IL DIVORZIO
È UN MALE
INEVITABILE?
Giorgio Campanlnl ha preparato per noi 3 articoli
sulla indissolubilit/J del matrimonio,
che offrono materia assai valida per illuminare
e le menti degli lncBlli. Il seguente articolo Il primo della serie.
Qualche tempo fa suscitò non poco
scalpore !"articolo di una rivista catto-
lica bolognese con il quale si prospet-
tava l'Ipotesi che nella società dei con-
sumi ìl divorzio fosse un male inevita-
bile. Si trattava. è vero, soltanto di una
ipotesi, non di un'affermazione apriori-
stica; e per di più di un'ipotesi avvalo-
rata da serie considerazioni di ordine
storico, psicologico. sociologico. Nè è
un mistero che molti, cattolici e no, si
pongono seriamente il problema se
!"istituto dell'indissolubilità non rappre-
senti ormai un residuo. destinato a essere
presto rimosso, di una società feudale
e autoritaria, tradizionalistica e patriar-
cale, che ha fatto ormai il suo tempo.
Indubbiamente la famiglia attraversa
oggi. anche in Italia. un periodo di ra-
pida e profonda trasformazione. Vecchi
valori scompaiono e altri ne prendono
il posto; principi ritenuti sino a ieri im-
mutabili vengono inesorabilmente tra-
volti; i rapporti dei coniugi fra loro e
con , figli sono assoggettati a un brusco
mutamento, quantitativo e qualitativo.
L"lstituto dell'indissolubilità finisce cosl
con l'apparire un assurdo e anacroni-
stico punto fermo in una società che.
viceversa, è in vorticoso movimento.
Nulla di più naturale, a prima vista, che
diagnosticare una crisi irrimediabile del
valore stesso dell'indissolubilità in Italia
analogamente a quanto è avvenuto in
altri Paesi sotto la spinta della nuova
società dei consumi.
• Un po' di storia
Ecco un primo accostamento - quello
fra divorzio e società dei consumi -
che merita di essere verificato storica-
mente. ~ proprio vero che l'indissolubi-
lità è posta in crisi dalla società dei con-
sumi? Se il discorso viene condotto sul
piano sociologico, non vi è dubbio che
fenomen i come l'urbanesimo, il lavoro
della donna, il mutato rapporto fra i
sessi mettono in crisi la tradizionale
stabilità dei rapporti familiari; ma una
attenta analisi storica rivela che dal
punto di vista del regime giuridico della
famiglia. nessuna reale connessione in-
tercorre fra divorzio e società dei con-
sumi. li divorzio è stato introdotto in
occidente (nell'unica regione del mon-
do, cioè, in cui, per indubbia influenza
del cristianesimo, l'istituto familiare è
stato modellato su un rigido schema
monogamico) assai prima che si affac-
ciasse all'orizzonte la società dei con-
sumi: baste scorrere la storia del di-
vorzio (o del tentativi di divorzio). da
Giustiniano e Enrico VIII. dai principi
tedeschi del Seicento alla rivoluzione,
per constatare che l'indissolubilità è
stata rifiutata quando ancora la strut-
tura economica e sociale dell'occidente
non aveva iniziato quel vasto processo
di trasformazione che ve sotto il nome
di rivoluzione Industriale. Questa ha
determinato un salto qualitativo anche
in ordine al divorzio. portando a livello
di massa fenomeni di rottura che erano
prima di /Jlites ristrette; ma si è trattato,
è bene ripeterlo, di una scelta compiuta
in una società ancora sostanzialmente
pre-industrlale. Il divorzio, dunque, sto-
ricamente non rappresenta il punto di
arrivo della rivoluzione industriale, ma si
colloca a monte di essa ed è fenomeno
che ha radici religiose. filosofiche, mo-
rali, assai complesse.
Proprio questa riflessione storica del-
l'istituto del divorzio mette in evidenza
come in realtà questo isli\\vto ;ibbia rap-
presentato in passato assai più un'im•
posizione di ristretti gruppi dirigenti
che non una consapevole scelta popo-
lare. Quasi ovunque il divorzio è stato
imposto da principi o da dittatori e i
pochi liberi parlamenti che nell'Otto-
cento lo hanno introdotto nelle legisla-
zioni europee erano generalmente espres-
sione di una base popolare assai ri-
stretta. Basti pensare che nè in Francia,
nè In Svizzera, ad esempio. le donne
parteciparono alla formazione dei par-
lamenti che poi decisero il divorzio e
furono dunque estraniate da una scelta
che le toccava da vicino.
• Due fatti
La storia dell'istituto del divorzio ri-
vela dunque due fatti che a molti (so-
prattutto a coloro che sono stati varia-
mente suggestionati da una certa sot-
tlle propaganda divorzista) potranno ap-
parire sorprendenti: che il divorzio non
è il "fatto nuovo" del nostro tempo ma
l'eco di decisioni e dl atteggiamenti
assai lontani; che il divorzio non è mal
stato una libera e consapevole scelta
popolare, ma l'effetto di imposizioni di
minoranze più o meno illuminate. E
proprio questa considerazione mette in
crisi l'affermazione - o, se si vuole.
l'amara constatazione - che il divorzio
rappresenti appunto un "male inevita-
bile". Non è mai stato in passato e non
si vede perchè debba esserlo in futuro
• ~ un "male evltablle" Il divorzio
Il divorzio, dunque, nell'Italia di oggi
è un male "evitabile", come avrebbe
potuto esserlo per altri popoli che non
hanno invece potuto di fatto compiere
questa scelta. E appunto ciò accresce
la responsabilità di quanti si interrogano
sul destino della famiglia italiana Per-
chè se il divorzio fosse un male inevita-
bile, non resterebbe che r1;1S$egnarvisi;
ma se è un male evitabile spetta a cia-
scuno e a tutti di assumere le proprie
responsabilità perchè sie evitato.
Tutto ciò presuppone ovviamente
un ottimismo di fondo sull'uomo e sulla
storia, che è ciò che sopranutto manca
ai fautori del divorzio. Non è un caso
che. da taluni giuristi bizantini a Lutero
e sino ad alcuni contemporanei soste-
nitori del divorzio, l'argomento conti- 3