Bollettino_Salesiano_199410


Bollettino_Salesiano_199410



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Ottobre 1994
ANNO 118 N.14
19 Quindicina Ottobre 1994
Sped. in Abb. post. (50) · Tarino
ttino RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

1.2 Page 2

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di don EGIDIO VIGANÒ
IL PRETE
DI GESU' CRISTO
Mi hanno chiesto : che ne pensa
lei del "sacerdozio al femmi-
nile", del "prete-donna"? Per avvia-
re una risposta debbo ricordare
che , dal punto di vista della fede,
questo problema non è secondario:
esso si situa nientemeno che al
centro del mistero della Chiesa. Il
tema del sacerdozio è fondamen -
tale nell 'opera e nella missione di
Gesù Cristo: esso , poi , è originalis-
simo! Infatti nella Nuova Alleanza
c'è un solo vero "sacer-
dote" e un unico valido
"sacrificio", esclusivo del-
l'uomo Gesù. Egli è "sa-
cerdote" attraverso la me-
diazione della sua uma-
nità co llocata ormai da-
vanti al Padre per inter-
cedere ; Egli realizza il
vero "sacrificio" una sola
volta sul Calvario: la Pa-
squa. Leggete l'epistola
agli Ebrei per assicu-
rarvi di questa strabi-
liante originalità.
tica di uguaglianza stranamente
appiattita e inapplicabile a un "Cor-
po mistico" che ha membra diffe-
renziate, non da un tipo di sempli-
ce funzionalità propria delle profes-
sioni umane per interpretare ruoli
densi di sacramentalità.
In particolare il sacerdozio cristia-
no è rivestito , nella Chiesa, di una
dimensione intrinsecamente sacra-
mentale.
Così il "Battesimo" fa di tutti un
È DA NOTARE CHE
GESÙ ha pensato molto
a questo problema; Egli
Ordinazioni sacerdotali a San Rafael
(Mendoza, Argentina).
guardava al la Pasqua
come al la sua "ora": la meta e- popolo "sacerdotale", inviato al mon-
sistenziale posta al centro della sua do per includerlo nell 'Eucaristia ; in
interi orità e della psicologia della questo "sacerdozio comune" il primo
sua vocazione. Aveva coscienza posto l'occupa una donna, Maria,
chiara dell'unicità della sua media- espressione altissima dell 'amore
zione , della universalità della sua redentivo .
app li cazione.
L"'Ordine", invece, consacra alcu-
Per renderla presente nei seco li ni uomini come rappresentanti sa-
ha inventato per la sua Chiesa la cramentali di Cristo-Capo e di Cri-
struttura "sacramentale": una scelta sto-Sposo al servizio del sacerdo-
di simbo li umani permeati dal mi - zio battesimale: e qui il primo posto
stero e portatori della sua efficacia. di servizio ce l'hanno Pi etro e gli A-
Il Concilio ci ha ricordato che la postoli.
natura della Chiesa è essenzial- (Sarebbe suggestivo - tra paren-
mente sacramentale ; essa deve es- tesi - considerare il grande quadro
sere nel mondo fermento di .salvez- dell 'Ausiliatrice a Valdocco pen-
za. Per approfondirne l'essen za e sando a questi due primati sacer-
la missione bisogna partire dalla dotali : quello "comune " di Maria ,
realtà di "mistero", piuttosto che da modello e madre della Chiesa che
nozioni sociologiche: non da un'ot- domina tutto ; e quello "ordinato" di
2 - OTTOBRE 1994
Pietro e degli Apostoli , protagonisti
del ministero nella storia, tutti in-
tenti ad ammirare Maria) .
OGGI GLI ANGLICANI (sappiamo
purtroppo che essi non sono mai
stati interpreti privilegiati del sa-
cramento dell'Ordine!) hanno aperto il
sacerdozio ministeriale anche alle
donne. In vista delle discussioni na-
te un po ' dappertutto, il Santo Pa-
dre Giovanni Paolo Il ha sentito il
dovere di emanare un
breve documento in cui
dichiara in forma so-
lenne e definitiva «che
la Chiesa non ha in
alcun modo la facoltà di
conferire alla donna l'or-
dinazione sacerdotale».
La Chiesa, infatti, non
ha ricevuto nessuna au-
torità per cambiare nei
sacramenti ciò che in
essi è stato voluto diret-
tamente da Gesù Cristo;
11 qui essa deve d:mostra-
re sempre un 'obbedien-
/
za inerente alla sua fe-
deltà di Sposa.
Il docum ento aposto-
lico assicura appunto
che per il sacramento dell'Ordine
Gesù Cristo ha scelto solo uomini. Il
Papa lo dichiara in forza della sua
autorità magisteriale, anche se non
la esprime con una formula stretta-
mente dogmatica ; conferma la
certezza di una dottrina tradizionale
e la insegna come definitiva e non
riformabile . Non si tratta , perciò ,
solo di una disposizione disciplinare.
LA SCELTA DEGLI APOSTOLI è
dunque un dato concreto della vo-
lontà di Cristo. La sua è una vo-
lontà non arbitraria; essa ha un suo
significato peculiare nell 'ordine sa-
cramentale e invita a cons ide rare
la trasparenza simbolica della cor-
poreità dell 'essere umano , sia in
Cristo, sia negli Apostoli.

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Ottcibre 1994
Anno 118
Numero 14
Il prete è scelto da Cristo nell'orbi-
ta sil'flbolico-sacramentale di questa
trasparenza al servizio del mistero.
Il documento papale è preciso;
intende solo affermare qual è stata
la volontà di Gesù Cristo; lascia
aperto ai pensatori della fede di cer-
care le cosiddette "ragioni di conve-
nienza" che possono servire a inter-
pretare , a mettersi in sintonia e a
condividere con illuminata gioia là
scelta del Signore.
Senz'altro è da riconoscere che le
ragioni di convenienza, per belle
che siano, non hanno di per sé una
forza probativa. Sono elaborate e
proposte per "fissare bene lo sguar-
do su Gesù" (Eb. 3, 1) e così pene-
trare la sua decisione di fatto . Aiu-
tano a valutare seriamente quel suo
dedicare tutta la notte alla preghiera
prima di scegliere gli Apostoli, e
quell'aver riservato a essi soli l'Ul-
tima Cena perché la celebrassero
poi in sua memoria.
Gesù ha voluto il prete della Nuo-
va Alleanza come "sacramento" vi -
vo di Se stesso - sacerdote unico
ed eterno -, quale "Capo" nel Corpo
mistico e quale "Sposo" della Chie-
sa, tutto dedito al servizio del sacer-
dozio comune .
Attraverso questa sacramentalità
ministeriale dell 'Ordine passa la
meravigliosa dimensione escatolo-
gica del mistero della Chiesa, che
ha come centro l'Eucaristia e come
ca.mpo d'influsso la storia.
Ecco perché non credo al "Prete-
donna", anche se sono convinto che
sia urgente un ripensamento della
presenza e della funzione della
donna nel Popolo di Dio.
Vi invito ad essere molto grati al
Santo Padre per averci illuminati
con sicurezza di fede sull 'identità
del prete nella Nuova Alleanza!
Ecco, è bello e stimolante poter ri-
petere - proprio in questo caso -
"ora noi abbiamo il pensiero di
Cristo" (1 Co 2, 15).
In copertina, introdotta
la causa di canonizzazione
di "Mamma Margherita",
servizio a pag. 4.
Qui di fianco, dedichiamo
il "dossier missionario"
di ottobre al Gujarat (India).
2 IL RETTOR MAGGIORE
Il prete di Gesù Cristo
di don Egidio Viganò
10 GERMANIA
La nostra Schindler's list
di Umberto De Vanna
14 ANNO DELLA FAMIGLIA
La famiglia nella Chiesa
e nella società
di Silvano Stracca
19 DOSSIER MISSIONARIO
GUJARAT
In India nuove presenze
tra culture millenarie
A cura di Antonio Mélida
IL GUJARAT GUARDA AVANTI
di Stanny Ferreira
I RATHWAS
Gente contenta e creativa
UN PROGETTO PER LA
SCUOLA DI BASE
NEI VILLAGGI
di Ivan O'Souza
1OSALESIANI
IN GERMANIA:
La nostra Schindler's list
27 VALSÉ-PANTELLINI
Suor Teresa, lavandaia di borgata
di Teresia Bosco
30 ATTUALITÀ
La donna verso il post-femminismo
di Alessandro Risso
34 REPORTAGE
Nel cuore della Russia
di Giorgio Torrisi
38 PROTAGONISTI
Incontri nelle strade
di Mariapia Bonanate
RUBRICHE
Prima Pagina, 4 - In Italia nel Mondo,
6 - Lettere , 8 - Il Punto Giovani, 13 -
Il Mese in Libreria, 17 - Osservatorio,
18 - Come Don Bosco, 33 - Il Diario di
Andrea, 37 - I Nostri Morti, 41 - So-
lidarietà, 42 - In Primo Piano, 43
34 A GATCINA E MOSCA:
!I Retto~ Maggiore
in Russia
OTTOBRE 1994 - 3

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di Pasquale Liberatore postulatore generale
E' L'ORA
DELLA MADRE
e ontinueremo a chiamarla "Mam-
ma Margherita". Ma dall'8 set-
tembre scorso , è diventata, per il
linguaggio ufficiale della Chiesa, "la
Serva di Dio Margherita Occhiena".
La data si riferisce alla domanda
presentata dal Rettor Maggiore al-
l'Arcivescovo di Torino, perché dia
inizio all'Inchiesta diocesana.
A 138 anni dalla sua morte e a 106
anni dalla morte del figlio, nell'anno
che la Chiesa sta dedicando alla
famiglia, quest'umile mamma, viene
chiamata alla ribalta della più auten-
tica celebrità. Le si accendono ad-
dosso tutti i fari perché si vuol capire
se è degna degli onori degli altari.
Cl VORRÀ DEL TEMPO. Si tratta
infatti di una Causa "antica", dove a
parlare non saranno i testimoni ma
i documenti. Per ora siamo ancora
alle prime battute. Si istituirà il Tri-
bunale, si inizierà il Processo , se
ne ricaverà una ponderosa "Posi -
zione sulla vita e sulle virtù ", che
poi a suo tempo verrà esaminata
dai Consultori storici , dai teologi ...
Un iter particolarmente lungo. Tut-
tavia ora è stato dato il "via"!
PERCHÉ ORA E NON PRIMA? An-
che prima non sono mancati tenta-
tivi di introdurre la Causa. Il più
celebre è quello che risale al 1953,
quando l'intero Capitolo Generale
Xl i delle Figlie di Maria Ausiliatrice ,
ne rivolse formale domanda ai Supe-
riori Maggiori. Né sono mancati lun-
go un secolo di storia, voci autore-
voli di cardinali e vescovi che da
ogni parte del mondo hanno stimo-
lato la congregazione ad avviare la
Causa.
Vari i motivi dell'attesa: l'esser stati
assorbiti nei primi cinquant'anni dal-
la Causa del Fondatore, alcuni pro-
blemi giuridici che un tempo aveva-
no la loro importanza e oggi non più,
il concetto stesso di santità legato ,
nei decenni passati , ad una eroicità
taumaturgica .. .
4 - OTTOBRE 1994
ED OGGI? Oggi è stata decisiva la
richiesta della gente comune. Una ri-
chiesta massiccia, insistente, espres-
sa nella forma ritenuta più valida se-
condo i criteri della Congregazione
dei Santi : l'intercessione!
Nonostante i 138 anni trascorsi dal-
la morte , Mamma Margherita non
solo non è caduta nell 'oblio ma è
invocata. La testimonianza delle gra-
zie aumenta sempre più . Questo è
il dato più convincente per la Chie-
sa e lo è diventato anche per noi
quando ci siamo visti costretti a pub-
blicare su queste pagine le grazie ot-
tenute per sua intercessione, nono-
stante non fosse ancora introdotta
la Causa. Questa è la vera "fama
di santità" che la Chiesa esige qua-
le condizione preliminare all 'inchie-
sta. Ora che tale inchiesta comincia
a muovere i suoi primi passi , tutta
la Famiglia Salesiana ne esprime
giustificata gioia e si pone in atteg-
giamento di partecipazione e di at-
tesa rispetto alle varie tappe che
seguiranno.
CONTINUEREMO A CHIAMARLA
"MAMMA MARGHERITA" come ab-
biamo continuato a chiamare "Don
Bosco" il nostro Fondatore anche
dopo esser diventato "San Giovan-
ni Bosco". Ma la domanda di intro-
duzione della Causa è un evento
importante per la storia salesiana:
questa luminosa figura materna, di
cui vivente ancora il figlio , fu pub-
blicata la prima Vita, seguita poi da
altre 25 sino ad oggi , questa donna
tanto umile ma così strettamente
legata alle origini del nostro cari -
sma, ora viene presentata all 'Ordi-
nario della Diocesi dove è morta,
perché egli veda se questa "madre
accanto" è degna di stare accanto
al figlio anche sugli altari! -
Don Bosco e Mamma Margherita
arrivano a Valdocco
(dipinto del Crida).
Foto Guerrino Pera.

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OTTOBRE 1994 - 5

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ITALIA
L'ESTATE
DEI RAGAZZI
E DEI GIOVANI
" Un 'estate da schi anto", ha
titolato il giornale Larina Og-
gi parl ando dell " 'Estate Ra-
gazzi" organi zza ta dal locale
Centro giovanile. M a in ogni
oratorio sales iano d' Italia I'e-
sperienza ha coinvolto molte
mi gli aia di ragazzi. A Latina i
laboratori prevedevano corsi
cli chi tarra, recitaz ione, danza,
tastiera, pattinaggio, calcio,
basket, pall avolo, inglese atti -
vo, spagnolo atti vo, cartello-
nismo e ori gami (costru zioni
in carta), laboratorio arti gia-
nale, tecniche TV e foto, hair
style. E poi proiezioni , gite in
montagna e al mare, serate di
giochi , karaoke. .. Un ri cco
programma di " interessi" per
tutti i gusti , allo scopo di poi--
tare i ragazzi ali ' allegri a e in
modo simpatico ali 'orienta-
mento qualificato .
I giovani del Movimento Gio-
vanile Sales iano invece du-
rante l 'estate hanno partec ipa-
to a campi scuola di form a-
zione e cli orientamento. L e at-
ti vi esti ve per i giovani rap-
presentano un momento forte,
e sono spesso occas ione per
scelte impegnative cli servizio
nell'animazione o nel volon-
tari ato. Anche durante l 'anno
i giovani si sono ritrova ti per
incontri cli grupp o e hanno
preso parte a corsi cli qualifi-
cazione. li M ov imento giova-
ni le clell ' ispettori a Li gure-
Toscana ha organi zzato nel-
l' anno alcuni importanti mee-
ting per animatori e la Festa-
giovani presso la terrazza
M ascagni ( 1200 giovani) . Per
i mes i esti vi ha dato vita a
un a ventina cli campi e incon-
tri fo rm ati vi. Il M ovimento
Gi ovanile ciel Lazio ha orga-
ni zzato invece nel peri odo
genn aio-maggio turni cli eser-
cizi spirituali e, per la prima
volta, una "scuola educa tori "
(con attestato di frequenza)
che ha coinvolto cinqu anta
giovani .
CONFERENZA DEL CAIRO
LETTERA APERTA
ALLA SEGRETARIA
GENERALE,
SIGNORA
NAFIS SADIK
Popolazione e sviluppo: i
due temi che hanno anima-
to la Conferenza internazio-
nale del Cairo, hanno trova-
to presenti anche le figlie
di Maria Ausiliatrice . L'ini -
ziativa è del Consiglio Ge-
nerale, che , in una lettera
aperta, firmata dalla Madre
Generale Marinella Casta-
gno hanno presentato il pun-
to di vista di una congre-
gazione femminile presente
in 85 paesi . «L'ideologia
della paura demografica col-
pevolizza soprattutto la don-
na », si legge. «Mentre le
complesse radici dei feno-
meni sono semplicistica-
mente attribuite al mito del-
la "bomba demografica". Si
ignora che il vero problema
Nafis Sadik.
è l'equa distribuzione delle
risorse ». L'iniziativa delle
suore salesiane , fortemen-
te impegnate per la promo-
zione della donna, ha rap-
presentato una novità di ri-
lievo nell 'attuale panorama
ecclesiale .
BRASILE
EXALLIEVI
NEL CENTENARIO
DI RECIFE
coraggio». li congresso bras i-
li ano, che si è svolto mentTe
erano in corso i festeggiamenti
per iI centenario cieli 'opera cli
Recife, ha toccato punte cli
«Exallievi brasili ani! Dovete
prendere cosc ienza della gran-
de responsabilità assunta per
l 'educazione che avete ri ce-
vuta», ha eletto il pres idente
mondiale degli exalliev i An-
tonio Guilhermino Pires al
congresso deg li exallievi bra-
sili ani. E ha aggiunto: «L ' im-
pegno apostolico degli exal-
lievi è ogg i quell o di fo rm arsi
e cli inserirsi nelle strutture
della società. Bisogna inter-
venire nell a politica, nell 'eco-
nomia, nell 'educazione: one-
sti cittadini! Bisogna impe-
gnarsi come Chiesa: buoni cri-
sti ani ! Dove? Come? Nelle
strutture cli solidarietà e nel
volontariato, a difesa dell a vi-
ta, della famiglia, dei poveri .
Dobbiamo formarci e orga-
ni zzarci. Dobbiamo avere più
riu scita notevoli , sia per l 'or-
ganizzazione che per i temi in
discuss ione. Sono molte in
Bras ile le iniziative di solicla-
rietà sostenute dagli exallievi
sales iani. La più recente è la
racco lta quotidiana di generi
alimentari in negozi e merca ti
per preparare e di stribuire o-
gni giorno migliaia di pasti ai
ragazzi della strada.
COLLE DON BOSCO
SULLE TRACCE
DEI CAMPIONI
Becchi, Chieri , M ondonio,
M ori aldo, Mornese: Don Bo-
sco, Domenico Savio, M adre
M azzarello e tanti altri. Molti
hanno vi sto questi luoghi cari
alla memori a sa lesiana, pochi
hanno avu to la fortun a di fa re
qualcosa cli più cli una visita
turistico-religiosa. Nell a se-
conda metà ciel mese di giu-
gno, 34 ragazzi e ragazze so-
no stati protagoni sti della " pri-
ma settimana itinerante cli spi-
ritualità sales iana" promossa
dal nuovo Centro cli spiritua-
lità sorto a Colle Don Bosco
un anno fa. La proposta era
tanto semplice quanto ri schio-
sa: lasc iar parl are.. . le pietTe,
cioè i luoghi e gli episodi
deg li anni giovanili di Gio-
vannino Bosco, cl i Domen ico,
di M aìn. Sono stati giorni
pieni di allegri a, ma non privi
di momenti di forte impegno
personale, come nei momenti
ciel deserto quotidiano. L 'obiet-
Recife (Brasile).
li congresso
degli exallievi brasiliani.
Nella foto, da sinistra
il direttore salesiano,
il sindaco della città,
il regionale don Techera,
il presidente Pires,
l'ispettore e il presidente
Gerando Maranhao.
6 - OTTOBRE 1994

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tività a favore dei diritti uma-
ni. La candid atu ra è sos tenuta
eia tre deputati svedes i e dai
movimenti cli res isten za de ll a
regione, che si oppongono al-
la "occupazione" indones iana
ciel 1975. Timor orientale è I' u-
nica zona a maggioranza cat-
tolica in un paese abitato pe r
1' 85 per cento eia mus ulmani.
CHIANCIANO
280TTD8Rf
1NOVOORf
1804
f--@I
WUll'MDllastD
L ... .....,
WlllMIIIIU
Colle Don Bosco.
I partecipanti alla prima
settimana itinerante
di spiritualità salesiana.
Nizza. Uno degli affreschi
meglio conservati :
Don Bosco benedice
i missionari in partenza
per la Patagonia.
giovani
.....il,~~
......,....,~...,=~~1
esdecclulaletvusnraas:a
~~~ polltlcaY
: : ~ /,'i,o,llo,#,f.....a llllti l t...-..1
ti vo è stato raggiunto, a g iudi-
care dalla commozione che cir-
colava ne ll ' ultimo incontro
eucaristico nella chiesa gran-
de, davanti al Cristo Ri sorto,
fonte ultima cli g ioi a cli essere
giovani ne ll o spirito.
Dal 28 ottobre al no-
vembre si terrà a Chian-
ciano il "Quarto Forum
Socio-politico" organizza-
to dai giovani exallievi sul
tema : «Giovani e cultura
della vita : scommessa po-
litica ?».
NIZZA
NOTRE-DAME
AUXILIATRICE
« Notre- Dame Auxi li atrice
cli Ni zza: un santu a ri o in peri-
colo », ha titol ato il quotidia-
no Nice-Matin . «Sperso in un
quartiere un tempo cli pe ri fe-
ria, ogg i troppo urbani zzato,
tra i pa lazzi deg li sport Jea n-
Bo uin , le grandi strade e il
palazzo del le es posizioni , la
chi esa-santuario " Notre-Dame
Au xiliatrice" ha preso de l-
l' acqua e g li straordinari di-
pinti eseguiti secondo le rego-
le dell ' arte da Etienne Doucet,
in vecchiano male». E l' artico-
lo proseg ue per mezza pagi -
na, ciancio spazio ad alcune
fotografie a colori, raccontan-
do la storia cli Don Bosco e
cie l sa ntu ari o, dic hi arando stu -
pore pe r la bellezza cli que i
242 me tri quadri cli supe rfi c ie
affrescata c he pe rò comin c ia-
no a esse re g uas tati da ll a in-
filtra zio ne de ll a pi oggia. Ni z-
za è be n nota a tutti i sales ia-
ni , pe rché dal s uo porto pa rti -
rono le prime sped izio ni mis-
s ionarie, presenti Don Bosco e
Madre Mazzare llo. Dal 1913 i
salesiani dirigono questa par-
rocchia. La prima pietra ciel
sa ntuario è stata posta il 3 1
gennaio 1926.
INDONESIA
MONSIGNOR BELO
PROPOSTO
PER IL NOBEL
li Parlamento portoghese ha
c hies to c he il Prem io Nobe l
pe r la pace 1994 s ia assegnato
a l sa les iano Carlos Ximenes
Be lo, a mmini strato re aposto-
lico de lla diocesi cli Diii , ne l
Timor orientale, per la sua at-
CATANIA
A NOVEMBRE .
LA BEATIFICAZIONE
DI MADRE MORANO
Giova nni Pao lo II sarù a Ca-
tania il 4-5 nov e mbre e beati-
fi cherà Madre Maddale na Mo-
rano. Come si ri corde rà, la ce-
rimoni a, prevista ne l corso de l-
la vi s ita apostolica ciel Papa
in Sicilia, era stata rinvi ata a
causa dell ' infortunio che co-
strinse Giovanni Paolo II al ri -
covero in ospedale. Il 30 apri-
le scorso eia tutto il mondo
mi g li aia cli pe ll eg rini de ll a
Fami g lia Sales iana erano ac-
corsi a Catania, pe r festeggia-
re la nu ova Beata .
Monsignor
Belo,
vescovo
di Diii.
OTTOBRE 1994 - 7

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.~% ~
,,
kit~•
VUOI RI
IL BOLL O
SALESI .
CRONACA BIANCA. « Il BS
ha saputo conquistarsi la con-
fidenza di molti giovani. Tra
le tante riviste, questa, che ri-
cevo da sei anni, non spa-
zio alla cronaca nera, ma rac-
conta di solidarietà, di chi
vive il cristianesi mo con ge-
nerosità. Da parte mia ho fatto
per due anni volontariato esti -
vo dai frati francescani e sono
stato sodd isfatto di aver servi -
to alla mensa dei poveri: mi
pare di aver vissuto il Vange-
lo, e anche di essere diventato
più umano e più sereno ».
Maurizio Aglietta, Torino
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
li ull(... inc.. Salesiano
Di fusione
1 Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 · OTTOBRE 1994
UNA POVERA PECCATRI-
CE. «Mi riferisco a una lette-
ra del mese di maggio, firma-
ta " una povera peccatrice".
Sono un diacono permanente
della Chiesa cli Rom a e ricevo
da più di 25 an ni il BS. Trovo
giusto I'inv_ito dato a questa
persona di prendere contatto
con un sacerdote competente
e soprattutto comprensivo e
mi permetto di indicare alcuni
criteri di comportamento indi-
- In vita mia non ho mai ricevuto una carezza
cati nel "Direttorio di Pastorale
Familiare" della CE! (1993).
Ai numeri 210, 2 11 , 2 12 si di grande aggregazione. Que- N EOCATECU MEN ALI?
esamina la situazione dei di- st'an no le iniziative liturgiche « Ho due figli, un maschio e
vorziati non risposati, di stin- e ricreative sono state davvero una femmina. Lei si è sposata
guendo tra chi ha subìto il di- tante. Abbiamo invitato tutti i nel 1986 e l'anno dopo si fece
vorzio per gravi motivi e chi ragazzi , anche quelli delle par- neocatecumenale. Nello stesso
ne è moralmente responsabi- rocchie vicine per il II Festi- anno mio figlio fu ricoverato
le; nel primo caso non esistono val Don Bosco. Mi ha molto per epatite virale. Mi disse che
di per sé ostacoli circa l'am- colpito l'allegria vissuta nel era circa dieci anni che si dro-
missione ai sacramenti e anzi nome del nostro Patrono. Da gava, e io non l' avevo mai ca-
la Chiesa ritiene necessaria la parte mia ho dato vita a una pito. Feci di tutto e tre anni fa
testimonianza del suo amore. iniziativa che mi pare origi na- si disintossicò. Ora spero ne
Nel secondo caso, non mi le: ho trasformato in diaposi- sia uscito definitivamente. Ma
sembra quello della "povera
peccatrice", il coniuge moral-
mente responsabile ciel divor-
zio deve adempiere detenni-
nate cond izioni per accostarsi
ai sacramenti».
Domenico Meschini, Roma
DON BOSCO IN CARNE E
OSSA ... « Mando una foto di
gruppo. Ci siamo tutti , com-
preso il parroco. La nostra è
una comunità molto affiatata.
È in testata a Don Bosco, an-
che se non è salesiana . E la
tive la raccolta fotografica di
don Soldà "Don Bosco nella
fotografia dell ' 800" e le ho
proiettate ai miei parrocch ia-
ni. Non ti dico la meraviglia
di tanti nel vedere Don Bosco
che confessa, in mezzo ai
suoi ragazzi, ritratto in varie
pose, 1~elle sped izioni missio-
narie. E stato un momento cli
grande emozione per tutti.
Credo che Don Bosco possa
servirsi anche di un exallievo
come me per testimoniare la
sua presenza nella mia par-
rocchia ».
veniamo al dunque. Mia figlia,
neocatecumenale, pretendeva
che anch ' io ne facess i parte.
Risposi che desideravo sapere
di che cosa si trattava, perché
non mi sentivo di lasciare il
mio mondo religioso per una
cosa nuova. Ella mi rispose
che solo quando fossi entrata
av rei saputo di che si trattava.
E aggi unse che sapeva eia tem-
po che suo fratello si drogava,
ma che non me ne aveva mai
parlato perché io sono un tipo
che si impressiona faci lmente
e mio marito è uno che non
festa rappresenta un momento
Safoatore Russo, Ragusa capisce niente. Col tempo però

1.9 Page 9

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non mi chiese più di fa rmi
neocatecumenale, perché a-
vendo tre bambini , le faceva
comodo che io glie li guardassi
quando lei e il marito andava-
no alle loro riunioni. Mia fi-
glia aiuta i poveri, gli handi-
cappati , ha sempre la casa pie-
na di queste persone (e io le
tengo le bambine) . Ma mi chie-
do: perché non aiuta il fratel-
lo? Mio figlio non è sposato e
vive da solo perché non va
d 'accordo col padre. Perché
qualche volta non lo invita a
casa sua per sentire come sta,
come va col suo lavoro? Chie-
do scusa se mi sono dilungata.
Ma la mia domanda è la se-
guente: perché i neocatecume-
nali non pensano alle persone
che sono loro più vicine? Ho
detto tante volle a mi a figlia di
interessarsi del · fratello, ma
non lo fa. Anzi alla domenica
quando vengono a pranzo : da
noi non chiede neanche come
mai suo fratello non c'è, ev ita
di toccare l'argomento. La pri-
ma carità non si fa in fami-
glia? Des idero precisare che
tra i miei figli non facc io pre-
ferenze, li amo tutti e due.
Vorrei solo aiutare chi è più
nel bisogno ».
Lettera firmata
« Ho letto su l BS la risposta di
Luis Gallo: " Prete-donna è
bello?". Voi dunque siete fa-
vorevoli ... Vi siete messi con-
tro il mag istero della Chiesa.
Cristo ha scelto uomini e non
donne».
Cesare Z. ,
Premosello Chiovenda
(Novara)
Come si può pensare che i
nostri articoli fossero contro
il Papa? Si confrontino le
date: quando siamo andati in
stampa, Giovanni Paolo Il
non aveva ancora scritto la
"Ordinatio sacerdotali s", che
è datata 22 maggio. L' ordi-
nazione delle donne in Inghil-
terra era di ventato un tema di
grande afl ualità , ed era im-
portante presentare la posi-
zione cattolica. Tanto è vero
che ha sentito la necessità di
farlo il Papa stesso , e, in que-
sto numero (alle pagine 2-3)
il nostro Renor Maggiore. I
nostri interventi li abbiamo
affidati al teologo Luis Gal-
lo, del!' Un iversità Salesiana ,
e a suor Marcella Farina , una
delle maggiori esperte su que-
sti temi in ambito ecclesiale
e non.
SUL SACERDOZIO ALLE
DONNE. « Leggo sul BS di
giu gno : "Gli Anglicani hanno
aperto il sacerdoz io alle don-
ne. Cosa ne dicono· i catto li-
ci?". Non vi bastava l'i nse-
gnamento bimillenario costan-
te della Chiesa cattolica e or-
todossa? A un serio teologo
non dovrebbe sfu gg ire, come
ha commentato il card. Rat-
zinger, che il sacerdozio è un
sacramento e non una sempli-
ce fun zio ne, come sostengo-
no le Chiese riform ate dal se-
co lo XVI. L'Ang li canesi mo
ha mostrato sempre due ani-
me: quella filocattolica e quel-
la filoriformata. Purtroppo in
questo caso ha preva lso la se-
conda. Stimo e ho sempre sti-
mato il BS , ma deve aiutare
la fede dei lettori non con-
fonderla ».
Lettera firma ta. Sulmona
NON C SPAZIO. « Fra cam-
mini neocatecumenali , gruppi
di preghiera, rinnovamento del-
lo Spirito, mi sono fatto una
tale mole cli esperi enza ... Però
il trasferimento dal mio paese
alla città dove vivo ora da due
anni , mi ha cagionato una pro-
fonda crisi. Malgrado la mi a
disponibilità, in questa comu-
nità mi sono trovato completa-
mente emarginato, fino a venir
giudicato un in vadente esibi-
zionista. Qui leggono sempre
g li stessi, non c'è possibilità
cli altern anza, non c'è spazio,
ecc. Alla fine ho dovuto cam-
bi are parrocchia. Offro a Dio
questa umiliazione: mi dia il
coraggio di essere un vero cri-
stiano, degno ciel Vangelo ».
Le11erafirmata,
Modica (Ragusa)
RELIGIOSI OGGI. «Al- na danno l'esempio del ri-
la vigilia ciel Sinodo sulla goroso rispetto delle leggi
vita consacrata, mi pare e dell ' autorità costituita.
che le comunità locali (par- Con le loro "regole", poi ,
rocchie e gruppi) abbiamo disegnano un modello di
dato poco spazio alla figu- società perfetta, veramen-
ra dei religiosi nella Chie- te "democratica" e solida-
sa. Io stesso, pur ammiran- le come tanti la vorrebbe-
do la loro storia, mi do- ro: in essa, sono tutti u-
mando se la vita religiosa guali, ricchi e poveri , colti
sia ancora attuale... Tanto o meno colti, belli e brut-
più che tante parrocchie ti . Tutti si sforzano di vo-
mancano del prete» (Ce- lersi bene e di aiutarsi vi-
sare Randazzo, Savona). cendevolmente. Il superio-
re comanda (senza l'aiuto
Risponde Angelo Monto- di soldati o di poliziotti) ·
nati. Direi che sono attua- finché esercita la carica
li forse più che in passato, alla quale è eletto demo-
sia dal punto di vista indi- craticamente, poi ridiven-
viduale che da quello so- ta uno dei tanti senza po-
ciale. E mi spiego. Basta teri. Non esiste proprietà
aprire i giornali per ren- privata: cibo, alloggio, ve-
derci conto in che tipo di stito, tutto l'occorrente è
società viviamo, almeno fornito dalla comunità, i
noi qui nella ricca Euro- guadagni vengono messi
pa: dominano la ricerca nella cassa comune, per-
ossessiva del successo, il ché il religioso non può
potere economico e politi- " possedere". Questo è il
co inteso non come servi- vero "socialismo reale" !
zio, ma come strumento Ecco perché sono del pare-
di affermazione. Da qui re che le vocazioni dovreb-
un crescente clima di vio- bero aumentare se tali
lenza, di egoismo, di im- realtà fossero più cono-
moralità diffusa, di di so- sciute.
nestà, di mancanza di so- Sul piano sociale, non
lidarietà verso i più deboli spendo par.ole: pensiamo
e bisognosi. E Dio viene agli asili , agli ospedali, al-
rimosso dalla coscienza. le scuole di ogni genere in
J religiosi rispondono con cui veramente si educano
uno stile di vita che è l'au- i giovani per farne " buoni
tentica contestazione di tali cristiani" e "onesti cittadi-
modelli : cercano (e trova- ni" come diceva Don Bo-
no) innanzitutto Dio e la sco. E che cosa ne sareb-
sua smisurata ricchezza be di tanti poveri , handi-
che da' gioia e felicità; con cappati, drogati, ex carce-
la povertà affennano che i rati , malati di ogni genere
soldi non sono la cosa più (aids compreso) senza frati
importante nella vita, e o suore? E che sarebbe il
che semmai servono ad Terzo Mondo senza mis-
aiutare chi è nel bisogno; sionari (in gran parte reli-
con la castità ribadiscono giosi) che sono a volte gli
il valore di una scelta che unici protagonisti dello
non "dimi nuisce" la loro sviluppo umano e sociale
umanità, ma la sublima di quei popoli? Si potreb-
rendendoli disponibili per be ancora parlare di soli-
un amore universale; con darietà concreta?
l'obbedienza e la discipli-
D
OTTOBRE 1994 - 9

1.10 Page 10

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~ 'ERMANIA Il salesiano Theodor Hartz, morto 52 anni fa a Dachau. Una storia
di Umberto De Vanna
Il.fzbn "Schindler's list"
riapre le vicende storiche
di mezzo secolo
di nazionalsocialismo
in Gennania.
Come vissero i salesiani
quegli anni oscuri
del nostro secolo.
D opo la prima guerra mondi ale,
la terribi le cri i economi ca e la
fo rte d isoccupazione infiammarono
in tutta la Germ ani a le co rrenti radi -
cali , che crearono una fo rte tensione
ne l paese. L' umili azione del trattato
di Versailles attizzò la cosc ienza na-
z iona le. Di questo c lima approfittò il
partito Naziona lsociali sta, che con
10 - OTTOBRE 1994
Hitler fece sognare il riscatto, propa-
gandando " il mill enario impero te-
desco".
Proprio in questo periodo , nel
1935 , nacque l' ispettori a sales iana
tedesca cli Monaco. Il primo nucleo
contava allora 234 chierici , 18 case,
I02 sacerdoti e 193 sales iani laici:
un a realtà notevole e piena di spe-
ranza, se si calcola che in quell 'an-
no 6 1 g iovani si preparavano in no-
viziato per diventare sa lesiani .
Co.involti nella tragedia
Ben presto i sa les iani subi rono la
" normalizzazione" generale imposta
dall a dittatura nazista. « Persecuzio-
ni di vario genere, campi cli concen-
tramento, fermo di poli zia, domici-
lio coatto, divieto di predicare, con-
tro ll o de ll a posta e delle conversa-
zioni te lefoni che, incameramento di
case »: q uesto il quadro generale de-
Il monumento a Don Bosco
all'entrata della Fondazione
San Giovanni
di Essen-Borbeck.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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esemplare sulle tragedie viss1,1te dai salesiani sotto il nazismo.
BS
Essen-Borbeck. L'opera salesiana
oggi. Ci sono ginnasio-liceo,
oratorio e parrocchia.
scritto dallo storico sales iano Johan-
nes WielgoB. E un altro stori co sale-
siano, Geo rg Soli , afferma: «Da noi
la congregazione durante la guerra
fu praticamente sciolta dal partito
naz ista. Presero le nostre case per
fa rne dei centri per il partito, degli
ospedali o dei magazzi ni . Quas i
tutti i giovani salesiani furono chia-
mati alle armi. Molti di questi sol-
dati sales iani non fecero ritorno,
150 hanno perso la vita durante la
guerra». Lo stesso Georg Soli fu
soldato dal 19 fe bbraio ciel '40 al-
l'aprile ciel '45. Dal '40 al '42 fece
parte dell 'esercito di occupazione in
Francia, e per altri due anni , fino
all a fine della guerra, fu in Russ ia.
A me i giovani
poterono più insegnare, furono cac-
ciati dalle loro case. I rapporti con la
popolazione amica divennero diffi-
cili. La propaganda ostile alla Chie-
sa e l'odio verso gli elementi "de-
pravati" della società (zingari , e-
brei... ), insinuati sottilmente sul-
1' intera gioventù rese tutto più diffi-
cile. Si impedirono l' insegnamento
religioso nelle sc uole e le manife-
stazioni pubbliche. Molti salesiani
furono arrestati con l' accusa cli te-
nere prediche ostili allo stato.
L'ispettore di allora don Franz
Niedermayer fu sottoposto a un in-
terrogatorio di otto ore nella sede
centrale della Gestapo di Monaco.
Dovette di mostrare l' infondatezza
delle accuse che venivano fatte, com-
prese quelle subdole di immora lità e
violenza sui giovani. Raccontò più
tardi che cli fatto era in questione la
soppressione della Congregazione
salesiana in Germania.
nacco, stampato in 55.000 esempl a-
ri , non era piaciuto perché chiamava
Don Bosco abusivamente "Fi.ihrer"
(guida) dei giovani . Lo storico Jo-
hannes WielgoB in una sua ricerca
scrive che l'espressione ("Fi.ihrer")
era stata usata per primo eia Pio XI
in occasione della canonizzazione
cli Don Bosco nel 1934. La cosa non
era piaciuta ai nazionalsocialisti ,
tanto che in una loro pubblicazione
(" Durchbruch" ) protestarono causti-
camente: « Mentre i giovani tede-
schi , anche cattolici , si stringono at-
torno alla bandiera della gioventù
hitleri ana, i pretacci sono all 'opera
per mettere al centro l'oscuro asceta
Don Bosco quale guida ("Fiihrer")
della gioventt1 bigotta . .. La figura
servil e di un uomo in abito da don-
na, dall ' aria sorridente, con l'espres-
sione stereotipata del volto rasse-
gnato, com presentato Don Bosco,
non potrà veramente incantare la
gioventù tedesca ».
li Regi me rivendicò a sé il compi-
to esclusivo di ed ucare la gioventù .
Dall ' as ilo fino agli studi universitari
i giovani venivano indottrinati nell a
nuova ideologia. Le scuole e le isti-
tuzioni confess ionali non vennero
più tollerate: confische, sequestri , al-
lontanamenti forzati. I salesiani non
Don Bosco "Fiihrer"
dei giovani
Le accuse sfio rarono a volte il ri-
dicolo. Nel '35 la direzione dell a
polizia cli Monaco seq uestrò il Don-
Bosco-Ka/ender, per le "numerose
espress ioni contro lo stato". L'alma-
La storia di don Hartz
Nel fe bbraio del 1941 don Theo-
dor Hartz fu mandato nell a città in-
dustri ale di Essen-Borbeck per diri-
gere un internato per fi gli di mina-
tori . Ben presto iniziò il suo calva-
rio: divieto di soggiorno, fermo cli
polizia e infine il campo cli concen-
tramento. La sua via crucis si con-
cluse a Dachau il 23 agosto del '42.
Don Theodor fu uno dei primi sale-
siani tedeschi . Dopo gli studi in Ita-
li a, era stato ordinato sacerdote in
Piemonte, partecipò alla fondazione
delle case di Vienna e di Ensdorf.
Ini ziò nel 1927 a Essen-Borbeck
un 'opera a favore delle vocazioni
adulte. Fu un uom o instancabile e
aud ace nelle ini ziative pastorali .
Curò un "Circolo degli Amici cli Don
Bosco". Si ricorda la sua grandezza
d'animo per il modo con cui accolse
il missionario Heinrich Koop, che
giunto in Germani a si era scoperto
ammalato di lebbra. Don Theodor
L'entrata di Auschwitz. Scesi
dal treno, i deportati vengono
portati al campo di concentramento.
OTTOBRE 1994 - 11

2.2 Page 12

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Fatti &
Persone
AFRICA. lreri Agnes (Kenya) e Dés iré
Athanase Conçalves (Togo) sono rispetti-
va mente i due nuo vi rappresentanti all a
Co nsulta mond ia le dei cooperatori de l
mondo africano di lingua inglese e cli lingua
francese. Sono stati eletti nel corso clei due
primi congressi regionali africani , ai quali
hanno preso parte, oltrn al delegato centrale
don José Reinoso e il coordinatore centrale
Paolo Santoni , anche clon Luciano Odorico
e, per le figlie di Mari a Ausiliatrice, madre
Rosalba Perotti e suor Maria Collino.
ROMA. Don Egidi o Viganò dal 2 al 29
ottobre partecipa al Sinodo dei Vescov i sul
tema "La \\lita co11sacra/a e la s11a 111issio11e
nella Chiesa e nel 111011do". Alla stessa
assemblea saranno presenti anche i vescovi
sa les iani mon s. 1-l éc tor L6pez 1-lurtado
(Colombia) , mons. Tito Solari (Boli via),
mons. Basil e Mvé (Gabo n), mons. Oscar
Anclrés Roclri g uez (1-l o nclura s), mon s.
Clrn rles Maung (Myanma-B irmania), mons.
Zacarfas Ortiz Rol6n (Paraguay) e mon s.
lgratio Velasco Garcfa (Ve nez ue la ).
Giovanni Paolo Il per il Sinodo ha nominato
anche la figlia di Maria Ausili atri ce suor
Enri ca Rosanna (Roma) e i salesiani don
José A. Div asso n (Ve nezue la ) e clon
Vittorio Gambino (Roma).
RWANDA. Dei 32 sa les iani presenti in
Rwanda, 3 I sono stati costretti acl abbando-
nare iI paese nell 'apri le scorso. 19 cl i essi
hanno trascorso un a settim ana all a casa
generali zia nel giugno scorso. Gli al!ri dodi-
ci erano rimasti in Belgio o in altre nazioni
dell ' ispettori a. Dopo un a visita ai luoghi
sa les iani cli Torino , Colle Don Bosco e
Mornese, la sett imana trascorsa a Roma ha
fatto respirare aria di fa miglia a questi sale-
siani provati clall a tragedi a rwandese e ha
permesso l' incontro formativo con il Rettor
Magg iore e i superiori del Consiglio genera-
le. L' ispettore cie li ' Africa Cent ra le don
Ma rio Valente ha concordato con loro la
nuova destinazione: 9 fara nno un corso di
agg iornamento e IO lavo reranno tempora-
nea mente in Burundi , Camerun o Zaire.
Solo don Jac4ues Ntamitalizio è ancora in
Rwanda, e la figli a cli Maria Ausiliatrice
suor Marie Claire Mwenya, che opera con
la Croce Rossa a Kigali.
FRANCIA . Le migliaia di visitatori che
og ni g iorno passa no per il sa ntu ari o cli
Lourdes, potranno visitare lo stand " Don
Bosco" nell'espos izione missionaria che le
diocesi e le congregazioni allestiranno nel
mese cli novembre. Mi ss ionari sa les iani
prenderanno parte a tavole rotonde e confe-
renze, e illustreranno attraverso audiovisivi
il lavoro missionario salesiano nel mondo.
Le du e ispettorie francesi d1 Par ig i e di
Lione sono presenti per il " Progetto Africa"
in Camerun, Gabon, Congo e in Marocco.
12 - OTTOBRE 1994
«Dinanzi al nazismo, come tutte le componenti della società tedesca, la
Chiesa non è esente da responsabilità ; e tuttavia durante i dodici terribili
anni del nazismo ha resistito all 'i nterno della struttura, ha alzato la voce
quando poteva, al di là di ogni convenienza, ha ribadito il primato dei valori
morali e della dignità dell 'uomo, ha avuto i suoi martiri e, non si dimentichi,
è stata la prima istituzione socialmente rilevante a chiedere, immediata-
mente all'indomani dalla fine del conflitto, perdono per le colpe proprie e di
tutti ».
«Banalizzare o ignorare la presenza dei cristiani, la loro resistenza du-
rante la dittatura, è un cattivo servizio che si rende alla parte migliore di un
Paese che ha avuto centinaia di migliaia di vittime della violenza. Prima
degli ebrei (senza voler sottovalutare la tragedia e il sign ificato dell 'Olo-
causto) , tedeschi di ogni fede politica e religiosa hanno popolato i campi di
concentramento, vi sono stati torturati e molti di loro sono morti, non di
rado testimoni a favore della dignità dell'uomo. Cristiani dell'una e dell 'al-
tra confessione che nei lager, nelle prigioni, nelle camere di tortura hanno
appreso, fra l'altro, il senso vero dell'ecumenismo conformandosi al Cristo
crocifisso ».
Dal recente "I cavalli di Brandeburgo", di Angelo Paoluzi, ed. San Paolo.
La "Theodor-Hartz-StraBe, a Borbeck.
lo s istemò in una casetta e g li assi-
curò ogni cura.
Con l'arrivo al pote re dei nazional -
socialisti crebbero i problemi per la
casa di Essen-Borbeck e per don
Theodor. A lui e agli altri fu ostaco-
lata l' attività tra i giovani. Egli per-
sonalmente fu accusato di traffico di
valuta e altro. Fu quindi processato
perché dal suo paese natale, Lutte n,
aveva procurato un quantitativo di
patate per la casa di Essen-Borbeck.
Il L5 agosto la casa salesiana fu chiu-
sa. A lui fu intimato il soggiorno ob-
bligato nei dintorni della città di Tre-
viri . Fu infine arrestato il 14 april e
I942 e rinchiuso nel " Priesterblock",
reparto ri servato ai preti ciel campo
di concentramento di Dachau , dove,
a causa della denutrizione, morì il 23
agosto segue nte, g iorno annive rsario
della sua ordinazione sacerdotale.
J nazisti accolsero la richiesta
dell a famiglia di avere le ceneri di
don Theoclor, ma non ci fu cimitero
di sposto ad accogliere i resti di un
prigioniero di Dachau. L' urna trovò
fin almente posto nel cimitero comu-
nale di Borbeck. Tra i pochi presenti
al suo funerale ci fu un sarto di
nome Grotendorst. Nel 1944 fu ar-
restato e comparve davanti a un tri -
bun ale specia le. Gli fu rimproverata
la sua partecipaz ione a ll a sepoltura
di don Theodor. Ri spose esibendo
alcuni annunci funebri , ritagliati dai
g iornali , di sacerdoti cattolici arre-
stati, torturati e messi a morte. E
che la sua presenza al funerale di
don Theodor Hartz fu un gesto di
protesta. Si sa che 253 sacerdoti cat-
tolici tedeschi e austriaci furono as-
sass inati o morirono in detenzione o
nei lager, e che migli aia provarono i
campi di concentramento. Nella so-
la Dachau sono passati più di mille
sacerdoti , fra tedeschi e stranieri.
Ogg i in varie città della Germania
ci sono strade che portano il nome
di alcuni di essi. A Borbeck la
"Theodor-Ha rtz-StraBe" ricorda l' al-
trui smo e la pass ioi1e di don Theo-
clor, prete senza paura , fermato solo
dalla violenza.
Umberto De Vanna

2.3 Page 13

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di Carlo di Cieco
SCUOLA: PANE AMARO DEI GIOVANI
La carovana della scuola è ripartita
per un anno nuovo .
E si presenta ancora come un can-
tiere caotico dove ogni adulto, mae-
stro o genitore , politico o ammini-
stratore, esperto o ignorante, ha la
sua da dire . E in tasca pensa di
tenere la soluzione buona.
MA È TEMPO DI CHIEDERSI co-
me guarire davvero la grande mala-
ta. La scuola è diventata un proble-
ma familiare e sociale gravissimo .
Si tratta di capire se al centro della
scuola si deve mettere il ragazzo o
l'apprendimento da trasmettere al ra-
gazzo. Il tipo di scuola che un paese
sceglie dipenderà dalla risposta alla
centralità. La scuola è un momento
e uno strumento educativo, ma i
giovani sono forzati a viverla come
il fine primario della loro gioventù .
Specialmente in campo cattolico si
ricorda , fra i tanti , un prete che è
riuscito a mettere d'accordo ra-
. gazzi e scuola: don Lorenzo Milani .
"Lettera a una professoressa" po-
trebbe avere come titolo "Dalla
parte dei ragazzi ". Don Milani è riu-
scito a dare voce al mondo scola-
stico giovanile. Egli non lo idea-
lizza, ne conosce i limiti , i sotter-
fugi e anche le storture. Ma ne
condivide la fondamentale doman-
da di giustizia prestandogli la sua
capacità dialettica.
Esistono in Italia tante benemerite
istituzioni , specialmente di ispira-
zione cristiana, che si dedicano alla
scuola, senza le quali famiglie e
ragazzi passerebbero ancora più
guai di quanti ne vivono.
UN'OSSERVAZIONE È SPONTA-
NEA: ogni volta che nella scuola è
esploso il disagio dei giovani e l'opi-
nione pubblica ha portato la scuola
alla ribalta per un giorno di gloria,
non si è avuta notizia che istituzioni
di qualsiasi tipo educativo si siano
messe accanto a questi giovani
contestatori.
I ragazzi sono ritornati ai loro banchi di scuola,
testimoni dei loro sogni e delle loro attese.
Come trasformare la scuola in un'avventura interessante?
Un tentativo maldestro è stato fatto
da forze politiche. Ma le istituzioni
educative sono state per lo più dal-
l'altra parte della barricata. Ci si è
preoccupati , anche come famiglie ,
più di far rientrare la contestazione
perché i giorni di tutti tornassero
tranquilli e sereni, piuttosto che far
diventare una buona volta la scuola
una questione nazionale.
Quando i giovani si ricordano di
entrare in autogestione, il mondo
degli adulti si agita, si inquieta, si
domanda nel segreto che cosa mai
vorranno questi giovani e in quale
rovina andrà a fini re una società
nella quale i giovani non stanno più
al loro posto, ma contestano i gran-
di e le loro istituzioni.
I MIGLIORI TR"A GLI ADULTI pen-
sano che sia proprio dei giovani
muovere le acque e agitars[. Il
tempo e la vita li acquieterà. E la
cartina di tornasole che i giovani
non valgono per se stessi come
persone, ma per quello che po-
tranno diventare da grandi. Una
volta Don Bosco , negli ultimi anni
di vita , scrisse da Roma una fa-
mosa lettera sul sistema preven-
tivo . Una vera rivoluzione che è
rimasta ancora ingabbiata. Se l'in-
tera istituzione scolastica fosse
passata ai raggi X delle raccoman-
dazioni di Don Bosco sul modo di
dialogare con i giovani, con tutta
probabilità ne resterebbe ben poco
in piedi.
Scegliere Don Bosco significa sce-
gliere di stare dalla parte dei gio-
vani. Anche se capita di dover pa-
gare un prezzo . I giovani, specie
nelle vicende scolastiche, sono alla
ricerca di adulti capaci di stare
dalla loro parte . Che significa ca-
paci di condivisione . E di cambia-
mento .
o
' OTTOBRE 1994 - 13

2.4 Page 14

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Giovanni Paolo Il si prepara a presentarsi alle Nazioni Unite.
di Silvano Stracca
Intervista al cardinal
Lopez Tn~jillo, presidente
del Pontificio Consiglio
per la Famiglia. Il punto
sui temi più scottanti
emersi quest'anno.
Foto Marzi
D ue momenti molto significativi
dell ' Anno Internazionale dell a
Famiglia sono in programma in que-
sto mese di ottobre. Il primo appun-
tamento è sabato 8 e domenica 9 a
Roma, dove si terrà l'incontro delle
famiglie di tutto il mondo con il Pa-
pa. Il secondo è fis sato a New York
per il 20 ottobre, quando Giovanni
Paolo II pronuncerà alle Nazioni U-
nite un di scorso in difesa dei valori
essenziali della famiglia: l'unità, l'in-
di ssolubilità, l'apertura alla vita.
Questi valori vengono spesso pre-
sentati come un ostacolo alla felicità
dell'uomo, alla sua libertà, alla sua
coscienza, al libero orientamento che
desidera dare alla propria vita.
Già il 6 aprile, in piazza San Pie-
tro , il Papa aveva manifestato, senza
mezz i termini, la s ua preoccupazio-
ne che l' Anno della Famiglia si tra-
sformasse in un anno «contro la fa-
mi glia ». « La famiglia fondata sul ma-
trimonio », denuncia il cardinale Al -
fonso Lopez Trujillo, «è caricaturiz-
zata come un attentato all'amore sen-
za vincoli , che frequentemente viene
confuso con il piacere sessuale ».
« Alla base di tutto ciò», afferma il
pres idente ciel Pontificio Consiglio
per la Famiglia, «sta un profondo di-
sordine di carattere antropologico
che occulta la verità sull ' uomo e sul-
la donna , la verità sul! 'esistenza e sul-
la famiglia , la verità sulla sessualità ».
La .famiglia è in pericolo? Non è
piiì vista come un bene necessario
per la società ?
« La famiglia viene colpita oggi
da attacchi sistematici che arrivano
a livello di progetti di carattere cul-
turale e politico. Viene minata, alla
radice, la coesione e la stabilità della
14 - OTTOBRE 1994

2.5 Page 15

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Intanto a Roma 1'8-9 ottobre incontra le famiglie del mondo.
- - -B8
comunità coniugale. Si cerca di e ro-
dere il matrimonio come istituzione
naturale. Tutto sembra frutto di un
accordo, mutevole e iÌ1stabile, delle
soc ietà nel corso della storia. Si de-
teriora, pertanto, la concezione e la
qualità ciel vero amore coniugale e
si stabiliscono criteri avversi alla re-
sponsabilità della procreazione. Si
tratta di un probl ema cli fondo , tanto
per la ragione, quanto pe r la fede».
Questo non sign(fica però che si
possa predire un progressivo spode-
stamento della famiglia.
«Bisogna ricordare, come ricono-
scono i soc iolog i, che la famiglia oc-
cupa ancora il primo posto sul piano
dei valori eti ci. Un ' alta percentual e,
circa I' 85 pe r cento dei g iovani , spe-
rano in un matrimonio stabile. Ciò
dimostra un cambiamento di attitu-
dine c he fa sperare in un mutamento
profondo, almeno nell ' istinto cli con-
servazione e di pers istenza soc iale.
Inoltre nel genera lizzato fenomeno
di secolarizzazione che colpisce mol-
ti paes i, vi sono alcune diffe re nze di
Giovanni Paolo Il è atteso
il 20 ottobre alle Nazioni Unite.
Nella foto, parla all'assemblea
dell'ONU nel suo precedente
viaggio.
accentuazione, tra i paes i di tradi zio-
ne culturale cattolica. Fra quelli eco-
nomicamente sviluppati e quelli po-
ven ».
Potrebbe essere più esplicito su
questo punto?
« Per esempio, tra l'Europa occi-
dentale e l'America Latina c'è una
differen za importante. In America
Latina la famiglia viene apprezzata,
nonostante le molte carenze e i nu-
merosi bambini nati fuori dalla fa-
mi g lia fondata sul matrimonio. La
speranza è che l'amore e la fiducia
ne ll a famiglia conducano a una mag-
giore coerenza di comportamenti.
Invece in molti paes i europei si sta
pe rde ndo, in importanti settori della
soc ietà, l'apprezzamento de lla fami-
glia. Si manifesta sfiducia verso la
fa miglia, anche se i dati statistici ri-
flettono - almeno per l' ltalia, molto
me no per la Francia - una certa s ua
forza istituzionale. Vie ne notato, co-
munque, un prog ress ivo debilita-
mento istituzionale. Non si tratta
però cli ,un processo fatale e irrever-
sibile. E poss ibil e introdurvi cam-
biamenti notevo li ».
Si può a.ffermare che la coscienza
dei doveri dello Stato e della società
nei co,~fi-onti della famiglia si è in-
debolita ?
« Anche se in d iverse conferenze
inte rnazionali vengono fatte dichia-
razioni in favore della famiglia, que-
sto non si rifle tte poi nella realtà.
Molti governi s i sono clime1iticati
de l senso della famiglia fondata sul
matrimonio e si sono tramutati in
una specie cli g iudici di un processo
cli dissoluzione che parrebbe porre
fine ali ' istituzione in modo progres-
sivo. Questo accade .perché alcune
legg i permissive non hanno incenti-
vato il matrimonio. unioni "con-
sensuali libere" oggi sono ben viste
dai legis latori e ben accette soc ial-
mente. Ciò mette in evidenza un nuo-
vo elemento: l' amoralità della politi-
ca. Si cerca di non ostacolare lega l-
mente i process i in corso. Si pensa
che tutto clebl?a essere relegato all a
sfera privata. E come se si fosse sta-
bi Iito un " altro" patto soc iale fatto
di s il enzio e di permi ss ivi sino » .
Il Cardinal Trujillo, presidente
del Pontificio Consiglio
per la Famiglia (Foto Pera) .
L' Anno della Famiglia ha ri velato
problemi acuti e progetti che, di
farro , contraddicono ciò che era le-
cito sperare fosse l'intenzione origi-
naria : l' aiuto allafamiglia .
« C eia sperare che s i riattivi un
di a logo che persuada i governanti e
i leg is latori a prendere in seria con-
siderazione politiche familiari che
portino al riconoscimento dovuto
alla famiglia in quanto tale. Bisogna
purtroppo ripetere che la tenden za
politica va con sempre minore con-
vinzione verso la difesa e il soste-
gno dell a famiglia. Proprio per que-
sto viene ampliato il concetto di fa-
miglia in modo tale che qual siasi tipo
cli convivenza, compresa quella omo-
sessuale, sia possi bile. Si è creata
una seria ambiguità, non esclusa
nemme no da certi opuscoli del-
1' 0NU. Si confondono le politiche
sociali , o di protezione secondo i
casi, con politiche che partano eia un
concetto chiaro cli famiglia come
tale, come, soggetto che integra e so-
stiene - cioè sostenta, serva eia base
- i suoi membri. I governanti devo-
no riconoscere che la famiglia è un
bene per la società ».
1 problemi dellafamig/ia oggi so.-
no legati anche al nuovo ruolo so-
OTTOBRE 1994 - 15

2.6 Page 16

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ROM A. Mons ignor A nt o ni o
B uo nc ri st ia ni , 50 a nni , è il n uovo
vescovo de ll a d iocesi d i Pori-o -Santa
Rufina , ne l cu i terr ito ri o si trova la
Casa Genera lizia dei salesiani.
Succede a monsignor Diego Bona,
presidente Pax Christi e ora vescovo
di Salu zzo.
ME DIO ORIENTE. A Nazaret h è
stara pubb licata una nu ova ediz ione
aggiornata de ll ' e lenco te lefonico in
ling ua araba de lla c ill"à e di n to rn i.
L 'esige nza di questo utile strumento
era sen ti ta da mo lto tempo. A ques ta
nuova ed iz ione han no co ll aborato atti-
vamente gli exa llievi anziani e giovani
de ll a loca le scuo la sa lesiana.
PERÙ. Giovanni Pao lo li ha nom inato
vescovo di Huanuco il sa lesiano don
Ermanno Ana le C ianc io, attualmente
amministratore aposto lico de lla stessa
diocesi. Il nuovo vescovo, che è nato a
Napo li ne l 1933, è originario dell a i-
spettori a italiana meri d iona le.
CO LL E DO N BOSC O. A g randi
linee la segreteria naz iona le ha messo
a pun to il prossi mo " Co n fronto" de l
Mov imento G iovanile Salesiano ita li a-
no , che si terrà ai Becchi nell a seconda
metà dell 'agosto '95. " Portatori d i buo-
ne notizie" è il tema scelto. I parteci-
panti saranno 1200- 1500, giovani dai
18 ai 26 anni .
FRANC IA. Una b iografia di don
Joseph Aubry è stata pubblicata dall e
"Edition Don Bosco" d i Caen. Si tratta ·
d i un volu metto d i 44 pagine dell a col-
lana "Orizzonti Salesia ni" . L ' autore
Franc is Des ramaut cita o intervista nu-
merosi tesi-i moni che hanno conosci uto
l' indiment icato autore ed esperto della
spirirua li ti1 salesiana.
ROMA. Il Presidente dell a Repubblica
ha co nfer ito il «Dip loma di medag lia
d 'oro ai benemeriti dell a scuola, de ll a
cultura e dell 'arte» al salesiano prof. don
Vasco Tassinari. La prestig iosa ono-
rificenza polta la data 2 giugno I988 ed
è fi1111ata da Coss iga, ma a don Tass inari
è stata consegnata solo quest'anno, pre-
senti autorità governative e scolastiche.
ISOLE CANA RIE. A suor Ca rmen
Larai, una fig lia d i Maria Aus il iatrice
che ha dovuto abbandonare il Rwanda è
stata dedicata una strada. Una onorifi-
cenza non usua le, celebrata tnt canti ,
danze e tanta festa. Ora suor Cam1en è
ripartita per lo Za ire, dove era giit stata
per vent'anni.
FRANCIA. I l vescovo cl i Fréj us-
Tou lon ha no min ato d irettore de ll a
radio d iocesana " Radi o Arc-en-Cie l" il
sa lesiano clell ' ispeuo ria cl i Li one don
Claude Rifa ut.
1'6 - OTTOBRE 1994
Antonio Guidi , 48 anni, neuro-
psichiatra infantile, sposato , tre
figli , è ministro della Famiglia e
della solidarietà sociale. Alberto
Bobbio lo ha intervistato per
Famiglia Cristiana. Ne ripren-
diamo qualche passaggio.
Signor Ministro, è preoccupato
dall'allarme dei demografi, per i
quali gli italiani, se continuano
a non far figli, sono destinati tra
duecento anni a sparire?
« Preoccupatissimo. Le politiche
sociali e fiscali oggi sono tutte
a favore della denatalità» .
Bastano i soldi per favorire le
famiglie più numerose?
«No. Ricordo il passato, quando
ci si voleva più bene e nelle fa-
miglie povere un figlio , un nonno
in più in casa non sovvertiva
l'ordine. Faceva solo rimboccare
ancora un po' le maniche e au-
mentare l'affetto e l'amore. Oggi
due giovani sposi temono il futu-
ro .. . Noi dobbiamo poter garanti-
re il futuro, investire nel sociale ».
Parliamo della legge 194, quel-
la che dovrebbe servire anche
a prevenire l'aborto.
« Parliamoci chiaro: la preven -
zione non è mai stata fatta. Spe-
ro che su questa legge si riapra
un dibattito. Non è possibile con-
cepire l'aborto come una con-
quista. L'aborto è sempre una
sconfitta della donna e della so-
cietà. Ma io non voglio dare la
colpa alla donna: è la società
che mette nelle condizioni di a-
bortire» .
Lei parla da ministro, da medi-
co, da cattolico?
« Parlo da medico laico che ha
fatto il giuramento di Ippocrate,
quello per cui noi dobbiamo sal-
vare le vite , e ripeto che è as-
solutamente incivile, è abomine-
vole che l'aborto sia diventato
un metodo di contraccezione ».
eia/e della donna. Come giudica la Come presidente del Pontiji"cio
Chiesa il processo di promozione Consiglio per la Famiglia ritiene che
della donna ?
la pastorale jè1111i/iare sia diventata
« Presenta aspetti negativi e positi- ormai una preoccupazione di fondo
vi. La società deve gi ustamente rico- della Chiesa dunque?
noscere all a donna quei diritti che, « In generale è una realtà che va
fi no ad alcuni decenni orsono, le ve- sempre più rafforzandosi e guada-
nivano negati. Le donne sono più gnando terreno. I progetti pastorali
preparate e saranno sempre di più ass icurano oggi all a pastorale fa mi -
nelle università. Un tempo questo liare un'attenzione molto centrale.
era ritenuto incredibile. Ogg i le don- Mancano però le strutture per rea-
ne occupano posti importanti · in lizzare una pastorale familiare pi ù
tutte le professioni e sono protago,- agile ed influente. Soprattutto si re-
niste anche nel campo pol itico. E gistrano sensi bil i lacune per quanto
immenso l' impatto del lavoro, della
donna fuo ri de ll a fa migli a. E una
vera ri vo luzione che provoca pro-
fo nde trasformazioni nell' amb ito fa•-
concerne la formazione degli agenti
pastorali. Preva le ancora la tenden-
za a considerare i vari membri dell a
fa mi glia in modo separato. Sono
mili are. La vocazione all a maternità stati fatt i progress i nel campo dell a
soffre grav i condi zionamenti. Sorge preparaz ione alla fam iglia; d ifetta no
il probl ema dell a mancanza di tem- però una coscienza più profonda e
po e di condizioni psicologiche per strategie più adeguate. Per esempi o,
prenders i cura dei propri fig li. Ed è circa l' uso e l' orientamento dei
per questo che essi vengono evitati mezzi di comunicazione sodale.
faci lmente grazie alle tecniche anti- All a te levisione francese, tempo fa,
concezionali. Certamente è un pro- ho ascoltato questa defi nizione del-
gresso il riconoscimento de ll 'egua- l' amore coni ugale: restare uniti mi-
glianza fo ndamentale, nell a comu- rando allo stesso obiettivo. La sce-
nità fa mili are, tra l' uomo e la don- . netta mostrava una coppia che guar-
na. In certe società " maschili ste" si dava lo stesso program ma te le-
verificavano vere e proprie fo rme di visivo ... ».
sottomiss ione».
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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Libri novità a cura di Giuseppe Morante
L'AMORE SI COSTRUISCE
Difficoltà e gioie di essere figli ,
fidanzati, genitori
di AA.VV., Edizioni Paoline,
Milano, 1994
pp. 256, lire 22.000
Questo libro parla di come
educare i giovani a individuare
e realizzare la vita di relazione
che diventa esperienza concre-
ta soprattutto nella vita di matri-
monio e di famiglia . L'amore si
costruisce giorno per giorno, in
un processo che già dall'infan-
zia educa alla relazione come
generosa accoglienza dell'altro.
Un processo educativo che
non può essere ridotto a pochi
mesi dal matrimonio ed in vista
di quello. E non si tratta di una
esperienza di fede o cammino
catecumenale, ma di prepara-
re i giovani ad una buona rela-
zione. A questa pedagogia si
ispirano le diverse esperienze
pastorali descritte nel libro.
QUANTO RESTA DELLA
NOTTE?
di Nicola Palmisano
LAS , Roma, 1994
pp. 222, lire 20.000
Un libro postumo , quasi un
testamento spirituale di un uo-
mo aperto in alto e in avanti ,
"coraggioso in un mondo di vil-
tà, operoso in un mondo di pa-
role, gioioso in un mondo di in-
felicità , studioso in un mondo di
superficialità". Da studioso, se-
rio e critico, don Nicola riflette
sulla notte della cultura del no-
stra tempo in attesa di una nuo-
va alba di redenzione. L'uomo
di oggi vive una crisi a dimen-
sione mondiale, ma "l'armadio
delle.. sue idee è vuoto", perché
gli manca una visione profonda
d'insieme e soprattutto la spe-
ranza del riscatto. Il libro, per
cristiani e gente che vuole ri-·
flettere in profondità, si propo-
CRESCERE COME
ANIMATORI DELLA FEDE
Una spiritualità per educa-
tori di ragazzi e adolescenti
di Giovanni Battista Bosco
Elle Di Ci , Leumann (Tori-
no) , 1994
pp. 136, lire 12.000
ne di far rinascere l'antica spe-
ranza, attraverso temi di rifles-
sione, riscoperta di valori del
passato, recupero di ciò che è
valido e che sta andando per-
duto. Il suo linguaggio , qualche
volta un po' tecnico, specie nel-
l'ultima parte, è sempre spiega-
to nei suoi significati e riscalda-
to da un grande amore e da
una profonda sincerità.
L'uomo di oggi , immerso in
un mondo materialistico, ha
bisogno di una forte spiritua-
lità. La riflessione sui valori
dello spirito serve perciò as-
solutamente a coloro che
hanno il compito di educare i
ragazzi e gli adolescenti che
respirano, quasi senza ac-
corgersene, questo clima. chisti a raccogliere questa
Eppure, i giovani di oggi av- sfida e offre spunti per ri-
vertono l'esigenza di Dio, spondere alle attese, invi-
anche se non la sanno espri- tando a misurarsi sul profon-
IL CRISTIANO DI FRONTE
mere e non sanno farci do- do desiderio di Dio che ogni
AL PARANORMALE
mande esplicite ... Anzi ci giovane porta in cuore. Con-
di Carlos Aldunate
rimproverano : «Ci riempite duce per mano con l'espe-
Ancora, Milano, 1994
pp. 140, lire 15.000
di tutto, ma ci private dell'es- rienza educativa di Don Bo-
senziale ». li libro perciò vuo- sco , qui codificata in una au-
le aiutare educatori e cate- tentica proposta spirituale.
I fenomeni paranormali sono
sempre esistiti ma non erano
soliti ricevere molta pubblicità.
Oggi invece c'è un'irruzione del
meraviglioso, dell'esoterico, del- per entrare in contatto con il no-
l'occulto in tutte le sue forme. stro essere profondo, svilup-
Come si spiegano i fenomeni pandone tutte le potenzialità.
Viucc.nzo Giorgio · llioo.lùo Poganell i
paranormali? Fino a che punto Dalle parole dei saggi d'oriente
sono compatibili con la fede cri-
stiana? A queste e ad altre im-
portanti domande il libro rispon-
de attraverso i dati della scien-
za e con numerose testimonian-
emerge una testimonianza di
vita che rende questi testi
espressione dell'Essere Supre-
mo, testimonianza di una espe-
rienza umana non solo pos-
, CATECI 11ST
JN(,ON"l'HA
1 \\ llmm1
ze . La lettura del testo (che di- sibile, ma di fatto già esistente .
stingue i problemi per settore Occorre acquisirne una mag-
etico , scientifico e psicologico) giore coscienza.
offre ai cristiani comuni gli ele-
menti di una giusta valutazione ,
con un linguaggio a tutti com -
prensibile .
IL CATECHISTA INCONTRA
LA BIBBIA
di Vincenzo Giorgio e Rinaldo
Paganelli
IL SORRISO DI BUDDHA
EDB, Bologna, 1994
a cura di Swani Anand Videha pp. 284, lire 21 .000
Mondadori , Milano, 1994
pp. 176, lire 8.000
Il volume si propone di dare ne precisa la molteplice perso-
un'anima biblica alla pastorale, nalità di laico, di prete , di suo-
Il senso dell'esistenza nella ri- per contribuire a fare saldatura ra, di genitore educatore della
flessione del pensiero orientale tra Bibbia e catechesi nell'indi- fede. Un suo pregio è la sotto-
ci offre il panorama di una cultu- viduazione del loro rapporto, at- lineatura della missione profe-
ra diversa che supera quei va- traverso linee di teologia bibli- tica di ogni catechista che così
lori materiali che la nostra so- ca e pastorale e metodologie trasmette ciò che ha ricevuto.
cietà promette e tenta spasmo- adeguate. La bibbia viene ri - Brevi sintesi di dottrina e di ese-
dicamente di raggiungere. Può scoperta come una delle fonti gesi , attualizzazioni ed esercizi
essere utile confrontarsi con un più significative della vita della pratici , schemi e suggerimenti
modello di esistenza diverso dal Chiesa nella sua dimensione per il lavoro di gruppo guidano
nostro, ma anche con un insie- pastorale e catechistica.
nella comprensione del sacro
me di vere e proprie tecniche Scritto per i catechisti, il testo testo.
OTTOBRE 1994 - 17

2.8 Page 18

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,
0Gbadob,:uoAN
Brazzavi lle ZAIRE
•*Kinshasa
Lu bumbashi
ANGOLA '
di Piero Gavioli
OCCHIO
ALLO ZAIRE
,, C'è chi dice
che dopo il Rwanda
toccherà allo Zaire
a conoscere
il bagno di sangue.
Le lotte tribali
sono favorite dalla
crisi economica
e dalla debolezza
e corruzione
dei governi.,,
18 - OTTOBRE 1994
Per oltre un anno in Zaire abbiamo avuto pagata sul tasso ufficiale. Così , per esem-
due governi , uno legittimo , eletto dalla pio, in giugno i maestri hanno ricevuto il
Conferenza nazionale (una specie di salario di gennaio : 900 nuovi zairi , poco
assemblea costituente) , l'altro sostenuto più di 3 mila lire.
dal presidente Mobutu . Ma nessuno dei
due è riuscito a governare . Ora abbiamo "DIVIDI PER REGNARE " è il motto di chi
un nuovo primo ministro, ufficialmente del- governa e il regime attuale ha risvegliato
l'opposizione, ma eletto solo dalla maggio- volontariamente le vecchie tensioni tribali .
ranza presidenziale. Ha formato un enne- Con la complicità delle autorità, i kasaiani ,
simo governo di transizione . Chi comanda insediati nel paese sin dall 'epoca colo-
in realtà , e lo fa da padrone , è Mobutu , niale, sono stati cacciati dal lavoro , espul-
che ha in mano i soldi e i soldati .
si dalle loro case , confinati nelle stazioni e
dintorni , in attesa di un ipotetico treno che
I VESCOVI DELLO ZAIRE in una lettera li riporti nelle regioni di orig ine dei loro
aperta al presidente hanno denunciato l'as- nonni. Più di mezzo milione di persone
sassinio dello stato per-
hanno così perso tutto ,
petrato dai suoi stessi
molti hanno perso la
dirigenti. Lo stato zaire-
vita nel momento della
se, scrivono i vescovi ,
espulsione forzata o
è impazzito, si è scate-
durante il viaggio fatto
nato contro il suo stes-
in condizioni disumane .
so popolo , con sac-
cheggi , conflitti etnici,
COSA Cl RISERVA IL
sequestri, massacri. Lo
FUTURO? I miracoli
stato zairese è stato
sono ancora possibili ,
privatizzato, reso volon-
ma la sopravvivenza
tariamente inefficace,
del popolo zairese è un
incapace di educare la
vero e proprio miracolo.
gioventù , di amministra-
Dal punto di vista uma-
re la giustizia, di disci -
no, le prospettive sono
plinare il suo esercito ,
nere : aumento della fa-
di controllare la sua
me e della miseria,
moneta.
aumento delle malattie
In seguito all'inversione
da sotto-alimentazione,
del processo democra-
tico , i paesi occidenta-
li hanno sospeso ogni
aiuto ufficiale. L'econo-
Zaire. Il presidente Mobutu
Sese Seko.
Dopo la sua dittatura
ci sarà il caos?
degradazione e rovina
dell 'economia, elimina-
zione fisica, discreta,
degli avversari politici ...
mia è stata distrutta dai
Il quadro è questo . In
saccheggi dei militari (seguiti dai civili) con Zaire la gente può sembrare passiva, ras-
la compiacenza delle autorità . Qualche segnata, ecc. Gli 80 anni di colonizzazione
cifra . Nell'ottobre 1993 il governo Mobutu e i 30 della dittatura non l'hanno preparata
ha varato una riforma monetaria neces- a sentirsi responsabile. La Chiesa ha lan-
saria almeno per eliminare qualche zero : ciato negli ultimi anni una campagna di
un biglietto del tram costava pi ù di un educazione all a democrazia, per aiutare il
milione di zairi. Così è nato il nuovo zai re, popolo a diventare protagoni sta della sua
l'equivalente di tre milioni di vecchi zairi . La storia. Un po ' dappertutto sorgono piccoli
riforma però ha soltanto prodotto un'infla- gruppi di riflessione criti ca, commissioni
zione spaventosa. Un anno dopo , il nuovo Justitia et Paz, laici e preti impegnati fino al
zaire , che doveva valere un terzo di martirio . Sappiamo che quella della Pas-
dollaro, più di 500 lire, ne vale meno di 4.
sione non è l'ultima pagina del Vangelo.
Il guaio è che la gente continua a essere
o

2.9 Page 19

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DO IER Ml IONARIO
GUJARAT
Mare
Arabico
GUJARAT
IN INDIA NUOVE PRESENZE
TRA CULTURE MILLENARIE
Golfo
del Bengala
o
&
Oceano Indiano 0
a cura di Antonio Mélida
del Dicastero Centrale
delle Missioni
Superficie
Popolazione
Densità
r.
Indice di nascita
Proporzione: urbana-rurale
Villaggi
Città
Analfabetismo rurale
Mortalità infantile
Nei villaggi: un dottore per
Reddito pro capite
Arte e antiche culture nel Gujarat.
Cattolici
Sacerdoti
Suore - Religiosi non sacerdoti
Parrocchie e Centri di missione
Scuole elementari - secondarie
Internati
Ospedali - Dispensari
Orfanotrofi
194.984 km2
3 6 .963.900
173 per km2
35/1000
25%-76%
18.697
255
79%
123/1000
23 .000 abitanti
1.623 $
144.000
298
830-28
121
118-86
109
5-49
6
OTTOBRE 1994 - 19

2.10 Page 20

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DOSSIER MISSIONARIO
di Stanny Ferreira
Desaplelari.epnrzima anuc.sosrw.angagrioz.asa
di due salesiani è sorta
un'opera che conta oggi
su una trentina
di salesiani, alcune scuole
e molte attività
di promozione sociale.
! salesiani sono entrati nel Gujarat
con una piccola, scarsa esperienza
missionaria. Sono due salesiani, don
Byron D'Silva e don Ivan D'Souza,
che hanno tentato per primi il lavo-
ro missionario. L'ispettore aveva
dato loro l'opportunità. Fu una pic-
cola esperienza, ma piantarono un
seme che altri avrebbero continuato
per produrre frutti abbondanti. Essi
vi andarono con tanto entusiasmo e
zelo. Furono contagiosi e legarono
altri a sé. Condussero una vita sem-
plice. Furono una cosa sola con il
popolo: divisero i pasti, le feste, i
momenti di gioia e di dolore. La
loro fu una vita difficile, di sacrifi-
cio e generosità. Ma in questo modo
riuscirono togliere la paura che il
popolo aveva quando essi li avvici-
navano. A lungo represso e oppres-
so, il popolo ora cominciava a capi-
re che quei due erano veri educatori
e avevano come obiettivo il loro be-
ne. Non conoscevano la loro lingua,
ma parlarono il linguaggio.del cuore.
Il loro metodo era semplice: pa1tire
dai giovani per arrivare ai genitori;
dai bambini per an-ivare alle fami-
glie. Essendo soli, essi non intrapre-
sero nessuna grande iniziativa di
sviluppo. Studiarono le possibilità -
e lo fecero bene - dissero ad altri
che il terreno era fertile e così pre-
pararono lo sviluppo.
Ben radicati nel paese
Dopo arrivarono salesiani più gio-
vani. Erano sicuramente acerbi e ine-
sperti, ma coraggiosi. Decisero di
20 - OTTOBRE 1994
Gujarat. Visita del missionario.
conservare lo stesso stile pastorale
degli altri due. Ciò che è fatto bene
perché non dovrebbe essere conti-
nuato? Poi pensarono allo sviluppo.
Pieni di entusiasmo com'erano, essi
vollero spingersi in tutte le direzioni
per fare in modo che Don Bosco
mettesse solide radici nel Gujarat. In
breve tempo sorsero sei opere: Vado-
dara, Chhota-Udepur, Kawant, Naru-
kot, Dakar e Ahmedabad e altre fu.
rono messe in cantiere. Acquistarono
dei ten-eni, che sono ora affidati a
queste comunità. Così presto ci sa-
ranno altre tre o quattro opere.
Come sarà il futuro del Gujarat?
Tetro o luminoso? Sarà certo lumi-
noso. Prendendo il popolo com ' è,
animisti o induisti, i salesiani tra-
smettono Loro i principi morali e i
valori dell ' amore, del perdono, della
' j.,I -' I
. .,
.. ..
)
,.
,

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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t - - - - - - - - - - - - - - - - - -BS-
Un oratorio festivo.
Progetto agricolo.
generosità, della giustizia. Ma questi
vanno fatti di tempo in tempo, ripe-
tutamente, vivendo in un ambiente
che permetta un'esperienza che li
aiuti ad approfondire questi valori
mentre li trasmettono ad altri.
In un tempo in cui altre congrega-
zioni religiose lasciano le scuole e
riducono gli internati, i salesiani
sono dell'opinione che l'educazione
sia ancora il mezzo migliore per il
futuro dei giovani. Sono così sorti i
convitti di Chhota (250 allievi),
Kawant (200), Dakor (200), Na-
rukot ( 150). Essendo in un convitto,
e andando a scuola fuori , essi videro
però che i ragazzi non imparavano
molto. Sono così sorte le scuole di
Dakor, Chota e Narukot, tutte con le
scuole medie e superiori. Si sta stu-
diando la possibilità di aprire la
scuola anche a Kawant e lo si farà
nell'immediato futuro.
Per la crescita sociale
L'americana Catho/ic Relief Ser-
vices (CRS) ci fu di grande aiuto
per sostenere i nostri progetti di svi-
luppo, affinché la gente potesse vi-
vere del proprio lavoro. Sono state
fatte un buon numero di case per i
poveri dei villaggi , sono stati scavati
pozzi o si è cercata l'acqua più in
profondità, sono state fatte strade, i
campi sono stati ·delimitati. Sono stati
concessi mutui per comperare se-
menti, fertilizzanti e pesticidi. Infatti
la gente dei villaggi poveri non può
fidarsi dei prestatori che cercano i
vantaggi degli alti interessi.
Nei villaggi, che sono visitati fre-
quentemente dai salesiani, sono sta-
ti destinati piccoli spazi per una sala
di preghiera o per le riunioni di co-
munità. Lì gli abitanti si incontrano
ogni tanto per condividere le loro
esperienze di fede, per cantare i loro
canti tradizionali, per fare le loro
rappresentazioni, per studiare la Bib-
bia e celebrare i matrimoni e altre
circostanze festive.
Le vocazioni sono il futuro
TI Centro vocazionale cli Vacloclara
è stato un altro passo avanti . Vi sono
ora gli ambienti per coloro che chie-
dono di diventare salesiani. Il primo
cli questi sarà ordinato nel 1996 e poi
seguiranno gli altri , uno o due al-
i'anno. Ma dal momento che il Cen-
tro cresce di numero, col tempo ce
ne saranno di più. Il futuro è davve-
ro rosa. L' ispettoria ha comperato un
terreno in una zona collinare per co-
struire una casa di formazione.
Molto è stato fatto e molto biso-
gna ancora fare. Gli animi sono pie-
ni cli buona volontà e il personale si
sta preparando. Una volta che ci
sarà il nuovo personale e gli edifici
OTTOBRE 1994 - 21

3.2 Page 22

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DOSSIER MISSIONARIO
Si programmano progetti di sviluppo.
non saranno vuoti, si farà una Dele-
gazione, una quasi-ispettoria, che
provvederà a tutte le tribù e caste
indù , le educherà, le aiuterà a vivere
insieme senza alcuna di stinzione di
casta o credo, le aiuterà a essere o-
nesti cittadini e buoni cristiani che
amino la Chiesa e i.I loro paese.
Sono passati dieci anni di lavoro
missionario e ora si può vedere una
reale crescita del Gujarat. Da quei
due salesiani del 1983, ora vi sono
28 salesiani. I piccoli edifici cadenti
si sono trasfo1mati in grandi edifici
ben costruiti. Non vi erano scuole
professionali , case cli fonnazio-
ne. Oggi vi sono due scuole profes-
sionali, quattro scuole e una casa di
formazione. Il villaggiG ha potuto
contare su vari progetti s ciali di la-
voro. L'educazione ha provveduto
all'intero sviluppo de!l1individuo.
Ciò di cui il Gujar~c ha ora biso-
gno è di un buon Centro di anima-
zione e di documentazione. Gli inse-
gnanti, i maestri, i catechisti e le in-
fermiere hanno bisogno di essere ag-
giornati sui metodi di insegnamento
e di approfondimento della fede. Le
vocazioni locali hanno bisogno cli
trovare la possibilità di una maggio-
re appropriazione e conoscenza del-
la fede. l giovani e gli studenti delle
scuole professionali hanno bisogno
di essere aiutati a diventare dei veri
leader e abili manager.
Chi vive nelle catapecchie e rac-
coglie stracci deve elevarsi ai valori
più alti della vita. I metodi di evan-
gelizzazione, la storia del popolo, la
loro cultura, le usanze, tradizioni ,
miti, credenze e pratiche hanno bi-
sogno di essere documentate. Il la-
voro è articolato e ha bisogno di
uno speciale tipo di coordinamento
e animazione. Il futuro ha bisogno
di questo nuovo Centro.
Stanny Ferreira
I
11
Luogo
Vadodara
Narukot
Chhota-Udepur
Dakor
Kawant
Ahmedabad
22 - OTTOBRE 1994
Fondazione
1974
1980
1981
1981
1984
1990
OPERE E ATTIVITÀ
Pioniere
Don Roque Fernandez
Don Nelson Cauto
Don Byron D'Silva
Don Ivan D'Souza
Don Stanny Ferreira
Don Wilfred Sequeira
Don Ivan D' Souza
Attività
Parrocchia, Scuola, Centro vocaziona-
le, Progetto per i raga4zi della strada,
Unione di Exallievi e Centro di Coope-
ratori.
Scuola, Internato, Scuola di arti e me-
stieri , Oratorio, Lavoro sociale, Progetti,
VPEP
Centro missionario, Scuola, Internato,
Convitto, Scuola informale di arti e me-
stieri , Lavoro sociale, Progetti , Oratori,
VPEP .
Parrocchia, Scuola, Internato, Lavoro
sociale, Progetti , Oratori.
Internato, Scuola informale di arti e me-
stieri, Oratori , Lavoro sociale, Progetti ,
VPEP.
Parrocchia, Centro giovanile.

3.3 Page 23

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- - - - - - - - - - - - - - - -BS-
I Rathwas adorano la musica e possiedono il dono della danza.
Le donne Rathwas amano adornarsi.
I Rathwas sono capaci di gustare la
vita che confina con il trascen-
dentale. Fatiche, siccità, salute mal-
ferma, lo sforzo per la sopravviven-
za hanno dato a questa tribù il dono
della "Danza della vita" dove essi si
armonizzano con la natura e accet-
tano gioie e dolori come vengono.
Hanno una grande capacità di dan-
zare, cantare e festeggiare. Le sagre
vengono solennizzate con grande
entusiasmo, con danze dalla sera al
mattino.
L~ loro feste più importanti sono:
Divaso, gioia mentre la messe cresce;
Pachem, offerta del nuovo raccolto
agli dei; Dasera, una celebrazione in
omaggio di un antico re; Diwali, fe-
sta delk !uci; New .Year 's Day, di sfar-
si delle cose vecchie, venerare gli an-
tenati , benedire gli attrezzi cli lavoro;
H o/i, liberazione dal male.
La musica la sentono nel sangue.
Già da piccoli si fanno i loro stru-
menti a fiato con le foglie e i bambù
e Ji suonano. Non vi sono celebrazio-
ni , una nascita, un matrimonio, una
festa, o una morte, senza che ci sia
uno strumento musicale. Tamburi e
flauti sono i principali.
I Rathwas sono animisti . Proven-
gono dal Rath , una regione del
Malva, nello stato di Madhya Prade-
sh. Attualmente i Rathwas si trova-
no nel Satpuda e ne!Ja zona montuo-
sa del Sahyandri, verso il nord-est.
Al sud-est invece, vivono lungo LI
fiume Narrnada. Sono circa 400.000
nel Gujarat; il distretto di Vadodara
ha il 32-41 per cento di popolazione
tribale. Il settore di Chhota-Udepur,
che si trova nel distretto di Vacloda-
ra, ha I'8 1-94 per cento di popola-
zione tribale.
I Rathwas sono gente contenta.
Sono sensibili e coi piedi per terra,
pieni di vita, con forte intensità di
sentimenti, con una innata tendenza
alla creatività. I loro dipinti mostra-
no colori che si completano e si fon-
dono l'un con l' altro in modo ecce-
zionale. Le loro immagini artistiche
sono realistiche e i loro temi spazia-
no su una grande varietà di soggetti:
dal sole e la luna, alle galline, agli
elefanti, ai re, agli dei e persino agli
aeroplani. Oltre ai dipinti amano mol-
to scolpire in legno.
I Rathwas sono divisi in sette, cia-
scuna con il proprio dio tutelare e
l' antenato principale. Non si sposa-
no tra di loro. Sono in maggioranza
agricoltori e coltivano il loro picco-
lo podere. I metodi di agricoltura
sono primitivi, e non possono per-
mettersi l'uso dei fertilizzanti. Col
crescere della popolazione e la
commerciai izzazione del I'agricultu-
ra nello Stato, gli agricoltori e i com-
mercianti delle città incominciarono
a prevalere e a sfruttare i Rathwas.
Costretti a sopravvivere con la colti-
vazione delle loro povere terre, e
dovendo dipendere da piogge irre-
golari, i Rathwas devono lasciare le
loro case e trasferirsi altrove per tro-
vare lavoro. Per quasi sei mesi al-
1' anno, il 70 per cento va in cerca di
lavoro nelle città, come braccianti
su dighe, canali, strade, linee ferro-
viarie e edilizia.
I Rathwas sono in genere uomini
di mezza statura, dalla corporatura
robusta, larghi di spalle, con naso e
zigomi sporgenti, cli carnagione di-
screta. Seguono il sistema patriarca-
le. Indossano il minimo di vestito e
amano gli abiti dai colori sgargianti.
Alle donne poi piace adornarsi con
ninnoli d 'argento. Portano gioielli ai
piedi, attorno alla vita, ai polsi, alle
braccia, al collo, al naso , alle orec-
chie e in testa, e amano anche il ta-
tuaggio sulJe braccia, sulle gambe e
in faccia. Gli uomini portano il tur-
bante.
Si costruiscono le loro case con
pareti fatte cli bambù e rivestite cli
fango e sterco cli vacca. La cucina
ha generalmente una finestra e il be-
stiame viene rinchiuso nella veran-
da davanti alle loro case.
o
OTTOBRE 1994 - 23

3.4 Page 24

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DOSSIER MISSIONARIO
UN PROGETTO
PER LA SCUOLA
DI BASE
NEI VILLAGGI
di Ivan D'Souza
Oratorio. Partire dal più giovani
per arrivare a tutti.
Un programma scolastico
ed educativo che punta
a insegnare a leggere
e a scrivere alla gente
delle zone rurali.
L' educazione di base tra i Rath-
was nei 531 villaggi di Jambu-
goda, Pavi Jetpur e Chhota Udepur,
regioni del Gujarat, sembra destina-
ta a fallire. Secondo il più recente
censjmento, il livello di istruzione
minima (vale a dire la conoscenza
dell'alfabeto) nel1a regione di Chho-
ta Udepur è del 4.7 per cerito. La re-
gione di Chhota Udepur ha 154 scuo-
le primarie e 5 scuole superiori per i
279 villaggi. La situazione è più
grave se si considera che i drop-out
delle scuole superiori sono quasi 1'80
per cento.
Non è difficile individuarne le
cause. Gli insegnanti che vivono in
città trovano difficile compiere gli
scomodi viaggi nell'interno. E quan-
do ci riescono, è piuttosto tardi per
cominciare lezione e troppo presto
per tornare a casa. Oltre a ciò, essi
vanno d'accordo con le autorità di
controllo che li classificano favore-
volmente nelle loro relazioni in carn-
24 - OTTOBRE 1994
bio di vantaggi economici reciproci.
Per di più, alcuni di loro, mentre fan-
no gli insegnanti si danno ad altre at-
tività sussidiarie redditizie, rubando
tempo e impegno al loro lavoro di
insegnanti.
Intanto i ragazzi dei villaggi si tro-
vano di fronte a una presenza irrego-
lare degli insegnanti e a risultati che
sono totalmente inadeguati alle loro
esigenze di vita. Gli insegnanti pro-
Scuola di villaggio.
mettono loro il passaggio di classe e
la promozione per evitare le loro
proteste.
Il risultato è che i ragazzi entrano
nella scuola media senza basi sicure.
Questo spiega la ragione degli ab-
bandoni nella scuola superiore. Di
conseguenza la gente vede la scuola
come una perdita di tempo, un inuti-
le esercizio che porta vi.a mani pre-
ziose per il lavoro dei campi.

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - - - - - - - - -BS-
Il progetto VPEP
Allo scopo di trovare una soluzio-
ne a questo problema, i salesiani di
Chhota, Kawant e Narukot hanno
pensato a un progetto di educazione
di base nei villaggi (The Village Pri-
mary Education Project, VPEP). Te-
nendo presente che ogni sviluppo
comincia dall'educazione, essi han-
no adottato 45 villaggi sparsi in tre
regioni . Il progetto pilota cominciò
dieci anni fa a Tundwa. La cosa riu-
scì e divenne esemphu·e, garantendo
di poterlo realizzare con successo
anche negli altri villaggi.
A Tundwa, dieci anni fa, vi era
solo una persona istruita. Oggi 88
giovani hanno raggiunto un livello
di studi medio e alto, e molti di loro
ottengono buoni risultati nelle loro
rispettive classi. Tutto cominciò con
gli ex studenti dei piccoli villaggi
dei dintorni. Essi diventarono " inse-
gnanti", pieni di slancio per far cre-
scere il livello del loro popolo.
Il programma di insegnamento fu
In alto lezione all'aperto.
Sotto. Nella scuola di Dakor.
OTTOBRE 1994 - 25

3.6 Page 26

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DOSSIER MISSIONARIO
Culto al dio Pithobo.
La religione occupa un posto centrale nella vita dei Rathwas: offre
unità e significato a tutta la loro esistenza. Ogni occasione importante
della loro vita inizia con un atto di culto .
La religione dei Rathwas comporta 4 culti distinti :
1) culto della natura e i suoi oggetti ;
2) culto del Grande Dio (Pithobo) e degli altri dei tribali ;
3) culto degli antenati (considerati come spiriti) ;
4) culto degli dei , presi soprattutto dalle divinità Hindu.
I Rathwas vivono costantemente in ansietà per le calamità naturali
che minacciano il loro benessere e la loro sicurezza. Credono che il
destino dell'individuo e della comunità dipenda dalla loro relazione con
le forze invisibili , che possono essere offese o onorate con il loro com-
portamento vicendevole , e con l'osservanza o meno delle norme etiche
della società. Se gli uomini le offendono, le forze occulte li puniscono
con malattie, con calam ità naturali o con la morte. Se invece le onora-
no , esse intervengono benevolmente.
La paura degli spiriti cattivi occupa un tale posto di rilievo, da motiva-
re qualsiasi atto di culto . I riti e i ritual i che compiono , convergono
verso l'espiazione e la riconciliazione di questi spiriti.
Per il culto e per l'offerta dovuti a questi spiriti , dei o divinità, i
Rathwas cercano l'aiuto di chi ha la delicatezza e la conoscenza ne-
cessarie per controllare le forze invisibili e soprannaturali dei mali , della
malattia, della morte, ecc. Tali individui sono conosciuti come "Badvo"
(stregoni). Il Badvo ha l'ultima parola nell'interpretare tutte le forme dei
fenomeni tribali attribuiti al mondo degli spiriti.
Il culto degli antenati ha grande importanza nel clan . Sono convinti
che gli antenati sono i loro veri benefattori e facilmente avvicinabili dai
loro congiunti in terra. Perciò li ricordano in tutte le loro feste e occasioni
importanti. In tutte le case c'è un antenato principale. A lui offrono da
mangiare per primo, e poi mangiano loro. Hanno inoltre una festa an-
nuale per venerare gli antenati.
26 - OTTOBRE 1994
adattato a seconda delle esperienze
degli studenti e fu insegnato a leg-
gere, scrivere e far di conto secondo
il metodo della Montessori. Il pro-
cesso di apprendimento rispettò an-
che i ritmi di vita giornaliera del vil-
laggio. Così ai ragazzi che andava-
no a scuola fu permesso di dare una
mano ai loro genitori nel lavoro dei
campi. Il sistema salesiano di edu-
cazione vi aggiunse qualcosa di spe-
ciale: giochi e sport per favorire
l'interesse e l'entusiasmo degli stu-
denti.
I frutti dell'educazione
Questi giovani insegnanti hanno
bisogno cli essere rimotivati e quali-
ficati di tempo in tempo. E a inter-
valli regolari vengono date loro
istruzioni sulle tecniche cli insegna-
mento, sulla salute, sull'igiene e sui
valori morali. TI programma è stato
pensato apposta per loro e la loro
speranza è che il Centro di animazio-
ne li aiuterà in ogni modo nel loro
importante compito.
li progetto VPEP ha portato con
sé altri benefici effetti. Gli studenti
che sono tornati a scuola, hanno poi
trovato un lavoro redditizio. E si è
dato vita a un vero protagonismo gio-
vanile. Il popolo è andato organiz-
zandosi e sta comprendendo la forza
dell'educazione é!.l di là del signifi-
cato scolastico. E nato ora un bel
rapporto tra il centro missionario e i
villaggi.
I salesiani sperano che i 45 villag-
gi facciano la stessa cosa che si è
fatta nell'esperimento pilota. E non
si scoraggiano, si fermano di
fronte ai numerosi ostacoli che in-
contrano. Uno di questi è l'interfe-
renza degli insegnanti ufficiali, del-
le autorità di controllo e gli inter-
venti politicamente mirati delle set-
te religiose.
Tutti sanno che l'educazione non è
solo cultura di base, ma anche la con-
sapevolezza di "quanto" e di "quanto
a lungo" un popolo è stato sfruttato
da coloro che pensano di saperne di
più. I Rathwas del Gujarat hanno
messo le basi per raggiungere questa
consapevolezza.
Ivan D'Souza

3.7 Page 27

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Una ragazza-bene nei quartieri poveri di Roma.
BS
SUOR TERESA,
LAVANDAIA
DI BORGATA
di Teresio Bosco
Teresa Valsé-Pantellini.
A vent'anni, ricca e nobile,
sceglie Dio irrevocabibnente
e diventa figlia di Maria Ausiliatrice
per vivere tra le ragazze di Trastevere.
V al sé-Pantellini. li doppio cogno-
me indica normalmente nobiltà,
di scendenza illu stre. In questo caso
è invece un marchio di amici zia e di
affetto.
1848. Scoppia la prima guerra d ' indi-
pendenza italiana. La popolazione
veneta, soggetta ali'Austria, è costret-
ta a mandare i propri figli a com-
battere contro altri Italiani . Giu seppe
Yalsé, g iovanottone di Rovi go, non
c i sta. Lasc ia la casa e i possedi -
menti paterni e per vie clandestine
raggiunge, prima Genova , poi la
Svizzera. E senza un so ldo, ma ha la
forza de lle sue bracc ia, una grande
intelli ge nza pratica e un amico g io-
vane e povero come lui , Pantellini.
Affrontano qualunque lavoro , ci
danno dentro fino allo sfin imento.
Quando stanno raccogliendo i primi
frutti della loro tenacia, Pantellini si
afflosc ia , sv uotato di energie. In po-
chi giorni mu?re. Val porterà sem-
pre con il sorri so buono e soffe-
rente del suo compagno di giovinez-
za e di povertà. Compie un gesto di
gentilezza impensabile: muta il suo
cognome in Yal sé- Pantellini , e con il
passaporto così intestato, dalla Sviz-
zera raggiunge il Cairo, in Egitto.
Al Cairo, Giuseppe Val impe-
gna con oculatezza il suo de naro e il
suo lavoro. Apre e gestisce un gran-
de albergo inte rnazionale su un 'area
cli IO mila metri quadri . Aci Ales-
sandria d'Egitto ne apre un secon-
do . Sono ospiti ne i s uoi favo losi ap-
partamenti i re cl ' ltal ia, cli Spagna,
di Portoga llo , c he lo decorano con
alte onorificenze.
Giuseppe non ha dimenticato il
volto sfinito cli Pantellini , e dietro di
lui i volti sfiniti dei poveri . Al Cai-
ro, le suore francescane che si dedi-
cano a lla povera gente lo vedono ar-
rivare sovente carico di ogni ben di
Dio per i loro poveri. Poi lo vedono
inginocchiarsi nella loro cappella,
davanti alla Madonna, a passare de-
cine di minuti in preghiera.
Accanto alle maestose acque
del Nilo
Giuseppe conosce al Cairo Giu-
seppina Yig lini , una signorina mila-
nese molto bella e di carattere forte.
Si sposano. Ne lla famiglia Valsé-
Pantellini nasce Italo, il primogenito.
Tre anni dopo, nella casa dei nonni a
Milano, nasce Teresa. È il IO ottobre
1878. Teresina cresce accanto all e
maestose acque del Nilo , nel verdis-
simo delta. Accoccolata sulle ginoc-
chia cli papà vede i tramonti infuocati
del sole che affonda nelle lontane
sabb ie ciel deserto.
OTTOBRE 1994 - 27

3.8 Page 28

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La stanchezza sempre più accen-
tuata del babbo, induce la famiglia a
lasciare definitivamente il Cairo per
Milano nel 1882. Teresina ha quat-
tro anni.
Nella grande casa di Milano, papà
nomina scherzosamente Teresina "suo
chierichetto": tocca a lei, quando la
sera accende le stelle in cielo, accen-
dere il lume davanti al quadro della
Madonna e invitare tutti al rosario e
alle preghiere della sera. Guardando
papà, Teresina si impressiona: lo
vede pregare in casa e anche a pas-
seggio per più ore al giorno. Quando
escono, papà le riempie il borsellino
di monete, e le dice: « Queste non
sono per te, ma per i poveri. Dobbia-
mo aiutarli sempre».
1883. Per star vicino a Italo che a
7 anni (come allora si usava nelle
famiglie facoltose) entra in collegio
presso gli Scolopi, a Fiesole, la fa-
miglia si trasferisce prima a Firen-
ze, poi in una bellissima villa di
Fiesole. La cugina Rosa Adelina ri -
corda: « Nel giugno del 1885 , il Si-
gnore donò a Teresina una sorella, a
cui fu posto il nome di Giuseppina.
Quante feste e quante carezze! E
man mano che la sorellina cresceva,
quanti giochi! La mamma sovente
gliel'affidava. Se la piccina piange-
va e la mamma ne faceva colpa a
Teresina, questa ci pativa, e si di-
fendeva con ardore».
21 ottobre 1890. A 12 anni, Tere-
sina entra nel collegio di Poggio Im-
periale, presso Firenze. Praticamen-
te, la mamma l'allontana di casa per-
ché non assista alla morte di papà.
Giuseppe Valsé è ormai gravissimo,
il cuore può cedere da un momento
all'altro. Il 28 ottobre, infatti, arriva
a Poggio Imperiale la notizia che pa-
è morto.
Teresa diventa più seria, più rifles-
siva. Anche se ha solo 12 anni capi-
sce che la parte più spensierata, più
festosa della sua vita è te1minata. A
distanza di mesi sc riverà al fratello
Italo: « È morto colui che rendeva
lieti i miei giorni. A volte mi pare di
non poter più vivere. Allora alzo gli
occhi al cielo e lo chiamo».
Dalla parte dei poveri
29 marzo 1891 . Teresa si accosta
a ricevere per la prima volta Gesù-
Eucarestia. Dav anti a questa ragaz-
28 - OTTOBRE 1994
zina di 12 anni si spalanca una vita
nuova, di gioia intima che si racco-
glie attorno a Gesù. Si sente "spinta
da un desiderio ardente di consa-
crarsi al Signore con voto di vergi-
nità", confida a una cugina. E ac-
compagna subito questa "consacra-
zione a Gesù" con l'andare a cercar-
lo nelle compagne più emarginate,
che da quel giorno trovano nella sua
amicizia serenità e conforto.
1897. La mamma trasporta la fa-
miglia a Roma, in via Sistina. Italo
inizia a frequentare l'Università. Te-
resa (19 anni) e Giuseppina entrano
nel collegio della Dame del Sacro
Cuore di Trinità dei Monti. I medici ,
però, consigliano la mamma a ri-
chiamare Teresa in famiglia: è mi-
nacciata dall'anemia, e ha bisogno
di aria e di libertà. Teresa, continuan-
do una vita di raccolta preghiera,
studia privatamente pianoforte, per-
feziona il francese e il tedesco, il di-
segno e la pittura. Come cristiana
impegnata, partecipa alle Conferen-
ze di San Vincenzo, sta dalla parte
dei poveri, e si lascia coinvolgere
nei problemi sociali. Ha la fortuna
di avere come confessore e direttore
spirituale un grande cristiano: mon-
signor Radini Tedeschi , futuro ve-
scovo di Bergamo, sensibilissimo ai
doveri sociali dei cristiani. Teresa è
amica di Emma Masera, che un
giorno le confida di voler diventare
figlia di Maria Ausiliatrice. Emma
inizia la sua preparazione presso la
comunità di FMA che è in via Mar-
ghera. In quella stessa casa, ogni
giorno Teresa accompagna la cugi-
netta Giuseppina, che frequenta la
scuola materna. Le due amiche si
vedono spesso, la vita delle FMA,
ricca di gioie semplici, alimentata di
preghiera e consumata dal lavoro tra
le fanciulle del popolo, piace moltis-
simo a Teresa. Si confida col suo di-
rettore spirituale. Gli dice che, men-
tre in famiglia attendono una sua de-
cisione per la vita matrimonia le, lei
è sicura che Dio la chiama ad essere
FMA. Radini Tedeschi conosce da
tempo il cristianesimo sodo di Tere-
sa, e dà il suo parere. positivo.
C'è per lei la proposta ufficiale di
matrimonio da parte del principe
Massimo Lancillotti. E lei dice tran-
quillamente di no. Si confida con la
mamma, e lei le ri sponde sorridendo
che ha già capito da tempo che la
vita borghese non fa per la sua Tere-
sa. Chi si oppone con decisione è il
fratello maggiore Italo, che in fami-
glia ha preso un po' il posto di papà.
Suora? Va bene, ma tra le Dame del
Sacro Cuore, tutte provenienti da
nobili famiglie. Una Valsé-Pantellini
non può abbassarsi a lavare gli strac-
ci della gente di periferia.
Ma ogni discussione è troncata dal-
la morte della mamma. Teresa scrive
alla cugina Clelia: « Morì come una
santa tra le mie braccia. Dirti quale
strazio fu il mio negli otto giorni di
dolorosa malattia conclusa con la
morte, sarebbe impossibile. Dio solo
misura quanto ho sofferto, e quale
dolore regni ancora nel mio cuore».
Teresa è maggiorenne, potrebbe
decidere del suo avvenire senza il
consenso del fratello. Ma vuole che
lui capisca. E gli scrive: «Tu sai, e
l'hai capito da un pezzo, che il mio
desiderio, e più ancora la volontà di
Dio che mi chiama, mi hanno deter-
minato ormai da molti anni a consa-
crarmi a Lui nella vita religiosa».
Gli spiega che non volta le spalle ai
suoi cari, ma li amerà ancora di più.
Gli dice che vuole lasciare " tutto", e
perciò vuol mettersi dalla parte
delle giovani più povere e trascura-
te , in una famiglia religiosa che la-
vora per la povera gente. Italo capi-
sce e dà la sua approvazione. Chi ri-
mane perplesso davanti alla sua do-
manda è don Giovanni Marenco,
già direttore generale delle FMA, a
cui l' indirizza per la domanda la di-
rettrice dell 'opera in via Marghera.
Egli si rende conto che le fatiche
quotidiane delle FMA sono eccessi-
ve per una ragazza delicata di salute
come Teresa, e più volte le elenca
tutti i sacrifici cui andrà incontro.
Vuole che ci ripensi.
Dopo diversi incontri, in cui Tere-
sa si è dimostrata non una ragazza
in preda a emozioni, ma una giova-
ne donna già allenata al sacrificio e
ad accogliere la volontà di Dio, don
Marenco dice alla superiora respon-
sabile: «Teresa Valsé-Pantellini ha
una vocazione straordinaria. Accet-
tatela senz' altro».
2 febbraio 1901. A 23 anni Teresa
inizia la sua preparazione alla consa-
crazione. Il noviziato, sul colle ro-
mano del Gianicolo, è una palazzina
molto povera e brutta. Teresa scrive
alfa sorell a Giuseppina: « Non so
dirti la mia gioia! ». Le novizie si
preparano ad essere FMA pregando

3.9 Page 29

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e riflettendo, e lavorando nell' orato-
rio al servizio di duecento ragazze
con poca educazione e poca pulizia.
La vita dell'oratorio è gioco, canto,
catechismo e tanta allegria. Teresa
vive l'allegria salesiana e diventa I' a-
mica di tutte quelle ragazze che tro-
vano in lei una finezza che colpisce.
suor Teresa intenta a compiere quel
faticoso e ingrato lavoro. Si guarda-
no sorprese, poi scoppiano a ridere.
Suor Teresa ha un vivo senso del-
1' houmor, e sa nascondere sotto una
risata le situazioni più imbarazzanti,
e le manifestazioni più autentiche
della sua santità.
La fanfara dei bersaglieri
La palazzina al Gianicolo, col cre-
scere del numero delle oratoriane, si
manifesta troppo piccola. Con l'aiu-
to di benefattori viene comprata una
casa più spaziosa in via della Lunga-
ra. Suore, novizie, oratoriane traslo-
cano in uno sventolio allegro di len-
zuola, tra un tintinnio preoccupante
di lampadari e cli bicchieri, con un
cigolio di carriole sempre sul punto
di rovesciarsi , e risate interminabili.
Ali' inaugurazione, alla presenza del
Cardinale Respighi e dei benefattori,
Teresa dirige i canti. Nel bel mezzo
del piccolo trattenimento, ecco squil-
lare la fanfara dei bersaglieri che
passano di corsa in via della Lunga-
ra. Le ragazze popolane, che niente
sanno di etichetta, si alzano dalle
panche gridando: «I bersaglieri! I
bersaglieri! », e si precipitano in stra-
da, lasciando il cardinale e gli invitati
esterrefatti. La fanfara passa veloce,
e le ragazze, come se nulla fosse ca-
pitato, tornano tranquille a riprende-
re i loro posti e i loro canti. Teresa
commenterà: « Sono povere ragazze
che dobbiamo capire e aiutare. Quan-
do vengono per la prima volta in
oratorio, ce ne fanno di tutti i colori.
Ci tolgono anche il velo. Qualcuna
ci sputa anche addosso. Ma se abbia-
mo fiducia in loro, a poco a poco
cambiano e diventano buone».
Teresa è sempre pronta ad eseguire
i lavori più umili e pesanti per aiutare
tutti. Ma la sua ·salute delicata (come
prevedeva don Marenco) comincia a
risentirne. Le superiore, che la vedo-
no stanca e pallida, la mandano. in
Piemonte, nella sede centrale di Niz-
za Monferrato. Lì può riposarsi un
poco, meditare sui luoghi che hanno
visto Madre Mazzarello e le primis-
sime FMA, fare gli esercizi spiritua-
li. Il 3 agosto 1903 pronuncia i voti
cli povertà, castità e obbedienza, e
diventa figlia di Maria Ausiliatrice.
Suor Teresa non lo sa, ma davanti a
ha ormai soltanto quattro anni di
Teresa con il fratello primogenito
Italo.
vita. Li "brucerà" nell'amore del suo
Dio e ciel suo prossimo.
Per un po' di tempo viene manda-
ta a Diano Marina e a Giaveno, per-
ché si rimetta bene in forze. L'aria
piL1 fresca, il riposo e un po' di
svago la fanno rifiorire. Poi le supe-
riore, assecondando la richiesta del-
la direttrice della casa della Lungara
in Roma, la rimandano là.
Accanto all'oratorio, viene aperto
per le ragazze poverissime un labo-
ratorio e una lavanderia, che pem1et-
tono alle giovani di imparare un me-
stiere duro, ma ben retribuito. Suor
Teresa attende alla lavanderia. Vigila
perché i lavori siano ben fatti: così i
clienti che mandano la biancheria da
lavare, stirare, ricamare, saranno
soddisfatti e incoraggeranno anche
altre persone a servirsi della lavan-
deria e ciel laboratorio delle FMA.
A volte, le ragazze si rifiutano di
fare il lavoro più "sporco": dividere i
capi della biancheria da lavare, che
(secondo la maniera usata in quel
tempo) devono essere numerati . Suor
·Teresa si reca di nascosto a fare lei
quel lavoro, che la costringe per ore
a stare piegata, e le procura forti do-
lori.
Un giorno la duchessa cli Torlo-
nia, amica di casa dei Valsé-Pantel-
lini e benefattrice delle FMA, apre
la porta della lavanderia e trova
«Maria Ausiliatrice
e Don Bosco mi chiamano»
Mentre sua sorella Giuseppina spo-
sa un marchese, suor Teresa conti-
nua a lavorare con le ragazze in la-
vanderia come se avesse sempre fat-
to quel lavoro. È riuscita a creare un
ambiente sereno, di famiglia, dove
ci sono momenti di fatica e di sacri-
ficio, ma insieme si lavora volentieri.
Ma la sua faccia impallidisce sempre
più, la sua salute si consuma rapida
come una candela lasciata accesa
troppo a lungo.
Una visita medica accurata si con-
clude con una parola che in quel
tempo è una condanna a morte: tu-
bercolosi. Deve fermare il lavoro,
passare molte ore al giorno nel letto
dell ' infermeria. La direttrice, che le
vuol bene e la segue in questi mo-
menti difficili , un giorno le doman-
da: « Qual è il programma della sua
vita?». Lei esita poi dice: « Ali ' ini-
zio .della malattia mi dispiaceva un
po' di dover restare ammalata a lun-
go, ma il Signore mi ha aiutata e so-
no preparata a tre cose: a morire, a
restare nel letto per molto tempo, a
guarire. Una delle tre la indovinerò ».
E sorride calma, nascondendo sotto
quel sorriso tutto l'eroismo della sua
accettazione della volontà di Dio.
Maggio I907. Le superiore deci-
dono di mandare suor Teresa a Tori-
no, dove potrà essere meglio curata.
Una FMA l'accompagna e le chiede
se partiva contenta. Si sente rispon-
dere: « Il Signore lo vuole, lo voglio
anch'io . .. Vado a morire a Torino, di
compirò il mio viaggio per l'eter-
nità, di là me ne andrò in Paradiso».
Molte delle sue ragazze, alla noti-
zia, scoppiarono in lacrime. Si spen-
se il 3 settembre di quel l 907. Le
sue ultime parole fut:ono: « Maria
Ausiliatrice... Don Bosco ... mi
stanno chiamando. Li vedo. Accom-
pagnatemi da loro, presto! ». Aveva
29 anni.
Teresio Bosco
OTTOBRE 1994 - 29

3.10 Page 30

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ATTUALITÀ Il punto sulla condizione della donna nell'attuale società. È quasi
'
- - .- ~
LA DONNA VERSO
IL POST-FEMMINISMO
di Alessandro Risso
«La donna educatrice
alla pace»
sarà il tenia della
28° Giornata della Pace .
La promozione della donna,
punto di partenza di ogni
nuova socialità.
A ondate alterne settimanali e quo-
tidiani fanno il punto sulla con-
dizione della donna in Italia. Tentia-
mo anche noi un bilancio sul tema ,
per prima cosa riandando con il pen-
siero ai mesi passati di questo ' 94.
Qual è la prima immagine femmini-
le che viene in mente? Chi potrebbe
idealmente rappresentare la donna
del! ' anno? Gli appassionati di sport
indicano ri solutamente nel sorri so
aperto e sincero di Manuela Di
Centa la miglior copertina di un ser-
vizio dedicato alla donna italiana
d ' oggi. Le ripetute imprese in una
di:ciplina faticosa come lo sci da
fondo, unite alla grazia muliebre ed
allo spessore um ano della persona,
fanno della campionessa friulana un
esempio positivo di reali zzazione
femmi nile. Anche per la naturalezza
che sa trasmettere in ogni occasione.
Meno naturale, spesso impettita è
un po ' "ingessata" ne l suo ruolo isti-
tuzionale è Irene Pivetti , _presidente
della Camera dei Deputati . La s ua
elez ione un po ' a sorpresa avrebbe
dovuto venir salutata come una gran-
de conquista delle donne, considera-
ta soprattutto la giovane età. Ma la
stessa Pivetti e la maggioranza che
l' ha espressa non hanno dato seguito
a questo segnale: lei ha negato ogni
valore femminista o fem minile alla
s ua nomina, e la nuova maggioranza
ha fatto ancora un passo indi etro ri-
spetto ai governi " masch ili sti " del
passato , riducendo ad una so la la
presenza dell 'altra metà del cielo
nel! 'esecutivo Berlusconi.
A pensarci bene ai tempi neppure
troppo lontani del referendum sul si-
stema elettora le, i fautori del mag-
gioritario sbandieravano come bene-
fico effetto del cambiamento la sicu-
ra elezione di più donne e più giova-
ni in Parlamento. La realtà è stata
ben diversa, le donne deputato non
sono diminuite drasticamente solo
per l'escamotage dell 'alternanza nel-
le liste di assegnazione proporziona-
le di un quarto dei seggi, un obbligo
che divise le nostre esponenti politi-
che, alcune delle quali del tutto con-
trarie al provvedimento, accusato di
creare una "riserva indiana" per la
tutela del "sesso debole".
La strada della parità
può cominciare presto,
anche dallo sport praticato insieme.
30 - OTTOBRE 1994

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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post-femminismo, ma non è ancora parità.
BS
VIC)::0
Donne filippine manifestano in occasione dell 'B marzo.
Il ritorno delle oche
Però non è l' immagine seria della
donna quella vincente in questo ' 94.
Grazie anche al traino
dei Mondiali di calcio la
figura femminile che ha
colpito l' immaginario col-
lettivo è quella rappre-
sentata dal duo Alba Pa-
rietti-Valeria Marini . A
loro uni amo, per rappre-
sentare adeguatamente an-
che il mondo degli
dolescenti , la ce-
lebre Ambra di
"Ì'•fon è la Rai",
salita al rango di fe-
nomeno di costume,
con tanto di dotte
dissertazioni su
quotidiani e ri - .,i;
viste, al pari ,- :,,),
delle due "bel- \\ ;->
Ione nazionali", 1'
recensite m- !
gloriosamente ,,;
anche dal pa- l
cato Avvenire. ,
È ben vero che nel mondo dello
spettacolo l' importante è trovarsi al
centro dell 'attenzione, ma sarà poi
gratificante vedere la propria faccia
sovrastare un titolo che ann unci a
"il ritorno delle oche"?
quel personaggio di in-
sul sa svampita che fu
cli Isabella Biagini e
che Sandra Milo ha
tenacemente cerca-
to cli prolungare
nel tempo, con
risultati un po '
patetici ?
A una manifestazione sindacale.
"McGEE ANO ME!"
Proposta originale per fanciulli e
ragazzi (8-13 anni). Educazione
della coscienza.
TUTTO PER UNA BUGIA.
LA SINCERITÀ
Nicola ca mbia casa e scuo la . Il
primo impatto con i nuovi compa-
gni è difficile.
ADDIO SOGNI DI GLORIA.
L'UMILTÀ
Nicola è stato sorteggiato per par-
tecipare a uno show televisivo,
assapora i vantaggi della notorietà,
e assume atteggiamenti da divo ...
UN PIANO QUASI PERFETTO.
PULIZIA DELLA MENTE E
DELL'ANIMA
I genitori non permettono a Nicola
di andare a vedere l'ultimo film del-
l'orrore . Lui escogita un piano di
fuga, ma il film lo delude , e quando
rientra a casa ...
Coedizione ELLE DI Cl -
SAN PAOLO AUDIOVISIVI.
Ogni videocassetta VHS ,
durata 30',
con guida didattica.-
lire 29.000.
OTTOBRE 1994 - 31

4.2 Page 32

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Certamente i pubblicitari , che di
psicologia collettiva si intendono,
oltre a presentarci modelli cli donna
piL1 complessi ed evoluti ri spetto al
passato, continuano a propinarci ca-
salinghe danzanti perché non devo-
nò più sciacquare i pavimenti o in-
neggianti in corteo al nuovo miraco-
loso detersivo. E una bella figliola in
copertina, meglio se senza veli , dati
alla mano fa vendere alcune migliaia
di copie in più. Sempre.
Volendo trovare un elemento di
novità nel campo dell ' immagine,
ancora molto legata alla donna-og-
getto, si nota che anche l' uomo-og-
getto sta conquistando spazi sempre
maggiori nella pubblicità e nello
spettacolo. La parità si avvicina, ma
tendente al basso.
Le donne trovano spazio e si af-
fermano più facilmente nei campi in
cui conta la "bella presenza". Pensia-
mo alla guerra cieli 'auclience com-
battuta tra i vari tiggì a colpi di av-
venenti conduttrici : tutte si indigna-
no ali ' insinuazione che la bellezza
abbia avuto qualche rilievo nella
scelta di chi mandare in onda, e par-
lano giustamente di professionalità
premiata, eccetera eccetera. Ma non
ri sulta che una Angela Buttiglione,
tanto per fare un esempio, abbia so-
stituito una Maria Luisa Busi; sem-
mai è vero il contrario.
Il cammino della parità
Ma in tutto il mondo delle profes-
sioni non si è ass istito a passi avan-
ti . Tra gli imprenditori , a parte Ma-
rina Salamon, volto familiare degli
ultimi mesi perché assiduamente in-
vitata a trasmissioni TV, diventa
arduo fare un secondo nome. Rita
Levi Montalcini e Margherita Hack
sono rimaste le uniche due scienzia-
te conosciute al pubblico, mentre i
concorsi da primario ospedaliero
continuano ad essere appannaggio
degli uomini.
Sembrerebbe che gli anni de l fem-
minismo, dell 'emancipazione, siano
passati invano. Per fortuna non è co-
sì, e del cammino concreto verso la
parità ci accorgiamo di averne fatto
proprio nella vita cli tutti i giorni , nei
rapporti interpersonali, nel lavoro.
Non proviamo più alcuno stupore
nel vedere una donna vigile che re-
32 - OTTOBRE 1994
GABRIELA
Gabriela, il movimento
di liberazione della donna
nelle Filippine.
gola il traffico a un incrocio, o una
poliziotta che imbraccia il mitra a un
posto di blocco. Ogni mestiere si è
aperto concretamente alle donne, ed
è sempre più difficile individuare
ancora un " lavoro da uomo", comin-
ciando dai meno qualificati, anche
di fatica . A una sepoltura al cimitero
di Torino, ma è solo un esempio, dei
sei necrofori addetti ali ' interramen-
to , tre erano donne.
Nel terziario la forza lavoro fem -
minile è preponderante in molti ser-
vizi ; nell'industria le donne impera-
no in alcuni settori , ad esempio il
tessile, sono numerosissime in altri,
alimentare o plastico o calzaturiero,
ma in tutti gli altri sono presenti nei
reparti di produzione, non di rado
sono maggioranza negli uffici. Solo
i posti di comando le vedono ancora
in netta minoranza. Poche donne su-
perano la dura selezione nella lotta
per il potere: perché non lo cercano,
o perché rimane il retaggio che, in
fondo in fondo , l' uomo che deve
comandare?" .
Oltre i pregiudizi
Le statistiche sulla di soccupazio-
ne ci dicono poi che, in rapporto
agli occupati , è più alta la percen-
tuale di donne in cerca di lavoro. E
le ristrutturazioni aziendali , che si
risolvono regolarmente con la per-
dita di posti , vedono le donne in
prevalenza tra i lavoratori mèssi in
mobilità. Dovendo fare scelte dolo-
rose, i datori di lavoro penalizzano
il secondo stipendio, quello femmi-
nile, lasciando all ' uomo il ruolo di
" padrone di casa" che mantiene la
famiglia. Non sarà giusto, non è
giusto, ma così è. La legge ammette
che il congedo per maternità possa
essere richiesto anche dal padre in
alternativa alla madre, ma pochissi-
mi uomini si avvalgono cli questa
facoltà.
·
A dire il vero sta aumentando la
voglia cli famiglia tra le donne: pia-
ce sempre più il part-time, che però
è vi sto come fumo negli occhi dalle
aziende. In Italia e Francia i sondag-
gi concordano nel ritenere che una
donna su due abbandonerebbe il la-
voro se le venisse riconosciuta una
contribuzione, anche ·modesta, per il
lavoro domestico . Ciò dimostra eia
un lato guanto la propria occupazio-
ne sia considerata in molti casi poco
gratificante e venga svolta per ne-
cessità più che per scelta; dall ' altro
come proprio nella famiglia siano
stati compiuti i passi più significati-
vi sul cammino della parità e del re-
ciproco ri spetto.
Le denunce del Telefono Rosa di-
cono che la violenza tra le mura do-
mestiche esiste ancora, e anche i ca-
si che salgono alla ribalta della cro-
naca ci esortano a non abbassare la
guardia; tuttavia non poss iamo di-
sconoscere che in vent ' anni si sono
superati pregiudizi atavici , che la fi-
gura della donna sottomessa sta di-
ventando reperto del passato, che le
Franca Viola sposano chi vogli.ono e
che le Lara Carclella indossano i pan-
taloni. Il valore della parità è diven-
tato patrimonio comune. Certamen-
te non ancora per tutti , e in tutti gli
ambienti; lo stupro, la violenza, la
mercificazione del corpo, la vuota
esteriorità, le discriminazioni sul la-
voro, sono mali ancora eia estirpare.
Le leggi per farlo ci sono. Ma ciò
che conta è proseguire nel! 'educa-
zione delle coscienze: non dovrebbe
essere difficile valutare chi abbiamo
cli fronte non in quanto uomo o
donna, bello o brutto, ricco o pove-
ro . Consideriamolo prima di tutto
una persona.
Alessandro Risso

4.3 Page 33

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di Bruno Ferrero
LA FORMAZIONE
INTERIORE
La famiglia offre una prospettiva
di vita e modelli di comportamento.
I genitori donano ai figli le "dimen-
sioni " della vita. «Il denaro non è
tutto », disse una mamma al figlio di
nove anni. «Ah , mamma », fece lui
di rimando. «Sai benissimo che il
denaro è tutto ».
Un problema serissimo: educare
i giovani a non occuparsi solo
dei dettagli dell 'esistenza.
Una storia ebraica del diciottesimo
secolo narra di un giovanotto che
voleva diventare- maniscalco. Il ra-
gazzo cominciò facendo l'apprendi-
sta e imparò velocemerìte le tecni-
che del mestiere. Imparò a: usare le
tenaglie, a battere il ferro sull'incu-
dine, a servirsi del mantice. Termi-
nato l'apprendistato, trovò un posto
nell'officina del palazzo reale . Tutta
la sua abilità nell 'uso dei ferri del
mestiere, però, si rivelò inutile per-
ché non aveva imparato a usare
l'acciarino per accendere il fuoco, in-
~ispensabile per il suo lavoro.
E ovvio che i nostri figli devono assi-
milare certe competenze (saper leg-
gere, nuotare , usare il computer),
devono prepararsi a vivere nel ven-
tunesimo secolo. Ma se non offria-
mo loro nient'altro; se neghiamo l'a-
spetto spirituale , non facciamo che
occuparci dei dettagli dell'esistenza,
come se essa non avesse un cen-
tro . In talune culture il processo di
scoperta di questo centro spirituale
è semplicemente chiamato imparare
a essere umani.
È un problema serissimo , oggi . An-
che se quasi nessuno ne parla. Non
si tratta di incominciare da astratte
dottrine e neanche dalle nozioni del
catechismo, ricordate magari con non
poca approssimazione. Quando i bam-
bini cominceranno la loro educazione
"cristiana", a scuola e al catechismo,
ascolteranno parole grandi e bellis-
sime come Padre , Amore, Perdono ,
Attesa , Spezzare il pane , Risur-
rezione, Dono ... Per la maggioranza
di loro saranno "scatole vuote", pa-
role senza alcun senso. Le subiranno
per un po ', poi (di solito nell'ado-
lescenza) abbandoneranno la Chiesa,
per noia.
Troppi si sono dimenticati che toc-
ca alla famiglia "riempire" di senso
le grandi parole "religiose".
La famiglia è la cµlla, la matrice
della vita spirituale. E qui che si fa
l'esperienza di Dio. "Nessuno ha
mai visto Dio", i bambini lo scoprono
nella loro mamma e nel loro papà. È
qui che scoprono il senso di parole
come accoglienza, fedeltà, stupore,
sacrificio, mangiare insieme, ecc.
Si trasmette ciò che si vive. Se
trasmettiamo ai nostri figli solo il
linguaggio della religione, o vaghe
descrizioni della spiritualità senza
offrire loro nulla sul piano dell'espe-
rienza, è come se dessimo loro una
descrizione di un gelato alla fragola
da far venire l'acquolina in bocca,
porgendo poi un cono con niente
dentro . L'educazione spirituale na-
sce nella e dalla vita quotidiana.
Condividendo con i nostri figli l'a-
more per la natura, le semplici gioie
della vita famigliare, la nostra lealtà
e amore incondizionato , noi mo-
striamo loro il volto di Dio.
La famiglia deve funzionare co-
me comunità spirituale. Innanzitutto
è un'espressione vivente dei "sacri
legami": che cosa significa avere un
posto in una comunità, che cosa
vuol dire considerare le persone più
delle cose, quale sostegno può da-
re l'appartenenza ad un gruppo . A-
more e perdono sono, in modo tran-
quillo, parte inscindibile del tessuto
della vita quotidiana.
La famiglia funziona come comu-
nità della memoria: «Mi hai abbrac-
ciata subito appena nata? ». «Rac-
contaci di quanto tu e papà vi siete
sposati» .
La famiglia è il luogo dove si im-
para la speranza. I figli si accorgo-
no con grande velocità che nel mon-
do non ci sono solo pace e ar-
monia. Vanno incontro a tanti "mo-
menti selvaggi ", delusioni, dolori .
Devono arrivare al riconoscimento
del dolore e alla sicurezza di una
guida amorosa: questa dinamica è
il cuore dell 'educazione spirituale
nella nostra tradizione biblica. Con-
siste nel riconoscere il lato oscuro
di noi stessi e del mondo, sapendo
che si può ancora andare avanti.
Significa fare in modo che i nostri
figli si confrontino con i loro insuc-
cessi nella certezza di essere ama-
ti. Vuol dire sapere che sofferenza
e tragedia sono una realtà del no-
stro mondo, ma non sono la parola
definitiva . E se siamo preoccupati
per le notizie del telegiornale, per-
ché non pregare tutti insieme? La
storia dell'Esodo dall'Egitto ha un
messaggio chiaro anche per i bam-
bini della scuola materna.
La famiglia deve inserirsi in una
comunità di fede "più grande ". Far
parte della parrocchia, della Chie-
sa, diventa un modo di esprimere
la propria identità.
L 'approdo a Dio persona deve
evitare alcune trappole: i genitori
non devono trattare Dio come mez-
zo, servirsene come minaccia ; de-
vono favorire la relazione personale
con Dio, mettendo delle basi affet-
tive profonde ; non renderlo mortal-
mente noioso e antipatico.
Prestare attenzione al sacro. Si -
gnifica celebrare la presenza di Dio
nel contesto della vita quotidiana
della famiglia. I genitori devono crea-
re dei rituali (piccole letture della
Bibbia e preghiere con ·una candela
accesa, celebrazioni di ricorrenze e
feste speciali) .
o
OTTOBRE 1994 - 33

4.4 Page 34

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REPORTAGE Una presenza significativa per salesiani di Russia: l'inaugurazione
I
Mosca. Il Rettor Maggiore,
don Agostino Dziedziel
e don Weder Zdzislaw
sulla Piazza Rossa.
NELCUORE
DELLA RUSSIA
di Giorgio Torrisi
«Da quando mio jzglio
frequenta la vostra scuola
è tornato ad avere
il sorriso di quando
era ragazzo», ha detto
una mamma di Gattina.
Da un'intesa coraggiosa
tra russi e italiani, nasce
la prima scuola salesiana
in Russia.
<<G atc ina: tieni a n~e1~te questo
nome, lo sent1ra1 ancora.
Gatcina è una cittadina russa a due
passi eia San Pietroburgo. Due passi
si fa per dire. Ma eia queste parti 40
km sono proprio due passi. Qui ,
negli ex laboratori della scuo la pro-
fessiona le stata le n. 13, è iniziata la
nuova scuo la grafica salesiana linea
offset per preparare giovani già in
possesso della qualifica di stampato-
re, alla specializzazione. Sono cin-
que le specializzazioni: fotocompo-
sitore, fotoriproduttore, formatore
offset, stampatore offset e allestito-
re ». Così scriveva ag li ispettori d 'I-
talia don Omero Paron, del con si-
glio generale. E il 20 maggio cli
quest'anno a Gatcina alcune centi-
naia cli persone erano presenti ali ' i-
nizio ufficiale di quest'opera nata in
modo inatteso nel cuore dell ' antica
34 - OTTOBRE 1994
Gatcina. Ingresso della scuola.
Omaggio di un coro in costume
di San Pietroburgo.

4.5 Page 35

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della nuova scuola grafica di Gatcina, presso San Pietroburgo.
BS
Russ ia. A utorità civili venute da
Mosca, il govern atore dell a regi one,
il sindaco, i con soli d ' Itali a e di
Germ ani a si sono uni ti all 'arcive-
scovo mons. K ondrusievicz, al rap-
presentante ortodosso padre N iço-
laj , alle suore di M adre Teresa, al
rettor m aggiore dei sales iani don E-
gidio Viganò per ass istere ali ' in au-
gurazione di questo miracolo che di-
venta realtà. « Qualcosa di veramen-
te eccezionale! Il sogno e l a tecno-
logia, il civile e il reli gioso, il catto-
lico e l 'ortodosso», ha commentato
don Giuseppe Pellizzari , laureato in
lingue e conoscitore del ru sso, ini-
ziatore, dell 'opera sin dall 'agosto del
'92. « E stato un accostamento bel-
li ss imo e senza precedenti nell a so-
cietà dei m ass imali smi e delle osc il -
lazioni estremi stiche. Un accosta-
mento fragil e che chi ede di di venta-
re sintes i duratura. I sa lesiani di
D on B osco e l a Ru ss ia si sono detti
un che li impegna rec iproca-
mente» .
Il sogno di Don Bosco
D on Bosco sognò anche la Rus-
sia. «Io vedo dinanzi a me il pro-
gresso che farà la nostra congrega-
zione. D all 'Ameri ca del sud passerà
a quell a del nord , poi ali ' Au str ia, al-
I' Ungheri a, all a Russ ia» , di ceva.
M a nel 1884 non poté accogliere
due ri chieste di apertura cli case a
Odessa e a San Pi etro burgo. A piLt
di cent'anni di di stanza la caduta
dei muri ha spalancato molte porte.
Un nucleo pi cco lo m a crescente cli
sa les iani è presente in vari e zone
dell 'ex impero ru sso e nell a stessa
M osca. A Gatc ina forse è stata im-
pi antata la presenza più significati-
va per i giovani , una sc uola profes-
sionale tecnologicamente avanzata
messa in piedi per ini ziativa clell ' i-
spettori a Veneta-est. D a vent'anni
I ' ispettori a è impegnata direttamen-
te in progetti miss ionari : dapprima
l 'opera cli San Carlos in B oli v ia;
di ec i anni fa in M adagascar nell 'am-
bi to del Progetto Africa; ei a un paio
d 'anni in Ru ss ia.
DOMENICA DI PENTECOSTE
Oktiabrskij. La casa del futuro noviziato presso Mosca.
Nel suo viaggio in Russia, il Rei-
tor Maggiore, accompagnato da
don Omero Paron e da don Augu-
styn Dziedziel, delegato per la Polo-
nia e i paesi dell 'ex Unione Sovieti-
ca, è arrivato anche a Mosca, dove
è stato accolto da don Weder Zdzi-
slaw, primo superiore della nuova
Circoscrizione Est intitolata all'Imma-
colata Concezione di Maria. Oltre
300 fedeli hanno preso parte all'Eu-
caristia celebrata dal Rettor Mag-
giore nella Chiesa parrocchiale del-
l'Immacolata. Era domenica di Pen-
tecoste: circostanza singolare , qua-
si un simbolo per le grandi novità
che si stanno vivendo in questi pae-
si , fino a pochi anni fa dominati dal-
l'ateismo .
UNA SIMPATICA ACCADEMIA ha
perm esso ai vari gruppi della Fami-
glia Salesiana di esprimersi e di fe -
steggiare il successore di Don Bo-
sco , che per la prima volta ufficial-
mente varcava i confini dell'ex U-
nione Sovietica. E al termine un rito
solenne e straordinario: L'Atto di affi-
damento della nuova Circoscrizione
dell 'Est all'Immacolata. Lo ha com-
piuto lo stesso Rettor Maggiore tra
la commozione dei presenti.
LA VISITA ALLA PIAZZA ROSSA E
AL CREMLINO erano d'obbligo. Le
quattro bellissime chiese sono oggi
trasformate in musei. Ma si vede la
gente che prega davanti a quelle
singolari testimonianze della fede
antica e dell 'arte religiosa.
Poi l'incontro con le tre figlie di
Maria Ausiliatrice, che a Mosca o-
perano in vari settori dell'evangeliz-
zazione; e i cinque salesiani , che si
occupano della parrocchia, dei gio-
vani , dell 'insegnamento al collegio
teologico per laici di Mosca.
IL FUTURO NOVIZIATO è stata
l'ultima tappa della visita del Rettor
Maggiore a Mosca. L'edificio, che
dista 32 km da Mosca, potrà ospi-
tare 30 novizi salesiani. Nel '93/94
la Circoscrizione Est ha avuto già
ben 15 novizi; quest'anno speriamo
siano almeno dieci. Sono essi la
grossa speranza per il futuro dell 'e-
vangelizzazione e per la presenza
di Don Bosco tra le grandi masse
giovanili di questo paese. Saranno
questi primi salesiani russi a scrive-
re la pagina nuova della storia del-
l'Est.
OTTOBRE 1994 - 35

4.6 Page 36

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Il centro grafico di Gatcina
Geograficamente Gatcina si trova
nelle immediate vicinan ze cli San
Pietroburgo. Ha 80 mil a abitanti,
200 mil a con i dintorni. Nell a città
si concentrano industrie cli vario
tipo, in particolare nel settore elet-
trico e meccani co a uso bellico. C'è
anche il centro cli fisica nucl eare cl i
San Pietroburgo e ciò spiega perché
in passato non fosse possibile agli
stranieri visitare la città. Due linee
ferroviarie e tre stazion i passeggeri ,
oltre ad autobus cli linea e un mini-
autobus navetta collegano Gatci na
con San Pietro burgo. La popolazio-
ne è cli classe operaia, ma è in forte
crescita la di soccupazione. Nel set-
tore grafico il lavoro cli qu alificazio-
ne appare vitale per il futuro profes-
sionale, dal momento che si vedono
soltanto macchin ari piuttosto anti-
quati.
Il progetto appena sorto a Gatcina
è frutto della collaborazione tra tre
istituzioni : l' International Tecnopark,
che è una piccola azienda statale in-
teressata sia alla ricerca scientifica
che alla produzione; il Comitato
della ·fo rmazione dell a regione cli
Leningrado, che è l'organo compe-
tente per la gestione delle scuole
profess ionali e degli istituti tecnici ,
e l' Ispettoria salesiana San Marco,
dietro la quale c'è la congregazione
salesiana. Si legge nello Statuto:
«Scopo dell ' istituzione è l'educa-
zione e l' istruzione dei giovani , e in
particolare la fo rm azione profess io-
nale ini ziale; la preparazione cli spe-
cialisti qualificati nel campo della
grafica; la formazione professionale
cli tecn ici intermedi e insegnanti nel
campo della stampa offset; I'aggior-
namento e la riqualificaz ione ciel
personal e già operante nelle aziende
grafiche ... ». Ma è prevista anche la
possibilità cli aprire un centro giova-
nile con attività cli vario tipo: sporti-
vo, cul turale, sociale e religioso.
I destinatari sono giovani cli 15-16
anni: ragazzi e ragazze che hanno
fi nito il nono anno cli scuol a obbli-
gatori a comune. I corsi cli grafica
potranno preparare ogni anno 50-60
giovani in varie specializzazioni .
Per ora, con l'estate '94 si è conclu-
so il primo anno, con 27 allievi..
Molte le attese e le prospettive
Il "Centro Salesiano Don Bosco"
ha ormai ufficialmente mosso i primi
passi e sembra inev itabile guardare
avanti. Si è già prospettata la possibi-
Gatcina. Un allievo stampa il messaggio del Rettor Maggiore (al centro, con
mons. Taddeo Kondurievicz, vescovo dei territori della ex Unione Sovietica).
36 - OTTOBRE 1994
lità cli apriJe altri corsi m base alle
esigenze dei tempi e ciel territorio. Ai
sales iani è gi unta anche la proposta
cli conglobare nel "Centro Salesiano
Don Bosco" gli al tri corsi ancora ge-
stiti dalla regione e che si svolgono
nello stesso edificio: corsi per mura-
tori , fa legnami , pittori-decoratori, re-
stauratori, commessi, segretarie-dat-
tilografe, che interessano 450 allievi.
Ma per ora l' ideale sarebbe che la
grafica si aprisse all 'attività produtti-
va. Questo porterebbe non solo un
beneficio alla didattica, ma garanti-
rebbe economicamente la scuola.
Intanto la situaz ione si sta evol-
vendo bene. I ragazzi russi' sono
come tutti i giovani del mondo. «Si
ha l' impressione cli averli già incon-
trati questi giovani , con il loro ba-
gaglio cli desideri e fru strazioni ,
progetti e diffico ltà, con la loro vo-
glia cli vivere », dice don Pellizzari.
« La cosa più bella cli questo sogno
cli Don Bosco è che non è al servi-
zio cli fa lsi miraggi cli conquista
("s iamo arrivati anche in Russia!"),
ma al serv izio cli un progetto che
vuole fare dell'umanità una fami-
glia cli popoli , e dei sales iani dei
mandati a portare l'amore cli Dio ai
giovani ».
Anche il Vescovo ha espresso in
sostanza questi stessi concetti: « Mi
auguro che questa scuola, tecnica-
mente pe1fetta, promuova lo svilup-
po cultu rale e spirituale, favorisca il
dialogo e la com un ione con i Fratelli
Ortodossi e consolidi la società ci -
vile, poiché questa scuola è aperta a
tutti ».
.Quanto a don Viganò, il settimo
successore cli Don Bosco non ha vo-
luto mancare a questo appuntamento
storico, e ha lasciato scritto nel qua-
derno dei visitatori illustri: « È un ' e-
sperienza atipica in congregazione,
che mostra l' audacia e la capacità
creativa del carisma di Don Bosco e
che fa sperare cose grandi in queste
fe rtili terre russe a cui ha pensato
anche il nostro Fondatore ». Ma la
vera novità di quest'opera forse l' ha
colta soprattutto la mamm a di uno di
questi primi allievi ru ssi. Aiutata
dall'interprete ha vo lu to esprimere
la sua soddi sfazione: «Da quando
mio figlio Sasha frequenta la vostra
scuol a è tornato ad avere il sorri so cli
qu and 'era ragazzo!».
Giorgio Torrisi

4.7 Page 37

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di Jean-François Meurs
SIAMO
CINQUE FRATELLI.~.
SIAMO CINQUE FRATELLI. A
volte , quando lo dico , la gente mi
guarda come se fossimo dei bar-
bari ... Ma io ne sono piuttosto
orgoglioso. C'è chi dice che essere
nato per terzo sia la cosa migliore.
Che i genitori fanno gli errori edu-
cativi con il primo , ma giunti al ter-
zo finalmente hanno imparato. Di-
cono anche che tutte le speranze
della famiglia riposano sul secondo.
Ridicolo! Il secondo posto ha i suoi
inconvenienti e i suoi vantaggi ...
QUAND 'ERO BAMBINO, Valerio
approfittava della sua superiorità
per fare il capo, e io dovevo accet-
tare il gioco che lui sceglieva. Ma
devo dire che, anche se lui mi dava
degli schiaffi più di mamma e papà,
in certe occasioni andavo a cercarlo
per farmi difendere. Non mi ha mai
tradito davanti ai miei compagni. Ho
ereditato delle sue camicie, e anche
i suoi sbagli. Per esempio , i pattini
a rotelle mi fu rono vietati perché lui
s'era rotta una gamba. Per i vestiti ,
avrei preferito i nuovi, ma oggi chie-
do a prestito alle volte i suoi per
uscire. E soprattutto la sua moto .
Per questo , posso sopportare che
lui giochi a fare il grande e mi dia
dei consigli . Gli piace far vedere
che sa tutto . Il vantaggio è che-
quando lui sa qualcosa, mi racconta
tutto . È così che ho saputo chi è
Babbo Natale, e come nascono i
bambini.
Anche se i genitori me lo presen-
tano spesso come un modello da
imitare (dopo papà) , non è troppo
imbarazzante , perché lui è stato
sempre il primo a far capire a loro
che non siamo più bambini. Quando
ero bambino , era geloso di me , ed
era un rivale pericoloso. Ha quattro
anni più di me, e quando mamma,
tutta felice, gli ha detto che avrebbe
avuto un fratellino, le ha detto: «Ma
mamma, se ami già me , che biso-
gno hai di un altro bambino? ». Mam-
ma è rimasta senza parole. Ma og-
gi, è un complice.
CON FABIANO È UN 'ALTRA CO-
SA. lo l'ho sempre avuto tra i piedi
perché voleva copiarmi , con la s~a
aria di passare per grande. E sic-
come sono più vecchio, sono sem-
pre io che devo svolgere i compiti
più difficili e quando c'è una discus-
sione , sono sempre io che devo
cedere, con la scusa che devo es-
sere il più ragionevole. Ora però
che è cresciuto è più interessante.
A volte vuole farmi dei piaceri per-
ché gl i sia amico . A volte mi sono
alleato con lui contro Valerio! Posso
rifilargli ciò che non mi piace più ,
vestiti , ecc.: è facile farlo contento.
DI NOSTRA SORELLA, si direbbe
che noi siamo stati tutti e tre inna-
morati. Volevamo sposarla. E il gior-
no dei re Magi, lei aveva finto di
tirare a sorte chi sarebbe stato il
suo re . È salita sulla sedia e ha det-
to : «Il mio re , è il mio papà! ». Noi
siamo stati tutti delusi .
C'è stato un momento in cui dovevo
sempre farle da angelo custode ,
perché la mamma diceva che dove-
vamo occuparci di lei. Era piuttosto
imbarazzante davanti agli amici. Ma
le ragazze l'adoravano. Un giorno,
lei ha fatto un capriccio davanti a
loro . Fortunatamente ero riuscito a
calmarla. Le ragazze mi hanno tro-
vato irresistibile. La cosa più inte-
ressante è il periodo in cui voleva
imitare la mamma in tutto . Voleva
asciugare le posate al nostro posto .
Non chiedevamo di meglio!
Nella macchina, lei e Fabiano era-
no scontenti perché dovevano stare
sempre in mezzo, mentre Valerio e
io stavamo vicin i ai finestrini. Ora,
lei mi ruba tutti i maglioni , anche se
sono troppo grandi per lei . Credo
che abbia ammirazione per me .
ESSERE L'ULTIMO, come Joris, è
senza dubbio la peggiore e la mi-
gliore delle posizioni. Quand 'era pic-
colo , era il nostro giocattolo prefe-
rito , e poi lo lasciavamo stare quan-
do eravamo stufi. Lo abbiamo coc-
colato , e abbiamo giocato a fare i
padroni con lui. Gli facevamo fare le
stupidaggini , e gli dicevamo un
sacco di parolacce, che lui ripeteva
ingenuamente davanti a papà e
mamma. Gli facevamo degli scherzi,
come mettergli un mucchio di mar-
mellata sul pane, per vederlo tutto
sporco in faccia . E quando il cane
veniva a leccarlo , le sue smorfie
c'era da spanciarsi ! Poi è cresciuto,
ed è diventato meno interessante .
Non aveva imparato a giocare da
solo , allora girava per delle ore
attorno a noi dicendo "io mi anno-
io!", "non c'è mai nessuno che vuole
giocare con me!". Un vero tormento!
Andava a piagnucolare e a farsi
coccolare dalla mamma. E siccome
era l'ultimo, lei lo difendeva e lo
sopportava. A noi pareva sbagliato,
perché non lo aiutava a crescere .
Diventando più grande è comunque
migliorato, è coraggioso e pieno di
immaginazione .
Alla fin fine credo che essere nati
per primi, per terzi o per ultimi non
sia la cosa più importante. Ciò che è
davvero bello è che siamo in tanti ...
o
OTTOBRE 1994 - 37

4.8 Page 38

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Don Gianfranco ha incontrato con la sua bicicletta tanti giovani
INCONTRI
NELLE STRADE
di Mariapia Bonanate
La storia e lo stile
di don Gianfranco Lajolo,
prete dal sorriso buono
e dallo sguardo amico.
Da 15 anni ha scelto
di stare dalla parte
dei giovani che vengono
dalla droga
e dalla violenza.
nome è Gianfranco Lajolo, sacerdo-
te salesiano, vagabondo di Dio, una
gran paura di essere trasferito su i
giornali (« Questa mia povera faccia
deve stare nascosta, non deve com-
parire ») quarantotto anni, da sem-
pre sulle onne di Don Bosco.
« G raz ie a te che hai ancora vo-
g lia cli lottare e capisc i che la
guerra s i vince lottando giorno dopo
g iorno. Grazie a te che non ti fai ab-
battere dalle nostre sconfitte. Grazie
a te che credi ancora in noi e ci ai uti
a cammi nare sul bordo del burrone
con la tua mano tesa a prenderci.
Grazie a te che ci accogli semp re con
un caloroso abbracc io. Grazie a Dio
che ha creato un vero uomo. Grazie
a te che esisti».
Autrice cli queste parole è un a
giovane toss icodipe ndente c he un
po ' smette e un po ' continu a. Desti -
natario " un prete della strada", uno
di quegli apostoli che hanno sce lto
di usc ire dalle c hiese per raccogliere
" i fe riti " sul campo, per mescolars i
ai di spersi e offrire una mano a chi
arranca nelle tempeste. Uno insom-
ma che si muove di continuo per
camminare con Cristo nelle strade
ciel mondo , anche se sono so lo quel-
le di una città come Torino. Il suo
38 - OTTOBRE 1994
« Devo tutto a mia madre»
E la storia si ripete, come sempre
accade nei discepoli che riescono a
rimanere fede li al maestro. Una fa-
miglia numerosa alle spa lle, una
madre "santa" che tiene sempre l'u-
scio aperto di casa a chi bussa, che
trasmette una fede immediata, una
teologia domestica, fatta di tanto
amore, tenerezza e condivisione.
"La Cordata " è anche una squadra
di calcio. Don Gianfranco è il terzo
da sinistra degli accovacciati.
Lo sport come interesse e amicizia,
strumento di ricupero.
« Devo tutto a mia madre. Se sono
prete e se continuo a vivere con se-
renità la mi a vocazione in mezzo ai
giovani lo devo a lei che mi ha inse-
gnato ad ascoltare e ad amare ogni
ragazzo come se per me esistesse
so lo lui ». Più di ogni seminario, più
di ogni studio.

4.9 Page 39

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in difficoltà e per il loro recupero ha fondato "La Cordata".
BS
La sede principale della comunità
"La Cordata " a Ferrere d'Asti.
come abbia fatto , così non so ancora
che cosa diventeremo e come mar-
c e re m o.
« A un certo punto ho sentito la
necess ità di avere un tetto per i ra-
gazzi che dovevano as pettare troppo
tempo per essere acco lti in qualche
comunità. Quando a Torino veniv a-
no a cercarmi perché volevano ten-
tare di farce la e al telefono sentiva-
mo risponderci " ri chi amate fra due
o tre mesi, adesso non c'è posto"
provavo tanta pena dentro . La loro
delusione, la loro angoscia non m i
lasc iava più pace. Così un g iorno ho
deciso di mettere su casa, anche se
per me fe rmarmi è un sacrific io,
vorrei sempre esse re là sulla strada,
dove loro vivono o megli o dove
scelgono di morire».
Ragau i di periferia
A nche nell a casa sulla co llin a vi-
cino ad Asti, dove è stata aperta da
un anno " La Cordata" (una com u-
ni per ragazzi che cercano di usc i-
re dall a droga), è ancora il ricordo di
que ll a madre a guidare prete G ian-
fra nco: « Siamo una fa mig lia , non
mi pi ace la defin izione "comunità
terapeutica". Come a casa mia, era-
vamo otto frate lli , mi a mad re vedo-
va che tirav a avanti per tutti . Non so
Sull a strada do n G ianfra nco Lajo-
lo è viss uto più cl i d ieci anni . L'ave-
vano mandato ne l '79 al " Miche le
Ru a", un istituto sa les iano in barri e-
ra d i Mil ano, una de ll e peri fe rie sto-
ri che dell a Torino operaia, crocevia
cli immi grazioni e di fa tiche.
« Qu ando usc ivo nel borgo vede-
vo tanti ragazz i dall o sguardo tri ste,
anche se erano spavald i e sembrava-
no i padroni de ll a strada. Ragazzi
so li con storie di vio lenza, d i fu rti,
di aggress ioni. U na g ioventù all a
.deri va senza fu turo e pronta a tutto.
Mi sedevo accanto a loro, sulle pan-
chine de i g iardini , ai tavo lini de i
bar, sui marc iapied i. G iravo sempre
in bicicletta, così mi potevo fe rmare
ad ogni ango lo cl i strada per dire
anche so lo " ciao".
« Erano i ragazzi che non sarebbe-
ro mai venuti all 'oratorio sa lesiano e
che non conoscevo, ma che mi atti-
ravano con la loro infi ni ta tristezza.
Ma anche loro non mi conoscevano
ed agli ini zi mi rifi utarono. Avevano
rag ione . Chi ero io per loro? Solo un
prete che doveva ancora imparare
tutto e che capiva ben poco ciel loro
mondo. Po i c'era que l terribile mi-
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Editrice Ancora, 1994
OTTOBRE 1994 - 39

4.10 Page 40

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stero della droga, quella scelta di
morte che facevano. Mi chiedevo:
questi ragazzi sanno a che cosa
vanno incontro "facendosi", hanno
visto i loro amici "sbattersi" nell ' in-
fe rno dell 'eroina, li hanno visti mo-
rire di Aids, perché continuano?
C'era una ri sposta e mi lasciava
stravolto: hanno più paura della vita
che della morte».
Così don Gianfranco "si mise a
scuola" dei suoi nuovi amici. Senza
da assistente volontario per le carce-
ri , potevo così incontrarli a tu per
tu. Qu ando uscivano eravamo amici
per sempre ».
Prete della strada
Con i tornei di calcio per tutto il
quartiere caddero le ultime diffiden-
ze, don Gianfranco fu per tutti " il
prete della strada". C 'era nel quar-
Alice Superiore (Torino). Qui don Gianfranco sta iniziando una seconda
comunità in un edificio da ristrutturare.
null a chiedere, so lo cercando di ca-
pire e offrendosi senza difese. Im-
parò il loro lingu aggio, scoprì che
una storia non è mai uguale ali ' al-
tra, che gli appuntamenti con le per-
sone non li diamo noi , ma li dà Dio
e noi siamo dei "servi inutili", che
la pazienza non può mai arrendersi,
perché ciascuno ha i suoi tempi di
scoperta e di crescita.
Non fu facile conquistarli . Lo
aiutò il carcere. « Spesso girando
nei bar vedevo che mancava qualcu-
no , era finito in prigione. Andavo a
trovarlo: spavalderia e orgoglio, dif-
fidenza e rifiuto , lasciavano so lo più
il posto a una grande, di sperata atte-
sa di un amico. Ottenni il patentino
40 - OTTOBRE 1994
tiere, in mezzo ai bastioni delle case
popolari , una chiesa prefabbricata,
chiusa al culto. Poco più che una
baracca di legno.
Divenne il quartier generale. Dal
mattino alla sera era un pellegrinag-
gio di ragazzi , chi voleva si poteva
fermare a pranzo. Accanto al sale-
siano era arrivata una ragazza che si
era messa a di sposizione, a tempo
pieno, e che sapeva fare da mamma
e da sorella.
Padrona di casa la Provvidenza,
attraverso i mille interventi nascosti
e segreti delle persone di " buona vo-
lontà". Intanto la droga continuava a
salire come un fiume in piena, men -
tre I'Aids portava · via tanti giovani
amici: « Quando andavo a trovarli
abbassavo lo sguardo. Non reggevo
il peso immenso della loro sofferen-
za. Soli dinanzi alla loro morte. Cer-
cavano la mia mano e rimanevamo
così stretti in quest'ultimo contatto
fi sico che per loro era una riconcilia-
zione con quel mondo che Ii aveva
rifiutati e cancellati.
« Sono momenti che ti cambiano
la vita. Tu , impotente dinanzi ad
uno sguardo che si affaccia già su l-
!'al di là, loro crocifiss i alla di stru-
zione totale del loro corpo per cui il
peso di un lenzuolo diviene insop-
portabile. Un mistero dinanzi al
quale puoi solo stare in si lenzio e
offrire la tua tenerezza, stare accan-
to, non abbandonarli ».
, Stare accanto, porgendo la mano.
E Io stile di questo prete dal sorriso
buono ed umile e dallo sguardo
profondo che va diritto al cuore.
Sulla bandiera bianca, che sventola
sul piazzale in terra battuta della
giovane comunità (tredici ospiti, un
vitello, una capretta, un cavallo da
corsa azzoppato , due galline, un gal-
lo, due papere e un computer) di
fronte agli avvallamenti delle colline
di un Monferrato che si sta risve-
gliando sotto la neve , ci sono due
alpinisti legati in cordata.
« Quando mi chiedono che meto-
do abbiamo, non so ri spondere. Qui
viviamo come in famiglia, ognuno
ha le sue mansioni , facciamo degli
incontri culturali (ogni settiman a
viene da Torino un vigile a "fare le-
zione" di musica e di arte, di varia
umanità e attualità) cerchiamo di im-
parare a vivere ed a recuperare quei
valori che servono per sperare e ri-
costruire.
« Il vero stile della "cordata" sarà
forse più chiaro fra qualche anno,
quando ci saremo rodati. L' impor-
tante è lasciarsi lavorare dalla vita e
da chi ti sta accanto, senza progettare
troppo a tavolino, ma asco ltandosi e
dandosi una mano, e ricordandosi
che, per chi lo vuole, c un "primo
di cordata" che un giorno è stato
Crocifisso per noi e che è pronto a
farsi crocifiggere in ogni momento
per po11arci sulla cima ».
Mariapia Bonanate
D011 Giw1fra11co Lajolo
Co1111111irà "La Cordara''
Collina S. Giuseppe. 38.
/40 / 2 Ferrere (Asti)

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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PA!RUCCO Rosalina, cooperatrice, t
Tonno 11 10.4.1994 a 63 anni.
Nonostante l'handicap che l'aveva colpita
a soli due anni , il suo vivere è stato un
continuo apostolato a favore di chi ·si rivol-
geva alla sua famiglia e in particolare a lei.
Generosa di buoni consigli e di aiuti, di
IncoraggIamento ai giovani, agli anziani
agli ammalati , la porta della sua casa er~
sempre aperta .a tutti. Il suo tempo libero,
oltre alla preghiera e alla lettura, lo dedica-
va a scrivere alle missioni , per le quali con-
fezionava indumenti da spedire a paesi
lontani. Si dedicava inoltre con entusiasmo
alla vendita di oggetti a favore delle missio-
ni. Attorno a mamma Maddalena di 92
anni, e al !ratei.lo don Tino, si è stretta tutta
la Famiglia Salesiana di Valdocco.
ROSIG suor Rita, figlia di Maria Ausilia-
trice, t Salta (Argentina) il 24.2.1994 a 77
anni.
Partita per l'Argentina prima ancora della
professione religiosa, portò in quella terra
la fedeltà e la tenacia della gente del Friuli.
Per tutta la vita si dedicò al servizio della
cucina e più tardi della poriineria, dando
sempre testimonianza di un:esistenza feli -
ce di Dio .
VELARDO Ernesto, cooperatore, t a S.
Valentino Torio (Salerno) il 18.1.1994.
Marito affettuoso e comprensivo, seppe tra-
smettere la sua bontà ai figli. La sua fede
sempl(ce e g_enuina, nutrita dalla preghiera
quotIdIana gh fece donare con generosità il
suo figlio primogenito alla Chiesa e alla
congregazione salesiana come missionario
in Thailandia . La lettura del Bollettino
Salesiano lo teneva al corrente delle notizie
della Famiglia Salesiana.
TOTH suor Elisabettà, figlia di Maria Ausi-
liatrice, t Jaszberény (Ungheria) 1'1.4.1994
a 94 anni.
Aveva 25 anni quando arrivò a Torino indi-
rizzata dal suo direttore spiritual~ che
am~irava_Don Bosco. Nel 1937, dopo un
periodo dI permanenza a Napoli ritornò in
U~gheria co~ ~l!re tre FMA. A o'lad aprì la
pnma comunita in mezzo a molti disagi. Fu
per molti anni Delegata per le FMA in terra
ungherese nei tempi della clandestinità
capace di mantenere l'unione con il centr~
della congregazione in mezzo a mille diffi-
coltà. A lei si deve la cura delle vocazioni
che ora cominciano a fiorire .
TRUPIANO Antonio, exallievo, t Palermo
il 26.2.1994 a 81 anni.
Animo nobile e generoso , fu esemplare
nella vita cristiana e civile, eroico nel sop-
portare le pene dell'ultima malattia nella
solitudine dell'ospedale. Fu colonnello del-
l'Arma del Carabinieri , sempre fedele al
suo dovere. Lascia un esempio di grande
generosità verso le missioni , di amore a
Don Bosco e a Maria Ausiliatrice.
GROPPI suor Felicina, figlia di Maria Au-
siliatrice, t Roma il 26.3.1994 a 94 anni.
È impossibile non pensarla legata a Roma
e alle exallieve : dal 1942 infatti ha comin-
ciato il suo servizio nell'ispettoria Romana.
Fu segretaria dell'Unior.ie Superiore Mag-
giori d'Italia e poi fondò il Movimento Lau-
reta della Libera Università Maria Assunta.
Aveva un tratto signorile, dolce, garbato e
tuttavia era determinata e fedele al suo
posto, regalando a tutti "il piatto di buona
cera" che tanto raccomandava Don Bosco.
CONCES$A BRANCO, nata Barbero, coo-
peratrice, t Lecce 1'11 .1.1994 a 93 anni.
Di origine torinese , frequentatrice di Val-
docco, profonda conoscitrice della vita di
Don Bosco , sostenitrice generosa delle
opere salesiane, aveva trovato in Don Bo-
sco il suo principale sostegno, che l'ha so-
stenuta nell 'educazione familiare . Come
bisnonna lascia dietro di sé un esempio di
vita cristianamente vissuta. Il suo testa-
mento inizia così : «A te, Dio infinito amore,
Padre, Figlio e Spirito Santo , a te, Vergine
Santissima, madre di Gesù e madre no-
stra, per mezzo di Don Bosco, voglio dire
grazie con tutto il cuore ».
MASSARO sac. Pasquale, salesiano, de-
legato nazionale dei cooperatori, t Roma
il 7.1.1994 a 60 anni.
Era nato a Napoli e conobbe i salesiani
all'oratorio. Fece gli studi teologici a Torino-
Crocetta. Un anno dopo l'ordinazione fu
chiamato alla redazione della rivista Me-
ridiano 12, che allora viveva il periodo di
maggior successo. Vi rimase per 1O anni.
Nel 1971 ritornò a Napoli, dove divenne di-
rettore dell'oratorio al Don Bosco , poi di-
rettore a Bari e Vietri sul Mare. Nel 1977 gli
fu affidata la parrocchia del Sacro Cuore di
Napoli-Vomero. Nel 1981 fu eletto consi -
gliere ispettoriale e divenne delegato dei
cooperatori ed exallievi della Campania. Sei
anni dopo fu direttore-parroco a Potenza.
Nel 1991 venne chiamato dai superiori a
Roma, come delegato nazionale dei coope-
ratori e dell'associazione Turismo Giovanile
Salesiano (TGS) . Don Pasquale era sacer-
d?te , u~ buon prete, un buon religioso. Tale
sI sentiva dentro e tale appariva. Profon-
damente sereno, era un uomo di comunio-
ne e di dialogo. Lavorò con ottimismo, ca-
pace sempre di sorridere e di sdramma-
tizzare. Anche nella sua ultima malattia fu
straordinaria la sua disponibilità a fare la
volontà di Dio. Si dice che l'albero si ap-
prezza dai frutti : il suo albero, forse troncato
troppo in fretta, ha lasciaio in quanti l'hanno
conosciuto una preziosa testimonianza.
r,
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9- 1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la fom,azione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
mi ssionari e per l'educazione
cris ti ana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« .. . annullo ogni mia
precedente di sposizione
testamentaria. Nomino mio
erede un iversale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall ' Ente, e particolam1ente per
l'esercizio del culto, per la
fom1azione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(fìrma per disteso)
"~
OTTOBRE 1994 - 41

5.2 Page 42

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Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in memoria e suffragio dei
nos tri defumi , a cura di N.N. L.
1.000.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura cli N.N. L. 1.000.000
Don Bosco, a cura della Famiglia
Giordana. L. 600.000
Maria Ausiliatrice, S. Giuseppe,
Santi Salesiani, in ringraziamento
e suffrag io dei miei defu nti , a cura
cli N.N. L. 500.000
S. Giovanni Bosco, in memoria
cl i Don Josè M . Bertola , a cura
della nipote Laura. L. 500.000
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per protezione
de ll a fam ig lia , a cura di nonna
Francesca. L. 500.000
Maria Ausiliatrice, a cura della
Sig.ra Bertero. L. 500.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione, a cura cli Vogliano
Ca rl o e Gia no tt o Ce les te. L.
500.000
S. Domenico Savio, in ringraz ia-
mento per grazia ri cev uta, a cura
cli N.N. L. 500.000
Dori Bosco , a cura cli Silvano
Davié. L. 500.000
S. Domenico Savio, in memoria
cli Don Carl o Vinciguerra, a cura
delle sorelle Teresa e Giovanna V.
L. 500.000
Maria Ausiliatrice e S. Dome-
nico Savio, pregate per noi, a cura
cli Scortegagna Bruno. L. 300.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
pe r ai uto e protez ione, a cura cli
Castagno Morella. L. 300.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione dei bimbi Paolo e
Ceci lia, a cura cli Rosso Padovan.
L. 300.000
Maria Ausiliatrice , a c ura cli
Ginclro. L. 300.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a c ura cli so re ll a lsoa rcli . L.
300.000
SS . Cuori cli Gesìi e Maria e
Santi Salesiani, invocando grazie
pe r mi o nipote Carlo, a cura cli
Jolancla Di Fulio. L. 300.000
Beato Don Rua, in suffragio de i
mi e i defunti , a c ura cl i Nogara
Sandra. L. 300.000
Don Bosco e Domenico Savio, in
memoria cli R.C. e per protezione
della famig li a, a c ura di
M.M.G.C. L. 207.200
Cuore Immacolato e Addolora-
to di Maria, ti consacro Luigi e la
sua fa mi gli a, a cura d i N.N. L.
200.000
S. Giovanni Bosco e Santi Sa-
lesiani, per ringraz iamento e pro-
tezione del la famig lia, a cura cli
una mamma. L. 200.000
BORSE DI STUDIO
per giovani missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
S. Cruz de la Sierra (Bolivia). Scuola materna fondata
da mons. Tito Solari e don Vicente Brunelli.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per ai uto e pro-
tezione, a cura cli M.R. - Al. L.
200.000
S. Cuore di Gesìi, Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, in memoria
di Piero e Giacomo Pittarello, a
cura della fami glia. L. 200.000
Don Bosco, a cura cli Sorge Ivana
Rita. L. 200.000
Maria Aus iliatrice , a c ura cli
Giavari ni Mari a. L. 200.000
In suffragio cli Gina Girola, a cura
cli Girola M. Luisa. L. 200.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in vocando protezione e aiuto per
la famiglia , a c ura cli Tire ndi
Nunziata Maria - Maletto . L.
200 .000
Beato F. Rinalcli , ringraziando e
invoca nd o protezione, a cura di
Magnoni G. L. 200.000
Maria Ausiliatrice, in suffragio
delle anime ciel purgatorio, a cura
cli N.N. L. 150.000
S. Giovanni Bosco, a c ura cli
Nicitra Adele. L. 150.000
Don Bosco, a cura cli Pellegrino
Maria v. Garis. L. 140.000
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffrag io cli Dina Ca-
selli , a cura cli Mazzoni Prof. Mi-
chele.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio di Ermenegilda, a cu-
ra del fratello Vittorio e nipoti.
Don Bosco, a cura cli Argi lli Ri c-
ca rdo.
Alberto Marvelli, a cura cli L.A .
Maria Ausiliatrice, in memori a
del salesiano Don Gabriele Zucco-
ni, a cura cli Damagio Avv. Saverio.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Papa Giovanni , in memori a dei
miei genil ori, a cura cli N.N.
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
si:rni , in memoria cli suor Marile-
na Serra, a cura Exallieve lslituto
Angelo Custode - AL.
In suffragio cli Arecchi Carmelo, a
cura cl i,A recchi Prof. Carmela.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, per protezione dei figli
Roberto e Daniele, a cura cli Frati
Marco.
S. Domenico Savio, in suffragio
dei miei cari , a cura di Gaeta Eli-
sabe na .
S. Giovanni Bosco, in suffragio
di Gaeta Manfredo, a cura della
figlia Ann a
Maria Ausiliatrice, a cura cli Ba-
rone Giovann a.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, ringraziando e invocando
protezione, a cura cli Bellone Mar-
gherit a.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffragio dei miei de-
funti , a cura cli Pessina Teresa.
Maria Austliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in vocando salu-
te e sereniÌìt nella fa miglia, a cura
cl i Piano Maria.
In suffragio della sorella Alescio
Concetta, a cura cli A. Emanuela.
Maria Ausiliatrice, a cura cli Gio-
vann ini Maria Bettani .
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinaldi , in memoria dei miei
defunti e per grazia ricev ut a, a cu-
ra cli Bonacossa Giuseppe.
Don Bosco, a cura cli Montaldo
Pietro.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
per grazia ricevuta, a cura cli Ri z-
zotello Graziella.
In memoria cli Ronconi France-
sca-Alfredo e Aurora, a cura di
Ronconi Daniela.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura cli Gerl oni Annamaria.
Maria Ausiliatrice, in memoria
cli Fasani Pierina, a cura di Betti-
nelli Giuseppe.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, proteggete Pie-
ro Domenico e Paolo Maria, a cu-
ra cli papà e mamm a.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per la protezione delle nost re fa-
miglie, a cura cli Brevi Mario.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura cli Maggiora Berruti Em ma.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio cli mamma, pap1t e
mari to, a cura cli N.N .
SS. Cuori di GesÌI e Maria, in
suffrag io de i clefunli Fabiani, a
cura di Fabiani Alba.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per grazia ricev u1 a, a cura di Rina
Lu sso .
Maria Ausiliatrice, a cura di So-
glia Gemma.
Maria Ausiliatrice, a cura cli Va-
lentini Maria.
S. Giovanni Bosco, in suffragio
di Guido Petronei, a cura della co-
gnata Adriana Dal Pane.
SS. Giovanni Bosco e Domenico
Savio, per grazia ri cevut a, a cura
di Civati Luigia.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, in ringraziamento, a cura di
Gaglione Rosa.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, invocando protezione per
la fam iglia.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani , per fare una buona morte, a
cura di N.N.
Don Bosco, a cura cli Dova Carl a.
Maria Ausiliatrice, a protezione
cli Carmela, a cura cli Cam urati
Carlo e Carmela.
Don Bosco, in suffrag io dei miei
clefunri, a cura cli N.N.
Sacra famiglia di Nazareth, ti affi-
do la nostra famig li a, a cura di
N.N.
In memoria cli Lanclucci Marcello,
a cura cli N.N.
42 - OTTOBRE 1994

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Nome: Don Gianni Filippin
Nato a: Vallà, Riese Pio X (Tre-
viso), 45 anni fa
Attività: nuovo incaricato nazio-
nale dei Cooperatori salesiani
Altre notizie utili: negli ultimi sei
anni è stato superiore della i-
spettoria Veneta-Est
Per sei anni ispettore a Venez ia :
quali le impressioni p hì vive?
La Veneta-est è certamente un ' i-
spettori a vivace, e capace d i pen-
sare cose nuove per ri attuali zzare
il cari sma di Don Bosco. Oltre alle
atti vità ordinarie, penso ai 20 anni
delle mi ss ioni in Bolivia, ai IO
anni de ll a nostra presenza in Ma-
dagascar. E più recentemente la
nuova presenza in Russ ia. . .
C'è qualcosa che ti porti nel
cuore?
I ricord i più intensi sono legati
prim a di tutto al movi mento gio-
vanile salesiano: i giovani amano
il nostro spirito e hanno dato vita a
tante ini ziative, detem1inando an-
che una bella tenuta a livell o voca-
zionale. E poi c'è questa presenza
in Ru ss ia, che però lascia ancora il
fiato lungo per le difficoltà che c i
sono nel contesto economico e so-
ciale di quel Paese. L'enigma è
propri o quel mondo, bl occato an-
cora dal la burocrazia e dall a stata-
lizzazione che fa nno da fre no.
Un'opera che a livello di struttura
può contare su tutte le premesse
per partire e consolidarsi, ma che è
legata al futu ro dell a Russ ia. Non
si sa nemmeno quale possa essere
il futu ro dei nostri interlocutori ,
che sono gli attuali dirigenti.
Cooperatori: centinaia di laici
legatissim i a Don B osco . Con che
spirito entri in questa nuova re-
sponsabilità?
Quando il Rettor Maggiore me
l' ha proposto, ho accettato vo len-
tieri, anche se ci si sente sempre
inadeguati. Penso che il carisma
di Don Bosco oggi si giochi su
questo vasto mov imento laicale.
Giovan i cooperatori : una pre-
sen za nuova e dinamica della Fa-
mig lia Sa lesiana .
Sì, hanno voglia di aderire al-
i 'assoc iazione non come terziari
che v ivono all 'ombra dei sales iani
e che raccol gono so ltanto le bri -
ciole dell a nostra spiritu alità, ma
des iderano entrarci a pieno tito lo
come veri corresponsabi li del ca-
ri sma e della mi ssione sa les iana.
Non per niente sono att ivamente
impegnati nell'animazione dei grup-
pi , nel volontari ato, nel mov imen-
to giovanile. Dobbiamo im parare
a offrire loro uno spazio adeguato
per vivere tutto questo.
Cosa significa essere Coopera-
tori salesiani?
L'aver fatto una scelta vocaz io-
nale a favore del nostro cari sma e
dell a nostra mi ssione e non so l-
tanto essere nostri co ll aboratori. Il
Rettor Maggiore lo ha detto re-
centemente parlando del laicato: i
cooperatori devono sentire la con-
segna d i avere la mi ss ione di vive-
re e trasmettere il carisma d i Don
Bosco, vivendo in pri ma persona
il senso di appartenenza e di cor-
responsab ilità.
Con quali strumenti qualifiche-
rai il movimento in !tctlia ?
Pri vilegiando la fo nnazione, per-
ché cresca la cosc ienza dell'iden-
tLtà cristiana e sales iana del Coope-
ratore. Cercando di rendere attivi i
centri loca li e ri vitali zzando le
strutture ispettoriali e naz ionali.
il
J~ aJ/leoslk,/attninoo
Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE :
UMBERTO DE VANNA
Red azion e: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Motto
Collaboratori : Teresio Bosco - Ernesto Gattoni•
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duthayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani -
Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerri no Pera - Pi etro
Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione : EDIBIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Registrazion e: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* il primo di ogni mese
(unidici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazion e: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiani inviati non
vengono restituiti .
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Gianni Filippin) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 1o milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Cenlro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tam il e telugù) - Irlanda -
s;i~n?;~t~~fa--1~~~;i~o'.et1i;~;ud -
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo -
Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è un dono-om aggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/656.12.1
Fax 06/656.12.556
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
OTTOBRE 1994 - 43

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
AVVISO PER IL PORTALETTERE
Il caso di mancato recapito, restituire a :
UFFICIO di TORINO AD
Il mittente si impegna a corrispondere la prevista tariffa.
éQ)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
d o/assùi de/la..sptUTU11..4'fti
Francesco di Sales
Introduzione alla vita devota
I Compagni di vita, pag. 464, rii. , L. 29. 000
Un progetto di vita cristiana per
l'uomo di tutti i giorni , che vive tra
lavoro e famiglia, nei centri urbani
o in campagna.
La distinzione tra sacro e profano,
secondo Francesco di Sales,
non è fonte di alcun conflitto:
gli affari temporali e gli affari dell 'anima
riguardano l'unità della persona,
la sua convinzione di essere che
vive nel tempo di una prospettiva
di eternità. Servono una certa finezza
di spirito, un certo allenamento e
una positiva visione della vita, alla
luce della fede , per crearé il quadro
di riferimento , necesario a dare
un senso profondo e definitivo alla
propria presenza nel mondo.
/
FRANCESCO DI SALES
INTRODUZIONE
ALLA VITA
DEVOTA
Introduzione di
Jozef Strus
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