Bollettino_Salesiano_198112


Bollettino_Salesiano_198112



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ETTINO
ANNO 105 N. 12 1' QUINDICINA 1 SETTEMBRE 1981
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 170J
RI VISTA DELLA FAMIGLIA SAL ESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877
Nella foto:
le celebrazioni
a Utrera,
dove cominciò
nel 1881
l'opera salesiana
LI
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ETTO
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,-

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BOLLETTINO SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondala da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'Informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di san Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accornero - Marco Bongloannl - Teresio
Bosco - Ella Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco
Fotografia Fulgenzio Ceccon
Archivio Guido Cantoni
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
- Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) per la
Famiglia Salesiana;
- Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani,
Collaborazione. La Direzione Invita a mandare notizie e foto ri-
guardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondo
li loro interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. Redattore don Armando Buttarelli. Viale del
Salesiani 9, 00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
IL .. BOLLETTINO SALESIANO• NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse
(tiratura annua oltre 1Omilionl di copie) In:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina Australia - Austria - Belgio
(In fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - Centro America (a San
Salvador) - CIie - 85 Ctnese (a Hong Kong) Colombia - Ecuador -
Flllppine Francia Germania - Giappone - Grarl Bretagna . India
(in inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda Italia - Jugoslavia
(in croato e in sloveno) - Korea del Sud - es Llluano (edito a Roma)
- Malta Messico Olanda Perù Polonia Portogallo Spagna
Stati Uniti Sudafrica - Thailandia Uruguay Venezuela.
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Salesiana, agli
amici e sostenitori delle sue Opere.
E' inviato In omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nel limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vecchio.
Per queste operazioni: Uttlclo Propaganda Salesiana
Via Maria Ausiliatrice 32. 10152 Torino. Tel. (011) 48.29.24.
I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici
- o contrassegno (spese di spediiione a carico del richiedente);
- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-
dizione a carico dell'Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139
Roma. Ccp. 57.49.20.01.
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp. 8128.
SEI: Società Editrice lnternaiionale Corso Regina Margherita 176,
10152 Torino. Ccp 20.41.07.
IN QUESTO NUMERO
1 SETTEMBRE 1981
ANNO105-NUMER012
In copertina: Utrera (Spagna), aper-
tura dei Centenario della presenza
salesiana in Spagna. Foto Orjona
(Utrera).
Servizio di copertina a pag. 20-24
LE IDEE
PROBLEMI EDUCATIVI /
Mestiere di genitore, sempre più dlttlclle, 6-7
LE FORZE
EDITORIA I Seminario di formazione per dirigenti, 3
COOPERATORI / L'ottava «Visita alle missioni» 3-4
FAMIGLIA SALESIANA ;
Come sbocciano i germogli dal ceppo salesiano
o 1. Dal Guatemala l'ultimo germoglio, 8-1
2. Singolare primavera dalle radici di Don Bosco, 10-12
3. I germogli già sbocciati, 11
4. identikit dei 23 ger mogli, 12-14
CHI E' IL SALESIANO COADIUTORE / Terza e ultima parte
Progetto di vita più attuale che mai, 26-31 .
1O. Salesiani Coadiutori in missione speciale, 26-28
11. Unica vera professione, cercare la santità, 28-30
12. Identikit del Salesiano Coadiutore, 29
13. SC vocazione da rilanciare, 30-31
L'AZIONE
CINA I Messa nel santuario di Maria Ausiliatrice, 3
ITALIA ; A cento ragazzi gli Oscar Don Bosco, 4
Don Bosco ritorna a Comacchio, 4
Caro Santo Padre, se vuol guar ire bene, 5
MALI , Presto due comunità di missionari, 3
PERU' / Otto missionarie nel cuore delle Ande, 18-19
SPAGNA I Centenario salesiano
1. La Spagna ha detto grazie a Don Bosco, 20-21
2 . I giovani evangellz.zatori dei giovani, 22-23
3. Le Associazioni di Maria Ausiliatrice, 24
THAILANDIA I Dove i ciechi vedono più lontano, 15-17
RUBRICHE. Brevi dal mondo, 3-5 - Libreria, 25 - I nostri
santi, 32-33 - I nostri morti, 34 - Solidarietà, 35.
VIGNETTA
•DIECI E LODE»
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Indirizzo: Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092
00163 Roma-Aurei/o. Tal. (06) 69.31.341
Conto corrente postale numero 46.20.02 Intestato a:
Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma.
IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO al lettori che
- contribuiscono a sostenere le spese per Il Bollettino,
- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,
- e soprattutto le Missioni Salesiane.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1 ' SETTEMBRE 1981
- Oggi, figlio mio,
è Il tuo primo gior-
no da scolaro. Per
la prima volta var-
chi la soglia della
scuola. Vedi se
puoi fare qualcosa
per lei.
(Cl&rlcet/1)

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BREVI DAL MONDO
MALI
zlonale per l'editoria salesia- tratti d'autore, le riviste (di ca- cato nel '64. Padre Dalla Corte
na •. si è svolto dal 22 giugno al techesi, di pastorale, giovanlll, In un momento per lui partico-
luglio scorso In Torino, scolastiche, didattiche), Il libro larmente critico fece voto a
PRESTO DUE COMUNITA presso la sede centrale della (scolastico di varia ecc.), il Maria Auslllatrlce che se fosse
DI MISSIONARI SALESIANI SEI (Società Editrice Interna- progetto grafico e le illustra- scampato al pericolo avrebbe
I salesiani dell'ispettoria
spagnola di Valencia hanno
deciso: al più presto invieranno
du·e comunità missionarie a la-
vorare in Africa occidentale,
nello stato del Mali. La deci-
sione è stata presa dopo un
attento sopralluogo compiuto
nel paese africano durante lo
scorso mese di aprile.
zionale).
I temi trattati in 1O giorni di
intenso lavoro, affidati a esperti
nei vari settori, erano di stretto
interesse per gli operatori del-
l'editoria salesiana: la gestione
di una casa editrice, l'organiz-
zazione commerciale, gll
aspetti amministrativi e conta-
bili, la programmazione, I con-
zioni, i problemi di composi-
zione e stampa, i sussidi au-
diovisivi...
Il Rettor Maggiore In apertu-
ra dei lavori aveva fatto perve-
nire ai partecipanti un suo
messaggio. E certo anche Don
Bosco, patrono degll editori
cattolici, avrebbe appoggiato
caldamente l'iniziativa.
Il Mali ha quanto mai bisogno
di missionari, perché la Chiesa
cattolica vi è ancora molto
giovane e ha compili immani
da affrontare. Il Mali, ex colonia
conosciuta un tempo col nome
di Sudan Francese, è Indipen-
dente dal 1958. È vasto quattro
volte l'Italia ma conta appena
sei milioni di abitanti. La parte
nord del paese è desertica, è
abitata invece la parte sud. La
popolazione è molto povera, e
appartiene In maggioranza al
gruppo etnico sudanese. È
musulmana al 75%; i cristiani
sono solo Il 5%: i cattolici meno
dell'1% (52.000 in tutto). C'è
poi un 20% di animisti.
Le due comunità missionarie
salesiane dovrebbero piantare
le tende una a Touba nella
diocesi di San. e l'altra nella
diocesi di Slkasso. L'Intenzione
è di Iniziare In ambedue i posti
con parrocchia e centro giova-
nile; l'esperienza poi dirà come
sviluppare l'opera a vantaggio
della gioventù. L'iniziativa pre-
sa dal salesla11I di Valencia si
colloca nel vasto quadro del
Progetto Africa. , la risposta
della Congregazione salesiana
all'appello missionario che vie-
ne dal continente nero.
SHANGHAI. Le due loto del untuarlo di Maria Ausfllatrl~ (Interno ed
costruito Il santuario, e il san-
tuario è stato fatto. E come si
vede è ancora Il.
Naturalmente ne ha vissute
di vicende, soprattutto in questi
ultimi anni Con l'avvento del
maoismo Il tempio fu chiuso, e
completamente spogliato: ri-
masero solo I muri. Ma ora Il
vescovo nazionalista di Shan-
ghai vi ha potuto di nuovo offi-
ciare. Ciò che stupisce è la
presenza sull'altare di una bel-
la statua di Maria Ausiliatrice:
non si riesce a capire dt dove
arrivi, dal momento che tutti gli
arredi erano stati dispersi. C'è
chi sospetta che la statua pro-
venga da una delle numerose
opere che I salesiani avevano a
Shanghai al momento della vit-
toria maoista.
Nel 1949 I salesiani avevano
nella città ben sei case, cioè lo
studentato teologico (in cui
studiavano fianco a fianco
chierici cinesi e giovani mis-
sionari arrivati dall'Europa),
l'aspirantato, due grandi col-
legi con scuole elementari,
medie e professionali, un'altra
scuola elementare, una mis-
sione... C'erano pure una li-
breria, quattro oratori, due o
tre parrocchie e la Procura
missionaria salesiana. È facile
supporre che la statua di Maria
Ausiliatrice appartenesse a
una di queste case salesiane, e
che qualche cristiano corag-
gioso l'abbia sottratta in tempo,
tenendola nascosta lino ad
ora. Ma non è che un'ipotesi.
Intanto è possibile scorgere
In questa messa celebrata nella
festa di Maria Ausiliatrice, e nel
suo santuario di Shanghai riat-
tivato, un altro piccolo segno
EDITORIA SALESIANA
SEMINARIO FORMATIVO
PER I QUADRI DIRIGENTI
Hltrno) In cui si à celebrata una meu.a Il 24 maggio 1981.
che qualcosa si sta muovendo
Il santuario di Maria Ausilia-
trice sorge in località Zo-Ce, ed
In Cina, che è In corso un di-
sgelo religioso.
CINA
era stato costruito nel secolo
Parlavano in spagnolo, In-
glese, tedesco, portoghese,
polacco, slavo, giapponese... e
MESSA NEL SANTUARIO
DI MARIA AUSILIATRICE
scorso da un missionario ge-
suita. Costui, padre Dalla Cor-
te, napoletano, dovette subire COOPERATORI SALESIANI
naturalmente anche in italiano. Vicino a Shanghai c'è un la persecuzione al tempi della PER L'OTTAVA VOLTA
Erano 28 operatori culturali, santuario dedicato a Maria Au- rivolta dei Thai Ping SI trattava IN • VISITA ALLE MISSIONI•
impegnati nelle varie editrici siliatrice, e quest'anno Il 24 di una setta polltlco-rellgiosa.
salesiane sparse per Il mondo, maggio vi è stata celebrata una che ispirandosi a prlnclpl cri- Per l'ottava volta l'Ufficio
che hanno preso parte a Tori- messa con larga partecipazio- stiano-taoisti si prefiggeva di Nazionale del Cooperatori sa-
no a un • Seminario Internazio- ne di fedeli. Queste due foto abbattere la dinastia regnante lesiani organlua una Visita
nale di formazione per i quadri sono state scattate da uno del in Cina, e giunse a occupare alle missioni dell'India•, che
dirigenti dell'editoria salesia- presenti al rito, e attraverso un vaste zone del celeste Impero. avrà luogo nel giorni 12-27 di-
na». Il seminario, organizzato giro piuttosto lungo sono riu- Il movimento rivoltoso era co- cembre prossimo. Il viaggio,
dalla « Commissione Interna- scite ad arrivare tino a Roma. minciato nel 1850, e fu sotto- che viene preparato in stretta
BOLLETTINO SALESIANO I' SETTEMBRE 1981 3

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collaborazione con gll stessi realizzare progetti come la co- combe. Dopo un meritato vedere se c'erano molti ragazzi
missionari, non sì colloca per struzione di casette, dl aule spuntino, sono poi andati a ri- per le strade. e di prendersene
sulla linea del turismo, an- scolastiche, pozzi o impianti cevere l loro trofei. Oltre alle cura Quanti ce n·erano. Lui li
che se non verranno per nulla d'Irrigazione...
sta1uette furono distribuiti molti awicinava, giocava con loro
trascurati gli Interessi culturali. L'Iniziativa porta cosi a «co- altri premi, offerti da una quin- fra lo stupore del ben pensanti,
del folklore ecc. In pratica sono noscere di più per aiutare me- dicina tra banche, ditte, enti e e se Il tirava dietro nei grandi
Invitati a prendere parte alla glio». Essa fu lanciata la prima editrici. Presiedeva la manife- cortili del seminarlo. L'oratorio
Visita le persone che già si volta nel 1967 dall'allora Rettor stazione il Rettor Maggiore cominciò cosi DI Ingegno vi-
sentono impegnate o deside- Maggiore don Luigi Rlccerl. E emerito don Luigi R1cceri
vace, don Vrusasca diventò
rano impegnarsi in qualche da allora si ripete regolarmente Alla fine I ragazzi se ne sono presto ripetitore per gll scolari
modo nell'azione missionaria. ogni due anni, e trova sempre andati felici come pasque, ma In difficoltà; suonava bene Il
Scopo dell'Iniziativa è di of- chi vi prende parte, perché la non meno felici erano l'Inse- plano, e quante canzoni i ra-
frire a persone sensibili al pro- formula risulta indovinata ed gnante Dina Paolinelll e Il prof. gazzi hanno cantato in coro
bleml missionari l'occasione efficace.
Francesco Maria Rodinò, I due con lui.
concreta per prendere contatto Informazioni e programmi si cooperatori che promuovono Più recente e altrettanto ri-
diretto con le missioni. È un possono richiedere presso l'Iniziativa. Quanto al ragazzi, si cordata la figura di don Fran-
fatto che chi segue con sensi- l'Ufficio Nazionale del Coope- sono portati via Insieme con le cesco Mariani, che accanto al-
bilità cristiana le vicende della ratori Salesiani, In viale del Sa- statuette di Don Bosco anche l'oratorio apr1 anche la scuola.
diffusione del Vangelo, oggi si lesiani 9, 00175 Roma (tel. l'eco delle parole rivolte loro da Toccò a lui prodigarsi durante
accontenta sempre meno delle 06/74 80.433).
don Riccert: Siate tra I vostri la seconda guerra mondiale,
sole letture a tavolino di riviste
compagni del piccoli Don Bo- che infierì sulla città. C'erano
specializzate, o delle confe-
renze del missionari che tor-
ITALIA
sco •.
soldati dispersi a cui dare rlfu-
nano per qualche tempo In pa-
tria ' Sente bisogno sempre
maggiore di un a tu per tu
A CENTO RAGAZZI
Gli «OSCAR DON eosco.
senza diaframmi con le missio- Nel suggestivo scenario del-
ni vere.
le Catacombe di San Callisto,
Le conseguenze positive di cento ragazzi e ragazze In
questo contatto diretto, di soli- gamba della scuola media ed
to non si fanno attendere. Una elementare d i Roma Il 7 giugno
volta rientrati dalle Visite, I scorso hanno ricevuto la sim-
partecipanti si sentono In con- patica statuetta dell'Oscar Don
dizioni di Intervenire con mag- Bosco. Questa degli Oscar è
gior conoscenza di causa e una fortunata iniziativa dì alcu-
maggior convinzione. È l'espe- ni Cooperatori Insegnanti ro-
rienza che tanti amici di Don mani, che va a premiare ogni
Bosco hanno già fatto durante anno - e per l'esattezza da 15
le Visite precedenti: alla fine si anni consecutivi - lo studio e
sentono coinvolti, divenuti essi la bontà di un gruppo di ragazzi
stessi missionari.
opportunamente selezionati
Molti poi hanno dato la loro attraverso un concorso.
adesione al gruppo chiamato Quest'anno 1 ragazzi hanno OSCAR DON BOSCO. Le tlmpaUche statuette sono state distribuite da
«Noi per loro», che ha lo scopo presentato un elaborato (prosa don Rlccerl (al cenlto nella loto) a un centinalo di ragazzi In gamba.
anzitutto di tenerli uniti tra loro,
e poi anche di facilitare Il pro-
seguimento del contatti con I
missionari Incontrati laggiù.
Nascono cosi sovente iniziative
concrete In favore delle giovani
comunità cristiane del terzo
mondo, che consistono nel
o disegno) che Illustrava un
episodio a scelta della vita di
Don Bosco. I cento vincitori,
con I loro parenti e gli ins~
gnantl, hanno assistito alla
messa nella cappella di San
Tarcisio, quindi hanno visitato
col più vivo Interesse le cata-
ITALIA
DON BOSCO RITORNA
A COMACCHIO
Dopo 62 anni di ininterrotta
glo, cibo e vestito; c'erano I si-
nistrati, i profughi, I ricercatori
da nascondere. Le .cose si mi-
sero piuttosto male quando
l'oratorio fu accusato di na-
scondere prigionieri inglesi. E
poi I drammi della guerra com-
battuta. la città tra due fuochi,
presenza, e altri 25 anni di to- la gente che cerca scampo per
tale assenza, i salesiani torna- le campagne. Gli oratoriani al
no a Comacchio. È la lieta no- momento di abbandonare le
tizia, accolta con favore dalla case passavano prima all'ora-
..
popolazione, data ai fedeli nel- torio per ricevere da don Ma-
la festa di Don Bosco. Il primo riani Il perdono del Signore...
salesiano è già sul posto, e Con tutta la gente che correva
comincia a lavorare nel quar- qua e là, ta comunità salesiana
tiere che costituirà la parroc- non s1 mosse. Del resto non
chia Don Bosco».
aveva mai avuto tanto da fare
La storia dei salesiani a Co- come In quel giorni, con I morti
macchio è cominciala nel e I feriti sotto le macerie. e I
1894, quando il vescovo di san, da incoraggiare.
Ferrara chiese un figlio di Don Nel 1956 Comacchio sotto Il
Bosco come direttore del se- punto di vista religioso aveva
minarlo locale, e don Rua lo ricevuto un nuovo assetto:
mandò. I salesiani tennero per erano sorte nuove parrocchie,
poco quella carica, ma intanto pareva che un oratorio come
don Natale brusasca, Il diretto- quello di piazza del duomo non
re appunto, aveva già tondato fosse più necessario, che la
l'oratorio e la comunità si raf- sua missione In città fosse
forzò per occuparsi dei ragaz- esaurita. Del resto la presenza
zi. Don Brusasca fu figura leg- di Don Bosco era radicata tln
KENYA. I mlnlonari salesiani Indiani lavorano a Korr lta popolazioni gendaria· anima di fanciullo e nelle fondamenta della cittadi-
aemlnomadl. Ecco una cappellina della loro parrocchia, un missionario e cuore di apostolo•, aveva ri- na A Comacchio - si scrisse
un gruppo di ragazzi. Ed è subito oratorio...
cevuto da don Rua l'ordine di con un po' di enfasi - In ogni
4 BOLLETTINO SALESIANO 1' SETTEMBRE 11181

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famiglia c'è un exallievo, un
oratoriano, una cooperatrice,
un amico dell'oratorio, c'è Don
Bosco santo•· Il distacco fu
doloroso, e gli exallievi subito
costituirono un • comitato per il
ritorno•· Le circostanze ora lo
hanno favorito.
Comacchio è In piena
espansione: la cittadina, sorta
su 13 isolotti è divenuta famosa
come centro peschereccio e
per le sue industrie legate alla
pesca (le succulente anguille);
e ora sta riscattando dalle ac-
qu~ delle sue «valli nuovi
terreni che da un anno all'altro
diventano quartieri. Così è ac-
caduto che la Valle Raibosola,
prosciugata per bene, è diven-
tata Il quartiere Peep. E biso-
gna crearvi la nuova parroc-
chia.
DI fatto la decisione è stata
prtsa, e per cominciare l'i-
spettore della lombardo-Emi-
liana ha mandato sul posto don
Gianni Calmi, già missionario in
Rwanda, che ha preso contatto
con la gente e avviato il cate-
chismo per I ragazzi. Ha pure
scritto una lettera agli exallievi
e amici di Don Bosco. In essa
dice che la presenza salesiana
sarà un servizio specialmente
per Il bene dei giovani, dei più
poveri e abbandonati, secondo
la parola di Don Bosco•· Ag-
giunge che se questo ritorno
può suscitare tanti ricordi del
periodo passato, esso deve di-
ventare soprattutto un motivo
di profonda riflessione per un
futuro di concrete responsabi-
lità nel lavoro e nell'apostolato,
di fronte a Dio, alla Chiesa, a
Don Bosco, a Comacchio».
Chi forse più di tutti si è im-
pegnato per riavere Don Bo-
sco, è il vicario di Comacchio
mons. Vito Ferroni, che ha
scritto nel settimanale dioce-
sano: « I salesiani tornano
perché Il vescovo con Il suo
presbiterio diocesano vuoi da-
re un cuore al quartiere Raibo-
sola » .
., Un •Voto di congratula-
zioni» è stato espresso dal
Parlamento pprtoghese ìl 18
giugno scorso nei confronti
dell'opera salesiana, giunta al
75° anno di attività nei Paese. Il
deputato proponente nei suo
intervento aveva ricordato I'o-
pera in favore della gioventù
svolta dai figli di Don Bosco
portoghesi non solo nella ma-
dre patria ma anche nelle ex
colonie, In Mozambico, Goa,
Timor, Macau e Cabo Verde. Il
«voto di congratulazioni• ha
ricevuto l'approvazione di tutti i
settori del Parlamento porto-
ghese, meno il Partito Comuni-
sta che si è astenuto.
ITAUA
CARO SANTO PADRE,
SE VUOI GUARIRE BENE...
Il collegio salesiano Bearzl di Udine è in fe-
sta per Il 25mo delle sue scuole professio-
nali. E il BS volentieri si associa alla festa,
presentando ai lettori il personaggio più im-
portante di questa benemerita scuola sale-
siana. Che è anche il più minuscolo: un
certo a.1/ievo di nome Vigjut.
Da anni Vigjut scrive attraverso le colonne
del giornalino La voce del Bearziune let-
tera alla mamma. o a qualcun altro. rac-
contando dal suo originalissimo punto di vi-
sta tutto ciò che capita in collegio. Di re-
cente ha scritto anche al Papa. Ecco allora
qualche saggio della sua inimitabile prosa.
Caro Santo Padre, prima di finirti coll' an-
no scolastico di scuola, ti voglio scrivere
anche a te una piccola lettera, perché subito
ti voglio dire che sono contento che sei
guarito e che finalmente sei tornato a Roma
nella tua casa vicino a San Pietro. lo ml
chiamo Vigjut, e la mia salute sta abbastan-
za bene. La mia scuola è questa quì del
Bearzi di Udine, e si trova in via Don Bosco,
di quà del cavalcavia.
Caro Santo Padre, ora ti dico che se vuoi
guarire bene devi venire a Udine a fare un
po di ferie con noi. lo gli dico subito al di-
rettore che ti prepari una bella cameretta
con grandi finestre appese alle pareti, con il
letto, il lavandino e con la tivù a colori così
potrai vedere anche la telefriuli. Qui non
devi aver paura perché nel Friuli ci sono gli
Alpini.
Poi gli dico alla suora che ti prepari da
mangiare tutti i giorni. Dopo cè anche Lu-
cilla che è la più brava di tutti a fare I pasticci
nel forno. Poi gli dico a Ludovico che ti lasci
la chiave della cantina.
Poi quì nel nostro stituto abbiamo tante
cose. Cè la scuola media, poi la scuola dei
mestieri professionali, cè la palestra, Il la-
boratorio di tenniche, e nel giardino un
grande parco in mezzo alla campagna dove
si sta al fresco per tutto l'anno.
Poi abbiamo due bellissimi campi di cal-
cio. Uno di quà e l'altro di là. Quando noi
giochiamo di quà gli altri giocano di là, e
dopo quelli di là giocano di quà, e quelli di
quà giocano di là. Durante la scuola faccia-
mo sempre delle grandi sfide di calci, anche
contro i professori e gli insistenti. Ti devo
dire che questo anno ml hanno scielto per
mettermi dentro nella squadra titolare.
Adesso gioco in panchina, ma vedrai che
alla fine del campionato mi faranno giocare
nella Nazionale.
Adesso ti faccio conoscere i miei profes-
sori. I miei assistenti e professori sono tutti
salesiani. Primo, ci sono dei salesiani che di
mattina dicono la messa e quelli sono I preti
salesiani. Qualcheduno cià le gabane nere,
ma molti non ànno niente. Poi ci sono quelli
che non dicono messa, e non ànno nessun
vestito, e sono dei professori specializzati
nelle officine. Quelli si chiamano coandiutori
salesiani. Dopo ci sono i salesiani di fuori,
quelli che si sposano e che aiutano i sale-
siani di dentro e che si chiamano coperatori
salesiani. lo quando sarò grande voglio fare
il coperatore salesiano come la mia profes-
soressa. Dopo ci sono dei giovani che stu-
diano per diventare salesiani. Quelli però
non si chiamano niente.
Il mio professore di religione è il più buono
di tutti. Lui non ci fa mai nessun interroga-
torio. E un po vecchio, ma ci racconta sem-
pre tante storie sulla guerra. Lui ha parteci-
pato a tutte le ritirate dell'esercito italiano.
Gli hanno dato anche la medaglia.
Il mio amico don Oreste ieri cià portato a
giocare con la sua simmia... Ormai gli à im-
parato tante cose. Gli à insegnato a dare la
mano con tutte e due i piedi.
Poi se viene un poco di caldo, anche tu
puoi venire sù a Pierabech con ìl primo tur-
no così ci sono anche io. Là è tutto pieno di
montagne. Quest'anno che sono un po' più
grande del solito le voglio fare tutte. Sul
monte Peralba ci sono ancora tanti nevai
che si può slitiare anche coi sii.
Se piove andiamo invece a raccogliere I
funghi. Noi non abbiamo paura neanche dei
velenosi perché con noi cè un esperto che
conosce tutti i tipi. Poi per la festa della
Madonna andiamo a Passo Sesis a vedere la
Madonnina delle nevi. La vera Madre di Dio.
Adesso lo ti finisco cosi perché fra poco
devo andare in teatro a fare le prove per i
canti e per le scenate della fine dell'anno.
Caro Santo Padre io spero che tu vuoi
venire a riposarti a Udine, così io dico anche
alla mia mamma che mi porti una bottiglia di
Tocai. Se vieni col treno devi prendere il Vial
Trieste e dopo quando sei al semaforo devi
andare in sù perché In giù cè Il senso unico.
Dopo giri a destra, poi a sinistra e ancora a
destra. Ecco li cè il campanile della nostra
scuola.
E Intanto che ti aspetto ti dico mandi
mandi.
Tuo Vlg)ut
BOLLETTINO SALESIANO I " SETTEMBRE 1981 5

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PROBLEMI EDUCATIVI
Mestiere di
genitore
sempre
più diffieile
Lo si vede bene, i ragazzi
sono cambiati. Ed ecco tanti genitori in
cerca di nuovi metodi educativi che magari
falliscono, e altri che tornano ai metodi antichi non
meno rischiosi. E allora? Forse Il punto di partenza è...
A lfredo è nel pozzo, a trenta-
sessanta metri di profondità.
La mamma gli parla: la sua
voce giunge al bambino ra.ssicurame,
gli la sensazione di poter stare
tranquillo, mamma nonostante tutto
è vicina. Poi la tTagedia, la terribile
impotenza della buona volontà e del-
l' a m o r e .
Tutti abbiamo vissuto quei giorni
drammatici di Vermicino. E difficil-
mente un episodio poteva caricarsi di
un valore di simbolo più significativo
di questo. In certi momenti molti ge-
nitori devono ammettere con tristez-
za di sentirsi anch'essi separati dai
loro figli come da un pozzo invisibile,
ma reale e profondo. Si tratta d'un
distacco solo psicologico, ma i solchi
sono ben reali, e possono essere su-
perati con grandi difficoltà.
I ragazzi sono cambiati. Una pro-
fessione difficile e ingrata è ormai
quella del genitore: la si direbbe na-
turale e facile, e invece più il tempo
passa e più le cose diventano com-
plicate. Ceffoni o dialogo? Regalini o
castighi? Mah, il dubbio si fa acuto,
soprattutto da quando la società si è
evoluta e una certa educazione per-
missiva ha avuto libero corso.
Come giudicare il «prodollo fini-
to»? Che dire di questi ragazzi e gio-
vani maturati ai metodj nuovi? «Col-
lerici, attaccabrighe, pallidi, preoccu-
pati, paurosi e aggressivi nello stesso
tempo»: questo sarebbe l'identikit dei
bambini d'oggi secondo il direttore
dell'Istituto universitario di pedago-
gia di Amburgo, Wolf Schulz. E i più
grandi? « A loro non è rimasto nem-
meno il rispetto», diceva amaramente
un genitore. Altri invece sono più ot-
timisti e ritengono che i ragazzi d'oggi
crescono più genuinj e spontanei, so-
prattutto meno ipocriti di quelli di
ieri. E sono convinti che il conflitto
tra genitori e figli fa parte di quel di-
vario tra le generazioni che è sempre
esistito e sempre esisterà.
Qualcosa comunque è cambiato ir-
rimediabilmente, e si deve partire da
questa nuova realtà se si vuole in-
contrare i giovani: «Da quando le
città sono diventate campi dj batta-
glia, la droga si vende davanti alle
scuole e il consumismo trionfa, il
mestiere di genitore è sempre più
difficile - conferma Marisa Musu,
segretario nazionale del Coordina-
mento genhori democratici -. Tutti i
metodi educativi sono da rivedere. Il
bambino dei nostri giorni infatti è
profondamente diverso da quello di
ieri: legge i giornali, guarda la televi-
sione, va al cinema, discute con gli
adulti; sviluppa insomma molto pre-
sto una capacità critica sconosciuta
ai suoi fratelli maggiori».
Genitori si diventa. Se i ragazzi
appaiono cambiati per effello di
un'evoluzione precoce, se i metodi
educativi sono da rivedere, non stu-
pisce allora che molti genitori in
questi ultimi anni siano stati presi da
una specie di crisi di rigetto per i
metodi educativi tradizionali. Essi si
sono convinti che le responsabilità
delle proprie difficoltà psico-sociali
fossero da attribuire proprio all'edu-
cazione antica ricevuta, rigidamente
direttiva. E hanno voluto cambiare.
6 BOLLflTINO SALESIANO I" SETTEMBRE 1981
Altri genitori, stando ai risultali di
alcune recenti inchieste, da qualche
tempo dimostrano nostalgia dei me-
todi educativi tradizionali. Magari si
erano lasciati influenzare dalle teorie
antiautoritarie, ma ora stanno facen-
do l'autocritica: «La delinquenza
giovanile? Colpa di un'educazione
troppo permissiva. I genitori tornino
a fare il Loro dovere, si stabilisca
l'autorità del capo famiglia», ha
scritto in prima pagina il quotidiano
« Le Figaro», riportando i dati di un
sondaggio...
«Gerutori si diventa» può sembrare
uno slogan -a effetto; invece chi se lo
propone come programma di vita
parte col piede giusto,·perché fa piÌl
attenzione al suo comportamento, ha
maggior consapevolezza dei propri
limiti, sente il bisogno di qualificarsi.
Di ratto sono sempre più numerosi i
genitori che consultano gli esperti,
che leggono un po' di tutto per ag-
giornarsi.
È legittimo questo desiderio di co-
noscere meglio le regole per muoversi
con maggior sicurezza nel campo
educativo. Purché l'obiettivo non sia
quello di voler trovare la regoletta
magica, buona in ogni caso. o non si
voglia scoprire la formula per mette-
re in piedi il prodotto-perfetto, il
bambino-prodigio. Non esistono for-
mule magiche, occorre invece ar-
marsi di umiltà, essere disposti a
masticare amaro, rispettare i lunghi
tempi di maturazione, guardare la
realtà dei figli così com'è.
I genitori •rispettosi•· Puntiamo
dunque l'obiettivo sui genitori che in

1.7 Page 7

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cerca di metodi nuovi si sono posti di
fronte ai loro figli in aueggiamento d1
rispe110 assoluto, si sono imposti di
non inftucntarli nelle scelte. Di fauo
però questo loro stile educativo ha
favorito la debolez.za e l'indulgcn1.a, e
i figli sono diventati capricciosi, di-
spotici. o al contrario impacciati e
infantili. ln pratica questi genitori
hanno rinunciato al loro ruolo.
l valori - secondo loro - avreb-
bero dovuto emergere da !>oli, i figli
avrebbero dovuto capire le cose per
autocducaz.ione. Ma i risultati non
!'iono stati quelli sperati. Jnfaui i ra-
gazzi non sono delle pagine bianche
su cui solo i genitori avrebbero pos-
sibilità di scrivere: sono in tanti inve-
ce a scarabocchiarci sopra: i loro
compagni. la scuola. la televisiom:, la
pubblicità, la strada, la stampa. I ra-
gazzi, lasciati a se stessi, si ~ono tro-
\\'ati tanti maestri, ceno meno di!,in-
tcressati dei loro genitori.
I genitori •perfezionisti». Altri ge-
nitori in\\'ece, proprio per reazione a
questo metodo non-direttivo, si sono
!imboccate le maniche e hanno
stretto i Ireni. Hanno stabilìto pe1 i
loro figli ciò che dovevano lare e ciò
che dovevano evitare. Sono diventati
rigidi, ambiziosi. perfezion~ti: ferrei
nell'esigere la pulizia, la puntualità, il
dovere. A prima \\'ista i risultati che
ottengono sono soddisfacenti: 1 geni-
tori hanno l'impressione di mettere al
sicuro se !'.tessi e i loro figli, di tra-
smettere dei modelli di vita ~olidi,
seri. Invece i ragazzi guidati in modo
rigido diventano passivi: se Il per
obbediscono, col tempo dimostrano
di non avere assimilato, di essere CO·
stretti a bruciare le tappe, a condurre
uno stile di vita che non li matura
dentro. Se poi i genitori sono anche
dominatori e hanno la punilionc fa-
cile, i figli possono diventare indiffe-
renti, chiusi. ribelli, menzogneri o
c o m p le s s a i i.
I genitori «esemplari». C'è poi una
tena via, che parte da propositi edu-
catid in apparenza molto con·etti.
Alcuni genitori dicono: « Offro a mio
figlio la mia testimonianza di vita, la
mia esperienza. lo ho fatto cosi, ce
l'ho falla... questa è la strada. Ne~su-
aa costrizione: solo l'esempio della
vita vissuta».
Non c'è dubbio che se l'esempio di
vita ci fosse sul serio, offrirebbe cer-
tamente il valore di una testimonian-
za, di un coinvolgimento, per cui i fi.
gli dovrebbero trarre grande benefi-
cio dal clima familiare, da una «edu-
cazione indiretta"• e anche da una
certa simpatia che dovrebbe nascere
tra padri e figli; in realtà questo ~tilc
educativo non poche volte viene vis-
suto con modalìtà discutibili. C'è per
esempio chi sceglie questa strada per
lasciare i figli a se :.tessi e lavarsene le
mani. Padri e figli conducono allora
vite parallele: io faccio il mio dovere,
con sacrificio e coerenza, e tu fai il
tuo: chiaro? Altri genitori invece de-
cidono di diventare amici e confi-
denti dei loro figli, li trattano « alla
pari», diventano praticamente deboli
e arrendevoli, incapaci di motivare
quel poco che chiedono ai figli, di
guidarli ver!>o qualcosa di scomodo.
Il lato più debole di questo stile
educativo consiste nel proporre a ra-
gazzi in fase di costTUzione un mo-
dello di ,-ita adulta, perfello, e quindi
non ancora accessibile ai ragaz;,:i. Es-
si non potranno proporselo e <11cal-
t.arlo» cosl com'è. I genitori dovreb-
bero saperlo, perché essi stessi lo
hanno raggiunto attraverso lo sfono
di una lunga vita e anche attTaverso
gli inevitabili errori...
Il punto di partenza. A questo
punto qualche genitore potrebbe
~entirsi preso da sconfono. rn pane
perché in queste desc1izioni, avrà ri-
trovato facilmente qualcosa di !,C
stesso, e poi perché tutti i modelli
educativi presentati denunciavano di
fatto un rovescio della medaglia de-
cisamente negativo. Quale sarà la
proposta educativa valida? Come
riuscire a rispenare pienamente la
personalità dei propri figli, e nello
stesso tempo non rinunciare al pro-
prio compito educativo?
Credo che il punto di partenza sia
questa certeua: che i ragazzi sono
capaci di crescere e di maturare, di
compiere un cammino morale; sono
cioè saggi, ma di una saggezza che è
la loro• sagge1.7a. Essi, se aiutati,
sanno riflenere sulle loro esperienze e
i loro errori, sono disponibili a rico-
noscere la validità o la stupidità di ciò
che stanno facendo. Non rifiutano il
confronto con l'adulto, in particolare
con papà e mamma, an,e.i dimostrano
di averne un grande bisogno. l geni-
tori perciò non dovranno lasciarli in
balla di se stessi o di altri maestri oc-
culti, e nemmeno dovranno sostituirsi
a loro; devono invece rispettare i loro
ri1mi di maturazione con pazienza e
realismo. senza soffocare la loro per-
sonalità in formazione.
Si accorgano dJ essere amati. Nei
rapporti con i figli emergeranno certo
differenze, motivi di contrasto, debo-
lezze. Qualche volta lo scontro sarà
violento perché i ragazzi trovano una
grande « valvola di !>Carico,. proprio
in coloro che sentono più vicini. In
questi casi i genitori, più che offen-
dersi per certe reazioni dei figli, o
colpevolizzarsi per certi loro segni di
insofferenza e di nervosismo, do-
vrebbero cogliere questi segni come
le spie di un disagio, come un'impli-
cita richiesta di aiuto. L'amore allora
sarà vero e dimostrato (Don Bosco
diceva: «1 ragazzi non solo siano
amati, ma si accorgano di essere
amati•); e il dialogo dovrebbe fiorire
spontaneo. Un dialogo che favorisce
la crescita dei figli , ma anche quella
dei genitori.
Questo modello educativo è più fa.
ticoso, e comporta anche un grande
sforzo di qualifica,:ione e di disponi-
bilità a ringiovanire sempre, a cam-
minare al ritmo dei propri figli. È al-
lora il caso di ricordare che diventare
padri e madri non è un fatto fisico e
giuridico, ma un ruolo da conquista-
re, una vocazione. Si diventa genitori
quando si è disposti a mettersi al
fianco dei figli con rispetto e fedeltà
indiscussa, disposti a tuuo sopporta-
re e a ricominciare sempre da capo,
sen2a badare alle sconfitte apparenti
o momentanee, senza auendersi nulla
che non ~a il bene dei figli. A somi-
glianza di Dio, che è Padre come
nessun altro perché ci ama gratuita-
mente. Anche quando noi suoi figli
facciamo tanta fatica a imbroccare la
strada giusta...
Umberto De Vanna
BOLLETTINO SALES/ANO 1• SETTEMBRE 1981 7

1.8 Page 8

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FAMIGLIA SALESIANA
Come sbocciano i germogli
d I cep o salesi o
23 fra congregazioni e Istituti secolari, alcuni ancora in formazione,
sono nati dal ceppo salesiano. Hanno per fondatore un figlio di Don
Bosco, sovente un vescovo. Sono quasi tutti gruppi femminlll. Molto
spesso condividono con Don Bosco lo spirito, lo stile e l'apostolato;
alcuni appartengono alla Famiglia salesiana in forma ufficiale. I più
sono piccoli, alcuni di grandezza media, tutti insieme raccolgono
quasi 4.000 persone consacrate
e ome spumano i germogli sul-
l'annoso ceppo della Congre-
gazione salesiana? Ecco una
storia tra le altre. Nell'Alta Verapa1.,
terra degli antichi Maya e dei loro
attuali discendenti, c'è una località di
nome San Pedro Carcha. E 11 c'è una
comunità di sci salesiani a cui è affi-
data la parrocchia. Direttore e parro-
co è un indiano: non uno degli indio:;,
ma proprio un indiano dell'India, an-
dato laggiù come missionario: padre
Jorge P uthcnpura. Poi c'è una comu-
nità di suore, le Figlie della Carità, e
c'è la vicenda degli indios Kekchi che
secoli fa incontrarono il Vangelo, poi
quasi lo dimenticarono, e ora lo
stanno riscoprendo. E c'è la storia del
gruppo di ragai.ze kekchf che stanno
ora dando vita alla futura congrega-
1ione.
Ecco dunque, da una relazione di
padre Jorge dalata m.iggio I981, co-
me vanno le cose.
Dal Guat1.:mala la sloria
,lell'ul'l n '.l jitc 111oplio
rito al movimento e Parola di Dio•.
Uno dei frutti di questa risumuione
del popolo Kekchf è lo sbocciare di
varie vocazioni ecclesiali: catechisti,
delegati della parola. promotori della
sanità, alfabetizzatori, ministri degli
infermi, ministri dell'Eucarisrla, su-
pervisori, istrullori...
In questa fioritura non mancano le
vere e proprie ,·ocazioni al sacerdozio
e alla vita religiosa. Non abbiamo
nella nostra missione un seminario
apposito per giovani indigeni, ma c'è
quello diocesano a cui inviamo con
un certo coraggio i nostri ragaz7i: si
traLta di ragazzi di 14-18 anni, che al
momento del loro ingresso sono nor-
malmente analfabeti. È una sfida, ma
noi la affrontiamo con ottimismo,
con realismo, e molta fede.
Voauloni femmlnlU. il movimento
della Parola di Dio era una iniziativa
per gli uomini, ma le donne non sono
rimaste indietro. Fin dall'ini,io la
donna kekchf si è impegnata a <,cgui-
re l'e.,empio dell'uomo catechista, e
specialmente del catechista missio-
nario. La gente Kekchi è comunicati-
va per nalura, e sotto !"impulso dello
Spirito sa farsi autentica messaggera
della Parola. Ma menu-e gli uomini
che avevano accolto in :.6 la luce del
Vangelo andavano di villaggio in vil-
laggio predicando e svegliando i loro
fratelli, le donne - meno libere di
andare da un posto all'altro - pur
sentendo vivo il mandato Andate e
predicate•, non sapevano come po-
terlo realizzare.
Intanto le suore della nostra par-
rocchia, le Figlie della Cal'i1à, comin-
ciarono a visitare i villaggi. E subilo
alcune giovani indigene videro in ciò
il modo di realizzare il loro sogno di
annunciare il Vangelo. Organizzam-
mo per loro dei cursillos di due o tre
giorni. per una riflessione i,ulla parola
di Dio. Questi brevi cor:.i a,·evano
nccei,i,ariamentc anche un sapore
vocazionale: non si poteva non pre-
sentare loro come modelli i discepoli
dì Gesù che egli aveva invialo come
missionari, né tacere che anche oggi
l'essere discepoli del Signore com-
porta essere missionari. Cosi a poco a
poco accadde che cinqut: cli questt:
ragane si fermarono presso la co-
munità delle suore, facendone la loro
base per recarsi a predicare la Parola
e a portare aiL1to ai loro fratelli.
La prima di esse fu Maria Cuc Xol.
che avevo fa110 venire <lai suo villag-
gio perché facesse da guida nelle , i-
site che le Figlie della Carità intende•
vano compiere nella ,:ona. Avrebbe
fallo anche da in1erprete (all'inizio le
suore non sapevano ancora bene la
lingua kekch{). E per questo servi,io
avrebbe ricevuto un compenso in
denaro. Ma dopo qualche mese Maria
Da vari anni mandiamo avanti nel-
la nostra missione un'esperienza di
promozione \\'Ocazionale tra gli indi-
geni, con ragazze kekchi che inten-
dono dedicare la vita a Dio e ai loro
fratelli. Ciò è possibile perché da al-
cuni aruù questo piccolo popoJo è in-
camminato verso una risurrezione
cristiana, suscitata tra loro daJ movi-
mento « Parola d i Dio». La parola di
Dio «Svegliati tu che dormi. sorgi di
tra i morti, e Cristo ti illuminerà» (san
Paolo), presentata come programma,
ha risuonato come una chiamata
forte da parte di Dio per gli indigeni
Kekch i. E con il motto «Cristo è ri-
sorto, risorgiamo anche noi con lui•,
molti di essi hanno cominciato una
vita nuova.
Le vocazioni native. Centinaia di
catechisti in maggior parte giovani,
migliaia di campesinos, uomini e
donne, analfabeti quasi al 90!lo ma
esperti del regno di Dio, hanno ade-
SAN PEDRO CARCHA. Il parroco padre Jorge vlalla un vlllagglo d i lndloa Kerchl.
8 BOLLéTTINO SAI.ES/ANO I"SéTTEMBRE 1981

1.9 Page 9

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venne a dirmi che non voleva nessun
compenso, perché intendeva lavorare
per il Signore e non per il dena ro. Le
altre poi arrivarono dicendo che vo-
levano «essere come Maria».
La nuova comunità. Nel 1977 il
numero delle «signorine volontarie»
come le chiamavamo, arrivò a nove.
Vivevano con le Figlie della Carità.
Insieme con suor Anna, che lavorava
nella mia stessa zona pastorale, io
orientavo quelle giovani nello studio
del loro apostolato e della loro voca-
zione. In pratica, quelle nove chi era-
no? Per le suore erano «il gruppo che
segue padre ]orge». Per i miei con-
fratelli salesiani erano • le aiutanti
delle suore»...
Intanto sorgevano vad problemi. li
gruppo era aumentato, ma per man-
canza di posto non se ne poteva ac-
cettare di più. Poi, dove le stavamo
conducendo? e chi se ne assumeva la
responsabilità? col permesso e con
l'autorità di chi?
Eravamo in questi dilemmi quando
giunse a Carcha 11 nostro isp ettore
padre Chinchilla. Mi domandò: «Che
progetto avete riguardo al gruppo
delle giovani indigene?,, E senza
aspettare risposta aggiunge: « Biso-
gna formalizzare il gruppo. Date vita
a una comunità religiosa autoctona.
Non conviene unirle ad altre congre-
gazioni già esistenti, difficilmente si
adallerebbero». Quelle parole sono
state per me Lma grande luce, e per il
gruppo l'inizio di una vita nuova.
Era il maggio 1977; un mese dopo,
padre Chinch.iila mi scriveva consi-
gliandomi di prendere accordi col
vescovo, di cercare un terreno per
costruire un noviziato e cercare una
suora che potesse fare da maestra.
Suor Anna era entusiasta della pro-
posta, e quanto al vescovo si disse
d'accordo di «cominciare un'espe-
rienza di vita comunitaria consacrata,
per signorine, nella parrocchia di San
Pedro Carcha, con l'intenzione di
fondare - col tempo e l'aiuto di Dio
- una congregazione femminile di
diritto diocesano impegnata a lavo-
rare nella pastorale parrocchiale».
TI 15 settembre la piccola comunità
si trasferiva in una casetta d'affitto
tutta per loro. Era povera ma suffi-
ciente per le dieci che cominciavano.
Quella sera, riunite attorno al cero
pasquale, resero grazie a Dio per il
passo che stavano compiendo in no-
me del Cristo risorto.
Nel 1980 quella casa d'affitto risul-
tava troppo stretta, e se ne costruì
una apposita per loro, fuori dal cen-
tro abitato. Un bravo cristiano del
posto donò il terreno, e una signora
pagò la costruzione.
Chi sono e cosa fanno. Chl sono
dunque queste ragazze? Ecco: tutte
meno una, al momento di entrare in
comunità, erano analfabete. Hanno
età media sui 19 anni. Non sapevano
nulla di spagnolo, la lingua «nazio-
nale». Ma avevano un sacco di buona
volontà, e hanno già imparato tutte a
leggere; alcune ora parlano abba-
stanza correntemente lo spagnolo.
Non hanno paura di esprimersi in
pubblico; e sono abbastanza capaci
di trasmettere agli altri qu ello che
imparano.
Sono sincere nel manifestare i loro
timori, i dubbi, le aspirazioni. Hanno
una certa lentezza nell'imparare, ma
ciò è dovuto solo ai lunghi anni in cui
non si addestrarono. H anno una fede
robusta: fede in Dio, e anche fede in
* Gruppo sanitario. C'è anche
questo gruppo, e va alla ricerca dei
malati e dei denutriti. Alcune signo-
rine lavorano a San Pedro Carcha nel
« Centro assistenziale Maria Ausilia-
trice» messo su dalla parrocchia. Al-
tre sono impegnate nell'ospedale ci-
vile, e si occupano dei bam bini e delle
donne malate. Non ci vanno come
infermiere, ma per tenere compagnia
ai malati: conoscono la loro lingua, e
così possono prestare quelle delicate
allenzioni di cui i malati hanno biso-
gno. Alla messa domenicale traduco-
no nella loro lingua l'omelia del sa-
cerdote: allora che la gen te Kekchf
segue, capisce e impara.
Gruppo di assistenza sociale. Si
dedica a lla visita nelJe fam iglie, spe-
cie le più povere, offrendo nozioni di
.. - "-"' ~11 ~
VOLONTARIE KERCHi. Le prime raccolte da padre Jorge: attorno al cero pasquale, simbolo del
Cristo, lavorano scrivono e studiano. Vogliono annunciare Cristo al loro lratelll.
se stesse. Fede soprattutto nell'effi-
cacia della Parola che vogliono an-
nunciare.
Che cosa fanno? Predicano la Pa-
rola e aiutano i loro fratelli più pove-
ri. Sono queste le cose a cui si impe-
gnano, quando chiedono di essere
ammesse nella comunità. Le loro at-
tività oggi sono organizzate c,osì.
., Ci sono tre gruppi della cateche-
si. Vanno in visita ai nuovi centri pa-
storali che stanno sorgendo nella
parrocchia, e si fermano quattro
giorni in ciascuna località. Dedicano
due giorni a11c donne in generale, e gli
al tri due alle sole ragazze, a cui riser-
vano speciale attenzione. Radunano
le donne e le ragazze anche dai vil-
laggi vicini. e danno loro lezioni di
catechesi biblica. Ma anche lezioni di
igiene, cucina, lavori domestici ecc.
Quanto alle giovani, le avviano a di-
ventare a loro volta catechiste dei
bambini, ciascuna per i bambini del
proprio villaggio.
igiene e cucina. Soprattutto si prende
cura delle mamme, e le aiuta a cre-
scere meglio i bambini.
ir Periodicamente queste giovani
si costituiscono in gruppi di diversa
composizione, per insegnare lavori
manuali come tessitura a ma no, rica-
mo, agricoltura, a fare l'orto nel pez-
zetto di terra attorno alla casa.
Finora non è mancato nulla. Come
si sostentano? F ino a oggi la Provvi-
denza è stata con loro divinamente
generosa. Non è mancato nulla. La
maggior parte delle spese (e non sono
trascurabili) che devono sostenere, è
stata coper ta da benefattori.
Esse poi non dimenticano la loro
origine camp esina: coltivano i campi,
allevano il pollame e le api. Fanno
anche le sane e tanti piccoli mestieri
con cui possono guadagnarsi una
parte dell'occorrente. Hanno anche
un piccolo negozio di oggetti religiosi
e libri in lingua kekchf. Hanno la ge-
stione della farmacia, ma Il chi ci
BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981 9

1.10 Page 10

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guadagna non sono loro bensì la po-
vera gente, perché vendono quasi
senza margini. La parrocchia però ri-
conosce il loro lavoro pastorale con
una piccola quota mensile.
La formazione. La cosa più impor-
tante ora è la formazione che stanno
ricevendo. Con delicatezza cerchiamo
di conservare al massimo la loro cul-
tura indigena, mentre ricevono for-
mazione religiosa, apostolica, umana
e intellettuale. Da pochi mesi due al-
tre Figlie della Carità si sono aggiunte
a suor Anna per aiutarla in questo
compito, anche perché intanto le
giovani indigene ora sono salite di
numero, sono già 25. Per la loro for-
mazione sono divise in tre gruppi.
C'è quello più avanzato, di sei
giovani che da almeno tre anni fanno
parte della comunità. Hanno com•
preso che cosa significa consacrarsi
al Signore, e sono decise di dar vita al
nuovo sodalizio. Hanno deciso in
piena coscienza di « lasciare i genitori
e i fratelli», e di formare la nuova
comunità con spirito e stile di vita ti•
picamente indigeno.
it Un secon do gruppo di altre sei
giovani da circa due anni conduce
questa esperienza. Esse ricevono una
formazione proporzionata alla tappa
*che stanno percorrendo.
Il terzo gruppo, il più numeroso,
comprende le giovani che si sono ag•
giunte di recente. Frequentano i corsi
di alfabetizzazione, si uniscono alle
compagne m aggiori durante le loro
attività apostoliche, e liberamente
vanno e vengono dalle loro case.
I tre gruppi ricevono formazione
religiosa, catechistica, biblica liturgi-
ca, e pedagogica. Sono tutte iscritte
alla scuola per adulti, e con l'aiuto
delle suore si preparano a sostenere
gli esami. Una di esse ha già termi-
nato le scuole primarie e frequentato
anche un corso di infermiera.
Il futuro. Andiamo avanti con
molta fiducia. Non sappiamo ancora
esattamente dove il Signore ci con-
duce, ma siamo sicuri che ci guiderà
per la strada giusta. Non abbiamo ti-
more, e neppure fretta. Il Rettor
Maggiore qualche tempo fa mi scri-
veva: « Procedi con calma, e sempre
in armonia e in dialogo con l'ispettore
e il vescovo». È quello che vogliamo
fare, e poi sarà ciò che il Signore
vorrà. Fin qui padre Jorge Puthcn-
pura.
2 Qucsla singolare primavera
dalle r.1dic d' I on Hosco
La distribuzione geografica. Su 23
gruppi di consacrati dj cui è stato
possibile raccogliere un minimo di
documentazione, 3 appartengono al-
l'Italia: una congregazione, un istitu-
to secolare e un sodalizio. Nel resto
delJ'Europa è sorta una sola congre·
gazione, l'unica maschile, e si trova in
Polonia. Sei gruppi si trovano in Asia:
una congregazione in Giappone,
un'altra a Hong Kong, due in India,
una congregazione e un istituto seco-
lare in Thailandia. Tredici gruppi so-
no in America Latina: nell'Argentina
c'è una congregazione e una pia
unione; in Brasile tre congregazioni e
due sodalizi; in Colombia una con-
gregazione che a sua volta sta dando
vita a un istituto secolare parallelo;
un sodalizio si trova poi in Guatema-
la, uno in Messico e un altro nella
Repubblica Dominicana.
1 fondatori. La maggior parte di
questi gruppi ba per fondatore un
vescovo; una congregazione fa capo a
difficile dar torto al superiore sale-
siano che per numerosi motivi (alcuni
intuibili anche a distanza di migliaia
di chilometri) ritenne impossibile
orientare quelle giovani - cosl «uni-
che» per cultura ed esperienze di vita
- verso una congregazione preesi-
stente, e certo non costruita su misu-
ra per loro.
Si può dire che i 23 gruppi sorti dal
ceppo salesiano devono la loro na-
scita a situazioni e problemi locali
ben precisi, che solo gruppi apposi-
tamente costituiti sarebbero stati in
grado di affrontare e risolvere.
I gruppi e la Famiglia Salesfana.
Questi gruppi, fanno parte della Fa-
miglia salesiana? Alcuni !'banno
chiesto espressamente, altri si consi-
derano della Famiglia senLa farsene
CUCCHIAINE. Le prime suore raccolte da don Cucchlara a Hong Kong, lestegglano la ricostitu-
zione della loro congregazione (Il loro vero nome è Annunclalrlcl del Signore).
un cardinale, gli altri gruppi sono
sLati creati da sacerdoti salesiani. Due
fondatori sono Servi di Dio: don Lui-
gi Variara e don Filippo R.inaldi. Un
particolare ruolo spetta alle FMA:
una sola di esse figura come fonda-
trice, ma sovente i salesiani hanno
trovato nelle suore di Don Bosco
l'aiuto insostituibile per condurre i
giovani gruppi di suorè nei primi
passi della vita consacrata.
Pe rché tanti gruppi. La domanda
risulta giustificala, soprattutto in
tempi di crisi delle vocazioni come
l'attuale. Che le congregazioni so-
prattutto femminili siano tante, lo
conferma una vecchia battuta di spi-
rito, secondo cui il loro numero sa-
rebbe una delle poche cose che lo
Spilito Santo non conosce. Che i
gruppi non siano da moltiplicare
senza vera necessità, anche questo è
pacifico. Ma si consideri come esem-
pio il gruppo delle Volontarie Kekchf
di cui si è appena narrata la storia: è
un problema, altri di fatto si sono al-
lontanati, entrando - come le Suore
di Betania - in una spiritualità di-
versa. Alcuni altri gruppi sembra che
non si siano finora posti il problema
dell'appartenenza alla famiglia di
Don Bosco.
Il (atto è che gli stessi salesiani
hanno «scoperto» la Famiglia sale-
siana - idea ricchissima, e dagli svi-
luppi non ancora prevedibili - solo
da pochi anni. Tutto era implicito nel
pensiero e nel cuore di Don Bosco,
ma solo durante il Capitolo Generale
Speciale del 1971 i suoi figli hanno
cominciato a esplicitare questo con-
cetto. Poi nel successivo Capitolo Ge-
nerale (1977) hanno compiuto un
passo decisivo: hanno cioè istituito
accanto al Rettor Maggiore la carica
di Consigliere per la Famiglia sale-
siana, e raccolto attorno a questa fi-
gura - a formare un nuovo Dicastero
- i delegati o animatori dei vali rami
della Famiglia stessa.
10 BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Sono cose, si può ben dire, solo di
ieri. In questi ultimi sei anni gli uo-
mini del Dicastero hanno lavorato
sodo per chiarire a sé e agli a ltri le
idee, hanno anche tentato un primo
censimento deUe forze. In particolare
il Consigliere per la Famiglia salesia-
na, don Giovanni Raineri, con docu-
menti, convegni, lettere e incontri ha
intessuto una fitta ragnatela di con-
tatti. Ha cosl constatato che l'idea di
Famiglia salesiana suscita sovente la
più viva sorpresa (appare na'ttirale
come l'uovo di Colombo), incontra
forte interesse e sovente una vera
gioia. Si dà il caso di gruppi vissuti
•lontani» e dimenticati, che non na-
scondono la loro soddisfazione nel
sentirsi come riscoperti, nel vedere
quasi la mano di Don Bosco tesa
verso di loro.
E questi gruppi compiono sovente i
passi necessari per av.icinarsi, come
se si trattasse di un ritorno alla pro-
pria patria d'origine...
l confini della Famiglia saJesiana.
Rispondere alla domanda «quali
gruppi fanno parte della Famiglia sa-
lesiana», ancora oggi non è facile. r
confini di questa Famiglia sono già
stati fissati in linea generale nelle
CostitwJoni salesiane, all'articolo 5,
che dice: « Lo Spirito Santo ha susci-
tato (oltre ai salesiam) a ltri gruppi di
battezzati che vivendo lo spirito sale-
siano realizzano la missione di Don
Bosco con vocazioni specifiche di-
verse... ». E aggiunge che anche in
futuro «altre istituzioni potranno
sorgere». Per concludere: «Questi
gruppi, insieme a noi (salesiani), for-
mano la Famiglia salesiana».
Ora i responsabili del DicasLero si
sono poste alcune precise domande:
quali sono i criLeri di appartenenza
d'un gruppo alla Famiglia salesiana?
come deve avvenire il riconoscimento
ufficiale di questa appartenenza?
quali conseguenze pratiche comporta
simile riconoscimemo? E sLanno sLu-
diando le risposte da dare a queste
domande. Quando ci saranno, anche
il discorso sui 2.3 germogli sbocciati
dal ceppo salesiano acq uisLerà con-
torni più precisi. E il BS riferfrà.
Cavoline e Cucchialne. Ora non
resta che sottolineare iJ contributo, a
volte commovente, che le quasi 4.000
persone consacrate in questi gruppi
danno alla diffusione del Vangelo,
molto spesso in zone difficili di mis-
sione, e molto sovente nello spirito e
con lo stile di Don Bosco. Sono per-
sone che sanno anche scrivere pagine
di eroismo, e di mirabile fedeltà al
Signore. Come le suore... Cucchiaine.
Il loro vero nome sarebbe Suore
Annunziatrici del Signore. Aveva
ideato il loro gruppo mons. Versiglia,
nella missione salesiana di Shiu
3 I germogli sbocciati
dal ceiJpo s~les a o
La tabella presenta le nazioni, le località d'origine e le denominazioni delle 23
Congregazioni, Istituti Secolari e Sodalizi di cui si parla nell'articolo.
UNA CONGREGAZIONE MASCHILE
Polonia
Poznan
Società di Cristo (per gli emigrati po-
lacchi)
OP
DODICI CONGREGAZIONI FEMMINILI
Argentina
Brasile
Colombia
Salta
Petrollna
Culabà
Fortaleza
Agua de Dlos
El Salvador
Giappone
San Vlcente
Mlyazakl
Hong Kong
India
Italia
Thailandia
Shlu Chow
Shillong
Krlshnagar
Bova Marina
Bangkok
Figlie dell'Immacolata Concezlone OD
Messaggere di Santa Maria
DO
Missionarie del Buon Gesù
OD
Suore Giusepplne
OD
Flglle del Sacri Cuori di Gesù e di
Maria
OP
Flglle del Dlvln Salvatore
OP
Figlie della Carità (Pia Società Cari•
tas)
OD
Annunzlatrlcl del Signore
OD
Missionarie di Maria Auslllatrlce
OP
Suore di Maria Immacolata
OP
Salesiane Oblate del Sacro Cuore
OP
Ancelle del Cuore Immacolato di Ma-
ria
OD
DUE ISTITUTI SECOLARI
Italia
Thallandla
Torino
Bangkok
Volontarie di Don Bosco
OP
Figlie della Regalità di Maria Imma-
colata
DO
OTTO SODALIZI
Argentina
Braslle
Colombia
Guatemala
Italia
Messico
Rep. Domln.
Buenos Aires
Petrolina
Campo Grande
Bogotà
San Pedro Carcha
Catania
Tlalnepantla
Santo Domingo
Pia Unione Maria Mauarello
Mediatrici della Pace
Suore di Gesù Adolescente
Figlie/ e dei Sacri Cuori (?)
Volontarie Kekchf (?)
Figlie di Maria Corredentrlce
Suore di Betanla (Francescane di Maria
Immacolata)
Missionarie Parrocchiali di Maria Ausllla-
trlce
Delle 13 Congregazioni sorte dal ce ppo salesiano. una sola è maschile. Non fi-
gurano nella tabella i Salesianj e le Figlie di Maria Ausiliatrice, fondati da Don Bo-
sco.
Dopo le Congregazioni sono elencati gli Istituti secolari, comprendenti nelle loro
file le persone consacrate che pur professando i consigli evangelici viyono non In
comunità ma - come si dice - •nel mondo».
Le congregazioni e gli istituti secolari sono considerati veramente tali solo
quando abbiano conseguito l'erezione canonica dal loro Vescovo; se raggiungono
notevole sviluppo ricevono anche il riconoscimento della Santa Sede. Nella tabella
con le sigle DO e OP si sono indicate le congregazioni e gli istituti secolari rispet-
tivamente di Diritto Diocesano e dì Diritto Pontificio.
Igruppi di persone consacrate ancora In attesa di erezione canonica si sogliono
chiamare Sodalizi (o anche Pie Unioni); quelli sorti dal ceppo salesiano sono
elencati nell'ultima parte della tabella.
Questa tabella è stata compilata con Idati a disposizione del BS, e di sicuro sono
dati Incompleti: mancano notizie precise su un istituto secolare In Uruguay, un
gruppo di catechiste tra gli indios Mixe, un altro sodalizio nell'Alto Orinoco... Grazie
a chi vorrà segnalare lacune e inesattezze.
BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981 11

2.2 Page 12

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14 Chow, nel cuore della Cina. La rivo-
luzione comunista nel 1949 portò
Identikit
del 23 germogli
Mao al potere, e portò all'espulsione
di tutti i missionari stranieri dal pae- ITALIA
se. Compreso mons. Arduino, allora
vescovo della missione salesiana, e di
tulli i suoi missionari. Rimaste ab-
bandonate a se stesse, le suore in
buona parte finirono in prigione (e
pare che qualcuna vi si trovi ancora).
Altre erano libere, ma ridotte allo
stato civile e sbalestrate dalle loro
SUORE SALESIANE
OBLATE DEL SACRO CUORE
Sorte a Bova Marina (RC) nel 1933,
sono al lavoro soprattutto nel meridione
d'Italia. Chiamano «missioni• le loro
opere, perché vanno a fondarle proprio In
luoghi di missione. La congregazione fa
parte della Famiglia salesiana a pieno ti-
comunità. Fu allora che si interessò di tolo.
loro don Giuseppe Cucchiara, da
Hong Kong.
Don Cucchiara era uno dei missio-
nari espubi dalla Cina, era stato lai.sù
il Vicario (cioè il numero due) della
diocesi, ed era terribilmente in pena
per quelle suore rimaste abbandona-
Fondatore. É mons. Giuseppe Cognata
(1885-1972), vescovo salesiano di Bova
Marina. Ce!"cava suore disposte a lavora-
re nella sua ditt1cile diocesi, non ne tro-
vava, e allora su consiglio del Papa ha
fondato le Salesiane Oblate. Scopo: assi-
stenza religiosa all'Infanzia e alla gio-
ventù femm inile, nei luoghi più poveri e
le a se stesse. Supponeva, e non a
torto, che tante di esse erano disposte
a qualsiasi sacrificio pur di rimanere
fedeli alla loro vocazione. E i.i arro-
vellava chiedendosi cosa avrebbe po-
tuto fare per aiutarle. Tamo ci pensò,
che alla fine trovò.
bisognosi di aiuto (asili, doposcuola, la-
boratori, catechismi). Non tengono scuo-
le, svolgono Invece Intensa attività di col•
laborazlone con I parroci. Dati. La con-
gregazione è di diritto pontifìcio, canoni-
camente eretta nel 1959. Nel '79 contava
275 suore In 80 missioni.
secondo lo spirito e la missione di Don
Bosco. Sono Impegnate ln un apostolato
specifico, la propria professione vissuta
come missione; si dedicano pure all'apo-
stolato organizzato nella loro chiesa lo-
care: non poche svolgono apostolato di-
retto nelle opere della Famiglia salesiana.
DaU. L'associazione nel 1971 fu eretta in
un istituto secolare di diritto diocesano, e
nel '78 di diritto pontificio. Le Volontarie
sono quasi 800, di cui 350 In Italia e le
altre sparse In Europa, Asia e America.
FIGLIE DI MARIA CORREDENTRICE
La giovane congregazione, che ha una
struttura molto elastica, ebbe un primo
avvio a Catania nel 1957. Le suore vivono
del proprio lavoro, e sono chiamate a
Imitare la perfezione alllssima vissuta da
Maria corredentrlce a fianco di Gesù sa-
cerdote e redentore •.
Fondatore. Don Vittorio Dante Forno
(1916-1975), salesiano dalla personalità
vigorosa, che nel dopoguerra lavorò In-
tensamente per attenuare le tragiche
conseguenze del conflitto nella sua Sici-
lia. Si misurò con la malìa a Palermo, con
I Valdesi e Alesi, e cinque anni dopo l'I-
nizio del nuovo sodalizio - d'accordo
[n Hong Kong conosceva un grup-
po di giovanotti cattolici cinesi, li
chiamò, diede a ciascuno il nome e il
probabile indirizzo di una suora, e
disse loro: scrivete a ciascuna suora
delle ardenù lettere d'amore, tratta-
tele come se fossero vostre fidan-late,
e sollecitatele a venire al più presto
qui a Hong Kong per spo:.an.i con
voi. I giovanotti scrissero e riscrisse-
ro, alcune lettere superarono la cen-
sura e raggiunsero davvero le desti-
natarie a Shiu Chow. Erano lettere
abbastanza trasparenti perché le
suore capissero chi era il vero mit-
tente, ma non abbastanza chiare
perché lo capissero anche le nuove
autorità cinesi. Con in mano queste
lettere, dh-erse suore si presentarono
alle autorità e chiesero il permesso di
recarsi a Hong Kong a scopo di ma-
trimonio. E in ono ottennero l'auto-
rizzatione.
Don Cucchiara se le vide arrivare
alla spicciolata, le raccolse in una
nuova comunità, ed esse furono ben KRISHNAGAR. Le 1uore di Maria Immacolata Indossano come dMaa Il u ri Indiano, e Imparano a
felici di ricominciare da capo la loro suonare la ll1annonlca, perchè l'annuncio di Crbto è pieno di gioia.
congrega1ionc. li matrimonio? Certo:
erano o non erano le spose del Si-
gnore?
Ripresero il loro antico nome di
«Suore Annunziatrici del Signore».
Ma i salesiani di Hong Kong non le
chiamavano così. Ricordavano una
precedente vicenda accaduta in
VOLONTARIE DI DON BOSCO
Il più importante Istituto secolare della
Famiglia salesiana ebbe Il suo avvio nel
1917 col costituirsi a Torino di un'asso-
ciazione di giovani decise a vivere nella
società come Il lievito nella pasta, con
stile salesiano. L'associazione ebbe Il suo
rilancio a partire dal 1956; nel '61 prese
con i suoi superiori - lasciò le file sale-
siane per dedicarsi alla nuova opera.
Scopo. Il sodalizio associa la vita con-
templativa alla vita attiva: servizio nella
comunità, lavoro sociale (scuola o uffl•
clo), apostolato.
POLONIA
Giappone, dove il missionario don
Cavoli aveva fondato le •Suore della
Carità,. che tutti chiamavano affet-
tuosamente dal nome del fondatore:
Cavolmc. E anche loro a Hong Kong
vollero chiamare le suore di don
Cucchiara con l'affettuoso nomignolo
di Cucchiaine...
l'attuale denominazione. Caratteristico
delle Volontarie è Il riserbo: nel loro am-
biente di vita e di apostolato non fanno
sapere di essere consacrate.
Fondatore. Don Filippo Rinaldl, terzo
successore di Don Bosco e Servo di Dio.
Scopo: le VDB perseguono la perfezione
della carità mediante la professione del
consigli evangelici e l'apostolato, vissuto
SOCIETÀ DI CRISTO
PER GLI EMIGRATI POLACCHI
I: l'unica congregazione maschile sorta
dal ceppo salesiano. Ebbe inizio nel 1932
a Potulice (Polonia) e adottò come mo-
dello la congregazione fondata da mons.
Scalabrinl per gli emigrati Italiani. La spi-
ritualità della congregazione si richiama a
12 BOLLETTINO SALESIANO l ' SETTEMBRE 1981

2.3 Page 13

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Don Bosco.
Fondatore. Il cardinale salesiano Au-
gusto Hlond (1881-1948). che fu primate
di Polonia. Scopo. Come dice il suo no-
me, svolge apostolato In favore degli
emigrati polacchi nel settore religioso,
culturale e assistenziale. Dati. L'erezione
canonica a congregazione di diritto pon-
tificio è del 1960. Nel '70 contava 360 re-
ligiosi, Impegnati tra i connazionali In
Francia, Germania, Canada, Brasile e
Australia.
GIAPPONE
e suORE DELLA CARITÀ DI MIYAZAKI
.Nel 1937 a Mlyazakl ebbero inizio da
una Conferenza di san Vincenzo fondata
nel 1929, che a poco a poco assunse im-
pegni sempre maggiori nel campo reli-
gioso e sociale. Le prime professioni reli-
giose si ebbero nel '39, e la congrega-
zione prese a svilupparsi anche nel diffi-
cile periodo della seconda guerra mon-
diale.
Fondatore. Il salesiano don Antonio
Cavoli (1888-1973), esuberante roma-
gnolo, che fu missionario in Giappone e
parroco a Miyazaki. Scopo. L'Insegna-
mento della dottrina cristiana, opere di
assistenza sociale, visite ai malati. Dati.
Canonicamente eretta in congregazione
di diritto diocesano nel 1938 dal prefetto
apostolico mons. Vincenzo Clmatti. Nel
1977 contava 422 suore e 45 novizie di-
stribuite in 24 case. Esse sono al lavoro
anche fuori del Giappone, In Korea e tra
le comunità giapponesi di Colombia e
Brasile. Hanno pure una casa a Roma.
HONG KONG
e suoRE ANNUNZIATRICI
DEL SIGNORE
La congregazione fu ideata nel 1928 a
Shiu Chow {Cina). La rivoluzione comu-
nista disperse le suore, parecchie delle
quali finirono in carcere (e qualcuna forse
vi si trova ancora). Nel 1953 un gruppo di
suore rifug iate a Hong Kong ricostituì la
congregazione.
Fondatori. Il vescovo martire salesiano
mons. Luigi Versiglia preparò Il progetto;
il suo successore mons. Ignazio Canazei
lo realizzò. Scopo. L'apostolato catechi-
stico in aiuto dei missionari, specialmente
in scuole, oratori, dispensari medici. Dati.
Ebbe erezione canonica a congregazione
di diritto diocesano nel 1931 a Shlu Chow;
e dopo la sua ricostituzione, nel 1956 a
Hong Kong. Nel 1978 la congregazione
contava 25 suore con due grandi scuole a
Hong Kong e case anche a Macau e in
Taiwan.
INDIA
e MISSIONARIE DI
MARIA AUSILIATRICE
La congregazione fu iniziata a Shlllong
(India Nordest) nel 1942, per venire in-
contro al bisogno di consolidare nella fe-
de le giovani comunità cristiane di quella
fiorente missione. Dall'Inizio e per 25 anni
ha avuto nelle FMA un valido aiuto per la
formazione delle novizie e la direzione
del l'Istituto.
Fondatore. Il vescovo salesiano di
Shlllong, mons. Stefano Ferrando
(1895-1978). Scopo. Lavoro missionario
nei villaggi, evangelizzazione, catechesi
specie verso le donne e I bambini me-
diante visite ai villaggi, oratori festivi, in-
segnamento anche scolastico. Dati. Con-
gregazione di diritto diocesano dal 1945,
di diritto pontificio dal 1977. Nel 1978
contava 235 professe e 16 novizie, con 34
case situate in sei diocesi dell'India Nor-
dest.
SUORE DI MARIA IMMACOLATA
La diocesi di Krishnagar nel Bengala,
dove sono sorte, era delle più difficili: la
zona per le condizioni climatiche era
chiamata il cimitero degli europei. Questo
dato spiega la necessità di una congre-
gazione locale, che nacque da una sem-
plice associazione femminile sorta nel
1922. Questa associazione nel '39 veniva
rifondata, col nome di « Catechiste di
Maria Immacolata», in vista degli ulteriori
sviluppi. Ora le suore, che indossano il
sari indiano, si dedicano soprattutto al
catechismo, e In gruppi di due o quattro
visitano in bicicletta i villaggi, insegnando
il catechismo e ogni sorta di nozioni utili.
Fondatore. Mons. Luigi La Ravoire
COLOANE {Cina). Due Volontarie d i Don Bo-
sco cinesi con alcuni bambini ospiti del loro
centro per handicappati.
Morrow (1892, vivente), vescovo salesia-
no di Krishnagar. Scopo. Evangelizzazio-
ne e istruzione catechistica delle donne,
delle giovani e dei bambini nelle città e
villaggi. Dati. È congregazione di diritto
diocesano dal 1949, di diritto pontificio
dal '66. Nel 1977 contava 276 suore in 17
opere.
THAILANDIA
e ANCELLE DEL CUORE
IMMACOLATO DI MARIA
La congregazione fu fondata a Bang
Nok Khuek nel 1937. La direzione dell'i-
stituto, come pure la formazione delle re-
ligiose, inizialmente fu affidata alle FMA;
dal 1964 l'istituto è autonomo, con supe-
riora generale thailandese.
Fondatore. Mons. Gaetano Pasotti
(1890-1950), salesiano, allora prefetto
apostolico di Ratburi. Scopo. Aiutare I
missionari nel lavoro di evangelizzazione,
soprattutto attraverso l'educazione cri-
stiana della gioventù femminll~ (catechi•
smi, asili, scuole primarie e secondarie,
opere di promozione sociale). Dati. È
congregazione di diritto diocesano dal
1937. Nel 1978 contava 82 professe e 12
novizie, in 24 case.
e FIGLIE DELLA REGALITÀ
DI MARIA IMMACOLATA
L'istituto secolare nasceva nel 1940
come associazione femminile in un pic-
colo villaggio, e poco dopo si trasferiva
nella capitale. Dato l'importante rilievo
che hanno preso nel paese le scuole, le
associate vi si impegnano con grandi
Istituti scolastici.
Fondatore. Don Carlo Della Torre
(1900, vivente) che nel 1926 fece parte
della prima spedizione missionaria sale-
siana In Thailandia. Ancora chierico ave-
va costituito il primo nucleo delle giovani
che avrebbero dato vita alle «Ancelle del
Cuore Immacolato». Diventato sacerdote,
fondò il nuovo Istituto secolare, e d'intesa
con I suoi superiori lasciò la Congrega-
zione salesiana per meglio seguire gli
sviluppi della sua fondazione. Scopo.
Collaborare all'evangelizzazione della
gioventù, specialmente di quella povera,
nell'arcidiocesi di Bangkok (insegnamen-
to scolastico, visita alle famiglie, cate-
chesi). Dati. Istituto secolare canonica-
mente eretto nel 1954 a Bangkok. Nel
1978 contava 50 consacrate in 4 case
(con quasi 7.000 allievi).
ARGENT_I_N_A_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
FIGLIE
DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
Istituto religioso fondato a Salta come
ramo femminile dei Concezlonisti, con lo
stesso spirito e finalità. Il gruppo Iniziale
era formato da sei signorine, ia comunità
si coslitul verso il 1947 e si dedicò all'e-
ducazione della gioventù femminile po-
vera delle campagne.
Fondatore. L'allora vescovo salesiano
di Salta, mons. Roberto Tavella
(1893-1963). Promotore della catechesi,
animatore dell'azione cattolica, scrittore e
fondatore del quotidiano • El Pueblo•·
Scopo. Educazione della gioventù fem-
minile più povera. Dati. La congregazione
è di diritto diocesano dal 1974. Nel '72
contava 40 suore In 1O opere.
e PIA UNIONE MARIA MAZZARELLO
È stata fondata a Buenos Aires nel
1939. Comprende diverse categorie di
persone: le socie attive, con voto di celi-
bato, che In parte vivono In comunità; Te
socie partecipanti, che possono essere
sposate; gli ausiliari, uomini che ammlnl.
strano le opere e assicurano i mezzi ne-
cessari. Il sodalizio vive secondo le norme
che regolano gli istituti secolari.
Fondatore. Don Luigi Pedemonte
(1876-1962), ispettore salesiano. Scopo.
Assistenza religiosa negli oratori parroc-
chiali maschili e femminili; assistenza
materiale nelle case di ricovero di vario
BOLLETTINO SALESIANO SETTEMBRE 1981 13

2.4 Page 14

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genere. Dati. Il sodalizio è stato ricono-
sciuto dal vescovo, e nel 1948 anche dal
Papa Pio Xli con apposito Motu Pro-
prio•· Nel 1970 contava 80 socie e 7 au-
siliari, con 8 centri in 4 diocesi argentine.
BRASILE
e suoRE GIUSEPPINE
Nel 1923 a Fortaleza il parroco della
cattedrale dette vita a un sodalizio di
giovani Impegnate nelle attività parroc-
chiali, con l'intento di trasformarlo In
congregazione. Il gruppo ebbe un di-
screto sviluppo, ma il parroco rinunciò al
suo disegno. Alla sua morte nel 1948, Il
vescovo locale raccolse le sette superstiti
e rilanciò il sodalizio, che nel 1962 con-
SHIU CHOW. Mons. VersigUa, fondatore delle
Suore Annunzlatrlcl del Signore.
Congregazione di diritto diocesano, ca-
nonicamente eretta nel 1963. Nel 1974
erano 32 suore e 1O novizie In 3 case.
SUORE DI GESÙ ADOLESCENTE
È un sodalizio sorto a Campo Grande
(Mato Grosso) nel 1938. Ha fatto propria
la devozione dell'Ecce Homo, che è ca-
ratteristica di Corumbà; la sua spiritualità
poggia perciò sulla pazienza, l'umiltà,
l'amore alla sofferenza, il desiderio di ri-
parazione del peccato. Fino al 1967 si
sviluppò sotto la guida delle FMA, in se-
guito divenne autonomo.
Fondatore. Mons. Vincenzo Priante
(1883-1944), vescovo salesiano di Co-
rumbà. Scopo. Si propone di preparare
collaboratori per le opere religiose e so-
ciali della diocesi, come insegnanti di ca-
techismo e ministri dei sacramenti. Inoltre
si occupa della catechesi, di asili, scuole,
e assistenza agli infermi. Dati. Nel 1979
contava 33 suore In 9 case
MEDIATRICI DELLA PACE
È un sodalizio sorto a Petrollna nel
1968; si definisce istituto sociale, e si
Ispira a san Giovanni Bosco.
consacrazione religiosa anche alle gio-
vani malate di lebbra o sane ma figlie dl
genitori lebbrosi (in genere per loro, pri-
ma, non era possibile la vita religiosa).
Questa congregazione, prima nel suo
genere, ha aperto toro le porte della vita
religiosa. La congregazione ha fatto pro-
prio il carisma vittima/e ispirato al pen-
siero del Servo di Dio don Andrea Beltra-
mi.
Fondatore. li Servo di Dio don Luigi
Variara, salesiano, apostolo dei lebbrosi
(1875-1923). Scopo. Fin dagli inizi fu suo
apostolato specifico l'assistenza ai leb-
brosi; in seguito si sono aggiunte altre
forme di attività, compresa quella missio-
naria. Dati. Canonicamente eretta in
congregazione di diritto diocesano nel
1930, e di diritto pontificio nel 1964. Nel
1978 l'istituto contava 327 suore, in 47
case sparse in Colombia, Ecuador, Ve-
nezuela, Bolivia e Repubblica Dominica-
na.
UN FUTURO ISTITUTO SECOLARE. La
congregazione dei Sacri Cuori nel suo
capitolo generale del 1975 ha deciso la
costituzione di un parallelo istituto seco-
lare misto, avente nelle sue file anche
persone colpite dalla lebbra, che pur
continuando a vivere nelle proprie case
possano realizzare nella consacrazione Il
carisma vlttimale proprio della congrega-
zione. Nel 1976 si aveva Il primo consa-
crato del nascente istituto, il sacerdote
ecuatoriano Augusto Naranjo Carrera.
Intanto in Agua de Dlos un gruppo di 6
uomini e 12 donne, dopo tre anni di pre-
para,:ione, dovrebbe compiere nel 1981
l'atto di consacrazione vittimale. Altri
gruppi In preparazione erano segnalati in
altre otto località.
tava già 151 professe, 49 novizie In 17
opere.
Fondatore. Mons. Antonio De Almelda
Lustosa, salesiano, vescovo di Fortaleza
(1886-1974). Scopo. L'educazione della
gioventù e la collaborazione nella pasto-
rale parrocchiale. Dati. Eretta in congre-
gazione di diritto diocesano nel 1964. Nel
1971 contava 238 professe e 26 novizie In
47 case, diffuse soprattutto nel Nordeste
brasilìano.
e MESSAGGERE DI SANTA MARIA
La congregazione è stata fondata nella
città di Petrollna (stato di Pernambuco)
nel 1957. Le suore professano un quarto
voto, di carità.
Fondatore. Mons. Antonio Campelo
(1904, vivente), vescovo salesiano di Pe-
trolina. Scopo. L'apostolato parrocchiale,
soprattutto nelle parrocchie più povere e
più difficili (settore di attività: catechesi,
educazione, sanità, servizi sociali). Dati.
Eretta In congregazione di diritto dioce-
sano nel 1973. Nel '78 contava 62 suore e
12 novizie, in 13 case distribuite In 11
diocesi.
e MISSIONARIE DEL BUON GESÙ
Sono sorte a Cuiabà (Mato Grosso) nel
1964.
Fondatore. Mons. Orlando Chavez
(1900, vivente), vescovo salesiano di
Culabà. Scopo. Lavorare nei centri mis-
sionari, dove sovente le relìgiose devono
sostituirsi al sacerdote mancante. Dati.
MIYAZAKI. Una delle ultime loto di don Anto-
nio Cavoli, fondatore delle Suore della Carità.
Fondatore. Mons. Antonio Campelo
(1904, vivente), vescovo salesiano di Pe-
trolina. Scopo. È Indicato nel nome stesso
del sodalizio: portare la pace alle anime.
Le suore sono impegnate (lei lavoro di
catechesi ed evangelizzazione nelle par-
rocchie, soprattutto le più povere. SI pro-
digano anche In favore degli ammalati In
due ospedali, e con le visite a domicilio. Si
occupano pure dell'insegriamento della
gioventù e della preparazione dei cate-
chisti. Dati. Nel 1981 conta 60 suore e 4
novizie, in 12 case.
COLOMBIA
FIGLIE DEI SACRI CUORI
DI GESÙ E DI MARIA
La congregazione è la prima in ordine
di tempo sorta sul ceppo salesiano, e ha
dato la sua piena adesione alla Famiglia
salesiana. E' stata fondata ad Agua de
Dlos nel 1905, per offrire una possibilità di
14 BOLLETTINO SALESIANO 1• SéTTEMBRE 1981
COLOMBIA. Madre Anna Maria Lozano, una
delle prime sei Figlie del Sacri Cuori: oggi ha
98 anni.
EL SALVADOR
e FIGLIE DEL DIVIN SALVATORE
L"idea della congregazione fu appro-
vata nel 1954 dalla conferenza episcopale
di Santo Domingo, e cominciò ad avere la
sua realizzazione nel 1956 nella diocesi di
San Vicente (El Salvador). Ad assistere
l'opera nascente fu chiamata una FMA,
che nel 1968 venne eletta superiora della
congrega,:ione.
(Continua a pag. 17)

2.5 Page 15

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THAILANDIA
BANGKOK. Due bambini non vedenti, alla porta del loro lsututo (tenuto dalle FMA).
Dove i ciechi
vedono più lontano
Ci sono a Bangkok due opere affidate ai figli di Don Bosco, dove i
ragazzi « non vedenti» trovano un ambiente di famiglia, un'educa-
zione, un mestiere, e un motivo per credere nella vita.
U na scena fantastica da vedere!
60 ragazzi ciechi, tutti con un
lungo bastone in mano, co1To-
no per il cortile in cerca dei loro te-
sori; ti-a gli alberi sono Lese delle funi,
dalle funi pendono pignatte di terra-
cotta contenenti pacchettini, i regali
per loro. È il vecchio gioco della rot-
tura delle plgnatte, ma con una par-
ticolarità in questo caso, perché trat-
tandosi di ragazzi ciechi non è stato
necessario bendare i loro occhi.
Non è tutto: i ragazzi ciechi fanno
anche il pugilato. Si è messo su un
palco di legno, si è fallo un ring, ed
ecco i ragazzi con i guantoni in brevi
incontri di tre rounds ciascuno. 1
colpi non si vedono, però si sentono.
ma i guantoni enormi evitano che ci
si faccia male. Poi i ragazzi vengono
divisi. in quattro gruppi e si cimenta-
no nel tiro alla fune. E sempre in
gruppi eccoli avventurarsi per tutta la
casa, dietro tracce misteriose, impe-
gnati in una lunga e appassionante
caccia al tesoro...
Così a Nonthaburi, periferia di
Bangkok, i ragazzi del «Centro di
formazione professionale per ciechi»
lo scorso dicembre hanno festeggiato
il Natale. Sono quasi tutti di religione
buddista, ma si associano volentieri,
anche non richiesti, alle funz.ioni del-
la comunità salesiana. In massa han-
no partecipato al rito della notte san-
ta, tutti naturalmente hanno parteci-
palo ai giochi, e lutti - chi più, chi
meno, secondo fortuna o abilità -
hanno poi ricevUlo i doni e i premi di
Babbo Natale. Babbo Natale per la
circostanza era il direttore del centro,
don Gustavo Roosens.
La cecità, un castigo. I salesiani
che lavorano in quest'opera sanno
quanlo sia necessaria a questi ragazzi
la gioia: sono ragazzi sfortunati
quanto altri mai, nati ciechi, o vittime
di incidenti, di cure mal eseguite, di
pratiche superstiziose... Ragazzi che
non sapranno mai quanto è bello il
loro paese, la Thailandia, la penisola
d'oro, esuberante di vita sotto il suo
sole caldo, col suo cielo costante-
mente az.zurro, tra le piante sempre
verdi, con gli uccelli screziati di mille
colori.
Ragazz.i sulla cui tristezza grava
una visione del mondo riduttiva e
mortificante. «lo non mi lamento né
dei miei genitori, né dei miei pareoti
- con.fidava Suksa, educato nella
religione buddista, a padre Roosens
- . Io sono un handicappato, e questo
è il risultato della mia vita preceden-
te». È la concezione buddista, secon-
do cui una disgrazia come la cecità è
sempre un castigo meritato, che si
subisce per espiare peccati personali
commessi m questa vita o magari
nella precedente, addirittura peccati
commessi dai genitori o dagli ante-
nati. Non c'è che da rassegnarsi...
O da lasciarsi prendere dallo scon-
forto, dalla disperazione. « Molte vol-
te - ammette padre Roosens - a l-
l'inizio questi ragazzi ciechi arrivano
qui con l'idea di compiere un suici-
dio, privi come sono di ogni speranza
umana, e convinli che per loro la vita
ha ormai perso ogni significato ». Ed è
cosl che per dare un senso a queste
esistenze altrimen ti disperate, sono
sorte a Bangkok due opere a favore
dei ragazzi ciechi, le uniche in tutta la
Thailandia: due opere fondate non a
caso da una persona cieca, ma che
vedeva lontano con gli occhi della
fede cristiana. E tutt'e due dopo varie
peripezie sono state a ffidate ai figli di
Don Bosco missionari in Thailandia:
la prima, fin dal 1947, alle Figlie di
Maria Ausiliatrice; e l'altra podù anni
fa ai salesiani.
Aiutare ad aiutarsi. Nel 1939,
quando la Thailandia si chiamava
ancora Siam, viveva a Bangkok una
giovane benestante americana, cieca
dalla nascita, Genevieve Caulfield. Un
giorno adottò come figlia una bam-
bina giapponese cieca. Poi con l'aiuto
di amici fece posto in. casa a una de-
cina di bambini ciechi. Poi la guerra
moltiplicò i ragazzi ciechi nel paese, e
lei allargò l'opera dando vita a
un'apposita «Fondazione per i cie-
chi». E le assegnò questo splendido
programma: «Aiutare i ciechi ad aiu~
tare se stessi».
Poi nel 1947, al momento di lasciare
la Thailandia, espresse il desiderio
che per il suo istituto si cercassero
educatrici cattoliche. Il comitato,
composto da buddisti, tramite il ve-
scovo salesiano mons. Pietro Carretto
si rivolse alle FMA cb e da poco erano
giunte nel paese, ed esse ebbero il
coraggio di dire di sì.
Ci voleva coraggio, per quest'opera
così diversa e così difficile. « Vi affi-
diamo quest'opera a pieni voli -
disse il presidente del comitato al
momento della consegna - , con la
certezza di mettere questi bambini
infelici in buone mani. Se la vostra
religione li può rendere meno in felici,
non negate loro questa consolazio-
ne». E così è stato.
Quel che aUora si chiamava solen-
nemente istituto, era in realtà solo
una casetta di legno presa in affitto,
senza le attrezzature razionali neces-
sarie. Le prime tre suore ci si misero
con la più grande buona volonlà, ma
gli ostacoli erano tanti. Gli sfratti, per
esempio: improvvisi e immotivati.
Ogni tanto bisognava cercarsi un'al-
BOLLETTINO SALESIANO 1•SETTEMBRE1981 15

2.6 Page 16

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tra casa senza sapere perché si era
messi alla porta. Finché alcuni dei
ragazzi ciechi più grandi, che la sa-
pevano lunga, un giorno spiegarono
alle suore che cosa stava accadendo.
Semplice: c'era qualcuno che avreb-
be volentieri preso il posto delle suore
nella direzione dell'istituto. Ma i ra-
gazzi avevano già fatto sapere a quei
tali, che se le suore fossero state al-
lontanate, anch'essi se ne sarebbero
andati. E le persecuzioni cessarono...
Vanno matti per la musica. Ora è
acqua passata, solo un brutto ricor-
do; la nuova sede è quanto di più
bello e adatto si possa immaginare.
L'edificio ha tre piani in cemento ar-
mato, è nuovo e costruito apposita-
mente, con aule e attrezzature effi-
cienti, con piscina e parco-giochi che
assicura il normale prolungamento
delle esperienze d'apprendimento
iniziate a scuola.
La casa ha qualcosa del castello
incantato. Per i corridoi è un fruscia-
re leggero di piedini scalzi che con
rara sensibilità avvertono ogni osta-
colo e procedono svelti sulle stuoie.
Sono figurette slanciate dal capo
eretto e dall'espressione serena e di-
sinvolta, che vanno e vengono ordi-
natamente, con l'innato senso di pro-
prietà che portano in sé.
Nelle aule si trovano mappamondi
in rilievo, animali in plastica, numeri
mobili, macchine per scrivere, libri e
strumenti musicali. E poi nastri, e
giunchi e vimini per intrecciare ce-
stelli, rafia e gomitoli di filo, telai per
confezionare tappeti, stuoie, centri,
scialli ...
Ragazzi e ragazze nella scuola
conseguono regolari titoli di studio, i
più grandi frequentano le scuole su-
periori fuori dell'istituto, fino alla so-
glia dell'università. I più bravi posso-
no frequentarla a Bangkok, o anche
trasferirsi negli Stati Uniti, dove li at-
tende miss. Caulfield - sempre lei -
che li segue e li avvia al consegui-
mento della laurea.
Quanto si legge, Lra quella mw-a. I
ragazzi divorano i libri in Braille della
loro nutrita biblioteca. Si accoccola-
no sulla stuoia in un punto qualsiasi
della stanza, poi sc01Tono le pagine
con la punta delle dite. Sul loro vi-
setto dalle palpebre abbassate si di-
segnano man mano le mille meravi-
gliose emozioni della lettura.
E quanta musica si fa. La naturale
propensione del popolo thai per la
musica viene qui potenziata dalla fi-
nissima sensibilità uditiva e daJ lungo
esercizio a cui si dedicano i ragazzi.
Vanno matti per la musica della ra-
dio, ma mica si accontentano di
ascoltarla: vogliono poi eseguirla sui
loro strumenti.
Insomma duecento ragazzi e ra-
gazze non vedenti, di età in genere fra
i 6 e i 14 anni, ciascuno col suo dolo-
roso passato da dimenticare, che ap-
prezzano il dono deDa vita e con lo
studio e il lavoro mettono a frutto
tutti i loro talenti.
Giovannino si fece bonzo. Intanto
nel 1966 la «Fondazione per i ciechi»
aveva preso un'altra iniziativa: « Il
Centro di formazione professionale
per ciechi» di Nonthaburi, destinato a
ragazzi più gran di, d'età fra i 15 e i 30
anni. E l'iniziativa, eccellente sulla
carta, poco mancò che finisse in un
disastro. Dopo 12 anni di esistenza
GIOCANO. Come se cl vedessero.
precaria, i responsabili già pensavano
di chiudere baracca e burattini,
quando qualcuno suggerì di giocare
un'ultima carta. O meglio, di ricorrere
ancora ai figli di Don Bosco e dj farla
giocare a loro. Fu interessato il Nun-
zio, che interessò l'ispettore salesia-
no, e l'ispettore disse proviamo...
Il 31.5.1978 piovve tutto il giorno.
Buon segno in Thailandia, segno di
fertilità e di successo. Quel giorno
padre Gustavo Roosen~ (salesiano
belga di 54 anni) entrava con un altro
salesiano a Nonthaburi. Chiese «in
prestito» due camere sullo stesso
piano in cui dormivano i ragazzi, e
poi anche i leni. E poi piatti, coltelli e
scodelle. Si fece assegnare anche una
stanza nella casetta dei maestri. che
sarebbe servita da cappella, soggior-
no, parlatorio e alloggio per ospiti. l
ragazzi «guardarono» i nuovi venuti
con un certo riserbo, ma già alla pri-·
ma sera il ghiaccio era rotto. A rom-
perlo fu la prima «buonanotte»: don
Roosens raccontò la storia di Gio-
vannino Bosco, un povero orfano che
si fece «bonzo» per aiutare i ragazzi
poveri. E disse che i due nuovi venuti
erano stati mandati proprio da quel
Giovannino Bosco, a occuparsi di lo-
ro come fanno i buoni papà con i loro
figli.
C'è tanto da fare e da imparare. I
due salesiani dapprima si tennero in
disparte, per vedere come funzionava
l'istituto. Notarono la vita degli allievi
ciechi, i metodi di insegnamento (an-
che molti insegnanti erano ciechi, e
ciò aveva grandi vantaggi), la pre-
senza - apparsa presto ingombrante
- di numerosi exallievi ciechi già
avanti negli anni. Notarono che
quanto occorreva per il funziona-
mento materiale dell'opera lo si tro-
vava abbondante in casa, ma che gli
educalori non avevano idee chiare sui
programmi, e soprattutto che ognuno
badava filosoficamente ai fatti pro-
pri. La disciplina era quasi inesisten-
te. Molte nonne del regolamento
erano discutibili, e come se non ba-
MISS GENEVIEVE CAUFIELD, oggi più che
ottantenne, à da oltre 40 anni impegnata ln fa-
vore del non vedenti thallandesl.
stasse le eccezioni erano più nume-
rose che le regole.
I due salesiani lentamente comin-
ciarono a prendere in mano le redini.
Pretesero l'impegno nelle cose essen-
ziali, e soprattutto spiegarono le de-
cisioni, in modo che fossero capite e
accettate. Gli exallievi, qualche inse-
gnante, e q uelli del personale che or-
mai non si sentivano più a loro agio, a
poco a poco se ne andarono e fu tma
liberazione. L'ambiente si rasserenò e
migliorò. La scuola fu presa più sul
serio, il lavoro anche.
Del resto c'era tanto da fare e da
16 BOLLETTINO SALESIANO r• SETTEMBRE 1981

2.7 Page 17

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imparare. L'alfabeto Braille, l'inglese,
e una infinità di nozioni utili per la
vita. ll laboratorio di falegnameria, la
sezione agricola, la tipografia da far
funzionare. Certo non si insisteva
molto sugli aspetti teorici o metodo-
logici, perché questi ragazzi devono
imparar a fare qualcosa di facile, e a
farlo bene, in modo da potersi gua-
dagnare domani la vita.
La loro giornata. La loro giornata è
intensa, piena di tante cose, perché
devono badare completamente a se
stessi. Al mattino tutti in cortile per
l'alzabandiera. Poi a scuola o al lavo-
PREG.ANO. A sera stendono la stuola sul pa-
vimento, e ognuno prega secondo la sua lede.
ro. C'è chi per queste incombenze
deve uscire, e lo fa da solo, da solo
prende l'autobus, va e ritorna. Ognu-
no lava da le proprie stoviglie, fa il
bucato, lo stende e lo raccoglie. AJ
tatto ciascuno riconosce i propri ve-
sti li.
[nsieme i ragazzi giocano, perfino
al calcio: pare incredibile. Hanno re-
gole speciali, e un paJJone molto
grosso, che non vedono ma «sento-
no» mollo bene. Fanno i gol e si di-
vertono un mondo.
Alle nove di sera suona un campa-
nello e si raccolgono per le preghiere.
Eccoli seduti s ulJe stuoie come i mo-
naci buddisti, intenti a pregare se-
condo la loro religione. C'è anche un
musulmano, di nome Charan, che a
quell'ora recita per la quinta e ultima
volta in arabo le preghiere prescritte:
prima stende a terra la sua stuoia su
cui è raffigurata una moschea, poi si
Jivolge come tutti i buoni musulmani
verso occid ente. Ma qualche volta
sbaglia direzione...
Poi per tulli c'è la buonanotte, che
non manca mai. Quanti cambiamenti (Segue da pag. 14)
I sono avvenuti grazie a questa prov- Fondatore. Mons. Pedro Arnoldo Apa-
videnziale invenzione di Don Bosco. riclo (1908, vivente), vescovo salesiano di
Forse i più importanti cambiamenti San Vicente. Scopo. Aiutare i sacerdoti
sono avvenuti proprio durante quella
pausa di ascolto e di riflessione.
L a scop erta che Dio è padre. Dopo
nelle parrocchie, mediante l'istruzione e
educazione della gioventù nelle scuole, e
in altre forme. Dati. Eretta In congrega-
zione di diritto diocesano nel 1972. Nel
tre anni di lavoro, i salesiani (che ora 1981 conta 81 suore con 9 opere, al la-
sono tre, e nei giorni (estivi hanno voro in El Salvador, Nicaragua e Vene-
l'aiuto dei chierici studenti) comin- zuela.
ciano a vedere realizzato anche qui il
bel programma di miss. Caulfield:
GUATEMALA
«Aiulare i ciechi ad aiutarsi». Occorre e voLONTARIE KEKCHi
dare loro non tanto delle cose, quanto Nel 1977 era sorto a San Pedro Carchà
una possibilità di riuscita e di vita, (Alta Verapaz) un gruppo di nove giovani
cioè un ambiente familiare per oggi, e
un mestiere per domani.
« La prima cosa che abbiamo cer-
calo di far capire a questi ragazzi -
dice uno dei salesiani - è che vo-
gliamo loro bene. A un certo punto si
sono accorti che possono veramente
Indigene del gruppo etnico Kekchi con
chiari segni di vocazione, e il vescovo
autorizzò l'esperimento. Formarono co-
munità a parte, ricevettero adeguata
Istruzione e formazione, e anche se si
procede con la massima cautela tutto la-
scia prevedere che tra qualche anno
davvero potrà nascere una congregazio-
contare s u di noi in ogni momento del ne di diritto diocesano.
giorno e della notte, e questo è stato
decisivo ...
C'è un dono enorme che i salesiani
vorrebbero fare a questi ragazzi, ed è
quello della fede. AJ momento, su 60
ragazzi ospitati a Nonthaburi, c'è un
solo cattolico. «Noi rispettiamo la lo-
Fondatore. Don Giorgio Puthenpura
(1941, vivente), missionario venuto dal-
l'India, direttore della comunità salesiana
di San Pedro Carchà e parroco locale.
Scopo. Evangelizzare e aiutare i loro fra-
telli più poveri (le giovani si occupano di
catechesi, assistenza ai malati e denutriti.
ecc.). Dati. Nel 1981 sono 25 le giovani
ro religio ne, ma non rinunciamo cer- Kekchi impegnate nella loro preparazione
to ad annunciare il messaggio cri- e nel primi apostolati tra la gente del loro
stiano - spiegano i salesiani - . Tra gruppo etnico.
le novità della nostra fede che più MESSICO
impressiona i ragazzi ciechi c'è la
scoperta che Dio è padre. Padre non SUORE DI BETANIA
solo dei cristiani ma ancbe dei bud- Nel 1953 l'Ispettrice delle FMA In Mes-
disti e di tutti gli uomini. Per questo a
loro piace molto la preghiera del Pa-
dre Nostro. E vengono numerosi alle
nost.re funzioni , nella cappellina della
residenza, per pregare il Padre con
noi».
«Con gli occhi non vedevo.» Lo
sico raccolse a Tlalnepantla un gruppo di
giovani di sicuro orientamento vocazio-
nale e dette vita a un sodalizio. Esse era-
no impegnate In lavoro apostolico e so-
ciale In zone particolarmente povere e di
missione. Il gruppo, non potendo allora
trovare un inserimento nella Famiglia sa-
lesiana, fu affidato al vescovo locale, un
stesso accade anche nell'istituto delle francescano, che gli dette orientamento
FMA. dove in tanti anni cli lavoro si
sono avuti anche tanti battesimi. La
cappellina è diventata un punto di
incontro spirituale, dove bambini e
bambine si recano spontaneamente.
Un semplice colpo di campanello a
una certa ora del mattino annuncia
spirituale secondo il proprio ordine.
Fondatrice. Madre Ersilia Crugnola,
ispettrice delle FMA In Messico. Scopo.
Educazione delle bambine povere. Dati. Il
sodalizio è avviato a diventare congrega-
zione di diritto diocesano. Nel 1977 con-
tava 154 suore e 18 novizie, con 12 case.
che s ta per cominciare la messa. Un REPUBBLICA DOMINICANA
leggero fruscio e scalpiccio suJJe
stuoie, chi vuole entra libero e sol-
lecito.
Questo approdo libero alla fede
produce nell'animo sensibile dei ra-
gazzi ciechi delle convinzioni e intui-
zioni sorprendenti Come quella di
MISSIONARIE PARROCCHIALI
DI MARIA AUSILIATRICE
Pia Unione sorta nella diocesi di Santo
Domingo, e approvata dall'ordinario lo-
cale nel 1971. Le consacrate non portano
alcuna divisa, e hanno scelto come pro-
gramma quello di san Paolo: • Farsi lutto
Virija Sae. un ragazzo che aveva per- a tutti per portare tutti a Cristo•· Hanno
so la vista nello scoppio di una bom-
ba, e che oggi s ta terminando l'uni-
versità. Un giorno ha detto in tutta
semplicità: «Prima, con gli occhi, non
ci vedevo. Ora, senza occhi, vedo».
È per questo che il Signore a volte
lascia chiusi gli occhi: perché si
chiesto di far parte ufficialmente della
Famiglia salesiana.
Fondatore. Don Andrea Nemeth (1915,
vivente). salesiano ungherese. Scopo.
Collaborare in maniera diretta con i par-
roci nella direzione di centri giovanili,
nelle scuole parrocchiali, catechesi ecc.
Dati. La Pia Unione nel 1971 contava 23
giunga a vedere più lontano.
socie al lavoro in 9 centri.
F erruccio Voglino
Enzo Bianco
17 I BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981

2.8 Page 18

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PERÙ
Otto missionarie
nel cuore delle Ande
La comunità delle FMA in La Merced svolge ininterrot1amente dal
1917 la sua attività sociale a favore di una popolazione molto povera.
E accompagna al traguardo del Vangelo un villaggio di indios Campa
insediati nella foresta. Racconta una delle otto suore
N ella selva centrale del Perù
detta Chanchamayo, I.e Figlie
di Maria Ausiliatrice entrarono
nel 1917: erano le prime religiose a
penetrare in quella zona. Vi giunge-
vano dietro richiesta del governo, e
l'allora vicario apostolico di San
Ramon, un missionario francescano,
aveva fatto da tramite.
In anni precedenti gli indigeni - i
Campa e gli Arnuesa - si erano
scontrati con i sempre più numerosi
coloni stranieri e peruviani decisi a
sfruttare quelle terre vergini e il Loro
prezioso legname; più deboli, gli in-
dios si erano ritirati dai terreni mi-
gliori e ora abitavano lungo i fiumi o
sulle parti alte dei monti: si cibavano
di frutti silvestri, di caccia e pesca.
La città più importante del territo-
rio era La Merced, fondata nel I869
da un certo colonnello Pereira. Co-
stui, uomo di fede, aveva affidato al-
l'intercessione della Madonna la con-
quista della selva. E volle esprimere
la sua riconoscenza per la protezione
ottenuta dLLrante la difficile impresa,
con un gesto che risulatasse duratu-
ro: scolpì per·sonalmente nel legno
una statua della Madonna della Mer-
cede, e la lasciò come ricordo in un
luogo che chiamò appunto La Mer-
ced. Ebbe così inizio un piccolo vil-
laggio, destinato a essere in seguito
un grosso centT0 commerciale, e ora
la sede della provincia.
L'os pedaletto e la scuola. Alle FMA
appena giunte, il governo affidò il
povero ospedaletto del luogo e l'unica
scuola, mista. Cosi le suore si occu-
parono degli ammalati (allora il
Chanchamayo era infestato dalla
malaria) e della gioventù. L'aiuto
della Madonna e il sistema preventi-
vo di Don Bosco operarono nell'arco
degli anni veri prodigi, con grande
soddisfazione degli abitanti. E anche
del governo, che più volte manifestò
nei modi più vari la sua stima.
La piccola comunità degli inizi era
costituita solo da cinque suore, ma
aveva carattere spiccatamente inter-
nazionale: due erano peruviane, una
argentina, una tedesca e una italiana.
Le missionarie affrontarono serena-
mente i duri sacrifici di quei primi
tempi: gli ammalati trovarono in loro
vere sorelle, la gioventù ebbe educa-
trici affettuose. Il vescovo mons.
Uriarte soleva dire: «Si vede che con
le Figlie di Maria Ausiliatrice è entra-
ta ne lla selva la Madonna, la potente
Ausiliatrice dei cnsuani: da allora
sono cominciati i miracoli». L'opera
infatti fiorì sempre più, al di là delle
previsioni, e affondò le sue radici nel
cuore degli abitanti di La Merced e
dintorni.
Di quei primi tempi è rimasta indi-
menticabile in wni la figura di suor
Ortensia, volata al cielo da qualche
anno: il sindaco, a nome della popo-
lazione, fece collocare nella cappella
dell'ospedale una lapide come segno
di perenne riconoscenza; sul marmo
era scritto a lettere d'oro: «Religiosa
esemplare e pia, dedicò tutta la vita al
sollievo dei poveri malaLi e al bene
delle fanciulle del paese1>.
Oggi, scuola oratorio e catechismo.
Oggi non abbiamo più l'ospedale. che
sotto l'azione sacrificata delle prime
suore aveva preso un grande svilup-
po, al punto che le autorità dovettero
occuparsene sul serio: provvidero ai
suoi bisogni e così la nostra presenza
non fu più necessaria.
La scuola invece è molto fiorente;
le insegnanti per nostra fortuna sono
pagate dal governo, le alunne non
devono versare la retta, e quindi ac-
cettiamo tutte le bimbe, a partire
dalle più povere. Non poche risultano
sofferenti per denutrizione, e sono
fatte oggetto di assidue cure.
L'oratorio è frequentato da nume-
rose bambine, il centro giovan ile dal-
le adolescenti: a queste ultime, divise
in gruppi, si impartiscono lezioni di
taglio e cucito, di dattilografia e edu-
cazione igienico-sanitaria. Tutte poi
ricevono istruzione catechistica ade-
guata alla loro età. Un gruppo di
queste giovani prepara i canti, e ani-
ma la liturgia eucaristica in parroc-
chla.
18 BOLLETTINO SALESl/lNO 1" SETTEMBRE 1981
LA MERCED. Una FMA
accompagna in visita
alla missione I bambini
di Pampa Mlchl. I ma-
schietti hanno una la-
scia attorno alla fronte,
per significare che uno
di loro un giorno sarà Il
capo della tribù degli
lndlos Campa.

2.9 Page 19

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Tutte le domeniche due suore ac-
compagnano nei villaggi il missiona-
rio per integrare la celebrazione della
messa con il catechismo. Altre due
suore della comunità, a richiesta del
vescovo, sono addette a tempo pieno
all'insegnamento della religione in J5
scuole tra elementari e medie: esse
hanno anche l'incarico di vigilare
perché in tutte le altre scuole sparse
nelJa selva (che sono circa 60) sia
impartita l'istruzione religiosa.
La catechesi di tutto il Vicariato
Apostolico è affidata a una nostra
suora, che d'accordo con il vescovo, e
con l'aiuto efficace deUa sua comu-
nità, cura la formazione delle cate-
chiste. li lavoro, specialmente quello
che si svolge nelle scuole dfaseminate
nella selva, non è facile: le distanze
sono grandi, gli ambienti poverissimi,
i bambini volenterosi ma spesso
stanchi e insonnoliti per la lunga
strada che separa le loro capanne
dalla scuola. Ma Dio vede la buona
volontà, e l'amore con cui si opera, e
siamo certe che lo Spirito Santo sup-
plirà.
I Campa di Pampa Michi Un altro
lavoro tanto caro al nostro cuore di
missionarie è quello tra i Campa di
Pampa Michi. Questo è un piccolo
villaggio della foresta, a circa trenta
chilometri da La Merced: vi abitano
una cinquantina di famiglie Campa,
cioè indigeni della selva centrale, che
un tempo erano organizzati in tribù
ed erano i -padroni della foresta.
Oggi, grazie all'interessamento del-
le missionarie, Pampa Michi è una
tribù nativa legalmente riconosciuta
dal governo. Possiede documenti che
la definiscono come tale, e i singoli
individui godono dei diritti di tutti i
cittadini peruviani.
Dal 1975, da quando cioè li abbia-
mo scoperti lungo le rive del fiume
Percné, andiamo dai Campa due vol-
te alla settimana, e svolgiamo un in-
tenso lavoro di promozione ed evan-
gelizzazione.
C'è poi a Lima suor Eleana, dele-
gata ispettoriale per la pastorale gio-
vanile, che organizza gruppi di gio-
vani (oratoriane, allieve ed exaUieve),
e durante le vacanze estive le condu-
ce a lavorare per qualche settimana
sul posto. Prima studiano insieme iJ
piano di lavoro, e poi vanno a realiz-
zarlo. Quel periodo segna per i Cam-
pa un tempo di vera gioia. Le ragazze
impegnano grandi e piccini in un'at-
tività intensa e ben organizzata: in-
segnano alle donne e alle giovani iJ
lavoro a maglia, il cucito, il rammen-
do, le norme di igiene, anche le tec-
niche agrarie. Molte ore sono dedica-
te al catechismo, alle filmine, ai rac-
conti, al rosario e alla messa. Non
mancano i canti, i giochi e l'allegria:
PAMPA MICHI. Il piccolo vlllagglo degli lndlos Campa, oggi.
COSI I CAMPAS DI PAMPA MICHI
INCONTRARONO IL VANGELO
Il Vicariato Apostolico di San
Ram6n, affidato ai missionari france-
scani, sorge sulla cordigliera centrale
del Perù nel dipartimento dello Junin.
Da tempo le FMA di La Merced, du-
rante I loro giri per il catechismo nel
villaggi, avevano notato In una bella
radura al di del fiume Il piccolo in-
sediamento dei Campas detto di
Pampa Mlchi. Avrebbero voluto rag-
giungerlo, ma non esistevano strade.
Finalmente il governo ne costruì una e
gettò il ponte sul fiume; e subito, nel
marzo 1975, due suore arrivarono.
Una era suor Fabiana e l'altra suor
Giulia (a cui si deve la relazione pub-
blicata in queste pagine).
Il loro primo incontro fu una delu-
sione: quei Campas, che per fama
sono considerati gente allegra e buo-
na, si mostrarono verso le suore freddi
e diffidenti. Non scoraggiamoci - sì
dissero le suore -. btsogna insistere
con pazienza». Presero a visitare il
villaggio due volte alla setlimana; gio-
cavano con I bambini, si rendevano
utili alle mamme, e a poco a poco
amicizia fu fatta.
Del resto quella gente aveva biso-
gno di tutto: le sue condizioni di vita
erano precarie, si rendeva necessaria
un'urgente opera di oromozione
umana e sociale. E fu stabilito di te-
nervi un « corso», in gennaio-marzo
1976. Arrivò sul posto un'équipe di
suore, exallleve, agronomi. più un sa-
cerdote, un medico, un'Infermiera.
una sociologa. I Campas non com-
presero bene quel che stava acca-
dendo, ma apprezzarono moltissimo Il
clima di famiglia che regnava, quel
mettere tutto in comune - li lavoro, il
cibo, il riposo, le pene e le gioie -.
cosa a cui erano abituati da sempre.
Intanto le donne impararono molto
volentieri a preparare meglio Il cibo, a
cucire, a tenere in ordine la capanna, i
vestili, i bambini. Gli uomini Impara-
rono a seminare, a innestare, a tenere
l'orto. E inoltre, quando l'équipe se ne
tornò a Lima, il villaggio risultava do-
tato di un grande forno a uso comune,
e dell'acqua potabile.
Intanto i Campas si mostravano
maturi per accogliere Il Vangelo. La
loro religione naturale già li dispone-
va, poi In passato avevano avuto spo-
radici incontri con missionari di pas-
saggio. Ora si poteva parlare loro dei
sacramenti. e prepararli a riceverli.
Nelle vacanze 1977 ci pensarono sei
suore e sei ragazze venute apposta da
Lima, e prepararono la grande festa: il
villaggio venne ripulito e tutto addob-
bato. Al termine dei riti, il capo del
villaggio Augustfn Capurro non stava
in sé dalla gioia e diceva a tutti: • Co-
me è bello vivere con Dio! Nessuno al
mondo oggi è felice come noi qui a
Pampa Michi».
finchè ci sono le suore il piccolo vil-
laggio sembra in festa lutti i giorni.
Nel febbraio 1980 è venuto a Pam-
pa Michi un piccolo gruppo formato
da suor Luisa, s uor Edna, suor Flora
e sci giovani (anche questa esperien-
za era organizzata da suor Eleana). E
si è rinnovato il miracolo. li giorno
della partenza, il capo della tribù Au-
gustfn Capurro si presentò a suor
Luisa con le braccia aperte e le disse:
«Tutti contenli, e adesso tutti con
pena. Ma vi aspettiamo per il prossi-
mo anno!».
I Campas sono ricchi di valori
umani e morali, sono semplici, spon-
tanei e generosi, aperti al Vangelo.
Mai un bimbo o un adulto mangia da
solo una cosa che gli viene offerta,
mai gode da solo quel che ha: guarda
sempre intorno se c'è qualcuno con
cui dividere i suoi beni. L'esperienza
presso di loro ci arricchisce spirìtuaJ-
mente, e ci fa molto riflettere.
In verità possiamo dire che la selva
centrale del Perù è tutta una pro-
messa e una speranza, per quanti so-
no impegnati a estendervi il Regno di
Cristo.
Suor Giulia Rizzato
Missionaria FMA
19 BOLLETTINO SALESIANO 1" SETTEMBRE 1981

2.10 Page 20

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IL CENTENARIO SALESIANO
La Spagna
ha detto
« grazie»
a Don Bosco
Ecco come in questi mesi i figli di
Don Bosco della Spagna hanno
« fatto memoria» del centenario
dell'opera salesiana nella Penisola
Iberica
S econdo una definizione non pro-
prio esatta ma molto densa, la
parola ricordare significherebbe
«rimettere nel cuore». È ciò che stanno
facendo gli amici di Don Bosco in que-
st'anno centenario dell'opera salesiana
in Spagna. Si tratta di rimeltere in cuore
gli ideali, gli obiettivi, la generosità dei
primi sei inviati da Don Bosco nel lon-
tano 1881.
Così le celebrazionj si sono aperte nel
gennaio scorso a Utrera, e proseguiran-
no fino a febbraio dell'anno prossimo,
come momenti di bilancio, di riflessione
e programmazione. I modi di ricordare
sono tanti, dagli incontri di preghiera
alle commemorazioni pubbliche, dai
congressi ai campeggi. L'episcopato si
associa, le autorità civili aderiscono
cordialmente, anche il re Juan Carlos L
ha voluto rkevere i superiori salesiani.
E superiori sono giunti pure da Ro-
ma: il Rellor Maggiore ha visitato Bar-
cclona, Madrid, Sevilla, Otrera. Madre
Canta, Superiora delle FMA, è andata in
Spagna a commemorare anche il cen-
tenario di Santa Maria Mazzarello.
A Utrera cominciarono in gennaio i
padri di famiglia con una tre giorni; poi
ci fu l'Omaggio della gioventù a Don
Bosco (e partecipò il cardinale di Sevil-
la). Poi l'intera Famiglia salesiana prese
parte alle celebrazioni del 31 gennaio,
festa liturgica. Fu poi la volta degli
Exallievi riuniti in assemblea, e il 4 feb-
braio l'apertura ufficiale del centenario,
presente il cardinale di Madrid.
In tutte le ca:,e salesiane la festa cli
Don Bosco ha avuto quest'anno sottoli-
neature speciali. Don Bosco in Spagna è
patrono della cinematografia, perciò si
riunirono in Madrid per una giornata di
riflessione e di festa molli appartenenti
a case distributrici, produttrici ecc., e
perfino disputarono un'accanita partita
di calcio.
A marzo i Cooperatori salesiani si
dellero appuntamento a Campello per
un J.ncontro nazionale durato tre giorni.
Jn aprile, in occasione della Pasqua, il
movimento «Cristo vive» che è solito
coinvolgere un sacco ru gioventù nelle
sue iniziative della settimana santa,
qiiest'anno riusciva a s uperarsi; lo slo-
gan era: «Cerchiamo giovani con spe-
ram;a... Tu?»
Poi maggio ha visto tulla una serie di
manifestazioni che coinvolgevano an-
cor più i vari rami della Famiglia sale-
siana. Due manifestazioni sono illustra-
te nelle pagine seguenti : il «Campobo-
sco 100» per la gioventù impegnata
delle opere salesiane, e il secondo Con-
vegno nazionale delle «Associazioni di
Maria Ausiliatrice». inoltre a Barcelona
si tennero le «Giornate salesiane della
formazione professionale» che avranno
indubbio peso sul futuro di questa pre-
senza di Chiesa nel mondo del lavoro.
Nelle foto di queste pagine qualche
immagine, qualche momento che meri-
tava di essere fissato.
te celebrazlonl del centena.rlo salesiano in Spagna sono state aperte Il 4 autorità. In basso a sinistra, la facciata esterna dell'opera di Utrera. A destra
lebbrato scorso a Utrera. Nella foto accanto al lltolo, Il salone teatro con le I ragazzi di Sanlucar eseguono nel teatro la festosa . cantata a Don Bosco •.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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«Cento anni di simpatia•, ha detto l'arcivescovo di Madrid card. Enrique
Taranc6n nel discorso d 'apertura delle celebrazlonl tenuto a Utrera.
Decorazione dell'ordine di Alfonso X Il Savio: rlspettore di Sevllla don San-
tiago Sanchez la riceve In Utrera dalle mani del Ministro dell'educazione.
1881-1981
CIEN ARos
DE LDS
SALESIANOS
EH El SUR
DE ESPARA
f
i
-'f
Foto a destra: «ABC•, Il più Importante quotidiano spagnolo, ha dedicato l'Intero Inserto Illustrato del
7.5.1981 , di 48 pagine, al centenario salesiano. Foto sopra: la visita dei superiori salesiani al Re di
Spagna (Il sovrano stringe la mano a don José Rico; sullo sfondo Il Retlor Maggiore).
Salamanca: la grande palestra della polisportiva dei Padri Marlsll, dove si riunivano I mille e più
partecipanti adulti del Congresso nazionale delle Associazioni di Maria Auslllatrlce.
\\
Baciamano dlfllclle: Il piccolo clown delle cele-
brazioni di Sevllla rifiuta Il bacio all'anello del
cardinal Bueno Monreal, non per sentimenti antl•
clericali ma perché Il nasone glielo Impedisce.

3.2 Page 22

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* SPAGNA INIZIATIVA 01 PASTORALE GIOVANILE
I giovani
Incredibile come negli ambienti
giovanili l'allegria più scatenata si
combina (acilmenle con la massima
evangelizzatori
serietà. L'allegria crea amicizia, l'a-
micizia suscita impegno: l'impegno
dei giovani
per i grossi temi da trattare.
La dinamica delle riunioni era
semplice: a tutti i panecipanti era
stato consegnato un dossier con una
È questo il tema affrontato nelle tre giornate del « Campobosco 100». serie di documenti da esaminare
Il singolare campeggio ha raccolto a Mohernando 400 ragazzi e ra- personalmente. Poi vennero costituiti
gazze che già condividevano gli impegni dell'apostolato salesiano. i gruppi di una decina di giovani per
Le conclusioni del dibattito sono state condensate in un manifesto
programmatico, in cui i giovani chiedono molto ai loro educatori, e
più ancora chiedono a se stessi
un primo esame in comune. Poi si
riunirono in gruppi più numerosi:
furono formati quattro «grandi
gruppi» d'un centinaio di giovani
ciascuno.
V oi, gioventù del secondo secolo
salesiano, vi domandate perché
siete qui e che cosa state fa.
Don Bosco, e tanti altri suoi figli
con il suo stesso spirito, ai s uoi tempi
aveva saputo dare una risposta ade-
A questi grandi gruppi si era dato
un colore distintivo, per motivi di
praticità. E non solo per le riunioni,
cendo. Siete la gioventù testimone del guata ai problemi giovanili. Perciò ma anche per affrontare democrati-
disfacimento di un'era, della banca- era bello fare uno scambio di espe- camente i problemi concreti: il grup-
rotta di molti luoghi comuni e di rienze ed elaborare le possibili rispo- po rosso aveva il compilo di dist1i-
molti messianismi. Siete una gio- ste che i giovani possono dare oggi buire il cibo, quello bianco era inca-
ventù bombardata dal consumismo, agli altri giovani ricalcando lo stile di ricato della pulizia nell'accampa-
dal materialismo, da sesso e violenza, Don Bosco. Il tema scelto, «T giovani mento e zone limitrofe, al grnppo
dal potere, dal piacere, dall'affanno evangelizzatori dei giovani», 1isulLava verde era affidato la ripulitura delle
di possedere. Siete oggetto di disputa al tempo stesso uno slogan e un im- pentole... Insomma, tutta un'organiz-
delle varie ideologie, che per mezzo pegno preciso.
zazione sociale e fraterna, che conci-
vostro intendono dominare il mondo. Allegria e serietà . 11 clima di al- liava allegramente l'alto pensiero con
E nello stesso tempo, voi siete la legria giovanile cominciò a formarsi la bassa manovalanza.
possibilità di un mondo migliore, la prima sera, alla presentai.ione dei D lavoro dei gruppi. I giovani eb-
nella pace, nella giustizia e nella fra- vad gruppi. L'ispettore di Madrid bero modo di scegliere fra i diversi
ternità; di un mondo in cui tutti gli dette il benvenuto con le parole già tipi di attività; per esempio nell'am-
uomini possano avere un posto de- riportate, poi a presentarsi fu rono i bito della preghiera potevano parte-
gno. Voi siete il futuro». Con queste vari gruppi secondo la regione di cipare a incontri che avevano come
parole l'ispettore salesiano don Co- provenienza: i catalani eseguirono i obiettivo la dconciliazionc con Dio, o
sme Robredo ha accolto i 400 giovani loro canti suggestivi; quelli di Valen- la preghiera di lode, o la preghler.a
convenuti da tutta la Spagna al cia fecero un'esibizione di mori e cri- personale. TI clima di preghiera fu
«Campobosco 100».
stiani: poi canzoni basche e astuda- quello che conferi maggior serietà e
60 tende multicolori. Erano giovani ne, e la jota castigliana; gli andalusi spessore all'incontro.
appartenenti a gruppi cristiani col- cantarono i loro fandango...
Così per le attività del tempo libero,
legati con gli ambienti salesiani. La
pace del noviziato di Mohernando era
inondata da questi ragazzi e ragazze,
accompagnati da salesiani e FMA
giovani anch'essi. Sulla collina a 70
km da Madrid, il noviziato che in 50
anni di vita ha già forgiato tanti sale-
siani evangelizzatori dei giovani. Sul-
la collina hanno anche ricostruito la
«casetta di Don Bosco», w1a replica
esatta di quella che si trova ai Becchi.
si ~ voluto celebrare il Campobo-
sco, nella convinzione che anche oggi
è possibile che i giovani rinascano
come evangelizzatori dei giovanj in
stile salesiano.
I 400, nonostante cbe in maggio-
ranza avessero gli esami assai vicini,
sono arrivati con la massima dispo-
nibilità. E si sono accampati in 60
tende multicolori tutte attorno alla
spianata, di fronte alla casetta di Don
Bosco. Erano pronti a sfidare l'incle-
menza del tempo, ma il tempo si è
comportato splendidamente con la
gioventù.
CAMPOBOSCO. Quale posto migliore per Incontrarsi? Tra l'altro, Il ponte è un simbolo.
22 BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981

3.3 Page 23

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le offerte erano numerose e a libera
scelta. Venne proiettato il film del
centenario, fu eseguita una «Cantata
a Don Bosco», fu organizzato un
«Festival della canzone messaggio»,
si realizzarono diversi montaggi au-
diovisivi. Ognuno poteva assistere, o
anche esibirsi, mettendo alla prova le
sue capacità.
Ci furono anche le occasioni del-
l'umorismo, ma tutto sempre combi-
nato con la riflessione; e veniva in
mente Giovannino Bosco quando
fondò con i suoi coetanei la Società
dell'allegria, o quando intratteneva i
suoi compaesani con giochi di equili-
brismo e col catechismo.
I lavori· di gruppo portarono i par-
tecipanti a conclusioni generali, .e si
trattò di applicarle ai singoli ambienti
cli lavoro, in modo da renderle ope-
rative per la parrocchia, il centro
giovanile, la scuola, il proprio gmppo
di appartenenza. E alla fine tutto si
cristallizzò in un manifesto.
Il manifesto dei giovani. "Noi, 400
giovanj provenienti dalle diverse
ispettorie salesiane di Spagna, riuniti
in Mohernando attorno alla figura di
Don Bosco, vogliamo esprimere con
questo manifesto il frutto della nostra
riflessione. Abbiamo vissuto in un
clima di faruglia salesiana, con al-
legria e serenità, in raccoglimento e
interiorizzazione personale, con sem-
plicità e naturalezza. Crediamo che la
nostra riflessione su Don Bosco è
stata profonda, sentiamo che non è
possibile dire tutto quello che abbia-
mo sperimentato...».
Il manifesto si rivolge dapprima ai
salesiani e FMA, i più diretti respon-
sabili dello spirito di Don Bosco, sol-
lecitandoli a un più realistico impe-
gno verso i giovani, invitandoli a
mettersi alla loro ricerca «dove vera-
mente si trovano», stimolandoli a ri-
trovare la gioia di vivere al loro fianco
e ad avere più fiducia in loro.
Poi (e è la parte più ampia) il ma-
nifesto si rivolge agli stessi giovani
impegnati che lavorano in mezzo agli
altri giovani, invitandoli a essere
davvero coerenti, sempre disponibili,
in generoso servizio dei loro compa-
gni per po1·tare speranza, allegria e
ottimismo in stile salesiano.
Insomma, dopo aver detto senza
peli sulla lingua che cosa si aspettano
dai figli di Don Bosco, questi giovani
hanno fissato con altrettanta fran-
chezza verso di i propri impegni e
traguardi.
La festa finale. La sera del 3 mag-
gio, domenica, Campobosco raggiun-
se il suo culmine. Faceva da scenario
la cappella salesiana, svuotata dei
banchi per fare più posto, e ornata
con gli ingredienti della festa giova-
nile: fiori, fronde di quercia e di
CASETTA 01 DON BOSCO. A Mohemando, dove ne è stato costruito II lec-slmlle, è bello
riunirsi, quasi ci fosse ancora fui, Il Giovannino apostolo tra I compagni.
CHE COSA È STATO IL ;, CAMPOBOSCO 100»
D nome. Indica Il campeggio dei
giovani impegnati con Don Bosco,
riuniti In occasione del centenario
della presenza salesiana in Spagna.
La località. Mohernando, in provin-
cia di Guadalajara (a 70 km da Ma-
drid). La casa è sede di un noviziato
salesiano, e accoglie una replica della
casetta di Don Bosco che si trova ai
Becchi.
I giorni del campeggio. Esso ha
avuto luogo dal 30 aprile al 3 maggio
scorso, in coincidenza con un lungo
ponte festivo.
gliori degli ambienti salesiani a riflet-
tere su Don Bosco evangelizzatore del
giovani, e sui giovani stessi come
soggetto attivo di evangelizzazione.
Partecipanti. 400 ragazzi e ragazze
provenienti dalle sette ispettorle sale-
siane e dalle tre lspettorie delle FMA di
Spagna. Erano giovani appartenenti a
gruppi giovanili già Impegnati nell'a-
postolato salesiano (centri giovanili,
parrocchie, giovani cooperatori, gio-
vani exallievl).
Il tema. «I giovani evangelizzatori
dei giovani•.
L'organizzazione. L'iniziativa è stata
delle Delegazioni centrali per la pa-
storale giovanile, che hanno dato vita
a una speciale Commissione formata
da salesiani e FMA di Madrid, coope-
ratori ed exallievl. La commissione ha
allestito il materiale di studio e curato
nel dettaglio tutti i preparativi.
Obiettivo. Condurre i giovani mi-
Lo svolgimento. La sera del 30
aprile, apertura con la festa dell'ac-
coglienza. Nei giorni 1, 2 e 3 maggio, Il
lavoro dei gruppi e delle assemblee.
Nell'ultima notte si svolse la celebra-
zione eucaristica con lettura del
«manifesto dei giovani»; poi l'esplo-
sione della festa finale.che si è pro-
tratta fin verso l'alba.
sempreverde, festoni multicolori, e
tutte le coperte sul pavimento come
moquette. Al centro la mensa con il
pane e il vino della celebrazione eu-
caristica.
Alla liturgia della parola gli imcr-
venti si succedettero numerosi: tutti i
gruppi comunicarono le proprie im-
pressioni, si impegnarono a operare
in qualche particolare compito di
evangelizzazione. E presentarono of-
ferte sin1boliche, molte ato·averso il
linguaggio dell'espressione corporea:
la semente che cresce e si sviluppa,
l'orologio che scandisce il tempo, il
monolito che ricorderà agli altri il
Campobosco...
E venne letto il manifesto. l giovani
ascoltavano, davano il loro assenso,
erano le loro conclusioni dopo tre
giorni di intenso lavoro. Poi l'abbrac-
cio della pace, la comunione, il rin-
graziamento finale.
Il Vangelo, non il libro di Matteo. E
nel cuore rimasero le parole di mons.
Javier Osés, il vescovo di Hucsca:
«Giovani, portate ai vostri compagni
il Vangelo. Ciò non consiste nel rega-
largli il libro di Matteo, Marco, Luca e
Giovanni, ma nell'offrirgli la persona
stessa di C1isto, il Cristo morto ma
risuscitato, il Cristo che vive oggi e
che è la vita».
In tutto due ore e mezzo - dalle 22
alla mezza - per una liturgia intensa
che risultò troppo breve. Poi l'esplo-
sione della festa finale. Danze regio-
nali, espressione corporea, mimi, so-
nate di fisarmoniche e chitarre, sce-
nette e barzellette. E alla fine una
buona colazione di caldo cioccolato,
mentre le stelle in cielo si facevano
pallide per lasciare il posto ali'alba.
Poi, mentre in uno strano silenzio
le 60 tende multicolori venivano
smontate, un grande desiderio di tor-
nare a casa, ai propri gruppi, e di
mettere in pratica le tante cose deci-
se. E magari di tornare al più presto a
un altro «Campobosco».
Condensato da un areico/o
di Rafael Alfaro
BOLLETTINO SALESIANO I" SETTEMBRE 1981 23

3.4 Page 24

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SPAGNA * ASSOCIAZIONI DI MARIA AUSILIATRICE
imitando la carità operosa della Ma-
donna si impegnano in una presenza
attiva nella chiesa locale: ci si occupa
Abbiamo compiuto
dei poveri, dei malati, del catechismo
ai bambini ecc. Ogni associazione ha
il mandato di Don Bosco
un tipo suo particolare di impegno e
di testimonianza.
Il cordiale saluto del Papa. U Con-
gresso ba messo a dura prova gli or-
1.700 membri della Famiglia salesiana, In rappresentanza delle 250 ganizzatori, perché doveva essere di
Associazioni di Maria Ausiliatrice sparse in tutta la Spagna, hanno carattere popolare (e non è facile oggi
tenuto a Salamanca il loro secondo Congresso mariano nazionale. trovare studiosi e conferenzieri cbe
Giudicano positivo Il lavoro svolto in passato, e Intanto sentono il
bisogno di rinnovarsi. Sentono soprattutto di incarnare una fortunata
idea di Don Bosco, maturata nel lontano 1869
sappiano parlare facile), ma anche
perché i congressisti furono molto
più numerosi del previsto. Tullo però
è proceduto bene, sorretto dalla ge-
nerale buona volontà.
L a Famiglia salesiana desidera
assicurare Don Bosco di aver
compiuto il suo mandato di
dove la Madonna è nel cuore della
gente: oggi le Associazioni locali sono
nella Penisola Iberica Lan te quante le
Le cinque conferenze affrontarono
temi di vivo interesse: « La devozione
all'Ausiliau·ice oggi - La devozione
propagare la devozione a Maria Au- opere salesiane e delle FMA, cioè 250 come incontro personale con Dio e
siliatrice: essa ha messo solide radici all'incirca.
Maria - La donna dopo Maria - La
nel popolo spagnolo. Così l'ispettore Esse si propongono svariati obiet- presenza di Maria nell'azione di Don
salesiano don Santiago Sanchez con- tivi, primo dei quali la promozione Bosco - Storia della devozione ma-
cludendo il Congresso nazionale delle del culto a Maria Ausiliatrice nelle riana nella Famiglia salesiana di
« Associazioni di Maria Ausiliatrice». chiese in cui hanno le loro sedi; per- Spagna».
Il congresso, svolLosi a Salamanca ciò preparano le feste liturgiche ma- Furono particolarmente semiti i
lra l'J e il 3 maggio 198 1, ha permesso riane, i mesi di maggio e del rosario, momenti di preghiera comune e
ai 1.700 partecipanti di confrontare le commemorazioni del 24 del mese quelli di fraternità, che sono una
idee, obiettivi, risultali, e di formulare ccc. Una lo ro simpatica iniziativa so- specialità della terra spagnola. 11 Pa-
i programmi futttri. Salamanca, città no le «cappelline domiciliari», cas- pa aveva inviato il suo «cordiale sa-
aperta e ospitale, ha fatto da degna sette artistiche con tre facciate in le- luto», il Rettor Maggiore una lettera.
cornice al Congresso che si è svolto gno e la quarta in vetro che lascia E quanto ai congressisU, al termine
nel grande collegio dei Padri Maristi: vedere a ll'interno una bella effigie hanno formulato sette conclusioni
i mille e più adulti partecipanti tro- dell'Ausiliatrice: sono d(}tte domlci- operative capaci di dare nuovo im-
vavano appena posto nella grande liari perché vengono fatte girare nelle pulso alle loro già vivaci associazioni.
palestra del centro polisportivo, i più di case private. Gesù in croce aveva af- Per esempio: rinnovare il regolamen-
600 della sezione giovanile si racco- fidato la sua mamma all'apostolo to secondo ì recenti documenti della
glievano ne ll'ampio salone teatro. Giovanni, ed egli l'aveva presa con sé; Chiesa; chiedere ai vescovi che la
Conferenze, gruppi di studio, riunioni ora quale famiglia cristiana non fa. memoria liturgica di Maria Ausilia-
plenarie, ma anche momenti di in- rebbe altrettanto? Così le cappelline trice diventi obbligatoria in Spagna;
tensa preghiera e ore indimenticabili vanno a sostare per un giorno in cia- dare vita nella Famiglia salesiana a
di cordiale fraternità. Per concludere scuna famiglia, e offrono ai compo- un «gruppo di animazione mariana»;
che Don Bosco aveva visto giusto, e nenti un'occasione di rimanere uniti rilanciare i Movimenti giovanili ma-
che è necessario continuare per la nella preghiera.
riani ; preparare e pubblicare un libro
strada da lui indicata nel lontano
Le Associazioni non limitano la lo- s ulla storia della devozione a Maria
1869 ...
ro a11ivi1à all'ambito del culto, ma Ausiliatrice in Spagna...
Prendono la Madonna con sé. Un
anno prima, nel 1868, era stata con-
sacrata a Valdocco la basilica di Ma-
ria Ausiliatrice, e tanui fedeli chiede-
vano di essere raggruppati in un'as-
sociazione; Don Bosco li accontentò
fondando nel 1869 l' «Associazione dei
devoti di Maria Ausiliatrice», che il
Papa approvò ufficialmente nel '70.
Essa si propone - come indica l'at-
tuale regolamento - di promuovere
la devozione e il culto pubblico di
Maria Ausiliatrice, per favorire una
profonda partecipazione personale e
di tutU i credenti a lla vita di fede
speranza e carità della Madonna, e
alla sua missione di madre e di aiuto
della Chiesa.
Da allora l'Associazione si è diffusa
a macchia d'olio da Torino al Pie-
monte e poi ovunque i figli di Don
Bosco hanno aperto le loro case. E
non poteva non prosperare in Spagna SALAMANCA. Anche I più curiosi strumenti, musicali sono chiamati a rendere gloria al Signore.
24 BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981

3.5 Page 25

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LIBRERIA
piccolo libro, che ha ottenuto ma si rende utile anche agli
ca.LANAOI N.Oll AD..111 l'elogio dell'arcivescovo Carlo studiosi e operatori di econo-
PRIGIONIERI
c ~ DEGLI
OTRIX
Clp SEI
Martlni di Milano, perché af-
fronta t'argomento «forse per
primo in forma organica•· Non
solo, ma • propone soluzioni,
suggestioni, esortazioni ed
esemplificazioni utilissime per
gli operatori della pastorale
mia desiderosi di approfondire
le implicanze morali dei propri
problemi, come pure al sacer-
dote e operatore pastorale
chiamato a mediare tra il mes-
saggio di salvezza e la realtà
quotidiana in cui questo mes-
parrocchiale•. Più ancora,
« apporta un valido contributo
all'elaborazione della nuova
legislazione•. Libro destinato
quindi in particolare alle 125
parrocchie • salesiane• d'Ita-
lia, e alle più di mille sparse per
il mondo.
saggio deve Incarnarsi.
SOVERNIGO GIUSEPPE
Senso di colpa
LDC 1980. Pag. 152, lire 3.200
Una delle responsabilità più
delicate dell'educatore è l'e-
quilibrato sviluppo del senso di
colpa nei suoi ragazzi. Se male
HORST BULL- DIEKMEYER
Giocare ogni giorno
con fantasia
SEI 1981. Pag. 400, lìra 18.000
Sono giochi dawero con
fantasia, e con poesia: riguar-
dano la festa, Il circo, Il bosco,
il traffico, gli animali in casa,
CREMASCHI INISERO
Prigionieri degli Otrix
SEI 1981. Pag. 190, lire 5.000
Piccolo successo della col-
lana «I nuovi adulti• : da diver-
se settimane il volume è tra i
primi cinque nella classifica dei
• più letti• sezione ragazzi.
Sembra uno dei tanti libri di
fantascienza (tre gemelli hanno
scoperto dei mostri e vanno a
fotografarli, ma vengono cattu-
rati dagli Otrix: chi sono costo-
ro? e che cosa vogliono da lo-
ro?), ma il libro deve avere
qualcosa In più, dal momento
che va a ruba.
MACCONI CHIARA
Il nostro giornale quotidiano
LDC 1981. Pag. 163, lire 3.500
Che cos'è il giornale, come
nasce, a che serve, quali ideo-
SOLL GEORG
Storia del dogmi mariani
LAS 1981. Pag. 436, lire 17.500
Il noto teologo salesiano
aveva pubblicato quest'opera
in tedesco. essa figurava come
• quarto fascicolo del terzo vo-
lume• di quell'opera monu-
mentale che è Il «Manuale del-
la storia dei dogmi• Iniziata
dall'editore Herder nel 1950.
Ora Il volume è stato tradotto In
italiano e pubblicato dalla LAS.
l'editrice dell'Università Sale-
siana, nella collana « Accade-
mia mariana salesiana». Nel li-
bro i quattro dogmi mariani (la
Maternità divina.
La perpetua Verginità, l'Im-
macolata Concezione e I' As-
sunzione corporea) trovano
una presentazione ampia e
riccamente documentata lungo
tutto Il loro secolare sviluppo,
dalle origini nella Sacra Scrit-
tura fino alla definitiva procla-
mazione dogmatica da parte
del magistero infallibile.
orientato, Il senso di colpa può
ostacolare una sana evoluzio-
ne psichica; un suo sviluppo
normale promuove Invece tutta
la personalità. Il libro descrive
gli stadi di sviluppo della col-
pevolezza, il suo approfondi-
mento come senso del pecca-
to, la valorizzazione del sacra-
mento della riconciliazione.
l'automobile, le vacanze e...
buonanotte. Un libro per geni-
tori e educatori, da vivere con I
bambini non ancora in età
scolare, o nei primi anni delle
elementari. Porta i piccoli a
impadronirsi delle nozioni co-
muni della vita di ogni giorno,
stimolando la loro creatività
nelle più varie situazioni.
I PICCOLI POSTER PER GLI AMBIENTI GIOVANI
Perché non riem-
pire di messaggi cri-
stiani il vuoto delle
pareti? Perché non
farsi aiutare, nella
catechesi, da piccoli
~ poster colorati ed
espressivi? Queste
le interessanti sug-
gestioni che proven-
gono da una recente
iniziativa lanciata
per gli educatori
dalla LDC sotto il
nome di «Catechesi-fotomontaggi». Si tratta di fascicoli mensili,
contenenti in media da sei a nove piccoli poster ciascuno.
logie trasmette; una breve sto-
Questi poster sono tavole in bianconero o a colori, con Imma-
ria del giornalismo; e poi il GATTI GUIDO
gini opportunamente elaborate, e con o senza scritte sovraim-
giornale in classe. In poche Morale cristiana
presse. Le tavole risultano In dimensioni variabili, ma a partire da
pagine viene detto tutto que- e realtà economica
un modulo-base di cm. 17x24: si presentano cioè sempre com-
sto, a volo d'uccello: il volume LDC 1981. Pag. 192, lira 5.000 binate in formati doppi o tripli, o anche quadrupli. La loro col-
si presta quindi a una prima La realtà economica è irta di locazione naturale è la parete o la bacheca, comunque In am-
conoscenza dell'argomento, è problemi. e le soluzioni vengo- biente non eccessivamente ampio: il locale delle attività di grup-
ideale per il primo approccio. no ricercate nelle più diverse po, la sala del catechismo, l'aula scolastica. I poster possono
Utilissimo perciò ai ragazzi e - per non dire contraddittorie essere utilizzati come unità singole, oppure variamente combinati
nelle mani degli educatori.
- formule politiche. Una ri- tra loro; tutti quelli raccolti in un fascicolo costituiscono per sé
flessione sistematica alla luce una sola unità tematica, e nel fascicolo stesso è anche suggerito
VIGANÒ ANGELO
della morale cristiana non por- il • grande montaggio• che se ne può ricavare.
Comunità di religiosi
ta necessariamente a suggeri- •Catechesi-fotomontaggi• è realizzato in vista del catechismo
alla guida delle parrocchie
re questa o quell'altra formula ai preadolescenti, dell'insegnamento religioso nella media infe-
LDC 1981. Pag. 88, lire 1.000 come un toccasana, ma forni- riore. I temi specifici trattati In ciascun fascicolo fanno riferimento
I parroci sono • i principali sce elementi per una scelta diretto al testo di religione «Progetto uomo» pubblicato dalla
collaboratori del vescovo», ha personale, e prima ancora fa- LDC. Sono usciti finora dieci fascicoli, che coprono tutto Il pro-
spiegato il Concilio. E oggi vorisce quell'educazione della gramma del primo anno di scuola media.
molti parroci sono religiosi, con coscienza che è alla base per
alle spalle la loro comunità re- un vero rinnovamento della Catechesi-fotomontaggi. Materiale Iconografico diversifica-
ligiosa: come si configura la società. Il libro è nato dalla to per montaggi a uso catechistico. Editrice LDC.
loro collaborazione col vesco- scuola di teologia morate, e ad Il singolo fascicolo costa lire 1.800. L'abbonamento annuo
vo? La risposta è In questo essa è primariamente rivolto, 1981 (Sfascicoli): per l'Italia, lire 7.500; per l'estero lire 11.000.
BOLLETTINO SALESIANO 1" SETTEMBRE 1981 25

3.6 Page 26

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A mministratori, architetti, im-
presari cdiii, compositori mu-
sicali, editori, giornalisti, scul-
tori, pinorL.. Nel pensiero di Don
Bosco il SC poteva essere lullo que-
sto e altro ancora. Era uomo per tuue
le professioni, perché attraverso le
più svariate attività poteva diretta-
mente o indircuamente lavorare -
insieme con il sacerdote salesiano -
per la crescila umana e cristiana della
gioventù. Sembrerà un paradosso,
ma Don Bosco - mentre chiedeva ai
suoi religiosi il voto di obbedienza -
nello stesso tempo « liberava• le loro
personalità; e tanti se in questa li-
bertà dello spirito hanno moltiplicato
~
l
RIO NEGRO (Brasile). Il coadiutore Thaotonlo Ferrelra, 85 anni, una vita nella missioni.
i talenti, hanno percorso itinerari in-
consueti e vissuto avventure sugge-
stive, quasi inviati in missione spe-
ciale.
Progetto di vita
Ecco ancora tante brevi storie, sin-
golari e frammentarie forse, ma ca-
paci di ricostruire tutte insieme -
come fanno i tasselli - la singolaris-
sima figura del vero se inventato da
Don Bosco.
più attuale che mai
Don Bosco «liberava,. i suol Coadiutori portandoli a trafficare i ta-
1O SalcsianJ Coadiutori
• in m l~ ione s peciale
lenti al massimo: maturarono in tal modo ricche personalità, efficaci
nel più diversi apostolati. Oggi è In corso tra I salesiani un'appro-
fondita riflessione sull'identità del SC; si riscopre così Il ruolo inso-
Per esempio gli architetti e gli im-
presari edili. come il già ricordato
stituibile che la « mano laica di Don Bosco» svolge nel progetto sa-
lesiano
Santi Mantarro. Che cosa succede
quando si ha il disegno facile come il
respiro, e si diventa Coadiutori? A 10
anni, nel 1884, Giovanni Buscaglione
cr;;i ragazzino nei cortili dell'oratorio
festivo. E incontrò Don Bosco. Poi
passò interno fra gli artigiani, diven-
ne salesiano e frequentò l'Accademia
Albertina. Da allora lavorò tutta u na
vita come architello. Deue sistema-
i:ione nuova alla casa di Valsalice,
costruì l'opera salesiana di Istanbul
in Turchia e quella di Alessandria
d'Egitto. Nel 1910 lo inviarono in Co-
lombia per un lavorcno, ma lui trovò
laggiù tanto da fare che chiese e ot-
tenne di non tornare più indietro.
Nei primi tempi insegnava ai ra-
ga1.zi e intanto preparava i progetti
dei nuovi edifici, e ne seguiva la rea-
liz,r.azione. Poi gli dissero di non in-
segnare più ma di dedicare tutto il
tempo a progeuare e costruire. Cosl,
tra il 1920 e il '40 cambiò volto alle
opere salesiane in Colombia. Mii.e in
piedi 11 nuove case. e 4 grandi chiese.
Intanto lo nominarono membro della
Commissione arcivescovile di arte
sacra, e si mise a preparare per la
diocesi di Bogotà i disegni di chiese,
edifici. collegi, seminari. Mise su uno
studio tecnico con vari disegnatori ai
suoi ordini, ma non riusci\\la neppure
cosl a tener dietro alle tante richieste
che perveni\\lano da ogni parte. Nel
bilancio finale si contarono al suo at-
tivo 13 grandi chiese e una trentina di
opere minori o realizzazioni par1.iali
in edifici già esistenti. Considerano
suo capolavoro il santuario nazionale
di Nostra Signora del Carmine a Bo-
gotà.
Lui ogni mallina alle cinque era già
in chiesa per la meditazione, e poco
dopo le sei cominciava la sua intensa
giornata lavorativa. Era solito d ire
che tulle le sue fort.e nel lavoro. come
pure le migliori ispirazioni e conce-
zioni della sua arte, gli derh·a,•ano
dalla comunione del mattino. La
morte lo colse mentre studiava la ru-
tura casa salesiana di Cartagcna; agli
amici che andarono a v~derlo per
l'ultima volta ripeteva semplicemen-
te: •Com'è bello morire salesiano».
Suoi operai, I detenuti. Antonio
Patriarca arrivò a costruire case e
chiese attraverso una vita avventuro-
sa. Era un tipo focoso e coraggioso, di
professione spaccapietre. Dall'lralia
era migrato in Francia, poi in Africa,
poi negli Stati Uniti. Intelligente e la-
borioso, riusci a meucr su una pic-
cola impresa edile, ma era sempre
inquieto e insoddisratto. Dall'Italia la
sorella gli inviava il BS, e lui si mise in
testa che Don Bosco era quanto fa-
ceva al caso suo: tornò in Italia, si
presentò al Renor Maggiore don Rua,
e lo presero in prova. Risultò che era
davvero fatto per Don Bosco.
E quale posto migliore per lavorare
se non in fondo a ll'America Latina,
dove i missionari salesiani si dibatte-
vano in mezzo a mille difficoltà? Ri-
diventò impresario edile e costrul
dapprima la chiesa di Rawson nel
Chubut, poi la caucdrale di Viedma.
ln quest 'ultima opera ebbe una ma-
novalanza del tullo speciale e perico-
losa: i detenuti del carcere locale.
Non fu una convivenza facile, una
volta poco mancò che lo buuassero
giù dalJe impalcature. Ma alla fine
venne ruori un piccolo gioiello d 'ar-
c hite t t u r a .
Poi fu la volta del santuario di
Fortfn Mercedes e di altre opere an-
cora. Uomo rude e pratico, quando
sentì che le mani ormai tremavano e
le forze gli venivano meno, pregò il
Signore che lo chiamasse a sé, e la
sua preghiera dovette essere davvero
ascoltata perché si spense nel giro di
pochissimi mesi.
Un acquedotto per Quito. Giacinto
Pankeri era un semplice maestro ele-
mentare, divenuto salesiano a 32 anni
poco dopo la morte di Don Bosco. Lo
mandarono missionario in Ecuador,
ed ebbe modo di lavorarvi per 57
lunghi anni. E con frutti imprevedi-
bili, perché le sue capacità erano
26 BOLLETTINO SALESIANO 1' SETTEMBRE 1981

3.7 Page 27

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* CHI È IL SALESIANO COADIUTORE ULTIMA PARTE
enormi. A lui si deve il progetto del
santuario «Madonna del Quinche», il
collegio Don Bosco e il santuario di
Maria Ausiliatrice in Quito. Dotò la
capitale anche di un acquedotto, co-
strul nell'Oriente Ecuatoriano un
ponte con cavi d'acciaio lungo 80
metri sul fiume Paute, fu tra i fonda-
tori dell'Accademia di storia e geo-
grafia dell'Ecuador.
Casette bianche per i Bororo.
Emanuele Da Fonseca era un mura-
tore portoghese emigrato in Brasile in
cerca di fortuna. Nel Mato Grosso
incontrò i primi missionari salesiani
appena giunti da quelle parti, e volle
essere uno di loro. Tirò su la casa di
Campo Grande, quella di Coxipò da
Ponte, di Registro, e le prime bianche
casette delle colonie indigene abitate
dagH indios Bororo.
Dall'ufficio tecnico. L'architetto
Giulio Valoui, operò invece al centro
della Congregazione salesiana, dal-
l'Ufficio tecnico dell'Economato ge-
nerale. Una cinquantina di edifici, tra
chiese e scuole, portano la sua firma.
A Roma il tempio di Maria Ausilia-
trice e l'Istituto Pio XI; a Torino l'in-
tera opera del San Paolo, l'lstiluto
Rebaudengo, l'Agnelli; e il Colle Don
Bosco, e Cumiana... La sua ultima
fatica, affrontata con amore, fu l'am-
pliamento della basilica di Maria Au-
siliatrice e dell'Oratorio festivo in
Valdocco. Queste ultime realizzazioni
furono terminate nel 1952; lui sentiva
di avere veramente finito iJ suo com-
piLO, e si spense serenamente pochi
mesi dopo.
Matrimonio con la musica
Il matrimonio fra SC e musica era
cominciato col patriarca dei coadiu-
Lori, Giuseppe Buzzetti: la sua banda
ruspante era la protagonista nelle
« passeggiate autunnaH » di Don Bo-
sco e dei suoi ragazzi Era i colli del
Monferrato. Ed è ancora oggi un
matrimonio fortunato. Del maestro
Dogliani a Valdocco, si è parlato. Gli
succedette il maestro Enrico Scarza-
nella, che al conservatorio di Parma
aveva conseguito i diplomi di organo
e composizione, e licenza di magiste-
ro. Nel '29 e nel '34 Valdocco era in
festa per Don Bosco proclamato pri-
ma beato e poi santo, e toccò a lui
dirigere la «cappella musicale» nelle
varie celebrazioni. Lasciò un vasto
repenorio di composizione sacre e
profane, tra cui fortunate operette.
Singolare figura è quella del fran-
cese Antoine Auda, che operò in Bel-
gio e fu musicologo, cioè studioso di
storia e tecnica della musica. Appas-
sionato ricercatore. mise insieme una
preziosa documentazione soprattutto
sul canto gregoriano, lasciando una
serie di studi e pubblicazioni che so-
no ghiottonerie per gli specialisti.
Accanto ai grandi, andrebbero col-
locati lanci piccoli ma estrosi Coa-
diutori musici, come quel mago della
bacchetta che fu Carlo Vitrotti (morto
a San Benigno Canavese nel 1904):
partecipando con la banda del suo
oratorio a gare e concorsi, faceva si-
stematicamente man bassa dei premi,
finché un giorno lo proclamarono
«fuori concorso in tutta ILaHa».
I seguaci di Gutenberg
Don Bosco lo chiamava, e a ragio-
ne, caval.iere della buona stampa. Lui,
Pietro Barale, dirigeva la libreria sa-
lesiana e in più compilava e diffon-
deva un esile notiziario librario dal
MEDAGLIA D'ORO. L'assegnò l'on. Aldo Moro, allora (19511) giovane ministro, al SC comm. Giu-
seppe Caccia, editore della SEI. Motivazione: .Benemerenze nel campo della cultura•.
BOGOTA. Lo splendido santuario nazlonale di
se nostra Signora del Carmine, realizzato dal
Giovanni Buscagllone.
titolo solenne « Il bibliofilo cattolico».
Un giorno Don Bosco scorrendo le
bozze di quel notiziario fu colpito
come da un'idea improvvisa: « E se
pubblicassimo qui le lettere america-
ne di don Cagliero?» Era il 1877, da
appena un anno e mezzo don Caglie-
ro e i primi missionari si erano av-
venturati oltre oceano, bisognava far
conoscere alla Famiglia salesiana le
loro imprese. Così il Bibliofilo diventò
il Bollettino Salesiano; e Pietro Bara-
le, cavaliere della buona stampa, per
alcuni anni ne fu il redattore.
La libreria era il suo regno, e la li-
breria è ancora oggi per molti SC l'a-
vamposto da cui combattono la loro
valida battaglia. Altri SC segué!ci di
Gutenberg si erano e sono impegnati
nelle tipografie, che sovente da sem-
plici scuole per i ragazzi sono cre-
sciute diventando editrici.
Cesare Prano si vide affidata in
Colombia una tipografia allo sfascio:
qualche cassa di caratteri, una mac-
china da stampa presa in prestito, e
nient'altro; ma conosceva bene il suo
mestiere, e diventò perfino rappre-
sentante di macchine tipografiche
per conto di ditte europee. TutLi, edi-
tori e tipografi in Bogotà, ricorrevano
a lui. Seppe educare generazioni di
giovani tipografi a cui puntualmente
e severamente indicava gli errori e i
segreti del mestiere (e quando faces-
sero tutto secondo l'arte, si sentivano
dire un asciutto «Bene bene» che al
loro orecchio risuonava come un elo-
gio sperticato). Nel 1926 prese a pub-
blicare la rivista «Arti grafiche» e con
essa continuò a lungo il suo magiste-
ro ne1 paese. A ragione tipografi e
editori, e non solo i suoi allievi, erano
soliti chiamarlo «il maestro». Lo era.
Carlo Conci invece operò in Argen-
tina. Partito anche lui da una sempli-
ce Lipografia, si avventurò nel mondo
BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981 27

3.8 Page 28

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dei probJemi sociali del suo paese.
Fondò e diresse la rivista « Restaura-
ci6n SociaJ» che propugnava i
principi cristiani, ricevette incarichi
di rappresentanza dal governo ar-
gentino, fu direttore del giornaJe « El
Pueblo», fondatore di movimenti
sindacali, autore di libri e opuscoli. r
vescovi lo stimavano, apprezzavano il
suo operato, e giunsero a definirlo « il
Ketteler delJ'Argentina».
Tempra di autentico editore fu il
commendator Giuseppe Caccia, che
per 50 anni fu a capo della SEl di
Torino. Entrato a 13 anni nell'Orato-
rio, lavorò nella libreria saJesiana fino
aJ 1910, quando Don Rua fondò l'e-
ditrice che poi prenderà il nome di
SET. E gliela affidò. I libri stampati a
milioni di copie erano ripartiti in tre
settori: religioso, scolastico, ameno.
L'editrice aveva anche il compito di
stampare il BS, e giunse a pubblicarlo
in 11 lingue diverse, compreso l'un-
gherese, lo sloveno e il lituano. Frutto
dell'intenso lavoro del comm. Caccia,
la SEI moltiplicò le sue filiali in Italia
e fu di modello alle editrici saJesiane
sorte all'estero. Ancora oggi la SEI si
distingue in Italia, risuJtando la prin-
cipale editrice scolastica del paese.
Altri coadiutori sono diventati
buoni scrittori, come il cav. Andrea
Accatino, autore d i testi di matema-
tica innovatori per la didattica, e di
studi sui problemi dell'agricoltura. E
Angelo Burlando, autore di una deci-
na di lavori teatrali di successo, mor-
to prematuramente a 36 anni quando
il suo fertile ingegno prometteva tan-
to,
quel Pierre-Octave Fasani che sempre
a San Benigno ha trasformato un
antico torrione in uno ~studio di pit•
tura e scultura, Museo, e Sede di in-
contri culturali" che è fiore ali'oc-
chiello per la cittadina piemontese.
Un s indaco, un lupo di mare
Un SC è anche diventato sindaco:
Giorgio Haruni, libanese, nato vicino
a Beirut e morto a GerusaJemme, ma
vissuto soprattutto a Beit Gemàl
(nell'attuaJe Israele). Era capo cam-
pagna della casa salesiana, aveva alle
sue dipendenze molti contadini mu-
sulmani, tutti lo stimavano, e lo vol-
lero sindaco. Fu sindaco della cilla-
dina p_er molti anni.
Un altro, Antonio Forcina, divenne
capitano di goletta. In gioventù era
stato buon marinaio nel golfo di Na-
poli, e quando decise di entrare nelle
Cile saJesiane non immaginava quan-
to quell'esperienza giovanile gli sa-
rebbe tornata utile. Fatta domanda
Lo sapevano amico, ed erano avidi di
imparare cose sempre nuove da lui.
E si potrebbe continuare, per
esempio con la storia di quei coadiu-
tori del Mato Grosso che furono
messi dalle autorità dello stato a capo
del servizio postaJe, o di quell'altro
coadiutore che il governo argentino
chiamò addirittura alla carica di
commissario di polizia... Immagina-
bile un Ciglio di Don Bosco con stel-
lone da sceriffo e rivoltella alla ban-
doliera?
1 Unica vera profe~sione
cer-~rt> I. antltù
Glielo aveva detto don Rinaldi:
« Mirate i:n alto, alla santità». Loro lo
hanno fatto, lo stanno facendo, senza
pose, con quclJa tensione interiore
che spingeva Léon Bloy a dire: « Esi-
ste una sola tristezza, quella di non
essere santi». I:. impossibile in pratica
dire qui la santità c'è o qui no; però la
Scuhori e pittori
Artisti della penna, i SC non meno
si distinsero nel campo delle arti fi-
gurative. Pensare allo scultore in le-
gno Gaspare Mestre, spagnolo: giun-
se col suo laboratorio a tale notorietà
che gli venivano affidate per il re-
stauro rarissime opere d'arte antica,
in Spagna e in America Latina. E
perfino gU fu commissionato I'arre-
damento artistico per la saJa del tro-
no nel palazzo reale di Barcelona. La
guen-a civile gli sfasciò il laborat01io,
ma lui, laico, si prodigò per la sal-
vezza di tanti sacerdoti e religiosi
braccati dai rossi. Scoperta la sua at-
tività, fu a sua volta iicercato a mor-
te, e una grossa taglia venne a pen-
dere suJ suo capo. Passata la burra-
sca, Gaspare tranqumamente rico-
strul il suo laboratorio.
Altro singolare scultore in legno fu
Sebastiano Concas, a San Benigno,
che nel 1929 scolpi l'artistica urna
dorata per le onoranze a Don Bosco
beato. Tra i SC viventi va ricordato il
bravo Luigi Riva a Bologna.
E c'è anche un pittore di prestigio:
PORTARE CRISTO nel mondo del lavoro: è questo un compilo del SC. E un coadiutore, Il pittore
Plerre-Octave Fasanl, nel 1962 ha espresso questo concetto In un grande pannello esposto a
Roma nella Mostra mondlale della Chiesa•.
per le missioni, nel 1888 si trovava in
fondo aJ Cile, a Punta Arenas, col
manipolo dei primi salesiani che agli
ordini di don Beauvoir avrebbero
stabilito le residenze missionarie nel-
la Terra del Fuoco. Per assicurare le
provvigioni ai missionari fu acquista-
ta una goletta ribauezzata « Maria
Auxiliadora», e Forcina fin daJ primo
viaggio si dimostrò così abile in quei
mari tempestosi, che presto lo nomi-
narono capitano. A lungo svolse il suo
difficile compito, e insegnò anche agli
indios a diventare buoni marinai. Con
gli indios (gli Ona, gli AJakaluf) era in
grande confidenza. Ceduti per anzia-
nità i galloni di capitano, si portava
sulla piazza antistante la chiesa, dove
gli indios lo raggiungevano a frotte e
se ne stavano per ore ad ascoltarlo.
Chiesa ha i suoi modi sicuri di giudi-
care: i processi di canonizzazione. E
ha messo sotto processo due SC, i
Servi di Dio Simone Srugi e Artemide
Zatti, come pure 26 SC martiri, truci-
dati in odio aJla fede durante la
guerra civile di Spagna, negli anni
1936-39.
Di Srugi e Zalti, un libanese e un
italo-argentino che avevano in comu-
ne il più misericordioso dei mestieri,
quello dell'infermiere, il BS ha parla-
to sovente e a lungo, e anche di re-
cente (due opuscoli della ~collana
Santi Salesiani» ne tracciano i bei
profili, e sono a disposizione dei let-
tori che li chiedono). Poco o nulla in-
vece si è detto dei 26 coadiutori mar-
tiri. Eppure sono storie scarlatte che
meriterebbero wn lungo racconto.
28 BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981

3.9 Page 29

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«Se esiste, ammazzare Dio•. Al-
l'assurdo bagno di sangue che si
consumò in quegli anni tristi, contri-
bul un po' tutta la Famiglia salesiana:
39 sacerdoti, 26 coadiutori, 22 chieri-
ci, 3 giovani aspiranli alla vita sale-
siana, 2 FMA, 3 cooperatori, e perfino
2 lavoratori dipendenti. In tutto 97.
Ma a centinaia e centinaia caddero i
sacerdoti, i religiosi, le suore, i laici
impegnati, in quei tre anni sciagurati
della guerra civile di Spagna.
Una grave crisi i.com•olge,·a il pae-
se; le cause più \\ istose erano forse
d'ordine economico, sociale, politico,
ma le più profonde erano d'ordine
ideale, religioso, morale. Nel 1931 la
monarchia aveva ceduto il passo alla
seconda repubblica, di carauere de-
cisamente anticlericale. Il nuovo r1.'.-
gime non a,eva ancora un mese di
vita, e già le chiese e le case religiose
venivano saccheggiate. Poi fu intro-
dotto il matrimonio civile, i beni ec-
clesiastici furono incamerati, sciolte
le congregazioni religiose, dichiarato
il carattere laicale della scuola, affer-
mala l'incompatibilità tra cattolicesi-
mo e repubblica. La persecuzione re-
ligiosa era sen1:a sottintesi: •La di-
struzione della Chiesa è un atto di
giustizia - sosteneva Juan Peir6 -:
se esiste, ammazzare Dio è... mollo
naturale e molto umano•.
Seguirono quei tre anni di ango-
sciosa incerteaa, di vita nascosta,
travestimenti, delazioni, fughe, per-
quisiz.ioni nollume, generosità nel-
l'aiutarsi, fermez.za nella fede, corag-
gio nel sacri(icio. Ai Coadiutori, che
Don Bosco aveva voluto in maniche
di camicia, poteva essere facile mi-
metizzarsi. Anzi diversi di loro.
quando i sacerdoti dovettero abban-
donare collegi e scuole, si misero a
capo degli istituti e riuscirono bene o
male a mandarli avanti. Ma nel com-
plesso pagarono un tributo molto
elevato all'odio contro la lede.
Bestemmiare? Mal. Occasionali te-
stimoni hanno riferito dialoghi che
ricordano gli • Atti dei martiri• dei
primi secoli. Esteban Garda per
esempio, che nel giugno 1936 si tro-
vava in Malaga: arrestato con tuui i
salesiani del collegio, ebbe buon gio-
co della sua divisa di laico per s01-
lrarsi ai controlli e ruggire. Ma un
gruppo di rossi armati di nuovo lo
catturò: «Tu sei un prete•. gli grida
un miliziano. •No. non lo sono•, re-
plica Esteban. 11 tuo modo di fare -
imiste l'altro - dice chiaro che lo
s ù•. • E io ripeto che non lo sono•·
«Allora - lo sfida il miliz.iano - bc-
st<a:mmia Dio e la Madonna!»
Esteban sente ch<a: è venuto il mo-
mento cruciale. «Questo no, mail•.
risponde deciso. Ma ti lasceremo in
libertà», insiste l'altro. • Ho detto che
::r
FILMINE. A mlgllala e mUlonl di eaemplarl sono etate prod otte dal coadiutori della LOC.
ldc111ikl1 del
~ I I o r diu1 ,re
Quanti sono I se oggi
I se nel 1980 erano 2965, di cui 52
in noviziato. Ecco la loro distribuzione
nel mondo (all'elenco vanno aggiunti
42 nomi di incerta collocazione geo-
grafica al momento del rilevamento
statistico):
Coadiutori in ltalla
907
nel resto d'Europa
929
nell'Asia
326
In Africa
65
1n America
669
In Australia e Oceania
27
I
Chi è Il Salesiano Coadiutore
Il SC è una persona ordinarla con
uno straordinario desiderio di dedica-
re la sua vita al Signore lavorando In
mezzo ai giovani, per I poveri. per tutti
coloro a cui sarà inviato in nome di
Don Bosco come testimone del Van-
gelo.
Nelle Costituzioni salesiane lo si di-
ce • un cristiano che risponde a una
vocazione divina originale: quella di
vivere la consacrazione religiosa lai-
cale al servizlo della missione sale-
siana. (art. 37).
I suoi compHI
Il Salesiano Coadiutore, precisa
ancora l'art. 37 delle Costituzioni sa-
lesiane. • partecipa a tutti I compiti
educativi e pastorali salesiani non le-
gati al ministero sacerdotale. In molti
settori ha un ruolo lnte9rante e Inso-
stituibile: il fatto di essere religioso
laico gli permette un tipo di presenza
e di azione partlcolare. necessario per
il lavoro comune• .
Come si diventa se
Normalmente le vocazioni di SC
sorgono dagli stessi ambienti salesia-
ni (oratori, centri giovanili, scuole,
parrocchie...) a contatto diretto con la
missione salesiana e con le figure che
alappreuanltioz.zaMnao:nsoancemradnoctianeocsoeadaipuptorroi-,
dati alla casa di Don Bosco per le vie
più disparate.
Coloro che provengono da ambienti
salesiani, normalmente si orientano
verso la vita salesiana già all'età di
14-15 anni, mentre chi proviene da
altri ambienti In genere è di età più
matura tra i 20 e I 35 anni. Comunque,
non fanno domanda di accedere al
noviziato prima del 16-17 anni.
Condizìoni: si richiede che abbiano
buona salute, abbiano saputo in pre-
cedenza comportarsi da buoni cri-
stiani, desiderino Impegnarsi in una
vita In cui preghiera e lavoro vanno a
braccetto.
Come viene preparato Il se
Chi si sente chiamato a spendere la
sua vita con Don Bosco per la gio-
ventù, prima di diventare se deve mi-
surarsi con la missione salesiana e lo
stile comunitario di vita che essa
comporta. Perciò. fatta domanda di
ammissione tra I salesiani. trascorre
un periodo d1 prova in una casa sale-
siana dove inizia lo studio e l'esercizio
della vita salesiana laicale.
Segue un anno detto di noviziato,
nel quale approfondisce la conoscen-
za delle Costituzioni salesiane che
saranno la sua regola di vita, e sl pre-
para e emettere la professione reli-
giosa: con I voti s'Impegna a vivere e
operare da vero salesiano.
A questo punto inizia un altro pe-
riodo formativo plu o meno lungo; è
previsto infatti che I se .attendano
con Impegno, secondo le attitudini,
agli studi e alla preparazione tecnico-
professionale in vista della missione
da svolgere; e acquistino una seria
formazione teologica. salesiana e pe-
dagogica, proporzionata al livello cul-
turale raggiunto• (Regolamenti, arti-
co/o 92).
BOLLETTINO SALESl,-NO I SETTEMBRE 1981 29

3.10 Page 30

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non bestemmierò mai. Dio non mi ha
fatto niente di male, e non so perché
dovrei maledirlo•. Allora ti fucilere-
mo, prete spergiuro•· • E va bene.
Verserò volentieri il mio sangue per
Uno che l'ha versato prima per me. E
anche per voi"· «Smettila, bigotto: ci
stai facendo la predica? Adesso ve-
drai che ti faremo il bel servizio di
darti un passaggio gratis per l'altro
mondo». Lo faranno davvero. dopo
un mese di duro carcere.
Le storie scarlatte. Quando la casa
di Alicante fu bruciata, Tiago Buch
venne arrestato una prima volta e
battuto a sangue. Rimesso in libertà,
fu di n uovo arrestalo. [I giorno del
terzo arresto venne fucilato senl:a
processo.
José R abasa, nel 1886 ave\\' a cono-
sciuto Don Bosco a Barcelona; nel
1936, a 74 anni, viaggiava in tram
quando venne indicato da un pas-
seggero come religioso: alcuni mili-
ziani presenti lo arrestarono e tra-
dussero in carcere. Fini fucilalo.
Santiago Onrz, 23 anni, aveva ap-
gridando • Viva Cristo Re•.
Stefano Vazquez, 21 anni, aveva
appena finito il no\\wato quando fu
preso e ucci..,o. Anche Eliodoro Ra-
mos aveva fatto la sua professione
religiosa da pochi mesL
Antonio Cid aveva raggiunto a Bil-
bao la famiglia per sostenerla in quei
momenti tempestosi; i miliziani ir-
ruppero in casa, lo trovarono in pos-
sesso di un messalino, lo picchiarono
col crocifisso, e prima di sera lo fuci-
larono.
O Signore lJ perdoni». J uan Co-
dera era inrermiere a Madrid; due
volte lo arre!.tarono e due volte lo ri-
lasciarono; lui invece di girare al lar-
go andava a visitare i salesiani in
prigione. 1 miliziani insospettiti lo ar-
restarono per la terza volta e lo fuci-
larono in giornata. Anche Ram6n
Eirin, ebaniMa di 25 anni. faceva fre-
quenti visite ai salesiani in prigione, e
qualche tempo dopo rece la stessa fi-
ne... Angel Ramos, 70 anni, capo del
laboratorio decoratori a Barcèlona,
insegnante di dbegno, simpatico
ma qualcun altro sì, e lei paga per
tutti•. Mentre i miliziani lo caricava-
no sull'auto che lo avrebbe portalo in
prigione, il bra"o coadiutore disse
ancora al raga,Jo: •Figlio, il Signore
1i perdoni per il male che mi lai, come
1i perdono io».
Di Angel Ramos non si è saputo più
nulla. Di altri fu almeno rinLracciato il
cadavere. Ventbci in tutto: 26 Morie
scarlatte di figli di Don Bosco in ma-
niche di camicia, che volevano \\ ivcre
educando la gioventù e con la morte
hanno insegnato ai giovani come c;i
rende tes timonianza ai propri ideali.
13 Salcsluno Coadiutore
\\OCallone da rilaodnn
li progetto apostolico salesiano ha
bisogno oggi come ieri della .. mano
laica di Don Bosco» e perciò - crisi o
non crisi di vocazioni nella Chiesa -
sta avvenendo una doverosa ripro-
posta della sua immagine. Rilancio
che procede non con i facili slogan
della propaganda ma attraverso lo
studio per una -,ua maggiore com-
~
; .J'
"'
HO BISOGNO DI VOI. Queste parole di Don 801co al Coadiutori ha fatto da motivo nel Convegno
mondiale svoltoat e Roma nel 1975. Foto a destre: accanto all'allora Rettor Maggiore don Rlccert,
Il moderatore del convegno, coadiutore Renato Romaldl.
pena terminato la sua preparazione
professionale in Italia, conservava
negli occhi il ricordo della canoniz-
zazione di Don Bosco avvenuta due
anni prima a Roma; lo arrestarono in
casa di una coraggiosa donna che lo
teneva nascosto.
Antonio Bertran era il cuoco di
Sarrià: lasciato il suo nascondiglio
per verificare le condizioni di una
casa salesiana abbandonata, incappò
in una pattuglia di miliziani. Egidio
Rodicio era il panettiere di Sarrià;
trovò rifugio in casa di un exallievo
ma lo scovarono e lo portarono via;
di loro non si è saputo più nulla.
Pablo Garda, giardiniere. a Madrid,
cercò rifugio in un albergo ma il pro-
prietario Io denunciò. Emilio Aree
Ofcz, 28 anni, sarto, morì a Madrid
mattatore del teatrino salesiano,
riusci a organiaare da una mode<,ta
pensione s,•ariate attività clandei.tinc
in favore degli arrestati o braccati. La
sera dell' 11 . 10.1936, al termine di uno
dei suoi consueti giri, tornato alla sua
pensione bussò alla porta. La pensio-
nante come lo vide lanciò un urlo di
angoscia: subito i.bucarono due mili-
ziani armati, e un ragazzouo che
puntando il dito li assicurò: •Si, è lui
il signor Ramos. È un salesiano di
Sarria, lo conosco bene».
Anche Ramos conosceva bene lui:
era un ragaao del collegio, espulso
qualche tempo prima per indiscipli-
na. E prima che i milliiani gli met-
tessero le mani addosso. gli disse con
infinita tristena: •Che male ti ho
fatto, che mi denunci?» «Lei niente,
30 BOLLETTINO SALESIANO !'SETTEMBRE 11181
prensionc. li primo stimolo è venuto
dal Concilio V.iticano II, nel quale c;i è
in un certo seni.o riscoperta la voca-
zione del l.iico nella Chiesa, si è ap-
profondito il suo ruolo apostolico, si
sono ampliati gli spazj del suo impe-
gno.
Questo sconosciuto. li Concilio
produceva i suoi effetti anche ~ulla
realtà salesiana: nel Capitolo generale
del I971 voluto dal Concilio stesso. si
avviava lo !>Iodio del SC, e si lanciava
l'idea di un Com·egno mondiale.
L'approfondimento di questa voca-
zione fu condotlo dapprima su base
locale nelle singole comunità salesia-
ne, poi attraverso convegni ispclto-
riali e regionali. E nel settembre 1975
si ebbe il Com egno mondiale a Ro-
ma.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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l partecipanti erano 137 (98 se e 39
sacerdoLi), provenienti da 38 nazioni.
Sette giornate di discussione, gruppi
di studio in 11 lingue, temi e dibattiti.
In un'omelia il Rettor Maggiore don
Ricceri disse: « Il Coadiutore, questo
sconosciuto». E l'udienza speciale del
Papa confermò in modo paradossale
questa verità: Paolo Vl - con un
lapsus che non ne... comprometteva
l'infallibilità - nel suo discorso con-
fuse il Coadiutore con il Cooperatore.
Nel 1977 i salesiani si riunivano per
un nuovo Capitolo generale, e aveva-
no tra mano un volume di 700 pagine,
gli Atti del convegno mondiale. Nel-
l'ottobre 1980 una « Lettera del Rettor
Maggiore» di 48 pagine, è venuta a
fcre il punto teorico e pratico della
siLUazione.
formularono dei progetti di impegno
apostolico che emarginavano nella
loro stessa programmazione il ruolo
del SC, implicando così di fauo un
pericoloso squilibrio vocazionale».
« li pericolo - prosegue nella sua
lettera il Rettor Maggiore - è che la
comunità può cadere in due devia-
zioni di opposto significato: la devia-
zione clericalista, cioè la riduzione del
progetto apostolico salesiano a sole
attività di culto e catechesi; oppure
una specie di monopolio secolarista
da parte dei preti, che mimetizzano la
loro dimensione sacerdotale e inva-
dono l'ambito proprio dei Coadiutori
e dei laici...».
Don Viganò precisa quindi l'iden-
tità vocazionale del SC, che risulta un
religioso (perciò non un secolare
NEL MIRINO delle Brigate Rosse: Il s.ileslano eoadhitore Giuseppe Magagna dell'Istituto Gerlnl
(Roma), gravemente ferito da un commando di estremisti Il 29 maggio scorso.
La fede e le cattedrali. Nella sua
lettera dal titolo «La componente
laicale della comunità salesiana» don
Egidio Viganò precisava che il pro-
blema del se non riguarda solo il
Coadiutore, ma anche il sacerdote e
l'intera Congregazione. E ciò pe.rché
la comunità salesiana poggia su due
componenti complementari tra loro,
ugualmente essenziali: quella sacer-
dotale e quella laicale. Ricordava in
proposito le Costituzioni salesiane:
« Vivere e lavorare insieme è per noi
salesiani un'esigenza fondamentale,
una via sicura per realizzare la nostra
vocazione».
Don Viganò ha approfondito poi il
discorso sulla crisi del SC: «La di-
mensione sacerdotale, usufruendo di
una lunga tradizione ecclesiale, ha
avuto in questo nostro primo secolo
di vita una certa preponderanza;
mentre la dimensione laicale, man-
cando di una più ricca tradizione
dottrinale, ha avuto uno sviluppo
piuttosto contenuto... ». Questo in ge-
nerale; in concreto, poi, « a volte si
consacrato), salesiano, co11 dimensio-
ne laicale. Quest'ul timo elemento è la
sua «nota qualificante», e viene spie-
gata in pagine molto dense. Al cul-
mine, una citazione dal pensatore
Etienne Gilson: «Ci dicono che è la
rede che ha costrnito le cattedrali del
medioevo; certo, ma la fede non
avrebbe costruito nulla se non ci fos-
sero stati anche gli architetti... ». E la
citazione chiude drasticamente con
l'avvertimento: « La devozione non
dispensa mai dalla tecnica».
Il suo «essere nel fare». Dopo
questo «elogio del fare», il Rettor
Maggiore non privilegia poi - come
ci si potrebbe aspettare - i mestieri
attraverso i quali il SC agisce: pone
invece tulto l'accento sul suo «essere
nel fare». Come dire che i mestieri
potranno essere i più vari, ma che il
SC trova la sua vera carauerizzazione
in qualcosa di diverso, precisamente
nell'essere «religioso salesiano io di-
mensione laicale».
Insomma i mestieri. la tecnica, oc-
co1Tono in quest'epoca che vede il
trionfo delle tecnologie; ma il SC dà
ai ragazzi qualcosa di molto più im-
portante che la sola capacità di svol-
gere una professione sia pure presti-
giosa: gli dona, in collaborazione col
sacerdote salesiano, e secondo lo stile
di Don Bosco, la pienezza dell'edu-
cazione e della vita cristiana.
Per questo il Rettor Maggiore sem-
pre nella sua lettera, descrivendo ,de
differenti mansioni disimpegnate dai
SC », ne allarga il ventaglio, e ne
elenca un gruppo che finora forse
non era stato abbastanza chiaramen-
te identificato ed evidenziato: parla
di «Coadiutori impegnati in iniziative
associazionistiche, in circoli apostoli-
ci, gruppi sportivi, musicali, dram-
maturgici; coadiutori in servizio di
animazione per il tempo libero, nei
mezzi di comunicazione sociale... ».
Queste mansioni sono tutte ugual-
mente adatte (e forse oggi più attuai.i
e urgenti) al SC inteso come religioso
salesiano in dimensione laicale.
Confezionare un vestito nuovo.
Consapevole che non basta appro-
fondire in astratto l'identità del se,
don Viganò infine ha ricordato un
recente orientamento: « ll lavoro più
importante e decisivo da compiere
rimane la sensibilizzazione o menta-
liuazionc, come si dice, di fronte al
SC». E ha precisato: «Non si tratta
qui di cucire qualche pezza di rat-
toppo su una concezione vecchia:
dobbiamo proprio preoccuparci di
confezionare un vestito nuovo».
fnsomma, «in non pochi salesiani
c'è bisogno di una vera conversione
di mentalità». Conversione necessa-
ria nel salesiano sacerdote, ma anche
in qualche SC non abbastanza con-
vinto del pi-oprio ruolo. Come pure
nella globalità della Famiglia salesia-
na, che dovrebbe guardare alla «ma-
no laica pi Don Bosco» con maggiore
consapevolezza e simpatia.
Si tratta di persuadersi che la vo-
cazione del SC non è una semplice
invenzione umana per fini terreni, ma
è - come sosteneva il Rettor Mag-
giore don RinaIdi - «una geniale
creazione del grande cuore di Don
Bosco ispirato dall'Ausiliatrice». È in
sostanza una vocazione inserita in un
progetto divino per fini trascendenii.
Solo se si guarda al SC in questa
prospettiva, gli si concederanno tutti
gli spazi che Don Bosco aveva creato
attorno a lui. Quegli spazi in cui han-
no saputo muoversi con sicurezza,
allegria e sorprendente efficacia pe-
dagogica e apostolica gli uomini tut-
tofare dei primi tempi, tanti capi la-
boratorio, costruttori edili, architetti,
tipografi, scultori, compositori, i vari
Buzzetti, Dogliani, Srugi, Garbellone,
Zatti.
, E.B.
BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981 31

4.2 Page 32

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I MEDICI: E ECCEZIONALE
LE INFERMIERE: E UN MIRACOLO
I NOSTRI SANTI
Caro BS, mi sento
in dovere di rendere
nota una grande
grazia ricevuta da
Dio mediante l'lnte-
ressamente di Maria
Ausiliatrice, san Do-
menico Savio e i
Santi salesiani. Il 2
aprite scorso veniva
ricoverato in ospe-
dale con meningite il
mio piccolo Gabriele di 6 mesi. I medici
dissero che era gravissimo. Infatti quella
sera ebbe un arresto respiratorio e do-
vette essere rianimato. Già dal momento
del ricovero io avevo iniziato a pregare
Maria Ausiliatrice e san Domenico Savio
sotto la cui protezione l'avevo messo fin
dal concepimento (era anche stato bat-
tezzato con il nome di Gabriele Domeni-
co). Misi l'abitino sotto il cuscino e pregai
con fede, ripetendo fra me che ciò che
era impossibile agli uomini era possibile a
Dio.
Con me pregavano tutti i parenti e gli
amici, e nelle case salesiane venivano
celebrate delle sante messe in onore di
san Domenico Savio perché intercedesse
per la salvezza del piccolo. Infatti dopo 5
terribili giorni li bimbo si svegliò dal coma,
e quello che è più miracoloso è che si ri-
cordava tutto quello che già sapeva, an-
che se era poco per i suoi 6 mesi. I medici
rimasero strabiliati e dal punto di vista
medico parlarono di • risultato eccezio-
nale,., ma le Infermiere che avevano visto
da vicino la situazione com'era, dissero
che c'era stato un miracolo.
Poche ore prima che il bimbo si sve-
gliasse, dopo un'ennesima crisi convulsi-
va, io guardando l'immagine di san Do-
menico avevo ricevuto una specie di
conferma; e quando mio marito arrivò gli
dissi: « Fra poche ore il bambino si sve-
glierà• . E dopo quattro ore il miracolo
awenne: Gabriele aprì gli occhi e si portò
un dito alla bocca cominciando a suc-
chiare. Mi diedero 100 grammi di latte e
lui li trangugiò tutti. Da quel momento in-
cominciò a migliorare In tutti i sensi, e Ieri
Venerdì Santo il primario con soddisfa-
zione mi ha detto che avremmo passato
Pasqua a casa.
lo continuerò a pregare e a diffondere
la fede in Maria Ausiliatrice e san Dome-
nico Savio. Mi pare ìl ringraziamento più
giusto. In estate andremo a Torino, nella
Basilica di Maria Ausiliatrice dove io e mio
marito scioglieremo un voto fatto In quei
terribili momenti.
Anna e Lino DI Maio (Verona)
Rottaro, TO): Diciamo grazie a te, cara
Maria Ausiliatrice, e al Santi salesiani per
averci assistite In un momento tanto do-
loroso •.
Sebastiano Pecorino (Bronte, CT),
colpito da tormenti e incubi di carattere
spirituale, ricorrendo con la preghiera a
Don Bosco ne è stato liberato.
" Michele De Palma (Molfetta, BA)
ringrazia per aver ottenuto li posto di la-
voro tanto desiderato, e ancora prega
chiedendo per la mamma il dono della
salute.
;e. Maria Denaro (Roma) per aver otte-
nuto dopo fiduciosa preghiera un repen-
tino miglioramento da Insidioso disturbo
alla vista.
,.. Angelo Mila1do (Melilli, SR) per la
guarigione del marito affetto da paresi
celebrale.
POI UN'AMICA Ml PARLO
DI SAN DOMENICO SAVIO
Ringrazio tanto
Maria Ausiliatrice e
san Domenico Savio
per la grande grazia
che ho ricevuto. Il
mio bambino Salva-
tore di appena sette
mesi aveva subito un
intervento chirurgi-
co riuscito bene, ma
12 giorni dopo fu
preso da un'improv-
visa gravissima crisi. Aveva tremende
convulzioni, era diventato tutto nero. e
sembrava morisse. Dopo un mese la
stessa cosa lo prese di nuovo, e poi an-
cora tre volte in 15 giorni. Potete Imma-
ginare Il mio spavento.
Fu allora che una mia amica mi ha
parlato di san Domenico Savio, il santo
protettore dei bambini, e mi ha prestato
l'abitino dicendo di metterlo addosso al
mio bambino. L"ho fatto subito, e ho an-
che recitato una novena a Maria Ausilia-
trice. Ebbene, sono passati tre mesi da
allora e il piccolo Salvatore sta bene, non
ha più avuto quelle crisi paurose. Ora
chiedo un abitino di Domenico Savio
perché l'altro devo restituirlo. E intanto
ringrazio di cuore il piccolo santo, pre-
gandolo di continuare a proteggere il mio
Salvatore e tutti i bambini del mondo.
Elvira Russo (Francofonte, SR)
RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICE
E SAN GIOVANNI BOSCO
DAL MESSICO IN PELLEGRINAGGIO
ALLA SUA CASETTA
Maria Agus (San/uri, CA) exallieva,
ringrazia Maria Ausiliatrice per aver po-
tuto affrontare con esito positivo un In-
tervento chirurgico che un disturbo al
cuore rendeva difficile e rischioso.
Anna Bacchi (Roma) perché una sua
nipote ha ottenuto il tanto atteso posto di
lavoro, e proprio nella città in cui abita.
Famiglie Vachino e Fey (Settimo
Assieme alla mia sposa, pieni di gioia
per la felice nascita di una bambina, ri-
conosciamo la celeste protezione di san
Domenico Savio al quale ci eravamo
raccomandati quando ricevemmo l'abiti-
no del Santo In circostanze molto difficili
(era stato il compianto don Alberto Lopez
a consegnarci l'abitino). Da allora con
grande venerazione e fiducia lo abbiamo
32 BOLLETT/f-10 SALESIAf-10 1• SETTEMBRE 1981
prestato ad altre mamme, che hanno pure
sperimentato la benevola assistenza del
Santo. Pieni di riconoscenza per il favore
ricevuto siamo stati in pellegrinaggio alla
sua Casetta presso Riva di Chieri, e
mandiamo un'offerta per I lavori di ripri-
stino della Casetta stessa.
Bernardo Janlsky e famiglia
(Puebla, Messico)
RINGRAZIANO ANCORA
SAN DOMENICO SAVIO
,.. Benedetta e Stefano Tomasini (Bo-
logna): Dobbiamo all'intercessione di
san Domenico Savio, al quale va tutta la
nostra gratrtudine, la prossima desiderata
e sperata nascita del nostro primo figlio.
Abbiamo pregato il piccolo Santo per un
anno intero, e i previsti temuti Impedi-
menti sono stati superati.
La famiglia Ros ringrazia per la na-
scita di Sara: Dopo due maternità molto
difficili, tanto che i dottori avevano scon-
sigliato la nascita di nuovi figli, ecco an-
nunciarsi Il terzo. Furono giorni di ango-
scia e di forti interrogativi, ma poi la
mamma indossò l'abitino con tanta fede,
e senza la minima complicazione è feli-
cemente arrivata la piccola Sara, che è
buona, bella e sana ,._
Franca Chiaravallatl (Satriano, CZ):
Ero presa da profondo sconforto nel
vedere la mia piccola col piedino sinistro
malformato. L'ortopedico ml consigliava
l' apparecchio per evitare che potesse re-
stare zoppa. lo pregai san Domenico Sa-
vio, e sette mesi più tardi l'ortopedico
trovò la bambina guarita. Ora cammina
bene, e speriamo che sotto la protezione
del piccolo Domenico possa crescere
buona e virtuosa».
,.. Una mamma (lettera firmata da Fal-
menta, NO) ringrazia per tre grazie rice-
vute dai suoi congiunti, In particolare per
la guarigione del figlio avvenuta in circo-
stanze tali che Il medico curante gli disse:
.11 tuo santino ti ha salvato
Martino Alfonso (Salerno): « Il mio
nipote Giuseppe di 16 anni, ricoverato
all'ospedale, ebbe un collasso e fu por-
tato in sala di rianimazione. Poiché il co-
ma diabetico permaneva nonostante le
cure, fu trasferito al policlinico di Napoli
ma i medici dissero che solo un miracolo
lo avrebbe potuto salvare. Fu allora che
con fede ci rivolgemmo a san Domenico
Savio, e il miracolo è avvenuto: attraverso
la telecamera dell' ospedale potemmo ve-
dere Giuseppe che, dopo un mese di ri-
covero, pian plano cominciava a riaprire
glf occhi...».
Emma Apollonia (San Cataldo, CL):
I dottori mi consigliavano l'aborto
perché dopo due tagli cesarei tanto ri-
schiosi si temeva per la vita mia e per il
bambino. Mio marito e io abbiamo deciso
che se Dio ci aveva mandato questo
nuovo bambino, ci doveva pur aiutare. Ho
portato l'abitino, e sia pure con gravi dli-

4.3 Page 33

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ficoltà e rischi per me, ci è nato il piccolo lf~
Gaetano..
l'
Salvatore Corrado (Chiaravalle, CZ)
ringrazia per il buon esito dell'operazione
subita dal figlio Domenico, resa difficile
dalla sua tenerissima età di appena 22
giorni.
IL MEDICO NON POTEVA
CREDERE Al SUOI OCCHI
Mentre mi trovavo
in viaggio coi miei
tre figlioli, Flavio di
otto anni fu colpito
da forti dolori al ca-
po e da febbre alta.
All'ospedale i medici
dopo un consulto
non riuscivano a ca-
pire di che si trattas-
se, e intanto Il bam-
bino continuava a
lamentarsi e a gridare. Quindi fu traspor-
tato all'ospedale di Sorocaba, e il suo
caso venne dapprima diagnosticato come
meningite. Poi, dopo altri esami, mentre Il
corpo del bambino era tutto chiazzato di
macchie nere, i medici dissero ohe era
leucemia, e consigliarono di portarlo a
casa perché non c 'era alcuna speranza di
guarigione.
Mia sorella FMA ml aveva dato delle
immagini della Serva di Dio Laura Vlcuiia,
e la pregai con grande fiducia, chiedendo
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Abbate FranC8 - A.bruuo G._,aepptna Agaul-Famlglla
- Amadeo Angela Amerio Amalia Andera Gluupplna
Anelll GlrUI Angeli Elena Angllella Paola - Avaro
Franca Baldessarl Lidia Baldonl Giuseppa Barracu
Pietro P. - Bauo Aristide• 8a110 Francesco - Battaglia
Bice Batllslello Vittoria Benevenll Marisa - Beroldo
Giovanni Bertelll Valerla - Bertoll Carta. B&rtone Ar-
mino - Bettarlnt Maria - Bevllacqua Anna - Blagloll
Brunetta - Blletla Carlo Bllella Teresa • Bla<:u Fran-
cesca • 81englo Anna - Bonello Caterina - 8onslgno,lo
Battistina - Boero Lucia Borzlnl Luigi Bosco Pietro
Bozzo Grazhtlla - Bruni Rosina - Bruzzese Edda - Bu-
SC8tlnl Luigi Calloni Vittorina cannlzzaro Maria
Casa Giovanna - Casatello Giulia - Castello Llborla -
Caslino Irma • Cellone Carola • Cesarlnl Domenico
Chiavetta Grazia - Chiesa Maria - Chini Piera - ChloUI
Giuseppa - Chlrlco Assunta - Colombo Sandra • c~
lura Angela • Comi Antonio • Comotto Emilia - Conca
Anna • Conta Margherita • Conii Maria Conti Glusap-
plna Contini Lidia Conuttl Elena• Coppollno Salvl-
na - COffadlnl Michela - Cortese Paola - Costabloz
Maria • Crlppa Gabriella • Croce M. Angela • Crocetta
Gina - Cuaz Stefania • Cucchettl Celesta • Dalbard
Maria • Dallarl Dina • D'Amico Angela - De Franclacl
Carmela • Della Valle M. Rosaria • Demlchell Giustino -
Derln Anna - DI Carlo Ida - DI Crlstolalo Maria Dl-
maluta SIivana Diprima Onotrto DI Renzo Francesco
- or Somma Giuseppe - D'Onofrio Ines Ebondl Anto-
nio • Ercole Vincenzo• Fagettl Speranza - Falgarl Bat-
llata • Falkensteln Giorgio • Falzone Paola - Fasano
Ro&ella Favre Palmira - Fazio Anna Fontana Gio-
vanna - Fornelli Gino - Frapporti Sabina - Gabrielll
Dante Gala Maria - Galea! Nunzia - Gallmbel11 Franca
Gallaul Se111lo Galllnaltl Antonio - Gallo Maria -
Garbarlno Florindo - Garealo Elena Garrone M. Ter~
sa Gatti Maria • Gattoni Angela Ghiotto Felice -
Glacomuzzl Giuseppina Glallombardo Ignazia
GlaMeHo Giuseppa Gldaro Vl111lnlo Glorgl Carolina
Glubergla Famiglia • Giunta Graziella - GlusteHo
Paola Glrlbaldl Caterina Grandesso Giuseppe •
Grassi Anna • Gra11I Marianna • Grlmaldl Franceoco -
Grloll M. Lucia Grosso Francesco Grosso Rosetta
Guamerl Carmelina - Guerrera Avv. Giovanni Indulsi
Llborla • lnguagglalo Della • Llmbeftl Filomena - LI
Gambi Letizia - Locatelll Giuseppe - Lomal11re Anna -
Lombardo Leonardo.
----~
.
PEMBA (un tempo Porto Amelia, nel Mozambico): bella chiesa la parrocchlle di Maria Aualllalrlce.
la guarigione del mio figliolo. All'ospedale
misi un'Immaginetta sotto il guanciale del
bambino, e lui che da quattro giorni non si
muoveva, la prese con la mano, se la mise
addosso e si addormentò. Al mattino se-
guente quando si svegliò mi disse che
voleva vedere la città dalla finestra. Con
grande cautela lo sollevai, e postolo in
piedi, vidi con stupore che camminava.
Anche il medico, entrato In camera pro-
prio in quel momento, non poteva credere
ai suoi occhi.
A distanza di sei anni, posso affermare
che Flavio è perfettamente guarito, con-
tinua in buona salute, senza alcuna con-
seguenza del male sofferto. E e sempre
grato a Laura Vicuria per la grande grazia
ottenuta.
Rosa/va Fern. Alves (Sao Paulo, Brasile)
;. Suor Giuditta Manzoni FMA (Roma)
ringrazia Laura Vicuria per la sensibile
protezione in un intervento chirurgico, e
per la felice e rapida ripresa dopo breve
convalescenza.
,. Pacifico Quirino Alvarez (Bahia
Bianca. Argentina) per aver trovato, in
modo sollecito e del tutto Imprevisto, casa
e lavoro, mentre con la famiglia si trovava
In condizioni difficilissime.
CHIEDEVO UNA GRANDE GRAZIA
E ORA NON Ml SEMBRA VERO..
Da quasi un anno
soffrivo una grande
pena, a causa del
mio ultimo figlio. So-
no un'accanita let-
trice del BS, In parti-
colare seguo con
ammirazione le gra-
zie che vi si pubbli-
cano, e mi ero mes-
sa a pregare con fi-
ducia i Santi sale-
siani per lui. Ma la grazia richiesta non
veniva, ml dicevo che non ero degna di
essere esaudita. Un giorno mi è venuta In
mano l'Immagine del Servo di Dio don
Filippo Rlnaldl e ho cominciato la sua
novena con fede più intensa. Ebbene, la
novena non era ancora terminata che già
avevo ottenuto la grazia,. Una grazia tanto
grande, che quasi non mi sembra vero.
LD (lettera firmata, Torino)
~INGRAZIANO DON FILIPPO RINALDI
Suor Irma Papettl (MIiano) perché il
fratello Angelo sottoposto a un intervento
ai cuore risultato molto più difficile del
previsto, ora è In via di guarigione.
Francesco Torrini (Torino) era col-
pito da un grave male, ma date le condi-
zioni generali gli era sconsigliato l'Inter-
vento chirurgico. La sua situazione con-
tinuò a peggiorare e dovette affidarsi ai
chirurghi; ma più ancora si affidò a don
Filippo Rinaldi, dietro suggerimento della
moglie che è nativa di Lu Monferrato co-
me Il Servo di Dio. «Ogni volta che mi
sentivo abbattuto moralmente o fisica-
mente lo pregavo, e subito trovavo un
sollievo generale. Anche l'operazione ha
avuto buon esito, e ora sono completa-
mente guarito».
,. LB (Torino): • Don Rlnaldi non lascia
le cose a metà, diceva il BS alcuni mesi or
sono. Ci slamo rivolti con fiducia a Lui e le
cose sono andate a posto: chi doveva
tornare è tornato, chi doveva perdonare
ha perdonato. E ora è in arrivo anche un
bel pargoletto. Don Rlnaldi non farà certo
le cose a metà, e siamo tutti In fiduciosa
attesa, con tanta riconoscenza».
Maria Giovanna Sparano (Caserta):
Mia figlia laureata non riusciva a trovare
un impiego adeguato, nonostante i tanti
concorsi tentati e le tante promesse rice-
vute. Partecipò ancora a un ultimo con-
corso che sembrava ottenere Il solito esi-
to, ma io - viste venire meno le sicurezze
urna.ne - mi rivolsi con tantissima fiducia
al beato Michele Rua. Egli Intervenne, e
come! Il concorso fu superato con ottimo
punteggio, e ora mentre ringrazio conti-
nuo a pregare perché Il bravo successore
di Don Bosco ci protegga ancora, spe-
cialmente per te cose dell'anima •·
G. Paola (Ortignano, AR) ringrazia
per essere stata liberata da persistente
mal di denti che la affliggeva da quattro
mesi. e che le medicine non servivano a
guarire.
BOLLéTTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981 33

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
casa d, cura di Piossasco ebbero In lul un
medico coscienzJoso e valente, an:tl un
padre premuroso. Durante la guerra, an-
che quando non c'erano mezzi di comu-
nicazione, mal lasciò mancare al suol
malati 11 conforto della sua assistenza
professionale, anche a costo dl duri sa-
crifici personali. O..Cine e decine di sale-
siani devono a lui e alla sua cantà il d-
lorno alla salute e alla vita.
ANTONIZIO aac. CRESCENZIO Salnla-
no t Selano (NA) a 74 anni
Orlano In tenera età, seppe conservare
memoria del suo precoce bisogno di al-
letto per colmare d1 affetto I tanti ragazzi
In difficoltà che Incontrò nella vlla. Ar-
monizzava in due attegglamenli a prf-
ma vista contraddittori: era sempre so-
lenne e perfino un poco pomposo, e nello
stesso tempo era sempre alle,gro lino ad
apparire mattacchione. Ambedue quesle
qualltà seppe metterle a frutto In modo
mirabile: le sue trovate originali contri-
buivano a tenere effervescente Il cllma
attorno a lui: la sua scuola riusciva sem-
pre dotta, Interessante e viva. Come con•
slgJiere scolastico appariva quasi un
ponleflce della disciplina. ma In cortile
diventava Il compagno det giochi. e in
ohlesa un animatore liturgico capace di
trascinare. Divenuto direttore a San,
spostò Il primato dalla dlsclpllna alla
bontà; e clO più ancora quando fu diret-
lore a Napoli, con I ragazzi sord0mu11. SI
butlò anima e corpo nell'apprendere Il
linguaggio del sordomuti e nel penetrare I
segreti della loro complessa psicologia
Giunse cosi a comunicare con loro nel
modo più pieno e fraterno. Quando l'età
lo costrinse a mettersi In disparte, 10 si
vide aggirarsi per la casa sempre solen-
ne, col bastone e con Il rosario: Il bastone
per reggersi nel camminare, e Il rosario
per elevarsi al Signore.
BRAMBATI sac, MARTINO Salealano t
Bologna a 57 anni
La suora della casa di cura che lo as-
sistette negll ultimi mesi, un giorno os-
servo: , Se non sapessimo che don Mar-
tino è salesiano, lo riconosceremmo su•
bilo: Mlii fa compagnia del ragazzi,. In
realtà trascorse tutta la vita con I ragazzi:
nella scuola, In cortile, sul monti. Era In•
segnante auslero, ma gll allievi gli erano
ugualmente mollo affezionati. Data ta sua
seve1a preparazione professionale fu In-
segnante competente e serramenta at·
taccato a.I suo lavoro. diligente fino allo
scrupolo nell'insegnamento e nella cor-
rezione del compiti. Altrettanta diligenza
usava nef conservare memoria del suoi
allievi, per ciascuno dei quali teneva una
scheda continuamente aggiornata.
t LORENZONI sac. LIVIO Saleolano Ve-
rona a 76 anni
Una vita dedita a!l'educa-,fone attraver-
so la scuola, oltre 50 anni consacrati con
amore e sacrificio al lavoro educativo. Era
Insegnante di matematica, ma1erla a volte
di scarse soddisfazioni, ma riusciva a fare
della scuola l'ambiente In cui I ragazzi
non solo lmparasano nozi oni sci entifiche
ma anche si formavano al valorl. DI tem-
peramento Irruente, esigeva con saverltè
fa disciplina; quando fosse avvenuto
qualC)he screzio era però li primo a ten-
dere la mano per 1a r1concillaz1one. Era
appassionato df tante cose· della monta-
gna, del giardinaggio, della musica clas-
sica, delle buone lellure, della fllodram-
mallca... Per questi valori che sapeva
trasmettere a.i giova.nt e(a da loro stimato
e amato.
TORELLO aac. FAUSTINO SalHlano t
Muzzano (VC) a 59 annl
DI Nlua Monlerrato, ferra ricca di me-
morie e tradizioni salesiane, trovò nella
famiglia la prima scuola di vtta crìsliana.
Fu la tipica figura di lnsegnanle. di severo
Incaricato della disciplina e degli studi.
Ma era severo solo In apparenza, e i suol
ragazzi Impararono presto a conoscerlo:
all'esterno un duro, ma dentro tutta
bontà, timidezza e semplicità. E intatti la
necessità di ottenere la dlsclphna non gli
Impedì per nulla di seminare simpatia e un
gratissimo ricordo. Del resto In comune
con i ragazzj aveva un cuore di fanclullo
Ingenuo, Indifeso e lrrlmedlabllmente ol-
Umlsta Diceva un suo contratello rlcor•
dandolo: , Se uno non sogna, non è un
buon salesiano .; e lui di fatto sognava,
guardava al di del ratti con una stu-
penda carica di Ideale. Dieci anni fa co-
minciò ad awertire I primi disturbi car-
diaci che lentamente lo allonlaneranno
dalla scuola. Fu per lui una lunga lotte tra
Il bi sogno di lavorare In meuo al giovani
e la tristezza di doversi man mano di-
staccare. Alla fine l'Ingiunzione del medi-
co di non riprendere l'insegnamento,
l'ultima visita di un gruppo dei suoi re•
gazzi. e l'lndoman, mattina la dolorosa
scoperta che 11 suo cuore generoso e so-
gna1ore aveva cessato di bauere.
XODO FULVIO Salesiano Coadlutoret al
Cairo a 69 anni
Nel 193-0 era In Palestina per Il novlzia-
10. e da allora lavorò nelle varie case del
Medio Oriente, ma soprallutto al Cairo
dove trascorse quasi 40 anni. Fu succes-
sivamente assls1ente. Insegnante, prov-
veditore, economo Vivace di carattere e
pronto ad accendersi, aveva però il dono
di farsi amici coloro che incontrava. Era
molto conosciuto negli ambienti non cn-
stiam e pur non nascondendo affatto la
sua lede riusciva a suscitare dappertutto
buona accoglienza e simpatia. Tra I suo,
amici un ragazzo Israelita che volle fre-
quentare la scuola di rellglone e vinceva
tutte le gare. e che Insisteva con lui per
farsi crlstrano; le circostanze lmp0nevano
di rimandare Il battesimo, ma Il ragazzo
tanto nslsteva che un giorno Il signor
Xodo •sciamò: , Se insisll ancora ti metto
so110 Il rubinetto e li ballezzo • . Qualche
anno più tardi lu awertl10 da una suora
dell'os~edale che proprio quel giovane.
ricoverato In fin di vita, aveva voluto di-
ventare cristiano e la incaricava di avver-
tire Il buon coadlulore
t ZEN ANTONIO Salesiano Coadiutore
Trento a 74 anni
Una vita semplice e serena, consacrata
al Signore nel tare il bene. Fu infermiere,
ma arche guardarobiere e barbiere. e
mille altre cose ancora. sempre dispone
bile verso I suoi confratelli e I ragazzi, at-
tento a ogni loro necessità, In comunità
era allegro, accettava volentieri lo scher-
w, conlribulva a creare 1amlgi11L Imparò a
suonrue la chitarra, per Intrattenere se-
renamente I suol ragazzi quando fossero
matatL Alla base di questo sflle di vita
schiettamenle salesiano. c'era un pro-
fondo spirito di preghiera, un Intenso
colloquio con Dio
t BERNAROINI DINA Cooperalrfce Forlì
a 54 anni
Fu ~rovata a lungo dalla sofferenza.
attrave'So vari e gravi Interventi chirurgt-
cl, e In questa via dolorosa seppe realiz-
zare un gioioso apostolato per I piccoli
della parrocchia con l'Insegnamento del
ca1echismo, una dedizione lnc.ondiziona~
ta per Il> opere salesiane fino al limite del
possibile. e un'affettuosa assistenza alla
mamma anllana e inferma. La sua è stata
una testimonianza di come s,ano possrblll
la sere1ità e la gioia. quando si porta la
croce Insieme col Signore e per lui
D'ALESSANDRO EZIO Cooperatore t
Camafore (LU) a 76 anni
Ebbe cinque flgll, due donati a Don
Bosco. Scrìve uno di esst • Ecco alcuni
aggetllvl, che sono soppesali e condMsi
da noi ligli: ones10. semplice nelle grandi
cose anche se complicalo nelle piccole.
allacoato alla lamlgna e al lavoro, un la-
voro pesante; motorista, cavatore, tabbro.
commerciante, Infine contadino. Una fede
semplice ma genuina, fatta di partecipa-
zione •tllYa alla vita della parrocchia.
Ogni mattina si recava alla prima mpssa
1
svolge"a funzione di mlnlstrante, can1ore,
lettore. r.
LOSANO doti. comm. GIOVANNI t Tori•
no
Per ~nnl e anni I salesiani malati nella
t PRETTO cav. PAOLO Exal!levo Porlo
(VA) a 91 anni
Fu Ira I primi allievi di Legnago, e da
allora I principi di Don Bosco divennero
orlenlamento della sua vita: , Con cristia-
na letizia e consapevole Impegno ne
ascollò gli Insegnamenti e Il 1tadusse co-
stan1emente In fedele pratica di vita. Noi
guardavamo a tul come a un esempio da
Imitare•, hanno scritto gli exallfevi più
giovani. La sua coerenza risultò nel clima
Infuocato del primo quarto di secolo.
quando I caltollcl che si opponevano alla
scnstlanlzzaz,one della società dovettero
mlsurars• con un anticlerlcaHsmo rabbia,.
so e spesso ,Jolento: lo ricordano tra co-
loro che • con grlnta decisa e pronto se
del caso anche a menare le mani, face-
vano t>Uona guardia perché la processio-
ne del Corpus Domini osteggiata dagli
anticlericali si po1esse snodare per le vie
di Legnago•· Fu tra J prom010rl delle
Cooperative e Casse Rurali, tu mimante
della pnma ora nel Partito Popolare di
don Sturzo. All'awenlo del tasclsmo la-
sciò !"attività pollllca per Impegnarsi nef-
f'Az,one Cattolica, dopo la caduta del fa-
scismo partecipò alle ele2lonl ammin>-
strative e fu per due legislazioni consi-
gliere comunale, E ma, dimenticò Il 1ea-
trino salesiano, in cui brillava sia come
anore comico che drammatico, e perfino
come spassosissimo burattinaio. Anche
d1 queste sue doli di artista si valse per
rendere la sua 1estrmonlanza cristiane
t VALDORA NICOLETTA Cooperatrice
Savona a 98 anni
Vissuta nella parrocchia salesiana Ma-
ria Auslllatrlce,dl Savona. ha cor\\dllliso
con I salesiani le più lniense gioie spiri-
tuali: nella sua lunga vita ha potuto fe-
steggiare il 60' di messa del figlio don
Renato. e ha pure visto salire all'altare il
nipote don Entlco (ambedue salas,ani).
La ricordano sempre attiva e premurosa.
modesta e semplice, la chiesa e la casa
formavano per lel come un unico templo.
una sola consacra-.lone ln cui ha espres-
so la sua fede. speranu, carità
Al.TAi COOPERATORI DEFUNTI
Alfano Palmira (Napoli) - Boslo Ellaa -
Buono Maria (Napoh) - cavallo Frane,._
sco (Monca!vo, Asti) - Graziani Emllla -
Gun Laura (Napoh Vomere) - Lombardo
Concetta Mannella Carmelo Marantel-
lo Troncone Anna - Marlnelll Margherlta -
Mollna,t Clelia - Scansi Gioconda Spe-
ranza Maria Stella Alessandro (Monca~
va, Asti).
A quanti hanno chiesto lnformaz1on1, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con O.P. del 2-9-1971 n . 959, e L' ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità
Formule valide sono,
- se si tratta d'un legato: • ...lascio alla Direzione Generale Opare
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le
missioni con sede in Torino) a titolo di fegato la somma di lire ...
(oppure) l'Immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente. e parli-
colarmente d1 assistenza e beneficenza. d11struz1one e educazione, di
culto e di religione.
- se si tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro de, due Enti su lndicati:
• ...annullo ogm mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede ,n Roma (oppure /'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in
Tor/rio) fasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguili dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di culto e di religione• .
(luogo e data)
(f,rma per disteso)
34 BOLLETTINO SALESIANO 1' SETTEMBRE 1981

4.5 Page 35

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Torino, L. 500.000
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rmptorando grazia, a cura di A.c.1.. Tori- Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
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cando protezione, a cura di Bramati Lui-
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resi Giovanna, Palermo
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,
invocandone Ja protezione per la famJglla
e per Il figlio sacerdot&, a cura di N.N,
Borsa: Maria Auslllalrlce, S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta e Jnvocando
protezione, a cura di Varvello Caterina,
Brandluo TO
Bo,sa: In suffragio di Giuseppe Sanna-
rel/1, a cura del Salesiani di Molfella BA
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausl·
llatrlce, Santi Salesiani, a cura di Berti
Anna, Telve Valsugana TN
Borsa: Sacro Cuore di Gesùt Maria Ausl--
Uatrlce, pe, grazia ricevute e Invocando
Borsa: In memoria e suffragio di Arturo
Forin, a cura della moglie Cesira
Borsa: Maria Ausiliatrice e S, Giovanni
Bosco, In ringraziamento e chiedendo
proiezione. a cura di G.P.
Borsa: Santi Saleslanl, Ale1<andrina da
Costa, per grazia ricevuta, a cura di Ma-
rinaro Donala, Potertza
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rua, In suffragio della moglie Gem-
ma, a cura del marito, Caprlgliola MS
Borsa: Don Bosco1 in suffragio di mi o
marito, a cura d1 Amerio Giuseppina, S.
Stefano Roero CN
Borsa: Maria AuslUatrlce, S. Giovanni
Bosco, ,n memor,a e suffragio di Giovan-
na Casale C,gala., a cura di G. Codegone.
BOLLETTINO SALESIANO 1• SETTEMBRE 1981 35

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INTERNAZIONALE
TORINO
Dante Alimenti
Alberto Michelini
IL PAPA
I GIOVANI
LASPERANZA
Oggi tutti, e specialmente i giovani,
interrogano il· Papa. A loro è destinato
questo libro, una originalissima
«intervista» con Giovanni Paolo 11
sui temi maggiormente dibattuti nel
mondo giovanile. In esso il lettore
può trovare una risposta alle difficoltà
e alle attese di ogni giorno.
Collana «Speciale Dossier » - L. 6.500