta-
to nominato vescovo ausiliare
dell 'arcivescovo di Cebu.
ROMA . Il 14 maggio, alla pre-
senza del notaio, è nata ufficial-
mente l'associazione CNOS/
SCUOLA, destinata a dare unità
di rappresentanza e di animazio-
ne alla scuola salesiana d'Italia.
Ne è presidente don Giorgio
Rossi, dell ' Università di Roma.
Segretario è don Bruno Bordi-
gnon. L'iniziativa completa a li-
vello istituzionale-organizzativo
la dimensione scolastica dei sa-
lesiani d'Italia: CNOS/FAP, per
la formazione professionale ;
CNOS!SCUOLA, per la scuola
primaria e secondaria.
CINA. La Bharat Ratna Jnter-
national Publishers, che ha sede
a Hong Kong, il 30 giugno di
quest'anno ha conferito il premio
"Uomo dell 'anno" (1994) a pa-
dre Aurelio Maschio, missiona-
rio in India da oltre 70 anni, per
il suo contributo infaticabile nel
campo dell'educazione e del-
l'impegno sociale. «U premio è
un piccolo segno del! ' apprez-
zamento di cui è circondato pa-
dre Maschio », ha scritto il set-
timanale India Currents , ripor-
tando la notizia.
ROMA. Si terrà alla Domus Pa-
cis dal 7 al lO dicembre la quinta
edizione del Forum socio-politi-
co degli exallievi/e. Aperto ai
giovani al sopra dei 18 anni,
affronterà il tema: «Giovani e
Costituzione: tutto da rifare?»
Interventi di Bartolomeo Sorge,
Gustavo Zagrebelsky, Gianfran-
co Garancini , Tina Lagostena
Bassi.
28 - OTTOBRE 1995 lJS
Il problema più grande è piuttosto
quello cli ricostruire la voglia cli vive-
re, perdere i sensi cli colpa, ricupera-
re il tempo perduto. Leo: «Si tratta
di convincerli che se stanno al gioco
si salvano. li loro primo desiderio è
quello cli smettere di "farsi". O per
motivi di giustizia o di salute o al-
tro. Poi capiscono che qui si propo-
ne un nuovo sti le di vita, fondato su
cose fondamentali : fa mili arità, otti-
mismo, sacrificio, lavoro, la regola
come maestra di vita ... ». L' impegno
più grosso è far crescere nei giovani
la curi osità culturale, degli interessi
nuovi. « Un ragazzo che non sa par-
lare, che non ha idee sarà sempre un
emarginato . .. », dice don Gigi, che
dim ostra di co noscere bene don Mi-
lani . « Senza interess i sarà sempre
un ragazzo solo, che non ha nulla da
condividere. Nei due anni di penna-
nen za cerchiam o cli dargli la cultu-
ra , la parola, l'es press ività, la capa-
cità di comuni care. Chi non lo ha
ancora fatto , compl eta la scuola clel-
1'obbligo. Abbiamo corsi di mecca-
nica, di saldatura, cli elettrotecnica,
di falegnameria. Le ragazze impara-
no maglieria, sartoria. Facciamo mu-
sica, spo rt, turismo, corsi di ci nema-
tografia, di fotografia , parteci pi amo
alle stagioni teatrai i della città, pas-
siamo alcuni giorni in montagna,
tutti assieme. La comunità è un la-
boratorio politico cli proposte giova-
nili , un luogo cli incontro. Il nostro
palazzetto, il Palamira , con i suoi
500 posti a sedere è a disposizione
di tutti: vi arriv ano scolaresche e
gruppi -famiglia, insegnanti , il mon-
do del lavoro per trattare problemi
occupazion ali , co rsi di aggiorna-
mento .. . ».
Ci sono comunità terape utiche in
cui le privazioni sono ri gi de: niente
sigarette, niente televi sione, niente
sesso. « Noi qui non tagliamo per ta-
gli are. Noi abbiamo ridotto, ma non
tolto. Carne, vino e caffè solo all a
domenica, ogni giorno diamo a cia-
scuno sei siga rette, la televis ione una
vo lta all a settimana, perché ogni
sera abbiamo incontri di gruppo se-
condo i vari interessi e hobby . Sono
gruppi misti. Certo non posso per-
mettergli l' uso ciel sesso, ma curi a-
mo la convivenza tra ragazzi e ra-
gazze, la loro maturazione affett i-
va ». Nel gruppo ci sono anche gio-
vani che han no 35 an ni , che sono
sposati e hanno mog lie e figli. A
uno cli questi è appena morto un bam-
bino. Un altro ha la moglie in un 'altra
comunità e due gemelli dai nonni .
LA SFIDA DEL RITORNO
« Lo scontro con la società non ti
fa paura? », chiedo a Giovanna, che
come Cesare è all a vigilia della par-
tenza . « No. Accetto la sfida cli anda-
re fuori , anzi, non vedo l'ora», miri-
sponde. «Ora mi sento più fo rte, ca-
pace cli vivere la mia libertà, quella
che ho dentro di me. Prima mi na-
scondevo sempre ... Amo la vita che
vivo adesso: è un ' altra vita. L'altra fa
parte dei ricordi ».
li "Soggiorno Proposta" ha tre
gruppi cli 16-18 giovani ciascuno.
Gruppi piccoli , facilmente ag ibili. 1
piccoli numeri permettono cli acco-
starli uno per uno, cli individualizza-
re l'intervento. Ogni cinque mesi
rientrano in fa mi glia, prima per un a
settimana, poi per dieci giorni, poi
per 15 .. . I genitori sono invitati in
comunità una volta al mese e fanno
la stessa vita. D'estate vivono con i
giovani per qualche giorno. Anche
loro devono sentirsi coinvolti nel ri-
cupero. Quando i giovani rientre-
ranno dovranno trovare un ambiente
cli riferimento più preparato. Don
Gigi : «li mondo della droga pesca
dappertutto. Soprattutto nei grand i
agg lomerati giovanili, discoteche, fe-
ste, ritrovi. In certi quartieri dove la
vita cli relazione è diventata invivi-
bile la droga trova più spazio. Ma in
ogni caso la fam iglia ha una grossa
incidenza ». La comunità nel limite
ciel possibile dà un a mano a trovare
lavoro e finora chi è usc ito lo ha tro-
vato. Questo ·è certo il primo segno
della rinascita personale e soc iale.
L' ultima sfida tentata da don Gigi
con la co ll aboraz ione cli Antonella è
quella dei minori adolescenti . [ pri-
mi tre vivono già al Feudo . Ragazzi
con la famiglia a pezzi e l' av venire
rotto. Anche con loro gli obiettivi so-
no la rimotiv azione ag li interessi e
al lavoro, la crescita personale, la pro-
posta della vita insieme. Nel giro di
qualche mese sperano di poterli in-
serire in una sc uola norm ale.
Umberto De Vanna

3.9 Page 29

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ZOOM
MESSICO. Il regionale don
Guillermo Garcia a San
Cristòbal de las Casas, in
Chiapas, ha celebrato l'Eu-
caristia con il vescovo mons.
Samuel Ruiz Garcia . Qui
da tempo è in atto la prote-
sta degli indigeni, e la casa
salesiana ha dato ospita-
lità ai rifugiati. Hanno con-
celebrato anche un gesuita
e l'ispettore salesiano.
GUINEA EQUATORIALE.
A Malabo-Elà Nguema si è
concluso il restauro della
chiesa parrocchiale . I
grandiosi e splendidi dipinti
sono opera di Alino Loko-
non , un giovane pittore di
35 anni nativo del Benin.
Oltre al restauro della chie-
sa, la parrocchia ha prepa-
rato un valido progetto
pastorale.
COLOMBIA. A Tambora,
presso Porto Ayacucho , vi
è un'iniziativa di colonizza-
zione della selva da parte
dei giovani più grand i di
"Bosconia", opera per i ra-
gazzi della strada diretta
da don Javier De Nicolò.
L'autore di questo monu-
mento a Simòn Bolivar è
uno dei ragazzi della co-
munità.
SUDAN . A Khartoum sor-
gerà una scuola tecnica per
i giovani sudanesi. Sul ter-
reno donato dal governo, i
salesiani hanno fatto scen-
dere una corona del rosa-
rio. La nuova scuola sorge-
presso il campo dei rifu-
giati, nella zona industriale
del paese.
BETLEMME (Palestina). Il
13 giugno in santa Cateri-
na, presso la Basilica della
Natività, mons . Giacinto
Marcuzzo, vescovo di Na-
zareth , ha conferito presbi -
terato o diaconato a nove
salesiani dello studentato
di Cremisan , provenienti
dal Brasile, Filippine, Italia,
Polonia, Siria e Slovacchia.
ALYTUS (Lituania) . Inizio
dell'associazione giovanile
"Amici di Don Bosco ". Al
centro , davanti allo sten -
dardo , don Pranas Gavè-
nas. In Lituania la pastora-
le si rivolge ora di preferen-
za ai giovani e agli inse -
gnanti, per i quali è stato
pubblicato un'edizione spe-
ciale del "Sistema preven-
tivo ".
JJS OTTOBRE 1995 - 29

3.10 Page 30

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WESTERN SAMOA Attività missionaria nelle isole vulcaniche del Pacifico, tra
LE PICCOLE
ISOLE
DEL PARADISO
I primi olandesi
vi arrivarono nel 1722.
Altri olandesi, nia anche
italiani e indiani,
provenienti dall'Australia,
vi hanno impiantato
nel 1978 l'opera salesiana.
di Gianni Frigerio
E' stato un sici liano d' Australia,
don Elio Proietto, il primo sale-
siano a mettere piede in Samoa. Do-
veva cercare il posto più adatto per
una scuola professionale, ma dovette
limi tarsi a dare una mano in una par-
rocchi a locale e a fare un po' cli scuo-
la. Fu poi il card inale Pio Taofinu ' u,
primo vescovo e primo cardi nale in-
digeno clell 'Oceania, a riaprire il di-
scorso qualche anno più tardi. Chie-
se i sales iani per la sua diocesi e af-
fidò loro l' importante scuola di reo-
logia per calechisri. Non era preci-
samente ciò che i contin uatori cli Don
Bosco cercavano, ma infine i sale-
siani aprivano la prima sede ad Ala-
30 - OTTOBRE 1995 IIS
fua-Moamoa , presso Ap ia, la capita-
le, e iniziavano le attività. Oggi , a
oltre 15 anni cli distanza, han no due
parrocchie (Sr. Michael e Sr.fohn Bo-
sco), la scuol a di teologia per cate-
chisti laici (Moamoa Theological
College) , una scuola professionale per
drop-01,11 , cioè per ragazzi in difficoltà
e che non andrebbero in altre sc uole,
con 150 allievi di stribuiti in due an-
ni. Oggi i migliori vengono assu nti
come insegnanti e assistenti nella stes-
sa scuola. Ancor prima cli finire il
corso, gli allievi trovano lavoro. Di-
ventano carpen ti eri , saldatori e mo-
toristi.
A Samoa sin dal 1982 ci sono an -
I Moamoa (Samoa).
Danza tradizionale nei costumi
dell 'isola di Salomon.
che le figlie di Maria Ausi li atrice.
Anch 'esse insegnano nella scuola cli
teologia, hanno due scuole materne
e una elementare, due centri di assi -
stenza infermieristica e co ll aborano
all ' attiv it à nelle parrocchie.
L'ALBERO DEL PANE
Le chiamarono Le isole dei Nal'i-
ganli i primi esploratori che vi ap-
prodarono. Due grandi isole vulcani-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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una popolazione povera e simpatica, legata alle antiche tradizioni.
che circondate da un a barriera coral-
lina. Poi Samoa fu protettorato tede-
sco. Dopo la prima guerra mondi ale,
vennero ammini strate dall a Nuova
Zelanda fino al 1962, quando otten-
nero l' ind ipendenza. Oggi fa nno par-
te de l Commonwea lth, e hanno un
seggio all 'ONU. Secondo un accor-
cio che ri sale al 1962, è la Nuova Ze-
landa a mantenere le relazioni dell e
isole Samoa con il resto del mondo e
ha il compito cli di fenderle. Gli abi-
tanti sono 160 mil a, sparsi in qu as i
tremil a chil ometri qu adrati . Due ter-
zi abi tano nell ' isola di Upolu . Tanti i
vill aggi, con poche centinaia di per-
sone. Parl ano il samoano e nell a ca-
pi ta le anche l' inglese, che è la lin-
Western Samoa . La parrocchia di Sinamoga durante l'incontro annuale
dei chierichetti.
'I gua commerciale. « A Samoa il dena-
ro circola poco e fo rse è uno dei die-
ci paes i più poveri ciel mondo, ma
qui nessuno mu ore cli fa me», di ce
don Nicholas Castelij ns, un sales ia-
no olandese partito per l' Australia
nel 1962, vissuto nell e iso le fi no a
pochi mes i fa. Le isole sono abi tate
eia contadini . Gli abitanti vivono cl i
cocco, banane, cacao e soprattutto ciel
ra ro (un tu bero ricco cl i amido che è
il loro cibo-base), cli brecl(/F Hit, il
frutto dell 'albero ciel pane; cl i pesca.
Il tu rismo è ancora all o stato ini zia-
le, perché fin ora si è cercato cli di-
fendere la cultu ra dell ' isola. Poche
le industrie: qualche fabbrica cli si-
garette e cli birra nell a capitale. Negli
ul timi anni sono arri vati i giappones i
che hanno aperto due grandi indu-
strie cli trasfo1111azione con più cl i mil-
le dipendenti . Altre ri sorse vengono
I Moamoa (Samoa). Un gruppo al lavoro. A sinistra don Nicholas Castelijns,
parroco, con alcuni aspiranti salesiani e laici collaboratori. Con il chimono
rosso è il pioniere don Elio Proietto.
dall a lavorazione del legno e dell a
co pra .
UN CATECHISTA
IN OGNI VILLAGGIO
Come di cevamo, i sales iani hanno
ereditato la sc uola cli teolog ia per
catechi sti. Si tratta senza dubbi o del-
l' opera ecclesiale più impegnati va e
cl i magg ior prestigio del posto, desti -
I nata a garantire in ogni villaggio un
Western Samoa. L'abitazione
di un catec_hista con la moglie
e i figli. E la famiglia che ha
adottato don Nicholas (al centro).
l!S OTTOBRE 1995 - 31

4.2 Page 32

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IN LIBRERIA - - ~
SACERDOTI OI VARESE
I GRUPPI
DI ASCOLTO
Corso-base
per la formazione degli a nim ato ri
I GRUPPI DI ASCOLTO
Corso-base per la
formazione degli animatori
a cura di alcuni sacerdoti
di Varese
pp 98, lire 7500
LA FAMIGLIA
ALLA SCUOLA DI GESÙ
Per la riflessione
e il dialogo nella famiglia
e tra le famiglie
di Rodolfo Reviglio
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IO CREDO .. . AMEN
Schede sul
Simbolo Apostolico
per Centri di Ascolto
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32 - OTTOBRE 1995 IJS
I
Western Samoa. Una figlia di Maria Ausiliatrice
con alcune madri e i loro bambini alla scuola
di teologia per catechisti.
catechista. Essere catechisti qui vuol
dire entrare in un ruolo centrale: ogni
catechista rappresenta la comunità
cristiana al Consiglio ciel villaggio.
li catechista è mantenuto dalla comu-
nità ecclesiale in cui vive, e durante
gli studi è la sua famiglia che pensa
alle spese. « La selezione è grande»,
dice don Nicholas, «su cinquanta che
si presentano, ne scegli amo solo cin-
que ». [n quindici anni sono un cen-
tinaio cli catechisti diplomati. Si qua-
lificano in teologia di base, Sacra
Scrittura, lingua inglese, liturgia.
Quando iniziano la scuola hanno dai
25 ai 40 anni. Vengono acco lti solo
dopo due anni cli matrimonio cristia-
no, e quando vanno a vivere nella
scuola han no già due figli. L' intera
famig li a prende alloggio in una delle
25 case sparse attorno ali 'ed ificio
scolastico. Don Nicholas: « Nei quat-
tro anni di stud i in genere mettono al
mondo un figlio ali 'a nno e quando
escono hanno quasi tutti almeno sei
figli . Qui i figli sono una benedizio-
ne di Dio ed è normale che una fa-
miglia abbia anche I0-15 figli ».
1 catechi sti in questi anni hanno
fatto proprio lo spirito di Don Bosco
e nei vi ll aggi si occupano sia della
catechesi che del tempo libero dei
giovani.
LA COPERTA
DEL PERDONO
La gente è ospitale. «Quando uno
ha bevuto con loro la kava , una be-
vanda inebriante che è una specie di
droga leggera e piuttosto sgradevole,
si entra ufficialmente nella comuni-
», sorride don Nicholas, che ha ac-
cettato di essere "adottato" eia una fa-
miglia. «Mi trovo bene con loro, mi
trattano come uno cli casa ». Il sa-
moano ha un bel carattere: sono gen-
ti Ii, affettuosi. Amano le feste e il
fo lclore. Anche la religiosità si è in-
carnata così. Le funzioni solen ni so-
no vivaci e partecipate, nelle proces-
sioni usano i caratteristici costumi,
conservano bellissime danze tradi-
zionali. Anche i funerali si trasfor-
mano qui in una festa piena di affet-
to, e si passa la veglia pregando e can-
tando.
Un discorso a parte merita il rito
del .ftne mal, la coperta di fibra di
palma che sugge ll a iI perdono. I sa-
moani sono a volte suscettibili e in
certi casi violenti nel loro risenti -
mento. Ma quando concedono il per-
dono, tutto è finito per sempre. Quan-
do la persona di un clan si è com-
portata in modo scorretto verso un
altro, il capo famig li a si va a collo-
care di fronte alla casa dell ' offeso,
coperto dal .ftne mal. Rimane sotto
quel telo fino a quando l'offeso non
si arrende, gli va vicino e glielo to-
glie di dosso. Allora concordano in-
sieme le condizion i del perdono e
tutto è finito. ln genere si tratta di ce-
dere alc uni maiali.
Questo rito è così caratteristico,
che ilfine mal viene ormai usato an-
che durante la messa, al q1omento
del perdono. Ma il .ftne mal viene da-
to in regalo anche ali 'ospite cli riguar-
do. E lo si mette accanto ai defunti
come augurio, come mal of lffe, co-
perta della vita.
Gianni Frigerio

4.3 Page 33

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IL DIARIO DI ANDREA
.
di Jean-François Meurs
TUTTI VOGLIONO
PRENDERE TRA LE BRACCIA
LUIGINO
La prima volta che ho visto Luigi-
no era nella sua macchina elet-
trica. Con i suoi moncherini, pilota-
va la carrozzina, e aveva fretta di
arrivare al calcetto per una bella
partita con suo fratello Albano, adot-
tato come lui, e degli amici. Bisogna-
va vederlo come maneggiava le ma-
nopole, facendole girare con i suoi
moncherini! Non c'è stato bisogno
di attendere troppo prima che faces-
se goal. Era tutto concentrato nel
suo gioco.
Luigino ha più o meno 14 anni. Co-
me gambe ha soltanto una coscia
sinistra attaccata a una specie di
ginocchio e a u_na parvenza di pie-
de rovesciato . E veramente carino,
come dice Francesca, l'amica della
mamma, e tutti provano un grande
affetto per lui. Tutti vogliono portar-
lo, e quando lo si prende sulle brac-
cia, ci si sente utili, ci si sente buo-
ni, e anche qualcosa di più , che non
saprei esprimere. Ti fa un bene in-
credibile!
LUIGINO VA A TROVARE UN AMI-
CO, Kevin, che è in prigione. È un
tipo molto gentile, facile all 'amicizia.
Nel parlatorio della prigione, Kevin
prende Luigino nelle sue braccia
per tutto il tempo della visita, e allo-
ra , gli capita ciò che capita a tutti
noi , ma più forte : si sente immen-
samente felice e buono. È così che
ha scoperto che cos'è la vita; e si
può dire che lui adesso ami vera-
mente la vita. Non c'è nessuno che
ne parli così bene quanto lui. Ha
un'ammirazione e un amore straor-
dinario per tutto ciò che è vivo. Ogni
volta che gli si domanda perché si
va a pregare, ·1ui dice: si va a pre-
gare per la Vita. Tutti quelli che lo
vedono adesso dicono che sta di-
ventando un santo. Kevin alcuni me-
si fa ha ucciso un uomo. Una don-
na gli aveva dato del danaro per
questo , perché la liberasse da suo
marito. Nessuno riesce a capire ciò
che gli è passato per la testa, ma
ciò che conta, ora, è che è diventa-
to completamente un altro uomo.
LUIGINO È PICCOLO, e la guardia
della prigione è un omaccione , e si
tiene ben dritto, come se avesse in-
goiato un ombrello , e ha sempre
un'aria arrabbiata dietro i suoi baffi
ben tirati. Lui diceva che era una co-
sa strana lasciar venire in prigione
un piccolo mostro nella sua carroz-
zina. Ci sono delle scale, e la car-
rozzina non può arrivare fino al par-
latorio , e le cose si fanno compli-
cate. Bisogna portarlo sulle braccia.
E poi diceva che un handicappato
non portava certo troppa allegria a
un prigioniero, che era una cosa ne-
gativa per il suo morale.
LA GUARDIA ASSISTE Al COLLO-
QUI in parlatorio, e la prima volta, è
rimasto sbalordito. Dopo qualche vi-
sita, ha cominciato a sorridere a
Luigino . Qualche settimana dopo,
si ebbe la sensazione che l'ombrel-
lo l'avesse digerito, perché lui era
meno rigido. L'altra settimana è sta-
to lui a prendere tra le braccia Luigi-
no per aiutare la mamma di Kevin,
e per fare questo ha dovuto abbas-
.sarsi: ebbene, credetelo o no, non
si è spaccato in due!
llS OTTOBRE 1995 - 33

4.4 Page 34

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ANNIVERSARI L'attività dei salesiani in Italia durante l'occupazione nazifascista.
LA ''RESISTENZA"
DEI SALESIANI IN /TAL/A
di Francesco Motto
L' azione dei salesiani
in Italia dal/' 8 settembre
1943 al 25 aprile 1945.
La "res;stenza" alle.forze
occupanti tro
i salesfrmi solidali
materialm ente
e nwralmente
con le popolazioni colpite.
rJ'-'Bolz; ; ; \\
M Val d' ssof~
Salò
Cam
Novara Milano
Venezia
Tor' o • • ore:cia
sii Piaccrua
oa ~
4-194
ti
Capilalo del arepubblica
socialcilaliana
-.1...aal. SharchitlegliAlloati
LincediavanzatadegliAlleali
Schieramenti Alleali
Lincotedescho
Nuclei parUgiani
••
Zone Franche
ere pub blich epartigia ne
Cillà marlirl (villime
di rappresaglie tedesche)
Insurrezioni
I Quei giorni del '45.
L'es'ercito iugoslavo
abbandona Trieste.
~
I n general e il prim o obi etti vo che cercaro no cli perse-
guire i sa les iani in quei terribili mesi cli occupazione
tedesca e cli bombarcl amenli alleati fu cli 110 11 abbando-
nare i gio,1a11i loro qf/i'c/ati , co nrinuanclo la normal e atti-
vità educativa nelle oltre 200 case sparse sul territorio
nazionale. A lla prova dei fatti si può dire che le conti n-
genze bel! iche non fe rm arono l 'azione scolasti ca e I' im-
pegno pa storale degli oltre 5.000 sa les iani d' Itali a. Le
loro sc uole, gli oratori , i centri giovanil i, le parrocchie, sia
pure in mezzo a crescenti cl ifficolt~1 per distru zioni , ca-
renze alimentari , sfo llamenti , poterono continuare in mo-
do quasi regolare, sa lvo ovv ie eccezioni nei momenti e
nei luoghi cli massima attività bellica.
Una seconda modali tà cli intervento fu quello cl i acco-
gliere ragazzi 01.fani o comunque in stato cli bi sogno, che

4.5 Page 35

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A 50 anni dalla fine della guerra mondiale, per non dimenticare.
dell a ouerra in corso costitui va no ,le
primeb innocenti vittime. Scri veva 1·1
vicari o ciel rettor maggiore, don Pie-
tro Berruti , in una circolare ufficiale
dell ' autunno 1944: «O cari Diretto-
ri , ampliate la capacità dei vostri isti-
tuti facendo capire quanto più letti
potete nei dormitori e banchi nelle
aule scolastiche. E così col variare ciel
criteri o edili zio dobbi amo ampliare
quell o della benefi cienza: molti1~li-
cata la capaci tà cieli ' Isti tuto, apri a-
molo, qualunque esso sia, agli orfani
ecl ai derelitti ».
LE DONNE DELLA RESISTENZA
La facoltà Auxilium, delle figlie di
Maria Ausiliatrice , ha organizzato un
incontro con Tina Anselmi sul tema:
"In un mondo che cambia, quale il con-
tributo della donna". Al termine, l'ono-
revole è stata invitata dai presenti , in
occasione dei 50 anni della fine della
seconda guerra mondiale, a sottolinea-
re il contributo delle donne alla lotta
per la liberazione in Italia. Tina Ansel-
mi ha detto: « lo stessa fui partigiana.
Lo diventai dopo che con gli altri ra-
gazzi e ragazze delle scuole di Bas-
sano del Grappa, fummo portati . ad
assistere all'impiccagione di 58 giova-
ni, fra cui il fratello della mia compa-
gna di banco. Quando tornammo a
scuola, il preside , che era un sacer-
dote, aprì il microfono e disse: "Quello
a cui siamo stati costretti ad assistere
è un delitto, perché gli impiccati erano
ostaggi , cioè persone che non aveva-
no compiuto nessun atto di guerra. Lo
stato non può giustificare con una
legge questo che è un delitto. lo sarò
arrestato , ma voi dovete sapere che
questo è il pensiero della Chiesa".
Cominciai allora la mia esperienza di
staffetta », ha continuato Tina Anselmi ,
«mantenendo il collegamento tra i
gruppi di partigiani che combattevano
nella zona del Monte Grappa. Le
donne combattenti partigiane furono
30 mila, ma ci fu anche il contributo di
tante altre donne che ci aiutarono . I
miei credevano che io fossi in collegio
dalle suore, invece giravo tutto il gior-
no per portare ordini , avevo sempre
fame, andavo nelle case e mi davano
da mangiare. Capivano il mestiere
che facevo , ma anche quando fu i in-
seguita dai tedeschi , mi aiutarono.
Tina Anselmi.
Avevo una radio trasmittente in una
valigia sulla bicicletta e mi buttai in un
fossato d'acqua. Dopo un po' sono
venuti a tirarmi fuori , mi hanno asciu -
gata, dato da mangiare. C'era tutta
una popolazione che aiutava, altri-
menti sarebbe stato impossibile resi-
stere. Di queste 30 mila donne, due-
mila furono prese, torturate, uccise,
mandate a morire nei campi di stermi-
nio. Ci furono pagine splendide di
eroismo al femminile. I tedeschi erano
andati a Massa Carrara con i lancia-
fiamme. Volevano bruciare tutte le
case e le persone che c'erano dentro
per rappresaglia. Gli uominJ scap-
parono, le donne con i loro bambini si
misero alle porte delle case e i te-
deschi non hanno avuto il coraggio di
usare i lanciafiamme ».
D
Le famose "Am-lire",
stampate in italiano e in inglese.
UNA CARITÀ DIFFUSA
I sa les iani non poterono evidente-
mente limitare l 'accoglienza ai so li
ragazz i. Non poche ca~e, ~econ?o la
loro ubicaz ione sul terntono naziona-
le e la situazione fluid a dell a guerra
di liberazione, si impegnarono an-
che in un altro selt'ore: l'assistenza
materiale, morale, civile, religiosa,
spesso sanitaria , a migliaia di senz_a
tetto. Chiese che divennero clonrn-
tori aule scolastiche trasformate in
ambulatori , cucine aperte alla popo-
lazione sfollata, co rtili , porticati , sof-
fi tte e cantine di isti tuti trasformati
in luoghi cl i ri fugio per persone eco-
se sacerdoti e laici addetti a segre-
taiiati per domande cli suss idi , alla
gestione cl i mense popolari e della
" borsa bi anca" ...
Presenza silenziosa, ma non pri va
cl i perico li , f u quella cli vari sacerdo-
ti sa lesiani che lavorarono nelle car-
ceri , .fi'a gli ostagg i, i rastrellati , i
prigionieri politici, nel des ic_leri o cl!
fac ilitarne il ril ascio o l 'evas ione, cl,
fa vo rire lo scambi o dei pri gionieri ,
di appogg iare la chiari ficaz!on_e cl!
tante situazioni , di allev iare I d1sag1
in mille modi . Diedero così il loro
contributo all a cos iddetta " umaniz-
zaz ione del confli tto".
IIS OTTOBRE 1995 - 35

4.6 Page 36

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Relativamente pochi furono i sale-
siani che vi trovarono la morte; nu-
meros i invece furono i momenti cli
terrore, le violenze, i fermi , la requi-
sizione cli locali e cli mezzi cli tra-
spo rto .
UN BILANCIO
PROVVISORIO
I Torino, 28 aprile 1945. I partigiani della XV Divisione " Alessandria" , con il loro
comandante "Mimmo" (Stefano Cigliano, grande invalido di guerra e medaglia
d'argento, exallievo di Valdocco). Alla sua destra il loro cappellano,
il salesiano don Pietro Pegoraro, medaglia d'argento. Dopo la liberazione
di Alessandria e Torino scendono a Valdocco per ringraziare Don Bosco.
LA "RESISTENZA" ATTIVA
L' attività finora descritta non fa
parte in modo diretto della categoria
"res istenza", comunque la si confi-
guri. Vi rientrano invece tutta una se-
rie cli azioni che possono essere de-
finite cli boicottaggio e cli ostacolo
alle ingiustizie conclamate clall 'ag-
gressore: non ottemperare agli ordi-
ni cli rivelare o consegnare partigiani
o altre persone invi se all'occupante,
ri sc hi ando per questo repressioni e
al limite la morte, accogliere nell e
proprie case tali persone, mantenere
il segreto circa la loro identità e ubi-
cazione, aiutarle in tutti i modi , apri-
re gli istituti senza discriminazioni
razziali ... Questi e simili comporta-
menti cli molta parte della popola-
zione italiana co ntribuirono non po-
co a spiazzare l'aggressore, a sgre-
tolarne le convinzioni, evidenziando-
ne l' irraz ion alit~1. In determinate oc-
casioni e località poi acquistò forza
d' urto paragonabil e, in termini cli ef-
ficacia, al la lotta res istenziale armata.
Una forma cli res istenza fu l'ass i-
stenza, continua o saltuaria, dei cap-
pellani delle formazioni partigiane
spec ie nel le zo ne norcl-occ iclentali
della pen isola. Là dove c'erano gio-
vani , maga ri exalli ev i, bisognosi cli
attenzione spirituale, i sa les iani fe-
ce ro la loro parte. Non mancando
per altro cli ass istere reli giosamente
anche la parte avversa. Anche cli là
c'era no giovani eia salvare! Un ' altra
presenza fu qu ella fra gli inremati
dei cam pi in Germania e in Polonia,
clave vari sacerdoti si impegnarono
36 - OTTOBRE 1995 /JS
a lenire sofferenze, distribuire ami ci-
zia e speranza, offrire serenità e fi-
ducia in un avvenire più concorde.
Dietro i reticolati dei lager nazisti
diedero " un co ntributo alla vita oltre
che alla fed e". Analogo l' intervento
cli assistenza reiigiosa e moral e pre-
stato agli operai italiani , coattivamen-
te trasferi ti in Germania. Tale opera
cli assistenza continuò anche a fin e
guerra, favorendo il ritorno e il rein-
serimento dei red uci.
Non solo singoli salesiani , ma an-
che vari istituti si prestarono a custo-
dire clandestinamente per i partigia-
ni vettovagliamenti , materiale sanita-
rio, poche vo lte armi . Si curarono
feriti e ammalati, si distribuirono ma-
terass i, brandine, vestiti e scarpe; si
passarono informazioni .
Notevo liss im a fu infine l'opera cli
ospitalità per le tante persone in
gravi pericoli: militari italiani sban-
dati, giovani e uomini che ri schia-
vano l' invio al lavoro in Germania
o al fronle italiano, persone ricerca-
te o condannate per atti cli sa botag-
gio o attiv it~t sovversive contro il re-
gime, di sertori tedeschi , all eati fug-
giti dai campi cli prigionia, ebrei. Il
ri cordo cli tale ospitalità è rimasto in-
ciso profondamente neg li animi .
11 ri schio era ev idente e la peri colo-
sità aumentava per il fatto che le ope-
re sa lesiane, a differenza cli altri con-
venti e case reli giose, difficilmente si
prestavano a nascondere persone per
la presenza incontroll abile cli giovani
in tutti gli angoli della casa, per il con-
tinuo andirivieni cli genitori, professo-
ri , exalliev i, personale di servizio.
ln attesa cli studi approfonditi , si
potrebbe provvisoriamen te dire che i
sales iani con la loro generosa assi-
stenza a tutti i bisognos i e con i nu-
meros i casi cli sostegno alle forze
partigiane e antifascis te, hanno fa tto
un 'opem di resistenza piì:I che cli par-
tecipazione vera e propria al fenome-
no stori co della "resistenza" intesa
come lotta armata contro il nazifasci-
smo. Qualora però, come la storio-
grafia più attenta va sottolineando, il
concetto cli " res istenza" venisse este-
so alla resistenza non-armata , resi-
stenza non- violenta, resistenza popo-
lare, allora rimane vero che i sales ia-
ni , come la magg ior parte del clero,
dei religiosi e della popolazione ita-
liana, non hanno mancato all 'appun-
tamento con la storia.
Altrettanto vero è che nelle loro
scelte furono guidati , sia pure se-
condo la diversa sensibilità e intra-
prendenza dei sin go li , dalla sostan-
ziale di stanza dal " nuovo" reg ime
fasc ista, clall 'opposizione alla occu-
pazione tedesca e alla violenza degli
opposti estremi smi , dalla consape-
volezza cli dover ri spondere, in un
momento così dramm atico, alle im-
med iate es igenze della popolazione
piì:I in difficoltà, al di là della cultu-
ra, della fede religiosa e della pas-
sione politica. Se maturazione anti-
fascista c'è stata, fu provocata eia ra-
gioni mora li , pastorali , es istenziali ,
dalla diffusa es igenza reli giosa e
umanitari a cli so lidari età, pii:1 che eia
precis a strateg ia o eia profonde co n-
vinzioni politi che. E furon o le stes-
se prevalenti motivazioni um anita-
rie e cri sti ane, che ispirarono I' ac-
cog lienza co ncessa neg li ambi enti
sales iani a persone compromesse col
regi me. La chiave cli lettura fo ndan-
te, emin ente e pri oritaria, resta dun-
que quella reli gioso-caritativa.
Francesco Motto
(S ul pro~s i, 1111 m1111i..:n1: /1011: ('J/11 , Odio Torr,·. ( ·on·o 1' ,::li "l,ri).

4.7 Page 37

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IL MESE IN LIBRERIA,
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
GESÙ
La verità storica
di E.P. Sanders
Arnoldo Mondadori Editore,
1995
pp. 334, lire 33.000
Soprattutto una domanda
(tra tante altre) ha sempre
provocato sia le persone
semplici che la gente di cul-
tura di ogni tempo : Chi è ve-
ramente Gesù di Nazareth?
E le risposte a questa do-
manda appaiono spesso det-
tate o da pregiudizi o da sem-
plici riflessi soggettivi, che
scaturiscono da problemi di
cronaca o da mode cultura-
li. Perché si rinuncia alla ve-
rità storica?
L'autore di questo corposo
saggio, sottoponendo ad un
vaglio rigorosamente critico
la documentazione diretta ed
indiretta, offre un quadro as-
solutamente plausibile della
figura storica di Gesù Cristo,
profondamente inserita nel
suo tempo.
Riportata alle dimensioni di
una vicenda umana, anche
se straordinaria, la sua im-
magine acquista una nuova
vivacità e mette in evidenza
la rilevanza teologica del mo-
vimento religioso, morale e
culturale che da lui ha avuto
origine : il cristianesimo.
za della vita. "L'epoca nostra ha
bisogno di questa sapienza,
perché diventino più umane le
sue nuove scoperte" (GS 15).
Solo questa sapienza può aiu-
tare l'uomo della modernità ad
avere il dominio della propria po-
tenza e degli effetti del suo po-
tere sulla vita umana e sull'av-
venire del pianeta terra. La voca-
zione storica del cristianesimo
consiste nell'essere un'istanza
di sapienza che richiami l'uomo
di oggi alla propria vocazione.
Alcuni brani del libro della Sa-
pienza, affrontati come lectio di-
vina, aiutano ad assimilare quel-
la sapien za che può rendere i
religiosi e i laici, "sale della terra
e luce del mondo" (Mc 9, 50)
AMARE LA VITA E VIVERE
L'AMORE
Riflessioni etico-pastorali
sull'amore e la sessualità
umana
di Raimondo Frattallone
LDC , Leumann (To) , 1995
pp. 176, lire 15.000
lità e della vita matrimoniale (au-
toerotismo, omosessualità, rap-
porti prematrimoniali, procrea-
zione responsabile, fedeltà e di-
vorzio, castità consacrata) .
Il sussidio vuole essere un con-
tributo teorico -pratico di rifles -
sione etica per gli operatori pa-
storali e gli educatori.
La nostra vita quotidiana ha bi-
sogno di àncore come appigli,
che aiutino a vivere meglio la
nostra ambivalente realtà uma-
na, che ha momenti di gioia, ma
anche di preoccupazione ; che ci
fa vivere situazioni piacevoli ed
entusiasmanti , ma anche dubbi ,
incertezze , sofferenza.
Il dibattito cu lturale del nostro
tempo ha rimesso in discussio-
ne i tradi zionali valori dell'amo-
re , del rispetto della vita, della
fedeltà , e gli stessi confini tra il
bene ed il male , che l'insegna-
mento cristiano ha sempre stre-
nuamente difeso .
L'autore di questo volume , che
affronta i problemi dell'amore e
della sessualità oggi molto con-
testati dalla cultura laicista, (e
quindi della famiglia in grave cri-
si) , richiama prima i loro fonda-
menti antropologici e teologico-
morali ; successivamente ana-
lizza i temi salienti della sessua-
amare la vita
evivere l'amore
IU,k',,ol11rtla•tlc,,,p:o,1..,,. 11
t1dl'lm<tt i' b -11,.ll1li 111111n1
,_
-~ ·,,,
.
EDITRICE ANCORA MILAN O
PENSIERI ALL 'ALBA
di Franco Fuselli
Ancora, Milano , 1994
pp. 124, lire 15.000
L'autore offre spunti di riflessio-
ne, come idee-forza, a chi vuo-
le vivere in maniera significativa
ogni nuovo giorno ; sono energie
spirituali che illuminano , con un
raggio di fede , i frutti quotidiani
della propria famig lia, della so-
cietà, della Chiesa.
SULLE STRADE
DELLA SAPIENZA
Itinerari di lectio divina
di Maria Pia Giudici
Edizioni Paoline, 1994
pp. 130, lire 14.000
La cultura scientifica e tecnolo-
gica del nostro tempo rischia di
spingere l'uomo all'autodistru-
zione. Chi riflette scopre una in-
conscia improrogabile esigen-
za: quella di acquisire la sapien-
&tAlllA l'fA OIUOlC I
Sulle strade
della Sa ienza
ltlncm rl di lectio divilta
CHE COSA DOBBIAMO
FARE?
Meditazioni sul vangelo
di Matteo
di Carlo Maria Martini
Centro Ambrosiano - Edizioni
Piemme , 1995
pp. 188, lire 26.000
Pare all 'autore che l'interrogati-
vo del titolo sintetizzi tante do-
mande dei credenti di oggi (preti
e laici impegnati) , che riguardi-
no sia la spiritualità che la vita
pastorale . In un corso di eser-
cizi spirituali predicato ai presbi-
teri, il cardinale di Milano ana-
lizza in questa prospettiva cin-
que grandi discorsi del vangelo
di Matteo.
Il popolo di Dio (presbiteri e lai-
ci) viene introdotto alla rivisita-
zione e alla personalizzazione
degli elementi fondanti del pro-
prio essere Chiesa, per il mondo
d'oggi.
IJS OTTOBRE 1995 - 37

4.8 Page 38

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VISTO DA VICINO
di Teresio Bosco
I
,
IL TORINESE
MICHELINO RUA
« M i chiamo Michele Rua, na-
tivo di Torino. Ho 58 anni.
Professore in belle lettere, sacerdo-
te , rettor maggiore della pia società
salesiana ».
PRIMI INCONTRI
« Ho conosciuto don Giovanni Bosco
nel settembre del 1845 (Don Bosco
aveva 30 anni) . Allora io avevo otto
anni. Condotto da un compagno co-
minciai a frequentare l'Oratorio da
lui fondato , che allora si trovava al
Rifugio (della Marchesa Barolo) . Per
qualche anno vi andai qualche volta;
in seguito, verso il 1849, comincia a
frequentarlo regolarmente. Nel 1850
cominciai , dietro consiglio di Don .
Bosco, lo studio di latinità per la car-
riera ecclesiastica . Nel 1852 ebbi
per opera sua la veste chiericale e
cominciai a dimorare stabilmente
presso di lui, e più non lo abbando-
nai . lo ho sempre nutrito affetto e in
seguito anche devozione verso Don
Bosco , ognora crescente in me , a
misura che, con l'età, potevo meglio
apprezzare le sue virtù e le sue ope-
re . Riguardo alla madre di Don Bo-
sco , avendo vissuto con lei quattro
anni, potei conoscere essere donna
veramente cristiana, pia, di cuor ge-
neroso e coraggiosa, prudente , che
tutta si consacrò alla buona educa-
IL BEATO MICHELE RUA
SUCCESSORE
DI DON BOSCO
Michele Rua, nato a Torino nel
1837 e presto orfano di padre ,
incontrò Don Bosco quando
aveva solo otto anni. Obbedien-
te a ogni suo cenno, divenne il
primo salesiano, pronunciando i
voti religiosi nelle mani di Don
Bosco il 21 marzo 1855. Fu il
braccio destro di Don Bosco
sempre , e dopo la sua morte
ne divenne il primo successore.
Oggi lo veneriamo come Beato.
Testimoniò al "Processo di san-
tità" di Don Bosco dal 29 aprile
al 1O luglio 1895, davanti ai tre
giudici ecclesiali can . Morozzo ,
can . Pechenino e can . Alasia.
Le sue vaste testimonianze so-
no contenute nel manoscritto del
Processo Ordinario, copia pub-
blica nei fogli 2472-2745, e co-
stituiscono una vera "Vita di Don
Bosco" scritta da Michele Rua.
Dalla vastissima sua testimo-
nianza giurata, che occupa ben
546 grosse pagine manoscrit-
te , stralcio quattro brani : i suoi
primi incontri con Don Bosco e
Mamma Margherita, la nascita
della congregazione salesiana,
l'inizio dei cooperatori, la realiz-
zazione del Bollettino Salesiano.
Sarrià (Spagna). Un miracolo di Don Bosco. Alle sue spalle,
il beato Michele Rua. Il dipinto è di Ramon Borrell.
38 - OTTOBRE 1995 IJS
zione della sua famiglia adottiva .
Ammirai sempre, e con me tutti i miei
compagni , la bontà del suo cuore e
la sua generosa carità nell'aver ab-
bandonato la sua casa per venire ad
assoggettarsi a cure molto più gravi
e faticose a beneficio di tanti poveri
orfanelli. Noi tutti la chiamavamo
Mamma nel rispetto e filiale affetto
che le portavamo ».
LA NASCITA DELLA
CONGREGAZIONE SALESIANA
" Don Bosco aveva aperto tre oratori
festivi , aveva fondato un ospizio in
cui il numero dei ricoverati andava
aumentando di giorno in giorno. Per

4.9 Page 39

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conseguenza si trovava nella ne-
cessità di avere un personale stabile
in suo aiuto. I buoni ecclesiastici e
laici che si prestavano alle sue ope-
re, assorbiti dalle cure delle rispetti-
ve famiglie e dei propri doveri , gli
venivano a mancare, talora nei mo-
menti di maggior bisogno . Confe-
rendo su queste difficoltà col suo di-
rettore spirituale don Cafasso, come
intesi da lui stesso, questi gli disse:
- Per le vostre opere è indispensabi-
le una congregazione religiosa .
- Sarebbe mia intenzione - rispose
Don Bosco - di formare tale asso-
ciazione. Ma come fare? Quando il
superiore ecclesiastico (= il vesco-
vo) oppure gli affari dei membri del-
l'associazione esigessero il trasloco
od il cambiamento di occupazione
dei membri, mi troverei nelle stesse
difficoltà.
- Conviene - disse don Cafasso -
che questa associazione abbia il
vincolo dei voti , sia approvata dal-
l'autorità suprema della Chiesa (= il
Papa) e possa disporre liberamente
dei suoi membri.
Don Bosco provava un poco di diffi-
coltà ad ammettere l'idea dei voti ,
ma persuaso dall'autorità e ragioni
del dotto e pio suo direttore, comin-
ciò a studiare il modo di formare
questa pia associazione. Parlò con
qualcuno dei più anziani dei suoi al-
lievi, tra cui io stesso, e si cominciò
a praticare le virtù che formano og-
getto dei voti religiosi. Don Bosco ci
istruiva nelle conversazioni abituali
e col mezzo delle conferenze.
Nel 1855, nel giorno dell'Annuncia-
zione di Maria SS, io per primo,
mentre frequentavo il secondo anno
di fil.osofia, emisi i voti per un anno.
Poco dopo si aggiunsero altri tre o
quattro, e così di seguito . Qualche
anno dopo si fecero i voti triennali.
Intanto Don Bosco mise sotto forma
di regolamento le norme e gli usi
che ci aveva insegnati, e che erano
stati da noi praticati.
Quando nel 1859 andò per la prima
volta a Roma, ne parlò con il som-
mo pontefice Pio IX di santa me-
moria, e gli presentò il regolamen-
to. Il Papa approvò altamente l'idea,
come mi assicurò Don Bosco stes-
so all 'uscire dall'udienza del Papa.
Inculcò la necessità dei voti reli-
giosi, e gli indicò tutto il tramite che
doveva percorrere per ottenere la
definitiva approvazione della sua pia
società e del relativo regolamento .
Don Bosco ebbe a sostenere gravi
fatiche , tribolazioni e contraddizioni
per riuscire nell'opera sua, che es-
sendo opera di Dio, non poteva non
essere provata col suggello della
tribolazione e delle contraddizioni.
Dovette recarsi a Roma molte vol-
te , interrompendo le sue molteplici
occupazioni dell'Oratorio e delle al-
tre case aperte in seguito. Colà do-
vette soffermarsi dei mesi intieri, ri-
correndo ora a personaggi privati ,
ora alle congregazioni romane , e pa-
recchie volte, dopo aver molto fati -
cato , doveva ricominciare il corso
delle sue pratiche , per riuscire nel
suo intento.
Di tutte queste cose ne fui testimo -
ne io stesso, ed ebbi parte nell'ese-
cuzione di questi santi progetti ed
opere del nostro fondatore ».
L'INIZIO DEI COOPERATORI
SALESIANI
« Fin dai primordi , Don Bosco ave-
va bisogno di aiutanti che con l'ope-
ra personale o col soccorso mate-
riale o cogli aiuti spirituali lo soste -
nessero nelle sue ardue imprese .
La Provvidenza non gli venne mai
meno anzi , tutte le persone assen-
nate riconobbero che le opere di
Don Bosco erano e sono opera di
Dio, per i soccorsi di ogni genere
che loro vengono man mano che si
vanno dilatando.
Don Bosco sentiva una viva ricono-
scenza verso i suoi benefattori , e io
sono testimone delle premure che
si dava per dimostrare loro la sua
gratitudine. Ma crescendo il nume-
ro di questi benefattori e benefattri-
ci , non gli era più possibile pensare
individualmente a tutti , e quindi an-
dò studiando per parecchi anni nel-
l'orazione e nelle conversazioni che
teneva con noi suoi figli e coi suoi
pii amici. Dopo parecchi progetti, fi-
nalmente nel 1875 compilò un re-
golamento per formare come una
specie di Terz'Ordine, con cui i be-
nefattori e benefattrici , anche rima-
nendo in mezzo al secolo (= nella
vita ordinaria) potessero parteci-
pare a tutti i vantaggi spirituali della
Pia Società di S. Francesco di Sa-
les. Presentò questo regolamento
alla Santa Sede, ed essa benigna-
mente lo approvò.
Don Bosco ebbe di mira anzitutto di
soddisfare un dovere di riconoscen-
za verso i benefattori delle sue ope -
re . In secondo luogo aveva di mira
di animare i suoi benefattori e le sue
benefattrici alla perseveranza nel
beneficiare le sue opere e procurare
nuovi benefattori. In terzo luogo poi
aveva di mira di unire i suoi benefat-
tori e le sue benefattrici , costituen-
doli come altrettanti ausiliari del pro-
prio parroco, e, per mezzo di lui , au-
siliari del proprio vescovo , e quindi
altrettanti figli devoti e ubbidienti al
supremo capo della Chiesa. Infatti
dispose che in ogni paese il decurio-
ne nato dei cooperatori sia il parro-
co, il quale potrà valersi dell 'opera
loro non solo a vantaggio dell'istitu-
zione salesiana, ma anche in aiuto
di qualunque opera parrocchiale ,,.
IL BOLLETTINO SALESIANO
« Tali amici e benefattori era neces-
sario informarli delle opere che, per
grazia di Dio, i salesiani andavano
compiendo mediante la loro carità.
Come pure si sentiva il bisogno di
qualche rassegna mensile delle ope-
re che i loro fratelli andavano com -
piendo nelle varie parti del mondo.
A tal fine Don Bosco ideò la pubbli-
cazione di Bollettino Salesiano, il
quale si pubblica mensilmente e si
spedisce a tutti e solamente i coope-
ratori, non per modo di abbonamen-
to, bensì come informazione gratuita
ai benefattori delle opere salesiane.
Si cominciò a stampare in lingua
italiana nel 1877, quindi poco dopo
in francese, poi nella spagnola, poi
coll'andar del tempo in inglese e te-
desco .
E anche questa è un'impresa che
riesce di grande vantaggio alle ani-
me, non solo col promuovere le
opere di carità, ma anche col susci-
tare vocazioni numerose alla carrie-
ra ecclesiastica, alla vita religiosa,
alle missioni: come potei constatare
io stesso, sia durante la vita di Don
Bosco, sia ancor più come suo suc-
cessore ».
BS OTTOBRE 1995 - 39

4.10 Page 40

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I NOSTRI SANTI
/
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r OGNI NASCITA
E UNA GRAZIA
Chi scrive è una mamma che da
poco ha avuto una bellissima
bambina di nome Noemi. Duran-
te la gravidanza ho promesso
che, se tutto fosse andato bene,
avrei pubblicato la grazia. Sì , si
può parlare di grazia , perché
ogni nascita lo è . Chi è riuscito a
darmi tanta gioia è stato il nostro
caro san Domenico Savio a cui
ho affidato la mia creatura sin
dal momento in cui ho saputo di
esserne in attesa. La reliquia di
san Domenico Savio - quella
stessa che ha sempre protetto
mia madre (siamo sei figli in fa-
miglia) - io l'ho portata addosso
con venerazione e con fede . Gra-
zie san Domenico Savio! Conti-
nua dal cielo a proteggere la mia
Noemi e tutti i miei cari .
Irene Burzio
Pralormo (TO)
r GUARISCIMI,
PER IL SERVIZIO
ALTRUI
figlia in attesa di un bambino e
per di più ammalata. Lei aveva
tanto bisogno del mio aiuto. Mi
rivolsi allora spontaneamente al
servo di Dio Ignazio Stuchly
con questa esclamazione : "Non-
nino Stuchly, aiutami tu . Ottieni-
mi un prolungamento di vita per
il servizio degli altri ; non è neces-
sario che si verifichi una guari-
gione totale! ".
Il mattino seguente, appena sve-
glia ho toccato l'addome e con
mia grande meraviglia quella tu-
mefazione era scomparsa. Quan-
do poi sono venuti i medici per la
visita, anch'essi son rimasti me-
ravigliati. Si son messi a parlare
tra di loro animatamente discu-
tendo sul come poteva esser
successo. Tutta la situazione in
realtà era cambiata : la dialisi
non era più necessaria . Il mio
unico rene ha cominciato a lavo-
rare bene e dopo breve tempo io
venivo dimessa dall'ospedale.
Da quella data son passati più
di quindici mesi. La tumefazione
non è più ricomparsa ed anche
se non mi sento completamente
guarita (ho anche diabete, angi -
na pectoris ... ) vivo discretamen-
te , occupandomi in lavori legge-
ri . Desidero ringraziare pubbli -
camente P. Ignazio Stuchly per-
ché mi ha esaudita così in fretta
e mi ha guarita quel tanto da
poter svolgere i lavori più indi -
spensabili. Desidero anche, con
questa mia comunicazione , invi-
tare gli altri sofferenti e ricorrere
con fiducia all'aiuto del nostro
" nonnino" la cui intercessione si
è mostrata così efficace nel mio
caso.
Ho 70 anni. Con mio marito ab-
biamo educato sei figli propri e
tre adottivi. Viviamo con la nostra
pensione in un paese al confine
tra la Boemia e la Moravia.
Ho subìto già un infarto ed ho un
solo rene . Circa tre anni fa, sul-
l'addome mi si è formato qualco-
sa di sconosciuto, della grandez-
za di un gran pugno maschile.
Era visibile e palpabile. Un anno
e mezzo fa , le mie condizioni
son peggiorate a causa di un de-
terioramento renale . Il medico
curante mi fece trasportare al re-
parto urologico dell 'ospedale
pubblico a Jihlava. Là i medici ,
nella visita di accettazione , si
spaventarono per il mio stato di
salute. Temevano per la mia vi -
ta e parlarono molto chiaramen -
te a me e a mio figlio . Era loro
intento, dopo una debita consul-
tazione con i medici del reparto
internista, procedere al rene ar-
tificiale . lo mi sentivo del tutto
esausta, incapace di decisione
alcuna e nello stesso tempo mi
preoccupava il pensiero di mia
Marie 1/lavkova
Horné Cerckev, Boemia
r MOLTO GRATA
PER IL NUOVO
DONO DELLA
VITA
Esprimo la mia più profonda ri-
conoscenza a Santa Maria Do-
menica Mazzarello per la sua
intercessione a favore di mia
sorella Nelida Garcia Chacalia-
za. Aveva subito un delicato in-
tervento chirurgico a causa di
un tumore. Le fu offerto un qua-
dro di madre Mazzarello invitan-
dola a raccomandarsi a Lei che
l'avrebbe sicuramente aiutata. E
così è stato. Oggi Nelida, che è
una nostra exallieva, continua il
suo compito di insegnante , pie-
na di riconoscenza per il nuovo
dono della vita.
Suor Gloria Garcia Chacaliaza
FMA, Lima, Perù
r GUARITA SENZA
L'AIUTO
DELLE MEDICINE
Siamo una famiglia che cerca di
aiutare l'Oratorio nel tempo libe-
ro. Qualche mese fa , il primo fi-
glio Enzo, in seguito a complica-
zioni di una banale influenza, fu
condotto in ospedale perché ri -
dotto in cattive condizioni. Gli
furono diagnosticate dapprima
brucellosi e poi meningite tuber-
colare. Le figlie di Maria Ausilia-
trice del nostro oratorio ci sugge -
rirono di fare una novena alla
serva di Dio suor Eusebia Pa-
lomino. Ci rivolgemmo dunque
a lei , aiutati anche dalle preghie-
re della comunità delle FMA. I
medici hanno seguito , incorag-
giando, il nostro malato il quale
giorno dopo giorno ha comincia-
to a migliorare senza eccessivo
ricorso alle medicine. Intendia-
mo ringraziare suor Eusebia per
aver ascoltato la nostra supplica
e invitiamo tutti ad esperimenta-
re la sua efficace intercessione .
Famiglia Riccio
Salerno
r AIUTATU
LA MIA ORIETTA
Mia figlia di 23 anni , in attesa di
un bambino, un giorno si è sen-
tita improvvisamente male. Ri-
coverata in Ospedale , i medici
non riscontrarono nulla di parti-
colare ma mia figlia sentiva che
i dolori aumentavano sempre più.
Le venivano somministrati degli
antidolorifici ma risultava tutto
inutile. I medici erano convinti
che si trattasse solo di una esa-
gerala reazione di mia figlia.
Questa era al terzo mese di gravi-
danza ed era sempre più preoc-
cupata per sé e per il bambino.
Davanti ai forti dolori che perdu-
ravano e davanti all'inutile esito
delle medicine , dopo otto giorni
di martirio, io presi tra le mani la
reliquia di san Domenico Savio
e piangendo ho ripetuto non so
quante volte : " Aiuta tu la mia
Orietta ». All'indomani una dot-
toressa presente nell'équipe me-
dica, si accorse durante la visi -
ta, che si trattava di un caso ve-
ramente grave: peritonite diffusa.
Trasportata urgentemente in sa-
la operatoria, alle 12 - quando io
arrivai - mia figlia era già stata
operata. Si era giunti appena in
tempo per salvarla. La ripresa è
stata ottima, con gran meravi-
glia dei medici. lo però sapevo a
chi dovevo una tale grazia!
Lavarini Anna,
Verona
r L'AFFIDAMMO
ALLA
PROTEZIONE DI
LAURA
Una mia cuginetta di nome Laura
a quattordici mesi cominciando
a camminare accusò un proble-
ma al ginocchio sinistro : non riu -
sciva ad allungare la gamba. Dai
vari accertamenti fatti si rese
necessario un intervento chirur-
gico. Noi tutti l'affidammo alla
protezione della Beata Laura Vi-
cuiia. La grazia non si fece atten-
dere e gradatamente con l'aiuto
della riabilitazione iniziò a stare
in piedi e a camminare con gran-
de gioia di tutti. La guarigione si
può definire completa e oggi è
una bella bambina vispa e sana.
Suor Zita Maschio, FMA
S. Salvatore Monferrato (AL)
HANNO SEGNALATO
"GRAZIE"
Per intercessione di Maria
Ausiliatrice : P.R ., Leonforte
(En} - Simone Pittore, Torino
- Angela Pola Negro, Cessole
(Al} . Per intercessione di san
Giovanni Bosco: Famiglia
Ravinale, Caraglio (Cn} - lsoli-
na Pacchetti , Cinisello (Mi} -
L.F., Riesi (Cl} - A. Maria T.;
Arco (Tn) . Per intercessione
di san Domenico Savio: Tere-
sa Mustica, Melbourne (Austra-
lia} - Angela Torchia, Acireale
(Cl) - Enrica Riccardi, Bariano
(Bg) - Mariangela Morbin ,
Biella - Erlina Prandini , Castel-
nuovo Bariano (Ro} - Giusep-
pina Messina , Castrofilippo
(Ag) - Anna Favero, Montebel-
luna (Tv) - Antonella e Dome-
nico Mineo , Vercelli - Pierina
Tavarnesi, Badia al Pino (Ar} -
Vittoria Cimatti, Fusignano (Ra)
- Darina Darin , Ryderin (Au -
stralia} - Teresa Vandagna,
Osasio (To) , Per intercessio-
ne del beato Filippo Rinaldi:
Maria V., Alessandria - Giu-
seppe Scannavino, Ragusa -
Adriana Seriore, Lanzada (So).
Per intercessione del servo di
Dio Attilio Giordani : Giovanni
Arm ani, Bagnolo Mella (Bs} .
40 · OTTOBRE 1995 1/S

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
ZERBINO sac. Pietro , salesiano , t
Torino il 2/6/1995 a 91 anni.
HORNAUER sac. Siegfried , salesiano ,
t Linz (Austria) il 27/5/1995 a 83 anni.
È stato per 35 anni direttore del Bollettino
Salesiano austriaco (Salesianische Na -
chrichten). Don Hornauer era un tede-
sco del Saarland, rimasto in Austria nel
1935, dopo lo sdoppiamento dell'ispet-
toria di lingua tedesca. Qui ebbe modo di
impegnarsi in varie attività sempre con
notevoli risultati. Dal 1939 al 1945 con
grande coraggio si mantenne costante-
mente in contatto con i salesiani che era-
no al fronte e con quelli dei lager. Amico
personale del futuro cardinal Cardijn , fon -
dò e diresse per molti anni in Austria i gio-
vani e le ragazze della Gioventù Cattolica
Operaia . Nel dopo guerra contribuì alla
riorganizzazione delle Katholikentag, i
grandi raduni dei cattolici tedeschi . Me-
morabile quello del 1953, quando davanti
forse a 200 mila partecipanti organizzò un
grandioso spettacolo accademico. Don
Hornauer era conosciuto in tutta l'Austria
per le sue rappresentazioni teatrali , e va-
rie iniziative giocose presentate anche al-
la radio e alla televisione, gradite a piccoli
e grandi. Nel 1969 il presidente della re-
pubblica gli conferì l'onorificenza pubblica
di "professore". Fu delegato ispettoriale dei
cooperatori , ricercato conferenziere , au-
tore di libri. Davvero un grande salesia-
no , tra i migliori interpreti di Don Bosco.
«Quando sarò morto , dica a tutti che so-
no morto contento». Così don Pietro Zer-
bino all'ispettore nell 'ultimo incontro in o-
spedale . Lui stesso ha lasciato scritto il
motivo della sua gioia: « Sono felicissimo
di essere salesiano e di morire salesiano ».
E don Zerbino ha avuto l'avventura di vi-
vere a Valdocco per ottant'anni , essendo-
ci arrivato per gli studi nel 1916, e di pren-
dere parte agli avvenimenti più significati-
vi della storia salesiana. Tra l'altro è venu-
to a contatto con figure straordinarie: don
Callisto Caravario , don Filippo Rinaldi ,
don Luigi Orione , don Cimatti, don Berru-
ti. .. («Ho conosciuto "tre beati"», diceva).
Continuano i suoi appunti : « Ho amato
molto Don Bosco , ho parlato , ho scritto
molto di lui. .. ». Di fatto don Zerbino per
tutta la vita è stato impegnato nell'aposto-
lato dei mezzi di comunicazione sociale:
nel giornalismo, quale direttore per oltre 20
anni del Bollettino Salesiano; come au-
tore di libri, tra i quali la poderosa biogra-
fia del vicario generale don Berruti , del
quale fu segretario per sedici anni. Don
Zerbino fu infine ricercatissimo predicatore
di ritiri e di eserci-
zi spirituali e, so-
prattutto negli ul-
timi 25 anni , un
grande apostolo
della co nfessio-
ne. Qualcuno ha
scritto che il suo
confessionale og-
gi va conservato
come una reli-
quia. È stato dav-
vero un pastore
secondo il cuore
di Dio . Come fu
di Don Bosco , anche don Zerbino "viveva
in terra, ma il suo pensiero era costante-
mente in Cielo".
BIANCHI suor Bianca Maria , figlia di
Maria Ausiliatri ce , t Roma il 4/5/1995 a
51 anni.
VISONÀ Maria e DAL LAGO Giovanni ,
cooperatori, t a Valdagno (Vicenza) il 2 e
il 29 maggio 1995.
Genitori della nostra redattrice suor Mar-
gherita, furono insieme sostenitori della
comunità delle figlie di Maria Au siliatrice
aperta nel 1957 a Novale di Vald agno , e,
in maniera diversa, diedero intelligenza e
cuore per aiutare i giovani a crescere vi-
vendo con fedeltà e responsabilità la vita
cristiana. Uniti dalla fede e dall 'impegno
sociale , dopo 57 anni di vita comune il
Signore li ha chiamati a pochi giorni di di-
stanza l'una dall'altro a celebrare in cielo
quell'amore che avevano costruito sulla
terra .
Era nel pieno della sua missione , quando
con inesorabile rapidità il male l'ha stron-
cata . Ispettrice, era presidente della Con-
feren za delle ispettorie d'Italia, un servi-
zio che ha svolto con lo stesso entusiasmo
e dedizione con
cui aveva inse-
gnato latino al li-
ceo. Ama va il
cortile e il cam-
mino accanto ai
giovani. In cortile
è stata salutata
per l'ultima volta,
in una festa gio-
vane , come pia-
ceva a lei, che ha
fortemente cre-
duto nella vita.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni , annunci amo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROM A, riconosciuta
gi uridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO.
avente personalità giuridica per
Decreto 13- 1-1924 n. 22, possono
lega lmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule va lide sono:
- se si tratta cl ' un legato:
«... lascio all a Direzione Generale
Opere Don Bosco , con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo cli legato
la somma di lire... , (oppure)
l' immobile si to in ... per gli scopi
perseguiti dall ' Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione ciel
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece cli
nominare erede cli ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede uni versale la Direzione
Genemle Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure rts1itHlo
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dal!' Ente, e particolannente per
l'esercizio ciel culto per la
formazione ciel Clero e dei
Religi osi, per scopi mi ss ionari e
per l'educazione cristiana.
(/Hogo e c/(1/a)
(fìrma per dis1eso)
NB. Il testmnento deve essere scrit-
Lo per inte.ro cli mano propria
dal testatore.
/JS OTTOBRE 1995 - 41

5.2 Page 42

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
Se desideri conoscere e
partecipare al Movimento
Giovanile Salesiano
(MGS), rivolgiti a uno di
questi incaricati nazionali :
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO
Don Giovan Battista Bosco
Tel. 06/49.40.442
Suor Gabriella Scarpa
Tel. 06/57 .43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Don Gianni Filippin
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI
Don Ilario Spera
Tel. 06/446.85 .22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Don Giuliano Vettorato
Tel. 06/49.40.442
MISSIONI
E VOLONTARIATO
GIOVANILE
INTERNAZIONALE
VIS : Tel. 06/513 .02.53
VIDES : Tel. 06/57.50 .048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE
Don Gigi Di Libero
Tel. 051 /35.85.01
Suor Mariolina Perentaler
Tel. 06/57.43 .855
S·OLIDARIETA
/
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
India . Il missionario don John Vaikath con i genitori al
grande santuario della Madonna del Buon Viaggio di Bandel.
Maria Ausiliatrice , in voca ndo
pro11.:zinne, in vita e in morte, per
la fa111i11l ia Lilli , ,1 cura cli G .L..
Bcrg,11111: , L. 2.500.000.
Don Bosco, in vocando prnt cz io-
ne. in vita e in 111or1 i;:, per la ra111i -
glia Lilli , a cura cli G.L., Bergamo,
L. 2.500.000.
!Viaria Ausiliatrice , 111i affido al
1110 materno aiuto. a c ura cli .I ..
L. 1.000.000.
S. Giovanni Bosco. in 111emo ria
e suffragio di Enri co V is111ara. a
cura cli ;1 .V., I~ 1.000 .000.
Don Filippo Rinaldi . a cura cli The-
sia Maria Lodovica. I.. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice. Don Bosco,
Mamma Margherita , in sur-
fra g i o dei 111i ei cl el'11n1i e in vo-
c and o proi ez i o ne in vi ta e in
mon c, a cura di Mar!!herita R. ,
L. 900.000.
~
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenko Sav io , in vocand o pro-
lez ione e uuariuionc. a cura cl i
M.R .. L. 5(fo.onff.
S. Giovanni Bosco . in 111e111oria
di Don José fVI. Benola , n1i ss io-
nari o sak:sia no, a 1.:ura della nipn-
1c Laura l3 enola, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Sav io , per ringra zia-
111 en10 e proi ez i one , a cura cli
N.N., L. 500.000.
Don Bosco , in suffragio cli D.
Lui g i Cosa10, a cura cli Luciana e
Fam. Di Francesco, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria cl i
Lorenzo Piacenza , a rnra V Classe
e lc 111 . I stitut o S. C uore-Ma zza-
rello, Tori no, L. 350.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, per protezione della fami-
gli a, a cura cli Gi nclro Dom enica,
L. 350.000.
Maria Ausiliatrice, Sa nti Sale-
siani , ringraziand o per buon esito
cli operazione, e invoca ndo prot e-
zion e sull a l'amii.dia , a c ura cli
M.F. , L. 300.000. ~
Don Filippo Rinaldi , in memoria
e suffragio di Don G uerrin o Ga-
sparin , a cura cli A.C. , L. 300.000.
Maria Ausiliat'rice e suor Euse-
bia , in suffrag io dei familiari cle-
runti e protezione dell a i'a111iglia,
a c ura cli Torrani F i o ren z a.
L. 300.000.
Bc,1to Michele Rua , p.:r ringrazia-
mento e protez ione, a cura cli B.T. ,
L. 250.000.
S. Giovanni Bosco e Mamma
Margherita . a cura della fami -
gl ia Bo, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giusep-
pe e S. Giovanni Bosco, a cura
cli l3assi no N ico la , L. 200.(100.
Maria Ausiliatrkc e S. Giovan-
ni Bosco , per gra zi a ri cev ut a, a
cura cli M ar.:na Elsa, L. 200.000.
Adozioni a distanza . « Sono un
cxa lli evo. I lo acl.:rito al prng.: tl< >
cli "adozioni a di stan za" di una
bambina in una vos tra opera in
A frica. Vorrei chieder.: se è possi-
bi l.: detrarre il ve rsa 111cn10 nel 1110-
dcll o 740. per esempi o c.:0111c con-
tribut o ai paesi in via cli sv iluppo.
In ogni c.:aso co111i1111erèi a far.: i l
111io versamento; la mia è solo una
ri c.:hi csta cli inl'or111azio11c. V orrei
la ri spos ta sulla rivi sta . perch-5
po1ri1 essere di u1ilit i1 anche ad
all ri » .
Ll'llera/im111111. S1111 M il'iw /,, (rii)
Risponde don Ferdinando Co-
lombo del VIS. « lv/v lt1· r·o1111111i1rì
.m/csia11e che 111w Iww i11 11aesi f'O -
reri riescono a rh:11perare raga::i
ahb111ulrma1i . o mga::i dif11111iglie
Jl!ll 'l'l'i.,·sil11 r·. 1w r 11w::o della soli-
darietà l'ill' si 1·sI1ril111• 111'/lc "11do-
: io11i II disIm 1:11 ... No11 si Im1111 li
,·ompicre un ge.,·u, . una Lantum .
11w di gam111ire il 1/l'Cl'S.\\'/lrio p er
/11 <Te.l'l'ita di 1111 m ga::o o di 111111
m g11::a. possihi/111 e11I e j,11" al
11w11Ie11I0 i11 l' lli .\\'/lrà i11 grndo di
g11adug 11arsi da 1•i1•ere. Lo r·ifi'o
m1111wle 1·aria do 1111:io11 e 11 110-
: i o11e. 11uI possim110 i11dicare i11
li00.000 tiri' i l l'a!or c 111i11i1110 i11-
di.1pc11.\\'/lhi/e a gam111ire che oltre•
Il lii/li/giar e. /1/JSSII (//1{/(I/'(' Il s, ·110-
/a e rnr111·si q11111do si 11111111alu.
/Jl'I' dare SÌl'tll'l'::11 <' l'/Jllti11 11ità a
(J lll'SIIJ SL'/'l 'Ì: io OCl'/J/'/'l' 1111 JJllll/11
di rifi•ri111c111 0 1·0.\\'11111/e .rn/ posto:
è la C()I/I/IIIÌIIÌ .\\'/lle.1·il11111 111issio-
11<1ri11. Il \\IIS. \\lo/011111riwo /l/l a -
1111: io11all' Iwr I// S1·i/11ppo. m li sc-
dc a Ru111a. 1·i11 A1111ir1A11til'II / 2/i.
è /' org1111 i.1·1110 1·r1·mo dui s11 /esi11 -
11i i111/i1111i f'l'I' u 11111 /i ::11,.,, /' aiu -
to 11/le 111issio11i : 11el caso specifi'-
rn dello ded1tl'ihili1à delle olJi·r-
te. il \\1/S . cs.H'11do ri /'01111 .1'/'Ìlllo
ido11eo do/ Mi11istl'm d<'gli 11/1àri
esteri r; i11 gwdo di ri /11sl'i11re 11 /-
/e /l l'l'SOIII' jìsicl, e (' olle J!Crso11e
giuridù ·ll e - dille. soc ·ie1à . <'III Ì -
/11 r ir·1' 1•11111.fìsrnle. d11 d1·d11rre 11/
11w11Ie11w dc//11 dil'hiam:io11e dei
r edditi (1110d. 7-10 J)l'I' le 11erso11c
jìsithe. 111//d. 7()() per per.I·011e gi11-
ridil'hl'). Co1111·.fè11 ·e~ è .rn/lil'il'l/ll'
ji1rl' liii l'l'l'.\\'llllll' II/U Ìlllt'SW IO 11 /
\\IJS 111ili::c1111/o II il r·o11I0 /J111w11 -
rio (l sIi111w B1111mri11 S1111 Puo/o rii
Tori l/ll CAB 0320 1 - AB/ / 025
S111'rnr s11 /c di /? 01110 EUR - l'i11/i•
Asia J - O/J l -13 /?011111 sul co11I0
Il . 5 12230) (J il ('/J /1 (/) {'() /'/'{'///{' /10-
Slllil' 11 . 88 18200 / . i11dirn11do rn11
l'lliore::u rog 110111e. 110111e. resi-
de11 : 11 l eg a/I'. t'/)( li l'e .Ji.1·1·11 /e (o
11w·Ii111 I \\IA) . A giro I1usI11 sarà i11-
1•it1111 /<1 rin•J'/1111. 01'1•i1Ut/1'/l/ 1' lit
desti1111 :io11 e dl'ile "fli' /'l l' .l'///'/Ì
q11ella i11rlirn1a do l'hifo il 1·ersa-
<~r 111c 1110. Quando c i gi1111go110
./t'rll' co11 /' i11dirn:io111' "11d/J:io11i
lih l'l'e" r i11 g rn :i11111 0 il Sig110/'l'
11el'l'hé l '"ssim110 oi11I111·e quei 111is-
sio11ari l'he /11nnww i11 si1u11:io-
11i l'hl' sono 1,1/1111'11/<' I10 1•er1· da
1/01111\\'l'l'I' 111'/IJl lll'l' /11 i'llf' /11.'ÌllÌ di
.fili' ,·011osn•r c a 1110/10 ge11Ie le 11e-
1·ess i1à dei h11111hi11i poi•eri riel
loro tl'l'ritorio .
Ne lle pri11l'ipoli regioni i111/i11111·
0II eI·011 0 o.1·.rnci11: i r111 i l'o llega tl'
1·011 il \\IIS l'he I1os.I·0110 ri /osl'iare
i111111ediuI11111e11Ie q11esI11 riceru111
jisrnlc : Tori110 : do11 Gigi Z11/ia11 .
1•i11 Moria A11sili111ril'l'. 32 - Mi -
lt1110: c/011 Artu ro Lori11i. 1·ia To-
1111/e. / 9 - Ro11111 : c/011 No /1en o
Co /11111 eo. rio Marsa lo 42 - N11-
110/i : do11 E111ilio Pollice. 1·it1do11
Bo.\\'l·o. 8 - P(){e11:a : Sm•erio De
Ma r ca. Clda Mo l racrnm . 5 1 " ·
In It alia . oltre al V IS. si occ upa
d i " adozioni a di stanza" anche la
Procura missionaria salesiana ,
che ha sede in V ia Maria Ausi-
tiatrice. 32 - I O152 Torino .
42 - OTTOBRE 1995 l/S

5.3 Page 43

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IN PRIMO PIANO
Focus-.·-·,
Anton Hlinka, nato
a Val asska Bel a {Slovacchia).
Vive a Bratislava (Slovacchia).
Ha studi ato teolog ia in Ital ia.
Nel 1971 si è trasferito
a Monaco di Baviera
per collaborare
a Radio Europa Libera.
Don Hlinka, quando venne in Italia ?
Due anni dopo la rivoluzione comunista del 1950, mi trovai con gli
altri religiosi in un campo di concentramento. Di passai per tre
"corsi di rieducazione" e fui mandato in un campo di lavoro nella
Boemia occidentale. Dopo un' avventurosa fuga in Austria passai clan-
destinamente il confine italiano e a1Tivai a Torino.
Nel 1971 , dopo gli studi e l' insegnamento in Austria , in Germania e in
Italia, si ritrovò in Germania.
Sì, e a Monaco di Baviera accettai il posto di redattore alla Radio
Europa libera, poi per Radio Stefanus e infine fui reporter di Voice of
America. La mia voce si sentiva in Slovacchia quasi tutti i giorni: si
trattava di istruzione religiosa, commenti sugli avvenimenti ecclesiali
in Slovacchia e nel mondo, di scussioni sui movimenti di pensiero teo-
logico e fi losofico, notiziario religioso, commenti biblici, celebrazione
della messa domenicale e - in Vo ice of America - informazioni e presa
di posizione a favore degli imprigionati (la trasmissione era particolar-
mente temuta dalla polizia segreta). Per avere le notizie mi servivo di
studenti tedeschi in Slovacchia, che mi portavano informazioni fre-
sche e di prima mano.
Ha diffuso anche molti libri.. .
Dopo un incontro con la società protestante Aiuto alla Chiesa martire,
cominciai a contrabbandare libri. Ho fatto passare non meno di 350
mila libri prima della caduta della cortina di ferro. Di questo devo dire
grazie a tanti benefattori e a un sistema di stampa avanzato. Ho pub-
blicato anche libri in proprio e cassette registrate di contenuto teologi-
co e religioso.
Ho pubblicato in cinque volumi le mie prediche fatte a Monaco, che
hanno avuto una buona accoglienza (due edizioni si sono già esaurite).
Ormai è tornato in Slovacchia . Si tratta di riprendere in un ambiente
profondamente cambiato. Lei spesso è presente alla TV e alla radio...
Sono stato nominato segretario della commissione mass-media e cul-
tura e ho la responsabilità sui programmi religiosi. Due volte al mese
celebro la messa alla TV. La predica a tema fisso dura anche 25 minuti
ed è seguita con interesse perfino dagli scettici e dagli atei, probabil-
mente perché a loro piace il nostro modo di parlare, meno fotmale e
più schietto.
O
50 ANNI DOPO.
APPELLO
DEI SALESIANI
TEDESCHI
I salesiani della German ia nord,
riuniti per il capitolo ispettoriale
a J iinkerath , hanno ricordato la
capitolazione tedesca e la fine
della seconda guerra mondiale. E
hanno approvato la seg uente
dichiarazione: « SO anni fa termi-
nava la terribile seconda guerra
mondiale, iniziata dalla Germ ani a.
Fino a oggi purtroppo non sono
mancate nu ove guerre in divers i
paesi de l mondo. Crescono di su-
guaglian ze sociali , paure e fatti di
violenza. La corsa agli armamenti
non si è ancora fermata. Le grandi
prospettive di pace - diventate
poss ibili in qu est i ultimi a nni -
sono minacciate dalla fo llia de l
polit ico, militare, nazion ali stico ,
razz istico e pse udo-religioso.
Affin ché gli uomini delle pross i-
me generazioni possano sperare in
un fut uro dignitoso, ci appelli amo
a coloro c he in qualch e m o do
esercitano il potere: manteniamo
li bere le font i di vita dell ' umanità!
Fermiamo la corsa ag li armamen-
ti! Affrettiamo il riconoscimento
dei diritti dell ' uomo! Abbattiamo
le barriere tra gli uomini permet-
tendo scambio dei beni essenziali
alla vita e scambio di ricchezza
cultu rale! P rendiamoci cura effet-
tivamente de ll a creazione di Dio
minacciata! Non impediamo più a
lungo la giusta distribuzione delle
ri sorse, del lavoro , de l profitto!
Rend iamo possibile la difesa della
pace e della libertà in un interven-
to respons abil e e internazionale!
Noi fac c iam o appe ll o all e legg i
divine dell a B ibbi a, a lle legg i di
p ace de ll e gra ndi re li g ion i, a l
d iscorso de lla montag na di Gesù.
Co n il no stro fondatore Don
Bosco richiamiamo con so llec itu-
d in e la " politic a del P adre
Nostro". Offriamo ai giovani e a
tutti gli uomini del mondo la loro
di gnità, il diritto alla vita, la pos-
sibilità di vivere nella gioia della
creazione e dell 'esistenza! »
(Jiinkerath , 6 magg io 1995.
I salesiani de l/' ispettoria di Koln)
BS OTTOBRE 1995 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C .M .P
éQ)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
GUIDE ALLO STUDIO
Paolo Grossi
Sergio Blazina
SCRIVERE
SENZA ERRORI
Guida all'uso
della lingua lcola1la':n'!lato
VrttorioCitti
Claud1acasan
GRAMMATICA
GRECA
I
Q
oaz:
:Q;.
(.)
Piero Patti
STORIA
DEL NOVECENTO
con nozioni di sinlassi
oz
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l-
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LL
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