Bollettino_Salesiano_198907


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2 · I LUGLIO 1989
~ il
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL CONCILIO
di don Egidio Viganò
5 CRONACHE SALESIANE
9 PROTAGONISTI
È morto Don Luigi Ricceri: una vita per Don
r'
Bosco e per i giovani
di Giuseppe Costa
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1887
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
13 STRENNA
Salesiano, oggi? come? perché?
Cinque itinerari di vita vissuta
servizio redazionale
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: IlTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) - ·colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in ing lese, malayalam,
tamil e telugù) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a rich iesta, nei limiti
del possibile .
17 PROBLEMI EDUCATIVI
Genitori in allarme: la TV ci ha sostituiti co-
me educatori
di Gaetano Nanetti
La televisione non espropria gli educatori
diG.C.
22 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Da Bruxelles in corrispondenza con la gente
servizio redazionale
25 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Anche a Fatumaca non manca la presenza
del Signore
di Carlo Gamba
29 OBIETTIVO BS
L'effige di Don Bosco nella chiesetta più al-
ta d'Europa
servizio redazionale
32 PROBLEMI EDUCATIVI
Quale sport per i nostri ragazzi?
di Umberto De Vanna
36 EDITORIA
Quei libri di testo, preziosi per generazioni
di studenti
di Monica Ferrari
Costante tensione educativa
servizio redazionale
39 STORIA SALESIANA
Dal Monferrato alla Terra del Fuoco nei tem-
pi «eroici» della missione salesiana
servizio redazionale
RUBRICHE
Pigy di Del Vaglio , 6 - I nostri Santi , 41 - I nostri
Morti, 42 - Solidarietà, 43
1 Luglio 1989
Anno 113
Numero 12
In copertina:
Il porto
commerciale di
Kupang (Timor)
Foto Titus - Torino
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio .

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1 LUGLIO 1989 3
Don Viganò
ci parla
L'azione continua dello Spirito apre nuovi
orizzonti dove ce spazio per antiche e nuove
forze. Il risveglio di speciali espressioni
associative. Il valore simbolico anche per la
famiglia salesiana dei ragazzi cinesi di
piazza Tienanmen.
Carismi e movimenti
«Io sono la vite; voi siete i tralci».
Lo ha detto Gesù.
Nel Popolo di Dio siamo tutti tralci dell'unica vite.
Uniti a Cristo i tralci producono numerosi grappo-
li; staccati da Lui si seccano e vengono bruciati.
Partendo da questa suggestiva immagine del Van-
gelo (Gv. 15) l'Esortazione Apostolica «Christifideles
laici» presenta, nel capitolo 2°, la molteplicità delle
vocazioni, delle testimonianze e dei servizi nella
Chiesa.
Essa così, abbellita con la varietà dei doni dei suoi
membri, appare come una sposa adornata per il suo
Sposo e manifesta al mondo la multiforme sapienza
dell'amore di Dio.
Il documento parla, in particolare, dei «Carismi» e
dei «Movimenti».
Di che si tratta?
Nientemeno che di uno speciale intervento dello
Spirito Santo in questo nostro scorcio di seco lo per il
ringiovanimento e un nuovo inizio della Chiesa. Lo
Spirito è sempre portatore di giovinezza; non c'è tra-
monto per il Corpo di Cristo nella storia.
Paolo VI ci ha assicurato che «noi stiamo viven-
do nella Chiesa un momento p7vilegiato dello Spi-
rito. Si è felici di porsi sotto 1~ sua mozione. Ci si
raccoglie attorno a Lui e ci si vuol lasciar guidare
da Lui» (EN 75).
;
I Carismi sono appunto doni e ~mpulsi dello Spirito
Santo, dati alle persone singole in mille modi diffe-
renti. Più di una volta, però, «possono anche essere
condivisi da altri e in tal modo vengono continuati nel
tempo come una preziosa e viva eredità, che genera
una particolare affinità spirituale tra le persone».
In un altro documento del Magistero descrive i Ca-
rismi dei Fondatori come «un'esperienza dello Spirito
trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vis-
suta, custodita, approfondita e costantemente svilup-
pata in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne cre-
scita».
Oggi, nel risveglio di una nuova stagione associati-
va, nascono dei «Movimenti ecclesiali» che sono, in
forma inedita, portatori di peculiari dinamismi «cari-
smatici». Non sono Istituti religiosi, ma si affiancano
in qualche modo ad essi dal punto di vista di docilità
allo Spirito Santo.
Evidentemente non basta costituirsi in «Movimen-

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4 · I LUGLIO 1989
to» per definirsi poi «Carisma». C'è bisogno di un di-
scernimento oggettivo circa la propria origine dallo
Spirito e di un riconoscimento qualificato nella Chie-
sa secondo criteri precisi (cf. CfL 30}.
Un «Movimento» veramente ecclesiale è una spe-
ciale espressione associativa, animata da un senso
evangelico proprio e testimoniata da una peculiare
prassi di vita. I suoi membri aderiscono liberamente e
con entusiasmo, illuminati e stimolati da alcuni princi-
pi-forza.
Esiste una svariata tipologia di «Movimenti».
Rispondono di fatto a differenti sfide lanciate dalla
cultura emergente. Alcuni sottolineano un forte rin-
novamento spirituale, altri una nuova modalità evan-
gelizzatrice, o una più genuina presenza cristiana nel
sociale e nel politico; o qualche nuova modalità co-
munitaria di vita, o una peculiare ispirazione mariana,
o una specifica dimensione educativa per i tempi nuo-
vi, ecc.
Si può dire che in questi anni il fenomeno dei «Mo-
vimenti ecclesiali» rappresenta nella Chiesa un even-
to di particolare vitalità e interesse. Sono un segno in-
dicatore di aurora!
La recente Esortazione apostolica ricorda, ad ogni
modo, che tutto ciò che è veramente «carismatico», è
ordinato dallo Spirito alla «comunione organica» del-
la Chiesa: le diversità sono complementari, non di-
spersive o mutuamente polemiche. Si tratta di dina-
mismi di partecipazione al mistero della Chiesa per
vitalizzarne la densità ed estenderne la missione.
La Chiesa-comunione, infatti, è il Corpo organico
di Cristo-Capo: Egli si fa presente attraverso il mini-
stero pastorale del Papa e dei Vescovi.
Se in un Movimento si scoprissero degli aspetti non
comunionali, bisognerebbe correggerli, perché non
sarebbero «carismatici», ossia non procederebbero
dallo Spirito.
C'è un'altra osservazione interessante da conside-
rare.
I «Movimenti ecclesiali» possono essere totalmen-
te nuovi o anche emergere in forma rinnovata da un
Carisma già esistente, come espressione viva del suo
rilancio.
Questa ultima considerazione ci fa riflettere sulla
nostra Famiglia Salesiana, che si è sentita mossa dallo
Spirito a promuovere, con il concorso attivo dei vari
Gruppi che la compongono, un «Movimento giovani-
le» di peculiare qualità cristiana ispirato a Don Bosco
e di vasta prospettiva mondiale.
Perché sia davvero «Movimento ecclesiale» c'è bi-
sogno che nei vari Gruppi della Famiglia aumenti il
numero di persone profondamente e dinamicamente
spirituali, unite intorno a un progetto comune, che
apra nuovi orizzonti evangelici alla gioventù. È di ur-
gente attualità.
Alle soglie del terzomillennio è scoccata l'ora dei
giovani!
La piazza Tienanmen a Pechino ne è divenuta un
simbolo.
Nell'agosto dell'87 mi ero recato a Pechino per affi-
dare a Maria Ausiliatrice, speciale patrona della città
e di tutta la Cina, la gioventù di quell'immenso popo-
lo. Ho pronunciato l'atto di affidamento nella catte-
drale il giorno significativo della solennità dell'Assun-
ta.
Ebbene : mai avrei pensato di contemplare, a meno
di due anni di distanza, una testimonianza giovanile di
tanta qualità umana e sociale e di così vasta prospetti-
va storica.
Mi piace ricordarlo perché penso che non basti
istruirsi circa ciò che sono i «Carismi» e i «Movimen-
ti», ma che è impellente - almeno per noi della Fa-
miglia di Don Bosco - sentirsi coinvolti nell'ondata
rinnovatrice dello Spirito per la crescita di un Movi-
mento giovanile che educhi alla fede cristiana, quale
energia storica di feconda incisività.
«Nella logica dell'originaria donazione da cui sono
scaturiti, i doni dello Spirito esigono - ci dice l'Esor-
tazione apostolica - che quanti li hanno ricevuti li
esercitino per la crescita di tutta la Chiesa» (CfL 24).
don Egidio Viganò

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- --
- -------sB-
_ . _ -,.,., ....... ..,. ,
.. ..... . ,.. . ,:.,....-;..,, . , -
ITALIA
Ragazzi in festa a Morialdo
A Morialdo, frazione dì Castelnuovo
don Bosco, mille ragazzi provenienti da
scuole salesiane del Piemonte e dalle
scuole medie ed elementari del paese, si
sono incontrati per festeggiare
San Domenico Savio, ìl ragazzo santo,
nel giorno della sua festa liturgica,
sabato 6 maggio.
L'occasione dell'incontro fu
l'inaugurazione della casa in cui egli
abitò per quasi dieci anni,
dal 1843 al 1853.
Presente il Rettor Maggiore dei
salesiani, don Egidio Viganò, i sindaci dì
Castelnuovo e Buttigliera con gli
assessori provinciali Fassino e
Rebaudengo, presidi e molti insegnanti
dei loro allievi.
La casa, posta a 15 minuti dal Colle,
vide giungere Domenico a due anni dì
età, proveniente, col papà fabbro e la
mamma sarta, da Riva presso Chieri.
In questa casa crebbe, imparò a studiare
e ad amare il Signore, frequentando la
chiesetta di Morialdo iri cui faceva il
chierichetto e cantava con bella voce, e
frequentando pure la scuola elementare
locale. In questa casa scrisse i celebri
propositi, tra cui : «I miei amici saranno
Gesù e Maria», in occasione della prima
comunione ricevuta nella parrocchiale
dì Castelnuovo, nel 1849.
La ristrutturazione della casa dì
Morialdo permetterà a gruppi di
ragazzi delle elementari o medie dì
passare qualche ora dì riflessione e
ritiro, rievocando gli episodi di
disponibilità di Domenico alla grazia
del Signore e all'amicizia dei compagni.
La «casa della santità dei ragazzi» darà
modo di rievocare i problemi formativi
e spirituali dei ragazzi d'oggi e dì offrir
loro varie testimonianze di vita come
quelle di vari adolescenti che imitando
Domenico Savio si avviarono alla
santità, come la be.ata Laura Vicui'la, il
servo dì Dio Zefirino Namuncurà,
Francesco, Magone Michele...
Dopo l'inaugurazione solenne con
preghiere, discorsi, canti e suoni, i
ragazzi si sono messi in cammino con
allegro pellegrinaggio per la «Strada
del Papa», la panoramica verso i Becchi,
e nel Tempio si svolse con gioia
pasquale la celebrazione liturgica.
ARGENTINA
Emissione filatelica
commemorativa di
Don Bosco
L'8 aprile 1989 le Poste dell'Argentina
hanno emesso il preannunciato
francobollo commemorativo del
centenario della morte di Don Bosco.
Con un elegante gioco grafico e
cromatico il bozzettista Carlo Quaglia
ha saputo riprodurre un tradizionale e
paterno volto di Don Bosco con sullo
sfondo quasi acquarellata la città di
Ushuaia oggi capitale della Terra del
Fuoco Argentina e più che centenaria
testimone delle gesta dei primi
missionari salesiani in quella terra. Con
questa emissione di cinque australi
stampata in 304.000 esemplari
l'Argentina conferma il suo radicato
legame culturale con il carisma
salesiano ed il suo primato in filatelia a
soggetto salesiano. Con questo
bell'esemplare, certamente pensato e
realizzato con efficacia, sino ad oggi, le
Poste Argentine hanno emesso ben
sette valori a sogge~to salesiano.
MALTA
Si riunisce a Malta
il Comitato Direttivo della
Confederazione Mondiale
Exallievi Don Bosco
Le celebrazioni venticinquennali
dell'indipendenza di Malta nonché il
desiderio da parte dei dirigenti
dell'associazione salesiana di
ringraziare il primo ministro di Malta
on.le Fenech Eddie Adami per la sua
presenza con una apprezzata relazione
al congresso mondiale degli exallievì di
Don Bosco ed exallieve delle Figlie di
Maria Ausiliatrice tenutosi a Roma nel
novembre u.s., hanno dato al Comitato
Direttivo dell'Associazione
l'opportunità dì un incontro a Malta.
L'incontro svoltosi all'Hotel
Cornucopia di Gozo dal 25 al 29
maggio 1989 ha dato anche la
possibilità di elaborare un progetto
esecutivo quinquennale inteso a
rendere operanti gli orientamenti del
Congresso Mondiale. Nella stessa

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circostanza il Comitato Direttivo
guidato dal presidente dottor Giuseppe
Castelli, dal segretario generale dottor
Tommaso Natale e dal delegato
don Charles Cini è stato ricevuto
dall'onorevole Eddie Fenech Adami e
dal nuovo presidente Vincent Tabone.
Di particolare ~ignificato poi è stata la
mostra di artisti Gozitani, Maltesi e
Italiani organizzata in collaborazione
con i Lions Club di Malta a Victoria.
Hanno espostò gli artisti John Martin
Borg, Paul Camilleri Cauchi, Albert
Caruana, Giorgio R,occa, George
Scicluna, Franco Verrocca,quest'ultimo
autore anche di una litografia
distribuita per l'occasione alle Autorità
e vendita all'asta per beneficenza.
All'inaugur~zione della mostra ha preso
parte con il ministro per Gozo Anton
c.oHe FlrT€
VOI MJ:JP/05/
J
Ml3-m4MD/l
SllpH~lll{)Re,
~
Tabone e con il direttore dell'istituto
italiano di Cultura anche il
Gran Maestro dell'Ordine di Malta S.A.
Fra' Andrew Bertie.
ITALIA
Nuovo oratorio a Pavia
Sabato 13 maggio 1989, presente il
Rettor Maggiore don Egidio Viganò,
è stato inaugurato a Pavia un nuovo
oratorio. L'occasione è servita per una
giornata di festa e di incontro della
Famiglia Salesiana con la città di Pavia
dove i salesiani operano sin dal 1897.
Il Sindaco, ricevendo in Comune
don Egidio Viganò, ha ricordato il
~ NON SENnRE l'-
IZIMORSO U/ f/OST/21
PELJm .?
/
ALLA
COSCJEJ.l~A-
\\.
I Il Rettor Maggiore Inaugura
l'oratorio nuovo. Cl sono Il
vescovo, Il direttore e l'on.
Bianchi.
particolare contributo educativo dato
alla città dai Figli di Don Bosco mentre
il Rettor Maggiore, ringraziando, s'è
detto ben contento d'essere accolto in
una città ben nota per le sue istituzioni
culturali. Le nuove strutture sono state
benedette dal vescovo monsignor
Giovanni Volta mentre a don Viganò è
toccato il tradizionale taglio del nastro,
presente anche l'ispettore della
Lombardia don Scaglione. Non è
mancata una commemorazione storica
tenuta dal direttore dell'opera don Gian
Paolo Franzetti. Attualmente la
Famiglia Salesiana a Pavia è presente
con un pensionato universitario e la
parrocchia animata dai Salesiani e con
ben due opere, di cui una articolata e
complessa, delle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
Celebrato il 50°
di fondazione
della Casa di Nave.
Consegnata la cittadinanza
onoraria al Rettor Maggiore
Con una simpatica cerimonia il Comune
di Nave in provincia di Brescia ha
voluto ricordare i cinquant'anni della
presenza salesiana in quella cittadina ed
ha insignito il Rettor Maggiore della
cittadinanza onoraria.

1.7 Page 7

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erchiamo di capire
1 LUGLIO 1989 7
«La religione, ha scritto il "Giornale di
Brescia" del 13 aprile 1989, riesce a
mettere d'accordo tutti i partiti di un
Comune, politicamente abbastanza... ·
"vivace" come quello di Nave. È proprio
quanto accaduto quando il Consiglio
comunale navense, nella seduta del 30
marzo scorso, ha conferito la
cittadinanza onoraria a don Egidio
Viganò, Rettor Maggiore dei salesiani.
Anche sulla motivazione per
l'attribuzione della cittadinanza non c'è
stata la minima discussione o
divergenza. Ugo Tenchini, capogruppo
Dc - è scritto nel verbale della seduta
consiliare - si complim enta con il
sindaco per l'iniziativa; Giancarlo
Trenti (Psi) condivide l'iniziativa
proposta dal sindaco; Nicoletto Boretti
(Pci) si sofferma sull'attività svolta dai
salesiani a favore dei giovani della
comunità; infine anche Girolamo Del
Vecchio (Psdi) esprime consenso.
All'unanimità quindi: "Il Consiglio
comunale, nel 5{)> anniversario della
presenza dei salesiani a Nave,
conferisce La cittadinanza onoraria a
don Egidio Viganò, Rettor Maggiore
della Congregazione salesiana, per
l'opera educativa svolta dai salesiani a
favore dei giovani della Valle del
Garza"».
La consegna di cittadinanza onoraria è
avvenuta domenica 16 aprile presso la
sala consigliare del municipio navense.
Per l'occasione è stato pubblicato un
volume commemorativo che raccoglie
significative testimonianze di presenza
salesiana. Durante la cerimonia il
sindaco Mauro Guerra, fra l'altro, ha
detto : «Forse ai più sarà passato
inosservato quel sem e che veniva
gettato senza clamore nella nostra
terra. Allora Na ve era un paese dalle
TIENANMEN, OWERO
ccDELLA TOLLERANZA»
Nei mesi scorsi, alla vigilia dell'estate, abbiamo assistito ad alcuni avveni-
menti che possiamo ritenere gravidi di conseguenze - negative e positive -
per l'umanità del terzo millennio. Nella Cina popolare centinaia di migliaia
di giovani hanno gridato il loro desiderio di cambiamento, di libertà, di cor-
rettezza morale, occupando pacificamente per giorni e giorni, sotto l'occhio
attento dei mass media, la piazza più grande del mondo, la famosa Tienan-
men di Pechino, e manifestando in altre città. La violenza, i morti ci sono stati
quando un potere esasperato ha affogato nel sangue la contestazione. Ma
tutti hanno visto da quale parte fossero le ragioni civili del dialogo.
In Unione Sovietica novanta milioni di persone, un cittadino su tre (cioè un
·adulto su due), sono rimaste fra maggio e giugno in contatto permanente con
la televisione e la radio durante tutto il periodo in cui è durata la discussione
dei duemilacinquecento, quella dei membri del primo Parlamento dell'URSS
eletto con una "relativa possibilità di scelta dall'istaurazione, settanta e più
anni fa , del potere comunista. Perché quella discussio ne è stata trasmessa in
diretta, giorno e notte, ed è stata seguita anche nell e fasi più drammatiche,
negli scontri più accesi con un interesse maggiore che per un match interna-
zionale o le gare olimpiche.
In Polonia l'opposizione ha stracciato (nei limiti del 35 per cento che le era
stato concesso) i rappresentanti del potere, che in qualche modo dovrà veni-
re a patti don lei. Ciò è avvenuto perché, per la prima volta da quarantacin-
que anni, ci si è potuti esprimere liberamente: accesso alla televisione e alla
radio, pubblicazione di giornali e diffusione di poster e manifesti, comizi elet-
torali. I candidati della «dissidenza» hanno dato prova della loro forza, fa-
cendo comprendere a un'opinione pubblica sempre attenta, spesso entusia-
sta i valori dei quali essi sono stati portatori. E si sa che il maggior successo
·ha arriso ai rappresentanti di Solidarnosc, quasi tutti espressi dal mondo cat-
tolico.
Attraverso gli esempi citati possiamo cercare di capire quale forza abbia
il messaggio della convinzione, del dibattito ; anche - e proprio per contra-
sto - nel caso della tragedia di Pechino, della quale ancora una volta è stato
protagonista e vittima un Paese del «socialismo reale». Tutti e tre insegnano
come sia \\ Ilo stesso tempo possibil e e diffici le bandire lo scontro ; e lo dimo-
stra del resto la permanenza sul nostro pianeta, al momeno attuale, di 27
conflitti armati, per lo più guerre civili.
La tolleroanza, che è una virtù cristiana, dovrebbe esprimersi nel confronto
delle opinioni, nel reciproco ascolto. Se ognuno di noi lo facesse nel proprio
piccolo, negli ambiti familiari, comunitari, scolastici e di lavoro, probabil-
mente il mondo e le singole società risolverebbero i loro problemi non al
modo cinese, cioè non schiacciando i propri giovani, le speranze del fyturo,
sotto i cingoli dei carri armati.
Angelo Paoluzi
- Nella foto: L'Istituto di Nave.
tradizioni e dai comportamenti tipici
della civiltà contadina, in cui La
consuetudine era l'asse portante della
vita e del pensiero quotidiano. Subito
dop o è arrivato il c01~flitt o mondiale,
con i salesiani sfollati a Pavone Mella
per f ar posto ad un ospedale militare.
Poi - ha proseguito il prof. Guerra -
negli anni Cinquanta avviene la nostra
rivoluzione industriale, quella del
tondino e dell'artigianato.meccanico,
quando La campagna lascia il posto
alla fabbrica e, nella casa salesiana,
spunta e prende corpo L'idea di una
scuola serale professionale per .
apprendisti, che andranno poi a ·
lavorare rfelle numerose officine della
Valle del Garza. Oggi molti di quei

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8 · 1 LUGLIO 1989
ragazzi sono diventati maestri artigiani
della scuola-bottega.funzionante a
Nave e figlia ideale di quella prima
creatura. l cinquant'anni di presenza
salesiana coincidono con il periodo di
tempo in cui si sono verificati a Nave i
cambiamenti più significativi e
profondi. Anno dbpo anno - ha
concluso il sindaco Mauro Guerra - la
presenza dei salesiani, discreta e
rispettosa, è cresciuta, attirando su di
l'attenzione, l'ammirazione e il
consenso della cittadinanza)).
Riunita a Roma la prima
conferenza nazionale dei
Cooperatori
Dal 28 aprile al l O maggio si è svolta a
Roma, presso la Casa del
Pellegrino-Santuario del Divino
Amore, la Conferenza Nazionale dei
Cooperatori Salesiani, il nuovo
organismo previsto dal nuovo testo del
«Regolamento di Vita Apostolica»: vi
partecipano tutti i Consiglieri
lspettoriali d'Italia.
Presenti oltre 140 persof.le, con assenze
(minime!), causa sciopero. L'incontro è
stato strutturato per una verifica del
cammino associativo e una opportuna
programmazione, alla luce degli
orientamenti della Chiesa, del
Magistero Salesiano e della Consulta
Mondiale dell'Associazione dei
Cooperatori.
In clima di viva partecipazione si è
preso atto di un momento positivo del
Nella foto: un momento della
conferenza.
rilancio del laicato e dell'impegno
avviato per una qualificata formazione.
Tema di fondo della Conferenza:
Vocazione e missione dei laici nella
Chiesa!
Il Rettor Maggiore don Egidio Viganò
ha sviluppato il tema, presentando il
documento «Cristifideles laici» in una
lettura organica e con l'otticél salesiana.
Ne è risultato un ricco e interessante
confronto tra la «prassi» tracciata dal
documento e la vocazione del
Cooperatore.
Apprezzata e stimolante la «tavola ,
rotonda» sullo stesso argomento, con la
partecipazione di laici del mondo
cattolico, impegnati in altre ·
associazioni! Ne è emerso un confronto
con altre sensibilità prezioso anche per
la volontà dell'Associazione di
ritrovarsi con maggiore coraggio tra le
varie componenti laicali ecclesiali.
Riunita a Verona
la Federazione della
Stampa Missionaria
C'è una domanda di salvezza che
interroga l'uomo d'oggi, assetato com'è
di certezze e al tempo stesso calato in
una società segnata da una pluralità di
messaggi di segno diverso. Ma in che
modo la stampa cattolica e le testate
missionarie in particolare, riescono a
comunicare il messaggio di salvezza,
che a partire dal Cristo si incarna e
continua ad incarnarsi nella storia
dell 'uomo?
Se lo sono chiesto gli operatori delle
riviste missionarie aderenti alla FESM I
(Federazione Stampa Missionaria
Italiana a cui aderiscono una quarantina
di riviste, tra le quali il Bollettino
Salesiano) nell'inco ntro recente mente
organizzato presso il CEIAL di Verona
per riprendere il tema «Salvezza oggi»
illustrato nell'o ttobre dello scorso anno
al Congresso Internazionale di
Missiologia promosso dalla Pontificia
Università Urbaniana di Rom a.
Sulla base del documento final e del
congresso, due le relazioni che hanno
animato il dibattito dell'incontro dell a
FESMI. La prima, quella di Padre Mario
Bianchi, Segretario Generale
dell ' Unione Missionaria del Clero, ha
tracciato un rapido panorama de i temi
più importanti emersi dal Congresso
all'Urbaniana, ricordando le parole del
card. Josef Tomko a proposito delle
«sfide missionarie alla teologia della
salvezza». Molte infatti sono le
problematiche emergenti in seno alla
società contemporanea con cui la
Chiesa messaggera di salvezza deve
confrontarsi: dalla crisi di religiosità in
cui versano i cosiddetti Paesi
dell'opulenza alle pesanti «strutture di
mercato» che segnano il futuro del
Terzo Mondo, dalle nuove ed
inquietanti conquiste scientifiche alla
paura di un conflitto mondiale.
Anche per quanto riguarda il rapporto
con le altre religioni non cristiane è
importante chiarire il concetto di
salvezza così come può essere illustrato
e recepito all'interno di una visione
globale della missione oggi. Una
tematica che suscita un particolare
interesse per chi opera all'interno della
stampa missionaria, tesa a focalizzare
l'attenzione sulle modalità
dell'annuncio «ad gentes» ed impegnata
ad essere presente sulle nuove frontiere
aperte dal cammino dell'inculturazione.
Il tema della salvezza, come dono di
Dio che si incarna nella storia,
nell'«oggi» dell'uomo, è dunque un
tema che interessa da vicino le riviste
missionarie e può fornire orientamento
e ispirazione, come ha sottolineato
nella sua relazione don Augusto Barbi,
docente di Sacra Scrittura alla Facoltà
teologica interregionale di Milano,
invitato dalla FESMI ad illustrare la
genesi dei rapporti salvifici che legano
l'umanità a Dio. Il concetto di salvezza
infatti è tutt'altro che astratto. Come
dono dello Spirito per tutta l'umanità e
per ogni uomo individualmente, essa si
manifesta nelle culture, nella storia
delle civiltà, nelle religioni. Ed è in
quest'ottica che attraverso il
discernimento bisogna imparare a
saper leggere i segni della Salvezza e
ad annunciarla attraverso i nuovi mezzi
di evangelizzazione che il nostro tempo
ci offre. È importante infatti che
attraverso le riviste missionarie
vengano anche conosciute e divulgate
le esperienze delle Chiese locali , di
dialogo e di annuncio missionario per
far lievitare e maturare la grande
ricchezza dell'eva ngelizzazione
operante nel mondo.
M.d'A.

1.9 Page 9

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- -- - -- - - - - -5'1-
..PROTAGONISTI
1 LUGLIO 1989 · 9
E MORTO DON LUIG
CERI:
UNA VITA PER
DON BOSCO
EPER
I GIOVANI
Roma, giugno 1989. È
morto don Luigi Ricceri. Alla noti-
zia del decesso, avvenuto mercole-
dì 14 giugno I989 a Castellammare
di Stabia, ad un cronista di cose sa-
lesiane qual il sottoscritto, dopo
aver recitato un requiem non resta-
va altro da fare che mettersi a scri-
vere. E così, senza pretese, ecco il
I A sinistra don Rlcceri in una delle
tante visite in America Latina e sopra
con i suol ragazzi.

1.10 Page 10

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10 •1 LUGLIO 1989
Incontro con Paolo VI . Fra Papa Montlnl e don Luigi Ricceri cl fu una grande amicizia.
ex A destra don Rlcceri con gli direttori del Bollettino.
profilo di un uomo del sud d'Italia
chiamato a dirigere, come massimo
responsabile, dal 1965 al 1977, una
congregazione fondata al nord.
Don Ricceri era nato 1'8 maggio
1901 a Mineo, piccolo centro conta-
dino appollaiato su una collina in
fondo alla piana di Catania a pochi
chilometri da Caltagirone. Proprio
portandosi da Mineo a Caltagirone
per gli studi ginnasiali, Luigi Ricceri
ragazzo conobbe Don Bosco e i Sa-
lesiani.
Rimase per sempre legato a loro.
Iniziò il noviziato il 26 ottobre del
1915 ancora quattordicenne e do-
vette aspettare per la ·prima profes-
sione religiosa fino al 9 maggio del
1917. A Ventiquattro anni fu ordi-
nato sacerdote a San Gregorio di
Catania: era il 19 settembre 1925.
Dieci anni dopo fu eletto direttore a
Palermo e nel 1940 direttore a Mes-
sina.
L'esperienza siciliana di don Lui-
gi Ricceri non è secondaria per ca-
pire la sua ricca personalità di futu-
ro sesto successore di San Giovanni
Bosco: proprio in quegli anni vivo -
no in Sicilia spiccate personalità sa-
lesiane come monsignor Matthias
grande missionario divenuto arei-
vescovo di Madras, don Vincenzo
Scuderi, anch'egli missionario in
Italia e ispettore salesiano, don
Eugenio Ceria, analista salesiano e
autore di molti volumi delle Memo-
rie Biografiche, don Domenico Er-
colini, grecista insigne e sacerdote
dal grande spessore spirituale, don
Urbani, don Scelsi ed altri ancora.
Tutta gente che favorì lo svilup-
po di opere salesiane intensamente
impegnate sul piano pastorale e
culturale e che rappresentarono un
eccezionale «laboratorio» per il
giovane Luigi Ricceri.
Nel sessenio 1942/48 fu chiamato
a dirigere l'Ispettoria Subalpina
nella Casa Madre.
In quegli anni duri della seconda
guerra mondiale don Ricceri con
tatto e coraggio superò difficoltà
non comuni. Tra l'altro, nel 1944, fu
coinvolto in un triste episodio di
lotta partigiana, che ebbe come tea-
tro un Istituto salesiano: fu arresta-
to dalle SS tedesche e tenuto in car-
cere per alcuni giorni.
Dal 1948 al '52 diresse successi-
vamente gli istituti di Novara e di
Milano. Quindi i Superiori gli affi-
darono ancora responsabilità di
una lspettoria, la Lombardo-Emi-
liana; ma il 1° agosto 1953 il Rettor
Maggiore don Renato Ziggiotti
personalmente lo chiamò al Capi-
tolo Superiore, per affidargli due
importanti settori dell'apostolato
salesiano: i Cooperatori e la Stam-
pa.
In 9uesto ufficio fu confer~_ato a
pieni voti nel Capitolo Generale
XVIII.
Con un lavoro metodico e co-
stante durato oltre un decennio,
don Ricceri diede alla Pia Unione
dei Cooperatori un impulso decisi-
vo; il reclutamento dei Cooperatori
divenne più largo e ben seleziona-
to; la loro formazione si fece pro-
fondamente cristiana e salesiana;
l'organizzazione ebbe un impulso
tale da meritare il più ampio rico-
noscimento del XVIII Capitolo Ge-
nerale. Anche l'apostolato dei Co-
operatori si è adeguato ai tempi,
specialmente nei settori dell'istru-
zione religiosa, della stampa, della
moralità e delle vocazioni.
Don Ricceri organizzò anche un
efficiente ufficio stampa salesiano
affidandone la responsabilità a don
Amedeo Rodinò e potenziò con un
impegno personalissimo due pub-
blicazioni periodiche fondate da

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- -- - -- - -- - -s/1-
Don Bosco. Proprio grazie alla
spinta di don Ricceri il Bollettino
Salesiano ampliò la sua tiratura e
moltiplicò le edizioni mentre le an-
tiche e benemerite Letture Cattoli-
che vennero trasformate in una mo-
derna rivista mensile col nome di
Meridiano 12.
A ciò va aggiunto l'impegno per
la modernizzazione della Società
Editrice Internazionale di Torino
ed il rilancio come istituto secolare
delle Volontarie di Don Bosco già
fondate da don Filippo Rinaldi. A
64 anni, nel 1965, fu eletto Rettor
Maggiore. Qui lasciamo parlare il
1 LUGLIO 1989 11
suo successore don Egidio Viganò
che nell'omelia della celebrazione
eucaristica esequiale - pubblicata
sull'Osservatore Romano del 18
giugno 1989, a tal proposito ha fra
l'altro detto: «Si stava preparando
nella Chiesa l'ultima sessione del
Concilio ecumenico Vaticano II, e
iniziava ormai quella movimentata
fase post-conciliare, ricca di pro-
spettive, aperta a tante aspettative
e carica di nuovi problemi. Come
Rettor Maggiore gli toccò la prepa-
razione e la conduzione dello stori-
co Capitolo Generale Speciale
(1971), che durò ben sette mesi e
che doveva lanciare la Congrega-
zione nell'orbita del Concilio; riela-
borare il testo delle Costituzioni,
aprirsi a un sano decentramento
nell'alveo dell'unità, ripensare la
formazione del personale e la quali-
tà pastorale delle opere, affrontare
gli eccessi della contestazione, se-
guire con attenta considerazione
l'emergere dei valori della persona-
lizzazione, quelli socio-politici sem-
pre più coinvolgenti, tante sfide del-
la nuova cultura e tamponare il dis-
sanguamento della crisi religiosa.
Don Ricceri indicò, dopo quel
Capitolo, cinque grandi linee su cui
concentrare l'attenzione dei confra-
telli e indirizzare gli sforzi concreti.
Enunciarle qui significa sintetizzare
il suo delicato ministero di animato-
re e di guida nei 12 anni di retto-
rato:
1) Senso vivo della presenza di
Dio;
2) Missione giovanile e popo-
lare;
3) Costruzione della comunità;
4) Valorizzazione e rilancio del-
la Famiglia Salesiana ;
5) Cura dell'unità nel decentra-
mento.
Dietro ognuna di queste linee c'è
una fitta serie d'impegni e di pro-
getti: la costruzione della Casa ge-
neralizia a Roma con il trasloco del
Consiglio generale che risiedeva a
Torino; il volontariato per l'Ameri-
ca Latina; le visite d'insieme; le set-
timane di spiritualità per la Fami-
glia salesiana; i corsi di formazione
permanente, ecc.
Come Rettor Maggiore fu anche
Gran Cancelliere dell'Università
Pontificia Salesiana in un periodo
travagliato di ristrutturazione e di

2.2 Page 12

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I FUNERALI A ROMA
· I funerali di cdon Luigi Ricceri, per espresso desider,io del crleEunto, si s0-
no svolti a Roma nella Basilica del S. Cuore di via Marsala.
Qui, nel pomeriggio di venerdì 16 giugno si è celebrata l'Eucarestia.
Hanno eseguito i canti i giovani studenti salesiani del «San Tarcisio»,
del «Geri ni» e dell'«UPS» unitamente all'assemblea dei partecipanti. In
presbiterio erano i cardinali Garrone, Castillo Lara e Javierne, l'arcive-
scovo Pangrazio, altri presuli, oltre centocinquanta sacerdoti in camice
bianco e stola violacea insieme al Rettor Maggiore don Egidio Viganò
che ha presieduto la. messa esequiale.
Con il Rettor Maggiore erano il fratello di don Ricceri, don Carmelo,
salesiano anche lui, i membri del Consiglio Generale, numerosi ispettori
giunti appositamente dall'Italia e dall'Estero. Erano presenti ancora il
Consiglio Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice con la superiora ge-
nerale Macrl re Marinella Casiagno, alcuni professori dell'Università Sale-
siana di Roma con il nuovo Rettor Magnifico don Tarcisio Bertone, una
delegazione della Facoltà «Auxilium» guidata dalla direttrice suor Gra-
ziella Curti, dalla preside uscente suor Antonia Colombo e dalla nuova
preside suor Enrica Rosanna, i rappresentanti delle organizzazioni sale-
siane: dai cooperatori agli axallievi, dalle Volontarie di Don Bosco ai tan-
ti amici e sostenitori delle opere salesiane. Presenti and1e i nipoti cdi don
Ricceri e tutte le comunità salesiane della città.
Al termine della concelebrazione hanno rivolto un messaggio, la segre-
taria generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice madre Émilia Anzani, il
coordinatore generale dei cooperatori Paolo Santoni, una Volontaria di
Don Bosco, il segretario confederale degli exallievi Tommaso Natale. La
salma, al termine del rito, è stata t~asportata nel cimitern di San <;;_al,isto
vicino alla comunità salesiana delle Catacombe. Don Ricceri aveva chie-
sto anche questo dono : un ultimo segno della sua «romanità».
crescita che vide il nostro Ateneo
venir elevato alla dignità e respon-
sab ilità di Università Ecclesiastica,
assicurando alla missione di Don
Bosco gli apporti della serietà
scientifica esigita dai tempi nuovi.
Questo impegno ha significato un
insieme di sessioni di studio, di com-
plessi dialoghi, di interventi e di sa-
crifici che non è facile oggi immagi-
nare; essi, però, hanno po sto le basi
a un futuro di promesse. per l'illumi-
nazione e i servizi qualificati della
missione giovanile e popolare della
Famiglia salesiana nella Chiesa».
Gli anni successivi alla fine del
mandato di Rettor Maggiore per
don Ricceri sono stati anni di rifles-
sione, di preghiera e di partecipa-
zione sempre appassionata alla vita
della Famiglia Salesiana. Con Lui è
scomparso un sa lesiano capace non
soltanto di «organizzare» ma so-
prattutto di coniugare il lavoro
quotidiano con la propria fede e la
propria tensione ideale. Cogliere i
segni dei tempi per lui significò
guardare all'oggi con lo sguardo e
la passione spirituale di Don Bosco.
Pe~ un successore del Santo pie -
montese alla guida della Famiglia
Salesiana, non è poco.
Giuseppe Costa

2.3 Page 13

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- - - --
STRENNA 1 989
- -- - -s/J-
1 LUGLIO 1989 13
SALESIANO,
OGGI COME?
PERCHÉ?
CINQUE
ITINERARI
DI VITA VISSUTA
Le strade che portano
a Don Bosco sono
moltepliçi e varie.
E non tutte si
presentano
tranquille.
Dal fucile mitragliatore
alla preghiera e da essa all'ideale
salesiano: è l'itinerario di Ronny,
giovane libanese. Piuttosto eccezio-
nale, bisogna riconoscerlo. Ma an-
che uno dei tanti sentieri battuti da
coloro che approdono alla grande
famiglia di Don Bosco, conquistati
dal suo stile, dal suo metodo. Ecco:
salesiano. Come si arriva a diven-
tarlo nella nostra epoca? Anche se,
naturalmente, la scaturigine prima
è la stessa per tutti, religiosi o laici, i
tracciati sono molteplici e vari. For-
se se ne contano tanti quanti sono i
salesiani, in rapporto alle rispettive
esperien.ze personali. Impossibile,
dunque, richiamarli tutti, ma qual-
che esemplificazione è consentito
Foto LDC
farla, come storie di vita vissuta. E
non tutte si dipanano lungo itinera-
ri tranquilli. Al contrario, talvolta
rivelano momenti di profonda lace-
razione. È sicuramente il caso di
Ronny.
Era un ragazzo quando nel suo
Paese, il martoriato Libano, comin-
ciò quella sanguinosa guerra senza
fine tuttora in corso, con i suoi orro-
ri, i massacri, le sofferenze. Un'in-
fanzia trascorsa nei rifugi sotto i
continui bombardamenti. Come
tanti suoi coetanei, a 17 anni Ronny
imbracciò il fucile entrando a far
parte delle milizie cristiane convin-
to che quello fosse il suo dovere di
appartenente a una comunità mi-
nacciata di estinzione. «Combatte-
vamo - dice oggi - come spinti
dall'amore per la nostra terra e per
le nostre famiglie». Nel settembre
1983, Ronny prese parte a una fu-
riosa battaglia in un villaggio cri-
stiano attaccato da forze avversa-
rie. «Un vero inferno. Le bombe
scoppiavano dappertutto intorno a
noi. E accadde una cosa che mi ha

2.4 Page 14

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14 ·I LUGLIO 1989
lacerato l'animo: una granata ferì
gravemente un amico, che rimase a
terra lamentandosi con urla atroci.
Non potevamo fare nulla per lui...
lo non rimasi neppure ferito, ma ve-
dere un giovane morire a quel mo-
do mi fece sentire come un vuoto
dentro di me, mi sembrò che la mia
vita non avesse più alcun senso.
Avevo cominciato a combattere
spinto dall'amore, ma quell'amore
era stato come annullato dalla vio-
lenza che mi circondava ormai da
ogni lato».
Un vuoto da riempire
Ronny cominciò allora a cercare
di riempire quel vuoto che sentiva
dentro, ma non fu impresa facile.
Uno spiraglio di luce gli, si aprì
quando potè stabilire un contatto
con un gruppo di amici che lo avvi-
cinò alla preghiera. Incaricato di
addestrare alcune giovani reclute,
Ronny fu inviato in una casa sale-
siana che le autorità militari aveva-
no requisito. Il contatto con i figli di
Don Bosco, nell'infuriare della
guerra, fece sì cpe Ronny decise di
donare qualcosa al Signore. L'unica
cosa che aveva era la propria vita. E
divenne salesiano. «Gli ideali di ·
amore che mi spinsero a combatte-
re - conclude Ronny - non sono
scomparsi, anzi sono diventati più
forti, ma avevano mutato orienta-
mento : aveva capito che per cam-
biare veramente le cose, per con-
quistare la vera pace, bisognava dif-
fondere l'amore, soprattutto fra i
giovani. E ora ringrazio il Signore
perché, come salesiano, ho scoper-
t<? la gioia di donare Cristo ai giova-
ni».
li cammino di Mauro verso l'in-
contrò con Don Bosco ha inizio a
17 anni, quando incontra con alcuni
chierici salesiani al lavoro nella sua
parrocchia. «Sentii subito che avrei
voluto essere come loro, perché mi
fecero capire quanta ricchezza c'e-
ra in una vita completamente dona-
ta al servizio disinteressato dei gio-
vani. L'oratorio tuttavia mi aveva
facilitato il percorso verso una di-
mensione di servizio e di crescita
del mio rapporto con Cristo. E la
scelta di vita salesiana ha consenti-
to di verificare dentro di me quegli
elementi di ottimismo, di laboriosi-
tà, di presenza gioiosa e di amore-
volezza che fanno lo stile di Don
Bosco».
Anche per Mauro quella scelta
non è stata priva di passaggi non fa -
cili, perché non facile è lasciare il
proprio ambiente, la propria fami -
glia, specie se questa non condivide
fino in fondo le motivazioni della
scelta. Così come non è stato facile
passare da una realtà di studio e di
formazione alla vita «normale» in
una casa salesiana. «D'altra parte
- dichiara Mauro - la vita è una
scommessa sulla parola di Dio, che
chiama e si riserva di presentare
sorprese lungo il cammino. Scom-
messa su una vita pienamente rea-
lizzata e felice pur con la rinuncia
- e questo è l'aspetto negativo dei
voti, che però ha senso proprio per
la positività di ciò che si sceglie e
che è più grande - a realtà umane
di cui si comprer1tle sempre più il
Foto LDC
valore. È una scommessa su Don
Bosco, personaggio dotato e sem-
pre aperto a nuove profezie. Una
scommessa anche sulle opere sale-
siane, che seppur con tanti limiti,
hanno freschezza di novità. Ag-
giungo che la vita è anche una
scommessa sul Regno di Dio, che
ha ancora tanto da far crescere nel
mondo di oggi».
Mauro è attualmente impegnato
in una scuola e anche i momenti li-
beri li dedica ai giovani. Sente che
c'è in loro una ricerca del significa-
to da dare alla vita, e vuole aiutarli,
anche se si rende conto che la socie-
tà contemporanea non facilita que-
sto compito. «A un giovane che ha
intuito che il Signore gli chiede
'qualcosa in più', io dico di cercare
la sua vocazione laddove trova la
sua gioia più profonda. Gli dico di
prepararsi alle sorprese di Dio, di
preoccuparsi di far sempre la sua
volontà. Per questo è importante la
preghiera e l'accompagnamento
spirituale, insieme con la piena sin-
cerità con se stessi».

2.5 Page 15

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- - - - - - - - -- -~ -
1 LUGLIO 1989 · 15
Esperienza
missionaria
A suscitare in Stefania il deside-
rio di affrontare l'avventura missio-
naria salesiana sono stati coloro
che a questa «avventura» hanno
dedicato la vita: i missionari. Anco-
ra adolescente rimase affascinata,
come accade a tanti suoi coetanei,
delle loro figure, ammirate come
personaggi al limite della leggenda,
totalmente dediti all'annuncio del
Vangelo in terre lontane. Data la
sua giovanissima età, !'«avventura
missionaria» di Stefania non poteva
invece che svolgersi nei pressi della
casa paterna. Del resto, il lavoro
non mancava. Si impegnò infatti
nell'oratorio salesiano allargando
poi la propria presenza nelle realtà
più dure della sua città, per aiutare i
giovani a rischio. «Ma stava solo
aspettando il momento di poter
spiccare il salto» confessa «Il mo-
mento è arrivato quando ho incon-
trato don Armando, missionario in
Brasile da t6 anni, tipico esemplare
di 'salesiano d'assalto', che mi ha
messo di fronte alla realtà di una
scelta fatta di sacrificio e di fatica,
motivati da una profonda fiducia in
Gesù».
E a t 9 anni, Stefania partì per il
Brasile dove lavorò fra i bambini,
conoscendo il volto vero della mi-
seria, della fame, dell'ingiustizia.
«Ma ho soprattutto scoperto come
la mano di Dio sia vicino a chi lo
cerca con cuore semplice, sincero,
puro : i piccoli, i poveri, gli ultimi di
ogni angolo del mondo. Quell'espe-
rienza ha segnato profondamente
la mia vita di cristiana che vuole vi-.
vere con Don Bosco. Penso che
ognuno dovrebbe chiedersi sem-
pre: che cosa posso fare di fronte ai
bisogni dei fratelli? Come posso in-
tervenire in prima persona?».
Alle spalle di suor A... figlia di
Maria Ausiliatrice c'è la scuola fre-
quentata un po' troppo disinvolta-
mente, c'è l'oratorio salesiano, la
chitarra, le partite di pallavolo, la
discoteca, la «cotta» per un coeta-
neo, il bisogno di nuove scoperte...
C'è anche un grande amore per i
bambini e, in continua crescita inte-
riore, il desiderio di dedicarsi agli
altri. C'è però anche una forte resi-
stenza all'idea che, per realizzare il
progetto di vita che si sta formando
in lei; debba farsi suora, rinchiudersi
fra quattro mura, indossare l'abito
delle monache. Ma più il tempo
passa, più martellante si fa quel ri-
chiamo che viene da Dio, che la
spinge a interrogarsi: che cosa vo-
glio? che cosa cerco? L'affannosa
ricerca nel profondo del proprio
cuore sfocia infine nella risposta :
«Io voglio amare ed essere amata.
Dio è amore, Dio mi ama, e mi ama
come nessuno potrebbe amarmi, un
amore infinito, inesauribile. Dio è
amore e si fa amare nel prossimo,
amando il prossimo amo lui, dando
la vita agli altri la do a lui».
La fatica di decidere
La scoperta fatica però a trasfor-
marsi in decisione. Dire di sì costa.
Ma un tentativo si può fare. A... par-
tecipa a un campo vocazionale con
la riserva che se non ci si trova tor-
na a casa. Trova invece la serenità,
la pace. E la decisione è presa: si fa-
rà suora. Ma c'è la famiglia: come la
prenderanno? Tutto per il meglio.
Poi c'è il ragazzo con il quale ha in-
staurato un rapporto d'affetto, sia
pure in modo alquanto burrascoso.
Il giovane non la prende bene, cer-
ca di convincerla a desistere, vuole
sposarla. Anche gli amici, alla.noti-
zia, non nascondono il loro stupore,
stentano a credere che voglia farsi
suora. Ma l'abbandono in Dio è or-
mai totale, non può conoscere osta-
coli. Aspirantato, postulato, novi-
ziato.
«Ho scoperto a poco a poco che
cosa significa vita religiosa, cosa si-
gnifica vita salesiana, vita con i gio-
vani... Ora sono una suora. Molti mi
chiamano sorella. Mi piace tanto.
Condivido con le altre sorelle la
preghiera, l'impegno apostolico, le
difficoltà ma anche la gioia di tro -
varci diverse l'una dall'altra, condi-

2.6 Page 16

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16 I LUGLIO 1989
vido le delusioni, i progetti, i sogni...
Cerco di vivere i 'voti': la castità
non solo come assenza di un rap-
porto esclusivo ma come dono in -
condizionato di amore; la povertà
non solo come rinuncia al denaro,
ma come libertà dalle cose; l'obbe-
dienza non come esecuzione di co-
mandi, ma come impegno sincero
di ricerca del bene. Vivo l'apostola-
to come un'esperienza incredibile:
mi sembra di dare la vita per i gio-
vani, in realtà ricevo sempre più vi-
ta dai giovani».
Roberto ha conosciuto i salesiani
frequentando il liceo Don Bosco di
Cagliari. Da allora il suo impegno
è sempre stato orientato verso
l'a mbiente scolastico. Attraverso
l' Intergruppo, creato con alcuni
compagni e con l'ass istenza dei sa-
lesiani, ha svolto attività di anima-
zione nella comunità scolastica.
Una scuola, certo, che abbisogna di
profondi cambiamenti, per impedi-
re che essa continui ad essere vista
dai ragazzi come un obbligo al qua-
le si deve sottostare e che di conse-
guenza sentono come estranea. Di
qui nasce il suo impegno per cerca-
re, nello stile di Don Bosco, di ren-
dere i ragazzi stessi promotori di
iniziative capaci di suscitare un «cli-
ma di famiglia», dato forse acquisi-
to negli oratori, ma che resta anco-
ra fuori dalla scuola. Se a scuola es-
si imparano ad essere educatori di
se stessi e poi dei loro compagni,
sarà naturale per loro portare que-
sto modo di essere anche al di fuori
degli ambienti salesiani, nella vita
laicale o sacerdotale.
«E quello che è capitato a me -
dice Roberto -. Da qualche anno,
mentre seguo i corsi universitari, ho
cominciato a lavorare nella mia
parrocchia, che non è salesiana.
cerco di impostare il mio lavoro se-
condo Io stile salesiano e vedo che
il sistema funziona. Mi occupo di-
rettamente di un gruppo di ragazzi
dagli undici ai quattordici anni. Col-
laboro ancora con l'Istituto presso
il quale ho studiato, come ex allie-
vo, dando una mano per quel pro-
getto di vitalizzazione della scuola
che è sempre difficile portare avan-
ti perché è un discorso nuovo che si
costruisce e si delinea meglio col
tempo, seguendo l'evoluzione stes-
sa dei ragazzi. Niente di prefabbri-
cato, di già fatto, ma un continuo
studiare soluzioni nuove alla luce
degli insegnamenti cristiani e nell'u-
miltà del servizio».
o

2.7 Page 17

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- - - - - - - - - - -.58-
PROBLEMI EDUCATIVI
1 LUGLIO 1989 17
GENITORI IN ALLARME:
LA TV Cl HA SOSTITUITI
COME EDUCATORI
«I nostri figli credono più ai programmi
televisivi che a noi». Ecco che cosa pr:opone
il video ai ragazzi: omicidi, rapine,
violenza, ecc. Che cosa fanno gli enti televisivi?
Roma, luglio - Adesso
ad allarmarsi sono i genitori. Pa pà e
mamme si son messi a guardare
storto la televisione perché si so'no
accorti che quello scatolone gli sta
soffiando il posto, cioè tende ad as-

2.8 Page 18

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18 · 1 LUGLIO 1989
sumere con crescente invadenza un
ruolo di sostituzione nei confronti
dei loro figli: li «vuole» educare lui!
Finora ad agitarsi erano sociologi e
psicologi, insistenti fino alla noia
nel mettere in guardia contro i peri-
coli ai quali vanno incontro ragazzi
e adolescenti appiccicati al vidi:;o.
Ora la consapevolezza dei guasti
che la TV può provocare ha rag-
giunto i genitori.
A rivelarlo è stata un'indagine
condotta dal CENSIS, secondo cui
madri e padri si sono ormai convin-
ti di essere stati soppiantati nella
funzione educativa dai programmi
che la TV riversa a valanga sui figli.
Lo sono almeno nella misura del
46,2 per cento, mentre il 31,1 non è
di questo avviso. I convinti, genitori
ma apc,pe nonni, avvertono un sen-
so di frustazione, che configura un
autentico disastro educativo: riten-
gono cioè di essere meno credibili
agli occhi dei loro ragazzi di certe
trasmissioni televisive. Quelli che
appartengono al gruppo del 31 per
cento teptano di giustificare la TV
dicendo che contribuisce ad arric-
chire il vocabolario dei ragazzi, sti-
mola al dialogo e aiuta loro stessi
ad affrontare con i figli argomenti
difficili. Il che può anche essere ve-
ro in via di principio e in presenza
di una TV che si comporti corretta-
mente, ma per i ricercatori del
CENSIS questo atteggiamento in '
realtà nasconde un senso di colpa
che nasce dal fatto di parcheggiare
i ragazzi davanti al video per molte
ore al giorno e di affidare così alla
TV una grossa fetta di quella fun-
zione educativa che è invece com-
pito fondamentale e primario asse-
gnato ai genitori.
Indigestione
di video
C'è un dato ormai consolidato in
questa faccenda del rapporto ra-
gazzi-televisione, noto da tempo e
cht- ha trovato conferma nei risulta-
ti di innumerevoli indagini: i ragaz-
zi si bloccano davanti al televisore
mediamente per tre ore al giorno. II
15 per cento dei più piccoli arriva
addirittura a cinque ore. La fascia
oraria preferita è quella pomeridia-
na, seguita da quella dell'ora di cena
e, infine, da quella della prima sera-
ta. Una certa tendenza al dilatarsi
di quest'ultima fascia oraria è stata
riscontrata durante una indagine
svolta della Mesomark per conto
della RAI, e il fenomeno solleva
non pochi problemi.
Se dunque la. fruizione da parte
dei ragazzi avviene a dosi tanto
massicce, e assodato che alla TV
nessuno, del resto comprensibil-
mente, è oggi disposto a rinunciare,
si apre un capitolo il cui titolo po-
trebbe essere questo: «il triangolo
educativo genitori-figli-TV». Lad-
dove il termine genitori va esteso a
quello più generale di «educatori»,
molti dei quali lamentano che i lo-
ro sforzi educativi sui ragazzi com-
piuti alla mattina vengono allegra-
mente azzerati il pomeriggio dalla
TV. Se ciò è vero, e se lo sommia-
mo alle frustazioni dei genitori
spodestati, bisogna arrivare alla
sconcertante conclusione che in
quel triangolo, a farla da padrona
è proprio lei, la TV. E quale TV?
Be', di fronte a questo interrogati-
vo c'è proprio da sentirsi accappo-
nare la pelle.
Un'indagine condotta lo scorso
anno tenendo sotto osservazione
per una settimana tutti i canali, ha
rivelato che in Italia ogni ora sfila
sul video una media di nov.e atti
brutali fra rapine, omicidi, suicidi,
rapimenti, scazzottate. Battiamo la
Germania, che ne conta 8,6, mentre
Foto LDC
in fondo alla lista c'è l'Inghilterra,
con 2,5. Sui nostri teleschermi pas-
sano ogni ora fino a 4,5 omicidi al
giorno. Il primato se lo guadagnò
all'epoca «Italia I» che arrivava a
proporre 46 omicidi al giorno. La
più contenuta risultò Raidue, con
«soli» dieci morti ammazzati.
Imitazione
degli «eroi» TV
Circa gli .effetti di questa rappre-
sentazione della violenza, i ricerca-
tori non hanno dubbi : possono pro-
vocare una accentuazione del com-
portamento aggressivo e investono
di sicuro il funzionamento psicolo-
gico in generale. Nutrendosi quoti -
dianamente di violenza, i ragazzi
modificano la propria rappresenta-
zione della realtà sociale e i propri
processi di conoscenza. In altri ter-
mini, si abituano alla violenza reale,
cercano di assomigliare agli «eroi»
televisivi. Ad essere più a rischio
sono naturalmente i bambini con
carenze affettive e quelli provvisti
di minore stabilità.
C'è da aggiungere, anche per ri-
prendere l'accenno fatto più sopra,
che oggi i ragazzi tendono a fruire
della programmazione televisiva
praticamente in ogni ora del gior-
no, anche dopo cena, sventagliando
con il telecomando sui programmi
di tutti i canali. E ciò annulla prati-

2.9 Page 19

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--------------=---------sll-
1 LUGLIO 1989 19
camente eventuali scelte che desti-
nano spazi protetti all'ascolto in-
fantile. Insomma, i ragazzi guarda-
no tranquillamente anche i pro-
grammi che si pensa, per via dell'o-
·rario, siano riservati agli adulti. Il ri-
sultato - come appare da uno stu-
dio americano - è che il ragazzo
ha ridotto drasticamente gli altri in-
trattenimenti quali radio, cinema,
lettura, dorme mediamente mezz'o-
ra di meno, ha ridotto di almeno
mezz'ora il tempo riservato ai com-
piti a casa, e di un'altra mezz'ora il
gioco con gli amici.
Non si tratta solo di programmi.
Nel problema ragazzi-TV rientra-
no anche gli spot pubblicitari e gli
annunci sui programmi di prossima
emissione. Quanto ai primi, i bambi-
ni se ne inghiottono una media di 15
mila all'anno. Sono bombardati non
solo dalla pubblicità diretta a loro
stessi e che li invoglia a chiedere ai
genitori - e il più delle volte con
successo - di acquistare i prodotti
pubblicizzati, spesso del tutto su-
perflui, ma anche da quelli che si ri-
volgono agli adulti. Ora, che cosa
può venire a un ragazzo che sente
ripetere in modo ossessivo che in
un certo amaro c'è «il sapore vero
delJa vita»? Ci vorrà del bello e del
buono, poi, per convincerlo che il
sapore della vita è affidato a ben al-
tre cose. A parte, naturalmente, il
problema del tasso alcolico di cui
l'annuncio è intriso. E quanti sono i
genitori oggi assaliti dai propri figli
che reclamano quel tal tipo di jeans
o di altri indumenti firmati, altri-
menti faranno brutta figura con gli
amici?
Circa gli annunci di programmi
di prossima visione, essi irrompono
chiassosamente e di continuo sul vi-
deo, cosicché i ragazzi, anche se
non sarà loro consentito di vederse-
li per intero, di certi film o telefilm
coglieranno le scene più «forti»,
scelte con deliberata perfidia dai
programmatori per invogliare il
pubblico all'ascolto.
La TV - certa TV - sotto tiro. E
va bene. Ma i genitori? Secondo
Antonio Mazzi, dell'Opera Don Ca-
labria di Verona, usare la TV come
baby-sitter è un errore che troppi
genitori - non sempre in verità per
loro colpa - commettono. I bambi-
ni - sostiene l'esperto - stanno
davanti al' teleschermo perché non
hanno alternative. Soprattutto ven-
gono abbandonati al video da geni-
tori incapaci, o impossibilitati, a
collocarsi nella posizione di media-
tori fra la TV e i figli, per una cor-
retta utilizzazione del mezzo. L'i-
deale sarebbe che i genitori fossero
nella cortdizione di aiutare il ragaz-
zo a guardiilre la TV in modo critico.
Purtroppo .le condi?,:ioni familiari -
lavoro, impegni, ecc. - non con-
sentono di realizzare questo obiet-
tivo. Per di più non ci sono «scuole»
che insegnino ai genitori il corretto
comportamento in presenza della
TV, e troppo poche sono le iniziati-
ve di gruppi e associazioni che assi-
stono i genitori. Forse i destinatari
degli ormai innumerevoli docu-
menti pontifici sulle comunicazioni
sociali dovrebbero cominciare a
pensare che un modo efficace per
metterli in pratica sta proprio nel-
Da la Repubblica• - 14/5/89
GLI ESPERTI
LA PENSANO
COSÌ
Sul problema del rapporto fra ragazzi
e televisione, abbiamo raccolto i pareri di alcuni esperti.
Prof. Piero Bertolini, dell'Università di Bologna, autore di numero-
se ricerche sui «figli della TV»: li rischio che stiamo correndo-è l'e-
spropriazione del ruolo educativo. Dal punto di vista pedagogico non
è tanto preoccupante la televisione in sé, quanto la modalità della sua
fruizione come oggi si realizza. Proprio nell'età in cui l'attività sarebbe
fondamentale per la costruzione della personalità del bambino come
soggetto, la TV si colloca al centro della sua esperienza, lo paralizza e
lo stimola di fatto ad un comportamento di subordinazione a tutto ciò
che gli viene imposto da fuori».
Prof. Dàrio Varin, ordinario di psicologia dell'età evolutiva all'Uni-
versità di Milano: «Lo sviluppo della capacità critica davanti alla TV
è sempre legata alla presenza dell'adulto durante l'ascolto dei pro-
grammi. Non basta però una presenza passiva. È bene che l'adulto
commenti, guidi, orienti. Anche se è dimostrato che questo può sortire
effetti soltanto sui bambini più grandi».
Prof. Giuseppe De Rita, direttore generale del CENSIS : «Parliamo
tanto di bambini perché sappiamo parlare poco con i bambini. Così
riduciamo i ragazzi a oggetti delle nostre razionali preoccupazioni e
non facciamo che colpevolizzarlo ancora di più del fatto che vede
troppa TV. li vero pericolo del mezzo televisivo è quello di non lascia-
re più spazio alla fantasia. Ma gli stessi genitori finiscono poi con l'u-
sare la TV come balia».
Prof. Mario Laeng, docente di pedagogia all'Università di Roma:
«La scuola è oggi la grande assente. Se in una classe si chiamassero i
ragazzi a interpretare uno s·pot pubblicitario televisivo e li si portasse
a recitarlo con battute nuove e originali, si riuscirebbe a 'vaccinarli'
contro l'onnipotenza del messaggio, come si fa con certe attività tea-
trali creative».
On. Andrea Borri, presidente della Commissione parlamentare di
vigilanza sulla RAI: «Quando si parla di regolamentare la televisione
si ha sempre paura di essere spacciati per censori. Ma così il problema
è mal posto. Nessuno parla di censura, è una questione di opportunità
e di misura. Io sarei per l'abolizione anche della presentazione di film,
perché ci sono a volte scene assolutamente vietate ai minori».

2.10 Page 20

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20 · 1 LUGLIO 1989
l'impegno in questo campo, coin-
volgendo genitori ed educatori. Si
tratta di uscire dalla passività, di
fornire gli strumenti per discutere
in famiglia, per prendere coscienza
dei linguaggi dei «media», per uti-
lizzar~ la «replica» e far sentire la
propria voce.
Foto Springhetti - Roma
L'alternativa
del gioco
D'altra parte, sul versante dei ra-
gazzi, non c'è quella chiusura che a
prima vista può apparire. Guarda-
no molto la TV, e va bene. Ma per-
ché la guardano? Spesso perché
non hanno niente di meglio. Lo sta
a confermare una indagine condot-
ta fra i bambini di Genova. Posti di
fronte all'alternativa di poter gioca-
re all'aperto o di guardare la TV,
1'83,8 per cento ha optato per la pri-
ma soluzione, che è poi quella più
normale in un'età della vita in cui
sono assolutamente indispensabili i
rapporti con gli altri, il colloquio, i
giochi, il confronto. Una conferma
ulteriore viene dall'andamento sta-
gionale: se d'inverno la presenza
davanti al video è mediamente di
tre ore, in primavera, appena il tem-
po migliora, si scende a 2 ore e 30
minuti, e cala ulteriormente nel pe-
riodo estivo.
Il quadro è comunque tale che,
nell'immediato, non si può fare affi-
damento altro che su qualche inizia-
tiva degli enti televisivi. Pare che
qualc~sa si stia muovendo sia alla
RAI che nelle reti private del grup-
po Fininvest. Il guaio è che in Italia
quando si parla di introdurre criteri
di regolamentazione della TV, i
tempi si allungano a dismisura. Nel
frattempo, si continuano a mandare
in onda programmi che di tutto ten-
gono conto fuorché dei telespetta-
tori più piccoli. Al p'unto in cui sia-
mo arrivati, pet ridare un minimo di
equilibrio al triangolo genitori-ra-
gazzi-TV bisogna agire - per
quanto attiene alla televisione -
non solo sui programmi per bambi-
ni, ma su tutta la programmazione,
precipitata ormai a livelli che è ele-
gante definire penosi. Ma quali pos-
sibilità reali esistono nella situazio-
ne di autentico caos in cui versa da
oltre un decennio l'emittenza televi-
siva, dominata da una sfrenata con-
correnza che privilegia su tutta la li-
nea sua maestà l'indice d'ascolto? Si
risale così al nodo iniziale: il vuoto
legislativo che regna sul nostro
Paese in questo settore e di cui la
classe politica porta tutte le respon-
sabilità. Nel frattempo, i guasti che
la TV provoca ai ragazzi si accumu-
lano. Rimuoverli sarà sempre più
difficile. Sull'opera degli educatori
si proietta l'ombra sinistra della TV.
Gaetano Nanetti
Foto LDC

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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-------5'1-
1 LUGLIO 1989 21
LA TELEVISIONE NON ESPROPRIA GLI EDUCATORI,
PIUTTOSTO LA RAI DIA PIÙ SOLDI
PER QUALIFICARE I PROGRAMMI
DESTINATI Al RAGAZZI
E Al GIOVANI
A colloquio con
Luciano Scaffa, capo
struttura Rai Uno
I Nella foto:
Luciano
Scaffa,capo
struttura RAI.
Luciano Scaffa è il ca-
postruttura Rai responsabile dei
programmi televisivi per ragazzi.
Exallievo salesiano di Messina ha
dimostrato sempre una grande sen-
sibilità pedagogica ed educativa
che ha potuto esplicare in varie
esperienze sociali ed ecclesiali. A
ciò aggiunge l'esperienza professio-
nale di un lavoro vissuto con entu-
siasmo, capacità di ascolto e se-
rietà.
Ha senso parlare di «tv dei ra-
gazzi» quando si sa che questi ve-
dono di tutto?
Che vedano di tutto è certo ma è
anche certo che debbano avere uno
spazio tutto per loro in cui poter
predisporre messaggi per la loro
crescita e perché in qualche modo
loro stessi possano esprimersi. Le
trasmissioni che noi abbiamo fatto,
BIG e il SABATO DELLO ZEC-
CHINO, hanno proprio la caratte-
ristica di interpellare spesso i .ra-
gazzi, di attendere le loro risposte,
di scambiare corrispondenza e, co-
munque, di considerarli al centro
del messaggio televisivo. Le cose
che i conduttori dicono rispondono
spesso ad un'analisi delle esigenze e
delle domande che i ragazzi stessi si
pongono.
Esiste una conc9rrenza fra tele-
visione e famiglia?
È certo che la famiglia utilizza la
televisione come zona di parcheg-
gio dei bambini, soprattutto. Il bam-
bino sia con l'uso del telecomando
che dal quadro generale dei pro-
grammi ha una grande autonomia
di scelta: noi percepiamo così il
problema. La televisione pubblica
del resto non ha mandato ad educa-
re: sarebbe strano che creassimo
una televisione pedagogica, direi
dissennato in un regime democrati-
co ; la televisione, pubblica e priva-
ta, deve informare. Certamente per
i ragazzi esiste una domanda tipica;
le loro curiosità non sono quelle de-
gli adulti e così il loro bisogno di sa-
pere. Tenendo conto di questo spet-
tro di esigenze forniamo informa-
zioni. È chiaro che il patrimonio di
informazioni dato ha un suo effetto
educativo. Il problema dell'educare
è proprio di chi ha questo mandato
e qui il ruolo responsabile dei geni -
tori è più che evidente.
Cosa c'è nel futuro della TV dei
ragazzi?
C'è un maggior impegno ad offri-
re loro informazione, gioco e svago.
«Big» continuerà sulla strada ini-
ziata migliorando possibilmente le
prestazioni e lo stesso «Il sabato
dello zecchino». A questo si aggiun-
ge un arricchimento che viene dalla
nuova produzione in cartoni anima-
ti e in avventure per ragazzi. Siamo
diventati i più grossi produttori
europei di cartoni animati e pensia-
mo di poter continuare su questa
strada. Abbiamo prodotto la Bibbia
che verrà trasmessa, speriamo dal
prossimo gennaio. Ovviamente que-
sta funzione di servizio è condizio-
nata dal budget che l'azienda RAI
destina alla tv dei ragazzi e per i gio-
vani in genere. Gli investimenti per
questi cittadini del futuro dovrebbe-
ro essere più elevati. C'è l'illusione
che il mondo dei giovani debba esse-
re servito soltanto con musica e
rock: qui di valori e proposte di futu-
ro ce ne sono ben poche. Mi accon-
tenterei che una piccola parte del
budget dato per la musica leggera e
per il rock venisse trasferito consa-
pevolmente per una migliore infor-
mazione del mondo giovanile.
Giuseppe Costa

3.2 Page 22

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22 · I LUGLIO 1989
EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Da ormai venticinque
·anni le Figlie di Maria
DA BRUXELLES
Ausiliatrice fanno
catechesi e formazione
IN
CORRISPONDENZA
permanente attraverso
corsi triennali per
CON LA GENTE
corrispondenza.
......,,
Foto Archivio SEI - Ricatto

3.3 Page 23

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- - --
-------~-
1 LUGLIO 1989 23
<<Mettersi all'ascolto di
Dio, con la Bibbia in mano. Ecco
che cos'è per me il corso d'appro-
fondimento della fede per corri-
spondenza», scrive una persona che
ha seguito i corsi organizzati dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice del cen-
tro catechistico di Jette - Bruxelles,
nato nell'autunno del 1964.
Gli «allievi» sono di tutte le età e
rappresentano tutte le professioni e
le posizioni sociali. «Un corso che
riesce ad interessare operai, conta-
dini, professori ed insegnanti, avvo-
cati, managers, madri di famiglia, attraversato un periodo molto do-
preti, religiosi e religio~e, non può loroso ed i corsi mi hanno assai
essere banale», commenta il setti- aiutato spiritualmente...».
manale «Dimanche», la Domenica, Dopo le testimonianze, un po' di
diffuso in tutte le parrocchie del storia.
Belgio francofono.
All'inizio degli anni '60, l'Istituto
I corrispondenti delle «Salesiane delle Figlie di Maria Ausiliatrice si
di Don Bosco», come vengono preoccupava in modo particolare
semplicemente chiamate, non abi- del rinnovamento della catechesi,
tano solo in Belgio, ma in Africa, in che è sempre stata considerata nel-
Inghilterra; in Canada, persino in la tradizione salesiana uno degli
Giappone ed in Australia, a giudi- aspetti più importanti dell'evange-
care da questa lettera giunta al nu- lizzazione.
mero 98 dello Cahusseè de Wem- . All'immediata vigilia del Conci-
mel, dov'è la sede del centro, la fir- lio Vaticano li, in un significativo
ma di un'anziana vedova.
discorso tenuto a Roma nel feb-
«lo ho ricevuto un oggetto spedi- braio 1962 sulla missione profetica
tomi dal Belgio», racconta la don- della Chiesa, Giovanni XXIII aveva
na, «avvolto in una pagina del affermato: «Il catechismo è la pre-
giornale "Dimanche'; che_ riportava occupazione costante della Chiesa».
il vostro indirizzo e forni va dettagli La Madre generale, Angela Ve-
sul vostro corso di ricerca religiosa spa, facendo proprie le raccoman-
per corrispondenza. Io ho 82 anni e dazioni del Papa per un «insegna-
mi sono stabilita in Australia da mento catechistico vasto e profon-
due anni, dopo la morte di mio do», richiamò la connaturalità della
marito. Ho raggiunto la famiglia missione catechistica nella vocazio-
di uno dei miei figli. Ciò che mi ne .salesiana, promuovendo un ri-
manca, è La vita spirituale. lo vor- sveglio d'impegno e d'iniziative,
rei seguire il vostro corso assieme a dando vita nell'autunno del '62 al
mia nuora. Noi potremmo lavorare Centro Catechistico Internazionale
insieme e questo sarebbe un lega- di Torino e incoraggiando l'istitu-
me tra noi».
zione delle prime sessantacinque
Dalle testimonianze ricevute dal- «scuole per catechiste laiche par-
le suore di Bruxelles-Jette, i «corri- rocchiali» in Italia.
spondenti» sembrano soddisfatti.
li movimento si estese rapida-
«Nel 1981», confida una mamma, mente a tutte le province dell'Istitu-
«il nostro bambino di 16 mesi è ri- to nelle diverse nazioni.
tornato al Padre. Aiutandoci ad ac- In Belgio, dove nelle varie dioce-
cettarlo, il Signore ci ha riempito di si erano già attive le scuole per ca-
grazie, cominciando col conferma- techisti, si studiò il modo di rag-
re la nostra fede attraverso il desi- giungere quanti, per la distanza o
derio di viverla meglio. Venendo in- per gli impegni di lavoro, non erano
contro alle nostre aspirazioni, la in grado di frequentarle.
Provvidenza ha fatto cadere il mio Nacque così il «corso per corri-
sguardo sul giornale parrocchiale e spondenza», che si affermò in breve
l'annuncio dei corsi per corrispon- tempo.
denza. La riconoscenza trabocca Partito con l'intento primo di for-
dal mio cuore per questi sette anni mare catechiste per la collabora-
di corsi».
zione parrocchiale nei gruppi gio-
«A 42 anni», rivela una segreta- vanili e negli oratori, e di pr~parare
ria, madre di quattro bambini, «io allo stesso scopo mamme catechi-
che m'ero f armata in un ambiente ste, il corso ricevette le prime ade-
ateo, ho avuto una folgorante e sioni soprattutto da giovani ex al-
splendida con versione. Non cono- lieve e dalle alunne e oratoriane
scevo nulla della religione... neppu- maggiori, desiderose d'impegnarsi
re il "Padre Nostro" o "l'Ave Maria''. nella catechesi a livello scolastico,
Ho comprato alcuni libri, una Bib- professionale o familiare.
bia... Volevo apprendere. Ho seguito Col volgere degli anni aumentò,
tutti i vostri corsi, ho risposto ai fino a divenire prevalente, la parte-
questionari, ho approfandito anche cipazione di adulti particolarmente
altri autori. Sul piano fa miliare, ho aperti ai bisogni della Chiesa, o

3.4 Page 24

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24 1 LUGLIO 1989
semplicemente desiderosi d'appro-
fop.dire la propria fede.
La presenza dei nuovi destinatari
comportava l'impegno di un muta-
mento di ottica nella conduzione
del corso che diveniva in tal modo,
attraverso un'evoluzione appena
percettibile anche se notevole, un
corso di «formazione permanente
dei cristiani» (FPC).
Con questa fisionomia si presen~
ta oggi, dopo venticinque anni di at-
tività ininterrotta, con un comples-
so di 673 iscritti, dei quali 538 ri-
spondono regolarmente. Tra loro ci
sono lavoratori, bibliotecari, infer-
mieri, tecnici, ingegneri, funzionari,
ecc. L'età varia dai 18 agli 85 anni.
Che cosa si studia?
Nella redazione attuale, il corso
propone un insegnamento di tipo
dottrinale che, prendendo le mosse
dalla Sacra Scrittura e dalla Tradi-
zione della Chiesa, poggia salda-
mente sul Magistero e diviene per
ciascun allievo momento di assimi-
lazione personale e di concreto im-
pegno esistenziale.
Alle pagine dottrinali è accluso
un questionario, la cui compilazio-
ne è facoltativa, allo scopo di verifi-
care l'assimilazione della lezione e
suscitare l'applicazione pratica.
Quando il questionario giunge al
centro di Jette-Bruxelles, viene let-
to, talvolta integrato di citazioni o
nozioni complementari, poi rinvia-
to al corrispondente.
II corso fondamentale è ripartito
in tre anni consecutivi, nei quali la
dottrina viene approfondita nei di-
versi aspetti: la nostra fede in Dio
(1° anno); il mistero della Chiesa (2°
anno); vivere lo spirito del cristia-
nesimo (3° anno).
Il ritmo delle lezioni è di venti-
cinque all'anno, da febbraio a no-
vembre, con due interruzioni, a Pa-
squa e durante le vacanze estive.
Dopo i tre anni del corso fonda-
mentale, è possibile seguire quattro
corsi complementari, ciascuno di 17
lezioni, che sono consacrati al
«Vangelo secondo San Marco»;
«Pregare con i salmi»; «Vita liturgi-
ca e fede»; «Iniziazione alla lettura
di San Paolo».
Ogni lezione presenta al corri-
spondente una o due pagine dottri-
nali (da leggere «Bibbia in mano»);
il questionario che guida la ricerca
L'arcivescovo di Malines, Card. Dannaels, a colloquio con una partecipante
ai corsi. Nelle altre foto: momenti d'Incontro fra corsisti e animatori.
e l'approfondimento; una o due pa-
gine di documentazione.
Una giornata annuale di incontro
per tutti gli iscritti favorisce la co-
noscenza e la cordialità familiare,
dando la possibilità di scambi di
esperienze, di chiarificazione, di re-
ciproco arricchimento attraverso
conferenze, momenti di preghiera,
celebrazione eucaristica.
Elemento caratteristico di questo
tipo d'insegnamento - molto ap-
prezzato, secondo l'opinione gene-
rale - è la possibilità d'instaurare
un rapporto personale con il «corri-
spondente» che si sente aiutato, sti-
molato, incoraggiato ad esprimere
le sue convinzioni, le sue difficoltà i
suoi dubbi.
Questa relazione privilegiata fra
le suore salesiane del centro di Jet-
te-Bruxelles ed ogni corrisponden-
te, non è solamente individuale. I
corrispondenti si sentono solidali
gli uni con gli altri. Una specie di
«comunità» si forma grazie ai con-
tatti con l'équipe del Centro per il
fatto che alcuni corrispondenti si ri-
uniscono in gruppi o si scambiano
impressioni, esperienze.
Una catechesi «su misura» del
corrispondente - in conclusione
- che resta assolutamente libero
nel suo ritmo di lavoro.
A partire dai testi, dagli stru-
menti offertogli, da informazioni
oggettive, egli realizza da sé il suo
approfondimento della fede. In tal
modo, la catechesi non è solamen-
te una lettura attenta della Parola
di Dio, ma lascia continuamente
spazio alla reazione personale del
destinatario.
E sono in molti ad apprezzare il
ritmo di lavoro settimanale che, co-
me dice uno di loro; «scandisce la
nostra esistenza come la visita re-
golare d'un amico...».

3.5 Page 25

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- - - -- -------.s/1-
EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
1 LUGLIO 1989 25
Nel corso dell'anno . d'un giovane prete bergamasco fa-
centenario della morte di San Gio- ticano ad aprire una pista in mezzo
vanni Bosco lo stesso Rettor Mag- ad una foresta di eucalipti. A 140
giore don Egidio Viganò ha potuto -chilometri da Diii nella zona di
rendersi conto del cammino svolto Baucau.
dai salesiani a Timor in un quarto di A 9 gradi di latitudine sud dell'e-
secolo.
quatore, lavorando sotto il solleo-
Venticinque anni fa, poco più po- ne, i tre riusciranno ad aprirla. Il
co meno, due robusti salesiani co- prete dai locali, più o meno corret-
adiutori portoghesi in compagnia tamente è chiamato don Locatelli e
recentemente un ambasciatore l'ha
definito come «l'uomo leggendario
di Timor». E del resto il titolo è ben
meritato dal momento che i tre in
poco tempo aprono strade, scavano
canali e disboscano, senza mezzi
meccanici, un centinaio di ettari di
foresta.
È vero che per ben undici anni i
tre dormirono in capanne di bam-

3.6 Page 26

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26 · 1 LUGLIO 1989
bù ma è anche vero che successiva-
mente costruirono una mezza doz-
zina di padiglioni per la scuola ele-
mentare, agricola e professionale.
Nel 1975 la guerra che sconvolse il
Timor orientale risparmiò quel
drappello di missionari. Qualche
esempio? Eccoli.
Bombe aeree cadono da tutte le
parti. «Possibile che non vedano
che questa è una scuola?» - escla-
ma un bonaccione. Anche il lenzuo-
lo bianco issato, non serve a nulla.
E giù, giù le bombe tutt'attorno al
fabbricato principale che ospita
200 rifugiati della zona.
Però si vede che una vittima ci
voleva,- e toccò al povero cavallo
del missionario, a morire tra le ro-
vine del magazzino!
Dopo qualche mese manca im-
provvisamente l'acqua al collegio.
«Possiamo andare ad aprire la
nostra acqua a 500 m da qui? -
chiedono due salesiani sulla jeep.
- «Potete», si risponde dal posto
di blocco. Ma, dopo alcune decine
di metri, c'è chi diffida, perché
qualcosa di artificiale appare tra
le erbe del sentiero. L'autista fer-
ma e scende. ((Eih, stop! odor di
mine.'» E a piedi i due s'incammi-
nano, tra un brivido e l'altro. Ma
poco dopo, l'acqua potabile ritorna
a Fatumaca!
In seguito ad altri avvenimenti,
ci si sente intimare: ((Per amore o
per forza, voi missionari dovete se-
guirci nella foresta». - ((Per amo-
re restiamo al nostro posto e, per
forza, isseremo qui la bandiera
del Papa, e ai suoi piedi vi restere-
mo», rispondono gli intimati. Cos~
in breve, incomincia il nostro idil-
lio campestre che, soli e soletti, ci
isola per circa 6 mesi dal resto del
mondo. Abbandonati da tutti, si:
ma non dal Buon Dio.
Più tardi, per abbreviare, la
la caravana, legati come salami,
verso la capitale della zona, tra
sorprese di ogni tipo. Ma, in una
curva, la camionetta si capovolge,
rotolando i cinque salesiani legati,
uno sull'altro. Però alla fine tutti
illesi.
E stop sulle avventure.

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - -sB-
1 LUGLIO 1989 27
zion i, in un raggio di 15 km, con
mezzi mecanizzati;
appoggio tecnico massiccio al-
le risaie, lungo i margini del fiume,
per alcune centinaia di ettari.
Quest'ultimo, è un impegno or-
mai noto anche all'estero grazie al-
le continue visite che ci giungono:
vogliono rendersi conto della real-
tà produttiva.
Si tratta di circa 300 uomini, che
tutti i lunedì si spostano laggiù nelle
risaie e vi lavorano tutta la settima-
na. Il terreno appartiene a chi lo la-
vora, anche se si realizza a gruppi di
8-10 persone.
Una mezza dozzina di nostri trat-
tori sono a loro disposizione : noi
pensiamo al funzionamento ed ai
trattoristi. Inoltre è nostro il compi-
to della aratura, delle sementi, della
· trebbiatura, del magazzinaggio e
I Nella foto:
vita salesiana
a Fatumaca.
Gruppo di salesiani e nativi. Il primo a destra è l'autore dell'articolo.
del trasporto del riso alle proprie
case. In più, passiamo a tutti un pa-
sto al giorno, a base di granoturco.
Zona pessima è quella della valle
del fiume: vi domina la malaria con
un caldo soffocante che provoca la
pioggia, durante la quale si lavora
Dopo la guerra
Un forte impegno
Finita la guerra la vita riprende a di promozione umana
normalmente a dorso nudo.
Ma il rendimento - dovuto alle
arature profonde e alle frequenti
sarchiature - è eloquente per tutti :
Fatumaca mentre alla scuola sale-
noi percepiamo il 40% del prodotto
siana affluiscono c_entinaia di allievi L'anno scorso abbiamo avuto i liquido ed il restante va ai lavorato-
molti dei quali sono convittori. Sor- primi diplomati del Liceo: una quin- ri che godono il doppio di quanto
gono nuove strutture per dare spa- dicina di novizi (dono di Don Bosco possano ottenere lavorando a ma-
zio a sempre nuovi ragazzi; in parti- nel suo Centenario) che in questi no per conto loro; senza contare
colare si sviluppano i padiglioni per giorni sono entrati nel nuovo padi- del risparmio di tempo e di fatica.
costruttori edili, per i meccanici, gli glione del noviziato.
Anima di questo sforzo gigante-
elettromeccanici e gli elettronici. È proprio vero : altri seminarono sco è pur sempre il nostro don Lo-
Intanto un gruppo di scampati alla e noi raccogliamo.
catelli. Ma il complesso di Fatuma-
guerra aveva promesso di costruire Tuttavia l'opera di Fatumaca, ca non finisce qui, se si aggiungono
una chiesa alla Madonna se fossero perché zona missionaria, non si li- le cure pastorali missionarie in
rimasti vivi è stato così ed è sorta la mita alla formazione religiosa della un'area di 50 km per 30, con circa 20
chiesa/santuario di Maria Ausilia- gioventù. La spinta agricola dell'an- mila anime, oramai tutte rigenerate
trice.
te guerra, non poteva arrestarsi, an- nel Battesimo, mentre gli alunni
«È bellina», molti asseriscono. zi doveva ampliarsi a beneficio del- delle nostre Scuole si aggirano sui 6
«È carina», aggiungiamo noi, per- la popolazione, anche se con altre mila.
ché da noi progettata e realizzata metodologie e mezzi.
Difatti la gioventù in Timor, pul-
grazie anche all'aiuto di molti allie- Essi sono: sementi, arature, treb- lula da ogni parte, perché le fami -
vi della scuola professionale. Tutta- biature, macinazione e trasporti. glie in campagna, se non sono nu-
via la prima preoccupazione dell'e- Queste operazioni rurali si realizza- merose, sono numerosissime (una
quipe salesiana internazionale di no in tre servizi:
decina di figli). Tutti i paeselli o pic-
Fatumaca (sei nazionalità su dieci produzione di orticultura e ce- coli centri, hanno la loro Scuola
religiosi) è quella di formare e far reali del nostro fabbisogno - circa Elementare che supera sempre i
crescere salesiani locali. Con i primi 500 bocche da sfamare (considerato 200 allievi.
·
ragazzi della scuola professionale anche l'orfanotrofio di Venilale, Purtroppo qui la mortalità inf~n-
inizia il noviziato e poi, via via, una ove quest'anno giunsero le prime tile è sempre elevata: malaria, sot-
scuola media di orientamento voca- Figlie di Maria Ausiliatrice) ;
toalimentazione, mancanza d'igie-
zionale ed una scuola superiore.
assistenza tecnica alle popola- ne, ecc. ne sono la causa.

3.8 Page 28

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28 · I LUGLIO 1989
.~
Tradizioni e curiosità
li matrimonio è per tradizione,
sacro o per lo meno serio, anche se
certi costumi, a noi possono appari-
re strani. Certe tradizioni impedi-
scono il divorzio, come il contratto
economico a base di bufali, la resti-
tuzione della dote, ecc.
Altro fatto curioso sulla prepara-
zione del matrimonio: sovente l'a-
more dei fidanzati nasce solo con lo
sposalizio e aumenta con la prole,
imitando un po' la natura.
Un aspetto tipico di queste popo-
lazioni è quello sanitario. I timoresi
hanno sempre creduto che i tratta-
menti medici (ospedali e medicine)
fossero gratis... Comunque certe
malattie propendono a curarsele
con medicine ve·getali proprie e in
casa, come: non confinare il povero
demente in un manicomio ; tenersi il
lebbroso in una catapecchia vicina
alla famiglia; non costringere i ge-
nitori o anziani a separarsi dalla fa-
miglia (come nei pensionati). In-
somma il primo ospedale o conva-
lescenziario è sempre la propria ca-
sa, certamente non di lusso e anche
miserabile, ma ricca di affetto L.
Si sa che per i popoli primitivi, la
madre natura è sempre maestra. Di
qui si spiega come l'uomo primitivo
rarame11te si lamenta, sopporta il
dolore in silenzio, si rassegna facil-
mente anche a morire; gli alterchi
sono rari e raramente vengono alle
mani, anche tra ragazzi.
L'omicidio è raro, il suicidio raris-
simo; il rubare è solo giustificato
dalla necessità. Chi impresta, però
dà, perché la proprietà privata, per
loro è relativa. I terreni, per es., so-
no di tutti o di nessuno: praticamen-
te di chi li lavora. Così i timoresi
non conoscono tasse sulle posses-
sioni (sic!).
Certo che ci sono anche caratte-
ristiche negative o quasi, e non po-
che grosse difficoltà, ma queste qui
non giovano; accenniamo solo alla
mancanza di spirito di iniziativa e
alla poca intuizione pratica; tutta-
via, in contraccambio, è gente dota-
ta di una eccellente memoria.
Comunque resta una realtà nobi-
lissima: il popolo è profondamente
religioso, gioventù inclusa, e d'una
disciplina edificante, perché natu-
ralmente pacifico. Per es.: quando
uno di noi afferma che Don Bosco
non tollerava i castighi, essi si guar-
dano in faccia, come per dirsi: «che
scoperta!»... perché anche in fami-
glia i castighi sono rarissimi.
Non saprei se con queste limitate
pennellate, sono riuscito a inqua-
drare il tipo isolano, orientale e in-
cline al mistero. Non sorprende ciò,
se si pensa che questo arcipelago fu
popolato, verso l'anno 1000 d.C., da
emigranti provenienti dal Nord-
Ovest asiatico (India).
Quanto al futuro è ingenuo az-
zardare pronostici, anche a nostro
riguardo. Una cosa è certa: come la
Provvidenza sempre ci aiutò, così
mai ci abbandonerà.
Carlo Gamba
(Comunità salesiana di Fatumaca)

3.9 Page 29

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- - - --------i58-
OBIETTIVO BS
1 LUGLIO 1989 29
L'EFFIGIE DI DON BOSCO
NELLA CHIESETIA
PIÙ ALTA D'EUROPA
Affacciata a 3.647 metri
sui ghiacciai del Monte
Rosa, è stata costruita
da giovani salesiani per
ricordare con
don Aristide Vesco tutti i
caduti della montagna. - r
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5 AGOSTO 1988
ANNO ~(NT(NARIO DI S.6.N GIOVANNI &OSCO
◄ 815- ◄ 888
I La «tavoletta»
disegnata da suor
A. M. Griffa.
I La cappella del
Monte Rosa il 5
agosto 1988.
Lassù, al cospetto dei
ghiacciai perenni del Monte Rosa,
c'è una chiesetta. La più piccola e la
più alta di tutte le Alpi, anzi dell'in-
tera Europa: 3647 metri. È dedicata
alla Madonna dei ghiacciai. E ogni
anno, d'estate, essa è mèta di nume-
rosi visitatori, innamorati della
montagna, che vi si recano in pelle-
grinaggio. Quella minuscola cap-
pella riassume una molteplicità di

3.10 Page 30

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Sopra: l'Interno della cappella.
A fianco: don Luigi Testa, Ispettore della Subalpina nell'anno
Centenario, celebra l'Eucarestia.
significati. Vuole essere un segno di
devozione alla Vergine, e, al tempo
stesso, plerpetuare la memoria di un
sacerdote salesiano, don Aristide
Vesco, testimoniare l'affetto con cui
lo ricordano quanti ebbero la fortu-
na di conoscerlo e, infine, esprimere
il risultato di un impegno iniziato e
portato a termine nello spirito di
Don Bosco.
Agli alpinisti che percorrono i
sentieri spesso impervi della mon-
tagna è di conforto nelle difficoltà
dell'ascesa rivolgere il pensiero a
Colei che, come lasciò scritto Don
Bosco, «ci aiuta a camminare per
le vie del cielo». Maria Ausiliatrice
è sempre stata nel cuore di don
Vesco, scrittore, insegnante, uomo
di cultura, capace di suscitare sim-
patia e amicizia. E grande appas-
sionato della montagna. Sui picchi
alpini si spogliava della sua veste
di docente per abbandonarsi alla
gioia che gli fluiva nel cuore da-
vanti allo spettacolo delle bellezze
che la montagna offre a chi sa ap-
prezzarle, dal più umile fiore al
più maestoso ghiacciaio. Nella
contemplazione di ciò che il Crea-
tore ha lasciato agli uomini, egli
traeva ulteriori stimoli per raffor-
zare la sua vocazione sacerdotale
in mezzo ai giovani e per continua-
re nell'impegno quotidiano, espli-
cato non soltanto come uomo di
cultura, ma anche come uomo d'a-
zione al servizio dei poveri e degli
handicappati.
Il 9 luglio 1966, don Vesco la-
sciò per sempre i suoi giovani: col-
to da improvviso malore, cadde in
un precipizio. Aveva solo 42 anni.
Ma con lui, quel giorno, non morì il
suo entusiasmo. A raccoglierlo fu-
rono i suoi giovani, che vollero
conservare e far progredire gli
ideali che erano stati suoi. E per
darne pubblica testimonianza pen-
sarono di erigere in suo nome una
cappella alpina, altissima tra le vet-
te e l'azzurro del cielo, battuta dal
sole cocente e sferzata dalle bufe-
re, avvolta nei grandi silenzi.
Le apprensioni dei momenti di
avvio dell'opera - «Ce la fare -
mo?» - si dissolsero rapidamente
grazie alla simpatia, all'incoraggia-
mento, all'aiuto che i giovani del
liceo di Valsalice videro crescere
intorno a loro e all'iniziativa di cui
si erano fatti promotori. La corale
dell'Associazione alpini e il coro
«Edelweis» cantarono per racco-
gliere fondi, le guide del Cervino
furono della partita, alcuni privati
(il sig. Mautino, il sig. Robasto, il
geom. Mattiotto) offrirono mate-
riale da costruzione, la scuola pro-
fessionale salesiana di Bra costruì
il massiccio altare in legno, un
gruppo di genitori di salesiani do-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- ~-
- Sopra: il «Cristo della vetta», visibile dalla cappella.
'j
narono il calice e i vasi sacri, le
suore Pie Discepole del Divino
Maestro confezionarono tovaglie
e biancheria da altare, il giovane
architetto salesiano don Franco
Delpiano (che sarebbe morto alcu-
ni anni dopo in Brasile mentre co-
struiva un lebbrosario) stese il
progetto adottando gli accorgi -
menti necessari a far sì che la cap-
pella potesse resistere lassù, il
geom. Meyrone eseguì il prefab-
bricato, l'accademico del CAI
Francesco Rovelli mise a disposi-
zione la sua grande esper.ienza.
Insomma, una vastissima parte-
cipazione, un coinvolgimento a lar-
go raggio attorno al quale aleggia-
va lo spirito di Don Bosco, indi-
spensabile sostegno per i giovani
salesiani usi ad avvalersi della sua
presenza educativa ai valori spiri.
tuali, umani e cristiani anche nel-
l'ambiente della montagna grazie
anche ai numerosi campeggi e alle
ascensioni alpinistiche. Il risultato
di tutto ciò è quella chiesetta che si
erge oggi sul balcone alpino più
ambito, la cresta della Capanna
Gnifetti al Garstelet. Sono stati gli
stessi giovani, durante la vacanza
estiva, a trasferire il materiale e ad
erigere la cappella, anche qui con
la collaborazione di tanti,"dalla dit-
ta Gondrand all'ing. Rolandi delle
funivie «Monrosa» alle guide di
Alagna, sempre una atmosfera di
amicizia e di solidarietà. La chie-
setta fu infine benedetta dal vesco-
vo di Ivrea, mons. Bettazzi, nel ri-
cordo di don Vesco, in un clima di
intensa spiritualità che prese e
commosse tutti, le autorità e i gio-
vani. Al nome di don Vesco venne-
ro associati tutti i caduti del Monte
Rosa. E difatti oggi il piccolo tem-
pio è diventato il loro sacrario.
L'anno scorso, centenario della
morte di Don Bosco, i salesiani to-
rinesi hanno voluto celebrare il
Santo nella cappella più alta d;Eu-
ropa. Si sono incontrati lassù, con
i Superiori del Piemonte don Luigi
Testa e don Angelo Viganò, tanti
amici. Nell'occasione, accanto alla
statua della Madonna donata dal-
l'allora arcivescovo di Milano
mons. Giovan Battista Montini, è
entrato nella chiesetta una artisti-
ca incisione su legno (opera della
salesiana suor Anna Maria Griffa)
che riproduce il volto sereno di
Don Bosco, e la basilica di Maria
Ausiliatrice a Torino. Ma è ogni
anno che, il 5 agosto, si celebra la
festa della Madonna dei ghiacciai.
Il mese prossimo, dunque, come in
un'ideale cordata alpina, si ripete-
rà il pellegrinaggio che rinnova
tante memorie. E, per molti, un
pezzo di storia della loro vita.

4.2 Page 32

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32 · I LUGLIO 1989
PROBLEMI EDUCATIVI
La crescita della
domanda sportiva
è «viziata» da varie
forme di violenza.
L'esperienza di
don Gino Borgogno
e delle Polisportive
giovanili Salesiane.
Il salesiano don Gino
Borgogno da sempre si interessa di
sport. Sin dalle prime esperienze
pastorali, ha dato origine a squadre
e società sportive, coinvolgendo
genitori e appassionati, sollecitan-
do le autorità civili a promuovere lo
sport per i ragazzi e a costruire per
loro campi e palestre. Da anni re-
sponsabile nazionale delle Poli-
sportive Giovanili Salesiane (PGS),
ottiene consensi e riconoscimenti e
QuALESPORT
PER I NOSTRI
RAGAZZI?
- Don Gino Borgogno.
ha fatto dello sport per i ragazzi un
fatto pienamente educativo. Le
PGS sono oggi un ente di promo-
zione sportiva giuridicamente rico-
nosciuto e associano altre 1300 so-
cietà sportive e non meno di 100
mila giovani atleti. Gli chiediamo
come vede lo sport oggi, quale sia lo
sport da proporre ai ragazzi, quali
siano i compiti e Le responsabilità
della scuola e della famiglia.
Don Gino parte da lontano, spa-
'
,
~
.
-- ---=---_,~
-_..:::---
'
--
---

4.3 Page 33

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- - - - - - - -- - -5'1-
ziando polemicamente sullo sport
come spettacolo, così come è pre-
sentato quotidianamente dalla
stampa sportiva. «Lo sport», dice,
«è diventato sempre più un grosso
affare, una fonte di guadagni verti-
ginosi. Lo sport è sfruttato, com-
mercializzato. Per questo è caratte-
rizzato spesso , da fanatismi, divi-
smo, violenza. E uno sport carico di
finalità che non hanno nulla a che
vedere con lo sport. Io credo che si
debba riscoprire il senso originario
dello sport per viverlo in modo
sano».
Le Olimpiadi di Seoul
Domanda: «È così per tutto lo
sport? Anche per quello dilettanti-
stico e olimpionico? Le Olimpiadi
si dice siano un momento di grande
festa e aggregazione. La chiusura di
Seoul è sembrato un momento di
grande fraternità universale».
Risposta: «_Lo sport per la sua
universalità si pone certamente su
un piano internazionale come mez-
zo di fraternità e di pace. Ma non è
1 LUGLIO 1989 33
sempre così. C'ero anch'io a Seoul.
Ho vissuto anch'io le soddisfazioni
e i drammi di quei giorni. Tra l'altro
proprio in questi mesi sono stati
squalificati dalla federazione inter-
nazionale 19 giudici di gara coreani.
Ebbene, che in quei giochi sia stato
squalificato Johnson mi interessa
più o meno. Posso anche capirlo :
dietro le sue vittorie ci stavano 3
miliardi. Ma che si venga a sapere
invece che gli steroidi circolano tra
i ragazzini nelle palestre, questo mi
preoccupa. Negli Stati Uniti ogni
anno si vendono 140 miliardi di ste-
roidi e sembra che anche in Italia
non siamo del tutto immuni da que-
ste cose. Occorre in sostanza che lo
sport sia vissuto in modo diverso,
che sia liberato dai suoi inquina-
menti. Dobbiamo liberarlo dai
troppi interessi di cui è circondato,
per ridargli le dimensioni origina-
ne».
Domanda: «Là sensibilità verso
lo sport è cresciuta molto in questi
ultimi anni. Come rispondono le
autorità civili a questo nuovo biso-
gno?».
Risposta: «Io vivo in una città co-
me Torino, dove 40 anni fa quando
andavo in Municipio a dire che v·o-
levo un campo sportivo, mi rispon-
devano che dovevano fare le scuo-
le, gli ospedali, le carceri. Quando
io dicevo allora che se costruivano
degli impianti sportivi forse qualcu-
no in meno sarebbe finito all'ospe-
dale o nelle carceri, mi sorridevano
in faccia.
Adesso la paghiamo. Adesso ci
domandiamo che cosa abbiamo fat-
to delle nostre città. I sociologi di-
cono che sono diventate invivibili.
Chi ci governa è in ogni caso più
sensibile allo sport come spettaco-
lo, perché è un affare. In piena crisi
economica, i soldi per gli stadi del
Mundial li hanno trovati e dicono
che hanno già incassato quanto
spenderanno. Ma questo non è
sport per tutti: questo è business».
Non solo mega stadi
Domanda:«Cosa fa la scuola per
lo sport? Quale risposta deve dare
alla crescente attenzione per lo svi-

4.4 Page 34

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34 · TLUGLIO 1989
luppo fisico, all'esigenza di crescita
globale della personalità?».
Risposta: «Penso che la scuola
non abbia ancora capito l'impor-
tanza dello sport. lo sono stato
coinvolto sin dall'inizio dei Giochi
della Gioventù. Nel 1969 furono un
avvenimento, perché per la prima
volta le scuole si trovavano rappre-
sentate a Roma da 5.000 studenti
per la grande finale. A 20 anni di di-
stanza gli atleti finalisti sono oggi
10.000. Ma cosa è cambiato? I pro-
fessori continuano a litigare tra di
loro e gli studenti vogliono preva-
lere a ogni costo. Prima erano il 25
per cento a fare sport, ora siamo ar-
rivati al 45 per cento e siamo inor-
gogliti. Ma più della metà non pra-
tica lo sport. E poi in che cosa con-
sistono i Giochi della Gioventù?
Con che spirito vengono fatti? E
che dire di quelli che prendono par-
te solo al momento della gara? Il
problema è se la scuola è chiamata che i ragazzi abbiano al loro fianco
solo a istruire o anche a educare. i_nsegnanti e tecnici sportivi che ab-
Perché se i ragazzi che vanno a biano una esatta cultura dello sport,
scuola sono solo delle teste da ri- che non si facciano maestri di que-
empire, allora le ore di lezione sono gli inquinamenti di cui parlavamo
sufficienti. Ma se vogliamo accom- prima».
pagnare i ragazzi nello sviluppo
della loro personalità, allora il ra-
· Un gazzo non è fatto soltanto di mec-
canismi mentali da costruire, ma
anche di capacità di individuare la
cambio di
propria personalità, di disciplinarla, mentalità anche
di dominio della propria emotività,
di capacità di vivere con gli altri in
per i genitori
modo costruttivo, non antagonisti-
co. Se il discorso è questo, allora i Domanda: «La famiglia oggi ve-
compitj della scuola divengono più de con maggior simpatia l'attività
ampi. E chiaro che quando parlia- fisica dei figli. Ma mentre alcuni an-
mo di sport nella scuola, lo dico co- cora ritengono lo sport un'attività
me una provocazione, penso anche del tempo libero da dosare per non
che un certo tipo di sport non ci in- «perdere tempo», altri sottopongo-
teressi affatto. Che dobbiamo anzi no i ragazzi a sforzi stressanti, per
porci verso quello sport in posizio- l'ambizione di avere il figlio super-
ne critica. Parlo dello sport fatto di dotato».
strafottenza, di affermazione a ogni Risposta: «Penso che anche i ge-
costo, di sport-spettacolo, di supe- nitori debbano fare un bel caml;iio
riorità, di arroganza, di guadagni di mentalità a proposito di sport.
esagerati. Il mio sogno è che si arri- Perché molti di loro sono vittime di
vi a una nuova cultura dello Sport, una falsa concezione che per alcuni
soprattutto giovanile. Lo sport che si esprime in negativo nel dire per
interessa la scuola è un'esperienza esempio : «Non vai a giocare per-
da offrire a tutti i ragazzi, da chi è ché devi fare i compiti», oppure:
meno dotato, a chi è più pronto a «perché hai preso un brutto voto»,
fare il risultato. Uno sport che fac- cosa che lascia il ragazzo frustrato
cia crescere la persona umana equi- e arrabbiato, perché gli viene nega-
librandola. Naturalmente perché ta una certa espansione della sua
questo si realizzi, è indispensabile personalità. Altri sono superfanati-
ci, e sono i più arraqbiati sugli spal-
ti, quando i loro figli giocano. Mi
auguro che i genitori vedano nello
sport un momento essenziale per la
·vita di un ragazzo, che non interes-
sa solo il loro fisico, ma anche l'in-
telligenza, la volontà, l'autodiscipli-
na, l'emotività, lo spirito di squadra,
la capacità di sforzo e di sacrificio.
Credo poi che i genitori che sanno
giocare con i loro figli sappiano
quanta amicizia, quanta confidenza,
quanta cordialità, quanta fiducia si
acquista stando con loro. Mentre i
genitori che non sono disponibili
per i loro figli a questo livello, san-
no a quanto senso di estraneità, di
lontananza, di incomprensione pos-
sono andare incontro, specialmente
in certi periodi della vita».
Quale sport
per i nostri ragazzi?
Domanda: «Come vivere lo
sport perché sia educativo? Può
dirci in poche parole qual'è la pro-
posta delle PGS ?».
Risposta: «Recentemente il Papa
ha detto ai giocatori del Milan,
quindi a dei professionisti dello
sport: 'Restituite allo sport le sue
vere finalità'. Sono convinto che se
vogliamo essere costruttori ·di un

4.5 Page 35

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- -- - - - - -- -- 5'1-
1 LUGLIO 1989 35
mondo più vivibile forse dovremo
anche preoccuparci di creare uno
sport diverso, migliore, più costrut-
tivo. Uno sport che non spinga l'at-
leta ad essere arrogante e antagoni-
sta, ma gli faccia scoprire le sue ca-
pacità, il bisogno di socializzare, di
accettare la convivenza e la colla-
e lo propongono con lo stile di Don
Bosco da molti anni. Don Bosco ha
scoperto il gioco quando ha cono-
sciuto le sofferenze dei giovani,
quando ha trovato i ragazzi per le
strade che giocavano malamente,
violentemente tra di loro; l'ha sco-
perto quando è andato a visitare i
ragazzi in carcere e si è trovato di
fronte a una gioventù immiserita
dall'ozio, dalla violenza, dal disa-
dattamento sociale. Ha offerto a lo-
ro il cortile, il prato, perché scopris-
sero l'amicizia, la cordialità, un ami-
co più grande di loro disposto a
aiutarli. Il prato ha restituito loro
quello che la vita gli aveva rubato.
Per Don Bosco il cortile fu tanto
importante quanto l'aula scolastica,
quanto la chiesa. E con loro, il corti-
le, Don Bosco stabiliva quel rap-
porto di èordialità, di sincerità, di
confidenza, di fiducia che avrebbe
poi sostenuto gli altri momenti edu-
cativi.
Vorrei che le PGS e gli istituti sa-
borazione con gli altri per ottenere lesiani fossero all'avanguardia in
anche un risultato di squadra. Il questo sport, così come sono in pri-
problema è questo, noi lavoriamo . ma fila in altri campi. Nella convin-
per questo: un cambiamento di cul- zione che operando bene nel cam-
tura sportiva. Per uno sport che fac- po dell'educazione fisica si lavora a
cia crescere la persona umana equi- vantaggio di tutta l'educazione dei
librandola.
ragazzi».
Le PGS credono in questo sport
Umberto De Vanna

4.6 Page 36

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36 · I LUGLIO 1989
EDITORIA
Quei LIBRI DI TESTO,
PREZIOSI PER GENERAZIONI
DI STUDENTI
G. GARINO p. UBALDI
Opera di sacerdoti
salesiani, numerosi
manuali pubblicati
dalla SEI sono diventati
dei classici dell'editoria
scolastica
GR MMATICA
GE
Foto Archivio SEI
- Demarie.
MARCO PECHENINO
AMANDO SORRENTIN
dilflcili o lffegol~ri della lingua greca
\\T I I\\
11<'!1,/f>,,, ...., .. , .
,
"

4.7 Page 37

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=----------- - - s / 1-
1 LUGLIO 1989 37
Pomeriggi interi tra- terno della vita della scuola. Ogni
scorsi ad interpretare i versi di insegnante sa bene quante difficol-
Omero, o chini nella lettura di que- tà si incontrano se il testo adottato
gli «interminabili» capitoli dei è carente nelle informazioni o se in-
«Promessi Sposi» : quanti ex-stu- vece è eccessivamente diffuso, se
denti non provano un po' di nostal- affronta gli argomenti con' poca
gia al ricordo delle faticate che si chiarezza col rischio di allontanare
sobbarcavano da ragazzi? Ma se il dallo studio il ragazzo o se non pre-
ricordo è più gradevole che amaro, senta gli esercizi adatti per una ve-
il merito, per molti, è sicuramente rifica che sia anche possibilmente
dovuto ai manuali di Giuseppe Ba- piacevole.
silone, «Guida allo studio dei Pro- Le opere e le collane scolastiche
messi Sposi» e «Guida allo studio salesiane godettero fin dalla prima
dell'Iliade e dell'Odissea», veri e metà del secolo di un meritato pre-
propri pilastri dell'editoria scolasti- stigio. Nel 1923 il Prefetto dell a
ca italiana. Quanti studenti dei licei Congregazione dei Seminari e del -
classici hanno invece beneficiato le Università, in una lettera al Ret-
dèlle chiare spiegazioni della tor Maggiore, don Rinaldi, dava
«Grammatica greca» di Paolo questo giudizio sulla collezione di
Ubaldi, noto cattedratico di Cata- classici italiàni, latini e greci pub-
nia e di Milano?
blicati dalla SEI: «Mi compiaccio
Quanti, poi, si sono «fatti le ossa» nel vedere come ' siano annotati
sugli esercizi latini contenuti in «Al- con ottimo metodo didattico, in
ma Roma» o in «Roma docens» di maniera che i giovani vi trovino
Ottavio Tempini? Forse però la quello che devono trovare in un li-
maggior parte di questi studenti o bro scolastico, vale a dire una gui-
ex-studenti non sa che Giuseppe da facile e sicura con cui superare i
Basilone, Paolo Ubaldi e Ottavio passi più oscuri e difficili e non
Tempini, così come gli autori di un'opprimente ed arida erudizione
«Impariamo a comporre» - Mi - che, se dimostra la scienza dell'an-
chele Martina - o della «Gramma- notatore, non si addice però alla
tica della lingua latina» - Salvato- mente dei giovani».
o
re Sciuto - sono tutti sacerdoti sa- Tra i tanti testi pubblicati è netta
lesiani. E non è certo un caso, una la preferenza per le materie umani-
coincidenza il fatto che la maggior stiche: ]«Antologia greca» e gli
parte dei libri di testo adottati du- «Esercizi latini su la sintassi e lo sti-
rante questo secolo nelle scuole ita- le» di Eugenio Ceria, il noto storico
liane siano frutto dell'opera di figli della famiglia salesiana ; «Prosa la-
di Don Bosco.
tina e cristiana, letture scelte ed an-
«Per regola generale, i libri di te- notate» e «II pensiero cristiano, pa-
sto delle nostre scuole siano scritti gine scelte ad uso dei licei», solo
o corretti dai nostri soci». Così si due tra i numerosi titoli di Sisto Co-
esprimeva il Santo fin dal primo . lombo; la «Grammatica greca» di
Congresso Generale nel 1877. Si ha Giovanni Garino, sulle cui raccolte
l'impressione che questo invito sia commentate di autori classici si so-
stato preso decisamente sul serio, no formate intere generazioni. Fra
se si scorre la gran mole di sussidi e tutti spicca il nome di Celestino Du-
testi ad uso delle scuole, preparati rando, autore di un notissimo
dai Salesiani e - non meno rile- «Nuovo vocabolario Latino/Italia -
vante - il numero di collane e rivi- no, Italiano/Latino», giunto alla
ste didattico-pedagogiche. Don Bo- trentesima edizione in pochi anni.
sco, convinto che «l'educazione è la L'autore lo pubblicò che era ancora
grande arte di formare uomini» , ca- vivo Don Bosco, il quale, entusia-
altresì l'importanza a livello smato dal lavoro di quel suo giova-
scientifico del libro di testo all 'in- ne sacerdote, volle condurlo a farne

4.8 Page 38

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38 · I LUGLIO 1989
COSTANTE TENSIONE EDUCATIVA
JUAN e. VECCHI
JOSE M, PRE!.LEZO
l• cura di)
PRASSI
EDUCATIVA
PASTORALE
E
SCIENZE
DEll' EDUCAZIONE
Nell'intento di chiarire la portata
dell'impegno educativo della Con-
gregazione, si è svolto lo scorso an-
no il convegno dei pedagogisti sale-
siani sul tema «Prassi educativo-pa-
storale e scienze dell'educazione».
Organizzato dal dicastero della Pa-
storale giovanile della Congregazio-
ne salesiana e dalla Facoltà di scien-
ze dell'Educazione dell'Università
salesiana di Roma ha visto impegna-
ti esperti del settore che hanno pre-
sentato le proprie esperienze di stu-
dio e di ricerca attiva. I lavori del Se-
minario sono stati poi raccolti e pub-
blicati in un volume uscito quest'an-
no per i tipi dell'Editrice SDB a cura
di Juan E. Vecchi e Josè M. Prellezo.
Quest'ultimo è stato l'autore di una
relazione, éhe oltre e sottolineare
l'attività dei salesiani come autori di
libri di testo per la scuola, ha spazia-
to sui momenti rilevanti nello studio
della pedagogia all'interno della
Congregazione.
La struttura della pubblicazione
rispecchia l'impostazione e l'anda-
mento del Seminario: una prospetti-
va storica, nella convinzione che lo
studio del pensiero educativo di Don
Bosco possa presentare elementi va-
lidi ancora oggi (relazioni di Pietro
Stella, Josè M. Prellezo e Giancarlo
Milanesi}; una focalizzazione cen-
trale sulla situazione attuale (con il
contributo di Juan E. Vecchi, Consi-
gliere generale per la .Pastorale gio-
vanile, Giuseppe Groppo, Emilio
Alberich e Riccardo Tonelli). Infine,
gli interventi di una tavola rotonda
sul tema «Nuove domande del con-
testo socio-culturale che ci si pre-
sentano come salesiani, nel campo
educativo e pedagogico», di A. Bre-
cheisen, A. Tomas, V. del Pablo, G.
B. Bosco, C. Nanni. Chiudono il vo-
lume le due conclusive relazioni di
A. Arto e J. Schepens. «Il tema non
è finito né chiuso, - si legge nella
presentazione del libro -. Riguarda
una tensione ineliminabile che è
Stèmpre da riformulare. Il volume
tr~mette la sensibilità di coloro che,
seiftendosi eredi e continuatori di un
carisma educativo, ne percepiscono
le esigenze odierne con acuta re-
sponsabilità».
o
personale omaggio al Papa. Sem-
pre nel campo degli studi classici ri-
cordiamo anche uno dei testi più
noti editi dalla SEI, il «Pechenino»,
un piccolo dizionarietto che grazie
all'elenco di ben diciassettemila
forme verbali irregolari (ordinate
senza l'aiuto di nessun computer!}
permetteva e permette tuttora di
orientarsi facilmente tra i traboc-
chetti del greco antico. Più di un let-
tore - ed è scommessa facile - ne
avrà beneficiato almeno una volta
nella sua carriera scolastica, ri-
uscendo in extremis a salvare il
compito in classe. La citazione di
questo libro della casa editrice sale-
siana, più volte ristampato, cono-
sciutissimo nel mondo studentesco
da più generazioni (ed usato anche
da chi scrive) era quindi «dovero-
sa»: ne è stato autore un sacerdote
molto vicino alla sensibilità salesia-
na nei confronti degli studenti. Mol -
ti si ricorderanno i testi di Franco
Amerio, docente di storia e filoso-
fia. Chi è più avanti negli anni avrà
forse usato quelli di Abbondio An-
zini, che è stato anche uno dei primi
direttori del «Bollettino Salesiano».
Ma i salesiani si dedicarono an-
che alla compilazione di manuali
scientifico-matematici, come An-
drea Accatino e Marco Nassò, o
geografici, come Giulio Barneris e
Pietro Scotti. Rilevante poi il con-
tributo nel campo della formazione
professionale. Maestri d'arte diede-
ro alle stampe libri che ancora oggi
sono testi validissimi: basta citare i
numerosi manuali sulla rilegatura
di Pio Colombo, artista noto a livel-
lo internazionale, e il «Metodo teo-
rico-pratico di canto s orale» di
Giuseppe Dogliani, di cui si ricor-
dano ancora i concerti che realizza-
va col suo coro di quattrocento voci
nella basilica di Maria Ausiliatrice a
Torino. E ancora, don Vincenzo Ci-
matti che, prima di partire a capo
della spedizione m1ss10naria in
Giappone, aveva dato alle stampe
le tuttora interessantissime «Lezio-
ni di agraria».
L'elenco potrebbe continuare,
ma siamo convinti che già con que-
sti pochi tra i tanti nomi più di un
lettore abbia esclamato: «Sì, quello
era il mio testo, su quest'altro ho
studiato da ragazzo !». Noi abbiamo
citato solo alcuni di quelli che or-
mai sono considerati dei veri e pro-
pri classici nell'editoria scolastica.
Lo studio e l'impegno dei salesiani e
della SEI per adeguarsi alle nuove
problematiche didattiche si è fatto
negli anni ancora più puntuale.
L'apporto di riflessione teorica e di
ricerca scientifica in un campo pri-
vilegiato per la Congregazione co-
me è quello pedagogico, permette
che questo lavoro sui libri di testo
rimanga aperto a continui aggior-
namenti.
Monica Ferrari

4.9 Page 39

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-----------~-
- STORIA SALESIANA
1 LUGLIO 1989 39
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AL MONFERRATO
ALLA TERRA DEL FUOCO
NEI TEMPI «EROICI»
DELLA MISSIONE SALESIANA
Suor Giuseppina Burla, spentasi alle soglie
dei cento anni, ha dedicato la vita
all'insegnamento e all'annuncio del Vangelo.
Alla sua morte, avvenu-
ta il 1° ottobre 1987, suor Giuseppi-
na Burla, figlia di Maria Ausiliatri-
ce, era quasi centenaria. Aveva in-
fatti 98 anni. Un'età che, oltre ad es-
sere non comune, le aveva consen-
tito di svolgere da protagonista un
ruolo nell'epoca «eroica» della mis-
sione salesiar;ta. Alludiamo a quel
periodo in cui anche il solo viaggio
dall'Italia all'America del sud, terra
privilegiata da Don Bosco per i suoi
missionari, diventava un'autentica
avventura. Senza parlare poi delle
difficoltà di cui era irto il viaggio
via terra per raggiungere la Missio-
ne. Suor Giuseppina, per esempio,
l'affrontò a dorso di cavallo, assie-
me a due consorelle. Centinaia di
chilometri attraverso la pampas ar-
gentina battuta dal vento, spesso
senza incontrare anima viva, non
sono uno scherzo. E difatti le com-
pagne di suor Giuseppina uscirono
molto provate dal viaggio, che, do-
po Santa Cruz, Rio Gallegos e
Puerto Deseado, le aveva portate a
Punta Arenas, nella favolosa Terra
del Fuoco. Ai confini del mondo.
Suor Giuseppina, invece, arrivò.a
destinazione in perfetta forma. Il
fatto è che lei era abituata a·caval-
care. Nel natìo Monferrato - era

4.10 Page 40

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40 1 LUGLIO 1989
nata il 10 agosto 1889 a Mirabello di arricchire la sua preparazione
- fin da bambina aveva aiutato la imparando lo spagnolo. Non con-
famiglia nel lavoro dei campi e tenta, giunta a Buenos Aires ripetè
spesso giungeva alla vigna del pa• tutti gli esami in spagnolo affinché
dre in groppa, senza sella, a un il suo diploma di maestra avesse va-
grosso cavallo da tiro, che faceva lore anche in Argentina. Un così se-
galoppare schioccando la frusta. A vero impegno con se stessa spinge-
quell'epoca Giuseppina frequenta- va inevitabilmente, per contrasto, a
va l'oratorio creato a Mirabello da giocare con il suo cognome. «Lei
due suore salesiane, suor Ghella, non fa mai le cose per... burla» le
che ne era la direttrice, e suor Maria disse l'allora Rettor ·Maggiore don
Alberto. Da loro apprese ad amare Ricaldone.
Don Bosco e a sentire la bellezza Quando si presentò alla Missione
del suo progetto. Maturò così in lei di Punta Arenas, suor Giuseppina
il desiderio di seguirne le orme. Del era il prototipo della missionaria
resto, il suo spirito profondamente che mons. Fagnano, al quale la mis-
religioso si era manifestato molto sione era affidata, voleva: prepara-
precocemente, grazie anche alla ta, coraggiosa, forte, pronta a sacri-
mamma, una donna molto pia. A ot- ficarsi, piena dell'amor di Dio e ani-
to anni si presentò al parroco di Mi- mata dall'unico desiderio di salvare
rabello, gli snocciolò a memoria anime e santificarsi. E che in quelle
tutto il catechismo e chiese di esse- terre sperdute ci fosse bisogno di
re ammessa alla prima Comunione, persone di tale tempra era fuori di-
che a quell'epoca si usava ricevere a scussione: bisognava affrontare il
12 anni. Naturalmente, dopo l'esibi- clima rigidissimo, il vento incessan-
zione di Giuseppina, il parroco fu te, la neve. Inoltre c'era la non sem-
costretto ad esaudire il suo deside- pre facile convivenza con gli indios :
rio.
bisognava farseli amici per poter
La famiglia di Giuseppina era nu- trasmettere loro l'annuncio del
merosa e viveva in condizioni eco- Vangelo. Suor Giuseppina seppe
nomiche assai modeste. Per allevia- affrontare senza lamentarsi mai
re il peso che ricadeva sui genitori, ogni sacrificio, ferma nella volontà
la sorella maggiore, Rina, risultata di essere degna Figlia di Maria
nel 1805 vincitrice di un concorso Ausiliatrice. I frutti non si fecero at-
per un posto di insegnante a Geno- tendere.
va, volle portare con sé quattro fra- Con la consorella costruì case e
telli minori, perché potessere stu- · scuole, inizialmente niente più di
diare. Giuseppina era del gruppo. povere capanne, poi edifici sempre
Pur dedicandosi al disbrigo delle più ampi e confortevoli. Suor Giu-
faccende domestiche, trovava il seppina possedeva il dono della ve-
tempo di frequentare le suore sale- ra pedagogia salesiana e l'applicava
siane di Sampierdarena e le loro instancabilmente, sia durante le ore
scuole serali dove imparò a ricama- di scuola, sia al di fuori di esse, nella
re e a dipingere. Nel 1909 decise di
entrare nel noviziato di Nizza Mon.:-
ferrato e, in poco tempo, ottenne Foto Archivio SEI - Ricatto
anche lei il diploma di maestra. Im-
parò inoltre a suonare il pianoforte
e l'organo. Al momento di prendere
i voti, il 26 settembre 1912, manife-
stò subito il desiderio di andare mis-
sionaria in terre lontane.
Suor Giuseppina ci aveva sem-
pre tenuto a fare le cose per bene,
con impegno e serietà. E così, prima
di partire per la missione conseguì a
Varese il diploma di infermiera per-
ché era sua intenzione curare non
solo le anime ma anche i corpi. Du-
rante il viaggio si fermò a Barcello-
na per un breve periodo allo scopo
vita di tutti i giorni. Dall'Argentina
si spostò poi in Cile e qui le sue qua-
lità di insegnante furono ricono-
sciute dalle autorità scolastiche ci-
lene, che nel 1970 la insignirono
della più alta onoreficenza, l'Ordine
al merito di Bernardo Higgings.
Continuò a insegnare fino a no-
vant'anni. Quando fu esonerata dal-
l'insegnamento, la sua mente anco-
ra lucidissima e la buona salute le
consentirono di essere utile alle
giovani insegnanti con apprezzatis-
simi e preziosi consigli. Ma il suo di-
namismo le permetteva anche di
organizzare spettacoli teatrali, di
dedicarsi all'orto, di suonare l'orga-
no, di assistere le allieve. Quando,
nel 1985, le forze le cominciarono a
mancare, fu trasferita a Santiago
nella villa Mornès, una casa di cura
e riposo per suore. Là, circondata
dalle cure affettuose delle consorel-
le che la consideravano la più an-
ziana d'età ma la più giovane di spi-
rito, visse gli ultimi anni di vita, lieta
di potersi godere, dopo tanti anni di
freddi polari, un clima mite, e di gu-
stare frutti come quelli del suo bel
Monferrato. A lei si sono rivolte fi -
no all'ultimo le consorelle per ave-
re consigli, per ascoltare le sue
esperienze di vita trascorsa in terra
di missione, in pieno accordo con i
suoi ideali di missionaria di Don
Bosco. La sua scomparsa ha lascia-
to un gran vuoto in quanti l'hanno
conosciuta. Ma di lei rimangono le
opere e l'esempio, che la sorella si-
gnora Vittorina Burla Provera con-
tinua in Italia ad additare alle nuove
generazioni.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- -- - - ------s/1-
INVECE NON ERA VERO
N el giugno del 1987, mi son
sentita male e sono andata
all'ospedale per gli accertamen-
ti del caso , ma senza nessun ri-
sultato positivo, nessuno sape-
va dire niente ...
Mi hanno fatto diversi analisi,
ecografia... ma non risultava
nulla... Intanto i dolori mi tor-
mentavano.. . facendo altre ri-
cerche uno dei medici diagno-
sticò un'«aborto interno"; inve-
ce non era vero.
Erano tanto forti i dolori, che
fiduciosa ho implorato l'aiuto e
l'intercessione di Maria Ausilia-
trice e di San Domenico Savio,
per ottenere la grazia della gua-
rigione .
Ero convinta di avere un male
incurabile ...
Pochi giorni dopo in seguito
ad altri accertamenti un medico
mi disse che ero in attesa di un
bambino. Adesso voglio rende-
re nota questa grazi~, che pur
avendo avuto tante minacce di
aborto il 25 febbraio 1988, nac-
que felicemente il piccolo Vin-
cenzo.
Galvagno Angela - Bronte
COMINCIÒ A MIGLIORARE
I n seguito ad una banale in-
fluenza, la nostra carissima
Margherita, di 12 anni, fu colta
da uno strano malessere e tanto
si aggravò che in breve tempo
non si reggeva più in piedi, non
camminava, non si nutriva, rifiu-
tava qualsiasi cibo e accusava
un continuo dolore di capo.
Venne sottoposta a svariati
esami e si consultarono parec-
chi valenti specialisti. Purtroppo
le diagnosi non concordavano,
le cure prescritte non concor-
davano, le cure prescritte non
giovavano e la bimba peggiora-
va di giorno in giorno, senza che
si potessero intravvedere solu-
zioni e speranze.
Ci rivolgemmo a S. Domenico
Savio con tutta la nostra fede ,
promettendo la pubblicazione
della grazia, qualora la bimba
fosse guarita. A noi si unirono
tre Comunità della F.M.A.
Dopo un breve ricovero in
ospedale , a poco a poco comin-
ciò a migliorare ed ora, a distan-
za di un anno, è perfettamente
guarita ed ha concluso ottima-
mente l'anno scolastico.
Non riusciremo mai a dire tut-
ta la nostra gratitudine a San
Domenico Savio, ma continuia-
mo ad invocarne la protezione.
Giuseppe Vergnano
e Anna Maria Benedicenti -
Riva presso Chieri (Torino)
LAURA Cl È STATA VICINA
M entre la comunità F.M.A.
inizia la Novena in prepa-
razione alla festa di Beatificazio-
ne della nostra carissima LAU-
RA VICUNA, una nostra colla-
boratrice ci comunica l'imme-
diata partenza per le Puglie do-
ve il figlio ancora in vacanza è
stato ricoverato per occlusione
all'intestino tenue e vomito .
La Direttrice assicura la pre-
ghiera di tutta la comunità e la
grazia viene affidata alla carissi-
ma Laura!
I genitori raggiungono il figlio
all'Ospedale Civico «Ranzetti"
di Lanciano, trovano i medici im-
pegnati a studiare il caso per
poter intervenire positivamente.
Non risolvendosi la situazione e
prevedendo un intervento chi-
rurgico i genitori decidono di ri-
portare il figlio vicino al luogo di
residenza assumendosene le
responsabilità del trasporto.
Intanto le preghiere a Laura si
intensificano : ci si aspetta da lei
la grazia!
All'Ospedale «S . Carlo» di Pa-
derno Dugnano (Mi) i medici
esaminano il reperto medico
non possono dare nessun giudi-
zio sulla diagnosi perchè la sin-
tomatologia obiettiva sembra
essersi attenuata.
Quello che maggiormente ha
commosso è che mentre la co-
munità delle Suore «Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice» era presente a
Torino per la Beatificazione di
Laura, l'intestino del ragazzo si
è naturalmente sbloccato e al
dire dei medici Mauro era anche
pronto per ritornare a casa.
Laura ha voluto darci un segno
della sua forza di santità e noi la
sentiamo protettrice di tutta la
gioventù che ci è affidata!
Direttrice e Comunità F.M.A. -
Paderno Dugnagno
TRANQUILLITÀ FAMILIARE
RITROVATA
T rovandosi mia figlia in una
situazione molto difficile
mi sono rivolto a Maria Ausilia-
trice e a San Giovanni Bosco at-
traverso la novena consigliata
dallo stesso Santo. Al nono
giorno della novena è avvenuta
la sperata riappacificazione e la
desiderata tranquillità familiare .
T.D. -Alba
VARIE NECESSITÀ
S ono in dovere di ringrazia-
re suor Eusebia Palomino ,
Monsignor Versiglia e don Cara-
vario per avermi esaudita quan-
do li ho invocati. Ciò è avvenuto
per necessità di salute, di affari
materiali. Continuo ad invocarli
per la conversione di una perso-
na cara e per tant'altri miei desi-
deri.
Giulia Provera - Aosta
DOLORI AL TORACE
D a tempo soffrivo di dolori
preoccupanti alla parte si-
nistra del torace; si trattava di
dolori allarmanti. Nella tarda se-
rata di martedì 8 marzo con il
pensiero rivolto a San Giovanni
Bosco in un momento di scon-
forto ebbi la sensazione che la
sua mano si posasse sul brac-
cio destro e mi diede due col-
petti. Da quel momento il dolore
si allontanava lentamente ma
definitivamente.
N.D.R. - Casandrino (NA)
SCAMPATA
EGREGIAMENTE
S ento il dovere di ringrazia-
re il Signore che per inter-
cessione della sua serva Sr.
Eusebia Palomino mi ha con-
cesso una grazia straordinaria.
Da tempo mi viene iniettato
un vaccino per le forme allergi-
che, ma ultimamente il 31 marzo
1989, per uno sbaglio di dose,
ho subito notevoli trasformazio-
ni nel mio corpo : braccio gonfio
(diametro cm. 14), paresi faccia-
le , tremolio, arrossamento e
gonfiore delle gengive.
Ho passato notti insonni e
con dolori acutissimi. Ha avuto
però tanta fede in Sr. Eusebia
che ho invocato giorno e notte ,
chiedendo il suo aiuto.
A detta dei cinque medici che
mi hanno visitata più volte me la
sono scampata egregiamente,
perchè casi simili al mio, hanno
portato a squilibri psicologici o
alla morte .
Ringrazio Sr. Eusebia e pro-
pongo a chi vuole un segno di
benevolenza di rivolgersi con
profonda fiducia a questa no-
stra santa consorella.
Enza Merico-
Martina Franca (TA)
GIULIETTA È NATA
IN BUONA SALUTE
D opo una lunga ansietà, no-
stra figlia ha dovuto met-
tersi a letto per lunghi mesi per
dare alla sua gravidanza la gioia
d'arrivare a suo termine.
Eravamo tutti inquieti per l'in-
terruzione probabile di questa
vita fragile . Avevamo ugualmen-
te molta paura che il bambino
nascesse handicappato.
Ecco che Giulietta è nata in
buona salute , in condizioni mol-
to fac ili , contro tutte le attese .
Grazie alla Nostra Madre Ce-
leste e a San Domenico Savio
che hanno risposto alle nostre
confidenti preghiere.
Yosten Yoachin -
Alessandria d 'Egitto

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
t PAINDELLI geom. FELICE - allievo e coopera-
tore, a Sondrio il 26 maggio 1988 a 66 anni.
Dalla sua infanzia frequentò assiduamente l'o-
ratorio con i tre fratelli amici Don Viganò Egidio,
Angelo e Francesco ed altri gazzi «gomberaschi«
e ne ebbe uno stile Indelebile per la sua formazio-
ne umana e cristiana.
Fu buono, giusto, gentile, leale, attento e pre-
ciso in ogni sua attività, anche come collaborato-
re, parrocchiale.
Amante della famiglia e del prossimo, del crea-
to anche ... ammantato di neve (sciava molto be-
ne); maturato nel sacrificio, collaborò , anche co-
me apicultore, ai segreti della natura ed in parti-
colare della terra che coltivò con amore.
Nel ricordo di te , Felice , sentiamo il desiderio
di essere più buoni e più bravi per raggiungerti
nel Signore, nesto Padre , quando sarà l'ora.
t PIAZZOLA CHIECCHI slg.re CATERINA -
cooperatrice a Sondrio il 22 giugno 1988.
Quando conobbe la gravità del male che in
breve spazio di tempo la portò alla morte, prega-
va insistentemente il Signore con tanta serenità e
rassegnazione affinché la volontà del Signore si
compisse per il suo bene spirituale.
Aveva 58 anni, madre di sette figli, aveva lavo-
rato molto per se e per la sua famiglia; sempre at-
tiva nell'Istituto secolare al quale apparteneva e
per l'A.C. parrocchiale e per l'opera salesiana.
Nutriva per Don Bosco una vera stima : deside-
rava approfondirne la spiritualità per poterlo imi-
tare nella pratica delle virtù .
Nelle difficoltà che dovette superare non ven-
ne mai meno il suo spirito di preghiera insistente
e fiducioso.
Lasciò scritto : «Chiedo perdono anche a voi
tutti se vi ho amareggiato o se non ho corrispo-
sto ai vostri desideri come avreste voluto; ma l'a-
more che ha mosso in vita tutte le mie azioni, mi
ottenga anche da Dio il perdono eterno» .
t MORANO slg.ra GIACOMINA - cooperatrice
Reggio Calabria a 91 anni.
Cooperatrice fervente e appassionata di Don
Bosco. Insegnante Educatrice da tutti ricono-
sciuta per la sua arte di educare sullo stile di Don
Bosco. Affascinata della Santità di Don Bosco
che ha conosciuta giovane insegnante attraverso
un sogno rivelatore e profetico . Poi vide la sua
immagine ad Alì Marina e rivide il suo sogno .
Un secondo sogno profetico e rivelatore l'ha
fatto per la fondazione della Casa di Reggio Cala-
bria per le F.M.A. Don Bosco le indicò il posto
dove dovevano andare le Suore e sorse proprio
per le sue premure e il suo impegno l'opera del-
l'Oratorio nella zona popolare di Modena dtive at-
tualmente frequentano circa seicento giovani al-
l'Oratorio, centinaia nella Scuola Materna, ele-
mentare e tante , tante giovani nella Scuola Magi-
strale , da Lei sorretta e voluta per la formazione
delle giovani educatrici.
Nell'Istituto delle F.M.A. Ci sono anche i Corsi
Professionali , la Casa è stata aperta proprio per
l'iniziativa presa dalla Morano legata fortemente a
Don Bosco.
È morta a 91 anni, ma fino all'ultimo della sua
vita parlava sempre di Don Bosco e conosceva
molto bene la vita con gli episodi più belli che
raccontava a tutti, anche ai sacerdoti che anda-
vano a trovarla.
Una volta si è espressa così : «lo nella mia vita
prima di fare qualunque cosa mi sono chiesta:
come farebbe Don Bosco? E ho fatto come mi
diceva Lui. A 91 anni, con piena lucidità sorrideva
sempre, godeva la vera pace dei giusti. La sua
casa ha molti quadri con grandi dimensioni di
Don Boscò, Mamma Margherita, Maria Ausiliatri-
ce e Madre Mazzarello.
Ha goduto tanto per le celebrazioni del Cente-
nario viste in TV e poi , il Signore l'ha chiamata a
fare festa in Paradiso .
t ZENI slg.ra ESTER In ZORZI Ziano di Fiemme
(TN) 22/5/1988
Travolta da un'auto poco dopo aver assistito
alla S. Messa del figlio missionario, che da pochi
giorni era presso di lei, volava al Padre, carica di
meriti, per essere stata madre sollecita di 5 figli,
diligente insegnante per molti anni, devota di Ma-
ria Ausiliatrice, generosa verso il prossimo e
grande ammiratrice delle Opere di S. Giovanni
Bosco.
t GANDINI sig.ra RITA ved. CABELLA - coopera-
trice a 80 anni
Donna semplice e retta, ha vissuto il suo gior-
no terreno intessendolo di dono gioioso, di pro-
fonda e umile fede . Fu generosa con il Signore
permettendo all'unica figlia - Suor Eugenia, og-
gi Delegata lspettoriale dei Cooperatori di Ales-
sandria - di realizzare la sua vocazione.
L'accompagnò con amore, ne condivise pro-
gressivamente la chiamata offrendo la sua colla-
borazione intelligente, attenta e fattiva per ogni
iniziativa di bene, in particolare per il laboratorio
«Mamma Mar gherita« che le stava tanto a cuore.
t MACHIERALDO comm. ADELINO - exalllevo a
Cavaglià a 75 anni.
Sindaco di Cavaglià e presidente di vari Enti
sociali e benefici. Tra questi, Presidente da dieci
anni del Gruppo exallievi di Cavaglià.
Compito che svolgeva con diligenza e genero-
sità, entusiasta di Don Bosco e affezionato ai Sa-
lesiani tutti in particolare quel.li del Biellese.
Come sindaco e dirigente d'azienda, profuse
tempo, impegno e amore.
Fine nel tratto e disponibile sempre alle varie
necessità della popolazione, diede incremento e
sviluppo alle varie iniziative che potessero essere
di vantaggio alla collettività cittadina ed ai singoli.
I funerali, quanto mai imponenti lo stanno a di-
mostrare.
Dieci concelebranti di cui cinque Salesiani, fra
questi il Delegato lsp. che ebbe parole vibranti e
sentite di riconoscenza per il carissimo Defunto.
A rappresentare i molti exallievi di Cavaglià vi era
il labaro retto dal Delegato del Gruppo locale .
I Suoi familiari, gli appuntarono il distintivo di
exallievi del quale era particolarmete orgoglioso.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure ali'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

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1 LUGLIO 1989 · 43
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
Borsa: Don Bosco, in suffragio dei
miei morti e per protezione, a cura di
Favare Bartolomeo, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, ringraziando e chiedendo conti-
nua protezione, a cura di M.Fi.
Borsa: Vittorio Talarico, a cura di Li-
liana Talarico, L. 1.000.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura di
Tammaro Giuseppe
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, in rin-
graziamento e per protezione per
me e famiglia, a cura di Zaccaria
Nuccia, L. 1.000.000
Borsa: Gesù Misericordioso, con-
fido in Te, a cura di Dino Lunetti ,
L. 500.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in me-
moria di Bruno Marton, a cura dei
fratelli don Dino , Gina, Fausta e Ma-
ria, L. 500.000
Borsa: Don Bosco, a nome di mio fi-
glio Giovanni e del marito Simone
Garretto, a cura di Albina Garretto
lsnardi , L. 500 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giu-
seppe, Don Bosco, per la prosperi-
e salute mia e della famiglia , a cura
di Codazzi Leopoldo , L. 400.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, per rin-
graziamento e protezione per gli stu-
di dei miei figli, a cura di Bertoluzzi
Luisanna, L. 350.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Piera Muratori Ghisi, L. 300.000
Borsa: S. Cuore, Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, per ringraziamento e
protezione del mio figlio Mario, a cu-
ra della mamma, L. 250.000
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Franzone Domenico e A., L. 250 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringra-
ziamento e per la protezione della fa-
miglia, a cura di Anfossi Giovanni
Marco, L. 250.000
Borsa : Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento e
in memoria della mamma Elisabetta,
a cura di Mombellardo Antonietta,
L. 230.000
Borsa: In suffragio della mamma
Volpina Volti in Sargenti, a cura di
Sergenti Andrea, L. 220.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia -
mento e protezione sulla famiglia, a
cura di Scagliotti Este rina, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, per ringraziamento e in me-
moria del marito e parenti defunti, a
cura di Sandra Martina ved . Segalla,
L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, in suffragio
del fratello Vincenzo Anzalone, a
cura di Anzalone Drago Maria,
L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando continua protezione, a cura di
Beltrame Augusta, L. 200.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Anna
Maria Ghetti, L. 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Don Bo-
sco, in suffragio di zio Giuseppe e
dei miei defunti, a cura di Genepri
Giuseppe , L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per protezione, a cura della fa-
miglia Bertero, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, in suffragio dei miei defunti, a
cura di A. F., L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in ringraziamento, a cura di Fri-
gerio Maria, L. 150.000
Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in memoria di Bergonzi Egidio,
exallievo, a cura di Bergonzi Maria,
L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
De lntinis Teresa, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, ti consa-
cro i miei nipoti, a cura di N.N.,
L. 120.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, ringra-
ziando e invocando protezione, a cu-
ra di una exallieva di Nizza Monf.,
L. 120.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, per grazia ricevuta, a cu ra di C.
T., Milano, L. 105.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione e grazie,
a cura di Tealdi doti. prof. Clelia
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Don Rua, ringraziando e invo-
cando protezione per me e i miei ca-
ri, a cura di A. Martelli
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione dei figli Cecilia e
Andrea, a cura di Plat Rosina
Borsa: Santi Salesiani, per prote-
zione dei miei cari, a cura di Voarino
Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, in memoria di Piero ed Ersilia
Aluffi, a cura di Nina Aluffi in Marzano
Borsa: S. Domenico Savio, per otte-
nere grazie, a cura della Famiglia
Gambino
Borsa: Maria Ausiliatrice, per rin -
graziamento e protezione, a cura di
Pugno Ines
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, implorando
protezione e completa guarigione, a
cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, in ringraziamento, a cura di
Mila Giannone
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di Noemi Lorenzotti
Borsa: Don Filippo Rlnaldi, ringra-
ziando e invocando protezione, a cu-
ra di Elisa Melloni
Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra-
ziamento e implorando protezione, a
cura di Rosy Pucci
Borsa: Don Bosco, per la salute e
prosperità dei miei cari, a cura di Avi-
gnone Vittoria
Borsa: In suffragio dei defunti Curo-
ne-De Miche/i, a cura di Curone Clo-
ti lde
Borsa: Don Bosco, a cura di Tess
Marcello
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, per ringra -
ziamento e protezione, a cura della
Famiglia Focacci
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
protezione, a cura di F.F.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento, a
cura di Nicolodi An ita
Borsa : Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in memoria e suffragio
di mia nipote Amalia, a cura di Fulvia
De Marco
Borsa : Maria Ausiliatrice, per grazia
ricevuta, a cura di Franco e Carla,
Torino
Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, in ringraziamento e invocan-
do protezione, a cura di Curci Giaco-
mina
Borsa: Don Bosco, invocando pro-
tezione, a cura di Guffanti Giuseppe
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
protezione per Laura e Alberto, a
cura di papà Mario e mamma Anto-
nietta
Borsa : In memoria di Mimino Prenci-
pe, di Manfredonia, a cura della so-
rella Michelina
Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, siate luce ai miei cari, a
cura di Moretti Franch Felicita
Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco e Domenico Savio, a cura di
N.N.
Borsa : S. Giovanni Bosco, protetto-
re della mia famiglia: aiutatemi, a cu-
ra di exallieva di Faenza

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TAXEPERçUE
TASSA Rl8C088A
TORINO FERROVIA
Un prezioso contributo alla rivalutazione del ruolo
della donna nel mondo del Cristianesimo. Attraverso
un'originale e stimolante interpretazione
soprattutto dei testi
Francis J. Molone
LA DONNA y
PRIMA
TRA I CREDENTI
I - -._
di San Paolo,
il salesiano
Don Moloney mette
in rilievo il rapporto
libero e coraggioso
instaurato
da Gesù con
il mondo femminile,
e il primato che
il Messia assegna alle
donne, prime a
credere alla Resurrezione
e prime annunciatrici
del messaggio pasquale.
pag. 306 L. 18.000
varia~
§3]
'
desidero
ricevere
direttamente
a
casa
.
mia
il
volume
•di Francis J. Moloney - La donna prima fra i credenti
Pagherò alla consegna L. 18.000 (porto e imballo gratis)
cognome
nome
via
città
. C.A.P.
data
firma
--7
compilare, ritagliare
e spedire in busta chiusa a:
VARIA SEI
corso Vittorio Emanuele II, 92
10121 Torino
vatia{,
b=i =11