Bollettino_Salesiano_196905


Bollettino_Salesiano_196905



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IN QUESTO NUMERO
1° marzo 1869: la Chiesa approva la Società Salesiana
I giovani hanno bisogno di eroismo non di violenza
Legge - truffa
Eletta la nuova Superiora Generale delle Figlie di M.A.
Operazione Mato Grosso n. 2
Una Associazione centenaria (i Divoti di M.A.)
Radio Calar! è una parrocchia di 300.000 anime
<< Come noi11: da Torino a Polur migliaia di chilometri di carità
IN COPERTINA
l e inq uietudini e le proteste
de i g iovani.
Noi non scioperiamo per non studiare,
ma per studiare in modo diverso. Lo
sciopero ha consentito a molti miei com-
pagni di scuola di prendere coscienza di
questi problemi, di capire che non vi sono
solo i dischi, ma anche i libri... » (pag. 6)

1.3 Page 3

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Pio I X benedica l'ardito
pensiero di Don Bosco a
approva la Società Sal e-
siana (pannello dello scultore
Federico Papi sulla pena
principale del Tempio di San
Giovanni Bosco in Roma),
... Allora io pensai: - Tutto
mi I; contrario; eppure il
cuore ml dice che, se io
vado a Roma, il Signore,
nelle mani del quale sta Il
cuore degli uomini, ml vorrà
aiutare. Dunque andrò a
Roma. - E pieno di fiducia,
panii. Ero intimamente per-
suaso che la Madonna mi
avrebbe aiutato e ogni cosa
avrebbe disposto In mio fa-
vore; e niuno ml avrebbe
10110 questa persuasione. Ri-
spettavo i consigli dei miei
amici1 ma non votevo trala~
sciare di fare quanto ml pa-
reva essermi suggerilo dal
Signore. Partii dunque con-
fidando unicamente nel Si-
gnore e nella Madonna...
Gìunto a Roma, cominèial a
tastare Il terreno, ma pur-
troppo era vero che pochi
prelati ml avrebbero secon-
dato: tulll erano freddi, di-
sparanti del buon esito, e le
persone più influenti mi av-
versavano. Erano giunte a
Roma lettere molto contrarie
alla Pia Società... Vidi che
era proprio necessario un
miracolo per cambiare i
cuori, altrimenti sarebbe staio
impossibile Il venire a una
conclusione favorevole ai
miei desideri... t.
Don Bosco 117 mano 1859
1° MARZO 1869
LAClllESA
APPROVA
LA SOCIETÀ
SAI,ESIANA
A cento anni dall'approvazione pontificia la Famiglia Salesiana rinnova
la sua filiale e incondizionata adesione al Papa e alla Chiesa, e ri-
conferma come primo ed essenziale impegno di tutti i suoi membri
quello di un servizio che realizzi la missione assunta nel 1869 all'atto
del solenne riconoscimento della Chiesa.
M olti furono i calvari che Don
Dosco dovette salire nella sua
lunga vita, e richiesero da lui corag-
gio e pazienza a tutta prova, Per que-
sto, appunto, il misterioso Perso-
naggio del primo sogno gli aveva
raccomandato di rendersi unùle, forte
e robusto. Ma uno dei più duri fu
quello che doveva portarlo a ottenere
dalla Santa Sede l'approvazione defi-
nitiva della Società da lui fondata.
Vista a cento anni cli distanza, dopo
i non scarsi risultati offerti alla Chiesa
e alla stessa società civile, tale appro-
vazione potrebbe sembrare la cosa
più ovvia e pacifica, Ma non sempre
i contemporanei la pensano alla ma-
niera dei posteri. Prevenzioni, inter-
pretazione statica delle tradizioni,
vedute e opinioni diverse di fronte
ai fatti nuovi possono far velo alla
ragione. Se poi si tratta di un santo,
è Dio stesso che ne mette a prova la
virtù e le opere, costringendolo a
umiliarsi, inghiottire amaro, atten-
dere e pregare. Un non santo leva
la voce contro l'autorità, l'incompren-
sione, la lentezza di certe porte eter-
nali,.. Il santo lavora, soffre e attende.
Poi interviene Dio e le porte si spa-
lancano. È questo il sigillo che por-
tano tutte le opere di Dio.
tentativi di Don Bosco
Quanto lavorò Don Bosco per
ottenere la sospirata e necessaria
approvazione! Vescovi numerosi gli
avevano concesso lettere di favore,
i buoni in gran parte esaltavano la
sua opera, il Papa stesso gli era favo-
revole. Eppure la cosa durava da anni
e. non se ne vedeva prossima la solu-
zione. Altre Congregazioni, più mo-
deste della sua, erano riuscite facil-
mente nell'intento. Contro Don Bo-
sco si appuntavano obiezioni e oppo-
sizioni a sbancare le quali si richie-
deva tempo e pazienza, col solo frutto
di vederne sorgere sempre delle
nuove... Parecchi nel creare ostacoli
non avevano sempre le più rette
intenzioni. Lo strano si era che an-
che persone a lui favorevoli non com-
prendevano le ragioni per le quali
egli cercava con tanta insistenza un
riconoscimento ufficiale da parte della
Chiesa.
A guardare le cose con l'occhio
della fede non era ctifficile scorgervi
lo zampino del diavolo. E parlare di
diavolo nella vita di Don Bosco non
è evocare qualcosa di vago e incon-
sistente. Più volte lo spirito delle
tenebre si era fatto vivo, cti presenza,
ai danni del Santo.

1.4 Page 4

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Deboli speranze
Per superare tali difficoltà e seguire
da vicino l'iter laborioso della sua
pratica, Don Dosco nel genna10 1869
aveva deciso di portarsi a Roma,
nonostante che ne lo sconsigliassero
anche persone a lui affezionate, sicure
che avrebbe fatto un buco nell'acqua.
Passò per Firenze, dove era aspet-
tato dal ministro ì\\1enabrea, che
trattò con lui di affari importanti
rimasti segreti. Forse gli fu affidato
un incarico ufficioso presso il governo
pontificio. Il re stesso, Vittorio Ema-
nuele il, desiderava parlargli, ma
non fu possibile combinare un in-
contro. Il r5 gennaio arrivò a Roma.
La cosa che più gli importava era
l'approvazione della Congregazione.
Egli vole"a ritentare perchè, come
scrive il biografo, le molte ripulse
"non erano riuscite a scoraggiare la
sua eroica fortezza". l\\1a questa volta
c'era proprio da perdere ogni spera112a.
UN TELEGRAMMA DEL PAPA
DON LUIGI RICCERI
RETTOR MAGGIORE SALESIANI
Odierna ricorrenza della festa di San Giovanni
Bosco ravviva nel nostro animo la riconoscenza al
Signore per avere suscitato nella sua Chiesa co-
testa. valorosa. Società. Salesiana. alla qua.ledesi-
deriamo imvia.re una speciale benedizione confor-
tatrice della sua vocazione alla caus~ella for-
mazione della gioventù affinché quanto più urgen-
ti et maggiori sono bisogni morali et spirituali
della presente generazione giovanile et quanto
più promettenti sono segni della sua sempre nuova
capacità corrispondere generosi ideali di u~
rinnovata vita moderna tanto più si riaccenda nei
Figli di Don Bosco amore dedizione fiducia verso
fanciullezza et gioventù del nostro tempo auspice
rinnovata effusione divina sopra alunni exaiunni
et loro maestri
PAU LUS PP VI
Interviene la Madonna
Bisognò che intervenisse .l\\Iaria
Ausiliatrice, che l'anno prima con
la consacrazione del tempio di Yal-
docco era diventata il vero prin-
cipio, il centro e il sostegno della
nuova famiglia. Le grazie straordi-
narie ottenute in questa circostanza
stanno a provare quale fosse la vo-
lontà del cielo.
La guarigione quasi impro, ,risa da
malattia mortale di un nipotino del
cardinale Berardi, tanto a lui caro
e unico erede di facoltosa famiglia,
il pronto ristabilimento da un male
lungo e noioso del cardinal Antonelli,
segretario di Stato, e di mons. Sve-
gliati, segretario della Congregazione
cui era affidata la questione che stava
a cuore a Don Bosco, cambiarono
improv,·isamcnte tre difficili opposi-
tori in altrettanti ferventi sostenitori.
Il desiderio del Papa era quello di
accontentare a tutti i costi Don Bosco.
La discussione potè quindi procedere
più rapidamente, e il 10 marzo 1869
veniva emanato il decreto che rico-
nosceva la Congregar,ione Salesiana
di diritto pontificio e alle dirette di-
pendenze della Santa Sede.
Non tutto fu ottenuto con questa
approvazione. Don Bosco dovrà pe-
nare ancora a lungo per vedere appro-
vate le Regole (3 aprile 1874) e otte-
2 nere i Privilegi (28 giugno 1884). Le
Avevamo appena Impaginato il prosonie articolo, che si apre con una rinnovata
protesto della nostro ttlplice Famiglia di «filiale Incondizionata adoslon~ al Papa ~
alla Chiesa•· quando cl è giunto Il relegramma cho Il S. Padre Paolo VI. con gesto
dt spon111nea benevolenza. ha indmnato alla Famiglia Salesiana. Lo riportiamo
con 9101a di figli e con nconoscanH v1v1SS1ma pe, la nuova prova di bOnlà con
lo quale 11 Papa conforta rumtle nostra Soc,otà.
date sono sintomatiche. Anche per
questo egli dovrà battagliare contro
difficoltà non tutte provocate da cat-
tiveria umana. Le potenze maligne
si erano impegnate a impedire a ogni
costo l'approvazione di quanto avreb-
be favorito La Società Salesiana, per
un suo più ampio e libero corso per
il mondo. Il 9 luglio 1884, quattro
fulmini scoppiarono sull'Oratorio e lo
scossero daUe fondamenta in un fra-
gore d'inforno - l'ultimo, anzi, andò a
lambire, quasi volesse bruciarlo, il
decreto dei Privilegi, appena giunto
da Roma - : coloro chè vissero que-
sto, come altri avvenimenti della vita
dell'Oratorio, accanto a Don Dosco,
avYertivano con evidenza l'azione di
un nemico che sfogava a vuoto l'umi-
liazione della sua sconfitta.
Don Bosco di fronte
ai tempi nuovi
VeniYa così approvata la Società
Salesiana, a cui presto si aggiunsero
le Figlie di Maria Ausiliatrice e l'U-
nione dei Cooperatori, a rendere
completa quella che viene chiamata
"l'Opera di Don Bosco". Essa, nei
disegni di Dio, non era suscitata solo
per la dilatazione del Regno di Gesù
Cristo, ma doveva affermarsi in modo
imponente nella Chiesa per immet-
tere idee e prassi nuove in una società
che si evoh,e,a rapidamente e in pro-
porzioni immense, quali forse mai
l'umanità conobbe nel lungo corso
della sua storia. Per questo compito
Tddio si era scelto Don Bosco e gli
aveva dato una I\\1aesrra - la ì\\1a-
donna - che lo guidasse per vie del
tutto nuove e mai battute.
Don Bosco per questo ci appare
come un annunziatore del nostro
tempo, perchè ha previsto il mondo
nuovo e in più cose lo ha anticipato,
superando le difficoltà riservate come
appannaggio ai divinatori dei tempi.
[ tempi nuovi egli li seppe scoprire
orientando verso di essi concreta-
me11te il suo lavoro apostolico e so-
ciale. Non tUtto certo è originale
quanto egli ha attuato - perchè altri
prima di lui ne ebbero la felice intuì-

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LA RISPOSTA DEL RETTOR MAGGIORE
su~ SANTITÀ PAOLO VI
CITTÀ D&L VATICANO
Profondamente commosso venerato Messaggio che
Vostra Santità si è degnata inviarci con gesto di
paterna benevolenza ocoasione festa liturgica
nostro santo Fondatore invio il ringraziamento
vivissimo della Congregazione che accoglie Sua
incoraggiante parola quale sprone et motivo per
rinnovato impegno a rispondere sempre meglio alle
attese della Chiesa ai bisogni et inquietudini
gioventù nostro tempo. Nome Salesiani tutti rin-
novo Santità Vostra devozione filiale dei cuori
adesione piena delle ment.i nella. fedeltà al Vi-
cario di Cristo che guidò nostro Padre in tempi
non facili et resta. sacro retaggio a.i figli.
LUIGI RICOERI Rettor Maggiore
Cosi, menrre a Torino si svolgeva solenne e affollata la festa d i San Giovanni Bosco.
Il Papa pensava a noi e ci inviava. con le sua benedizione, la confèrma più elta del-
l'attualità della nostre missione e lo stimolo più efficace a riaccendere in ogni membro
delle tre Famiglie di Don Bosco • amore, dedizione, fiducia verso fanciullezza et
gioventù del nostro tempo ».
zione e ne tentarono la pratica - ma
egli ebbe il merito di far suo un patri-
monio comune di idee e di renderle
più feconde e conquistate per sem-
pre con l'autorità di un'Opera dive-
nuta in pochi decenni di dimensioni
mondiali. Ma perchè si potesse arri-
vare a tale sviluppo, occorreva che
la Congregazione, e di rimbalzo poi
tutta l'Opera da essa promanata,
ve,nisse riconosciuta da Roma. L'aveva
ben compreso mons. Castaldi, ve-
scovo di Saluzzo, quando scriveva a
Roma: <• È necessario che l'opera di
Don Bosco ottenga dalla Sede Apo-
stolica quella sanzione, senza della
quale non potrà mai avere stabilità >>.
È chiaro che Don Bosco, se cer-
cava a Roma la sicurezza e l'indipen-
denza di cui aveva bisogno la sua
Congregazione per vivere ed espan-
dersi, era mosso anche da un grande
e superiore principio di fede. Don Bo-
sco, devotissimo del Papa e con un
senso vivo della Chiesa nel cui movi-
mento apostolico voleva inserirsi in-
timamente col riconoscimento uffi-
ciale della Santa Sede, intendeva
avere per e per i suoi la garanzia
solenne della sua appartenenza al
corpo della Chiesa, voleva assicurare
un mandato gerarchico alla sua mis-
sione tra i giovani e sentire la respon-
sabilità di un servizio al quale egli
aveva impegnato sè e i suoi.
Chi conosce la fede di Don Bosco
e la fierezza che egli possedeva di
essere membro operante nella vita
della Chiesa, si rende conto del valore
che veniva ad assumere per lui il
"sigillo" che la Santa Sede doveva
apporre alla sua istituzione con la
solenne approvazione. Dòn Bosco
cercava ben più di una carta di im-
munità e di libertà. Egli voleva il pri-
vilegio di vedere la sua famiglia parte
viva della grande realtà della Chiesa.
Ardite innovazioni
Non è facile restringere in pochi
periodi le innovazioni offerte da Don
Bosco alla società e alla Chiesa. Oggi
noi le consideriamo possesso ordina-
rio della Chiesa, e molte le ha con-
fermate il Concilio; ma allora appa-
rivano anormali e strane, e taluni
uomini di chiesa le ritenevano anche
poco consone con lo spirito cattolico.
Chi conosce la storia e la sa compren-
dere, non se ne meraviglia.
Il problema gravissimo delle voca-
zioni ecclesiastiche che affligge la
Chiesa oggi come un secolo fa e che
Don Bosco cercò di risolvere con
tutti i mezzi possibili e anche nuovi
(si pensi alle vocazioni adulte da lui
tanto inculcate); il dialogo con gli
avversari fondato sul rispetto della
loro persona e delle loro idee, ma
anche in una difesa tenacemente
chiara e senza compromessi della
\\.erità cristiana; la saldezza di go-
verno che Don Bosco volle come
caratteristica della sua Opera (e ne
fu la salvezza) unita a un cordiale
spirito di famiglia aperto alla colla-
borazione e alla corresponsabilità;
l'apostolato della stampa per la gio-
ventù e per il popolo; i salesiani
esterni, come egli voleva chiamati i
suoi Cooperatori, preannunciando l'a-
postolato dei laici oggi validamente
sostenuto dalla Chiesa; l'unione dei
cattolici per resistere agli avversari,
sempre sognata e inculcata da Don
Bosco e così necessaria anche oggi
a evitare la dispersione e la sconfitta
delle forze cattoliche: queste, con
altre ancora, sono realtà vive che
Don Bosco con la sua Opera diffuse
nella Chiesa.
Una Congregazione nuova
nella forma e nello spirito
Ma su tre specialmente va fermata
l'attenzione per la loro importanza,
che ci pare fondamentale.
Primo, l'aspetto dato alla sua So-
cietà, che ci appare nuova nella forma
e nello spirito. La forma esterna non
ba più nulla degli antichi Ordini re-
ligiosi, così benemeriti della Chiesa
e della civiltà. Lo spirito laicista e
anticlericale di quei tempi sconsi-
gliava quella impostazione, contro
cui si ergeva del resto tutta la legisla-
zione degli Stati moderni. Bisognava
presentarsi alla società con un volto
nuovo e non suscitare i sospetti del-
l'autori cà politica. Il ministro Rat-
tazzi aveva indicato a Don Bosco la
strada giusta, per non incappare nei
rigori delle leggi eversive da lui stesso
introdotte.
Via, dunque, la nomenclatura an-
tica. I religiosi mantengono i loro 3

1.6 Page 6

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diritti civili: sono veri religiosi e cit-
tadini di pieno diritto. La loro povertà
permette il possesso, se non l'uso dei
beni, e sanziona il distacco spirituale
al di sopra di quello materiale dei
religiosi. Accanto alla preghiera, in-
sostituibile nella vita religiosa, il
lavoro, che equipara il religioso a
tutti gli altri cittadini, in un momento
storico in cui il la.,,.oro è il fonda-
mento di tutti i diritti civili.
Don Bosco, assecondando un orien-
tamento anche più vasto nella Chiesa,
ha il merito di aver adattata la vira
religiosa ai nuovi tempi in modo così
prudente e così aderente alle esigenze
della vita moderna da conquistarsi
il plauso e la simpatia anche di coloro
che avrebbero voluto distruggere
nella società la presenza della Chiesa.
Scherzi della Provvidenza!
Il grande trìnomio
di Don Bosco
Molto di nuovo ha pure il trino-
mio che Don Bosco ha reso popolare
nella Chiesa: Eucaristia, Maria Ausi-
liatrice, Papa. Ne parlò tanto e con
tanta insistenza che si ebbe l'accusa
di avere esagerato. Ma egli parlava
intimamente convinto che i tempi
nuovi avevano bisogno assoluto di
queste devozioni e di un particolare
attaccamento al Romano Pontefice.
Sono sue queste parole: << La fre-
quente comu11ione è una grande colonna
sopra di cui poggia un polo del mondo;
la devozione alla Madonna è l'altra
colonna su crli poggia l'altro polo>>·
Pochi mesi prima aveva fatto il famoso
sogno delle due colonne.
L'Opera salesiana ha sempre dif-
fuso queste devozioni nel mondo,
superando anche diffidenze e incom-
prensioni non poche. Se Don Bosco
vivesse ai nostri giorni insisterebbe
ancor di più, nel veder sorgere al-
l'orizzonte certe nebbie giansenisti-
che, che vorrebbero toglierci la visione
confortatrice di Gesù Eucaristico e
o.ella sua Madre Ausiliatrice.
In queste due devozioni Don Bo-
sco riassumeva il carattere sopranna-
turale della sua istituzione, nei fini e
nei mezzi, e mentre siponeva a servizio
degli uomini, indicava loro un traguardo
al di dei confini della vita terrena.
Con l'Eucaristia e la Madonna,
quale terza nota distintiva ereditata
dal Fondatore, l'amore alla Chiesa
4 e al Papa. Don Bosco per la Chiesa e
per il Papa avrebbe dato sangue e
vita. Per loro, in tempi durissimi,
sostenne fatiche immense e pericoli
mortali. Quando doveva trattare con
persone avverse al Papato, egli per
prima cosa presentava la sua carta
d'identità: ''lo sono col Papa".
Ormai presso alla morte, Don Bo-
sco volle lasciare due ricordi ecce-
zionali del suo amore al Papa e del
rispetto incondizionato alla sua auto-
rità e magistero.
A mons. Cagliero, parlando con-
fidenzialmente, diede l'incacico di
riferire al Papa «quello èhe fino ad ora
fu tenuto come segreto: che i Salesiani
hanno per scopo speciale di sostenere
l'alltorità della Santa Sede, dovunque
si trovi110 e dovunqite lavorino ».
Splendida poi è quella che pos-
siamo chiamare la sua professione
di fede nell'autorità papale, scritta
in omaggio a Leone XIII in occa-
sione del suo giubileo. Dopo aver
esaltato il Romano Pontefice con i
titoli più belli tratti dagli scrittori e
dottori della Chiesa, Don Bosco
prosegue: << Intendo che gli alumii del-
l'umile Congregazio11e di San Fran-
cesco di Sales 1wn si discostino mai dai
senti1mmti di questo grati Santo, nostro
Patrono, verso La Sede Apostolica;
che accolga110 prontamente, rispettosa-
mente e con semplicità di mente e di
cuore non solo le decisioni del Papa
circa il dogma e la disci.plirui, ma che
nelle stesse cose dis-putahili abbraccino
sempre la semenza di lui anche come
dottore privato, piuttosto che l'opi-
nùme di qualunque teologo o dottore
del mondo. Ritengo inoltre che questo
si debba fare non solo dai Salesiani e
dai loro Cooperatori, ma da tutti i
jedeli, specialmente dal Clero; perchè
oltre il dovere che hanno i figli di
rispettare il Padre, oltre i doveri che
Juinno i cristiani di ven.era,e il Vicario
di Gesù Cristo, il Papa merita ancora
ogni deferenza, perchJ scelto di mezzo
agli uomini più illuminati per dottri11a,
più accorti per prudenza, più cospicui
per virtù, e perclzè nel governo della
Chiesa è in modo particolare assistito
dallo Spirito Santo>>-
Queste parole, scritte nel 1887,
sono il sigillo posto a chiusa di una

1.7 Page 7

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a sinistro
I Salesiani nel 1968
pannello della Mostra DB-68
a destra
La Flglle di Maria Ausiliatrice
nel 1968
(pannello della Mostra allestita
per fl Capitolo Generale Speciale)
vita tutta spesa a difesa dei diriL1i
di Dio, a sostegno della Chiesa, in
favore del Romano Pontefice. Don
Bosco le ripeterebbe anche oggi nel-
l'ansia di quell'aggiornamento della
Chiesa, che _solo si può ottenere in
unione di intenti con Colui al quale
Gesù Cristo ha dato le chiavi del
Regno celeste, e ha costituito Capo
e Pastore della Chiesa stessa.
Il 31 gennaio scorso, festa di
San Giovanni Bosco, il Santo Padre
Paolo VI, quasi prevenendo la data
centenaria, con gesto di spontanea
benevolenza inviava al Rettor Mag-
giore il bellissimo telegramma che
riportiamo fuori testo nelle pagine
precedenti. La Famiglia Salesiana
risponde rinnovando col cuore stesso
di Don Bosco la sua filiale e incondi-
zionata ade·sione al Papa e riconferma
come primo ed essenziale impegno di
tutti i suoi membri -Salesiani, Figlie
di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, Ex-
allievi, Allievi - quello di un ser-
vizio che realizzi la missione assunta
nel 1869 all'atto del solenne ricono-
scimento della Chiesa.
IL MONDO HA
BISOGNO DI TE
Un giorno a Torino, tra i ragazzi di
Valdocco, capitò Domenico Savio.
Domenico si domandò: « Che co-
sa posso fare per far del bene ai
miei compagni, per rendere l'am-
biente in cui vivo più lieto e più
buono 7». Si mise d'accordo con
Don Bosco, riunl i ragazzi un po'
sbandati e fondò la prima avve•
niristica Compagnia dell'Immaco-
lata. Ecco un ragazzo che aveva
nell'anima un grande sogno: fare
del bene ai giovani, portare a
Dio le anime giovanili.
Non ti piacerebbe essere come
Domenico Savio 7 Un leader di
lanciatissimi e vibranti ragazzi 7
Un propagandista di Gesù in
mezzo al tuoi fratelli più giovani 7
Il mondo ha bisogno di uomini CO·
ragglosi.
Il mondo ha bisogno di cristiani
impegnar.i.
Il mondo ha soprattutto bisogno di
sacerdoti e di religios~lavo-
rino in mezzo ai giovani, tra i più
"jiovi;ieTji{ùsbandati.
Forse il mondo ha bisogno di te,
come sacerdote o come salesiano:
A Liineburg, presso Amburgo (ri•
velò in agosto un grande setti·
manale tedesco, seminando la co-
sternazione in tutta la nazione)
centinaia di ragazzi passavano le
vacanze cosi: « Non giocano, non
corrono, non cantano: marciano,
fucile mitragliatore in spalla, elmo
in testa, agli ordini di un sergente.
Imparano a mirare su sagome
umane. a premere il grilletto e a
sparare. Imparano cioè a ucci-
dere... Non c'è proprio nessuno
che prenda a cuore la nostra
gioventù e la educhi al bene 7 »
domandava angosciato l'articoli-
sta del settimanale.
Nessuno ? Proprio nessuno? Non
sentinel buio del tuo cuore migliaia
di voci giovanili che ti implorano:
Perchè non vieni ad aiutarci? Per•
chè? Perché ?
Il mondo ha bisogno di uomini
coraggiosi.
Il mondo ha bisogno di cristiani
impegnar.i.
Il mondo ha soprattutto bisogno di
sacerdoti o direligi"osl, ciieliiviiiino
in mezzo ai giovani, tra i più poveri
e i più sbandati.
Forse il mondo ha bisogno di te,
come sacerdote o come salesiano.
Perchè non ci scrivi?
Spedisci subito una tua lettera a
l spetto ria Centrale
Via Maria Ausiliatrice 32,
10100 Torino
5

1.8 Page 8

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Alla nuovo Superiora Gonorale
de le F,gl e d1 Maria Aus I att,ce
Mndro Ersllla Canta (e a n )
e allo Super,ora Generale n r 11
Madre Angola Vespa (a desta)
I omagg o augur e a r conoscenl
de la tropi ca ram g ,a sales ena
o dolle lnnume1 voli schiero
d1 anime gwv ,Il
formate la v 1a crist,an1
6
dallo Fig e d• Mau.1 Aus J,atnce

1.9 Page 9

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ELETTA LA NUOVA SUPERIORA DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Da Santa Maria Mazzarello
a Madre Ersilia Canta
I I Capitolo Generale Speciale delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, aper-
tosi in Roma il 16 gennaio scorso, ha
compiuto il suo primo grande atto
eleggendo la nuova Madre Generale.
Nelle elezioni del 2 febbraio, festa
della Purificazione di Maria SS.,
svoltesi sotto la presidenza del Rettor
Maggiore don Luigi Ricceri, risultò
eletta la rev.ma Madre Ersilia Canta,
che dal 19-67 ricopriva la carica di
Vicaria Generale dell'Istituto.
Madre Ersilia Canta si è formata
alla vita religiosa in Nizza Mon-
ferrato (Asti). Emessi i voti religiosi
nel 1928, svolse il suo primo aposto-
lato educativo nella scuola magistrale
di Livorno. Nel 1940 venne nomi-
nata direttrice della stessa casa ispet-
toriale di Livorno, e successivamente
delle case di Nizza Monferrato, Co-
negliano Vencto e Padova, ovunque
largamente stimata e amata.
Le belle doti di governo, di pru-
denza, di fedeltà allo spirito del Fon-
datore, fecero sl che nel 1958 venisse
sce.lta a reggere la vasta Ispettoria
Veneta e poi quella Lombarda con
sede in Milano. Nell'agosto del 1965
fu chiamata a Torino come Consi-
gliera generalizia e due anni dopo
veniva eletta Vicaria Generale del-
l'Istituto.
Si trovò cosi a far parte del Con-
siglio Generalizio nel momento di
più intensa preparazione a questo Ca-
pitolo Generale Speciale. A tal fine,
inviata espressamente dalla Superiora
Generale, raggiunse i Centri Ispetto-
riali e le Case di formazione degli
Stati Uniti, del Messico, del Centro
America, delle Antille, della Colom-
bia, del Venezuela. Quindi, con ser-
rati e incalzanti itinerari, trasvolò nuo-
vamente l'Oceano per il Brasile, in-
contrandosi con quasi tutte le suore
delle varie Ispettorie brasiliane, ra-
dunate in speciali convegni a San
Paolo e a Belo Horizonte.
D'intelligenza aperta, di cuore com-
prensivo, guidata da profondo spi-
rito soprannaturale, dà sicuro affida-
mento di rispondere pienamente alla
fiducia delle Capitolari, e non meno
a quanto la Chiesa attende oggi dal-
l'Istituto.
All'apertura del Capitolo Generale
la rev.ma Superiora Generale Madre
Angela Vespa aveva comunicato la ri-
nuncia al governo dell'Istituto an-
tecedentemente approvata dalla Santa
Sede. Aveva sentito che ora, per le
sue condizioni di salute, s'impone-
vano forze più fresche di fronte alla
complessità dei problemi che il ra-
pido evolversi del mondo prospetta
agli Istituti Religiosi.
In un decennio di governo Madre
Angela Vespa si era imposta alla
stima, alla fiducia e all'amore del-
l'intero Istituto per le sue doti di
mente e di cuore, per il senso di equi-
librio nel reggere la seconda Famiglia
di Don Bosco in un momento non
facile. Ella seppe accordare in per-
fetta armonia la larghezza di vedute
nella comprensione delle esigenze
dei tempi nuovi con la fermezza dei
princìpi, la fedeltà assoluta allo spi-
rito di San Giovanni Bosco, la pron-
tezza nell'accogliere e nell'attuare
quanto veniva indicato dalla Chiesa
e dal Papa.
Tra le molte sue iniziative ne ri-
cordiamo una che, mentre è espres-
sione del suo aperto e dinamico spi-
rito apostolico, rivela la sua viva
sensibilità nel cogliere l'essenza della
missione di Don Bosco e nel realiz-
zarla nelle forme nuove richieste dai
tempi: alludiamo alla vivace e mo-
derna attività catechistica da Lei pro-
mossa in tutto l'Istituto.
Una figura, quella di Madre An-
gela Vespa, veramente degna delle
passate Superiore Generali, che in
quasi un secolo di vita si sono andate
susseguendo nell'Istituto, in una ca-
tena che conta come primo un anello
di santità: Santa Maria Mazzarello.
Nei voti augurali e nelle preghiere
per la nuova Superiora Generale e
nella testimonianza di stima e di
gratitudine verso la Superiora Ge-
nerale uscente, si trovano unite le
tre Famiglie di Don Bosco e quanti
seguono con ammirazione la vita del-
!' Istituto.
7

1.10 Page 10

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2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Ha detto Paolo VI :
I GIOVANI
HANNO BISOGNO
DI EROISMO
NON DI VIOLENZA
Oggi la formula di Don Bosco
è ancora di estrema attualità:
alla inquietante ricerca dei giovani
rispondiamo con ideali seri,
concreti, vissuti in spirito
di donazione e di servizio,
incanalando in una testimonianza
di cristianesimo autentico
la naturale tendenza dei giovani
alla contestazione
e alla affermazione di sé.
L a mia udien,za era stata fissata per le 9,45 del mat-
tino del 30 dicembre - racconta il giornalista Ar-
rigo Levi. - Il Papa ebbe la bontà di ricevermi, in
udienza privata, nel suo studio al Vaticano. Gli offrii
alcuni miei scritti politici su Russia e America; ebbi
da lui in dono un'edizione a me particolarmente cara
dei Salmi di Davide e un volume che ricorda le inizia-
tive e la eco suscitate nel mondo dalla prima "Giornata
della Pace". Ma come fare quest'opera di educazione
alla pace ? Paolo VI mi risponde:
<< A quest'opera tutti possono in qualche maniera
collaborare, favorendo la formazione di una mentalità
nuova, atta appunto a escludere dal costume il ricorso
alla violenza e ai conflitti armati, come cosa incivile,
inumana, dannosa, alla fine dei conti, alla causa del-
l'umanità. Sembrerà ingenuo, ad esempio, non mettere
in mano ai ragazzi giochi che sveglino in essi una psico-
logia di lotta, di uccisioni, di guerra; ma forse questa
esclusione di giochi e giocattoli bellicosi ha la sua im-
portanza nella formazione dell'uomo veramente civjle;
nessuno metterebbe in mano a ragazzi giochi, ad esem-
pio, antigienici. La mentalità umana comincia dall'edu-
cazione della fantasia. Così si può guardare con simpatia
il diffondersi dell'idea in favore del servizio civile come
espressione dell'addestramento militare, ancora neces-
sario per la sicurezza e la difesa della comunità nazio-
nale; si possono incoraggiare i giochi aventi una psico-
logia sociale, come sono, ad esemr,io, quelli dei giovani
esploratori, quelli dei "batisseurs' volontari. I giovani
hanno bisogno di eroismo, non di violenza. L'educa-
zione alla pace non intende formare arùmi molli e imbelli,
ma animi forti, pronti al rischio e al sacrificio, guidati
sempre dal senso dell'utilità sociale e del rispetto agli
altri, dalla fierezza di rendere servizio e di dare esempio
di fortezza morale, non di aggressività e di brutalità
fisica >>.
Il Papa ha in mente esempi ben precisi. Dice:
<< A questo riguardo, si potrebbero avere delle riserve
sulla diffusione e sulla pubblicità della boxe, che genera
una psicologia di violenza direttamente offensiva per
l'incolumità dell'avversario, mentre lo sport sviluppa
una mentalità agonistica, corretta e cavalleresca: una
mentalità in cui la psicologia della pace affonda volen-
tieri le sue radici. Educare al senso umano, educare
alla forza del carattere, educare al rifiuto dell'uso di
armi e di metodi offensivi (salvo la necessità di legittima
difesa), educare all'ideale dell'umanità pacifica, labo-
riosa e solidale, è opera in favore della pace, alla quale
tutti possono contribuire o.
« La gioventù odierna dà prova
di !-'"'insospettata generosità »
Il discorso si sposta sui giovani, un tema che appas-
siona il Papa, come tutti noi.<< Può - mi chiede Paolo VI
- la gioventù odierna far suo l'ideale della pace? Non
passa forse, attraverso la presente generazione della
gioventù, un'onda di inquietudine, di ribellione, di
contestazione, la quale pare tutt'altro che propizia per
la causa della pace? Il fenomeno è molto complesso,
e coinvolge purtroppo correnti di inquietudine e agita-
zione radicale, che rasentano l'irragionevolezza e l'irre-
sponsabilità, e che possono profondamente turbare
l'azione lenta e penetrante della forrna;1,ione alla pace,
cioè a quella "tranquillità dell'ordine" la quale, secondo
la definizione agostiniana, costituisce appunto la pace.
Ma bisogna - continua Paolo VI - guardare più a
fondo nella psicologia della gioventù, o{!gi ribelle ed 9

2.2 Page 12

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esasperata; essa cela in fondo un'ansia di sincerità, di
giustizia, di rinnovamento, la quale non va discono-
sciuta, ma piuttosto interpretata come evoluzione, sotto
certi aspetti legittima e incontenibile, verso forme più
mature di convivenza sociale. La saggezza dei dirigenti
e l'antiveggenza dei giovani dovranno incontrarsi per
dare alla società nuovi ordinamenti, i quali non potranno
non essere conformi alle insopprimibili esigenze della
pace, sia sociale che internazionale>>.
Il Papa non è pessimista circa la gioventù:
<< .Bisogna tener conto - mi dice - di un'esperienza
che il nostro tempo ci offre: la gioventù odierna non
disdegna di assu!)lere atteggiamenti di assoluta serietà.
Og11i volta che essa viene a contatto con disgrazie altrui
o con ingiustizie sociali, subito dà prova di un'inso-
spettata generosità. Gli epi.sodi de!Ja presenza spon-
tanea, seria, efficace dei giovani neUe calamità del Vajont,
delle inondazioni di Firenze e della Toscana, e di quelle
piir recenti del terremoto in Sicilia e nel Piemonte,
dimostrano quali riserve di energie morali siano tuttora,
anzi oggi forse più di ieri, nel cuore della nostra gio-
ventù. Sono certamente riserve provvidenziali per la
causa della pace. Non si vanno forse diffondendo, sotto
nomi e forme diversi, i "Peace Corps" per i Paesi in
via di sviluppo? o.
Ora il discorso si volge ad altri temi e argomenti.
Arrigo Levi riferisce in sintesi il colloquio e chiude
tracciando un profilo del Papa: «un uomo sereno, dagli
occhi ridenti e acuti, dotato di molta umana sensibilità
e perspicacia, e col quale è facilissimo parlare. Le sue
parole e i suoi modi sono stati costantemente d'una
squisita cortesia.
Non vi sono solo i dischi, ma anche i libri
Il Papa mostra di ben comprendere la complessità
delle inquietudini giovanili del nostro tempo, e ne mette
in evidenza, sia gli aspetti negativi o pericolosi, sia quei
v,1Jori innegabili che lasciano aperta la via della fiducia
e sono una promessa per l'avvenire.
Egli ama fermarsi su questi ultimi, pur non sfuggen-
dogli la gravità dei primi, perchè è sterile chiudersi in
una posizione sdegnosa o pessimista di conda110a.
Di fronte ai fatti della storia di cui siamo parte viva
bisogna ricercare a ogni costo i motivi di speranza;
dobbiamo individuare le forze dei giovani su cui si può
contare per il loro orientamento e aiutarli, con sincerità
e volontà di dialogo, a maturare quegli ideali seri e con-
creti che essi imravedono, ma non riescono sempre a
realizzare pienamente. Bisogna prendere sul serio anche
quegli atteggiamenti che a prima vista potrebbero sem-
brarci superficiali o quanto meno intemperanti. Si
tratta in fondo di dare tm contenuto valido e una risposta
maLura a ciò che in loro è appena abbozzato e come in
boccio. La maturità dell'adulto e il suo grave compito
cducativ0 è sempre quello di cogliere e sviluppare
quegli elementi incerti e fragili che i giovani, nella prov-
videnza di Dio, portano al lento maturarsi della storia.
Due caratteristiche positive vogliamo rilevare nella
confusione di idee e di atteggiamcmi che ci sono balzati
agli occhi in questi ultimi anni.
Prima caratteristica: esiste in questa generazione di
ragazzi dai quattordici ai diciannove anni un grande
risveglio di interesse sociale che pochi, solo due o tre
anni fa, avrebbero sospettato o previsto. In tutti questi
anni gli educatori e i genitori si lamentavano dell'indif-
ferenza dei giov<1ni per la vita pubblica. I giovani appa-
1O riva no un prodotto dell'urbanesimo e della società pro-
duttiva che aveva corrotto i valori morali e civili dei
padri e li aveva sostituiti con il materialismo.
Un tale risveglio di interesse sociale (anche con i
rischi che può presentare, per la sua immaturità) è un
fatto positivo. Paolo VI ci vede (< un'ansia di sincerità,
di giustizia, di rinnovamento•). Il desiderio di dibattere
e contestare fattì sociali, le stesse polemiche contro la
cosiddetta scuola di classe, la simbologia che mitizza
gli eroi della rivoluzione nei paesi depres·si, nascono da
una aspirazione a una società più giusta. Un'ahmna di
un liceo, una delle prime della classe, diceva in un col-
loquio con un giornalista: «lo non sono una contesta-
trice globale perchè nessuno mi ha ancora saputo spie-
gare cosa si debba fare dopo che avremo distrutto il
sistema attuale della società. Tuttavia ho appoggiato e
capeggiato le agitazioni, perchè ci è stata prin1a rifiutata
l'assemblea e poi ci è stata concessa a condizione di
dibattere solo i seguenti temi: caccia, pesca e commercio
estero. Invece noi vogliamo discutere sia dei metodi
di insegnamento sia dei mezzi per permettere a tutti i
giovani di entrare nelle università senza discriminazione
tra ricchi e poveri. Noi non scioperiamo per non stu-
diare, ma per studiare i11 modo diverso. Lo sciopero ha
consentito a molti miei compagni di scuola di prendere
coscienza di questi problemi, di capire che non vi sono
solo i dischi, ma anche i libri>>.
Frustrazione e impazienza dei giovani
Seconda caratteristica: la sfiducia nella società attuale
e nelle sue strutture.
Non si può ceno condividere l'atteggiamento dei
giovani nelle loro espressioni estremiste e qualche volta
semplicistiche, ma non possiamo non essere d'accordo
con i giovani nell'ammeuere che molte ragioni di sfiducia
(troppe!) sono oggi veramente legittime di fronte al
nostro tempo. E da questo scontento sorge naturalmente
l'ansia c la volontà di cambiare molte cose, di nobilitare
le ragioni e l'impostazione della vita. Gli adulti denun-
ziano la crisi di una società dove domina il danaro,
il potere, l'ambizione e l'egoismo, negli individui t'
nelle classi: ma la denunzia non porta a una reazione
pratica. Si accetta in fondo il $istema con le sue con-
seguenze.
[ giovani si impadroniscono di questa accusa che è
nell'aria, la fanno propria e la portano con veemenza
a una azione scomposta, ma fondamemalmente giusti-
ficata. Gli spiriti più sereni restano perplessi e sconvolti
di fronte ai fatti clella contestazione proprio per questo
doppio volto che essa presenta: assurda nelle forme
esplosive e legittima nella sua sostanza.
I giovani sono spoetizzati dalla situazione attuale
della società. Già delusi e frustrati dalla società del
benessere e del consumo, vogliono forzare gli steccati
del privilegio, arrivare dove la loro partecipazione
diventa effettiva, dove la loro parola può contare e può
mordere. Il filosofo inglese medioevale Bacone diceva
già parecchi secoli fa che la frustrazione clei giovani si
trasforma in impazienza di esperimentare e provare
tutta la "pars destruens" cioè la parte di demolizione
e di distruzione, prima di dare inizio alla "pars cons-
truens" cioè alla parte di ricostruzione. La gioventù da
frustrata si è fatta impaziente di entrare in azione.
I Vescovi francesi in proposito presero posizione
lucidamente dopo la rivoluzione studentesca del mag-
gio del '68 che sconvolse la Francia. Mentre molti
pensavano solo a far rientrare quanto prima un feno-

2.3 Page 13

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meno che aveva sbigottito improvvisamente il mondo,
i Vescovi riconobbero che «si era giunti a una tappa
dalla quale non era possibile il ritorno», una tappa
irreversibile. Essi riconobbero che (e dietro all'esplosione
improvvisa della contestazione vi è un movimento pro-
fondo di notevole ampiezza. l giovani chiedono di co-
struire una nuova società nella quale i rapporti umani
siano stabiliti in modo diverso. Quello che chiedono
i giovani del nostro tempo non sono tanto i mezzi per
vivere, quanto una ragione di vivere».
Un duplice pericolo però minaccia l'azione e l'esi-
stenza stessa di tutte le forze migliori giovanili: il pericolo
che essi siano spinti più alla reazione che alla azione
positiva, più alla negazione che alla affermazione, più
alla avventura che al metodo; e poi il pericolo della
strumentalizzazione. 1n tutte le esplosioni di forze
giovanili, nei fermenti che annunciano l'alba di una
trasformazione e la germinazione di forze nuove e di
un ·nuovo riassetto della società si sta insinuando la
mano ferrea o l'ispirazione subdola di forze che nulla
hanno a che fare con le aspirazioni vere dei giovani.
Come incanalare allora il dissenso giovanile in modo
che agisca permanentemente e costruttivamente nel
man.do?
Rispondiamo con la proposta formulata per i giovani
della diocesi di Genova per l"'Anno dei giovani".
<• Oggi il mezzo più atto a sollecitare la gioventù in
qualunque campo, civile, culturale, religioso, resta
quello di far lavorare verso w1a meta ideale.
In questi ultimi venti anni ·sono sorte in varie parti
d'Europa iniziative che hanno applicato con frutto
esattamente questo principio. Non ci sentiamo in grado
di dare un giudizio di quelle iniziative, ma certo hanno
servito da esperimento utile per saggiare La bontà di
quel principio...
Vorremmo chi! tutti capissero bene che << ~e non
c'è lavoro con meta ideale•> la gioventù moderna non
si muove o se si muove si muove in sensi moralmente
vietati.
Certo lo sport ha una attrattiva fortissima, ma cre-
diamo di poter affermare francamente che il "lavoro nella
luce di un ideale" ha una attrattiva anche maggiore>).
Ci piace concludere con una costatazinne che c;i
riporta a Don Bosco, a cui ci affidiamo sempre con
sicurezza per l'intuito e L'amore che ebbe di fronte ai
problemi dei giovani e per l'equilibrio e la completezza
con cui Li seppe risolvere.
Don Bosco, diceva recentemente il nostro Rettor
Maggiore don Ricceri parlando al Rotary Club di To-
rinn, si trovò di fronte a una situazione di sbandamento
e di confusione tra i giovani che, pur con proporzioni
diverse, fa pensare alla nostra.
Egli andò incontro ai giovani con straordinaria capa-
cità di comprensione, additando loro (e aiutandoli a
realizzarli), qul!gli ideali umani e cristiani che davano
una ragione e una spinta di entusiasmo alla vita. Con
quei giovani Don Bosco incominciò una meravigliosa
avventura che fu un fatto notevole anche nella storia del
nostro Risorgimento.
Oggi la formula di Don Bosco e ancora di estrema
attualità; alla inquietante ricerca dei giovani rispon-
diamo con ideali seri, concreti, vissuti in spirito di
donazione e di servizio, incanalando in una testimo-
nianza di cristianesimo autentico, la naturale tendenza
dei giovani alla contestazione e alla affermazione di se. 11

2.4 Page 14

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LEGGE-TRUFFA.
T utti ricordano l'accanimento con condo loro, non è tenuta a osservare giuridico, disciplinato dal Codice
cui i partiti di opposizione nel la legge della Chiesa circa il matrimo- civile.
1952-53 diedero battaglia in Parla- nio, ossia a rispettarne l'indissolu- L'unione maritale, destinata a for-
mento al progetto di legge che, stabi- bilità.
mare la famiglia, cellula della società,
lendo un premio di maggioranza alla Sotto questo modo di presentare ha perciò delle sue esigenze intime,
coalizione che uscisse più forte dalle la questione si cela un doppio equi- che non dipendono definitivamente
elezioni popolari, mirava ad assicu- voco. U primo equivoco è che il ma- dalla volontà dei singoli contraenti
rare un Governo stabile ed efficiente trimonio sia indissolubile soltanto e neppure dalla volontà del legisla-
alla nazione. La chiamarono "1egge- per i cattolici. No, affatto! Il matri- tore umano, ma scaturiscono dalla
truffa" e con mille trucchi elettorali monio è indissolubile per la sua sua finalità sociale e rispondono al
ne impedirono lo scatto nelle susse- stessa natura sociale; esige la perpe- piano divino di propagazione della
guenti elezioni politiche.
tuità, vita natural durante di ambe- specie umana. Infatti non bMta che
Oggi assistiamo al fenomeno con- due i coniugi, per la sua essenza ed due individui, uomo e donna, si
trario: quegli stessi partiti si sono esistenza; solo la morte di uno dei uniscano fisicamente perchè ci sia
coalizzati per imporre al Paese una coniugi potrà spezzare quel vincolo matrimonio: tutte le legislazioni esi-
vera legge-truffa, quella del divorzio. sociale e giuridico instaurato dalla gono delle formalità giuridiche, sacro-
I sostenitori del divorzio invocano concorde volontà di ambedue e ac- sante e solenni, che hanno di mira
dai cattolici un senso di umanità per colto nell'ordinamento dello Stato la stabilità del màtrimonio.
1 2 la minoranza non-cattolica che, se- come fondamento di un nuovo ente Supponiamo per un momento che

2.5 Page 15

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Con questo nostro
terzo articolo
sul divorzio vogliamo
rispondere ali'appello
che i Vescovi d'Italia
lo scorso dicembre
hanno rivolto
«ad ogni persona di
retto sentire perchè
dia il suo apporto,
nelle forme dovute ed
efficaci, ad allontanare
dalla famiglia italiana
il pericolo del divorzio»
uno e una si p_resentino all'ufficiale
dello stato civile di una nazione qual-
siasi e dichiarino: - Noi intendiamo
unirci in matrimonio per quattro o
cinque anni. - L'ufficiale tutt'al più
risponderà: - Fate pure il vostro
com.odo. Chi ve lo impedisce ? -
Ma non registrerà certamente quel-
l'associazione come matrimonio.
Il motivo è evidente: lo Stato ha
bisogno che la famiglia sia un'istitu-
zione stabile, non già una sabbia mo-
bile, e ciò per il bene e la consistenza
di tutta la nazione. Nell'ipotesi con-
traria, verrebbe inoltre a crearsi un
tale guazzabuglio nella casistica giu-
ridica matrimoniale, che nessun ma-
gistrato se ne caverebbe i piedi. Ora,
una legge che sancisca il divorzio,
con tutte le limitazioni che volete,
crea una situazione paradossale poco
dissimile da quella enunciata. Non
è logico chiamarla "legge-truffa" ?
Viene infatti a chiamare matrimonio
ciò che non lo è.
Il secondo equivoco è che con
l'esclusione del divorzio dalla nostra
legislazione si faccia un torto alle
coppie non cattoliche che abbiano
intenzione di divorziare. Qui si parte
dal falso supposto che il divorzio
sia una cosa buona, mentre lo scio-
glimento di un vero matrimonio è
arbitrio di uomini contro la legge di
natura voluta da Dio, è misconoscere
la finalità congenita e inalienabile
dell'istituto matrimoniale.
Se la legge italiana, intonata al
senso cristiano e al buon senso dei
più, impedisce ai cittadini di far del
male, non fa loro nessun torto. Il suo
scopo è di aiutarli nell'adempimento
di un dovere, cioè nel mantenere la
parola data - data, notiamo bene,
senza alcuna riserva - sia pure che
tale fedeltà costi sacrificio. Molte
volte la legge esige dai cittadini sacri-
fici e rinuncie, a cui essi devono sot-
toporsi di buon grado con spirito
comunitario.
I divorzisti cercano di aggirare
l'ostacolo con un altro sofisma. Il
cattolico - è chiaro - non dovrà
approfittare della legge del divorzio,
perchè le sue convinzioni glielo vie-
tano. Ma perche non può permettere
- magari col suo voto favorevole
alla legge - che ne approfittino gli
altri che non partecipano alle sue
convinzioni? Non si devono forse
rispettare i diritti e le convinzioni
delle minoranze?
Abbiamo già visto che il divorzio,
essendo cosa cattiva in sè stessa, non
costituisce un "diritto" per nessuno:
esso, del resto non è elencato in nes-
suna dichiarazione dei diritti del-
l'uomo. Quanto al _rispetto per le
convinzioni delle minoranze, è paci-
fico che esso ci vuole da parte della
maigioranza, ma non è altrettanto
pacifico che tali convinzioni si deb-
bano convertire in leggi. Il principio
democratico vuole che sia la maggio-
ranza a stabilire il costume e la legge;
la vera maggioranza evidentemente,
non quella che può essere frutto di
mene di corridoio o di votazioni a
sorpresa.
L'art. 75 della nostra Costituzione
sancisce infatti il diritto dei cittadini
di giudicare anche del valo_re di una
legge fatta dal Parlamento, convali-
dandola o rifiutandola per mezzo
di quella consultazione diretta che
e il referendum. In questione cli tanta
importanza i cattolici italiani oggi
reclamano perciò che, prima di discu-
tere il progetto sul divorzio, si faccia
la legge normativa del referendum
prevista dalla Costituzione, per po-
tere esercitare anche in questo caso
il loro diritto costituzionale.
Naturalmente, tanto in una vota-
zione parlamentare quanto in un
referendum popolare, il cattolico do-
vrà proporre la sua convinzione, non
già preoccuparsi cli portar acqua al
mulino di coloro che hanno una
concezione della vita, della società
e della famiglia diametralmente op-
posta alla sua. Egli deve evitare di
dare ai suoi concittadini la possibilità
di evadere legalmente da un dovere
di coscienza, implicante gravissime
responsabilità sociali e _religiose.
Il prof. Sciascia ha fatto giusta-
mente notare che il progetto Fortuna
e, in fondo, un ben architettato tra-
nello per tutti gli I taliani. Prevede
infatti dapprima quattro casi cli divor-
zio fortemente emotivi (tipo "con-
danna all'ergastolo" o "macchia di
reati infamanti") e poi, in coda, spa-
lanca la porta al divorzio dopo cin-
que anni di separazione di fatto.
<< La truffa - egli dice - consiste
nel fatto che concedendo il divorzio
nei primi quattro gravi casi, non si
risolverebbe neppure il dieci per
cento delle situazioni di crisi. Quelli
servono a commuovere, e una volta
violato il principio dell'indissolubi-
lità, si passa al puro divorzio con-
sensuale >>.
Questo progetto dell'on. Fortuna
merita perciò veramente il nome di
legge-truffa, perchè tende a ingan-
nare la buona fede dei semplici e a
sopraffare la vera mag~oranza del
Paese, che non vuole il divorzio, tarlo
della famiglia, spinta all'irresponsa-
bilità sociale e alla disgregazione
dello Stato.
IL MATRIMONIO È PER LA VITA
« La Chiesa ha un solo dovere, ed è
quello di essere testimone della parola
di Cristo, e Cristo ha detto che il matri-
monio è per la vita. Noi dobbiamo di-
fendere questo suo verdetto e lo fac-
ciamo dichiarando che non intendiamo
unire in matrimonio nelle nostre chiese
chiunque abbia infranto tale principio
cristiano. Queste persone possono spo-
sarsi in municipio; ma non possono chie-
dere a noi di celebrare la loro unione.
Sarebbe tradire la fiducia riposta nella
Chiesa 11.
Dott. FISHER,
Primate della Chiesa Anglicana, alla TV inglese.
13

2.6 Page 16

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OPERAZIONE
MAm GROSSO
N.2
14
Il npstodontico jet planò nel cielo
bigio di Milano, parve indugiare
un attimo prima di picchiare sulla
pista, mentre i quattro reattori man-
davano l'ultimo rugiito. Poi l'oblò
s'aperse, e lassù, pnma ancora che
la scaletta fosse piazzata, apparve una
barba rossiccia, e una mano salutò
frenetica. Un boato di trecento gio-
vani esplose come risposta. lVIani si
agitarono nel vento, grida supera-
rono il vento.
- Arrivano i Beatles? - domandò
un severo signore corrugando la
fronte.
- Macchè! - gli gridò un gio-
vane facendolo da parte con gomiti
robusti. - Arrivano i "Mati Grossi"!
Erano partiti quattro mesi prima
52 volontari dell'Operazione Mato
Grosso, da Fiumicino per il Brasile
e da Linate per l'Ecuador, tra la com-
mozione di parenti e amici.
I primi contatti con il nuovo mondo
furono entusiasmanti. Soprattutto in
Brasile il gruppo ebbe accoglienze
trionfali da parte dei Salesiani, delle
autorità e della stampa: a Rio e a
S. Paolo furono letteralmente con-
tesi da tutte le parti per alcuni giorni.

2.7 Page 17

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L'urto contro la miseria
Poi il salto" di "rottura" nelle selve
del Mato Grosso e dell'Oriente Ecua-
doriano.
«Il Brasile è qualcosa che ti lascia
senza parola: dalla ricchezza di Rio
e S. Paolo alla povertà di questa
gente... non si sa che pensare e dire.
I casi di povertà, di miseria, di vera
tragedia che insieme scopriamo ogni
giorno sono indescrivibili ... •>. Sono
parole di don Luigi Ricchiardi, L'at-
tuale parroco di Maria Ausiliatrice.
Ed ecco altre impressioni, colte dal
vivo della fittissima corrispondenza
che i giovani intrecciavano con i soste-
nitori in patria, le migliaia di "Mati
Grossi" d'Italia.
«Qui si impara a capire il valore
della vita. Non può farsi la minima
idea se non vede, non è possibile
immaginare una povertà che non ha
limiti... Sono felice di poter dare quel
poco che posso. E dire ehe finora ho
creduto di aver fatto qualcosa per
il mio prossimo•> (Teresa, un'infer-
miera che ha speso una vita per i ma-
lati, meritandosi la medaglia d'oro
al valore civile).
<< Certe volte vorrei non avere occhi
per non vedere, tanto fa male! Mi
sento rivoltare dentro pensando al
nostro benessere, al nostro buon
mangiare! Sono cose che gridano
vendetta. La gente che potrebbe dare
e non dà o dà poco, dovrebbe venir
qui. Anche il diavolo si converti-
rebbe! •> (Jelise).
Lo shock provocato dal con.tatto
con La miseria del terzo mondo
scuote questi giovani generosi, che
si stringono gli uni agli altri e si met-
tono a sgobbare.
Scuole e ambulatori
Il gruppo andato a Poxoreu, nel
Mato Grosso, continua il lavoro nel
solco aperto dalla precedente spedi-
zione del 1967. Ammirano con com-
mozione le opere innalzate dai loro
compagni: << La scuola è bellissima
- scrive Roberto. - Francamente
non mi aspettavo tanto: robusta e
funzionale e ora sempre brulicante
di ragazzi. Ho visto l'ambulatorio,
mi sono venuti i brividi di commo-
zione... Mi sono detto che questa
scuola, questo ambulatorio sono NO-
STRI, mi sono detto che l'Operazione
M.G. deve continuare. Ho sentito
il bisogno di andare subito in chiesa
per dire una preghiera di ringrazia-
mento per tutto questo...
Accanto alle due opere sociali, in-
nalzano la "Casa dell'amicizia", per
ospitare un centro giovanile e l'équipe
che lavorerà nella scuola e nell'am-
bulatorio. Sistemano poi un labora-
torio di falegnameria, piazzando le
macchine e le attrezzature portate
dall'Italia.
A Para/so do Leste, un villaggio
a 60 km. da Poxoreu, << dove la povertà
è anche più evidente», il gruppo
attrezza la propria abitazione e inizia
la costruzione di una scuola e di un
ambulatorio, con l'aiuto di un gruppo
di 17 giovani Chavantes venuti dalla
missione.
Un lavoro imprevisto ma suggerito
dalle circostanze, fu quello realizzato
brillantemente a Sangradouro, dove
risiede una comunità di Chavantes:
aratura col trattore di r 50 ettari;
collaborazione a uno studio di etno-
logia sulla vita degli indios (sistema-
zione del materiale raccolto da don
Giaccaria), assistenza sociale da parte
di due ragazze presso le donne e i
bambini indigeni.
A Sitcùa, in Ecuador, il gruppo
attende per quattro mesi alla costru-
zione di un Centro Sociale per l'av-
viamento al lavoro degli indi kivari,
già civilizzati e riuniti nella Federa-
zione Suhara.
È stata inoltre costruita una fale-
gnameria con un proprio generatore
di corrente e si sta ora sistemando
una moderna segheria, con macchi-
nario e capannone in arrivo dall'Italia.
I falegnami hanno poi realizzato un
prefabbricato che servirà da ospeda-
letto per il villaggio di Thaisa.
Ancora a Sucùa il gruppo ha
avviato a conclusione la soluzione
di un grave problema igienico e sani-
tario: la costruzione dell'acquedotto,
prima inesistente. Il geometra ne ha
studiato La possibilità ed è riuscito a
fare i rilievi topografici in piena fore-
sta e a presentare un dettagliato pro-
getto al Governo, che ha stanziato
i fondi relativi.
Ragazze generose
Le ragazze hanno svolto un'opera
preziosissima nei tre ceòtri raggiunti
dalla spedizione. Oltre le incombenze
ordinarie di cucina e pulizia, hanno
compiuto un generoso lavoro di assi-
stenza sanitaria e sociale: visite agli
ammalati e ai poveri, cura diuturna
di casi gravi, distribuzione di medi-
cinali e indlllllenti portati dall'Italia,
collaborazione alla campagna contro
la verminosi a Poxoreu e a Parafso,
scuola di cucito e organizzazione a
Sucùa di una specie di asilo...
Ecco qualche testimonianza.
<< Raccogliamo per strada i bam-
bini, li laviamo al fiume, li curiamo
e diamo le vitamine. TI numero
aumenta sempre. Ieri abbiamo comin-
ciato a cucire ai meno vestiti, panta-
loncini e camicie (tutto a mano pur-
troppo). Li avessi visti come erano
felici con i loro vestitini I •>.
<< L'asilo è una cosa meravigliosa
- scrive Daniela da Sucùa. - Pur
essendo poverissimi, i bambini cer-
cano sempre di ricambiare le nostre
attenzioni portandoci continuamente
regali come collanine, fiori e frutta.
Bambini di 4 o 5 anni a cui si dà il
merendino e che se lo mettono da
parte per portarlo a casa alla mamma
o al fratellino I Sono affettuosissimi
15

2.8 Page 18

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e molto attaccati a noi. Al pomerig-
gio andiamo per le case per conoscere
i loro genitori e cercare di vedere i
bisogni più urgenti... •>.
Il giudizio più bello sull'opera
delle ragazze viene dai loro com-
pagni: «Eccezionali queste ragazze,
di una umiltà e di una dedizione al
prossimo senza limiti, di una serenità
e di una limpidezza d'animo che ogni
volta che le guardo mi viene in mente
la frase dei Fioretti: O frate Leone,
scrivi che in ciò è perfetta letizia... >>.
<< Ci sono tanti, troppi malati. Noi
ragazzi non possiamo far niente, se
non vedere e star male e arrabbiarci
perchè non si può far niente e desi-
derare d'essere dottori specialisti e de-
siderare di avere una montagna di
mezzi e sette vite per curare questa
povera gente. Le ragazze fanno tutto
quello che possono, lavorano come
dannate, ma è sempre troppo poco.
La Teresa sta tutto il giorno chiusa
nel suo sgabuzzino a distribuire me-
dicinali, a curare poveretti, talvolta
ad ascoltare gente che fa solo perder
tempo, con tanta pazienza e una
bontà straordinaria: così da mattina a
sera... >> (Franco).
Incontro col Cristo povero
Si Lavora sodo, ma quello che im-
pressiona in questa gioventù è lo
spirito con cui lavora.
<< Faccio fatica a tenerli un po' a
bada, perchè si sappiano risparmia-
re>> (don Gigi).
<< Jl lavoro è duro - scrive Mau-
rizio, studente universitario, - è
un'esperienza molto seria per noi
intellettuali borghesi curvare la schie-
na sotto i sacchi di cemento, portare
carriole cariche di sassi in mezzo al
fango... Con tutte le nostre teorie
rivoluzionarie dopo due ore di lavoro
tiriamo fuori la lingua e Cesare mi di-
ceva prop1io stamane: "Ehi intellet-
tuale! vedi come è difficile fare una
qualunque rivoluzioncina? Dopo due
ore caschi per terra!" E ha ra~ione ».
La spinta determinante all azione
viene dall'amore sincero al POVERO
che, per questi giovani che hanno
fede, è amore al CRISTO POVERO.
Trascàviamo dalle loro lettere.
« Ogni giorno che passa mi con-
vinco sempre di più che non si può
amare il povero se non si vive con
Lui la sua vita, se non si soffre almeno
in parte con lui... >l (Carla).
<< Sono venuto per incontrare il
povero, l'ho trovato, l'ho aiutato,
ho sofferto alla sua vista, ma se non
riuscirò a dedicare tutta la vita a lui
non avrò concluso nulla. Chi ama
il povero ama Dio e io voglio amare
Dio... >>.
<< Sono contento di trovarmi tra i
poveri, vicino a Gesù Crocifisso. Qui
c'è veramente Lui che soffre ed io
penso che se andassimo in Paradiso
a cercarlo, S. Pietro ci direbbe che
Gesù non c'è. È a Sucùa, tra i poveri
del terzo mondo che lavora, che soffre,
conforta, asciuga lacrime a chi pian-
ge... È mio desiderio di non passare
un attimo invano, che non sia speso
per i poveri, per Gesù in loro... >>
(Luigi).
<e Qui c'è miseria nera, cruda, sfac-
ciata. Alcune volte è difficile vedere
il volto del Cristo nel vecchio apatico
e vizioso, oppure nel bimbo che (men-
tre scrivo) vomita nella bacinella. Ma
anche questo può essere un modo di
incontrarsi con Lui, autenticamente,
profondamente » (Domenica).
Il premio più bello
La gioia è il premio più bello
alle loro fatiche, una gioia che fa
capolino in tutta la loro corrispon-
denza.
«Non sono mai stato cosi contento!
C'è soddisfazione ad addormentarsi
la sera dopo aver fatto il proprio
dovere con lena» (Giacomo).
<• I bimbi al mio passare sgranano
i loro occhioni, sorridono, mi seguono
e mi tirano da ogni parte: quanta
tenerezza mi fanno e mi infondono
tanta pace. Il Signore è tanto buono
a darmi queste soddisfazioni... (Maria
Carla).
« Sono talmente contento di essere
qui che non trovo motivo per dire
che questo lavoro è sacrificio » (Ro-
berto).
_
<< Tutti lavoriamo sodo. I ragazzi
alcune sere lavorano fino alle otto
alla luce delle pile e nonostante que-
sto al sabato pomeriggio, che dovrebbe
essere di riposo, vanno nelle case dei
più poveri a fare pareti e pavimenti...
Ma più si lavora e più si è contenti,
e alla sera tutti in gruppo si canta e
si suona con chitarra e fisarmonica »
(Rosita).
«Sono felice - esclama Giorgio
- e vorrei farti capire solo questo,
vorrei trasmettertela questa mia feli-
cità. Ho messo in discussione tutta
la mia vita, perchè son dovuto arri-
vare fino a 22 anni per provare questa
gioia. Credimi: sono gli altri che ti
fanno felice, sono gli altri e solo loro,
perchè nel povero trovi quel Cristo
che tu continui a rincorrere... I>.
Questi giovani hanno fatto una
scoperta fondamentale del Cristia-
11:esimo: c'è più gioia a· dare che a
ncevere.
Una seconda sorgente di gioia
l'hanno trovata nella vita comunita-
ria, vissuta in vera amicizia. Il gruppo
è una dimensione tipica della vita
giovanile e nell'Operazione M.G. è
stato valorizzato al massimo.
<< Il nostro gruppo è magnifico:
- scrive Franco - compatto, allegro,
generoso. Il vivere insieme volendoci
bene, lavorando l'uno per l'altro,
tiene in piedi ciascuno di noi, forza
per superare i momenti difficili, dà
una continua carica di energia, di
entusiasmo, di gioia. Se aiutare il
Cristo nei poveri fa cosl "famiglia"
come noi qui, non capisco come
faremo a separarci... come non sia
davvero da desiderare una vita come
la nostra >).
« Se sapessi quante cose ho sco-
perto, tutte importanti: - aggiunge
Cesare - l'amicizia di ventitrè per-
sone giovani, la comunità ideale che
formiamo e che ci sostiene I Tutte
le piccole cose, le più minuscole
attenzioni tra noi e gli altri diventano
grandi con l'amore che ci metti, con
l'impegno con cui dai... ».
« Mi piacerebbe fermare
il tempo... »
Ed è nella fede concreta in Cristo
e nel partecipare al suo Sacrificio
che il gruppo si sente più compatto
e cresce. Il valore che per questi
giovani ha assunto la S. Messa è stata
un'altra entusiasmante riscoperta.
<< Il momento di maggiore impor-
tanza e che più ci unisce è la sera
quando si concelebra la Messa in-
torno al tavolo fatto da Aldo e Ce-
sare>> (Rosita).
<< Mai come in questo periodo sento
il desiderio di fare la comunione tutti
i giorni. Ne ricevo una forza vera-
.mente tremenda durante la giornata.
Penso in qualche momento alla ve-
rità delle parole di S. Paolo: Non
sono più io che vivo, è Cristo che
vive in me!>> (G. - Paraiso).
16

2.9 Page 19

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I ragazz.ì hanno lavorato sodo
e senza risparmiarsi:
è stata per tutti una esperienza molto seria.
Nei tre centri raggiunti
le ragazze hanno compiuto un generoso
lavoro di assistenza sanitaria e sociale.
«Prima della comunione ci diamo
l'abbraccio di pace. Son cose che
non si possono spiegare. Bisogna
viverci•>· E conclude in modo mira-
bile questo giovane: << Mi piacerebbe
fermare il tempo e vivere sempre
così, in Cristo•> (Giacomo).
Una comunità giovanile che vive
un cristianesimo così incandescente
non può non diventare missionaria.
È l'aspetto dell'Operazione che viene
sottolineato dai Missionari locali.
Mons. Camilla Faresin, vescovo
salesiano in Mate Grosso, ha parlato
di <1 una ventata di cristianesimo ge-
nuino 1> e di << rinnovamento religio-
so •> portato nella sua Missione da
questi giovani.
« Questi sono giovani
cristiani I »
Don Pietro Mèlesi (padre Pedro),
parroco di Poxoreu, è più esplicito:
<< Tutti i giorni prego perchè l'O.M.G.
non muoia, anzi si estenda ad altri
centri e ad altri paesi. Le missioni
hanno bisogno di persone come il
vostro gruppo! Per noi è immensa-
mente più efficace delle predjche
poter dire alla gente: ecco cos'è il
cristianesimo; ecco, questi sono gio-
vani cristiani I Giovani che vivono
la loro fede integralmente, che hanno
ideali concreti di giustizia e di pace,
che lavorano per gli altri, perchè
credono che Cristo è nel povero;
giovani che rispettano la morale, il
debole, la donna. Grazie a loro molti
nella mia parrocchla hanno ritrovato
la Chiesa, a cui appartenevano solo
per tradizione. L'O.M.G. è stata e
continua a essere una "Missione"
e una "Scuola". PER ME È IL
RISULTATO PIÙ BELLO!>>.
Bisogna aggiungere che il merito
è anche dei Mission,ari stessi: la loro
continua donazione spinge i giovani
a imitarne gli esempi. << Adesso so che
cos'è un missionario», è la frase più
ripetuta dai ragazzi.
«Vedo qui persone come padre
Pedro, come le Suore, come i Sale-
siani di Sangrodouro: umilmente e
decisamente vivono e basta... e che
vita! •>.
«1 Salesiani lavorano come negri! 11.
«Fino a poco tempo fa - scrive
Alessandro - credevo che tutti i
granru uomini fossero morti e si
trovassero nei libri di storia. Ora mi
accorgo che alcuni vivono ancora e
si chiamano missionari e suore mis-
sionarie».
« È urgente cambiare
la mentalità»
L'influsso positivo sulla popola-
zione locale non è solo di carattere
religioso. Anche l'ambiente sociale
ne riceve tma scossa salutue. Il male
più preoccupante che questi giovani
hanno trovato è il fatalismo inerte e
rassegnato, frutto della miseria, che
paralizza ogni iniziativa di risveglio
sociale.
~ È urgente cambiare la mentalità
della gente - esclama Franco - è
necessario far loro capire che devono
lottare per tirarsi fuori da questo
pantano ili miseria I Vogliamo iniet-
tare in loro lo spirito di iniziativa,
la passione per un lavoro stabile e
sicuro... >>.
<< Il nostro compito - aggiunge
don Gigi - è dare una mano a que-
sta gente a risollevarsi da sola, a
costruirsi da sola il proprio oggi e il
proprio domani: le nostre costru-
zioni, l'avvicinamento della gente
(specialmente dei giovani) tende a
questo».
Una grande consolazione per i tre
gruppi di lavoro è iI costatare che la
loro azione diventa un fermento di
progresso per la popolazione, che
lentamente viene trascinata dall'e-
sempio.
<• Oggi per la prima volta le ragazze
del posto si sono unite a noi nell'asilo
per i bimbi», scrive con gioia Rosita.
<< Stiamo preparando un gruppo di
giovani del posto perchè continui il
nostro lavoro, con il nostro spirito >1
(don Franco - Sucùa). (< Una signo-
rina desidera diventare infermiera e
io sono contenta di aiutarla: la gente
si sveglia e vuole collaborare •> (Maria
Carla).
La nota simpatica era la collabo-
razione dei ragazzi: «Molti ragazzini
- ci hanno detto i reduci - erano
sempre con noi. Sì aveva il terrore di
qualche incidente, ma non era possi-
bile tenerli lontani. Con entusiasmo
portavano mattoni, spostavano sec-
chi vuoti... Evidentemente con altret-
tanto entusiasmo partecipavano alla
merenda portata dalle ragazze (il nu-
mero di questi bimbetti in cantiere si
riduceva notevolmente dopo la me-
renda!..) ».
17

2.10 Page 20

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La linea della continuità
Oltre gli episodi particolari di collaborazione riscontrata, il problema
vero che sorge è quello della continuità dell'opera. Ce ne parla don Ugo
De Censi, l'animatore dell'Operazione: << La critica più vera che oggi
ci viene mossa può essere ridotta a questa affermazione: Voi incomin-
ciate delle opere, ma chi le porterà avanti? Voi smuovete l'ambiente,
senza risolvere la situazione. Questa critica è per noi una linea cli
azione: la linea della continuità. In quattro mesi è assurdo pretendere
di cambiare una mentalità, di insegnare a una persona a essere in-
fermiera, maestra, assistente sociale... È necessario perciò che l'Ope-
razione vada avanti, che ci sia sempre più gente coinvolta, più gente
che spinge, che parte, che lavora. E qualcuno deve fermarsi di più,
perchè la gente di là ha il diritto di veder continuato il nostro impegno >>.
La risposta alla continuità è già venuta da due generosi nel 19671 che
si fermarono per tutto l'anno a Pox.oreu, e da parecchi quest'anno:
cinque giovani sono rimasti a Sucùa e sei in Mato Grosso a lavo-
rare accanto ai Missionari per assicurare continuità alle iniziative
del gruppo. [mpressionante la maturità che dimostrano nella decisione:
<1 Ti confido un segreto, vorrei restare, anzi resto. Non si può dare
macchine, fondare scuole e poi andarsene. Qui posso essere utile, ho
sempre desiderato esserlo: ora che ne ho l'occasione, se non lo facessi,
sarei un vigliacco, mentirei a me stesso, mentirci al mio cristianesimo
e questo è impossibile... >>.
<• Mi sentirei in colpa se tornassi in Italia: sprecherei il rempo
inutilmente, perchè non hanno bisogno di me, mentre qui c'è molto
bisogno di qualcuno che si dedichi totalmente al povero, e non solo per
poco tempo •>.
Uno dei tre gruppi componenti
I' <t Operazione M. G.» del 1968.
Per tutti. missionari. autorità e popolo
sono stati unanimi nell'elogio più incondizionato.
« So che cosa farò
della mia vita »
Non si legge senza commozione la let-
tera di Rosita alla mamma: è una deci-
sione maturata nell'amore e nel dolore.
t< Carissima mamma, oggi è morto
un bambino che stavo assistendo io.
Non ho potuto fare a meno di scri-
verti. Come è brutta la morte, soprat-
tutto di un bimbo. Dovevi ve<lerlo
con le braccia e le gambe ridotte alle
sole ossa mentre il ventre era gonfio
all'inverosimile. Ha sofferto molto
e io nelle ultime ore pregavo il Si-
gnore che lo facesse mori re presto,
perchè non soffrisse così tanto. Mi
guardava e mi tendeva la mano, aveva
paura che anch'io lo lasciassi solo,
un momento mi ha anche sorriso.
Scusami mamma se ti dico queste
cose, ma ho pensato a te. l\\1i capita
spesso di pensare a te in questi giorni
e ti sento molto vicina. Quando vado
in qualche famiglia, prima di fare
qualcosa penso: ecco, mamma faceva
così, avrebbe usato questa cosa.
Mi sento molto cambiata, un po-
chino invecchiata forse, ma sono
serena, mi sento tranquilla anche.
Tranquilla perch.è ho fatto una scelta,
perchè so che cosa farò della mia
vita da oggi in poi. Prima di partire,
non sapevo bene se quella che iniziavo
era una cosa giusta, ma ora lo so.
ln questi mesi hò riflettuto parecchio
su questa decisione e su tutta la mia
vita. Mi fermerò per quanto tempo
sarà utile che mi fermi. Mi capisci,
vero? Soffrirai un poco, ma sarai con-
tenta anche tu, perchè io lo sono... ».
Gli altri sono tornati, ma hanno
lasciato il cuore tra la povera gente
del Mato Grosso e di Sucùa.
Le ragazze alla partenza singhioz-
zavano. <1 A voi parrà strano - ci
ha detto Franco -, ma è così. Ci
eravamo affezionati troppo a quella
gente buona, alla vita di gruppo, al
nostro lavoro, a quella vita dura fati-
cosa inquieta... 1>. E la gente ha ri-
cambiato con entusiasmo qut:sto af-
fetto. I commenti di tutti sono stati
unanimi nell'elogio più incondizio-
nato. Unica osservazione, avanzata ti-
midamente dallo sceriffo di Poxoreu:
11 Gli Italiani corrono troppo con le
macchine in Via Mato Grosso!•>.
<< Non mi va fuori dalla testa:
- diceva un'autorità locale a padre
Pedro - un gruppo di giovani che
rinunciano a divertirsi per venire qui
a lavorare !. .. Sa che è bello!•>
18
I
I',.
I
I
"

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Ditegli
le cose
come
stanno
« lo non toccavo ancora i due anni
- scrisse Don Bosco nei suoi ri-
cordi - quando mi mori il babbo;
non mi sovvengo più della sua fisio-
nomia. Non so che sia stato di me
In quella luttuosa circostanza; sol-
tanto mi ricordo, ed è il primo fatto
della vita di cui tengo memoria, che
mia madre mi disse: - Eccoti senza
padre! - Tutti uscivano dalla ca-
mera del defunto e io volevo asso-
lutamente rimanervi. Mia mamma, che
aveva portato fuori dalla camera un
recipiente, in cui stavano delle uova
nella crusca - Vieni, Giovanni, vieni
con me, - ripeteva dolorosamente. -
Se non viene papà, non ci voglio
venire neppure io - risposi. - Po-
vero figlio, ripigliò mia madre, vieni
con me: tu non hai più padre! - Ciò
detto, ruppe in forte pianto, mi prese
per mano e mi t rasse altrove, mentre
io piangevo perché la mamma pian-
geva; in quell'età non potevo certo
comprendere quale grande disgrazia
fosse perdere il babbo. Però mi ri-
cordai sempre di quelle parole: - Ec-
coti senza padre/ - Ugualmente mi
ricordo di quello che si fece in casa
in quell'occasione con mio fratello
Antonio che smaniava dal dolore,,.
Meravigliosa mamma Margherita I Di
istinto aveva capito che occorre pre-
parare ed educare i ragazzi ad af-
frontare anche le difficoltà e le prove
della vita. Occorre insegnargli che
nella vita conosceranno il dolore al
pari della gioia. Ogni generazione,
dai tempi di Adamo ed Eva. ha do-
vuto curare i suoi malati e seppellire
i suoi morti. Troppo spesso genitori
ed educatori presentano ai ragazzi
solo i lati rosei della vita. Perchè al-
lora meravigliarsi se alcuni di questi
ragazzi lasciano la scuola quando si
accorgono che per imparare bisogna
faticare molto, se adulti abbando-
nano l'impiego perché arido e noioso,
se rompono il matrimonio quando
scoprono che la luna di miele dei
primi tempi è uno stato transitorio.
Sono stati ingannati; e non sono
stati nemmeno preparati con oppor-
tune risorse inleriori a sostenere le
inevitabili delusioni.
Ecco allora cinque suggerimenti colti
dalla vita.
Primo suggerimento: dite loro le
cose come stanno. Ditegli che oltre
alla gioia esiste anche il dolore; fa-
tegli capire che oltre alla felicità esi-
ste anche l'infelicità: non nasconde-
tegli che, come nelle stagioni. alla
primavera e all'estate si alternano
l'autunno e l'inverno.
Secondo suggerimento: fate cono-
scere per tempo alcuni dei dolori
della vita; ma contemporaneamente
date ai ragazzi una base religiosa per
sopportarli. « I guai
diceva il
Manzoni - vengono immancabil-
mente. Ma Dio non turba mai la
gioia dei suoi figli se non per pre-
pararne loro una più certa e più
grande». Tutti, una volta o l'altra. ci
troviamo a dover soffrire per la morte
di una persona cara; eppure si sa-
rebbe tentati di tenere i nostri ra-
gazzi all'oscuro della realtà della
mone. Mamma Margherita non fece
così per il suo Giovannino.
Terzo suggerimento: date ai ra-
gazzi forza e sostegno per affrontare
gli avvenimenti spiacevoli. Siate cioè
voi. per quanto è possibile, il loro
sostegno con la vostra compren-
sione e affetto: portateli al Signore a
rasserenarsi: « Venite a me voi tutti
che tribolate e siete stanchi e io vi
conforterò», dice Gesù.
Quarto suggerimento: non per-
mellete ai ragazzi di sottrarsi alle cose
incresciose e dolorose. Una cosa spia-
cevole per un ragazzo può essere un
appuntamento con il dentista o una
lezione di scuola a cui non è prepa-
rato. Il ragazzo ha tendenza a sot-
trarsene. magari scapolando la scuola.
In altri casi si tratta di cose ben più
gravi. Un ragazzo non era andato a
scuola per evitare un brultO voto.
La mamma quando lo seppe gli disse:
«Cosi non va, figlio caro. Tu dovrai
presentarti e senza giustificazioni rife-
rire quello che hai fatto». Il ragazzo
non aveva nessuna voglia di dire
tutto all'insegnante, ma la madre lo
ricondusse a scuola senza ·lasciarsi
intenerire. Lungo il percorso gli spiegò
che, anche se aveva fatto una brutta
cosa col marinare le lezioni, non era
un ragazzo cattivo, e l'insegnante
l'avrebbe capito. Quando madre e
figlio si presentarono all'insegnante,
la mamma aveva allacciato le spalle
a suo figlio con un braccio, mentre
lui, balbettando penosamente. do-
mandava scusa e raccontava tutto.
Quinto suggerimento: dite loro la
verità. specialmente quando si tratta
di una verità dolorosa. Un babbo
aveva il debole di spendere e span-
dere per la sua figlioletta. Venne il
giorno in cui gli affari cominciarono
ad andare male, ma lui glielo tenne
nascosto. sebbene questa fosse già
in età di poter comprendere. Perciò
la ragazza continuò a sciupare i soldi
e quando si sposò esigette una ceri-
monia cosi fastosa che il padre che
pure non poteva permetterselo, s"in-
debitò e neppure fiatò. Molti anni
dopo quella donna dichiarò: « Se mio
padre mi avesse detto la verità, sarei
diventata una figlia migliore e anche
una moglie più comprensiva. Invece
quando mio marito mi disse che oc-
correva fare economie, mi arrabbiai
e g liene feci una colpa. Se avessi sa-
puto come stavano rea lmente le cose
avrei potuto rendere più tacile la vita
a mio padre e poi a mio marito».

3.2 Page 22

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NEL MONDO SALESIANO
.:,,
I
Torino • Don Bosco fin dal 1879
aveva dotato la scuola di Valsalice
di prezioso materiale didattico
È singolare che Don Bosco abbia fatto di tutto~
per dare a ogni sua opera educativa quanto di
meglio i tempi potessero consentire. Così il
5 luglio 1879 inaugurava a Valsalice una pre-
ziosa collezione di uccelli. Oltre un migliaio di
esemplari, alcuni anche assai rari. Il 26 giugno
di quell'anno, nove giorni prima dell'inaugura-
razione del piccolo museo, Il ministro della
pubblica istruzione, per false delazioni, chiudeva
le Scuole di Don Bosco. All'inaugurazione presie-
deva il senatore Siotto Pintor che, vedendo la
Scuola di Valsalice così funz.ionale, fece un
discorso violento contro Il governo, che lasciò
meravigliati quanti non sapevano del decreto
di chiusura delle Scuole del Santo. Dopo non
molto tempo quel ministero cadeva e le Scuole
di Don Bosco venivano riaperte.
A questo prezioso materiale si sono aggiunte
collezioni di lepidotteri e coleotteri, di con-
chiglie, di fossili e di minerali, ecc. Il 12 gen-
naio scorso, alla presenza del sindaco di Torino,
avv. Andrea Guglielminetti, e di altre perso-
nalità, veniva inaugurata la nuova sede, ohe
lasciava i presenti ammirati per l'ambientazione,
l'ordine, la preziosità del contenuto.
Guatemala (Centro America)
Convegno dei chierichetti
di Guatemala
Il tempio espiatorio nazionale del Sacro Cuore ~
annesso al Collegio Don Bosco nella città di
Guatemala ha visto un vivace spettacolo di
fede: 680 chierichetti hanno partecipato alla
Messa del vescovo ausiliare mons. Ramiro Pel-
lecer e ascoltato la parola di un altro ausiliare,
mons. Riccardo Ham. Provenivano dalle diverse
parrocchie della capitale e si erano riuniti per
onorare San Domenico Savio e per gettare le
basi di una Federazione Nazionale di Chieri-
chetti allo scopo di provvedere alle parrocchie
un degno servizio liturgico e al tempo stesso
creare un vivaio di vocazioni sacerdotali e re-
ligiose.
Per la diffusione
di un messaggio d'amore
Il Consigliere delegato della Società Editrice~
Internazionale (SEI) comm. Giacomo Paglias-
sotti ha presentato alla signora Coretta Scott
King I/ fronte della coscienza in edizione spe-
ciale. Questo volume e l'altro notissimo la forza
di amare diffondono il messaggio di amore del
pastore americano Martin Luther King, premio
Nobel per la pace, caduto vittima della violenza,
per combattere la quale aveva speso una vita.
I dirigenti SEI hanno partecipato alla signora
King il grande successo dei due libri e gliene
hanno offerto alcune copie in edizione speciale,
con preghiera di farne omaggio al Santo Padre
20
Paolo VI.

3.3 Page 23

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NEL MONDO SALESIANO
Secondo incontro
Giovani Cooperatori Salesiani
«Incontrarci personalmente con Cristo e con i~
fratelli nella luce dell'Eucaristia» è stato il mo-
vente che ha radunato una sessantina di gio-
vani Cooperatori dell'lspettoria Campano-Cala-
bra nella casa di Esercizi Spirituali di Paco-
gnano di Vico Equense (Napoli). Il primo giorno,
ai piedi dell'altare. si sentirono subito fratelli,
in cammino verso una gioiosa scoperta: Il
Cristo, presentato loro come Bellezza che affa-
scina, Bontà che commuove. Potenza che dà
sicurezza. un Cristo « attendato qui, oggi. tra
noi», che risponde ai bisogni di autenticità dei
giovani. Tema del secondo giorno è stato:
«Incontrarci con i fratelli giovani nel carisma
di Don Bosco, soprattutto con quelli a cui
manca pane, salute, istruzione e Grazia».
Palermo • La contestazione preferita
dai giovani Cooperatori Salesiani
Una trentina di giovani Cooperatori e Coope- ►
ratrici del Centro ispettoriale di Palermo hanno
voluto dare un senso cristiano al Natale con-
testando a modo loro. Sotto l'etichetta "Opera-
zione cartastraccia", hanno lavorato sodo per
gli affamati del Biafra durante tutte le vacanze
natalizie. Nella palestra "Don Bosco" si è
vista una animazione insolita: i mucchi di carta
di giorno in giorno s'ingrossavano fino a rag-
giungere i 150 quintali. Il ricavato fu offerto
per provvedere oggetti di prima necessità alle
popolazioni del Biafra. In quei giorni niente
giochi, niente ritrovi oziosi da salotto. niente
cinema, ma lavoro impegnato e duro da mat-
tino a sera. « Questa è la nostra contestazione
- hanno affermato. - C'è chi, per contestare,
urla e distrugge; c'è chi insolentisce e nega I
valori tradizionali familiari e sociali... Noi non
frantumiamo niente, cerchiamo soltanto di co-
struire qualcosa di utile per i fratelli in ne-
cessità ... ».
Le Missioni hanno bisogno
anche di Missionari laici
L'invito rivolto dal Vaticano 11 a tutte le organiz- ~
zazioni missionarie e ripreso dal Capitolo Ge-
nerale XIX dei Salesiani, le realizzazioni già
compiute da altre istituzioni e la richiesta di
aiuti da parte delle missioni, hanno indotto il
Consiglio Superiore della Congregazione a con-
siderare la possibilità che anche la nostra Fa-
miglia prepari dei laici da inviare nei paesi di
missione. L'iniziativa interessa le organizzazioni
giovanili. i Cooperatori, gli Exallievi. le Volon -
tarie di Don Bosco. I Superiori salesiani. dopo
un primo studio del problema, hanno deman-
dato a una équipe di salesiani il compito di
approfondire l'importante iniziativa missionaria
e di iniziare esperienze di preparazione di laici
per le Missioni.

3.4 Page 24

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NEL MONDO SALESIANO
Buenos Aires
In 75 anni ha dato alla Chiesa
due vescovi e 64 sacerdoti
È il collegio di San Francesco di Sales di
Buenos Aires, fondato da don Giuseppe Ve-
spignani 75 anni fa. La data ha avuto una
commemorazione cittadina nel teatro munici-
pale « Gen. San Martin», presenti le autorità.
Per l'occasione il Provicario delle Forze Armate
mons. Bonamin, salesiano, ha benedetto la
nuova grande palestra, la cui inaugurazione è
stata solennizzata da una cantata giovanile a
4 voci miste, con accompagnamento della
«Agtupaci6n Sinfonica» di Buenos Aires e con
un brillante saggio ginnastico. Gloria del Col-
legio è l'aver dato alla Chiesa 64 sacerdoti e
due vescovi, e l'aver avuto tra i suoi allievi negli
anni 1897-99 il servo di Dio Zeffirino Namun-
curà.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco
nelle isole di Sant'Elena
e dell'Ascensione
Don Giovanni Kelly, salesiano, da molti anni ~
ha la cura dei cattolici dell'Isola di Sant'Elena.
Ora, per invito del cardinale della Città del
Capo, ha assunto anche la cura dei cattolici
dell'isola dell'Ascensione, sperduta nell'Atlan-
tico e distante da Sant'Elena 700 miglia, mentre
questa dista 1700 miglia da Città del Capo.
L'Isola dell'Ascensione dal 1957 è base di
esperimenti missilistici e spaziali. Sono quindi
cresciutì gli abitanti, 300 dei quali sono cat-
tolici. Don Kel ly non vi trovò nè chiesa nè re-
sidenza, ma solo una diroccata grotta di Lour-
des. Con l'aiuto dei buoni costrul la cappella e
la dedicò a Maria Ausiliatrice. Poi riusci a eri-
gere anche una cappella a Don Bosco. Cosi i
nomi cari a ogni cuore salesiano sono venerati
anche in quelle lontane isole sperdute nel-
l'Oceano.
Novara • 75 anni
di feconda presenza dei Salesiani
La festa dell'Immacolata del 1893 un giovane
sacerdote, don Ferrando, malato e con pochi
spiccioli in tasca, apriva a Novara l'Oratorio fe-
stivo San Giuseppe: un grande cortile, due lo-
cali, uno per uso chiesa e l'altro per il teatro.
Venne un provvisorio altare di legno, un mo-
desto palcoscenico, alcune trombe per la banda
e i ragazzi cantori. Cosl nasceva in evangelica
povertà l'Opera salesiana in Novara, che oggi
comprende il Santuario di Maria Ausiliatrice,
l'Oratorio festivo e quotidiano per cent inaia di
giovani, il Liceo scientifico e le nove sezioni
della Scuola media, il Pensionato per i giovani
freq uentanti le scuole pubbliche, la Casa dello
Studente, il Cinema pubblico e il Centro ispet-
toriale. Il discorso commemorativo del 75° fu
tenuto dall'on. prof. Alessandro Giordano, che
a nome dei cattolici novaresi ha ringraziato i
salesiani dell'opera educativa e sociale svolta
22
in questi 75 anni.

3.5 Page 25

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...in breve...in breve...in breve...in breve...
Città del V aticano Tramite la
Segreteria di Stato il Santo Padre ha
reso noto al Procuratore generale dei
Salesiani il suo "vivo compiacimento
e la paterna riconoscénza" per il vo-
lume sulla Madonna "Aiuto dei c1i-
sliani - Madre della Chiesa", che
l'Accademia Mariana Salesiana ha
pubblicato nella ricorrenza del cente-
nario della Basilica di Maria A usilia-
trice. Il volume, frutto della collabo-
razione di esperti teologi, si inserisce
nel complesso di opere miranti a In-
crementare la devozione mariana. se-
condo lo spirito del Vaticano Il e
della tradizione salesiana.
Roma Nella festa di San Giovanni
Bosco, la TV dei ragazzi ha messo in
onda un filmato sulla figura e l'opera
del Santo della gioventù. Il docu-
mentario, ricostruito negli ambienti
in cui visse e operò Don Bosco con
i suoi primi ragazzi, ha presentato
uno sfondo prevalentemente sociale.
Il Risorgimento Italiano, secondo Il
soggetto del salesiano don Marco
Bongioanni, che il regista G. F. Alliata
ha realizzato in film, non fu soltanto
un fatto politico con il solito nucleo
di protagonisti politici, ma anche un
fatto umanistico e per molti aspetti
religioso. È in questa prospettiva che
il documentario ha trattato di Don
Bosco, inserendolo in quel risorgi-
mento sociale di significato non solo
italiano ma europeo e mondiale, che
ne rende sempre attuale la figura.
La Spezia I salesiani giungevano
a La Spezia 90 anni fa, su esplicito
invito di Pio IX. L'awenimento è
stato ricordato al teatro "Don Bo-
sco" con un omaggio lirico del com-
plesso corale diretto dal maestro sa-
lesiano don Loss e il discorso com-
memorativo dell'ex allievo mons. Dino
Ricchetti. La Spezia vide giungere i
primi tre Salesiani. inviati da Don
Bosco. il 1O dicembre 1878. Oggi i
salesiani a La Spezia sono una tren -
tina e vi lavorano in due diverse lo-
calità con due parrocchie, due centri
per la gioventù, pensionato per stu-
denti, convitto, scuole parificate per
alunni interni ed esterni.
M enà di Cast agnaro (Verona)
In occasione del primo anniversario
della morte di don Orfeo Mantovani,
la Parrocchia di Menà di Castagnara
ha scoperto una lapide sulla casa na-
tale dell'apostolo dei lebbrosi. Vi si
legge: 11 In questa casa nacque il
9 ottobre 191 1 P. Orfeo Mantovani;
salesiano, per 32 anni missionario in
India. Nell'amore di Cristo abbracciò
i fratelli più bisognosi, i miserabili,
gli affamati, i lebbrosi, per i quali
sacrificò la vita terminando i suoi
giorni a Madras il 19 maggio 1967 11.
Alcamo (Trapani) In occasione
del decimo anniversario dell'Opera
salesiana di Alcamo, mons. France-
sco Ricceri, vescovo di Trapani, ha
benedetto i nuovi locali dell'Oratorio
e un busto in bronzo a Don Bosco,
dono dei fedeli. L'on. Alessi ha illu-
strato agli intervenuti il significato e
le finalità dell'opera educativa e so-
ciale di Don Bosco e dei suoi figli.
V asto (Chieti) I salesiani hanno do-
tato questo importante centro abruz-
zese di una Scuola di addestramento
professionale. Si tratta di corsi bien-
nali gratuiti per meccanici generici,
meccanici tornitori, ed elettromecca-
nici. L'edificio, che è solo una prima
realizzazione di un progetto molto
più grande, sorge su parte di un'ar1•a
di tre ettari, in magnifica pnsizio 11e
panoramica. Il terreno è dono del
benemerito industriale Carlo Della
Penna.
Trieste Settant'anni or sono tre
salesiani iniziavano il loro lavoro apo -
stolico a Trieste in un locale poveris-
simo di via dell'Istria. L' opera è ve-
nuta man mano sviluppandosi nel
grandioso complesso attuale. Tappe
principali: 1901 inaugurazione della
nuova casa da parte del venerabile
Don Rua. Dal 1909 al 1911 costru-
zione e apertura delle due chiese, in-
feriore e superiore. Nel 1943 ere-
zione della Parrocchia San Giovanni
Bosco. Tra i frutti spirituali c'è la
numerosa schiera di vocazioni sacer-
dotali e religiose, prova evidente di
un sodo lavoro apostolico.
Cuenca (Ecuador) Il " Colegio
Agronomico Salesiano" è stato legal-
mente riconosciuto dal Ministero del-
1' Educazione. La serietà deQli studi e
del lavoro che ha portato al ricono-
scimento. era in evidente contrasto
con la povertà dell'edificio. Il 1 968
ha visto l'attuazione di un progetto
edilizio dalla linea moderna. sobria e
funzionale, La realizzazione del nuovo
Istituto è stata favo rita dalla •·Mise-
reor'' della Germania e dal Governo
nazionale.
M artorell (Spagna) Per interes-
samento degli exallievi salesiani è
stato inalzato un significativo mon_u-
mento a Don Bosco nella parte
nuova della città, come espressione
d i gratitudine per la formazione rice-
vuta nelle case salesiane. Nella de-
dica si legge: ,, Martore/I a San Juan
Bosco. Los antiguos alumnos sale-
sianos - 1968».
Ushuaia (Argentina) A Ushuaia,
capitale della Terra del Fuoco, la
Marina di guerra. alla quale è affi-
dato il governo dell'estremo sud Ar•
gentino, ha offerto un omaggio alla
Congregazione Salesiana per i 90 anni
di azione missionaria, educativa e ci-
vilizzatrice, svolta nella Patagonia e
Terra del Fuoco. Con le autorità civili
e militari erano presenti alla cerimo-
nia mons. Maurizio Magliano, ve-
scovo di Rio Gallegos e il Pro-Vicario
Castrense mons. Vittorio Bonamin.
Una lapide nell'atrio della chiesa par-
rocchia le tramanda ai posteri l'avve-
nimento.
Puerto Ayacucho (Venezuela)
Durante l'estate 1 968 gli alunni del
quarto anno dello studentato filoso-
fico salesiano di San Antonio de Los
Altos, si t rasformarono in apostoli e
operai nella missione di Puerto Aya-
cucho, capitale dell'Amazzonia, e si
impegnarono fn opere sociali, aposto -
liche e formative. L' esperienza è con -
forme all'antica t radizione salesiana e
risponde al decreto cont:iliare sulla
formazione sacerdotale, che racco-
manda ai chierici di « apprendere l' ar-
te dell'apostolato non solo in teoria,
ma anche praticamente».
Méndez-Cuchanza (Ecuador) • Il
progetto accarezzato da anni di
aprire nella Missione scuole di fale-
gnameria, di meccanica e di elettri -
cità, per la generosità dei cattolici
della chiesa di Monaco (Germania)
con a capo il card. Dopfner, oggi è
una realtà. Con la presenza di tutte
le autorità della regione e del po -
polo in festa, si è fatta l'inaugura-
zione dell'edificio, che sorge arioso
e funzionale tra il verde dei monti
circost,rnti.
Jauareté (Brasile • Rio Negro)
In un clima di entusiasmo e di fer-
vore, si è svolto. nella Missione di
Jauareté, il Congresso della Fede,
preparato dai Missionari, che per tre
mesi si affaticarono nelle visite ai
sessantadue villaggi dipendenti dalla
M issione, per disparte gli indi allo
straordinario avvenimento. Le quattro
giornate furono dedicate ai Sacra-
menti del Battesimo, della Cresima,
dell'Eucaristia e del Matrimonio. I
partecipanti furono circa tremi la. senza
contare gli alunni e le alunne.
Mons. Marchesi lo chiuse con la so-
lenne consacrazione a Maria A usi-
liatrice di tutto il territorio.
23

3.6 Page 26

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Appena consacrata la Basilica,
Don Bosco pensò a creare
un'Associazione che servisse
a stringere nell'amore alla
Vergine Ausiliatrice innumerevoli
cuori, dando vita al/'<< Associazione
dei Divoti di Maria Ausiliatriçe ,,.
24
Un'Associazione
c e n t e n a na
Era appena in costruzione la Chiesa dedicata a Ma-
ci ria Ausiliatrice in Torino, e già si facevano ripetute
domande percliè venisse iniziata ima pia Associazione di
Divoti, i quali nel ·medesimo spirito di preghiera e di pietà
facessero ossequio alla gran J'\\lladre del Salvatore col bel
titolo di "Aiuto dei Cristiani". Compiuta poi la consacra-
zione del sacro edificio, si moltiplicarono tali richieste da
tutte le parti e da persone di ogni età e condizione. Per
secondare questo pio e generale desiderio vemie fondata
l'Associazione dei Divo/i di Maria Ausiliatrice>>.
Così Don Bosco na"a l'origine dell'Associazione, clte
in questo mese compie i suoi cento anni di vita.
Il fine dell'Associazior1e è definito nel "Breve" col
quale Pio IX l'approvava il I6 marzo r869: ''Per eccitare
e accrescere la devozione dei fedeli verso la santa Madre
di Dio e l'augusto Sacraniento dell'Eucaristia":
D011 Bosco, quasi a commento delle parole del Papa,
scrive: "Scopo principale è di promuovere La venerazione
al Santissimo Sacramento e la devozio11e a J\\1aria "Au.m-
lium Cliristianorum": titolo che sembra tomare di vivo
gradime,ito all'augusta Regina del Cielo. Essa, che in
tante guise ha benedetto e favorito quelli che l'hanno sup-
plicata col prezioso titolo di Ausiliatrice, continui a span-
dere copiosi i celesti tesori sopra gli aggregati di questa
Pia Associazioue".
L'intento di Don Bosco rùponde in pie110 alla volontà
del Concilio, il quale afferma: "Le varie forme di venera-
zùme verso la Madre di Dio fanno si che mentre è onorata
la Madre, il Figlio... sia debitamente conosciuto, amato,
glorificato e siano osservati i suoi comandamenti" (Cost.
sulla Chi,esa, n. 66).
· Chi si iscrive s'i11rpeg11a quindi seriamente a coltivare
la vera divozio11e a Maria, "Ausilù:rtrice" e "Madre
della Chiesa", come il Concilio e Paolo VI l'hanno pre-
sentata, riconfermando autorevolmente quello che fii già
il petlSiero di Don Bosco: devozione mariana inserita nel
mistero di Cristo e della Chieui, ossia nella vita cristiana.
In un prossimo numero parleremo del rilancio di
questa Associazione, che nel pensiero di Don Bosco
doveva stringere attorno alla l\\1ensa Eucaristica e alla
Vergine tanti cuori in ogni parte del mondo.

3.7 Page 27

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Radio Caiarf è una parrocchia
di 300.000 anime
«Predicatelo sui tetti», esortava Gesù;
e Radio Caiarl (Porto Velho - Brasile) lancia
il messaggio di Cristo sulle onde e sulle antenne.
E con esso le varie iniziative di assistenza sociale.
R adio Caiarl nacque sei anni fa,
cosi alla buona, in sordina, sen-
za tante pretese.
Si trattava di raggiungere, via
radio, la massa infantile di una mez-
za dozzina di scuole assiepate in un
sobborgo di Porto Velho, capitale
della provincia di Rondonia in Bra-
sile, quasi sul confine con la Bolivia,
a cinquemila chilometri dal mare.
In più, la voce di Radio Caiarì avreb-
be raggiunto anche un gruppetto
di minorenni abbandonati, in un
istituto laico, a 25 chilometri di
distanza.
Sorse con lo scopo di evaJlgelizzarc,
di diffondere la Parola di Dio e il
catechismo ai fanciulli: il prete-mis-
sionario non ce la faceva a tener
fermi fitti grappoli di bimbi e di
bimbe irrequiete, che non facevano
mai colazione e mangiavano molto
poco a pranzo.
.
Oggi invece Radio Caiari è rma
piccola potenza: oltre tutto arriva
persino a orientare i numerosi aerei
che sorvolano e attraversano la
sconfinata pianura amazzonica,
sprovveduta quasi al completo di
radiogoniometri. Ne ha guidati non
pochi, di piloti, agli sparsi acro-
porLi, salvando decine di vite
umane.
A Radio Caiarì si lavora a pieno
orario: dalle 6 del mattino alle 23,30
e anche oltre, quando si tratta di
preparare dei programmi impegna-
tivi su registrazione: si spera però
di aver presto uno s11,dio dm.
25

3.8 Page 28

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Le campagne socia li
Prima ancora cl1e si parlasse della
"Campa{,rna della Fraternità", la
Radio Caiarì l'aveva già ini7.iata,
perobè costretta dal bisogno: nel
1965 aveva fatto giungere a tutti 1
commeroiauti della città di Porto
Velho una buMa con questa avver•
tenza: "Non metteteci denaro den-
tro". I destinatari avrebbero dovuto
soltanto consegnare Wl buono per
riti.rare qualcosa dai loro rispettivi
negozi. La domenica dopo l'invio
della busta, durante la messa cele-
brata dal vescovo mons. Costa, aJ
momento deJl'offertorio quasi tutti
gli esercenti ili Porto Velho erano
presenti pur consegnare la busta
cli ritorno.
À ilir il vero, le grandi m1ziative
ili assistt>nza sociale erano già (',o-
miuciate a Radio Caiarì nel lontano
1962: una campagna per acquistare
medicinali contro la disidratazione
dei bimbi (ne erano morti quasi una
cinquantina nel solo mese di ago•
sto); un'altra per il Natale dei leb-
brosi; una terza per il vaccino Sabin
(Radio Caiarì raccolse a questo scopo
quintali di ghiaccio per conservare
il vaccini! menlre migliaia di bimbi
venivano vaccinati).
Oggi la Campagna della Frater-
nità è radioguidata in tutte le par-
rocchie della Prelatura e penetra in
tutte le case. L'assistenza ai povi:ri
vicnfatla su larga scala specialmente
durante le festività natalizie; l'anno
scorso vennero distribuiti duemila
ehil.i di carne, in massima parte di
prima qualità e scnz'osso, e duemila
giocattoli ai bimbi pove.ri.
Il club dei giovani
"Juventude em marcha" (sigla
JEM) è u11 club nato all'ombra di
Radio Caiarì. Raccoglie la gioventù
della città, senza discrimina11:ion.i
per i vestiti che sfoggiano o per il
taglio o meno delle chiome "beat".
Oltre alle aJunanze settimamùi,
orientate da un assistente ecclesia-
stico, in cui si discutono i problemi
giovanili, una volta all'anno il club
indìce una grande campagna in favo-
re del lebbrosario regionale. L'anno
scorso la campagna lanciata dai
giovani alla Radio Caiarì fruttò
oltre due milioni di cruzciros e un
26 furgoncino carico di ogni ben di Dio:
era il frutto di una festa organizzata
dai giovani stessi. Il giorno di Na-
tale, mons. Costa andò con I.oro a
celebrare la messa nel lebbrosario:
tutta quella massa giovanile cantò
in chiesa ili ritmo moderno, su mu-
siche jazz di un salesiano di San
Paolo.
D loro assistente ecclesiast.ico è
don Claudìonor Evangelista. JEl\\:I
ha un programma tutto t-UO ogni
domenica alla Radio Caiarì: ed è
un 1nogramma gassosato. elettriz-
zante, come solo sanno fare i giovani.
O ggi è magg iorenne
Radio Caiarì conta 36 dipendenti
e li paga bene: frutto di una buona
amministrazione. Per di più j>aga
la scuola a 100 bambini poveri,
senza contare l'assistenza sporadica
a quanti bussano alla sua porta e
vengono accol ti indiscriminatamente,
una volta comprovata la loro indi-
genza. Più cbe dare il pane a chi ha
lo stomaco vuoto, il direttore della
Radio, don Vitor Hugo, si preoc•
cupa di procurargli il lavoro, di cer-
cargli un'occupazione. Per dirla in
altre parole, anzichè dargli un pane
preferisce montargli un mulino. Il
vescovo mons. Costa La un cuore
grande come l'Amazzonia e Radio
Caiarì non è da meno: c'è quiudi una
stretta unione iH intenti, di pensieri
e di az.ione.
Oltre alle attività sociali, Radio
Caiarì raggruppa molte attività for-
mative: programmi ben ideati, anche
se presentati come si può, perchè
l'elemento umano è quello che è, e
bisogna accontentarsi. Una program-
mazione chi' quest'anno meritò dieci
e lode fu la Seuimana Santa, 1Yrepa•
rata con punti1:tlio di pcrf<Yt:ionc e con
impc1,,uo dal salesiano don Isoardi
Giancarlo: ha saputo dare un timbro
nuovo « sia nei tesLi ché nello stile
musicale», a q-uolle numerose ore che
daJ giovedj santo alla domenica di ri-
surrezione meritano un riguardo spe-
cialissimo. Fu una specie di ringio-
va11imento, maturalo durante l'as-
senza di don_ Vitor Hugo in Italia.
Quando fu di ritorno, don Hugo
ebbe un sobbalzo di gioia a riudire
le registrazioni di queUa stupenda
settimana ed esclamò: « Adesso Ra-
dio Caiarì è maggiorenne; non ha
più bisogno della tutela del suo dircl•
tore ».
I cape/Ioni di Radio Ca-
iarì. Programmi format1v1,
adu nan2e di orientamen ~
10 g1ovamle, campagne
sociali a favore dei lebbro-
si: ecco l"a111vità d1 JEM
(Juventude em marcha).
Corsi fallimentari
Radio Caiarì ha tentato anche i
più. diversi programmi di educazione
di massa: scuole racliofoniohe per
sensibilizzare la coscienza civile e
rcligiosa della provincia e dell'in-
terno. Dopo 3 anni di sforzi si è do-
vuto smettere perchè non si veniva
a capo di ntùla. La regione è abitata
da una popolazione che è stata cre-
sciuta nel paternalismo più sonno-
lento. Non ne ha col pa. Si è tentato
per due anni un corso di inglese:
anche qui cilecca.
Quest'anno si è in.izia-to un corso
di scuola media: bellissime lezioni
tenute da professori del ministero
brasiliano dell'educazione. Dopo 3
1nesi, l'assiduità a ricevere le dispense
ciclostilate era calata del 40% . E
dire che alla fine, sempre gratis,
meno le 200 lire mensili per le di-
spense ciclostilate, ci sarebLe l'esame
di licenza dalla scuola media, faci-
litat o al massimo!
Sicuramente, qualcosa non rn-

3.9 Page 29

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grana. L'analisi doUc cause venne
fatta dal direttore della Radio, don
Yitor Hugo, che è anche lo :,torio-
grafo di quella 1.cgione. Tullo porLò
a individuare il puu 10 dolente: quc•
sta gente è interc"sata solo a ciò
che le torna utile e che le dà un
vantaggio immedia to. il: grnte rolla
a tutte le sofff'ronze; ha il piou.ie-
rìsmo nel sangut•.
Quiz culturali
Radio Caiarl cambiò registro: pro-
pose una serie di programmi cultu-
rali a base cli quiz, con pre mi setti-
manali e (utnuaJi. Un quiz di Jette-
ratura a livello di adulti dà come
preruio singolo un libro òest-seller
ogni sctlimana. Un quiz settimanale
tra s tude nti di scuole mediù 1,u] pro•
gramma che ~ricne ,ivolto a l!Cuola
e s u materia s piegata in dasse dà
un premio annuale: un , iaggio-
premio del vincente accompagnato
da uno dei suoi genitori; la spesa è
roperta du una compagnia di na vi-
gazione aerea. Il prossimo anno.
il quiz col , iaggi.o-prc mio sarà esteso
anche a~li adulti r a, per tema la
storia dclJa regionr,, valcnclosi della
pubblicazione più completa r hc esist e
cioè i due volumi pondc.ro,,i cli ùon
Vitor Jlugo ùal titolo " Desbra,·a-
d or es ' '.
Anche s ul piano religioso, H.aclio
Caiarì utilizza tut Le le sue rh,ori;e:
ol tre le lezioni di catcrhi!lnlO prepa•
rate clai "ari parroci dell_a città set-
timanalmente e il quaresimale di
mons. Vesco,·o, ci sono i quiz s u
materia biblica, liturgica. sacramen-
taria f, mes i fa, s ulla Pop11lorum
progressio; inoltre un programma
agiografico romanzato, cioè 14' vite
(lei santi racconta li: olla maniera di
un romanzo a puntate. Le rispoS"tc
bibliche giungono m età dai cat Lolici
e raltra m età dai protc~tanti. Le
Suore Paoline sono di ammirevole
appoggio: l1anno lanciato una &erie
di dischi a 45 giri con tutta la s toria
biblica drammatizzata.
Sull'esempio della TV nordainni-
cana. di tanto in tanto. per esempio
ogni ora. la Radio intervalla il pro•
gram.ma con una pau"a di silenzio
che> prccedr uno slogan pubblicitario.
Vcngono iot rodotti tulvolta anche
,!egli slogan tli promozione sociale
che si capi:,eono quando si pensa
che solo adesso Porto Vclho si iute•
rcl:isa di problemi lo!{istici. Eccone
uuo: « Come l:iO»o contenti i bam-
bini quando bevono acqua f10la-
Lile! » « Radio Cainrl - è solito dire
il <lirettorc - è una parrocchia di
trecentomila anime». :\\fa le ocror-
rono aiuti finanziari e cli materiale.
Da Torino son o partiti rcceutcmentr:
un nuovo trasmellitore di 5 Kw
(aveva tra~mcsso il terzo programma
alla Rai ,-ino al mese ùi ago!>to) mu-
nito di ampliss imo materiale cli
scorta; 5 gruppi elc urogeu.i; un ccn·
Lralino telefonico. eccetera.
« DiLdo s u.i tetti ». esortava Cei.ù;
e Radio Caiarì lancia il messaggio di
Gesù snlJc onde e s ulJe antenne.
A quando la TV?
27

3.10 Page 30

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Q uesta vorrebbe essere la rappresentazione della
crescita di un "granello di senape", proprio come
in certi bei documentari a passo ri.dollo, dove si può
osservare il miracolo di un bocciolo che diventa foglia
oppure fiore, o di un fragile stelo che si fa strada nella
zolla per uscire alla luce e tendere al sole.
Allo stesso modo, da un viaggio in India effettuato
nel 1966 da due Coniugi torinesi dall'animo aperto e
ricettivo alle realtà del momento presente, è sbocciata,
e piano piano si è irzohustita e in6ne concretizzata, la
mirabile "pianta della carità fraterna".
Essi hanno riconosciuto nei paria intoccabili delle
povere compagne indiane il loro Prossimo bisognoso
di aiuto materiale, ma più ancora di un immenso dono
morale: la stima e la fiducia che restituiranno loro la
dignità di esseri umani.
A Torino, con felice opera di "contagio", molte per-
sone vennero guadagnate alla causa e, tassandosi volon-
tariamente, costituirono il primo fondo di cassa ùi un
Gruppo detto COME NOI, al fine di "adottare" il
villaggio indiano di Polur, nello Stato di Madras,
distretto del Nord Arcot.
L'iniziativa trovava valiclo appoggio alla sua ragion
d'essere nella "Populorrim Progressio", oltre che nella
naturale delicatezza delJ'anima cristiana che non può
assistere con indifferenza all'agonia, e neppure all'in-
digenza del suo prossimo, per lontano ch e sia, per
diverse che siano le abitudini e concezioni di vita.
*
I lavori a Polur iniziarono subito sotto la guida del
missionario don Villanova. Si trattava innanzitutto di
migliorare l'agricoltura acquistando terreno, scavan-
dovi pozzi, costru endo l e cabine per le pompe elettri-
che e diesel, provvedendo bestiame per arare e concimi
chimici per fertilizzare il terreno in accordo con i Piani
Agricoli govemativi. al fine di ottenere ben tre raccolti
annuali, anzichè uno, dal fertiJe suolo indiano ch e
chiede soltanto acqua.
Tutto ciò, così presto pensato, decretato, scritto da
noi occidentali, richiedeva a don Villanova di Polur
risorse inimmaginabili di pazienza e a volte veri funam-
bolismi per superare difficoltà cli ogni genere.
Ora si trattava di coutroversie con i proprietari
musulmani di terreni in vendita elle, un po' per i loro
coniplicati sistemi ereditari di trasmissione dei beni,
e un po' per una certa tendeJY.lla all"'clasticità" di
parola, oggi ritrattavano ciò che ieri avevano palese-
mente promesso. Altre volte era invece la difficoltà cli
reperire il b estiam e adatto, o gli attrezzi agricoli: si
sa, i grandi agglomerati urbani dell'India non sono
sempre riforniti di tutti gli articoli necessari; e allora
bisogna far venire ciò che serve da città più impor-
tanti ma anche tanto più lontane.
Con il passare del tempo, chiarendosi sempre più gli
28 obiettivi, don Villanova assumeva regolarmente come
COME NOI:
DA TORINO
APOWR
Con i sistemi primitivi
di Ieri,.,
~

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Con le tecniche
di oggi...
aiutante un giovane indfano: Amaladass, cxanievo con
otlime "referenze" della Scuola agricola salesiana di
Sagayathottam, con le funzioni ili "esperto" cli agri-
coltura.
L'aiuto materiale e la perizia di Amaladass si riYe-
larono subito assai utili ai prog<>Lti agricoli di J>olur.
Il giovane infatti potè dedicare tutto il tempo neces-
sario a sovrintendere con competenza allo scavo dei
pozzi e alla preparazione del terreno per le prime colti-
vazioni.
Per quanto riguarda i modi per promuovere il mi-
glioramento delragricoltura e per dare una maggiore
coscienza sociale ai contadini di Polur, da s1?c0Li abi-
tuati a essere paria. cioè sorta di soLLospccic umana
.sempre e solo sfruttata, è apparso subito e8tremamente
difficile organizzarli in cooperative, mancando loro
l'abitudine alla responsabilità e ignorando il significato
della proprietà comune.
Ora i.I terreno acquistato a Polur è abbastanza vasto
e a mano a mano viene eRLcso con ultcrfori acqo.isli.
Tre pozzi sono già completati e danno acqua a tutte
le coltiYazioni. grazie a una falda abbondante e non
troppo profonda.
Cinque famiglie, diremo così "modello", sono già
iruediate sul posto. Hanno in dotazione bestiame e
attrezzi agricoli che vengono loro fatti pagare, sia pure
simbolicamente, per eclucare il loro senso di responsa-
bilità.
L'elettriciLà è cli prossima erogazione, non appena
si saranno appianate alcune difficoltà.
Una ventina di famiglie si uniranno nei prossimi
mesi alle cinque già insediate e provvisoriamente
ospitate in capanne. La comunità al completo for-
merà un Centro Agricolo con un indirizzo ben pre-
ciso di mete e di lavoro.
Una delle prime realizzazioni del Centro Agricolo
saranno le abitazioni che, sia pure costruite con criteri
di economia, costituiscono evidentemente un sensibile
miglioramento rispetto alle antigieniche capanne.
Data l'estensione delle coltivazioni già in atto, ven-
gono impiegati braccianti a giornata, che in tal moclo,
oltre al guadagno per il lavoro, acquisiscono anche
preziose nozioni di agricoltura, clic potranno mettere
poi a frutto nei loro piccoli poderi presenti o futuri.
Ecco, iJ seme è germoglia10 ecl è già una pianticella
di discrete dimensioni. Se l'iniziativa torinese COME
NOI téoverà alai sostenitori e potrà perfezionare i
suoi piani d'intervento, sempre in annonia con le
disposizioni in materia del Governo Indiano, i frutti
non mancheranno, nè saranno troppo lontani.
L'augurio è per una messe abbondante e un successo
pieno e sicuro, poichè la benedizione di Dio non può
mancare quando gli uomini si amano e si aiutano gli
uni gli altri come fratelli.
29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI MARIA
AUSILIATRICE
E DI SAN G. BOSCO
LA BIMBA ERA PRECIPITATA
Cl HANNO PURE
Coloni.bo Concetta . Consolnro Caterina .
DALLA TROMBA DELLA SCALA
SEGNALATO GRAZIE
Consoli Vittoria - Conte Filomena - Contino
:\\1aria - Coppini Piera - Coraglia Celestino -
Il mattino del 28 gennaio, mentre scen-
devo le scale per recarmi a fare la spesa
con in braccio la piccola Rosella di due
anni. persi improvvisamente l'equilibrio
e caddi malamente. Il forte scossone mi
fece scivolare la bimba dalle braccia e la
fece precipitare dalla tromba delle scale.
Eravamo al terzo piano. Appena mi
riebbi, raccomandai alla Madonna me e
la mia figlioletta. Fummo trasportate
d'urgenza all'Ospedale S. Spirito della
città, diretto dalle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. I sanitari giudicarono me gua-
ribile in pochi giorni. ma esclusero di
poter salvare la mia Rosella, che aveva
riportato gravi fratture al cranio, al to-
race e al femore, con dislocazione dor-
sale della diafisi. La Direttrice dell'ospe-
dale mi incoraggiò a ricorrere con fiducia
a Maria Ausiliatrice. interponendo l'in-
tercessione di San Giovanni Bosco, di
cui sarebbe ricorsa due giorni dopo la
festa. Il miglioramento fu istantaneo e
prodigioso, tanto che, già prima del
Acorncro Virgilio Aetis Grosso Luigi - J\\gnsta
Ciovnnni - Agnoli Giuseppe - Aie.Ilo M:1ria -
,µtninili Dnvide - Alaimo Giuseppa - Alberetto
Angela - Alberghini loie - Albertoz,.i Tcre•a
Albini Mnria - Alborghctti Antonin - Alessandri
Giuseppina - A le.c:sio Teresa -AJJ~nn:za Lorenzone
GiQvanna - AJlegro Giuseppina - Aloisi Cnrn\\elina
. Amnto A!lrippino - J\\rnisano fom. - Amodco
Tronconi Vittorina - Andreani Fo~lin Ida
Andrcuccioli Argia - Anghileri Maria - Ansald
Lucia ved. Av·ataneO - Ansaldo ì'vh.rìà Luisa -
Aramini Cuerrina - A.rdissone Jrma - Aren..J
Rosalia - Aritl'n Pietrina - Armillcs Tizinno -
Armitano \\·cd. - Arnone dou. Gaetano • Artino
Anna e Lina - Aschie.ri Letizin - Asteggiano Te-
resa - Azzoni C:iflnnin:1 - B.1cç ini C. - Bag~io
Gemma - Bainrdi EugeniB - Dalangione l\\1:ar-
~heritu - B:tldun Lilvinin - Bnldns.snrri Bruno e
Columbo - Tlal<line.lli suor E-. • Tl:1ldizzone Emilio
- Baldo Olga - Baldovini Ubaldina - Balla Paolo
Bnlticr-i Peirina - BuJz-arlnì Mori.n - B:u11cchf
Carlo . Bara,«tti Biella Amali;i - Raralis fom.
narhicri ì\\.ll~rC4;des - BnriogJio Ernestino - Oari-
sone Aldo - Bartesa~h1 Brambilln 1\\11.r,rin - Bassìn,
DQmt;nico - Battaglia Agosiino - Unttal,?;lià Giu-
~CPl')e - Battaglin Roserttt - Battù Scverin:1 - Dechis
Simone - Bede.schi 'i\\1nnanna • l1cclu1p.i Ada
ved. Onern - Bclgcri Fdicc - llelgeri Guido - Otl-
lassoi Giu.sCJ)pJT'u, - Rena Nlari:1 Crnzfa - Bc.llir'li
E IS"a • lleluno Anna - Uellirii l gmò • flelloli Co-
lomho Tcrc•• . Delu-amo Assuntn - llenzi Negro
Coroione ;\\del aide - Cordera Angela - Core11
Antonia - Corradina Rito - Corsico fam. - Cor•
linovis Giuseppll fu Ciovanni - Costa Angelica -
Costa Conc,,llina - Costnbloz A~ostina - Costi
:vlorietta . Cresta Rosa - Crimella Angela - Culella
Rosaria - Cu.toniili Antonio - Oaguin C~tnntina
- Onl Cero Arnnlia veci. Bonomo - D'Alessandro
Immacolata - Dolmasso Musso Lea - Dal Re
Clara - Daininni Elide - D'Amico Francesco e
Francesca - Danese Elena Danusso sorelle
De Boni Cami!lo e Rc.niamino - Dc CaroH-s Luigia
- De Cesco Grupelli Ed,"ige De Crescentis
Anncleta - De Fc;:.dcrici Carlo - De Francesco
Ad.a - Oel Giudice I.ucrezia - Dclpiano Alda .
Dc Mori Giuseppe. De Miceli Piera - De Pedrlni
Giovannina - De Rosa Salvatore - [)estro Lea -
Di Bcn~i l'lungfoi Mnria . Di Carlo Alfonsa -
Di C;cco Elisabetta - Di Cordi LQdi Lydia -
Di !~rance> Cnlogern . Di Uiorgio Giuseppa -
Di Guglielmo Cornelio • Di Marco farn. - Di Marco
Vincenzo - Di Miceli Pie~ - Do!(liano Annunziat-n
- Doro.inie.i Canne.lo - Donato Giacomo - Donato
Oiu.seppe - Dubini i\\rJariam Luìgill ... D·urnnti
Ciu!cppìna - Ourbano Girirndo Moria - D'Uva
Caterina - Duyany Rosalia . Edile sortllt - Eiralc
Lina - Elefante Mnri• . Enrico Rina - Fubbelh,
Mt.1ria - J:i"abbris _l\\,la_rin • Pacelli Ferdinando -
F'ac~lli !\\Ilaria . F:iilla Rosaria - f'nlchero dott. Ca-
te!rina - Fnlchero Rin~ .. Falzcttì Rina - Fanar-a
l\\ilnddnlena - Fandli '1\\·Tesinn .. Fangaz.io Carmen
e Pìero - Fflnlngutzi Gionnu.zzt Agnese - Fasanj
Mn.rfa. èd Elena - Fasano Linu - Flia Antonio e
31 gennaio, i medici parlavano di una P:lola - Ucrgomì i\\lurfa - Bcruero Renzo - Rc.~onzi Ri na - Fedele Matteo - F'enoglio M.nria .. Fern
vera grazia del Cielo. Oggi Rosella,
grazie alla potente intercessione della
Giovanni Cam1llo - Oernacc;h 1 Paola - Hernord1
Rina - Bernini l\\luti lde - fiernotco Tcrcs.11 - ller•
telli Ro~a,ina - Ilcrtolinn Moria - Bcrtolonc Amanda
coL .Domenico - Ferrnra Mnria - Ftrmri Lorenzo -
Fcnnri Ot·ndoni l\\tfnrta .. FeTTari Teresio - Pér-
rari~ Maria - Fe.rro sorelle: - Filippi Gianna -
Madonna di Don Bosco. è perfetta- - lJestngno Angela - lliagioli Brun\\:ltta - Jlianch1 Fil1ri AJbn - F'ilosofo Secondo - f"inocchhuo
mente guarita e gode del normale uso
delle facoltà mentali, che sembravano
compromesse dal grave trauma al cranio.
Carlctnn - Blnnc.hi Ciovonn, - Bianchi Rirn -
Uianco Dario - Oiasi Virginio, - Rilotra Borcllo M.
- Biondo D0111enico ... Hione Olga ~ BiscafJi Lui
j;:ina - Riscetti Eugenia - Bjsnglio LiJiom\\ - Bln!iii
Giuseppa - Fioravantj Gianni - Fiorelli Gfosep-
pina - Flore Onorina - Foddis Antonietta - Fol-
lone Valenza Mnrfa - Forrnigoni Fernanda
Franco Angelina • Prantaguz.io Agnese - Frontoni
Riconoscenti ringraziamo Maria Ausilia-
trice e San Giovanni Bosco.
Laura .. Dodo Francesco. - Boi1sino fmn. - Boin
Clemente - .lloldanaz.zi Linda Bolla Nlarin
Bolloli Rosa - Bon Marcello - Bonn Elisa • Bona-
De Loren:ti Maria - Frappolj C. - Fra1az Cesarino
- Frati ini 1.'.e.rrario Bruna - Pré Ernesta - Fr-igeri
Anna M:u-fa - Frugoni Malilde . Fumagalli Giu-
Nizza Monf.ro (Asti)
tina Luigi - Uonazza Vittorio e 1\\lariu - Oonfonj seppina - Gadolini Luigina - Gaido Pietro -
Savina - 8Qnlna \\'incenzo Bomnoss:u· Li11da - Galhfoti Lucio ~ GnJbiati Sabatina - Galletto
DI GIDRGIS ANGELA IN SANCHEZ, Bono Giovann i • Ron<,llo Gecchelìn MaddoJenn Albina - 0-ambn Rosn - Gnndolfi Luisa• Gandolfo
GINO SANCHEZ
Donomi Giuseppin-n - Oonsiil'noris Paola - Tiordoni ElisRbctTa - Garau Stoppani • Gariglio Rina
:\\.Ilaria - Boré fam. - Barelli Giovanna - Boscardm Gu.rla.lli A. - Garnero Maria - Gasparini .Elin .
Elena - Bosio Rosa - Bramardi Lucio - Brignoae Gasparri Maria - GazzoU Lt:Ligi - Gelosa Olimpja
:viari• - fJruccoleri Filomena - Brundu M . Paola Gemi&-nRnl .-\\ndrcino - Gen,ovcse .Francesco
SENZA MEDICAMENTI
DI NESSUN GENERE
Una mia nipotina di due anni era in pe-
ricolo di rimanere zoppa per tutta la
vita, perchè, secondo il verdetto medico,
non si poteva fare nulla, essendo im-
possibile ingessarla prima dei quattro
anni. Frattanto il fianco destro minac-
ciava di deformarsi del tutto. Per aiu-
tarla in qualche modo le prescrissero un
trattamento che dovemmo abbandonare
per mancanza di mezzi economici. Fu
allora che con tutto lo slancio del cuore
la raccomanda i a Maria Ausil iatrice.
Ogni giorno ripetevo la supplica, e la
grazia miracolosa non si fece attendere.
Senza nessuna cura di nessun genere, la
bambina. all'ottavo giorno della novena,
Brunet Giovanni - 1Jrusatc Car-olina - Oruschi
\\1ario - llrussone Tvlaria - Hrustio Giovannino -
Buffa Giachino Clotìldè - Ouosi Ada ... Burzio
Caterina - Bussi H.ag. Enore - Butano Carolina -
lluui Pia - Buctl('é 8:tlistreri G iuseppina - Bu11i--
ronì Anita - Cagnolà Paola - Caiani Fer-rnrio
Angela - Co lc:1tc!J'lll Rcrafina - Cali Nunziata •
taliu:a-rl Assunta - Camesasctt Giuseppina - Cn-
musso \\'inorio - Canale Angelo - Caonli Giacomo
.. Canoli Vilma - Capironc Tc.resjn~ - Cnppclletti
Tullio • C:appeluni Elisa . Capro Teresa - C.prni
Annu.nzio:tn - Caputo Maria - Cap'UZ2:o Mario -
Capuizo Sandrn - C:aracciolo Colletti Olga •
Caraglio Giu.seppi nn - Carbone Mrirfa - Cardin-ale
Concetta - Cordone Ue..rtino Domenicn - CRrd◊ni
Santa - Corletti Nedda ved. Tnimonti - Cormill•
Paolo • CarnevaJt Francu - Carossa Filippo -
Carraro \\•Vilma - Casognmdc Polntirn .. Casale
Ambrogina - Casani Bianca - Casanova Borea
Luigi - ('asella Carta Gemrn3 - Ca~~issa El~n•
- Cassotta Maria Cri$tinn Castagna Ferrcro
Giuseppina • Castiello Teresa - C:astiglion Adele
- C':asllgli.oni Anna - Casloldi Pinuccia e Metilo
- Cataldi Fausta - Cataldo Rosolia - Cattaneo
Rosrninn - Cavagliano Dom.enico - Cnvcl li Li-•
Gerbino-Promi$ fam. - Cermnno Francesca -
Cerosa Mario - Gervasio Teresa - Ghezzi Sofio
. (;hir:irdclli Artemisia Ghiringhelli N. - Gian-
nel.li Nlàciu - Ginnncno Giuseppa - Giannini
Teresa • Giannotti ~faria - Ghunincngo Elio -
Gigli Tqrsio Silvi" - Cina Annarn.arin - Giordan9
Fcmand...1 - Giordano G iacomo - GiovsngrandJ
Carlo - Giovnnora Fcdclina - Giuliani Luciano -
Cnoffo Rosa - Goi Losi Laurn • Orni Màrio -
Grande Giuseppe - Grossi Angela .. Grasso Fran-
cesco - Graziano Teresa v1.,.-d. Ravarino .. Graz-
zotti Francesco - ùrillo Giusepp3 - Grillone
Rosina - Grisanri Cllrla - C...:ri$eri fam. - Grisetti
Cesira - Grizzi A111!d• - Groppi Angela - Groppo
Ls-onildc - Crosso Amabile - Grosso Angela -
Grosso Morfo - Cuccinnlì dott.. Enzo - Guenz.oni
Ester - Cu1;rra C. Marfa - Cuggi1mo ~1'.a.ria -
Gul(liclmim:tti G. - Guillllmin Massimino - Ja-
caccia Pierina - lla.rdi Francesca - lncuu; Fiorcnz.-.
Marin - lngarnmo Dome.nico - htiruto M. Ausil
Cesano Maderno . L'Abh•<e AngiolinJ - La Fer-
rara Rosa - Lai Anna. - Lamera Agnese - Landonio
Rosa - Latta Salvatore - 1.auaruli Savino · Lnz•
zarotto Antonietta - Leoncini "-111.ria - Lconfonc
potè posare bene a terra il piede difet-
toso e camminare normalmente. Oggi ha
sei anni ed è una bimba vivace come
nuccia. - CnvallQ Colombero Lucia - Cavassa
L\\Jigìnn - Cazzulfno (ìiuscppc - Cento Giustina
- Ce.rrato Pier1ujgì - Ccn.nti l\\lla.rta .. Cesana .l\\tla-
risa - Cherc.bis Mctria vt:d. Floris - Cbessa Alfa -
Cina - Licolzj Costanza - Lic.astro Mimma
Livellann Luca - Lo Faro Conceua • Lombardo
Concettina . Longis Lctìz.in - Long9 Bruna -
Lonioln fam. - Losa L\\1cia - Lupo Laura - Lusso
tutte le altre.
Chiesa Armida - Chilà Etelc- Chini Rita - Cin:u-do Cecilia - Mnccario Camillo - Maccario Luigi -
1,ngélo - Cipri Adriana - C irillo Olga • Cirona l\\1nccaroni Rosanna - ~1accon Maria - M:aggiore
Reus (Spagna)
Angelo • Cirtuto Palma - Clementi Enrica - Ciuseppe - Maggiorro llerton Eliso - Magni
30
MARIA PUJOL VED. DE AUQUt Clerici Gilda - Colaianni Michele - Coli Nunziata Mara - Magro Emma - Maio Rana Màriolina.

4.3 Page 33

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PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DO MENICO
SAVIO
SOPRAVVIVE PER GRAZIA
D I SAN DOMENICO SAVIO
Le mie piccole gemelle. per mancata
ass1mìlaz1one incominciarono a dimi-
nuire di peso tanto da preoccupare dot-
tori e infermiere. Al 24° giorno le bimbe-
erano ridotte in fin di vita. Una Figlia di
Maria Ausiliatrice. venuta a sapere il
caso. mi promise un abitino di San Do-
promesse: se ci avesse fatto la grazia, Giovanna Catricalà Castagna (Soverato · Ca-
l'avremmo fatta pubblicare. avremmo dato
tanzaro) rende nota la guarigione del nipotino
Robeno d1 sei anni afletto da paresi al VI bila-
al piccolo il nome di Domenico e, ap- terale e stasi alla pupilla con sospetto tumore.
pena possibile, c I saremmo receti a To-
rino tutti e tre per ringraziarlo personal -
mente. Cosi giunse la grande grazia: un
bellissimo bimbo é arrivato ad abitare
Mariuccia Grioni (Marghera Vene"'la) di-
chiara che il marito, ustionato in mo-Jo preoc-
cupante durante Il lavoro. invocando S. D. S.
ev11ò l'intervento di plastica che gli dovevano lare.
nella nostra casa. Ora io e mio marito
a tutti quelli che rimangono meravl-
g liati del nostro caso, diciamo che tutto . - - - ~ - - - - - - - - - - - - = ~
menico Savio. Quando arrivò, purtroppo dobbiamo a San Domenico Savio, del
una bimba era già spirata. Lo misi su-
bito sull'altra e pregai Intensamente.
San Domenico Savio ce la salvò. Sono
già passati più di sei meSJ e la bimba
sta bene. grazie al piccolo Santo.
Casrelno,euo (Pawa)
CAROLINA TOMASINI IN MARINI
quale sempre più diffonderemo la de-
vozione.
Monza (Milano)
CONIUGI ENRICA E CLAUDIO BRAMBILLA
SI ERA SPOSATA
CON UNA PENA NEL CUORE
l,<t missinnf' <li Don Bosco
nista dc, 101 ex-minisfro
g i a p p o n ese
Don Gaetano Scrivo, del Con-
siglio Superiore dez" Sale!io11i,
durante 1111 suo recente viaggw
in Giappone, ebbe u11 colloquio
con l'ex-minùtro della sanità,
IL BAMBINO ERA GRAVISSIMO Le due sorelle Rina e Maria Bonamigo
attualmente sr11a1ore. Si noti
Il mio caro nipotino Fulvio. a circa sei
mesi di età, dovemmo portarlo all'ospe-
dale. Il professore, dopo accurate dia-
gnosi , riscontrò: ghiandola del timo
molto ingrossata. Quando gli chiesi un
parere, mi rispose « Signora, il bambino
é gravissimo» Allora mio marito e io
ci recammo all'altare di San Domenico
Savio supplicandolo con tanta angoscia.
Poi corremmo con l'abitino al capezzale
del nostro caro Fulvio, fiduciosi che
avremmo ottenuta la grazia. Alla sera,
quando passò il professore. ci disse:
« Ma é un miracolo I Sembra che ci sia
un filo di speranza». Oggi il bambino
sta liberandosi dagli ultimi residui del
mate e siamo certi che San Domenico
Savio completerà la grazia.
si sono rivolte a noi per avere l"abitino
di San Domenico Savio, e Domenico
Savio é stato con loro meraviglioso.
Una, dopo ansiosa attesa, ebbe una
bella creatura sana. La seconda pure
ebbe una creatura, ma l'evento si compi
in condiz.ioni tali che i medici lo attri-
buirono a un intervento superiore. In-
fatti la mamma fin da giovane era gra-
vemente ammalata di cuore. Avevano
tentato un i ntervento, ma avevano do-
vuto chiudere perché non l'avrebbe su-
perato. Si sposò con la pena in cuore
della sentenza medica: la morte qualora
fosse madre. La fede le suggeri di rìvol·
gersi a San Domenico Savio. I medici
che la sorvegliarono, con sorpresa do-
vettero costatare un vero miracolo nella
nascita di una creatura sana, perfetta,
che in Giappone dal ministro della
sanità dipendono anche i pro-
blemi della gioventù.
Fra l'altro don Scrivo gli chiese
quale fosse, secondo lui, il com-
pito che i salesiani avrebbero
dovuto svolgere in Giappone.
L'ex-ministro lta doto una ri-
sposta che coiucide col pensiero
di Don Bosco. Cominciò colfare
zm'osservazione: << Perchè le vo-
stre scuole possano raggiungere
il livello della scuola statale
giapponese, e'/Jidenteme11te si ri-
chiederebbe da parte vostra uno
sforzo e wz lavoro enorme. E
poi sareste sempre 11110. mino-
Bosconero (Torino)
FELICITA CHIARTANO mentre la mamma superò felicem ente
ranza scarsissima, rispetto a u11a
l'evento, senza Il minimo inconveniente.
scuola di netta avanguardia».
ANCHE LA SCIENZA MEDICA
li AVEVA DELUSI
Sposata da cinque anni, per due volte
Queste due signore desiderano far co-
noscere l'assistenza avuta e inviano la
loro offerta.
Rosà (Vicenza)
SUOR ANNA GIOVAGNOLI
direttrice delle Figlie di M. A.
Ha qztiudi ,·ibadito: <• Ma ricor-
datevi che in Giappone, soprat-
tutto a Tokyo (dieci milioni di
abitanti), i giovani abbando-
nati, i giovani disorientati sono
divenni mamma di due belle bambine,
tantissimi, sono decine di mi-
ma dopo poche ore morivano con im-
gliaia, forse centinaia di mi-
menso dolore mio e di mio marito. Il
caso era molto strano, poiché 1utti gli
ésami erano risultati negativi. Di fatto
però i bambini nascevano con difetti
alla respirazione che li portavano a una
Sandra Traversa in Carretta ( Parma) è grata
a. S. D. S. per la guarigione della mamma da
un auacco d'asma. del padre da cirtosi epatica
gliaia. C'è bisogno che voi
lavoriate itl mezzo a questi
giovani. Io ho letto la vita di
Don Bosco e mi pare che que-
sicura morte. I dottori erano perplessi e e del figlio da una ciste.
non si pronunziavano. Cosl anche la
Maria T eresa Broggiato in Frarom (Saline
di Noventa - Vicenza) soffriva di asma mentre
sta debba essere la vostra
missione~-
scienza medica oi aveva delusi forte- aspettava un bimbo e trepidava perchè ì me-
Ì:'.' significativo vedere rica11fer-
mente. Eravamo molto sfiduciati, quando dici pronosticavano gravi conseguenze. Invocò
un'amica salesiana mi parlò di San Do-
S. D. S. e tutto si risolvette felicemente con
sorpresa dello stesso medico.
mata da tm pagano responsa-
bile, profondo co11oscitore dei
menico Savio e mi procurò l'abitino, che
indossai subito all'inizio della gravidanza,
e ogni giorno continuai per nove mesi
la no~ena, ricevendo sovente i Sacra-
menti. Poi con mio marito facemmo varie
Zacchero Enza Francia (Brusasco · Torino)
scrive: « Invio offerta a S. D. S. quale protet-
tore delle mamme per la grazia concessami di
avere, dopo due maternità deluse. un bimbo
bello e sano, che voglio porre sotto la sua pro•
tezionell,
problemi giO'Vattili, autore di
moltissime pubblicazioni, la mis-
sione caratterislica dei figli di
San Giova1111i Bosco.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Luigi Paslnelli t • S•n Poolo (Brasile) a 57 anni.
6: un a lrro missìonario del Rio Negro che cade sul campo del Javo.ro,
consunto anzitempo dall'insidia del cancro. Nato a Fonteno (Bergamo),
~i preparò oJl'apostolato missionario nel.l'nspirnntato card. Cagliero di
Ivrea, partì per le 1.\\'lissio'li del Rio Netrro nel 1QJ2 e rimase sulla breccia
fino alln morte. Fu direttore a Jaunrete, n S. IsBbel, a Taraquà e uJti...
mamente a S. CabricJ. DJ temperamento allegro. portava con strenib\\
invidiabile i suoi malanni, concinunndo a lnvornre come. un sano. Si
arrese alln violenza del mole solo por morire. 1 suoj co nfrnceJli e com-
pa.gni di missione si domondilno: quale premio 3vn\\ dato il Signore a
questo lavoratore che per lunghi anni ha affr()ntaro il lavoro e il dolore
col sorriso sulle labbra, sempre. dimentico di per pensare solo u
salvare anime?...
Coad. Hanley Giuseppe t • Chertsey (Inghilterra) a 87 onni.
Sac. Antonio Martinez t a Po:coblanco (Spagna} n 76 nnni.
Coad. Vinc:en,:o La Mela t n Modica ( Ragusa} a 7➔ anni.
Sac. Mariano Mallada t a Balaguer (Spagna) o 68 o.nni.
Sac. Rolando Adamovlcb t • llururi,est (Ungheria) a 68 anni.
Sac. Gioachino CabeUo t a Puerto Real (Spogoa) n 66 anni.
Sac. Giuseppe Kreslln t a Krizevci (lugoalavrn} a 56 anni.
Sac. Pietro Baron t a ltajai (Drasilc) a 55 anni.
Ch, Luigi Fernàndu t a Balaguer (Spagna) n 24 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Emilio Canine t a Gravellona 'l'oce (Novara) a 76 anni.
Coope.r:Hote ed ExalJievo, amava 111oito In. F11mi,::rlìa SnJesiana e
Don Bosco, e venera,ra il suo primo successore, il venerabile Don M.i-
cbe.le Rua.. Parla,rn volentieri del suo caro Jstituto di San Benigno
Cann.vese ehc lo accòlsc tQg&Z7.0, e de.i superiori di quella casa, alln
quale rimase affcz-ionnto pe:r tuttn lo vim. Colt.ivavn Je vocazioni e le
seguiva, come con vivo interesse seguiva il lavoro dei salesiani, special-
mente nelle stuole pròfo.ssionali e agricole, e le gesta eroiche dèi mis-
sionari nei lebbrosari e nei paesi di Nlissione. Era una gioi.a per lui
recitare ogni sera la SflltH! Regina per i Superiori e i lVlissiona:ri.
Enrico Frontini t • Locate Varesino il s gennaio 1969.
Tutto il paese lo volle 3ccompngnare all'ultima dimora net commosso
ricordo dclla su~ laboriosità e della su-a costante Serenità. Famiglia.
chjesa e lavoro furono gli unici fecondi interessi della. sua vi-tn semplice
ed esemplare. .La nwncrosa figliuolan.za, attinse al suo esempio un grande
spirito di fede. Amava l'Opcrn di Don Bosco e la seguiva con vivo in-
teresse attraverso il Bollettino. li S ignore lo premiò concedendogli la
gioia di un figlio sale&iano.
Domenico Antonio Di Bernardo f a Spcdino (Rieti) n 77 anni.
Cooperatore affezionato a Don Bosco fin daIJa su-a giovinezza, s-eppe
diffonderne lo spirito anzitutto fra i m.ctnbri della sua famiglia e deJle
famiglie do essi formate. Del Centro Coop entori • Cerini di Rom3
sono membri zelanti Ja figlia e il genero, che hanno seguito il suo esempio.
ln que:ai uJtinù anni leggendo la pagina dei nostri morti sul Dollettino,
ripeteva il suo desiderio di essere anche lui in quell'elenco dopo la
sua rnorte. Lo ha meritato per la sua vin:s profond.am._ente cristiana e
per l' amore fattivo che ha sempre nutrito per 1n nostra terza Famiglia.
Cesarino Sandno P lottl t a Milano a 88 anni.
Exnllic.vo <lcllsa C-a,sa i\\lJ.adre, conservò v-ivo il ricordo dei .suoi Superiori
e l'Amore :i Don .Bosco, di cui propagò la devozione. AJ Snnto diede
volentieri l'unica figlia, Sr. El~na. nell'Istituto delle Figlie di M. A.,
dalla quale ebbe d conforto di essere pii.1 volte visitato nei dodici anni
cli in(crmità, sopportatu con viva fede, edificante serenità e generose
inteaz.ion1. Commovente '3 d~vozionc alln Madonna di questo degno
Cooperatore. che nello rccfta dd numerosi.$.simi Rosari quotidiani trovò
la forza di una adesione p,iena e amorosa alla volontà di Dio, meri-
tando di fare unn m,o("t4! a-anta.
Comm.. dr. VlrglnJo Amedeo Angela t a Parma 82. anni.
E.xallicvo dì Parmn e di Alas~io, fu anc:he affezionato Cooperatore. ri-
coprì imporranti eariche provinciali e. regionali come esperto a.e] set-
tore aJrricolo e .,;ommèrc;inle. Uomo di fede profonda, conservò <: ali-
menrò in r.t! una tenera devozi(')ne alla Ver,ttine Ausilì-nrrice e a Don
Ho~co, e nutri per i suoi educatori salesiani perenne riconoscenza. U
serninario diocesanu d, Panno, le orgaai.zza2ioni assisrenriali della sua
parrocchia e l'isperto·rià saleSlnnn Lombardo-Emiliana gli devono partico-
lare J(ratitudìnc perchè- ne aiutò sp1Titunlmente t materialmente Je opere,
Caterina Maddalena Lovera t a Cuneo a 81 anni.
Era la Mamma dei Salesiani di Cune-o"· Fin da11'lnizio della nostra
opera i salesiani banno trovato in lei unta mamma dal cuore grunde e
generoso che li ha compresi c. s-i è prodig1un in tutri i modi per aiutarli
pagando di personn e creando attorno all'Opera nascente una vasta
atmosfere cli gimpatfa e di cordil\\le coopenzione.. Umile, comprensiva,
dimentica di s-è e sempre att1.:nta n prevenire le necessità degli altri, è
passata aiutando, confortando, consolando col suo inalterabile sorriso
e col suo l,nno e crisriano orrimismo. Ferma nei principi della fede,
irremovibile nei doveri rlclla pratica cristiana i: saggin nella direzione
delln fomill'lfo, la.sci:1 un largo rimpianto in quanti ebbero la gioia di
c.onosçerla t: soprattutto nei salesiani chè ttanna lavororo nel Convìtro
tli Cuneo, da lei sempre cordialmente amati e gcnè.rosamente beneficarL
Dio ricompensi adeguatamente l'unima suo belJa.
Remigio Gluseppe Braschl t n Milano.
Alle toglié dell'eternità ha niccolto i frutti della suo mitezza d'animo,
della sua forto.-zzn cristiano, dd suo donor-Si illuminato e generoso.
Amb la pnrrocchiaJ a cui diede tanta pn:rte della sua atthrit:\\ i amò tenera-
mente la .suo famiglia n cui seppe donare llempre la luce e il conforto
Ji u.nn fede vissut.a, specie nel momento del dolore; amò l'Unione dei
Coo
che
peratori.
lo vide
per In qwùe
pellegrino a
spese molte <.l111le sue energi
Lourdes anche quando le
efo; razmeòfilsoicMhead~oiànngah1
venivano meno. Nella penoso znalaufo andò iocontro al Signore fidente
e se.reno.
Edvige, Meardl t a Milano il i 7 11enn•io 1969.
Consorte dell'ing. Guglielmo. Consigliere i~pettoriale dei Coopèratori,
e mammn di unn Figlin di Maria Ausilfatrice, ho consumato la sua vita
nel lnvoro, nclln pic11', ncUa cristiana educazione di un;s famiglia esem-
pl-areJ in fervida devozione a Gesù Eucnristico. alla Madonna, n San Gio-
vanni Bosco t a Santa Maria Mazzarello, coronnndoln con l'eroica
sofferenza di una lungn dulor~issinu malatlia, ln essa trasse ispir.a.-
:zionc dnJ venerabile. don Andrea 0cltram.i. offrendosi a Dio per la pace
del mQndo, per il rinnovamento spirituale detJa Chiesa e della tnpbcc
Pomiglh S•le.1i~n,t.
Plerlna Dughera t o Vercelli.
Animo sen1ptice e pia, Lrascorse la sua lunga vita di Cooperatrice sale-
siana facendo del bene dovunque e speci:t.lmente nella sua parrocchia,
dove educò c.dstinnamente schiere di fanciulli, con il Catechismo e
l'assisten.za rcligiosa. Era assidua ogni nnno RjJli Esercizi Spirfru:ùi
con le Cooperatrici. che. t!dific-nvn oon il suo contegno raccolto e fervo-
ros:o. ~ella pia Ca,!ia dì S. Eusebio chiuse santamente la sua vita nella
preghiera e nc:lln medirazionc.
Aurora I.afta de Esplnosa Sa14atla t • Lima (Perù).
Fu zelante Cooperatrice salesiano e grande benefattrice delle nostre
Opere in Quèlla. Jont.nna Repubblica Sudamericana. Ancoro. nella sua
ultima m3Jania dimostrQ il suo grande amore al11Eucuris1ìa, che rice-
veva tutti i giorni, e a Maria Ausìlfatrice, di cui chiedeva la bencd.izione.
Era veramente orgogliosa della su.a vocazione s3lesiti..na •·
AngelaCucco ved. Fontanella t n Cùstelletto Cervo(VercelH) a 86 anni.
M.adre di fede profondn, seppe educare in essa j suoi $ei figli, lieti;\\
di averne dùna,o uno al Slgnore nella Cong-reg-azione $1,1;lesiana. il nostro
signor Felice. l\\.1aeura appreuatisslma per q_uarant1anni, {tee dell'in-
segnamento unn missione.. Si distinse per la 5:ua devozione nl Sacro
Cuore., d1 cui fu apostolu nrdente tra gli alunni, e per quella 3 Ma.ria
Ausiliatrice, dellu qunlc scriveva ncJ su<- diario: Benedetto l' istante
in cui mi :,ii instillò 1-n devozione alla Vergine sotto questo titolo, auspicio
di predestinazione e de.Ile più belle speranze•·
Maria Grlgnolettl ved. Antlgnatl t a 'l'revig)io (Besgamo) a 78 anni.
Madre di tredici figli, atriose dalla sua grande fiducia in Dio la. forza
per valoriz2are i sacrifici e le sofférenzc: di uno vita di povertà. Lavorò
fino a poche ore prima della morte, sostenuta dallai fede e dal desiderio
di operare na.scostnrnente per evita.re disturbi agli altri. Considerò
sempre suo vanto l'aver dato a Don Bosco 11 figlio Carlo.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
BagJictto Antonio - Barge Mada .. llerta Pasquale - Bovero Cleomina
Giuseppina - Bracci Prof. J\\1assimino - Brnncato CastelH Provvidenza
- .Ouff:1 Emma - Cagnasso Fantini Anconfa ... Calaciura Ignazio - Cav.a-
glinto Anna - Cottino Annetta Gru-lo - Cugousco Ida - Del Bianco Ada -
De 'l'offol M.• Giovanna - Dì Libero Paolo - Fallica Stefano - Fasano
Margherita Teodolinda - Ferrero Tcn,illo - Ferro Mario - Gaia d. Et~ore -
Gaidano Luigina - Gilforte Enrko - lng-iullu Si~Jv;uore - Listello Caterinn
Merlone Giuseppina - Mnsaitclli lvlichele - Messore Carmela - Panaccione
Maria - Patti d. Salvatore .. Roect1ri Anna - Schenal Venceslao - Torta
Ottavia - Vai An,gela - Vai Teresa Da1otti - Vltrotti Lodovico.
L"ISTITIJTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legalmente rice-
vere Legati od Ered!U1. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d·un legato: • ..• lascio a11·tsrituto Sales/ano per le Missioni con sede In Torino a titolo di legato la somma di Lire..• (oppure) rimmoblle
sito In •.. »
Se trattasi. Invece, di nominare erede di ogni sos1anza l"lstotulo, la formula pouebbe essere questa:
... Annullo ogni mia precedente disposi,ione testamentaria. Nomino mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino,
lasciando ad esso quanto mi appanlene a qualsiasi titolo•·
(luo_go e data)
32
(firma per esteso)

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA L 60.000
e Avvertiamo che le pubbllcazlone di une Borsa incompleta si effettua
quando il versamento iniziate raggiunge la somma di L. 25.000, ovvero
quendo tale somma viene raggiunte con offerte successive
Non potendo fondare una Borsa. si puO contribuire con qualsiasi somma a com-
pletare Borse già fondale
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria Ausillatdce, S. G. Bosco e
S. D. Savio, proteggete lo 110$tre famiglie, a cura
della famiglia Bassetti (Turbigo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausllla1rice e S. G. Bosco, i11
suffragio dei defw11i Ricciardi e Scelli, ,icl
primo a1111iflerwrio delle motte della moglie,
a cura di Nicola Ricciardi (Pa,,ia). L. 200.000.
Borsa: Emilia, Berta e Valerla Peul, iti ricordo
e sr,ff-ragio. L. 50.000.
Borsa: Adamo, Pie1ro e Alfredo .l'ezzl, fo
ricordo ~ $ttffrag·io. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, p. g. r.
e invocando protezio11e su tu/la la famiglia,
a cura di Agnese Rimoldi Giovannini (Lu-
gano - Svizzera). L. 50.000.
Borsa; Carlo e Rosalia Besozzi, in memon·a ~
,uffragio, a cura di Alberto e Marin Besozzi
(Castelveccana - Varese). L. 50,000.
Borsa: Michelina Gonella ved. Bru ni. in me-
moria e suffragio, a cura di Alberto e Maria
Besozzi (Castelveccana - Varese). L. 50.000.
Borsa: Pilotto Adalgisa ScarelJa, Cooperatrice
sales·ia11a, i:n 'r'icordo ~ suffragio, nel .i 0 a1111iver-
sario tfelln morte, n cura della figlia prof. Silvia
(Genova). L . 50.000.
Borsa: Prof. Silvia Pilotto (Genova). L. 50.000.
Borsa: Maria Italia Torresin. in adempimento
suo ultime volomà. L. 100.000.
Borsa: Achille, Giacobbe, Villoria e Zcllndo
Torrcsin, irr atli,11.pime11to ultime volonta di
Maria Italia Torres·in. L. ,00.000.
Borsa: Salus Inflnnorum, a cura di Filippo
Nicolena. L. 50.000.
Borsa: Don Bosco e Pio XII, -i,, memm-ia di
Giuseppe Ruspini (Cocquio Trevisago - Varese).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliacrice e Don Bosco, in rin-
gra:siam"nto e i,mocando protezfotie, a cura di
Anna Giacosa (Savigliano). L. 50.000.
Borsa: Sàn GiovannJ Bosco e Papa Giovanni
XXIII, a cura di Elsa Gallo (Alassio). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, i11t10-
ca11do u{e,ti benedizio11i, a cura di Ficco Giu-
seppina (Ruvo di Puglia - Bari). L. 50.000.
Borsa: Marla Ausiliairice, Don Bosco e S. D.
Savio.., i,i ringraziamento e invo,a11do prou-
zio,ie m(/a famiglia, a cura di S. V. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, invo-
cando grazie spirituali e temporali per me e i
miei cari, a cura de])Q prof, Emilia Orsini
Barone (Roma). L. 50.000.
Borsa: Famiglia Piz:tato (Thiene - Vicenza).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Rosa Rovegno (Tribogna - Genova).
L. 50.000.
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria SS. Del
Mazzaro, Auxilium Chris1ianorum e S. Do•
menico, i11 ricordo e mffragio del f7atello Do-
1,umico, a cura deU'avv. Gjovanni Bartoli
{Mazzarino). L. 50.000.
Borsa: Canonico G. B. Parodi, i11 memoria
e suffragio, a cura di C . Z. (Casalcermelli).
L. 50.000.
Borsa: Maccagno Traversa Maria, i11 memoria
e su.ffra,zio, a cura del marito Maccagno Gio-
vanni (Torino). L. 50.000.
Borsa: Ven. Don Michele Rua, a cura di An-
gelina Masala (Dosa - Nuoro). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, ;,,
mnnoria de-i miei cari defunti: Giova,rni, Aldo
e Felice, " cura di Rosa Mapelli (Villasanta
- Milano). L. 50.000.
Borsa: Bartolomeo Mazzi e Celestina Ceva,
a cura di Giuseppina Mazzi Ferrere (Torino).
L. 55.000.
Borsa: Divina Provvidenza, a cura di Daglione
Francesco (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e s. G. Bosco, pro-
teggttt i miei figli, a cura d., Onin Carducci
(Gualdo Cattaneo - Perugia). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco, 1'.11 riu-
graziamemo e supplita11do protezione, a cura di
Anna Colonnello Broell (Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, p. g. r.,
a cura di N. N. (Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Maria AusiliaLrice e Papa Giovan•
ni XXIU, a cura dei coniugi in'!'. Giovanni
Manfredi e Maria Cerisola {Savoru1). I~. 50.000.
Borsa: Geronimi Maria, ;,, ricm-do e suffragio,
a cura del mariti) Enrico Foglll<zaro (S. Gia-
como Filippo). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco.
L. 50.000.
Borsa: Laura Vicuna, p. g. r., a cura di Amato
Gorret (Valtournanche). L. 50.000.
Borsa: Gaspare Follls, in ricordo t suffntgio
a cura della moglie Aimìno Orsoliru,. (Reggio
Emilia). L. 50.000.
Borsa : Don Pietro lletrUti, a cura di Crippa
Francesco (Melegnano). L. 50.000.
Borsa: Mons. Antonio Novi, a cura di Gio-
vanni Nevi (Angri - Salerno), L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, i11vo-
cando protezione in uita e in morte, a cura di
Mons. Ferdinando D'Ippolito (Lariano).
L. 50.000.
Bo.rsa: Maria Ausiliatrice. Santi Sales.iani e
Papa Giovanni, per l'unita della Chiesa, la
pace nel mo11do Ì71vocando protezione, a cura
di N. N, (Aosta). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrioe e S. G. Bosco, p. g. r.
e invocando protezio11e sulla propria famiglia,
o cura di Boogiorni M. C. (S. Lazzaro - Pia-
cenza). L. 50.000.
Borsa: Marja Ausiliatrice e S. G. Bosco. ili
riconoscenza e implorando grazie sulla mia
famiglia, a cura di Coromin GioBatta {Arzi-
gnano - Vicenza). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesiani,
implorando protezione, a cura di Olimpia Ca-
vaglia (Santena - Torino). L. 50.000.
Borsa: Barello Na1allna, a cura d i N. N.
L. 50.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice, Don Bosco e Don
Rua, i,, ringraz,iam11nto, ùi JujJragìo dei miei
defunti e implorando be11edizio11i, a cura di
Ferrere Rosa (Pessione - Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo Rinaldl, a cura di N. N.
L . 50.000.
Borsa: Emilia Grebori vcd. Dutto. i11 1nemoria
e suffragio, a curu della cognata Rosina Callo
ved. Grebori e figli (Torìno). L. 50,000.
Borsa: Maria Ausiliatric,e e Don Bosco. in
suffragio di Luigia Colombo G{11}ira11hi, a cura
del marito Dante e figli (Monza). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo Rinaldl, a cu.ra di Buffo
Domenico e !amiglia (Torino). L. 50.000.
Borsa: L ucia cappelli ved. Pisc:rni, Coopera-
trice salesiaua, in mftmoria I! st1.ffragio, a cu.ra
dclla figlia Maria Ausilia (Bassano Romano -
Viterbç). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, brntdit, la mia
amma, a cura di Giovannina Ruhei (Amatrice
- Ascoli Piceno). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù e- Maria Ausilia-
trice. i11 ricordò e suffragio dei miei gmitori
Cesare e C/a7a e della mia prima moglie Amadlia,
a cura del dott. Carlo .IV!nzzucco, exallievo
di Borgo S. Martino (Alessandria). L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Berruti, a cura del dottor
Carlo Panizzi, exallievo di Alassio (Badalucco -
Imperia). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, proteggi tutti i miei cari!,
a curo di N. N. (Piacenza). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatrlcc, a curn di Maria
Cappellani, Cooperatrice salesiana (Catania).
L. 50.000.
Borsa : Santa Lucia, i11 suffragio e ricordo della
madre Silvestri Caieri11a, a cure della figlia
Italia (Avellino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, fnvo-
ca11do protezione, n cura di Maria Bianchini
(Alassio). L. 50.000.
BorSa: Don Congh1- Francesco, gid missiona-
ri,, i11 l'ifato Grosrn, p. g. r. attribuita alla ma
itrterussione, implqrando la completa guari-
gio11e, a cura di Congiu Cardu cav. Efisio
(Cagliarì). L. 50.000.
Borsa: Maria ·Ausiliatrice, S. G. Bosco, Don Fi-
lippo Rina.Jdi e S. Rita, in ringra__'T7an1tmto e
invocando prote:,,iòrie, a cura di Salvai Emma
(Frossasco - Torino). L. 50.000.
Borsa: Carlo e Giuseppe Perucca, n curn di
Giovanni Perucca (Terranova l\\ltonfcrrato -
Alessandria). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco, a cura
di Giacomo Spoto (CalaLafimi). L. 50.000.
Borsa: Maria AusiJiatrice. e. S. D . Savio, in ri n~
,,.aziamento e i11vocan.do protezio11e, a cura di
Fernando Toesclù (Ronco all'Adige - Verona).
L. 50.000.
{00Jl''UtUlAo)

4.6 Page 36

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Spedlz. in abbon. postale • Gruppo 2• • 1• qui.ndicina
!~~~,~~INO SALESIANO
iIll 11°5ddeetlmmees.esepepreirDIled:::t~r;t?ri Sales/ani
S'invia
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Direzione Gen
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Opere oon Boasrcaole Torino
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Officine Grafiche SEI • Torino