Bollettino_Salesiano_198311


Bollettino_Salesiano_198311



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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista della Famlglla Salesiana
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Qu1nd1cinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana , 111 - Casella post 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31 .341
Conio corr. post. n. 46.20.02 Intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gioanni - Carlo Borgett1 - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfflo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboratorl: Nino Barraco - Elia Ferrante ·
Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluz1 - Francesca Tiziani - Domenico Volpi
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe Clemente!
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grahche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n 403 del
1 6.2 .1 9 4 9
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il prlino di ogni mese (undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
111Sdel mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana.
e s'Impegna a pubblicarle secondo il loro inte-
resse generale e la dlsponibìlità di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori - Viale del Salesiani 9 -
00175 Roma - Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milio-
ni di copie) ìn: Antllle (a Santo Domingo) - Ar-
gentina - Australla - Austria - Belgio (in fiam-
mingo) - Bolivia - Brasile - Canada - Centro
America (a San Salvador) - CIie - es Cinese (a
fiong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-
gna - India (in inglese. malayalam, tamil e te-
lugù) - Irlanda - !talla - Jugoslavia (in croato e
in sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito
a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay
- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati
Uniti Sudafrica - Thailandia Uruguay - Ve-
nezuela.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana. agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
2 • BOLLETTINO SALESIANO 7 LUGLJO 1983
1 LUGLIO 1983
ANNO 107 - NUMERO 11
In copertina:
(Foto Mari) Servizio pag. 10-19.
Don Bosco è notizia, 3-7
Orchidee dal bianco al rosso e tanti
amici, 10-19
VITA DELLA CHIESA /
Il Sinodo sulla penitenza, 20-25
TEZPUR /
Giubileo di una missione, .26-28
PROGETTO AFRICA /
Il cappello a cilindro non è più di moda
In Liberia, 29-31
RUBRICHE: Scriveteci, 2 - Pigy di Del
Vaglio. 5 - Filo diretto con, 5 - Qualche
tempo fa. 7 - Note spirituali, 8 - Libri & Ri-
viste, 32 - I nostri morti, 33 - I nostri santi,
34 - Solidarietà, 35. ·
Compriamo Il vino
Siamo un piccolo gruppo di amici che da
anni comperiamo Il vino per nostro uso e
consumo... VI saremmo grati se potreste for-
nirci l'indirizzo dell'exallievo salesiano che
abita in provincia d'As1i che si è rivolto a voi
per essere aiutato: l'abbiamo letto sul Bollet-
tino di aprile. Vorremmo comprarlo da lui...
Lettera firmata, Acqui (Alessandria)
Mi permetto di chiedere se è possibile
avere detto indirizzo completo...
Lettera firmata, Carugo (Como)
Voglio comunicare...
Sono una ragazza di 22 anni, sono spo-
sata, ho una bimba di 1Omesi, vivo a Pistoia.
Ecco lo vi scrivo perché sono una di quelle
ragazze che hanno paura di comunicare
con la gente e chiude In sé I suoi pensieri,
ho scritto a voi per dire quello che lo penso.
Ricevo da un anno Il vostro Bollettino ma
lo leggevo anche prima presso la mia non-
na. Da quando l'ho incominciato a leggere
ho visto che c'è tanta gente - soprattutto
bambini - che soffre e muore di fame e che
io non ho mal fatto niente; ecco, come dire,
io non sento più quella gioia di vivere. Ho
sempre avuto l'idea di andare In missione,
ma non l'ho mai detto ai miei genitori perché
ml avrebbero certamente detto di no: questo
pensiero me lo porto dietro e mi continuo a
domandare perché... Penso d'aver sbagliato
la mia vita. Capisco che una donna come me
sposata e con una bambina possa far poco
ma vi chiedo di darmi una risposta perché
ho paura di parlarne... Vorrei corrispondere
con altre ragazze e signore che la pensano
come me.
Aspetto la vostra risposta e mi chiedo per-
ché non c'è sul Bollettino una pagina delle
lettere che ricevete...
Lettera firmata, 51100 Pistoia
Ringraziamo tvtti per la preghiera e la so-
lidarietà, é soprattutto questo che ci fa sen-
tire d'essere Famiglia ben al di là di quello
che riusciamo ad immaginare.
Un concreto esempio é la risposta che al-
cuni lettori del BS hanno voluto dare alla
lettera apparsa sul BS di apri/e.
La giovane signora di Pistola che cl scrive
non ha da vendere vino ma chiede di co-
municare con altre colleghe.
Per conto nostro abbiamo risposto. Non
c'è nessuno che voglia dire ad una giovane
mamma di 22 anni di vivere senza rimpianti
e coraggiosamente il presente?
IMPORTANTE. Non si prendono In con-
siderazione le lettere non firmate e sen-
za Indirizzo completo del mittente. A ri-
chiesta la firma può essere non pubbli-
cata. SI raccomanda la brevità delle let-
tere.

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CITTA DEL VATICANO
Con Decreto della Sacra Congregazione per le cau-
se def Santi, il 9 giugno 1983, la cooperatrice salesiana
Dorotea Chopltea Villota ved. Serra, è stata proclamata
Venerabile.
Donna Dorotea Chopltea - come è familiarmente
chiamata tra I Salesiani - è nata a Santiago del Cile Il
5 giugno 1816 ed è morta In Spagna a Barcellona -
dove ha vissuto quasi tutta la vita - il 3 aprile 1891.
SPAGNA
Traslata Suor Eusebia Palomlno
Con la chiusura del Processo Diocesano e la Traslazio-
ne dei resti dal cimitero locale all'Istituto Maria Auxilladora
di Valverde del Camino in Spagna si è conclusa la prima
fase dell'iter processuale che, si spera. possa presto portare
quest'umile Figlia di Maria Ausiliatrice spagnola agli onori
degli altari. La cerimonia si è svolta a Valverde del Camino il
14 aprile 1983 alla presenza del Vescovo diocesano, del Po-
stulatore per le Cause dei Santi don Luigi Fiora, di altre Au-
torità e di molta folla.
Nelle foto: Quadro ad olio del pittore spagnolo Manuel
Parreno Riveras e alcune immagini della suggestiva cer,-
monia.
UNIVERSITÀ PONTIFICIA
SALESIANA
sa Università si aggiungeran-
no anche i1 pastoralista E.
z. Giovani e
riconclllazlone oggi
Ruffini che parlerà su: «Dieci
anni di riflessione e di prassi
pastorale nelle comunità ec-
Come ormai consuetudine clesiali,. e il gesuita Al-
l'Università Pontificia Sale- szeghy che parlerà su: « La
siana di Roma nell'ultima riconciliazione nel conflitto
settimana del prossimo mese delle interpretazioni•.
di dicembre organizzerà un
convegno pastorale su «Gio- Per ogni Informazione:
vani e Riconciliazione ogg, " . Segreteria UPS-Roma (P.zza
Il Convegno - al quale sono dell'Ateneo Salesiano 1,
invitati tutti gli operatori so- 00139 Roma,
ciali e pastorali Interessati al- Tel. 06/8184641).
i'argomento - fra i relatori
oltre ai Professori della stes-
Nominato un nuovo
Rettor Magnifico
Con Decreto del Card. W.
Baum, Prefetto della S. Con-
gregazione della Educazione
Cattolica, Il salesiano don
Roberto Giannatelll è dal 28
maggio 1983 il Rettor Magni-
fico dell'Università Salesiana
di Roma. Chi è don Gianna-
telli?
È nato a Milano il 26 giu-
gno 1932.
La vocazione è cresciuta
nell'ambiente carico di c1i-
namismo, ottimismo e sim-
patia dell'Oratorio Salesiano
S. Agostino (OSA) di Milano.
Dopo aver frequentato la
Facoltà di Filosofia (1951-54)
e di Teologia (1956-60) del-
l'Ateneo Salesiano, ove ha
conseguito le rispettive licen-
ze, è stato inviato nella Fa-
coltà di Scienze dell'Educa-
zione (1960-63) per seguire il
curricolo di catechetica e
prepararsi al futuro lavoro
nel Centro Catechistico Sa-
tes,ano di Torlno-Leumann.
Dottore in Scienze dell'Edu-
cazione (1964), nel 1965 vie-
ne chiamato all'Ateneo Sa-
lesiano come docente di Pe-
BOUETTl/'10 SALESIANO I WGt/0 19113 3

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e aveva collaborato al pro-
Napoli ricorda
getto di rinnovamento cate-
Salvo D'Acquisto
dagogia catechetica. Diret-
tore dell'Istituto di Cateche-
tica nel periodo 1969-74 e
1980-83, Preside della FSE
dal 1974 al 1980 e vice-Ret-
tore dell'Università e coor-
dinatore della Struttura di-
partimentale Pastorale gio-
vanile e catechetica dal
1980-83, è stato nominato
Magnifico Rettore dell'UPS il
28.5.1983 con Decreto del
Card. W. Baum, Prefetto del-
la S. Congregazione dell'E-
ducazione Cattolica.
Don Roberto Giannatelli
dal 1967 era membro dell'Uf-
ficio Catechistico Nazionale
chis1ico in Italia (Documento
base e successivi Catechi-
smi).
Il suo lavoro scientifico e
di animazione culturale, si è
rivolto principalmente al
campo della catechesi e del-
l'educazione cristiana. In
questo settore ha pubblicato
le sue opere (La catechesi
dei ragazzi, LDC, 1973; In-
segnare religione oggi, LDC,
1977; Progettare l'educazio-
ne oggi con Don Bosco
[ed.], LAS, 1981), ha promos-
so l'elaborazione e la speri-
mentazione di metodi cate-
chistici e di testi per l'inse-
gnamento della religione
(«Progetto uomo ,. e « W la
vita ,. presso la LDC), nonché
ricerc he sul campo (l'ultima:
I catechisti in Italia, LDC,
1983); ha organizzato nu-
merosi corsi, convegni e set-
tìmane di studio.
Al nuovo Rettore l'augurio
di portare a compimento
l'auspicio che il Papa Gio-
vanni Paolo Il ha espresso al-
i'Università Salesiana nella
sua visita del 31 .1.1981: « Po-
tenziare la funzione evange-
lizzatrice, in chiave specifi-
camente catechetica».
Nella foto: Il prof. don Ro-
berto Giannatelli viene pre-
sentato a Giovanni Paolo Il
dal prof. don Raffaele Farina,
rettore uscente.
Gli Exallievl e la Famiglia
Salesiana di Napoli-Vomero,
nel 40° anniversario del sa-
crificio di Salvo D'Acquisto
hanno ricordato il giovane
eroe, già allievo nella casa
salesiana del Vomero, con
toccanti cerimonie, culmi-
nate il 28 maggio con lo sco-
primento di un monumento
nell'aula magna dell'Istituto.
Nel pomeriggio preceden-
te la Famiglia Salesiana si
era raccolta in preghiera per
vivere in tutta intimità la fi-
gura E:d il gesto dell'eroe,
nella rievocazione commos-
sa che ne ha fatto don
L'Arco.
La celebrazione del 28 ha
avuto invece la ufficialità ed
il decoro che meritava. Nel-
l'aula magna, dove sul palco
spiccava la guardia d'onore
dei Carabinieri in grande uni-
forme, vi erano le più alte Au•
torità della Campania, insie-
me ad una folla commossa di
exallievi, presenti anche i ra-
gazzi della Scuola Salesiana.
In rappresentanza della Pre-
sidenza Nazionale Exallievi
erano presenti il Delegato
don Boldetti ed i Consiglieri
Nazionali Ciancio e De An-
gelis.
Dopo la commemorazio-
ne, tenuta dal Magistrato
Dott. Giuseppe Mancusi Ba-
rone e la premiazione dei mi-
opera del salesiano don Fac-
chino.
Per l'occasione il Presi-
dente della Repubblica On.le
Sandro Pertini ha inviato il
seguente
telegramma:
«Sono vivamente partecipe
della nobile iniziativa con cui
gli Exallievi Don Bosco di Na-
poli ricordano a quarant'anni
dal sacrificio la figura di Sal-
vo D'Acquisto purissimo
eroe della Patria ed egli stes-
so allievo dell'Istituto Sale-
siano.
Commovente circostanza
condivido l'orgoglio degli
Exallievi e rinnovo ai buoni
Padri Salesiani nell'apprez-
gliori dieci componimenti zamento per la loro alta ope-
sulla figura di Salvo D'Acqui- ra di educatori il mio affet-
ITALIA
Un appello da Costlgllole
Il prof. Paolo Risso, exal-
Vogliamo ora raccogliere i
suoi scritti per pubblicare
una biografia più ampia che
ne illustri la singolare figura
di sacerdote. Chiediamo a
sto, svolti nelle scuole medie
inferiori del Vomero, si è pro-
ceduto, fra la commozione
generale, allo scoprimento
del monumento, pregevole
tuoso pensiero. F.to Sandro
Pertini.
Nelle foto: T. Facchino:
Salvo D'Acquisto, altorilievo
h. m. 1,90, tecnica mista.
lievo e cooperatore, ci ha in- tutti coloro che conservano
viato un appello che volentie- ancora gli scritti di don Pie-
ri pubblichiamo.
Molti lettori del Bollettino
Salesiano hanno conosciuto
di persona o per lettera don
Pietro Gonella, il sacerdote
di Asti, che fu consacrato per
speciale dispensa di Papa
Paolo VI, dopo circa 30 anni
tro o sono in grado di rila-
sciare testimonianze su di
lui, di inviare fotocopia degli
scritti o relazione di fatti che
lo riguardano ad uno dei se-
guenti indirizzi:
Canonico don Angelo Fa•
sollo, Oasi dell'Immacolata,
La Famiglia Salesiana in pellegrinaggio a Lanciano.
della Puglia a Lanciano Ecco la cronaca inviataci dal
presidente degli exallievi Lo-
Come preparazione al renzo Losappio.
Convegno Eucaristico Nazio- " Dalle prime luci dell'alba
nale di maggio, la Famiglia del 17 aprile u.s. 28 pullman
Salesiana puQliese è andata si susseauivano sull'auto-
di letto.
Via Foscolo 21 , 14100 Asti; -
Pietro Gonella di Antigna- Prof. don Celestino Bugna- ·
no (Asti), seminarista a 12 no, Rettore, Seminario Ve-
anni, veniva colpito a 18 anni scovile, 14100 Asti; - Prof.
da un male incurabile ed im- Paolo Risso, Strada S. Carlo
mobilizzato a letto per sem- 3, 14055 Costigliole D'Asti
pre. Da quel giorno, 28 otto• (At).
bre 1949, dava inizio ad un Se qualcuno dei lettori del
apostolato di camera e di Bollettino Salesiano conosce
rapporti epistolari di dimen- persone che abbiano awi-
sioni eccezionali. Il 23 set- cinato don Pietro in qualche
tembre 1978 veniva ordinato modo, le inviti a mettersi in
sacerdote, nel suo letto: vis- contatto con noi o ci mandi il
se ancora 15 mesi di sacer- loro indirizzo. Ringraziamo e
dozio durante i quali unl se nel ricordo di don Pietro,
stesso, vittima della sofferen- porgiamo i nostri ossequi.
za con Gesù-Vittima della A nome dell'Associazione
Croce, offerto al Padre nella «Amici di don Pietro Gonel-
messa.
la• , il segretario.
4 • BOUETTINO SALESIANO I LUGLIO 19B3

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strada del sole, carichi di pel-
legrini, che partecipavano al
pellegrinaggio della Famiglia
Salesiana della Puglia al
Santuario del Miracolo Eu-
caristico di Lanciano.
pierre
Si affacciava alla mente la
scena evangelica dell'accor-
rere delle folle per incontrare
Gesù. E a Lanciano si an-
dava per questo, anche se in
un contesto sociale diverso.
Alle 10,30 l'appuntamento in
- Vuol farci la sua
piazza per raggiungere In
-storia. artistica?
processione giubilare la Cat-
- Ho iniziato a 11-12
tedrale, dove l'organizzatore anni presso l'Istituto Sa-
del Pellegrinaggio, don Fer-
dinando Lamparelli, delegato
Regionale della Famiglia Sa-
lesiana, preparava i pellegri-
ni alla Santa Messa e leg-
geva il messaggio del Signor
Ispettore, don Alfonso Alfa-
lesiano Rebaudengo di
Torino. Qui esisteva una
sezione di scultura.
Mi ricordo che allora
chiesi al direttore di iscri-
vermi in quella sezione e
no, presente a Lanciano con
che, questì, non voleva
il cuore e Il pensiero, perché accontentarmi. Insistetti e
impossibilitato a intervenire fui preso. La scultura è
per precedenti impegni.
Si dava inizio alla solenne
Concelebrazione Eucaristi-
ca, presieduta da S.E. Mons.
Enzio D'Antonio, arcivesco-
vo di Lanciano, cui Il Vicario
stata quindi la cosa che
ho più sentito e portato
avanti.
Nell'immediato dopo-
guerra, a San Benigno
lspettoriale don Italo Sam- Canavese ci fu bisogno di
marro esprimeva il grazie un istruttore per la locale
della Famiglia Salesiana Pu- scuola e vi fui mandato io.
gliese per aver accolto l'in-
vito a presiedere la Giornata
Eucaristica. L'Arcivescovo,
circondato da una folta
schiera di sacerdoti salesiani
concelebranti, al Vangelo,
Incominciai così ad in-
segnare ad un gruppo di
ragazzi. SI trattava di cor-
si molto interessanti che
davano anche sbocchi di
durante l'Omelia, invitava i lavoro.
presenti a vivere il Cristia-
Ho lavorato In questa
nesimo con coerenza e a far-
si portatori di Cristo nella vita
familiare e sociale con la fre-
scuola di scultura per ol-
tre vent'anni poi, con la ri-
schezza giovanile, caratteri-
stica salesiana. Significativo
e solenne l'Offertorio: ogni
centro ha portato all'altare
tevano adorare l'Ostia fatta
qualcosa di proprio.
Alla comunione i conce-
Carne e il vino fatto Sangue
di Nostro Signore Gesù Cri-
lebranti, d istribuendosi tra la sto.
folla, portavano ai fedeli Un momento di intensa
Gesù Eucarestia.
commozione: Gesù presente
Subito dopo, dalla Catte- in corpo, sangue, anima e di-
drale si formava una lunga vinità nelle specie eucaristi-
processione, per accompa- che! Il primo e il più grande
gnare il SS. Sacramento, fra Miracolo Eucaristico della
canti e preghiere, al Santua- Chiesa Cattolica, che Lan-
rio Eucaristico. Commoven- ciano, l'antica Anxanum, dei
te, in una splendida giornata Frentani conserva.
di sole, lo spettacolo della La Famiglia Salesiana di
folla dei pellegrini venuti dal- Puglia usciva dal tempio con
le Case Salesiane della Pu- un amore più intenso verso
glia: Cooperatori e Coopera- Gesù Eucaristico, proprio
trici, Exallievi ed Exallieve, nell'anno del giubileo della
Giovani, che seguivano Gesù redenzione (e a Lanciano si
Eucarestia, con rami di ulivo, era potuta lucrare l'indulgen-
la pianta della Regione, se- za giubilare); del Congresso
gno di pace e del trionfo di Eucaristico di maggio a Mi-
Cristo Re, lungo le strade
della bella, ospitale cittadina,
lano; del sinodo dei vescovi
del prossimo autunno a
i cui abitanti in devoto rac- Roma sulla Confessione.
coglimento, facevano ala al Lungo la strada del ritorno
loro passaggio. Nella Chiesa il pensiero e la riflessione
del Miracolo Eucaristico, riandavano al messaggio del
dopo la benedizione con il Sig. Ispettore, che sollecitava
Santissimo, i pellegrini po- a rinnovare l'impegno a vi-
forma della nuova scuola
media inferiore e della
scuola professionale essa
fu chiusa. Trasferii quindi
ciò che per me rappre-
sentava la scultura nella
pittura ed incominciai a
far mostre. Torino, Parigi,
Viareggio, Firenze. Que-
ste alcune tappe.
Preferisco dipingere a
«tratti» ed a «spatolate•
quasi mi trovassi tra le
mani scalpello e martello.
- Lei è notissimo so-
prattutto per aver dipinto
volti del Signore. Che
cosa l'ha spinto verso
questo soggetto?
- Questa rappresen-
tazione è nata sin dal do-
poguerra
attraverso
schizzi di disegni portati
in scultura. Questo «sca-
vare• il volto di Cristo mi
ha portato ad una rifles-
sione di carattere intimo e
spirituale che rappresen-
ta anche una ricerca re-
ligiosa. Dipingere il volto
di Cristo per me è pen-
sare anche al suo mes-
saggio evangelico.
- Secondo Lei l'artista
ha un ruolo nella comu-
nità del credenti?
- Certamente anche
se egli spesso viene giu-
dicato in maniera super-
ficiale. La ricerca estetica
unita alla consapevolezza
del bene implica tante
volte impegno ed inquie-
tudir)e interiore. Del resto,
quando un lavoro è ben
centrato non ha bisogno
di molte parole. Parla allo
spirito.
N 'I IHtlUE ,,l}B8/l}MO
UNt:J HtJVOIA tìlllOJA
PRNORJ:ìMICA TUT-
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO 1983 5

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vere di fede; a riportare l'Eu-
carestia al centro delle pro-
prie case; a riaccendere il
fuoco e l'amore Eucaristico
nel cuore e nelle anime dei
ragazzi; a praticare ovunque
la carità frutto della vera pie-
tà Eucaristica; riandavano
soprattutto all'insegnamento
di Don Bosco: «Due soli
mezzi ci restano per salvarci
fra tanto scompiglio! Devo-
zione a Maria SS., frequenza
alla Comunione, adoperando
ogni modo e facendo del no-
stro meglio per praticarli e
fare praticare dovunque e a
tutti»".
ITALIA
Il Rettor Maggiore tra gli Exalllevl di Catania
Ospite della Comunità lspettoriale Salesiana di Sicilia ed
in particolare dell'Unione degli Exallievi di Catania-Cibali,
don Egidio Viganò è stato in questa città per tenervi una
conferenza sul tema: «Don Bosco oggi».
La manifestazione si è svolta domenica 3 marzo 1983
presso l'Istituto S. Francesco di Sales ed ha richiamato mol-
tissimi amici dell'Opera Satesiana catanese.
Nelle foto: due momenti dell'incontro.
Le Salesiane Oblate
l'Oblazione di Gesù sulla
del S. Cuore In Capitolo Croce e sulla mensa eucari-
stica per amore del Padre,
Le Salesiane Oblate det per la salvezza delle anime
Sacro Cuore hanno aperto più povere, più bisognose,
- presso la Casa Generali- più abbandonate. Per questo
zia di Tivoli - il quinto Capi- fine specificamente missio-
tolo generale.
nario (operare come missio-
Fondate 1'8 dicembre del narie in zone non propria-
CASA GENERALIZIA
1983 - è stato animato da 1933 da monsignor Giusep- mente di «missione») le Sa-
don Bernard Tohill, Consi- pe Cognata, salesiano e ve- lesiane Oblate si dedicano
Incontro Missionari
dell'Afrlca
gliere generale del Dicastero scovo, le Oblate sono oggi all'assistenza e all'educazio-
per le Missioni e fra i relatori circa trecento e si trovano in ne dei bambini e della gio-
ha visto numerosi esperti. 27 Diocesi Italiane.
ventù nelle parrocchie più
Circa quaranta missionari Particolarmente gradita è Pur facendo parte della sprovvedute, là dove non
salesiani provenienti dal stata la visita del Cardinale Famiglia Salesiana, le Oblate sono chiamate ad operare al-
Continente africano hanno Gantin.
si distinguono per una carat- tre Istituzioni religiose, fedeli
dato vita presso la Casa Ge- Nelle foto: // gruppo dei teristica particolare: lo spirito all'invito del Maestro divino:
neralizia di Via della Pisana a partecipanti posa per un ri- di Oblazione. "Offrendosi «Raccogliete gli avanzi, per-
Roma ad una settimana di cordo assieme al Rettor come vittime riparatrici del- ché nulla vada perduto» (Gv
confronto e verifica sull'im- Maggiore e ad alcuni Con- l'amore divino incompreso e 6,12).
pegno salesiano in Africa. siglieri generali; il Cardinale contrastato,. (Cost. n. 15) Collaborano attivamente
Il convegno - organiz- Gantin si intrattiene con don sono chiamate a partecipare nelle opere della parrocchia,
zato dal 16 al 21 maggio Tohi/1 e altri missionari).
attivamente e vitalmente al- soprattutto con l'insegna-
6 BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO 1983

1.7 Page 7

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-
Pubblichiamo In que,ta rubrica tatti, latterelll, curlo-
llltà raccolti rileggendo le pagine del Bollettlno Sale,la-
no dalla sua nascita, nel lontano 1877.
Africa-Patagonia - Il fervore missionario che fin dal-
l'Ottocento animava i Salesiani, si esprime anche nell'en-
tusiasmo che essi dimostrano per le imprese compiute da
altre Congregazioni. Se ne fa eco il Bollettino Salesiano
nel suo numero del febbraio 1881, dando notizia di un
viaggio di mons. Daniele Comboni al Gran Cairo (così era
allora chiamata la capitale egiziana). «L'intrepido vescovo
- scrive il BS - caldo di zelo apostolico più che le sabbie
dell'Africa dove egli spande Il Vangelo e porta la civiltà», è
diretto a Kartum, nel Sudan, «per attuare quei progetti che
già da tempo ideava, e che daranno maggior sviluppo al-
l'ardita opera sua». I Salesiani hanno da poco tempo av-
viata la loro missione In Patagonia, all'altra estremità della
Terra, e il BS si sente spinto ad accomunare le imprese sa-
lesiane a quelle dei comboniani. E scrive con entusiasmo:
« Eroi della Nlgrizia, coraggio! Voi dalle infuocate arene
dell'Africa, e noi salesiani dalle gelide lande della Pata-
gonia, fissiamo lo sguardo al Figlio di Dio in Croce e l'e-
sempio suo ci sproni innanzi. Voi gridate: O Nigrizia, o
morte; e noi ripetiamo a nostra volta: O Patagonia o morte.
E siamo gente di parola!».
mento del Catechismo, an- corsi di addestramento pro-
che nelle frazioni più lontane fessionale, scuole di musica
dal centro, l'assistenza ai e pittura, ecc. Sono esclusi
gruppi giovanili, gli Oratori completamente i collegi, i
festivi e anche quotidiani, l'a- convitti e altre opere con in-
nimazione liturgica, il canto ternato.
sacro e altre attività in favore Nelle foto: La Superiora
dei poveri, deglì infermi, delle Generale. Madre Bice Carini,
famiglie del luogo.
osserva alcune foto in oc-
La loro attività si svolge casione di una mostra sulla
anzitutto nelle Scuole Mater- storia dell'Istituto; un gruppo
ne: seguono doposcuola, di Salesiane Oblate venute al
scuole di lavoro (taglio, cu- Salesianum per un corso di
cito, ricamo, maglieria...) esercizi spirituali.
CINA, MACAU
Don Bosco sorvegliato speciale - «In tre dipartimenti
della Francia e nella stessa capitale, si teme Don Bosco».
Questa l'incredibile notizia che, nella primavera del 1882 il
Bollettino dà ai suoi lettori. Che cosa era successo? Du-
rante una visita di Don Bosco in Francia, il governo di Pa-
rigi aveva diramato a tre prefetti l'ordine di sorvegliare le
mosse del «sacerdote Don Giovanni Bosco di Torino». A
parte la peregrina idea di tenere d'occhio... Don Bosco,
c'è nella vicenda un particolare su cui ironizza il Bollettino:
«Una cosa ci duole altamente per la Repubblica francese:
i governanti di Parigi hanno chiuso la stalla quando già... i
buoi erano fuggitì! Vale a dire, fu spiccato ordine di sor-
vegliare Don Bosco quando lo stesso Don Bosco non era
più in Francia, ma da quasi un mese si trovava a Roma».
Quando si dice la burocrazia! Passano i decenni, ma una
sua caratteristica trova puntuale conferma sotto tutte le la-
titudini: arriva sempre in ritardo...
L'attività di don Acqulstapace
Don Mario Acquistapace è veramente instancabile
nonostante gli anni. Eccolo mentre attraverso l'ausilio
di sistemi audiovisivi fa catechismo ad un gruppo di
giovani di Macau.
I salesiani e la polltlca - Qualcuno doveva aver
detto che «i salesiani sono dei reazionari». Il Bollettino
non dice chi, ma reagisce con veemenza. Nel numero del
maggio 1882 appare una nota che vuole mettere le cose a
posto: «Quantunque non occorra per chi conosce, ricor-
diamo che tanto Don Bosco quanto i suoi alunni altro non
mirano che a fare del bene a chi possono, specialmente
alla gioventù più bisognosa; ma del male, a nessuno. E
perciò essi non furono, né sono, né saranno mai dei rea-
zionari politici, né in Italia, né in Francia né in qualsiasi
Stato del mondo». E così continua: «La politica dei sale-
siani è semplice e schietta... essa intende, per mezzo della
religione, dell'educazione, dell'istruzione giovare agli in-
dividui, alla famiglia, alla società... I salesiani intendono at-
tenersi all'infallibile sentenza del Re dei Re: date a Cesare
quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Così Don
Bosco, così fanno i suoi figli. Sfidiamo tutti i nostri awer-
sari a darci una smentita, senza ricorrere alle menzogne•.
E con ciò, sembra concludere il BS, chi ci accusa di es-
sere dei reazionari è servito.
BOLLETTINO SALJiS/ANO I LUGLIO 1!183 7

1.8 Page 8

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di Nif'IO
Partecipare
al futuro
dell'uomo
~ rj;.....
,'
~~..:::;::;;;;;;;;:;;;.;
/I,
J
Il futuro certamente ci sarà.
Ma occorre pensarlo, volerlo, costruirlo in-
sieme.
Nell'oggi doloroso, concreto, esistenziale che
viviamo.
L'oggi, il presente dell'uomo di questo tem-
po, che subisce un'adesione fatalistica alla sto-
ria, che evade per paura, che si perverte, che ha
perso ogni speranza.
È su quest'uomo che sono chiamato a fare
una riflessione incarnata. È di quest'uomo che
debbo rendere conto:
- quest'uomo che ha bisogno di affetto, di
giustizia, di ascolto, che mi chiede una mano,
uno sguardo;
- questo bambino che gioca tra i rifiuti,
nell'immondizia del paese;
- questo giovane rimasto al davanzale della
finestra, allo scompiglio della disperazione, o
buttato giù nella collera della rivolta;
- il compagno di mio figlio, l'altro drogato,
che si aliena dalla vita;
- l'amico di famiglia che è finito in pri-
gione;
- questa ragazza madre, segnata da una
condanna che non perdona, perché ha avuto il
coraggio di non uccidere il bambino in grembo;
- questo padre nella disperazione fonda,
che non sa più sorridere dinanzi al figlio han-
dicappato, bloccato, senza cammino, senza luce
nel volto: che dolore!
- l'operaio caduto dall'impalcatura, che
muore lasciando sette bambini e la moglie;
8 BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO r983
- l'uomo disoccupato che ripete ogni sera
avvilito: «Mi banno promesso, mi hanno pro-
messo, ma ancora niente»;
- quest'uomo che ha un nome, un volto,
dentro ad una situazione di paura, di morte, di
peccato, di droga, di prigione, di solitudine, di
sanatorio;

1.9 Page 9

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- questa città esposta al dolore, alla violen-
za, all'odio, alla corruzione;
- questo fratello, tutti i fratelli che ci sono e
che, grazie a Dio, nonostante il dolore e la so-
praffazione di ogni giorno, sono capaci di get-
tare manciate di grano e di resurrezione sulla
terra.
Con questi, con tutti, inca.mando l'attesa del
presente, dovrò pensare, inventare, costruire,
vivificare, lottare per una città più giusta, più
umana.
In rapporto con il pane e il Padre.
Uscire dall'ordinario
Pensare al futuro di quest'uomo significa:
- alzare la mira, spostare i confini dei no-
stri piccoli episodi, avere un cuore grande, da
non poterne fare un ripostiglio di egoismo, ave-
re occhi grandi da vivere il presente, l'ordinario,
e però, nello stesso tempo, essere capaci di pen-
sare, di gestire un progetto, un disegno più am-
pio per il domani;
- essere scelta di campo, sfida, presenza, là
dove l'uomo è solo, dove l'uomo è oggetto dove
l'uomo è escluso, dove l'uomo muore per droga
(questo verme che nasce da una società in de-
composizione), dove muore per violenza (e il
terrorismo non fa avanzare la società, anzi ar-
retra le istanze della giustizia), dove muore per
disoccupazione Oa fame spinge i lupi ad inva-
dere i villaggi);
- riempire di servizio ogni spazio parteci-
pativo (asili, consultori, distretti scolastici, unità
socio-sanitarie, quartieri...), essere provocazio-
ne di responsabilità per dare ai giovani un oriz-
zonte di speranza, per cambiare la qualità della
vita, per stabilire nuovi rapporti di giustizia, di
amore;
- essere convocazione di solidarietà per
creare spazi di comprensione, di riaggregazione
attorno ai valori fondamentali della persona,
per ricostituire il tessuto etico, per ricomporre i
valori morali così forsennatamente distrutti,
per scoraggiare le demoralizzazioni, per far
uscire dalla solitudine, dal malessere, dalla sfi-
ducia, dalla disaffezione al pubblico.
Credere al futuro, costruire il domani nell'og-
gi dell'uomo, nel contesto di dolore, di gioia, di
tempo, di spazio, di terra, uscire dalla quotidia-
nità, dai nostri piccoli recinti, dalla nostra
vicenda, dal piccolo cabotaggio delle nostre
realtà.
Vuol dire:
- rivedere i nostri comportamenti personali
e comunitari, perché non abbiamo a costituire,
noi per primi, la più grande obiezione al Cristia-
nesimo;
- morire dentro la Chiesa, perché solo qui è
possibile toccare le ferite di Cristo e, dentro le
ferite di Cristo, le ferite dei fratelli;
- essere Chiesa con il Vescovo, comunione
con il Vescovo, corresponsabilità con il Vesco-
vo, compartecipazione ai problemi della Chiesa,
nella fedeltà, nel rinnovamento;
- essere comunione tra di noi, giacché ogni
separazione, ogni malumore, ogni silenzio, ogni
chiusura costituisce, a livello di fede, la più tra-
gica controtestimonianza dell'amore di Cristo;
- essere cultura (la comunità non cresce
senza gli stimoli vitali di una cultura), non la
cultura della resa, della rassegnazione di fronte
ad una egemonia radicale, atea, laicista, ma ela-
borazione di una proposta nuova per l'uomo
chiamato a portare avanti la creazione;
- essere comunione con gli altri, nell'iden-
tità di se stessi, ma nello sforzo sincero del ri-
spetto, del dialogo, della collaborazione (non
c'è futuro per le intolleranze, per le prevarica-
zioni).
D futuro ci sarà
Sì, il futuro ci sarà.
Partecipare a questo futuro è partecipare
alla radice dell'essere, alla vocazione di ogni
uomo, alla solidarietà liberatrice di Cristo, sen-
tirsi interpellati dalla concretezza, dall'attualità
del fratello, annunziare, professare, costruire,
condividere con tutti gli uomini un progetto di
speranza, che è la più grande dell'uomo.
Ecco:
- capire che non c'è posto nella situazione
di chi soffre per un Vangelo di delega, per un
Vangelo evasivo, inoffensivo, innocuo (il mes-
saggio pose Cristo in conflitto mortale con il
suo tempo);
- affermare la speranza cristiana come la
speranza più completa e non alienante delle
domande temporali (noi non respingiamo la
sperap.za terrena, ma diciamo che essa non ci
basta);
- lottare per strutture nuove, e però avere il
coraggio di dire che le strutture non bastano se
non sono esaltate e giustificate dalla conversio-
ne dell'uomo;
- costruire amore, che è la forza più violen-
ta, più dinamica, quella che defatalizza la storia
dalla fatalità stessa dell'odio, della morte;
- volere, a qualsiasi costo, la pace, che è il
bene fondamentale dell'uomo.
E la pace ci sarà. Perché è il futuro dell'uo-
mo. E il futuro non è sogno, non è un'illusione,
non è un'utopia.
BOLLETTINO SALES/ANO J LUGLIO 1983 9

1.10 Page 10

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orchidee dal
bianco al rosso
e tanti amici
Il rito della Beatificazione di
Monsignor Versiglla e don Caravarlo
alla presenza delle massime Autorità
religiose e clvlli e di tanta gente.
L'omelia di Giovanni Paolo Il e la
cronaca di una giornata storica.
rm 1Q BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO
Roma, 15 maggio 1983
A detta degli intenditori si
era in quarantamila.
Poco più, poco.meno non
importa. È certo tuttavia che l'in-
vito di don Viganò a ritrovarsi
numerosi a Roma per la matti-
nata del 15 maggio 1983 ha rice-
vuto una risposta adeguata. La
Famiglia salesiana ha cosi vissuto
ancora una volta una giornata
storica neUa quale ha reso omag-
gio a due suoi eroici membri pro-
clamati Beati: monsignor Luigi
Versiglia e don Callisto Cara-
vario.
Abbamo anche noi partecipato
alla manifestazione. Eccone la
cronaca.
Alle 7,30 - mancano due ore
per l'inizio della funzione - Piaz-
za San Pietro incomincia a riem-
pirsi. C'è nell'aria la solennità del-
la festa e una gioiosa vivacità
quasi felice risultato di una gior-
nata d'avanzata primavera ro-
mana e d'allegria salesiana.
In alto, sul sagrato i posti sono
occupati quasi al completo: Car-
dinali, Arcivescovi, Vescovi, il
Corpo diplomatico accreditato
presso la Santa Sede, la Delega-
zione ufficiale del Governo italia-
no guidata dal Ministro senatore
Nicola Signorello. Sono presenti
anche alcuni Superiori generali di
Congregazioni religiose e, natural-
mente, il Consiglio Superiore dei
Salesiani e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. È presente anche il
presidente della Commissione
Esteri della Camera dei Deputati
onorevole Giulio Andreotti e, più
tardi verrà anche il Presidente del
Consiglio on.le Amintore Fanfani.
Posti d'onore, ancora hanno un

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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nutrito gruppo di parenti dei due
Martiri, un gruppo di anziani mis-
sionari e non che li hanno cono-
sciuti ed ancora una nutrita rap-
presentanza cinese guidata da
don Yoseph Zen e da don Norbert
Tse.
L'altare ci appare particolar-
mente bello ornato com'è di orchi-
dee linearmente e gradatamente
sfumate dal ros.w al bianco e rotte
da un verde asparagino. Alle ore
9,30 si incomincia. Il coro della
Cappella Sistina diretto da mon-
signor Domenico Bartolucci ese-
gue Iubilate Deo. Ci guardiamo
attorno. C'è tutta l'Italia salesia-
na, gli Ispettori d'Europa con al-
trettanti gruppi. C'è il gonfalone
del Comune di Oliva Gessi, paese
Natale di monsignor Versiglia:
l'accompagnano almeno cinque-
cento pellegrini. C'è anche Cuor-
gnè, paese di don Caravario. Da
Genzano dove monsignor Versi-
glia fu Maestro dei novizi, l'attua-
le direttore don Ciccarelli ha por-
tato un vivace reparto di verdi
Lupetti.
-f>
8O1.LETTINO SALESIANO 1 LUGLIO 1983 11

2.2 Page 12

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IL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Roma, 20 maggio 1983
Reverendo Rettor Maggiore,
Le sono molto grato della Sua lettera del 16 corrente.
Avevo delegato il Ministro Signorello a rappresentare il Governo nella so-
lenne cerimonia di beatificazione dei Suoi due Confratelli.
Domenica 15, non ricordandomi più della coincidenza con la solenne ce-
rimonia, pensai di andare in San Pietro per la Santa Messa. Arrivato in piaz.za
vidi con grandissima sorpresa che quella mattinata coincideva proprio con la
cerimonia della beatificazione. Ero vestito da lavoro e mi misi tra i pellegrini a
fianco del colonnato di sinistra, uno sviuero mi deve aver scorto tanto che
dopo pochi minuti arrivò un cerimoniere pontificio per invitarmi ad andare in
un posto vicino all'altare. Feci presente la mia presenza non protocollare e re-
stai dove ero. Dopo il pater noster non potei sottrarmi ad un secondo invito e
giunsi presso l' altare quando i concittadini del due beati si avvicinavano per
ricevere la comunione del Papa ed io mi accodai ed ebbi la gioia di partecipare
in comunione alla grande cerimonia: comunione con il Signore e anche con la
Famiglia Salesiana di cui da moltissimi anni sono sincero ammiratore e di al-
cune delle case delle quali fui ospite due volte sia in Egitto che a Betlemme.
Mi rallegro per questo nuovo riconoscimento divino e terrestre delle grandi
virtù della Famiglia Salesiana.
La ringrazio della Sua offerta di preghiera e ricambio cordialissimi saluti.
Amintore Fanfani
D. Egidio VIGANÒ,
Rettor Maggiore
Opere Don Bosco
Via della Pisana. 1111
00163 ROMA
La pittura di Pierre Octave Fasani.
SEGRETERIA DI STATO
N. 112.411
Dal Vaticano, 30 maggio 1983
Reverendissimo Signore.
In occasione della Beatificazione dei due Martiri Salesiani, Mons. Luigi Ver-
siglia e don Callisto Caravario, i membri di codesto Istituto, ed in particolare i
Laboratori Mamma Margherita della Associazione Cooperatori Salesiani,
hanno offerto al Santo Padre numerosi e preziosi doni. nonché una somma di
denaro, quale segno di filìale devozione al Vicario di Cristo e al fine di aiutare
le Missioni.
Il Sommo Pontefice, riconoscente per quanto è stato offerto, ha molto ap-
prezzato i sentimenti di ossequio verso la Sua Persona e di apertura al proble-
mi della Chiesa universale, e, mentre auspica una messe abbondante di frutti
per te molteplici iniziative di codesta Congregazione religiosa, ed in particolar
modo per le opere missionarie, volentieri imparte a Lei, agli offerenti e ai Figli
tutti di Don Bosco la propiziatrice Benedizione Apostolica.
Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinta stima
della Signoria Vostra Rev.ma
Dev.mo nel Signore
Mons. Martlnez
Reverendissimo Signore
Don EGIDIO VIGANÒ, SDB
Rettore Maggiore della SOCIETÀ
Salesiana di S. Giovanni Bosco
ROMA
12 BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO 1983
Monsignor Ceung-chung chiede che il Papa

2.3 Page 13

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L'Omelia del Papa per la Beatificazione
di Mons. Versiglia e di Don Caravario
Cari frotelli e sorelle,
1. Il Vangelo di questa domenica, tra
l'Ascensione di Cristo o:l cielo e l'attesa
dello Spirito Santo, nel suo contenuto più
profondo ben si adatta alla solenne beati-
ficazione dei due novelli martiri, che oggi
la Chiesa: presenta alla venerazione dei fe-
deli. E ben si accorda anche la prima let-
tura della Messa, che ci ricorda il sacrificio
oggetto dell'odio del mondo (cl. Gv 17, 14).
I martiri sono coloro che, pur di star fedeli
a questa parola di vita etema, accettano
che l'odio del mondo giunga lino al punto
di toglier loro la vita 1errena. Essi dànno
una testimonianza particolarmente viva del
detto del Signore, secondo il quale chi
«perde» per Lui la propria vita, la ritrova
(cl. Mt 10,39).
del Protomartire Stefano. Il Vescovo Luigi 2. Il martirio - si dice tradizionalmente
Versiglia e il giovane sacerdote Don Co:l- - suppone negli uccisJri «l'odio contro la
listo Caravario, infatti sono i «protomartiri• fede•: è causa di esso:, che il Martire viene
della Congregazione So:lesiana, qui riunita ucciso. Ed è vero. Questo odio contro la
in questa gioioso: circostanza o:ttomo all'o:l- lede può manifestarsi obiettivamente in
tare del Signore. La sua esultanza è quella due modi diversi: o a causa dell'annuncio
di tutta la Chiesa: ma si capisce che per l'I- stesso della Parola di Dio, oppure a causa
stituto So:lesiano possa avere un carattere di una certa azione morale, che trova nella
tutto po:rticolo:re, poiché questa solenne ce- fede il suo principio e la sua ragion d'es-
rimonia viene in quo:lche modo a suggel- sere.
lare, in misura eloquente, oltre un secolo di t sempre per la sua testimonianza di
lavoro nelle missioni in tutti i continenti, a lede, che il Mo:rtire viene ucciso: nel primo
partire dalla Patagonia e dalle terre Ma- caso, per una testimonianza esplicita e di-
gellaniche. Si realizza cosi una visione pro- retta; nel secondo, per una testimonianza
fetica del Fondatore San Giovanni Bosco, il implicita ed indiretta, ma non meno reale,
quo:le, sognando con predilezione per i ed anzi in un certo senso pill completa, in
suoi ligli l'Estremo Oriente, vaticinò frutti quanto attuata nei frutti stessi della fede,
meravigliosi e parlò di «calici colmi di san- che sono le opere della carità. In tal senso,
gue•.
l'Apostolo Giacomo può dire con tutta pro-
Chi riceve la Parola di Dio e la custodi- prietà: • Con le mie opere ti mostrerò la mia
sce nel suo cuore, diventa inevitabilmente lede• (Gc 2, 18).
Ne vìene quindi che gli uccisori danno
mostra di odiare la lede non solo quando
lei loro vìolenza si getta contro l"annuncio
esplicito della lede, come nel caso di Ste-
fano, che dichiara di «contemplare i cieli
aperti ed il Figlio dell'Uomo alla destra di
Dio• (Al 7, 56), ma anche quando to:le vio-
lenza si scaglia contro le opere della carità
verso il prossimo, opere che obiettivamente
e realmente hanno nella lede la loro giusti-
ficazione ed il loro motivo. Odiano ciò che
sorge dalla fede, mostrano di odiare quella
fede che ne è la sorgente. Questo è il ..:aso
dei due Martiri So:lesiani. A questa conclu-
sione sono giunti gli atti del processo ca-
nonico.
3. Secondo l'insegnamento e l'esempio
del Divin Maestro, il martirio con cui si
dona la vita per i propri amici, è il segno
del più grande amore (cl. Gv 15, 13). A ciò
Janno eco le parole del Concilio Vaticano
Il, allorché si afferma: •Il martirio, col qua-
le il discepolo è reso simile al Maestro che
liberamente accetta la morte per la salute
del mondo, ed a Lui si conforma nella e/-
fusione del sangue, è stimato dalla Chiesa
come insigne e suprema prova di carità•
(Lumen Genlium, 42). E questo perché,
come spiega San Tommaso (Swn. Theo/. li-
ii, q.124, a .3) col martirio si dimostra di ri-
beatifichi i due martiri.
La concelebrazione - presie-
duta da Giovanni Paolo II -
vede attorno al Papa i cardinali
Roul Silva Henriquez, salesiano,
Arcivescovo già di Santiago del
Cile e Anastasio Ballestrero, Ar-
civescovo di Torino; i Vescovi di
Hong Kong, Johnn Baptist Cheg-
chung Wu, e di Tortona, diocesi
nel cui territorio si trova Oliva
Gessi, monsignor Luigi Bongia-
nino; il Rettor Maggiore dei Sa-
lesiani don Egidio Viganò e don
Norbert Tse.
Dopo i riti introduttivi si svolge
il rito della Beatificazione vera e
propria.
Monsignor Cheng-chung chiede
al Santo padre di beatificare i due
Martiri; Giovanni Paolo II dopo
aver ascoltato dal Vescovo di Tor-
tona una breve biografia dei due
Salesiani risponde con una solen-
ne Dichiarazione di Beatificazio-
ne dei due Martiri.
Sono le 9,45.
Mentre la schola intona il Glo-
ria e la piazza applaude viene tol-
to il drappo che fino a quel mo-
mento sulla Loggia ha ricoperto il
volto dei due Beati.
È un'opera originale del mae-
stro Pier Octave Fasani, salesia-
no: sullo sfondo del fiume Pak-
Kong quasi a congiungere uno
stuolo di giovani cinesi con il Cie-
lo emergono, efficaci i due volti.
Dopo le Letture il Papa pro-
nuncia la sua omelia più volte in-
terrotto dagli applausi dell'As-
semblea.
All'Omelia - che riportiamo
interamente in altra parte - se-
guono il Canto del Credo, la pre-
ghlera dei fedeli, l'offerta dei
doni. In una suggestiva processio-
ne offertoriale - sfilano coppie in
costumi folcloristici e vecchl mis-
sionari - vengono portate fra
l'altro, una statuetta d'avorio del-
la Madonna di Zo-Se, celebre san-
tuario vicino Shangai, con altri
oggetti, sempre in avorio, opera
dell'artigianato cinese; due lam-
pade a forma di loto, due vasi di
porcellana, ceri.
-<>
13 BOLLETTINO SALESIANO I LUGUO 1983

2.4 Page 14

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Uno scorcio di Piazza San Pietro.
L'offe rta d ei d oni.
14 BOLLETTINO SALESIANO I LUGUO 1983

2.5 Page 15

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nunciare a ciò che abbiamo di più prezio-
so, cioè la vita, e di accettare ciò che vi è di
più ripugnante, cioè la mor1e, specie se
preceduta dal dolore dei tormenti.
I due Martiri Salesiani hanno dato la loro
vita per la salvezza e l'integrilc} morale del
prossimo. Si posero infatti a scudo e difesa
della persona di tre giovani alunne della
missione, che stavano accompagnando in
lamiglia o sul campo dell'apostolato cate-
chistico.
Essi dìfesero a prezzo del loro sangue la
scelta responsabile della castità, operata
da quelle giovani, in pericolo di cadere
nelle mani di chi non le avrebbe rispettate.
Un'eroica testimoni=, dunque a lavore
della castità, che ricorda ancora alla so-
cietà di oggi il valore ed il prez20 altissimi
di questa virtù, la cui salvaguardia, con-
nessa col rispetto e la promozione della
vita umana, ben merita che si metta a re-
pentaglio la stessa vita, come possiamo ve-
dere ed ammirare in altri lulgidi esempi
della storia cristiana, da Sant'Agnese lino
a Santa Maria Goretli.
4. Il gesto di supremo amore dei due
Martiri trova un suo più vasto significato
nel quadro di quel ministero evangelico,
che la Chiesa svolge a lavore del grande e
nobile popolo cinese, a partire dai tempi
del Padre Matteo Ricci. Infatti, in ogni tem-
po e in ogni luogo ìl martirio è offerta d1
amore anche per i lratelli e in particolare
per il popolo a Javore del quale il martire si
offre. Il Sangue dei due beati sta perciò
olle fondamento dello Chiesa cinese, come
il sangue di Pietro sto alle fondamenta del-
la Chiesa di Roma. Dobbiamo quindi inten-
dere la testimonianza del loro amore e del
loro servizio come un segno dello profondo
convenienza tra il Vangelo ed i valori più
alti della cultura e della spiritualità della
Cina. Non si può separare, in tale testimo-
nianza, il sacrilicio offerto a Dio ed il dono
di fatto al popolo ed alla Chiesa della
Cina.
Il Cristianesimo, come dimostra la sua
storia millenaria lino ai nostri giorni, si tro-
va a suo agio presso tutte le culture e tutte
le civilià, senza idenlilicarsi con nessuna.
Esso trova uno spontanea consonanza con
tutto quanto c'è di valido in esse, perché
l'uno e le altre hanno una medesima ori-
gine divina, senza il rischio della confusio-
ne o della competizione, perché si pongono
su due ordini differenti di realtà: rispetti-
vamente quello della grazia e quello della
natura.
La gioiosa circostanza di questo rito di
beatificazione suscita e rinforza in noi la
speranza di un progresso nella elaborazio-
ne delle strutture e del dialogo, destinati a
favorire queJ1ta esigenza di armonizzazio-
ne, nel popolo cristiano della Cina, Ira la
dimensione dell'impegno sociale e della
coscienza nazionale, e quella dello comu-
nione con lo Chiesa universale: uno esi•
genza intrinseca al messaggio di Cristo e
conforme alle istanze più profonde delle
nazionie delle culture. La cultura, ogni cul-
tura sale verso Cristo, e Cristo discende
verso ogni cultura. Possa anche lo Cina,
come ogni altra nazione dello terra, com-
prendere sempre meglio questo punto d'in-
contro.
5. Ma un altro pensiero s'impone alla
nostra attenzione. Nello sfondo di questo
tragico e grandioso episodio si collocano
con evidenza due concezioni della donna
tra loro inconciliabili: o la donna come per-
sona. responsabilmente protesa all'attuo•
zione della sua dignità morale, e conve-
nientemente facilitata e protettain ciò dal-
l'ambiente umano e sociale: ed ecco lo
scelta dei due Martiri e delle tre giovani ad
essi affidate; oppure la donna come ogget-
to e strumento del piacere e degli scopi al-
trui. Ecco allora la scelta degli uccisori.
Queste due opposte concezioni della
donna hanno, nella Scrittura e nella Tra-
dizione cristiana, una strètta relazione con
la figuro di Maria Santissimo, della quale
sono rispettivamente la fedele incarnazio-
ne e la totale negazione. I due Martiri da
tempo avevano forgiato la loro concezione
della donna e della sua dignità alla luce
del modello mariano. Lo scontro con gli ag-
gressori, per quanto subitaneo ed impre-
visto, li trovava quindi pronti. Essi si spen-
gono nella luce di Maria, che avevano fi.
lialmente onorato e predicato per tutta la
vita.
Il viaggio che li porta all'immolazione
inizi.a con la benedizione e sotto gli auspici
di Maria Ausiliatrice, Patrona della Con-
gregazione Salesiano. La fatale aggressio-
ne si scatena a mezzogiorno, dopo che la
comitiva avevo salutato la Madre di Dio
con la recita dell'Angelus. Questo dolce
La Piazza ci appare raccolta ed
attenta. Si arriva alla Comunione
che viene distribuita da un grup-
po di cinquanta sacerdoti salesia-
ni. La suggestiva celebrazione alle
ore 11,40 volge ormai al termine.
Nell'aria si diffonde un piacevole
odor d'incenso. È un tuffarsi nel
nostro più genuino passato della
fanciullezza. È forse questo il fa.
scino di San Pietro o un dono dei
due novelli Beati?
La Messa è finita con la Bene-
dizione del Papa. In mezzo allo
sciamare lento e festoso della folla
verso l'uscita della Piazza dalla
quale ancora una volta si può os-
servare il Papa affacciato alla fi.
nestra e recitare con Lui l'Ange-
lus, si levano le note di una ban-
da. È quella dei ragazzi del Don
Bosco di Napoli.
Coraggio, finché una banda di
ragazzi suonerà, avremo i santi
tra noi.
Avvenne in Cina con monsignor
Versiglia e don Caravario; volete
scommettere che la storia si ripe-
terà ancora?
Il Papa saluta gli ammalati.
,- -
15 BOLLE TI/NO SALES/ANO I LUGLIO 1983

2.6 Page 16

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preghiera prepara la lotta vittoriosa contro
le insidie del male. I nomi di Gesù, Maria e
Giuseppe risuonano forti sulla bocca dei
Pastori e delle pecorelle del gregge, non
appena si profila l'aspro scontro con i ne-
mici della lede e della purezza, che non in-
tendono lasciarsi sfuggire la preda nep-
pure davanti al delitto.
6. Mons. Versiglia e don Caravario, sul-
l'esempio di Cristo, hanno incarnato in
modo perfetto l'ideale del pastore evange·
lico: pastore che è ad un tempo «agnello•
(cl. Ap 7,17), che dà la vita per il gregge
(Gv l O,11), espressione della misericordia e
della tenerezza del Padre; ma, allo stesso
tempo, agnello «che sta in mez.zo al trono•
(Ap, Ibid.); «leone» vincitore (cl. Ap 5,5), va-
loroso combattente per la causa della ve-
rità e della giustizia, difensore dei deboli e
dei poveri, trionfatore sul male del peccato
e della morte.
Perciò, oggi, a poco più di mezzo secolo
dal loro eccidio, il messaggio dei novelli
Beati è chiaro ed attuale. Quando la Chie-
sa propone qualche modello di vita per i
fedeli, lo fa anche in considerazione dei
particolari bisogni pastorali del tempo nel
quale avviene tale proclamazione.
A noi dunque il dovere di ringraziare in·
nanzitutto il Signore che, con l'intercessio-
ne dei nuovi Beati, ci dona una nuova luce
ed un nuovo conforto nel nostro cammino
verso la santità, ma anche nello stesso tem-
po il proposito di meditare il loro esempio e
di imitarlo, in proporzione delle nostre for-
ze, ed in relazione alle diverse responsabi·
lità e circostanze. Penso soprattutto ai Con•
fratelli Salesiani, ma l'esempio di un Santo
vale sempre per tutta la Chiesa. Cristo ci
doni il !UO Spirito affinché possiamo riusci•
re in ciò. La Vergine Santissima, Maria Au-
siliatrice, ci assista maternamente in questi
santi propositi.
«VIVA IL CARISSIMO
IMMENSO POPOLO CINESE»
Il pomeriggio del 15 maggio
c'è ancora un appuntamento:
vi partecipano un migliaio di
amici ed invitati della Famiglia
salesiana. L'Aula Magna del-
l'Università Salesiana è al com-
pleto per ascoltare la Com-
memorazione ufficiale dei due
novelli beati tenuta dal Segre-
tario della S. Congregazione
dell'Educazione Cattolica, il
salesiano monsignor A. Javier-
re Ortas.
Nonostante la presenza di
molte Autorità religiose e civili
l'atmosfera è chiaramente «sa-
lesiana».
Introduce la manifestazione
•- visibilmente soddisfatto - il
postulatore don Luigi Fiora.
«Tra noi Salesiani e Figlie di
Maria Ausiliatrice - afferma
don Fiora - è celebre una
espressione di Don Bosco, una
espressione che ripetiamo so-
vente ma che qualche volta
viene ad assumere un signifi-
cato più vero, più profondo,
più pieno che comprendiamo
di più. Don Bosco un giorno ha
detto, e lo ha ripetuto in altre
circostanze: tutte le volte che
un Salesiano soccombe nel la-
voro per le anime la Congre-
gazione ha riportato un grande
trionfo. Davanti a Mons. Ver-
siglia e Don Caravario, noi
possiamo dire di aver avuto
due carissimi confratelli i quali
sono caduti. Sono caduti nel
16 BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO 1983

2.7 Page 17

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lavoro apostolico. Sono caduti
per la salvezza delle anime.
Oggi abbiamo il privilegio di tri-
butare quel grande trionfo che
Don Bosco ha profetizzato.
All'introduzione di Don Fiora
fa seguito un canto preparato
dal coro delle FMA studentes-
se all'Auxilium e l'intervento di
monsignor Javierre. La sua è
una dotta e documentata pre-
sentazione della personalità
dei due Beati che ne rivela gli
aspetti più reconditi e profondi.
Dopo la Commemorazione
ufficiale si sono esibiti un grup-
po di cinesi: naturalmente ci
sono stati applausi in abbon-
danza.
Dietro invito degli organiz-
zatori poi, ha parlato l'onore-
vole Giulio Andreotti al quale
ha fatto seguito la parola di
don Egidio Viganò:
«Son qui - ha detto il VII
successore di Don Bosco - a
nome di tutta la famiglia sale-
siana per ringraziare. L'ono-
revole mi ha preceduto ed ha
ringraziato lddio. lo ringrazio i
DALL'INTERVENTO DEU'ON.LE GIULIO ANDREOTTI
...Vorrei dire che soltanto girando per il mondo, ho visto tante testi-
monianze, non le elenco: ne cito due sole; Ho sentito una volta in Egit-
to, dove pure verso gli occidentali in generale non correvano tempi di
grande ammirazione, delle parole così belle delle vostre scuole profes-
sionali.
Anzi con il desiderio di trovare il modo - non è solo in Italia che
cerchiamo, quando c'è una legge di trovare qualche spiraglio per ren-
derla meno dura - di rispettare una legge che obbligava ad avere un
arabo come capo degli istituti scolastici. In quella occasione, polemica
a parte, si riconobbe che il Libano è anche un paese arabo, e si trovò
allora modo di evitare questo danno, direi non ai salesiani, ma all'Egitto
e al popolo egizJano. Ho visto (cito soltanto... potrei scriverci un libro, e
chissà che una volta non lo faccia) a Manila, eravamo andati per un
Congresso: ci hanno messi in un quartiere molto bello, un palazzo mo-
derno, pieno di comfort con un invito a contentarsi a voler vedere solo
quel quartiere moderno di Manila. Mi viene a trovare un religioso sale-
siano, italiano, e mi dice: senta se vuol vedere veramente come è Ma-
nila venga nel nostro quartiere di Tondo. Le raccomando solo una
cosa: non si porti poliziotti, ci penso io alla sicurezza. E andando vidi
che vi era veramente una oasi...
...Infine la presenza qui di alcuni presuli dell'America Latina, mi sug-
gerisce un pensiero che indirizzo a lei Cardinale Henriquez, che sap-
piamo come sia stato e sia un punto di riferimento per tanta gente che
crede in quella libertà che il Papa qualche mese fa ricevendo i delegati
di 98 nazioni diverse di assemblee parlamentari ci ha insegnato che è
un prisma unitario; ci ha detto che non esiste la libertà religiosa vista
isolata dal resto della libertà, altrimenti si crede che possa essere una
concessione del principe, come non esiste una libertà se non vi è una
libertà religiosa. A Lei, al successore di Mons. Romero, il Vescovo di
Managua...
A tutti loro vorrei dire questo: Ci sono mille riunioni che si fanno al-
l'ONU, tra Internazionali di partiti, tra Organizzazioni umanitarie per
cercare di trovare delle soluzioni ai problemi gravi e spesso sanguinosi
dell'America Latina e dell'America Centrale in particolare. lo sono ot-
timista. Non so quale sarà la ricetta. Perché sono ottimista? Perché nel-
l'America Latina vi sono tanti Salesiani.
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BOLLHTINO SALESIANO 1 LUGLIO 1983 17

2.8 Page 18

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O saluto al Papa del Rettor Maggiore, degli on.li Fanfani ed Andreotti.
Il Rettor Maggiore presenta alcuni missionari venuti dall'Asia.
Il Papa saluta il Ministro Signorello e la Consorte.
Vengono presentati alcuni doni al Papa: lo fanno il Rettor Maggiore e don Luigi Fiora.
18 BOLLITT/NO SALESi,>NO 1 LUGLIO 1983

2.9 Page 19

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U coro dell'Auxilium esegue il suo «numero•.
presenti. Prima di tutto Mons.
Javierre per la Lezione magi-
strale, profonda, completa, le
loro eminenze, gli arcivescovi, i
vescovi, l'onorevole Andreotti.
Dobbiamo ringraziare l"'Auxi-
lium", i cinesi, che hanno can-
tato molto bene. Soprattutto
dobbiamo ringraziare insieme i
due Martiri per qualche cosa
che io dirò brevissimamente.
Questa mattina nella stimo-
lante celebrazione che abbia-
mo vissuto mi ha impressio-
nato la lettura in cinese della
seconda lettura (ndr. Apoc. 22,
Il coro cinese.
12-14, 16-17, 20). lo non l'ho
capita, ma l'ho goduta. E l'ho
goduta profondamente. E il
pensiero che è come un mes-
saggio, è questo: nel cuore di
questi due Martiri l'amore di
Dio era amore al popolo cine-
se. E io vorrei concludere que-
sta giornata così bella e pro-
fonda con un grido non razzi-
sta, non politico, ma missiona-
rio: Viva il carissimo immenso
popolo cinese».
sare1e
m1e1
---- test.i.m-......O-...... ni
n «gnzie» di don Viganò.
Foto Mari, Felici,
Osservatore Romano
Servizio di Giuseppe Costa
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO 1983 1 9

2.10 Page 20

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il Sinodo
sulla
penitenza
n Risorto
di Fnzzini
Q uella che si aprirà la mat-
tina del 29 settembre con
una solenne concelebra-
zione presieduta dal Papa, nella
Cappella Sistina, sarà la sesta as-
semblea generale del Sinodo dei
vescovi. Per un mese, in Vaticano,
vescovi di tutto il mondo, eletti
dalle rispettive Conferenze epi-
scopali o nominati da Giovanni
Paolo II, assieme ai responsabili
dei dicasteri vaticani e ad alcuni
rappresentanti degli ordini reli-
giosi, discuteranno il tema «Lari-
conciliazione e la penitenza della
missione della Chiesa». Un tema
in piena sintonia con il significato
e le finalità dell'Anno giubilare
della Redenzione.
Che cosa è il sinodo dei vescovi
o sinodo episcopale? È un organi-
smo centrale della Chiesa catto-
lica, convocato e presieduto, di-
rettamente o indirettamente, per
mezzo di uno o più delegati, dal
Papa. La sua idea è un frutto del
Concilio. Anzi, la sua origine deve
ricercarsi già nella fase di prepa-
razione del Vaticano II. Fra le
proposte giunte a Roma non man-
20 BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO 1983
cò, infatti quella relativa all'isti-
tuzione di un organismo consul-
tivo o legislativo permanente, al
di fuori delle congregazioni o degli
altri dicasteri pontifici, con lo sco-
po di trattare problemi riguar-
danti la vita della Chiesa univer-
sale.
Durante le sessioni conciliari,
l'idea di un organismo centrale
permanente fu rinnovata e soste-
nuta con calore. Papa Montini,
che nel giugno 1963 era successo a
Giovanni XXIII, sin dal primo
momento, prese in seria conside-
razione la proposta, come dimo-
strano diversi suoi discorsi. In
essi, Paolo VI manifestava chia-
rament e la sua volontà di istituire
un nuovo organismo che fosse di
aiuto al Papa nella responsabilità
del governo della Chiesa univer-
sale, senza per nulla compromet-
tere le prerogative spettanti, per
diritto divino, al Vescovo di
Roma, quale successore di Pietro
e capo della Chiesa cattolica.
Ma l'annuncio vero e proprio
dell'istituzione del Sinodo, Paolo
VI lo diede ai padri conciliari nel
discorso inaugurale dell'ultima
sessione del Vaticano II, il 14 set-
tembre 1965. Il giorno dopo, il Si-
nodo veniva ufficialmente costi-
tuito con il Motu Proprio «Apo-
stolica sollicitudo». Il documento
esponeva la molteplici ragioni che
avevano indotto il Papa a dar vita
ad «un consiglio permanente di
vescovi per la Chiesa universale,
soggetto direttamente e immedia-
tamente al Sommo Pontefice». Al
Papa compete convocarlo ogni
volta che a Lui sembra opportu-
no, stabilire il tema da trattare,
presiederlo di persona o per mez-
zo di delegati.
Il documento prevede tre forme
di convocazione: assemblea ge-
nerale, assemblea straordinaria,
assemblea speciale. Il Sinodo si
riunisce in assemblea generale
«se la cosa da trattare, per sua
natura o per importanza, sembri
richiedere la dottrina, la prudenza
e il parere dell'intero episcopato
cattolico»; in assemblea straor-
dinaria «se le cose da trattare,
pur riguardando il bene di tutta
la Chiesa, esigono una rapida de-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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finizione» (di qui il più ristretto
numero dei membri rispetto al-
l'assemblea generale); in assem-
bka speciak, se la materia riguar-
da «una o più regioni particolari»
(di questa natura è stato il Sinodo
dei vescovi dei Paesi Bassi nel
gennaio 1980).
Le finalità del Sinodo vengono
così delineate nel Motu Proprio
istitutivo: favorire una stretta
unione e collaborazione tra il ve-
scovo di Roma, capo della Chiesa
cattolica, e l'episcopato mondiale:
procurare un'informazione diret-
ta e esatta sui problemi e le situa-
zioni di maggior interesse per la
Chiesa e l'azione pastorale: faci-
utare l'unanimità dé consensi al-
l'interno della Chiesa sui punti es-
senziali della dottrina e della
prassi pastorale; promuovere /,o
scambio di notizie e la manifesta-
zione dei pareri sugli importanti
problemi, per i quali il Sinodo vie-
ne di volta in volta convocato.
Per la sua composizione, il Si-
nodo dei vescovi è un organismo
rappresentante dell'Episcopato
mondiale. Per questa sua rappre-
sentatività si distingue dal Con-
cilio Ecumenico. Questo compren-
de tutti i vescovi del mondo; il Si-
nodo, invece, solo quelli previsti
dal «Motu Proprio», il cui nu-
mero non raggiunse mai l'univer-
salità del Concilio Ecumenico.
Questo particolare evidenzia la
differenza tra Concilio Ecumenico
e Sinodo dei vescovi anche per
quanto concerne il valore delle
loro decisioni. Infatti, mentre il
Concilio Ecumenico ha valore de-
liberativo, impegna cioè tutto il
magistero deUa Chiesa, il Sinodo
dei Vescovi ordinariamente non
vanta questo potere. Dipende dal-
la volontà del Papa, che lo con-
voca e lo presiede, promulgarne
eventualmente, le risoluzioni.
Sin qui le origini, le finalità e la
rappresentatività del Sinodo. Pri-
ma di passare ad illustrare il tema
della sesta Assemblea Generale,
vediamo brevemente quale inci-
denza esso ha avuto sinora nella
vita della comunità ecclesiale.
Nato dal Vaticano II, negli oltre
quindici anni trascorsi dalla sua
prima assemblea, il Sinodo si è ri-
velato non solo «un'espressione
particolarmente fruttuosa e uno
strumento della collegialità vesco-
I SINODI PRECEDENTI
Sino ad oggi sono state celebrate cinque assemblee generali (1967, 1971 ,
1974, 1977, 1980); un'assemblea straordinaria (1969) e un'assemblea speciale
(Il Sinodo particolare dei Vescovi olandesi, indetto da Giovanni Paolo Il dal 14
al 31 gennaio 1980. per discutere «L'azione pastorale della Chiesa nei Paesi
Bassi nella situazione attuale»).
La prima assemblea generale si tenne dal 29 settembre al 29 ottobre 1967
ed ebbe una vasta gamma di temi all'ordine del giorno: questioni relative alla
revisione del Codice di diritto canonico: false opinioni ed errori circa la religio-
ne e la dottrina della fede; rinnovamento dei seminari; disciplina dei matrimoni
mistì; riforma liturgica.
Due anni dopo, dall'11 al 28 ottobre 1969, si svolse la prima assemblea
straordinaria, che trattò dei più stretti rapportì tra la Santa Sede e le Conferen-
ze episcopali e di queste tra di loro. Al termine dell'assemblea fu istituito un
Consilium di 15 vescovi - dodici eletti e tre nominati dal Papa - per col-
laborare con la Segreteria generale del Sinodo ed assicurare la continuità del
lavoro fra un'assemblea e la successiva.
La seconda assemblea generale, che fu tenuta dal 30 settembre al 6 no-
vembre del 1971 , aveva due temi specifici - il sacerdozio ministeriale e la giu-
stizia nel mondo - e si concluse con !"approvazione di due documenti finali.
Tre anni dopo, stabilita ormai la prassi della scadenza triennale delle ses-
sioni sinodali ordinarie, dal 27 settembre al 26 ottobre del 1974 si ebbe la terza
assemblea generale sull'evangelizzazione del mondo contemporaneo. Il vasto
materiale raccolto nel Sinodo formò poi il contenuto dell'Esortazione aposto-
lica « Evangelii nuntiandi. di Paolo VI dell'8 dicembre 1975.
Segul, dal 30 settembre al 29 ottobre 1977, la quarta assemblea generale
del Sinodo sulla catechesi nel nostro tempo, in particolare dei fanciulli e dei
giovani, che fornì il materiale per l'esortazione apostolica «Catechesi traden-
dae» di Giovanni Paolo Il del 16 ottobre 1979.
La quinta assemblea generale - la prima sotto il pontificato di Giovanni
Paolo Il - si è svolta dal 26 settembre al 25 ottobre 1980 sul tema « I compiti
della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo». L'ampia discussione fu
sintetizzata dal Papa nell'Esortazione apostolica «Familiaris consortio» pubbli-
cata Il 15 dicembre 1981 .
vil,e» (Giovanni Paolo II), ma an-
che un prezioso strumento per
l'attuazione degli orientamenti
conciliari per quel che concerne le
più urgenti questioni o riforme
pastorali.
Nella prima assemblea generale
del 1967 furono discussi i principi
fondamentali della revisione del
Codice di diritto canonico; la ri-
forma del Messale Romano; la ri-
strutturazione dei seminari; la di-
sciplina dei matrimoni misti. L'i-
dentità del sacerdozio cattolico fu
consolidata nel Sinodo del 1971,
che diede anche direttive per
un'equilibrata attività ecclesiale
in favore della giustizia e della
pace.
Nel 1974, il Sinodo affrontò la
fondamentale problematica del-
l'evangelizzazione e foml a Paolo
VI il materiale e le proposte per
uno dei più bei documenti post-
conciliari, la «Evangelii nuntian-
di». Nella stessa linea hanno ope-
rato l'assemblea del 1977 sulla ca-
techesi e quella del 1980 sulla fa.
miglia. E sin da adesso si può pre-
vedere che l'interesse e che in tut-
to il mondo sia risvegliato il tema
del prossimo Sinodo sulla riconci-
liazione e la penitenza della mis-
sione della Chiesa, promette una
non minore fruttuosa incidenza
per il futuro del Sinodo nella vita
della comunità ecclesiale.
I motivi della scelta del tema
della sesta Assemblea possono es-
sere riassunti in questi termini: è
un tema dottrinale sul peccato
come rottura della relazione tra
Dio e l'uomo e tra gli uomini stes-
si, sul senso del peccato e la sua
perdita, sull'aspetto sociale del
peccato; è un tema pastorale: toc-
ca la crisi attuale del sacramento
della riconciliazione; è un tema in
linea con i Sinodi precedenti sulla
giustizia e sull'evangelizzazione,
come anche con le encicliche «Re-
demptor Hominis» e «Dives in
Misericordia»; è un servizio al
mondo, scosso dal consumismo ·e
dalla violenza e bisognoso di ri-
conciliazione.
Su questa linea si muove il
«Documento di lavoro», chP, pur
rimanendo uno strumento sussi-
diario limitato nelle finalità e
21 BOLLETTINO SA4.ESIANC' 1 LUGLIO 1983

3.2 Page 22

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provvisorio nel tempo, è ricco di
elementi per la riflessione sui vari
aspetti della riconciliazione e del-
la penitenza nella missione della
Chiesa.
Il testo - una settantina di pa-
gine - è stato pubblicato lo scor-
so febbraio. Si divide in un'intro-
duzione e in tre parti. Nell'intro-
duzione viene mostrata l'attualità
del tema per la vita interna della
Chiesa e anche per la società e per
gli uomini di buona volontà, per
cui il Sinodo «si inserisce nel cuo-
re dell'umanità, /,a quale oggi è
comeprotagonista di un dramma,
e ad essa int,ende offrire un mes-
saggio di fonda.la speranza».
La prima parte porta il titolo:
« Il mondo e l'uomo in cerca della
riconciliazione». Prendendo le
mosse dalle tensioni e divisioni
del mondo contemporaneo, il do-
cumento ritrova la radice profon-
da dei mali morali nel cuore stesso
dell'uomo, e cioè nel peccato: «Le
divisioni, che sconvolgono il mon-
do, sono quindi nello stesso tempo
un pauroso segno manifestativo e
un frutto amaro, che porta a com-
pimento quell'intima divisione in-
dotta dal peccato nell'uomo, ren-
dendolo alienato da Dio, da se
stesso e dagli altri».
L'uomo non è semplicemente
oggetto-vittima di tali divisioni e
ingiustizie, me ne porta anche la
responsabilità. Però la stessa
esperienza di tensioni e lacerazio-
ni interne ed esterne rende più
acuta l'aspirazione dell'uomo alla
libertà interiore ed esteriore dalle
catene del peccato, alla liberazio-
ne che si ottiene attraverso la ri-
conciliazione e la penitenza. La
missione della Chiesa è di vivifi-
care questa coscienza all'interno
della comunità ecclesiale e di of-
frire il suo servizio all'umanità en-
tro la quale la Chiesa vive, com-
pito che coincide con le finalità
dell'Anno Santo.
La seconda parte, «L'annuncio
della riconcili.azione e della pe-
nitenza», è di carattere prevalen-
temente dottrinale. Viene descrit-
ta la risposta di salvezza e di spe-
ranza che la Chiesa offre nella si-
tuazione descritta nella prima
parte. Questo messaggio viene col-
to nel suo duplice movimento:
come riconciliazione che, per ini-
ziativa dell'amore misericordioso
di Dio, scende verso l'uomo alie-
nato dal peccato: e come conver-
sione dell'uomo a Dio riconcilia-
tore, come penitenza analizzata
non sow nel suo aspetto fonda.-
mentale che è personale ma an-
che nella sua dimensione sociale.
COME SI PREPARA UN SINODO
Il primo passo della preparazione è quello di richiedere alle Conferenze
episcopali di far conoscere quali temi preferirebbero veder trattati, tenendo
presente la loro importanza, l'urgenza, la situazione della Chiesa universale,
l'eventuale rapporto coi temi già affrontati nei precedenti Sinodi, ecc. La Se-
greteria generale del Sinodo raccoglie, ordina ed elabora sistematicamente
tali proposte, dedicando ad essa buona parte dei lavori di una riunione del
«Consìlium• - un Consiglio dì 15 vescovi di ogni parte del mondo - che vie-
ne convocato in media un paio di volte l'anno,
Presentato al Papa l'elenco del temi, corredato con le relative motiyazioni e
con il parere dei membri del • Consilium se ne aspetta la scelta. Una volta av-
venuta, il Segretario generale convoca alcuni esperti, incaricandoli di redigere
un abbozzo di documento che in seguito, dopo ampia discussione nel «Consl•
lium» e dopo l'approvazione da parte del Papa, viene inviato a tutti gli episco-
pati e tradotto in varie lingue. Tale documento è designato con il termine latino
«Lineamenta». I vescovi sono impegnati a studiarlo e a farlo studiare, comu-
nicando poi a Roma osservazioni e suggerimenti.
Sulla base di tali osservazioni, con un procedimento analogo a quello se-
guito per i ..uneamenta•, viene preparato l' «lnstrumentum laboriS•. In passa-
to. il documento di lavoro veniva inviato solo ai vescovi che, nel frattempo, era-
no stati eletti da ogni Conferenza come membri del prossimo Sinodo e a quanti
altri, per un titolo o un altro, erano tenuti a parteciparvi. Invece, in occasione
del Sinodo del 1983, si è deciso per la prima volta di pubblicare anche I'• ln-
strumentum laboris». Su questo documento, che è soltanto orientativo e nulla
più che uno strumento di lavoro, si baserà la discussione sinodale.
22 BOLLETTINO SALES/AN/) 1 LUGLIO 1983
La terza parte, « La Chiesa, mi-
nistera del/,a riconciliazione e del-
/,a penitenza», è di carattere so-
prattutto pastorale: « Dio ha af-
fidato a noi il ministero della ri-
conciliazione». La Chiesa esercita
anche in questo campo la sua tri-
plice missione: profetica, sacer-
dotale e regale. In una quindicina
di pagine - il cuore del documen-
to - viene raccolto l'insegnamen-
to della Chiesa sulle forme quo-
tidiane, tradizionali e moderne di
penitenza nella Chiesa; sulle ce-
lebrazioni penitenziali non sacra-
Jnentali; sul sacramento della pe-
nitenza.
Il documento si sofferma, quin-
di, sulla missione di servizio eser-
citata dalla Chiesa, con la testi-
monianza di vita riconciliata (sti-
le di vita ecclesiale, pace interna
diffusa nei rapporti esterni, aper-
tura verso gli altri) e con la pro-
mozione della riconciliazione nelle
diverse sfere della vita personale e
sociale. Questa parte offre lo
spunto per la discussione di solu-
zioni concrete e per mostrare an-
cora una volta come la vera con-
versione interiore porti un contri-
buto fondamentale al rinnova-
mento e alla riconciliazione nella
società e nel mondo.
Per ravvivare nella Chiesa lo
spirito di riconciliazione e di pe-
nitenza, è necessario anzitutto
un'educazione attraverso la cate-
chesi, che possa infondere il senso
profondo di questa dimensione
cristiana nella vita personale (sti-
le di vita semplice, onesta, opero-
sa), nella famiglia (perdono, pa-
zienza, temperanza, ecc.) e nella
società (rispetto della dignità del-
la persona umana, dei diritti degli
altri, ecc.). Questa catechesi non
può non tener conto dell'influsso
dei mezzi di comunicazione socia-
le e deve indicare forme concrete
di penitenza per l'uomo di oggi.
A farsi promotrici dello spirito
e della vita di riconciliazione e di
penitenza saranno le diverse com-
ponenti del Popolo di Dio: le co-
munità ecclesiali, le famiglie, i
gruppi e le associazioni, le comu-
nità religiose, le parrocchie, le dio-
cesi, i vescovi, i sacerdoti, ecc. Il
«documento di l.auoro» si conclu-
de indicando alcune piste di azio-
ne e di influenza per chi è ricon-
ciliato: nel campo dell'ecumeni-

3.3 Page 23

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Una «riunione di gruppo• al Sinodo 1980. Vi si può notare don Egidio Viganò.
snw, che richiede la purificazione
del cuore e l'adesione sempre più
fedele di tutti i cristiani a Cristo;
nella riconciliazione con i rwn
cristiani e i non credenti: nella
costruzwne del/,a pace e della giu-
stizia del mondo.
« Alla radice dei mali morali che
dividono e lacerano la società sta
il peccato», sottolinea Giovanni
Paolo II in una lettera inviata a
tutti i vescovi che prenderanno
parte al prossimo Sinodo. « Tutta
la vita umana si presenta quindi
come una lotta, spesso dramma-
tica, tra il bene e il male. Soltanto
se si toglie la radice dei mali, si
può raggiungere una valida ricon-
ciliazione. Perciò, la conversione a
Dio è insieme la miglior strada
per il duraturo rinnovamento del-
la società, giacché in ogni atto di
vera riconciliazione con Dio attra-
verso la penitenza è intrinseca-
mente presente, accanto alla di-
mensione personale, anche quella
sociale».
Fin dalla sua preparazione,
dunque, la stessa assemblea ge-
nerale del Sinodo dei vescovi ha
mirato a questa penetrazione del-
la Redenzione nell'azione della
Chiesa a beneficio della società
umana. In un campo centrale per
la religione cristiana, la Chiesa
cerca con il prossimo Sinodo di
adempiere meglio la sua missione
di portare la salvezza all'uomo,
nella consapevolezza cli recare così
il suo contributo al servizio del
mondo.
INTERVISTA di es
AL RETTOR MAGGIORE
Qual è il significato ecclesio-
logico di un «sinodo»?
Direi, innanzitutto, che è un
fatto salvifico nella vita della
Chiesa in genere. Ma aggiungo su-
bito che oggi, nella Chiesa catto-
lica, esso significa la messa in atto
di un importante rinnovamento
BOLLETTINO SALESIANO I W GUO 1983 23

3.4 Page 24

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COME SI SVOLGE IL SINODO
Qualche mese prima della data da Lui fissata per l'inizio, Il Papa procede
alle nomine più importanti: i Presidenti delegati (sinora son stati sempre tre);
uno o due Relatori, con il compito di presentare ai membri del Sinodo il tema
da trattare, sintetizzare il dibattito, ecc.; il Segretario speciale (possono essere
anche più di uno) per assistere il Relatore; gli aiutanti del Segretario speciale,
scelti tra persone particolarmente competenti del tema in discussione e nel nu-
mero che si riterrà più opportuno. Vengono infine designati i componenti del
Comitato incaricato di fornire alla pubblica opinione informazioni sullo svol-
gimento dell'Assemblea.
Il Sinodo si apre con una solenne concelebrazione presieduta dal Papa,
che pronuncia anche un'omelia. Al pomeriggio iniziano i lavori con un nuovo
discorso pontificio, con l'insediamento della Presidenza, con la relazione del
Segretario generale, ecc. Le riunioni plenarie o congregazioni generali hanno
ordinariamente luogo al mattino e al pomeriggio. Ogni riunione si svolge se-
condo uno schema ben definito, che prevede gli interventi dei Padri sinodali
secondo l'ordine di prenotazione. La discussione generale dura all'incirca una
settimana. Si passa a questo punto alla seconda fase: lo studio in gruppi lin-
guistici.
I .rapporti• dei gruppi linguistici - undici, con una ventina di componenti
ciascuno - vengono poi letti in aula e i Padri hanno la facoltà di chiedere
chiarimenti, di avanzare osservazioni. Se c'è bisogno, i gruppi linguistici o
•Circoli minori• si radunano di nuovo per un supplemento di lavori. Su tutto il
materiale - quello della discussione generale e quello dei •Circoli minori » -
il Sinodo concentra l'attenzione nelle sue ultime giornate: si tratta, per lo più, di
formulare in termini concisi le •Propositiones», ossia una serie di proposte,
che riassumono I diversi orientamenti emersi dal dibattito.
È il delicato momento delle votazioni. I Padri esprimono, con voto scritto, il
loro parere sui testi proposti, secondo la formula già usata nel Concilio: pla-
cet», «non placet», •placet iuxta modum» . Finora, nelle precedenti assemblee
generali, non si è giunti alla formulazione di un documento sinodale se non nel
1971 sui temi del sacerdozio e della giustizia nel mondo. Nelle successive as-
semblee ci si è limitati a qualche dichiarazione generica, lasciando poi al Papa
il compito di prendere visione del materiale elaborato dal Sinodo e in base ad
esso di redigere un documento. Così è awenuto per i temi concernenti l'evan-
gelizzazione, la catechesi, la famiglia.
ecclesiale voluto dal Vaticano II.
Il Sinodo, infatti, è un'espressione
e un esercizio della comunione e
della responsabilità dei rappre-
sentanti degli Episcopati di tutto
il mondo, ossia dei Vescovi con il
Papa, per approfondire collegial-
mente alcuni aspetti di interesse
universale che fanno problema
oggi nella vita dei credenti. A con-
clusione dei lavori sinodali, il Suc-
cessore di Pietro conferma e pro-
clama alcune linee concrete di
animazione spirituale e dottrinale
e di azione pastorale come rispo-
sta alle interpellanze dei tempi.
Lo stesso termine «Sinodo»,
che è una parola greca e che signi-
fica procedere «insieme sul cam-
mino», sta ad indicare lo sforzo
dei Pastori della Chiesa nel curare
oggi il loro servizio all'unità dei
credenti, partendo realisticamen-
te dalla considerazione attenta e
critica delle pluriformità culturali
e situazionali in cui i credenti vi-
vono.
24 BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO 19113
Lei ha partecipato anche ad
altri Sinodi. Pensa che il pros-
simo sarà «diverso» dagli al-
tri? In che cosa?
TI Santo Padre suole convocare
dieci Superiori Generali, sacerdo-
ti, perché partecipino attivamen-
te ai vari lavori del Sinodo; senza,
però, che essi abbiano diritto a
voto. L'Assemblea dei Superiori
Generali designa, per elezione,
una lista di candidati e il Papa
elegge. È la seconda volta che a
me tocca questa fortuna.
Il prossimo Sinodo, per quanto
riguarda la sua organizzazione e
funzionamento, penso non cambi
sostanzialmente dall'anteriore.
Certo, è diverso nel tema e, in
buona parte, anche nei membri
che lo comporranno; infatti ogni
Episcopato elegge i suoi rappre-
sentanti sinodali, non per dignità
o funzione, ma a seconda della
competenza personale circa l'ar-
gomento proposto dal Papa. Le
differenze nel tema e nelle per-
sone dei partecipanti comporte-
ranno sen'altro interessanti no-
vità.
Perché la scelta di questo
tema?
Alla conclusione dei lavori di
ogni Sinodo si chiede all'assem-
blea dei Padre di suggerire al
Papa alcuni temi per il Sinodo
susseguente. Tra gli argomenti
suggeriti dagli anteriori Padri si-
nodali, riscossero maggiori con-
sensi quello della Riconciliazione
e Penitenza, quello della Chiesa e
i giovani, e altri. Il Santo Padre
ha scelto il primo. Le ragioni della
scelta possono essere tante. Tra le
altre, c'è senza dubbio da consi-
derare che l'aspetto della Ricon-
ciliazione e Penitenza soffre una
grave crisi oggi nella vita dei fe-
deli; che un sottile materialismo
culturale ha indebolito pericolo-
samente, soprattutto in occiden-
te, il senso del peccato; che il
mondo oggi reclama ovunque, e
quasi disperatamente, giustizia e
pace; che nel magistero pastorale
di questo Papa occupano un posto
centrale il ricupero della grandez-
za cristiana dell'Uomo (enciclica
« Redemptor Hominis») e l'ine-
sauribile ricchezza della bontà e
della misericordia di Dio (encicli-
ca «Dives in misericordia»); ecc.
Penso che oltre a queste ed altre
possibili ragioni conviene aggiun-
gere l'intensa preghiera del Papa
e di tanti fedeli per una scelta di
tema fatta con l'assistenza dello
Spirito del Signore.
Cosa si intende per «Ricon-
ciliazione»?
Ecco la domanda principale:
bella e molto centrata. Innanzi-
tutto io metterei sempre insieme i
due termini del tema sinodale:
«riconciliazione» e «penitenza»;
quindi non direi semplicemente
«riconciliazione». Non si tratta di
spiegare dei concetti, ma di de-
scrivere un processo concreto di
vita nell'esistenza dei credenti.
Non basta, per rispondere, aprire
un dizionario anche teologico, e
trascrivere qui il significato dei
due termini. Bisogna pensare
piuttosto ad analizzare un dialogo
esistenziale tra Dio e l'uomo, tra
l'uomo e Dio, e tra gli uomini mu-
tuamente tra loro alla luce di una

3.5 Page 25

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fede cristiana genericamente vis- meglio e più diretta.mente ai gran-
suta.
di valori pastorali dell'amicizia
In tale processo c'è, innanzitut- con Dio, della pace con la Chiesa e
to, una «profezi,a di amicizia» o della civiltà dell'amore.
un messaggio di riconciliazione
che presenta la paternità e l'infi-
nita misericordia di Dio rivelata e
proclamata da Crist.o all'umanità.
In secondo luogo, la fede che
ascolta tale profezia scatena nel
cuore del credente la coscienza
delle sue relazioni di figlio, il
«senso del peccat,o» e la volontà
di conversione. C'è da notare che
con il termine «penitenza» non si
indica innanzitutto un tipo di
espiazione e di sofferenza, anche
se non lo esclude, bensl un cambio
interiore di mentalità ossia una
conversione a favore di un auten-
tico atteggiament.o di amicizia. E
in terzo luogo, siccome Iddio si è
incarnato in Gesù Crist.o e ci si
presenta come fratello nei volti
del prossimo, cosi il processo di ri-
conciliazione comporta una pro-
fonda « revisione di tutt,a l,a con-
vivenza ecdesi,ale e socwle» per
un nuovo genere di vita program-
mata e vissuta in pace con la co-
munità cristiana e con la propria
Come pensa che i giovani ca-
piscano la parola «riconcilia-
zione»?
Spero che i migliori intuiscano
la sua profondità cristiana e la
sappiano vincolare anche con un
pratico rinnovamento della cele-
brazione del «sacramento della ri-
conciliazione e penitenza». Don
Bosco dava straordinaria impor-
tanza, nella sua pedagogia, a que-
sto aspetto: è indispensabile per
la formazione di una robusta per-
sonalità cristiana.
Temo, però, che non pochi si la-
scino plagiare da pseudo-movi-
menti per la pace o da un senso
orizzontalista di riconciliazione
che, non essendo radicat.o nella
profezia della misericordia, neUa
coscienza del peccato e nella me-
diazione sacramentale della Chie-
sa, risulti effimero come certi at-
teggiamenti sociali di moda, che
appaiono, brillano e appassiscono.
società.
E qui si vedono aprire i vasti
orizzonti sociali della «civiltà del-
l'amore», della volontà di pace,
Don Bosco fu un « segno di
riconciliazione»? Se sl. in che
senso?
della ricerca della giustizia, come Si, certamente. L'ho già accen-
conseguenza logica ed esigente di
una vera riconciliazione e peni-
tenza.
nato or ora. Don Bosco fu non
solo un «segno», ma un «profeta»
e un «ministro»della riconciliazio-
Non già, però, attraverso la vio- ne, con la qualifica di straordina-
lenza e l'odio di classe, ma attra- rio «specialista» giovanile in que-
verso la «rivoluzione della cari-
tà», che è creatrice di pace. La
sto C8I!lpo. La sua pedagogia e la
sua azione past.orale, ossia il Si-
«riconciliazione», allora, ha una stema Preventivo, poggia appun-
sua originale prospettiva anche to, per i giovani cristiani, su due
sociale; essa costituisce il più pro-
fondo apporto della fede cristiana
dinamismi di esito: il Sacramento
dell'Eucaristia e il Sacramento
alla promozione dell'uomo, in della Riconciliazione. Non però
quanto «nuova creatura» e alla ri- come ritualismo di osservanza
costruzione della società come
immagine della Gerusale~e ce-
ma come maturazione della liber~
tà nell'amore (Eucaristia} e come
leste, in quanto città del dialogo e coscienza critica di nella verità
della convivenza fraterna.
liberatrice del Vangelo (Conver-
sione} .
. Che significa la partecipa-
zione del Rettor Maggiore dei
Salesiani al Sinodo?
~'amicizia con Dio, la giustifi-
cazione del cuore, la comunione
fraterna, il lievito di pace, la ricer-
Penso che possa essere consi- ca della giustizia, una società
derata un dono del Signore. Cosi umana impregnata d'amore, han-
la Fami&lia Salesiana potrà, at- no assoluto bisogno di Cristo. E
~raverso il Rettor Maggiore, che è Cristo si dà a ognuno soprattutt.o
11 suo centro di comunione e di nell'incontro personale dell'Eu-
animazione, venir sensibilizzata caristia e della Penitenza.
Esiste un impegno del cri-
stiano per la pace e la riconci-
liazione. Quale pensa che pos-
sa essere in tal senso l'impe-
gno della Famiglia Salesiana?
Si, esiste ed è fortemente esi-
gente: lo abbiamo già accennat.o.
La Chiesa nel mondo si presenta
(e precisamente attraverso la sua
sacramentalità eucaristica e di ri-
co~ciliazione} come il luogo privi-
leg:iat.o della comunione degli uo-
mini con Dio e tra di loro, con lo
scopo cli incominciare ad edificare
la pace nella giustizia, aiutando a
costruire la civiltà dell'amore.
La Chiesa intende collaborare
con gli uomini di buona volontà,
anche se non cristiani, in tutto ciò
che sia un apporto positivo per la
riconciliazione e la pace sociali. In
tale collaborazione, però, ci invita
ad agire con intelligenza critica
per non sentirci ingenuamente
plagiati o per non venir strumen-
talizzati al servizio di potenti in-
teressi di parte. Dunque: un con-
creto impegno di collaborazione e
di iniziative, evitando gli scogli
della strumentalizzazione.
In quanto all'impegno della Fa-
miglia Salesiana per 1a pace e la
riconcilia.zione, penso che i singoli
suoi membri debbono saper par-
tecipare in tal senso a sane e co-
raggiose iniziative di altri, nella
Chiesa locale o nella propria so-
cietà.
La Famiglia Salesiana, poi, in
quanto tale, dovrebbe soprattutto
rinnovare profondamente il suo
impegno nel rilancio cristiano del-
la «riconciliazione e penitenza»
cosi come verrà proclamato dal
Sinodo alla Chiesa universale.
Dovrà saperlo tradurre in pratica
specialmente nell'educazione del-
la gioventù, riattualizzando con
creatività e coraggio la prassi pe-
dagogica del Sistema Preventivo
di Don Bosco.
Dunque: la nostra parola d'im-
pegno è: conoscere, assumere e
tradurre in pratica, soprattutto a
favore della gioventù, gli orien-
tamenti e le direttive che ci ver-
ranno dal prossimo Sinodo dei
Vescovi.
Silvano Stracca
GiUBeppe Costa
BOUETTINO SALESIANO I LUGLIO 11183 25

3.6 Page 26

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II
giubileo di
una missione
ll missionario
don Antonio Alessi
Dopo cinquant'anni
oltre venUmila Indiani
con I loro sacerdoti
hanno celebrato
una data significativa.
Eccone la cronaca.
D al 26 al 28 novembre
1982 la diocesi di Tez-
pur, nell'India nord-est,
ha celebrato il cinquantesimo an-
niversario di fondazione.
È stato il primo campo di apo-
stolato di don Antonio Alessi,
giunto qui il 30 giugno 1931, pochi
giorni dopo la sua ordinazione sa-
cerdotale. Aveva appena compiu-
to 26 anni.
Il territorio affidatogli com-
prendeva un'area estesissima nel-
la vallata del Brahamaputra,
26 BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO f983
dove in precedenza vi aveva la-
vorato un altro grande apostolo
salesiano, don Piasecki, trasferito
in quei giorni a Dibrugarh.
- I cristiani, ricorda don Ales-
si, erano circa un migliaio, occu-
pati nei « giardini di tè» che rico-
privano la zona. Vivevano in pic-
coli villaggi, lontani gli uni dagli
altri, il che ci costringeva a per-
correre a piedi centinaia di chi-
lometri.
Proprio questa zona, alla fine di
gennaio di quest'anno 1983, in oc-
casione delle lezioni politiche, è
stata teatro di feroci massacri con
migliaia di morti tra le opposte
fazioni.
Durante quel primo anno di la-
voro, don Alessi aveva scelto la
cittadina di Tezpur come il luogo
più indicato per svolgere una va-
sta attività missionaria nella re-
gione affidata ai salesiani, pren-
dendo in affitto una casetta.
L'anno seguente, con don Luigi
Ravalico, ordinato il 2 aprile
1932, partivano entrambi da Gau-
hati e risalendo il Brahamaputra,
sbarcavano il 1° giugno nella cit-
tadina, a quel tempo roccaforte
dell'induismo, che sarebbe diven-
tata teatro delle loro eroiche im-
prese.
- Con don Luigi, racconta don
Alessi, dividemmo in diverse zone
il vasto territorio affidatoci, im-
pegnandoci in lunghi, massacranti
viaggi per rintracciare i pochi cri-
stiani sparsi nelle immense pian-
tagioni di e dare vita a nuove
comunità.
Questi viaggi si prolungavano
per 10-12 giorni: in battello, su
carri trainati da bufali, a dorso di
elefante, ma il più delle volte a
piedi, sotto un sole ardente che
raggiungeva i 60 gradi o tra vio-
lenti acquazzoni che durante la
stagione delle piogge trasforma-
vano la pianura in un immenso
acquitrino paludoso in cui affon-
davamo spesso fino al ginocchio.
Il nostro più grande tormento
erano le zanzare, apportatrici del-
la malaria, di cui tutti i missionari
di quel tempo hanno fatto espe-
rienza, e soprattutto le sanguisu-
ghe che provavano un gusto mat-
to a succhiare il nostro sangue.
La vita di estrema povertà, i sa-
crifici eroici dei due giovani mis-
sionari, diedero presto frutti co-
piosi, con migliaia di convertiti.

3.7 Page 27

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Ho avuto la gioia di partecipa-
re, con il grande missionario, alle
celebrazioni indette per ricordare
il cinquantenario di quella storica
data. Don Ravalico era tornato
alla casa del Padre il 17 dicembre
1967. Erano presenti alla solenne
commemorazione, con gli otto ve-
scovi della zona, il Pro-Nunzio
apostolico mons. Agostino Caccia-
villan, che volle percorrere in
auto, con don Alessi, il vasto ter-
ritorio che lui faceva a piedi.
Da ogni parte della diocesi con-
vennero 23.000 cattolici che si era-
no preparati alla celebrazione con
ore di adorazione nelle singole
parrocchie. Appartenenti a 12 tri-
bù diverse, giunsero indossando i
loro pittoreschi costumi, portan-
do, non solo una nota di folclore,
ma soprattutto l'entusiasmo di
una fede viva e di una pietà pro-
fonda.
L'attuale vescovo, mons. Ro-
bert Kerketta, nativo di Tezpur,
proviene da una di queste tribù,
gli Adibasi, antichi abitatori della
regione.
- La sua famiglia, ricorda don
Alessi, fu una delle prime che ebbi
la gioia di conquistare alla fede.
Di ritorno dalla Birmania, dive-
nuto ispettore, mandai il giovane
Kerketta, che intanto si era fatto
salesiano, a studiare al nostro ate-
neo della Crocetta, a Torino, e
ora, dopo essere stato per dieci
anni vescovo a Dibrugarh, eccolo
qui nella sua tena natale a lavo-
rare tra il suo popolo. Anche que-
sto un dono della Provvidenza che
mi ha recato immensa gioia.
Durante la Messa, concelebrata
dagli otto vescovi e da ottanta sa-
cerdoti nel vasto cortile di fronte
alla cattedrale, durata oltre due
ore, si accostarono nella totalità
alla Comunione.
Alla sera precedente avevano
partecipato alla grandiosa proces-
sione «aux flambeaux», svoltasi
attraverso le vie della città e lun-
go le sponde del maestoso fiume
che in questo punto raggiunge
quasi 10 km di larghezza. Durante
tutta la notte e dopo la celebra-
zione Eucaristica, si esibirono in
canti e danze, per esprimere la
gioia di essere stati liberati dal
terrore «degli spiriti malvagi», di-
ventando uomini autenticamente
liberi e figli di Dio.
27 BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO 1983

3.8 Page 28

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Manco a dirlo il re della festa fu
proprio lui, don Alessi, il prota-
gonista. Ho assistito a scene toc-
canti di vecchi cristiani che si in-
ginocchiavano a baciare quelle
mani che tante volte si erano le-
vate benedicenti sul loro capo.
Più volte ho visto i suoi occhi
riempirsi di lacrime, a stento trat-
tenute. Qualche giorno dopo mi
scriveva: «Domenica pomeriggio,
quando il Pro-Nunzio era a letto
con la febbre e tu sulla via del ri-
torno, ho incontrato di nuovo tan-
ti e tanti miei cristiani di cin-
quant'anni fa. Ho pianto più di
una volta! Il Signore è stato trop-
po buono con me! » (Lettera da
Bombay, 13 dicembre '82).
Penso sia stato veramente uno
dei giorni più belli della sua vita.
Toccava con mano la realtà della
promessa di Dio: «Chi semina nel
sacrificio raccoglie nella gioia»
(Ps. 125,5).
Commovente incontro
Tra i tanti episodi di quei gior-
ni, mi piace riportarne uno. Era-
vamo seduti, al termine della pri-
ma faticosa giornata di incontri,
mentre si snodava lungo il fiume
l'interminabile processione. A
stento ero riuscito a trattenerlo
con me, data la stanchezza e la
gamba da sempre dolorante.
- Lasciatemi andare, mi di-
ceva. Non ho mai mancato di par-
tecipare con i miei cristiani, a
queste manifestazioni di fede.
- Lo so, soltanto che avevi
cinquant'anni di meno, con le
gambe perfettamente efficienti e
ben allenate.
Ad un tratto ecco venire verso
di noi una suora indigena delle
«Missionarie di Maria Ausiliatri-
ce», fondate da mons. Stefano
Ferrando nel 1942 per l'apostolato
catechistico nei villaggi. Si ingi-
nocchia davanti a don Alessi e
dice:
- Padre, mi riconosci? Ti ri-
cordi di me?
- Assolutamente no!
- Eppure tu mi hai salvato
la vita, materialmente e moral-
mente.
- Dove? Quando?...
- Una notte, quasi cinquan-
t'anni fa, un uomo è venuto not-
tetempo a bussare alla tua porta,
dicendoti che giù alla stazione,
sotto un carro merci, c'erano tre
bambini che piangevano dispera-
tamente.
- Oh si, ricordo: erano stati
abbandonati dai loro genitori che
erano poi fuggiti, non avendo più
nulla per nutrirli...
- Tu sei subito corso sul luogo
e ci hai portati a casa tua.
- È vero: due femminucce,
una di cinque anni l'altra di pochi
28 BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO 1983
mesi e un maschietto di tre, quat-
tro anni che mi si attaccò alla sot-
tana continuando a piangere...
avevano tanto fame!
La più piccola l'ho presa in
braccio e arrivati a casa ho dato
loro da mangiare, quindi li ho por-
tati dalle suore perché avessero
cura di loro.
- Bene, padre: 1a bambina che
hai portato in braccio sono io. Poi
tu sei partito da Tezpur e noi sia-
mo cresciuti nella casa delle suore,
ma non abbiamo mai dimenticato
quello che hai fatto per noi in
quella notte. Mio fratello ce lo ri-
cordava spesso: ci hai salvato la
vita e ci hai assicurato un avve-
nire sereno e sicuro.
Mio fratello e mia sorella si
sono sposati e vivono felici con le
loro famiglie; io, come vedi, sono
entrata a far parte della famiglia
delle suore che mi hanno accolta
ancora piccina.
Suor Giuseppina volle baciare
quelle mani che l'avevano raccol-
ta ed esternare tutta la gioia e la
riconoscenza che provava in cuore
nel rivedere a tanti anni di distan-
za il suo salvatore.
- Mi sei stato padre, madre;
mi hai salvato la vita fisica e più
ancora mi hai dato la vita sopran-
naturale: tutto quello che sono,
dopo Dio, lo devo a te.
In una lettera che gli scriveva
pochi giorni dopo quell'incontro,
da Dibrugarh dove svolge un fe-
condo apostolato al «Saint Ma-
ry's School», così si esprimeva:
«Caro padre, non puoi imma-
gina,re /,a commozione e /,a gioia
di averti incontrato a Tezpur. lo
ho sempre pregato per te ogni
gionw, e non ho mai potuto di-
menticarti, caro padre.
Se io sono viva, se sono religio-
sa, lo devo a te. Sono sta,ta così fe-
lice di incontrarti a Tezpur: un
desiderio clu! da sempre ho por-
tato nel cuore. Non riesco a espri-
merti cosa ho provato nel vederti,
dopo un'attesa di tanti anni: una
gioia clu! mi accompagnerà per
tutntaSi/,ganovirtean...on poteva conceder-
mi una grazia più grande! Prega
per me, carissimo padre, e bene-
dici questa tua figlia clu! non ti
dimenticlu!rà mai. (Sr. Josephine)
Antonio M. Alessi

3.9 Page 29

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il cappello
a cilindro
non e' p1Iu'
di moda
Liberia
La Chiesa di Tappita
E mmanuel Mounier disse
una volta che «il bianco
americano disprezza il ne-
gro americano, il quale disprezza
l'americo-liberiano, che, a sua vol-
ta, disprezza il negro nativo della
Liberia». È una formula curiosa,
può sembrare tagliata con l'accet-
ta, ma è innegabilmente provvista
da una sua dose di verità. Almeno
per quanto riguarda la natura del
rapporto fra «americo-liberiano»
e «nativo della Liberia», essa è
passata attraverso una lunga ve-
rifica storica.
Per comprendere la «formula»
nella sua completezza, bisogna
aver presente la singolare vicenda
della Liberia, conoscere le origini
di questo paese, seguirne la vicen-
da nel corso dei decenni. Ebbene,
la storia della Liberia comincia
proprio negli Stati Uniti, dove un
ente filantropico come ce ne sono
tanti ancora oggi in quel grande
paese, si fece promotore, nel 1840,
di una operazione che voleva es-
sere umanitaria: rimpatriare nella
terra d'origine, cioè l'Africa, gli
schiavi neri liberati.
Alla singolare iniziativa aderi-
rono alcune migliaia di neri desi-
derosi di «tornare a casa» nella
speranza di dimenticare la spa-
ventosa esperienza della schiavi-
tù. Aspiravano inoltre a sottrarsi
al disprezzo dei bianchi america-
ni. In compenso, furono inseguiti
dal disprezzo dei neri rimasti ne-
gli Stati Uniti, che vedevano in
essi altrettanti transfughi inca-
paci di combattere nella nuova
patria la battaglia per l'emanci-
pazione della gente di colore.
I rimpatriati occuparono un
territorio sulle coste del golfo di
Guinea, regolarmente acquistato
dalla società filantropica, e vi co-
struirono poco a poco una città-
capitale, cui fu dato il nome di
Monrovia, in onore dell'allora
presidente americano Monroe, so-
stenitore appassionato dell'aboli-
zione della schiavitù. La Liberia
venne cosi a costituire un caso
presso ché unico nel suo genere,
poiché fu la prima repubblica in-
dipendente dell'Africa, con un se-
colo di anticipo sulle molte che
oggi compongono il variegato pa-
norama africano. L'indipendenza
non volle dire, tuttavia, rottura
dei legami con gli Stati Uniti, ed
anzi per molto tempo il territorio
fu considerato una specie di di-
pendenza africana degli USA.
In realtà, a fare le spese di tut-
ta l'operazione furono le popola-
zioni locali. Su di esse si impose la
denominazione di una minoranza
di neri - gli «a.merico-liberiani»,
appunto - le cui caratteristiche
giustificano la convinzione di chi
ritiene che si possa parlare di «co-
lonialismo africano,,. I nuovi ve-
nuti guardarono con disprezzo -
ecco l'ultima parte della «formu-
la» di Mounier - i nativi. Ma
non si limitarono a questo. Li
sfruttarono largamente per accre-
scere i loro privilegi e incremen-
tare la ricchezza di cui erano avi-
di. Chiusi in una ristretta cerchia,
gli americo-liberiani - sia quelli
di prima immigrazione che i loro
discendenti - sono sempre stati
molto attenti a impedire immis-
sioni nel loro gruppo di elementi
nativi.
Non era solo la foggia dei loro
abiti o i modi di vita appresi negli
Stati Uniti che distinguevano gli
ex schiavi dal resto della popola-
zione, né era solo l'architettura di
Monrovia a fare di questa città
quasi un pezzetto di «profondo
Sud» americano trapiantato in
Africa. Era soprattutto il rappor-
to instaurato fra americano-libe-
riani e nativi a ricordare l'Ame-
rica dello zio Tom, con gli ex
schiavi collocati in qui al posto
dei bianchi. Insomma, un rappor-
to fra dominati e dominatori. Lo
sfruttamento dei primi ad opera
dei secondi, spinse i nuovi arrivati
in uno stato di pressoché totale
29 BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO 19113

3.10 Page 30

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inerzia, favorita anche da un sem-
pre più comodo abbandono al-
1'aiuto economico fornito dagli
Stati Uniti. Questi, in cambio, ot-
tenevano lo sfruttamento delle lo-
cali piantagioni di caucciù, che
ancora oggi forniscono la materia
prima per costruire i pneumatici
di milioni di automobili.
Il primo soprassalto dopo de-
cenni di stagnazione, lo si avverti
nel 1944, con l'arrivo alla presi-
denza dello «zio Shad», come ve-
niva familiarmente chiamato Wil-
liam Vacanarat Shadrach Tub-
man. Costui sarebbe rimasto in
carica per ben 27 anni, puntual-
mente rieletto con elezioni-farsa
ad ogni scadenza del mandato. In
realtà tenne le redini del paese
La Scuola Salesiana di Monrovia.
Jl laboratorio di falegnameria.
tro non intaccarono i privilegi nè
e~arono la dilagante corru-
zione.
A suo modo Tubman era una fi-
gura popolare. La mania di indos-
sare il frak con decorazioni e cap-
pello a cilindro - che, ovviamen-
te, con l'Africa c'entravano come i
cavoli a merenda - ne aveva fat-
to un personaggio noto anche fuo-
ri del Continente. Anzi, sul cap-
pello a cilindro - che gli americo-
liberiani portavano a loro volta
per imitare il presidente - era
nata una malevola, ma non del
tutto infondata (almeno simboli-
camente) interpretazione, in rife-
rimento alle molte ruberie di cui il
paese soffriva: nell'alto e spazioso
copricapo, insomma, si potevano
nascondere molte cose di illecita
provenienza...
A Tubman, nel 1971, successe
William Tolbert. Questi si trovò a
gestire una situazione che era mu-
tata col mutare dei tempi. I «na-
tivi» non si rassegnavano alla loro
condizione di inferiorità e di mi-
seria. Purtroppo la miseria per-
mane tuttora. Il paese soffre di un
alto indice di mortalità infantile,
l'analfabetismo è pressoché totale
nelle campagne: solo 1'11 per cen-
to dei ragazzi in età scolare fre-
quenta corsi d'istruzione. Ed è,
questo, un dato aggravato dal fat-
come un autentico dittatore, fino
alla sua morte, avvenuta nel 1971.
Di questo potere personale, tut-
tavia, 'Tubman si avvalse anche
per sforzarsi di superare l'ormai
storica divisione fra americo-li-
beriani delle città e gli indigeni
costretti a vivere in asroluta po-
vertà nell'entroterra. Il suo ten-
tativo trovò forte resistenza nei
gruppi più conservatori. Tubman
fu allora costretto ad usare le ma-
niere forti, obbligando i riottosi
americo-liberiani - preoccupati
di perdere i loro privilegi - ad ac-
cettare le misure dirette a inte-
grare almeno una parte degli abo-
rigeni nella società liberiana. Tub-
man deteneva sufficiente potere
per imporre le riforme, che peral-
30 • BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO 1983
I SALESIANI IN LIBERIA
I primi due salesiani in Liberia e precisamente a Monrovia sono giunti
nell'agosto del 1979. Essi presero subito possesso di una grande parroc-
chia e aprirono una grande scuola professionale, la Arthur Barclay Tech-
nical lnstitute. Il 23 ottobre del 1982 i Salesiani accettarono la responsabi-
lità di una stazione missionaria a Tappita a circa trecento chilometri dalla
capitale; qui, fra le altre cose, essi amministrano una parrocchia ed una
scuola.
A Monrovia esiste un gruppo molto attivo di Giovani Cooperatori che
animano un club giovanile assieme alle attività sportive della parrocchia.
Ci sono buone prospettive vocazionali.
Fra le difficoltà del lavoro missionario salesiano In questo Paese sono
da sottolineare quelle climatiche e quelle economiche. L'Istituto Tecnico di
Monrovia infatti per vivere ha bisogno di molti capitali.
L'Opera salesiana in Liberia è molto apprezzata. Basta dire che la
scuola professionale di Monrovia viene considerata la migliore di tutta l'A-
frica dell'Est. Nel quadro generale del Progetto Africa essa è stata affidata
all 'lspettoria inglese.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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a corso per segretarie a M.onrovia.
colpo di Stato, il primo in Liberia
(e il 47.mo in Africa dal 1960). Lo
scopo dichiarato della rivolta:
mettere fine alla corruzione e allo
strapotere dei privilegiati. Duran-
te la lotta, rimase ucciso lo stesso
Tolbert. Dopo un primo momento
di incertezza, che lasciò pensare
all'affermarsi di un atteggiamento
filosovietico, i nuovi governanti si
sono orientati verso la ripresa del-
la collaborazione con gli Stati
Uniti.
La Liberia è un paese che offre
grandi prospettive di sviluppo al-
)'azione missionaria. I cattolici
sono una nettissima minoranza,
ma con l'aiuto di missionari pos-
sono contribuire a migliorare le
sorti della parte più provata della
to che il 50 per cento della popo-
lazione della Liberia ha meno di
19 anni d'età. Anche la situazione
economica non è mai stata soddi-
sfacente, salvo che per pochi
gruppi privilegiati. Le piantagioni
di caucciù sono in mano alle com-
pagnie multinazionali, le 235 va-
rietà di legname pregiato di cui il
paese dispone non sono adegua-
tamente utilizzate. La marina
mercantile è una delle più nume-
rose e note del mondo, ma è libe-
riana solo il nome, perché le in-
numerevoli navi che battono ban-
diera liberiana sono si iscritte in
registri marittimi del Paese, ma
solo allo scopo di usufruire delle
forti esenzioni fiscali concesse dal
governo. In realtà le navi appar-
tengono pressoché tutte ad ar-
matori stranieri.
Quanto alla condizione di infe-
riorità, i nativi finirono per av-
viarsi sulla via della ribellione.
Sotto la presidenza Tolbert ci fu-
rono violenti disordini, con feroci
repressioni. Gli oppositori furono
braccati e sulla loro testa fu posta
una taglia, alla moda del Far
West: duemila dollari a chi li
avesse catturati, vivi o morti. La
ribellione esplose nel 1980 quando
un sergente di 28 anni, Sa.muel K.
Doe, della tribù Krahn (una delle
16 presenti nel paese) attuò un
Si insegna a misurare i terreni.
Ragazzini a Tappìta.
popolazione. Il clima, dominato
da un altissimo grado di umidità,
non è certo invitante e rende fa-
ticosa la vita a chi non sia nato e
cresciuto nel paese. È un elemen-
to che rende estremamente dura
la permanenza qui dei missionari
europei. Ma il clero locale è ridot-
to a pochissimi sacerdoti e perciò i
vescovi liberiani si raccomandano
alle altre chiese perché invii.no sul
posto missionari e li provvedano
dei mezzi necessari ad aiutare so-
prattutto i giovani. Sono loro che
hanno bisogno di scuole tecniche e
professionali per potersi inserire
nell'attività produttiva, dare im-
pulso al processo di sviluppo, e
migliorare le condizioni di vita.
Gaetano Nanetti
31 BOLLETTINO SALES/,INO I LUGLIO 1983

4.2 Page 32

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* SILVANO GIANDUZZO
(a cura di)
SketchH 2• ed., 1982 - L
7.000
Teatro più, 2• ed. - L. 8.000
Quiz, 1• ed., 1982 - L. 8.000
Obiettivo teatro, 1983 - L
7.000
Farse, 1983 - L 8.000
OBETTIVOTEATRO
~-
o Ecco una serie di
volumi che raccolçiono sket-
ches, quiz, farse ècc... Li ha
raccolti il Sig. Silvano Gian-
duzzo un Salesiano coadiu-
tore che all'amore verso I
giovani unisce anche quello
verso Il teatro.
Si tratta di lavori semplici e
molto utili in diverse circo-
stanze.
SI possono richiedere alla
LIBRERIA EDITRICE SALE-
SIANA • Via Marsala, 40 -
00185 ROMA.
AA.VV., La direzione spfrf.
tuate nella Famiglia SalHfa-
na, Ed. SDB, Roma 1983, pp.
397
Con questo titolo sono
usciti gli Atti della decima
settimana di spiritualità della
Famiglia Salesiana che -
come ricorderanno molti no-
stri lettori - sì è svolta a
Roma dal 23 al 29 gennaio
1983.
Il volume - arricchito da
numerose foto - è stato
pubblicato in edizione e>etra-
commerciale dalla Casa Ge-
neralizia di via della Pisana debitamente presentate da
alla quale va pure richiesto. don Giovanni Raineri, Con-
Esso raccoglie tutte le rela- sigliere generale per la Fa-
zioni svolte nella Settimana, miglia Salesiana.
IN CAMMINO VERSO L'UNITÀ
«PERCHÉ IL MONDO CREDA•
Il battesimo, riflessioni lnterconfess1onaII del gruppo mi-
sto di studio per una catechesi ecumenica (1982. L
4.800): La Bibbia, la sua autorità e interpretazione nel
movimento ecumenico (1982. L 5.800); La Tradizione e
le tradizioni nella vita della Chiesa {1983. L. 14.000)
sono tre tiloh della sezione STUDI - rispettivamente il n
3.4.5 - della collana Verso /'Unità de, cr,st,ani che
l'LOC pubblica insieme all'editrice Claud1ana d1Tonno.
È doveroso conoscere e far conoscere queste quali-
ficate pubbhcaz1on1 con cui s1 aiuta lo sviluppo d1 una
delle d1mensIonI fondamentali dell'essere cristiani 0991,
come ha messo In evidenza Il Concilio Ecumenico Vati-
cano Il. l'ecumenttmo.
La collana raccoglie Testi e Studi «presentando al
pubblico italiano , più importanti documenti. studi e testi
di accordo, elaborati a livello mternaz1onale nell"ambito
del movimento volto a nstab1hre la piena comunione tra
tutte le Chiese. La collana è curata dal gruppo misto
1tahano d1 lavoro teologico. sorto nell'ambito del Segre-
tariato d1 Atttv1tà Ecumeniche (SAE) e composto d1 stu-
diosi e teologi evangelici e cattolici
I tre titoli cu, s1 fa riferimento affrontano tematiche es-
sen7iall con aporocc, diversi.
RASSEGNA RIVISTE SALESIANE
* Ricerche Storiche Salesiane
Per glt appass1onatI d1 storia religiosa e civile e uscito
il semestrale dell'Istituto Storico Salesiano
li fascicolo di questo semestre {Anno Il - N 1[21) pre-
senta uno studio di Francesco Motto su « La figura del
superiore salesiano nelle cost1tuz1on1 della Società d1 S
Francesco di Sales mentre Borrego Jesùs cI offre un de•
lizloso scritto Inedito «Da Genova a Buenos Ayres. Iti-
nerario de los m1sioneros salesianos por don Domingo
Tomat1s .
Altrt scrttti di questo numero sono rappresentata da
uno studio di Alberd1 Ramòn sulla vocazione del coope-
ratore salesiano nell'antica letteratura salesiana spagno-
la. uno studio di Lenti Arthur sul v1agg10 di don Paolo Al-
bera 1n Sic1ha, Malta e Calabria nel 1914 ed uno studio d1
Valentini Eugenio su «Don Bosco e Annibale StrambI0.
Di particolare interesse documentaristico è il reper-
torio bibliografico salesiano preparato da Natale Cerra-
to.
* C Jteçhql
Il numero estivo (agosto-settembre 1983) comprende
uno studio sugli «Orientamenti per la catechesi dei ft.
danzati• ed un altro sulle «lnd1caz1oni per la catechesi
mariana alle varie età•.
Catechesi-Diagroupl Hc 22 In collegamento con 11
Catechismo dei Ragazzi e con Il testo Progetto uomo.
questo fascicolo dedica 24 dIapos1hve e libretto al tema
«Vivere è donare•: una riflessione umana e cristiana sul-
l'esperienza del donare.
* Dimensioni
Il numero estivo dell'apprezzata rivista per giovani ri-
porta tutto un dossier su «Giovani e rock. mentre non
manca d1 presentare come al sohto alcuni rilevanll pro-
blemi sociali. Questo mese sono di turno i problemi del-
l'occupazione, della corruzione e del chentehsmo
Ancora sul versante giovani s, presentano 11 volon-
tariato• e «l'indifferenza verso la droga,.
Per Il Battesimo, curato da S Capnle, I·Interesse è rt·
volto ad una possibile catechesi ecumenica sul sacra-
mento. partendo dalla lettura d1 un questionano d1stnbu1-
to a cattohc1 ed evangehc1. passando all'esame del mes-
saggio neotestamentario lino a considerare esempi d1
scelte pastorali della Chiesa protestante ortodossa e
cattolica con un comoend10 det testi
La Bibbia, curato da E Flessman van Leer e per l'e-
dizione italiana da A Bertalot e I Gargano, riporta 11 do-
cumento di Fede e Costituzione del Consiglio Ecume-
nico delle Chiese d1 Ginevra la B1bb1a riveste un'impor-
tanza particolare per l'ecumenismo dal momento che è
un forte fattore unificante per tutti I cristiani . unica fonte
d i conoscenza riouardo la rivelazione in Gesù Cristo.
La tradizione e le tradizioni, A Rom1ta presenta la
•Stona di un dialogo ecumenico tra teorogt onentah e
occidentali• , riportando le vane fasi e le riflessioni che
con rigore insieme sono maturate
Il Concilio, soprattutto nello specltico documento per
l'unità dei cnstIarn, Unitatis Redintegrat,o, ma in tutti 1
suoi documenti, richiama alla d1mens1one ecumenica
della vita dì fede del cristiano, del cattolico: anche lo stu-
dio ci può aiutare Questi test,. inoltre, richiamano 11 ri-
cordo di quanti, spesso tra d1tf1coltà e 1ncomprensIoni,
hanno avviato e ancora oggi mantengono vivo il movi-
mento ecumenico perché le chiese cristiane camminino
verso l'unità un segno per tutta l'umanità.
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno nch,esu
alle Ed1tr1c,
o contrassegno (spese d1 spedlz,one a carico del ri-
c h iedente).
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(sped1Z1one a carico dell'Edllnce)
US: LltJrer,a Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1
00139 Roma Ccp 57 49 20 01
LDC: L1tJrer1a Dottrina Cristiana 10096 Leumann (TO). Ccp
8128.
SEI: Società Ed,mce lnternaz,onale - Corso Regina Margherita
176. 10 1s2 Torino Ccp 20 41 07
32 SOi.LETTiNO SALESIANO I LUGLIO IS83

4.3 Page 33

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ricco di cuore, ma anche di mente, ha
diffuso Intorno a tanto calore uma-
no, calore di bontà e di amore che
sono Il frutto della Missione Sacerdo-
tale in cui credeva e per la quale agiva.
MARRO Sac. ERMINIO t Forn a 75
anni
Era nato a Cervinara (AV) Il 30 no-
vembre 1908. Conobbe presto la Casa
di Don Bosco dove volle rimanere per
consacrarsi al bene della gioventù. Per
molti anni spese le sue energie come
t FATO Sac, MICHELE Salesiano L'A·
qulla a 76 anni
Due sono gli aspetti più nolevoli del-
la sua personalilà di uomo e di salesia·
no: una grande carica umana e la
•passione» per la scuola Famlllarlz-
zava subito con quanti avvicinava, pic-
coli e grandi. Le famiglie dei suol exal-
lievl e questl stessi lo ricordano cosi·
cordiale, affettuoso, con la battuta sim-
patica sempre sulle labbra. Amava le
amicizie e sapeva coltivarle. Lo testi-
monia il vasto cordoglio che ha susci-
tato la sua morte. L'altra nota emer-
gente è la passione per l'insegnamen•
to: una nota tutta salesiana. Cominciò
giovanissimo, già nel periodo del tìro-
clnio, tanto da essere festeggiato con
un riconoscimento di merito dalla Fe-
derazione degli Istituti di Attività Edu-
cativa (FlDAE) per I suoi 50 anni di in-
segnamento, di cui 29 vissuti a Mace-
rata. Lasciata nel 1978 la scuola, non
si considerò mal in questo un pensio-
nato. Continuò a far ripetizioni, ogni·
qualvolta gll si offriva o trovava l'oc-
animatore spirituale del ragazzi negli
Istituti e nell'Oratorio come assistente
e Direttore. Ovunque ha lasciato un ot•
timo ricordo di sé: a Gualdo Tedino, a
Terni, ad Amelia, a Lugo, a Ortona,
nelle Repubblica di San Marino, a Forn
e a Faenza. Amò profondamente la sua
vocazione e pregò sempre, perché
molti giovani rispondessero genero-
samente alla chiamata divina. Si distin-
se nello spirito di preghiera, nella de-
vozione al S. Cuore e a Maria Ausilia-
trice. Dì animo buono e semplice, si In-
tratteneva volent.ieri a parlare con tutti,
giovani e adulti, trasmettendo la sere-
nità e il senso di Dio, di cui era ricchis-
simo. Spese gli ultimi anni della sua
vita quale cappellano dl una comunità
religiosa e curando la Segreteria della
Scuola salesiana di Faenza. Confratelli
e giovani lo ncordano con affetto e
ammirazione: I suol exalllevo con tanto
rimpianto.
casione. La cattedra, per lui, fu un pul- FRASCtSCO Cav. FRANCESCO t No-
pito e un altare. Accanto alla cultura vera a 93 anni
classica, non mancava l'insegnamento Presidente dlocesano dell'A.C., Ter-
di vita cristiana. La sua liturgia di vita ziarlo francescano, Presidente Exallie-
l'ha celebrata nell'aula di scuola o di vi di Don Bosco e Cooperatore Sale-
studio. Gli allievi erano veramente «i siano Sempre assiduo agli incontri
suol». LI seguiva sempre: scuola e do- mensili e agli annuali Esercizi Spirituali
poscuola, sotto ogni aspetto. Il rappor- che sapeva animare sostenendo Il can-
to docente-allievo sbocciava, quasi to con una voce robusta e sonora. Pa-
sempre, in un rapporto di amicizia. dre del Domenicano Reginaldo Frasci-
sco, Fu lutto di Dio, Ultimamente nella
BERTELLOTTI Sac. MANFREDO Sa- Casa d i Riposo si tenne costantemente
lesiano t Pietrasanta (Lucca} a 74 anni unito al Signore con lettura dl opere
Era nato a Stazzema (Lucca}: dive- ascetiche e di spiritualità. SI spense
nuto Salesiano e Sacerdote a Torino, come tenue fiammella cui viene meno
spesa la sua vita facendo scuola per l'olio, dando l'ultimo guizzo quaggiù
oltre 40 anni In diversi nostri Istituti: Li- per Immergersi nell'eterno splendore
vorno, Borgo San Lorenzo, Collesal- di Dio.
vetti, La Spezia. SI guadagnò la stima e
l'affetto di molti allievi. Dal '40 al ' 46 fu MARIA ROSA CAZZOLA Ved. STRA•
Cappellano MIiitare, e partecipò con Il MAGLIA Cooperatrice t Chiavari a 90
grado di Tenente all'ultima guerra anni
mondiale. Vivace, generoso, interes- Cooperatrice e assidua lettrice e so-
sato a tutti, specie ai giovani, si moslrò stenitrice del Bollettino Salesiano. So-
ottimo figlio di Don Bosco. Un sacer- rella di tre Sacerdoti Salesiani defunti,
dote esemplare, sostenuto da una fede e di don Giovanni Delegato Exallievi di
veramente profonda: ha messo al ser- Alassio. Insignita di Diploma di Bene-
vizio del suo sacerdozio seiesianemen-- merenza di 1• classe e Medaglia d'Oro,
te vissuto con fedeltà e generosa de-- per quarant'anni di buon serv,z,o nelle
dizione le tante risorse e qualità che pubbliche scuole elementari Fede
possedeva. Una vita la sua, fatta di la- profonda e bontà operosa illumina-
voro assiduo, intenso, umile: un sale- rono la sua lunga vita tutta dedita alla
siano In • maniche di camicia. come famiglia, alla scuola e alla preghiera,
voleva Don Bosco. Don Manfredo era con la presenza Immancabile alla S.
Messa quotidiana. con cui alimentava
la sua sincera devozione Eucaristica,
MARCOLLI CESAR.E Cooperatore t Vi-
gevano (PV} a 80 anni
Nato a Cassolnovo, consolidò I suol
studi presso I Salesiani di Borgoma-
nero e di Novara, dai quali attinse lo
sllle di vita ed Imparò ad amare S. Gio-
vanni Bosco. Visse serenamente,
come pure serenamente concluse la
sua esls1enza terrena, Fu amato da
quanti lo conobbero: a loro rimane una
grande eredità: il bene e l'amore che
caratterizzarono la sua vita.
BALLAURI Sac. FRANCESCO Exatll•
•o t Dogllanl a 78 anni
Iniziati gll studi presso l'lstltulo Sa-
lesiano S. FIiippo Neri • di Lanzo To-
rinese si formò alla scuola di un santo
sacerdote, don Giuseppe Bistoltl, di
cui il defunto ricordava ancora l'esem-
pio, I consigli, gl'insegnamentl e la pa-
lerna bontà. DI quel periodo
1906/1910 rammentava, con gioia e
con vanto, la fortuna di essersi confes-
sato dal Beato Michele Rua, primo
successore di Don Bosco. Non poten-
do realizzar!! la sua vocazione missio-
naria continuò e terminò gli studi ec-
clesiastici nel Seminario di Mondovl
dove venne ordinato sacerdote nel
' 921. Fu poi vice-curato a Lesegno,
vice-rettore del seminarlo vescovile
fino al t926, anno In cui fu destinato a
Doglianl Castello come sostituto del
compianto don Rolfi. Se si volessero
condensare I suol 61 anni di mlnistero
sacerdotale si potrebbe dire, senza
paura di smentita, che la sua vita è sta-
ta presenza umile e generosa, la sua
altività un servizio ed una dedizione
piena e completa nell'esercizio della
sua funzione di Guida e di Padre per
tanti giovani che educò ed awlò nella
via del bene ed alcuni nella 111a del sa-
cerdozio dal 1940 al 1980 p,esso l'lsb•
tuto • Buon Conslgllo•. La passione
per le anime lo portavano a quel con-
tatto costante, continuo, disinteressato
con I fedeli attraverso Il ministero della
confessione e dell'Istruzione religiosa.
Aveva una speciale cura per le voca-
zioni rellgiose e sacerdotali verso le
quali profuse lo zelo e le sue qualltà di
exallievo salesiano: un buon numero di
giovani, attualmente In diocesi ed In di·
versi Istituti religiosi raggiunsero Il sa-
cerdozio.
NADALI lng, CARLO Exalllevo t La
Spezia
Insegnante di elettronica In un lst1-
1Ulo Statale e nostro ospite. Da Torino
al Cairo, da Bari a La Spezia, visse
come un vero salesiano a pieno titolo:
ne aveva le doti e la totale dlsponlbllltà.
Era talmente dotato dello spirito sale-
siano che per noi era una sicurezza
averlo In mezzo al giovani per I quali
non sl risparmiava In qualunque man-
sione gli fosse affidata, Le associazioni
del Cooperatori, Exalllevl, Clan 2000,
Amici di S. Domenico Savio, furono da
lui sostenute e sviluppate con vero in-
teresse e spirito di sacrificio. I giovani
gli volevano bene e I confratelli erano
felici di averlo non solo come collabo-
ratore, ma anche come amico e fedele
compagno: di lul potevamo disporre
con piena fiducia. Un banale Incidente,
una caduta, alcuni giorni di coma e la
lìne. Noi ricorderemo sempre l'Inge-
gnere Nadali con vero affetto fraterno
e pregheremo per lul. Voglia Il Cielo
che altri exalllevi e cooperatori animati
dal suo spirito, vengano ad arricchire
la Famiglia Salesiana.
PATERA doti. FORTUNATO Exalllevo
t Roma a 70 anni
Exalllevo di Don Bosco, frequentò Il
corso ginnasiale presso l'Istituto Sa-
lesiano di Caserta e Il Liceo classico di
Villa Sora. Ebbe come maestri, tra gli
altri, don Chiari e don De Bonis. Con-
sigliere dell'Unione di VIiia Sora si è
sempre dimostrato assiduo alle attività
dell'Associazione Benemerito verso la
Confederazione Mondiale per la sua
accogliente e generosa disponibilità,
ha partecipato negli Ultimi anni al Con-
gressi Internazionali di Hong-Kong nel
1976 e Panama nel 1979, riportando-
ne, ogni volta, una canoa di entusiasti-
ca amicizia e riccheua di esperienza,
Nella vita professionale ha svolto la
sua competente e Integerrima attlvltà,
nel difficile compito di giudice presso Il
Tribunale di Roma, la Corte d 'Appello
di L'Aquila e, Infine, come Presidente
del Tribunale di Velletri dal 1967 al
1973. Trasferito a Roma come Consi-
gliere di Cassazione. ha operato fino a l
1977 anno in cui, per la malattia che lo
aveva colpito, lasciava Il servizio. Ap-
prezzato per la sua onestà, riservatez-
za e Imparzialità, riservato e delicato
nei suol sentimenti, è stato un esempio
dl fedeltà a Don Bosco alla cui scuola
ha fatto costante orlMtamento di vita
A quanti hanno chiesto 1nformaz1on,, annunc,amo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede on ROMA, r1cono-
sc1uta giuridicamente con D P del 2-9-1971 n 959 e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede 1n TOR INO, avente perso-
nahta g ,und,ca per Decreto 13-1- 1924 n 22. possono legalmenle r,.
cevere Legatr ed Eredità
Formule vahde sono
- se s, tratta d 'un legato , ,lasc,o alla Direzione Generale Opere
Oon Bosco con sede m Roma (oppure a11·1sr,1uto Salesiano pe1 re
missioni con sede in Tonno) a 111010 do legato la somma do lore
(oppure) l'immobile sìto on.. per 911 scopopersegu,t, dall' Ente. e parto-
colarmen 1e d, assistenza e beneficenza. do 1struz1one e educazione, di
cullo e do rel191one,
- se so iratta invece di nominare eredo di ogn , sostanza l' uno o
I altro de, due Enti su ond,cat,
, annullo ogni m,a precedente d1spos1z1one 1estamen1aroa Nomi-
no m,o erede universale la Direzione Generale Opere Oon Bosco con
sede 1n Roma (oppure I lst1tufo Salesiano per le M1ss1oni con sede In
Toflno) lasciando ad esso quanto mo appartiene a quals,asl titolo, per
gh scopo persegu,t, dall'Ente, e particolarmente d, assistenza e bene-
1,cenza, di ostruzione e educazione. do culto e di rellgoone•
(luogo e data)
(f,rma per disteso)
33 BOLLETTINO SALESIANO I l.UGLIO 1983

4.4 Page 34

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«SUO MARITO t: IN FIN DI VITA...•
Ml RACCOMANDAI A LEI
«Porti via questo bimbo e... preghi...
suo marito è in fin di vita,.. Queste le
tremende parole che pronunciò il car-
diologo dopo aver visitato mio marito
colpito da infarto. Dopo l'immediato ri-
covero, corsi a lasciare il piccolo e a
cercare una reliquia dai salesiani. Non
trovai alcun sacerdote! «Lei". però,
l'Auslllatrlce era là nella bella chiesina
che ogni domenica ci aveva visti riuniti
tutti della famiglia, per la S. Messa. Mi
raccomandai a Lei. Dopo tante cure
mio marito è guarito. Da un recentis-
simo, ennesimo elettrocardiogramma
non si rileva più alcuna traccia del tra-
scorso guaio. A lui è tornata la vitalità
di un tempo, a tutta la famiglia la pace
di sempre.
Venere Casella, Riposto (CT)
UNA BRUTTA FRATTURA
CADENDO DALLE SCALE
Vi prego di pubblicare una grazia
che la Vergine Auslllatrlce con l'inter-
cessione particolare di mons. Vincen-
zo Cimatti mi concesse poco più di tre
anni fa. Candendo da una scala, mi
fratturai completamente la gamba de-
stra, per cui fu necessaria una gravis-
sima operazione. Non ebbi alcune
complicazione e con grande meravi-
glia di tutti i medici, dopo quattro mesi
di ingessatura. potei iniziare a cam-
minare. Da tempo sono tornata nor-
male, tanto che nessuno si accorse di
quanto mi è accaduto.
Giovanna Camerini, Faenza
INVESTE LA MADRE CON LA VESPA
Erano le 17 del 17 maggio 1982, sta-
vo provando ad andare in vespa ed es-
sendo soltanto la seconda volta, non
ero molto pratica. così lascia brusca-
mente la frizione e la vespa parti ad
una velocità pazzesca andando a fer-
marsi contro mia madre che, in quello
stesso momento, stava aprendo il can-
cello. All'inizio non sembrava una cosa
grave, ma poi ci rendemmo conto che
mia madre aveva due profondi tagli
alle gambe. All'ospedale i dottori non
ci nascosero la gravità del male e il ri-
schio dell'amputazione della gamba
destra. Nello stato in cui mi trovavo in
quel momento per il senso di colpa che
provavo, pregai e invocai disperata-
mente Maria Ausiliatrice, perché la mia
mamma guarisse e senza l'amputazio-
ne. Dopo una settimana di incubo per
me, i medici sciolsero la prognosi e
34 • 8OU..ETTINO SALESIANO I LUGLIO 191/;l
mia madre fu dichiarata guaribile in 30
giorni senza far ricorso all'amputazio-
ne. lo ringrazio la Madonna con tutto il
cuore per la grazia ricevuta e chiedo
un po' di fortuna e di felicità.
C. M.. Rosignano
LA FORZA DI RIPRENDERSI
Ringrazio Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco e S. Domenico Savio che
mi hanno dato la forza di riprendermi.
A giugno ero stata colpita per strada
da un collasso che mi aveva ridotto in
condizioni bruttissime. Sono rimasta
tre mesi senza poter uscire di casa.
malessere e depressione non mi la-
sciavano, non potevo neanche cam-
minare e dovevo accudire e pensare a
tutto essendo sola con due bambine.
Ero anche senza lavoro, trovavo mo-
menti di disperazione, mi sembrava di
non farcela e che tutto fosse finito. Mi
stringevo l'immagine di Maria Ausilia-
trice e con tutte le forze che mi erano
rimaste pregavo la Santa Vergine di
non farmi morire, di farmi guarire al-
meno per le mie bambine che hanno
tanto bisogno di me, dato che il padre
ci ha già lasciato da tanti anni. Vi chie-
do di pregare per me e per le mie bam-
bine perché crescano sotto il manto
dell'Ausiliatrice che sicuramente le
proteggerà.
Teresa Cancedda, Caglian
NON HO MAI PERSO LA SPERANZA
DI DIVENTARE MADRE
Da quando mi sposai nel '79 avevo
desiderio della maternità: sono entrata
anche ìn ospedale per un Intervento in
merito. Non ho mai perso la speranza
ed ho invocato con grande fede i miei
protettori Don Bosco, S. Domenico Sa-
vio e Maria Ausiliatrice in ogni mo-
mento. Oggi sono mamma di una bel-
lissima bambina di nome Angela, Do-
menica, Giovanna. La metto sotto la
protezione dei miei amici e prego sem-
pre con immensa riconoscenza.
F. Marchetti, Rio/o Terme (RA)
18 ANNI DI CURA PER LA SCOLIOSI
E POI LA STRADA PER MIGLIORARE
Sono stata operata di scoliosi, nel
giro di 5 mesi ho tatto due interventi
alla spina dorsale. Mia madre, mia fi-
glia e io abbiamo tanto invocato S. Do-
menico Savio perché pregassero Il Si-
gnore e tutto andasse per il meglio.
Erano 18 anni che attendevo questo
momento. Per puro caso conobbi una
signora che aveva avuto l'intervento
che io tanto sognavo, ma che tutti ml
sconsigliavano, per primo il professore
che mi aveva in cura da 18 anni. Cam-
biai medico e questo non solo mi con-
sigliò l'intervento ma mi indicò anche
la strada che dovevo tare dandomi l'in-
dirizzo del Rizzali di Bologna. Al Riz-
zoll hanno fatto tutto con urgenza per-
ché mi si stavano paralizzando le gam-
be. Portai per 2 mesi un gesso preo-
peratorio, seguirono due interventi alla
spina dorsale con trapianto del midollo
osseo e altri tre gessi per 13 mesi. Per
ultimo misi un busto ortopedico e lo
portai per tre mesi. Questa dolce sof-
ferenza l'ho sopportata volentieri e tut-
to questo lo debbo al Signore, alla Ma-
donna e a S. Domenico Savio. Il pro-
fessore mi aveva detto che il miglio-
ramento sarebbe stato del 50% e cosi è
stato. Non sono guarita del tutto, ma
rni posso ritenere soddisfatta del risul-
tato avuto.
M.A. Basile, Reggio Emilia
UNA GRAVIDANZA MINACCIATA
Ero al terzo mese di gravidanza
quando si verificarono casi di rosolia
nel paese e nella scuola in cui inse-
gnavo con mia sorella Sapendo di non
aver fatto tale malattia sospesi 11 lavoro
temendo gravi conseguenze. Mia so-
rella che abita vicino a me, a suo tem-
po, mi diede l'abitino di S. Domenico
Savio e siccome sia lei che i miei geni-
tori si ammalarono di tale malattia, io
indossai l'abitino e mi rivolsi al Santo
con fiducia. Dopo scrupolosi esami
medici, risultai immune dalla rosolia.
Sei mesi dopo nacque Elena, buona.
bella e soprattutto sana.
M.R., San Giorgio Lomellina (PV)
OPERATA PER FIBROMA
Una suora della nostra comunità,
operata nel 1978 per fibroma di grandi
proporzioni, dovette a distanza di un
mese subire anche l'asportazione di
un rene.
È facile immaginare in quale ansia
fossimo tutte per la sua sorte, che po-
teva riservarci altre gravi incognite in
seguito. Affidammo perciò con fiducia
la situazione a madre Mazzarello e
sperimentammo la sua intercessione
presso Dio. Infatti Sr. Anna Maria poté
riprendere in breve tempo il suo lavo-
ro, faticoso e impegnativo.
Ora continua bene, e sostiene il suo
compito di cuciniera in questa casa,
con 250 giovani in collegio...
Ne ringraziamo di cuore la nostra
santa Madre e continuiamo a chiedere
la sua protezione in ogni nostra neces-
sità.
Lettera firmata, AsU
GUARITA DA UNA GRAVE MALATTIA
Per intercessione di Suor Eusebia
Palomino, tanto invocata, ho ottenuto
la guarigione da una malattia che ml
ha portato nei mesi scorsi in fin di vita.
Concettina Fortuna. Modica (RG)
UN GIOVANE DOTTORE
MOLTO SOFFERENTE
Un giovane dottore di mia cono-
scenza era molto sofferente per indi-
sposizioni varie. Invano aveva speri-
mentato consigli e cure anche dt bravi
professori. Nel vivo desiderio di aiutar-
lo mi rivolsi con fede a Suor Eusebia
supplicandola a voler intervenire in
questo caso veramente pietoso. Il gio-
vane dottore fu ispirato a seguire il
consiglio di recarsi all'estero; qui è sta-
to scoperto il male e individuata la
cura. In breve tempo la sua salute è ri-
fiorita.
Suor Maria Mariol

4.5 Page 35

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Missionari P
opere oon eosco
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Evaristo Marcoaldl, a cura dei nipoti, L
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Bosco, In memoria di mio marito An-
tonio, a cura di Turina Maria v, Senor,
Saluzzo CN, L 700.000
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Boaco, per la guarigione della cognata
Maria, a cura di C,. L 500.000
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aiutateci, 8 cura di Paglia Giacomo,
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vatore, a cura di N.N,. Catania, L.
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della moglie Rina, L. 500.000
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alanl, in suffragio dei defunti di fami-
glla e Invocando una grazia, a cura di
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Bosco, ringraziando per la costante
assistenza. a cura di Mic:ell Clara, Pa-
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Boaco, a cura di Cerasi Serafina. Ca-
strocielo FA, L. 200.000
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mazzi, a cura di Rigola Anita, Milano,
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ni, a cura di Oberto Luigi, Aivalta CN,
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Bosco, in suffragio delle Anime del
Purgatorio e Invocando protezione, a
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rocchia S. Domenico Savio (Montero-
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gelina, nel anniversario della morte,
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Bosco, Implorando protezione, a cura
di Giaco110 Cat1erlna ved. Boeri, To-
rino
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Bosco, per ottenere grazia, a cura di
G.G., Torino
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Alfredo, a cura di Aonconl, Strada AA
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Bosco, s. Domenico Savio, per grazia
ricevuta, a cura di V.T. • A.A.. Torino
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slanl, implorando protezione sul pic-
colo Roberto, a cura dei nonni di Bra
CN
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Bosco, in suffragio di mio fratello Vin-
cenzo per la conversione del pecca-
tori, a cura di Malzza Rosina
Borsa: Maria Aualllatrlce, ringraziando
per aver salvato mio figlio e chiedendo
protezione, a cura di Dal Pane Adria-
na, Faenza
Borsa: Saa'O Cuore, Maria Auslllatrl-
c:e, Don Boaco, a cura di Terruzzi Bet-
tina BG
Borea: Maria Auslllatrlca, a cura di F.
Biandratl
Gnù Sacnmentato Maria Aualllatrl-
ce, impetrando grazie, a cura di Bar-
reca Giuseppina, Palermo
Borsa: S. Domenico Savio, Invocando
protezione su Francesco, Matteo e
Marco, a cura della nonna, Cagliari
Borea: Maria Auslllatrtc:e, a cura di
Lobbia Giacomo, Cevignano d'Adda
Ml
Boraa: Maria Aualllatrlc:e, S. Giovanni
Boaco a S. Domenico Savio, grazie per
avermi ottenuto un altro anno di vita...
una nonna!
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Bosco, In suffra9lo di Graziani Concet-
ta, acura di Ghe111 Giacomo, Faenza
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Pace, prega per noi, in suffragio di
Dante Rebora. a cura di Aebora Pia,
Genova
Borsa: S. Giovanni Bosco, In memoria
di Don Agostino Damiani, Invocando
protezione sulla gioventù di Pieranica,
a cura di Tesoro Laura, Pieranica
Borsa: S. Giovanni Bosco e Mamma
Margherita, per grazia ricevuta, a cura
di Cesaro Maria. Miagliano ve
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Aual-
llalrlce e S. Giovanni Boaco, per grazia
ricevuta, a cura di N.N.
Borsa: In suffragio di Giovanni e Tina
Forti, a cura dei figli
Borsa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Bosco, in suffragio del marito Grego-
rio Rasà, a cura della moglie
Borea: Maria Auslllalrlce, Beato Don
Rua, invocando protezione per la mia
famiglia, a cura di Lia Salvatore, Roma
Boraa: Maria Au111111r1ce, a cura di
Scarpeltl Emilia, Roma
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leslanl, con riconoscenza, a ·cura di Ni-
cola Giovanni. Torino
Borsa: In memoria di mio marito Ma-
rio, a cura di Sala Natalia, Vipiteno BZ
Borsa: Maria Aualllalrlc:e e Santi Sa-
leslanl, per grazia ricevuta a chieden-
do aiuto per importante decisione, a
cura di De Agostlnl SIIVla, Bernate
Borsa: S. Giovanni Bosco, per la pro-
lezione del miei figli, a cura di Negri
Pierangelo. Cremona
Borsa: S. Giovanni Bosco, per prote-
zione dei figli Ermanno ed Ester, a
cura di Plovella Famiglìa, Quinto Stam-
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cando protezione, a cura di Bertolino
Mllla, Ivrea TO
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Bosco, In suffragio del dott. Giovannf,
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mano Garfag.
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protezione. a cura di N.N.
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e invocando protezione par I miei cari,
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gela Sutera, a cura di Sutera Mascall
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mento, a cura di Marsellino Gina, Ma-
zara del Vallo, TP
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Bosco, Invocando grazia, misericordia
e sollievo ne/la mia lnlemltà, a cura di
Baldi Maria Laura, Reggio E.
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Bosco, invocando protezione, e In suf•
fraglo dei miei morti. a cura di Ma-
scheroni Marisa, Mariano Comense
Don Bosco, secondo le intenzioni di
G.A.
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Bosco, a cura di Dalpozzo Annamaria
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Intenzioni di P.P.
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ria, a cura di Pasquarelli Alessandro
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Bosco, In suffragio del miei defunti e
per grazie, a cura di N.N., Alessandria
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mas Anna M.• Nugheddu CA
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chele Rua, a cura di S.R.
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35 BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO 1983

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inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
VITTORIO
MESSORI
Scommessa
sulla morte
La proposta cristiana: illusione o speranza?
pp. 416 - L. 9.400
«Per la profondità culturale, la
chiarezza e lo spirito razionale con
cui è affrontato un argomento reso
tabù proprio dagli pseudo-razionalismi
del nostro tempo.
« Per aver contribuito aIla
comprensione del cristianesimo senza
mai far ricorso al dogma~ismo e,
quindi, in polemica ma nel rispetto
delle correnti di pensiero più
moderne».
{Motivazione del Premio Internazionale
«Anghiari», 1983)
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