e di cui abbiamo appreso il valore nei nostri
oratori, nei nostri Istituti, nel collegi e nei
luoghi salesiani in genere. Apparteniamo a
tutte le categorie sociali, grandi e piccine,
siamo inseriti in qualunque ambiente, in
qualsiasi cultura, in qualsiasi regione; nel-
l'officina, nel campi, nell'Università, nelle
umili faccende. Alcun! anche in campi dia-
metralmente opposti aJ nostro, alcuni, pochi
per la verità, anche nelle carceri, così ci di-
cono i nostri sacerdoti. Non ce ne facciamo
un vanto di questo, ma è solo per dimostrare
come Il nome di Don Bosco e dei suoi figli
possa arrivare, a fin di bene, in ogni luogo,
anche attraverso gli ex-allievi. Talvolta non
figuriamo; ovunque, pero, al nome di Don
Bosco rizziamo le orecchie e ci commuovia-
mo e ci prestiamo in tutti i modi.
Siamo quindi disponibili a fare un discor-
so con voi in ogni momento ed in ogni oc-
casione, a livello di responsabilità nazionali,
ispettoriali e locali. Chiedo a voi, responsa-
bili dell'Associazlone Cooperatori cosl come
lo chiedo a quelli degli ex-allievi, di essere
ancora più vicini, cosi come avviene già a li-
vello nazionale. A questo proposito sento Il
dovere di ringraziare il Delegato nazionale, il
Coordinatore nazionale, il carissimo e frater-
no amico Santoni, per la vicinanza, per la
identità di vedute. Ringrazio anche il caris-
simo Scafati, il quale, cooperatore addetto
alla nostra presidenza nazionale, è costretto
a sopportare anche le nostre lagne e i nostri
problemi. Un caro saluto a tutti. grazie!
Walter Sudan-
INTERVENTI
L'Intervento di don Bo1onl al
XXI Con1lgllo Nazionale CC.SS.
DirO pochissime cose come in una •Buo-
nanotte. di stile salesiano; e la prima cosa
che voglio dire ed alla quale tengo, è dire la
gioia di essere qui, di sentirmi In famiglia, di
sentirmi tra fratelli. E come è bello quando cl
si incontra nella propria famiglia, o si va a
trovare i propri famigliari, un sentimento
analogo sento in questo momento. e soprat-
tutto dopo la rielezione che ha r innovato il
nostro impegno nei confronti della Famiglia
Salesiana. So che domani verrà a trovarvi
don Cuevas che è il successore di don Rai-
neri: e cosl abbiamo l'occasione di ricordare
don Raineri, ed accanto a lui vogliamo ricor-
dare Madre Rosetta. Ma Il primo pensiero
che voglio lasciarvi è la gioia di trovarmi fra
voi e di trovarmi in famiglia.
La seconda cosa è questa; vorrei portarvi
l'eco del Capitolo, ed in particolare questa
esperienza che puO servire anche a voi: è
necessario e bello trovarsi insieme, e vivere
l'esperienza della condivisione. Provate a
pensare che noi slamo nquasi duecento da
tutto il mondo; e quando si dice da tutto il
mondo sembra di dire folclore e qualche
cosa di molto interessante. Ma quando co-
minciate a pensare che dentro cl sono tante
mentalità, tante culture, tanti problemi che
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loro hanno e vivono sulla loro pelle... abbia-
mo sentito Ieri sera l'Arcivescovo salesiano
di Managua, e voi sapete che cosa è Mana-
gua in questo momento, e quali sono I pro-
blemi che vivono, e metterci insieme... Ecco
io dico: questa è la cosa più Interessante del
Capitolo. E ci si accorge che questa è una
strada anche veramente di santificazione,
perché noi dobbiamo rt,nderci capaci di fare
eia verità - come dice S. Paolo - nella ca-
rità•. Che non si tratta di stendere del do-
cumenti, di dire delle verità, ma la cosa Im-
portante è di dirle Insieme, di dirle tutti, di
cercare che quella cosa non sia mia ma di-
venti veramente di tutti perché possa poi di-
ventare della Congregazione. In queste
quattro mezze giornate di lavoro dovete vi-
vere Intensamente un po' di questa stessa
esperienza di condivisione. di capacità di
ascoltarvi, di riuscire a dire le cose non cio,
lei , lui» ma invece di dirle tutti insieme. Que-
sta è veramente l'importanza dell'incontro
da fare.
Poi c'è una terza cosa che vi voglio dire
ed è questa: in occasione del Capitolo noi
salesiani abbiamo vissuto alcuni avvenimen-
ti importanti: il cinquantesimo della canoniz-
zazione, ma ancora prima la festa di Don
Bosco, la morte di Madre Rosetta. vissuta da
noi con molta intensità, abblam voluto par-
tecipare al funerale, e poi questo avveni-
mento è stato occasione di riflessione, di
meditazione, la presenza della Madre è stata
più forte di quello che voi pensate. L'udien-
za con il Papa, e poi andremo al Colle per l'I-
naugurazione del Tempio, ed alcuni incontri
che hanno segnato veramente la nostra sto-
ria come quello dell'arrivo di Madre Teresa,
che ha voluto venire a trovarci ed a parlarci
durante il Capitolo, ed altri come Il prossimo
centenario della Lettera da Roma. Ecco,
sono a,.,venimenti di famiglia. Perché dico
questo? Perché la vita di famiglia va vissuta
veramente, lo, credo, anche attraverso la
condivisione di queste cose. Quando Don
Bosco diceva l'importanza del Bollettino Sa-
lesiano che cosa diceva? Diceva: guardate
che per essere famiglia voi che abitate, non
so, a Napoli, non dovete vivere soltanto della
vostra vita locale, ma se siete Famiglia Sa-
lesiana, voi vivete della vita della Congre-
gazione che è non solo a Napoli ma che è a
Milano o a Torino, che è in Francia o in Bel-
gio o in Olanda, che è in America, che è in
Africa che è... e quindi quando Lui descri-
veva le cose dei Salesiani o della FMA ecc.
perché tutti insieme si viva di quella vita sa-
lesiana, di quella vita di famiglia. Perché noi
abbiamo là fratelli che lavorano, fratelli che
soffrono, abbiamo fratelli che_danno la vita,
che rischiano la vita, come ci diceva Ieri sera
l'Arcivescovo di Managua, o come abbiamo
sentito dalle testimonianze dei nostri confra-
telli dell'Est europeo. Ecco allora la terza
cosa che vi dicevo: vivere la vita di famiglia
Intensamente, sentendo che le notizie, Il Bol-
lettino, le cose nostre vanno vissute per fare
famiglia.
Quarto: sapete che il Capitolo ha panato
della Famiglia Salesiana. Non posso dare
notizie definitive perché ancora definitive
non sono, perO una linea che a me sembra
importante da annunciare è questa: la vera
vita di famiglia salesiana la si vive a livello lo-
cale, ed il Rettor Maggiore che fa unità nè Il
Direttore, o se attorno alle Suore, la presen-
za delle Suore, o l'Ispettore a livello zonale.
È lì che bisogna curare la vita di famiglia, e
di famiglia autentica, il coinvolgimento di tut-
te le forze, perché nveramente si può anche
rendere concreta l'esperienza di partecipa-
zione, di attività, ecc. VI lascio questo anche
un po' come impegno. La nostra non è una
associazione di quelle a cui si partecipa non
saprei dire come, Invece è di gente che la-
vora e che na livello locale si incontra e crea
famiglia. lo credo che questa sia per voi una
prospettiva.
Ultima cosa, brevissima. So che state par-
lando di volontariato. Mi sembra che sia Im-
portantissima questa tematica. Perché Il
cooperatore non è, e torno sul tema di pri-
ma, uno Iscritto ad una associazione. Ma
Don Bosco lo aveva voluto come un modo
pratico per impegnare la gente. Eccolo Il vo-
lontariato. Ed il volontariato è soprattutto
questo atteggiamento di disponibilità, di gra-
tuità, di gente che lo fa per amore. Allora io
credo che questo tema debba essere svilup-
pato come legato proprio alla vocazione del
cooperatore. E termino dicendo che mi trovo
d'accordissimo con quello che diceva poco
fa Suor Michelina Secco quando indicava
che bisogna soprattutto a livello personale
aiutare il cooperatore a scoprire la propria
vocazione. Allora, magari, c'è un coopera-
tore disperso In un piccolo paese che non
ha neppure la possibilità di vivere una vita di
associazione: non importa. Là c'è la salesia-
nltà, c'è Don Bosco, attraverso quel coope-
ratore che vive intensamente la sua presen-
za di salesiano là dove il Signore lo ha col-
locato.
Bastai Vi ho detto troppe cose; sono già
molte da digerire. Vi faccio tanti auguri per il
proseguimento del vostro lavoro.
L'Intervento di Don Prlna
L'Ispettore don Mario Prina, rivolto un
cenno di saluto a Tiziana In partenza per
Trelew, ha esortato a chiedere con lede al
Signore che susciti nuovi cooperatori mis-
sionari, e dopo la raccomandazione di man-
tenere frequenti contatti epistolari fra Trelew
e l'Italia, cosi si è rivolto ai Consiglieri nazio-
nali:
Ml trovo qui a rappresentare I Delegati e le
lspettorie Salesiane d'Italia. Vengo dal Ca-
pitolo Generale dove si sono fatte anche del-
le riflessioni sulla Famiglia Salesiana, ma
non riaffrontando l'argomento da capo né
pretendendo di introdurre grosse novità,
perché il Capitolo Generale era Impegnatis-
simo nella revisione delle Costituzioni e dei
Regolamenti Generali che riguardano I Sa-
lesiani di Don Bosco. Quindi, dei Coopera-
tori abbiamo parlato a proposito del servizio
che siamo chiamati a fare verso di loro, ed in
questo senso abbiamo avuto modo di riflet-
tere e di approfondire il problema.
Il compito nostro di salesiani all'interno
della Famiglia Salesiana è un compito par-
ticolare, unico, che non toglie le respansa-
bilità degli altri ma naturalmente non cl per-
mette neppure di addossare agli altri quello
che Don Bosco ha voluto che facessero i sa-
lesiani SDB.
Abbiamo degli Impegni molto importanti
nei confronti del cooperatori, proprio perché
l'obiettivo della nostra vocazione è la salvez-
za dei giovani; e come Don Bosco, dobbia-
mo cercare non solo di dedicarci ai giovani
ma di favorire, di convogliare verso questo