ligcnza degli uomini e dei Lelll])i, capacità di
interventi opportuni e di coraggiosa iniziativa.
aturalmente tale missione non solo non lo
distacca dalla gerarchia, ma esige maggiore
unità. docilità e ubbidienza.
3. Coscienza deT/e loro responsabilità. Queste,
daJle indicazioni conciliari, appaiono singolar-
me11te grandi; sono antiche nello spirito, ma
in parte nuove nelle forme volute dai tempi.
I loro compiti si possono ridurre a due: n) evan-
gelizzazione, fino a giungere, a volte, a un com-
pito sussidiario del sace1·dozio minisleriale;
b) civilizzazione, cioè presenza nell' online tem-
porale per attuare in esso tutti i valori, nal urali
e soprannalurali, per ricostruirlo nella pace e
nell'amore.
Sorge l'interrogativo: i laici sapranno com-
prenderli, attuarli? È proprio queslo il nostro
compiLo. A questo fine stabilire con essi un
dialogo che abbia queste tre virtù: a) Yi.sioni
grandi e universali, anche so avviene iu un
piccolo centro: dilalandosi i panorami, si dila-
tano i cuori; b) un profondo senso della gerar-
chia, uno spirito di fede che alimenti nel laico
un auaccamenLo .fiducioso, umile, devoto, ma
non servile: cristiano aperto, franco e libero,
ma a servizio del sacerdote, del parroco, del
vescovo; c) capacità di pi:endere iniziative rea-
listiche e concrete. Il laico conosce meglio )a
vila del suo quartiere, l'ambiente di lavoro.
Se arde di zelo, fa proprio il dramma della sua
gente, se ne rende interprete presso il sacerdote
e studia con lui i piani per risolverlo.
.
.,...,.,..,·.-."'
/'-" " Lo sappia il mondo "
,,..l't
Dopo la preghiera, il lavoro. La prima rela-
zione fu quella del Segretario gent>rale della
Pia Unione, don Guido Favini, su f Ja Pia
Unione dc.i COOJ)CJ"atori SuJ1•sitmi nel clima
del Concilio Ecmnenieo Vaticano ll e del
Capitolo Generale XIX 1klla Sociel:\\ Sa-
lesiana.
Premessa una introduzione s ul clima creato
dal Concilio, clima eminentemente sociale ed
ecclesiale, ne sintetizzava lo scopo citando
le parole di Giovanni XXIII nella Bolla
di indizione: « La Chiesa oggi assiste a una,
crisi in atto della società. Mentre l'umanità è
alla svolta di u11'èra nuova, compiti di una gra-
vità ed ampiezza immensa attenllono la Chiesa,
come nelle l'poche più tragiche della sua sroria.
Si tralta infatti di mettere a cont.atro con le energie
vivificatrici e perenni dell'Evangelo il mondo
moderno: mondo che si esalta delle site co11quiste
nel campo tecnico e scientifico, ma che porta
anche le conseguenze di un ordine temporale, che
da taluni si è uoluto organizzare prescùidendo da
Dio. Per cui la società, modema si contraddi-
stingue per uri grande progresso materiale, a cui
non corrisponde u:11 uguale avmrzamento nel
campo morale. Di qui, affievolito l'anelito verso
i valori dello spirito. Di qui la spinta, t'erso la ri-
cerca esclusiva dei godimenti terreni, che la,
tecnica progressi11a, mette con tanta facilità a
portata di tuIli. E di qui a,nche un fatto del tutto
nuovo, sconcertante: l'esistenza. cioè di un ateismo
militante, operante su piano mondiale... ».
Ma quasi a compenso, la Chiesa « ha ,,isto
scaturire dal Stio seno, e dispieg(lrsi, ·immense
energie di apostolato, di preghiera, di azione in
tutti i campi, da parte anzitutto di 1m clero sempre
più all'altezza della sua missione per dottrina e
virtù, e poi. da parte di un laicat.o che 11i è fatto
sempre più consapevole delle sue responsabilità
nell1i Chiesa, e in partic,1lar modo del suo dovere
cli. collaborare con la Gerarchia ecclesiastica ».
Lo stesso numero dc L ' Osservatore Romano
dell'll ottobl"e 1962 sintetizzava lo scopo prin-
cipale del Concilio in due parole: ((fetle e co-
stume». Fede alliva, costume c:ristiano c~t>m-
plare: non sono il fine essenziale della nostra
Pia Unione e della s ua missione nel mondo?
Quanto fa meditare il sottotitolo posto al Re-
golamento da Don Bosco: « Ur, modo facile
per giovare al buon costume e alfo civile societ<i! ».
Un « modo facile>>, escogitato da Don Bosco
trent'anni prima che sorgesse l'idea dell'orga-
nizzazione della Gioventù di A. C. e reso facile
nelle sue esigenze organizzative, dal suo zelo
amabile e ardente di amore per le anime, dal
suo incantevole ottimismo.
Scorriamo il modesto Rcgol.amento: il s uo ap-
pello accorato e suasivo sulla necessità del-
l'unione dei buoni; il suo ideale di perfezione
cristiana nell'esercizio clella carità vel"so il
prossimo, specialmente Yt>rso la gioventù peri-
colante; il suo geniale e ardito progetto di farne
lutL'tu10 con la Società Salesiana; le sue pra-
tiche raccomandazioni per assiUl.Ìlare i Coope-
ratori ai Salesiani nel Collfol"mare la vita ai
consigli evangelici secondo il proprio stato; il
criterio formativo nella scelta delle pratiche di
pietà; il programma di apostolato, che va <l.al-
l'istruzioue religiosa alla cura delle vocazioni,
alla diliusione della buona stampa, alla cura
della gioventù pericolanlc.
Pochi come Don Bosco seppero sensihiliz?.aro,
un secolo fa, il laicato cattolico alle necessilà
della Chiesa e animare i laici cattolici, in clima
massonico liherale, a collal>0rare con la gerar-
chia per la preservazione della fede e la salvezza
delle anime.
Oggi un'apposita Commissione del Concilio è
stata incaricata di preparare gli schemi per la
definizione dell'apostolato dei laici e per lìs-
sarne i caratteri e gH impegni. Attendiamo che
siano promulgati. l1Ltanlo ci servono di diret-
tiva le solenni affermazioni fatte da Paolo VI
il 14 ~ettembre 1963: « Lo sappia. il mondo: In
Chiesa guarda ad esso con profonda compren-
sione, con sincera ammirazione e con suhietto
proposito non cli conq,àstàrlo, mn ,li servirlo;
non di disprezzarlo, ma di 11alorizz(lrlo: non di
corula.n,wrlo, ma cli confortarlo e di salvarlo».
till