Bollettino_Salesiano_199310


Bollettino_Salesiano_199310



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Ottobre 1993
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANN I BOSCO
NEL 1877
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IL RETTOR MAGGIORE·_
._-
RIFLESSIONI
DALLA CROAZIA
di don Egidio Viganò
A giugno sono stato in Croazia.
Ho potuto percorrere la Slavo-
nia anche più in là dei limiti asse-
gnati ai reparti dei caschi blu dell'ONU .
A Zagabria ho potuto parlare perso-
nalmente con il Presidente della Repub-
blica, con il Cardinale Franjo Kuharié e
con il Rettore dell'Università dello Sta-
to, così da avere delle informazioni glo-
bali di prima responsabilità. I tre perso-
naggi visitati coincidono nel dare un
giudizio angosciato sulla tragica situa-
zione senza uscita dopo il fallimento del
piano Vance-Owen; essi considerano as-
sai negativamente l'atteggiamento delle
potenze dell'Occidente che finora non
hanno osato attuare interventi adeguati.
Ho visto paesi interamente distrutti:
le case rase al suolo , le chiese abbattute,
tutto in silenzioso abbandono; sono as-
sai pochi gli abitanti che incominciano a
rientrare ·dal forzato esilio. La terrifi-
cante distruzione è frutto di un pro-
gramma di "pulizia etnica": un fanati-
smo che non ha nome e che alimenta le
più inumane crudeltà. Purtroppo un si-
mile odio genera vendetta e non trova
mai un limite di fronte a cui fermarsi:
massacri , esecuzioni, violenze, lutti .
Una prima costatazione che mi ha
aiutato a impostare l'intricato problema
è la distinzione da fare tra "la Croazia"
come Stato libero e indipendente, e "i
croati" che vivono nella Bosnia ed Er-
zegovina. Lo Stato croato non è in guer-
ra e non può aiutare con armi e uomini
i croati del territorio dilaniato dagli
scontri. Questi croati bosniaci, ·mvece,
si battono come possono , a un livello di
possibilità militari ridotte e inferiori ,
ma coinvolti purtroppo anche loro in un
clima di distruzione e di crudeltà. Prima
erano vittime insieme ai musulmani , ma
ora si è iniziato lo scontro anche tra loro
e i musulmani, aumentando la possibili-
tà dei massacri ed estendendo , purtrop-
po, la già lunga lista dei colpevoli. Lo
stesso card. Kuharié ha mosso, in tal
2 - OTTOBRE 1993
Un disegno di Toppi per il
Corriere della Sera.
Da una " storica" fotografia
della guerra jugoslava.
senso, una critica esplicita ai cari fratelli
croati bosniaci.
U n'altra costatazione che mi ha spin-
to a riflettere seriamente è il tema della
inculturazione della religione. Noi cri-
stiani ne parliamo oggi come di una ine-
ta da raggiungere attraverso la nuova
evangelizzazione . Però in quelle terre si
vedono gli effetti di una inculturazione
di ieri che ha bisogno di essere corretta:
per i musulmani non c'è distinzione tra
religione, politica e cittadinanza; e per i
serbi ortodossi basta appartenere al po-
polo serbo per essere ortodossi, anche
se non hanno ricevuto il Battesimo né
vogliono-vivere di Chiesa; l'appartenen-
za a quel popolo è di fatto definizione
della propria religione. C'è, perciò, da
chiedersi: in che senso la vera religione
può far parte costitutiva di una nazio-
nalità? È giusto unire indissolubilmente
la fede alla propria cittadinanza? Oggi ,
in una società sempre più pluralista,
l'inculturazione della fede dovrà saper
evitare un nesso così stretto tra naziona-
lità e religione: in Bosnia esso è uno de-
gli stimoli di quella "pulizia etnica" co-
sì terribilmente contraria allo spirito del
Vangelo.
Infine, ho potuto costatare l'iniziati-
va e l'intervento coraggioso della Chie-
sa fin dall'inizio della sanguinosa crisi,
in evidente contrasto con l'immobili-
smo della comunità internazionale. La
voce e le iniziative del Papa, l'interven-
to dei Vescovi (anche degli USA), la no-
mina del Nunzio apostolico a Sarajevo,
i molteplici e vari impegni della Caritas
internazionale e di numerosi volontari,
fanno emergere ed apprezzare nella gen-
te la dimensione umanitaria della carità
e il senso vivo di solidarietà dei credenti
nel Cristo, Signore della pace.
Per assicurare un futuro a queste
martoriate regioni sarà necessario edu-
care tutti , in profondità, alla pace, dan-
do attualità al messaggio dell'apostolo
Paolo: «Dio ha affidato a noi il ministe-
ro della riconciliazione». Preghiamo
per tanti afflitti , e specialmente per i no-
stri fratelli croati; aiutiamoli!

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~ il
Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Cationi -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duhayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani 0
Margherita Maderni - Antonio Mélida -
Jean-François Meurs - Pietro Moschetto - Angelo
Montonati - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi -
Alessandro Risso - Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Maria - Franco Marzi
- Carla Morselll - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
Progetto grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto rig uardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviali
non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
li BS esce nel mondo in oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 1O milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam , tamil e telugù) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Korea del Sud -
Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico -
Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -
Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a rich iesta,
nei limiti del possibile.
Cambio Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/65.92.915
Fax 06/65.92.929
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
1 Ottobre 1993
Anno 117
Numero 14
2 IL RETTOR MAGGIORE
Riflessioni dalla Croazia
di don Egidio Viganò
In questo numero il DOSSIER
MISSIONARIO. La nuova
missione di Phnom Penh
in Cambogia.
In copertina, Frank Roberto
Rocha, malato incurabile,
abbraccia commosso il Papa,
dopo un lungo viaggio dal
Texas (foto Mari).
10 ATTUALITÀ ECCLESIALE
Il Papa dei giovani conquista l'America
di Silvano Stracca
14 SOCIETÀ
Lo sport fa bene ed è scuola di vita
di Alessandro Risso
19 DOSSIER MISSIONARIO
a cura di Antonio Melida
Phnom Penh nuova presenza missio-
naria :
• Phnom Penh , memoria dolorosa
di Ferdinando Colombo
• Tre pacifisti a Phnom Penh
• La risposta è soprattutto scuola
27 REPORTAGE
I mille incontri spagnoli di don Viganò
di Angelo Botta
30 FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Se una ragazza diventa suora
di Elvira Bianco
10 Giovani
L'incontro di Denver
34 FAMIGLIA SALESIANA
Donne protagoniste nel sociale le
«Damas Salesianas»
di Umberto De Vanna
38 PROTAGONISTI
Attilio Giordani una vita per l'oratorio
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel Mondo, 6 -
BS Domanda, 8 - Prima Pagina, 9 -
3O Come Don Bosco, 13 - Libri, 17 - Os-
servatorio, 18 - Il Diario di Andrea, 33
- Solidarietà, 37 - I Nostri Morti , 41 -
Figlie di Maria Ausiliatrice
. Perché una ragazza si fa
I Nostri Santi , 42 - In Primo Piano, 43
suora
OTTOBRE 1993 - 3

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UNA RAGAZZA ONE-
STA E INTELLIGENTE.
«Da molti anni il BS entra
nella mia famiglia, portan-
do un momento di lettura
distensiva e religiosa che fa
molto bene. Da giovanissi-
mo ho frequentato i salesia-
ni, di cui ho un ottimo e aJ-
fettuoso ricordo. Ho 26 an-
ni, un buon lavoro, sono di-
plomato, ho un ottimo rap-
porto con i colleghi. Finora
ho incontrato amici e ami-
che superficiali e indifferen-
ti ai valori morali e cristiani.
Una ragazza che mi interes-
sava molto, quando le ho
manifestato la mia fede in
Dio, mi ha risposto: "Sono
affari tuoi che io non condi-
vido". Vorrei corrispondere
o conoscere una ragazza
onesta e intelligente con cui
instaurare una vera amici-
zia. Vi mando il mio indi-
rizzo».
Lettera firmata, Torino
Pubblichiamo volentieri la
tua lettera, ma ti invitiamo a
rivolgerti alla redazione di
Tandem (vedi box in questa
pagina), che si serve di una
agenzia per verificare la se-
rietà delle richieste e delle ri-
sposte.
L'ORATORIO DI BAR-
CELLONA. «Sono un vo-
stro fedelissimo. Ho scritto
questa pagina sui 70 anni
dell'oratorio salesiano di
Barcellona e i trentanni delle
locali PGS (Polisportive
Giovanili Salesiane). Vorrei
che anche gli altri sapessero
e gioissero con noi».
Aurelio Duca,
Barcellona (ME)
La vostra storia bellissima è
quella di mille altri oratori,
che offrono spazio a tutti i
valori di cui i giovani hanno
bisogno. Lei scrive: «Ho vi-
sto a Barcellona ragazzi che
provenivano dai quartieri più
poveri e spesso violenti di-
ventare ragazzi come gli altri,
anzi modelli da imitare». Au-
guri al direttore don Giorgio
e a quanti collaborano e ani-
mano le attività.
ANCORA SU DE GASPERI.
«Scrivo perché una mia ri-
chiesta precedente non è sta-
ta accolta. Non avete voluto
dare spazio al mio scrj$to,
"Una baracca e tanti sacrifi-
ci", in cui parlavo dell'impe-
gno dei salesiani operanti
nella parrocchia S. Pio X in
Nesina Superiore a Catania.
Vorrei poi esprimere un mio
pensiero a proposito dei vari
articoli pubblicati su De Ga-
speri, di cui si vuole intro-
durre la causa di canonizza-
zione. Certo, gli attuali poli-
tici non reggono il confronto
,-----.------- e a-,..,-...;;:; A.J,.,
Una scatola con le figurine dei calciatori, una confezio-
ne con l'eroe spaziale, una scatola con i buoni per il
pallone, un barattolo con il soldatino omaggio, un pac-
chetto con ...
con De Gasperi, ma pensare
di farlo santo mi pare davve-
ro eccessivo... ».
Giuseppe Fraziano, Catania
«Avete parlato di De Gaspe-
ri (cf ES/dicembre '92). So-
no un vecchio e affezionato
exallievo, ma mi dissocio
fortemente».
Lettera firmata
Al signor Fraziano. Il mate-
riale che arriva in redazione è
molto e diamo la precedenza
a quello che, a nostro giudi-
zio, ha un interesse più gene-
rale e un aggancio più evi-
dente con l'attualità. Grazie
comunque per quanto ci ha
inviato e ancor più per il to-
no gentile e l'apprezzamento
amichevole. Quanto a De
Gasperi, anche i laici sono ri-
tornati a parlare di lui. Re-
centemente Enzo Biagi ha
scritto: «Forse proclameran-
no Alcide De Gasperi beato.
Difficile di questi tempi im-
maginare un politico che ec-
ceda in virtù cristiane. Forse
un giorno sarà venerato co-
me santo. Non fu amato né
capito: non rispondeva nep-
pure al papa, ma alla sua co-
scienza. Lo dico perché non
mi piace vedere falsificare la
storia. I cortei di sinistra can-
tavano "E vattene, e vattene,
odioso cancelliere". Da de-
stra lo bollavano come au-
striacante. Qualche volta il
tempo rende giustizia. Di-
strugge ciò che non è reale».
IL GRANDE STERMINIO.
«Mi congratulo con il BS
perché da quando lo leggo
- grazie al consiglio di non-
no Emilio - sono più inte-
ressata ai problemi che ci so-
no nel mondo e, da come ve-
do, non molti ragazzi come
me, che hanno 14 anni, lo
fanno! In questo momento
penso alla guerra nella ex-
Jugoslavia e mi sembra un
4 · OTTOBRE 1993

1.5 Page 5

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argomento di cui dovremmo che viene svolta con il più di- me molto, molto serio. Nella
parlare di più. È incredibile sinteressato spirito di volon- mia classe siamo sempre an-
che muoiano ogni giorno tariato».
dati d'accordo, ma ora ho
tante persone, e tanti bam-
bini innocenti! Cosa possia-
mo fare per evitare questo
sterminio?
Ferdinando Rini,
Specchia Tarantina,
74015 Martina Franca (TA)
l'impressione di essere odia-
ta dai miei compagni. Mi
scrivono delle cose sciocche
sul diario, mi deridono, e a
loro non piace il mio modo
Simona Chiazzi, Ieno (BS)
MAMMA MARGHERITA.
«Ho visto il nuovo film sulla
mamma di Don Bosco. Do-
po la visione, il mio giudizio
è stato abbastanza positivo e
vedevo che, come me, anche
altri erano stati presi da una
specie di commozione. Ma
durante la visione, e soprat-
tutto dopo, mi è ritornato al-
la mente questo pensiero:
quando i salesiani (o la Fa-
miglia Salesiana, Gome si
leggeva all'inizio del film) si
decideranno a fare un film di
qualità sulla storia di Don
Bosco?».
Giovanni Stefanutto, Torino
LIBERTÀ RELIGIOSA IN
CINA. «Sono arrivato quasi
alla fine dei miei studi e devo
preparare la tesi in giurispru-
denza. Ho scelto questo te-
ma: "La libertà religiosa in
un paese laicista: l'articolo
36 della costituzione della re-
pubblica popolare di Cina".
L'ambasciata cinese a Roma
mi ha dato materiale. Ma mi
rivolgo ai lettori del BS:
chiedo consigli e informazio-
ni su questo argomento. So-
no disposto a contribuire al-
le spese».
Domenico Campo/o
Via Campo/i, 43
89060 Bacale Il
Reggio Calabria
di vestire. Non voglio però
perdere i miei amici: cosa de-
vo fare?» .
Mariella F. - Cuorgnè (TO)
Che ne diresti di passare al-
l'attacco? Cerca di essere spi-
gliata, renditi simpatica e at-
tenta ai problemi dei tuoi
compagni. Vedrai che ti
guarderanno con occhi di-
versi.
NON RIUSCIAMO A CU-
RARLO . «Sono invalido ci-
vile, inabile al lavoro e con
una pensione di 322.000 lire
mensili. Ho un bambino
gravemente ammalato per il
quale devo spendere ogni
giorno tanti soldi . La sua
ASPETTO UN ALTRO malattia ai reni è legata al-
MISSIONARI VIA ETE- BAMBINO. «Ho vent'anni l'ormone della crescita che
RE. «Leggo con molto inte- e sono sposata. Tralascio i non funziona . Il comune
resse il BS, lo commento con particolari della vicenda non mi aiuta, perché non vi~
il parroco e i ragazzi della drammatica che mi portò in vo in una carrozzella, ma
parrocchia. Seguo giornal- una clinica privata dell'O- posso camminare. Anche
mente via radio le tristi sto- landa per un aborto. È stata mia moglie è ammalata. La
rie che mi giungono dai paesi un'esperienza tristissima e parrocchia ci passa 25 mila
del terzo mondo nei collega- dolorosa. Ho visto tante ra- lire al mese. lo questo figlio
menti che faccio con le mis-
sioni. Faccio parte di un
gruppo di medici che colla-
borano con vari centri mis-
sionari sparsi nel mondo .
Nel nostro piccolo cerchia-
mo di rispondere a tante ri-
chieste di medicinali e attrez-
zature che poi spediamo o
portiamo nei centri di rac-
colta dei missionari della
gazze più o meno della mia
età, probabilmente non tutte
sposate, che erano serene e
tranquille e si comportavano
come se fossero andate dal
dentista. Sono sempre stata
contraria all'aborto, e ho
pianto tanto. Adesso aspetto
un bambino e sono di due
mesi. Voglio che questo
bambino venga al mondo e
non lo volevo, avevo detto a
mia moglie di abortire, ma
lei mi ha risposto che i figli
sono provvidenza. Ma quale
provvidenza, dico io, se non
ce la facciamo a badare a
lui? Con tutti i miei proble-
mi di salute non faccio che
entrare e uscire per lui dal-
!'ospedale. Se qualcuno può,
mi dia una mano».
Consolata e dei comboniani. spero che tutto vada bene».
Calogero D'Alberti
Forse non tutti sanno di que-
sto iJT\\pegno che svolgono i
Lettera firmata Via Sansovino, 98 - se. 57, p. l
10151 Torino
radioamatori che sono gli
unici a poter contattare via CATTIVI O SUPERFICIA- Il signor Calogero ha allega-
radio i centri missionari in LI? «Ho 12 anni e leggo vo- to la documentazione e una
qualsiasi parte del mondo . lentieri il BS: mi piace e mi presentazione da parte di un
Opera religiosa, sanitaria, rilassa. Ho un problema per sacerdote di assoluta fiducia.
TANDEM
RIVISTA
PER LA COPPIA
D'OGGI
TANDEM è una "rivi-
sta mensile di forma-
zione della coppia cri-
stiana" curata dal
francescano Nazare-
no Fabbretti.
Diretta da Paola Cap-
pa, 34 anni, affronta
tutti i problemi della
coppia, fatta e da far-
si. Le rubriche sono af-
fidate a sociologi, me-
dici, legali, sessuolo-
gi, teologi. La rivista
dà in ogni numero am-
pio spazio agli "an-
nunci matrimoniali",
attentamente control-
lati in collaborazione
con un'agenzia.
Per informozioni, copio sag-
gio, abbonamento, scrivere
a Tandem, via Ferdinando
Bocca, 15, 10132 Torino.
OTTOBRE 1993. 5

1.6 Page 6

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SUDAFRICA
I RAGAZZI
DEL DON BOSCO
HOSTEL
Fino a qualche anno fa l'ope-
ra di Cape Town, posta in
una località bellissima, sotto
il famoso "Table Mountain",
che domina tutta la città, era
una scuola professionale. Poi
divenne ospizio per ragazzi di
famiglie in difficoltà. Ma era
aperto soltanto ai bianchi.
Negli ultimi anni, soprattutto
per iniziativa del salesiano lai-
co Peter Simmonds, è sorta
l'opera "Learn to Live" per i
ragazzi della strada, pratica-
mente tutti neri . Ed è un riu-
scito progetto di rieducazione
per circa 60 ragazzi. A questo
si è affiancato il "Don Bosco
Hostel" (Day and Night Shel-
ter), centro di accoglienza
diurno e notturno per i giova-
ni di 15-25 anni senza tetto.
MONROVIA (Liberia). La missione di Tappita con-
tinua a essere martoriata dalla guerra civile. I salesia-
ni, che non hanno voluto abbandonare il paese, con-
tinuano a lavorare tra i ragazzi, molti dei quali sono
ex soldati. Nella foto, i giovani indossano le magliet-
te della scuola di Chertsey, Gran Bretagna, portate in
Liberia dal volontario Sean Devereaux, cacciato dal
paese a causa della guerra e assassinato poi in Soma-
lia. Delle quattro ragazze della prima fila, tre non
hanno il padre in casa a causa della guerra.
Cape-Town (Sudafrica). I ragazzi del Don Bosco Hostel
festeggiano un doppio compleanno.
l'ispettore don Luigi Testa e cale. È probaoile che la stessa
TORINO
ai salesiani piemontesi di sa- cosa debba avvenire in altre
per conservare la: vitalità delle zone salesiane d'Italia».
SI RINNOVA IL
PIEMONTE
origini , che ha diffuso in tutto La nuova circoscrizione, che
il mondo lo spirito oratoriano conta quasi 900 salesiani, pre-
di Don Bosco.
senti in 54 case, ha due case di
SALESIANO
«In Piemonte come in altre formazione : la facoltà teolo7
zone d'Italia è diventata ur- gica della Crocetta e il novi-
Prende il nome ufficiale di gente una ristrutturazione che ziato di Monte Oliveto; due
«Circoscrizione Speciale Pie-
monte e Valle D' Aosta» la
nuova circoscrizione che rac-
coglie l'eredità delle tre ispet-
torie piemontesi Centrale,
Novarese e Subalpina. Men-
tre le opere svizzere di Mareg-
gia, Zurigo e Lugano passano
guardi con più concretezza al
futuro», ha dichiarato il con-
sigliere regionale per l'Italia
don Giovanni Fedrigotti. «La
nuova circoscrizione piemon-
tese, potendo contare sull'u-
nità di governo, di territorio e
grandi editrici: la SEI e la
LDC; tre opere missionarie in
Kenya e due in Nigeria.
Alla circoscrizione sono affi-
dati in modo speciale i luoghi
.storici cari alla congregazione
salesiana: Valdocco e il Colle
all'ispettoria Lombarda; e di gestione del personale, po- Don Bosco .
quelle della Centrale di Roma trà individuare più facilmente
entrano a far parte dell'ispet- le nuove frontiere da raggiun-
toria Romana . Il IO settembre gere e quelle invecchiate da
nella Basilica di Maria Ausi- abbandonare. Favorirà inol-
liatrice 300 sacerdoti hanno tre l'unità nell'azione pasto-
concelebrato c.on il Rr.tt.nr rale, una distribuzione più
I Torino. Don Luigi Testa,
Maggiore per l'inizio ufficia- funzionale del personale, un 53 anni, resp~nsabil~ ~ella
le. Don Viganò ha voluto au- collegamento più immediato
nuova c1rcoscnz1one
gurare con la sua presenza al- con le autorità e la Chiesa Io-
piemontese.
6 · OTTOBRE 1993

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BRASILE
UN LAVORO
PER I RAGAZZI
DEL PORTO
A Recife, capitale dello stato
di Pernambuco, i salesiani la-
vorano da 100 anni. Vi dirigo-
no un grande collegio, un san-
tuario molto frequentato, l'o-
ratorio e la scuola professio-
nale, una cooperativa per i ra-
gazzi della strada. Recente-
mente, in collaborazione con i
cooperatori e gli exaUievi,
hanno dato inizio a un nuovo
progetto di promozione uma-
na nella zona del porto, dove
sorgono molte baracche abi-
tate da famiglie che vivono in
condizione di estrema mise-
ria. Qui per dare lavoro ai
giovani , hanno fa tto sorgere
una piccola fabbrica di carta e
di prodotti stampati in seri-
grafia . I piccoli apprendisti,
regolarmente stipendiati, so-
no in continuo aumento ed è
sorta un 'attività scolastica
iniziale e varie altre iniziative
assistenziali. Chi tra i giovani
dimostra maggior interesse e
buona volontà viene invitato
a continuare gli studi presso
la scuola professionale del
Bongi-Don Bosco.
I Recife. I piccoli operai
alle prese
con lo stampaggio
in serigrafia.
KENYA
È DI NUOVO
EMERGENZA
A nord del Kenya, una zona
in gran parte desertica, l'anno
scorso c'è stata una grande
Korr (Kenya). I rifugiati del nord del paese hanno
trovato soccorso alla Don Bosco Missìon .
carestia a causa della siccità.
Quest'anno la situazione si è
ripetuta e la gente, che si è ri-
trovata ai limiti della fame, si
è riversata a Korr, dove vi è
un'opera salesiana diretta da
due giovanissimi indiani. L'e-
mergenza non era stata previ-
sta né dal governo centrale,
né dalle organizzazioni inter-
nazionali delle Nazioni Unite
che hanno sede a Nairobi. I
due giovani salesiani hanno
lanciato il loro drammatico
SOS a Roma, presso il dica-
stero centrale delle missioni, e
hanno ottenuto il necessario
per _un primo intervento. La
situazione ora si sta normaliz-
zando.
MALTA
UN SOGNO
D'ARMONIA
Il 18° Festival della canzone
maltese è stato vinto da Paolo
Buhagiar, un giovane sacer-
dote salesiano, che con la sua
canzone «Un sogno d'armo-
nia», ha conquistato sia la
giuria che il pubblico giovani-
le presente. Il Festival, orga-
nizzato dal YTC (Youth Tra-
ve! Circle), è stato trasmesso
dalla televisione maltese . Il te-
sto, del salesiano don Savio
Velia, mette i giovani di fron-
te al dono della vita, e invita
a farne dono per ritrovarla .
I Malta. Don Paolo
Buhagiar, vincitore
del Festival
della canzone maltese.
Alla fine di luglio si è concluso a Roma-Pisana il cor-
so per i primi 20 corrispondenti mondiali della nuova
agenzia salesiana. L'incontro prevedeva lezioni di
abilitazione giornalistica, guidate da Carlo Di Cieco,
redattore capo dell'Agenzia ASCA (a sinistra nella
foto, con Ervino Martinuz), e da C.M. Paul, diretto-
re della nuova agenzia. Il delegato centrale Carlos
Garulo ha fatto conoscere nello stesso tempo ai nuovi
corrispondenti gli attuali orientamenti della politica
informativa salesiana. Per tre settimane i 20 corri-
spondenti hanno concordato e sperimentato i modi di
trasmissione delle notizie, che avverrà con i più sofi-
sticati strumenti di comunicazione.
OTTOBRE 1993. 7

1.8 Page 8

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GENITORI
PRIMI CATECHISTI
Risponde Giuseppe Morante:
Che fine hanno fatto le iniziative
della prima catechesi in fami glia?
Con molta autorevolezza la Chie-
sa, attraverso accorati insegnamen-
ti , invita i genitori ad essere i primi
educatori della fede dei propri figli : li
hanno responsab ilmente generati
alla vita , li devono accompagnare
nella vita di fede fino alla loro matu -
razione cristiana. È il dono del " mi-
nistero ecclesiale " del sacramento
del matrimonio.
Purtroppo però questa esperien-
za catechistica fam iliare , che pure
ha avuto dei guizzi iniziali nel rinno-
vamento della catechesi , non ha an-
cora trovato una diffusa e valida
continuità. Perché?
A mio avviso non sempre si trova
nelle nostre parrocchie chi sappia
aiutare " pastoralmente " i genitori
ad essere questi " veri educatori ".
Anzi essi sono troppo abituati a de-
legare ogni forma di educazione alla
scuola o alla parrocchia, non imma-
ginando quanto sia più efficace una
catechesi familiare che " preceda,
accompagni e arricchisca ogni altra
forma di catechesi " (CT, La cate-
chesi nel nostro tempo, n. 68) .
I nuovi catechismi dell 'iniziazione
cristiana fanno molto affidamento
sui genitori per il camm ino di fede
Chi aiuta i genitori
a fare i " catechisti " ?
8 - OTTOBRE 1993
dei figli ed indicano esattamente un
itinerario parallelo alla parrocchia
ma con alcune caratteristiche:
- una catechesi originale nel suo
carattere occasionale e nella imme-
diatezza dei suoi insegnamenti ,
espressi innanzi tutto nel comporta-
mento stesso dei genitori che speri-
mentano dal vivo il senso di Dio;
- una catechesi che ricorra all'in-
segnamento della vita che in fami-
glia è quanto mai semplice e spon-
tanea, perché nasce nei momenti
più opportuni e vitali : celebrare il mi-
stero di una nuova vita , interpretare
una difficoltà ed insegnare a supe-
rarla, aprire alla coerenza, ringrazia-
re Dio dei suoi doni , creare raccogli-
mento di fronte al dolore e alla mor-
te , incoraggiare e sostenere sempre
la speranza;
- una catechesi che si può svolge-
re in un caldo clima di affetto e in un
rispettoso e spontaneo dialogo.
Ml HA LASCIATO:
DICE CHE VUOLE
RIFARSI
UNA VITA
Risponde Jean-Marie Petitclerc:
Lui (o lei) se ne è andato ... Quante
volte ho sentito questo lamento ai
piedi del letto di colui che la dispera-
zione aveva portato all'ospedale! E
le parole, anche le più calde , anche
le più affettuose, suonano sempre
un po' vuote di fronte alla sofferenza
derivante dalla rottura.
Lu i (o lei) se ne è andato... Alcuni
di voi hanno vissuto questa espe-
rien za, e hanno visto allontanarsi la
persona che avevano scelto. Che
sia capitato a 18, 30, 50 anni, non
importa! La disperazione è la stes-
sa: si rimane soli , senza capire co-
me, con la sp~ranza umana di un ri-
torno , che spesso è soltanto un 'illu-
sione in più . Allora i ricordi diventa-
no dei rimpianti, e i rimpianti non tar-
dano a volte a prendere il sapore del
rimorso .
Ma la vita continua. Dopo un pe-
riodo di abbattimento, dove la soffe-
renza deve avere la possibilità di
esprimersi, viene il momento di
Una rottura non è mai improvvisa .
prendere in mano la situazione. Due
atteggiamenti sembrano allora fon-
damentali : capire prima di tutto ciò
che è capitato. La rottura è raramen-
te immediata e imprevista. Molto
spesso è preceduta da tante piccole
incrinature. E soltanto l'analisi di ciò
che non ha fun zionato nella relazio-
ne, permette di non ch iudersi nel
sentirsi vittima , cosa che non è mai
di aiuto per una crescita personale.
Non dimentich iamo , come dice il
poeta, che chi non conosce il suo
passato , è condannato a ripeterlo.
Solo la veri tà può portare alla luce.
Pare poi indispensabile riuscire a
guardare con un certo distacco tutto
ciò che ha portato con sé quella rot-
tura, per dolorosa che sia stata. Ma
è difficile. È chiaro che è più facile
compiacersi nel rimpianto del pas-
sato e nella cond izione di vittima.
Ma questo distacco è necessario
per giungere ad altri progetti , senza
i quali la vita perde rapidamente di
gusto. Non è mai bene rimanere sol-
tanto ancorati al proprio passato. Si
deve trovare il coraggio di ripartire.
La via del perdono diventa allora
possibile. Perdonare, non è dimenti-
care .. . E nessuno è pronto a dimen-
ticare la dose di sofferenza che ge-
nera una rottura. Perdonare, non è
fermare l'altro nel passato, è per-
mettergli una nuova partenza. La
via del perdono è una via esigente,
ma è la sola liberatrice. Questo in
ogni caso è il messaggio del Van-
gelo.

1.9 Page 9

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di Gianni Frigerio
LA LIBERTÀ
A MOSCA
La prima cosa che colpisce arri-
vando a Mosca è la riservatezza del-
le persone. Una massa semplice e
quasi chiusa. Ovunque li vedi im-
mersi nella lettura: nei luoghi pubbli-
ci, in viaggio , in attesa della metro-
politana. Poi ti accorgi che questa è
soltanto una vernice, e diventano
cordiali quando parli con loro. I cam-
biamenti socio-politici non sembra-
no aver sconvolto la loro vita. È gen-
te che ha bisogno di tempo per tra-
sformarsi in profondità.
I salesiani a Mosca sono cinque.
Don Weder, un polacco, è l'incarica-
to dei salesiani che operano nel ter-
ritorio degli Stati indipendenti. Don
J6sef è nativo della Bielorussia,
ed è direttore e parroco nella
chiesa dell'Immacolata, coadiu-
vato dal polacco don Tomasz. Il
quarto, don Jaroslav, è della
Moravia e insegna storia della
Chiesa al Collegio San Tomma-
so, una scuola superiore di cul-
tura sorta negli anni della clan-
. destinità per iniziativa del po-
lacco don Pikus allo scopo di
preparare i laici all 'impegno
dell'evangelizzazione. Oggi ha
oltre 250 allievi. Il quinto sale-
siano è don Thomas, un irlan-
dese che sta prendendo contat-
ti per l'apertura di una nuova
presenza nella zona del fiume
Volga.
La Chiesa dell'Immacolata, co-
struita all 'inizio del secolo dai fedeli
polacchi e poi sequestrata nel 1935,
è stata restituita ufficialmente alla
Chiesa, ma è agibile solo in minima
parte. Ci sono ancora le officine con
i loro macchinari pesanti e gli uffici.
I parrocchiani stanno scoprendo la
gioia di ritrovarsi per pregare insie-
me e sentirsi comunità. Il vescovo
mons. Tadeusz Kondrusiewicz ha
donato alla parrocchia una statua
della Madonna di Fatima ed è arriva-
ta anche la prima statua di Maria
Ausiliatrice. In realtà la vita parroc-
chiale è iniziata di recente e incon-
tra non poche difficoltà. Dei circa 1O
milioni di abitanti di Mosca, i cattoli-
A Mosca un anno fa veniva affi-
data ai salesiani la chiesa dell'Im-
macolata. Primo parroco fu il bielo-
russo don J6sef Zaniewski. Quella
presenza allora assunse soprattut-
to un significato simbolico. Ma a un
anno di distanza i salesiani hanno
dato il via a un'attMtà pastorale di
tutto rispetto, pur operando in strut-
ture limitate. Nella parrocchia lavo-
rano oggi cinque salesiani e tre fi-
glie di Maria Ausiliatrice, che han-
no avviato la catechesi tra i giovani
e gli adulti e stanno cercando le
vie per una pastorale di maggior
respiro.
Il bielorusso don J6zef Zaniewski,
fondatore e parroco a Mosca.
ci non sono più di 30 mila e sono
molto dispersi. Sulla carta le parroc-
chie della città sono cinque , ma fun-
zionano in modo normale solo quel-
la di San Luigi di Francia, che era
aperta al culto anche durante il regi-
me comunista, e quella dell'Imma-
colata, che come dicevamo non può
ancora usare per intero la ch iesa.
Con gli ortodossi c'è aria di dia-
logo , soprattutto da parte dei più
aperti e preparati. Mentre gli altri vi-
vono una specie di complesso di in-
feriorità di fronte ai cattolici : temono
la loro dinamicità, il fascino dell 'oc-
cidente, e anche i mezzi di cui di-
spongono. Non sempre l'allarga-
mento delle iniziative incontra il loro
favore. I cattolici usano il rito latino
e le varie lingue parlate dai fedeli, in
modo particolare il russo . Gli or-
todossi considerano il rito latino
troppo occidentale, ma se i catto-
lici usassero quello orientale lo
vedrebbero come una concorrenza.
Un certo dialogo è già stato avviato
sui problemi comuni della catechesi
di base. La maggior parte dei
moscoviti si dice ortodossa, anche
per motivi patriottici. In realtà il
senso . di appartenza religioso è
ancora molto modesto.
Con i giovani le attività nella
parrocchia delFlmmacolata so-
no molte, pur dovendo svolger-
si in .strutture ristrette e in una
situazione di grande dispersio-
ne. Qualcuno deve fare anche
cinquanta chilometri per venire
alla messa della domenica. Ci
~ sono comunque incontri cate-
chistici regolari e gruppi, scuola
di canto, ministranti , ed è stata
fatta una positiva esperienza di
pellegrinaggio. Per queste ini-
ziative sono attive anche le tre
fig lie di Maria Ausiliatrice suor
Danuta, suor Malgorzata, e
suor Anna Maria. Suor Danuta
è responsabile dei gruppi della
catechesi agli adulti. Don Tomasz e
suor Malgorzata insegnano religio-
ne in alcune scuole - qualche ora
anche nell 'università statale - in-
contrando il favore dei giovani e dei
docenti. Ma sarebbe possibile inse-
gnare religione anche in altre scuo-
le. Col tempo i salesiani sperano di
poter dar vita a una pastorale giova-
nile di più ampio respiro. Tra i giova-
ni infatti c'è una invasione di sette e
di religioni orientali che riesce a far
presa. A volte riescono a raccoglierli
in massa e a organizzare manifesta-
zioni suggestive. È l'esigenza reli-
giosa che cerca in qualche modo
una risposta.
OTTOBRE 1993 9

1.10 Page 10

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10 - OTTOBRE 1993

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Davanti a quasi mezzo
milione di giovani riuniti a
Denver, Giovanni Paolo II
ha condannato la «cultura
della morte» e ha
consegnato ·un messaggio
profetico di speranza.
I
«Non abbiate paura di andare per le strade e
nelle pi~zze... Non è tempo di vergognarsi
del Vangelo», ha detto il Papa ai giovani.
I 1 pellegrinaggio di Giovanni
Paolo II con i giovani del mondo
continua. Denver è già .ima pagina
consegnata alla storia, come i prece-
denti raduni internazionali di Bue-
nos Aires, Santiago de Composte/a e
Czestochowa. A ragazzi e ragazze
dei cinque continenti il Papa ha da-
to nuovamente appuntamento fra
meno di un anno e mezzo. Agli inizi
del 1995 a Manila, la capitale delle
Filippine, l'unico paese cattolico
dell'Estremo Oriente.
V,11
'
Denver. Don Van Looy e suor Georgina tra due giovani salesiani coreani.
IL ccMOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO»
AL MAMMOTH EVENT CENTER
Quasi 1500 i giovani del «Movimento Giovanile Salesiano» per l'ottava
Giornata mondiale della Gioventù. Al Mammoth Event Gente( (Denver}, presenti
don Luc Van Looy e suor Georgina McPake, hanno ·ritagliato un momento di
dialogo in chiave salesiana.
Accolti da un complesso musicale del Colorado, hanno assistito a una
panoramica visiva della presenza salesiana nel mondo, seguita da un momento di
preghiera dal respiro veramente mondiale. Quindi hanno voluto un gesto
fortemente simbolico: piantare un albero, auspicando che avesse " radici profonde
e larghe e conoscesse la vastità del cielo e degli ideali" .
«Non dobbiamo permettere che la società spenga i nostri sogni e i nostri ideali»,
ha detto nel suo intervento don Van Looy. «Ricordiamo che Don Bosco fu un
gr.ande "sognatore"». E suor Georgina sottolineava che i giovani del Movimento
Giovanile Salesiano sono come una piccola nota dentro la grande sinfonia
ecclesiale: bisogna suonare e cantare bene, con amore.
Non sono mancati i canti e le danze. Suor Georgina ha cantato per i giovani
"Ascolta e cerca di ricordare" (" Listen and try to remember").
Per i giovani del «Movimento Giovanile S_alesiano» l'esperienza di Denver ~ stata
soprattutto un'espressione forte di fede . E quanto ha detto uno di loro: «E stato
bello poter testimoniare la nostra fede apertamente!».
In quattrocentomila
Denver, con i quattrocentomila
giovani che hanno vegliato e prega-
to la notte e il giorno dell'Assunta
nel Cherry Creek, è stata solo una
sosta nel cammino iniziato nell'or-
mai lontano 1985. Il viaggio non
può non continuare. E dopo l' Ame-
rica Latina, l'Europa e l'America
del Nord, la meta sarà l'Asia, l'im-
menso continente culla delle grandi
religioni mondiali, dove il cristiane-
sino è una ·piccola minoranza. E
poi, forse la volta successiva, toc-
cherà all ' Africa, il continente che
Paolo VI battezzò «patria nuova di
Cristo».
Sulla ·grande spianata alle porte
di Denver, nella Messa conclusiva
dell ' ottava Giornata mondiale della
Gioventù, il Papa settantatreenne,
ma ringiovanito dall'incontro coi
giovani, ha riassunto il suo messag-
gio di «vita» in un discorso dai toni
vibranti. «Non abbiate paura - ha
esortato il suo uditorio di ottanta
paesi - di andare per le strade, nelle
piazze di città e villaggi. Non è tem-
po di vergognarsi del Vangelo. Non
abbiate paura di rompere con i co-
modi modi di vivere. Giovani catto-
lici del mondo, non deludete Cristo,
OTTOBRE 1993 - 11

2.2 Page 12

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nelle vostre mani portate la Croce,
sulle, vostre labbra portate parole di
vita».
Ai suoi giovani ascoltatori - che
dal Nordameric'a al Sud del mondo,
ai paesi dell'ex impero sovietico,
s'interrogano angosciati sul domani
- Karol Wojtyla si è presentato co-
me un profeta obbligato a trasmette-
re la verità consegnatagli dai secoli.
Sullo sfondo delle splendide Monta-
gne Rocciose, Giovanni Paolo II ha
disegnato uno scenario della storia
come lotta tra luce e tenebre. «Que-
sto mondo meraviglioso - ha escla-
mato - è il teatro di un 'intermina-
bile battaglia, che riecheggia il com-
battimento apocalittico: la morte
contro la vita, una cultura della
morte che cerca di imporsi al nostro
desiderio di vivere pienamente» .
Perché abbiano la vita
Il Papa ha battuto sul tasto della
«difesa della vita» perché il tema di
Denver, preso dal Vangelo di Gio-
vanni, era: «Sono venuto perché
abbiano la vita».
Quel tema l'aveva scelto lui per-
sonalmente, pensando ai giovani e
al!' America. Perché voleva portare
la sua sfida nel cuore della civiltà
tecnologica.
«A merica, difendi la vita», ha gri-
dato il 15 agosto davanti alla marea
di giovani - in quindicimila giunti
solo dall'Italia, con un grande pon-
te aereo - che avevano dormito al-
1'aperto ed erano pronti ad impe-
gnarsi nella battaglia per la vita con-
tro la cultura della morte, che nel
nostro secolo è giunta a giustificare
i crimini più orrendi contro l'uma-
nità.
Giovanni Paolo II non ha conces-
so nulla alla cultura della resa da-
vanti al mondo, ai turpi interessi e
alle mostruose lusinghe di cui pur-
troppo l'Occidente è portatore. Ha
richiamato alla mente e agli occhi
dell'immensa platea mondiale -
concentrata su quell' angolo di Co-
lorado anche attraverso i massme-
dia - le piaghe del nostro tempo. Il
ritorno del genocidio sotto l'aber-
rante forma delle pulizie etniche. Le
continue violenze contro la vita
consumate ormai abitualmente an-
che contro la vita non nata o la vita
che si spegne. L'inaccettabile divi-
sione del pianeta tra una minoranza
12 · OTTOBRE 1993
DAI GIOVANI UN'OVAZIONE.
«Molti pesi deve portare quest'uomo
sulle spalle. I giovani forse lo se-
guono. Quando inventò questi ra-
duni , nel 1985, tanti scuotevano la
testa, ora tutti approvano»(Luigi Ac-
catto/i, Il Corriere della Sera).
JOHN PAUL SUPERSTAR. «So-
no rare le superstar di 73 anni. So-
no ancor più rare le superstar di 73
anni capaci di trascinare decine di
migliaia di giovanissimi provenienti
da 70 nazioni per un meeting a
Denver. Ma neanche un temporale
sulle Montagne Rocciose avrebbe
potuto impedire Il benvenuto al Pa-
pa Giovanni Paolo Il quando arrivò
l'altra settimana all'aeroporto inter-
nazionale di Stapleton» (Alain San-
ders, Time).
WOJTYLA NON È VECCHIO...
«Il 16 ottobre ricorreranno quindici
anni dalla elezione di Karol Wojtyla.
Invecchia il pontificato, invecchia il
secolo. Ma non riesco ancora a ve-
dere il "vecchio papa" Wojtyla...
Ancora nessuno sembra condurre
papa Wojtyla. È lui, invece, che cer-
ca di condurre la storia di questo
secolo. Lo ha fatto con l'Est euro-
peo, martirizzato dai regimi totalita-
ri. La sua fatica di adesso è di farlo
anche con l'Occidente, devastato
dal secolarismo e dall'edonismo,
tentato dalle voglie di guerra» (Do-
menico del Rio, La Repubblica).
HABEMUS SUPERPAPAM. «Nel
quindicennio di pontificato, Karol
Wojtyla ha visitato 109 Paesi e oltre
cinquecento località. Ha percorso
863.087 chilometri, ha pronunciato
1.892 discorsi. Ogni richiamo a ri-
sparmiare energie è inutile. A Den-
ver, dopo la messa, 14 mila fedeli
sono stati colti da malore sotto il
gran . sole. Anche Wojtyla soffre
moltissimo il caldo, eppure.non si è
fermato un momento... Nella catte-
drale, dopo due ore di messa, il Pa-
pa ha salutato a uno a uno i 250
partecipanti al forum della gioventù
(Antonio Padalino, Panorama).
di privilegiati che hanno tutto e una
maggioranza di esseri umani attana-
gliati dalla fame e dal bisogno..
Nel 1995 a Manila
C'è dunque una continuità ideale
tra Denver '93 e Manila ' 95. Dal
centro dell'impero del progresso e
del benessere l'itinerario del Papa e
dei giovani si sposterà verso l'Asia
delle sterminate moltitudini prive di
ogni cosa, a cominciare dalla stessa
dignità di esseri viventi. E già da-
vanti ai quattrocentomila di Denver
il Papa si è schierato con i più debo-
li della società: «Banibini, ammala-
ti, handicappati, anziani, poveri, di-
soccupati, immigrati, rifugiati, Sud
del mondo».
Tutte realtà che i giovani norda-
mericani ed europei convenuti a
Denver toccano con mano nelle loro
città. Tutte cose che le migliaia di
latinoamericani affluiti nel Colora-
do dal Messico, dal Guatemala, dal
resto del!' America Centrale, vivono
quotidianamente sulla propria pel-
le. Ai giovani giunti ai piedi delle
Montagne Rocciose, o alla grande
maggioranza di coetanei che forse
non sanno neppure chi è il Papa di
Roma, Giovanni Paolo II si è pre-
sentato come colui che nella crisi ge-
nerale propone valori veri, per cui
vale la pena di lottare.
«Mettete le vostre intelligenze, i
vostri talenti, il vostro entusiasmo,
la vostra passione al servizio della vi-
ta», ha detto il Papa e la folla dei
giovani lo ha applaudito frenetica-
mente. «Non abbiate paura», ha
detto ancora ai quattrocentomila
giunti a Denver, spesso a costo di
sacrifici d'ogni sorta . «Non abbiate
paura» , ha ripetuto lasciando il Co-
lorado . Le stesse parole con cui,
quindici anni fa , sul sagrato di San
Pietro, in un'era geopolitica ormai
remota, si rivolgeva per la prima
volta al mondo all'inizio del suo
pontificato.
Addio Colorado, cuore degli
«States» dove nel secolo scorso
cowboy e pellerossa combattevano
per la frontiera. Arrivederci a Ma-
nila, cuore dell'Asia dove, un seco-
lo dopo, milioni di uomini lottano
per sopravvivere.
Silvano Stracca
(hanno collabornto Gianni Frigcri o e Margherita Dal Lago)

2.3 Page 13

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di Bruno Fer.rero
RICORDATI
DEL
«SETTIMO GIORNO»
Una delle più importanti leggi del-
no essere guidati ad assaporare il
la fisica è quella dell'entropia. Affer-
sentimento della gratitudine, devo-
ma che tutti i sistemi isolati decado-
no, cioè che se in qualunque organi-
smo non viene immessa nuova
energia, comincia una lenta ma ine-
sorabile disintegrazione. Il principio
dell'entropia è valido anche per i
rapporti umani: l'amicizia, l'amore, il
matrimonio sono meccanismi che
tendono a logorarsi, a spezzarsi e,
O Alimentare con cura lo spirito.
La cosa peggiore che può capitare
ad una persona è la perdita della for-
za dello spirito. Ma lo slancio spiri-
tuale tende ad "evaporare" nelle fa-
miglie che non si ritagliano uno spa-
zio per leggere e meditare sulla fede
e, soprattutto, per pregare insieme.
no imparare e dire "grazie" . Don
Bosco organizzava con cura la "fe-
sta della riconoscenza".
O Vedere il b~llo, saper ammira-
re, godere di quanto si ha. I veri ot-
timisti si concentrano sulle cose che
hanno e così non hanno più tempo
per mettere a fuoco le ragioni di tri-
infine, a disintegrarsi se non ricevo-
no costantemente nuova "energia".
L' en"tropia opera anche all'interno
degli individui. Esistono persone,
anche molto giovani, che sembrano
improvvisamente appassire come
fiori a cui manchi l'acqua. Il più delle
volte hanno semplicemente dimenti-
O Cambiare le abitudini intellet-
tuali. Una famiglia, poiché aveva
l'impressione che le serate stessero
diventando molto monotone, decise
di spegnere ogni sera il televisore
per un'ora e passare. quel tempo
leggendo ad alta voce. E leggendo e
stezza. In una famiglia che si dibat-
teva in grosse difficoltà, la madre
trasmise ai figli un messaggio di for-
te intensità: «È quando si fa buio,
che si possono vedere le stelle».
Cresciuti, quei figli non lo hanno mai
dimenticato.
cato di "alimentarsi" inte-
O Non prendersi mental-
riormente. Si sono illusi
mente a calci. Esistono
.che il loro motore interno,
persone che vivono di ca-
mai revisionato, avrebbe
tastrofismo, quasi fossero
continuato a marciare al-
dei "telegiornali ambulan-
l'infinito. Ma neanche le
ti", prevedono guai ad ogni
macchine funzionano così.
istante, si sentono incapa-
ci, inadeguati, colpevoli di
tutto. I figli devono essere
L'ottimismo ·va alimen-
educati alla fiducia in se
tato: occorrono ingredienti
stessi e nel futuro.
nuovi e un frullatore nella
mente per rimescolare ben
O Ricordarsi del ''setti-
bene le cose. L'oratorio se-
mo giorno". In famiglia
condo-Don Bosco è proprio
tutte le feste, compresi gli
un sistema di erogazione
onomastici, i compleanni,
di energia vitale e spiritua-
gli anniversari di matrimo-
le per ragazzi e giovani .
nio, devono essere un mo-
Anche i genitori devono
mento di gioia. «Ciascuno
ricordarsi di tenere in fun-
dovrebbe avere una gior-
zione delle fonti di energia Ridere spesso alimenta l'ottimismo.
per ricaricare le batterie
nata speciale", diceva una
mamma.
dell'entusiasmo. Per se
stessi e per i figli, se non vogliono
vederli appassire. Eccone alcune.
O Cercare la compagnia di perso-
ne ricche di speranza. Le prime, e
più importanti, devono essere i geni-
tori stessi. I figli hanno bisogno so-
discutendo che i ragazzi imparano a
pensare. La riflessione è un conti-
nente sconosciuto per molti adole-
scenti. Coloro che hanno la mente
intorpidita finiscono per agire solo in
base all'istinto.
O Ascoltare musica, fare passeg-
giate, ridere spesso. E cominciare.
bene le giornate, anche quando si
preannunciano difficili. Come un
buon salesiano che ogni mattina
spalancava la finestra, respirava a
pieni polmoni e gridava: «Questo è il
prattutto di incoraggiamento e di
giorno che ha fatto il Signore, esul-
crescere in un ambiente ricco di sti- O Imparare ad amare con tene- tiamo e rallegriamoci! ,, (Salmo 117).
moli positivi.
rezza e con indulgenza. I figli devo-
OTTOBRE 1993 - 13

2.4 Page 14

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- - -- - - - - -
.--.
~-ii J- :,;_:._:~-- ;-""..lQI,:- __ .:..... .-:.:. . :. :::. -. . ,._,_. ~...r.
LO SPORT FA BENE
ED E' SCUOLA DI VITA
di Alessandro Risso
Un ragazzo
su due
gioca a calcio.
Le ragazze invece
preferiscono
la pallavolo. I risvolti
educativi dello sport
per i nostri ragazzi.
14 · OTTOBRE 1993
L a scuola è cominciata e in pa-
rallelo si stanno avviando le at-
tività parascolastiche: corso di lati-
no, di chitarra, di recitazione, di
computer e, soprattutto, sport per
tutti i gusti. Calcio e pallavolo, ba-
sket e pallamano, ginnastica e scher-
ma, atletica e nuoto, tennis e judo,
canoa e chj-più-ne-ha-più-ne-metta.
Gli insegnanti di scuola media
sanno che dopo ogni pagella di pri-
mo quadrimestre arrivano genitori
preoccupati di far sapere che al fi-
glio negligente sono stati interdetti
videogiochi, TV e uscita della do-
menica: «Gli rimane il calcio.. . sa ...
si è preso l' impegno... per il campio-
nato.. . anche l'allenato.re però gli ha
detto che deve studiar.e. E poi un po'
di sport fa bene, si. devono sfogare,
questi ragazzi>>. Chissà quali sfra-
celli minaccerebbero i "forzati dello
sport", quei poveri bambini dall'o-
rario settimanale cadenzato sui rit-
mi di una caserma prussiana: lunedì
e giovedì informatica e nuoto, mar-
tedì allenamento di calcio, mercole-
dì catechismo e poi corso di tennis,
venerdì seconda ora di tennis e -se-
conda lingua straniera - "Oggi del
tedesco non si può proprio fare a
meno" -, sabato partita di campio-
nato e domenica... sveglia alle cin-
que per essere alle nove già sulle pi-
ste da sci . E nelle vacanze via con
windsurf, equitazione e corso da
sub. Il tutto per la gioia di madri

2.5 Page 15

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metri! Seduti a scuola, seduti a casa
per fare i compiti, stravaccatÌ in
poltrona per guardare Beverly
Hills, o ascoltare musica o battere il
record al videogame: è già nata una
generazione di baby-pantofolai?
IN LIBRERIA
--
-~
• .IL .:: ~- .:..:::i._ - --:..
: ·-
-
I Praticano uno sport solo il 57 per
cento dei ragazzi e il 45 per cento
delle ragazze (Foto De Marie)
sempre pronte a lamentarsi del gra-
voso compito da tassista , ma così
esaltate nel loro ruolo di "mamme
del campione" che mai rinuncereb-
bero a qualche attività.
Baby-pantofolai
Da un estremo all'altro . A undici
anni i nostri figli incontrano per la
prima volta nella loro vita scolastica
l'educazione fisica. Negli anni pre-
cedenti c'è il gioco, che è movimen-
to, ma non si tratta della stessa co-
sa. Tutto ciò che viene proposto
nelle elementari è in genere episodi-
co e legato alla buona volontà di
qualche in1,egnante o direttore di-
dattico. Troppo poco davvero. Co-
sì, soffermandosi a seguire una le-
zione ciel professore cli ginnastica
nelle prime settimane cli scuola, si
nota che in prima media ragazze e
ragazzi denunciano spesso preoccu-
panti carenze cli base: quale gesto
atletico è più naturale della corsa?
Eppure quante andature sgraziate e
ciondolanti, quante falcate ri gide e
grevi , quale fiatone dopo cinquanta
Un 'indagine torinese
Qualche esauriente dato su questi
argomenti è stato fornito nella pri-
mavera di quest'anno dalla ricerca
sullo stato di salute e cli efficienza
fisica cli 34.000 bambini di età com-
presa tra i 10 e i 12 a·nni, che hanno
frequentato la prima media nella
città di Torino durante gli anni
1982-83, '86-87, '90-91. L'indagine,
.eseguita dall'istituto cli medicina
dello sport, è unica nel suo genere
per l'ampiezza del campione preso
in esame; lo spaccato che offre ri -
sulta quindi cli massimo interesse
per le caratteristiche fisiche, sociali
e sportive presentate. E trattandosi
di Torino, da sempre città-labora-
torio che an ticipa le tenden ze nazio-
nali, si può affermare che i dati
emersi hanno valore per tutta l'Ita-
lia, al limite con un andamento peg-
giorativo in quelle aree, come il
Mezzogiorno, meno dotate cli im-
pianti o attrezzature sportive.
li primo rilievo interessante ri-
guarda il rapporto studio-sport : ne-
gli ultimi anni si registra un aumen-
to delle ore cli studio, sia nei maschi
sia nelle femmine, mediamente cli
poco superiori alle due ore pomeri-
diane. E coloro che praticano attivi-
sportiva, anche a livello agonisti-
co, mantengono gli stessi valori. Lo
sport non danneggia l'impegno sco-
lastico.
E uno sport è praticato dal 57%
dei maschi e dal 45% delle femmi-
ne, per un tempo settimanale rispet-
tivamente cli 3 ore e mezzo e poco
più cli 2 ore e mezzo. Tra i ragazzi
però il 13% del totale ha un impe-
gno agonistico per quasi 5 ore ogni
settimana, mentre solo il 3% delle
ragazze gareggia abitualmente. Un
secondo sport è inoltre praticato dal
15% dei maschi e dal 14% delle
femmine.
li calcio - c'era da dubitarne? -
fa la parte ciel leone nelle scelte dei
ragazzi: quasi uno su due lo indica
come sport principale praticato, ma
la percentuale tra gli agonisti sale
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OTTOBRE 1993 15

2.6 Page 16

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vata nel gruppo "normopeso" con
riduzioni evidenti man mano che
aumenta il sovrappeso.
I Soprattutto a livello agonistico, il calcio fa la parte del leone nelle scelte dei
ragazzi. Nella foto, una scuola di calcio-baby.
al 68%. A molta distanza seguono
nuoto (18%), pallacanestro (12%),
arti marziali (8%), pallavolo (5%),
sci e tennis (20Jo ), tutti con percen-
tuali che a volte si dimezzano in ca-
so di pratica agonistica.
È sempre la pallavolo invece la
favorita tra le ragazze, che esprimo-
no scelte più equilibrate. Se 30 su
cento si dedicano a ricezioni, palleg-
gi e schiacciate, un bel 240Jo fa va-
sche in piscina, il 13 OJo pratica la
danza, considerata attività sportiva
a tutti gli effetti, e altrettante la gin-
nastica, tout-cour o ritmica o arti-
stica. Significativo il 50Jo che pratica
il basket, mentre lo sci è come per i
maschi sul 20Jo e il tennis di poco su-
periore ali' 1OJo. Le arti marziali in
genere sono al 3,50Jo, il calcio
all'l,50Jo. E l'atletica, la "regina"
delle discipline olimpiche, ha valori
di po'co superiori al 20Jo, nel gradi-
mento maschile come in quello fem-
minile.
Già questi dati porterebbero ad
una serie di osservazioni sulla diver-
sa presa che esercitano le varie disci-
pline nell'immaginario giovanile,
sul prevalere degli sport "ricchi" ri-
spetto ai più umili e faticosi - il ci-
clismo ad esempio ha percentuali da
prefisso telefonico -, sul rapporto
tra numero di praticanti e promo-
zione attraverso la scuola o le socie-
tà di base.
Ma ci pare più utile soffermare
l'attenzione non tanto sugli sporti-
16 · OTTOBRE 1993
vi, quanto sui "non-sportivi". Il
920Jo dei maschi e 1'850Jo delle fem-
mine che non fanno sport dichiara-
no però di desiderarlo. Perché non
si attivano? Per mancanza di tempo
(32%), perché costa troppo (10%),
per carenza di attrezzature (7%),
per mancanza di impegno personale
(7%) o -di una guida valida (2%),
per problemi fisici (2%) o perché ri-
tenuti troppo giovani dai genitori
(l,50Jo).
Bisogna poi sottolineare che il
220Jo non fornisce una motivazione
particolare, denotando indolenza e
mancanza di interesse. E questo fa
il paio con il dato in valore assoluto
sui soggetti praticanti sport: nel
1990 risultano numericamente infe-
riori a quelli dell'82 di un preoccu-
pante 260Jo, maschi e femmine sullo
stesso piano.
Altre note dolenti riguardano la
parte relativa all'alimentazione. Se
gli interessati, autovalutandosi, la
considerano scarsa nel 30Jo dei casi,
normale nell'840Jo e abbondante so-
lo nel 130Jo - anche se generalmen-
te povera di frutta e verdura, e ricca
di dolciumi-, la realtà emerge dal-
le tabelle sulla valutazione clinica di
quello che i medici chiamano ''pan-
nicolo adiposo": un terzo dei bam-
bini e il 390Jo delle bimbe sono so-
vrappeso; lieve nel lOOJo dei casi,
evidente nel 18 OJo e già catalogato
"obesità" nel 50Jo. La pratica di at-
tività sportiva è ovviamente più ele-
I vantaggi dello sport
Tutta la serie di parametri utiliz-
zata per la ricerca conferma che lo
sport migliora l'efficienza fisica,
muscolare, respiratoria e cardiocir-
colatoria.
Come riportato nelle conclusioni
dell'indagine del Centro di Medici-
na dello Sport di Todno, «una cor-
retta educazione motoria, alimenta-
re ed igienica darà benefici per tutta
la vita». Il quadro che si delinea sul
bambino delle grandi città è quello
purtroppo di un soggetto sedenta-
rio: «Appare strano dover utilizzare
un tale aggettivo per soggetti che
crescono, ma la malattia ipocineti-
ca, che sembrava riservata all'adul-
to, interessa anche il bambino».
Quali le cause? «La principale è da
imputarsi alla riduzione della quan-
tità globale di movimento giornalie-
ro, che non può essere compensata
neppure da 1-2 ore la settimana di
sport, ma (.. .) è necessaria almeno
un'ora al giorno di attività motoria
che comporti, non continuamente,
un totale di circa 20 minuti di fre-
quenza cardiaca superiore al 70%
della frequenza massimale» ..
Insomma, viva l'attività fisica,
viva lo sport. Praticato in forma
equilibrata e continuativa, senza pe-
nalizzare la scuola, come già av-
viene.
Lo sport è una scelta qualificante
del proprio tempo libero, sostituisce
l'ozio, non il lavoro né lo studio,
aumenta le possibilità di incontro e
favorisce i contatti umani. Oltre ai
benefici per il fisico va considerato
l'alto valore educativo, sia nelle di-
scipline individuali sia nei giochi di
squadra. Il rispetto delle regole e
dell'avversario, la ricerca continua
di ottenere il meglio da se stessi, l'a-
bitudine all'allenamento ed alla fa-
tica, lo sviluppo del senso di respon-
sabilità nel capire i propri limiti, gli
sbagli, nell'accettare le sconfitte e
trasformarle in stimoli nuovi per il
domani.
Lo sport fa bene alla salute, è di-
vertente, è scuola di vita.
Alessandro Risso

2.7 Page 17

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a cura di Eugenio Fizzotti
fondile, deciderà - perché no
- di seguire le orme dei missio-
nari e farsi autentico missiona-
rio e alleato dell'amore e della
solidarietà. A questo punto la fa-
tica degli autori sarà veramente
ricompensata.
sione vocazionale dell'esisten-
za, intendono farsi compagni di
cammino dei giovani per aiutarli
a scoprire e realizzare la propria
strada nella generosità e nel-
l'impegno.
UN CUORE NUOVO
di Giorgio Basadonna
Milano, Editrice Ancora, 1993,
pp. 140, lire 14.000
gnore. Le immagini utilizzate
nei secoli passati sembra però
che non corrispondano più alla
sensibilità dei nostri giorni e da
più parti è emersa l'esigenza di
una maggiore aderenza al lin-
guaggio quotidiano e alle espe-
rienze che si vivono. Il volumet-
to che presentiamo intende pro-
prio, sia pure con linguaggio no-
tevolmente poetico e sotto la
forma di meditazione, proporre
nuovi titoli che celebrano le glo-
rie della Vergine Maria.
AMAZZONIA
PANE, AMORE... O FANTASIE?
di Angelo Montonati
e Massimo Boccaletti
Bologna, EMI, 1993
pp . 261, lire 75 .000
Arricchito da splendide foto, il
volume presenta uno spaccato
originale e indispensabile della
enorme massa di bene - igno-
rato quasi sempre dalla grande
stampa - che fermenta dovun-
que nel mondo, grazie alla pre-
senza C>perosa e spesso eroica
della Chiesa missionaria.
I due autori, il primo dei quali
è ben noto negli ambienti sale-
siani, hanno percorso in lungo e
in largo il Brasile alla ricerca di
situazioni particolarmente deli-
cate, legate sia al mondo della
sofferenza e della lebbra e sia a
quello dei ragazzi di straaa, del-
la prostituzione minorile, dei po-
veri buttati fuori dalla loro terra
da parte di latifondisti senza
scrupoli , delle culture indigene
minacciate, dell'ambiente deva-
stato da campagne di sfrutta-
mento selvaggio delle materie
prime.
Lo scopo del volume, però ,
non è quello di lasciarsi sfoglia-
re inavvertitamente, come av-
viene per i periodi nella sala
d'attesa del medico, né di susci-
tare una facile commozione gra-
zie al ricco e inedito apparato fo-
tografico . Il lettore sensibile si
lascerà interrogare, cercherà
notizie e informazioni più appro-
PASTORALE
DELLE VOCAZIONI
di Vito Magno
Roma, Editrice Rogate, 1993,
pp. 208, lire 22.000
È quanto mai attuale e pres-
sante la preoccupazione della
comunità cristiana per le voca-
zioni sacerdotali e religiose nel-
le varie fasi della proposta, del
discernimento, dell'accompa-
gnamento. Ma ancora più ur-
gente è la formazione di quanti
sono diretti responsabilL della
pastorale vocazionale: vescovo ,
presbiteri, diaconi, religiosi e re-
ligiose, membri di istituti secola-
ri , missionari.
Il volume che presentiamo, il
cui autore si dedica da anni al-
1'approfondimento teorico ed
esperienziale di tale proolemati-
ca, fornisce utili indicazioni di
carattere storico, dottrinale,
operativo. La sua lettura sarà
utile anche a genitori e ad edu -
catori che , sensibili alla dimen-
La nuova evangelizzazione,
di cui il Papa parla continua-
mente, viene interpretata dal-
l'autore come una nuova e radi-
cale conversione, come un cam-
mino verso la scoperta di un
cuore nuovo, di un modo nuovo
di intendere la vita, di fare le
scelte quotidiane, di impostare i
rapporti con gli altri, di pensare
al futuro .
Partendo da brani evangelici
tratti dal testo di Luca, il libretto
propone cosi una serie di inte-
ressanti riflessioni - adatte non
solo per il periodo quaresimale,
per ogni stagione dell 'anno -
attorno a quattro nuclei fonda-
mentali: l'esigenza di cambiare
mentalità (cioè di convertirsi), le
tentazioni cui è sottoposto da
sempre l'uomo, le varie tappe
del cammino che è chiamato a
percorrere , i frutti che ne conse-
guiranno .
Le suggestioni fornite dal vo-
lumetto sono abbondanti , lo sti-
le è semplice, caldo è l'invito ad
avvalersene .
MARIA: BEATITUDINE
DEL QUOTIDIANO
di Carlo Chenis
Leumann, Elle Di Ci , 1993,
pp . 128, lire 10.000
Da sempre il popolo di Dio ha
sottolineato la devozione maria-
na attraveiso una serie di invo-
cazioni litaniche caratterizzanti
fasi o vissuti della Madre del Si-
~
AYYio alla lellwa di San l"aolo
rllllRICl , l ;l,ltlll CI
"QUEST'UOMO
È UNA PESTE"
AVVIO ALLA LETTURA
DI SAN PAOLO
di Pietro Luzi
Leumann , Elle Di Ci , 1993
pp. 396, lire 29.000
Il volume offre un accosta-
mento originale alla figura e agli
scritti dell 'Apostolo Paolo, allo
scopo di avviare a una cono-
scenza più attenta della sua in-
confondibile personalità e della
sua visione degli uomini e della
storia, è a una lettura più appro-
fondita e spiritualmente feconda
delle sue lettere.
In maniera particolare il letto-
re troverà interessante le pagine
dedicate al tema della schiavitù,
del corpo mistico, del corpo co-
smico, della speranza, dell 'ado-
zione a figli.
OTTOBRE 1993-17

2.8 Page 18

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di Graziella Curti
La strada si insinua tra la vegeta-
zione e i campi coltivati . Palme, ba-
nani e papaie lasciano intravedere a·
tratti l'orizzonte coll inoso e spicchi
di cielo azzurro. L'auto lascia la stra-
da asfaltata e si inoltra su un sentie-
ro largo e polveroso.
Siamo arrivate.
Un folto gruppo di uomini , donne ,
bambini si sono dati l'appun!amento
e ci aspettano da oltre due ore. Ci
accolgono cantando e deponendo
nelle nostre mani fiori. Li osservia-
mo. I volti sono bruciati dal sole. Gli
occhi dei bambini , neri e profondi,
non ci lasciano : sorridono sorpresi e
eccitati per l'inaspettata vacanza
dalla scuola pomeridiana. È neces-
saria la traduzione , ma il
contatto è subito stabilito.
In mezzo a loro le nostre
tre sorelle: suor Salame,
suor Philomena e suor
Blancie .
UN GIORNO
NUOVO
A Bombay, le figlie di Maria
Ausiliatrice aiutano le donne in-
diane a liberarsi dà alcune strut-
ture appesantite dal tempo. In
nome della dignità della donna
e contro le ingiuste disugua-
glianze.
·
dell'educazione dei figli e dei pro-
blemi della famiglia».
Da questi incontri, quasi som-
messamente, è nata una riflessio-
ne, che sa di rivoluzionario , con le
donne. «È partito tutto da loro. Poco
Da pochi mesi si sono
stabilite definitivamente
qui a Nirmal. Una coppia ,
con due bambini , ha la-
sciato a loro completa di-
sposizione il piano superio-
re della propria abitazione,
ritirandosi con discrezione
in due piccole stanze al
piano inferiore . Non chiede
nulla, solo un 'Ave Maria al
giorno, la certezza che le
suore ci sono e la gioia di
sapere che Gesù è vivo e
presente sotto il tetto della
loro casa. «Siamo contente
di essere qui», è suor Salo-
me che racconta. «Il vesco-
vo ci ha chiamate e ci ha
I Nirmal (Bombay). Una donna
offre a madre Graziella
un cesto di melanzane del suo orto .
affidato cinque villaggi. Ha
voluto proprio le suore perché la
gente , le donne soprattutto, vanno
da lui a di re i propri problemi ; ma lui
è un uomo... Voi , ci ha detto, siete
per volta, si aprono e ci confidano la
loro sofferenza nel sentirsi caricate
di tradizioni secolari che le rendono
oggetto dell'uomo e della pressione
donne ; per cu i capitele e aiutatele. sociale. Vogl iono liberarsi. ..». Tante
Dopo la catechesi del mattino ai sono le tradizioni che segnano la
bambini e ai ragazzi del " prato dei cultura indiana. Secoli di storia
sogni ", dopo la scuola di dattilogra- l'hanno arricchita di interiorità e reli-
fia alle ragazze e ai giovani, ci met- giosità, di attenzione alla vita, di ca-
tiamo in cammino. Nei villagg i in- pacità di comunicare la bellezza e la
contriam o tutti. Parliamo soprattutto poesia, ma l'hanno anche appesan-
18 · OTTOBRE 1993
tita di strutture che si sono solidifica-
te nel tempo.
La donna, quando si sposa, deve
portare una dote ben precisa: arma-
di di legno, sari , gioielli; deve prepa-
rare dolci e cibo per tutti gli invitati al
matrimonio e per le famiglie del vil-
laggio; la sera delle nozze deve
" esporre " la sua dote perché tutti
possano vedere. Per chi è ricco non
c'è problema, ma le famiglie più po-
vere spesso si caricano di debiti per-
ché, più la sposa porta con sé , più
acquista prestigio e viene accettata
e considerata dalla famiglia del ma-
rito e dal villaggio intero.
«Ma noi siamo persone , non cose.
Da queste prime riflessioni è nato il
desiderio di ritrovarsi e di
discutere insieme per farsi
forza e per lottare unite
contro queste tradizioni».
In più di trecento, gio-
vani e anziane, si sono ri-
trovate nella parrocchia di
Nirmal. Provenivano da
tutti i villaggi . Erano pre-
senti anche il vescovo e il
parroco . Hanno danzato e
pregato . Discusso e dram-
matizzato le ingiustizie di
cui sono oggetto . Hanno
preso decisioni. Procede-
ranno a piccoli passi , ma
con perseveranza: per la
dote sono sufficienti un ar-
madio di steel , quindici sari
e i dolci in numero suffi-
ciente per gli invitati alle
nozze .
«Dall 'unione nasce la
forza, ma è necessario pre-
gare», hanno detto. Conti-
nueranno così , nelle sera-
te, gli incontri settimanali
sulla lettura e l'ascolto della Parola
di Dio.
È ora di tornare. Il sole si spegne
all 'orizzonte mentre ci allontaniamo
da Nirmal. Una giovane donna, cari-
ca di brocche di acqua, ci incontra
sul sentiero . Un cenno di saluto con
la mano, un sorriso... Domani è un
altro giorno.
o

2.9 Page 19

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PHNOM PENH
NUOVA PRESENZA
MISSIONARIA
a cura di Antonio Mélida
del Dicastero Centrale
delle Missioni
= ng
CAMBOGIA ,
ROAT KAMPUCHEA
Superficie: 181.035 chilometri quadrati.
Il paese occupa la zona centrale dell'Indocina e confina con
Thailandia, Laos e Vietnam.
In gran parte è una pianura circondata da montagne. La par-
te centrale è costituita dalla depressione del Tonlé Sab: ver-
so questa regione corrono diversi fiumi affluenti del Mekong,
uno dei fiumi più grandi di tutta l'Asia. In questa parte dove
si concentra la maggioranza della popolazione, si coltiva ri-
so, base dell'alimentazione e principale prodotto di esporta-
zione, assieme con il caucciù . La Cambogia ha un clima sub-
tropicale con piogge monsoniche.
Popolazione: 8.200.000 abitanti .
Etnicamente i khmer raggiungono il 93% : formano una etnia
culturalmente omog~nea. Vi sono anche vietnamiti (4%) e ci-
nesi (3%).
Capitale: Phnom Penh. 800.000 abitanti.
Demografia: 44 abitanti per chilometro quadrato.
Mortalità infantile: 127 per 1.000. C'è un medico ogni
14.000 abitanti.
Analfabetismo: 85% gli adulti - 65% i minori.
Ordinamento dello stato: repubblica.
Economia: soprattutto agricola.
Moneta: riel cambogiano .
Mezzi di comunicazione: 106 radio e 8 televisori ogni 1.000
abitanti .
Religione: dal 1986 il buddismo è la religione ufficiale dello
stato.
Per i cambogiani «razza» e «religione» sono sinonimi: per cui
«khmer» equivale a "buddista". Il buddismo, tuttavia, soffrì
parecchio sotto il regime di Poi Poi. Ma assai più grave fu la
persecuzione contro l'islam e il cristianesimo . I cattolici sono
circa 15 mila, e c'è una minoranza islamica.
e di Cina =
trferidionale
o
== · 2 0 0
km:
ve,,..
Ex-sala della tortura. Questo giovane
ha perso qui i genitori.
( ..

2.10 Page 20

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Phnom Penh. Cappella di una scuola cattolica
usata come dormitorio per gli orfani.
un orfanotrofio perché continuino
la formazione professionale: i primi
60 giovani, diplomati quest'anno,
hanno già potuto trovare lavoro.
Con l'aiuto dell'8 per mille della
Conferenza Episcopale Italiana, i
salesiani e il VIS stanno ora orga-
nizzando una scuola più completa.
Non esiste legame tra queste pre-
senze di chiese perché ognuna si
qualifica come Ong e in una situa-
zione di grande difficoltà i problemi
contingenti di sopravvivenza pre-
valgono su altri che in realtà sono
sostanziali. È anche questa una con-
seguenza amara di una tragedia che
non permette di affrontare serena-
mente i rapporti con gli altri. Chi
era in Cambogia prima dello stermi-
nio pretende di essere depositario
esclusivo della fede che ha dura-
mente pagato col sangue di tanti
martiri. Chi è entrato ora con la vo-
lontà di essere a servizio, ma anche
con una nuova sensibilità culturale,
non riesce ad andare d'accordo con
queste chiusure. Il peccato è nei no-
stri cuori, e le conseguenze sono
storia.
L a capitale Phnom Penh brulica
di biciclette e di pedoni e lungo
le strade più frequentate molte per-
sone cercano di venderti qualunque
cosa: un litro di benzina, una siga-
retta, un pesce, per guadagnare
qualche soldo.
Mentre scrivo stanno entrando i
25 contingenti di caschi blu che de-
vono condurre il paese a libere ele-
zioni e sono accolti a braccia aperte
perché portano soldi macchine e
tecnologia.
I profughi rientrano lentamente
perché in Cambogia ci sono circa 3
milioni di mine disseminate ovun-
que e ogni giorno qualcuno che ha
cercato di occupare un terreno in-
colto, paga con amputazioni il suo
legittimo desiderio di coltivarsi da
mangiare.
Non esistono praticamente lau-
reati; chi sa leggere e scrivere inse-
gna a scuola. Essere orfano è la con-
dizione quasi normale per i giovani;
essere poveri è di tutti. La Chiesa co-
me tale non può ancora esserci, ma
è presente come struttura di carità a
servizio della gente più povera. Cosl
l'unico vescovo che prima delle stra-
gi era in Cambogia, monsignor
20 · OTTOBRE 1993
Ramousse, è presente come presi-
dente della Caritas, con un piccolo
gruppo di laici, due suore e qualche
prete che lavorano con lui per ricol-
legare i superstiti cristiani: forse
15.000 in tutta la Cambogia. C'è
una minoranza cristiana, la più po-
vera tra i poveri: i profughi vietna-
miti, disprezzati dai cambogiani per
le note vicende storiche. I cristiani
cambogiani perfino li disprezzano e
non accettano volentieri che i preti
di Mariknoll lavorino per loro.
Volontariato cattolico
Anche altre famiglie religiose so-
no presenti come Organismi non
governativi (Ong). Due gesuiti lavo-
rano per i profughi che rientrano, e
accolgono gli handicappati fisici;
due sacerdoti del PIME stanno ini-
ziando una scuola; le suore di ma-
dre Teresa seguono la gente più po-
vera, e aiutano il vescovo; le suore
della Provvidenza sono sette: tre
cambogiane e quattro vietnamite.
I salesiani hanno lavorato a lungo
nei campi di profughi della Thailan-
dia e per questo il governo li ha ac-
colti già da 18 mesi e ha dato loro
Per non dimenticare
Un problema che ci è stato segna-
lato da tutte le persone che abbiamo
incontrato in Cambogia riguarda i
campi di sterminio, le fosse comuni,
le prigioni, con tutte le testimonian-
ze delle torture del periodo di Poi
Pot. Anche noi abbiamo potuto vi-
sitare angosciati questi macabri se-
gni di follia dell'uomo che perde il
riferimento al trascendente.
I Una cartina della Cambogia, fatta
con i teschi delle vittime
dei Khmer rossi.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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·,
\\
BS
I Mons. Salas, vescovo
di Battambang. Fu ucciso
sotto il regime di Poi Pot.
Questa è una pagina di storia che
non deve essere cancellata: deve es-
sere fatta conoscere e meditata so-
prattutto da parte delle nuove gene-
razioni perché colgano il legame tra
il pensiero impazzito di certe filoso-
fie insegnate nelle nostre università
occidentali e le atrocità che ne sono
conseguenza.
È invece probabile che per il fatto
che sono ancora vivi tutti gli attori
che hanno perpetrato questo crimi-
ne, che ha sacrificato almeno due
milioni di cambogiani, presto venga-
no distrutti i mausolei, gli ossari, le
prigioni, vengano coperte le fosse e
i poveri resti umani delle vittime del-
la tortura. Questa ipotesi è avvalora-
ta dal pensiero religioso buddista
che non ammette di lasciare le ossa
umane alla vista di tutti: vanno bru-
ciate per dare riposo al loro spirito.
Ci è stato chiesto di fare tutto il
possibile per dare risonanza a que-
sto problema e per trovare qualche
fondazione o istituzione internazio-
nale che possa prendere a cuore
l'impegno di trasformare questi
luoghi in monumenti dell'umanità.
Vorrebbero raccogliere tutte le ter-
ribili testimonianze che i sopravvis-
suti sono ancora in grado di dare,
pubblicarle, indire un congresso sul-
1'argomento a Phnom Penh, chie-
dendo all'opinione pubblica mon-
diale di farsene carico come di Da-
çau, di Mathausen, di Auschwitz.
Tutti gli educatori dei giovani do-
vrebbero fare un pellegrinaggio pe-
nitenziale in questo paese, su questi
luoghi per avere il coraggio di essere
testimoni dei valori che salvano
l'uomo.
I Baracche sul Mekong.
A destra, gli splendori
del passato.
La Cambogia attuale è un paese
torturato da una guerra durata ç>ltre 20
anni. La storia moderna della Cambo-
gia inizia nel 1953 con l'indipendenza
del paese, che prima era un protetto-
rato francese. Fino al 1970 la Cambo-
gia, guidata dal principe Sihanuk, ri-
mase un paese neutrale. Siamo al
tempo della guerra del Vietnam e que-
sta neutralità non era ben vista; c'era-
no infatti delle spinte verso l'occiden-
te. La Cambogia era già coinvolta in
questa guerra anche perché per pas-
sare dal Vietnam del Nord a quello del
Sud, la via più breve era attraversare
la Cambogia. Tuttavia Sihanuk non ha
mai voluto schierarsi con l'America
contro il Vietnam.
Nel 1971 ci fu un colpo di stato, il
generale Lon Noi prese il potere e si
schierò a favore dell'America. Tutti co-
loro che erano contrari sia alla politica
di Sihanuk che a quella di Lon Noi si
schierarono tra i khmer rossi, comuni-
sti e guerriglieri. Alla fine della guerra
del Vietnam i khmer rossi salirono al
potere con la caduta di Phnom Penh
nell'aprile del 1975.
In un primo momento la popolazio-
ne fu contenta perché pensava che la
guerra fosse finita. Ma i khmer rossi
volevano creare un uomo nuovo che
vivesse della terra e che non avesse
nessun contatto con l'occidente. Per-
tanto cominciarono ad eliminare tutte
le persone istruite, dottori, ministri, po-
litici, tutto l'apparato militare di Lon
Noi , tutti i responsabili dell'istruzione,
specialmente della scuola media e
dell'università. Solo una minima parte
di queste persone riuscl a fuggire al-
l'estero ma la maggioranza venne uc-
cisa. Si parla di circa 2 milioni di per-
sone assassinate dal 1975 al 1980. I
khmer rossi erano ancora in guerra
contro i vietnamiti nonostante il fatto
che tutte e due le fazioni fossero co-
muniste, ma I khmer rossi erano filo-
cinesi, i vietnamiti filo-sovietici. I viet-
namiti invasero la Cambogia, espulse-
ro i khmer rossi che si ritirarono fino al
confine con la Thailandia. Il governo
thailandese aiutò i khmer rossi perché
gli erano utili contro il Vietnam, temuto
perché possedeva l'armata più forte in
Asia: il Vietnam creò in Cambogia un
governo filo-vietnamita.
Dal 1975 al 1979 tutte le religioni fu-
rono fatte scomparire, anche il Buddi-
smo, religione del paese. Molte pago-
de furono distrutte e tutti i bonzi dovet-
tero diventare agricoltori.
Per quanto riguarda i cattolici, tutti i
missionari sono stati espulsi , i due ve-
scovi cattolici e i sette sacerdoti cam-
bogiani furono uccisi. Le chiese catto-
liche di Phnom Penh furono distrutte
ed è rimasto solo il vescovado che at-
tualmente è il municipio.
Si è dovuto attendere il 1989 per
una maggiore libertà religiosa e nel
1990 sono state riaperte le prime pa-
gode. In quell'anno è rinata anche la
Chiesa cattolica con l'arrivo di un sa-
cerdote entrato a capo di una Ong (or-
ganizzazione non governativa).
(John Baptist Visser)
OTTOBRE 1993 - 21

3.2 Page 22

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LE ELEZIONI
IN CAMBOGIA
Phnom Penh. Le prime elezio-
ni democratiche nella storia della
Cambogia, tenutesi dal 23 al 28
maggio sotto la supervisione del-
l'ONU, hanno dato risultati impre-
vedibili.
Anzitutto per la grande parteci-
pazione: circa il 90% degli aventi
diritto hanno affollato fin dai primi
giorni le sedi elettorali, sfidando la
minaccia dei khmer rossi di di-
struggere il processo elettorale in
corso. Invece la guerriglia di Poi
Pot ha prodotto solo qualche
schermaglia qua e là, ma i seggi
sono stati chiusi solo per alcune
ore. I cambogiani hanno anche
sfidato la pressione militare psico-
logica e fisica del Partito del popo-
lo, che finora ha in mano il gover-
no di Phnom Penh . Forte di oltre
150 mila soldati, con un controllo
su oltre 1'80% del territorio, du-
rante tutta la campagna elettorale
il PPC si era distinto per atti vio-
lenti. Pur avendo sempre rivendi-
cato la maggioranza dei consensi
popolari , il PPC è stato sconfitto,
ricevendo solo il 38% delle prefe-
renze . Il FUNCINPEC, il partito
del figlio di Sihanuk, Ranariddh,
ha vinto le elezioni con il 46% ; il
Partito democratico liberale bud-
dista (PDLB) del vecchio statista
Son Sann ha guadagnato il 3,3% ;
il resto è andato ad altri partiti mi-
nori (erano presenti 20 liste).
I risultati non permettono previ-
sioni tranquille sul futuro del pae-
se. Le difficoltà sono nate subito.
Dopo alcuni giorni dall 'inizio dello
spoglio.
Di fronte al pericolo di un con-
fronto militare tra FUNCINPEC e
PPC (quasi sicuramente vincente
per quest'ultimo), il 4 giugno scor-
so il principe Sihanuk si è autodi-
chiarato presidente, primo mini-
stro e capo supremo delle forze
armate di un nuovo «governo na-
zionale di transizione». La mossa,
definita da molti osservatori «un
colpo di Stato» contro il processo
democratico e contro l'ONU, im-
plica la formazione di un governo
in cui il figlio di Sihanuk, Rana-
riddh, fine intellettuale e professo-
re a Parigi , e Hun Sen , ex khmer
rosso, già capo del governo di
Phnom Penh , diverrebbero en -
trambi vice-primo ministro.
Il passo di Sihanuk padre è sta-
to subito sconfessato dal figlio .
Per tutta la settimana Ranarlddh
era stato impossibilitato di volare
a Phnom Penh perché il governo
di Hun Sen gli aveva rifiutato il
permesso di atterrare.
(Asia News)
22 · OTTOBRE 1993
I
TRE PACIFISTI
A PHNOM PENH
D opo aver lavorato a lungo nel-
le nostre opere di Thailandia,
John Baptist Visser, Robert Panet-
to e Walter Brigolin si trovano ora
a Phnom Penh, capitale della Cam-
bogia, decisi a mettere quanto pri-
ma in movimento la Don Bosco
Techn1cal School, un centro di for-
mazione professionale, sociale,
umana e cristiana per i giovani cam-
bogiani. È a don Visser, responsabi-
le della missione di Phnom Penh,
che ci rivolgiamo, per conoscere da
vicino la realtà cambogiana.
«Don Visse,~ come siete riusciti a
entrare in Cambogia e quale situazio-
ne avete trovato a Phnom Penh?».
«II lavoro salesiano tra i cambo-
giani iniziò nel 1989 nei campi pro-
fughi alla frontiera con la Thailan-
dia. avevamo sei centri professio-
nali e ogni centro accoglieva più o
meno 200 giovani cambogiani. Sia-
mo andati avanti così per circa due
anni. Quel lavoro veniva gestito da
un solo salesiano, Roberto Panetto,
e da 50 ex-allievi della "Don Bosco
Technical School" di Bangkok . Si è
presentata poi la possibilità di en-
trare a Phnom Penh e ora siamo in
tre ormai da due anni. Lavoriamo
in un orfanotrofio al quale abbiamo
dato un'impronta professionale. I
nostri giovani, tra i 15 e i 20 anni,
vengono dagli altri orfanotrofi del

3.3 Page 23

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Le fotografie fanno riferimento
all'attività nel campo profughi del
cambogiani In Thailandia.
paese che non sono molti perché il
governo non ha soldi. Oltre a essere
orfani sono anche ragazzi comple-
tamente soli. Vogliamo insegnare
loro un mestiere affinché possano
inserirsi nella società. Ci aiutano
cinque istruttori thailandesi ex-
allievi del "Don Bosco" di Bang-
kok. Abbiamo già fatto un anno di
lavoro con il primo gruppo di gio-
vani e li abbiamo inseriti nelle fab-
briche che sono gestite quasi tutte
da thailandesi, con i quali noi ab-
biamo contatti, essendo stati in
Thailandia per molti anni» .
Senza chiedere nulla
Continua don Visser: «Nell'otto-
bre del 1992 abbiamo iniziato con il
secondo gruppo di 78 giovani. Inse-
gnamo loro meccanica, saldatura,
elettricità e stampa. Non è cosa fa-
cile perché si devono usare le mac-
chine e abbiamo bisogno di elettrici-
tà che nella città di Phnom Penh
purtroppo manca in continuazione.
Tuttavia si fa quel che si può e ve-
diamo che la gente è contenta . Ri-
mangono impressionati perché dia-
mo loro qualcosa senza chiedere
niente. Diamo anche assistenza a
ragazzi e ragazze tra i 6 e 12 anni
per i quali abbiamo fondato il Don
Bosco children 's fund . Assistiamo i
ragazzi che non possono andare a
scuola. Le scuole in Cambogia non
sono un gran che perché non ci sono
libri né quaderni, si impara tutto a
memoria. Molti ragazzi sono orfani
oppure hanno solo la mamma; tra
gli adulti il 65% sono donne perché
gli uomini sono stati i primi a essere
uccisi. Noi mandiamo a scuola que-
sti ragazzi. Adesso sono 900, ma il
numero aumenta sempre. In questo
lavoro ci aiutano un volontario ir-
landese, un cambogiano cattolico
(presidente dell'Azione cattolica),
una giovane vietnamita catecumena
e troviamo molti collaboratori nei
villaggi».
ll dono di una famiglia
«Ci sono poi molti ragazzi che vi-
vono da soli», continua don Visser,
«e noi troviamo loro una mamma
perché ci sono molte vedove che
vorrebbero avere figli e così cerchia-
mo di creare delle famiglie. Tutto
ciò dà nuova speranza, la gente co-
mincia a sorridere, a stare bene: lo
si legge nei loro occhi. La nostra vi-
ta tra la gente ti fa pensare: si lascia
un paese come la Thailandia dove si
è lavorato per trent'anni e quando
si arriva in Cambogia e si vede la
miseria, non si pensa più alla casa di
prima ma ci si butta nel lavoro per-
ché si vede che c'è bisogno.
«Per i nostri giovani tutto ciò è
molto importante, hanno trovato
un appoggio per la loro vita. Non
ho mai sperimentato in modo così
forte quanto un individuo possa di-
pendere da te per la sua esistenza e
per il suo futuro. E noi dobbiamo
stare attenti perché ci sono pochi
cristiani e la gente ci chiede "ma
questa di Don Bosco è una nuova
religione?" » .
Rifondare la Chiesa
«Don Visser, quanti sono i cristia-
ni in Cambogia?» .
«Si pensa ci siano 3000 cambo-
giani cristiani e ci rca 12.000 cristia-
ni vietnamiti. Prima della guerra i
cristiani erano circa 100.000 e quan-
ti sono morti non si sa. Ci sono due
punti dove i cristiani si radunano : a
Phnom Penh e nel nord del paese.
L' unica reliquia che la Chiesa catto-
lica conserva è la croce pettorale del
vescovo cambogiano ucciso nel 1976».
«I ragazzi che frequentano il cen-
tro sono cattolici o anche di altre re-
ligioni?».
«C'è anche un cattolico! Normal-
mente sono tutti buddisti, ma nes-
suno sa niente del buddismo perché
per vent'anni la religione è stata
cancellata».
«Ci sono molti giovani in Cam-
bogia?».
«Moltissimi , non si trova una
donna senza un bambino in brac-
cio. Ci sono famiglie numerose e
tutti vogliono avere un bambino. È
l'istinto dell'uomo che ha sofferto
tanto, che ha visto minacciata la sua
esistenza. I cambogiani ancora non
capiscono come un cambogiano ha
potuto ammazzare un altro cambo-
giano e ciò ha creato molti traumi.
Ora le famiglie che erano state di-
strutte si stanno ritrovando e c'è
una forte crescita demografica».
«Che futuro c'è per questo
paese?».
«Il futuro è nelle mani del Signo-
re. L' uomo da sé vuole migliorare e
anche loro hanno questo desiderio.
La gente con cui noi veniamo in
contatto ci aiuta perché vede che c'è
una strada di progresso. La Cambo-
gia ha visto l'anno zero e quello che
è successo là non lo auguro a nessun
paese. Nella gente c'è il desiderio .di
avere un futuro e tutti coloro che
vengono ad aiutarci sono benvenuti
perché abbiamo bisogno di coope-
razione. Il progresso deve venire da
una parte ma ci deve essere corri-
spondenza e le persone che ricevono
l' assistenza la ricevono con spirito
di uomo attivo e ciò dà speranza per
il futuro ».
OTTOBRE 1993 - 23

3.4 Page 24

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LA RISPOSTA
È SOPRATTU I IO
SCUOLA
L a Cambogia è un paese che sta
cercando di ricostruirsi. La
storia recente della Cambogia è se-
gnata da una drammaticità che for-
se non ha precedenti. I tristemente
famosi "killing fields", che hanno
eliminato milioni di persone, hanno
anche impoverito la nazione sia dal
punto di vista economico che cultu-
rale.
Oggi la Cambogia è annoverata
tra le dieci nazioni più povere del
mondo. In particolare va ricordato
il rimpatrio di 350.000 profughi dai
confini della Thailandia i quali do-
vranno adesso reinserirsi nella vita
sociale, civile ed economica.
Le autorità cambogiane sono pie-
namente consapevoli dell'importan-
za di riscostruire un tessuto cultura-
le e di qualificare la manodopera
nella prospettiva di un rilancio delle
attività produttive. Per questo han-
no accolto volentieri la domanda
dei salesiani di lavorare nel loro
paese, come già fanno in tante altre
parti del mondo, ed hanno appog-
giato in pieno la Don Bosco Teclini-
cal School con il suo programma di
qualificazione e formazione profes-
sionale.
Questo programma è in linea con
le prospettive del paese, e avrà cer-
tamente un buon influsso sui futuri
piani di sviluppo della nazione nel
settore della qualificazione profes-
sionale.
Dai campi profughi
La presenza dei salesiani in Thai-
landia risale al 1927. Tra le altre
opere essi gestiscono tre scuole pro-
fessionali, in particolare quella di
Bangkok. In questa scuola operava
il salesiano laico Roberto Panetto,
il quale organizzò corsi professiona-
li per i giovani cambogiani nei cam-
24 - OTTOBRE 1993
pi profughi lungo il confine tra la
Thailandia e la Cambogia.
Con l'aiuto di una cinquantina di
giovani collaboratori, exallievi della
scuola di Bangkok, Roberto Panet-
to riuscì a gestire in queste condizio-
ni sei centri professionali, adde-
strando oltre 3000 allievi. Ma quan-
do cominciò a sorgere la speranza
per i profughi cambogiani di poter
finalmente rientrare in patria, furo-
no quegli stessi giovani a chiedere a
Panetto di andare con loro in Cam-
bogia.
La proposta di costruire e avviare
la Don Bosco Technical School fu
presentata dalla congregazione sale-
siana al ministero dell'Educazione
della Cambogia nell'agosto del
1990. Nel gennaio çlel 1991 le auto-
rità cambogiane affidarono ai sale-
siani la gestione dell'orfanotrofio di
Preik Phneu. In aprile due funzio-
nari del ministero dell'Educazione
visitarono la "Don Bosco Technical
School" di Bangkok per rendersi
conto del lavoro che i salesiani svol-
gono nel campo della formazione
professionale. Così, il 31 maggio
del 1991, venne data l'approvazione
al progetto per la costruzione e ge-
stione della nuova scuola di Phnom
Penh. E, finalmente, nel gennaio
del 1992 incominciarono i lavori di
innalzamento e di recinzione del ter-
reno, lo scavo di due pozzi di acqua
potabile, ecc.
Mete ambiziose
e obiettivi chiari
La Don Bosco 'Technical School
di Phnom Penh è situata in quella
che sarà la zona industriale della cit-
tà chiamata Nuova Phnom Penh.
L'ubicazione risulta essere eccellen-
te in quanto dista solamente 9 km
dal centro della città, e quindi i ra-
gazzi non si dovranno allontanare
dalle proprie famiglie per cercare un
lavoro. Inoltre, il fatto che si trova
anche vicino a una scuola tecnica
superiore, offre agli allievi che lo
desiderano di continuare là i loro
studi.
La città di Phnom Penh sta lenta-
mente riprendendo il suo ruolo di
capitale della nazione, e si prevede
una forte urbanizzazione nei prossi-
mi anni a causa delle migliaia di
profughi rientrati. I campi di ster-
minio istituiti da Poi Pot hanno
creato un autentico vuoto culturale,
e sono pochissimi i cambogiani in
grado di insegnare. Inoltre, moltis-
simi sono i ragazzi rimasti orfani,
senza alcuna prospettiva di vita.
Un bisogno tra i più urgenti è la
formazione e qualificazione profes-
sionale dei giovani cambogiani, so-
prattutto quelli più in difficoltà co-
me gli orfani . Sta crescendo anche
molto rapidamente la domanda di
personale qualificato, principal-
mente nei settori meccanico, elettri-
co, tipografico e della saldatura. In-
fatti le industrie locali, sostenute da

3.5 Page 25

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Nella foto, attuali allievi
della •Don Bosco
Technical School...
capitale straniero, si stanno muo-
vendo nella direzione del sistema
produttivo e di mercato, e avranno
sempre maggior bisogno di operai
qualificati e specializzati.
Studi e ricerche di alcune organiz-
zazioni internazionali hanno posto
l'accento sulla forte mancanza in
Cambogia di artigiani qualificati e
di insegnanti e istruttori tecnici,
quindi quelli che potranno avere
una professionalità saranno pronta-
mente assorbiti dal mercato del la-
voro.
Questa grande richiesta del mer-
cato stride con la scarsezza delle
possibilità formative che la nazione
possiede.
È previsto che i giovani cambo-
giani affolleranno le istituzioni sco-
lastiche, e che purtroppo molti di
essi resteranno senza una possibilità
di istruzione. Inoltre, va evidenzia-
to che i pochi corsi professionali
sponsorizzati dal governo sono
troppo teorici e privi delle necessa-
LE PRIME FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Le FMA sono arrivate in Cambogia
nel 1992. La pri ma casa è stata inau-
gurata a Phnom Penh 1'8 dicembre, a
ricordo di Don Bosco. Mentre le suore
sono impegnate a imparare la lingua
khmer, hanno aperto un piccolo labo-
ratorio e un internato per le ragazze
povere. li laboratorio contiene a mala-
pena sette giovani e l' internato come
prima ospite ha accolto una giovane
orfana di 16 anni.
Con l'aiuto dei salesian i, le FMA
fanno fronte alla paura delle incursio-
ni dei soldati, che soprattutto nel pe-
riodo delle elezioni non cessavano di
spar are .
La prima opera missionaria delle
FMA in Cambogia nasce dalla solida-
rietà internazionale: suor Maria Ele-
na, la direttrice , è una fil ippina, suor
Mary è un'indiana, suor Teresita è
una colombiana, suor Lakana Maria è
una thailandese.
Phnom Penh. Le figlie di Maria Ausiliatrice e le suore di Madre Teresa impegnate insieme
nel corso di taglio e cucito per le giovani cambogiane.
OTTOBRE 1993 - 25

3.6 Page 26

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I Visser, Panetto e Brigolin,
i tre "cambogiani" . Al centro
don Colombo, del VIS,
con un volontario.
rie attrezzature per impartire una
preparazione adeguata al mercato
del lavoro. Pertanto, senza una
qualifica informale o un'istruzione
formale e senza un impiego futuro,
molti di questi giovani si trasforme-
ranno in ragazzi di strada e andran-
no ad ingrossare le fila della delin-
quenza comune.
La Don Bosco Technical School
prevede di qualificare nel suo com-
plesso nei vari settori 90 allievi nel
primo anno, per passare a 260 nel
secondo, e già a 3IO nel terzo: è il
contributo dei salesiani alla rico-
struzione della Cambogia.
PhnQm Pehn. Si costruisce la nuova «Don Bosco Technical School».
26 - OTTOBRE 1993
Un centro pilota
Finalità dichiarata del progetto
globale di quest'opera salesiana è di
servire come centro pilota della fu-
tura formazione professionale in
Cambogia. Ciò avverrà attraverso
la formulazione di programmi for-
mativi, la produzione di testi tecni-
ci, la preparazione di insegnanti e
istruttori e l'applicazione di una
prassi educativa: che ha già dato no-
tevoli frutti in molti paesi in via di
sviluppo.
Nell'orfanotrofio di Preik Phneu,
gestito dai salesiani, vi sono già otto
istruttori khmer e si prevede di for-
marne altri nei prossimi anni per i
vari laboratori . Per quanto riguar-
da il settore della meccanica e della
saldatura, si sta provvedendo a sele-
zionare, tra i migliori allievi dei pri-
mi corsi, coloro che dimostrano di
avere spiccate attitudini alla specia-
lizzazione e all'insegnamento. Ven-
gono indirizzati presso le scuole tec-
niche esistenti per la parte teorica,
mentre per gli aspetti pratici seguo-
no dei corsi appositi presso la Don
Bosco Technical School di Bangkok
della durata di due mesi.

3.7 Page 27

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di Angelo Botta
Il successore
di Don Bosco a C6rdoba,
Sevi/la e Valencia
per incontrare la
Famiglia Salesiana
in festa e rilanciare
la presenza tra i giovani.
E' interessante contemplare il
"venenci ador " in azione. Reg-
ge in mano un piccolo mestolo il cui
manico raggiunge il metro. Lo im-
merge nella grande botte e, con un
solo gesto el egante, lo ritira portan-
do sui bicchierini, che riempie senza
spargere una goccia. «Per ossigenare
"La lna '; vino pregiato al quale i
produttori fanno propaganda of-
frendolo ai passeggeri in arrivo»,
spiega un competente. Siamo all ' in-
terno dell'aeroporto di Sevi/la, il
Rettor Maggiore è appena arrivato
da Roma e fa un brindisi con quanti
gli danno il benvenuto. Poi , in mac-
china verso C6rdoba , attraverso una
campagna bellissima che soffre le
conseguenze di una prolungata sic-
cità.
È la prima tappa di un viaggio
che lo porta in tre ispettorie salesia-
ne della Spagna. Motivi centrali: la
" festa della gioventù salesiana" di
C6rdoba; i cento anni dell'opera
"La Trinidad" di Sevilla, iniziata
dal suo predecessore don Pietro Ri-
caldone; il 75° di Villena nell ' ispet-
toria di Valencia.
Questi i punti-base. Attorno ad
essi si sviluppano mille incontri co-
me al solito - visite a vescovi e au-
torità civili, interviste a giornali, ra-
dio e televisione, incontri a non fini-
re - in una ridda di impegni che
riempiono le giornate in modo per-
fetto.
Il viaggio è coinciso con il mese di
Maria Ausiliatrice, sicché don Viga-
nò ha potuto costatare lo splendore
della devozione introdotta da don
Ricaldone, futuro 4° successore di
Don Bosco, che non si è limitato a
fondare oratori e a costruire scuole
di arti e mestieri. Forse non c'è altro
settore del mondo salesiano dove
" la Signora" (la chiamano così) sia
venerata e invocata con maggiore
trasporto. Le sue statue sono una
più bella dell'altra. Parecchie furo-
no scolpite dopo l'ondata tragica
degli anni '30 che ne ha distrutte
molte. Una di due metri dava l' im-
orroaRE 1993 - 27

3.8 Page 28

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Villena (Valencia). La sfilata dei "moros y cristianos".
pressione di riempire da sola l'uffi-
cio di un direttore, che ha spiegato:
«L'hanno scoperta in una casa in
questi giorni. Qualcheduno l'aveva
murata per salvarla, poi lui dev'es-
sere morto senza parlarne e i fami-
liari non ne sapevano niente. Poco
fa hanno dovuto abbattere un mu-
ro ... ». Fiorenti le associazioni dei
devoti di Maria Ausiliatrice.
I giovani di C6rdoba
Nel "San Francesco di Sales" di
C6rdoba lo ha salutato la concen-
trazione giovanile: «Quando lei è
stato fra noi ne11'82 ci ha detto che
era pericoloso venire a C6rdoba,
perché qui rubiamo il cuore. Ebbe-
ne, glielo vogliamo rubare anche
oggi». «Se c'è un temperamento che
può crescere nel tipo di santità di
Domenico Savio, è quello andalu-
so», ha risposto don Viganò. «Dite
a Don Bosco che saprete imitare,
nell'allegria, l'esempio di impegno
nel lavoro di Domenico Savio» .
Parla di Gesù Cristo: «Egli è lavo-
cazione che dà senso alla storia del-
!'umanità. Preoccuparsi della voca-
zione è essere discepolo e collabora-
tore suo. Sono vissuto molti anni
nell'America Latina, continente
unico di presenza cristiana. Chi lo
ha fatto? In massima parte, vocazio-
ni arrivate dalla Spagna. Conservate
l'entusiasmo per Gesù Cristo!».
Alla festa, parzialmente sinistrata
dall'arrivo della sospirata pioggia,
fecero da corollari gli incontri con
salesiani, figlie di Maria Ausiliatri-
ce, cooperatori, exallievi. E le im-
mancabili interviste. Caratteristica
quella fatta direttamente dallo stu-
dio della radio : il Rettor Maggiore,
con i grossi _audifoni alle orecchie,
ascolta la domanda - che noi non
sentiamo - e risponde: «Far cono-
scere ai giovani Gesù Cristo e il suo
Vangelo ... I salesiani di C6rdoba e
di Sevilla hanno la fortuna di incar-
nare la vocazione di Don Bosco in
una delle nature più ricche umana-
mente». Parla poi di Santo Domin-
go e di nuova evangelizzazione, del
sistema preventivo per i giovani di
ogni razza e cultura.
I 100 anni dell'Andalusia
Sevilla ha dimostrato in forma in-
discutibile che, in un secolo, il cari-
sma salesiano si è fatto andaluso.
Don Ricaldone ha piantato fonda-
.menta robuste: lo ricordò in modo
plastico una cantata composta e
rappresentata dai giovani animato-
ri. Gli stessi che si sono radunati per
ascoltare il Rettor Maggiore che, al
costatarne la qualità e il numero, ha
esclamato: «Ma signor Ispettore,
come fa a lamentarsi di avere pochi
salesiani?».
Erano i giorni della feria annuale
di Sevifla, una festa popolare molto
sentita, con moltitudini serene ~ fe-
lici che si incontravano non per mo-
tivi commerciali ma per fare festa.
28 · OTTOBRE 1993
«Una piccola profezia umana di ciò
che saremo in paradiso», ha com-
mentato don Viganò uscendo dallo
stand degli exallievi, dove era stato
accolto dal canto di "sevillanas"
preparate per lui. A loro ha racco-
mandato di conoscere gli ideali del-
la società e la dottrina sociale della
Chiesa, di avere il coraggio delle
proprie convinzioni e contribuire al
rinnovamento della società.
Proprio qui nella feria l'hanno
salutato le figlie di Maria Ausiliatri-
ce o, meglio, le loro aspiranti. Le
suore invece lo hanno attorniato a
Valverde del Camino, dove anch'es-
se celebravano il loro centenario.
Lo facevano nella memoria di suor
Eusebia Palomino, la cui presenza
rivive nel piccolo museo, nella tom-
ba venerata da molti, nei favori spi-
rituali e materiali che concede a pie-
ne mani.
Gli Hogares Don Bosco ("Foco-
lari Don Bosco") si sono raccolti at-
torno al Rettor Maggiore nel colle-
gio di Triana (Sevilla). Sono costi-
tuiti da coppie di genitori partico-
larmente legati allo spirito salesiano
perché cooperatori o exallievi, o per
i figli che frequentano una scuola di
Don Bosco. Gli hanno presentato
realtà e programmi. A loro ha det-
to: «Un'assemblea come questa si
vede soltanto nella Spagna. Siete
un'interpretazione provvidenziale
della missione del cooperatore sale-
siano. Esportate questa vostra espe-
rienza! Anche per risolvere la crisi
delle vocazioni».
Il giorno dedicato in forma esclu-
siva ai 100 anni dell'opera "La Tri-
nidad" si è concentrato sulla me-
moria di don Ricalcione, ammirato
come costruttore formidabile dal
cuore immenso, su una celebrazione
eucaristica con forte senso di futuro
e su molti incontri. «Dovreste essere
qui sul palco accanto a me», ha det-
to, «per contemplare lo spettacolo
che vedo io: cento anni di gioven-
tù!». Ai giovani ha affidato un tri-
plice impegno: formazione della co-
scienza, formazione all'amore, for-
mazione all'azione sociale.
Ad Alcald de Guadaira, ultima
tappa andalusa, si vede ancora oggi
una grande ceramica dei santi della
Famiglia Salesiana. Durante la rivo-
luzione i rossi l'hanno trasformata
in bersaglio di tiro a segno, colpen-
do soprattutto i volti di Don Bosco

3.9 Page 29

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e di Madre Mazzarello. Qui altra
imponente concentrazione giovani-
le, con processione in formato ri-
dotto, perché fatta da ragazzi delle
elementari, dei famosi "passi della
Croce", e il commiato: «Hanno
fatto bene a mettere Alcala de Gua-
daira al vertice dei miei giorni anda-
lusi. Questo senso di allegria, di fa-
miglia, di folclore è frutto di una
tradizione: vivete la ricchezza di
molte generazioni. In un momento
in cui molti credono che soltanto
ciò che è nuovo vale, bisogna porta-
re la gente in Andalusia. Possedete
la tradizione del Vangelo, ricca di
20 secoli. Ai cristiani la saggezza, il
coraggio e l' arte di portarla
avanti » .
Grazie, Don Bosco!
Valencia, ispettoria che chiudeva
il percorso, si è centrata sul 75 ° di
Villena. Sicché in questa cittadina
sono convenuti confratelli e giova-
ni. A loro ha detto: «Gesù Cristo
guarda a voi in un'ora in cui lavo-
cazione è un lusso e una necessità.
La società, sazia di novità, vuole
costruire un mondo postcristiano.
Ritorniamo all'ora delle origini,
quando Dio, per aggiustare il mon-
do, si è fatto uomo . Egli è la voca-
zione. E vuole avere collaboratori.
Vi chiederete: "Prendere una deci-
sione a i 15 , 20 anni? e ciò che vedrò
Cordoba. Nel collegio San Francesco
di Sales, con l'ispettore don Mufioz.
ai 25?". Se la tua opzione è di fede,
non potrai trovare niente di meglio.
E se è vocazione per la gioventù, è
per il futuro dell'umanità».
Come ogni altro gruppo; anche
questo gli ha posto delle domande:
«Pesa molto la croce di Don Bosco?
Come è nata la sua vocazione? Nel-
la situazione odierna di noi giovani,
su che cosa insistere? Come si fa a
diventare Rettor Maggiore?». E se
ne sono andati, dicendogli : «Gra-
zie, Don Bosco».
Ruolo di protagonisti quello svol-
to da exallievi/e. Dopo averlo
ascoltato in una delle sue magistrali
conferenze, lo hanno festeggiato
con stile tipicamente valenziano. In-
cominciando con una "paella" pre-
parata in cortile . La "paella" è un
risotto di alto lignaggio, cotto in pa-
delle speciali. Siccome quella per
1700 commensali (tanti erano gli in-
vitati) non entrava dalla porta del
collegio, ne hanno usata una da
1200 porzioni e una da 500. Spetta-
colare il processo completo, dalla
pulizia previa al servizio festoso. Fi-
nito il quale ci fu una sfilata di
"moros y cristianos", qualcosa di
straordinario che non tento neppure
di descrivere. Mentre una anziana
signora mi faceva ascoltare, senza
consultare note e senza incepparsi
mai, una lunga poesia di benvenu-
to. «L'ho declamata nel 1926,
quando è venuto don Rinaldi. Ero
allieva delle figlie di Maria Ausilia-
trice».
«Quali sono i suoi motivi di spe-
ranza? e lei non ha problemi? »,
hanno chiesto a don Viganò. «Que-
sta riunione è un motivo di speran-
za. E che vita sarebbe la nostra se
non ci fossero problemi?» .
Motivi di speranza a bizzeffe. Li
ha sottolineati ancora a Villena in
una eucaristia gioiosa al superlati-
vo, durante la quale due giovani sa-
lesiani hanno fatto la professione
perpetua. «Domani non comprate il
giornale, perché avrà soltanto noti-
zie di cose transitorie, non recherà
l'evento di oggi. La professione è
proclamazione pubblica di fede e di
entusiasmo per Gesù Cristo. E qui,
attorno a Francisco e Pedro che l'e-
mettono oggi, ci sono tanti che
l'hanno emessa 25, 50 e più anni fa .
Crescete in allegria ed entusiasmo e
portate questo contagio a molti! ».
Angelo Botta
VIDEOCASSETTE - -
COSTA D'AVORIO
Durata 28'.
Dibattiti sociali e missiona ri per gio-
vani e adulti.
Valido anche sotto l'aspetto cul-
turale-geografico, presenta il lavoro
dei missionari spagnoli Ira i giovani
per l'evangelizzazione e la promozio-
ne umana della popolazione.
PAPUA
Durata 24'.
Adatto a tutti, consigliato per le
scuole.
A con/atto con usi, costumi, folclore
della Papuasia. L'impegno dei mis-
sionari per portare il Vangelo della
gioia ai giovani e ai poveri.
MALI
UN GRIDO DI AIUTO
DA UNA CHIESA GIOVANE
Durata 28'.
Per l'animazione missionaria.
L'opera nei centri sociali missionari
in uno dei paesi più estesi dell'Africa.
PALUDE AMARA
Durata 30' .
100 anni di lavoro apostolico in Bra-
sile con i ragazzi della strada.
GAMIN
Durata 26'.
In modo realistico racconta l'odissea
di tanti ragazzi abbandonali nelle pe-
riferie delle grandi metropoli. È stato
giralo in gran parie a Bogotà, capila-
/e della Colombia.
Richiedere catalogo completo
alla:
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10152 TORINO
Via Maria Ausiliatrice, 36
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OTTOBRE 1993 29

3.10 Page 30

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FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
SE UNA RAGAZZA
DIVENTA SUORA...
Perché una ragazza
simpatica e felice si fa
suora? È la domanda che
abbiamo posto alle
50 novizie di Roma /
e Castelgandolfo.
I
j
/
I
Suor Carla Castellino.
di Elvira Bianco
I passeggeri dell'Intercity 608 delle
6.55 del maggio scorso guardava-
no con curiosità un angolo dello
scompartimento, dove un dinamico
gruppo di ragazze vestite di blu e
senza complessi accompagnava con
la chitarra canti al Signore. Le disin-
volte novizie delle figlie di Maria
Ausiliatrice di Castelgandolfo espri-
mevano in questo modo la gioia di
recarsi anche quest'anno a Torino,
dove avrebbero visitato Valdocco, la
terra dei sogni di Don Bosco, e Mor-
rese, presso Alessandria, dove Main,
la futura Madre Mazzarello, acco-
glieva le prime ragazze.
Saranno suore
Di fronte alle manifestazioni di
gioia disinvolta e vivace di queste
)
giovani che si preparano a una vita
di consacrazione come religiose,
Suor Jean Louis di Haiti.
30

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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non pochi si chiedono incuriositi: rante il noviziato è bassissima. Mol- E Mirella: «Porto dentro di me
cosa può spingere una ragazza d'og- te hanno già compiuto un lungo sin da bambina il desiderio di aiuta-
gi a farsi suora?
cammino e superato tante difficoltà re chi soffre specialmente se è bam-
«Una ragazza decide di farsi suo- prima di arrivare in noviziato. «A bino e solo, chi ha una famiglia dif-
ra per i motivi più diversi», ci dice 18 anni decisi di abbandonare lo ficile e non riesce a studiare o non
suor Carla, la responsabile del novi- sport», racconta Stefania, che face- ha amici. Ma ero lontana dal realiz-
ziato di Castelgandolfo, «ma la va parte della nazionale di pallavo- zare qualcosa di concreto. Vivevo
maggior parte sono spinte dal desi- · lo. «Dovevo dedicare troppo tempo nei sogni, più che nella realtà. La
derio di lavorare con i giovani e da- agli allenamenti e alla domenica scelta decisiva di farmi suora la feci
re in questo modo un senso più pie- non riuscivo a fare nessun'altra atti- nell'ultimo anno del liceo, mentre
no alla loro vita. Molte di queste ra- vità. Fu una decisione che mi costò, pensavo a quale facoltà isctivermi.
gazze provengono da famiglie bene- perché ero nella pallavolo ormai da Il mio desiderio era quello di dedi-
stanti. Praticamente sono tutte di- sette anni e mi piaceva moltissimo, care la mia vita ai giovani, ma i miei
plomate, qualcuna ha fatto l'uni- ma mi sembrò di dover quasi sce- genitori mi crearono molte difficol-
versità, sono quindi culturalmente gliere tra Dio e lo sport e non volli tà e fecero di tutto per distrarmi .
preparate. Altre provengono da una
buona esperienza professionale nel
lavoro. Tutte vogliono dare sostan-
za alla loro vita».
Ma un grande ruolo trainante vie-
ne dalla testimonianza di vita delle
mettere Dio al secondo posto. Mi
legai così di più agli scout e alle atti-
vità parrocchiali . A 19 anni un sa-
cerdote mi chiese che cosa avrei vo-
luto fare nella vita. Risposi che in-
tendevo semplicemente sposarmi e
L'ultimo anno girai l'Euròpa con
mio fratello. Volevano che cono-
scessi il mondo. Papà prima era ab-
bastanza duro, ma adesso che mi
vede contenta, è contento pure lui».
suore che hanno conosciuto. Dice avere dei bambini. Una bella fami-
Ivana, una di loro: «Ho frequenta-
to fin da bambina l'oratorio delle
glia, ecco quello che volevo! Poi ho
conosciuto le suore salesiane, che
La fatica dell'internazionalità
figlie di Maria Ausiliatrice del mio
paese, e partecipavo alle attività con
assiduità ed entusiasmo . L'oratorio
era una vera famiglia, una casa cal-
da, accogliente, aperta. Dopo la
maturità mi iscrissi all'università, e
qui ben presto mi sorsero degli in-
terrogativi che mi coinvolsero: desi-
deravo darmi all'insegna-
mento, ma quale doveva es-
sere la mia identità per quei
giovani che volevo raggiun-
gere? Mi vennero jn mente
le suore del mio oratorio, la
loro dedizione, la loro felici-
tà imperturbabile. Cosa c'e-
ra dietro a tutto questo? Dio
interpellava in questo modo
anche me... ».
da noi non portano divisa. Lavora-
re con le ragazze mi sembrò una co-
sa entusiasmante. Anche se la scelta
di farmi suora non è stata facile e
ho dovuto superare piccole e grandi
battaglie: perderò la libertà? che sa-
rà delle mie cose? Ma adesso sono
felice ... ».
«L'ambiente internazionale non
crea qualche problema in più a que-
ste future suore?», chiediamo a suor
Carla. «Nessun problema», rispon-
de, «è anzi un'occasione di arricchi-
mento culturale e sociale. I proble-
mi della lingua sono superati facil-
mente. Noi usiamo l'italiano, per-
ché è la lingua di Don Bosco
e di Madre Mazzarello . Il
noviziato però permette un
incontro tra culture diverse
che diventa molto formati-
vo. Farlo a Roma, poi, lega
le ragazze sia all'istituto che
alla Chiesa».
«I genitori non si oppon-
gono a veder partire la loro
figlia per una nazione lonta-
na?». «I genitori hormal-
Al termine di scelte
coraggiose
mente fanno difficoltà di
fronte alla scelta della fi-
glia», spiega suor Carla. «È
Castelgandolfo, ma anche
quello di Monte Mario, so-
no noviziati internazionali.
A Castelgandolfo otto sono
italiane, le altre provengono
dall'Austria, Germania,
Francia nord, Gran Breta-
raro incontrare dei genitori
che condividano questa scel-
ta un po' speciale. Prima di
tutto però fanno difficoltà
di fronte alla scelta vocazio-
nale. Mentre l'essere lonta-
ne dalla patria spesso è con-
gna, Ungheria, Stati Uniti.
siderato un fatto cultural-
A Monte Mario vengono
mente positivo e articchen-
quasi tutte dall'Europa del-
te. La difficoltà più grande
l'Est. Hanno dai 20 ai 30 an-
ni. La percentuale di chi "si
pente" e ritorna a casa du-
I Professione di una FMA francese.
Laureata in medicina, è arrivata al noviziato
dopo un'esperienza di volontariato in Africa.
quindi non è lasciare la pro-
pria patria, ma farsi suora.
Del resto i genitori sanno
OTTOBRE 1993. 31

4.2 Page 32

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che la permanenza all'estero dura
un paio di anni e il distacco non è
mai totale. Sono frequenti le visite
dei parenti. Tutte inoltre durante
l'estate tornano nelle loro nazioni
per fare un'esperienza pratica di
apostolato».
«Si sa che la ragazza ha una parti-
colare sensibilità per il vestito. Come
accettano le ragazze d'oggi l'idea di
indossare una divisa?» . Suor Carla:
«L'abito comune indica l'apparte-
nenza e questo diventa praticamente
per tutte molto gradito. Ma di faito
le figlie di Maria Ausiliatrice in al-
cuni paesi non portano divisa. Le
giovani vedono la divisa i;tnche co-
me una testimonianza. E dopo il
noviziato direi quasi che alcune di
loro la lasciano mal volentieri».
Due anni intensi
Ma il noviziato è per alcune ra-
gazze inevitabilmente anche un'e-
sperienza d'urto. «Entrando in no-
viziato mi sono scontrata prima con
le cose più banali», dice Silvana.
«Per esempio dovevo smettere di
fumare, di vestirmi con i pantaloni,
dovevo osservare un orario, dovevo
fare un lavoro costante anche se
non mi piaceva. Ma tutto questo mi
ha aiutata molto a cambiare. Penso
che sarebbe stato meglio se avessi
esercitato la mia volontà anche
prima... ».
Le novizie devono rendersi pm
pronte alla vita comune e alla mis-
sione tra i giovani e questo compor-
ta anche qualche adattamento fati-
coso. Ma il noviziato è anche un pe-
riodo molto intenso di iniziative e di
nuove esperienze. Da Castelgandol-
fo le novizie tre volte alla settimana
partono per incontrare i ragazzi del-
le parrocchie. Fanno la catechesi in
preparazione ai sacramenti, curano
l'animazione liturgica, organizzano
gli incontri con i genitori. Il novizia-
to è anche aperto ai gruppi: nei mesi
di aprile-maggio ogni domenica le
porte si spalancano per un centinaio
di ragazzi e giovani delle varie par-
rocchie per giornate di animazione.
Le novizie ogni giorno cucinano,
si occupano del guardaroba e della
lavanderia, del laboratorio: impara-
no · a fare di tutto. Per le giovani
d'oggi questo è particolarmente uti-
32 · OTTOBRE 1993
«Da noi era arrivato un sacerdote sale-
siano pieno di iniziative e molti giovani
cominciarono a venire in parrocchia. Non
avevo mai visto tanti giovani in chiesa
per la messa e nei momenti di preghiera!
Suonavo la chitarra e con gli altri cantavo
i salmi. Cose che prima non si facevano.
Sentivo crescere dentro di me una forza
che mi attirava. Non sapevo cosa volesse
dire consacrarsi al Signore, ma mi piace-
va quando questo prete diceva che era
bello dare tutto a Gesù. Mi occupavo vo-
lentieri dei più giovani, li aiutavo, li ani-
mavo, era la mia vita. Intanto era tornato
il mio ragazzo dal servizio militare. I suoi
genitori mi volevano bene e tutto il paese
sembrava prepararsi al nostro matrimo-
nio. Che fare? Avevo paura, perché non
potevo dire pubblicamente che cosa si
stava agitando dentro di me. Come si
può immaginare ho dovuto affrontare
non poche difficoltà, ma ora sono vera-
mente felice, perché sento che è dawero
il Signore che mi ha chiamata a essere
una figlia di Maria Ausiliatrice» (Gio-
vanna).
•Tra le suore a 13 anni, per la prima
volta nella mia vita fui protagonista su un
palco di una parte tutta mia e potei fare
tante cose che mi piacevano: suonare la
chitarra, conoscere e giudicare i film,
preparare lavoretti per i missionari, impe-
gnarmi in un gruppo... Osservavo le suo-
re con curiosità, ma impiegai un bel po'
di tempo prima di scoprire le vie del!' A-
more. Non volevo compromettermi fino in
fondo: cristiana impegnata sl, ma non
esageriamo! Il nostro cuore però è in-
quieto, fino a quando non riposa in Lui,
dice sant'Agostino. Da quando ho trova-
to il coraggio di rispondere di sì, ho sco-
perto una pace interiore....». (Enrica).
«Le suore mi hanno permesso di vivere
per qualche tempo con loro. Sono stata
colpita dallo spirito di famiglia, dalla sem-
plicità e spontaneità della loro vita. lo ri-
flettevo intanto su tutto. Mi tornava in
mente ciò che avevo sempre sognato per
me nel mondo, e mi faceva problema
staccarmi dalla mia famiglia. Ma ero an-
che affascinata dalla vita di quelle suore,
che si erano consacrate gioiosamente ai
giovani e scoprii che questa era la loro
missione! Dopo un mese tornai in !ami,
glia per comunicare la mia scelta che lo-
ro non condivisero. Rispettarono tuttavia
la mia decisione e mi fecero promettere
che sarei ritornata quando avessi scoper-
to che questa non era la mia vocazione»
(Alessandra).
•È Dio che mi ha condotta qui. Ho sco-
perto l'amore di Dio per me, è Lui che
guida la mia libertà» (Francesca).
Castelgandolfo. Suor Carla con un gruppo di FMA italiane.
le, perché, si dice, mancano a volte
di senso pratico e di realismo. E ac-
quistano invece in questo modo un
buon senso di responsabilità.
«Sono ragazze molto creative, sia
le italiane che le straniere», dice an-
cora suor Carla. «Sanno recitare,
ballare, cantare, suonare. Prepara-
no ogni anno un recital musicale, e
vanno a presentarlo a tante comuni-
giovanili e scuole. Ed è sempre un
successo. Alla fine della loro esibi-
zione cercano il dibattito. Ma le do-
mande non sono mai sui contenuti
del recital : i giovani vogliono sapere
perché una ragazza brillante e non
inibita, che balla, suona ed è felice
di vivere, si fa suora!».
Elvira Bianco

4.3 Page 33

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di Jean-François Meurs
SCANDALO
DELLA CROCE
t
Scherzare su tutto è di moda.
Ma questo non basta a spiegare
la larga diffusione tra i giovani
della derisione. Essa corrisponde
perfettamente al periodo psicolo-
gico che essi attraversano. Ma
più che l'umorismo, a loro inte-
ressa stupire, che è in fondo una
variante dell'aggressività. La de-
risione spesso non è che una for-
ma goffa di difesa, ma può porta-
re anche alla scoperta di nuove
realtà che si dominano male: le
~ra~~ormazioni del proprio corpo,
ti nftuto delle idee ricevute in fa-
miglia, la scoperta che la vita può
essere dura, la difficoltà ad acco-
gliere certe verità di fede. Se te-
niamo presente che anche lo
scherzo pesante è per loro un
modo di porre domande, non
avremo reazioni sbagliate e ne-
gative, ma prenderemo l'occasio-
ne per aiutarli a riscoprire realtà
entusiasmanti.
20 settembre. All'inizio dell 'an-
no, si ha sempre la voglia di provare
i professori, ma mai avrei creduto
che Gianni avrebbe avuto tanto co-
raggio! Sempre del resto Gianni non
è tipo da avera paura. L'altro giorno
Davide, che è davvero molto piccolo
p~r la sua età, si è alzato per legger-
ci le sue conclusioni, e Gianni gli ha
gridato dal fondo della classe: «Ehi,
Davide, alzati in piedi che ti vediamo
un po', quando parli» . Secco secco!
In fondo, si dirà, Giar,irÌ(è sicuro di
s~ perché è grande e,robusto, e può
giocare a fare il gradasso. In realtà
se gli dovesse capitare à'f1'. incidente,
sarebbe il meno adatto ad affrontar-
lo! Lui è preso dal panico davanti a
un handicappato, e non è vero poi
che si trovi così bene dentro la sua
pelle.
Bene, il nuovo insegnante di reli-
gione era appena entrato in classe e
1.ui a dirgli tutto d'un colpo:
«Professore, fortunatamente Ge-
sù non è morto annegato!».
11 professore è stato colto di sor-
presa. Ma ha risposto:
«Davvero? Vuoi dirmi il perché?».
«Beh, se l'immagina se tutti i cri-
stiani dovessero portarsi dietro Ge-
sù in una vaschetta di pesci rossi?».
Tutti scoppiarono a ridere, anche
se la barzelletta era molto conosciu-
ta. Ma ridevano con moderazione,
perché il professore non rideva af-
fatto, e non si sapeva come avrebbe
reagito. Il professore ha riflettuto un
po.,, poi ha detto:
«Interessante la tua storia!».
Cessarono le risate . Si stava
creando un clima di attesa per ciò
che sarebbe capitato.
«Sì, è geniale. Noi oggi stiamo
comportandoci esattamente come i
greci sulla grande piazza di Atene
che ascoltavano Paolo raccontare
che Dio, il suo Dio, era morto su una
croce facendo la morte di uno schia-
vo! Credo che a loro ha dovuto fare
lo stesso effetto! Lo hanno preso per
pazzo!» ,
Eravamo stati stesi. Allora ci ha
spiegato che noi eravamo talmente
abituati ad avere dei crocifissi "da
ornamento" nelle nostre case, che
questo non ci faceva più effetto. Ma
grazie alla barzelletta di Gianni, po-
tevamo risentire qualcosa di simile
alla sorpresa degli ateniesi.
E~ era vero: anche a noi, a pen-
sarci bene, la morte di Gesù non
rendeva più facile la fede!
Il professore in questo modo, con
la sua reazione tranquilla e sicura ci
ha sorpresi e conquistati, almeno un
poco. Ne ha approfittato per raccon-
tarci la vita "scandalosa" di san
Paolo. Ma come ha detto, non lo ha
fatto per indorarci la pillola, ma per
cambiare il nostro modo di pen-
sare ...
Fatti&
-Persone
VALLE D'AOSTA. Sono più di 1500 gli
allievi che in oltre 40 anni sono stati
educati nell ' Istituto Don Bosco di Cha.-
tillon. La scuola, sorta per venire incon-
tro alle esigenze della ''gioventù povera
disagiata e disadattata" della Valle, ga:
rantisce anche oggi ai ragazzi formazio-
ne e qualificazione professionale. II 25
maggio, .a inaugurare il grande. cortile
coperto, era presente il Rettor Maggiore,
quasi per sottolineare una continuità tra
gli antichi spazzacamini valdostani, che
nel secolo scorso cercavano un rifugio a
Valdocco e l'attuale impegno educativo
nella scuola. Don Viganò non ha sotto-
valutato l'importanza del cortile per l'e-
ducazione salesiana: «Nella pedagogia
di Don Bosco», ha detto rivolgendosi
alle autorità presenti e ai giovani, «il
cortile è il luogo dell'amicizia, della
gioia, della fraternità, della "fami-
glia"».
MANILA (Filippine). RVA, Radio Veri-
tas Asia, è condotta da due salesiani un
indiano e un birmano, da una figli; di
Maria Ausiliatrice vietnamita e da un
exallievo indiano. La stazione radio cat-
tolica asiatica, che trasmette in 12 lingue
e in più nazioni, ha probabilmente avuto
un ruolo importante nell'evoluzione
socio-culturale di alcuni paesi asiatici. I
programmi, che sono seguiti con inte-
resse anche da buddisti , induisti e mu-
sulmani, offrono una buona informa-
zione, con toni di imparzialità e facendo
leva sui valori umani . Attraverso questo
ponte radio essi sperano di raggiungere
150 milioni di ascoltatori. II programma
birmano riceve in media due-tremila let-
tere al mese che provengono quasi tutte
da giovani.
ZAMBIA. Per festeggiare i primi dieci
anni di attività, i salesiani polacchi che
operano nel paese hanno fondato il Bol-
lettino Salesiano. Il "Salesian Bulletin
Zambia", in lingua inglese, si propone
un'uscita almeno trimestrale ed è un
prodotto della tipografia di Lusaka. La
tipografia, affidata ai salesiani dalla ar-
cidiocesi di Lusaka, è stata trasformata
immediatamente in una scuola grafica
per i giovani con una ventina di allievi.
Da 11nni inoltre, per incarico della Con-
ferenza Episcopale, essi gestiscono a Lu-
saka la p'rincipale libreria cattolica, e re-
centemente, in collaborazione con le fi-
glie di Maria Ausiliatrice, hann6 fonda-
to la prima editrice salesiana del paese.
OTTOBRE 1993 - 33

4.4 Page 34

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FAl\\tUGLIA SALESIANA
ROTAGONISTE
I
di Urpberto De Vanna
Damas Salesianas di Maracaibo controllano l'andamento dei lavori
di una nuova opera inaugurata nel febbraio scorso.
Nate 25 anni fa da
un primo gruppo di donne
impegnate nel!'assistenza
popolare a Caracas, oggi
le «Damas Salesianas»
sono oltre tremila,
presenti in tutte
le nazioni
dell~merica Latina.
34 - OTTOBRE 1993
L a storia delle Damas Sa/esianas
in qualche modo comincia con
l'espulsione da Cuba dello spagnolo
don Miguel Gonzales, il loro fonda-
tore. Giunto a Caracas, all'inizio de-
gli anni '60, don Miguel ebbe l'inca-
rico di costruire un grande tempio a
Don Bosco e di fondare il comples-
so sociale di Altamira. Lì, di fronte
ai gravi problemi delle famiglie e dei
giovani, riuscì a coinvolgere nume-
rose donne generose e fondò con lo-
ro il primo gruppo delle Damas Sa-
lesianas. All'inizio potevano appari-
re dame patronesse come tante altre,
o benefattrici, ma ben presto acqui-
starono una loro identità, che col
tempo assumerà dei contorni sem-
pre più precisi. Esse misero in piedi
immediatamente un dispensario
medico per i casi più urgenti e in se-
guito vari altri servizi assistenziali
qualificati, che funzionano tuttora
nei quartieri poveri della periferia e

4.5 Page 35

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possono contare sulla presenza dei
migliori medici della città e sulle più
moderne attrezzature.
Queste donne iniziarono presto
per le giovani lezioni di taglio e di
cucito, corsi per pettinatrici e segre-
tarie, di pronto soccorso e di pastic-
ceria, e altre attività artigianali, che
erano nello stesso tempo di aiuto ai
bisognosi e rendevano possibile l'in-
serimento nel mondo del lavoro.
Oggi questi corsi specializzati
continuano in molti degli 88 centri
delle Damas Salesianas e riguardano
migliaia di ragazze e giovani. La co-
sa sorprendente è che ogni allievo
riceve dall'organizzazione centrale
125 dollari al mese. Uno stipendio
simbolico e incoraggiante che viene
anticipato dalle ditte, che si assicu-
rano così l'assunzione degli allievi .
Un impegno preventivo che nasce
dalla certezza della validità dell'i-
struzione e soprattutto della forma-
zione morale dei giovani.
Un 'associazione in espansione
L'attività di solidarietà svolta
nella periferia di Caracas con don
Miguel contribuì molto alla crescita
del gruppo delle Damas Salesianas,
che aumentarono rapidamente di
numero, e si diffusero presto in al-
tre nazioni . Oggi sono più di tremi-
la, tra associate, onorarie e benefat-
trici e sono in continua espansione.
Sono donne sposate o nubili, e di
ogni estrazione sociale.
I Padre Gonzales e alcune
responsabili esaminano
i progetti di una nuova
costruzione.
ccOAMAS SALESIANA$,,
CHI SONO . Un 'associazione di
donne battezzate che si propone di
realizzare il progetto di Don Bosco in
forma laicale, di "esser segno e por-
tatrici dell 'amore di Gesù Cristo risor-
to" . Sono sorte ufficialmente il 13
maggio 1968, 25 anni fa, festività del-
la Madonna di Fatima e di santa Ma-
ria Domenica Mazzarello.
COSA FANNO. Si impegnano nella
promozione umana evangelizzatrice
nei campi della sanità e dell 'educa-
zione dei giovani avviandoli al lavoro.
Campo privilegiato: la donna, la gio-
vane , la madre, la famiglia , l'indi-
gena .
DOVE? Soprattutto nelle zone di
periferia. In Venezuela e in tutta l'A-
merica latina. Oggi ha 88 Centri (33 in
Venezuela), che si occupano della sa-
nità, di scuola, di apprendistato, di
scuole materne, di centri giovanili ,
ecc .
COME? Con il carisma e lo stile
educativo proprio delle Damas Sale-
sianas, e con lo spirito, il metodo edu-
cativo e la spiritualità di San Giovanni
Bosco .
PERCHÉ? «Perché i giovani sono
senza fiducia, non sopportano più
una società ingiusta, disumana e insi-
cura. Perché i poveri non possono più
aspettare. In questo momento a nes-
suno è permesso di rimanere inatti-
vo» (Giovanni Paolo Il).
QUANTE SONO? A 25 anni dalla
loro fondazione, le Damas Salesia-
nas, tra effettive, onorarie e benefat-
trici , sono circa 3.000 in tutto il
mondo .
LA SEDE CENTRALE. È in Aveni-
da San Felipe, Apartado 68035 La
Castellana, Caracas 1062-A, Vene-
zuela . Tel. 32.32.14/18
Fax
32.32 .17.
Presenti ormai in tutte le nazioni
dell'America Latina, le Damas Sale-
sianas sono dal 1988 ufficialmente
un gruppo della Famiglia Salesiana.
«Siamo nate come Movimento
sociale apostolico per la promozione
umana e l'evangelizzazione», affer-
mano le Damas Salesianas, ricor-
dando i loro primi 25 anni di storia.
«Di fronte ai problemi della nostra
società sudamericana, analizzati
con realismo e fatti propri dalle as-
semblee ecclesiali di Santo Domin-
go·, Medellin e Puebla, dobbiamo
riconoscere che è stato lo Spirito
Santo a trasmettere al nostro fonda-
tore l'idea ispiratrice che ha condot-
to alla nascita della nostra associa-
zione; idea che in realtà è sempre
più presente con lucidità nel laicato
cattolico : la Chiesa come popolo di
Dio. È questa consapevolezza che ci
guida nella nostra vocazione e mis-
sione».
Protagonismo cristiano
al femminile
Nei vari articoli del loro Manuale
e dell'Ideario vengono delineate le
scelte di fondo. Vi si legge che l'as-
sociazione è sorta per la valorizza-
zione della donna moderna, che in-
tende misurarsi con un progetto di
volontariato sociale cristiano e sale-
siano. Affermano di aver rotto defi-
nitivamente con la separazione tra
fede e vita e di aver messo in gioco
il laicato femminile cattolico, che
I Con il Rettor Maggiore durante
la IV Conferenza di Santo Domingo.
La delegazione messicana.
OTTOBRE 1993 - 35

4.6 Page 36

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·Famiglia
Salesiana
I Presidenti e delegate all'Assemblea nazionale del Venezuela nella nuova
grande opera di La Dolorita-Petare-Caracas, inaugurata il 13 maggio
di quest'anno.
ha trovato prodigiosamente terreno
e ha fatto uscire da un letargo seco-
lare la donna latinoamericana.
Le Damas Salesianas si impegna-
no socialmente come donne con una
mentalità imprenditoriale: si riten-
gono delle impresarie del Regno.
Ovunque realizzano un amore con-
creto, visibile, attivo, coinvolgendo
i mariti e chiunque può aiutarle a
rendere il loro servizio più efficien-
te. Sono spinte dall'amore e voglio-
no essere riconosciute come Damas
Salesianas proprio da quei gesti di
amabilità che si manifestano nella
loro persona.
Le Damas Salesianas non vivono
in comunità, ma lavorano in un
gruppo concreto, e si sentono unite
dagli stessi obiettivi e dai medesimi
ideali apostolici.
Impegnate salesianamente
Nelle loro attività sono dunque
anche in gioco la femminilità e la
sensibilità della donna. Ed è un se-
gno dei tempi. È il segno del cari-
sma speciale della donna nella Chie-
sa e nella società. La dama salesiana
è una donna moderna, leader e atti-
va, impegnata senza tentennamenti
nel volontariato sociale. Dicono:
«Don Viganò ha detto che nella
Chiesa suonata l'ora del laica-
to". Di quest'ora almeno 35 minuti
sono della donna!». E lo stesso don
Viganò a Caracas ha riconosciuto:
«Voi, le Damas Salesianas, mi fate
pensare alla necessità di un grande
movimento laicale, perché la storia
della salvezza incomincia con la
36 · OTTOBRE 1993
Vergine Maria, e non è possibile
pensare alla salvezza del mondo
senza la donna, senza i valori fem-
minili» .
La salesianità caratterizza il loro
stile di vita e la loro spiritualità, il
loro metodo educativo. In una pa-
rola, esse dicono di voler vivere lo
spirito di Don Bosco incarnandolo
nella donna laica. Considerano pri-
ma dama salesiana Maria Ausiliatri-
ce, madre, sorella e modello di ogni
promozione, umanizzazione ed
evangelizzazione. Seconda dama sa-
lesiana è mamma Margherita, la
madre di Don Bosco, perché dotata
di quelle qualità umane , familiari e
sociali, che l'hanno resa attiva col-
laboratrice di suo figlio.
Di Don Bosco le Damas Salesia-
nas colgono con vivacità la sensibi-
lità sociale, ma soprattutto i linea-
menti apostolici e lo stile pedagogi-
co: «Per Don Bosco il cortile e il
gioco erano come il tamburo del
saltimbanco, utile per attirare i gio-
vani; però il cuore dell'oratorio era
in realtà il catechismo. Noi, Damas
Salesianas, allo stesso modo affer-
miamo che le attività sociali e assi-
stenziali, importanti per se stesse e
adatte a creare simpatia, in realtà
non devono nascondere la finalità
ultima: far giungere alla mente e al
cuore di tutti l'amore di Gesù Cri-
sto». Un amore testimoniato in
questi 25 anni con sensibilità e tena-
cia tutta femminile nella promozio-
ne dei giovani più poveri, nella cate-
chesi, nell'assistenza agli ammalati,
nella promozione della donna.
Umberto De Vanna
BEVADORO (Padova). La cittadina
che cento anni fa ha dato i natali a don
Renato Ziggiotti, gli ha intitolato una
piazza. La commemorazione in onore
dell'indimenticato 5° successore di Don
Bosco, ha visto la partecipazione di una
grande rappresentanza di exallievi e
amici . Per la congregazione erano pre-
senti don Omero Paron , del consiglio
generale, e i due ispettori veneti don Bo-
nato e don Filippin, mentre la concele-
brazione è stata presieduta dal vescovo
di Vicenza, mons . Pietro Nonis.
FRASCATI (Roma). Il liceo salesiano
di Villa Sora ha intestato al "venerabi-
le" Zeffirino Namuncura il nuovo cen-
tro di spiritualità a servizio dei giovani
romani. Autorità e giovani presenti alla
cerimonia dell'inaugurazione, hanno
ascoltato la conferenza del direttore
don Santucci, che ricostruendo le tappe
del giovane indio araucano , ha ricorda-
to la sua permanenza come studente a
Villa Sora, dove morì 1'11 maggio 1905
a 19 anni. Zeffirino era venuto in ltalia
insieme a mons . Cagliero per ricuperare
la salute. A Torino-Valsalice e a Roma-
Frascati fu ammirato per la sua fede,
stimato e rispettato. Oggi la sua tomba
è a Fortin Mercedes in Argentina ed è
meta continua di pellegrinaggi da tutto
il Sudamerica, do've è popolarissimo.
LYON (Francia). Durante la riunione
del consiglio direttivo dei «Colloqui sul-
la vita salesiana», tenuta a Lyon sotto la
presidenza dell'ispettore don Wirth, so-
no stati puntualizzati i dettagli del pros-
simo convegno di studio che si terrà a
Budapest dal 25 al 29 agosto del 1994 e
avrà per tema: "L'indifferenza religiosa
e le nuove forme di religiosità giova-
nile"
ROMA. Il portoghese don José Pache-
co è il nuovo procuratore generale della
congregazio'ne salesiana. Don Pacheco,
62 anni, è stato per sei anni ispettore in
Portogallo e succede nell'incarico a don
Luigi Fiora. Avrà il delicato compito di
mantenere i contatti ufficiali tra la San-
ta Sede e la congregazione.

4.7 Page 37

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Michelantonio Toglia, a cura di
Rocco e Lucia Landi e Figli.
OTTOBRE 1993 37

4.8 Page 38

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PROTAGONISTI
ATTILIO GIORDANI
UNA VITA PER
L:ORATORIO
IA 59 anni, Attilio sceglie
di fare l'oratorio
in missione, a Poxoreu,
con i giovani
dell'Operazione
Mato Grosso.
di Teresio Bosço
I salesiani lombardi
hanno presentato
domanda ufficiale
alla diocesi di Milano,
perché sia avviata la causa
di canonizzazione
di Attilio Giordani,
un cooperatore salesiano
che è vissuto per i ragazzi
dell'oratorio.
I I dottor Paolo Rossi, vecchio
oratoriano, racconta: «Mia figlia
Maria Chiara aveva sette anni,
quando la portai a una passeggiata
organizzata dalla parrocchia di
S. Agostino. Tutto si svolse bene si
tornò a casa contenti. Quando Ma-
ria Chiara fu a letto, le chiese: "Co-
sa ti è piaciuto di più? La gita sul
battello?" . Era la prima volta che la
faceva. "Il pranzo al ristorante? Il
giardino di Villa Taranto?". Mi ri-
spose sparata: "Il signor Gior-
dani!"».
Quando si trattò di celebrare il
75° dell'oratorio salesiano, lo stesso
Rossi buttò giù una specie di favola:
«Dovete sapere che tanti e tanti an-
ni fa il Padreterno, mentre stava
modellando gli angeli - pensate un
po', erano miriadi come le stelle del
firmamento - gli capitò di farne
uno un po' magro e con il naso un
po' lungo. L'osservò, e dopo aver
38 - OTTOBRE 1993
costatato che non era conforme- ai
canoni dell'estetica angelica, lo ten-
ne in disparte. Se l'avesse mandato
in circolazione nel mondo angelico,
era chiaro che i colleghi l'avrebbero
definito e trattato come un angelo
di seconda categoria. Quando dai
cortili che costeggiano il Naviglio di
Milano udì salire al cielo le grida fe-
stose di centinaia di ragazzi, decise
di impiegare all'oratorio Sant' Ago-
stino (OSA) l'Angelo di Seconda
Categoria (ADSC), al quale in defi-
111t1va era molto affezionato.
L' ADSC cominciò dunque a fre-
quentare i'OSA e, pur presentando-
si come un ragazzo simile agli altri,
aveva conservato la sua prima in-
confondibile magrezza, il naso lun-
go, e - quel che più conta - l'i-
stinto dell'Angelo Custode. Quell'i-
stinto invincibile che vigila, rassere-
na e purifica, che invita alla pre-
ghiera e alla letizia dei piccoli sacri-
fici. Quell'istinto invincibile che so-
spinge all'amore di Dio . Chi è passa-
to durante quarant'anni (1930-1970)
all'OSA, non può non aver visto e
apprezzato l'opera dell' ADSC».
Una fanciullezza dura
Papà Arturo Giordani viene dal
Friuli . Fuochista e poi macchinista
nelle "ferrovie", trova nel villaggio
dei ferrovieri (in piena periferia) una
casetta per la sua famiglia, un picco-
lo orto, degli amici. Non è un cri-
stianone, ma Attilio lo vede partire
d'inverno con una borsa di carbone
alla canna della bicicletta: va ad ac-
cendere la stufa di due vecchietti che
vivono al freddo.
Mamma Amalia, alla nascita del
terzo figlio, si ammala gravemente.
Per 36 anni dovrà essere assistita
sempre.

4.9 Page 39

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Nelle ore libere dalla scuola i ra-
gazzi corrono per strade e sterpa-
glie, in bande. Attilio è un ragazzo
sano, svelto, col pallone tra i piedi
appena può. Finite le elementari,
papà Arturo lo manda ai tre anni
della scuola tecnica. Ci va volen-
tieri.
E intanto scopre l'oratorio. Po-
chi in Milano apprezzano i salesiani
che in periferia "perdono il loro
tempo in mezzo ai ragazzi, stanno
con loro, li assistono nei giochi, or-
ganizzano le passeggiate, li educano
al teatro, li richiamano nei litigi, li
istruiscono col catechismo, li for-
mano nella confessione".
Attilio ricordava: «Mi divertivo
un mondo sulla giostra, sul passo
volante... col pallone, al teatro.
Quando c'erano le grandi feste don
Acerbi non ci lasciava mai mancare
la colazione. In chiesa spiegava la
dottrina per tutti; a chi sapeva ri-
spondere dava sempre qualche cosa:
una volta io guadagnai una noce...
Quando si cantavano le litanie, arri-
vando alla "U" di Santa Ursula,
quell'uuuuu ... non finiva mai, no-
nostante lo schieramento di assisten-
ti pronti a intervenire. Poi don Acer-
bi intonava il "Magnificat", e... tre-
mavano i vetri della cappella».
17 anni: lavoratore
e animatore
A 17 anni diventa lavoratore in
una ditta di prodotti farmaceutici, e
si misura con la fatica quotidiana
e con la realtà del mondo del lavo-
ro: è una vita dura, non gratificante
e neppure retribuita in modo ade-
guato; ma Attilio la vive con sereni-
tà. E nello stesso anno diventa al-
1'Oratorio un brillantissimo delega-
to aspiranti dell'Azione Cattolica.
«Ogni mattina - ricorda un suo
aspirante di allora - lo aspettavo
con altri in via Solferino davanti al-
la scuola Frisi: lui arrivava veloce
sulla bici e a noi, appena scesi dal
tram, in dieci minuti di tempo, do-
po la visita alla chiesa vicina, dava
i suggerimenti per la nuova giornata
perché fossimo nella scuola gli ami-
ci di tutti, l'aiuto di tutti, i portatori
di gioia, i "raggi scuola" (una ter-
minologia che poi passò ali' Azione
Cattolica e a "Gioventù Studen-
tesca")».
Trascorreva i giorni di ferie por-
tando con sé in montagna gruppi di
ragazzi, componeva canti, dialoghi,
scherzi, scenette, organizzava gran-
di giochi nei boschi, gite in biciclet-
ta e a piedi, lotterie e banchi di be-
neficienza, cacce al tesoro attraver-
so le vie della parrocchia, le olim-
piadi per ragazzi nei cortili dell'ora-
torio, il Rarà (raduno ragazzi).
Giordani era una festosa girandola
di iniziative, che sorgevano quasi
spontanee e irresistibili dalla sua
fantasia, ma che richiedevano pa-
zienza e abnegazione superlative per
la loro realizzazione. E al sacrificio
chiamava tutti, in forma allegra ma
decisa. Quando ideò il primo con-
corso aspirantistico, lanciò nel suo
lombardo schietto lo slogan: "Su
l'Everest se va no in caruseta" .
«Era il piazzista imbattibile di
quella merce rara che si chiama "le-
tizia" - ricorda un altro aspirante
-. Attilio smerciò vagonate di leti -
zia soprattutto fra i ragazzi, sia nel-
l'età giovanile, sia nell'età adulta,
sempre gratis» . Quando, al Vigorel-
li, gli conferirono il premio al "mi-
gliore delegato aspiranti d'Italia", e
nel discorso esaltarono i suoi "sa-
crifici", lui ci tenne a precisare che
non gli risultava di aver compiuto
sacrifici . «Fare il delegato Aspiranti
- disse - e vivere tra i ragazzi è
sempre stata per me la cosa più pia-
cevole».
Guerra e dopoguerra
1940. Per l'Italia iniziano i cinque
anni della seconda guerra mondiale.
Attilio Giordani li farà tutti e cin-
que, sul fronte greco-albanese, in
Francia, tra i partigiani delle mon-
tagne lombarde. In questi anni lo
accompagnano due pensieri: i suoi
ragazzi e Noemi Davanzo, la sua
dolcissima fidanzata. Le scrive qua-
si tutti i giorni . Una riga condensa
tutto: «La mia felicità, con l'aiuto
del Signore, sarai tu» (aprile 1943).
Quando arriva la pace si ricomin-
cia da capo, tra le macerie, tra ra-
gazzi smunti e pallidi, che portano
nel sangue il seme della violenza.
Per questi ragazzi Attilio inventa la
"Crociata della Bontà": un gioiello
pedagogico che coinvolge tutto il
quartiere: giovani e famiglie, par-
rocchia e scuole, sani e ammalati,
bambini e anziani. È un rilancio in
grande stile dello spirito evangelico:
amore e bontà. Attilio lo voleva far
capire a tutti: solo la bontà può
cambiare il mondo. «Con questa
crociata - ricorda un protagonista
- Attilio ci fece incontrare i poveri,
gli ammalati, i vecchi, gli emargina-
ti, i barboni: tanti fratelli che non
sapevamo di avere , e che pure sta-
vano alla nostra porta».
Inventata a Milano, nell'oratorio
salesiano, la "Crociata della Bon-
tà" venne trapiantata con risultati
straordinari in tutta Italia e all'este-
ro. 11 Patriarca di Venezia, Roncal-
li, poi Papa Giovanni XXIII, disse:
«La Crociata della Bontà ha avuto
una penetrazione nei bambini e una
risonanza nei fedeli quale non avrei
potuto immaginare».
Papà
Sarebbe un grave errore conside-
rare Attilio un adulto "scappa di
casa", che preferisce l'oratorio alla
famiglia . I tre figli che allietarono la
sua casa (Pier Giorgio, Maria Gra-
zia, Paola) parlano così del loro pa-
pà e della loro mamma:
«Quando -papà entrava in casa,
era tutto nostro; non portava in ca-
sa le tensioni di fuori. Era sereno,
disponibile, non chiuso; era qualco-
sa di "nostro"».
«Ciò che mi dava una pace enor-
me - dice Maria Grazia - era sa-
pere che qualunque cosa io avessi
fatto nella vita, giusta o sbagliata,
in casa non mi sarebbe stato tolto
niente, sarei stata accettata con lo
stesso amore e la stessa comprensio-
ne. Il sapere che qualcuno ti capisce
sempre, dà tranquillità».
« Un problema da me vissuto -
ricorda ancora Maria Grazia - era
già capito prima che lo esprimessi .
Papà e mamma non forzavano per-
ché mi aprissi con loro, e io sentivo
che essi mi capivano, mi erano vici-
ni, avevano fiducia, aspettavano ...
In casa ho sempre sentito questo
ambiente di amore, di amore vissu-
to, di accettazione sempre».
«Non abbiamo mai visto nostro
padre accumulare denari - ricor-
dano insieme i figli -. Si preoccu-
pava di dare. Stava male se non po-
teva dividere con altri ciò che aveva.
Ci ripeteva: "Diamo ... ; noi si va
avanti lo stesso ... il Signore ci pen-
serà" ».
OTTOBRE 1993 - 39

4.10 Page 40

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Gli anni della contestazione
La contestazione giovanile esplo-
se dura nei primi anni '70. Si voleva
cambiare la società, anche attraver-
so la violenza. Nasce in questo tem-
po, nell'ambiente salesiano, un mo-
vimento giovanile e salesiano, l'O-
perazione Mato Grosso, che vuole
"cambiare la società" attraverso
l'impegno e il sacrificio personale.
Quei giovani, a cui si uniscono i fi-
gli di Attilio, cercano azioni impe-
gnative verso i fratelli più poveri,
azioni che assorbono mente e ma_ni.
Attilio osserva e incoraggia quel de-
siderio di "fare" e non solo di di-
scutere, quel bisogno di verificare il
proprio cristianesimo in atti concre-
ti di servizio.
Nel primo gruppo che parte per
Poxoreu, Mato Grosso, c'è il suo
Pier Giorgio, universitario. Vanno
a spendere le vacanze scolastiche
per realizzare un "centro sociale"
in una zona poverissima.
Nel gruppo che parte nel 1972 c'è
anche Attilio (59 anni), con Maria
Grazia, Paola e la sua Noemi. Fu
una decisione limpida, coerente, co-
me tutte le decisioni della sua vita:
«Vado a fare l'oratorio tra i ragazzi
di Poxoreu». L'unica cosa che l'a-
vrebbe fermato era un "no" della
sua Noemi. Non si sentiva di sacrifi-
carla ancora. Ma lei disse "sì", di-
ventando "la mamma dell'Opera-
zione Mato Grosso".
Aereo. Poi jeep traballante sulla
stradina di terra rossa che porta a
Poxoreu, la frontiera tra il benesse-
re e la miseria.
Qui approdano i garimpeiros che
si rompono la schiena a setacciare le
sabbie .dei fiumi in cerca del dia-
mante, il garimpo. E nelle capanne
affollate di bambini, con il pavi-
mento di terra e i muri di fango, si
ammucchia la miseria e la dispera-
zione.
ll bene e il male
Attilio si fa crescere la barba, che
risulta imprevedibilmente tutta
bianca, e fonda l'oratorio salesiano
tra nugoli di ragazzi, con lo spirito
di sacrifico e la letizia di sempre.
«Qui i ragazzi si divertono con po-
co : domenica scorsa un gioco sem-
plicissimo per le strade ha entusia-
smato i piccoli e anche i diciottenni
40 - OTTOBRE 1993
Attilio Giordani con la moglie Noemi e i figli.
che ci hanno aiutato», scrive.
Attilio guarda con orgoglio la sua
Noemi e i suoi "ragazzi" che s'im-
pegnano seriamente per i poverissi-
mi e gli ammalati. Scrive al parroco
salesiano del S. Agostino: «Noemi
si è insediata in cucina e con i mezzi
che ha riesce a far contenti i com-
mensali. Maria Grazia è nel gruppo
che va per le capanne dove sono gli
ammalati . Paola si è inserita bene
con le bambine. Per i giochi viag-
giamo in tandem: io urlo, faccio se-
gni, e lei si spiega. Il mio impegno
è con i ragazzi dagli 8 ai 13 anni.
Partite accanite a campo minato,
bandiera, staffetta». Sotto l'ottimi-
smo di sempre, vede gli enormi pro-
blemi. Continua a scrivere: «La
gente di qui è povera in tutti i sensi.
Non c'è il senso del risparmio: quel
poco che avanza, quando c'è, serve
specie per le ragazze a comprare il
vestitino dai colori vivaci. Già le
piccolissime si laccano le unghie,
cercano di sfoggiare. Non sanno
concepire una vita diversa. Non è
un lavoro facile l'educazione; dove
la famiglia dà nulla e la scuola po-
co. Le famiglie regolari non sono
tante: sovente ci si mette insieme e si
fabbricano bambini: dieci, dodici;
qualche volta il marito parte per
ignota destinazione, e formerà un
altro gruppo. Pochi anni fa si rego-
lavano i conti con la pistola alla ma-
no: parecchi bambini hanno perso il
padre in una rissa. Si fatica a far lo-·
ro capire che si deve convivere in un
modo più umano. Maria Grazia e
Paola ritorneranno in novembre. Io
e Noemi, se tutto va secondo i piani
attuali, prorogheremo la partenza
di qualche mese» .
''Continua tu ''
Ma il Signore segue di raro le no-
stre agende di lavoro.
Il 18 dicembre di quel 1972, in
una riunione, parlò con entusiasmo
del dovere di dar la vita per gli altri .
A un tratto si sentì venir meno. Sus-
surrò al figlio: «Continua tu». Lo
fecero distendere su un tavolo. Ge-
sù era lì, e lo chiamava attraverso i
battiti impazziti del cuore deva-
stato .
Faceva freddo a Milano, quando
arrivò la bara del signor Attilio .
Millecinquecento persone lo atten-
devano. A quella gente sbigottita,
quasi incredula, che fissava ciò che
restava di una persona tanto cara, il
parroco disse: «A ciascuno di noi
Attilio ripete la frase che, morendo,
ha detto al figlio: "Continua tu"» .
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Nos·rRI MORTI
.
RESTELLI sac. Emilio, salesiano, t Varazze
(Savona) il 2/4/1993 a 77 anni.
Partito per l' India dopo la vestizione a Ivrea, vi
rimase 35 anni. Nel 1971 lo accolse l'ispettoria
Ligure-Toscana, prima a Varazze, poi a
Sampìerdarena-parrocchia. La sua mente e il suo
cuore eranno affollati di cari ricordi dell'India.
Portò nelle comun ità la ricchezza dell' apostolato
missionario, con una presenza discreta e ricca di
valori umani. Negli ultimi anni fu tentato dal sen-
so di solitudine e di inutilità, ma non perse la sua
fede robusta .
NACHER LLUESA sac. Riccardo, salesiano , t
Valencia (Spagna) il 19/3/1993 a 90 anni.
Una vita attiva intensa e una anzianità esem-
plare di 90 anni. Durante la guerra civile in Spa-
gna (1936-39) si occupò della ricostruzione. Co-
strul un nuovo collegio, il San Giovanni Bosco di
Vaiencia. Fu direttore di vari centri e formatore di
molli salesiani tra i giovani filosofi e teologi.
BARBOSA mons. Antonio, San Paolo (Brasile),
t il 3/5/1993 a 81 anni.
Esperto in Diritto Canonico fu direttore dello
studentato teologico Pio Xl e ispettore di San
Paolo dal 1952 al 1958. Vescovo e poi arcivesco-
vo della diocesi di Campo Grande , fu un uomo
sapiente e prudente, delicato e rispettoso nel j rat-
tare con le persone. Ebbe un grande spirito di fe-
de, il dono della parola e amore per la liturgia.
t ORYStUK John, salesiano, a Gloucester
(Gran Bretagna) il 27/4/1993 a 78 anni.
Nato in Polonia, il signor Jan si aggregò all' i-
spettoria inglese nel 1949. Prima era stato in Po-
lonia, Russia, Persia e India. Fu un salesiano lai-
co come voleva Don Bosco, semplice, sereno,
dotato di tante abilità pratiche e di un grande spi-
rito di servizio, specialmente verso i salesiani po-
lacchi missionari nello Zambia, che aiutò e visitò
con grande coraggio e determinazione.
BROGGIATO Giovanni, salesiano, t Udine
1'11/3/1993 a 89 anni.
Nacque in una famiglia benedetta dal Signore
con sette vocazioni religiose: quattro salesiane e
tre suore . A 23 anni si fece salesiano laico e fu fe-
dele, umile e generoso. Giunto all'ultimo stadio,
inabile al lavoro, con le stampelle era presente al-
la preghiera della comunità. L'ispettore don Mosè
Veronesi , accettandolo come salesiano dopo il
noviziato , scriveva «Fortunata quella casa che
potrà avere il Broggiato come confratello».
CASTAGNO suor Francesca, figlia di Maria Au-
siliatrice, t Novara 1' 11/6/1993 a 82 anni.
Era chiamata da tutte madre Francesca, per-
ché per lunghi anni era stata ispettrice dopo aver
ricoperto altri incarichi di responsabilità in varie
ispettorie italiane. Era una donna forte nella fede ,
capace di amare con una tenerezza tutta sua,
che poco indulgeva a forme esteriori. È stata lei
a consegnare la medaglia di novizia alla sorella
Marinella e le fu vicina discreta e attenta, anche
se da lontano, quando fu eletta Madre Generale.
L'ultima malattia la provò lungamente, ma ha la-
sciato una lezione di amore per tutti.
VALENTE Maria, cooperatrice, t Gaeta (Lati-
na) Il 6/2/1993 a 89 anni.
Madre di sei figli , ne ha dati due a Don Bosco ,
di cui uno missionario in Zaire . Quando il figlio
partì per l'Africa ne soffrl moltissimo, ma non si
oppose e divenne anzi la prima benefattrice di
quella missione , trasformando la sua casa in una
specie di centro di animazione missionaria. Di fe-
de genuina e convinta, di preghiera semplice e
continua, si sentiva felice di essere cooperatrice
salesiana.
BALZARRO Cesare, exalllevo e cooperatore , t
Torino a 85 anni.
Cresciuto all 'oratorio di Torino-Valdocco, ha
mantenuto per tutta la vita un attaccamento fede-
le a Don Bosco e a Maria Ausiliatrice. Fu sosteni-
tore delle missioni salesiane e con la sua esisten-
za sobria e il carattere gioviale visse lo spirito sa-
lesiano.
GIOIA Giovanni, salesiano, t San Paolo (Brasi-
le) ii 20/3/1993 a 76 anni.
Ancor giovane si recò come missionario in Bra-
sile. Dal 1945 fino alla morte fu sacrestano del
santuario del Sacro Cuore di Gesù in San Paolo.
Fu un religioso esemplare e visse intensamente
la sua vocazione laicale salesiana. Amava Don
Bosco ed era devotissimo di Maria Ausiliatrice.
MEDICA sac. Giacomo, salesiano, t Varazze
(SV) il 25/4/1993 a 82 anni.
Dapprima formatore di giovani salesiani, fu un
sacerdote mite e accogliente. Poi visse e lavorò
a lungo presso il centro editoriale e catechistico
della LDC di Leumann (TO) , dove attraverso gli
scritti , l'insegnamento e molteplici forme di " ca-
techesi " , si dimostrò un dinamico testimone e un
fedele e qualificato servitore della Chiesa.
GUERRINONI suor Rosangela, figlia di Maria
Auslllatrice , t Lecco (Como) il 3/3/1993 a 55
anni.
È stata la donna forte e saggia del Vangelo:
con lei si respirava una grande fede . Le ragazze
di Lecco che l'hanno avuta insegnante negli ulti-
mi anni , quando era già minata dal male, ne han-
no conosciuto il cuore, l'intelligente intraprenden-
za, l'intuito e il coraggio. «Ci ha insegnato.soprat-
tutto ad amare la vita e ad affrontarla con equili-
brio e serenità...
BARATTO suor Zita, figlia di Maria Auslllatri-
ce, t Padova il 18/3/1993 a 78 anni.
È una di quelle figure che restano nel cuore per
il modo semplice e disinvolto con cui sanno anda-
re incontro al sacrificio, vestendolo d'ordinario
sorriso. Con le sorelle, suor Annalisa, missionaria
in Giappone , suor Elena, suor Elsa, suor Imelda
e suor Lucia, tutte figlie di Maria Ausiliatrice e con
i due fratelli sàlesiani , suor Zita ha vissuto l'ap-
partenenza alla Famiglia Salesiana In maniera
eccezionale. Dal 1938, alla vigilia della guerra
mondiale, ha attraversato molte bufere e affronta-
to instancabile molte fatiche per il grande amore
che aveva nel cuore.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana. .
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni miij
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
OTTOBRE 1993 41

5.2 Page 42

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Postulatore generale
A cura di Pasquale Liberatore*
r AVRÀ SEMPRE
IL PRIMO POSTO
Dopo una radiografia, fatta qua-
si per caso, il dottore comunicò
al mio fidanzato che il rene de-
stro andava eliminato altrimenti
avrebbe messo in pericolo an-
che l'altro. Ne seguì tanta
preoccupazione. Ci rivolgemmo
con tanta fiducia a Maria Ausi-
liatrice e lei non tardò ad esau-
dire la nostra fervorosa suppli-
ca. Infatti dopo una settimana,
ulteriori esami dimostrarono che
il rene, benché piccolo, avrebbe
potuto assolvere la sua funzione
e l'intervento fu scongiurato.
Nella nostra futura famiglia, Ma-
ria Ausiliatrice avrà sempre il
primo posto.
Legato Fortunata, Bava M. (RC)
r LE PIASTRINE
SI TRIPLICARONO
A causa delle piastrine al di sot-
to della norma, non potevo es-
sere operata al femore, rottosi in
seguito ad una brutta caduta.
Pregammo con fede Don Bo-
sco e, inspiegabilmente, le pia-
strine si triplicarono. Anche l'in-
tervento riuscì ottimamente. Ne
rendo volentieri nota la grazia.
Lucia Casaligno, Torino
r I MIRACOLI
AVVENGONO
Tutto si è svolto in maniera re-
pentina. Dopo una visita medi-
ca, a mia madre viene diagno-
sticato un tumore in fase avan-
zata. Trasporto d'urgenza in al-
tra città per l'intervento chirurgi-
co. Scarsa la probabilità che
l'intervento riuscisse. Ho vissu-
to ore di disperazione. Un 'am-
malata vicina di letto ci parlò di
Domenico Savio e del suo abiti-
no. Ce lo procurammo e mia
madre lo indossò. Nel frattempo
abbiamo messo il caso nelle
mani del Santo. Siamo stati
esauditi perché mia madre ora
sta bene anche se non è com-
pletamente guarita. lo, tanto
scettica circa la possibilità dei
miracoli e tanto restia a scrive-
re, ho sentito il bisogno di pub-
blicare quanto è avvenuto per
testimoniare che i miracoli av-
vengono.
M.T., Messina
42 - OTTOBRE 1993
r CON IL LAVORO
ANCHE
LA SERENITÀ
Mia figlia da ben tre anni non
trovava lavoro e ciò causava in
lei dei gravi turbamenti che a
volte si esprimevano anche con
atteggiamenti di vera depressio-
ne psichica . Mi son rivolta con
fiducia a Don Bosco e mia figlia
non solo ha trovato un posto di
lavoro ma ha raggiunto anche
un sereno equilibrio in tutta la
sua vita. Lei si associa a me nel
ringraziare il Santo protettore
dei giovani.
Maria Gramaglia, Torino
r E LA GRAZIA
VENNE
Un padre di famiglia, nonostan-
te le sue non comuni capacità
morali e intellettuali, era rimasto
senza lavoro a causa di una gra-
ve ingiustizia. La situazione
sembrava senza via d'uscita e
con ripercussioni tragiche sulla
famiglia. lo feci ricorso al vene-
rabile don Luigi Variara e feci
pregare a tale scopo anche le
sue relig iose di Agua de Dios. E
la grazia venne. Una Compa-
gnia internazionale di grande fa-
ma, apprezzò le sue capacità e
l'accolse tra i suoi soci .
Suor Dolores Gonzalez, FMA,
Chia (Colombia)
r LUI COME
AVVOCATO
Ero impiegata da sei anni. Per
motivi di ordine politico mi venni
a trovare in difficoltà con il capo,
tanto da temere di perdere il po-
sto, a me indispensabile per so-
stentare la famiglia. Mi rivolsi a
Dio interponendo come avvoca-
to don Luigi Variara. In meno di
un mese il mio capo cambiò at-
teggiamento e volle che io non
mi ritirassi. E d'allora in poi tutto
è andato bene.
Maria de los Angeles Calderon,
Florencia (Colombia)
r ALLA FINE
HA VINTO
LA PREGHIERA
Il 9 novembre 1992 mia madre
veniva ricoverata per un inter-
vento chirurgico a causa di un
calcolo . Due giorni dopo invece
venne colpita da ictus cerebra-
le. Dopo una settimana un se-
condo ictus ancora più grave.
La situazione precipitò e noi ci
preparammo al peggio. Fu pro-
prio allora che, consigliato da
un salesiano, mi rivolsi con fede
ai Martiri mons. Versiglia e don
Caravario . Le sorti della mam-
ma sembrarono migliorare ma
per poco, perché dovette torna-
re in rian imazione a causa di
una nuova emorragia. lo però
non cessavo di pregare e far
pregare. E alla fine ha vinto la
preghiera. La mamma, con
grande sorpresa dei medici , è
guarita ed è tornata in famiglia.
Tutti la ritengono una miracola-
ta. Miracolata dai nostri due
Beati.
Umberto Cirillo,
Conca della Campania (CE)
r RINGRAZIO
IL MIO SRUGI
Vorrei comunicare una grazia
concessami dal Signore me-
diante l'intercessione di Simo-
ne Srugi nel quale ho sempre
nutrito una particolare fiducia .
Un po' di tempo fa ho avuto una
misteriosa perdita di sangue
che mi ha molto preoccupato
anche a causa della mia età.
Non essendomi possibile con-
sultare un medico , ho affidato la
cosa a Simone Srugi di cui ave-
va parlato proprio l'ultimo nu-
mero del Bollettino Salesiano .
Quale non fu la mia sorpresa nel
constatare che il giorno dopo
tutto era scomparso . Le analisi
fatte successivamente non se-
gnalarono alcunché di negativo.
Intendo rendere grazie al mio
caro Simone Srugi.
Spadara Iolanda, Agrigento
r NON Cl SONO
PAROLE
Siamo sposati da nove anni. So-
lo il Signore sa quanto abbiamo
desiderato avere un bambino.
Nell'ottobre del '91 ricevemmo
in dono l'abitino di Domenico
Savio: fu un invito alla speran-
za. Abbiamo cominciato a pre-
garlo con rinnovata fede. E la
nostra attesa è stata finalmente
soddisfatta: ci è nato infatti Ni-
cola. Non ci sono parole per
esprimere la nostra gioia. Rin-
graziamo il nostro piccolo Santo
e ci impegnamo a diffondere
presso altre coppie la sua devo-
zione .
Patricia e Giancarlo Nardon,
Valdagno (VI)
r NE FUI
COMPLETAMENTE
LIBERATA
Sento il dovere di far conoscere
un'insigne grazia ricevuta da
don Luigi Variara. Avendo sof-
ferto , per un lungo periodo di
tempo, di una malattia molto fa-
stidiosa e non avendo ricavato
alcun miglioramento dalle medi-
cine, ebbi un giorno l'ispirazio-
ne di raccomandare il mio caso
all 'intercessione del venerabile.
In breve tempo io mi trovai com-
pletamente liberata dalla mia
lunga malattia.
Amelia Acevedo,
Agua de Dios (Colombia)
Per lo pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza
recapito. Su richiesto si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.
·

5.3 Page 43

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IN PRIMO PIANO ·.
Nome: Karl Oerder.
Nato a: Linde, Nordrhein-Westf.
(Germania)
Attività: Responsabile della procu-
ra missionaria salesiana di Ger-
mania.
Attuale residenza: Bonn.
Altre notizie utili: dal 1970 al '78 è
stato ispettore salesiano in Ger-
mania Nord.
·· .
Che cos'è la procura missionaria
di Bonn?
È nata nel 1958, contemporanea-
mente alle grandi istituzioni bene-
fiche Misereor, Adveniat, Missio,
ecc. Io ne ho la responsabilità da
15 anni. Si chiama esattamente
«Procura missionaria dei salesiani
di Don Bosco», con il sottotitolo:
«per l'aiuto internazionale alla
gioventù e per lo sviluppo del la-
voro». Si tratta di un'agenzia che
si occupa del Terzo Mondo attra-
verso un'opera di filtro e sostegno
di progetti specializzati soprattut-
to nel campo della formazione
professionale. Ma anche delle
scuole di base. Ogni anno finan-
ziamo oltr·e cinquecento progetti.
Il nostro è un ufficio di mediazio-
ne, perché lavoriamo insieme ai
grandi organismi ecclesiali e stata-
li, con la collaborazione di tanti
gruppi di giovani e adulti.
Nel suo uffù::io c'è una grande car-
ta geografica con la scritta « Unse-
re Welt, eine Welt»: «Il nostro
mondo, un solo mondo». È un bel
programma. Sono tanti i vostri in-
terventi di emergenza?
Cerchiamo di venire incontro a
tutte le richieste. A Manila il tifo-
ne aveva distrutto ogni cosa e ave-
vano bisogno di una rotativa per
la tipografia. Abbiamo provvedu-
to una macchina da stampa a
quattro colori da 300 mila marchi .
Ma è soltanto uno dei tanti inter-
venti. Abbiamo procurato gli stru-
menti di lavoro agli apprendisti di
molte scuole salesiane in Papua-
sia, nel Madagascar, in Indonesia,
nel Salvador.
Vi occupate anche di «animazione
missionaria»?
Alla nostra sede, al numero 3 di
via Straesschenweg, giungono ri-
chieste da parte di molte ispetto-
rie. Cercano aiuto e consiglio, ma-
teriale didattico. Qualcuno chiede
foto, grafici illustrativi per pubbli-
cizzare le iniziative missionarie.
Abbiamo una piccola mostra di ti-
po tradizionale, per le scuole e le
parrocchie, ma anche una «grande
mostra» di cento metri quadrati di
gigantografie smontabili.
Nella nostra Procura è nata poi
l'associazione «Jugend Dritte
Welt» (Giovani Terzo Mondo):
sono oltre 400 giovani, tutti volon-
tari, che in collaborazione con il
Ministero dello sviluppo, manda-
no avanti molti di questi progetti,
ma si fanno anche promotori di
varie iniziative di solidarietà e ten-
gono conferenze e seminari di sen-
sibilizzazione presso parrocchie e
associazioni.
Lei ha conosciuto i salesiani tardi,
a 19 anni.. .
Sì, sono una vocazione adulta.
Prima facevo il chimico. Per di-
ventare sacerdote ho studiato in
Italia, a Bollengo e a Messina, due
studentati internazionali. Qui so-
no venuto a contatto con salesiani
di ogni parte del mondo .
Focus - -B-S
FABIO HA SCELTO
LA PACE
Fabio Moreni è stato ucciso in Bosnia,
con altri due giovani volontari, nel giugno
scorso. Ingegnere informatico e Imprendi-
tore, Fabio era exallievo de/l'istituto sale-
siano di Montechiarugolo (Parma). Qual-
che giorno prima di morire si era espresso
così a un incontro di preghiera per la pace
nella ex-Jugoslavia:
«Nel contesto di questo incontro di pre-
ghiera per la ex Jugoslavia, do volentieri,
come mi è stato richiesto, la mia modesta
testimonianza personale, essendo andato
già diverse volte in Bosnia alla guida di un
TIR carico di viveri e altri generi necessari,
donati dalle varie "Caritas" diocesane e
da privati.
Talvolta sono partito da solo, altre volte
in una colonna di vari automezzi (anche
più di 20) ccin destinazioni finali spesso di-
verse a seconda dei bisogni segnalati.
Sono stato in zone già colpite dalla guer-
ra e ho visto distruzioni e miserie, villaggi
e cittadine rasi al suolo, gente disperata e
bisognosa di tutto, e posso dire che la fati-
ca del lungo viaggio, dopo 20 e più ore di
guida, pare scomparire alla vista della
gioia edella riconoscenza che l'arrivo degli
aiuti provoca specialmente nei bambini e
nelle loro madri.
Lungo il viaggio ci allieta il riuscire, con
le nostre radio montate suivari mezzi, a re-
citare il rosario da un automezzo all'altro,
e non manca quasi mai la capatina a Med-
jugorie, dove, ve lo posso assicurare, l'ani-
mo viene inondato e consolato da una pace
e da una gioia che sono senza dubbio, do-
no della mamma celeste che si è rivelata
come regina della pace.
Hanno chiesto perché stiano tanto a
cuore questi viaggi a me e ai miei amici;
che cosa ce li fa fare . Certamente ci muo-
vono i cosiddetti motivi umanitari, la soli-
darietà e la fratellanza umana, ma, dicia-
molo, c'è soprattutto nel cuore una moti-
vazione profonda (non so se definirla un
sogno, un desiderio, una speranza) una
motivazione che potrebbe fin sembrare
egoistica se non si appoggiasse sulla parola
di Cristo ecioè il poter udire un giorno dal-
la sua divina voce le parole: "Ero nella de-
solazione per una guerra crudele, avevo fa-
me e bisogno di tutto esei venuto a portar-
mi aiuto e confo rto".
Consideriamo un privilegio poter andar
e ringraziamo il Signore e la Madonna che
ce lo concedono, ma anche quelli che non
possono in alcun modo andare, hanno a
disposizione, per aiutare, il mezzo potente
della preghiera. E se il nostro è spesso uno
spirito più pratico che mistico, ebbene il
buon Dio ci conceda sempre la rettitudine
delle intenzioni, affinché viviamo intera-
mente della sua carità».
OTTOBRE 1993. 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
IL BOLLETTINO SALESIANO - Via della Pisana, 1111
Casella Postale 18333 - 00163 Roma
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
S.E.I. REPRINT
La collana, in versione tascabile, è una riproposta di opere
che appartengono al patrimonio editoriale e culturale
dell'Editrice e hanno contribuito nel tempo a qualificarne
l'immagine. La selezione obbedisce ad un duplice criterio:
l'attualità dei temi e la qualità dei testi.
NARRATIVA
A. Bioy Casares
Con e senza amore
pag. 272, L. 12.000
C. Duchaussois
Flash
Katmandu il grande viaggio
pag . 408, L. 15.000
I. Kadaré
Il crepuscolo degli dei
della steppa
pag. 200, L. 10.000
STORIA
A. Maalouf
Le crociate viste dagli Arabi
pag. 306, L. 15.000
SOCIETÀ
G. Dacquino
Vivere il piacere
pag. 208, L. 1O.ODO
D. Lewis
Il linguaggio segreto
del bambino
pag . 336, L. 12.000
L. Macario
Genitori: i rischi
dell'educazione
pag. 280, L. 12.000
E. Rolla
Piacersi non piacere
pag. 160, L. 1O.ODO
RELIGIONE
G. Cappa Bava - S. Jacomuzzi
Del come riconoscere i santi
pag . 266, L. 12.000
E. Corsini
Apocalisse prima e dopo
pag. 576, L. 20.000
A. Frossard
Dio esiste, io L'ho incontrato
pag. 152, L. 10.000
V. Messori
Ipotesi su Gesù
pag. 312, L. 12.000
M. Quoist
Parlami d'amore
pag. 224, L. 12.000
M. Quoist
Passo dopo passo
pag. 134, L. 8.000
VITTORIO
MESSORJ
IPOTESI
SU GESÙ
1-i#lil##lh
MICHEL
QUO TST
PASSO
DOPO PASSO
DIALOGANUO
SULLA 1'11;1