Bollettino_Salesiano_196112


Bollettino_Salesiano_196112



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Noi non ci fermiamo mai; vi è sempre
cosa che incalza cosa... Dal momento
che noi ci fermassimo, la nostra Opera
comince1•ebbe a deperire.
ooN aosco
15 OllJGNO 1961
NNO LXXXV N Il
EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI
DIBEZIONE GENERALE: TORINO 712• VIA MARIA AUSILIATRICE,32 •TELEF.48-41-17
Lavoriamo in profondità
n Rev.m.o Don Luigi Riçceri, Direttore Generale della Pia Unione, negli « ALI.i del Capitolo Superi<)re » del mnfttdo-
giugno 196.l. ha dil'euo ai Salesiani un invito a curare k, formazione religiosa dei Cooperatori, che- crediamo utile
far co1wscere a utt1i i nostri ViYìgemi e ai loro Collaboratori diretti. Sono idee basilari su.Ile (Ju.ali ~ nece$sario
meditare se non si tJUQ/e correre il n'.schio di costn,ire sul vuoio.
La Chiesa oggi lia una particolare preoc-
cupazione: <lare ai laici, specialmente ai mj-
litanti i11 attività di apostolato, una forma-
ziouf' cristiana solida e cosciente.
È stato detto autol'evolmente clrn il
rimedio più efficace per fermare f' neutraliz-
zare l' avanzata del materialismo ateo tra i
battezzati è quello di far uscire i cattolici
da una :religiosità decorativa e tradizionale,
che non resiste e si an:cude al contatto co11
i mille assalti che oggi si sferrauo contr·o la
fede e i costumi.
Al i·iguardo il compianto Card. Scbuster
diceva: « Il cristiano a cui si è data una
formazione di pensiero e di convinzione cri-
stiana è 1Lna quercia che affonda le sue radici
nel profondo della terra, vigoreggia e resiste
ad ogni tempesta; mentre il cristiano privo
di tale formazione, anche se fcdde a certe
pratiche religiose, avrà una religiosità super•
.lìciale, esteriore, la sua 1'.h,mtalità facilmente
assorbirà massime e vaJutazio1ù tutt'altro che
cristiane; il suo cristianesimo sarà un fiore
reciso: avvizzirà prestò... ». E conclude:
« Feste, processioni, pratiche devozionali, no-
vene, anclae i Sac1·amenti, ben poco incidono
sulla vita del cristiano moderno se manca
lllla vera, profonda e completa formazione
religiosa ».
Guardandoci attorno, vediamo quanta
verità ci sia i1L c:rueste parole dettate da
consumata esperienza pastorale!
Don Bosco, già nel secolo scorso. nel
fondare il suo « quasi Ten'Ordinc », con
quel senso di intuizione che lo distingueva,
ebbe in primo luogo la preoccupazione di
dare ai Cooperatori Salesiani una fo1·ma-
ziono cristiana solida e profonda.
Notiamo subito, come Don Bosco ripete
continltamente nel Regolamento e in diecine
di conferenze, cl1e, a differenza dei Teniari
deglj antichi Ordini, i Cooperatori hanno per
fine principale la « vita attiva nell'eserci:do
della carità ver;,o il prossimo e specialmente
verso la gioventù pericolante» (Regol., 111).
Ma il santo Fondatore appunto perchè chiama
i Cooperatori, come i Salesiani, ad una vita
cJj intenso apostolato, si preoccupa di dar
loro anzitutto una soda formazione cristiana,
senza la quale è impossibile che sussista
un'anima veramente apostolica, anzi nem-
meno quel « vero cristiano » che nella mente
<li Don Bosco è la premessa indispensabile
per poter essere vero Cooperatore salesiano.
E basta sfogliare il Regolamento della
Pia Unione, frutto di tanto lungo studio,
per constatare come il nostro Padre volesse
IMPEGNO
DEL MESE
Prendere a cuore la formazione rehglosa dei Coopera-
tori e delle Cooperalrici del proprio Centro specialmente col
caldeggiarne la partecipazione agli Esercizi Spirituali
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anzitutto far di ogni membro della Pia Unione
un fervenLe cristiano; un erislllUlO tli pietà
semplice ma profonda, fervida ma scevra
da pietismi ed esagerazioni devozionaU, ali-
meutata dall'istruzione religiosa, dalla vila
sacramcntal11 e dalle dassiche pratiche che
incidono in pJ·ofondità sulla vita del cristiano.
Già nell'introduzione al Regolamento così
si esprime: « Noi dob]Jiamo unirci nello spirito
di preghiera ». E poichè questa unione si
realizza e pci·fcziona nella santa Eucaristia,
mette a fondamento della pietà <lei Coope-
rato:r_i la frf'<tuenza ai Sacramenti: « Si acco-
stino con la maggiol' frequenza ai SacTa-
menti della Confessione e della Comunione»
(Regni., Vlll, 4).
Ma c'è di più, come ossm·va il nostro
Don Ceria. Perchè 11el turbine della vita non
perdano trovpo facilruente di vista gl'in-
teressi eterni, Don Bosco vuole anche che i
suoi Coopel'atori « ogni mese facciano l'eser•
cizio della Buona Alforte, confessandosi e conm•
nicnnclosi come se fosse rcalme11tc l'tùtimo
giorno della vita» (Regol., VIII, 2). All'eser-
cizio della Buona Morte, che 1rnlla pietà sale-
siana è una ptatica-chiave, il Regolament()
aggiungi.' la Cor1ferenza mensile, clie ba lo
scopo evidente di dare le idee e le uormc d:i
"-ita cristiana e salesiana, di formare insomma
i Cooperatori ad un cristianesimo cousapevolc.
L'indulgenza plenaria concessa a chi partecipa
alla Confexenza, indipcndentelllente dall'eser,
cizio della Bnona ,forte, dice quale impoJ·tanza
ha Ja Confe1·enza nel quadro della formazione
spirituale del Cooperatorn (Cfr. Reg. VI, 2).
Ma nello stesso art. del capo VI del
Regolcmie11to Don Bosco invita i Coope1·atori
a « fai:e ogni anno almeno alcu.11i giorni di
Esercizi Spiriiuali ». Per il nostro santo Fon•
datore i corsi di Esercizi sono pur sempre
« la parte fondamentale dellé pratiche di
pietà, quella che m certo modo tutte le ab-
braccia». S. Em. il Cardinal Monti11i ebbe a
dire che « oggi non si pnò essere cattolici
praticanti senza faro almeno alcuni giorni di
ritiro og1ù anno ». E Don Bosco vedeva cl1ia-
ramente questa realtà quasi cent'auni or sono.
GTazie a Dio, constatiamo cou gioia che
ormai ci sono già varie Jspettorie nostre, le
quali, un po' in tutti j continenti, si sono
messe in questo prezioso miilllltero. Son anzi
già sorte le prime nostTe Case di Esercizi, e
subito si sono dimostrate magni.lìche centTali
di spi:ritualìtà salesiana, di cui godono schiere
di Cooperatori sempre in aumento. I frutti
sono davvero collllolanti: di escorlO infatti
cristiani risoluti e convinti, prnpl'io quali
occori·oi10 oggi alla Chiesa e quali Don Bosco
li voleva.
Questa semvllce enuruerazione dei prin•
cipali mezzi ver la formazione religiosa dei
membri della nostra Terza Famiglia, come
appare dal Regolamento, dice chiaramente da
quali premesse varta Don Bosco, lfUali siano
le sue idee e quali le vie e le mète spiriLnali
che egli propone ai Cooveratori.
Ha pienamente ragione allora il santo
Arcivescovo di Ravenna Mons. Pasquale
Morganti, che studiò con cuore di figlio
tenerissimo la Ter2a Famiglia Salesiana. Egli
scrive: « È molto inesatta e monca l'opiuiouc
di coloro che fanno consistere la coopcra-
ziooe salesiana solo in opere giovevoli ad
.ilt1·i. Don Bosco infatti ha avuto di mira
ed inculca anziLutto la sant~(icazione personale
del Cooperatore, perchè solo in questa egli
potrà lusi11garsi di santificare gli altri».
Quali conciusioni dobbiamo ricavare da
tutta questa documentazione?
I) Anzitutto dohbiamo faTci nn'idea
esatta df'lla genuina figura del Cooperatore
salesiano com'è stata concepita da Dou Bosco:
un cristiano vero e convinto, quindi aposto-
licamente e salesianamenlc aLtivo, non un
semplice simpatizzante ovvero ru1 hcnefat.•
tore. E questa conoscenza si ottiene cou 11)
studio delle fonti, per cui uon occone ruolto:
almeno la lettura attenta del Regolamento
<lclla J>ia Unione.
2) Viene spontaneo un rinnovalo senso
di ammirazione e di rico1H)sceuza al uostro
Padre, il quale ha provveduto cou tanla
chiarezza e semplicità f' con altrettanta e/Ti-
cacia ad imposlarn la formazione cristiana
dci membri della Pia Unione.
3) Tu.fine ne consegue un impeguo per
noi Salesiani e specialmente per coloro di noi
che hanno responsabilità direttive: dinanzi
alla Chiesa e alla Congregazione ahl)iamo il
dovere di offrire ai membri della nostra
Terza Famiglia gli slrumenti di questa for•
1nazioue. Trascurarli vorrebbe <lire far morire
o cotnunquc deformare e svuotare quella
Pia Unione, che nella mente di Don. Bosco è
un esercito vivo di cristiani vivi e consapevoli,
che affianca ed integra l'azione dei Salesiani
per il h<>ne della Chiesa.
Cmiamo dunque seriamente la vita spi•
rituale dei Coo1Jeratori, in pai-ticolan: fac-
ciamo in modo che l'Esercizio della Buona
Morte si tenga con regolarità e più ancora
la Conferenza mensile; inoltre interessiamoci
acl organizzare per loro ogni anno gli Esercizi
Spirituali chiusi, che sono le centrali dove le
anime si temprano verame11te.
Se noi ci impegneremo a dare ai nostri
Coop11ratori gli aiuti spiriLuali prevù,ti e
voluti da Do.u Bosco, avremo fatto un gran
passo nella cura che dobbiamo averne. llicom•
penseremo oosi adeguatamente il Lene che
ci vogliono e il prezioso aiuto che ci offi-ono.

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Spirito soprannal11rale
P,rui,-ri prr la
dell'apostolato del Cooperatore Cn11/i:rEn:a ml!n$ut,
lNTROUUZTO.NE. • li Cooperatore salesiano è
apostolo: è il tema generale dt>lle confort•uz"
mrnsili dPl nostro anno hOCia.u' in cor:;o. L'ah-
hiamo meditato finora, pu1<siam dirt>, con;,i-
ùcrnndolo dal di fuori. Siam partiti dal fatto
clic il Cooperatori• salrsiouo r apostolo: apo-
sLolo come cristiano; apo~tolo, iu modo t11lt.o
parlit•olarc, coma Co11prrntore. Poi siamo pas-
"nti nllr forme dcl !mo apostolato: apostolato
del/'rsrmpio. apostoluto ,lell"a:;ione. Quindi ab-
biamo m1•i;so il cooperatore apos-tolo di froutt•
alla Chi1•sa, per rilcvarJlf', attrav<.'rso DoJl
Bosco, il senso della cuttolìcità. e la .f1J11:ione
di smùio alla Gerarthia. Ciò che ba riohia•
muto l'impegn<1 fo11darn1•11t.ali~s:imo e salrsia-
ni~fiilllo dcll'apo$toill.to tlf'lfo voca.z1'.oni.
Erl eccoci ora a mPÒ itare il nostro LPma,
didumo co,;i. dal di tlentro. D1•1l'apo;;tolato dC'l
Coop<'ratore vogliamo penPtra.re lo :;.1,irilO.
l'anima profonda. coglirrnt> lo slile che lo co•
rattPri:,,za: metterne in e·vid<-n7.a il mcLodo. che
ne garanÙlOce la fecondità e l'efficienza... Lo
farrwo in tre teru1,i, d.istrihurndo l'argomn1to
in ne ccmfercmie distinte: lo spirito sopmn•
rwtrtrole drll'apostolato del Coopfratoro; lo
stili' cli Lalr apostolato; il metodo dell'aposto-
lato dd Cooperaton•.
Da una sintesi vitale dei tre temi che af•
1ìdju1110 alla riflessiorw di ognuno. multert, più
"'iclrntc e signifil'ath a la fisionomia intim11
dl'lrapoi,tolato del Coo1wratorc saktriano. Eù
l'CCOci a l primo tema: sp-irito sopra11noturall'
tlell'apos1olato d.el (;(}('lj)('r<rtore. CerchnPrno di
rogliernc la sostanza, l'inl'sauriliile sorgeute.
le romponenti cssc·nziali...
Il T~-1, so~tm,- ,,
la giorno il caTd. 1lddonso Schustrr di
ea111u llll'moria. chiesi• aJ Srrvo ùi Dio Dou Fi-
lippo Ri11aldi, terzo 1,u1·1·cs~orc di Dou Bosc·o,
rii dt•fìnirgli ciò clw rill'ut•sse l'essenza tlt•lla
vilu 1• dello sprrito cli Don Bosco.
Don Rinaldi ci pe11,i1 &u. e poi con 1p1dla
calmo mf'ditativa clic g-li l'rB abituale. rbpo,c
i11 1r111•<,ti termini: 111 t11ttt> la circostan:.o rlrlfo
l'Ìln D11n. Bosco non lw farro che mettere in pro•
tic11 il Vm1gelo e 11p11Ìiror1• tutto il Va11r:irlti.
La sua santità. il suo spirito, <' tutto qni.
li suo spirito: e ronsrguc11L1·rnc.nte, lo spirilo
dei suoi figli e dei suoi Cuo11cratori: del suo,
del nostro, clel vostro apostolato... Lo spinto
di Don llo,;ro r Ilei suo apot.Lolato, e pertanto
lo spirito salr,iano (' delrapostolato salesiano.
Ì' lo spirito del Trm~elo. rii tutto il Vangefo.
Ecco una ri~posta preziosa ad una domanda
l"rucial1· e toloru assillanti', uscita dalla bocca
dello stesso Oou H.inaldi. Non si poteva dame
una p ful'ilc e phì sapiente, piil calzant e e
più esanriM1tr utl un tempo. l'l:: uJ.ta di quelle
risposte clic 1:,olo i Santi sanno dare con sem•
plicità e pi,·uamrnte comprendere, perchè pre-
suppongono la ,-,1pien7,a essenziale dei Santi.
1\\la all'intPllige-nza complicata e alla sensibi•
lità rli noi po, rri uomini, può forse produrre
una certa sorpr••sa non priva cl-i dclusionP..
Tutto qu..i? i.\\-la, I' allora? Si pensa infatti che
lo spirito sall·~iano aia un <p1alco~a di difficile
a defi11.irs.i. ~., non addiriuura di indefinibile.
r clw in ogn.i ra~o dd>ba oon;,i,.terc in alcunchè
di diffcr,'11:tialc. nicnt'aifatto ridurihile, sic cr
simplidtr·r. allo spirito del Vangelo.
~ieutr di più errato e di p.iì1 dannoso.
Nescitis c11i11s spiriL11s cstis (Luc., IÀ, 55).
f.; il rimprowro di Gesù ai suoi apostoli e che
""-'"Il uoi stessi uwrill'rom.mo, se uon compreudcs•
simo che il
spirito dirr'11~sere il Sllf, spi•
rito; che lo ~pirito salesiano e 111•rriò lo spirito
deJ nostro apostolato è lo spirito 1M J'an;elo.
E compn·mlt·rlo, se uon confoudlamo le cose
e non ci udagiamo in va11i ac11timPntaJisn:u.
1ton è rlilndlt>.
A tale srn1w infall.i, è su1Iic;i1·n11• <lare alla
parola spirito il suo se.rum vero, clic lo rende
siuonitno rli t111ima ossia di pri11ripio t·itale.
E di a11i11111 ud senso più uohilc cd alto, che
è quello di anim11 spirit1wlr, fino a raggiungere
i fastiiQ della Gm:.ia, an.ima ddla nostra anima:
fiuo à raggiuugt>re lo Spirito. trrza peniona
<leila SS. Triuitìi, chi' è, 11è più nè meno,
l'(lnimo della C/r.i11sn, e dunt1uc, con la Carità
r la Grazia, l'fll!Ìma piìr. vera, uo~Lrn 1· di ogni
apostoloto.
Se periauto ci ridom.ancliarun 11ual è lo spi-
rito cl.ie dcH' animare. ossia diccntare anima
clt>U-apostolato 1kl Cooperatore, la risposta
appare evi1li·11tc. Se non yogliamu che es5-0
rima.uga s1!n;,;·a11ima, bisogna chi• incarm in
lo spirito ili Gesù st esso, cli!' ò lo spirito
sopraunat1.1rnlr del Vangelo. Qut>slo e rton
altro sarà lo spirito sale:<iano 1• 1lt-ll"apostolato
salesiano. Don Rinaldi ave,•a ragione.

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III La s01·r1enfe
tivo e -ubbidiente. Insistiamo su questo grave
affare, cari Cooperatori e Cooperatrici, af-
Ecco dunque lo spirito dell'apostolato del fìnchè non vi sfugga, sia anzi continuamente
Cooperatore, colto nella sua sostanza. Eccone presente al vostro spirito, la chiave del felice
l'anima. Ecco il segreto della sua autenticità, successo 1lclla vostra attività di validi fian-
della sua efficacia. Senza quest'anima evan• cheggiatori nello schieraiuento della Gerarchia
gelica, soprannaturale, rimarrebbe un'aposto• cattolica... TI peri.colo vostro è cl1e l'azione
lato senz'anima, un apostolato morto: e dun• spenga la fiamma dell'orazione, e mancando
que sterili', nonostante il suo eventuale agi· questa, l"azione senz'anima sia esposta ai ca-
tarsi e inda:ffararsi, perehè morto.
pricci delle passioni e al processo di dissolvi-
Sarà quindi necest'ario garantire anzi.tutto mento. P ensate pertanto, diletti figli, come
quest'anima. È un problema davvero fonda- l'urgenza stessa rlel vostro molteplice lavoro,
mentale pe.r l'apostolato. E dev'essere la prc• oggi, diremmo quasi, angns/'Ìosamente richiesto
occupazione intima, costante, del Cooperatore <](Il/a Chiesa, vi obblig<t olla più gelosa wra
salesiano, pienan1ente cosciente che l'anima delln vos1.m vùn interiore».
dell'apostolato non si pone entro di noi e ta11Lo Che più, per impegnarci a dare Ja necessaria
meno nel nostrn agire, come un fatto auto• anima al nostro apostolato, cttra.nào molto la
matico. Bisogna cura.ria, coltivarla, irrobu· vita interiore nonostante le occupazioni este-
stiria, intensificarla, attingendo innanzitutto riori, e ricorrendo ai mezzi più efficaci?
a quella inesauribile sorgente di essa, che è la Fra questi, richiamiamo l'esempio di Don
vita interiore alimentata da una pietà soda e Bosco: modello insuperato di vita interiore
sincera, s:ia pure in mezzo alle continue OC· pur nella ~ua prodigiosa attività apostolica
cupazioni esteriori.
esteriore, da esser stato definito « l'unione
Si tratta cli 1ma necessità inderogahile, per continua con Dio »; e ricordiamo l'opportu-
evitare il pericQlo oggi più che mai incom- nità di partecipare ad nn Corso di Esercizi
bente di q-11eJJa che si chiama l'eresia del- Spirituali, proprio allo scopo di dare 1m'<mima
l'a:zione, ma soprattutto per dare all'aposto- al proprio Javoro apostolico.
lato il suo dinamismo sopra,n11atltrnle, che è
l'unico a segnarne la genuinità e a renderlo
efficace. Sono queste /e due funzioni della vita
IIli Le tre compmumli
interiore in rapporto all'aposto/a.to, una negativa
e l'altra positiva, su cui Pio XII di [. ru. nel
Ma veniamo, stnnpre sull'esempio di Don
suo ben noto discorso del 12 settembre 1952 .Bosco, alle componanti essenziali di que-
ha insistito con tutto l'ardore e l'ansia di un st'a.nima. Torneremo così allo spirito sopran-
Padre.
naturale clel Vangelo, colto, possiam dire,
Parlando del « multiforme apostolato » del nella sua esseuza apostolica. Per Don Bosco
Cooperatore salesiano, Pio XII dichiara: infatti, l' anima dell'apostolato fu e rimane
<{ Tanto con le opinioni, la logica, i costumi essenzialmente un'anima eucaristicà, mariana.
del mondo contrasta in tutte le sue parti il e papale.
messaggio affidato dal divin Maestro a questo Orbene, si tratterà di predilezioni de teIJni-
apostolato, che i suoi non possono pensare di nate da una sua personale simpatia. o non
fsercitarlo efficacemente per il semplice fatto piuttosto di evangeliche profonde apostoliche
della loro azione esteriore... In que.sto genere esigenze, imposte dalla stessa natura del-
di atlività non conta tanto il fare, lo strafare, 1'apostolato?
il dimenarsi i)]. tutti i sensi »... Poi.chè « la Rispondiamo: non si tratta di simpatie per-
forza irresistibile di ogni genere di apostolato sonali. ma, appunto, di una esigenza profonda
cristiano è la pietà, di cui ha detto Sau Paolo dell'apostolato stesso, che si traduce nelle tre
che è utile a llttto, ed ha la prom.essa dell11 vita componenti essenziali dello spirito soprannatu-
presente e della fittum » (I Tim. 4, 8).
rale che deve animarlo. Si tratta, nè più n è
La pietà, la vita interiore e non altro: ecco meno, che dello spirito ciel Va,,igelo, tradotto
la forza irresistibile dell'apostolato, la garanzia iu termini a_postolici essr.nziali.
della sua anima e l'inesauribile sorgente di L'apostolato infatti non può avere che un
essa. E guai a ignorarlo o a uo11 tenerJ~c conto. Sllo centro: Gesù; che un s uo raggio: lei Ver-
Continua Pio XII: « La pietà è essa stessa gine; che una sua ohconferenza: il Papa. Il
il primo grande apost,olato della Cl1iesa di Papa ne segna iJ supremo orizzonte gerarchtco,
Gesù Cristo; e chi pretendesse, in omaggio senza di cui non v'è apostolato cattolico,
alla attività esteriore, di ridu:rue il culto o di può aver seDBo il cattc,lico apostolo e dunque
averla in minore considerazione, mostrerebbe il Cooperatore apostolo. Maria, Regina degli
scarsa o nessuna intelligenza della essenza del Apostoli, Corredentriee e Mediatrice rli ogni
Cristianesimo, del suo nucleo sostanziale, che grazia, Am,iliatrice dei Cristiani, è il necess11rio
,V. è 1'1mione dell'anima con Dio nell'amore fat• tratto d'unione tra Gesù e l'anima volenterosa

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e fedele, tra la fonte e le schiern apostoliclH• questo, decisivi. Si tratta di non sciuparla.
russeminate su una terra assetata e arida. E cal.u1doci dalla superficialità dei luo.ghi co-
Gesù è questa fonte; è il centro, che per mezzo mwli nelle profondità d<'ll'anima di Don Bosco
del suo raggio, Maria, e del Capo visibile della e del suo apostolato.
sua Chir$a, il Papa, circoscrive l'orizzonte apo· Don Rinaldi ci ha posto sulla via giusta:
stolico nei confini e nelle dimensioni del suo spirito sopramwturale. ckl Vim~elo. Pio XIT ci
Corpo mistico, che si presenta appunto, ha impegnati con l'inesauribile sorgente del
quaggiù come la grande palesti:a dell'aposto- soprannaturale e della Grazia, che deve ali-
lato, e ci si svela, proprio attraverso a Gesù
Sacramentato, a Maria, Aiuto dei Cristiani.
al Papa, supremo Pastore e Gerarca, nella
sua squisita essenza apostolica.
Abbiamo mai pensato alla ragione pro-
fonda per cui Don Bosco ha fatto oggetto
delle sue predilezioni Gesù Eucaristico, la
Vergine Ausiliatrice, e il Papa come Vicario
di Cristo? Ecco: perchè sono i tre aspetti che
mentare l'anima dell'apostolo e dell'aposto-
lato: la pietà, la vita interiore, !JUell'essenza
rlel Cristianesimo, cbe è l'unione dell'anima
con Dio nell'amore fattivo e 11bl1i1liente.
E Don Bosco ci ha posti in contatto di-
retto con l'anima st.essa dell'apostolato: Gesù
Eucaristico, Jlforia Ausi/.intrice, il Papa. È
chiaro che no11 si tratta soltanto di devozioni,
rua del segreto dell'apostolato di Don Bosco
inteTpretano più profondamente l'e.~.~enza apo-
st.olica del Corpo mistico, traducendosi preci-
samente nelle componeuti essenziali del-
l'anima di ogni apostolato.
Ge.~ù Euca.ri.~tico: centro liturgico, sacra-
mentale, vitale ed Qperativo, di tutto il Corpo
e di ogni apostolato vero. Si tratta infatti
dell'anima del suo apostolato. E prima an•
cora, dell'anima della slla santità apostolica.
Forse ora appare anche più chiaro come
l'ascetica di Don Bosco sia un'ascetica del
lavoro apostolico: perchè l'anima della san-
Mistico e di ogni suo membro, si da non es- 1jtà e l'anima dell'apostolato, ridotte alla loro
serci cristiano genuino, santità vera, aposto- espressione evangelica essenziale, coincidono.
lato efficiente, senza partire da questo centro
e a questo centro ritornare.
1\\llaria Aiuto rlei Cristiani: è la regina degli
Apostoli, la Corredentricc, la mediatrice di ~ r la BIBLIOTECHINA dei Cooperatori
ogni grazia, posta (ci si permetta di dire) alla
portata di tutti, dell'apostolo laico, dell'apo•
stolato di massa. Quale devozione piì1 a,posto-
V:ite rli Coopenifot"i S<ilesiani
n lica alla Vergine, di questa?
Papa, Vicario di Cristo: la saldatura
!ClNO GJORl.>ANI 5AN PJO - S.E.1. L. 900
gerarchica di ogni apostolato, ohe consacra
acl un tempo una apostolicità cattolica e una
cattolicità veramente apostolica, rivelandoci
UMBW.n'O PASQUAL~ \\LEXA. ORINA
Una vita alimentata d i sola Eucaristia per 13 anni
e 7 mesi. L.JJ.C. L. 1000
ad un tempo còme la cattolicità di Don Bosco
da noi già meditata, pon,aa le sue profoude
l'et• i Cooperatm·i educatori
raùici nell'anima stessa d:ÌÌ'apostolato.
Anima eucaristica, mariana e papale, quella
dcJl'apostolato, sull'esempio e nella pratica di
Don Bosco. Ecco il segreti) dell'efficacia so-
prannaturale dell'apos-tolato suo... e anche
nostro! Non è difficile comprendere ora che
non 1,j tratta affatto di 1ID'anima arbitraria o
comunque scelta a caso. È nicnt'altJ·o che lo
spirito soprannaturau- del Vangelo, emanante
dalle componenti csscuziali riassuntive del
Corpo Mistico - Gesù, Maria SS., il Papa -
N, CAMLLLHH.l S,.D.D.
l"'\\I CJ
f'l-:DAGOGIA ·n1:.n. .,
Pr!'.scntazione del pr(1f. l\\fario Casòtti, Marietti,
Torino, r959, pp. 130.
Alla causa dcll'educa,-ione - caus11 di capitale
importanza oggi t.he, con1e diceva Oç:,n Bosco,
, la scuola è rutto,, e che tutto è scuola - l'l-
stirut<l Superiore di Pedagogia del Pontificio
Ateneo Salesiano ha dati.> un forte contributo,
sia curando la vcrs;oue dal tedesco e l'edizione
italiana del gronde D,zionario Bnctclo/>edico di
Perlngngia. in 4 ,,olwni, S.A.1.E., Tonno, 1958-59,
sentito e vissuto oella sua ftmzione apostolica
dinamica, quale ha saputo viverla e sentirla,
anche per nost-ro aDllllaestramento, Don Bosco.
CoNCLUSJQNB. - Non c'è tlal,bio che ci tro-
viamo di fronte ad una grande e preziosa Ie-
Ùòne. Una lezione di importanza capitale:
sia pubblicando due volumi originali sotto il
titolo Ed11care, P.A.S., Roma, 1960.
Il libro di piò modeste proporziom che pre-
sen1iamo, frutto di un Convegno Nni,inale di
insegnmitt ed .iducatori reljgiosi a La Mendola,
fonde in efficace sintesi panoramica i pr,-ncipi e
l'i.spira.zùmr pra1.ica dell*educazione cristiana, cht:
clt,v'essere l'ideale anì,nntore e orienlatore della
missione scolas11ca cli lutti i docenti cattolic.t in
voichè l'apostolato o è davvero soprannatu-
Tale, o, semplicemente, non è.
E la lezione ci vien data in modo semplice,
ispirito di una cosciente cd op1>rante unità e soli-
darietà.
In ere pai-ti si crattn: la Natura dell'cdueàzione,
i Sottori principali, lo Spirito del metodo.
ridotta ai termini essenziali, ma proprio per
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1° Convegno Cooperatori Salesiani lspettoria Pugliese-Lucana a Bari
Preparato con clil.igenza, si svofoe
il 25 aprile u. B. il l ° ConvegJ10
Jspettoriale dei Cooperatori Sale-
siani della Puglia e della Lucania
a Bari nell'istituto « Redentore ».
presenti furono oltre 700.
Alle 9,30 nel Tempio del « Re-
dentore» il Rev.mo Don llioceri
celebrò la S. Messa. Al Vangelo
rivolse la sua paterna parola, fcr-
mnndosi particola,:mente sull'opera
dell'apostolato che il Cooperatore
deve sYolgere nel mondo.
LR « Scholà C:antomm » dell'lsLi-
t~•to eseguì scelta musica liturgiça.
Dopo la S. Messo, il Grnppo
fotografico, impreziosito dalJa pre-
senza di S. E. Jllona. Nicodemo,
Arcivescovo tli Rari.
Consumata i., colazione preili-
sposta dal Centro lspettoriale, i
convenuti si radunarono nel 'Teatro
per l'assemblea génernle.
Sul palco preoero po~to S. E.
\\fono. l\\ico1lemo, il Rov.mo Don
Hicce·ri, il Rev.mo sig I spettore
Dou Violante, il Deleg:ito ispetto-
riale Don Granozio. il direuore
dell.a Casa Don Scbiavarelli.
Dopo il saluto a S. K l'Arcive-
scovo, al sig. Don Rieceri, a tutti
i convenuti, il .;g. Ispettore p1rn-
tnalizzò lo 8Copo de) Convegno,
Prese •11dndi la parola S. E. l'Àr-
cfoescovo, che sottolineò due espres-
sioni di Don Bosco: « /,'opera dl!i
Cooperatori i) fatta. per diffondere
l'rnergia della c11Titò », « I Coop,•ra-
tori ai11tero.nno a diffondere lo spirito
ca110/ico ».
« Non fare iolo dcllu carità
- _ha detto S. E. - non eserdtare
•oltanto lu curitii, ma diffon1ic.rne
intorno l'energia, energia feconda
e fecondatrice, energia suscita-
trice a sua volta di oltre energie.
Voi siete in prima linea - ha con-
tinuato S. E. - con la Chiesa e
<:on il l'apa, al servi.zio della Chiesa,
al servizio della Gerarchia nello
spirito di Don Bosco. L'opera
vostra perlanto deve tendere 90•
prattutto a diffondere lo spirito
cattolico, ìl che lli1,,'Ilifìc.a possc,lcrc
il senso della Chiesa, affe,:marc
con gli orientamenti, con gJj atteg-
giainenti e eon gli atti il senoo
della Chiesa, comunicare agli altri
il senso della Chiesa. Oggi c'è
bi,;ogno particolarmente di questo».
Il Delegato hpeuorialc Don Gro-
rio-zio ha presentai.O la silnnzione
dello P. U. nella lspettoria Pu-
gliese-L11rana, facendo rilevare le
attività svolte nei i;etlori: orga-
nÌZilazionc,. formazio.ne, aposLofoto.
Del lavoro se n'è fatto: c"è da rin-
graziare il Signore!
Quinrli il sig. Ispettore Don Vio-
/a111e tenne la relaz.iome sul Pro-
granima di apostolato assegnai/I eia
Don Bosco ai Cooperatori.
Presentato brevemente il eon-
ccllo teologico di apo,;tolato, il
rclet()re ha. fatto la storia della
Terza Famiglia Salesiana. Ha trac-
ciato inoltre il programma di apo-
stolalo: « Fare o promuovere catc·
chismi u favore dei poveri fooci ,il.li,
promuov<:re la diffusione d~i buoni
libri, dare opera percloè abbiano
luogo tridui, novene, cserciz.i spi-
rituali o nitre opere di carità che
l!iano specialmente dirette al bene
s1,irituale della gioventù e del
popolo» (DON BOSCO). Dopo aver
eenurientcmcnte trattato i vari
punti del progn\\mma di aposto-
lato, il sig. hpett.ore ha lil.tto ap-
pello alla volontà di ciascuno, in
modo da avere una coQperezione
piene e i11 perfetta intesa con Ia
Gero:rchia Eccleriastica.
Alle ore 12,30 l'russemblea si è
sciolta per iniziare i lavori dei
1, Carrefoi,rs: Forma:,io,ic, Voca-
:iorii, Laboratori, S1ampa.
1 vo.ri gruppi si son porta Li nelle
sale convenientemente preparate
per esaminare i pMblemi ili ciascun
settore. Erano ,tate in precedenza
Per 111a11ca11za di spazio siamo cosLretti a
rima11dare ad altro mese le seguenti relazioni:
t) Convegno - pellegrinaggio lspettoria Ligure - Toscana
2) Convegno - pellegrinaggio Cooperatori de)la Campania
3) Convegno Zelatori Vocazioni lspettoria Subalpina
4) Convegno Sacerdoti Cooperatori ad Alassio
s) Convcgnl Sacerdoti Cooperatori in Sicilia
6) Rubrica: " Dai nos1ri centrl ".
4.6
nominate le Commissioni rbe avreb-
bero diretto opportunauiente i lavori
settoriali. Dopo le -relazioni, Ili soun
avuti vìvaci e fattivi 10.tervet1Li.
Alle ore I a,3() i groppi ~ono ri-
tornati in assemblen plenaria per
le conchtsioni.
1Gruppo P0.R.&IAZf01-ì E
(Uelat. DON LUlGI SAUGITELLt)
a) L'apostolato ~sii;e nna soda
formazione individuale. Dru:c perdh
grande importanza olla Cor,ferMza
r1l('nsi./n,. vero ritiro spiritua le e non
inçon~ro ~ccailemico.
/,) Valorizzare uncor• di più
le 2 Co11ferenza 11nn11ali, preparan•
dofo come si convi1me. Costitui-
scono le assemblee annuali dei
Cooperntori nei vari Centri.
e) Collaborare co l Centro lspet-
toriale per la parter.ipazio)ne agli EsP.r•
cizi Spirituali, tlanclo loro il giusto
tono e la imvortanza che mor.itano.
L'Assemblea hs fatto voti che
nella lspettoria Pugliese-Lucana,
in amena località, possa sorgera la
Ca-sa p1•r gli E.<rrci:i Splrit,mli.
d) Nel settore forroazionc come
in quello apol!tolat.o e organiz-
zione è 11occssacio l'apporto di
un Consiglio localo operanw.
:!• Gruppo VOCAZIONI
(Relat. D0211 LUIGI OI VICO)
J] progresso del Regno cli Di-0 è
legato all'aumento do! numero dei
Sacerdoti e dei Religiosi. Il Coope-
ratore concorrerà u questo aumento
cnr, nn apostolato ubituale. Viene
fissalo un piano preciso di lavoro:
a) n-d cnmpQ sp-irituale: una v-isi-
1..1 quot.idiaoa o una S. l'lfossa men~ile
n un'ora di adorazione mensile;
b) nel campo fina,1:iario: pun-
tare ad una qnota lis~a mens:ilc
per oul aspiraute o un semioarista;
persuadere altri a faro t1lttettanto.
e) nel campo della, ricerca ddk
vocazioni: creare frequenti con-
tatti con gli in~egnanti e ,opral-
tutto con le famiglie per lll scopert::1
di giovani adatti a() essere provati.
Il sig. Don flicceri Ieee osservare
che la P. U. è molto parca nell'im-
porre obblighi. Perciò s11ggerl elio
l'ini1,iativtt dj tma S. Messa ,nensile
collettiva fosse i;ostituita co11 una
partecipazione in,lividunlc. Così per
quanto rii,:uarda le raccolte: non
impegnnre soc.ialm,mte, lusciure che
si intereosino singo larn1~n le i Coo-
peratori e le Cooperatrici a reperire,
raccogliere, dare a.iati materiali per
le vocazioni povere,

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B• C:ruppo LAnORATORIO
(Relut. DON JIENATO NITTI)
a) Pcin.cipio fonùamentalc della
vita ili ogni loboratorio è dare
gloria u Dio, suntincare ,;e ,tesai,
giovare al prossimo.
b) La produzione non è fine
principale, ma seeondario.
e) L' l,idulgen:a del f,avoro San-
tifi.caiu è uno ,;timolo potente pci-
la formazione delle Cooperatrici.
t1) La preghiera, la buona let-
1urn devono dnre ossigeno ul lavoro.
,) n Labòralorìo deve essere
anche fucina di altre forme di
apostolato: buona stompa, elimi-
nozione di letture sconvenienti.
vi1.1:oria sul ru.'petto nmADo.
All'affermazione del Relatore cl1e
i Cooperatoci non Hono interessati
interèssàhili per i lnboratod, .il
sig. Don Ricceri ba fatto 1,si1ervore
d,e essi possono fare tanto bene,
non corto andando a cucire, ma
mettendo locali 11 disposizione,
dando contributi màteriali per il
laboratorio. Citò l'esempio di un
Cooperatore di Torino.
!1° ◄ ;rup1>0 STAMPA
(Relut. DON Gll)SEPPE SCIJJ.AVAnELLI)
Idea generale: òiffoudcre il gior-
nale caLtolico, la rivista, il periodic<>.
,,) Evitare di leggere le cosiò-
detta stampa indifferente.
b) Offrire nhbonnrnenti-omag-
gio n medici, avvocati. òirezfoni
di,lottiche, presidenze scuole.
e) lnviare la rivi,tn in locali
dove c'è nffiuenza <li per"<lne.
d) Po.ssare ad altre (lersone
civiste gi~ lette.
e) Creare gLi ottivisti, i tifosi
della stampa.
Anche per il settore « Stampa»
il i,ig. Don Rioceri ha fatto sentire
la sua parola. « Ln stampa neutro-
indifferenle, egli ha detto, uon
t esiste. un falso cnol'me, è un
e.1'{Uivoco. Non c'è nes-;,una stampa
che non ohLia uno scopo, che
non oerva a certi fiui particolari.
Guardarsi dalla stampa "inclipen-
deotc ". Nella Conferew,a menaile
il Sacerdote preudu una di queste
riviste e faccia l'anatomia di certi
articoli, facendo notare dove è
gettato il veleno, che tan1c volte è
pi-ù pericoloso, quanto più è camu.f-
foto, quanto più è emulsionato.
Specie i piil giovani possono de-
dicare qualcbe oretta nello gior-
nata, nella set1:imn11a, nel rne~e
per l'apostolato dellà louona stampa.
Conclusione del sig. Don Riccm-·i
« Una parola di saluto, di con-
gra1ulazionc, di soddisfazione ed
ammirazione per la piena, densa
giornata di lavoro.
Q1.i.esle cose che abbiamo d<~lo
dmiono tmdurai in realtà, altri-
menli noi avremmà perso il tempo,
ci sa:remmo in_tJanrwti, avrenimo bu,l-
tato la poluere ai n,;stri siessi occlii.
Siate dei reali.unt,iri. Tomnmlo ai
vostri Centri comiuciafd dai Consigli;
clic si formino, che siano ffjfi.cienli,
e/te 11bi1ualmente la11orino. Senza i
Co11sigli. non c'è. molto da sperare.
Attrm1erso i D,nsigli effìcierui noi
possiamo avere mi'auività efficiente.
Pnrtendo ,la questo, state certi che
11nd1e con un programma m1>de.sto,
voi reali~erete ».
La benedizione di S. E. Mons.
Salvatore Rotolo, Ves~ovo salesiuoo
di Altamura, ha chluso i lavori.
l r ~r:~!~ù.:~ ~~~.!~E:~~~~:1!:~.~~~
avrai letto con vivo interesse l'invito che il Direttore
Generale della nostra Pia Uniop.e rivolge a tutti i
Dirigenti per una soda formazione religiosa dei Coo-
peratori Salesiani. Tra i mezzi elencati occu_pa il primo
posto per importanza quello degli Esercizi Spirituali
annuali, cbe sono un elemento fondamentale e inso-
stituibile per creare in seno alla P. U. un nucleo di
« cristiani risoluti e convinti, proprio quali occorrono
oggi alla Chiesa e quali Don Bosco li voleva ».
In questi mesi si tengono in tutti i nostri Centri Ispet-
toriali corsi cli Esercizi Spirituali per Cooperatori e
per Cooperatrici. Il Bollettino ogni mese ne pubblica
l'elenco. I Delegati della P. U. rinnovano gl'inviti
orali e a stampa. Ma l'esperie,:iza dice che i corsi
sono più numerosi dove c'è uno Zelatore o una Ze-
latrice che fa opera individuale di persuasione.
Questa dev'essere fatta prima tra gli stessi Zelatori e
Zelatrici del proprio Centro, che hanno bisogno cli
questo rifornimento spirituale per alimentare lo zelo
e difenderlo contro le inevitabili difficoltà che s'in-
conttano In ogni forma di apostolato; poi tra tutti
i Cooperatori e Cooperatrici del Centro, e soprat•
tutto tra quelli che hanno particolari doti e possibilità
per l'apostolato.
È anche co.m.pito dello Zelatore e della Zelatrice degli
Esercizi Spirituali collaborare col proprio Consiglio
P. U. a trovare i mezzi necessari per procurare la
grazia degli Esercizi Spirituali a chi non fosse in grado
di sostenerne 1a quota. Quando un membro della
P. U., invitato agli Esercizi Spirituali, si ram.m.arica
di non potervi partecipare per impegni familiari o
sociali, lo Zelatore che l'ha invitato, non deve ... di-
sarmare, ma proporre con santo coraggio di sbor-
sarne la quota per un Cooperatore povero, che pre-
gherà per lui e condividerà col suo benefattore i frutti
immancabili degli Esercizi.
Ci consta che cosi ha fatto con successo più di un
nostro Zelatore.
Invitiamo i Consiglieri P. U. ai quali è stato affidato
questo importante settore di attività in seno al proprio
Centro, a imitare Don Bosco nello zelo insinuante e
santamente coraggioso che gli era caratteristico.
AUTORIZZAZIONE DEL Tll18UNALR 01 TORINO TN DATA 16 FEBBRAIO 1949, NUMERO 403, CON APPROVAZIONE eccu:s1A~·r1cA
D!RBTTORR RESP<}NSABILB: SAC. UOT1". PlB'l"RO ~ERBfNO, VIA MARIA AVSIL1ATRIC8 32, -rORINO (712) - Ol'FICINl! GRAFICUB Slil 47

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Buone vacanze
con buone letture
liAMILTON M.
se PETTE ROSSE
Pagine Vlll-272 L. 900
WINOWSKA M,
L MBOSC TA DI DIO
Pagine Xll-200 L. 900
0PIE J.
UL Ml CADA
Pagine IV-252 L. 900
ERE
0E BER0 M.
IA
Pagine Vlll-336 L. 900
TRAPPA
per ordlnaxlonl rlvol9ersl alla C"Cl[f/
11 .... INTE N .ZIONALE
CORSO REGIMA MARGliERITA, 176 TORINO
C. C. POSTALE 2/171
BOLLETTINO SALESl ·ANO
PERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSIONI DI SAN GIOVANNI BOSCO
Direzione: via Maria Ausiliatrice, 32 - Torino - Telefono 48-41-17
Al 1° del mese, per i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane
Al 15 del mese: per i Dirigenti della Pia Unione
SI invi• gratuitamenle. Spedizione In abbonamenlo postale. Gruppo 2'
*Facciamo noto ai benemerili Cooperatori e alle benemerite Cooperalrici
che le Opere Salesiane hanno il Conto Corrente Postale con ìl numero 2-1355 (Torino)
sotto la denominazione: Direzione Generale Opere di Don Bosco - Torino 712
Ognuno può valersene con risparmio di spesa, nell'inviare le proprie offerte,
ricorrendo all'ufficio postale locale per il modulo relaJìvo
*IMPORTANTE - Per correzioni d'Indirizzo st prega d'inviare anche l'indirizzo vecchio.
SI ringraziano I Slg. Agenti postali che respingono, con le notificazioni d'uso, i Bollettini non recapitati.