Bollettino_Salesiano_199010


Bollettino_Salesiano_199010



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2 1 OTTOBRE 1990
~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 18TT
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Miela d 'Attilia - Pier-
dante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi -
Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione : Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione : La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restitu iti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50. 185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam ,
tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
,DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a ch i lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo : com unicare anche l'indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
3 CRONACHE SALESIANE
8 Suora oggi per educare la gioventù
di Gaetano Nanetti
12 VITA ECCLESIALE
Noi e l'informatica: che fare?
di Angelo Paoluzi
17 REPORTAGE
Una presenza da sogno forte e tenue
di Giuseppe Costa
23 PROTAGONISTI
Il Sinodo di Firenze raccontato
dal suo segretario
di Silvano Stracca
27 OBIETTIVO BS
Evangelizzare in periferia l'esperienza
di un gruppo divenuto Chiesa
di Maurizio Nicita
32 REPORTAGE
A Bangkok tra i salesiani di via
New Petchabury
di M. N.
37 Quelle pitture sono un autentico « monu-
mento » a Don Bosco
diG. N.
RUBRICHE
Pigy di Del Vaglio , 3 - I Nostri Santi, 41 - I Nostri
Morti, 42 - Solidarietà, 43
1 Ottobre 1990
Anno 114
Numero 15
In copertina:
Una veduta
dell'interno
del Santuario
Don Bosco
a Brasilia
(servizio a pag. 17)

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----------~-
ITALIA
l1 rilancio
delle Confraternite
Dal 15 al 16 settembre di
questo mese le Confraternite
d'Italia si ritroveranno a
Firenze per un convegno sul
tema: "Cammino di
fraternità". Il convegno
rappresenta una tappa del
risveglio in atto presso
queste antiche
organizzazioni ecclesiali che
da sempre si sono dedicate
non soltanto al culto e alle
devozioni ma anche
all'esercizio concreto della
carità. Monsignor
Sebastiano Corsanego,
nostro attento lettore, ne è
da anni attento studioso ed
osservatore. Attraverso le
pagine della rivista egli vuol
fare un appello perché gli
vengano inviate
informazioni relative
all'esistenza di Confraternite
nelle parrocchie e nelle
diocesi di tutto il mondo .
Chiunque volesse segnalare
qualcosa può scrivere a:
Monsignor Sebastiano
Corsanego I 00120 CITTÀ
DEL VATICANO.
Tali informazioni, è
sufficiente il nome e
l'indirizzo della
Confraternita, si riferiscono
anche a Confraternite non
più esistenti.
COLOMBIA
Una grande
festagiovani
per cent'anni di
presenza
Dal 9 al 13 luglio 1990 oltre
settecento giovani delfa
Colombia hanno celebrato a
Bogotà i cent'anni di
presenza salesiana. La
« Fiesta J uvenil Centenaria»
ha avuto come protagonisti
giovani provenienti da 46
centri salesiani della
Colombia dove la Famiglia
Salesiana ha due ispettorie
di SDB, quattro delle FMA
e due delle Figlie dei Sacri
Cuori.
L'obiettivo principale
dell'incontro era quello di
far prendere coscienza ai
giovani dei loro impegni nei
confronti del paese a
cent'anni dalla prima
presenza salesiana. Le
giornate di riflessione
caratterizzate da fraternità e
allegria hanno sviluppato i
seguenti temi: una analisi
dei gruppi salesiani presenti
in Colombia; lo « specifico »
salesiano e cristiano di
questi gruppi: il loro
cammino formativo;
impegni concreti per una
risposta salesiana e cristiana
di fronte alle attese del
Paese.
ITALIA
L '«Apocalisse»
di Pierre Octave
Fasani
In occasione della visita che
il Papa il I maggio di
quest'anno ha fatto ai
membri del Capitolo
generale, il pittore salesiano
Pierre Octave Fasani ha
avuto la possibilità di
presentarle un elegante
volume rilegato in pelle
bianca che raccoglie le
tavole, 50 x70, della sua
« Apocalisse». L'opera è
HANNO BANP!'TO tAt.1A PGRG!G'- Vll!mT/ A-I
r,11. i MIEI FILM 5
MINOR,/ !)/ 18,qHN/
\\
l
tO SONO FIDVC!OSO
V.:A=-l>lD.~_M__IJ_._...

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4 I OTTOBRE 1990
finestra d'eterno soltanto in
artisti autentici.
Dopo Ivrea il Maestro
Fasani esporrà la sua opera
a Torino ed in altre città.
Continuando questa
ispirazione che la deriva
dalla Bibbia, Fasani si
accinge a fissare i Salmi ed
il Miserere: dipingere
soggetti biblici, ci ha
dichiarato, mi riempie
l'animo.
pubblicata dall'Editrice
ElleDiCi.
Già precedentemente
tuttavia in occasione della
visita del Papa alla èittà di
Ivrea, gli estimatori del
Maestro Fasani hanno
potuto ammirare le 22
tavole che compongono
l'intera opera. Fu "infatti in
quella circostanza che esse
sono state esposte per la
prima volta.
Si è trattato di un lavoro
intenso e impegnativo che
segna una ulteriore
maturazione dell:.Artista
valdostano ampiamente noto
soprattutto per la sua
tecnica del bois brùlè. In
questa «Apocalisse»
chiaroscurale con prevalenza
di giallo oro e rosso Fasani
esprime l'intima aspirazione
della sua arte e del suo
spirito.
Essa in realtà ha avuto un
parto lungo, dieci anni, e
faticoso. Del resto le
tecniche da lui usate,
solventi, legno bruciato e
colori, possono diventare
messaggio d'assoluto e
Nella foto: alcune
tavole dell'Apocalisse
di Fasani.
l1 Papa
con Don Bosco
tra la gente
nel duomo di Chieri
« Il 3 settembre 1988
Giovanni Paolo II sostò in
questo Duomo », è scritto in
I MISSIONARI SCRIVONO- - - - - - - -
Areia B~anca, 3/6/'90
Carissimi amici ,
in questi giorni abbiamo ricevuto varie lettere e mi accingo a preparare una base
comune di informazioni per rispondere a tutti, seduto in un 'officina di Mossor6, mentre
faccio la revisione del motorino di partenza della gip... che da qualche tempo parte
solo a spinte. Oggi dovrebbe essere il nostro giorno settimanale di riposo: lo faccio qui,
seduto su un seggiolone che ad ogni movimento chiede misericordia e con la schiena
appoggiata ad u~ muro di cui è difficile dire il colore originale... , pensando a voi.
Mi sento coritento, .Ci sono varie «cosette» che, andando benino e con tendenza al
meglio, ci consolano e ci fanno ringraziare il Signore:
-L A Grossos ci sono 150 famiglie che si sono auto-tassate e ogni mese pagano una
piccola ma costante contribuzione per mantenere due suore impegnate nel lavoro
pastorale.
- Ad Areia Branca cresce lentamente la partecipazione dei bambini, con le loro
catechiste, alla liturgia e alle attività del Centro giovanile, e fanno crescere anche il
movimento delle Comunità ecclesiali di base.
- La scuola agricola va avanti benino e si sta facendo le ossa.
Ma non tutto va a gonfie vele. Le prove non si fanno aspettare.
Nei mesi scorsi è andata diffondendosi l'epatite virale di tipo « A» per via
dell'inquinamento nei tubi dell'acquedotto, si tratta di una vera epidemia, arrivata ai
70-80 casi. I sette medici della città, fra i quali anche il sindaco, hanno delle evidenti
colpe di omissione e nessuno ha avuto il coraggio di presentarsi ad una tavola rotonda

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-------s/J-
1 OTTOBRE 1990 , 5
una lapide murata nel
Duomo di Chieri. « Negli
anni di Chieri Don Bosco
gettò le fondamenta della
sua missione», disse allora il
Papa ai seminaristi e ai
novizi presenti. «Anche lui,
comé voi, sentì l'urgenza di
un impegno apostolico
immediato, che lo spingeva
a scendere in campo, a
fianco dei giovani più poveri
e abbandonati». Per
ricordare l'incontro di Chieri
col Papa nell'anno di Don
Bosco il pittore chierese
Luigi Benedicenti, allievo del
Caffaro Rore, ha realizzato
un grande trittico collocato
nella prima cappella nella
navata sinistra del Duomo.
Il grande quadro è formato
di tre pannelli: in quello
centrale è ritratto
Don Bosco con il Papa, il
IOpera
del pittore
Luigi Benedicenti
nel Duomo
di Chieri.
Bra-Roma
in bicicletta
Card. Ballestrero e l'attuale
parroco del Duomo,
Don Carrù. Attorno bimbi e
giovani recano al Papa i
doni a ricordo della città.
Andare dal papa in -
bicicletta può già sembrare
un fatto straordinario,
percorrere oltre 700
chilometri per presentarsi al
singolare appuntamento
diventa un'impresa sportiva
quasi epica, certamente
simpatica e in pieno stile
salesiano. È quanto ha
realizzato durante l'estate
dal 16 al 26 luglio 1990 un
gruppo di atletici giovani
frequentanti l'Istituto
Salesiano di Bra in
Piemonte. Amanti della
bicicletta e dei grandi viaggi,
affiliati alla locale sezione
delle Polisportive Giovanili
Salesiane e guidati da alcuni
organizzata al Centro giovanile . Il dibattito fu buono, con presenza di rappresentanti
dell'ufficio regionale della Salute e di infermieri professionali... ed ha ottenuto il buon
risultato di chiarire le cause e di stimolare le autorità responsabili ad agire.
A Grossos il pozzo ha cominciato a presentare macchie e odore di petrolio nell'ac-
qua, Non si può bere, né usare per fare il bagno o per lavare le robe... Da mesi non
sono riusciti a trovare soluzione per il problema e si arrangiano come possono .. .
La siccità è tornata a bruciare le piantine nella campagna, dove migliaia di famiglie
sono di nuovo alla fame. Una donna della Serra do Mel mi diceva che da un mese non
metteva la pentola sul fuoco : era andata dal medico, col bambino più piccolo, perché
aveva cominciato a dargli farina di mandioca (e nient'altro)... e il bambino aveva smesso
di andare di corpo: sono le malattie della fame .
Al limite della nostra parrocchia, nella spiaggia di Rosado, un'ottantina di famiglie
di pescatori-contadini sono in pericolo di espulsione o di perdere quasi tutto quello che
hanno .. . Il sedicente Padrone li sta perseguitando per mezzo di fattori ~ pistoleiros e
dice che lascerebbe a loro un fazzolettino di terra per ciascuno, per farsi la casa nella
« lottizzazione»... Un'altra lite da comprare? A questo punto è fatta: o fuggire come
mercenari o continuare sulla breccia, tentando di imitare il Buon Pastore.
A volte mi sento stanco e.. . «vecchio» . A volte esageriamo nel lavoro, come Beppe,
che l'altro giorno ha organizzato per benino la tavola rotonda sull'epatite, le sue cause
e rimedi... e non ha voluto misurare la febbre, se non il giorno dopo (trentanove) . Per
fortuna era semplice influenza.. .
Vi saluto cordialmente assieme ai miei confratelli .
D. Giuseppe Venturelli
I Nelle foto:
immagini della
Bra - Roma

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6 · 1 OTTOBRE 1990
insegnanti, hanno raggiunto
la capitale in sella ai loro
fiammanti velocipedi e sono
stati accolti nella residenza
estiva di Castel Gandolfo.
Hanno assistito alla Santa
Messa celebrata dal Papa
che poi si è soffermato in
mezzo alle loro coloratissime
divise e ha rivolto al gruppo
la sua paterna parola.
Azzeccatissimo anche il
regalo che i ciclisti braidesi
hanno offerto al Pontefice,
una modernissima e
bellissima « mountain bike »
accompagnata da un cesto
di prodotti caratteristici del
Piemonte, l'ultimo libro
pubblicato sulla città che
diede i natali al Cottolengo ,
un gagliardetto delle Pgs e
uno del Comune.
All'Auxilium di Bra non
sono nuovi ad imprese di
questo genere, infatti,
accanto ai tradizionali sport
caratteristici di ogni casa
salesiana da alcuni anni il
ciclismo ha assunto un ruolo
da protagonista e i lunghi
raid estivi sono quasi una
tradizione. L'anno scorso
questi ragazzi hanno
raggiunto Venezia, ma negli
anni precedenti altri gruppi
viaggiarono lungo il Po,
verso Assisi, addirittura fino
a Lourdes.
Sei le tappe del viaggio '90,
Genova-Quarto, La Spezia,
Livorno, Follonica,
Civitavecchia e Roma-
Gerini. Tantissimi i momenti
belli e significativi: La
partenza dal cortile di Bra il
16 luglio, la tappa a Genova
dopo aver attraversato
l'Appennino ligure-
piemontese, il Passo del
Bracco prima di arrivare a
La Spezia, la Versiglia,
Torre del lago Puccini,
l'incomparabile scenario
della piazza dei miracoli a
Pisa, i cipressi del Carducci
da San Guido a Bolgheri, la
splendida spiaggia di
Follonica, la Maremma
toscana e poi .. . Roma .
Proclamato beato
Giuseppe Allamano
Il canonico Giuseppe
Allamano, fondatore dei
Missionari e delle
Missionarie della Consolata
domenica 7 ottobre 1990
verrà proclamato beato.
Nato il 21 gennaio 1851 a
Castelnuovo d'Asti (oggi
Don Bosco) e figlio di una
sorella del Cafasso anch'egli
di Castelnuovo, a undici
anni fu a Torino Valdocco
con Don Bosco. Vi rimase
per quattro anni ma non
volle fermarsi per sempre
nonostante i ripetuti inviti
fattigli dallo stesso Santo.
Nel 1880 fu nominato
rettore del Santuario
torinese della Consolata. Nel
1901. fondò l'Istituto
Missioni della Consolata e
nel I910 quello delle Suore
Missionari della Consolata.
Morì il 16 febbraio 1926.
Che concetto ebbe
l' Allamano di Don Bosco?
Essendo stato testimone nel
1916 e 1917 al processo per
l'eroicità delle virtù di Don
Bosco, non è difficile dare
una risposta.
Proprio da quel processo
riprendiamo queste
testimonianze.
- « Come superiore il
Venerabile Don Bosco era
da tutti amato per la sua
bontà, e da tutti riceveva
segni di riverenza e di
affetto. Il suo sistema era di
attirarsi i cuori, e non
conobbi alcuno che si
lamentasse di lui. Quanto
agli studi, si compivano in
tutta regola ai miei tempi e
posso dire che si studiava
molto; così pure delle
pratiche di pietà ».
- « Noi giovani eravamo
ansiosi ogni sera di ascoltare
i suoi fervorini che ci faceva
sotto i portici prima delle
orazioni, i quali ci
infervoravano a vivere bene.
Esortava vivamente alla
frequenza della confessione
e comunione, lasciando però
libertà. Per conto mio mi
confessai dal Venerabile per
tutti e quattro gli anni della
mia permanenza
nell'oratorio, e sebbene
superiore gli ebbi sempre
piena confidenza; così posso
dire di molti miei compagni,
i quali accorrevano pure da
lui, sebbene provvedesse che
vi fossero altri confessori ».
- « Era voce comune tra
noi giovani dell'oratorio che
Don Bosco fosse in intima
unione con Dio e che
conoscesse i segreti dei
nostri cuori; perciò
ascoltavamo con riverenza e
timore la storia dei suoi
sogni, che di quando in
quando ci raccontava, ed
eravamo spinti a praticare
ciò che significavano per
ognuno di noi . A me, come
suo penitente, pareva che mi
leggesse nel cuore, e questa
era l'opinione generale dei
giovani ».
Da Palermo
alla Louisiana (USA)
La parrocchia salesiana di
Harvey nell'arcidiocesi di
New Orleans è dedicata a
S. Rosalia, la martire
palermitana. Considerata la
devozione dei suoi
parrocchiani il parroco don
Curran ha avuto l'idea di
chiedere all'arcivescovo di
Palermo cardinale
Pappalardo una rèliquia
della Santa.
La richiesta veniva fatta
propria dall'ispettore di New
York e dalla Procura
generale salesiana.
L'arcivescovo di Palermo,
grazie anche all' impegno

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----------~-
1 OTTOBRE 1990 , 7
erchiamo di capire
I Particolare della
reliquia di S. Rosalia
c:lonata alla parrocchia
di Harvey
dell'architetto salesiano don
Vincenzo Gorgone, ha
accondisceso alla richiesta.
Se si pensa che l'urna di
S. Rosalia a Palermo non
veniva aperta da secoli
(almeno due) si può avere
un'idea della eccezionalità
del dono. La reliquia « ex
ossibus » di santa Rosalia,
prima della consegna·è stata
posta in una teca in argento
dorato entro cui con
chirografo del Cardinale
Pappalardo veniva sigillato
con ceralacca .il prezioso
frammento di osso della
Santa. L'Epigrafe
dell'Autentica redatta in
lingua latina è stata firmata
dal cardinale Pappalardo il
15 luglio u.s., data in cui si
celebra solennemente a
Palermo la festività della
Santa mentre la teca è stata
donata dal signor Domenico
Pantaleone di Palermo.
A Torino il
secondo
« Harambee »
nazionale
Con un approfondimento
sul tema « Lo sviluppo è
vita» oltre trecento giovani
che hanno trascorso parte
delle loro vacanze in
esperienze di volontariato
missionario sono insegnati in
gruppi missionari, si
incontrano il 6 e il 7 di
questo mese di ottobre per
raccontarsi le loro esperienze.
Questa iniziativa denominata
« Harambee » si svolge per la
seconda volta ed è
organizzata dal VIS
(Volontariato Internazionale
per lo Sviluppo),
l'organizzazione fondata dai
salesiani (le Figlie di Maria
Ausiliatrice hanno il VIDES
che accentua soprattutto
l'impegno a favore della
donna). Il programma delle
due giornate, si svolge
presso la Casa Madre di
Valdocco/ Torino, prevede
gli interventi degli ispettori
salesiani don Luigi Basset e
don Angelo Viganò, del
consigliere generale per le
missioni don Odorico
Luciano, del presidente del
Focsiv Amedeo Piva e del
presidente dello stesso VIS
don Ferdinando Colombo .
« Ci sembra questo, hanno
detto gli organizzatori in un
comunicato, il modo
migliore per creare una
mentalità missionaria nei
Ilostri giovani e in tutte le
persone che avviciniamo per
il nostro apostolato».
I parteéipanti nel pomeriggio
di domenica 7 ottobre
avranno anche l'opportunità
di partecipare nella Basilica
di Maria Ausiliatrice alla
suggestiva cerimonia della
consegna del «Crocifisso» a
quanti, laici, salesiani e
Figlie di Maria Ausiliatrice,
quest'anno si recheranno in
missione.
PARTIRE DAL VISSUTO
QUOTIDIANO
Gli avvenimenti sembrano sommergerci. Crisi al limite di una
guerra generalizzata per il possesso di giacimenti di petrolio nella
penisola araba. Moltiplicazione di conflitti civili nell'Africa della
siccità e della fame. Incertezza sul futuro del mondo già comuni-
sta dell'Europa orientale, con inevitabili contraccolpi sull'equili-
brio mondiale. Bilanci sempre più tragici sulla povertà che cresce,
sulla negazione in molte nazioni degli elementari diritti umani, sulla
droga che si diffonde, sulla dilagante moderna peste che è l'aids,
sul commercio delle armi portatrici a loro volta di rovine e di lutti.
A questo quadro internazionale possiamo aggiungere le preoc-
cupazioni di--casa nostra, le tensioni civili e l'amara costatazione
di una società non giusta. In essa, nonostante i raggiunti e cele-
brati traguardi di ricchezza collettiva, restano aree di abbandono
e miseria, che la pietà di molti non riesce però a colmare. E, attor-
no, una stanchezza morale che possiamo toccare quasi fisicamen-
te attraverso lo spettacolo quotidiano di dilagante volgarità, di
esasperata voglia di negarsi, specialmente da parte dei giovani, con
la tossicodipel1denza, gli effimeri piaceri del sabato sera, e, per-
ché no?, la rinuncia a una speranza di futuro quando non si vo-
gliono figli .
Nessuno di noi può dire: non ci sono, non mi riguarda. O, quanto
meno, scusarsi con la solita frase: ma che cosa pos~o fare da solo?
La libertà, la pace di tutti cominciano invece nei nostri piccoli ge-
sti abituali. Dall'acquisto di questo o quel giornale, dall'ascolto
di questa o quella trasmissione televisiva, dalla minima rinuncia
a una qualsiasi soddisfazione materiale per arrivare a più program-
mate, e consapevoli, austerità. Dalla coscienza che ci sono mille
modi per partecipare e che ciascuno ha un mezzo proprio per farlo.
Sto per usare la parola che, specialmente fra i cattolici, ha un
sapore sulfureo, si sposa con corruzione e prepotenza, sconfina
nella complicità con il delitto: la parola politica. La politica è co-
me il danaro, la sua valenza morale dipende dalla maniera con la
quale la si utilizza. La politica è partecipazione: dal voto alla fir-
ma di una petizione popolare, dal!' ascolto del parare degli esperti
- per poi giungere a una propria valutazione - al sacrificio di
essere coinvolti in incarichi e impegni che comportano perdite di
tempo e di interessi, dall'offerta materiale di qualcuno o qualcosa
(anche la delega esercitata in questo modo ha un valote etico) alle
attività personali e capacità tecniche a favore della collettività.
Cominciamo da ognuno di noi. A pagare le tasse, ad aiutare la
Chiesa nelle sue necessità, a non chiudersi nello spirito delle con-
verticole (quante ce ne sono, purtroppo, oggi e dovunque, fra i
cattolici), ad alimentare lo spirito della pace e della solidarietà. Sem-
brano qiscorsi astratti ma, invece, non dobbiamo vergognarci di
continuare a farli, con la scusa del moralismo cara agli ipocriti,
i quali in tal modo si sentono giustificati a restare nel proprio egoi-
smo e a non operare.
Cerchiamo di capire che fare politica è questo nos~ro atteggia-
mento di amore verso il vissuto quotidiano, nei confronti del pros-
simo e delle istituzioni, forse anche con indulgenza per gli sbagli
altrui, che possano servirci da insegnamento e non impancarci a
giudizio .
Angelo Paoluzi

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8 1 OTTOBRE 1990
SuoRAOGGI
PER EDUCARE
LA GIOVENTÙ
li carisma delle Figlie
di Maria Ausiliatrice,
nel solco della scelta
fatta da Don Bosco.
Intervista a suor
Enrica Rosanna,
preside dell'Auxilium,
in occasione del
capitò/o generale
FMA.
Roma, settembre. -
Iniziato 1'8 settembre, si sta svolgen-
do a Roma (e la conclusione è previ-
sta per la metà di novembre) il
Capitolo generale dell'Istituto Figlie
di Maria Ausiliatrice. Un momento
molto importante, che, ogni sei an-
ni, riunisce le rappresentanti delle 74
Ispettorie sparse nei cinque Conti-
nenti, per un esame della situazione
dell'Istituto e per stabilire le linee del-
l'azione futura. Su questi aspetti si
è incentrata la relazione d'apertura
· della Madre Superiora, suor Mari-
nella Castagno.
Azione futura, abbiamo detto. Ma
c'è un futuro se, come qualcuno ha
azzardato, nel Duemila non ci saran-
no più suore? Giriamo la domanda
a una.. . addetta ai lavori, suor Enri-
ca Rosanna, preside della Pontificia
Facoltà di scienze dell'Educazione
« Auxilium », il prestigioso ateneo sa-
lesiano che si è affermato nel mon-
do ecclesiale, . scientifico e della
cultura.
« Nessuno, ma proprio nessuno
può sentirsi autorizzato a formulare
una previsione così drastica. Ormai
Qon se ne fanno più neppure a pro-
posito delle -leggi fisiche, la scienza
ISuor Enrica Rosanna,
sociologa, Preside della
Facoltà «Auxllum,, di Roma.

1.9 Page 9

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- -- --------s/1-
1 OTTOBRE 1990 9
stessa riconosce che certe acquisizio-
ni valide oggi possono essere supe-
rate domani, alla luce di nuove
scoperte. Figuriamoci se è possibile
fare affermazioni tanto recise e as-
solute quando c'è di mezzo la perso-
na umana con la sua libertà. Questo
non vuol dire che non si possano co-
gliere linee di tendenza attuali su
quella che potrebbe essere la situa-
zione della vita religiosa femminile
nei prossimi anni. Esse.traggono ori-
gine da alcuni dati di fatto ».
Quali sono?
« Indicherei in primo luogo la di-
minuzione, nel mondo occidentale,
delle nascite. È ovvio che riducendosi
il numero delle persone, si possa re-
gistrare una corrispondente riduzio-
ne delle vocazioni. Un secondo
motivo nasce dalla questione femmi-
nile, intesa come riscoperta dell'iden-
tità della donna e del ruolo che
questa può giocare nella storia. A un
maggiore approfondimento della
propria identità fa riscontro un mag-
giore inserimento della donna sul
versante dell'impegno pubblico. E
questo fatto si collega a un terzo mo-
tivo, quello della pluralità di prospet-
tive che la donna ha oggi dinnanzi a
sé per realizzare la propria femmi-
nilità. La donna può sì scegliere la vi- tuazione dell'est europeo, che biso-
ta religiosa, ma a differenza di ciò gnerà valutare nei prossimi anni.
che accadeva in passato, quando a E nel Terzo Mondo?
prevalere era la dimensione del pri- « Là continua il grosso "boom"
vato, può oggi dedicarsi alla politi- dell'India. Cominciano anche levo-
ca, entrare nel mondo dell'economia cazioni in Africa, mari mano che si
e degli affari, impegnarsi nel volon- stabilÌscono presenze salesiane. Infi-
tariato ecc.
ne, rimane alto il contributo dell'A-
merica Latina, un Continente dove
i salesiani vantano un'antica tradi-
zione, sono molto attivi nel campo
Fattori ,:zegativi
dell'evangelizzazione e contano su
forti movimenti giovanili».
Da quali ambienti provengono og-
« Bisogna poi tener conto del ruo- gi le- giovani che vogliono dedicarsi
lo svolto dalla secolarizzazione, l'af- alla vita religiosa?
fermarsi di una società laica, « Soprattutto dalla parrocchia e
l'influenza esercitata dai modelli
femminili proposti dai mass-media.
Sono tutti fattori negativi, anche se
personalmente ne scorgo i risvolti
positivi ai fini di una nuova qualità
di vita religiosa quando si decide di
sceglierla. Negli ultimi tempi si è poi
aggiunto, in Italia e anche nel resto
del mondo, il fenomeno della rivivi-
scenza degli Istituti religiosi, nel sen-
so che ne nascono sempre di nuovi
per far fronte al sorgere di nuovi bi-
sogni, dalla droga ai ragazzi di stra-
da, agli anziani. Poiché questi Istituti
nascono in genere nell'ambito dioce-
dai movimenti giovanili. È una con-
ferma della forza di testimonianza
che si sprigiona dall'aggregazione.
Ormai è un dato acquisito: i movi-
menti, di qualsiasi tipo, generano vo-
cazioni».
E la famiglia?
« La famiglia era un tempo la cul-
la delle vocazioni. Oggi mi pare non
lo sia più, anche se si cerca in vari
modi di riattivare questa sorgente.
La ragione prima è che spesso in fa-
miglia c'è il figlio unico e su di lui
i genitori esercitano una forma esclu-
siva di possesso».
sano, si deve mettere nel conto un ca-
lo di vocazioni per i grandi Istituti
tradizionali i quali, già oggi, pur riu- ·
scendo a mantenere in attività le ope-
re di cui dispongono, sono però
Scelta definitiva
impossibilitati ad allargarli.
« Nonostante tutto ·ciò io · non Come viene affrontata dalle gio-
guardo con pessimismo al futuro del- vani di oggi l'impatto con l'istituzio-
la vita religiosa. Secondo me, di vo- ne, la regola?
cazioni, in un campo o nell'altro, ce « Direi molto bene. Negli anni del-
ne sono. Magari non saranno in cre- la formazione, le giovani vengono
scita, ma ci sono. Del resto le situa- abituate a fare con piena consapevo-
zioni sono diversificate. Nella nostra lezza la scelta religiosa come scelta
Congregazione, per fare un esempio, definitiva. E non è un passo facile.
abbiamo guadagnato qualche posi- I giovani, specie quelli di oggi, sem-
zione e registriamo un aumento del- brano non amare le scelte definitive
le vocazioni».
perché vivono, si dice, nella società
Ecco, parliamo delle Figlie di Ma- dell'immediato . Però, a facilitare il
ria Ausiliatrice. Qual è la situazione? passo svolge un suo ruolo il tipo di
« Noi siamo nel mondo circa vita religiosa più aperta, più vicina
16.500. Per quanto riguarda l'Italia, al mondo giovanile dei ceti popola-
siamo, come ho detto, in leggera cre- ri, che corrisponde, in definitiva, al-
scita rispetto a 7-8 anni fa e ciò ci la- la nostra vocazione, Dobbiamo
scia pensare a un possibile inizio di rispettarla perché essa è la volontà di
inversione di tendenza. In Austria Don Bosco, che ha voluto i salesiani
contiamo molte suore giovani, anche vicini ai giovani degli ambienti po-
in relazione al tipo di opere che in polari. E anche il nostro stile di vita
quel Paese si realizzano. Ma non è deve conformarsi a questa direttiva
così in tutta Europa. E poi c'è la si- del Santo».

1.10 Page 10

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10 · 1 OTTOBRE 1990
A quale età oggi ci si fa suora?
« In genere sono vocazioni che un
tempo, quando la scelta avveniva a
14-16 anni, si sarebbero definite
adulte. Ma oggi non sono più tali,
perché si è allungata l'età giovanile
in corrispondenza dell'allungamen-
to della vita. Si studia fino a 19 anni
e oltre, spesso ci si sposa dopo i 25
anni. Nel complesso si può dire, al-
meno per quanto ·riguarda l'Italia,
che si sceglie di diventare suora do-
po i vent' anni».
Educazione integrale
Il Papa ha attribuito un ruolo im-
portante, sotto il profilo vocaziona-
le, a coloro che hanno responsabilità
nell'educazione giovanile: catechisti,
insegnanti ecc. Il vostro lavoro nel
campo scolastico vi porta a registra-
re risultati in questa direzione?
« Penso proprio di sì. Lo dico nel
senso che educare la persona vuol di-
re aprirla a tutte le vocazioni. L'edu-
cazione alla vita religiosa non è una
dimensione a sé stante, bensì una di-
mensione essenziale della vita. E qui,
forse, in passato si è commesso l'er-
rore di dare un'educazione a parte,
chiusa, a quanti si indirizzavano al-
la vita religiosa, così come ad altri ve-
niva impartita una educazione alla
vita matrimoniale. L'educazione de-
ve invece essere tesa a mettere la per-
sona nella condizione di realizzarsi,
di valorizzare le proprie possibilità,
in breve, di diventare se stessa, con
i doni ricevuti da Dio. Specializzan-
doci nell'educazione, noi rendiamo
un vero servizio alle vocazioni. E
quando dico specializzarci, voglio
mettere in evidenza la necessità di se-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- ---------s/1-
1 OTTOBRE 1990 11
!
!l-
/'
guire l'educazione nel suo evolversi
nel tempo. Ecco perché l'Istituto del-
le Figlie di Maria Ausiliatrice fa un
grosso sforzo in tutto il mondo per-
ché il personale sia non solo prepa-
rato ma specializzato».
Quali sono le motivazioni che
spingono una giovane donna a diven-
tare Figlia di Maria Ausiliatrice?
« Credo che ci sia un grande amo-
re per i ragazzi, il servizio alla gio-
ventù, specie quella più povera,
bisognosa. Certo, la molla iniziale
può essere soprattutto il desiderio di
impegnarsi in quelle che siamo soliti
definire le povertà emergenti, in spi-
rito di totale servizio. Poi, col tem-
po, si coglie l'importanza dell'edu-
cazione, forse meno clamorosa, ma
di fondamentale utilità. Quando io
fac.cio scuola, preparo una persona
alla vita, le dò i principi, i fondamen-
ti e soprattutto la testimonianza.
Certamente non dimentichiamo i bi-
sogni della povertà, della devianza,
dell'emarginazione e molte di noi si
dedicano anche a questo, ma sapen-
do che tutti hanno bisogno di un ser-
vizio che vada incontro anche alle
povertà spirituali di gente_che chie-
de educazione, conoscenza, che ha
bisogno di conquistare la propria di-
gnità. Ecco dunque il nostro compi-
t o: aiutare i giovani a "scegliere"
l'educazione. Del resto, il nostro è un
carisma educativo, rivolto all'educa-
zione della donna. Per esercitarlo,
noi per prime dobbiamo recuperare
la nostra identità di donne, definire .
che ·cosa è la donna nella società, gli
ambiti in cui lavorare ed espandere
poi la nostra vocazione verso le
altre donne per aiutarle a rea-
lizzarsi ».
Gaetano Nanetti

2.2 Page 12

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12 I OTTOBRE 1990
VITA ECCLESIALE
XXIV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
Il pensiero della Chiesa
sulle nuove tecnologie.
Cosa ne pensa
il salesiano
Michele Pellerey.
Prospettive
pedagogico-educative.
Nasce in Francia nel
1966 il termine «informatica»: da in-
formazione e automatica, in un mo-
mento in cui lo sviluppo della
tecnologia ha fatto scattare la corsa
al controllo del mercato dei calcola-
tori. Lavoravo a Parigi, in quel tem~
po, quando il presidente francese,
Charles de Gaulle, scatenò quasi una
crisi di rapporti con gli Stati Uniti per
il tentativo compiuto dalla IBM -
allora come oggi una delle maggiori
multinazionali dell'elettronica - di
impadronirsi della Bull, una società
francese del ramo. De Gaulle aveva
capito molto prima e molto meglio
di tanti tecnici l'importanza di quel
settore vitale per l'economia di una
nazione.
Il trattarnento automatico dell'in-
formazione, attraverso lo strumento
che è il calcolatore elettronico, si
chiama appunto informatica ed è,
per il momento, il punto d'arrivo più
sofisticato nella scienza della comu-
nicazione. Ne parliamo con don Mi-
chele Pellerey, un salesiano ordinario
di Didattica all'Università Pontificia
Salesiana ed esperto di psicologia
dell'istruzione e delle nuove tecnolo-
gie, in rapporto con la XXIV Gior-
nata mondiale delle comunicazioni
sociali, dedicata da Giovanni Paolo
II a« Il mesaggio cristiano nell'attua-
le cultura informatica ».

2.3 Page 13

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----------'----~-
1 OTTOBRE 1990 13
Ci sono voluti duemila anni, ci di- ce don Pellerey - un individuo en-
ce don Pellerey, per far nascere que- tra davvero nella dimensione pro-
sta ·scienza-tecnica, le cui radici priamente umana della sua vita, si
storiche «si confondono con l'impe- eleva sopra e al di là di qllanto c'è
gno umano nel costruire un modello di veramente biologico in lui. Essa gli
valido e produttivo per descrivere offre una forma di vita nella quale
l'attività della mente umana e con lo e per mezzo della quale la sua esisten-
sviluppo di strumenti che, simulan- za individuale si forma, nella cui cor-
done parzialmente il funzionamento, nice può costruire il suo proprio
potessero alleviare la fatica intellet- destino». In sintonia, queste opinio-
tuale». Fondamentali sono state la ni, con quanto il Papa scrive: « Og-
sistemazione fatta da Aristotele dei gi. .. non si pensa e non si parla più
problemi della logica per la verifica di comunicazioni sociali come di
di conclusioni giuste o sbagliate e semplici strumenti o tecnologie. Li si
l'introduzione e utilizzazione del considera piuttosto come parte di
concetto dello zero come valore nu- una cultura tuttora in evoluzione le
merico, originario dell"India nel X cui piene implicazioni ancora non si
secolo.
avvertono con precisione e le cui po-
Successivamente si modularono le tenzialità rimangono al momento so-
scoperte ed elaborazioni intellettua- lo parzialmente sfruttate».
li di altri scienziati: il francescano Lo strumento quindi - e questa
è la preoccupazione principale della
Chiesa - deve servire l'uomo senza
renderlo schiavo dei nuovi idoli. Non
a caso Giovanni Paolo II prende at-
to, nel Messaggio per la Giornata che
si celebra in Italia a ottobre, dei be-
nefici che l'informatica può offrire,
ed esorta a utilizzare le risorse e le
scoperte dell'ingegno umano per la
diffusione dei valori propri all'impe-
gno cristiano. « Nella nuova cultura
:i'-
-~·····
del computer la Chiesa - scrive il
Papa - può più rapidamente infor-
mare il mondo del suo "credo" e
spiegare le ragioni della sua posizio-
ne su ogni problema od evento. Può
·mondo di Lullo, il « Liber abaci» ascoltare più chiaramente la voce
i Leonardo Pisano, le riflessioni di dell'opinione pubblica, ed entrare in
Francesco Bacone, le macchinette un continuo dibattito con il mondo
dette « pascaline » dal nome di Bia- circostante, impegnandosi così più
gio Pascal che le costruì, le ricerche tempestivamente nella ricerca comu-
di Leibnitz, filosofo e matematico . ne di soluzione ai molti pressanti
Furono le premesse al.la realizzazio- problemi dell'umanità».
ne di un sogno: nel 1946 il primo cal- È noto che Giovanni Paolo II se-
colatore elettronico, costruito da gue con attenzione lo sviluppo delle
Echert e Mauchly dell'Università di nuove tecnologie. Lo dimostrano
Pennsylvania, dal peso di trenta ton- passi dei suoi interventi ufficiali, dal-
nellate, dal costo di alcuni milioni di le Encicliche alle Istruzioni, dalle
dollari. In trentacinque anni, da al- Esortazioni apostoliche ai Messaggi,
lora, si è percorso un cammino che appunto, dedicati alle comunicazio-
ha condotto alla fabbricazione di un ni sociali, alla pace, ai giovani, alle
apparecchio .del peso di pochi etti, missioni: tutti testi nei quali rara-
dalle prestazioni precise e a prezzi mente manca un accenno al tema dei
estremamente accessibili a tutte le mass media. Si potrebbe qui ricorda-
borse.
re in modo paticolare il Messaggio
La presenza di mezzi tecnici tanto per la Giornata del 1985, il cui tema
sofisticati porta a un tipo di cultura riguardava « la promozione cristiana
dominante che peraltro va control- della gioventù», e nel quale dichia-
lata dall'uomo: «Nel contesto della rava: « Il mondo della comunicazio-
sua cultura e per mezzo di essa - di- ne sociale è impegnato oggi in un

2.4 Page 14

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14 1 OTTOBRE 1990
vertiginoso quanto complesso e im-
prevedibile sviluppo - si parla già
di un'epoca tecnotronica, per indica-
re la crescente interazione fra tecno-
logia ed elettronica - ed è
attraversato da non pochi problemi,
connessi con la elaborazione di un
nuovo ordine mondiale dell'informa-
zione e della comunicazione, in rap-
porto con le prospettive dischiuse
dall'impiego dei satelliti e dal supe-
ramento delle barriere dell'etere. Si
tratta di una rivoluzione che non so-
lo comporta un cambiamento nei si-
stemi e nelle tecniche di comunica-
zione, ma coinvolge l'intero univer-
so culturale, sociale e spirituale del-
la persona umana. Essa, di
conseguenza, non può rispondere
semplicemente a proprie regole inter-
ne , ma deve trarre i propri criteri di
fondo dalla verità dell'uomo e sul-
l'uomo , formato ad immagine di
Dio ».
E ancora nel 1988, nel messaggio
dedicato alla « promozione della so-
lidarietà fra gli uomini e i popoli» ,
ammoniva con attenta sollecitudine:
« L'informatica si diffonde sempre
più nelle attività economiche e cul-
turali, le banche dati accumulano
una quantità finora inimmaginabile
di informazioni diverse: si sa che la
loro utilizzazione può comportare
ogni sorta di pressioni e di violenze
sulla vita privata o collettiva, men-
tre una gestione saggia di questi mez-
zi diviene una vera condizione di
pace ».

2.5 Page 15

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-
- - - - - -- -- -~
-
1 OTTOBRE 1990 15
ni di tipo verbale; 4. rappresentare
convenientemente le operazioni di ti-
po logico; 5. elaborare le informazio-
ni di tipo verbale mediante calcoli
logici; 6. rappresentare in modo va-
lido e automatizzabile le informazio-
ni fornite dalle immagini, o di tipo
iconico».
Se, come è stato detto, « il pre-
sente e il prossimo futuro sono
contrassegnati da una società dell'in-
formatica», è evidente che la Chie-
sa « deve anche avvalersi - come
dice il Papa nel Messaggio - delle
nuove risorse offerte dalla ricerca nel
campo delle tecnologie del computer
e del satellite per il suo sempre più
impellente compito di evangelizza-
zione. Il messaggio vitale e più ur-
Nel documento per la Giornata di
quest'anno il concetto è ribadito:
« Ogni giorno che passa diventa sem-
pre più realtà quella che tanti anni fa
era soltanto una visione. Una visio-
ne che prevedeva la possibilità di un
concreto dialogo fra popoli lontani,
di uno scambio universale di idee e
di aspirazioni, di una crescita nella
conoscenza e nella comprensione re-
ciproche, di un rafforzamento della
fratellanza al di là delle molte bar-
riere al momento insormontabili». E
si aggiunge: « Certamente noi dob-
biamo essere grati alla nuova tecno-
logia che ci permette di immagaz-
zinare l'informazione in vaste memo-
rie artificiali create dall'uomo, for-
nendo in tal modo un ampio ed
immediato accesso alle conoscenze
che costituiscono il nostro patrimo-
nio umano ... ».
Viene tracciato quasi un percorso
di conquista che, da scienziato, don
Pellerey ci sintetizza in poche battu-
te nella « progressiva invenzione di si-
stemi utili per: 1. rappresentare in
modo valido ed economico le infor-
mazioni di tipo numerico; 2. rappre-
sentare in modo conveniente i
procedimenti di calcolo; 3. codifica-
re in modo opportuno le informazio-
gente della Chiesa riguarda la cono-
scenza di Cristo e la via di salvezza
che Egli offre. È questo che essa de-
ve presentare alle persone di ogni età,
invitandole ad abbracciare il Vange-
lo con amore, senza dimenticare che
"la verità non si impone che in for-
za della verità stessa, la quale pene-
tra nelle menti soavemente ed
insieme con vigore" (cfr. Dignitatis
Humanae, 1)».
Esistono, certamente, rischi con-
nessi con l'alto grado di sofisticazio-
ne tecnologica. « Scienza e tecnologia
in genere - afferma don Pellerey -
devono essere presentati in quanto
stimolo alla crescita, ma va chiarito
e valorizzato entro limiti precisi il lo-
ro carattere e ruolo educativo. In
particolare l'informatica può e deve
dare gli apporti che le sono propri,
ma occorre evitare il rischio di una
eccessiva invadenza, soprattutto se
manca la c·oscienza dei limiti intrin-
seci di un modello riduttivo dei pro-
cessi di pensiero dell'uomo, e, in

2.6 Page 16

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16 1 OTTOBRE 1990
I
particolare, nei confronti della sua
cultura di appartenenza».
In un saggio di alcuni anni fa, p.
Antonio Stefanizzi s.J. - per due
decenni direttore tecnico della Radio
Vaticana - scriveva su «I riflessi so-
ciali ed economici dell'informatica»,
mettendo in evidenza alcuni pericoli
collegati con la formazione di centri
di raccolta su dati personali, con
conseguente violazione della vita pri-
vata. Ma aggiungeva che sarebbe
fantascientifico ritenere che il calco-
latore possa ribellarsi all'uomo. An-
che se gli « si attribuiscono proprietà
"umane", quali vedere, ricordare,
scegliere, decidere, calcolare, impa-
rare... - scriveva-, queste deriva-
no tutte da un programma preparato
dall ' uomo in tutti i particolari e da
lui immesso nelle sue strutture, pro-
gramma che il calcolatore non potrà
mai ignorare, né valicare. Il calcola-
tore non solo resta un docilissimo
servitore, ma canta la sapienza del-
l'uomo, suo artefice, che ha saputo
trasferirgli possibilità opertive sue
proprie e caratteristiche».
È necessaria in ogni caso una ade-
guata educazione informatica, ac-
canto a quella scientifica e tec-
nologica: essa « deve essere di con-
seguenza - sostiene don Pellerey -
attentamente commisurata e integra-
ta con altre esigenze fondamentali
della persona e in particolare il dirit-
to a vivere e sviluppare una propria
identità culturale. Questo non toglie
che l'acquisizione di strumenti tecnici
possa permettere un migliore svilup-
po di una libetà interpretata come
potere effettivo di trasformazione e
sorgente originale di casualità».
Comunicazioni sociali, aveva aperto
Una prospettiva quindi, nei pare- .l'orizzonte alla necessità dell'infor-
ri dei due esperti citati, tutto somma- mazione della Chiesa e nella Chiesa,
to positiva e volta all'avvenire. compiacendosi delle iniziative che sa-
Questa apertura alla speranza è pre- ranno prese nei prossimi mesi in
sente nella parte conclusiva del mes- Asia, Africa e America latina per la
saggio: «I giovani specialmente - diffusione della cultura cristiana.
afferma Giovanni Paolo II - si Ammonendo inoltre circa la «sfida»
stanno adattando prontamente alla che i mass media hanno lanciato e
cultura del computer e al suo ''lin- ancor più lanceranno, in particolare
guaggio'', e questo è ·sicuramente un nel mondo occidentale, ai valori della
motivo di soddisfazione. Diamo fi- fede. Nella consapevolezza che si fa
ducia ai giovani! ... Essi hanno avu- sempre più strada tra i cristiani che,
to il vantaggio di crescere
contemporaneamente allo sviluppo
come dice uno dei maggiori studiosi
del settore, il p. Pierre Babin, sia op-
di queste nuove tecnologie, e sarà lo- portuno instaurare un più articolato
ro compito impiegare questi nuovi rapporto tra la nuova cultura dei me-
strumenti per un più ampio ed inten- dia e la presentaizone dell'annuncio
so dialogo fra tutte le diverse razze cristiano.
e classi che abitano questo "mondo
In questo tempo di mutazioni so-
sempre più piccolo". Spetterà a lo- ciologiche, tecnologiche e scientifi-
ro scoprire i modi con i quali i nuovi che, l'accentuato interesse verso i
sistemi di conservazione e scambio nuovi sviluppi è dimostrato dal lavo-
dei dati possono essere utilizzati per ro di aggiornamento, ormai quasi al-
contribuire alla promozione di una la conclusione, dei precedenti
più grande giustizia universale, di un documenti ecclesiali sugli strumenti
più grande rispetto dei diritti uma- della comunicazione (il più recente è
ni, di un sano sviluppo di tutti gli in- l'Istruzione pastorale « Communio et
dividui e popoli, e delle libertà che Progressio », e risale al 1971), da par-
sono essenziali per una vita piena- te del Pontificio Consiglio sopra ri-
mente umana ».
cordato. Un obiettivo che risponde
Il Papa dà l'impressione, con il do- fra l'altro agli interrogativi posti da
cumento per la XXIV Giornata, di Giovanni Paolo II e all'esigenza di
esortare ad un'accelerazione dell'in- « fare uso creativo delle nuove sco-
teresse per i mezzi di massa. Già lo perte e tecnologie per il bene dell'u-
stesso Pontefice, ricev.endo in mar- manità e per la realizzazione · del
zo i partecipanti all' Assembiea pie-· disegno di Dio per il mondo».
naria del Pontificio Consiglio delle
Angelo Paoluzi

2.7 Page 17

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- - - - - --
REPORTAGE
- -- ~ -
1 OTTOBRE 1990 17
UNA PRESENZA DA SOGNO
Visita a Brasilia dove Don Bosco è di casa.
Il fascino del santuario a lui dedicato.
Il 26 agosto l'omaggio floreale
all'Ermida Don Bosco sul 15 ° parallelo
Sono appena tornato da
Brasilia e mi · porto ancora dentro
l'intensa luminosità che inonda l'in-
terno del tempio che i fondatori del-
la città hanno voluto dedicare a san
Giovanni Bosco.

2.8 Page 18

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18 · l OTTOBRE 1990
Progettato da Carlos Alberto Na-
ves e realizzato in cemento faccia a
vista con grandi vetrate azzurre, la
chiesa è una tappa obbligata per chi
vuol capire una città, Brasilia, dove
memoria e futuro ancor'oggi si mi-
scelano come i sogni del primo mat-
tino con la realtà. L'edificio di cui
scrivo si trova alla quadra 702 sud ed
è inserito all'interno del Pano Pilo-
to de Brasilia progettato dall'urba-
nistica Lucio Costa e dall'architetto
Oscar Niemeyer.
A qualcuno non piace e il profes-
sore Edson Nery Da Fonseca docen-
te all'Università di Brasilia, è tra
questi.
« Intanto, ha scritto con riferimen-
to al tempio, poiché il senso estetico
non sempre accompagna la perfezio-
ne cristiana e con i buoni sentimenti
si fa non solo la brutta letteratura,
ma anche, come direbbe Andrè Gi-
de, le brutte arti plastiche e tutto ciò
che è di dubbio gusto i salesiani han-
no costruito sul Viale W-3 Sud una
chiesa. Questa non arriva a essere
tanto discutibile quanto il santuario
della Madonna di Fatima sul Viale
W-5 Sud perché quest'ultima è, sen-
za dubbio, la costruzione più brutta
della città ma si inquadra, a mio pa-
rere, nella definizione di "pasticciò
architettonico". Con questa osserva-
DON BOSCO
A BRASILIA:
UNA PROFEZIA
DA RINNOVARE
-
Il volume curato da Cosimo Semeraro è certamente
coraggioso: esso infatti affronta un tema sul quale
non pochi preferiscono tacere. È il tema dei sogni.
A questo tema Semeraro unisce una serie di saggi
che danno uno spaccato eloquente del lavoro
salesiano in America Latina.
Riportiamo l'intervento che l'Autore del libro ha
fatto a Brasilia in occasione della presentazione dello
stesso volume.
I L'Ermida Don Bosco,
la cappella votiva sul lago
di Brasilia
Fra qualche giorno, precisamente il 30 agosto prossimo, ricorrerà il 107° anni-
versario del noto sogno (1883) che è alla radice di quel singolare legame, che poi
tutta la fervida storiografia seguente al sogno stesso, ha voluto interessare fra Don
Bosco e questa meravigliosa città di nome Brasilia. Oltre cento anni densi di rievo-
cazioni, di supposizioni, di variegate interpretazioni del ricèo e fantastico patrimo-
nio onirico donboschiano!
Se fosse possibile sintetizzare con un segno grafico, con una linea, l'iter di que-
sto processo: vedremmo, nel periodo fine Ottocento-metà Novecento, una linea con-
fusa e appaiata a tutte le altre linee dei fenomeni onirici vissuti da Don Bosco (c'è
la sola eccezione di lungimirante esperto petrolchimico brasiliano, un certo Men-
teiro Lobato, che nel 1930 vede nel sogno in esame un riferimento alla futura capi-
tale del Brasile). Ma è negli anni Cinquanta in concomitanza con la costruzione
di Brasilia e grazie alla intelligente sensibilità e curiosità culturale del dott. Segi-
smundo Mello, procuratore in quel periodo dello Stato di Goias e mi auguro anco-
ra vivente qui a Brasilia, che questa linea sembra impennarsi maestosamente verso
l'alto ad indicare un forte interesse di attenzione e di studi. Man mano che la città

2.9 Page 19

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-------~-
----· -
progredisce e prende forma, il sogno di Don Bosco sembra sempre più intellegibile
e privo di misteri : l'uno e l'altra sembrano confrontarsi, riconoscersi e identificar-
si . Il decreto della S. Sede del I961 che asseconda l'unanime volere della popola-
zione che chiede Don Bosco co-patrono della più nuova e più straordinaria città
del mondo, Brasilia, rappresenta l'apice di un processo interpretativo ormai inar-
restabile: da quel giorno, come avverrà domani, ogni ultima domenica d'agosto
la città sembra quasi rinnovare questo matrimonio di identità con l'incontro-
pellegrinaggio presso l'Ermida, la cappella v.otiva costruita da Israel Pinheiro con
il primo cemento destinato alla nuova capitale.
Da quei giorni l'ineluttabilità del tempo ha aggiunto circa 40 anni di storia e di
vita: ritornando al nostro ipotetico grafico, è innegabile che la linea dell'interesse
- forse perché paga di una interpretazione acquisita - sembra decisamente in pa-
rabola piatta se non proprio decisamente in fase discendente ... Soprattutto, emer-
ge preoccupante una fase di scoHamento non tanto fra le due realtà, Brasilia-Don
Bosco, quanto piuttosto fra il « fatto» documentario e storico (il testo del sogno
e la esistenza di Brasilia) e le possibili ragioni di reciprocità e di influenza sul piano
dei valori non solo religiosi e di pietà popolare, ma nel campo dell'educazione e
<1,uindi della vita sociale, della realtà economica e, in una parola, dei diritti umani
della popolazione che vive e anima Brasilia. La pubblicistica e gli studi salesiani
e non degli anni a noi più vicini, nonostante la ben nota ricchezza di stampa scatu-
rita in occasione dell'appena passato centenario della morte del «Santo sognato-
re», fatta qualche rara eccezione, non esaminano quasi mai questo significativo
binomio, Don Bosco-Brasilia, sul piano delle reciproche interferenze e sul piano
dello spessore storico, sociale e giuridico.
Il libro, cui ho avuto l'onore, di dedicare tutta l'attenzione e la sollecitudine che
meritava, ha - me lo auguro - precisamente questo ruolo di umile ma importan-
te servizio culturale: riproporre all'attenzione degli studiosi della realtà latinoame-
ricana, in particolare del Brasile, l'ormai insopprimibile realtà storica delle due entità.
Don Bosco e Brasilia, saldamente unite nell'ambito della profezia (storia passata
e futura), della realtà sociale e del diritto : è la spiegazione del titolo e sottotitolo
del volume stesso.
Cosimo Semeraro
1 OTTOBRE 1990 , 19
zione sicuramente contraddico l'opi-
nione generale della città che va in
estasi davanti al falso gotico di que-
gli archi a ogiva e cosa ancor più gra-
ve di fronte all'immenso candelabro
centrale stile "torta da sposalizio",
che è, secondo me, la maggiore ope-
ra kitsch del mondo».
Francamente non condivido il pa-
rere del professore, oltretutto amico
ed ex allievo dell'opera salesiana, tut-
to proteso iconoclasticamente a de-
molire i miti di una città il cui
principale progettista Niemeyer spe-
rò abitata «de homens felizes». In-
tanto la chiesa è e chi vi entra,
specie con la luce del mattino, vi vie-
ne quasi rapito da una sorta di visio-
ne onirica e mistica rafforzata da un
Cristo in croce posto dietro l'altare.
Scolpito in unico blocco ligneo di co-
lore scuro e alto otto metri, il Croci-
fisso è opera di Goffredo Thaler.
Rispettivamente a destra e a sini-
stra dell'unico altare, fuori dal pre-
sbiterio e più in basso spiccano poi
due statue in marmo bianco di Car-
rara: Maria Ausiliatrice e san Gio-
vanni Bosco.
Incuriositi dal gioco tremulo delle
luci biancoazzurre fra le arcate d'un
gotico in cemento (perché finto, pro-
"fessor Da Fonseca?), i visitatori, si-
lenziosi e quasi in punta di piedi (ne
ho osservati molti), entrano in que-
sta chiesa poi mezzo accovacciati fra
i banchi e mezzo in ginocchio con la
testa fra le mani pregano o comun-
que pensano.
S'aggirano quindi stupefatti per
l'unica grande navata ... a forma
quadrata, sostano un attimo davan-
ti alle statue e vanno via. Una sensa-
zione simile la si può trovare, sempre
a Brasilia visitando il Memoria! per
il presidente Juscelino Kubitschek
realizzatore di Brasilia: qui tuttavia
più che alle realizzazioni sognate si
è portati a considerare ai sogni finiti.
Fuori dalla chiesa intanto le mac-
chine sfrecciano e la vita pulsa. Con-
ciliare pedoni e macchine a Brasilia
è un po' complicato. Soltanto i ra-
gazzi del vicino Centro salesiano di
assistenza al minore o gli atletici gio-
vanotti e signorine della Facultade
Dom Bosco, un istituto superiore di
educazione fisica, si muovono disin-
voltamente e attraversano il Viale
W / 3 con la stessa sicurezza con cui
questi calpestano l'erba del loro cam-

2.10 Page 20

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20 1 OTTOBRE 1990
po di calcio o nuotano nella vasca
olimpica della scuola e gli altri ti
chiedono d'acquistare i loro ghiac-
cioli o di lustrarti le scarpe per un mi-
sero cruzeiro. Brasilia dei contrasti,
capitale d'un Paese grande e con-
traddittorio.
L'occasione per il viaggio a Brasi-
lia me l'ha offerta il Professore Pie-
rangelo Catalano dell'Università
«La Sapienza» di Roma, segretario
generale dell'Associazione degli Stu-
di Sociali Latino/Americani (AS-
SLA) invitandomi a presentare con
il rettore dell'Università Salesiana
don Tarcisio Bertone, l'Autore del li-
bro e altri il volume « Don Bosco e
Brasilia Profezia, Realtà sociale e Di-
ritto» che lo storico don Cosimo Se-
meraro ha curato raccogliendovi
numerosi contributi di esperti e stu-
diosi fra i quali quelli di Morton Kel-
sey, di Arthur Lenti, di Giorgio
Lombardi, di Josè De Vasconcellos
e del cardinale Rosalio Castillo La-
ra. L' ASSLA ogni anno organizza
un seminario di studi che coinvolge
studiosi brasiliani e italiani. Nel 1988
si scelse di esaminare il rapporto fra
Don Bosco e Brasilia così come que-
st'anno dal 22 al 24 agosto si è par-
lato degli aspetti giuridici del debito
estero dei Paesi latinoamericani.
La presentazione del volume di Se-
meraro (ndr: ne parliamo a parte) è
avvenuta la sera del 24 agosto nel sa-
lone dei congressi di Palazzo Buriti,
sede del Governo del distretto Fede-
rale. Presenti numerose autorità e
molti studiosi e invitati, la Famiglia
Salesiana era rappresentata dall'i-
spettore don Decio Zandonade, da
qualche salesiano e da un gruppo di
Figlie di Maria Ausiliatrice, la ceri-
monia ha avuto il suo culmine nel-
!' intervento del presidente del
Supremo Tribunale Federale Josè
Neri da Silveira il quale prendendo
lo spunto dal libro ha esaltato la fi-
gura dell'Educatore piemontese e
l'attività salesiana.
Chi giunge a Brasilia l'ultima do-
menica del mese di agosto non può
fare a meno di partecipare o comun-
que di interessarsi alla festa dell'«Er-
mida Dom Bosco».
Fra le varie iniziative la più spet-
tacolare è certamente la regata sul la-
go Paranoa con l'omaggio floreale di
centinaia di equipaggi a Don Bosco.
Su una sponda del lago infatti , a
qualche chilometro dallo sbarramen-
to sul!' omonimo fiume e proprio do-
ve passa il 15° parallelo, c'è una
caratteristica nicchia piramidale,
opera di Oscar Niemeyer e omaggio
al Santo (la statua fu regalata da don
Renato Ziggiotti) che proprio «
notte che precedeva la festa di Santa
Rosa da Lima (30 agòsto) nel 1883,
poco più di un mese dopo !;arrivo dei
primi salesiani in Brasile, sognò
«una grande civilizzazione fra il 15°
e il 20° parallelo».
Si può o no credere ai sogni, in-
terpretarli e forse anche ignorarli ma
giungendo dalle parti di Brasilia le

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- - - - - -----------'-- yl-
cose cambiano. Qui realtà e sogno
salesiano si fondono concretamente
e questo non perché ih città ci sia una
presenza dilagante di religiosi o reli-
giose salesiane. Tutt'altro.
Ed allora? « Veda, mi ha spiegato
don Roque Valiati, un salesiano con
nonni bergamaschi primo parroco
della città sin dai tempi delle prime
costruzioni, qui ogni edificio ha avu-
to una benedizione e a darla, perché
chiamati, erano i salesiani. Eravamo
fianco a fianco degli operai e dei tec-
nici per cui quando si trattò di dedi-
care la cattedrale a un santo fu per
tutti spontaneo pensare a Don Bo-
1 OTTOBRE 1990 , 21
sco. Le cose andarono diversamente
perché decisero i vescovi e così la cat-
tedrale fu dedicata alla Madonna
Aparecida e Don Bosco venne pro-
clamato compatrono di Brasilia».
« Così, aggiunge l'ispettore don De-
cio Zandonade come fu logico che
per la costruzione delle due opere sa-
lesiane della città, salesiani e Figlie
di Maria Ausiliatrice, scegliessero
quell'area centrale che a tutt'oggi
qualcuno digerisce. Area che venne
acquistata ai prezzi di mercato».
« Certo, pfosegue Don Decio,
fummo consigliati e l'imprenditore
lsrael Pinheiro, affascinato dalla fi-
gura di san Giovanni Bosco e gran-
de amico del presidente J uscelino
Kubitschek, ci fece acquistare ad
esempio quell'area sul lago nella
quale abbiamo costruito un Centro
di appoggio educativo e formativo
che ricorda proprio il suo nome e nel-
la quale è nostra intenzione realizzare
un grande parco attrezzato per i
giovani».
La mia impressione è che qui in
Brasile si creda ai sentimenti e ai so-
gni come alla matematica e non è
detto che abbiano torto. Dell'ampia
presenza salesiana in Brasile ho visi-
tato soltanto le Case salesiane di Rio
de Janeiro, Belo Horizonte, Campo-
grande, Manaus e Brasilia. Vi assi-
curo che non è poco. A Campo-
grande ad esempio ho visto un com-
plesso che raccoglie almeno diecimi-
la giovani dall'elementare all'uni-
versità compresa.
A Belo Horizonte ho visitato un
Centro di produzione televisiva dal-
le grossissime potenzialità tecniche.
E tutto questo non impedisce poi di
lavorare nelle favelas e ai crocicchi
delle strade raccogliendo migliaia di
minori abbandonati in un Paese, il
Brasile, che ne ha oltre trenta mi-
lioni.
E le Suore spesso non sono da me-
no dei salesiani: anche loro collegi,
scuole, minori abbandonati, perfino
un lebbrosario a Sao Juliao. E poi le
missioni del Mato Grosso e dell' A-
mazzonia che proprio l'anno prossi-
mo celebrano il 15° di fondazioae.
«Torni l'anno prossimo, mi ha det-
to l'ispettore di Manaus don Benja-
min Morando ,. ripercorreremo in
motobarca il Rio Negro e raggiunge-
remo le Missioni. Sa, le stiamo ripen-
sando. Noi dell'ispettoria di Manaus

3.2 Page 22

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22 · 1 OTTOBRE 1990
I Il Santuario Don Bosco
visto dall'esterno e all'interno
durante una funzione
non abbandoneremo mai gli Indi . lo
stesso non appena finirò il mandato
di ispettore andrò tra di loro ». Ep-
pure le difficoltà in un Paese con
quasi 150 miliardi di dollari di debi-
to estero, non mancano di certo. E
difficoltà d'ogni genere: corruzione
politica, droga, sette religiose d'ogni
specie. Le stesse scuole cattoliche
non vengono lasciate in pace e il Mi-
nistro della Pubblica Istruzione
Chiarelli impone loro aumenti agli
insegnanti e rette bloccate.
I Salesiani brasiliani mostrano una
grande capacità di modularsi con le
situazioni e per ben quattro volte ho
sentito cantare in brasiliano, « Siamo
Don Bosco che cammina »: nella
nuova chiesa parrocchiale di Rio
inaugurata nel 1988, a Brasilia, nel-
le favelas di Campogrande, tra i gio-
vani religiosi salesiani di Manaus in
una Casa di formazione aperta da
poco. Che sia questo il segreto del
Brasile salesiano?
Giuseppe Costa

3.3 Page 23

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- - - -- - -- - -- sB-
PROTAGONISTI
1 OTTOBRE 1990 23
IL SINODO
Una esperienza di
dialogo e di
partecipazione. « Per la
DI FIRENZE
RACCONTATO DAL
Chiesa di Firenze -
dice fra l'altro don
Savio - il vescovo ha
SUO SEGRETARIO scelto la strada di una
consultazione ampia, la
più ampia possibile».
Don Vincenzo Savio è
un salesiano «imprestato », per così
dire, dall'ispettoria e dalla comuni-
tà della Ligura-Toscana alla Chiesa
locale di Firenze per un compito del
tutto particolare: « accompagnare »,
come lui ama ripetere, in qualità di
sègretario generale, il cammino del
34° Sinodo diocesano, il primo do-
po il Concilio, che è iniziato nella

3.4 Page 24

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24 1 OTTOBRE 1990
Pentecoste del 1988 e dovrebbe con-
cludersi, al più tardi, entro l'autun-
no del '92.
Don Vincenzo Savio è stato scelto
per tale incarico personalmente dal-
1'arcivescovo di Firenze, cardinale
Silvano Piovanelli, per il ruolo di pri-
mo piano che egli aveva svolto du-
rante il Sinodo di un'altra diocesi
toscana, quella di Livorno. Le as-
semblee generali del Sinodo della cit-
tà labronica furono celebrate, al
principio degli anni Ottanta, nella
chiesa del Sacro Cuore affidata ai sa-
lesiani. E il futuro segretario del Si-
nodo fiorentino era allora parroco
del Sacro Cuore.
Per farsi un'idea esatta di cosa sia
un Sinodo diocesano bisogna rifarsi
al testo del nuovo Codice di diritto
canonico, promulgato nel 1983. Il
Codice contiene, raccolte in forma
organica e redatte in modo sintetico,
le norme che regolano la vita della
Chiesa, frutto della sapiente attività
legislativa di molti secoli, ma anche
del serio impegno di aggiornamento
e di rinnovamento voluto dal Con-
cilio Vaticano II.
li Codice descrive il sinodo come
un'assemblea di sacerdoti ed altri fe-
deli di una Chiesa particolare (qual
è una diocesi), convocata per offrire
al vescovo una collaborazione in or-
dine alla promozione e alla realizza-
zione del bene dell'intera comunità
diocesana. In altre parole, il Sinodo
è un organismo che deve affiancare
il vescovo nell'impegno di ricercare
i modi più adatti perché una Chiesa
locale possa servire meglio il Signo-
re in mezzo agli uomini, in quel pre-
ciso ambiente geografico e in quello
specifico contesto storico-culturale.
Nel passato, anche non troppo
lontano, il Sinodo era una assemblea
esclusivamente clericale. Non esige-
va in genere una lunga preparazione
né un vasto coinvolgimento di per-
sone. Di solito, una commissione ri-
stretta preparava il testo delle
decisioni che poi il vescovo sottopo-
neva al parere, peraltro non vinco-
lante, del Sinodo per l'approvazione,
quasi sempre scontata, prima di pro-
mulgarle come norme per la sua dio-
cesi. La stessa celebrazione si
esauriva normalmente in pochi gior-
ni ed avrebbe dovuto tenersi di per
sé ogni anno (dal 1917 almeno ogni
IO anni).
Oggi si vuole giustamente fare dei
Sinodi un avvenimento straordinario·
e non ripetitivo nella vita di una
S. Maria Novella
Isede
dell'Assemblea
Sinodale che ha
concluso la prima
fase (quella del
«vedere»)

3.5 Page 25

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~----------s/J-
1 OTTOBRE 1990 , 25
Chiesa locale. Per questo lo si pro-
gramma su un periodo di tempo di
alcuni anni e si cerca di coinvolgere
tutti i fedeli di una diocesi, attraver-
so opportune iniziative ai vari livel-
li, perché esso venga sentito come un
fatto che riguarda ogni cristiano. È
importante tener presente che il no-
me stesso di «Sinodo» è sinonimo di
cammino effettuato insieme, di stra-
da percorsa assieme da tutti i mem-
bri di una determinata Chiesa
particolare che devono in qualche
misura sentirsi coinvolti nell'evento.
Il Sinodo fa proprio oggi il meto-
do del dialogo e della partecipazio-
ne e intende essere un incontro
rappresentativo del vescovo, del cle-
ro, dei consacrati mediante la profes-
sione dei consigli evangelici e dei laici
secondo le loro specifiche vocazioni,
per mettere in comune i frutti delle
loro riflessioni, delle loro discussio-
ni, delle loro .esperienze, e tradurli -
nella misura della loro validità e della
conformità alla parola di Dio e ai se-
gni dei tempi - in orientamenti e in-
dicazioni per il cammino di una
Chiesa particolare verso il Terzo Mil-
lenpio dell'era cristiana.
«Nella Chiesa italiana», sottolinea
don Savio, «si può parlare oggi di
una "felice stagione sinodale". Le
celebrazioni di Sinodi diocesani si so-
no moltiplicate negli ultimi vent'an-
ni prima al Nord e poi al Centro e
al Sud, con una feconda fantasia ce-
lebrativa. Essi si propongono come
caratteristica risposta che una Chie-
sa locale dà alla voce dello Spirito
che la invita ad una profonda verifi-
ca comunitaria sulla sua fedeltà al-
l'originaria vocazione di comunione,
di testimonianza evangelica nel pro-
prio tempo e nel tessuto umano in cui
vive».
«Per la Chiesa di Firenze», ripren-
de il segretario del Sinodo, « il vesco-
vo ha scelto la strada di una
consultazione ampia, la più ampia
possibile. Ci si è messi così in·ascol-
to non solo delle parrocchie, ma del-
la più vasta realtà religiosa fiorentina
e di tutta la città. Particolarmènte si-
gnificativo è stato l'incontro con la
comunità dell'Isolotto. I temi sino-
dali risultano il frutto di un lungo la-
voro a cui hanno dato il loro
contributo anche credenti che si de-
finiscono "appartenenti con riserva"
alla vita della Chiesa e molti non-
credenti ».
Il cammino del Sinodo prevede tre
fasi: « vedere, giudicare, decidere».
Durante la fase del «vedere», con-
clusa con una solenne assemblea in
S. Maria Novella nell'ottobre '89,
l'orizzonte è stato in primo luogo
quello della città, per riferirsi solo in
un secondo momento alla Chiesa fio-
rentina, chiedendosi in che modo es-
sa rispondesse alla sua missione. La
risposta ed il coinvolgimento sono
stati molto vasti: circa 35.000 perso-
ne hanno partecipato attivamente e
con regolarità ai lavori dei gruppi
(8-15 membri), che si sono riuniti
nelle case, negli ambienti di lavoro,
nelle scuole.
Risultato: centinaia e centinaia di
pagine, che danno l'idea della mas-
sa di lavoro svolto e del materiale
raccolto. Se qualcuno, prima, aves-
se voluto rispondere a interrogativi
come questi: quali sono le attese, le
paure, le speranze della gente? Che
immagine della Chiesa hanno i cre-
denti? Cosa conoscono del Cristo?,
avrebbe potuto farlo solo ricorren-
do all'esperienza di chi svolgeva
un'attività pastorale o agli studi di
sociologia religiosa, ossia rivolgen-
dosi alla mediazione di esperti.

3.6 Page 26

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Ora Firenze ha uno strumento di-
verso, ha raccolto, in tutte quelle pa-
gine, quello che i cristiani pensano.
«Il metodo del dialogo, come iti-
nerario e meta di un cammino dico-
munione - afferma don Savio
tracciando un bilancio del lavoro
svolto sin qui - è stato riconosciu-
to come contenuto prioritario per la
vita ecclesiale fiorentina. Le note cri-
tiche sono relative al bisogno di un
più ampio coinvolgimento delle isti-
tuzioni culturali, non solo laiche ma
anche ecclesiali; ad un più qualifica-
to apporto dei presbiteri difronte al-
l'effervescente ed ampio irrompere
del laicato; al coinvolgimento effet-
tivo della vasta presenza di emargi-
nazione nella città e nella diocesi di
Firenze evidenziate anche da fatti di
cronaca recente» .
Dal gennaio scorso il Sinodo è en-
trato nella seconda fase, che dovreb-
be terminare a fine '91: quella del
«giudicare». Tre i temi prescelti: an-
nuncio della parola e catechesi degli
adulti, matrimonio e famiglia, pasto-
rale giovanile. Con l'autunno i grup-
pi dovrebbero concludere la
riflessione su evangelizzazione e sa-
cramenti. L'emergere di tematiche di
natura prettamente ecclesiale ha pe-
rò fatto sorgere una domanda: le
persone che non si considerano cre-
denti o che non sono praticanti do-
vranno ritenersi escluse da questa
fase del Sinodo, che diventerebbe or-
mai un cammino per soli credenti?
«Effettivamente a questo punto»,
riconosce don Savio, « un impegno
si fa urgente e si presenta come una
delle sfide originali e più significati-
ve del nostro Sinodo. Quanti sono in
difficoltà con la Chiesa o con la fe-
de ci chiedono infatti di essere non
emarginati o esclusi dal proseguire il
cammino intrapreso insieme. E na-
turalmente, come segretario del Si-
nodo e come salesiano, mi sento
particolarmente interpellato da que-
sta sfida.
«L'esperienza della comunità re-
ligiosa - continua don Savio, allar-
gando il discorso a tutto il suo
apporto come salesiano al Sinodo
fiorentino - porta dentro di sé la
nostalgia e la prosecuzione lungo i
secoli di quella che era la comunità
delle origini. Lo stile delle comunità
religiose è infatti quello delle prime
comunità cristiane. Uno stile essen-
zialmente sinodale. In questo senso,
l'essere presente in una Chiesa loca-
le - con la forte carica che la testi-
monianza religiosa e l'educazione
alla vita religiosa in comunità mi han
dato - mi porta certamente a senti-
re e credere in certi valori, a perce-
pirli con più immediatezza.
« Un altro aspetto del mio appor-
to come salesiano è quello di una
particolare attenzione ai giovani ed
ai ragazzi. La sensibilità dell'arcive-
scovo Piovane/li per i loro problemi
ha trovato un'eco estremamente con-
naturale nella segreteria del Sinodo
perché giovani e ragazzi non fossero
esclusi dal cammino sinodale. Inol-
tre, in una città come Firenze dove
sono così significative la realtà e la
problematica universitarie, la mia
particolare attenzione per l'ambien-
te dell'università è quasi un prolun-
gamento della crescente sensibilità di
tutta la Congregazione salesiana per
lf! pastorale universitaria».
«L'apporto dei giovani alla rifles-
sione sinodale», dice ancora don Sa-
vio, «si è rivelato molto stimolante
sia a livello parrocchiale sia a livello
delle diverse forme associative e al-
l'interno dello stesso mondo della
scuola. I giovani muovono in gene-
re una forte critica alla Chiesa e alle
comunità cr-istiane a partire dalla
stessa esperienza eucaristica. Alla
Chiesa e alle comunità cristiane rim-
proverano di non essere autentiche
comunità di preghiera, di dialogo, di
comunione, di disponibilità a farsi
carico delle situazioni più dramma-
tiche all'interno del tessuto della vi-
ta cittadina» .
E, quasi a dare maggior forza alle
sue parole, il segretario del Sinodo
fiorentino conclude l'intervista citan-
do la parte finale della dichiarazio-
ne votata un anno fa nell'assemblea
di S. Matia Novella, fatta propria
dall'arcivescovo Piovanelli, che trac-
cia il cammino futuro del Sinodo:
« Compito essenziale... dovrà essere
lo studio di un rinnovamento pro-
fondo della vita della Chiesa in Fi-
renze... un radicale cambiamento...
Ciò richiede una conversione profon-
da... Rimettere in questione il nostro
modo ai sentirci Chiesa richiede co-
raggio: e questo coraggio, sotto la
guida del vescovo e con la forza del-
lo Spirito, deve essere trovato» .
Silvano Stracca

3.7 Page 27

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r------ -- -------s/1-
1 OTTOBRE 1990 27
IETT.IVO BS
Da oltre vent'anni
don Nino Visalli
e gruppi di giovani
lavorano a Lineri,
borgata della
periferia catanese.
Eccone la storia
e le attività.
Una volta c'erano delle
immense piantagioni di lino. Poi, nel
Seicento, arrivò la lava a bruciare
tutto, tranne il nome: Lineri. Alla fi-
ne degli anni Sessanta diventa peri-
feria di Catapia. La città è in grande
espansione, qualcuno frettolosamen-
te e superficialmente la definisce la
Milano del sud. Ma della metropoli
lombarda Catania eredita forse sol-
tanto i risvolti negativi: emarginazio-
ne, devianza, urbanizzazione
selvaggia.
Proprio quest'ultimo aspetto con-
sente il crescere di questo agglome-
rato, inizialmente definito « case
sparse», con circa 500 abitanti, e che
oggi sotto il nome di Lineri raccoglie
oltre 15 mila persone. Addirittura at-
torno al centro, che è frazione del co-
mune di Misterbianco, attaccato
proprio a nord di Catania, sono na-
te altre piccole frazioni: Serra,
Poggiolupo e Montepalma. In par-
ticolare Montepalma è uno dei regni
del boss Nitto Santapola: uno dei

3.8 Page 28

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28 · 1 OTTOBRE 1990
tanti esempi di come la mafia si so-
stituisca allo Stato, letteralmente as-
sente per non dire latitante in queste
zone.
E così, in una situazione più che
precaria, è stato fin troppo semplice
affibiare a Lineri il marchio di Bronx
catanese.
Un marchio difficile da accettare,
specie per chi in questa zona ci lavo-
ra alacremente, attuando una pro-
mozione umana e cristiana difficile
da far penetrare nel tessuto sociale,
ma assai efficace ed indispensabile in
questa periferia dimenticata da tut-
ti. Don Nino Visalli, parroco di Li-
neri da oltre vent'anni, rifiuta il
Bronx: « Certo per la mancanza di
servizi e le devianze il paragone col
violento quartiere di New York reg-
ge. Ma è un'offesa nei confronti de-
gli abitanti di Lineri. Loro sono le
vere vittime. La colpa è esclusiva-
mente degli enti locali e dei partiti
politici. Basta pensare che qui soltan-
to il Pci ha una sede, dove si gioca
a carte. Gli altri nemmeno quello. E
intanto il degrado è sempre in
aumento».
Basta dare un'occhiata in giro per
tr.ovarsi a contatto con una realtà
contraddittoria. Le poche strade,
non asfaltate, non hanno un minimo
di geometricità. Il motivo è ·presto
detto: qui prima si sono costruite le
case, per la maggior parte abusive,
le strade sono nate dopo, quasi da
contorno. E così le facciate delle abi-
tazioni non sono sulla stessa linea e
i sentieri, tali sono, seguono un cam-
mino forzato.
Già perché Lineri, alla fine di quei
«favolosi» anni Sessanta, era diven-
tata una chimera. Per tante famiglie
dei paesi pedemontani dell'Etna si-
gnificava avvicinarsi a Càtania, a
quella che allora sembrava una me-
tropoli in grande espansione, capa-
ce di assicurare benessere a tutti. E
così gli uomini delle famiglie costrui-
rono con le loro stesse mani quelle
case, mattone su mattone. L'autori-

3.9 Page 29

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-----------s/J-
I In alto un'immagine della sede del
Centro di Formazione
Professionale di Lineri e alcuni
momenti dell'attività nel centro
1 OTTOBRE 1990 29
tà pubblica, quando da queste parti salli - iniziammo col dire Messa in
s'è vista, è stato soltanto per un in- un garage. E quella restò per circa 10
tervento repressivo. Per non girare anni la nostra sede. La parrocchia di
troppo attorno al discorso ci sono Santa Bernardette è stata prima co-
ancora abitazioni senza luce ed ac- struita fisicamente, con le persone.
qua: due beni essenziali per la vita Le mura attorno sono arrivate do-
civile.
po». Quel Gruppo Comunità Cri-
In questo panorama non proprio stiana Lineri, senza mai farsi troppa
rassicurante c'è una comunità che pubblicità (raramente i mass media
qui è nata e cresciuta negli ultimi locali si sono interessati a questa real-
venti anni. Si era infatti all'inizio del tà) ha continuato a lavorare sodo, ed
'70 quando il salesiano don Nino Vi- è diventato un punto di riferimento
salli, professore di Latino e Greco al preciso per i Lineroti.
Liceo San Francesco di Sales, nel « La comunità - spiega don Vi-
quartiere Cibali di Catania, viene sti- salli - ha un suo progetto ben pre-
molato da un suo gruppo di studen- ciso, ed ha intrapreso un cammino
ti. È quasi una scommessa, un doppio e parallelo, uno che si muo-
partire con lo spirito del missionario. ve nell'ambito della pastorale, l'al-
No, non si tratta del classico assisten- tro ad indirizzo sociale. Nella nostra
zialismo alla moda: questi ragazzi pastorale l'impegno principale è ver-
vogliono offrire il meglio di loro stes- so i bambini ed i giovani. In parti-
si ai più bisognosi. Non a caso Gian- colare facciamo una Messa per i più
franco La Rosa e Francesco Cauchi, piccoli con una sola lettura e tanti
i responsabili del centro di formazio- canti. Sui muri della chiesa abbiamo
ne professionale, dopo essersi laurea- . prevalentemente dei grandi cartello-
ti hanno preferito Lineri ad una ni con preghiere scritte dagli stessi ra-
probabile brillante carriera. E Maria gazzi: durante la Messa e nei
Li Destri avrebbe magari potuto sce- momenti di riflessione le ripetono in-
gliere una comoda cattedra statale al- sieme. Così nasce la comunità dei più
1' insegnamento per le ragazze della piccoli».
zona.
Bastano queste prime spiegazioni
Tante storie personali, ma soprat- di don Visalli per capire come la par-
tutto il cammino di una comunità, rocchia e la sua comunità, pur non
nata e· cresciuta a Lineri.
avendo l'egida ufficiale salesiana, vi-
«Vent'anni fa - ri.corda ~on Vi- vano quotidianamente il carisma di
Don Bosco.
« Come salesiano - si schermisce
don Visalli - io sono un po' il ga-
rante, la guida di questo cammino in-
trapreso. Ma senza i laici non ci
sarebbe nulla, sono loro che gestisco-
no ed amministrano le molteplici at-
tività».
Insomma tanti cooperatori « di
trincea», magari senza tessera in ta-
sca. È il caso di Francesco Cauchi e
Gianfranco La Rosa, i responsabili
del Centro di Formazione Professio-
nale salesiano che porta il nome di
monsignor Oscar Romero, il vesco-
vo salvadoregno trucidato per la sua
lotta a difesa dei diritti civili del suo
popolo. E ad un'altra martire di quel
Paese del Centro America, Marianel-
la Garcia, è stata'intestata la Coope-
rativa di solidarietà sociale, nata 3
anni fa.
·
·
Ma torniamo .alla scuola professio-
nale: 7 corsi, di cui 2 per elettromec-
...I
canici, 2 per sarte, 2 per ~egretari
d'azienda ed 1 per parrucchiere. In

3.10 Page 30

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30 ·-1 OTTOBRE 1990
IDon Antonio Visaili e alcuni
dei suoi collaboratori
del Centro
(le foto del servizio sono di
G. D'Agata - Catania)
totale circa 140 giovani avviati ad
una professionalità.
« Certo vorremmo portare ai cor-
si - spiega La Rosa, direttore det
centro - ancora più ragazzi, ma le
strutture non ce Io consentono. A
questi giovani parliamo chiaro: noi
diamo loro un avviamento professio-
nale che spesso non equivale ad un
posto di lavoro. Inutile creare false
illusioni in questa gente che ha già
notevoli difficoltà economiche. Pe-
rò bisogna dire che qualche risulta-
to positivo è arrivato. Dopo 6 anni
di attività possiamo vantarci del fat-
to che diversi giovani hanno trovato
sistemazione in alcune piccole ditte
della zona. Ma penso che il risultato
più grande sia togliere questi ragaz-
zi dalla strada, evitare che cadano nei
tanti fattori di devianza che purtrop-
po questo territorio ~ffre».

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - --------5'1-
« Un altro fatto rilevante - ag-
giunge don Visalli - è che parecchi
ex allievi del nostro CFP fanno par-
te integrante della comunità. Per me
questa è una delle gioie più grandi.
All'inizio eravamo un gruppo ester-
no, non c'era nessuno di Lineri. Og-
gi i giovani locali si sono messi al
servizio degli altri giovani».
Un CFP dunque abbastanza svi-
luppato, ma che al di là dei risultati
ha i suoi grossi problemi economici:
« I finanziamenti regionali - spiega
Gauchi, il responsabile amministra-
tivo del centro - spesso arrivano in
ritardo, e non sempre sono sufficien-
ti. Questo significa che chi ci lavora
dentro deve stringere la cinghia ».
Ecco spiegato perché nel CFP
« Oscar Romero » chi vi lavora non
lo fa per una occupazione professio-
nale, o almeno non solo per quello.
Un'altra testimonianza in questo
senso è quella di Tommaso Giuffri-
da, collaboratore per i corsi elettro-
meccanici: « Sono di Lineri -
racconta - ed iniziai a lavorare nel
centro per bisogno. Stando qui ho
capito meglio come si poteva com-
battere l'emarginazione in cui vivia-
mo. E così oltre alla scuola ho
cominciato il mio impegno nella
Gioe (Gioventù Operaia e Cristiana).
Il risultato è che quando il Comune
di Misterbianco mi comunicò che
avevo vinto il concorso per addetto
alle pulizie, rifiutai. Sono troppo le-
gato a questo centro, e lavorare qui
per me significa far qualcosa di con-
creto per la mia gente».
Attorno al CFP sono nate altre
iniziative proprio per rispondere al-
le esigenze dei giovani. La Gioe, ad
esempio, ha istituito un centro gio-
vanile per i disoccupati. È stata af-
fittata una villetta e svolgono la
loro attività anche un gruppo di tre
obiettori di coscienza, visto che il
centro è riuscito ad avere un ricono-
scimento in tal senso, tramite la
Caritas.
La situazione sempre più comples-
sa ha fatto ritenere indispensabile
l'approfondimento della realtà. Ed
ecco che entro la fine dell'anno la
cooperativa « Garcia» pubblicherà
un libro che sarà uno spaccato gio-
vanile di Lineri. Un documento sta-
tistico che diventa strumento di
lavoro per animatori del centro.
Il fermento della comunità è assai
vivo. La drammaticità della situazio-
ne richiede contipui interventi per
tanti giovani senza meta. Ed ecco che
dall'anno scorso è nato uno «spor-
tello giovani», un centro informazio-
ni per éhi è alla ricerca di una prima
occupazione. Non un ufficio di col-
locamento, ma degli animatori in
grado di fornire informazioni preci-
se a chi magari vuol tentare un con-
corso o vuole iscriversi alle liste di
disoccupazione, e rischia di perdersi
nei meandri della burocrazia.
Ma l'ultima scommessa della co-
1 OTTOBRE 1990 31
munità di Lineri si chiama comunità-
alloggio. Per certi versi è l'evoluzio-
ne naturale del centro-diurno, dove
un gruppo di animatori si occupa di
seguire, durante tutto l'arco della
giornata, dei bambini bisognosi.
Dalla scuola al pranzo insieme, dal-
lo studio al gioco, una maniera per
dare un senso educativo a tanti pic-
coli che, con situazioni familiari pre-
carie, avrebbero trovato nella strada
- con tutto quello che ciò compor-
ta - la loro casa.
Parlavamo della comunità-
alloggio come della scommessa for-
se più forte. In effetti in questa real-
tà, che ha finalità simili al centro
diurno, ma è indirizzata agli adole-
scenti, convivono 8 ragazzi partico-
larmente bisognosi. Quattro definiti
burocraticamente «amministrativi»,
gli altri 4 «penali». Questi ultimi so-
no di ragazzi fra i 15 ed i 18 é;lnni che
devono scontare delle pene detenti-
ve che, grazie al nuovo codice pena-
le, possono invece essere sostituite
vivendo in particolari centri autoriz-
zati, quale è la comunità-alloggio.
Dunque oltre all'impegno educativo,
anche quello di recupero: una inizia-
tiva che ha destato perplessità fra i
più scettici, ma che è divenuta un'al-
tra realtà in positivo da mettere sul
piatto della bilancia.
Dalla parrocchia al CFP, dalla
Gioe alla Cooperativa, dallo
sportello-giovani alla comunità-
alloggio, il fermento del gruppo di
don Visalli si va contagiando nel ter-
ritorio. Una presenza politica forte,
predominante. E non spaventi il ter-
mine politico, perché in questo caso
è usato nella sua vera essenza. In tan-
ti hanno cercato di sfruttare il grup-
po Lineri, cercando di assorbirlo in
realtà partitiche. Ma la forza di que-
sta realtà sta proprio nello stare sem-
pre attenti alle esigenze del territorio
e non certo a quelle dei cosiddetti
«politici». E proprio perché nel
gruppo niente si lascia al caso è nato
anche il Cesas (centro studi ed atti-
vità sociali) che a sua volta sta ap-
profondendo l'aspetto politico della
realtà. È un salto di qualità ulterio-
re, che parecchi gruppi impegnati nel
territorio fanno con difficoltà. Una
testimonianza di maturità ed un ur-
lo forte: Lineri non vuol dire solo
emarginazione.
Maurizio Nicita

4.2 Page 32

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32 · 1 OTTOBRE 1990
REPORTAGE
Thailandia
Una presenza iniziata
più di 60 anni fa.
Educare tra i buddisti.
La testimonianza di un
pioniere.
Bangkok. - Lo chiama-
no il Paese del sorriso. Qui la gente
è molto ospitale, generosa, sorriden-
te anche se regna la povertà. Bang-
kok, capitale della Thailandia, ne è
l'espressione più contraddittoria: ac-
canto a grattacieli moderni di stile
occidentale, enormi baraccopoli ai
bordi della strada. Sono delle mini
abitazioni in lamiera che la gente si
costruisce da sé, proprio ac.canto ai
grossi cantieri edili nei quali lavora-
no. Il richiamo della metropoli è
grande e così in parecchi lasciano la
campagna per cercare miglior fortu-
na in città. Ma la qualità della vita
non è certo migliore nemmeno nella
grande capitale: le condizioni igieni-
che lasciano a desiderare ed il servi-
zio sanitario non è proprio dei più
moderni, anche se qualche passo
avanti si sta facendo.
Per fortuna la natura ha baciato
questa terra. L'eccezionale clima
umido ed assai caldo rende più fer-
tile la terra. Questo significa che,
seppur nella povertà più nera, un
piatto di riso (la Thailandia è uno dei
più grandi produttori del mondo)
non manca a nessuno. Insomma po-
vertà sì, ma per fortuna niente
miseria.
Dando uno sguardo alla colloca-
zione geografica la Thailandia appa-
re, almeno politic.amente parlando,
un'isola felice ed incontaminata.
Confinante con vari regimi comuni-
sti come la Birmania, il Laos, la
Cambogia, ad un passo dal Vietnam,
la Thailandia nel corso dei secoli è
riuscita a mantenersi autonoma evi-
tando ogni forma di colonizzazione
e la sua monarchia costituzionale ga-
rantisce un minimo di libertà e di vi-
ta democratica: una raritài n questo
lembo d'oriente. Il merito, al di là
della lungimiranza della dinastia re-
gnante, va a questo popolo, con una
spiccata capacità diplomatica. Pro-
prio a questa particolare abilità si de-
ve l'indipendenza di un Paese che

4.3 Page 33

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+ - - - - --
#1- - - -- - -~ .
ricade in un punto particolarmente
«caldo» del pianeta, e non ci riferia-
mo soltanto al clima: il sud-est
asiatico.
Bangkok è infatti uno dei punti di
smistamento della droga che, dalle
produzioni orientali, viene avviata ai
mercati di consumo occidentali.
Proprio Bangkok, e di conseguen-
za l'intera Thailandia, rischiano nei
prossimi anni un repentino processo
di cambiamento.
Le grosse multinazionali occiden-
tali hanno già fissato qui determina-
ti interessi economici. Infatti sembra
imminente un declino del piccolo pa-
radiso commerciale di Hong Kong.
Nel '97 la colonia britannica passe-
rà sotto l'egida cinese e con ogni pro-
babilità cadranno gran parte dei
privilegi che hanno reso quest'isola
il più grande porto franco del mon-
do. La vicina Singapore, che gode di
privilegi simili, appare satura come
mercato. Bangkok, dove la mano
d'opera ha costi bassissimi, diventa
l'obiettivo primario ~er la diversifi-
cazione produttiva in Oriente dei co-
lossi economici.
Questo fermento non scuote più di
tanto questa gente, che continua a vi-
vere a ritmi blandi e mai stressanti.
Persino nell'immensa Bangkok acca-
dono cose per certi versi inspiegabi-
li, se paragonate a qualsiasi altra
metropoli nel mondo. Il traffico au-
tomobilistico della capitale è incre-
dibile. Ma ciò che appare più assurdo
agli occhi di un occidentale è l'incre-
dibile calma di questa gente, capace
di stare per ore incolonnati al sema-
foro senza mai suonare il clacson, in
un'attesa che, più che rassegnata, ap-
pare serena e tranquilla.
. Ma torniamo all'aspetto geo-
politico. Questa forte pressione oc-
cidentale travolgerà la Thailandia?
Difficile rispondere, ma una tradizio-
ne ben salda fa la forza di questo
Paese assillato da mille problemi.
Vediamo adesso di capire, in que-
sta realtà variegata e contraddittoria,
come si colloca la presenza salesia-
na. Una presenza che ha ormai an-
ch'essa una sua tradizione e che è
molto rispettata da una popolazione
che è al 95 per cento di religione
buddista.
I tempi dei primi pionieri (a parte
vi riferiamo la testimonianza di uno
di questi, don Ponchione) è ormai un
1 OTTOBRE 1990 33

4.4 Page 34

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34 · 1 OTTOBRE 1990
ricordo. La Famiglia Salesiana ha
costruito parecchio in 60 anni e pas-
sa di presenza ed ha, al di là del fat-
to religioso, una forte incidenza
sociale nel tessuto della nazione.
Le scuole salesiane, in particolare,
sono molto stimate ed indicate ad
e~empio per le altre scuole, sia pub-
bliche che private. Siamo andati a vi-
sitarne una di queste, la più grande:
la Don Bosco Technical school di
Bangkok. Siamo sulla New Petcha-
buri, una delle grandi arterie di
Bangkok. Una strada relativamente
nuova che ha condizionato la costru-
zione delle strutture salesiane. Infatti
nel '47 i salesiani acquistarono da
queste parti un terreno molto gran-
de, che allora era un_a grande risaia
alle porte di Bangkok che comincia-
va a crescere come città. I salesiani
allestiscono due baracche ed inizia-
no subito a far scuola. I risultati so-
no subito confortanti, anche se
aumentano le responsabilità: si pre-
sentano nei primi giorni circa 700
bambini e le strutture non possono
essere sufficienti. Ma di a qualche
anno la zona cambia fisionomia. Il
I NUMERI
DELLA THAILANDIA
La Thailandia si estende su un territorio che equivale a circa il doppio
di quello italiano. La popolazione è intorno ai 56 milioni. Di questa il 95%
è di religione buddista, i cattolici sono circa 300 mila (0,5%). Poche le
grandi città, fra queste spicca la capitale Bangkok. La metropoli conta
ufficialmente 5 milioni di abitanti, ma in effetti nel più grosso centro thai-
landese vivono intorno agli 8 milioni di persone.
La comunità salesiana è formata da 110 confratelli, di questi 64 sono
thailandesi, 34 italiani, 6 filippini, più un olandese, uno spagnolo, un bel-
ga ed un cecoslovacco. I salesiani contano IO case nell'ispettoria Thai e
25 residenze: 13 nella missione di Ratchabury e 12 in quella di Suratthani,
la cui diocesi ha un vescovo salesiano.
La presenza dei salesiani in Thailandia risale al 1927. Dopo un primo
contatto di don Canazei, ispettore in Cina, nel '25, 2 anni dopo furono
don Giovanni Casetta e il chierico don Giorgio Bainotti, provenienti da
Macau, l'avanguardia di un forte gruppo.
o
l

4.5 Page 35

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- - -- - ------s/1-
1 OTTOBRE 1.990 35
I Immagini della scuola salesiana
di Bangkok.
piano regolatore prevede il passaggio
della nuova arteria, la New Petcha-
bury, proprio in mezzo al terreno sa-
les iano. I soldi ricavati per
l'espropriazione servono per costrui-
re nuove strutture, anche se adesso
il terreno è spezzato dalla strada e si
sviluppa dunque da due parti diver-
se. E così da una parte sorge la Don
Bosco Technical School, dall'altra
l'Ispettoria e la Saint Dominic
School. Due strutture diventate il
vanto della presenza cattolica a
Bangkok ed in tutta la Thailandia.
A fianco alla scuola Don Bosco è
stata costruita l'omonima chiesa, la
più grande della Thailandia. E pro-
prio davanti all'ingresso della chie-
sa c'è una bellissima statua di Don
Bosco con un ragazzo a lato. La scul-
tura è opera di un ex allievo salesia-
.no thailandese, che in quella figura
giovanile ha voluto identificare se
stesso.
Entrando nell ' istituto si respira
immediatamente l'aria tipica delle
case salesiane: un enorme cortile e
tanti ragazzi che giocano . In mezzo
a loro c'è anche il direttore, don Ma-
rio Sala: i ragazzi lo stimano molto
proprio per questo suo modo di sta-
re in mezzo a loro. Tutto attorno al
cortile i laboratori della scuola pro-
fessionale. Qui ci sono corsi di Mec-
canica, Elettromeccanica, Grafica e
Automobilistica.
Gli studenti sono circa 2000, di
questi il 60 per cento è cattolico, il
resto buddista. Sorge spontanea una
domanda, ma. al di là della scuola
professionale, come si porta avanti
un programma .educativo complessi-
vo con ragazzi di diversa estrazione
religiosa. Ci risponde Roberto Pa-
netto, coadiutore, 38 anni, 6 passati
in missione da queste parti.
« Svolgiamo una parte del pro-
gramma, quello relativo all'educa-
zione ai valori insieme. Poi invece
differenziamo i corsi. Per i buddisti
facciamo della catechesi sulla mora-
le, per i cattolici sulla religione. Ma
al di di queste differenziazioni i
nostri studenti escono dalla scuola
con una buona preparazione che gli
consente di trovare senza grosse dif-
ficoltà.uno sbocco professionale. Qui
la povertà è tanta, e poter lavorare
.e guadagnare qualcosa diventa essen-
ziale. Già nei nostri laboratori svol-
giamo lavori per privati, ed il
guadagno viene diviso fra gli stessi
ragazzi. Per questo sentono questa

4.6 Page 36

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36
DON ,orrosRe"OO POtCHIONE
RIC P,RDA
È il testimone vivente della missione salesiana in Thailandia. Da oltre
60 anni è in missione in Oriente ed insieme a quello che fu allora uno dei
suoi compagni di viaggio, Pietro Jellici, è fra i più anziani della comunità.
Piemontese, 86 anni, don Alvino Ponchione arrivò agli inizi del '30, an-
cora chierico, in Thailandia, via Macau.
« Ancora non esistevano certi mezzi di trasporto - apre il libro dei ri-
cordi, con il suo inconfondibile accento piemontese rimasto inalterato nel
tempo-. Impiegammo oltre un mese per il viaggio iniziato da Ivrea. E
con il bastimento giungemmo prima a Macau e poi in Thailandia. I primi
confratelli ci avevano preceduto di qualche anno e la situazione non era
certo agevole. Mancavano assolutamente mezzi didattici per cui l'unico
modo di imparare la lingua era parlare con gli indigeni. Impiegai 5 anni
prima di poter dialogare un minimo con la gente. Allora non avevamo
nemmeno una chiesa e dicevamo Messa nei villaggi, presso la casa di qual-
cuno che ci ospitava».
Un testimone della missione salesiana, ma anche delJa storia di questo
Paese che ha a cuore come quello natio.
«Bangkok è diversa dal resto della Thailandia - si spiega-. In cam-
pagna si svolge la vita sempre con gli stessi ritmi, come una volta: con
la stessa semplicità d'animo e la gente è sempre molto disponibile e tolle-
rante nei nostri confronti anche se buddista».
Una tempra forte che traspare da un fisico asciutto, ma duramente pro-
vato dalle malattie: «Ho subito 10 interventi chirurgici: l'ultimo ne11'83
per un tumore all'intestino dal quale mi sono perfettamente ripreso. I miei
confratelli vorrebbero che rientrassi in Italia. Ma io qui sto bene e il 28
settembre ho festeggiato, ringraziando il Signore, i miei 50 anni di Messa».
Auguri don Ponchione.
o
scuola come la loro, e rimangono le-
gati anche dopo il corso di studi».
In un Paese fin troppo tranquillo,
dove la morale buddista educa in una
certa qual forma alla passività, l'at-
tivismo tipico dei salesiani è visto co-
me un qualcosa di straordinario, ma
al tempo affascinante. Insomma da
provare .
.Ed ecco che i thailandesi hanno
fatto proprio il carisma di Don Bo-
sco, gli ex allievi restano m9lto lega-
ti. Un legame non solo affettivo, ma
di condivisione. Ed è lo stesso Rober-
to Panetto a raccontarci uno dei ri-
svolti più belli della testimonianza di
questi ragazzi.
« Circa due anni fa i gesuiti elabo-
rarono un progetto per assistere i
profughi cambogiani e vietnamiti nei
campi allestiti a sud della Thailandia,
proprio a ridosso della frontiera
cambogiana. Chiesero la disponibi-
lità dei salesiani: noi andammo per
un sopralluogo e ci rendemmo con-
to delle grossissime difficoltà. am-
bientali. Avremmo dovuto occuparci
di creare in loco una scuola profes-
sionale per insegnare un lavoro a
quei profughi. Insomma sbattemmo
il muso contro una realtà durissima
ed eravamo perplessi perché ci man-
cava il materiale umano per poter
svolgere decentemente la nostra ope-
ra. Cosa fare? Ne parlammo a lun-
go fra di noi, ma la risposta arrivò
proprio dagli ex ·allievi. Furono loro
ad offrirsi per questa missione. Così
nell'aprile dell'89 iniziammo a lavo-
rare nel Sait-2, uno di questi campi
profughi, a 250 chilometri da Bang-
kok. ci sono circa 350 mila perso-
ne fra cambogiani e vietnamiti. Il
nostro gruppo è formato da una qua-
rantina di volontari. Salesiani siamo
in due, il resto sono ex allievi. Rea-
lizziamo corsi di 6 mesi che consen-
tono a questi profughi di imparare
un mestiere e potersi inserire in Thai-
landia. Non è facile, ma è stata la
Provvidenza a portarci lì».
La famiglia salesiana cresce in
Thailandia, dunque, ed i suoi figli ne
allargano ancora più l'orizzonte.
Proprio lì in quel sud-est asiatico dai
quali i nostri mass media ci tengono
volutamente lontani per nascondere
gli effetti di una guerra, quella del
Vietnam, che ancora si porta i suoi
dolorosi strascichi.
M.N.

4.7 Page 37

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- - - -- - - - ~- -5'1-
1 OTTOBRE 1990 37
Opera dell'artista
Marco Bogani,
il ciclo pittorico
sulla storia
della salvezza nella
chiesa dei salesiani
a Brescia, è stato
realizzato grazie alla
tenacia del parroco
don Bettinzoli
e alla partecipazione
dei fedeli.
Il quartie-
re - un vecchio e popo-
lare quartiere di Brescia -
si è chiamato a lungo Bottona-
ga, ma per la ptesenza, da ol-
tre sessant'anni, dei Salesiani, è
ormai conosciuto come « quartie-
re Don Bosco». Al suo centro si ele-
va, maestosa, la chiesa parrocchia-
le, con la sua grandiosa abside, la sua
cupola. I parrocchiani ne sono sem-
pre andati orgogliosi, la sentono co- .
me una degna « Casa del Signore».
Ma fino a qualche tempo fa avverti-
vano che qualcosa mancava: quella
chiesa si presentava al suo interno
troppo spoglia e disadorna. Era una
sensazione condivisa dal parroco don
Pietro Bettinzoli. Come rimediare?

4.8 Page 38

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4.9 Page 39

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-----------~-
Secondo lo stile salesiano, don
Bettinzoli decise che bisognava non
dormirci sopra e si mise decisamen-
te all'opera cogliendo al volo l'occa-
sione offerta dalle nuove disposizioni
dettate dal Concilio Vaticano II ri-
guardo alla disposizione dell'altar
maggiore. Avvalendosi dell'opera di
un artista pavese, padre Costantino
Ruggeri, ottenne, nel 1979, di crea-
re un armonioso complesso compo-
sto prima dal nuovo altar maggiore
e poi, alcuni anni più tardi, dall'al-
tare dell'Eucarestia e dal fonte
battesimale. Ma non bastava. Resta-
vano ancora spoglie le pareti, l'absi-
de, la cupola, la volta della navata.
« Tutti questi spazi - dice il prof.
Pierangelo Rabozzi - potevano di-
ventare, se adeguatamente dipinti,
uno strumento di visiva ed efficace
catechesi, come lo furono nel Me-
dioevo affreschi e bassorilievi, che
ebbero spesso funzione di Bibbia il-
lustrata ai dotti e soprattutto agli
indotti».
1 OTTOBRE 1990 39
Duplice impegno
Impresa senza dubbio affascinan-
te, ma di non facile realizzazione.
Don Bettinzoli il suo progetto ce !"a-
veva ben chiaro in testa: tradurre in
immagini pittoriche la storia della
salvezza dell'uomo. Per trasferirlo in
pratica - e qui cominciavano i pro-
blemi - si trattava di trovare l'arti-
sta all'altezza di un compito tanto
impegnativo, e poi di suscitare l'in-
teresse e la partecipazione di tutti i
parrocchiani. Il parroco ha fatto cen-
tro su entrambi gli obbiettivi.
Quanto all'artista, la selezione per
rintracciare quello più adatto fra i
candidati è stata rigorosa e severa e
la scelta è caduta sul pittore coma-
sco Marco Bogani, autore di pume-
rose opere collocate in chiese ed
edifici pubblici, da tempo noto a un
vasto pubblico, che gli è stato largo
di consensi. Una vita, la sua, che il
critico Gioachino Barzaghi definisce
« totalmente consacrata ali'arte, con
impegno e rigore morale ascetico».
Per quanto riguarda la partecipazio-
ne dei parrocchiani, già presente ne-
gli anni '83-84, ha trovato nuovo
slancio nella straordinaria occasione
offerta dal Centenario della morte di
Don Bosco. Con l'aiuto dell'intera
Famiglia salesiana, il sogno di don
Bettinzoli è diventato realtà. E ora
gli affreschi coprono le vaste super-
fici dell'abside, del transetto, della
volta della navata centrale e della
cupola.
« La nostra comunità - scrive il
prof. Rabozzi nella presentazione
dell'artistico volume che illustra l'o-
pera realizzata - ha ora il legittimo
orgoglio di aver realizzato qualcosa
di bello e di grande non solo per la
propria chiesa, ma anche di aver
arricchito il patrimonio artistico ,di
tutta la città di Brescia, con un com-
plesso pittorico eccezionale per la va-
stità dell'opera, per la modernità e
classicità insieme delle forme e per
l'unità dello stile».
Linguaggio
popolare
Sul valore artistico dell'opera con-
viene affidarsi alle parole di Gioachi-
no Barzaghi, il quale scrive: « Il
pittore, che si arrampica sulle impal-
cature per affrontare i grandi spazi
di questa chiesa, dimostra innanzi-

4.10 Page 40

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40 1 OTTOBRE 1990
Le illustrazioni di questo articolo sono tratte dal l_ibro « Dalla meraviglia alla memoria .. di Tito e Massimiliano Alabisio
tutto di possedere il talento naturale
della facile espressione grafica, per-
fezionata attraverso una disciplina
metodica, che gli consente di dare del
tu alla figura e di svelarcene i più na-
scosti segreti. Chi ha avuto la fortu-
na, come il sottoscritto, di vederlo
disegnare, ne ha riportato l'impres-
sione di una grande fludità, del re-
sto attestata molto bene dalle
centinaia di disegni preparàtori. È
quella stessa impressione che prende
il visitatore allorché tenta di compi-
lare un elenco mentale della infinita
varietà di pose, gesti, scorci e com-
plicazioni compositive presenti nel-
la brulicante folla che si agita sulle
cortine murarie». E conclude osser-
vando che il ciclo pittorico di Mario
Bogani riesce a creare una atmosfe-
ra a misura di una comunità raduna-
ta in preghiera, un linguaggio adatto
all'uomo moderno alla ricerca della
dimensione del sacro. «Ci sembra un
linguaggio popolare, in grado cioè di
parlare, sia pure a livelli diversi, a
larghe masse di popolazioni, senza
scadere nel popolaresco».
Il compito di offrire una lettura re-
ligiosa dei dipinti se l'è assunta in pri-
ma persona don Bettinzoli e l'assolve
unendo competenza biblica e sensi-
bilità artistica. Egli analizza, uno per
uno, tutti i nove momenti del ciclo
pittorico, dalla chiamata alla vita con
la creazione, alla chiamata, col bat-
tesimo, ad essere figli di Dio, dall'in-
contro col Risorto al compimento
della promessa. « Il nostro tempio -
scrive fra l'altro don Bettinzoli - è
vasto e solenne, ed è dedicato a Don
Bosco, il Santo dei giovani, colui che
ha speso energie e doni e vita in loro
favore; ma che si è distinto per un de-
siderio particolarmente intenso, una
passione particolarmente viva, che fu
di cercare, per i giovani e con i gio-
vani, la verità dell'uomo, la verità
sull'uomo, la verità più vera, quella
di Dio, e l'ha fatto con una instan-
cabile e appassionata attività che
si chiama catechesi. Catechesi, dun-
que, come servizio alla verità, cate-
.chesi come Parola che interpreta la
vita, catechesi come conoscenza del-
la fede; anche perché, dice sant'
Agostino "una fede non conosciuta
è nulla". L'ansia di Don Bosco è
la stessa ansia della Chiesa di oggi;
Giovanni Paolo II ha ribadito anche
ultimamente che la catechesi è la pri-
ma risposta della Chiesa ai proble-
mi del mondo. Ebbene, questo
tempio, che canta le meraviglie di
Dio (mirabilia Dei) si potrebbe chia-
mare la "Chiesa della catechesi",
quasi un monumento a Don Bosco
catecheta».
Chi avesse occasione di passare,per
Brescia sa ora che, oltre alle altre bel-
lezze della città, c'è una cosa da non
perdere. È là, nel quartiere Don Bo-
sco, all'interno della chiesa dei sa-
lesiani .
G. N.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- -- - - -- ----5'1-
AVEVO
TANTA PAURA
S crivo per ringraziare Maria
Ausiliatrice per la grazia
concessami. Incinta del mio se-
condo bambino avevo tanta pau-
ra. Temevo che qualcosa non
andasse bene. Così pregai Ma-
ria Ausiliatrice e finalmente è na-
to un bel bambino sano. Confido
ancora nel suo aiuto perché mi
aiuti a crescerlo bene.
De Stefanis M. Teresa
Torino
LA GIOIA
DI UN BIMBO
D opo sette anni di cure· e
preghiere abbiamo la gioia
di una bimba a cui abbiamo po-
sto il nome di Maria Domenica.
Per lei abbiamo pregato insisten-
temente san Domenico Savio:
una suora salesiana poi ci aveva
fatto conoscere l'Abitino del
santo.
Chiediamo che la grazia ven-
ga pubblicata sul Bollettino.
Pirozzi Massimo
e Chianese Elena
Qualianno (NA)
BEATRICE
CRESCE SANA
E ROBUSTA
1125 settembre 1989 nasceva
Beatrice, la mia bambina. Du-
rante l'ultimo periodo della gra-
vidanza, preoccupata e ansiosa
come tutte le future mamme, ri-
cevetti da una suora il libretto con
la vita di san Domenico Savio e
le preghiere delle mamme in
attesa.
Questa preghiera mi ha aiuta-
to in momenti difficili. Ora che tut-
to procede bene e Beatrice
cresce sana e robusta, voglio te-
stimoniare l'aiuto di san Domeni-
co Savio e raccomandare la
preghiera a tutte le mamme che
aspettano con trepidazione il lo-
ro figlio.
Livia Barbieri
Curtatone (MN)
FUORI DAL TUNNEL
S ono grata a San Giovanni
Bosco e a Maria Ausiliatrice
per aver ascoltato la mia suppli-
ca: un parente con problemi di
droga ha deciso di entrare in una
comunità terapeutica. Chiedo
preghiere perché tutto proceda
bene.
Lettera firmata
Imperia
TUTTO SI È
l:IISOLTO BENE
U n grande ringraziamento
a Maria Ausiliatrice. Mia
mamma di 87 anni si ammalò di
semplice influenza e dopo parec-
chi giorni la febbre non la lascia-
va. Incominciai con tanta fede e
fiducia la novena all 'Ausiliatrice
che da sempre mi aiuta nelle mie
preghiere.
Dopo 40 giorni di febbre e 60
di letto, tutto si è risolto bene.
Mio figlio poi che era all'ultimo
e,same di giurisprudenza era
stanco e non aveva più voglia
d'andare avanti. Implorai l'aiuto
di Maria Ausiliatrice e ha finito gli
studi. Ringrazio con tanto cuore
se pubblicate queste grazie sul
Bollettino.
Franca Ma/ano
Luserna (TO)
LO SENTO VICINO
S ono nato nel 1936, dopo po-
co tempo mia madre •mi ha
messo sotto la protezione di san
Giovanni Bosco.
.
Tutte le volte che gli ho chie-
sto aiuto, e sono state tante, ho
sentito la sua presenza vicino. In
particolare ha aiutato i miei figli
che hanno potuto studiare nelle
scuole da lui fondate . Tre anni fa
ho chiesto una grazia particola-
re ed anche oggi ho delle dif-
ficoltà.
Il pensiero di potermi appog-
giare a lui mi dà forza e soprat-
tutto mi riempie il cuore di gioia.
Queste poche righe a perenne ri-
conoscenza.
Giovanni Cussigh - Torino
GUARITA
DA GRAVE CADUTA
11 4 marzo 1990 mia madre ca-
dendo ha riportato un grave
trauma che le ha procurato con-
tinuo mal di te'sta.
Ho subito iniziato una novena
a san Giovanni Bosco e all'Ausi-
liatrice pròmettendo di far pubbli-
care la grazia sul Bollettino. Ora
sono qui a ringraziare: mia ma-
dre si sta rimettendo e la tac non
ha rivelato nulla di grave.
Mazzitelli Maria Assunta
S. Cono di Cessaniti (CZ)
SUPERA
STATO DEPRESSIVO
V oglio rendere pubblicamen-
te grazie a Dio, alla Vergine
Ausiliatrice e a san Giovanni Bo-
sco ai quali con fede mi sono ri-
volta in un momento difficile per
una persona a me tanto cara.
Presa dallo sconforto per il fatto
di non poter fare niente per risol-
levarla dallo stato depressivo in
cui era caduta, mi ritirai piangen-
do nella mia camera e mi rivolsi
con fiducia a san Giovanni Bosco
perché fosse lui , insieme con
l'Ausiliatrice a prendersi cura di
questa giovane vita.
Tornai nel soggiorno e mia so-
rella accettò di alzarsi dalla pol-
trona in cui giaceva, di uscire con
me e di riprendere ad affrontare
la vita con coraggio, nonostante
le difficoltà. Da quel giorno Don
Bosco non ha mancato di guidar-
la. Ancora invoco su di lei e su
tutta la mia famiglia la protezio-
ne del Santo e dell'Ausiliatrice e
con la presente, dopo tanto tem-
po, adempio la mia promessa.
Lettera firmata
Marsala
ESAMI
A LEVA MILITARE
S ono una ragazza dì 26 anni
e con la presente desidero
pubblicamente ringraziare Maria
Ausiliatrice per avere accordato
a me la grazia di superare un im-
portante esame universitario e a
mio fratello attualmente militare
di leva quella di potere svolgere
nella nostra città, e quindi vicino
alla famiglia il servizio in questio-
ne. Grazie di tutto cuore.
A.F.
S. Agata Li Battiati (CT)
UN GRAVE
PROBLEMA
R ingrazio di cuore la beata
Laura Vicuna perché mi ha
risolto un grave problema fami-
liare. L'ho pregata e mi ha esau-
dita. Chiedo che questo mio
ringraziamento venga pubblica-
to. Grazie, Laura.
Gigliola Lucchi
47020 Maitorano (Fori/)

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
BAFFI MARIA ved. SEGNERI - cooperatrice, t
a Roma 1'8 luglio 1990 a 95 anni.
Donna di viva fede cristiana, di profonda pietà
alimentata dalla frequenza quotidiana alla S. Mes-
sa, sposa e madre esemplare, educò i suoi figli (di
cui uno, Don Ettore, awiò alla Congregazione sa-
lesiana) al santo timor di Dio, principalmente con
il suo esempio.
Generosa e caritatevole con tutti, sempre otti-
mista anche nelle immancabili prove della vita.
Cooperatrice fin dal 1947, visse ripiena di spirito
salesiano, l'ideale di Don Bosco. Amò teneramente
la sua associazione, partecipando esemplarmen-
te alla vita del suo Centro e svolgendo un fecondo
apostolato.
e discreto interesse. Dolce, anche se forte, com-
prensiva, pia, prudente e discreta attuò quanto po-
tè la famosa esortazione: non sappia la tua destra
ciò che fa la tua sinistra ",
BUSSI slg.ra Pasqualina - cooperatrice salesia-
na t Cessano Belbo (CN) il 14/2/90.
Grande devota di Don Bosco e di Maria Ausilia-
trice , da 60 anni riceveva il Bollettino Salesiano e
seguiva con generosità le opere salesiane . Don-
na saggia, intelligente e mamma generosa di nu-
merosi figli. Fino all'ultimo si dedicò agli altri con
altruismo e una grande fede che la sorresse nelle
sofferenze. Ha lasciato un grande vuoto in tutta la
comunità cossanese.
GIUA sac. Stefano - salesiano, t Roma
22/7/1990 a 82 anni.
Don Stefano era originario della Sardegna.
Nella sua lunga vita è stato Direttore degli Isti-
tuti Salesiani di Genzano di Roma, di Cagliari, do•
ve ha ampliato l'Opera salesiana e fondato il Liceo
Classico tuttora fiorente, delle case Salesiane di
Lanusei e di Gaeta. Da qui fu chiamato alla guida
della Parrocchia del S. Cuore in Roma (via Mar-
sala) , dove profuse per oltre diciannove ann i i te-
sori della sua bontà e del suo zelo sacerdotale. Nel
1980 lasciò questo incarico per motivi di salute.
La figura di D. Giua è luminosa: apostolo gene-
roso, preziosa guida spirituale, sacerdote ripieno
di fede e di speranza. Egli ha fatto della sua vita
un dono di amore a Dio e alle anime.
Quanti lo hanno awicinato, hanno potuto gusta-
re le sue parole di fede , il suo consiglio permeato
di bontà e di grazia, le sue esortazioni di speran-
za e di fiducia nella bontà infinita di Dio.
Particolarmente vive le devozioni al Cuore SS.
e alla Vergine SS. Ausiliatrice. Come non ricorda-
re, nella sua permanenza ventennale nella parroc-
chia del S. Cuore, la sua fervida devozione
eucaristica, le celebrazioni solenni in onore del S.
Cuore, l'organizzazione delle Adoratrici del SS.
Sacramento, tutte espressioni del suo grande amo-
re a Gesù Sacramentato?
Tanti giovani hanno trovato in D. Giua la guida
attenta, sapient!l e sicura nel seguire la propria vo-
cazione, tanti hanno trovato nella sua direzione
spirituale un sostegno prezioso.
ARCANO slg. Antonio - coadiutore salesiano ,
t Soverato (CZ) 06/01/90 di anni 77.
Nato a Castelpetroso (IS) il 7/10/1913 , fu novi-
zio a Caserta e aspirante a Castellammare di Sta-
bia. Fece il noviziato a Portici (NA) dove con due
parole ne delinearono la fisionomia spirituale e
umana; pio e laborioso. Dopo la prima professio-
ne fu mandato ad esercitare brillantemente que-
ste virtù nella casa di Soverato come industrioso
e infaticabile «factotum ". Qui rimase fino alla mor-
te . Dio e i fratelli sono stati scopo primo e ultimo
della sua vita.
Sessant'anni di vita salesiana l'hanno visto
amante del lavoro, in una attività instancabile e sa-
crificata in casa, nei viaggi di approwigionamen-
to, in tutte le ore . Collaboratore solerte e
infaticabile di don Ruggiero Pilla nel periodo più
difficile della 2• Guerra Mondiale, ne seppe inter-
pretare gli intuiti geniali per lo sviluppo delta Ca-
sa, facendosi carpentiere, elettricista, idraulico,
dispensiere, cuoco e cameriere.
E vissuto e morto povero. Pur avendo maneg-
gialo ingenli somme di denaro, ha fatto trovare nel-
la cameretla soltanto gli arnesi di lavoro.
Nonostante l'assopimento mentale degli ultimi
anni, visse senza obiezioni l'obbedienza assoluta
ed immediata al semplice desiderio dei superiori.
Per la sua vita esemplare di uomo, di cristiano,
di religioso, per i frequenti contatti con gli esterni,
ricevetle sempre attestazioni di affetto sincero e
di riconoscenza straordinaria. Non per nulla la cit-
tà di Soverato gli volle conferire la citladinanza
onoraria.
SCUTO Maria ved. Messina - cooperatrice, t a
Catania il 2/7/90 a 83 anni.
Dopo 6 anni di sofferenze è mancata all'affetto
dei suoi cari, dei Cooperatori, delle F.M.A. che per
lunghi anni aveva beneficato nelle sue possibilità.
Carattere forte, profondamente devota di Maria
Ausiliatrice e di Don Bosco, ha voluto che le po-
sassero sul cuore alla sua morte, il Regolamento
dei Cooperatori Salesiani dei quali faceva parte
con amore.
Della nostra carissima Signora Maria possiamo
racchiudere tutto in poche ma ben definite paro-
le: « fu profondamente umana, cercò di andare in-
contro ai bisogni altrui, e cosa non comune, pur
essendo di condizioni agiate, cercò di prodigare
se stessa verso gli altri con l'affetto, l'aiuto anche
morale, cercò di conoscere gli altri con semplice
FERRAR! sig.ra Cristina - cooperatrice salesia-
na, t Torino il 1O maggio 1990 a 78 anni.
Visse la grande stagione dell'inizio e dello svi-
luppo dell'opera-salesiana in Borgo San Paolo a
Torino con gioioso impegno e travolgente entusia-
smo. È stata una delle prime cooperatrici nella par-
rocchia di «Gesù Adolescente n. Profuse energie,
vitalità, sorriso e dedizione all'opera salesiana. L'o-
ratorio femminile presso le F.M.A. è stata la sua
palestra, la parrocchia il suo campo d'azione per
lunghi anni. Notevole la sua attività anche in cam-
po sociale. È tornata alla casa del Padre dopo un
doloroso calvario di sofferenze, sorretta dalla sua
fede in Dio e da filiale devozione alla Vergine Au-
siliatrice e a Don Bosco.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Ge'nerale
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere'Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
Il

5.3 Page 43

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-----------#-
1 OTTOBRE 1990 , 43
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Borsa: S. Giovanni Bosco, in ringra-
ziamento per grazia ricevuta, a cura
di Bellone Margherita, L: 1.000.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio del Sac. Agostino Dominoni, a cu-
ra di N.N.
Borsa: In memoria di Tagliaferri Elia ,
a cura dei nipoti Marco e Massimo, L.
1.000 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani, in suffragio dei miei defunti,
a cura di Bosso Sandra, L. 500.000
Borsa: Maria Immacolata, Anime
del Purgatorio, per grazia ricevuta e
per protezione, a cura di N.N., L.
200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, per salute e
per protezione, ritorno alla fede di mio
figlio , a cura di Z.R . - Moncalieri
Borsa: Maria Ausiliatrice e Domeni-
co Savio, per protezione della fami-
glia , a cura di Pellegatta Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice, e Anime
del Purgatorio, per ringraziamento e
protezione , a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per protezione e in memoria del-
la cognata Maria , a cura di N.N., L.
500 .000
Borsa: Don Bosco, proteggi Irene,
Marta e Davide, a cura di lnnaco Lui-
gi, L. 200 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, a cura della Nonna ri -
conoscente
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Dome-
nico Savio, ringraziando e invocan-
do protezione, a cura di Corradi Laura
Borsa: Don Luigi Cocco, imploran-
do guarigione e in memoria del
Comm. Pietro Picco , a cura della mo-
glie, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Domeni-
co Savio, invocando protezione e aiu-
to per me e nipotini, a cura di Rossi
Maria Nella, L. 500.000
Borsa: Sr. Eusebia Palomino, per
ringraziamento e continua protezione,
a cura di Rizzato Boschiero Maria, L.
500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Domeni-
co Savio, invocando protezione per
la mamma , a cura di Anna e Marco,
L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, invocando protezione per sa-
lute e tranquillità , a cura di G. e C.F. ,
L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, S. Domenico Savio, a
cura di Razzore Orlando, L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
protezione, a cura di Affaba Raimon-
do, L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, in suffragio
dei genitori Cherubina e Antonio Re-
possi, a cura della figlia Rosina, L.
300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione e grazie ,
a cura di T.G., L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Don Rinaldi, per ringraziamen-
to e suffragio di Gino, Celestina,
Primina Bersano, a cura della zia An-
tonia, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando
continua protezione sulla mia fami-
glia , a cura di V.T., L. 150.000
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sco , a cura di De lntinis Teresa, L.
150.000
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vezza delle nipoti Danila e Martina , a
cura di zia Palmira, L. 150.000
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L. 100.000
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a cura di R.M .
Borsa: Sr. Eusebia Palomino, per
grazia ricevuta , a cura di P.R. - Torino
Borsa: In suffragio di Alessandro, a
cura di N.N.
Borsa: Don Giacomo Meliga, a cura
di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice , S. Gio-
vanni Bosco, in memoria del marito
e dei genitori, a cura di Fornara Elisa
Borsa: Don Bosco , Domenico Sa-
vio, in suffragio di Raffaele Aminotto,
a cura della mogl ie e delle figlie
Borsa: Maria Ausiliatrice, ringrazian-
do e invocando protezione, a cura di
N.N., Doglian i
Borsa: Don Bosco, invocando aiuto
e protezione, a cura di Zilioli Maria
Borsa: Don Bosco, grazie! Ho anco-
ra bisogno del tuo aiuto, soccorimi, a
cura di Ex allieva
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lesiani, in memoria di Sr. Maria e Ca-
rolina Mede e defunti, a cura di N.N.
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sco , a cura di I.M.
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do , a cura di Fabrizi Bianca
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vario, a cura di Ines e famiglia
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sulla mia famiglia, a cura di Gatto
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sco , Domenico Savio, a cura di Baz-
zana Caterina.
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sco, invocando protezione per la so-
rella , a cura di Predonzani Bruna
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lesiani, in suffragio di Maria e Anto-
nio Carnaroglio, a cura della sorella
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zione per Papà, a cura di N.N.
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sco , Domenico Savio, per grazia ri-
cevuta , a cura di P.U.
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vanni Bosco, invocando protezione
per la mia bambina , a cura di Boeri
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cenzo, a cura di Sovena Caterina
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berto, a cura di Fabrizi Bianca
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ce, Don Bosco, per protezione sulla
famiglia e suffragio dei defunti, a cu-
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siliatrice, Santi Salesiani, in suffra-
gio dei miei defunti, a cura di Di lulio
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benedizione sui familiari , a cura di
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vanni Bosco , a cura di G.N. - Pine-
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ricevuta, a cura di G.M. - Cuneo
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zione, a cura di Perosio Stefano
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lesiani, a cura di Rallo Maria
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5.4 Page 44

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