Bollettino_Salesiano_198412


Bollettino_Salesiano_198412



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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rlvlata della Famlglla Salellana
Fondata da Mn Giovanni Boaco nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di
San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 11 11 - Casella post. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31.341.
Conto corr. po9l n. 46.20.02 Intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gioannl - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboratorl: Nino Barraco - Elia Ferrante -
Domenica Grasslano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzi - Francesca Tlzlanl - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Olflu■lone: Arnaldo Montecchio
Fotocompo■ lzlone e Impaginazione:
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Regtatrazlone: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* li primo di ogni meae (undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
1115 del meae per ICooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s"Impegna a pubblicarle secondo Il loro inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà me■e. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori (Panfilo, Rinaldinl) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O mlllo-
ni di copie) in: Antllle (a Santo Domingo) - Ar-
genUna - Australia - Austria - Belgio (in fiam-
mingo) - Bollvla - Braille - Canada - Centro
es America {a San Salvador) - CIie - ClneH (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Flllpptne
Francia - Gennanla - Giappone Gran Breta-
gna - India {in inglese, malayalam, tamil e te-
lugu) - Irlanda - ltalla - Jugo1lavta {ln croato e
ln sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito
a Roma) - Malta - Mn1tco - Olanda - Paraguay
- Peri, Polonia Portogallo - Spagna - StaU
Uniti Sudafrica Thailandia Uruguay - Ve-
nezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il BS à dono-omaggio di Don Boeco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
4 BREVISSIME
11 VITA ECCLESIALE
14
18 VITA SALESIANA
18 STORIA SALESIANA
29
33 PROTAGONISTI
RUBRICHE
2 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 19/U
1 SETTEMBRE 1984
ANNO 108 NUMERO 12
La scuola cattollca è un problema. Fra i temi
emergentì di quest'ultimo quinquennio, la scuola
cattolica sale alla ribalta per una rinnovata presa
di coscienza della comunità ecclesiale nei suoi
confronti. Ne parliamo, in questo articolo, con
monsignor Ambrosiano.
Fin da bambini con Il sudore della fronte. Per mol-
ti, troppi!, bambini le condizioni di vita sono insop-
portabili. Ecco uno spaccato di vita che impegna
soprattutto educatori e politici.
Sul colle splende un clelo color speranza. Il 1°
maggio 1984 è stato inaugurato il Tempio dedi-
cato a Don Bosco sul Colle della sua infanzia. Sia-
mo andati a visitarlo...
La lettera, tante lettere. Il centenario della « Lettera
da Roma,. ripropone alla nostra attenzione il ricco
patrimonio storico e spirituale dell'apostolato di S.
Giovanni Bosco.
Il beato Albert e Don Bosco. Il prossimo 30 set-
tembre Giovanni Paolo Il proclamerà beato Fede-
rico Albert un pio sacerdote contemporaneo e
amico di Don Bosco. Eccone un profilo.
Servire con amore. È la storia del signor Giuseppe
Monti, un salesiano coadiutore, missionario in
Oriente, che ha dato tutto per servire il prossimo.
Scriveteci, 3 - La lettera di Nino Barraco, 7 Qual-
che tempo fa..., 9 - Note spirituali, 10 - Libri & Ri-
viste, 36 - I nostri santi, 37 - I nostri morti, 38 - So-
lidarietà, 39.

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~-
L'insegnamento della Rttflglone
Ho letto con Interesse gli 3rtìcoli sul-
l'insegnamento della Religione nel Bol-
lettino Salesiano n. 8.
Sono ex alunna del Sacré Coeur, sono
laureata all'Università Cattolica Insegno
lettere da ventidue anni, prima alle su-
periori e dal 1980 ho avuto la cattedra
alla scuola media.
Quest'auto presentazione era neces-
saria, perché quanto sto per dire potrà
sembrare troppo In linea con l'ortodos-
sia.
Nelle scuole dove ho insegnato e in
quelle frequentate dai miei figli (nel bre-
ve arco del triennio di scuola media,
dato che sia le elementari sia le superiori
le hanno fatte in scuole private) l'Inse-
gnamento della Religione è sempre stato
un problema, non certo per mancanza di
iscritti.
Non dimentichiamo che la possibilità
di esonerarsi c'è sempre stata. Il proble-
ma è che alle lezioni, pur facoltative, di
Religione ci vanno in troppi. Proprio
così. Ho visto esonerarsi gli Ebrei, i Te-
stimoni di Geova e qualche PCI convin-
to. Tutti gli altri, demotivati, disinteressati
Perché non fanno santa Mamma Margherita?
Lettrice di Napoli ed altri.
Risponde don Luigi Flora, Postulatore salesiano per la Cause dei Santi.
Non sono voci isolate e poco autorevo/1 quelle che hanno avanzato /a pro-
posta che la Congr~azlone salesiana, come ha promosso /a causa di Beatifica-
zione e Canonizzazione di Don Bosco, prenda l'iniziativa della Causa di sua
mamma, Mamma Margherita. Ci sono lettere, oltre che di laici, di cardinal/ e ve-
scovi, che hanno scritto personalmente a tal fine al Retto, Maggiore. Leggendo
la biografia di Don Bosco e ammirandone /a santità viene SPOntaneo pensare che
se Dio g/1 ha dato una •Maestra» in Cielo, la Madonna. lo ha affidato anche ad
una mamma terrena che é stata /a prima e autentica maestra della sua santità.
Senza la presenza e /'azione cristianamente educatrice di Mamma Marghe-
rita Don Bosco sarebbe diventato santo e Padre dei giovani?
E allora percM non promuovere la Causa di beatificazione di questa Mam-
ma, che sarebbe una testimonianza incoraggiante per tante mamme che oggi vi-
vono come disorientate di fronte alla realtà della famiglia e dei figli? La umiltà
stessa della sua figura sarebbe un aiuto ed una spinta alla imitazione. Don Le-
moyne, biografo di Mamma Margherita per invito e sollecitudine di Don Bosco
stesso, l'ha riassunta cosJ: .una vita semplice, costante nella pratica del bene,
vigilante nell'educazione del figli, rassegnata e prudente nelle angustie della vita,
risoluta In tutto ciò che il dovere le Imponeva. Non ricca ma con un cuore da re-
gina, non istruita in scienze profane, ma educata nel santo timor di Dio. priva ben
presto di chi doveva essere il suo sostegno, ma sicura coll'ener9ia della sua vo-
lontà appoggiata all'aiuto celeste, seppe condurre a termine felicemente la mis-
sione che Dio le aveva affidata•·
Le difficoltà per una Causa di Beatificazione sorgono dalla esigenza e dalla
giusta severità della prova che la Chiesa richiede quando si tratta di fare una di-
chiarazione solenne di santità. Opgl purtroppo si conoscono la vita e la virtù di
Mamma Margherita quasi esclusivamente attraverso la biografia che ne scrisse
don Lemoyne e che egli presentò come omaggio graditissimo a Don Bosco per il
suo onomastico nel 1886, festa di san Giovanni. SI sa che don Lemoyne, non
avendo conosciuto Mamma Margherita, attinse le sue notizie dalle labbra stessa
di Don Bosco, dalle pagine del Bollettino Salesiano sul quale don Bonettl, nar-
rava la storia dei primi cinque lustri de/l'Oratorio di Valdocco, da informazioni dei
primi giovani che conobbero ancora la mamma di Don Bosco.
A parte la testimonianza di Don Bosco; non facilmente distfngulb/19 dalle al·
tre del resto e tenuto conto della veracità del suo racconto proprio perché le sue
erano parole di un santo; come garantire il quadro completo e preciso delle virtù
di Mamma Margherita con la assoluta certezza che vuole la Chiesa?
Nei processi si esigono testimonianze giurate, quando si tratta di documenti
questi debbono essere criticamente vagliati; come può costituire fondamento per
una Causa una sola biografia, con l'autorità diretta di una sola persona, anche se
questa ha attinto da fonti che potranno dare affidamento ed ha scritto III perfetta
buona fede e con coscienziosa serietà?
In definitiva non é in questione la santità di Mamma Margherita, ma la pos-
slbllltà di provarla al vaglio di quelle inconfutabili prove che la Chiesa ha-il diritto
di avere prima di giungere all'atto ufficia/e della Beatificazione. Non é torse que-
sta la realtà di tanti altri cristiani, che hanno praticato certamente l'eroismo dalla
virtù, ma di cui la storia non può dare certezza di prove? Non può essere nel se-
greto provvidenziale di Dio che ci siano di questi santi canonizzati in cielo e su
cui la Chiesa non ha fondamento per e5Prlmere un giudizio nella sua storia ter-
rena? Vorremmo fare un'altra considerazione conclusiva.
La Beatificazione e la Canonizzazione é certo Il più alto riconoscimento che
possa essere riservato ad una creatura. Per un uomo come Don Bosco; fonda•
tore di una Congregazione, il titolo di santo può essere la consacrazione del suo
carisma per la missione che Dio ha riservato a Lui e alla sua Famiglia nella storia
della Chiesa. Ma la mamma di Don Bosco, nella semplicità umile ed eroica della
sua vita quotidiana, non sarà un richiamo più attraente e più efficaca, più vicino e
più imitabile, se sarà chiamata proprio solo e sempre come semphce Mamma
Margherltà•? •Beata Mamma Margherita. non la allontanerebbe da/111 prospet-
tiva di tante mamme e non ne renderebbe meno vera e meno animatrice la
figura?
Il figlio di Mamma Margherita cl è vicino quando lo chiamiamo Don Bo-
sco•: la mamma di Don Bosco cl é più vicina quando la chiamiamo, cosi come
essa si sentiva, «Mamma Margherita.. Questo è il vero titolo della sua grandezza
e anche della sua santità.
con alle spalle famiglie che ridicolizzano
la Religione, ci vanno tutti.
Cosl quei pochi che vorrebbero segui-
re, non possono. Nell'ora di Religione di
solito regna li caos. Dopo aver molto ri-
flettuto e molto pregato, lo ho esonerato
mio figlio, il più piccolo, dalle lezioni di
Religione, organizzandogli poi delle le-
zioni private.
(La lettera prosegue ponendo nume-
rosi interrogativi sul reclutamento e la
preparazione degli Insegnanti di reli-
gione...).
Maria Angela Cattaneo
20125 Milano
Gentile Signora,
vorrà scusarci se non ho pubblicato
l'intera sua lunga lettera: é soltanto una
esigenza di SPBZio. Pur non entrando in
merito alla sua scelta educativa par altro
ben ponderata condivido con lei l'esi-
genza di una rinnovata e seria prepara-
zione degli insegnanti di religione evi-
tando tuttavia le taci/I generallzzazioni. Il
problema esiste anche a livello di cate-
chisti parrocchia/I ed é proprio con rife-
rimento a questi che l'Ufficio Catechisti-
co della CE/ ha previsto una serie di ini-
ziative. In ogni caso non credo che il
problema possa risolversi con isolate fu-
ghe in avanti: esso va portato con pa-
zienza ed intelligenza a/l'interno della
Comunità ecclesiale, luogo non soltanto
di maturazione alla fede ma anche di ve•
rifica e progettazione.
Tre I/re l'anno
Mi riferisco alla rubrica .Qualche tem-
po fa..... del mese di febbraio 1984. Ti-
tolo del fatto: Tre lire l'anno• .
Credo dì dedurre che il costo di •tre
lire.. si riferisca ad un abbonamento an-
nuo di non so quante copie. Ciò premes-
so da una tabella riportata su un gior-
nale economico risulta che una lira del
1900 corrisponde a L. 2.912,34 di oggi.
Ecco quindi la risposta al quesito da voi
posto: le tre lire di allora corrispondono
a circa L. 9.000 di oggi. La tabella riporta
ovviamente dati medi che potrebbero di•
scostarsi per singole voci quale, nel
caso specifico, la carta stampata. Credo
comunque che il dato sia valido per dare
una risposta orientativa al vostro quesi-
to. Lascio a voi le considerazioni del
caso: da parte mia provvedo ad un ver-
samento in c/c postale quale doveroso
contributo alla vostra magnifica opera
che ml procura sempre qualche ora di
lettura interessante, piacevole e sempre
edificante.
Giovanni Poma
Via Darlo Papa. 14 - Milano
Ringrazio il signor Giovanni della pre-
ziosa puntua/lzzazione: segno di una let-
tura attenta ed Intelligente del Bollettlno.
Ancora di più lo ringraziamo per l'aiuto
Inviatoci. I costi di gestione del BS infatti
si fanno sempre più sostenuti ed anche
se esso viene Inviato f}ratultamente a
chiunque ne faccia richiesta tuttavia sa-
rebbe irrealizzabile senza l'aiuto di tanti
amici.
IMPORTANTI:: Non sl prendono In con1l-
dera.zlono le lettere non flnnate e eenza In-
dirizzo completo dlll mittente. A richiesta
la firma può e3sere non pubblicata. SI rac--
comanda la brevità dtllle lettent.
3 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984

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.oscar Don Bosco• 1984 l'Oscar, come gli artisti, e
CASA GENERALIZIA
È morto don Vanaeveren
Il 19 luglio scorso è dece-
duto Improvvisamente don
Ruggero Vanseveren, con-
sigliere generale regionale
per l'Europa Centrale e l'Afri-
ca.
Don Vanseveren era un
Nel cinquantenario della
Canonizzazione di Don Bo-
sco è stato celebrato nell'Isti-
tuto salesiano Sacro Cuore
di via Marsala l'annuale
«Oscar Don Bosco.., che è
alla sua XVIII edizione.
Nel solco della pedagogia
salesiana, che riporta nella
scuola l'insegnamento del
Maestro Divino, «l'Oscar
Don Bosco,. premia ogni
anno, alla fine dell'anno sco-
lastico la bontà e lo studio
dei giovanissimi studenti; se-
lezionati con un concorso,
che impegna i concorrenti
sono premiati con coppe,
medaglie, libri giocattoli, dol-
ci, che moltissime Società
Editrici, Banche e Ditte d'Ita-
lia offrono generosamente
agli Oscar dell'anno
Quest'anno la gioiosa ce-
rimonia si è svolta nell'Isti-
tuto suddetto, in via Marsala,
42, dove il Delegato generale
dei Cooperatori don Mario
Cogliandro e il delegato
lspettoriale don Luciano
Panfilo hanno consegnato ai
216 vincitori dell'Oscar Don
Bosco 1984 gli Oscar e i
premi.
belga essendo nato a Schni-
della Scuola Elementare e (Nella foto: un momento
ferskapelle il sette ottobre
Media, i vincitori ricevono della premiazione).
1926. Più volte direttore,
dopo essere stato anche
ispettore del Belgio Nord nel
capitolo generale del 1977
venne eletto consigliere ge- gero lascia un ricordo di su-
nerale con l'incarico di se- periore sempre disponibile
guire come regionale le all'ascolto e all'aiuto, discre-
ispettorie salesiane dell'Eu- to e sorridente.
ropa centrale e quelle dell'A- «Tutto ciò che è bello - è
frica con essa collegate. stato detto da una volontaria
Riconfermato dal venti- della Fiandra - e che è un
duesimo capitolo generale la segno di Dio gli stava tanto a
scorsa primavera don Rug- cuore».
ITALIA
Il ricordo di don Valentlnl
Per iniziativa di parenti ed
amici è stato realizzato un
quadro che vuole ricordare
don Michele Valentini nel
quarto anniversario della sua
morte. Il quadro mette bene
In evidenza alcuni aspetti
della personalità di don Mi-
chele: l'attaccamento a Don
Bosco, la sua devozione alla
Madonna, il suo impegno per
ragazzi e giovani. Per que-
st'ultimi si batté - spesso in
mezzo a notevoli difficoltà -
perché i Salesiani creassero
un Ente giuridico in grado di
esprimere a livello di servizi
territoriali il loro impegno
educativo tra i giovani. Nac-
quero cosl Il CNOS, il Ciofs,
le PGS, I CGS, i TGS tanto
per ricordare alcune delle si-
gle che corrispondono ad al-
trettanti enti attivamente ope-
ranti nei settori della forma-
zione professionale, dello
sport educativo-giovanile,
dell'associazionismo cultu-
rale e del turismo.
«GII si deve riconoscere a
merito - ebbe a dire don
Luigi Flora commemoran-
dolo nel 1980 - il senso sa-
cerdotale che ha sempre
portato in un lavoro che,
qualche volta avrebbe potuto
distrarlo in altra direzione;
l'insistenza nell'affermare
che i principi morali e religio-
si sono fondamento dell'e-
ducazione dei giovani anche
quando se ne apprezza e fa-
vorisce, in una sintesi uma-
no-cristiana, la formazione
professionale e il tempo li-
bero; l'aver guardato, come
a modello, al comportamento
di Don Bosco, perché lo sen-
tiva come maestro sempre
vivo nella individuazione e
nella soluzione dei problemi
dei giovani».
Se nonostante tutto
slamo ottimisti...•
È il recital musicale pre-
parato dai Giovani Coopera-
tori e dal Gruppo Comunità
di Napoli-Vomero, Parroc-
chia S. Cuore. Con taglio
giovanile e profondità di ri-
flessione, hanno presentato
con canti e brani letterari la
panoramica di alcuni mali
dell'umanità di oggi (droga,
fame, guerra; inquinamento,
violenza. razzismo) conclu-
dendo con un invito all'im-
pegno personale per costrui-
re un mondo nuovo alla luce
di Cristo Risorto.
4 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984

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Il cinquantenario
della canonizzazione di Don Ebbene, flore all'occhiello
all'«lnflorala• di Genzano Bosco e al tempo stesso la di tale sezione è proprio un
La tradizionale infiorata di
Genzano - omaggio di fede
e di arte all'Eucarestia -
quest'anno ha avuto anche
un «tocco» salesiano per ini-
ziativa dell'Unione locale de-
gli Exallievi. Con la consu-
lenza artistica del pittore
Alamberto Pucci è stato in-
fatti realìzzato un quadro per
celebrare il cinquantenario
beatificazione di monsignor
Versiglia già primo direttore
della Casa salesiana di Gen-
zano. Sul quadro - che in
molti hanno avuto modo di
vedere alla Rai-Tv - i giudizi
sono unanimi: il migliore di
tutta l'infiorata... almeno così
dicono gli amici exalllevi del-
la cittadina dei Castelli ro-
mani.
salesiano coadiutore che pur
non trascurando i suoi im-
pegni di insegnante al Cen-
tro di formazione professio-
nale incomincia a mietere
successi nella specialità che
predilige: la marcia. Gurini
Annibale - si chiama così il
simpatico salesiano - ha
raggiunto ottimi piazzamenti
nella Torino-St. Vincent e fa
invidia a molte società spor-
tive piemontesi che lo ap-
prezzano non soltanto per le
sue possibilità atletiche ma
anche per la sua capacità di
far amicizia con tutti.
Alla PGS podistica REBA,
owiament& fanno tutti il tifo
per lui, orgogliosi - dicono
- per avere vicino un tale
esempio.
(Nella foto: Annibale Gu-
rini in marcia).
Corso di educaz.lone una parte teorica ed in una
NICARAGUA
al mass-group media parte pratica. Fra i temi af-
Organizzato dal CGS Emi-
lia-Romagna si è svolto a Bo-
logna presso l'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice e
di via Jacopo della Quercia
un corso di educazione ai
mass-group media. L'inizia-
tiva che dal 23 al 27 agosto
frontati: l'attuale situazione
socio-politico-religiosa con
riferimento ai settori dell'as-
sociazionismo culturale; la
struttura e le condizioni del-
l'atto catechistico; il linguag-
gio dell'immagine; gli audio-
visivi.
EspÙlsl tre salesiani
Quando andiamo in stam-
pa apprendiamo che è in atto
una formale richiesta del Mi-
nistero degli Esteri italiano
perché i due sacerdoti italia-
ni espulsi assieme ad altri
otto, vengano riammessi in
1984 ha visto un nutrito
quel Paese. Come ha dato
gruppo di partecipanti ha
avuto tra i suoi docenti e re-
Un marciatore In gamba
ampia informazione la stam-
pa il 9 luglio scorso dieci sa-
latori il vescovo di Forlì mon- Nei centri giovanili salesia- cerdoti stranieri impegnati in
signor Francesco Bertozzi, il ni d'Italia pur praticandosi Nicaragua sono stati espulsi;
direttore della rivista DIA- molto sport c'è poco spazio fra essi tre salesiani di cui
GROUP Bartolini Bartolino, per la «regina• atletica. Non uno Italiano: don Mario Fian-
Ivo Colozzi, Granelli Giovan- cosl al Rebaudengo di To- dri. Nella speranza che tale
ni e Ridella Franca dei CGS. rino dove esiste una sezione provvedimento sia stato re-
Il corso si è articolato in «podistica» molto attiva. vocato siamo nelle condizio-
ni di poter dire che don Ma-
rio Fiandri non ha nemmeno
partecipato alla manifesta-
zione considerata offensiva
nei confronti del Governo
Sandinista. Possiamo ancora
dire che il bravo sacerdote
salesiano finora aveva diret-
to un Centro giovanile fre-
quentato da migliaia di gio-
vani per corsi professionali
ed attività sportive e svolgen-
do tutta un'intensa attività di
promozione ed evangelizza-
zione.
(Nella foto: don Mario
Fiandri al microfono tra i
suoi giovani in occasione
della Leva di Baseba/11983).
BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1984 5

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Caltanissetta dai Circoli Gio-
vanili Socio Culturali di Sici-
lia. Per realizzare tale inizia-
tiva l'Associazione culturale
salesiana si è avvalsa oltre
che del patrocinio del Co-
mune di S. Cataldo della col-
ITALIA
laborazione della Federazio-
ne Italiana di Malacologia e
Il Centro di documentazione
della Federazione Brasiliana
di Malacologia.
mariana si amplla
La mostra nella quale
È stato pubblicato recen-
temente a cura di Laura Ba-
rello un volume-guida che dà
una immagine razionale e
scientifica del centro di do-
cumentazione storica e po-
polare mariana del Santuario
sono state esposte oltre tre-
dici,1;ila esemplari di conchi-
glie ha voluto essere a detta
del delegato regionale don
Giuseppe Lupo un modo di
fare cultura giovane» in un
settore scientifico.
di Maria Ausiliatrice in Tori-
no. Il Centro - avviato gra-
zie all'impegno di don Ce-
resa ed incoraggiato dal Ret-
tor Maggiore don Egidio Vi-
ganò - raccoglie una Infini-
tà di pezzi molti dei quali an-
cora da inventariare e siste-
mare.
Grazie alla pazienza di
don Pietro Ceresa e di tanti
amici il Centro si sviluppa
sempre di più ed è diventato
meta continua di quanti van-
no al Santuario ed anche di
chi - per motivi di studio -
segue la religiosità popolare
nei suoi aspetti antropologici
e sociologici.
( Nella foto: Statuetta della
Vergine con Bambino in ter-
racotta policroma del XVIII
secolo custodita presso il
Centro).
FRANCIA
Don Albert Chambe
..cavaliere•
Il salesiano don Albert
Chambe ha ricevuto una am-
bita onorificenza. È stato no-
minato «chevalier de l'Ordre
national du Mèrite•. Don Al-
bert è vicario della Casa sa-
lesiana di Chambery nella
Savoia. L'occasione ha dato
la possibilità non soltanto di
premiare i meriti di un anzia-
no e valoroso educatore ma
di affermare, alla presenza di
molte autorità i meriti acqui-
siti da «Le Bogage-., la casa
salesiana di Chambèry che
da quasi trent'anni è a ser-
vizio di ragazzi abbandonati
o comunque bisognosi.
THAILANDIA
Aperta una scuola
professionale
Il 28 maggio 1984 è stato
aperto un centro professio-
nale per i figli e le figlie dei
lebbrosi di Surat Thani. La
ciò, coprire o traslocare ma-
teriale più delicato e deperi-
bile come elettrodi, i disegni,
le ,::operte, la cancelleria...
Poi ci siamo rifugiati in
un'aula del pian terreno.
sentivamo le ondate im-
petuose di vento e acqua au-
mentare furiosamente: l'an-
goscia copriva la stanchezza
e la preghiera era disturbata
dai più cupi presentimenti.
Seguivamo le varie fasi del
furibondo ciclone: dalla vio-
scuola - voluta da monsi-
gnor Pietro Carretto, vesco-
vo salesiano della Diocesi
verrà aperta anche ad altri
ragazzi che ne faranno ri-
chiesta.
(Nelle foto: da sinistra: i/
sig. Chalong Khiengsiri, do-
riale didattico, a sistemare
attrezzature e ambienti e li-
berare il cortile. Uno è giunto
verso sera, dopo aver lavo-
rato a riparare la sua offici-
na, a dirci che tre dei suoi
quattro operai sono deceduti
durante il ciclone.
Questi giovanotti pur pro-
vati dalla stanchezza e dalla
sofferenza non sembrano
tanto tristi e preoccupati:
sono abituati a queste ricor-
renti calamità. Dietro l'appa-
lenza del vento e dai vari fra- rente passività hanno una
MADAGASCAR
stuoni si immaginava il fu- grande esperienza a soppor-
nesto progredire del disa- tare con le difficoltà quotidia-
Una botta tra capo e collo
stro.
ne questi eccezionali sven-
Il ciclone fini verso l'alba e ture. Sono pazienti, quasi
La scorsa primavera - ci noi potemmo uscire per ri- tutti laboriosi e tenaci. Con
informa don Bepi Miele - la scontrare I danni e incomin- questa gente non possiamo
zona di Mahajanga dove sor- ciare la chiusura di varie avvilirci: ci riverberano la
ge la nostra scuola profes- brecce del piano terra. Al- loro costanza e il loro corag-
sionale è stata devastata da cuni giovanotti, nostri allievi, gio. Noi ringraziamo il Signo-
un violento ciclone. I danni sono venuti a domandarci re per lo scampato pericolo e
sono stati ingenti.
qualche attrezzo per riparare per averci risparmiato I gros-
Noi abbiamo avuto metà le loro baracche e per disin- si guai di chi ha perduto
tetto della nostra scuola sco- fettare le ferite riportate du- tutto.
perchiato ed infissi divelti. I rante, la notte. Per tutta la Tutta la popolazione si è
muri dell'ultimo stanzone giornata continuò un via vai rimessa al lavoro, recuperan-
sono pericolanti: un tratto è di gente che chiedeva un po' do le lamiere sparse per ri-
crollato sulla preziosa lava- di riso. In qualche luogo il coprire provvisoriamente le
trice rendendola fuori uso. governo è riuscito ad assi- case, perché le piogge pos-
Anche un pezzo di tetto del- curare riso gratuito per tre sono ritornare. Dappertutto
l'officina e del magazzino è giorni!!!
si fa asciugare la biancheria,
stato asportato e le piante Assieme ai danni alle no- i vestiti, il riso e le diverse
del cortile sono state sradi- stre strutture e ai vari disagi cose recuperabili.
cate o spezzate. Per lunghe (mancanza di acqua, luce,
ore della notte abbiamo fati- pane...) abbiamo però avuto
M ostra
di conchlglle mediterranee
cato contro la furia sferzante il solidale aiuto dei nostri al-
del vento e della pioggia per lievi. Con la loro presenza e
riparare o rinforzare - all'al- la loro collaborazione ci han-
INDIA
Oltre diecimila visitatori tezza dei sei metri - gli an- no dato un confortante se-
hanno potuto ammirare una coraggi del tetto. Ben presto, gno della loro comprensione
Nuovo vescovo salesiano
ricca mostra di conchiglie però, l'aumentata violenza e amicizia. Quasi tutti si sono L'Osservatore Romano del
mediterranee organizzata a del ciclone vanificava ogni alternati a sgombrare le ma- 16-17 luglio 1984 ha dato no-
S. Cataldo in provincia di sforzo. Abbiamo dovuto, per- cerie, a recuperare Il mate- tizia della nomina a vescovo
6 • BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984

1.7 Page 7

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~ - -.,- -- [ ~
•:.ti,!#;t ' IJ;P ~--.. - lesiano» di Quito, la capitale
, dell'Ecuador.
Purtroppo
sono capitato nel momento
in cui tale istituzione chiude
per alcuni mesi all'anno per
TORNO DALL'OSPEDALE
le vacanze degli internisti e
degli studenti. Fortunata-
Carissimo,
mente trovo qualcuno che
non dimenticherò mai le parole che mi disse un am-
alla Procura Salesiana mi dà malato: «Tu non ml puoi capire».
una mano ed utili indicazioni.
Dopo aver incontrato a
Cayambe nel nord del Paese
il noto antropologo p. Juan
Bottasso, ormai celebre per i
suoi studi sulle genti Shuar,
Certo, come si fa a capire, ad essere dentro, ad es-
sere in chi soffre?
Penso a tanta nostra attività consolatoria, da but-
tare tra i rifiuti. È sciocco, soltanto sciocco chi pensas-
se di poter consolare, di sapere tutto, di avere tutte le
raggiungo la località di Pa- risposte a portata di mano, la risposta al dolore!
staza e da qui la «Pista aerea
Chi soffre non si domanda il perché del dolore del
misiona •. Qui ho modo di ve- mondo, ma perché io? perché doveva capitare proprio
dere funzionare un servizio
che rappresenta per i ses-
natore del primo fabbricato; santamila Shuar che vivono
il Governatore della provin- nella provincia di Morona
cia di Nakhon Sithammarat; Santiago ed oltre, un indi-
la signora Apha Khiengsiri, spensabile mezzo di sussi-
donatrice; ultimo a destra il stenza in caso soprattutto di
signor Prasit Lulitanon, pre- bisogno ed emergenza: il
sidente della Fondazione di «Servizio Aereo Missiona-
Phut Hong).
rio•, conosciuto anche sem-
plicemente con la sigla
S.A.M. Sotto i piccoli hangar
della Diocesi di Krishnagar del mini aeroporto salesiano
(India) del direttore della di Pastaza ho casualmente
«Don Bosco technical lnsti- fatto la conoscenza piace-
a me?
Soffrire è mistero.
È grande mistero.
Dinanzi a chi soffre, l'unica cosa pulita, decente,
che possiamo fare è quella di cadere in ginocchio.
Solo Uno può dire: «Non piangere»
E questo Qualcuno, per essere credibile, ha preso
su di tutto il dolore del mondo.
Ha sofferto questo «perché» come mistero, come
enigma, come assurdo.
È entrato in agonia, è caduto in agonia.
Ha gridato come può gridare ogni uomo, nell'oscu-
rità, nel panico di assicurarsi la salvezza, quando il tut-
tute», il salesiano bengalese vole con p. Adriano Barale, to il terremoto del mondo, il naufragio, il caos, il mara-
don Lucas Sirkar. Al neo pre- un salesiano di origine tori- sma è dentro la propria anima: «Abbà, Padre, perché
lato giungano i migliori au- nese da ventinove anni in mi hai abbandonato?».
guri di buon lavoro.
.
ECUADOR
GII angeli custodi
della selva amazzonica
ecuadoriana
Ecuador ed artefice, nel
1974, del S.A.M . Nell'attesa
di prendere un velivolo che
più tardi mi porterà In mez-
z'ora a Macas per incontrare
altri sacerdoti salesiani di
origine trentina, scatta in me
la molla del meccanismo del-
la curiosità, tipico di chi vuol
Sì, a Lui puoi credere.
Egli non ti dice parole.
Tu sai come si è comportato. Ha dato la sua vita per
l'uomo.
Che altro poteva fare un Dio?
È Cristo la prova di Dio Padre, dell'amore di Dio,
della paternità di Dio.
Mistero esorbitante del dolore.
Nel corso di un mio recen- chiedersi il perché di certe
te viaggio - scrive Gianko cose. Più che un amichevole
Nardelli - che mi ha portato colloquio la nostra conver-
a conoscere quello splen- sazione si trasforma rapi-
dido paese sudamericano damente in una specie d'in-
che é l'Ecuador popolato da tervista e ben volentieri p.
Cristo che muore per dimostrare l'amore.
È con Cristo, la prova di Dio sono coloro che soffro-
no e trovano la forza di dire Padre.
C'è un opuscolo della Elle Di Ci, «Qualcuno ti ama
di più» (Torino, Leumann). Raccoglie il dolore, situa-
gente mite, ancora scevro Adriano risponde alle mie zioni di fratelli, di tanti che avrebbero il diritto di ribel-
dall'esser infettato dalle pia- entusiastiche domande.
larsi, di protestare, di gridare con rabbia, con rancore.
ghe sociali della droga e del «Perché è nato questo
E stanno, invece, in croce cantando.
terrorismo in cui vivono in- servizio?. - gli chiedo.
vece la confinante Colombia «Vedi, Gianko, il vicariato
ed il Perù con il quale ha apostolico di Mendez che da
La loro vita, assieme a Cristo, rende testimonianza
autentica, credibile, a Dio Padre.
aperto un contenzioso per il novant'anni è affidato ai Sa-
riconoscimento di territori lesiani, si estende per oltre
amazzonici, ho avuto modo ventitremila Km quadrati, e pidi a venire incontro alle esi- ora sulla funzionalità di tre
di far visita ad alcuni missio- solo da pochi anni sono state genze dei nativi. Attualmente aerei Hello Courrier acqui-
nari salesiani che operano in realizzate vie di collegamen- sono oltre 120 i «Centros stati negli USA grazie al con-
varie zone di questa che è la to con i principali centri, Shuar» dotati di piste in terra tributo di benefattori. Questi
nazione più piccola sui rilievi quando invece una volta i battuta, spazi faticosamente possono trasportare sei per-
della Cordigliera Andina. nostri missionari dovevano rubati alla foresta a colpi di sone compreso il pilota e cir-
Con l'intenzione di appro- raggiungere a piedi attraver- machete e di zappa, e resi ca cinque quintali di materia-
fondire le mie conoscenze so impervi sentieri nella fo- idonei per permettere il de- le. Noi Salesiani abbiamo
etnografiche sulla popolazio- resta impiegando giorni e collo ed atterraggio dei veli- pensato di dar loro il nome
ne degli lndios Shuar che giorni per non dire settimane voli in dotazione al S.A.M. della nostra Santa Madre
popolano copiosamente la per portare i conforti religiosi per una lunghezza di 250 protettrice, battezzandoli
selva dell'Oriente amazzo- nelle comunità indigene di- metri».
" Auxiliadora 1", "Auxilia-
nico ecuadoriano, ho cer- slocate in ogni dove della «Padre Adriano, attual- dora 2" e "Auxiliadora 3" e
cato di visitare il museo che selva. Ora, grazie alla pre- mente come è organizzato il questi apparecchi hanno il
raccoglie tangibili segni e te- senza ed alla funzionalità del S.A.M . e quali sono i mezzi di precipuo scopo di facilitare
stimonianze di questa civ11ta S.A.M., l'operato dei nostri sostentamento su cui può gli spostamenti dei nostri
indigena e che ha sede pres- missionari è più dinamico, contare?».
missionari all'interno della
so I'«Istituto Superiore Sa- capillare e riesce in tempi ra- u Il Servizio può contare selva, trasportando suppel-
7 BOLLETTINO SALESIANO t SETTEMBRE 19/U

1.8 Page 8

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doriano Pepe Arcos le cui certamente più efficienti e questa sua convinzione ecco
consorti a terra provvedono consci del loro lavoro d1 più quanto ci ha raccontato:
ai collegamenti radio, alla di altri in attività presso com- lo possO'portare l'esempio
contabilità della amministra- pagnie aeree commerciali della piccola «Abe Maria»,
zione ed al disbrigo delle della zona. Infatti le statisti- che ho seguito da vicino anni
pratiche di assistenza ae- che dimostrano che sinora fa quando mi trovavo a To-
lettilì e materiale utile alle va-
rie comunità indigene e na-
turalmente provvedendo a
prestare soccorso come
"ambulanza aerea" per co-
loro che devono essere ri-
coverati all'ospedale. Altri tre
apparecchi di proprietà della
rea» .
«In dieci anni di attività
sono mai accaduti incidenti
ai piloti e ai velivoli in dota-
zione al S.A.M.?».
A questo punto, sfoderan-
do timidamente un sorriso
accattivante p. Barale non
nasconde una certa soddi-
sono stati trenta gli apparec- kyo. Mentre cenavamo in un
chi di società aeree locali di- piccolo ristorante di Tokyo, il
strutti o danneggiati nel cor- critico musicale del «Maini-
so di tragici incidenti, mentre chi » Abe Katsuo disse al suo
il S.A.M. può contare ancora amico Fujiwara, il celebre te-
sulla funzionalità dei propri nore: «Aspetto un secondo
mezzi che gli sono stati con- rampollo; se sarà una bam-
segnati sin dall'inizio della bina, la chiamerò Maria». Fu-
attività. Evidentemente dal- jiwara commentò ridendo:
Federazione Shuar hanno
praticamente gli stessi scopi
e stiamo attendendo l'arrivo
di un elicottero " Misereor"
che i fedeli della Chiesa cat-
tolica della Germania Fede-
rale ci hanno regalato con le
loro offerte pro-missioni.
sfazione rispondendo a que-
sto mio quesito. «Grazie a
Dio sinora né gli uomini né
gli aerei in dotazione al
S.A.M. sono rimasti mai vit-
tima di incidenti; qualche lie-
ve emozione talvolta in oc-
casione di operazioni di
l'alto la Provvidenza... sta
dalla nostra parte!».
Ma alla Provvidenza biso-
gna evidentemente dare una
mano. Ecco perché il per-
sonale tecnico del S.A.M. pe-
riodicamente si perfeziona
con corsi appropriati negli
Stati Uniti da dove perven-
gono con costi elevati i pezzi
di ricambio degli aviogetti.
«Avremo una nuova " Abe
Maria"». [In giapponese,
mancando la «V• si rimedia
con la « b a e Ave diventa
Abe].
Nella famiglia Abe nes-
suno era cristiano, e allora i
nomi esotici non erano in
voga. La moglie supplicava:
«Chiamiamola Mary o Mari-
ka, non Maria». Ma il marito
Del S.A.M. usufruiscono per tenne duro, e la nuova arri-
la loro attività missionaria vata si chiamò «Abe Maria».
anche I padri Domenicani, Quando la bimba compl i
Francescani, Cappuccini, sei anni, il critico musicale
Giuseppini e persino i religio- disse alla moglie: « Maria vo-
si protestanti. Tutto questo glio metterla in una scuola
per dimostrare che in terra di cattolica•. «Ma perché non
missione non devono esiste- mandarla alla scuola che già
re barriere o quanto meno frequenta sua sorella Yuki?
devono essere superate con obbiettò subito la moglie. Il
la buona volontà dell'uomo marito spiegò: «Voglio ve-
quelle difficoltà che egli stes- dere che influenza ha l'in-
so talvolta ha frapposto. segnamento religioso nell'e-
Guardando dall'alto e domi- ducazione. Sento spesso
nando l'immenso mare verde magnificare l'educazione
della selva amazzonica pare che danno le scuole cattoli-
proprio che gli uomini del che e voglio provarla». Così
S.A.M. (questi autentici «an- la piccola Abe Maria fu iscrit-
geli custodi» dell'Oriente ta in una scuola diretta dalle
ecuadoriano) vogliano ricor- suore salesiane. La scuola
dare con il loro operato al era abbastanza lontana e bi-
propri simili e fratelli che ciò, sognava andarvi in tram. Per
se solo lo si desidera, può di- i primi mesi la mamma l'ac-
venire realtà e concreta testi- compagnava e l'andava a ri-
monianza di vita missionaria. prendere; poi la piccola si
(Nelle foto: uno dei velivoli
«Auxiliadorasulla pista nel-
la missione di Chiguaza e
l'lnstituto Super/or Salesiano
di Quito).
abituò ad andare da sola, la
cartella sulle spalle e fiera
della sua bella divisa di sco-
lara.
Alla lezione di religione
era attentissima. Quando la
scolaresca cantava la lode
GIAPPONE
«La squilla di sera» il cui ri-
tornello suona in giapponese
Sembra una favola
ma è vera:
parola di un missionario
abe, abe Maria, i maschietti
le strizzavano l'occhio e le
compagne la guardavano
con invidia. Divenne presto
Don Clodoveo Tassinari, la beniamina della classe.
da molti anni missionario in «Abe Maria è molto intel-
Giappone e che nella foto ve- lìgente», affermava la sua
diamo assieme all'abate maestra, e il babbo aggiun-
shintoista di Usa-Giappone ge: «Maria è tanto innocente
in uno dei suoi frequenti in- e franca. Appena tornata da
Possono esserci i mezzi, ma emergenza, ma niente più. contri ecumenici, è un con- scuola racconta tutto quanto
se non ci sono gli uomini a Abbiamo all'attivo 36.000 voli vinto assertore della validi- è capitato e noi rimaniamo
coordinarli e pilotarli, tutto è ed oltre 14.000 ore di volo ed tà... degli asili Infantili.
incantati ad ascoltarla».
vano. Di autentico spirito i piloti e i meccanici impie- L'asilo - egli sostiene -
Il suo forte è il catechismo;
missionario sono animati il gati con uno stipendio non come le scuole e la stampa, parla volentieri di Dio, della
pilota di origine tedesca Fe- certo invidiabile al S.A.M. prima o poi porta certamente Madonna e di tutte le cose
derico Engelman e l'ecua- hanno dimostrato di essere qualche frutto. A riprova di belle che impara alla scuola
8 • BOLLETTlfo/0 SALESIANO T SETTEMBRE 1984

1.9 Page 9

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come dono di Natale. E can-
tano insieme le lodi sacre:
« .•• Così Maria ha cambiato
insensibilmente l'atmosfera
della nostra casa., ha scritto
nel suo articolo l'amico Abe.
La mamma cominciò a fre-
quentare la conferenza men-
sile sulla religione, riservata
- ai genitori «perché non vo-
leva fare brutta figura davan-
ti alla sua bambina •. Lui si
mise a leggere i nostri libri
sulla dottrina cattolica. Due
anni dopo, un bel giorno, mi
disse a bruciapelo: «Ho de-
ciso di prendere il battesi-
delle suore. Yuki è presto mo... lo prenderò insieme a
conquistata. Impara dalla so- mia moglie, il 18 agosto. È
rellina le preghiere e te reci- l'anniversario del nostro spo-
tano insieme, mattina e sera, salizio, e vogliamo comincia-
davanti all'altarino che il re in quello stesso giorno la
babbo ha loro comprato nostra nuova vita» .
Pubblichiamo In questa rubrica tatti, fatterelll, curio-
sità raccolti rileggendo le pagine del Bollettlno Salesia-
no dalla sua nascita, nel lontano 1sn.
Salesiani terremotati - Mentre nuove chiese venivano
edificate, una rovinava al suolo in briciole. «La nostra cara
chiesa dei SS. Pietro e Paolo, insieme con la chiesa, è sta-
ta distrutta». La triste notizia è annunciata da una letter2
che il missionario salesiano Raffaele Piperno invia a To-
rino il 20 aprite 1906, e pubblicata dal BS nel mese succes-
sivo. La lettera era stata scritta a San Francisco, due giorni
dopo il catastrofico terremoto che distrusse l'intera città. I
salesiani si trovavano a San Francisco per assistere gli
emigrali italiani, numerosissimi In quella città. « Tutti vive-
vano del proprio lavoro - scrive il missionario - ora
sono proprio nella miseria, perché tutti sono senza lavoro
e senza speranza di averne uno tra breve. La città è infatti
un ammasso di cenere».
Calunnie e ritrattazioni - Nell'estate del 1907 si scate-
nò una campagna di calunnie contro alcuni istituti salesia-
ni, accusati, nientemeno, di praticare le cosiddette «messe
nere., di recare offesa alle effigi del Re e di Garibaldi, di
lasciare che alcuni insegnanti tenessero lezione in «abito
indecente• ... Il castello di fandonie cadde In breve tempo,
sulla base delle risultanze di una inchiesta della magistra-
tura. Ma - scrive il Rettor Maggiore don Rua nella lettera
pubblicata dal BS agli inizi del 1908 - « non risuonò ovun-
que cosl alta e leale la voce della verità e della doverosa
ritrattazione, come già era risuonato alto e forte e univer-
salmente infamante il grido delle invereconde insinuazio-
ni10. Il mondo proprio non vuol cambiare. Anche oggi,
quando si tratta di diffondere notizia scandalistiche, si uti-
lizzano senza risparmio i caratteri di stampa più grossi e la
prima pagina dei giornali. Quando, invece, si tratta di ri-
conoscere l'errore, ci sono le pagine interne e i titoletti a
una colonna...
MESSICO
spento. Questo padiglione e
la chiesa costruita nel XV se-
«El Audltorlo Sergio Nunea■ colo dai Domenicani for-
Lo scorso dicembre è sta-
to inaugurato nei pressi del
tempio di Totomtepec un pa-
diglione multiusi che servirà
soprattutto per manifestazio-
ni sportive e culturali giova-
mano così un tutt'uno nel
cuore della sierra mixe di Oa-
xaca, a circa 1870 metri sul
livello del mare. I Salesiani
sono presenti in questa zona
dal 1966.
nili. La nuova struttura intito- (Nella foto: l'insieme del
lata al ricordo di don Sergio complesso ed un particolare
Nunes morto nel 1972 ed il del padiglione nel giorno
cui ricordo non è ancora dell'inaugurazione).
In nove lingue - Novembre 1908: il «Bollettino Salesia-
no» si stampa ormai in nove edizioni mensili redatte in al-
trettante lingue e con una tiratura di 270 mila copie. Un bel
risultato, che però comporta un lavoro di stampa e di dif-
fusione non più sostenibile dalle Scuote professionali del-
l'Oratorio. I salesiani decidono allora di affidare la pubbli-
cazione e la spedizione del BS alla Società anonima inter-
nazionale per la diffusione della buona stampa, costituita
di recente con finalità che sono inconsonanza con quelle
dei salesiani. «A togliere ogi equivoco - precisa comun-
que il BS - vogliamo espressamente notare che nono-
stante questa innovazione, l'invio del Bollettino continuerà
a farsi' gratuitamente •. Chi lo riceve, dunque, «non avrà
alcuna obbligazione pecuniaria, ma sarà gradita quella
oblazione mensile o annuale che servirà a coprire le spe-
se. Ove non si possa fare di più, basterà una offerta di
tre lire•.
La lingua ltallana nel mondo - Oltre che portare il Van-
gelo e la civiltà fra le popolazioni dei più remoti angoli del-
la terra, i missionari salesiani sono stati anche veicolo di
diffusione della lingua italiana nel mondo. Da una relazio-
ne pubblicata sul BS net novembre 1908, si apprende che
«l'insegnamento della lingua italiana è Impartita in ben 84
istituti salesiani disseminati in Oriente e nelle Americhe.
Per opera dei salesiani, circa 10 mila studenti attendono,
all'estero, allo studio dell'Italiano•. Ce ne saranno tanti
anche oggi?
BOLLETTINO SALESJ)oNO t SETTEMBRE 1984 9

1.10 Page 10

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la comunione e
l'accoglienza
Certamente la chiamata di Dio ad
essere costruttori di comunione, non
si esaurisce nell'ambito della famiglia
naturale a cui apparteniamo. Anzi: se
la famiglia è veramente una comuni•
d'amore, si aprirà spontaneamen·
te agli altri. Perché l'amore, quello
vero, innesta una reazione a catena:
è come una bolla d 'acqua che sgor-
ga dalla sorgente e corre via, dando
luce, calore, fertilità a tutto ciò che in•
contra nel suo cammino verso l'ab-
braccio del mare.
Sul luogo di lavoro
È un discorso difficile: ciascuno di
noi sa quanto sia clifficile. Se acco-
gliere «l'altro» nella sua specificità e
nella sua libertà; « l'altro» che ci ap-
partiene e a cui apparteniamo per di·
ritto cli sangue o per scelta d'amore,
è spesso difficile e faticoso nel senso
che ci impone una continua riflessio-
ne, un continuo tornar su ,noi stessi
per richiamare il senso della vocazio-
ne che Dio ci ha dato e che noi ab-
biamo liberamente accettato, ancor
più difficile e faticoso è accogliere
"l'altro» che non ci appartiene, che
non amiamo, forse, nemmeno; ma
con il quale viviamo a contatto di
gomito· molte ore della nostra gior-
nata; con il quale condividiamo la fa·
tica, le ansie, le lotte, la precarietà del
lavoro.
Ed è proprio quest'ultimo, credo,
un punto importante, una buona
base, per iniziare un cammino cli ac-
coglienz.a e di comunione.
Nella nostra Chiesa locale
Può sembrare un discorso scon•
tato e inutile, ma non lo è.
Pensiamo a quante volte, nel
10 BOUETT/NO SALESIANO I SETTEMBRE 19/U
nome cli Dio e per lo zelo del Regno,
abbiamo avuto vivaci scontri di opi-
nione che hanno portato a contrasti
e lacerazioni, ad atteggiamenti di so-
praffazione o di vittimismo.
Pensiamo a quante volte ci siamo
sentiti emarginati o abbiamo agito in
modo da emarginare gli altri; a quan•
te volte ci siamo scontrati con il par•
roco e abbiamo concluso che, tutto
sommato, il Concilio è passato in-
vano, e il ruolo del laico nella Chiesa
è ancora un sogno.
Pensiamo ai giovani, verso cui,
forse, abbiamo guardato con aria di
sufficienza e con atteggiamenti da
profeta di sventura invece di cercar
di capirli nelle loro aspirazioni alla
giustizia e alla gioia.
Pensiamo agli anziani che, forse,
non abbiamo neanche preso in con-
siderazione perché ormai sorpassati,
perché carichi d'un'esperienza che
non ci dice nulla e, tutto sommato, ci
annoia; agli anziani di cui spesso ab-
bi.amo ignorato i bisogni e la povertà
d'affetti e d 'autonomia.
In qualunque ambiente
La nostra vita ci porta a contatto
quotidiano con persone, situazioni,
ambienti diversi, nei quali o con i
quali ci dobbiamo sforzare cli assu·
mere l'atteggiamento di cui stiamo
parlando.
Chi è convinto di Dio, non può
vivere fuori della comunione con i
fratelli.
Allora la ricerca di ciò che unisce
diventa una preoccupazione costan-
te, uno sguardo d'amore lanciato al
cli delle barriere ben visibili che ci
dividono.
Allora il vicino di casa non è più
l'anonimo a cui accenno appena un
saluto quando lo incontro per le sca-
le, ma una persona che soffre, che
gioisce, che ama, che lavora, che ha
problemi, proprio come me, e che
come me è degno cli considerazione.
Allora la signora dell'appartamen-
to accanto non è più scocciatrice che
viene sempre a chieder qualcosa che
non restituirà mai, ma una sorella
che ha bisogno d'essere aiutata a
capire.
Allora i bambini che giocano in
cortile non sono più i chiassoni ma-
leducati e importuni che disturbano il
mio riposo pomeridiano e ai quali io
sarei tentato di rivolgermi con le cat•
tive maniere, ma sono la speranza
del domani, le creature che Dio met•
te nella mia casa e sul mio cammino
perché io le aiuti a crescere, in modo
che il mondo cli domani sia migliore
del nostro.
Allora il povero che bussa alla mia
porta non sarà più l'essere sprege-
vole che guardo con sospetto per-
ché, forse, con quel suo mendicare
ha accumulato una ricchezza mag-
giore cli me che lavoro per vivere,
ma sarà l'umanità sofferente del Cri-
sto, l'ultimo degli uomini, il più di•
sprezzato, il più solo, il più abban-
donato, che mi tende la mano una
volta ancora.
Don Bosco ha vissuto in pieno
questa realtà cli comunione e d'ac-
coglienza con due atteggiamenti fon-
damentali che dobbiamo cercare di
imitare.
Prima cli tutto la ricerca di un rap-
porto più profondo con Dio che è
Comunione, in una preghiera costan•
te e continua, personale e comunita•
ria; una preghiera che apra alla cir-
colazione Trinitaria dell'amore; una
preghiera che inviti Dio ad abitare
con noi per cementare l'unione nella
nostra famiglia e con tutti i fratelli;
una preghiera che ci abitui a vedere
nell'altro l'essere amato da Dio così
come egli è , e creato da Lui perché
raggiunga insieme a tutti la perfezio-
ne; una preghiera che sia ringrazia-
mento per il dono di Dio; una pre-
ghiera che sia lode al Signore del
tempo e della storia che viene a noi
ogni giorno nella persona del fratello.
In secondo luogo, un atteggia-
mento di umiltà vissuta nella ricerca
cli un dialogo aperto basato sulla sin•
cerità; un atteggiamento di umiltà
che si concretizza nella partecipazio-
ne e nella condivisione.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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la scuola
cattolica
e' un
problema
All'lnlzlo dell'anno scolastico val la pena rileggere Il documento
sulla scuola cattolica preparato dalla Conferenza Episcopale
Italiana. Ne abbiamo anche parlato con monsignor Antonio
Ambrosanlo, presidente della Commissione che l'ha preparato.
E ra necessario», esordi-
sce mons. Antonio Am-
«
brosanio, vescovo ausi-
liare di Napoli, «che i pastori fa-
~ o sentire una loro parola
sulla condizione italiana della
scuola cattolica. A questo propo-
sito va però ricordato che il grave
problema della scuola mai è stato
disatteso dai vescovi in questi
anni travagliati di crisi, di conte-
stazioni e di riforme ancora in
corso; di volta in volta, essi non
hanno mancato di richiamare l'at-
tenzione della comunità cristiana
del nostro paese sui valori cultu-
rali, etici e religiosi, che devono
essere presenti nell'opera educa-
tiva».
Mons. Ambrosanio, presidente
della Commissione episcopale che
ha curato la pubblicazione del do-
cumento sulla scuola cattolica,
aggiunge subito che «c'era un'at-
tesa molto forte di quest'interven-
to dell'episcopato, anche perché,
data la crisi delle vocazioni reli-
giose - sia maschili che femmi-
nili - che sono il vero sostegno
della scuola cattolica in Italia, tra
gli operatori del settore stava in-
filtrandosi la convinzione che i re-
ligiosi e le religiose doves:sero svol-
gere il loro apostolato diretta-
mente nelle scuole statali. Era
dunque necessario dare indicazio-
ni pastorali al riguardo».
Se l'attenzione del documento
si rivolge all'istituzione educativa
cattolica, tiene a precisare mons.
Ambrosanio, «lo sguardo però ri-
mane costantemente aperto alla
più ampia istituzione statale del-
l'educazione scolastica. Desideria-
mo cosi ribadire - come viene ri-
chiamato anche dal nuovo Codice
di Diritto Canonico - che è pre-
ciso dovere dei genitori affidare i
loro figli a scuole che provvedano
all'educazione cattolica. Ma non
meno urgente sembra l'impegno
di tutta la comunità cristiana a
favorire le scuole cattoliche, «coo-
perando secondo le proprie forze
per fondarle e sostenerle», come
sollecita lo stesso Codice.
Esse devono quindi essere con-
siderate non solo frutto e emana-
zione, ma vera «iniziativa della
Chiesa particolare.., strumento
privilegiato del suo impegno di
evangelizzazione e di educazione.
Ma sino a che punto questo pro-
gramma è sentito, questo « biso-
gno» della scuola cattolica è fatto
proprio dall'intera comunità?
«Purtroppo dobbiamo lamen-
tare una certa indifferenza,., am-
mette mons. Ambrosanio, «anche
se la crisi degli anni successivi al
'68 sembra ormai superata. Oggi
si registra una costante ripresa
della «domanda» di scuola catto-
lica. Basta riferirsi ai dati del rap-
porto Censis 1982, che parlano di
un milione e novecentomila alun-
ni delle scuole cattoliche dei di-
versi ordini e gradi. E questo
dato, pur di per considerevole,
BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1964 11

2.2 Page 12

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sarebbe certament.e ancora più
alto senza i tanti assillanti proble-
mi che tormentano la scuola cat-
tolica sul piano organizzativo,
normativo, economico.
«Alla luce del pluralismo cul-
turale dell'attuale società civile»,
insist.e il presidente della Com-
missione episcopale per l'educa-
zione cattolica, «e nella stessa Co-
stituzione, che riconosce il diritto
di scelta del progetto educativo
da parte delle famiglie, noi chie-
diamo alla società civile e allo
Stato di garantire per tutti il rea-
le esercizio della fondamentale li-
bertà di educazione. Guardiamo
ad una scuola cattolica inconfon-
dibile nella sua identità e vocazio-
ne storica, consapevoli del prezio-
so servizio che essa rende sia alla
comunità ecclesiale sia a quella
civile».
Mons. Ambrosanio non elude il
discorso dei pesanti condiziona-
menti che rendono assai difficile
la vita e la missione della scuola
cattolica oggi. «Nel documento»,
riprende, « abbiamo affermato con
chiarezza una duplice esigenza.
Anzitutto, il diritto della scuola
cattolica alla parità con le scuole
statali, senza privilegi, nell'am-
bito dell'attuale società pluralista
e di un sist.ema scolastico int.egra-
to. Vorrei qui rammentare un'as-
serzione di Luigi Einaudi, il quale
sosteneva che, soltanto se si rico-
nosce questo diritto paritario, si
garantisce l'esercizio della libertà
educativa in Italia».
«In secondo luogo, perché il di-
ritto alla libertà d'insegnamento
non resti lettera morta, sostenia-
mo il dovere dello Stato di farsi
carico dei costi della scuola catto-
lica, attraverso un "concorso-spe-
se" da destinare non alle istituzio-
ni in quanto tali ma ai cittadini e
alle famiglie, cosi da assicurare
realmente alla persona la titola-
rità del diritto allo studio e la pos-
sibilità concreta di esercitarlo me-
diante la concessione, ad esempio,
di "buoni-scuola". L'attuazione di
questo postulato è molto impor-
tant.e e rispecchia fedelmente lo
spirito della Costituzione».
L'eventuale contributo statale
potrebbe essere detenninant.e per
passare un deciso «colpo di spu-
gna» sulle accuse mosse spesso
alla scuola cattolica d'essere la
12 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984
scuola di un'élit.e economica, per
favorire una scuola popolare.
«B vero», riconosce mons. Am-
brosanio, <ila scuola cattolica è di-
ventata, di fatto, la scuola dei ceti
più abbienti. Ciò ci pesa moltis-
simo. E proprio per questo nel do-
cumento si è voluto riaffermare
con forza che la scuola cattolica
dev'essere in quanto tale "scuola
dell'intera comunità"; quindi, per
vocazione, scuola popolare. Ma ri-
mane questo handicap degli alti
costi, anche se la già menzionata
ricerca del Censis per il 1982 mo-
strava che per il 40% le scuole cat-
toliche sono già frequentate da fi-
gli di impiegati e di operai».
Nel documento dell'episcopato
si sottolinea che è dovere specifico
dei pastori insistere sulla neces&-
tà che le scuole cattoliche abbiano
un loro preciso e coerente proget-
to educativo e indicare i criteri
che ne garantiscano l'ispirazione
cristiana. Ma è poi compito degli
educatori, i quali uniscono l'espe-
rienza di fede alle compet.enze
professionali, elaborare in termini
culturali, pedagogici e didattici
un progetto educativo aderent.e
alle situazioni locali.
«È un progetto educativo»,
mons. Ambrosanio ne sint.etizza
con l'originalità, «che realizza la
sintesi tra cultura e fede, fra il ri-
gore della ricerca culturale e della
fondazione scientifica e la fedeltà
al Vangelo annunciato dalla Chie-
sa. Un progetto educativo che in-

2.3 Page 13

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LA SCUOLA CATTOLICA OGGI, IN ITALIA
Alla fine dell'estate 1983, la Conferenza Episcopale Italiana ha pubbli-
cato un lungo ed importante documento su «La scuola cattolica oggi, in
Italia». Il documento si Inquadra nell'ampio orizzonte di rinnovamento del
Concilio Vaticano Il e risponde, Inoltre. al preciso compito pastorale dei ve-
scovi Italiani di adattare alla situazione del nostro paese le indicazioni ge-
nerali espresse dalla Congregazione vaticana per l'educazione cattolica
nel documento «La scuota cattolica», del 19 marzo 1977.
Il documento prende In considerazione, oggi, in Italia, la scuola cat-
tolica nella sua realtà storica complessiva, ecclesiale e civile, culturale e
educativa, istituzionale e progettuale. Non si tratta, dunque, di un docu-
mento ripetitivo di altri testi sulla dottrina riguardante la scuola cattolica. Al
medesimo tempo, pur riferendosi ad una precisa situazione storica, esso
non può essere considerato provvisorio per quanto concerne i valori e le
scelte pastorali di fondo che presenta.
li documento dev'essere visto come un autorevole invito alla Chiesa
italiana «a prendere seriamente In considerazione Il problema della scuola
cattolica. Tale invito - si sottolinea nell'introduzione - ha origine dalla
chiara convinzione della permanente validità della scuola cattolica e delle
ragioni che la sostengono, le quali si rivelano particolarmente significative
nell'attuale momento storico vissuto dalla Chiesa e dalla società civile, di
cui la Chiesa condivide ansie e speranze».
Il documento - scorrendone a grandi linee i vari capitoli - riafferma
il servizio della scuola cattolica all'uomo in Italia oggi come in passato; af-
fronta il discorso dell'originalità del progetto educativo proposto e della
qualificazione della scuola cattolica per il forte impegno della comunità
educante; si diffonde sul servizio della scuola cattolica nel suoi diversi or-
dini e gradi dalla scuola materna agli istituti di studi superiori; entra nel
vivo del rapporti della scuola cattolica e con la comunità cristiana e con la
comunità civile.
I vescovi affermano espressamente di voler manifestare, con il loro
documento, riconoscenza e solidarietà «a tutti coloro, uomini e donne,
consacrati e laici, che nella scuola, e in particolare nella scuola cattolica,
offrono quotidianamente il loro servizio, tra difficoltà sempre crescenti e
spesso anche senza vedere adeguatamente riconosciuta la loro fatica».
Nel prendere atto del vasto sforzo in atto da molti anni per il rinnova-
mento della scuola, e nel confermare la disponibilità della Chiesa e dei cri-
stiani, I vescovi italiani auspicano che il rinnovamento dell'ordinamento
scolastico possa avvenire con la responsabile partecipazione di tutte le
forze culturali, in modo da assicurare alle nuove generazioni un contesto
nel quale «possano crescere e assumere le responsabilità morali, sociali e
religiose, che sono garanzia di solidarietà, di vita democratica e di pace
per la società futura•·
tende incentrare in modo parti-
colare il cammino del giovane sul
"senso" della vita; aiutarlo a ri-
scoprire quel senso della propria
esistenza, che è, forse, il dato più
carente che emerge oggi nella cul-
tura e nell'educazione del nostro
paese.
«Un progetto educativo, dun-
que, incentrato sull'uomo che tro-
va in Cristo il proprio modello e
che coinvolge tutta la comunità
cristiana nella formazione delle
nuove generazioni, al fine di eli-
minare il fossato, la dicotomia, fra
scuola e società e di realizzare una
continuità educativa che va dalla
scuola alla comunità, ossia alle fa-
miglie, e dalle famiglie alla scuola,
evitando che l'educazione sia sem-
plicemente informazione o istru-
zione e facendo si che essa sia vero
inserimento del ragazzo nella vita,
dimodocbé la sua persona possa
svilupparsi e crescere armonica-
mente».
Come reagiscono le famiglie a
questo «progetto»? «È ancora
consistente», lamenta mons. Am-
brosanio, «la percentuale di quelle
che non si sentono abbastanza
coinvolte nella sua realizzazione.
resistenza una certa mentalità
di delega, per cui la famiglia af-
fida alla scuola l'educazione dei fi-
gli, facendo grosso modo questo
ragionamento: "Siamo pronti a
pagare qualsiasi cifra. Il progetto
educativo della scuola cattolica ci
piace. Però fatelo voi".
« Una simile mentalità contra-
sta con l'essenza profonda del
progetto educativo della scuola
cattolica. Occorre respingere as-
solutamente questa mentalità di
delega, sino ad arrivare al punto
di non accettare neppure i ragazzi
nella scuola cattolica, se non si ve-
rifica la condizione essenziale del
coinvolgimento della famiglia nel-
l'unico progetto educativo. Infat-
ti, se la famiglia non condivide
cordialmente e non si adopera at-
tivamente per la realizzazione di
tale progetto, va sciupato qualsia-
si sforzo da parte della scuola».
È possibile tracciare un identi-
kit dell'alunno della scuola catto-
lica nell'Italia degli anni ottanta?
«È un giovane», dice senza esita-
zioni il vescovo ausiliare di Napo-
li, «che intraprende fiduciosamen-
te un cammino culturale serio; un
giovane che crede nel valore del-
l'umanità dell'uomo e che guarda
allo sviluppo della persona come a
qualcosa che porta in stesso il
seme della creazione; un giovane
aperto a tutte le dimensioni della
persona umana: culturale, sociale,
storica, trascendente, religiosa».
Come si pone, infine, la scuola
cattolica nel sistema scolastico
italiano? «La scuola cattolica», ri-
sponde mons. Ambrosanio, «rifiu-
ta oggi ogni volontà concorrenzia-
le nei confronti dell'istituzione
statale, mentre chiede con la stes-
sa determinazione che sia abban-
donata nei suoi riguardi la conce-
zione tendente a considerare la
sua presenza. e la sua funzione nel-
la società civile come pura sup-
plenza.
«In verità -il presidente della
Commissione episcopale per l'e-
ducazione cattolica conclude ci-
tando alla lettera le parole del do-
cumento - il doveroso ed effet-
tivo riconoscimento pubblico del-
la presenza e dell'apporto della
scuola cattolica, nel pluralismo
culturale e scolastico italiano, di-
venta esperienza di maturazione
della stessa coscienza civile, pro-
prio perché essa non difende pri-
vilegi ma promuove diritti wnani
più ampi e universitari, educa al-
l'uso corretto dei mezzi democra-
tici, forma i cittadini a scelte di
reale promozione umana e sociale
nel nostro paese».
Silvano Stracca
BOLLETTINO SALE:SIANO I SETTEMBRE 1964 13

2.4 Page 14

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minorenni al lavoro
fin da bambini
con il sudore
della fronte
I fanclulll avviati precocemente
al lavoro sono In tutto Il mondo
52 mlllonl. Anche l'Italia
Investita dal penoso fenomeno.
E' un popolo. 52 milioni, gio-
vanissimo - di età infe-
riore ai 15 anni - sparso
su tutta la terra. Diversi per raz-
za, lingua, religione, i suoi com-
ponenti hanno un tratto che li ac-
cumuna e che è anche il marchio
della loro tragedia: il precoce, tal-
volta precociS&Dlo, avviamento al
lavoro. 52 milioni di ragazzi - la
cifra, è dell'ufficio internazionale
del lavoro, una organizzazione
delle Nazioni Unite - che non
sanno che cosa voglia dire gioca.re
con i loro coetanei, che non si
sono mai seduti su un banco di
scuola o che hanno abbandonato
lo studio dopo le prime classi ele-
mentari. Conoscono invece, fin
troppo bene, che cosa significa la-
vorare dieci, dodici ore al giorno,
per salari miserabili, senza coper-
ture assicurative, esposti a ogni
genere d'infortuni. Per dirla senza
tanti giri di parole, 52 milioni di
sfruttati.
Ma non esiste una Dichiarazio-
ne dei diritti del fanciullo? Certo
che esiste, adottata all'unanimità
il 20 novembre 1959 dall'Assem-
blea generale delle Nazioni Unite.
E non dice, quella Dichiarazione,
che «il fanciullo non deve essere
14 • BOUETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 19/U
inserito nell'attività produttiva
prima di aver raggiunto un'età
minima adatta», e che «in nessun
caso deve essere costretto o auto-
rizzato ad asm.u:nere una occupa-
zione o un impiego che nuocciano
alla sua salute o che ostacolino il
suo sviluppo fisico, mentale o mo-
rale»? Questo è difatti ciò che
esattamente dice la Dichiarazio-
ne. E allora? Allora, miseria di
tante famiglie, arretratezza cul-
turale, avidità senza limiti degli
adulti, carenze e negligenze di
istituzioni pubbliche congiurano a
vanificare quei principi, a renderli
parole gettate al vento.
Si è tentati, di fronte a un qua-
dro tanto desolante, di immagi-
nare che esso sia ritagliato su mi-
sura addosso al solito Terzo Mon-
do, quella specie di con~entrato di
tutte le umane sventure. E invece
no. O, meglio, esso non si attagli
soltanto al Terzo Mondo. Non c'è
bisogno di andare tanto lontano,
basta guardarsi attorno anche in
Italia e la realtà di una cosi dolo-
rosa piaga la troviamo accanto a
noi. In barba a tutte le leggi.
Come è noto, la legislazione italia-
na prevede che la scuola dell'ob-
bligo si estenda lungo l'arco dei
cinque anni delle elementari e i
tre delle medie inferiori. Ebbene,
le pur imprecise statistiche esi-
stenti in materia ci informano che
non meno di 460 mila ragazzi (ma
qualcuno si spinge fino a 700
mila), sfuggono totalmente o par-
zialmente all'obbligo scolastico
per dedicarsi a qualche attività
lavorativa.
Anche qui vien fatto di pensare
subito che il fenomeno sia tutto
meridionale, cioè di regioni noto-
riamente ancora arretrate dal
punto di vista economico rispetto
al Nord industrializzato. Ma è un
altro errore. Una recente indagine
ha appurato che in Lombardia il 6
per cento dei ragazzi sotto i 15
anni è al lavoro. Il Veneto non
presenta una situazione migliore.
Certo, il fenomeno è più pro-
nunciato al Sud, dove il minore
viene chiamato più spesso a con-
tribuire all'integrazione del red-
dito di famiglie povere e numero-
se. Cosi a Reggio Calabria, i fan-
ciulli che lavorano rappresentano
il 20 per cento dell'intera forza la-
voro occupata. La piaga è aperta
soprattutto in Campania, e in
special modo a Napoli, dove le ci-
fre danno rispettivamente 90 mila
e 35 mila ragazzi impegnati in at-
tività lavorative. I ragazzini che
ai semafori si affiancano alle auto
per pulire il parabrezza in cambio
di pochi spiccioli, sono solo l'a-
spetto, per cosi dire fol.kloristico.
Dietro c'è la masM dei fanciulli
che lavorano 10-12 ore al giorno

2.5 Page 15

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•PREFERIREI FREQUENTARE LA SCUOLA•
« Lavoro in una azienda agricola. Credo di avere 12 anni circa. Prefe-
rirei frequentare la scuola piuttosto che stare qui, ma la mia famiglia ha bi-
sogno dei soldi e cosl debbo lavorare. Lavoro dalle 7 del mattino fino alle 4
del pomeriggio. Ho lasciato la scuola da anni perché non avevo i soldi per i
libri. C'erano tanti altri bambini più o meno nella mia condizione e anche
loro hanno abbandonato gli studi. Ma ora che lavoro io, posso guadagnare
dei soldi per mantenere agli studi i miei fratellini e le mie sorelline. Loro po-
tranno frequentare la scuola per un periodo più lungo e io ne sono felice.
lo lavoro qui tutti i giorni della settimana perché qualcuno deve pure
dar da mangiare ai conigli e mungere le vacche. Per il mio lavoro, il pro-
prietario mì dà 300 pesos la settimana. È un lavoro duro e io avrei prefe'rito
continuare ad andare a scuola. La matematica era la mia materia preferita.
La prima cosa che faccio la mattina è mungere le mucche. Mi ci vogliono
due ore buone. Poi debbo riempire gli abbeveratori e per far questo vado
al fosso a prendere l'acqua con i bidoni. Poi porto le vacche al pascolo.
Carico poi ìl mulo con i bidoni del latte e li porto fino al ponte, dove li lascio
per il camion che passa a raccoglierli.
Corro poi a dar da mangiare ai conigli e mi dedico a lavorare l'orto. La
mungitura del pomeriggio è l'ultimo lavoro della giornata. Arrivo a sera
piuttosto stanco e ho solo voglia di andare a letto.
Alvaro Paez - Ubate Valley - Colombia.
per una paga settimanale che si invalidità permanente. ~fono dati
aggira mediamente intorno alle 15 che evidenziano la latitanza delle
mila lire settimanali. A offrire po- istituzioni, incapaci perfino di in-
sti di lavoro ai ragazzi sono so- dividuare la presenza - e lo
prattutto i settori della cosiddet- sfruttamento - dei ragazzi in at-
ta economia sommersa. Una eco- tività industriali.
nomia che produce ricchezza per Le statistiche smentiscono in
miliardi sfruttando senza pietà pieno l'opinione comune secondo
migliaia di bambini napoletani. cui i bambini vengono occupati
Fanno da riscontro a questa prevalentemente nel settore del
tragica realtà le statistiche dell'I- commercio. Ci sono, è vero, tanti
NAIL: gli infortuni sul lavoro di piccoli fattorini, baristi, addetti
addetti ad attività industriali e alle pulizie, tante ragazzine assun-
agricole, minori di 14 anni, sono te nei negozi di parrucchiera. Ma i
quasi duemila ogni anno, e per il settori più affollati sono quelli
92 per cento hanno comportato dell'industria, soprattutto tessile
e dell'abbigliamento. Natural-
mente è impossibile trovare ra-
gazzi al lavoro nella grande indu-
stria, peraltro non molto rappre-
sentata nell'area campana. Ma
nelle piccole industrie, nei labo-
ratori per la confezione di abiti o
di scarpe di qualità piuttosto sca-
dente, dove al proprietario è più
facile sfuggire ai controlli, la pre-
senza di ragazzi si infittisce.
A Napoli è poi andata dilagan-
do a me.cchia d'olio lo sfruttamen-
to dei bambini nelle attività della
malavita. Il «racket» dei negozi,
sostenuto dalle cosche camorriste,
vede i bambini utilizzati in quali-
tà di esattori. Il sistema mette al
riparo gli adulti da eventuali in-
terventi della polizia e ostacola
quest'ultima nella sua azione an-
ticrimine: è praticamente impos-
sibile procedere contro bambini di
8-9 anni, tanto più che essi sono
prontis.simi a recitare, su copione
predisposto dai mandanti, la par-
te di chi si è limitato a chiedere
l'elemosina al negoziante, nulla
sapendo di tangenti o balzelli im-
posti dalla camorra pena la di-
struzione del negozio.
Naturalmente, il quadro si di-
lata in superficie e si accresce in
gravità quando riflette la situa-
zione di molti paesi in via di svi-
luppo. Consideriamo per esempio
l'India. Si calcola che in questo
sterminato paese non meno di 14
milioni e mezzo di ragazzi di età
inferiore ai 14 anni siano stabil-
mente occupati. In un paese ad
economia prevalentemente agri-
cola quale è l'India, è comprensi-
bile che la maggior parte di questi
ragazzi trovi lavoro nei campi. Il
loro apporto alla formazione del
reddito familiare è considerato in-
dispensabile dal punto di vista
economico. Il ragazzo che aiuta la
famiglia lavorando presenta un
duplice vantaggio: si guadagna il
pane ed evita le spese, ancorché
modeste, che si incontrerebbero se
andasse a scuola.
L'impiego dei ragazzi in agricol-
tura è un fenomeno generalizzato
nel terzo Mondo, e se ha la sua
molla principale nelle necessità
economiche familiari, risponde
talvolta a indirizzi di ordine cul-
turale. In Nigeria, per esempio, il
bambino è considerato il bene più
prezioso, i genitori non esitano a
15 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984

2.6 Page 16

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Goya (Mu.eeo del Prado. Madrid) Un.a se-
rena immagine di giochi fanciulleschi.
compiere qualsiasi sacrificio per
dare ai loro figli tutto ciò di cui
hanno bisogno, ovviamente nei li-
miti delle loro possibilità, spesso
più che ristrette. Al tempo stesso i
genitori nigeriani non risparmia-
no ai loro ragazzi alcun lavoro, al-
cuno sforzo fisico, nella radicata
convinzione di contribuire in que-
sto modo a prepararli fisicamente
alla vita. B un atteggiamento tra-
dizionale, i cui riflessi si impri-
mono profondamente nella men-
talità del ragazzo e ne condizio-
nano bisogni e aspirazioni. B nor-
male, dunque, che egli si assogget-
ti a lavorare fin dalla più tenera
età, e non senta alcun bisogno di
frequentare la scuola. Gli basta la
preparazione che gli viene dalla
pratica quotidiana accanto agli
adulti. Tutto questo si traduce in
un dato sicuramente impressio-
nante: in Nigeria sono al lavoro
16 milioni di ragazzi, vale a dire il
20 per cento della popolazione.
Per i ragazzi che lavorano le
conseguenze sul piano formativo e
psicologico sono molte, come ve-
dremo più avantL Ma ci sono an-
che le conseguenze di carattere fi-
sico, connessi allo s-1olgimento di
determinate attività. In Pakistan,
l'artigianato del tappeto impiega
su vasta scala i ragazzi. Sono gli
stessi lavoratori adulti che con-
ducono con sè in laboratorio i pro-
pri figli, allo·scopo di arrotondare
il salario. I ragazzi, d'altra parte,
apprendono il mestiere con rapi-
UNA SPECIALE PROTEZIONE
« Il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di
possibilità e facilitazioni in modo da essere In grado di crescere sano e
normale sul piano fisico, spirituale e sociale, in condizioni di libertà e di di-
gnità.
11 fanciullo deve beneficiare della sicurezza sociale. Devono essere
assicurate a lui e alla madre la cure mediche e la protezione sociale ade-
guata. Ha diritto ad una alimentazione, ad un alloggio e a svaghi adeguati.
Il fanciullo ha diritto a una educazione che, almeno a llvello elemen-
tare deve essere obbligatoria. Ha diritto a godere di una educazione che
contribuisca alla sua cultura generale, e gli consenta, in una situazione di
uguaglianza di possibilità, di sviluppare le sue facoltà, Il suo giudizio per-
sonale e Il senso di responsabilità morale e sociale.
(Dalla Dichiarazione del diritti del fanciullo)
1 6 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 198.f •
dità, le loro piccole dita si rive-
lano particolarmente agili nell'an-
nodare i fili di lana al telaio, sono
spesso più veloci degli adulti più
esperti.
Per tutto questo i fanciulli pa-
gano un prezzo molto alto in ter-
mini di salute. La polvere di lana
che essi respirano per tante ore al
giorno si annida nei loro polmoni,
intasa i bronchi, provoca malattie
dell'apparato respiratorio. Una
conseguenza non meno grave di
questo lavoro è rappresentato
dai disturbi agli occhi, che in ta-
luni arrivano fino a provocare la
cecità.
Condizioni penose anche per i
bambini impiegati nelle vetrerie
in Thailandia. I locali dei labora-
tori a conduzione artigianale - e
sono i più numerosi esistendo nel
paese non più di due o tre vetrerie
moderne - sono scarsamente ae-
reati, la temperatura interna è
elevatissima, l'illuminazione in-
soddisfacente. I ragazzi lavorano
in genere dalle 7,30 alle I7, con
una sosta per il pasto. Tuttavia
sono costretti a interrompere fre-
quentemente il lavoro per potersi
rinfrescare tuffando la testa in un
secchio d'acqua. Le sofferenze di
questi ragazzi a causa del calore
sono enormi.
Analoghi problemi esistono per
i bambini che lavorano la pietra

2.7 Page 17

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(paesi arabi) o impiegati nei la-
boratori di ebanisteria o nell'io-
dustria del cuoio, dove si usano
acidi e solventi i cui vapori sono
tossici e possono provocare ustio-
ni o malattie della pelle. Non si
esita, insomma, a utilizzare i bam-
bini in settori di attività dannosi
alla salute o pericolosi, trascuran-
do del tutto il fatto che l'organi-
smo del ragazzo è ben più fragile
di quello di un adulto. Nella mag-
gioranza dei casi non sono previ-
ste forme di protezione sociale in
caso di infortuni o di malattie
profesIDonali, anche perché in
moltissimi paesi il lavoro minorile
è vietato dalla legge e l'utilizza-
zione dei ragazzi avviene in con-
dizioni di clandestinità.
È dunque un'esistenza dura
quella dei 52 milioni di ragazzi
che lavorano. Malnutriti, malve-
stiti, spesso costretti a dormire si-
stemati alla meglio nel luogo stes-
so del lavoro perché lontani dalle
famiglie, compensati con paghe
miserissime, soggetti a cadere am-
malati con frequenza · superiore
alla norma, questi ragazzi susci-
tano ad un tempo ammirazione e
compassione. È ammirevole il sa-
crificio che essi sopportano lavo-
rando in tenera età, ammazzan-
dosi di fatica, il più delle volte per
aiutare la propria famiglia in dif-
ficoltà economiche. E sono da
compiangere perché alla loro età
essi dovrebbero poter pensare se-
renamente a darsi una istruzione
di base e anche poter fare ciò che i
bambini fanno naturalmente da
sempre: giuocare.
Il gioco è infatti una delle atti-
vità più caratteristiche dell'infan-
zia, una attività spontanea, libe-
ra, del tutto gratuita. Aiuta la
crescita psichica del ragazzo, ne
favorisce lo sviluppo creativo. I
bambini che lavorano non banno
tempo e neppure voglia di giocare.
Del resto, uno dei giochi che più
appassionano i bambini è l'imita-
zione degli adulti: che imitazione
potrebbero mai fare i ragazzi che
lavorano, dato che sono costretti
a comportarsi ogni giorno come se
fossero degli adulti?
Il dramma di questi poveri ra-
gazzi è destinato a non finire tan-
to presto, e ciò perché le cause che
lo determinano sono difficilmente
eliminabili nel breve periodo. Ma
qualcosa bi.sogna pur fare. Per
esempio, aiutare i genitori che per
necessità economiche mandano i
loro figli al lavoro, sollecitare una
più stretta sorveglianza sul lavoro
minorile almeno per eliminare le
situazioni più intollerabili, diffon-
dere la conoscenza dei danni fisici
e psichici cui vanno incontro i ra-
gazzi avviati precocemente al la-
voro. Gli esperti ritengono inoltre
che un consistente contributo del-
1'cliroioazione di questa piaga può
venire, specie nelle aree sottosvi-
luppate, dalla diffusione delle
scuole professionali. Se i genitori
dei ragazzi sanno che il loro figlio
frequenta una scuola non solo per
imparare a leggere e a scrivere,
ma anche per apprendere un me-
stiere, possono essere più facil-
mente indotti a favorirne la sco-
larizzazione, in vista dei benefici
che deriverebbero in futuro al ra-
gazzo, e, di riflesso, alla famiglia.
Non è una strada nuova. Don
Bosco l'ha battuta già un secolo
fa promuovendo la formazione
professionale dei suoi ragazzi. In
terra di missione oggi i salesiani
operano attivamente nella stessa
direzione. Sostenere questo sforzo
significa anche oggi ottenere quel-
lo che Giovanni Paolo II, nell'a-
prile scorso, parlando ai rappre-
sentanti dell'UNICEF, ha indi-
cato come una esigenza primaria
per il futuro valido per l'intera so-
cietà: l'eliminazione, sia sul piano
nazionale che internazionale, di
ogni sfruttamento dei fanciulli e
delle loro necessità.
Gaetano Nanetti
17 BOLL.ETTIIIO SALESIAIIO I SETTEMBRE 1984

2.8 Page 18

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sul colle
splende
un cielo color
speranza
Il maggio 1984 è stato
Inaugurato Il Templo dedicato
a Don Bosco sul •SUO• colle.
Slamo andaU a vederlo.
A ndare al Colle nei pressi
di Castelnuovo, una volta
«d'Asti» ora «Don Bo-
sco», per un salesiano è come ri-
percorrere le strade ed i vicoli
della propria infanzia. Normal-
mente vi si giunge da Torino dopo
aver lasciato col'SO Belgio e im-
broccata la strada per Chieri: il
Colle si raggiunge in mezz'ora di
macchina.
Ma pP..r me, domenica 15 luglio
1984, non è stato cosi.
Un po' perché preoccupato di
parlare - mai distrarre il condu-
cente! - con un imprevisto quan-
to illustre passeggero - il vescovo
salesiano di Dibrugarh (India)
mons. Thomas Menamparampil,
desideroso di vedere il tempio da
poco consacrato - un po' perché
ingannato dalla familiarità dei
nomi delle località, al posto dei
sufficienti trenta minuti ne ho iin-
18 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 19/U
piegato novanta e più.
Moncalieri, Riva di Chieri e
Chieri; Moncucco, Asti, Capriglio,
Mondonio, Buttigliera ed altre lo-
calità ancora mi sono passate in-
nanzi come un amarcord fugace e
caro.
Qui Don Bosco ancora Giovan-
nino guardò ammirato i primi gio-
colieri, più in là il 2 aprile 1842 da
Carlo, maniscalco e fabbro fer-
raio, e Brigida Gaiato, sarta, nac-
que Domenico Savio; più in an-
cora, Giovanni Bosco giovane
adolescente fondò la Società del-
l'allegria e sognò ideali; da quel-
l'altra parte fece le prime classi
elementari incontrando curati di
campagnia ora burberi e scostanti
ora buoni e il rivide nuovamente
Domenico Savio patteggiando la
confezionatura di un vestito che
avrebbe regalato alla Chiesa.
Finalmente eccomi al Colle,
quasi all'improvviso.
L'immagine dell'Istituto Ber-
nardi Semeria conosciuta sin da
quando le prime filmine catechi-
stiche annunziarono con il mes-
saggio della buona novella anche
quella di un gruppo di preti e laici
apostoli dei giovani, appare meno
possente al cospetto del Tmnpio
opera dell'ingegnere veronese
Enea Ronca e che una cupola lar-
ga 16 metri e alta 80 lancia verso
il cielo.
No, questo Tempio i cui due
campanili del prospetto sono si-
mili ai tanti che punteggiano le
valli ed i colli dell'astigiano, non è
brutto. Forse avrebbe potuto es-
sere architettonicamente diverso,
ma che iinporta? L'iinportante è
poter dire ad un amico appena
giunti sul grande piazzale con alle
spalle la casa dove Giovannino
trascorse l'infanzia e avviandosi
verso la grande scalinata: «Guar-
da quanto è azzurro il cielo! ».
Si è parlato tanto recentemente
di una ripresa del sacro e, fra il sa-
cro, anche di questi santuari. C'è
chi li considera vera panacea per
le stagionali crisi turistiche di
questo o quel territorio; c'è chi
guarda ad essi come a luoghi in-
cartapecoriti per gente in fuga da

2.9 Page 19

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lmD18gini del Tempio.
un mondo forse sempre più dis-
sociante e alla ricerca di un tran-
quillo rifugio che prenoti un pa-
radiso; c'è infine chi guarda ad
essi come luoghi di memoria e di
fede dove ci si tramanda certezze
e speranze per vivere meglio il
presente.
A questo Tempio sono in molti
a guardare. I contadini del luogo,
distrutti i vigneti - resistono po-
chi spezzoni di freisa e malvasia
- e con una campagna circostan-
te ridotta soltanto a ciuffi di faggi
ed a pochi filari di pioppi, vi si ag-
grappano come ad un qualcosa di
caro e di proprio.
La Famiglia salesiana poi, ora
gelosa custode d'un prezioso pas-
sato, ora pensosa e problematica
alla ricerca di risposte perenni lo
considera come la casa patema,
delle proprie radici, dove sempre
più ancorarsi e come pioppo al-
la ricerca d'acqua, sperare e cre-
scere.
Il Rettor Maggiore don Egidio
Viganò vuole che questo «Colle»
diventi una «Montagna».
«Ci sono nel mondo - ha detto
il primo maggio 1984 giorno dell'i-
naugurazione del tempio - molte
chiese costruite in onore di san
Giovanni Bosco, ma nessuna è
cosl importante come questa. An-
nunziamo a tutti i giovani del
mondo che sul Colle Don Bosco
c'è un tempio da dove si proclama
il vangelo per i giovani, un luogo
sacro che può venire definito il
mondo delle beatitudini giova-
nili».
L'interno del Tempio appare
luminoso: non ci sono né ghirigori
d'ispirazione barocca né raggi lu-
minosi filtrati da finestre gotiche.
Sugli affreschi delle pareti - ope-
ra del salesiano coadiutore ptofes-
sor Zonta e raffiguranti fatti ed
immagini di vita boschiana e sa-
lesiana - e sulle vetrate mirabil-
mente intonate al verde circostan-
te prevalgono l'azzurro, il giallo, il
verde. L'effetto globale è di una
luminosità intensa ma non abba-
gliante, raccolta e mistica ma non
eterea ed oscura.
Su tutto domina, maestoso ed
annonico un Cristo Risorto ligneo
mentre ben visibile a sinistra
l'Eucarestia troneggia su una ste-
le in sintonia con l'altare centrale
della celebrazione.
-<>
19 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 11164

2.10 Page 20

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Manifutazione gioVllllile al Colle.
Don Scotti Il via ad una ftaccolata.
Bande, majorette• e sbandieratori: tutti uniti attorno al Santo dei giovani.
Il Tempio ha già un rettore: è
don Elio Scotti.
Direttore a più riprese ed in
case salesiane diverse, ispettore
nell'Adriatica, delegato nazionale
di pastorale giovanile, responsa-
bile del centro nazionale di Val-
docco. Gli oltre duecentomila pel-
legrini del resto che in un anno
salgono lassù esigono un santua-
rio autenticamente salesiano dove
20 80U.ETTINO SALESIANO I SETTEMBAE 1984
prevalgono l'accoglienza, la gioia,
la pazienza e l'ottimismo.
«Qui - dice don Scotti - ven-
gono soprattutto gruppi organiz-
zati, famiglie, giovani coppie. Ad
es& nelle celebrazioni liturgiche
vogliamo offrire un messaggio di
salesianità e di evangelizzazione
annun.ziando soprattutto, quasi
una nuova Taizè, il Cristo Risor-
to. Del resto anche il Rettor Mag-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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La concelebrazione inaugurale del 1° maggio 1984.
21 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984

3.2 Page 22

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.. .
L'OMELIA DEL RETTOR MAGGIORE
giore vuole che questo Tempio sia
un po' come una delle due colonne
del sogno di Don Bosco: la colon-
na di Maria Ausiliatrice è rappre-
sentata dalla Basilica torinese la
colonna dell'Eucarestia dovrà es-
sere rappresentata da questo
T e m p i o ».
La caratterizzazione giovanile
del Tempio è già un fatto: esso ol-
Cari giovani, qui oggi viviamo un'ora che possiamo considerare storica: per-
ché, proprio su questo colle dove è nato Don Bosco, il padre Arcivescovo di
Torino ha dedicato solennemente a Dio questo tempio e ne ha consacrato l'al-
tare.
Ci sono nel mondo molte chiese costruite In onore di S. Giovanni Bosco,
ma nessuna è cosi importante come questa.
Annunciamo a tutti I giovani del mondo che sul «Colle Don Bosco• c
un templo da dove si proclama Il vangelo per I giovani, un luogo sacro che
può venir definito «il monte delle beatitudini giovanili•.
Ora carissimi, vorrei concentrare brevemente la vostra attenzione su al-
cuni aspetti del messaggio evangelico di Don Bosco ai giovani. Non vi dirò
molte cose: vi propongo soltanto quattro parole da ricordare, perché dal cuo-
re passino alla vita.
Che cosa ha Insegnato Don Bosco al giovani per crescere come speran-
za della società e della Chiesa? La prima grande parola, il primo forte valore,
l'ideale di tutto è: GESÙ CRISTO. Imparare a conoscere Gesù Cristo, vedere
In Cristo l'assoluto dell'esistenza, vedere in lui la sintesi di tutti I grandi valori
della storia umana, la metodologia di trionfo del bene sul male; vedere in Lui
la persona che polarizza la vita di ohi ha un po' di amore e trova in questo mo-
tivi di lavoro e di esistenza.
Quante bandiere, quante Ideologie, quanti piaceri hanno plagiato o fatto
perdere la speranza alla gioventù. Cari giovani, Don Bosco vi insegna il gran-
de segreto del vostro avvenire: conoscere, amare, seguire Gesù Cristo.
In Gesù Cristo il valore fondamentale che scopriamo è che vale la pena di
essere uomini: è bello essere natii La vita è un inestimabile tesoro, una straor-
dinaria possibilità, il dono piw prezioso che ci è stato fatto. Dio stesso ha vo-
luto dimostrare la grandezza del suo amore, la saggeua della sua onnipoten-
za facendosi uomo per vivere come noi, per vivere con noi. Essere nati è bello,
avere la vita è grande, essere uomini, essere donne è un dono che ci rende
felici.
In una cultura che, come diceva pochi giorni fa il Papa ai giovani, fa della
morte una specie di tema centrale, è assai significativo ascoltare questo mes-
saggio di Don Bosco ai giovani. Amiamo la vita, crediamo alla vita, facciamo
festa perché siamo uomini; costruiamo una società, una cultura, una mentali-
tà dove vivere è compito e progetto. Gesù Cristo, volendo essere realmente
uno di noi, ha fatto della vita umana un ideale di Dio.
Guardando Gesù Cristo si scopre che la vita è missione; ogni uomo ha
Alcuni affretlchi del Tempio (opere del sig. Zonta).
22 80U6TT/HO SALESIANO I SETTEMBRE 198ol

3.3 Page 23

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una vocazione. Non si è nati per perdere tempo; la vita è tesoro perché è un
compito, perché Dio ci vuole protagonisti nel costruire il suo regno, l'avven-
tura della esistenza umana, la Storia della Salvezza. Ognuno di noi, ognuno di
voi, can giovani, ha una vocazione, è nato perché Dio lo ha amato e conta su
di lui. Impariamo da Don Bosco: lui ragazzino, poi giovane, poi uomo maturo
ha interpretato la vita come una collaborazione con Cristo. Non è forse stata
una missione tutta la vita di Gesù? Il suo stesso nome ne Indica I compiti: SAL-
VARE. Ebbene: Don Bosco ha seguito Il Maestro trasformando giorno dopo
giorno la sua propria vita in responsabilità. SI è preparato, ha studiato. ha as-
sunto del doveri, ha prodigato sacrifici. E così, si è sentito felice di essere
nato, di divenire l'amico del giovani. di vivere da prete. di qualificarsi come
fondatore della Famiglia salesiana. Non poteva aver scelto un progetto più
grande. Ed è riuscito a compierlo perché ha frequentato la scuola di Gesù; ha
capito che avere una vocazione e seguirla significa divenire veramente uomini
in pienezza.
Bisogna saper assumere la propria vocazione con la stessa ottica posi-
tiva con cui l'ha affrontata Gesù Cristo: non mosso dal timore del male, delle
persecu:zionl, dell'ingiustizia e delle avversità dei cattivi, ma stimolato dalla
speranza, nella sicurezza che con l'aiuto di Dio si vince. Questo atteggiamen-
to infonde nel cuore l'ossigeno della gioia. La speranza fa nascere l'allegria; e
l'allegria aiuta a guardare alla vita con entusiasmo. Operiamo non di malavo-
glia, non timidi, non scoraggiati, ma decisi ad arrivare in porto, convinti che
stiamo facendo crescere il bene, inviati da Dio a migliorare Il mondo.
Così ha operato Gesù Cristo; così sono vissuti i santi; così ha fatto Don
Bosco; e cosi dovete fare voi, cari giovani. Per Don Bosco l'ideale della seque-
la di Cristo, che è quello di essere santi, consiste nel saper vivere ed operare
in allegria I quattro grandi valori che abbiamo considerato: l'entusiasmo per
Gesù Cristo, la gioia della Vita, la serietà della Missione personale, l'impegno
di Speranza nel sacrificarsi per far fiorire il bene.
Cari giovani, riuniti qui sulla montagna delle beatitudini giovanili, preoc-
cupatevi di scolpire nel vostro cuore queste quattro parole: GESÙ CRISTO, LA
VITA, LA MISSIONE, LA SPERANZA!
Quanta ricchezza in più avranno la società e la Chiesa. se voi saprete
lanciare ovunque questi fondamentali valori: conoscere e amare Cristo; avere
coscienza del tesoro dell'esistenza; scoprire e realizzare la propria vocazione:
operare con l'ottica della speranza. avendo tanta gioia nel cuore cosi da con-
tagiare nel bene gli altri.
Nella celebrazione dell'Eucaristia, mentre ringraziamo Dio per averci
regalato Don Bosco, chiediamo di saper ascoltare e attuare Il suo giovanile
messaggio.
tre ad essere meta di innumere- cultura e civiltà contadina che va-
voli giovani è stato già teatro di lorizzi efficacemente l'intelligente
molte iniziative: raduni scout e ed appassionato lavoro del coa-
tendopoli, gare ciclistiche e marce diutoresalesiano Teresio Chiesa•.
non competitive, pallavolo, pal- Più che di un Tempio quindi
lacanestro, concerti.
per il Colle si deve parlare di un
«Quali sono i programmi fu- grande complesso al ~e vanno
t u n" ?.
aggiunti un bel salone teatro, una
Per intanto - ci dice il rettore palestra regolamentare e tant'al-
- sono in allestimento una sala- tre strutture legate anche alla
mensa per cinquecento pellegrini, vita di una Casa salesiana che ha
un locale dove troveranno posto una scuola di quasi trecento ra-
gli oltre diecimila pezzi del museo gazzi ed una tipografia fra le mi-
missionario salesiano e una ven- gliori d'Italia.
tina di camerette che serviranno Don Scotti è certo di riuscire a
per gruppi fortemente impegnati farcela e del resto uno sguardo ai
di salesiani e non, specialmente « fedeli» di questo Tempio non
dell'Estero, che volessero vivere può che incoraggiare tali scelte.
giornate di spiritualità salesiana Sarebbe pensabile un Tempio di
proprio nei luoghi dell'origine•. Don Bosco buio e ricco di buone e
«C'è poi la prospettiva di creare pie vecchiette?
una esposizione permanente di Una attenzione particolare il
Colle rivolge alla Catechesi ed ai
suoi problemi: qui confluiscono
periodicamente maestri e catechi-
sti della zona per corsi di aggior-
namento e di approfondimento. Il
settore è affidato a don Valentino
Meloni già per molti anni membro
del Centro Catechistico di Leu-
mann.
Da una migliore attrez7.atura
dell'ampio parco come da un mi-
glioramento dei servizi pubblici di
collegamento fra il Colle e la zona
circostante fino ad Asti da un lato
e fino a Torino dall'altro non po-
trà non venire che un ulteriore in-
cremento di pellegrini.
E del .resto negli Assesso.rati
competenti sanno che questo Col-
le occupa il terzo posto in ordine
ai luoghi più frequentati del Pie-
monte.
Non so se Don Bosco abbia fat-
to un sogno particolare su questo
Tempio ma è certo che se un gior-
no queste pendici pulluleranno
sempre più di gruppi giovanili ac-
compagnati dai loro educatori,
quasi un grande oratorio, per ma-
nifestazioni d'ogni tipo legate a
quell'umanesimo salesiano che
piacque tanto a Papa Montini si
ripeterà il sogno dei nove anni.
Giuseppe Costa
BOUEmNO SALESIANO I SETTEMBRE 1984 , 23

3.4 Page 24

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la
lettera
tante
lettere
Nel maggio scorso la Famlglla
Salesiana ha celebrato Il
centenario della Lettera da
Roma del 1884. Sempre
quest'anno l'laUtulo Storico
Saleslano ha avviato una
revisione dell'Intero eplstolarlo
di Don Dosco. Eooo una sintesi
- a firma di Teresio Bosco -
della Lettera da Roma mentre
Francesco Motto, responsabile
dell'Eplstolarlo, fa Il punto sul
suo lavoro.
Una rara foto di Don BolCO allo scrittoio.
N el maggio del 1884 Don
Bosco si trovava a
Roma per affari molto
importanti. Incontrò il Papa Leo-
ne XIII per parlargli delle Opere
Salesiane, delle Missioni ameri-
cane in piena espansione, e so-
prattutto della Chiesa del Sacro
Cuore in Roma (affidata dal Papa
a Don Bosco) che ingoiava somme
sempre più ingenti, e minacciava
di dar fondo ad ogni risorsa della
ancor gracile Congregazione sale-
siana.
Gli faceva da segretario don
24 • BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1964
Giovanni Battista Lemoyne, già
direttore della Casa Salesiana di
Lanzo Torinese. Don Bosco lo
presentò anche al Papa.
Durante il soggiorno a Roma -
scrive il biografo - Don Bosco
ebbe «un sogno deil!l massima im-
portanza. Lo raccontò in più volte
a don Lemoyne, ingiungendogli di
stenderlo; il che eseguito se lo fece
leggere, dettando correzioni».
Firmata da Don Bosco, la let-
tera contenente il sogno fu spe-
dita a Torino il 10 maggio 1884. È
notevole il particolare che, rice-
vendola e leggendola, don Rua
(che dirigeva l'Oratorio in assenza
di Don Bosco) la trovò così pe-
sante nel riguardo dei Salesiani,
che non osò leggerla in pubblico.
Pregò quindi Don Bosco di inviar-
gliene una copia «censurata»,
contenente cioè soltanto quei
tratti che era conveniente leggere
ai ragazzi. E Don Bosco fece fare
a don Lemoyne una «edizione mi-
nore», che conteneva soltanto «le
parti che non riguardavano i Su-
periori».
Gli effetti della lettura furono
tre:
molti ragazzi, «una processio-
ne», dopo il ritorno di Don Bosco
andarono a confessarsi da lui «che
aveva conosciuto lo stato delle
loro coscienze;

3.5 Page 25

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ci fu «un principio di riforma dell'Oratorio primitivo (intorno al
nella vita dell'Oratorio». Significa 1860) e di quello contemporaneo
che Don Bosco, nelle sue critiche alla lettera (1884).
amorevoli ma forti, aveva colpito - Una parte (la principale) di-
nel segno, e che l'Oratorio (che retta ai Salesiani, costituita da 6
pure era diretto dal beato Michele affermazioni concatenate.
Rua) non funzionava proprio - Una parte diretta ai giova-
bene.
ni, con un suggerimento semplice
Ci fu «l'allontanamento di cer- ed estremamente efficace.
tuni, che sembravano buonissi- - La conclusione (inizia pro-
mi». Come al solito, Don Bosco è prio con la parola «concludo»)
buono come il pane, ma allontana con un'affermazione «giurata»
inesorabilmente da casa sua chi fa che costituisce il marchio che di-
del male, chi cattivo esempio stingue l'educazione salesiana e
ai suoi giovani.
l'educatore salesiano da ogni altra
educazione e educatore.
Valore di questa lettera
Indipendentemente dal mo- Le due premesse grandiose
mento in cui fu scritta, questa let-
tera è giudicata dallo storico Pie- La prima riga della, lettera:
tro Stella «uno dei più efficaci e « Vicino o lontano io penso sempre
dei più ricchi documenti pedago- a voi». Queste parole sono svilup-
gici di Don Bosco»; e dal peda- pate dalla quarta riga del mano-
gogista Pietro Braido «il docu- scritto: «Sento il peso della mia
mento più limpido ed essenziale lontananza da voi. Il non vedervi
della pedagogia di Don Bosco, e il non sentirvi mi cagiona pena,
uno dei più significativi della pe- quale voi non potete immagina-
dagogia cristiana».
re... Voi siete l'unico pensiero del-
E uno dei momenti in cui emer- la mia mente». Questo lo dice ai
gono i motivi più profondi e più suoi giovani e ai suoi Salesiani.
genuini di Don Bosco, della sua Don Bosco, incoraggiato dall'a-
personalità di padre, di sacerdote scetica del tempo ad «amare Dio
e di educatore. È una lettera tutta solo», che a dieci anni ha propo-
carica di emotività, specialmente sto «di non attaccare mai più il
nella parte dedicata ai Salesiani e cuore a cosa terrena» (M.B. I,
nella conclusione: un'emotività 118), ha il cuore pieno di amore
che tocca le radici stesse del cuore per i suoi giovani e i suoi Salesia-
di Don Bosco, un'emotività che ni. Amore purificato, ma amore
travolge ogni schema logico, e vero, che piange quando loro ca-
vorrebbe dire tutto in ogni riga, pita del male, che lo fa soffrire
con ansia, amore e trepidazione della semplice lontananza in ma-
fuse insieme.
niera «che non potete immagina-
Tentare una sintesi di pagine re». Don Bosco sente la nostalgia
ricche di emotività è pericoloso, è dei suoi ragazzi e dei suoi giovani,
come voler mettere i fiori in sca- desidera ardentemente la loro
tola. Si sciupano inesorabilmente. presenza. E nella lettera indicherà
Mi ci proverò ma devo avvertire ai Salesiani questo «desiderio ar-
che nessuna sintesi può sostituire dente di presenza» come il segreto
la lettura e rilettura della lettera. del suo metodo educativo.
La seconda, riga della l.ettera:
Lo schema della lettera
« Uno solo è il mio desiderio». Qui
si potrebbe tentare di indovinare
Possiamo tracciare così lo sche- qual è questo «primo e assoluto
ma della lettera:
desiderio». Chi ha letto molto
- Due premesse grandiose, Don Bosco direbbe subito: «la
senza delle quali è impossibile ca- salvezza delle vostre anime». In-
pire non solo questo documento, vece no. Rileggiamo la riga intera:
ma Don Bosco stesso.
« Uno solo è il mio desiderio: quel-
- Esposizione della situazione lo di vedervi felici nel tempo e nel-
l'eternità». Questa riga ci svela il
Don Bosco maturo e trepido della
vecchiaia, passato attraverso tan-
te battaglie e segnato da profonde
cicatrici. Non è più il «combat-
tente di una causa», né il «crocia-
to fisso soltanto all'orizzonte so-
prannaturale», ma il papà curvo
con trepidazione sui suoi figli, de-
sideroso soltanto di procurare
loro un po' di felicità per i pochi
giorni concessici dal tempo e per
quelli che si apriranno dopo la
morte.
È chiaro a questo punto che se
uno non sente la «nostalgia della
lontananza dei suoi giovani», e
non desidera come prima cosa « la
loro felicità», non capirà piena-
mente questa lettera, perché non
entrerà pienamente nella sensibi-
lità di Don Bosco. Tanto meno
potrà essere «un altro Don Bo-
sco», come dovrebbe essere ogni
educatore salesiano. Le due pre-
messe, infatti, sono il punto gran-
dioso e insostituibile da cui si par-
te «per essere come Lui».
Esposizione della situazione
Il giovane Valfrè, un ragazzo
che era stato alunno dell'Oratorio
prima del 1870, gli appare nel so-
gno, e gli fa vedere l'Oratorio An-
tico. Ecco le parole di Don Bosco:
«Era una scena tutta vita, tut-
ta moto, tutta allegria. Chi cor-
reva, chi saltava, chi faceva sal-
tare. Qui si giocava alla rana, a
barcarotta ed al pallone. In un
luogo era radunato un crocchio di
giovani, che pendeva dal labbro di
un prete, il quale narrava una sto-
riella In un altro luogo un chie-
rico che in mezzo ad altri giova-
netti giocava all'asino che vola ed
ai mesti.eri. Si cantava, si rideva
da tutte le parti e dovunque chie-
rici e preti, e intorno ad essi i gio-
vani che schiamazzavano allegra-
mente. Si vedeva che fra i giovani
e i superiori regnava la più grande
cordialità e confidenza. Io ero in-
cantato a quello spettacolo»
(M.B. XVII, 108).
Subito dopo gli si avvicina Giu-
seppe Buzzetti, uno dei primis-
simi ragazzi di Don Bosco, vissuto
BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984 • 25

3.6 Page 26

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con lui fin dal lontano 184.2, che
ora aveva 52 anni. Buzzetti gli fa
vedere l'Oratorio di quell'anno
1884.
« Vidi l'Oratorio e tutti voi che
facevate ricreazione. Ma non udi-
va più grida di gioia e cantici, non
più vedeva quel moto, quella vita,
come nella prima scena.
Negli atti e nel viso di molti
giovani si leggeva una noia, una
spossatezza, una musoneria, una
diffidenza, che faceva pena al mio
cuore. Vidi, è vero, molti che cor-
revano, giuocavano, si agitavano
con beata spensieratezza, ma altri
non pochi io vedeva star soli, ap-
poggiati ai pilastri, in preda a
pensieri 8Confortanti; altri su per
le scale e nei corridoi o sopra i
poggiuoli della parte del giardino
per sottrarsi alla ricreazione co-
mune; altri p~ggiare lentamen-
te in gruppi parlando sottovoce
fra di loro, dando attorno occhia-
te sospettose e maligne: talora
sorridere ma con un sorriso ac-
compagnato da occhiate da fare
non solamente sospettare, ma cre-
dere che S. Luigi avrebbe arros-
sito se si fosse trovato in compa-
gnia di costoro; eziandio fra co-
loro che giuocavano ve ne erano
alcuni cosi svogliati, che facevano
veder chiaramente, come non tro-
vassero gusto nei divertimenti».
Buzzetti, sollecitato da Don
Bosco, ricava da questi segni
esterni GUasi una «radiografia»
dello stato interno di questi gio-
vani: «Freddezza nell'accostarsi
ai santi Sacramenti, trascuratezza
delle pratiche di pietà, ingratitu-
dine verso i Superiori, segretwni,
mormorazioni, con tutte le altre
deplorevoli conseguenze». Questa
«situazione interna» dei giovani è
contrapposto violentemente alla
situazione dei giovani dell'Antico
Oratorio: «Schietti in confessione
e fuori confessione, docili a tutto
ciò che comanda colui dal quale
sono certi di es.sere chiamati».
La parte diretta ai Salesiani
Don Bosco, davanti alla situa-
zione penosa del suo attuale Ora-
torio, chiede a Buzzetti cosa si
L'EDIZIONE CRITICA DELL'EPISTOLARIO DI DON BOSCO
Un'opera grandiosa, reallzzabl/e solo con la collaborazione di tutti.
Già pervenute oltre 400 lettere, per la maggior parte inedite.
L'appello dell'Istituto Storico salesiano, volto a reperire lettere non an-
cora conosciute di Don Bosco e ad identificare l'attuale sede di lettere già
note, ma di cui si ignora la sorte degli originali, non è rimasto senza risposta.
Dai ricchi tondi di archivi statali ed ecclesiastici, dalle fredde paretì delle ca-
noniche, dalle umili scrivanie di privati cittadini - dove erano custodite come
preziosissime reliquie - sono così già pervenute in originale o in fotocopia
più di 400 lettere autografe di Don Bosco. Chi con una, chi con due, chi con
quattro, chi con venti, molti hanno raccolto l'invito a collaborare ad una im-
presa che si preannuncia monumentale: l'edizione critica dell'intero epistola-
rio di Don Bosco.
Ma perché tale indagine «a tappeto»? Non esiste già un epistolario di
Don Bosco? E poi: Don Bosco non è ormai conosciuto a sufficienza?
Non è che di Don Bosco non si possa ancora scrivere, anzi è vero il con-
trario. Biografia critica, significato della sua figura nell'ambiente sociale eco-
nomico, politico dell'800 piemontese ed italiano, puntualizzazione della sua
spiritualità nel contesto ecclesiale di allora, approfondimento del suo metodo
educativo, attualità del suo messaggio, lingua ed esame grafocaratteriologico
ecc.: sono tutti interessanti temi di studio che risultano impossibili o per lo
meno deficitari senza un'analisi critica delle fonti del suo pensiero e della sua
attività.
Ora tra le fonti più sicure, più ampie e genuine per la conoscenza dell'o-
pera e della figura di Don Bosco si colloca il suo epistolario, attualmente ricco
di circa 3.000 lettere (di cui una metà conservata in originale nell'Archivio sa-
lesiano centrale) ma che al termine dell'avviata indagine potrebbe superare le
4.000 unità.
È stato osservato: la storia epistolare è la più certa fra tutte le altre. Se ciò
è vero per i carteggi di tanti personaggi, è ancor più vero per Don Bosco. Il
suo epistolario non pretende certo di raccontare tutta le storia, ma è un fatto
che la sua svariatissima corrispondenza, coltivata per un arco di tempo di ol-
tre 50 anni, con persone di tutte le classi sociali, e senza la minima preoccu-
pazione che fosse resa dì pubblico dominio, getta illuminanti fasci dì luce su
tutta la storia di Don Bosco e su uno spicchio di storia dell'800, offrendone
uno spaccato di non modesto rilievo.
Le lettere di Don Bosco abbondano di elementi autobiografici, rivelatori
della sua psicologia, della sua energia volitiva, dei suoi interessi più pratici
che speculativi, della sua fiducia nella Provvidenza, della sua sagacia accom-
pagnata da prudenza nei difficili momenti della sua opera, dell'Italia e della
Chiesa nel secondo ottocento. Quelle di Don Bosco sono quasi tutte «lettere
d'affari»: egll scrive sempre mosso da necessità ed entra subito nello scopo
della medesima: usa un linguaggio diretto, vivo, familiare, assolutamente sin-
cero. Nessun carattere di dissertazione dottrinale; nessuna preoccupazione
artistica, nessuna ricercatezza stilistica. In altre si intravedono momenti di fra-
gilità e debolezza; balzano vive le occasioni di gravissime ansie; non mancano
lettere in cui, limpido e comunicativo, Don Bosco apre l'animo per complimen-
tarsi, per consolare, per incoraggiare, per chiedere aiuti, rivelandosi ora il più
amabile dei padri, ora.il più affettuoso dei figli, ora il più sincero dei fratelli. La
sua figura si ammanta allora di quella umanità e cordialità che di un santo ne
possa fare per migliorarla. Seguo-
no le 6 affermazioni concatenate
che costituiscono il cuore della
lettera.
1. AMARE. Occorre innnnzi•
tutto amare i giovani lavorando e
sacrificandosi per loro. Questo
già avviene. « Direttori, prefetti,
maestri, assistenti sono martiri
dello studio e del lavoro. Consu-
mano gli anni giovanili per coloro
che la Divina Provvidenza loro af-
fida».
2. FAR CONOSCERE L'A-
MORE. Ma non basta amare. Oc-
corre « che i giovani non so/,o sia-
no amati, ma che essi stessi co-
noscano di essere amati». Da soli,
i giovani non arrivano a vedere
questo amore.
26 • BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBFIE 1984

3.7 Page 27

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fa un uomo mortale come noi, creatura terrena alle prese con peripezie quo-
tidiane ed ordinarie come potrebbero essere le nostre. Così la spontaneità del
sentire, l'immediatezza dell'espressione, la disinvolta quotidianità del frasario
come in familiari conversazioni (scriva al papa o all'umile genitore di un suo
oratoriano, si rivolga al potente capo di stato o alla modestissima benefattrice
delle sue opere) ce ne offrono Il ritratto fedele, oserei dire, un'istantanea fo-
tografia, priva di ritocchi o mascheramenti. Le lettere di Don Bosco ci permet-
tono di entrare nella sua stanza, ce lo fanno vedere a tavolino, occupato dai
suoi problemi, sorretto nelle sue speranze, ammaliato dai suoi ideali, Con fon-
damento, si potrebbe forse dire che l'epistolario di Don Bosco, seppure invo-
lontariamente, sono la sua migliore autobiografia.
E se da una parte sono un mezzo efficacissimo di introspezione del suo
animo, dall'altra offrono abbondante materiale per la ricostruzione della storia
religiosa, sociale, culturale, economica, politica del suo tempo e costituiscono
una preziosa fonte di ulteriore conoscenza di personaggi di primissimo piano
a livello regionale, nazionale ed anche internazionale.
Ma tutto ciò è possibile solo a determinate condizioni, diverse da quelle
che stavano alla base dell'epistolario curato da don Ceria. Anzitutto oggi la
storiografia più seria esige documenti di prima mano, offerti nel pieno rispetto
della volontà dello scrittore che credette bene (o non gli rluscl di fare altrimen-
ti per la nota tirannia del tempo, delle fatiche, del sonno) di esprimersi in quel
modo, con quella sintassi, con quella morfologia. Ed oltre alla fedeltà a tutta
prova nella presentazione del medesimo testo autografo, lo storico chiede,
dove è possibile, un minuzioso e scrupoloso confronto fra ì diversi autografi
esistenti. In altri termini oggi si postulano edizioni critiche di testi, vale a dire
edizioni fedeli nella forma, nella sostanza e corredati da quegli apparati stori-
co-critici che soli permettono agli studiosi ulteriori ricerche ed analisi e a tutti
una giusta valutazione, al di là di inquinamenti prodotti dal tempo o di media-
tori privilegiati.
Di qui la necessità, non sentita come tale da don Cerla, di risalire agli ori-
ginali anche quando sono già stati pubblicati; di qui l'importanza di verificarne
l'autenticità (qualche «falso11, pubblicato anche recentemente, è stato scoper-
to); dì qui l'esigenza di investigare negli archivi d'Italia, di Francia, di Spagna,
di America Latina alla ricerca delle lettere effettivamente spedite, e forse diver-
se dalla loro prima redazione conservata nell'archivio salesiano; di qui l'Inte-
resse di completare l'epistolario con le oltre 1.000 lettere pervenute dopo la
morte di don Ceria.
Non occorre essere un addetto ai lavori per rendersi conto della mole di
lavoro che attende gli studiosi dell'Istituto storico salesiano già solo per redi-
gere il censimento il più completo possibile degli autografi (o di eventualì co-
pie manoscritte o a stampa) compulsando decine e decine di archivi pubblici
e privati e vincendo la pur comprensibile gelosia di occasionali possessori o
custodi di lettere o di semplici biglietti. Dio non voglia che oltre al depaupe-
ramento di alcune migliaia di lettere ormai non più risarcibile, un altro se ne
aggiunga, soprattutto se si pensa che un lavoro come quello cui si è dato
inizio e che richiederà anni di faticose e costose ricerche, sì compie una sola
volta.
L'iniziativa comunque è stata lanciata in un momento quanto mai oppor-
tuno e propizio: a cento anni dalla morte di Don Bosco. Si potrebbe conside-
rarla un omaggio del fondatore alla sua congregazione, e della congregazio-
ne al mondo intero.
Francesco Motto
3. PRESENZA ANIMATRI-
CE. I giovani impareranno a ve-
dere l'arrwre dei Salesiani per
loro, se questi prenderanno parre
ai loro divertimenti, ricreazioni,
giochi, discorsi...
«Essendo amati in quelle cose
che loro piacciono, col partecipare
alle loro inclinazioni infantili, im-
pareranno a vedere l'amore in
quelle cose che naturalmente loro
piacciono poco, quali sono la di-
sciplina, lo studio, la mortificazio-
ne... ». «Se un (salesiano) è visto
solo predicare sul pulpito, si dirà
che fa né più né meno che il pro-
prio dovere, ma se dice una parola
in ricreazione, è la parola di uno
che ama». «Il maestro visto solo
in cattedra è maestro e non più,
ma se va in ricreazione coi giovani
diventa come fratello».
E qui il punto nero della situa-
zione viene sottolineato dalla tra-
gica domanda di Buzzetti: «Dove
sono i nostri Salesiani?». Don Bo-
sco, costernato, deve costatare
che tra i giovani che giocano, i Sa-
lesiani non ci sono più. Manca la
loro presenza animatrice. «Osser-
vai e vidi che ben pochi preti e
chierici si mescolavano tra i gio-
vani e ancor pochi prendevano
parte ai loro divertimenti. I Su-
periori non erano più l'anima del-
la ricreazione. La maggior parte
di essi passeggiavano tra di loro
parlando, senza badare che cosa
facessero gli allievi; altri guarda-
vano la ricreazione non dandosi
nessun pensiero dei giovani; altri
sorvegliavano cosi alla lontana chi
commettesse qualche mancanza;
qualcuno poi avvertiva in atto mi-
naccioso e ciò raramente. Vi era
qualche Salesiano che avrebbe de-
siderato di intromettersi in qual-
che gruppo di giovani, ma vidi che
questi giovani cercavano di allon-
tanarsi dai maestri e Superiori.
Allora quel mio amico ripigliò:
«Negli antichi tempi dell'Oratorio
lei non stava sempre in mezzo ai
giovani e specialmente in tempo
di ricreazione?»... «Certamente! E
allora tutto era gioia per me, e nei
giovani uno slancio per avvicinar-
si a me, per volermi parlare...».
«Se lei non può più, perché i suoi
salesiani non si fanno suoi imita-
tori?... Amino ciò che piace ai gio-
vani e i giovani ameranno ciò che
piace ai Superiori... Ora i Superio-
ri sono considerati come Superiori
e non più come padri, fratelli e
amici».
4. FAMIGLIARITA. Chi ama
ed è presenre così in mezzo ai gio-
vani, crea con loro un clima di fa-
migliaritiL.
Famigliarità, senso di famiglia,
significa qui per Don Bosco: alle-
gria, ascolto, condiscendenza, per-
dono, dimostrazione di interesse
agli argomenti dei giovani, nar-
rare, cantare, ridere, dare consigli,
in una parola «farsi piccolo coi
piccoli come Gesù Cristo,..
5. CONFIDENZA. Il clima di
27 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984

3.8 Page 28

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famigliarit,à crea nei giovani I.a
confidenza verso il sa/.esiano.
Cioè «si aprono i cuori e i giovani
palesano tutto senza timore ai
maestri, agli assistenti, ai Supe-
riori. Diventano schietti in con-
fessione e fuori confessione». «Si
avvicinano, vogliono parlare, han-
no ansia di ascoltarne i consigli e
di metterli in pratica». «I cuori si
aprono e fanno conoscere i loro bi-
sogni e palesano i loro difetti».
6. CONTENTEZZA DELLA
PROPRIA VOCAZIONE. La fa-
migliariro e l,a, confidenza non
aiuwno sow i giovani: aiuwno il
sa/.esiano ad essere contento della
sua vocazione. «Questo amore fa
sopportare ai Superiori le fatiche,
le noie, le ingratitudini, i disturbi,
le mancanze, le negligenze dei gio-
vanetti». Se invece della famiglia-
rità e della confidenza c'è una
«barriera di diffidenza», è facile
che il salesiano, per vivere, ricorra
a cattivi surrogati: vanagloria,
punizioni per scaricare la propria
aggressività, mormorazione, ami-
cizie sentimentali ed esclusive,
amore alle comodità e trascura-
tezza dei propri doveri.
La parie diretta ai giovani
Nel proseguimento del sogno,
fatto in un'altra notte, Don Bosco
vede lo «stato delle coscienze» dei
suoi giovani. Questo provocherà
la «processione» al suo confessio-
nale nel giorno del suo ritorno.
Si sente pure invitato a richia-
mare energicamente i giovani alla
devozione a Maria Ausiliatrice
«che li ha radunati (all'Oratorio)
per condurli via dai pericoli del
mondo».
Mail punto essenziale di questa
parte mi sembra il suggerimento
semplicisfilmo che Don Bosco ri-
ceve. Egli dice a Buzzetti: «Ciò
che mi dicesti io lo farò sapere ai
miei Salesiani; ma ai giovani del-
l'Oratorio cosa deb'bo dire?». E
Buzzetti risponde: « Che essi ri-
conoscano quando i superiori, i
maestri, gli assistenti fatichino e
studino per /,oro». In altre parole,
Buzzetti dice a Don Bosco: «Fa
conoscere ai giovani l'amore sacri-
ficato che i Salesiani hanno per
loro. Racconta loro ciò che fanno,
le fatiche e gli studi, fai conoscere
alla luce del sole i sacrifici che essi
tante volte affrontano nel nascon-
d.imento•.
È un suggerimento di un'evi-
denza e di un'efficacia solare. Da
ragazzino io non conoscevo questa
«tattica» voluta da Don Bosco,
ma l'ho vista attuata nella Casa
Salesiana dove entrai ad appena
10 anni e mezzo. La «Festa del
Direttore» era praticamente com-
posta di due panegirici: del Diret-
tore da parte dei confratelli, e dei
confratelli da parte del Direttore.
Io non sapevo niente di quel che
facevano per noi l'economo, j sa-
cerdoti che andavano a far mini-
stero nelle parrocchie, gli inse-
gnanti delle altre classi. Sapevo
pochissimo di quel che faceva il
Direttore: ma me lo sentivo dire
in quella festa, che era tutto un ri-
suonare di battimani. Quando poi
fui giovane assistente, la festa de-
gli Angeli Custodi era aspettata
da me con ansia, perché nella buo-
na notte il catechista tesseva le
lodi degli assistenti. Le sue parole
autorevoli mi formavano un certo
gruzzolo di stima e di ammirazio-
ne da parte dei giovani, a cui te-
nevo moltissimo, e che mi aiutava
a «sopportare le fatiche, le noie, le
ingratitudini...».
Conclusione
È tumultuosa e ricchissima di
affetto. Ci troviamo davanti a un
«povero vecchio» che sente la
morte vicina, e che vorrebbe dire
in una volta tutto ciò che non è
riuscito a dire nella vita intera.
Il punto più alto è raggiunto al-
l'undicesima riga, quando Don
Bosco fa una grande affermazione
giurata: «Innanzi a Dio vi prote-
sto» (è questa la sua maniera di
giurare, di chiamare Dio a testi-
mone) «basta che un giovane en-
tri in una Casa Salesiana, perché
la Vergine SS. lo prenda subito
sotto la sua protezione speciale».
È una variante di un'altra celebre
affermazione di Don Bosco:
«Ogni ragazzo che entra in una
Casa Salesiana, è portato per
mano da Maria SS.». Credo che
questa affermazione costituisca il
marchio che distingue l'educazio-
ne salesiana e l'educatore salesia-
no da ogni altra educazione e edu-
catore. I nostri giovani non ci
sono inviati solo da famiglie ed
enti, non hanno la raccomanda-
zione più o meno potente di per-
sone importanti: sono portati in
casa nostra dalla Madonna, ed
hanno la sua protezione speciale.
Sono sacri. E la nostra maniera di
essere con loro deve rispecchiare
questa realtà formidabile. Il più
povero e scalcinato ragazzo che ci
arriva in casa è ricco di una ric-
chezza incalcolabile: per questo il
primo atteggiamento del Salesia-
no nei suoi riguardi è un rispetto
profondo, come davanti a cosa sa-
cra.
Brevissima riflessione
Se i nostri tempi sono difficili,
non meno difficili erano quelli di
Don Bosco, di don Rua. L'orato-
rio stesso di Don Bosco ebbe fasi
di stanca e di disorientamento,
mentre lui era ben vivo e operan-
te. Questo deve aiutarci a non sco-
raggiarci mai.
L'unico fatto che potrebbe farci
perdere il coraggio sarebbe la co-
statazione che la Madonna non ci
manda più giovani. Ma grazie a
Dio, continua a portarcene per
mano più di quanti gli oratori e le
case possano contenerne. Pre-
mono ai cancelli quando sono an-
cora chiusi, e invadono i cortili
anche quando noi siamo assenti.
Vuol dire che Maria SS. ha an-
cora fiducia in noi, come la ebbe
in Don Bosco. Se ce li porta, non è
certo perché combiniamo falli-
menti, ma perché ci stima capaci
di fare con i giovani d'oggi cose
grandi, come Don Bosco fece con
Domenico Savio, Michele Mago-
ne, Michele Rua, Giovanni Ca-
gli.ero.
Questa riflessione ci dia corag-
gio nei momenti di stanchezza.
Teresio Bosco
28 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1984

3.9 Page 29

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il beato
Alberi
e
Don
Bosco
Dopo Il Cafasso, Il Cottolengo, Il Murlaldo, don
Orione ed altri ora è Il turno dell'Alberi.
La schiera degll amici di Don Bosco
cuHlclalmente• canonizzati cresce sempre più.
L'Autore di questo articolo ha anche pubblicato
una biografia del nuovo Beato presso !'editrice
ElleDICI dal titolo e Un cuore pieno di amore».
D beato Federico Albert.
I l 30 settembre sarà elevato
all'onore degli altari il teo-
logo Federico Albert, che
viene ad aggiungersi alla schlera
dei grandi santi piemontesi: Cot-
tolengo, Cafru;.w, Don Bosco, Ala-
manno, i fratelli Boccardo, per ci-
tare i più noti, che hanno lasciato
un'impronta indelebile nella vita
della Chiesa del secolo scorso.
Era nato a Torino il 16 ottobre
1820 dal cav. Luigi, ufficiale di
stato maggiore presso la Corte sa-
bauda e da Lucia Riccio di Gia-
veno.
Quarto di tre fratelli e quattro
sorelle, di ingegno pronto e ver-
satile, fin da piccolo si senti chia-
mato a seguire il padre nella car-
riera militare, ma a 17 anni, men-
tre stava per entrare nell'Acca-
demia, quasi folgorato da un im-
provviso e perentorio invito di
Dio, decise di consacrare la sua
vita al Re dei re.
- Voglio essere sacerdote, dis-
se ai famigliari increduli ed este-
refatti. Combatterò per estendere
il regno di Dio; le mie arini saran-
no quelle dell'amore che Gesù è
venuto a portare nel mondo per
conquistare le anime!
Dopo la vestizione clericale,
come figlio di un ufficiale superio-
re, venne chiamato a far parte dei
chierici addetti ai servizi religiosi
presso la corte.
Il 10 maggio 1843 conseguiva la
laurea a pieni voti in teologia e il
mese successivo veniva ordinato
sacerdote dall'arcivescovo mons.
Franzoni. Non aveva ancora 23
anni.
Le sue spiccate doti e virtù lo
segnalarono ben presto alla stima
della nobiltà torinese e nel 1847 il
re Carlo Alberto lo nominava
«cappellano di corte•, carica mol-
to onorifica, ma anche delicata
perché implicava la predicazione e
la direzione spirituale della stessa
famiglia reale.
Proprio mentre esercitava que-
sto non facile ministero incontrò
Don Bosco, con il quale stringerà
una amicizia che si prolungherà
per tutta la vita.
L'incontro con Don Bosco
A indirizzarlo verso «il prete
dei biricchini» era stato don Ca-
fasso, di cui frequentava le confe-
renze di teologia morale nel con-
vitto di san Francesco d'Assisi.
- Signor teologo, gli aveva
detto, so che il suo lavoro a corte
29 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1984

3.10 Page 30

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le lascia molto tempo libero, non
potrebbe regalarne un poco a un
povero prete oberato da un lavoro
superiore alle sue forze?
- Volentieri, mi dica cosa
devo fare?
- Vada a Valdocco, chieda di
Don Bosco, anzi lo troverà senza
difficoltà circondato da centinaia
di ragazzi, molti dei quali auten-
tici monelli e lo aiuti nel modo
che lui stesso le indicherà.
Fu cosi che una domenica del
1847 Don Bosco vide arrivare al-
l'oratorio, che aveva aperto da
poco nella zona, un giovane sacer-
dote, alto, elegante nell'ampio
ferraiolo che gli scendeva dalle
spalle.
- Mi manda don Cafasso, dis-
se presentandosi; io ho del tempo
libero e sarei ben lieto metterlo al
suo servizio per fare un po' di ca-
techismo ai suoi giovani.
- La ringrazio, rispose il san-
to, viene proprio a proposito; sta-
vo cercando un sacerdote per pre-
dicare il corso di esercizi spirituali
a un gruppo rfei miei ragazzi. Ha
già predicato qualche volta?
- si, ho fatto qualche espe-
rienza con persone adulte, ma se
lei mi affida questo incarico cer-
cherò di prepararmi bene. Se poi
non mi troverà adatto, potrò sem-
La Chiesa di S. Pietro a Lanzo, oggi affi-
data ai Salesiani.
30 • BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1984
pre aiutarle a fare catechismo o
per qualsiasi altro incarico vorrà
affidarmi.
- La ringrazio, ho già una
ventina di giovani tra interni ed
esterni, pronti a fare questa pro-
va. Sarà la prima da quando ho
iniziato l'oratorio e conto molto
sulla loro riuscita per poterla poi
ripetere ogni anno. Ritengo sia il
mezzo più sicuro per dar loro una
solida formazione religiosa.
L'esperimento riusci perfetta-
mente. Tra quei giovani vi era
una mescolanza dei migliori e dei
peggiori, eppure quegli esercizi,
racconta il biografo di Don Bosco,
riuscirono cosi bene che il santo
ne fu molto contento.
Alcuni di loro, per i quali aveva
fino allora lavorato inutilmente,
dopo quel corso si diedero a una
vita veramente virtuosa. (Da
«Memorie Biografiche», Vol. III,
pp. 221-223).
Il collegio salesiano di Lanzo
La stima e l'anùcizia con Don
Bosco continuò ininterrotta per
tutto il periodo in cui l'Albert ri-
mase a Torino, incaricato dell'as-
sistenza religiosa presso la corte e
come reggente dell'importante
parrocchia san Carlo, dalla quale
erano stati allontanati, per ragio-
ni politiche, i padri serviti.
Il contatto divenne anche più
stretto quando, rinunciando alla
brillante carriera che gli si apriva
a Torino, accettò la parrocchia di
Lanzo, a 30 km dal capoluogo,
resa vacante dalla morte di don
Tagna.
Vi fece il suo ingresso il 18 apri-
le 1852, assumendo il titolo di «vi-
cario», essendo alle dirette dipen-
denze dell'arcivescovo e respon-
sabile delle parrocchie "della vasta
forania.
Come prima attività si impegnò
a restaurare la «casa di Dio» che
l'incuria e le ingiurie del tempo
avevano ridotto a una stamberga.
Impegnò tutta la popolazione, re-
candosi con loro sul greto del fiu-
me Stura, a raccogliere pietre e
sassi, impegnando tutto il suo pa-
trimonio per ingrandirla e abbel-
lirla.
Sull'esempio di Don Bosco, per
sottrarre i ragazzi all'ozio e alla
strada, aprl un oratorio-asilo, af-
fidandolo a un gruppo di signore e
alle suore di sant'Antida Thouret;
nel 1853 apriva anche un orfano-
trofio per raccogliere ragazze or-
fane e donne anziane, bisognose di
assistenza.
Ma il suo problema più assillan-
te erano i giovani: voleva aprire
per loro un oratorio-convitto
come aveva fatto Don Bosco a
Valdocco.
Ottenne dal municipio un ex
convento dei cappuccini, chiuso
da molti anni e si recò dal santo.
- Don Bosco mi deve aiutare;
mandi i suoi figli a Lanzo a sal-
vare i nostri giovani.
- Signor teologo, le sono de-
bitore di tanti aiuti quando ero
all'inizio del mio apostolato, farò
di tutto per assecondarla.
Le trattative tra il municipio e
Don Bosco non furono facili e si
protrassero a lungo. «Il degnis-
simo vicario di Lanzo, scrive il
biografo di Don Bosco don Le-
moyne, santo apostolo di quelle
valli, anzi di tutto il Piemonte,
venne più volte all'oratorio per
trattare di questo importantis-
simo affare. Don Bosco non badò
a sacrifici pur di assecondare lo
zelo del vicario Albert, il quale per
conseguire quel suo santo scopo,
aveva dovuto superare non poche
difficoltà». (Da «Memorie Bio-
grafiche», Voi. VII, p. 692).
Un forcone per pastorale
Il vicario Albert, assicuratosi la
presenza dei salesiani, ai quali do-
nerà anche un appezzamento di
terreno attiguo al collegio, per co-
struire una scuola professionale
sul tipo di quella di Valdocco, vol-
le aprire anche un collegio fem-
minile.
Non trovando religiose dispo-
mòili per dirigere le varie opere
educative e caritative che aveva
creato, si vide costretto a dare
vita egli stesso, nel 1869, a una fa-
miglia religiosa, le «suore Vincen-
zine di Maria Immacolata», che il
popolo chiamerà più semplice-
mente «suore Albertine».
L'essenza della loro regola si
può riassumere in due parole:
umiltà e carità, un programma
che si sforzeranno di vivere con
fedeltà e generosità.
Intanto la notorietà di grande

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Lettera di Don Bosco per 1A comunità Sa1esiana di Lanzo.
predicatore, conteso da vescovi e solazione in paese è estrema. In
parroci di tutto il Piemonte e so- tutte le chiese, cappelle, oratori, si
prattutto la fama della sua santi- fanno tridui e preghiere perché il
tà, diffusa tra tutti coloro che lo vicario non parta. Anche noi in
avevano avvicinato, indussero la collegio partecipiamo a simile do-
S. Sede a proporlo come vescovo lore perché perderemmo un pa-
di Pinerolo, sede resasi vacante dre, il nostro più valido appog-
con la morte di mons. Renaldi. gio». (Da «Memorie Biografiche•,
L'incaricato della curia quando Vol. X, p.212).
si recò a portargli la notizia, lo Fu persino accusato Don Bosco,
trovò nella stalla dell'orfanotro- che a quel tempo fungeva da in-
fio, mentre con un forcone forag- termediario tra la S. Sede e lo sta-
giava gli animali.
to per la nomina dei vescovi. Il
Il povero vicario, che certo non povero vicario quando lo seppe ne
si aspettava quella nomina, tentò fu addoloratissimo: «lo amo Don
di respingere l'altissimo incarico, Bosco, disse piangendo e farò
dicendo:
sempre alla sua congregazione
- Lasciatemi qui tra i miei po- tutto il bene che potrò. Don Bo-
veri! È questo il mio pastorale! sco mi ama, ne sono sicuro e piut-
fece alzando il forcone che teneva tosto che lasciare Lanzo con que-
in mano.
sto sospetto tra la gente, preferi-
L'annuncio mise in subbuglio sco morire all'istante» (Vol. sic.).
tutto il paese: ci fu una vera ribel- La presa di posizione di tutto
lione.
un popolo, con a capo tutte le au-
Scrive don Lemoyne, a quel torità, ottenne la grazia e il vica-
tempo direttore a Lanzo: «La de- rio rimase al suo posto. Una mes-
sa solenne con il canto del «Te
Deum» di ringraziamento, una
grande festa con banda musicale e
luminaria dissero quanto l'Albert
avesse conquistato i cuori di tutti.
Verso il traguardo
Continuò così il suo intenso la-
voro pastorale a servizio del po-
polo e dei poveri che erano da
sempre i suoi predilettì.
Mentre in Italia esplodeva la
«questione operaia», egli intuì
l'importanza di affrontare anche
la «questione contadina», alla
quale ben pochi pensavano, anche
se si assisteva al drammatico eso-
do di tanti giovani dalle campa-
gne, attirati dai facili guadagni
nei centri industriali.
Progettò di aprire a Lanzo una
prima colonia agricola che fosse
quasi l'anello di congiunzione di
tante altre colonie per la forma-
zione di ragazzi poveri, da adde-
31 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 191U

4.2 Page 32

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La cas.a salesiana di Lanzo e dintorni.
strare, in un clima di famiglia, al
lavoro dei campi, in base ai pro-
gressi tecnici e ai nuovi metodi di
colture redditizie.
Nel 1876 la colonia funzionava
32 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1984
già con l'accettazione dei pruru
giovani e fu proprio mentre aiu-
tava i muratori a terminare la
cappella in onore di san Giuseppe,
patrono dei lavoratori, annessa
alla colonia, che la morte lo colse
di sorpresa.
Quella mattina del 28 settem-
bre, dopo aver celebrato la Messa
in parrocchia e confessato a lun-
go, come il suo solito, in sacrestia
incontrò don Lemoyne, direttore
del collegio salesiano.
- La vedo più allegro del soli-
to, signor vicario, fece questi, ha
forse qualche buona novità?
- Si, attendo una grande gra-
zia per la quale ho pregato e di-
giunato più del solito, e l'aspetto
proprio oggi!
Rientrato in casa, presa una
tazzina di caffè e visitato un am-
malato, sali sull'impalcatura della
cappella come era solito fare; ma
mentre stava per prelevare un
asse, mise un piede in fallo, pre-
cipitando al suolo da un'altezza di
sette metri, senza un grido. Soc-
corso, venne trasportato in una
casa vicina con una vasta ferita al
capo; frattura delle ossa craniche
e commozione cerebrale. Gli fu
amministrata l'Unzione degli in-
fermi. Don Bosco, che stava pre-
dicando gli Esercizi ai confratelli,
fu tra i primi ad accorrere.
Tutta Lanzo si raccolse in chie-
sa a pregare: piangevano tutti.
L'agonia durò due giorni; all'al-
ba del terzo, 30 settembre, sorrise
alle sue suore rimaste a vegliarlo
in preghiera e rese la sua bell'a-
nima a Dio. Non aveva ancora 56
anni. Tutto il paese si riversò in
chiesa dicendo:
- È morto un santo! È morto
il nostro padre, l'amico e benefat-
tore di tutti!
Ora la Chiesa ha autorevolmen-
te sanzionato la voce dei figli.
Di lui ricordiamo la testimo-
nianza di due grandi salesiani che
lo conobbero personalmente. Scri-
ve don Francesia, uno dei primi
discepoli di Don Bosco: «I salesia-
ni che erano stati a Lanzo parla-
vano di lui come di un modello di
parroco, pieno di zelo e di virtù.
Per tutti loro il teologo Albert ve-
niva subito dopo Don Bosco».
E mons. Costamagna, che visse
a Lanzo 10 anni, affermava: «Per
tutti noi la sua fu un'eroica scuola
di virtù, una scuola di autentica
santità. Per me fu un'aquila che
mi insegnò a volare».
Antonio M. Alesai

4.3 Page 33

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serviI re
con
amore
Questa del signor Giuseppe
Monti è Il resoconto di una vita
semplice come quella di
migliaia d'altri salesiani
coadiutori ...
D mercato galleggiante dove si recava il sig. Monti per gli acquisti.
che ogni lavoro ha una sua dignità
divina ed è il mezzo per collabo-
rare con Dio al bene degli altri.
- Don Bosco, diceva, ci ha
promesso pane, lavoro e paradiso;
lavorando ci guadagnamo l'uno e
l'altro.
P reghiera, silenzio, lavo-
ro•: in queste tre parole
«
credo si possa sintetiz-
Veniva conteso da tutte le case
della missione, per questa sua
multiforme attività di adatta-
mento.
zare la vita del confratello sig. Ho trascorso qualche anno ac-
Giuseppe Monti; una vita tutta canto a lui nella nostra prima re-
spesa a servizio degli altri, in una sidenza missionaria a Bang Nol
donazione totale, durante cin- Khuek, sul fiume Meklong. La
quant'anni di apostolato missio- missione ci era stata affidata dal-
nario in Thailandia.
la S. Sede nel 1927 e comprendeva
Uno dei «factotum», sempre di- la parte meridionale della Thai-
sponibile a qualsiasi lavoro, non landia, con una superficie di
importa quanto fosse umile e pe- 118.000 kmq e una popolazione di
sante: zappare la terra o correre circa due milioni e mezzo di abi-
al mercato per gli acquisti neces- tanti, che si estendeva per quasi
sari alla comunità; dirigere la 2.000 km lungo la penisola malese,
banda o macellare un suino, sco- dalla città di Banpong fino ai con-
tennarlo, insaccarlo con la perizia fini con la Malaysia.
di un esperto; accompagnare al- Il signor Monti vi era giunto il
l'armonium una funzione religiosa 14 dicembre 1929, trascorrendo
o scopare il cortile...
ben 15 anni in questo piccolo cen-
Un uomo che diceva sempre tro dal quale si irradierà l'opera
«sì» a tutti e dei «no» solo a se dei figli di Don Bosco in varie
stesso; che credeva fermamente parti della Thailandia.
Gli inizi furono durissimi; la
povertà ci costringeva sovente
alla fame, ma lui, sempre attivo e
ingegnoso, si adoperava perché
non mancasse il necessario.
Bonificava il terreno coltivando
ortaggi e frutta, lavorando senza
sosta in quel clima caldissimo-
umido.
Aveva imparato a remare sulle
fragili barche thailandesi, andan-
do al mercato per gli acquisti di
una grossa comunità di chierici,
aspiranti, seminaristi dalla fame
gagliarda; acquistava qualche
capo di bestiame che macellava
clandestinamente per non urtare
la sensibilità dei buddisti che han-
no un rispetto sacro «per ogni
creatura dotata di vita».
Qualche volta vedendolo accal-
dato e affaticato lo avvicinavo di-
cendo:
- Signor Monti, si riposi un
po'; venga a giocare con noi!
- Verrei volentieri, solo che i
vostri stomachi non fanno riposo
e io devo assicurarvi un nutrimen-
to adeguato.
Dotato di eccezionale robustez-
za e resistenza alla fatica, si pro-
33 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE t964

4.4 Page 34

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TI ,ng. Monti mentre insegna a suonare il elarino a un allievo. Il eig. Monti nel giardino dove ha speso tante energie a servizio
delJa comunità.
digava oltre ogni misura perché
nulla venisse a mancarci.
Penso siano stati questi stra-
pazzi a cagionargli quella malat-
tia che lo tormenterà durante gli
ultimi venti anni, degenerando
poi in un carcinoma allo stomaco
che lo porterà alla tomba 1'8 ago-
sto 1983.
Giovinezza irrequieta
Era nato il 28 settembre 1906 a
Paderno Dugnano (Milano), in
quella generosa terra lombarda
che ha donato alla Chiesa tanti
apostoli e vocazioni mis&onarie.
La mamma Gioconda Banfi e
papà Natale seppero educare i fi-
gli, più con l'esempio che con le
parole, a una vita cristiana con-
vinta e coerente, impegnandoli fin
da piccoli nel duro lavoro dei
campi, che a quel tempo preva-
leva nella zona.
34 • BOLLETTINO SALESIANO ! SETTEMBAE 1984
Il piccolo Giuseppe era vivacis-
simo, un autentico monello, uno
di quei ragazzi che sarebbe certo
piaciuto a Don Bosco, anche se
dovrà attendere molti anni prima
di annoverarlo tra i suoi figli...
- Ci combinava scherzi di
ogni genere, ricorda il sig. Giusep-
pe Croci, coetaneo e amico di
quell'età lontana. Provava un gu-
sto matto a giocare qualche tiro
birbone ai compagni, scoppiando
poi in sonore risate. Con lui l'al-
legria non mancava mai. Qualche
volta tornando dalla campagna,
lanciava carretto e cavallo a una
corsa pazza, per arrestarlo poi
d'improvviso, sbalzando a terra
chi non si aspettava quelle bru-
sche fermate.
Oltre al lavoro dei campi, du-
rante il periodo invernale, aiutava
il fratello Angelo a macellare e in-
saccare i maiali, apprendendo cosi
un'arte che gli sarà preziosa du-
rante l'attività mis&onaria.
Appassionato di musica, a se-
dici anni si iscrive nella banda del
paese, diventando uno degli ele-
menti di punta.
Anche questo diverrà, durante
la sua intensa giornata mis&ona-
ria, un efficace strumento di apo-
stolato. Poco a poco riuscirà a im-
padronirsi di tutti gli strumenti,
fmo a diventare un provetto di-
rettore di banda.
È nota l'importanza che Don
B<>&eo annetteva al canto e alla
musica per intrattenere piacevol-
mente i ragazzi, rallegrare le feste
religiose e profane.
Autodidatta, con tenacia e vo-
lontà riuscirà a suonare anche
l'armonium, il piano, la fisarmo-
nica, per accompagnare il canto
durante trattenimenti, accade-
mie, manifestazioni civili e reli-
giose.
Le bande musicali e le orche-

4.5 Page 35

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strine da lui dirette diventeranno confratello sig. Opezzo, suo com-
un mezzo efficacÌSfillllo di aposto- pagno per tanti anni in terra di
lato in tutte le località dove l'ob- missione. Umile, obbediente, sem-
bedienza lo chiamerà a lavorare. pre pronto a qualsiasi lavoro che
La chiamata di Dio si fece sen- potesse essere utile alla comunità.
tire quando aveva già 19 anni e fu Come provveditore nelle varie
una chiamata improvvisa.
case, maneggiò molto denaro, mai
- Durante l'Anno Santo del però a suo beneficio; chiedeva
1925, scrive la nipote, partecipò sempre il permesso ai superiori,
con altri a un pellegrinaggio a anche per le piccole cose.
Roma. Tornò a casa completa- - Desidero non perdere il me-
mente trasformato.
rito dell'obbedienza, diceva, an-
- Voglio cambiare vita, farmi che in quello che sembra poco im-
missionario, annunciò ai suoi! portante. Nella vita religiosa an-
- Sulle prime pensarono che i più piccoli atti hanno un im-
scherzasse, invece lo zio prese a menso valore.
fare sul serio. Cominciò a frequen- Fedelissimo, sempre, alle pra-
tare assiduamente la Chiesa, a tiche di pietà pur nella moltepli-
mortificarsi, a dormire sul tavo- cità delle sue occupazioni che
laccio, senza materasso...
avrebbero potuto dispensarlo.
- Devo abituarmi alle priva- - Dio deve sempre occupare il
zioni, al sacrificio, diceva alla primo posto nella nostra vita, ri-
mamma. Per servire Dio biso- peteva. Solo con il suo aiuto pos-
gna prepararsi a portare la sua siamo donarci senza limiti agli
Croce...
altri.
Nel 1927 entrò nell'aEpirantato - Durante gli ultimi anni lo
«Cardinal Cagliero» a Ivrea (To- vidi soffrire molto, continua il sig.
rino) e dopo due anni, nei quali Opezzo, ma non ricordo di averlo
diede prova di una vocazione si- mai udito lamentarsi. Portò sem-
cura e matura, ottenne di partire pre serenamente la sua croce, si-
per la Thailandia con il primo curo che «Dio ama l'allegro do-
gruppo di missionari, inviati a natore» (2 Cor 9,7).
rinforzare il contingente giunto Una delle più grandi difficoltà
direttamente dalla Cina e guidato incontrate dal caro confratello fu
dallo stesso Pietro Ricaldone, a sicuramente la lingua: l'alfabeto
quel tempo Prefetto generale del- thai è composto da 44 consonanti
la Congregazione.
e 32 vocali, con suoni sconosciuti
nelle lingue europee ed è basato
Un missionario tutto fare su cinque toni, che mutano il si-
gnificato di una parola a ogni
Durante cinquant'anni di in- cambiamento di tonalità.
tenso lavoro egli presterà la sua Immerso subito nel lavoro, non
opera in diverse residenze, la- ebbe tempo e modo di studiare
sciando un ricordo indelebile della questa lingua che riusci a parlare,
sua operosità e gioiosa disponibi- ma sempre con una certa difficol-
lità: Bang Nok Khuek, Thava, tà. Eppure pochi confratelli han-
Banpong, Bangkok, Huey Yang, no avuto un cosi forte ascendente
Haad Yai furono le tappe di una sui giovani come lo ebbe lui.
esistenza completamente donata I suoi consigli, le sue esortazio-
alle varie comunità e alle migliaia ni, gli stessi richiami che non te-
di giovani che incontrò, offrendo a meva rivolgere anche a confratelli
tutti una testimonianza del più e sacerdoti, permeati sempre di
genuino spirito salesiano.
bontà e suffragati da una testi-
Il suo direttore don Virà monianza viva di fede e carità, fa-
Chenphasuk, nella lettera mortua- cevano breccia in tutti. Il sig.
ria lo definisce «un ottimo salesia- Monti aveva il dono di parlare un
no secondo il cuore di Don Bo- linguaggio caro e familiare a tutti:
sco», «una colonna su cui si è co- piccoli e grandi, dotti e ignoranti,
struita l'ispettoria thailandese». parlava la lingua del cuore, il lin-
« Del caro sig. Monti conservo guaggio dell'amore.
un ricordo indelebile - mi dice il
Antonio M. Alessi
VUOI
RICEVERE
Il BOLLETTINO
SALESIANO1
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
35 BOU.EmNO SALESIANO I SETTEMBRE 1984

4.6 Page 36

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Ecco: questo libretto non è
un catechismo, un trat-
tato di apologetica, né una
* PAUL POUPARD
testimonianza personale, ma
l'esposizione della fede.
La fede cattollca, Fuori Col- Avendo l'Autore la respon-
lana. SEI, aprile 1984, Tori- sabilità del dialogo della
no, pp. 152, L. 7.000.
Chiesa con i non credenti, gli
Molti uomini del nostro è sembrato utile redigere
tempo non sono catt?lici, n~ questo lavoro, pensando a
cristiani, né credenti. Molti, tutti coloro, credenti e no.
però, cercano la verità. Tutti che cercano di sapere che
hanno il diritto di sapere qua- cosa sia la fede della Chiesa
le sia la fede cattolica.
cattolica.
UN DISCO AL MESE
« La letteratura per organo in Italia dalle origini a Ge-
rolamo Frescobaldi» (LDC 73751) è un'eccellente rac-
colta di brani inserita nella collana discografica intitolata
«L'organo nei secoli». L'esecuzione, ad opera di Arturo
Sacchetti, è stata effettuata nella chiesa del Centro Gio-
vanile Salesiano Crocetta di Torino.
Se volgiamo lo sguardo alle origini è assai facile per-
dersi nei meandri della notte dei tempi quando l'organo,
nel suo processo evolutivo, ancora coincideva, in em-
brione, col flauto di quel Pan, il mitico dio dei monti, che
seminava tra pastori e contadini ciò che oggi si suole
dire timor «panico».
Nel terzo secolo a.e. lo strumento perviene finalmen-
te alla luce ad opera di Cesibio di Alessandria, ma solo
molto più tardi giunge in Occidente, quando l'imperatore
bizantino ne donò un esemplare al re dei Franchi, Pipino,
nel 757: da questi probabilmente passò alla Chiesa ~i
Roma, di cui era alleato, che proprio allora, sulla scia
delle donazioni territoriali del longobardo Liutprando, si
avviava alla formazione giuridica del futuro Stato Ponti-
ficio.
Qui l'organo diviene lo strumento liturgico per eccel-
lenza, ancora subordinato alla pratica vocale e soprat-
tutto al canto gregoriano, ma unico, tra tutti i suoi con-
simili, ad essere ammesso nelle sacre funzioni. Nel perio-
do comunale al sacro si affianca sempre più spesso il
profano con la sua gioiosa scoperta delle bellezze natu-
rali vissute talvolta nella più completa adesione e dal al-
tra 'in un amaro contrasto con l'ascetica spiritualità me-
dievale, ancora ben viva negll uomini del duecento.
L'età delle Signorie è dominata invece dalla figura di
Francesco Landino, detto il «cieco degli organi» perché
privo della vista dalla nascita, a cui spetta il merito prin-
cipale di aver superato l'austera monotonia delle produ-
zioni polifoniche dell'Ara antiqua, prediligendo forme
musicali più raffinate che meglio potevano riflettere la
splendida vita delle corti. Nel 1377 Gregorio Xl poneva
fine alla cosiddetta cattività avignonese, riconducendo la
sede papale a Roma con la conseguenza che in breve
tempo la capitale cattolica fu invasa dagli stranieri, SO:
prattutto fiamminghi, che vi dettarono legge In fatto d1
musica.
Solo più tardi la musa italiana, caratterizzata da un!!
sensibilità maggiore per gusto della melodia, tornò a ri-
fiorire In un gruppo di insigni compositori che in vario
modo tralasciarono il virtuosismo geometrico e razionale
importato dai maestri del nord. Andrea e Giovanni Ga-
brieli Claudio Merulo, Giovanni Pierluigi da Palestrina e
Luzzasco Luzzaschi saranno superati solo dall'altezza di
un genio: Gerolamo Frescobaldi.
Nato a Ferrara nel 1583 si trasferl ben presto a Roma
come organista nella chiesa di S. Maria in Trast~vere,
acquistando in breve tempo una larga popolarità sia ne-
gli ambienti aristocratici che in quelli più umili: ebbe in-
fatti il dono di comporre della musica per tutti amalga-
mando in un felice connubio fantasia e semplicità con un
raro spirito religioso.
Sergio Centotentf
* JEAN LECLERCQ
apostolici per la Beatificazio-
I monaci e Il matrimonio,
Un'indagine sul Xli sec.,
Fuori collana, di prossima
pubblicazione.
ne e canonizzazione della
Santa, permette di ricostruire
fedelmente la devozione ma-
riana della Madre de Chan-
tal, che parla ancora oggi ai
L'opera documenta il devoti di Maria e riflette la
grande apprezzamento e l'al- spiritualità mariana del no-
ta concezione che la cultura,
specie ecclesiastica, del Xli
stro santo Patrono.
Per informazioni rivolgersi
secolo nutrì per l'amore all'Autore: Università Ponti-
umano e l'istituto del matri- ficia Salesiana, piazza dell'A-
monio, stabilito sull'affetto teneo Salesiano, 1 - 00139
dei coniugi, la loro reale li- Roma.
bertà di scelta e la parità dei
diritti.
GIORGIO TORELLI
Attraverso l'esame di una
serie dì documenti compren-
dente trattati di indole dottri-
nale e pastorale, scritti di
La pazienza di Dio, De Ago-
stini, Milano 1984, pp. 232, L.
12.000.
Ugo e Riccardo di S. Vittore Sono qui raccolte le nota-
e soprattutto di S. Bernardo,
opere agiografiche e leggen-
zioni al Vangelo della Do-
menica che Giorgio Torelli è
de, Leclercq fornisce un con- venuto pubblicando sul
tributo determinante allo «Giornale» durante il corso
smantellamento dell'invete- di un anno liturgico.
rato pregiudizio secondo il Non era mai accaduto che
quale il Medioevo avrebbe un quotidiano laico stampas-
provato ostilità nei confronti se le parole evangeliche e ne
dell'amore umano e coniu- affidasse il commento -
gale; questo libro, al contra- così lnevìtalmente diverso da
rio, dimostra che special- quello tradizionale - a un
mente i monaci e i «chierici», giornalista con larga espe-
più ancora che i laici, ap- rienza di mondo. Dal canto
prezzarono e sostennero I suo, Torelli ha accettato l'Im-
valori del matrimonio.
pegno di specchiarsi nella
Parola, confrontando con le
• ARNALDO PEDRINI
felici notizie di Dio il senti-
Il culto e la devozione a Ma-
ria nella vita e negll scritti di
Giovanna Francesca Fré-
myot de Chantal, Roma
1984, pp. 104.
mento dei suoi stessi giorni,
la fatica, gli affetti, le speran-
ze, il risalto delle cose viste,
le penombre e ogni anche
più piccola scoperta di vita.
SI è prodotto, sulla pagina
Intonandosi al programma di un quotidiano a grande ti-
di lavoro e di ricerca propo- ratura, un pubblico dialogo
sto dal Rettor Maggiore al- fra l'immortalità del testo
l'Accademia mariana sale- evangelico e la confidente
siana, don Padrini Arnaldo ci voce di uno scrittore che sa
presenta in questo bel vo- d'essere adottato ed amato
lume, atteso soprattutto dalle da un pubblico di probi. L'e-
monache Visitandine, e dalle sito di questo sommesso an-
Congregazioni femminili sa- dare verso i lontani e anche i
lesiane, la fisionomia maria- vicini è stato rilevante. È par-
na di santa Giovanna Fran- so ai tanti di ritrovare, attra-
cesca Frémyot de Chantal, verso le appassionate e tra-
fondatrice con S. Francesco sparenti proposizioni di To-
di Sales dell'Ordine della Vi- relli, quella via verso casa
sitazione S. Maria. Una rigo-
rosa documentazione, attinta
che sentivano d'aver smarri-
to. La pazienza di Dio aspet-
dagli scritti e soprattutto dal- tava ciascuno alla sua prova.
l'Epistolario oltre che dalle
varie biografie più accredi-
tate e dagli Atti dei Processi
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno rIch1est,
a11eEd1tnc1
o contrassegno (spese di sped1Z1one a carico del ri-
chiedente):
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(spedizione a carico dell'Editrice)
LAI: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1.
00139 Roma Ccp 57 49 20 01
LDC: Libreria Dottrma Cnstlana 10096 Leumann (TO) Ccp
8128
SEI: Società Ed,tr,ce tnternaz,onale Corso Regina Margherita
176.10152Tonno Cop.20.41.07
36 BOLLEIBNO SALESIANO I SETTEMBRE 19/U

4.7 Page 37

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! ~ ! ! ! = = = - - - - - I"' CONIGIOVANIToRNAILSERENO
VOCE RITROVATA
UN'OPERAZIONE
QUASI COMPROMESSA
Ringrazio la Beata Maria Ausiliatrice
per aver esaudito la mia preghiera,
concedendomi cosl la grazia della
guarigione di mia madre. Ricoverata in
ospedale per l'asportazione di un ci-
stoma. l'operazione si presentava in
parte compromessa dalla pressione
alta, con conseguente stato d'animo
agitato. Pregata con fede la Madonna
ha assistito mia madre che con il suo
aiuto misericordioso ha affrontato con
serenità l'operazione riuscita del tutto.
A distanza di un mese si è ripresa be-
nissimo. Grata alla Madonna la prego
di voler sempre proteggere me e la mia
famiglia.
Angela P. - Brindisi
SORGENTI DELLA FORZA
Sento il dovere di ringraziare pubbli-
camente Maria Ausiliatrice per la forza
che mi ha dato nel sopportare le diffi-
cili prove della mia vita. La prego an-
cora affinché mi guidi sempre sulla
strada del bene e prenda sotto la sua
protezione i miei figli e nipotini perché
crescano buoni nel corpo e nello spi-
rito.
Gina V/ghetto
UN BRUTTO INCIDENTE
SENZA CONSEGUENZE
Alcuni giorni or sono, ricevuta noti-
zia di un incidente occorso a mia so-
rella, io e i miei genitori ci siamo pre-
cipitati sul luogo del sinistro pieni di
comprensibile paura. Mentre stavamo
correndo in auto mi rivolsi a S. Giovan-
ni Bosco, S. Domenico Savio e Maria
Auslllatrtce e li pregai per la vita di mia
sorella. Giunti sul luogo, potemmo no-
tare con grande sollievo e gioia che
mia sorella, nonostante la violenta
meccanica dell'incidente, era rimasta
illesa. Per questo ringrazio Dio e I miei
intercessori che con la loro opera han-
no reso salva mia sorella e anche quel-
la fede che forse io stavo per perdere.
A. G.
Lo scorso anno l'apostolato tra i gio-
vani e ragazzi, essenziale alla vita par-
rocchiale e al mio spirito di ex allievo
salesiano, subì una delle solite crisi
che lo compromisero seriamente. In-
vocai l'aiuto di Maria Auslllatrlce e di
S. Giovanni Bosco mettendo i miei ra-
gazzi sotto la loro protezione e chie-
dendone il ritorno ai gruppi giovanili.
Nella ripresa di queste settimane ho vi-
sto inaspettatamente e gioiosamente
tornare tutti i miei ragazzi e chiedere
essi stessi una buona formazione cri-
stiana. Ora riprendo Il lavoro con buo-
na lena.
D. I.
UN MOMENTO
DI PARTICOLARE BISOGNO
In un momento di particolare biso-
gno mi sono rivolta con fiducia a S.
Giovanni Bosco e ne ho sperimentato
l'efficace protezione ottenendo ciò che
ardentemente desideravo.
Un cooperatrice di Alessandria
LE PREGHIERE NON SONO VANE
Le preghiere alla Vergine Auslllatrl-
ce, a san Giovanni Bosco e ai Santi
Salesiani non sono mai vane.
Ero in precarie condizioni di salute.
Alle mie tristi condizioni si aggiunse
una grave forma di esaurimento a mio
marito che dovette lasciare il lavoro.
Pregai intensamente con la certezza di
non essere abbandonata. Ora mio ma-
rito ha ripreso il lavoro e si sente molto
meglio ed io, un poco migliorata, ho la
ferma rassegnazione per continuare le
mie sofferenze.
Ringrazio di cuore ed at1endo altre
grazie per le quali sto invocando an-
cora l'aiuto dei miei protettori.
Eleonora Montesano, Torino
UN MIGLIORAMENTO INSPERATO
Ml trovavo ricoverata in ospedale a
causa di forti emorragie uterine per le
quali era prevista l'operazione dell'a-
sportazione totale dell'utero. Essendo
devota al Santo, mi rivolsi a lui con
grande devozione in quei tremendi
momenti. Un'altra ammalata devota
anch'essa mi prestò l'abitino che io da
allora portai con fede. Il medico si
stupì dell'improvviso miglioramento.
Ora sono a casa sotto la cura dello
stesso professore e continuo a cu-
rarmi.
E. Onorato - Palermo
Ho sofferto per circa otto anni di di-
sturbi diversi, insieme con una lenta e
progressiva afonia. Consultai molti
professori e specialisti, praticando te-
rapie diverse, ma non ottenni alcun ri-
sultato: anzi la mia situazione peggio-
rava fino al punto da costringere le su-
periore a sollevarmi dall'incarico del-
l'insegnamento. Fu allora che mi rivolsi
fiduciosa alla nostra santa M. Mazza-
rello: col suo aiuto si giunse a scoprire
la causa del mio male, cioè la comple-
ta atrofia della tiroide. Ora desidero
ringraziare pubblicamente la nostra
santa perché con le cure appropriate
non solo ho potuto ricuperare la voce,
ma sono scomparsi del tutto i vari ma-
lesseri di cui soffrivo. Ho potuto perciò
riprendere con gioia e soddisfazione il
mio lavoro e spendo volentieri la mia
voce per l'apostolato.
Concettina Amato - Acireale
IUNA CURA EFFICACE
Sono una vedova e madre di figli,
uno dei quali soffriva seriamente per
un disturbo intestinale che tanto mi
preoccupava. Sottoposto a visite me-
diche e poi ad accertamenti vari, ha
Iniziato le cure del caso. Con fiducia mi
sono rivolta all'intercessione di Sr. Eu-
sebia. Mio figlio dopo due anni di cura
si riprende a vista d'occhio. Per questa
e per altre grazie ottenute in diverse
circostanze della mia famiglia, mi sen-
to riconoscente a questa creatura che
tanto può presso Dio.
P. T.
Cl HANNO SEGNALATO GRAZIE
Abbiati Lucio - Acquarone Domenica - Adduci Vit-
toria • Albanese Margherita - Amorelli Maria • Arcar-
dlnl Giuseppina • Ballati Linda - Belli Anna Benti-
venga Maria Bianchini Luigi - Bidonost Gemma
Bottero Giuseppina - Brescagnln Francesco - Buc-
ciarelli Flavia Calrati Antonio - Cavaleri Antonia -
Cavalli Felicia - Chasseur Tina Colombo Rosa -
Cremaschi Giovanni - Crisafi Rosa - Crugnola
Adriano - De Vico Vincenza • Ermacora Romilda -
Ferrigno Dora - Galletta Amelia - Gandlssard Maria
Gazzoll Maria - Ghetti Giacomo Gianna Mana -
Glannetto Giuseppa Greco Immacolata • Grillo
Francesco - Indulsi Liboria lulini Pietro-Famiglia•
La Mlcela Salvatore • Usanti Maddalena - Lucchi
Emma Magro Maria - Matarazzo Angelo Matteo-
da Augusto Menzlo Carla • Mirenda Giuseppe -
Nasi Maria - Negro Rosa - Ottone Maria - Palazzo
Rosalia• Palatini sr. Gina-F.MA. - Panzica Vincenza
Pariani Cario - Parisi Schlllrb Rosalia - Parodi G.
Batt.1s1a - Pesce Lina Picco Margherita - Plreddu
Maria - Ribetta Bruno • Rlnaldl Maria • Rolando
Bianca - Rosati Miranda - Rosso Giacomo - Saldi
lippa - Salonia Luigi - Saracco Luigi e Gianfranco•
Sasso Cosimo - Sedrta Stefana • Slmonlcinl Gia-
comina Spie! Franca - Spinelli Rita Stuppia FIiippo
- Taccagni Lina - Tamini-Sorelle - Tantardlnl Franco
• Tampini Carla - Testa Anna Toccafondl Tina
Trovato Vincenza Vallero Lucia • Venza gioachino
Viale Giuseppina - Vinai Fulvio Zlmone Giovanna.
37 BOLLETTINO SALESIANO I SETTE/,fBRE 19/U

4.8 Page 38

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DECAROLI sac. LEO, Seleelano t S.
Benigno Canavese a 62 anni
Un profondo spirito di lede e una vi·
vaca intelligenza io guidarono In mol·
esse purificata, venne all'Incontro con
Gesù Risorto 1113 aprile c.s.; Dio lo be-
nedisse con la vocazione di sr. Lucia-
na tra le Flglla di Maria Ausiliatrice.
teplicl torme di apostolato soprattutto
In favore dei giovani; seppe amare le
esigenze della vita religiosa; tenace-
t PARRI MINO, Cooperatore seleelano
Colle Val d'Elsa a 54 anni
mente attaccato al lavoro metodico e
È mancato improvvisamente, la-
ordinato vi sl consumò fino alle ultlme
sciando nel più profondo dolore quanti
forze: le varie sotterenze misero in luce
lo conoscevano e gli volevano bene.
Il suo sforzo per non «disturbare•. Ac•
Era entrato nell'associazione Il 31 gen•
colse la morte con disponlbflltà total•
nato scorso, facendo la «promessa•
mente fiducioso nella Misericordia del
assieme alla moglie, alla figlia e al ge-
Signore.
nero. Ma Cooperatore era stato sem-
COIN sec. RUGGIERO, Saleelano t
Bova Marina (R.C.) a 74 anni
Uno dei 150 novizi che nel 1930 a
Vllla Moglia crebbe nell'amore a Don
RIZZO sec. GIUSEPPE, Salelano t
Lanzo a 64 anni
pre, fin da ragazzo, quando aveva In-
cominciato a conoscere Don Bosco, a
stimarlo e a voler bene ai Salesiani.
L'amore grande per la famiglia, la di-
sponlbllltà nelle diverse associazioni e
Bosco e alla Congregazione. Seppe Il Signore lo ha chiamato il 26 mag- con evidenza: la fedeltà a Don Bosco e la coerenza delle proprie convinzioni
mettere In evidenza ma con umiltà per gio u.s. testa di S. Flilppo Neri, titolare alla sua consacrazione sacerdotale, il di credente In ambiente difficile, sono
il bene delle anime, specle gfovanlll, le e patrono del nostro Istituto, In cui D. dono della predilezione verso I giovani, valori che cl lascia come ricordo vivo
doti preclari di mente e di cuore. Fu in- Rizzo ha svolto Il suo apostolato per 30 attraverso la scuola, la sua capacità di della sua vita.
segnante, maestro, entusiasta delle anni. Valente Insegnante di lettere, ha oblazione della sofferenza.
Missioni, per le quali da chierico vo- formato schiere di giovani, Inculcando Una morte serena, a.ccompagnata SALZA MARIA, Coope,ab'lce aelesle-
leva andare a lavorare In loco, forma- In loro, con le nozioni del sapere, I dalle preghiere del Confratelli e dei pa- na t Torino a 82 anni
tore di giovani adulti all'apostolato,
credette nel giovani cooperatori, in un
periodo di tempo, in cui mo1ti salesiani
ne bandivano la parole, perché, dice-
vano, non moderna; dal 1968 a Sove-
rato, e dal t 971 a Bova Marina, fu De-
legato lspettorlale del Cooperatori ed
exallievi per la Calabria. Sorsero tanti
principi morali che ne facessero, come
voleva D. Bosco, buoni cristiani e one-
sti cittadini. Lo testimoniano numerose
letteredisuol ex allievi, alcuni del quali
lo hanno seguito nella via del sacer-
dozio. Don Rizzo fu un salesiano dl
molteplice attività, che estrinsecava
anche nel periodi estivi, seguendo con
renti, confortata dal sacramenti della
Unzione degli Infermi, della Riconcilia·
zlone e dell'Eucaristia, ricevuti In piena
lucidità di mente.
È stato un ritorno ar Padre, In un col-
loquio Ininterrotto di invocazioni, gia-
culatorie, S. Rosario, accompagnati
spesso da segni di croce e di benedi-
Mi pare che è detto tutto di lei quan•
do si può affermare che per 40 anni è
stata assidua e attiva collaboratrice nel
locale Laboratorio Missionario Mamma
Margherita, nel locale Oratorio come
Patronessa e membro della Conferen-
za San Vincenzo.
Centri, che egli visitava ogni mese per
tenerli sempre ivi e operanti.
Per questa sua presenza, I centri
s·arricchirono di tanti giovani coope-
spirito giovanile I ragazzi delle colonie.
Ma Il settore In cui D. Rizzo ha pro-
fuso I tesori del suo cuore pieno di ca-
rità e di lede, è stato quello dell'assi-
zione al presenti.
I funerali sl svolsero nella Chiesa
Parrocchiale Salesiana di S. Biagio
con unasolenne Concelebrazlone pre-
VOLTA comm. ANGIOLINO, Coopera-
t tore seleelano Reggio Emilia a 80
anni
ratori e cooperatrici, oggi diventati stenza al malati. Particolarmente in sieduta dall'Ispettore D. Di Meo e da 30 Il ragioniere Volta si era preparato
adulti e legati fortemente a Don Bosco. questi ultimi anni, D. Rizzo è stato per confratelli venuti dalle case dell'lspet- all'Incontro con li Signore con una vita
Cercò con zelo gli exallievl, arricchi il loro di grande conforto, visitandoli nel torie.
salesianamente e cristianamente vis-
suo schedario, formò consigli efficien- tre ospedali cittadini.
La salma riposa oggi nel cimitero dl suta. Ricevette con gioia, In piena lu•
ti, per cui si ebbero molti convegni lo- Imponenti riuscirono I suol funerali, Budrio (BO) ove riposa anche Il fratello cidltà e consapevolezza I sacramenti
cali e regionali.
cui parteciparono con l'Ispettore della Lorenzo, coadiutore salesiano.
Il gruppo dei giovani cooperatori di Subalpina moltissimi sacerdoti anche
della nostra lede. È morto all'alba dei
1• maggio: la Vergine Ausiliatrice l'ha
Bova Marina fu sempre presente nel della Dlocesl. Dal paese nativo era
voluto proprio nel mese a Lei dedicato.
convegni ispettoriall e nazlonall, por- giunto il suo Parroco, con un folto
Cooperatore salesiano tra I primi e i
tando entusiasmo, testimonianza e gruppo di compaesani. Numeroslsslmi
più attivi a Reggio Emilia, fu segretarlo
folklore calabrese.
furono naturalmente ICooperatori e gli
per tantissimi anni del locale Centro
Fra le tante realizzazioni, volle l'im·
pianto di una Radio trasmittente, tutta
salesiana, indipendente, che agli chla•
mò «Radio Libera Oon Bosco.. Ne
e)(Sllìevi presenti, di cui D. Rizzo era Il
Delegato.
DE CICCI ROSINDO, Cooperatore t
Conca Campania Il 21-5-1984 a 83
anni
presso le Flglfe di Maria Ausiliatrice e
consigliere lspettorlale dell'Emllla tino
alla sua morte. Sue particolari doti tu-
rono l'amore alla sua famiglia ed una
comprese tutta l'importanza e la rese
Cooperatore laborioso e discreto, spiccata professionalità nel suo lavoro
t efficientissima, servendosi di amìci, di NEGRETTI . .c. AUGUSTO, Seleslano purificato da lunga e penosa sofferen- per Il quale ricevette numerose onori•
prol8SSionisli, ma specialmente di gio- il 30 aprile 1984 a Forn a 76 anni za ha raggiunto la casa del Padre per licenze. Mise volentieri e dlspesizlone i
vani per le trasmissioni di programmi Era nato a Porretta Terme il 3 marzo partecipare alla gloria di Cristo Risorto suoi talenti per molte comunità religio-
religiosi, culturali e musioali. Il motto 1908. Cresciuto In un ambiente carat- nel mese consacrato alla Vergine Ma- se. Seppe educare cristianamente I
era: • predichiamo Il Vangelo dal tettl•. terizzato da lede cristiana, pietà pro- ria, di cui era devotissimo. Felice ed or• suol tre figli. Aveva una devozione lilia-
Purtroppa con gli anni decllnava la fonda, laboriosità. Fece la prima espe- goglioso di aver donato un flgllo sacer- le all'Ausiliatrice che venerava come
sua salute; una clrrosl epatica, che rienza salesiana nell'Istituto di Gen- dote a Don Bosco. viveva lo spirito sa• compatrona nella sue stessa parroc-
portava avanti da anni, Il diabete e zano. Nel 1927 fece Il Noviziato. Ordi- leslano In serenità e dlsponlbllltà. Go- chia di S. Zenone a Reggio Emilia.
qualche altro malanno lo costrinsero a nato sacerdote Il 23 maggio 1937 pas- deva momenti di profonda gioia quan- Quando gli tornò difficile muoversi da
mettersi a letto. Quasi un anno di sof- come Insegnante di matematica e do poteva ospitare I confratelli Sale- casa per l'età e gli acciacchi era felice
ferenze affinarono Il suo spirito: voleva consigliere prima a Genzano, poi a slanl, che considerava tutti come suoi di •Scappare• per recarsl a pregare
ancora vivere per lavorare in mezzo ai Trevi, Ravenna, Faenza, Loreto e Forn flgll.
davanti alla statua dell'Ausiliatrice che
giovani, ma il Signore Il 27 maggio ore ove rlma$8 per 22 anni, fino alla morte.
- ricordò sempre con orgoglio fu
8,17 lo chiamava a per dargli li pre-
mio come al servo buono e fedele.
La sua fu una vita tutta spesa nella
scuola, nell'Insegnamento. Carattere
PAGIN GIOVANNI t a 79 anni
commlnslonata e fatta pervenire a Reg-
gio dallo stesso Don Bosco, Al suo fu-
La sua memoria è in benedizione forte. uomo della precisione e dell'o- Aml> la famiglia con affetto tenero e nerale parteciparono molti cooperato-
presso tuttl, specie 11a la gente di Bova rario, dotato di particolare intelilgenza, profondo; sempre sopportò con esem- ri: fu l'ultimo omaggio ad un fratello
Marina, che egli aveva amato sacer- sapeva ottenere dagli allievi buoni ri· plare rassegnazione le grandi soffe- scomparso.
dotalmente e saleslanament.e con Il sultati.
renze che per tanti anni lo tennero al•
cuore e la mente di Don Bosco.
Tre aspetti della sua vita emergono l'ospedale; sino a che l'anima sua, da
A quanti hanno chiesto informazioni, annuncIacno che LA DIRE·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA. ricono-
sciuta giuridicamente con O.P, del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n 22, possono legalmente ri-
cevere Legatied Eredità
Formule valide sono·
- se si tratta d'un legato: ,..lascio alla 0/fezione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Sa/es,ano par le
m1ss1on1 con sede in Tonno) a titolo di legato la somma di lire ..,
(oppure) l' immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, di
culto e di religione•·
- se sI tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Enti su Indicato
, ...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mI0 erede universale la O1rezione Genera/e Opera Don Bosco con
sede m Roma (oppure /'Istituto Se/es/ano per le Missioni con sede in
Torino) lasciando ad esso quanto ml appartiene a q ualsiasi titolo, per
gl, scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente d1 assistem:a e bene-
ficenza. di Istruzione e educazione, di culto e d i rehglone,
(/Logo e data)
(f,rma per disteso)
38 BOUETTINO SALESlANO 1 SETTEMBRE 191U

4.9 Page 39

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Boraa: Marta Au1lllalrlce e S . Giovanni
BolCO, In suffragio del miei defunti e
Invocando protezione sulla mia fami-
glia, a cura dl G Francesco. Pino To-
rinese, L 200.000
aoraa: Marte Auallletrtce 6 . Giovanni
Boaco, in ringraziamento a Invocando
protezione, a cura di C.N Imperia,
Bora: Marte aiuto del crt1tlanl, con- L 150.000
fido nel tuo materno aiuto, a cura di Borea: Marta Au■lllelrlce, Invocando
N.N., L. 1.000.000
protezione, a cura di S.M.. L . 150.000
Bona: Marta Aualllalrlce, In suffragio Borea: Sr. EuHble, a cura di Bevacqua
di Rizzo Rosa a Giovanni. a cura dei li- Vincenzina, Spezzano A.. CS, L. 150.
gli, Orsara Bormida, AL. L 1.000.000 BorN: Don Boaco, in memorie di tzzo
BOl'l8: Don Boaco, in memoria dello Teodolinda, a cura del figlio Altonso, L.
zio Augusto, a cura del nipoti A. Maria. _1_so_.o__oo___________
Luigi, Giorgio, Fabnz10, Enzo, Adriana,
Una. L 1.000.000
s.80f'l8: Mar1• Aualllalrlce, Don BolCO,
Maria Muuirello, in riconosc enza
per grande grazia ricevu ta, a cura di
Trlcerri Piera. Savona. L. 500.000
Bona: s. Giovanni Boeco, /n suffragio
dei miei defunti, sperando di raggÌlln•
gerll in cielo. a cura di N.N.. L 150.000
B0f'l8: Merta Au1lllalrlce • S. Giovanni
Boaco, a protezione nostra a suffragio
della sorelle S M Palma. a cura di Sal-
Boraa: Marte Ainlllalrlce, Santi Sale-
1lanl, imp,orando guarigìona di per-
sona cara, a cura di P.P.
Borea: Mal11 Au1lllllrlce, e protezione
dalla mia /em/g/la, a cura di Gindro
Oomeniea
80f'l8: dell'Amlclzla tra gli Ex A /lievi zanl Ida e Gabriella. L. 150000
del 1• Oratorio di Don Bosco di Torino,
L. 400.000
Borse di L. 100.000
BorN: Matla Aualllatrtce, S. Giovanni
Boaco, per ottenera grezla, a cura di
C.N.B.A, Villarbasse
80f'l8: Marte Aualllalrlce, Don BolCO,
Invocando protszlone e In suffragio
del miei del unti, a cura di N.N.. Ragu-
sa. L. 400.000
Borsa: Ge1ù Sactamentato, Marta Au•
.i1tetr1ce, Don eoaco, Padre Mazzuc>
coni, grazie!. a cura di Goretti Rina
Ballabio, CO
Borsa: M1111a Au.illalrlce, S. Giovanni
Bolco, pe< ringraziamento, a cura di
Luigina e Michele. Torino
Borsa: P. Pio, da Plelrak:lna, In suffra-
glo dal miei def unti, a cura di Garavelll
Gianni. Cinghia de' Botti CR, L.
e.e. 4
oo.ooo llol'la: Marta Aualllalrlce • S. Giovanni
BolCO, per promessa p er guarigione
di mamma, a cura di Cremaschi Oo-
Bs.oIr.suad: aM, aerctac.,AInuvaollcleatnrldcoe,pDrootenzBioonaecion,
vita e in morte, a cura di N N
Bof'le: Sacro Cuore di Gffù Marta
Aualllatrtce, In ringraziamento e lnvo-
cando protezione sulla lamlglla. a cura
di G.R.
Borea: MIiie Aualllatrtce, S . Giovanni
Boaco, ringraziando e Invocando Gra-
zie e protezione sulla famiglia, a cura
di
Borsa: Mona. Vanlglla don Cerava•
rio, per ringraziamen to e c hiedere an•
core grazia. a cura di N.N.. Torino
menica, Ml, L 300.000
Bofla: Don Em..to Cl■vel, In memoria
e suffragio, a cura del cugini, Ayas AO,
L 300.000
Bona: Marta Aualllatrtce • S. Giovanni
Boaco, Invocando protezione sulla mia
famiglia, a cura di Argenta Maria Crl-
stlna. MIiano
Borsa: Marta Aualllatrtce, S. Giovanni
Boaco, per grazia ricevuta e per pro-
tezione, a cura di Vautero Miranda. Fe-
letto. TO
Borsa: Marta Au•Hlllrlce Santi S. Bof'la: Ronconl F,.nceaco, Strada Ca•
lellanl, P-i,a Giovanni, in suffragio di sentino, AR
Giovanni Cagllero, a cura della moglie
Maria, TO, L. 300.000
- - - - - - -- -- - - - -
Borae: Marta Aualllatrlce, per grazia ri·
Borsa: Marta Aualllalrlce, In memoria
cevuta, a cura di Alllredl Edoardo. Col•
legno. TO
di nonno Carlo, e percM 11/umlnf la ni-
Borsa: Don Franco Roa.i, par 50 anni
missionario salesiano in Giappone, In
memoria, a cura di N.N., Torino
Borsa: Maria Aualllalrlce a Santi Sa•
IHlenl, implorando protezione, a cura
d1 Mario G.
pote Roberta scomparsa dli un anno.
a cura dl Galli Francesco Antonio, Ba•
gno Grande. AO , L. 300.000
Bor■a: Santi Sal. .llnl, ringraziamento
par grazia ricevuta, a cura di N.N.,
L. 250.000
Borsa: s. Giovanni Boaco, Santi Sai►
111nl, a cura di N.N.. L. 250.000
Bona: Don BolCO, proteggi I miei cari,
a cura di N.N L. 200.000
Borsa: Merla Aualllatnce Don BolCO,
nella ricorrenza delle nost re nozze
d'argento, a cura di Nlcolettl aw. Gio-
vanni e Bonlna, CT, L 200 000
Borsa: Sac:ro Cuore di Gelù, per la
conversione di Carlo, a cura di V.B.•
Boraa: Mena Aualllatrtce, SanU Sai.
alanl, in ringraziamento e Invocando
e.e., protezione per mio figi/o, a cura di
Torino
Bona: Maria Au.illllrlce • S. Giovanni
Bolco, per ottenere grazie, a cura di
F.E.
Boru.: S. Giovanni Boaco, don Flllppo
Alnakll, implorando grazie e protezio-
ne, a cura di N.N., Toflno
Botu: Madre Mazzarello, percM pro-
tegga mia figi/a Laura, a cura d i Bogllo
Llna, Torino
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, per la
conversione della r,glia, a cura di V.B.
Borse: Maria Au•lllatrtce, S. Giovanni
Borsa: Marte Aullllllrlce, S. Giovanni
Boaco, per protezione sulla mia tam/•
glia, a cura di Rita Boglatto
Bona: Divina Provvldenu. a cura di
Bogli<>ne France,co, Tonno
Borea: M.ia Ainlllalrlce, S. Giovanni
Boaco, per ottenere ancora grazia, a
cura di C.A . Borgo d'Ala. VC
Boraa: Marta Au-'llatrlce e Santi S.
lellanl, proteggete ma e I miei cari. a
cura di Andorno Angela. Borgo d'Ala,
ve
Boraa: M-'• Aualllalrlce, s. Giovanni
Boeco, ringraziando e Invocando pro-
rez,one, a cura dì Garrone Francesco,
Bianzè, ve
L. 200.000
Bof'la: Marta Au.itlllrlce, S. Giovanni
Boaco, a cura di Granier Clelia, Torino,
Bolco, a suffragio del miei d efunti e
Invocando protezione :sulla mia fami-
glia. a cura di Mario C.
Borea: Marta Auallletrlce, Don Boaco,
Papa Giovanni, perprotez ione sulla fil•
mlglla, a cura di G. e O
L. 200.000
Bona: Marta Aualllalrlee, 6 . Giovanni
BolCO, per ottenere /a grezla, a cura di
Menzio Giacomo e Maria, Torino,
Bona: Marla Auslllllrlce, S. Giovanni
Bolco, per ottenere grazia, a cura di
Compagni Teresa. Asti
Bof'la: Don Flllppo Alnakll, Invocando
Bona: Marta Aualllalrlee, Don BolCO,
Domenico Sa,ilo, Invocando aiuto spi•
rlluale e ,r,aterlale, a cura di Regis Pier
Vittorio, V81celll
L. 200.000
Boru: s. Giovanni Boaco, per grazia
ricevuta, 8 cura dell'e>U1llleva M.B.. L.
200.000
protezione sulla mia famiglia. a cura d i
Palre Mattea, Bagnolo
Borsa: S. Cuore di Gnù, per la con•
versione della figlia, a cura di V.B
Botu: Maria Aualllatrtce, per ottenere
grazie, a cura di A.C.I.
Borsa: Merla Auellletrlce, 8 . Giovanni
Bolco, per ringraziamento a protezi<>-
na, a cura di P G., Torino
Bona: Marte Aualllatrtce, cura della
Famiglia Bertero, Torino
Bof'la: Maria Aualllatrlce, Don BolCO,
Domenico Savio, Invocando partico-
lare grazia e protezione, a cura di
CO.M.
Borsa: Marta Auallletrlce, S. Giovanni
Boaco, Invocando protezione, a cura
dl Oragotti Immacolata, Napoli
Borsa: Don BolCO, a cura di Conti Valli
Giovanna, Urbino
Borea: Marta Aualllalrlce, Don Bosco,
per grazia ricevuta e per protezione. a
cura di P.B.
Borea: Marta Aualllllrlce a Don BolCO,
In memoria e suffragio del fratello Pie-
tro, a cura delle sorella
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
BolCO, per ringraziamento invocan·
do protezione, a cura di Mastrangelo
Amalia , San Severo, FG
Borsa: Marta Au1Jllatrtce, per ringra•
zlamento e chtedendo aiuto. a cura d i
Franchini Vittoria. La Spezia
Borea: Maria Aualllatrtce, S. Giovanni
Boaco, Per grazie ricevuta e lnvocan•
do protezione. a cura di Pedretti Maria,
Paisco, BS
80f'l8: Marta Aualllllrlce, a cura di
Murgia. Antonietta, Samassi, CA
Borsa: Don Boaco, a cura di Maiandi
Flavio. varallo, ve
Bona: B. Vergine della Grazie, invo-
cando protez ione e pace nella /ami•
gl/a, a cura di Genovese Antonietta, PZ
Bof'la: Don Boaco, rieordando mio
marito Pasqua/e, a cura della moglie
Borsa: Marta Aualllatr1ce • S. Oom►
nico Savio, Invocando protezior:e. a
cura di Genovese Gina, Acerenza. PZ
Borsa: Marta Au■lllalrlce e Don BolCO,
per grazia ricevuta, a cura di N.N.
Borea: Marte Aualllltrtce, 8 . Giovanni
Bolco, In memorie e suffragio di mio
marito Guido. a cura di Donato Maria,
CoHoredo pralo. UD
Borea: Marta Au.illatrlce, par promes-
sa fatte, a cura di Bosisio Ines. Mol•
teno
Borsa: Marta Aualllalrlce Santi S.
INlanl, per protezione sulla famiglia e
In suffragio del nostri morti, a cura dl
Colombo Allonso, Solbiate Olona
BOLLETTINO SALESW/0 I SETTEM811E 11184 39

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