Bollettino_Salesiano_198513


Bollettino_Salesiano_198513



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3 NOTE SPIRITUALI
don Viganò ci parla
5 BREVISSIME
24 VITA SALESIANA
Nella •fattoria• alle porte di Roma una famlglla
per giovani •senza famiglia•. VI presentiamo
l'attività di Liliina Attanasio e di suo marito a favo-
re di giovani sbandati. L'idea è nata tra i coopera-
tori salesiani.
9 PASTORALE GIOVANILE
Cronache di festa e di impegno. Qµando i giova-
ni si incontrano è festa. Perché? Presentiamo una
serie di incontri-festa organizzati dai Salesiani in
Italia. È l'immagine di una aggregazione giovanile
che lascia ben sperare per il futuro.
15 PROTAGONISTI
Le convinzioni e le speranze di una vita. Ricor-
diamo Il 60° anniversario dell'ordinazione sacer-
dotale di don Luigi Ricceri, sesto successore di
Don Bosco alla guida della Famiglia Salesiana.
In copertina:
Giovani in festa
(Foto P. D. Giordano)
(Servizio a pag. 9)
1 SETTEMBRE 1985
ANNO 109
NUMERO 13
30 COMUNICAZIONI SOCIALI
Un teatro feriale nella febbre della domenica.
33 STORIA SALESIANA
In ottobre, camminando tra canti, scherzi, po-
lenta e rosari... Fra le cose che i ragazzi di Don
Bosco amavano maggiormente c'erano le passeg-
giate autunnali che il Santo organizzava per loro.
Natale Cerrato ne fa una rievocazione.
21 VITA SALESIANA
Da un modesto locale al clne-teatro Don Bosco.
Un'opera salesiana che si potenzia e rinnova. Il
Rettor Maggiore ha Inaugurato a Potenza una
nuova struttura a servizio dei giovani.
RUBRICHE
Scriveteci, 4 - Pigy di Del Vaglio, 6 - La lettera di
Nino Barraco, 7 - Libri & Altro, 28-29 - I nostri san-
ti, 37 - i nostri morti, 38 - Solidarietà, 39.
IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista fondata da san Giovanni Bosco
nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092
- 00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341 .
Conto C!)rr. post. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco,
Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco
Bongioanni - Eugenio Fizzotti - Gaetano Na-
netti Angelo Paoluzi Cosimo Semeraro.
Archivio: Guido Cantoni
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione, impaginazione e stam-
pa: Stabilimento Grafico SEI Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. t949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per la Famiglia Salesiana.
• Il 15 del mese per I Cooperatori Sale-
siani.
Collaborazione: La Direzione invita a man-
dare notizie e foto riguardanti la Famiglia
Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secon-
do il loro Interesse generale e la disponibili•
tà di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Uttlcio
Nazionale Cooperatori (Alfano, Rlnaldini) -
Via Marsala 42 00185 Roma Tel. (06)
49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 41 edizioni naziona-
li e 20 lìngue diverse (tiratura annua oltre 10
milioni di copie) in: Antllle (a Santo Domin-
go) • Ar!iJentlna - Australla Austria Bel-
gio (in fiammingo) Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (a San Salvador)
Cile BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia
- Ecuador - i'llìpplne - Francia - Germania
. Giappone Gran Bretagna - India \\in in-
glese, malayalam, tamil e telugù) lr anda
ltalla - Jugoslavia (in croato e fn sloveno)
- Korea del Sud - es Lituano (edito a Ro-
ma) - Malta Messico - Olanda - Paraguay
- Perù Polonia - Portogallo - Spagna -
Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uru-
guay Venezuela - Zaire
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco ai
componenti la Famiglia Salesiana, agli amici
e sostenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richie-
sta, nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'in-
dirizzo vecchio.

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1SETTEMBRE 1985 · 3
Don Viganò cl parla
LA SINCERITÀ
D'altra parte, la purezza delle Beatitudini non
si può identificare con la sola rettitudine di one-
DEL CUORE
stà (la famosa «moralità» personale e sociale),
quasi si trattasse di qualcosa a livello semplice-
mente «etico».
Per essere puri di cuore secondo il Vangelo bi-
«Beati i puri di cuore!» (Mt 5,8).
sogna coltivare un atteggiamento interiore squisi-
li testo di Matteo ci parla in modo affascinante tamente «religioso», frutto di fede viva, che per-
della «purezza»: essa porta all'intimità e alla fa- mea la coscienza con un senso profondo di Dio,
miliarità gioiosa con il Signore, infatti «i puri di in atteggiamento filiale verso il Padre; questo at-
cuore vedranno Dio».
teggiamento, poi, si proietta nella probità e soler-
Non si può identificare la purezza proclamata zia nelle relazioni con il prossimo. Coinvolge la
dal Vangelo semplicemente con la castità, si im- condotta pratica e dà a tutta la vita il tono at-
poverirebbe il grande ed esigente significato di traente della verità, la simpatia della bontà e la
questa Beatitudine.
forza della lealtà.
Gesù ci parla di una purezza che esprime since- È un atteggiamento che esprime in forma mi-
rità di coscienza, sensibilità del bene, impegno di rabile l'indissolubile unità che deve sussistere tra
conversione, ricerca instancabile di novità di vi- condotta e fede: e questa unità porta a celebrare
ta: «Tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo esistenzialmente una concreta liturgia della vita.
mi insegni la sapienza» (Salmo 50).
Non per nulla la Beatitudine dei puri di cuore è
Sappiamo che la purificazione del cuore è un stata anche definita da qualcuno come «Beatitu-
atto creatore del Padre che distrugge il peccato, dine liturgica».
causa di ogni impurità; e tutti, purtroppo, siamo La purezza proclamata da Gesù quale sorgen_te
peccatori: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, di felicità è, dunque, lucidità di coscienza, ricerca
rinnova in me uno spirito saldo» (Salmo 50). accurata e sofferta della verità, genuino amore di
Per il Vangelo, i puri di cuore non sono coloro donazione di sé, sincerità di cuore nei comporta-
che fanno ostentazione di giustizia legale: sareb- menti quotidiani.
be ipocrisia da farisei : «È dal cuore che vengono Ebbene: il mezzo più efficace per ottenere da
tutti i pensieri malvagi che portano al male e che Dio questo inestimabile dono è la cura diligente
fanno diventare impuro l'uomo» (cf Mt 15, della «formazione della coscienza», in un clima
1-20).
di costante fiducia nelle possibilità della propria
Non sono neppure gli osservanti di quella puri- «conversione».
tà esterna richiesta soprattutto come condizione Ecco due impegni esigenti e complementari nel
rituale per gli atti di culto: «Voi purificate l'e- riascoltare con i giovani la Beatitudine dei puri di
sterno dei vostri piatti e dei vostri bicchieri, ma cuore.
intanto li riempite dei vostri furti e dei vostri vi-
zi» (cf Mt 23, 25-28).
D on Egidio Viganò

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4 · r SETTEMBRE 1985
E le Immagini?
Sono un exallievo salesiano venticin-
quenne e impegnato in attività sc~~t
che tanto bene si sposano con la spm-
tualità salesiana e con i metodi educa-
tivi di Don Bosco.
Di recente, Il Papa Giovanni Paolo Il ,
rivolgendosi agli educatori scout riuni-
ti a convegno, ha tenuto a sottolineare
come lo scoutismo «sia palestra di al-
lenamento alle virtù difficili», proprio
come desiderava Don Bosco per i suol
oratori.
Pertanto, apprezzo moltissimo gli arti-
coli riguardanti il sistema pedagogico
salesiano, da voi pubblica!!.
Vi sarei grato se pubblicaste accanto
al resoconti delle grazie ottenute per
intercessione dei Santi' salesiani an-
che le loro immagini.
Perché da un po' di tempo ciò non
avviene?
Vi ostano motivi di carattere dottri-
nario?
Se così è perché non apponete la
clausola ..in ossequio ai decreti dì Ur-
bano VIII, ai fatti narrati in questo pe-
riodico, non intendiamo dare ed esige-
re altra fede che l'umana»?
lngoglia Antonio Via Acquanova SOIA
91029 Santa Ninfa (TP)
Perché avete tolto spazio a Dio
eliminando I santini
nella rubrica ,./ nostri santlu'?
Lettera firmata
L'attuale impostazione grafica del Bol-
lettino nasce da considerazioni tecni-
che coniugate con l'identità della rivi-
sta. Anche la rubrica «I nostri santi»
deve rispondere a queste esigenze
che del resto hanno dato al Bollettino,
per generale riconoscimento, una ap-
prezzabile linearità accompagnata da
una gradevole accoglienza. Le «rela-
zioni» vengono pubblicate cosi come
sono scritte dalla fede semplice e forte
dei nostri lettori. Enfatizzar/e od esal-
tarle in un modo o nell'altro sarebbe
poco rispettoso dei loro sentimenti. Se
è vero poi che abbiamo eliminato i
«santini» è anche vero che, per un mo-
tivo o l'altro, I volti dei nostri cari Santi
vengono riprodotti frequentemente o
nella rubrica «brevissime» oppure in
altri servizi. Nessuna proibizione, nes-
suna mania iconoclasta dunque, si-
gnor lngog/ia e gentile Signora torine-
se ma soltanto il desiderio di rendere
q~esta nostra rivista sempre più gradi-
ta a sempre più lettori.
La violenza c sempre stata
Oggi vorrei dirigermi a Giuseppe Co-
sta e Gaetano Nanetti per quanto han-
no scritto sulla violenza dei giovani
(BS: gennaio/85).
.
lo vorrei dire - e mi piacerebbe che 11
BS mettesse a fuoco questo mio pun-
to di vista - che la violenza c sem-
pre stata specialmente tra i giovani.
Per non cominciare dalla Bibbia (i leo-
ni che hanno trucidato i giovani che
violentavano anche se non fisicamen-
te il profeta), potrei cominciare dai Ro-
mani (la leggenda presenta una vio-
lenza tra fratelli al fondare la città pie-
na di marginali), poi Tertulliano descri-
vendo gli spettacoli al circo: «mappam
putant et est diaboli figura»).
Ma andiamo a noi: son di Torino, nato
alla Barriera di Milano (Parrocchia Ma-
donna della Pace). Ai miei tempi
(1927) c'erano ancora le «cocche»
(esistenti già ai tempi di D. Bosco):
Corso Vercelli divideva le due cocche
e facevamo le nostre battaglie, con
pugnali e sciabole di legno e magari le
fionde. Il nostro quartiere era nella co-
struzione della chiesa nuova. «Don
Drugia» andava a vedere i lavori in co-
struzione venendo dalla Madonna del-
la Pace. Vecchio e panciuto, una volta
gli ho legato la scarpa e i compagni
m 'hanno preso in giro.
Voglio dire: violenza c'è sempre stata:
cambiano le modalità e anche la fero-
cità ed è a questo punto che valgono i
ragionamenti del BS.
Forse il più notevole intellettuale che
abbia già avuto il Brasile (Ruy Barbo-
sa) nel 1914 diceva al Parlamento bra-
siliano: «di tanto osservare il trionfo
delle nullità, di tanto vedere pro.spera-
re il disonore, di tanto veder aumenta-
re l'ingiustizia, di tanto veder gigan-
teggiare il potere nelle mani dei cattivi,
l'uomo arriva al punto di scoraggiarsi
della virtù, ridersi dell'onore, al punto
di aver vergogna d'essere onesto».
Dunque, la storia si ripete, solo che .. .
i confronti del Bollettino sono perfetti!
Ugo Vtltodo
CP 792/Porto Veho-Rondon,a!Bras,Je
Scrivono le Monache agostinia-
ne di Spello
Molto Rev. Padre
Siamo le monache agostiniane di
Spello.
Volevamo rivolgerle la preghiera, se
fosse possibile, di pubblicare questa
piccola testimonianza di un 50°.
Per noi servirebbe per farci conoscere
e a scopo vocazionale. Oggi la Chiesa
stessa ci Invita a fare qualcosa per fa-
vorire le vocazioni e davvero ne abbia-
mo bisogno, anche perché non venga
ad affievolirsi la lode di Dio in questi
sacri recinti.
Seguiamo la vostra rivista, molto bel-
la, con vero interesse e preghiamo se-
condo le vostre intenzioni.
Ci senta vicine con tutto l'affetto
fraterno.
M. Abbadessa e Soreiie del monastero
di S M. Maddalena
Vorrei umilmente presentare ai giova-
ni del nostro tempo I miei cinquantan-
ni di vita religiosa claustrale, talvolta
timorosi di un impegno di donazione
completa a Dio e ai fratelli.
Posso dire in tutta sincerità che sono
stati anni bellissimi e tanto brevì. Brevi
e bellissimi per il dono di Colui che
rende soave e leggero il peso della vi-
ta, perché ci è accanto condividendo
ogni momento della nostra speranza e
dei nostri progetti.
Ho vissuto una esperienza di Dio, nel
quale ho creduto, che mi ha portato ad
offrirmi a Lui in un atteggiamento di fe-
deltà per tutta la vita. Ho detto un «sì•
generoso che il Signore ha accolto e
benedetto con la sua pace e la sua
presenza.
Vorrei ripetere, soprattutto al giovani,
non abbiate paura!
Gettatevi con il più completo abbando-
no nelle braccia di Dio, non vi lascerà
soli e conoscerete la gioia di cammi-
nare insieme a Lui, sostenuti dalla sua
grazia, per le strade sublimi dell'amo-
re e della vita spirituale.
Sr. Maria Giuseppina Carose/11
Nel rallegrarci anche noi con suor Giu-
seppina Caroselli inviamo volentieri
un saluto all'intero Monastero di Spel-
lo ringraziando per le preghiere.

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EL SALVADOR
1 SETTEMBRE 1985 5
In cinquemila per dire:
«pace»
O Jtre cinquemila
giovani salvadoregni
il 18 maggio scorso
hanno celebrato la loro terza
«Pascua Juvenil». La
manifestazione si è svolta
presso l'Istituto Salesiano D.
Rua della Capitale.
Come ha avuto modo di dire
lo stesso Nunzio Apostolico
monsignor Francesco De
Nittis, la gioventù
salvadoregna pur in mezzo
alla guerriglia e alla lotta
civile riesce a dire al mondo
che è possibile costruire la
civiltà dell'amore.
La manifestazione del 18
maggio è stata inserita
nell'ambito di tutta una serie
di iniziative per l'Anno
internazionale della
gioventù.
GIAPPONE ..___ _
Nuova palestra alla scuola
di Kawasaki
I I 24-25 maggio 1985 è
stato inaugurato il
nuovo «Don Bosco
Kinenkan» della scuola
salesiana di Kawasaki.
Ideato circa 8 anni fa, la sua
realizzazione ha richiesto il
superamento di non poche
difficoltà, non solo
finanziarie. Il luogo stesso,
una scarpata in declivio,
profonda 17 metri sopra la
più grande autostrada del
Giappone, presentava non
poche difficoltà tecniche. I
piani furono studiati insieme
all'ingegnere Sig. Kawaguchi
e sono stati realizzati dalla
impresa edile «Fujiki
Komuten». Ne è risultato un
edificio a 4 piani, di cui i
primi due contengono il
grande salone-teatro con 878
posti e ad aria condizionata;
gli altri due piani sono per la
palestra con due campi
regolari di pallacanestro e
altre specialità sportive.
l'inauguraz.ion·e con una
Inoltre nel terreno adiacente messa celebrata dal Vescovo
sono stati realizzati 4 campi diocesano Mons. Harnao
di tennis con base di
Stefano, a cui parteciparono
gli 820 allievi della scuola
con i professori. Ne segui
una riuscita accademia.
Il 25 maggio vi fu la
celebrazione ufficiale con
partecipazione delle autorità
civili e scolastiche e di molti
salesiani, insieme con i
parenti degli allievi e gli
amici della scuola.
Nonostante la pioggia
dirotta, più di 600 persone vi
presero parte. Tutti rimasero
ammirati dalla funzionalità
dell'insieme e dello sviluppo
che in 22 anni questa scuola
ha potuto realizzare pur tra
tante difficoltà. Il gruppo di
48 aspiranti salesiani ha
gomma, sotto i quali è
risultato un grande
saputo farsi ammirare
durante l'accademia.
parcheggio per più di 50
macchine.
Gaetano Compri
All'entrata principale spicca
un rotondo di bronzo di
m 1.20 con una bella faccia
IRLANDA
di Don Bosco dono della
casa di Osaka. Nel salone
EuroBosco a Dublino
troneggia una bella
D Madonna col Bambino di
m 1.50 e su tutto l'edificio si
innalza una grande croce
all'll al 14
settembre prossimo
gli Exallievi salesiani
m 8.50 che di notte è
europei si sono dati
illuminata a luce riflessa ed è appuntamento a Dublino per
visibile dall'autostrada
l'«EUROBOSCO 1985». La
insieme col nome della
manifestazione che
scuola.
raccoglierà un migliaio di
Il 24 maggio, festa di Maria exallievi salesiani provenienti
Ausiliatrice, si fece
da tutta l'Europa oltre a
Nella foto:
Scuola salesiana di
Kawasaki (Giappone), I
campi all'aperto.
rappresentare un momento
di fraternità e di allegria
darà anche l'occasione di
riflettere su un tema di
particolare attualità: il
lavoro o il non lavoro dei
giovani.
Mentre da più parti ci si
impegna a dare una
soluzione al gravissimo
problema della
disoccupazione giovanile,
questa manifestazione potrà
rappresentare un segno di
solidarietà e partecipazione
del mondo salesiano.
L'impegno con il quale la
Federazione Exallievi di Don
Bosco dell'Irlanda ha
preparato la manifestazione
è stato notevole. Buon
lavoro amici.
Nella toto:
Irlanda il monastero di
St. Kevln's a
Glendalough (XVI sec.)

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6 · 1 SETTEMBRE 1985
BRASILE
Nuova presenza salesiana
a Gramorè NataJ
L a solidarietà con la
storia e il mondo è
una delle «chiamate»
per la Famiglia salesiana. È
proprio per rispondere ad
una di queste chiamate che i
Salesiani dell'lspettoria
salesiana del Nord-Est del
Brasile hanno aperto una
nuova presenza a Gramorè
Natal, grande borgo di
35.000 abitanti, tutti poveri
ed «ex-favelados»,
provenienti soprattutto
dall'interno del Paese. Su
richiesta dei Salesiani di
Natal, iJ Governo dello Stato
ha messo a disposizione
un'area di 23.313,88 mtq per
la costruzione di un «Centro
Educational».
In questa zona appena il
38o/o delle famiglie cattoliche
ha celebralo il matrimonio
religioso. Ci sarà dunque da
lavorare. Per intanto don
Giuseppe Sianko ha
incomincialo ad incontrare
la gente mentre sono stati
avviati i lavori della nuova
chiesa.
I Nella foto:
Il progetto della nuova
chiesa di Gramorè
POLONIA
n SacroSoog 1985
D opo due anni di
sospensione e
l'edizione 1984 di
Cracovia-NowaHuta, si
svolgerà in questo mese
l'edizione 1985 del
SacroSong. Si lraua di un
vero e proprio festival della
canzone religiosa al quale
prendono parte migliaia di
giovani. Tutto è
incominciato nel 1969 e da
allora la manifestazione è
cresciuta coinvolgendo
cantanti, autori ed esecutori.
n SacroSong è diventato in
tal modo un punto fenno
della musica religiosa
polacca.
Quest'anno esso verrà
dedicato al tema che
Giovanni Paolo II ha scelto
come riflessione per la
Giornata della Pace: i
giovani e la pace camminano
insieme.
Nelle foto:
IImmagini della
manifestazione 1975.
Fra gli spettatori:
l'allora arcivescovo
Kart Woltyla oggi
Giovanni Paolo Il.
Pl~Y J.; l)6L VA<ri.lO
Gli APiJLTI SONO
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- - - - - - - - - --#-
ITALIA
Sessanta candeline per
l'oratorio della Crocetta
<< I o c'ero, quando
l'oratorio non _era
ancora aperto m
quanto lo stavano
strutturando. Era l'anno
1924 e noi ragazzini sbandati
sempre intenti a fare le
sassaiole con quelli delle
altre borgate
"scavalcavamo" il muro di
cinta e venivamo accolti a
braccia aperte dai chierici,
per lo più stranieri,
dell'lsLituto internazionale
D. Bosco... » A scrivere cosl
è Luciano Ferraris uno degli
«ex» che con altri 1'8
dicembre 1984 ha
partecipato alla cerimonia
rievocaliva del 60° . Gli «ex»
dell'oratorio Crocetta sono
venuti un po' da tutte le
parti, almeno quelli che
potevano. È stata una
manifestazione semplice e
gioiosa come si addice ad un
oratorio-centro giovanile:
sono venuti i fratelli
Carretto, il «vescovo» e il
«diacono» grande
protagonista deli'Azione
Canolica e fortunato auwre
di «Lettere dal deserto»,
c'era Luciano Ferraris,
«scout» e indimenticabile
animatore e poi Donat
Cattin Curti, Sabatini,
Balzardi, «onorevoli»;
mancava qualche salesiano
I
L 'Oratorio-Centro
Giovanile della
Crocetta, oggi.
I Luciano Ferraris e
Mons. Pietro Carretto,
vescovo salesiano di
Surat-Thanl (Tailandla)
Fratel Carlo
Carretto
ma era certamente presente
col cuore e nel cuore dei
tanti giovani di allora. Con
l'occasione è stara preparata
anche una mostra
fotografica che ha mostrato
molti momenti della storia di
questo-oratorio centro
giovanile del quale bisognerà
una volta parlare più
diffusamente.
1 SETTEMBRE 1985 · 7
a lettera di Nino Barraco
DIO HA BISOGNO
DEI VOSTRI SOGNI
Carissimo,
tempo di profezia, tempo di lotta, tempo di speranza.
li domani è incominciato.
La Chiesa affida se stessa a voi che siete giovani, che sie-
te il futuro, che siete il duemila della storia del mondo.
Dio ha bisogno di voi, ha bisogno della vostra gioia, dei
vostri sogni, della vostra giovinezza.
La parola di quel giorno rivolta al profeta Geremia, il
quale rispondeva: «Ahimè, Signore Dio... io sono giova-
ne», è parola del Signore rivolta a tutti voi che siete
giovani.
È Dio che parla in voi, che stende su di voi la mano, che
vi costituisce sopra tutte le ingiustizie e le disperazioni,
«per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per
edificare e piantare».
Dio ba bisogno della vostra gioia.
Non crediate che Dio vi condanni a morire. È peccato
che uccide, che annoia. Diceva Claudel: «Quando avrai
ospite Dio, avrai un ospite che non ti dà riposo».
Siate felici, rallegratevi nella speranza, amate tutto ciò
che di buono, di bello, di caro c'è nel mondo, l'amicizia,
l'eroismo, il dono di voi stessi.
Non avvilite la vostra fede. Date uno scopo, un progetto
alla vostra vita, mis-uratevi con le distanze, con l'utopia
del domani.
La noia di tante esistenze è solo questione di lunghezza
d'onda.
Dio ha bisogno dei vostri sogni.
Sì, sognate. Non si vive se non si sogna, se non si è capa-
ci di pagare i sogni.
Penso ai fratelli di Giuseppe. Gli uomini di oggi hanno
bisogno di sbarazzarsi dei sogni. «Ecco, arriva il sognato-
re, uccidiamolo!».
Preferite i pazzi, come Cristo, come Francesco, il Cot-
tolengo, don Bosco, Padre Massimiliano Kolbe, Folle-
reau, De Foucauld, Papa Giovanni, Madre Teresa...
Che cosa ci ha dato la logica, la saggezza di questo seco-
lo? Violenza, guerra, fame, droga, morte.
Riempite la terra della «follia» di Dio, riempitela di
beatitudini, di cielo, di steJle, di luce!
Dio ha bisogno della vostra giovinezza.
Cieli nuovi e terra nuova.
Evangelizzare la vita, profetizzare la vita, costruire la
vita.
La vostra giovinezza come carica fondamentale della vi-
ta, come potenzialità radicale per dare un senso, un doma-
ni al mondo, per fare nuove tulle le cose.
La vostra giovinezza come il cuore del mondo, come ca-
pacità di testimoniare Dio che è la nostra speranza, ma che
è anche la nostra sfida. Sfida d'amore per l'uomo in cui
Dio è presente.

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8 · 1 SETTEMBRE 1985
ITALIA
Una «messa» sul tema
«Giù dai CoUi»
I 1 fortunato motivo
musicale del canto «Giù
dai coJH)) ha avuto una
interessante rielaborazione in
una «messa breve in
italiano» in onore di san
Giovanni Bosco per coro a
una voce e assemblea. Ne è
autore il Maestro Luigi
Donorà insegnante presso il
Conservatorio di Musica «G.
Verdi» di Torino.
Nella foto:
il •Signore Pietà•
L'Ausiliatrice aJI'«infiorata>>
di Genzano
L a tradizionale
«infiorata>> di
Genzano - ridente
cittadina dei dintorni di
Roma - ha visto come
ormai consuetudine anche la
partecipazione del gruppo
exallievi salesiani del posto
aiutati dai giovani
dell'oratorio e dal gruppo
Scout Genzano 2.
Ideato dagli artisti Pucci
Anna ed Amedeo, Remo
Ricasoli, Derì Vincenzo, De
Luca Emilio, Polidori
Maurizio, Carosi Romolo, il
quadro di quest'anno ha
inteso ricordare il 50°
d'incoronazione
dell'Ausiliatrice di Genzano
così come negli anni
precedenti erano stati
ricordati il cinquantesimo
della canonizzazione di Don
Bosco ed il martirio dei beati
Callisto Caravario e
monsignor Versiglia.
La manifestazione 1985 - si
svolge tutti gli anni in
occasione della festa del
Corpus Domini - ha avuto
grandissimo successo. Si è
calcolato che almeno
cinquecento mila turisti
siano andati a vederla.
Un pizzico di salesianità
sulle Frecce Tricolori
e hi di noi non ha
apprezzato le
acrobazie delle
cosidette «Frecce Tricolori»?
Forse non tutti sanno che a
comandare la spericolata
Nella foto:
Il «quadro• di fiori
preparato a Genzano.
Pattuglia Acrobatica
Nazionale è un exallievo
dell' [stituto Salesiano di
Pordenone. Si tratta del
Ten. Col. Giuseppe
Bernardis che ha frequentato
la scuola salesiana di
Pordenone dalla media al
liceo,
Dopo aver seguito i corsi
dell'Accademia
dell'Aeronautica Militare,
passando quindi all'attività
di volo, è stato assegnato in
qualità di pilota alla P .A.N.
di Rivolto, di cui da circa tre
anni è il comandante e
supervisore
ali'addestramento
acrobatico.
Naturalmente il Tenente
Colonnello proviene da una
famiglia dove «tutti» sono
legati alla casa salesiana di
Pordenone.
Per gli appassionati di
numeri diciamo che
Giuseppe Bernardis ba 3 100
ore di volo Flying time.
Nella foto:
Una spettacolare
esibizione della P.A.N.
e Il Ten. Col. Giuseppe
Bernardls.
RWANDA
Nuova presenza delle Figlie
di Maria Ausiliatrice,
D al 13 dicembre 1984
quattro Figlie di
Maria Ausiliatrice
argentine accompagnate
dalla loro ispettrice suor
Giuseppina Pescarmi, hanno
preso possesso di una nuova
opera missionaria in Africa
ed in particolare nel
Rwanda, coronando una
antica aspirazione dei
Salesiani e della Chiesa
locale. La nuova opera si
trova a Rulindo, cittadina di
45.000 abitanti a cinquanta
chilometri di distanza da
Kigali dove risiedono anche i
Salesiani. A Rulindo, dove
con altri sin dal 1909
lavorano i Padri Bianchi del
card. Lavigerie, le quattro
suore, tanto per
incominciare, animeranno il
Centro catechistico della
Diocesi.

1.9 Page 9

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_ PASTORALE GIOVANILE_ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _~ _
1985
Anno internazionale
dei giovani
, SETTEMBRE 1985 · 9
e RONACHE DI FESTA
E DI IMPEGNO
Eorganizzazione
di feste giovanili
in molte Ispettorie
salesiane d'Italia.
wro significato
e prospettive.
Giovani In festa
a La Spezia
1985. Anno Internazio-
nale dei giovani. Messaggio del Pa-
pa per un cammino dei giovani ver-
so una civiltà segnata dalJa pace. In-
vito del Rettor Maggiore dei Sale-
siani don Egidio Viganò, a riscopri-
re la dimensione giovanile delJe
«beatitudini» evangeliche. Sono
stati gli sùmoli che hanno scosso il
gran corpo delle aggregazioni gio-
vanili raccolte attorno alle opere
educative salesiane d'Italia. Un'e-
splosione di vitalità inconsueta,
contagiosa, imprevedibile. Ma cari-
ca di quelJa forza di speranza di cui
solo i giovani possono essere porta-
tori e eh.e sanno esprimere con vigo-
re, fantasia, trabordante entusia-
smo. Tutta l'Italia salesiana è stata
attraversata da un brivido di vitalità
che ha visto i giovani protagonisti di
« feste» attraverso le quali si è gri-
dato forte il bisogno di pace, di giu-
stizia, di impegno personale e col-
lettivo per l'uomo e, insieme, la
gioia di sapersi già parte di un even-
to che sta trasformando la storia: la
Pasqua di Cristo. Per la prima volta
il bisogno biologico di festa dell'or-
ganismo giovanile si è elevato ad
esprimersi come elemento di impe-
gno umano e di spiritualjtà e ha su-
perato i limiti dei «cortili» salesiani
per diventare manifestazione di
«piazza», ricca di forza provocato-
ria, di fascino convincente, di stra-
ripante esaltazione delJa vita e dei
suoi valori più profondi.
Per la prima volta gruppi giova-

1.10 Page 10

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10 · l SETTEMBRE 1985
nili, spesso timidi e riservati, hanno
provato a «esporsi» mostrando ca-
pacità di aggregazione, forza di
coinvolgimento, risorse di creatività
e comunicabilità troppo a lungo
contenute e represse perché manca-
va l'occasione di esprimerle. La
scintilla è brillata in questo fortuna-
to 1985. Ed è dilagato l'entusiasmo
dei giovani. Sostenuto e guidato
dall'attenzione educativa di salesia-
ni, di FMA (le suore salesiane «Fi-
glie di Maria Ausiliatrice») e di altri
membri della Famiglia Salesiana (ex
allievi, cooperatori, volontarie,
ecc.), un insolito movimento di gio-
vani salesiani ba raggiunto le ribalte
deUe grandi città estendendosi in
modo capillare e penetrante. Si è
avuta la sensazione di una epidemia
misteriosa che ha progressivamente
contagiato tutte le Ispettorie espri-
mendo qua e là punte particolar-
mente efficaci di sensibilità.
È difficile ritessere la multiforme
trama delle varie manifestazioni per
offrirne un quadro sufficientemente
completo. Più praticabile sembra la
via di raccogliere alcune esperienze
più significative che si sono svolte a
raggio ispettoriale e in cui sono più
evidenti linee di tendenza che po-
tranno avere sbocchi più interessan-
ti nei prossimi anni, soprattutto in
occasione delle celebrazioni per il
Centenario della morte di don un ricco fascicolo contenente una
Bosco.
proposta di volontariato salesiano,
Lo star1er nella catena deUe «fe- dalla conversazione introdotta dal
ste» giovanili è toccato ai gruppi Presidente nazionale del Mo.V. r.,
presenti nell' lspettoria S. Marco Luciano Tavazza, e dalla parola in-
(Veneta Est) che già da sette anni è coraggiante del Vescovo di Porde-
solita celebrare la ({festa di d. Bo- none. li resto della giornata ha visto
sco» (in Gennaio) con un incontro la vivacità dei giovani farsi protago-
dei gruppi giovanili presso le varie nista di una marcia di pace per le vie
case dell'Ispettoria. Quest'anno la principali della città e di un << reci-
celebrazione è venuta a coincidere tal » proposto dalla Corale Don Bo-
con il 70° della presenza salesiana in sco di Pordenone. L'entusiasmo
Pordenone ed è in questa città che contagioso dei giovani ha premiato
gli organizzatori hanno fatto con- la fatica organizzativa sostenuta
fluire un consistente numero di gio- dalla felice collaborazione dei sale-
vani, legati agli ambienti salesiani, siani e delle Figlie di Maria Ausilia-
per celebrare la «festa». Il Pala- trice e dei loro giovani più vivaci. È
sport di Pordenone ha così ospitato stata anche una esperienza che ha
oltre 4000 giovani che hanno dato avuto riflessi positivi sulla chiesa lo-
vita a un significativo momento ce- cale, divenendo occasione di stimo-
lebrativo del cammino formativo lo per la pastorale giovanile della
che copre tutto l'arco dell'anno at- diocesi e assurgendo a punto di rife-
traverso l'esperienza educativa dei rimento per l'episcopato locale che
gruppi. «Beati i giovani» è stato lo ha voluto fare propria l'iniziativa
slogan della festa che si è precisata incoraggiandola per i prossimi anni.
nel sottotitolo: «/ giovani portatori Anche nell'lspettoria S. Zeno
di beatitudine nella scelta del volan- (Veneta Ovest) il mese di marzo ha
tariato». I giovani convenuti, già accolto una manifestazione corale
precedentemente preparati per la ri- dei giovani dei vari ambienti salesia-
flessione sul tema dell'incontro, so- ni che, all'insegna dello slogan
no stati ulteriormente stimolati da « Giovani in festa per un cammino
La Spezia, Un gruppo si
I
esibisce in palestra sul tema:
«Per noi la pace è come...~
di riconciliazione>>, hanno manife-
stato il gusto di ritrovarsi insieme,
di percepirsi comunità che cresce.
La «festa», nella parte iniziale, è
stata caratterizzata da un ricco con-
fronto di idee su problematiche che
suscitano tensione e ricerca appas-
sionata tra i giovani quali il proble-
ma del lavoro, del volontariato, del-
la pace, della giustizia, della scuola,
della politica, dell'impegno missio-
nario e della presenza nella Chiesa.
Ha introdotto il confronto tra i di-
versi gruppi un intervento del prof.
Antonino Zichichi sul tema «Edu-
cazione alla pace» . L'espressione
. più ricca e completa delle riflessioni
dei giovani sono confluite in una
Mostra allestita nel palazzetto dello
sport di Schio che ha accolto più di
1.800 giovani, coordinati dalla bril-
lante iniziativa animatrice di un
consistente gruppo di obiettori di
coscienza impegnati presso le opere
salesiane del Veneto e dal gruppo
«ATL» (Animatori Tempo Libero:
un gruppo di circa duecento giovani
che frequentano un biennio di ani-
mazione). La giornata ha sviluppa-
to, poi, la dimensione della festa at-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - - - - --s/J-
traverso esecuzioni musicali di un
consistente complesso musicale lo-
cale, attraverso la proposta di un re-
cital («Amico è... ») del gruppo Gex
di Trento e soprattutto attraverso la
significativa presenza del complesso
« Voci del Sud», formato dai figli di
immigrati residenti in Germania a
Gummersbach. Le loro tarantelle e i
loro canti hanno fatto percepire che
non hanno senso per i giovani bar-
riere razziali o culturali e che è pos-
sibile e bello condividere come ric-
chezza la diversità di usanze, di
espressioni culturali, di valori uma-
ni locali. Il momento più intenso e
significativo è stato nel corso della
Celebrazione Eucaristica quando,
durante l'atto penitenziale, per sot-
toUneare i motivi della pace e della
riconciliazione, alcuni giovani han-
no espresso le loro personali espe-
rienze.
Emozione ha suscitato la testimo-
nianza di un giovane che ha voluto
affrontare il servizio civile, di una
coppia di giovani sposi che ha scelto
il volontariato missionario e, infine,
di una ragazza che ha reso pubblica
la sua chiamata alla vita religiosa.
La presenza, inoltre, del Regionale
d. Bosoni e del nuovo ispettore d.
Fedrigotti ha connotato ulterior-
mente il richiamo al respiro salesia-
no della manifestazione. La positi-
va riuscita nell'organizzazione, do-
vuta alla capacità di collaborazione
tra salesiani ed FMA, fa già proget-
tare una ipotetica «operazione
QUADRIFOGLIO» in vista del
Centenario di d. Bosco: occasione,
cioè, di una grande manifestazione
giovanile che vedrebbe in stretta
collaborazione le quattro sedi ispet-
toriali FMA e SDB. Un «Veneto in
festa» che l'esperienza riuscita di
questo 1985 fa sperare ricco di pre-
senza giovanile e stimolo a un rin-
novato impegno gioioso dei giovani
ad approfondire la spiritualità sale-
siana.
Borgomanero, in provincia di
Novara, è stato sede della giornata
festiva di quasi un migliaio di giova-
ni dell'lspettoria novarese, radunati
col manifesto di «Siamo genie di
festa».
Per questa ispettoria è stata la
prima esperienza di una manifesta-
zione che ha voluto concentrare gio-
vani di diversa provenienza per of-
frire loro l'occasione di esprimersi
attorno al tema delle « Beatitudini»
viste, attraverso il lavoro dei grup-
pi, nelle sue possibilità di comunica-
zione (per mezzo di un personaggio,
per mezzo dell'Eucarestia, del gioco
e della musica e per mezzo dello
spettacolo). L'impostazione temati-
ca è stata offerta dall'intervento
dell'on. Oscar Scalfaro, Ministro
degli interni. I momenti successivi
della festa sono stati vivacizzati dal-
la presenza di Bano Ferrari, ormai
noto nella sua attività di clown, e
dall 'encusiasmante complesso musi-
cale di Asti, la « AT Jazz Big
Band».
ln coincidenza con la celebrazio-
ne festosa della comunità ispettoria-
le, i cortili di Valdocco a Torino si
sono animati della presenza di oltre
500 giovani che, tra giochi, bans,
danze, interventi di espressione,
hanno voluto tradurre il ~ignificato
più vero dello slogan della giornata:
«Insieme nella gioia, protagonisti
del futuro». La giornata, vissuta
con una carica di emozione gioiosa
affascinante, ha voluto trovare una
traccia di continuità in una iniziati-
va benefica cui i giovani si sono im-
pegnati per realilzare, con le loro
fatiche e le loro rinunce, un proget-
to di pronta accoglienza per giovani
in difficoltà.
Addirittura due giorni è durata la
festa dei giovani della Lombardia e
dell'Emilia confluiti ad Arese (Mi-
lano) il 4 e il 5 maggio. Un tendo ne
I SETTEMBRE 1985 11
da circo ha accolto più di miUe gio-
vani salutati da messaggi del Papa,
del Rettor Maggiore e del Card.
Martini. Soprattutto la parola del
Cardinale ha suscitato pmozione
quando ha concluso: « Io ho tanta
fiducia in voi» dopo aver augurato
ai giovani: «La vostra fede sia for-
te, gioiosa, operosa. Solo così po-
trete seminare intorno a voi i valori
di solidarietà, fratellanza, dignità
della persona umana, superamento
di ogni discriminazione, servizio
della giustizia, costruzione della pa-
ce». Il gesto più significativo del-
l'accoglienza da parte delJa comuni-
giovaniJe di Arese è stato l'impe-
gno a trovare ospitalità per la cena e
il pernottamento presso famiglie
della parrocchia per più di 700 gio-
vani. Un vero gesto di solidarietà e
di capacità di fraternizzare che ha
toccato profondamente tutti i parte-
cipanti alla festa.
La serata è stata caratterizzata da
intenso spirito di comunione, spri-
gionatosi attorno a un gigantesco
falò, ricco di canti e di momenti
espressivi. li giorno successivo, la
massa dei giovani si è suddivisa in
una ventina di gruppi che, partendo
da diversi punti della cittadina lom-
barda, attraverso materiali di recu-
pero hanno costrl.Ùlo «insieme» un
segno allusivo alla «città salesiana»
da offrire nel corso deLl'Eucaristia.
Altre iniziative espressive e creati-
ve sono state oggetto di vivo interes-
se dei giovani che si sono sbizzarrii i
riempiendo di colore oltre 60 metri
di muro di cinta dell'Oratorio dise-

2.2 Page 12

▲back to top


12 · r SETTEMBRE 1985
gnandovi murales sui temi della pa-
ce, del volontariato, dell'impegno
per la giustizia.
Materia di riflessione e occasione
di responsabilizzazione sono scatu-
rite anche dalla Mostra allestita dai
gruppi giovanili di Sondrio, Nave,
Sesto S. Giovanni, Amici del Sida-
mo, ecc.
Il martellare insistente del motore
di un elicottero che sorvolava il luo-
go del raduno attirava l'attenzione
verso una pioggia di messaggi che
Lentamente ondeggiavano verso ter-
ra. Le brevi frasi stampate sui vo-
lantini suonavano come richiamo
alla fiducia dei giovani, come spe-
ranza per un mondo nuovo, come
apprezzamento della Chiesa per i
giovani di buona volontà. Ma il te-
ma ricorrente nella festa è stato
« Una vita per la missione, una mis-
sione per la vita», tema arricchito
dalla testimonianza di d. Elio Bono-
mi, missionario in Etiopia e dalla
Celebrazione Eucaristica, accurata-
mente preparata dai giovani e nella
quale l'idea della missione è statari-
presa, approfondita e fatta preghie-
ra. ll momento più emozionante è
stato alla conclusione dell'Eucari-
stia quando venne data notizia di
una prossima entrata in noviziato
(per vivere la vocazione religiosa) di
due giovani del Centro Giovanile di
Arese presenti alla festa in qualità
di animatori. Un lungo e caloroso
applauso è esploso spontaneo e in-
I Caltanissetta, Giovani in
festa nel cortile salesiano. Si
eseguono canti e danze
folkloristiche (14/4/1985)
frenabile facendo vibrare la grande
tenda di una intensa partecipazione,
segno di gioia e di condivisione. Tra
i numerosissimi salesiani e FMA
presenti, uno di essi ha scritto: « Ho
provato la gioia di essere salesiano.
Ho visto e toccato con mano e con
cuore una Larga comunione di mez-
zi, ambienti, aiuti, gesti, canti, af-
fetti. Mi sono accorto che la Festa
aveva un'anima tutta familiare, un
cuore oratoriano. È stata un dono
dello Spirito ai nostri ragazzi e cre-
do sia un avvenimento di grazia per
la Parrocchia di Arese».
In Liguria, La cittadina di La Spe-
zia è stata lo scenario entro cui si è
celebrata la Festa dei giovani prove-
nienti da varie comunità salesiane
della Toscana e della Liguria.
Presso il Centro Giovanile sale-
siano del Canaletto, il gruppo Scout
si è prodigato per l'accoglienza e
per allestire i due luoghi di incontro
(teatro e palestra) dove i-vari gruppi
in arrivo, divisi per età, avrebbero
presentato con grande varietà
espressiva il risultato delle loro ri-
flessioni sulla pace secondo uno
schema di lavoro assegnato mesi
prima (il tema da sviluppare era:
«Per noi la pace è come... »). La
maggioranza dei partecipanti era
costituita da giovani che già da di-
versi mesi si incontravano per pro-
seguire un itinerario formativo av-
viato in occasione di Campi scuola
estivi. Questa base di conoscenza e
di uniformità di metodo di lavoro
ha favorito J'incontro. Palestra e
teatro sono risuonati per tutta la
mattinata della fantasia creativa,
della vivacità espressiva dei giovani
e dalla grande voglia di gridare can-
ti di pace, sostenuti dal complesso
musicale «Anawim» di Scandicci
(Firenze). Nell'Eucaristia, momen-
to centrale della giornata, I'inter-
vento del nuovo ispettore, d. Libe-
ratore Pasquale, ha richiamato il
programma di santità voluto e rea-
lizzato da Domenico Savio, con un
insistente riferimento al significato
educativo della «festa» e al tema
che caratterizzava la giornata: «I
giovani e fa pace camminano insie-
me». Nel pomeriggio, una lunga co-
da di giovani dai foulards variopin-
ti, con striscioni e palloncini, è sfila-
ta verso il centro della città per alle-
stire un grande cerchio nella piazza
principale, Piazza Europa. Qui, co-
me segno di amicizia e di capacità di
fraternizzazione, il grande cerchio
si è ulteriormente allargato ad acco-
gliere un gruppo altrettanto nutrito
di giovani dell'Azione Cattolica lo-
cale, richiamati anch'essi dal biso-
gno di gridare insieme l'impegno
per la pace e per una civiltà futura
arricchita dalle potenzialità giovani-
li. Questo gruppo di quasi duemila
giovani si è trovato poi accolto dal
saluto del vescovo che, nella moder-
na cattedrale spezzina, ha ricalcato
il dovere per i giovani di farsi co-
struttori di pace, portatori di spe-
ranza, gioiosi missionari della forza
di vita che scaturisce dal Vangelo di
Cristo. Un ondeggiare variopinto di
fouJards sulla grande massa giova-
nile ha accompagnato il canto di sa-
luto ritmato a pieni polmoni suJle
note e le parole di « Resurrezione».
Sul versante Adriatico, l'incontro
dei giovani ad Ancona ha assunto
più l'aspetto di un convegno che
non quello chiassoso della festa.
Anche se non è mancato il momen-
to di fantasia e di vivacità espressiva
con il recital «Cristo, uomo nuovo»
presentato da gruppi giovanili pro-
venienti dalle diverse opere salesia-
ne dell'ispettoria. Ma il cuore della
giornata è stato l'impegno dei gio-

2.3 Page 13

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-----------#-
vani, divisi in 18 consistenti gruppi
di lavoro, a riformulare in termini
giovanili le «Beatitudini», ripresen-
tate, poi, con varietà di modalità
espressive nel corso della Celebra-
zione Eucaristica che ha concluso
l'incontro .
Una plumbea giornata d'aprile
non ha frenato l'entusiasmo dei
4000 giovani che da tutta la Sicilia si
sono riuniti in Piazza della Repub-
blica a Caltanisetta per procedere,
con una marcia di oltre due chilo-
metri, verso la Cattedrale. Sotto gli
sguardi ancora pigri della gente che
andava aumentando ai bordi del
lungo viale scorrevano insistenti e
multiformi i segni delle attese dei
giovani: la pace, la vita, la speran-
za, la giovinezza.
Durante la celebrazione dell'Eu-
caristia, presieduta dal vescovo del-
la città, mons. Garsia, i giovani
hanno accolto il messaggio dì pace
del Padre Bachelet, protagonista di
storie di perdono, di amore e di ri-
conciliazione vissute da reclusi e ter-
roristi «pentiti».
Nel seguito della giornata è esplo-
sa la vivacità schietta dei giovani
della Sicilia.
Dal palco si sono diffuse le note
del complesso giovanile di Palermo
che ha creato un'atmosfera di pro-
fonda comunione tra i partecipanti.
Sul palco i vari gruppi si sono avvi-
cendati con danze folcloristiche,
canti, sketches. Il momento più sen-
tito è stato quando il fragore della
musica si è attenuato per lasciare
spazio alla testimonianza di alcuni
giovani che hanno voluto presenta-
re la loro decisione di trascorrere
un'intera vacanza in Madagascar a
servizio dei più poveri e quando don
Velia e Madre Concetta riferirono
la loro esperienza missionaria.
Una lunga catena di mani ha le-
gato nell'ultimo canto i quattromila
giovani quasi a significare che, pur
Cagliari, Giovani in festa In
teatro
1 SETTEMBRE 1985 · 13
salutandosi e ritornando ciascuno
nel proprio ambiente, qualcosa
avrebbe continuato a tenerli uniti:
una forza interiore non smorzata
dalle distanze.
Perfetta sintonia con i motivi di
speranza, fondati sulla possibilità
della pace, espressi dai giovani di
Caltanisetta, si è riscontrata nella
festa organizzata in Giugno a Ca-
gliari presso l'Oratorio Salesiano di
S. Paolo. Perfino i motivi grafici
dei manifesti evidenziano l'affinità.
Segno, forse inconsapevole, di una
profonda comunione di sentimenti,
di attese, di aspirazioni che legano i
giovani richiamati negli ambienti di
d. Bosco a fare esperienza di cresci-
ta personale e comunitaria, aperti
alle sensibilità più profonde dei loro
coetanei.
Poco meno di un migliaio di gio-
vani hanno vissuto a Cagliari la pri-
ma esperienza di «festa » giovanile
ispettoriale, promossa con la colla-
borazione di salesiani e FMA.
La giornata voleva essere un'oc-
casione per maturare il senso della
pace, il bisogno della fraternità e
della condivisione, il valore forma-
tivo della «festa» come segno della
gioia che nasce da una forte espe-
rienza pasquale. È stata soprattutto
l'Eucaristia che ha fatto percepire
queste realtà profonde fin dall'ini-
zio della celebrazione, vissuta come
accoglienza riconoscente dei vari

2.4 Page 14

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14 · l SETTEMBRE 1985
gruppi presenti alla festa. L'intensa
partecipazione alla Messa ha avuto
un prolungamento nella sfilala per
le vie di Cagliari. L'opera di Selar-
gius è stato il luogo successivo di
fraternità e di festa condivisa tra
canti, testimonianze (ha particolar-
mente colpito quella di d. Boscò,
missionario africano, di sr. Extrel-
la, suora filippina, del sig. Arturo
che opera ad Arese e quella di una
giovane coppia impegnata nel vo-
lontariato). Una grande carica di
entusiasmo ha accompagnato i gio-
vani fino al momento del loro com-
miato. Premessa per preparare nuo-
ve esperienze di « festa» che maturi-
no ulteriormente al valore della co-
munione, della condivisione, del
senso di appartenenza con l'entusia-
smo e l'ottimismo caratteristici del-
la scuola di don Bosco.
Il panorama non è completo e ti-
rannia di spazio non consente ulte-
riori testimonianze. Ma già questa
rapida carrellata offre l'immagine
suggestiva di un nuovo bisogno di
aggregazione festosa che ha scosso
il mondo giovanile salesiano. li fe-
nomeno, abbastanza inconsueto,
spinge alla ri nessione. I giovani
esprimono un bisogno di apparte-
nenza più ampia, allargata, insoddi-
sfatta di rimanere repressa nel pic-
colo rettangolo di vita quotidiana.
Per i giovani anche il numero ha la
sua forza affascinante. C'è evidente
il desiderio di essere protagonisti nel
coinvolgere e farsi coinvolgere da
gruppi diversi presenti nel territo-
rio. C'è volontà di collaborazione
che, nelle feste citate, si è ampia-
mente espressa nella partecipazione
interessata di vescovi, personalità
del mondo politico, operatori pa-
storali delle diocesi. C'è volontà di
non ridurre la festa a esteriorità su-
perficiale, ma caricarla di valori
propositivi che stimolano i giovani
stessi a motivare meglio la propria
capacità di estensione. Le « feste»
sono state, inoltre, banco di prova
di notevoli capacità organizzative
dei giovani, di abilità e disponibilità
eccezionali di volontari, impegnati
nel servizio civile presso opere sale-
siane. Sono state il segno di una
nuova capacità giovanile di lasciarsi
provocare, di riappropriarsi, di as-
sumere e approfondire messaggi im-
pegnativi di documenti ecclesiali
FESTA DEI GIOVANI
CALTANISSETTA,14 APRILE 1985
1985 Anno Internazionale della Gioventù
CNOS - CIOFS Regione Veneto
g\\ovan/
\\ftfE.1111
ASSOCIAZIONISMO
GIO\\IANILE SALESw«>
- Vari tipi di adesivi
(messaggio del papa, lettera del pa-
pa ai giovani, strenna del Rettor
Maggiore, convegno sulla riconci-
liazione), tradizionalmente estranei
al! 'interesse dei giovani. Altro ele-
mento positivo che emerge è l'espe-
rienza riuscita di collaborazione al-
i'interno della Famiglia Salesiana
che, sul terreno del concreto, ha
trovato una strada praticabile di in-
tesa, di dialogo e di più sincera fra-
ternizzazione.
Contemporaneamente questo fe-
nomeno ha evidenziato un tratto ca-
ratteristico della spiritualità salesia-
na, che è spiritualità della festa. «Si
dia ampia libertà di saltare, correre,
schiamazzare apiacimenlo...» esor-
diva don Bosco nel s uo «Sistema
preventivo» e ampliava i riferimenti
facendo riconoscere i cortili come i
luoghi di fondazione educativa dei
giovani per affermare che la vita è
valore offerto da Dio, che la gioia è
dimensione essenziale di chi fa espe-
rienza pasquale, che la fede non è
musoneria o tristezza, ma felicità
nel dono e impegno ricco di sorriso.
La passione per la vita, il desiderio
di allargare il giro della festa, l'im-
pegno a far si che nessuno venga
escluso dalle occasioni di esprimere
la gioia di appartenere a «cieli nuo-
vi e terra nuova» costituiscono i
motivi spirituali tipici che stanno al-
la radice della «santità salesiana».
È la lezione impartita da don Bosco
a un suo allievo: Domenico Savio.
Le feste dei giovani hanno costretto
a fare nuovamente i conti con que-
sta dimensione della spiritualità
salesiana.
Ha scritto Moltmann: «Solo per
chi è capace di essere contento, le
proprie e altrui sofferenze divengo-
no dolore. Là dove si èfatto sentire
il soffio della libertà cominciano a
far male le catene». La festa, quin-
di, non riduce l'impegno. Al con-
trario lo amplifica. Ed è sintomati-
co che proprio nel cuore delle feste
celebrate quest'anno dalla gioventù
salesiana si è alzata la voce sicura e
promettente di quanti hanno dichia-
rato di offrire la propria vita come
servizio volontario per la giustizia,
per la pace, per una civiltà di
amore.
Pierdante Giordano

2.5 Page 15

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# _ _ PROTAGONISTI _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Don Luigi Ricceri
L E CONVINZIONI
E LE SPERANZE
DI UNA VITA
I ricordi salesiani del sesto successore
di Don Bosco in una intervista realizzata
in occasione del 60° anniversario
della sua ordinazione sacerdotale.
Due grandi amici: Paolo VI e
Don Luigi Rlccerl
I SETTEMBFIE 19'15 15
[I 19 settembre 1925
don Lujgi Ricceri è stato ordinato
sacerdote a San Gregorio di Ca-
tania.
Sessant'anni di sacerdozio rap-
presentano già di per se stesso un
avvenimento. Se poi a celebrarli è
don Luigi Ricceri allora il parlarne
per noi del Bollettino Salesiano di-
venta un fatto di famiglia. Lo fac-
ciamo da giornalisti e con il più tra-
dizionale dei modi: )'jntervista. Lo
facciamo ancora con semplicità e
ringraziando anche noi il Signore
per questo dono. Per quanti non lo
conoscono ecco un breve profilo
che manca, ovviamente, di tutto o
quasi ma che serve a fissare nel tem-
po la personalità di questo beneme-
rito saJes.iano.
Siciliano di Mineo (Catania) dove
è nato 1'8 maggio 1901, don Ricceri
è stato Rettor Maggiore della Con-
gregazione Salesiana daJ 1965 al
1977. Prima di succedere a don Re-
nato Ziggiotti, dal 1953, aveva di-
retto come consigliere generale
l'ampio settore della stampa e dei
Cooperatori salesiani. Ancora pre-
cedentememe era stato ispettore a
Torino e a Milano dopo aver diretto
case salesiane a Palermo, Messina,
Novara, Milano. Tenace organizza-
tore ed appassionato salesiano, il

2.6 Page 16

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16 · 1 SETTEMBRE 1985
Rettor Maggiore emerito ha vissuto
in prima persona gli anni ricchi cli
speranza del Concilio Vaticano II
unitamente agli anni della crisi e del
piombo: affrontò i problemi con
decisione e amore.
«Per governare - ha detto nel
1965 - occorre cuore. È stato scrit-
to che la carità completa, nell'uomo
di governo, la prudenza e la
fermezza».
Appena eletto nello stesso anno,
all'assemblea dei suoi elettori di-
chiarava: «Avanti con Don Bosco,
vivo, oggi, per rispondere alle esi-
genze del nostro tempo e alle attese
della Chiesa». È stato di parola.
Ora vive a Roma presso le Cata-
combe cli San Callisto affidate alla
custodia e alla cura dei Figli cli San
Giovanni Bosco.
Stessa tensione ideale, stessa luci-
dità organizzativa, la resistenza fisi-
ca di un ottantenne una volta lotta-
tore. È lieto ed è sereno.
VISTO DA VICINO O QUASI-
Don Silvio Silvano è stato
segretario di don Luigi Ricceri per
molti anni. Gli abbiamo chiesto di
ricordare qualcosa.
12 luglio 1963, Torino, nell'ufficio
dell'allora Consigliere per i Coope-
n ratori salesiani, Don Luigi Ricceri.
- Dunque. Vieni o non vieni?
decidi? Sono alla ricerca di un se-
gretario perché Don Archentì è ora
alquanto cagionevole di salute.
- E va bene! È la terza volta
che mi fa quest'invito: eccomi! Pro-
verò a venire a fare il segretario do-
po venticinque anni - tutti bellissi-
mi, dedicati all'insegnamento:
quindici dei quali come catechista,
con gli annessi di musica, teatro,
compagnie religiose, sport, ecc.
Terminati gli esami di riparazione,
a settembre sarò qui.
E cosl, nella festa dell'apostolo
ed evangelista che lasciò il telonio,
sono arrivato a Valdocco per pren-
dere possesso dell'ufficio di segre-
tario di Don Ricceri.
Due anni dopo, il 27 aprile Don
Ricceri è eletto Rettor Maggiore.
Gli presento le felicitazioni, forse
buon ultimo dei salesiani presenti
al P.A.S., che era stato inaugurato
aprendo le porte al Capitolo gene--
raie 19°, e aggiungo:
- Guardi non ho ancora messo
radici come segretario, quindi Lei è
libero di scegliersi un altro. La ri-
sposta è rimasta di là da venire.
Ho continuato, perciò, la vita di
segretario. Sono trascorsi altri do-
dici anni, belli (quasi) come quelli
passati tra i ragazzi, che non ero
ancora riuscito a dimenticare insie-
me ai compiti da correggere, alle
lezioni da preparare, ai voti da as-
segnare: il profumo di quei tempi
era ancora Intenso.
Non ho neppure avuto il... tempo
di riandare a quel: «che cosa vieni
a fare?», non troppo incoraggiante
rivoltomi dal direttore di Valdocco,
scandito come il rintocco di un
bronzo al mio arrivo perché la corri-
spondenza, le lettere per gli Atti del
Consiglio Superiore da battere a
macchina una, due, talora anche
tre volte, non è che mi lasciassero
del tempo libero. E poi, l'accompa•
gnamento nei viaggi, e altre cose,
e cosette. Spuntò il 15 dicembre
1977, data in cui fu eletto D. Egidio
Viganò. Qualche giorno dopo, l'an•
tivigilia di Natale, se ben ricordo,
mi viene a trovare nel solito ufficio
Don Ricceri, e - sedutosi - mi
abborda:
- Ti ricordi quattordici anni fa?
- Altro che!
- Sono volati questi quattordici
anni. ..
- Eh, sl! 5110 giorni, più i tre
degli anni bisestili...
- Quanti ricor-dil E quanto
lavoro!
- Questo Lei non me lo ha mai
lasciato mancare...
Sl, perché Lei ha sempre cercato
di vivere alla lettera quello che Don
Molti auguri, dunque, don
Ricceri!
D. Come ricorda l'anno della
sua ordinazione sacerdotale?
R. Ricordo molto bene che era-
vamo pochissimi e ci preparammo
all'ordinazione con un corso di
esercizi spirituali. Del resto in que-
gli anni la Congregazione si doveva
ancora riprendere per le enormi per-
dite subite durante la guerra del
1915-18.
Non esistevano studentati veri e
propri. Ci si preparava a piccoli
gruppi ricevendo lezioni nelle varie
materie da alcuni confratelli molto
preparati; spesso fra lorò c'era an-
che il direttore della Casa. Era un
tempo dj ricostruzione. In Italia si
era avviato lo studentato di Fogliz-
zo e poi di Torino-Crocetta mentre
quello cli San Gregorio cli Catania si
sarebbe realizzato negli anni 30; più
tardi con autorevolezza sarebbe na-
to anche quello di Messina.
D. Quali salesiani le furono mae-
stri in quegli anni?
R. Mi è difficjJe enumerarli tutti:
proverò ad indicare alcuni soprat-
tutto nella mia prima giovinezza.
Anzitutto il mio maestro cli novi-
ziato; era anche direttore: don Luigi
Terrone. Piemontese cli Trino Ver-
cellese, piccolo di statura, aveva un
temperamento vivace e quasi da me-
ridionale; molto intelligente, sale-
sianissimo: era anche santamente
furbo. Del resto questa è stata an-
che una virtù cli Don Bosco: i santi
non è detto che debbano essere per
questo sempliciotti. Don Terrone è
stato l'uomo della mia prima for-
mazione.
Con lui, don Mathias, divenuto
poi arcivescovo di Madras in India.
Era un parigino trapiantato prima

2.7 Page 17

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-----------#1-
I SETTEMBRE 1985 17
I D. Luigi Alccerl ed Il suo
segretarlo Don SIivio SIivano
Il giorno dell'lntervlsta. Come
al vecchi tempi...
Bosco ci ha lasciato nella pagine
da lui scritte nel settembre 1884.
Le ultime righe recitano: •Quando
avverrà che un Salesiano soccom-
ba e cessi di vivere lavorando per
le anime, allora direte che la nostra
Congregazione ha riportato un
gran trionfo e sopra di essa discen-
deranno copiose le benedizioni del
cielo (MB XVII, 273).
Le ha Imparate a memoria da
giovane, magari l'anno di novizia-
to, quelle parole?
E poi, man mano che scorrevano
i giorni che vivevo accanto a Lei,
mi convincevo sempre più che Lei
faceva sue le parole di Don Bosco:
•lddio mi ha fatto la grazia che il la-
voro e la fatica, Invece di essermi
di peso, mi riuscissero sempre di
ricreazione e di sollievo" (MB IV,
212).
Ricorda la domanda che poneva
a me Don Scrivo quando veniva a
prelevarci di ritorno dai viaggi?
- Cosa chiedeva?
- Chissà quante belle cose hai
fatto vedere a Don Rlcceril
- Lei crede? Le giornate dove
arriva lui hanno sempre lo stesso
orario: riunione, conferenza, con-
celebrazione prima del pranzo, poi
ancora riunione, conferenza, cena,
e magari una... discreta buona not-
te di... di un'ora e quarantacinque
minuti. Non resta certamente nep-
pure il tempo di pensare a una
qualche ora di sano turismo.
- Via, non esageriamo...
- Non esagero! Le porto un
esempio. Siamo arrivati in Cile,
provenienti da Lima alle 14,30 del
tal giorno, con tre ore di ritardo.
Pranzo con la comunità della casa
che ci riceveva, poi conferenza ai
direttori, raduno con I consiglieri
ispettoriali, incontro con gli studen-
ti di teologia, concelebrazione in
un'altra casa, visita e conferenza
alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ce-
na nella casa di S. Em. Il card. Sii·
va; e alle 24,30 ci hanno portali a
dormire non ricordo dove. Levata
alle ore quattro perché si doveva
essere all'aeroporto alle 5,30 per
raggiungere Buenos Aires. Erava-
mo stati a Santiago del Cile, ma chi
l'aveva vista?
- Insomma, con tutto questo,
interviene Don Ricceri, tu vorresti
Insinuare che lo sono stato un da-
tore di lavoro un po', come dire?
esagerato!
- Affatto! Intendo solo chiarire
che - quale Don Bosco VII - Lei
ml ha dato pane e lavoro: ora mi
prometta che si interesserà anche
per farmi avere a suo tempo il para-
diso.
- Come sarebbe a dire?
- Nella sua... prossima Messa
giubilare di diaman1e interceda
perché, come ho condiviso con Lei
gioie e preoccupazioni, possa an-
che sforzarmi di guadagnarmi un
pezzo di paradiso, se non proprio
accanto a Lei, almeno non troppo
lontano.
- Concesso! Uno dei miei me-
mentì speciali sarà per te, secondo
la tua richiesta.
Grazie4 E auguri anche per la
Messa giubilare di platino!
Silvio Silvano
in Tunisia e quindi in Sicilia dove
apprese il dialetto siciliano in modo
quasi perfetto: aveva un grande sen-
so di apertura, creatività e una sale-
sianità a prova di bomba. Di era
solito dire: <<Mi sento salesiano dal-
la cima dei capelli alla punta deUe
scarpe».
Don Mathias fu mio insegnante e
catechista, ma più che altro incise
molto su di me col suo «fare».
Ci sono poi tre persone che non
posso dimenticare: don Paolo Scel-
si, don Francesco Platania e don
Domenico Ercolini. Il primo lo
chiamavamo «il santo». Ed era ve-
ramente uomo di Dio. Di lui diret-
tore ricordo soprattutto gli incontri
personali, utilissimi, e quelli setti-
manali da lui riservati a noi giovani
salesiani: pedagogja, salesianità ed
allegria, in quell'ora si fondevano
ridonandoci rinnovate energie per
la nuova settimana.
Il secondo, don Platania, fu mio
consigliere scolastico: una persona-
lità d'eccezione. Otteneva la disci-
plina senza alcuno sforzo, e non era
affatto un orso o un castigamatti.
Di ricca e varia cultura, totalizzava
da 24 a 28 ore di scuola insegnando
le materie più svariate. Si spense
lentamente per un male allora incu-
rabile, la tubercolosi. A noi giova-
ni, che egli seguiva con particolare
cura, lasciò un esempio indelebile di
gran lavoratore con un forte senso
del dovere, quello che - secondo
Don Bosco - è la base e l'espressio-
ne di ogni vera pietà.
Mi parrebbe vera ingratitudine
non dire una parola su Don Ercoli-
ni, il «nonnino» come presto inco-
minciammo a chiamarlo.
Toscano, dopo aver vissuto il cli-
ma degli anni di Don Bosco e dei
grandi nostri Padri ad Alassio, Val-
docco, Foglizzo, venne trapiantato

2.8 Page 18

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18 · I SETTEMBRE 1985
in Sicilia nel 1897 per aprire la Casa
di Gela. Rimase nell'isola lavoran-
do senza sosta per tutta la sua lunga .
esistenza sino alla morte. Carico di
un bagaglio di cultura umanistica,
teologica e spirituale sempre aggior-
nato. Era un magnifico docente che
sapeva trasfondere in noi il suo
grande amore allo studio.
Ma ancora più efficace riuscì co-
me maestro di spirito: confessore.
La sua profonda e varia cultura
ascetica e spirituale sapeva tradurla
in moneta spicciola per noi, giova-
nissimi, adattandosi alla nostra im-
maturità e inesperienza e portando-
ci sul nostro concreto, senza indu-
giare in vaghe e pie raccomanda-
zioni.
Evidentemente la forza e l'effica-
cia della sua azione veramente for-
mativa proveniva dal suo essere,
dalla sua vita, dalla sua testimo-
Itianza di salesianità vissuta in una
integralità che la rendeva simpatica
perché rivestita di semplicità e di
gioia; non per nulla il suo sorriso di
settantenne era limpido come quello
di un fanciullo.
Tutti questi uomini, ognuno con
le sue peculiarità, per me sono stati
anzitutto maestri di vita, con quella
loro testimonianza che - ne sono
persuaso - è il magistero più effi-
cace per chi appunto ha bisogno di
imparare a vivere la salesianità.
D. Perché si è impegnato tanto
per la stampa? C'è un motivo
personale?
R. Non intendo dare una rispo-
sta inventata per l'occasione. Posso
dire che il mio primo impatto con la
stampa è stato all'età di 5 anni
quando a casa mia, a Mineo giunge-
va il Bollettino Salesiano. Più che
leggerlo riti piaceva vedere le foto,
quelle d'inizio secolo un po' sbiadi-
te e scure ma sempre significative.
Mi è sempre piaciuto poi leggere i
giornali e da ragazzo guardavo vo-
lentieri le cronache del Corriere di
Catania o del Giornale dell'Isola.
Un merito particolare per questa
mia sensibilità credo ce l'abbia il
Circolo Don Bosco dell'oratorio sa-
lesiano di Caltagirone che frequen-
tavo negli anni del ginnasio. C'era
una biblioteca circolante dove era
possibile avere in prestito un mondo
di libri. Durante il noviziato poi mi
imbattei in un mensile sui generis
che veniva confezionato tutto da
noi: ricordo la mia gioia quando an-
ch'io potei firmare un articolo.
Man mano che conobbi la vita e
la storia salesiana si è rafforzata in
me la convinzione che questa di-
mensione fa parte dell'impegno sa-
lesiano.
Penso alla prima casa salesiana
fondata a Catania vivente ancora
Don Bosco, i Filippini: aveva una li-
breria; penso a Torino Valdocco
con la Libreria salesiana anche edi-
trice, così Genova-Sampierdarena,
Roma Sacro Cuore; avevano tutte
una libreria spesso anche editrice.
D. E da consigliere generale per
la stampa?
R. Arrivato poi nell'allora Capi-
tolo Superiore, notai sì.1bito che,
con l'incarico dei Cooperatori e re-
lativo Bollettino Salesiano, era ab-
binato quello della stampa. Cercan-
do di rendermi conto del perché e
delle implicanze di tale incarico,
proprio anche in relazione ai Coo-
peratori, mi resi conto che appunto
la stampa era stato con i Coopera-
tori uno deg)j amori che accompa-
gnò Don Bosco per tutta la vita. Mi
impressionò molto tutta la vicenda
delle Letture Cattoliche, perseguita
da Don Bosco con la sua caratteri-
stica tenacia, con fascicoli da lui
D. Luigi Rlcceri a Teheran
(1968)
stesso scritti sui più vari argomenti.
E infine, rimase stupito - come di-
nanzi ad una interessante scoperta
- quando lessi la lettera del 1885,
che si è come riscoperta in questi uJ-
timi tempi.
Quel riferirsi ali 'articolo delle
Costituzioni per confermare che l'a-
postolato della stampa Don Bosco
intendeva che fosse, come era stato
per lui, uno dei principali fini deUa
congregazione, confesso che non mi
lasciarono indifferente, tanto meno
tranquillo. Non passò molto tempo
e volli riprendere l'idea delle Lettu-
re Cattoliche. Dico l'idea, perché
mi rendevo conto che, per quanto
validissima, aveva bisogno di essere
tradotta e vestita a nuovo. Nacque
così il mensile Meridiano 12 (il me-
ridiano di Roma: c'è tutto il pro-
gramma di don Bosco). Una formu-
la del tutto nuova che trasferiva a
metà del secolo XX l'idea originale
concepita da Don Bosco a metà del
XIX, un secolo prima.
D. Come visse l'esperienza di
meridiano 12?
R. La storia di Meridiano 12 me-
riterà di essere scritta: risulterà mol-
to interessante e istruttiva. La for-
mula sempre fedele all'idea bo-

2.9 Page 19

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- - - - - - - - - - -.11-
schiana, risultò felice e fece fortu-
na. A tale fortuna contribuirono
varie componenti. Il gruppo di gio-
vani salesiani che ne erano gli entu-
sfasti redattori e comunque addetti
alla Rivista, affiancati da un bel nu-
mero di scrittori e giornalisti dell'a-
rea cattolica di tutto rispetto, diven-
tati presto fervidj collaboratori e ve-
ri amici.
La seconda componente del suc-
cesso fu certamente tutto quel nu-
meroso stuolo di salesiani, specie
delegati dei Cooperatori, che si tra-
sformarono in instancabili, costanti
e fattivi propagandisti. Presto ven-
nero affiancati dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice e da non pochi Coope-
ratori. Fiorirono iniziative origina-
li, come la catena della luce. Meri-
diano 12 nel momento più felice
raggiunse la tiratura di 120.000
copie.
Don Bosco avrà sorriso dinanzi a
quella sua «idea» trapiantata e ac-
colta felicemente in pieno secolo
XX. Purtroppo dopo la mia elezio-
ne a Reuor Maggiore non potei più
occuparmene direttamente. La rivi-
sta era in buona salute, paradossal-
mente ad un certo punto proprio
per la sua crescita venne a trovarsi
dinanzi a problemi di organizzazio-
ne e di economia in quel momento
di difficile soluzione.
Fu così che Meridiano 12 pur con
tutti quegli elementi positivi dovette
cessare. Confesso che fu per me una
grande pena.
Sul mio comodino, dall'ottobre
'65 tengo una sveglia. ln alto è inci-
so: «M.12)). Sotto vi si legge: «Le
ore più belle sono ancora quelle di
M.12». «A Don Luigi Ricceri con
riconoscenza. Meridiano 12». Co-
nosco la provenienza di questa sve-
glia e gli autori della scritta. ln quel-
le parole c'è molta verità e per me
un pizzico... di nostalgia. Chissà
che anche per M.12 non si possa di-
re: « Post fata resurgo!».
D. Lei è anche ricordato per il
suo impegno a favore dei coopera-
tori. Che ne dice?
R. Debbo fare una confessione:
fino a quando non divenni membro
del Consiglio Superiore, è cioè da
direttore a ispettore, mi ero occupa-
to molto degli exallievi e quasi nulla
dei Cooperatori. Le cose andavano
così. Arrivato nel Consiglio con lo
specifico incarico dei Cooperatori
volli studiare seriamente la loro sto-
ria. Rimasi impressionato per tutta
la vicenda attraverso la quale era
nata questa associaz.ione: mi stupi-
va la grande importanza che Don
Bosco le attribuiva, le difficoltà e
gli ostacoli vari che aveva dovuto
superare per ottenere l'approvazio-
ne del Regolamento. Constatai allo-
ra con nuova meraviglia che Don
Bosco assegnava al suo quasi ter-
z'ordine, una missione analoga alla
nostra e - cosa più impressionante
D. Luigi Riccerl In mezzo al
ragazzi (1974)
1 SETTEMBRE 1985 19
- bastava l'età di 16 anni per entra-
re nell'Associaz.ione, l'età cioè cor-
rispondente alla prima professione
dei Salesiani.
Mi resi allora conto della origina-
lità dell'idea di Don Bosco, me ne
... innamorai e mi proposi di dedi-
carmi con tutte le forze a ridare vi-
talità a questa grande idea di Don
Bosco. L'impresa non era facile.
Tuttavia lavorando con tenacia,
con metodo e pazienza, con l'aiuto
di tanti confratelli conquistati all'i-
dea boschiana qualcosa si ottenne,
anzitutto in Italia e quindi in molte
altre lspettorie: e fu più che un ri-
sveglio. Il resto è ormai storia.
D. Come giudica i Laici nellafa-
miglia salesiano?
R. Sono una vera ricchezza e in
pari tempo una seria responsabilità
per noi Salesiani, la qualità e la qua-
lificazione dei nostri laici sono lega-
te al nostro impegno per formarli
adeguatamente e valorizzarli sale-
sianamence nello spirito del Consi-
glio Vaticano l i.
Sono forze ed energie preziose
oggi specialmente che per tanti ovvi
motivi la Congregazione deve cura-
re secondo la specificità delle singo-
le associazioni.
Ad esempio i Cooperatori e gli
Exallievi hanno origine e carattere
del tutto diversè. La nostra azione
deve distinguere bene nel concreto i
ruoli profondamente diversi che
banno le due associazioni. I Coope-
ratori sono persone adulte (da 16
anni in su) che fanno una scelta co-
sciente quali laici impegnati per rea-
lizzare Laicamente la comune voca-
zione salesiana; per questo Don Bo-
sco li ba fondati. Gli Exa!Iievi, sono
e dovrebbero essere, il frutto della
nostra educazione - parola ricca e
impegnativa - . Di conseguenza,
debitamene organizzati, a noi tocca
assisterli perché si impegnino a far
fruttificare nelle forme più adegua-
te e opportune quella educazione
salesiana che Pio Xl non esitò a de-
finire, «pedagogicamente di lusso».
D . Come giudica l'attuale mo-
mento della Chiesa?
R. Premetto che per me riesce as-
sai difficile dare una risposta breve
ed esauriente. Fra l'altro sento di
non averne la veste. Comunque da

2.10 Page 20

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20 · 1 SETTEMBRE 1985
quando leggo e vedo, a mio giudi-
zio, dopo la tempesta degli anni set-
tanta pur permanendo tensioni,
problemi e inquietudini, la Chiesa
vive un momento ricco di speranza.
Penso ai tanti movimenti specie gio-
vanili, che arricchiscono la Chiesa
con il fenomeno sempre più largo
ed impegnato del volontariato, ad
una certa ripresa delle vocazioni...
D. Lei è stato alla guida della
congregazione negli anni settanta.
Come vede oggi quel periodo?
R. Per me il «68 » è stato, già
nella sua nascita, un fenomeno
estraneo alla Chiesa; un fenomeno
sociale, laico e politico, aggiungerei
un fenomeno che ha creato un clima
assai favorevole alle devianti e false
interpretazioni del concilio (quello
vero!) che anche in forme violente
- e direi talvolta spettacolari -
pubblicizzati largamente da certi
mass-media, hanno investito la
Chiesa e in essa anche gli Istituti re-
ligiosi maschili e femminili- Oggi la
situazione - per tanti aspetti - è
migliorata. Fra l'altro in questo
momento, a mio parere, la Chiesa
gode di un prestigio internazionale
difficilmente riscontrabile in altre
epoche.
D. Avrebbe mai pensato che in
così poco tempo ci sarebbero stati
quattro cardinali salesiani?
R. No. Tanto meno con questa
contemporaneità. Personalmente
ho sempre avuto la convizione che,
date le qualità di tanti vescovi sale-
siani, non sarebbero mancati uomi-
ni capaci e degni di essere assunti a
responsabilità di questo livello.
Per completezza debbo aggiunge-
re che da Rettor Maggiore a qualche
nomina opposi una certa resistenza
appunto per il valore delle persone
che arricchivano la Congregazione.
Era il mio punto di vista: forse un
po' egoisticamente miope. Ma rego-
larmente le cose finivano bene:
giorni fa me ne dava atto il Cardi-
nale Baggio, allora Prefetto della
Congregazione dei Vescovi.
D. Come trascorre le giornate
qui a San Callisto?
R. Su un piano generale mi piace
rispondere con un dato clinico. Du-
rante gli anni del rettorato special-
mente, la mia pressione sanguigna
era abitualmente alta, arrivò a ra-
sentare quota 200. Oggi si è stabiliz-
zata a 150. Il dato parla chiaramen-
te: è tutto un altro vivere e ne rin-
grazio la Provvidenza e la Congre-
gazione. Venendo ai dettagli, ecco
come ordinariamente occupo la
giornata. Anzitutto lddio primo
servito. Per fortuna posso parteci-
pare a tutti i ritmi della preghiera
comunitaria, compresi quelli mensi-
li e trimestrali; mi sentirei a disagio
se non lo facessi.
Ma poi mi gusto la recita della li-
turgia delle ore con tutto agio e con
molta calma. Non mancano mai le
visite di amicizia al Signore, ed alla
fine della giornata mi unisco al coro
della Radio Vaticana per la recita
del Rosario. Chiudo con la compie-
ta e relativo esame dopo l'ascolto
del radio giornale vaticano. A letto,
se non mi addormento subito, leg-
go: e cli libri e riviste non me ne
mancano.
La seconda mia occupazione è la
lettura durante il giorno: seleziona-
ta e dosata di argomenti religiosi,
ecclesiali, spirituali, anche giornali
e riviste, e qualcosa di distensivo co-
me storia, biografie.
E poi c'è da scrivere. A parte la
corrispondenza che non manca,
specie in certi periodi, volentieri
scrivo preparando conferenze, ome-
lie secondo gli inviti che mi perven-
gono. E infine le visite che non si
fanno desiderare: vengono tante
persone, dal salesiano dell'Asia o
dall'America Latina ai gruppi di sa-
lesiani o Figlie di Maria Ausiliatrice
che vengono a visitare le Catacom-
be. Talvolta vengono Cooperatori,
amici di Roma e di fuori. Insomma
la giornata è abbastanza variata ed
insieme mai vuota. Per essere pro-
prio completo debbo confessare che
dopo pranzo faccio il passeggino,
divenuto ormai di rito, da S. Calli-
sto a S. Tarcisio. È sotto i cipressi di
questo stupendo viale che ci trovia-
mo in 3-4 confratelli a conversare
sui più svariati argomenti, sempre
con interesse e vlvacità non priva di
salesiana allegria.
D. Come vede il futuro dei
salesiani?
R. Posso dare facilmente una ri-
sposta perché la tengo nel cuore.
Per me il nostro avvenire è nelle no-
stre mani. È ovvio, si, c'è anzitutto
la Provvidenza che guida gli uomini
e conduce la storia, c'è la Madonna
guida materna della congregazione.
Ma lo stesso Don Bosco ha sempre
messo delle condizioni alla lunga e
feconda vita della congregazione
che è fatta di uomini, di ciascuno di
noi.
«Dio ha bisogno degli uomini» si
intitolava, se non erro, un certo
film. E sappiamo cosa voleva dire
l'autore di quel titolo. La storia, an-
che a questo riguardo è grande
maestra.
Su un mausoleo di un grande fon-
datore c'è incisa una frase veramen-
te scultorea: aspicite petram. Guar-
dare alla roccia per me significa
avere la volontà reale ed operativa
di cogliere lo spirito del fondatore
per essere dinamicamente fedeli nel
volgere degli anni della storia.
Viene qui a proposito un monito-
messaggio rivoltaci da quel grande
Papa, amico della congregazione,
che fu Paolo VI: Salesiani, siate
quel che siete. Non è un gioco di pa-
role, ma l'invito pressante di un
grande Amico. È la coerenza con le
nostre origini che ci assicura un fu-
turo sempre fecondo: di giovani per
tanti versi bisognosi ce ne saranno
sempre.
a cura di
Giuseppe Costa
Le foto a colori sono di Paola
Springhetti mentre quelle·in bianco
e nero sono Foto Archivio
Salesiano/Roma

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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_ VITA SALESIANA,_ _ _ _ _ _ _ _ _ __ __ _~ _
Potenza
1 SETTEMBRE 1985 · 21
D A UN MODESTO
LOCALE
AL CINE-TEATRO
DON BOSCO
C'è aria di gran festa
nel cortile, risuonano tutt'intorno le
grida gioiose dei bambini. È una
giornata particolarmente importan-
te per alcuni di loro, hanno ricevu-
to, infatti, la prima Comunione.
Si stringono felici intorno ad un
vecchietto. Lui non li respinge, ma
come un padre buono li accoglie e li
accarezza amorevolmente, poi ten-
de la mano sul capo di uno di essi e
dice: «Questa è una testina da
mitria».
Era l'anno 1886, quel vecchietto
era Don Bosco e quel ragazzo di soli
Don Egidio Viganò
inaugura le « Opere Sociali
Don Bosco». Una
settimana di festa nella
comunità potentina.
dieci anni sarebbe poi diventato
l'arcivescovo di Potenza, Augusto
Bertazzoni.
Quell'episodio, che il tempo non
ha cancellato, e l'incontro con il
«santo dei giovani» banno profon-
damente segnato la sua esistenza.
Portare l'opera di Don Bosco a Po-
tenza divenne il suo più grande desi-
derio, che doveva realizzarsi solo
nel 1966 quando pose la prima pie-
tra del complesso della parrocchia
intitolata al Santo.
Qualcuno ricorda ancora quel
momento: «Credo che a Potenza
non abbia mai piovuto tanto come
quel giorno. Ma quell'acqua ha reso
veramentefecondo il seme che èsta-
to allora cementato!»
Da allora, infatti, sono passati
venti anni ed i Salesiani continuano

3.2 Page 22

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22 SFTEJ,IBRF l'Wi
ad operare nella realtà lucana, [con
lo stesso impegno che Li contraddi-
stingue da sempre].
La loro attenzione è rivolta, se-
condo lo spirito di Don Bosco, so-
prattutto al mondo giovanile.
c ,isto non si è
fermato ad Eboli!
«Cristo si è davvero fermato ad
Eboli, dove lo strada ed il treno ab-
bandonano lo costa di Salerno e il
mare, e si addentrano nelfe desolate
terre di Lucania... Nessuno ha toc-
cato questa terra se non come 1111
conquista/Ore o un nemico o un vi-
sitatore incomprensivo... » scriveva
Carlo Levi nel libro che è diventato
famoso in nmo il mondo, ma la Ba-
silicata, regione dimenticata nel
cuore del Sud, è ancora una realtà
misteriosa che conserva intatto il fa-
scino e il sapore di antico, di campi
appena arati, di zolle aspre e di sor-
genti zampillanti, di boschi rigo-
gliosi e di montagne impervie.
Potenza, la città che si erge su un
monte conservando l'antica posi-
zione di dominio e di difesa, sta cer-
cando di uscire dall'isolamento in
cui è stata relegata per troppo
tempo.
Ricollegata il più delle volte ad
immagini stereotipate, la Basilicata
non è solo la terra tormentata dal
terremoto o dal clima rigido o dalle
difficoltà di comunicazioni.
Un popolo alla riscoperta di una
propria identità che non è quella
presentata dai mass-media che evo-
cano un'immagine tendenzialmente
tradizionale della Lucania in termi-
ni di arretratezza, di mancato svi-
luppo e di disgregazione: paesaggi
deserti, contadini, animali da soma,
donne in abiti neri e assenza di
giovani.
Questa ricerca di se stessi è, pur-
troppo, contrassegnata, il più delle
volte, da un violento distacco dal
passato. L'abbandono delle proprie
radici finisce per procurare sbanda-
mento ed insicurezza che si riper-
cuotono sulle giovani generazioni
che vivono, quasi in biJico, in una
città che da una parte sta inesorabil-
mente lasciandosi alle spalle tradi-
rioni e costumi e dall'altra è ancora
lontana da una cultura tecnologica
ed industrializzata.
Quello che emerge è una società
in via di trasformazione che tende al
recupero della propria immagine e
credibilità fatta di cose genuine, di
paesaggi campestri e di cultura po-
polare, ma anche proiettata al futu-
ro, verso uno sviluppo della regione
sempre p.iù autopropulsivo e meno
dipendente dall'esterno.
Una terra quindi che si ribella:
« Cristo non si è fermato ad Eboli! »
l Salesiani cominciarono a lavo-
rare a Potenza in un modesto locale
in un quartiere nuovo della città,
rione Risorgimento, nato venti anni
fa in una zona decentrata e con una
situazione particolarmente difficile:
un ambiente senza identità specifi-
ca, né a livello culturale né a livello
strurturale.
Nel 1973 veniva ultimata la Chie-
sa e da allora è sempre stato un cre-
scendo di impegno, di fatica, ma
anche di successi.
Da un modesto
Don Bosco ritorna
locale...
Sono le 17.30 dell' l giugno 1985,
in piazza Don Bosco sono tantissimi
I mali della Lucania, che colpi-
scono sopranuuo i giovani, sono
oggi quelli della disoccupazione con
una percentuale di disoccupati del
160-/o, rispetto a quella del 12,7%
del resto di Italia, della insufficien-
za di strutture per il tempo libero,
per lo sport, per lo spettacolo e di
circoli culturali.
ln questa situazione il fenomeno
droga si diffonde: la Basilicata non
è più «l'isola felice».
In un clima così complesso si in-
ad attendere. Sembra di essere al
traguardo di una tappa del giro d'I-
talia. Un giovane dall'altoparlante
annuncia la posizione del gruppo, è
un susseguirsi di parole concitale:
<(Ci siamo, ancora qualche minu-
to... è arrivato a Potenza, rra poco
. sarà in piazza». Quell'agitazione
comincia a trasformarsi in commo-
zione. «Ecco le staffette dei ragazzi
in moro. Conto alla rovescia, meno
3... 2... 1... Don Bosco ritorna in
mezzo a noi!»
serisce l'opera dei Salesiani di Po-
tenza, che rappresentano un impor-
tantissimo punto di riferimento e di
incontro soprattutto per i giovani.
I L'Eucarestia celetrata
in piazza; sullo sfondo
le nuove Opere Sociali
Don Bosco
(Foto CAI)

3.3 Page 23

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- - - - - - - -- - -sR-
E in un atùmo è uno sventolare di
fazzoletti colorali, di grida di bam-
bini, poi tutti cominciano a cantare.
Sono momenti di gioia immensa ed
anche di grande emozione. È dal
maggio 1906 che un successore di
Don Bosco non veniva in Lucania,
ora Don Egidio Viganò è in mezzo a
noi!
<< Un evento indirnenticabile -
com.menta il parroco Don Mario
Sangiovanni - avere il nostro supe-
riore generale a Potenza, vuol dire
avere Don Bosco in mezzo a noi a
dare il via a queste nuove attività».
L cine-teatro Don
Bosco
Si tratta di un grande complesso
edilizio che sorge su un'area di 2000
mq, accanto alla Chiesa inùtolata al
Santo. Sono le «Opere Sociali Don
Bosco» che i Salesiani hanno potu-
to realizzare grazie ad un lascito di
Mons. Ciocia, sacerdote lucano
morto in America e ad altri
fmanziamenti.
L'opera progettata dall'ingegnere
Carlo Roccatelli e dall'Archistudio
di Potenza, comprende un teatro di
800 posti, una cappella intitolata a
S. Domenico Savio, un convitto per
universitari, un centro giovanile e
un progetto per la terza età con sale
di riunione, biblioteca, sale di lettu-
ra, un centro assistenziale socio-
sanitario.
«La Comunità di Don Bosco -
sottolinea Don Mario - mira a da-
re una risposta il più possibile di
crescita umana e cristiana a tuua la
gente di Potenza».
E proprio tenendo presenti queste
finalità è stato realizzato il teatro
che è il più grande della città.
Di notevole interesse anche il pro-
getto terza età che, come spiega il
parroco, «vuole soddisfare al mas-
simo le esigenze degli anziani la-
sciandoli inseriti nel loro ambiente
di vita».
Ma le inraticabili energie di Don
Mario e dei suoi confratelli sono ri-
volte soprattutto ai giovani, q ua ndo
parla di loro il suo volto si illumina,
sorride e quasi commosso li chiama
«la mia pupilla». E al centro giova-
nile i giovani accorrono numerosi.
I SéITEMBRE 1985 · 23
/ n f esta con i salesiani
I L'arrivo a Potenza
di don Egidio Viganò
(Foto Bianchi)
Il cine-teatro sarà un importante
strumento per la loro crescita e for-
mazione anraverso cineforum, tea-
t ro, incontri culturali ed anche di
svago. Tullo secondo l'insegnamen-
to di Don Bosco che loro hanno ben
appreso.
«Noi qui facciamo consistere la
santità nello stare sempre allegri»
- dice Gennaro, ripetendo le paro-
le di Savio Domenico e le sue parole
trovano conferma nel clima di gioia
che ha accompagnato la settimana
di festa organizzata per l'inaugura-
zione delle Opere Sociali.
Manifestazioni sportive, spetta-
coli, dibattiti si sono alternati nel-
l'arco di dieci giorni ed hanno coin-
volto rutti: bambini, giovani, adul-
ti, anziani.
e E cosi alle partite di pallacanestro
e di pallavolo seguita la rappresen-
tazione teatrale di Napoli miliona-
ria di E. De Filippo e di Caino e
Abele di T. Cucchiara.
Ma questa settimana è stata an-
che un cammino di riflessione sugli
argomenti più scottami della realtà
odierna alla luce delle Beatitudini:
segno di pace e di speranza per i
giovani.
Per l'Anno Internazionale della
gioventù grande attenzione è stata
rivolta alla situazione giovanile lu-
cana, quindi al ruolo della scuola e,
in par ticolar modo, dell'Università
degli Studi della Basilicata, della so-
cietà, della famiglia. Ai diversi di-
battiti hanno partecipato con note-
vole interesse personalità politiche e
uomini di cultura dimostrando ~en-
sibilità verso i problemi affrontati.
E quasi un invito a coinvolgersi in
prima persona, in ultimo la giorna-
ta del volontariato, cui hanno aderi-
to i diversi gruppi che operano nella
realtà lucana.
IL'on. Emilio Colombo
Interviene nella
cerimonia
di inaugurazione
(Foto Bianchi)

3.4 Page 24

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VITA SALESIANA- - -- - - - - - --
24 · I SETTEMBRE 1985
La Comunità Salesiana ha, quin-
di, appreso l'insegnamento di Don
Bosco e l'ha messo in pratica: l'ora-
torio è diventato realmente «una
casa che accoglie, una parrocchia
che evangelizza, una scuola che av-
via alla vita e un cortile per incon-
trarsi da amici e vivere in allegria».
La Cooperativa
Prowidenza
G razie Don Viganò
La settimana è finita, ma nel cuo-
re di tutti è rimasta un'immagine: il
volto sorridente e la grande serenità
di Don Egidio Viganò. «È entrato
nella nostra vita e ci è diventato
simpatico - ha detto un giovane .o,_
I suoi occhi ci ricordano quelli di
Don Bosco)).
«La gioventù è il tesoro dell'uma-
nità - ha ripetuto loro - e voi do-
vete contagiare tutti, anche noi,
quelli della terza età.· L'anno dei
giovani dura tutta la vita».
E alla domanda preoccupata di
Gianfranco: «In questa società che
sembra schiacciare l'uomo, possia-
mo essere profeti?» Don Viganò ha
voluto rispondere con una parola di
coraggio: «Il Vangelo è una grande
utopia. Ma i giovani sono chiaµzati
a testimoniare Gesù, che è la giovi-
nezza dei secoli. Allora, FORZA».
Un'ultima domanda a Don Egi-
dio: «Cosa porta con lei di questa
grande festa e della nostra città?»
«Porto con me una visione di
grande simpatia verso la popolazio-
ne di Potenza e della Lucania. Nei
contatti così brevi, ma sinceri che
ho avuto, ho potuto percepire che
siete gente semplice, genuina, spon-
tanea, generosa, cristiana. Ho con-
statato che i miei confratelli qui so-
no parte del popolo. E questo è bel-
lo. Alle Opere Sociali hanno con-
corso tutti, le autorità civili ed ec-
clesiastiche e la gente. Questo mi fa
capire che non si tratta di sentimen-
ti, ma di una capacità pratica di tra-
durre in elementi di servizio e in
strutture civili questa bontà e soli-
darietà. Me ne vado con ammira-
zione, con gratitudine e con speran-
za di ritornare».
Lo speriamo anche noi, grazie
Don Viganò.
Luigia lerace
N ELLA ccFATTORIA»
ALLE PORTE
DI ROMA
UNA FAMIGLIA
PER GIOVANI
ccSENZA
FAMIGLIA,,
La singolare esperienza di
due coniugi, Carlo e
Lillina, che hanno creato
la Comunità Provvidenza.
n sostegno di don
Buttarelli e dei cooperatori
salesiani.
ROl\\lA - C'è chi ha
alle spalle la droga, la pestifera, mi-
cidiale droga; chi, invece, l'alcool,
l'altra «scimmia» di cui si comincia
finalmente a valutare i danni, cata-
strofici, spesso superiori a quelli
provocati dagli stupefacenti; e chi,
ancora, il furto, il carcere, la fuga
da casa. Insomma, il panorama pe-
noso della devianza giovanile, come
siamo soliti dire. Dato comune a
tutti: la latitanza della famiglia, o
perché non c'è proprio, oppure per-
ché è disastrata al punto da non po-
ter fornire al ragazzo un solido an-
coraggio.
Alle spalle, abbiamo detto. Difat-
ti, per i ragazzi della «Comunità
Provvidenza», oggi, quel passato
oscuro, ancorché stampato nella
memoria, si sta sbiadendo nell'im-
pegno a costruire un presente più vi-
vibile e soprattutto un futuro di uo-
mini veri. Intorno a loro non ci so-
no più gli orizzonti angusti e cupi
entro cui le circostanze della vita li
avevano imprigionati, ma la sereni-
di un ambiente familiare, la gioia
di sentirsi rinascere, il gusto di vive-
re. E anche l'aria pulita della cam-
pagna romana. Per raggiungerli bi-
sogna infatti uscire dalla città, ol-
trepassare il mastodontico agglome-
rato di cemento di Vignamurata,
superare l'estrema periferia con le
sue ultime, rade case, vecchie e nuo-

3.5 Page 25

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-----------#-
I SETTEMBRE 1985 · 25
I Le foto si riferiscono a
momenti di vita
dell'esperlenza presentata.
ve, e inoltrarsi lungo la via Ardeati-
na, verso i campi assolati d'estate e
spazzati dalla tramontana d'inver-
no. Qui, sul cucuzzolo di una colli-
netta di dove l'occhio spazia sul-
l'ondulato terreno agricolo, c'è la
loro casa. E la loro famiglia.
Il primo saluto a chi si arrampica
fin lassù percorrendo un viottolo di
campagna che non ha conosciuto
l'asfalto, lo porge la candida sta-
tuetta di Maria Ausiliatrice, minu-
scola entro la nicchia in mattoni,
nell'aiuola antistante l'abitazione.
Poi è la volta di Carlo De Nardi e
Lillina Attanasio accogliere gli ospi-
ti. Marito e moglie, 35 anni a testa,
un figlioletto, Giampietro, che sgu-
scia da dietro gli angoli e si arrampi-
ca dove gli capita, l'argento vivo
addosso. Rappresentano la «punta
di diamante» dell'Associazione
Cooperatori Salesiani che, tramite il
suo Centro «Provvidenza» ha dato
vita alla Comunità omonima. Insie-
me vogliono dimostrare che è possi-
bile far sorgere altre opere salesiane
Il dove i Salesiani non possono arri-
vare; tentano di tracciare una pista
nuova su cui potranno camminare
altri cooperatori, fondando altre
opere del genere.
«Non è mica stato facile - dice
Carlo, barbuto, un fondo di accen-
to veneto - qui, all'inizio, non c'e-
ra che una casa colonica mezzo in
rovina, che don Buttarelli, il «dele-
gato» del nostro Centro, ci ha otte-
nuto, assieme a tre ettari di terreno,
dal proprietario, il marchese Ales-
sandro Gerini, buon amico dei sale-
siani. Non era come la vede adesso.
Ci abbiamo lavorato sodo, abbia-
mo adattato i locali, li abbiamo ri-
sanati. Non è una reggia, che del re-
sto non vorremmo. Ma noi ora ci
stiamo bene». La stanza dove stia-
mo conversando, un tempo era la
stalla, poco più avanti, ci sono le
stanze dei giovani, c'è la cappellina,
il laboratorio per la rilegatura dei li-
bri, la cucina. Ma è all'aperto, nei
campi, che si svolge la vita quotidia-
na di questa famiglia fuori ordinan-
za, oppure sotto le tettoie dove si al-
lineano le gabbie dei conigli, il pol-
laio popolato di galline, la porcilaia
con i quattro maiali, la stalla per le
tre mucche.
Quando l'iniziativa pre_se avvio,
poco più di un paio d'anni fa, con il
suo programma di accoglienza., co-
minciarono ad affacciarsi - chi ti-
mido, chi incerto, chi diffidente - i
primi giovani in cerca di un appro-
do. Il gruppo dei Cooperatori av-
verti subito l'esigenza di stendere,
nero su bianco, un preciso regola-
mento, che doveva ritmare la vita
all'interno della Comunità. «Siamo
una famiglia. ma vogliamo essere
una famiglia ordinata dove ognuno
sta al proprio posto, con serietà e
impegno, nel rispetto reciproco» di-
ce Lillina. Napoletana d'origine,
romana d'adozione, Lìllina Attana-
sio ha il piglio della donna decisa,
alla quale non piacciono le mezze
misure. «Non abbiamo difficoltà a·
dire che qui vige una disciplina rigi-
da, i controlli sono severi, i movi-
menti dei ragazzi e i loro contatti
con l'esterno sono ridotti al minimo
indispensabile». Insomma, non si
sgarra.

3.6 Page 26

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26 · 1 Sl:TTl:MBRE 1985
« Del resto, aggiunge, il regola-
mento viene accettato e sottoscritto
dagli stessi ragazzi, i quali sono i
primi a riconoscere che oltrepassato
il cancello della Comunità trovereb-
bero gli stessi pericoli che Ii hanno
portati alla rovina». «Se pretendes-
si di andare tutte le sere in piazza
Navona - interviene Franco, uno
dei giovani - dove la droga circola
senza ritegno, s'immagina che cosa
potrebbe accadere?» Per tre dei gio-
vani, poi, l'uscita dalla Comunità
vorrebbe dire infrangere una dispo-
sizione dell'autorità giudiziaria, che
li ha assegnati qui agli arresti domi-
ciliari. D'altra parte, il cancello del-
la Comunità è sempre aperto. << Pri-
ma di ammettere fra noi un ragaz-
zo, gli sottoponiamo le nostre rego-
le, gli facciamo fare quindici giorni
di prova e se non accetta le condi-
zioni previste è naturalmente libero
di andarsene».
Per tutti, la regola numero uno è
il lavoro. A scopo terapeutico, e
con finalità educative, di crescita
personale. L'età buona per lavorare
ce l'hanno: dai 18 ai 25 anni. Divisi
in gruppetti, lavorano la terra, ac-
cudiscono al bestiame, rilegano li-
bri. Accanto al lavoro, incontri reli-
giosi e formativi, le prin1e esperien-
ze - da incrementare e perfeziona-
re - di formazione culturale («ci
sono anche ragazzi privi di istruzio-
ne, che non hanno avuto né tempo
né modo di andare a scuola>>) . La-
vorando, discutendo, pregando,
giocando, i giovani della Comunità
trovano un ambiente tranquillo, se-
reno, che offre spunti per riflettere,
meditare sul loro passato, acquista-
re coscienza di sé, prepararsi al fu-
turo. Se ne andranno quando saran-
no in condizione di provvedere a se
stessi.
Qui si lavora per procurarsi il ci-
bo quotidiano e quant'altro serve
alla vita, una vita semplice, frugale
fin che si vuole, che non indulge al
superfluo, ma anche senza privazio-
ni. <<Alleviamo conjgli, polli, accu-
diamo ai maiali e alle mucche, colti-
viamo ortaggi, che poi ci mangiamo
- dice Umberto. Potremmo allar-
gare la nostra attività, perché ai tre
ettari che coltiviamo attualmente
avremmo la possibilità di aggiun-
gerne altri due. Solo che non abbia-
mo gli strumenti di lavoro necessa-
rb>. Che cosa vi manca? Un tratto-
re, è la risposta. E si sente che quel
trattore se lo sognano ancbç la not-
te. Allora uno capisce che, vivendo
nella Comunità, i giovani hanno
fatto molta strada verso il recupero
di se stessi. In un mondo che gronda
desiderio smodato di successo, di
potere, di piacere, di denaro, loro
chiedono semplicemente un tratto-
re. E con questo già dimostrano di
avere qualcosa da insegnare a molti
altri. Anch'essi, in passato, si rivol-
gevano a «valori» negativi, oggi de-
siderano uno strumento di lavoro.
Purtroppo, non possono permetter-
selo. Mancano i mezzi finanziari.
«Non ci conosce quasi nessuno -
sospira Carlo - non beneficiamo di
alcun tipo di aiuto pubblico, non di-
sponiamo di finanziamenti, e non
siamo ancora riusciti a raggiungere
l'autosufficienza. «Buon per noi
che possiamo contare sull'aiuto co-
stante dei cooperatori del Centro
«Provvidenza»! Si deve alla gene-
rosità di una numerosa schiera di
loro amici se è stato possibile realiz-
zare quanto oggi esiste».
L'apporto personale che i Coope-
ratori offrono alla conduzione della
Comunità è variamente articolato:
c'è chi dedica settimanalmente alcu-
ne giornate al lavoro e al1'assisten-
za, chi sovrintende all'amministra-
zione e aJ suo magro bilancio ten-
denzialmente portato a colorarsi di
rosso; chi presiede la cooperativa
cui la Comunità si appoggia e coor-
dina il lavoro dei Cooperatori; chi
provvede all'assistenza sanitaria;
chi cura il guardaroba, chi le rela-
zioni con i sostenitori, perché i coo-
peratori salesiani che collaborano
alla conduzione dell'ope'ra sono
molti.
Fra tanti amici, allora, le cose
vanno bene. «Si, vanno bene, anche
perché noi non abbiamo molte esi-
genze. Ma non creda che tutto fili li-
scio come l'olio. Campiamo con
l'aiuto della Provvidenza». In che
senso? «Nel senso - risponde Car-
lo - che non siamo mai sicuri di
sbarcare il lunario arrivando alla fi-

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - - -# -
ne del mese. Anche se poi succede
che ci arriviamo. Ha preseme il di-
scorso evangelico degli uccelli, che
non seminano, non mietono e non
raccolgono nei granai e che il Padre
celeste provvede a nutrire? Bene,
noi sperimentiamo cli persona che
cosa è la Provvidenza. Anzi, senza
peccare di presunzione, ci sentiamo
come dei raccomandati speciali del-
la Provvidenza». E quel trattore,
che sarebbe così utile? Verrà il lem-
po anche per quello. Forse è un im-
pegno grosso anche per la Provvi-
denza, ma perché porre limiti? E si
sente che sono fiduciosi, qualcosa si
muoverà.
Ma come sono approdati Carlo e
Lillina a quel cascinale sulla colli-
netta lungo la via Ardealina? Lei,
cooperatrice salesiana, a 18 anni fa
un viaggio in India, visita le missio-
ni salesiane, entra in contatto diret-
to con una sconvolgeme realtà cli
miseria, di malattie, di fame. Torna
a casa con un interrogativo piantato
in testa: che cosa posso fare per
contribuire ad alleviare la sofferen-
za di tanti esseri umani? Ed è la
scelta del volontariato missionario.
A 22 anni parte per l'Equador, la-
vora in mezzo agli indios della fore-
sta, a curare ammalati, a insegnare
ai bambini. Ha già conosciuto Car-
lo, per averlo incontrato a un corso
di preparazione presso l'organizza-
zione «Terra Nuova», all'epoca ge-
stita dai salesiani. Quando le chie-
dono di dedicarsi esclusivamente al-
l'insegnamento, si ribeJJa, non tro-
va giusto né in consonanza con la
sua vocazione fare qualcosa che al-
tra gente del luogo può fare altret-
tanto bene.
Un giorno raggiunge uno sperdu-
to villaggio dell'interno, e vi arriva
quando una bambina è appena stata
morsa da un serpente. La cura e la
guarisce. Gli abitanti del villaggio la
pregano di rimanere con loro e lei
accetta. Qualche tempo dopo, Car-
lo la raggiunge. Rientrati in seguito
in Italia, Carlo e Lillina si sposano,
e s i preparano a ripetere la loro
esperienza di volontariato, destina-
zione Perù. Ma i preparativi si rive-
lano inutili, il viaggio non ci sarà.
Una malattia tropicale contratta da
Lillina durante il primo soggiorno,
induce i medici a sconsigliare il ri-
torno in America, troppo rischioso.
«Chi ha fatto un ceno òpo di
esperienza - afferma Lillina -
non si riadacta tanto facilmente a
una società come la nostra, rutta
proiettata verso un benessere egoi-
stico, indifferente alJe miserie in cui
è immersa tanta parte dell'umanità.
Avevamo fatto una scelta in favore
di chi ha bisogno. E non volevamo
tradirla. Ci siamo accorti che anche
nel nostro Paese le occasioni di aiu-
tare gli altri non mancano. E ci sia-
mo messi al lavoro qui». Così è na-
ta la Comunità Provvidenza, cioè
una famiglia per ragazzi senza fami-
glia, con intorno un bel gruppo di
amici.
«In Italia si parla molto di droga,
le comunità che si occupano di tos-
sicodipendenti sono ormai numero-
se, l'attenzione dell'opinione pub-
blica è puntata su di esse. Ma non ci
sono solo i drogati. Chi pensa ai
giovani alcolizzati, a quelli che a 18
anni vengono dimessi dai collegi
pubblici e non sanno dove sbattere
la testa, a quelli che escono dal car-
cere dove hanno scontato pene per
furti o scippi? Sono giovani abban-
donati a se stessi. Spesso, la droga
ha dietro di sé queste situazioni» .
Carlo, Llllina, i cooperatori salesia-
ni provvedono quindi a questa fetta
di umanità, ne hanno preso a carico
una porzione minima, certo, ma
ugualmente importante, se appena
si tien conto del valore immenso di
ogni singolo uomo. Si sforzano di
r SETTcMBRE 1985 · 27
dare punti di riferimento ai ragazzi
che ne sono stati privi, tentano di
condurli a fare scelte giuste e co-
struttive dopo averli portati a riflet-
tere sul loro passato, propongono
loro dei valori nuovi.
1risultati? «Li consideriamo sod-
disfacenti - dicono Lillina e Carlo
- anche se è presto per tirare som-
me definitive. Vorremmo poter al-
largare il nostro raggio d'azione.
Non ingrandendo questa comunità,
perché oltrepassare il numero di
quindici persone può avere l'effetto
di far venir meno lo spirito familia-
re che è un tratto essenziale della
nostra esperienza. Ma creando altre
comunità, da affidare a qualcuno
dei nostri ragazzi, per accogliere al-
tri giovani>>. Se queste nuove comu-
nità sorgeranno, avranno anch'es-
se, all'ingresso, l'immagine di Ma-
ria Ausiliatrice. E, incise sulla pie-
tra ai suoi piedi, le stesse parole di
San Bernardo che si leggono ora da-
vanti al.la casa della Comunità
Provvidenza: «Chiunque tu sia, che
nel mare di questo mondo ti senti
sballottato nella tempesta, se non
vuoi essere sommerso dai flutti,
guarda la Stella, invoca Maria».
Gaetano Nanetti
(Foto servizio di Paola Springbettj )

3.8 Page 28

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28 · I SETTEMBRE HJ85
I DOSSIER DI DIMENSIONI
NUOVE
Molti lettori conoscono Dimensioni Nuove, un mensile
del quale il Bollettino Salesiano ha più volte parlato.
Per chi non lo conoscesse diremo subito che si tratta
di una delle migliori riviste che il giornalismo cattolico
e non destinato ai giovani abbia mai prodotto. Merito
certamente del suo direttore-fondatore don Carlo Fio-
re che ormai da due anni ha lasciato la direzione a don
Sergio Giordani.
Attualmente la rivista è stampata dall'Editrice ElleDiCi
di Leumann (Torino); essa, a parer nostro ha avuto so-
prattutto Il merito d'essere stata interprete efficace e
coerente di quell'universo giovanile sul quale spesso
non mancano mistificazioni e delusioni. Fra le cose
migliori poi che Dimensioni Nuove ha espresso ci sono
i •dossier..: autentiche monografie su temi specifici di
particolare attualità. Scritti da Carlo Flore o da altri
questi dossier rappresentano un utile strumento per
dibattiti ed incontri. L'editrice ElleDiCi di Leumann
molto opportunamente li ha raccolti _in fascicoli e li
commercializza a L. 800 ciascuno. E sperabile che
questi fascicoli - sono usciti i primi quattro a firma di
Carlo Fiore - non abbiano ad essere confusi con i
tanti libretti od opuscoli che spesso affollano l'editoria
cattolica; sarebbe veramente un'occasione perduta.
-
GUGLIELMO MALIZIA
E SANDRA CHISTOLINI
DROP-OUT. NON PIÙ. L'ab-
bandono del biennio a Vero-
na: un'Indagine e una
sperimentazione, Quaderni di
«Orientamenti Pedagogici..,
LAS (Piazza Ateneo Salesiano
1, 00139 Roma), Roma, 1985,
pp. 181, L. 18.000.
Fresco di stampa, il presente
volume vuole «narrare la verità
di una sperimentazione•, come
sottolinea Claudio Bucciarelll
nella presentazione. Infatti in
esso vengono offerti numerosi
dati, commentati e interpretati,
sull'abbandono scolastico nel
comune di Verona.
Protagonisti sono 103 giovani
(56 maschi e 47 femmine), in età
compresa tra i 17 e i 18 anni,
che per tutta una serie di motivi
hanno interrotto il loro curricu-
lum scolastico. La ricerca ha vo-
luto focalizzare tutto l'àmbito
motivazionale che Il ha condotti
all'abbandono scolastico con la senta una sintesi della speri-
conseguente emarginazione. mentazione condotta dal CFP
Ma nello stesso tempo ha Inteso CNOS/FAP «San Zeno• ·per il
presentare una valida proposta recupero dei demotivati entro il
di Inserimento e di recupero dei quadro dei Progetti-Pilota CEE.
drop-outs (come vengono chia- Nelle conclusioni sono Infine
mati} messa in atto dal centro raccolti in modo organico i dati
salesiano CFP CNOS/FAP «San principali dell'Indagine e viene
Zeno• di Verona.
avanzata una proposta speri-
I La prima parte del libro deli-
nea Il quadro generale di riferi-
mento entro cui si muove l'inda-
gine. Anzitutto viene offerta una
sintesi della letteratura sociolo-
mentale di progetto per la rimo-
tivazione dei drop-outs. (e.f.).
gica sull'insuccesso scolastico
a cui fa seguito la presentazione
dei dati più rilevanti sulla disper-
sione nella secondaria superio-
re italiana. L'Indagine ha preso
DROP-OUT
NON Più
·...ce-·.:.-~-
le mosse dalle Ipotesi generali e
dalle particolari e si è articolata
in varie fasi di cui viene dato
conto in modo preciso.
La parte seconda è dedicata
all'analisi puntuale del risultati
della ricerca nelle sue due se-
zioni: Drop-outs e Insegnanti.
La terza parte del volume pre-
ARMANDO CUVA
Fate questo In memoria di me,
Edizioni Paoline, Roma, 1984,
pp. 311, L. 12,000.
Qualcuno potrà anche non
essere d'accordo sulla riforma
liturgica voluta dal Concilio Vati-
cano Il ma é indubitabile Il fatto
che essa ha portato nella Chie-
sa cattolica ad una rivalutazione
della Messa in quanto a parteci-
pazione di credenti ed in quanto
a comprensione del suo signifi-
cato per la vita del cristiano e
della Chiesa. Il volume di don
Armando Cuva, docente di Li-
turgia all'Università Salesiana
di Roma si inserisce in quella
vasta produzione libraria che ha
sostenuto la riforma liturgica
stessa orientandola e arricchen-
dola ora in questa ed ora in
quella direzione. ~Fate questo
In memoria di me» mette in risal-
to gli aspetti teologici liturgici e
spirituali della celebrazione eu-
caristica; lo fa con stile semplice

3.9 Page 29

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- - - - - - -- -- 5'1-
ed immediato ma al tempo stes-
so con l'autorità del suo Autore,
liturgista tra i più seri in Italia. A
chì è diretto il volume? Anche se
la pubblicazione è nata in am-
il racconto - teatralmente -
dell'awentura educativa vissuta
dai Salesiani tra i ragazzi del
Centro Giovanile Domenico Sa-
vio di Arese (Ml).
il-1 Il volume, splendidamente
lustrato da Cesare Calvi, offre
a! ; he indicazioni per l'allesti-
mento e la regia, contiene musi•
che originali e tante note che
I SETTEMBRE 1985 · 29
f'EOGI-EDO
Marcello
dei
biente universitario ecclesiasti- Per educatori e giovani di Are- possono aiutare a valorizzarlo
co tuttavia essa potrà andare se il teatro non è stato ev..sione per il meglio. (Nella foto: una
lebbrosi
utilmente in mano a chiunque o occupazione di tempo ma di delle illustrazioni).
voglia approfondire con verità il volta in volta o contemporanea-
rito della Messa.
mente, ricerca sull'uomo, comu-
nicazione, partecipazione, pro-
I
_.,._ FATEQUESTO
■ -IA DI
posta. Si tratta di dieci testi, in
parte pubblicati nella rivista,
purtroppo soppressa, •Espres-
sioni Giovani•, che possono es-
sere ripresi e dati utilmente per
PIERO GHEDDO
Marcello del lebbrosi, Editoria-
le Nuova, Milano, 1985,
un pubblìco che ha voglia di pp. 318, L. 15.000.
pensare.
Questa biografia, scritta con
È la storia di Marcello Candia, passione missionaria e ai tempo
I
il giovane e brillante industriale
milanese che venduto tutto an-
dò a spendere tutte le sue so-
stanze per i lebbrosi dell'Amaz-
stesso giornalistica è un contri-
buto alla conoscenza non sol-
tanto di Marcello Candia e della
sua opera di Marituba ma di tutti
zonia brasiliana.
quegli •eroi positivi• che sono i
La scrive un prete-giornalista missionari, preti o laici che
che di missioni e missionari se siano.
TEATRO UN MODO DI VIVERE
ne intende più d'ognlaltro o qua-
Ragazzi ed Educatori di Arese,
ElleDiCi Leumann (TO), 1985,
pp. 290, L. 14.000.
si: Piero Gheddo, direttore della
rivista Mondo e Missione.
Marcello Candia è morto il 31
agosto 1983: da allora sono in
Questo è un libro scritto pi9
molti a chiedersi: perché non lo
che con la penna con il cuore. E
fanno santo?
Uno sguardo
sui gusti giovanili
Se volessimo trarre delle con-
clusioni sulla cultura musicale
italiana degli anni '80 conside-
rando soltanto I dati che proven-
gono dalle varie superclassifi-
che, hit parade e top 10, 20 o
30, magari con un ampliamento
dell'orizzonte auditivo fino a
comprendere quei prodotti am-
manniti dalle radio private e dal-
le venti ore sulle ventiquattro di
Video-Music, l'espressione be-
nevola quanto eufemistica di un
nostro giudiziO' di valore non po-
trebbe certo dissimulare l'ama•
rezza della delusione di fronte
ad una realtà artistica tanto
scadente.
Ma, bando al puro catastrofismo
e a grossolane condanne som-
marie, la questione della cultura
musicale non si riduce certo alla
disco-music e all'easy lìstening,
che occupano solo una fetta,
seppure quella più appariscen-
te, della nostra •torta sonora•, fenomeno Punk alla più passiva
nel complesso buona e appetì• accettazione del sistema, del
tosa. SI direbbe cioè che le nuo- consumismo e della moda.
ve generazioni di teen-ager ab- Anche qui è bene fare una pre-
biano monopolizzato Il mercato cisazione: i Duran Duran, gli
della produzione discografica Spandau Ballet, gli Wham, i
come non era mal accaduto pri- Culture Club, i Bronski Beat so-
ma caratterizzandola in una no I migliori complessi di questo
specifica dimensione adole- filone orecchiabile e «leggero• e
scenziale.
nel loro_ genere compongono
E sotto questo preciso aspetto musica pregevole e ben lavora-
ci appare il mito dell'effimero ta nelle sue parti, dotala di un
che ieri magari coinvolgeva i potenziale evasivo e rilassante
maliosi Bee Gees oggi I più fre- che non guasta in questo secolo
netici Duran Duran: mito che nevrotico.
non va disgiunto dal simultaneo Ma tale musica •da riposo• non
culto del divismo, grazie al qua- può certo reggere Il confronto
le turbe di ragazzine innamorate con i classici del rock, del coun-
vanno in visibilio per un poster try o del pop in genere, la cui vi-
dei più belli e più romantici, gli ta dura ben più a lungo di qual•
Spandau Ballet, simbolo, anche che fantastico mese condotto in
se la parola può sembrare trop- vetta alle superclassifiche dì
po grossa, di una svolta storica. •Ciao 2001 ».
E quel passaggio dalla conte- Il divario che intercorre tra I due
stazione globale e anarchica del messaggi artistici è rilevante ed
è attestato dallo stesso compor-
tamento delle due schiere dei
fruitori: gli appassionali dei clas-
sici perdurano testardamente
nei loro gusti, scoprendo negli
autori preferiti una miniera ine-
sauribile di arte, i fans dell'effi-
mero mutano con grande rapidi-
tà i loro Idoli, troppo legati ad
una bellezza tanto scintillante
quanto superficiale.
Ma·, infìne, per non cadere in
semplicistiche dicotomie, è ne-
cessario constatare che i ritmi
biologici sono binari, costituiti
cìoè dalla duplice fase attività-
riposo: a metà degli anni ' 80 ab-
biamo la speranza che l'appari-
scente momento dell'evasione-
riposo presto si risolva In un'ele-
vazione culturale e umana.
Se rgio Centofanti

3.10 Page 30

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_ COMUNICAZIONI SOCIAL.____ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
La rassegna Teatro anch'io
u N TEATRO FERIALE
NELLA FEBBRE
3" RASSEGNA
Maggio 1981
DELLA DOMENICA
SERA
Una rassegna di teatro giovanile
che cresce sempre più.
Il cartellone dei lavori.
E quest'anno anche un dibattito
sul teatro educativo salesiano.
Fa una certa impressio-
ne vedere Frate Francesco e suo pa-
dre sfidarsi al tennistavolo al primo
piano del Centro Giovanile «Gio-
vanni XXIII» al Nuovo Salario di
Roma, sbirciare dai vetri Don Chi-
sciotte intento a duellare con un in-
garbugliato problema di matemati-
ca nelle aule della Scuola Media del
«Borgo Don Bosco» al Prenestino
o contemplare Gheduk che discute
animatamente sulla tragedia dello
stadio di Bruxelles nella stanzina del
«dopo-cresima» al «Pio XI» di
Roma.
Personaggi e interpreti, palcosce-
nico e cortile, retropalco e aula sco-
lastica si confondono sistematica-
mente nei vasti spazi degli interessi
giovanili, animati dalla pedagogia
di chi continua oggi l'amore di don
Bosco ai giovani. Un momento par-
ticolarmente infuocato di questo
entusiasmante incontrarsi sul terre-
no della formazione attraverso il
teatro è stato offerto dall'iniziativa
di «Teatro anch'io»: rassegna di
teatro giovanile organizzata dalla
Sezione Regionale CGS del Lazio.
Con successo ha abbassato il sipario
sulla sesta edizione. Orà è il tempo
dei bilanci. Ne prendiamo volentieri
atto perché l'argomento teatro ci ba
più volte interessato e questa mani-
festazione è stata, ancora una volta,
testimoniaru:a di una vivace ripresa
del «teatrino» di don Bosco.
Da Aprile a Qjugno una febbre
inconsueta ha dominato la domeni-
ca sera di Oratori, Parrocchie,
scuole salesiane di Roma. Ben 9 sale
teatrali più alcune piazze sono di-
ventate arena di rappresentazione
per 14 spettacojj. I gruppi impegna-
ti nella rassegna sono stati 13 per un
totale di 325 ragazzi, giovani e adul-
ti impegnati come attori, ballerini,
cantanti o tecnici vari. Complessi-
vamente, in meno di tre mesi di atti-
vità, sono state realizzate 34 serate
per un pubblico di 9.400 persone (e
i conti sono per difetto).
Le cifre non fanno opinione, ma
spingono sul sentiero delle conside-
razioni.
Quando si pensa al «teatrino)) sa-
lesiano si tende a parlare sommesso
o a scrivere tutto in minuscolo. E va
bene così. È la sua vera vocazione.
Non cerca ambiziose e fittizie am-
plificazioni. I watt della presunzio-
ne li cediamo volentieri ai professio-
n.isti, agli sperimentatori, alle asso-
ciazioni o enti che si reggono sulla
politica del «creare l'immagine».
Per il «teatrino salesiano» c'è solo
la verità del «feriale>>, del quotidia-
no che non cerca orpelli, del non
clamoroso che però produce menta-
lità, sensibilità, <<cultura)>.
Lo aveva già innùto uno studioso
del nostro tempo, Umberto Eco,
non certo tacciabile di favoritismo
clericale. In un suo articolo pubbli-
cato dall'Espresso (15-11-1981) af-
fermava tra l'altro che «il problema
non era tanto produrre altri dino-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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---- -------Y1-
biente di vita quotidiana, abbiamo
raccolto impressioni e valutazioni
sulla manifestazione nel suo com-
plesso. Trova piena conferma l'os-
servazione di Eco. La rassegna tea-
trale CGS, organizzata a livello re-
1 S1:TTEMBRE 1985 31
gionale è stata un momento di cana-
lizzazione di esperienze, di messaggi
giovanili, di provocazioni, di pro-
poste e speranze che hanno trovato
il punto emergente di coagulo nel-
l'unico cartellone che ha raccolto le
sauri (si riferiva ai potenti mezzi di
comunicazione sociale, ndr), ma
prendere atto della polverizzazione
dei canali e costituire nuovi modi di
usarli, cambiarli, confonderli» e,
proseguendo nell'analisi della situa-
zione italiana, non poteva fare a
meno di evidenziare la «grande ri-
voluzione di don Bosco». «Questo
geniale riformatore - scriveva Eco
- intravede che la società indu-
striale richiede nuovi modi di aggre-
gazione, prima giovanile e poi adul-
ta e inventa l'oratorio salesiano:
una macchina perfetta in cui ogni
canale di comunicazione, dal gioco
alla musica, dal teatro alla stampa,
è gestita in proprio su basi minime e
riutilizzato e discusso quando la co-
municazione arriva da fuori... In tal
senso il progetto di don Bosco inve-
ste tutta la società dell'era indu-
striale». L'osservazione daLI'ester-
no proposta da Eco coincide con
quella di chi tenta di capire «den-
tro». Abbiamo seguito solo pochi
momenti di «Teatro anch'io», ma
abbiamo raccolto l'animazione or-
ganizzativa dei giovani che costitui-
scono il Consiglio Regionale CGS
(una sigla che sta ad indicare un'as-
sociazione culturale, riconosciuta
dallo Stato, ed è presente sul territo-
rio nazionale con più di 215 circoli
che svolgono le più svariate attività
per promuovere cultura giovanile),
abbiamo avuto l'opportunità di in-
contrare alcuni protagonisti e ani-
matori degli spettacoli nel loro am-
IL CARTELLONE DI
TEATRO ANCH'IO
(6a edizione)
Compagnia «Baracca e Burattìni• del CGS La Piramide
presenta:
"'O SCARFALIETTO• di E. Scarpetta.
Il gruppo CGS SALG_EN dell'Oratorio FMA - Salario - presenta:
«E LA TERRA FIORIRA» di Margherita Dal Lago
Compagnia «Giovani della Speranza» del CGS Nuovo Salario
presenta:
«FORZA VENITE GENTE» di M. Castellacci
B.T.R. - Gatto - Miniclowns del CGS La Piramide dell'Oratorio
Salesiano del Testaccia presentano:
«TRIONFO PASSIONE MORTE E RESURREZIONE DI UN POVE-
RO CRISTO: IL CAVALIERE DELLA MANCIA» di F. Pasqualino
..Teen agers Theatral Company» del CGS Nuovo Salario
presenta:
«UNA GARA IN MONTAGNA» di M. Cagnacci
Il Gruppo «GOLDEN STARS» della scuola «Borgo Don Bosco»
presenta:
«IL CAVALIERE DE LA MANCIA» Musical di M. Del Vecchio
Il Gruppo •RIBALTA 85» della Scuola FMA di V. Togliatti - Roma
- presenta:
«IL PICCOLO PRINCIPE» di Saint Exupery
Compagnia«TEATRO CENTURIPE» della parrocchia dei Maria-
nisti presenta:
«ANTICAMERA» di F. Ridolfi
Compagnia «LO SPECCHIO DELLA LUNA» del quartiere Prene-
stino presenta:
«IL PROFESSORE DI PIANOFORTE» di Feydeau
«L'ORSO,. di Cechov
«UNA DOMANDA DI MATRIMONIO» di Cechov
Il Gruppo •GIG '84» del CGS Proposta presenta:
«UOMO RITORNA» di B. Faciotti
Il Gruppo •C. G. Don Bosco» di Cinecittà presenta:
«RISPONDEREMO• èli A. Spada
11 Gruppo «BOTTEGA DEL PICCOLO ATTORE» del CGS La Pi-
ramide presenta:
"IL GATTO CON GLI STIVALI» di E. Cordier
B.T.R. - GATTO - Mlniclowns del CGS La Piramide presentano:
«IL VILLAGGIO• del Teatro dell'Arca
Nel cartellone erano anche previsti: uno spettacolo inaugurale
del gruppo BARABBA'S CLOWNS di Arese e una TAVOLA RO-
TONDA in collaborazione con il «Bollettino Salesiano» sul tema: «Il
teatro salesiano». Nella serata di chiusura: flashes dalle rappresen-
tazioni dei vari gruppi e la consegna targhe e artistici mascheroni
a tutti i gruppi partecipanti.

4.2 Page 32

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32 · l SETTEMBRE 1985
diverse manifestazioni teatrali. L'i-
niziativa appare anche una spinta
stimolante a pensare l'opportunità
di una circuitazione più ampia di
prodotti significativi che spesso, per
indolenza organizzativa, rischiano
di essere «bruciati» in una sola se-
rata, in poche repliche. Mesi e mesi
di lavoro per un paio d'ore di rap-
presentazione. E tutto finisce li.
L'esperienza già introdotta in «Tea-
tro anch'io)) suggerisce una utilizza-
zione maggiore dei prodotti, una
comunicazione allargata dei gruppi,
una più vasta occasione di incontro
e di dialogo tra i giovani. È su que-
sto terreno che sta progredendo la
proposta del gruppo laziale CGS.
La manifestazione, inoltre, ha ar-
ricchito il ventaglio dei testi dispo-
nibili. Anche se la rassegna portava
in cartellone esperienze note e sfrut-
tate (basti pensare al Don Chisciotte
o a Forza venite gente), è servita a
confrontarne la varietà interpretati-
va, la ricchezza di adattamento e
appropriazione tipica di ogni grup-
po e ha fornito soprattutto l'occa-
sione di invenzione e di scambio di
nuovi prodotti, legati all'attualità e
ai problemi più sentiti oggi dai gio-
vani (come nel caso di «Rispondere-
mo», recital sulla pace, risultato di
un lungo lavoro di riflessione e con-
fronto dei giovani del Centro Gio-
vanile don Bosco di Cinecittà o co-
Una scena del
«Don Chlsciotte•
me «E la terra fiorirà», testo per
«teatro totale» costruito apposita-
mente per sottolineare la volontà di
riscoperta delle «beatitudini» gio-
vanili, oggetto della strenna del Ret-
tor Maggiore in questo 1985 dedica-
to ai giovani). Il bilancio è positivo
e ha premiato la fatica organizzati-
va dei giovani del Comitato Regio-
nale CGS Lazio. Un risultato rico-
nosciuto dal pubblico presente alla
serata di chiusura della rassegna,
nel corso della quale don Giuseppe
Costa, direttore del Bollettino Sale-
siano, ha espresso apprezzamento e
ha incoraggiato l'iniziativa. Da
tempo del resto il Bollettino Salesia-
no sottolinea l'efficacia educativa e
formativa del teatro, vissuto con lo
stile pensato e awiato da don Bosco
stesso. Uno stile che abbiamo ri-
Danza e mimica
sul palcoscenico
scontrato perfettamente espresso
nella rassegna.
Teatro di giovani, fatto dai gio-
vani, considerati come protagonisti
di comunicazione e di offerta di
messaggi originali e non solo visti
come «consumatori ». Un teatro
popolare, capace di comunicativa
immediata, di comprensione e di
piena partecipazione, in uno stile di
semplicità, ma anche di profonda
adesione e di grande intensità. Un
teatro non raffinato e inconcluden-
te, ma, nella sua semplicità espressi-
va, ricco di contenuti apertamente
scanditi a favore della giustizia, del-
la pace, della vera felicità per l'uo-
mo, della vita.
Un teatro come laboratorio per-
manente per la formazione di grup-
po, stimolatore di relazioni sociali e
di capacità espressiva partecipata,
luogo di esperienza per maturare al-
la dimensione di comunità. Un tea-
tro che, superata la soglia dell'indif-
ferenza passiva alimentata da televi-
sion<;, cinema, vìodeogames, sa mo-
strare una grintosa ripresa per di-
ventare luogo e occasione di parte-
cipazione, spazio di dibattito di
idee, ambiente di amicizia. Una
esperienza che, come scriveva don
Bosco nel suo «Regolamento dello
spettacolo» sa «divertire, educare,
istruire moralmente». «Teatro an-
ch'io>> può essere una prova riuscita
per la sesta volta. Ha bisogno di
continuare.
P.G.

4.3 Page 33

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_STORIA SALESIAN--- - - - - - - - - - - - -5'1-
Le passeggiate autunnali
di Don Bosco
Con l'arrivo dell'autunno per
Don Bosco e i suoi ragazzi
iniziava la stagione delle
«passeggiate». Cos'erano? I
ricordi di don Francesia
1SETTEMBRE 19135 · 33
Inottobre,
camminando
tra canti,
scherzi,
polenta
e rosari•..
La Chiesa parrocchiale
di Castelnuovo Don Bosco, dedka-
ta a Sant'Andrea, non è la più anti-
ca del paese. Lo è, probabilmente,
La Madonna del Castello che domi-
na l'abitato dall'alto del colle, dove
anche d'estate si gode l'aria fresca
ed un panorama incantevole.
I Signori di Rivalba prima, j Con-
ti di Biandrate ed i Marchesi del
Monferrato poi, furono i padroni di
Castelnuovo finché il paese assurse
a libertà di Comune, per giurare in-
fine fedeltà ad Emanuele Filiberto
di Savoia nel 1559. Rimangono oggi
pochi resti dell'antico castello, par-
te dei muraglioni, dei sotterranei,
una torre e la chiesa ricavata dalla
cappella gentilizia.
La festa della Madonna del Ca-
stello si celebra il giorno dell'Assun-
ta, ma il quadro sovrastante l'altar
maggiore rappresenta La Madonna
della Cintura, degli Agostiniani.
Quella chiesa sul poggio più alto
del paese esercitò una speciale at-
trattiva per Giovanni Bosco studen-
te a Castelnuovo. Si arrampicava
spesso fin lass.ù da solo o con gli
amici a venerare l'immagine della
Vergine. Fatto sacerdote non di-
menticò mai quella mèta preferita
dei suoi pellegrinaggi giovanili.
Ispirandosi ad essi, nei primi anni
dell'Oratorio, Don Bosco portava i
suoi monelli ai santuari torinesi del-
- Vendemmia In Monferrato

4.4 Page 34

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34 · I SITTEMBFIE 1985
la Consolata o di Santa Maria del
Monte, della Madonna di Campa-
gna o del Pilone, di Pozzo Strada o
di Superga.
Nel 1850 inaugurò le passeggiate
«fuori porta», prima ai Becchi e
dintorni, poi per i colli del Monfer-
rato fino a Casale, dell' Alessandri-
no fino a Tortona, e in Liguria fino
a Genova.
Don Giovanni Francesia, disce-
polo della prima ora, ha lasciato
preziose memorie personali di quel-
le gite, sia sulle pagine del Bolletti-
no Salesiano negli anni 1887-92, sia
soprattutto in due volumetti pubbli-
cati nel 1897. Dopo di lui, Don
Giov. Battista Lemoyne, che già
aveva raccolto informazioni nei
suoi Documenti manoscritti, ne
trattò ampiamente nelle Memorie
Biografiche. In tempi recenti Don
Luigi Deambrogio, sacerdote casa-
lese, ha fatto rivivere quelle passeg-
giate in una sua interessantissima
pubblicazione del 1975, dove illu-
stra luoghi, fatti e persone con la
competenza dello studioso e l'affet-
to del!'ex allievo.
Nei primi anni, dunque, mèta di
quelle gite erano i Becchi e dintorni,
raggiunti dal Pino, Chieri, Riva e
Buttigliera con il cavallo di San
Francesco. I giovani alloggiavano
nella casa di Giuseppe, occupando
stanze, stalla e granaio. Celebrava-
no con solennità la festa del Rosario
nella cappellina eretta al pian terre-
no nel 1848, e poi partivano per Ca-
stelnuovo. Là li attendeva il Vicario
Don Cinzano per il pranzo. Un cal-
derone d'acqua, collocato all'aper-
to su di un focolare improvvisato,
accoglieva borbottando le palate di
farina gialla. Cuochi d'occasione
giravano le capaci mestole e sparge-
vano il sale, finché, al momento
giusto, il pentolone veniva capovol-
to sul tavolato e la polenta fumante,
condita di bagna e salsiccia, era di-
visa in grosse fette e divorata dai ra-
gazzi di Valdocco sotto gli occhi
sorridenti di Don Bosco e del buon
Prevosto di Sant'Andrea.
Nel 1850 la festa «della polenta»
fu per Giovanni Cagliero, allora do-
dicenne, l'occasione provvidenziale
dell'incontro con Don Bosco, che
decise la sua entrata all'Oratorio
per l'anno seguente. Ma Cagliero
fece quel giorno anche un altro in-
contro. Si trovava, come al solito,
nella casa parrocchiale, dove era
chierichetto e si prestava a servizi di
sacrestia, scendendo alle volte in
cantina a prendere il vino per la
Messa. Si cacciò subito in mezzo ai
ragazzi giunti da Torino. Portò loro
acqua da bere e poi, aguzzando l'in-
gegno, prese la chiave della cantina
per offrire un dito di quel buono ai
più furbi che lo avevano seguito. La
notizia si sparse in un baleno e la fi-
la degli assetati si allungò paurosa-
mente con serio imbarazzo dell'in-
cauto donatore. Cagliero cercò allo-
ra di correre ai ripari per interrom-
pere in qualche modo la furtiva di-
stribuzione. Scrutando in faccia gli
avventori, ne scorse mio dall'aria
cittadina, ben pulito ed ordinato,
tutto ingenuità e candore. Colse la
palla al balzo e gli chiese:
Tu, come ti chiami?
- Michelino.
- Ed io Giovannino!
Depose subito il fiasco ed il bic-
chiere, prese il ragazzo per un brac-
cio e lo sospinse fuori di cantina di-
cendogli ad alta voce, affinché gli
altri sentissero.
- Bravo, Michelino; tu va a be-
re acqua alla secchia, perché vino
non ce n'è più.
.,
~--- , 1} •--'J
, ,,,✓~11
. <!:
• ,
E chiuse infretta la porta a chia-
ve. Il povero Miclin che si era messo
in fila pensando ad una distribuzio-
ne autorizzata, lo ringraziò ancora
chiedendogli scusa del disturbo.
L'ardito Gioanin riuscl a cavarsela,
salvato in extremis da un innocente
capro espiatorio, che si chiamava
Michele Rua. Si sa che Don Rua fu
poi per tutta la vita un astemio irri-
ducibile, mentre il Card. Cagliero
gustava volentieri all'occasione un
bicchierotto di vino delle sue colli-
ne. 1 due più celebri discepoli di
Don Bosco s'incontrarono cosi per
la prima volta nella cantina di San-
t'Andrea, rivelando sin d'allora i
trattj inconfondibili del loro
carattere.
Gli anni 1859-64 furono gli anni
d'oro delle passeggiate autunnali,
autentiche gite-premio o vacanze at-
tive che Don Bosco organizzava in
ottobre per il bene fisico e spirituale
dei giovani più impegnati nello stu-
dio e nella condotta e a edificazione
delle popolazioni rurali, approfit-
tando pure per diffondere le «Let-
ture Cattoliche» e andare in cerca di
vocazioni. 1 ragazzi vi partecipava-
no in gruppi sempre più numerosi,
entrando nei paesi con la banda mu-
sicale in testa, accolti festosamente

4.5 Page 35

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.---~~--- - - - - - - --#-
. I~
lllustrazìonl tratte dal volume di don
~
Francesia, Don Bosco e le sue
passeggiate autunnali nel Monferrato,
(Torino, Libreria Salesiana, 1901)
dalla gente, dai parroci o dai signori
del castello. Riposavano nei fienili,
consumavano frugali pasti contadi-
ni.. celebravano devote funzioni in
chiesa ed alla sera davano spettaco-
lo sopra un palco improvvisato.
Il J859 fu la volta dei paesi più vi-
cini aj Becchi: Capriglio, Montafia,
Maretto, Cortandone, Camerano,
Montechiaro e Villa San Secondo.
Di Il l'allegra brigata andò pure a
visitare Alfiano, Cossombrato,
Cursione, Frinco e Rinco. Poi, pas-
sando per Piea, tornò ai Becchi non
senza fare una scappata a Mondo-
nio alla tomba di Domenico Savio,
e fece ritorno a Torino.
1n tutto 16 giorni di lunghe cam-
minale e soste operose animate dal-
la musica, dalle funzioni sacre e dal
teatrino.
li repertorio di quello spenacolo
popolare comprendeva canti, mac-
chiette in dialetto e commediole,
nelle quali, per volere di Don Bo-
sco, Gianduia, la nota maschera
piemontese, faceva la parte del
leone.
11 3 ollobre 1859 Gianduia fece la
sua comparsa aMaretto, dove i gio-
vani dell'Oratorio, accolti al suono
delle campane, erano ospiti del par-
roco, Don Giovanni Ciattini. Il pal-
co venne allestito in una rimessa di
carri agricoli. Interpretava la pane
di Gianduia Domenico Bongioanni,
fratello di Giuseppe, accettato as-
sieme a lui da Don Bosco nel 1855
perché orfano. Ambedue divennero
poi sacerdoti. Giuseppe ( 1836-
1868), più noto nella Società Sale-
siana, rimase con Don Bosco e mori
giovane prete. Fu lo zelante fonda-
tore ed animatore delle Compagnie
del SS. Sacramento e del Piccolo
Clero. Fornito di fervida immagina-
zione, compose giocose poesie esce-
nette in dialetto piemontese per il
teatrino. Domenico (1842-1903),
che lasciò poi Don Bosco e fu il pri-
mo Curato della Chiesa di Sant'Al-
fonso in Torino, interpretava in ve-
ste cli Gianduia le composizioni del
fratello. Con la sua faccia tozza e
rubiconda, il naso grosso e schiac-
ciato, l'inesauribile vena di motti
frizzami e arguii, era l'interprete
ideale della maschera piemontese.
Si possono quindi immaginare le ri-
sate dei paesani, che non finivano di
applaudirlo.
Durante quella gita Don Bosco
permise ad un gruppo di ragazz.i di
fare una scappata fino a Callianet-
LO, patria di Gianduia, distante una
dozzina di chilometri da Maretta.
Volevano poter dire, una volta tor-
nati a Valdocco: - lo a Callianeuò
ci sono stato! - Stando a Don
Francesia, al ritorno da quella ga-
loppata di parecchie ore, i fortunali
esploratori della ... terra promessa,
portarono ai compagni le più strane
notizie del paese dove «si facevano
le fascine di sabbia, si pestava il fu-
mo e s'insaccava la nebbia».
Nel 1860 furono toccati i paesi
Passerano, Primeglio, Montechiaro
e Montafia. L'anno seguente ebbe-
ro inizio le passeggiate a più vasto
raggio rese possibili da lunghi tratti
cli percorso in «vapore>>.
L'8 ottobre del '62 nel loro cam-
mino verso la mèta finale di Mira-
bella, i giovani di Don Bosco giun-
sero a CaHiano, non prima di aver
assaggiato l'acqua solforosa a due
chilometri dal paese. Restarono col-
piti dalla cordialità della popolazio-
I SETTEMBRE 1985 35
ne e dall'accoglienza patema del
parroco Don Giuseppe Sereno. Non
poteva quindi mancare lo spettaco-
lo in onore degli ospiti. Titolo della
recita: Le consulte ridicole. La sim-
patica figura di Gianduia, che anda-
va a chiedere un parere all'avvocato
in favore del nipote, sorti un effetto
straordinario, tanto più che l'avvo-
cato, prendendo troppo sul serio la
sua parte, si spazientì davvero alle
battute di Domenico Bongioanni.
Nel 1864 Don Bosco portò i ra-
gazzi a Genova. Lo aveva promes-
so: <<Quest'anno vedrete il mare!».
Non molti anni dopo, parecchi di
quei ragazzi, fatti ormai adulti,
avrebbero attraversato l'oceano per
raggiungere le !omane terre della
Patagonia, primi missionari salesia-
ni. Ma quella volta salirono timidi
ed esitanti sulle barche del porto per
andar a visitare una nave da guerra,
famosa per l'assedio di Gaeta. Alla
sera del 4 ottobre diedero spettacolo
nel salone del Seminario alla pre-
senza dell'Arcivescovo Mons.
Charvaz. Rappresentarono la com-
media di Giuseppe Bongioanni, An-
tonio o una lezione di morale, che
aveva naturalmente Gianduia come
protagonista. Il successo dello spet-
tacolo fu tale che l'Arcivescovo di-
menticò un appuntamento in vesco-
vado e volle alla fine vedere Gian-
duia di persona per complimentarsi
con lui. La commedia fu poi ripetu-
ta, sulla via del ritorno, nella sosta
ad Ovada, dove il sindaco, Avv.
Oddini Carlo, volle che la filodram-
matica dell'Oratorio si esibisse sul
palco del teatro municipale. Per
l'occasione, caso a quei tempi più
unico che raro, intervenne anche il
clero. Quando Domenico Bon-
gioanni apparve sul palcoscenico a
salutare il pubblico con i versi dia-
lettali composti da suo fratello Giu-
seppe, le risa, gli applausi, gli evvi-
va furono cali che, a detta di Don
Francesia, « pareva dovessero far
croJlare la sala». Lasciata Ovada il
13 ottobre, giunsero ad Acqui dove
si fermarono tre giorni prima di
prendere il treno per Torino. E fu
quella l'ultima passeggiata guidata
da Don Bosco, che dovette poi ri-
nunciare a tali iniziative per gli im-
pegni sempre più assillanti della sua
opera.
Se volessimo ora individuare la

4.6 Page 36

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36 · I Sl:TTEMBRE 1985
nota peculiare di queste passeggiate
autunnali così ricche di valori edu-
cativi, la potremmo forse scorgere
nel carattere di pellegrinaggio che
Don Bosco intese loro dare sin
dall'inizio.
Nei primi anni la gita s'incentrò
tutta sulla festa della Madonna del
Rosario al santuarietto dei Becchi.
Chi ne esamina i particolari, può di-
scernervi tutte le caratteristiche di
un pellegrinaggio di fede popolare
autentica: novena di preparazione e
marcia verso la mèta; catechesi e
preghiera culminanti nel sacramen-
to della penitenza e nella celebrazio-
ne eucaristica; vespri pomeridiani,
canto delle litanie e benedizione; se-
rata all'aperto assieme ai borghigia-
ni, con musica, falò e fuochi artifi-
ciali, simbolo di gioia e fraternità.
Più tardi, nel 1857, altra mèta di
pellegrinaggio fu Santa Maria di
Vezzo/ano tanto cara a Don Bosco.
Non si trattò di una semplice visita
di carattere culturale ad una celebre
abbazia. Giunto colà, infatti, Don
Bosco, ricordando le sue passeggia-
te giovanili a quel sacro tempio, ne
descrisse le origini religiose, parlò
dei monaci che erano vissuti tra
quelle mura, dove avevano dato ri-
fugio a uomini ricercati dalla giusti-
zia, per portarli al pentimento. Ri-
cordò loro l'annuale processione
degli abitanti di Albugnano al san-
tuario, destando nei ragazzi lo stes-
so ardore mariano della sua gio-
ventù.
Ancora più tipicamente religiosa
fu la visita fatta nel 1861 al Santua-
rio della Madonna di Crea, celebre
in tutto il Monferrato. Come sua
abitudine, Don Bosco aveva prepa-
rato i giovani a quel pellegrinaggio
narrando loro la storia del santua-
rio e delle cappelle sparse sul Sacro
Monte. Salirono a Crea il 10 otto-
bre. «Entrammo - scrive Don
Francesia - nella spianata da veri
conquistatori, suonando la nostra
marcia trionfale». Ma l'amico di
Don Bosco che doveva ospitarli si
era invece recato, per un malinteso,
a Casale. I buoni Frati Minori cu-
stodi del santuario, ignari di tutto,
tennero chiuso per prudenza il por-
tone del convento. Don Bosco in-
tanto condusse i ragazzi in chiesa a
pregare la Bruna Madonna. Canta-
rono la lode di Sant'Alfonso, «Vivo
amante di quella Signora» sull'aria
del «Va pensiero». Il canto devoto
commosse il Padre Guardiano ed i
suoi frati che, dopo la benedizione
eucaristica, invitarono i ragazzi, of-
frendo loro tutto ciò che avevano
ancora in serbo: pane, cacio, vino e
frutta. I pellegrini in erba provvi-
denzialmente rifocillati dai generosi
figli di San Francesco, poterono co-
si riprendere il loro cammino.
In quella stessa gita del 1861,
quando la comitiva, in viaggio da
Mirabello a Valenza, giunse il 17 ot-
tobre a San Salvatore, Don Bosco
portò i suoi figli al romito santua-
rietto della Madonna del Pozzo.
poterono contemplare la dolce im-
magine della Vergine in atto di por-
gere la mano al soldato spagnolo
gravemente ferito e gett!3-to nel poz-
zo il 15 maggio 16l 6.
Il 14 ottobre 1862, mentre si tro-
vavano a Vignate, fecero una pun-
tatina fino a Casorzo per una fuga-
ce visita al santuarietto della Ma-
donna delle Grazie. Pochi giorni
dopo, il 18 ottobre, prima di lascia-
re Alessandria, andarono ancora in
cattedrale a pregare la Madonna
della Salve, venerata con tanta pietà
dagli Alessandrini, per ottenere una
felice conclusione del loro
pellegrinaggio.
Anche nell'ultima passeggiata del
1864 a Genova, sulla via del ritor-
I La piccola stradetta che
da Godlo porta a Ponzano.
Don Bosco la percorse
1110 ottobre 1861.
no, tra Serravalle e Mornese, un
gruppo guidato da Don Cagliero sa-
li in devoto pellegrinaggio al san-
tuario di Nostra Signora della
Guardia di Gavi.
E come non perdevano occasione
di visitare i santuari mariani, così
celebravano con grande solennità le
feste della Madonna tipiche nei no-
stri paesi il mese di ottobre, come la
festa della Madonna delle Grazie
celebrata 1'8 ottobre 1859 a Villa
San Secondo, la festa de!Ja Materni-
tà di Maria il 13 ottobre 1861 a Mi-
rabello, la festa del Sacro Cuore di
Maria il 12 ottobre 1862 a Vignate e
quella della Purità di Maria il 16 ot-
tobre 1864 ad Acqui. Quelle feste
erano come i grani di una corona di
preghiere recitate dalla cappella del
Rosario ai Becchi; erano tappe di
un pellegrinaggio che ricalcava le
vestigia di una religiosità popolare
caratteristica della nostra gente;
erano l'espressione di una devozio-
ne mariana, che aveva già portato
Giovanni Bosco, giovane studente,
del colle del paese natio a venerare
la Madonna del Castello.
Natale Cerrato

4.7 Page 37

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I NOSTRI
SANTI
1 SETTEMBRE 1985 37
GRAVE CRISI
M lo fratello, in seguito ad
una forma influenzalEl
venne colpito improwisamente
da una grave crisi psicotica con
stato confusionale ed agitazio-
ne. Le sue condizioni, malgrado
I~ cure, peggioravano ogni
giorno.
Invitata da un caro amico,
coop~ratore salesiano, a rivo!•
germi ad un Santo salesiano
iniziai subito, con amici e paren:
ti, una novena al Beato Michele
Rua.
In breve tempo mio fratello
migliorò sensibilmente ed ora te
sue condizioni sono normali.
Ringrazio il Signore che per
intercessione di Don Rua, ha
acc~lto le nostre preghiere e
confido che con il Suo aiuto
questo mio caro congiunto pos-
sa presto ristabilirsi completa-
mente.
Mario Gandini Partano - Torino
UNA PUNTUALITÀ
SORPRENDENTE
H o già scritto qualche me-
se fa per segnalare una
gentilezza della Madonna nei
miei riguardi.
Seguendo il consiglio di Don
Bosco, avevo fatto la tradiziona-
le novena. A grazia ricevuta na-
turalmente ho adempiuto alle
promesse: sono diventato Coo-
peratore Salesiano ed ho inviato
un'offerta per le Missioni.
Riscrivo oggi, perché stavolta
Maria Ausiliatrice é stata di una
puntualità che ml ha felicemen-
te sorpreso.
Ho iniziato la novena per mio
figlio in cerca di lavoro. All'olla•
vo giorno giunge una telefonata
per un colloquio, al nono l'invito
a presentarsi al lavoro.
Insuperabili tenerezze ma-
terne.
Mentre rinnovo il mio grazie
sincero alla Mamma Celeste
vorrei incoraggiare tutti a ricor:
rere a Lei con filiale fiducia.
Giacomo Aimale - Torino
HO CHIUSO GLI OCCHI...
S ono un fervente devoto di
D. Rua, già molte volte mi
ha fatto grazie particolari che ho
comunicato al Bollettino Sale-
siano.
11 27 Maggio ritornavo da un
paesetto, Jareta, Vicino a To-
tontepec, stato di Oaxaca, Mexi-
co, con un gruppo di catechiste.
In ~na discesa, ripida, dove
non cI s_ono piante o sterpaglia,
sono scivolato sopra una pietra,
e sono caduto a capofitto, e ho
fatto dieci capriole, Poteva es-
sere la fine...
Ho chiuso gli occhi e ho invo-
cato D. Rua.
Me la sono cavata con un bu-
co nella testa, e la rottura di un
dito. Sono ritornato a Totonte•
pec, dove la Suora infermiera
mi ha subito curato e cucito il
pollice della mano destra... Non
ho avuto nessuna complicazio-
ne, solo la pazienza di aspettare
per la guarigione del dito.
Carlos Sitia
Torontepec (Messico)
NOI TUTTI
ABBIAMO PREGATO
e lrca due mesi fa, il nostro
medico di famiglia con-
statò, al seno destro di mia ma•
dre, una tumefazione di eviden-
te durezza e della consistenza
di una larga piastra di notevole
spessore.
I_ ~ontrolll medici, subito ese-
guili presso il reparto oncologi-
co dell'Istituto Regina Elena di
Roma, hanno confermato la pri-
ma diagnosi, suggerendo l'Im-
mediato intervento chirurgico
per un prelievo da sottoporre ad
esame Istologico e per l'even-
tuale conseguente asportazione
del seno.
Mia madre ha portato con fe-
de l'abitino d i San Donemico
Savio, che ci era stato donato
dalle suore di S. Maria Ausillatrl-
ce della scuola materna che fre-
quenta nostra figlia, e, per il tra-
mite del grande Santo, noi tutti
abbiamo rivolto te nostre fidu-
ciose preghiere a Gesù Cristo.
Dopo alcuni giorni, ulteriori
~sami cli~ici (xeromammogra-
f1a) ed altri controlli medici han-
no evidenziato che la tumefazio-
ne è letteralmente «scompar-
sa•, con grande stupore degli
stessi medici, per cui non è più
occorso alcun prelievo, né alcu-
na terapia.
Di tutto ciò voglio rendere
pubblica testimonianza, a mag-
gior lode dell'Altissimo.
Walter De Santis
Roma 5/6/1985
ENTRÒ IN COMA
S ono una Exallieva delle
Suore di Maria Ausiliatrice
di Viagrande - e sento il dovere
di ringraziare la Madonna di D.
Bosco per una grazia speciale
concessami nel Febbraio
scorso.
Mio figlio «DI SALVO STEFA-
NO• nato a Viagrande e ivi resi-
dente il 3/11 /63 il giorno
21/1/1985 improwisamente vie-
ne assalito da un forte mal di te-
sta; e febbre, pensando ad una
semplice influenza ho chiesto li
c~ntrollo del medico di famiglia
prima però di arrivare il medico
invitai mio figlio a recitare insie-
me l'Ave Maria infatti la Madon-
na ci suggeri il ricovero in Ospe-
dale Garibaldi a Catania, ove
poco dopo mio figlio entrò in co-
ma per più di due giorni.
Il caso era disperato cosl co-
me attesta la diagnosi medica
che accludo in allegato. La Ma-
donna pregata con fede da tutti
però In poco tempo quasi mira-
colosamente ci ha ottenuto la
guarigione tanto desiderata non
lasciando alcun segno di males-
sere per cui STEFANO ha potu-
to riprendere lavoro.
Gambino Venera
Viagrande (Catania)
NON SI SENTIVA
D'AFFRONTARE
L'INTERVENTO
S ono una exallieva salesia-
na e desidero segnalare
quanto segue. A mia sorella, già
sofferente per recenti Interventi
subiti, fu diagnosticata un'ernia
che a detta del chirurgo si sa-
rebbe dovuta togliere subito.
Debilitata dagli Interventi e
molto affaticata non si sentiva di
affrontare un nuovo intervento·
fu allora che mi ri\\':ilsi con fervO:
re a Maria Ausiliatrice, a Don
Bosco e a Madre Mazzarello.
Dopo una settimana, mia so-
rella fu sottoposta ad un nuovo
controllo e con meraviglia il me-
dico non ritenne più necessario
l'intervento.
Ringrazio pubblicamente e in-
vito tutti a rivolgersi con fiducia
a tale potente intercessione.
Silvana Barletta Livorno
ESITO BRILLANTE
D esldero ringraziare san
Giovanni Bosco e Laura
Vicuiia per l'esito brillante del-
l'esame a cui tenevo molto e per
la guarigione completa della
mamma da una malattia che
sulle prime, ci aveva spaventati
moltissimo.
Lettera firmata
Asti
UNA GUARIGIONE
S ento il dovere di ringrazia-
re la Vergine Ausiliatrice
perché mi ha ottenuto la guari-
gione di un cancro al naso.
Come da promessa fatta in-
tendo pubblicare la grazia sul
Bollettino Salesiano per esalta-
re la potenza della nostra Mam-
ma Ausiliatrice.
Domenico Della Ferrera
Bangkok (Thailandia)

4.8 Page 38

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38 1 SETTEMBRE 1985
I NOSTRI
MORTI
VALENTINI slg. GIULIO, exalllevo
t Roma a 93 anni
Si è spento serenamente dopo
un'esistenza interamente dedicata
alla famiglia e al lavoro, vissuta nel
perenne ricordo dell'insegnamento
spirituale e professionale salesiano
ricevuto in gioventù.
CASTELLANI slg.ra LORENZA
ved. TEOOORI, cooperatrlcet Tori•
no a 63 anni
Era membro attivo e responsabile
nel Consiglio Cooperatori da vari an-
ni impegnanqosi soprattutto per Il la•
boratorio Mamma Margherita,
Affrontò con cristiana serenità la
malattia lortìficata da una fede pro-
fonda.
Fu sempre generosa nell'offrire
compagnia e servizio alle persone
sole e sofferenti lasciando In noi di
Gualdo Tedino un vivo desiderio di
donazione.
SITZIA sac. FRANCESCO, salesla-
not Arborea (OR) a 86 anni
Entrato come •vocarlone adulta•
nella Casa salesiana di Lanusei, do-
vette quasi subito interrompere gli
studi Intrapresi per Il servizio mmta-
re. Anita la guerra, nell'autunno del
1919 poté iniziare il noviziato. Sarà
ordinato sacerdote il 19 aprile 1930.
Dieci anni dopo è di nuovo sotto le
armi come cappellano militare. Finita
la guerra lo ritroviamo in Sardegna
dove lavorera fino alla morte. Don
Sitzia fu veramente un sacerdote se-
condo Il cuore di Dio, veramente uo-
mo buono, amico di tutti specialmen-
te di quanti erano provati dal Signore
con malattie o lutti familiari per i quali
aveva sempre la sua parola buona e
li visitava spesso a casa portando il
conforto della sua presenza.
sciuto I suoi cinque figli, donando ge-
nerosamente a Dio, nell'Istituto delle
Flglìe di Maria Ausiliatrice, Sr. Maria
e Sr. Rosetta.
Parlando con le F.M .A ., con cuore
e parole tipicamente napoletani dice-
va: «Vullteve bene, comma sore, lui•
te apparate, sempe cuntente e sem-
pe cunzente•.
Con la certezza che ora vive nella
luce di Cristo Risorto preghiamo: •SI•
gnore non ti chiediamo perché ce
l'hal tolte, me ti ringraziamo per aver•
cela data•.
PASI slg. LUIGI, cooperatore t Sa•
rigo (:/A) a 83 anni
Anima buone e generosa, sempll•
ce, esemplare sotto ogni aspetto.
Cresciuto alla scuola di genitori san•
ti, possedeva un cuore d'oro nel qua•
le vibrava una grande lede operosa,
attiva, praticante. Ha lavorato inde-
fessamente a favore della Democra•
zia Cristiana, dei Sindacati, delle Acli
e del Comune, sempre e solo con lo
scopo di aiutare il prossimo con in•
tento cristiano.
Fu collaboratore attivo dei parroci
di Nasca, sempre pronto e disponibl•
le, tutto e solo per amore di Dio e per
Il bene della parrocchia che tanto ha
amato. Aveva una grande fiducia in
Don Bosco, sotto le cui protezione
era partito per il servizio militare Il 31
gennaio 1942. Leggeva con assidui-
Il Bollettlno Salesiano e proprio il
31 gennaio di quest'anno, due giorni
prima di morire, l'aveva pregato con
particolare fervore perché lo aiutas-
se a fare una buona morte.
colta in Casa della Studente ed è di-
ventata per tutte le suore della Co-
munità •la mamma Maria•. La sua
serenità è stata comunicativa, suore,
ragazze, bimbi della scuola materna
ed elementare, quasi quotidiana-
mente andavano a farle visita e da lei
partivano rincuorate dalla saggezza
e dalla bontà materna che ogni volta
invitavano ad essere sorridenti e feli-
ci, perché diceva: Dio vi ama•.
BONAMIGO sac. ANTONIO, sale-
siano t Alessandria d'Egitto a 82
anni
Nato a Schio (:licenza) 1'8-1-1903
entrò già adulto nell'Istituto Salesia•
no di Penango. Nel 1923 fu inviato
nel Medio Oriente a Betlemme e Cre-
mlsan dove feoe il noviziato e gli stu•
di filosofici e teologici. Dopo un sog-
giorno di 5 anni a Costantinopoli, fu
Inviato nel 1930 ad Alessandria d'E·
gitto. Fu ordinato sacerdote ad Elio-
polis (Cairo) nel 1932. Lavorò ad
Alessandria dal 1930 al 1948, anno
In cui fu Inviato a Porto Said. Tornato
ad Alessandria nel 1956, vi rimase fi.
no alla morte awenuta il 16 aprile
1985.
Svolse la sua lunga attlvltà di inse-
gnante fra I ragazzi Italiani delle
scuole elémentari.
DI carattere bonario e semplice,
sapeva educare e farsi amare dal
suoi ragazzi che lo rivedevano volen-
tieri anche dopo molti anni.
Era molto interessato alla diffusio-
ne della buona stampa,
DE CARO FRANCESCA ved.
ESPOSITO, cooperatrice t Torre
Annunziata (NA) a 82 anni
Donna semplice, lntelltgente, cari-
ca di una umanità straordinaria e di
fede operosa.
Erae rimane la donna saggia e sa•
piante della Sacra Scrltiure, ed in
questa sapienza evangelica ha cu-
stodito la sua famiglia pur con la pe-
na grande della morte immatura del
marito nel lontano 1942, ed ha ere-
DE MARIA slg.ra MARIA, coopera-
t trlce Varese a 86 anni
Mamma di un sacerdote e di Sr.
Carla F.M.A. La sua vita è stata
un'offerta generosa nel condividere
l'apostolato sacerdotale del suo Don
Pierol Sempre cordiale, disponibile,
ha saputo accettare le situazioni d
disagio dei poverissimi campi d1 lavo•
ro pastorale, affidati a suo figlio. GI
ultimi anni rimasta sola per la prema-
tura morte di Don Piero, è stata ac•
BACCHIARELLO sac. GIUSEPPE,
t salesiano Shillong (India) a 78 anni
Raggiunse la missione dell'allora
Assam-lndla nel 1924 a solo 17 anni
di età per iniziare Il suo noviziato,
che terminò professando il 21 gen•
naìo 1925. Fu consacrato sacerdote
a Shlllong nel 1932.
Visse.gli albori della Missione del-
l'Assam accanto all'Intrepido Mons.
Luigi Mathias, sulle cui orme cammi-
nò per tutto Il suo curriculum di
missionario.
Bontà, generosità, zelo apostolico,
scrittore e traduttore, nulla tralasciò
pur di venire in aiuto al bisogni spiri-
tuali ed Intellettuali della sue gente e
dei suoi confratelli.
Nonostante la sua malferma salute
che si accentuava sempre più con gli
anni, non cessò mai di lavorare; di-
venne più che mal l'apostolo del con-
fessionale, Il consigliere spirituale
dei confratelli e del giovani, il mae-
stro, l'educatore e l'apostolo delle
vocazioni.
Uomo di grande pietà e fedeltà a
Don Bosco, nulla tralasciò per instil-
lare nel cuore del fedeli e dei confra-
telli l'amore all'Eucarestia, a Maria
SS. e la fedeltà al Papa. Le sue ulti-
ma parole furono: •Tutto per Te Ge-
sù, lo ti amo•.
Con la sua morte la missione del
Meghalaya ha perso uno dei suoi più
significativi pionieri, un padre ed una
guida. Ma la sua paterna figura, i
suol ammirabili esempi ed Insegna-
menti continueranno ad essere una
ispirazione per moltl.
MORRA sac. REMO, salesiano t
Barpeta Road (Assam-lndia) a 67
anni
Entrato appena dodicenne nell'a•
spirantato di Ivrea, seguendo anche
In questo le orme di suo fratello Don
Michelangelo, si distinse subito per
la sua Intelligenza e vivacità
giovanile.
A 16 anni partiva per la missione
dell'Assam, ove rimase fino al termi-
ne della sua vi1a, con brevi Intervalli
di riposo accanto aila sua sorella
Suor Sabina della Congregazione
delle Giuseppina a Pinerolo.
Dotato di ottime capacità Intellet-
tuali ed organizzative, In 32 anni di
lavoro In Barpeta Road seppe dar vi-
ta ad una delle migliori stazioni mis-
sionarie dell' Assam.
Seppe identificarsi con la sua gen-
te per i suol giovani, nulla tralascian•
do sie nel campo dell'evangelizza-
zione come nelle opere sociali. La
gente d'ogni credo e livello sociale
giustamente disse: •Padre Morra ci
appartiene, appartiene e Barpeta
Road•.
Ospitale, sereno, lavoratore Inde-
fesso, cresciuto alla scuola dei primi
missionari fece rivivere In se stesso il
loro zelo missionario ed Il motto di
Monsignor Mathias: Ardisci e
Spera•.
A quanti hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-
nosciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALÈStANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eradité.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: • ... lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire...,
(oppure) l'Immobile sito in... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione
di culto e di religione•.
'
- se si tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Entl su indicati:
... annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Genera/e Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede In
Torino) lasciando-~d e~o quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di culto e di religione•.
(luogo e data)
(firma per disteso)

4.9 Page 39

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SOLIDARIETÀ
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
I SETTEMBRE 1985 · 39
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, In ricordo di D. Giu-
seppe e Carlo, a cura della sorella
N.N., Torino, L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, confido
net tuo aiuto e nella tua Intercessione
presso il Signore, a oura di N.N.,
L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco , In ringraziamento e In
suffragio dei miei morti, a cura di
Muzzani Ugazio Giuseppina, S. Gior-
gio LOM. PV, L. 300.000
Borse Missionarie
di L. 100.000
Borsa: S. Giovanni Bosco e S. Do•
menico Savio, per ringraziamento e
chiedendo ancora protezione. a cura
di Laura Maria, L. 1.000.000
Borsa: Alla memoria di Pinuccio Fer-
rara, a cura della Comunità parroc-
chiale di Potenza (S. Glov. Bosco),
L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlee e Santi
Saleslanl , S. Lucia in suffragio di
mia mamma e chiedendo protezione
per me, a cura di N.N.
Borsa: Beato Michele Rua, invocan-
do grazia di guarigione dello zio Ila-
rio, a cura delle nipoti Liliana ed Enri-
ca, L. 1.000.000
Borsa: Don Vincenzo Scuderl, a
cura di Russo Gregorio, CT,
L. 1.000.000
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F.B., CN, L 800.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Caroni Maria , Riccione FO,
L. 300.000
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Auslllatrlce, in suffragio della sorella
Silvia, a cura di Ines Pastorino,
L. 300.000
Borsa: Maria Ausflfatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, S.a Maria Mazz.arello,
ringraziando per le guarigione di mia
Borsa: Beato Don Rua, in memoria
e suffragio dei miei cari defunti, a cu-
ra di Nogara Sandra CO.
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
lesiani, in ringraziamento e supplica,
a cura di una mamma
Borsa: S. Cuore di Gesù, M. Ausl•
!latrice, D. Savio, In ringraziamento
e Invocando protezione, a cura di
B.C.C.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Glo•
vannl Bosco e anime del purgato-
rio, In memoria del miei morti , a cura
di N.N., L. 800.000
Borsa: Beato Michele Rua , rlngra-
z,ilndo, a cura di E. M. S., L. 700.000
Borsa: In memoria del cari nonni, a
cura di A.G., Somma Lombardo VA,
L. 500.000
Borsa: Sacri Cuori di Gesù e Maria,
per la pace nel mondo, a cura di
P.C., L. 500.000
Borsa: In memoria di Giovanni Am-
brosl, a cura di N.N. Trieste,
L. 500.000
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suffragio di Clemente, a cura di An-
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gio di mio marito Giovanni, a cura di
Stoppani, A. Anita, Ceccano FR.
L. 500.000
Borsa: S. Cuore di Gesù , Don Bo•
sco Zefferino Namuncurà, a suffra-
gio dei genitori e del cognato, a cura
di Vanzo Ga, L. 500.000
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A. I., Torino, L. 500.000
figlia, a cura di T.G., L 300.000
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sco, Domenico Savio, In ringrazia-
mento e Implorando protezione, a
cura di Secondina Viziale,
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vanni Bosco, In memoria e suffragio
di mio padre, N.P., a cura di N.N.,
Roma, L. 200.000
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cea, In memoria del nonni e per pro-
tezione, a cura di Emanuela Simona
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sco, a suffragio di mio marito, e Invo-
cando protezione, a cura di Civallero
Maddalena, CN, L. 200.000
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sco, Domenico Savio, P. Kolbe, a
cura di SIivestri Italia, Avellino,
L. 200.000
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vannl Bosco, chiedendo protezione,
a cura di Maroso Pia, Vicenza,
L. 200.000
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va Francesco, Limena PO,
L. 200.000
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vuta e Invocando ancora protezione,
a cura di Piero O., Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta e
Invocando protezione, a cura di Giu-
lia Maria Martin!, Torino
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Auslllatrice, Santi Saleslanl , per
Impetrare grazie, a cura di Vibertl•
Cerrì, La Morra CN
Borsa: D. A. Czartoryskl, In ringra-
ziamento e per protezione, a cura di
Loreggia Glbin Pierina, Sesto S.
Giovanni
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
B.T.
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vannl Bosco, In memoria di Zannino
Carolina, a cura di Or. Carlo, Roma
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco , in ricordo della moglie Eva e in-
vocando protezione sulla famiglia, a
cura di Farina Emio, Casatenovo
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sco, In suffragio del miei ceri defuoti
e Invocando protezione, a cura dì Cl-
prlano Aniello, Venezia
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te di Don Davide Gloppi, a cura del grazia ricevuta e Implorando benedi-
Gruppo Missionario Sacra Famiglia, zioni sui parenti , a cura di N.N.
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gio del miei defunti, per grazia rice-
vuta, a cura di Lano Silvìa e Lucia,
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Borsa: S. Domenico Savio, proteg- Auslllatrlce, Santi Salesiani, lmpe-
gi il mio Raffaele e tutti i miei nipotini, trando grazie, a cura di Cerri-Vlberti,
a cura di N.N., L. 200.000
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sco, per grazia ricevuta, a cura di
Giacoma Enrico, Sondrìo
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vannl Bosco, In suffragio del faml/la-
rl defunti e per protezione, a cura di
Renda Amari Paola AG
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gia Costantini, a cura di Minini Ottori•
na, Tricesimo
Borsa: S . Giovanni Bosco, invocan-
done costante protezione, a cura di
Mllanesio Darlo, Settimo Tor.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, in suffragio di Voti/no
Francesco e per protezione sui miei
cari, a cura di N.N.. Torino
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vanni Bosco, per la pace nel mondo
e per nostra protezione, a cura di
P.G. E.C.A.M.
Borsa: Don Bosco, in ringraziamen-
to, a cura dì Tonani Angelo, Milano
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, In ringraziamento e per prote-
zione, a cura di Dell'Antonio Giorgi-
na, Predazzo TN
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo•
sco, Domenico Savio, In ringrazia-
mento e per protezione, a cura di
Brovero Vera, Tarquinia
Borsa: Don Bosco, Don Rua, Do-
menic o Savio, a cura di N.N.,
Magenta
Borsa: In suffragio di D. Agostino
Domlnonl e del fratello Gian/, a cura
di Tesoro Laura, Pieranica CR
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sco, perché mi aiutino In un momen•
to partlcolarmenle difficile, a cura di
Giusio Piero, Asti
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ziando per favore ricevuto, a cura di
Galli Teodora, Varese
Borsa: Don Bosco, per invocarne la
protezione in una particolare situa-
zione, a cura di De Vita Rita NA
Borsa: Maria Ausllfatrlce , a cura di
De Agostini Paolina, Arola NO
Borsa: Maria Ausfllatrlce e Don Bo-
sco, per la guarigione della figlia e in
suffragio del marito Alessandro, a
cura dì Longhl Maria Oosselli BS
Boraa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per la salute di un In-
fermo, a cura di G. e N.

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