Bollettino_Salesiano_197903


Bollettino_Salesiano_197903



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BOLLETTINO
ANNO 103 N. 3 1° QUINOICINA 1 FEBBRAIO 1878
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2• (7D)
SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO N EL 1877
PBl■CIPB
CBB
.SCELSI
~ DO■
BOSCO

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Sommario
1 FEBBRAIO 1979
;
'~ ICILl=a ·r• ~ D011
BOSCO
Servizio di copertina, pag. 22
LE IDEE
Il Papa cl ha detto..., 3
La Giornata Missionaria Salesiana, 9- 10
Quale religione per i ragazzi di Arese, 14-15
LE FORZE
Carta d'identità. L'Accademia Mariana Salesiana, 10-11
Saleslant. In 17 alla Conferenza di Puebla, 28
Giovani Cooperatori. Il nostro camm ino verso Dio, 29
L'AZIONE
Brasile. Gesù Bambino è nato Xavante, 28
Egitto. Quattro mensilità per Don Bosco, 30
Giappone. La Sindone alla tv, 28
Come fu che Takako-san divenne suor Paola, 30
India. Ho atteso che mi chiedessero di Lui, 29
Italia. Don Meroni insegna vincendo concorsi, 5-7
Dividiamo Insieme pane e problemi, 8
Mago Silvan: Il primo show all'oratorio, 29- 30
Il babbo ha fatto un regalo a se stesso, 30
Malta. Tutto cominciò con BS e Cooperatori, 31
Messico. Ogni Unione Exallievi un impegno, 16
Studi superiori per I Mlxes a Totontepec, 30
Spagna. 55 usignoli cantano al Signore, 17-19
Stati Uniti. Nadine e gli handicappati, 28
Thailanc:Ua. Incendiata la scuola di Betong, 20
Venezuela. Yanomami, Dio era già con voi, 12-13
IL PASSATO
Centenario di Nizza Monferrato. E dopo Carlo VIII, madre
Mazzarello..., 20-21
Venerabile Augusto Czartoryskl. Il principe che scelse Don
Bosco, 22-27
RUBRICHE. Libreria, 7 - BS risponde, 14 - Brevi da tutto il
mondo, 28 - Ringraziano i nostri santi, 32 Preghiamo per i
nostri morti, 34 - Solidarietà missionaria, 35.
VIGNETTA
DIECI
'
E LODE
La robotluazlone, secondo l'umorista Jean By
Fenomeni come l'inurbamento, l'alta tecnologia, la persuasione
occulta, le pressioni Ideologiche, I condizionamenti socio-politici,
possono trasformare l'uomo In un robot manovrato da 11ltri robot, e a
sua volta Inconscio manovratore di robot
2
BOLLETTINO
SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
Direttore responaablle don ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accomero - Pietro Ambrosia - Marco Bon-
gloannl - Teresio Bosco - Ella Ferrante - Adolfo l'Arco
Fotografia Antonio Gottardt
Archivio salesiano: Guido Canton i - Archivio Audiovisivi LDC
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Autorizzazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
L' EDIZIONE DI META' MESE
del BS è particolarmente destinata ai del Cooperatori Salesiani.
Redattore don Armando Buttarelll, Viale del Salesiani 9, 00175 Ro-
ma, Tel. (06)74.80.433.
Il •BOLLETTINO SALESIANO• NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 20 llngue diverse
(tiratura annua oltre 1Omilioni di copie) in:
Antllle (a Santo Domingo) - Argentina - Auatralla - Austria - Belgio
(In fiammingo) - Bollvla - Braslle - Centro America (a San Salvador)
- Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -
Francia (per i paesi di lingua francofona) - Germania - Giappone -
Gran Bretagna - India (In Inglese e lingue locali malayalam, tamil e
telugù) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Korea
del Sud - 85 lituano (edito a Roma)• Malta MeHlco - Olanda -
Perù - Polonia Portogallo Repubblica Sudafricana - Spagna -
Stat i Uniti - Thailandia - Uruguay - Venezuela.
DIREZIONE DEL es ITALIANO
lndlrluo: Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092 - 00100
Roma-Aurelio. Tel. (06) 69.31.341.
Collaborazione . La Direzione Invita a mandare notizie e foto ri-
guardanti le attività della Famlglla Salesiana, e s'Impegna a pubbli-
carle secondo le possibilità e lo spirito del BS.
Corrispondenza. Inoltrare alla Direzione quella riguardante:
- le informazioni sull'attività salesiana;
- le rubriche Caro 8S, BS risponde, Ringraziano i nostri santi,
Preghiamo perI nostri morti.
DIFFUSIONE
Abbonamenti. Il BS è gratuito ma si sostiene con il contributo libero
del lettori. E' per tutti il dono di Don Bosco al componenti la Famiglia
Salesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere.
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IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO ai lettori che
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- aiutano le 0p8re Salesiane nel mondo,
- e le Missioni attraverso la Solidarietà fraterna o altre forme.

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FAMIGLIA SALESIANA
Il Papa ci ha detto...
Giovedì 21 dicembre il Rettor Maggiore e gli altri Superiori salesiani hanno ottenuto
un'udienza speciale dal Papa. Il fatto interessa e Incuriosisce tutta la famiglia di Don
Bosco, perciò abbiamo sottoposto don Egidio Viganò a un fuoco di fila di domande.
D omanda: Perché i Superiori sale-
siani hanno voluto essere ricevuti
da/Papa?
Risposta: E' un'esigenza spontanea
deUo spirito cti Don Bosco il poter
esprimere a un nuovo Papa la sincera
e fattiva adesione della Congregazio-
ne e deUa Famiglia Salesiana al suc-
cessore di Pietro nel suo ministero di
guida della Chiesa: avevamo un pro-
posito d'impegno da manifestare e un
cuore da offrire al Vicario di Cristo.
C'era, poi, anche un particolare
motivo del Rettor Maggiore, designa-
to da Paolo VI tra i quallro Superiori
generali a partecipare alla prossima
terza Conferenza episcopale latino-a-
mericana di Puebla.
D. Come si è svolta l'udienza?
R . E' durata una mezz'ora e s1 e
svolta in due tempi: quasi una metà
del tempo un dialogo personale del
Rettor Maggiore, e poi un incontro di
tutto il Consiglio con un saluto perso-
nale del Papa a ciascuno dei membri e
una conversazione simpatica cti grup-
po con scambi cti informazioni e di
battute.
Lo stile, fin dal primo istante, è sta-
to di estrema familiarità, in sempli-
cità, in facile confidenza e in manife-
sta cordialità.
D. Lei ha potuto parlare per parec-
chi minuti a quallr'occhi col Papa: co-
m 'è, visto da vicino?
R. Mi son sentito subito a mio agio,
in contatto sincero e significativo con
iJ mio Pastore: buono, attento, intelli-
gente, responsabile primo della san-
tità e dell'operosità apostolica deUa
nostra Famiglia.
Il Papa è dj nazionalità polacca, con
cuore universale, testimone vivo e at-
traente della cattolicità del mistero di
Cristo. Pieno di vigore, con una gra-
devole voce virile, con intuizione
d'artista, con un italiano chiaro e ca-
ratteristico, dimostra robusta capa-
cità intellettuale, vasta competenza
culturale e un'acuta visione mondiale
dei più gravi problemi umano-pasto-
rali.
AIJ'entrare mi sentivo un po' nervo-
so; appena gli ho baciato l'anello e mi
ha fatto sedere amabilmente di fronte
a mi è parso cti essere a casa, senza
coibizione né schemi artificiali.
D. Delle cose dette e udite in privato,
si può dire qualccsa in pubblico?
R. Almeno qualcosa! Dopo aver
ascoltato il suo saluto e le sue speran-
ze, la mia conversazione è stata di
presentazione della Famiglia Salesia-
na, d'informazione dei nostri attuali
impegni («rilancio mariano" e «edu-
cazione cristiana» secondo lo spirito
di Don Bosco), i grandi problemi at-
tuali della nostra Congregazione, il
progetto di maggior presenza africa-
na, la responsabilità salesiana in
America Latina, le nostre speranze
asiatiche, la nostra testimonianza e le
nostre difficoltà in paesi a regime to-
talitario. 11 Papa ha ammirato la fe.
conctità carismatica cti Don Bosco
cresciuta ovunque in meno di cen-
t'anni: è il «fenomeno salesiano» di
cui parlava con frequenza Paolo VI!
Da Valdocco, sede della basilica di
Maria Ausiliatrice, madre e maestra
cti quel semplice ma santamente di-
namico prete che fu Don Bosco, si è
sparsa per tutti i continenti un'espe-
rienza dì Spirito Santo a favore defla
gioventù più bisognosa: 18.000 Sale-
siani; 18.000 Figlie di. Maria Ausilia-
trice; 770 VDB; quasi tremila altre
Religiose; decine di migliaia di Coo-
peratori e Cooperatrici, cti Exallievi ed
Exallieve organizzati e impegnati cri-
stianamente in fedeltà alla Chiesa
cattolica guidala dal Successore di
Pietro.
Non è esagerato parlare cti almeno
l00.000 membri attivi della Famiglia
Salesiana.
Bello! esclama iJ Papa. Più tardi,
conversando familiarmente con tutto
il gruppo, il Santo Padre improvvisa-
mente esclamerà: Ma allora siete più
potenti dell'Opus Dei, che sono 70.000!
3

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Don Vlganb: Tanta cordlalltà: ml~ parso di assere In casa ... ·
.n Papa si attende entusiasmo operosità a fedeltà alla chiesa• .
Santità, noi non siamo potenti, ma
umili e inquieti lavoratori. No, no! Per
real~zare il bene ci vuole «potenza»;
lo diceva già san Tarnrnaso d'Aquino
(facendo, così, allusione all'udienza
anteriore alla nostra, dei Superiori
Domenkani).
D. Nella conversazione in gruppo
che è seguita, di che cosa si è parlato?
R. Nel salutare personalmente
ognuno dei Consiglieri presentali dal
Rettor Maggiore, il Papa faceva
emergere con arguzia qualche ele-
mento della conversazione appena
avuta con me, o sottolineava sorri-
dendo qualche aspeuo relativo alla
persona o al settore di lavoro dei su-
periori; ci fece spesso ridere con alle-
gria, trovando bauute di umore. Oltre
al Consiglio Superiore con il Segreta-
rio, c'era anche il nostro Procuratore
presso la Santa Sede e il nuovo Dele-
gato del Rettor Maggiore per la Polo-
nia.
Si è parlato un po' di tutto: delle
undici nazionalità dei Consiglieri,
delle relazioni tra l'Argentina e il Cile,
della vitalità vocazionale mdiana,
della formazione, degli studi e della
nostra Università, delJe difficoltà nel
Medio Oriente, delle Ispettorie del
Centro Europa, della differenza tra
Procuratore ed Economo e, quindi,
persino dei soldi... Si sono falte anche
tante fotografie.
Don Agostino Dziedziel. delegato
della Polonia, che aveva dato tre bei
bacioni sulle guance del Papa, gli
mostrò il telegramma (arrivato il
giorno prima) della morte di don
Adamo Cieslar, cx ispettore in Polo-
nia, che era stato anche guida spiri-
tuale del Papa nei suoi anni giovanili.
Il Santo Padre si fermò un istante in
raccoglimento, e volle che il suo se-
gretario inviasse subito a Cracovia le
sue personali condoglianze.
D. Dei paesi a ,,egime socialista?
R. n Papa ba espresso con partico-
lare vivacità e profonda chiarezza l'i-
dea che la Chiesa è per natura uni-
versale, che è nata per crescere in ogni
popolo, che ha una dinamica sua
propria, la quale si sviluppa secondo
le circostanze socioculturali e le si-
tuazioni politiche; deve perciò preoc-
cuparsi di agire dovunque nonostante
le difficoltà, anche se questo può
comportare l'eroismo del martirio.
La dinamica dell'amore non la può
fermare nessuno!
D. Dei paesi accidentali?
R, Il Papa si è mostralo preoccu-
pato per una specie di regressione che
si nota nei principali Paesi europei ri-
guardo alle grandi prospettive sto1i-
che dell'umanità. L'Europa sembra
un po' rinchiusa su se stessa, e circo-
scritta alle preoccupazioni del benes-
sere; appare un po' stanca e delusa: la
secola1izzazione non le serve da molla
di grandezza.
Le Chiese dell'Europa ne risentono
nella toro vitalità!
Bisognerebbe rinfuocare l'aggan-
cio culturale della fede, e lanciare
molto personale apostolico nei grandi
compiti missionari della Chiesa uni-
versale.
D. •Dell'America Latina?
R. La convcrsa,done su Puebla e il
discorso circa la situazione ecclesiale
dell'America Latina è stato abbastan-
za lungo e particolarmente concreLO.
11 Papa guarda alle Chiese latino-a-
mericane come a una piattaforma di
speranza. Si ripromette da Puebla un
grande impegno di evangelizzazione
rinnovata per lutti quei popoli, inco-
minciando dal Messico Eino alla Terra
del Fuoco. E spera anche in una ri-
percussione positiva di Puebla sul re-
sto del mondo.
D. Delle missioni?
R. Appena informato del nostro
progetto circa l'Africa, il Papa se ne è
compiaciuto intensamente. Mi ha
detto che proplio una settimana pri-
ma era stato da lui il card. Giacinto
Thiandoum del Senegal e gli aveva
descritto l'attuale momento dei po-
poli africani in vista di un loro pro-
getto di futuro socioculturale. E' l'ora
dell'Africa; bisognerebbe riempirla di
operatori del Vangelo, di sacerdoti, di
religiosi, di laici missionari, per aprire
un orizzonte cristiano a una così
straordmaria e importante aspettati-
va continentale.
Con la mente a questo problema il
Papa sorridendo disse poi ai Consi-
glieri che entravano: Per un prossimo
incontro desidero vedere tra voi più
facce nere e gialle.
Meno male che quasi subito dopo
passava a baciargli l'anello proprio
don Tommaso Panakezham, con il
quale si intrattenne affabilmente a
parlare dell'India e del Kerala e delle
possibilità missionarie in Asia.
D. Della pastorale giovanile?
R. Al sentire la presentazione dei
servizi generali della pastorale giova-
nile, e al vedere la robusta figura del
Consigliere addetto, il Papa sollevò
gioiosamente le braccia e appoggiò le
mani sulle spalle di don Vecchi: Qui
c'è uwa la pasrorale salesiana! Bene!
Ci vogliono spalle buone per un lavoro
così importante e complesso...
D. Della Famiglia Salesiana?
R. Subito dopo ìl Consigliere della
Pastorale giovanile veniva don Rai-
neri: ecco, Santità, il Consigliere per
la Famiglia Salesiana.
Ma come - esclamò sorridendo il
Papa -: una Famiglia tanto grande e
un animatore così magro! Eh - gli
si rispose-; si tratta di grandezza e di
intensità «spirituale»!
D. Che cosa si attende il Papa dai
Salesiani e dalla Famiglia di Don Bo-
sco?
R. Si attende, credo, proprio ciò
che gli abbiamo promesso: entusia-
smo spirituale, operosità apostolica,
fedeltà alla Chiesa e al carisma di Don
Bosco.
Alla conclusione dell'udienza, ci
accompagnò alla porta del suo studio
e ci salutò di nuovo, uno per uno. Ri-
masto ultimo, potei dirgli come
espressione conclusiva di questo pri-
mo nostro incontro: Santo Padre,
* Don Bosco e i suoi discepoli saranno
sempre con Pietro!
4

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ITALIA
Don
Meroni
insegna
vincendo
concorsi- ~
A Sesto San Giovanni un intraprendente insegnante di Osservazioni
Scientifiche, don Tarcisio Meroni, riesce a trascinare I suoi ragazzi in
appassionanti ricerche, e ogni anno li porta a vincere qualcuno dei
concorsi che I vari enti indicono appositamente per le scuole.
e ominciò nel 1973, vincendo con i
suoi ragazzi un concorso indetto
dal quotidiano cattolico Avvenire. Nel
'74 portò i suoi ragazzi ad affrontare
l'annuale concorso indetto dalla Phi-
lips «per i giovani inventori e ricerca-
tori»: arrivarono soltanto secondi.
Nel ·75 lui e i suoi ragazzi del terzo
corso decisero di fare meglio, si ri-
presentarono e fecero l'en plein: pri-
mo premio. Presentarono una «Anto-
logia botanica» su 34 argomenti di-
versi, che la commissione esaminatri-
ce - composta da docenti universi-
tari - ritenne la migliore, «ravvisan-
do nelle documentazioni raccolte e
presentate un metodo estremamente
valido per l'insegnamenLo delle
scienze nelle scuole medie inferiori».
La premiazione avvenne a Milano
nel «Museo della scienza e della tec-
nica», dove era stato allestito uno
stand speciale che permetteva ai visi-
tatori di esaminare minuziosamente
gli elaborati dei ragazzi. Un album gi-
gante presentava la ricerca sulle
piante fossili, quella sulle «piante
maledette» della droga, lo studio al
microscopio delle alghe, lo studio
sulla struttura anatomica delle foglie,
una documentazione sull'arrossa-
mento delle acque del lago Tovel...
A quel concorso Philips avevano
preso parte 1500 concorrenti, Lra i
quali erano stati scelti 150 [inalisti, e
tra essi 58 premiati. Ai ragazzi di Sesto
andò la vittoria perché era la prima
volta che si poteva premiare non già
un singolo ragazzo eccezionalmente
dotato, ma una classe intera. E men-
tre nelle altre premiazioni Ja giuria
sottolineava sempre con malinconia
la mancanza di collaborazione da
parte della scuola, questa volta gli or-
ganizzatori si ritennero in dovere di
assegnare un premio anche all'inse-
gnante, «per la paziente opera di re-
gia» che aveva svolto.
E la cosa non dispiacque a Don
Meroni. Il quale ha spiegato così il
segreto del suo successo: «A prima
vista i ragazzi d'oggi danno l'impres-
sione di voler rifiutare l'istruzione e la
formazione. L'importante invece è
capire che devono essere messi neUe
condizioni di ricercare e scoprire
qualcosa di nuovo. Mandati alla cac-
cia di esemplari veri. o posti di fronte
al microscopio, si trasformano. E una
volta sviluppalo rinteresse, difficil-
mente poi si riesce a fermarli».
Un•apicoltore In blue Jeans• tiene con la sini-
stra Il miele Inquinato (con la destra quello
normale). Foto in allo: a MIiano, un angolo dello
stand sulle . erbe nostre amiche •.
Arriva la tv. E verso Natale, alla
scuola salesiana arriva la tv. Quando
don Meroni ne dà l'annuncio i ragazzi
non ci credono, pensano che sia il so-
lito scherzo da prete. E invece ecco
arrivare la troupe televisiva, e viene
proprio per loro.
Il programma va in onda qualche
giorno prima di Natale, alla «Tv per i
ragazzi». Apre con una panoramica
su Sesto San Giovanni piena di smog,
sui pennacchi delle ciminiere e sulla
neve a terra di colore nerastro. Poi di
colpo inquadra la piccola oasi verde
dell'orto botanico della scuola. Un
conLrasto quanto mai eloquente.
E poi i ragazzi al lavoro: sembrano
ricercatori di università sprofondati
nella serietà dell'indagine, e invece
sono ragazzi che (ino a cinque minuti
prima tiravano calci al pallone dell'o-
ratorio. Quelli di Tc17.a C, stanno alle-
stendo l'erbario. La Terza A lavora
attorno alle piante medicinali coltiva-
le nell'orto. Poi alcuni ragazzi fanno
vedere come si può costruire qua-
dretti e cartoline con foglie e fiori de-
bitamente preparati. Ecco altri ra-
gaz1.i chini sul microscopio: si eserci-
tano a estrarre la clorofilla dalle foglie
e i pigmenti colorati dai petali in riore.
Un ragazzetto si impanca a catte-
dratico e imparte ai telespettatori la
lezione: « Forse voi non sapete che nel
mondo ci sono più di 500 piante car-
nivore, ossia che si nutrono di insetti.
Jn Italia ce n'è una sola, si chiama
Pingukola, e io sono riuscito a tro-
varla in Val d'Aosta. Ora è il pez.lo più
prezioso del nostro erbario».
Le api fanno catram e. Nel '76 don
Meroni porta al solito concorso Phi-
lips una nuova ricerca: « Le nostre
amiche api». Si dedica alla ricerca il
gruppo « Pro natura» formalo da 4
ragazzi della scuola, un giovanotto
abile fotografo, e un apicoltore pro-
fessi.onisLa. Più don Meroni, natural-
mente, che un giornale definirà « ape
5

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regina del piccolo sciame di ricerca-
tori». Vincono soltanto il secondo
premio (mica possono dargli il ·primo
tutti gli anni). Ma a l «Museo della
scienza e della tecn ica» dj Milano il
loro stand delle api è il più visitato:
migliaia di persone sostano quasi in-
credule ad ascoltare le spiegazioni
degli «apicoltori in blue jeans•: Paolo
Lensi, il quattordicenne che più degli
altri si è buttato a capofitto nella ri-
cer ca, viene definito dal giornale « il
ragazzo che sa tutto sulle api».
La ricerca si presenta in tre parti
complementari: una relazione di 150
cartelle su tutti gli aspetti della vita
delle api; una cassetta entom ologica
con erbario apistico comprendente 80
piante nettarifere; e poi quasi 200
diapositive sul mondo delle api. Ma
c'è dell'altro: i ragazzi hanno studiato
l'influsso dell'inquinamento atmosfe-
rico sulla vita delle api, e nella loro
ricerca espongono le dolorose con-
clusioni a cui sono giunti. L'inquina-
mento di Sesto impedisce la vita delle
api.
Nello stand è visibile un barattolo
che sembra contenere catrame e in-
vece contiene il misero miele che le
api di Sesto sono riuscite con tutta la
loro buona volontà a mettere insieme:
è di color verde-nerastro. L'apicoltore
loro collaboratore dice: «Come si può
avere il coraggio di mangiare questo
miele? Nessuno lo vuole più». I ra-
gazzi hanno chiesto (senza riuscirvi)
di far analizzare il prodotto. E poi
hanno escogitato una controprova:
hanno nutrito con quel miele un al-
veare normale. Nel giro di pochi gior-
ni il ronzio nell'alveare si è spento. Gli
animaletti sembravano presi da para-
lisi, cominciavano a morire. Per sal-
vare l'alveare si dovette subito sosti-
tuireil miele avvelenato, ma centinaia
di api non si ripresero più.
La notizia dell'esperimento è subito
circolata. Il Giorno e là Domenica del
Corriere ne hanno parlato, l'Avvenire
è uscito col titolo « Sos, le api fanno
catrame».
E don Meroni? Be', è staw invitato a
partecipare al «Simposio internazio-
nale di apiterapia» di Bucarest, e c'è
andato.
D ragazzo che parla con i fiori. 11
concorso scelto per il 1977 è quello
indetto dalla Bonomelli, col titolo «Le
erbe nostre amiche». Il jolly neUa
manica di don Meroni questa volta si
chiama Maurizio Bocca, 15 anni, che
fa le sue prime conoscenze nel campo
delle erbe sull'orto botanico della
scuola, e poi durante le vacanze pre-
para la ricerca. Va a passare i mesi
estivi nella colonia alpina che i sale-
siani di Sesto hanno presso Cervinia
in Val d'Aosta, e colleziona tutte le
specie di erbe che incontra nella con-
ca del Breuil: arrampicandosi fino a
3.000 metri, ne trova 112, alcune delle
quali molto rare. La sua raccolta è
ampiamente commentata da testi
pertinenti-e simpatici, e qualche volta
polemici (bisogna anche denunciare
lo scempio che si sta compiendo in
questo angolo di paradiso terrestre,
con l'avanzata inarrestabile del ce-
mento e del turismo di massa).
E Maurizio trova d'accordo i mem-
bri della giuria del concorso Bono-
melli (lra cui figurano docenti di Bo-
tanica dell'Università di Roma): gli
assegnano il primo premio, di mezzo
milione di lire.
Don Meroni, interrogato spiega:
«L'utilità di questo tipo di ricerca sta
soprattulto nel fatto che in tal modo
gli allievi acquistano un serio e rigo-
roso metodo di lavoro, che gioverà
anche in seguito, indipendentemente
dal genere di studi che i ragazzi intra-
prenderanno».
Durante l'estate la collezione di
Maurizio viene esposta in una mostra
a Cervinia, e La Domenica del Corriere
dedica un servizio di 3 pagine aU'ar-
gomento, intitolando «Il ragazzo che
parla con i fiori delle Alpi».
La mappa ecologica. Nel '77 un al-
11 bollde con cui Nlkl Lauda ha vinto Il campionato mondiale di .formula uno•, viene esaminato e
studiato con la massima attenzione. Foto In alto: L'lng. Ferrar! rllascla al ragazzi Il suo prezioso
autografo. Foto a destra: Un angolo delle .scuole Industriati Salesiane• di Sesto San Giovanni,
dove don Tarcisio Meronl Insegna vincendo I concorsi.
tro concorso è organizzato dal « Gior-
nale della Lombardia», i ràgazzi delle
scuole sono invitati a tracciare "una
mappa deUa Lombardia inquinata".
Più di mille ragazzi si metton o di
buona voglia a raccogliere i dati, che
arrivano inquietanti sul tavolo del
giornale. La conclusione della ricerca
è una denuncia corale: la Lombardia
risulta sotto assedio, minacciata da
fumi, veleni, sporcizia, prodotti chi-
mici nocivi... Seveso è solo la punta
emergente di un grande iceberg, ma ci
sono tante altre piccole Seveso...
1ragazzi di don Meroni partecipano
al concorso presentando le loro ulte-
riori conclusioni sul miele inquinato,
e si portano via il primo premio. Dice
la motivazione: «Per aver studiato il
problema delle api nella zona (di Se-
sto San Giovanni) con esperimenti
dettatti anche dalla fantasia, con l'os-
servazione diretta, con il ricorso ai la-
boratori di analisi».
Ormai i campioncini di don Meroni
sono una celebrità. Le sue scolaresche
si succedono, ma si trasmettono an-
che la fiaccola, il gusto della ricerca,
la gioia di vincere. La prossima ini-
ziativa è una mostra, prima fissa e poi
itinerante.
La m ostra Itinerante. L'idea è por-
tata avanti dal settimanale locale
« Città Nostra»: il periodico organizza,
il locale « Centro di cultura» offre gli
ambienti, i ragazzi della scuola sale-
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siaoa allestiscono la mostra. con-
fluisce il meglio del lavoro svolto in
questi anni, ordinato in tre sezioni:
«Le api nostre amiche - li verde
m uore - La flora alpina». L a mostra
è aperta nell'ottobre 1977, e è visilata
da piccoli e grandi. Vengono proiet-
tati documentari sull'ecologia, i ra-
gazzi della scuola salesiana fanno da
miniguide. Non s i viene solo infor-
mati, ma anche chiamati in causa:
« Negli ultimi vent'anni il verde a Se-
sto è diminuito del 25%: perché?- I
visitatori sono tanti (le scolaresche, la
popolazione, le autorità cittadine.
perfino il Cardinale di Milano). e il
giornale parla di •successo che non è
presuntuoso definire strepitoso•·
Dopo la prima fase per così dire
pubblica, la mostra vive una seconda
fase scolastica: viene esibita nelle va-
rie scuole, per soddisfare in 45 giorni
la legiuima curiosità di 6.000 allievi e
300 insegnanti. Le classi non si limi-
tano a guardare, ma come contagiale
passano a imitare e a ricercare per
conto proprio. Si realizzano disegni,
cronache figurate, pannelli murali. Si
esprimono impressioni sulla mos1ra,
si suggeriscono idee per rendere la
città più sana e civile. Io una classe
elementare i ragazzi ascolLano « li vo-
lo del calabrone» di Rimsky Korsa-
kov, poi si cimentano in espressioni
grafiche e descrittive che alla fine so-
no raccohe in un bell'album.
Poi le mostra vive la sua terza fase,
diven1a itinerante, gira nell'hinterland
milanese, e spicca il volo per altre lo-
calità d'Italia.
1 giornali esprimono giudizi quanto
mai positivi, scoprendo «dietro i la-
vori ponati alla mostra, la validità di
formule didauiche sollecitatrici di in-
teressi, ricche di esperienza vissuta, e
di amore per quanto ci circonda». Un
titolo tra gU altri è eloquenle: « I ra-
gazzi ci in'segnano come si fa a vivert:
meglio•.
I bolidi d1 "formula uno". Visitan-
do la Fiera di Milano, i curiosi ragaui
di don Meroni avc1•ano fatto man
bassa di materiale pubblicitario. Tra
l'altro, avevano trovato un vero e
proprio libro, distribuito in uno sw,ul
che illustrava il «Concorso nazionalc
Fiat» sul tema «l i frutto della ricer-
ca». La ricerca dì cui si pa.-la, natu-
ralmente riguarda sorpauullo le au-
tomobili, e i ragazzi di don Meroni
decidono di dare anche loro un colpo
di volante, una slcrlala alle loro ri-
cerche. 1 temi sono molti e molto in-
teressanti. I ragazzi si consuhano,
elaborano un piano di lavoro, si divi-
dono i compiti, e si rimboccano le
maniche. Ricerche, documenta1.ion1,
disegni. Ne viene fuori un album gi-
gante. E il primo premio al concorso.
li premio è singolare: una visita
colletùva agli stabilimenti di Mara-
nello, dove nascono i bolidi di for-
mula uno• della Fcrrari. E' il primo
giugno 1978, un grosso pullman è ,·e-
nuto a prelevare i ragazzi e Li pona
veloce.mente alla meta sospirata. Tro-
vano ad attenderli i meccanici io tuta
azzurra, i collaudatori in tuta bianca, i
tecnici e gli organizzatori. Trovano
queUi della Ciac che Manno filmando
tutto, e presenteranno la visita nel lo-
ro Cinegiornale.
Un meccanico spalanca il box e po-
co dopo ne esce leniamente la regina
di Maranello, una lucida macchina
col numero 11. quella che l'anno
scorso Niki Lauda ha portato a vin-
cere il campionato del mondo. Un
lungo applauso e poi tutti intorno, a
curiosare e a domandare. Le doman-
de incalzano, su gomme, carburanti,
tempi di cor~a. linea acreodinamica.
sospensioni, perfino sul ballito del
cuore dei piloti. J raga1.1J prendonu
nota di I UllO.
A colazione sono ospiti del mago
delle auto da corsa, l'ingegner Ento
Ferrari. Annotano anche questo: por-
ta cravatta rosa con pallini bianchi. li
grande vecchio si sollopone al fuoco
di fila delle interviste, poi pa,iente-
mente rilascia a cia,cuno il suo pre-
zioso autografo. lmportantbsimo: è
da far vedere ai compagni, è la prova
che hanno dav,cro vinco.
Ma la prova :.i 1rova an'the sui gior-
nali, e non :.olo quelli di Sesto: il Cor-
riere della Sera dedica alla visita un
titolo di 4 colonne e una grossa foto in
cui si ritrovano. s·1 son proprio loro.
E ora, che cosa starà combinando
per il 1979 don Tarcisio Mcroni, che il
Giorno ha definito «una specie d1
vulcano in clerg) man•? Quale :1uovo
concorso si prepara a vincere con i
suoi curiosi ragaui della scuola sale-
siana di Scslo San Giovanni? E'
quanto sarà dato sapere nella prossi-
ma puntata.
FERRUCCIO VOCLINO
Librer·a---,
TERESIO BOSCO
Don Bosco - Una biografia nuova
Ed. LDC 1979. Pag. 448 (32 foto in
bianconero e a colori), L. 4.500
Doveva accadere. Dopo aver scritto
tanto sulle realtà poste in essere da
Don Bosco, sui suol flgll e i suoi giovani,
sulla loro epopea nel mondo, era logico
e giusto che don Teresio Bosco si deci-
desse ad affrontare l'argomento princi-
pe, si misurasse In una biografia di san
Giovanni Bosco. Don Bosco parla di
Don Bosco... e io fa con lo stile ben noto,
ma questa volta con qualcosa In più. Tra
Il ritessere la bella favola popolaresca, e
Il redigere studi seriori e riservati ai soli
addetti ai lavori, ha scelto opportuna-
mente una strada Intermedia: l'opera ri-
sulta divulgativa e di lettura attraente,
ma insieme storicamente documentata
e critica.
La figura di Don Bosco che ne esce è
pienamente im mersa nella storia del suo
tempo, partecipe delle trasformazioni di
Torino industriale, coinvolta nelle in-
temperanze dell'Italia risorgimentale,
nello scontro drammatico fra Chiesa e
Stato, negli intensi pontificati di Pio IX e
Leone Xlii. Un Don Bosco attorno al
quale a poco a poco si coagula una
densa realtà umana, un fiorire di voca-
zioni e opere diffuse nel mondo intero,
una Famiglia Salesiana che va al di là
della sua morte per diventare oggi pa rte
della Chiesa e della realtà umana.
Il bel volume, riccamente Illustrato,
che la LDC offre in apertura del 1979,
menta di essere letto, posseduto, rega-
lato
VALENTINO DEL MAZZA
Invito alla gioia
LDC 1978. Pag. 140, lire 1800
Paolo VI aveva
dichiarato la gioia
un diritto e un
dovere del cristia-
no.. Il discorso
sulla g1ola è dun-
que necessario
perché il pessimi-
smo e la disfatta
ps1colog1ca sem-
brano Imposses-
sarsi di molte per-
sone. L·autore (fi-
glio di Don Bosco, santo della gioia)
traccia alcune piste di Indagine psicolo-
gica, filosofica e teologica, che aiutano
a ritessere la serenità dell'uomo in
quanto • creatura d1 Dio e destinato alla
gioia perfetta•· Queste piste d1 indagi-
ne. prima di diventare libro, sono state
conferenze tenute con successo alla
Radio Vaticana.
MARIO CASTELLI (a cura di)
Nazione Italia e Chiesa Italia
LDC 1978. Pag. 92, lire 1 400
La Chiesa ha da portare il suo mes-
saggio anche... all'Italia, ma perché
questa proposta risulti pastoralmente
corretta, occorre prima conoscere a
fondo che cosa è la • realtà umana detta
llalla. La tematica è quanto ma, sug-
gestiva, in un tempo di rap1d1 cambia-
menti come t'attuale, mentre s1 sente
lutto fl rischio dei ritardi o delle antici-
pazioni, insomma degli interventi fuori
tempo.
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1.8 Page 8

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- - - - - - ITALIA* e PRESENZA NUOVA» A FIANCO DEI DROGATI
Dividiamo insieme
ane e problemi
Un prete della parrocchia salesiana di Livorno ha realizzato una
casa di accoglienza» per giovani In gravi difficoltà, soprattutto quelli
Incappati nell'esperienza della droga pesante.
N on è stato facile indurre don Luigi
Zoppi - della casa sale~iana di
Livomo ma al lavoro presso la comu-
nità cerapewica di via Chiesa di Sal-
viano IO - a raccoruare. Il p1·oblema
della droga, ci ha deuo, è drammatico e
va riproposto i11cessantemente all'opi-
nione pubblica; ma i più qua/ifica1i a
parlarne, cioè gli operatori del se11ore,
hanno al comrario bisogno di penom-
bra e di silenzio. Il loro incontro con i
giovani in difficoltà richiede discrezio-
ne e «privacy», mentre la popolarità
sovente finisce per compromettere
l'efficacia del lavoro.
Per questo niente foro se 11011 la soli-
ta simbolica; e poi le parole asciutte di
don luigi~ che e solito più a fare cl1e a
dire.
li I" ottobre I977 a Salviano di Li-
vorno si avvia un'esperie112:a di «pre-
senza nuova• dei salesiani tra i gio-
vani di quesla cillà, in un quartiere
della sua periferia. E' una .. ca~a d'ac-
coglienza», aperta a ospicare chiun-
que fra i giovani sia provato da gravi
difficoltà sociali o psicologiche: rot-
tura con la famiglia, vila di strada,
carcere, esperiente di droga pc!>anle,
fino alle catene della tossico-dipen-
denza (ma con desiderio di uscirne e
liberarsi).
A Livorno il lcnomeno della droga è
uno dei problemi sociali più gravi, e è
dovuto alle contraddizioni che la città
porta dentro di sé: ciuà di turismo
balneare e porto commerciale, tona
indu!>triale con foni ritardi nello svi-
luppo, con progetti ambiziosi e rca-
liuationi faticose. Satura fino a
esplodere e con migliaia di apparta-
menti vuoli e inespugnabili, con mi-
gliaia di giovani ù isoccupali come in
tante aJtrc ciuà. Anche rauuazione
dei provvedimenti previsti dalla legge
per le tossico-dipendenze è ormai in
ritardo di oltre due anni, nonostante i
tentativi fau i, senza successo. dai lo-
cali servizi sanitari.
Cammino di speranza. Questa
presenza nuova» dei Salesiani, desi-
derata e richiesta dal Vescovo mons.
Ablondi, ha 1,w,citato - mentre si co-
stituiva e si sviluppava- un notevole
interesse nella comunità ecclesiale
della parrocchia !>alesiana, che l'ha
sentita come suo segno esterno di ca-
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rità e di verifica per lulte le sue fami-
glie, chiamale a C!>sere anch·esse
aperte a un'accoglienza evangelica.
Per ~se questa presenza è diventata
luogo di incontro, di comunione e di
condivbione (soprallullo con chi non
ba da spartire che un'esperienza di
fallimento e di dolore), segno di po-
vertà nella semplicità e nelle cose es-
scntiali.
r primi giovani ..ono arrivali a noi,
tramite amici, dai dormitori pubblici
e dalla ;.trada o dal carcere. Con loro
abbiamo avviato un cammino di spe-
ran7a, cercando di offrir loro una rl-
spo!>ta alle esigen1e immediate e pri-
marie: pane, casa la\\·oro, salute, ami-
cizia. E per i ragazzi drogali, tanta
comprensione - ~oprattuLlo nei mo-
menti delJa «grande fame», della
«crisi da astinenza» quando manca
loro la droga - cercando con il nol>tro
entusiasmo e la nostra fede di tra-
smcuere la voglia di vivere, e i motivi
per cui vale la pena.
Ci siamo impegnati a lavorare 1uni
per cercare di renderci autosurfici.t:n-
ti. Abbiamo acceuato il lavoro come
uno degli strumenti più vaJidi e im-
mediati per il ricupero di noi stessi,
delle nostre dimensioni di persona-
lità, delle nostre capacità, del nostro
tempo, della nostra libertà. Abbiamo
allestito un laboratorio di rilcgatoria:
prima come scuola di mestiere, poi
come la\\·oro protcllo, e infine come
società artigiana di folto, che vede
corre!>ponsabili alla pari lutli quelli
che vi lavorano. \\Ila ci sono anche
giovani che lavorano presso terzi.
li laboratorio viene organizzato e
coordinato da un giovane obieuore di
coscienza. Egli prc!>ta il suo servi,iu
civile sostituli\\ o di quello militare (20
mesi) presso il Centro Italiano di So-
lidarietà di cui anche noi facciamo
parte, e si impegna così, a vivere il suo
~ vangelo della non violenza e della
pacifica.J.ione • fra coloro che mille
fonti di \\iolenza hanno emarginato e
re~i violenti.
SI analizzano gli ideali. Il nostro
me1odo di risocializzazione è empiri-
co, t: la terapia è quella familiare. Un
ambiente a misura d'uomo, un vec-
chio casolare di campagna riadattalo
da noi ;.tessi e allrenato dalla gente
del posto, capace per ora di otto pre-
senze, di cui solo quattro in quello
stato di necessilà sopra de~criuo.
La \\'ita in comune impegna tulli,
anche per i ,·ari servizi di cucina e di
pulizia. Insieme si condivide il pane e
i problemi personali, in uno stile di
amicizia, aiutati da famiglie e da gio-
vani che frequentano la casa e si im-
pegnano per gli stessi obienivi.
Quando arriva il momento opportu-
no, a cavola, alla sera, nelle feste, in
siLuazioni particolarmente propizie, !>i
d iscute insieme e si analizzano gli
ideali e i motivi profondi che ci fanno
agire in un dato modo.
La disponibilità ad ascoltare sem-
pre e a qualsiasi ora, senza orari di
ufficio e senza la severità di chi giu-
dica e condanna, ma con l'interessa-
mento di chi cerca Insieme, ci dà mo-
do di ~tabilire i contalli per arrivare a
un alfe110 più prolondo, fino all'ami-
cizia e alla comunità.
Occorrono animatori. Per questo la
nostra casa è diventata per sua natura
come il centro di propulsione di tante
iniziative in questo !>etlore specifico
per '!Cmibilizzare la gente, per col-
mare le impreparazioni professionalì
degli operatori sociali, dei sanitan.
degli insegnanti, delle famiglie, dei
gruppi ecclesiali, auraverso un servi-
zio di informazione corrella. In stret-
ta collaborazione col nucleo di base
della circoscrizione, ricerchiamo e
programmiamo i nosu; interventi nel
quanicre.
Come un corpo che vive e si svilup-
pa, sentiamo fortissima l'esigenza di
moltiplicare a cellula le nostre comu-
nità sul territorio, perché possano far
fronte ai bisogni e configurarsi in
modi di\\ ersi e complementari come
struuura interna.
Gli amici a tempo pieno, e gli
obieuori di coscicnta, danno per
questo un apporto considerevole; ma
occorrerebbero anche delJe valide
presen7e di animatori ~alesiani
Credo che oggi gli ultimi della ~o-
cictà, senza voce, senza stima, !>enza
diritti, ~enza \\'olontà, ~cnza speranJ:a
(se ne risocializza un'infima perccn•
tuale), siano proprio in questa por-
zione di giovani, e credo che Don Bo-
sco oggi non può ignorarla o disintc-
ressar<,enc.
Don LUIGI ZOPPI

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LA GIORNATA MISSIONARIA SALESIANA
Aiutarli: lavorano
a nome nostro
Una positiva tradizione vuole che ogni anno a febbraio si celebri la
«Giornata Missionaria Salesiana». Ecco i perché della manifesta-
zione, le iniziative che si suole prendere, I gruppi che le realizzano,
l'organizzazione che anima e coordina ogni cosa.
A nzitutto la data. O 25 febbraio
1930 cadevano a Lin Chow (Cina)
il Vescovo missionario mons. Versi-
glia e il suo compagno di viaggio don
Ca!Jisto Caravario: cadevano per di-
fendere un gruppo di giovani dai pi-
rati che in(estavano la zona. Quella è
anche la daLa suggerita per la Gior-
nata Miss ionaria Salesiana (GMS).
Ma sta a ogni comunità fissare il
giorno che le risulta più adatto, in ba-
se a!Ja programmazione di tulio l'an-
no, e Lenendo anche conto di quel
,, tempo opportuno» per eccellenza
cheè - per unacoscienza cristiana -
la quaresima.
I perché della giornata. In primo
luogo c'è da rinverdire la coscienza
missionaria della Famiglia Salesiana,
a partire dalla sua scaturigine in Don
Bosco (giovane sacerdote, egli pensò
seriamente di recarsi nelle terre d'ol-
tremare, e quella Provvidenza che lo
trattenne in Europa volle in compen-
so fare di lui il padre spirituale di mi-
gliaia di missionari). La missionarietà
salesiana è un dato forse non ben co-
nosciuto neppure dagli s tessi interes-
sati: i salesiani da soli sono 8.000 al
lavoro nel Terzo Mondo, e 3.000 d.i essi
in vere e proprie opere missionarie. li
che colloca la loro Congregazione al
secondo posto fra tutte per numero di
missionari sul campo. Se poi si con-
tano i centri missionari, essa passa
addirittura al primo posto.
Ma c'è qualcosa che va al di là delle
statistiche, e coinvolge tutti: anche il
salesiano che rimane in patria - co-
me qualsiasi altro crist.iano - ha da
sentirsi missionario, deve considerare
chi è partito come un suo rappresen-
tante sulla frontiera della Chiesa, e
vivere in solidarietà di spirito e cl.i
opere con lui.
Altro perché della GMS: non solo i
salesiani, ma tutta la Fa.miglia Sale-
siana, anche i giovani che studiano,
giocano e crescono alla sua ombra,
vanno coinvolti nelle responsabilità
missionarie. E' un punto di fede e un
punto d'onore. In tanti nelle opere
salesiane, soprattutto giovani, nella
loro disponibilità e generosità non
aspettano che di essere orientali e
sollecitati ad agire. Anzi molte volte
bas ta lanciare la proposta, e prendo-
no l'iniziativa.
In queste prospettive la GMS di-
venta anche una proposta vocaziona-
le. A volte esplicita, ma non necessa-
riamente: la presentazione di modelli
di componamemo (si può parlare in
questo caso, com e qualcuno ha fatto,
San Gregorio di Catania: una recita su soggetto mlnlonarlo. Il teatro porta i ragazzi - forse più che
gll adult.l - a vivere drammaticamente I problemi, anche quello missionario.
di «pedagogia dell'eroe») da sola
molto spesso è già un'occasione
esterna sufficiente perché i ragazzi
«chiamati da Dio» giungano a scopri-
re la propria vocazione a un'idealità
superiore.
Anche qui si potrebbero presentare
le cifre. Se la Congregazione Salesia-
na ha ancora - relativamente ad al-
tre congregazioni - un numero con-
fortante di vocazioni, lo deve alle
missioni. E ciò a doppio titolo. Anzi-
tutto perché nei territori di missione
dove lo spirito apostolico impresso da
Don Bosco ai suoi figli è giunto a ma-
turare Chiese giovani piene cl.i fede, le
vocazioni salesiane fioriscono anche
oggi con molta generosità (valga per
tutti il caso dell'India). E poi anche
perché una buona parte delle stesse
vocazioni che matw-ano sul vecchlo
continente sono ancora missionarie:
lo dimostra il numero relativamente
alto di Salesiani e FMA che ogni anno
- nonostante i tempi che corrono -
partono dall'Europa per le missioni di
Don Bosco.
L e iniziative. A volte, nelle opere
salesiane, ci si limita alla «giornata»,
ma a volte si organizza una • settima-
na missionaria», magari con strasci-
chi per tutta la quaresima, se non -
con qualche iniziat.iva indovinata -
per tutto l'anno.
Prima della giornata stabilita, e
magari anche dopo, ci si incontra in
riunioni di sensibilizzazione, di pre-
ghiera e organizzazione, per mettere
insieme qualcosa di concreto da of-
frire a!Je missioni (ai missionari, e alle
loro comunità). La sensibilizzazione
risulta facile e fruttuosa nella scuola
attraverso concorsi, quiz, e soprattut-
to ricerche interd.isciplinari, che pos-
sono condurre a elaborat.i di varia
natura ma sempre molto «sentiti» dai
ragazzi. Si fa poi raccolta di materiale
da inviare sul posto: indumenti, me-
dicine, ecc. O raccolte di denaro, di-
re tte o rastrellandolo in modi inge-
gnosi: si fa incetta di carta straccia e
ferrivecchl, di francobolli commemo-
rativi; si lanciano lotterie, vend.ite al-
l'asta, banchi di beneficenza, totocal-
cio. In qualche internato si fa anche il
totocalcio: metà delle entrate va ai
premi, e l'altra metà va alle missioni;
ma attenzione, per legge non si po-
trebbero ut.ilizzare le schedine uffi-
ciali, occorre realizzarle in proprio al
ciclostile).
E poi recite. E poì, specie nelle par-
rocchie e nei centri giovan.ili, quello
sport salubre e raccomandato in paesi
piuttosto opulenti come l'Italia: il sal-
to della cena. A sera una bella cele-
brazioneliturgica invecedel consueto
pasto, e alJ'offertorio si versa l'equi-
valente della cena in denaro per le
missioni. Chi ha più possibilità eco-
nomiche, viene invitato a immaginare
di saltare una cena all'H olyday Inn...
Nella giornata missionaria vera e
propria altre iniziative vengono con-
dotte avanti: una mostra sulle mis-
9

1.10 Page 10

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tUanpardo .m,lelt1mlolini1.lndl%i o1gatgfveettpi onuoltbllclll: una vendi-
s!oni, _uno ya._nd
s1onarm (hhn e
con la stampa mis-
opuscoli -,alcsiani e
i!nl_,onpnsr,toecporpimoi_ei-d.i-ne.ildoBninaSraieeop, toaispbsobiboi•lni1Maàmodeninddtoai raee
1m~\\111!vm5Se-l<,>ci1n)fOiotlnnom1a•!i'n.)(O~dt•aerpaqgteluriroaIalcrdcoahungeltaria,eancein)it.oelU,isdnop1linacrpoacouold>eliio---
sdspueolllnemimbii,ilssiisoidnoeangriliisoa.elecEsciesalenleeln)etoiCcodooonpcfcucrmrnl1l•'rdnuclaii
hanno un • Laboratorio missionario»
lvbn1auMldmrgaaeinsa11é1cdccdehulaellmqmm_inauiseeulsilian\\o<oènie,alnaroeifloofl.oircLoci'caogatliallooerrpntnoauet,rla,ili.oa-
è_1c1i\\n1i:neomlocnntatonis:usgigperse1!i>, oentcahneo
uni,ce
i doni
~11hseegpnoo,tdiealclac!a>nOtolidaalrli'eatlàt,aeredde1l v• eRne1gann~o
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I gruppi. A portare avanti tulle
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aduJu o di ragaui, ma im-
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molto lontano i ragani veni\\ uno
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inquadrarli. Né si
vcngan<~ costituiti 3:I
chiede
di Iuori,
che es!>i
o peggio
nca1:nicccnnottreiacghiioneveaasnnsitialsigigorienàailseimszizsoit,neonctaoil.nl'Eiin' mtseuorln\\l'oii--
p,:r esempio nelle !>ezfoni già csbtenli
~inAeoQgzluqiieou-nA.i1en1mdCgiicariuuuonpDlapiocimpam,aeorintsiidsccieoooglnlaSiaraSreivcicnoouou, cntohhedatctnal--
nnméoed.nc~mnmomiuifnnaaan1ta1psoainrorcso,icmecahsiataim,•rooohlmaenastnii da(,acnoi--l
10
CARTA D'IDENTITA'
g«PurGenurarpuupmp~ipc1_1ssorls<~1:Mmondgbcao,clnroeovoacurgonond,geueismonSveamelllntiaastgespgiaoiqsonutaoccro•"i)noi.
dcnhbcuane_1,ar!1betnoe~,c_n1de.t<viaEvl_coaifndin_qdounu,kaitaat·iolnnlc,oehurageonlicmadsuuiciicaiovrslpooicit-gr,àriocevpoaopolmnierzoretzasp:eonuunoidroaaae--
ncll~ cons1,tcnLa economica.
r~ahsmo ~he ripaga: convince
E' un
e so<l-
d1-.fa, dall una e dall'altra parte.
gruEpcp1?mccheerlaunfal.ciiolenasnuoppcoirsreo,ndoiestermo -i
pre gli anima1ori.
GU animatori. La funzione di .,11•
Cmoonlgoreaglaiia.it1o1n\\e-itsaalemsiiasnsiao,nèasrila;tanaellil1a.
d_ata a un apposito Ufficio Missiona-
I n~ eh~ è uno dei • \\cn·izi nazionali• dr
czua1\\_•g·l.1Qhupcsetu?o,rciusoi sroenèo
a_ll Ispet1ona Veneta
re s po n s a bili.1.-
stato affidato
di Vencna
(1spct1~1re don Omero P aron); delega-
to naz1onaJe e don Ludovico Zanella
e _segretario a Torino VaJdocco do~
Giu_"t'J>l_l\\
nan_o s1 e
Baa~r.,a,•cccuaratLa 'Ulaffpicrieose\\n1zisa!.mm-
~gn• I~pl'llona di un delegato i.spello-
nale, 1_1
con_ gh
quale ticnl' il collegamento
on1matori locali. Dunque 111
ogm comuni1à c'è o ci dovrebbe e!><,e-
re un. a~!mawrc, c~e sappia
avanti I1'tan,a missionaria
portare
a l mo-
m~nto delle pianificazioni annuali, e
p~n r.a..,o po-.~o nei \\'ari tempi, am-
b)cnt1 e 1!fUpp1 di persone. Suo com-
Splalolc,s~,asncan.sibciohinnvaroelgle'inndtoera
Famiglia
Exallic\\'i,
I sCc<o;ompoernadtol~o.reawqunaon, ùcoalllteriggior,upppairraogci-
ch1a , . .
Ali Ulf 1c10 Missionario
.,,ono as...l•gnati compiti
ispelloria lc
di collego
ddcITaio.?.tc.etonuntbmoius.ep1dne111toatnconcorilnad1,leluemlla~im,tania,,taqde.uoraidvalieilemr.raeiLcspcs'eioinrolictnraaeanrei-i
sul momento si tro\\'ano in patria e
p~ssono . c'":re
micru-rcalinanoni
imitati, quali
sono necessarie ai
mis!.ionari lon1anL..
. Un po' lutto il settore dell'animo
✓JOnc sale~ianil si.sta ri_organiuando.
Anche le I 1ghl' dr Mana Ausihairice,
smr1r_u~a szspar~uo,(n•aandc,1oa\\n'ne,ru1.an,m'ihmoalpntoonsoptiaiùzloinorunomegerourropgspaii,
uno e anche due per casa {e le loro
ca~. m haha ,ono quasi 600). Molto
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nv1~tt1 llllla loro, « Missioni e M1ssio-
snfraSus1:aehm•a, eclnahte.o,c,nescer;vgaeuziidotoanecncollhlaleecgilraipmseierdinoetdollo.'od-.-i
spoecr1aat1o1. omS1~mn~c0gMiorvu31:sncilee,
è orma, su-
con nuove
idee, certo con
realiua11oni, e
maggior
Dio lo
po!.sibilità di
rnglia- con
la gcncrosnà di sempre.
qua~~o la GMS acquista il
In questo
suo pieno
s1gmfrcato, e merita di essere \\'Ìsi.uta.
E ran? giorni mtl·n-.amcnle maria-
SnIpO!ao_sil-lvodongoi!is:cggi oiesml,a.piaapnnetdiemlve_laoml;PA-nan-m,simas?euHn1ona•e11lcbebioo»b1nn,cegeep1.r e9rlinso5s0fcioRlgilaolmimPmadaa-a--i
cd~?anmllavBoglroua~zci!?an.s1Qquuseeelnlllgel.i\\o'varinncooe,npdPiieeonsaXcmglienananttce-
dccpnnmioheurauleremnlplaacV_IoioI\\eòsemiroclg«:aolm'iamenmnaleiRccmnerMooerad:lmcaaoannat•lgaalDama,e,\\ièg1actaelhalo,rrditmmriaar\\ir'aetioeianalncdaamedrattlosoooeDss.diiutelolaenac•itdo,.DaeferoEmfisiorino---,i
cd"oaoleflnc~e~i~1srrsoeea1rau0un~_a11~vmlremo!vara:ao1in~1aovfqtaucu1nec1io0dgn.oionlcr'oAnuiicfacirlvaeiadenlveedmaednriaoae
tMn'aeanOn!er1ami·nld)3ari:,es,sI~!,adt\\lacec,cnsaiiila<cnRlcoocm.ntotioarrnhrMiaoa)qgguawiaos,ripeitc(rcaehnie-l
,uo n anc10.
Dlcon~ glJ staluti. /, 'i:;111u;:1011e: di-
cono_ gli _statuii
L\\l1tu11a «m seno
che l'Accademia è
al Pontificio Ateneo
Salesiano•. oggi Università Pontificia
Sale~iana..
Glt !>copt:
«
Promuovere
tra
i
mem-
bn delJ'.1 _Famiglia Salt:siana gli studi
'>crcn~1f1c1 mariani», e inoltre favorire
• praucamente
sp~1e sot~o i\\
'>UII esempio dr
la dc\\·onone a Mana.
titolo dr Ausiliatrice:
Don Bo~co.
appk<a-r,r,eLtca1~ea1rldtl11~_scs<t~t1>1~ec:•-omlp>-seUcl,cdrO;iaua;I.gsc.oormngar1L,erci'mtaAar,a,bcsercwciadw:r~eielc,dlmaaco,1n_sgptagmaaonsanc1ttooopicrmaraaie--.-
propaganda.
anna~IJonm\\à'eeerm3nbiu:r1ni0edsneolul'cA,icao:ncnacodhrteamrni1oa(nc. iGodlèei lspltaeartFiu,oat-i-
qdmCuiCi11gis)ul1._sita1?eopSnsaaoelnce1i!d-c.eoioalrlradiaric,inuabclrlehoinesec<maelbeellbtlri'eiAasnunozsoleiolni•aneatlerclila---
cl 'aaTrm~r.baWi lioys_sosaczliyc!~o>sinka,?neroo.11ric afridg.uPr aenlloegorgingoi .
il
r
soci ordman !>ono detti effettivi ~e
aS~hM1plp\\'0uelsCoalvln1a~Psevr11!gsntr~.s.~oocooaeSserene1adlAocollldnua~ieouewstnompnstce:Jic.n~or<l,_m_oecima.acnmpicrtcgudo,rocouaeni~enacnsnilidrdecciefeevcc,ao,rmen1be,eda.psltiienciditaco,r,eoiahrnaov(telalcFeltlie,ro)r'sitae,aggioddnsliicuceie,tnnuiirgs,aoaFpiclclniiieasoerlgoicrs.Ep1closoitaxeoeron<rrdanr<ade.liiaol---l,i
tanEosidstceli~_cAhccead-em~iaomdoe ndiBcceritlesueogr_e-
adlssu~1tnan.eaoniarynos~eeov«ScTesUcierrgazoanuicreonclhlcano11nemfaore,nailtglitrai,ltilieolmeum,nc<uDfrp,asticronilic.ltBoidei,or»etnicic,iaC1cerc.do,edourmi.lsitatiSSei,tceAPuchreuivhutsfaoe---
dr DIO mons. Cimatti.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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L'Accademia
Maria S I SI
Il Rettor Maggiore ha Invitato a prendere Maria - sull'esempio
dell'apostolo Giovanni - In casa nostra », e a considerare l'Ausllla-
trice «madre della Famiglia Salesiana». Da quasi trent'anni l'Acca-
demia Mariana Salesiana lavora in silenzio a questa animazione spi-
rituale. Non sarà perciò male ricordare che cosa essa è e fa, e quale
missione ha ricevuto ora dal Rettor Maggiore.
Gli organi direttil'i. L'Accademia ha
un presidente onorario nel Rettor
Maggiore, e un presidente effettivo
nel Rc11or Magnifico dcll'Unh·ersità
Pontificia. Il presidente effeu1vo, un
segretario e tre consiglieri costitui-
scono il Consiglio accademico.
Le riunioni. Il Consiglio accademi-
co, «si raduna tre volle all'anno per le
normali esigenze di lavoro e per l'ac-
cettazione di nuovi soci•; l'Accade-
mia ordinaria in\\'ece si raduna una
\\'olta all'anno.
Le actività. In tutti questi anni l'Ac-
cademia ha svolto un'a1.ione di ani-
mazione mariana for:.e poco appari-
scente ma efficace. La continua pre-
senza ai congressi mariologici inter-
nazionali (1950, 1954, 1958. 1965, 1967.
1971 , 1975) ha consentito agli opera-
tori culturali salesiani di portare e di
ricevere notevoli contributi di rifles-
sione, approfondimento dottrinale,
cd espcrien1.a pastorale. Gli stessi
membri dell'Accademia, in più circo-
stanze hanno promosso pubbliche
manifesta1ioni mariane nelle varie
parti del mondo. Hanno pure dato vi-
ta a svariati generi di produ.L.i.one: ar-
ticoli e libri di alto liveUo teologico o
di divulgazione, comi: pure produzio-
ni artistiche e musicali di vario gene
re.
Gli effetti di questi interventi ..,ono
dìfficili da computare con statistichl·.
si sa il punto esallo in cui un sasso
cade sulla superficie piana del lago,
ma è impossibile dire fin dove il mo-
vimento delle onde si propagherà.
L'ultima sezione p lenaria.Alla se-
zione plenaria che l'Accademia ha te-
nuto nel 1978, il Rcttor Maggiore ha
voluto intervenire di persona A\\l'\\ o
da poco rivolto ai figli di Don Bosco
una leuera ricca d1 contenuto dolt ri-
nalc e operativo, dal titolo "Maria
rinnova la Famiglia salesiana», in cui
raccva un'esplici1a • proposta di ri-
lancio mariano•. E gli pare\\.a logico
responsabili2.zare in primo luogo
l'Accademia Mariana, nell'attua11onc
dei programmi. Don Viganò in quel
l'occasione ha riformulalo e appro-
rondito gli obic1tivi dell'Accademia
stessa, in questi termini:
- anzitullo l'incremento della ùc-
, o.done mariana nella Chiesa. potcn
:dando l'insegnamento mariano nel•
Il e sogno. del 1845: Don Bosco aecogllerà Merla .1n cal8 sua., costruendo la Baalllca dedlceta
ali'Auallletrlce (Il dipinto al trova a Torino Valdocco nella cappella delle Rellqule).
I I li ...._,., Accad -r'-
L'Accademia ha pubblicato la collana •Alti
dell'Accademia Mariana Salesiana.. di cui
sono usciti llnora 11 titoli. I primi 6 sono
esauriti; si segnalano gli allrl 5 (acqulstablll
presso l'Editrice LAS).
7. Aiuto del cristiani, madre della ChlHa
Studio commemorativo per il centenario della
consacrazione della Basilica di Maria Ausilia-
trice (1968). Pag 200, lire 1.200.
8. La Madonna nella nostra vita
Articoli sulla devozione mariana, vista nella
sua natura e nella sua pratica (specialmente
nell'apostolato salesiano) (1971 ). Pag. 400 li-
re 3.000.
9. La vita 181estana oggi, nella luce di Maria
Sono 23 conferenze d1 don Bertetto sul temi
delle Costituzioni Salesiana rinnovate (1973).
Pag 350. lire 3.000.
1o. La Madonna oggi
Sintesi mariana attuale, tracciate da don Ber-
tetto (1975). Pag. 470 lire 4.500.
11. Maria Aualllatrlce e le mlHlonl
Contributi vari nel Centenario delle missioni
salesiane (1977). Pag. 364. lire 5.000.
Un dodicesimo volume è In allestimento:
l"autore è don Giorgio Soli (membro detrAc--
cademia), l'argomento è la storia e Jo sviluppo
dei dogmi mariani E' uscito In lingua tedesoa.
e ora se ne sta curando l'edizione 1lahana
l'università Pontificia Salesiana e
preparando lavori scientifici di con-
tenuto mariano:
- poi una solida volgarizzaLione
mariana in linea conciliare e a bene
della Famiglia Salesiana, secondo
una quadruplice a rea:
a) lormazione dottrinale;
b) cullo e pietà mariana alla luce
degli orientamenti fissati dall'esorta-
Lione di Paolo VI «Marialis Cultus•.
con speciale attenzione all'orienta-
mento antropologico, per rendere più
acccuabile la figura di Maria oggi);
e) impegno ecclesiale, sulresempio
di Maria;
d) impegno per le vocat.ioni.
Don Viganò ha pure annunciato la
realivuione di un «Centro devozio-
nale mariano per tutta la Famiglia
Salesiana•. che sarà costiluilo «di di-
1i1Lo e di rauo .. dalla Basilica di Maria
Ausiliatrice, erella da Don Bosco in
Torino come centro geografico e spi-
rituale di tulle le sue opere (il progetto
è allo studio, e il BS tornerà sull'argo-
mento).
L'ultima sc1.ione plenaria è stata di
rilievo ccce,donale, probabilmente
port..:rà una svolta nella vita dell'Ac-
cademia.
Del rc<,lo l'argomento sta davvero a
cuore ai figli di Don Bosco. Don Vi-
ganò nella 1,ua lcuera del 1978 li 3\\ eva
impegnati. Ricordato che l'apostolo
Giovanni dopo la crocifissione di
Gesù aveva preso Maria « in casa
sua», li aveva esortati: " Prendiamo la
Madonna in casa!,.; e poi aveva anche
proclamato l'Ausiliatrice « Madre del-
la Famiglia Salesiana». Sono realtà
soprannaturali e programmi ::.pirilua-
li molto impegnativi per i figli di Don
Bosco, e sarà compito specifico del-
l'Accademia Mariana aiutarli a Lra-
dmli in pratica.
11

2.2 Page 12

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VENEZUELA
. . Yga1.na' o1mn mamezi,z
D
o
io era
a voi
E' quanto i missionari dell'Alto Orlnoco cercano di spiegare agli
lndios che vivono ancora nella foresta. Con argomenti sempllcl toltl
dalla loro esperienza quotidiana, sperano di prepararli pian plano a
quella vita cristiana da cui sono ancora molto lontani.
« U na volta stavo conversando
tranquillamente con un gio-
vane yaoomami. Parlavamo del più e
del meno, lui stava seguendo con at-
tenzione le mie parole, quando a un
tratto sento nell'aiia come un ronzio...
E il giovane crolla lungo e disteso ai
miei piedi. Una freccia gli si è confic-
cata nel ventre, uccidendolo. Avverto
subito dopo il fruscio di qualcuno che
fugge veloce tra i cespugli... Verrò a
sapere più tardi, che è stato ucciso da
un altro yanomami per questioni di
gelosia: credeva che egli volesse por-
targli via la moglie. Ecco, così vanno
le cose da noi».
Be', sono cose che capitano anche
fra i cosiddetti civili. A buon conto
Jan Finkers, alto e biondo, coadiutore
salesiano olandese di 33 anni, espone
le sue esperienze ai suoi amici dell'o-
rat0rio di Rijswijk, in Olanda. Rac-
conta mentre proietta le diapositive,
ogni diapositiva un angolo di mondo e
una storia. « Una grossa barca ogni
giorno si riempie di bambini che ven-
gono lungo l'Orinoco alJa nostra
scuola, per i loro studi superiori: im-
parano a contare fino a 10, con palline
variopinte imparano i nomi dei colori,
imparano come si usa il martello e si
coltiva il mais». A Boca del Mavaca,
dove Jan lavora, ci sono due comu-
nità dei Figli di Don Bosco: quella dei
salesiani (sono in 7) e quella delle 6
Figlie di Maria Ausiliatrice. Di n i
missionari raggiungono, lungo il fiu-
me e i suoi affluenti, una vasta zona
delJ'Alto Orinoco.
La storia come festa. A Jan le dia-
positive non bastano. Ecco si mette a
strisciare con mani e piedi per terra,
poi d'improvviso balza su e torna a
spiegare una mappa piena di disegni,
poi sfoglia un testo di storia che lui
stesso ha composto. «E' colle feste
che si esprime ciò che i ragazzi hanno
da imparare, con le feste si fa lezione.
Si mima Cristoforo Colombo che ar-
riva dalJ'Oceano, e gli indiani che
scendono a trattare con lui, con i
conquistadores spagnoli. L'episodio
- prosegue Jan - va rappresentato
in tutta la sua gloria, nelJe aule scola-
stiche dei piccoli indios. Co~ì essi im-
parano come sono andate le cose.
Devono conoscere e seriamente la lo-
12
ro storia, il senso dei rapporti inter-
corsi con i bianchi. E' molto impor-
tante per il loro futuro nel loro paese.
Dobbiamo far scoprire a questa gio-
ventù il valore della loro cultura. De-
vono venire preparati, perché proba-
bilmente in un futuro non lontano
verranno i proprietari terrieri e atten-
teranno la loro stessa cultura, oltre
che al loro territorio formidabilmente
ricco. Insomma, la storia del Vene-
zuela deve essere la loro storia».
E è possibile fare tutto ciò. «Quan-
do raccontiamo agli adulti le peripe-
zie delle varie tribù, ci sono uomini
che ricordano i fatti, che conoscono
molto bene certi particolari della loro
tradizione. che ci completano spie-
Ogni popolo ha un suo modo di renderai bello,
gando che cosa è capitato in ce1·ti
luoghi, dove con precisione hanno
lottalo, e perché. Così facciamo insie-
me la storia, n a Mavaca. Non aride
conoscenze astratte, ma fatti vivi e ri-
vissuti come festa». E Jan aggiunge
alla sua eloquenza quella più efficace
delle diapositive.
Scatolini con cibi. Da Puerto Aya-
cucho, centro della missione, si arriva
a Mavaca in barca, con due tirate di 12
ore ciascuna. Questo quando c'è ab-
bastanza acqua; altrimenti bisogna
fare tratti a piedi, o aspettare. «Gli
Yanomami ci danno il benvenuto
senz.a dire una parola. Portano un'a-
maca per farti riposare, e si mettono
tutti in cerchio attorno ai nuovi venu-
ti: stanno appoggiati ai loro bastoni e
guardano in silenzio. Siamo stanchi
perché veniamo da lontano, e ci la-
sciano riposare tranquilli. E ci porta-
no da mangiare. Mettono tutt'attorno
scatolini con cibi: roba di colore ne-
rastro, probabilmente animaletti del-
la foresta ben arrostiti. Quali? Ranoc-
chi, topi, scimmie, pesci, vermi, inset-
ti? Roba che non mette certo l'acquo-
lina in bocca».
Lizzot, l'antropologo. Sullo scher-
mo appare il volto di un antropologo
francese. «Se scopriamo sempre di
più sugli Yanomarni, lo dobbiamo
anche alla collaborazione preziosa di
questo Lizzot. Ci sostiene con le pa-
role e con i fatti. Ha un immenso in-
teresse per questa gente, è capace di
seguire per ore e ore un indio con il
cronometro in mano, e prendere ap-
punti minuziosi su tutto ciò che fa.
Così scopre con esattezza quante ca-
lorie consuma, e quali cibi gli occor-
rono. Ogni due settimane viene da noi
e ci fa scuola: è molto istruttivo. Ci
spiega come trattare gli indios. Grazie
a lui siamo riusciti a stabilire un regi-
me alimentare che parte dagli indios
stessi, dalle loro condizioni di vita.
Così provvediamo agli indios gli stru-
menti necessari perché si procurino
gli alimenti di cui hanno bisogno. Il
governo condivide il nostro modo di
fare, e comincia a venirci incontro
con dei sussidi. Senz'altro è anche
merito di Lizzot ».
Sullo schermo appare un minusco-
lo edificio. «Due anni fa il governo ci
ha autorizzati ad aprire una scuolella
sperimentale, e a stendere un pro-
gramma scolastico in base alle nostre
esperienze. Tra poco questo pro-
gramma sarà sottoposto all'approva-
zione governativa, e così speriamo di
poter proseguire su questa strada. In
un'altra località abbiamo tirato su
una seconda costruzione, per acco-
gliervi la gioventù e prepararla a una
vita sociale...
Non con le parole ma con le per-
cosse. Sullo schermo appare un folto
gruppo di giovani yanomami: Jan li
conosce per nome, e conosce la storia
di ciascuno di loro. Alcuni però non
sono più in vita, sono stati fatti fuori a
bastonate durante le liti. «U bastone
- spiega - è il loro modo di fare
politica. Come da noi nei consigli
municipali si affrontano i problemi
con le parole e i discorsi, così tra gli
indios si fa con il bastone. li sangue da
quelle parti si spreca». Jan indica i
particolari sullo schermo, e spiega:
«Guardate il sangue sulla loro pelle:
quando è tempo di fare a botte, lo
mescolano con i colori neri della
guerra e lo sfregano su tutto il corpo.
Le liti cominciano con alte urla e im-
prCCa;(ioni; anche le donne lutt'artor-

2.3 Page 13

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no strillano aizzando gli uomini, che
presto passano a vie di fatto. Ma il
giorno dopo fanno tutti festa, e con gli
stessi bastoni con cui si sono picchiati
ora saltano e ballano•. E Jan salta e
balJa anche lui, prende atteggiamenti
minacciosi, lancia urli da brivido e ri-
sale fragorose.
Governo con ministri. Una diapo·
sitiva presenta l'interno della scuola,
Jan conosce gli aUievi per nome. Anzi
conosce i loro due nomi: quello pro•
nunciabile dato dal missionario, e
quell'altro loro proprio che spesso in-
dica qualche circostanza della loro
nascita, ma è difficile da tradurre e
perfino da registrare. La scuola è rella
da una specie di governo, con i vari
ministri: •C'è il ministro per lo sport,
un ragazzo che ha cura dei palloni e al
tcnnine delJe ricreuioni raccoglie i
giochi; c'è il ministro della giustizia
che vigila sulla disciplina e interviene
quando due ragaa:i litigano; c'è il
ministro delle finanze che sorveglia la
circolazione delle monete coniate ap-
positamente per i ragaui...•.
Anche questo fa parte delJa loro
educazione: «Se \\'UOÌ far capire loro
come funziona un go\\'emo, devi far-
gliene vivere l'c!>pcrienza, far vedere
come la cosa può funzionare nel loro
piccolo mondo•. E c'è democrazia:
« Questi ministri sono eletti da tutti gli
~colari, e devono rendere loro conto
dell'operato. Così imparano che cosa
immaginario torrente; getta le reti,
piglia i pesci per la coda, si siede in
terra e li cuoce davanti ai suoi piedi, e
subito li mangia emettendo segni elo-
quenti di soddisfazione. Ma poi parla
di sotto-alimentazione.
«La popolazione al 52% è denulrila,
la mortaliinfantile è alta, la malaria
è una minaccia continua, i bambini
sono affetti da verminosi. Ma nes-
suno si preoccupa troppo: la vita e la
morte sono cose naturali, fanno pane
della realtà quotidiana».
Il governo si preoccupa della situa-
zione, si dà da fare per migliorarla,
però i cambiamenti sono lenti. «Pri-
ma di tutto, a causa delle distanze -
spiega Jan -. La nostra parrocchia è
di 75.000 kmq, è due volte l'Olanda:
come fare per raggiungere la gente
dispersa? Poi è una questione di
mentalità: tra questa gente è forte
l'individualismo, non si sentono por-
tali a condividere, ognuno pensa a sé,
i forti cercano di sopraffare gli altri.
Solo nei casi di emergenza si vede un
po' di solidarietà, altrimenti ognuno si
arrangia. Ora, una mentalità così non
la si cambia da un momento all'ahro,
neppure il missionario può fare di
questi miracoli. La maturazione sarà
mollo lenta».
Dio ha dato la foresta. «Ma prima
ancora - insiste Jan - dovranno
scoprire il loro valore come persone;
diventare coscienti del bene che por-
Le Flglle di Merla Au,lllatrlce a Manca, con r,gaulnl e cagnolini tutti yanomamt.
sia la responsabilità, e come posso110
e de\\'ono collaborare in gruppo. Se
presentiamo tutte queste cose in un
quadro di gioia e di festa, ci prendono
gu.!.to. partecipano con entusiasmo, e
imparano facilmente per la vita. Sono
avidi di imparare, e per niente scarsi
di ingegno. Noi vogliamo prepararli,
perché possano sopravvivere come
gruppo».
La sotto-a11meotazione. Altre dia-
positive sulla vita degli Yanamami:
sono fisse, ma Jan riesce ad animarle.
Si mene in ginocchio nell'acqua di un
tane in sé. E noi lavoriamo in questo
senso. In fondo è Il dove si può inne•
!>Lare il messaggio della salvcu.a, dove
è possibile avviare una prima cate-
chesi on possiamo metterci a bat-
tezzare così su due piedi. Imporrem-
mo loro una realtà che non gli appar-
tiene, che non riuscirebbero a com-
prendere ad accettare. Non c'è da
pensare che si bastonerebbero di me-
no... ».
Jan ricorda: «ln passato si tentò di
imporre una cena vita cristiana. Si
disse loro che non dovevano avere più
di una moglie, che non si dovevano
bastonare e uccidere tra loro. Dopo
un paio di anni gli indios piantarono n
tutto e scomparvero nella foresta.
Erano cose troppo estranee alla loro
mentalità. Non è dunque il caso di
affreuare i ballcsimi».
E allora, che fare? Dice Jan: «Co-
minciamo ad aprire i loro occhi su ciò
che già possiedono di bello e di buo-
no: la loro cultura, la belleua della
vita. Così a poco a poco si renderanno
conto che devono camminare avanti,
progredire. Sul piano religioso dicia-
mo loro che Dio è sempre stato tra
loro, nelle cose che conoscono. Dio ha
dato loro la foresta, il fuoco. Dio ha
fatto loro capire come coltivare il ta-
bacco, come guarire i mali. Dio ha
mandato loro i missionari per farli
diventare un popolo generoso. Li
porùamo a scoprire i loro \\•alori, a
persuaderli che Dio si aspetta il loro
impegno per progredire nel bene.
«Naturalmente non lo possiamo
fare con il libro del catechismo alla
mano. o con i racconti biblici, ma solo
partendo dalla loro stessa storia. li
parlare di Dio è il punto più impor-
tante per l'evangelizzazione: Dio deve
trovare il suo posto naturale nella loro
storia e nella loro vita. Cerchiamo di
condurli alla scoperta che Dio è sem-
pre s tato in mezzo a loro anche se non
lo sapevano. Se tale convinzione met-
te radici, sarà allora possibile fare
passi ulteriori, dire che Dio si attende
da loro di lavorare per il migliora-
mento del loro paese, di essere buoni
e generosi gli uni verso gli altri, di vo-
lersi bene e di lasciar vivere, di non
essere avidi ma di condividere con chi
non ha».
Jan, senza accorgersene, ha fallo la
sua lunga professione di fede stando
seduto in terra alJa maniera degli in-
dios.
Non lasciarlo solo. Ora spiega I'o-
rigine del fuoco e dei pesci e di tutto il
resto secondo gli Yanomami, illu-
strando la spiegazione con i disegni
dei bambini. Ecco come a Mavaca
bruciano i cadaveri e ne mangiano le
ceneri; ecco come le piene dei fiumi,
alte anche 6 o 8 metri, si portano via i
raccolri; ecco come ci si ammazza con
lo sport na.cionale delle bastonate (e
come viceversa si trova crudele J an
che osa uccidere un agnello); ecco
come si soffiano con for.i:a le loro
polveri stupefacenti nelle narici, per
prendere contatto con il mondo degli
spiriti...
Jan ora è tornato a Boca del Mava-
ca, tra i suoi indios Yanomami, per
aiutarli a capire che Dio è sempre
stato in mezzo a loro. I suoi amici di
Rijswijk sanno che non devono la-
sciarlo solo, e che devono appoggiar-
lo, sostenerlo, aiutarlo, che proprio
questo è ciò che Dio s i aspetta da loro.
WtLLIAM VAN BEEK
(Adattamento dal BS olandese)
13

2.4 Page 14

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-BS risponde--------------
niente da fare - sono ragazzi sem:a-
Bo letto con vivo interesse nel BS dello scorso dicembre il servizio sulla nirna - sono dei perduti, irricupcra-
"Casa di rieducazione per minorenni" che Paolo VI, allora arcivescovo di bili». Mi si chiede di dire sul BS
Milano, volle affidare ai salesiani.
quanto la religione cristiana possa
Lavoro anch'io in mezzo a ragazzi molto dHficlli (anche se non proprio offrire di positivo a giovani come
come quelli di Arese), e comunque molto refrattari alla sfera del religioso. Ora questi; se possa far scaturire dal loro
vorrei chiedere a qualcuno che abbia vissuto l'espe.rienza di Arese: che cosa di spirito quei grandi valori umani in
positivo la religione cristiana può offrire a questi ragazzi? Più concreta.mente, essi sconosciuti; se anche in loro pos-
in che cosa si fa consistere ad Arese l'educazione religiosa?
sa veramente soddisfare i bisogni
exall. Maurizio L. - Roma
inalienabili, personali e sociali, dello
spirito umano. Credo di poter rispon-
Teresio Bosco, auwre del servizio « Quando Paolo VI lanciò la sfida ai
salesiani» pubblicato su BS dello scorso dicembre, ha ora raccolto sul tema
proposto la testimonianza di un salesiano che ha trascorso dodici anni fra i
rag~zi di quella singolare opera. Si tratta di don Luigi Melesi, che per sei anni è
stato anche il direttore di quei rag~zi. Ecco dunque per l'exallievo Maurizio L.
una sintesi della testimonianza da lui rilasciata.
dere così:
* Non serve assolutamente a nes-
suno, e in modo particolare a questo
tipo di giovani, una religione ridotta a
una serie di verità astratte, unicamente
cerebrali, che non toccano i loro inte-
ressi; incapace di rispondere agli in-
terrogativi e ai dubbi che tormentano
U n punto va subito messo in chia-
ro. Scopo primo e principale
del nostro Centro di rieduca-
1Jone è stato ed è la salvezza eterna
dei giovani, superiore alla salvezza
parlarmi di Cristo e della Chiesa»
(B.S. 18 anni);
« l preti che ho conosciuto io parla-
no del Signore, senza gusto... D.icono
sempre le stesse cose, le dicono senza
la loro esistenza; insomma una verità
religiosa senza penetrazione, senza
una portata vitale.
E' inopportuna, anzi inaccetta-
bile, la religione ammasso di pratiche
f daJla Polizia, da un processo, dal car-
cere, da un fallimento uramente
materiale: è la salvezza da loro spiri-
crederci... E poi quando fai un pecca-
to, Li mandano subito all'inferno,
sembra quasi che loro non abbiano
senza anima, diventate abitudini irra-
zionali, gesti inspiegabili, formule in-
comprensibili, riti non motivati e per
to. Questa viene assicurata col rag-
giungimento di due traguardi già sta-
biliti da Don Bosco: «fare onesti cit-
tadini e buoni cristiani»; due tTa-
mai peccato» (P.C. 16 anni).
Le cause di conflitto. In queste po-
che testimonianze si possono rilevare
con chiarezza i fattori principali di
niente sentiti.
* Ancora odiosa è la religione pre-
sentata come la casa degli uomini
«giusti», degli impeccabili, di quelli
guardi che non si oppongono tra loro,
ma si compongono in unità.
La dimensione ultraterrena non
elimina i valori terrestri, ma li ingloba.
Per questo ci sforziamo di ridare ar-
monia alla loro personalità dissestata,
Quale religione per
di dare loro un lavoro e l'istruzione
elementare, una cultura media, una
specializzazione professionale. Di
fronte al fatto religioso, tra i giovani di questo loro conflitto religioso.
che si salvano con le proprie forze, e
Arese possiamo ciire con Werfel: «Per Fatto1ì familiari.. Un ragazzo non non come un rifugio cti chi si è di-
* chi crede, nessuna spiegazione è ne- amato, che non si è mai sentito cir- sperso.
cessaria; per chi non crede, nessuna condato di affetlo, come può sentire
Non si può rifare una vita con
spiegazione è possibile».
Dio, se è proprio attraverso l'amore una religione puramente mortificante,
Rinunceremmo ai valori più alti che Dio si comunica? Un ragazzo non fondata e costTUita su princìpi morali
dell'uomo se rHiutassimo i valori reli- può accettare l'idea di Dio se questo negativistici, presentata come una se-
* giosi, che tra l'altro abbiamo trovato Dio Padre assomiglia a suo padre rie di «non devi fare».
fortemente capaci di soddisfare i na- violento, ubriacone, crudele; oppure
La nostra non è una «religione
tw-ali bisogni umani, personali e so- a un padrone egoista e incapace di
ciali dei nostri giovani. Inizialmente, è comprensione.
Per prima rosa, dare loro una mamma.
vero, i giovani assumono atteggia- Fattori ambientali. I giovani che ar-
menti indifferenti e anche astiosi nei rivano al Centro, provengono per
riguardi della religione. Questa indif- un'alta percentuale da ambienti male
ferenza e questo astio hanno un'ori- informati in fatto di religione, areli-
gine e delle motivazioni ben precise e giosi e anche antireligiosi Nm siamo
anche logiche:
anche del nostro ambiente e non solo
«Non credo più nel Signore, perché dei nostri genitori.
io sono figlio di nessuno» (M.A. 15 Panari dottrinali. L'istruzione reli-
anni);
giosa, quando c'è stata, per lo più l'-
« E' più comodo non credere in Dio. hanno trovata lontana, staccata da
Uno di meno che ti dà fastidio» (P.L. loro, inadeguata alla loro mentalità.
18 anni);
Fattori persona/i. Molti giovani
«Come si fa a credere in Gesù Cristo considerano Dio, la religione, la Chie-
con tutta la miseria che c'è in giro? lo sa, come un prodotto dell'autorità ci-
l'ho vista la miseria... stava a casa vile, vedono il prete come un carabi-
mia» (F.G. 17 anni);
niere che controlla e punisce.
« U mio padrone andava in chiesa,
La religione che non serve. Durante
ma mi ha sempre maltrattalo» (F.M. la nostra esperienza educativa ci sia-
17 anni);
mo sentiti ripetere da persone che
"Il primo a gridarmi dietro" ladro" pure ci erano vicine (e queste parole
è stato un prete... Non venite quindi a ci hanno reso tristi): « Non c'è più
14

2.5 Page 15

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•l• c■technl mediante lavoro di gruppo, giochi...», • mediani• la •Yle crucl1» che I ragazzi di
Aren vhtono con la mH■lma lnten,ttà , In per■ona prima.
dei morti», della tristezza, della paura,
della noia: una religione senza "no-
vità•. proposta da «uomini dì mestie-
re» e non da •testimoni vivi•.
Questi tipi di religione non servono.
e la rispO!>ta si può trovare nelle con-
fidenze dei ragazzi diArese che hanno
incontrato Dio a ben altri livelli.
Ho capilo col cuore. «Solo qui ad
Arese ho capito un po' chi è Dio. Pri-
più grossa» (C.P. 17 anni).
«Questi preti si interessano di casa
mia. di mio padre )enza lavoro, della
mia famiglia che abita in una soffitta.
Non si sentono umiliati ma piace loro
~Lare insieme alla povera gente, anche
se non va in chiesa» (C.G. J7 anni).
«li prete è quello che sta dalla parte
di chi perde» (L.S. 18 anni).
«Gesù Cristo è uno che mi sbatte
i ragazzi di Arese?
ma, anche se sapevo la "slorlclla",
non mi interessava. Ho capito col
cuore, che Dio è tutt'altro da quello
che dicono, dal Signore a cui piace
castigare• (C.G. 17 anni).
Finalmente Dio, amore, fede, sono
diventali reali per me... Prima erano
solo parole» (C.B. 18 anni).
«Non immaginavo che ci fossero
dei preti "amici" di tipi come noi. Mi
accolsero col sorriso e non mi lascia-
rono alla mia vita ma mi hanno aiu-
tato, mi hanno fatto capire molte co-
se. Questi preti son o diventati miei
amici e ìo non ci speravo• (P.F. 17
anni).
• li Vangelo mi ha convinto a voler
bene a mia madre. anche se non lo
merita. Sentendoil Vangelo ci si vuole
più bene e si perdona tutto• (R.S. 17
anni).
• Ci vogliono bene. Mi pare di capire
come sarà quella vita che vivremo col
Signore dopo questa Comincio a ca-
pire che morire vuol dire andare a star
felici insieme» (G.C. 16 anni).
•La confessione è la cosa che mi è
servita di più a correggere il mio ca-
ranere• (F.D. 18 anni).
La cosa che mi è piaciuta moltis-
simo è che il Signore ama i peccatori.
Ho capito tante cose, ma questa è la
mai la porta in faccia» ( M .M. 16 anni).
«Lo dico sìnceramente che i posti
dove vado proplio volentieri sono il
laboratorio e la chiesa. Prima non ero
così. Se ho imparato a vivere, se mi
sono un poco corrcuo, se ho capito i
miei sbagli, lo devo proprio alla chie-
sa. Sento che mi hanno fatto del bene
quelle parole e quelle preghiere• (O.F.
18 anni).
Religione è vivere come figU. Ab-
biamo potuto constatare che la reli-
gione è u11a delle componenti più va-
lide per la riconquista della vita di
questi giovani se non è tanto una serie
di mezzi e di pra1iche esteriori, ma è
un clima nuovo, una mentaJità rinno-
vata che prende tutta la ,,ila: è vedere,
sentire, vivere « insieme•. in rapporto
di figli con Dio Padre che ci salva nel-
l'amore di suo Figlio.
« Ma concretamente - mi si chiede
- in che cosa fate consistere q uesta
educazione religiosa?• Rispondiamo.
La religione ci impone di amare
1u1ti e ognuno in particolare come un
amico, un vero rratello. Di amare an-
che l'ultimo della classe, anche il più
cattivo e con maggiore intensità di
amore. Da notare che l'amore cristia-
no non è fondato unicamente in una
"volontà di amare» priva di gioia, di
sorriso, ma usa i mezzi cordiali e af-
fettuosi per esprimersi, si manifesta
in una sensibilità purificata sì, ma di-
\\'entata anche più acuta, che giunge
ad cstemarsi con tutte le ricchezze di
tenerezza, amicizia, dolcezza, com-
prensione del cuore umano.
Cuore, amicizia, amore, tenerezza,
affetto, sono parole «magiche» per
questi giovani; ma lo è ancora cli più
la realtà che ci sta sollo. Nella religio-
ne cristiana ognuno diventa oggetto
di interesse, di attenzione, di predile-
zione; il giovane si sente rivalutato, si
sente amato personalmente, si sente
quaJcuno.
Anche l'Autori1à, nemico numero
uno dei giovani di!.adatlati, viene ac-
cellata se si presenla col volto «del-
l'amore che serve», partecipa aJle loro
gioie, soffre il loro stesso dolore.
E' poi necessario che l'amore di-
yenli perdono. Sentendosi perdonati,
imparano a perdonare. Stimano
grandemente quegli educatori che
non fanno la somma dei torti, ma
sanno dimenticare. Per essi, sentirsi
perdonali vuol dire rinnovarsi, supe-
rare la paura, l'ossessione dello sba-
glio, ricominciare a vivere.
Educare religiosamente non signì-
fica interessarsi unicamente dello
spirito, ma anche del corpo, del pane,
del ,•estilo, del lavoro, dei parenti.
McSJ.i di fronte alla miseria e aJla sof-
ferenza degli altri. i noi.tri giovanj ar-
rivano a esprimere un'umanità più
ricca di tanta gente• cristianissima».
Cantare insieme. Le espressioni
comunitarie più vistose dell'educa-
zione religiosa sono la catechesi e la
vita liturgica.
La catechesi religiosa viene faua
nella chiesa in convcn,azioni di caral-
lerc occasionale, prendendo lo spunto
cioè dai fatti concreti della loro vita, e
mirando ai loro ste~i interessi. Viene
trasmessa nella scuola di religione
usando una didauica particolare: la-
vori personali. di gruppo, giochi... E
ancora in incontri di gruppo, "buone
notti», esercizi spiritualì...
Nella vita liturgica il Signore inter-
viene più direttamente nell'educazio-
ne del giovane, aiutando l'opera sem-
pre incompleta di noi educatori. Evi-
dentemente i giovani si accostano a
Dio. ai sacramenti, conservando la
loro personalità. Le cerimonie che
possono cn1usiasmare un religioso
benedettino, per i nosni giovani sono
noia e morte. L'ambiente-chiesa deve
quindi essere adatto ad accogliere
«loro». Cantare insieme al Signore,;.
sveglia la fede, fa amicizia, e.rea cioè
9uel clima cli amore fiducioso, quel-
I ambiente di famiglia che è religione.
Tutto questo è evidentemente diffi-
cile e faticoso. Non sempre dà risul-
tali in giornata. Bisogna con molla
pazienza saper attenderne i frutti.
Oon LlJIGI MELESI
15

2.6 Page 16

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* MESSICO EXALLIEVI DI DON BOSCO
Per ogni Unione
un impegno sociale
Le Unioni degli Exallievi messicani si stanno rinnovando In profon-
dità, e il frutto più evidente è l'impegno concreto con cui rivivono il
metodo educativo di Don Bosco in mezzo alla gioventù
Per una miglior formazione cri-
(( stiana e salesiana degli Exallie-
vi, la dù-et1iva che abbiamo preso di
comune accordo è che ciascuna
unione realizzi un'opera di apostolato
sociale, oltre alle attività di carattere
sportivo e culturale che manda già
avanti». E' deno in una relazione
giunta dal Mes!..ico, a firma del presi-
dente degli Exallievi messicani, avv.
Juan Miguel Castro Rend6n.
L'attività ordinaria. Da qualche
anno c'è un risveglio nelle Unioni
exallievi del Messico Sud: vengono
rondate, o rifondate, e con chiarezza
cli idee, e con uno stile nuovo. A tut-
t'oggi si contano in quell'Ispettoria
ollo centri rinnovati: le Unioni cli
Barrientos, Morelia e Puebla, e nella
capitale le unioni dei collegi « Santa
Julia» e "Cobre de Mexico», più i tre
gruppi facenti capo alla «Casa dcll'E-
xallievo».
Queste Unioni e gruppi si riunisco-
no periodicamente (anche una volta
alla settimana, almeno ogni 15 giorni),
per svolgere attività religiose, cultu-
rali, ricreativo-sportive. Sul piano re-
ligioso si offre agli exallievi la liturgia
e ucaristica, la possibilità cli ritiri pe-
riodici, l'assistenza spirituale, l'ap-
profondimento anche teologico del
culto a Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco. Sul piano cu1Lurale si organizza-
no conferenze, si allestisce la biblio-
teca, si promuove la lettura e l'infor-
mazione generale, si ra voriscono i
gruppi musicali. Sul piano ricreativo e
sportivo le iniziative sono le più varie.
compresa la rcalìzzaLione di« club al-
pini» e l'adeguata celebrazione di
onomastici e compleanni...
In quattro occasioni all'anno gli
Exallievi si fanno punto <l'onore di
intervenire, portandosi dietro possi-
bilmente le [amiglie: sono le feste di
Don Bosco, Maria Ausiliatrice, As-
sunzione e Cristo Re. Allora la parte-
cipazione è massiccia, e la festa gran-
de. Una rivista bimestrale, «Cum-
bres» (cioè Vette), tiene tutti collegati.
Ma questa è solo l'attività ordinaria, a
cui da qualche tempo si è aggiun to
l'impegno dell'apostolato sociale.
L'aposto lato s ocia le. Jn che cosa si
impegnano? Gli exallievi di Puebla,
oltre al «Club alpino Don Bosco» che
convoglia molta gioventù, collabora-
16
no in un orlanotrofio a Tehuacan: ar-
rivano in auto superando i 90 km di
distanza, e trovano tanti modi per
rendersi utili. Quelli del «Cobre del
Mexico» danno una mano alla comu-
nità salesiana del collegio: alcuni
ranno scuola come professori, altri
organizzano le varie attività dei ra-
gazzi. Gli Exallicvi di Morelia hanno
messo su una specie di oratorio (esti-
vo per i ragazzi e i giovani sbandati
della zona.
l tre gruppi della capitale che si
riuniscono nella «Casa dell'Exallie-
vo» portano avanti un programma
molco fitto. Messa domenicale, ogni
vcncrdl sera un'ura santa a cui inter-
vengono molli exallievi, ogni mese
una veglia dì preghiera con adorazio-
ne del Santissimo per tutta la notte,
catechesi a bambini e ragazzi. Ani-
mazione di un gruppo della Legio
Mariae impegnato in vari apostolati.
Gruppi di st1Jdio della Sacra Scrittura.
Conferenze culturali, sociali e forma-
tive. Organizzazione di squadre spor-
tive, di grnppi musicali: «Coro Don
Bosco», gruppo dei mandolinisti, un
complessino moderno. Ricerca di po-
sti di lavoro... E in più, dal 2 agosto
I977, u.na scuola professionale, I'« Ar-
tesanado de Nazareth».
Exallievi e salesiani insieme. Quel
giorno exaUievi e salesiani insieme si
sono fatti ca1ico della scuola, della
anche nel linguaggio burocratico
« Focolare collettivo o. 6 •· L'opera
sorge a Santa Catarina Tecahuizotla,
Secondo la vignetta di-
segnata dall'exalllevo
Sora, nel 1973 Don Bo-
sco aveva voluto pre-
senziare al Congresso
degli Exalllevl latlnoa-
merlcanl svoltosi a
Città del Messico. La
fioritura di Iniziative
che vi ha tatto seguito,
dice che Don Bosco da
quelle parti c'è stato
davvero.
al km. 26 della super-strada che da
Mexico porta a Puebla. Fondata nel
J964 da un religioso, passata in mano
di altri religiosi nel 1973, ora stava per
essere abband onata. Gli exallievi si
sono sentiti di farsene carico. Danno
una mano i salesiani, e qualche ente, e
altri amici.
l ragazzi del «focolare» sono senza
genitori, o se li hanno da qualche
parte, sono ugualmente abbandonati
a se stessi; e corrono il rischio di finire
stritolati dalla vita in una società che
tante volte non ha tempo o voglia di
badare a loro, e li lascia in balia della
droga, dell'alcool, della soggezione
nei gruppi sociali. Incappano nelle
maglie dei tutori dell'ordine, e posso-
no dirsi fortunati se vengono inviati in
scuole come questa: si lotta per ri-
cuperarli e restituirli sani alla società.
Quest'opera schiettamente salesia-
na ha avuto l'appoggio pieno dell'I-
spettore padre Guruchaga, e ha at-
tualmente come direu ore l'exallievo
J avier Arochi. Comprende laboratori
di falegnameria e intarsio, e per fab-
bri; comprende una tenuta agricola
con allevamento di polli e suini. Ac-
coglie ragazzi della scuola elememare
e degli anni s uccessivi; e anche ra-
gazzi che frequentano le scuole ester-
ne. I laboratori e la tenuta agricola,
oltre che insegnare ai ragazzi un me-
stiere per il futuro, danno una mano
per il mantenimento del gruppo.
Gli ExaUievi collaborano nella
scuola convivendo con gli allievi,
portando vestiti, tenendo conferenze
e conversazioni su argomenti di for-
mazione sociale, facendo lezione di
educazione fisica, allenandoli nello
sport. Questo è l'inizio del loro impe-
gno, ma intendono responsabilizzarsi
sempre più. Due salesiani si recano
alla scuola per la messa e l'istruzione
religiosa, di cui quei ragazzi hanno
soprattutto bisogno.
li fermento di quest'opera e delle
altre iniziative, è anche un frutto del
Congresso Latino-Americano che gli
Exallievi nel 1973 tennero proprio a
Città del Messico, e che ha stimolato
* ad agire tra la gioventù col metodo e
col cuore di Don Bosco.

2.7 Page 17

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SPAGNA
« I l Tibidabo è l'opera più impor-
tante dei salesiani di Spagna.:
da queste pani dicono proprio così.
Forse è un'affermazione gratuita,
un'iperbole per souolineare qualcosa
che ha colpito fone l'immaginazione.
fallo però, tutte le volte che sono
salito in cima al Tibidabo, mi è frulla-
ta in mente questa idea: i salesiani
hanno sl in Spagna tante braccia
operose che si prodigano per i ragazzi
nei collegi, nelle scuole professionali.
nei centri giovanili, nelle opere par-
rocchiali._ ma è proprio qui al Tibi-
dabo che hanno il loro cuore.
Se si decide di passare qualche ora
nella «cappella dell'adorazione•. :.o-
prattutto durante la notte, ci si accor-
ge che si sta respirnndo una perpetua
aria di Ciovcd) Santo. Sembra perfino
che si può tastare il polso del mondo,
nel silcn1.io della notte, e giungere a
capire l'enorme verità che è l'amore
che muove il sole e !'altre stelle.
Don Jesùs Carilla, attuale direuore
del Tibidabo. mi ha invitato a pas:.are
alcuni giorni con la comunità. Con
che gusto ammiro la belleua della
cripta, l'eleganza delle pietre del tem-
pio (" una pietra grigia che col tcm po
si cambia in bianca», mi dicono),
l'immagine del Sacro Cuore di Gesù
nel gcMo abbracciare Barcclona e il
moEnddoi .n, durante il giorno, ammiro
l'immensa ciuà, il mare lontano, il
mare delle pinete qui attorno. gli edi-
fici che s1 espandono nelle valli e si
arrampicano sui pendii. E cli notte,
ammiro un tappeto di luci ai piedi
della montanga.
Tibidabo: «Tutto ti darò... ,. E uno si
ricorda della scena evangelica. O la
scena del \\liaggio di Don Bosco a
Barcclona. E Lutlo in ques10 ambienLe
sa di realismo magico: si conLempla e
non si sa se sia realtà o storia eiò che ti
tiene n muto, stupefatto, davanti allo
speuacolo della natura e all'opera
dell'uomo. Se allora ti torna in mente
che «il Tibidabo è l'opera più impor-
tante che i salesiani hanno in Spa-
gna», non hai più difficoltà ad am-
mettere che è proprio così...
Gli usignoli di una volta. Parlo con
don Pablo Hernandez riguardo alla
schola. Pablo è il salesiano che la di-
rige. E' da 14 anni a capo di essa, e
cono:.cc tutti i segreti delle voci dei
bambini. E' di Bargota, un paese della
Navarra, e con questo nome ha anche
battezzato la sala in cui i ragazzi si
trovano a giocare: «Bar Gota»...
Parliamo ptima degli usignoli cli
una volta, cioè dei primi tempi della
scholu camonm1. La scuola - mi
dice - fu creata nel 1927. il 2 0110-
brc•. Apre un grosso volume di rivisLc
rilegate, e mi trascrive a macchina la
pagina che parla della data storica:
112 di questo mese si è stabilito nella
casa salesiana, annessa al tempio del
55 usi_gnoli
cantano al Signore
Presso Barcelona, in cima a una collina donata a Don Bosco nel
lontano 1886, I salesiani di Spagna hanno costruito il Tempio nazio-
nale In onore del Sacro Cuore. E la gente vi accorre volentieri e
numerosa, perché una «schola cantorum• con le sue limpide voci
aiuta a pregare. Ecco quanto ne scrive Il direttore del BS di Spagna.
Sacro Cuore, un gruppo di ragalzi: la
futura schola c:tmtorum del santuario.
Sono 16, e presto saranno più nume-
rosi: si pensa di arrivare a 50». Ci ar-
rivano dav\\'ero prcsLO, e da allora 50
ragazzi ogni anno. tanti quanti sono le
province della Spagna.
Era, mi pare, una casa di formazio-
ne per [u1uri salesiani. «Sì. Qui veni-
vano quelli che avevano una bella
voce. Si faceva una selezione. I meglio
dotati venivano qui fino alla prima
media, gli a lt ri in altre case di forma-
1.ione; poi tuIli ritrovavano insieme
a Gerona•.
Don Pablo è l'anima della schola
cantomm. Di fine sensibilità, si dedica
a un improbo lavoro di impostazione
delle voci, di vocalizzi, di insegna-
mento del canto, di educazione musi-
cale. I ragaui per lo più arrivano
senza la minima preparazione, e nel
giro di due anni giungono a cantare in
coro a lla perfezione.
Cantano e ballano... A vedere la lo-
tografia dei ragazzi completamente
avvolti nella loro tonaca monacale,
vien da pensare a futuri monaci, a una
specie di bambini consacrati e prede-
stinati alla vita di convento. Don Pa-
blo mi corregge: «Sono bambini mol-
to svegli e vivaci. Ora sono 55, prove-
nienti quasi tulli da Lérida. Non chic-
diamo loro una vocazione religiosa,
ma sempliccmeme cristiana. E a
questo li formiamo, na1uralmente.
Per cantare bene al Signore devono
vivere il cristianesimo in profondità».
Quali corsi tenete? Due classi, dai
10 ai 12 anni. Cioè, gli anni migliori
per le voci bianche. Ora abbiamo dèi
soprani eccellenti, divil.i in tre corsi
per la polifonia religiosa"·
li repenorio? E' molto vasto,
comprende musica sacra e profana, e
folkloristica. Siamo invltati a cantare
in molti centri della cillà per esempio
in occasione di feste e anniversari, nei
collegi, ospedali, e altri ambienti, per
motivi religiosi e ricreativi. Siamo
i.scritti all'organiua,ione internazio-
nale dei pueri ca111ore.\\, e come t.ali nel
1970 abbiamo prc~o parte al Congres-
so di Santiago...
I ragazzi imparano a suonare stru-
menti? « Tutti i raga11ì studiano mu-
sica: solfeggio, educazione della voce,
e anche strumenti». E don Pablo mi
porta a visitare la .sala della musica; ci
sono ~Lrumenti a corda, a fiato e a
percussione, d'ogni genere.
E oltre alla mu~ica? «Ogni anno i
ragazzi compiono , isitc programma-
le alla città per vedere i ~uoi musei e
l'esposizione. Ogni anno compiono
varie escursioni. Ma la più importante
17

2.8 Page 18

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è quella di fine anno». E cioè? «Edu-
chiamo i ragazzi alla solidarietà fra
loro; hanno una cassa in comune, e
depositano in essa tutte le mance che
ricevono; a fine anno si realizza un'e-
scursione di diverse giornate».
E qui in casa si divertono? « I ra-
gazzi d'oggi pare che nascano con il
bernoccolo della creatività. Occupa-
no il tempo recitando dialoghi che
essi stessi hanno composto. Organiz-
zano le loro feste e i week-end. Sono
straordinarie le loro recite del sabato
sera. Lungo l'anno poi disputano
campionati nei principali sport, all'a-
ria aperta o al coperto... ». Si vede che
don Pablo si è dato anima e corpo ai
ragazzi e alla loro musica.
Qualche lettera. E mi racconta la
soddisfazione dei ragazzi, e della
gente che con frequenza sale aJ Tibi-
dabo proprio per sentirli cantare.
« Anche le loro famiglie vanno fiere di
avere un figlio nella schola cantorum.
Conoscono bene l'ambiente in cui si
svolge la loro istruzione e formazione
alla vita cristiana. Alla domenica ven-
gono ad ascoltare la messa delle 12,15,
quella appunto in cui le «voci bian-
che» cantano. Negli occhi di questi
genitori si indovina la gioia di vedere
comeil canto deilororagazzi rapisce i
presenti».
E temendo che io non gli creda, don
Pablo mi squaderna sotto gli occhi
alcune lettere che i ragazzi stessi
hanno scritto. «Siamo un gruppo di
amici che ci conosciamo molto bene,
e per questo litighiamo qualche volta
quando giochiamo in campionato
una squadra contro l'altra. Ma la gioia
e la felicità di questi due anni ora per
me sta diminuendo un poco, perche il
corso va verso la fine e sappiamo che
l'anno prossimo non potremo più far
parte della schola. Come passano in
fretta i giorni felici, anche quando
durano due anni interi! Tutti noi de-
sidereremmo continuare qui ancora
per anni e anni» Juan B. Farré.
Un 'altra lettera sottolinea l'aspetto
musicale: « n canto e la musica sono
le attività a cui dedichiamo più tem-
po. I cantori si dividono in primo cor-
so, secondo e terzo, e... sacrestani (per
il servizio delle funzioni), che sono
anch'essi necessari. A tutti noi piace
cantare. E ci piace anche perché,
quando facciamo i vocalizzi, ci danno
dei «punti». [ migliori di noi sono
dell'ultimo corso, naturalmente. Al-
cuni ragazzi sono appassionati del
pianoforte; fra tutti il migliore è Pons
di quinta elementare. I più suonano il
0auto. Così organizziamo numerosi
spettacoli per il sabato sera, prima
che don Juanjo ci racconti qualche
storia del brivido. E poi tutti insieme,
con i carillon, xilofoni, maracas, tam-
burelli, alla domenica accompagnia-
mo i canti della messa». !osé Maria
Caubet.
Un altro ragazzo spiega quella tro-
vata di don Pablo che sono i punti.
« Una cosa cbe entusiasma tutti noi
18
sono i punti. Quando i nuovi di quinta
elementare vedono per la prima volta
il cassone pieno che ha il consigliere
nel suo ufficio, credono di trovarsi
nella cassaforte del Banco di Spagna,
perché i punti hanno la stessa forma
dei duros (moneta di 5 pesetas). Ma se
si vedesse quanti giocattoli tiene negli
armadi! ro non so chi tra i miei com-
pagni finora si sia meritato più punti,
ma immagino che siano i soliti sgob-
boni come Can-era, o i violini come
In alto, da sinistra a destra:
la statua In bronzo del Sacro Cuore sulla cupola
del templo: è alta otto metri e pesa sei tonnellate.
Veduta aerea del templo (ancora In laae di costru-
zione), In un mare di ollvl.
Una fase della collocazione della statua aulla c u-
pola del templo (1961),
A destra:
Il caldo nido che accoglie per due anni I 55 usf..
gnoll.
Sotto, da sinistra a destra,
Tutti I giorni, la gente accorre per sentire gll usi-
gnoli: Il loro canto alula a pregare.
Tanti vocallzzl, e tanta pazienza per educare levo-
ci ...
A scuola, come tutti I ragazzi di questo mondo.
Due cantori montano la guardia a Gesù nella cap-
pella dell'Adorazione Perpetua. Tanti barcellonesl
vengono a pregare, e pan ano anche l'Intera notte
In adorazione.
A pagina 17:
la schola davanti all'Ingresso del templo.
Romeu. Di sicuro c'è che a Pasqua
avremo una lotteria o unatomboia. lo
non ho molti punti, ma ho sempre
fortuna... ,. Pedro Lopez.
In un clima di pace. Sono le 12,15, è
l'ora della messa con i canti della
schola cantorum. Molta gente è arri-
vata al Tempio; celebra la messa
mons. Peyrou, un vescovo salesiano
dell'Argentina che si trova di passag-
gio a Barcelona.
Fin dal canto d'ingresso lo spirito si

2.9 Page 19

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eleva insieme con le voci bianche, e
sale lungo le colonne di pura pietra
grigia che col tempo - e con le voci-
diventa anch'essa bianca. Non ci de-
ludono questi ragazzi. E sul far della
sera, verso le I 8, non si potrà far a
meno di tornare anche per il canto dei
vespri.
I barcelonesi lo sanno. E salgono
fin qui. Perché nella città come nella
vita il cuore si sente come intossicato
dai rumori. Le canzoni bianche di
questi ragazzi non solo elevano, ma
avvolgono in un clima di pace e di
misticismo. Poi, tornati lontano, ri-
marrà il ricordo di quei momenti de-
liziosi in cui, senza renderci conto, ci
sorprendevamo immersi nella pre-
ghiera. E' la sensazione che ci procu-
rano luoghi incantali come il Tibida-
bo.
Cinquant'anni e più di schola can-
torurn. La cronaca segnalava il 2 ot-
tobre 1927 come «giorno che rimarrà
scolpito con lettere di diamante».
Penso che bisognerebbe cambiare la
parola lettere con voci di diamante.
Perché le «lettere di diamante» è
molto difficile incontrarle, in questi
tempi; ma le voci sì è facile. Voci di
diamante purissimo, come l'aria di
montagna. Voci che si innalzano bril-
lando e risuonando a gloria del Si-
gnore, già da cinquant'anni. E per gli
anni che verranno.
RAFAEL ALFARO
19

2.10 Page 20

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DA CENTO ANNI LE FMA LAVORANO
E dopo Carlo VIII,
madre Mazzarello...
L'antico convento era stato trasformato In magazziho. Don Bosco a
vedere lo scempio esclamò « Misericordia!» e comprò edifici e terre-
no. Poi affidò tutto alle sue suore, che subito vi aprirono la scuola. Il 4
febbraio 1879 arrivò anche madre Maria Mazzarello, trasferendo da
Mornese la Casa Generalizia. Così Nizza diventò il cuore della gio-
vane Congregazione, il nido In cui tante suore si prepararono a spic-
care il volo verso le varie parti del mondo
N ella serie dei centenari ce n'è uno
che la Famiglia Salesiana non
può passare sotto silenzio: quello
della casa di Nizza Monferrato, dove
Don Bosco trasferì da Mornese la ca-
sa centrale delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice.
A Mornese il collegio tirato su pie-
tra dopo pietra dalle robuste braccia
dei mornesini sull'alto di un poggio
ridente, era stato la culla dell'istituto,
la «casa dell'amore di Dio», come l'a-
veva chiamato Don Bosco. Un cena-
colo in-adiante di santità. Ma ora non
rispondeva più alle esigenze della
nuova famiglia religiosa in rapido
sviluppo, era necessaria una sede in
località più accessibile, toccata dalla
ferrovia. E possibilmente anche con
un clima meno rigido di quello offerto
da quelle alture. le ultime propagini
del Monferrato verso il mare.
Don Bosco ci stava pensando,
quando nel 1877 gli si presentò l'oc-
casione di acquistare l'ex convento
«Nostra Signora delle Grazie» in Niz-
za Monferrato, che la gente continua-
va a chiamare «La Madonna», to-
gliendolo tra l'altro dalla profanazio-
ne in cui era caduto.
Sempre a corto di denaro, non gli
mancarono preoccupazioni per met-
tere insieme le 32.000 lire necessarie
all'acquisto e le molte altre in più per
realizzare i restauri indispensabil.i;
ma bussando a tante porte e ridando
come sempre nella Provvidenza, ci
riuscì. Sborsata metà della somma
occorrente, firmato il contTallo e po-
sto mano ai lavori più urgenti di som-
maria riparazione, nell'autunno 1878
poté aprire la casa e accogliere tra le
sue mura le nuùve ospiti.
Furono cinque le prime Figlie di
Maria Ausiliatrice a mettervi piede, il
16settembre di quell'anno, con a capo
suor Ernichetta Sorbone: una figura
di primo piano nelle memorie dell'I-
stituto. Abituate alle dure asprezze
del lavoro e del sacrificio, esse ab-
bracciarono coraggiosamente la po-
vertà nuova e la nl.lova fatica per un
relativo assetto, così da poter riceve-
re, all'aprirsi dell'anno scolastico, un
primo gruppetto di educande. An-
ch'esse erano venule da Mornese, lie-
te per la novità e per le interessanti
esplorazioni che la nuova dimora of-
friva loro con i lanci calcinacci e mat-
t0ni scossi...
La chiesa fatta magazzino. Si ini-
ziava così una nuova storia per l'ex
convento, che di storia ne contava già
parecchia. Le memorie infatti lo fa-
cevano risalire al secolo XV, e lo di-
cevano fondato dal beato Amedeo,
dei Frati Minori Osservanti, accanto
all'antica chiesa abbaziale di Santa
Maria delle Grazie. Ricordavano che
circa una ventina d'anni dopo aveva
offerto ospitalità nientemeno che a
Carlo VIII re di Francia, quando nel
1495 aveva attraversato l'Italia per
marciare alla conquista di Napoli. Poi
nel susseguirsi degli avvenimenti in-
trecciati alle vicende politiche del
tempo, erano sopravvenute soppres-
sioni e rovine, portando più volte al
mutarsi dei religiosi che lo abitavano.
Ultimi nel secolo scorso furono i Cap-
puccini, che nel 1817 avevano dovuto
abbandonarlo; e in seguito per la leg-
ge di soppr·essione e incameramento
dei beni degli ordini religiosi del 1855,
l'antico convento era passato al go-
verno. Infine, dopo altre poco esaltanti
vicende, nel 1871 era l'inito in mano
della società Enologica di Savigliano,
che lo trasformò in magazzino. Ma
non dovette avere grande fortuna,
perché pochi anni dopo fu costretta a
metterlo in vendita.
E' a questo punto che subentra Don
Bosco. Quando egli vi Cece la prima
visita, trovò la chiesa dissacrata, gli
altari atterrati e sostituiti da grosse
botti, i muri muffiti, il pavimento di-
velto. Esclamò inorridito: « Miseri-
cordia!». e si propose di riscattare la
chiesa a qualunque costo. Non appe-
na raggiunto lo scopo, ne scrisse
esultante a una persona amica: «il
contratto è concluso; è una gloria per
Nizza e per la religione che una chiesa
fatta magaL.Lino sia in lai modo rido-
nata al culto!»
La nuova Casa Madre. Dicono (un
briciolo di poesia non guasta mai) che
nel tempo in cui la chiesa e il conven-
to profanati non risuonavano più del
devoto salmeggiare dei frati, anche gli
uccelli degli alberi intorno non faces-
sero più udire i loro canti. Ma che li
Iipresero festosi, accordandosi alle
fresche voci giovanili che salivano
dalla chiesa e dal cortile, qua11do le
vecchie mura si andarono rianiman-
do nel sereno ritmo quotidiano della
vita di preghiera e di lavoro, di studio
e di allegria. E dovettero cinguettare
ancor più pochi mesi dopo, sia pure
tra rami spogli e gocciolanti di brina,
per salutare l'arrivo di santa Maria
Mazzarello. Era il 4 febbraio 1879,
cento anni fa esatti. La confondatrice
delle FMA era già venuta ti altre volte,
anche per assistere (il 27 ottobre del
'78) alla benedizione della chiesa, vo-
luta da Don Bosco molto ~olenne, e
ravvivata dalle armonie dei suoi can-
tori mandati da Valdocco. Quel gior-
no però, vi si recava per rimanere
stabilmente: con lei si trasteriva la
Casa Madre di Mornese.
Sarà breve la dimora della santa a
Nizza: solo due anni o poco più. Ma
un tempo sufficiente per lasciare
un'impronta incancellabile, estesa si
può dire a tulla la cittadina. I nicesi
conobbero la sua carità già qualche
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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A NIZZA MONFERRATO
mese dopo, a maggio, quando trova-
rono «alla Madonna» (come conti-
nuavano a chiamare l'ex convento)
un punto di rifugio e di ristoro du-
rante una delle più gravi inondazioni
del fiume Belbo.
E il 14 maggio 1881, prop1io da una
delle antiche cclJcllc del convento, la
madre Mazzarello aveva spiccato il
volo per il cielo: aveva 44 anni appe-
na. A Nizza però aveva lasciato l'ere-
dità feconda del suo spirito, della sua
santità raccolta e operosa.
La Madonna è qui. Per le FMA si
trattava ora di eleggere la nuova su-
periora, e Don Bosco arrivò nell'ago-
sto 1881. Ponava con sè una scatola di
amaretti, e la vigilia della votazione Foto storica: suore, po1tulantl e educande In un giorno di lesta al primi anni del secolo.
la presentò a madre Caterina Daghe-
ro, Vicaria, per'lafutu.rasuperiora'. Un
biglietto accompagnava la scatola, e In quel momento Don Bosco fu sco, e lo sciamare di anno in anno di
in esso Don Bosco aveva scritto: preso da una commozione così pro- Figlie di Maria Ausiliatrice per tutte le
• Siate sempre pronta a ricevere gli fonda che Don Sonetti intervenne parti del mondo. Le educande aveva-
amaretti, quando a Dio piacesse tentando di distrarlo: « Sì, Don Bosco no affollato la scuola, da cui erano
mandarvene». Madre Daghero eletta vuol dire che la Madonna è vostra uscite ogni anno schiere di maestre
superiora resse l"islituto per un tempo madre, e vi guarda e protegge». Ma diplomate (ormai sono 4.000), per
record, 43 anni, e non le mancarono Don Bosco replicò con forza: «No. no, estendere a tanta gioventù la forma-
gli amaretti.
voglio dire che la Madonna è proprio zione cristiana ricevuta dalle loro
Ma anche, che espandersi di vita, di qui in questa casa, e che è contenta di educatrici. E altre schiere avevano
fervore e di opere! La casa, ingrandita voi, e che... » E di nuovo un nodo lo affollato l'oratorio e l'annessa chiesa
a più riprese, divenne per un cin- prese alla gola.
del Sacro Cuore, appositamente eret-
quantennio il centro vitale dell'[stitu- Ancora don Bonelli intervenne ta per le opere esterne.
Lo. E che gioia, nei primi tempi, a ogni tentando di distrarlo, e ancora Don L'antica chiesa Nostra Signora del-
visita di Don Bosco, lino all'ultima Bosco si fece forza e riuscendo a do- le Grazie era stata riconsacrata solen-
memorabile del 23 agosto 1885.
minare la commozione aggiunse: nemente da mons. Cagliero già nel
Don Bosco quella volta era venuto ,, Voglio dire che la Madonna è vera- 1884, e nel 1922 con l'incoronazione
(accompagnato da Don Sonetti) per mente qui in mezzo a voi! La Madon- pontificia della bella statua di M aria
le professioni religiose, e le superiore na passeggia in questa casa, la copre Ausiliatrice era divenuta santuario,
lo presero in disp&rte per avere da lui col suo manto!»
vivido centro di irradiazione mariana
« una parola speciale». Era partico- L'indomani mauina Don Bosco ri- per tutta la diocesi. Anche oggi essa
larmente stanco, sentiva tutto il peso partiva per Torino, e non sarebbe più continua ad attrarre alla « veglia san-
dei suoi 70 anni, e disse loro: «Come tornato a Nizza. Ma quelle parole, a ta» e alle solenni funzioni del 24
vedete sono vecchio cadente, stento Nizza, non sono più state dimenticate. maggio folle di pellegrini, continua a
perfino a parlare. Voglio dirvi solo che Se mai, sono state sperimentate e ve- registrare i miracoli della grazia.
la Madonna vi vuole molto, ma molto rificate. Grazie alla materna presenza
Questa è la storia ormai centenaria
bene. E sapete, essa si trova qui in di Maria, si è avuto il generoso affluire della «nostra Nizza», come l'aveva
mezzo a voi».
delle vocazioni previsto da Don Bo- chiamata Don Bosco. E anche dopo
tanti cambiamenti e tante vicende la
grande casa - che intanto ha visto
trasferire prima a Torino e poi a Ro-
ma la sede centrale della Congrega-
t:ione - si apre, ringiovanita e mo-
dernamente attrezzata, alla gioventù
di oggi. Accanto alle scuole con con-
vitto (dalla materna alle magistrali),
ha numerosi corsi professionali, l'o-
ratorio e centro giovanile,i corsi per le
catechiste. Altre comunità di FMA si
sono aggiunte: il noviziato, la casa di
riposo per suore anziane, e le addette
agli ammalati presso l'ospedale Santo
Spirito, con l'ambulatorio e il pronto
soccorso.
L'antico convento, già provvisoria
dimora di re Carlo VIII e già magaz-
zino della Società Enologica, rimane
ancora oggi aperto a quanti vi accor-
rono nel nome di Don Bosco per co-
gliervi, nel suo lungo e fecondo palpi-
to <l.i vita, l'affermarsi della continua-
La semplice cameretta In cui morl a Nizza Monferrato santa Maria Maz.z.arello. Foto sopra ìl titolo:
uno squarcio dell'lslltulo •Nostra Signora delle Graz.le•.
ta presenza di Maria Ausiliatrice.
GISELDA CAPETII
21

3.2 Page 22

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PROFILO DEL NUOVO VENERABILE DON AUGUSTO CZARTORYSKI (1858-1893)
Il principe che
scelse Don Bosco
Don Augusto Czartoryski, principe polacco che rinunciò alle ric-
chezze e al fasti del casato per farsi salesiano, nel dicembre scorso è
stato proclamato venerabile dal primo Papa polacco della Chiesa.
Ecco alcuni momenti della sua singolare esistenza stroncata a 35
anni da un male che non perdona. E' l'itinerario di un' anima resa
nobile dalla grazia, più ancora che dal sangue. E Insieme è la vicenda
di alcuni giovani polacchi che sul suo esempio seguirono Don Bosco
e trapiantarono l'opera salesiana In Polonia.
1. "Signor principe,
l'ho messa alla prova"
Che un principe baciato in fronte
dalla fortuna lasci tutto per andar a
condividere la povertà dei figli di Don
Bosco e le loro fatiche in mezzo alla
gioventù delle periferie, è appena
credibile. E il primo che stenta a cre-
dere, è proprio Don Bosco.
Dopo il loro incontro (folgorante
per Augusto) di quel 18 maggio 1883, a
Parigi, il principe gli scrive. E accom-
pagna il biglietto con lire I000 per i
ragazzi di Don Bosco. Egli ringrazia, e
il principe scrive di nuovo. Le lettere
d'ora innanzi si moltiplicheranno,
perché Augusto vuole fare luce com-
pleta nella sua anima e sul suo futuro.
E Don Bosco gli risponderà il più
possibile di proprio pugno, anche
quando la sua vista sarà così logora
da coslringerlo a chiedere scusa per
gli scarabocchi.
Ma la corrispondenza epistolare è
lenta, complicata, difficoltosa. Augu-
sto decide di andar a trovare Don Bo-
sco. Sulla fine del 1883 è a Torino.
Don Bosco non c'è, ma il suo brac-
cio destro don Rua lo accoglie come
meglio non si può. Al suo fianco visita
tutto l'Oratorio, e non riesce a na-
scondere la gioia di scoprire quel
mondo di pace e serenità operosa. Nel
vedere l'allegria dei ragani in ricrea-
zione si dice: «Perché non ho potuto
trovarmi anch'io fra voi, fin dalla mia
prima giovinezza?». Sì, Don Bosco è
un uomo provvidenziale, e sente che
farà bene a fidarsi pienamente di lui.
Poi scende per la brutta stagione nel
sud d'Italia a curare la sua fragile sa-
lute, ma l'appuntamento è a Valdocco
pe"r il prossimo 24 maggio: allora Don
Bosco ci sarà, e sarà festa grande.
Il 24 maggio 1884, ricorrenza di
Maria Ausiliatrice, passano per Val-
docco qualcosa come 70.000 persone.
Di quel tempio che a lei ha dedicato
Don Bosco ba detto che ogni pietra è
un miracolo della Madonna. Aveva
cominciato a costruirlo consegnando
al capomastro Buzzetti tutte le sue
22
ricchezze: svuotato il borsellino, era-
no saltati fuori 8 soldi. «Sta' tranquil-
lo - lo aveva subito rassicurato - .
Penserà la Madonna a provvedere il
denaro per la Chiesa. ro non sarò che
il cassiere». E così era avvenuto.
Don Bosco si vede comparire in-
nanzi il p1incipe Augusto Ja sera del
23, e lo porta ad ascoltare la confe-
renza che sta per tenere ai suoi Coo-
peratori. A sera lo attende l"incanto
della basilica illuminata. L"indomani
è difficile tirai· via il principe da Val-
docco: partecipa all'animazione ge-
nerale, segue tutte le funzioni, i canti e
le musiche, l'allegria dei giovani e dei
pellegrini. Don Bosco lo invita alla sua
mensa frugale. A sera il principe, tor-
nando in albergo, si rende conto di
essere ormai salesiano nel cuore, e
decide di fermarsi ancora a lungo in
Tmino.
Difficile decifrare la volontà diDio.
Augusto ba preso alloggio presso il
Grand-H6tel d'Europa, ma ogni mat-
tina è in basilica per la messa. Rivisita
le scuole, i laboratori, i cortili dove
giocano i ragazzi. Più volte incontra
Don Bosco, una volta affronta a fon-
do il problema della s ua vocazione.
Gli dice la sua cordiale antipatia per
quel mondo fittizio in cui è costretto a
vivere.
Don Bosco lo interroga sul pensiero
dei suoi familiari, ed egli assicura che
suo padre il principe Ladislao sarebbe
lieto di avere un figlio sacerdote.
Questo è vero, ma vale per i figli mi-
nori: Augusto nel pensiero di suo pa-
dre dev'essere l'erede e il continuato-
re del casato.
Don Bosco in quegli anni era conti-
nuamente consultato da persone· in
cerca di luce sulla loro vocazione;
quasi sempre dava risposte nette, e in

3.3 Page 23

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genere i suoi suggerimenti risultava-
no esalti. Ma di fronte al principe Au-
gusto trova che è difficile decifrare la
volontà di Dio. Teme che la sua voca-
zione possa nascere solo dalla salute
ca~onevole, o da un'educazione un
po troppo chiusa e appartata, e non
da motivazione superiore. Perciò lo
consiglia di attendere a prendere una
decisione, di tornare per ora in Polo-
nia e di occuparsi delle faccende fa-
miliari.
Augusto si ferma a Valdocco fin al-
l'onomru;tico di Don Bosco (24 giu-
gno), assiste a festeggiamenti che non
poteva immaginare così spontanei e
cordiali (anche l'arcivescovo di Tori-
no, card. Alimonda, è con allievi,
exallievi e amici di ogni celo e prove-
nienza, a rendere omaggio al santo), e
ascolta il suo sapido ringraziamento.
Don Bosco insiste nel dire che quanto
ha fatto « è tutto merito dell'Ausilia-
trice e dei suoi buoni benefattori».
Quanto a lui, non sapeva di possedere
tutte le virtù che gli vengono attribui-
te, ma che cercherà di procurarsele al
più presto in modo che la prossima
volta i suoi amici non siano più co-
stretti a dire « poetici spropositi» al
suo riguardo.
Augusto se ne torna in Polonia si-
curo di aver trascorso uno dei periodi
più belli della sua vita; e suo padre per
distrarlo gli offre la candidatura al
Consiglio provinciale di Jaroslaw...
Il Signore benedice I figli obbe-
dienti. Augusto si mette di buona vo-
lontà: collabora col padre nel dar vita
al museo che in Krak6w raccoglierà le
memorie storiche dell'infelice Polonia
smembrata e soggiogata dai suoi po-
tenti vicini, amministra i beni fami-
liari, compie rilevanti operazioni fi-
nanziarie. Queste attività controgenio
lo riempiono di profonda malinconia
mentre fanno felice il principe Ladi-
slao. Il quale decide di stabilire nella
casa il maggiorasco, con cui trasferi-
sce a vantaggio di Augusto la quasi
totalità dei beni di famiglia e il presti-
gio del casato. Ed ecco una nuova
idea del principe Ladislao: l'Inghil-
terra è un paese socialmente molto
progredito, può essere utile ad Augu-
sto un viaggio da quelle parti per co-
noscere la situazione e i problemi.
Augusto torna dal viaggio convinto
che per portare la Polonia ai livelli
inglesi occorre preparare una gio-
ventù istruita, laboriosa e con sani
princlpi, e che per fare questo ci vo-
gliono i figli di Don Bosco.
Nel giugno 1885 Augusto è a Torino,
intende fare gli esercizi spirituali, e
dopo alcuni giorni passati in albergo
chiede di trasferirsi all'Oratoiio. « Ma
ella potTà adattarsi alla nostra tavola?
- gli domanda Don Bosco-. La no-
stra mensa è semplice e frugale».
« Quel che basta per Don Bosco, ba-
sterà anche per me», risponde Augu-
L'H6tel Lambel't In una foto recente. Costruito
nel 1640, aveva accollo fra le sue mura persc>-
naggl Importanti dellastoria francese, e pefflno
Voltaire. Nel 1883 fu la volta di Don Bosco...
I
sto. Il principe passa ore in preghiera,
in letture spirituali, e a contemplare la
vita dell'Oratorio. Invidia sempre più
i ragazzi che appena spunta Don Bo-
sco gli corrono incontro, fanno a gara
nello stargli vicino, ricevono le sue
confidenze. E al termine degli esercizi
spirituali gli pone il problema della
sua vocazione. Ma ancora una volta si
sente dire di pregare, di attendere, e
intanto di impratichirsi negli affari di
famiglia. Perché « il Signore benedice
sempre i figli che ubbidiscono alla
volontà dei genitori». La solita lettera
dalla Polonia richiama il principe in
patria: deve assolutamente prendere
parte alle sedute del Consiglio di-
strettuale di Forostaro...
Un'Impresa riuscita male. C'è di
più, per Augusto: Io attende la frene-
sia del carnevale 1886. Ve lo invila una
parente piena di fantasia e iniziativa,
la principessa Marcellina Czartoryski
- celebre pianista e cantante - che
nei giorni dell'allegria sbrigliata lo ha
ospite in casa sua. Marcellina gli vuol
bene a modo suo, sogna per lui un
avvenire roseo, lo circonda del fior
fiore delle ragazze nobili di Krak6w, e
queste a vederlo così assorto e riser-
vato in tanto frastuono se lo divorano
con gli occhi. Ciò che sa di pulito ha
sempre un fascino indicibile. Ma lui
ogni sera rientra dal frastuono in ca-
mera sua per pregare. Un giorno va a
trovare la zia carmelitana, che Io coc-
colava con tanta tenerezza nella sua
infanzia, e ora è divenuta madre Ma-
ria Zaveria: anch'essa gli v_uol bene,
ma dai Letti in su.
« Che mi racconti, Gucio? • (Gucio è
il vezzeggiativo con cui lo chiamava-
no da piccolo). Lui ha solo in mente
quella grande noia e in cuore il vuoto.
«Sai, Gucio, che cosa penso? Che tu
sei veramente chiamato alla vita reli-
giosa». Lui parla di Don Bosco e delle
sue opere, lei rincara la dose: "Sl, alle
tue aspirazioni servirebbe ottima-
mente la Società Salesiana. Essa ti
aprirebbe un campo magnifico di at-
tività a vantaggio della Polonia. Edu-
care le giovani generazioni su un sal-
do fondamento religioso, tenerne vivo
l'entusiasmo con la speranza nei de-
stini della patria... Tuo padre mette su
un museo per conservare i ricordi del
passato; se tu introducessi in Polonia i
salesiani, se riempissi la patria dei lo-
ro istituti, come provvederesti al suo
futuro!»
Finita la baldoria del carnevale,
Marcellina resta delusa Nessuna
impresa mi era mai riuscita così ma-
le! »), il principe Ladislao addirittura
furioso per il comportamento del suo
primogenito. -
·
Insieme da Don Bosco. La mossa
successiva è cLi Augusto: invita il pa-
dre a recarsi con lui da Don Bosco: i
problemi sono comuni, è bene discu-
terliinsieme. Uprincipe Ladislao non
ha più visto Don Bosco dal 1883, è
curioso di conoscere le sue istituzioni,
di vederle con i suoi occhi. Arrivano a
Torino nel luglio 1886, e Don Bosco li
invita a colazione per il giorno dopo.
Alla frutta il discorso si fa serrato.
Ladislao spiega la necessità di far
qualcosa per la gioventù polacca, Au-
gusto assicw·a Don Bosco che troverà
in Polonia molte vocazioni per la sua
congregazione. Don Bosco assicura a
sua volta: «Ven-emo, verremo da
voi». Ma quando? «Appena disporre-
mo di un numero sufficiente di sale-
siani. Incontreremo gravi difficoltà
per la lingua, ma anche a questo si
provvederà».
Poi il principe Ladislao espone i
suoi progetti nei confronti di Augusto,
e Don Bosco si dichiara d'accordo.
Ma aggiunge saggiamente: «Credo
però che se la volontà di Dio fosse
evidentemente contraria a quella di
vostra eccellenza, ella si dovrebbe
uniformare ai disegni del Signore». E
il principe assente.
Il commiato è molto cordiale; Au-
gusto se ne va contento che ci sia pace
fra Don Bosco e suo padre, il principe
Ladislao è persuaso che Augusto sia
più arrendevole, e Don Bosco ha la-
sciato tutte le porte aperte sul futuro.
Rientrati a Sieniawa (il centro dei
loro possedimenti terrieri), Augusto
diventa socio nello zuccherificio di
Przeworsk, ottiene l'esenzione dalle
tasse per la biblioteca paterna, ap-
poggia a una banca il fondo di dota-
zione del museo, entra a far parte del
consiglio d'amministrazione del Ban-
23

3.4 Page 24

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co di Galizia. Il principe Ladislao è
fuori di sè per la gioia, e si reca a
Vienna per rendere definitivo il mag-
giorasco a favore del Ciglio e per assi-
curargli stabilmente il Langraviato di
Sienfawa. E proprio in quei giorni,
Augusto compie un passo decisivo in
senso opposto.
" Il suo posto non è tra noi". E' l'a-
prile 1887: a spingere Augusto all'a-
zione sono notizie poco buone sulla
salute di Don Bosco (si spegnerà nel
gennaio successivo). Teme che possa
mancare il tempo. Giunto a VaJdocco,
per p1ima cosa si immerge come al
solito negli esercizi spirituali, da cui
esce rinfrancato e deciso a conclude-
re. Ma Don Bosco è ancora una volta
elusivo. Si è convinto ormai che il Si-
gnore chiama davvero il principe Au-
gusto, ma non vede chiaro sul modo
nenni più a lungo con lei. Devo parti-
re per Roma».
E' vero, a Roma lo attende l'inau-
gura1Jone del Tempio al Sacro Cuore
cbe ha costruito con mille sacrifici -
e anche col generoso contributo dei
Czartoryski - per venire incontro a
un desiderio di Leone XIII. Qualcun
altro infatti, prima di lui, aveva inco-
mincialo a costruire ma non era riu-
scito a finire.
« Se lei parte per Roma - replica
Augusto col cuore in gola - ci vengo
anch'io. Voglio sperare che non le
sarò di peso». «Anzi mi farà piacere
- conclude conciliante Don Bosco
-. Ma ormai, circa la vocazione, Don
Bosco non ha più nulla da dirle».
"Dite a Don Bosco che U Papa..."
Don Bosco arriva a Roma il 20 aprile
1887, e è accolLO comein trionfo. Tanti
Da sinistra a destra: la mamma, principessa Maria Amparo (llglla della regina di Spagna), Il p lccolo
Auguato (detto lamlllarmente Guclo): li padre, principe ladlalao Czartoryakl.
in cui potrà realizzare la sua vocazio-
ne. Gli dice: «Non vorrà ella entTare
nella Compagnia di Gesù?», perché la
ritiene soluzione più conveniente.
«Mio buon padre, non mi sembra
questa la mia vocazione».
«Allora entri nei CarmeliLani».
« Non credo che vi troverò la pace che
desidero».
«Allora dove vuole andare?» «Non
mi dica di no, mio buon padre. Da
molto tempo il mio cuore si è eletto un
nido nella Congregazione Salesiana.
Ho visitato un'infinità di luoghi, main
nessuno come qui ho trovalo la feli-
cità a cui aspiro». E Don Bosco im-
previdibilmente duro: « Mio caro
principe, ella si inganna. La mia con-
gregazione non fa per lei».
Sul punto di partire, Augusto qual-
che giorno dopo torna da Don Bosco
nella sua cameretta. «Sono venuto,
mio buon padre, per avere una rispo-
sta decisiva». « Ma le ho già scritto e
dello Lanle volle, che il suo posto non
è tra noi».
« Eppure sento che la Divina Prov-
videnza mi chiama qui». E Don Bo-
sco, il santo che tutti considerano la
dolcezza in persona, taglia nello: «Le
chiedo scusa se non posso intratte-
amici si congratulano con lui per il
tempio costruito, l'ennesima impresa
condotLa a buon fine. E tra gli amici
che lo attendono c"è anche Augusto,
che l'ba preceduto. L'indomani, men-
tTe Don Bosco beve una tazza di caffè
dopo la messa, eccolo arrivare. Il pat-
to è che non gli sarà di peso, perciò il
principe si mette seduto in disparte e
in silenzio. Don Bosco lo guarda di
sottecchi con la poca visLa che gli è
rimasta, e abbozza un SOITiS<>. Poi di-
ce quasi a se stesso ma in modo da
essere ben inteso: « Don Bosco non
può più fare grandi cose, ·perché or-
mai è vecchio, non è vero? Tuttavia
può ancora dirigere la coscienza di un
principe».
Augusto scatta in piedi e gli corre
vicino: «Grazie, Don Bosco, ella mi
persuade sempre più che Dio lo vuo-
le». «Che cosa?», domanda candida-
mente Don Bosco. «Che io resti con
lei, che mi faccia salesiano». Per tutta
risposta Don Bosco si china sul vas-
soio con la corrispondenza che gli
hanno portato, e apre come distratto
le buste.
Scom,olato, AugusLo si ritira nel suo
angolo. Ma ecco gli viene una nuova
idea: ne parlerà al Papa. Il Papa lo
aiuterà. E quando Don Bosco è ormai
tornato a Torino, ottiene davvero
un'udienza privata. « Mio caro figlio-
lo, che cosa vi conduce ai piedi del
Papa?», gli domanda Leone XIII. E
Augusto: «Santo Padre, il desiderio di
conoscere la mia vocazione».
«Avete pregaLO?» «Sì, e mia inten-
zione è di entrare in un ordine reli-
gioso».
« E quale?» "Ho pensato qualche
volta ai Gesuiti. Anche all'ordine dei
Carmelitani. Tutlavia... nessun ordine
soddisfa cos1 bene i miei desideri co-
me la Società Salesiana di Don Bo-
sco». «Conoscete Don Bosco?» «Oh,
come lo conosco!» E gli racconta tut-
to quel che sa di lui. «Andate quindi
da Don Bosco - lo esorta il Papa -.
Andate, e diventerete santo. Sappia-
mo che Don Bosco fa molto lavorare i
suoi, e darà lavoro anche a voi».
Augusto osa appena continuare:
«Ma. Santo Padre, c'è una difficoltà.
Don Bosco non vuole ricevermi. Que-
st'uomo che fa incetta di anime in
tutti i punii della terra, non vuole sa-
perne di me. Dice che la sua congre-
gazione non è fatta per me». Allora
Leone XlII si concentra per qualche
istante. Poi posando sul principe uno
sguardo fiducioso: «Coraggio, figlio
mio. Se è proprio vostra volontà di
andare con i salesiani, tornate a Tori-
no, portate i miei saluti a Don Bosco, e
ditegli che il Papa desidera che vi ac-
cetti».
Augusto, più che andare, vola. La
notte del 13 giugno è a Torino, il mat-
tino seguente è da Don Bosco.
"Ella sarà nostro fino alla morte".
Subito Augusto ottiene di essere rice-
vuto. Ma trova Don Bosco disfatto
dalla stanchezza, e una grande pena
lo invade. Riferisce passo passo tutte
le parole dell'udienza avuta col Papa,
e anche gli occhi di Don Bosco si
riempiono di lacrime. Ecco, Augusto
ha svuotato il sacco, ora la parola de-
finitiva tocca a Don Bosco. «Ebbene,
mio caro, io la acceuo. Da questo
istante ella fa pane della nostra so-
cietà, e desidero che vi appartenga fi-
no alla morte».
Ad AugusLO non sembra vero quello
che sente, ma Don Bosco non ha an-
cora finito. Gli spiattella tutta la ve-
rità: «Signor principe, ho voluto met-
tere alla pTova la sua costanza. Ma ora
sono fortunato di dirle che ella sarà
nostro, e sarà nostro fino alla morte».
Augusto è felice, è riuscilo a dimo-
strare a Don Bosco che anche se la
Congregazione Salesiana non fosse
faua per i prìncipi, il principe Czarto-
ryski è fatto per la Congregazione Sa-
lesiana.
2. "Un giorno
lei sarà sacer.dote"
Convinto Don Bosco, come persua-
dere ora il principe Ladislao e gli altri
familiari?
24

3.5 Page 25

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li lungo cammino con Don B o s c o - - - - - - - - - - - - - - - -
Il principe Augusto Czartoryski non solo scelse per Don
Bosco, ma col suo esempio lo additò a tanti altrf generosi figli
di Polonia che divennero come lui figli di Don Bosco. Ecco il
loro lungo e provvidenziale cammino nel mondo salesiano.
1858 2 agosto. Il principe Augusto Francesco Czartoryski
nasce a Parigi nel palazzo Lambert, e due giorni dopo
è battezzato. Suo padre, Il principe Ladislao, è un pa-
triota in esilio e l'anima della resistenza polacca; sua
madre è la principessa Maria Amparo, figlia di Maria
Cristina regina di Spagna.
1864 agosto. Augusto perde la mamma, portata via trenten-
ne da mal di petto.
1867 Augusto a nove anni per la prima volta mette piede
nella sua patria, la Polonia.
1 868-1870. Frequenta il liceo Carlo Magno• di Parigi.
1871 In settembre riceve la prima Comunione a Sieniawa.
Quell'anno compie parecchi viaggi in Italia, Gran Bre-
tagna e Irlanda, In cerca di climi salubri.
1873 Le sue condizioni di salute non gli consentono più di
frequentare la scuola pubblica: riceve lezioni private.
1874 settembre. Gli viene assegnato come precettore Giu-
seppe Kalinowski, coraggioso patriota ed esule po-
lacco, divenuto più tardi carmelitano e sacerdote (oggi
è Servo di Dio).
1875 La cattiva salute (sintomi di lesioni polmonari, forse
eredità materna) costringe Augusto a interrompere glì
studi. Comincia per lui un nuovo lungo periodo di
viaggi per l'Europa e l'Africa. in cerca di località cli-
matiche che possano giovargli.
1877 luglio. Kalinowski lo lascia per ritirarsi nel carmelo di
Krak6w in Polonia. Augusto ottiene come precettore
un sacerdote: padre Kubowicz.
1878-1881 . Lungo soggiorno all'estero (Acireale in Sicilia,
Algeria, Egitto).
1879 Augusto è maggiorenne, Il padre a poco a poco gli
trasmette I beni della famiglia e l'impegno morale di
lottare per l'indipendenza della Polonia.
1882 In famiglia si pensa al matrimonio per Augusto, che
rifiuta.
1883 18 maggio. Don Bosco è a Parigi, e invitato dal Czar-
toryski a palazzo Lambert, inconta Augusto per la pri-
ma volta. Da allora gli incontri si moltlplicano, sia per
corrispondenza epistolare che di persona. Si profila la
vocazione religiosa di Augusto.
1886 Colloquio a Torino del principe Ladislao con Don Bo-
sco, sulla vocazione di Augusto.
1887 giugno. Augusto si consiglia col Papa, e riceve l'inco-
raggiamento a ripresentarsi a Don Bosco a suo nome:
Don Bosco lo accetta fra i salesiani.
1887 24 novembre. Don Bosco a Valsalice benedice la talare
del novizio «don Augusto».
1888 2 ottobre. Don Augusto è salesiano, e comincia gli
studi teologici. Sono suoi compagni don Andrea Bel-
trami (oggi anch'egli venerabile) e don Pietro Rical-
done, futuro quarto successore di Don Bosco.
1892 2 aprile. Don Augusto è ordinato sacerdote a Sanremo.
1893 8 aprile. Muore ad Alassio.
1894 I salesiani aprono a Lombriasco (Torino) una casa di
formazione per i giovani polacchi che intendono di-
ventare figli di Don Bosco. Uno dei primi ragazzi ac-
colti si chiama Augusto Hlond: sarà cardinale e pri-
mate di Polonia.
1898 Con I primi salesiani polacchi viene aperta la prima
casa In Polonia: a Oswiecim.
1 905 Case e salesiani in Polonia sono già sufticienli per
formare un'lspettoria.
1921-1927. A Torino, Krak6w e Madrid viene istruito il pro-
cesso ordinario per la causa di beatificazione di don
Augusto.
1922 Le Figlie di Maria Ausiliatrice aprono la prima casa di
Polonia a Rozanystok.
1933 L'lspettoria salesiana, in piena fioritura, viene divisa in
due (con sedi a Lodz e Krakòw).
1939-1945. Durante la guerra mondiale, 67 salesiani polac-
chi vengono sterminati nei campi della morte nazisti.
Ai salesiani è poi affidata la custodia della cappellina
nel campo di sterminio di Auschwitz (Oswiecim).
1941 La causa di don Augusto viene introdotta a Roma.
1946 Anche le case delle FMA in Polonia sono costituite in
lspettoria.
1964 La salma del principe Augusto viene trasferita nella
parrocchia salesiana di Przemysl.
1978 dicembre. Papa Giovanni Paolo Il dichiara don Au-
gusto venerabile. I salesiani polacchi intanto sono sa-
lili a 880 in Polonia, e a un centinaio nelle missioni per
il mondo; le FMA sono 370 in patria e numerose an-
ch'esse In missione.
Augusto prevede che sarà difficile e
penoso, ma riparte subito per Sienia-
wa. Trova la zia Zaveria al colmo della
gioia, il padre contrariato: quella de-
cisione fa crollare d'un colpo tulle le
sue speranze. li distacco è doloroso,
c'è la sensazione che qualcosa è finito
per sempre.
Il 30 giugno 1887 Augusto è a Tori-
no, e da quel giorno si consegna a Don
Bosco. La sua vita di sacri[icio co-
mincia con l'addio al suo fedele ser-
vitore Antonio, che per tanti anni l'ha
seguito dappertutto. D'ora innanzi
cercherà di fare da sè, come è giusto,
dato che si sente l'ultimo degli am-
messi alla Società Salesiana. Il l7 lu-
glio è a San Benigno Canavese, dove i
salesiani da poco hanno aperto la loro
prima vera casa di formazione, e lo
attende un periodo di prova detto
aspiranlato.
Augusto deve capovolgere tante
consuetudini. Alzarsi presto (alle 5 del
mattino) e coricarsi subito dopo la
preghiera della sera. fnse1irsi in orari
1igidi. Mangiare cibo comune. Tenere
in ordine la sua carnera, andare con la
brocca ad attingere acqua alla pom-
pa. I compagni in fila gli vogliono ce-
dere il posto, ma lui rifiuta. 1 compa-
gni giocano, saltano, conono, e lui
partecipa. Passa con molto coraggio
attraverso le rinunce quotidiane e il
rinnegamento di se stesso. Pochi mesi
dopo, raua formale domanda di esse-
re ammesso al novilJato, ha la gioia di
vedersi accettato.
Novizio. Dopo qualche tempo don
Barberis - il maestro dei novizi -
per ordine di Don Bosco Lras[erisce il
noviziato da San Benigno a Valsalice,
presso il grosso istituto che sorge sulle
colline alla periferia di Torino. Nel
nuovo ambiente una cosa col pisce
Augusto: i cartelli L a psicologia mb-
derna sa molto sui cartelli con slo-
gans, ma forse anche Don Bosco ne
sapeva già qualcosa. Domenico Savio
era rimasto soggiogato dalla scritta
« Da mihi_ animas, coetera Lolle» (O
Signore, dammi le anime e prendili
lutto il resto), e anche Augusto se la
trova sotto gli occhi.
Trova ~critLo «Dio mi vede». Trova
« Una cosa sola è necessaria: salvarsi
l'anima». Trova «Dio, anima, eter-
nità». E Juj che è portaLO pc,- natura
alla riflessione, commenta per scritto
e anche conversando con i compagni.
«Eternità! Com'è potente questa pa-
rola. La si dovrebbe scrivere per ogni
dove, sul frontespizio di tutte le case,
sulla base cli tutti i monumenti, sulla
copertina di tutti i libri!»
La foto ricordo. Con questi pensieri
Augusto si avvicina al giorno della
vestir-ione chicricalc, che giunge qua-
si di sorpresa. Avverte i suoi familiari,
e la notizia li mette in scompiglio: si
aspettavano che quel passo dovesse
avvenire molto più tardi. li principe
Ladislao dice che verrà alla cerimo-
nia, e di fatto arriva a Torino con altri
quattro membri della famiglia, e i
servi. Pensano che tutti insieme lo fa-
ranno tornare sui suoi passi.
Augusto che è in buona salute, li va
a trovare all'albergo, li porta a visitare
la ciuà e l'Oratorio, ma presto si ac-
corge del tranello che gli stanno alle-
stendo. E si prepara a diiendere la sua
vocazione. Gli dicono che suo padre
ormai ha la salute scossa, che la sua
partenza da casa non è stata l'ultima
causa del male. Rincarano la dose con
notizie, vere purtroppo, di rovesci fi-
nanziari sopraggiunti sul casato. Gli
presentano difficoltà sorte riguardo al
maggiorasco, e complicate dalla sua
decisione. Gli osservano che la sua
salute è precaria, e che non potrà cer-
to aspettarsi molta assistenza medica,
25

3.6 Page 26

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in caso di ricaduta, da una congrega-
zione di vita austera.
Sono argomentazfoni pesanti, che
lo fanno soffrire. Ma egli risponde in-
variabilmente con le parole dettegli
da Leone XIII: «Prima di tutto si fac-
cia la volontà di Dio». E' un argo-
mento di fede così solido che anche il
principe Ladislao alla fine si dà per
vinto. Ottiene almeno che prima della
vestizione Augusto posi con lui in co-
stume polacco per una foto ricordo.
E' un desiderio legittimo, ma appena
scattata la foto, Augusto si fa radere la
sua bella barba folta e nera.
Parole di sapore profetico. La ceri-
monia della vestizione ha luogo il
24.1l.1887, nella basilica di Maria Au-
siliatrice. U rito è celebrato da Don
Bosco stesso. Un Don Bosco stanco
(gli restano due mesi di vita). La Ba-
silica è stipata come nelle grandi oc-
casioni, i ragazzi con le voci argentine
la riempiono di letizia.
Invocato lo Spirito Santo, Don Bo-
sco invita con le parole della Bibbia i
quattro giovani a «svestirsi dell'uomo
vecchio per rivestirsi dell'uomo nuo-
vo». l giovani sfilano la giubba e Don
Bosco consegna a ciascuno di loro
l'abito ecclesiastico. Poi fuori di chie-
sa gli abbracci e la gioia schietta: an-
che i parenti di Augusto ripartono
rasserenati.
E' l'ultima vestizione chiericale
compiuta da Don Bosco. Augusto
prima di tornare a Valsalice va a do-
mandargli la benedizione, e il santo lo
accoglie con parole di sapore profeti-
co: «Coragf,'ÌO, o mio principe. Oggi
abbiamo riportato una magnifica vit-
toria. Ma posso anche dirle con gran-
de gioia del mio cuore, che verrà il
giorno in cui lei sarà sacerdote, e per
volontà di Dio farà molto bene alla
sua patria».
E' un trionfo, non un funerale. Au-
gusto vuole diventare salesiano
perché affascinato da Don Bosco, e
Don Bosco sul più bello lo lascia. li
«vecchio gigante cristiano», com e lo
chiamerà Joergensen, ha 72 anni e è
frusto come un abito da fatica. Ai
primi di dicembre benedice ancora
una spedizione di missionari salesiani
destinati all'Ecuador; verso Natale si
mette a letto, occupato soprattutto
dal pensiero del cielo. Augusto in
partenza per un abboccamento col
padre, passa a salutarlo: Don Bosco lo
riconosce e lo benedice. Benedice
tutti, benedice i suoi ragazzi ovunque
si trovino: «Dite loro che do a tutti
l'appuntamento in paradiso».
Il 30.1.1888 i medici dichiarano
senza peli sulla lingua che non c'è più
speranza, e don Rua permette a sale-
siani, ragazzi, amici di andare per
l'ultima volta a salutarlo. Entrano a
uno a uno in silenzio, si avvicinano al
povero letto, si inginocchiano, gli ba-
ciano la mano. Escono con le lacrime
agli occhi. Anche don Augusto, che è
rientrato a Valsalice. Sta morendo il
suo amico, consigliere, padre dell'a-
nima. E naturalmente anche don Au-
gusto piange. L'indomani mattina i
chierici di Valsalice vengono svegliati
con la triste notizia: "Don Bosco è
morto!»
Don Augusto prende parte al fune-
rale, e a salutare Don Bosco c'è tutta
Torino. Man mano che il rito si svolge,
si trasfigura e cambia fisionomia: non
c'è più tristezza, c'è una grande ten-
sione, quasi un'ebbrezza. Augusto
non fa che ripetere: « E' un trionfo,
non un funerale». La novità vera-
mente grande per lui, è che le autorità
civili hanno consentito di tumulare la
salma fuori del cimitero, e proprio a
Valsalice. Don Rua, il successore di
Don Bosco, dice ai salesiani che ne
avranno la custodia: "Dimostratevi
degni dell'amore e della fortuna che
ricevete. Siate degne guardie alla cara
salma, praticando le virtù che Don
Bosco raccomandava con la parola e
l'esempio. Fate sì che egli sia contento
di voi dal cielo». Un programma che
don Augusto accetta senza riserve.
Sovente si ferma presso la tomba,
prega e si confida.
"Il vero onore? Siamo figU di Dio".
Raccolto nella sua talare, divenuto
«don Augusto», intensifica la prepa-
razione alla professione r:eligiosa.
L'ammonizione del vangelo «Guai ai
ricchi» lo stimola alla rinuncia più
completa, per divenire degno di spo-
sare madonna po\\'enfl.. Ricorda le
parole di Don Bosco: « Basta che ab-
biamo il breviario nelle mani e la no-
Il principe Augu,to Cuf1ory1kl a Krak6w (sullo
1fondo la chiesa di Santa Maria).
26
stra croce; di tutto il resto non c'è bi-
sogno», e pensa a disfarsi davvero di
tutto.
Per la sua condotta, cerca di essere
in tutto come gli aJL-ri salesiani. La vita
comune in certi momenti gli riesce
faticosa, ma la pratica con generosità.
Dice: «So che in congregazione siamo
tutti uguali; nessuno deve badare a
ciò che si era prima. Per parte mia,
non sarei tranquillo se per me si fa-
cesse qualcosa che non si fa per altri».
Una volta, conversando, i compagni
quasi lo costringono a parlare del suo
casato. ma subito si riscuote e ag-
giunge: «Il vero onore però non sta
nel sangue che ci può scorrere nelle
vene, e neppw·e nella ricchezza che
possiamo avere. Il vero onore sta nel
fatto che noi, per i meriti di Gesù Cri-
sto, siamo figli di Dio».
E' così preciso che può servire da
orologio; un suo compagno più tardi
ricorderà: «Se fosse avvenuto di per-
dere il regolamento o l'orario della
giornata, sarebbe bastato osservare il
contegno del principe per poterlo
scrivere di nuovo». E il suo maestro
don Barberis: « Dovevo stare molto
attento nelle parole, perché qualun-
que cosa raccomandassi, egli la pren-
deva alla lettera e la seguiva con
esattezza, benché gli costasse grandi
sacrifici».
Piuttosto riservato e di poche paro-
le, si trova però bene con i compagni.
soprattutto quando si inlrattengono
in conversazioni serie. Con un com-
pagno in modo particolare: il chierico
Andrea Beltrami. Ha solo 18 anni, e
già lo avanza di un anno negli studi.
Ma sono fatti per eomprendersi c di-
ventano amici. I loro destini del resto
si annodano, e procederanno passo
passo: nella malattia. nel sacerdozio,
nella morte prematura. E tutt'e due
oggi sono venerabili.
Il 2.10.1888 il noviziato si conclude
con la professione religiosa, e è il
giorno tanto atteso da Augusto.
"Siete disposti a rinunciare al
mondo?" Don Augusto ha trova.lo le
parole capaci di dire tutta la sua im-
pazienza di diventare salesiano: sono
le parole del salmo che ripete a se
stesso e anche ad alta voce: «Come un
cervo desidera l'acqua, così l'anima
mia desidera te o Signore». A giugno
ha firmato l'atto formale di rinuncia
alle sue prerogative di primogenito, è
finalmente libero dalle preoccupazio-
ni amministrative. Il giorno della
professione però ha voluto rimanere
solo: non ha informato i suoi parenti,
non dovrà lottare contro i loro tenta-
tivi di dissuasione, potrà pensare uni-
camente al passo che compie.
La cerimonia ha luogo a Valsalice
presso la tomba di Don Bosco. E
quale altro posto sarebbe più adatto?
E' venuto don Rua da Valdocco. e
domanda ai novizi: «Siete disposti a
rinunciare al mondo, alle sue pro-
messe, e a professare con voto le Co-

3.7 Page 27

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stituzioni della Società Salesiana?•
«Sì - 1isponde ciascuno di loro-,
sono pronto, e di tutto cuore lo desi-
dero. e con l'aiuto di Dio spero di es-
sere fedele alle mi.e promesse •. Con-
clude don Rua: Dio benedica questa
vostra buona \\•olontà, e vi conceda la
grazia di poterla mantenere fedel-
mente rino al termine della vita».
Ora lo aucndc lo studio della teolo-
gia, e non glì pare vero di non doversi
occupare d'altro. Tutti nutrono le più
liete speranze sul suo avvenire. La
noù.tia che il primogenito dei Czar10-
ryski è diventato salesiano suscita
molto interesse in Polonia, e alcuni
giovani generosi volendo imitarlo
vengono a Torino. Don Rua fa loro
posto a Valsalice.
Di nuovo la malattia. La salute di
don Augusto tiene abbastan.ta bene
durante l'anno scolastico (sostiene gli
esami davanti alla commissione), ma
al termine si trova stremato. Si rifarà
duran1c le vacanze. che trascorrerà a
Lanzo Torinese con gli altri chierici:
tutti lo sperano. compreso il suo ami-
co don Beltrami che gli è sempre ac-
canto. Ma non sarà cosl.
A fine luglio don Augusto si sente
molto male, e ne scrive anche al padre
pur cercando dì tranquillizzarlo: «Qui
l'aria è squisita e tutti hanno cura di
me. La mia camera è quella abitata da
Don Bosco durante l'estate 1887. li
villo è sano e gustoso...».
Dapprima i medici credono soltan-
do a un po' di debolezza dovuta al
caldo e allo studio. Ma la febbre per-
siste, e un consulto più approfondito
mellc in luce che la nuova malallia è
grave, e che non c'è da sperare in cure
efficaci data l'estrema debole.i:za del
cuore. La catastrofe può avvenire a
breve scadenza. Don Beltrami non
lascerà Augusto un istante; tutli sono
allarmati. Tuili. meno lui.
intanto dalla Polonia continuano
ad afnuirc giovani che vogliono se-
guire Don Bosco: a Valsalicc, con
l'apporto economico di don Augusto,
si costruisce per fare loro il posto.
La malattia ha i suoi momen1i di
tregua, e don Augusto ne approfitta
per riprendere in mano i libri di teo-
logia. Nel rebbraio 1891 Don Rua vie-
ne ancora a trovarlo a Sanremo e gli
parla degli ordini sacri.
Comincia a recitare il breviario, e
sembra che gli dia più conforto delle
medicine. Sembra proprio che Don
Bosco stia mantenendo la promcs!>a:
• Un giorno, con grande gioia del mio
cuore, lei sarà sacerdote».
Quel giorno è il 2 aprile 1892. Sul-
l'immaginetta-ricordo ha scri110 le
parole del salmo: « Per mc un giorno
nei tuoi atrii è più che mille altrove, o
Signore. Beato chi abita la tua casa•.
Durante l'estate torna a Valsalice e
è accolto come in trionfo dai suoi
giovani compatrioti: gli si stringono
attorno e intonano l'inno na.donale:
«Non è ancora perduta la Polonia».
Don Augusto dopo le ftSIJ:zlone chlerlcale,
nella quiete di ValNtlca del suol studl
3. "Signor principe. lei
farà molto bene alla Polorua"
Nell'autunno 1892 don Augusto è
ad Alassio, in una casetta in collina
che hanno battez1.ato « villa Don Bo-
sco•. e che si trova a 15 minuti appena
dal collegio salesiano. Con lui sono
don Ortuzar e alcuni chierici salesiani
polacchi che studiano e gli tengono
compagnia.
Le forze lo stanno abbandonando.
Quando il vento soffia un po' forte -
ha notato uno dei chierici - il princi-
pe cammina barcoUando•. Egli pensa
abitualmente alla morte, ma questo
pensiero invece di rauristarlo gli dà
pace e gioia. I chierici devono essere
perspicaci per intuirele sue necessità,
perché egH non vuol pesare su nessu-
no; dice loro: «Fale come volete, io
desidero esservi obbediente».
Passa il lento inverno, poi esplode
la primavera del 1893 salutata dal
canto degli uccelli. Tutto intorno è il
rigoglio della natura, solo in lui la lin-
fa della vita si sta spegnendo. Tra-
scorre la Settimana Santa in preghie-
ra. Le sue messe al mattino si fanno
più lunghe, più intense. Non sempre
ne ha la fon.a. li giorno di Pasqua, s1,
mentre dai campanili si diffonde
l'annuncio che Cristo è risorto.
Il mercoledl successivo si sente
spossato. Giovedl ancora trova la for-
za per la sua messa. Venerdì don Or-
tuzar gli porta la comunione. Nel po-
meriggio siede sopra un seggiolone
che anche Don Bosco aveva usato so-
stando nel collegio, e lo assale un
sonno profondo. Alle 17 i suoi com-
pagni lo raggiungono per recitare in-
sieme come di consueto il rosario;
don Augusto si sveglia, ma non pren-
de la corona in mano, risponde con un
filo di voce. Chiamano il direuore del
collegio, e intanto gli offrono un po' di
brodo. L'assaggia e mormora: «Non è
più buono». Gli amministrano gli ul-
ùmi sacramenti.
La notte e il giorno seguente spro-
fonda in sonnolenze sempre più lun-
ghe. ln un momento di lucidità, forse
ricordando la morte di Don Bosco,
pronuncia le parole «Domine, Jesu
Christe... ». Erano state le ultime pa-
role di Don Bosco, e sono anche le
ultime sue. il cuore cede verso sera,
quel sabato 8 aprile 1893, e si addor-
menta nel Signore.
I parenti accorrono: il babbo, la sua
seconda mamma (poverini, dopo
tanto penare, si spegneranno anche
loro a un anno di dislanza appena).
r riti funebri sono tristi, ma confor-
tati dalla fede: si svolgono prima ad
Alassio poi a Torino Valdocco. è
presente la principessa Marcellina
C7artoryski, quella che un giorno gli
aveva organizzato il carne\\•ale. Appe-
na uscita di chiesa, la principessa si
vede circondata da un gruppo di gio-
vani che parlano polacco: sono 120,
sono accorsi ad arruolarsi sotto la
bandiera di Don Bosco, e vogliono
ringraziarla. E' grazie ad Augusto,
grazie ai Czartoryski, che sono n e si
preparano. Saranno salesiani e torne-
ranno in Patria.
Intanto li precede in patria la salma
di Augusto, che viene tumulata nel
Langraviato di Sieniawa che doveva
essere suo, nell'austero mausoleo di
famiglia accanto alla mamma.
L'anno successivo don Rua acqui-
sta a Lombriasco presso Torino un
solido castello medioevale, lo adatta e
lo desùna alle vocazioni polacche. Tra
i ragazzi che lo abitano ce n'è uno di
nome Augusto, e di cognome mond:
sarà salesiano, cardinale e primate di
Polonia, e fiero difensore del suo po.
polo souo la domina1.ione nazista.
Nel 1908 i primi salesiani polacchi
aprono la loro prima casa in patria, a
Oswiecim. Ora quei salesiani sono 880
in Polonia e un cenùnaio nelle mis-
sioni. Accanto a loro sono quasi 400
Figlie di Maria Ausiliatrice, l'altra
congregazione fondata da Don Bosco.
Don Rodolfo Kom6rek, salesiano
polacco recatosi missionario in Bra-
sile, è oggi servo di Dio. In una par-
rocchia salesiana di Krak6w, per otto
anni un giovanotto dalla messa quo-
tidiana frequenta la chiesa parroc-
chiale e sovente si ferma - rosario in
mano - presso l'altare deU'Ausilia-
1rice: pregando matura la sua voca-
zione sacerdotale. Allora si chiamava
Karol Wojtyla, ora è più noto col no-
me di Papa Giovanni Paolo Il.
Davvero il principe Augusto Czar-
torysk:i - come aveva previsto Don
Bosco - per volontà di Dio ha fatto
molto bene alla Polonia.
ENZO BIANCO
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Brevi da tutto il 1nondo
* STATI UNITI NADINE
PER GLI HANDICAPPATI
La storia di Nadine Calligiuri, exallleva
delle FMA. handicappata e organizzatrice
di handicappati, è un esempio eloquente
di come si possono superare le difficoltà
anche più gravi, e di quante cose si pos-
sono ricavare anche da uno scampolo di
vita.
Da bambina Nadine era stata colpita da
paralisi celebrale, che le aveva bloccato
l'articolazione. Invece di arrendersi, di
sciupare il tempo in rimpianti e lamenti, ce
la mise tutte e nella scuola delle FMA di
San Francisco, dove frequentò le ele-
mentari e medie, trovò la forza morale per
sconfiggere la sua inferiorità fisica. « Na-
dine a scuola era molto diligente - ricor-
dano le suore - . Si distingueva sempre
per la suafortezza, e per la sua attenzione
agli altri · Dopo le medie continuò gli
studi: suo sogno era diventare Insegnan-
te, e ci riuscl.
Cammino a stento - dice - . le mie
gambe Invece di portarmi si fanno portare.
Ma non si deve badare agli ostacoli. Le
difficoltà sono come I gradini: se te ne
servi per salire, ti avvicinano alla meta •· E
d ifatti ora che insegna, come già quando
era allieva, non vuole saperne dell'ascen-
sore per salire tre volte al giorno I 120
gradini che conducono alla sua classe.
Fare scuola non le bastava, e dal luglio
1968 ha preso a radunare ogni mese nel
salone della sua parrocchia gli handicap-
pati come lei. Ha per tutti un'attenzione,
un gesto di interesse, un aiuto; è per loro
una presenza amica che conforta, Inco-
raggia, ricarica di ottimismo. Gli handi-
cappatì escono dagli incontri con lei come
trasformati, trovano nella sua esperienza
il coraggio non solo di accettare la loro
condizione ma anche di amarla e di far-
sene... un gradino per salire.
Al suo gruppo ha dato un metodo e un
nome: Opera • Handicapables . e t'la
avuto la gioia di vederlo imitato e trapian-
tato altrove. I centri come Il suo e collegati
a lei si sono moltiplicati non solo nella
California, ma anche negli stati vicini. La
sua generosa attività non poteva non
procurarle riconoscimenti pubblici. Nel
1976 a Washington l'hanno dichiarata
"Volonteer Natlonal" e alla Casa Bianca
hanno offerto un ricevimento in suo ono-
re. Nel 1977 le hanno assegnato il premio
• Papa Giovanni•, e l'onorificenza Pro
Ecclesia et Pontifica ».
Lei cosl riassume la sua esperienza:
Sono handicappata e la mia vita do-
vrebbe essere anormale. Invece la malat-
tia ml ha fatto ricca di esperienza e mi ha
messo a contatto con un mondo spesso
sconosciuto: quello dell'emarginazione
morale e spirituale. Proprio per questo
posso capire meglio chi come me è diver-
so; e posso precedere chi fa più fatica di
me. Tutto questo però non è merito mio,
quasi che le mie forze siano straordinarie:
è il Signore che mi ha dato tanto in più di
quanto la malattia mi abbia tolto•.
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* SALESIANI SONO IN 17
ALLA CONFERENZA DI PUEBLA
Alla « Terza Conferenza dell"Episcopa-
to latino-americano. che sl svolge a Pue-
bla dal 27 gennaio al 12 febbraio 1979,
prende parte un bel numero di salesiani:
almeno 17 (se l'elenco è completo).
E' presente il Rettor Maggiore, che era
stato invitato già da Paolo VI, come rap-
presentante (sono 4 in tutto) dei Superiori
generali delle Congregazioni religiose. Ci
sono inoltre il card. Sllva Henriquez; 4 Ar-
civescovi: mons. Santos da Tegucigalpa,
mons. Piccinlnl da Cuyabà, mons. Alvarez
da Cuenoa e mons. Javierre segretario
della SacraCongregazione per l'educazio-
ne cattolica, !> Vescovi: mons. Gottardi da
Montevideo, mons. Aparicio da El Salva-
dor, mons. Rubio dall'Ur-uguay. mons.
Gonzalez da Punta Arenas (Cile), e mons.
Castillo segretario della Pontificia Com-
missione per il diritto canonico; e ancora 7
salesiani che partecipano a titoli diversi:
dalle Antille don Messidor, dalla Bolivia
don Artale, dal Brasile don Teixelra, dal
Centro America don Chinchllla, dal Cile
don Barello, dall'Ecuador don Bottasso, e
da Roma don Miano del Segretariato per i
non credenti.
Questa considerevole partecipazione
* BRASILE GESU' BAMBINO
E' NATO XAVANTE
Anche la Madonna è Xavante. Il
disegno, a colori vivacissimi, è sta-
to fatto lo scorso Natale da Lucas,
un Indio che Insegna ai suoi fratelli
Xavante nella missione salesiana
di Sangradouro (Mato Grosso). Sì,
la Madonna e Gesù sono anche
Xavantes, perchè affratellati con
tutti gli uomini e con tutti i popoli.
salesiana alla conferenza, che ha per te-
ma « L'evangelizzazione nel presente e
nel futuro dell'America Latina. , risulterà
molto importante per la Famiglia di Don
Bosco operante In quel giovane conti-
nente. Sono 4.300 salesiani In 550 opere,
5.500 Figlie di Maria Ausiliatrice nelle loro
480 case, schiere di Cooperatori ed Exal-
lievi, le VDB e le numerose piccole Con-
gregazioni diocesane spuntate sul ceppo
salesiano, che attendono nuovi orienta-
menti per una presenza più efficace in
un'America latina rlc~a di fermenti.
* GIAPPONE LA SINDONE
IN UN PROGRAMMA TV
Un programma di mezz'ora sulla Sin-
done è stato messo in onda dalla televi-
sione nazionale giapponese. l 'Iniziativa è
partita dal padre di un allievo della scuola
di • Salesio Koko » ; Il compito di raccon-
tare la storia e descrivere i particolari del-
l'Insigne reliquia è stato affidato al diret-
tore della stessa scuola, il missionario sa-
lesiano don Gaetano Compri. Così milioni
di telespettatori giapponesi hanno potuto
avere questo primo suggestivo incontro
con il cristianesimo.

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- -I-ND-IA 1r HO AT-TE-S-O - - -
CHE Ml CHIEDESSERO DI LUI
Suor Nicolina Viano, FMA missionaria m
India, è rientrata nella sua missione dopo
un anno di studi a Roma. Mentre stava per
ripartire le ho chiesto: •Com'è riuscita
laggiù ad attirare le anime a Cristo?» Mi ha
sorriso: • Non ho quasi mal parlato diret-
tamente di Gesù. Ho atteso che fossero
loro a chiedermi di lui•.
E dopo una pausa ha spiegato: Quan-
do negli ospedali, nei lebbrosari, nelle ore
del dolore, la gente trova accanto a sé la
suora m umile servizio, sente li fascino del
Cristo vivo, più che mal vivo per le vie del
mondo. Allora ecco che uno ti chiede.
«Parlami del tuo Dio• , e un altro: «De•
v'essere molto buono Il tuo Dio se tu se,
sempre dolce e paziente •: e un altro an-
cora: •Aiutami, io voglio andare nel cielo
del tuo Dio•·
Allora è proprio la testimonianza della
carità a far lume sulla strada? . sì, è pro-
prio cosi•. ha risposto suor Nicolina Via-
no.
(Da ''Missioni e Missionarie")
ITALIA 1r MAGO SlLVAN:
IL PRIMO SHOW ALL'ORATORIO
Precisamente all'oratorio Don Bosco di
Venezia Aveva 8 anni ed era chierichetto
quando cominciava con I suoi primi truc-
chi. A 11 anni tenne uno spettacolo di
quattro ore e mezzo, e I genitori pensaro-
no che fosse matto. Un giorno lo portaro-
no davvero dallo psichiatra, che gli trovò
solo un alto quoziente di intelligenza.
Cosi, mentre I suol cinque fratellì e le due
sorelle affrontavano l' università per di-
ventare stimati professionisti, egli si fermò
alla terza liceo. O meglio, si laureò in arte
magica: nel 1965, al Congresso de, Pre-
stigiatori di Berlino Ovest, gli assegnaro-
no l'oscar mondiale delle magia.
Lia Carini Alimandl l'ha Intervistato per
« Mondo Erre• (fascicolo di dicembre
1978), mettendo allo scoperto Il suo anti-
co cuore oratoriano. Ha anzitutto eviden-
ziato la serietà di una professione che
consegue la gioia altrui attraverso una
severa d isciplina « Le doti ce le troviamo
come un regalo della natura. ma sono allo
stato grezzo. Per farle diventare talenti
bisogna lavorare sodo, con umiltà e senza
badare alla fatica .. Ho studiato tre anni
dizione e recitazione. Ogni giorno, ginna-
stica con le mani, studf o di determinati
effetti, allenamento continuo. Si vede il
prestigiatore sorridente, sembra che lo
spettacolo non gli costi nulla, invece esige
una tensione spasmodica. In una serata
dimagriscoin media di due chili, e Il giorno
dopo regolarmente sto mate•.
Onesto fino In fondo, demitizza la sua
arte. « Ha poteri paranormali? Fa cose ve-
ramente magiche?• No, assolutamente
no. io, né altri dei maghi In circolazio-
ne. Magari ci fossero persone dotate di
doti paranormali! Sarei felice di cono-
scerle •.
Qual è il suo segreto? • Bisogna indiriz-
zare l'attenzione del pubblico sempre
nella direzione sbagliata, concentrare la
sua attenzione su un particolare che non
c 'entra per niente... •·
Ma la parte più Interessante dell'intervi-
sta è dove Sllvan la professione delle sue
convinzioni.« Per me la cosa più bella, più
preziosa, è la famiglia• (E' sposato e ha
due bambini che adora.) li lavoro mi porta
spesso lontano, ma quando sono a Roma
* GIOVANI COOPERATORI
IL NOSTRO CAMMINO VERSO DIO
Più di 400 Giovani Cooperatori du-
rante li loro Convegno Nazionale tenuto
a Rocca di Papa dal 7 al 1o dicembre
scorso hanno dibattuto Il tema: « Il no-
stro cammino verso Dio: vita interiore
del Giovane Cooperatore •.
Erano presenti al convegno più di 400
Giovani Cooperatori provenienti da tutta
l'Italia, e una significativa rappresen-
tanza dall'estero (8 dalla Polonia, uno
rispettivamente da Australia, Inghilterra,
Austria).
Ha seguito i lavori del convegno. In
momenti diversi, il Rettor Maggiore don
Vìganò, che ha presieduto la celebra-
zione dell'8 dicembre. In essa era collo•
cato il « momento mariano• della recita
dell'Ave Maria In unione con tutti I Coo-
peratori del mondo, per ricordare l'Inizio
dell'apostolato tra i giovani di Don Bo-
sco nel 1841. Durante la stessa cele•
brazione 11 Rettor Maggiore ha ricevuto
la promessa di 23 nuovi Cooperatori, e
ha consegnato il crocifisso missionario
a Giuseppe Belardo. Questo Giovane
Cooperatore della Lombardia raggiun-
gerà altri Cooperatori missionari che g
sI trovano al lavoro a Trelew m Patago-
nia (Argentina).
La relazione sul tema del convegno è
stata svolta da don Paolo Natali del
Consiglio Superiore salesiano, e è stata
dibattuta dal gruppi di studio (che erano
ben 27) e dall'assemblea. Momenti forti
del convegno sono state le numerose
testimonianze di vita spirituale, vissute
In condizioni e ambienti diversi; soprat-
tutto quelle a carattere missionario, che
sono sempre molto sentite dai Giovani
Cooperatori.
Altro simpatico momento del conve-
gno è stato l'Incontro con più di 150 tra
Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice,
tutti studenti nelle università romane,
che erano stati Invitati per assistere a
parte del convegno, e hanno potuto
c onstatare di persona la realtà dei Gio-
vani Cooperatori La serata - dopo
un'affollallssima cena In cui si sono
prese d'assalto montagne di panini - s,
è conclusa con la liturgia eucaristica. I
momenti di preghiera sono stati senza
dubbio tra le esperienze più riuscite del
convegno.
Al termine dei lavori è stato redatto un
documento che Impegna I Giovani Coo-
peratori per I prossimi due anni a un In-
tenso cammino spirituale.
Il •momento mariano• dell'8 dicembre: tutti Insieme per rlcordsre con un'Ave l'lnlzlo del-
l'apostolato di Don Bosco tra la gioventù. In allo: un momento del Convegno.
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trascorro tutto il tempo con la moglie e i
figli. Sarà fuori moda, ma devo dire che ho
una magnifica famiglia, del figli meravi-
gliosi, e ne sono orgogliosissimo.
«Altra convinzione assoluta è che cre-
do in Dio e nella religione come Indispen-
sabile alla vita. Altra convinzione è che I
giovani hanno bisogno di esempi validi,
oggi più che mai. Do la massima impor-
tanza all'educazione e istruzione dei miei
figli». A proposito dei ragazzi, dice anco-
ra: « Vorrei che sapessero che lavorando
penso a loro, alla loro gioia, prima che allo
stipendio».
Queste e tante altre cose nell'intervista
di Lia Carini. In un'altra intervista, un
giorno aveva confessato: « A volte I bam-
bini mi spaventano. con certe loro uscite.
A Torino un bambino mi disse: "Tu che sei
tanto bravo. perché non fai tornare in vita
Il mio papà?". Rimasi allibito e profonda-
mente commosso. Cosa rispondere?
Seppi solo dirgli che non potevo e non
sapevo fare questo gioco, anche perché il
suo papà stava bene dove si trovava In
quel momento. Stava meglio di noi ·
EGITTO* QUATTRO MENSILITA'
D'UN MUSULMANO A DON BOSCO
Un padre musulmano ha donato all'Isti-
tuto Don Bosco del Cairo quattro mensi-
lità del suo modesto salario; così ne ha
riferito in una lettera il direttore della
scuola don Luigi Bergamin.
E' un episodio semplice ma per me si-
gnificativo, capitatomi pochi giorni fa.
Entra in ufficio il padre musulmano di un
nostro allievo diplomatosi nello scorso
giugno. E' visibilmente commosso, e ml
dice press'a poco cosl: « Alla conclusione
di ogni anno ero solito fare la mia offerta
* MESSICO STUDI SUPERIORI
PER I MIXES A TOTONTEPEC
I missionari al lavoro tra i Mixes di To-
tontepec (nello stato di Oaxaca, Messi-
co). stanno costruendo una • casa con-
vitto• per i ragazzini che altrimenti non
potrebbero frequentare le scuole. Ne ri-
ferisce così don Carlo Sitia, da 5 anni in
quella missione, in un ciclostilato inviato
ai suoi amici di Torino.
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alla moschea. ma quest'anno avevo fatto
voto che se mio figlio tosse riuscito bene
negli studi avrei fatto l'offerta alla vostra
chiesa•· E con una grande gioia negli
occhi ml presenta una somma corrispon-
dente a quattro mensilità del suo salario di
operaio.
L'opera salesiana (quasi 600 allievi, più
l'oratorio) sorge nel quartiere più povero
della citta; i salesiani ogni anno, per favo-
rire con borse di studio e riduzioni varie i
ragazzi più disagiati, si Industriano a tro-
vare benefattori e a raccogliere fondi con
simpatiche iniziative tra la popolazione.
Che fare ora dell'offerta inattesa giunta da
quel padre musulmano? Dice don Berga-
mln: L'ho ringraziato e gli ho detto: « De-
stinerò la somma per un ragazzo povero
che si iscriverà alla scuola l'anno ventu-
ro•· Così i poveri si aiutano tra loro.
* GIAPPONE COME FU CHE
TAKAKO-SAN DIVENNE SUOR PAOLA
E' una storia semplice e misteriosa, co-
me tutte le storie in cui gli uomini sì agita-
no ma chi agisce è la grazia. L'ha rac-
contata suor Giuliana Spreafico su • Mis-
sioni e Missionarie•. in un articolo dal ti-
tolo Dalla musica operistica alla musica
sacra •.
Gentile, Intelligente e colta. Takako-san
si presenta alla direttrice del « Seibi Ga-
kuen di Tokyo, come insegnante di mu-
sica ritmica desiderosa di completare la
sua cultura artistica con l'approfondi-
mento dell'opera teatrale Italiana. Per due
anni suor Maria, una Figlia di Maria Ausi-
liatrice italiana, le spiega i vocaboli, le In-
segna le declinazioni la aiuta a compren-
dere la lingua bella ma difficile in cui sono
stati composti tanti capolavori della musi-
ca operistica.
Takako-san è pagana. Nessuno le pro-
pone le conoscenze dei valori eterni. Il
suo contegno assai riservato fa credere
alle suore che non convenga darle altro
per ora che una testimonianza serena, e
molta preghiera.
Ci sono molti ragazzi e ragazze che
vivono nelle rancherias (case coloniche
sperdute per la montagna) e nei pae-
setti, dove o non c'è assolutamente la
scuola, o ci sono solo I primi due anni
delle elementari. D'accordo col nuovo
vescovo, padre Mario e lo stiamo co-
struendo una « casa convitto. che serva
per questi ragazzi. Sarà una casa a due
piani, lunga 25 metri e larga 8.
Non pensate alle costruzioni delle
città, sarà ben modesta. Ma anche in
Messico tutto è caro. La calce costa
1.000 pesos (50.000 lire) per tonnellata,
il cemento il doppio. Mille mattoni
90.000 lire, un muratore 7.500 lire al
giorno. e un manovale 4.000 lire.
Poi don Sltia spiega ai suoi amici an-
che perché è sceso a tutti quei dettagli:
per darvi un'occasione pratica di fare
del bene. Molte volte si fanno regali a
persone che non ne hanno bisogno, o si
sprecano i soldi, soprattutto la « tredi-
cesima». Con un po' di orgoglio italiano
voglio dimostrare ai miei cari Mixes quali
amici hanno al di là del mari.
E che c'en trano gli« studi superiori o?
Be', s'intende superiori alla seconda
elementare. E da quelle parti è già qual-
cosa.
Durante un viaggio in Italia la giappo-
nesina visita Roma e partecipa a un'u-
n. dienza del Papa. Il Signore l'attende La
figura, la parola, l'atteggiamento di Paolo
VI sono mezzi di cui la grazia si serve per
farsi strada nel suo cuore. Tornata in
Giappone, chiede di essere istruita nella
religione cattolica. In famig lia c'è un po' di
malcontento, ma alla fine le viene dato Il
permesso: riceve il battesimo e diventa
creatura nuova col nome di Paola.
Però il Signore ancora non la lascia in
pace: li suo amore esigente ha trovato un
cuore generoso e lo vuole tutto per sé. La
lotta In famiglia a questo punto si fa aperta
e perfino crudele. Paola, per un anno,
viene allontanata da casa, e costretta a
vivere in campagna senza possibilità di
contatto telefonico o epistolare con nes-
suno. Le FMA. che sanno, la consigliano
di desistere per il momento dal suo pro-
getto e di restare in famiglia. « Non posso
- fa saper loro - . La voce di Dio è più
forte di quella del sangue •. E un giorno
difatti fugge.
Ora è Figlia di Maria Ausiliatrice. Le sue
dita sfiorano leggere i tasti dell'armonium.
e la sua voce chiara e melodiosa canta le
«opere» del Signore. I genitori la sanno
felice, e stanno cercando anch'essi la
causa profonda della sua gioia. Un giorno
la potranno trovare? Suor Paola e la sua
comunità pregano e sperano.
* ITALIA Il BABBO HA FATTO
UN REGALO A SE' STESSO
Due giovani coniugi e i loro tre figli, di
comune accordo, hanno inviato un milio-
ne di lire per le missioni salesiane. Il padre
- di cui per un giusto motivo si tace il
nome -spiega il significato del gesto.
Ho desiderato farmi un regalo per il mio
compleanno. Non nascondo che nell'in-
viare Il nostro contributo famflìare alle
missioni, e in particolare a un seminario
missionario, provo una gioia sottile. E' la
gioia di sapere che pur Indegnamente
contribuisco a propagare Il Regno di Cri-
sto. Ho l' impressione che aiutando le vo-
cazioni missionarie sia come aver trovato
la perla preziosa, per la quale vale la pena
di vendere quanto si ha, pur di poterla
comperare.
E' una scelta che non è neppur facile.
Quanto è difficile infatti dominare il dena-
ro. perché spesso non basta, perché si
pensa al figli e al loro avvenire, perché
non si ha fede nella Provvidenza o se ne
ha poca... Ma ml faccio forza, e scom-
metto sulla parola del Signore...
* THAILANDIA INCENDIATA
LA SCUOLA DI BETONG
Tristi notizie da mons. Pietro Carretto.
Vescovo salesiano di Surat Thanl: una
notte sul finire del 1976, un incendio do-
loso ha distrutto la scuola realizzata a
Betong presso Yala con tanti sacrifici. Ha
scritto il Vescovo:
Furono i vecchietti del nostro vicino
ospizio a dare l'allarme, e subito una suo-
ra in motocicletta corse a svegliare la po-
lizia e I vigili del fuoco. Presto l'incendio fu
messo sotto controllo. Ma i danni all'edifi-
cio scolastico furono totali: si potrà appe-
na recuperare un po' di legno e di zlr:ico.
Su richiesta delle autorità la scuola era
passata da due anni sotto giurisdizione
dell'ispettorato governativo, e affiancata
alla scuoia statale « Virarat Prasan ».

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4.1 Page 31

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MALTA * TUTTO COMINCIO'
CON BOLLETTINO E COOPERATORI
I 30 salesianl al lavoro a Malta hanno
celebrato nel dicembre scorso il 75• del
loro arrivo nell'Isola, allora possedi-
mento Inglese e ora piccola repubblica
indipendente associata al Common-
wealth. Il Rettor Maggiore ha voluto es-
sere con loro nelle celebrazioni, e ha
constatato la generale simpatia che clr•
conda l'opera salesiana.
In realtà era stato un inizio a dir poco
singolare. Il BS era arrivato a Malta assai
prima del salesiani, vi aveva fatto cono-
scere Don Bosco e ìl suo stile. Un primo
Invito ad aprire una scuola professiona-
le era giunto a Valdocco già nel 1883.
L'anno successivo si presentava a Don
Bosco un canonico della cattedrale di
La Valletta, mons. Luigi Farrugla, e se ne
tornava a Malta Investito della carica di
direttore del Cooperatori e con la pro-
messa che l Figli di Don Bosco sareb-
bero venuti.
Proprio uno dei suoi Cooperatori riu-
scirà nell'intento: Alfonso Gàlea, un In-
dustrioso padre di famiglia che aveva
raggranellato notevoli beni di fortuna e.
• assicurata ai figli la parte loro, tanto da
poter avere una sufficiente base finan-
ziarla •, era deciso a investire Il resto a
vantaggio del suoi concittadini. Nel '93,
«desiderando 11 bene spirituale di que-
st'isola aveva scritto a don Rua chie-
dendo l'apertura di un oratorio. Tre anni
più tardi era tornato alla carica, metten-
do a disposizione un terreno e mille
sterline.
Nello stesso tempo aveva interessato
il governo di Malta, e il progetto aveva
acquistato maggior consistenza: I sale-
siani avrebbero dovuto • insegnare ai
fanciulli delle classi povere un mestie-
re•· e anche prowedere all'educazio-
ne di giovanetti delinquenti•. Una casa
di correzione? Sl, forse la prima affidata
al salesiani (e del resto era nella linea di
quel Don Bosco che tanto si era prodi-
gato a Torino per i ragazzi della Gene-
rala). Il governo avrebbe dovuto prov-
vedere di tasca sua al completamento
dell'opera. La proposta nel 1898 fu
messa al voti, e l'approvazione fu una-
nime: Il governo era d'accordo.
Il superiore dei salesiani di Sicilia si
recò allora a Malta per concludere le
trattative, e Il 17.12.1898 fu posta la pri-
ma pietra del collegio. A benedirla fu Il
canonico Farrugla, che disse: Ho
sempre vagheggiato in pensiero questo
giorno avventurato!•, e si dichiarò sicu-
Il primo quaal llabeaco laboratorio di legatoria, avviato a SIiema nel primi dal eec:olo per
« Insegnare un mestiere al lanclulll della ciane povera•·
ro che l'opera sarebbe « tornata a van-
taggio dell'adolescenza maltese Insi-
diata nella mente e nel cuore dai nemici
di Dio, figli delle potestà tenebrose... •· A
collocare al suo posto la prima pietra
volle essere Il Governatore di Malta In
persona, e nell'Isola non si poteva tro-
vare autorità più alta.
L'ediffclo sorse con calma. Le vie li-
mitrofe furono chiamate • Don Bosco
Street • e Don Rua Street », sulla porta
d'ingresso fu messa la scritta • Rifor-
matorio e asilo salesiano•· Il primo sa-
lesiano, l'irlandese don O'Grady, arrivò
il 12.11 .1903 accolto con la più viva
simpatia. Lo portavano In casa di amici,
in cui vedeva invariabilmente quadri di
Don Bosco e Maria Ausiliatrice e il BS:
erano Cooperatori salesiani. A marzo
del 1904 vennero accolti I primi ragazzi,
Il 16 maggio Il Governatore tenne Il di-
scorso di inaugurazione facendo l'elo-
gio del sistema preventivo •. Nel 1908 Il
Signor Gàlea aveva la soddisfazione di
veder nascere anche l'oratorio festivo.
E poi l'opera si è moltiplicata: a SIiema
cl sono ancora l'oratorio e le classi ele-
mentari e professionali (non più ìl rifor-
matorio), e un secondo oratorio a Luqa
poco lontano. A Dlngll poi un terzo ora-
torio e l'aspirantato. Sl perché l'Isola è
stata e è ancor oggi generosa di voca-
zioni. Non basta, le FMA hanno aperto
due case nella vicina Isola di Gozo: a
Gharsl hanno scuola, oratorio e aspl-
rantato; a Victoria hanno oratorio. cen-
tro giovanile e opere sociali.
La visita di don Viganò (che è stato
ricevuto anche dal Primo Ministro Dom
Mintoff) era molto attesa, e si è svolta in
un clima di calda cordialità. Accompa-
gnato dal •regionale• don Wìlliams, Il
Rettor Maggiore il 2-4 dicembre scorso
ha visitato le opere di SIiema e Dingli, e
ha presieduto la concelebrazione nella
cattedrale di La Valletta che si era riem-
pita di amici.
I figli di Don Bosco hanno molte pos-
sibilità di lavoro nella piccola repubbli·
ca. Malta. che aveva ricevuto Il messag-
gio di Cristo dalla predicazione diretta
dell'apostolo Paolo e non l'ha più ab-
bandonato, è stata per secoli li baluardo
della fede, ben armato quando occorre-
va, In mezzo al Mediterraneo. Divenuta
In tempi più recenti una temibile base
militare inglese, nel 1974 ha però ricu-
perato la piena indipendenza. Per molto
tempo ha sfruttato la sua posizione
geografica ricavando vantaggi econo-
mici dalla cessione delle basi strategi-
che; ma ora si è Incamminata per la
strada della più assoluta equidistanza
politica, e vuole contare unicamente
sulle sue forze.
Ciò comporta per I suol 350.000 abi-
tanti un notevole Impegno sul piano ~
ciale, industriale, e commerciale. Dovrà
più che in passato contare sul lavoro
delle proprie braccia, e braccia che ab-
biamo imparato a lavorare bene. Oc-
corrono scuole professionali per una
gioventù sana e laboriosa, rimane quin-
di intatto l'antico programma per i sale-
siani: « Insegnare ai fanciulli delle classi
povere un mest iere».
Non c'è dubbio che l'incendio sia stato
doloso: la polizia rinvenne una lunga stri-
scia di stotta Imbevuta di benzina e stesa
da un capo all'altro dell'edificio. Resta
l'Incognita: chi e perché? Le autorità di-
strettuali e municipali hanno escluso I
guerriglieri d'oltre confine. E' anche stata
scartata l'Ipotesi di allievi malcontenti.
Resta Invece fondato il sospetto che a
causare l'incendio siano stati I Khek • o
« Thai Musllm di stirpe malese: alcuni di
questi, conseguito il diploma di Insegnan-
ti. non riescono a trovare impiego negli
organismi statali, e contestano l'emargi-
nazione. Cl consola almeno Il fatto che ciò
non sia dovuto a ostilità contro la missio-
ne.
E - - - - - - 9REVISSlfii
Campo Grande diventa arcidiocesi. Era
solo diocesi. e nel dicembre scorso li Pa•
pa l'ha elevata a sede metropolitana. Il
che vuol dire che si è sviluppata trop-
po», e è vicino Il momento in cui sarà
suddivisa in diocesi più piccole. Intanto il
vescovo salesiano mons. Antonio Barbo-
sa, è diventato arcivescovo.
Caltanissetta c ompie 25 anni. Cioè li
compie l'opera salesiana in quella simpa-
tica città nel cuore della Sicilia. Il BS nel
lungo elenco degli• onomastici del 1978
pubblicato nel novembre scorso l'aveva
dimenticata, perciò Il presidente degli
Exallievi, rag. Giovanni Bilardo, ha scritto
per ricordare che tra l'altro si fanno fe-
steggiamenti degni della lieta circostanza.
Anche dopo morto continua a fare del
bene. E' don Livio Veliere, missionario
rientrato in Italia per un male Incurabile,
che purtroppo in brevissimo tempo lo ha
stroncato. Aveva dovuto staccarsi dai
suoi poveri di Linares (Cile) tra cui lavo-
rava, ma neppure In morte ha dimenti-
cati. Ha detto 11 direttore della casa Madre
di Torino: « Ho parlato con la sua mamma
dopo i funerali, e essa ml ha rivelato che
tutto quanto era destinato al figlio sarebbe
ora destinato, per sua volontà, ai suoi po-
veri di Llnares •·
31

4.2 Page 32

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Ringraziano
i nostri santi
AVVERTIAMO I nostri lettori che
molte segnalazioni di grazie at•
tendono la pubblicazione, e assi-
curiamo che tutte le segnalazioni
(eccetto quelle anonime) saranno
pubblicate quanto prima.
NON VOLEVA SPOSARSI IN CHIESA
Con animo pro-
fondamente grato
adempio la promes-
sa di pubblicare una
grande grazia rice-
vuta per l'interces-
sione di Maria Ausi-
liatrice. Da parec-
chio tempo pregavo
per la conversione di
mio fratello che, arri-
vato il momento di
contrarre matrimonio, non voleva saperne
di sposarsi In chiesa, ma soltanto in co-
mune, con matrimonio civile. Sentivo una
grande pena per il formarsi di una famiglia
non benedetta da Dio e lontana dalla
Chiesa, e perciò pregai incessantemente
Maria Ausiliatrice, che mi è sempre stata
vicina nelle necessità più grandi della mia
vita. Alla preghiera univo !"offerta di qual-
siasi sacrificio che nella giornata si pre-
sentasse.
Pregavo cosl da sei mesi, ed ero al se-
condo giorno della novena In preparazio-
ne alla festa di Maria Ausiliatrice quando
ml giunse la notizia che mio fratel lo aveva
deciso di sposarsi in chiesa, e con la do-
vuta preparazione di fede e di preghiera.
Non solo lo, ma tutti quelli che cono-
scevano il «caso• hanno riconosciuto in
questa conversione l'intercessione spe-
ciale della Mamma celeste.
Roma Una Salesiana di Don Bosco
SOLO UNA DELLE TANTE GRAZIE
Voglio segnalare l'ultima grazia ottenu-
ta da Maria Ausiliatrice, solo una delle
tante. Circa dieci anni fa subii una difficile
e complicata operazione per un vizio car-
diaco. L"operazione rluscl, e stavo bene,
tanto che circa un anno fa potei sposarmi.
Ma qualche tempo dopo ebbi un'altra crisi
cardiaca, e il medico, dopo l'elettrocar-
diogramma, prospettò l'eventualità che il
vizio cardiaco si fosse ripetuto, e quindi
fosse necessaria un' altra operazione,
Spaventata da questa prospettiva, iniziai
una novena a Maria Ausiliatrice, e alcune
persone buone pregarono con me. Nel
frattempo feci tutti gli esami del caso. Eb-
bene: l'esito è stato negativo, con grande
gioia e sollievo mio e dei miei cari.
Chiedo alla Madonna la grazia di essere
una buona moglie, una madre attenta e
una cristiana operosa.
Pavia
Flaminia Robbiati
LA GRAZIA PIU' IMPORTANTE
Una sera mio cognato corse rischio di
morire soffocato per una bevanda andata
di traverso. Mi sentii gelare Il sangue,
perché ogni soccorso restava inutile. Al-
lora lo sollevai a testa In giù, gridando con
tutte le mie forze: Madonna salvalo! Ed
ecco che riuscì finalmente a liberarsi dal
liquido che lo soffocava. Il dottore, venuto
qualche minuto dopo, constatò che il pe-
32
ricalo era scomparso. lo sono certo che è
stata Maria Ausiliatrice, di cui sono devo-
to, a salvare mio cognato. E voglio dimo-
strare con i fatti la mia riconoscenza di-
ventando un suo apostolo, come deside-
rava Don Bosco. La Madonna cl preservi
dalle disgrazie e dalla morte violenta; e cl
ottenga la più importante di tutte le grazie:
quella di crescere nella conoscenza e
nell'amore di nostro Signore Gesù Cristo,
per vivere e morire nella sua santa grazia.
Roma
Ennio Gaspen
La Madonna mi ha prolungato la vita per
la gioia dei miei cari e per narrare le mi-
sericordie di Dio.
So/ero (Alessandria)
Carlo Valiera
0.8. (Torino) ha invocato con fiducia
Maria Ausiliatrice e San Giovanni Bosco
per la mamma colpita da trombosi e con
sospetto tumore al cervello, e ora ringra-
zia perché tale sospetto si è rivelato in-
fondato e la mamma è guarita, anche se
non è più tornata come prima.
ININTERROTAMENTE PER 14 ANNI
Desidero ringra-
ziare Maria Ausilia•
lrlce, San Giovanni
Bosco e San Dome-
nico Savio per la
grande grazia rice-
vuta da mio figlio,
guarito dopo 14 anni
di bronchite asmati-
ca. lo li ho sempre
i'lvocati ininterrota-
mente per 14 anni;
ora mio figlio ne ha 16 ed è guarito com-
pletamente. Continuo a tenerlo sotto la
loro protezione, tanto p1ù ora che è nel-
l'età critica, e incontra tanti pericoli mate-
riali e spirituali. E Insieme raccomando
loro anche l'altro mio figlio di 11 anni, di
salute delicata.
Acqui Terme
Franca Be!:;:;co
DOPO SEI ANNI DI ATTESA
Con profondo dispiacere mio e della
mia famiglia, due gravidanze si erano in-
felicemente concluse con l'aborto. Anche·
la terza si presentava difficile; ma con pii:
fede, quale affezionata exallieva, mi affi-
dai alla cara madre Maria Ausiliatrice, a
San Giovanni Bosco e a San Domenico
Savio. Tutto andò bene: così dopo sei an-
ni di matrimonio ebbi la gioia di stringermi
al seno la piccola Maria Ausilia. Un anno
dopo i nostri Santi ci vennero ancora in
aiuto, in un momento che sembrava com-
plicato per la nostra bambina; invece, tut-
to si è risolto felicemente.
Anche una mia sorella, che aveva visto
appassire Il suo piccolo fiore, ha invocato
i nostri Santi, e ora ha la gioia di abbrac-
ciare il suo piccolo caro.
Modica (Ragusa)
Concetta Rizza
STATE TRANQUILLI
ANDRA' TUTTO BENE
Quando ci siamo
sposati abbiamo de-
ciso, da buoni cri-
stiani, di accettare
R
tutti I figli che Dio ci
avrebbe mandati. Ma
per la prima creatura
fu già necessario il
taglio cesareo, e i
medici, esaminata la
mia struttura fisica,
mi assicurarono che
non solo non avrei mal potuto avere figli In
forma normale, ma che ogni gravidanza
poteva essermi fatale. Ml trovai in attesa
per la seconda volta. Allora ci rivolgemmo
a quel sant'uomo che era mons. Vladimiro
Borie, Il nostro vescovo. Egli ci esortò ad
aver fede nella bontà di Dio, e ci consigliò
di rivolgerci a San Domenico Savio con
una fervorosa novena. Terminata questa,
ci consegnò una reliquia "ex ossibus", e
con grande fede che Dio ci avrebbe aiu-
tati, cl congedò dicendo: State tranquilli:
andrà tutto bene».
La gravidanza non mi fu fatale come si
temeva. Giunto il giorno del parto, I medici
che conoscevano le mie condizioni fisi-
che, preparavano l'intervento cesareo. lo
me ne stavo tranquilla, piena di fiducia in
san Domenico Savio, la cui reliQuia non
lasciai neppure un momento. Verso le 11
venne a vedermi l'ostetrica, e mi diede al-
cune indicazioni per l'intervento, che si
sarebbe fatto verso sera, dato che non
davo ancora nessun segno di parto. Uscl,
e aveva appena chiusa la porta, quando Il
parto si compì, senza contrazioni, senza
alcun dolore. Vennero medici, ostetriche,
e tutti furono concordi nel dire:• Qui non
c'è una spiegazione scientifica: qui c'è un
miracolo , .
Ebbi in seguito altri quattro figli, tutti in
modo normale. Li offro tutti a Dio, perché
faccia di loro secondo la sua volontà. E
non dimentico la grande fede di mons.
Borie, che ora è nella gloria di Dio insieme
con Domenico Savio.
Punta Arenas (Cile)
Nelly Carcame e Belisario Oyarzun
QUALCUNO DICE
CHE SONO UN PO' FANATICA
Caro BS, in un certo senso ti ricevo da
tanti anni (ne ho appena 24), e ho tante
cose da dirti. Sono exallieva (e anche mio
marito), amo tanto Gesù, ma forse Lui
vorrebbe che lo amassi ancora di più,
sicché qualcuno dice che sono un po' "-
fanatica" . Desideravo tanto diventare
mamma, e proprio mentre ero In attesa
mio marito perse Il lavoro, due mesi di sti-
pendio, e la liquidazione. Eravamo dispe-
rati. Allora mi rivolsi con piena fiducia a
San Domenico Savio. La nostra fede è
stata premiata: mio marito ha trovato un
ottimo lavoro con buone prospettive per Il
futuro, e anche un assegno per quanto gli
era dovuto.

4.3 Page 33

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La bella statua di .Nostra Signora della
Speranza• venerata nella chiesa aale-
slana •la Trinidad• di Slvlglla.
Il parto si profilava difficile, soffrivo tre-
mendamente, sembrava necessario il ta-
glio cesareo. Strinsi con maggior fede
l'abitino del piccolo Santo, e ce la feci
senza intervento: la mia bella Stefania
Domenica era tra le mie braccia! Ma du-
rante la quarantena Insorsero altri dolori.
Bisognava operare, e io non volevo.
Chiesi ancora la grazia con tutta l'anima
mia, e con una breve cura il male si calmò.
Ogni tanto ritorna, ma Domenico Savio ml
aiuta.
Ho ancora una cosa da raccontare. Una
mia vicina di casa desiderava invano una
creatura. lo le diedi il libretto di san Do-
menico Savio. Essa lo prese con una certa
ironia, ma io ho detto nel mio cuore: Do-
menico, esaudiscila. Fatto sta che la
creatura che attendeva è venuta! Sono
fanatica?
Torino
Lettera firmata
Edda Bronzino (S. Ambrogio, Torino)
ringrazia San Domenico Savio per la na-
scita della sua Anna, nonostante tutte le
difficoltà, e chiede la sua continua prote-
zione.
IN CONDIZIONI PIETOSE
Anni fa, colpita da
improvviso malore,
fui ricoverata In
ospedale e vi rimasi
per tre mesi. Dia-
gnosi Incerta da par-
te dei medici, e de-
perimento continuo
da parte mia. Con
immensa fiducia ml
rivolsi al beato Mi-
chele Rua, e lasciai
volontariamente l'ospedale, pur essendo
in condizioni pietose. Rimasi qualche
giorno in casa, ma poi fu necessario il ri-
covero in una clinica. Diagnosi dopo la
prima visita: asportazione di un seno.
Ero profondamente demoralizzata, ma
non diminuii la mia fiducia nell'interces-
sione di don Rua. Ed ecco che al termine
degli esami e delle analisi che dovevano
precedere l'operazione, i professori con
grande stupore non trovavano più in me
alcun disturbo, e mi dimisero con una
buona cura ricostituente. Don Rua ha
continuato ad aiutarmi, e perciò mi sono
recata a Torino a dire il mio grazie al suo
altare.
Ponte in Valtellina (Sondrio)
Luisa De Tiberiis
Vittoria Pramotton Follioley (Donnas,
Aosta) ha invocato il beato Michele Rua
per Il genero colpito da infarto. e ne ha
ottenuto un grande miglioramento. Ora
continua a pregarlo per la guarigione
completa e per tutta la famiglia.
SIGNORE, TU SAI CHE CREDO
Il primo ottobre
1977 un mio giovane
nipote ebbe un Inci-
dente disastroso:
dalla stecconata la-
terale della strada un
grosso bastone gli
penetrò nel torace
rompendo cinque
costole, lesionando
il polmone destro, ìl
pancreas, Il fegato,
la milza e un rene. I medici tentarono
un'operazione che durò sei ore, estraen-
do terra, erba, schegge di legno, e perfino
olio della macchina. Subentrò una fortis-
sima infezione con febbre altissima e una
trombosi alla gamba destra; le continue
emorragie interne rendevano vana ogni
trasfusione. Intanto, da numerosi Salesia-
ni, Figlie di M.A., allievi, missionari Com-
boniani, e perfino nelle chiese protestanti
(mio nipote è di nazionalità inglese) si
pregava insistentemente.
Dopo 38 giorni i medici tentarono una•
seconda operazione, ma senza alcuna
speranza. Il ragazzo era fortemente de-
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Abbetto Teresa - Agnese Paolo - Alboml Giovanni -
Al-lo Lorenzina - Andrisanf Salvatore - Antonaccl
Marcella - An1onfn1 Giuseppina - Artusf Tranquffla -
Bacchio Pierina - Badalamenti Rosalia • ealdiottl Mar·
gherlta - Barlcordl Maria - Baroni Luisa - Barresl Giu-
seppina - Beatrlcl Eugenio - Benazzo Maddalena - ee-
rer.a Alessandrina - Bernard1 Amelia - Bertetto Marco
Ber1olettl M. Teresa - Benolo Merla• eertreuo Amelia -
Bolis Gesuina eo1tatl Linda eonaccorso Gattina -
Bongloannl Mulattieri A. - Bontempl Nllla - Borlenghl
Maria eottero Lina• erandl Teresa Broncatelll Forti,-
nata - Brouoto Rita - Bruzzone Giovanna - euttitta Ro-
salba • Cabefla Candida- Calabretta Anna - Cacamuggi
Maria - can Rosa - Calvetti Anionella a Simona - Cam-
blere Dr. Alberto - Campagnoli Antonietta - Cancedda
Mariangela • Cannistrano Rosario - Cantone Qabriele
Canu Salva1ore - Cardella Concettina - Capagni Piera
Carlino Concettina - Caroti Ginetta - Caruso Carmela -
Casclù Giovanna - Ceranl Maria Ceresa Ivo- Cerri Luigi
- C.T. Cesarò• Ciampoll Bruna• Colli Maria• Colla Ot-
tavia Colzanl Ersilia Comandatore Paola Conca An-
na - Cossa Mario - Cravlno Giuseppina - Cresta Emilia -
Dal Pane Adriana - O'Amico Rosalia Angelo Carmela
- Deganutto Amelia Della Giovanna Giuseppina • Del-
priori Rosella - Oi Ganci Calerlna - DI Gesaro Rosa - Di
Glsmberardlno Emffla - DI Marzo Maria - DI Stefano Tina
Donatlni Cecllla Oonna Mariucci a• Dossena Massimo
- Farruggla Giulia Ferrarls Ines Ferrar1s Rosindo
Flcara Concetta - Fini Salvatore Fontana Angiolina -
Fragale FIiomena Franco Carmela Gagliardi Concetta
- Gaia Katia - Garrone Angela - Ghedlna Gennarina -
Genonl Maria Glacomettl S!vla Gianetti Francesco
Glgllanl Giuseppina - Gino Maria - Glorgettl Maria - Glo-
vanelli Elvira - Giraudi Stefano - Girola Gino - Grasso
Francesco Gnserl LulgJna - Gritti Giuseppina - Gua-
staferro eenedello - lnfranca Angelo - Lamberll FIiome-
na - Lendini Salvatore e Meluccla Lanfranchl Maria -
presso, e rifiutava ogni medicina e ogni
cibo. Sua madre, mia sorella, angosciata
ma ricca di tede, invocò Don Flllppo Rl-
naldl dicendo: « Signore, tu sai che credo.
Tu sai cosa ti chiedo•. Incoraggiato da
quella fede, il figlio • si decise a voler
guarire• , chiese un po' di brodo e, ogni
volta che poté avere Il sacerdote, la santa
Comunione. Da allora cominciò a miglio-
rare costantemente, fino alla guarigione.
Sei mesi dopo l'Incidente, contro il parere
di tutti, volle riprendere il lavoro, e da al-
lora non ha più perso una giornata lavo-
rativa. Ha ripreso perfino varie attività
sportive: ha vent'anni ed è felice di vivere.
V/go di Fassa (Trento)
Sr. Carmela Casali FMA
COSA INTENDIAMO PER GRAZIA?
Se per grazia bisogna intendere la rea-
lizzazione di un evento umanamente im-
possibile, allora sì deve parlare di miraco-
lo, e questo non è certamente il mio caso.
Ma se per grazia si può intendere la rea-
lizzazione di un evento possibile sl. ma
molto difficile, allora è il caso mio. Mio
figlio era ricoverato in ospedale per la
frattura di un gomito, e correva pericolo di
perdere un incarico di insegnamento alla
riapertura dell'anno scolastico. lo mi ri-
volsi con fiducia a Don Flllppo Rlnaldl
perché intercedesse a suo favore. Alla fi-
ne di settembre una telefonata mi avverti-
va che l'incarico di mio figlio era confer-
mato. Ed era l' unico posto rimasto dispo-
nibile! Al primi di ottobre egli ha potuto
riprendere il suo servizio.
La Spezia
Federico Amodio
Direttrice e Comunità FMA (Vercelli
, Sacro Cuore•) ringraziano Don Rinaldl
per il buon andamento del soggiorno
estivo " Auxilium" di Cogne.
Lapl Fosca . Lelll Nicoletta• Leoncini Raimondo - Leonl
Bruna - Lerlco Luigia - L,bertlno lnfurna - Lo Savio Linda
- Lovera Iris . Luca Antonio • Lucchese Matteo Magro
Emma - Maffé Ida MSSlera Rosetta - Marangon R. Maria
- Marcandino Rosa - Marchiando Atta Marchlslo Bea·
trlce - Martlni Marta• Muzola Carmela• M.B. Grignasco
- Medda Filomena - Mele Maria - Merlo Giovanni - Miceli
Cecll!a - Mlchells Lucia - Mlgllardl Famiglia - Mlgllavacca
Angiolina• Mlglioli Angelo - Monchierò Mlllill - Morinello
Grazia - Moruzzl Maria - Mossi Mar,a - Musumecl Cate-
~na - Multi Adelaide - Nenclnl Olga - Notare Sante •
Ognlbene Giuseppe • Ollvero Ca1erlna Ortu Efisina •
Ottonello Anna• Pagliaroll Teresa - Palli Giovanna • Pali!
O. Paolina - Panlzzon Maria - Parlsl Sofia - Parodi Giu•
sepplna - Partisano Angela • Pasteris Lelizla Pedrall
Lina - Pegré Meuccl - Pellegrini Paola Perego Olrce
Picene Loretta- PIiati Agnese Pistone Anna Plsu Vera
- Poggi Maria - Polese Corinna - Poliacl Sebastiano
Poma Marino - Porti Nina - Protio T. Francesco Pu-
sceddu Silvestro - RabezZanl Adriana Rami Giuseppa -
Rasera Elvira Ricci Gfuseppe- Rlcceni Carto-Rlnaudo
Maria Rlolo Dott. Antonio • Rizzi Luigina Romagna
Anna Romagnoli Maria - Romeo Aurelia • Rossetto
Maria - Rossi Marinella - Rubino Elena - Rullino Gio-
vanni - Ruggerl Francesco - Sabino Giovanni Sacco
Ettore• Salomone Carmela • Sammarco Franca· Sanna
Tilde• Santini Celeste Sardo Giuseppe• Scaglia Fran-
cesco• Scrlbanle Angelo• Scuderl Giuseppina· Segato
A. - Selmo Mario - Severino Plnnuccla - Simo Olga •
SIivano Gaetano Domenico - Silveslrl Adele • Silvestri
Fausto Sllvestrinl Adele Simonettl Pierina - Sinatra
Salvatore-Sola Susan Spagnoli Adele M. - Tenzl Santa
- Timossi Matgherrta Tolazzi Ada - Tosarello Luciano·
Trapani Maria - Traversa Maria Tramonti Franca - Trl-
marchi Carmela - Trinino Maria Valastro Giovannina ·
Valchfusa Marta - Valsania Felice - Valtorta Merla
Ventura Gk>rglo Venturi Giuseppe - verzuoll Elvira •
Vla.nl D. Paola - Vlesti Ginevra Vlschloni Lorenzo• Vitali
Manlio -Zamb,asi Elsa - Zanella Enzo- Zappla Giuseppe
- Zimbardo Maria - Zlnl Antonia - Zoccolo Maddalena -
Zuccarello Maria - Zvech Sofia.
33

4.4 Page 34

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Preghiamo
per i nostri morti
alle Fighe di M.A., tra le quali almeno
mezza dozzina sue nipoti. Fu una figura
cristfanameote certo fuori del comune.
conosciuto e amalo per varie torme di
apostolato e di bene, tra cui l'aver con-
dotto un migliaio di giovani e di uomini a
fare gli Esercizi Spirituali, l'aver insegnato
il cento In varie parrocchie e a varie ge-
nerazioni. Era un uomo di tede, di Inteli~
genza e delicatezza straordinaria.
SALESIANI
Sac. Battista Basso t a Padova a 54 anni
Sacerdote novello, era partito per le ml&-
sionl della Patagonia, ma una grave ma-
lattia lo costrinse a rimpatriare. Alla soffa-
renza fisica si aggiungeva quella di non
poter essere di aiuto al confratelli. E tut-
tavia parteclò al lavOfo apostolico della
comunità offrendo la sua p(eghlera, la
malattia, e la paziente mlteZ28 con cui
cercava dl rendere meno grave la sua si-
tuazione nella casa.
Sec. Ello Besa t a Pordenone a 68 anni
Possedeva doti non cQfnunl di Intelligenza
e di bontà, e le usava soprattutto nella
valutazione degli avvenimenti quotidiani,
che sapeva leggere, nella conversazione
come nella scuola, alla luce di Dio. 01 sa-
lute malferma. coltivò In e nel conlra-
telll Il dono della speranza, lnsegnando ad
aver fiducia negli uomini, ma soprattutto
nella provvidenza di Dio, la cui boolà sa-
peva scorgere In ogni vicenda, 1rls1e o
lieta.
Sec. Fiori DI Benedetto t a Torino a 82
anni
Parti da Ivrea nel 1924 con le prime spe-
dizi oni missionarie dirette In Assam (In-
dia), e per molli anni fu Intrepido missio-
nario a fianco dell'indimenticabile mons.
Ferrando. Fu un lavOfatore Instancabile:
numerose reallzzazlon1 documentano la
sua intraprendenza, la sua costanza, la
sua capacità di sacrificio. Viveva lo spirito
di Don Bosco soprattutto con la bontà:
generoso e cordiale, si faceva amare
molto più che temere. Quando le forze gll
vennero meno. dovette suo malgrado tOf·
nere In Italia. lvi continuò la sua attività
apostolica offrendo per le missioni la pre-
ghiera. la sofferenza. e la vita stessa.
t Sec. GI,,._. Mnu a Castellammare
(Napoli) a 66 anni
Ultlmo tra dieci fratelli, apprese in casa Il
senso della dedizione al sacrWiclo e alla
generosità verso gll altri. Diventato sal e-
siano, teca suo Il programma di Don Bo-
sco: • Basta che siate giovani perché io vi
ami• , e ai giovani dedicò la sua vita, i suoi
pensieri, senza risparmio di salute. Era un
animatOfe nato, suscitatore di movimenti
e Iniziative, ricco di entusiasmo e di zelo
sacerdotale, pieno 'di fiducia nell'a.luto di
Maria Ausiliatrice.
Sec. Giovanni Galbu- a t a Legnano
(Verona) a 73 anni
DI modesta famiglia brianzola, Imparò dai
genitori il senso del dovere e il valore della
fede. Dlventb salesiano a 16anni, e per 57
anni tu educatore di giovani nello spirito di
Doo Bosco. Fu sacet'dote per 47 anni,
consacrato alle anime con amore gene--
roso sempre pronto al sacrificio. Negli ul-
timi anni un crollo Improvviso lo prlvb de~
le fOfZe. costringendolo a forzata inope-
rosità Accettò la prova con coraggio, of-
lrendo le sofferenze per la salvezza della
glovenlù.
t Coad. Vincenzo Morlchlnl a Rimini a 79
anni
Entrò giovanissimo In Congregazione e
consacrò tutta la sua vita ai giovani nella
scuola, negli oratori, curando In modo
particolare Il teatro e le associazioni. Lo
scoutismo fu la sua speciale competenza,
tanto da ricevere i più aJtl riconoscimenti
dal dirigenti oentrall. Possedeva e colti-
vava doli Innate di puntuallla, dedizione al
dovere, condivisione dei problemi attrul. e
spiccalo senso di amicizia. Persone di
ognl età e condizione sociale lo amavano
e lo ricercavano per la saggezza del suoi
consigli.
Sac. Cerio Plcclnt a Soligo(Treviso)a 70
anni
Il Signore gll aveva concesso Il dono della
parola, ed egli se ne serv1 in esclusiva per
Il Regno di Dio come missionario In Cile,
come Insegnante di teologia, come predi-
calore. La sua predicazione era richiesta
In comunità tanto del contratelli che delle
suora, come dalla genie di ogni ceto.
Perché Il suo era un parlare sodo, che non
Indulgeva a facili mode, e Ispirava amore a
Dio, alla Chiesa e alla vita religiosa
t Coad. Alfredo Razzi a Ivrea (Torino) a
73 anni
Già adulto. tu conquistato alla vita sale-
siana dalla bontà di don Pietro Ricaldone
Esercitò la professione di Infermiere In
varie case. svolgendo con zelo e dedizio-
ne Il suo compito di "buon samarllano",
nello sforzo dialleviare quanto possibile le
sofferenze fisiche e infondere pensieri di
lede e di speranza. Amava I giovani, e per
lutti sapeva trovare parole di bontà e di
lncoragglamenlo. Il programma di , umile
operosità• formulato in novlzlalo fu la re,.
gola spirituale di tutta la sua vita.
COOPERATORI
t Nun%1&ta Glallongo In DI Stefano a Co-
mlso (Ragusa)
Scrive il figlio, prol. Francesco: • Se do-
vessi tracciare da llglio un suo necrologio.
direi solamente che fu una donna prolon-
damente buona, e questa sua bootà sep..
pe trasmettere al figll Era molto devota
della Madonna e di san Giovanni Bosco.
Semplice, dedita alla famlgha, in ogni ctr•
costanza mantenne un aftegglamento se-
reno, e sopportò con criS1iana rassegna-
zione le infermità che caratterlz.zarono
l'ultimo periodo della aua vlla. Prego vo-
lerla ricordare nelle preghiere•.
t Ettore Geuna a Osasco (Torino) a 69
anni
Fu fervido cooperatore salesiano, assiduo
a tutte le adunanze della sua Unione. Ri-
ceveva con gioia Il Bollettino Salesiano, 10
leggeva attentamente e si Innamorava
sempre più di Don Bosco e della sua ope-
,a, e sapeva trasmettere tale amore nel
suoi figli, educati al vero spirito cristiano.
Sentendo avvicinarsi Il grande giorno.
guardò In faccia la morte sereno come
semp(e, e spirò con Il nome della Vergine
Ausillatrloe e di Don Bosco sulle labbra,
Cario C<Mlta t a Santo Stefano Acero
( Cuneo)
Venerando cooperatore sales•ano. dì una
terra che t,a dato una trentina di vocazioni
Matilde Borfoll In stelchlele t a Ogglona
Varese
Fu una donna umile, generosa e semplice,
che seppe riempire la sua vita dipreghiera
e di lavoro. Gli ultimi anni, quelli della sof-
lerenza, misero In luce la ricchezza della
sua personalllà e la trasparenza della sua
fede. Devotissima di Maria Ausiliatrice e d i
Ooo Bosco, Invocò li loro aiuto fino all'ul-
timo Istante.
Celeate Zambellll t a Bergamo
Cl scrive il figlio Renzo: • E' stato vostro
cooperatore per 40 anni, ed é morto dopo
sei mesl di atroci sofferenze, accettate e
sopportate con grande serenità cristiana.
senza mal un lamento. Sei mesi di totale
purificazione, coronati da una san1a mor-
te. Mio padre continuerà a essere vostro
cooperatore attraverso dl me. lo ne sono
feilce e onorato. perché essere vostro
cooperatore, seppur modesto e umile, è
motivo di tanta gioia, perché voi portate
nel mondo tanta luce e bontà•.
Lulu l.uffe Cella t a Torino a 74 anni
Questa noblllss/ma figura di doona meriterebbe un'ampia biografia, di cui per ora
dìamo solo I tratti essenziali. Era nata In un ridente paesino del Cadora, Auronzo, e fu
ben presto provata dal dolore: perse Il padre ancor fanciulla, e poi si trovò coinvolta
nell'atmosfera eroica e tragica della prima guerra moodlale: la sua ampia e bella casa tu
requisita e vi si Insediò UQuartier Generale. Mentre compiva gli studi e meditava sul suo
avvenire, seno che doveva tendere ad alti Ideali: •Non era questione di misticismo -
scrisse poi - ma di razionalità permeata di poesiaspirituale. L'attrattiva versoclb che si
presentava superiore alle contingenze umane, la sete di lellcltà che capivo sarebbe
stata samp(eInappagatase venutadagli uomini, laconstatazlooe della caducità dilutto
ciò che chlamlamo vtta. ml fece capire quanto sarei stata Interiormente Infelice se
wessl seguito la via comune •·
Mise quindi le sue alte doti di lntelllgenza e soprattutto di cuore al servizio di Dio e
degli uomini, come Insegnante e scrittrice. Confidava d'aver scopano la sorgente della
gioia nel cvN'ere in Cristo e per Cristo•. Aveva una mente vivace, aperta a tutti I
problemi, ma più ancora una squisita e profonda sensibilità femminile, per cui partec~
pava Intensamente alle vicende umane e splrltuell del protagonisti delle sue numerose
biografie. Ricordiamo In modo particolare quella lntltolala /Icuore di Don Rina/di, scritta
con •ero Intelletto d'amore, preziosa anche per le testlmoolanze di p(lma mano ripor-
tate. Aveva composto anche numerose opere teatrali per la gioventù, poesie per mua~
ca, ed era appreuata collaboratrice di periodici. Per la sua attività sociale e letteraria fu
Insignita di varie onorificenze, e fu una delle pochissime doone accolte come membro
d'onore nella ,Noble Assoclatlon des Chevaliers Pontifica~ ••
Ma chi le è stato vicino, la ricorda soprattutto per la sua grande bootà, fatta di
continua dedizione e Intensa compartecipazione alle gioie e alle sofferenze altrui.
Anche lei aveva conosciuto Il dolOfe, l'amarena dell'Incomprensione e dell a calunnia,
le difficoltà e I pericoli della seconda guerra moodlale: riusci a salvare varie persone,
tanlo che corse rischio di venire fucilata. E poi continuò a prodigarsi anche In piccoli
gesti verso persone umili e bisognose.: trovar lavoro a un Immigrato, scrivere lettere e
lettere per persone analfabete, rlpetlzlool gralulte a studenti poveri, indumenti a per-
sone lntlrlzzHe dal freddo... In tutto e semp(e con rispetto dell'altrui dignità e coo vive
partecipazione alle loro pene.
Suonò per lei l'Ofa della sofferenza: un cancro osseo Inesorabile quanto atroce. La
lunga infermttà la condusse In vari ospedali ove ancora ricordano la sua fede, la sua
fortezza, la serenità e la bontà che Infondeva In tutti. Eppure anche lei si senliva piccola
e fragile, quasi timorosa di sé, bisognosa di sostegno e di aiuto... Il Signore la chiamò al
premio il 29 ottobre, festa del beato Don Rua. Il suo testamenlo spirituale è, tra l'altro,
nel suo ultimo romanzo di Imminente pubblicazione: La Badessa Duemlla.
A quanti hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D .P. del 2-9-1g71 n . 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13- 1-1924 n . 22, possono legalmente ri-
cevere Legatì ed Eredità.
Formule valide sono:
- se s i t ratta d'un legato: ...lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all' Istituto Salesiano per le
missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire.._,
(oppure) l' immobile sito In ... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente di assis1enza e beneflclenza,di istruzione e educazione, di
culto e di religione •.
- se si tratta invece di nominare erede d i ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Enti s u indicati:
....annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in
Torino) lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, d i Ist ruzione e educazione, di culto e di rellglone .
(luogo e data)
(/Irma per disteso)
34

4.5 Page 35

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BO<U: Maria Aualllatrlce, a cura di M C.,
Solidarietà Bologna L. 300.000
BO<U: Marta Auslllatrlc• e Don Bo■co,
Invocando protezione su rutti I m/9I tam~
liarf, a cura di Tonlni Lidia, Udine L
150.000
missionaria
Borea: Maria Auslllatrlce, In suffragio dei
miei familiari defunrl. a cura di Toninl L~
dia, Udine L 150.000
Borse di studio per giovani missionari salesiani
pervenute alla Direzione Generale Opere Don Bosco
Boraa: Maria Au,matrlee e Santi SalHla-
nl, In suffragio de, defunr, Bocca/atte e
Demag/slrl, a cura di Boccalatte Evenzlo,
Sydney, Australia L 150.000
BO<U: Don Bosco, per I giovani missio-
nari salesiani, a cura di Camerlenghi
Ugazlo Lidia, Roma L. 150.000
BO<U: Vittorio Talarico. a c ura del Sale-
sianì di Napoll-Vomero L. 150.000
Boraa: Beato Don M. Rua, a suffragio dei
mie, defunti e Invocando protezione suf
miei csr,, a cura di Nogara Sandra. Bella•
no(CO) L 100.000
Bor11: In memoria e suffragio del prof.
Dino Rose/lini. a cura della moglie. Trev~
so L 100.000
Bora:: Don Bosco, per grazia ricevuta. a
cura di Dalle Ceste Marianna, Refrontolo
(TV) L 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce • Santi Salesle-
nl, a cura della famiglia Clllepl. Lentini
(SA) L. 80.000
Borsa: Santi SalHlanl Glo•annl li.Xlii, a
suffragfo di Lodovico Fontana. a cura
della moglie e del figli, Pesaro L 60.000
marito e Invocando protezione sulla fsm/.
glia, a cura di Berchiera Giovanna veci
Salvi L 50.000
Borsa: Mwla Aualllatrlce e Don Rlnakll, a
cura di Nicola Maria Irma L. 50.000
Borea: Maria Auslllatrlce e S. GloYlnnl
Bosco, per la malurltà del m,el nipoti. a
cura di Scarpulla Carmelina L 50.000
Boraa: Maria Aualllatrlce, ricordando I
defunti della lamiglla e Implorando prote-
zione, a cura dJ Maria Ronchail De Ago-
stlnl L. 50.000
Boraa: Merla Auslllaltlce Santi Salesle-
nl, In suffragio della figi/a LRlana e per
ricevere una grazia, a c ura di Bruno Lui-
gia. Cosenza L, 60,000
Bona: Don F. Rlnaldl, ,n memoria e suf...
fragio di Amo. a cura della lam1glla Cillepl,
Lentlnl (SA) L 60.000
Borsa: M!Wla Auslllatrlce e S. Glo•annl
Bosco, a c ura di Oonà Elena, Torino L
50.000
Borsa: D. EYarl1to Marcoaldl, rrngrazian-
do de/l'esemp,o r,cevuto, a cura delle fa-
miglie Galeani. Ribeca, Ce,audo, Rlnaldl,
Celestlnf L. 50.000
Boraa: In memoria di Besozzi Alberto, a
cura della moglie Goneila Maria, CaSlel-
veccana (VA) L. 100.000
Boraa: s. Domenico Savio, a cura di San-
tarelll Maria ved. Bertacchl, Cardoso di
Stazzena (LU) L. 100.000
Boraa: S. Giovanni Bosco, a cura di N.N..
Cuneo L 100.000
Boraa: Maria Auslllatrlca Santi Sal811a-
nl, per grazia ncevuta e in'loca.ndone al-
tre, a cura di Elena. Torino L 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di N.N..
Torino_L. 100,000
Borsa: S. Glo,annl Boaco • S. Domenk;o
Savio, a cura di Bastlcl Noeml, Crema
(CR)L 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlca, a cura del Cen-
tro Cooperatori Salesiani di Ercolano (NA)
L 100.000
Boraa: SS. Cuorl di Gesù e di Maria, a
suffragio dei miei defunti e invocando
protezione In vJta e In morte, a cura di
Gherlenda Augusta. Fratte di S. Giustina
(PD) L 100.000
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Mwla Ausl-
llatrlca e San G. Bosco, a c ura di Atteni
Igino (exalllevo di Genzano), nella ricor-
renza delle sue none d'oro, con vìva ri-
conoscen,a L. 100.000
s . BO<N: Mwla Auslllalrice Giovanni
Boaco, In memoria del defunto Sac. PtJ-
squale Cslazzo. a cura della sorella An-
giola, casandrlno (NA) L. 100.000
BorN: Mwla Aualllatrlce, Laura Vleui\\a,
in ringraziamento e Jnvocando protezic,..
ne, a cura di Lanari Giuseppe, Bellano
(CO) L. 100.000
Boraa: S. Cuore di Gesù, Maria Auallle-
tnce S. Giovanni BotcO, ringraziando e
Invocando grazie per la famlglla, a cura d1
Pugliese F. Prowidenza, Serradifalco
(CL) L 100.000
Borsa: S. Giovanni Booco, In sulfrag10 dei
miei delunrl. a cura di Vhallni Gilda, Pe-
saro L 55.000
Borsa: Gesù, Miria, S. GlovaMI Boaco, a
cura di Basso Michelina ved. Falcone,
Monte S. Angelo (FG) L. 50.000
Bor11: M•la Autlllalrlc,a e Santi Salffle-
nl, per grazie ricevute e Invocando prot,,_
zrone, a cura dJ Barbieri MarcandaUI Rosa,
MIiano L. 50.000
Boraa: Maria Auslllatrk;e e Senti Sales!•
nl: salvate I miei occhi, a cura di Monti
Ravaldlnl Tina, Novafeltria (PS) L. 50.000
Borsa: Meri• Au1lll•trlca S. Giovanni
8olco, In ringraziamento. a cura della fa-
miglia Malnlnl, Inveruno (Ml) L 50.000
Borsa: Don Bosco, Invocando protezione
sul figlio e sulla famiglia, a cura di Donelll
Luisa, Legnano (Ml) L. 50.000
Borsa: D. E•arlsto Mwcoakll, per poter
essere sampre degna cii lui, a cura della
nipotina Maria Grazia Rlbeca L 50.000
Borsa: D. Evarlato Marcoakll, perché ml
1Jlumin, sul cammino della vi ta, a cura
della nipotina Daniela Celestini L. 50.000
Boraa: D. E•arl1to Marcoaldl, perché
continui dal clelo ad essere nostra guida,
a cura del nipotini Domenica, Dolores.
Paolo e Francesco Rlnaldl L. 50.000
Borsa: D. E•arl1to Mwcoakll, perch6 be-
nedica la nostra giovane vita, a cura del
nipotini Manuel e Cristian Celestini L
50.000
Bona: D. Evartato Marcoaldl, Implorando
protez,one e aiuto, a cura del nipotino
Ceraudo Gerardo L 50.000
Borsa: M•la Autlllatrlce e Santi SalHla-
nl, In suffragio di Reato Vittorio. Todesco
Lvlgla e Lena. a cura di Reato Maddalena
L 50.000
Boraa: Santi Salesiani, Giovanni )(J(lii P,
P io, In ringraziamento e Invocando prote-
zione, a cura di Gullno Tina, Bronte (CT)
L 50.000
Borsa: Mwla Auslllatrlea, per grazia rlce-
\\'Uta, a cura di Orione Bruno Ttnuccia,
Imperla Onegha L 50.000
Bor11: In memoria e suffragio di Capretto
Ettore, a cura della moghe e dei tigli, Ga-
biano (AL) L. 50.000
Borsa: Miria Aualllatrk;a e Papa GIOYan-
nl, In suffragio delmarito Csgna Angelo, a
cura della moglie Giuseppina (AL) L.
50.000
Bor11: Maria Aualllatrlca e Don Bosco, In
memoria d, Maria Ruffoni, a cura df G►
noveffa Michelln, Torino L 50.000
Borsa: Maria Aualllatrlce S. Domenico
Savio, ,n ringraziamento, a cura di PavJa
Giuseppina, Torino L 50.000
Borsa: Maria Aualllatrlca, invocando aiu-
to e protezione, a cura di Follo Giuseppi-
na, Asti L. 50.000
80<11: Maria Aualllatrk;e e S. Giovanni
Bosco, ringraziando e Invocando pror•
zione, a cura di Mlraglla Armando, S N~
cola La Strada (CE) L. 50.000
801'18: Maria Au1lllatrlc• Santi Salesle-
nl, a cura di M.A.P. L. 50.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Giovanni
Bosco, nvoca ndo completamento della
grazia e protezioneper ifamìllar,, a cura di
MZ. LS0,000
Boraa: S. Cuore, Maria Autlllatrtce, Santi
Salaslanl, In ringraziamento e Invocando
protezione, a cura di Caldinl Laura, Lasino
(TN) L. 50.000
Bor11: Maria Auslllalri<;e, percM sa)vr
mio 1/gll'o, a c ura di e.o.. Torino L. 50.000
Boraa: Maria Auslllab1Ct1, In suffragio del
Borsa: M•la Auslllatrlce e S. Glo•annl
Boaco, In memoria e suffragio di Roberto
Argentali, a cura della moglie Francesca
L. 50.000
Boraa: Merla Au1lllatrlca e S. Glo•annl
Boaco, in suffragio del cari defunti e in-
vOèando protezione, a cura di Vlezzoll
S!via, Tolmezzo (UD) L. 50.000
Borsa: M•la Au1tllatrlce, s. Giovanni
Bosco e S. Domenk;o Savio, per la sa~
vezza dei fami/larld!Tadde/ Glanvlttorlo L
50.000
Boraa: S. Giovanni Bosco e S. Domenico
Savk>. in ringraziamento e Invocando
protezione per speciale grazia, a c ura di
Beccaria Francesco, Verzuolo (CN) L
50.000
BorH: M•la Auslllatrlee e S, Giovanni
Bosco, proteggete e awtate Stefano. a
cura d i Germano FIiomena, Firenze L
50.000
BoBa: Maria Aualllatrlce e Santi SalHI>
nl, /mpetrando una grazia Importante. a
cura di N.N., Mori (TN) L. 50.000
Boraa: Per grazia ricevuta e, In memoria di
Fosson Roberto, a cura Favre Gaudenzl-
na. Champoluc (AO) L. 50.000
Borea: M•La Au1lllatrlce1 in ringrazia-
mento per /I fellce esito deg/1 esami di
Mafur,tà della nipote, a cura di Longlnottl
Anna M,. Soragna (PR) L. 50.000
Borsa: Beato Mlehele Rua, Implorando
proteZ1one svi/e lamlg//e del m/9I /lgll
Paolo e Filoteo. a cura del prof. Manfredo
Gaeta, Lanciano (CH) L 50.000
Boraa: M!Wla Auslllatrlce, Don Bosco,
Domenico Savio, Invocando grazie per I
m1eI r,g/1, a cura della madre Maria Crisi~
na L. 50.000
Borsa: M•la Aualllatrlce, Don Bosco e
Papa Gk>v-annl, in rlconosc&nza. a cura di
Talocco Andrea, Borgo Vodice (LT) L
50.000
Boraa: Maria Aualllatrlca, a cura di Man-
ghesl Nella, Pisa L. 50.000
Borsa: C...ù: m1serlcordial Santi SalHla-
nl, pregale per noi. a cura di Rebora Pia,
Genova L. 50.000
Borea: S. Domenico Savio, per grazia ri-
cevuta e invacando protezione per tvtta Js
famiglia, a cura di Baldo Flavla, Aldano
(TN) L 50.000
Boraa: Maria Auslllatrlce S. Domenico
Savio, Implorando grazia, a cura di Mun~
steri Venere, Milano L 50.000
Boraa: Maria Auslllatrlce e Don Boaco, in
suffragio del can defunti e invocando
protezione per la lamiglla, a cura di Car-
tasso Eugenia, Crocefieschi (GE) L.
50.000
BoBa: S. Glo•annl Boaco, perché mlaiuti
nelle mie necessita. a cura di Mapelli Rosa
L. 50.000
Bor11: Maria Auslllattlce, per vocazioni
sacerdotali, a cora di R. Mattarello L
50.000
Borsa: S. Giovanni Bolco, per vocazioni
sacerdotali, a cura di R. Maltarello L
50,000
Boraa: Maria Aualllatrtce e Don B09Co,
raccomandando iJ mio caro Antonio, a
cura di Battaglia Luigi, Milano L 50.000
Borsa: Maria Autlllatrlce, a cura di Zan-
grandi Graziella, Rovaio (BS) L. 50.000
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cn
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Spedi~ in abbon. postale Gruppo 2° (70) • 1• quindicina
AVVISO PER IL
PORTALETTERE
=-i_.,,,,.,~ In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
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