Bollettino_Salesiano_198910cooperatori


Bollettino_Salesiano_198910cooperatori



1 Pages 1-10

▲back to top


1.1 Page 1

▲back to top


ANNO 113 - N. 15 • 2" QUINDICINA • 15 OTTOBRE 1989
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
1/97

1.2 Page 2

▲back to top


Alcuni brani dei suoi discorsr
MESSAGGI DA MEDITARE
Cooperatori Gente Giovane
Cooperatori non vuole dire gente vecchia. Coopera-
tore vuol dire gente attiva, gente dinamica, e la dinami-
ca è innanzi tutto un'arte del giovane. Don Bosco non
ha mai pensato a far dei Cooperatori vecchi o degli an-
ziani o dei matusa. Questa è un'idea che bisogna avere e
propagandare nel nostro mondo, nel nostro ambiente.
(Roma, 25 novembre 1966)
Conversione, diversione, diserzione
Per essere, in grande o in piccolo, nella scuola, nell'of-
ficina, nella famiglia, nel mondo in cui siete chiamati ad
operare, portatori efficaci del Vangelo, la strada obbli-
gata è.quella della conversione incessante, interiore; e
diciamo incessante perché l'uomo per sua natura è incli-
ne alla diversione, arrivando talvolta sino alla diserzio-
ne dal Padre e da Cristo e dalla sua legge di amore; per
questo ha bisogno continuo di 1verificare la sua rotta
evangelica, i suoi rapporti con l'Invisibile, ha bisogno di
rafforzare la sua naturale fragilità al contatto filiale ed
amoroso con Colui che è via, vita e fortezza.
,
(Grottaferrata, 3 novembre 1974)
A fianco di noi, non sotto di noi
Noi vogliamo portare i Cooperatori Salesiani a di-
ventare collaboratori coscienti, completi, integrali, tec-
nicizzati anche, per quello che ci può essere di tecnica
nell'apostolato; vogliamo portare i Cooperatori al livello
di collaboratori, a fianco a noi, non sotto di noi; a fianco
a noi (che è cosa molto diversa), non solo quindi fedeli e
docili esecutori, ma capaci di iniziative, di responsabili-
apostoliche, pur sempre in accordo e in sintonia col
sacerdote.
(Ariccia, 23 aprile 1967)
Tutti alle Stanghe
Corresponsabilità vuol dire - ve lo dico in maniera
banale -: «Tutti alle stanghe!n. Capite cosa vuol dire
alle stanghe? Ma si capisce che alle stanghe il cavallo di
razza tireràforza x; il cavallino tirerà forza y. E se c'è
anche un... asinello che rivela volontà, anche lui avrà la
sua parte farà del suo meglio. Ma tutti devono dare il
proprio apporto nei limiti del loro possibile. Tutti alle
stanghe! Questa è corresponsabilità!
(Grottaferrata, 20 maggio 1970)
2/98
V Convegno Nazionale Giovani C.C.
Rocca di Papa 7-10/12/'78
Vorrei che foste i profeti delle Opere
Io vi invito a essere tutti profeti. Voi sanete che i pro-
feti sono coloro i quali dicono, parlano, gridano - a se-
conda dei casi - la verità, le minacce, l'avvenire, un
mondo di cose. Ma sono parole. Io vorrei che voi giova-
ni cooperatori foste i profeti delle opere. Non profeti del-
le parole; perché oggi c'è una inflazione, una paurosa
inflazione di parole... E sarete in magnifica compagnia
con Don Bosco, il quale aveva uno slogan che voi dovete
tenere sempre davanti a voi: «poche parole, molti fatti».
(Grottaferrata, 20 maggio 1970)
Quanto alle difficoltà...
Quanto alle difficoltà che incontrano i vari centri,
mettiamoci in mente tutti che non c'è mai nulla di im-
portante che sia facile; bisogna che ci si persuada di
questo: le cose veramente interessanti, costruttive e posi-
tive non sono mai facili; è naturale quindi che comincia-
re, come del resto anche continuare, attività come le vo-
stre non è cosa facile.
(Cavoretto-Torino, 13 dicembre ·1970)
<<Avanti con Don Bosco vivo
nella Chiesa viva».
«Nella fedeltà indiscussa
ed essenziale a Don Bosco,
guardando alle direttive della Chiesa,
specie attraverso il Concilio,
siamo chiamati a fare
della Congregazione
uno strumento apostolico attuale, vivo,
che persegue i suoi fini di sempre,
con coraggio, apertura e sensibilità
verso le nuove condizioni della società,
di quella giovanile specialmente».

1.3 Page 3

▲back to top


Grazie, Don Ricceri!
ROMA: SACRO CUORE
Intervento del Coordinatore Generale, Paolo
Santoni, al funerale di DON LUIGI RICCERI,
nella Basilica del Sacro Cuore.
Carissimo Don Ricceri,
Rappresento i miei fratelli Cooperatori e le mie
sorelle Cooperatrici di tutto il mondo.
La tua morte li addolora immensamente, perché
ti devono tanta riconoscenza! Grazie a te essi ed io
siamo grati e fieri della nostra vocazione di «Salesia-
ni nel mondo».
Dal 1953 quando diventasti membro del Consiglio
Superiore con l'incarico dei Cooperatori e poi nel 1965
come Rettor Maggiore, portasti avanti con quel dina-
·mismo tuo straordinario le idee di Don Bosco su di
noi; e man mano hanno fatto strada.
Pio XII aveva parlato su di noi come di «un nuovo
movimento del laicato cattolico». Questo movimento
tu lo hai sviluppato; gli hai dato consistenza; lo hai
messo sul cammino della maturazione.
Ci piace risentire cosa pensavi di noi in una delle
strenne del tuo Rettorato. Scrivevi: «Nel 1976 la no-
stra Famiglia ricorderà il centenario della nascita
dell'Associazione dei Cooperatori Salesiani... Invito i
Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, gli ex Allievi
e gli altri gruppi della Famiglia Salesiana a rinnovare
l'impegno di: conoscere, promuovere, animare, cor-
responsabilizzare i Cooperatori Salesiani, intuizione
originale di Don Bosco, per chiamare i secolari a un
impegno Apostolico nella Chiesa».
Commentando questa strenna uno dei tuoi fratelli,
Don Adolfo L'Arco, scriveva: «Don Ricceri ha risco-
perto e rilanciato il Cooperatore salesiano. Non dob-
biamo essergli entusiasticamente grati?».
Oggi, in questo addio alla tua salma, davanti alla
Famiglia Salesiana, io, a nome di tutti i Cooperatori
del mondo, riconosco la verità di queste affermazioni
e ti dico il più riconoscente «GRAZIE».
Sapevi che noi siamo una intuizione originale di
Don Bosco, e nella tua fedeltà al grande Fondatore ci
hai ridonato vitalità. Il tuo lavoro per far che questa
intuizione di Don Bosco non rimanesse a livello delle
idee, ma diventasse una realtà, non è stato facile e
senza sofferenza, specialmente all'inizio.
Grazie alla tua convinzione entusiasta, alla tua ca-
pacità organizzativa, alla tua sintonia con Don Bosco,
abbiamo ritrovato il posto che Don Bosco ci ha asse-
gnato all'interno della Famiglia Salesiana; e quello che
hai seminato sta oggi dando frutti abbondanti, anche
se c'è ancora molto cammino da percorrere.
Ci hai voluti fratelli e sorelle tuoi!
Come ci riempie di gioia il sapere che le tue aspira-
zioni su di noi erano espresse così: «possiate diventare
«lo ricevo il crocefisso», Bernard ino 7-11 -1 976 a Torino.
Il 2-10-'78 Daniela Be retta (Lecco) ricevette il crocefisso di C.
Missionaria dal Rettor M. D. Ricceri.
collaboratori coscienti integrali, a fianco a noi, non
sotto di noi; non solo quindi fedeli e docili esecutori,
ma capaci di responsabilità apostolica», frasi che
sono passate nei testi ufficiali del Capitolo Generale
Speciale dei Salesiani.
Grazie di nuovo, caro Don Ricceri!
Possano il nostro ricordo, le nostre preghiere, il
bene che ci hai fatto, esserti di suffragio e di corona
nel Regno dei servi fedeli!
3/ 99

1.4 Page 4

▲back to top


Il Rettor Maggiore ha scritto una let-
tera ai Salesiani, in data 24 maggio
«IL CENTENARIO DI D. BOSCO E IL
NOSTRO RINNOVAMENTO».
Riportiamo questa pagina, perché
sia meditata e. .. praticata con un
forte impegno personale.
Roma. Conclusione nel Centenario nel Tempi o «D. Bosco».
un impegno da ricordare:
RILANCIARE IL SUO CARISMA!
La devozione a Don Bosco Santo
Quanto ho detto fin qui ha come punto luce e cen-
tro Don Bosco. Ma c'è ancora un aspetto che non vor-
rei disattendere per le commoventi manifestazioni che
si sono avute durante tutto il Centenario: intendo allu-
dere alle preghiere, che in tutte le parti del mondo
sono state rivolte al «Santo » da una moltitudine di gio-
vani e di fedeli ed anche da pagani. Il nostro carisma
ha un intercessore permanente nel cielo! La figura di
San Giovanni Bosco affascina per la sua ricca perso-
nalità e le imprese che lo hanno reso grande nella sto-
ria. Ma è altrettanto efficace per la sua condizione di
«Santo», che ne un intercessore potennte presso
Dio, capace di ottenere, con insistente predilezione,
tante grazie e favori di ordine spirituale e temporale di
cui tutti sentiamo l'urgenza.
Anche il Papa Giovanni Paolo II, al termine della
sua omelia del 4 settembre in piazza Maria Ausiliatri-
ce, ha voluto unirsi a questo immenso coro con una
elevata invocazione: «Caro Santo! Quanto ci è neces-
sario il tuo grande carisma! Quanto occorre che Tu
ci accompagni e ci aiuti a comprendere il mistero
(evangelico) del bambino, il mistero dell'uomo, in
particolare dell'uomo giovane! Caro San Giovanni!
Benché Tu ci abbia lasciato cento anni fa, sentiamo
la Tua presenza nel nostro "oggi" e nel nostro "do-
mani". Caro San Giovanni! prega per noi. Amen!».
Sono sicuro che ogni membro della Famiglia Sale-
siana fa spesso la sua preghiera a San Giovanni Bosco;
ma invito tutti a intensificarla, ad esserle fedeli, a pro-
pagare la devozione verso di Lui, soprattutto tra i gio-
vani e il popolo. Il carisma salesiano non si è staccato
da lui, che ne rimane intercessore e guida. La sintonia
di spirito e la comunione di preghiera con San Gio-
vanni Bosco, mentre ci assimila a lui, intensifica la
partecipazione al mistero della «Comunione dei San-
ti», che professiamo nel Credo. È anche questo un
aspetto della ecclesialità che anima il nostro spirito.
Non possiamo infatti dimenticare che il Concilio
Vaticano II esorta tutti i fedeli a «far memoria dei san-
ti» non solo per il loro «esempio», ma soprattutto per-
ché «la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal
4/ 100
quale, come da Fonte e Capo, promana tutta la grazia
e tutta la vita dello stesso Popolo di Dio». Ed aggiunge
che è «sommamente giusto che amiamo questi amici e
coeredi di Gesù Cristo e anche nostri fratelli e insigni
benefattori. .. e che rivolgiamo loro supplici preghiere
e ricorriamo al loro potente aiuto».
L'impegno attento e qualificato
per un «Progetto-Laici».
Dal Centenario è emersa con evidenza anche l'im-
portanza della presenza attiva dei laici nella nostra Fa-
miglia. La recente Esortazione Apostolica «Christifide-
les laici», frutto del Sinodo/ 87 , è venuta a confermare
la priorità pastorale di questo aspetto nel processo di
rinnovamento ecclesiale. Don Bosco ha privilegiato
con crescente convinzione l'impegno salesiano di ani-
mazione e coinvolgimento spirituale e apostolico dei
laici. Nei grandi Capitoli Generali del postconcilio ab-
biamo riconfermato con chiarezza la volontà di essere
continuatori del progetto del Fondatore in questo
campo. Ci siamo avviati, ma non dappertutto. C'è una
carenza di adeguata mentalità conciliare al riguardo
tra non pochi confratelli. Urge intensificare la forma-
zione dei nostri quadri, dedicare delle persone convin-
te e abili, organizzare meglio e stimolare gli organismi
ispettoriali di animazione soprattutto delle Associazio-
ni dei Cooperatori e degli Exallievi.
I Cooperatori hanno realizzato convegni regionali
e nazionali; sono cresciuti in numero ed hanno in-
tensificato gli impegni formativi , accuratamente stu-
diati nella riunione della loro Consulta mondiale a
Roma. Hanno puntato con speranza sugli orienta-
menti del Vaticano II, tanto ricco per l'applicazione
del loro Regolamento di Vita Apostolica.
Si sono promossi con frutto vari incontri dei Dele-
gati e delle Delegate dei Cooperatori in varie regioni e
nazioni. È degno di nota il Congresso nazionale
spagnolo degli «Hogares Don Bosco» per l'animazio-
ne cristiana delle giovani coppie e delle loro famiglie,
che ha riunito a Madrid quasi un migliaio di coppie.
Don Egidio Viganò

1.5 Page 5

▲back to top


1° Campo Scuola nazionale
Formazione Dirigenti A C S
Fontanazzo (TN) 1-8 Luglio 1989
Estate 89 - Fontanazzo (TN) . Scuola Dirigenti.
.. . festa e suoni a mensa a conclus ione del Corso.
Andante ma non troppo!
P roposto ed approvato dalla Conferenza Na-
zionale, si è avviata la Scuola Nazionale di For-
mazione per Cooperatori particolarmente im-
pegnati nella animazione della Associazione. .
Il soggiorno Don Bosco di Fontanazzo è cer-
tamente, nel cuore delle Dolomiti in Val di Fas-
sa, il luogo ideale per una vacanza-studio.
Quanti hanno partecipato al corso hanno
vissuto indubbiamente un momento forte di ... Serata «insieme» tra luci e ... scenario in ombra.
formazione, in un clima di serena convivenza, SENTIERO VAYOLET. Il «gruppo» davanti al medaglione «DB 88» .
e di stupenda amicizia. Conferenze, dibattiti,
escursioni, passeggiate, canti, recitazione...
sono state ben armonizzate nel tema trattato.
Non è stato che un ... primo, modesto pas-
so verso un coinvolgimento maggiore della
Associazione. Poche le presenze: appena 16!
A questi si sono aggiunti alcuni amici presen-
ti al soggiorno.
Interessante e quanto mai partecipato uno .~
dei momenti formativi del corso: la medita-
zione sulla preghiera!
In prospettiva:
- Chiarire e finalizzare meglio il «Pro-
getto Scuola nazionale Formazione Diri-
genti».
- Corresponsabilizzare i Consigli Ispet-
toriali: potenziare l'informazione.
- Ipotizzare qualcosa (diploma, altro)
che diventi un segno di partecipazione.
5/ 101

1.6 Page 6

▲back to top


Giornata mondiale della Gioventù
«Da Santiago lancio a te, vecchia Europa, un
grido pieno d'amore: ritrovati, SII TE STESSA!
Ritorna alle tue origini, rivivi quei valori autenti-
ci che resero gloriosa la tua storia...».
(Giovanni Paolo II)
Daquattro anni è ormai un appuntamento fisso
nel calendario della Chiesa: ogni domenica delle
Palme si celebra la Giornata mondiale della gio-
ventù. L'idea è nata nella mente del Papa, nel
1984, quando si celebrò il Giubileo dei giovani, ul-
tima imponente manifestazione dell'Anno Santo
straordinario, e nel 1985, quando a Roma si tenne
il raduno mondiale dei giovani, momento culmi-
nante delle celebrazioni indette dalla Chiesa catto-
lica per l'Anno internazionale della gioventù.
Quest'anno l'appuntamento si è tenuto a San-
tiago, in Spagna, nel segno del «pellegrinaggio», a
conclusione di un «itinerario quaresimale».
Non è mancata la presenza giovanile salesiana.
Superiore a ogni previsione anche la partecipazio-
ne dei Cooperatori. È questo un impegno a vivere
la propria vocazione laicale all'interno della Chie-
sa, facendosi protagonisti umili ma coraggiosi per
far nascere nuove strutture fondate sulla carità,
sulla verità e la solidarietà tra i popoli.
«Santiago viene riportato - scrive Paolo G.
Caucci von Saucken - dalfinisterrae d'Europa al
centro stesso dell'Europa. Di un'Europa che si
vuole costruire _su un sistema di valori - cristiani
e culturali - espressi da una tradizione concreta e
ben identificabile e non solo su accordi di merca-
to. Il pellegrinaggio compostellano diviene la
grande trama comune su cui fede, cultura, solìda-
rietà sono state tessute insieme da milioni di uomi-
ni per oltre mille anni. È un'eco profonda che a
molti sta diventando di nuovo familiare. È il recu-
pero di una memoria collettiva sopita, ma non di-
menticata, di una tradizione sommersa che ha
continuato a scorrere senza mai interrompersi, ra-
dicata nel ricordo di generazioni ed incardinata
nel territorio dalle confraternite, dagli ospedali,
dalle strade, dalle chiese, dalle opere d'arte di se-
gno jacopeo. È anche il ricordo di aver appartenu-
to a una patria e a una civiltà comuni che non ap-
paiono più così tanto lontane».
6/ 102
IL PELLEGRINAGGIO È CAMMINO,
SPERANZA, ANNUNCIO
Cammino! Vuol dire partire, uscire, lasciare.
Non si può camminare senza uscire, senza distdc-
carsi dalla casa e dalle cose. Significa ricercare, vi-
vendo la precarietà e il gusto del provvisorio. Cam-
minare da poveri, da fratelli, da contemplativi! Con
la gioia di trovare ogni giorno qualcosa di sorpren-
dentemente nuovo, fino a quando si arriva sul
«Monte del Gozo» che già preannuncia la mèta e la
gioia dell'incontro con l'apostolo.
Speranza! Il cammino è speranza e la speranza
è essenzialmente cammino. In un momento in cui
le drammatiche situazioni della storia minacciano
di confinarci in una cultura di tristezza e di morte,
bisogna proclamare la speranza . Quella speranza
contrastata dalla stanchezza, dal disinteresse, dal
pessimismo, dalla mancanza di fiducia nell'uomo
e di abbandono nelle mani del Padre. Andare pel-
legrini a Santiago signifzca andare ad attingere
speranza dalle insostituibili fonti della fede cri-
stiana, nella inesauribile ricchezza di Cristo «spe-
ranza dell'umanità».
Annuncio! Non basta aver incontrato Gesù. Bi-
sogna «annunciarlo»: con la parola, i gesti, il si-
_/ lenzio, la preghiera. Oggi ci vogliono giovani
1 gioiosi, forti, profondi, che annunciano Cristo no-
stra «beata speranza». Ci vuole la profezia del ve-
scovo e del sacerdote, del religioso e del fedele lai-
co. Alla fine di questo millennio c'è bisogno del
messaggio profetico dei giovani.
Quale messaggio profetico? Quello di una vita
offerta e impegnata, di un silenzio fatto preghiera e
_parola evangelizzatrice, di una croce generosamente
condivisa e di una carità che è scelta radicale di Cri-
sto e servizio generoso ai fratelli.
Eduardo Card. Pironio
Presidente del Pontificio Consiglio
per i laici

1.7 Page 7

▲back to top


Pellegrini della speranza
a Santiago de Compostela
«S iamo i giovani del 2000 pellegrini per scoprire
le radici della libertà. Siamo sul cammino di San-
tiago per scoprire Gesù Cristo Via, Vita e Verità».
Riecheggia ancora nei nostri cuori questo ri-
tornello dell'Inno della IV giornata mondiale della
gioventù. Cantato a squarciagol da tutti i giovani
della Famiglia Salesiana Meridionale che hanno
risposto insieme con centinaia di migliaia di coeta-
nei all'invito del Papa a Santiago, l'inno di Gen
rosso rappresenta l'adesione al messaggio di spe-
ranza e di impegno lanciato da Giovanni Paolo II.
Sul «cammino di Santiago», capitale culturale
della Galizia al Nord della Spagna, è nata ed è vis-
suta un'Europa per molti aspetti più unita di quel-
la che ha votato per il Parlamento di Strasburgo, e
che una barriera di muri e ideologie spezza ancora
in due. Allora, nell'Alto Medio Evo, tedeschi, in-
glesi, olandesi, francesi e italiani si incontravano
in fratellanza lungo le quattro vie che a Puente la
Reina, oltre i Pirenei, confluivano in una sola via,
verso Santiago. Riproprre tale pellegrinaggio in
piena civiltà post-industriale rappresenta un con-
sapevole ritorno alle comuni radici e un invito ad
aprire il cuore della speranza.
Un pellegrinaggio «storico», speciale di mi-
gliaia di giovani che vivono con serietà d'impegno
un'esperienza unica ed entusiasmante destinata a
segnare la loro vita.
Pellegrini della speranza in cerca di un nuovo
umanesimo cristiano, i giovani di Santiago sono
stati una risposta semplice e convincente all'indif-
ferentismo religioso, al secolarismo e all'ateismo.
Oggi nella conca desertica del Monte del Go-
zo, i 500 mila giovani con la durezza del pellegri-
naggio chiedono un messaggio autenticamente
evangelico, forte e radicale non annacquato o
edulcorato dalla civiltà dell'immagine. E la parola
del Papa risponde in pieno alla richiesta; «desidero
invitare i giovani ad essere, se fosse necessario, te-
stimoni-martiri, alle porte del terzo millennio».
È un invito ad un cristianesimo totale, in una
donazione assoluta. Sulla soglia del terzo millen-
nio non c'è più posto - il Papa l'ha fatto intende-
re chiaramente e i giovani l'hanno bene recepito
- per posizione equivoche e per vuote apparenze,
per il facile cristianesimo dei convegni e della do-
menica. Bisogna essere pronti a tutto! Anche
l'Amore, il matrimonio, acquista nelle catechesi di
Giovanni Paolo II, una dimensione decisiva: di-
ventano un aspetto grandioso e salvifico del dialo-
go degli uomini con Cristo e tra loro.
Rottura dei legami, liberazione dal carcere del-
l'egoismo per una vita coerente con ciò in cui si cre-
de, costi quel che costi; primato dello spirito sulla
materia, della Verità che apre le porte alla Speranza,
su qualsiasi ipocrisia, spazio alla solidarietà fuori da
ogni squallido compromesso: sono tematiche del di-
scorso papale come del «Forum dei giovani» del 15
agosto e al tempo stesso, note tipiche della civiltà eu-
ropea formatasi nel Medio Evo nell'incontro co-
struttivo di cristianità, romani e germanesimo.
In sintesi SANTIAGO può essere considerato
una svolta storica per un rilancio dei valori dell'etica
e della solidarietà, che furono medievali e sono eterni
perché attingono luce dalla Croce di Cristo, un'origi-
ne stupenda, impegnativa, vincolante, che nessun ra-
zionalismo o scientismo può distruggere.
Prospettiva del Terzo Millennio sotto il segno
della Croce e dell'Amore, bagno di valori per tanti
giovani in cerca di Verità: questo è SANTIAGO
de Compostela, tappa storica che personalmente
in questa stupenda esperienza ho condiviso con al-
tri coetanei impegnati nei vari movimenti ecclesia-
li. Come Cooperatore ho gustato immensamente
questa comunione profonda che (noi fortunati!) si
è creata conn il gruppo-delegazione italiana.
Lo stesso ritrovarsi, talvolta per caso, con altri
cooperatori di altre nazioni, ci dava sensazioni
della universalità della vocazione salesiana.
Per noi della Famiglia Salesiana SANTIAGO de
Compostela rappresenta una conferma della nostra
vocazione: «educare la gioventù» a valori non effi-
meri, con il Papa sulla linea di D. Bosco nella sua at-
tenzione ai cristiani di domani, alla crescita morale,
alla spinta a scelte radicali, di vita e di servizio.
Peppe Ceci
7/ 103

1.8 Page 8

▲back to top


Questo delizioso canto del pellegrino
a Gerusalemme ha in inizio e in finale
la raffigurazione commossa del Tem-
pio. Giunto nei suoi cortili l'orante
canta la beatitudine delle rondini e dei
passeri che possono restare a Sion co-
struendovi i loro nidi. A I centro della
lirica c'è l'evocazione del viaggio per
giungere alla città santa: questo viag-
gio diventa l'emblema dell'itinerario
di chi anela raggiungere la piena co-
munione con Dio.
In mezzo a tanta confusione,
in mezzo a tanta fa lsità,
cerchiamo una via sicura
e orizzonti aperti di libertà.
Noi non vogliamo favole,
ma la limpida verità,
per costruire un nuovo mondo
e una nuova civiltà.
Siamo i giovani del 2000
pellegrini per scop rire
le radici della libertà.
Siamo sul cammino di Santiago
per scoprire Gesù Cristo
Via, Verità e Vita.
L'Apostolo con viva voce
ci chiama nella sua città;
ci mostra quella via sicura
per la conquista della libertà;
per farci messaggeri
e testimoni della Verità,
per incendiare con l'amore
questa nostra umanità.
Siamo i giovani del 2000...
Il Papa, ancora pellegrino,
al nostro cuore parla qui;
la messe è ormai matura
e lui aspetta solo il nostro «sì».
Da quest'angolo di cielo
in tutto il mondo ci manderà
per una terra senza frontiere
che ha per destino la felicità.
Siamo i giovani del 2000...
8/ 104

1.9 Page 9

▲back to top


IL RITO DELLA
CONCIIlGLIA
La «vieira», la conchiglia, il pellegrino se
la raccoglieva direttamente sulla spiaggia
di Finisterre, al termine del suo lungo viag-
gio. Poi divenne il simbolo del Cammino. E
nacquero apposite formule liturgiche per la
sua consegna ai viandanti. Eccone una, in
uso a Roncisvalle: «Ricevete queste conchi-
glie come segno del vostro pellegrinaggio,
perché protetti dall'aiuto di Dio siate, du-
rante tutto il vostro cammino, veri pellegri-
ni e raggiungiate la meta che vi siete propo-
sti: visitare il sepolcro dell'Apostolo e otte-
nere le grazie del Giubileo compostellano.
Che il Signore diriga i vostri passi nella sua
benevolenza e sia il vostro compagno inse-
parabile durante il cammino».
9/ 105

1.10 Page 10

▲back to top


CON
GIOIA
R ESS
MIGLIA
COMO
tive svolte dall 'Associazione negli vato per ess,;,re autentici colla-
ultimi sei mesi. Egli ha inoltre ri- boratori di D:io .
Ai primi di maggio si sono svol- cordato l'indimenticabile figura Domenica 11 giugno '89 i Coo-
te, presso il Salesianum di Taver- del Prof. Don Rodolfo Vignato, peratori .Salesiani di Como si
nola , la Giornata di Spiritualità e la scomparso l' 11 febbraio 1989, che sono recati in pellegrinaggio al
Prima Conferenza Annuale dei per 18 anni ha guidato i Coopera- Santuario di Arenzano del Santo
Cooperatori Salesiani di Como. tori Salesiani di Como con esem- Bambino Ge:3ù; dopo la pausa
Ha guidato il ritiro il Delegato plare serietà d'impegno e profon- estiva si sono ritrovati il 23 set-
Don Benigno Ponti, che si è sof- da spiritualità.
tembre '89, c.lle ore 16,00, pres-
fermato in particolare sull 'Esor- Il Coordinatore ha riferito infine so le Suore Canossiane di Como
tazione Apostolica di Giovanni il pensiero espresso dal Rettor per riprendere l 'itinerario for-
Paolo Secondo «Christifideles Maggiore Don Egidio Viganò alla mativo sotto la guida del delega-
laici» , relativa alla vocazione e Prima Conferenza Nazionale dei to Don Benigno Ponti.
alla missione dei laici nella Chie- Cooperatori Salesiani, tenuta .a
sa e nel mondo.
Roma dal 29 aprile al 1 maggio
Ciascun Cristiano, elevato alla '89. È necessario, ha detto il Rettor PADOVA
dignità di figlio di Dio e consacra- Maggiore , aiutare l'uomo del no-
to dallo Spirito Santo, deve sentir- stro tempo a riscoprire il dialogo «Sembra positiva l'esperienza
si responsabile della salvezza dei con Dio riproponendogli il Van- dell 'incontro a cadenza mensile
fratelli ed esprimere la sua fede gelo secondo lo spirito di Don ~o- fissa, strutturato nelle due parti
viva con un'adesione quotidiana sco, cioè con competenza, sacnfi- (formativa e pratica). Per la prima,
alla volontà di Dio in ogni circo- cio, simpatia e gioia.
sembra essere gradito il tema ar-
stanza della vita.
I «laici» Cooperatori Salesiani. ticolato (nella specie, la «Christifi-
Alle riflessioni del Delegato è saranno così in sintonia con la deles Laici») con riferimento alle
seguita la relazione del Coordina- sfida dei tempi, contribuiranno norme del Regolamento. Per la
tore rag. Ferdinando Marchini, al recupero dell'identità comune seconda, l'aver richiesto ad alcuni
che ha presentato una sintesi delle a tutti i Cristiani e si avvieranno confratelli di parlare della propria
diverse attività formative e carita- al terzo millennio con stile rinno- attività apostolica ha creato inte-
Rinnoviamo l'invito a far pervenire
alla nostra redazione con urgenza
articoli, fotografie, notizie varie...
per favorire la partecipazione e far
crescere il senso di appartenenza.
10/ 106
/1 primo servizio
che si deve al prossimo
è quello di ascoltarlo.
Come l'amore di Dio incomincia
con l'ascoltare la sua Parola,
così l'inizio dell'amore per il fratello
sta nell'imparare
ad ascoltarlo.
D. Bonhoeffer

2 Pages 11-20

▲back to top


2.1 Page 11

▲back to top


resse e coinvolgimento/senso di domestiche che Gesù nel suo mi-
appartenenza.
nistero incontra ogni categoria di
Sempre in ottimo rilievo l'attivi-
del «Laboratorio M.M. per le
Missioni»: da settembre 88 a lu-
glio 89 ha spedito a vari enti Mis-
sionari 422 pacchi di vestiario e
scarpe, per complessivi 70 q .li.
Sono stati collocati anche para-
menti sacri rimessi a nuovo (vesti
da chierichetto, cotte, casule, 23
pianete con stola).
Gli Esercizi Spirituali si sono
tenuti a Villa Immacolata di Tor-
reglia, sui Colli Euganei. Sono
stati predicati dal Delegato Mon-
diale dei Cooperatori don Josè
persone nelle più disparate situa-
zioni di vita. Perciò la casa deve
essere il luogo dell'accoglienza ,
della pace, dove Cristo abita nella
ferialità della vita, dove i genitori
sono messaggeri di Dio, luogo di
conversione e di profezia della
vera ed unica casa.
Gli interventi che seguono dico-
no interesse e partecipazione dei
presenti. L'Eucaristia, dopo un
conveniente spazio di sollievo,
conclude la mattinata e nella pre-
ghiera comune la fraternità cresce
e si rinsalda.
Reinoso e con la partecipazione
di fratelli dei tre Centri di Pado-
va e Monteortone oltre che di ex
Allievi di Este».
(Dalla cronaca del Centro)
vente: 'Qual'è il vero bene di mio
figlio?' e di tener presente che si
è genitori con i propri figli e non
per i figli.
CORTICELLA
Significativa la cerimonia di
Corticella del 20 maggio in cui 15
Cooperatori/ci hanno fatto la loro
promessa. Erano stati preparati
durante l'anno dai due delegati
ispettoriali, ed ora, con molta con-
sapevolezza, hanno assunto l'im-
pegno di lavorare nella Chiesa
con spirito salesiano per la salvez-
za dei giovani.
BIBBIANO
Da tempo l'Associazione desi-
deraya fare un incontro a livello
ispettoriale per le coppie di Coo-
peratori. Non maI}cavano gli sti-
moli degli articoli 7 e 8 del nuovo
Regolamento di Vita Apostolica
che invita il Cooperatore sposato
a prendere consapevolezza dei
valori della famiglia, a formare
una chiesa domestica e a contri-
buire alla crescita umana e cristia-
na dei suoi membri.
Il giorno 16 aprile la casa di Bib-
biano ci accoglie con cordialità fe-
stosa e ci mette a disposizione gli
ambienti perché tutto si svolga nel
migliore dei modi. Ci troviamo su-
bito a nostro agio.
Sono presenti 12 coppie di
Cooperatori proveniennti da
Ferrara, Bologna, Casinalbo e
Carpaneto, più 2 coppie aspiran-
ti di Roncola, alcune mamme
cooperatrici e diversi bambini
da 1 a 11 anni. Non mancano il
Segretario Coordinatore, la De-
legata e il Delegato Ispettoriale.
D. Domenico Felici, dell'Ufficio
Pastorale della Famiglia di Reggio
Emilia, dopo la recita di Lodi , trat-
ta con molta profondità e compe-
tenza il tema: «Le famiglie degli
uomini e la famiglia di Dio» soffer-
mandosi particolarmente sulla 'ca-
sa' come luogo dove si realizza il
progetto di Dici. È lì, tra le pareti
Aglié. Centro Cooperatori nel giorno del «SÌ».
A pranzo la Direttrice e le :Sorel-
le della Comunità ci 'fanno vera-
mente sentire la festa. Il cortile poi
accoglie tutti: bambini e adulti per
una ricreazione insieme.
L'esperienza di Dario e Con-
cetta accompagnata dal ciangot-
tare di Caterina, l'ultima dei loro
tre figli, apre il pomeriggio. Li
ascoltiamo con simpatia e ammi-
razione. La loro è un 'esperienza
di crescita nella comunione alla
luce della Parola di Dio , nelle
scelte educative ispirate a D. Bo-
sco, nell'apertura, nel rispetto e
nell'accoglienza,
veramente
esemplare che ci commuove e ci
fa ringraziare e lodare Dio.
Conclude il Rev. D. Guido Zano-
ni, delegato ispettoriale che , dopo
una breve sintesi del lavoro della
giornata, indica come D. Bosco in-
segni ai genitori di chiedersi so-
Scrive una Cooperatrice:
<<. .. Al momento della promessa
ho sentito una forte commozione,
ma anche una grossa responsabi-
lità per questi impegni assunti,
per la piccolezza della mia perso-
na: dal mio cuore è salita una in-
tensa preghiera al Signore perché
mi aiuti ad essere fedele a questi
propositi. Ho pure ringraziato D.
Bosco di avermi dato la possibilità
di conoscere lo spirito della Fami-
glia Salesiana. Infatti se dopo il
mio matrimonio non fossi venuta
ad abitare a Corticella, difficil-
mente avrei potuto vivere questa
realtà e soprattutto non avrei avu-
to l'occasione di approfondire
l'opera e l'apostolato di questo
grande Santo.
Frequentando assiduamente
l'Oratorio Centro Giovanile ho im-
parato a scoprire chi era D. Bosco
11 / 107

2.2 Page 12

▲back to top


e cosa aveva significato la sua
opera per i giovani. Più leggevo
di lui e vivevo a contatto con le
Suore FMA, più sentivo di amare
quanto aveva fatto. Tutto questo
sollecitava il mio cuore ad aderire
al suo spirito ed a essere 'un pic-
colo granello' della sua opera.
Questo è quanto sento dentro di
me , ma penso che sia così anche
per tutte le altre persone che in-
sieme a me hanno fatto promessa
di dedizione ai giovani».
La Direttrice sottolinea il clima
di famiglia creatosi in questa oc-
casione sia nell'Eucaristia ben
preparata, sia nel momento di fra-
ternità e di festa.
SOVERATO
Vacanza a «rischio»!
È iniziata proprio così la vacan-
za con i ragazzi di «Provvidenza»,
la comunità che accoglie in Roma
ragazzi in difficoltà un rischio, al-
meno per noi, per la novità della
esperienza ed anche per le diffi-
coltà di preparazione del soggior-
no. Una vacanza con tutti gli «in-
gredienti» di un campo ricreativo
ed educativo. Dopo le occasionali
uscite festive con questi ragazzi,
Maurizio, Danilo, Marina e Ales-
sandro con l'ausilio di auto, guida-
te da Don Alfano e da Achille
Troiano, si sono avventurati con
cinque ragazzi verso la Calabria,
a Soverato, ospiti presso l'Istituto
Salesiano e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Una avventura fati-
cosa ed imprevedibile: mattinata
al mare, pasti buoni ed abbon-
danti, incontri educativi con Don
Alfonso, giuochi a quiz, dibattiti,
verifiche, gare sportive .. . strut-
turato il tutto in un originale
olimpiadi a punti.
Operazione, nonostante le in-
comprensioni iniziali e la difficoltà
a mettere insieme amicizia, disci-
plina, pienamente riuscita. I ra-
gazzi ne sono rimasti entusiasti ed
i loro comportamenti sono cam-
biati a vista d'occhio. È una espe-
rienza da non perdere.
Occorre che venga nel futuro
non come un momento isolato, ma
come punto fermo del progetto
personale di formazione di questi
ragazzi accolti in comunità.
Centro CC. FMA Ladispoli
Centro «Borgo D . Bosco» - Roma
«LA PROMESSA»
impegni
e
fedeltà
12/ 108
Impegnarsi per un futuro
sconosciuto vuol dire pre-
vedere e imporsi dei mezzi
pratici per mantenere vivo
nel cuore l'ideale al quale si
è dedicato: l'amore a Cristo
e ai fratelli in stile salesiano.
Sarebbe infantile e assurdo
credere che la forza della
fedeltà dinamica cadrà mi-

2.3 Page 13

▲back to top


Centro CC . FMA Ro ma - G inori
D . Rei noso in visita al Cent ro del Borgo D . Bosco - Rom a
SALMO 84
Beato chi ~bita
la tua casa·
Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L'anima mia languisce
e brama gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
Anche il passero trova la casa,
la rondine il nido / dove porre i ~uoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi!
Beato chi trova in te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio.
Passando per la valle del pianto
la cambia io una sorgente,
anche la prima pioggia
l'ammanta di benedizioni.
Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.
Signore, Dio degli eserciti,
ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.
Vedi, Dio, nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
Per me un giorno nei tuoi atri
è più che mille altrove,
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende
degli empi.
Poiché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina con rettitudine.
Signore degli eserciti,
beato l'uomo che in te confida.
racolosamente dal cielo
ogni giorno come la manna
ne l deserto.
Il Cooperatore quindi, ba-
sandosi sul suo Regolamen-
to, si traccia (nel cuore o sul-
la carta) un piano personale
di vita dove ha previsto:
- il suo ritmo di preghie-
ra e di vita sacramentale,
- i mom enti d i lettura e
studio personale, e di veri-
fica della propria vita,
- la sua partecipazione
attiva agli incontri, ritiri,
esercizi, convegni offerti
dall 'Associazione e dalla
Chiesa locale,
- e soprattutto la sua
volontà di rimanere aperto
ad ogni nuova domanda
del Signore, che abitual-
mente non lascia tranquilli
i suoi discepoli.
13/ 109

2.4 Page 14

▲back to top


L17 Marzo, giorno del mio compleanno, don Clau-
dio ha voluto abbinare alla mia festa anche l'investitu-
ra di Cooperatore Salesiano. Alle 6,15 la S. Messa per
le grandi occasioni, due sacerè.oti, sei chierichetti,
alla presenza di 120 ragazzi, aBsistenti e le suore.
Dopo il Vangelo, D. Claudio mi ha chiamato all'altare
ed ho letto la Promessa in Italiane, D. Claudio ha spie-
gato il significato dell'essere Cooperatore ai ragazzi
partendo dalle origini, dalla prima cooperatrice di
Don Bosco, mamma Margherita. Dopo mi ha conse-
gnato l'attestato e la medaglia di Don Bosco. Al termi-
ne abbracci a tutti! È stata veramente una cerimonia
bella e commovente: sono felice ed orgoglioso di
appartenere alla Famiglia Salesiana. Quì mi trovo
veramente bene: il lavoro non manca. In questo mo-
mento ci sono gli esami dei raqazzi, più una nuova
casa in costruzione, .. .la settimana santa, la S. Pa-
squa. Siamo molto impegnati e io collaboro ... come
Cooperatore! Che bello!
Luciano
È bene dare, se ci chiedono;'
ma è meglio capire
quando non ci chie'dono nulla.
E per chi è generoso
cercare il povero
è una gioia più grande
che donare.
K. Gibran
mLa1.spsr.1oomnaens.osa di un volontario
IVATO (Madagascar)
Da alcuni anni sono in pensione: le energie, gra-
zie a Dio, non mi mancano. Come utilizzarle? Ho pen-
sato così di mettermi a disposizione dei Salesiani del
Lazio e ho cominciato, con evidente paura e perples-
sità e con disapprovazione dei «miei» , a fare dei
viaggi in Africa, offrendo il mio modesto aiuto alla
nuova opera di Ivato (Madagascar). È stata e resta
un'esperienza unica e non facile da descrivere.
È nata e maturata così la vocazione in me del
Cooperatore Salesiano. In Italia ho frequentato un
corso di approfondimento, quanto mai prezioso per
liberarmi da dubbi e incertezze . In una delle mie
soste a Ivato ho deciso allora di fare la Promessa tra
quei meravigliosi ragazzi e con i miei fratelli sale-
siani missionari.
14/ 110
FRASCATI
In un Istituto-Scuola la nascita
di un Centro Cooperatori:
un esempio di coraggio
e di felice coinvolgilnento!
Con Don Bosco, al servizio dei giovani
E'
ormai un anno da quando pronunciammo la
promessa che faceva di noi dei «Cooperatori Sale-
siani». Eravamo in sei e non ci rendevamo conto di
quanto quella «promessa» fosse impegnativa e
quanto avrebbe influito sulla nostra vita. Non che
l'avessimo fatta a cuor legç·ero , sapevamo più o
meno quello che ci aspettava ma la realtà, si sa, su-
pera spesso le previsioni. Cominciammo, quasi in
sordina, ad interessarci ai giovani ospiti dell'Istituto
San Giuseppe e Santa Teresé1di Rocca di Papa, una

2.5 Page 15

▲back to top


cinquantina di ragazzi e ragazze di età compresa
tra i due ed i sedici anni; andammo a trovarli e ve-
nimmo a conoscenza di una quantità di situazioni
personali e familiari diverse e difficili con implica-
zioni quanti mai varie.
Una delle Suore dell'Istituto ci chiese un aiuto di
ordine essenzialmente scolastico e noi pensammo im-
mediatamente di coinvolgere i ragazzi e le ragazze
delle ultime classi del liceo di Villa Sara. La risposta
fu immediata e soddisfacente, ma purtroppo, forse a
causa della gravosità dell'impegno, l'aiuto non fu du-
raturo. Sopperimmo allora implicando in prima per-
sona i nostri figli ed alcuni loro amici.
Il servizio ancora oggi va avanti, sempre con
l'aiuto di Don Bosco e con la speranza di nuove o
rinnovate adesioni.
Ma non eravamo soddisfatti, volevamo offrire a
quei ragazzi (goccia in un mare) un po' di calore e
dell'aria di famiglia che la vita gli negava. Così deci-
demmo di organizzare, in occasione delle feste più
importanti quali il Natale e la Pasqua, qualche festic-
ciola e di offrir loro dei regali. Chiedemmo aiuto agli
amici di Don Bosco, perché, con le magre risorse de-
rivanti dalle nostre contribuzioni, (eravamo , e siamo
ancora, «sei gatti») non eravamo in grado di andare
molto lontano. La risposta fu pronta e generosa.
Pensammo, poi, che sarebbe stato bello far tra-
scorrere ai nostri nuovi amici qualche giornata con
noi , con i nostri figli e con altri che avessero avuto
piacere di stare insieme con loro. Ma avevamo pro-
blemi di spazio. Ne parlammo allora con il Direttore
di Villa Sara, Don Barraccu che, con generoso slancio
ci offrì ospitalità. Gli amici di Don Bosco, ma forse do-
vremmo dire le amiche, aderirono molto simpatica-
mente alla nostra richiesta di collaborazione e ancora
oggi preparano, per la terza domenica del mese, le
pietanze per i nostri giovani ospiti.
Cominciò così quella che è ormai una cà.ra con-
suetudine, che tutti ben conoscono e che prosegue
con piena soddisfazione dei partecipanti.
I ragazzi vengono molto volentieri a Villa Sara,
dove, dopo la Messa, giocano, pranzano e trascor-
rono una giornata sempre animata e sempre lieta.
È durante queste occasioni d'incontro che ab-
biamo preso l'abitudine di festeggiare i ragazzi che
hanno compiuto gli anni nel mese e di offrire loro
un regalino.
Frequentando questi ragazzi ci siamo resi conto
che presentavano anche problemi di salute, necessità
di visite e cure specialistiche, ecc... Abbiamo coinvol-
to, a questo scopo, alcuni generosi amici che ci hanno
aiutato a risolvere alcuni dei problemi più urgenti, gli
altri cercheremo di risolverli in seguito.
Ma, andando avanti, si sono evidenziate anche
manifestazioni del comportamento tali da denuncia-
re carenze affettive riconducibili all'assenza di quei
punti di riferimento normalmente costituiti dai geni-
tori. Purtroppo ben poco si può fare al riguardo, in
quanto la famiglia è di per sé insostituibile.
Anche di un padre spirituale, confessore, ave-
vano bisogno, e così abbiamo coinvolto Don Pug-
gioni che, con la sua grande esperienza, otterrà si-
curamente buoni risultati.
Poco abbiamo fatto e molto c'è ancora da fare.
Non corriamo certo il rischio di rimanere inoperosi.
Ci siamo occupati finora di una realtà che non è
unica; vi sono, qui e altrove , altri giovani che hanno
bisogno. Chissà che Don Bosco non ci faccia fare
qualche altra esperienza uguale o analoga a quella
meravigliosa che stiamo vivendo.
Cooperatori Sal. Villa Sora
Questo numero avvia il nuovo indirizza-
rio. A ogni Centro Ispettoriale arriveran-
no 50 copie per eventuali carenze. Per
nuovo, cambio, annullamento di indiriz-
zo rivolgersi all'Ufficio lspettoriale.
15/ 111

2.6 Page 16

▲back to top


Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 2• quindicina
BOLLETTINO !SALESIANO
Quindicinale di informazione e• di cultura religiosa
L' edizione di metà mese del BS è particolarmente de-
stinata ai Cooperatori Salesiani. Direzi one e ammini-
strazione: Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092 - 00100
Roma Aurelio - Tel 69.31 . 34-1.
Direttore responsabile : GIUSEPPE COSTA
Redattore: ALFANO ALFONSO - Via Marsala, 42 -
00185 ROMA - Tel. 44.50.185,; 49.33.51.
Autorlzz. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949 - e .e . Po-
stale n. 2-1 355 intestato a: Direzion e Generale Opere Don Bosco -
Tor ino - e .e .P. 462002 i ntestato a Dir. Gen. Opere Don Bosco - Ro-
ma. - Per cambio d'indirizzo Inviar e anche l'indirizzo precedente.
ROSINA E GINO COSTA
«Lascerà suo padre
e sua madre»
rroposte educativ
che hanno figli nell
dell'amore adulto
EDITRICE
ELLE DI Cl
16/ 112