Bollettino_Salesiano_199904


Bollettino_Salesiano_199904



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~FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NIL 1877

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LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
VERSO IL GIUBILEO:
PARLARE CON IL PADRE
Oltre al rapporto personale e al compimento della missione,
Gesù ci insegna un altro tratto filiale: l'invocazione, la lode,
l'intrattenersi col Padre: la preghiera. I vangeli ne parlano
abbondantemente. Vedendolo pregare
e ascoltando i suoi insegnamenti i discepoli sentirono
la voglia di fare altrettanto e scoprirono di non esserne capaci.
Perciò la domanda: "Insegnaci a pregare".
·Lapreghie-
ra di Ge-
sù ha molto
da vedere
con la sua
m i ssione.
Ne segna i
momenti
importanti .
Durante la
~regh iera ha luogo la sua
presentazi one pubblica, quasi l'i n-
vestitura per la missione : "Mentre
Gesù , ricevuto anche Lui il batte-
simo stava in preghiera, il cielo si
aprì .. . vi fu una voce dal cielo : Tu
sei il mio figlio , che io amo . lo ti ho
mandato" (Le. 3, 21-22). Un lungo
periodo di preghi era nel deserto gli
dà il senso di tale missione e la for-
za per resistere alle tentazioni , di
orientarla in forma diversa da quel-
lo che il Padre vuole. Non si lasce-
rà piegare dal potere, dal desiderio
della propria affermazione né dal-
l'apparente efficacia dei mezzi tem-
porali. Quando tra i discepoli deve
scegliere gli apostoli , affida al Pa-
dre la decisione : "Gesù andò sul
monte a pregare e passò tutta la
notte pregando Dio . Quando fu
giorno radunò i suoi discepoli e ne
scelse dodici e diede loro il nome
di apostoli" (Le. 6, 12-13).
Molti miracoli sono accompa-
gnati da un gesto di invocazione o
ringraziamento. Nella moltiplicazio-
ne dei pani "alzò gli occhi al cielo e
disse la preghiera di benedizione"
(Le. 9, 16). Simili gesti vengono ri-
cordati nella guarigione del cieco na-
to, nelle liberazioni dai demoni, nel-
la risurrezione di Lazzaro. "Sposta-
rono la pietra. Gesù alzò lo sguardo
al cielo e disse : Padre ti ringrazio
perché mi hai ascoltato. Lo sapevo
che mi ascolti sempre" (Gv. 11 ,41).
La grande preghiera di Gesù , quella
dopo l'ultima Cena, è un testamen-
to, uno sguardo sulla sua esistenza:
raccoglie i motivi della sua vita e
della sua morte, pronuncia la sua
critica al mondo, dichiara la sua to-
tale disponibilità al disegno del Pa-
dre, conferma l'amore ai suoi, prega
per l'unità e la perseveranza di tutti
coloro che parteciperanno alla sua
opera di salvezza.
La preghiera nell'orto e sulla
croce è l'accettazione di avveni-
menti , apparentemente avversi, co-
me venuti dalla volontà di Dio piut-
tosto che dalla malizia degli uomini.
Con essa consegna la vita nelle
mani del Padre. La preghiera di Ge-
sù appare così com e un atteggia-
mento costante, interno , che si ma-
nifesta in espressioni spontanee di
gioia, di ringraziamento, di invoca-
zione, di disponibilità, di riflessione.
Sullo sfondo di tutte c'è un'unica pa-
rola, Padre: "Ti benedico, Padre".
APRILE 1999 BS
Per il Padre ci sono anche tem-
pi e luoghi adatti ad una conversa-
zione tranquilla: i monti , il deserto,

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la notte, i luoghi solitari, la compa-
gnia di pochi amici. La sua preghie-
ra completa però è la vita che si
snoda secondo la volontà del Padre
e a servizio degli uomini. Perciò tra-
smetterà la sua esperienza e i suoi
insegnamenti con molti esempi , al-
cune parabole e poche raccoman-
dazioni fondamental i: pregate sem-
pre senza interruzione, fatelo in spi-
rito e verità, non dite però molte pa-
role , la vostra preghiera sia la vita
che si snoda sotto lo sguardo di Dio:
comprenda quindi atteggiamenti in-
timi, parole, azioni , rapporti, impre-
se , vita quotidiana; alla radice e alla
sorgente di tutto ci sia un 'unica pa-
rola: "Padre nostro".
Ap rile 1999
Anno CXXIll
Numero 4
fn copertina :
L'obiezione di coscienza è
un " volontariato" sui
generis, che può tornare di
grande utilità alla comunità
civi le e all ' organizzazione
re ligiosa impegnata
nel soci ale. Occorre
approfondire la ri fl ess ione.
(foto Santo Cieco.
obieuore di coscienza)
IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE:
G IANCAR LO MANIERI
Redazione: Maria Antonia Chinello -
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò -
Franco Lever - Fran cesco Mollo - Vito Orlando
11 SERVIZIO CIVILE
I "domboscati"
14 SOCIETÀ
Fermati, boia!
18 MISSIONI
Fioretti in missione
20 CONTROCULTURA
Un miracolo anzi " il miracolo"
23 CENTRALE
Santa Maria in Cosmedin
28 F.M.A.
Attra versare il confine
32 ON UNE
Passione a Malta
di DANIELE SANDRONI
di SILVANO STRACCA
di ANGELO BOTTA
di GIOVANNI ERIMAN
di NATALE MAFFIOLI
di MARIA ANTONIA CHINELLO
di GIANCARLO MANIERI
RUBRICHE
2 li Rei/or Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 l, el/ere - 8 fu Italia & nel mondo - 16 Box - 17 Zoom
- 22 Lei/era ai gio1•ani - 27 Osservatorio - 30 Libri - 34 Come Don Bosco - 36 Carta di Comunio11e
- 37 Il doctor J. - 38 Cultura salesiana - 40 Scheda - 41 1nostri Sa11ti - 42 / 11ostri morii - 43 Do11
Bosco a fu metti - 46 Solidarietà - 47 fu primo pia110/l'ocus
O È il cammino che indica a noi
per vivere e crescere come figli di
Dio. Oggi si deplora una certa inco-
municabilità tra genitori e figli : si par-
lano ma non comunicano. I figli non
raccontano i problemi e le preoccu-
pazioni. I genitori non riescono a
trasmettere valori e orientamenti di
vita. Si tiene conversazione su cose
banali per non dover affrontare un
conflitto. Nel nostro rapporto con
Dio ci sono a volte dimenticanza e
mancanza di attenzione. Ci può es-
sere anche "un parlare" senza con-
tenuto di vita: non la includiamo
nella nostra preghiera; non ascoltia-
mo quello che il Padre ci vuol comu-
nicare per renderla più piena. Si-
gnore insegnaci a pregare!
o
Collabora tori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Severino Cagnin - Ernesto Gattoni -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Bruno Ferrero -
Sergio Giordani - Bruna Grassini - Natale Maffioli -
Jean-François Meurs - Giuseppe Morante -
Marianna Pacucci - Fabio Sandronl -
Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter : Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Prog etto grafico e Impaginazi one:
Pier Bertone
Diffu sione : Giuseppe Corò (Rom a)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
19 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie)
in : Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in liammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) - Cile -
Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia - Ecuador -
Filippine - Francia - Germania - Giappone - India
(in inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda - Gran
Breta~na - Italia - Korea del Sud - Lituania - Malta -
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Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna - Sri Lanka -
Stati Uniti - T hailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire .
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Mariano Girardi) Via Marsala 42 - 00 185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Fotocomposizione : EDIBIT - Torino
Stampa: MEDIAGRAF s.p.a. - Padova
Don Bosco in the W orld
È possibile leggere in anti cipo
parte del prossimo numero.
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intestato a Direzione Generale
Opere Don Bosco, Roma.
BS APRILE 1999

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~
IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
SE NON FUMI
TI PAGO
Non si tratta di una rivoluzione per risolvere la dipendenza
tanto diffusa dalla sigaretta, ma di un progetto circoscritto
all'Olanda, un paese dove finora si sono sperimentate
altre iniziative sul piano etico che hanno diviso
le opinioni pubbliche europee.
L a novità questa volta
consiste nella giovane età
dei proponenti la sperimentazione .
I ragazzi tra i 12 e i 14 anni riuniti
in piccoli gruppi accettano
un contratto ché li impegna
a ri nunciare alle sigarette
per tre anni, sottoponendosi
a esami medici regolari .
Se tutti nel gruppo riusci ranno
a mantenere l'impegno ,
riceveranno alla fine 300 fiorini
ciascuno pari a 261.000 lire .
Se qualcuno del gruppo dovesse
invece cedere alla tentazion e,
tutti guadagnerebbero di meno.
La proposta si basa sull 'intuizione
di far scattare l'emulazione
all 'interno del gruppo.
Per ora a questo progetto
sperimentale partecipano 165
ragazzi . Fra tre anni si potranno
avere i primi risultati e quindi si
potrà procedere alla prima verifica.
la scommessa. Colpisce
la concretezza di questi giovani ,
che di solito passano per sognatori ,
che accettano di contentarsi
di un obiettivo limitato e intermedio
rinunciando al tutto e subito .
Si è di fronte a un esempio
di come possa risultare positivo
associare i giovani alle decisioni
per risolvere problemi reali
che li toccano da vicino.
Investire denari su una proposta
dei giovani che prospetta
un risultato di utilità sociale,
seppure limitato , appare
senza dubbio qualcosa
~i nuovo rispetto al passato.
E infatti una costante da parte
degli adulti pensare anche
al posto dei giovani e decidere
quale sia il loro bene.
Anche quando il bene
è decisamente solo presunto .
Il test appare doppiamente
interessante. Anzitutto è stato
formulato dai giovani stessi
di una scuola di Haarlem
trovando accoglienza presso
le aziende locali che hanno
offerto i fondi necessari .
E poi va sottolineata la fiducia che
una iniziativa giovanile ha riscosso ,
nonostante gli adulti abbiano
dovuto mettere mano al portafogli.
E su questa linea si può avviare
una riflessione , prima ancora
di conoscere i risultati
dell'interessante esperimento .
Dai giovani può venire la proposta
positiva per risolvere problemi reali
da cui non si trova una via d'uscita.
Nel caso specifico non si tratta
di una proposta utopica, ma molto
concreta, quotidiana e pratica.
Di utopico ha nulla. Forse solo
APRILE 1999 BS
O Se l'esperimento di Haarlem
fosse imitato anche in altri paesi
e su un ventaglio di questioni più
ampie della lotta al fumo , potrebbe
rappresentare una piccola svolta.
Specialmente se si considera
che i giovani, oggi, attraversano
una stagione di debolezza
non solo progettuale, ma anche
di scarsa rilevanza sociale.
O Mentre sempre più i pensionati
e gli anziani inquietano il sonno
dei banchieri e finanzieri che
devono far quadrare i conti pubblici
dei paesi dell'euro, la spesa per
i giovani non inquieta nessuno.
Se i soldi si investono sono ben
accetti , se non si investono
o restano nei residui passivi
degli enti , pochi si scandalizzano
e ancor meno si mobilitano .

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EINSTEIN E LA RELATI-
VITÀ. Caro direttore, il mio
professore di fi losofia dà per
spacciata la religione ... E, se-
condo lui , l'attesa sarà breve,
basta completare la teoria del-
la relatività di Einstein. Il "tut-
to è relati vo" porta fatalmente
all a caduta degli dei , cioè
degli assoluti... Sarà vero?
Paolo, Cremona
Caro Paolo, un sacco cli gen-
te nel corso dei secoli ha dato
per spacciata la religione,
pronosticandone la caduta cli
a poco ... ll risultato è che,
cli li a poco, tutti questi pseu-
do-profeti sono caduti, e la
religione c'è ancora. Aggan-
ciare poi la caduta alla rela-
tività, mi sembra quasi una
contraddizione. Se non esiste
assoluto non esiste nemmeno
relativo , e viceversa. Pensaci:
relativo a che ? Il concetlo di
assoluto non è escluso dalla
teoria della relatività, tutt' al-
tro , è postulato.
Comunque è bene che tu sen-
ta quanto scrive lo stesso Ein-
stein (caso mai fallo leggere
al tuo prof): "Que llo che l' u-
manità deve a personalità co-
me Budda , Mosè, Gesiì è, a
mio avviso, infinitamente piLì
elevato cli tutti i risultati del
pensiero analitico e specula-
tivo... Il nostro intelletto ha
una vista acuta riguardo ai
metodi e agli strumenti, ma è
cieco riguardo ai fini e ai va-
lori... Il mio lavoro di scien-
ziato consiste nello scoprire
come Dio ha disegnato il mon-
do naturale'" . Che ne dici ?
Un po' lontano dalla conce-
zione "einsteniana" del tuo
prof, non ti pare?
MEGLIO TACERE. Caro Di-
rettore, sto riflettendo che nel-
la vita è molto meglio tacere
che parlare. Capita così dap-
pertutto, tanto che certe volte
il parlare mi appare quasi as-
surdità. Rischi di farti prende-
re per scema. Io mi riti ro nel
bozzolo e chi s'è visto s'è vi-
sto : essere all a maniera degli
altri mi è impossibile. E poi
non ho trovato nemmeno un
prete per quattro chi acchiere
un po' profonde, o megli o mi
sono accorta che sono molto
uomini anche loro e cioè han-
no poca saggezza. Proprio di
quella invece io ho bisogno.
Cerco di stanare da sola le
tracce che Dio - come dicono
- ha disse.minato nel mondo.
Ma poi, ce ne sono? Sono as-
salita da molte paure. Vorrei
attorno a me persone un po '
migliori, a cominciare dal mio
fidanzato , per poter sperare di
diventare anch 'io un po ' me-
glio di quello che sono. Ma a
volte c'è da abbattersi...
Vittor ia , Palermo
Cara signorina, cerco di ri-
spondere alle molte questioni
che pone. Prima cli tutto "par-
lare" non è mai un' assurdità.
Tutt'altro: è un' azione com-
piutamente umana, spesso è
anche un analgesico, nel sen-
so che fa bene "fisicamente",
certo! E la saggezza non è
esclusiva cli nessuno (pe r for-
tuna!): Dio distribuisce sag-
gezza a suo insindacabile giu-
dizio ... Cosl c'è lo scienziato
pazzo e l'ignorante savio, il
laureato imbecille e I' illette-
rato scaltro... il politico diso -
nesto e il nomade gentiluo-
mo... ma io credo che un piz-
zico di saggezza l'abbia riser-
vato a tutti: anche il più de-
mente tra gli uomini ne ha
quanto gli basta per arrivare
a Lui.
Ha ragione da vendere quan-
do afferma cl' essersi accorta
della "umanità" del prete. Pri-
ma era magari un po' nasco-
sta dalla talare , ma adesso
che veste più o meno come
tutti, si vede bene che è un
uomo a tutti gli effetti, con i
pregi e difetti propri cli que-
sto... animale! Sua patria è la
terra, e cerca di vivere per
prepararsi un futu ro miglio-
re... non solo il futuro prossi-
mo, ma anche quello remoto.
E, per vocazione, dovrebbe
ricordare anche ai suoi simili
che "c'è un banchetto prepa-
rato per tutti..." .
Sì, Dio ha seminato nel creato
tracce di sé, un po' ovunque.
Si tratta di acquistare quella
sensibilità religiosa partico-
lare che ci permette di scoprir-
HOH 50 5€ ~ONO io
A 50LLEI/A-QE
LA C~C6
))
O' E\\. LA Cl20CE A
SOLLEVARt1I P4 ìE!ZRA
ne almeno qualcuna, tenendo a cantare, sapendo cli avere
presente che Dio è sempre le ali!" Stia bene.
dove meno sospetti che sia.
Vede , signorina , noi uomini
siamo fatti cosl: fasciati da IL FRATE DELL 'ASPRO-
molte paure piccole e/o·gran- MONTE. Egregio Direttore,
di , quasi soffocati dalle con- ho seguito su RAI 3 la tra-
venzioni, dalle etichette, dalle sm issione sul frate dell'Aspro-
mode, dagli sguardi della gen- monte che attira migli aia di
te , dai pregiudizi... anche no- persone ... Ho sentito quello
stri. È difficile uscire da se che dice. Che c di nuovo?
stessi, difficilissimo rompere Cosa dice che non è detto nei
incrostazioni secolari, "esse- Vangeli? "Guai a chi non cre-
re alla maniera deg li altri" ... de, beato chi crede. .. ". Cosa
Lei stessa scrive che certe pre- ci va a fare da lui tutta quella
tese sono fiwri tempo. Comun- gente? E quando alla fine del-
que continui pure a pretende- le sue prediche egli prega in
re questa non facile pe,fezio- lingue strane, cosa dice? In
ne dalle persone (soprattutto che lingua parla? E che dire
preti, ma anche dal suo fidan- dell'intervista con il professo-
zato, e.. . da se stessa! ): credo re americano sulle guarigioni
sia l'attività umana piLì pro- di pazienti che pregano e che
mettente e benefica.
non pregano?
E... non si abbatta! Lotti con
tutte le for ze per non perdere
P. Egidio, Santhià
il suo "punto di riferimento": Proprio per questo , caro P.
migliore di quello che ha scel- Egidio , il ji-ate montanaro at-
to non c'è! Le ricordo un an- tira , perché non c'è niente di
tico detto cristiano: "Sii con nuovo, perché quello che dice
Dio come l'u ccello che sente non è farina del suo sacco ,
tremare il ram o ma continua ma di quello di Gesiì . È Lui
APRILE 1999 BS

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che attira non ji-a Cosimo... non so che dirle. So che talvol- degli animali?); le vittime tut-
Vede, capita sempre così. Pro - ta, quando hai il cuore gonfio te vittime sono, ma alcune so-
vi a rileggere alcune cose det- di qualcosa , non ti preoccupi no illustri e altre oscure. Que-
te da i santi, magari proprio di come esprimi quello che ste sono le regole. Che vuole
da quelli che p hanno atti- senti o che hai. .. non è ùn- fa rci? E non si meravigli de l-
rato fo lle numerose, i più fa- portante la lingua, la lettera- le manipolazioni... sono tanto
mosi insomma, che ne so: san tura, il modo di esprimersi in- comuni che ormai sono diven-
Francesco d'Assisi, san Gio- somma, è invece importante il tate una regola. Purtroppo! E
vanni della Croce, san Fran - moto del cuore, che a volte non ho rimedi. Purtroppo .
cesco di Sales, santa Teresina usa linguaggi tutti suoi, fatti
del Bambin Gesù, e, mi per- di sospiri, mugolii, gridi... o
metta, Don Bosco... S' accor- non so cosa ... Le grandi emo- GIUSTIZIA SARÀ FATTA.
gerà che non c'è niente di zioni, i desideri profondi, gli Caro Direttore, ho il cuore
personale in quel che dicono, aneliti sublimi non hanno una gonfi o di do lore .. . Un fra tel-
se non il modo, forse: essi ri- lingua specifica, la inventano lo, che ho aiutato in tutti i
dicono più testualmente di al- di volta in volta! Come il do- modi dandogli pure le lenzuo-
tri le cose dette da Gesù e in lore, , o l'amore. Ha notato la perché non poteva compe-
più ci mettono dentro tutta la quanti linguaggi diversi per rarle, cui ho voluto bene come
propria vita, o meglio la più esprimere questi sentimenti? fosse un fig lio, il giorno in cui
limpida coerenza con le paro- Non si dice forse: quei due si gli ho chiesto di ai utare mio
le che predicano, a riprova amano "pazzamente" .. . Infi- fig lio malato (che per di più è
del "Non sono piiì io che vi- ne, mi spiace molto cli non suo fi glioccio), non so lo ha ri-
vo, ma vive in me Cristo" di avere opinioni sul professore fi utato, ma lo ha cacciato di
san Paolo.
americano. Non ho visto casa perché, dice, non soppor-
Per quanto attiene alla pre- udito la trasmissione.
ta gl i ammalati. Esiste più la
ghiera in lingue strane. . . mah!
riconoscenza? Come può giu-
dicare Dio un uomo simile?
APPELLI
Per opere missionarie cer-
co gratis cartoline nuove
e/o usate, italiane e non;
cartoline religiose e santi-
ni; immaginette vecchie e
nuove; calendarietti tasca-
bili vecchi e nuov i; schede
telefoniche usate, italiane e
non; francobolli usati, ita-
liani e non; grazie. Indiriz-
zate a: Rosario Amendo-
la, Piazza del Popolo, 1 -
87031 Aiello Calabro (CS).
Cerco ex componente fa n-
fara bersaglieri "GOITO" ,
diretta dal Ten. Leandro
Bertuzzo di Vicenza, per
avere il canzoniere com-
pleto dei bersaglieri. Vac-
carino Giuseppe, Via Mi-
lano, 26 - 92014 Porto
Empedocle (AG).
MASS ACRI E MASSACRI.
Spett.le redazione, ho appreso
dalla Rai del massacro in In-
Lettera fi rmata:
"Una triste mamma"
donesia di sei cristiani per una Cara signora. .. come può con-
sollevaz ione musul mana [... ]. statare sulla sua pelle, la ri-
Mi ha colpito il fatto che la conoscenza non ha dimora
notizia sia stata trasmessa da quaggiù. E tuttavia la miglior
canali secondari, senza com- vendetta ce l' ha insegnata Cri-
menti, mentre qualche anno fa sto stesso, quando ha detto di
quella de l massacro di sei perdonare, che 11011 vuol dire
monaci in Algeria andò sulle rinunciare alla giustizia , ma
prime pagine di tutti i giornali desiderarla fino al punto da
e nelle TV principali. I sei demandare a Dio I' incomben-
monaci fra nces i valevano più za di applicarla, se l'uomo non
dei sei cristi ani indones iani? ne è capace. Dio non paga il
Dott. Ma rchetta
sabato, si dice , ma quando
paga, non gli sfitgge nulla.
Caro dottore, molti fattori Quando leggo lettere come la
vanno tenuti presenti perché sua mi sovviene sempre la no-
una notizia abbia visibilità. tissima storiella del' uomo che
Primo fra tutti che serva a attendeva pazientem ente se-
fare audience, inoltre che sia duto sulle rive di un fiume ...
politicamente conveniente, che "Che stai aspettando?", gli
risponda alla linea del media fu chiesto. "Che passi il ca-
che la pubblica , che susciti davere del mio nemico!", a
reazioni emotive a catena... significare che una giustizia
Mi dedico alla lettura delle
storie delle chiese (come
struttura) e chiedo ai lettori
del BS di inviarmi la storia
delle chiese della loro città
(descrizione e fotografia) ,
indirizzando a Gulotta Lui-
gi, l sp. Sup. SUPS, Com-
missariato Polstato "Bran-
caccio" 90127 Palermo.
Insomma di una notizia oggi
si misura "peso" politico, sto-
rico, economico, sociale, psi-
cologico, emotivo ... perché,
vede , una notizia o è "appeti-
tosa" o non esiste. Vog lio di-
re, per approfondire la consi-
derazione, che i carnefici so-
no tutti carnefici, ma alcuni
sono più carnej,ci di altri (ri-
corda i porci della fatto ria
c'è e prima o poi verrà appli-
cata, senza fa llo.
Non ci è stato possibile pub-
blicare tutte le lettere perve-
nute in redazione. Ce ne
scusiamo. Provvederemo a
suo tempo alla pubblicazio-
ne o alla risposta personale.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza :
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
001 63. ROMA Bravetta
fax 06/656. 12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS APRILE 1999

1.8 Page 8

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IN ITALIA&NEL MONDO
LAOROTAVA,
SPAGNA
FILATELIA
SALESIANA
Il gru ppo filatelico "Las Pin-
taderas" ha organizzato nel
dicembre scorso la sua " V"
EXPOFIL", mostra filatelica
su temi re ligios i e salesiani ,
presso la sala di es posizione
del collegio salesiano "S. !si-
dro" di La Orotava . L' Ammi-
nistrazione comunale ha prov-
veduto a installare presso la
mostra uno Sportello Postale
Ufficiale con il timbro com-
memorativo (Cfr. foto) che
coincide con il logotipo del
50° di presenza salesiana nel-
la Valle di La Orotava. Nove
g li espos itori. Tre le collezio-
ni particolarmente interessan-
ti , che avevano per tema
" Don Bosco nel Mondo", " I
viaggi di Giovanni Paolo Il",
" Don Bosco e la sua opera
nella filatelia mondiale". Nel
corso della manifes tazione è
stato messo in ev idenza come
Don Bosco sia in asso luto il
santo più . .. filatelico, nessu-
no ha av uto tante em iss ioni
quanto lui .
_.,5
José I.I' Gomls Segui
1,pa1l-JdoOOCOff90S.912
'1ALENCIA. tEs~3)
MEDELLIN,
COLOMBIA
VACCINAZIONE
CONTRO
LA VIOLENZA
La "Ciudad Don Bosco" di
Medellin ha organi zzato la
"Giornata di vaccinazione
contro la violenza" tra i 600
ragazzi di età com presa fra i
IOe i 18 anni che frequentano
la scuola. La giorn ata è con-
sistita nel sim ulare le cam-
pagne di vaccinazione orale
fatte per srad icare le malattie
infa ntili . Salesiani e professori
hanno installato vari tavoli nel
cortile e con contagocce in ma-
no somministravano l'antidoto
(nient 'altro che succo d 'aran-
cia) a tutti quelli che volevano
fars i vaccinare. I più piccoli ,
accors i in massa, hanno preso
la cosa come divertimento, i
più grand i l' han no invece fatto
con grande serietà. Molti gior-
ni dopo, quando qualcuno per-
deva le staffe, si sentiva dire:
"A costui il vaccino non ha
fatto effetto! " . È stata un ma-
gnifica iniziativa e una seria
riflessione per tutti.
ROMA, "PIO Xl"
NUOVO
LABORATORIO
GRAFICO
Il dicembre scorso è stato
inaug urato il nuovo laborato-
ri o grafico ( 1500 mq!) de l
CFP "Pio Xl", il grande istitu-
to salesiano ubi cato ne l quar-
tiere Appio-Tuscolano. Ha pre-
senziato don Luc Van Looy
in rapp resentanza ciel Rettor
Magg iore, all a presenza di
fun zionari civ ili e dei mass i-
mi esponen ti del mondo indu-
TIRANA, ALBANIA
OLTRE I LUOGHI
COMUNI
" Quando si parla di ragazze
albanesi viene subito in men-
te il traffico e lo sfruttamento
della prostituzione ... Di que-
sto siamo coscienti . Appren-
diamo il dramma dalla viva
voce di tante ragazze che in-
contriamo quotidianamente.
Per questo ci ch ied iamo cosa
si può fa re ... ". Le FMA di
Tirana hanno trovato una ri -
sposta bussando all a porta del
direttore di un conv itto stata-
le, situato non lontano dal
Centro Don Bosco. Qui sono
ospitati 170 ragazzi e 25 ra-
gazze, dai 15 ai 18 anni , che
frequentano una scuola e let-
troni ca pubblica. Il direttore
ha lasc iato g li ambienti aperti
alla iniziativa delle suore. Si è
rivelata una realtà incredibile:
striale grafico coi quali il Cen-
tro è a stretto contatto co ll a-
borativo: Assogrqfici, Feder-
graj; Confederazione Na zio-
nale Artigiani, Istituto Poli-
grqfico e Zecca dello Stato,
Banca d' Italia, Tipografie di
Camera e Senato, ecc. Han no
dato la loro ades ione il Gover-
natore de lla Banca d ' Italia Fa-
zio e il Sindaco Rutelli. Il Pio
XI è una scuo la di prestigio:
vi site, stages aziendali , corsi
di qualificazione e riqualifica-
zione per il personale, offerta
di spazi per open houses e
cento altre ini ziative l' hanno
portata più vo lte a lla ribalta.
umidità, freddo , mancanza di
strutture igieniche, ragazzi sot-
tochiave e senza punti cli rife-
rimento ed ucat ivo. Le suore
hanno iniziato corsi di lingue,
di recupero sco lastico, atti v ità
di ricamo e di artigianato lo-
cale che può aiutare le g iova-
ni a pagare la pensione, trop-
po alta per le loro possibi li -
... La via della formazione
professionale resta la carta
vincente .. .

1.9 Page 9

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-
.deodocumentario
E un vi
· gini
che racconta, con_imma -
estive e inedite, le sto
s_ugai alcuni martiri mIss10~
nnean..
d·1 que
dai 6
sgteisuuilttiimUCi CIS1eI· c·11n
anni ,
· 7 mo-
Salvador nel '89 , a1 . I
naci trucidati in Algeria n~
'96 alle 5 suore uccise in
,
Liberia
nel
92,
~1
france-
da
scano trucidato in Ruan
nel febbraio '98 .
tate
Le storie sono p~esen
dal cardinale Tornni._ . .
Si tratta di un suss1d10 di-
stribuito da:
.
servizio di Animazione
Audiovisiva d F·de 1/C
Via di Propagan a ,
0018 7 ROMA
Te/ 06. 699.41 .224
Fa~: 06.698.80.150
MEN09
1~rnm1u11m11\\1\\1111rVATPICOASNTEE
&. . .
-
I
~;l;,;t JUB!LAEUM A
11
Giubl\\L-0 A.D. l'2S - Be_a.nedld X lii
1Jubike Yea1 A.I). 17~
Jubil:iunaj.lh r A.O. I
5 aenedikt Xlii.
1725. Sulla busta commemorativa delle poste
vaticane è rappresentato papa Benedetto Xlii,
il domenicano cardinale Pierfrancesco Orsini,
pugliese, che aveva retto successivamente
le diocesi di Manfredonia, Cesena, Benevento,
Eletto alla vigilia del Giubileo,
lo celebrò con solenne sobrietà,
CATANIA
PRIMA ASSEMBLEA
NAZIONALE MGS
In Sicilia, a Catani a, dove il
M GS è nato 25 anni fa, si è
tenuta la Prima Assemblea
Nazionale del mov imento gio-
vanil e sales iano, cui hanno
parteci pato circa 150 assoc ia-
ti, in rappresentanza di tu tte
le rea ltà sa lesiane itali ane.
T ripli ce lo scopo, commemo-
ra ti vo da una parte (nato 25
ann i fa in Sicil ia, è divenuto
nazionale IOanni fa, nel 1988,
anno centenari o dell a morte
di Don Bosco); organ izzativo
dall 'altra (la preparazione al-
1' importante Confronto Euro-
peo che si terrà da l I O al 7 ago-
sto prossi mo sul tema : "Cit-
tad in i d ' Europa cittadin i del
Mondo"). Il terzo aspetto del
Convegno è stato quello dell a
verifica apostolica e operativa
del movimento in vista del
grande Gi ubi leo onn ai alle por-
te. Identità, soggetti , amb iti,
mete sono stati oggetto di ri -
fless ione e approfondimento at-
traverso dibattit i assembleari
e gru pp i di lavoro , per la ri-
scoperta della spiri tualità del
mov imento, la sp iri tualità gio-
vanile sales iana.
IL GIUBILEO DEGLI SCHIAVI
QUADRO GENERALE:
È un periodo di relativa calma per l'Europa. L'anno
del Giubileo muoiono lo zar Pietro il Grande e il
compositore palermitano Alessandro Scarlatti.
L'anno prima era nato a Konisberg lmmanuel Kant.
li papa volle dare all 'anno santo un andamento di
rigorosa austerità penitenziale : così proibì il carne-
vale e tutti gli addobbi , i festini che venivano organiz-
zati per i pellegrini nel corso dell 'anno , abolì anche il
gioco del Lotto , allora molto in voga. Ogni sfarzo ven-
ne eliminato: vietò per esempio ai sacerdoti di indos-
sare le parrucche , e limitò le grandi luminarie dei pas-
sati giubilei. Ai commercianti impose di non alzare i
prezzi dei generi alimentari.
Egli stesso percorse le strade della città su modeste
carrozze , salmodiando con devozione durante il tragit-
to , partecipando di persona alle grandi processioni pe-
nitenziali, visitando i carcerati, servendo gli infermi,
ascoltando le confessioni.
Due gli avvenimenti clou di quell'anno memorabi-
le : l'apertura della meravigliosa scalinata di Trinità dei
Monti e, soprattutto, il riscatto da parte dei padri Re-
dentoristi di 370 schiavi a Tunisi ; condotti a Roma e
battezzati con ogni solennità, furono poi lasciati liberi
di stabilirsi nella città o di essere rimpatriati nei rispetti-
vi paesi d 'origine .
Molte le visite di personaggi illustri : re Edoardo lii
con la regina Clementina ; la regina Maria Stuart ...
Molte anche le canonizzazioni: santa Agnese di Mon-
tepulciano , sant'Alfonso di Mongrovejo , san Gio-
vanni della Croce , san Luigi Gonzaga , san Stani-
slao Kostka , santa Margherita di Cortona , san Gio-
vanni Nepomuceno, il servita san Pellegrino Laziosi.
8S APRILE 1999

1.10 Page 10

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l00annifa
Illustrato dalla figura seguente, il BS dell'aprile 1899
presenta la visita al "Collegio-Con vitto
e Colonia-Agricola Don Bosco" di Cac/zoeira
do Campo, Brasile, nella regione "Minas Geraes".
La strada, che ci conduce al Collegio, serpeggia su di
una vetta spiccando fra l'erba sempre verde; già lontano
a' pi~' di un monticello oscuro, spicca il villaggio di ca'.
choe,rq do Campo come per dar vita al superbo panora-
ma. Discendiamo quasi insensibilmente, e circondando
le radici di un monte, ad un tratto sbuchiamo in faccia ad
una stretta gola fra due montagne, che ci pe1mette di ve-
lo dere campi e colline, una delle quali ci lascia scoro-er·in
parte il bianco edifizio del Collegio "Don Bosco"; di-
rest_i una bianca cicogna, adagiata fra le erbe, specchian-
dosi nel torrente che serpeggia grazioso nel fondo della
valle.
S'ode un frastuono a dritta; in profondo burrone, in
mezzo a folta foresta si precipita il torrente, formando
una bella cascata di più di 25 metri a piomoo.
Lasciamo per ora questa meraviglia e continuiamo il
viaggio fra i campi; si attraversa su di un ponte, si cir-
conda u1~~ collina e quasi _d ' improvviso spicca l'impo-
nente edifJZJo fra le verdi arnole della Colonia Agricola.
Po11ati dalla brezza già si odono gli accord.i di una banda
istrumentale in un col passerìo di voci infantili, come
pulsazioni della vita ed allegria che regna fra quel recinto
dall'aspetto austero.
L'edifizio è un gran quadrilatero a due piani sorto
sul'.e s?lide mura ~he anti~amente componevano quar-
t1e1 e d inverno pe1 soldati portoghesi qua stazionati per
trattenere sotto guanto di ferro queste popolazioni. Nel
centro dell ' antica facciata ancor si vede lo stemma del-
1'antica autorità locale colla data del 1779, sovrastato
dalla corona di Portogallo. Semplice ma eleo-ante è la
sala di ingresso, da cui penetriamo nel gran co~tile. Due-
centocinquanta vispi giovinetti, divisi per età, si trastul-
lano .spensieratamente coll 'allegria in volto, specchio di
coscienza tranquilla.
APRILE 1999 BS
FIGLINE VALDARNO
ben due vagoni di lignite per
l'oratorio di VaJdocco. Nella
foto il vecchio oratorio, ora
100 ANNI DI BENE
"Piazza Don Bosco" e il nuo-
vo, durante la celebrazione
Figline ha ce lebrato i cento centenaria. Un particolare in-
anni di ininterrotta presenza teressante: sul! 'altare del la
sales iana... Anche Don Bo- concelebrazione campeggiava
sco vi si fermò , ospite del sin- il grande stendardo dipinto
daco Giuseppe Ri ghi , impren- proprio a Figline in occasione
ditore (possedeva diverse mi- dell a beatificazione di Don
niere di lignite) . Don Bosco Bosco. La grande torta com-
dovette far colpo, come sem- memorativa raffigurava il vec-
pre, se riuscì a guadagnarsi chio e il nuovo oratorio!
ANCONA
ECCEZIONALE
ln questo mese di aprile Pri-
mo Bevilacq ua, per 30 an ni
presidente dell ' Unione exal-
liev i della città dorica, com-
pie trionfalmente i suoi pri -
mi .. . 100 ann i di vita, ancora
pieno di salute, e di sp irito.
Fondatore ass ieme a Giam-
paoli di una delle industrie
dolciarie di spicco in Italia, la
"Giampaoli" appu nto. A suo
dire l' hanno sorretto in questa
lunga parabola tre pilastri:
Dio, lavoro e fami glia. Aller-
gico alle sigarette e ali ' alcoo l
" non per nulla, dice, mi chia-
mo Bevil acqua", è cresciuto
dai sales iani che ha amato co-
me sua seconda famiglia. Nel-
la serata del 4 febbraio tra gli
ospiti "centenari " di Porta a
Porta , la nota trasmissione di
Bruno Ves pa, era presente e
pimpante anche lui.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Obiettori di coscienza: finalmente la nuova legge è arrivata.
NON IMBOSCATI
MA ''DONBOSCATI!"
di Daniele Sandroni
La proposta salesiana
verso gli obiettori
di coscienza si pone
tra esperienza educativa
e scelta vocazionale.
Essa si configura
come una irrepetibile
occasione da parte
dei giovani di crescere
verificando "sul campo"
i propri ideali e da parte
dei salesiani
di incontrare persone
disponibili a scelte
di forte valenza
vocazionale.
S e la coscienza è il giudizio che
viene dall'interno della perso-
na, oppure dal "grillo parlan-
te" di turno, l'obiezione di coscien-
za è il conflitto tra la regola che una
collettività impone a un soggetto e
l'idea di quest'ultimo: "anche se lo
Stato mi obbliga a compiere questa
azione, io disubbidisco e sono di-
sposto a pagarne le conseguenze!
L'alternativa sarebbe la mortifica-
zione della mia coscienza". Già da
questa affermazione il lettore può
essere portato a giudicare il fenome-
no come una demagogica utopia o
un idealismo radicale.
È difficile per l'istituzione capire
l'obiettore, in quanto la logica è que-
sta: una comunità ha bisogno di rego-
le, di chi le faccia rispettare e di chi
punisca i trasgressori. Colui che viola
le leggi, deve essere punito per pre-
venire il rischio di emulazione, che
creerebbe nel tessuto sociale scom-
pensi non facilmente assorbibili.
Tra i diversi ambiti in cui è emer-
sa la possibilità di fare obiezione
(spese militari, aborto, sperimenta-
zione animale) quello di maggior ri-
lievo, sotto il profilo della riflessio-
ne compiuta, è il servizio militare.
L'OPZIONE
DI COSCIENZA
La legge 772/72, che ha reso pos-
sibile l'adempimento dell 'obbligo del
servizio di leva mediante un servi-
zio alternativo non armato o un ser-
vizio civile, è stata considerata la
soluzione attraverso la quale divie-
ne improprio parlare di obiezione,
dovendosi preferire, piuttosto, il
concetto di ' opzione di coscienza';
il che sembra riduttivo, per non dire
superficiale.
La cosa a nostro parere deriva dal
non aver preso in considerazione la
natura 'profetica' della scelta di al-
cun i obiettori: "io non credo in una
società che consideri la violenza co-
me strumento per risolvere i conflit-
ti , ma credo nell'amore come arma
di difesa! Una scelta diversa mi uc-
ns APRILE 1999,

2.2 Page 12

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LEVA 1998
Aeronautica
Carabinieri
Esercito
Finanza
Marina
Polizia
Servizio civile
Vigili del fuoco
Esonerati
19.952
12.500
112.773
1.352
11.987
2.500
68.000
4.358
69.469
ciderebbe dentro e questa intuizione
la voglio comunicare al mondo, an-
che pagando di tasca mia".
Oggi con la definitiva abrogazio-
ne della 772 e la recente legge 230
dell ' 8/7/1998 si è irrevocabilmente
affe1mato che sussiste un vero e
proprio diritto di obiezione di co-
scienza al servizio militare che, se
non rileva alcuno dei casi di incom-
patibilità, porta il giovane ad una
quasi perfetta equiparazione con i
'colleghi' soldati. La normativa non
si può considerare un punto di arri-
vo ma un 'importante tappa nel diffi-
cile percorso dei 'profeti della non
violenza' .
GIOVANI E OBIEZIONE
DI COSCIENZA
Senza voler compiere analisi so-
ciologiche o di costume circa le
realtà giovanili , appare costante, nei
giovani di oggi - e forse di tutti i
tempi - il fascino verso la radicalità.
Essi apprezzano chi compie scelte
definitive, chi spende la vita per
degli ideali, chi segue una chiara e
coerente linea di pensiero, perché
sono alla ricerca di come investire
la propria esistenza.
Questa radicalità può risultare più
o meno palese; la scelta del servizio
civile è un~occasione per renderla
manifesta. E chiaro che l'obiettore
può essere più o meno motivato, ma
la realtà di lavoro con cui deve fare
i conti costituisce comunque una
palestra della mente e dello spirito.
Insomma, la coscienza potrebbe
anche non essere stata la causa pri-
ma dell'obiezione, tuttavia opportu-
namente sollecitata attraverso medi-
tate esperienze di servizio, può es-
sere messa in crisi e porta.re il gio-
vane a decisioni capaci di orientare
ori-orientare la vita.
SALESIANI E OBIEZIONE
DI COSCIENZA
I salesiani, abituati dalla attenta
sensibilità del loro fondato.re a co-
gliere tutte le opportunità di crescita
nei giovani, hanno subito intuito il
'business' educativo: ci viene offer-
to un anno di tempo di un giovane:
lo facciamo vivere con noi , gli fac-
ciamo svolgere un servizio verso i
più piccoli ... Farà bene a lui stimo-
landolo alla riflessione sulla dire-
zione da imprimere alla propria vita
e sarà di indubbio giovamento alla
società che potrà contare su forze
fresche e motivate.
Certamente potranno emergere dif-
ficoltà: in effetti gli slanci ideali
vengono spesso attutiti da una realtà
quotidiana molto più faticosa e me-
schina e dalle incertezze stesse del
soggetto, non ancora definitivamen-
te orientato. Altro intoppo è costi-
tuito dalla permanenza continuata in
una comunità religiosa. Risultereb-
be difficile per qualsiasi famiglia
accogliere in casa prop1ia una per-
sona, spesso un estraneo, per un in-
tero anno; ancora di più se si trattas-
Gli enti che hanno obiettori sono
rappresentati a livello nazionale
dalla CNESC (Consulta Nazionale
Enti di Servizio Civile) a cui aderi-
scono anche i salesiani.
Gli obiettori che hanno presentato
domanda nel '98 sono stati 68.000.
Gli obiettori inviati alle opere salesia-
ne, secondo la convenzione, sono
stati 650.
Gli obiettori assegnati ai maggiori enti
sono così distribuiti: 5000 alla Cari-
tas, 3500 alla Federsolidarietà, 3000
all 'ARCI.
La maggior parte degli obiettori so-
no impiegati in enti di piccole dimen-
sioni . Molti di questi sono Comuni ,
ASL, Comunità montane, ecc. Le am-
ministrazioni che hanno una conven-
zione per l'accoglimento di obiettori in
servizio civile sono circa 2.300. Alcu -
ne sono molto grandi (il comune di
Roma ne ha più di 100).
Anche alcune regioni e perfino dei
ministeri hanno stipulato convenzio-
ni per avere obiettori. Il campo del-
l'amministrazione pubblica è quello in
cui si intravede la maggior possibilità
di sviluppo degli obiettori per il prossi-
mo futuro , con qualche riserva sulle
modalità di impiego.
La domanda di obiezione di co-
scienza continua a crescere. Un
salto decisivo è stato fatto nell'88-89,
in seguito all 'equiparazione , nella du-
rata, del servizio civile a quello milita-
re . Attualmente la durata è di 1O me-
si. Non si prevedono ulteriori riduzioni
dei tempi della ferma.
APRILE 1999 BS

2.3 Page 13

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se di un ragazzo senza grossi slanci
di riconoscenza. Che dire poi di
quelli che, in barba alla natura reli-
giosa del! 'istituzione, pur profes-
sandosi atei, vengono ugualmente
assegnati ali 'ente salesiano? Le si-
tuazioni di disagio sono facilmente
immaginabili (si pensi, per fare solo
un esempio, ai momenti di preghie-
ra prima e dopo la mensa ... ).
UN CASO DIVERSO
In alcuni casi tuttavia la collabo-
razione è proficua e il servizio ri-
spondente alle finalità dell ' istituzio-
ne. Abbiamo sentito in proposito
Sergio Durando, giovane cooperato-
re salesiano, incaricato della forma-
zione degli obiettori. Intervistato
sull' argomento lui, che vive immer-
so nella quotidianità della tematica,
parla di tre tipologie di obiettori:
l' imboscato, il tiepido e il convinto.
Questi sono i possibili livelli di par-
tenza, sta alla struttura aiutare i gio-
vani a cerca.re dentro di le do-
mande e le risposte, perché ciascu-
no possa fare il suo cammino.
Uno dei punti-forza formativi de-
riva senza dubbio dalla vita comuni-
taria che costringe gli obiettori a re-
gole, orari, attenzione agli altri, dia-
logo, confronto... Altra strategia è
il meccanismo dell'angelo custode
che si affianca al nuovo arrivato.
Una cosa è certa: ai salesiani, edu-
catori per vocazione, viene offerta
l'occasione di lavorare a tempo pie-
no con un giova.ne nell ' età delle
scelte che è contemporaneamente
operatore e destinatario della pasto-
rale giovanile. Questo è senza alcun
dubbio un fatto di grande rilevanza
educativa e vocazionale.
Certo il fallimento è sempre die-
tro l ' angolo, spesso causato dall'ec-
cessiva fretta di buttare nella mi-
schia le nuove forze che il Ministe-
ro destina ali 'Ente, rischjando la
sindrome del 'tappabuchi' .
Gli obiettori, afferma Sergio, non
possono considerarsi, in quanto tali,
'educatori alla fede' , ma potenziali
testimoni di essa, e portatori/anima-
tori nel territorio di una cultura non
violenta, di tolleranza e di mondia-
lità... L'obiettore è culturalmente
sensibile alla lettura delle ingiusti-
zie (anche quelle più sciocche tra
ragazzi)! La scelta di fare obiezione
può essere la miccia che innesca in
lui la volontà di vivere seguendo gli
ideali che finalmente ha l'opportu-
nità di mettere in pratica per un pe-
riodo di tempo sufficiente a matura-
re orientamenti definitivi .
Crediamo inoltre che non sia da
sottovalutare il fatto che alcuni pos-
sano anche assumere un ruolo di ge-
stione diretta di un oratorio: ciò per-
metterebbe ai salesiani di dedicarsi
più direttamente aqa guida spiritua-
le e sacramentale. E chiaro che, per
un compito a così alta valenza edu-
cativa e carismatica, la preparazione
pedagogica e il profilo morale devo-
no essere senza incertezze e i ruoli
chiari e definiti .
INTUIZIONE EDUCATIVA
E SCELTA VOCAZIONALE
Il servizio civile costituisce, quin-
di , un'occasione privilegiata di in-
contro con soggetti già predisposti a
scelte forti. Per questo è necessario
dedicarvi progetti e risorse. Il gio-
vane è sensibile alla possibilità di
fare qualche cosa per gli altri. Il ser-
vizio può dunque costituire l'occa-
sione di una scelta, che, vissuta in
un contesto stimolante, e opportu-
namente seguita, è suscettibile di af-
fascinare il soggetto fino a legarlo
per l'intera vita.
La Chiesa si è aperta all 'obiezio-
ne di coscienza al servizio militare,
tanto da definirla 'significativa scel-
ta profetica' . Nel Catechismo per
adulti si legge ' ... risalta il signifi-
cato educativo che può avere la
scelta degli obiettori di coscienza di
testimoniare il valore della non vio-
lenza sostituendo il sevizio civile a
quello militare' ... Ancora più espli-
cito si configura il matrimoruo tra
obiezione di coscienza e congrega-
zione salesiana, come ricordavamo,
date le enormi potenzialità educati-
ve e vocazionali che può sprigiona-
re l'incontro con questa tipologia di
giovani.
Con l'approvazione della nuova
legge, anche in ambito salesiano si
deve cogliere l'occasione per aprire
nuovi 'cantieri di riflessione' che
permettano di meglio posizionare
gli obiettori di coscienza ali' interno
della comunità educativa, in consi-
derazione del loro peculiare ruolo
civile.
È necessario tenere presente che
un giovane che compie il suo servi-
zio con fredda e scrupolosa legalità,
rimanendo silenzioso, senza mai
esprimere il proprio parere, è spesso
più preoccupante di chi La pensa di-
versamente e lo dice.
Daniele Sandroni
BS APRILE 1999

2.4 Page 14

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Anno 2000: nel mondo vige ancora la pena di morte: chi la
di Silvano Stracca
"Il Papa ferma
la mano del boia".
Ricordate questo titolo
sulle prime pagine
dei quotidiani a fine
gennaio? Giovanni Paolo
II aveva appena lasciato
l'America. Le sue parole
contro la pena di morte
nella città di Saint Louis
erano rimbalzate in ogni
angolo degli Stati Uniti.
Un "no" deciso sino
a sfidare l'impopolarità
in un paese dove
l'opinione pubblica,
aapnpcrhoevcaazt.ntomlicaag,g.wranza
la pena capitale.
L a condanna del Papa s'era le-
vata nel Missouri, il quarto
degli States per numero di
esecuzioni , 33 in venti anni. " Ame-
rica, decidi di abolire la pena di
morte, che è crudele e inutile". Per-
ché la dignità della persona umana
non deve mai essere negata, nem-
meno a chi ha fatto del mal e. La so-
cietà moderna infatti possiede gli
strumenti per proteggersi "senza ne-
gare in modo definitivo ai criminali
la possibilità di ravvedersi " .
Prima di partire il Papa chiede al
governatore del Missouri la grazia per
un detenuto nel braccio della morte.
"Abbia pietà per Darrel Mease".
Mease è un triplice omicida, reo
confesso, che avrebbe dovuto essere
giustiziato il 26 gen naio. L'esecu-
zione era stata rinviata proprio per
non farla co incidere con la visita di
Giovanni Paolo II. Una decisione
APRILE 1999 BS
LAV1S1TA Giovanni Paolo II rinnova l'invito agli americani contro lecondannecapitati:sono «crudeli einutili»
«Abolite la pena di morte»
Da Saint Louis appelw del Papa contro il razzismo
•RlnnO\\'O l'appello afflncl~ si decida di abolire la pena
d! mone lnu1ilcecrudele•1. Da Saint Louls UPapa 6wr
nAto Ieri sul tema del rtnuto di ogni condanna capllnle.
In un·orTl(!Jla lnccntratnnm,'Orasul tema dclladlresi, d('],
l!1 vlt.a, Giova nni Paolo Il h.1 ln vllll to a rispettare In cli
gnità di ocnl persona. •Non dev'essere m.1! negata - ha .
detto dur:mtc !'omelia dl!lla Messa celebrata di fmnto a
120 mila persone-. nemmeno a chi ha fo tto del male. I.1
società motlcma possiede gli strumenti per proteggct-i;I
scnw. neg.1.ro in modo dcllnlllvo ai criminali b possibt
lltà di rnV\\'1.'Clersh•. ll P:11111, che al termine della celellra•
zlone h.1. inoontrato R05e Parker, la do11n:i di colore che
riOutandod i cedere il posto a un blnnoosu un autobus
d!edollvla neglianni'SO:ilmovirnenlo doidlrittlclvili.
hn lnvltnto anche a cancellare ogni forma di raz2ls111u
Alla fine dc\\ millennio- ha spiegato Gio\\·annl Paolo li
ò urgente PQrre flnca questa pL"tga .:hu i vostri vesco\\ I
hanno definito WlO ~e\\ mu.1 1plù pcrslsten1i edlstrulli1 I
per la VOlitrn naiionen. In notlata Il Pa11.1 ha lascialo In
aereoSah11 Loulsalla \\'Oltatll Romn,tlo\\'eGIWlgel'aque,
sta mattln11,
~del),g,'ne 2el
LE COSE NON POTRANNO CONTINUARE COME PRIMA
e WJ-CAMf'M
,,
onre sipolel..u sblocr:nre, la questlo11cdella pena di morte nel IIIOrl•
do.' Noi europei a rl/re che la cvnriam,a a morie 110n ha gimtif1ct1
zionc nisul plano di'// 'ttldtò nt su quello della Ulilitci socia/1;e l'.A•
mula1a r ispondenclu!lapmndif1JOl'Utum1f'U110Starquaachi
ha/àU1J piùchc 11l'ddut. Chl fla lta:i.scJ /11)11 ulcre11Cdw, dim l '.A•
mulro. Viene 11cdso chl hn/am,qualcosa di piil: ha 1urisocvn crudeltò ,o f
hu rllriso r uiokntato. o hn 11a:iso epoi /,a ua:iso a,u:vm.
L/J sro11tro tro Europa 1r/lmerfctl ero diu:ntatom1clw 1m dissc1"1$1l trr,
t Papa eCii11ttm. C.omt si J)()/1:ua sblo«areq11tsta sllllm:lnne,/erma ai 11111 1
tocontm muro? acmduto ln1. ntl modo pili inatteso: l'inurpret.edel di•
ritt.o alfa uita i andato in ca.sa del p()rtal.'00?dt:I dirli/a 1/i morte, eha ur/,1-
t.o lt proprie mci.ani, che $0flO due: la pena di morte IIV1itta all'omkldn /
pflicrudeledell'omicldla, perchét fn/lflfa nondaldlsvrdineedalf'/rru, ,
lzionalitn.madall'ordf1uiraz/on.a/eper eo:;elltnu,: fordi11edel/oS/atù; 1
rd i Cnurl/.e: non mwa dlminuireg/1 omlddi. anzi dd l'idro che fa L'sta
~
ual/;(lpaco:se o11CMloStotola togllt, un ci1tadinoqunlsiasflapuOtoglU'-
(OOlltl111ianp.11i\\irn 1ti)
======·' =--=è!
presa soprattutto per non rischiare
un nuovo isolamento internazional e
degli USA , già in difficoltà per l'e-
stesa opposizione ai raid militari
sull 'Iraq.
GLI STATES
BANDIERA DI CIVILTÀ
Non sembravano molte, dunque,
le speranze di un gesto di clemenza
di Mel Carnahan, il governatore
protestante da tempo iscritto al par-
tito della " morte di Stato". Del re-
sto, altri analoghi pass i del Papa
erano risultati vani. Gli ultimi due
nel 1998. I politici americani, av-
versando la pena capitale, sanno di
mettersi contro i sostenitori del boi a
e di perdere i voti. Come è successo
al cattolico Mario Cuomo, che nel
1994 perse la poltrona di governato-
re di New York per la sua crociata
contro la pena di morte. Lo stesso
Clinton oggi si guarderebbe bene
dal condannarla pubblicamente. Il
giorno di Natale, Giovanni Paolo II
ha invitato g li uomini di buona vo-
lontà a impegnarsi per bandire la
pena capitale. Gelido l'atteggiamen-
to dell a Casa Bianca. Un portavoce
rispose laconicamente che l'ammi-
ni strazione democratica apprezzava
lo spirito dell ' appello papale, ma
non vedeva motivo per prendere ini-
ziative contro una misura che rite-
neva necessaria. Un "no" che Clin-
ton ha ripetuto a Woityla a Saint
Louis. Il Papa era appena tornato a
Roma, quando dall ' al di là dell 'A-
tlantico le agenzie di stampa diffon-
devano la noti zia della grazia con-
cessa a Darrel Mease. Carnahan,
scosso dalle parole del Pontefice,
aveva commutato in ergastolo la pe-
na di morte. Così il pluriomicida del
Missouri, anziché essere il 512°
giu stiziato dal 1976, finiva in un'al-
tra statistica giudizi aria. Quella me-
no macabra, ma molto più esigua,
dei 37 condannati che si erano mira-
colosamente salvati poco prima del-
l'appuntamento col boia.
Subito sono divampate le polemi-
che. Carnahan è stato immediata-
mente preso di mira dai fan della
" morte di Stato". Compromettendo-
ne la can-i era politi ca. A nulla è val-
so che il governatore si difendesse
ass icurando che la " grazia per Mea-
se era stata un a decisione una tan-

2.5 Page 15

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pratica non sono le nazioni più arretrate.
tum , non un segnale di cambiamen-
to". Contro di lui si sono mobilitati
tra i primi i familiari delle vittime di
Mease e tutte le associazioni pro-
forca, preoccupate che il movimen-
to abolizionista potesse lanciare una
nuova campagna d 'opinione pubbli-
ca servendosi del Papa.
L'OPINIONE PRO-BOIA
Un timore non infondato. A diffe-
renza di altre battaglie contro il boia
che non fanno più notizia, che non
finiscono più neppure in un trafilet-
to sulle pagine interne dei quotidia-
ni, la commutazione della pena otte-
nuta da Giovanni Paolo II era stata
riferita con enfasi da giornali e tele-
visioni di tutto il mondo. L' autore-
vole New York Times l'aveva persi-
no messa in prima pagina. Tutto
questo era un indubbio incoraggia-
mento per le organizzazioni aboli-
zioniste. Forse si stava per aprire
una breccia nel muro della generale
indifferenza.
Soprattutto, la vicenda poteva sve-
gliare il mondo cattolico, che è il
gruppo religioso più consistente, ma
ancora troppo tiepido contro la
morte di Stato. Dopo le chiarissime
parole del Papa, diventa difficile per
ogni cattolico non procedere a un
esame di coscienza approfondito
sulle proprie ambiguità e responsa-
bilità. Il "miracolo" del Missouri
poteva segnare finalmente una svol-
ta nell'atteggiamento di una Chiesa
che sinora era parsa troppo lenta,
pigra, svogliata, a mobilitarsi. Per
non urtare il diffuso sentimento pro-
boia.
MACABRI CONTEGGI...
Sono cinquanta i reati per cui ne-
gli USA viene comminata la pena
capitale. Più di tremila i morituri in
attesa nei mattatoi di Stato, soprat-
tutto negli States del Sud. Sono
ventiquattro gli Stati dove la pena di
morte è legale ed applicata dopo il
1976, quando la Corte Suprema la
dichiarò costituzionale. E sono quat-
tordici quella dove è legale ma non
viene applicata. Quattordici su cin-
quanta. Soltanto undici quelli dove
tale punizione estrema non è previ-
sta. In trentadue Stati si ricorre ad
un'iniezione letale. In undici è in vi-
gore la sedia elettrica, moderna e
macabra tecnologia per uccidere,
che a volte fa cilecca e l'esecuzione
si trasforma in una penosa agonia.
Otto Stati invece preferiscono il
gas, e il ricordo va subito alle male-
dette camere di Hitler e quattro han-
no adottato l'antico metodo da Far
West, l'impiccagione, con qualche
raccapricciante tocco di modernità!
Due poi preferiscono il plotone di
esecuzione.
... E TRAGICI NUMERI
In tutto sono ancora novantuno i
paesi del mondo che mantengono
nella loro legislazione la pena di
morte. Sono nazioni del! ' Africa, del-
!'Asia, delle Americhe, dell'Europa.
Citiamo a caso: Afghanistan, Alge-
ria, Arabia Saudita, Bangladesh,
Bielorussia, Cina, Corea del Nord,
Corea del Sud, Cuba, Egitto, Giap-
pone, India, Indonesia, Iran , Iraq,
Kenya, Nigeria, Pakistan, Russia,
La famigerata sedia elettrica.
Karla Tucker, 38 anni, pochi giorni
prima di essere giustiziata.
✓/7
/
I
I / \\\\ _,
G,__..../i
Sudan,
via Co
N,el /s
--~ ) Yugosla- /
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2375' p~er
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f~ien"c'e" o(unadrann--
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Ur\\a .
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denti la mag-
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-. . , ioni si sono
concent~ :in po · ·· paesi. 1644 a-
vrebberQ<avuto luogç in Cina, 143
in Iran, 1'22 in Anrffia Saudita e 74
negli Stat( Uniti. Queh i quattro pae-
si detengono il triste primato delle
esecuzioni capitali, con 1'84% del
totale.
UN DIFFICILE CAMMINO
La metà dei paesi del mondo ha
ormai abolito la pena di morte di di-
ritto e "de facto". Sessantacinque
l'hanno abolita per tutti i reati.
Quindici ammettono alcune ecce-
zioni alla legge dell 'abolizione, con-
dannando alla pena capitale per reati
eccezionali ben definiti, e per i reati
commessi in tempo di gue1n. Venti-
quattro stati si possono considerare
abolizionisti di fatto , nel senso che
essi mantengono nella legislazione
la pena di morte come possibilità,
ma in realtà non eseguono più con-
danne da più di dieci anni.
In totale sono centoquattro i paesi
che hanno abolito la pena capitale
sia nella legislazione che, ovvia-
mente, nella pratica. Ora, dopo le ri-
petute condanne del Papa, è lecito
sperare che altri paesi seguano l'e-
sempio di questi. In vista del Giubi-
leo è stata comunque lanciata con
forza una campagna per una mora-
toria delle esecuzioni, cui partecipa-
no cattolici e laici, credenti o non.
L'associazione "Nessuno tocchi Cai-
no" è particolarmente attiva in que-
sto campo. La speranza è che si
giunga ovunque a una legislazione
umana. Il Papa continua ad afferma-
re con forza che la pena capitale è
perfettamente inutile. E visto che i
delitti continuano imperterriti, 11011
si stenta a dargli ragione.
O
BS APRILE 1999

2.6 Page 16

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:.~\\_••12)©•••~l------------1
BREVISSIME DAL MONDO
VATICANO . Una novità per
il Giubileo del 2000 sarà il
fatto che esso veJTà celebra-
to "con uguale importanza e
dignità" anche in Terra San-
ta. Per la prima volta un an-
no santo avrà dunque due
centri Roma e Gerusalem-
me. Anche per la Terra San-
ta è stato pubblicato un ca-
lendario particolareggiato
delle celebrazioni, come è
già stato fatto per Roma.
BARCELLONA. Anche que-
sta fine millennio sta scate-
nando previsioni, profezie
cabalistiche, letture divinato-
rie ... È in libreria un volu-
me "Il codice segreto della
Bibbia" che sta diventando
un best seller, almeno in
Spagna, dove il pubblicista
Michael Drosnin con l'aiuto
di un programma informati-
co si è lanciato alla scoperta
dei messaggi occulti del Li-
bro Sacro... C'è sempre qual-
cosa di nuovo ... e stram-
TORINO,
GIULIA COLBERT
MARCHESA DI BAROLO
UNA PRECISAZIONE
Gent.mo Direttore. Le chiedo
che pubblichi questa mia pun-
tualizzazione relativa alla no-
ti zia presentata nel numero di
Novembre '98 alla pagina 8,
con il titolo "Don Bosco lasciò
la Barolo perché le sue opere
non avevano carattere educa-
tivo". Desidero comunicarle
APRILE 1999 BS
palato da registrare in tempi
particolari come il finire di
secoli.
ROMA . Nel prossimo mese
di maggio si terrà il summit
mondiale del volontariato
cattolico cui parteciperà lo
stesso Pontefice. L'impor-
tante assise sarà preceduta
da un congresso internazio-
nale di tutti i cristiani impe-
gnati nell'assistenza e nel-
l' aiuto in tutto il mondo. A
ottobre inoltre è in program-
ma il vertice mondiale di
tutte le religioni, un altro ap-
puntamento di grandissimo
rilievo destinato a fare sto-
ria come quello di Assisi.
MILANO . Centomila gio-
vani si sono dati appunta-
mento a Milano per festeg-
giare l'a1Tivo del 1999, vi-
gilia del 2000. Si è trattato
del XXI incontro dei giova-
ni Europei organizzato dalla
comunità di Taizé.
che la Barolo varò la prima
riforma carceraria nel regno
sardo, introducendo I'a lfabe-
tizzazione e l'assistenza reli-
giosa tra le detenute; fondò in
Borgo Dora la prima scuola
"popolare per fanciulle pove-
re"; diede inizio, con il marito
Tancredi, al primo "as ilo in-
fantile" d'Italia, in anticipo sul
Ferrante Aporti; fondò una
congregazione di educatrici, le
Suore di S. Anna; accanto al
"Rifugio" dove lavorò lo stes-
so Don Bosco, vanno annove-
rate altre opere educative: il
collegio delle "Maddalenine",
I"'Ospedaletto santa Filome-
na", il "Laboratorio san Giu-
seppe", le "Famiglie di Ope-
raie, !"'Orfanotrofio delle Giu-
liette". Si potrebbe continuare
la li sta delle attività e delle
opere che collocano la Barolo
e il marito Tancredi tra gli
educatori del popolo, così co-
me Don Bosco. Ringrazio per
la precisazione che vorrà pub-
blicare. A. M. (Roma). Dove-
rosa re ffijica .
ROMAUPS
CONVEGNO
SULL 'ORIENTAMENTO
La Facoltà di Scienze de lI'E-
ducazione dell 'Università Pon-
tificia Salesiana, sempre at-
tenta ai tempi e alla evoluzio-
ne del pensiero pedagogico,
ha organizzato un convegno
sull'orientamento, che è cer-
tamente uno degli aspetti più
importanti per affrontare I'at-
tuale fase di transizione verso
una nuova fornrn di soc ietà
che potrebbe essere definita
"società della conoscenza".
Relatori noti e affermati si
sono succeduti sul podio per
ESTORIL, PORTOGALLO
CAMBIO AL VERTICE
La OMAEC è l'organizzazio-
ne mondiale degli exalunni/e
delle scuole cattoliche, la cui
forza numerica è decisamente
consistente: 150 milioni di per-
sone educate in 240 mila isti-
tuti scolastici cattolici del mon-
do. Essa è accreditata presso
le maggiori organizzazioni co-
disegnare il quadro possibile
e probabi le della società del
2000, evidenziando l'urgenza
di figure carismatiche, capaci
di orientare, nella confusione
massiva di proposte e mes-
saggi provenienti da ogni par-
te. Illuminante a questo pro-
posito il tema generale del
convegno: "Giovani, orienta-
mento ed educazione", che
evidenzia i destinatari, il taglio
delle relazioni e l'ottica che
accetta una visione personali-
stica dell ' uomo, in cui l'edu-
cazione sottolinea le finalità
fondamentali della persona:
sviluppo fi sico, intellettuale,
affettivo, etico e spirituale.
me l'UNESCO (organizzazio-
ne educativa , scientifica e cul-
turale delle Nazioni Unite),
l'ECOSOC (consiglio econo-
mico e sociale del'ONU),
l'UNICEF (fondo delle Na-
zioni Unite per l'infanzia), la
FAO (organizzazione per l' a-
limentazione e /' agricultura),
la OIT (organizzazione inter-
nazionale del lavoro), e ancora
il Consiglio d' Europa di Stra-
sburgo, ecc. e collabora con le
maggiori organizzazioni mon-
diali non governative. Ebbene
c stato un cambio ai vertici.
Alla scadenza del mandato del
presidente Miche! Lesueur,
alla prestigiosa carica è stato
eletto un exallievo salesiano,
il professor Antonio Pires. Nel-
la foto il momento del pas-
saggio delle consegne.

2.7 Page 17

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SLIEMA, MALTA. Tante
iniziative all 'Ostello O-
sanna Pia che accoglie
giovani senza casa e/o
con gravi problemi fami-
liari. L'intenso program-
ma di reinserimento fa-
miliare e sociale viene fi-
nanziato dalla sensibilità
del governo, dalle offerte
di benefattori ed estima-
tori dell'opera e dall 'in-
ventiva di don Charles
Cini. Stavolta ha optato
per una mostra di cera-
miche d'autore ad altis-
simo livello artistico . In
foto la visita del ministro
dell 'educazione.
POZNAN , POLONIA . Il
cardinale Glemp , prima-
te di Polonia e succes-
sore nella sede prima-
ziale del cardinale Au-
gust Hlond, ha presiedu-
to la solenne celebra-
zione commemorativa
per i 50 anni dalla morte
del noto prelato salesia-
no, ormai avviato agli al-
tari , fondatore di ,una
congregazione religiosa,
innovatore e riformatore.
Alla sua figura e alla sua
opera è stato dedicato
anche un convegno di
studio.
ROMA, BORGO RA-
GAZZI DON BOSCO. Il
sindaco Rutelli ha voluto
essere presente alla
chiusura del cinquante-
nario dell'antica opera
degli Sciuscià. In una cor-
nice festosa si è incon-
trato col Rettor Maggio-
re, ha visitato l'opera gio-
vanile, ha posato col sim-
patico gruppo di anima-
tori musicali "Gulliver''. Il
Sindaco si è presentato
con il più giovane consi-
gliere della sua giunta,
Assogna Giovanni , 23
anni , exallievo del Bor-
go , proveniente da una
famiglia di cooperatori.
PORTICI , NAPOLI . "Nel-
le sedi delle associazioni
sportive - scrive un let-
tore - è quasi impossi-
bile trovare un'immagine
religiosa", solo coppe,
medaglie , ritratti di gio-
catori , poster, labari. Ci
ha pensato lui: nella se-
de dell'Inter club "M. Mo-
ratti" di Ottaviano cam-
peggiano ora un quadro
di Don Bosco e un arti-
colo dal titolo significati-
vo: "Quel talent scout di
Don Bosco", in ricono-
scimento dei tanti talenti
sfornati dagli oratori sa-
lesiani. Mazzo/a, Baresi ,
Rivera ...
JACMEL, HAITI. La co-
munità FMA di Jacmel ,
125 mila abitanti , abita
uno dei quartieri più
poveri della città , e diri-
ge una Scuola Magistra-
le di 113 alunne e una
scuola Elementare sta-
tale con 538 bambinil,e .
Molti altri frequentano I o-
ratorio, la catechesi par-
rocchiale, il centro gio-
vanile. I disagi non sono
pochi: un camion (!) rac-
cog Iie ogni giorno gli
studenti dei villaggi più
remoti. Ma è necessario
un internato , e le suore
ci stanno pensando.
ORGOSOLO. Il vicepar-
roco don Graziano Mun-
toni, ucciso la vigilia di
Natale, aveva scelto di
stare dalla parte degli
ultimi. Suo modello era
Don Bosco, di cui studiò
il sistema pedagogico ,
tanto da dedicargli la
sua tesi di laurea _in so-
cio Iog ia. Aveva Impe-
gnato la vita per i giova-
ni, creato un oratorio
con sale di catechismo ,
gioco e cucina ... "per-
ché doveva essere co-
me una famiglia dove si
può spezzare insieme lo
stesso pane". Stava per
ina ugurarlo, n o n h a f a tto
in t e mpo . Era tra \\' a ltro
un lettore del BS.
BS APRILE 1999

2.8 Page 18

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Giuseppe Ballin voleva andare in Palestina, e studiava l'arabo.
FIORETTI
di Angelo Botta
DI UN MISSIONARIO
Aveva 26 anni, età in cui
tuffarsi in situazioni
nuove è uno spasso.
Ha fatto il missionario
fino ai 75 suonati, poi
un ictus gli ha bloccato
ambedue le gambe
e il braccio sinistro.
"Ti rimane il destro,
perché non scrivi?",
gli ha detto un amico.
Battere con una sola
mano i tasti della Olivetti
non è allettante.
Annoiarsi sulla sedia
a rotelle lo è anche di
meno... Sono nati
"Ifioretti di un
nzissionario ".
APRILE 1999 BS
G li Ayorei arrivarono per la
prima volta verso il tramon-
va e veniva da un estremo all'altro
sotto la spinta di un numeroso grup-
to, mentre la partita di calcio po di Ayorei che correvano tutti,
si svolgeva tranquillamente nel cam- compatti e schiamazzanti , nella stes-
po della missione. Mantenevano il sa direzione. Li guidava il cacico.
consueto ordine di · · · ·
Aveva il fischietto e soffiava con
interprete in testa
forza quando il pallone entrava in
to. Si disposero i
porta, mentre i giocatori gridavano
torno al campo,
a squarciagola: goal! Continuarono
siti, mentre il e
per un bel po' finché, stanchi e sod-
"Che cosa stan
disfatti, si sdraiarono a tena, e il ca-
conono dietro a
cico restituendo il fischietto com-
e le danno calci
mentava: "Bello gioco pallone!".
da una parte e l
ché non si m
spingere tutti i
quello ferma
~H-'~ er LA PRIMA LEZIONE
Il gruppo etnico in mezzo al quale
le mani?". L' i
r · sionari lavoravano erano i Ma-
suo meglio per
zione del caci
•ko 1desso erano apparsi gli Ayo-
~ ma nel campo di calcio. Poi,
bitro: quando
eriggio, mentre don Ballin
mavano tutti.
c1t il breviario, in chiesa. Sen-
Chiusa la par
- •' 1 ' una parola incominciarono a
se rientrò in e
consueto Ja n.c.1y,i; I iJ. _
~ ? notte di luna piena, il pallone and
' onzolare osservando meravi!:!lia-
It/ J~_sta_tu~. 'QuandO 1.1prete alzo,Ogli.
ace I , h vide radunati sotto il gran-

2.9 Page 19

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L'inviarono nel Chaco... non sapeva che esistesse.
de crocifisso che dominava il pre-
sbiterio. A bocca aperta guardavano
l ' uomo che pendeva in croce.
Il missionario si avvicina e uno
gli domanda: "Perché lo tieni in-
chiodato così? Che male ha fatto?".
Don Ballin non risponde. Gli pren-
de la mano e gli fa toccare i piedi
del Cristo. L'indio rimane di stucco:
quello non è un corpo umano. Tutti
vollero toccare. Seguì la prima le-
zione di catechismo: Dio muore per
noi. Molti mesi dopo alcuni chiese-
ro il battesimo, gli altri no, ma ritor-
narono nei loro boschi convinti del-
la bontà di Dio.
INGABBIA
Gli Ayorei erano temuti per la loro
crudeltà... era anche per reazione
davanti alla persecuzione dei bian-
chi. Il primo avvicinamento avven-
ne . . . in una gabbia! Così. Gli operai
di un allevamento stavano percor-
rendo la zona a cavallo, alla ricerca
di una mandria di vacche, quando
videro apparire due Ayorei, sui quali
si precipitarono al galoppo roteando
i lacci. Uno riuscì a fuggire l'altro,
un ragazzo , catturato reagì come una
belva. Dovettero legarlo per con-
segnarlo alle autorità del villaggio
che, a loro volta, decisero di inviar-
lo a quelle di Asunci6n, la capitale.
Il viaggio si faceva in nave, lungo
il fiume Paraguay. Per non tenere le-
gato il prigioniero lo misero in una
grande gabbia sul ponte. Fu che
don Dotto, arrivata la nave a Porto
Guaranf, entrò senza paura e se lo
fece amico. Poi prese l' aereo, andò
ad aspettare l'ayoreo nella capitale,
convinse chi di ragione a conse-
gnarlo a lui e lo riportò a Porto
Guaranf, alla missione. Lo chiama-
rono Giuseppe, e fu l'amico di tutti ,
specie dei ragazzi. Diventato cristia-
no, ritornò tra la sua gente. Così
nacque la fiducia degli Ayorei verso
i missionari.
di coltivare la terra: che cosa poteva
venire su a costo di fatiche, che la fo-
resta non offrisse gratuitamente?
Un mattino don Ballin disse ai ra-
gazzi : "Ho fatto un sogno. In questo
te1Teno, a due spanne di profondità,
è nascosto un tesoro. Lo cerchia-
mo?". Entusiasmo generale, vanghe
e badili apparvero come per incanto
e a mezzogiorno una buona parte di
terreno era per aria. Dopo il pranzo
furono di nuovo lì, con una voglia
matta di trovare il tesoro. A sera
avevano vangato tutto, ma del teso-
ro nessuna traccia. Ci furono prote-
ste, bisognò calmare gli animi con
qualche regaluccio, i ragazzi ritor-
narono a casa.
Entrò allora in azione il confratel-
lo coadiutore che effettuò una semi-
na sapiente. Grazie al tempo favore-
vole e a un controllo attento, la terra
fiorì di zucche, mentre lievitava sot-
to la pressione delle patate dolci che
ingrossavano ogni giorno più. Roba
che agli iIJdigeni piaceva, ma irre-
peribile jn foresta. Alla fine gli uo-
mini ebbero le zucche, ai bambini
andarono le patate. Da allora accan-
to ad ogni casa nacquero degli orti-
celli, autentici tesori.
IL VAIOLO NERO
Era scoppiato il vaiolo nero nel
grosso agglomerato di capanne dei
Maskoi . I poveretti scappavano nei
boschi vicini. Ma i malati restava-
no, affidati alla pietà di alcune per-
sone buone. L' impresa per la quale
lavoravano costruì allora un capan-
none di palme, lo recintò, offrì gli
alimenti: un lazzaretto che accolse
gli ammalati con la proibizione as-
soluta di uscire.
I MASKOI
Con i Maskoi era stato diverso. La-
voravano per le fabbriche delle grandi
imprese di tannino e avevano già as~
sorbito vari aspetti della cultura dei
padroni . Non volevano saperne, però,
Molti,
natural-
mente, non
obbedirono. I bian-
chi allora, per elimi-
nare il pericolo di
contagio, decise-
ro ... di eliminare i ARGENTINA
malati! A sera un
camion scaricò nel capannone dieci
bidoni di acqua, ma era benzina,
che furono disposti strategicamente.
Il piano doveva entrare in funzione
alcune ore più tardi.
Ne furono avvertiti segretamente i
missionari che si precipitarono al laz-
zaretto e incominciarono a traspor-
tare gli ammalati nel bosco. Finiro-
no pochi minuti prima dell'ora zero,
quando il capannone diventò un in-
ferno. Non si sarebbe salvato nessu-
no. Alla mattina seguente cadde una
pioggia tropicale che raffreddò le
ceneri e lavò gli appestati. Del vaio-
lo restò solo la paura!
IL DELITTO
ID
L' amministratore di una fattoria
dell ' Alto Paraguay fu ucciso, in una
discussione, da uno dei suoi impie-
gati, che fuggì nella Bolivia. Scelta
sbagliata: proprio lì abitava uno zio
della vittima, che lo sequestrò e ri-
portò alla frontiera consegnandolo
alle autorità. Lo misero nella prigio-
ne della zona dove aveva commesso
il delitto. Era Natale. La mattina del
24 ci fu chi si presentò nella casa
dei genitori dell'ucciso e sussurrò
che quella notte la prigione sarebbe
rimasta senza guardie: era l'occa-
sione per pareggiare i conti.
Papà e mamma parlarono a lungo.
Poi parteciparono alla messa di mez-
zanotte. Quando uscirono presero la
via della prigione; innumerevoli oc-
chi li seguivano. "Giuseppe! ", chia-
mò il vecchio. "Eccomi ", rispose
l'interessato affacciandosi ali' infer-
riata della finestra, posta al livello
della strada. "Mia moglie ed io sia-
mo venuti a dirti che ti perdoniamo.
È Natale. Lei ti regala un panettone,
io una bottiglia di vino. Non preoc-
cuparti della tua famiglia: faremo in
modo che non le manchi niente".
Molti raccontano del miracolo e
della felicità di quella notte.
O
JJS APRILE 1999

2.10 Page 20

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Un altro libro del più noto e letto scrittore cattolico Vittorio
UN MIRACOLOJ ANZI
''IL MIRACOLOu
di Giovanni Eriman
La "Santa Cappella", cuore del santuario. Al centro la venuta di Maria,
a destra il "Sacro Pilastro", a sinistra S. Giacomo e i suoi primi discepoli.
D on Bosco non lo conobbe.
In effetti non ce ne è traccia
nei dic iannove grossi vo lu-
mi dell e Memorie Biografi che di
san Gi ova nni Bosco di Lemoyne-
Amadei-Ceri a. E anche i più info r-
mati bi ografi , inte rpell ati , hanno ri -
sposto: "No. Sembra pro pri o s icuro
che non g lie ne sia giunta alcuna no-
ti zia" . Se l' avesse saputo , è certo
che ne av re bbe fa tto un grande uso,
per i suo i ragazz i o per le sue pub-
blicaz ioni di apo logetica popolare .
L'IMPOSSIBILE
A CALANDA
Di che sti amo pa rlando? Ma del
" mi racolo di CaJanda". Anzi, di El
APRILE 1999 BS
Milagro, quell o con la maiu sco la,
come lo chiamano gli spagnoli. An-
d iamo con ordine. A tutti no i, cre-
denti, è capitato di sentire dire:
"Crede rei ai miracoli solo se mi di -
mostrassero che una gam ba tagli ata
è ri cresc iuta. Ma questo non è mai
avvenu to e non avve rrà ma i" . Ebbe-
ne : pur tante vo lte ripetuta, questa
affennaz ione non corrisponde a ve-
rità. A lmeno un a vo lta ne lla stori a
cri stiana, questo " impossibile per ec-
cell enza", questo " mi raco lo dei mi -
racoli " si è verificato. E, per g iunta,
è stato attestato, senz'ombra di dub-
bio da ll ' immedi ato rogito d i un no-
taio e poi da un processo dove, da-
vanti a li 'arci vescovo di Saragozza,
sfi larono decine di tes timoni giura ti.
Dove capitò il fa tto ina udito, ne l
Parlare di miracoli,
nell'era della razionalità
e della tecnica appare
semplicemente
scandaloso... eccetto
che non si tratti per
l'appunto di miracoli
della tecnica, o
dell'ingegneria genetica,
o di quel neologismo
ancora misterioso
che va sotto il nome di
globalizzazione...
Ma no, Messori sfida
ancora una volta
il buon senso comune
e la mentalità ipercritica
moderna con un
miracolo della fede,
e lo fa da par suo,
con un linguaggio
estremamente
divulgativo, accattivante
ma non meno rzgoroso
e documentato.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Messeri, avviato al solito successo.
senso vero di "m ai udito" , né prima
né neppure dopo? Fu a Cal anda,
piccolo villaggio della bassa Arago-
na, in Spagna, in una data e in un ' o-
ra precise: tra le dieci e trenta e le
undici della sera del 29 marzo del
1640. In quella mezz ' ora, per inter-
cessio ne della veneratissima Verg i-
ne del Pilar di Saragozza, a un gio-
vane contadino - M iguel Juan Pelli-
cer - fu restituita di colpo la gamba
destra, amputata più di due anni
prim a e sepolta nel cimitero dell ' o-
spedale. Diciamo " restituita" perché,
come risultò dalle testimo nianze
unanimi , si tra ttava proprio de l
moncone di gamba e del piede ta-
gli ati via dai c hiru rghi : la buca dove
i reperti erano stati seppelliti fu tro-
vata aperta e vuota. L'evento è al
contempo mi sterioso e storicamente
provatissimo : abbiamo ancora tutti
gli atti process uali originari , abbi a-
mo persino il rogito de l N otaio
Reale che stese il suo doc ume nto
uf fic ia le.
L'OPERAZIONE SILENZIO
E... DON BOSCO
In effetti , ov unq ue si conobbe un
simile evento, il clamore, la sorpre-
sa, la devoz ione fu ro no grandi. Po i
però un sile nzio sospetto calò sul-
I La "Venuta della Santa Vergine"
a Saragozza per confortare
S. Giacomo e lasciare un pilastro
(pilar) simbolo della forza
e tenacia della fede.
l'evento. " Sospetto" , diciamo, perché
prima i protestanti (allora in g uerra
mo rtale con la Spagna), poi i razio-
nalisti e gli illuministi si diedero da
fa re perché non s i parl asse di un mi-
raco lo c he sconvolgeva tutti i lo ro
schemi " scientifici" . L'op erazione-
si lenzio fun zionò tanto bene che
soltanto in Spagna si conservò me-
moria del fatto . Negli altri paesi cat-
tolici giun se sol o qu alche notizia,
ma così vaga e defonnata da far
pensare a qualche pia tradizione in-
vece che a un eve nto ta lmente pro-
vato che, se lo si volesse negare , bi-
sogne re bbe negare tutta qu anta la
sto ri a.
Difatti non ne seppe null a neppu -
re Do n B osco che pure era atte nti s-
simo a questa dimensione del " pro-
digioso" , soprattu tto se peJ inte rces-
sio ne di M ari a. N on dimenti chiamo
che il Santo fu tra i primi ss imi , in
Ita li a, a parl are ai suo i g iovani de ll e
apparizio ni di La Sale tte qu ando an-
cora si era in attesa dell a approva-
zio ne de lla chi esa e degli eventi mi -
racolos i di Lo urdes. S u Calanda e
sull a M ado nna del Pil ar di Saragoz-
za, invece, tacque . Come tacquero
anche, sino ad oggi, pure gli spec ia-
li sti di apo logeti ca.
IL SOLITO MESSORI
A desso, fin almente, questa " igno-
ranza" è superata. Vittorio M essori ,
il ben noto g iorna li sta e scrittore (è
suo il rapporto sulla fede, le prime
interv iste con il cardin ale Ratzinger
e, soprattutto, Va rcare la soglia de l-
la speran::.a, la pri ma interv ista a un
papa, Gi ovann i Paolo Il) ha pubbli-
cato il libro Il "Miraco lo", presso
le ed izio ni Ri zzali. Messori ha lavo-
rato un paio d 'anni , da vero cronista
se non da detecti ve: è stato più volte
in Aragona, ha visitato i posti , ha
indagato neg li archivi, ha parlato
con gli storic i. Alla fin e ha scritto
queste pagine con il suo stile d ivul-
gativo, diretto a ogni lettore, no n
certo solo agli specialisti: ma, dietro
ad esso, c'è un impegno stori co che
no n ha tralasc iato nulla e che tutto
ha vagliato.
L'accog lienza dei lettori sta pre-
mi ando la fa ti ca: in pochi mesi di
questo " Il Miracolo" sono state ven-
I La Vergine del Pilar. La colonna
di diaspro su cui poggia misura
170 cm di altezza e 24 di diametro.
La statua in legno nero
è di e.a. 40 cm.
dute oltre 40 mil a copie, mentre si
lavo ra alle traduzio ni ne lle ling ue
pri nc ipali . La prim a reazio ne di tu tti
i le ttori è stata di sorpresa: "E non
ne sapevamo ni ente! " .
LA CITAZIONE
Vi.ttorio Messori ha ini ziato la sua
caiTiera prim a alla redazione e poi
a li ' ufficio stampa dell ' edi tri ce sale-
siana, la SEI; non solo ben conosce
Don Bosco, ma su di lui ha scritto
molte cose, piene di affettuosa am-
mirazione. Ha pubbli cato, inoltre,
una biografi a del Beato Faà di Bru-
no, che del santo di Valdocco fu
grande amico e col quale collaborò
in numerose iniziative benefiche.
Don Bosco è addiri ttura citato in
questo libro sul "Mi ralcolo di Calan-
da". " Ma sì! - ci ha detto Messori -
Man mano che lavoravo e che sco-
privo le merav iglie di questo prodi-
gio mariano, ogni tanto pensavo al-
i 'entusiasmo che avrebbe suscitato
un s imile racconto nella Valdocco
dei tempi eroici! Peccato, davvero,
che una sorta di congiura de l silenzio
ne abbia imped ito la conoscenza".
In queste cose, però, non è mai
troppo tardi. Ciò che Don Bosco non
poté conoscere, possiamo oggi cono-
scere noi: anche se con oltre tre se-
coli e mezzo d i ritardo. M a, fo rse, è
proprio oggi che abbi amo bisogno di
simili " segni " ciel Mistero di A more.
BS APRILE 1999

3.2 Page 22

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I LETTERA Al GIOVANI
I
Carissima/o,
ti confido un soliloquio:
"Sono da rottamare" - di-
cevo tra me e me - alter-
APRILE 1999
Si ricorda una donna di eccezionali qualità morali
e e;pirituali: e;anta Caterina, ultima di 25 figli.
Quae;i e;enza ie;truzione divenne maee;tra di artie;ti,
nandomi ora come interlo- dotti, religioe;i... Detta mee;e;aggi a papi e re,
cutore, ora come posses-
sore di certezze e di rispo-
ste. Il parlare da soli è
a poveracci e a generali: tutti contano e;u di lei.
, Muore a e;oli 33 anni il 29 aprile 1380.
E Dottore della Chiee;a e Patrona d'Italia.
un'esperienza che attra-
versa tutte le età e le
stag ioni della vita . È co me
A6
IL 3° M guardarsi allo specchio, di-
vidersi per pochi momenti
in due, mettere a confron-
to un io debole con un io
forte. Non è schizofrenia,
"IO
ché il Papa tornasse a
Roma dopo 70 a nni di
cattività ad Avignone.
stranezza. Te lo dico
"lo voglio" è la forza pro-
con sincerità, con schiet-
rompente di una santa,
tezza. Oggi ho vissuto
che ha fatto dell'anima
questa esperienza.
sua " una cella interiore"
E quando ormai la depres-
entro cui ritirars i e forti-
sione precipitava in cadu-
ficars i. "lo voglio" è il suo
ta libera mi sono detto:
legame con Gesù. A 20
"io voglio". Un colpo d'ala, e sono di nuovo in quota. ~nni chiede al suo Signore Gesù: "Sposami nella fede".
Ciò che impressiona nella vita di santa Caterina è la E vergine e quanti la seguono la chiamano mamma.
forza e frequenza nel le sue fa mosissime 381 lettere Pio IX la dichiara seconda patrona di Roma (1866).
di un verbo: "io voglio" . La cultura oggi - a detta de- Pio Xli la proclamò, con san Francesco d'Assis i,
gli specialisti - si presenta co me "debo le", co me Patro na d' Ital ia (1939) e Paolo VI Dottore de ll a
"cultura del labirinto", perché si è alla ricerca del filo Chiesa (1970).
di Arianna, di quel filo rosso che dia senso e unità
a ll'esistenza. C'è tutta Caterina nell"'io voglio", la Il terzo millennio ha bisogno di ques~a voce ver-
sua forza, il suo amore, la sua struttura spiritua le ginale, di questo squil lante "io voglio" . E la sc intilla
e ascetica.
della vita, dell'impegno, della responsab il ità. Dire:
non servo a nulla, fars i da parte è a ll ontanarsi,
Il terzo millennio ha bisogno di queste sante.
togliersi di mezzo, lasciarsi morire.
Pio Il così si espresse nella Bolla di canonizzazione
del 1461: "La sua dottrina non fu acquisita, sembrò Ricordo la voce lontana di un giovane ricoverato in
prima maestra che discepola".
f in di vita a seguito di un incidente strada le: "vog li o
L"'io vog li o" di mo lte sue lettere, "scintill e d i un vivere". Vivere è sentirsi vivi: alzarsi al mattino e rin-
fuoco misterioso" (Paolo VI), esprime il suo grande graziare Dio per il nuovo giorno; offrire un sorriso a
amore per la Chiesa.
quanti si incontra, accogliere una lacrima, rinuncia-
Nessun santo ha amato la Chiesa quanto lei. "O re a se stessi, dimenticarsi per farsi solo dono,
Babbo mio, dolce Cristo in terra": è l'espressione più amare e fars i amare. Vivere e vo lere t i fanno pensa-
citata e ricorda quanto Caterina abbia fatto per- re al f lui re del ruscello, allo scorrere della vita, alla
sorgente nascosta nel profondo dell a terra, alla
stessa vita e volontà di Dio.
Se Dio è fuoco, non ne siamo estranei. Siamo il
suo bruciare, la sua scintilla, la sua temperatura, la
sua volontà. "lo voglio" è la professione di un impe-
gno, è la testimonianza di un amore, è il sì incondi-
zionato di Caterina in "Gesù dolce, Gesù amore".
Se si decide di incomi nciare ad esistere, a rifarsi
una vita, a donars i, c'è una sola strada: d ire ad
alta voce davanti a tutti come nella professione
delle vergini: "sì, lo vog li o".
Ciao, a presto.
Carlo rerraneo
APRILE 1999 BS

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•••••••••••••••••••••• Il pellegrino non potrà non imbattersi nel suo itinerare • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
per la Roma giubilare nella piazza dell'antico Foro Boario
formata dalla depressione che congiunge i tre colli
su cui nacque Roma (Aventino, Palatino, Capitolino).
Proprio qui incontrerà la bella chiesa di Santa Maria
in Cosmedin, incastonata tra il tempio di Vesta,
la fontana del Bizzaccheri, l'arco di Giano
e il tempio della Fortuna Virile.
Fu chiamata da uno storico dell'arte
ITINERARIO
VERSO--·
"QUEL VAGO TESORETTO
DELL'ARTE MEDIOEVALE''
di Natale Maffioli
La chiesa è situata in una zona ricca di vestigia antiche e meno antiche,
così descritta dal Giovenale: "Nel foro Boario, a sud-est del Vicus Portae
Trigeminae, di fronte al tempio perìptero di Ercole Vincitore e a fianco del'Ara
Massima, fu nel secolo lii di Roma, per voto del dittatore Aulo Postumio,
consacrato a Cerere, Libero e Libera un tempio di stile tuscanico: bruciò
nel 31 a. C.; Augusto prese a ricostruirlo; Tiberio nel 21 d.C. lo consacrò.
Sull'area dei templi di Cerere e Ercole sorse Santa Maria in Cosmedin".
•••••••••••••••••
••••••••
••••••
L'estrema se mplicità della facciata di Sa nta Maria
in Cos med in col belli ssimo ca mpa nile ro manico.
Il fa moso chius ino
scolpito, d et to
"Bocca ,folla Verit à".
••••••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS APRILE 1999 • • •

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•...............................................................................•.•.•... ,
••••••••••••
chi esa più antica fu, come si di-
ceva, un papa de l secolo VIII, A-
dri ano I. Costu i ampliò l'edifi cio
prim itivo nei due sensi: ne rad-
doppiò la lunghezza con l' aggiun-
ta di una cripta e di un presb ite-
rio sop raelevato e, all ' uni ca nava-
ta (che fo rmava l' intero corpo del-
la chi esetta), aggiunse le due na-
vate lateral i, munite di absidi e
sovrastate da i matronei. Fece apri-
•••••••••••
e-
La " schola-cantorum" dei ma estri cos mati .
hi ha avuto la poss ibil ità di sim ul acro, caro al turi smo di mas-
visita re Roma, di sicuro ha sa, si trova oggi sotto il portico, a
re ampie finestre deco rate con la-
stre marm oree traforate ed alaba-
stro traspa rente, che creava all ' in-
te rn o un' atmosfera ca lda e favo-
revo le all a preghi era, e le pareti
furo no arricchite da prezio~e· de-
corazioni pittori che.
!
Nei seco li success ivi la chiesa
fu ancora ri toccata e ristrutturata.
La prima trasformaz ione fu porta-
provato a mettere la mano sinistra del porta le, de ll a veneran-
tra le fa uci de l gran faccio ne de l- da chiesa romana di Sa nta M aria
la cos iddetta Bocca della verità: in Cosmed in. Il nome le deriva
una grossa lastra marmorea circo- da l termine greco orna mento e fu
lare sull a quale sono i lineamenti, usato da l secolo VIII, quando pa-
un poco deform i, di una divi nità pa Ad ri ano I, dopo averl a abbe ll i-
flu viale; la tradizione popolare at- ta, la affidò ai Greci che era no
tribu isce a questa re liquia dell ' an- fuggiti da ll e persecuzioni degli
.•••••••••••••••••••••••••••••••
.•••••••••••••
•••••••
tichità la capacità di discern i-
mento tra verità e menzo&na; gl i
archeologi, con un piglio piu scien-
tifico e ben poco poetico, affer-
ma no che iI reperto servì semp li-
cemente da chiusino per racco-
gli ere le acque piovane e quell e
dei sacrifici, nel pavimento di un
tempio ci rco lare d' età romana
che si trovava nei paraggi ed era
ded icato a Erco le Invitto. Q uesto
Uno d ei magnifici capitelli
della navat a.
iconoc lasti orienta ii.
LA VICENDA
DELLE ORIGINI
Le origi ni dell'ed ificio si fa nno
ri sa li re al seco lo VI; la primitiva
chiesetta, un quarto circa dell 'at-
tu ale, fu costruita tra le rov ine di
un a grande au la dell a loggia an-
nonari a mun ita di portico, edifi -
cata sotto gli imperatori flav i nel I
seco lo. In anti co, la zona era luo-
go di commerci; poco distante sor-
geva il porto com mercia le sul Te-
vere con i due mercati popo lari:
il Foro Boa rio (il mercato dell e
bestie), e il Foro O litorio (i l mer-
cato degli ortaggi ). Oggi è uno
dei più interessa nti luoghi ar-
cheo logici di Roma.
La chiesa fu più vo lte rimaneg-
giata e restau rata e, in un certo
periodo dell a sua storia, ebbe an-
che anness i un palazzo papale e
una sorta di fort ili zio sede di una
di aconi a. Tutti gli amplia ment i fu-
rono fatti a spese di alcun i edific i
di età ro mana che sorgeva no pro-
pri o a ridosso de l portico .
Chi attuò la prim a riforma dell a
SANTA MARIA IN COSMEQIN
Il quadro della Madre di Dio, titpla-
re della Chiesa, si trova nella cap-
pella del coro o della Mi:J.donn ~. Si
fa risalire al Xlii secolo. E stata ridi-
pinta nel tardo Rinascimento e re-
staurata più volte . Si tratta di una
tavola con fondo dorato che simula
la tappezzeria decorata di un bal-
dacchino, e misura m 1,18 per 1,68.
La Vergine sorregge il Bambino be-
nedicente e pi ega un poco il capo
verso di lui , che regge nella mano
sin istra il globo del mondo. La leg -
genda vuole che provenga dalla
Grecia, recata dai fed el i che fuggi-
vano la persecuzione iconoclasta.
All 'immagine vengono attribuiti vari
mi raco li.
• • APRILE 1999 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• ••••
la chi esa, un porta le del seco lo Xl
sco lpito all 'anti ca da un certo
Johannes de Venetia, iniziando
un viaggio del tutto singo lare.
Il primo im patto con l'intern o
dell 'edific io sacro lasc ia di sori en-
tati: si è come proiettati indi etro
nel tempo. L'ulti mo resta uro infat-
ti l' ha riportato com'era nell'VIII
seco lo, al tempo dell a sistemaz io-
ne ad ri anea con elementi dell e
mod ificaz ioni apportate nel Xli. Il
bru sco pa ssa~gio da l traffico cao-
ti co de lla citta all a penombra me-
ditativa de ll 'i ntern o fa percepire,
Abside della navata destra. Un antico
rocchio sostiene il lastrone d ell'a ltare.
I
L'altare di Adriano, sotto il ciborio,
poggia su peducci barbarici. li lastrone
!:l i marmo ch e lo ricopre è di Callisto Il.
d' improvviso, un modo di vita che
era di mill e ann i fa. L' inte rn o non
è grandioso, le dimensioni dell e
tre navate da nno l' idea di uno
ta a term ine da papa Ni co lò I nel LA CHIESA OGGI
spaz io adatto a una picco la co-
IX secol o: vennero ri viste le strut-
munità. Le co lonne mono litiche,
ture che divideva no le navate, si Si accede all a chi esa per un an- inglobate nell a facciata intern a,
chiusero le grandi fin estre di A- tico proti ro, fo rse una reliqui a propongono il confro nto tra l'ed i-
dri ano I, si abolì il matroneo . li dell a costruzione di Ad ri ano I, ficio ant ico e la modesta costru -
comp lesso fu ancora resta urato formato da quattro co lonne di spo- zione sacra. L'un o si appoggia al-
sotto i pontificati di Gelas io Il e gli o e da un tetto a due spi oventi, l'a ltra in una sorta di sca mbio
di Ca lli sto Il nel seco lo Xli; fu ag- sorretto da due mensoloni anti - simbiotico e chi ri ngrazia è l'edi -
giunto il magnifico ca mpa nil e a chi ; sotto il porti co, ri schi arato da ficio cl ass ico che può anco ra fa r
sette pi ani con bifo re e tri fo re, sei arcate chiu se da cance ll ate in ri co rd are la sua bell ezza grazie
uno dei pi ù interessanti dell 'epo- ferro battuto, si trova il curi oso all a modesta chi esa .
ca . Nel 1700 la facciata fu rifo r- facc ione dell a Bocca della verità. Le navate sono defin ite da una
mata in senso barocco da ll 'archi- Questo alq ua nto insignifica nte la- dupl ice fil a di 18 co lonne (di di-
tetto Sa rdi, ma tutte le trasforma- strone ha fatto fortuna nel M ed io versa provenienza e tutte di spo-
zioni erano destin ate a spari re an- Evo, fi no a da re il suo nome all a gli o) interrotte da piIastri; questi
cora grazie ad un restauro, rad i- piazza antistante. Grazie all a sua ult imi non sono stati mess i in
ca le e forse perfin o troppo drasti- fa ma (non si sa perché si credeva opera per rag ioni di statica, come
co, operato tra il 1896 e il 1899 che gli ant ichi ro mani fossero so- a Santa Prassede, ma sono iI frut-
da Giovan Battista Giovenale, che liti introd urre la mano nell a boc- to di una sce lta de ll 'architetto che
studiò a fo ndo stori a e vicende ca quando giu rava no giudizial- ha riform ato l'antica chi esa di pa-
architettoni che de ll a costru zione mente, e la ma no restava inca- pa Ad ri ano I. A Sa nta Sabi na, la
e tentò di riporta rl a alle forme strata se ess i giu rava no il fa lso), teo ri a di co lonne marmoree inv i-
pri mitive.
molt'i turisti va rca no la soglia de l- tava ad un it inera rio senza soste,
••
1 • • • • • • • • • • • • • • 11 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
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BS APRILE 1999 • • •

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omogeneo; qui l' occhio e il ca m-
mino trovano attimi di sospensio-
ne, qu asi che la mente ideatrice,
non potendo pro lungare la rifles-
si one per la navata tro ppo co rta,
abbi a offe rto momenti di pausa
meditati va, abbin ando la all a sca n-
sione, dopo le qu attro co lonne,
del pil astro. Il fedele è sì attratto
dall'altare, ce ntro idea le de ll a
chi esa, ma vi ene anche in vitato a
sosta re, ad acqu ietarsi in una pa u-
sa di conte mpl azione. Oggi, co n
il flu sso co ntinu o dei turi sti, è d if-
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fi cile percepire i messaggi che so-
no sc ritti nell a struttura, ma non è
imposs ibile, basta indugiare e non
applica re il prin cip io, ahimè in-
valso nell a routine turi stica, dell a
La magnifica pergula che divide
la schola dal presbiterio.
vi sita " mordi e fuggi" .
- Santa Maria in Cosmedin (mosaico).
è opera dei maestri Cosmati, co- stituito da un anti co bl occo di gra-
IL CORREDO
me pure la schola ca ntorum, il nito rosso lavorato. La sacresti a
candelabro pasq uale e la cattedra con serva un a reliqui a dell 'a nti ca
Il co rredo de ll a chiesa, no no- ep iscopa le al ce ntro dell ' abs ide; basilica di San Pi etro: si tratta di
stante le manomi ss ioni e i resta u- il cibo ri o gotico che sovrasta l'a l- un mosa ico del 706 co n rappre-
ri, è quell o vo luto da papa Ca lli- tare maggiore è d i Deodata fi gli o sentata l' Epifa nia, che provi ene
sto Il nel seco lo Xli; il pav imento di Cosma. L' altare maggiore è co- dall 'oratorio di Giova nni VII.
GLOSSARIO
Aggiungiamo altri termini al piccolo dizionario di architet-
tura antica; la maggior parte sono tipici della architettura
costruzione. Un paio di fornaci da calce erano state im-
piantate nel Foro Romano : una autentica cava di marmo
toscano .
basilicale della Roma sacra.
COSMATI. A Roma, per diversi decenni lavorarono alcu-
MATRONEO: era il luogo riservato alle donne (matrone)
e si trovava sopra le navate laterali , formando una sorta
di primo piano; una serie di finestre si aprivano sulla na-
vata principale in modo da dare alle fedeli la possibilità di
seguire la liturgia senza essere viste da ch i si trovava al
'piano terra'.
ni artigiani del marmo che , in buona parte, provenivano
da un'unica famiglia : erano i Cosmati. La denominazione
si deve al fatto che molti di loro avevano come nome di
battesimo Cosma (Cosimo) . Anche se avevano costruito
dei chiostri monastici spettacolari, l'abilità per cui erano,
e lo sono tuttora, famosi era nel fare i pavimenti a piccole
tessere geometriche, tipici delle grandi e delle piccole
PROTIRO: è l'edicola che nelle chiese più antiche pro- chiese romane . Usavano materiali di spoglio; così nelle
teggeva la porta principale dalle intemperie. Quando era loro opere abbiamo un preciso campionario del marmo
di dimensioni più ragguardevoli e si estendeva per tutta che da tutte le parti del mondo conosciuto era confluito
la larghezza della facciata era denominato NARTECE. nella capitale dell 'impero.
La facciata di alcune basiliche, invece, era preceduta da
un quadriportico, una sorta di grande chiostro che servi-
va da alloggio ai penitenti ed ai pellegrini .
MATERIALI DI SPOGLIO. Molte delle chiese più antiche
SCHOLA CANTORUM. Un altro tipico prodotto di questi
artisti era la "schola cantorum", il recinto che precedeva il
presbiterio. Era costituito da grandi lastre di marmo de-
corate con motivi simbolici di carattere religioso, o con i
della città di Roma sono state costruite con materiale monogrammi dei personaggi importanti che le avevano
della più diversa provenienza. A causa dell 'incuria, se- fatte approntare. In questi precursori del coro si raduna-
guita ai saccheggi e alle devastazioni dell 'antica capitale vano i cantori che dovevano animare le liturgie. Molto
dell'impero , e dei terremoti , la gran maggioranza degli belle sono, oltre quella di Santa Maria in Cosmedin , le
edifici pubblici e privati della città erano stati abbandonati scholae di San Clemente e di Santa Sabina.
e caduti in rovina. Gli abitanti della città, impossibilitati ad
essere riforniti di materie prime, quando dovevano edifi-
care, facevano man bassa di quanto avevano a disposi-
zione : colonne di marmi pregiati , capitelli elaborati , tra-
AMBONE. Alcuni elementi di contorno alla "schola can-
torum" erano gli amboni , i luoghi, in legno o in marmo, da
dove veniva proclamata la parola di Dio.
beazioni scolpite tra le più belle dell 'antichità e rivesti- CANDELABRO PASQUALE. Reggevano il Cero pa-
menti di marmi policromi provenienti da tutti i paesi allora squale, simbolo di Cristo risorto. Anche questi erano pro-
conosciuti .
dotti tipici dei Cosmati ed erano di regola di forma fanta-
Tutti questi elementi sono detti "materiali di spoglio". La siosa e decorati con mosaici a tessere policrome. Quello
maggior parte del marmo di Roma antica, però, non s'è in Santa Maria in Cosmedin è costituito da una colonnina
salvato, perché è stato bruciato per produrre calce da tortile sorretta alla base da un leone.
APRILE 1999 JJS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

3.7 Page 27

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OSSERVATORIO
G. Manieri I M. Del Vaglio
Una trenula.
N on _esiste avvenimen-
to importante senza
cie di' mixa-
ge che va
che non sia sottolineato
sotto il nome
dal canto e dalla musica.
di "passione
Le note in effetti , suonate
mottetto". Si
o cantate, hanno da sem-
trattava di "a-
pre accompagnato gli e-
zione sacra"
venti più significativi sia
scritta non più in latino, ma
sacri che profani della vita
in volgare e rappresentata
dell'uomo. Esse hanno in-
non in chiesa ma nei teatri
corniciato anche il triduo dei
durante la quaresima. C'è
tridui , il triduo pasquale.
una ragione per cui questo
tipo di musica non ebbe i
Anche la morte ha un
grandi sviluppi di altri ge-
suo stile musicale : i suoi
neri. Erano i giorni del lut-
ritmi , i suoi tempi , le sue
to universale, il. mondo cri-
melodie sono riconoscibili ,
stiano si fermava attonito
penetrano dentro l'anima,
nel ricordo della più scon-
danno uno stringimento ,
certante morte mai avve-
quasi un senso di smarri-
nuta, quella di un Dio, che
mento . La morte è stata
per la mente umana ave-
da sempre annunciata e
va il sapore della cbntrad-
cantata. Ne fanno fede
dizione . Proprio per que-
• le antiche tormentose ne-
sto , era proibito qualsiasi
nie delle prefiche greche;
suono e qualsiasi canto :
• i cupi annunci dei tam-
buri degli a0origeni;
• le melopee ebraiche di
lamentazione ;
• le struggenti cantillazioni
LE NOTE
DELL'ANGOSCIA
le campanè venivano "le-
gate", gli organi sigillati , le
trombe riposte . Solo si
sentiva in giro il gracchiare
stridulo .delle trenule , al-
gregoriane ;
• tutte le varie cantafere
I
Nel mondo cristi~no i giorni più luttuosi
trove chiamate "tracco/e",
col crepitio rumoroso delle
popolari che hanno riem - dell'anno sono tre: il giovedì dell'ultima Cena, maniglie.He che sbatteva-
pito i secoli , fotografan-
do con incredibili tonalità
il venerdì della Passione,
no contro il legno o le bor-
chie di ferro quando la
il dolore e la morte. Dav- il sabato del Sepolcro: gli ultimi tre giorni tracco/a.veniva agitata dai
vero sublimi quelle che di quella che viene chiamata "settimana santa" "troccolantt per annuncia-
hanno raccontato le ulti-
me fasi della vicenda u-
e che precedono la più importante festa
re le ore del giorno, e l'ini-
zio delle funzioni liturgiche.
mana di Cristo.
della religione cristiana, la Pasqua.
Nel XVII secolo durante
Le prime note musicali delle passioni furono le "lf:t- la quaresima veniva sospeso il melodramma, sosti-
ture intonate" affidate a un cantore che , per evitare tuito dalla "passione-oratorio". I secoli dei grandi
l'angosciante tono monocorde, usava variare registro maestri , XVIII e XIX , si caratteriziZano per composi-
di voce e velocità di esecuzione, a seconda del conte- zioni mirabili sulla passione . Non si possono non
nuto del passo che stava declamando. Alcune "litterae ricordare la "Missa da Requiem " di Mozart, gli
significativae" poste sopra il testo indicavano i diversi "Stabat Mater" di Vivaldi , Scarlatti , Pergolesi , Haydn ,
protagonisti e dunque la diversità di registro e velocità. Schubert, Rossini , Verdi ; I "De Profundis" di Deprès,
Dopo il Xlii secolo si introduce nel racconto della Liszt, Schonberg , i "Dies lrae" di ·Morales , Lasso ,
Passione il basso (Cristo) , il tenore (l 'evangelista Victoria (tutti del XIV secolo) , i "Requiem " di Cheru-
narratore) , e il contralto (gli altri protagonisti). La bini , Berlioz, Dvorak, Saint-Saens, 8rahms.
musica è ancora monodica cioè a una sola voce, e Più recentemente , fino verso gli anni 50 del XX se-
la linea melodica è la stessa. Solo nel XV secolo fa colo , il venerdì santo era caratterizzato dalla paralisi
il suo ingresso la polifonia anche nei funebri canti quasi totale della vita ordinaria: bandiere abbrunate,
della passione.
mezzi pubblici fermi , negozi serrati , esercizi com-
merciali bloccati , cinema chiusi .. .. L'ufficio divino,
Il XVI secolo è caratterizzato dalle "Armonie della soprattutto quello monacale, più lungo e partecipato,
Passione", pagine che riunivano in un solo raccontd i era abbellito da musiche suggestive soprattutto
brani salienti dei quattro evangeli, operando una spe- gregoriane.
O
IJS APRILE 1999

3.8 Page 28

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Nella Germania, ex Est, un'opera di prevenzione e di
ATTRAVERSARE A Magdeburg,
nel territorio dell'ex
Repubblica Democratica
IL CONFINE
Tedesca, in una periferia
arida e violenta,
dal 1992 tre Figlie
di Maria Antonia Chinello
di Maria Ausiliatrice
gestiscono un centro per
bambini, giovani, adulti.
In un contesto sociale
dove il rischio
e la devianza dettavano
legge, il coraggio di
queste donne ha sfidato
la droga, la strada,
il sopruso. È ora possibile
sperare non solo
in un domani, ma anche
in un oggi diverso,
più solidale e pacifico.
L a richiesta di esserci_ ~tabi l-
mente come comunita era
giunta dalle diocesi locali,
immediatamente dopo la cad uta del
muro di Berlino.
Con il sostegno finanziario dei Ve-
scovi , ne l 1992 le suore sono arriva-
te a Magdeburg. Primo compito: guar-
darsi intorno per cogliere la situa-
zione. Un anno dopo si è dato inizio
a un centro giovanile diurno per an-
dare incontro alla mancanza di pro-
poste alternative di tempo libero per
i ragazzi.
Ciò che maggiormente preoccu-
pava era l'alta percentuale di disoc-
cupazione giovanile che contribuiva
a creare un 'atmosfera carica di ag-
gressio ne e disperazione.
Magdeburg è un a cittad in a di con-
fine , punto di approdo di una mobi-
lità umana che negli ultimi anni ha
interessato in modo particolare non
APRILE 1999 IJS
so lo questa parte di Germania, ma
anche tutta l'area dell ' Europa cen-
tro orientale. Si trattava, infatti , non
solo di un passaggio fisico di perso-
ne , ma anche di un ' improvvisa tra-
sformazione sociale, economica e
politica.
li crollo del muro , che divideva in
due blocchi l ' Europa e il mondo ,
mentre lasc iav a intuire il fiorire di
nuove speranze per il futuro , non
riusciva ad affogare il peso di un
passato duro e sofferto. Il presente si
caricava di incertezza e turbamento.
INIZIARE
DALLA FRONTIERA
Dopo un inizio incerto, le suore
sono state affiancate da alcuni co ll a-
boratori laici: due donne e un uomo,
ri cchi di buona vo lontà e desiderosi
di stare accanto ai giovani, nono-
stante la loro scarsa preparazione in
campo educativo. A tempo pieno, in-
sieme, hanno cominciato a dedicarsi
e a pensare ai ragazz i, alle ragazze ,
ai giovani, ai bambini .
Intento principale del "Centro Don
Bosco", aperto accanto alla parroc-
chia, è di prevenire il disagio dei
g iovani , offrendo loro uno spazio per
giocare, imparare un lavoro, dialo-
gare e fomiarsi.

3.9 Page 29

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inserimento nel disagio giovanile.
Il quartiere, situato alla periferia
della città, aveva tutte le caratteristi-
che per essere definito zona a ri-
schio. Dietro la facciata anonima dei
palazzi, che fanno corona a spazi ri-
stretti e senza colore di incontro e di
scambio e dove vivono ammassate
fino a 400 persone, storie di violen-
za e di marginalità, senza frontiera.
Magdeburg, nel regime comuni-
sta, era stata proclamata "Città degli
operai" . .. ma questa realtà è oggi
eredità del ricordo nostalgico dei
più anziani.
Suor Lydia Kaps è l'animatrice
del piccolo drappello di suore oggi
composto da suor Theresia, cammi-
natrice instancabile e amica di tutte
le famiglie, e suor Birgit, giovane
suora studente in pedagogia.
"Il 99% dei giovani che fin dall ' i-
nizio è venuto da noi - spiega suor
Lydia la responsabile del centro -
non appartiene ad alcuna confessio-
ne religiosa. Tra i ragazzi, numerosi
sono quelli che si trovano in condi-
zioni di handicap nel! ' apprendimen-
to oppure che provengono da situa-
zioni sociali molto precarie. Molti
di loro hanno avuto familiarità con
la droga, appartengono a gruppi di
"skinheads", sono colpevoli di reati ,
ex carcerati. Non era un caso imbat-
tersi in qualcuno che doveva tra-
scorrere alcuni anni in carcere per
scontare pene minori".
In piena concordanza con il tribu-
nale, le suore hanno avviato alcuni
progetti di laboratorio professionale
in cui , insieme ai laici , insegnano ai
ragazzi e alle ragazze un lavoro,
aiutano chi ha bi sogno di espletare
pratiche burocratiche, assistono ed
accompagnano chi è sottoposto a
condanna condizionale, visitano chi
è in carcere e mantengono i contatti
con le famiglie.
"Per noi è importante lavorare in-
sieme con le istituzioni e gli enti
pubblici - continua suor Lydia -.
Siamo in stretto contatto con con-
sultori per i tossicodipendenti, cen-
tri di assistenza per minori, assisten -
ti sociali , psicologici, educatori del-
la strada, avvocati e giudici , polizia
e autorità ecclesiastiche. Si cammi-
na insieme: la meta è riempire il
vuoto dei giovani, strappandoli al-
1'apatia e all'indifferenza" .
IL SOGNO
NEL CASSETTO
La casa delle suore non è molto
grande. Abitano vicino al centro e
non sempre i confini sono rispettati.
Le scorribande dall'uno all'altro am-
biente si fanno sempre più frequenti .
"Chi siete? Che cosa fate? Perché
siete qui?" sono state le domande che
le suore si sono sentite rivolgere dai
giovani fin dagli inizi .
Lo stupore era grande: non si era
mai visto qualcuno che. .. apriva
volentieri le porte della propria abi-
tazione per giocare, cantare, parla-
re .. . Queste suore lo facevano .
"Da quella curiosità è nato tutto:
l' invito a venire da noi a parlare, a
trascorrere un po ' di tempo - sorri-
de suor Lydia -. Come conseguenza
è sorto un primo gruppetto di ani-
matori che . .. sono disposti a farci
compagnia, a cucinare con noi e a
mangiare a casa nostra qu ando, so-
prattutto d 'estate, la comunità è an-
cora più ridotta nel numero e spesso
si resta sole a casa e a gestire tutte
le attività".
Per ogni emergenza le suore hanno
messo a disposizione due stan,ze della
casa per accogliere donne e ragazze
che necessitano di un rifugio. Le
porte sono aperte per tutte: "Se non
facessimo così, resteremmo isolate
continua suor Lydia -. La percentuale
di cattolici a Magdeburg è bassa. È
necessario un lungo lavoro di ascolto
e di partecipazione, di condivisione
e di dialogo con le famiglie".
Di questo si occupa suor There-
sia. Ormai tutti la conoscono, il suo
sorriso è familiare sia a chi la incon-
tra per la strada sia a chi l' accoglie
nella propria casa. La missione di
questa sorella, non pii:1 tanto giova-
ne, ma solo di anni, è infatti quella
di visitare le famiglie e i Inalati di
una casa di riposo, dialogare con i
genitori, sostenere nelle difficoltà e
cercare soluzioni ai problemi piccoli
e grandi.
E lei , spesso, il punto di contatto
che fa scattare la solidarietà: un po '
di verdura per pranzo o cena, i ve-
stiti per chi ha bisogno, i giocattoli
e i premi per le feste, un contributo
per l'acquisto del materiale per far
procedere i laboratori.
"Vogliamo crescere con questi
giovani, con la gente - conclude
suor Lydia -. Desideriamo essere
tutti un po ' più felici. Questo è pos-
sibile anche qui: dove prima si vive-
va di espedienti ora si cerca di ap-
prendere un lavoro, dove in princi-
pio c 'era la violenza ora ci si educa
al ri spetto, dove la strada era la casa
ora una casa si è fatta cammino di
pace, di dialogo, di incontro" .
BS APRILE 1999

3.10 Page 30

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
IL POPOLO DEL LIBRO
di Gastaldi/Musatti
Claudiana-LDC, 1998
pp. 112
LA BIBBIA
DEI PICCOLI
di Gille-Sebaoun
/Roederer
SEI , Torino 1998
pp. 94
I due testi-strenna rispon-
dono alla preoccupazio-
ne di come rendere ac-
cessibile la bibbia a fan -
ciulli e ragazzi . Si tratta
di strumenti didattici mol-
to utili, perché favorisco-
no la psicologia dell 'ap-
prendimento delle cono-
scenze bibliche.
Il primo testo permette di
entrare attraverso 50
porte in 50 stanze , in o-
gnuna delle quali si sco-
pre un aspetto importan-
te di un mondo lontano
che pian piano si fa vici-
no. Le schede, illustrate
a fumetti , offrono un sup-
porto cognitivo all'imma-
ginazione ed avvicinano
il mondo della Bibbia in
modo piacevole e imme-
diato, toccando storia,
sociologia, geografia, te-
cno Iog ia ... un mondo
cioè vicino alla vita e alla
storia di un popolo. Il se-
condo offre una scelta di
racconti illustrati relativi
ad una storia di vita de-
scritta con parole sempli-
ci, fedeli allo spirito del
testo originale.
APRILE 1999 BS
DIO
Presenza paterna
e misericorde nella storia
e nella vita degli uomini
di Agostino Favale
LDC, Leumann (To), 1998
pp. 80
LECTIO DIVINA
SUL PADRE NOSTRO
di Cesare Bissoli
LDC, Leumann(To) 1998
pp. 96
Si tratta di due libretti divul-
gativi , adatti alla prepara-
zione giubilare: il primo
come meditazione ed il se-
condo come lectio divina,
centrato sulla preghiera del
Padre Nostro . Il lettore vie-
ne guidato con affabilità e
chiarezza alla comprensio-
ne del mistero d'amore di
Dio e della preghiera del
"Padre nostro", vista come
sintesi della preghiera cri -
stiana. I due testi intendono
rispondere a questa do-
manda : a che cosa pensia-
mo quando diciamo Dio?
Dobbiamo stare attenti a
non confondere Dio con le
nostre categorie mentali .
Non riuscendo a cogliere
Dio qual egli è, corriamo il
rischio di pensarlo come
siamo. li Dio in cu i crediamo
non è un idolo fabbricato
dalle mani o dalla mente
dell'uomo, ma il Dio viven -
te, che ama ogni uomo e de-
sidera soltanto il suo bene .
ILDIO
DELLA DIFFERENZA
Indagine su Gesù
di Giuseppe Savagnone
LDC , Leumann (To) , 1998
pp. 222
È, questo, un libro religioso
che non richiede al lettore
la fede ma neppure la e-
sclude . Però la lettura de-
ve essere sostenuta dal
desiderio di capire qualco-
sa del mistero della nostra
vita e di noi stessi , esami-
nando l'enigma di un uomo
vissuto duemila anni fa , e
sul quale la nostra civiltà
ha costruito la sua storia
religiosa e la sua esperien-
za culturale nei secol i.
La proposta intende accer-
tare onestamente la reale
identità di Gesù Cristo, alla
luce degli studi più recenti
e tenendo presente la pro-
bIematica culturale con-
temporanea : l'attualità del
mistero "Gesù ", il senso
dell'atto di fede e il suo rap-
porto con la riflessione ra-
zionale , le grandi ipotesi su
di lui , rispetto alle quali si
deve prendere posizione , il
problema della storicità dei
vangeli , quello che Gesù
dice di se stesso, i miraco-
li , la risurrezione tra storia
e mistero.
GIUSEPPE
SAVAGNONE
IL DIO
DELLA
DIFFERENZA
Indagi ne su Gesù
CARO PAPA...
I lettori di Famiglia
Cristiana scrivono
a Giovanni Paolo Il
in occasione dei suoi
vent'anni di pontificato
San Paolo, Milano, 1998
pp. 184
Fuori commercio
La prefazione della scrittri-
ce Susanna Tamaro inqua-
dra in una sua originale in-
terpretazione queste lette-
re che esprimono le do -
mande quotidiane che rac-
colgono le grandi inquietu-
dini di un popolo che si sen-
te e vuole essere "chiesa
viva". Una chiesa di perso-
ne semplici ma capaci di
e ntrare in profondità nel
mi stero della vita e scor -
gervi i segni di una presen -
za di Dio di cui si chiede al
papa di essere sempre il
custode fedele .
Si tratta di lettere che de-
scrivono sinceramente i
sentimenti più diffusi dell 'a-
nimo ; a volte anche inte-
ressate , ma semplici , e che
riflettono i grandi valori del-
la vita con il supporto cri -
stiano della fiducia e della
speranza , perché - nono-
stante i tanti mali che colpi-
scono l'umanità - sono va-
lori che non deludono le
nostre attese.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~EDUCATIV 0MA
~~~
E soc1ETA
E FEDE
L'AGIRE EDUCATIVO
La pratica pedagogica
tra modernità
e post-modernità
di Michele Pellerey
LAS , Roma 1998
pp. 168
Il testo in oggetto si riferisce
ad una "pratica educativa"
riletta alla luce del contesto
culturale attuale ; una prati-
ca che richiede collabora-
zione e che può essere ri-
visitata nei suoi modelli per
eccellenza. Al cuore di que-
sta pratica stanno il siste-
ma di relazioni interperso-
nali da attivare e lo specifi -
co rapporto educativo da
sviluppare .
La riflessione affronta, nel-
la prima parte , il rapporto
tra educazione e cultura in
un intreccio fecondo di mo-
dernità, post-modernità e
rapporti educativi ; nella se-
conda parte si coniugano
pensiero e azione , appren-
dimento e valori , rivisitati
dentro un processo peda-
gogico che vuole aiutare a
comprenderne i risvolti e a
favorirne le mediazioni.
NON SI FA VENDITA PER
CORRISPONDENZA . I libri
che vengono segnalati si pos-
sono acq uistare presso le libre-
rie cattoliche o vanno richiesti
direttamente al le rispettive
Editrici.
TERZO SETTORE
E GIOVANI.
Essere protagonisti
in una società
in trasformazione
Mario Toso
Mauro Mantovani (a cura di)
LAS, Roma, 1998
pp. 272
Il cosiddetto "terzo settore"
interessa anche il mondo
dei giovani, e può rappre-
sentare per essi una pale-
stra in cui addestrarsi an-
che in vista di responsabi-
lità sociali maggiori. Visto
nella sua originalità è un
modo nuovo di fare società.
Il testo , costitutivo degli atti
di un convegno , evidenzia
la realtà di quelle istituzioni
e di quegli stili di vita che
influenzano il mercato , lo
Stato, la società civile , in-
crementandone l'ethos del-
la solidarietà, della parteci-
pazione , della legalità e
della giustizia sociale. In-
tende così far conoscere
quella galassia di entità
giovanili che si vanno gra-
dualmente strutturando ,
contribuendo a dare un nuo-
vo volto al tessuto sociale
e indicando un 'area di im-
pegno in sinton ia con lavo-
cazione all 'amore e al de-
siderio di rinnovamento.
CORSA
A CRONOMETRO
Un ingegnere
al servizio di Dio
di Marino Codi
Progetto editoriale mariano
Vigodarzere (Pd) , 1998
pp. 382
L'autore di questo libro rac-
conta la vita straordinaria
di un giovane ingegnere ri-
minese, cresciuto nel clima
sereno dell 'oratorio sale-
siano, impegnato nell e file
dell 'Azione Cattolica, con il
segno di un entusiasmo at-
tivo e coinvolgente , ma
morto - purtroppo - a soli
28 anni per un incidente
stradale, e che in poco tem-
po ha raggiunto un grande
traguardo .
Nella sua breve vita fu mos-
so da grande impegno nel
diffondere la parola e, sul-
l'esempio di Cristo , nel re-
care aiuto e conforto a
quanti ne avevano biso-
gno. Rappresentò per il suo
tempo e per il suo ambien -
te un prezioso modello, che
va oggi riproposto come
antidoto all 'i nerzia morale
del nostro tempo : i santi
rivelano Dio non perché in
qualche momento fanno
cose straordinarie ma per-
ché vivono i momenti ordi-
nar i della vita in modo
straordinario.
MARINO CODI
1'ROGUTOE01T0111M,I~
UNA BRICIOLA
DI FELICITÀ
di Lauretta
Gribaudi, Torino, 1998
pp. 164
Nella presentazione del
libro il P. Cantalamessa af-
ferma che "le fiabe di que-
sto testo sono leggere co-
me petali di rose . Vogliono
comunicare una briciola di
felicità. E ci riescono ". Per-
ché sono fiabe nate dall 'e-
sperienza e vissute prima
anche che raccontate. Si
tratta di una preziosa rac-
colta, che, con un sottile in-
treccio di fantasia e realtà
(perché interpretate da per-
sonaggi immaginari), offro-
no l'effetto di un benefico
bagno ristoratore.
I veri protagonisti della fa-
vola sono i lettori ; sia i pic-
coli che apprezzano soprat-
tutto la storia narrata in
ogni fiaba , sia gli adulti vi
leggeranno anche altro ...;
perché ognuno sarà coin-
volto da quell 'atmosfera di
candore e di fiducia , di
semplicità e di sapienza
tipica dei bambini che ani -
ma ogni racconto . E, con
la felicità, comunica anche
a grandi e piccoli qualche
briciola di sapienza evan-
gelica, come dono che vie-
ne dall'alto .
BS APRILE 1999

4.2 Page 32

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PASSIONE
LII/E
Innumerevoli
sono le tradizioni
d~//a Passione in tutto
11 mondo cristiano.
di Giancarlo Manieri
AMALTA
L'isola di Malta è ricca di storia
e di cultura. Tutti coloro che nel
corso dei secoli hanno dominato
sul piccolo ma strategico
arcipelago, hanno lasciato la loro
impronta: la civiltà del popolo
maltese nasce da un acervo di
tradizioni diverse, profane e sacre.
La Settimana Santa per esempio...
Malta. Basilica di san Giorgio Victoria-Gozo. La statua
di Gesù morto, per la processione del Venerdì Santo.
stavolta la sua tenacia di apostolo, le parole chiare e
persuasive, e numerosi miracoli sortirono frutti copiosi .
Egli vi impiantò il seme cristiano, riuscendo a conver-
tire perfino il governatore romano dell 'isola, Publio ,
anzi , fece di più , lo consacrò vescovo, e fu il primo ve-
scovo di Malta.
UNA STORIA CHE CONTINUA
La millenaria storia cristiana maltese cominciò da al-
lora e continua ancora, rinverdendo ogni anno tradizio-
ni e memorie. Malta è rimasta profondamente cristia-
na. Se dapprima gli diedero notorietà i poemi omerici
(una delle sue isole, Gozo , era la famosa Ogygia della
leggendaria ninfa Calipso) , la sua grande tradizione
cominciò con san Paolo che vi impiantò la Chiesa, e
continuò, nel 1500, con i Cavalieri di San Giovanni , ri-
battezzati "Cavalieri di Malta", che gli diedero splen-
dore e fama e la difesero contro gli attacchi di Suleiman
il Magnifico , fino alla vittoria, in una delle più cruciali
battaglie della cristianità.
La nave solca sicura il "mare nostrum", diretta verso
la capitale del mondo . Reca a bordo un inquilino
scomodo, Paolo di Tarso, cittadino romano , che al tri-
bunale senatorio s'era appellato per sfuggire alle
grinfie dei Giudei che lo volevano morto. Viaggio non
proprio tranquillo il suo: il mare "romano" se ne infi-
schia dei Romani e delle loro navi e quando si agita
sono guai per tutti. Quella volta la burrasca arrivò con
insolito furore e flagellò senza pietà l'imbarcazione.
Sballottata come un fuscello , a stento riuscì a dirigersi
verso la terra più prossima alla sua rotta, l'arcipelago
di Melita. Qui naufragò in una insenatura dell 'isola
principale che sarà poi chiamata, a ricordo del fatto ,
"Baia San Paolo".
A Melita , Malta , l'apostolo non perse l'occasione di
svolgere la sua missione evangelizzatrice cui , dopo la
spettacolare conversione , si era consacrato . E anche
APRILE 1999 BS
Valletta capitale vestita in festa.

4.3 Page 33

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Altare della riposizione. Chiesa Cattedrale di Mdina. , :
i'
I suoi riti , le sue tradizioni , le solenni processioni, le fa-
stose celebrazioni ricordano la grande storia del
piccolo arcipelago. Una delle espressioni più alte ;ael
legame cristiano sono i riti della Settimana Santa. Una
volta all 'anno l'isola diventa come un grande mona-
stero: cerimonie , riti , clima religioso e sociale ~ gli
stessi atteggiamenti della gente ne risentono . E ·un
grande e triste ricordo quello che si celebra per sette
giorni dal venerdì dell'ultima settimana di quaresima al
venerdì della Settimana Santa.
:1
,I
UNA SETTIMANA IN PROCESSIONE
1
La statua dell'Addolorata si aggira per le strade della
città e dei villaggi , muta nella sua lignea fissità, triste ,
quasi a ricordare a tutti la sua tragedia personale ma
anche la tragedia del mondo intero ... La seguono cen-
tinaia di isolani , molti a piedi scalzi. .. invocando che la
Mater dolorosa guardi e soccorra il diverso dolore dhe
avvolge l'uomo e il mondo.
La grande processione si conclude il giovedì santo ,
quando in sette diverse chiese vengono preparati con
ogni cura sette diversi luoghi , gli "Altari della Deposi-
zione ", a significare i sette grandi dolori di Maria. La
gran parte dei Maltesi passa la notte a peregrinare da
una chiesa all 'altra; in ognuna sosta in silenzio, riflette ,
prega.
·
1:
i
IL GIORNO PIÙ LUNGO
Poi arriva il "venerdì grande": grande nella tragedia, il
venerdì che ricorda la passione e morte del Signorè.
Malta chiude tutto, negozi , uffici , scuole , atelier, pale-
stre .. . Lungo tutto il pomeriggio un numero impressio-
nante di "misteri " (statue) , raccontano episodi della
passione del Signore. E un numero altrettanto cohsi -
stente di Maltesi , vestiti degli antichi costumi ebraici e
romani , segue le statue, che di volta in volta si com-
pongono a formare scene famose dell 'Antico e del
Nuovo Testamento ...
Non sono pochi i fedeli che vestono di sacco , il capo
incappucciato e grosse catene ai piedi. Sulle spalle di
I',
i
'!
Figure bibliche in processione.
molti compaiono pesanti croci : la passione di Cristo
diventa passione di tutto un popolo. Notte di dolore e
di morte, ma notte di fede e di speranza.
RISURREZIONE
La domenica di Pasqua le processioni cambiano im-
provvisamente volto e ambientazione . A Vittoriosa, Co-
spicua, Senglea e Qormi si snodano numerosi i cortei
della risurrezione . Un fremito di gioia percorre la terra
e agita le folle . Le statue corrono , letteralmente, a re-
care il lieto annunzio della pietra sepolcrale ribaltata.
La gente corre con le statue , il clero corre con la gen-
te, la banda corre con il clero suonando marce di fe-
sta : è il tripudio per l'annuncio di una novità assoluta-
mente impensabile : Cristo ha vinto la morte, è risorto,
unico essere al mondo . E tutti si affrettano per dare e
ricevere l'incredibile notizia.
OVUNQUE È FESTA
È festa anche in cucina. La "figolla" è la pasta pasqua-
le , fatta di marzapane, ripiena di canditi , crema e.. . un
uovo di cioccolata al centro . Ha una sua storia, ben-
ché mitologica: la figolla anticamente veniva preparata
solo per occasioni di eccezionale portata e presentata
come dono ad Assarte , dea della fertilità . A Pasqua,
rivitaliz zato dalla risurrezione di Cristo , è diventato
fertile il mondo .
La Pasqua è nel cuore e nella cultura dei Maltesi : l'at-
tesa delle grandi cerimonie dura un anno. Si può dire
che appena finita la Settimana Santa di un anno inizi
immediatamente la preparazione per quella dell'anno
successivo .
BS APRILE 1999

4.4 Page 34

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- COME DON BOSCO
l'educatore
di Bruno Ferrero
I BAMBINI IPERATTIVI
Sono quelli che nessuno vorrebbe in classe
o nel gruppo di catechismo. Impossibile controllarli,
assorbono sgridate e ordini imperiosi con una indifferenza totale.
Strattonati con violenza, dopo una frazione di secondo
sono di nuovo in movimento. Bambini che sono differenti
dalla massa, pur essendo perfettamente normali. Il termine
riassume fenomeni che possono avere le cause più varie.
E....
necessario distinguere con la
massima chiarezza un compor-
tamento patologico con un vero de-
ficit di attenzione , che richiede l'in-
tervento di un esperto , da un com-
portamento semplicemente v ivace .
Qualsiasi cosa intraprendiate, tutta-
v ia , non aspettatevi che il vostro
bambino si trasformi in un "bravo
bambino normale". Sicuramente ri -
marrà un diavoletto, ma siete sicuri
che in questo suo comportamento
non ci siano aspetti positivi?
Non affibbiate etichette. Fosse an-
che quella di "iperattivo", termine che
suona così scientifico ma in realtà
non dice niente né delle cause ,
delle possibilità di intervento. Un"'e-
tichetta" del genere scarica tutte le
"colpe " sul bambino : è malato ,
dev'essere curato , è lui che deve
cambiare . Sono i nostri alloggi , i
nostri miserabil i giardinetti , le
nostre strade , i nostri vicini di
casa e la nostra impazienza,
che non sono adatti per i bam-
bini vivaci.
È necessario agire e
non reagire . Non
considerare e trattare il compor-
tamento di un bambino vivace co -
me "maleducato", cioè come un
comportamento da reprimere : sgri-
dare e punire non possono che
peggiorare la situazione. Il bambino
che non può comportarsi diversa-
mente da com fatto si sente rifiu-
tato o non amato, e quindi divente-
rà soltanto più nervoso e irrequieto.
Questo è un campo in cu i è neces-
saria tutta la pazienza possibile. Un
comportamento nevrotico da parte
degli educatori acuisce il problema,
non lo risolve. I successi sono qua-
si impercettibili , ma se l'educatore
molla è finita : si va alla rottura .
Non separateli. Normalmente i
bambini estremamente vivaci quasi
sempre disturbano e infastidiscono :
fanno rumore , mettono in pericolo
se stessi o gli altri , distur-
bano il gioco dei compa-
gni . In questi casi l'espe-
rienza di essere rifiutati o
emarg inati, di essere for-
zati nella parte della pe-
cora nera li rende ag-
gressivi o li fa diventare
ribelli emarginati.
In ogni caso non è nemmeno una
soluzione tenerl i a casa per paura
di tali conflitti: come tutti i loro coe-
tanei - e forse più di loro - hanno
bisogno di compagni di giochi ; ne-
cessitano poi delle esperienze al-
l'interno del gruppo per poter ricu-
perare i ritardi nello sviluppo che
possono essere presenti. Senza
tener conto del fatto che le loro
madri , particolarmente affaticate ,
hanno bisogno di spazi per poter
riprendersi .
Quando si cerca un posto in un
gruppo di bambini , bisognerebbe
avere la possibilità di scegliere e
trovare un gruppo piccolo , con edu -
catori disponibili .
Organizzate la loro vita . Il bambi-
no v ivace ha bisogno di genitori
"meteorologhi ", che sanno preve -
dere "il tempo che farà", prevenire
cioè le situaz ioni insolite in cui il
bambino sarà coinvolto e preparar-
lo spiegandogli accuratamente e con
calma ciò che dovrà fare . Il bam -
bino iperattivo deve essere aiutato
a controllarsi con il meccanismo del
pensiero. Si tratta di agire sulla co-
struzione dell'autocontrollo . Il bam-
bino ha bisogno di ordini chiari e
facilmente memorizzabili. È oppor-
tuno cominciare da quelli in cu i si è
sicuri di essere ubbiditi.
Sostenete la concentrazione. Ciò
che disturba i genitori spesso non è
soltanto l'iperattività dei loro figli ,
ma anche la loro incapacità di rima-
nere concentrati su una stessa oc-
cupazione per più di due minuti. I
bambini piccoli non riescono anco-
ra ad escludere intenzionalmente
tutto il resto , per concentrarsi in
una sola attività: la loro attenzione
viene continuamente "catturata" da
altre cose .
Il fenomeno della mancanza di
concentrazione, di cui si lamentano
spesso maestre ed insegnanti , ri-
chiede in primo luogo un esame di
coscienza da parte degli adulti .
Non siamo proprio noi che alle-
niamo i bambini a fare una singola
cosa senza dimenticarsi , però , di
tutto il resto? Per esempio, mentre
giocano devono fare attenzione ai
ciclisti e ai pedoni ; anche nel parco
devono stare attenti a non perdere
i genitori ; devono sempre tenere in
mente l'ora, non devono dimenti -

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
NON SI FERMA MAI
Sin dalla nascita ha dimostrato che le ore dedicate al sonno
erano sprecate e che la vita meritava tutte le sue energie. A sei
mesi ci convincemmo che non avevamo avuto un bam~ino,
ma una pallina in gomma dal rimbalzo infil'!ito.
care di andare a casa puntualmen-
te. Quanto alla mancanza di con-
centrazione a scuola, non è che
magari ne sarebbero più capaci se
durante gli intervalli avessero più
possibilità di sfogarsi?
La concentrazione, inoltre , nasce
anche dall'interesse : è veramente
interessante per i bambini ciò che è
proposto all 'asilo e a scuola?
La concentrazione richiede anche
calma interna e tranquillità. Non sa-
remo magari qualche volta noi che,
con la fretta e le nostre esigenze
molteplici, mettiamo i bambini trop-
po sotto pressione?
Incoraggiateli il doppio. Il bambi-
no iperattivo ha soprattutto bisogno
di ricompense e gratificazioni fre-
quenti. Per lui il tempo è questione
di secondi . Ogni tanti secondi scat-
ta il bisogno di cambiamento per-
ché sono alla ricerca di una nuova
soddisfazione. I loro comportamenti
positivi devono essere adeguata-
mente "rinforzati ".
Non aver paura del futuro. La
paura più grande per i genitori di
un bambino "iperattivo" è che il loro
figlio soffra di un handicap miste-
rioso che lo danneggerà per tutta la
sua vita. Invece, secondo le più re-
centi esperienze, la maggior parte
dei bambini iperattivi diventano
adulti completamente normali . Il
periodo più duro per loro è quello
scolastico, dove si fanno notare per
la loro inquietudine e la loro man-
canza di concentrazione ; ma cre-
scendo quasi tutti diventano sem-
pre più concentrati e più tranquilli .
I n questi undici anni di vita il no-
stro beneamato figlio non si è
mai smentito : non si trattava, come
speravamo , della dotazione di bat-
terie più resistenti ; il ragazzo è pra-
ticamente inesauribile . Esausti sia-
mo invece noi familiari: come dice
la nonna, Claudio è un bambino
adorabile, ma le stanca la vista.
Per onestà di cronaca, va aggiunto
a suo favore che è un ragazzino
che non butta via il tempo sprecan-
dolo e che sa orientare le sue note-
voli capacità verso esperienze co-
struttive, nelle quali conta il sapere
e il saper fare , realizzare qualcosa
ma ancor più mettersi in relazione
con qualcuno. Anche quando gio-
ca, che è la sua occupazione pre-
ferita e dura buona parte del pome-
riggio (visto che i compiti li svolge
in modo proficuo ma troppo rapido
per le nostre esigenze di recupero
psicofisico) , in realtà riesce a cen-
trare simultaneamente più obiettivi :
è incredibile quante cose può impa-
rare al volo mentre usa i suoi gio-
chi o si trastulla con il computer.
A scuola e in parrocchia, poi,
è praticamente adorato. Essendo
riuscito a comprendere presto la
distinzione fra la maggiore informa-
lità dei comportamenti domestici e il
rispetto delle regole in pubblico ,
manifesta un buon autocontrollo,
mentre corre su e giù a risolvere
con grande efficienza i problemi co-
muni: sfoga le sue energie e nello
stesso tempo si rende utile a tutta
la comunità, attirando la simpatia
dei coetanei e la gratitudine dei
grandi .
Di ragazzi come Claudio, in
giro, ce ne sono sempre di più,
anche se per molti una tale ricchez-
za di qualità naturali spesso rischia
di andare sprecata o di essere uti-
lizzata male. Molti genitori intanto si
chiedono se i figli sono iperattivi
per temperamento o perché voglio-
no attirare l'attenzione degli adulti,
a loro volta troppo impegnati a li-
vello professionale . Nel nostro ca-
so , dicono i nostri amici , prevalgo-
no i cromosomi: nei pregi e nei di-
fetti , Claudio mi somiglia tantis5imo
e dunque la sua esuberanza sem-
bra essere una questione di tra-
smissione genetica, più che di cli-
ma domestico.
Non credo, peraltro, di dovermi trop-
po colpevolizzare: proprio la sua vi-
us APRILE 1999

4.6 Page 36

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CARTA DI COMUNIONE
di Piero Barelli
vacità, che ha assorbito sin dall'i-
nizio le mie energie, mi ha spinto
a rivedere la gerarchia delle occu-
pazioni giornaliere e a scegliere
di dedicare molto tempo alla fami -
glia, preferendo un 'azione preven-
tiva al dover rincorrere a poste-
riori le intemperanze di una
personalità così vivace.
Piuttosto mi capita talvolta
di domandarmi : avere un figlio
iperattivo è una grazia o una
condanna? Credo di aver risolto
la questione in modo salomonico :
Un figlio così è certamente un
grande dono , ma come tutte le
cose belle dell'esistenza comporta
anche una grande fatica. Non si
tratta tanto di tenerlo a bada per-
ché non combin i guai , quanto di
riuscire ad essere all'altezza della
sua curiosità, degli interessi molte-
plici , della voglia di protagonismo
che richiede di essere continua-
mente alimentata con esperienze
significative e intense. Perché non
mortifichi le sue doti naturali , è im-
portante offrirgli stimoli nuovi e
produttivi , rispondenti alla quantità
e qualità di impegno che mette
nel suo fare ordinario.
Occorre rimanere sempre sin-
tonizzati con le sue domande
d'affetto: dietro la voglia e la grin-
ta che caratterizzano le sue rea-
lizzazioni quotidiane , c'è un 'invo-
cazione di compagnia e di solida-
rietà che rischia spesso di passa-
re sotto silenzio. Sebbene abbia
sempre puntato molto sull'autosuf-
ficienza, nostro figlio è molto vulne-
rabile ed affamato di attestazioni
di stima da parte di noi genitori.
Occorre preoccuparsi che il fa-
re non oscuri l'essere e che fra
tante attività si crei un varco per
maturare un'attitudine contempla-
tiva che arricchisca l'interiorità e
faccia crescere la capacità di ra-
dicamento insieme alla voglia di
andare . Su questo piano abbiamo
cominciato a seminare da parec-
chio tempo, ma credo che ci voglia
ancora molto perché si possa in-
travedere qualche frutto. Dobbia-
mo attendere con pazienza che si
compia per intero la parabola del-
l'adolescenza: è faticoso , ma nel
servizio educativo c'è bisogno an-
che di questa disponibilità.
o
APRILE 1999 BS
I PADRONI
Don Bosco ha fatto affermazioni
pesanti come macigni che appartengono
ai contenuti della missione e devono
far riflettere ciascun salesiano
che ogni mattina si avvia al lavoro ...
Articolo 25: " Lo spirito di ini-
ziativa ".
O Lo stare con i giovani può es-
sere solo uno star bene con loro.
Don Bosco li definisce "i nostri pa-
droni ". Ripete costantemente che
gli educatori devono essere dispo-
sti a fare "quanto piace ai ragazzi",
perché in un rapporto formativo ,
l'ascolto e l'attenzion e svelano i lo-
ro interessi e i loro gusti su cui fon-
dare l'intervento educativo .
O Se l'impegno di ogni educato-
re è preparare i giovani alla vita
attraverso la scuola e il lavoro per
renderli autosufficienti e capaci di
futuro , per ottenere lo scopo è indi-
spensabile costruire un rapporto di
fiducia e di intesa, e canalizzare in
esso un 'accoglienza e un affetto ta-
li che richiamino l'amore fed ele di
Dio. Il Concilio Vaticano Il definirà
questa prassi pastorale "scelta an -
tropologica". Don Bosco , molto più
semplicemente , la chiama "santa
furbizia ".
O I giovani sono in fuga da se
stessi verso un "altrove" misterioso
e sempre diverso , vivono la frene-
sia dell'andare sempre più in là, e,
sconcertati da uno smarrimento dif-
fuso , sono alla ricerca di una diffi-
cile collocazione . La CdC parla del
dovere , per i formatori che si ispi-
rano a Don Bosco, di coltivare un'at-
tenzione serena e fiduciosa sul
mondo , al fine di stare al passo
con i giovani che in esso danzano
la vita sull 'onda di tempi in continua
evoluzione . Spiarne le mode, i miti ,
le sempre nuove attese , e pene-
trarvi con coraggio per offrire il pro-
prio apporto a un cammino positivo
di maturità umana e cristiana è in-
dispensabile .
O Già nei lontani anni '30 , don
Rinald i, terzo successo re di Don
Bosco , parlava della necess ità di
non fare della "tradizione " (si è
sempre fatto così... ) un mostro sa-
cro , ma di rendere elastica la pro -
pria mente e il cuore e di guardare
con interesse e intelligenza alla vita
dei giovani per amarla e condivi -
derla. Da fratelli maggiori , perché
proprio questa è amorevolezza: es-
sere fratelli maggiori!
o

4.7 Page 37

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IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
ALLO?! NIENTE...
TI RICHIAMO DOPO
<< e ar~ doctor J. , _domenica_ in
chiesa, propno davanti a
me, ho visto una ragazzina che nel-
la tasca di dietro dei Jeans aveva
infilato la cornetta di un vecchio te-
lefono, su quella adiacente una
scritta bene in evidenza : "Se volete
parlarmi sganciate il ricevitore ",
mentre il filo a tortiglione era colle-
gato con la tasca anteriore. La cosa
mi ha distratto. Alla fine della messa
"ho sganciato ". Lei si è voltata ,
facendo l 'occhiolino .. . e abbiamo
riso insieme. Voleva prendere in
giro lo snobismo che spinge i coe-
tanei, soprattutto maschi, a fare gli
sbruffoni con il portatile sempre in
vista. Anch 'io trovo eccessiva que-
sta moda del telefonino, come se
potesse rimpiazzare le relazioni di-
rette! Alcuni compagni ne fanno uso
anche quando non hanno niente da
dirsi. È solo per scacciare la noia?
(Angelo , 16 anni , Civitavecchia)
Caro Dottore, ho quattro figli: 17, 16,
14 e 1O anni. I pasti in famiglia sono
interrotti da continui e fastidiosi squil-
li, e i tre più grandi sono sempre con
la cornetta all'orecchio; spessissimo
litigano perché ora di chiamare ".
Anche il più piccolo comincia ... C'è
da diventar matti, non si riesce più
ad avere una vera conversazione
insieme. Mi domando perché le tele-
fonate si concentrino durante i pasti.
"Ma mamma, così siamo sicuri di
trovarci!". Abbiamo lottato per salva-
guardare il momento in cui siamo
riuniti ma i nostri sforzi sono stati
messi in corto da questa invenzione
invadente. Mia figlia primogenita mi
ha suggerito la soluzione : un porta-
tile, così possono chiamarsi quando
gli pare ". lo resisto: è costoso, e poi,
niente vale un incontro in carne e
ossa. Sì, il telefono è un meraviglio-
so strumento di comunicazione, pe-
rò impedisce una piena comunica-
zione. Mia figlia insiste che essendo
io un 'apprensiva potrei essere avvi-
sata quando si verifica un contrat-
tempo, o semplicemente per dirmi
che tutto va bene ... Sarà vero, ma
non sono convinta. E lei? (Emilia,
Montechiarugolo)
Consumo patologico, chiac-
chiere senza scopo, esaspera-
zione dei genitori . C'è tutto quello
che si sa da tempo a proposito di
telefono e di adolescenti . Altro si
intuisce : quando le relazioni vanno
in tilt, o i legami familiari si tendono,
i ragazzi trovano rifugio nel gruppo
(il numero degli amici non è mai
così elevato come durante l'adole-
scenza). Il telefono non crea il grup-
po , però lo nutre , assicurandogli
quel legame ombelicale che unisce i
membri . A volte si tratta di una
socievolezza fine a se stessa, come
avviene in certe telefonate: "Come
va? Niente di speciale .. . Ci si ri-
chiama ?". Ma non bisogna dimenti-
care che in una conversazione pri-
vata è lo scambio affettivo che dà
senso. Si spettegola, ci si impappi -
na, ma la cosa importante è quella
sorta di fleboclisi affettiva che la
telefonata rappresenta .
Se un terzo delle chiamate è
per socializzare , un altro terzo ri-
guarda appuntamenti , serate , uscite .
Se ne parla per gustarli in anticipo ,
o si vuol tastare il terreno per con-
trollare se l'amico/a ci sarà o no . Il
portatile ha il vantaggio di permet-
tere di decidere all 'ultimo momento .
Un altro terzo, infine, riguarda l'aiuto
reciproco dopo la scuola : ci si
consulta sui compiti . Anche il fax dà
il suo contributo .
Sono sempre di più i ragazzi
che usano il telefono per dare
messaggi ai genitori. Ma non è un
buon segno , indica un deficit rela-
zionale . E il caso di quella ragazzina
di 13 anni che lascia messaggi sulla
segreteria telefonica della mamma...
"quando ho voglia di dirle cose im-
portanti che non posso dire in pre-
senza di tutti "; possono essere pa-
role che dispiacciono , cose che uno
non ha saputo dire sul momento , o
anche slanci di tenerezza che il pu-
dore impedisce di esternare. La
"cassetta vocale ", accessibile solo
attraverso un codice personale, è
utilizzata come una messaggeria
ultracprivata. Per alcuni è un modo
di forzare l'ascolto , di farsi posto
nella vita dei genitori sempre occu-
pati , e troppo assenti . Questo non
rimpiazza la conversazione tète-a-
tète , ma permette di riannodare i fili
spezzati.
Non è il caso di Emilia , che
vuole , al contrario , dedicare del tem-
po alla sua famiglia . Ho sentito un
padre dire che aveva regalato un
portatile ai suoi figli, ma toccava loro
pagare l'abbonamento e le telefona-
te : un modo di liberare il telefono
familiare nei momenti in cui egli at-
tendeva una chiamata importante ,
ma anche di insegnare ai figli a ge-
stire l'aspetto economico e la durata
della conversazione. Un modo radi -
cale di risolvere i problemi .
Quel che è certo è che i genitori
hanno un ruolo da giocare, nell 'ap-
prendistato telefonico , per esempio
fissando una "soglia" da non oltre-
passare , il che è una maniera di
rendere autonomi . Perché l'autono-
mia , contrariamente a quanto dice
certa pubblicità dei portatili (parlo
con chi voglio, quando voglio, come
voglio) , è riuscire ad articolare bene
tempi personali e tempi sociali . In
effetti, telefonare è introdursi nella
vita degli altri senza aver chiesto il
permesso : è necessario imparare a
rispettare il tempo degli altri , a
imporsi dei limiti . L'importante, in-
somma, non è essere rintracciabile
o no , ma imparare a creare un tem-
po veramente umano.
BS APRILE 1999

4.8 Page 38

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•••••••
. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Il quarto dei cinecircoli che presentiamo ai lettori è il "C.G.S.
!FINESTRA SULLA CITTA
: di Francesca Silvano e Nadia Ciambrignoni
:. , ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••r-----:=------------.,.
Gli animatori del C.G.S. Controluce con l'attrice Margherita Buy
ed il regista Giuseppe Piccioni.
INSIEME
PER TRASMETTERE IDEALI
È questo il taglio del Controluce ,
essere una finestra aperta sull 'am-
biente circostante, alla ricerca di oc-
casioni da trasformare in iniziative
culturali sempre agganc iate a pro-
blematiche e situazioni di interesse
concreto, al di di barriere genera-
zionali o espressive.
Attualmente gli animatori del
C.G.S. Controluce sono venti. Ognu-
no ha il suo compito e nella sua spe-
: Un logo, "lo Schermo d'Argento", e un sito internet
cifici è una " rotella" indispensabi-
le per il buon funzionamento di un
: denominato www.castagna.it/controluce
"ingranaggio"; tutti sono in forma-
: presentano forse meglio di tanti preamboli il C.G.S.
: Controluce di La Spezia.
zione costante e pennanente, seguen-
do le tendenze dei tempi per poterle
" leggere".
: Il logo è quello dell'iniziativa sostenuta
Rispetto agli ann i della "fondazio-
: dall'Assessorato alla Cultura della Provincia
: e dall'Assessorato Politiche Sociali
ne" (1968) rimane la continuità de-
gli obiettivi: trasmettere ideali e va-
:s: e Centri Sociali Anziani del Comune.
••
i tratta, in prima battuta, d.i un un clima di ascolto e di scambio;
:
ciclo di proiezioni per le per- forse è un nuovo modo di fare ci-
sone anziane della città, ma neforum. Secondo lo stile di Don
: non solo di questo. Infatti al term ine Bosco, una proposta di cinema può
: di ogni incontro gli animatori del ci- diventare occasione di incontro e di
: necirco lo, insieme ad un gruppo di crescita per tutti.
: ragazzi del Centro Giovanile, alla Il sito internet, invece, na ce dal
scuola-laboratorio di teatro SCLAT frequente rapporto con le scuole se-
: &CIDOBO e ad altre realtà cittadi- condarie, non solo per proiezioni di
: ne, trasformano l'occasione del film fi lm , ma per l'offerta di servizi cul-
: in un incontro fra generazioni diver- turali e materiali critici, reperibili ora
se poste di fronte a tematiche im-
: portanti. Fra un tè, un monologo
: teatrale e una fisarmonica, si crea
anche per via telematica, grazie ad
un progetto reso operativo dai primi
mesi del ' 99.
I Il regista Alessandro D'Alatri
invitato a presentare la sua ultilma
opera " I Giardini dell 'Eden"
(ottobre 1998).
APRILE 1999 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Controluce" del centro giovanile di La Spezia.
I L'Assessore alle Politiche Sociali del Comune
di La Spezia Donatella Ferrari ed il presidente del C.G.S.
Controluce Gianni Petricciani alla presentazione
della rassegna "Lo Schermo d'Argento"
prima edizione marzo 1998.
IA sinistra il critico cinematografico della rivista"Duel "
Ezio Alberione, a destra Giancarlo Giraud Presidente
regionale ligure C.G.S. in occasione di Sai Fiction
(Bocca di Magra (SP) giugno 1998) momento
di formazione e scambio di esperienze tra i G.G.S.
che animano sale della comunità.
lori cristiani ai più giovani, con oc- della pellicola e della realizzazione di spettatori : un altro modo di fare
chio sempre attento alle reali esi- di un film, il corso "I mestieri del proposte alla città.
genze del territorio.
cinema" tenuto dal Presidente Na-
Infatti, per stati di avanzamento
progressivi, si è passati dai cinefo-
zionale Stefano Todini con la parte-
cipazione di importanti personaggi
"MISSING FILM FESTIVAL":
rum e dai dibattiti già tipici del "vec- del cinema italiano, tra cui France- UNA VETRINA
chio" Cinema Don Bosco dei primi sco Bruni , Alessio Vlad ed il tecni- CORAGGIOSA
anni '70, alle rassegne d 'essai; poi co del montaggio Roberto Perpigna-
al nuovo look di Sala della Com u- ni, assistente di Orson Welles.
Essere attenti al territorio non si-
nità, in augurata nel 1988 dal Diret-
gnifica, però, assecondare il facile
tore don Angelo Bassano.
gusto imposto dal mercato. Così,
AFFACCIARSI
UNA SALA DA ANIMARE con il preciso obiettivo di divulgare
e far conoscere la produzione di un
Il lavoro di animazione, tuttavia, cinema itali ano indipendente e "mi-
SUL CORTILE VIRTUALE
non consiste solo in iniziative, ma nore" , che tutto ra a fa tica accede ai
comporta la programm azione rego- grandi schermi della prima visione,
Sempre guardando sul "cortile lare dei "Giovedì d 'essai", con film consacrati al genere commerciale, è
virtuale", che è il territorio fisico e introdotti da esperti o discuss i con i nato nel '93 il "Missing Film Festi-
telematico su cui l'oratorio fa senti- registi, come è avvenuto per la pre- val", manifes tazione di grande visi-
re il suo influsso, il circolo ligure ha sentazione della prima spezzina de bilità condotta per conto dell ' asso-
animato incontri partecipati. Ad e- "I giardini dell 'Eden" con Alessan- ciazione nazionale dei Cinecircoli
sempio , ha avuto successo ne l 1993 dro D 'Alatri in sala, o per "Sostiene Giovanili Sociocu lturali che è dive-
il seminario "Disagio giovanile e Pereira" con Roberto Faenza. L'e- nuta un appuntamento annuale per
solidarietà nel cinema di Luigi Fac- sperienza di programmazione, inol- tutti i C.G.S. d 'Italia.
cini", tenuto alla presenza del regi- tre, ha consentito al circolo di all ac- "Missing", cioè "scomparso": l'am-
sta spezzino , che ha guidato il pub- ciare contatti e collaborazioni con bizione è quella di presentare una
blico nell 'anali si e nell 'approfondi- altri circoli e con la Presidenza Na- piccola ma articolata vetrina di quel
mento di tematiche sociali impor- zionale dell 'associazione C.G.S. per cinema d ' arte e di cultura, italiano e
tanti. Hanno caratterizzato il semi- la realizzazione di iniziative comuni . non, che approda ai porti dei festi -
nario le proiezioni di film a tema, Così è stato nel '91 per "Lo schermo val nazionali per poi arenarsi nelle
come "Notte di stelle", presentato di Babele - Verso il '92": in vista secche di una distribuzione che di-
nel '92 alla Mostra del Cinema di dell 'apertu ra delle fronti ere il cine- mentica e lascia così scomparire, qua-
Venezia, e di opere significative ine- ma spezzino per primo ha program- si per selezione naturale, le scelte
renti la detenzione nel carcere mi- mato la rassegna di film in lingua più coraggiose e difficili, certo le me-
norile di Casa! del Marmo (Roma), originale in collaborazione con il no appetibili per profitto e mercato.
la comunità di Capodarco animata Goethe Institut di Roma, come Con questo sp irito il Controluce
dalla Caritas. Lo scorso anno , poi, il esempio ante litteram di europeizza- cerca di affacciarsi in ambito cittadi-
Controluce ha aperto a studenti , in- zione del prodotto cinematografico. no , con la grinta di una proposta in
segnanti e cittadini desiderosi di ap- Poi c'è l'estate, con l ' Arena all 'a- grado di interpretare in modo origi-
profondire le conoscenze su quanto perto realizzata in collaborazione nale il carisma di Don Bosco oggi.
orbita intorno al variegato mondo con la Circoscrizione, sempre piena
o.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS APRILE 1999

4.10 Page 40

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SCHEDA UNO
Fabio Sandroni
F acendo seguito afl'arti-
colo-.aggarso sul BS di
marzo, presentiamo fa pri-
I,.
trasmesso per tradizione ,
contro cui dover lottare per
liberarsi , ma senza ripudia-
ma parte di un rapido ex-
re le proprie radici.
cursus su alcune pellicole
che possono essere utiliz-
zate per avviare una rifles-
sione sul tema del Padre.
Sicuramente i film interes-
santi non sono tutti qui. Il
criterio seguito per la sele-
PER I PIÙ PICCINI,
MA NON SOLO
PINOCCHIO di Hamilton
Luske e Sharpsteen (40)
La parabola del buon Pa-
zione si basa sulla reperi-
store e la figura di Geppet-
bilità e sulla necessità di
evitare proposte troppo
to , che lascia tutto per ri-
trovare il suo piccolo , ac-
datate.
cettandolo anche con le
orecchie d'asino.
FILM DRAMMATICI
SHINE di Scott Hicks (96)
PER RAGAZZI
Il padre opprimente ed in-
gombrante di una famiglia
ebrea emigrata in Australia
MRS DOUBTFIRE -
MAMMO PER SEMPRE
di Chris Columbus (93)
dopo l'esperienza dell'Olo-
Daniel, attore disoccupato,
causto, che ne ha distrutto
ama i figli ma è un "irre-
i legami di parentela, con-
sponsabile"; perciò la mo-
diziona totalmente la vita,
glie lo costringe al divor-
le aspirazioni e le pulsioni
zio, ottenendo anche l'affi-
del giovanissimo figlio mu-
sicista, fino alla follia. Il re-
cupero passerà attraverso
IMMAGINI
do dei piccoli. Per Proterli
rivedere sarà disposto a
travestirsi da governante
la liberazione dalla figura
paterna, e grazie all'aiuto di
DI PA91RI,
facendosi assumere dalla
propria ex-famiglia . Il film
vari personaggi femminili.
RIFLESSIONI
SOTTOVOCE
KOLJA di Jan Sverak (96)
Ultimi anni di occupazione
sovietica dell'Ungheria. Un
musicista in bolletta sposa
per procura una ru~sa per
permetterle di avere la cit-
IMMAGINI
DEL PADRE
,·I,
La paternità attrav~rsQ il Cinema:
relazioni umane come frammenti riflessi
di un legame'divino.
tenta di acquisire spessore
nel finale , con un discuti-
bile apologo della famiglia
in chiave troppo melensa.
PER RIFl!.ETTE E
SORRIDfNDO
TRE SCAPOLI
E UNA IMB!A
di Emile Ardolino (90)
tadinanza ungherese. Quando questa fugge in Ger- Commedia brillante - remake clel francese "Tre uo-
mania, l'uomo dovrà occuparsi del figlio di lei (che mini e una culla" (1985) - su come una bimba in
parla solo la propria lingua) , affrontare i sospetti del fasçe possa rivoluzionare l'esistenza di tre scapoloni
regime e fare i ç;onti con la freddezza dei "patrioti" impenitenti insegnando loro , per il solo fatto di
ostili al bimbo p·erché russo. Singolare sia la crescita esserci , ad essere responsabili.
dell 'uomo, che scopre il senso della paternità sullo
sfondo di importanti vicend~ storiche contempora-
nee, che la sua capacità di ''ricondurre" il piccolo al-
la legittima madre .
A TINTE FORTI
PER AMORE SOLO PER AMORE
di µiovanni Veronesi (93)
CLASSICI
PADRE PADRONE di Paolo e Vittorio Taviani (77)
Tratto dall'omonimo romanzo di Festa Campanile, il
film narra , in modo molto discutibile , la storia di
Giuseppe , padre "putativo" di Gesù. A tratti sugge-
La storia autobiografica dello scrittore sardo Gavino stivo , se non lo si guarda come storia sacra, ma
Ledda, costretto dal padre a fare il pastore, separato come vicenda di un padre che accetta "l'impossibile"
dal mondo dall'assenza di istruzione e di relazioni e solo per amore.
dalla stessa lingua sarda. La paternità come potere,
(Continua)
APRILE 1999 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
Don Giuseppe Quadrio.
r UNANOTTE
MEMORABILE
Da alcuni anni mi ero prefisso di
compiere un trekking alpinistico
sulle montagne che coronano la
Valfurva, in provincia di Sondrio ,
ma non avevo mai potuto soddi -
sfare questo desiderio. Cono-
scevo la valle perché da ragaz-
zo vi avevo trascorso alcune e-
stati in compagnia di mio padre
che seguiva i lavori in un cantie-
re ai piedi del ghiacciaio dei
Forni. L'itinerario prevedeva un
percorso in quota fra i 3500 e i
3800 metri , lungo le tredici cime
che vanno dal Cevedale al Tre-
sero. Quando mi si presentò
l'opportunità, la colsi al volo. In
compagnia di mio figlio e di due
amici , partimmo da Grosio , nel
pomeriggio del 14 agosto, at-
trezzati con piccozze , ramponi e
corde per portarci in quota e
dormire al rifugio Casati. Le
scarse precipitazioni dell'inver-
no e l'eccez ion ale calura dei
mesi estivi avevano ridimensio-
nato notevolmente la superficie
ghiacciata, mettendo in eviden-
za le fortificazioni e i baracca-
menti della prima guerra mon-
diale, ma soprattutto aprendo
numerosi crepacci specie in
prossimità delle cime. Ciò nono-
stante, seguendo il tracciato con
prudenza , il primo giorno non
incontrammo particolari difficoltà
fino al rifugio del Vioz dove per-
nottammo. Durante la notte una
violenta perturbazione ci martel-
con pioggia e grandine , ma la
mattina, al momento della par-
tenza, solo un forte vento solca-
va il cielo completamente limpi-
do. Il percorso del giorno 16 fu
impegnativo con calate di corda
su pareti rocciose e superamen-
to di crepacci terminali. Toc-
cammo tutte le creste del per-
corso fino al Tresero, dove giun-
gemmo alle 20. Avevamo godu-
to di un panorama superbo e di
una giornata serena fino a Pun-
ta Pedranzini , dove il cielo , nero
di nubi , aveva cominciato a sca-
ricare scrosci vio lenti di pioggia
e grandine. Dal Tresero iniziam-
mo ve lo cemente la discesa
lungo il versante che conduce al
rifugio Bernasconi e quindi a S.
Caterina. La tempesta continua-
va impietosa accompagnandosi
a lampi e tuoni. Il percorso che ,
in condizioni normali , non avreb-
be presentato alcuna difficoltà,
a causa dell'oscurità e della gran-
dine che aveva coperto le labili
tracce del sentiero, divenne dif-
ficile da seguire , tanto che a
quota 3300 ci ritrovammo in un
punto dove era impossibile pro-
seguire a causa del ghiacciaio e
delle rocce strapiombanti. Al no-
stro livello , a circa 300 m in li -
nea d'aria , si percepiva la sa-
goma del bivacco Seveso, ma ci
separava una lingua di ghiac-
ciaio molto crepacciato il cui su-
peramento sarebbe risultato
estremamente pericoloso già in
condizioni normali. Dopo un ra-
pido consulto si decise di torna-
re in vetta e ridiscendere per la
cresta rocciosa verso quel bi-
vacco per pernottare. Fu in quel
momento che rivolsi un pensie-
ro a mio padre, deceduto su que-
ste montagne nel 1959, al Ser-
vo di Dio don Giuseppe Qua-
drio e alla Madonna perché ci
dessero una mano a superare
le non poche difficoltà che si
sarebbero presentate. Fortuna-
tamente tutti e quattro mante-
nemmo una grande seren ità e
la calma necessaria per evitare
di comm!-)ttere qualche impru-
denza. E superfluo dire che
camminando dalle 5 del mattino
ed essendo ormai le 9 di sera
eravamo stanchi ; personalmen-
te avevo difficoltà a deglutire a
causa dell 'epiglottide ingrossata
non so se per lo sforzo o per
una infiammazione causata dal-
l'acqua di ghiacciaio ingerita du-
rante il tragitto. Con la ricetra-
smittente, di cui eravamo dotati ,
contattammo il rifugio Branca ,
pregando il custode di avvisare i
nostri a casa che quella sera
non saremmo rientrati come pre-
visto. Riprendemmo quindi a sa-
lire verso la cima del Tresero ,
mentre imperversava ancora la
tempesta e i fulmini si abbatte-
vano pericolosamente sulle roc-
ce attorno a noi. L'atmo sfera
era così elettricamente carica
da produrre particolari fenomeni
elettrostatici come il caratteristi-
co ronzio nei conduttori e l'effet-
to punta sulle rocce. In quella
notte da tregenda il custode del
rifugio Berni , al passo Gavia ,
prima di coricarsi , aveva dato
un'occhiata di contro llo alle vet-
te sovrastanti e aveva intravisto
delle luci in cima al Tresero, quel-
le delle nostre torce. Ignorando
la segnalazione che avevamo
inviato al rifugio Branca, pensò
giustamente di allertare il Soc-
corso Alpino che comunque , in
considerazione delle condizioni
proibitive , non poté muoversi .
Intanto, arrivati in cima, iniziam-
mo la discesa verso il bivacco
Seveso lungo una cresta roccio-
sa che emerge da due lingue di
ghiacciaio che scendono dalla
vetta. Eravamo fiduciosi di aver
preso il sentiero giusto ma, data
la scarsa vis ibilità , non ne era-
vamo totalmente sicuri. Dopo un
tratto agevole, il percorso diven-
ne impegnativo con passaggi
strapiombanti sul ghiacciaio di
cui si intravedeva il chiaroscuro
dei crepacci. Le luci delle lam-
pade diventavano sempre più
fioche , le pile si stavano esau-
rendo . Protasio , il capo cordata,
fece appena in tempo a fissare
una corda sul tratto più impe-
gnativo dopodiché piombammo
nel buio più assoluto. Era l'una
di notte , aveva cominciato a
nevicare intensamente e tirava
un vento gelido. Non avevamo
altra alternativa che proced ere a
tentoni ; ci consolava solo il fatto
che fra poche ore avrebbe co-
minciato ad albeggiare e, se
non altro , avremmo potuto ren-
derci conto di dove ci trovava-
mo. Infatti pensavamo di esserci
abbassati a sufficienza ma del
bivacco non vi era traccia e co-
minciava a serpeggiare il dubbio
che forse non eravamo sces i
dalla cresta giusta. Finalmente
Andrea, mio figlio , e Lino, l'altro
amico , che ci avevano precedu-
to di qualche decina di metri , ci
gridarono di aver trovato i tiranti
di ancoraggio del rifugio . Fin al-
mente, alle due di notte, chiude-
vamo alle nostre spalle la porta
del bivacco e , come amava
ripetere Protasio , per incorag-
giarci dopo aver superato qual-
che passaggio difficile , "an
de/a saca" eravamo proprio
usciti dalla sacca, il momento
più difficile era alle spalle. Dopo
esserci liberati degli indumenti
fradici ci infilammo sotto le co -
perte. Alle 8 del mattino di lune-
dì 17 agosto , mentre eravamo
ancora rintanati nelle cuccette ,
sentimmo il rumore di un elicot-
tero. Ho pensato che venisse
per noi . Si trattava infatti del
mezzo del Soccorso Alpino che ,
a seguito della segnalazione del
Berni , compiva un sopralluogo .
Assicurati i soccorritori che tutto
andava bene e che sarem mo
rientrati a piedi , l'elicottero conti-
nuò il suo giro. Era di nuovo una
giornata splendida, con un sole
che picchiava forte. Dal basso
sali vano gruppi di alpinisti per
raggiungere la vetta . Due di
loro , passati dal bivacco , tenta-
rono invano di affrontare la cre-
sta che noi avevamo superato
di notte a tentoni. Allora mi sono
reso conto che , oltre alla perizia
del capo cordata che tanto si
era prodigato , senz'altro una
mano dall'alto ci aveva guidato
e protetto. Non amo esternare i
miei sentimenti ma, ripensando
a quei momenti memorabili , non
posso non rendere merito pub-
blicamente a chi ci ha soccorso
nel momento della prova e un
pensiero di profonda gratitudine
va alla memoria di mio padre, a
don Giuseppe Quadrio e alla
Madonna ai quali nel mio intimo
mi ero affidato , senza restarne
deluso.
Gabriele Antonio/i
r IL CORAGGIO
DI CREDERE
Non se mpre si ha il coraggio di
"affidarsi" a Dio oppure a volte
si pensa che i miracoli capitino
solo ag li altri . Le mie care suore
mi avevano parlato di Domeni-
co Savio protettore delle donne
nel magnifico momento in cui
stanno per diventare mamme.
Ma durante l'attesa del mio pri -
mo figlio , non mi sono rivolta a
lui , non ho avuto il coraggio di
credere nel la sua intercessione.
Partorii con un cesareo. Parec-
chi mesi fa , nonostante le paure
suscitate da alcuni medici , ho
affrontato serenamente una se-
conda maternità e questa vol-
ta ... mi sono "affidata" a Dome-
nico Savio. Nel momento del
maggior bisogno , ho sentito una
forza particolare che mi ha aiu-
tata a dare alla luce - in questo
caso in modo naturale e con
grande gioia - il mio secondo
bimbo. Questa volta è capitata a
me! Grazie Domenico.
Manuela, Milano
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l' indicazione del nome.
BS APRILE 1999

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni , annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1 971 n. 959, e L 'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1 924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
-se si tratta d' un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cri sti ana .
- se si tratta invece di
nominare ere e di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nom ino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' Istituto
Salesiano per le Mission i con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente
per l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi miss ionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero cli mano propria
dal testatore.
APRILE 1999 BS
I NOSTRI MORTI
ANDRIONE suor Lucia ,
Figlia di Maria Ausiliatrice ,
.
t Torino, il 16/08/1998, a 85 anni.
Lucia era la quinta di una numerosa fami-
glia in cui mamma e papà donarono figli e
figlie al Signore. Cuciniera fedele e gene-
rosa , ha saputo svolgere un apostolato fe-
condo anche attraverso la stampa e la dif-
fusione di giornali e riviste. N_e_ll 'umiltà
semplice ma concreta, nella canta oscura
ma genuina ha saputo realizzare la propria
vocazione , figlia dell 'obbedienza e della
fedeltà. Il Signore fu sempre presente nelle
sue azioni , nelle sue parole, nel suo esem-
pio discreto ed efficace , n_ella scrupolosa
esecuzione dei suoi doveri d1 consacrata,
nella sua devozione ai santi salesiani , nel-
l'obbedienza religiosa.
ZACCARIA suor Susanna,
Figlia di Maria Ausiliatrice ,
.
t Triuggio (Ml) , il 17/08/1998, a 63 anni.
La disponibilità di suor Susanna ha cono-
sciuto il mistero di una lunga sofferenza
d'amore. Entrata nell' Istituto a 32 anni, si
donò completamente, con tenacia e com-
petenza, nei corsi professionali p_~r sette
anni. La malattia inesorabile che g1a avan-
zava la fermò presto e per 21 anni conob-
be solo l'offerta di una progressiva e lucida
perdita di ogni movimento. Rimase viva la
mente, il cuore , la parola e uno sguardo
profondo e penetr_ante che ra_ggiungeva
ogni espressione d1 vita, d1 stona, d1 cono-
scenza. Di tutto faceva offerta 1n una vasta
e intatta maternità spirituale. Nel corpo im-
mobile , lo spirito rimase vivace , penetran-
te , capace di raggiungere ogni perso_na ,
ogni sorella, il mondo e in modo acut1ss1mo
la situazione dei giovani e delle vocaz1on1.
RINERO suor Giovanna,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Nizza Monferrato (AT), il 20/08/1998,
a 60 anni.
Suor Giovanna, dopo la professione, aveva
conseguito il titolo di infermiera professio-
nale . Prestò il suo servizio, attento e pre-
veniente, nell 'ospedale di Nizza Monferra-
to , nella casa di riposo per FMA nella stes~
sa città e, in seguito, nella casa famiglia d1
Bra, dove erano accolte e curate le mam-
me dei salesiani. Intelligente e schietta è
stata per gli ammalati , e i loro familiari ,_por_-
tatrice di serenità e speranza. I med1c1 e. (I
personale infermieristico ebbero _d1 lei la p1u
alta stima per la competenza, 11 senso d1
responsabilità , la capacità di dedizione che
ha sempre dimostrato nella sua m1ss1one.
DE LIBERALI Antonio , cooperatore ,
t Castelfranco Veneto (TV) ,
il 03/12/1998, a 87 anni.
"Abbiamo la sensazione che sia morto un
patriarca", ha detto il celebr'.3-nte al_la. fine
della cerimonia funebre. Papa d1 7 figli, ne
ha donati 3 alla Chiesa: due sacerdoti sa-
lesiani , missionari in Brasile e l'unica figlia ,
suora Dorotea, missionaria in Bolivia. Coo-
peratore dal 1958, Antonio è stato un mo-
dello di marito e di padre, esemplare nella
preghiera e nella partecipazione alle atti-
vità parrocchiali , uomo buono e fedele.
Qualche mese prima di spegnersi serena-
mente nel Signore , ha lascia_to un pic~olo
testamento spirituale, che ha Il valore d1 un
grande tesoro di saggezza cristiana: "A voi
figli e discendenza: rivolgete ogni matt111a e
sera il vostro pensiero e cuore_ a 010 ,. pa~
drone della nostra vita. Amatevi come 10 v1
ho amati e perdonatevi l'un l'altro. Ai_ nipoti:
ricordatevi che la domenica è del Signore ;
ricordatevi sempre della messa. Vogliatevi
bene. Vostro papà e nonno".
MASCAZZINI suor Benigna,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
.
t Buscate (Ml), il 27/07/1998, a 68 anni.
La vita di suor Benigna è stata caratterizza-
ta da un forte impegno educativo. Capace
di ascolto di accoglienza, di comunicazio-
ne ha do~ato tutte le sue energie nell 'inse-
gn~mento nelle scuole superiori di Milano
e Genova. Seguiva con interesse ed atten-
zioni le ragazze , unicamente preoccupata
della loro crescita umana e cnst1ana. Ha
sempre mantenuto rapporti di cordial_ità_ e
di amicizia con le exallieve e le fam1gl1e .
Faceva sue le pene e le preoccupazioni
degli altri, assumendole nella preghiera e
nel si lenzio. Donna di cultura , aperta e
sensibile ai valori spirituali , era discreta e
riservata e sapeva offrire in comunità il suo
contributo di pensiero e di collaborazione.
È bello tramontar~
dal mondo verso ?'o
afl'inch~ in Lui ,
si ossa risorgere. .
(S. IgPnazi.o di A ntiochia)
FRANCESCHINI CARINI Enrica,
cooperatrice salesiana,
t Gualdo Tadina (PG) , il 07/01 /1999,
a 93 anni.
Mamma affettuosissima di tre exallievi sa-
lesiani: Guglielmo, Fausto , Mario , cresciuti
alla scuola di Don Bosco a Gualdo Tadina
e a Torino. Attaccatissima a Don Bosco e
alle opere salesiane, ha vissuto la sua vita
nella semplicità , nella preghiera, nell'umi~-
nell'accettazione fiduciosa della volonta
di 'Dio , senza mai dimenticare i suoi doveri
di mamma , e qu elli altrettanto _cocenti d1
donna di fede e cristiana convinta. 01 lei
don Gallenga, già rettore del santuario di
Maria Ausiliatrice a Valdocco , diceva: "En-
rica , quanto sei attiva nella carità, mi ricor-
di Mamma Margherita".

5.3 Page 43

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seconda parte
UNA CASA PER MILLE RAGAZZl/12
T. Bosco, A. Gattia
MOLTI CH/Ef<ICI E Pli!ETI !:li El<AN0
ME!:>!:>/ A ·e,EGLJl/i!MI, FE!i>TANTI, MA
'<:li ACC0RSEf<O CJ.IE t:,/ DOVEVA CAM-
MINAl<E ':IULLE ':IP/NE.
L.D.C.
"'1A ECCO UN DRAPPELLO DI PRETI,
CHIERICI E LAICI CHE SI AVANZA ...
LA !:,TRADA
TRA RO!:>E E !:,PINE
E' LA CURA CHE DOV12E·
TE PRENDERE PEl2 I GIO-
VAN I , LE !:,PINE !:>ONO GLI
O!:>TACOLI, I PATIMENTI, I
Dl!:>PIACEl21 CHE VI TOCCHE·
QANNO. MA 1-J ON VI PERDE ·
TE DI CORAGGIO. CON LA
CARITA' E LA MORTIFI·
CAZIONE GIUNGERE·
TE ALLE ROSE
':IENZA ~PINE.
A LAVORA·
lcE PER I GIOVAN I
PIU' POVERI. !:iE AVE!?>-,
'bi CENTO PRETI E
•• CENTO CHIERICI, AVREI
DEL LAVORO DA Oll.M!E
A TUTTI • POTREMMO
AN DARE IN TUTTO
IL MONDO.'
BS APRILE 1999

5.4 Page 44

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-----~ Il. COI.ERA
HA /NVA.e,O t.A L.IGU-
RIA. rl2E/IIIIL.A COL.-
Piri A GENOVA!
IL. .MORSO AVAN-
zA V/Efl.&0
TORINO/
30 LUGLIO. IL RE, LA REGINA E LA CASA f2EALE
PARTONO IN CARROZZE CHIU".JE E SI RIFUGIA-
NO NELLA VALLE DI LANZO,
~,6r.~-~~-DT=
I
Ao1
PoR, /e
ERA A TO
E.NrO CO
N 80
OCCORRONO PERSONE
COl24GGIOSE, CHEAIU-
T INO I MALATI, E DIA-
NO UNA MANO A TRA-
".JPORTARLI Al
LAZZARETTI
PUBBLICI,
ANCHE SE ".JIE·
TE TROPPO GIOVAN I,
NE ACCETTERO'TREN-
TA CHE VERR,,C>.NNO
CON ME A".JSIEME A QUIN-
DICI DEI PIU' GRANDI. Cl
DIVIDEl2EMO IN Tl<E GRUP-
PI . I PILI' Gl24NDI CON ME,
A TRASPORTARE I MAlA·
TI NEI LAZZARETTI. UN
SECONDO GQUPPO G I-
RE RA: PER LE ".JTR,,Cl.DE
Pl20NTO A ,:,OCCORJ2El2E
NUOVI MALATI, UN TER·
ZO, I PIU' GIOVANl 1RESTE·
.?A' All'OR'ATORIO,PRON-
TI A INTERVENIRE AD
OGNI CH IAMATA .
APRILE 1999 BS

5.5 Page 45

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GIOVANNI CAGLIEQO, UNO DEI GIOVANI P/U'ATTIVI,
UNA SE/2A DI FINE AGOSTO SI SENTI' MALE .
COLEl2A NON C ' EN-
A, DON BOSCO. E'
IFO. AVRA' MANGIA·
ROBA GUASTA. E '
OLTO GRAVE , VEN ·
.GA DI LA' ,
CHE NE l=l
...;~
BUZZETTI ,
NON ME LA e>EN ·
TO DI DIRE A CA·
GLI ERO CHE E' ALLA
FINE. VUOI, CON DELI·
CATEZZA, FARLO TU,
MENTRE IO e,cE'-J·
DO A DRENDEl2E
IL V IATICO?
L.D.C.
DoN àosco E N TRA
NEL LA STANZA COL
VIATICO , MA DEVEAQ-
RE!',T,6.Q'bl COLPITO DA
UNA GQANDE LUCE .
UNA COLOMB4 BIAN-
CA CHE POIZTA UN RA-
M O D'ULIVO LO LAXIA
CAOEl2E ':JULLA Hi?ON-
T.zEoP. ALLEUPDAA.!EDTI C/ DAEGLLLIEA-
'::JTANZA SCOMPAIONO,
E Da. ORIZZONTI LON-
TANI APP4RE UNA
MOLTITUDINE 01
ST.!ANE FIGURE.
BS APRILE 1999

5.6 Page 46

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borse missionarie da
L.100.000
ADRIATICA (IAD)
(Marche, Umbria, Abruzzo)
Wiesiek Dee
tel. 071 / 28.10.265
e-mail: w.dec@usa.net
LAZIO (IRO)
Roberto Colameo
tel. 06/44.40. 721
e-mail: rcolameo@pcn .net
LIGURIA /TOSCANA (ILT)
Paolo Gambini
tel. 010/64.69.288
e-mail: paologam@tin.it
LOMBARDIA / EMILIA R.
(ILE)
Franco Fontana
tel. 02/67.07.43.44
e-mail: pastgiovile@pcn .net
MERIDIONALE (IME)
(Campania, Basilicata,
Puglia, Calabria)
Pasquale Martino
te l. 081/78.09.270
e-mail : pgime@pcn.net
PIEMONTE
VALLE D'AOSTA (ICP)
Stefano Martoglio
tel. 011 /52.24.238
e-mail: pg icp@pnc.net
SARDEGNA (ISA)
Giuseppe Casti
tel. 0783/800.238
e-mai l: ccottogno@cnosfap.
ca.interbus in es.it
SICILIA (ISI)
Edoardo Cutuli
tel. 095/43.33.00
e-mail: efnisi@pcn .net
VENETO EST (IVE)
VENETO OVEST (IVO)
(Trentino, Alto Adige, Friuli ,
Venezia Giulia, Veneto)
Ivan Brotto
lei. 041 /590.23 .38
e -mail: ive@cnos.inet.it
Roberto Dal Molin
tel. 095/43.33.00
e -mail : cspg@issz.vr.it
APRILE 1999 BS
Maria Ausiliatrice, in suffragio
di Mu ssetta Albe rto, a cura dei
parenti e coll egh i. L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice, in suffrag io
di Fulvia Orsini De Marco, a
cura di De Marco An na Maria,
Luc ia, Gaetano. L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice, per grazia
ricevuta, a cu ra di Massimino
Lidia. L. 1.000.000.
Borsa Missionaria, in memo-
ria di Fe li ce, a c ura di Clara.
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, S. Giovan-
ni Bosco, a c ura di Alessandro
ed Enrica, Imperi a. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria
di Carlo e G iovann a Vinciguer-
ra, a cura di Yinciguerra Teresa,
Cassano Murge (BA). L. 500.000.
Beato Filippo Rinaldi , in me-
mori a di don Francesco a c ura
di Zannini Anna, Roma. L.
500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Mamma Margherita , a
cura di Co lombo Gi use ppina,
Busto Garo lfo. L. 400.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco
e Santi Salesiani, invocando
graz ie per sa lute, vis ta e tran-
quillità e in suffrag io dei defunti ,
a cura di G. e C.F. L. 400.000.
Sacro Cuore di Gesù , Maria
Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni , in s uffrag io di Everardo
Scotti, a c ura de ll a moglie Ma-
ria. L. 400.000.
Santi Salesiani, in memoria di
AurÒra e Rocco , a c ura di Loy
prof.ssa Maria, Venosa. L. 300.000.
San Domenico Savio, per gra-
zia ri cevuta, a cura di Costanzo
Alessandra, Casa le Monferrato.
L. 300.000.
San Giovanni Bosco e Beato
Michele Rua , in s uffrag io dei
miei genitori, a cura d i Merlo
LJciana. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio , a cura di
Piera. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , ringraziando e invocando
protezione per la fam ig li a , a
c u ra di F il ocamo Eman ue le .
L. 200.000 .
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di Abbo Alessandro
ed Enrica, Imperi a. L. 200.000.
Borsa Missionaria , a cura di
Milazzo Pinella, Yillarosa, En-
na. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco; invocando aiu to e protezio-
ne, a cura d i Enrico-Maria An-
drea. L. 150.000.
Gesù Sacramentato, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, in vo-
cando protezione per la fami-
gli a, a cura di Musso Giuseppe.
L. 150.000.
SS. Cuori di Gesù e Maria, a
c ura di Piera e Maria Grazia -
Maria Ausiliatrice, ringrazian-
do e invocando ancora protezio-
ne e pace, a cura di Z. R. Mon -
ca li eri - Maria Ausiliatrice e
San Giovanni Bosco, a c ura di
Pizzolo Nuzza (U.S .A .) - Ma-
ria Ausiliatrice, a c ura di Fa-
biani Alba, Repubblica di Sa n
M arin o - San Domenico Savio,
a c ura di Dal Pane Adriana,
Faenza - Santi Protettori , a c u-
ra di Ferrero Maria Maddalena,
A lass io - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, a cura d i Baccetta
Carla, Nebbiuno - Maria Ausi-
liatrice , Don Bosco, Mamma
Margherita , a c ura di Pedraz-
zini Luigi, Paullo - Maria Au-
siliatrice e Beato Filippo Ri-
naldi , a cura di Magnoni Giu-
seppina, Milano - Mamma
Margherita, a cura di Dal Pane
Adriana, Faenza - Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, a cura di
Liut Alessandro, Codroipo - Bor-
sa Missionaria, in memoria dei
genitori, Filiberto e Maria Elisa-
betta, a c ura di Coppa Claud ia e
Rosa, Chieti - Beato Filippo Ri-
naldi , in suffragio di don Luc ia-
no Garrone, a c ura di Caltabiano
Matilde, Milano - Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, in s uf-
fragio di Erminio Copes, a cura
di Copes Alfiera, T orino - Bor-
sa Missionaria , in memoria di
Angella Paolo ed E nrico, a c ura
di Angella Paolo, Roma - Don
Bosco, San Domenico Savio, a
cura di don Ugo Di Biagio ,
Spoleto - Maria Ausiliatrice, a
cura di Tedesch i T ina, Salerno -
Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani , a cura di Ando rno An-
ge la, Borgo d i A - Maria Au-
siliatrice e San Giovanni Bo-
sco e Santi Sal es iani , a c ura di
Sacilotto Flavia, Azzano - Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio di Carme la Platania
Sammartino a cura del nipote
Rosario Spadara.
Borse missionarie da
L. 50.000
Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco , a c ura di Casa le Arciera
Lucia Cervaro.

5.7 Page 47

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Monsignor Elias Bolaiios
salesiano , consacrato vescovo
giusto un anno fa, e inviato
a reggere la diocesi
di Zacatecoluca
(La Paz, San Salvador) :
40.000 abitanti la città
e 300.000 la diocesi.
Monsignore, sappiamo che lei dirigeva in una casa "speciale" ,
prima di essere nominato vescovo...
Sì, l'obbedienza mi aveva affidato il centro per ragazzi abbandonati
di Santa Ana; si chiama la "Ciudad de los niiìos", e ospita circa 400
ragazzi ... "fuori onda".
Perché "fuori onda"?
Perché abbandonati. Voi dite che qui in Italia è in atto da qualche
tempo una crisi della famiglia, ebbene da noi la crisi è endemica. Pur-
troppo le famiglie da noi sono "ad tempus": si sta uniti per qualche
anno poi ci si lascia e ognuno prende nuove strade e contrae nuovi le-
gami. Chi ci rimette, ovviamente, sono i ragazzi. Restano in balia di se
stessi, diventano a rischio, con tutte le conseguenze che può immagi-
nare ... Questa è la situazione. Ma questo fa parte della nostra cultura.
Quale cultura , monsignore?
La cultura originaria india. I nostri antenati, i Nahuatl, sono una
sottocultura maya. Le unioni matrimoniali seguivano l'andamento che
le ho detto. Le tradizioni, come sa, sono ben difficili da estirpare, per
non dire impossibile, ce l ' hai appiccicate come la pelle alla carne.
Ora lei è stato creato vescovo. Ci parli della sua diocesi, dei suoi
programmi, dei suoi problemi.
Il mio predecessore ha impostato un "Sistema Integrale di Nuova
Evangelizzazione", un piano ben studiato che racchiude tutto. Ovvia-
mente fa difficoltà ad essere accettato, perché quando si è abituati a
vi_aggiare ~er conto ~roprio, inventare contenuti e metodi comuni, ge-
stire tempi, entrare m una organizzazione generale strutturata che ti
impegna e verifica i risultati , non è come bere un bicchier d 'acqua, lei
lo comprende...
Capisco. E i giovani, monsignore?
La guerra civile che si è protratta per ben dodici anni, dall " 80 al
'92, ha _lasciato il paese stremato, ma soprattutto ha creato gruppi di
sbandati che non hanno voglia né di lavorare né di studiare, i ragazzi
che ho chiamato "fuori onda" ... Molti emigrano: le campagne si sv uo-
tano e pure le città ... Come vede ho un bel po ' di problemi. Ma
"Niente ti turbi", diceva Don Bosco; un sales iano non si spaventa.
Manieri
FOCUS
UN INDIO DOTTORE
IN MISSIOLOGIA
Don Sarmento Giustino è un
indio della nazione Tucano del
gruppo tuyuka, che sta termi-
nando i suoi studi. Dopo il dot-
torato in mis siologia egli tor-
nerà nell a sua tribù , nel cuore
delle Amazzoni, dove potrà
svolgere il suo lavoro di evan-
ge lizzazione, tenendo presente
la cultura della sua gente.
Don Giustino ha lottato, per
diventare prete e salesiano. Pri-
ma di tutto ha dovuto vincere
le resi stenze del nonno , pagé
(capo) della tribù , ha dovuto
scrollarsi di dosso i pregiudizi
della sua gente, ha dovuto su-
perare le difficoltà della lingua
- parlava solo tucano - e la
personale convinzione di ap-
partenere in qualche modo a
una razza che gli appariva in-
feriore. Ha affrontato con suc-
cesso ogni ostacolo con tena-
cia . .. tutta india.
Ora conosce bene tutta la
ricchezza del suo popolo, i va-
lori di cui è depositario. E pre-
te, il primo prete indio della
sua zona. Gli piace l'idea,
nuova nella Chiesa, di "incul-
turazione"; nessuno meglio di
lui sa quanto sia necessario
tradurre il Vangelo di Gesù in
modo da incarn arlo nella cul-
tura della sua tribù, perché di-
venti vita, azione, invocazio-
ne; perché in definitiva diventi
cultura tuyuka.
D
BS APRILE 1999

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
TRA I WANCHOO
di Thomas Vattoth
Il difficile mestiere di missionari
in una nuova tribù .
GIOCO DI SQUADRA
ALLA CITTÀ DEI RAGAZZI
di Maria Antonia Chine/lo
-
Un esperimento d'insieme che potrebbe risultare vincente .
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INSERTO:
SANTA MARIA MAGGIORE
di Natale Maffioli
Fu tra le prime chiese dell 'intera cristianità
ad essere dedicate alla Madonna.
LA FELICITÀ
È UN FIORE CHE SBOCCIA
di Giancarlo Manieri
Piccola storia di una quindicenne esemplare.