Bollettino_Salesiano_198906


Bollettino_Salesiano_198906



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ANNO 113 N. 10 • 1a Quindicina 1 Giugno 1989 • Sped. in abb. post. gr. 2° (70)

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2 · 1 GIUGNO 1989
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1887
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma -Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in: An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australla -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam,
tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - ltalla - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay• Perù Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 CRONACHE SALESIANE
7 SUI SENTIERI DEL CONCILIO
di don Egidio Viganò
9 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Morire da missionari sulla linea del fuoco
di Gaetano Nanetti
I salesiani a fianco dei giovani mozambicani
servizio redazionale
14 PROBLEMI EDUCATIVI
Alla radice della violenza giovanile
di Cecilia Narducci
L'allarme del sociologo
di Mie/a Fagiolo D'Attilia
19 PROTAGONISTI
Non spegniamo nella chiesa l'impegno per
la giustizia
di Carlo Di Cieco
23 STRENNA '89
Nuovi adolescenti: sfida per la società e per
la chiesa
di Silvano Stracca
27 PROTAGONISTI
La bella geometria di suor Antonietta ha
quarant'anni
di Giuseppe Costa
30 EDITORIA
Nella valigia delle vacanze un po' di posto
per un libro
di Monica Ferrari
35 PROBLEMI EDUCATIVI
Erode è tra noi e colpisce ancora
servizio redazionale
Le cifre della violenza
servizio redazionale
38 STORIA SALESIANA
L'archivista che gustava la croce
di Antonio Miscio
RUBRICHE
Pigy di del Vaglio, 4 - I nostri Santi, 41 - I nostri
Morti, 42 - Solidarietà, 43
1 Giugno 1989
Anno 113
Numero 10
In copertina:
Alla radice
della violenza
giovanile

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-
---~------~-
_,..,,i" ,, •• ,,,._.,, ••
...., ................ .,,,
"~"
ITALIA
Don Bosco, Domenico
Savio e Maria Ausiliatrice:
gruppo bronzeo alla
parrocchia Don Bosco
di Bologna
La comunità parrocchiale di
San Giovanni Bosco a Bologna
nell'anno centenario del Santo patrono
ha voluto che fosse il bronzo ad
esprimere la definitività della sua
devozione incondizionata al Santo dei
giovani e al S)JO mondo spirituale e
carismatico. E nato così lo splendido
gruppo che associa Don Bosco a San
Domenico Savio e, insieme, a Maria
Ausiliatrice.
Don Bosco, con uno sguardo che
penetra nel profondo, ma con il sorriso
che lo caratterizza, viene incontro a
braccia aperte: è il padrone di casa che
accoglie paterno, ma con gesto di
predilezione sceglie i giovani ed in
particolare uno che sta già al suo fianco,
Domenico Savio.
Quest'ultimo ha la semplicità di chi non
ha ancora attaccato il cuore alle cose
errene, anzi si sta liberando da tutto
perché vuol raggiungere in fretta il
futuro che Don Bosco gli presenta. Il
maglione legato ai fianchi e il pallone lo
rendono simpatico a chi lo deve imitare;
qualche adulto , ben integrato, storce il
naso e mentre cerca i convenzionali
segni della santità non sa vedere lo
slancio che solleva il giovane verso quel
centro di attrazione che è
rappresentato dai due volti, molto
vicini, di Maria e del piccolo Gesù che
dominano tutto il gruppo.
Su un blocco di marmo bianco che
senza togliere nulla al reale la colloca
però in una dimensione di libertà
definitiva troneggia la Madre che
abbraccia teneramente il Figlio. La sua
maestà è sottolineata dalle profonde
pieghe ascendenti del vestito che la
rendono forte e sicura come la colonna
del sogno a cui si ancora la nave della
Chiesa; mentre l'abbondanza del manto
traduce la sua universale maternità. Il
volto trasognato invita a superare ·
anche la sua persona per immergersi
Nella foto:
il gruppo bronzeo.
con lei nell'affidamento fiducioso a Dio.
Il figlio è bimbo, è uomo, «nato da
donna, nato sotto la legge», come
sottolinea il recupero della tradizione
cinquecentesca di evidenziarne
l'ombelico, ma è la figura dominante
che, senza togliere nulla alla Madre, è
padrone e signore.
La vicinanza dei due volti trasmette una
notevole tenerezza che non ha nulla a
vedere con sdolcinature e
sentimentalismi, mentre la figura di
Gesù sembra spuntare dal corpo di
Maria «come un 'virgulto dalla radice di
Jesse».
La corposità dell'insieme e la sodezza
dei volti collocano innegabilmente
nella tradizione emiliana questa
interpretazione di Maria Ausiliatrice,
mentre il contrasto tra la sontuosità
dell'abito di Maria e l'essenziale vestito
di Domenico Savio sottolinea lo
spessore storico e affettivo che la figura
di Maria ha accumulato nei secoli, nella
tradizione cristiana e di cui siamo eredi
fortunati.
La grandezza della santità ci affascina,
la figura di Maria ne è il vertice, il
possesso di Cristo è il tesoro prezioso,
ma il punto di partenza è semplice,
povero, accessibile a tutti, soprattutto a
chi si rende semplice come un bambino.
Al centro del gruppo la figura di Don
Bosco si presenta come la mediazione
necessaria, incarnazione storica di una
paternità che è di Dio, ma che si serve
della disponibilità delle creature per
venirci incontro e trasformare la nostra
vita: così siamo invitati ad amare Don
Bosco come mediatore di grazie e come
maestro che ci guida a Maria e in Maria
a Gesù; siamo coinvolti in una
particolare simpatia per Domenico
Savio che sentiamo tanto vicino e che ci
sembra davanti a noi solo di un passo.
Nell'insieme dell'architettura della
Chiesa, chi segue lo sguardo di
Domenico Savio incontra i volti di
Maria e di Gesù, ma poi s'accorge che
sulla medesima traiettoria c'è il Cristo
Crocifisso dell'Altar Maggiore che
riunifica tutto il difficile cammino della
fede, il nostro, quello dei santi e di Maria.
Molto prosaicamente la Madonna è
alta due metri e venti, mentre Don
Bosco sfiora i due metri e Domenico
Savio il metro e settanta. Il peso del
bronzo è rispettivamente di quattro
quintali e mezzo, tre quintali e un
quintale e mezzo.
L'artista, il Prof. Marco Marchesini, ci
ha lavorato per quattro anni, dapprima
con bozzetti, poi nell'ultimo anno con
quintali di argilla e con il costante
confronto con la comunità dei Salesiani.
Il gruppo è stato inaugurato il 31
gennaio 1988 dal parroco, Don
Ferdinando Colombo, per la forzata
assenza dell'Ispettore dell'Adriatica
Don Gaetano Galbusera che l'anno
prima, come direttore, aveva deciso
l'esecuzione in bronzo.
Gli exallievi di Palermo
propongono una
fototeca per la città
«Dalla memoria al progetto»,Ja
Palermo dall'archivio di Dante
!Cappellani :con questo titolo gli
allievi di Villa Ranchibile a Palermo
nno messo in mostra un centinaio di
foto di Dante Cappellani, fotografo
palermitano nato nel 1890 e morto nel
1969. L'iniziativa è stata inserita fra le
celebrazioni del 50° dello stesso Istituto.
«A conclusione di un corso di studi o di
una frequentazione in una casa
salesiana,scrive l'ingegner Enzo Di

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Fil po presidente dell'Unione di Villa
Ranchibile introducendo l'elegante
catalogo, una raccomandazione da oltre
un secolo viene fatta ai giovani, la stessa
che Don Bosco fece ai suoi primi allievi.
"Siate sempre buoni cristiani ed onesti
cittadini". Gli exallievi del Don Bosco
Ranchibile in perfetta sintonia con
l'educazione ricevuta hanno proposto
alla cittadinanza palermitana la mostra
tratta dall'archivio di Dante Cappellani
sicuri che la memoria servirà da
prepotente stimolo al progetto per una
città che conserva, nonostante le offese
del tempo e soprattutto degli uomini,
ancora validi presupposti per essere una
grande Città».
La mostra.che si è potuta realizzare
grazie alla disponibilità dei ramiliari del
Cappellani e di un gruppo di operatori
economici che hanno consentito la
pubblicazione del catalogo, preparato
con cura e competenza dalla
professoressa Anna Maria Schmidt, ha
avuto anche il merito di sensibilizzare
l'~pinione pubblica palermitana a dare
alla città una «fototeca».
Nella foto: la copertina
manifesto della mostra.
giovanile e sociale, sorto nell'Istituto
Salesiano «S. Luigi» di Gorizia, si è
sentito chiamato in causa, nella
coscienza che sono i giovani di oggi
«a formare la società di domani»,
rifiutandosi «a dar libero corso alla
violenza e all 'odio» e «allargando i
cuori alle dimensioni del mondo» (cfr.
Messaggio del Vaticano Il ai giovani).
Con l'espressa finalità di «stringere
amicizia tra giovani generazioni di
diverso Paese» ha avuto il via, tredici
anni fa, una manifestazione che ormai si
colloca tra le più famose e frequentate
della zona isontina: la Marcia
dell'amicizia, Pohod prijateljtvva in
sloveno, riservata ai giovani fino ai
18 anni d'età.
Il nome propone già il suo programma,
subito accettato con molto favore sia
dai giovani italiani che da quelli della
confinante Jugoslavia. E dinanzi alle
loro migliaia di partecipanti si è
imposto subito prepotente l'operazione
«Confine aperto», senza il normale
passaporto o lasciapassare: basta avere
sul petto il cartellino d'iscrizione alla
Marcia, del valore di poche migliaia di
lire, che dà diritto pure ai quattro ristori
nel percorso dei dodici km , e alla
pastasciutta, al termine di esso, nei
cortili del «S. Luigi».
La partenza avviene nella storica
Piazza della Vittoria, ove è prospiciente
la barocca Chiesa dei Gesuiti, in cui si
celebra, come 1° atto, la S. Messa del
La Marcia dell'amicizia
nel nome di Don Bosco
Chi visita Gorizia rimane incantato
dalla sua bellezza, affidata al verde e ai
fiori dei parchi e giardini che attorniano
case, ville, palazzi; ma appena giunge al
confine di ferro spinato, che interrompe
repentinamente le vie verso il Nord-Est,
prova una stretta al cuore e Gorizia,
conosciuta come un giardino, si svela
nella crudele realtà di «città mutilata».
Nell'immediato dopoguerra si è venuto
innalzando come un muro che separa in
due un territorio per lungo tempo unito,
sotto l'Italia, e più sotto l'Austria, e si è
venuto erigendo una barriera ostile
sulla diversità di etnia, lingua, cultura,
regime ticonomico e politico da
apparire insuperabile per le future
generazioni. In questo clima il turismo

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1------- - - - - - - -sB-
1 GIUGNO 1989 · 5
erchiamo di capire
Direttore dei Salesiani insieme al
Parroco di Nova Gorica o la Gorizia
slovena. Il lungo serpentone-dei ragazzi
e dei giovani si snoda su per le antiche
st rade sotto il castello millenario,
supera il confine al valico del
S. Gabriele, attraversa le nuove dritte
vie della città iugoslava, rientrando in
Italia per il valico di Salcano. Nel
campo sportivo del Collegio sa lesiano,
mentre risuonano le note delle bande
musicali italiane e slovene e della
fanfara militare, entrano i primi
marciatori dal «piè veloce» e dal cuore
sa ldo, che macinano i dodici km in 32'; si
timbrano i cartellini all'ultimo contro ll o
e si va dritti dritti all'assalto dei sei
quintali di pastasciutta, sfornata da
cinque cuci ne militari, e delle altre
vivande e bevande che i chioschi
offrono a modico prezzo.
Intanto gli sbandieratori richiamano
con le loro eleganti evo luzion i la fo ll a
dinanzi al palco delle Autorità italia ne e
slovene. I sa luti, i discorsi, le
premiazioni, tradotti nelle due lingue,
esaltano l'amicizia, la collaborazione, la
so lidarietà, lo spirito di pace tra i popoli.
Il motto della Marcia è infatti «Chi
trova un amico, trova un tesoro».
Concludeva perciò un uomo politico,
ven uto da Lubiana : «Oggi tutti
ritorneremo a casa nostra più ricchi».
Quest'anno la Marcia è stata inserita
nelle celebrazioni per il Centenario
della morte di Don Bosco: il grande
A PROPOSITO DELL'ORA
DI RELIGIONE
Il progetto educativo è la scommessa di una comunità sul proprio fu -
turo. L'offerta di un a serie di elementi conoscitivi cost ituisce il contribu -
to di ogni gruppo al quadro generale della società in cui si vive. Per il
cristiano, inoltre, c'è nel patrimonio culturale messo così a disposizione
di tutti un valore in più, di natura spiritua le. Si tratterà di accettarlo o
rifiutarlo; non si potrà, però, disprezzarlo.
Alla luce di queste semp lici considerazioni ci sia permesso di cercare
di capire il problema dell'ora di religione. Naturale il disappunto dei cat-
tolici per quella che si ritiene una parziale inadempienza agli accordi
concordatari da parte dello Stato. In ogn i caso la Conferenza Episcopa le
ha riconosciuto con pacatezza che, al di dalla controversia, è stata
chiaramente affermata la legittimità costituziona le e la pari dignità cul-
turale dell'insegnamento cattolico.
La Chiesa italiana vuole offrire appunto un servizio. ., primo è il livel-
lo .normale dell'istruzione, nel quale si apprestano materiali conoscit ivi,
criteri di razionalità ed elementi di interpretazi•one. In modo che non si
possa affermare, ad esempio, che i libri della Bibbia sono due, Antico e
Nuovo Testamento, o che non ci si meravigli della presenza, fra le Lette-
re aposto liche, di quella attribuita a Giuda. Affermazione e meraviglia
che abbi amo colto - e non so ltanto in queste circostanze - attorno a
noi , presso acculturati esponenti laici.
Il secondo livello riguarda Io scambio, il dialogo. Il fatto religioso ap-
partiene al patrimonio morale e sapie nzia le di una comunità, affonda in
rad ici storiche, spiega tanta parte del nostro modo di essere, qui e ades-
so. Negarlo sarebbe come negare la necessità di ripercorrere le catego-
rie filosofiche o gli avvenimenti storici. Esso è in relazione con il nostro
presente, oltre che spiegare il passato e fornire speranze per il futuro.
Il terzo li ve ll o è il più alto. Si riferisce a una proposta di interezza del-
l'individuo, di spiegazione globale della sua vita. Nasce, certamente, da
altre profondità, è sostenuta da alt re forze (la chi amata, la fede , la gra-
zia), mira ad altri destini. Ma contiene valori e sentimenti che dal catto li-
cesimo sono stati inventati, scoperti, soste nuti e diffusi : co me la miseri -
cordia, la pace, la solidarietà, e altri, in precedenza affatto sconosciuti.
Tutto questo, riportato a un fatto di efficienza, giustifica la volontà di
essere presenti nel fatto educativo, nella scuola. Chi vuo le, ne profitterà.
Come per la chimica o la co mputi steria che, su un piano di normale istru-
zione, vanno insegnate ; e nessuno grida che, così facendo, si lede la liber-
tà dello studente. Le società che rinunciano a fornire una risposta del ge-
nere almeno a co loro che ne ava nzano le esigenza certamente si impo-
verisco no e si espongono a rischi di ogni genere. Come dimostrano
quanti , nell'illusione di cance ll are Dio dalla storia, hanno cance ll ato l'uo-
mo e, oggi, si trovano nella necessità di ricominciare a gettare le fo nd a-
menta de ll a società.
Angelo Paoluzi
manifesto, con le scritte nel le due
lingue che ha tappezzato i muri di qua
e di là del confine, portava sullo sfondo
la figura paterna del Santo educatore,
riprodotta pure sulle targhe d'onore e
su ll e mi gli aia di medaglie dei
concorrent i. E ben a ragione, perché -
come illustrò il Direttore sa lesiano nel
suo discorso - Don Bosco è non solo
l'Amico dei giovani ma è stato nella
sua vita mediatore de ll a collaborazione
e amicizia tra Stato e Chiesa e pure
fauto re, con le sue spedizioni
miss ionarie, dell a so lid arietà e
cooperazione tra i popoli.
ReJJJigio Trevisan

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6 · 1 GIUGNO 1989
Una moderna palestra
per i giovani di Novara
li 18 marzo 1989 è stata inaugurata
presso l'istituto salesiano di Novara una
nuova palestra. Alla cerimonia
inaugurale erano presenti con molti
salesiani·, l'economo generale don
Omero Paron, il senatore Ezio Leonardi
exallievo dello stesso istituto, il sindaco
della città, il prefetto dottor Vittorio
Cannelli ed altre Autorità.
L'inaugurazione di un nuovo impianto
sportivo, quello di Novara è costato
quattro miliardi di lire, esprime ancora
una volta la volontà dei •salesiani di.dare
concrete risposte alle esigenze dei
giovani di oggi creando spazi a loro uso.
Per dare un'idea dell'impianto
riportiamo quanto ha scritto il
periodico «Novaramese» di aprii.e.
L'opera realizzata, è stata progettata
dagli architetti Ezio Bogogna e Carlo
Ravarelli mentre gli ingegneri Enrico
Brustia e Umberto Cattaneo hanno
progettato rispettivamente le strutture
e gli impianti.
La funzione rilevante dello sport e delle
attività ricreative nella formazione dei
giovani, ha motivato la realizzazione di
questo ultimo intervento
nell'espansione dell'Opera Salesiana di
Novara : la costruzione di un grande
complesso destinato alla pratica delle
attività ludiche-sportive ed agibile
come ambiente per riunioni assembleari
Nella foto:
la palestra di Novara.
e manifestazioni culturali di massa.
Quanto è stato realizzato fornisce:
- un campo di calcetto ed un campo di
pallacanestro-pallavolo all'aperto,
ubicati sopra il solettone di copertura
della palestra;
- un vasto ambiente pluriusi, coperto,
contenente una palestra regolamenta;e
al centro e due palestre di tipo
scolastico ai lati. La separazione fra i tre
settori è mobile ed avviene mediante
tende il cui sollevamento consente di
recuperare la globalità dell'intero
spazio interno in occasione di grandi
manifestazioni. Il campo centrale è
fiancheggiato da una tribuna.con 240
posti ffssi, sovrastante alla fascia dei
servizi e spogliatoi.
La costruzione è seminterrata rispetto
al piano del cortile e risponde alla
normativa di sicurezza.
La dotazione degli impianti e della
suppellettile, la qualità delle finiture, il
livello dei materiali e delle soluzioni
adottate sono di avanguardia, come è
imponente la struttura prefabbricata
con le travi di 35 metri di lunghezza.
Le superfici di gioco assommano a mq.
1.625 scoperti e mq. 1.550 coperti. Le
superfici dei servizi, disimpegni interni e
spogliatoi raggiungono 735 mq. La
superficie «tecnica» impegnata dalla
centrale termica, dai cunicoli laterali
dai ripostigli supera i 700 mq.
La soluzione adottata, che prevede la
copertura totale di uno dei due cortili
dell'Istituto, è stata determinata dalla
necessità di non razionare gli spazi
disponibili ed anzi di recuperare le più
ampie aree compatibili con 11impianto
edilizio generale.
Ad opera finita i Salesiani e coloro che-
hanno generosamente contribuito
consegnano alla gioventù ed alla città di
Novara una struttura imponente che si
affianca ed integra le grandi
infrastrutture pubbliche realizzate
dall'Amministrazione, come servizio
per la formazione dei giovani oltre che
spazio per lo sport.
Una struttura che non è stata pensata
come esclusiva, seppure necessaria
pertinenza del Collegio, ma come
struttura «aperta», ultimo corollario
rispondente alle esigenze dei tempi di
un'Opera che è sempre stata «aperta»,
è nata ed è cresciuta con Novara ·e per
Novara e non ha altro scopo che la
promozione culturale, sociale e morale
della città.
Gli exallievi di Brindisi
per la loro città
L'U nione Exallievi di Brindisi ha
organizzato 1'8 aprile u.s. una
conferenza programmatica
organizzativa dal titolo «U n progetto
per la città».
.
L'iniziativa, come ha avuto modo di dire
il presidente dell'Unione dottor
Michele Errico ha avuto come scopo di
far superare agli stessi exallievi una
dimensione associativa privatistica
aprendoli alla comunità brindisina e
proponendo un contributo specifico
come Famiglia salesiana.
Durante la conferenza è stato posto
l'accento in particolare su tre
indicazioni di concreto impegno a
favore dei giovani: lo sport, la scuola,
la formazione sociopolitica.
I tre temi sono stati presentati
rispettivamente dal dottor Vincenzo
Farina, dal se natore Mezzapesa e dal
professor Franco Gualtieri. Intanto si è
deciso di avviare una indagine sulla
condizione giovanile a Brindisi che
verrà diretta dal prof. Gaetano Barletta
dell'Università di Pisa. I risultati
verranno presentati tra un anno in un
apposito convegno.
Ai lavori ha anche partecipato il
vescovo della città, anch'egli exallievo,
monsignor Settimio.Tedesco.

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- - - ~ - - -- -- - s8-
1 GIUGNO 19811 7
Don Viganò
ci parla
Cosa si intende per «nuova evangelizzazione»?
I cambiamenti culturali della società
spingono i cristiani a rinnovare metodi pastorali
e ad aprirsi verso nuovi orizzonti.
Il ruolo decisivo del laicato.
La «nuova
evangelizzazione»
Evangelizzare è missione permanente della Chiesa:
ieri, domani, in tutti i secoli.
Eppure oggi si propone una «nuova evangelizza-
zione» : la annuncia il Papa, ne parlano i Vescovi, se
ne discute in Europa in America Latina in ogni conti-
nente.
Perché «nuova»?
Il Vangelo non invecchia mai: è l'annuncio della
più grande «novità» per tutti i tempi !
Se guardiamo, però, al volto appassionato di Paolo
VI quando grida alla tragedia della separazione tra
cultura e Vangelo, ci viene da intuire che -ci sono esi-
genze «nuove» e che chi le disattende spegne perico-
losamente la vitalità del Messaggio.
I cambiamenti sopravvenuti esigono un «nuovo»
stile di comunicazione, «nuovi» orizzonti per i conte-
nuti, temi «nuovi» da battezzare.
A ragione, perciò, il capitolo 3° dell'Esortazione
Apostolica sulla vocazipne e missione dei Laici af-
fronta anche la novità di questo tema : «la Chiesa deve
fare oggi un grande passo in avanti nella sua evange-
lizzazione, deve entrare in una nuova tappa storica
del suo dinamismo missionario» (n. 35).
E «come»?
Risultano utili due prospettive di fondo per capire
questo grande passo in avanti.
- La prima è la cosiddetta «svolta antropologica»:
ossia, quel modo nuovo, da parte della Chiesa, di pre-
occuparsi più direttamente dell'uomo vivente, rap-
portandolo costantemente al mistero di Cristo.
Paolo VI ci ha detto che il Vaticano II si è «rivolto e
non deviato» verso l'Uomo : il Concilio ha sottolinea-
to la centralità del soggetto umano ; ha messo in luce
l'attuale complessità della sua struttura personale e
della sua dimensione sociale ; ha riconosciuto la «lai-
cità» della creazione affermando la legittima autono-
mia delle realtà terrene.
Tutto ciò comporta novità nella presentazione del
Messaggio.

1.8 Page 8

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Giovanni Paolo li ha approfondito, a cominciare
dalla sua enciclica «Redemptor hominis», questa
«svolta», indicando che la strada dell'evangelizzazio-
ne è l'Uomo : una strada illuminata dal Cristo che ha
rivelato in pienezza all'Uomo che cosa è l'Uomo.
Senza il Cristo si brancola in una ricerca priva di
sbocco e in continui drammi personali e sociali.
Il progresso scientifico e tecnico non penetra nelle
intime ragioni dell'esistenza; non c'è posto, all'interno
della storia, per un salto qualitativo di trascendenza.
Solo Cristo fa ali al grande volo. Il suo segreto sta
nell'essere l'incarnazione di Dio: Egli assume la con-
dizione umana, la pienifica e ne condivide le sorti per
superarne dall'interno e in totale solidarietà con l'Uo-
mo i limiti e le sconfitte. Si colloca «dentro», infon-
dendo trascendenza e salvezza!
Una simile svolta esige dalla Chiesa situarsi al di
dentro degli attuali cambiamenti, non per sommer-
gersi anonimamente in essi, ma per ergersi più auten-
ticamente e più radicalmente come Corpo di Cristo e
Sacramento di salvezza. Essa è chiamata oggi a rileg-
gere e ad annunciare il Vangelo con la sua condizione
di «esperta in umanità»: Maestra di saggezza per
l'Uo mo nel suo attuale processo di personalizzazione
e nel suo convivere sociale divenuto straordinaria-
mente complesso.
- La seconda prospettiva è quella di privilegiare
pastoralmente «l'ottica del Laicato» : ossia, l'impegno
conciliare (e poi sinodale) assunto dalla Chiesa di
considerare come contenuti urgenti dell'evangelizza-
z ione quelli specialmente legati alla vocazione e mis-
sione dei suoi membri più inseriti nel tessuto della se-
colarità.
Il Concilio, infatti, ha insistito sulla funzione origi-
nale e insostituibile dei Laici. E l'Esortazione Aposto-
lica ne ha rischiarato gli orizzonti.
Gli stessi Pastori e i chiamati alla Vita consacrata
dovranno prestare viva attenzione a quest'ottica per
rendere «nuova» la loro specifica opera evangelizza-
trice.
E perché?
Ripensiamo al tragico distacco della cultura dalla
Fede: si trova la prima spiegazione dell'ignoranza ,
delle deviazioni ideologiche, dei conflitti e delle ango-
sce; il peccato diviene, in definitiva, un problema cul-
turale.
Ormai non si tratta solo di predicare il Cristo a chi
non lo conosce, ma di trasformare con il suo Vangelo
i criteri di giudizio e i costumi, di permeare le istitu-
zioni e le strutture, di assicurare ovunque la libertà di
coscienza, di fare della Fede cristiana una vera ener-
gia storica che influisca sul divenire de i popoli.
E per fare questo bisogna saper assumere «l'ottica
del Laicato» e considerare dal di dentro i processi
evolutivi dell'Uomo d'oggi.
L'Eso rtazione ne enumera i più importanti :
La dignità della persona: «il bene più prezioso che
l'Uomo possiede» (n. 37);
il diritto alla vita: «in ogni suo sviluppo e in ogni
sua condizione» (n. 38);
La Libertà religiosa :«il cui riconoscimento effettivo
è tra i beni più alti e tra i doveri più gravi di ogni
popolo» (n. 39};
La coppia e La famiglia: «primo spazio per l'impe-
gno sociale dei Fedeli laici, luogo primario dell'u-
manizzazione» (n. 40) ;
La solidarietà: servizio di carità «attenta alla totali-
tà dei bisogni dell'essere umano» (n. 41 );
La politica: «destinata a promuove re organicamen-
te e istituzionalmente il bene comune» (n. 42);
•• La vita economico-sociale: guardando alla destina -
zione universale dei beni, all'organizzazione del lc:1-
voro, a una giusta concezione dello sviluppo, alla
questione ecologica (n. 43);
La cultura: quale «bene comune di ciascun popolo,
espressione della sua dignità, libertà e creatività;
testimonianza del suo cammino storico» (n. 44).
La cultura , collocata alla fine dell'enumerazione, ne
rappresenta la sintesi globale: «solo all'interno e tra-
mite essa la fede cristiana diventa storica e creatrice
di storia» (n. 44).
Dunque: c'è davvero una «nuova evangelizzazio-
ne» che, come ha detto il Papa, deve essere tale sia
nell 'a rdore degli operatori, sia nei metodi, sia nella
considerazione dei contenuti.
La Famiglia di Don Bosco è invitata a sentirsi pro-
tagonista di questa novità di missione tra la gioventù
e i ceti popolari.
don Egidio Viganò

1.9 Page 9

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EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
1 GIUGNO 1989• 9
MoRIRE DA M1ss1ONAR1
SULLA LINEA DEL FUOCO
I tre padri cappuccini uccisi
in Mozambico allungano l'elenco
dei martiri per la fede.
Erano uomini di pace in un Paese
devastato dalla guerra.
Figlie di Maria Ausiliatrice a Maputo.
Camillo Campanella,
49 anni; Francesco Bortoletti, 44
anni; Oreste Saltori, 58 anni. Mis-
sionari cappuccini uccisi in «terra di
missione». Diego Pagliari, 70 anni,
anch'egli missionario cappuccino,
in mano ai guerriglieri che lo hanno
rapito per 40 giorni. Teatro della
tragedia, avvenuta a fine marzo, lu-
nedì dopo Pasqua, il Mozambico,
un Paese che nella tragedia anna-
spa ormai da 14 anni, dal momento
dell'accesso all'indipendenza, ma
che già prima aveva conosciuto gli
orrori della guerra contro il colo-
nialismo portoghese..
I missionari erano consapevoli

1.10 Page 10

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10 · I GIUGNO 1989
LA FOTO DEL MESE
Con l'uccisione in ·Mozambico dei tre francescani P. Francesco Bortolotti e Fr. Oreste Saltori
(nella foto rispettivamente a destra e a sin istra) e P. Camillo Campanella, si allunga
la lista del martirologio missionario . Un caduto ogni mese, un centinaio dall'inizio degli Anni '80,
senza contare i seminaristi e i catechisti assassinati o i rapimenti di relig iosi e religiose. Tutto questo
testimonia l'i mpegno evangelizzatore della Chiesa, perseguitata in alcun i casi dall'intolleranza, la
violenza, la repressione, le distruzioni, l'espulsione.
Pa ina che «Popoli e Missione» del mese di maggio 1989 ha dedicato ai missionari uccisi

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - --
- -- ~ -
1 GIUGNO 1989 11
Celebrazione eucaristica.
dei rischi che çorrevano, sapevano sistenza di esseri umani che si tra- classe dirigente che pretendeva di
di mettere a repentaglio la loro vita scinano da anni nell'insicurezza, avviare il Paese sulla via dello svi-
restando in un Paese lacerato da nella fame, nel terrore.
luppo e di sfamare la gente ispiran-
una guerra civile combattuta da una È difficile pensare al Mozambico dosi a una ideologia il cui fallimen-
parte e dall'altra con i metodi più senza provare un brivido di orrore · to storico è ormai universalmente
crudeli, senza alcun riguardo per gli e, al tempo stesso, un impeto di ri- riconosciuto, almeno di fatto. Da
innocenti e gli inermi, spietata fino bellione. È un Paese prostrato, pre- qualche tempo, i nuovi dirigenti del
alla carneficina. Eppure padre Ca- da di bande armate che saccheggia- Mozambico hanno per fortuna vol-
milio era in Mozambico dal 1970, no, uccidono, rapiscono, distruggo- tato pagina, ma ciò non toglie che il
padre Francesco da 14 anni, fra no. I quasi sette milioni di abitanti persistere di tanti guasti sia la con-
Oreste da 20. Per capire il senso del' debbono cavarsela durante un inte- seguenza amara degli errori del
loro sacrificio è a questa presenza ro anno con un reddito medio che passato. Di fronte alla tragedia del
senza disdette che bisogna soprat- non supera i 160 dollari, duecento- · Mozambico si prova anche un sen-
tutto pensare.
mila lire, uno fra i più bassi del so di sconfortante stupore. Ma co-
I frati erano là, e volevano rima- mondo. Il tasso di scolarità è del 30 me è possibile, ci si chiede, che la
nerci volontariamente, per svolgere per cento, la mortalità infantile del comunità internazionale, in tutte le
il loro compito di evangelizzatori e 123 per mille, la speranza di vita di sue espressioni istituzionalmente
per favorire opere di promozione soli 48 anni, c'è un medico ogni 37 organizzate, continui da anni ad as-
sociale. Dedicavano quotidinamen- mila persone. Le campagne sono sistere impotente, verrebbe da dire,
te se stessi alla povera gente mo- diventate invivibili e almeno due indifferente, a tanto sfacelo?
zambicana, condividendone la sof- milion~ di persone le hanno ·abban- È in questo inferno terreno che i
ferenza, .per convincerla, con le pa- donate per rifugiarsi nelle maggiori tre cappuccini - e il loro confratel-
role del Vangelo di cui erano gli an- città, dove, se non altro, sono al si- lo fatto prigioniero - rendevano il
nunciatori, che la pace non è un og- curo dalle scorribande sanguinarie loro servizio di pace, di fratellanza,
getto misterioso e che, prima o poi, dei guerriglieri, anche se pagano di aiuto agli altri, ai sofferenti, ai po-
nonostante tutto, avrebbe avuto la duramente, con la miseria e la fame, veri, secondo lo spirito della voca-
meglio sulla follia degli uomini e sa- · la loro condizione di «profughi in- zione missionaria e fino al sacrificio
rebbe infine arrivata per tutti. An- terni».
della vita. Si sforzavano anche di
che per i tanti giovani che sono cre- Orrore, dunque, ma anche un gettare le basi per moltiplicare la
sciuti conoscendo la pace solo per senso di ribellione nei confronti di loro testimonianza cristiana, racco-
sentito dire, perché la realtà nella chi, nell'ombra e per la tutela di gliendo attorno a sé, nella Missione
quale sono finora vissuti ha sempre propri interessi, alimenta questa di Inhassunge, i giovani aspiranti al-
avuto per loro il volto mostruoso guerra, non ne vuole la fine perché la vita religiosa, altrettante speran-
della guerra. E in attesa che la pace fa più comodo un Mozambico to- ze cui affidarsi per irrobustire la
si rfstabilisca nei cuori e riconquisti talmente destabilizzato che un Mo- Chiesa locale, per darle sempre più
il Mozambico, si ·sforzavano di zambico in pace. Senso di ribellione forza nella sua instancabile, insi-
aiutare la gente a sopravvivere, cer- anche di fronte ai molti errori com- stente invocazione di pace. Un con-
cavano di rendere meno penosa l'e- piuti soprattutto in passato da una tributo che si unisce a quell o di tutti

2.2 Page 12

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12 · I GIUGNO 1989
i missionari spars i in Africa e che si
concretizza nel costante aumento
del clero e dei religiosi indigeni ol-
tre che dei fedeli, e che vede un
sempre maggior numero di Chiese
locali affidate ai Vescovi di origine
locale (338 su 472), che si avvale di
un gran numero di suore indigene
(sono ormai la metà di quelle pre-
senti in Africa).
Tutto ciò costa sacrificio, rinunce
e anche sangue. li Mozambico ha
un triste primato: dal 1980 sono sta-
ti uccisi o rapiti 40 missionari, fra
sacerdoti, religiosi, suore. E fra le
suore vogliamo ricordare Vera Oc-
chiena, figlia di Maria Ausiliatrice
uccisa a Maputo il 1° giugno 1982.
Era in Mozambico da dodici anni e
si dedicava all'insegnamento. Più
difficile tenere il conto dei catechi-
sti, degli animatori locali uccisi per
la loro fede. Ma anche altrove nel
Continente, in Uganda come in An-
gola, nel Sudan come in Kenya, è
alto il tributo di sangue. Se poi ci si
allarga _al mondo, il dato più ag-
ihiacciante è stato fornito di recen-
te dalla Congregazione per l'evan-
gelizzazione dei popoli: ogni mese,
nel mondo, viene ucciso un missio-
nario cattolico. In Asia e ancor più
in America Latina, i missionari sa-
crificano la loro vita di testimoni
del Vangelo per stare accanto ai
poveri, per difenderli dalla violenza
dei regimi dittatoriali, di proprietari
terrieri, di feroci killer prezzolati.
Dal marzo '85 al novembre '87, solo
in Brasile, sono stati uccisi due pre-
ti, un fratello gesuita, due suore. So-
no i «nuovi martiri» del cristianesi-
mo. Come per coloro che, da due-
mila anni, li hanno preceduti, il loro
sangue è un seme fecondo che dila-
ta la Chiesa missionaria nel mondo.
Benché tanto duramente colpiti,
pur addolorati per la morte dei
confratelli, i cappuccini hanno de-
ciso di restare nella missione di
Jnhassunge. Pregheranno per pa-
dre Camillo, per padre Francesco,
per fra Oreste. Hanno pregato
perché padre Diego tornasse pre-
sto libero. Continueranno ad aiuta-
re la povera gente, a invocare la
pace, a predicare il Vangelo. Co-
me è sempre accaduto, dagli Apo-
stoli in poi. Sapendo che può
aspettarli i! martirio.
Gaetano Nanetti
I SALESIANI
A FIANCO DEI GIOVANI
MOZAMBICANI
Nonostante difficoltà,
privazioni, sacrifici
i ftgli di Don Bosco
continuano la loro
missione di educatori
ed evangelizzatori
nell'infelice Paese
africano.
I salesiani presenti m
Mozambico hanno sperimentato in
tutti i suoi aspetti, anche quelli più
drammatici, la tragica vicenda di
questo infelice Paese africano. So-
no passati attraverso espulsioni,
persecuzioni, espropriazioni. Han-
no subito la violenza fino al sacrifi-
cio della vita come è accaduto a
suor Vera Occhiena, figlia di Maria
Ausiliatrice martirizzata a Maputo
nel 1982, «esempio per tutti - disse
al funerale il vescovo di Nampula,
mons. Vieira - di spirito di servizio
per la redenzione dei fratelli». Han-
no accettato privazioni, insicurezza,
disagi, pericoli pur di continuare a
rimanere accanto ai giovani a testi-
moniare la loro fede e adempiere
alla loro missione di educatori.
li primo nucleo salesiano si stabi-
li in Mozambico nel 1907 e diede
subito vita a una scuola professio-
nale che raccolse un ce ntinaio di al -
lievi. Ma durò poco. Nel 1913, col-
piti da un ordine di espulsione che
colpì tutte le Congregazioni reli-
giose presenti sia in Portogallo che
nelle sue colonie, i figli di Don Bo-
sco furono costretti ad abbandona-
re il Mozambico. Passarono molti
decenni prima che potessero farvi
ritorno. È infatti solo nel 1952 che i
salesiani riappaiono nel Paese afri-
cano, stabilendosi nella città di Na-
maacha, a 65 chilometri dalla capi-
tale, dove impiantano una scuola
elementare, una professionale e
una agraria nonché un oratorio fe-
stivo. Tre anni più tardi allargano la
loro presenza con una parrocchia,
una scuola e un oratorio festivo nel -
la periferia della capitale, che all'e-
poca si chiamava Lorenço Mar-
ques. Nello stesso periodo, le Figlie
di Maria Ausiliatrice aprono un col-
legio a Namaacha, cui seguono altri
collegi e internati in varie località
del Paese.

2.3 Page 13

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- - - - - - - - - - -sB-
1 GIUGNO 1989 13
I Saleslanl a FMA
riuniti a Catembe per una giornata
di verifica del loro lavoro missionario.
L'accesso all'indipendenza del
Mozambico (1975), con l'ascesa ~l
potere della nuova classe dirigente
che aveva fatto la scelta dell'ideolo-
gia marxista-leninista, decretò la fi-
ne di quelle esperienze che tanti be-
nefici aveva apportato all a popo la-
zione. Il governo decise infatti la
nazionalizzazione delle scuole, e
dettò norme molto restrittive in
materia di attività religiose, che po-
tevano essere svolte solo all'interno
delle chiese e neppure tutti i giorni.
Tali decisioni obbligarono i salesia-
ni ad impostare su basi nuove la lo-
ro presenza in Mozambico. Per po -
ter continuare a risiedere nel Paese
accettarono di diventare insegnanti
nelle scuole statali e di svolgere at-
tività assistenzia le nei centri ospe-
dalieri. Si misero anche a disposi-
zione dei Vescovi per supplire alla
carenza del clero indigeno nelle
parrocchie. Tutti modi che consen-
tivano loro, sia pure in modi impro-
pri ma in spirito di servizio, di conti-
nuare la loro opera di educatori dei
giovani e di evangelizzatori nono-
stante le pesantissime limitazioni.
Con il «progetto Africa», lancia-
to dalla Congregazione nel 1978, i
salesiani del Portogallo vollero da-
re nuovo impulso alla loro azione
in Mozambico. Ricevuto il Crocifis-
so dalle mani del Rettor Maggiore
don Viganò, tre missionari partiro-
no per Maputo. Nella speranza che
nel frattempo le autorità rivedesse-
ro il loro atteggiamento e restituis-
sero alle Missioni maggiore libertà
d'azione, furono incaricati dall'arci-
vescovo di Maputo di guidare la
parrocchia di Nostra Sei'lora de la
Merced, a Catembe, dove nel 1985
sarebbe sorto un noviziato. Nel
1983 fu possibile riprendere l'attivi-
tà a Maotize, una Missione residen-
ziale creata anni prima dai salesia-
ni. Anche in corrispondenza di un
cambiamento di clima nel rapporto
con le autorità, negli anni successivi
i salesiani allargarono l'attività an-
che nel campo delle vocazioni, con
un crescente numero di giovani mo-
zambicani attirati da Don Bosco a
donarsi alla missione salesiana.
Oggi le comunità salesiane in
Mozambico sono cinque, con 19 re-
ligiosi di cui cinque locali. Le Figlie
di Maria Ausiliatrice possono con-
tare a loro volta su cinque comuni-
tà con 29 religiose di cui sette locali.
Sono presenti gruppi di cooperato-
ri, e sono in via di organizzazione
gli ex allievi. A questi risultati si ag-
giungono una più approfondita
preparazione dei catechisti - che
aumentano anche di numero - e
una sempre più vasta partecipazio-
ne dei fedeli alla vita delle parroc-
chie e dei centri missionari.
Sono risultati tanto più apprez-
zabili se si tiene conto che sono sta-
ti conseguiti in · una situazione
drammatica. Il Mozambico è scon-
volto dalla guerra civile, la vita de l-
la gente è resa quasi impossibile
dalla ferocia delle bande guerriglie-
re, dalle operazioni belliche, dal ci-
bo che manca, dalla carenza di assi-
stenza medica. I missionari salesia-
ni, al pari dei loro confratelli delle
altre Congregazioni, condividono
le sofferenze della gente del Mo-
zambico, si sforzano di dare ad essa
una speranza cristiana in un futuro
migliore. I credenti che hanno la
fortuna di vivere lontani da tanti or-
rori, che stanno nelle retrovie, han-
no il dovere morale di non dimenti-
care questi figli di Don Bosco, di
non lasciarli soli in prima linea.

2.4 Page 14

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14 · I GIUGNO 1989
Paride, 19 anni: «No,
noi non siamo aggressivi, però
quando siamo a contatto con gli al-
tri ... Se io sono fuso, quando uno mi
fa tanto così, divento una bestia.
Una volta a Riccione ero talmente
sconvolto, perché un tipo mi ha det-
to che io avevo rubato, che mi sono
venuti i cinque minuti beh, sono di -
ventato una bestia, ero io però den-
tro non ero io, lo stavo proprio am-
mazzando di botte...».
Un ragazzo degli Indians bianco-
neri: «Quando and iamo in trasferte
pericolose ci mettiamo tutti_ a brac-
cetto, col passo dell'oca, a urlare.
C'è la prima fila, l'inquadramento, i
lati, le staffette, per camminare nel-
la città. Dove ci sono sicuramente
incidenti, dove si sa che dalla sta-
zione per andare allo stadio la trovi
lunga... Siamo tutti con le bandiere,
sciarpe, striscioni, bastoni, spran-
ghe. Cioè, praticamente siamo ar-
mati, un esercito, un esercito irrego-
lare... Poi si canta: facciamo vedere
che siamo arrivati, al lora loro esco-
no e a quel punto non ti puoi più
tirare indietro. Ci divertiamo trop -
po. Già a sentire le sirene, la polizia
che arriva, vetri che cadono, gente
che urla, che corre..., cioè, capito?:
son cose che mi prendono».
Così parlano i protagonisti della
violenza g iovanile, una realtà in-
quietante, drammatica che sempre
più spazio occupa nelle pagine di
cronaca nera dei quotidiani.
Basti ricordare in questi ultimissi-
mi mesi la vicenda del giovane ligu-
re che ha ucciso un a donna : prende-
va il sole in topless sul li tora le ligu-
re e non aveva vo luto accettare le
sue avances o l'omicidio intentato
da un tredicenne ai danni di un di-
ciannovenne perché appartenente
ad una famigli'a mafiosa rivale o an-
cora le aggressioni, i vandalismi, le
violenze subiti dagli insegnanti del -
la scuola Saffi di Bologna.
Negli Stati Uniti li chiamano i
«delitti di Topolino», in Italia sono
«i delitti inesistenti» i furti, le rapi-
ne, g li scippi compiuti da ragazzi,
spesso ragazzini, spesso protagoni-
sti-vittime di storie di emarginazio-
ne, di degrado socia le. E Vittorio
Sgroi, Procuratore genera le della
Cassazione, ha aperto l'a nno giudi-
ziario parlando proprio dell'incre-
mento «desolante» della microde-
linquenza.
Ma che verità si cela dietro una

2.5 Page 15

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- - - - - - -- - -- 5'1-
Foto LDC
realtà così complessa, quali caratte-
ristiche ha l'odierna violenza giova-
nile, quale è il rapporto tra politica
e violenza, e quale il ruolo e le pos-
sibilità delle istituzioni nell'elabora-
re politiche pubbliche su questo
problema? Dare risposta a questi
quesiti è stato l'obiettivo della ricer-
ca su «Giovani e violenza» condot-
ta per oltre due anni dal Laborato-
rio per le politiche sociali (Labos)
su commissione della Direzione ge-
nerale dei Servizi Civili del Ministe-
ro dell'Interno, nell'ambito dell'im-
pegno di studio e iniziative nel cam-
po della prevenzione dell'emargi-
nazione sociale e delle tossicodi-
pendenze in particolare. La ricerca
ha avuto come protagonisti 3.000
studenti tra i 15 e i 27 anni abitanti
in nove città capoluogo (Milano,
1 GIUGNO 1989· 15
Udine, Modena, Perugia, Roma,
Campobasso, Napoli, Catania e
Sassari), 200 giovani dei quartieri
Savena, Reno, S. Donato e Porto di
Bologna aderenti a venti gruppi
spontanei la metà dei quali catalo-
gabili come «gruppi violenti»; sono
stati presi in esame anche 170 tifosi
della Juventus, del Torino, della Ro-
ma, della Lazio e del Catania, 200
giovani tra i 16 ed i 26 a nni residenti
a Torino e definiti «a rischio» ed in -
fine sono stati intervistati 10 prota-
gonisti di vite «violente» tra i 18 ed.
i 28 anni di Roma e Marghera (VE).
Ai ragazzi si sono aggiunti 400
adulti con responsabilità educative
istituzionali (presidi, responsabili di
attività formative in parrocchia,
ecc.), 30 testimoni privilegiati dell a
condizione giovanile e 13 esperti o
coordin·atori di ricerca.
Allora chi è il giovane violento,
quale la sua immagine secondo la
ricerca del Labos?
È maschio, centromeridionale,
segue i corsi di formazione profes-
sionale, è di estrazione sociale mo-
desta (le punte più alte sono state
registrate tra i figli dei disoccupati).
La personalità del ragazzo violento
appare «più irritabile, più introver-
sa, più incline ad attribuire all'ester-
no la responsabilità di quanto gli
accade, con un'esagera ta preoccu-
pazione per la propria immagine o
il proprio onore, una scarsa consi-
derazione per le pe rsone minorate
e una marcata avversione nei con-
fronti delle istituzioni e dei loro
rappresentanti». Tuttavia, emble-
maticamente, la ricerca lascia aper-
ta la correlazione tra «inclinazione
al comportamento violento» e
«esposizione al disagio sociale»,
mentre sono stati individu ati quat-
tro «te rreni» dove alligna la violen-
za giovanile: primo della lista è la
criminalità di tipo mafioso e camor-
ristico seguita dalle ca rceri , da l~
l'ambiente legato ad alcune asso-
ciazioni della cosiddetta tifoseria
calcistica e a quello dei giovani im -
migrati stranieri, spesso utilizzati
dalla malavita per compiti minori.
Ma quali sono le cause che spin-
gono alla violenza? Gli adulti presi
in esame hanno messo al primo po-
sto i modelli di comportamento tra -
smessi dalla famiglia , al secondo l'i-
deologia che a mmette la violenza,
al terzo l'a ppartenenza a un gruppo
violento, al quarto l'emarginazione,
al quinto la predisposizione innata
di lombrosiana memoria, all'ottavo,
l'uso di droghe e all'undicesimo l'u-
so di alcol. A questa stessa doman-
da i giovani hanno dato risposte di-
verse: al primo posto ci sono le tos-
sicodipendenze, al secondo la ma-
lattia mentale, al terzo l'emargina-
zione sociale, al quarto l'educazio-
ne familiare , al quinto l'alcolismo e
poi seguono le ingiustizie sociali, la
disoccupazione, l'ideologia, la man-
canza di istruzione, l'influenza dei
mass-media. Le ragioni della vio-
lenza invece coincidono salvo nel-
l'assegnazione delle priorità: per gli
adulti al primo posto è la difesa del -
la propria incolumità fisica e al se-
condo la difesa della famiglia; per i
giovani i termini si invertono.
Non si può non provare un brivi-
do quando si leggono nell a ricerca
le pene che gli adulti propongono
per il giovane che ha sbagliato: per
punire una violenza contro le per-
sone si propongono misure di una
drasticità non indifferente: nell'or-
dine l'ergasto lo, la pena di morte la
reclusione in ce lla di isolamento.
Mentre appare equa la pena per la
violenza contro la cosa pubblica: il
ri sa rcimento economico dei danni.
Sembra incredibile: gli stessi
adulti che hanno messo al primo
posto tra le cause della violenza
giovanile i modell i di comporta-
mento tras messi dalla famiglia e il
fare propria un'ideologi a che a m-
mette l'uso della violenza poi pro-
pongono un a misura punitiva come
la pena di morte, tremenda, definiti-
va che non offre la possibilità di un
riscatto, di un recupero. Ad una vio-
lenza il mondo adulto risponde con
un'altra violenza, con una pena che
testimonia un'ideologia violenta.
Dal tronde l'i nchiesta ha evidenzia-
to le mancate risposte, le corre-
sponsabilità delle istituz ioni nel
produrre immoralità: gli educatori
hanno collocato ai pri mi due post i
le carenze della famiglia : l'assenza
di funzioni significanti e la co ntrad-
di.ttorietà dei modelli educativi.
I ragazzi che sono stati intervi-
stati appartengono ad a mbienti di-
versi ma simile in tutti , anzi simili e
comuni sono le motivazioni che li
inducono alla violenza, un filo rosso

2.6 Page 16

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16 · 1 GIUGNO 1989
lega i loro comportamenti: la man-
canza di prospettive, l'inadeguatez-
za delle istituzioni di socializzazio-
ne, la crisi della famiglia, la man-
canza di valori e di riferimenti, la
carenza di professionalità degli
operatori sociali e degli educatori
della scuola. Sono carenze gravissi-
me che documentò lo scorso anno
anche un'altra indagine svolta dalla
Mclann Erikson sul mondo dei gio-
vani e che può essere sintetizzata
nella risposta che una ragazza die-
de all'intervistatore che le chiedeva
di cosa avesse bisogno : «abbiamo
bisogno che qualcuno abbia biso-
gno di noi». Carenze che si scontra-
no con il bisogno di protagonismo e
di autoaffermazione, che è poi una
componente fisiologica della condi-
zione giovanile, «che non trova nel -
la società post-industriale elementi
di supporti e percorsi di legittima-
zione e realizzazione» e con l'esi-
genza di misurarsi con la società
per «gestire autonomamente i pro-
cessi di integrazione sociale dispo-
nendo di strumenti di orientamento,
comprensione e adattamento».
E la violenza spesso si nutre di
queste carenze, e dell'impotenza, o
dell'inadeguatezza di fronte alle
esigenze e alle condizioni che ven-
gono elaborate dalla società per
consentire l'inserimento dei giova-
ni. Ed è così che «prevale la convin-
zione che la violenza e l'immorali-
siano comportamenti sostanziai-
mente appresi come meccanismi
fondamentalmente di adattamen-
to». Ed è questa una tesi inquietan-
te, che interroga gli adulti e con lo-
ro le istituzioni proprio perché fari-
salire l'origine del disagio giovanile
alla famiglia, alla scuola, all'esem-
pio dato dagli adulti. .•
Come inquietante è anche l'o-
rientamento morale dei giovani «a
rischio». Lo stesso ministro per gli
affari sociali, Rosa Russo Jervolino
ha detto di essere preoccupata per i
dati emersi dalla ricerca: tra i gio-
vani prevale infatti la convinzione
che in campo morale non vi siano
criteri di validità assoluta, applica-
bili in tutte le circostanze e nelle di-
verse situazioni culturali, come se
non si riuscisse a distinguere il giu-
sto dell'ingiusto, il male dal bene.
Una nota in margine: in parallelo
ai còmportamenti violenti occasio-
nali corre il consumo di droga sal-
tuario: «come esiste un consumo di
droga che almeno per qualche tem-
po può rimanere compatibile con
una vita in parte normale, così vi
sono comportamenti violenti per lo
più nascosti, occasionalmente diffu-
si. Entrambi possono considerarsi
valvole di compensazione per alle-
viare il dolore di non contare nello
scenario sociale.
Che fare allora , quali le soluzioni
più efficaci, quali i suggerimenti
emergono dalla ricerca del Labos
per le politiche pubbliche nei con-
fronti della violenza giovanile? La
soluzione più efficace parrebbe
quella di offrire ai giovani degli
spazi di protagonismo e di autoaf-
fermazione; le nuove generazioni
dovrebbero, insomma, trovare subi-
to un ruolo nella società senza esse-
re costrette ad un'anticamera ango-
sciosa. E un ruolo stabile che privi-
legi non le esperienze forti, le azio-
ni eccezionali, ma quelle quotidia-
ne, ordinarie.
Giustamente la ricerca del Labos
pone l'accento sulle soluzioni che
può dare il sistema istituzionale e
politico - e Claudio Calvaruso,
presidente del Labos, ha detto a
questo proposito: «Mentre si conti -
nua a parlare di disagio giovanile,
l'identità sociale del sistema conti-
nua a risiedere nella centralità degli
aspetti economici in funzione di lo-
giche di espansione e di potere.
Ciò non lascia spazio alla dimensio-
ne sociale, che invece rappresenta
oggi l'area principale di riferimento
dei bisogni giovanili» ; ma non si
può solo demandare allo spazio po-
litico la soluzione della violenza
giovanile. La ricerca ha fortemente
evidenziato la carenza di valori che
proviene dal mondo adulto, la loro
contraddittorietà, e proprio questa
è la sfida che viene lanciata e sulla
quale si può cominciare a lavorare
ogni giorno.
Il sociologo Franco Garelli così
ha commentato le necessità del
mondo giovanile : «... Alcune indi-
cazioni per impostare politiche di
prevenzione della violenza tra i
giovani a rischio appaiono estendi-
bili all'intera condizione giovanile.
In particolare: la necessità di ride -
finire molte realtà istituzionali, se
si vuole che rappresentino espe-
rienze positive di reinserimento
per i giovani «a rischio» ; e che i
vari operatori in esse impegnati
esprimono una serie di tratti senza
i quali non è possibile instaurare un
rapporto educativo e propositivo.
Questi tratti sono : flessibilità di at-
teggiamento, disponibilità a rap-
portarsi a situazioni problematiche,
condivisione di interessi, comparte-
cipazione di esperienze di vita, ca-
pacità di far leva su aspetti positivi
per mirare ad una maggiore pro-
positività».
Cecilia Narducci

2.7 Page 17

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- - - - - - - - -- -~
-
L,ALLARME DEL SOCIOLOGO:
1 GIUGNO 1989 17
«Dal punto di vista del disagio
giovanile la situazione
è peggiore oggi del '68».
Ragazzi violenti, il vol- anni passati. Non sembra infatti che
to in ombra del malessere delle gio- sia in atto una diffusa tendenza al-
vani generazioni. Sulle motivazioni l'uso della violenza per risolvere i
e le radici del disagio che sfocia in problemi personali. Detto questo,
comportamenti di violenza abbia- bisogna ricordare che la ricerca che
mo ascoltato il parere di Don Gian- abbiamo tra le mani si compone di
carlo Milanesi della facoltà di varie indagini articolate, ognuna
Scienze dell'Educazione del Ponti- delle quali ha uno scopo molto pre-
ficio Ateneo Salesiano, che della ri- ciso. E i risultati sono molto diversi -
cerca condotta dalla Labos per il ficati. Ad esempio risulta che tra co-
Ministero degli Interni ha curato loro che frequentano gli stadi, so-
una lettura critica riassuntiva.
prattutto se sono organizzati in ti-
D. - Don Milanesi, come si ma- foserie , circa un terzo degli appar-
nifesta la violenza e quali connota- tenenti a clubs, hanno in qualche
zioni particolari ha assunto nelle occasione usato o subito violenza. E
ultime generazioni prese in esame gli altri si sono dichiarati disponibili
dalla ricerca della Labos?
ad usarla in risposta a provocazioni
R. - Bisogna dire che la violenza altrui.
ha cambiato molte delle sue carat- D. - Quali sono le caratteristi-
teristiche. Ad esempio, è quasi com- che particolari della violenza spor-
pletamente scomparsa la vio lenza tiva?
legata a motivazioni politiche, men- R. - Nel contesto della tifoseria,
tre si vengono manifestando altre la violenza non ha particolari radici
forme più o meno gravi. Tra le altre, · sociali o economiche perché è pra-
la violenza negli stadi o nei riguardi ticata da soggetti che provengono
di persone indifese, ma anche gli da tutti i ceti che si ritrovano sotto il
scipp i e le rapine per procurarsi dei denominatore comune del tifo
so ldi, forme di delinquenza per pro- sportivo. Non ha una particolare
curarsi dei soldi, strettamente con- ragione di esistere se non quell a di
nesse al problema della tossicodi- esprimere la propria appartenenza
pendenza. Inoltre ci sono dei foco- in ma niera spettacolare e di rispon-
lai di violenza circoscritta ma molto dere in man iera altrettanto spetta-
impressionante, che fanno capo alla colare alla altrui provocazione,
delinquenza adulta organizzata che perché questo fa parte dello spetta-
conti nua a reclutare tra i giovani a colo più grande che è il calcio. E qui
rischio una facile manovalanza. Lo . viene fuori una cosa interessante: la
stesso meccanismo vale a.nche per funzione espressivo spettacolare
la camorra, la mafia o la ndranghe- della violenza, fondamentalmente
ta e altre forme di criminalità orga- gratuita dal punto di vista delle mo -
nizzata, presenti soprattutto in al- tivazioni più profonde. Queste ma-
cune regioni.
nifestazioni diventano indice di una
D. - In quali circostanze la vio- identità collettiva piuttosto superfi-
lenza giovanile si manifesta pùì. ciale e denotano la mancanza di
apertamente?
una identità personale forte.
R. - Malgrado tutto, la condizio- D. - Non le sembra molto peri-
ne giovanile oggi non appare parti- coloso dover constatare la man-
colarmente violenta rispetto agli canza di identità di questi ragazzi?
Sì, è grave ma non ha a che fare
con lo sport. Il problema è nella so-
cietà. Le ragioni per cui manca l'i-
dentità sono molte.
D. - Quali altri dati sono emersi
dall 'ultimo «libro bianco» sulla vio-
lenza giovanile?
R. - Nella ricerca svolta a Tori-
no su un gruppo di 200 giovani «a
rischio» pescati nei bar delle perife-
rie torinesi, la violenza si è manife-
stata soprattutto come un fatto re-
attivo. In linea di massima infatti, i
giovani hanno dichiar~to di usare la
violenza se non quando è «necessa-
rio» , per esempio quando la polizia
fa delle retate e usa le maniere forti
oppure quando fa dei controlli ed
esercita violenza morale nei con-
fronti dei giovani fermati. In altri
casi si usa la violenza per vendicare
dei torti subiti da altri ragazzi o per
difendere un presunto amore (la
conflittualità e la competitività nel-
la co nquista di una donna è uno de-
gli elementi scatenanti della violen-
za maschile). Abbastanza raro inv t:;-
ce in questo campione l'uso dell a
violenza sulle cose e sulla proprie-
privata, come il vandalismo che
è più adolescenziale che giovanile.
D. - Quali sono le realtà aggre-
gati ve intorno alle quali questi ra-
gazzi.fanno «gruppo»?
R. - Nella ricerca condotta a
Bologna su una ventina di gruppi
dell a periferia si prendono in esame
le risposte di bande marginali di
giovani che pur non essendo tipica-
mente dei delinquenti, né dei punk,
rappresentano aggregazioni abba-
stanza consistenti. Sono giovani
che vivono nella precarietà, che oc-
cupano perciò certi territori dell a
periferia, vivacchiando nei bar, nel-
le strade, nei giardini pubblici, nelle
zone poco controllate della città, e

2.8 Page 18

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18 · 1 GIUGNO 1989
Foto LDC
dopo avere in qualche modo cerca-
to di rientrare nella normalità attra-
verso i centri giovanili del comune,
vivono di fatto in una situazione
previolenta. Qui si è manifestata
una delle ipotesi più interessanti
della ricerca e cioé che la violenza
è spesse volte una risposta al silen-
zio, alla opposizione sorda della
realtà sociale. Il nemico per molti di
questi giovani senza né arte né par-
te è la società complessa degli adul-
ti, incapace di offrire prospettive
· per arrivare alla conquista di una
i~entità pe~sonale e della matura-
z10ne.
D. - La difficoltà di tro vare un
valido inserimento può essere dun -
que una delle cause che Li spingono
a di ventare violenti ?
R. - La violenza può nascere
spesse volte come reazione im-
provvisa alla complessità delle
strutture come tentativo di farsi
sentire nei casi in cui da questa so-
cietà vengono dei segnali di con-
trollo eccessivo, quando si cerca di
impedire la comunicazione interna
del gruppo o si cerca di scioglierlo
o di imporre regole e limiti. Questo
mi sembra un elemento molto inte-
ressante che sembrerebbe vanifica-
re l'idea che la violenza nei giovani
di oggi sia un fatto appreso piutto-
sto che reattivo.
D. - Quali sono gli aspetti psico-
logici comuni alle varie form e di
violenza giovanile messe in Luce
dalla ricerca ?
R. - Sembra che nella personali-
tà del giovane predisposto alla vio-
lenza siano presenti due caratteristi-
che di fondo che-dà! ricercatore so-
no state definite la ruminazione, co-
me tendenza eccessiva a ripensare i
propri problemi, e l'irritabilità di
soggetti che per vari ·motivi sono
più eccitabili, caricati di ansie e di
tensioni che derivano da varie espe-
rienze di vita. A questo punto viene
fuori il problema praticamente inso -
lubile di stabilire se sono queste ca-
ratteristiche psicologiche che pi;-edi-
spongono alla violenza e poi sono
gli accadimenti esterni che fanno
precipitare il comportamento in
forme esplicitamente violente; o se
viceversa le cause sono sociali e poi
sono i soggetti più fragili a manife-
stare le caratteristiche violente.
D. - Secondo Lei quale tra queste
due ipotesi è più reale ?
R. - Credo che siano valide tutte
e due per spiegare i comportamenti
diversi. Cioé in alcuni casi è più evi-
dente che esiste una predisposizio-
ne psicologica. In altri non c'è una
patologia psicologica evidente ma
una sommatoria di micro e macro
cause sociali, di stimoli che proven-
gono dall'ambiente. In tutti e due i
casi però sembra prevalere la spie-
gazione della violenza come com-
portamento appreso e reattivo e
non come dato strutturale della
persona, anche se si può ipotizzare
che tutti noi abbiamo una certa ba-
se di aggressività naturale senza cui
non faremmo niente.
D. - Stando a quanto si può Leg-
gere in questa ricerca, il Livello della
violenza giovanile è salito o tende a
diminuire rispetto agli anni passa-
ti ?
R. - Il quadro che ci troviamo di
fronte non è molto allarmante ma
certo estremamente articolato. In
generale penso che il disagio giova-
nile e fino ad ora è stato molto con-
tenuto in termini privati senza tro-
vare per ora dei canali per una ma-
nifestazione collettiva e sociale di
tipo esplosivo, come è stato ad
esempio nel 68. Anche se secondo
me ci sono cause e ragioni molto
più gravi che ne renderebbero plau-
sibile lo scoppio.
D. - Quali ?
R. - Dal punto di vista del disa-
gio giovanile la situazione è peg-
giore oggi di allora, in termini di di-
soccupazione e di difficoltà ad inse-
rirsi. Però forse i giovani di questa
generazione hanno imparato a pri-
vatizzare il disagio (l'esempio tipico
è la droga, in cui uso non è più con-
notato da nessuna motivazione
ideologica ma solo più una fuga
dell'individuo dall a realtà). La ten-
denza alla privatizzazione del disa-
gio indica che non c'è più motivo
per mani festarsi come espressione
di un disagio collettivo. Questo mi
sembra grave perché significa che i
giovani hanno terminato di essere
un soggetto collettivo. A me sem-
bra che in Italia come in altri Paesi
dell'occidente ci troviamo ormai di
fronte alla generazione dell'abba-
stanza, che riesce a sopravvivere
anche in condizioni di precarietà e
si accontenta di progetti a basso
profilo e di finalità a corto termine.
C'è una buona capacità di sfruttare
la realtà, ma al di fuori delle utopie
e dei grandi sogni di cambiamento
della società. Non dico che questa
generazione sia incapace di elabo-
rare degli ideali. Li hanno, ma sof-
frono una grossa difficoltà a tradur-
li in progetti.
Mieia Fagiolo d'Attilia

2.9 Page 19

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- -- -- --
-
---~~
PROTAGONISTI
Il cardinale Raul Silva Henriquez
1 GIUGNO 1989 19
NoN SPEGNIAMO
NELLA CHIESA L'IMPEGNO
PER LA GIUSTIZIA
Uno dei miei grandi
eroi. È una definizione che il cardi-
nale Roger Etchegaray presidente
della commissione Justitia et Pax ri-
pete per indicare il cardinale sale-
siano Raul Silva Henriquez. Ha
mandato a dirlo anche in occasione
della presentazione di una biografia
del porporato cileno che la Sei ha
edito in Italia con il titolo: «II cardi-
nale Silva Henriquez lottatore per
la giustizia». Nella stessa circostan-
za un significativo riconoscimento
è venuto da voci di provenienza
tanto diversa: «È un uomo magna-
nimo, lanciato con coraggio a cose
grandi» ha detto il Rettor Maggio-
re don Egidio Viganò aggiungendo :
«La vita del cardinale è un modello
di ciò che dovrebbe fare tutta la
chie~a in America Latina». «Nella
vita del cardinale - ha osservato il
deputato comunista Renato Sandri
per anni segretario di Alessandro
Natta - si vedono molte vie che il
Cile deve percorrere per la sua sal-
vezza. Quel cardinalato - ha poi
aggiunto - è anche modestamente
mio, è un cardinalato di credenti e
non credenti che cercano non un ri-
paro, ma un cammino di lotta e di
significato per l'uomo». Non è più
difficile ormai pensare il cardinale
Silva Henriquez tra le figure eccle-
siali significative che hanno portato
il soffio del rinnovamento nella
Chiesa dell'America Latina, il con-

2.10 Page 20

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20 1 GIUGNO 1989
testo sociale, culturale e politico en-
tro il quale si spiega la sua intuizio-
ne anticipatrice. Proprio all'Ameri-
ca Latina è dedicata una sua intervi-
sta rilasciata all'Agenzia Asca, che
riproponiamo integralmente.
Uomini come mons. Camara e i
cardinali Arns e Lorscheider sono
dei santi. Nel Cile di oggi bisogna
impedire la violenza e tornare, nel
dialogo, a una convivenza umana.
Sono alcune delle affermazioni rila-
sciate in un'intervista all 'ASCA, dal
cardinale cileno Raul Silva Henri-
quez, arcivescovo emerito di San-
tiago, grande oppositore di Pino-
chet, in una intervista concessa in
occasione della presentazione deila
sua biografia dal titolo «il cardinale
Silva Henriquez lottatore per la
giustizia». Ecco l'intervista.
D. - Nella sua biografia lei vie-
ne definito «lottatore per la giu-
stizia». È una definizione che co-
glie in senso della sua opera pa-
storale?
Card. Silva Henriquez : «La giu-
stizia, unita alla prudenza, è una vir-
tù necessaria per quelli che gover-
nano. In America Latina c'è un biso-
gno profondo di fare giustizia. Sia-
mo paesi a maggioranza cattolici
ma purtroppo esiste una grande in-
giustizia sociale: non tutti i nostri
lavoratori hanno lavoro, direi anzi
che la mancanza di lavoro è enor-
me. La Chiesa ritiene che il lavoro
in America Latina non sia ben retri-
buito. Stipendi e salari vengono pe-
nalizzati e divorati dall'inflazione
crescente ogni anno. Secondo cal-
coli di esperti, nel Cile il 40% della
popolazione è povera e il 23-27% si
trova in un'estrema miseria. Noi
preti che vogliamo evangelizzare
non possiamo ignorare l'insegna-
mento sociale della Chiesa che ci
invita a stabilire la giustizia. Questa
situazione di povertà e di ingiustizia
della nostra gente ci riserva un
grande lavoro e una grande preoc-
cupazione. La mia azione è stata
orientata da questa realtà».
D. - Può ricordare degli esem-
pi di lotta per la giustizia da lei
compiuti?
Ca rd. Silva Henriquez : «Credo
siano sufficienti due esempi in due
diverse stagioni di vita del mio pae-
se. Appena nominato arcivescovo
di Santiago, nei primi anni sessanta,
I Roma, Libreria Paesi Nuovi. Don Larry Lorenzonl porge
li saluto della Carltas lnternatlonalls. Accanto
al cardinale : l'on. Zanlbonl, l'on. Sandrl e li dott. Carlo DI Cieco.
di fronte al possedimento di 3 o 4
latifondi della Chiesa, ho promosso
una riforma agraria perché questi
latifondi fossero dati ai contadini.
Per realizzare ho dovuto chiedere
l'aiuto di un grande papa, papa Gio-
vanni, che mi diede tutto il suo ap-
poggio per avviare l'impresa non
facile. In questo modo più di 300 fa-
miglie si sono potute stabilire sulle
terre della Chiesa e oggi queste fa-
miglie hanno raggiunto un enorme
miglioramento della loro condizio-
ne. Si è trattato di un modo di appli-
care la giustizia sociale. Quando nel
1973 ci fu in Cile il golpe militare,
ho creato una «Vicaria della solida-
rietà» per la difesa dei diritti umani.
La vicaria ha avuto un'enorme in-
fluenza, ha lavorato molto e aiutato
migliaia di persone. Credo che an -
che la vicaria sia stata un'opera di
giustizia che ho cercato di promuo-
vere con decisione ed energia. Sa-
rà per iniziative del genere che mi
chiamano, come lei ricorda, lottato-
re per la giustizia».
D. - Molti suoi gesti hanno an-
ticipato scelte successive della
Chiesa. Lei rifarebbe oggi tutto
quello che ha fatto?
Ca rd. Silva Henriquez : «Credo
che rifarei tutto con una novità: le
stesse scelte pastorali compiute
cercherei di farle meglio».
D. - Il suo nome viene accosta-
to a figure di pastori come mons.
Camara e come i cardinali brasi-
liani Arns e Lorscheider. Pensa di
trovarsi in buona compagnia?
Card. Silva Henriquez: Credo
proprio di sì. Queste persone da lei
ricordate sono sante persone. Miri-
conoscono come loro amico e con
loro impegnato a lottare per la giu -
stizia e il bene sociale specialmente
dei più poveri».
D. - Perché diverse figure pro-
fetiche della Chiesa Latinoameri-
cana, persone di punta oggi sono
criticate e trovano difficoltà nelle
istituzioni?
Card. Silva Henriquez: «Non so
se le cose stanno come lei dice, pos-
so però dire che nella Chiesa esisto-
no diversità di posizioni e modi di -
versi di pensare. Noi nella Chiesa
siamo liberi, abbiamo diversi criteri
nel valutare le cose e questi criteri li
manifestiamo. Qualche volta pos-
siamo sbagliare, ma il più delle vol -
te i vescovi pastori operano per la
verità e la giustizia».
D. - Le due Assemblee Episco-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- - - - - - - -- - -~
-
1 GIUGNO 1989 21
pali dell'America Latina cono-
sciute come Medellin e Puebla
hanno incontrato e continuano a
incontrare resistenze e critiche
dentro la Chiesa. Perché tanta op-
posizione?
Card. Silva Henriquez: «Nella
Chiesa esiste una varietà di persone
e di sensibilità. Una varietà che si ri-
scontra anche tra i preti e i vescovi.
Mi pare un fatto naturale una diver-
sa sensibilità anche tra i vescovi: al-
cuni sono più avanzati e altri sono
più conservatori. Per alcuni Medel-
lin e Puebla avrebbero dato indica-
zioni troppo avanzate, ma non mi
pare. Insieme ad altri che hanno
partecipato a Medellin e Puebla,
penso che quelle due assemblee
hanno visto giusto e la S. Sede ha
approvato quelle decisioni. Non ca-
pisco come si possa sostenere che
le indicazioni di Medellin e Puebla
siano delle esagerazioni o cose sen-
za fondamento nella verità della
Chiesa, quando invece la Chiesa le
ha fatte proprie. La stessa Chiesa
che è convinta di avere un aiuto
dello spirito per conoscere la veri-
tà e per poter lavorare per la veri-
tà e la giustizia».
D. - La Chiesa Latinoamerica-
Il cardinale «firma» un llbro; !:ili è accanto don Egidio Viganò.
na si prepara al V anniversario
dell'evangelizzazione. Alcuni par-
lano di anniversario della coloniz-
zazione. Chi ha ragione?
Card. Silva Henriquez: «Direi
che la Chiesa celebra anzitutto la
scoperta dell'esistenza di un nuovo
mondo che l'Europa fece grazie a
Cristoforo Colombo. Tale scoperta
fu un evento straordinariamente
positivo. È vero che si trattò anche
di una conquista e in .più circostan -
ze i poveri indiani che vivevano sul -
le nostre terre non sono stati rispet-
tati nei loro diritti e nella loro digni-
tà umana. L'obiettività storica ci im -
pone però di riconoscere che le leg-
gi delle autorità spagnole del tem -
po si preoccuparono di difendere i
diritti degli indiani. Si deve soprat-
tutto alla Chiesa la difesa degli in-
dios. Mi pare perciò che la coloniz-
zazione, come lei si esprime, ha una
faccia triste e dolorosa ma anche un
rovescio nobile e bello. In tutte le
colonie spagnole gli indiani erano
rispettati. Molte volte la Chiesa ha
lottato per la difesa degli indios co-
me oggi lotta per la difesa dei pove-
•ri. Vorrei ricordare almeno Barto-
lomeo De Las Casas. Si può parlare
di un filone di continuità nell'azione
della Chiesa per la difesa dei diritti
umani dai primi tempi della colo-

3.2 Page 22

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22 1 GIUGNO 1989
nìzzazione fino ai nostri giorni».
D. - Ora l'Occidente comincia
a chiedere la salvaguardia della
foresta amazzonica per l'equili-
brio ecologico. Le pare un'interfe-
r~nza di nuovo segno o un modo
più corretto di rapporto tra paesi
ricchi e paesi poveri?
Card. Silva Henriquez : «È tl)olto
delicato giudicare le scelte di nazio-
ni sovrane e indipedenti. Penso che
possa esistere qualche ragione .di
critica, ma si deve procedere in ma-
niera tale che i nostri paesi non si
sentano, sotto forme nuove, colo-
nizzati dagli europei o da altri paesi
come se gli stati Latinoamericani
non avessero sufficiente conoscen-
za della situazione e capacità di go-
vernare. Le critiche rischiano sem-
pre l'ambiguità, possono essere a
torto o a ragione».
D. - Lei ha anticipato anche il
dialogo con i marxisti. Oggi si as-
siste, anche nell'URSS, a un gene-
rale e nuovo atteggiamento dei
comunisti verso la religione. È
frutto anche del coraggio del dia-
logo tra cristiani e marxisti?
Card. Silva Henriquez: «Credo
proprio di sì. Il dialogo è servito a
far riflettere gli stessi marxisti. che
la religione non è un oppio del po-
polo. Mi è capitato di ascoltare per-
sone comuniste e socialiste che di-
cevano: «ci eravamo sbagliati». Un
marxista, poi andato in URSS, mi
confidò che avrebbe lottato per
cambiare la situazione di incom-
prensione perché aveva visto che in
Cile la religione non era mai stata
oppio del popolo. Anzi in Cile pro-
prio la religione era stata l'unica
voce che si era alzata in difesa del
popolo».
D. - Di cosa ha più bisogno il
Cile di oggi? ·
Card. Silva Henriquez : «Il biso-
gno più grande del Cile oggi è quel-
lo di impedire la violenza e stabilire
regole di vita umana sulla base del
dialogo, del rispetto delle persone,
del popolo, della gente povera eh~
ha diritto di essere riconosciuta,
aiutata e di godere un trattamento
ispirato dalla giustizia sociale. Cre-
do sia questa la cosa più importante
ferma restando la convinzione che
la lotta violenta deve essere supe-
rata».
D. - Lei pensa che la Chiesa
cattolica abbia sufficientemente
capito e accolto il Concilio?
Card. Silva Henriquez: «I Conci-
lii, anche quello Vaticano II, sono
momenti straordinari di vita della
Chiesa che segnalano vie nuove e
grandi valori che vanno difesi e
propagati. In· genere la loro in-
fluenza dura secoli e vengono
compresi gradualmente nelle loro
intuizioni di giustizia sociale e di
verità significative. Anche l'ultimo
Concilio è stato un ritorno della
Chiesa alla sua origine e un ritorno
a cristo signore. Ritorno e lavoro
lungo e molteplice. Le influenze
del Concilio anche oggi sono gran-
dissime anche se non possiamo di-
re che noi oggi abbiamo finito di
comprendere e di realizzare ciò
che il Concilio ha proposto. Ne
avremo per molto tempo».
Carlo Di Cieco

3.3 Page 23

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- - - - - - -- - - -s8-
STRENNA 1 989
1 GIUGNO 1989 23
Nuovi ADOLESCENTI:
SFIDA PER LA SOCIETÀ
E PER LA CHIESA
Intervista a
don Severino De Pieri,
salesiano, psicologo
«I nuovi adolescenti». II
titolo è apparso per la prima volta
in un numero dell'«Espresso» nel
maggio '88. Il settimanale l'aveva
scelto provocatoriamente per pre-
sentare un'inchiesta sulle novità
emerse negli ultimi anni nella con-
dizione giovanile. In particolare,
nell'età adolescenziale. E, indubbia-
Foto LDC
mente, quel titolo «fotografava» ni-
tidamente uno dei più rilevanti mu-
tamenti dei nostri tempi sul piano
socio-culturale.
«Accanto ai giovani, da decenni
al centro della ricerca psicosocia-
le», conferma don Severino De Pie-
ri, «dalla metà degli anni '80 è ripre-
so l'interesse scientifico per gli ado-
lescenti, in quanto pongono proble-
mi e chiedono impegnative risposte
di natura esistenziale e socio-politi-
ca. L'adolescenza viene esaminata e
descritta negli aspetti di novità con
cui attualmente si presenta, in stret-
to rapporto con il divenire della so-
cietà. Questa ripresa di attenzione
per l'adolescenza come l"'età-pro-

3.4 Page 24

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24 · I GIUGNO 1989
blema" sposta l'asse dal binomio
"giova ni-società" verso le fasi evo-
lutive che lo precedono, dando fi-
nalmente rilievo all'educazione co-
me fattore politico primario.
«A dispetto di quegli studiosi
che parlavano di "crisi" o di "scom-
parsa" o di "morte" dell'adolescen-
za, questa fascia evolutiva si va og-
gi progressivamente dilatando. Ri-
correndo ad un'i mmagine grafica,
potremmo dire che l'adolescenza si
sta allargando a forbice. Dall'età
tradizionale, 14-17 anni, si è, da un
Iato, abbassata verso l'età che la
precede, .chiamata preadolescenza
e corrispondente all'incirca all'età
della scuola media inferiore; e, dal-
l'altro, si è spostata in avanti verso
la prima giovinezza, coprendo l'ar-
co dai 18 ai 22-25 anni e oltre, ingi-
gantendo così una fascia che, in
pratica, era già ai margini della so-
cietà.
«Siamo di fronte», continua don
De Pieri, «da una parte, ad una
enorme frammentarietà e disper-
sione di iniziative e comportamenti
che segnano profondamente l'evo-
luzione delle nuove generazioni; e,
dall'altra, ad una inattesa, ansiosa,
talora soffocata e disperata ricerca
della propria identità e di un senso
per la vita. L'universo adolescen-
ziale e giovanile è conflittuale an-
che nella coscienza, dove si consu-
ma un distacco vissuto come incol-
mabile tra valori e vita quotidiana.
Sotto il profilo educativo ed istitu-
zionale, il problema maggiore è
ora quello di creare le condizioni
per far decollare il protagonismo
dei "nuovi adolescenti", un capitale
che rimane ingiustamente e perico-
losamente inutilizzato».
Ma chi sono ques ti «nuovi» ado-
lescenti? In che senso si sono di -
vers1f1cate le dinamiche che costi-
tuivano le costanti dello sviluppo
in età evolutiva e che, in certo qual
modo , si riproponevano più o me-
no accentuate e modificate, ad ogni
generazione? Che cosa di «nuovo»
è intervenuto o sta intervenendo
nella psicologia dell'adolescente e
del giovane ai nostri giorni, nel
cuore di un passaggio epocale sen-
za confronti, dopo alcuni decenni
di rapide ed irreversibili trasforma-
zioni?
«Accanto ai tratti costanti dell'a-
dolescente di sempre - risponde
don De Pieri che dirige il COSPES,
il centro di orientamento psicope-
dagogico salesiano di Mogliano
Veneto - quali la maturazione
biologica e psicologica, il risveglio
della sessualità, la crescita e la crisi
di originalità, il rifiuto dell'autorità
e l'incomprensione tra le genera-
ziorii, registriamo oggi alcune va-
riazioni nuove connesse soprattut-
to con il diverso modo con cui si
pone il rapporto "adolescenti -so-
cietà". Secondo molti studiosi, in-
fatti, !'"adolescenza" sarebbe un
tratto caratteristico non tanto del-
l'individuo quanto della società,
che è in piena crisi di sviluppo, sa-
turata di ambivalenza e di conflit-
tualità.
«In primo luogo, gli adolescenti
di oggi sono "nuovi" perché i loro
comportamenti sono molto diversi
rispetto a quelli dei coetanei di
5-10 anni orsono. Oggi gli adole-
scenti sono più conformisti, dipen-
denti e integrati in connessione con
i connotati culturali della società
attuale. Molto forte è poi la dive r-
sità tra maschi e femmine come
conseguenza dell'influenza dei
mass- media, che esaltano la speci-
ficità maschile e femminile, colle-
gata non con la natura ma con la
cultura. Ma l'aspetto più nuovo e
problematico consiste nel fatto che
esistono molte "adolescen ze" all 'in-
terno della stessa unità generazio-
nale, in forza di molteplici fattori
quali l'a ppartenenza sociale, l'am-
biente di residenza, gli stili ed i cli-
mi educativi familiari, l'es perienza
scolastica, l'inserimento o meno nel
mondo del lavoro, l'appartenenza
a gruppi di coetanei, ecc.
«Anche gli esiti del processo
maturativo contribuiscono a diffe-
renziare ulteriormente la tipologia
adolescenziale, costituendo altret-
tante categorie di riferimento co -
me l'adolescenza ritardata, prolun-
gata, sacrificata, disadattata, disso-
ciale, handicappata, tossicodipen-
dente. Già adesso più del 4% dei
tossicodipendenti hanno meno di
14 anni. Gli adolescenti sono vera-
mente una categoria a rischio per
quanto concerne il problema dro-
ga. Per una serie di motivi. Innanzi -
tutto cercano il pe ricolo. Il fatto di
parlare molto del fenomeno, non
ha un effetto preventivo ; anzi, è
un'incentivazione al consumo della
sostanza. L'adolescente è insieme
più esposto al rischio-droga, per-
ché la stessa società è "drogastica".
E l'adolescen te, esse ndo il più
esposto allo sq uilibrio, è anche il
più esposto a que lla sorta di grati-
ficazione che è la droga.
«Tutto quello che ho detto sin
qui», sostiene don De Pieri, «costi-
tuisce però anche un segnale di "di -
sponibilità" dell'adolescente. A dif-
ferenza dei loro coetanei di qualche
anno fa , i "nuovi adol escenti" vivono
di fatto nel clima dei valori post-ma-
terialistici. Questo è senza dubbio il
dato più nuovo ed interessante
emerso dalle diverse ricerche. Già

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - -#1-
1 GIUGNO 1989 25
Foto LDC
don Milanesi l'aveva rilevato per i
giovani. Adesso la condizione gio-
vanile si è abbassata e, da questo
punto di vista, abbiamo una interes-
sante saldatura fra la preadolescen-
za e la giovinezza. li secondo decen-
nio della vita, e anche il terzo, è in
cambiamento, in trasformazione
co ntinua. Quasi una sorta di piat-
taforma galleggiante che si spo-
sta in rapporto all'evoluzione della
società.
«L'addebito maggiore che si
può muovere oggi alle scienze psi-
cologiche sociali, è quello d'essersi
fermate per decenni solo sulla con-
dizione giovanile, dimenticando
tutto quello che la precedeva e che
era letteralmente pervaso dai vari
fenomeni di una società complessa
e frammentata qual è l'attu ale. Una
rilevanza enorme assume oggi non
tanto il "prodotto" finale, cioè il
giovane, quanto le varie esigenze e
tappe del processo educativo, più o
meno adeguatamente affrontato
nelle diverse istanze dell'i ntera
compagine sociale. L'insistenza
sull'educazione diventa così la car-
ta vincente dal punto di vista poli -
tico, sociale e anche religioso. È
per questo che appare sempre più
necessaria una grande ricerca a li -
anche se oggi richiede un approc-
cio nuovo. Ma quale opera di pre-
evangelizzazione della vocazione
attuare con questi «nuovi adole-
scenti», da quelli che si sono defila-
ti dalla Chiesa già prima della cre-
sima a quelli che sono «in ricerca»,
magari attraverso una personale
rielaborazione della religiosità?
«L'età d'o ro per l'annuncio e la
proposta vocazionale è l'adole-
scenza»; in proposito non ha dubbi
don De Pieri, che è stato uno dei
relatori al convegno dell'inizio di
gennaio su queste tematiche del
Centro Nazionale Vocazioni.
«La ricerca della propria voca-
zione costituisce uno tra i principa-
li compiti di sviluppo dell'adole-
scenza: non è l'e tà delle decisioni,
ma degli innamoramenti ; è l'e tà
delle ipotesi vocazionali da accen-
dere con risonanza emotiva e pas-
sione esistenziale; è l'età del con-
fronto con i modelli suggestivi e
gratificanti. L'età, in altre parole,
della sperimentazione di percorsi
vocazionali che vanno dal sì alla
vello reazionale sugli aspetti che vita, all'amore, alla fede in Cristo,
qualificano la natura vera dell'ado- all'esperienza di Chiesa, al dono di
lescenza.
sé nel servizio ai fratelli.
« Io credo», sottolinea ancora «Non prendere in considerazio-
don De Pieri, «che non siano lonta- ne la valenza vocazionale di questa
ni i tempi in cui, a livello di Parla- età, per "mietere" nelle età succes-
mento, il problema educativo sarà sive, può comportare l'abbandono
importante quanto quello econo- della semina in un campo aperto;
mico. II futuro della società verrà può significare la perdita di un im-
sempre più giocato tutto attraver- menso potenziale di disponibilità;
so queste prime fasi della vita. È un può consacrare una valutazione di
segno dei tempi. L'adolescente di inutilità ed insignificanza per una
oggi diventa un rilevatore privile- delle stagioni della vita più pro-
giato e un amplificatore del males- mettenti e allo stesso tempo più
sere che affligge la nostra società trascurate. La vocazione è infatti la
in trasformazione. Le strutture fa- categoria educativa e pastorale
miliari e sociali appaiono abba- più onnicon:u~[ensiva: essa rappre-
stanza labili e contraddittorie, con senta l'o rizzonte dellaCITscita inte-
scopi umanitari e soeiall__nebulosi, grale, dove i "nuovi adolescenti"
non confermati dagli effettivi COn:k....... possono trovare uno degli stimoli
portamenti degli adulti, alle prese più efficaci pe r progredire verso l'i-
con le difficoltà di una società che dentità ed inserirsi in pienezza nel-
cammina più in fretta di loro».
la comunità umana e cristiana.
Che razza di figli può mai avere «Occorre però trovare un canale
una «società senza padri?» L'e- di comunicazione con gli adole-
spressione, che balza fuori dall In - scenti di oggi», seco ndo Io psicolo-
dagine sull'età adolescenziale» rea- go salesiano. «L'a nalisi psicosocia-
lizzata dal Censis nel 1986, sintetiz- le ha evidenziato che l'adolescente
za una domanda di fondo che ci si è un rilevatore scomodo delle con-
pone anche sul piano dell 'an ima- traddizioni degli adulti, o meglio il
zione vocazionale. L'adolescenza prodotto di una civiltà consumisti-
è da sempre un'età e una condizio- ca che ha "rimosso" importanti va-
ne naturalmente «vocazionale», lori individuali e sociali. L'a dole-

3.6 Page 26

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26 · 1 GIUGNO 1989
Foto LDC
scenza tuttavia, nonostante le ap- revoli. Gli adulti si sentono impari
parenze contrarie, sarebbe alla ri- al compito o trovano delle giustifi-
cerca di una posi tiva identità, fon- cazioni poco convincenti. Il rap-
data su oggettivi "modelli di riferi- porto fra le due generazioni si ri-
mento". Sovente questa ricerca re- duce allora alla "fuga", alla recrimi-
sta inappagata e l'adolescente ne nazione, allo sfogo verbale.
soffre, aumentando lo scontento, «Di qui la necessità di impostare
l'evasione e anche la devianza.
il rapporto su un modello "dialogi-
«D'altra parte, anche gli adulti co-relazionale". Ciò richiede da
soffrono, specialmente se genitori, . parte degli adulti di capire gli ado -
insegnanti, educatori. Non riescono lescenti "dal di dentro", evitando il
a trovare "canali di comunicazio- rifiuto emozionale o l'attitudine
ne" con questa età : gli adolescenti automatica al giudizio negativo, e
vengono "riempiti di cose", narco- di offrire opportunità agli adole-
tizzati con i consumi, quasi a com- scenti perché organizzino in manie-
pensare un rapporto che dovrebbe ra abbastanza autonoma il loro
essere più personale. Dunque: en- mondo, assicurando una "presenza
trambe le generazioni soffrono, gli educativa" che incoraggi le iniziati-
adolescenti da un lato e gli adulti ve di libertà, aiuti a fare revisione
dall'altro, ma separatamente e per positiva e serena degli inevitabili
opposti motivi. Gli adolescenti errori legati alla crescita psicologi-
vorrebbero incontrarsi con "perso- ca e sociale. A livello istituzionale e
ne" significative, propositive, auto- ' politico, è importante progettare ed
attuare politiche che prevedano ed,
incentivino la partecipazione degli
adolescenti come attori e protago-
nisti in prima persona della gestio-
ne sociale e del trapasso culturale.
«Non più, perciò, adolescenti
ignorati o lasciati a se stessi», con-
clude don De Pieri, «ma assunti co-
me "elaboratori del nuovo" per l'in-
teresse della società, con la guida
attiva e responsabile degli adulti,
che li promuovono assumendo la
loro "cultura" come apporto di no-
vità, equilibrandoli con verità e fer-
mezza, aiutandoli ad integrare i va-
lori delle generazioni mature. Ha
infatti futuro solo .una società che
non nega l'adolescenza, ma che la
promuove aiutandola a portare a
compimento gli aspetti di novità e
di creatività di cui essa dispone ab-
bondantemente».
Silvano Stracca

3.7 Page 27

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- - - - - - - - ~ - -~ -
PROTAGONISTI
Suor Antonietta Cordova
1 GIUGNO 1989 27
Generazioni di studenti hanno
studiato sui libri di matematica
scritti da lei.
È una suora salesiana.
Il segreto del successo? Umiltà e lavoro.
Suor Antonietta Cor-
dova è di una semplicità sconcer-
tante. Per lei avere pubblicato un.a
ventina di libri di matematica è sol-
tanto un modo per alleviare le fati-
che degli insegnanti e degli allievi ai
quali ha voluto anche dedicare la
più recente delle sue pubblicazioni.
Orientata alla scuola spirituale
dell'«age contra» di don Domenico
Ercolini, un salesiano che per de-
cenni fino alla morte avvenuta nel
1953, guidò spiritualmente centi-
naia di laici e religiosi, suor Anto-
nietta trova perfino fastidioso che
ci si _possa occupare di lei intervi-
standola. Con doppia laurea, in ma-
tematica e fisica con tesi sulla «dif-
frazione elettronica e struttura mo-
lecolare» alla Università di Catania
il 23 giugno del 1939 e immediata-
mente dopo in scienze naturali,
suor Antonietta da quarant'anni
scrive per la scuola e da cinqu.an-
t'anni insegna.
Vive a Catania in una vera e pro-
pria cittadella degli studi affollata

3.8 Page 28

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28 · 1 GIUGNO 1989
da oltre mìlle allieve di scuo la me-
dia, magi stral e e liceo scientifico;
un gran co nte nitore sito in via Ca-
ronda dove questa suora che è an-
che preside, pensa e verifica proble-
mi educativi e problemi geometrici.
Se il suo indirizzo di studi fu de-
terminato dalla decisione della Su-
periora del tempo che appena di-
ciassettenne e suora la voll e stu -
dentessa di matematica al l'Univer-
sità, quello di autrièe di libri si deve
all'incontro fortuito con Rosa Nico-
sia, la professoressa di matematica
con la qual e suor Antonietta ha fir-
mato la maggior parte dei libri. li
duo fortunato «Nicosia/ Cordova»
nacque nel 1947 ad un esame di ma-
turità nella quale la suora era mem-
bro interno e la signorina Rosa
commissaria. «Sa - le disse que-
st'ultima - mi piacerebbe scrivere
libri di matematica. Li facciamo in-
s1. eme ?.».
«Il 31 gennaio del 1948 - ricor-
da ancora suor Antonietta - pre-
gammo San Giovanni Bosco, era la
sua festa , e iniziammo un sodalizio
interrotto soltanto qualche anno fa
per l'età avanzata della signorina».
Dalfa Geometria per gli Istituti
magistrali all a Aritmetica raziona-
le, dalla Geometria per gli Istituti
Tecnici a ll a Bella Geometria e a ltri
ancora è stato tutto un susseguirsi
di pubblicazioni e fatiche. Anche se
non è mancata la gratificazione del
I
Alcune copertine
di libri scritti
da suor Antonietta Cordova.
successo commerciale.
li testo che suo r Antonietta ama
maggiormente - lo si intuisce fa-
cilmente dal so rri so che illumina il
suo volto mentre ne parla - è «La
bella geometria», destinato alla
scuola media inferiore. Fu il primo
tentativo riuscito di dare ai ragazzi
un testo facile , pi acevole e grafica-
mente efficace. Insomma un tentati-
vo per addolcire quello sciroppo
amaro che è spesso la matema tica.
In un solo anno ne vennero sta mpa-
te 35.000 copie co n pi e na soddisfa-
z ione dell'editore, la SEI, cui la Cor-
dova è rimasta sempre fed e le. In
questi quarant'a nni ovviamente
suor Antonietta, euclidea dalla
grande chiarezza espositiva, ha do-
vuto evo lvere e modifica re i suoi te-
sti con l'evolversi degli stess i pro-

3.9 Page 29

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- - - - - - - - -- -~
-
1 GIUGNO 1989 29
grammi scolastici e dalla stessa ma-
tematica in genere.
«Non è infrequente, osserva la
suora, oggi il caso di ragazzi che
non si rendono conto di ciò che
debbono dimostrare. Per adeguare
simboli ed apprendimento logico
ha dovuto così modificare il lin-
guaggio». Un esempio? Eccolo, il
concetto di misura: «Prima, ci spie-
ga suor Antonietta, dicevamo che si
chiama area la misura di una super-
ficie ora invece affermiamo che l'a-
rea è essa stessa una superficie ed è
la superficie rappresentante una
classe di equivalenza di tutte le su-
perfici estese perché tµtte quelle
che hanno la stessa estènsione han-
no la stessa area....».
Suor Antonietta non ha dubbi: la
matematica l'ha aiutata ad essere
più se stessa: «lo, dice, dalla mate-
matica ho ricevuto molti benefici
per il mio carattere e anche per la
mia vita religiosa. La perseveranza
nel bene, la costanza, la pazienza
nella ricerca, la capacità di riflessio-
ne e poi quel prova e riprova fino
alla soluzione di un esercizio: tutto
questo serve per formare il caratte-
re...».
Le allieve? «Rispetto agli Anni
Quaranta le ragazze di oggi sono
più svagate però se si sanno indiriz-
zare i risultati vengono egualmente.
Ad esempio quest'anno ho una
quinta liceo scientifico che è una
meraviglia..Ci sono allieve vera-
mente responsabili ma conciliare
studio, palestra, discoteca ed altro
on è certo facile».
Altro punto fermo di suor Anto-
nietta è la preparazione professio-
nale dell'insegnante: «È questo -
afferma - anche un preciso dovere
di giustizia nei. confronti degli allie-
vi e dei loro genitori che ce li affida-
no».
Da anni nella scuola - ha rice-
vuto anche la medaglia dei «Bene-
meriti» - questa salesiana di Don
Bosco crede profondamente nel
suo lavoro e considera la professio-
nalità il primo dei doveri del.l'inse-
gnante. «Ancora oggi, ci dichiara,
se non mi preparo per la scuola mi
sento in colpa e dire che di espe-
rienza ne ho. È una serietà inculca-
tami da mio padre che era un dili-
gente direttore didattico.
Del resto ci si può affermare sol-
I Suor Antonietta Cordova
mentre Insegna matematica a Catania
nella scuola di cui è anche Preside.
tanto quando si lavora con impe-
gno e senso di responsabilità».
Nella scuola, afferma ancora la
Cordova, la suora può fare tanto
per i giovani in tutti i sensi attraver-
so una educazione preventiva pri-
ma che si sia costretti ad interventi
medicamentosi.
«Io credo, prosegue ancora, che
la scuola sia insostituibile perché in
essa è possibile un intervento edu-
cativo e formativo quotidiano. lo
sono solita dire alle insegnanti della
scuola che più che parlare dobbia-
mo essere: incidiamo infatti per ciò
che siamo non per quello che fac-
ciamo».
Giuseppe Costa

3.10 Page 30

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30 · 1 GIUGNO 1989
&opo,te di lettura
fieF l'estate
\\,
, l•
Foto Archivio SEI Dulevant
Cosa mettere in valigia
questa estate? Sia che partiate per
il mare, sia che la vostra destinazio-
ne sia la montagna, il «BS» ha un
suggerimento che va bene per tutti.
Possibile? Certo. Lasciate un picco-
lo spazio tra costume e scarponi e
inseriteci un bel libro. Può essere ,il
libro che tutto l'inverno vi siete ri-
promessi di leggere ma che giace
ancora sul comodino con un dito di
polvere o può essere uno nuovo,
comprato per l'occasione, con l'o-
dore di stampa che esce ancora dal-
le sue pagine. Tra le tante proposte
degli editori per l'estate 1989, il
«BS» ne ha selezionato un gruppo.
Abbiamo suggerito qualche acco-
stamento, altri li abbiamo lasciati ai
gusti e alle preferenze personali.
Sotto l'ombrellone o il pergolato
questa estate approfittiamo del
maggior tempo, della disponibilità,
della calma. Il lavoro è lontano, al-
meno per un po'! Ritagliamoci uno
spazio tutto nostro, apriamo un li-
bro. Siamo sicuri che poi sarà diffi-
cile abbandonarlo.
Buone vacanze e buona lettura a
tutti!

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - -- - - - - - - -s8-
1 GIUGNO 1989 31
cerca di valori vecchi e nuovi da
spendere in una vita che vuole a tut-
ti i costi avere un senso. Si tratta del
romanzo «Nel segno del padre» di
Sandro Grappiolo, edito ~ìalla SEI
{lire 15.000).
.
A chi ama le buone letture consi-
gliamo anche i «Racconti» di Rena-
to Fucini, un'antologia adatta a tut-
te le età pubblicata dalla Edizioni
Paoline (lire 9.000).
Letture
«impegnate» con
Topini e Carrà
Tre generazioni
1n un romanzo
«Si può ben dire che il mio desti-
no è cominciato sotto una cattiva
stella. È nato da una disgrazia dei
Poglio, il giorno che mio fratello è
annegato nel Bormida. Se non fosse
stato per quella morte, io sarei re-
stato nel mondo della luna. Perché i
Poglio, ·da sempre, generavano un
unico figlio maschio. Per non divi-
dere il patrimonio». Un attacco
«forte», drammatico, per un roman-
zo cbe cattura il lettore e lo coin-
volge nella storia di tre generazio-
ni. Tre uomini del Piemonte alla ri-
A chi d'estate ama dedicarsi a
una lettura «impegnata», di appro-
fondimento di tematiche contem-
poranee o di aggiornamento, consi-
gliamo due libri delle edizioni SEI :
«Ipotesi sulla creazione» di Giorgio
Tupini {lire 18.000) e «Deconomia»
di Giovanni Carrà (lire 25.000). Il
primo affronta con un linguaggio
piano e scorrevole alcuni temi no-
dali della nostra esistenza di uomini
del ventesimo secolo: l'enigma del-
la vita e della sua evoluzione, l'am-
biguità e le meraviglie della mate-
matica, le ipotesi sulla nascita del
cosmo. È l'autore stesso che ci dice
come è nato questo libro: «Durante
la mia vita mi sono spesso posto al-
cuni di quegli interrogativi che pri-
ma o poi tutti ci poniamo sui misteri
della vita e dell'universo. Il conti-
nuo evolversi della scienza mi ave-
va fatto pensare finora che fosse
difficile chiarire fino a che punto la
religione fosse stata messa in crisi
dalla fisica e dalla biologia. Mi sono
persuaso però che l'impresa potes-
se essere affrontata, confortato dal
pensiero che questa mia esigenza
fosse comune a moltissime persone
che per le distrazioni del lavoro o
per altre circostanze avevano do-
vuto rinviare la propria risposta a
tali cruciali questioni».
Il volume di Giovanni Carrà ci
invita invece a un'esplorazione sug-
gestiva e chiarificante di quel mon-
do complesso che è l'economia. Pur
essendo ogni giorno protagonisti di

4.2 Page 32

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32 · I GIUGNO 1989
atti economici, chi, infatti, non ha
mai nutrito qualche perplessità o
incertezza nei confronti di questa
complessa disciplina? Carrà, che ha
dalla sua una lunga esperienza co-
me autore di testi economici, ha vo -
luto questa volta prendere per ma-
no i non addetti ai lavori e scioglie-
re dubbi e interrogativi. Il volume
è corredato da 101 grafici e tabelle
e da oltre 120 illustrazioni dell'au-
tore, che si dimostra così anche abi -
le e divertente disegnatore.
per imparare il latino!). Tra un epi-
sodio e l'altro un pizzico di storia
dell'informatica (da Pascal agli anni
Ottanta) ingentilita dalle vignette
del noto Clericetti.
Lo psicologo
ci aiuta
a conoscerci
l'autore, vero e proprio profeta del-
la nostra epoca. «L'uomo è chiama-
to a scegliere - scrive Turoldo -
perché non esiste neutralità nella
vita dello spirito». Un libro inquie-
tante, che fa riflettere, nelle cui pa -
gine si evidenzia la spaccatura insa-
nabile che rende incerto il destino
umano: il dio del Nulla contrappo-
sto al Dio della Vita.
Per fare
conoscenza
con il computer
Perché non insegnare al compu-
ter a rispondere alla fatidica e a vol-
te un po' lamentosa domanda delle
donne di casa «Oggi cosa mi met-
to?». Come fare? Ce lo racconta il
divertente libro di Ugo Canonici
«Te lo dò io il computer? (SEI , lire
20.000). Chi non ha mai digerito
questa macchina infernale o ne è
sempre stato alla larga sopraffatto
da un timore quasi reverenziale,
legga questo libro: sarà forse la vol-
ta buona che anche i non addetti o i
sospettosi riusciranno a fare amici-
zia con bit e byte. Non preoccupa-
tevi: nessun gergo da iniziati, solo
tante storie che dimostrano come si
possa avere un computer per amico
e che illustrano alcune delle sue
possibili utilizzazioni (ad esempio,
Ugo Ca11011ici
TE LO DCJIO
IL COMPUTER
llhNru:i1111i Ji' l;'u/Ju Clt'fin1ri
meglio
«Conosci te stesso» ammoniva
l'iscrizione sul tempio di Apollo a
Delfi. Una massima sempre valida
che il passare del tempo ha reso, se
possibile, ancora più urgente. Un
valido aiuto in questa ricerca perso-
nale ce lo dà Enrico Rolla, psicolo-
go e terapeuta, direttore dell'Istitu-
to Watson di Terapia comporta-
mentale di Torino, con il libro «Pia-
cersi non piacere» (SEI, lire 15.000).
Con l'ausilio di numerosi esempi,
tratti dall'esperienza quotidiana, il
volume affronta temi nodali quali
l'orgoglio, l'amore, il possesso, la
gelosia, l'invidia, il rancore, il piace-
re in un'analisi completa dei nostri
comportamenti. È dedicato a tutti
coloro che ricercano un equilibrio
interiore e il miglioramento della
qualità della vita.
Turoldo
e il diavolo
sul pinnacolo
Una segnalazione particolare
merita il nuovo libro di David M.
Turoldo «Il diavolo sul pinnacolo»
(Edizioni Paoline, lire 15.000). In
quest'ultimo saggio Turoldo affron-
ta, in pagine di rara intensità, il pro-
blema del demoniaco nel mondo,
partendo dall'episodio evangelico
delle tentazioni di Cristo. È la se-
conda tentazione («Se sei Figlio di
Dio, buttati giù»), la richiesta di un
miracolo gratuito che più coinvolge
IL DIAVOLO
SUL PINNACOLO
Tutto sul ragazzo
e anche
sulla ragazza
A chi ha in casa figli o nipoti ado-
lescenti e si trova ogni giorno a cer-
care di spiegarsi malumori improv-
visi a cui seguono repentine quanto
inaspettate risate, a chi combatte
con i primi brufoli del fratello che
monopolizza lo specchio o con i

4.3 Page 33

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- - - - - - - -- - -sB-
tentativi di trucco della sorella che
consuma tutti i cosmetici disponibili
in casa, saranno di sicuro aiuto i due
volumi pubblicati dalle Edizioni
Paoline «Tutto sulla ragazza» e
«Tutto sul ragazzo» (da dodici a se-
dici anni) (lire 15.000 ciascuno). I li-
bri so no in realtà destinati ai giova-
ni, uomini e donne, che cercano con
fatica di uscire dal bozzolo e com-
piere il primo passo nella vita «rea-
le», ma risulteranno utili anche a chi
voglia sapere qualcosa di più di
questo bambino ormai cresciuto
che si trova in casa. Scritti con gar-
bo e discrezione ma senza false re-
ticenze da esperti nel settore, tocca-
no i principali temi di interesse per i
ragazzi : l'amicizia, l'amore, i diversi
tipi di scuola e di lavoro, lo sport, il
tempo libero.
In viaggio
oltre la cornice
L'estate è anche, e soprattutto,
tempo di viaggi. Perché allora non
mettere in valigia un libro che ci sia
compagno prezioso, guida piacevo-
le nei nostri itinerari in Italia? «Ol-
tre la cornice» di Luisa Carrada e
Cecilia Narducci (edizione SEI, lire
30.000) non è una guida vera e pro-
pria nel senso tradizionale, ma si
legge volentieri anche seduti como-
damente nella poltrona preferita.
Le due giovani autrici, le cui voci ci
hanno tenuto spesso compagnia dai
microfoni della RAI durante le tra -
smissioni pomeridiane «Scusi, ha
visto il pomeriggio?» e «Colpo
d'occhio», ci accompagnano in ven-
tisette itinerari dalla Magna Grecia
a Venezia. Ogni tappa propone l'in -
contro con una particolare opera
d'arte e con un museo e un itinera -
rio alla scoperta di luoghi inconsue-
ti, a vo lte fuori dai normali giri turi-
stici ma non per questo meno ricchi
di malia e fascino.
1 GIUGNO 1989 33
ci viene presentato dall'a utore,
Paolo Risso, come «un giovane del
nostro tempo, che si in terroga e
cerca l'amore, che trova nel Cristo
la risposta alla sua sete di luce e di
gioia».
«Un canto d'a more» è il profilo
biografico, sempre a cura di Paolo
Risso, di Clelia Barbieri, fondatrice
della congregazione delle «Minime
di Maria Addolorata» (lire 5.000).
La giovane, morta a soli ventitré
anni, è stata dichiarata santa da
Giovanni Paolo Il il 9 aprile di que-
st'anno.
Il terzo volume narra la storia di
$dideci1nce
Andar per funghi
A tutti coloro che si recheranno
in vacanza in montagna o che ama-
no la campagna e le lunghe passeg-
giate nei boschi, consigliamo il vo-
lume di Joseph Louis Jans «Funghi
a confronto», edito dalla SEI (lire
60.000). Il libro, che con la sua veste
grafica farà anche bella mostra di
sé nella biblioteca di casa, è ricco di
illustrazioni a colori e presenta ta-
vole comparate che chiariscono le
differenze tra le varie specie e inse-
gnano ad identificare i funghi vele-
nosi. Non mancano, per i buongu-
stai, numerose ricette per apprez-
zare al meglio questo dono della
terra.
Tre biografie
proposte
dallaLDC
Per chi ama le biografie, tre volu-
mi editi dalla LDC. Il primo è «Pier
Giorgio Frassati» (lire 12.000), che
Jacques Fesch, un uomo tormenta-
to, che dopo una vita difficile riac-
quista in carcere la fede e riesce ad
affrontare serenamente la pena di
morte a cui viene condannato per
aver ucci so un agente durante una
rapina. La trasformazione di Jac-
ques è testimoniata dalle lettere al-
la moglie, alla suocera, a un amico e
nel «Giornale intimo». Il libro per-
corre con precisione e sensibilità il
suo itinerario spirituale (Giacomo
M. Medica, «Jacque!ì 'Fesch raccon-
ta la sua vita», lire 16.000).
Per i più giovani:
freccia nera e
avventura scout
«- È una strana freccia, questa
- disse il ragazzo fissando il dardo
che aveva in mano.

4.4 Page 34

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34 · I GIUGNO 1989
- È vero, in fede mia! - escla- vertente e permette di comprende-
mò Bennet. - Nera, con la punta di re a fondo lo spirito dello scauti-
piuma nera. È una freccia di malau- . smo: amore per la pace, disponibili-
gurio, per la verità, perché il nero, tà, coscienza del dovere e amore
dicono, porta la sepoltura. E ci sono per la natura.
scritte delle parole. Che vi legge-
te?». Interrompiamo qui, per lascia-
re la possibilità ai giovani lettori di
Tra quiz · scoprire il seguito della storia. I me-
no giovani avranno sicuramente ri-
e indovinelli conosciuto una delle prime pagine
del famoso romanzo di Robert
Louis Stevenson, «La Freccia ne-
ra», che le Edizioni Paoline hanno
stampato in versione integrale cor- Che cos'è sopra la bocca di tutti
redata da numerose tavole a colori. ma anche sotto gli occhi di tutti?
Un classico da regalare a ragazzi e Qual è il colmo per un cuoco? E an-
cora: chi scrive troppo usa due vol-
te, chi scrive poco una volta sola,
La freccia nera
chi scrive giusto non la usa mai. Che
e.osa? Per i pomeriggi sotto l'om-
brellone o le serate sul tert'azzo, per
spegnere una buona volta il televi-
sore, un libro che «prende a pugni
la noia», che fa solletico al cervello
e gli impedisce di cedere all'intorpi-
dimento da caldo: «Indovinelli per
maxicervelli» di Pino Pellegrino,
edito dalla LDC (lire 5.000). 500 in-
dovinelli, 100 colmi, 30 quiz geogra-
fici e poi battute e scioglilingua per
imparare a giocare con l'italiano e
la fantasia.
A proposito, avete indovinato i
tre indovinelli riportati? Se vi siete
già dati per vinti ecco le risposte: il
ragazze ed eventualmente da... ri- naso; piangere perché è finito 11 ri-
leggere (lire 13.000).
so; la lettera «p».
Sempre per i più giovani la LDC
ha pubblicato «Il lupo che non dor-
me mai», una biografia avventurosa
In cucina di Lord Baden Powell, il fondatore
dei Boys Scout (lire 11.000). Il libro,
d'estate ricco di aneddoti storici si distingue
per il carattere avventuroso e di-
li.LUPO
CHE
NONDORME
MAI
(con assaggio
di... ricetta)
Perché non utilizzare il maggior
tempo libero a disposizione -in... cu-
cina? Si può continuare a leggere,
ma con grembiule e mestolo in ma-
no. «In cucina con orologio e calen-
dario» delle Edizioni Paoline (lire
24.000) può aiutarci in questo espe-
rimento. Il libro nasce dalla più che
decennale esperienza di Terry e
Toni Sarcina, esperti gastronomi
noti a molti per la collaborazione
con il periodico «Famiglia Cristia-
na». In questi anni non dominano
solo i fast food, ma si sta facendo
sempre più strada l'esigenza di una
cucina attenta ai cicli stagionali dei
cibi, segno di conoscenza della na-
tura e di rispetto per il proprio sto-
maco.
Le duecentoquindici ricette del
libro, dagli antipasti al dessert, indi-
cano sempre la stagione più oppor-
tuna che consente la migliore quali-
tà dei prodotti e i prezzi più conte-
nuti. Per i nostri lettori, ecco un pic-
colo «assaggio», testimone di come
la tradizionale «schiavitù dei for-
nelli» possa trasformarsi in un'av-
ventura non più riservata esclusiva-
mente alla regina della casa: Anti-
pasto di caviale campagnolo. Sta-
gione indicata : estate. Tempo di
esecuzione: 25 minuti. Ingredienti
(per quattro persone): due melan-
zane, mezza cipolla, uno spicchio
d'aglio, un pomodoro S. Marzano,
quattro cucchiai d'olio, tre cucchiai
d'aceto, sale, pepe.
Esecuzione: Lavare le melanza-
ne, metterle intere in una teglia da
forno leggermente imburrata e far-
le cuocere in forno preriscaldato a
200° ; togliere dal forno e lasciarle
raffreddare, privarle della buccia,
tritarle; aggiungere la cipolla trita-
ta finemente, l'aglio pestato, il po-
modoro tritato, l'aceto, l'olio, il sale
e il pepe. Amalgç1.mare tutti gli in-
gredienti e tenere in frigorifero fino
al momento di servire. Spalmare
sopra fette di pane tostato e imbur-
rato.
(A cura di Monica Ferrari)

4.5 Page 35

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- - - - - - - -- -- ~ -
1 GIUGNO 1989 35
RODE
ECOL
Foto LDC
La violenza sui minori
è un agghiacciante
fenomeno che
il riconoscimento
dei diritti del bambino
non riesce ad arginare.
Intervista ad Alfredo
Carlo Moro.
Roma, maggio - Bam-
bini brutalmente percossi e sevizia-
ti, spesso fino a provocarne la mor-
te, e il più delle volte per futili moti-
vi; ragazzi avviati all'uso e allo
spaccio della droga, alla prostitu-
zione, all'accattonaggio; fanciulli
utilizzati senza scrupoli nella por-
nografia, nel lavoro precoce ; bam-
bini inseriti nel circuito del crimine
organizzato; ragazzi comprati per
ricavarne organi da usare come
pezzi di ricambio... Una galleria de-
gli orrori. Anche se giornali e tele-
visione ne forniscono un raccapric-
ciante campionario pressoché quo-
tidiano, si stenta a credere ·che la
violenza sui bambini assuma queste
agghiaccianti forme di brutalià.
«Eppure tutto ciò accade accan-
to a noi - ci dice Alfredo Carlo
Moro ~. E accade altro ancora, che
rimane nascosto, ma che si abbatte
di continuo sui membri più deboli
della nostra società, rendendo la
condizione infantile tutt'altro che
serena, anzi, addirittura drammati-
ca». Alfredo Carlo Moro la galleria
degli orrori l'ha visitata di persona
per aver ricoperto durante molti
anni l'ufficio di presidente del Tri-
bunale dei minorenni di Roma. Ne
ha viste e sentite di tutti i colori. At-
tualmente consigliere presso la
Corte suprema di Cassazione, egli
ha maturato una profonda cono-
scenza e una ricca esperienza, lar-
gamente utilizzate da istituzioni
universitarie, da associazioni, enti,
commissioni ministeriali interessate
alla tutela dei diritti dei minori e al-
la prevenzione degli abusi all'infan-
zia. In veste di esperto ha parteci-
pato, nell'ottobre dell'anno scorso,
al convegHo sui diritti del minore,
organizzato dall'Università salesia-
na nel quadro delle celebrazioni
centenarie della morte di Òon Bo-
sco. Un ulteriore contributo alla co-
noscenza della tragica realtà in cui
si dibattono tanti bambini, degli ef-
fetti devastanti della violenza su chi
si affida fiducioso .e indifeso all 'a-
dulto, il dottor Moro l'ha offerto
con un libro che porta l'emblemati-
co titolo «Erode tra noi» (Mursia
editore).

4.6 Page 36

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36 · 1 GIUGNO 1989
Sofferenze
periodiche
Forse non è abbastanza noto
precisa Moro - che oltre alle vio-
lenze fisiche ci sono quelle, non me-
no distruggenti, di natura psicologi-
ca. Sono più diffuse di quanto in ge-
nere si pensi, anche se si presta ad
esse minore attenzione. Eppure, se
le forme di vessazione diretta pro-
ducono sofferenze fisiche, le forme
subdole di coercizione producono
gravi sofferenze psicologiche, che
possono pregiudicare il regolare
sviluppo della personalità del mi-
nore. Le continue scenate, gli urli
traumatizzanti, le punizioni raffina-
te, l'abituale denigrazione non sono
meno traumatizzanti delle percos-
se. Chi ha esperienza di ragazzi, co-
nosce molti casi di bambini non fisi-
camente battuti ma egualmente ter-
rorizzati, bloccati, regrediti, deva-
stati.
«A ciò si aggiungono tutti quei
comportamenti degli adulti, genito-
ri in particolare, che finiscono per
privare il bambino della sua infan-
zia, coinvolgendolo precocemente
nei problemi, nelle angustie, nelle
carenze della condizione dell'uomo
sedicente maturo. Si pretende, in
nome di un malinteso egualitarismo
tra bambini e adulti, di svelare pre-
cocemente al ragazzo tutte le real-
tà della vita, anche le più brutte, di
investirlo di problemi infelicità, in-
sufficienze, sconfitte che sono pro-
prie dell'adulto. La stessa iniziazio-
ne ai misteri della sessualità avvie-
ne in modo estremamente accelera-
to e precoce, al pari dell'apprendi-
mento intellettuale, che si tende a
forzare fino a generare il depreca-
bile fenomeno dei «superbambini»,
visti come candidati al successo fin
dalla più tenera età. Tutto ciò tende
a far scomparire l'infanzia come
momento autonomo ed essenziale
nel ·cammino di crescita, un cammi-
no che deve essere scandito invece
da tappe successive, per immettere
con gradualità, e quindi con sereni-
tà, il ragazzo nell'età adulta.
La nostra epoca è andata pren -
dendo coscienza dei diritti del bam-
bino come persona umana. Le Na-
zioni Unite ne hanno fatto oggetto
di una Carta universale fin dal 1959.
La Costituzione italiana afferma
sua volta l'impegno a rimuovere,
per i soggetti particolarmente de-
boli - e il minore è tra essi - tutte
quelle situazioni negative che ne
ostacolano il regolare processo
evolutivo. In particolare riconosce
al ragazzo il diritto all'istruzione,
all'educazione, alla sanità e alla tu-
tela della sua attività lavorativa. Si
sono dunque fatti molti passi avanti
rispetto al passato. E tuttavia le ca-
renze sono ancora molte, la violen-
za continua ad abbattersi sui ragaz-
zi. Quali sono le cause?
«Vanno ricercate nella società e
nella famiglia. La violenza esercita-
ta nell'ambito famigliare ha spesso
origine da condizioni di vita che
causano stress psicologici negli
adulti, i quali scaricano poi la ten-
sione sui soggetti più deboli. Questo
non può certo considerarsi un alibi
per genitori violenti, ma non sareb-
be giusto trascurare il fatto che og-
gi la società non aiuta la famiglia ad
adempiere nel modo migliore alla
sua funzione. Inoltre manca una po-
litica generale attenta alle esigenze
del minore. Pensiamo ad esempio
alle strutture urbanistiche, che non
prevedono quasi mai spazi da desti-
nare ai ragazzi e ai loro giochi, alla
mancanza di luoghi per la socializ-
zazione del minore, alle espulsioni
dalla scuola... L'elenco completo sa-
rebbe lungo. Naturalmente la fami-
glia rim ane al centro dell'ordinata
crescita del bambino e spesso la fa-
miglia poggia oggi su basi estrema-
mente fragili».
Bisogno di amore
Che cosa deve dare la famiglia al
bambino?
«Per poter crescere come perso-
na, il ragazzo ha assoluto bisogno
di un caldo, rasserenante ambiente
familiare. Per il bambino è essen-
ziale non tanto quello che gli si
per soddisfare i suoi bisogni, quanto
il modo con cui lo si dà. E la carica
intenzionale che l'adulto mette nel-
le sue operazioni è percepito acuta-
mente dal ragazzo. Faccio solo un
esempio: è più significativo e rile-
vante la sbrigatività con cui l'adulto
dà da mangiare al bambino che la
stessa quantità di cibo che viene of-
ferta. Voglio dire che non sempre si
comprende che accanto ai bisogni
materiali c'è nel ragazzo tutta una
serie di bisogni che sono egualmen-
te essenziali non solo per crescere,
ma per sopravvivere spiritualmen-
te. Mi riferisco al bisogno di sentirsi
amabile e amato, di sentirsi aiutato
a superare il senso che è in lui assai
vivo della propria manchevolezza,
di sentirsi vicino un adulto capace
di fermezza ma anche di compren-
sione, il bisogno di sentirsi preso sul
serio».
La violenza sui bambini è esistita
fin dall'antichità. Oggi la violenza
fisica contro l'infanzia è per fortuna
universalmente deprecata, ma in al-
tre epoche storiche il sacrificio ri-
tuale di bambini era tranquillamen-
te praticato perfino allo scopo di
ottenere buoni raccolti nei campi.
Gli egiziani ritenevano che i genito-
ri, avendo dato la vita ai figli, doves-
sero andare esenti dalla pena per
omicidio se gliela toglievano. Sotto
l'influsso della religione cristiana
che proclamava il rispetto per tutti i
deboli e in particolare per i bambi-
ni, si andò via via affermando la
condanna per l'uccisione dei fan -

4.7 Page 37

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-------~---'----------sll-
1 GIUGNO 1989 37
ciu lli. Ri ch iamandos i al Vangelo,
profondamente permeato dell'a-
more per i bambini , i cristiani hanno
promosso innumerevo li in iziative
in favore dei ragazz i. Se la violenza
contro i bambin i c'è sempre stata
durante i secoli, dobbiamo arrivare
alla sconfortante conclusione c he ci
sarà anche nel futuro? E se questo
è vero, che cosa si può e si deve fare
per ridurre almeno le dime nsioni di
questo atroce fenomeno?
«Bisogna innanzitutto evitare -
risponde Moro - di affrontare un
probl ema serio come que ll o della
vio lenza sull'i nfanz ia con emot1v1-
tà, improvvisazione, faci loneria, de -
clamazioni reto riche e spettacolari.
Occorre invece mettere a punto
una strategia precisa e globale, che
in primo luogo faccia emerge re dal
sommerso i casi di abuso, attraver-
so una più generale sensibilizzazio-
ne al problema. Troppa gente assi-
ste indifferente agli abusi sui bam-
bini, mentre avrebbe il dovere di
utilizzare tutti i possibili canali per
segnalare i casi di cui sono a cono-
scenza. Poi occorre diffondere la
consapevolezza che la violenza sul -
l'infa nzia è legata a l tema più gene-
ra le dell a vio lenza presente ne lla
nostra società. Ma soprattutto è ne-
cessario diffondere una nuova cul-
tura dell 'in fa nzia, che facc ia risco-
prire i bisogni globali della perso-
nalità in formazione. In definitiva,
riscoprire il bambino e le sue reali e
non fittizie esigenze, riconoscerlo
come protagonista, insieme e ac-
canto agli altri, del la costruzione di
una diversa e nuova vita collettiva
in cui anche i valori di cui sono por-
tatori i bambini siano presenti e
possano co ntare».
LE CIFRE
DELLA VIOLENZA
La violenza sui bambini
ha dimensioni mondiali, non cono-
sce latitudini, a nche se assume for-
me spesso molto diverse nelle varie
aree geografiche. I dati sull'entità
del fenomeno sono però disponibili
solo nei Paesi industrialmente più
avanzati, dove operano numerose
associazioni c he si dedicano a ll a
prevenzione deg li abusi all'infanzia.
Risulta cosl che negli Stati Uniti i
cas i di bambini picchiati con una
ce rta frequenza sarebbero tra un
milione e 200 mila e un milione e
700 mila; i ragazzi brutalmente per-
cossi sarebbero tra i 460 mila e i 750
mila. In una denuncia al Congresso,
un parlamentare americano ha di-
chiarato che ogni due minuti un
bambino americano viene maltrat-
tato o violentato.
Secondo ima recente indagine
del quotidiano «Le Monde», in
Francia un bambino su 150, fino a
sei anni, risulta vittima di vio lenze
in famiglia. In Germania, ogni anno
un migli a io di bambini muore per le
percosse dei genitori. In Inghilterra
le piccole vittime sono ogni anno
fra le 650 e le 750 e 5 mila i casi ac-
certati annualmente di vio lenza in-
fantile.
I dati non possono essere precisi
perché molteplici fattori concorro-
no a mantenere nel sommerso una
gran quantità di casi. In Italia, la
pratica di picchiare i bambini è an-
cora molto diffusa, perché ritenuta
un mezzo di educazione. Ma si va
ben al di là dell e percosse: solo gli
infanticidi per «cause d'onore» so-
no stati, nel 1981 , 14 e furono 33 nel
1977. I genitori che ricorrono a ma l-
trattamenti appartengono a tutte le
classi sociali e in genere sono in
età compresa fra i 20 e i 25 anni per
le madri, 24-30 anni per i padri.

4.8 Page 38

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38 · 1 GIUGNO 1989
STORIA SALESIANA
Il cooperatore Cesare Guasti
L,ARCHIVISTA
CHE GUSTAVA LA CROC·E
A cent'anni dalla
morte il cooperatore
salesiano Cesare
Guasti s'avvia agli
onori degli altari. Fu
uomo di cultura
e seppe vivere con
si.mempepglincii..i suoi
- Ritratto di Cesare Guasti.
In una auspicabile sto-
ria dei Cooperatori salesiani, che
sarebbe stata interessante tracciare
nell 'anno centenario della morte di
Don Bosco, si leggerebbero alla
Toscana nomi illustri già dai primi
tempi.
A Pisa si vantano di Giuseppe
Toniolo, organizzatore del pensie-
ro socia le della Chiesa e prepara-
tore degli uomini che dovranno im-
pegnarsi nella lotta civile e politi-
ca. Aveva propiziato l'opera sale-
siana in Pisa e suggerito il passag-
gio del Collegio di Lucca a Colle-
salvetti, dove andava con i colleghi
dell'Università di Pisa a vedere ap-
plicato nei giovani il metodo pre-
ventivo di Don Bosco. Nel 1882
erano stati fatti Cooperatori i Pa-
dri Scolopi dai nomi celebri, qua
li Ermenegildo Pistelli, Giovanni

4.9 Page 39

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- - -- - - -----,11-
Giovannozzi, Celestino Zini, poi
arcivescovo di Siena, e Mauro Ric-
ci, Preposito generale dell'Ordine.
A Firenze Cesare Guasti, diret-
tore dell'ArGhivio di Stato fiorenti-
no e Soprintendente agli Archivi
della Toscana, sottoscriveva la pa-
gella di aiuti a vantaggio dell 'opera
che Don Bosco intendeva aprire in
città.
Nelle carte del grande erudito e
filologo pratese (1822-1889) si può
leggere tutto il curriculum di Gua-
sti cooperatore salesiano fedele e
attento: l'offerta del diploma, l'ac-
cettazione sollecita, finalmente, il
24 luglio del 1880, la consegna del
diploma firm ato dal «sac. Giò. Bo-
sco».
Da questa data il Guasti fu vici-
no al sorgere e allo svilupparsi del-
l'opera salesiana a Firenze: riceve
l'invito alla prima conferenza di
Don Bosco in S. Firenze il 15 mag-
gio dell'81; manda l'offerta di L.
cinque a mezzo del marchese Gio-
vanni di Montauto ; partecipa alla
seconda conferenza il 1O aprile del
1882 e raddoppia l'offerta, cospi-
cua, se si pensa che in tutto si rac-
colsero 198 lire in S. Firenze gre-
mitissima.
Coll'avvento a Firenze del nuo-
vo direttore dell'Opera salesiana,
don Stefano Febraro, divennero
forti i legami di vari uomini di cul-
tura con l'ambiente salesiano. Ce-
sare Guasti e Augusto Conti erano
immancabili alle feste, alle rappre-
sentazioni drammatiche, alle pre-
,mia zioni scolastiche. Il Guasti non
111anca di essere presente alle so-
lenni esequie di Don Bosco nel tri-
gesimo della sua morte quando a
tessere l'elogio del Santo amato è
S.E. mons. Donato Velluti Zati, Du-
ca di S. Clemente, e la folla era
strabocchevole.
Nel dicembre del 1888 il Diretto-
re invita il Guasti «a voler onorare
con la sua presenza e dire due pa-
role d'incoraggiamento che fareb-
bero bene a questi giovanetti av-
vezzi a conoscerla per fama e per
le virtù». Era la premiazione scola-
stica del 23 dicembre. Il Guasti era
ammalato e nessuno pensava che
dopo meno di due mesi si sarebbe -
Cesare Guasti e la famiglia.
1 GIUGNO 1989 39

4.10 Page 40

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40 · 1 GIUGNO 1989
presentato a ricevere la mercede
tanto bene meritata , il 12 febbraio
1889.
Siamo a cento anni dalla sut
morte.
Si raccontano queste cose per-
c Cesare Guasti non era un co-
operatore qualsi as i, più o meno ge-
neroso, colto, autore di più di 500
titoli, tra scritti storici, archivistici,
filologici, letterari, ecc., traduttore
e divulgatore dell'Imitazione di
Cristo, per oltre 15 anni segretario
dell'Accademia della Crusca, acca-
demico e compilatore dei primi
cinque volumi della V impressione
del Vocabolario, soc io di 43 acca-
demie nazionali e internazionali, in
corrispondenza con più di 1500
personalità, come fa sede il carteg-
gio pubblicato finora in 11 volumi
per i tipi di Leo S. Olschki, con l'in-
telligente cura e opera di France-
sco De Feo, che è stato archivista
nello stesso archivio in cui il Guasti
lavorò per 40 anni.
Non è questo che fa grande per
noi e interessa nte il Guasti, quanto
il fatto che questo uomo saggio,
coltissimo senza pari in Italia ai
suoi tempi, grande veramente di
doti umane, era anche un uomo
santo, di cui è in corso la causa di
beatificazione e canonizzazione.
La Positio super virtutibus è già
condotta a termine. Affermativa-
mente si sono pronunziati i Con-
sultori storici. Si attende il voto fa-
vorevole dei Consultori teologici,
perché venga riconosciuta l'eroici-
delle virtù del Servo di Dio Ce-
sare Guasti.
Pensate, un Cooperatore salesia-
no, pratese e fiorentino, Santo!
Non è cosa fantastica! L'am ico di
Tommaseo e di Gino Capponi, di
Isidoro Del Lungo e di Augusto
Conti, il compagno di studi al Cico-
gnini di Prato del futuro arcivesco-
vo di Firenze, Giovacchino Lim-
berti, amico di Don Bosco.
Un padre di famiglia santo, con
quattro figli , vedovo dopo appena
sette a nni di mat rimonio , una vita
di lavoro, di studio, di famiglia, in
armonia con il Vangelo e la Verità,
di cui fu custode placato e diffuso-
re, soprattutto fra le persone colte.
DICHIAMlIONE DI ACCETTAlWNE
TRA
COOPERATORI SALESIANI
ettr· n sottoscritto dichiara clie nel giorno4,
del mese ài
1B!Z' fu annoverato
tra i Cooperatori Salesiani, l Signor__,._ e _ __
L
~
~
·
.~~Lr
f
l
~
-
Quale ·per conseguenza in avvenire potrà go-
der.e di tutti i favori , di tietle le indulgenze e
grazie spirituali concesse dal Sommo Pontefice
a coloro che fanno parte di questa associazione
e ne osservano le r~gole.
NB. Si 1criva. la da.ta. del luogo notando se colui che accetta à
superiore o delogat(I .
I
Attestato di cooperatore· salesiano
del prof. Cesare Guasti firmato da Don Bosco.
«La Religione - diceva - deve
essere nei libri l'aura respirata, più
che una parola ripetuta. Fare tutto
bene se nza ambire alla gloria e alla
lode degli uomini».
Cesare Paoli, un archivista della
scuola di Francesco Bonaini, come
il Guasti, diceva: «Nelle cose stori-
che, letterarie e artistiche aveva
non solo la scienza, ma il sentimen-
to, un e letto sentimento di um a ni -
cristiana, il vivo amore della
idealità morale anche nei suoi duri
e severi studi».
Salesiano di vita e di elezione,
come lo era francescano; salesiano
da S. Francesco di Sales, a cui fisi-
camente somigliava, sereno, equili-
brato, misurato armonioso, arguto.
«Gustare la Croce. A portarla si
è obbligati. Ma se la portiamo per
forza il merito se ne va. Bisogna
stare allegri anche sotto la Croce».
Antonio Miscio

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - - - -- --
-~
-
1 GIUGNO 1989 41
CADUTO
ACCIDENTALMENTE
11nost ro Uieda di tre anni é ca-
duto accidentalmente da un
fienile sull'asfalto. Portato all'o-
spedale l'abbiamo affidato alla
protezione di S. Domenico Sa-
vio e di Don Bosco.
Abbiamo inviato un aiuto alla ca-
sa salesiana di Mareggia in cui
sia il nonno ch e lo zio hanno
studiato.
Famiglia Rossetti Donini
Coldrerio (Svizzera)
GUARITO DA
ALCOOLISMO CRONICO
M io marito da tanti anni ac-
cusava diversi disturbi sia
di caratere neurologico che di
carattere fisico sicché ero co-
stretta a far la spola da un medi-
co all 'altro senza mai conoscere
una diagnosi esatta finché il 21
dicembre 1983 in seguito ad un
infortunio sul lavoro fu portato al
pronto soccorso dove gli dia-
gnosticarono una crisi epilettica
causata da alcoolismo cronico .
Immaginate la mia disperazione .
Incominciai a pregare tutti i santi
salesiani. Ora a distanza di quat-
tro anni mio marito ha smesso
di bere.
Lettera firmata - Padova
NON AVEVAMO PIÙ
SPERANZA
R ingraziamo di cuore San
Domenico Savio e Maria
Ausiliatrice. Non avevamo quasi
più speranza di avere un figlio,
dopo la dolorosa perdita di due
piccoli, per aborto involontario.
Pregammo con viva fede S. Do-
menico Savio che , per interces-
sione di M. Ausiliatrice, ci venis-
se incontro e fummo esauditi. In
dicembre scorso é nato un bim-
bo bello e sano.
Con cuore riconoscente rendia-
mo nota la grazia e inviamo mo-
desta offerta.
Alfio e Rosetta Romeo
SONO GUARITA
PERFETTAMENTE
D esidero ringraziare Dio
che mi ha donato la guari-
gione per intercessione di don
Filippo Rinaldi.
Il 28 marzo u.s. fui ricoverata al-
l'Ospedale S. Martino di Genova
a seguito di un collasso cardio-
circolatorio.
La diagnosi evidenziò bronco-
polmonite, pericardite essudati-
va purulenta, tamponamento
cardiaco in fase acuta.
La prognosi si presentava infau-
sta. Le terapie e gli interventi di
cardiocentesi si dimostravano
inutili.
Fui sottoposta a un intervento
chirurgico di pericardiotomia
con fissazione di drenaggio
plueripericardico da cui fuoriu-
sciva abbondante pus.
Ero ormai preparata alla morte .
Mi affidarono a don Rinaldi.
Dopo tre mesi di lotta tra la vita
e la morte, son guarita perfetta-
mente e ho ripreso tutte le mie
attività.
Boero Pierina
GUARITI DOPO INCIDENTE
119/10/1987 io e mio marito di
90 anni siamo stati investiti da
una macchina, mentre sulle stri-
sce pedonali attendevamo di at-
traversare la strada.
Abbiamo entrambi riportato
gravi contusioni, ferite e frattu-
re ; io oltre ad ampie ferite alla
fronte e alla tempia, ho riportato
la frattura della quarta vertebra
cervicale con il pericolo di rima-
nere paralizzata.
Invece , dopo tanta tribolazione
e tante cure e terapie, possiamo
ringraziare Sr. Eusebia perché
siamo guariti e siamo ancora
autosufficienti.
Desidereremmo che la grazia
venisse pubblicata sul Bolletti-
no Salesiano .
Lidia e Piero Murru
Via Morghen, 18 - Torino
FELICE DI
TESTIMONIARLO
11nostro bambino Alessandro
di 8 anni , é stato coinvolto in
un brutto incidente stradale ,
tanto é vero che una volta arri-
vato all 'ospedale dopo i primi
accertamenti, é stato diretta-
mente pilotato in una sala di
rianimazione , aveva subito un
trauma cranico ed era entrato in
coma profondo.
La direttrice della scuola Mater-
na, Sr. Maria Rosa, mi ha fatto
pervenire l'abitino di S. Domeni-
co Savio.
Lo portavo sempre con me e
pregavo Maria Vergine con de-
vozione .
Ogni volta che entravo nella sala
di rianimazione mettevo l'abitino
di S. Domenico Savio tra le mani
del mio bambino e recitavo l'Ave
Maria.
I primi giorni i medici erano mol-
to pessimisti , ma noi genitori , la
Comunità delle F.M.A. , i Salesia-
ni e i Parrocchiani abbiamo con-
tinuato a pregare per invocare il
miracolo .
Il 24 maggio , altra data impor-
tante , Alessandro prende cono-
scenza e il giorno dopo può es-
sere trasferito nel reparto di pe-
diatria dell 'Ospedale di Padova.
Grazie a S. Domenico Savio , per
Sua intercessione la · Vergine
Maria ha salvato un 'altra vita, il
nostro piccolo Alessandro, e
sono felice di testimoniarlo.
Perin Loretta - Padova
RINGRAZIANO
PER GRAZIE RICEVUTE:
(segue dal numero precedente)
Guazzo Filomena Marandino
Guerriero Maria
Gurgo Francesca
Guttilla Serafina
lngoglia Anita
Labadia Anna
Lencini Gttonello Anna Maria
Luciani Angela
Maida Calogera
Marchiondo Adele
Maritano Giovannina
Martinelli Vittoria
Masia Anna
Mazza Maria
Meaggia Francesca
Member Emilia
Merlano Piercarlo
Montano Francesca
Nobili Dante
Nicotra Maria
Ober Alba
Oddo Salvatore
Pace Anna
Pariani Carlo
Patiri Maria
Penna Elia
Perani Maria Dellagiacoma
Piccoli Gaetano
Plaga Nuccia
Ramùschio Stefano e Maria
Rigamonti Maria Carla
Riva Emilia
Roberi Maria Somano
Rosa Filippo
Rosiello Modestino
Russo Santa Giunta
Scalia Teresa
Sciavo Tersilla
Sercia Giuseppe
Sette Luigina
Spera Vincenza
Stigliani Giuseppe
Strada Loredana
Suppo Cesarina
Tardito Edoardo
Tavella Maria
Todaro Vincenzo
Trincheri Adelina Orengo
Vallero Migliore Lucia
Vallerga Mina
Valsania Felice e Tina
Vassalli Maria
Villa Adele
Zappellini Vanes
Zappulli Antonietta

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
t BASSO BOLLO slg.ra LIBERA - cooperatrice
Castelletto Merli a 79 anni
Madre cristiana esemplare e anima di grande spi-
ritualità salesiana.
Ha riportato a Dio il dono di una grande bontà,
che Egli le aveva messo nel cuore, illuminandola
di fede; rendenola preziosa col sacrificio; molti-
plicandola con la dolcezza_e la continua capacità
di dire, al Signore , a tutti: grazie!
t PALUMBIERI signor !\\'!AURO - cooperatore a
91 anni
«Andiamo a trovare Bartolo Longo", cosi il nostro
Don L'Arco soleva dire, visitando questo suo
amico. Uomo di lunga preghiera : per settant'an-
ni, Eucaristia quotidiana a tre ore di orazione al
giorno con Te Deum per la vocazione sacerdota-
le di suo figlio salesiano don Sabino. Uomo di
lunga esperienza di scuola : quarantaquattro anni
di insegnamento e medaglia d'oro del ministero
P.I.
Suo trinomio : fede, famiglia, fedeltà al dovere.
Con la sua sposa fecero della loro casa un tem-
pio e del tempio la loro casa. Per i suoi figli scris-
se : «Che Dio me li conservi sempre timorosi di
Dio e amanti del prossimo". È il suo programma
di educatore In casa e a scuola.
Aveva una capacità rara di dialogare e di farsi
ascoltare dalle nuove generazioni, per la robu-
stezza dei suoi ideali e la tenerezza del suo rap-
porto. Il suo magistero si collocava dentro il quo-
tidiano, perché viveva in coerenza con la sua fe-
de e irradiava, con la sua testimonianza, le sue
convinzioni vitali. Don Bosco era da lui conside-
rato come il suo grande amico e i salesiani come
la sua seconda famiglia.
Due giovani, che lo hanno seguito sino alla fine,
hanno testimoniato : «La morte di papà Mauro è
stato il corso di esercizi spirituali più incisivo del-
la nostra vita. È uno di quegli uomini che ti lascia-
no il segno e anche quando sono partiti, conti-
nuano a parlare non più accanto, ma dentro. È
uno di quelli che, se sei caduto, ti fa rialzare subi-
to, per farti guardare lontano".
t ORSELLO sac. VINCENZO - sacerdote Pine-
rolo a 73 anni
Era figlio di quella generosa terra albese che tanti
confratelli ha saputo donare alla famiglia salesia-
na. Colpito dalla sofferenza fin dalla prima giovi-
nezza, ha saputo portare con eleganza lé sue
sofferenze, senza farle pesare sui confratelli.
Preciso ed ordinato, fedele osservante delle re-
gole della Congregazione , col più bel garbo sa-
peva mettere in evidenza i difetti che notava.
Aveva una particolare devozione alla Madonna,
che pregava incessantemente. Si può dire che
tre furono le sue caratteristiche : la precisione in
tutto , la preghiera, la carità.
Sorella di don Pompeo, Salesiano , nutri una pro-
fonda devozione a Maria Ausiliatrice, a Don Bo-
séo e a Domenico Savio le cui immagini amava
tenere esposte presso il suo capezzale .
La sua vita trascorsa nella dedizione alla famiglia
educando cristianamente i suoi sei figli.
t PEDRON signor BRUNO - cooperatore Mon-
teortone (PD) a 67 anni
L'onestà fu il suo ideale, il lavoro la sua vita, la fa-
miglia il suo affetto, sempre animato dallo spirito
salesiano di serenità e fiducia, che alimentava
con l'assidua e attenta partecipazione agli incon-
tri mensili dei Cooperatori e a tutte le iniziative
salesiane locali.
BRUNINO sig.ra LUCIA ved. PETTENELLO - co-
t operatrice Monteortone a 68 anni
Tre furono le caratteristiche che segnarono la
sua vita, soprattutto in questi ultimi anni : schiet-
tezza di linguaggio, generosità di cuore , spirito di
fede nell'accettare dalla mano di Dio le gravi pro-
ve della vita. L'amore a D. Bosco e la stima per la
Famiglia Salesiana, di cui sentiva forte l'apparte-
nenza, le davano coraggio e serenità.
t SCHIAVON slg.ra BIANCA ved . BRUNINO - co-
operatrice Monteortone a 62 anni
Donna di profonda fede in Dio , da cui trasse la
forza per affrontare le gravi prove della vita, e so-
prattutto le sofferenze fisiche e morali di questi
ultimi anni. Di animo generoso ed aperto ad ogni
iniziativa di bene in Parrocchia e nella nostra As-
sociazione; era membro del Consiglio locale. Vis-
se in totalità di amore lo spirito di D. Bosco, e
lo diffuse con !'esempio, con la parola e con le
opere .
t PALENA slg.ra TERESA ved. MARLETTO - co-
operàtrlce Sanremo (IM) a 92 anni
La sua vita semplice, serena, ricca di fede e di
preghiera, vive nel cuore dei suoi familiari e di tut-
ti coloro che l'hanno conosciuta, amata e sti-
mata.
t SCHINETTI signor ANGELO - coadiutore Tori-
no a 87 anni
Nel silenzio della Casa salesiana «Andrea Beltra-
mi" è scomparso questo confratello, che ha tra-
scorso la sua vita lavorando indefessamente,
pregando e soffrendo. Era semplice , operoso,
cordiale e retto in tutto il suo operato ; ha amato
profondamente la Congregazione , ha servito il
suo Dio con entusiasmo giovanile, sempre .
t FABOZZI slg.ra ROSA ved. SANTORO Caser-
ta a 91 anni
Cresciuta in un ambiente familiare ricco di fede e
di devozione, ne conservò costantemente lo spi-
rito in uno sfondo di bontà ed evangelica sempli-
cità.
t ZORZI slg,na ROSINA In VANZETTA - allieva e
cooperatrice Ziano di Fiemme (TN)
Fu la nota allegra nelle feste dell 'oratorio , coope-
ratrice entusiasta nel laboratorio missionario. Dio
la chiamò a sé dopo breve malattia nell 'aprile
scorso.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
· giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma(oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per. l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta ipvece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro qei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

5.3 Page 43

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--------'------------5'1-
1 GIUGNO 1989 43
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Borsa: S. Giovanni Bosco e Santi
Salesiani, pèr ringraziamento e invo-
cando protezione, a cura di La Rus-
sa Gabriella, L. 3.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, implorando
protezione per tuca, a l 'ra dei geni-
tori, Torino
'
-
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, per grazie ricevute e
invocando protezione, a cura di To-
nini Lidia, L. 2.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, per spe-
ciale grazia ricevuta, a cura di Silve-
stri Italia, L. 1.000.000
Borsa: In memoria e suffragio dei
genitori e invocando protezione, a
cura di P.B ., L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Don Rlnaldl, a cura di A.A., To-
rino, L. 500.000
Borsa: S. Giovanni Bosco e Beato
Don Caravarlo, per la santificazione
dei sacerdoti, a cura di Mottinelli Isi-
doro, L. 400.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando protezione, a cura di Bolmida
Amelia e Ernestina, L. 400.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Martini Renata, L. 300:000
Borsa: Beato Michele Rua, per la
sua canonizzazione e invocando il
suo aiuto, a cura di S.L. , Como,
L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, in suffragio di Mura Abele e
Felicino, a cura di Mura Carmina,
L. 200.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Roveda
Giovanni, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Do-
menico Savio, per ringraziamento, a
cura di Ranaldi Candido, L. 200.000
Borsa: Sac. Pietro Chiesa, a cura di
Cautero Giannino, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, ringraziando
e invocando protezione, a cura di
Tarditi Luigia, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, invocan-
do protezione su Rita e Amerigo, a
cura della mamma Cirilli Margherita,
L. 200.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria
Auslllatrlce, tutti I Santi, in suffragio
delle anime del purgatorio, a cura di
Sasso Margherita, L. 200.000
Borsa: In suffragio di Lioy Rosa, a
cura di A.M.1,., Venosa, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, S. Do-
menico Savio, invocando protezione
per la famiglia, a cura di Bocchio Ro-
sita, L. 200.000 ·
'
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in ringraziamento, a cura di Gui-
glia Marco, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in suffragio di Massucco Miche-
le, a cura della Famiglia Massucco,
L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
leslanl, invocando protezione per
anima e corpo per il figlio e la fami-
glia, a cura di una mamma, L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, per ringraziamento e pro-
tezione, a cura di A.G., L. 120.000
Borsa: Beato Michele Rua, in me-
moria dei genitori, a cura di Zavarise
Maria Carmela, L. 120.000
Borsa: Don Bosco, Domenico Sa-
vio, ringraziando per la nascita della
nipotina Valentina, a cura di Gatti
Rosa, L. 110.000
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione, a cura della Fa-
miglia Torazza
Borsa: Don Bosco, per ringrazia-
mento e protezione, a cura di Minelli
Teresa
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, per protezione sulla fami-
glia, a cura di Mensitieri Giorgio e
Ivana
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di P.M. , Caluso
Borsa: Merla Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Tempi Marise
Neri
Borsa: Don Bosco, a suffragio di un
familiare, a cura di Andriollo Silvestro
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, ringraziando
e invocando protezione, a cura di
N.N., Casale
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, a cura di Romanelli Anna
Borsa: Don Bosco, per ringrazia-
mento e protezione, a cura di Pa-
squarelli Alessandro
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Viola Rosa
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Vannucchi Antonio
Borsa: Maria Auslllatrlce e Beato
Michele Rua, a cura di Rossello Ric-
cardo
Borsa : Maria Auslllatrlce e Don Bo-·
sco, a cura di B.R.S.P.
Borsa: in memoria del salesiano Fer-
raris Pietro, a cura del nipote Cesare
Ferraris
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in suffragio dei miei defunti, a
cura di Francini Giulia
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Oggioni Marina
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione della
famiglia, a cura di Valle Secondo
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, ringraziando e invocando prote-
zione, a cura di Tarditi Wilma
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, ringraziando e invocando prote-
zione, a cura di Peterlana Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio dei miei defunti e in-
vocando protezione, a cura di Ma-
gliano Francesca
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
protezione in vita e in morte, a cura
di Sartorelli Assunta
Borsa : S. Teresa di Gesù. Bambino
e Papa Giovanni, a cura di Vittoria e
Marilena Faranda Santisi
Borsa: Maria Auslllatrlèe e Don Bo-
sco, per protezione della famiglia, a
cura di Bulgari Franca
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, per ringraziamento e invocando
protezione, a cura di Giachini Prof.
Mario
Borsa: Maria Auslllatrlce, Beato Ml-
chele Rua, salvate la mia famiglia, a
cura di M. Lanfranchi
Borsa: Don Bosco, a cura di Montai-
do Pietro
Borsa: In suffragio di"mj_o padre Car-
melo Arecchi, a cura di Arecchi Prof.
Carmela
Borsa: S. Domenico Savio, per una
particolare intenzione, a cura di Nap-
pi Carmela
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, proteggete sempre
me e i miei cari, a cura di Baldi Maria
Laura
Borsa: Maria AuslllilttlcÌi ' e Saritl
Salesiani, per ringrazià")ento e prò-
tezione, a cura di Melfi Filipozzo Li-
liana
Borsa: Don Bosco, in suffragio del
marito Del Sasso Umberto
Borsa: Don Bosco e Don Rua, a cu-
ra di Carlo Garaventa
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in ringraziamento, a cura di Fani
Francesco e Rita
e Borsa: Maria Aus)llatrlce e Don
Bosco, a cura di Agcisiino Vera
Giacca
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, per ringraziamento e protezio-
ne, a cura di Giacomo e Antonella
Carducci
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in ringraziamento, a cura di
Paolo e Simona Carducci
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Ferrari Ida Conati

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO FERROVIA
Dopo sette secoli il confronto tra Oriente e Occidente, tra Musulmani
e «Franchi» - come anche il conflitto intestino fra le due anime
dell'Islam, l'integralismo
intransigente e la tolleranza
illuminata -
insanguina ancor oggi le sponde
della Terrasanta e rende
paradossalmente attuale parlare
di crociate.
L'autore, giornalista libanese
che vive a Parigi, getta uno
sguardo al di là della barricata
e ci riserva non poche
sorprese: un affresco
a colori violenti e un
monito inquietante
di fronte alle
prospettive di un
futuro gravido
di incognite.
Sì, desidero ricevere direttamente a casa mia N. copie _ _
di LE CROCIATE VISTE DAGLI ARABI
di Amin MAALOUF
Pagherò alla consegna (L. 28.000 la copia, porto e imballo gratis)
cognome
nome
via
città
C.A.P.
data
firma
- - 7 Ritagliare e spedire
in busta chiusa alla
VARIA SEI
corso Vittorio Emanuele II, 92
10121 Torino
vatia~
l-=1 =11