Bollettino_Salesiano_195612


Bollettino_Salesiano_195612



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Noi non ti fermiamo mai;
vi è sempre cusa dioincalza wsa...
Dal mom1mto
che noi ci formassimo,
Ja nostra Opera cominetrebbo
a deperire
1\\0)/ nOSC'O, Il Sl maggio I 875
ANNO LXXX, N, Il 15 GIU GNO 1956 P ERIODIClO QOINDIClNALE DELLE OPERE E MISSJONJ DI S. G. BOSCO
DIREZIONE GENEBALE: TORINO 712 •VIA MA.RIA AUSILIATRICE 32 TELEF.22-11.7
rp I,a . d,1111 ,t~ . d,,p.o
Prima di tutto è iudispensabile che ogni
Dirigente della Pia l:nione sia persuasissimo di
queste verità. Senza gli Esercizi spirituali non si
coslrui;;ce niente di solido e di durevole nel campo
dell'apostolato. Senza gli Esercizi spirituali gran
parte delle vocazioni religiose non sarebbero m.ai
sbocciate e le altre sì sarebbero perdute. Senza
gli Esercizi spirituali tutti gli Ordini e le Fami-
glie rèligiose decadrebbero nel giro di pocl1e
generazioni.
Don Bosco ha sempre attribuito una importanza
capitale agli &ercizi spirituali. Se si vuole che
la Pia -Cnione consista solo in un catalogo di
indirizzi, per quanto numerosi, basta che si tra-
scurino i corsi di Est:rcfai spirituali. Se si vogliono
numerosi apostoli cl1e siano lievito buono, si dia
comodità di fare gli Esercizi spirituali a molti
cooperatori.
Dio parla nel raccoglimento e gli Esercizi sono
Il " parlatorio " di Dio. Ogni corso di Esercizi
spirituali è com.e unn base aeronavale per le
vittorie del Regno di Dio.
Solo chi è convintissimo di queste verità riu-
scirà a convincere altri e arderà di zelo per l'or-
gan.izzazione di corsi ù'F.sercizi nel suo Ceutro.
F. lo zelo percbè sia illtm1ì11ato e perciò costrut-
th·o de,·e por mente al prima, dura11le, dopo.
Prima degli Esercizi. Parla.me per tempo
coi propri Superiori, Ispettore e Direttore, per
assìc11rarsi la loro collabora:r.ione e il loro ap-
poggio; scegliere bene il luogo e studiare il tempo
pii1 opportuno per i singoli turni; impegnare per
tempissimo i predicatori, scelti in .modo che ga-
r-aniiscano il miglior frutto; invitare i Coopera-
tori e le Cooperatrici al grande dono di Dio, ap-
profittando di qualsiasi occasione: ritiro mensile,
inserzione sul periodico della casa e sul giornale
locale, avvisi a stampa. couierenza annuale.
Durante gli Esercizi. Il Delegato !spetto•
riale per i Cooperatori e la Delegata Ispettoriale
per le Cooperatrici siano presenti a tutte le pra-
tiche di pietà e si studino ùi aver occhio a tutto
perchè il corso riesca di comiwe soddisfazione.
Si metta in programma almeno una confere1na.
sull'organizzazione della Pia Unione e a tavola
si faccia leggere adesempJo l'opuscolo di Don .\\uf-
fray: Co11 Don Bosco e coi tm1pi; o qualcosa che
possa interessare lo spirito e l'attività ùella
Pia Unione.
Dopo gli Esercizi. Per la predica dei Ricordi
e per la fumdone di chiusura s'inviti un Supe•
riore o l'Ispettore, il \\'esco,·o o il Direttore
diocesano.
Possibilmente si concWuda il corso di Esercizi
con un pellegrinaggio. Il Delegato procuri di rac-
cogliere dalle labbr.a o dalla peuua dei parteci-
panti le espressioni più caralter.isticbe; anzi, se
gli è possibile, alla fine del corso inviti a scrfrere
un refenmdum sulle impressioni riportate. Que-
sto materiale servirà pèT la relazione all'Ufficio
Centrale e per segnalare al Bolletti110 le impres-
sioni più significative a edincazione dei Coopera-
tori di altri centri.
Soprattutto poi il Delegalo non perda piit dJ
vista i Cooperatori che fecero gli Esercizi, te-
nendone nota in -apposito registro. Su di essi
può fare assegnamento più che su altri. ~on di-
mentichi che gli F.sercì.71 sono la fucina degli
Zelatori e delle Zelatrici.
a33

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Lo spirito della Pi Unione per la formazione
dei Cooperatori
6. La f'rugal'ità n e lle, 1ne11.sa
Ecco 1ma virtù che ne con-
serva " alimenta molte altre.
È la temperanza, applicata in
modo particola re ai piaceri
della tavola.
Don Bosco poteva raccomnn-
dorla ai snoi Cooperatori, aven-
dola vissuta ili grado eroico fui
ùalla sua fanciullezza.
Al grande Papa Pio XI ba-
starono i due giorni passali al-
l'Oratorio, partecipando
come si e11presse lui - alla sua.
mensape11i lenl~ più che povera ••
per comprendere la temperanza
di Don Bosco e definirla: uno
spirito eroico di mortificazione
e di vera e propria penitenza *;
e in un altro discorso: ~ un
vero e continuo martirio nelle
durezze cli w1a vita mortificata,
c he sembrava frutto di 1111 co11-
ti111eo diprmaYe •·
«Un continuo digiunare , : ec-
co una defuùzioue felicissima
della frugalità di Don Bosco.
)Iangiava in misura cosi parca
- dice Don Lemoyne che
noi eravamo meravigliati che
potesse reggere a tante fatiche:.
Il suo cibo bastava SCIUplice-
mente a malltenerlo in vila •·
Se ne accorse un altro grande
Papa, San Pio X , che, ancora
canonico di Treviso, dopo w1
pran7,0 alla tavola di Don Bo-
sco, senti il bisog110 di dirigersi
ad un albergo. li Pio X era
ben frugale neJ suoi pasti!
È bene rìcordare ai nostri
Cooperatori che la temperanza
in Don Bosco fu una virtù ere-
ditaria, e invitarli ad educare
alla frugalità della mensa an-
che i figliuoli, sull'esempio di
Mamma Margherita, che seppe
far amare qnesta virtù ai suoi
figli fin dai loro più te.neri anni.
Cosi trodawo Giovannino che
non cerca nè companatico nè
altro che soddisfi la sua g-0lo-
sità; anzi trova modo cli morti-
-ficarsi cambiando il proprio
pane bianco con quello nero di
un compagno. La sua mortifi-
cazione giwige- a tanto che il
buon non Calosso dc,·e mode-
rarlo. <• Fra le altre cose -
scrive Don Bosco nelle sue Me-
nwrie mi proibl tosto wia
penitenza che io ero solito fare,
non adattata alla mia età e
condlzio11e- t.
È naturale quindi che, ve-
stendo l'abitò chiericale, faccia
della t emperanza uel mangiare
e nel bere wia regola cli vita,
e che giunto al sacerdozio, ri-
peta ancora lo stesso proposito
concretandolo meglio: ~ Mi mo-
strerò sempre co11tento del cibo
che sarà apprestato; berrò vino
adacquato e solo come rimedio
Stabilitosi poi a Valdocco
con la mamma, la s-ua vita fu
davvero ~ un continuo cligiu-
11are ». Nel r86o, trovandosi
obbligato a migliorare il cibo
per riguardo a qu!!lli che lo
circondavano, disse con un
senso di rimpianto: «Spera\\'a
che nella mia casa tutti si sa-
rebbero accontentati della mi-
nestra e del pane o al pii1 di
un piatto di legwnl. ll mio so-
gno era di la1,ciare tuia Congre-
gazione che fosse modello di
frugalità t.
È quella stessa frugalità che
il nostro santo Fondatore mc-
comanda ai suoi Cooperatori e
alle sue CooperaLrici. I fini che
si propone sono vari: giovare
alla sanità del corpo, che nou
trae mai vantaggio dagli ec-
cessi della gola; concorrere ad
una educazione forte difendendo
la purezza dd costumi; ispirare
quelle lilllitazioni che, pur non
privando del cibo necessario,
dànno modo di soccorrere tanti
po,·eri cui manca il pane.
Anche in que:.to senso di di-
screzione a mensa, quale esem-
pio possono dare i Cooperatori
e le Cooperatrici, seguendo ln
raccomandazione di Don Bosco!
I.a modestia nel vestire 1:: la
frugalità della mensa dànno la
possibilità di beneficenza an-
cl~c a chi uon ha molti mezzi.
La maggior parte della carità
che giunge al Rettor Maggiore,
alle nostre case e llissioni è
frutto della sobrietà dei nostri
Cooperatori e delle nostre Coo-
peratrici, che, pur essendo di
umilissime condi1.ioni, trovano
margine per lo. beneficenza.
Le opere di Dio vivono cli
questa carità.
per i Pelle~rini
al Santuario di
Maria Ausiliatrice
e alla
Casa Jfadre di
Don Bosco
del Santuario di Mnrla Ausiliatrice e della Casa Madre di
Torino-Valdocco: un bel (11SClcolo di 32 pa11lnc, formato 12x 20, In ro1ocalco a
due colori, con un centinalo di llluslnUionl.
lndlspen$ablle al pellegrinl e uùle a chi, non potendo re<:anl a Torino, vuol co·
nascere I luo11hl aaai salelanl.
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a
l
Lt
al Santuario dl Marill Au.Uln1rice.
Conliene: una bella Immagine-foto della Madonna di Don Bosco (formato 20 X 15)
Guida-ricordo Don Bosco e le su.e Opere • Mh,sloni "8lcslano 8 cartoline
(soggetù ml115lonad, San1I salesiani) 4 canollne-ro10 saleslàne • 10 lmmat1inJ
sacr-e. La busta: L. 200.
Rivolgersi all'Ufficio Propa1t<U1da: Via Mario Ausiliatrice 32, • Torino (7n1.
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Il Sacro Cuore
,S1mr111 per la t uriferen-" mcrisih
Haurietis aq11as è il titolo della recentissima
Enciclica del Santo Padre Pio XII sul culto del
Sacro Cuore di Ges1ì.
Un fatto storico ha fatto sbocciare questo mi-
rabile documento pontificio: il 23 agosto ricorrerà
il cèntenario della promulgazione del Decreto
con cui Pio IX estendeva alla Chiesa universale
la festa del Sacro C'uore. Mentre raccomandiamo
la lettura di questo altissimo documento, vor-
remmo fissare l'attenzione dei Cooperatori sul
vero significato del culto del Sacro Cuore e sul
vero sjgnifica.to di questa devozione cosi tipi-
camente salesiana.
È il culto dell'amm·e di Dio
Parlare del cuore di una persona è lo stes&Q
che parlare del suo amore per il prossimo. èome
il cuore umano è considerato la sede degli affetti
e perciò è simbolo dell'amore, cosi anche il Cuore
:fisico di Gesù è il simbolo di tutto il suo affetto
e di tutto il suo amore di Uomo-Dio. Per l'unione
sostanziale della natura umana e divina nell'unica
Persona Divina del Verbo Incarnato, il Cuore
di Gesù è veramente Cuore di Dio.
«... Ciò presupposto, è facile concludere che il
culto del Citare Sacratiss·imo di Gesù non è in so-
sta.nza che il culto dell'amore che Dio ha per noi
in Gesù, ed è insieme la pratica del nostro amore
verso Dio e verso gli altri uO?nini. In altre pa.role
tale culto si propone l'amore di Dio come oggetto
di adoraziMte, di ringrazia1nento e di imitazio·ne e
considera la perfezione del nostro amore per lddio
e per -il prossimo come la mèta da raggiungere con
fa pratica sempre più generosa del comandamento
nuovo, lasciato dal Divino Maestro agli Apostoli
quasi in sacra eredità, quando disse loro: "lo vi do
il cO?nandamenfo nuovo: amatevi gli uni gl-i altri
come io ho amato voi... " È ,proprio per questa
ragione che il c14lto del Sacro Cuore è degno di es-
sere stimato come la professione pratica di tutto
il cristianesimo~- (Dall'Enciclica).
La mism·a dell'amo,·e
Troppo spesso si dà alla parola devozione il
significato di «pio sentimento ,>; ma se sfogliamo
un dizionario, anche il più moderno, alla voce
devoto si legge: chi è pronto a far sacrificio di
a Dio, ne osserva i precetti e prega assidi~amente.
Letteralmente: consacrato, votato (Palazzi). Com-
bina proprio con il significato latino originario
della parola devotio: sacrificio della vita per 1m
ideale, come nella famosa devotio di Decio Mure.
Il genio di S. Tommaso d'Aquino ne dà la se-
guente definizione: <• pronta volontà di dedicarsi
a qttanto riguarda il servizio divino o. Come si
vede, è tutt'altra cosa che un pio sentimento o
una semplice inclinazione a recitare formole di
preghiere! Si tratta di vera iJnitazione dell'amore
divino che ci fa pronti a consacrarci alla salvezza
del prossimo, praticando il comandamento del-
l'amore.
La vera devozione dev'essere adunque disin-
teressata, altruistka, e non può mai avere per
1ine il proprio tornaconto. La ragione è sempli-
cissima: la devozione è una esigenza dell'amore
e perciò sttperamento di ogni egoismo. Disinte-
resse e sacrificio sono la misura dell'amore e
quindi della devozione sincera.
Il Santo Padre ha parole molto chiare su que-
sto ptmto: «I fedeli, tributando il loro cidto al
Cuore Sacratissimo di Gesù, soddisfano al dovere
gravissimo di servire Dio e in pari tempo di con-
sar-rare al loro Creatore e Redentore se stessi e tutta
la loro attività sia inte·rna che esterna. in tal morfo
mettono in pratic(l, il precetto divino: " A ma il
Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta
la tua anima, con tutta la tua mente e ccn tutta
la tua forza ". Cosi facendo, i fedeli so-no aliresi
sicuri di non avere come principale motivo della
loro consacrazione al servizio divino (devozione)
alrnn vantaggio personale corporale o sp·irit1,1ale,
temporale o eterno, ma la bontà stessa di Dio,
cui procurano di rendere osseqi,io con alti di amore,
di adora.zicme e di debite azioni di gra.zi'e. Se così
non fosse, il culto al Cuore Sacralissimo di Gesù
non corrisponderebbe più alt'indole genuina della
relig-ione cristiana (che è Yeligione di a.»ioni); e
pertanto dovrebbero essere ritentJte per gù{ste le
accu,se di eccessiva preoccupazione per mede-
sim·i, mosse contro coloro che mal comprendono e
meno rettamente praticano una forma di devozione
per 11.obiliss·ima.
Si deve perciò ritenere da tutti che il culto al
Cuore Sacratissimo di Gesù. non consiste princi-
palmente in devote pratiche esteriori, nè esso deve
essere inspirato anzitutto dalla speranza di propri
vantaggi... ». (Dall'Enciclica).
Devozione tip'icaniente salesiana
E quanti sanno che la devozione al Sacro Cuore
è devozione tipicamente salesiana?
Essa difatti più d'ogni altra è fondata sul.
l'amore di Dio e del prossimo in ispirito di umiltà
e di mansuetudine. S. Francesco di Sales, il dol-
cissimo Santo, è il prototipo di questo spirito,
attinto con gaudio alle sorgenti del Salvatore.
Non per nulla le rivelazioni del Sacro Cuore
sono avvenute in un monastero della Visitazione
da lui fondata. Con profonda intuizione S. Fran-
cesca di Chantal non esitò a chiamare il Salesio
<1 figlio del Sacro Cuore di Gesù ».
Anche Don Bosco è un santo ~ tutto cuore»,
come il dolce Patrono delle sue opere. Tale ce
lo presenta la Chiesa i;tessa applicando a htl le
parole scritturali: «lddio gli diede un cuore largo
come le spiagge dell'oceano•• ... a somiglian2a
di quello di Gesù. E che altro significa essere de-
voti del Sacro Cuore se non sforzarsi di rendere
il nostro cuore simile al suo? È q1.1anto ci fa
chiedere la Chiesa:
«Gesù, mite ed umile di cuore, fa' il nostro
cuore simile al tuo! •·
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L'abitino di S. Domenico Savio
Il favore stmordinaTio con cui fu accolto l'abi-
tino di San Domenico Sii,vio ci suggerisce di dii:o
nna parola an.che ai nostri Diii.gen.ti
Notizio- di numerose e segnalate grazie ottennte
per l'intercessione clol Santo in varie na1,,ioni e
specialmente nel Belgio, in Olanda e nella nostra
Italia, ci confermano nella persuasione che il Si-
gnore abbia affidato a questo innocento fanciullo
un dolicato compito cli patrocinio in rapporto
alla maternità. e alle nascite.
I due miracoli scelti ed app1·ovati dalla Cl1iesa
per la sua beatificazione rigua,nlano due bambini,
montre i due miracoli riconosciuti por la sua ca-
IMP
n
Completare il ciclo delle con-
ferenze annuali.
Organizzare gll Esercizi spi-
rituali.
nonizzazione interessano due mamme di Lecce,
rispettivamente di quattro e di sei figliuoli
Da questi fatti altamente significativi è nata
l'idea del nuovo abitino di S. Domeniao Savio,
che la Direzione Generale di Torino tiene ora a
tlisposizione.
Questa iniziativa ci pare provviden;,;fale per
incoraggiare i genitori a compiere il loro dovere
-fidando nel divino aiuto, in un'epoca in cui, o
per ingiustincata paura della maternità o per
mancanza di fiducia nella Divina Provvidenza
o per la smania di godere la vita, si verifica spesso
il t1·iste caso di padri e di madri che rifiutano o
volutamente limitano il numero dei figliuoli, ohe
considerano non come un clono. divino, ma come
un peso.
Nel discorso dell'S gennaio u. s., S. S. Pio XII,
parlando ai medioi sul << parto senza dolore», ac-
cenna all'~apostolato della mateniìtà.,>, per cui
le ostetriche cattoliche debbono studiarsi «di
ricordare alle madri la loro dignità, serietà e
gi·andezza»; e completa il suo pensiero dicendo:
~ La madre cristiana attinge dalla 1,ua fede e
dalla sua vita di grazia la luce e la forza per ri-
porre in Dio una piena fiducia,, per sentirsi sotto
la :protezione della Provvidenza o anche per ac-
cettare di buon grado ciò che Dio le dà a so_p.
p0.l'tMe*.
L'abitino di S. Domenico Savio, col ricordo
dèli'aiuto prodigioso da Dio prestato alla sua
mamma e alle altre donne, è appunto un mezzo
molto efll.cace per risvegliare nelle madri la più
grande stima por la loro altissinla missione e pe1·
st.imola:rn la loi-o fiducia nell'aiuto della, l"rovvi•
ùenza, che certamente non manca in uno llei
momenti più importanti della. vita.
L'uso del prezioso nastro signi.fìca. per le madri
consacrare, fin dal primo istante della nascita,
la loro creaturina al Signoi-e e mettere se stesse
e il bambino sotto 111, protezione di Dio, per la
mediazione del piccolo Santo.
Per ottenere il di-vino aiuto non basta dunque
portare l'abitino al collo come un amuleto: è
uecessa1io che le mamme preghino, come vuole
il Santo Padre, oon fede, frequentino i Ss. Sa-
cramenti e vivano in grazia di Dio.
È conveniente inoltre che esse s'impegnino a
conoscere la vita dell'angelico al.unno di Don Bo-
:sco e a farla conoscere a,i loro .figliuoli, per po-
tlltli educare cristianamente. Uno degli effetU
importanti della divozione all'abitino ò senza
dubbio l'educazione cristia,na della gioventù. A.
tale soopo nulla giova tanto, quanto la cono-
scenza del modo con cui Don Bosco ha saputo
plasmare questo 1:1.orn di cielo, germogliato nel
giardino della Chiesa non come fiore solitario,
ma come il primo di una. ftoritura senza fine.
Domenico Savio è il Santo dei giovani. Per
questo l'abitino destinato alle mamme rappre-
senta un mezzo assai valido per diffonderne la
divozione tra i ftgli.
Le mamme ohe mauifestano il desiderio cli ri-
cevere, insieme col caro nastro, anche- un. libro
ohe parli di Domen.ico Savio oppure il Bollettdtno
Salesiwno - e non sono poche - hanno com-
preso il significato dell'abitino.
A. testimonianza di quanto il Signore gradisce
e benedice questa iniziativa, potremmo oita.re
parecchio rolazion.i di gra,zie ottenute per mezzo
del nuovo abitino.
Per tutti questi motivi, i Dirigenti della Pia
Unione dei Cooperatori Salesiani sono invitati a
1Jromuovo1·e questa dovoziono, certi di ooo_perarc
e:fftcacemente al risanamento morale delle fami-
glie e alla cristiaua educar-ione della gioventù,
secondo il metodo di S. Giovanni Bosco, primo
artefice della santità di Domenico Savio.
Per evitare il pericolo di creM·e la pretesa ùel
mb-acolo, l'abitino dev'essere presentato solo come
un mezzo per impetra-re l'aiuto divino. A questa
condizione raggiunµ:erà il suo scopo di conforta-re
nella loro difficile missione le mamme ohe ricor-
rono con fiducia alla intercessione dell'angelico
nostro Santo.

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Il 1 Gor o di Esercizi
per Cooperatori in Sicilia
Il 10 Corso
di Eserch;J SpJrituall
per J Cooperato ri d ellaSicilia
fu u n successo
Ottanta uom i ni di ogn i età
e ceto sociale si trovarono
stretti,
nel nom.e d i Don Bosco,
dall'unico vincolo
d ell'amore frate rno e
anima ti d a un solo Ideale,
orien tarsi decisamente
verso la santità
Alle 19,30 del 28 aprile u. B. un capace au-
topulmann provenieute da Messina, dopo aver
auperato uell'u.ltimo tratto una via aspra ed
erta, deponeva sul piazzale dell'albergo Ab:one
il primo e numeroso gruppo di esercitanti, se-
guito qualche oretta dopo da un altro prove-
niente da Catania. Subito ognuno veniva con-
dotto nella prnpria camera precedentomente
aase/1:llata dal capo dei servizi logistici Don Km-
se. Presenti all'appello SO esercitanti.
Il primo incontro fu a cena nel magnifico
ha,n dell'albergo, dal quaJe attravers.o una lu-
minosa. vetrata si accedeva sul belvedere do-
minante le pittoresche contrade comprese tra
Taormina e Catania. Prima di mandare a ri-
poso gli stanchi ospiti, si recitavano in un sa-
lone, trasformato in un'accogliente cappella,
le preghiere della sera, al termine delle quali il
signor Ispettore Don Plinio Gugiatti dava la
«Buona notte>).
I t1:e giorni di ritiro vola.rono in un amhiimte
di serenità. e salesianità veramente eccezionali,
mentre la Grazia operava intensamente ed in
maniera visibile nolle anime. In ohiesa tutti
soguivano sui librettini, appositamente distri-
buiti, le preghiere e i canti tradizionali, dal
Vetii Oreator alla Lode sacra, dal :Regina Ooeli
aUa Preghiera a Don Bosco. Ed era bello ve-
clere uomini ooi capelli bianchi inforcare con
garbo le lenti, aprire con calma il libretto, reci-
t;ire e cantare devotamente; soprattutto uomini
nuovi ai nostri ambienti gareggiare _per divo-
zione e .ae1'ietà, con altri pratici delle nostre cose.
E mentre la preghiera ammorbidiva le anime,
i predicatori Don Candido Rava.si e Don An-
tonio Currao sfondavano con la forza della
parola di Dio e con la precisione della loro elo-
quenza le porte dei cuori preparando quell'af-
fluenza ai confessionali e aJla Sacra Mensa che,
intensa sin dal primo giorno, divenne totale
nell'ultimo.
Dopo la Grazia di Dio, gli al'tefìci della riu-
scita di questo ritiro furono i predicatori.
Don Rava.si ha veramente entusiasmato tutti
con la sua parola calda, esperta, ben nutrita cli
Saom Soiittura. Don Cuttao ha avuto, tra l'al-
tro, il grande merito di tenere le sue succose
;meditazioni ad un livello accessibile a tut,tL
Il Delegato Ispettoriale Don Ras~ fu l'ani-
matore, il vivificatore di questo corso di eser-
cizi spirituali; il ricordo del suo dinamismo sa-
le&iano difficilmente si oancollerà dalla. mente
e dal cuore dei partecipanti.
Di proposito si volle 0]10 a tempo debito
non mancasse l'allegria per non stancare gli
esercitanti, ohe nella quasi totalità parteci_pava
per la prima volta ad eseroizi spirituali chiusi.
Il 21 maggio si ebbe la. finale nella cappella
con la santa Messa celebrata dal signor Ispet-
tore, che alla Comunione rivolse agli eserci-
tanti caJde parole cli affetto, di incoTaggiament,o
e di fedeltà ai propositi for mulati; quindi par-
tenza per la (( finalissima» al Rifugio «Don Bo-
sco» a 1700 m. sull'Etna. Nella graziosa chie-
setta di quella casa salesiana si conclusero
con le solite pratiche i santi Esercizi. Molti,
ricevendo l'immagine di Don Bosco coi ricordi
piangevano, altri baciavano con trasporto la
mano del rappresentante di Don Bosco, tutti
e1·ano commossi.
Poi in pulmann si sali sino alla Cantoniera
(m. 2000) per ritornare all'om stabilita al Ri-
fugio «Don Bosco» per l'agape fraterna. Verso
la fine vari oratori sentirono il bisogno di par-
lare per esternare al signor Ispettore, e per
lui ai Superiori maggiori, il grazie vero e pro-
fondo per il bene che fa loro anima aveva ri-
cevuto. Il signor Ispettore concluse i nume-
rosi interventi con calcle parole di simpatia e
con la promessa che avrebbe fatto tutto il
possibile per costruire una oas;,l, per Esercizi
Spirituali, purchè la Provvidenza avesse susci-
tato i mecenati pronti a. sborsare i cento o
più milioni occorrenti...
z37

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o eratori e Cooperatrici
J1 g(orno 29 aprile alle ore 9,
nella chiesa annessa ali'Istituto
Don Bosco di via dei Mille a Pìsa
si sono raccolti i Cooperatori e le
Cooperatrici di tutta la Toscana,
per cominciare, con l'assistenza al
divino Sacrificio, il loro Primt>
C<mveg110 RegionalP.
La pioggia abbondante, senza
promessa nè di luce, nè di sosta,
non impedì di stringersi numerosi
- 350 circa -- intorno all'altare.
11 si~or Ispettore, Don 81'-
condo De Bernardi, dopo il santo
Vangelo, rivolse ai convenuti una
calda parola salesiana di augurio
e di benedizione. Durante la
S. Messa devote e raccolte sona-
rono le voci della Schola Cm,-
tomm del Conservatorio S. Anna,
diretto dalle Figlie di Maria Au-
siliatrice. Era la prima volta, forse,
che la chiesa salesiana raccoglieva
in una sola fede, in un solo ideale,
professionisti e umili lavoratori,
signore dell'aristocrazia e modeste
casalinghe, cuori pensosi per i
molti anni e giovinezze fiorenti di
tutta la Toscana; ognuno erà lieto
di trovarsi con i1 suo gruppo, ac-
canto a quello sconosciuto, perchè
tutti membri della terza famiglia
salesiana.
Allo scambio cordiale di saluti,
in un'affrettata colazione presso il
bar annesso all'Istituto, seguì l'a-
dunanza nel salone, dove ciascuno
prese posto liberamente, in fra-
ternità salesiana.
Sul palco erano i Superiori e le
Superiore: al centro il sig. Ispet-
tore con il Delegato lspettoriale,
Mons. Arturo Romani di Pescia,
rappresentante dçi Direttori Dio-
cesani regionali, il Delegato di
Pisa, Direttore dell'Istituto locale,
quelli di Borgo S. Lorenzo, Col-
lesalvetti e Firenze, la Rev.da
1\\,1adre Ispettrice con la Segretaria
e là Delegata Tspettoriale: rappre-
~entava l'Unione degli Ex allievi
il Presidente di Collesalvetti; ern
presente anche il cooperatore Pruf.
Pierucci dell'Università di Mo-
dena.
Esordi al microfono il Direttore
dell'Istituto, Don L. Gili, il
quale, dopo aver efficacemente
collaborato per l'esito dell'incontro
regionale, potè esprimere il com-
piacimento di vedere la sakl gre-
mita, in un clima cli serena attesa
e di fiduciosa adesione. Egli ri-
volse un cordiale benvenuto a
tutti, a nome dei Pisani, che diceva
lieti di ospitare nelfo propria città,
~ imperio delle genti ! », i frateUi
Toscani e faceva voti che Pisa di-
venisse centro di un altro raduno
ancor più numeroso.
StLbito dopo prendeva la parola
il Delegato lspettoriale. che, porto
il suo saluto ai Pisani e a tutti i
convenuti, diede solenne lettura
del seguente telegramma del Santo
Padre:
Ai numerosi Cooperatori Sa-
lesiani Toscana costi riuniti
giornata preghiera studio Au-
gusto Pontefice augurando lar-
gamente proficuo loro fra-
terno incontro invia con pa-
terni incoraggianientl ed in
auspicio particolari aiuti di-
vini implorata apostolica be-
nedizione.
DELL'ACQUA, Sostituto
Quindi lesse la seguente lettera
del Consigliere Generale dei Coo-
peratori, Rev.mo Don Luigi Ric-
cerì:
Voglia fare le- mie parti presso
gli ottimi CooperatOri e le ,1/entili
Ct>operatrici. Assiwri la mia pre-
ghiera pu il miglior esito del Con-
vegno, dica che atte,,do concreti e
durevoli risultati dal medesimo. La
To~cana vivace, intell(!{e11te e gene-
rosa, darà tu/ to il suo apporto allt,
Co11gregazio11e Salesiana, a Do11
Bosco, il quale ha trovato appunto
;n Toscana tante anime aperte e ge-
nerose che lo hamw compreso e lo
homio fattivamente coadiuvato 11elle
opere di bene da lui concepite ed
a.ttr,ate.
li Delegato Ispettoriale passò
quindi a tracciare le finalità del
Convegno: rinsaldamento di vin-
coli, coscienza di possibilità, nella
unione e nella collaborazione, per
la realizzazione di un prognimma
di apostolato.
Cedette poi la parola alla Dele-
gata Ispettoriale per un referendum
sullo sviluppo della P. U. presso
le Figlie di Maria Ausiliatrice.
La Delegata precisò numerica-
mente il cammino compiuto in
questi due anni nelle case del-
l'lspettoria, facendo rilevare l'au-
mento notevole degli associati. [
541 Cooperatori e Cooperatrici del
r955 sono saliti a r274 nel 1956.
Segnalò leunioni in aumentonume-
rico (Collesalvetti, Livorno, Lucca,
Grosseto, Firenze, Campiglia), pur
facendo notare che il valore è
sempre qualitativo, anche se i nu-
meri hanno la loro eloquenza.
Lodò le numerose ultinw iscd-
zioni - più di roo - presso il
Conservatorio S. Anna di Pisa.
Elogiò i centri da tempo funzio-
nanti con regolarità nei ritiri men-
sili e nelle conferenze annuali
(
L'andata del Venerabìle a Firenz e fu un trionfo.
n Prese alloggio nel palA//fZO arcivescovile, ove fu trattato
con ogni riguardo. Cap,:tolo della Metropolitana, il
quale 't•oleva onorarlo, desiderava che andll$se " far
visita al loro nuzgnifico tempio. L'Arcivescovo ne fece
motto a Don Bosco e ve fo accompagnò verso le ro anti-
meridia11e. Tutti i cano11ici lo attendevano in cappa
magna nella sacrestia cpl Vicario generale di Prato e il
Vescovo di Fiesole. Tali onoranze il Capitolo non suole
renderle se 110n nella circostanza della visita di un Car-
dinale. Alt'entrate di Dlm Bosco tutti si alznrono e g/,i,
andarono i11contro faamdogli mill~ feste. Q11i11di, fattolo
sedere in mezzo a loro, ,:li lessero a!C1tni componimenti
in prom e in poesie,, lati11i e italiani; fu s11011ato maestre-
volme11/e il pianoforle P dopo si lesse ancora. Finalmente
238
invitarono Don Bosco a parlare, il quale benchè mm si
aspettasse simile invito, pure si alzò. Ricordò che 11el
luogo dove erano radunati erasi dato principio al Co11cilio
di Firenze; che su gli stalli da essi in quel momento oc-
cupati, avevano preso posto i Padri della Chiesa; che in
quell'aula. risonarono le voci dei Legati del Pontefice;
qui11di continuò riferendo le parole di elògi.o e di ringra-
ziamento che il Papa rivolse all'a.tsemblea, amclude11do
che egli non aveva altri sentime11ti migliori di questi da
indirizzare ai Prelati presenti e all'ill11Stre Capitolo della
.1\\letropolitana di Firenze. Tutti restarono meravigliati
a questo discorso, perchè oltre esser preso dalla ci.rcostanza
del /11ogo, in quel momento rillsciva inaspettato e la sua
applicazio11,e adattata e lusingl11era.
Memorie Bìografiche, vq/. V11l, png. 25(, - a,w, 1865

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dell <LJoscana Convegno
(Cbiesin~, Gri~ono, Prato, LucCll,
Livomo, Grosseto, Firenze); chiari
il valore dei ~ingoli raduni e fece
sentire la nécessitlt di puntare sul
massimo dell'intervento agli Eser-
cizi Spirituali da cui è ripromessa
unn volontà rinnovata di aposto-
lato, secondo il programma delln
Piu Unione.
Jndi il Delegnto Is-pettorinlc:
elencò alcune Zelatrici pisane, cui
distribul il Diploma, e fece l'ap-
pello dei Centri partecipanti. De-
gno di nora il numeroso intervento
di Li\\·omo, dopo quello di Pisa,
e sottolineata d'npplausi la pre-
senza delle Zelatrici, con la rispet-
tiva Delegata, di Rio Marino -
lsoln d'Elba!
Seguirono alcune discussioni, dn
cui risultò, tra l'altro, che l'ex
allievo, il vero e-e allievo salesiano,
perchè il sacerdote fnccia lo con-
sacrazione pubblicamente, mentre
i singoli membri stretti intomo al-
l'immagine di Maria recilnno la
preghiera.
3° - Frutto pratico dellu se-
conda conferenza annuale che
tratta della Famiglia: santuario do-
mestico sin In recita del snnto Ro-
sario in comune. È la corona che
deve stringere lutti i cuori di una
famiglin nell'affetto sacro e innal-
zarli al ciclo sotto l'alto patrocinio
di ;\\!aria.
4° - Essere, secondo In strenna
del Rev.mo Re.ttor ~Iaggiorc, gli
apostoli del Catechismo in par•
rocchia, nei rioni, nei borghi, dove
è necessario collaborare col par-
roco o il sacerdote o la suora, ac-
canto e neJl'Azjone Cattolica.
Diffondere la verità attm•
,-erso In buona stampa: };[eri-
INCON'l'RO REGIONALE ROMANO
,'\\on diamo rtlazione parlicokireJf!:iata del Co11vegno Regiottale Ro-
manD - dRI quale del resto si trwerà notizia 11d Dollenino del 1°l111dio
percl1è nott ebhe scopi di studio, ma solo di far t:011osure ai Coopera-
tori le opere più caratteristid,e dri Salesiani t delle Figue di lllnritl
Amiliatrice, 111e/le11dl)li à contai/o con lo ze/Q r il mt!todo che usano i
figli e I.e f,gliB di Do11 Bosco 11eJ loro apostolato, e di aiutarli a co-
noscersi tra di loro e a spa:::iare 11egli sconfinati orizzonti salesiaui.
no n può non essere anche coope-
ratore.
Fu qui che il Presidente del-
l'Unione Ex allievi di Collesalvetti
(Livorno) Mado Giusti prese In
parola. Egli si di~se lieto di por-
gere il saluto n nome di tuni itlì
Ex allievi salesiani al simpatico
Convegno, e fece l'augurio che gli
cx allievi fossero il lievito dello
ter.:a famiglia, cui proprio gli ex
allievi debbono dare il miglior con-
tributo di apostolato per cooperare
alla realizzazione delle finalità edu-
cative, di cui essi furono partico-
lare oggetto negli anni della loru
formazione.
A chiusa delle discussioni il
Delegato lspettoriale trae.va le se-
guenti conclusioni:
1° - l Cooperatori devono Coo-
perare con Don Bosco come già i
primi Cooperatori toscani, tra cui
i fiorentini, ai quuli deve la
fondazione e lo sviluppo dell'open,
salesiana locale.
2• 1 Cooperatori debbono col-
tivare una fattiva divozione n
l\\laria Au.silialricc. Ogni famiglu1
di cooperatore o cooperatrice do-
vrebbe essere consucruta alla Mn-
clonna. Modo pratico: accordarsi
diano 12 per le famiglie, Giwani
e Primat•era rispettiyamente per
la gioventù maschile e femminile,
nelle parrocchie, nelle scuole e
ovunque sin possibile.
Subito dopo il Prof. Pierucci
dell'Universicl di Modena parlò
ai convenuti con la calda, serena,
patema nuioritil della scienza con-
giunta olla fede.
Definl Don Bosco portatore di
Cristo nei tempi moderni, col suo
spirito pregno di dolcezza, di
fede di Jet izia.
•f con questo spirito di lt'tizia
- egli disse - che si devono com-
battere tutte le battaglie, anche
quella odierna. Da questo posto,
- continuavn - parlò il Card.
Maffi invit11.ndo alla fiducia nella
Provvidcm:n, di cui hanno tanro
bisogno gli uomini moderni. Il
Cristianesimo è come un giovane
che, nel oorso della vita, contrae
morbi e incontra pericoli. Ma Dio
ci dona i mezzi di guarigion1: e di
salvezza nella sua grazia e nei suoi
Santi; e Don Bosco è il Santo del
tempo. Tocca a noi, con lui, far sì
che in que.,ta terra di Toscana
passino ancora Maria Ausiliatrice
e Gesù Eucaristia. Combattiamo
per questo trionfo, ma con le anni
della dolcezza e n..Jln letizia dello
spirito cli fìducin ~-
All'applaudita parola del vene-
rando professore agRiunse, a chiusu
del Convegno la sua, densa e pro-
gnimmatica, il ~ig. lspettore. Egli
scgnolò la parte diletta del cuore
di Don Bosco, In gioventù, cui
volle fossero civolrc tutte le curo
della sua triplice lBtituzione: Sa-
lesiani, Figlie di Morie Ausilia-
trice e Cooperatori.
• Tutti gli uomini pensosi del-
l'aw1:nire - egli offennò - hanno
compreso che esso dipende dui
giovani; l'hanno compreso anche
quelli che rniliteno nel campo 3\\'•
verso. E Don Bosco ha orie.muto
tutte le sue forze olla organizza-
zione cristiana delle scuola, ove la
gioventù si forma. 1'on tutte le
scuole laiche sentono In rMponsa-
bilitù dell'istruzione religiosa dei
giovani. Ai Cooperatori penetrare
dove è possibile e far sentire que-
sto imprescindibile dovere che la
Chiesa impone e Dio vuole. Ai
Cooperatori il còmpìto di aiutare
le due Congregazioni ud aprire
scuole e iniziare istituzioni varie,
donandoci vocnzioni cli giovani
che vogliono militare nelle nostre
file, ricercandole nelle famiglie
cristiRlle e nei centri cattolici. Ecco
l'ultimo punto delle conclusioni
di questo bel Convegno, promesso
di bene e orientamento per allri
Jncontri tra i membrì cli questa
nostra cara Ten:n famiglia sale-
siano •·
A tutti venne distribuita un'im-
magine-ricordo mnrinno da por-
tare come un augurio e una bent'•
dizione sul campo cl.e) proprio
lavoro. L'augurio è trotto dall'auto-
griuo di Don Bosco alla coopcr,,-
trice fiorentina Marchesa 1:gu.:-
cioni:
benedica e Mari
Ausiliatric vi ott n dal
buon Gesu nalà e santità,
dopo Iun,:ht nnnt di vita
1
eco al
Intrecciati i saluti più cordiali,
i diversi gruppi si dividevano, se-
condo il programmn, in Coopera-
tori e Cooperatrici. I primi ebbero
ospitulità cordiale e generosa presso
l'Istituto salesiano. Le Cooperatrici
ebbero signorile acco;/!'licnza al Pen-
sion,tto Maria Ausilintrice di via
S. Tommaso.

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GIUSEPPE DE LIBERO
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Il precursore di Cristo
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notizie e chiaro nell'esposizione. Se Ella si era proposto come scopo di offrire al lettore unn pa-
gina dell'agiognifin cristiana - anzi proprio la prima poginn - in maniera sostanziosa e perspicua,
* ha raggiunto pienamente tale scopo.
Del Precursore di Cristo noi cono~ciamo ben poco; ma
questo poco è 11tnto da Lei accuratamente raccolto, e opportunamente prcsentoto sullo sfondo sto-
rico dei suoi propri tempi, il che in qualche modo supplisce alla scars=n di notizie. Mi com-
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