Bollettino_Salesiano_193610


Bollettino_Salesiano_193610



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ANNO LX . NUMERO IO
1° Ottobre
1936 xv
SPEDIZIONE IN ABBO•
NAMENTO POSTALE

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BOLLETTINO PERIODICO MEN•
Anno LX. N. 10
SfLE l'Ell l COO·
OTTOBRE
S A L E S I A N O PERATORI OELLll
OPERE E AUSSlONI
1936 xv
SpMirione in
DI S. Gto. BOSCO
al>bon:unmto poalllle
SOMMARIO: Missioni e Missionari... - U discorso del Papa al Profu&hl apa11ouoll. - Sotto la cupola dell'AusUh-
trlce. • Dalle no11t11 ml551onl: Rio Nei:ro . Porto Velho - Equatore • Glupf)One. • Un'antkagllo che IOdltlene urua
Istituzione mondiate. Guzle. • Lellcra di D. Glullvo :il giovani. • Necroloitlo.
Missioni e Missionari...
Ottobre, mese missionario! La Chiesa, con
inalterabile passione di carità cristiana, mobi-
lita tutti i fedeli per la grande Gionmtll missio-
naria del prossimo 18 ottobre. Mentre le orde
dei Comunisti, rinnegata ogni fede, sovvertono
venti secoli di civiltà cristiana e le straziano il
cuore con barbarie inaudite massacrandole
n!Scovi, sacerdoti, fedeli, religiosi e suore in
Paesi d'Europa e d'America, superando la fc.
rt>cia delle persecuzioni anteriori, nell'eroica
Nazione Spagnuola, essa ascolta il grido di
milioni e milioni di anime, non ancor redente
dal Sangue di Cristo e, soffocando l'angoscia dei
giorni che passa, protende il conforto materno
alle più lontane regioni, organii:zando una santa
crociata d1 pn.-ghiere e di aiuto alle dh·en;e
missioni, spronando tutti i suoi figli al nobile
apostolato con nuove indul~enze e celesti fa-
vori. f: del 14 aprile 1926 il Rescritto con cui il
S. Padre Pio Xl conce:;se l'indulge11::a ple11llrÌ<1,
applicabile anche ai defunti, a tutti i fedeli rhe
nella Giornata missùmflria si accoslera11110 alla
sllnta Comu11io11e e prpgfterarmo per la crmver-
sione degli i11fedeli. Ora, per animare anche i c-.it-
tolici delle regioni in cui non è ancor possibile
celebrare ufficialmente la giornata missionaria,
nell'udienza accordata all'Em.mo Cardinale Pe-
nitenziere l\\.Iaggiore il 14 marzo u. s., Sua
Santità ba benignamente concesso che anche
httli gli altri fedeli che vivono in paesi ooe 11011 si
celebra ancora /11 Giomata missionaria, possano
individualmente lucrare: 1) l'indulgenza par-
ziale di sette anni, visita11do co11 cuore contrito
qualche chiesa o pubblico oralono e pregando
per la cont1ersùme degli infedeli; 2) a11c/1e l'in-
dulgenza plenaria, aggiw1ge11do alle pratiche
suddette la Confessione e la Comunione. La ri-
sposta dei cattolici, quest'anno, de\\•'essere
ancor più generosa! L'eroismo dei fratelli che
muoiono nella Spagna, che soffrono eroica-
mente nelle varie nazioni ove infierisce la per-
secuzione, deve commuovere profondamente
quanti apprezzano il dono della fede e vedono
le rovine dell'ateismo e del neopaganesimo:
de,•e eccitarli a moltiplicare i loro sfor.i;i per
faciJitarc la evangelizzazione e la civilizzazione
di tante anime che anelano alla vita cd alla
grazia di CrilòtO. Anche perchè l'ardore con cui
i popoli infedeli, trascurati o sfruttati dai $OV·
vertitori della ci,;Ità cristiana, invocano la luce
del \\·angelo, è il più grave mònito e il maggior
conforto per le anime nostre nell'ora presente.
Gli atei, gli apostati, i comunisli uccidono:
gli infedeli implorano missionari e missionarie;
quelli disprena.no i tesori della fede, questi
li invocano ansiosamente; quelli rigt:ttano la
ci\\,-jjtà secolare per tornar barbari e sch-aqgi,
questi sentono l'onta e il tormento della loro
misera condizione e si rivolgono a Cristo, via,
verità e vita! Oh, non li deludiamo nelle loro
speranze, non li abbandoniamo alla loro sorte.
Sensibile più che mai all'appello, il Succes-
sore di S. Giovanni . Bosco, il nost10 Rcttor
:\\1aggiore, ha allestito quest'anno w1a delle
spedizioni più numerose di missionari: due-
ct'Tltodue Salesia11i e trentadue Figli,: di Maria
Ausiliat1ice partiranno entro que:.ti mesi per le
diverse rt..-gioni. E la prima domenica di ottobre,
sacra alla \\'ergine del Rosario, quelli che non
avranno dovuto anticipare la partenza rice-
veranno il saluto ufficiale nella Basilica di Mllria
Ausiliatrice. La cara funzione tradizionale si
svolgerà con tutta la suggestività del rito, sotto
lo sguardo della J\\Iadonna, presso l'Urna di
Don Bosco, verso le ore 17. I Cooperatori che
lo possono sono senz'altro in vitati ad assistere;
tutti gli altri si uniscano in isi>irito a noi e éi
aiutino colle loro preghiere e con qualche ele-
mosina a condurre a termine felicemente anche
questa spedizione.
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Il discorso del Papa a1 Profughi spagnuoli.
La flosha prese11:::a, dikttismm figli, profughi
dalla vostra e Nostra cara e tanto tribolata
Spagna, Ci desta i11 cuore un lumulto di cosi con-
trastanti ed opposti sentimenti, che è OS(o/uta-
mente imposs:ibi!t dar loro adeguata co11tempo-
ranea espressione. Dov;remmo ad un tempo pian-
gere per l'i11ti1110 amarissimo cordoglio che Ci
affligge, dO'lJre1111110 esultare per lo. soari.'e e fiera
gioia d1e Ci consola ed esalta.
Siete qui, dilettisnmi figli, a dirCi la grande
trihola..--ione dalla qullle fltmte (Apoc., \\'11, q);
tribolazione della quale portate i segni t• le tracce
't•isibili nefle vostre persone e nelle cose vostre,
ugni e tracce della grande battaglia di patimenti
che ll'IJete sfJStenuto, fatti t1oi stessi spettacolo
negli occhi Nostri e del mondo i11tero (Ilcbr., X,
33); floi derubati e spogliati di tutto, flOÌ cacciati
e cercati a morte nelle città e nei villaggi, 11elle
abitazioni degli uomini e nelle solitudini dei
monti, proprio come vedefla i primi martiri l'A-
postolo, ammirandoli ed esaltandosi di flederli
fino a lanciare al mondo quella fiera e ITUJgnijica
parola d,e lo proclama indegno di (lf)f!rli: qui-
bus clignus non erat mundus. (Hebr., Xl, 38).
Venite a dirCi il tJOstro gaudio d'essere stati
n·tenuti deg11i, come i pn·m, Apostoli, di soffrire
pro nomine Iesu (Act., V, 4l); la vostra bea-
tt'ludine, esaltata già dal primo Papa, coperti
di obbrobri.i nel nome di Gesù, e perchè cristia11i
(I Petr., IV, l4); d1e direbbe Egli, clte possiamo
Noi dire per vostro et1CQ111io, vet1erand1 VescO'Vi
e Sacerdoti, perseguitati ed offesi proprio ut Mi-
nistri Christi et dispensatores rnystcriorum
Dei? (ad Cor., IV, 1).
E tutto uno splendore di cristiane e sacerdotal,
i•irtti, di truismi e di martirii; martirii veri i11
tutto il sacro e glorioso significato della parola,
fino al sncrijìcio delle i•itt piti innoce11ti, di vec-
du"aie venerande, di giot:inez::e i11 pn'mo fiore,
fino alla it1trepida ge11eroritò che chiede "" posto
ml carru e colle vittime cl,,- il can,efire atle11de.
È in questa foce swrumana che Noi 'fJi fle-
diamo, e vi diciamo la sacm e venerabonda am-
111ira::io11e di t11tti quelli che a11che 11011 posse-
dendo la rwstra Fede, dilettissimi fig/r, nella quale
sltl la segreta dtt1ina virtù che quella luce ac-
cmde ed alime,,ta da venti secoli, comerfJano
se11so di umana dignità e grandezza. Ammira-
::io11e di tutti, dilettismm figli, ma particolar-
mente Nostra, di Noi che, in grazia della uni-
tlJ:rsale patemità, dal mpremo Padre di tutti
partecipata, possiamo e dobbiamo applicarCi la
bella divina parola: filius sapiens laetificat pa-
trem (Prov., XV, 20); che abbraccumdo collo
- - sguardo e col cuore wJi e tutti i fJostn· compagni
di tribola..-ione e di martmo, possiamo t dob-
biamo dirvi, come l'Apostolo ai vostri primi pre-
decessfJri in gloria di martirio: gaudio mio e
corona mia; (Phìlip., IV, 1) ,v- soltanto mia,
ma di Dio stesso clu, reeondo la lieta e glon·osa
v,sione del grande Profeta, con I.a grazia Sua
st è fatto di Sua 111a11CJ di riascuno di Voi u11a
corona di glona ed un diadtma di regno: et eri-,
corona gloriae in manu Domini, et diadema
re~ni in manu Dei tu.i {Is., 62, 3).
Che magnifica riparazùme cotesta che voi, dt-
lNtissimi figi,, avete ojfn-lo t! venite aJ/CtJra of-
frendo alla divi11a Maestà, m tante parti ed
a,,du, in Spagna da tanJi disconosciuta, dnugaJa,
blasfemata, rerpinta ed in 111illt- o"endi modi of-
fesa. Quarito opport,mll, pr<YVf;iden---iale e a Dio
gradita la vostrt1 riparazione di fedeltà, di onore
e di gloria, in questi rwstri gior,u· ai quali era
riserbato di udire il nuovo o"e11do grido: sen:w
f>io, contro Dio...
Ma tutti questi splendon e rifless, di trOÌS11U
e di gloria, che voi, dilettissimi figli, Ci presett·
late e rid1iamaff', per fatale 11ecessità Ci fam10
tanto più chiorame11te vedere come i1t 1111a grande
apocalittica t:isione le dttJastazioni, le stragi, le
profanazùmi, gli scempi dei quali wJi, dilettissimi
figli, siete stati e testimoni e fJilfime.
Orrende stragi.
I fntelli hanno ucciso i fntelli.
m Quanto è di più umanamente umano e di
piti divinawente divino, persone sacre e sacre
ro.•e ed istitll:::iorii; mori inestimabili ed inm"o•
gahili di fede e di pietà cristia11a insieme che di
cii•iltà e d'arti'; cimeli preziosismni, rl'liquie snn-
tmime; dignitù, santi.là, benefica attività di vite
i11trra111e11te consarrnte alla pietà, alla scienza ed
alla can"tà: altissimi sacri Gerarclu, Vrscot:i e
Sactrdoti, Vergim sacre, 1am d'ogm classe e
condù:ione, flenerande cam::ie, primi fiori di vita
e l'istesso sacro e solenne silenzio delle trmihe,
t11llo ve-,me assalito, manomesso, distrutto nei più
villani e barb(lri modi, nello sfrenamento tumul-
tuario, no11 più visto, di f or-::e selflagge e crudeli
tonto da credere incompossihili, non dù:iumo con
lo umana dignità ma con la stessa 1m1ananatura,
anche la pitì miserabile e lfl più in basso C(l{iuta.
E al di soprt1 di quel tumulto e di quel cozzo
di sfreno.te viofmze, attraverso gli incendi e le
stragi, ullil fJOCe porta al mondo la nuvc/la vera-
mente orretzda: « i fratelli hanno ucçiso i fra-
telli... ». La guerra civile, la guerra fra i figli
dello stesso paese, dello susso popolo, della stessa
patria. Dio mio! l..a gue"a è sempre - sen,pre

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m1chP nelle meno tristi ipotesi - cosi tremenda
e inumana cosa: l'uomo che cerca l'uomo per
ucci.deri-0, per ucciderne il maggior numero, per
dan11eggiare lui e le cose sue con mezzi sempre
più potenti e micidiali... che dire quando la guerra
è tra fratelli? Fu ben detto che il sangue di u11
solo uomo sparso per mano del suo fratello è
troppo per tutti i secoli e per tutta la terra
(A. MANZONI, Osservazioni sulla morale cat-
tolica, cap. VII); chedire in prese1t.~a delle stragi
frateme che ancora continuamente si annunciano ?
E c'è una fraternità che è infinitamente più
sacra e più preziosa della fraternità umana e
patria; è q11ella che 1111ùce nella fratellanza di
Cristo Redentore, nella figliuolamra della Cat-
tolica Chiesa che di Cristo ~tesso è il Corpo 1'lfi-
stico, il tesoro plenario di ttttti i benefici della
Red.e11zio11e. È appunto questa sublime /7aternità,
che ha f nlfo la Spagna Cristiana, è questa che
ebbe ed ha ancora maggiormente a soff,,ire 11elle
presenti sciagure. Si direbbe che u11a satanica
preparazione ha riaccesa, e più viva, nella vi-
t ina Spagna quella fiam,na ài odio e di piu feroce
persecuzione con/essatamente riserbata alla Chie-
sa ed alla R eligùme Cattolica, come l'unico vero
ostacolo al prorompere di quelle forze che hanno
già dato saggio e misura di 11el conato per la
sovversione di tutti gli ordini, dalla Russia alla
Cina, dal Messico al Sud-America, prove e
preparazioni, precedute, accompagnate incessan-
temente da u11.a u11iversale, assidua, abili.ssima
propaganda per la conquista del mondo intero a
quelle assurde e disastrose ideologie, che, dopo
aver sedotto e fermentate le masse, ha11110 per
fine di armarle e lanciarle contro ogni umana
e divina istituzione, ciò che per fatale necessità
11011 111a11cherà di av1,:enire, e nelle pPggion· con-
di.zi<mi e propor::::io11i., se per f al.,i calcoli ed in-
teressi, per rovinose rivalità, per egoistica ri-
cerca dei singolari vantaggi, tutti quelli che deb-
bono 11011 corro11Q ai ripari, forse già di troppo
n'tardati. Partecipi di quella universale, divioo
paternità, che abbraccia tutte Le anime da Dio
create, dal sangue di un Dio redente, e tutte a
Dio destinate, paternità che tanti e così sublimi
vincoli e doveri aggitmge a quelli dalla umana
solidan·età, non possiamo a meno di esprimere
ancora una volta, in questa adunata, che la vo-
stra prese11za, dilettissimi figli, rende tanto so-
lenne e co111111ovmte, 11ella sacra sublimità d.elle
vostl"e sofferenze, esprimere, diciamo, il Nostro
paterno cordoglio, come i11 genere per tanti mali
ed eccidii, così più particolamumte per tanta
strage tra fratelli, per tante offese alla dignità
ed alla vita cristiana, per tanto scempio della
p.iù sacra e preziosa eredità di w1 nobilissimo
popolo ed a Noi singolannente caro.
Ammonimenti per tutti.
Ma i fatti, che la vostra presenza, dilettissimi
figH, richiama ed attesta, 11011 sono soltanto suc-
cessione impressionante di distmzùmi e di stragi;
essi sono anche ,ma scuola dalla quale gravis-
simi i11segnamenti si proclama110 a/l'Europa ed
al mondo intero. ili mondo ormai tutto quanto
percorso, irretito e sco11volto dalla propaganda
so,;.1versiva, e particolannente a/l'Europa già così
profondamente sconvolta e così fortemente scossa,
i trùti fatti di Spagna dicono e predicono ancora
una 'Volta fino a quali estremi sono minacciate
le b0$i stesse dì ogni ordine, di ogni civiltà e di
ogni coltura.
Vero è che questa mmaccia è più grave e ma11-
tenula più viva ed operosa da più profond11 igno-
ranz a e disconoscimento della verità, da vero e
satanico odio contro Dio e contro l'umanità da
L1.ti redenta, all'indirù:zo della Religione e dPlla
Chiesa CaUolica. È questo un punto tante volte
ammesso e, come già accennammo, confessato, che
è affatto superfluo insistervi Noi dam1<mtaggio,
tanto più data la spaventevole eloquenza dei
fatti di Spagna al proposito.
No11 superfluo invece, anzi opportuno e pur-
troppo necessan."o e per Noi daveroso, è mettere
in guardia tutti quanti contro l'i11sidia co11 la
quale ltli araldi delle forze sovversive cercano di
far luogo a qualche possibilità di avvicinamento
e di collaborazione da parte cattolica, distù1-
gue11do fra ideologia e pratica, fra idee ed azione,
fra ordine economico e ordùie morale: insidia
estremamentepericolosa, trovala e destinata unica-
1m111teadingamiare.e disarmare l'Europa e ilnumdo
a tutto favare degli immutati programmi di odio,
di sovversione, di distruzùme che li mi11acciano.
Vero è a,11che che c011 questa ri11novata rivela-
zioni' e co,ifessione di odio priv.,-i/egiato contro la
Reb:gione e la Chiesa Cattolica nei lagn·mevoli
falli di Spagna, si offre all'Europa ed al mendo
anche un altro fosegnamento, pre~oso e somma-
mente salutare questo, per chi 11011 voglia chiudere
gli occhi alla luce e perdersi. È dunque ormai
certo e chiaro fino all'evide11Za, a co1,fe.rsio11e
appunto di queste forze scn,>vr,rsive che tutto e
tuttiminacciano, che l'unico vero ostacolo ali'opera
loro è la dottrina cristiana, è la pratica coere11te
della vita cristiana, come dalla Religione e dalla
Chiesa Cattolica vengono insegnate e comandate.
È come dire certo ed evidente che dO'lJe si com-
batte la Chiesa e la Religione Cattolica e la sua
benefica azione sull'individuo, sulla famiglia,
sulle masse, si combatte ù1 unione con le forze
sovversive, per le .for:::e sovversive e per lo stesso
f alale risultato. È come dire che dove con proce-
- - dimenti insidiosi o violenti secondo i casi, con
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disti11.zioni fittizie e insincere fra religione cat-
tolica e religione politica, si frappongono diffi-
coltà, ostacoli ed impedimenti al pieno sviluppo
dell'opera e dcll'i11jl11sso della Religione e della
Chiesa Cattolica secondo il divino mandato che
La accompagna ed autorizza, nella stessa misura
si facilita e si fuvorisce l'i11ftusro e l'opera dele-
teria delle forze so,;versive. No11 è la prima volta
chP Noi faccimno e raccomandiamo n tutti -
specialmente a tutti i responsabili - queste gra-
vissime considera~iom. I II wt momento così im-
portante della $tona dell'Europa e del mondo,
ormni 11.011 lo11ta111 Noi dal rendiconto supremo,
abbiamo voluto profittare della vostra presenza
per rinn()'/)ade; 11essuna testimouian:.:a più auto-
revole della vostra, dilettissimi fìf!li, di voi che
m voi stessi ed iu qum1to vi è più caro, 11ella
patria voitra, avete esperime111ato le sciagure e
i mali che a tutti si mi11acciano.
e doverose applicazioni, e Noi domandiamo co11
che cosa e come possono Chiesa e Religione Cat-
tolica più e meglio contribuire al vero benessere
individuale, domestico e sociale. E più e meglio
fanno, fornendo e proC1trando a tutte le buone
volontà i mezzi 011de ricavare da quelle massime
e da quei pri11cipii tutto il pratico bene di cui
co11tengo110 il segreto e la forza produttiva,
mercè la grazia divino, e strumenti e veicoli di
essa, la preghiera, i sacramenti, la vita cristiana.
Restano le terri/Jili possibilit<Ì di neglige,i:::a, di
inerzia, di resistenza, di opposizione che fanno
capo aliti. libertà umana; e quante tn·sti cose
trovano qui la loro origine non solo se11:::a alcuna
complicità della Religi<me e della Chiesa Catto-
lira, ma in piena ed incessante c<mtrndfaionP ed
opposizione a quanto esse i11seg11a110 e procu1a110
in ogni modo a loro possibile di tradurrf' in atto,
cioè in vite cristianamente viss11te.
Accuse infondate e calunniose.
81 è detto i11 qu<:sii ultimi grorni che Religione
~ C/n"esa Cattolica si sono mostrate impari e inef-
ficaci contro qul'((e sciagure e quei mali, e si è
crPduto di darne prova coll'esempio della Spagna
e non di essa sola.
Quadra pienamente a questo proposito l'os-
servazione di A. ]}Ja,i.zoni: « per giustificare la
Chiesa 11011 è mai necessario ncorrere a degli
esempi: basta esaminare le sue massime» (Loc.
cit). L'osserva:aione è evidente oltrechè solida e
profonda.
Dateci i11fatli una società nella quale nbbiano
sincerameute libera ed ùicontrastata diffusione le
massime che la Chiesa e la Religione Cattolica
co11tù111ame11te insegnano e i11ti111aho cm, forza
di leggi e di essenziali direttive come da Dio
volute e da Dio controllate e sancite a norma
della condotta e dignità individuale, della giu-
stizia privata e pttbblica, sociale e professionale,
della santità della famiglia, sull'origine e sul-
/'esercizio dell'autorità sociale e di ogni supe-
rion·tà, sull'umana fraternità divinizzata in
Cristo e nel Suo Corpo mistico la Chiesa, s1Jla
dignità del lavoro sublimato fino al divino com-
pito della espiazume e della redenzione nell'at-
tesa di ineffabili immanchevoli ricompense, sui
doveri della mutua ctLTità, della quale unica
regola, unica norma il bisogno ed il bene
del prosst11w sentiti e misurati da un amore che
11011 può avere limiti, perchè simile ali'amore al
quale Dio stesso ha diritto; dateci una società
111:lfa quale abbiano pieno e incontrastato influsso
e dominio queste massime e tutti que,:li altri
pri11cipii teorici e pratici che ad esse si ricollegano
-come /uro presupposti, loro legittime deriva~ioni,
228 :::::
Ostacoli deleteri.
Ma v, sono e 110n possiamo non almeno ac-
cemwre anche ad altre rpiega:.:ioni ed origini di
quello che vuolsi attribuire ad insufficienza ed
inefficacia della Reli,,uione e de/la Chiesa Catto-
lica. Che cosa può fare la Chù1sa Callolica se nou
deplorare, protestare e pregare, quando e do1,•e
ad ogni piè sospi11to si vede cmitrastato ed impe-
dito il passo verso la famiglia, la gùn1e11t1ì, il
popolo, vale a dire proprio negli ambienti che
più ahbisognano della sua presenza e della sua
f1mzio11e di JV!adre e di Maestra?
Che altro può fare la Chiesa Cattolica quando
-e dooe la stampa cattolica, destinata alla diffu-
sione, esposizione e difesa delle massime genui-
namente cris11·ane che solo la Chiesa Cattolica
possiede ed i11seg11a, sola couservatrice del ge-
1wino e integrale cristianesimo, si vorrebbe re-
legata nel tempio e nel pulpito sempre più a11gu-
stiata e sospettata, mentre ogni libertà, og,u· fa-
vore od a/111e110 ogni tollera11za è riservata alla
stampa che sembra avere il mandato e il propo-
sito di confondere le idee, falsare e sofisticare i
fatti, spargere sospetto e discredito contro la
Chiesa, le cose e persone sue, le sue massime e le
sue istituzioni, fino a predicare invece cri.stiane-
simi e religioni di nuovo conio? E quanto viene
impedita e paralizzata l'influenza e l'opera be-
1wfica della Religione e della Chiesa Cattolica
da tanti impedimenti che quasi rendono impossi-
bile la pratica della vita cristiana e l'adempi-
mento dei doveri che fa Chiesa impm1,e ad ali-
mento della vita inleriore e spi'ritual.e, in questa
ridda incessante e vertiginosa che ai tempi nostri
trattiene e travolge la gioventù, e 11011 essa sola,
in cose esteriori e materiali; e ancora più e peg-
gio da qur:slo generale dilagare di una i111mora-

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lità eh.e ogni dì pi,i tende ad infrangere ogni freno
di legge, -che già sembra aver spento in tante
dlii.me ogni senso di pudicizia e di dignità, di
coscienza e di responsabilità per così gravi e con-
tinui scandali dati e subiti. Miseros facit po-
pulos peccatum (Prov., XIV, 34); ed è certa-
mente ima hm grave e formidabile responsabilità
quella di coloro che, in ragione ed in misura
delle loro mansioni, specialmente se ptibbHche,
non oppongono tutti i rimedi e l11tti i ritegni
possibili a cos¼ grandi mali.
Sappiamo che purtroppo anche altri e molti e
gravi impedimenti nei diversi campi della vita
pubblica e privata, collettiva e i11di'l.1iduale, si
oppongono alla piena efficacia dcli'azione e della
i11jlue11za della J,?.eligione e della Chiesa Cattolica.
Vogliamo limitarci alle già fatte segnalazioni
e non ritardarvi più oltre la benedizione patema.,
apostolica che siete venuti a chiedere al Padre
comune delle anime vostre, al Vicario di Cristo;
benedizione che voi, dilettissimi figli, tanto desi-
derate e che anche il Padre vostro desidera im-
partirvi, benedizione che voi tanto largamente
meritate. E come 11oi 11olete, così anche Noi vo-
gliamo ed abbiamo disposto che la Nostra voce
benedicente si estenda ed 1Jrrivi a tutti i vostri
fratelli di passione e di esilio, clre vorrebbero
FSsere con voi e non possono. Sappiamo quanto
vasta è la loro dispersione; forse è anche i11 que-
sta una disposizione di Provviden:::a divina a
pii~ di 1111 benefico scopo. Questa Pr<n:viden::a vi
ha voluto in tanti luoghi, affin.chè voi in tante e
così lontane parti, coi segni delle tristissime cose
che hanno afflitto la vostra e Nostra cara Spa-
gna e voi stessi,portaste la testimo11ia11::a perso-
nale e vivente dell'eroico attaccamento alla Fede
avita, che a centinaia e migliaia (e voi siete
della gloriosa schiera) ha aggiunto co11fessori e
martiri al già tanto glorioso martirologio defla
Chiesa di Spagna; eroico attaccamento che (lo
s~ppiamo con indicibile crmsolazione) ha pure
dato luogo a iwpo11enti e piissime ripara~ioni e
t1d 1111 così v{I.Sto e profondo risveglio di pietà e di
vita cristiana, specialmente nel buon popolo spa-
gnolo, da rappresentare I'anmmcio el'i11izio di cose
migliori e dipiùserem·giorni per tutta la Spagna.
A lutto questo buono e fedelissimo popolo, a
tutta questa cara e nobilissima Spagna che ha
tanto sofjl!rto, si volge e vuole arrivare la Nostra
be11edizione, come va e andrà ancora fino al
pieno e sicuro n·torno di serena pace, la Nostra
quotidiana preghiera.
Al di sopra di ogni co1zsiderazione politica e
mo11dana, la Nostra benedùrione si volge in modo
speciale a quanti si sono asmnto il difficrle e pe-
ricolosd compito di d~fendere e resta1Jrare i diritti
e l'onore di Dio e della Religione, che è dire i
diritti e la digm·tà delle coscienze, la condi.zione
prima e la base più salda di ogni umano e civile
benessere. Compito, dicevamo, difficile epericoloso,
anche perchè troppo facilmente l'impegno e la
difficoltà della difesa la rmdono eccessiva e non
pienamente giustificabile, oltrechè non meno fa-
cilmente intenzio11i non rette ed interessi egoistici
o di partito subentrano a intorbidare ed alterart:
tutta la moraliJà dell'a:aione e tutte le responsa-
bilità. Il Nostro cuore patemo non può dimtm-
ticare, anzi n·corda più che mai in questo mo-
mento e co, sensi della più sincera riconoscen::a
paterna tutti quelli che, con purez:::a di i11ten-
zio11i e con sinceri propositi, hanno cercato dì
intervenire ùi nome dell'11ma11ità. La Nostra ri-
conoue11za 110n si è me1UJ1111Jta ave11do dovuto
canstatare la inefficacia dei loro nobilissi,,,iconati.
E gli altri? che dire di tutti questi altri, che
sono pure e rimangono sempre figli Nostri, reb-
be11e nelle cose e nelle persone a noi più cate e
più sacre, c011 atti e metodi estremamente odiosi
e crudelmente persecutorii, ed anche nella Nostra
stessa persona, quanto la distanza consentiva, ro11
espressionie atteggiamemisommamente offensii•iCi
hanno trattalo non come figli un Padre, ma come
nemici un nemico particolarmente detestato? A.b-
bia1110, dilettissimi figli, divini precetti e divim
esempi che posso110 sembrare di troppo difficile
uhbidie11za ed imitazione alla povera e sola
umana natura e sono invece così belli ed attraenti
all'a11ima cristiana - alle anime vostre, dilet-
tissimi figli, - con la divina grazia, clze non
abbiamo mai potuto nè possiamo dubitare un
ista11te su quello che Ci resta a fare: amarli,
amarli d'un amore particolarmente fatto di com-
passione e di misericordia, amarli e, null'altro
potendo fare, pregare per essi,; pregare perclzè
rit.arni alle loro 111e11ti la serena visione della
verità e si riaprano i loro cuori al desiderio ed
alla fratema ricerca del vero bene comune; pre-
gare perclzè tomino al Padre che desiderosa-
mmte li aspetta, e si farà 11110 lietissima festa
del loro ritorno; p1egare perchè siano co11 Noi,
quando tra poco - ne abbiamo piena fiducia in
Dio benedetto nell'auspicio glorioso della odierna
Esaltazione della Sa1ita Croce: per Crucem ad
lacem - l'arcobaleno della pace si la11cerà 11el
bel cielo di Spagna, portandone il lieto a1mu11cio
a tutto il vostro grande e magnifico Paese; della
pace, diciamo, sere11a e sicura, consolatrice di
tutti i dolori, riparatrice di tutti i da11ni, co11te11-
tatrice di tutte le giuste e savie aspira::iani com-
patibili col bene comune, annunciatrice di 1m av-
ve11ire di tranquillità nell'ordine, di onore 11ella
prosperità.
Ed ora: Benedicat vos Omn.ipotens Deus,
- Pater, et Filius et Spiritus Sanctus.
229
-

1.7 Page 7

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SOTTO LA CUPOLA
DELL'AUSILIATRICE
Profughi daJla Spagna insanguinata.
Il mese di agosto ha segnato le ore più an-
gosciose della vita dell'Oratorio. All'ansiosa
trepidazione degli uJtimi giorni di luglio, su-
scitata dalle prime notizie della guerra éivile di
Spagna - confermate ampiamente dai nostri
confratelli profughi, salvati dall'Ambasciatore
e dai Consoli e rimpatriati con tanta carità e
sollecitudine dal nostro Governo a tutte sue
spese - non fu che un succedersi di angoscie
e di lutti. Giorno per giorno confratelli e suore
che potevano scampare all'orrenda strage, ci
straziavano con nuove notizie sempre più do-
lorose e raccapriccianti, rivelandoci la tortura
e la morte di tanti fratelli, la dispersione, la
miseria, la fame e i pericoli di tanti altri, la
devastazione. gli incendi e le profanazioni di
grandiosi istituti e di splendidi templi ove
ferveva serena e promettente la vita di tanta
giovinezza.
Documenteremo a suo tempo le barbarie
inaudite, quando ci sarà possibile avere i dati
necessari e l'elenco completo dei gloriosi ca-
duti. l ntanto cogliamo questa occasione per
rendere pubbliche grazie a S. E. il Capo del
Mstro Governo che dispose con ammirabile
rapidità e munificenza pel pronto generoso
soccorso dei poveri perseguitati; al R. Amba-
sciatore ed ai RR. Consoli delle Provincie
tormentate che fecero prodigi per salvare i
nostri cari, esponendosi a mille pericoli con
intrepido ardire; ai Comandanti ed Equipaggi
delle navi, alle Autorità politiche, ci,ili, mi-
litari e ferroviarie che usarono tutte le deli-
cate"tze della più squisita cordialità.
I nostri Confratelli, le nostre Suore, i nostri
Cooperatori non dimenticheranno mai le pre-
mure e la bontà del Governo Italiano e dei
suoi degni rappresentanti all'estero, e con noi
serberanno perenne gratitudine, implorando
dal Signore le più elette benedizioni.
I profughi Salesiani furono accolti colle più
tenere dimostrazioni di affetto dal Rettor Mag-
giore, dai Superiori e Confratelli nella Casa-
Madre; le Figlie di Maria Ausiliatrice dalla
Madre Generale e dalle Superiore nella vicina
Casa Generalizia, ove accorse subito a confor-
tarle e benedirle il sig. Don Ricaldone.
Oltre le preghiere speciali ordinate subito
- - dal Rettor Maggiore in tutte le Case Salesiane,
230
il giorno dell'Assunta, nella Basilica di l\\Iaria
Ausiliatrice, fu tutto consacrato ad implorare
la pace ed il trionfo della giustizia e della fede
nella cara Nazione. Commovente la Messa
solenne, officiata dagli stessi profughi all'altar
maggiore.
Il Signore affretti, per intercessione di i\\Iaria
Ausiliatrice e di S. Gi.ovanni Bosco, l'ora so-
spirata.
Pellegrinaggi.
TI registro ha segnato nel mese di agosto
numerosi pellegrinaggi ed un'affluenza straor-
dinaria nei g:iomi del ferragosto. Segnaliamo
quello dei Gi~vani Esploratori Cattolici di Al-
geri, della Colonia Solare di Villanova Monfer-
rato, di un bel gruppo di devoti da Barge, dl
un numeroso stuolo di fedeli dal!'Austria Su-
periore, guidati da P. Egger del Preziosissimo
Sangue e dal Segretario di S. Em. Rev.ma il
Cardinale Arcivescovo di Vienna; quello di
Olgiate Comense e quello delle Dopolavoriste
di Maccio di Villaguardia (Como); quello <lei
pnrocchiani di Morazzone (Varese) e quello
degli alunni dei Giuseppini di Montecchio
Maggiore (Vicenza).
Nella seconda metà del mese affluirono pel-
legrini da Gallarate, da Grenoble, da Novara,
da Forlì, da varie regioni della Francia, da
Asti, da Camisano (Crema), da Ripalta Nuova
(Crema), da Reggio Emilia, 50 Seminaristi di
Genova col loro Direttore spirituale, Giovani
èi Azione Cattolica da Lione, parrocchiani di
Sant'Agostino (Como), varii pellegrini da Sa-
luggia, da Strambino, da Mendrisio (S,Tizzera)...
Il 26 celebrò all'altare dell'Ausiliatrice
S. E. Mons. Perdomo, Arcivescovo di Bogotà;
il 29, all'altare di Don Bosco, S. E. 1\\fons. Ed-
wards, Vescovo castrense del Cile.
I lavori di ampliamento.
Nel mese di agosto è stato gettato il grande
solaio delle tribune che poggia sulle colonne di
«arabescato » della galleria e sulle quattro
grandi colonne in cc verde antico» di Champde-
praz del presbiterio. Per questo solaio vennero
impiegati 300 quintali di ferro e 900 quintali
di cemento, per un'estensione complessiva di
550 mq. di soletta.
Sono in corso di preparazione e di esecu-
zione le armature dei pilastri e dei solai sopra
la sagrestia ed i depositi.

1.8 Page 8

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DALLE NOSTRE MISSIONI
RIO NEGRO e PORTO VELHO
Dopo venti anni di lavoro sulle sponde
dell'Amazzoni.
Veneratissimo sig11or don Ricaldo11.e,
Si compiono ormai vent'anni daccbè i figli di
Don Bosco apersero la prima piccola Casa in
questo vasto territorio del Rio Negro, inizian-
dovi i primi lavori del loro apostolato, tra que-
sti fiumi impetuosi, nel mezzo di queste selve
secolari, in contatto con le tribù indigene c.he
popolano questa regione.
E giusto pertanto che, mentre il nostro cuore
si rallegra innalzando il suo inno di ringrazia-
mento a' Dio per i favori concessi alla nostra
Missione in questi primi vent'anni, noi offriamo
ai nostri Cooperatori ed amici, in rapida rassegna
almeno, tutta la serie dei lavori che i figli di
Don Bosco Santo poterono realizzare con l'a-
iuto delle loro preghiere e con il soccorso <lella
loro carità.
E, prima di tutto, è con un sincero senti-
- Porto Vel.bo. • I ciovanettl della nostra Missione complet3Illente trasConruali.
231
-

1.9 Page 9

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mento di affetto che il nostro cuore ricorda il il tutto illuminato a luce elettrica da vari anni.
nome e l'azione benemerita di Mons. Giordano Una spaziosa chiesa, in cemento armato e ca-
e di Don Balzola, che qui sacrificarono la loro pace di rnoo persone, non attende più che la
vita, così piena di peripezie in quei primi anni costruzione della sua torre, la quale porterà il
quando, ancor mal ambientati, movevano i Segno della nostra santa Redenzione a 36 metri
primi passi del lungo cammino, segnato da d'altezza.
tante tappe, gloriose alcune, altre ben dolorose, Nel 1924 si fondava la Missione di Taracuà,
che la storia di questa regione registra. Ripo- tra gli indi Tucanos. Attualmente conta due
sano ora i loro resti mortali nella terra che internati con 170 alunni, un bcll'Ospedale con
fecondarono con i loro sacrifici, mentre, qua ambulatorio, officine, una grande fabbrica di
e là, altri Salesiani e-0 una benemerita Figlia di mattom e tegole e una ID+'lgnifica chiesa. Questa
Maria Ausiliatrice- rompono, con le rozze croci missione benefica un migliaio circa di indigeni,
dei loro sepolcri, la densità della selva che che vivono nei suoi dintorni.
mormora sulle loro povere tombe, come un Nel 1928 sorgeva la Missione di Barcellos,
inno, una preghiera. Furono certo queste nel basso Rio Negro, villaggio che fu l'antica
vittime che ottennero dal Signore i risultati capitale della provincia amazzonica, ma poi,
ammirevoli delle iniziative missionarie che abbandonato e in rovina per le febbri e la
fecondarono fin qui e feconderanno ancora 1a miseria, destinato a scomparire del tutto,
nostra Missione. .,,.
soffocato dalla foresta che lo stringeva da ogni
Quanti episodi, quante sorpese, ed anche lato. Ora, belle e larghe strade, illuminate a
quante persecuzioni!
luce elettrica, aperte dai Missionari, circondate
Ci fu un tempo in cui le malattie, che _flagel- da grandi campi di cultura agricola, presentano
lano questa regione, sembrarono impedire la edifici moderni, a due piani, e fanno di Bar-
nostra stessa vita missionaria. Un giorno cellos il punto più civilizzato della regione.
- nel 1925 - si apersero due tombe, Anche qui due grandi Collegi distribuiscono i
quasi nella stessa ora, per ricevere i corpi di benefici dell'educazione e dell'istruzione a 200
<lue Salesiani caduti sul lavoro il d1 innanzi. alunni interni. Vicino sorgono l'Ospedale e
Ci fu un anno in cui la siccità, prolungandosi. un Dispensario; e, poco lontano, le prime case
per molti mesi, ridusse alla fame le nostre coloniche, sempre in aumento, offrono il con-
povere Case. E ci fu anche un brutto giorno forto della civiltà ai nostri operai e agricoltori.
in cui gli indigeni minacciarono di sterminio Fra non molto verrà pure ultimato il nostro
una delle nostre più fiorenti Missioni... Tutto teatrino, e così tutti potranno ricrearsi con
e questo ora passato, e resta il frutto di allegri spettacoli, tanto necessari in questi luo-
tanti sacrifici nelle Case, nelle Scuole, nelle ghi isolati.
Officine, negli Ospedali, che distribuiscono i
e Nel 1929 Porto Velho, che diventa il
loro benefici straordinari ai nativi di questa centro di un'intensa vita religiosa e civile sulle
regione. Le povere cappelle e le beJle chiese, sponde del Rio Madeira. Anche là sorgono: un
sparse qua e là per la selva, nel mezzo di que- Ospedale con 80 letti e con tutti i moderni
ste tribù, raccolgono ora quegli stessi figli della conforti della scienza me-dica, che mantiene
foresta, che vent'anni or sono ricevevamo nudi pure sette Dispensari sparsi lungo il fiume,
e diffidenti nel loro primo contatto col Mis- una Maternità, un piccolo Ospizio di mendi-
sionario.
cità, due grandi Collegi (uno a due e l'altro a
tre piani, con 50 metri di lw1ghezza ciascuno)~
LE OPERE. - Come un inno di ringrazia- e finalmente un Asilo Infantile. Il numero com-
mento a Maria Ausiliatrice, a cui furono solen- plessivo degli alunni è di circa 600, premiati.
nemente consacrate queste Missioni nel 1921, per la loro frequenz:i all'Oratorio festivo, col
diamo qui l'elenco delle Opere, che conquista- Cinematografo, inaugurato quest'anno.
rono lentamente queste millenarie foreste e Nell'anno seguente, i nostri sguardi si rivol-
questi immensi fiumi.
gono a Humaytà, dove oggi abbiamo la parroc-
Nel 1916, Mons. Giordano iniziava la prima chia con sette cappelle annesse, e un Ospeda-
residenza in San Gabriele, sede della nostra letto con 28 letti, assistenza medica e due Di-
Prelatura. Crescendo di giorno in giorno, questa spensari.
Missione presenta ora due bei Collegi, con Nel 1930 ci portavamo al confine estremo
220 alunni interni a spese della Missione stessa, del Brasile, nell'alto Uaupés, proprio al con-
un Ospedale con trenta letti, officine, dispen- fine con la Columbia, fondando, in Jauareté-
sario ed ambulatorio e una fiorente Scuola Cachoeira, un altro centro missionario tra i
- - d'Agricoltura che conta già circa 300 ex-allievi:
232
Tucanos. dove ora funzionano altri due Col-

1.10 Page 10

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MISSIONI SALESIANE
DEL RIO NEGRO
E PORTO VELHO
I lamburinI del reparto
Esploratori Cauolici di Ta-
racuà,
MOl'.IS. Massa all'lnlzio di
una funzione, circondato daJ
chierichetti indigeni.
Il Visl!atol'> s-traordlnar-lo
D.Pietro Tirone fra giovani
lncUgenl.
Don G lacone d lsttfbuisce
le banane ai s-uol frueoli di
Taracuà.
- - 233

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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legi con 210 alunni interni, tutti figli d'indigeni,
e dove, prima della fine dell'anno in corso,
verrà inaugurata la luce elettrica a turbina
idraulica (regalata a Don Marchesi dai nostri
benefattori di Bergamo). Così verrà rischiarata
anche la densità di quella immensa e misteriosa
foresta. Nel settembre ultimo scorso, venne
pure aperto un Ospedaletto con 24 letti e un
Dispensario di medicinali.
Diamo ora inizio alla Missione di Pary-
Cachoeira con lo stesso programma di quella
di Jauareté, cercando di legare le due Missioni
con una strada di trenta chilometri, per evitare
le pericolose cascate di cui abbondano anche
quei fiumi. Dopo di essa, abbiamo in vista la
Missione dei Parintintina, nel Rio Machado,
e quella di Tunuy, nel Rio lssana. Abbiamo
già scelto il posto nella mia ultima escursione
del passato novembre.
I VILLAGGI INDIGENI Ji,flSSJONARI.
- Queste varie Missioni però, sparse su un
Lerritorio di oltre 250.000 kmq. _rappresentano
appena rare oasi, sperdute nell'immensità del
deserto. Era necessario raggruppare gli indi,
nascosti nella selva e disseminati nei dedali di
questi fiumi, fissandoli in definite località. Cosl
fu fatto. Sorsero in tal modo, poco alla volta,
37 villaggi, con le loro cappelle, con le loro
case, con i loro campi, per ogni famiglia, abo-
lendo via via la ma/oca, cioè l'antica abitazione
collettiva, causa di tanti ma.li e di tanti disor-
dini. Sono circa 3.700 gli indigeni raccolti, che
il Missionario può visitare con maggior facilità,
percorrendo tutti i fiumi con i quattro vaporini
ad olio pesante (" Maria Ausiliatrice li, "Don
Bosco», ~ San M.icbele », e « Santa Teresina ,1),
di proprietà delle nostre Missioni.
LE OPERE MA.GGJORJ. - Un'opera
tanto vasta ma sperduta, quasi, in queste ster-
minate sdve, isolata da qualsiasi contatto di-
retto col centro, risenti subito il hisogno di un
punto di convergenza nella capitale dello Stato,
la moderna città di Manaos. E cosl nacque la
Casa Centrale delle Missioni, che accoglie i
Missionari stremati di forze e flagellati dalle
febbri palustri per ridar loro conforto e salute,
e serve pure da deposito generale per i rifor-
nimenti mensili alle nostre varie Case.
Ma la capitale dello Stato reclamava molto
di più. Sorse quindi, poco alla volta, una delle
più grandi opere salesiane del Brasile: il Colle-
gio Don Bosco che supera i 1.500 alunni;
l'Istituto Maria Ausiliatrice con 6oo alunne,
due belle chiese, una delle quali dedicata a
--- --- San Giovanni Bosco e capace di 1.500 persone;
2 34
e, infine, un modernissimo Dispensario e Am-
bulatorio, aperto fin dal 1929, con assistenza
medica e frequentato, annualmente, da oltre
10.ooobisognosi (v.'Bollettino di genn., p. 27).
ln questa stessa città, sulla sponda destra del
Rio Negro, nel popoloso rione della Cachoeiri-
nha, si sta ora costruendo un Istituto Profes-
sionale femminile il quale, affidato dalla Prela-
tura alle ben.emerite Figlie di Maria Ausilia-
trice, fornirà in breve a 300 giovani operaie,
educazione cristiana e istruzione domestica.
Non ci era possibile dimenticare, in così
vasto campo evangelico, la formazione del per-
sonale missionario - ch'è il punto vitale per
eccellenza - raccogliendo le migliori vocazioni
tra i nostri alunni. Fin dal 1922, quindi, pro-
curiamo di mantenere, nei nostri Studentati di
Jaboatao e Recife, un buon numero di aspi-
ranti, assieme a quelli che, annualmente, i
Superiori c'inviano dall'Italia. Sono certo le
nostre piil care speranze, poichè da quelle
Case, tra breve, di anno in anno usciranno i
nuo,•i operai evangelici. Già l'anno prossimo,
il primo figlio del Rio Negro ver.rà ordinato
Sacerdote; consolante primizia di una lunga
serie di altri fiori spirituali che, speriamo, cre-
sceranno, profumati e copiosi, nella vigna dd
Signore.
DEO GRATJAS! - L'arido elenco di que-
ste varie opere forma, cosi, come un mazzo di
fiori, che, al tennine di questi primi vent'anni
di missione, i Salesiani depongono, commossi
e riconoscenti, ai. piedi di Maria Ausiliatrire.
La Divina Provvidenza non ci è mancata
mai col suo materno aiuto. Quantunque so-
pràffatti ancora da forti debiti, si sono spesi e
già pagati, per tutte queste opere, vari milioni
di lire. E dobbiamo pure tributare un pubblico
atu>stato di riconoscenza al Governo Federale
il quale, riconoscendo i larghi benefici delle
Missioni salesiane, ci ba sempre protetti con
particolare benevolenza. Nessuno però potrà
apprezzare la somma ben maggiore di sacrifici
dei nostri Missionari e delle eroiche Figlie di
Maria Ausiliatrice che, in quest'ambiente ostilt.
e malarico, assistono alla loro lenta consunzione
organica e alla diminuzione quotidiana delle
loro energie, confortati soltanto dai risultati
spirituali che, grazie a Dio, si vanno ottenendo.
Sono 15.000 le Comunioni che annualmente
vengono distribuite nelle nostre diverse Mis-
sioni; e questa è una prova ben consolante che
il sentimento religioso e morale è vivo e
buoni frutti d i pietà e di fede.
Un giorno - nel IQ27 - il nostro Don BaJ-
mla, già al tramonto della sua lunga vita, con

2.2 Page 12

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templando il risultato di tante fatiche, ripeteva
commosso le parole che tante volte aveva sulle
labbra: Deo gratiasf Deo g,atias! Mi pare an-
cora di vederlo, vecchio e stanco, stringere
nella mano tremula il bastone che l'accompa-
gnava sempre, come fedele amico, nelle sue
lunghe escursioni, con gli occhi pieni di la-
grime di riconoscenza, aperti alla consolante
visione di un cosi bello spettacolo... Era pro-
prio per noi - il caro Don Balzola - la figura
EQUATORE
Una visita di Mons. Com.in alle Mis-
sioni di Indanza e Limon.
Amatissimo Padre,
Anche tra i nostri Kivari si sta lavorando
alacremente. Ritorno or oca da una vi~ita
fatta alle Missioni cli Indanza e Limon, a un
Mao3os. • Uo saggio det ooscr-1 allllllll nel vasto cortile del Collegio.
del vecchio patriarca, il quale, sentendo avvi-
cinarsi il giorno del premio eterno, mostrava
ai nuovi Missionari, che dovevano sostituirlo,
quella bella ghirlanda di opere e cli speranze,
l'eredità immensa del suo cuore d'apostolo.
Egli rimarrà sempre, scolpito cosl, nella nostra
memoria e nella nostra venerazione1
più bella espressione potrei io ripetere,
veneratissimo Padre, col cuore ripieno di ri-
conoscenza verso Dio, come conclusione di
questa lettera, che raccoglie in sintesi le vicissi-
tudini e le umili vittorie di questi vent'anni di
apostolato dei suoi figli in queste selve: Deo
gratias!
Baciandole la mano a nome di tutti i con-
fratelli della Missione prelatizia del Rio Negro,
godo dirmi
Suo aff.mo in Corde Jesu
Mons. PIETRO MAssA
Atnminislratare Apostoh"co del
Rjo Negro e Porto Ve/ho.
San Gabriele, 20 luglio 1936.
anno preciso di distan.za dall'ultima volta che
fui i.o quei luoghi.
Trovai molti progressi in tutti i sensi: pro-
gressi materiali e progressi spirituali. A Limon,
dove lo scorso anno non era che una povera
capanna con una ancor più povera stanzuccia,
è ora sorta una casa comoda e spaziosa, ed è
anche a buon punto la costruzione di una
nuova Cappella, più ampia ed acconcia alle
attuali esigenze della Missione. Da qualche
tempo vi dimora stabilmente il Missionario,
che in breve ha organizzato non solo catechismi
e istruzione religiosa, ma anche un fiorente
Circolo di Azione Cattolica con un bel nucleo
di giovani. Cosi l'Azione Cattolica si diffonde
pure tra le foreste; e vogliamo, in questo,
seguire pienamente le direttive del glorioso
Sommo Pontefice regnante, persuasi che la
formazione, solidamente cristiana, è la miglior
base per un florido avvenire in queste terre,
in cui si sta innalzando il vessillo di Cristo.
li Missionario ha sempre la porta aperta a
- - tutti: Kivari e coloni. Riceve tutti, ascolta
235

2.3 Page 13

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tutti, consola tutti. I coloni giubilano, perchè
hanno finalmente il Missionario stabile in
mèZzo a loro. L'avevano desiderato tanto! È
un notevolissimo passo innanzi che si è fatto,
su un campo molto promettente. Tra breve,
Lirnon saril ceno un centro di prim'ordine.
Perfino i Kivari sembrano più disposti èbe
altrove; ed hanno una vera divozione entu-
siastica per il Missionario, che considerano
come Padre e potente protettore.
Quando giunsi a Limon, la Colonia era
tutta in moto. Sbucarono Kivari da tutte le
parti, felici di poter salutare il« Padre Grande»,
il «Padre Capitano "·
Il giorno Jopo il mio arrivo, In sezione
sportiva del Circolo volle giocare una caloros~
partita al pallone in onore del Vescovo. P01,
con nobile e generoso pensiero, la squadra
vitLOriosa destinò il denaro guadagnato alla
celebrazione di una Messa per vinti e vinci-
tori
Rimasi a Limon oltre un mese. \\'ennero,
nel frattempo, per farmi visita, Kivari da
tutte le parti. Al solito, dovetti udirne di gra-
ziose. Gliene voglio raccontare qualcuna.
GENEROSITÀ FORZATA. - Il pnmo
incontro note\\:ole fu con il kivaro Pincio.
Tempo fa mi si era presentato vestito aU'eu-
ropea con un bel paio di scarpe nuove fìa~-
manti nei piedi. Ora lo vedo indo.>Sare sempli-
cemente l'• itipi (la tradizionale pezza di
stoffa acconciata ai lombi). - Come mai ?I
- gli domando con meraviglia - se prima
eri cosi ben vestito!? - Ed egli:- Un Kivaro
si è invaghito dei miei calzoni e della mi~
giubba... e mc li chiese. Non potei rifiutarmL.
Dovetti dargli tutto. Se n1,, avrei anno in lui
un nemico, capace di streg,tnni e di causarmi
la morte. - E<l in questo aveva ragione. Val
più la vita che un paio di calzoni.
-
- J orino.• L'ampliament0 del Santuario di Maria Awrlllatrlce:. Lo acato del lavori In fine di lli:O.lO

2.4 Page 14

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IUCONOSCENZA E RE1'vfTNISCENZE.
- Ciarupi venne con la sua famiglia quasi al
completo. Disse di voler molto bene al suo
Vescovo, e lo provò con regali di pesce fresco,
e frutta e con un pollo. Cosa singolare tra i
Kivari: non si trattava del « do ut des ».
Ci tenne a far sapere che dava per dare, per
manifestare la sua amicizia e la sua gratitudine.
Anche i suoi _figli mi presentarono dei regali.
Uno d'essi aveva cacciato una magnifica per-
nice: gli avrebbe reso un gran servizio; ma la
volle portare e regalare al Vescovo. Tempo
addietro, l'avevo ospitato paternamente in
Cuenca, ed egli volle, con quel regalo, dimo-
strare la sua riconoscenza. Li ringraziai e li
ricompensai con qualche regaluccio. Anche
nel l{ivaro è radicato profondamente il senti-
mento della gratitudine; e questa è una bella
disposizione per avvicinarsi .aUa nostra santa
Religione.
Ma non bastano i regali. Ciarupi volle in-
i
U collocamento di una delle quatt.ro grandi colonne
del pr""bllerio.
trattenersi a chìacchierare rievocando antichi
ricordi. Intavolammo una lunga conversazione.
GRANCHI SOLENNI. - l Kivari non
conoscono arte di sorta, neppure i primi ru-
dimenti di pittura e scultura. Non possono
capire la possibilità di ritrarre al vivo una
persona o altra materia. Quando videro la
prima volta una statua di San Vincenzo Fer-
reri, la credettero una persona vivente. Uno
di loro al veder tante candele accese dalla
pietà dei fedeli a pie' del simulacro, interrogò
a bruciapelo il Missionario: (( Perchè condan-
nate questo poveretto a soffocare dal caldo in
mezzo a tante candele)► ?. E ce ne volle per
persuaderlo che quella era solo un'immagine
priva di vita, che non sentiva nè caldo, nè
freddo, non camminava, non parlava, non
mangiava.
teNon mangia?! Oh questa non me la dàj
a intendere... Com'e possibile il bel colorito
del suo volto, se non mangia? Questa no, non
me la fai credere n.
A questo proposito, ricordo che un Kivaro
- di Mendez, veduto per la prima volta un
:::::: 2 37

2.5 Page 15

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Crocifisso di grandezza naturale, corse spa-
ventato dal Missionario, e, con gli occhi sbar-
rati, gli fece cenno di recarsi in Chiesa, per
vedere un uomo vittima di un orribile delitto. Il
Missionario lo segul trepidante, e, con sua me-
raviglia, venne condotto dinanzi al Crocefisso.
STREGONERIE. - Tra i Kivari, gli stre-
goni godono sempre di grande autorità. Venne
Sandù, figlio di Ciarupi con una bottiglia
vuota in mano.
- Che vieni a fare con quella bottiglia ?
- Vengo in cerca di acquavite (una specie
di grappa, estratta dalla canna da zucchero,
di cui qui si fa larghissimo uso). Ma non è
per me, sai ?I L'ubriachezza, in un Kivaro,
sta male. Ho chiamato lo stregone perchè ve-
nisse a guarire mia moglie molto ammalata.
Venne, la visitò e mi disse, che non può suc-
chiare la malattia se prima non beve acquavite.
- E tu credi ancora che lo stregone sia
capace di guarire tua moglie?
Sandù sorrise, ma rimase nella persuasione
che lo stregone può e sa fare. Se l'ammalata
guarisce, domani Sandu tornerà trionfante per
dirmi che lo stregone, succhiando, estrasse il
corpo del delitto. Sarà un grillo, un ragno,
un insetto qualunque, oppure una spina di
cionta, una pietruzza: ecco tolta la causa, e,
quindi. l'effetto.
Sandu tornò infatti, qualche giorno dopo,
un po' scontento però, perchè lo stregone gli
aveva fatto pagare cara la cura di sua moglie;
ad ogni modo era soddisfatto, perchè l'in-
ferma stava meglio.
- Ma credi proprio che lo stregone te
l'abbia guarita?
- Ne sono convinto, convintissimo. I primi
tre stregoni non ci riuscirono; ma l'tùtimo, a
forza di succhiare, tirò fuori il male.
- E qual era la causa del male ? Che cosa
ha tirato fuori lo stregone ?
- A me non ha fatto vedere nulla. A noi
profani non è dato di saperlo. Lo stregone
mi ha fatto preparare un narcotico (il ~ na-
tema ll); mi costò cinque giorni di lavoro. Poi
mi fece comperare acquavite. E giù acquavite!
e giù rwlema! Finalmente, lo stregone ci vide...
chiaro, ebbe la visione esatta del male, succhiò
e lo... estrasse. Solo lo stregone ha un tale
potere.
E così, si continua: lo stregone ad ingannare,
e lo stregato a crederci. Eppure, anche lo
stregone, quand'è ammalato, fa chiamare gli
stregoni per curarsi.
UN ALLARA1.E. - Bella anche questa.
li kivaro Gioacchino venne alla Missione per
saldare un debituccio contratto in farmacia.
Aveva seco alcuni kivaretti, che corsero subito
dal Vescovo, al quale, senza tanti preamboli,
chiesero dei dolci.• Li appagai, approfittando
della circostanza per diriger loro qualche esor-
tazione. Ma proprio in quel momento, ecco
che la campana suona il mczzodl. I merlotti
a quel suono, rimasero di stucco. Non avevano
mai udito la voce di quello strumento. Riavu-
tisi un tantino dalla meraviglia, in tre salti
furono sul posto, per constatare " de visu n il
prodigio. Spalancarono tanto d'occhi, e mi-
rarono e rimirarono finchè il campanaro lasciò
di suonare. Appena si trovarono soli, s'aggrap-
parono alla corda e... avanti! a suonMe dispe-
ratamente. Si corse a farli desistere, altrimenti
tutta la Missione si sarebbe mossa al falso
allarme.
-
- Mons. Com.in a colloqu.io con Pincio.
NUOVO METODO POLIGLOTTA. -
Pi11.cio è un Kivaro che desidera imparar bene
lo spagnuolo. Si è ficcato in testa di poter im-
parare la lingua bevendo vino. Si reca alla
farmacia della Missione e vuole una bottiglia
di vino. E non fa misteri sul suo scopo. È per-
suaso che, col vino, gli entri pure lo spagnuolo,
per poter così commerciare coi bianchi senza
pericolo di essere ingannato. E qui ricordo
un altro Kivaro di Mendez, chesi recò a Cuenca,

2.6 Page 16

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Limon. Dopo la partita d'omaggio al Vescovo
per comperare tre bottiglie di vino con lo
stesso scopo. Dopo averle bevute, si presenta
al Missionario per dirgli che nemmeno con
tre bottiglie di vino gli era riuscito d'imparare
lo spagnuolo. - Ma, caro mio - obbiettai
- col vino le idee si fanno più scure! - Non
ne fu persuaso. Se ne andò via, brontolando
che il vino non era buono e che l'avevano
truffato.
SUPERSTJZJONJ. - Quante ve ne sono
tra i Kivari! Non si cibano mai di carne di
bue, di gazzella o d'altro animale cornuto.
Hanno paura di rimaner vittima di qualche
maleficio, e, più spesso, manifestano il timore
che anche ad essi spuntino le coma.
Una donna kivara si lasciò jndurre a man-
giare un pezzo di carne, che le offri un colono.
Quando le fu detto che aveva mangiato carne
di bue, cominciò a far le boccacce e a spu-
tacchiare, quasi volesse liberarsi dal malefico
ingombro.
- Ma non vedete - si fa loro osservare -
che, queste cami ai cristiani non fanno
alcun male ? e, allora, percbè a voi invece
dovrebbero far male?
Essi non sanno spiegare il motivo, ma sono
convintissimi che i cristiani possono benissimo
mangiarne senza alcun danno, mentre per
il Kivaro sarebbe fonte di ogni sventura.
Si lavora molto per disperdere tutte queste
ridicole superstizioni; e a qualche cosa s1 e
già riusciti. Per citare un esempio: giorni or
sono vidi una kivara mangiare tranquillamente
carne di bue, e mi si disse che non teme nep-
pure la carne di gazzella, per la quale i Kivari
hanno un vero ribrezzo. - Se ai cristiani non
fa male, non farà male neppure a me- diceva.
SPIRAGU DI LUCE. - Tra tante miserie
e tanta ignoranza, non mancano ai Kivari
buone qualità. Ho già fatto parola dei senti_-
menti di gratitudine di cui è capace il cuore
del Kivaro. Vi sono anche episodi eloquenti
sulla loro rettitudine naturale. Giorni fa -
ad esempio - venne un Kivaro a comprare
qualche oggetto al piccolo deposito annesso
alla Missione, tra cui uno schioppo. Non gli
bastò il denaro e gli si fece credito, con piena
sicurezza che sarebbe tornato per saldare il
suo conto. E, infatti, tornò. In quanto a questo
i Kivari non lasciano mai di fare il loro dovere.
Un altro esempio: al Kivaro Sandu fu conse-
gnata una sommetta, perchè andasse a cercare
della paglia per coprire la casa. Non essendo
stato possibile trovarne, riportò scrupolosa-
mente il denaro. <( Non voglio tenere ciò che
non è mio )l, osservò restituendo.
Sono spiragli di luce che, se pur difettosa-
mente, ci manifestano che anche la loro anima
è fatta a immagine e somiglianza di Dio. Di
- - qui si può far penetrare in essi, poco a poco
2 39

2.7 Page 17

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la divina fiamma della Fede e, con molta pa-
zienza trarli lentamente a Gesù. Non ab-
biamo fretta. Non pretendiamo convertirli
tutti d'un colpo. Lasciamo cadere il seme che,
tardi o tosto, dovrà germinare, crescere, frut-
tificare.
I MINEROS. - Anche sotto un'altra
forma si esercita l'apostolato missionario a
Limon: ospitando i cercatori d'oro. Passano
a decine e decine ogni giorno, col fagotto di
viveri a tracolla sotto la « batca » (vaglio di
legno a fonna precisa di cappello cinese) con
cui vagliano le sabbie aurifere. La vita che
conducono è faticosissima e piena di pericoli.
E l'oro che estraggono è più cbe guadagnato.
Qu_i non c'entra l'« auri sacra fames ~: è la
vera fame dello stomaco che li spinge. Spesso,
dopo aver tanto faticato, non ricavano nulla
o ben poco. Alcuni, che più arditamente si
sospingono verso il mezzo del fiume, vengono
inghiottiti dalle acque infide; altri, che impru-
dentemente scavano il materiale aurifero di
sotto a grandi massi, vengono miseramente
schiacciati dagli stessi che franano d'improv-
viso.
Ebbi tutti quei poveretti dinanzi a me. Rac-
comandai loro di non mettersi mai al lavoro
senza prima recitare le loro preghiere, per
avere da Dio e da Maria Santissima l'assistenza
necessaria a un genere di occupazione cosi
difficile e tanto pericoloso. Promisero di gran
cuore.
Eccole, Padre amatissimo, qualche epi-
sodio della nostra vita missionaria. Come vede,
il lavoro è multiforme, intenso e non facile.
Tra i Kivari i risultati dell'apostolato di evan-
gelizzazione sono tutt'altro che strepitosi e
lusinghieri. Non per questo si lavora meno;
ma abbiamo bisogno delle preghiere dei buoni,
che renderanno più feconde le nostre non lievi
fatiche. Missionari dei Kivari possono essere
tutti coloro che Yogliono; basta che s'impegnino
a soccorrerci, soprattutto spiritualmente.
Benedica noi, il nostro lavoro, i nostri Ki-
vari: la sua è la benedizione di Don Bosco
Santo!
Cue11ca, marzo 1936.
Dev.mo m G. C.
~ DOJ\\tENICO COMl'N
Vicario Apostolico di Mendez e G11alaq11iza.
GIAPPONE
La s tatistica può dirci qualche cosa...
Amatissimo signor do11 Ricaldo11e,
Proprio col chiudersi del mese dei fiori
(maggio), consacrato alla Mamma nostra, mi
giunge uu interessante resoconto delle religioni,
edito dal Ministero dell'Educazione Nazfo-
nale. che mi pare valga la pena di riferire.
--- ---- Tokio. S. E. Mons. Plani, salesiano, Delegato Ap. alle Filippine, in casa nostra, insieme a l Dele_gato Ap. del Giappone.

2.8 Page 18

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Contemporaneamente esce pure una piccola
brossura-statistica, delle opere di carità della
Chiesa Cattolica in Giappone (escluse le Co-
lonie).
La composizione di una statistica è certo
lavoro ingrato, noioso, pC$ante; ma, se fatto
bene, dice pur qualche cosa. A noi Missionari
specialmente fa capire assai bene l'immane
colosso entro cui si cerca di far opera di pene-
trazione pacifica nel nome di Gesù... Siamo
proprio alla figurazione biblica: la grande sta-
tua e il sassolino... La statistica ci fa capire
quanto si è fatto, ciò che si sarebbe potuto
fare e quanto resta da fare per l'avvenire, spe-
cialmente nelle opere assistenziali di carità,
che, al momento, sono - pensiamo - le
più efficaci per accelerare il ritmo dell'avvici-
namento a Dio di queste anime a noi così
care.
La statistica governativa, completa, esatta,
minuziosa (anche in questo i Giapponesi
sono ammirabilmente perfetti), sfortunata-
mente è condotta solo fino al 1930. Pensi pure
quindi a cifre assai più rilevanti... mentre il
ritmo ascensionale delle conversioni cattoliche
è più che lentissimo, pur essend') relativamente
numerosi i Battesimi amministrati in punto di
morte, e quindi le anime salvate.
Questo popolo meraviglioso, troppo poco
conosciuto e che è appena agli albori della sua
espansione, anche nelle sue manifestazioni
religiose merita la nostra considerazione. La
statistica, di cui le parlava, i seguenti
risultati, che riassumo nelle linee fondamen-
tali:
La religione buddista, suddivisa in 12 sétte
principali con 50 sottosétte, ha le sue mani-
festazioni di culto pubblico in 71 .343 templi
di prim'ordine e 3+.961 di second'ordine; è
funzionata da 55.094 bonzi (dei quali 53.693
uomini e r.401 donne). Le riunioni istruttive
sono tenute in 6.982 locali. Il totale degli ade-
renti ascende a 41.882.307. NelJa nostra Mis-
sione in Provincia di Miyazaki, i templi buddi-
stici sono, tra principali e secondari, 269 con
189 bonzi; e, in Provincia di Oita, 2.224 con
1.025 bonzi.
La religione shintoistica è suddivisa in 13
sétte principali con 101.659 ministri (kanne-
shi), dei quali 71.464 sono uomini e 30. 195
donne. Le funzioni vengono fatte in 19 templi
principali e in 14.250 locali di istruzione e
riunione. li totale degli aderenti è valutato
a 16.525.840. NelJa nostra Missione, in Pro-
vincia di M.iyazaki, i locali in servizio del shin-
toismo ascendono a 73; e, in Provincia di
Oita, a 199.
La religione cristiana è divisa in:
a) Cattolica, con 273 Missionari stranieri e
99 indigeni, e 233 locali di culto con 89. I 19
aderenti;
h) numerose sétte (37), con 589 ministri
strnnieri e 1.985 indigeni, e 1.586 locali di
riunione con 183.707 aderenti. Nella nostra
Missione, le sétte protestanti e affini hanno,
in Provincia di Miyazaki, 12 centri; e, in Pro-
vincia di Oita, 19.
I monumenti nazionali, che han relazione con
la Religione, si posson valutare, in tutto l'Im-
pero, a 1.650; di cui una dozzina in Provincia
di Oita e mezza dozzina in Provincia di Miya-
zaki. Se si pensa poi che questo poderoso eser-
cito è fornito di quanto si può desiderare per
lo sviluppo materiale della sua attività di
propaganda, d'azione, ecc., si comprenderà
come possa trovarsi il piccolo sassolino cat-
tolico.
Passando alla seconda statistica, ecco qui
l'elenco sintetico delle opere di caòrà istituite
dai Cattolici per il solo Impero: Opera S. In-
fanzia, 25; Orfanotrofi, 23; Asili d' Infan?..ia, 89;
Ospedali, 9; Sanatori, 6; Dispensari, 22; Leb-
brosari, 3; Ricoveri notturni, 5; Case famigl ia,
9; Ricoveri per vecchi, 8; Scuole famiglia, n;
Scuole domenicali (Oratori), 12. Lei e i nostri
amici già conoscono quanto tenti la nostra
piccola Missione di fare in questo campo di
carità; e, grazie a Dio, i frutti sono relativamente
abbondanti.
Ci aiutino la preghiera e la carità dei buoni
a intensificare sempre più queste nostre opere
di bene e di redenzione sociale. In mezzo
a questo immenso popolo, le opere di assi-
stenza sono numerose in ogni branca di ca-
rità. Come già ebbi a scrivere, ci avviamo ad
un inquadramento generale, in cui figureranno
assai bene anche quelle tenute dai Cattolici,
e che, bisogna confessarlo, sono già conosciute,
ed anche sussidiate dalla Famiglia Imperiale,
da Enti pubblici e da privati. È la verifica,
chiara ed esatta, del eletto di Gesù: u Date e
vi sarà dato 11.
Ci aiuti la sua benedizione e la preghiera di
tanti amici, allievi e fratelli ad attrarre più
facilmente le anime alla carità di Cristo.
Suo aff.mo in G. C.
Mons. VINCENZO CIMATTI
Prefetto Apostolico di Miyazaki.
--

2.9 Page 19

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UN'ANTICAGLIA CHE SOSTIENE
UNA ISTITUZIONE MONDIALE
Torna il mese di ottobre ad infervorare le
anime cristiane nella pia pratica della recita
del santo Rosario.
I nostri Cooperatori sanno quanto Don Bo-
sco la apprezzasse e quanto la raccomandasse.
Su di essa, si può dire, na fondato tutta la sua
istituzione. Basta ricordare la risposta che diede
nel 1848 al marchese Roberto d'Azeglio che
giudicava tempo perduto quello che si impie-
gava nelle lunghe preghiere e diceva che a
q11éll'a11ticaglia di 50 Ave Jlfarie infilzate ,ma
dopo l'altra non ci teneva guari e che Don
Bosco avrebbe dovuto abolire quella pratica
noiosa. TI Santo rispose amabilmente, ma deci-
samente: Ebbe11e, io ci sto molto a tale pratica:
e su questa potrei dire che è fondata la mia isti-
tuzione: e sarei dispotto a lmcìare piuttosto
ta11te altre cose ben importanti, ma 11011 questa;
e a11che se facesse d'uopo rinunzierei alla sua
preziosa amicizia, ma non mai alla recita del
S. Rosario (Mem. Biogr., voi III, pag. 294).
Tant'è che ancor oggi in tutti i nostri Istituti
se ne recita ogni giorno la ter.i:a parte e la se-
guono agevolmente studenti ed artigiani., fior
di giovinezza che va dai bimbi degli Orfano-
trofi., agli alunni delle scuole medie e superiori,
agli operai. Lungi infatti dall'essere la divozione
dei vecchi e delle donne, il S. Rosario suppone
quell'alacrità di spirito che è esuberante nella
giovinezza e che ha solo bisogno d'essere co-
stante ed ordinata. Manzoni ed Ampère non
atteseJ'O la vecchiaia per sgranare la corona;
e di Haydn si sa che, quando nel corso d'una
composizione gli scemava l'ispirazione, si le-
vava dal pianoforte, afferrava la corona e,
sull'esempio di Gli.icke, lo recitava con fervore.
Non parliamo dei Santi. San Francesco di
Sales era giovinetto quando fece voto di re-
citarlo tutti i giorni.
Tutto sta a presentarlo ai giovani come si
conviene. Nella sua semplicità popolare, è la
divozione più completa e più interessante che
si possa desiderare. Orazione mentale ed ora-
zione vocale nello stesso tempo, coll'alterna
vicenda dei quadri principali della vita del
Salvatore e della sua santissima Madre, colla
recita dei Pater e delle Ave Maria, colla scorsa
alla corona, esso interessa tutta la persona. E
mani e labbra, e mente e cuore, fantasia ed
intelletto, volontà e sentimento: tutti hanno la
loro parte, mobilitati contemporaneamente
- - non solo per rendere omaggio alla Madonni,,
ma per trarne vantaggio spirituale di grazia e
di elevazione.
Pio lX chiamava il Rosario il co1t1pendio del
Vangelo. E per poco che si rifletta agli elementi
che Lo formano, è facile comprendere non solo
l'importanza, ma il fascino e l'incanto della
pia pratica che ha rapito i genii ed estasiato
i santi.
Si sa che gli elementi essenziali del S. Ro-
sario sono tre: i lt({i.steri, i Pater nostcr, e le
Ave "fl.foria. La « Salve Regina », i «Gloria»
o i « Requiem i> e i « Lodato sempre sia ", ag-
giunti coll'approvazione tacita della Chiesa ed
entrati in consuetudine, non sono essenziali
e si possono quindi omettere liberamente senza
perdere neppur le indulgenze. Ora, il « Pater 11
è la preghiera più. perfetta che possiamo fare.
Ce l'ha insegnata Nostro Signor Gesù Cristo
stesso ed è l'espressione più sublime dell'amor
filiale che dobbiamo a Dio. f: la preghiera per
eccellenza: l'orazione del Signore: l'orazione
domenicaleI L'1, Ave Maria n è poi tutto un
poema al quale han posto mano e cielo e terra.
Elaborata lentamente dalla Chiesa attraverso
i secoli, comincia col saluto dell'Angelo, che
si completa con quello di sant'Elisabetta, per
chiudersi nella più dolce invocazione all'in-
tercessione di Colei che è Madre di Dio, e
quindi, per grazia, onnipotente, 01m1ipote11tia
supplex.
I Misteri infine ci trasportano attraverso alle
fasi principali della vita di Gesù e di Maria
ridestandoci le più grandi emozioni ed ispi-
randoci il massimo fervore.
Peccato che troppo facilmente se ne trascuri
La contemplazione che è invece elemento indi-
spensabile alla costituzione del S. Rosario!
Donde la noia, prodotta dalla meccanica ri-
petizione del Pater e del.l'Ave, senza la debita
-impostazione del quadro del Mistero che do-
vrebbe assorbire tutta l'anima nostra, da una
décade all'altra, in meditazione. Ma allora non
è più il Rosario quello che si dice: è una sem-
plice serie di Pater ed Ave.
Per defìnfaione infatti il S. Rosario è una
formula di preghiera composta di quindici décadi
di Ave Maria, separata ogni décade dall'altra
dalla Orazione dome11icale, il Pater noster, e
congiunta alla pia medi'ta,..oione di un mistero
della nostra Redenzione. La meditazione dei
misteri si può dir anzi l'anima della pia pra-
tica, perchè è quella che l'informa della sua

2.10 Page 20

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fonna propria, costitutiva ed essenziale. Sicchè, qualche buon pensiero? Oh, un buon pensiero
mancando la meditazione dei mi!lteri, non si nelle anime tenere dei giovinetti, come su
ha più il Rosario propriamente detto, nnche quelle vergini delle umili figlie del popolo,
se si recitano scrupolosamente tutti i Patt'r e quanta impressione può fare! Poggiando per-
tutte le ✓tve Jlaria. L'ideale della Chiesa è che t.Lnto il suo si::.tema educativo essen~almente
durante la recita di ogni décadc la mente si sulla· religione, Don Bosco, che fu tanto di-
compenetri tutta del mistero corrispondente, screto nel fissare le pratiche di pietà pci suoi
per trarne• quei palpiti di fede, di speranza e di fstituti, non esitò ad imporre la recita quoti-
carità che devono ravvivare il fervore della vita diana c.lella terza parte ùel S. Rosario. Ne
cristiana, imprimendo alle nostre azioni quello avern provato iJ fascino e l'efficacia formati,·a
spirito d1 pietà filiale - pietas actio11um - che egli stesso nella sua giovinezza, e l'una e l'altro
le rende care a Dio e meritorie pel Pnrntliso. volle a._sicurare a tutti i giO\\rani degli Orntori
E qui stn la potenza peùagogica e.lei S. Rosario e dei suoi Collegi. Ne colse quei frutti che tutti
cui D. Bosco non si sentiva di rinunziare. Le sappiamo. Frutti che il Santo Padre Pio XI
~mzie di cui aveva bisogno le pote,·a certa- ha indicato ancora recentemente, il 5 agostou. s.
mente strappare alla bontà di Dio anche con ai giO\\ ani di Azione Cattolica, reduci dal pelle-
altre prcgluere, perchè l'efficacia della impetra- grinaggio al Santuario di Pompei, td accolti
zione sta tutta nella fede, e la fede la si può in udienr.a speciale a Castelgandolfo: Quel
sviluppare con qualsiasi invocazione. l\\la, come Santo Rosario che avete veduto nelle mani, si
tiapeva di rendere alla \\'ergine un omaggio /mo hm dire. della Sa11t<l Verf!i11e di Pompei.
particolarmente caro colla recita quotitliana del - ha detto il Papa - dct·t essere a11rhe
S. Rosario, cosi sapeva che non aveva mezzo per voi tt7/. t.•ero Rosa, io, 1111" vera rorona
più facile e popolare per avvezzare i suoi gio- di tutte le piti belle rose di cui può cortmarsi
vani alla riAc.s~ione, che la meditaiione dei la vostra gùn:i111 ::za; le rose della purezza,
misteri della \\'ita del Signore e della :\\faùonna, le rose defl'a1111m· e dello cariltì filiale, dell<l
distribuiti secondo l'ordine del S. Rosario ed carità apostolica che alita i11 me:::zo n questa
accompa~nati dalla ora;,inne ,·ocale colla recita mag11ifica compagine di famiglia soprmmaturale
.,
delle preghiere fissate. Tanto più che la Chiesa, rlze è appunto la famiglia dell'Azione Cattolica
per l'acquisto c.lclle indull{enze, ha semplificato e particolarmente della Gio1:rnlù di 1-faio11e
fino all'estremo la forma di questa meditazione. Cattolirn.
La Sacra Con~rcgazione delle Indulgenze ba
Indicati ai gim·ani, questi frutti <levooo
infatti dichiarato che per l'acquisto Jelle in- allettare tutti i fedeli. Perciò la Chiesa non
dulgenze annesse al S. Rosario basta un amans cessa di inculèMe la pia pratica che ha arric-
rn;pectur, uno sguardo affettuoso ad ogni mi- chito d1 innumerevoli indulgenze ( 1), coro-
stero, mentre lo si enuncia, oppure al termine nate Ja quella che potremmo chiam:>re eu-
Jc:Ue :\\\\'e Maria •· E Benedetto XIII, per con- caristica, largit:i dall'attuale Sommo Pontefice
fortare anche le persone che non sanno affatto nel 1927:
meditare, ha concesso che queste possano lu- Clii recitn 1111a ter:::a parte del S. Rost1rio in
crare ugualmente tutte le indtùgenze, purchè chiesa, alla presw:::a di Gesù Sacrame11tato, espo-
procurino di assuefarsi a contemplare i mi- sto sull'altare o nascosto n.el tabernacolo, può
steri, e intanto li enuncino sempre prima di
recitare il Pater di ogni décadc. Praticamente
pertanto chi non può far di meglio basta che (1) ~e ricordiamo alcune;
enunci il mistero, badando a quel che dice,
Imitul(rnza plt:11ana: 1) una volta all'anno in un
perchè soddisfi al minimo richiesto per costi- giorno n scelta, ~e si recitn ogni giorno almeno unn
tuire questa parte così essenziale del S. Rosa- terza pnrtc {Ben. XIII, 13-4-1726).
rio. Ora, a questo p<lssono arri,·are anche le
anime più rudi dei giovinetti. I quali poi, sen-
tendo lungo l'anno narrare e descrivere gli
episodi della ,·ita del Salvatore e di )faria SS.
che formano l'oggetto dei misteri, ne hanno a
sufficienza per commuoversi piamente e ri-
SèI!time qualche impulso al bene, che è lo scopo
pratico di ogni meditazione. l\\Ia chi può misu-
rare l'efficacia educativa di questo esercizio
2) L'ultim" domenica del mese, se si recita in-
tero almeno una voltain settimana (Pio IX. 2-5-1851).
3) Nc:lla festa del Ro$ario o in un giomo dell'ot-
tava (Pio X. 30-7-1904).
4) Ogni giorno, se lo si n.-ci!ll intero (Pio X,
12-6-1907),
s) Il giomo della festa dcll'Annuncia..:ionc, se
s1 recita intero (Pio V, r4-6-1566).
Indttlgenze par:::iali: 1) s anni e s quarnntene,
ogni volta che se n.e recil.B unn terza parte (Sisto IV,
quotidiano, ripetuto tutti i giorru dell'anno.
anche quando la parte meditativa si riduce a
12-5- 1479).
- - 2) 10 anni e 10 quamntene, se si recita intero

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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acquistare ogni volta l'indulgenza plenaria, pur-
chè cmifessato e com1micato. Questa indulgenza
plenaria è concessa toties quoties, sicchè chi h2
l'abitudine di confessarsi e comunicarsi una
volta alla settimana la può acquistare anche
tutti i giorni ed anche parecchie volte al giprno,
ogni volta cìoè che reciti una terza parte; e
non occorre che entri ed esca di chiesa di volta
in volta, perchè non si esige la visita alla chiesa
alcun'altra pratica, richiesta da altre indul-
genze plenarie toties q11oties, ma solo la recita
della terza parte del Rosario alla presenza del
SS. Sacramento esposto, o nascosto nel taber-
nacolo, confessati e comunicati. li Santo Padre
ha concesso questo inestimabile tesoro per
favorire colla pietà mariana la divozione alla
SS. Eucaristia.
Il Rosario in famiglia.
Ma è anche una bella consuetudine, che
purtroppo va scomparendo, quella di recitare
il S. Ro~ario in famiglia, la sera, clopo il lavoro,
prima del riposo. Chi è cresciuto in famiglia
cristiana, ove s'usava questa bella tradizione,
ricorda certamente tutta la poesia della pi.i
pratica.
Augusto Conti la rievoca con emozione ne
La mia corona dtl Rosarù,. e, Quanti ricordi -
scrive - quante speranze risvegli nel mio
cuore, o amabile coroncina. Questa orazione
si recita nel seno delle famiglie per glorificare
Jddio e la Vergine, per suffragio dei nostri
poYeri moni, per ottenere grazie, quella soprat-
tutto di morir bene, cioè che la morte sia
transito alla vita immortale. Passeggiando per
le campagne, nella mia gioventù, udivo uscire
da ogni povera casa di contadini e de' pigio-
nali la supplichevole orazione: Ave Jl,1aria...
ora pro nnbis. Nella mia famiglia, così al tempo
de' miei vecchi come sempre poi, non è mai
cessata, prima di concedere al sonno le mem-
bra stanche, queUa invocazione del patrocinio
celeste, quel supplicare perdono dalla mise-
r icordia di Dio!)) (AUGUSTO CONTI, La mia
corona del Rosario. Firenze, T ip. S. Giuseppe).
Beate le famiglie che continuano ancora la
secolare patriarcale tradizione! Fra tanta dis-
soluzione e tanto pervertimento morale e sociale,
troveranno nel S. Rosario il glutine provvi-
denziale degli affetti domestici, che salverà
l'intimità famili:ue, risparmiando lagrimevoli
d iffidenze, scissure e traviamenti, tragedie e
tradimenti. Quei dieci minuti cli preghiera in
comune, alla meditazione dei misteri della ,-ita
di Gesù e di Maria neutralizzeranno la potenza
disgregatrice dei dissidi e dei risentimenti cau-
sati da intemperanze di carattere e dai difetti
personali, ridestando i palpiti più puri della
carità cristiana, che uè benigna e paziente; che
non ha invidia e non agisce a caso, che non si
gonfia e non è ambiziosa, che non è egoista,
non si irrita, non pensa male, non si compiace
dell'ingiustizia, ma gode della verità, tutto
soffre, tutto spera, tutto tollera e non vien
mai meno ,1 (I Cor., XIII, +-7).
L'oppressione del lavoro giornaliero sce-
merà agli esempi del divino Lavoratore; le
ansie e le pene della vita tro,·eran sollievo nella
fiducia dell'aiuto di Dio e dell'intercessione
della Vergine; le stesse gioie si faran più pure;
e, mentre si cementa la feddtà coniugale, e si
ravviva la coscienza dell'amor paterno e del-
l'amor materno, si svilupperà pure l'amor
filiale nelle tenere generazioni. Per non cliie
delle grazie e benedizioni che attirerà dal cielo.
Le famiglie fedeli alla tradizione ne fanno
l'esperienza. E noi ci auguriamo che la fac-
ciano pure tutte le fan1.iglie dei nostri Coope-
ratori.
nelle feste della Natività, Purificazione cd Assun-
zione di Maria SS. (S. Pio V, 14-6-1566).
3) 10 anni e 10 quarantene, ogni volta, se si
recita almeno tre volte la settimana la terw parte
(S. Pio V, 17-9-1569).
4) 100 giorni, ad ogni Pater ed Ave (Ben. Xlll,
13-4-1726).
A queste si aggiungano le indulgenze particolari
annesse alle corone benedette da chi ne ha facoltà.
Preziosissima quella dei Crocigeri, di 500 giorni di
i11dulge11za alla recita di ogni Patur e di ogni Ave
Maria. ::\\la per acquistare queste indulgenze occorre
tenere la corona in mano ed usarla, mentre si recita
il Rosario. Quando si recita in comune, basta che
la renga in mano una qualuqnue delle per:ion~ che
-lo reeitano.
244
::::::
NB. Tutti i fedeJi battezzati possono lucrare le
indulgenze, pm-chè:
1) non siano scomunicati;
2) siano in istato di grazia;
3) abbiano almeno l'intenzione generale di
acquistarle;
4) compiano le opere prescritte; tra le quali
per le indulgenze plenarie è sempre inclusa la con-
fessione e comunione fatte almeno entro gli otto
giorni precedenti o seguenti.
Le roro11e be11edette 11011 perdono la bt11edi:::io11e
(JTJa11do si regalano; e le indulgenze annesse cessano
solo quando le wro1111 benedette e indtJ!gem:iate si
distrng!(a110 o si vendano. (Can. 924, 2).

3.2 Page 22

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GRAZIE
attribuite all'intercessione di
MA.RIA SANTISSIMA AUSILIATRICE
e di San Giovanni Bosco.
Perd1't(J ogni spemn.r:ra, ,,tana Ar,<i/iat,ice ci ot-
1irne /agra-sin. - ~el mese di luglio dell'anno scorso,
1935, una nostra carissima cugina fu colta quasi
improv\\·isamente da grave malattia: ne frite con
zs"•o di albumina, e uricemia. !\\ledici curami e
con~ulenti pronostic.wano male, e non davano spe-
ran211 di guarigione. L'unico esile filo di vita cbe
rimaneva era alimentato da continue. ininterrotte
inalazioni di ossige no. Nell'immenso dolore, ricor-
rcmrtlo allora all'aiuto di ).faria Santissima Ausilia-
trice, che non tardò n s0<:correrci. Infotli, di Il a
poco, la lotta che si era impegnata fra la vira e In
morte mutò in un leggii,ro miglioramento, che non
lasciò più la nostra cara inferma. Aumentò anzi
di g:omo in giorno, si che oggi s iam lieti di \\'ederla
~<Uarita; e rinl{raziando di tutto cuore la Vergine
Santissima Ausiliatrice della grazia ricevuta deside-
riamo che essa sin segnalata nel Bolletti110 Salesia110,
m entre mandiamo la nostra piccola offerta.
Li11g11af!lo.isa, 6 - 8 - 936.
Sorelle RECANATI SCARLATA.
Uua sen~ di j/razi~. - Diversi anni fa ebbi un
rrasferimemo d'Ufficio che mi cagionò per lun~o
tempo un'angoscin indicibile. La mia situazione si
fnceva sempre più difficile e sempre più oscura.
In quell'occasione mi rivolsi a Maria Ausiliatrice
e a S. Giovanni Bosco percbè mi ottenessero dal
Cuor di Gesù uno soltnione favorevole al mio pro•
blema intricatissimo, promettendo di far pubblicare
la grazia sul Bollettino Salesiano qualora l'ottenessi.
Passai tre anni penando, piangendo e pregando
con C\\Jtte le mie forze. Ero deciso di cercare, bussare
e domandare con insistenza R Chi ha promesso
<l'esaudire ogni preghiera, fino a quando non avessi
ottenuto quella grazia, o meglio quel complesso di
grazie che mi dovevano ridare la calma nel lavoro
e la pace nella famiglia. Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco mi dettero la forza di riprendere lo
studio e <li applicarmivi con riuscita, nonostante
l'esaurimento fisico e il principio di nevrastenia
che ml torrnenta\\'anO.
Tale e tanta fu la protezione di Maria Ausilia-
trice e di S. Giovanni Bosco che ottenni più assai
di quanto chiesi. Partecipai ad un concorso: fui il
22° e riuscii tosto ad avere il posto; non solo, ma
- caso insperato - !'ottenni nella cittadina ove
ave.o la famiglia e dalla quale vivevo separato da
8 aoni e 3 mesi; vidi questa unita nell'affetto e nella
pace; sentii di giorno in giorno migliorare le mie
energie, scomparire la mwrastenia e, da ultimo, mi
giunse la lettera tanto aspettata, con notizie rrussicu-
ranti, circa la mia c.i.rriera.
Da quel trasferimento che accettai con dispera-
zione e con la morte nel cuore mi derivarono tanti
beni: solo il Cuor di Gesù - e molto spesso ser-
v....ndosi dei suoi grandi Santi - sa trarre il bene
anche dal male. Davvero non ho parole per ringra-
ziare Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco per
la serie dei favori ottenuti. Ora attendo alua difficile
grazia per una persona lontana a me assai cara.
Grnto se codesta Spettabile Direzione vorrà render
pubblico il mio voto, ossequio.
Vet11i11n"t:fia, zs - 7 - 1936-XIV.
WOLFANCo Loz.."EN1.
Guarita dri paralis,. - Nei primi del 1nese di
luglio u. s. tutto il mio lato sinistro fu colpito da
paralisi. Il caso non era lieve per cui con grande
fiducia si ricorse a D. Bosco.
I miei cari, le Suore dr M. A., i bambini dell'A-
silo G. Pavoncelli, iniziarono immediatamente una
novena. Io promisi che avrei fatto pubblicare la
grazia e inviato un'offerta.
Oh prodigio I la grazia sospirata ,·enne quasi su-
btro, perchè dopo pochi giorni cominciai ad arti-
colare i due arti colpiti. Ed ora, sebbélle colle dovute
precauzioni, cammino senza appoggio alcuno.
Compio la promessa fatta sperando che D. Bosco
voglia completare la grazia.
Cer~tfllOla (Foggia), 3 agosto t936.
l\\.1ARu CHtOMENTI.
La febbre scompare. - Il m,o bambino, Gianni
Ghigliotto, di anni sei, fu sorpreso nel giugno scorso
da febbre violentissima. Desolata, ricorsi con fiducia
a D. Bosco. PrèSi un'immagine con la reliquia del
taumaturgo Sa,nro dei giovani e fiduciosa la posai
sulla testina del mio bambino, ardente per la elevata
temperatura; poi mi inginocchiai a pregare. Dopo
mezz'ora, guardai ansiosa il mio piccino: era calmo
e sfebbrato... guarito perfettamente I
Con infinita riconoscenza al Jp-an Santo, invio la
mia offerta per l'altare di S. Giovanni Bosco e chiedo
l'iscrizione fra le cooperatrici salesiane.
Varazze, 24 luglio 1936.
Dev.mn VITTORIA GHICLIOTTO.
n Do11 Bosco 11011 s'invoca invano. -
mio caro
nipotino VarctTO Vittorio di tre anni e mèz>.:o, nello
scorso aprile, cadeva ammalato. A mtta prima sem-
brava una cosa passeggera, ma improvvisamente
una sera si aggravò e fu chiamato d'urgenza il Dot-
tore il quale riscontrò una forte polmonite doppia.
Il piccino lottò alcuni giorni tra la vita e la morte,
finchè il dottore disperò di salvarlo. Nell'imminenza
della catastrofe mi rivolsi con gran fiducia a Don
.&,sco e posi sotto il guanciale del bimbo un'im-
magine colla reliquia del Santo.
Don Bosco non tardò a confortarci. Pochi giorni
dopo il bimbo era fuori pericolo, incominciò la
convalescenza ed ora, a distanza di 4 mesi, gode per-
fetta salute.
Colla più ,;va riconoscenza
Castiglio11e Tori11Me, t Luglio 1<)36.
VITTORINA ROSTAGNO.
Grazia segnalata. - VaJlar Lidia di Giuseppe,
d'anni 8, il giorno 8 giugno ne.I pomeriggio, precipi-
tava dall'altezza di 3 metri sul sottostante lastricato,
- - b~ttendo il capo sul suolo. Fu raccolta svenuta e
245

3.3 Page 23

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portata a letto ove venne assalita da ripetuti vomiti
di sangue. Il medico giudicò gravissimo lo stato della
bambina.
Lo notte fu agitatissima e, non potendosi alimen-
tare neppure con liquidi, non fece che peggiorare.
Straziati dal dolore, ventiquattr'ore dalla caduta,
si pensò di ricorrere all'intercessione di l\\laria
SS. Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco. Si recitò
l'intiero rosario, e poi si collocò una piccola immagine
del Santo sotto il guanciale della sofferente reci-
tando con viva fede un Pater, Ave, Gloria al Santo,
che la piccina accompagnò a stento.
La grazia fu immediata, perchè la bambina che
fino allora avea vomitato sangue, e si dimf"nava fra
atroci smanie e dolori, s'addormentò placidamente,
e dorml tranquilla per ben tre ore.
Risvegliatasi, ebbe ancoro vomito, mn con dimi-
nuzione di sangue; poi riprese il sonno per altre
due ore. Nel giorno seguente sparirono i forti do-
lori, e si potè cominciare a nutrirla con liquidi.
li medico meravigliato del migliorarne.neo, lo
attribui ad una grazia speciale, e la dichiarò fuori
pericolo. li giorno della festa dcl Corp11s Domini,
la bambina volle essere portata alla finestra per fare
atto di adoràzione a Gesù che passava fra i fiori e
canti del popolo, e la sera si ala1ò da letto si può dire
guarita, giacchè il quarto giorno discese in casa,
fra le meraviglie di quanti )'avevano giudicata morta.
Da quel giorno essa non ha accusato alcun dolore,
ed è sana come non avesse avuto a.lcun male.
La mamma lontana accorsa dopo due giorni al
letto della figlia, la zia che la raccolse per morta,
e la nonna ne rendono con me immense grazie a
Maria SS. Ausiliatrice, ed al gran Santo D. Bosco.
Arba 6 luglio ~936. Lo zio Arciprete
Sac. Don ANCBLO CATTARIMETTt.
L'11lcera scompare. - Da quattro mesi, la mia co-
gnata Rubatto Maria non poteva quasi più digerire
per forti dolori l!IIO stomaco. Il dottore curante
consigliò una radioscopia che individuò un'ulcera
nUo stomaco. Angosciati, ci rivolgemmo all'aiuto
del Signore, iniziando la novena a Zv1acia Ausilia-
trice consigliata dal santo Don Bosco. L'mtcrces-
$ione della l\\fadonna fu tanto efficace che al tennine
della novena l'ulcera era scomparsa da sè. I medici
constatarono che non c'era più bisogno di operazione
e mia cognata riprese i suoi lavori accudendo alla
sua famiglia. Piena di gratitudine, mando l'offerta
promessa.
Chieri, 26 giugno 1936.
RUBATTO CATERINA,
Per inte rcessione del Ven. Domenico
Savio.
Togliamo dal Lazo de Union, orga110 dei/e Ex-
a/wme delle Figlie di Maria Ausìliairiu, qrumto
•eg11t:
li giorno Marzo di quest'anno (1936), ebbi la
disgrazia di cadere fratrurandomi il bmccio sinistro.
- - Applicati immediatamente alcuni rimedi casalinghi,
lungi dal recanni sollievo, peggiorarono il mio male,
producendomi una emorragia interna e una piaWt
all'esterno.
Due giorni dopo andai dal medico, iJ quale, ese-
guendo la radiografia del braccio, trovò che l'osso
era rotto e fuor di posto, e vi erano pure due frat-
ture e varie scheggie. Per 6mettere l'osso a posto
era necessario un'operazione, la quale però ern
ostacolata dall'impossibilità di inqessare il braccio
a cagione della piaga esterna. Secondo il medico,
la tura avrebbe dovuto durare cinque mesi.
[o soffrivo orribilmente. Appe,ia la Rcv. Madre
Ispettrice ebbe conoscem·.n della mia disgrazia,
mi raccomandò di rivolgermi con molta fiducia al
Ven. Domenico Snvio, assicurandomi che mi avrebbe
ottenuta lo guarigione. Io acconsenru e posi ~ul
braccio una sua reliquia.
La domenica 22 marzo ho fatto un sogno. Mi
pareva di essere in una vnsta sala con varie scalinate,
e su di queste io era seduta con la testa appoggiata.
Improvvisamente sentii un leggiero colpo alln spalla:
apersi gli occhi e vidi un sacerdote di venerabile
aspetto. Richiestomi se lo conoscessi, iisposi di no.
Egli mi disse che era un Salesiano, alunno di Don Bo-
sco, che amava moltissimo, e si chiama\\'a Don Ca-
gliero (facc:io notare the io non lo conosceva neppur
di nome). S'interessò del mio male, di cui era a
conoscenza, e =i disse di cominciare una novena n
Domenico Savio per la mia guarigione. lo gli ri-
sposi che non ave,--a avuto mai divozione a Dome-
nico Savio mentre ne aveva moltissima a Don Bosco.
Ebbene - rispose allora don Cagliero- prega Don
Bosco che dica a Domenico Savio, che fu sempre
un alunno molto obbediente, che ti ottenga la grazia
della guarigione•. E mi assicurò che il prossimo ve-
nerdl 27 marzo, avrei potuto muovere il braccio,
suonare il pianoforte e fare lavori di cucito. Lo mirai
attonita, ed egli continuò a dirmi di aver fiducia,
perchè ciò che mi prediceva sarebbe accaduto, ag-
giungendo che sarebbe rimasto un segno al gomiro
come indice del male avuto.
Veramente non detti molta importanza al sogno;
però lo raccontai alla Rev. Direttrice, che mi esor:-tò
a cominciare quel giorno stesso la novena, e con me
l'incominciarono pure le novizie e le alunne del
collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Il giovedl ebbi momenti di grande speranza e
presentivo che il giorno seguente aVTei ottenuta
la grazia. Nella notte dal giovedl al venerdl non bo
potuto dormire che qualche tratto, tanto era il ner-
vosismo che mi agitava. Sonata l'una, volli provare
a muovere il braccio, ma esso rimaneva immobile.
Poi mi addormentai, e svegliandomi verso le quat-
tro, notai tosto che il braccio non mi doleva più
tanto. Tornai a provare se potessi muoverlo, mentre
accompagnava· l'atto con de,•ote giaculatorie. Quale
non fu la mia sorpresa all 'afaare il braccio e muoverlo
in tutte le direzioni, senza sentire jJ minimo dolore!
Mi alzai, chiamai tutti quelli di casa perchè vedes-
sero ciò che io chiamava miracolo, e tuçti, nlla con-
statazione del fatto rimasero stupiti, senza pronun-
ziar parola. Mi sedetti al pianoforte, ed effettiva•
mente lo potei sonare con la più grande naturalezza.

3.4 Page 24

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Fuori di me per l'emozione e per la gioia, nppena
potei, cor~i n mcconrnre alla Direttrice, nlle Suore
e a tutte le mie compagne la grazia ricc\\'\\1ta. Non
dimenticherò mm le loro grida di gioia e le csclnmn-
zioni di mcmviglia con cui mi accolsero.
Quando ritornai dal medico, questi non dissimulò
il suo ~tupore. e volle esaminare nuovamente il
braccio attraverso la radioscopia. Trovò l'o<SO •I
suo pos10 e le frntture completamente scomparse.
Con la più vivo ~mt1tudjne rendo pubblica que-
sta grazia HUI no8tru l~a::ro de U11io11, affinchè nitti,
e specialmente le numerose Ex-allieve Salc81nne,
sappiano ricorren: con fiducia al Venernbill.! Dome-
njco Savio qu,1le potente Protettore.
Barct11ona, 2 Aprile 1936.
Co:.slJELO Aocu..,'T.U>O.
E:,;-olu,ma drl Colltgw di .Barcrllo,w-S ·pùlt-ulo.
NB. - Chi otlenesse grazie per intercessione
del Ven. Domenico Savio o di altri nostri Servi
di Dio abbia la bontà di inviare relaxione pre-
cisa e dettagliata al Rettor Maggiore, Via Cot-
tolengo, 321 Torino 109.
EbbC"nc molti miei compagni hanno ,aruro rinunciare
allt 11olo~1tà e hanno messo questi ioidi nella bussoln
missionaria che si trova in ogni ecuoln e abbiamo ccsl
rnccolco L. Q:l,50 per le Missioni. Però wc nnn abbiamo
potuto a1u1nre molto i missionari col denaro, abbiamo
cercaro di aiurarti di ptù con le noatrc prtghicrc. Per 1
m1SSionari abbiamQ ucoharo 3156 Sante ;\\te-; ab-
biamo fotto z500 ante Comunioni; abbiamo nicna10
2213 terze partr del Rosano; abbiamo fatto -f076 visite
a Gcsu Sacramcn1ato. Come n,de anche no, r,ccoli amici
di Savio Do,ncn,co, abbiamo cercalo dr fllTe quello che
abbiamo potuto per fare un po' d1 bt,m·,
A nome Ji 1u111 1 rruei compagni che 11anno per partire
le prc,,cnto i fl•Ù fervidi auguri di un fthtc itiorno ono-
Jl\\.85tico e in quel santo giorno voglrn ricord11rc:i nl Signore
ocll~ unili McMa, amnchè il buon Gcsù ci fatccia crescère
proprio buoni in modo che possiamo tJ1sere ~cmpre la
consola"ione dei nostri cari, degni fh1li della Chiesa e
cittadini che fanne, onore alla Patria. Ci t~nedlca curti,
mentre per tutti ,ioJo firmarmi di lei dc,•.mo
Gs,w1 AoOSTiso,
Viuprnidmt• delle Compog,rit.
Non 1J{llli1.ngo n,Jla. .\\li a,1g,,ro 10/tunto rh, il />ti gnto
irot"Ì molti imitmo,i 1ia pn- co11cor,er, 11/l'ampliammto dd
Santuario d , \\farin A,uiliat-rice, sia ptr 11i11tare lt nostre
Jl;fissioni. /:: t iti11a la C iomara miaaionann. V,dremo chi
sar,rd /11rr di più.
Alltl(rammu
t:011,0 aff.mo
Oos G1uuvo
Lettera di Don Giulivo ai giovani.
Quando si vuole...
Cariuimi,
Ho gul sott'orchio la lettera co11 t111 gli alrm11i dtl nottro
l rtilulo Cord. IUrhtlmy in Tori110 - Scuole Rltme1110, i -
hatDto p,a1•nta10 i fora auguri al Retta, 1\\lal(giOrt, lo scorto
t mae di giugno, in ~corion<' dtl 1"" onommtito. un ma-
pifico docum~nto rhe (lro,·a ancora una ~·oltn conu i 1tio-
t:ani q1umdo ""l{liolllJ ri.scono a tulio. V« la trascriw
ù1tqra/r,w1t, ('«ttlti ,,npmiatt1 e t:i t/or:rinte di imita,/j,
Rer,,mo Signor Do11 RrraldoM,
Anche qul'tt'anno I membri delle Compagnie dell'I-
stituto Salu,nno Airo•uno luchelmy si 1ono accinti al-
l'impresa di r.,.,. un p,ccolo banco d, bt,ndìccnia pèr
mandarle il ricovo per il santuario di Ma.rio ,\\usilmtrice
e per l'alua.re dì Don Bosco.
L'anno acon~o I ooatri compagnl sono nuaciti • rica•
Vllte solo L. 12s pcrchè avevano tro,11to p<>,hi oggetti
J)<!r il banco. ::\\"oi quest'anno ci aiamn f■tti più furbi e
abbiamo ,ncorn1nci1110 mQlto tempo prima a radunare il
nuu,riale. Pnma d, tutto molti di noi c:1 ,iamo privari
dei nostri aiounoli. poi abbiamo tormentato i nos1ri
parenti, le buone .uorc Jcll'latituto, quelle dl'll'Aailo e
finalmente ci aiamo ri,-olti a rune quelle buone pcrwnc
da cw 1pcravamo qwkhc cosa. NcSllunc> •• ~ r1liu1a10 d,
darci quel poco che poteva. Una ma.mm.i dolente d, non
aver dei sol11i Ol(l(Clli, rorrò un con•l(JiO vivo, che atti-
rava 11li sguardi tli tutti noi bumbin.i e ci focciw venir la
voglia d, tirar 1u b1g:lictri per guadag:oar](>.
Il ba.neo r1usc1 ben,no; abbiamo poluto rica,'llre 308
lire che proprio di cuore le mondiamo come pegno della
nos1ra riconOS<:enia v«-n,o 111 no~u11 buona tllllmmu Maria
Ausiliatrice e vtno S. Gìovanni ~ o che ci hanno
ottenuto dal Si11nore la gram di cs!i.Uc flati Ac:rolci in
qucsro bcll'lsttlUIO,
Yon-cmmo anche prHcntarle in questa bella occalione
qualche ccntmn,11 di lire pl!I" le Mi.ssioru; m.a lei lo aa
bene che i fanciulh non •olo non guada11ru,.no ioidi, ma
ne fanno Spénùerc molti, e i nostri parcnù sono piuttosto
poveri e quindi quando vengono a trovarci non e, la-
sciano che. pochi ioidi per i nostri piocoli b1Sogn1 per
onimaroi a 1tudU1re.
NECROLOGIO
Sales i ani defunti:
SUCCO D. CJOVANNI , aac. da Fnalino (Torino),
t • Tor1no-:\\far11ne11n il 27-VIII-H,1J6 SS anni di eta.
Dirctrorc drll'buruto Card. Rit::hrlmy fu colto quasi
impl'"O'i'Vuamente dulia morte, mentre la aua ,·irtù, lll sua
bontà soprattutto cd 11 suo spanio d1 aacr,liùo pmmccte-
,-ano ancor canto per l'Opera Salesiana. ,\\,·c:va sp,,so le
aue muiliori encrgii, negli oratori fc,1,., c:atuvandost l'af-
fetto di tull, ~ facendo tamo bene in mc>:7.<l ai 11iovani,
che 1(1 rimpian~ero come un padre.
GIAN,'\\'ONJ .·IRTURO, cond. <.In l'caca,:ilia (Lucca),
t a Pioqsftscò (Torino) il 30-VIIJ-1936 2,1 anni di età.
n. t F'AR/1\\ l DO.\\IE.\\'1CO, '3C, da kanda:itr.o (Cata-
nia}, a R.alian1t ( India) 11 2-Vl-1936) a so ann, di <età.
PUCl,JSI D , ROSARIO, uc. ù• L1n1tuaql<,na (Ca-
tania), t n :\\lt'stina ,I zz-\\'l-1936 • 58 ann, di età.
JfASJIJ F'IU\\CESCO coad. da .:-:urt'c:1 (Cagliari),
t a Lanut<'i ('.';unro) il 28-\\'l-1936 a 64 anni d, età.
SCllULTZ GJACO/11O, coad. da ElfmarinR (Baviertt),
t a Oarc:cllonn di Ven~uela (America) il 16-V-rq36 a 32
unni di erà.
REYES D. GIUI.JO, :iac. dn S. Cri11oforo del Ta-
clunt (Venezuela), t Il Los Tcques (Venezuela) il 28-IV-
t936 a 2CJ anni di t'là.
SCIJ.\\f!DT GIORGIO, eh. da ~n:e (Poananial. t a
~larienhau~en (Renania) il 5-Vl-1930 • 27 anni di età.
G.IACCARDI D. VTNCENZO, Olle. da C..,.,ur (To-
rino), t S. Paolo (Bra.,ile) il 17-V l -1936 11 64 anni di ~là.
N.B. Dei Solt$iLl11i 11ccisi nella ,ec~nl~ rii-ol11::io11t di
- 47 - Spag11a daremo l'•le11co completo appe11a ,i sarò ~otsibile.
2

3.5 Page 25

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Cooperatori d e funti:
l'ingegno eletto, della volontà forte, del cuore buono,
alla fami111ia e alla scuola.
Mons. Dott. Car melo Scalia.
Vicario ~ncrale dell'Archidiocni di Cat11nia, affe-
zionari,~imo u-nllievo di Don Bc,sco e: ardc:n·o Direnore
dei CC1<1pcra1ori Salesiani, mori a Cauania il 2.9 agosto
u. se. a so anni di crà.
Fervido nmm,ratore e devoto d1 S. Gio\\lllnni Bosco
merita d1 essere annoverato frn i più benemeriti nostri
CQOf>CrltOfl,
Lit aua casa fu 11 centro del movimento snlcsiano che
ha ■\\'Uto nella città cli Can,c,illi e ncllii provincia di
Agrigen10 •plc,ndidc manift-alllr.ioni.
~ato in ùtani• il 2.5 febbraio 1886, frequentò giovanetto
l'Oratorio Sal...iano di Son Filippo 'I/cri dove appl"ClJe
ad ornare Dnn &..:o con taoro slancio che, desideri> ar-
dcntemcntr di farti !U!lrsiano.
Fu nel novizi~to aalcsiano di San Grcl{nrio (Catania)
rcr pochi meai; ma dovette ritornar~ on famiglio per
csprcSJIO \\'nl~re del padre che non seppe distaccarsi dal
suo Cam,clino.
M.rUUA .llANETTJ ,:ed. POZZ.-1TI t a Comacchio
il 31 lu,tlìo u. •· • 84 anni di c!à. Madre t'11Cmplare," fer-
vida no,i1ra Cooperarci<:<:, trasfutc la sua fede nella cri-
stiana èduca?.rone dei 6gl1, lieta di conucrare l'ultima
fii:liol11 nl Sill"f\\Ort! nello vito cnntèmplntiv.1.
sDon f✓JNC'ENZO QU,I R.-JNT.J t u Carbonura (Bari)
il ogosto u. s. a 61 anni cl, e1~. P,,,.,.,mo soi:er<lore, visse
Compiuto l(li studi teologici nel Scminnno catonese, per le nnime, prodiR&ndosi con prcd1 lczinnc pei povt·ri
fu mundaln dal Cardinale Nava, che mnltn In npprezzaw, e biaoi,;nosi.
all'Un,n,.itt\\ di l..o,-aruo, dove con•..-Kul la laurea in
ecienu e filo~nfua e poi fu 81:l?Tegato all'h111u10 San Tom-
maso dal C;trdonnlc Mercicr. Quc:ar'ultimn titolo gli
apri le r•me dell'in•~ento in qUt:lla celebre Uni-
n•r,;ità.
SP.,JRTA l\\l/ClJELEt a S. D11menico Vittoria (~le!•
sina) il 1s ■i:osto u. •· a 83 nnn, di ctà, 1uu1 Spe!'i nel
l1vnro, nello cura dello f■nuglie e nelle OJJ<"I' di ~ne.
Z.:l•nria11mo Cooperatore JSptrava I■ aua vrta a~li ~mpi
cli Don Bcaco, con grande edifica7.lonc del prossimo.
Ritornato in P111ri:a, COIU"l!Ul la l.,aurca in filosofia
n,,JI' \\•cncO catant•e e, nel 1q24, I• libt,r11 dncenu in
Economia politirn nella R. Univ.-M<iu\\ di Torino.
In •cl(uatn pas!h all'Università di Jlomn, come libero
doccntt e, nel H.)26, riorR11ni1.7.11ndo,i lu Uibl,oteca Vati-
cana fu mnndaro dnl Pontefice rew,ont~ Pio X.I in mis-
sion; ,,clic Americhe per srudinre la tc~mc11 e l'orgnniz-
t ,IN.VETTA GATTO FJSAUJ.J a Randazro il
29 giul(no u. •· m c•à di anni 49 UnnnJ caritate,·olc con
tum, efficace ed operoso co11pcrntncc, S05rènnc le Opere
solcsion<' nel corso della ,•ita, rlcnrdando~ene anche ol
momenro dello morte.
GlOVJINNL BATT. DEMARTIN t o Padola di Ca-
tazionc delle 13,blioteche di \\V111hinirton e d~lle altre dore: (13':lluno) il 10 giugno \\I, a. a 85 anni d, etò. Babbo
cinà nmrriCRne..
del no~tro D. Gerolamo, era un cr,stiAno dell'antico
:,.;c1 1q30, l'attuale Arcivescovo di Carania, "\\ton,. Car- •rampo, pieno dj fede, di cario\\ e dr zelo per l'educa-
melo P•1anè, lo ~tlse come IUO Vicario Generale nel zionc ddla famiglia. Coopcrntore ..1~ i1no da canti anni,
ll')v.:mo ddl'Arc:hidinccsi, aria che :\\lon•. Scalla tenne 'IO'ltcncva le nc»tre opere cnn affenuosa sollcciturune _...
con diROìtè saccrdntale e con fini~~ìmo t.arto.
secondo le •ue forze.
Spirito auM..imo e benefico fu anch" PrttiJente d~li
O,pedali riuniti Sanm .Mana e V,llarm<>Sa, animatore
appa~sionato ddln F.U.C.L, orgnnrtZlltore delle Confrn-
rernite dcll',\\rchidiocesi.
In 1nnl11 avvenimenti loculi, nful~cro 111 qunlitÌJ del
suo in,dletto coltissimo e della suo squisita sensibiliti>
snce.rdotuJc.
'l'uni ncord11no àJ\\cora l'entus,umn con cui egli si
dedicò alla ril.l3Cim delle. grandio•e fettle che Catania
tributò, ndfa Cauedrnle, a Don &11<:o Samo, l'anno
della Canoniu11ione. A lui si dc...-e lo ,plcndido successo
dd pnmo Cun,cgno C.1echisri~o Ji<>ccunn, tenutosi
nell'arci\\"l:Kovado, l'anno sco1110.
In 1u111 i C'<11wegm di u-allic,·i c in lune le man,festa-
FRA,VC8SCO STR.IDF-:J,L;1 t • Torìno il 25 lu-
glio u a. o 66 anni di età. Oc:\\'Oti'"il1\\fl di i\\larin Ausilia-
trice visse sempre di fede, educando nll• pretà cristiona
ru11a la fanu11lia, lreto d, offrire un fi11lro alla Società
Solc,iano cd una figliuola oll'l~titu10 delle Figl,e di Ma-
ri11 Ausiliotrìce.
N.D FERNANDA EA:\\.t.-l dciMorrhesiLAUREATI
t a Tolentino il 10 luglio u. a. o 20 anni <li età. Crcsce~'D
nella nobile filmiiilia agli nlti sensi trad,2,onali dr p,e1A
e carità criJ1t.1ana, con pllrl1colurc pred,Jezione per le
OP<'rc Nlt'&Jane, quando semi la chi•m•1a dd Signore.
E napo•c con amor 6hale, volandu • D,o, confortala da
una apccialc bened,z,onc dd S. P~Jrc.
%ioni ulcsianc Mons. Scalls era sempre presente e vi
Cot.·. Do11. PIETRO SF.GAFREDOt a Rosà il 2<)-VI
portava In fede e lo slllDcio dell'nn,ma gcncros.,. I- u ve- u. •· Di profondi sentimenti cri11iuni, epèSe la illiba1a
duto sovente, in or" memorabili dello rccc:nic !Sturia dello ,ua ,•ito in <>pere dl carità, ~r,cenrr,·nd!l l poveri con una
Patri11, tro il popolo; In sua parola arJ~mc di patriottismo generosità Renzo limiti. Ottimo nostro Cooperatore, fa-
dinanzi n11li altun o 111 sale di .-nnfcrenzc., fu sempre
ntcolturn con ottl!ll1.ione e con dofcrcnte ,impatìa.
lt scomparso nd pieno ,igore dugli Anni cd improvvi-
voriva le vocaziòni ecclcs,aociche e rcliii,osc e più d'un
Snleainno rbbc da lui aiuto efficace per compiere i suoi
srudi.
a,unentc quando la Chiesa e la Patria tanto bene si .a1ten-
denno nnc.on, da Lui. L'ultimo suo bacio fu per l',mma-
Altri Cooperatori defunti:
gìne della Putrcioa S• .\\gara e ll<'r la Rcliqu1J di Don 8c»co
Anlcnorc Giuseppe, Fn-mD (A&coli Piceno) - Betta
Samu e.ho tcnc,·a ,cmpre con s~.
Bcrnardi Anna, Car;alae ffrcnio) - Rorl!Jl Ten,...a, R1>rt·
N. U. Cm. Uff GIUSEPPE GIUNTJSJ t a Pon-
tassieve 11 1 11U1111110 u. s. a 73 anna d, e i. l1crino alla
Pia Uni<>n" dc, Coopcratort dal notrru S.rnco Fonda1ore
Doa Bosco, ,·tnerutissimo da tuLta la nobile famiglia,
crebbe nclln dcvo1.innc al Samo, isp1r'1tldos, ai suoi
esempi nell'eserc,z,o della cerm\\ e aovrattutto n<1lle cura
della cnstinnu educaz,oae delle 111oven1ù cur provvide
con muni6chc istitu,:ioni. Lu fede lo •ostenne nelle più
dure pro\\"e della ,•ita, se.rbandogli pura la luce dello spi-
ruo e l'alacrità del cuore. Rimpianto dai poveri e dai
piccoli che l'ebbero bcnefauc,re, vivri on bcnedi2ionc
nella (amiJtha sal.,.,ana, sopratturto ndla no11ra casa di
Fircn.u, p<:r cui cbbc tante predilc%ionr, fulgido csc:.mpio
ai posteri delle vuTù più nobrli e gtncrosc.
reto (Trento) - Borgna Giacinta, .lfur,«,:o (Cum:u) •
Carc,na Amalia, Cortemilia (Cuneo) • Cavali, Paola, Sar-
tir,m11 L,i111tllin11 ( Pa,·la) • Ciocia G,u,eppè, Fire,i:,, -
Clc:rico M11rin, Borgofranco d'I,r.a ( \\01ta) • Destro Don
Ab<·htrdn, ,\\lo11tagnaoo (Padova) • Fobrrllo Rosll in Ror.u,
PiMJn11~ (Vlc•n2n) • Fenoglir> Doti. Luig,, Morozzo (Cu-
neo) • Ferrnrio Emilia vcd. Venzaghi, Milano - Frnnco
Domrnicn, S. Bonifat:io (Verona) • Freschi SancheLto
Laura, Bossorro del Groppo (Vicen,e) • Gabba ::;unonc,
Coste/111101:0 D. Bosco (As1i) • Go lt:•~.r:• Francesco, Gor-
go/lo (Novara). Genovino Don France$Co, Forio d'/uhia
(:,O:apoh). Gragh• Adrlaide, Ca.rtdnuo.·o D. Bosro (Aati)
• :O.bnJclli :1-lario, &Junu (S,·i1.iera-Tic1no) - ~lancrdli
Lu11(1, Viur/,a (Forlì) - Puinr .\\ntonìo, Jlarullù~ (Ve-
rona) - Pedroni Maria, Coredi,,r (Trento) - Pero,,,no
Co". [JAF.1'ANO FASULO, a Canicattì, il 12 ago- Ermenegildo, Tigliole (Assi) - P,cr,nami Giovanni fu
•ro u. s, all'crà d, 58 anni, assiarico dal frarcllo, don Anto- Donato, Girtnt:ut,,0110 (Lucca) - Ro11110 AnQela ved. Mar-
nio, aal~siano.
chcni, 1'orù10 - S11nmartino Ludovica, Vi110110 (Torino)
Esemplare figura dì padre, di educatore, consacrò, con Snrettl Giulia Bertoni, Alfianello (llrcscia) - Vannucci
piena, 11e11cron dedizione, tutte le preziose energie del- Eufrosinn, Lucca.
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Con pumouo de/J'A utorlllJ E«:i~•luf-. - Dorcll°"" , upoUllblle, D. COIOO l'AVINI
Torino Tlpogn&a della ~C. Cdltrta, 1.o!eroulc>aak. C.- Refi•• M arglau lla. 176,