Bollettino_Salesiano_198212


Bollettino_Salesiano_198212



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ANNO 106 N. 12 1• QUINDICINA 1 SETTEMBRE 1982
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2 ° C70l
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SAL ESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
e~
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. 06/69.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Gen. Opere Don Bosco. Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE GIUSEPPE COSTA
Collaboratori. Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - Um-
berto De Vanna - Elia Ferrante - Domenica Grasslano - Adolfo
L'Arco
Fotografia Fulgenzio Ceccon Archivio Guido Cantoni
Propaganda Giuseppe Clemente!
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e lmpaglnazl.one
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL «BOLLETTINO SALESIANO» SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese {undici numeri, eccetto agosto) per
la Famiglia Salesiana;
* Il 15 del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazlone. La Direzione invita a mandare notizie e foto
riguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle
secondo il loro Interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. Redattore don Armando Buttarelli.
Viale del Salesiani 9, 00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
IL «BOLLETTINO SALESIANO• NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-
verse (tiratura annua oltre 1Omilioni di copie) in:
Antllle (a Santo Domingo) - Argentina Au■tralla Austria
Belglo (In fiammingo)- Bolivia. Braslle •Canada• Centro
America (a San Salvador) - CIie BS Cinese {a Hong Kong) -
Colombia Ecuador Flllpplne Francia Germania
Giappone Gran Bretagna India (in inglese, malayalam.
tamil e •elugu} - Irlanda Italia Jugoslavia (in croato e in
sloveno) - Korea del Sud BS Lituano (edito a Roma) -
Malta Messico Olanda Paraguay Perù Polonla
Portogallo• Spagna Stati Uniti Sudafrica• Thallandla
Uruguay Venezuela,
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il BS è dono di Don Bo•= ai componenti la Famiglia Sa-
lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere.
È Inviato In omaggio a quanti lo richiedono.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nel limiti del
possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
IN QUESTO NUMERO
~
1 SETTEMBRE 1982
ANNO 106 - NUMERO 12
IN COPERTINA:
Perché si va a scuola dai Salesiani? 9-14.
LE IDEE
La disoccupazione di chi lavora, 3.4
Indetto Il 22° Capitolo Generale. s
Dossier Africa (Etiopia, Congo, Benin), 19·29
ESPERIENZE
BOLIVIA / •Radio Maria Auxiliadora S.R.L.». 5
INGHILTERRA / Hanno fatto Il bis per Il Papa, 5
IRAN / SI lavora con molta speranza, 6
ITALIA / Progetto giovani profughi, 7
INDIA / Nuove vie per l'evangelizzazione, 7
STATI UNITI / Sul pulpito con Linus, 30•32
PROTAGONISTI
ETIOPIA / Filo diretto con monsignor Workù. 6
MACAO / Onorificenza per don Tlberl, s
PARAGUAY / A servizio del poveri, 15•18
STORIA SALESIANA
BRASILE / Centenario S,ilesiano, 6
POLONIA I Oltre 50 anni di lavoro a Varsavia, 7
ITALIA / Ricordato don Vincenzo Miano, 6
RUBRICHE
Don Bosco è notizia, 5. 7 - Li breria. 8 - I nostri santi, 33 - I no-
stri morti, 34 - Solidarietà, 35
Ml:/"N61 solfo Il BANCO PORMI SOPRA Il BANCO:
SI PIJO' .S/:lpé/lé, CJIE Fili!
2 BOLLETTINO SALESIANO t SETTEMBRE 1982

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LA
DISOCCU
DI CHI
LAVORA
Disoccupazione, sottooccupazione, incer-
tezza, alienazione, sfruttamento, grido affa-
mato di uomini e di popoli a fronte dell'opu-
lenza.
Sono tanti i problemi del lavoro.
Problemi che interessano l'uomo, che in-
vestono l'uomo, che rivendicano la scelta del-
l'uomo, l'opzione dell'uomo.
Il primato della persona sulla macchina,
dell'essere sull'avere, deil'anima sull'economia.
Sì, l'uomo ha bisogno di soldi, ma le im-
mediate richieste, che possono apparire eco-
nomiche, sono, alla fine, esigenze di dignità,
esigenze spirituali, esigenze ultraterrene.
Problemi di sopravvivenza. La disoccupa-
zione è la morte dell'uomo, è la malattia che ti
prende il corpo e il cervello. Quando i lupi sono
affarnati scendono nei villaggi.
Problemi di dignità. Chi non ha conosciuto
l'umiliazione, l'elemosina che contraddistingue,
ancora oggi, spesse volte, il rapporto di lavoro?
Io ti dò l'anima, e tu mi dai i soldi. Io ti dò il
mio lavoro, che è dignità, libertà, e tu mi sbatti
in faccia, mi dai un numero, il numero di sopra,
il numero di sotto. Denaro.
L'uomo vale più dei soldi È stata la procla-
mazione della Chiesa di sempre.
È la proclamazione di questo Papa che ab-
biamo, Giovanni Paolo II, di tutto il suo Ponti-
ficato.
È Ja perentorietà dell'opzione uomo, capace
di modificare, come scrive la «Laborem exer-
cens», la stessa società che dal capitalismo
prende il nome, capace di rivoluzionare l'insie-
me delle situazioni mondiali e delle norme che
condizionano il mondo del lavoro, capace di
creare futuro.
Un futuro nuovo.
Attivismo: consun10
C t: 1') 1 prc,d1 re
È la morte dell'uomo la disoccupazione.
È la morte dell'uomo l'umiliazione del rap-
BOLLETTINO SALESIANO l SETTEMBRE l!lft2 3

1.4 Page 4

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porto di lavoro.
Ma è la mc:te dell'uomo anche la disoccu-
pazione di chi lavora. La disoccupazione, cioè,
di chi lavora ma è come se fosse disoccupato:
- travolto dall'attivismo che non produce,
perché manca di intimità con Dio, e senza que-
sta unione manca il battesimo delle nostre
azioni;
- depauperato dall'assenteismo delle fi-
nalità, dalla perdita del valore infinito, del titolo
primario del lavoro, che è la partecipazione
dell'uomo all'opera del Creatore.
Pochi uomini hanno lavorato come Don
Bosco.
Don Bosco è origine di lavoro. Il suo mondo,
le sue radici, la sua cultura, sono contadine.
È esperienza di lavoro. Quanti mestieri!
Tutti.
È prospettiva di lavoro. Stampa a stampa,
scuola a scuola. C'è sempre lavoro che chiama,
dovere,urgenza.Morirelavorando.
E però Don Bosco che lavora come un paz-
zo, che costruisce, che scrive, che divora bozze,
che educa lavorando, rimane sempre un uomo
di adorazione, di contemplazione.
È questa intimità con Dio il segreto, la ga-
ranzia, del suo lavoro.
Senza questa unione manca la rigenerazio-
ne, l'entusiasmo, la profezia.
Il lavoro come scelta dell'uomo, come di-
namismo della dignità, della speranza, della
carità, tradotto in azione di fede, in quella che
san Francesco di Sales chiamava estasi dell'a-
zione.
È il significato della riflessione che la fa-
miglia salesiana ha fatto raccogliendo la Stren-
na '82 di don Viganò sul lavoro.
Assenteismo: perdita
dell'infinito valore
Si parla tanto di assenteismo dal lavoro.
La magistratura indaga, colpisce.
Ma c'è un assenteismo di cui poco si parla,
la perdita di valore, di significato del lavoro
stesso. La perdita più cocente.
Si lavora ma è come se si fosse disoccupati.
È la squallida esperienza:
- di chi misura la dignità del lavoro dal suo
prestigio materiale;
- di chi riduce l'infinita risonanza del la-
voro nel prodotto economico del tempo.
No, non conta «cosa>) si fa. Conta «come)) si
fa.
I pal~zzi non si reggono per le ricche fac-
ciate o i rivestimenti marmorei, ma per le
4 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982
strutture che non si vedono e che affondano
nell'umiltà della terra. E così, la dignità della
persona non sta nel recitare socialmente un la-
voro importante, ma nel dare importanza al
proprio lavoro.
Ogni lavoro ha la sua nobiltà, corrisponde
ad una chiamata insostituibile.
Chi lega la propria dignità alla preminenza
del posto sarà sempre uno schiavo. Gli arrivisti
sono dei piccoli cani che hanno un collare, un
guinzaglio e svariati padi:oni.
Volere il lavoro, difendere il lavoro, certa-
mente. È vivere.
Ma occorre liberare il lavoro da ogni misura
di prestigio.
Di più: da ogni meccanica che ne riduca il
valore.
Il lavoro non è solo reddito per il tempo. Chi
considera solo il pane, priva il lavoro del suo ti-
tolo primario: partecipare all'opera creativa di
Dio, agli attributi di Dio che «lavora sempre»,
portare avanti la creazione, raccogliere le fina-
lità degli esseri inferiori per presentarle a Dio, a
servizio dei fratelli.
Priva il lavoro della capacità di redimere il
mondo, di associarsi all'azione di Cristo, che
impose il traffico dei talenti, che ci chiese di
essere costruttori della sua casa, operai della
sua fabbrica, soci della sua cooperativa, par-
tecipi del suo Regno.
Sono abbaglianti le linee di Claudel: «È tut-
to il lavoro di Adamo nel Paradiso terrestre che
va ripreso... Sì, occorre venire in aiuto della na-
tura che geme, della foresta, del rovo che do-
manda di diventare rosa, del grande fiume che
ci domanda che noi gli impediamo di strari-
pare... Occorre che la natura, fino in fondo alle
sue viscere, intenda questo ordine che noi le
apportiamo a nome del suo Creatore... Occorre
venire in soccorso dell'umanità, occorre venire
in soccorso dell'uno e dell'altro, occorre aiutarli
a ricongiungersi, non più nella fede soltanto e
nel ricordo della caduta, ma nel possesso della
Pentecoste e della Pasqua. Prima che la Messa
solénne incominci occorre che tutti i passaggi
siano liberi e che il sacerdote, da un capo al-
1'altro della Chiesa, possa passarvi liberamente
per battezzare tutto... ».
Recuperare il lavoro, riappropriarci del suo
valore.
Prendere gli ordini di servizio direttamente
da Dio.
Sapere di essere soci del suo cantiere.
Partecipare ai beni dell'azienda di Dio stes-
so.
Che vi è di più esaltante sulla terra?
Nino Barraco

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DON BOSCO È NOTIZIA
CASA GENERALIZIA SDB
pone.
L'abbonamento per il 1983
MESSICO
«Radio Maria Auxiliadora
S.R.L.• si ispira ai più recenti
è stabilito in 14 mila lire da
documenti della Chiesa e
Indetto Il 22° Capitolo
Generale
spedire a: LAS, Piazza del-
l'Ateneo Salesiano 1 - 00139
Il Rettor Maggiore del Sa-
lesiani ha indetto il 22° Ca-
pitolo Generale della Con-
gregazione. L'assise - che
vedrà riuniti ispettori delegati
ed esperti provenienti da
Roma e servendosi del ccp
57492001 intestato a:
Pontificio Ateneo Salesiano -
Libreria LAS - Piazza dell'A-
teneo Salesiano 1 - 00139
Roma.
tutto il mondo salesiano - si
svolgerà a Roma nella Casa
generalizia di via della Pi-
sana ed avrà inizio Il giorno 9
gennaio 1984.
Il Capitolo Generale XXII
(CG22) avrà per tema unico
e come scopo principale lo
studio del testo rinnovato
delle Costituzioni e dei Re-
golamenti per la sua appro-
vazione conclusiva da parte
della Santa Sede.
Esso - ha scritto don Vi-
ganò ai Salesiani - sarà la
misura del livello della nostra
maturità spirituale, della no-
stra genuinità apostolica,
Arrivano le Volontarie
Le VDB si preparano ad
essere presenti anche in
Messico. Undici candidate
infatti si apprestano con ot-
tobre ad iniziare a Leon il
loro 1° annodi aspirantato.
della Congregazione sale-
siana. I suoi programmi sono
destinati soprattutto ai
«campesinos. e ai giovani
con una particolare atten-
zione alle famiglie. Non
mancano rubriche destinate
ai militari di leva, agli am-
malati e agli analfabeti.
Di particolare successo si
sono dimostrati i programmi
di educazione per adulti uti-
lizzando i programmi dell'I-
stituto Radiofonico Fe y Ale-
gria (IRFA) e di evangeliz-
zazione rurale (EVARUR)
utilizzando ì programmi pre-
parati dall'arcidiocesi di
Santa Cruz.
Particolarmente efficace
infine è il progetto denomi-
nato E.RAS. (Escuela Ra-
diofonica Salesiana) e cioè
un serio tentativo didattico di
diffondere tra i contadini
nuove tecniche agricole.
della capacità di riprogettare
insieme la nostra peculiare
FILIPPINE
santità, in risposta al cam-
biamenti culturali e alle
nuove esigenze dei giovani.
ITALI.A, Livorno
Morto Il primo salesiano
filippino
Perché questo avveni-
mento dia tutti i frutti sperati,
don Viganò ha anche invitato
l'intera Famiglia Salesiana a
«mettersi in stato di adora-
zione», intensificando la
preghiera personale e co-
munitaria, ascoltando i fra-
telli a discernere i tempi, ar-
ricchendo con un particolare
significato liturgico le nostre
sofferenze, moltiplicando
l"offerta dei sacrifici quoti-
diani e di generose iniziative
di carità.
Regolatore del Capitolo è
stato nominato don Giovanni
Vecchi, consigliere generale
per la Pastorale giovanile al
cui fianco è stata già costi-
Il Progetto Africa ha suscitato un po' dappertutto
numerose iniziative e interscambi. Ecco, ad esempio,
questo recente avvenimento. Calorosamente invitato
dalla comunità salesiana della parrocchia Sacro Cuore
di Livorno, a seguito del gemellaggio di questa e di
tutta l'lspettoria Ligure-Toscana con la Diocesi di
Sangmèlina nel Camerun, domenica 9 maggio 1982, Il
vescovo monsignor Pierre Celestin 'Nkou, ha celebrato
la messa ed ha amministrato la cresima ad un centinaio
di ragazzi, circondati da una folla di fedeli. Successi-
vamente i presenti si riversarono nel cortile dell'Istituto
per festeggiare cresimati e vescovo. Fu cosl che la si-
gnora Rosa Paoletti (al centro della foto e vicina al
parroco don Vincenzo Savio) ebbe la sorpresa di ri-
conoscere e riabbracciare nel vescovo - fra la com-
mozione generale - il «suo» antico figlioccio semi-
narista africano da lei assistito e che era stato suo
gradito ospite a Livorno venti anni orsono.
Particolare rimpianto ha
suscitato nella Famiglia sa-
lesiana Filippina la morte del
primo salesiano nativo di
quella nazione. Si tratta di un
giovane chierico, Cleric Jo-
vito Soberano. Egli era nato
il 15 febbraio 1957 a Manapia
e si era distinto subito per
impegno e generosità. Re-
centemente poi i Superiori
avevano accettato la sua
domanda di andare missio-
nario a Papua.
CITIA DEL VATICANO
Due nuovi
beati e una venerabile
tuita una Commissione tec-
nica.
MACAO
Nuova rivista
Dal prossimo mese di ot-
tobre gli appassionati di
Onorificenza per
don liberi
storia, salesiana e non, po- In occasione della festa
tranno disporre di una nuova nazionale portoghese. il
rivista.
Presidente della Repubblica
Ne ha dato notizia l'Istituto del Portogallo gen. Eanes
Storico Salesiano, annun- Ramalho ha nominato don
ziando anche che il primo Ercole Tiberi commenda-
numero avrà lo scopo di il- tore. Il Salesiano. da molti
lustrare le finalità e i metodi anni in Oriente, spera che
di lavoro dell'Istituto stesso, con l'onorificenza gli arrivi
la natura delle sue pubbli- anche qualche aiuto per i
BOLIVIA
Radio Maria Auillladora
S.R.L. »
L'etere Latino-Americano
è sempre più salesiano. Sin-
tonizzandosi infatti sugli 850
KHz fino a cento chilometri
da Montero è possibile
ascoltare «Radio Auxiliadora
S.R.L.•. I Salesiani boliviani
non sono nuovi ad iniziative
del genere ed i primi progetti
risalgono ad oltre dieci anni
L'Osservatore Romano del
12 luglio 1982 ha pubblicato
la notizia che alla presenza
di Giovanni Paolo Il sono
stati promulgati i Decreti che
riguardano il martirio dei
Servi di Dio Luigi Versiglia e
Callisto Caravario e l'eroicità
delle virtù di suor Teresa
Valsè Pantellini.
Con questi decreti la
Chiesa avrà presto due nuovi
Beati (i salesiani monsignor
Versiglia e don Caravario) e
una Venerabile (la Figlia di
Maria Ausiliatrice Teresa
cazioni, i compiti che si pro- suoi ragazzi.
fa.
Valsè Pantelllni).
BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982 5

1.6 Page 6

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___________Filo diretto con___________ di Bandar-Abbas e di altri
MORSIgnor
WORKÙ SEBHATLAAB
Eparca di Adigrat degli Etiopi
cristiano d 'antichissima tradizione,
tuttavia l'imperialismo ed un sistema
di governo tipicamente feudale non
hanno concesso alla popolazione di
maturare democraticamente.
c antieri.
«Veramente - scrive uno
di questi sacerdoti - io di•
vento sempre più forte di
volontà ma sempre più de-
bole fisicamente. Per intanto
abbiamo già messe sette
nuove piante selvatiche e
tredici innestate, in due
giorni: limoni, cedri, man-
darini, aranci ».
- Fra i cristiani, cattolici e orto-
dossi, che tipo di rapporto c 'é?
Gli Ortodossi fino a qualche anno
fa consideravano la religione catto-
lica come una religione straniera ed
in quanto tale senza alcun diritto di
cittadinanza. L'attuale governo con-
sidera tutte le religioni uguali e guar-
da con una certa simpatia all'azione
sociale della Chiesa Cattolica. Par-
ticolarmente vicini ci sono i giovani.
BRASILE
Centenario Salesiano
I Salesiani del Brasile il 14
luglio u.s. hanno aperto i te-
- I giovani cattolici hanno la
consapevolezza delle condizioni del
loro Paese?
Certamente. Tuttavia non possono
- Quali sono i principali problemi far nulla o quasi. Le condizioni di vita
della sua Diocesi?
sono veramente troppo povere. Sen-
80ID08ckl<nbosco que camlnhaJ
La mia Diocesi, con 65 mila Kmq e
tre milioni di abitanti, è molto povera:
fame, siccità e povertà. In essa sono
presenti numerose Congregazioni ed
Istituti religiosi (Paolini, Padri Bianchi.
Suore Missionarie di Nostra Signora
d'Africa...).
- In particolare, come si confi-
gura la presenza salesiana?
tono molto la loro religione però più
che aiutare loro stessi il Paese per
ora debbono essere aiutati.
- Pensa che la presenza salesia-
na possa svilupparsi ulteriormente?
Sì. Sono fiducioso soprattutto per-
ché il gruppo che vi lavora attual-
mente si è incarnato nella nostra
realtà. Penso anche che vi saranno
steggiamenti per ricordare li
primo centenario dell'arrivo
salesiano in quella Nazione:
li concluderanno il 31 luglio
1983. «Somos dom Bosco
que caminha! ,. questo il
suggestivo motto scelto dal
Brasilìani per ricordare que-
st'anno.
È una presenza apprezzata da tutti molte vocazioni specialmente nel
anche per l'intensa attività di pro- Nord.
mozione umana che essi svolgono a
Makalè, capoluogo del Tigrai.
- Come e quando si è tatto Sa-
lesiano?
Rlcorda1o don Vincenzo
Mlano
- Ha difficoltà da parte delle Au-
torità civili?
Finora, almeno nella mia regione,
non ci sono state difficoltà: lavoriamo
senza inciampi.
- Come spiega in Etiopia il fasci-
no del marxismo?
L'Etiopia è certamente un paese
Leggevo la vita di Don Bosco e mi è
piaciuto moltissimo il suo lavoro tra i
giovani. L'incontro con don Vincenzo
Miano poi mi ha aiutato ad appro-
fondire il senso di questa chiamata.
- Pensava di diventa1e vescovo
facendosi salesiano?
No, non ci pensavo.
A due anni dalla morte, i
concittadini di don Vincenzo
Miano hanno voluto ricor-
darlo in paese (Canicattini
Bagni in provincia di Sira-
cusa) dedicandogli un cen-
tro culturale ed una mostra.
Per l'occasione don Custo-
dio Ferreira Da Silva, do-
cente di storia della filosofia
moderna presso l'Università
Pontificia Salesiana e già al-
lievo dell'illustre filosofo, ha
Hanno fatto Il bis per
Il Papa
vari pezzi - proprio quando
Giovanni Paolo Il passava
sullo speciale veicolo pre-
parato per la circostanza ha
SI lavora con molta
speranza
tenuto una conferenza sugli
aspetti del pensiero e dell'o-
pera del professore Miano.
Don Miano è stato fra l'al-
tro Preside della Facoltà di
Per don McGovern e la sua
Thornleigh School Band non
poteva esserci premio mi-
gliore di questo: essere in-
vitati a suonare durante la
recente visita del Papa al-
l'Heaton Park di Manchester.
La banda - che ha suonato
eseguito « E quando in ciel
dei santi tuoi... •. È stato a
quel punto che il Papa, -
con un gesto ed un sorriso
che i ragazzi della Thorn-
leigh Band non potranno più
dimenticare - tramite ìl suo
segretario ha chiesto il bis.
Dopo i noti fatti di Teheran
I Salesiani continuano a la-
vorare in quella Nazione sia
pure in mezzo a numerose
difficoltà. Particolarmente
impegnativo è il lavoro che
svolgono alcuni sacerdoti tra
gli operai ed i tecnici italiani
Filosofia
dell' Università
Pontificia Salesiana di Roma
ed in qualità di sottosegre-
tario della Congregazione
per i non credenti, sotto il
Pontificato di Paolo VI si è
distinto nel dialogo fra i di-
versi umanesimi.
6 • BOLLETTINO SALESJANO I SETTEMBRE 1982

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Progetto Giovani Profughi di lingua italiana svoltosi
pure a Lecce nell'agosto-
L'Opera Salesiana di Lec- settembre 80, i giovani fu-
ce ha vissuto domenica 13 rono inviati a piccoli gruppi
giugno una giornata signi- nei Centri Professionali
ficativa.
CNOS di: Milano, Verona,
Nella Chiesa parrocchiale, Udine, Venezia, L'Aquila,
dedicata a San Domenico Bologna, Ortona, Alessan-
Savio, tre giovani profughi dria e Lecce per la loro qua-
del sud est asiatico, i fratelli lificazione nel settore mec-
Teepprayan, Kansorn e Sai canico o elettromeccanico.
ed il cugino Kaenpraserd
Kamphuun, hanno ricevuto il
Presso le varie Comunità
salesiane questi giovani
Battesimo e la Confermazio- hanno ritrovato una famiglia.
ne dalle mani dell'Ispettore
Salesiano per l'Italia Meri-
dionale don Alfonso Alfano,
Hanno avuto accanto a sé
educatori sensibili che con il
pane materiale e la qualifi-
assumendo i nomi di Pietro, cazione professionale, han-
Claudio, Paolo.
Da due anni i tre giovani
sono ospiti dei Salesiani di
no dato respiro ai valori spi-
rituali assopiti dalle trau-
matiche esperienze vissute.
Lecce, iscritti regolarmente
al corsi professionali per
In questi giorni il « Proget-
to» si avvia al suo compi-
meccanici. Vi furono con-
dotti nell'agosto di due anni
mento. Nei vari Centri i gio-
vani stanno affrontando le
fa provenienti direttamente prove di qualifica professio-
dal campo profughi di Ubon
in Tailandia.
nale, prima di una colloca-
zione definitiva presso un'a-
Facevano parte di una zienda e l'inserimento in una
nutrita schiera di giovani che comunità parrocchiale di-
i Salesiani d'Italia avevano sposta ad accoglierlì.
accolto dalla Caritas Italiana L'apertura alla fede dei tre
per curare Il loro inserimento giovani di Lecce è per ora un
nella società italiana, attra- fatto isolato, esistono però le
verso la qualìficazione pro- premesse perché altri gio-
fessionale.
vani, sensibilizzati ai valori
Per loro era stata studiata
dal CNOS (Centro Nazionale
Opere Salesiane) e dalla
Caritas una particolare ini-
ziativa, « Il Progetto Giovani
cristiani da una diuturna
presenza in casa salesiana,
aprano il loro cuore alla
Grazia di Dio.
Profughi», che fissava ac-
cettazione, obiettivi, durata Cinque gruppi di Volontarie
dell'esperienza.
In festa
In particolare potevano
aderire al progetto i giovani
che erano fuggiti dal loro
paese soli, disancorati dalle
loro famiglie, e soli vivevano
nei vari campi profughi della
Tailandia e della Malesia.
Erano i ragazzi più biso-
gnosi; considerati indesi-
derati dai vari Paesi occi-
dentali, perché giovani, soli,
dequalificati; tentati di sod-
disfare con la violenza e con
Alcuni gruppi di Volontarie
di Don Bosco ed esattamen-
te quelli di Napoli, Roma.
Novara, Catania e Genova
hanno festeggiato recen-
temente Il loro 25°. Ciascun
Gruppo, in semplicità frater-
na, ha trascorso in questa
circostanza ore di gioiosa,
intensa spiritualità nel ricor-
do delle proprie preziose
«radici».
la droga la delusione seguita
alla fuga.
Di questa drammatica vi-
cenda si era reso conto
Monsignor Nervo, vicepre-
sidente della Caritas italiana,
che in un incontro occasio-
nale aveva posto Il problema
Nuove vie per
l'evangellzzazlone
Dal 1° al 5 ottobre 1982 la
a don Magni, presidente del Famiglia Salesiana dell'India
CNOS. I Salesiani si dimo- attraverso suoi rappresen-
strarono subito disponibili ad tanti e delegati si ritroverà
aiutare questi giovani. Nel all'Istituto Missionologico
maggio del 1980 inviarono «Vendrame» di Shlllong per
don Giancarlo Manara in un simposio sulle Missioni
Tailandia per la scelta dei Salesiane in India.
giovani.
Un gruppo di venti oratori
Aderirono liberamente al presenteranno I particolari
progetto 16 laotìani e 9 viet- contributi di spiritualità, for-
namiti contattati nei campi mazione, metodi pastorali...
profughi di Sikiù, Ubon, Pu- che i Figli di Don Bosco
lau Bidon.
hanno dato alla causa mis-
Dopo un corso accelerato sionaria in India.
Oltre 50 anni di lavoro saleslano a Varsavia
Il 26 settembre del 1931 I Salesiani presero posses-
so a Varsavia della Basilica del Sacro Cuore anche se
la consegna giuridica venne fatta due mesi dopo dal
cardinale A. Kakowski.
Le celebrazioni giubilari dell'avvenimento si sono
tuttavia svolte il 24 maggio scorso alla presenza del-
l'arcivescovo di Gniezno e Varsavia, il primate di Po-
lonia monsignor Jòzef Glemp. Per i Salesiani l'occa-
sione ha dato la possibilità di un bilancio del lavoro
svolto in un'opera tanto importante per l'intera lspet-
toria.
In effetti, la grandiosa Basilica del Sacro Cuore -
che dal punto di vista architettonico imita quella ro-
mana di San Paolo fuori le mura - è un vasto campo
di attività salesiana nella Capitale polacca.
Sin dall'inizio i Salesiani - un po' per «mestiere»
ed un po' anche per le esigenze pastorali del quartiere
Varsavia-Praga - si sono occupati dei giovani dando
all'opera parrocchiale una chiara impostazione in tal
senso. Ne sono buona testimonianza i verbali delle vi-
site pastorali dei vescovi. Anche le autorità civili, nel
periodò tra le due guerre mondiali, han~o sap~to co:
gliere Il carattere costruttivo dell'opera d1 san G1ovann1
Bosco.
Ne è conferma l'assegnazione, nel 1937, di una
Croce d'oro per meriti educativi. Se si pensa che erano
appena passati 6 anni dall'inizio dell'opera, viene
spontaneo chiedersi quanto forte è dovuto essere
l'impegno apostolico salesiano per guadagnarsi tale
pubblico riconoscimento. Con l'arrivo dei Salesiani at-
torno alla Basilica furono organizzati sale di lettura, di
gioco, campi sportivi, teatro. Il voto culturale e morale
di quel quartiere, insomma, fu trasformato notevol-
mente. Dopo la seconda guerra mondiale, anche in
nuove condizioni socio-politiche, l'opera salesiana di
Varsavia-Praga si caratterizza per Impegno e creatività
apostolica.
Nella foto: Interno della Basilica Sacro Cuore di
Varsavia.
BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982 7

1.8 Page 8

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LIBRERIA
meditare sul capolavoro del
Poverello d'Assisi in que-
st'anno centenario.
GIANFRANCO
RAVASJ
Gesù
una buona notizia
P,~sentaJ.iroe d, Vì11orlo ~ ì
* GIANFRANCO RAVASI
Gesù una buona notizia, SEI,
1982, Torino, pp. 184, L.
8000
«Sono poche decine di
pagine. Eppure affrontare un
itinerario in questi quattro li-
bretti che hanno scandito le
ore dell'Occidente è come
penetrare in un territorio ac-
cidentato e complesso, con
luoghi solo apparentemente
noti. E soprattutto con tante,
nascoste sorprese».
Queste parole di un ce-
lebre studioso tedesco del
Cristianesimo, A. von Har-
nack, possono definire in-
direttamente lo scopo e la
trama di questo volume che
è come una mappa essen-
ziale ed aggiornata per pe-
netrare nel mondo noto e
ignoto dei Vangeli. Si tratta
di compiere in quel territorio
frastagliato innanzitutto un
viaggio storico con tappe
geografiche ed archeolo-
giche. È un viaggio che
sembra svolgersi nell'arco di
un giorno, il giorno di Gesù,
dall'alba di Betlemme e di
Nazaret al tragico tramonto
di Gerusalemme, su una
collina, fuori le mura della
città.
Ma si tratta di compiere
anche un altro itinerario at-
traverso le parole di Gesù, il
testo dei Vangeli e il mes-
saggio misterioso di Gesù di
Nazaret. Se il primo viaggio
ci faceva conoscere Gesù,
cittadino della Palestina del I
sec. sotto le forze dell'oc-
cupazione romana, il se-
condo ci svela ìl Cristo, il
vocabolo coniato dalla fede
per definirlo nei suoi linea-
menti più segreti e decisivi.
EMANUELA GHINI
Una straniera ante.nata di
* È questa una seconda MIREILLE DIVAS
Gesù, ElleDiCi, Leumann,
1982,pp. 12~ L. 3000
giornata che inizia ancora lo ho 1 anno, SEI, 1982, To- Ancora un volume per la
all'alba ma in un'area sepol- rino, Collana « Educare og- collana commenti all'Antico
crale della città santa di Ge- gi», pp. 176, L. 1O.ODO
Testamento. Il libro è dedi-
rusalemme e si prepara a La mia sete di vivere. I miei cato a Aut: qual è il signifi-
durare nei secoli.
progressi. Gesti, parole, te- cato di questo personaggio
Presentazione di Vittorio neri giochi. Il vostro corpo e biblico? Che valore può ac-
Messeri.
il mio.
quistare ancora oggi nella
La mia collera, le vostre riflessione ecclesiale odier-
+ PIERO BALESTRO
Il complesso del prlmoge•
ntto, SEI, 1982, Torino, Col-
lana «Educare oggi». pp.
120, L. 8000
li fatto di essere « primo-
geniti» lascia degli strascichi
sul carattere o sul compor-
tamento?
Quali sono le caratteristi-
che di un primogenito?
Sio può parlare di un
«complesso del primogeni-
to»?
~
IL COMPLESSO
DEL PRIMOGENITO
rlNCAPAClTA DI SENTll!SI AMATI
esigenze. Il mio posto in casa na?
vostra. Il vostro lavoro, i miei Il volume risponde a questi
giocattoli.
e ad altri interrogativi che
I miei pasti, le vostre notti. possono suscitare gli 85
La mia culla, la vostra baby- versetti del racconto biblico
sitter. Le vostre passeggiate, in una lettura fatta non sol-
le vostre vacanze, la mia vita tanto di note esegetiche ma
giorno dopo giorno.
soprattutto di illuminazioni
lo ho un anno.
sull'oggi della Chiesa e del
S a mala pena camminare mondo.
e voglio esplorare oghi cosa.
* Ho voglia di parlare e nes-
suno mi capisce.
Sono un pozzo di sorprese
e curioso di tutto. Sono cosi
semplice e al tempo stesso
cosi complicato.
Con parole facili, con di-
segni, vi spiego quel che av-
viene dentro di me, nella mia
testa, nel mio animo, nel mio
corpo.
VALERIO MANNUCCI
Sinfonia dell'amore spon-
sale, ElleDiCi, Leumann,
1982, pp. 175,L.4200
L'introduzione al volume
fatta dal Cardinale Benelli,
arcivescovo di Firenze, lo
considera un'opera preziosa
per i nostri giorni.
Perché? La risposta ci
viene immediatamente alla
pagina nove dello stesso
.+ ENRICO MEDI
volume quando l'Autore -
Commento al Cantico di brillante biblista - riporta
Frate Sole, ElleDiCi, Leu- l'espressione di Alonso Sc-
mann, 1982,pp. 71, L.3300 hokel riferita ai protagonisti
Ecco un libretto che pia- del Cantico dei Cantici: « Lui
cerà leggere a quanti hanno e Lei, senza un vero nome,
apprezzato l'intelligenza e sono tutte le coppie della
anche la semplicità di Enrico storia che ripetono il mira-
Medi.
colo dell'amore•.
Il commento portato in- Il libro del Mannucci -
nanzi in queste pagine - che si affianca agli altri della
scrive nell'introduzione Ar- fortunata collana ElleDiCi dei
A tali domande risponde
quest'opera evidenziando
tutta una serie di tratti psi-
cologici tipici del primoge-
nito, strutturati tra loro in
maniera tale da descrivere
un quadro unitario con una
fisionomia ben delineata,
quella che l'Autore ama
chiamare «la sindrone del
mando Rigobello - è un
commento dotto. Il metodo
semplice ed insieme classico
dell'esercizio della medita-
zione si intreccia con l'ana-
lisi simbolica delle immagini
evocate.
Per chi non l'avesse an-
cora fatto il libro rappresenta
una buona occasione per
Commenti all'Antico Testa-
mento - potrà essere una
efficace meditazione non
soltanto per sacerdoti e stu-
denti di teologia biblica ma
soprattutto per quanti cre-
dono che per stabilire un
autentico rapporto d'amore
fra l'uomo e la donna è ne-
cessaria la presenza di Dio.
primogenito».
Di particolare interesse è
la descrizione della « ma-
schera» del primogenito ri- I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
levata dal linguaggio non alle Editrici
verbale che il primogenito
o èontrassegno (spese spedizione a carico del ri-
esprime nelle foto di gruppo chiedente):
con gli altri fratelli, come è
ben dimostrato dall'ampia
documentazione fotografica.
Questa originale mono-
grafia apre nuove prospettive
teoriche-pratiche che inte-
ressano non solo gli psico-
logi ma anche gli educatori e
i genitori.
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(spedizione a carico dell'Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,
00139 Roma. Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp
8128.
SEI: Socìetà Editnce Internazionale - Corso Regina Margherita
176. 10152Torino. Ccp. 20.41.07.
8 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982

1.9 Page 9

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VITA SALESIANA / UN'INCHIESTA TRA GLI STUDENTI
La domanda scolastica continua a crescere. Perché? Presentiamo i dati di una recente
Inchiesta promossa dalla Conferenza delle lspettorie Salesiane d'Italia (CISI) tramite Il
proprio Ufficio Nazionale Scuola.
e he la scuola cattolica non Jesiana che incontra, alle ong1m,
soffra crisi di alunni è fin Don Bosco intento a tracciare pro-
troppo evidente. Se ne grammi di studio ed a raccogliere
preoccupano i laici che ingenero- sotto la denominazione «oratorio»
samente e ac1iticamente lanciano anche le sue prime scuole; l'obbligo
bordate e giudizi tipo: la scuola di dare un volto unitario alle tante
dell'ordine o la scuola borghese.
iniziative disseminate nelle vruie
Incominciano a preoccuparsene, regioni e di delineare i tratti cul-
ed era ora, anche gli stessi cattolici turaU secondo critel"i moderni, sono
che si accorgono delle grandi pos- tutti. motivi che hanno imposto ai
sibilità educative legate alla scuola. Salesiani italiani una maggiore ed
Anche tra i Salesiani ci si muove. ulteriore attenzione ai problemi
Le opere scolastiche - o diret- scolastici.
tamente con scuole gestite in pro- Così mentre l'Università Ponti-
prio o indirettamente con pensio- ficia Salesiana (UPS) tramite la
nati studenteschi - assorbono in- Facoltà di Scienze dell'Educazione
fatti un notevole contingente di ed i suoi Istituti ha continuato a
uomini e stmtture distribuite in dare contributi e stimoli per la for-
tutto il teITito1io italiano.
mazione di docenti e animatori
La diffusione ed il consolida- scolastici e la Società Editrice In-
mento delle stesse opere scolastiche; ternazionale (SET) ha qua(jficato
la presenza in crescita di docenti sempre più e in meglio la produzione
non salesiani al loro interno; la ii- libraria destinata alla scuola, gli
chiesta educativa sempre più so- Ispettori hanno pensato alla crea-
stenuta; la convinzione della fe- zione di un apposito Ufficio Nazio-
condità pastorale del ministero nale Scuola.
educativo; la lunga tradizione sa- Come si sa, l'animazione pastorale
salesiana in Italia è affidata, per
settori, a singole ispett01ie. La
scuola è toccata a11a Novarese che
ha trovato in don Vitto1io Re il suo
solerte Delegato.
Con don Re collabora don An-
tonio ZuUani sostenendo - come
parte integrante dell'Ufficio Na-
zionale Scuola - il Cenb·o Studi e
Ricerche.
Prop1io questo Centro ha voluto
mettere in cantiere l'indagine che
presentiamo: è uno spaccato di
scuola salesiana che certamente in-
co1·aggia nel duro lavoro educativo.
La ricerca è stata condotta tra i
ragazzi delle scuole medie superiori
ed ha voluto mettere in luce desideri
ed attese degli studenti coinvol-
gendoli nella stessa «responsabilità
profetica» degli educatori.
Chi va a scuola
dai Salesiani
L'indagine - condotta in col-
laborazione con il professor don
BOLLETTINO SALESIANO l SETTEMBRE 1982 9

1.10 Page 10

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IL CENTRO STUDI E RICERCHE
DELL'UFFICIO NAZIONALE SCUOLA
Damolto tempo la Conferenza delle lspettorie studiava il modo di istituire una struttura nazionale al servizio della
Scuola Salesiana in Italia.
Dopo molti confronti con organismi impegnati nella Scuola, nella V ASSEMBLEA CISI, 28-30 aprile 1980, si
decideva la Costituzione di un CENTRO STUDI PER LA PROMOZIONE DELLA PASTORALI; E DELLA CULTURA
NELLA SCUOLA.
Il verbale della sessione su riferita riporta: « ...curerà la promozione e il rinnovamento dei Confratelli impegnati
nella scuola, per un loro servizio pastorale sempre più rispondente alle attuali esigenze culturali; e, in secondo
luogo, curerà il collegamento e i contatti con i diversi organismi interessati al problema scuola: SEI, UPS, LDC,
CNOS, CPGS, FIDAE, e infine un rapporto continuo con la CISI. Molta speranza è affidata al nuovo organismo,
atteso e auspicato, in vista d'una ripresa e di efficacia del lavoro compiuto nel campo della scuola».
Dopo il primo avvio, il CENTRO STUDI e RICERCHE ha assunto la sequente fisionomia:
Il Centro Studi e Ricerche è una struttura che non si identifica con l'Ufficio Nazionale Scuola, ma ne è parte
integrante ed opera all'interno di essa. Ha il compito di delineare il profilo culturale specifico della scuola salesia-
na in Italia, animando attraverso ad essa un servizio alternativo di promozione umana (integrale) con una lettura
culturale del messaggio evangelico ed il ricupero scientifico dei valori cristiani.
L'impostazione del piano di lavoro del Centro Studi copre tre momenti:
- di elaborazione e proposta innovativo/ culturale,
- di Informazione e consulenza tecnica circa gli strumenti disponibili,
- di orientamento e d i animazione per l'avvio e le fasi applicative delle esperienze nonché l'indirizzo della
«politica scolastica» da attuare in sede ispettoriale.
! .I
r
I criteri scelti come punto di riferimento per ìl lavoro del Centro sono:
I) Specificità «culturale» della scuola.
Tanto significa competenza professionale e qualificazione sistematica degli operatori; integrazione «culturale »
dell'insegnamento della Religione (con programmi definiti, testi approvati, verifiche con voto, orario dignitoso);
aggregazione partecipativa dei collaboratori laici; applicazione dei Decreti Delegati nella lettera e nello spirito;
valorizzazione dell'incaricato ispettoriale della Scuola.
Silvano Sarti dell'Istituto di Di-
dattica dell'UPS - ha coinvolto
8844 studenti di scuola secondaria
superiore tra i circa 10.000 iscritti.
Un interesse ed una partecipa-
zione, come si vede, notevoli.
Nella stragrande maggioranza gli
alunni delle scuole medie superiori
salesiane sono maschi (95,4%); l'e-
lemento femminile risulta infatti
presente soltanto in poche scuole ed
in alcune regioni. La presenza delle
ragazze nelle scuole italiane gestite
dai Salesiani è del 5% circa: una
percentuale che tende a salire.
L'ammissione femminile, dove è
stata realizzata, si è dimostrata
positiva dal punto di vista educa-
tivo.
Quanto alla loro età si nota una
sostanziale concordanza con i corsi
frequentati: ragazzi dai 14 ai 18
anni.
10 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982
Appena il 3% dice di aver ripetuto
qualche classe durante la scuola
dell'obbligo e il 6,4% durante la
scuola secondaria e questi frequen-
tano, in prevalenza, gli ultimi anni.
L'estrazione familiru·e rappre-
senta uno spaccato piuttosto medio
della moderna società italiana.
Per chi è abituato a catalogare
questi ragazzi come «rampolli della
borghesia» e la loro scuola come
quella «delle voglie» è una sorpresa,
ad esempio, venire a sapere che i
genitori fanno al 20,7% i lavoratori
in proprio e al 23,6% i lavoratori
dipendenti.
Un dato particolarmente signi-
ficativo è quello relativo al lavoro di
entrambi i genitori: il 24,8% è in
queste condizioni.
Fenomeno - osserva l'Ufficio
Scuola - che conviene tener pre-
sente per impostare e valutare la
collaborazione con le famiglie degli
studenti.
rloJl<> S(' ml{'
Perché si va a scuola dai salesia-
ni? Per l'insistenza dei genitori o per
libera scelta personale?
Fra i motivi che hanno spinto a
varcare le soglie delle scuole sale-
siane prevalgono due considerazioni
oggettive e largamente scontate: la
serietà degli studi (segnalata dal
93,8%) e quella dell'ambiente (se-
gnalata dall'89,4%). Quattro stu-
denti su cinque inoltre riconoscono
un ruolo importante alla scuola
cattolica nell'ambito dell'attuale
società italiana.
In questa presa di posizione -
soltanto il 28% addossa la respon-
sabilità di tale scelta ai genitori -
non ci sono diversità di rilievo tra
( pag. 13)

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Il) Rapporto con ì destinatari.
Tanto comporta collocazione «popolare», come scelta di «tipo di scuola»; antiselettìvità e gratuità; azione di
sostegno alle nostre iniziative di diritto ed azione politica esterna di organizzazione di forze e di coraggio.
Ili) integrazìone scuola/comunità.
Si intende richiamare l'esigenza che come salesiani ci caratterizza, di puntare cioè sui gruppi, favorendo l'as-
sociazionismo, sul tempo che va al di là dell'orario scolastico senza che questo dica disimpegno culturale/edu-
cativo.
Questo per ribadire la impossibilità di FARE cultura senza le espressioni della vita concreta e la impossibilità di
FARE educazione senza l'impegno comunitario.
Obiettivo del Centro Studi è allora quello di
- offrire ed avviare un discorso culturale
attento ai valori evangelici che lo guidano,
«aggiornato,. e non Improvvisato,
riservato prioritariamente alle classi popolari,
con Integrazione CULTURALE della scuola di religione («scienza» della religione),
in collaborazione con laici impegnati;
- operare in area di DIRITTO e non di «Concessione» statale, muovendoci con libertà
all'interno degli orari e programmi,
all'esterno, mediante confronto con formule culturali correnti o competitive.
il I
Le attività di maggior rilievo effettuate dal Centro nel suo primo anno di vita sono state:
- la definizione e la applicazione del Questionario di rilevamento tra Docenti ed alunni delle scuole salesiane
d'Italia;
- la prosecuzione da una parte, e l'inizio da un'altra dei corsi di QUALIFICAZIONE ed aggiornamento per
Docenti salesiani e non salesiani (nella linea più sopra indicata).
Va precisato, a tale proposito, che l'intento di questi Corsi è quello di offrire un campione organizzativo/cul-
turale di orientamento, da sviluppare successivamente, raggiungendo con presenze relativamente limitate le per-
sone più in grado di recare nelle ispettorie spunti di irradiazione innovativa.
I Corsi di aggiornamento determinano cioè una certa temperatura educativo /culturale che può guidare il la-
voro pastorale di anno in anno, subendo i ritocchi voluti dalle svolte culturali od intuendole; sono occasioni di
confronto, di indicazioni, di novità, di avvio ed ipotesi.
Ogni ispettoria è chiamata ad intervenire, dal momento che tutti gli operatori scolastici sono interessati alla ri-
generazione del tessuto culturale, sottoposto ad usura.
Tab. 2.4 - Occupazione di tuo padre: posizione nella
professione (percentuale di risposte)
RISPOSTE
ProvenlenH (d.8)
Se. non Scuola
. .1..1ana . .1e,1ana
TOTALE
Imprenditore, libero pro-
fessionista
Dirigente, impiegato
Lavoratore in proprio
Lavoratore dipendente
Altro
n.r.
TOTALE
13.9
30.0
20.5
27.3
2.5
5.8
100.0
17.4
34.2
21.1
19.5
2.8
5.0
100.0
15.5
31.9
20.7
23.6
2.7
5.6
100.0
(Alcune tabelle rl■s1untlve r elative a domande dell'lnchle, t l)
Tab. 2.7 - Nella scelta di questa scuola salesiana
hanno avuto importanza le seguenti motivazioni?
(Percentuale di risposte affermative)
.R I SPOSTE
Provenlenia (d.8)
Se. non Scuola
,a1..11na Hl..tana
TOTALE
serietà degli studi
facilità di raggiungerla
non esistono scuole simili
nei dintorni
perché è una scuola
cattolica
facilità di conseguire
il diploma
serietà dell'ambiente
insistenza di amici
93.5
22.0
30.5
57.5
10.3
89.9
5.7
94.8
23.7
26.0
66.8
8.8
89.3
6.7
93.8
22.7
28.5
61.6
9.7
89.4
6.2
11 BOUETTINO SALESIANO 1 SEHEMBRE 1982

2.2 Page 12

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NELLA CHIESA LOCALE
E NEL TERRITORIO
È il tema impegnativo della col-
locazione del nostro servizio all'in-
terno di strutture ecclesiali e civili.
Non è solo problema di collocazio-
ne GEOGRAFICA, ma soprattutto di
collocazione VOCAZIONALE e
CARISMATICA.
Tradotta con altri termini:
è una pres_enza tipica e signi-
ficativa PERCHE tende a suscitare
COLLABORAZIONE senza sminui-
re la propria identità.
« La partecipazione nel territorio
è pastorale se la n0stra presenza
aiuta ad affermare valori umani ed
evangelici nella vita del quartiere; il
dialogo educativo con altre istitu-
zioni analoghe è pastorale se nel
confronto sappiamo far emergere
una visione della realtà e un senso
dell'uomo ispirati al Vangelo».
Ci si apra in questa prospettiva
agli organismi territoriali;
è una pre~enza tipica e signi-
ficativa PERCHE suscita ed orienta
Il VOLONTARIATO dei giovani e
degli adulti sulla linea dell'educa-
zione e dell'impegno missionario a
vantaggio dei più bisognosi e dei
meno dotati e fortunati;
è una pres~nza tipica e signi-
ficativa PERCHE diventa punto di
convergenza e di riferimento per le
molte forze, per I tanti doni, per i
molteplici gruppi che cercano un
motivo ideale di seria COOPERA-
ZIONE, anche sul piano organiz-
zativo ed economico;
è µna presenza significativa
PERCHE impegnata nel settore
ORIENTAMENTO.
« In tutti gli interventi educativi
tendiamo a far maturare e vivere un
progetto di sé realistico, orientato
verso gli altri, che superi quanto
aliena l'uomo dalla sua vocazione o
lo riduca nelle sue dimensioni ».
(dal documento CISI
«La Scuola Salesiana »)
L'uscita dalJa scuola
Tab. 2.8 - La qualifica di scuola «cattolica» è stata
giudicata importante... (Percentuale di risposte)
Tab. 2.9 - Sei contento della scelta di questa scuola
salesiana? (Percentuale di risposte)
RISPOSTE
Provenienza (d,8)
Se:. non Sc:uola
Nlnlana ule1l1n1
TOTALE
principalmente dai tuoi
genitori
principalmente da te
da entrambi
da nessuno
n.r.
TOTALE
27.2
6.3
48.3
17.5
0.7
100.0
292
5.4
53.1
11.6
0.7
100.0
28.1
5.9
50.3
14 7
1.0
100.0
RISPOSTE
pienamente contento
solo in parte contento
piuttosto scontento
del tutto scontento
altro - n.r.
TOTALE
Provenienza (d.8)
Se:. non Sc:uola
11lul1n1 N lnlana
TOTALE
so.o
37.9
7 .1
3.0
2.0
100.0
45.5
40.7
9 .0
3.2
1.6
100.0
47.9
39.0
8.0
3.1
2.0
100.0
12 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982
r

2.3 Page 13

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ragazzi e ragazze anche se la per-
centuale delle seconde è un po' più
alta tra quanti si dichiarano pie-
namente contenti della scuola.
Il maggior numero di scontenti si
trovano tra coloro che dicono d'aver
scelto la scuola salesiana dietro in-
sistenza dei genitori e tra coloro che
appaiono meno impegnati nelle at-
tivi tà extrascolastiche Ol·ganizzate
dalla scuola.
Analizzando un tantino i « pie-
namente contenti» si constata che il
90% lo è soprattutto per la forma-
zione umana e religiosa e per la
preparazione culturnle; il 75% per i
rapporti fra gli studenti e pe1· i me-
todi di insegnamento; il 61% per i
rapporti tra professori e studenti e
per l'interesse dato nella scuola ai
problemi sociali.
Naturalmente non mancano note
critiche: da alcuni si voJTebbe un
maggior impegno nel tenitorio, da
altri una maggiore coerenza con la
confessionalità della scuola, da albi
ancora non si comprende la 1·idotta
presenza femminile e si vorrebbe un
rinnovato impegno educativo e di-
dattico.
Osservazioni conclusive
I 1isultati d"eU'inchiesta hanno
lasciato tra gli interessati una
comprensibile soddisfazione e l'Uf-
ficio Nazionale Scuola spera di po-
terne realizzare una nuova che
coinvolga tutta la scuola salesiana
in ogni ordine e grndo.
( - pag. 14)
Brescia: manifestazione giovanile in palestra
IL COINVOLGIMENTO DEI GENITORI E DEI LAICI
La rilevazione SARTI e la verifica
degli Ispettori hanno messo in
molta evidenza questo aspetto.
«La comunità educativa» e il
primo e forse più nuovo tra l punti
di attenzione.
I) Suppone acquisita, a livello
ispettoriale e locale, una mentalità
che •considera indispensabile la
corresponsabilità dei laici. e ne-
cessario li loro apporto per ottenere
le mete educative e perché la
scuola riproduca l'immagine della
Chiesa.
Non si misconoscono le diftlcoltà
reali ed oggettive, in alcuni casi,
per un inserimento corresponsabile
e complementare del laici.
È da operare su due fronti:
- sul fronte dei CONFRATELLI:
si abituino a guardare 1n avanti,
al futuro e al cammino indicato
dalla Chiesa in fatto di laic~;
si qualifichino come nucleo ani-
matore di altre forze che collabo-
rano con noi, puntando all'acquisto
della capacità di dialogo. di lavo-
rare insieme, di accogliere, ecc.
ecc.
- sul fronte degli INSEGNANTI
LAICI:
si offrano occasioni per un ap-
profondimento dello stile salesiano
di stare con I giovani;
si preparino per loro TESTI e
MANUALI di formazione, con con-
tenuti religiosi, salesiani e peda-
gogici;
si invitino a realizzare, e non solo
formalmente, Il regolamento dell'I-
stituto, nel quale sia contenuta la
carta dell'identità salesiana della
scuola.
Nel contesto della comunità
educativa si è parlato anche del
rapporto numerico tra sdb e inse-
gnanti esterni. della soglia oltre la
quale si rischia di far perdere alla
scuola la sua identità.
Più che determinare la percen-
tuale da conservare nel rapporto. si
è affermata la necessità di svilup-
pare in tutti i Confratelli le doti per
l'animazione.
Il) «Comporta anche il ricono-
scimento del ruolo di protagonisti
dei giovani nei processi educativi
che li riguardano e, come conse-
guenza, apre loro spazi di parte-
ciP.azione secondo il loro livello •.
E un aspetto importante dello
stile salesiano nel rapporto edu-
cativo che non deve andare per-
duto. Spazi di partecipazione van-
no trovati infine nella vasta area del
tempo che segue le ore dell'inse-
gnamento, l'area delle libere atti-
vità.
lii) « Riconosce la complemen-
tarietà tra scuola e famig lia. La fa-
miglia non è chiamata a dare sol-
tanto un appoggio disciplinare o
economico, ma a partecipare alla
formulazione degli obiettivi e delle
modalità educative».
(dal documento CISI
La Scuola Salesiana•)
BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMB~E 1gs2 13

2.4 Page 14

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URGENZA DI QUALIFICAZIONE
Pur rimanendo importante. an-
che se problematica, la collocazio-
ne popolare della scuola salesiana,
oggi in Italia il problema più urgen-
te è quello della QUALIFICAZIONE,
che giustifichi l'impiego di vaste
strutture, di denaro dal momento
che le rette non coprono la gestio-
ne organizzativa ed economica e
bisogna aggiungere a copertura la
beneficenza e Il lavoro dei Confra-
telli, e soprattutto di persone sia
salesiani sia laici.
Questa qualificazione è nella li-
nea di una più chiara scelta di
evangelizzazione, di educazione e
di orientamento, di un coinvolgi-
mento maggiore dei genitori e degli
operatori laici, di una presenza
«significativa» nella Chiesa locale e
nel territorio.
Prioritaria è la definizione
dell'identità cristiana e salesiana
della scuola, intesa come « via e
ambiente» di evangelizzazione.
Non ci si lasci tentare da un servizio
generico o di supplenza.
A questo scopo si prepari il per-
sonale salesiano specializzato e si
organizzino i servizi ispettoriali di
animazione.
Si ritenga scuola salesiana
quella che permette l'attuazione
significativa del PROGETTO EDU-
CATIVO PASTORALE SALESIANO.
Senza questa significatività la
scuola perde di senso, scade l'in-
teresse dei salesiani, e conse-
guentemente la nostra vocazione
così come viene vissuta nella
scuola non diventa più una pro-
posta efficace per I giovani, per i
Confratelli già impegnati in questo
ambito un motivo di donazione ge-
nerosa ed entusiasta.
«Le scuole sono chiamate a
definirsi definendo l'immagine di
uomo e di società che serve loro di
utopia orientatrice.
Da questo si vede se funzionano
come meccanismi di integrazione o
con forza sanamente liberatrice e
umanizzante, se si offrono come
cammino per collocarsi individual-
mente o sviluppano il senso del
servizio e della solidarietà; se
creano difese per i più forti e i più
fortunati o educano alla fraternità e
alla giustizia•. (dal documento CISI
«La Scuola Salesiana»)
I risultati infatti - pw· rappre-
sentando il punto di vista degli
studenti indipendentemente dalla
regione di appartenenza, dalle città
e dalle altre componenti scolastiche
- hanno dimostrato che da parte
dei giovani c'è più disponibilità di
quanto non si creda. Certo non tutti
gli studenti sono nelle stesse con-
dizioni.
Alcune scuola sorgono in città
14 • BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982
~-
Una scuola salesiana a Verona
Grafico 2.1 1 - Interesse dei genitori
all'andamento scolastico del figlio.
3
o-L.--==- ----====--......;==--'
Legenda: 1 = con assiduità; 2 = sal-
tuariamente; 3 = mai o quasi mai.
come Roma, Milano, Palermo, Ca-
tania, Torino, Venezia, Napoli,
Cagliari... altre invece in cittadine
come Lombriasco (TO), Borgo San
Martino (AL), Mogliano Veneto
(TV), Arborea (OR).
Anche se la maggior parte degli
studenti risiede nello stesso comune
della scuola non mancano quelli che
per frequentare sono costretti a vi-
vere in pensionati o a viaggiare
tutte le mattine. Gli stessi indirizzi
scolastici sono differenti: al Nord
prevalgono studenti di indirizzi
tecnici, con le punte più elevate
nell'lspettoria Centrale (85% ), nella
Ligure-Toscana (63,4%), nella
Lombardo-Emiliana (64,2% ).
AJ Centro-Sud invece sono più
presenti i liceisti, specie quelli deJ
classico; nella Meridionale e nella
Sicula sono presenti solo liceisti.
A queste differenze corrisponde
una diversa concreta problematica
che - dicono all'Ufficio Nazionale
- rende indispensabile elasticità e
fantasia per adattare alle diverse e
mutevoli situazioni locali quei
Grafico 2.12 - Interesse dei genitori ai
problemi della scuola.
60
40-
20-
o_,_......a==:...........= = --===---'
Legenda: 1 = con assiduità; 2 = sal-
tuariamente; 3 = mai o quasi mai.
principi ispiratori e quelle direttive
che dovrebbero «caratterizzare»,
almeno nei grandi orientamenti, la
scuola salesiana.
Certo i dati non pe1mettono di
tracciare un «profilo» dello stu-
dente di scuola secondaria supe1iore
salesiana ma essi tuttavia sono in
grado di suggerire molti spunti di
riflessione.
Problemi collegati all'età degli
studenti, al tipo di scuola frequen-
tato, ai rapporti fra studenti e in-
segnanti, alla reazione di fronte alle
offerte e attese di un ambiente che
intende qualificru-si per una sua
particolare fisionomia («salesiana»)
sono presenti, in maniera più o
meno accentuata, in tutte le scuole.
Questa rilevazione può, in con-
clusione, costituire uno stimolo ac-
canto ad altri, per 1ipensare la fun-
zione di una scuola che vuole essere
«vera scuola cattolica ~salesiana».
Il fatto che ne parliamo è già un
piccolo contlibuto in questa dire-
zione.
(a cura di Giuseppe Costa)

2.5 Page 15

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PROTAGONISTI / PARAGUAY
A servizio
dei poveri
Don Giuseppe Zanardlnl: quarant'anni, da quattro anni si trova
nel Paraguay, a lavorare tra le popolazlonl più povere di quel
vasto paese.
E' nato il 6 settembre 1942 a una scuola con 1.200 allievi. Noi tre
Brescia, da una famiglia nu- siamo addetti alla scuola tecnica
merosa, ottavo di dieci fra- professionale che dispone di due soli
telli, di cui uno, Giorgio, ha anche ambienti: per la tipografia e la fa-
abbracciato la vita religiosa nella legnameria».
Congregazione salesiana.
Sarà questo il maggior impegno
Conseguita la laurea in ingegneria sin dal suo arrivo, anche se non
chimica al Politecnico di Milano e trascurerà l'apostolato diretto, nelle
frequentata la facoltà teologica alla zone più povere e disagiate, alla
Pontificia Università Salesiana di periferia della città e nella ster-
Roma, viene ordinato sacerdote il 28 minata regione del Gran Chaco.
maggio 1975. Dopo una breve
esperienza come docente a Bologna, Apostolaio
a 38 anni abbandona i familiari e la
brillante carriera che la sua pre-
... .
VA
parazione scientifico-culturale gli Oltre agli impegni nella scuola,
offre, per recarsi in questa tena
lontana dell'America del Sud, met-
tendo le sue migliori energie a ser-
vizio della gioventù povera e di
quanti vivono emarginati da una
società che non accetta le istanze di
coloro che non hanno voce.
Dalle lettere-circolari che scrive ai
parenti e agli amici che lo aiutano,
mi piace stralciare qualche brano
che mette in luce la difficile situa-
zione in cui opera e insieme la sen-
sibilità di un animo delicato e ge-
neroso, attento a quanto accade
attorno a lui e fortemente impe-
gnato a realizzare la sua vocazione
di amore e di servizio.
viene incaricato della cura pastorale
del quartiere di Anaretay, che nella
lingua locale significa KPiccolo in-
ferno», un quartiere che raccoglie
un po' tutto gli indesiderabili, i ii-
fiuti della città.
«È stato un incontro gioioso e
insieme lacerante per la miseria in
cui vivono questi emargipati urbani,
ammucchiati in squallide baracche.
Qui sono concentrate tutte le mi-
serie immaginabili. Nonostante
tutto hanno un animo buono.
Hanno solo bisogno di chi li com-
prenda, li aiuti e soprattutto li ami.
Io mi trovo bene con loro».
Nello spazio di un anno riesce a
costruire un modesto ambiente in
In missione
muratura, da adibirsi a cappella per
la Messa domenicale, a sala di riu-
«Eccomi finalmente in Paraguay: nione e, durante la settimana, da
superficie 406.725 kmq, un terzo più asilo per i bimbi del quartiere.
dell'Italia, con una popolazione di « Impossibile descrivere·la miseria
poco più di 2.400.000 abitanti. Va- materiale e morale di questa povera
stissime zone del paese, come il gente, ma non è colpa loro: hanno
Chaco, sono quasi spopolate.
un animo buono, generoso, rico-
Mi trovo, con altri due confratelli, noscente. Mi vogliono bene; io ca-
ad Asuncion, la capitale, che conta pisco le loro situazioni, condivido le
470.000 abitanti. La nostra resi- loro preoccupazioni e i problemi che
denza sorge alla periferia, una casa li assillano.
molto povera. Appena arrivato ho Sono molto superstiziosi e ricor-
dovuto cercarmi alcuni assi per co- rono a riti magici, mescolati a ele-
struirmi il letto; il pavimento era menti cristiani. Spesso mi chiamano
allagato perché il soffitto è malan- per fare esorcismi, dare benedizioni
dato; dovremo ripararlo. La casa contro il malocchio o cacciare un
ospita anche altri salesiani che demonio che passa da una persona
prestano la loro opera nella vicina all'altra. Le mie calze, poi, vanno a
parrocchia, al centro giovanile e in ruba perché servono a curare i
Don Giuseppe Zanardini
bambini che hanno ricevuto un
malefizio alla testa: devono essere
usate possibilmente sporche, legate
sulla testa del bambino. Sembra una
cosa ripugnante, però io li lascio fare
perché nella situazione in cui si
trovano non sono in grado di capire.
Quando sono ammalati, bevono
l'acqua benedetta come se fosse una
medicina, e ci mettono tutta la loro
fede. Le medicine, d'altra parte,
sono care e non hanno i soldi per
comperarle».
Ira 1 «campesinos»
'I ,• .l""I]
Il Chaco Paraguayo è nella parte
occidentale del paese. La terra ap-
partiene ai grandi latifondisti che
vivono nella capitale, in ville dotate
di aria condizionata e di ogni co•
modità moderna, mentre i «cam-
pesinos» (contadini) lavorano e vi-
vono in condizioni di estrema mi-
seria. Per viaggiare all'interno del
paese si usa solo il cavallo. La ve-
getazione tropicale è lussureggiante.
Nelle immense foreste vive una
fauna interessante e ricca: tigri,
puma, serpenti...
«Uno di questi bestioni, lungo
cinque metri, ci ha tagliato la stra-
da; il campesino che mi accompa•
gnava l'ha prontamente ucciso e
scuoiato per venderne la pelle.
Ho incontrato molta gente, sem-
plice, buona, affettuosa. Alcuni non
15 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982

2.6 Page 16

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vedevano il prete da un anno, cosi
ho amministrato molti sacramenti.
La vita per i salesiani che lavorano
qui nel Chaco è molto dura; un
confratello tedesco ha dovuto re-
centemente rientrare in Germania
per una grave malattia, forse in-
curabile, dovuta alla denutrizione;
un francese è pure rientrato in pa-
tria perché esaurito; un altro te-
desco, don Poplin, da pochi mesi in
Paraguay, è morto annegato a causa
di un tifone che ha affondato la sua
imbarcazione mentre navigava sul
Rio Paraguay. Lo scorso anno un
veneto, don Nardon, è stato morso
da un serpente e si è salvato per
miracolo; qualche anno fa un olan-
dese si è ucciso cadendo da caval-
lo... ».
In faccia alla morte
«A fine novembre - prosegue
don Giuseppe nella sua relazione -
mi trovavo in un villaggio sperduto,
a circa 150 km da Asunci6n. Una
notte mi presero improvvisamente
atroci dolori al ventre. Sudavo
freddo, nonostante il gran caldo, e
mi contorcevo come un gomitolo.
Sapevo che non c'erano medici in
quella zona ed era impossibile rag-
giungere l'ospedale di Asunci6n.
Non c'era nulla da fare...
Per la p1ima volta nella mia vita
mi trovai in faccia alla morte. Re-
citai un'Ave Maria con molta fede e
mi preparai all'incontro finale con
Cristo, con sentimenti di grande
gioia da una parte e di timore dal-
l'altra, perché mi presentavo a mani
vuote. Dissi al Signore: - È vero,
bo le mani vuote e sono un meschi-
no, però credo nella tua infinita
bontà e nel tuo amore che salva.
Intanto i vicini avevano udito i
lamenti ed erano accorsi in mio
aiuto. Mi caricarono su una camio-
netta e mi condussero da una in-
fermiera-ostet1ica, distante una
ventina di chilometri, che gestisce
una specie di ospedale-Lazzaretto
soprattutto per la maternità.
Erano le due di notte! lo intanto
avevo perso conoscenza, mentre
l'infermiera, compresa l'estrema
gravità del caso, diceva che occor-
reva operai·e d'urgenza.
Partirono perciò con la camio-
netta alla ricerca di un medico, che
giunse finalmente dopo quattro o
cinque ore: qui non è come in Eu-
ropa che ci sono medici ovunque!
Visto che non si poteva fare al-
trimenti, il medico, coadiuvato
dall'infermiera, tentò l'operazione in
quell'ambiente tutt'altro che ste-
rilizzato anzi piuttosto sporco e
puzzolente, con strumenti chirurgici
16 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982 ,
rudimentali e senz'alcuna attrez-
zatura di emergenza... Si trattava
nientemeno che di peritonite per-
fornta, di estrema pericolosità anche
se venisse operata in un moderno
ospedale!
Durante l'operazione mi svegliai,
aprii gli occhi e vidi il medico che
infilava le mani tra le mie budella
come se stesse giocando. L'infer-
miera, invece, mi accarezzava i ca-
pelli e cantava una canzone che mi
Tiempì di gioia e mi diede la certezza
che stava accadendo qualcosa di
miracoloso. Le parole della canzone,
tradotte in italiano, dicevano:
Cristo ha bisogno di te per
amare,
Cristo ha bisogno di te per
amare.
Non badare alla razza,
né al colore della pelle:
ama tutti come fratelli
e fa il bene.
Tra i suoi ragazzi
Ama cbi soffre e chi è triste,
ama il povero e l'umile.
Ama chi vive accanto a te,
ama chi viene da lontano.
Ama chi parla un'altra lingua,
ama chi pensa in modo diver-
so da te.
Ama l'amico fedele,
ama chi non ti saluta.
Cristo ha bisogno di te per
amare,
Cristo ha bisogno di tr per
amare!
Non poteva es.serci canzone più
bella e più adatta in quéi momenti
nei quali la mia vita era legata a un
filo che veniva dal cielo! ».
Costruzione
della scuola tecnica
«Sarà una grande opera, un
grande richiamo che servirà a 1;-
cuperare alla società molti giovani e
adulti. In questi mesi sono stato
molto impegnato per questo fab-
bricato che consta di due costru-
zioni distinte: una che comprende
alcune aule per le lezioni teoriche e
il disegno; l'altra un salone di 15
metri per 30, dove verranno instal-
lati i macchinari per la produzione
di utensili.
I lavori procedono abbastanza
bene, anche se il caldo diminuisce
molto La resistenza alla fatica. Spe-
riamo di iniziare i corsi teorici tra
un paio di mesi, mentre per la in-
stallazione delle macchine ci vorrà
più tempo.
La scuola offri1-à un prezioso
contributo all'elevazione morale e
sociale del paese. Per vincere la po-
vertà e il sottosviluppo bisogna in-
cominciare a educare e istruire
professionalmente i giovani.
Ho molta fiducia e ottimismo
sulla validità di quest'opera e sulla
sua incidenza positiva sulla società
paraguaiana».
La scuola è finalmente una realtà.
«L'abbiamo inaugurata iJ 24 set-
tembre 1979, anche se non è del
tutto terminata. È stato un modo
per interessare le autorità e sensi-

2.7 Page 17

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bilizzarle ai problemi della forma-
zione professionale dei giovani.
Gli alunni sono circa 300; fre-
quentano corsi di meccanica, fale-
gnameria, tipografia, elettrotecnica,
con turni dalle 9,30 del mattino fino
a sera. Sono ragazzi poveri, che
provengono dall'interno del paese,
perciò occorre provvedere anche al
loro vitto e alloggio».
H veleno
del consum: mo
« Da vari mesi vivo in un lembo di
terra lontana e dimenticata: mesi
ricchi di gioie, dolori, incontri,
esperienze che sconvolgono la vita e
fan crollare le nostre illusioni...
Sono momenti di grazia pei·ché
tocco con mano la miseria e il fal-
limento dell'uomo, la schiavitù della
vita consumistica e tecnicizzata
deU'Eui-opa.
Mi diceva il "cacico" (capo) di
una tribù di "indios": I bianchi ci
contaminano, ci rovinano, ci por-
tano il veleno del consumismo, al-
terano la nostra cultura; noi vo-
gliamo invece conservare la nostra
vita semplice, 1-ana, povera.
La realtà è questa: i bianchi
hanno derubato, ucciso, fatto
schiavi gli indios. In tutto il Parn-
guay non ne rimangono più di
50.000, appartenenti a tribù diverse,
sparse in tutto il paese. Alcune tribù
sono ridot.l.e a poche decine di
esemplari.
Hanno imparato dai bianchi tutti
i vizi: fw·to, droga, alcoolismo,
prostituzione, che li hanno decimati.
Il loro organismo è privo di difese
naturali: talvolta basta un'influenza
per ucciderli•·
Ma un bel giorno, senza alcun
preavviso, arrivano i camions mi-
litari e iniziano l"'operaci6n lim-
pieza" (operazione pulizia). Cari-
cano sui camions tutti gli indios e i
loro pochi stracci e li trasportano a
220 km di distanza, verso la Bolivia,
scaricandoli in un territorio privo
d'acqua, con un "habitat" innatu-
rale per questa tribù.
A nulla servirono le proteste dei
vescovi e la relativa denuncia fatta
dalla Conferenza Episcopale Pa-
raguaiana. Ogni protesta venne re-
spinta.
Genocidio
legalizzato
«Spesso assistiamo impotenti di
fronte allo stenninio di tanta povera
gente, di intere tribù cacciate dai
territori in cui sono vissute per se-
coli, da padroni. Vi presento quello
che è accaduto recentemente alla
tribù degli indios Maskoy.
Vivevano in una zona che divenne
proprietà di una multinazionale,
una società che pos.5iede nel Para-
guay un territorio la cui superficie
equivale a quella del Piemonte e
Liguria insieme.
l vescovi lottarono per ottenere
dalla multinazionale 10.000 ettari
per i Toba Maskoy. Si giunse ad un
accordo, e il decreto venne contro-
firmato da rappresentanti del Go-
verno.
Un piccolo venditore di gjornali
I Toba-MaskoY. s tannò morendo,
mi diceva ieri il vescovo Obelar,
presidente della commissione epi-
scopale per le missioni. Un vero ge-
nocidio! Gli indios, tolti a for,1a dal
loro ambiente naturale, non hanno
più la volontà di vivere. Hanno
perduto ogni speranza; non hanno
più il coraggio di lottare per so-
pravvivere, perché l'indio è tutt'uno
con la terra dove è nato.
Non migliore, certo, è la sorte di
molti "campesinos" in alcune zone
del paese. Spesso polizia e guerri-
glieri ingaggiano scontri violenti,
seguiti da feroci rappresaglie, e chi
ne paga le conseguenze sono sempre·
i poveri, gli indifesi......
Campagna
«terra ,: poveri»
«Ora mi sto muovendo per ac-
quistare lotti di terreno da donare a
quelli che non possiedono nulla, e
nello stesso tempo a iniziare la co-
struzione di casette per loro.
Il vescovo di Asunci6n mons.
Ismael Rol6n, dopo aver visitato, il
23 agosto 1981, uno di questi quar-
tieri di mise1ia dove presto la mia
opera, mi ha spinto definitivamente
a lottare per l'acquisto di terreni.
L'idea è di dare un lotto di terra di
12 mq per 30 a ogni famiglia, con un
titolo legale che ne assicuri loro la
proprietà. Cosl le famiglie non sa-
ranno più in balia dei prepotenti. A
poco a poco li aiuteremo anche a
comperare mattoni, cemento e le-
gname perché possano costruirsi la
casetta.
Sarà uno sforzo economico in-
gente, ma è il Vangelo che ci obbliga
a interessarci dei più abbandonati,
indifesi e calpestati. Con i vostri
aiuti (25 milioni di lire) abbiamo
comprato i primi 87 lotti di teneno
nella zona Rejas Canada
I baraccati sono decine di migliaia
e quello che possiamo fare da un
punto di vista puramente numerico
non sarà molto, ma è un gesto pro-
fetico della Chiesa; è un dire chia-
ramente alla società del benessere e
del consumismo che il problema
sociale esiste e che a risolverlo
dobbiamo impegnarci tutti: auto-
rità e singole persone.
Per la costruzione delle casette
useremo il sistema cooperativi~tico:
gruppi di dieci famiglie lavoreranno
in comunione per costruire dieci
casette eguali che verranno poi
estratte a sorte. Questo metodo fa-
vorisce la collaborazione e il senso
fraterno-comunitaiio.
Quando ci si mette dalla parte dei
poveri, è facile essere sospettati di
comunismo. Questo è un reato gra-
ve, che può condurre in prigione. In
questi giorni hanno arrestato una
ragazza, studentessa di filosofia al-
l'Università Cattolica, perché le
hanno trovato in casa alcuni libri
sul marxismo che le servivano per lo
studio.
Ma nulla ci può a.1Testare in que-
sto preciso dovere di giustizia SO·
ciale e promozione umana».
Questo apostolato svolto a favore
dei diseredati dona a don Zanardini
le più belle soddisfazioni che il cuore
di un missionario possa desiderare.
«Poco tempo fa sono andato nella
grande pianura del sud, verso i
BOUETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 11182 1 7

2.8 Page 18

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confini con l'Argentina. Colà si erge
una montagna, piccola, rocciosa,
stupenda: il "Cerro Mbatovì", ai cui
piedi vive un gruppo di poveri
campesinos. Quando raggiunsi per
la prima volta la zona, incontrai
cristiani che da tre anni non ve-
devano un prete e quindi non ave-
vano più assistito alla Messa né ri-
cevuto i Sacramenti.11 mio arrivo fu
un avvenimento eccezionale!
Il cacico della zona mi accolse
dicendo: Sappiamo che Dio sta
sempre con noi perché siamo poveri,
ma oggi Dio è con noi in modo spe-
cialissimo, nella tua persona, pai
José (padre Giuseppe). E continuò:
Dove c'è il sacerdote, c'è l'Eucari-
stia; dove c'è l'Eucaristia c'è Cristo;
dove c'è Cristo c'è tutto!
Che teologia profonda in questo
campesino analfabeta! ».
J<jsperienza
religios'
Don Zanardini ha scritto qualche
confidenza sulla sua esperienza re-
ligiosa e maturazione nella fede che
val la pena conoscere. Più che fare
del bene, egli sente di aver ricevuto
molto dal contatto con la vita po-
18 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982
vera e sofferente dei fratelli che in-
contra.
«Dopo un anno di vita in questa
telTa abbandonata, mi sembra aver
riscoperto la freschezza della fede:
la fede trasformante, la fede rivo-
luzionaria, la fede creativa, la fede
semplice di Abramo, che cammina
sorretto solo dalla speranza di rea-
lizzare il progetto di Dio.
Sento di dover esclamare anch'io
con gioia riconoscente: Dio esiste e
io l'ho incontrato qui nel Paraguay!
Mi accorgo che è necessario il di-
stacco e una vera povertà per cap-
tare il lamento sofferente di Cristo
nella persona degli oppr~i».
« In questi mesi sto vivendo una
grande speranza; non è solo l'ot-
timismo o la fiducia generica che il
domani sarà migliore dell'oggi; è la
speranza come dono divino, che mi
riempie tutto. E sono i poveri che
mi hanno insegnato questa grande
lezione, che ha le sue radici profonde
nella liberazione pasquale.
Dove c'è schiavitù, oppressione,
miseria, si sente profondamente la
necessità della Pasqua, e io sto vi-
vendo con la mia povera gente l'e-
sperienza concreta e quotidiana del
Signore risorto, animatore di tutta
la storia e delle nostre piccole storie
quotidiane».
«Più tempo passo nel Paraguay,
più si semplifica la mia vita e mi
sembra di captare il succo e il mi-
dollo della esistenza e del filosofare
umano.
Bisogna aver vissuto l'abbandono,
la separazione, il disprezzo, la so-
litudine, la precarietà; bisogna aver
sofferto la fame, la sete, la paura, la
stanchezza; bisogna aver dormito
per terra, bevuto l'acqua del fiume,
parlato con il vento e il sole, per
incominciare a capire la ricchezza
dell'uomo e capire perché Dio si è
fatto uomo.
L'esperienza della repressione ci
fa cercare la libertà dei figli di Dio;
l'esperienza dello sfruttamento
economico ci fa cercare il cammino
di Cristo, cammino di giustizia; l'e-
sperienza del sacrificio ci fa cercare
la croce di Cristo che alimenta la
speranza.
La vita nel Paraguay è un ri-
chiamo costante alla fede: non posso
più concepire la vita senza la fede in
Cristo, è una ricchezza insostituibile
e primordiale: è più facile poter vi-
vere senza respirare e senza man-
giare, che vivere senza la fede».
Antonio M. Alessi

2.9 Page 19

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L'ETI
i;
Ragazzi di Makalè in festa
La storia di una terra che potrebbe essere Il granalo dell'Africa.
Il lungo regno di Hallè Sellasslè e l'avvento di Menghlstu con
falce, martello e stelle rosse. Verso nuove prospettive? A Ma-
kalè una giovane ma forte presenza salesiana.
e 'era una volta un re, anzi, un
«re dei re». Regnava su un
impero millenario, l'Etiopia, e
si chiamava HaiJè Sellassiè. A voler
essere pignoli, i suoi titoli onorifici
erano anche altii, formavano una
lunghissima lista: Leone conqui-
statore della tribù di Giuda, Eletto
di Dio, Potenza della Trinità, capo
della Chiesa copta, imperatore.
Oggi, al suo posto, c'è un giovane
tenente colonnello, un po' miste-
rioso, che è solito salutare alzando il
braccio sinistro con il pugno chiuso.
Il suo nome è Menghistu Hailè
Mariam.
Attravet'so di lui, l'orso sovietico
si è installato in una grossa fetta di
Africa. Bisogna ammettere che i
tempi sono cambiati...
Non è cambiata, invece, la con-
dizione di estrema miseria in cui
vive tuttora un popolo di 27 milioni
di abitanti, in un paese i cui alti-
piani offrono agli aratri terre cosi
fertili da far dil'e ai tecnici agricoli
delle organizzazioni internazionali
che se l'Etiopia potesse disporre di
attrezzatul'e moderne diventerebbe
il granaio dell'Africa. Hailè Sellassiè
non aveva saputo, o potuto, rime-
diare ai guasti di una situazione che
è spesso precipitata nella tragedia.
Ma anche il «rivoluzionario»
Menghistu non è riuscito a miglio-
rare le cose, anche se proclama di
volerlo fare in nome di Marx, Engels
e Lenin, e sotto il patronato del-
l'Unione Sovietica.
Hailè Sellassiè è stato al vertice di
un paese che, pur godendo dell'in-
dipendenza fin dai tempi storici più
remoti (l'occupazione italiana dal
1935 al 1941 è stata solo una breve
parentesi), continuava - in pieno
secolo XX - a vivere avvolto nella
fitta nebbia del feudalesimo. L'im-
peratore aveva tentato, anche se
debolmente, cli percorrere la via
delle riforme, ma meccanismi di
potere arrugginiti nel corso dei se-
coli, non gli consentirono di andare
oltre la facciata.
La miseria del popolo 1imaneva il
dato permanente. Il «re dei re»
19 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBF:E 1982

2.10 Page 20

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---;":'-
.b,.,'
~.
---''>
}
~
Makalé: il deserto
L'opera salesiana
commise anche l'errore grossolano
di volerla nascondere agli occhi del
mondo, perfino quando solo con
l'aiuto del mondo avrnbbe potuto
evitarn la morte per fame di migliaia
di suoi fedeli sudditi.
Accadde nel 1973, all'epoca della
spaventosa siccità che colpi l'ampia
fascia del Sabei dilatandosi fino a
invadere alcune regioni etiopiche.
La gente si trovò senza niente da
mangiare, il governo di Addis Abeba
non fu in grado di provvedere a
20 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982
-?~
~~~
sfamare i contadini sparsi nei vil-
laggi dell'intemo, le malattie fal-
cidiarono una popolazione denu-
trita. L'imperatore impose il silenzio
su quella tragedia, quasi fosse un
segreto di Stato. Considerava ver-
gognoso e inaccettabile, per la sal-
vaguardia del proprio prestigio
personale, ammettere che nel suo
paese si moriva di fame.
Rifiutò così di chiedere aper-
tamente soccorso alle organizzazioni
int-ernazionali.
Ma la verità si fece strada col
tempo, suscitò orrore all'estero e
proteste in Etiopia. li fatale errore
fece esplodere il malcontento che
covava da anni in Etiopia. E fu, per
l'imperatore e il suo regime, il
principio della fine. Il 225° rappre-
sentante della dinastia dei Salo-
monidi sarebbe stato, di a pochi
anni, anche l'ultimo.
Quel sovrano, che si dimostrò così
poco comprensivo verso i suoi sud-
diti, ern lo stesso che, nel 1935,
scacciato dal suo millenario regno al
termine della breve gue1Ta portata
in Etiopia dal fascismo italiano,
aveva elevato dalla tribuna della
Società delle nazioni, a Ginevra, una
vibrata protesta contro l'acquie-
scenza dei paesi di tutto il mondo di
fronte all'aggressione perpetrata ai
danni di uno Stato indipendente.
Davanti al consenso internazionale,
presentandosi come la vittima della
sopraffazione, Hailè Sellassiè ri-
cordò ai rappresentanti degli altri
popoli europei che la loro indiffe-
renza sarebbe stata pagata a caro
prezzo, pe1·ché la violenza si sarebbe
abbattuta anche su di essi. E furono
parnle profetiche: solo tre anni do-
po, Hitler avrnbbe scatenato il ca-
tastrofico connitto mondiale.
Con le sue luci e le sue ombre, la
figura di Hailè Sellassiè dominò
tuttavia la scena etiopica per oltre
25 anni. La storia moderna di que-
sto paese si identifica con la sua
persona. Nato il 23 luglio 1882, ras
Tafari Makonnen (assunse in se-
guito il nome di Hailè Sellassiè) di-
venne reggente ed erede al trono nel
1916, re nel 1928, imperatore nel
1930, alla morte dell'imperatrice
Zanditu, vedova di Menelik Il, il
sovrano che aveva ultimato l'uni-
ficazione delle varie province abis-
sine e inflitto una dma sconfitta
all'esercito italiano impegnato, nel
1896, in un primo tentativo di
espandere in Etiopia U possedi-
mento coloniale dell'E1itrea.
Quando, nel 1936, le truppe del
mf:ITesciallo Graziani entramno in
Addis Abeba, l'imperatore aveva già
abbandonato l'Etiopia per riparare
a Londra, dove avrebbe trascorso gli
anni dell'esilio vivendo in dignitosa
ristrettezza.
Reintegrato sul trono durante la
seconda guerra mondiale, Hailè
Sellassiè cominciò a esercìtare una
grande influenza sull'intero Con-
tinente africano, grazie al prestigio
che gli de1ivava dal suo fiero at-
teggiamento nei confronti del con-
quistatore coloniale e dal fatto che
l'Etiopia era da sempre l'immagine
di ciò che gli africani ormai desi-
deravano per le loro pat1ie, cioè un

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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paese indipendente.
Hailè Sellassiè sfruttò abilmente
questo prestigio, rafforzandolo nel
momento stesso in cui si faceva pa-
ladino delle lotte anticolonialiste,
condannava il razzismo, sollecitava
l'unione del Continente con l'Or-
gamzzazione per l'unità africana, la
cui sede fu appunto stabilita ad
Addis Abeba. Pe1· meglio assolvere a
questa funzione, che era di pungolo
e di arbitrato ad un tempo, egli
cercò di attivare relazioni con tutti,
americani, sovietici, cinesi, tedeschi,
svedesi, benché le sue simpatie an-
dassero agli Stati Uniti con i quali,
del resto, intrattenne sempre re-
lazioni privilegiate.
Tutto proteso a consolidare que-
sta immagine di saggio, astuto, ma
anche pacificatore uomo di Stato a
livello internazionale, non sentì
crescere intorno a sé il malcontento
dei pmpri sudditi, provocato dalla
stagnazione politica, economica,
...;
Il monumento a Don Bosco
DA SALOMONE AL NEGUS, TRA LEGGENDA E REALTÀ
Mito e realtà si fondevano nella
tradizione della dinastia che ha re-
gnato in Etiopia per secoli fino al
1974, prima di dissolversi definiti-
vamente. L'ultimo dei sovrani, Hailè
Sellassiè, volle che la vantata di-
scendenza in linea diretta della di-
nastia dalla regina di Saba e dal
biblico re Salomone di Gerusalem-
me, fosse sancita addirittura dalla
Costituzione del 1955. l'articolo 2,
infatti, diceva esplicitamente che
l'imperatore discendeva «senza
interruzione» dai due sovrani del-
l'antichità. Ma cosa c'era di vero?
Vediamo intanto i fatti storicamente
accertati. Un incontro fra la regina
di Saba e Salomone avvenne real-
mente, come attesta l'Antico Te-
stamento (libro dei Re 10). Eccone
il resoconto.
«La regina di Saba, avendo udito
la fama di Salomone, a motivo del
nome di Jahve, venne per metterlo
alla prova con enigmi. Venne per-
ciò a Gerusalemme con numeroso
corteo e con cammelli, portando
aromi e moltissimo oro e pietre
preziose. Quando arrivò presso
Salomone, gli disse tutto ciò che
aveva nel suo cuore. Salomone ri-
spose a tutte le questioni e non ci tu
spiegazione arcana che il re non
sapesse spiegarle.._. La regina di
Saba disse al re: "E verità ciò che
ho udito nel mio paese circa te e la
tua sapienza. lo non volli credere
alle parole finché non venni e i miei
occhi non videro. Ed ecco, non mi
era stata riferita che la metà. Tu
sorpassi in sapienza e prosperità la
fama che io ho udita". Iridi diede al
re centoventi talleri d'oro e una
grande quantità di profumi e pietre
preziose... Il re Salomone diede alla
regina di Saba tutto ciò che lei de-
siderò... Poi lei riprese li cammino e
andò nel suo paese»,
Fin qui l'Antico Testamento. I re-
soconti contenuti nei libri dei Re
sono, come è noto, confermai! da
numerosi documenti storici per cui
si arguisce che l'incontro di Ge-
rusalemme ci fu veramente. Su di
esso si è innestata, in epoche suc-
cessive, quel misto di leggenda e
storia giunto fino a noi. Narra dun-
que la leggenda di un figlìo, di no-
me Menelìk (peraltro realmente
esistito), che la regina di Saba
avrebbe avuto da Salomone, e
chiamato a tondare e dominare il
regno dell'Abissinia (antico nome
dell'Etiopia). Salomone, dice sem-
pre la leggenda, avrebbe promesso
alla regina di Saba di rispettarne la
virtù a patto che essa non pren-
desse nulla di ciò che apparteneva
a lui senza il suo esplicito consen-
so. A cena, Salomone fece però
servire cibi conditi con molte spe-
zie, cosicché, la notte. la regina si
svegliò in preda alla sete e bevve
un sorso d'acqua dalla brocca di
Salomone. Questi poté così di-
mostrare che ella era venuta meno
al patto. Il bambino che poi la re-
gina avrebbe dato alla luce-, Me-
nelik, appunto, sarebbe stato il
fondatore della stirpe detta dei Sa-
lomonldi, che da Axum, la capitale,
avrebbe regnato sull'Abissinia per
tremila anni.
Che si trattasse di una leggenda
non ci sono dubbi, tanto più che
essa sembra essere nata in epoca
relativamente recente, risultando
fissata per iscritto solo nel XIV se--
colo. Del resto, Salomone incarna
là figura di un re che si segnala per
sapienza e intelligenza grandis-
sime, oltre che, dice la Bibbia, per
una larghezza di cuore estesa co-
me la sabbia che è sulla spiaggia
del mare•. Proprio lui doveva ri-
correre a mezzucci degni di un
qualsiasi satrapo orientale? Ciò
non ha impedito ai sovrani etiopici
di utilizzare la leggenda allo scopo
di accrescere l'alone di sacralità di
cui erano soliti circondarsi. A sot-
tolineare la discendenza biblica,
l'araldica etiopica evocava spesso
il leone della tribù di Giuda, e un
leone in carne ed ossa, reso tut-
tavia innocuo da abbondanti dosi di
sedativi, passeggiava solenne al-
l'ingresso del palaz.zo imperiale di
Addis Abeba. Per secoli, e fino agli
immediati predecessori di Hailè
Sellassiè, chiunque si fosse pre-
sentato alla pre.senza del Negus
doveva farlo strisciando carponi sul
pavimento lungo tutta la sala fino al
trono del «re dei re».
la rivoluzione dei militari ha
spazzato via tutto, leggenda, leone,
dinastia, per far posto a un «nuovo
profeta• di nome Carlo Marx...
sociale. Monarca assoluto in una
società feudale, si avviò, tru·di, sulla
strada di una evoluzione liberale con
atteggiamento paternalistico e con
lentezza esasperante. J problemi del
paese erano, invece, molti e tutti
chiedevano di essere urgentemente
risolti. C'era il potere, anzi lo stra-
potere dell'aristocrazia dei ras, i
capi locali, c'era il potere della
Chiesa copta. Rimanevano aperte le
ferite di una unificazione nazionale
non realizzata nelle coscienze perché
imposta da una sola etnia, quella
degli amhara.
L'Etiopia era, ed è tuttora, un
paese fonnato da molti popoli, di-
versi per lingua, tradizioni, religio-
ne, costumi, lacerati da secoli di
lotte incessanti. Tutti, i tigrini, i
somali, gli eritrei, i galla, i sidamo
hanno sempre visto gli amhara (il
popolo che ha dato i sovrani all'E-
tiopia) come gli oppressori, coloro
che hanno imposto la loro lingua e i
loro usi. La terra era in mano alla
nobiltà, al clero e all'imperatore, e la
grande maggioranza del popolo di-
pendeva, spesso in condizioni di se-
mischiavitù, dal prop1ietario ter-
riero. Solo il 10 per cento della terra
era lasciato in proprietà ai colti-
vatori.
Le rifo.nne intraprese da H ailè
Sellassiè toccarono l'istruzione, la
21 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982

3.2 Page 22

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sanità, in qualche misura i diritti
politici. Nacque ad Addis Abeba la
prima università etiopica, fu varata
una Costituzione scritta. Ma l'a-
nalfabetismo arriva ancora oggi al
90 per cento, i medici sono poche
centinaia, i partiti politici non
hanno mai avuto cittadinanza in
Etiopia, né ieri né oggi.
Nel 1960 suonò per l'imperatore il
primo, inquietante campanello
d'allarme. Mentre era in visita al
Brasile, una congiura di palazzo
dichiarò decaduto il sovrano. Ri-
tornò tuttavia in tempo nella ca-
pitale per riconquistare il trono,
grazie all'aiuto di unità dell'esercito
rimastegli fedeli. Il complotto fallì.
Era stato organizzato da un gruppo
di notabili, senza idee chiare, illusi
che il popolo li avrebbe appoggiati.
Ma i segnali dei fermenti che agi-
tavano la parte più avvertita del
popolo etiopico si fecero più fre-
quenti.
Solo dieci anni dopo, gli studenti
dell'Università scendevano in cam-
po contestando apertamente l'im-
peratore e chiedendo riforme. Poi,
nel 1973, si ebbero le proteste per
l'atteggiamento tenuto dal governo
in occasione della carestia. Nel 1974,
prese avvio una serie di grandi
scioperi nella capitale.
Ai lavoratori, che protestavano
per l'eccessivo aumento dei prezzi, si
unirono le truppe di stanza in Eri-
trea, che si ammutinarono per ot-
tenere un trattamento economico
più elevato e cibo migliore. È l'inizio
della rivolta nelle fùe dell'esercito.
Hailè Sellassiè cercò di correre ai
ripari, fece promesse, sostituì mi-
22 • BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982
Nelle foto: alcuni momenti di vita salesiana a Makalè
nistri, usò la maniera forte contro
gli scioperanti. Ma ormai non c'era
più nulla da fa.re. Il vecchio mo-
narca avvertì che la fine del suo re-
gno era imminente, si disse rasse-
gnato. Un mese e pochi giorni dopo
il suo 82° compleanno, il 13 set-
tembre 1974, Hailè Sellassiè veniva
destituito e tratto in arresto. Aveva
regnato per 44 anni. Si spense poco
tempo dopo, stroncato, oltre che
dall'età avanzata, dal peso di av-
venimenti che avevano sovrastato la
sua pur forte personalità.
La scena etiopica si riempi di
militari. Ma il sipario rimase a lun-
go calato a nascondere i protago-
nisti che agivano sulla scena. Cir-
condati da un alone di mistero, che
rese a lungo difficile decifrare i
connotati della rivoluzione, i mili-
tari governarono il paese mediante
un organismo collegiale, il DERG
(Consiglio militare amministrativo
provvisorio). Incerti sulla via da
prendere, lacerati a loro volta da
rivalità interne che opponevano
moderati a estremisti, i militari
mantennero il paese in una situa-
zione precaria specie sotto il profilo
po)ttico. La rivoluzione cominciò a
divorare se stessa, sopprimendo
molti degli uomini che l'avevano
promossa e guidata. Nel paese si

3.3 Page 23

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diffuse un clima di terrore, ogni
mezzo (repressione di massa, ag-
guati, anesti arbitrari) venne usato
pur di eliminare quanti, da destra o
dalJ'est1·ema sinistra, cercavano di
opporsi allo strnpotere dei militari.
E in questo periodo che emerge,
con sempre maggior spicco, impo-
nendosi s1,1 tutti, Menghistu Hailè
Mariam. E un giovane tenente co-
lonnello, originario della regione dei
Sidamo, e da quella etnia ha ere-
ditato l'avversione per gli amhara
oppressori. Instaura una linea po-
litica improntata all'intransigenza,
non esita a ricorrere ai più brutali
metodi repressivi che diffondono
ovunque, ma in special modo nelJa
capitale, il «terrore rosso». Nazio-
nalizza le terre e adotta l'ideologia
marxista-leninista.
Due grossi avvenimenti crearono
seria difficoltà al nuovo gruppo
dominante: la guerra in Eritrea e la
rivolta dei somali dell'Ogaden. Gli
erib·ei combattono ormai da quasi
un ventennio per conquistare l'in-
dipendenza dall'Etiopia. Si erano
trovati contro Hailè Sellassiè, che si
sforzava di piegare la guerriglia e al
tempo stesso evitava accuratamente
di parlarne, quasi che quella guerra
non esistesse, e ciò sempre al fine di
non intaccare, ammettendo l'esi-
stenza di una contesta:lione interna,
il suo personale prestigio.
L'avvento al potere dei militari di
sinistra aveva lasciato sperare agli
eritrei di ottenere una composizione
pacifica dell'annosa vertenza, ma
ben presto si avvidero di aver sba-
gliato i calcoli: i miUta1i avrebbero
seguito la stessa strada del vecchio
imperatore. Allora si decisero a
passare all'azione, e in poco tempo
riuscirono a imporre il loro controllo
su quasi tutto il tenitorio eritreo,
avvantaggiati dalla confusione che
regnava in Etiopia, e approfittando
del secondo, grosso problema che
era piombato fra capo e collo ai
militari: la rivolta dei somali del-
l'Ogaden.
Costoro insorsero per realizzare il
loro antico sogno di ricongiungersi
alla Somalia e il governo di Mo-
gadiscio intervenne appoggiandoli
militarmente.
A Menghistu non rimase che una
alternativa valida, se voleva con-
servare il potere e impedire lo sfal-
damento dell'Etiopia: sollecitare un
aiuto esterno. Si rivolse a Mosca, e
Mosca rispose affermativamente,
anche a costo di rompere con la
Somalia, con la quale era legata da
un patto di assistenza. Guidati da
un generale sovietico, assistiti da
uno stuolo di consiglieri milita1i
cubani, dotati di una schiacciante
superiorità di mezzi fomiti dal-
l'URSS mediante un gigantesco
ponte aereo, gU etiopici costrinsero
le forze annate somale a rientrare
entro i confini del loro paese.
Al seguito dell'esercito di Mo-
gadiscio, affluirono oltrefrontiera
centinaia di migliaia di profughi,
costretti alla fuga per timore delle
spietate rappresaglie etiopiche.
Profughi che oggi vivono ammassati
23 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982

3.4 Page 24

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nei campi di raccolta in Somalia,
affidati aU'assistenza delle orga-
nizzazioni internazionali e costretti
in condizioni di estrema miseria.
Liquidata la rivolta dell'Ogaden,
russi, cubani e etiopici si rivolsero
all'Eritrea, e anche qui costrinsero i
movimenti indipendentisti ad ab-
bandonare le posizioni conquistate.
Dopo tanti anni di lotta, gli eritrei
sono oggi confinati in un ristretto
tenitorio a ridosso del confine con il
Sudan, sottoposti alla continua
pressione militare dell'esercito
etiopico, deciso a stroncare ogni
forma di resistenza. Il loro destin.o
pare segnato, e ancora una volta il
di1itto dei popoli all'autodeter-
minazione è stato calpestato.
La rivoluzione etiopica ha così
aperto ai russi le porte del grande
paese del Corno d'Africa, assicu-
rando a Mosca una forte presenza
nella regione, a garanzia della sta-
bilità di un regime che ha adottato
l'ideologia marxista-leninista. Falce,
martello e stelle rosse si vedono
dappertutto, l'inno dell'Interna-
zionale si affianca immancabilmente
a quello nazionale, Lenin ha dato il
proprio nome a una infu1ità di
piazze e di vie, le manifestazioni di
massa sono quelle tipiche dei paesi
socialisti, l'indottrinamento dei
giovani procede a ritmo intenso,
l'esercito è istruito e annato dai
sovietici. A ciò si aggiungono i 2
mila miliardi di debiti contratti
dall'Etiopia nei confronti del-
l'URSS, e quest'ultima cerca di ga-
rantirsene il recupero occupando
posti chiave nell'amministrazione
etiopica.
Al solito, dall'Unione Sovietica
non vengono gli aiuti che sarebbero
necessari per mettere il paese nella
condizione di sfruttare le proprie
risorse, specie in campo agricolo. Si
apre anche per l'Etiopia il problema
dei rapporti con l'Occidente? Si di-
rebbe di sì, a giudicare dalle acco-
glienze 1iservate, all'i1ùzio del 1982,
al ministro degli esteri italiano Co-
lombo, il p1imo rapp1·esentante di
un paese occidentale, membro della
Comunità europea, a.mettere piede
in Etiopia dopo la rivoluzione. TI
popolo etiopico è sempre stat-0 fiero
della propria indipendenza, e sa-
rnbbe una grave responsabilità del
regime di Addis Abeba se abdicasse
a questa vocazione consegnando il
paese a una superpotenza. Tanto
più che il Como d'Africa è oggi una
delle regioni del mondo dove le
tensioni trn gli opposti blocchi
mondiali è fortissima, a causa della
sua straordinaria importanza stra-
tegica.
ETIOPIA - Repubblica dal 21 marzo 1975, retta dal Consiglio militare amministrativo provvisorio (DERG). Super-
ficie: un milione 221.900 Kmq (quasi quanto Italia, Francia e Spagna messe insieme). Popolazione: 27 milioni circa
(non è mai stato fatto un censimento). Capitale: Addis Abeba (un milione e 242 mila abitanti). Religiosi: cristiani
copti, 60 per cento; musulmani, 30 per cento; cattolici, 193.900. Molti pagani e animisti. 50 mila etiopici professano
la religione ebraica.
24 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982

3.5 Page 25

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-
Bandi
Un Paese color di Mosca dove non si muore a causa delle proprie
idee politiche. Recentemente sulla • polltlca » sembra prevalere
!'economia e un certo sviluppo umano.
S ul Congo sventola la prima
bandiera interamente i-ossa
del Continente africano. La
scelta ideologica del marxismo-le-
ninismo risale infatti al 1968, al-
l'indomani di un colpo di Stato mi-
litare, otto anni dopo l'accesso del
paese all'indipendenza. Scelta,
inutile dirlo, che ha introdotto nel
Congo il consueto bagaglio dottri-
na.rio, istituzionale, organizzativo
proprio dei paesi appartenenti al-
l'area socialista, dal partito unico
alla nazionalizzazione dei settori
chiave dell'economia, dal monopolio
dell'educazione al tambureggia-
mento propagandistico a base di
slogans e di ritratti dei padri fon-
datori - Marx, Engels, Lenin -
occhieggianti da ogni cantonata.
Agli osservatori non è tuttavia
sfuggito il progressivo attenuarsi,
negli ultimi anni, del colore rosso
vivo della bandiera. li processo è
cominciato nel 1977, dopo l'assas-
sinio del maggiore Marien Ngouabi,
l'autore del colpo di Stato del '68,
strenuo fautore della svolta mar-
xista-leninista. A lui si deve la fon-
dazione del Partito congolese del
lavoro, nel cw statuto è detto
esplicitamente che il marxismo-le-
nrnismo è il fondamento teorico
della sua attività, essendo l'edifi-
cazione di una «società democratica
e socialista» l'obbiettivo finale. Base
teorica e scopo ultimo non sono
stati rinnegati dal successore di
Ngouabi, l'attuale presidente Denis
Sassou-Nguesso, ma è sicuro che le
pseudo-certezze del recente passato,
espresse in fommle come «il socia-
lismo scientifico trionferà,,, o «tutto
il potere alla rivoluzione», si sono
alquanto appannate.
A che cosa si deve il mutamento,
almeno parziale, di rotta? Soprat-
tutto ai deludenti risultati in campo
economico, che hanno costretto il
paese a segnare il passo lungo l'im-
pervia strada dello sviluppo, e con-
sigliato di adotta.re una linea meno
rigida, con aperture all'Occidente.
Francia in testa. Una Francia, tut-
tavia, che ha a sua volta mutato
contegno nei confronti del Congo,
rispetto a un passato caratterizzato
da un arco di atteggiamenti che si è
disteso fra il più brutale sfrutta-
mento coloniale e la chiamata del
Congo alla partecipazione a uno dei
fatti salienti della storia francese,
quello che si riallaccia alla resi-
stenza contro i tedeschi durante la
seconda guerra mondiale.
Approdati nel Congo all'inizio del
1875 per iniziativa dell'esploratore
Savargnan di Brazza (che diede il
suo nome alla capitale, Brazzaville)
i francesi occuparono, quasi senza
sparare un colpo di fucile, l'intero
territorio. Il re Makoko, capo dei
Bateke, ultimo discendente di una
stirpe che aveva regnato su uno dei
più antichi regni africani (l'italiano
Filippo Pigafetta, nel 1552, ne aveva
descritto le caratteristiche nella sua
«Relatione del reame del Congo»),
accettò la « protezione» della po-
tenza europea. Decisione avventata,
anche se priva di alternative, perché
i «protettori» non tardarono a di-
mostrarsi degli autentici padroni.
Crearnno si scuole, aprirono strade,
combatterono malattie dilaganti
(lebbra, colera, malattia del sonno),
25 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982

3.6 Page 26

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frica occidentale francese, e non solo
ad essi. Nella pratica, le cose non
andarono poi così liscie come si
pensava, perché la fine del colonia-
lismo e l'accesso all'indipendenza,
nel 1960, videro aprirsi per il Congo
- e per molti altri paesi africani -
il periodo del neocolonialismo.
Questa nuova forma di dominio
ebbe nel Congo, pe>r padrino locale,
l'allora capo dello Stato Fulbert
Youlou, un ecclesiastico cattolico
sospeso «a divinis». Rimasto in ca-
rica fino al 1963, quando una serie di
scioperi e di manifestazioni di
piazza lo costrinsero alle dimissioni,
Youlou venne sostituito da Mas-
semba-Débat che, a sua volta, durò,
con alterne fortune e in un clima
agitato, fino al colpo di Stato mi-
litare del 1968, quello che portò alla
ribalta l'allora capitano Ngouabi. .
Anche costui non ebbe sulle prime
vita facile. Dovette vedersela con
fazioni ostili al nuovo corso da lui
ma al tempo stesso fecero man bassa
di tutto quello che trovarono e che
aveva ai loro occhi qualche valore,
impoverendo spaventosamentè il
paese. Oltre a saccheggiare i beni
materiali, i francesi non guardarono
tanto per il sottile anche quando il
soddisfacimento dei loro interessi
comportava lo sfruttamento inten-
sivo degli uomini. Non a caso si
disse che la ferrovia fra Brazzaville
e l'Oceano era costata un morto
africano per traversina. Le condi-
zioni di lavoro dei neri erano mas-
sacranti, e i poveretti, malnutriti e
peggio pagati, morivano a grappoli
sui binari appena messi in opera.
26 BOLLITTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982
Durante la seconda guerra mon•
diale, il generale De Gaulle e i
francesi riparati a Londra fecero del
Congo la base per organizzare la
resistenza ai tedeschi che avevano
invaso la Frnncìa. In segno di gi-a-
titudine per la collaborazione pre-
stata dai congolesi in quel difficile
frangente, De Gaulle scelse proprio
Brazzaville per annunciare, nel
1944, durante una storica confe-
renza, la decisione della Francia di
riconoscere ai popoli delle colonie
francesi diritti politici pari a quelli
degli europei. TI discorso di Braz-
zaville, in effetti, aprì la strada
dell'indipendenza ai paesi dell'A·
instaurato, affrontare rivalità tii-
balì ancora molto forti fra i Batali
del Nord e i Mbochi del Sud, divisi
da una ruggine di vecchia data (il
Sud è ricco di risorse, dicono i
Mbochi, ma il potere lo detengono
quelli del Nord), superare un paio di
tentativi di rovesciarlo con la forza,
tamponare il fallimento di piani di
sviluppo economici basati sulla na-
zionalizzazione delle attività ma-
nifatturiere. Ngouabi scomparve in
modo tragico, ucciso in circostanze
rimaste misteriose, e la sua fine
coincise con alt1i fatti di sangue~
raP.presaglie, repressioni.
E indubbio che il «dopo Ngoua-

3.7 Page 27

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bi» ha segnato l'avvio di un processo
di liberalizzazione nel paese. Per lo
meno, si dice, nessuno da allora è
più morto a causa delle proprie idee
politiche. Rimane la scelta marxi-
sta-leninista, che ha comportato
l'instaurazione di stretti rapporti
con l'Unione Sovietica. Ma, come è
accaduto in altri paesi africani, le
relazioni con i russi calati in gran
numero nel Congo come istruttori
militari o cooperatori civili, non
possono dirsi improntati alla cor-
dialità. Sul piano umano, i congolesi
non vedono i sovietici con simpatia,
ma la ragione di fondo dei non facili
rapporti è un'altra, più concreta. La
solita, del resto, quando in un paese
in via di sviluppo ci sono di mezzo i
russi. Mosca è prodiga nella con-
cessione di armi (peraltro fatte pa-
gare a prezzi che non sono certo di
favore), ma quando ad aiuti eco-
nomici, praticamente zero. A livello
ufficiale si tende a prendere le di-
stanze dall'Unione Sovietica. «Re-
lazioni strette», sostengono a
Brazzaville i funzfonari di governo,
non vuol dire essere satelliti di
Mosca. Se si vogliono fare paragoni,
si può pensare - dicono ancora -
alla Romania, non certo alla Ce-
coslovacchia o alla BuJgaria. E si
cita, a questo proposito, il persi-
stente rifiuto opposto dal govemo
congolese alle reiterate richieste
sovietiche di installare basi militari
nel Congo.
Il governo ci tiene, insomma, ?
salvaguardare l'indipendenza. E
certo, tuttavia, che l'esercito con-
tinua ad essere addestrato e armato
dai russi e la presenza sovietica è
segnalata anche in taluni settori
dell'amministrazione. In sostanza,
per i congolesi non sarà comunque
facile, anche se lo vorranno con de-
terminazione, liberarsi degli «an-
tipatici» e scomodi alleati. Per t>ra si
è imboccata la strada dell'intensi-
ficazione dei rapporti commerciali
con la Francia e l'Occidente in ge-
nere. Gli uomini d'affari francesi -
ma anche italiani e portoghesi -
sono presenti in sempre maggior
numero a Pointe Noire, la capitale
economica del Congo. Nel com-
plesso, si può dire che si stanno
pl'endendo le distanze sia da Marx
che dall'URSS, nella convinzione
che il «comunismo» sia di ostacolo
all'espansione economica In altri
termini, la «politica» cede il passo
all'economia. E impressione di molti
osservatori che si sia avviata una
certa ripresa del processo di svi-
luppo, anche se i problemi da af.
frontare in un paese che rimane ar-
retrato, sono molti, in tutti i settori.
I SALESIANI IN
ETIOPIA, CONGO, BENIN
La presenza salesiana in Etio-
pia ha certamente del singolare:
qui infatti è vescovo mons. Wor-
kù il quale venne nominato tale
proprio quando si era da poco
fatto salesiano. Naturalmente
volle i suoi confratelli nella Dio-
cesi cli Makalè e cosl nel 1975
giunsero i primi Figli cli Don Bo-
sco.
A Makalè oggi esiste un'opera
veramente promettente che ha il
suo nucleo centrale nella scuola
professionale e nell'aspirantato
ma dalla quale si irt"acliano mol-
tissime iniziative cli promozione
umana e sociale.
I Salesiani dell'lspettoria di
Mila.no banno già preso contatto
con la realtà di Djlla, un centro
della regione del Sidamo e quanto
prima sperano cli impiantarvi una
scuola professionale.
Monsignor Workù ha anche
preso contatti con le Figlie di
Maria Ausiliatrice: è convinto
che potranno fare tanto nel suo
Paese.
In Congo i Figli cli Don Bosco
sono giunti nell'ottobre del 1959
chiamati dal vescovo monsignor
J.B. Fauret: fondarono subito una
scuola professionale e una par-
rocchia a Pointe-Noire e succes-
sivamente un centro giovanile
con una parrocchia nella capitale
Brazzaville. Il processo cli «afri-
canizzazione» voluto nel 1977 da
monsignor Mpwaty ha creato
qualche difficoltà e fatto aumen-
ta-re il lavoro per i Salesiani che
sono rimasti in quella Nazione.
Dal 1981 i Salesiani sono pre-
senti anche nel Benin, a Porto
Noro e Comè. Sono gli Spagnoli
dell'lspettoria di Bilbao e vi
hanno aperto due parrocchie con
annesse attività varie. L'lspet-
toria cli Bilbao conta di poten-
ziare ulteriormente questa pre-
senza.
Ciò che colpisce favorevolmente gli
osservatori, tuttavia, è la sensazione
che la crescita stia avvenendo, come
si dice, «a misura d'uomo», nel
senso che i congolesi non sembrano
divorati dalla febbre di opere tanto
grandiose o di prestigio, quanto
inutili, caratteristica di tanti altri
popoli africani.
CONGO - Repubblica popolare. Indipendente dal 16 agosto 1960, già colonia francese. Superficie: 342 mila Kmq
(40 mila in più dell'Italia). Popolazione: 980 mila abitanti. Capitale: Brazzaville (300 mila abitanti). Religioni: i cat-
tolici sono 647 mila, i protestanti 134 mila, il resto della popolazione è animista.
BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982 27

3.8 Page 28

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...
-
Benin: un <<quartiere
latino>> turbolento
Il record dei colpi di Stato in un paese povero e analfabeta. Ci si
sta accorgendo che con i bei discorsi non si sfama la gente né si
prepara l'avvenire del giovani.
I francesi, antichi colonizzatori
del Dahomey (oggi Benin),
avevano coniato per questo
paese wia definizione lusinghiera:
«il quartiere latino dell'Africa». A
giustificarla ampiamente era il gran
numero di intellettuali, artisti, uo-
mini di cultura uscito da un popolo
dotato di fantasia, ricco di interessi
culturali, intraprendente e attivo
come pochi altri nel Continente.
Insomma, lo stesso «tipo umano»
che tradizionalmente affolla il
«quartiere latino» di Parigi. Pur-
troppo, quello che doveva essere un
complimento si è rivelata la fonte
prima dei molti guai, passati e pre-
senti, che affliggono questo paese,
destinato a passare alla storia come
uno dei più turbolenti dell'intera
Africa. Qui i colpi di Stato si sono
susseguiti a ritmo frenetico, tanto
che al Dahomey spetta di diritto il
28 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 198l
primo posto in classifica nella gara a
rovesciare governi: cinque colpi di
Stato nei primi dodki anni di in-
dipendenza, cui va aggiunto qualche
tentativo fallito, sono senza dubbio
un bel record! Oggi le cose sono
cambiate, ma vedremo. a quale
prezzo.
A che cosa si deve attribuire tanta
«passione» per i «golpe»? Durante
il periodo coloniale, via via che il
paese sfornava uomini preparati,
attivi e di grandi ambizioni, au-
tomaticamente li perdeva, perché
costoro preferivano lasciare la pro-
pria terra, povera di risorse e di oc-
casioni, per cercare fortuna in paesi
vicini, dove maggiori erano le pos-
sibilità di essere impiegati in atti-
vità dirigenti nell'amministrazione
coloniale. Con il sopraggiungere
dell'indipendenza, le élites locali dei
paesi di immigrazione non soppor-
tarono di avere sopra di sé degli
«stranieri», che forse erano più
bravi, ma di sicuro «soffiavano»
troppi posti importanti a chi pen-
sava di averne comunque diritto.
I dahomeiani fw·ono così costretti
a riprendere la via di casa, una casa
che si dimostrò troppo stretta per
accogliere e sistemare tutti i pre-
tendenti nei limitatissimi posti-
chiave disponibili. Si scatenò allora
una lotta senza quartiere, la cui
posta era il governo del Paese. Chi
riusciva ad occupare le leve di co-
mando veniva scalzato, con un colpo
di Stato, da chi ne era stato escluso
e questi, a sua volta, era fatto sal-
tare da un altro gruppo che trovava
insopportabile l'emarginazione.
Insomma, troppi galli nello stesso
piccolo pollaio.
Il povero Dahomey ha vissuto
così per anni in una situazione di
pere.ne instabilità. Era impossibile
sapere quanto tempo sarebbe du-
rato in carica il gruppo dirigente del
momento. Il tutto sullo sfondo di
tradizionali rivalità etniche, di astio
tra Nord e Sud, di lotte tribali
sfruttate senza complimenti dalle
fazioni politiche in lotta. Al quinto
colpo di Stato, nel 1972, i militari
decisero che era venuto il loro turno

3.9 Page 29

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UN ANTICO REGNO NEL CUORE DEL CONTINENTE
Antico guerriero del Benin c·on armatura
e lancia di bambù.
e conquistarono il potere sulla
punta delle baionette. Erano guidati
dall'allora quarantenne Mathieu
Kérékou, originario del Nord, e fino
a quel momento comandante di una
unità di paracadutisti. Per sua
sfortuna, il Dahomey cadeva dalla
padella alla brace. Al comandante
Kérékou non era mai andato troppo
a genio la democrazia, ed era solito
precisare questa sua avversione di-
cendo che <ela democrazia è anar-
chia».
E difatti, nel 1975, dopo aver
domato una serie di lotte scoppiate
all'interno dello stesso esercito,
Kérékou si decise risolutamente per
il totalitarismo: il Dahomey sarebbe
diventato un paese retto dalla
«dittatura della rivoluzione pro-
letaria». La svolta fu ufficializzata
con l'inserimento di questa stessa
definizione nella Carta costituzio-
nale varata nel 1977. Ideologica-
mente, il Dahomey - ribattezzato
Benin - sposava la dottxina mar-
xista-leninista come «guida filoso-
fica» e faceva della «realizzazione
Quando, nel 1975, 1 governanti
del Dahomey decisero di cambiare
nome al proprio paese, ribattez-
zandolo Benin, sostennero che
«Dahomey» sapeva troppo di co-
lonialismo. In effetti, è questa la
denominazione che i francesi usa-
rono, e poi mantennero, per desi-
gnare il loro possedimento in Africa
occidentale. Ma è altrettanto vero
che essi si limitarono ad assumere
il nome che il territorio aveva prima
della loro venuta. E se c'è in Africa
un nome che può vantare origini
antichissime, di gran lunga preco-
lonlali, questo è proprio Dahomey.
Anche Benin - è vero pure questo
- ha tradizioni che risalgono lon-
tane nel tempo, poiché designò un
regno che raggiunse Il massimo
della sua potenza nel XVI secolo.
Ma esso stava a indicare un terri-
torio che si estendeva in una re-
gione attigua al Dahomey attuale.
Una città di quest'ultimo, Abomey,
che conta oggi 50 mila abitantr, era
la capitale del regno.
Il Dahomey, divenuto uno dei
reami più importanti della Costa
degli schiavi, pervenne al massimo
sviluppo dopo una serie di guerre
con i popoli vicini, condotte dal re
Ghezo. Suo figlio, Glele, che gli
del socialismo» l'obbiettivo della
«rivoluzione proletaria».
Quanto proletariato - nell'ac-
cezione comune del termine - ci sia
nel Benin lo si può desumere da un
dato: il 90 per cento della popola-
zione vive di una agricoltura di
sussistenza. Il «ruolo guida» è co-
munque affidato al «Partito della
rivoluzione proletaria del Benin» e
ad esso appartengono i 336 membri
dell'«assemblea popolare rivolu-
zionaria», l'organo legislativo. In
queste condizioni, piuttosto onerose
sul p iano della libertà, il «quartiere
latino» dell'Africa ha conseguito
ovviamente la stabilità politica.
Questo risultato non h_a tuttavia
consentito di avviare nel paese un
processo di rilancio dell'economia. Il
Benin è povero, il reddito per abi-
tante re.sta fra i più bassi del mon-
do, l'analfabetismo colpisce ancora
1'8!'> per cento della popolazione ru-
rale. Gli «slogans» rivoluzionari, gli
infiammati discorsi del leader non
succedette, intratteneva rapporti
paritari con i rappresentanti del-
l'Inghilterra e della Francia. Anzi,
nonostante la Francia gli avesse
imposto la propria sovranità, il re-
gno del Dahomey sopravvisse fino
al XIX secolo, conservando usi e
costumi propri, molti dei quali fa-
cevano inorridire gli europei, come,
per esempio, l'immolazione di pri-
gionieri, ridotti in schiavitù, durante
riti propiziatorii. I sovrani deceduti
venivano seppelliti nelle dimore che
occupavano da vivi, e Il successore
doveva costruirne una nuova ac-
canto a quella del defunto.
Nel palazzo reale di Abomey, e
nelle sue dipendenze, vissero fino a
otto mila persone, tutte con compiti
precisi. La guardia reale era com-
posta di donne-soldato, che veni-
vano reclutate in un giorno presta-
bilito. Per sostenere le ingenti spe-
se della «corte», I re del Dahomey
Imponevano tasse su tutto ciò che
si vendeva sul loro territorio, e di-
sponevano di alcune migliaia di
esattori che battevano il paese a
caccia degli immancabili evasori.
Se le entrate erano soddisfacenti, il
re organizzava feste popolari che
duravano giorni, per la gioia dei
sudditi...
sono stati sufficienti a dar-e le spinte
necessarie allo sviluppo, a far
funzionare a dovere le poche in-
dustrie esistenti, tutte nazionaliz-
zate nel 1975.
Ci si sta accorgendo, tuttavia, che
con i bei discorsi non si sfama la
gente, non si prepara l'avvenire di
tanti giovani (il Benin ha una po-
polazione giovanissima: il 41 per
cento degli abitanti ha meno di 15
anni). In altre pa role, ci si rende
conto che l'isolamento non paga.
Per questo, i dirigenti del Benin
hanno da qualche tempo riallacciato
i rapporti con la Francia, allo scopo
di non perdere gli aiuti che Parigi si
mostra disponibile a dare.
Sul piano economico, lo sforzo
maggiore sembra concentrarsi nel
settore agricolo, e questo è un saggio
pl'Oposito se attuerà la speranza di
rendere autosufficiente il paese in
campo alimentare.
Gaetano Nanetti - Giuseppe Costa
BENIN - Repubblica popolare, indipendente dal agosto 1960 (già Dahomey, nel 1975 ha assunto in nome di
Benin). Superficie: 112.622 Kmq (meno di un terzo dell'Italia). Popolazione: 2 milioni e 800 mila. Capitale: Porto
Novo (200 mila abitanti). La capitale economica è Cotonou. Religioni: prevalenza di animisti, i cattolici sono circa
600 mila, i musulmani 200 mila, i protestanti 50 rr.ila.
29 BOLL.ETTINO SA~ESIANO I SETTEMBRE 1982

3.10 Page 30

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MAS MEDIA PER L'EDUCAZIONE/ STATI UNITI
Sul pulpito
con Linus
Ecco la singolare storia di don Woerz Christian, un salesiano di
Los Angeles che annuncia il Vangelo conversando con Linus.
E rano le nove cli una domenica
mattina e, a quell'ora non si
trovava anima viva. Sebbene
avessi più volte girato attorno al De
Sales Hall, non ero riuscito a tro-
vare qualcosa di simile ad una porta
d'ingresso.
Esplorai in giro e finalmente
trovai una porta laterale che si aprì
appena la spinsi.
Mi ritrovai in una piccola cap-
pella. A quell'ora il buon Dio non
aveva altra compagnia che quella di
una lampada che bruciava. Sospet-
tando che tutti fossero a colazione
recitai una preghiera veloce e in
fretta andai oltre nella casa. Uden-
do delle voci aprii la porta e sbirciai
dentro. C'erano circa dodici persone
che mangiavano discutendo ani-
matamente.
«È bello vederti, Eddie», disse
Richard Wanner venendomi in-
contro. «Prendi qualcosa da man-
giare e incontra la «gang». Era stato
Wanner ad invitarmi. Mi vide
guardare attorno e rise. «Don Chris
Woerz è Il,» disse indicandomi un
omone alto e slanciato che chiac-
chierava con un gruppo di adole-
scenti. Presi due fette di torta dal
vassoio e mi presentai.
«Ciao Chris. Mi chiamo Eddie e
son venuto dall'Irlanda per parlare
con Linus».
Dovevo essere un pò impacciato
perché tutti si girarono verso di me
smettendo di conversare. Seppi più
tardi che la maggior parte di loro
erano studenti di un college in ritiro
di fine settimana e nonostante la
sua fama, non conoscevano Linus.
Un largo sorriso illuminò il volto
di Chris. Gli apparivo certamente
come un gran buon'uomo che aveva
sempre sognato un ingenuo stra-
niero a cui tendere una trappola.
Tuttavia da vero professionista
egli già assaporava il momento
dando ad ognuno il tempo di capire
ciò che accadeva.
«Bene», disse stringendomi il
braccio. «Linus è sopra. Ed anche se
è un pigrone sono certo che gli pia-
cerà incontrarti». Quindici minuti
dopo Linus si alzava dalla sua luc-
cicante cesta gialla.
«Sei adorabile», udii dirmi. Linus
mi guardò a lungo mentre si girava
lentamente verso Chris.
«Chi è questo individuo?», chiede.
«Permettimi, Linus, ti ho am-
mirato a distanza e per lungo tem-
po: sono venuto per incontrarti».
Quella mia espressione pietosa
piacque agli studenti e fu un vero
dono.
«Veramente?» disse Linus giran-
do gli occhi nella mia du·ezione.
Notai che si stava interessando.
Chris era in giardino vicino ad un
albero di limoni e qualche cipresso
per sfondo. Aveva il grande cestino
Don Woerz e il suo «preferito•
30 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982
di quelli per la carta per intenderci •
sulle ginocchia e Linus era dentro,
poggiando i suoi gomiti ai margini.
«Linus, sono irlandese e vorrei in-
trattenermi un con te».
Pensò per un momento. Poi disse:
«Vuoi proprio dire che hai girato il
mondo per incontrarmi»?
La sua bocca intanto si apriva e
chiudeva mentre i suoi occhi di bue
si rivolgevano direttamente su di
me. Poi, divenendo improvvisa-
mente timido, mise la sua testa sulla
spalla di Chris solleticandogli il
mento.
«Ma Linus, tu sei famoso», im-
plorai.
«Ascolta bambino», rispose. «È
l'altro individuo ad essere famoso.
Quel fanciullo sentimentale prende
tutta l'attenzione. Scommetto che
nessuno ha mai sentito parlare del
dottor Linus Lizard».
«Naturalmente loro ti conoscono,
dissi. «Quante volte sei stato in te-
levisione?»
«Poche. Feci piccole apparizioni
in Canadà e quel Mike Manning è
abbastanza grazioso. Quasi come
me. Sai che sono stato chiamato
dopo il secondo Papa?»
«Ecco, tu sei famoso. Ch1-is rac-
contami tu che vai sempre con lui».

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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«Beh; egli non può parlare senza
di me. Immagina un uomo che cre-
sce e che necessita di qualcuno che
gli metta le parole in bocca! »
«Sei anche un ventriloquo?»
«Naturalmente. Come pensi che
potrei parlare sciocco?»
«Linus, dice Chris con tono se-
vero, ma che maniere sono queste?
Eddie ha fatto migliaia di chilo-
metri per vederti. Devi essere cor-
tese». Linus abbassò la sua testa
rosso per la vergogna.
Poi dice piano: «Scusa».
Intanto chiude i suoi occhi fa il
broncio e si piega dietro l'orlo del
suo cestino. E così tenero che mi
alzo, corro verso di lui metto la mia
mano tra i suoi arruffati capelli e gli
pianto un bacio scrosciante.
Linus guarda, guarda quell'as-
semblea formata di studenti e sa-
lesiani.
Guarda verso Chris e ammiccan-
do verso di me dice gentilmente a
Chris: «Chi è quest'individuo?»
Gli studenti scoppiano a ridere.
Ecco come conobbi Linus e mi
piacque.
«Sei religioso Linus?» La do-
manda venne prima che lo cono-
scessi.
«Oh, Dio, - intona Linus -
quest'individuo è adatto per gli uc-
celli. Egli incontra un ministro di
gioia e chiede se io sono religioso o
altro».
Mi guarda fisso negli occhi: «Se
finisci di prendere fotografie e di
spaventare il mio socio potrai no-
tare che ogni cosa che dico è reli-
giosa. Forse non lo sai ma negli ul-
timi nove anni ho fatto più di 200
ritiri cosi!»
«Quanti anni hai? Vorrei cono-
scerlo meglio ma le parole sembrano
volar via. Quest'uomo è veramente
affascinante.
«Tre» rispose la «lucertola» di-
cendolo di botto e con modestia.
«Ma se mi hai appena detto che hai
passati nove...»
«Sì, sì, mi sono rifiutato di cre-
scere».
«Ma è ridicolo, Linus, tutti dob-
biamo crescere».
«No, loro no!»
«Sì, anche loro...» Mi fermai in
tempo.
«Linus è nato nel 1972» disse
Chris. «Il suo compleanno è il primo
luglio e nacque in un campo gio-
vanile a Pala Rey in California.
Penso che si rifiuti di crescere per-
ché il suo pubblico preferito sono i
giovani e tra questi i più generosi».
Linus guardò la sua camicia a ri-
ghe arancione e giallo «molta gente
dimentica il bambino che ha den-
tro», dice dando alla voce un tono
serioso. Questo è il motivo per cui
dimenticano Cristo. La sua voce si
alzò sulla prima sillaba del nome del
Signore, scandendola.
«Cosa sai di Gesù?»
«Molto più di te bambino...» Lo
disse prima che Chris gli mettesse
fermamente la mano sulla bocca e
Eccoli in azione...
gliela tappasse.
«Linus! Controllati», e gli tolse la
mano.
«Non posso. Quest'individuo mi
sta sul naso! Ascolta ragazzo mio,
«si rivolge verso di me con una
bocca come se contenesse il 1·espiro a
fatica per controllarsi.
«Ciò che stavo per dirti è che il
mio amico 9ui è uno dei più eccellen
individui. E professore in teologia e
proviene da Berkeley.»
Si guarda attorno in cerca di ap-
provazione. L'udienza si fa sempre
più interessante.
«Prima di ogni cosa, si vuole an-
nunciare il Vangelo a quanti pos-
sono capirlo ed io ho il ruolo di lea-
der».
Il suo naso si arricciò come quello
di un coniglio. Alzò la testa e annusò
un po'. Sospettai che stesse reci-
tando una parte ma ero deciso a
scoprire come una lucertola potesse
muoversi nel Vangelo e spiegarlo.
«Vuoi fare qualcosa per me tratto
dal Vangelo, Linus?»
Uno sguardo ai suoi uditori fu
sufficiente a convincere la «lucer-
tola» che era un'ottima cosa. An-
sioso, a dire il vero, di mostrare al-
l'assemblea le sue capacità egli
sussurrò qualcosa nell'orecchio di
Chris.
Cbris prese una copia del Nuovo
Testamento dalla tasca della sua
giacca e tenendolo in mano sfogliò le
pagine.
«Ora, mentre il mio socio mette
tutto in ordine, voglio dirvi che ~
parleremo del giudizio finale. E ur
argomento veramente impegnative
e_ io _ho_ messo tutto me stesso per
nuscirvi.»
Poi Chris incominciò a leggere
quel meraviglioso capitolo venti-
cinque di Matteo che parla del Si-
gnore mentre separa il suo gregge.
Poi il re dirà a quelli alla sua de-
s t r a... »
Con una voce chiara Linus fa la
parte del re e accentuando le parole
con grande effetto: «Poiché voi mi
avete sfamato quando avevo fame,
vestito quando ero nudo e visitato
quando ero in prigione, sarete sem-
pre con me. Quindi... Cosa c'è da
dire su questo! disse rivolgendosi
duramente ad ogni presente. Il suo
pubblico si muove e quando muore
la risata, Chris continua con il resto
della storia. «Poi il re dirà a quelli
alla sua sinistra... «Al termine Llnus
fa una pausa e grida; «Andate tutti
all'inferno!»
«Linus» giidò Chris guardandolo
31 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982

4.2 Page 32

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con orrore. «Non puoi dire cose co-
me queste, non si può giocare con le
parole del vangelo. Il Signore non
ba mai detto quello.»
«Oh, si lo ha fatto», rispose Linus.
«Oh, no non lo ha fatto•, risponde
il coro del pubblico.
«Guarda, Linus» disse Chris «il
Signore era una persona speciale e
non puoi scherzare su1le sue parole.
Devi ricordarti che se vuoi predicare
il vangelo devi dirlo cosi com'è e non
aumentare la dose».Linus abbassò la
testa e la poggiò gentilmente sulla
spalla di Chris. Sembrava cosl con-
trito che non potei non essere so-
lidale con lui.
«Ah! mi dispiace» egli di~e e la
sua voce era piena di emozione.
«Ah! simpatizzò tutto il pubblico
con perfetto unisono.
Ritornando quindi alla sua na-
turale dolcezza e girando innocen-
temente gli occhi chiese a Chris
«Dimmi cosa disse il Signore a quelli
della sua sinistra».
Chris ricomincia: «bene egli disse
a quelli delJa sua sinistra, andate via
da me nel fuoco eterno preparato
per il demonio e i suoi angeli...
«Allora questo è ciò che ha detto»
gridò Linus trionfante «Andate al-
rinferno».
L'~emblea rideva a crepapelle
ma quel messaggio li aveva real-
mento colpiti. Più tardi quando in-
contrai Chris senza Linus mi accorsi
che era lo stesso pieno di vivacità,
divertente e pieno di gioia. Sebbene
fosse un uomo schivo egli parlò
apertamente della sua vita e della
sua fede.
Era nato a Los Angeles nel 1944 ed
era entrato dai Salesiani nel 1963
per esservi ordinato sacerdote nel
1976 a Oakland.
Linus era arrivato sulle scene
quattro anni prima della sua or-
dinazione. Chris - da buon salesiano-
aveva lavorato in vari spettacoli o
come spalla sin dal 1958 da quando
cioè aveva scoperto il suo ventii-
32 BOUETIINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1/182
loquismo. Nei primi anni del suo
ministero egli portava Linus sul
pulpito solo occasionalmente.
Quella «lucertola• divenne presto
famosa tra i confratelli ma sebbene
egli fosse convinto che bisognava
semplicemente t radurre il vangelo
nel linguaggio della gente. non tutti i
parroci lo capivano.
Nonostante ogni precauzione egli
doveva superare diffidenze e paure.
Questo finché a Chris non accadde
una cosa.
Un sabato-era la festa di Cristo
Re- stava predicando assieme a Li-
nus proprio suJ capitolo venticinque
di Matteo. Così com.e facevano gli
studenti anche molta gente lo sti-
mava e si divertiva trandone motivi
di riflessione spirituale. Ma Chris
non sapeva che il Cardinale Man-
ning era seduto in fondo alla chiesa
ed aveva ascoltato tutto.
Finita la mes.,;a il Cardinale andò
in sacrestia dove Chris stava ri-
mettendo a posto il suo pupazzo.
«Padre-glichiese il Cardinale con
vece seria- mi piacerebbe conoscere
se Lei ha 11 permesso di usare una
marionetta sul pulpito•.
«Io... io Eminenza non penso che
sia necessario avere un permesso•
balbettò Chris superando lo shock
iniziale. Ciò che faccio è di mettere
la gente a contatto con il vangelo.•
Chris pensò che la sua «lucertola•
era finita.
«È importante che tu abbia il
permesso per fare queste cose, pa-
dre» dis....e il Cardinale «ed io sto per
fare qualcosa immediatamente». Si
fermò e sembrò un secolo e poi
continuò: «Ti autorizzo a predicru·e
portando Linus con te in tutte le
chiese della Diocesi•.
Il Cardinale sorrise, strinse la
mano e parti. Linus guardò Chris e
vi si accucciò sopra. Ormai aveva il
permesso di predicare.
Non succede tutti i giorni di in-
contrare un prete ventriloquo e cosl
ero ansioso di sapere di più intorno
al dono meraviglioso di Chris.
Quando gli dissi che non l'avevo
visto muovere le labbra.
Chris mi diede un buffetto: «Oh,
non è affatto importante. Potevi
vedere il grande Ed Sergio muovere
le labbra quando traeva fuori la
voce, ma ciò non ha importanza
perché Charles Maccarthy era un
vero carattere. Ciò che importa è la
personalità della marionetta».
Pensai immediatamente a Dany
Kay con la sua marionetta nella
commedia «Knock on wood» in cui
era un innocente ventriloquo im-
mischiato in intrighi internazionali.
Molte delle azioni erano centrate
sul fatto che egli amava il suo pu-
pazzo che gli prncurava diversi
problemi.
Quando Chris e Linus firmano gli
autografi la calligrafia è totalmente
differente. Era un curioso problema
di identità.
Chris sorrideva con semplicità:
«Noi stiamo bene insieme,. ed in-
fatti sembrava felice quando Linus
prendeva il sopravvento nella di-
scussione.
«Generalmente esamino il testo
evangelico attentamente, tuttavia
nel momento della spiegazione
spesso Linus interviene a sorpresa
con battute originali e incisive.
Quando ciò accadde annoto subito
le battute e le utilizzo successi-
vamente. Alcune volte mi meravi-
glio io stesso della sua saggezza».
Come hai pensato di US8.l'e una
lucertola per spiegare il vangelo?
Cristo usava i gigli del campo e gli
uccelli dell'aria e i pesci del mare
per fare il «punto». Egli ha persino
chiamato in causa lo scorpione; per-
ché no, quindi una lucertola'? Penso
inoltre che Linus in un'epoca au-
dio - visiva come la nostra può fis.
sarai abbastanza piacevolmente, non
pensi?»
Non potevo non essere d'accordo.
Eddie Fitzgcrald

4.3 Page 33

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I NOSTRI SANTI
STAVA PERDENDO LA VISTA
Voglio rendere
testimonianza alla
materna presenza
di Maria al suo
sollecito aiuto in
occasione di un
bisogno in famiglia.
Mio nipote di dieci
anni aveva in con-
tinuazione gli occhi
arrossati. Lo por-
tammo dal medico
curante e ci consigliò di portarlo d'ur-
genza da un oculista.
Quest'ultimo dopo vari esami ci dis-
se che il piccolo stava perdendo com-
pletamente la vista e che difficile ne
era la guarigione. Subito mi rivolsi con
fiducia alla Madonna e decidemmo di
portare il bimbo da un altro specialista.
Con grande stupore ci disse che al
bambino mancavano solo mezzo gra-
do di vista forse dovuto allo studio.
Ringrazio ancora la Madonna e at-
tento con fede il compimento di altri
favori.
Lettera firmata, Torino
DOPPIAMENTE RICONOSCENTE
Vari avvenimenti
della mia famiglia
mi hanno indotta a
rivolgermi con fi-
ducia alla cara
Suor Eusebia. Il
suo pronto inter-
vento non ml ha
delusa. Mio fratello
versava in gravi
condizioni di salute
per una emorragia
provocata da un'ulcera duodenale,
alla quale il dottore non solo non ave-
va dato peso, ma neppure all'ospedale
volevano riceverlo perché il caso era
molto grave e non volevano prendersi
la responsabilità. Finalmente, piano,
plano hanno iniziato con le trasfusioni
e poi accertamenti vari e il malato ri-
mase così a lottare tra la vita e la mor-
te.
In questi momenti cruciali e preoc-
cupanti ci siamo rivolti con fede alla
intercessione di Suor Eusebia facendo
pregare bambini della sèuola materna,
Suore e familiari, ponendo la cara im-
magine di Suor Eusebia.
La grazia non si è fatta attendere.
Infatti mio fratello si è ripreso presto e
da allora non ha avuto disturbi gravi.
Dopo alcuni giorni un'altra pena ci
affliggeva; infatti la figlia di questo
stesso fratello ha dovuto subire un
difficile intervento all'occhio, in Sviz-
zera. Anche questa volta abbiamo ri-
corso con preghiera fiduciosa alla no-
stra sorellina Suor Eusebia ed è inter-
venuta in modo meraviglioso.
Non solo l'operazione è riuscita
molto bene, ma la ragazza ha ricupe-
rato progressivamente la vista, per cui
ci sentiamo doppiamente riconoscenti
a questa creatura che tanto può pres-
so Dio.
Per questo e per altre grazie otte-
nute in diverse circostanze della mia
famiglia e della mia comunità, ringra-
zio e rendo nota la mia riconoscenza.
Lucia Pappalardo, Siracusa
GRAVE PER MOLTI MALI
Desideriamo pubblicare questa
grazia ricevuta per intercessione di
Maria Ausiliatrice e di Sr. Eusebia Pa-
lomino.
La mamma della nostra cara Sr.
Fernanda Ferrari era in fin di vita per
molti e gravi mali. Si temeva da un
momento all'altro di perderla per
sempre.
Abbiamo voluto credere contro ogni
speranza e ogni sera con la novena a
Maria Ausiliatrice e l'invocazione a Sr.
Eusebia ne chiedevamo insistente-
mente la guarigione. Il buon Dio ci ha
ascoltate e ora con meraviglia dei me-
dici e di tutti, la cara mamma sta be-
nino, è stata dimessa dall'ospedale e
ogni giorno va migliorando. Vogliamo
con l'animo pieno di gioia esprimere il
nostro grazie a Maria Ausiliatrice e a
Sr. Eusebia chiedendo ancora la po-
tente intercessione sulla cara mamma
fino a completa guarigione.
Istituto FMA
Bibliano (RE)
UN GRIDO ALLA VITA
Il 22 dicembre
1981 Alessandro
con il suo grido alla
vita e il suo dolce
,;,
sorriso è venuto a
rallegrare la nostra
felice unione. La
mia precedente
gravidanza risultò
nulla e persi la
creatura al terzo
mese di gestazio-
ne. Affrontai questa gravidanza con
cuore fiducioso ma trepidante e se-
renamente, fin dal primo mese mi af-
fidai a Domenico Savio. Non è nulla di
speciale ciò che segnalo però credo
che per una mamma è bello ricordare il
proprio bambino.
La felicità che si prova è tale che la
si vorrebbe gridare a tutto 11 mondo e
val proprio la pena ricordare una fa-
mosa frase di Tagore: ogni bimbo che
nasce è la prova che Dio non è ancora
stanco dell'uomo.
Elisa e Marco Po/astri
Civate (CO)
UNA GRAZIA CHE
Ml STAVA A CUORE
Sono devoto di
Don Rua e mi sono
rivolto a Lui perché
intercedesse
presso il buon Dio
per una grazia che
mi stava tanto a
cuore. L'ho otte-
nuta pienamente e
pertanto gradirei
che venisse pub-
blicata sul Bollet-
tino come segno di gratitudine.
Continuerò con incondizionata fede
a chiedere l'intercessione dei Santi
Salesiani.
Lettera firmata, Soverato
AMMALATA Al POLMONI
Alcuni anni or
sono mi ammalai
gravemente
ai
polmoni. Ne guarii
«quasi miracolo-
samente» a detta
del medico curan-
te. Attribuii questa
grazia alla inter-
cessione di Don
Rlnaldl a cui, con i
miei familiari, mi
ero rivolta con fiducia. Una cara ami-
ca, Figlia di Maria Ausiliatrice, mi sug-
gerl anche se a distanza di tempo di
pubblicarla. Lo faccio ora ricono-
scente se potrà essere resa nota.
Lettera firmata, Torino
Cl HANNO SEGNALATO GRAZIE
Alme Enrica - Aliotta Santa - Aresu Lina - Bagnasco
Teresa - Barlotti Maria - Bassignana Rosina - Bat-
taglia Margherita - Bat:ella Pierina • Bellone Clo-
rinda - Benzi Giuseppina - Bertano Mana - Bertola
Ines - Bidelli doti. Michele - Blllonca Emma - Bo-
logna Angiolina - Bonafede Lucrezia - Bonito Atene
- Bonl Vittoria - Borghese Lea - Brandi Emila -
Brianza Giuseppina · Bruccoleri Antonio - Bruni
Rosina - Buscema Margherita - Cannas Claudia -
Carta Maria - Cassarino Francesca Castellana
Angela - Castellini Angela - Castellino Margherita -
Cellone Carola - Colli Giulia - Conii Maria - Corbella
Clementina - Coscarella Gianfranco - Costalunga
Clara - Costantìnl Sara - Curtaz Luisa - Cavaliere
Maria - Dalla Chiara Vittorina - Daneslni Mariuccia -
Dattrino Colomba - Daviero Michelina • De Caro
Clorinda - Decataldo Rosetta - Oe Francesco Ste-
fania - Deiderl Battista Dell'Oro Agnese • Enna
Mariangela - Ferrando Maria - Ferrarlo Maria Ferro
Agostino - Filipozzi Regina Fiore Lucia - Fontana
Mario - Frapporti Sabina - Fretta Rosanna Fron-
doni Pia - Fugaz:za Nerina • Fusi Narzina - Galh
Sandro Gambuti Elena - Ghirardlno Lina - Gia-
comin Gilda • Glannone Rosaria Gidaro Vfrg,nia -
Greppi Maria - Grlglione Maria - Grilli Santina •
Grlzzl Maria - Grondone Giovanna - lachino Teresa
- Ignoffo Antonina - lmboden Duilio - La Rocca
Giulia - Lazzara Giuseppa • Lenllnl Paola - Lucche-
se Rosina - Maccagno Teresa - Maestranzl Anna -
Magnano Maria - Malanl Maria - Manavello Adriana
- Mancini Maria - Mangiafico Maria - Marchesi Ida -
Marchioro D. Beniamino - Marchlsio Beatrice
Marcone Anita - Marengo Maria - Marina Imelda -
Martina Lucia - Mazza Agnese - Mells Assunta -
33 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1982

4.4 Page 34

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I OSTRI MORTI
Cooperalrlce convinta e salesiana en-
tusiasla, praticò la pedagogia di Don
Bosco, In pieno, e concluse serena-
mente la sua esistenza, confortata
dalla luce di quegli ideali di amore a
Dio e el prossimo, che erano s1atì Il
traguardo della sua vlla.
8 0 0010 LERA Ho, LORENZO Sall•
alano t a Catania a 83 anni
Nel pomeriggio del 25 giugno, alla
veneranda età di 83 anni si spegneva
nelle sua cameretta, da tempo dlven•
lata mela di incontri per quanti lo co-
noscevano e gli volevano bene, don
Lorenzo Boggio Lera.
Don Boggìo Lera, allievo del glorioso
Oratorio S. Fìllppo Neri di Catania,
della illustre famiglla dei Boggio Lera
nella quale scienza, fede e carità sono
fuse In un accordo di originale coe-
renza, era una figura caratteristica
dell'Opera Salesiana della Barriera.
Sembrava che Il suo esteriore avesse
da tempo superato I confini dalla morta
e anche se tutti si meravlgllavano della
sua sopravvivenza, tutti erano convinti
che avrebbe sempre superato la en-
nesima sfida con essa.
Uomo di prolonda e geniale cultura,
una delle plù belle intelllgenze dei figli
di Don Bosco nella città di Catania,
che egli amava e seguiva nelle sue
tradizioni più autentiche, don Bogglo
Lera nei quarantanni passati alla Bar-
riera si era quasi assimilato all'Opera
S. Cuore, tanto che I numerosi exallievi
nel loro ritorno rivolgevano a lui uno
del primi ricordi.
Il suo cristianesimo fatto di fede e di
coerenza, la sua vita religiosa forse un
po' eccentrica ma osservante fino allo
scrupolo, il suo zelo sacerdotale in•
stancablle e cos1ante ne avevano fatto
una persona veneranda e quasi un
patriarca di stampo antico.
Res1ano di lui Il ricordo di quanto ha
saputo divulgare con le sue pubbli-
cazioni semplici, snelle, ma dense di
contenulo. lo squisito stile di approc-
cio, fatto di slgnorllltà sorridente e
furba con ogni persona di qualsiasi età
e condizione, la sua dispon1bllilà al
ministero delle eol'lfessionl. la sua de-
vozione alla Madonna, le cui meda•
gliette chiunque lo Incontrava siste·
maticamente riceveva, la sua carità
con i poven che lo avvicinavano e
verso i poveri e , lebbroso delle missio•
nl, con le quali manteneva un carteg-
gio abbondante, vivace e minuzioso.
A questo Illustre figlio di Don Bosco
nella città di Catania va ora Il ricordo
commosso e riconoscente di quanti lo
hanno Incontralo e la promessa di
raccogliere e perpetuare la sua eredità
spirituale.
DABOVE ..c. EMILIO Salesiano I Ge-
nova-Quarto a 79 anni
Ancora adolescente frequentò Il se-
minario di Genova dove ebbe come
compagni di studi I futuri cardinal!
Lercaro e Sirl. Nel seminario maturò la
sua vocazoone missionaria. Entrò nel
Pime e poi nel 1927 professò come
salesiano. Parti per l'Australia e a
Melbourne fu ordinalo sacerdote nel
1930. Nel 1931 tu trasferito a Madras,
come segretarlo dell'Arcivescovo ed
iniziò cosi la sua lunga presenza in In•
dia. Fu varie volte Direttore, Parroco
ed Economo lspettorlale per una
quindicina d'anni. Nel 1973 rientrò on
Italia, a La Spezia Canaletto. e nel
1976 venne trasferito a Genova-Qua,.
to Fu un buon salesiano. Lavoratore
instancablle, amante della povertà,
amico dei pcverl. La sua tu una vita di
sacrificio. di dovere, di povertà per-
sonate, di lavoro per I poveri
FERRI Ho. GIUSEPPE Salulano t
Loreto a 64 anni
Uomo buono e mite, questo degno
figlio di san Giovanni Bosco lascia
molli rimpianti In chi l'ha conosciuto.
Dolato di spiccate capacità di mente e
di cuore attraverso le molteplici
espressioni del suo apostolato realizzò
lattlvamente Il bene formando anime
alla vita crisllana. La morte, improv-
visa, non l'ha colto inoperoso. Il Pa-
drone gli avrà certamente dato Il pre-
mio del suo fedele servizio.
BERNASCONI ARTURO Cooperatore I
Como a 70 anni
Vero tipo del Cooperatore Salesiano
secondo l'ideale di Don Bosco, come
padre di famiglia educò esemplar-
mente I suol alla pratica cristiana e al
lavoro. Nell'esercizio della professione
fu competente e coscienzioso, sempre
pronto a comprendere il fratello. a in-
coraggiare ed aiutare lutti. Nell'ultimo
ventennio di vita, pur dando maggior
spazio di prima alla contemplazione
attraverso notevoli esempi di fede
granitica, continuò nell'azione, par-
tecipando efflcacemenle a • Movi-
menti• e iniziative della Chiesa Locale,
con interventi costruttivi.
CAPUTO dott. LUIGI Cooperatore I
Roma a 76 anni
Una testimonianza cristiana d'ec-
cezione, che si è espressa durante
l'Intera vita in molti modi e situazioni:
dopo un lungo periodo trascorso In
giovinezza in case salesiane scelse la
carriera militare nella quale servi la
palria con onestà e lealtà, fino al col-
locamento a riposo oon Il grado di ge-
nerale. Ottimo padre di famiglia, cri-
stiano praticante senza mezze misure
o tentennamenti, sl dedicò con pas-
sione all'esercizio della carità verso I
poveri e i sofferenti con Interventi umlll
ma generosi per I casi più difficili che
gll si presentavano. Ma la les1imo-
nianza più torte lasciala a quanli 10
stima·,ano e lo amavano è s1ata la
profonda lede e lo spirito di soppor-
tazione durante una lunga malaltla che
accattò con cristiana ed esemplare
rasse~nazlone.
TIRAIOSCHI LUISA Cooperatrice f
Pavia a 81 anni
Valente Insegnante, per tanti anni,
nelle scuole s1alail di MIiano. si
preoccupò sempre di Infondere nei
suol alunni, quel principi saldi di fede,
che formano la personalità del cristia-
no e del cittadino, Esigente con se
stessa,· paziente e disponibile verso
tuttl, raccolse, a piene mani. Il frutto
del suo lavoro nella scuola e fuori.
VECCHIO WIOtA veci. ZAVAffARO
Cooperatrice t Genova - Sampierda-
rena a 92 anni
Fu Cooperatrice Salesiana Iscritta
sin dal lontano 1929. Negli anni della
sua adolescenza visse· Ira le Figlie di
Maria Ausiliatrice nell'oratorio di Mede
Lomellina. Qui ebbe la gioia di poter
conoscere personalmente e di ac-
compagnare In una delle visite che la
Madre Generale e, precisamente
. Madre Clelia• effelluava normal-
mente alle Case Salesiane della zona.
Questo dolca ricordo lo ebbe sempre
presente durante lutta la sua vita e
spesso lo ricordava a chiunque le tos•
se vicino. Visse sempre nello spirito di
Don Bosco, fu sempre accompagnata
dalla gioia di poter continuare questa
vl1a come aveva Imparato dalle Figlie
di Maria Ausiliatrice negli anni della
sua giovinezza essendo poi divenuta
una assidua parrocchiana di San Gio-
vanni Bosco e S. Gaetano in Ge-Sam-
plerdarena Inoltre, finché le sue torze,
glielo permisero solava ogni anno re-
carsi In Pellegrinaggio a Torino Val-
docco per la festa del 24 maggio,
sempre accompagnata dalle figlie che,
attraverso l'Insegnamento e l'esempio
della mamma hanno Imparalo a co-
noscere e ad amare le Opere di Don
Bosco. E proprio durante la novena In
preparazione alla festa della Madonna
di Don Bosco, Il 19 maggio 1982. Il Si-
gnore la chiamò al premio eterno.
VlffADINI SORDI WSA Cooperatrtca
I Pavia a 81 anni
Come ebbe ad affermare Il Sacer•
dote celebrante. nell'elogio funebre, la
sua eslslenza tu tutta ispirata alla pra-
tica spontanea e luminosa delle Bea-
titudini Evangeliche. In particolare
seno, pieno e consapevole, Il Clistscco
dai beni terreni che Il Signore le aveva
abbondantemente elargite, per soc-
correre, senza misura e con dellca-
tezza fraterna, i poveri, I Sacerdoti bi-
sognosi, la Chiesa, le Missioni. Coo-
peratrice d i vecehla data, seppe tes1i-
moniare sempre la sua lede, con la
mitezza, la bontà. la compassione e
tutta la dolcazza di un cuore puro! Il
suo Calvario, negll ulllml tempi, tu du-
ro, ma Il sorriso non mancò mal sul
suo volto perché Il presagio delle gioie
eterne le era sempre presente.
I A quanti hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con O.P. del 2.g.1971 n. 959. e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalttà giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente rl•
cevere Legati 9d Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: • ...lascio alla Direziona Generala Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le
missioni con sede in Torino) a titolo di legalo la somma di lire...,
(oppure) l'Immob ile sito In... per gli scopi perseguili dall'Ente, e parto•
colarmente di ass,stenza e beneflcenza, di istr uzione e educazione, di
culto e do religione .
- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Enti su Indicati:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede In
Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di culto e di religione..
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 BOLLETTINO SAUSIANO 1 SETTEMBRE 1982

4.5 Page 35

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\\
Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borsa: Maria Au, ilialrice, ,n r,cordo
del Sac. Marcoa/dl Evaristo, a cura de,
nlpot, Ceraudo. Celestrn1, Ribera, Ri-
naldl, L. 1.500.000
Borsa: Maria Auslllatrica, a cura d1
A.S.. L. 1 500.000
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riconoscente confido sempre nel tuo
muto, a cura do N.N.. L. 600.000
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apostolo della Sindone. a cura di Don
Lu1g1 Fossati, SDB (4• Borsa), L.
500.000
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Bandi Vitali Uv1a, Forll, L 300,000
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exallievo riconoscente. L. 300.000
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Marina e Claudio. a cura d1 Fumero
Margherita, Tanno. L. 200.000
Borsa: Maria Ausillatrlce, per impe-
trare une grazia, a cura dI A.C.I . To-
rino, L 200.000
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Bosco, per r,ngraziamento e ancora
Invocando protezione, a cura di G.P.,
Caluso TO. L 200.000
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protezione per I miei figli e per la pace
nel mondo. a cura di N N .• L. 200.000
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invocando la guarigione del figi/o, a
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Maria De/monte, a cura d1 Delmonte
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Bosco, Aleundrlna da Costa, a cura di
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Rover Vittorio. Genova, L 150.000
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Bosco, Invocando grazie e protezione.
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Bosco, a cura di Nasi Rina Serra, Cu-
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doti e Suore della Famiglia Salesiana,
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leslant, invocando protezione su me e
sulla mia lamìglla, a cura di B.A . Ca-
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miei defunti, a cura d1 Nogara Sandra,
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particolari. a cura della Doti. Prof.
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ziamento e Invocando protezione, a
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di Genco Giuseppe, Orbassano TO
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ziando e ancora Invocando protezione
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zia, a cura df G.B., Brusasco TO
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numerosa famiglia, a cura d 10 .8 .. Asti
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miglia e In suffragio dei miei defunti, a
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cura di B.C., Torino
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Maria, a cura di Giovanna e Roberto
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B01co1 in ringraziamento, a cura di
Baveri Pierina. Milano
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dei miei gepitori, a cura di T B.• Torino
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cura d i N.N., Cuneo
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, In memoria e sul/rag/o de, Car,
defunti, a cura di D.D., Cuneo
35 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1982
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