Bollettino_Salesiano_198310


Bollettino_Salesiano_198310



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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista della Famiglia Salesiana
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 Casella post. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31 .34 1.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gioanni - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboratori: Nino Barraco - Elia Ferrante •
Domenica Grasslano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzi - Francesca Tizìani - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe Clemente!
Dlttuslone: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizlone e Impaginazione: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese,(undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'Impegna a pubblicarle secondo il loro Inte-
resse generale e la disponibilità dì spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9
00175 Roma • Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milio-
ni di copie) in: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina Australia Austria Belgio (in fiam-
mingo) - Bolivia Brasile Canada - Centro
America (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (a
Hong Kong) • C olombia - Ecuador - FIiippine -
Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-
gna - India (In Inglese, malayalam, tamil e te-
lugu) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato e
in sloveno) - Korea del Sud BS Lituano (edito
a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay
- Perù Polonia Portogallo - Spagna • Stati
Uniti Sudafrica Thallandla Uruguay - Ve-
nezuela.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nel limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983
1 GIUGNO 1983
ANNO 107 • NUMERO 10
In copertina.:
Il Tempio di Don Bosco a Roma (servizio
di copertina pag. 21-32)
Don Bosco è notizia, 3-7
Qualche tempo le, 7
Pigy di Del Vaglio, 6
ZAIRE / Il Collegio di lma-Kalubu, 8-9
INDIA / Don Alblzurl Manuel, 10-13
PROTAGONISTI /
Laura Rostagno, 14-16
STORIA SALESIANA /
«la lingua che ml piace di più•, 17-20
Parrocchie a Roma, 21-32
RUBRICHE: Scriveteci, I nostri morti, 33 -
I nostri santi, 34 - Solidarietà, 35.
Spett.le Direzione,
Vi sono grata se leggerete questa mis-
siva. Sono una nubile, nata nel 1893,
dunque avrò poco da vivere, ed è perciò
che vi comunico di cessare l'invito della
vostra stampa al mio indirizzo; stampa
della quale mi sono ricreata per tanto
tempo.
Dopo la mia morte le mie due cugine
di secondo grado certo non adempireb-
bero a questo dovere; lo sto facendo io.
Saremmo stati sette fratelli ma mori-
rono tutti giovanissimi, sono rimasta io,
che dopo la morte dei miei genitori sono
vissuta sempre da sola. Ma non mi sono
annoiata stante che mi ricreo nella lettu-
ra, una lettura sana e ricreativa.
Negli anni della mia pienezza di forze
ho tenuto un dopo scuola per le cinque
classi elementari. Ora ho perso l'equill-
brio e non posso uscire se non ho con
me il bastone e se non sono appoggiata
al braccio di un'altra persona. Ma non mi
affliggo stante che sono convinta che
sono i troppi anni. Chiedo scusa di que-
sta lunga diatriba ma sono soddisfatta
perché mi sono sfogata come pensavo di
farlo. Pregate e fate pregare per me.
Baccherlni Gina. Modigliana (Forlì)
Nel vostro Bollettino Salesiano che ri-
cevo da circa 50 anni trovo scritto: scri-
veteci. È con gioia che mando a voi un
appello di preghiere verso quel gran
Santo che ho sempre tanto amato e che
mi è stato generoso di grazie. Non ho
mancato però di mandare offerte a se-
conda delle mie possibilità. Il mio cuore
però avrebbe dato molto di più. Spero di
poterlo fare al più presto. Confido molto
nelle preghiere della grande Famiglia dei
Salesiani e mando un grazie riconoscen-
te e un augurio di ogni bene.
Maria Tedescan, Polegge (Vicenza)
Cari amici del BS,
desidero proprio dirvi grazie! perché la
vostr a rivista si fa sempre più interessan-
te e gradevole. Pagina dopo pagina. in-
troduce nel mondo salesiano e insieme
nel mondo d'oggi, fatto di tensioni e la-
cerazioni ma anche di speranze. Come
exallieva delle FMA, questo discorso è
per me stimolante. La pagina «spiritua-
le» di N. Barraco è sempre molto bella e
profonda, comunica sempre qualcosa.
M i raccomando non fatela mancare
mai. Grazie e buon lavoro.
Maria Grazia Labbate. Padova
IMPORTANTE. Non si prendono In con-
siderazione le lettere non firmate e sen-
za indirizzo completo del mittente. A ri-
chiesta la firma può essere non pubbli-
cata. SI raccomanda la brevità delle let•
tere.

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Un convegno diverso per
I Giovani Cooperatori
Il 31 agosto prossimo I gio-
vani cooperatori del Veneto
daranno vita ad un convegno
straordinario che si propone
di rar operare - In ambiente
di gioiosa amicizia e di pre-
ghiera - una verifica della
fede tradotta in Impegni d1
vita.
È morto don RENATO ZIGGIOTTI
Il 19 aprile 1983 è morto don
Renato Ziggiotti, quinto suc-
cessore di Don Bosco alla
guida della Famiglia Salesia-
na. Poco più che novanten-
ne, il primo Rettor Maggiore
emerito per avere egli stesso
rinunziato, è morto ad Albarè
nel pressi di Verona. Sulla
sua figura il BS tornerà a
parlare per presentare aì let-
tori più giovani una persona-
lità - chiave della più recen-
te storia salesiana e per ri-
cordare ai meno giovani un
periodo della storia ricco di
speranze ed aperture.
Figura alta e slanciata -
era stato Ira l'altro capitano
d'artiglieria durante la prima
guerra mondiale - don Zig-
gioiti lu un seminatore d'ot-
timismo. Nominato Rettor
Maggiore dei Salesiani net
1952 rimase a quel posto fino
al 1965. Durante il suo retto-
rato i Salesiani passarono da
16.364 a 22.460 e fu dato impulso a molte opere.
I suoi funerali si sono svolti a Verona alla presenza di moltissimi sacerdoti e amici
dell'Opera di Don Bosco. Presiedette il rito don Egidio Viganò. Quando la salma, nel
cortile dell'Istituto di Verona, fu caricata sul furgone funebre che lo avrebbe portato
al cimitero, In molti è passato un fremito di commozione mentre si cantava cGiù dai
COiii•.
La vita di don Ziggiottl - ha detto lo stesso don Viganò nella messa di settima
celebrata Il 26 aprile a Roma nella Basilica del Sacro Cuore - novant'anni, cristiano
alla scuola di Don Bosco, ci lascia un grande esempio: tutta un'esistenza spesa per
la Congregazione. tutta un'esistenza dedicata a costruire una società migliore e più
cristiana attraverso i giovani, tutta un'esistenza dedicata a far amare la gioventù, a
far conoscere l'attrazione di Don Bosco per la gioventù, a suscitare altre vocazioni
per dedicarie alla gioventù,..
Convegno Stmordìnario
-c..-...~.........,....Jl_,..f.&..-.-...m111l:i1
Il convegno è aperto a tutti
I cooperatori e simpatiuanti
tali delle lspettorie salesiane
del Veneto e si svolgerà nella
Casa alpina Salesiana «San
Domenico Savio• di Auronzo
di Cadore.
Viaggio In India
Il Segretario Amministra-
tivo dei Cooperatori Salesia-
ni, Sandro Pistoia comunica
che è già avviata la organiz-
zazione dell'VIII Viaggio alle
missioni salesiane dell'India.
Tale viaggio si effettuerà con
ogni probabilità dal 27 di-
cembre 1983 all'8 gennaio
1984.
È un viaggio apostolico
net senso che Cooperatori
od amici delle missioni sale-
sia!1e si recar:i~ in segno di
solidarietà a vIsItare chiese e
comunità più povere portan-
do amicizia ed aiuto fraterno.
CONFEDERAZIONE
EXALLIEVI
ITALIA
Vacanze a Fontanazzo
L'Ufficio Nazionale dei
Cooperatori ripetendo una
esperienza ormai plurienna-
le, nel prossimo mese di lu-
glio organiua dei soggiorni
in montagna per nuclei fami-
liari. Chi fosse interessato
può rivolgersi allo stesso Uf-
ficio di Viale del Salesiani 9,
00175 Roma).
Nella foto: Folklore a Fon-
tanazzo.
Convegno Mondiale
Presidenti
La Presidenza Confede-
rale degli Exallievi Salesiani
ha convocato un congresso
mondiale dei presidenti e de-
legati nazionali. La manife-
stazione si svolgerà a Roma
presso la Casa Generallzia di
Via della Pisana dal 24 set-
tembre al 1° ottobre 1983.
Scopo dell'iniziativa - cl
ha dichiarato il delegato
mondiale don Carlo Sorgetti
- è quello di definire l'iden-
tità dell'exallievo salesiano
alla luce dei più recenti do-
cumenti e confrontando le
diverse esperienze delle Fe-
derazioni Nazionali.
BOLLETTINO S,,LESIANO I OIUGNO 1111/3 3

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0 183
1·~·--•...,...
più ardua. Per questo giunge Questo primo numero di una parte pratica (nel secon-
quanto mai opportuna que- TN è dedicato ad un tema di do) - mira a dare delle com-
sta iniziativa dell'Università drammatica attualità: «I gio- petenze operative fondate su
Salesiana di Roma intesa a vani e il lavoro».
validi principi educativi. Il
dare informazioni e docu- Chiunque è interessato corso è aperto a tutti i lau-
menti sul mondo giovanile può richiederne copia alla reati.
attraverso un bollettino infor- stessa Università (P.zza del- Per informazioni ci si può
mativo, «Tutto Giovani Noti- l'Ateneo Salesiano 1, 00139 rivolgere alla Segreteria della
zie» per l'appunto.
Roma).
stessa Università.
TN - dicono i redattori
--·-... ·-· ...,,_,,._
..-
1 . : : : : :'.'.:":_
~-I•· • o
□~
del numero O- nasce come
iniziativa della Facoltà di
Scienze dell'Educazione del-
l'Università Pontificia Sale-
siana di Roma che in occa-
sione del 25° di fondazione
ha voluto istituire un Osser-
vatorio della condizione gio-
Viinile, come segno della
propria rinnovata volontà di
servizio verso la società ci-
vile ed ecclesiale.
Con tale iniziativa l'Univer-
Corso biennale per
orlentatorl
L'orientamento scolastico
e professionale è certamente
un problema sempre più sen-
tito dall'opinione pubblica.
Per rispondere a questa
sempre più diffusa domanda,
la Facoltà di Scienze dell'E-
ducazione dell'Università Sa-
Tutti da Candido per
leggere Il BS
Fra le richieste di far per-
venire il Bollettino Salesiano
recentemente ne è pervenuta
una particolarmente gradita
da parte di un... parrucchie-
re. Ci piace riportare la let-
tera:
« ...Da parecchi anni gesti-
sco un bel Salone da parruc-
sità salesiana spera, altresì, lesiana ha istituito nel pro- chiere per signora con sei la-
UNIVERSITÀ PONTIFICIA
SALESIANA
di potenziare ulteriormente il prio ambito un corso di di- voranti, ho due fratelli sacer-
rapporto con gli operatori ploma di qualificazione per doti salesiani, ho una clien-
che nella ricerca, nella pro- orientatori di durata bien- tela affezionata a Don Bosco,
I: nato « TN
grammazione e nell'azione nale.
perché i Salesiani nel Veneto
educativa diretta si pongono Il corso - strutturato in sono diffusi e più ancora le
L'esplorazione del «con- al servizio dei giovani del no- una parte teorica (prevalen- Figlie di Maria Ausiliatrice.
tinente giovani» è sempre stro tempo.
temente nel primo anno) e in Ho esposta nel salone una
rara reliquia dei «capelli• di
Don Bosco, ma non sono
ESERCIZI SPIRITUALI PER COOPERATORI DURANTE L'ESTATE 1983
mai riuscito a ricevere il Bol-
lettino Salesiano. Vi sarei
tanto grato se ricevessi que-
ISPETTORIA
GIORNI
MESE
LUOGO
CATEGORIA
sta Rivista della Famiglia Sa-
lesiana: gioverebbe alla mia
Adriatica
23-28
Agosto
Loreto
CC. adulti
famiglia e alla mia clientela di
mamme con parecchi exal-
Campania
26-30
23-30
17-21
3-7
11-15
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Settembre
Pacognano
Castel bottaggio
Pacognano
Castelbottaccio
Pacognano
CC. adulti
GG.CC.
CC. coppie
GG.CC.
CC. adulti
lievi e allievi presso i Salesia-
ni di Padova, del Manfredlni
di Este...
Cordialmente e ricono-
scente, Parrucchiere "Can-
Emlllana
29-2
Agosto-Settembre
Como
CC. exallleve
dido" Volpato, via Risorgi-
4-7
18-21
Settembre
Settembre
Como
Zoverallo
CC. exallievl
CC. exallleve
mento 8, 35100 Padova "·
Naturalmente ci siamo affret-
Lazio
Liguria
Lombardia
10-12
16-18
8-11
29-2
Giugno
Settembre
Settembre
Agosto-Settembre
Frascati
Frascatl
Bocca di Magra
Como
CC. adulti
CC. adulti
CC. adulti
CC. exailieve
tati a spedire il BS e... a pre-
notare una intervista con un
taglio di capelli alla prima oc-
casione!
4-7
Settembre
Como
CC. exallievl
18-21
Settembre
Zoverallo
CC. exallleve
Nowarese
Pugliese
Sardegna
Sicilia
Subalpina
Toscana
Veneto Orientate
Veneto S. Zeno
18-22
4-8
6-10
20-23
25-28
14-18
17-21
5-9
20-24
3-7
1-5
8-11
24-27
24-31
31 / 7-7
7-14
12-16
22-25
8-11
Luglio
Agosto
Agosto
Agosto
Agosto
Settembre
Luglio
Settembre
Agosto
Luglio
Settembre
Se1tembre
Agosto
Luglìo
Agosto
Agosto
Settembre
Settembre
Dicembre
Torre Canavese
Caselette
Muzzano Biellese
Santeramo
Santeramo
S. Andrea, Flumini
di Quartu (CA)
Carini (PA)
Zafferana (CT)
Gibimanna
Roccavione
Roccavione
Bocca di Magra
Trento
Cencenighe
Cencenighe
Cencenighe
Cison di Valmarino
S. Fidenzio
PD-Monteortone
CC. exallieve
CC. exallleve
CC. exallieve
CC. adulti
GG.CC.
CC. adulti
CC. adulti
Giovani coppie
Cooperatrici
Cooperatrici
CC. adulti
GG.CC.
GG.CC.
GG.CC.
CC. e simpatlzz.
CC. adulti
CC. adulti
AFRICA
Una devozione Inaspettata
Sapevate che San Giovan-
ni Bosco è fra i santi più po-
polari del Ghana? Tale po-
polarità la si deve soprattutto
ad un prete di quel Paese il
quale dopo aver fatto gli stu-
di a Roma, tornato in Ghana
vi fondò delle associazioni e
gruppi giovanill mettendoli
sotto la protezione del Santo.
Da allora, tutti gli anni al
31 gennaio, migliaia di gio-
vani del Ghana festeggiano
San Giovanni Bosco. Recen-
temente il Rettor Maggiore
don Egidio Viganò si è visto
chiedere una statua di Don
Bosco per la lontana missio-
ne di Liati.
4 • BOLLETTINO SALES/ANO I GIUGNO 1983

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INDIA
Si costruiscono chiese
Don Luigi Gobetti - con
l'aiuto dei suol amici - è or-
mai uno specialista nella co-
struzione di chiese. Mentre
infatti nel gennaio 1983 ha
inaugurato la nuova chiesa
dedicata a San Paolo nella
località di Sikripara, si accin-
ge ad ultimare entro l'Anno
Santo la chiesa principale di
Ranaghat, dedicata alla Ver-
gine di Guadalupe. Natural-
mente con la costruzione di
queste chiese c'è tutto Il fio-
rire di una serie di attività.
Nelle lotto: Don Gobetti
parla al microfono in occa-
sione dell'fnaugurazione, la
Chiesa di San Paolo, quella
in costruzione ed un gruppo
di danzatrici per festeggiare
l'avvenimento.
IUGOSLAVIA
PIGY
Cl si prepara al Capitolo
Anche l'lspettoria salesia-
na croata «San Giovanni Bo-
sco» con sede nella Casa di
Podsused-Zagabria ha svol-
to il suo Capitolo preparato-
rio a quello generale che si
terrà a Roma nel gennaio
1984. Il Capitolo Croato si è
svolto nella stessa Casa
lspettorlale dal 12 al 15 aprile
1983 ed ha visto la parteci-
pazione anche dei rappre-
sentanlì della Famiglia Sale-
siana.
Per le FMA era presente
Suor M. Ausilia Simontic
mentre per I cooperatori
l'avv. Luigi Matijevic, segre-
tario-coordinatore ispettoria-
le. Ha presieduto i lavori lo
stesso ispettore salesiano
don Ambrogio Ma1usic.
Nella loto: La Chiesa par-
rocchiale dell'lspettoria de-
dicata a San Giovanni
Bosco.
di del Vdglio
LORO ,4UT05
5 80LI.ETTINO SAI.ESJA//0 I GIUGNO lllff

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ITALIA
Ad Alasslo cl si verifica
L'occasione di una festa
può essere anche utile per
una verifica della propria at-
tività educativa. È quanto av-
venuto ad Alassio - sulla
costa ligure - in occasione
della festa di Don Bosco nel
gennaio u.s.
Oltre quattrocento giovani
si sono infatti incontrati all'o-
ratorio della cittadina per di-
scutere sul significato del-
!'«essere giovani ad Alassio»
stimolati da opportuni inter-
venti. Naturalmente non
sono mancate serate teatrali
e musicali... Il poeta-exallie-
vo Biagio Boscione poi ne ha
approfittato per... inviare una
simpatica lettera In dialetto li-
gure a Don Bosco. Eccola:
Cariscimu dun Boscu: an-
coi e te scrivu; e scusa se me
plu 'sta cunfidènsa de dòte
anche du 'tl', agge pasiènsa
se-e porlu cumme se ti fussi
vivu... / Mira da qunt'u l'è
che te ne stai ciantàu tazu,
davanti a ·stu ciassò drentu
a-a vasca di pesci, a remu6...
U mundu u gira e u nu s'afer-
ma mai: / ti m'hai vistu ma-
tettu, e poi garsun, ti hai vistu
quelli primma e quelli doppu
passò, chi cu'a cartella e chi
cu'u sc-cioppu; nasce, sciuri
e seccò e generassiuu... / E
tl, cu-u to' surrisu de ommu
brovu, ti eri delongu lì, cui
pesci russi fermu au tò po-
stu, cumme se ti fussi pruntu
a rispunde, quand'e te parlò-
vu... / E me gh'eru apruvàu
za tante vote, ma u me puxé-
va d'esse ma-aducàu cuscf e
gh'axévu sèmpre renun-
siàu... Dun Boscu: ouxévu
6 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO ! 983
GERMANIA
La Comunità di
Gemelnschatt
La comunità giovanile sa-
lesiana di Colonia, composta
da ragazzi italiani e tedeschi
ed animata da don Guido Po-
jer, non si stanca di varare
iniziative. Recentemente il
gruppo ha ricevuto la gradi-
tissima visita di don Adolfo
L'Arco sempre brillante e for-
bito oratore che non ha man-
cato di entusiasmare i tanti
ragazzi napoletani «veraci»
come lui che lavorano in
quella ospitale città.
Ogni occasione poi è buo-
na per non dimenticare l'an-
tico e caro folklore delle re-
gioni d'origine.
Nelle foto: don L'Arco e
una serata folkloristica.
sulu ringrassiòte, / parlòte in
oi' da zuvèntu d'ancoi, du
mundu che gh'e stammu
preparandu, de brutte còse
ch'i ghe stan musciàndu...
Dun Boscu: dàgghe in sguor-
du a 'sti floi! / méttighe sulu
·na parolla bòna (tl che ti pòi)
cun quelli de Lasciti, pòrle-
ghe de 'sta noscia zuventli,
ch'i ghe dagghen 'na man,
pe' cresce sòna! / ch'i 'gilit-
ten a sarvòse da 'sta pùra
ch'i han de 'sta vitta e c'u
ghe fa u duman; mùscighe
tlittu quellu ch'i nu san... Poi
scuseme, dun Boscu, e gras-
sie ancùra.
Nelle foto: Immagini delle
manifestazioni.

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ARGENTINA
alla presenza del vescovo
salesiano di Comodoro Ai-
Anche sulle Ande c'è una...
Chiesetta Alpina
vadavia, monsignor Argimiro
Moure, e di molta gente dei
«barrios» è awenuta la ce-
Il tetto è tutto di legno, le rimonia della dedicazione
travi di pino, le assi piallate di della Chiesa.
cipresso patagonico, le te- Fra la commozione gene-
gole di alerce... E del resto rale una mamma scoperse
basta osservare le foto per una placca metallica in ricor-
capire come ad Esquel nel do di tutti I figli morti in guer-
Chubut Argentino la sezione ra; il suo Andrès era rimasto
alpina animata da don Ser- nelle Malvina, sepolto dalla
gio Michell ha fatto le cose neve dell'Inverno patagoni-
sul serio e per bene.
co. È stata inaugurata anche
l'idea nacque tra un bic- una placca di bronzo degli
chiere e l'altro: perché non alpini che esalta la fratellan-
costruire una chiesetta di za tra le Alpi e le Ande.
montagna? In quattordici Le foto si riferiscono al-
mesi l'iniziativa si è realizzata la cerimonia dell'inaugura-
e domenica 27 febbraio 1983 zione.
Pubbllchlamo In questa rubrica fatti, latterelll, curio-
sità raccoltl rlleggendo le pagine del Bollettino Salesia-
no dalla 1ua nascita, nel lontano 1877.
Un glomale addormentato - Da quando la stampa è
stata inventata, c, sono stati - e c, sono anche oggi -
giornali usi a lanciare Il sasso e a nascondere la mano,
cioè a pubblicare notizie false e poi non provvedere a ret-
tificarle. Nel 1883, uno di questi esemplari del quarto po-
tere si chiamava .11 Secolo», e veniva stampato a MIiano.
Aveva pubblicato notizie scandalistiche su pretesi nefan-
di misfatti• che sarebbero awenull nell'Oratorio di San
Francesco di Sales e ne traeva spunto per invitare padri e
madri a considerare I rischi che correvano affidando I loro
figli ai preti corruttori della gioventù Dai Salesiani parte
fulminea una lettera di secca smentita. Il giornale la igno-
ra Seconda lettera, con pressante Invito a pubblicarla. Il
Secolo• tace. Spaz1enlì10, il Bollettino scrive: . 11 Secolo
continua a dormire E dorma pure, se cosl gli piace, sino a
che non lo risvegli l'angelica tromba prima del giudizio
universale. Potremmo ancora tentare di svegliarlo per
mezzo di usciere del tribunale o con un processo di dif•
famazione, ma questi atti ci cagionerebbero perdita di
tempo e spreco di denari, e per ora amiamo meglio con-
sacrare l'uno e gli altri al benessere dei nostri giovanetti».
Morte di un empio giornale. - Esultanza del Bol-
lettino Siamo In grado di dare al cooperatori una notizia
che sarà loro gradita: l'empio giornale, trovatosi privo di
lettori, finalmente è morto!" Il giornale di cui si parla è un
!agito scellerato •. redatto a Tonno da un branco di in-
demoniali bestemmiatori•· che avevano avuto l'ardire,
per odio satanico •, dr intitolare il fogho " Gesù Cnsto Il
Bollettino si era fatto promotore, nel 1884, d1 una .. cam-
pagna di riparazione•, pubblicando articoli poi raccolti in
un volumetto diffuso « in più di duecentomila copie e letto
da più milioni d1 persone• , per denunciare il persistente vi-
1tpend10 della regione di cui il giornale si era reso respon-
sabile in spregio all'articolo I dello Statuto, che riconosce-
va la religione cattolica come religione dello Stato E qum-
d, con tegrtt1ma sodd1sfaz1one che ora ne pubblica 11 ne-
crologio.
Antlcolonlallamo - Gli anni ottanta del secolo scor-
so vedono le potenze europee impegnate nelle imprese
coloniali. «Il Bollettino Salesiano.., nel suo numero del
marzo 1885, coglie il senso di quel momento storico scn-
vendo che •Oggigiorno si fa un gran parlare della con-
quista -e dell'incivlllmento delle tribù africane... e ovun-
que si armano flotte, si scelgono reggimenti, si acclama
e si parte per l'Africa • . Portare laggiù la civiltà è bene, la-
scia intendere 11 Bollettino», ma attenzione: «le armi da
sole distruggono, uccidono, sterminano: la redenzione
dei popoli non sta sul filo delle spade o sulle bacche dei
cannoni... Questa non è civiltà. la vera civiltà non s1 può
dare senza la vera religione ». Cosl, mentre m Europa si
preparano e si attuano tante spedizioni di guerra, « a
Roma e a Torino si stanno preparando due spedizioni di
altro genere, ma ben più nobili· la partenza dì due valo-
rose schiere di missionari. Essi non portano la guerra,
portano la pace e l'amore». l 'estensore di queste note
non lo sapeva, ma con le sue considerazioni anticipava
di un mezzo secolo abbondante la condanna del colo-
nialismo.
80LLl;TTIN0 SAlESIANO I GIUGNO 11183 7

1.8 Page 8

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-
scuola esviluppo ::
una sfida
che si rinnova
da dieci anni
N ei nostri paesi occiden-
tali si fa in fretta a clas-
sificare gli studenti nella
categoria dei «non produttori»
allo stesso livello dei disoccupati.
Nei paesi del terzo mondo è an-
cora peggio: da «non produttori»
diventano «parassiti» quando non
«minaccia» per quei regimi che
non sopportano che qualcuno pos-
sa riflettere e che non riconoscono
il diritto al dissenso.
L'Istituto salesiano di Kafubu,
vicino a Lubumbashi, nello Zaire,
sin dal 1972 - anno della sua fon-
dazione - ha incontrato due
ostacoli: come provvedere ai bi-
sogni di un internato in un paese
poveriSffimo e come rispettare
l'opzione preferenziale dei figli di
Don Bosco per i giovani più po-
veri.
Data per scontata la necessità
di avere un «internato» diversa-
mente i ragazzi della boscaglia o
senza genitori non avrebbero mai
potuto imparare a studiare, si
pose subito il problema della stes-
sa sopravvivenza.
La soluzione - in se semplicis-
sima - rappresenta una vera e
8 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983
propria sfida: produrre da se stes-
si.
La sfida si presentò subito ar-
dua dal momento che il collegio
IMA-Kafubu non era né una
scuola agraria né una scuola tec-
nica. Gli oltre duecento allievi in-
fatti seguono in parte l'indirizzo
classico e in parte l'indirizzo ma-
gistrale.
Si pensò cosi di organizzare il
tempo dei ragazzi in quattro mo-
menti: al mattino i corsi, nel po-
meriggio il lavoro manuale, lo
sport e, last but not least, lo stu-
dio.
La vera rivoluzione per i ragaz-
zi fu nel pensare il lavoro manuale
non più in chiave di semplice pu-
lizia degli ambienti ma in chiave
produttiva.
«ICIKULU-KULYA» (ciò che
è grande è il mangiare), dice que-
sto proverbio Bemba riecheggian-
do il «primum vivere deinde phi-
losophare» dei Latini e realizzan-
do, in tal modo, un singolare in-
contro... di colture! Si iniziò mol-
to modestamente con un piccolo
giardino che man mano si è esteso
fino a qualche ettaro.
Con l'aiuto di due pompe perir-
rigare durante i mesi di secca e
con i consigli di un esperto per
pianificare i cicli di seminagione,
il clima tropicale riesce a dare una
huona produzione.
Per noi l'esperto è don Peer-
linck, un giovane di... 70 anni che
fu il primo ispettore salesiano del-
l'Africa Centrale. L'inizio fu dif-
ficile, non ci si faccia illusioni!
Nella tradizione Bantu poi al-
l'uomo spettano la caccia, la pe-
sca, l'allevamento. Il resto - agri-
coltura compresa - appartiene
alla donna.
Bisognò far cambiare la men-
talità e ci si riusci non appena gli
allievi poterono mangiare tre vol-
te al giorno - e non più un pasto
al giorno - i prodotti della terra
da loro stessi coltivata.
11 secondo passo verso il futuro
fu la fattoria.
Due maiali, qualche coniglio ed
un paio di galline hanno presto la-
sciato il posto a più di duecento
maiali e a oltre duemila galline.
Per avere un'idea di ciò che que-
sto significa basta pensare che a
Lubumbashi il costo di un uovo è
di due zaires ossia l'equivalente
del salario di due ore di lavoro.
Lo sviluppo della fattoria è sta-
to possibile grazie al sostegno .fi-

1.9 Page 9

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Due immagini da IMA-Kafubu.
nanziario datoci dalla scuola San-
ta Maria di Saint-Ghislain in Bel-
gio che allo scopo organizzò per-
fino una marcia non competitiva
a pagamento.
La terra conquista - avviata
da quattro anni - è stata la col-
tura del mais e della soja: cinque
ettari per ciascuna coltura.
Nello Zaire fortunatamente la
terra non manca anche se soltan-
to il 3% viene coJtivata: la FAO,
del resto, proprio quell'anno in-
cominciava a finanziare una serie
di progetti di sviluppo.
La quarta e per ora ultima con-
quista fu la creazione di sette sta-
gni artificiali per la produzione
del «tilapia», un pesce che - si
dice - pescava già san Pietro nel
lago Tiberiade e che dovrebbe
giungere presto anche in Europa.
Arrivare a questo punto non è
stato certo facile; basta pensare
che l'unico attrezzo di lavoro da
queste parti è la zappa. Qui non
c'è veterinario né agronomo. La
stagione delle piogge dura soltan•
to cinque mesi e poi - non va di-
me_ticato - il tempo dedicato
ai campi è appena di due ore al
giorno.
Gli allievi lavorano con impe-
gno e molto senso di responsabi-
lità. 11 mercoledl ed il sabato il la-
voro è libero e a quanti vengono si
un piccolo stipendio: non sia-
mo mai rimasti soli.
Un grosso aiuto ci viene dagli
exallievi e dagli insegnanti; essi
sono i nostri migliori cooperatori.
Dopo le ore di scuola, sempre col
sorriso sulle labbra anche quando,
come nel mese di novembre, la
temperatura è sui 37 gradi all'om-
bra. Si chiamano Mumba, Kazos,
Cungu...
Un particolare aiuto è stato
dato anche dai fattori vicini: Mi-
che}, Amisi e padre Joseph del
centro agricolo di Sambwa.
Ma tutto ciò - si potrebbe
chiedere - non va a scapito degli
studi?
L'esperienza dimostra proprio
il contrario: in dieci anni 387, su
445 allievi presentati agli esami di
stato, hanno ricevuto il diploma.
Ciò in una scuola dove per acce-
dervi non esiste selezione alcuna
di merito ment re la magp;ior parte
delle scuole superiori zairesi ri-
chiede per l'iscrizione un media di
65 centesimi.
Particolare importanza riveste
il tempo libero che viene utiliz-
zato in massima parte nello sport.
Abbiamo una interminabile col-
lezione di coppe e medaglie!
Ricorderò sempre con piacere la
vittoria conseguita alla maratona
di Lubumbashi organizzata dal
Rotary: i primi sei - tutti nostri
- giunsero con mezzo chilometro
di anticipo sugli altri chiudendo
con uno sprint eccezionale e fra
gli applausi di un pubblico entu-
siasta.
Così il collegio di IMA-Kafubu
realizza in pieno la sua etmologia
(ndr: «IMA» è l'imperativo del
verbo «Kuima» che significa «Al•
zati» mentre «Kafubu» è il nome
del fiume che passa vicino) riu-
nendo in sintesi anche i tre ele-
menti essenziali per la riuscita di
ogni progetto di sviluppo: agri-
coltura-insegnamento-politica del
tempo libero.
Quanti progetti di sviluppo non
sono naufragati proprio perché
era carente uno soltanto di questi
elementi!
La nostra sopravvivenza è le-
gata fortemente e dunque alla
produzione. I prodotti del giar-
dino e della fattoria che restano
vengono venduti al mercato della
città ed in tal maniera abbiamo la
possibilità di tenere a un livello
ragionevole il costo delle rette
malgrado la sempre galoppante
inflazione.
Più importante ancora è che
tutta questa attività ha costruito
una autentica famiglia: allievi, sa-
lesiani, exallievi e cooperatori.
In dieci anni IMA-Kafubu si è
fatta una fama notevole sul piano
intellettuale-formativo. Intanto
dodici nostri exallievi si trovano
nel grande seminario di Lubum-
bashi, tre sono diventati salesiani,
quattro lo stanno diventando
mentre nel settembre 1982 una
grande festa ci ha visti attorno al-
l'abbé Kitonge, primo sacerdote
exallievo!
Adesso la nostra attività si al-
larga a macchia d'olio. Monsignor
Amsini, nostro vescovo, ci inco-
raggia a coltivare sempre più
mentre i villaggi vicini dopo aver
visto i risultati si mettono a la-
voro.
La nostra più grande spina
sono i numerosissimi ladri ma -
non è vero? - devono mangiare
anche loro.
Per il futuro speriamo di raffor-
zare questo progetto e di avere
una schiera sempre più numerosa
di giovani disposti a venire con
noi.
Jean-Pierre De Becker
BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983 9

1.10 Page 10

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quando muore
un
missionario
Dou Albizuri ManueL
Meutre Oll8ervaUD terreno sul quale dovrà
sorgere un'opera.
1Q • BOUETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983
T ra le grandi figure di mis-
sionari incontrati nei
miei viaggi in India, un
indimenticabile ricordo me lo ha
lasciato padre Albizuri che ebbi la
gioia di conoscere, prima all'ospe-
dale «Nazareth», dove era stato
ricoverato per una visita di con-
trollo, poi a Sonapahar, il suo ul-
timo campo di apostolato, uno dei
posti più avanzati delle missioni
salesiane dell'India nord-est, dove
stava svolgendo un meraviglioso
apostolato che un tragico inciden-
te stradale ha stroncato definiti-
vamente.
Era un « Basco puro sangue»,
aitante, atletico: un uomo taglia-
to perl'azione.
Nato ad Azcoitia (Spagna) il 23
settembre 1925 da una famiglia di
operai, profondamente sana e re-
ligiosa, entrò come aspirante a
Barcellona dove fece pure il no-
viziato nel 1942. Terminato il cor-
so filosofico e teologico, ordinato
sacerdote a Madrid il 28 giugno
1953, chiese di partire per le m1s-
sioni dell'India.
Svolse il suo primo apostolato
nelle case di formazione di Kota-
giri e Yercaud, nel sud del paese.
Dormiva sul nudo pavimento
« per abituarsi, diceva, alla vita
dura che lo attendeva».
Finalmente poté raggiungere il
sogno più atteso e desiderato:
missionario itinerante tra le tribù
delle colline imalaiane dell'India
nord-est, in quella che è stata de-
finita la « missione miracolo», per
il rapido diffondersi del cristia-
nesimo tra quelle popolazioni.
Marbisu, Jowai, Nongstoin e
Sonapahar sono le tappe del suo
intenso apostolato; nomi che non
dicono nulla a chi non conosce
quegli avamposti sulle frontiere
della Chiesa; nomi che implicano,
per chi li ha anche solo visitati,
privazioni, sacrifici, difficoltà ca-
paci di scoraggiare l'uomo più
temprato. Solo uno della sua sta-
tura e del suo coraggio poteva af-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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frontare una vita <li privazioni e
pericoli, neJ più completo isola-
mento, privo <li tutte le como<lità
cui siamo abiduati, tra le insidie
<li una foresta selvaggia e inospi-
tale, condividendo tutto con uo-
mini primitivi, ancorati alla prei-
storia, per elevare il loro tenore di
vita e gettare i semi della fede li-
beratrice e salvatrice.
Padre Albizuri era un avven-
turiero nato, UD lottatore senza
paura, profondamente innamo-
rato della sua vocazione, sost.e-
nuto da una fede incrollabile, da
un ottimismo senza incrinature
che lo portava a osare tutto, per
andare incontro alle necessità del-
l'uomo, in ognuno dei quali ve-
deva splendere il volto di Dio.
Per questo le tribù dei Lingam,
dei Maran, dei Nongtrai lo con-
siderano il loro padre e apostolo.
Dalla sua persona sprizzava vi-
talità, entusiasmo, una fiducia in-
contenibile che si comunicava a
quanti lo avvicinavano. TI suo co-
raggio rasentava la temerarietà:
non conosceva paura od ostacoli
quando si trattava di fare del
bene.
Era il cacciatore più famoso in
tutto il nord-est dell'In<lia; uno
dei pochissimi che aveva ottenuto
dal Governo il permesso <li abbat-
tere tigri, elefanti, bufali, leopardi
quando costituivano un pericolo
per le popolazioni locali. Un cac-
ciatore che con il suo fucile e la
sua mira infallibile aveva salvato
molti villaggi e molte vite umane,
allo scopo <li aprire la via a Cristo,
il vero, unico liberatore e salva-
tore.
Ilprete della giungla
Ricordo un'intervista che ebbi
con lui. Lo avevo raggiunto dopo
un viaggio di dieci ore in «jeep•,
lungo sentieri impraticabili, attra-
verso valli e colline, fino ai confini
della foresta vergine, dove domina
sovrana la natura selvaggia e in-
contaminata, esuberante di vege-
tazione tropicale, regno inviolato
delle belve sin dalla creazione.
Padre Albi, come lo chiama-
vano gli amici, era UD uomo che ti
metteva subito a tuo agio, come
un amico di vecchia data. La sua
carica di umanità, l'entusiasmo
giovanile, lo spirito <li adattamen-
to alle situazioni più difficili e im-
preve<libili, soprattutto l'inalte-
Con il Retto,r Maggiore don Egidio Viganò.
rabile ottimismo, avevano il po-
~~ di contagiare chiunque lo av-
vicinasse.
La conversazione si fece subito
animata.
- Padre, come si trova in
questo luogo cosi lontano dal
mondo?
- Meravigliosamente! Non lo
cambierei con alcun altro posto.
Qui sono re, maestro, medico, pa-
dre e pastore di un gregge che
amo più di qualsiasi altra cosa al
mondo e al quale ho de<licato gli
anni migliori della mia vita.
- Non sente nostalgia dei
paesi civili, della sua bella ter-
ra di Spagna?
- Quelle rare volte che mi sono
recato a trovare parenti e amici,
ho provato solo nostalgia per que-
ste gran<li foreste, per questi luo-
ghi che nessuno ha ancora inqui-
nato, soprattutto per questi miei
«selvaggi», come li chiamate voi,
ma che avrebbero molte cose da
insegnare agli uomini del cosid-
detto progresso e benessere.
- Come fa a vivere tutto
solo, privo di ogni comodità?
- Non sono mai solo: guardi
questa folla <li ragazzi che ho rac-
colto dai vari villaggi. Quanto alle
comodità non so se in effetti sono
più libero io che vivo in questa ca-
panna <li bambù, o voi che abitate
nei grandi palazzi. Bisogna saper•
si liberare dalla schiavitù del be-
nessere che crea sempre nuove ne-
cessità. Prima di raccogliere que-
sti ragazzi, per tre anni sono vis-
suto completamente solo, cullato
dal mormorio del vento e dalle
urla delle belve che ogni tanto ve-
nivano a farmi compagnia.
- Vedo che ha in cantiere
due solide costruzioni...
- La prima è l'internato per i
ragazzi; lassù, più in alto, sorgerà
quello per le ragazze. Il modo mi-
gliore per aiutare queste popola-
zioni che vivono in condizioni di
povertà e ignoranza assolute, è
raccogliere in queste grandi co-
struzioni un centinaio <li giovani
di ambo i sa;&.
Rimangono con me tre-quattro
anni: dò loro vitto, alloggio, ve-
stiario; insegno a leggere e scri-
vere, a coltivare la terra e ogni al-
BOLI.ETTINO SALESIANO I GIUGNO 1983 11

2.2 Page 12

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tra nozione che possa tornare uti-
le per elevare il tenore di vita di
queste popolazioni. Conoscendo a
fondo usi e costumi delle diverse
tribù, essi riusciranno a formare
delle nuove comunità, pienamente
autonome sotto il profilo sociale e
religioso.
- Come riesce a mantenerli
e a portare avanti tante opere?
- Con l'aiuto della Provvidenza
e dei benefattori, e invitando que-
sti ragazzi a lavorare con me per
sfruttare tutte le possibilità che il
suolo e la natura offrono in questi
climi.
Il terreno non manca: disbo-
schiamo con il fuoco un tratto di
foresta, bruciando alberi, liane,
arbusti, rovi, le cui ceneri servono
da concime; poi piantiamo patate,
mandioca, banani, papais, ortag-
gi. Giù nella vallata abbiamo una
risaia: durante la stagione delle
piogge piantiamo il riso con la
speranza di poterlo mietere, se gli
elefanti e i cinghiali ce lo permet-
tono...
- E quel laghetto laggiù a
cosa serve?
- È la nostra riserva di pesce.
Qui l'acqua è abbondante, anche
durante la stagione secca. Ho pen-
sato di sfruttare un naturale aval-
lamento, allargandolo e scavando
in profondità per allevare pesci e
far divertire i ragazzi.
Riesco così a offrire due volte la
settimana un nutrimento sano e
sostanzioso, risparmiando parec-
chio. Quando poi sono a corto di
viveri, con il mio «sparatutto»,
faccio quattro salti nella foresta e
la Provvidenza mi manda sempre
a tiro qualche bestione con cui va-
riare il menù: cervi, antilopi,
scimmie, orsi, cinghiali... Tutto è
buono per metterlo sotto i denti...
- Mi hanno detto che lei è fa-
moso in tutta la regione come
cacciatore di elefanti e di tigri;
anzi, se non erro, è uno dei po-
chi che ha il permesso perma-
nente di ucciderli. Ne ba am-
mazzati molti?
- Parecchi, senz'altro, ma solo
per difendere gli indigeni. Quando
la tigre ha assaggiato carne uma-
na, o un elefante viene cacciato
dal branco o impazzisce, diven-
tano entrambi pericolosissimi: bi-
12 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983
La capanna di don Albizuri.
sogna abbatterli prima che faccia-
no danni incalcolabili e vittime.
Mi vengono a chiamare anche da
villaggi lontanissimi; i più esperti
mi accompagnano nella battuta
che può protrarsi anche per pa-
recchi giorni.
Uccisa la belva, diventano subi-
to tutti miei amici, tanto che pos-
so dire che è il mio «sparatutto»
che apre la via al messaggio cri-
stiano.
- Ha rischiato qualche volta
la vita?
- La caccia a questi animali è
sempre pericolosa, ma più che
narrare qualche avventura di cac-
cia vorrei raccontarle come gli in-
digeni mi hanno salvato per ben
due volte la vita.
Colpito una volta dal tifo e
un'altra dal vaiolo, non avendo al-
cuna possibilità di curarmi e nep-
pure mezzi di trasporto, ebbero il
coraggio di trasportarmi a spalla
per oltre cento chilometri attra-
verso la foresta, fino a raggiun-
gere la città di Shillong, l'unico
luogo dove avrei potuto esere cu-
rato e salvato.
Lei può immaginare cosa voglia
dire una marcia nella foresta, su
sentieri appena tracciati, in un
continuo saliscendi, tra l'intrico
delle linee, dei rovi, degli arbusti,
con il costante pericolo delle belve
e i miei 90 chili sulle spalle...
Tre giorni di cammino, sempre
portato a quel modo. Di villaggio
in villaggio gli uomini si davano il
cambio, sostituendo quelli stre-
mati dallo sforzo e non più in gra-
do di proseguire. Di notte qualche
ora di sosta.
Veciendomi tremare per la feb-
bre, si spogliavano per ricoprirmi
con i loro stracci, mentre essi cer-
cavano di ripararsi dal freddo
pungente della notte, accoccolan-
dosi attorno a un fuoco... Due vol-
te sarei morto senza il loro inter-
vento! sono cose che non si di-
menticano!
- Ha quindi grandi soddisfa-
zioni nel suo lavoro di aposto-
lato!?
- La loro bontà, il loro affetto,
la riconoscenza per quello che fac-
cio per loro, soprattutto la loro
fede profonda quale non la si ri-
scontra più nei nostri paesi di an-
tiche tradizioni cristiane, mi ri-

2.3 Page 13

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pagano a usura dei sacrifici che Padre Albizuri tentò dispera-
questa vita comporta.
tamente di mantenere il controllo
Al termine del nostro colloquio della vettura, impedendo che
mi chiese di fermarmi qualche uscisse di strada, ma comprese su-
giorno con lui.
bito che non c'era più nulla da
- « Andremo insieme - mi dis- fare...
se - nella foresta, visiteremo - Pregate!, disse ai suoi com-
qualche villaggio che si è fermato pagni.
ai tempi della preistoria. Le assi- Ad una curva, nel tentativo di
curo un'esperienza indimentica- salvarsi, strinse il veicolo sulla de-
bile: capirà perché sono felice di stra, urtando contro il parapetto.
vivere qui, isolato dal consorzio L'impatto fu tremendo: la mac-
civile».
china sbandò paurosamente
A causa dei molti impegni fui schiantandosi contro lo stesso pa-
costretto a declinare l'invito, con rapetto. La morte del missionario,
la promessa che l'anno venturo, violentemente colpito alla testa e
tornando in India, sarei stato fe- al petto, dovette essere istanta-
lice di trascorrere una settimana nea, ma il suo sacrificio valse a
con lui.
salvare i due sfortunati compagni
Purtroppo pochi giorni prima di viaggio.
che giungessi nuovamente in que- Il ragazzo Sovidol, passati i pri-
sta parte dell'immenso paese, il mi momenti di paura e stordimen-
caro padre Albi era tornato alla to, scese incolume e. fedele alla
casa del Padre per godere il pre- consegna, dopo essersi assicurato
mio di una vita di sacrificio e di che anche la catechista Pritty era
eroica dedizione.
in salvo, raccolto il fucile e il bor-
sello, coprì di corsa i 10 km. che lo
Sacrificio supremo
separavano dalla residenza.
La morte lo colse suIla via del
ritorno, a soli 10 km. da Sonapa-
har, il centro da lui creato in dieci
anni di costante, m~crante la-
voro.
Era il 28 settembre 1982. Si era
recato a Shillong, centro della
missione, per partecipare al ritiro
mensile. Il mattino seguente, fatti
diversi acquisti per la benedizione
della chiesa da lui costruita, con
la <<jeep» carica, si mise in cam-
mino fermandosi a metà strada a
Nongstoin, da lui precedentemen-
te fondata.
Il mattino seguente, 30 settem-
bre, celebrata la Messa per le suo-
re del locale istituto, fatti ulterio-
ri acquisti al mercato, riprese la
via del ritorno.
Sulla «jeep» viaggiavano con
lui la catechista Pritty e Sovidol,
uno dei suoi ragazzi dell'internato
che aveva portato con se. Quasi
presagio di quanto gli sarebbe acca-
duto, risalendo in macchina con-
segnò al ragazzo il fucile e il bor-
sello con il denaro, dicendogli:
- Sei un bravo ragazzo: te li af-
fido, custodiscili bene.
Percorsi circa 32 km. sulla stra-
da scoscesa, tra dirupi e burroni,
lungo una discesa, il motore si
spense e per colmo di sventura i
Giunto alla casa delle suore
ebbe ancora la forza di consegnare
a suor Giuseppina il fucile e la
borsa con il denaro dicendo:
- Padre Albi è morto!, poi cad-
de svenuto.
Il suo corpo venne portato a
Shillong e deposto nel cimitero
cattolico della città. La Messa fu-
nebre venne celebrata dall'Arci-
vescovo mons. Hupert D'Rosario,
assistito da altri cinque Vescovi e
da 80 sacerdoti concelebranti.
La grande cattedrale di Maria
Ausiliatrice non riuscì a contenere
la folla strabocchevole accorsa da
ogni parte per porgergli l'estremo
saluto.
Moltissimi piangevano dicendo:
- È morto il nostro padre! Ab-
biamo perduto il nostro più gran-
de benefattore!
Con padre Albizuri scompare
sicuramente una delle più grandi
figure di missionario che Dio ab-
bia donato alla Congregazione e
alla Chiesa.
Possa dal cielo ottenere che al-
tri giovani generosi, seguendo il
suo esempio continuino un giorno
il suo apostolato, offrendo come
lui la propria vita per la diffusio-
ne del pacifico regno di Cristo.
Antonio M. Alessi
freni si spezzarono.
IL DONO
DI DON BOSCO
ALLA FAMIGLIA
LO VUOI?
I= il Bollettino Salesia-
no. Dal lontano 1877
questa rivista viene in-
viata gratuitamente a chi
ne fa richiesta.
Scrivi il tuo indirizzo a:
Bollettlno Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983 13

2.4 Page 14

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la vita
come dono
«Questi giorni di campeggio sono stati per me
veramente meravigliosi (...) La mia fede è cre-
sciuta moltlsslmo e ml sto rendendo conto sem-
pre più che la mia vita sarà un sì a Dio e dono
completo di me agli Altrl...•·
1
Laura Roetapo
Questa è Laura Rostagno
del 30 luglio 1979, che of-
fre i lineamenti spirituali
d
a giovane vita su un foglio
di lettera a suor Letizia, prima
ancora di scendere a valle dal
Campeggio della Paroln di Dio,
che aveva avuto luogo a Fleod di
Excenex, appena sopra Aosta,
quasi sulla statale che porta al
colle e al tunnel del Gran S. Ber-
nardo.
24 giorni dopo, sulla statale 23
che da Torino, lungo la vallata del
fiume Chisone, porta a Sestrière,
al Colle del Monginevro e a
Briançon in Francia, a poche cen-
tinaia di metri dalla «casa dei
suoi pensieri•, la morte dell'asfal-
to ghermisce i suoi sedici anni.
Era nata il 25 giugno del 1963 a
14 • BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1083
Dubbione di Pinasca, a pochi chi-
lometri da Perosa Argentina,
dove ancora c'era una casa Sale-
siana con scuole e oratorio e dove
tuttora c'è un bell'istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, che
dirigono un Centro di Formazione
Professiona/,e per alunne di scuola
secondaria.
Laura, nel suo piccolo paese, è
un personaggio inserito in un
mondo di gente semplice. La fa-
miglia, i parenti, il vicinato, la
Chiesa parrocchiale, il parroco, le
suore «giuseppine•, la scuola ele-
mentare sono «espressioni edu-
cative che presto in essa diven-
tano « impressioni» esistenziali
indelebili e germinali: ella è nata
per accogliere il Bene e nella sua
anima cristiana ogni cosa bella ha
la sua casa.
La piccola vita è presto un boc-
ciolo di fiore ben conosciuto nella
Chiesa: quello dei santi, umili e
nascosti nella città umana.
Nella silenziosa casa patema,
appollaiata nel verde dei declivi a
ridosso dei contrafforti montani
del Cucetto e delle Serre Morette,
Marco e Lucia i genitori, atten-
dono al fiorire della primogenita:
vivono ogni giorno nello st.upore
della crescita di quella vita che
scoprono aperta alle loro cose più
buone.
La grazia e la virtù sono un
tuttuno vivace e intelligente. È
una fanciulla attenta, pensosa,
pulita. ..
Gli anni della scuoi.a. media
confermano la preziosità della
qualità sempre più marcata nella
ragazza di cogliere solamente il
bene.
Il Centro di formazione Profes-
siona/,e delle Suore Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice sorge sulla statale
del Moncenisio alla confluenza del
torrente Germanasca e il fiume
Chisone. Laura vi entra ai primi
di ottobre del 1977. Ha 14 anni.
Alta, bruna, porta un folto chio-
schetto di capelli foltissimi dalla

2.5 Page 15

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frangia frontale birichina, che in- troverà spesso in minoranza nei
cornicia un volto dolce e semplice confronti delle altre compagne,
allo stesso tempo, luminoso in ma punterà decisamente a ciò che
quegli occhi ora visibili ora invi- è giusto e che è conforme al suo
sibili, che ti guardano e come sem- ideale dì rettitudine e di servizio.
pre ti interrogano e pensano.
Ha per esempio, il gusto del
L'alunna del C.F.P. sa di esse- parlare pulito... dove il discorso
re in quella scuola per una circo- per essere «in», s'imbruttisce
stanza fortuita che ella chiama grammaticalmente con le inestir-
fortuna.
pabili interiezioni banali e gros-
«Sapete, i miei genitori mi ave-
vano prenotata altrove, poi mj
hanno iscritta a questa scuola.
Che fortuna! Sono felice di essere
qui».
solane...
Le amiche diranno poi che mai
si udl dalla sua bocca una parola
malevola o menzognera nei con-
fronti degli altri.
Ci si preparava, per esempio,
La scuola le piace perché trova alle celebrazioni pasquali e nella
in essa il timbro, la nota, il sapore scuola, come si usa fare da noi, ci
inconfondibile del metodo don- fu la possibilità delle Confes.sioni.
boschiano. Nella Valle del Chi- Dalle compagne ci si barrica nella
sone, nella quale convivono i no- immobilità e nel rispetto umano:
stri fratelli «Valdesi», Don Bosco Laura esce dalla sua timidezza e,
ha impresso il suo «segno».
prima, va ad inginocchiarsi... e si
I suoi figli sono assenti da qual- confessa.
che anno, ma le Figlie dj Maria Il lunedl mattino al Centro, tra
Ausiliatrice agglutinano attorno ragazze quindicenni, c'è chi rac-
alla loro scuola, all'oratorio e nel- conta i dettagli della propria <<do-
la associazione dei Cooperatori menica in ». Le esperienze, si sa, ci
Sal.esiani gli exalJievi e le loro fa- sono e anche se alcune sono inven-
miglie. L'amorevolezza, la ragio- tate... hanno nel racconto il fasci-
ne e la religione, nella combina- no del lucciolìo dei «brillantini» o
zione a misura delle ragazze del del guizzo delle «luci» iridate del-
nostro tempo, hanno la loro inci- la discoteca...
siva, intramontabile presenza.
Laura ascolta, ma già sa che la
Laura respira questa atmosfera sua esperienza deve essere dura-
e se ne accorge.
tura in un'altra luce: più auten-
«L'ambiente della scuola, scris-
se alla responsabile del Centro
suor Anna, mi piace moltissimo,
perché non è fatto di rigida disci-
plina, registri, note, punizioni, ma
dì dialogo, di amicizia(...). Voglio
vivere questi anni in modo pieno;
non voglio sprecarli (...). Ho tra-
scorso buone vacanze (pasquali),
ma ho avuto tanta nostalgia della
scuola: non delle lezioni, ma del-
l'ambiente. Non vedo l'ora di tor-
narci... ».
tica, meno fallace e superficiale.
Sono mesi oramai, da quando
sta al Centro con le sue suore e
con Fabrizia, Odilla, Maria Gra-
zia, Carla, Antonella, Rosanna,
Claudia..., che nell'anima va pren-
dendo spazio la «Parola» di Dio,
nel Cristo dei poveri dei lontani e
dei bimbi.
Non le basta più il denaro rac-
colto nelle «sue» domeniche, lun-
go le piste delle stazioni sciistiche
di Bardonecchia, Cesana, Claviè-
re, Sauxe d'Oulx, a favore delle
Ma Laura, si capì subito, non casette antisismiche di Tondo nel-
era una «secchiona» come qual- le Filippine.
cuna delle sue compagne andava Non è più sufficiente la gioia di
dicendo. Capitò che per essere so- aver parlato a favore di don Piero
lidale con una amica, un po' aller- e delle sue case, dal pulpito della
gica alla precisione dello studio, chiesa dell'Abbadia a Oulx.
ritardò a bell'apposta la consegna Ora vuole donare se stessa al
di una ricerca, che aveva pronta suo Dio che l'ha afferrata e coin-
da quindici giorni, e ciò con le volta nella avventura dell'amore
conseguenze prevedibili...
per gli uomini.
Ma Laura agisce già, subito, se- Nel breve volgere di due anni,
condo la schiettezza delle proprie in un clima di gioiosa religiosità
convinzioni religiose e moralj_ Si salesiana che sviluppa la preghie-
ra e l'operosità evangelica secon-
do la Parola di Dio, essa accoglie
in sè, decisamente, il germe della
chiamata alle cose vere, autenti-
che e vive.
Sente che Dio l'ama e che
essa deve fare altrettanto: è un
desiderio che infiamma e consuma
ogni cosa, rende tutto più sempli-
ce, luminoso, trasparente piace-
vole e bello. E poi, lo intuisce e lo
sente, tale desiderio ha la capaci-
tà di condurre gli altri, a forza di
amarli, verso Dio, e gli uni verso
gli altri.
Scrive un giorno sul suo diario:
«Ama, ama, molto, come Gesù,
il resto conta poco».
E con queste sue parole quelle
di Paolo nell'inno alla Carità della
Prima lettera ai Corinti:
«Chi ama è paziente e premu-
roso..., non va in cerca del proprio
interesse..., dimentica i torti... ».
E Laura sente di potercela fare:
È la rapida e intensa scoperta
di Dio di quei due anni che ]'affa-
scina e la rapisce.
« Ogni giorno faccio la scoperta
di Gesù: non si può resistere al
suo fascino. Ogni giorno mi mette
in crisi dentro (...). Non riesco ad
esprimere quello che ho nel cuore.
Vorrei saper scrivere tutto l'a-
more che nutro per Dio, per Gesù,
per Maria».
È l'Ausiliatrice di don Bosco,
l'altro po/,o del mondo... e del suo
sistema preventivo!
«Io voglio bene all'Ausiliatri-
ce, scrive sempre nel suo diario,
Lei è tanto buona con me... non so
esprimere a parole... l'amo mol-
to,,!.
Laura vede la realtà del divino
che l'avvolge da ogni parte. Com-
prende tutto e ne è commossa.
Subito dopo il secondo campo di
Fleod-Excenex, ai primi di agosto,
un mese scarso prima di morire,
scrive:
«Grazie Gesù per la gioia e il
dolore che tu mi doni ogni giorno.
Tu semini gioia e bontà sulla mia
strada(...). Tu sei il mio Dio; nelle
tue mani sono i miei giorni. Tutto
ciò che accade, accade per farci
salire: sono i gradini che Tu, o Si-
1 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1983 f'

2.6 Page 16

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- - - Collana RAGAZZI ALTRAGUARDO
DOMENICA MARIA MACARIO
P.adat
co111edono
ho già fatto la mia scelta, un'altra
scelta».
Le sue «Lettere a Gesù» par•
!ano negli ultimi mesi di vita.
«(?aro Gesù, Gli scrive, oggi ti
voglio parlare del Campeggio. È
stata una esperienza bellissima e
Te ne ringrazio».
«Caro Gesù, Ti prego, fa' che io
Ti ~ ~empre più e che un gior-
no, ti più presto possibile, possa
essere tutta tua facendomi suora.
Gesù, io sono tua per sempre fa'
di me ciò che tu vuoi,,. '
«Caro Gesù, Ti voglio tanto
bene, Ti prego, però, fa' sì che Te
ne voglia sempre di più».
---- 5----
EDITRICE ELLE DI Cl
La vita
di Laura
Rostagno è
statll pubblicata
dalla EUeDiCi
gnore, hai scelto per ugnuno di
noi. Fra sterpi e spine cammino
verso di Te, o Signore».
Ma fu, nonostante, un cammino
rapido e velocissimo.
Durante il soggiorno montano
della Parai.a di Dio, durante le ce-
lebrazioni eucaristiche nella tenda
di Dio, la commozione della sco-
perta del comandamento nuovo la
rapiva.
Non pochi si accorsero dei suoi
occhi .lucidi e luminosi dopo la
preghiera delle intenzioni libere e
dopo il suo incontro con Gesù Eu-
caristico. Tra i presenti del secon-
do campo, c'è chi può testimonia-
re la sua purezza d'innocenza lu-
minosa che traspariva, via via
sempre più a mano a mano che i
giorni
dalla
mpaosdseasvtaianod, edlalsugoestooccuhmioile~
del suo comportamento, dalla de-
licatezza straordinaria dei suoi
rapporti interpersonali.
Si ricorda di las.sù il giorno in
_ccui due sposi raggiunsero la no-
stra tenda eucaristica e come essi
pregarono coi loro bimbi, perché a
tutti fosse dato di conoscere il
dono che Dio stava facendo loro
inviandoli missionari tra le popo~
16 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983 ,
!azioni indigene della Bolivia:
Laura non ebbe più dubbi. Se
loro, perché non io?
Fu la decisione definitiva: lei
doveva essere tutta di Dio.
Ricopia allora sul suo diario
una poesia-preghiera che descrive
la decisione del suo «Sì».
i « Mi hai guardato negli occhi
Signore, e il tuo sguardo divino
è
e'
sr.mtaptroesusno
sigillo
per se
mdipfrueo/con'e/llcahme isai
vita»!
E altrove lungo le pagine del
suo diario:
«No, io non pos.so vivere una
vita ~olo per me, / io _voglio do-
nanru a tutti, portare il dono di
me stessa / ai giovani, ai bambinj
malati, ai sofferenti, agli anziani,
/ a quelli abbandonati negli ospe-
d~, nei ric~lVeri, ai poveri sempre
/ più poven a causa degli egoismi
dei ricchi».
Sarà «salesiana» come già dal-
l'inizio del 1979 aveva già scelto.
Ad un'amica un giorno confidò:
«Veru quel ragazzo? è un tipo
simpatico, è buono, (...) mi vuole
bene (...), ma io non mi sposerò:
E il suo Gesù le rispose con im-
meruatezza.
« Papà, confidò una sera al bab-
bo, io non ho paura, sai, della
morte(...). Se dovessi morire io sa-
rei pronta: so di andare con Dio!
Non ho paura, sai!».
Pare di risentire le parole di
Domenico Savio prima di lasciare
la sua gente e la sua terra, il suo
Oratorio di Valdocco e il suo Don
Bosco!
E fu con Dio quella sera del 23
agosto alle 17,45 sull'asfalto della
strada che ogni giorno per due
anni la condusse alla scuola della
educazione alla bontà e alla san-
tità: un'auto sconsiderata la in-
vesti con violenza, la travolse e la
uccise.
li giorno dopo, 24, giorno dedi-
cato alla Madonna sua e delle sue
suore, si sposò per sempre con il
suo Signore e Dio, vestita del can-
dido della sua purezza verginale.
Era l'aurora e già alba: le 5,20.
« Tutto dentro di me parla cli
vita e di Risurrezione».
Chi non la crederebbe, dopo che
abbiamo conosciuto la sua vita e
la sua risurezione?
Mi scrisse una lettera che non
ricevetti mai nella sua bella copia:
fu trovata nel suo diario.
«Ogni giorno, mi diceva, capi-
sco s~mpre più che Dio è Vita (...)
solo m Lui si ha la gioia e la feli-
cità piena».
Grazie, Laura, di tutto!
Gino Frangi

2.7 Page 17

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«la lingua
ch.e' . .
PIU ffll PI
N el maggio del 1887 Don
Bosco andò a Roma, e fu
l'ultima volta, per la
consacrazione della Chiesa del Sa-
cro Cuore, monumento perenne
del suo amore al Papa. Era onnai
alla fine di una lunga vita opero-
sa, che la costruzione di quel tem-
pio aveva contribuito ad abbre-
viare. La domenica 8 maggio ven-
ne dato un ricevi.mento in suo
onore con la partecipazione di
personalità ecclesiastiche e civili,
italiane e straniere. Il carattere
internazionale di quell'incontro
piacque a Don Bosco, che da tem-
po aveva lanciato la sua Congre-
gazione oltre i confini del Piemon-
te e dell'Italia, verso il mondo in-
tero.
Alla fine del ricevimento molti
invitati presero la parola in lingue
diverse. Nacque allora in qual-
cuno la curiosità di sapere quale
fosse la lingua che più piaceva a
Don Bosco. Egli, sorridendo, ri-
spose: «La lingua che più mi pia-
ce è quella che m 'insegnò mia ma-
dre, perché mi costò poca fatica
l'impararl,a e provo con essa mag-
gior facilità ad esprimere le mie
ùke, e poi non la dimentico tanto
facilmente come le altre lingue!».
L'ilarità generale ed un applauso
accolsero la sua risposta.
Le parole di Don Bosco in tale
circostanza non rivelano soltanto
la fine prudenza del Santo, ma
aiutano a capire meglio il pasto-
rello dei Becchl divenuto l'aposto-
lo della gioventù.
Giunto al termine della vita,
egli tornava volentieri con il pen-
siero alle sue origini, alla terra di
cui er a figlio, al ceppo su cui era
cresciuto, affermando candida-
mente che nel dialetto piemonte-
se, sua lingua materna, egli riusci-
va con maggior facilità ad espri-
mere le sue idee.
Non per nulla fu detto che noi
pensiamo nella lingua ricevuta
dalla famiglia in cui siamo nati e
molta parte della nostra anima è
dialetto. Il dialetto piemontese fu
la «lingua» in cui Don Bosco par-
lò abitualmente almeno per 50
anni della sua vita, e che non ab-
bandonò mai nelle conversazioni
private anche dopo di aver intro-
dotto l'uso dell'italiano. all'Ora-
torio di Torino.
A Valdocco il piemontese era
stato per molti anni la lingua di
tutti i giorni non solo nelle con-
versazioni del cortile e del refet-
torio, ma anche nelle prediche dal
pulpito e dei sermoncini serali.
Nell'anno 1860 Don Bosco decise
di operare una svolta... culturale.
Volle dare una prova di patriot-
tismo e di italianità. Si procurò
allora da alcuni giovani artigiani
la richlesta che si incominciasse a
parlare in italiano. Il 13 febbraio
di quell'anno la timida proposta
venne lanciata pubblicamente e
Don Bosco, che l'aveva egli stesso
provocata, l'accettò anche per il
bene dei giovani che giungevano a
Torino da tutte le regioni d'Italia.
Ma l'iniziativa non fu di facile at-
tuazione, perché molti artigiani
temevano di farsi burlare per i
loro frequenti spropositi e non
osavano parlare in italiano in
pubblico per non darsi l'aria di si-
gnori. Don Bosco non si arrese
alle difficoltà e, ripetute volte,
diede alla sua grande famiglia di
Torino il «fioretto» di parlare
solo in italiano.
È curioso il costatare quante
volte e per quanti anni questo
«fioretto» sia stato ripetuto. Se-
gno evi.dente che il progetto sten-
tava in pratica a realizzarsi. Cosi
il «fioretto» venne dato la prima
volta il 22 febbraio 1861, un anno
dopo la famosa decisione. Ma se
ne trova subito un altro del ge-
nere il 29 agosto 1862. Un terzo,
sempre sull'uso della lingua italia-
na, appare nella novena dell'Im-
macolata del 1863. E cosi via. Lo
si trova ancora a fine ottobre del
1876 per la novena di Ognis.santi.
Ci è conservata anche la parlata
che Don Bosco fece ai giovani in
quell'occasione: «Se per questa
novena uolet,e una pratica, un fio-
retto che sia adatt,o a voi ed an-
che che serva per tutto il mese,
anzi per tutto il corso dell'anno,
BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO J983 17

2.8 Page 18

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Le foto di questo servizio sono tratte dalla raccolta •Don Bosco e il suo ambiente» edita dalla ElleOiCi a cura di Teresio Chiesa.
io ui questa cosa da fare: aste-
netevi dal dire anche una parola
sola in dia/,etto piemontese. Par-
la,te, giocate, lavorate, mangiate,
bevete, dormite, tutto in italiano.
E se questa notte qualcuno si
mettesse a russare, russi in ita-
liano!».
Eppure il piemontese non
scomparve e rimase sempre a Val-
docco la lingua dell'intimità nei
colloqui del Santo con i suoi figli.
Era stato il suo linguaggio abitale
e non poteva venir completamen-
te dimenticato.
Ma, persino fuori del Piemonte,
Don Bosco fece uso frequente del
dialetto. Lo stanno a confermare
particolari curiosi dei suoi viaggi
a Roma e a Parigi. Ci raccontano
le « Memorie» che Don Bosco nel
suo primo viaggio a Roma, del
1858, dietro l'insistente richiesta
di un prelato suo runico, tenne un
sermoncino in piemontese alla
presenza di alcuni eminenti ospiti
che desideravano sentire come
egli parlasse ai suoi ragazzi. Don
Bosco, iniziando il discorso con le
parole Mè cari fieuj (miei cari fi-
glioli), U intrattenne bonariamen-
te su fatti della storia ecclesiasti-
ca con grande loro meraviglia e
divertimento. In quella stessa vi-
sita a Roma, invitato dal Conte
Rodolfo de Maistre a pranzo as-
sieme ad alcuni diplomatici suoi
runici, egli vi partecipò intavolan-
do poi con disinvoltura il suo di-
scorso con il Conte in dialetto pie-
montese. Qualche invitato, sor-
preso, chiese al Conte di che lin-
gua si trattasse, e questi rispose
scherzosamente che si trattava
del sanscrito.
Sempre a Roma .nel 1879,
uscendo da Palazzo Braschi, sede
allora del Ministero degli Interni,
Don Bosco passò accanto ad un
crocchio di deputati, dai quali
partì un saluto in piemontese. Lo
avevano riconosciuto e venne loro
naturale salutarlo, come una vol-
ta, in dialetto. Alla stazione di
Roma nell'aprile del 1880 un suo
ex allievo, certo Miglietta, bigliet-
tario, t enne con lui il discorso in
piemontese ad alta voce con sor-
presa degli altri passeggeri.
In Francia, nell'aprile del 1883,
Don Bosco, presso la Chiesa della
Maddalena a Parigi, dove aveva
tenuto una conferenza sulle sue
opere, incontrò il Commendator
Buscaglione, celebre professore e
diplomatico, suo grande ammira-
tore, che lo interpellò egli pure in
piemontese.
Ed ancora, nel settembre del
1886, quando Don Bosco si recò a
Milano ospite dell'Arcivescovo
Luigi dei Conti di Calabiana, suo
vecchio runico, questi prese tosto
a parlare con lui in dialetto, ricor-
dando il natìo Piemonte.
Tali particolari rivelano che il
dialetto piemontese doveva essere
più che abituale sulle labbra di
Don Bosco, che lo usava con ogni
18 • BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 198J

2.9 Page 19

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ceto di persone, nobili, borghesi e
popolani.
Si sa, del resto, che lo gustava
moltissimo, e lo parlava assai bene,
meglio certo del francese. Curiosa,
in proposito, è una frase da lui
pronunciata nel suo viaggio in
Francia del 1883. Era salito ardi-
tamente sul pulpito di famose
chiese di Parigi, quali Notre
Dame des Victoires, la Maddale-
na, S. Lazzaro. I suoi erano stati
discorsi familiari, i così detti ser-
mons de charité, nei quali faceva
appello alla carità dell'uditorio,
esponendo lo scopo e le necessità
delle sue opere benefiche. Pos.se-
deva il francese tanto da farsi in-
tendere, e lo parlava con una cer-
ta disinvoltura, passando facil-
mente sopra aJ dizionario e alla
grammatica. Ma in lui parlava il
cuore e, nonostante Je difficoltà
della lingua, egli riusciva a tener
sospeso dal suo labbro il folto udi-
torio. «Ha parlato francese come
se w sapesse», fu detto un giorno
ad un curioso che chiedeva come
Don Bosco se la fosse cavata. Ma
ci fu anche, tra i suoi, chi chiese a
Don Bosco come si togliesse d 'im-
piccio quando non gli veniva l'e-
spres.gone francese. E lui bonaria-
mente: «Allora dico in piemon-
tese ai miei ascoltatori: Ai
masnà a-j piaso /,e pagnòte (ai
miei ragazzi piacciono le pagnot-
te), e tutti mi capiscono!». Il dia-
letto materno, in quella situazio-
ne, era davvero la lingua nella
quale Don Bosco pensava.
E così fu sino alla fine. Già al
t.ermine della sua vita, carico di
acciacchi, infiorava ancora alle
volte il suo dire con espressioni
dialettali. Curvo sotto il _peso del-
la malattia. ripeteva scherzosa-
mente, a chi lo voleva sostenere,
due comunissimi versi di una can-
zone piemontese:
Oh, schin-a, pòura schin-a,
t'has fini, 'd portk bascin-a!
(Oh, schiena, povera schiena,
hai finito di portare il basto!).
Perfin sul letto di morte escla-
mava ancora in dialetto: «I si
nen còs còs (Non so più
che cosa dire né che fare)•.
Anche dopo la sua stessa morte,
e precisamente il 17 luglio 1921, il
piemontese risuonò di nuovo sulle
labbra di Don Bosco. Operando un
miracolo che servi alla beatificazio-
ne, egli apparve e disse all'inferma
Teresa Caligari, affetta da grave
spondilite: «Alzati! Bogia /,e gam•
be (muovi le gambe)!». E quelle
gambe rattrappite si mossero, e la
Caligari divenne la «Teresa del
miracolo». Si noti che il fatt;o av-
venne non in Piemonte ma nel
Piacentino e Teresa non conosce-
va il dialetto piemontese, ma
intul il significato delle parole.
I primi discepoli di Don Bosco
ci hanno conservato nelle loro
prezioslSSrme cronache tanti
spunti dialettali usciti dalle sue
9 1 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1m

2.10 Page 20

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labbra, che rivelano come, sia nel-
la conversazione che nella predi-
cazione, Don Bosco ricorresse a
volte al termine piemontese, an-
che quando parlava in italiano,
per meglio rendere la sua idea.
Sono frammenti di un linguaggio
vivo e popolare che manifestano
nella loro semplicità ed immedia-
tezza il suo modo di pensare.
Il 3 aprile del 1877, volendo
spiegare ai suoi giovani salesiani
che nella società da lui fondata
non c'era posto per gli egoisti, i
pavidi, i pigri, gli eterni scontenti,
ricorse al termine scrussì (maga-
gnati). La traduzione italiana non
rende tutta la forza dell'espressio-
ne dialettale, con la quale Don
Bosco voleva far capire che egli
cercava anime candide e sincere,
giovani pronti all'obbedienza e al
sacrificio e non frutti guasti.
Nella seduta capitolare del 5
giugno 1884, notando la diminu-
zione di vocazioni a Valdocco,
spiegò la cosa con il fatto che
spesso venivano inviati all'Ora-
torio giovani accompagnati dalle
più belle attestazioni di buona
condotta ma privi delle qualità
necessarie ad una vocazione sale-
siana. Egli parlò allora scherzo-
samente di rodò (rottami), cioè di
persone o cose inservibili, espri-
mendo bellamente con un termine
popolare ciò che in lingua italiana
sarebbe apparso troppo crudo e
forte.
Anche le lettere di Don Bosco
sono spesso infiorate da termini
20 8OLL.ETTINO SALESIANO t GIUGNO 1!183
piemontesi. Alla Contessa Bosco-
Riccardi, in una lettera del 16
maggio 1866, egli si scusava di
non poter andare di persona a vi-
sitarla. In compenso le inviava un
fagotto di cenci dei ragazzi dell'O-
ratorio... da rattoppare. Ròba
grama (robaccia), le scriveva, agli
occhi del mondo, ma tesoro pre-
zioso per l'eternità a chi veste gli
ignudi per amor di Cristo.
Scrivendo da Roma il 27 aprile
1876 a Don Giovanni Cagliero, su-
periore dei Salesiani in Argentina,
lo assicurava della sua intenzione
di non cedere di fronte agli osta-
coli, mentre gli descriveva le dif-
ficoltà incontrate. Chiudeva la
lettera con la semplice parola: Bo-
gianen! (non muoversi), per dirgli
che bisognava tener duro e pa-
zientare nell'attesa. Il bogianen,
tipico epitteto affibbiato ai Pie-
montesi, è pur tanto indicativo di
un carattere calmo, volitivo e te-
nace.
Anche gli scritti a stampa di
Don Bosco lasciano spesso intra-
vedere sotto il testo italiano un
modo dialettale di pensare e di
esprimersi. Soprattutto l'alma-
nacco «Il Galantuomo» che egli
inviava come strenna di capodan-
no agli abbonati delle sue «Let-
ture Cattoliche» è ricco di spunti
dialettali. Su quell'almanacco, ne-
gli anni 1854-1861 furono pubbli-
cate rime piemontesi a lui attri-
buite, non prive di un certo pregio
letterario e preziose per il loro
contenuto didascalico e catechi-
stico. Sono tipiche canson o can-
zoni popolari in versi settenari. Vi
è la canzone del sarajé o fabbro
operoso e servizievole, a tutti mo-
dello di onestà professionale e di
pratica religiosa. Vi è quella del
pastissé o pasticciere scontento
del suo lavoro e vittima della sua
vanità. Vi è un presagi o profezia
di tempi migliori che seguiranno
ad una grande bufera; m1a can-
zone sulla profanazione delle fe-
ste, un'altra contro i padroni che
fanno lavorare i dipendenti nel
giorno festivo; una ancora contro
il vizio dell'ubriachezza ed infine
un sonetto curioso su Gianduia ed
il suo codino, che suona rimpianto
di sane tradizioni sopraffatte da
malsane ideologie.
Tutti questi frammenti dialet-
tali, sparsi negli scritti e nelle par-
late di Don Bosco, e a noi perve-
nuti, contribuiscono a darci un ri-
tratto nuovo del Santo, un ritrat-
to cioè che riflette di più le sue
origini, il suo ambiente culturale
popolare. Ci presentano un Don
Bosco più vivo e parlante, come se
lo vedessimo di persona.
Sono la lingua del cuore che ri-
vela tanta parte della sua perso-
nalità di prete piemontese dalla
fede operosa, dallo spirito pratico
e positivo, daU'indole cordiale e
gioiosa.
Ricco di doti naturali, egli rifiu-
tò ogni posa. Coraggioso ma schi-
vo di avventure, realizzò gradual-
mente i suoi progetti, schieran-
dosi sempre dalla parte del pro-
gresso, mai della rivoluzione. Le-
gato alla sua terra, apri il cuore a
tutto il mondo. Capace di intra-
prendere cose grandi, vi si dedicò
con abnegazione illimitata. Abilis-
simo nel dominare le situazioni
più impensate, le piegò a suo van-
taggio. Sereno e imperturbabile
nelle prove, superò difficoltà in-
sormontabili, aggirando l'ostacolo
e sapendo attendere il momento
opportuno per ritentare. Non per-
dette mai di vista La meta. Fu un
vero bogianen.
La sua vita e le sue opere non
si possono certo spiegare unica-
mente alla luce delle origini, ma lo
stile con cui realizzò i sogni so-
prannaturali era tipico della gen•
te della sua terra. E la lingua che
più gli piaceva ce lo rivela.
Natale Cerrato

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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parrocchie
a Roma
Almeno mezzo milione di Romani
sono affidati alla cura pastorale
del Salesiani. Che significa per
questi animare una parrocchia?
Quali sono i problemi In una città
come Roma?
Particolare della cupola del Tempio di Don Bosco a Cinecittà
U na volta - si diceva -
che i Salesiani non do-
vessero avere la respon-
sabilità di animare parrocchie;
oggi i figli di Don Bosco ne ani-
mano oltre novecento ed in tutte
le parti del mondo. I motivi sono
tanti e non certo ultimo la stessa
situazione giovanile sempre più
legata alla comunità nel suo insie-
me.
Ma cos'è una parrocchia sale-
siana?
Ci risponde don Giovanni Vec-
chi, consigliere generale per la pa-
storale giovanile e responsabile
del settore parrocchie.
Il termine parrocchia - egli
dice - per i salesiani ha lo stesso
significato che ha per tutti. Una
comunità cristiana, dunque, che
evangelizza un determinato ter-
ritorio e al tempo stesso matura
in quanto tale.
Ciò che in certo senso la speci-
fica come salesiana è lo spirito co-
munitario che deve caratterizzare
le sua stesse strutture e La centra-
lità del problema giovanile. Ciò
non vuol dire che nella parrocchia
si debbano privilegiare i giovani
rispetto agli adulti ma che queRti
debbono essere aperti aJ dialogo
con le nuove generazioni dando
anche spazi per un loro preciso
protagonismo. Questo protagoni-
smo deve potersi esprimere a li-
vello liturgico ed a livello di par-
tecipazione in tutta l'attività pa-
storale della parrocchia.
Quella salesiana è dunque una
parrocchia particolarmente atten-
ta all'educazione e sa legare sag-
giamente promozione umana ed
evangelizzazione dando rilevanza
alle tradizioni culturali tipiche di
ogni ambiente e paese. .
C'è dunque un modello di parroc-
chia che non ha diritto di citta-
dinanza tra i Salesiani? Per don
Vecchi la risposta è affermativa.
Si tratta della parrocchia che
non ha tensione missionaria e nes-
suna capacità dialogale con il
mondo giovanile.
Per verificare ciò ed anche altro
siamo andati in quattro delle set-
te parrocchie che i Salesiani gesti-
scono a Roma. Abbiamo lasciato
ad una prossima volta le parroc-
chie del Testaccio, del Prenestino
e del Gerini mentre presentiamo
quelle del S. Cuore, di santa Ma-
ria della Speranza, di san Giovan-
ni Bosco e di santa Maria Ausilia-
trica.
Ne è venuto fuori uno spaccato
della città di Roma e dei problemi
che quotidianamente l'attraver-
sano. Le diverse modalità d'inter-
vento pastorale del resto sono
spes.so fortemente condizionate
da disagi e carenze di un deter-
minato ambiente territoriale dove
le parrocchie in non certo ultima
analisi sono inserite. Presentiamo
così una parrocchia alle prese con
preoccupazioni legate al crescente
deflusso di popolazione (il Sacro
Cuore di via Marsala), due par-
rocchie chiuse ormai in quartieri
cresciuti a dismisura e che denun-
ziano molteplici problemi pasto-
rali (il Tempio di Don Bosco a Ci-
necittà e santa Maria Ausiliatri-
ce) una parrocchia in crescita
(santa Maria della Speranza).
Ci è parso che la pastorale gio-
vanile parrocchiale - in cui si ti-
picizza l'impegno salesiano - è
volta a privilegiare ambienti po-
polari, luoghi di aggregazione
come oratori e centri giovanili.
21 BOLLETTINO SALESIANO r GIUGNO 1983

3.2 Page 22

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Metodi e modelli di evangelizza-
zione tuttavia risentono a volte di
scarso collegamento e di chiara
progettualità. È questo dunque
un viaggio nella Roma salesiana
ma anche nella città megalopoli
dove i Figli di Don Bosco hanno
le parrocchie più numerose di abi-
tanti e perciò anche di... problemi.
Questo servizio non ha pretese
esaustive. Una cosa tuttavia è cer-
ta: l'immagine che presentiamo di
queste parrocchie fatte di strut-
ture ed iniziative più o meno effi-
cienti dice, ancora una volta, l'im-
pegno dei salesiani di continuare
a servire con il carisma di Don
Bosco una società che cambia.
Tra il bailamme della
Stazione Termini e dei dintorni...
L a parrocchia del S. Cuore di
Gesù sorge nel rione Castro
Pretorio, in prossimità della Sta-
zione Termini. Un quartiere al-
tamente industrializzato, con la
presenza di alberghi, pensioni, ri-
storanti, enti, scuole che hanno
gradualmente assorbito i palazzi e
la serie di abitazioni popolari. Le
famiglie che attualmente abitano
il rione sì aggirano intorno alle
1.500 con una presenza di anziani,
al di sopra dei settant'anni, che
copre circa il 20% di tutta la po-
polazione territoriale. Le giovani
coppie infatti, nell'indisponibilità
Una foto storica: si alzano le prime colonne della Basilica del S. Cuore. Siamo nel secolo
eeorso...
22 • BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983
di appartamenti, emigrano fuori
dal rione. Un rione che è inoltre
interessato dal pendolarismo, fe-
nomeno questo che, si calcola,
porta quotidianamente alla sta-
zione sulle 150.000 persone.
L'origine della parrocchia del S.
Cuore di via Marsala è diretta-
mente legata al nome di Don Bo-
sco. La Chiesa è in costruzione sin
dai tempi di Pio IX, ma enormi
difficoltà ne impediscono la rea-
lizzazione. Con Leone XIII le dif-
ficoltà per l'erigendo tempio non
finiscono e consigliano al Papa di
rivolgersi direttamente a Don Bo-
sco, il quale farà si che in un pe-
riodo breve, di circa sei anni, la
costruzione venga portata a ter-
mine, finanziata dai suoi viaggi in
Spagna e in Francia interamente
devoluti alle spese per la costru-
zione della Chiesa. La consacra-
zione avveniva nel 1887.
Da allora - dice il parroco don
Filippo Giua - questa chiesa
vive la sua vita pastorale in mezzo
a un quartiere che inizialmente
era solo una zona in cui si preve-
deva un grande sviluppo, per la
presenza della stazione, e che pri-
ma della guerra è arrivata a toc-
care punte di 40.000 abitanti.
Dal secondo dopoguerra in poi,
invece, per la trasformazione che
ha subito il centro di Roma, la po-
polazione è andata sensibilmente
riducendosi. Oggi la parrocchia ha
un territorio che conta circa 6.000
abitanti, di cui la frequenza non
supera il 15%.
L'analisi sul territorio mostra
una situazione socio-religiosa, in
cui versa la parrocchia, obietti-
vamente difficile e complessa.
Problemi connessi sia con il de-·
centramento demografico che nel-
l'ultimo ventennio ha colpito il
centro storico, sia con una situa-
zione socio-politica in cui ha vis-
suto per molti anni il quartiere at-
traversato da violenza sociale di
ogni tipo e che ha portato la po-
polazione locale a chiudersi in una
propria difesa e sicurezza privata,
creando un clima di incomunica-
bilità che ha finito con l'inibire
una collaborazione pastorale ter-
ritoriale.
Un disagio questo avvertito,
lungo tutta la conversazione, nelle
parole di don Filippo Giua, par-
roco al S. Cuore da due anni e

3.3 Page 23

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mezzo, ma particolannente quan-
do gli abbiamo rivolto una do-
manda che riguardava il ruolo dei
laici alla vita parrocchiale. « Pur-
troppo - ci ha detto - essi vi-
vono ancora quella mentalità che
è in funzione del culto e della di-
stribuzione dei sacramenti, sono
ancora poco sensibilizzati riguar-
do a quello che è il ruolo del cri-
stiano nel territorio dove abita.
Si stenta quando s'intrapren-
dono iniziative a coinvolgere le
persone aperte se non in quel mi-
nimo di frequenza, anche religio-
sa, e le iniziative trovano un am-
biente di apatia dovuto, forse, da
un modo di vivere nel passato la
propria fede e anche da un dopo-
guerra che abbiamo attraversato.
Violenza politica, droga, furti e il
resto hanno fatto si che la gente si
sia sempre più rinchiusa nei pro-
pri appartamenti. E molte delle
iniziative parrocchiali, come quel-
le ad es. proposte oltre un certo
orario rimangono bloccate da que-
sto atteggiamento.
- Quale è oggi lo spaccato
parrocchiale?
- In parrocchia ci sono in tutto
dieci sacerdoti, il cui impegno pa-
storale, per la collocazione della
Chiesa, si svolge in prevalenza
neUe confessioni. Sul territorio
sono tre i sacerdoti che operano
nella pastorale degli anziani e de-
gli ammalati, nella catechesi per
gli adulti e nella catechesi per la
categoria della Polizia di Stato,
prestando la nostra parrocchia
l'assistenza spirituale e religiosa
alla vicina scuola di Polizia di
Stato. Il nostro impegno è dunque
portato avanti da un numero li-
mitato di forze che non bastano
certo a coprire le esigenze delle fa-
miglie del quartiere, e.':!Sendo scar-
sa l'incidenza laicale.
Per que!Jo che riguarda i gruppi
parrocchiali, alcuni di essi, non
hanno ancora maturato un senso
d'impegno collettivo e responsa-
bile per le esigenze del territorio.
Complessivamente nella nostra
parrocchla operano otto associa-
zioni, due soli i gruppi giovanili,
tra cui un comitato di coordina-
mento rionale che comincia a re-
sponsabilizzarsi riguardo a quelle
realtà sociali presenti nel quartie-
re. Con la collaborazione di alcuni
La Basilica del S. Cuore a Roma In Vla Marsala.
di questi gruppi. abbiamo reaHz-
zato quest'anno un promettente
centro di accoglienza per stranieri
che svolge la sua attività in col-
legamento con la Caritas dioce-
sana in via Magenta.
In generale le attività specifi-
che della parrocchia, durante tut-
to l'anno, sono inserite in quel che
è il programma di pastorale dio-
cesana. Non mancano tuttavia
iniziative particolari. In occasione
della festa del S. Cuore ad es. ab-
biamo organizzato e lanciato la
festa del rione che dura quattro
giorni.
- Secondo lei qual è il pro-
blema più urgente con cui oggi
la parrocchia deve necessaria-
mente confrontarsi?
- Senz'altro la responsabiliz-
zazione dei laici alla collaborazio-
ne per l'attuazione dei piani pre-
visti dal nostro studio sul territo-
rio, noi come impegno sacerdotale
siamo sovraccarichi di lavoro.
- Alla luce di questa situa-
zione che ha appena descritto
come pensa, allora, possa com-
plessivamente l'impegno della
comunità salesiana del S. Cuo-
re, ruotare intorno al progetto
e alla domanda educativa di
Don Bosco?
- Abbiamo scritto a questo
proposito al Rettor Maggiore av-
vertendo l'esigenza dell'adozione
di una pastorale legata alla Chie-
sa locale, in modo che ci sia data,
come salesiani, l'opportunità di
portare avanti, insieme alle altre
comunità salesiane, un tipo di pa-
storale locale in coerenza, con il
nostro progetto salesiano che
deve essere al servizio della Chie-
sa locale. Bisogna ricordarsi che
in questa parrocchia prende risal-
to la funzionalità del Santuario,
aperto pertanto al servizio verso
coloro che sono di passaggio. Ca-
ratteristica questa, che d'altronde
non è mai venuta meno da quan-
BOLL.ETTIHO SAtESlllHO I G/IJOHO lll&f 23

3.4 Page 24

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do la Chiesa è stata consacrata ad
oggi. Purtroppo dobbiamo lamen-
tarci che la pastorale giovanile in
quel che è il piano di pastorale
territoriale della parrocchia sten-
ta a decollare e a inserirsi nelle
forze vive della Chiesa locale per
poter dare sensibilmente segno
che in questa parrocchia ci sono i
salesiani.
Lo scarso raccordo con le realtà
sociali territoriali, è dunque, come
ha affermato il parroco, il proble-
ma più avvertito all'interno della
parrocchia del S. Cuore. Collate-
ralmente ad essa le Figlie di M.
Ausiliatrice e gli altri Istituti re-
ligiosi come le Clarisse Francesca-
ne, le Suore dei Sacri Cuori, le Fi-
glie della Sapienza ecc. operano
più o meno nelle stesse condizioni.
Con la comunità delle Figlie di
Maria Ausiliatrice - sono ancora
parole del parroco - carente è il
lavoro di coordinamento e di pro-
grammazione che prenda coscien-
za dei problemi giovanili territo-
riali in un quadro d'insieme, sulla
base di esigenze particolari. Stu-
diando cioè quella che è la situa-
zione della gioventù del quartiere
per poter insieme realizzare un
progetto che conduca, almeno in
parte, alla soluzione di alcuni pro-
blemi più urgenti tra quelli che si
presentano.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
affiancano i responsabili della
Parrocchia nelle lezioni integra-
tive di religione nella scuola ele-
mentare «Pestalozzi» e nella ca-
techesi, riguardo alla quale - ci
dice il parroco - si è avuta un'in-
novazione. Praticamente abolita
la catechesi parrocchiale per le
Prime Comunioni e per le Cresi-
me. Sostituita con lezioni di ca-
techesi a tutte le classi, dalla pri-
ma elementare sino al secondo
biennio superiore, indipenden-
temente che abbiano o no ricevuti
i Sacramenti. « Circa tre mesi pri-
ma del periodo in cui noi facciamo
le Prime Comunioni e le Cresime,
i catechisti propongono i ragazzi
più maturi per la Comunione e
quelli per la Cresima, tenendo
presente che la maturità di que-
st'ultimi è proporzionata all'età e
sulla base della mentalità e dello
sviluppo della persona che si af-
faccia ai primi impegni sociali».
24 • a ouETTINO SALESIANO , GIUGNO t983
t
I
La Basilica di S. Maria Ausiliatrice in un giomo di festa.
Nel ricordo del Papa di Don Bosco...
N el popoloso quartiere Tusco-
lano, da oltre cinquant'anni,
la parrocchia di S. Maria Ausilia-
trice è presente, nella fedeltà al
carisma di Don Bosco, nella fun-
zione di evangelizzazione. La na-
scita della parrocchia, oggi Basi-
lica, risale al 1929, la prima pietra
fu posta il 3 giugno di quello stes-
so anno, voluta da Papa Pio XI
collateralmente al sorgere dell'I-
stituto, l'odierna Opera Pio XI. I
lavori di adattamento e di siste-
mazione dell'intera Opera e della
parrocchia terminavano nel 1936.
Oggi l'Opera si presenta in una
struttura articolata, con l'orato-
rio, le scuole, media e ragioneria,
una comunità giovanile vocazio-
nale, un centro di formazione pro-
fessionale e una tipografia fornita
di attrezzature all'avanguardia,
come la fotocomposizione, nel
campo della grafica.
La parrocchia di S. Maria Au-
siliatrice, eretta nel 1970 a Basi-
lica, svolge la sua azione pastorale
in un quartiere tra i più affollati
di Roma, con una fascia di popo-
lazione che si aggira intorno alle
50.000 persone, oltre 10.000 fa-
miglie.
Tra le attività ricordiamo un
consultorio familiare che da cin-
que anni opera annesso alla strut-
tura parrocchiale, avvalendosi di
una équipe specializzata, e un in-
teressante tentativo di decentra-

3.5 Page 25

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mento nel campo della pastorale
territoriale, attraverso la suddi-
visione della zona in quattro set-
tori e l'attuazione dei cosiddetti
«centri di ascolto».
Chiediamo al parroco, don Stel-
vio Tonnini, come si presenta la
lettura socio-religiosa del ter-
ritorio.
È un quartiere ormai già abba-
stanza anziano. In alcune vie la
presenza di persone anziane rag-
giunge un'elevata percentuale. Le
giovani coppie, anche per indispo-
nibilità di appartamenti scelgono
altrove una collocazione. Social-
mente il quartiere risente della
pesantezza demografica e l'inci-
denza pastorale risulta relativiz-
zata in un complesso come questo
vasto ed eterogeneo, abitato da
persone di diversa estrazione re-
gionale e sociale. Per sottolineare
uno dei tanti aspetti che investo-
no l'eterogeneità di questo quar-
tiere, diciamo che abbiamo una
parrocchia, quella che guarda da-
vanti alla Basilica identificabile
con la vecchia parrocchia risalen-
te al 1929, e una parrocchia nuo-
vissima alle spalle del1a Basilica
con i nuovi insediamenti di nuclei
familiari anche giovani.
Per quel che riguarda l'elemen-
to religioso, possiamo dire che ab-
biamo un tipo di religiosità che
mal si combina con le aspirazioni
dei giovani a livello post-concilio,
e tuttavia gli uni e gli altri hanno
dei valori da portare, perché se gli
anziani hanno conservato la fede
è senz'altro un merito, come lo è
pure quella spinta al rinnovamen-
to che proviene dai giovani.
Oggi una comunità giovanile
che non abbia alle spalle una co-
munità di adulti alla quale fare ri-
ferimento è destinata a non an-
dare avanti, perché il giovanili-
smo è votato a decadere se non c'è
una comunità di adulti che si fa
habitat e in cui la comunità gio-
vani~e riesce ad affondare le pro-
prie radici.
Ci appare poi confortante, ri-
facendosi a quello che hanno ri-
ferito i francescani della recente
missione popolare, preparata in
occasione del cinquantesimo del-
!'opera, quella sollecitudine con
cui sono stati accolti dalle fami-
glie.
Una visita in Builica del suo «titolare•: è il cardinale Caprio.
- Come si presenta oggi la
parrocchia di S. Maria Ausilia-
trice?
- La nostra intanto è una par-
rocchia salesiana e il carisma di
Don Bosco è mes.so a servizio del-
la Chiesa locale. Come personale,
oltre al parroco ci sono i 4 vice-
parroci responsabili degli altret-
tanti settori nei quali è stato sud-
diviso il quartiere, altri confratelli
anziani che svolgono un lavoro
sussidiario ma quanto mai prezio-
so, come elementi più giovani il
numero è limitato a cinque. Cer-
tamente pochi, ma non dobbiamo
dimenticare che alle spalle abbia-
mo la comunità salesiana con 24
sacerdoti, noi compresi, i quali ci
danno una mano specie per le
messe domenicali.
Per le Associazioni abbiamo sia
quelle di tipo tradizionali che
quelle più nuove. lo ho rivolto
un'attenzione particolare alla Fa-
miglia salesiana, e cioè, .i coope-
ratori sia a livello adulti che gio-
vanile, in cui dobbiamo sottoli-
neare una certa tendenza al rin-
giovanimento, grazie a quei gio-
vani che in questi anni, attraverso
la catechesi o altri impegni, stan-
no entrando con entusiasmo.
A livello giovanile abbiamo poi
vari gruppi, tra cui quelli che con-
vogliano i ragazzi del dopo-cre-
sima. Un problema, quest'ultimo
non risolto. I ragazzi dopo aver
fatto la Cresima, molto spesso
scompaiono. Noi abbiamo cercato
di accoglierli attraverso questi
gruppi che in qualche modo cer-
cano di tamponare quest'emor-
ragia in atto. C'è poi tutta l'atti-
vità dell'Oratorio con i gruppi Po-
lisportive Giovanili Salesiane,
P.G.S., una sigla che noi abbiamo
voluto ribattezzare come «proget-
to giovanile salesiano», un proget-
to che intende attuarsi attraverso
lo sport, la musica, il turismo, e
tutte quelle altre attività che nel-
l'oratorio trovano un ambiente
privilegiato ancora, e gruppi che
cercano di interessarsi dei ragazzi
a questo livello più formativo. Già
il fatto che nella parrocchia, que-
sto sia un luogo di aggregazione
giovanile, ci sembra indubbiamen-
te un buon servizio offerto alla
gioventù.
- I centri di ascolto costitui-
scono un po' una novità in una
pastorale territoriale. Sono un
tentativo di decentramento
parrocchiale. Come è sorta l'e-
sigenza di questi centri di
ascolto?
- I centri di ascolto sono nati
come una preparazione alla Mis-
sione popolare. Ne avevamo re-
periti in quel periodo circa 500,
anche se ci siamo accorti che mol-
ti di essi si limitavano esclusiva-
mente a dei momenti di accoglien-
za. Ci siamo detti però che se di
quei 500 ne fossero rimasti ad es.
50, suddivisi nei vari settori, que-
sti avrebbero significato 50 piccoli
25 BOLLETTINO SALESIANO r GIUGNO 1983

3.6 Page 26

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centri di preghiera, di accoglienza
e di ascolto della parola di Dio.
Quanto attualmente si sta facen-
do ad opera dei sacerdoti respon-
sabili. Ma oltre ai quattro settori
ce n'è un quinto, quello che fa ri-
ferimento alla Basilica e alle sue
annesse strutture. E come incari-
cato della parrocchia mi sento di-
rettamente responsabile di questo
quinto settore al quale confluisco-
no gli altri quattro come punto di
riferimento e anche come comu-
nione della comunità.
- A un anno dalla messa a
punto dei centri di ascolto si è
assolta a una funzione di evan-
gelizzazione e comunione ter-
ritoriale?
- Direi di sì. Intanto perché la
centralità di questi centri di ascol-
to non si identifica solo con la ce-
lebrazione della messa che, si è
fatto osservare, deve essere più un
traguardo che un punto di parten-
za. Facile è celebrare una messa,
ma più difficile leggere il Vangelo
lasciandosi interpellare dalla pa-
rola di Dio. E questo stanno fa-
cendo i sacerdoti, la lettura e il
confronto con la parola di Dio che
ci invita a cambiare.
Una delle risultanti di questi
incontri dei centri è che, final-
mente, la gente comincia a cono-
scersi e, trovandocisi insieme, può
formare dei nuclei di riferimento
a livello ecclesiale, una piccola
Chiesa cioè che riferendosi a S.M.
Ausiliatrice agisca all'interno del
palazzo. Ci sembra che l'attuazio-
ne del decentramento parrocchia-
le in questo senso, possa essere an-
che un tentativo di una maggiore
presenza del1a Chiesa e dei laici
nel territorio.
Da cinque anni funziona rego-
larmente nella parrocchia di M.
Ausiliatrice un consultorio fami-
liare la cui «presenza - dice an-
cora il parroco - nel territorio
con una struttura a sfondo cri-
stiano era un'esigenza». Il consul-
torio, basato naturalmente sul vo-
lontariato, si avvale della consu-
lenza di una équipe specialistica
(ginecologo, psicologo, avvocato
ecc.) che si fa carico di un servizio
nel territorio.
Dal depliant ricaviamo alcune
notizie utili sul consultorio. «Il
consultorio familiare è un centro
26 BOLLETTINO SALESIANO t GIUGNO 1983
che aiuta la famiglia in difficol-
tà», «offre gratuitamente e riser-
vatamente colloquio, consiglio,
consulenza, assistenza alla vita
della coppia». Si può rivolgere al
consultorio «la ragazza non spo-
sata che rimane incinta ed ha
paura di accettare la sua condizio-
ne di madre», «la madre di molti
figli che pensa di non sopportare
una nuova gravidanza», «ogni
donna che teme un figlio o che
non riesce ad accettarlo», «ogni
coppia che non riesce a vivere cor-
rettamente e pienamente la pro-
pria vita sessuale», «ogni famiglia
in crisi che rischia il fallimento. Il
coniuge abbandonato che si sente
senza appoggi di fronte al futu-
ro», «i genitori che non sanno
come affrontare e impostare i rap-
porti con i propri figli».
Il consultorio aiuta offrendo
«informazioni sulla procreazione
responsabile», « consulenza spe-
cialistica sulla salute e igiene ses-
suale», chiarendo inoltre «psico-
logicamente le difficoltà della vita
della coppia», fornendo «dati sui
diritti legali di ogni membro della
famiglia», ecc.
- Ritornando al colloquio con
il parroco di S.M. Ausiliatrice, gli
abbiamo chiesto:
- Quali problemi ritiene che
la sua parrocchia deve affron-
tare per potersi inserire, con
strutture idonee, nelle esigen-
ze di evangelizzazione terri-
toriale?
- Penso che a livello di comu-
nità questa coscienza ci sia. Quel-
lo che rimane difficile è sensibiliz-
zare i laici affinché facciano un
cammino con noi. Allora affiora il
problema, ai laici bisogna dare re-
sponsabilità, ad essi la vogliono,
però non sempre quando si dà
questa responsabilità hanno il
tempo e la fantasia di dedicarsi
agli impegni intrapresi. D'altron-
de la famosa promozione dei laici,
di cui tanto si parla in questi
anni, richiede una maturazione
che non si può ottenere dopo ven-
ti anni di Concilio. La Chiesa ha
bisogno ancora di fare un cam-
mino di conversione e da parte dei
sacerdoti come da parte dei laici.
Le strutture, la buona volontà,
forse ci sono, ma manca molto
questa presenza dei laici che as-
sumano in proprio il problema
dell'evangelizzazione.
Indubbiamente in questi ultimi
due tre anni c'è stato un risveglio,
dovuto anche a un risveglio di
tipo generale. La venuta di Gio-
vanni Paolo II che è stato, nella
Chiesa, un segno di rinnovamen-
to, e forse questo tipo di pastorale
decéntrata, con cui abbiamo colto.
l'invito della Chiesa di attenzione
alla famiglia, cercando in questo
modo di trovare la strada giusta
per il coinvolgimento delle fami-
glie e dei laici.
La fe11ta di S. Maria Ausiliatrice è festa per tutto il quartiere.

3.7 Page 27

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L'amministrazione dei sacramenti è sempre un momento privileggiato di vita p&Btorale.
Don Stelvio Tonnini, il parroco, con tre giovanimamme in occasione del Battesimo.
Portando l'interesse a livello
parrocchiale riguardo alle scelte
fondamentali della parrocchia: la
catechesi, la liturgia e il servizio.
Anche se per la catechesi, come
per l'animazione liturgica e il ser-
vizio siamo ancora lontani da una
presenza adeguata.
- La comunità parrocchiale
ha maturato quello che potreb-
be essere definito un senso di
comunione ecclesiale?
- Sta facendo i primi passi in
questa direzione, ma non è facile
fare comunione e comunità. Si in-
travedono i primi sensi di appar-
tenenza nella misura in cui quan-
do c'è una iniziativa parrocchiale
non ci sono altre cose collaterali
che distruggono l'unità. Un mio
slogan, quando sono venuto par-
roco, è stato «tutti e insieme» con
cui intendevo, tutti nell'essenzia-
le, e insieme nella maturazione di
una meta comune, senza, con ciò,
privare i singoli gruppi delle pro-
prie caratteristiche.
- Quale può essere, oggi,
una delle caratterizzazioni di
S.M. Ausiliatrice?
- Anzitutto la caratteristica
che per noi è fondamentale, di es-
sere una parrocchia mariana, e ci
accorgiamo che questa connota-
zione è molto avvertita, anche
perché, da oltre cinquant'anni, da
quando sono qui, i salesiani l'han-
no sempre sottolineata. È una de-
vozione che assume una propor-
zione rilevante. Da parte nostra
abbiamo molto sottolineato una
identità parrocchiale mariana.
Avvicinandoci alla «Marìalis cul-
tus» di Paolo VI, che ci ha fatto
vedere Maria come una donna di
oggi. Non un culto mistificato, ma
un culto che ci interpella. E una
devozione demitizzata che affon-
da le sue radici nella teologia ma-
riana. La seconda connotazione
riguarda l'attenzione particolare
ai fermenti giovanili, appoggiando
tutto quello che può essere espres-
so dai giovani.
- Cosa si aspetta, oggi, come
parroco?
- Di essere uno strumento nelle
mani di Dio per portare Cristo nel
mondo di oggi, con lo stile di Don
Bosco a cui tengo molto. Non
avrei accettato di essere qui se
non avessi potuto mantenere una
connotazione salesiana.
Fin qui le osservazioni del par-
roco. Ma vogliamo ancora soffer-
marci sulla parrocchia di S.M.
Ausiliatrice, prendendo spunto da
un'analisi che porta a studiare le
diverse modalità d'intervento in
favore dei giovani, nell'ambito del
progetto educativo-pastorale, per
far sì - leggiamo in questa analisi
- «che a livello di ambiente: le
diverse e molteplici attività, pur
rimanendo distinte, si integrino e
si concordino a vicenda; a livello
di persona: il giovane non sia se-
zionato e conteso dalle diverse
proposte che gli vengono offerte».
L'individuazione di «questo qua-
dro di riferimento confrontato
con la situazione di oggi, porta ad
alcune osservazioni».
«I diversi ambienti oggi proce-
dono ognuno per conto proprio -
la programmazione sportiva è a sé
stante - le attività catechistiche
di iniziazione all'Eucaristia e alla
Cresima sono parallele con le altre
attività - è carente per i giovani
più sensibili la iniziazione a un
servizio di animazione - positi-
vamente: molti giovani si rivol-
gono ancora ai nostri ambienti
per motivi di svago e di religione
- periodicamente alcuni giovani
si prestano per un servizio di ani-
mazione» - «sembra emergere la
pos.5ibilità di coordinare tutte le
svariate e arricchenti attività che
già si mettono in atto». «L'azione
educativo-pastorale in favore dei
giovani della comunità ecclesiale
di Santa Maria Ausiliatrice - al
suo interno si serve di tre princi-
pali luoghi - e di altri ambienti-
strutture: scuola media e istituto
tecnico commerciale, centro di
formazione professionale: sala
cine-teatro; queste ultime sono
guidate nella loro azione dalla
stessa comunità salesiana che ani-
ma la comunità parrocchiale».
Cercando in questo modo di
«raggiungere la meta educativo-
pastorale che si propone e il suo
servizio ai giovani del territorio
nel quale si trovano i giovani cui
più immediatamente si rivolge».
BOLLETnNO SALESIANO 1 GIUGNO 1983 27

3.8 Page 28

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Una parrocchia eccezionale
mancano fermenti giovanili.
C'è da controbilanciare un cer-
to tradizionalismo degli anziani
che resistono alle innovazioni con-
I 1 Tempio di S. Giovanni Bosco ticola.nnente ingigantiti. Tutto è ciliari e le tendenze giovanili che
a via Tuscolana: la parrocchia sproporzionatamente dilatato. E invece sentono che il Concilio sta
a più alta concentrazione demo- non nascondiamo di aver avuto rispondendo alle loro attese. In
grafica, un qualcosa come 90.000 qualche difficoltà nel1'incontrare questo senso l'oratorio e il nostro
abitanti, più di 15.000 famiglie, il parroco don Savino Losappio, centro giovanile sono una presen-
affidati ai salesiani. Una parroc- alle prese con la gestione di una za e rappresentano una certa for-
chia perfettamente in linea con il comunità dalle dimensioni spro- za nella vita parrocchiale.
gigantismo urbanistico, ma che positate. « È una parrocchia - ci - Come si presenta la co-
tuttavia costituisce un'eccezione, ha detto - che sotto certi aspetti munità parrocchiale?
in Italia, e probabilmente in Eu- va invecchiando, non essendoci - C'è una comunità salesiana
ropa. Più che una parrocchia po- ormai possibilità di sviluppo, legata alla vita parrocchiale. Di-
trebbe benissimo definirsi una chiusi come siamo dai nuovi quar- rettamente addetti alla parroc-
diocesi, in un quartiere, come è tieri che sorgono. La popolazione chia, sono 10 sacerdoti, tutti di
quello di Don Bosco, la cui vita è quella che esisteva quando la una certa età. Tra i movimenti il
non si presenta certo facile né sul parrocchia è nata. Anche se non centro giovanile, la corale Don
piano sociale né tantomeno su
quello religioso.
Il quartiere è letteralmente in
crisi di congestione demografica,
provocata da una selvaggia espan-
sione edilizia che, negli ultimi
vent'anni, ha praticamente vio-
lentato la zona sottraendo ad essa
prospettive. Una densità che oggi
sfiora i 15.000 abitanti per Kmq.,
a cui mancano il conforto non solo
di strutture sociali adeguate, ma
anche servizi primari, come ospe-
dali, pronto soccorso ecc. Mentre
l'aggressività dilaga nelle vie del
quartiere, specie nella fascia della
popolazione giovanile, vittima
della disoccupazione, della droga,
della devianza in genere.
In questo territorio che è an-
dato perdendo man mano le di-
mensioni di un vivere umano, ope-
ra da trent'anni la mega-parroc-
chia di Roma di S. Giovanni Bo-
sco che fu definita, tempo fa in un
servizio televisivo, «la parrocchia-
azienda».
L'inizio dei lavori della Chiesa
risalgono al settembre del 1952.
L'anno dopo, nel novembre del
'53, l'erezione a parrocchia. Il rito
di consacrazione della Chiesa av-
viene il 2 maggio del 1959, al ter-
mine del quale è condotta l'urna
contenente il corpo di Don Bosco,
appositamente traslato da Tori-
no. Il 5 febbraio del 1965 è eretta
a diaconia (titolo basilicario) e in-
fine il 20 novembre del 1965 riceve
il titolo di Basilica Minore.
Le dimensioni in cui si trova co-
stretta ad operare la parrocchia di
Don Bosco, rende i problemi di
evangelizzazione territoriali par- Particolare dell'interno del Tempio di Don Bosco.
28 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983

3.9 Page 29

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RADIO DON BOSCO
Un'occasione per approfondire, o in alcuni casi addirittura intrapren-
dere, il legame con il quartiere, è offerta da cinque anni a questa parte da
radio Don Bosco che tiene collegate al centro parrocchiale le migliaia di
famiglie residenti nel rione di Cinecittà.
Anche se nata con l'intento di rimanere una radio nell'ambito parroc-
chiale, oggi l'emittente che trasmette sui 94,400 della modulazione di fre-
quenza e dotata di due trasmettitori con una potenza di 2000 e 700 Watt, al
Tuscolo e sulla Cupola della Basilica, abbraccia un vasto raggio che si
prolunga fino al confine nord del Lazio. I graduali progressi compiuti da
RDB sia sul piano tecnico che su quello organizzativo, hanno dato all'emit-
tente una qualifica che ne fa uno strumento valido, a livello ecclesiale, a
servizio di una vasta utenza.
Undici ore giornaliere di programmazione interrotta articolata in un
«palinsesto• che offre la messa in onda dì rubriche, alcune delle qualì a
cura di esperti, a sfondo sociale, religiosi, culturali, musicali, di attualità va-
ria che interessano come si vede una fascia di ascolto che va dai più gio-
vani a quella più matura.
Di radio Don Bosco parliamo con una delle collaboratrici, l'addetta alla
segreteria Cinzia Amadio. «RDB è nata da una idea del parroco alla quale
hanno aderito con entusiasmo tutti gli altri. Tutto naturalmente è basato
sul volontariato, uno staff che si compone di una sessantina di persone im-
pegnate, dai tecnici in sala registrazioni e agli impianti, ai responsabili dei
programmi, a mandare avanti la radio».
Di problemi naturalmente a RDB ce ne sono tanti, a cominciare da
quello finanziario. Ultimamente - ci dice la nostra interlocutrice - un ful-
mine ha quasi rovinato ìl grande trasmettitore di Frascati. E i nostri introiti
si basano quasi esclusivamente da alcune entrate della parrocchia e qual-
cosa anche proviene dalla pubblicità agli operatori commerciali della zona.
La Chiesa è ricca di vetrate: eccone una.
Bosco, il centro turistico che cura
l'uso del tempo libero, un movi-
mento carismatico e due comuni-
catecumenali. Collateralmente
alla parrocchia ci sono poi le due
comunità religiose delle Figlie di
Maria Ausiliatrice che insieme
alle scuole gestiscono un centro
attrezzato per i ragazzi.
- Una parrocchia che va in-
vecchiando. Un quartiere im-
menso. Come può essere, qui,
l'approccio a un tipo di pasto-
rale giovanile?
- Pastorale giovanile è una bel-
la parola, ma appunto perché è le-
gata al termine giovanile muta, in
quanto le generazioni legate alla
loro età giovanile cambiano. Pen-
siamo ad esempio al '68 e guardia-
mo ad oggi, quante varietà sono
sorte all'interno delle reazioni,
delle istanze e delle esigenze gio-
vanili. Si cerca di fornire risposte
adeguate al momento che si vive.
- Come può identificarsi al-
lora, oggi, una domanda reli-
giosa giovanile?
- In quanto associati i giovani
adesso dimostrano una certa at-
tenzione all'ambiente in cui sono
inseriti, nel senso che sono mag-
giormente responsabilizzati nei
confronti dell'ambiente che fre-
quentano, nel dare risposte cri-
stiane.
- Una radio privata a Don
Bosco, una presenza in funzio-
ne dell'evangelizzazione di un
quartiere immenso e tentativo
di raggiungere anche coloro
che non frequentano?
- Certamente. Qui non è pos-
sibile raggiungere tutti. La fre-
quenza varia dal 15 al 18%. Vole-
vamo avere uno strumento valido
per comunicare anche con coloro
che non ascoltano la parola di
Dio. Pensando anche al fatto che
la Chiesa ha sottolineato l'esigen-
za e l'urgenza di utilizzare i mezzi
della comunicazione sociale nell'e-
vangelizzazione, e pensando an-
che a quei documenti che in que-
sto senso sono stati offerti all'at-
tenzione da parte della Congre-
gazione salesiana, ci sembrava
quindi giusto che la nostra co-
munità avesse una voce valida e
che oggi scavalca i confini della
nostra parrocchia.
- ln che misura le carenze
strutturali incidono nell'esi-
genza di evangelizzazione nel
territorio?
- Le strutture non permettono
certo di dare quell'espansione vo-
luta a un ambiente che anche se
non si moltiplica numericamente,
si moltiplica invece dal punto di
vista delle esigenze di servizio,
sulla base di esigenze emergenti a
cui non si è in grado di rispondere.
Come si vede anche dalle do-
mande che abbiamo rivolto al
parroco di S. Giovanni Bosco,
sfugge la valutazione nella vastità
di questa parrocchia salesiana ro-
mana, in grado di offrire una sin-
tesi della situazione in cui attual-
mente versa. Anche qui uno dei
tanti problemi che affliggono la
parrocchia è quello della respon-
sabilizzazione dei laici che date le
proporzioni è un problema che si
presenta comprensibilmente ur-
gente. Un altro handicap è poi
l'individualismo, non si è ancora
riusciti a suscitare nena popola-
zione (quella naturalmente che
frequenta) un senso di valore co-
munitario.
29 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1983

3.10 Page 30

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L'UDiversità Salel!iana che •presta• le proprie strutture alla Parrocchia.
Ali'ombra dell'Università Salesiana
e con uno sguardo al territorio
T ra il quartiere Monte Sacro e
la zona di Val Melaina, dove
negli ultimi anni i numerosi inse-
diamenti hanno sostituito la vista
della campagna romana, S. Maria
della Speranza si presenta come
una chiesa giovane in un quartie-
re in espansione. La presenza del-
l'Università salesiana è all'origine,
per così di.re, della parrocchia, che
nasce infatti come opera dell'A-
teneo, collocandosi in una cappel-
la nel moderno fabbricato dove è
adesso la parrocchia, che via via si
renderà indipendente, passando a
proprie strutture.
Oggi la parrocchia conta com-
plessivamente una popolazione di
50.000 e più abitanti, situata in
un quartiere della fascia della pe-
riferia romana. Un quartiere in
continua espansione, abitato da
un 20% di medio-poveri, da un
60% di classe media e dal rima-
nente 20% di abbienti. Socialmen-
te è un quartiere che si presenta
30 • BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1983
dissociato - dice il parroco don
Carlo Filippini - nel senso che i
suoi abitanti, di diversissima
estra7ione regionale, sono stati
sradicati dalle proprie tradizioni
senza che qui si sia ancora riuscita
a formarne nessuna. Religiosa-
mente si va da un tipo di religio-
sità devozionistica a una religio-
sità aperta alle impostazioni con-
ciliari.
Per saperne di più, ~bbiamo in-
contrato il parroco, don Carlo Fi-
lippini, uomo cordiale e simpati-
camente aperto alla conversazio-
ne, con cui si è discusso non solo
della situazione parrocchiale so-
cio-religiosa, ma anche di alcuni
aspetti che problematizzano la
domanda culturale dei giovani
oggi, la funzione di evangelizza-
zione dei media, e così via.
È una parrocchia questa - ci
racconta don Carlo Filippini, par-
roco da sei anni a S. Maria della
Speranza, - cresciuta si può dire
con il quartiere. Quando è sorta
contava solo 5 o 6.000 abitanti i
quali hanno risolto qui i primi
problemi territoriali che si affac-
ciavano, come la sistemazione del-
le strade, dei servizi ecc. Facevano
riferimento alla parrocchia dove il
parroco, con gli allora esistenti co-
mitati civici, si prodigava per
dare una base sociale alla popo-
lazione territoriale.
Oggi la parrocchia si compone
cli cinque sacerdoti, coadiuvati sia
per il ministero che per le attività
di gruppo, dal personale dell'A-
teneo. Un'attività giovanile inten-
sa caratterizza la comunità par-
rocchiale. Quattro centri giovanili
o oratori, come si vuole, quello an-
nesso alla struttura della parroc-
chia dove circolano quotidiana-
mente dai 400 ai 500 ragazzi, il
centro tenuto dalle suore addette
ai servizi per il basket frequentato
da un centinaio di bambini di
quarta e quinta elementare, l'o-
ratorio della Casa generalizia del-
le Figlie di Maria Ausiliatrice e il
centro giovanile delle ragazze.
Per le Associazioni, oltre a quel-
le tradizionali, operano in parroc-
chia un gruppo cli studio che da
sei sette anni Lavora intorno alla
Bibbia, un altro impegnato speci-
ficatamente su una linea di ricer-
ca e di progresso. C'è quindi il
gruppo del centro giovanile che
abbiamo voluto chiamare, con di-
versa enucleazione, comunità edu-
cativa nel senso che i suoi com-
ponenti, ragazii dai 16 ai 25 anni
sono impegnati in qualche modo
con gli altri, attraverso lo sport, la
catechesi ecc. Sono in tutto una
settantina di elementi con cui ab-
biamo tenuto tutta una serie cli
incontri sulla preparazione re-
mota al matrimonio, e attualmen-
te con il giornalista Angelo Pao-
luzi conducono una serie di incon-
tri sulla formazione politica dei
giovani.
- Come è maturata, all'in-
terno della comunità giovanile
parrocchiale l'esigenza di sen-
sibilizzarsi, confrontandosi
con la realtà politica?
- Gli incontri del dott. Paoluzi,
che chiamerei formazione alla po-
litica, li abbiamo voluti come
completamento di una serie pre-
cedente d'incontri relativi alla
formazione dei giovani. Giovani

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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che da cinque anni in qua, seguo-
no con regolarità e metodo la loro
formazione. Partecipando a questi
incontri formativi sull'educazione
alla politica, cercano di capirne di
più. E mi sembra, e non credo solo
di parlare dei giovani di qui, che
una delle carenze più rilevanti è
che non sempre dai nostri centri
giovanili escano giovani preparati
e in grado d'inserirsi nel mondo
della politica. Intendendo per po-
litica non certo i partiti, ma il ri-
ferimento a una domanda cultu-
rale emergente da parte dei gio-
vani i quali quando si fa cultura
hanno la sensazione che si faccia
teoria, e vorrebbero risposte im-
mediate che mal si combinano
senza un retroterra culturale.
Una emittente privata « Radio
Speranza» che diffonde sui
102,800 della modulazione di fre-
quenza tutti i l!iomi dalh~ 7)JO
fino alle 19,30, è una delle caratte-
ristiche principali, fra le attività
parrocchiali, «ma abbiamo sem-
pre frenato - dice don Filippini
- la pretesa di essere una radio
più grande, limitandoci a essere la
voce di questa comunità e di que-
sto quartiere».
- Una radio privata un
modo, in fondo, di cristianiz-
zare la comunicazione, la co-
municazione sociale, dunque,
come una funzione essenziale,
oggi, di evangelizzazione an-
che a livello parrocchiale?
- Indubbiamente, il grosso pro-
blema è quello di avere persone
che in quanto cristiane interpre-
tino la comunicazione cristiana-
mente. E oggi si crede di cristia-
nizzare la comunicazione facendo
ricorso a una pagina di Vangelo o
sovrapponendo a tutto il resto un
momento di religiosità. Nel no-
stro piccolo, per quanto ci riguar-
da, con il nostro periodico di vita
parrocchiale, battezzato «Mini-
press» e gestito da un comitato di
redazione parrocchiale, abbiamo
una qualche pretesa culturale,
non vogliamo cioè che sia il sem-
plice bollettino che riporta solo le
cose della parrocchia.
- Una domanda di rigore a
una parrocchia salesiana. Qua-
le progettualità di pastorale
giovanile a S. Maria della Spe-
ranza?
Attività estive della parrocchia: il ca:m.peggio è sempre un'esperienza positiva.
- Ci fanno spesso l'accusa di la-
vorare troppo per i giovani e trop-
po poco per gli adulti. In parroc-
chia la pastorale giovanile diviene
pastorale di massa neUa misura in
cui gli oratori e i centri sono aper-
ti a tutti, diviene una pastorale di
associazionismo e di gruppo e ten-
tativo di creare un fermento in-
terno nella misura di cui, a livello
giovanile e ragazzi, esistono atti-
vità associazionistiche, come quel-
le ad es., con cui ci siamo aperti a
degli incontri, tenuti dal comitato
zonale antidroga, sul problema,
appunto della droga. Ma entria-
mo sovente in conflitto con noi
stessi per quello che riguarda tut-
ta la grande attività che facciamo
soprattutto in riferimento allo
sport.
Ancora abbiamo la fortuna di
utilizzare le attrezzature sportive
dell'Ateneo dove si svolgono at-
tività sportive, con ragazzi che
vengono, pagando un minimo, da
ogni parte della città. Si fa tutta
un'attività enorme, ma difficil-
mente le strutture territoriali san-
no riconoscere poi un'attività di
questo tipo.
- Come si combina l'inse-
rimento a livello parrocchiale
nelle esigenze territoriali del
quartiere?
- Se per inseriti s'intende l'a-
pértura a tutti quelli che dal
quartiere vengono, da questo pun-
to di vista lo siamo, se per inse-
rimento è inteso invece l'investirsi
dei problemi del quartiere, a que-
sto non siamo ancora maturati.
Secondo me due le cause da attri-
buirsi a questa carenza, anzitutto
da mancanza di tempo e di per-
sonale, e poi, ma è un pensiero che
non credo che riguardi solo la no-
stra parrocchia il fatto che man-
chiamo d'inserimento non solo a
livello di quartiere e quindi nella
vita civica della città, ma siamo
disinseriti a livello stesso di vita
31 BOLJ.E.TTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983
,---

4.2 Page 32

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diocesana. Assorbiti come siamo
dalle molteplici attività, per cui
non si sente, forse, l'esigenza di un
aggancio con le realtà sociali
emergenti.
Ci sono da noi giovani che han-
no praticamente tutte le sere im-
pegnate, difficilmente allora può
avvertirsi un'esigenza d'inseri-
mento. Proprio per questo abbia-
mo voluto e stiamo facendo le
conferenze di cui si diceva della
formazione alla politica, per far
comprendere la necessità alla par-
tecipazione sociale e civica.
- Carenze che d'altra parte
rimandano a inadeguatezze
s t ru t t u r a l i . . .
- Esattamente. Non abbiamo
infatti noi come parrocchia una
struttura indipendente. Non esi-
ste un centro parrocchiale, dove
siamo ades.so è dell'Ateneo, la
Chiesa che usiamo solo la dome-
nica è quella dell'Università. La
presenza dell'Università ci condi-
ziona nel senso che si è sempre ri-
mandato a pensare a una strut-
tura totalmente indil)endente e
unitaria. Abbiamo praticamente
tutta una struttura che è decen-
trata, qui ci sono gli uffici parroc-
chiali e un po' di spazio per le at-
tività, ma i campi sportivi sono a
200 metri, la Chiesa è da un 'altra
parte, e così via.
Rimane poi tutto il grande pro-
blema della pastorale alla fami-
glia e territoriale che stenta a de-
collare nella fase operativa. Quat-
tro anni fa abbiamo iniziato la
«festa insieme», una settimana di
manifestazioni dove la parrocchia
tenta di fare quel qualcosa perché
è collocata qui, per la gente locale,
per tentare di offrire punti di ri-
ferimento. Non a caso abbiamo
usato lo slogan « per creare il pae-
se in città».
Se poi pensiamo a quello che
sta succedendo dalla parte oppo-
sta del nostro quartiere, dove si
prevede tutto un nuovo insedia-
mento, si parla di 65.000 persone
che verrebbero a collocarsi sui
confini della nostra parrocchia
che chis.sà quando avranno strut-
ture religiose proprie. E sottoli-
neare il numero, significa anche,
che pur essendo minima quella
percentuale di frequenza del 15%,
essere praticamente, e con strut-
32 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1983
ture altamente insufficienti, af-
fogati nell'ordinaria amministra-
zione.
- Salesianamente un tratto
che caratterizza la vostra par-
rocchia?
- Siamo riusciti a creare una
fusione tra oratorio e parrocchia.
Questa è una difficoltà che con-
testualmente si incontra nelle al-
tre parrocchie salesiane. Spesso la
comunità parrocchiale, anche a li-
vello giovanile, fa un suo cam-
mino e indipendentemente l'ora-
torio ne fa un altro. Possiamo dire
che il nostro oratorio è la parroc-
chia dei giovani. È questo è di-
mostrata dalla condivisione e
compartecipazione dei giovani del
nostro oratorio alle attività inter-
ne della parrocchia.
- C'è un'iniziativa che vi
sembra sia da favorire?
- Quella di un'assemblea ge-
nerale di tutti i salesiani deH'i-
spettoria, da tenersi nelle ultime
giornate del mese di agosto, a li-
vello pastorale e su una base co-
mune. Perché c'è, e di fatto, un ri-
schio che riguarda il modo di in-
tendere, di gestire la pastorale da
parte di ciascuna parrocchia in-
dipendentemente l'una dall'altra.
- Salesianamente riconosce
un certo efficie ntismo?
- Sl e lo ammetto senza nes-
suna remora. Efficientisti con tut-
to quel che ne consegue. Una delle
nostre difficoltà ritengo che sia la
mancanza di voglia e di fantasia
di intrattenersi con gli adulti, nel
senso cioè, di coinvolgerli diret-
tamente nell'organizzazione. Il
che vorrebbe dire operare su tem-
pi molto più lunghi. Anche se sia-
mo tutti idealmente convinti che
una cosa che nasca insieme ha
molta più validità. Ma molto
spesso non abbiamo la pazienza di
aspettare che questa cosa maturi
insieme. Il fare parrocchia, secon-
do me, deve anche cambiare, sotto
parecchi aspetti, una mentalità,
uno stile e un certo modo di fare
tipicamente salesiano, non ultimo
la capacità e la fantasia di voler
stare con gli adulti e con gli anzia-
ni, passando da singole ed estem-
poranee iniziative, al coinvolgi-
mento di giovani e meno giovani.
PARROCCHIE NEL MONDO
AFFIDATE Al SALESIANI
Controllo effettuato nell'ottobre 1982 in
base al/e schede dell'ufficio parrocchie e
del Catalogo Generale 1982.
Regione ANGLOFONA
lspettorie: AUL Australia, 5; GBR Gran
Bretagna, 8; IRL Irlanda, 14; SUE Stati Uniti
Est (N.R.), 17; SUO Stati Uniti Ovest (S.F.),
12. - Tot. 56.
Regione ASIA
lspettorie: CIN Cina, 3; FIL Filippine. 1O;
GIA Giappone. 19; INB India Bombay, 5; INC
India Calcutta, 16 (+12); ING India Gauhati,
15 (+1); INK India Bangalore, 7; INM India
Madras, 12 ( +9); KOR Korea. 1; THA Thai-
landia, 3 ( +11). - Tol 91.
Regione ATLANTICA
lspettorie: ABA Argentina Buenos Aires.
23; ABB Argentina Bahia Bianca. 24; ACO
Argentina C6rdoba, 11 ; ALP Argentina La
Plata, 15; ARO Argentina Rosario, 11, BBH
Brasile Belo Horizonte. 15; BCG Brasìle
Campo Grande, 23 (+3); BMA Brasile
Manaus, 23, BPA Brasile Porto Alegre, 16;
BRE Brasile Recite, 8; BSP Brasile Sào Pau-
lo, 17; PAR Paraguay, 9; UAU Uruguay, 11 -
Tot. 206.
Regione EURO PA
lspettorie: AFC Africa Centrale, 17 ( +1);
AUS Austria, 20; BEN Belgio Nord (Brussel),
2; BES Belgio Sud (Bruxelles). 1, FLY Fran-
cia Sud (Lyon), 12; FPA Francia Nord (Pari-
gi), 20; GEK Germania Nord (Koln), 11 ; GEM
Germania Sud (Monaco), 12: OLA Olanda, 6:
JUL Jugoslavia-Slovena (Ljubljana), 35; JUZ
Jugoslavia-Croazia (Zagreb), 21 : PLE Polo-
nia Est (Lodz), 13: PLN Polonia Nord (Pila),
31 ; PLO Polonia Ovest (Wroclaw), 15; PLS
Polonia Sud (Krak6w), 11 . - Tot. 227.
Regione IBERICA
lspettorie: POR Portogallo, 1O; SBA Spa-
gna Barcelona, 10; SBI Spagna Bilbao, 3,
SCO Spagna Còrdoba. 7; SLE Spagna Léon,
7: SMA Spagna Madrid, 7: SSE Spagna Se-
villa, 6; SVA Spagna Valencia, 6. - To t. 56.
Regione ITALIA-M . ORIENTE
tspettorle: IAD Adriatica, 12; ICE Centrale,
4; ILE Lombardo-Emiliana. (19) (+1); ILT Li-
gure-Toscana, 11 ; IME Meridionale. 22; INE
Novarese-Elvetica, 9; IRO Romana, 14: ISA
Sarda (Delegazione), 4: ISI Sicula, 19; ISU
Subalpina, 5; IVE Veneta Est (Mogllano Ve-
neto), 12; IVO Veneta Ovest (Verona), 5:
MOR Medio Oriente, 3. - Tot. 139.
Regione PACIFICO
lspettorìe: ANT Antille (Santo Domingo),
18; BOL Bolivia, 8; CAM Centro America (S.
Salvador), 10; CIL CIie, 12; COB Colombia
Bogotà, 22; COM Colombia Medellin. 8; ECU
Ecuador, 22; MEG Messico Nord (Guadala-
jara), 2; MEM Messico Sud (Méxlco), 11 :
PER Pen'.J, 7: VEN Venezuela, 20. - Tol 140.
Servizio a cura di G iuseppe Costa
e Gabriella N esta

4.3 Page 33

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~ " ' " ' " " ' " ~ " - " " " " " ~ " BELLOCCHI Slg. RINA Cooperatrice t
delle Superiore, delle Sorelle e ne die- Biancavilla (CT) a 65 anni
de con signorile larghezza. Ebbe forti Ancorata alle certezze della lede,
le tre devozioni care a Don Bosco e le realizzò la sua vocazione di sposa e
inculcò con l'esempio e con la parola madre cnstlana con una coerenza
ad alunne, novizie, sorelle, cooperato- esemplare. La cordialità e la letizia
ri. La sua attività fu sempre rivolta al contrassegnarono la sue vita di dona-
bene, anche quando pareva che fosse zione in una famiglia aperta alla esl·
superiore alle sue possibilità. Accettò ganze della carità e dell'apostolato. Se
con serena adesione alle volontà di Don Bosco è di casa nella famiglia Bel-
Dio Il male che la crucciò per diversi locchi tento da farne un centro di coo-
mesl e offri quotidianamente le sue perazione e di animazione salesiana, il
PRESTI Slg. PIETRO Coadlutofe Sa-
leelano t Torino-Casa Madre a 68 anni
Da 30 anni ere In questa casa addet•
lo a mansioni varie per Il bene della
Comunità e alla cura del teatro. Fu un
lavoratore Instancabile e umile e un re-
ltgioso fedele a Don Bosco di pietà
sofferenze, che si moltiplicavano gior-
no dopo giorno, con un sorriso, uno
sguardo al Crocifisso e una preghiera
fervida, anche se senza parole. In cli-
nica, dove dovette essere ricoverate, Il
suo letto ru cattedra di autentico cri•
stlanesimo a malate, Infermiere, me-
soda e sincera che trovava la sua dici.
espressione più viva nell'amore all'Eu-.
carislia e nella fillale devozione alla ASTORI Sac. GUIDO Coopen,tore t
merito principale è di Mamma Rina che
seppe educare I sei figli all'Impegno
della lede La grave e dolorosa malat-
tia de cui fu provata per lunghi mesi ne
affinò la lede e la configurò più visibil-
mente a l Cristo della Pasqua. Un par-
ticolare: tra gli atroci dolori dell'ago-
nle, uno del suol ulttml pensieri fu un
gesto di generosità materna per I no-
stri Missionari del Madagascar.
Vergine Auslllatrlce. Una lunga sotte- Cremona a 92 anni
BRUNETTI TERESA Md. BERTOLINO
t renza preparò la sua anima all'lncon- 11 13 aprile 1982 a Cremona, Chiu• Cooperat,1ce Bra a 89 anni
lro con Cristo Risorto.
deva la sua lunga esistenza terrena La signora Teresa è andata ad In-
RANDAZZO Sae. LEONARDO Sat•la·
no t Catania a 92 anni
Nato a Campofranco (CL), giovane
Mons. Guido Astori, lasciando un pro-
fondo rimpianto in tutti coloro che ave-
vano goduto il dono della. sua umana
amicizia e della sua splendida carità
contrare presso Il Signore. Il mento
lng. Carlo, dopo una vita lunga ed ope•
rosa. Era dotata di magnifiche doti
umane; equilibrio, senso pratico, ca-
studente entrò nella Casa salesiane di sacerdotale. Cappellano degli Alpini pacità di approccio e di dedizione, di-
S, Gregorio, ma prima che reggiunges• durante la prima guerra mondiale e , screzione, finezza, amore alla muSlca,
se Il sacerdozio dovette prestare ser- fino alla sue morte. Cappellano della alle cose belle. Amava poi parlare della
vizio militare che continuò per tutta la Associazione Nazionale Alpini, sezione sua «conversione,, cioè del suo In-
prima guerra mondiale. Qui, graduato, di Cremona, era affettuosamente chia- contro profondo con Il Vangelo ed Il
nelle prime linee con sacrificio amò I mato •l'Alpino di Dio, . Degli cuomlni Signore Gesù, cui rimase appassiona-
suol giovani soldatl e fu riamato come della montagna, aveva le virtù più bel· tamente fedele per tutta la vita. Consl•
fratello e padre, mentre manteneva le: l'umiltà semplice, la pazienza tena- derO una grande fortuna Il suo Incon-
continui contatti con la Famiglia sale- ce, lo spirito di sacrificio, Il cuore gran- tro con Oon Bosco e con il suo am-
siana. Finita la guerra, respinta ogni de proteso alle altezze. E a noi, Coo- biente nell'Oralorlo Salesiano della
offerta allettante di carriera mllltare e
una lusinghiera proposta di matrimo-
nio, raggiunse la Casa di Don Bosco.
Divenuto sacerdote, iniziò il suo apo-
stolato col giovani. Palermo, Catania,
peratori Salesiani che avemmo per
tanti anni Mons. Astori maestro e ani-
matore del Gruppo, piace riconoscere
che tutte queste virtù sono qualità ca-
ratteristiche anche di Don Bosco,
Crocetta, dove accompagnò I suol figli
e si iscrisse alle Dame Patronesse.
Fece Ingresso nelle Famiglia Salesiana
come Cooperatrice nel 1953. Mise a
servizio della sua vocazione di sposa e
Caltagirone furono campo del suo so- e uomo della montagna. pure lui. Ma la di madre la ricchezza che le derivava
lerte lavoro, con entusiasmo e fervore figura di Mons. Astori appare quasi da questl Incontri felici della sua vita.
religioso. La d811ozlone al Sacro Cuo- modellata dalla spiritualità di San Gio- Aveva cosi permeata la sua famiglia di
re, a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco vanni Bosco, se si considerano I tratti valori che ne facevano una cessa
furono la sua caratteristica di ogni più spiccati del suo ministero sacer- gioiosa, n cui genitori e figli crescono
giorno. Gli ultimi anni li trascorse con- dotale. Ad una Intensissima e a volte .insieme,, nell'amore e nel rispetto al
fessore In S. Gregorio sempre bene- persino commovenle pietà eucaristica, padre, mentre la mamma era, per tutti,
volo e sorridente con tutti. A lui si può
applicare la frase evangelica; Ecco un
vero Israelita In cui non c'è Inganno.
t CATALANO Suor GRAZIA FMA Mes-
sina a 74 anni
egli unlve una sapienta cura d'anima,
sempre disponibile al confessionale,
sempre sollecito nella ricerca del lon-
tani e nella visita al malati. La devozio-
ne alla Madonna e l'alletto al Papa,
l'attenzione premurosa per I giovani,
per le vocazlonl sacerdotali, per I pro-
con commovente cameratismo, la • ml-
nin,. vezzeggiativo affettuoso con cui
essa sapl~nlemente si metteva al livel-
lo dei figli conquistandone l'amicizia.
Quando morl lo sposo, e I figli ebbero
fatte le loro scelte, mlnin•, non volen-
do pesale su nessuno, ma essere
Insegnante di lettere al Ginnasio di blemi mlsslonarl, erano In lui rion solo ugualmente disponibile per tutti, si riti·
Messina e poi all'Istituto Magistrale di
Palermo, fu assistente delle alunne In-
terne, per due anni aiutante delle Mae-
stra della Novizie ad Acireale, per molti
anni Vicaria a Messina lst. Don Bo-
sentimenti vivissimi e profondi, ma si
manifestavano e concretavano in pr&-
ghlere, sacrilicl e opere di continua e
grande generosilà. Parroco In cam-
pagna e In città, testimone e protago-
rO prima presso le Suore del Cenacolo
a Torino, e poi nella Casa Mamma
Margherila che le Figlie di Maria Ausi-
liatrice hanno aperto per le Mamme
della Famiglie Salesiana a Bra (Cu-
sco, e incaricata dei Cooperatori, at• nista di awenimenti drammatici in tem- neo). Furono questi gli anni che die-
tlvltà quest'ultima che svolse poi a rag- pi tanto difficili, seppe essere, come dero le misura della sua vivacità, di·
gio ispettoriale a Palermo. Da circa Don Bosco, sempre, dovunque II per sponlbilità e serenità; utilizzò Intatti il
due anni a riposo, La famiglia, ricca di tutti, 11 fratello comprensivo, e Il sereno tempo per approfondire le sue cono-
virtù cristiane, fu la culla della vocazio- ministro di Dio. Questa carità Inesau- scenze religiose seguendo corsi di teo-
ne, che maturò meglio nell'Istituto di ribile, questa Indomabile fiducia In Dio logia, di storia della Chiesa, di sacra
AO Terme, durante la sua permanenze risplendevano nel suo sorriso cosl In- scrittura, dando regolarmente gH esa-
come alunna interna. Naturalmente coraggiante, cosl confortante, cosi mi, conseguendo vari diplomi. Quando
mite accettò sempre con serenità le csalesiano,I
non poté più dedicarsi ad altre attività.
occupò 11 tempo pregando, dispensan-
do serenità a tutti ed offrendo al Signo-
re le lnevltablll sofferenze dell'età
avanzata Negli ultimi tempi offri al Si-
gnore Il sacrificio dell'immobilità e di
stentare e comunicare; probabllmente
però godette di un più Ininterrotto e In-
timo colloqulo con Dio, lino a quando,
all'età di 89 anni le svelò Il suo volto da
lei ricercato per tutta la vita. Era stata
Insignita delle «Croce Pro Ecclesla et
Pontllice, . Al funerale, In cui don G.
Rainerl porto Il saluto e la partecipa-
zione del Rettor Maggiore, nelle chiesa
dell'Istituto Salesiano di Bra, molta
gente volle darle l'ultimo saluto, par-
tecipando alla conoelebrazione Euca-
ristica Insieme ai suoi due figli sacer-
doti salesiani, don Aldo e don Maria, a
Giorgio, a Sandro, a Laura, ai nipoti e
parentt, nel cui cuore Il dolore per la
scomparsa di mlnin, era lenito da un
senso di serenità per il dolclssimo suo
ricordo e di ringraziamento al Signore
per tanto che da lel avevano ricevuto.
L'addio divenne cosi testimonianza di
lede.
MOLTENI RINA veci. CIAPPONI Coo-
peratrice t Sondrio a 98 anni
Visse la sua vita con serenità a con-
forto delle figlie e del n,pote che l'as-
sistettero con gio,a. SI nutri, finché
poté uscire di casa, del Corpo di Crl-
slo, lreQuentando Quasi sempre la
chiesa parrocchiale: ma era anche
sempre fra le prime Cooperatrici sale-
siane all'appunlamento del 24 di ogm
mese per ascoltare la Parola di Dio e
ricevere l'Eucaristia Fu fra le più soler-
ti collaboratrici per tenere abbellito Il
nuovo altare di S. Giovanni Bosco. Du-
rante la malattia. durala due anni, a let-
I0 era sempre precisa nella recite delle
preghiere e nelle letture spirituali e del
S. Rosario.
T ARROCCHIONE GENISIO STELLA
ved. LEONE Coope,atrlce t Rivarolo
Canavese a 65 anni
Donna semplice e di tanta fede.
Benvoluta da tutti e generosa nella de-
dizione verso glì altri.
A Quanti hanno chiesto 1nlormaz1on,, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D P del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1- 1924 n . 22, possono legalmente r1-
cevere Legati ed Erad1t/J.
Formule valide sono
- se sI tratta d'un legato . ...lascio alla D,rez,one Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'/sf1luto Salesiano per le
m1ss1oni con sede m Tonno) a litolo d1 legato la somma di lire.. ,
(oppure) l'immobile sito In... per gh scopi perseguiti dall'Enle, e part,-
colarmente d, assistenza e beneficenza, d1 istruzione e educazione, di
culto ed, religione,
- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
I·a11ro dei due Enti su Indicati.
. ...annullo ogni mia preceden1e dispos12ione testamentaria. Nom~
no m,o erede universale la O,rez1one Genera/e Opere Don Bosco con
sede ,n Roma (oppure l'fsrituto Sales/ano per le Missioni con sede in
Torino) lasciando ad esso quanto mI appartiene a qualsiasi titolo. per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istr uzione e educazione, di culto e di religione•
(l uogo e data)
(rlrma per disteso)
33 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1983

4.4 Page 34

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LA NIPOTE HA TROVATO LAVORO
Nei momenti attuali in cui è impos-
sibile trovare lavoro per chi non ha
raccomandazioni, ho avuto oggi con-
ferma che mia nipote con l'aiuto del
Beato don Rua, ha vinto un concorso
per entrare in municipio a Fossano
dove abita.
Csterfna Molinesis, Fossano
bella bimba sana e vispa. lo, tuttavia mi
ammalai ancora e molto gravemente.
Grazie alle preghiere riuscii ancora
una volta a cavarmela bene.
Ringrazio San Domenico Savio delle
grazie concessami e lo supplico di aiu-
tarmi ancora.
Rina/di Gasso. Recco (GE)
NEL MODO MIGLIORE
Pregando intensamente la SS. Ma-
dre Maria Ausiliatrice per dei motivi
ben distinti, sono stato appagato. gra-
zie alla grande fede che ho avuto nel-
l'aiuto di Maria, Madre di Dio.
Il primo è stato per il mio trasferi-
mento avvenuto all'improvviso, dopo
tante delusioni e promesse fattomi, e
nel modo migliore di quello che spe-
ravo. Il secondo è stato nel chiedere
una pronta guarigione per mio padre,
in seguito ad un ricovero urgente per
tifo. E guarito in brevissimo tempo con
meraviglia dei medici e senza riscon-
trare nessuna malattia infettiva. Infine,
ho pregato, affinché il Signore ci do-
nasse un figlio. Dopo tantissime delu-
sioni anche da parte dei medici, è
giunto il segno tanto sperato.
Per rendere omaggio, ho voluto la-
sciare testimonianza della bontà della
nostra amata Madre di Dio.
Lotito Vincenzo, Corato (BA)
ANCHE QUESTA VOLTA
In passato ho avuto modo d1 far
pubblicare attraverso il B.S. grazie ri-
cevute per intercessione di Maria Au-
siliatrice.
Anche questa volta, come promes-
so, desidero ringraziare Maria Ausllla-
trlce, che costantemente prego, per
l'aiuto che mi ha dato in momenti in cui
ne avevo grande bisogno.
R Oberosler, Vigolo Venero (TN)
UN GIOVANE
RITROVA LA FORZA 01 VIVERE
Ero preoccupata ed angosciata per-
ché Il mio figlio minore, dopo una lun-
ga serie di avvenimenti poco piacevoli,
doveva partire per il servizio militare.
Con fede lo raccomandai a San Gio-
vanni Bosco perché mio figlio non tos-
se mandato molto lontano da casa Eb-
bene un anno è passato come In un
soffio, mio figlio ha fatto il suo servizio
a due passi da casa, ogni sabato e do-
menica è venuto in famiglia ed... è
cambiato anche nel comportamento.
Insomma io ho toccato con mano l'aiu-
to del gran S. Giovanni Bosco che rin-
grazio pubblicamente con tanta grati-
tudine. Adesso il ragazzo si è conge-
dato e dovrebbe riprendere gli studi in-
terrotti. Per questo continuo a pregare
il santo padre dei giovani, perché lo
protegga, 4'aluli, gli dia la forza di vo-
lontà necessaria a superare le imman-
cabili difficoltà e crisi.
T.V.. Verbania
34 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO IY83
LE LACRIME E LA FEDE
DI UNA MADRE
Una mamma ringrazia Santa Maria
O. Mazzarello e S. Domenico Savio di
aver salvata la figlia irretita in una pe-
ricolosa relazione, a trarla dalla quale
non erano valse esortazioni, lacrime.
descrizione delle inevitabili dolorose
conseguente. Ma la preghiera e la fi-
ducia nella intercessione dei suddetti
santi ha ottenuto la desiderata grazia.
Riconoscente invoco ancora protezio-
ne e assistenza.
Lettera firmata
IL MIGLIORAMENTO
FU ISTANTANEO
Finalmente il grazioso Vincenzo
venne alla luce, salutato da immensa
gioia. Un'accogliente clinica gli diede li
benvenuto.
Ma la grande euforia durò appena
tre soli giorni. Un ittero epatologico lo
investì in forma brutale. La clinica pur-
troppo non aveva le attrezzature ade-
guate per gli urgenti primi soccorsi Si
dovette dirottare all'Ospedale Civile di
Torre Annunziata.
I medici furono solleciti nell'affron-
tare il caso. Davanti all'Incalzare dell'It-
tero proposero il ricovero del piccolo
Vincenzo. Ciò che si voleva scongiu-
rare al neonato. Il quale portato a casa
contro li parere dei medici, che con-
cordi temevano il peggio, fu affidato
con accorate preghiere a Domenico
Savio. Gli venne applicato anche l'A-
bitino.
Il miglioramento fu istantaneo, e la
guarigione completa quasi immediata
Vincenzo cresce bene e si mantiene in
ottima salute.
Si lascia un'offerta quale segno di
gratitudine e si auspica di meritare
sempre l'aiuto del Santo delle mamme
e dei bimbetti.
Rosa e Corrado Fiorenza,
Torre Arinunz,ata (NA)
Ml AMMALAI ANCORA
Desidero ringraziare pubblicamente
San Domenico Savio. Nel luglio del
1978 aspettavo un bimbo e la gravi-
danza si presentava difficile. I medici
più volte mi avevano consigliato di in-
terromperla perché rischiavo la mia
vita e quella stessa del bimbo; la pre-
visione più rosea parlava di un bimbo
ammalato.
Mi rivolsi allora con tutto il cuore di
futura mamma, ed assieme a me I miei
genitori ed amici, a San Domenico Sa-
vio. Le preghiere furono accolte e li 18
marzo 1979 nacque Silvia Maria, una
NON NASCOSERO
LA LORO PREOCCUPAZIONE
Il giorno 27 luglio 1982 mentre mi re-
cavo con Sr. Maria Rosaria De Ninno a
Frascati, il pulmino col quale facevamo
11 viaggio, per cause Imprec1sate, usci-
va di strada andando a sbattere contro
il gard-rail, rivoltandosi. Dopo l'urto
violento, consapevole che qualche
cosa di grave era accaduto mi voltai e
vidi la mia compagna riversa sul sedile,
con gli occhi sbarrati mentre il sangue
usciva copiosamente da una larga fe-
rìta sotto il mento. La chiamai ed ella,
pur con un filo di voce. mI rispose
mentre con le mani mi faceva capire
che aveva gli occhi offuscati.
Nel dolore della sciagura e nell'im-
possibilità di muovermi liberamente
cercai di fermare in qualche modo l'e-
morragia e, consolata 1n fondo che Sr.
Maria Rosaria avesse almeno conser-
vata la conoscenza. Invocai Suor Eu-
sebia promettendole la pubblicazione
della grazia e un'offerta per la sua bea-
tificazione se tutto si fosse risolto
bene.
I passanti, pur desiderosi di aiutarci,
non osarono farlo a causa delle con-
d1z1oni di Sr. Maria Rosaria; gentilmen-
te non ci lasciarono fino all'arrivo del-
l'autoambulanza Trasportate all'Ospe-
dale S. Sebastiano di Frascati vi fum-
mo ricoverate: io, avendo riportato la
lussazione della spalla e la frattura del-
l'omero. fui giudicata guaribile in 40
giorni; per Sr. Mana Rosaria la progno-
si fu riservata· suturate le lente non
poté essere sottoposta aI controlli del
caso e alle Superiore, prontamente ac-
corse alla notizia dell'accaduto, i me-
dici non nascosero la loro preoccu-
pazione.
La Suora stessa. consapevole della
gravità del suo stato, chiese che le fos-
se amministrato l'olio degli infermi
Raccomandai ancora con fede a Suor
Eusebia la vita della mia consorella e
questa, dopo due giorni, cominciò a
migliorare rapidamente meravigliando
medici e infermiere Trasferita succes-
sivamente all'Ospedale San Cam1ll0
per un intervento prospettato come d1f-
flc1le e doloroso, Sr Maria Rosaria lo
ha affrontato serenamente e quasi in-
denne dalle sofferenze previste.
Chi ha visto Sr. Maria nelle gravi
condizioni sopra descritte, nel riveder-
la oggi, la ritiene una miracolata• ·
dai diversi controlli susseguitisi all'in-
cidente risulta sempre che è una gra-
zia non solo l'aver scampato la vita ma
anche il non aver subito gravi e possI-
b1li conseguenze.
Grata a Suor Eusebia, adempio la
promessa fatta.
Luigina Msncosu. Roma

4.5 Page 35

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-rvenute
r,,1ss/onarl ,,.,..
opere Don sosco
Bona: Marta Au■lllatrlce, S. Giovanni Borsa: S. Giovanni Bo1co e S. Dom•
Bo■co, In ringraziamento e per prote- nico Savio, per grazia ricevuta, a cura
zione della famiglia e in suffragio del di Noli Civaia Lina, Rogoredo CO, L.
defunti, a cura di N.N., Roma. L. 200.000
2.000.000
Borsa: s. Giovanni Bo■co, Invocando
Borsa: Maria Aualllatrlce, Don Bosco e protezione sulla famiglia e la conver-
Don Vincenzo Clmattl, a cura di N.N., sione di persone carissime, a cura di
Varese, L. 1.000.000
N.N.. Trento. L 200.000
Boraa: Don Bosco, per grazia ricevuta, Borsa: Don Bo9Co, a cura di Mazzeppl
a cura di Nardi Cesare MO. L. Achille. Catania, L. 200.000
1 .000.0 0 0
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Borsa: S. Giovanni Bosco, S. Leone Bosco, invocando protezione per Lu-
Magno e Santi Giapponesi, per ricor- cia, Pietro, Paolo, Andrea. Mamma e
dare don Leone Llviabel/a e Invocando Papà, Roma, L. 150.000
protezione su tutti. a cura di N.N., L. Borsa: Maria Au,lllatrlce e S. Giovanni
1 .0 0 0.0 0 0
Bosco, In ringraziamento e pe, prot•
Borsa: Marta Ausiliatrice e S. Giovanni :r.lone per la lamlglla, a cura di Santini
Bosco, in memoria del Cooperatore Alina, MC. L 150.000
Marco/I/ Cesare. a cura della moglie, L Borsa: Marta Aualllatrlce e S. Giovanni
500.000
Bosco, in suffragio d ei cari defunti:
Borsa: Don Bosco, a cura di Palù Li- Lucia, Giuseppe, Sebastiano, a cura di
setta, Rovigo, L. 500.000
Flumefreddo Gaetano, Canniuaro CT,
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco, L. 150.000
In memoria di mio marito Quirino. tan- Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
to a loro devoto ed exallievo salesiano, le■lanl, a cura di N.N.. L. 120.000
a cura di Turco Vera Magnano, Cata- Bo,.a: S. Domenico Savio, a cura di
nia. L. 500.000
Tardltl Maria, CN. L. 120.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, In memoria a suffragio di Anna
Stilano, a cura di R.B.. L. 300.000
BORSE DI L. 100.000
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Bosco, In suffragio dei genitori Valen-
tino e Gamelio e per la protezione dei
figli, a cura di Costazza Ester, Bolzano.
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In ringraziamento e Invocando prote-
zione, a cura di Battelli M . Teresa In
Polizzy, Stazzema LU
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per la protezione del figlio, a cura di Bosco, a cura di Bramati Luigia, Mon-
Muzzanl Ugazio e G.• S. Giorgio L. , PV, za
L. 300.000
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Bosco, in memoria di mio padre doti. tro Panero, invocando protezione sulla
Quirino Turco, a cura di Turco Valeria, sua consorte, a cura di N.N., Bra
Catania, L 300.000
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siliatrice e Santi Salesiani, chiedendo
grazie. a cura della Famiglia Muttonl,
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di Mamma Palmina, a cura d i Obber-
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Torino, L. 300.000
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tello, a cura di N.N,, L. 200.000
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co, a cur a di Franca, Ovada AL
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Rua, In memoria della Mamma Beffa
Rosa ved. Merlo, a cura di Merlo Lu-
ciana, Torino
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protetto e fatto tornare dalla 2• guerra
mondiale, a cura di N.N., Bra, L.
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ricevuta, a cura di G.A., Torino, L.
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rio, in ringraziamento. a cura di Tosi
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di Maria e Pietro Pertusio, a cura di Te-
resina Pertusio, Chieri TO
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liatrice, Santi Salesiani, Invocando
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ti, a cura di N.N., Asti
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zaro e Teresa Frencia, a cura della li-
glia Natalina
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Bosco e S, Domenico Savio, par grazia
ricevuta o Invocando protezione. a
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dei miei defunti, a cura di P.E.
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ta, a cur a di Eros, Roma
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Bosco, S. Domenico Savio, prot9ggete
mia figlia e la mia nipotina, a cura d i
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preghiera per I familiari, vivi e defunti.
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vanni XXIH, a cura di Santisl Maria, ME
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Bosco, a cura di Angellllo Maria, Aver-
sa CE
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llatrtce e S. Giovanni Bosco, In ringra-
ziamento, a cura di Tonanl Angelo. MI-
iano
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nlco Savio, per grazia ricevuta, a cura
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a cura di Calza Angelo , Clzzolo MN
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Bosco, por.grazia ricevuta. a cura di
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F.M.. Gela
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nico Savio, invocando protezione sul
miei nipotini, a cura di Mazzaschl Fi•
lomena, Pellegrino P., PR
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cura di De Paoli Fablo, Piove di Sacco
PD
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e Maddalena Curone. a cura d i Curane
De Michell Clotilde, Roma
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nascila di Paolo, a cura dei Nonni
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lesiani, a cura d i Pistoia Giuseppe,
Gambolò PV
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do speciale benedizione, a cura di
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Goffi Appio, Roma
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Bosco, ringraziando per protezione
avuta a invocando la guarigione del fi-
glio Alfredo. a cura di Lavacchlelll Li-
cia, Borgotaro PR
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in memoria e suffragio di Martino, a
cura della famiglia
Borsa: Maria Au1lllatrlce e Don Bosco,
In memoria e suffragio di Bigotta Giu-
lio, a cura di Grassi B. Piera, Cannobio
NO
Borsa: S. Giovanni Bosco, per ringra-
ziamento e impetrazìone, a cura di
O.A., Exallieva
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lntinls Teresa. Penne PE
Bo,.a: Maria Aualllatrlce e Don Bosco,
implorando grazia e protezione. a cura
di Zannonl Luigi, Reggio Emilia
Borsa: Marta Auslllalrlce, a cura di Ta-
bone Aurora Revlgllo. Avlgllana TO
Borsa: s. Giovanni Bosco e S. Maria
Maz:r.arello, In ringraziamento. a cura
cli Macchi Armanda, Bogliasco GE
BorH: Maria Au,lllatrlce e S. Giovanni
Bosco, In suffragio di Gino, a cura del-
la mamma
Borsa: Marta Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in ringraziamento e invocando
protezione, a cura di Roggia Giulio,
Briona NO
Borsa: S. Domenico Savio, invocando
protezione per la nipotina Paola, a
cura di Turco Valeria, Catania
Borsa; Santi Salesiani, In suffragio del
defunti tam/glie Bianchi-Colombo, a
cura di Bianchi Ang elo, Olgiate Olona
VA
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per avere aiuto e protezione. a cura di
Giulio Piero, Asti
Boraa: Maria Auslllatrlce, In ringrazia-
mento. a cura di Pugno Ines, Torino
3 5 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1983

4.6 Page 36

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V)
._sg::.
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Spediz. in abbon. postale • Gruppo 2° (70) - 1• quindicina
AWISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TORINO
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
A vent'anni dalla morte
TERESIO BOSCO
Papa
Giovanni
Il Papa che noi tutti ricordiamo come il
«Papa Buono». Un uomo straordinario:
seminatore di pace in anni e in Paesi dif-
ficili, sapeva arrivare al cuore della gente
con semplicità e immediatezza.
·
La sua vita umile e grande ce la racconta
questo libro appassionato, quasi un ro-
manzo : una storia di speranza da non
dimenticare.
L. 10.000
TERESIO
BOSCO
Papa
Giovanni
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SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO