Bollettino_Salesiano_198805


Bollettino_Salesiano_198805



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2 • I MARZO 1988
Rivista fondata da aan Giovanni Bosco nel 1877
Ouihèllclnale di inlormazione e cultura religiosa edito dal-
la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella posi. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tal. 06/69.31.341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 Intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Marco Bongioannì - Maria Collino - Plerdante
Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paotuzi - Cosimo
Semeraro.
Collaboratori: Giuliana Accomero - Nino Barraco - Ser-
gio Centofantl • Paolo del Vaglio Umberto De Vanna -
Monica Ferrari Maria Galluzzo - Maurizio Nlcita. SIivano
Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Fotocomposizione, spedizione: Stabilimento Grafico
SEI• Torino
Stampa: ILTE Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eocetto ago-
sto) per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie
e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relatìvamente alle esigenze redazionan. Te-
sti e materiai! inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rlnaldlnl) - Via Marsala 42 . 00185
Roma • Tal. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lln-
gue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) In:
Antllle (a Santo Domingo) • Argentina - Australla -
Auatrla • Belgio (In fiammingo) Bolivia - Brasile - Ca-
nada Centro America (in Guatemala) CIie - Cina (a
Hong Kong) - Colombia Ecuador f:llippine Fran-
cia Germania - Giappone India {In inglese, malaya-
lam, tamil e telugù) • rrtanda e Gran Bretagna Italia
Jugoslavia (In croato e in sloveno) Korea del Sud
Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda
- Paraguay Perù - Polonia Portogallo • Spagna -
Stati Uniti Thailandia - Uruguay - Venezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il 85 è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nel limiti
del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
3 CRONACHE SALESIANE
6 Torino una delle capitali spirituali del
mondo
di don Egidio Vigano
8 CRONACHE DEL CENTENARIO
Da tutto Il mondo a Torino attorno a Don
Bosco Padre e Maestro
di Giuseppe Costa
13 Un santo presente al suo tempo ma con lo
sguardo al futuro
di Pietro Sccppola
15 Giornali e TV aperti a Don Bosco per un ec-
cezionale tributo di omaggio
servizio redazionale
20 Un congresso pedagogico molto applau-
dito
di Angelo Paoluzi
24 VITA ECCLESIALE
Disponibili per Cristo
di Silvano Stracca
27 VITA ECCLESIALE
Essere come Maria presenza d'amore nel
mondo
di Maria Collino
30 REPORTAGE
Viaggio all'Interno della esperienza mis-
sionaria salesiana nel Madagascar
di Giovanni Fedrigotti
34 PROTAGONISTI
Ho scoperto l'efficacia anche In Africa del
patrimonio educativo di Don Bosco
di Piero Gaviali
38 COMUNICAZIONI SOCIALI
Don Bosco raccontato dal ragazzl
di G. F.
RUBRICHE
Pigy di del Vaglio, 4 Cerchiamo di capire, 5 I no-
stri Santi, 41 - I nostri morti, 42 - Solidarietà, 43.
1 Marzo 1988
Anno 112
Numero 5
In copertina:
Inizio delle Concelebrazioni
nella Basilica di Maria Ausi-
liatrice
(Foto Marzi)
Servizio a pag. 10

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- -- - - - - - - -s/1-
PALESTINA
Coadiutore salesiano
cittadino di Betlemme
Il coadiutore salesiano Teodosio
Miranda ha festeggiato il suo 50° di
presenza a Betlemme ricevendo la
cittadinanza onoraria della
famosissima cittadina palestinese. A
consegnargli la cittadinanza sono stati
il pro-sindaco, un assessore ed il
segcetario comunale tutti exallievi della
locale opera salesiana. Il signor
Miranda è a Betlemme dal 22 ottobre
1937; qui ha sempre lavorato come
maestro calzolaio insegnando a
moltissimi ragazzi. Appassionato di
musica anima ancora la locale banda.
I Nella foto:
Il Rettor Maggiore
dopo aver ricevuto la
medaglla dona al prof.
La Loggia un volume
I
Nella foto:
Il Signor Miranda...
alla tromba
ITALIA
nelle persone del presidente On.le
Prof. Giuseppe La Loggia e del suo
direttore dottor Nicola Jelpo. La
medaglia - disegnata dal maestro
Pietro Annigoni - ha visto anche
l'adesione delle Exallieve di Maria
Ausiliatrice.
Il giorno 19 gennaio - presenti i
massimi dirigenti delle due
associazioni e della Zecca - è
avvenuta la consegna della prima
medaglia al Rettor Maggiore.
Per i cultori di numismatica diciamo
che la medaglia è stata prodotta in
oro, argento e bronzo e può essere
richiesta per tutto il I988 ali' Istituto
Poligrafico e Zecca di Stato oppure
alla Confederazione Mo'ndiaÌe degli
Exallievi e delle Exallieve.
s'avvale della organizzazione dei
circoli TGS, l'ente di promozione
turistica sociale dei salesiani e delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Alla
manifestazione parteciperanno come al
solito oltre diecimila giovani e non
all'insegna dell'allegria e della
fraternità. A tutti i concorrenti verrà
data una medaglia coniata
appositamente opera dello scultore
Bandoli-DM/ Treviso.
l1 Presidente della Zecca
consegna a Don Viganò
la medaglia
Fra le iniziative celebrative del
Centenario significativa è certamente il
conio di una medaglia da parte della
Zecca dello Stàto. L'iniziativa presa
dalla Confederazione Mondiale degli
Exallievi si è realizzata grazie anche
alla fattiva collaborazione della Zecca
A Venezia la 14a edizione
di «Su e zo per i ponti »
Si svolgerà domenica 13 marzo 1988 la
quattordicesima edizione della marcia
non competitiva «denominata Su e Zo
per i ponti». La manifestazione ideata
dal salesiano don Dino Berti
instancabile animatore culturale è
patrocinata dalla Regione Veneta, dal
Comune e dalla Provincia di Venezia e

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L carrettino dei cooperatori
di Darfo
Da quando i SaJesiani sono a Darfo -
da oltre un ventennio - in provincia
di Brescia la Famiglia Salesiana è
cresciuta. I cooperatori sono oggi una
ventina e si impegnano in numerose
iniziative. NegH incontri quindicinali
oltre alla preghiera discutono su vari
problemi e iniziative da portare avanti.
E da uno di questi incontri che
quattro anni fa decisero di raccogliere
il vetro di scarto per mandare il
ricavato al1e missioni. 11 problema più
grosso però consisteva nel mezzo di
trasporto: così decisero di cercare un
carrettino a mano da qualche
rottamaio. Trovato il piccolo mezzo il
lavoro di recupero continuò a crescere
tanto che il carrettino non era più
sufficiente e richiedeva molti viaggi.
Pensarono così di richiedere a delle
concessionarie un aiuto per un mezzo
di trasporto a motore. Poco tempo
dopo ricevettero un'offerta dalla
concessionaria Piaggio per un
motofurgone Ape.
A questo punto sorse un altro
problema, i soldi! visto che tutti i
soldi ricavati erano stati devoluti aJle
missioni. Senza scoraggiarsi e
confidando in Maria Ausiliatrice e nel
Santo Padre Don Bosco chiesero un
aiuto a!Je banche spiegando il
problema. Le offerte arrivarono
... El) éCCO IL PR/2éRE
l>él PDLJriCI
•. • IL PARERE
/:El 5/NfÀCJCAT/
IF==-=-\\.= -
~
permettendo l'acquisto del lurgoncino.
La spesa è stata sostenuta per metà
dai Salesiani e l'altra metà dai
Cooperatori. Ora l'impegno preso dal
centro è stimolato ancor più di prima
perché il delegato dei Cooperatori Don
Guerrino Muttoni è partito domenica
IO gennaio come missionario per la
Bolivia. Come si può vedere anche in
questo centro Don Bosco e Maria
sono vicini ai loro figli e li spronano a
fare sempre di più. Don Guerrino è
stato chiamato da Dio non solo per
servire i poveri ma per dare anche alle
persone che lo hanno conosciuto uno
stimolo in più per migliorare il loro
impegno.
A titolo informativo i Cooperatori
danno aJcuni risultati sulle loro
raccolte.
In due anni con il carrettino a mano
hanno raccolto q 199,80 di vetro per
l'importo di L. 652. 100 mentre col
motofurgone in due anni hanno
raccolto q 378,00 per l'importo di
L. 1.484.850.
A questo punto i Cooperatori di
Darfo ritengono doveroso rinnovare i
ringraziamenti alla Banca Valle
Camonica, S. Paolo e la Cariplo che
con le loro offerte hanno permesso
l'acquisto del motofurgone.
Inoltre ringraziamo la signorina
Bignone delJa Piaggio di Genova che
gentilmente e pazientemente ha
o sopportato tutte le richieste facendo
da intermediaria.

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- - - - - - - - - -s/1-
t MARZO 1988 5
Ad Orvieto
l'assemblea TGS
L'associazione TGS (Turismo
Giovanile Sociale) ha celebrato ad
Orvieto, dal 27 al 29 novembre 1987,
l'Assemblea nazionale prevista dallo
Statuto. È stato un momento di
verifica e insieme di progettazione per
un'associazione in crescita. Ricca di
195 gruppi aderenti, con 7273 soci, nel
1986, è passata a 2 10, con 10.450
tesserati, nel 1987. La crescita impone
consolidamento e rafforzamento della
sua struttura e la qualìficazione degli
animatori e dirigenti. L'incontro di
Orvieto ha avuto questa finalità.
Obiettivo non secondario è stato anche
l'incontro con le autorità e i dirigenti
della locale azienda turistica per
sollecitare l'impegno della città a
favorire l'accoglienza e l'ospitalità per
un turismo giovanile e di massa. Le
ricchezze storiche e culturali della città
umbra sembrano - hanno
sottolineato i dirigenti TGS - non
sufficientemente offerte all'attenzione
del turismo giovanile, così come
sembrano sacrificate le grandi
memorie religiose ed ecclesiali che la
città detiene. La presenza dei numerosi
delegati e del direttivo nazionale TGS
ha cosl provocato anche le strutture
locali ad assumere nuovi impegni nella
direzione indicata dall'Associazione
erchiamo di capire
QUALE BENE COMUNE
Se ben riflettiamo sul tempo presente, sugli eventi di questi nostri giorni,
percepiamo la sensazione di accumulo di una serie di fafti non dovuti al caso,
ma «ordinati» all'ascolto e alla riflessione. Si celebra il centenario della
scomparsa di Don Bosco, colui che scelse di offrire amore, lavoro e una co-
scienza sociale ai ragazzi abbandonati della periferia di Torino alla metà del
XIX secolo. Giovanni Paolo li fa sapere che dedicherà il prossimo documen-
to magisteriale alJo sviluppo e alla solidarietà, anticipandone in pai:e q~al:
che contenuto nei messaggi delle Giornate della Pace e delle Comumc3.Zlom
sociali. l cattolici italiani si preoccupano della conformità fra i doveri e la ca-
rità da parte di colui che è investito di una responsabilità nei pubblici uffici
(in termini più semplici, il burocrate, l'impiegato, il funzionario statale).
Ebbene non crediamo si tratti di situazioni nate dal caso. Quanto meno,
è lo svolgi:nento di una funzione - da sempre suppleniva - della Chiesa nei
confronti di una società civile scossa da chiusure individualisLiche o conati
anarchizzanli. Come oggi, quando Lutti possiamo vedere, nel migliore dei ca-
si, o patire, nel peggiore, il non perfetto dominio (ne sono un ese1!1pio i tra-
sporli) delle rivendicazioni di natura sociale, anche quando non siano com-
patibili, o lo siano dHficilmente, con il bene comune.
L'Azione Cattolica milanese ha preso, in gennaio, l'iniziativa, nel quadro
deH'ormai tradizionale Giornata di solidarietà, di occuparsi appunto di
«Corporativismo e solidarietà: iJ criterio del bene comune». E qui - come
un commentatore ha ironizzato su «La Stampa» di Torino- «Nel vuoto ar-
riva il vescovo>>. Certo, il vescovo - in questo caso il cardinale di Milano
Carlo M Martini - è arrivato, ma senza puntare il dito su chicchessia e la-
sciarsi tr~sportare da indignazioni più consone ai difensori di materiali inte-
ressi consolidati. Ha cercato, invece, di capire e far capire come siano pro-
fondamente legati i destini di tutti.
Ha parlato di «prossimità umana» deU'addetto ai pubblici uffici con l' u-
tente, spesso indifeso, prevaricato e sottoposto a violenza; ha avanzato una
proposta non politica o sindacale, ma etica, perché la solidarietà è, fra l'al-
tro, espressione nel vissuto della carità. Essa permette ~ddirittura ~i «gov~r-
nare insieme e più facilmente la casa comune>~, magari altra.verso 11 camb1~-
mento dell'io collettivo. E si capisce che lo «sciopero selvaggio», «corporati-
vo» teso soltanto a risul tati settoriali e materiali non ~ il bene comune.
P~r non ridurre il discorso che stiamo facendo alla sola dimensione spiri-
tuale, per quanto alta, concludiamo riportando le parole di Sandro Anto-
niazzi, segretario provinciale lombardo deUa CISL, il quale ha detto che la
funzione del sindacato, nel settore pubblico, è quella di ampliare una sua
«etica basata sul rifiuto dell'ingiustizia ai principi dell'etica sociale della per-
sona e dell'etica della responsabilità». Come spesso avviene per i problemi
morali della convivenza umana, l'ecclesiale e il sociale - ci sembra di capire
- si danno la mano. ·
Angelo Paolurj
I
Membri del direttivo nazionale
TGS con Il presidente
dell'Azienda Turismo di Orvieto
e Il Vicario della Diocesi durante
la conferenza stampa
TGS. È stato un riflesso, quindi, di
quanto l'Assemblea nàzionale ha
inteso riproporre come progetto della
propria presenza nel territorio
nazionale: promuovere un turismo
intelligente a misura d'uomo, favorire
il turismo culturale nel tempo libero
dei giovani, privilegiare il contatto
umano e l'incontro delle cullUre,
sostenere l'interesse giovanile alle
scoperte e l'allargamento degli
orizzonti favorendo i contatti tra
differenti realtà giovanili e la
comunicazione tra diverse popolazioni,
incontrare la storia del passato nelle
sue dimensioni culturali, religiose,
sociali. Con lo stile e l'anima
pedagogica di Don Bosco: «Con i
giovani a tempo pieno». Lo ricordava
il tema centrale dell'assemblea.

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6 · I MARZO 1988
Mi sembra opportuno offrire a tutti alcune rifles-
sioni presentate da me in ocoasione dell'inaugurazio-
ne delle celebrazioni centenarie aJ Teatro Regio di To-
rino il 30 gennaio scorso. È stata una significativa ma-
nifestazione civile con il concorso di molte persona-
lità.
Siamo qui riuniti - dissi - per fare memoria, a
cento anni dalla morte, del sacerdote Giovanni Bosco:
illustre cittadino del Piemonte e dell'Italia nell'ora
agitata e convulsa del Risorgimento, testimone della
forte vitalità apostolica di una Chiesa particolare ric-
ca in santità, e iniziatore di ùn'Opera universale dedi-
ta al servizio dei giovani e del popolo.
È per me ~n vero piacere rappresentare in questo
momento molte centinaia di migliaia di fratelli di so-
relle e di giovani sparsi nei cinque continenti' e appar-
tenenti a tante nazioni di pluriformi culture. Essi
guardano alla nobile città di Torino (a Valdocco, ai
Becchi) come a una porzione di patria che appartiene
anche a loro. Hanno un cuore che vibra intensamente
con i palpiti dell'Oratorio di Don Bosco. Ne danno te-
stimonianza anche i numerosi cardinali, arcivescovi e
vescovi salesiani, qui venuti da oriente e da occidente.
l1 prete GiovanniBosco ha fatto di Torino una delle
capitali spirituali del mondo!
A nome di questa assai fitta schiera di concittadini
del cuore, desidero ringraziare le autorità civili, politi-
che, militari, accademiche, ecclesiastiche e tutti i pre-
senti, che hanno aderito - anche con non lieve sacri-
ficio - a questa solenne cerimonia d'apertura del
Centenario. In particolare porgo i più vivi ossequi al
Presidente della Repubblica italiana che ha voluto pa-
trocinare queste celebrazioni.
La figura di Don Bosco è poliedrica.
I membri della Famiglia Salesiana lo acclamano Pa-
dre e Maestro del loro progetto di vita e di azione.
Considerano profetica la sua esistenza e la sua espe-
rienza.
Anche oggi e in tutte le latitudini, pur con modalità
differenti, i valori educativi da lui testimoniati sono di
indiscussa incisività.
La Chiesa si è riunita in Concilio negli anni 60 per
ripensare i suoi rapporti con il mondo, all'aurora di
una nuova epoca storica. Considera come una delle fi-
nalità della propria missione il «permeare e perfezio-
nare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito
evangelico» (Apostolicam actuositatem, n. 5).
Mi piace ricordare due grandi terni delJ'attuale Ma-
gistero postconciliare: il «lavoro» e la «cultura».
L'insegnamento sociale della Chiesa sul lavoro af-
ferma che esso è, «in qualche modo, la chiave di tutta
la questione sociale».
E, circa la «cultura», insiste sulla sua importanza
di base per tutta la vita civile: per l'economia, per la
politica, per il commercio, per ogni attività sociale.
ToR1No,
UNA DELLE
CAPITALI
SPIRITUALI
DEL MONDO

1.7 Page 7

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__________________ f::ronache _
del C;éntenario
l MARZO 1988 7
L'educazione della gioventù è, per la Chiesa, un setto-
re strategico di rinnovamemo civile.
U Papa Giovanni Paolo 11, in una allocuzione pro-
nunciata all'Unesco il 2 giugno 1980, ha affermato
che «il compito primario ed essenziale della cultura in
generale e anche di ogni cultura, è l'educazione»
(n. 11); e che «bisogna convincersi della priorità del-
l'etica sulla tecnica, del primato della persona sulle
cose, della superiorità dello spirito sulla materia. La
causa deJl'uomo sarà servita se la scienza .i allea alla
coscienza» (Allocuzione all'UNESCO, 1980, n. 22).
Ebbene, io posso testimoniare che l'eredità di Don
Bosco, rivolta al «lavoro» e alla «cuJtura», acquista
nuova vitalità e si apre ad orizzonti più vasti nell'at-
tuale rinnovato clima ecclesiale. Egli ha intuito i valo-
ri di quella «laicità» che deriva dal fondamentale mi-
stero della creazione.
I membri della Famiglia Salesiana, lanciati nell' or-
bita del Concilio, si propongono oggi di essere più fe-
deli allo spirito del grande Educatore e alla sua mis-
sione, nonostante le difficoltà degli odierni problemi
sociali e culturali. Guardano a lui come a modello.
Piacciono: il suo senso di Chiesa e della Società civile,
la creatività educativa del tempo libero nell'Oratorio,
la formazione degli apprendisti per una civiltà del la-
voro, i diritti della famiglia per l'educazione, gli ap-
porti della musica del canto dello sport del teatro del
turismo della comunicazione sociale, la forza di vo-
lontà, la fiducia nella potenza dello Spirito, l'atten-
zione costante ai richiami della realtà, l'intelligenza e
la bontà nel dialogo, la continua operosità, la creativi-
nelle iniziative.
Egli.ha lanciato, qui da Torino a tutto il mondo, un
grande messaggio pedagogico: una parola per i secoli.
Molti sono venuti e verranno da lontano per visita-
re questa sua patria fortunata e per mostrare ricono-
scenza a tutti coloro che sono stati e sono sostenitori,
collaboratori, continuatori e ammiratori di un impe-
gno culturale ed evangelico cosi carico di futuro: un
impegno interamente orientato all'educazione dei gio-
vani in vista del bene - come lui diceva - della civile
Società, formare degli onesti cittadini con le inesauri-
bili risorse del Cristianesimo.
Auspico che il Centenario di Don Bosco risulti una
efficace piattaforma di lancio per nuove mete sociali
ed ecclesiali.
don Egidio Viganò

1.8 Page 8

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8 · r MARZO 1988
La cronaca d'apenura
del centenario della morte di Don
Bosco è ormai nota: radio, televi-
sione, giornaJi ne hanno parlato a
più riprese. Ne scriviamo anche noi
più per un bisogno di tramandare
sulla rivista di Don Bosco una cro-
naca fatta di sensazioni profonde e
personali ma comuni al grande po-
polo salesiano che per esigenze d'in-
formazione giornalistica.
Dieci minuti dopo le ore 16 del 30
gennaio 1988 al Teatro Regio di To-
rino finalmente si incomincia. È
giunto il Capo del Governo italiano
on.le Giovanni Goria con il mini-
stro exallievo salesiano on.le Carlo
Donat-Cattin; ci sono tutte le Auto-
rità civiH e religiose del Piemonte
con il Presidente della Regione e il
cardinale Ballestrero in testa, nume-
rosi parlamentari fra i quali il sena-
tore a vita Bobbio, il deputato Die-
go Novelli, ex sindaco comunista
della ciuà, il vicesegretario naziona-
le della Democrazia Cristiana on .le
Bodrato. Ci sono anche l'avvocato
Giovanni Agnelli e la Signora Ma-
rella. La presenza degli Agnelli è
ampiamente motivata non so1tanto
dal prestigio della Famiglia ma da
una antica tradizione di rapporti
con i salesiani. Sono ampiamente
rappresentati poi la FlAT, l'indu-
stria torinese, il mondo della cultu-
ra. Non soltanto. Il pubblico del
Regio appare composito: qua e là ci
sono anche gruppi di ragazzi. La
presenza poi dei rappresentanti di
tutti i membri della Famiglia Sale-
DA TUTTO IL MONDO
A DON BOSCO PADRE

1.9 Page 9

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_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ___,,de,..~....olf:n:eantcenhaerio_
1 MARZO 1988 9
Le foto deU'artìcolo sono di Franco Marzi
A TORINO ATTORNO
E MAESTRO
siana, di sessanta vescovi salesiani e
dei quattro Cardinali figli di Don
Bosco, dà il senso d'una grande fe-
sta di casa. Veramente, cosi come
ha scritto un quotidiano nei giorni
scorsi giocando sulla composizione
musicale di Kopelent, l'oratorio è
giunto al Regio.
«Sono qui - apre don Egidio Vi-
ganò - per porgere a tutti un saluto
riconoscente ed un augurio di bene.
Ci riunisce il fare memoria, a cento
anni dalla morte, del sacerdote Gio-
vanni Bosco: illustre cittadino del
Piemonte e dell'Italfa nell'ora agita-
ta e convulsa del Risorgimento, te-
stimone della forte vitalità della
Cl1iesa particolare di Torino ricca in
santità, e inziatore di un'opera uni-
versale dedita al servizio dei giovani
e del popolo... ».
«È motivo di grande onore per la
città - fa seguito il sindaco Magna-
Noja - ospitare nella sua massi-
ma istituzione artistica l'inaugura-
zione dell'anno celebrativo del cen-
tenario della morte di Don Bosco.
Un avvenimento di grande rilievo
che sollecita la memoria della Città
a ripercorrere una esperienza irripe-
tibile strettamente legata alla sua
storia e connotata dai valori essen-
ziali deUa sua cultura».
Porge il suo saluto quindi l'arci-
vescovo della Diocesi torinese cardi-
nale Anastasio Ballestrero. Segue la
commemorazione civile del profes-
sor Pietro Scoppola. La sua scelta è
di oltre un anno fa. In trentanove
minuti - riportiamo a parte una

1.10 Page 10

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10 · r MARZO 1988
Alcuni momenti della giornata di
apertura delle C.lebrazJonl
Centenarie:
1) Don Viganò legge l'atto
d ' lndfztone deR'•Anno di Grazja.
2) Immagine della
Concelebrazione d'apertura
3) Il card. Balleatrero presiede
.. Concelebrazione
4) Mach Marlneffa castagno
Superiora generale delle Figlie di
Maria Auallletrlce coh altre Madri
1
3
4

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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,-------------------,ik.---.18:::-
I MARZO 1988 11
5
5) Al Palazzo dello Sport
•Sognando Il futuro•
8) La Concelebrazlone
nella cripta del Tempio al
Colle con sullo sfondo U
nuovo dipinto opera di
C.tfaro Rore
7) Inaugurazione del
Muaeo contadino
6
7

2.2 Page 12

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12 · I MARZO 1988
sintesi - Scoppola è riuscito a dare
un quadro essenziale e moderno
della complessa personalità dì Don
Bosco. L'applauso del pubblico
l'ha sottolineato.
È stato quindi eseguito l'atteso
concerto d Kopelent da parte del-
1'Orchestra e del Coro Rai di Tori-
no. Lasciamo agli esperti il giudizio
sulla musica. È certo tuttavia che
essa è riuscita a creare una atmosfe-
ra di grande partecipazione sottoli-
neata anche in non pochi presenti
dalla visibile commozione al mo-
mento del «Lodate Maria».
Spente le luci del Regio i più sono
andati a VaJdocco per una veglia di
preghiera. La preghiera ha anche
caratterizzato l'inizio della giornata
del 31 gennaio. Alle otto in punto i
Consigli generali dei gruppi della
Famiglia Salesiana si sono ritrovati
nelle camerette che furono abitate
da Don Bosco. Anche qui raccogli-
mento e meditazione. ~ iniziata
quindi la grande concelebrazione te-
letrasmessa dalla Basilica di Maria
Ausiliatrice: una folla strabocche-
vole, una liturgie sentita al massi-
mo, lo splendore d'una giornata di
sole accentuato dalle rnitrie vario-
pinte degli oltre sessanta vescovi e
cinque cardinali attorniati da decine
e decine di sacedoti e dalle luci della
Basilica. Al termine della messa an-
cora una parola che non poteva
mancare, quella del Papa. Dopo
aver regalato il giorno prima una
«Lettera» (ndr: ne parleremo nei
prossimi numeri) Giovanni Paolo Il
ha voluto dedicare alla Famiglia Sa-
lesiana e al Santuario di Maria Au-
siliatice che ne è il cuore, il saluto
dcli'Angelus da Roma.
«Oggi - afferma fra l'altro il
Papa dai microfoni della radio am-
plificati nei cortili di Valdocco -
quando la fede viene messa a dura
LA VITA DRAMMATICA
DI UN SANTO
Poco prima dell'inizio del concerto Maria Gr02ia Cavagnino ha breve-
mente intervistato per la Ral Il maestro Marek Kopelent.
Dica qualche cosa sulla nascita di questa composizione.
- -Nel 1986 ho conosciuto al festival di musica contemporanea di
Metz, dove si eseguiva una mia composizione su testi religiosi, il mae-
stro Messinis, il direttore artistico dell'orchestra sinfonica di Torino del-
la Ral. Il maestro Messinis mi ha allora chiesto se ero disposto a scri-
vere un'opera per Il Centenario di Don Bosco. lo ero entusiasta dell'i-
dea; la Rai mi ha comunque proposto ai padri Salesiani i quali mi han-
no poi commissionata la composizione...
Lei maestro, conosceva già la figura di Don Bosco, aveva già sentito
parlare di Don Bosco?
- lo conoscevo come santo, ma ignoravo I dettagli della sua vita,
una vita alquanto drammatica. Perciò mi sono procurato dei documen-
ti con l'aiuto di un sacerdote, ho ricevuto un libro In italiano su Don Bo-
sco e ho curato personalmente la drammatizzazione aggiungendo te-
sti da salmi e inni•.
In questa sua composizione lei ha inteso privilegiare l'aspetto mistico,
l'aspetto religioso di Don Bosco oppure l'aspetto sociale dell'opera del
Santo?
- «Ho privilegiato l'aspetto religioso. Intanto perché forse oggi nella
nostra società è più attuale ma anche perché nella musica è più natu-
rale, è più facile sottolineare l'aspetto religioso piuttosto che il caratte-
re sociale di un personaggio. Per questo ho voluto accentuare il mes-
saggio di Don Bosco aggiungendo anche alla fine un Inno in onore del
Santo...
prova e diversi figli e figlie del Po-
polo di Dio sono esposti a tribola-
zioni a causa deUa loro fedeltà al Si-
gnore Gesù, quando l'umanità nel
suo cammino verso il grande Giubi-
leo del Duemila mostra una grave
crisi di valori spirituali, la Chiesa
sente il bisogno dell'intervento ma-
terno di Maria Ausiliatrice: per ri-
temprare la propria adesione all'u-
nico Signore e Salvatore, per porta-
re avanti con la freschezza e il co-
raggio delle origini cristiane l'evan-
gelizzazione del mondo, per illumi-
nare e guidare la fede popolare, in
particolare per educare al senso cri-
stiano della vita i giovani, cui Don
Bosco diede tutto se stesso come pa-
dre e maestro.
La festa salesiana si sposta nel
pomeriggio al Palazzo dello Sport:
è una vera kermesse giovanile. Oltre
cinquemila giovani sono Il a testi-
moniare la vivacità del carisma. I
ragazzi di don Zeni che hanno avu-
to il peso organizzativo, possono
dirsi soddisfatti cosi come quelli di
Radio Proposta che per ore hanno
trasmesso. I gruppi partecipanti si
sono espressi al meglio deUe loro
possibilità e hanno dimostrato che
spesso il teatro amatoriale giovanile
può raggiungere vertici professioni-
stici. Quando ci si avvia al termine e
si canta «Scendi nelle strade, scendi
ancora / su mille occhi di ragazzi
spenti di sorriso ritornerà la vita»,
si ha veramente l'idea di un Don
Bosco vivo. Lunedl mattina, quasi
una scampagnata, tutti al Colle
Don Bosco: incontro riflessione dei
cardinali e vescovi con don Viganò,
messa nella cripta del tempio, inau-
gurazione del monumento a Gio-
vannino Bosco opera dello scultore
Ennio Tesei, apertura al pubblico
dei due musei, quello contadino e
quello missionario.
Durante il pranzo - come nelle
feste di famiglia - giunge una tele-
fonata per don Egidio Viganò. È
Sandro Pertini, l'ex presidente della
Repubblica italiana exallievo della
casa salesiana di Varazze. Pertini
non ba voluto mancare a questo ap-
puntamento che ha visto un intero
popolo attorno ad un padre e ad un
maestro: Don Bosco.
Giuseppe Costa

2.3 Page 13

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- - - - - - - - - - - · delC~:;réontnenaacrhioe_
r MARZO 1988 13
UN SANTO PRESENTE
AL SUO TEMPO
MA CON LO SGUARDO
AL FUTURO
Negli ultimi anni, so-
prattutto per merito di studiosi sale-
siani, la figura di Don Bosco è di-
ventata oggetto di una seria ricerca
storica e appare oggi più grande e
più interessante; perché, in sostan-
za, più si toglie e si scana di tutto
quello che Pagiografia di ma.fiiera e
la letteratura edificante hanno accu-
mulato sulla sua immagine e più egli
cresce; più lo si colloca nel suo tem-
po e più si accentua l'impressione di
una sua forte attualità.
Siamo qui riuniti per una «com-
memorazione civile», ma non si
può certo separare la «santità» di
Don Bosco daJ suo impegno di edu-
Sintesi dell'interve,:zto del
prof. Pietro Scoppola.
calore; ma non si può neppure con-
cepire la sua santità aJ di fuori di
precise categorie culturali e stori-
che.
Formatosi nel clima severo dei se-
minari piemontesi del primo otto-
cento, Don Bosco arriva a concepi-
re e a realizzare un metodo educati-
vo e un rapporto con i giovani del
tutto nuovo ed originale. L'obietti-
vo religioso della «salvezza delle
anime» resterà sempre centrale per
lui; ma questo obiettivo sarà perse-
guito in forme umanissime, facendo
leva sulla gioia, suJla amicizia con i
giovani, sulla loro libera espressio-
ne, piuttosto che sul timore. La sal-
vezza non è per lui quaJc,osa che
possa prescindere da una realizza-
zione di umanità.
Don Bosco, come si sa, è un prag-
matico non un teorico: egli procede
sempre per intuizioni. Ma certo in
questa intuizione dei valori umani,
del rapporto, diremmo oggi, fra

2.4 Page 14

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14 · I MARZO 1988
evangelizzazione e promozione
umana, che è alla base della sua
opera di educatore, vi è qualcosa
che anticipa molte riflessioni del
Concilio Vaticano II e del postcon-
cilio. La scelta di San Francesco di
Sales come modello indica, certo, il
suo forte radicamento nella tradi-
zione tridentina, ma esprime so-
prattutto il richiamo a quella man-
suetudine e «amorevolezza» che
aveva caratterizzato il santo sa-
voiardo.
L'oratorio, mezzo tradizionale
per la formazione morale e religiosa
dei giovani, diventa per lui uno
strumento nuovo per rispondere a
un problema del suo tempo: quello
della condizione giovanile nella cit-
tà moderna. Gradualmente, senza
enunciazioni teoriche, nella sua ini-
ziativa la realtà dell'oratorio catto-
lico si trasforma e si inserisce nel
mondo del lavoro e de!Ja produzio-
ne: nascono, intorno all'oratorio, i
primi laboratori, per calzolai, per
sarti, successivamente per legatori,
per falegnami, per fabbri ferrai, na-
sce una tipografia destinata a gran-
di sviluppi. Uno degli aspetti più in-
teressanti della iniziativa di Don
Bosco, è nell'equilibrio che essa rea-
lizza fra scuola, formazione profes-
sionale e lavoro, in anni in cui il
problema era del tutto assente dalla
legislazione italiana.
Oggi si discute in termini nuovi
dei rapporti fra etica cattolica e ca-
pitalismo: anche in questo campo si
può vedere in Don Bosco un antici-
patore. Egli percorre infatti una via
originale e moderna dentro la realtà
del capitalismo nascente, contribui-.
sce a creare una spiritualità cristia-
na, che alimenta virtù di iniziativa,
di responsabilità e di solidarietà.
Non è certo casuale la simpatia e la
stima per Don Bosco di taluni indu-
striali, primo fra tutti il fondatore
della FIAT, Giovanni Agnelli.
Si è molto discusso sulle idee poli-
tiche di Don Bosco. Anche dopo il
fallimento delle speranze neoguelfe,
Don Bosco rimase guelfo. Ma il
temporalismo non lo condusse nelle
fiJe di quella opposizione cattolica
intransigente a!Jo Stato che, pur
motivata da ragioni religiose, ebbe
una precisa valenza politica antili-
berale. Don Bosco escluse la politi-
ca dall'orizzonte del suo impegno:
«la politica non mi avrà», avrebbe
detto. Ma affermò tuttavia una se-
rie di valori civili: anzitutto il rispet-
to per l'autorità costituita e per le
leggi dello Stato; in secondo luogo
l'impegno per la formazione di vir-
civili. La sua opera incide perciò
anche sul piano della politica ma ad
un livello più profondo di quello
delle contrapposizioni di partito.
Oggi che si avverte, con crescente
preoccupazione, un logoramento
del tessuto etico della convivenza ci-
vile, il suo esempio acquista grande
attualità.
D'altra parte il temporalismo non
gli impedì il confronto e spesso la
collaborazione con lo Stato liberale,
con i suoi uomini e con le sue istitu-
zioni. All'indomani della approva-
zione della legge sulla soppressione
dei conventi nel Parlamento subal-
pino ebbe dallo stesso Rattazzi indi-
cazioni e consigli per creare una
congregazione che fosse al riparo da
ognj minaccia di scioglimento, che
si inquadrasse cioè pienamente nella
logica della legge. Don Bosco intul
lucidamente cioè che, di fronte a
uno Stato non più confessionale,
ma laico, sarebbe stato vano cercare
garanzie di ordine legale diverse da
quelle della libertà riconosciuta a
tutti, che occorreva in sostanza
uscire dalla logica del privilegio le-
gale per muoversi nella logica della
libertà.
Questo complesso e pragmatico
equilibrio fra fedeltà papale e mo-
dernità si ritrova in quella che pos-
siamo definire la sua opera di divul-
gatore de!Ja storia italiana. Egli ten-
ta nella Storia d'Italia una audace
saldatura fra il modello storico del-
la cultura intransigente e gli ideali
deIJa nazionalità; propone un suo
modello storico, semplice e popola-
re, nel quale i valori della nazione
italiana sono sempre e necessaria-
mente uniti a quelli della fedeltà alla
Chiesa.
Ma non sono certo i contenuti di
questa visione storica quelli che più
ci interessano oggi; è piuttosto la
forma del messaggio che egli dif-
fonde che va posta in luce, la forma
cioè de!Ja cultura popolare. Si po-
trebbe applicare all'opera di Don
Bosco, nel campo della cultura po-
polare, quello che il canadese Mar-
shall Mc Luhan ha detto della tele-
v151one: la sostanza del messaggio
non è il suo contenuto ma il mezzo
stesso. La cultura popolare è ap-
punto il nuovo mezzo. Anche qui
un intento religioso si salda con un
risultato civile. Le sue iniziative di
cultura popolare rispondono alla
esigenza di offrire uno strumento
nuovo di formazione religiosa
ctuando la scuola di Stato non
adempie più a questo compit9, ma
al tempo stesso finiscono con lo
svolgere anche una funzione civile:
quella di una complessiva elevazio-
ne culturale in anni in cui gli sforzi
della scuola di Stato si mostravano
impari anche di fronte alla esigenza
primaria della diffusione della lin-
gua italiana.
Don Bosco che non fu certo, cul-
turalmente, un «democratico», del
democratico ebbe lo stile, la sensibi-
lità e le virtù. Comprese come pochi
altri la società che andava nascendo
e i problemi che essa poneva dal
punto di vista della educazione e
della cultura.
Numerosi ed evidenti sono dun-
que neJl'opera di Don Bosco i segni
di una fresca modernità, intesa, si
badi bene, non in senso ideologico:
l'opera di Don Bosco, come a mio
avviso quella di Giovanni XXIIl, si
colloca fuori della coppia ideologi-
ca moderno-antimoderno, che ha
tanto profondamente travagliato e
diviso il cattolicesimo europeo dopo
la Rivoluzione francese. La sua è
una modernità esistenziale e vitale,
priva di connotazioni ideologiche; è
una capacità di cogliere, negli even-
ti, tutto quanto di positivo essi pos-
sono offrire.
Tutti, credenti e non credenti,
possono vedere e riconoscere grandi
doti di genialità e creatività nella
sua opera e soprattutto il contributo
che egli ha recato alla crescita uma-
na e civile del nostro paese. Don
Bosco deve uscire perciò e sta di fat-
to uscendo dall'ambito di un inte-
resse puramente religioso ed eccle-
siastico. La sua figura appartiene
certo alla storia religiosa; ma la sto-
ria religiosa non può essere separata
dalla storia civile. Don Bosco ap-
partiene anche, a pieno titolo, alla
storia civile del nostro paese e di
questo nostro travagliato mondo
contemporaneo.
Pietro Scoppola

2.5 Page 15

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~onache_
del C;7entenario
1 MARZO 1988 16
G10RNALI E TV
APERTI A DON BOSCO
PER UN ECCEZIONALE
TRIBUTO DI OMAGGIO
Mobilitazione generale di
testate prestigiose e di
fogli locali, di firme
illustri e di meno noti
cronisti in occasione del
Centenario.
Roma - È raro, dicia-
mo pure eccezionale, assistere a una
così completa mobilitazione della
stampa quale si è vista in occasione
dell'apertura dell'anno centenario
della morte di Don Bosco. Si sono
messi proprio tutti, dai quotidiani
ai settimanali, dalle testate più pre-
stigiose a diffusione nazionale ai
giornali di provincia fino ai più pic-
coli fogli locali, di ogni colore,
orientamento, tendenza. Sono scesi
in campo firme illustri e meno noti
cronisti. Le agenzie di stampa han-
no sfornato valanghe di notizie e di
servizi. Le radio e le televisioni na-
zionali (RAIUNO e TGI in testa) e
locali si sono fatte in quattro.
Da che cosa nasce tanta attenzio-
ne dei mass-media? Sìcuramente
dall'inesauribile fascino che la figu-
ra di Don Bosco continua ad eserci-
tare a un secolo dalla sua scompar-
sa, oltre che dalla simpatia che in

2.6 Page 16

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ca
I
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A cento anrtt
o, wre dei SaJesiallÌ
Quel san . ---",na\\i
• •SO al Oli.~~tla
U\\\\Tt storia e~•-- . da tellaru
n}JosCO tra .-~""'
Do 10\\1111.lP•• ..Cot-'•
. da de Cor1ci11~ diretto
G(JZ21,lra, scritto ....
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..lrtrenterapresi• ~r~ lrtll'IJ]fetato da Be:i..n
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S11.J.1-6 .. •
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I)ol1 ~
ili ?
ogni ambiente suscita l'impegno
concreto e solido dei salesfani in fa-
vore della gioventù. A ciò va ag-
giunto un sapiente e tempestivo la-
voro di sensibilizzazione svolto con
Passione e competenza.
Simpatia
e ammirazione
C'è un dato comune da registra;e
(le eccezioni, peraltro quasi sempre
rispettose, si contano sulle dita di
una mano): gli articoli e i servizi
pubblicati o trasmessi esprimono
simpatia e ammirazione per Don
Bosco, per la sua opera, il suo me-
todo, le sue intuizioni, e per quanto
si continua a fare ancora oggi per
proseguire il suo lavoro.
È assolutamente impensabile an-
che solo di citare tutte le testate, i ti-
toli e men che meno brani degli arti-
coli pubblicati. Ci limitiamo qui a
fornire qualche esempio, consape-
voli di tracciare un panorama in-
completo. Ci auguriamo tuttavia
che esso consenta al lettore di co-
gliere un segno dell'enorme riso-
nanza che l'avvenimento ha avuto
sulla stampa (e, quindi, nell'opinio-
ne pubblica).
~i-::=i::;:
_
~~-~ :E!?:.- ~-:~ .
*~-.---:-.: :==.--,-:~-:-..;~,:.-:=- .. :::;~ee=~-::·- §-;;:::,:f.,";..c~r.:;:-;:.:'...,:a::::_:i%:.=:=,t_'"::""_.'.=.:.-:-_~":-~:E§:--,:-:.:-;..=;:,:::-:;:-:;:,.-:S:-;·:::e:.~;:-::::::~--::.:::;.
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. -·- :....~._.·•:~.::-=
~~ra ~ ~ ~=-- =~ -~~ --~~ ~:...-::---;.::.;-~ ~ .~=g;~ -:~-...:.
~~~~~
;::..;.~.
nò non si è sottratto ad alcuna do-
manda, anche a quelle formulate
con quel pizzico di pepe che rende
più «saporite» le interviste. A Del
Va detto, anzitutto, che sulle ceri- Rio che, a proposito dei collegi retti
monie d'apertura, a Torino, i gior- in tutto il mondo dai salesiani, gli
nali hanno ampiamente riferito, an- ba chiesto: «Ma voi state con i ric-
che se con 24 ore di ritardo a causa chi o con i poveri?», don Viganò ba
di uno sciopero proclamato per il 31 risposto: «Prendiamo l'America. In
gennaio dai giornalisti per il rinno- quella del Nord, quella ricca, quella
vo del contratto di lavoro. Ma già dei consumi, abbiamo due lspetto-
nei giorni precedenti le pagine dei rie. In America Latina ne abbiamo
giornali si erano aperte a Don Bo- 24. È lì, tra la gente povera, ci sia-
sco. E anche al Rettor Maggiore mo sviluppati. Dieci anni fa abbia-
don Viganò, che è stato letteralmen- mo varato il progetto Africa. In die-
te stretto d'assedio da giornalisti ci anni siamo arrivati ad essere pre-
che volevano intervistarlo. Citiamo, senti in 31 Paesi africani, con più di
fra gli altri, Domenico Del Rio per 500 missionari. siamo dappertut•
«Repubblica», Sergio Sciascia per to tra i poveri più poveri». E a Scia-
«Il Messaggero di Sant'AntoniO)>, scia che gli ha chiesto: «Dove va in
Raffaele Alessandrini per «L'Os- vacanza?», don Viganò ha risposto:
servatore Romano», Alceste Santi- «Don Bosco ci ha detto che faremo
ni per «L'Unità», Luigi Santam- vacanza in Paradiso. Spero di an-
brogio per «Avvenire». Don Viga- darci».

2.7 Page 17

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nache__
tenarw
Scorrendo a volo d'uccello i quo-
tidiani si fa un primo incontro del
tutto inconsueto: un giornale spor-
tivo di Torino, « Tuttosport», ha
dedicato due intere pagine a Don
Bosco e come dice il titolo a caratte-
ri cubitali, al suo « messaggio al
mondo dello sport». Don Bosco,
afferma un grande sottotitolo, «per
primo comprese l'importanza del-
l'attività fisica nell'educazione dei
ragazzi». Sul «Mattino» di Napoli,
10· storico Giuseppe Galasso scrive
che «Don Bosco aveva intuito che
nella prospettiva storica della sua
epoca il problema dei giovani sareb-
be stato dominante. Lo spirito cat-
tolico doveva farvi fronte con un'o-
pera di prevenzione, non di repres-
sione». «La S1ampa», di Torino,
oltre a seguire giorno per giorno gli
avvenimenti del Centenario, ha de-
dicato alla figura di Don Bosco nu-
merosi articoli. Uno di essi è firma-
to da Nazareno Fabbretti, il quale
scrive tra l'altro: «quest'anno cen-
tenario... può essere un'ottima oc-
casione per esplorare ulteriormente
il mistero di un Santo tanto lumino-
so». E, a proposito dei ·salesiani,
aggiunge: «Una Congregazione so-
lida, viva, ricca di valori e quasi on-
nipresente nel mondo, che non ha
perduto tuttavia la sua dimensione
missionaria tradizionale quella
specifica e più urgente di oggi: la
presenza "resistente" dei figli di
Don Bosco di fronte alle tirannidi e
alle ingiustizie dei poteri oppressi-
vi». Lo stesso Fabbretti firma an-
che un articolo per il «Secolo XIX»
di Genova. Ampio spazio ha dato
«L'eco di Bergamo» mentre una in-
tera pagina viene dedicata da «L'o-
ra» di Palermo.
Dai fogli sportivi
a quelli economici
Una intera terza pagina del
«Tempo», di Roma, è stata riserva-
ta a Don Bosco per evocarne la fi-
gura di «educatore integrale io no-
me della vita eterna» (Alfredo Cat-
tabiani) e « l'attualità della sua mis-
sione» (Gianfranco Svidercoschi).
«Il Giorno», di Milano, pubblica,
un'ampia raccolta di pareri su Don
Bosco «il Santo menager». Nino
Cangem.i, sul «Giornale di Sicilia»,
scrive: «Questo Santo-scrittore eb-
be forte tempra di giornalista, nel
saper cogliere gli aspetti più vari
della realtà e nel sapersi mettere con

2.8 Page 18

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rapidità a contatto diretto con i suoi
lettori. La sua missione sulla terra
fu anche quella di propugnare il be-
ne dal libro e dal giornale».
Anche «Il Popolo», organo della
Democrazia Cristiana, ha pubblica-
to diversi articoli, uno dei quali,
sotto il titolo: «Don Bosco: un me-
todo per l'educazione», reca la fir-
ma di Angelo Paoluzi. Sul quotidia-
no economico «Sole-24-ore» un
lungo articolo di Pietro Bairati spie-
ga il titolo che dice: «La leggenda
del Santo imprenditore - le cele-
brazioni sono un'occasione per stu-
diare la sua figura nella quale una
antica fede religiosa si lega allo spi-
rito moderno». Per il «Gazzettino»
di Venezia, Giovanni Lugaresi si
sofferma sull'« apostolo del lavoro»
sottolineando «la pedagogia del la-
voro praticato non come fine a se
stesso ma come parte integrante di
una formazione totale della perso-
nalità del giovane». Tra i numerosi
articoli comparsi sul «Corriere della
sera», particolare rilievo ha avuto
quello di Carlo Bo, che si conclude
con questa frase: «Come tutti i san-
ti, anche per Don Bosco c'è il dos-
sier dei miracoli, ma il grande mira-
colo - almeno per noi, poveri spiri-
ti senza porto - resta quello di ave-
re offerto alla gioventù abbandona-
ta una scuola e un lavoro». «L'Os-
servatore romano», oltre a pubbli-
care un articolo di don Viganò, uno
di Armando Rigobello (<<fece della
bontà d'animo il centro focale della
sua persona») e un terzo di Edoar-
do Bressan, ha riservato a Don Bo-
sco, nel supplemento domenicale,
l'intero «paginone», con articoli di
Francesco Motto sull'attualità del
Santo, e di Franco Maraccani sulla
presenza salesiana nel mondo, cui si
è aggiunta la citata intervista a don
Viganò di Raffaele Alessandrini. Su
«Avvenire», padre Carlo Cremona
ba definito Don Bosco «genio della
santità, del dialogo con la gioventù
della pedagogia preventiva, dell'a-
postolato nelle sue innumerevoli
espressioni».
«La Sicilia» ha ospitato un arti-
colo di Nino Magnano, vice presi-
dente mondiale degli ex allievi: «Ai
giorni nostri - scrive - si parla di
occupazione giovanile e di scuola
qualificata, perché con il progresso
civile si possa pervenire anche alla
prevenzione dei comportamenti ille-
citi: Don Bosco, queste cose ebbe
ad avvertirle quasi centocinquanta
anni addietro». « li Santo dei giova-
ni» è il titolo di un articolo del «Re-
sto del Carlino» di Bologna. «La
Notte», di Milano, sotto il titolo
«Milanesi famosi che si sono for-
mati nelle scuole salesiane», cita i

2.9 Page 19

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nomi del sindaco Pillitteri, di Silvio
Berlusconi, di Ermanno Olmi, di
Enzo Bearzot, di Gianni Rivera, di
Adriano Celentano. Pieni di calore
e di entusiasmo gli articoli di Beppe
Gualazzini sul «Giornale Nuovo»
di Milano preceduti da un interven-
to di Tullio Meli. Articoli sono an-
che apparsi sul Piccolo di Trieste e
su La Gazzetta di Parma.
Entriamo ora, e anche qui a volo
d'uccello, nel settore dei periodici.
In primo piano c'è «Jesus», il men-
sile della San Paolo, che ha dedica-
to a Don Bosco un numero speciale
di 130 pagine, ricco di informazioni
e di belle immagini. A sua volta
«Famiglia cristiana» è intervenuta
coh due articoli, uno di Teresio Bo-
sco e l'altro di Alberto Chiara. Una
ricostruzione della vita del Santo,
«Un managet alla conquista del re-
gno di Dio» è stato scritto da Almo
Paita per il mensile illustrato «Hi-
storia», che vi dedica 14 pagine.
Ampi servizi anche su (<30 Giorni»
(Pina Baglioni sui «salesiani che
contano» e Francesco Motto). Que-
st'ultimo firma anche due articoli
del supplemento che «Avyenire» ha
realizzato per il Centenario.
Santo» si sofferma, nello stile pro-
prio al suo giornale, Gad Lener su
«L'Espresso».
Ci fermiamo qui, ma la rassegna
«Divenne clown per leyare i ra- potrebbe continuare a- lungo. Per
gazzi dalla strada» è il titolo dell'ar- concludere vogliamo ricordare
ticolo di Aldo Santini per il settima- un'altra piccola ma significativa
nale «Oggi», che definisce Don Bo- mobilitazione deUa stampa in rela-
sco il «santo moderno che gli italia- i;ione alla vicenda del francobollo
ni amano di più». Per Aldo Girau- che le poste italiane non volevano
do su «Litterae Communionis», dedicare a Don Bosco. Interroga-
mensile di CL, «l'oratorio e l'intera zioni al governo presentate da par-
società salesiana rappresentano una lamentari di vari partiti, hanno fat-
grande risposta alle esigenze dei to il giro di tutti i giornali e hanno
tempi». Anche «Il sabato» ha dedi- ottenuto di far recedere il Ministero
cato ampio spazio a) Centenario. dalla sua decisione. Anche per que-
Articoli anche sulla stampa dell'A- sta piccola vicenda vale il detto
zione Cattolica con Nuova Respon- « tutto è bene quel che finisce
sabilità in testa. Sulle, a suo avviso, bene».
«non univoche interpretazioni del

2.10 Page 20

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20 · I MARZO 1988
1988
111111
UN CONGRESSO
PEDAGOGICO
MOLTO
APPLAUDITO
Le celebrazioni centenarie
dell'Ispettoria austriaca hanno
avuto un importante momento
ne/rincontro pedagogico di
Vienna dal/'11 al 13 gennaio 1988.
Presenti con molti esperti le
massime autorità dello Stato.
Vienna - «Non crede-
vo di dovermi ponare la sedia».
Questo è stato il commento di don
Anton Birklbauer, direttore delle
« Salesianische Nachrichten », il
confratello austriaco del « Bolletti-
no Salesiano». Quando ha visto che
la sala era piena e che avrebbe avuto
difficoltà a trovare un posto (due fi-
le di sedie sono state aggiunte all'ul-
timo momento), ha capito che l'im-
pegno dell'ispettoria era stato coro-
nato da un successo superiore alle
speranze. E non parliamo di una sa-
la da poco, ma di quella principale
del Centro destinato ai congressi,
l'Hofburg, lo storico edificio di
Vienna che fu dimora di re e impe-
ratori. Da undici Paesi settecento-
sessanta persone - molti i giovanj
laici, uomini e donne - hanno par-
tecipato per tre giorni, dall' 11 al 13
gennaio di quest'anno, ai lavori del
«Congresso pedagogico internazio-
nale» organizzato dai salesiani, pri-
ma di una serie di manifestazioni -

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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' - - - - - - - - - - - - - - - - - - i k - - - -lC~:r:eonnteancahreio_
I MARZO 1988 21
I
Due momenti al margini del Congreaao
ma algnlflcatlvl: cl si Incontra e si
canta
nella stessa capitale, a Linz, lnns-
bruck, Graz, Klagenfurt - dedicate
a Don Bosco in occasione del cente-
nario dalla morte.
Quel giorno, il 31 gennaio 1888, è
stato ricordato un secolo dopo con
la solenne concelebrazione, diffusa
in eurovisione nell'area di lingua te-
desca domenica 31 gennaio 1988,
dei vescovi austriaci dalla chiesa che
a Vienna porta il nome del Santo
dei ragazzi. L'Austria inoltre ha de-
dicato a Don Bosco, in occasione
del congresso, un francobollo, co-
me hanno fatto e faranno un'altra
cinquantina di Paesi e come pur-
troppo - almeno sino al momento
in cui scriviamo - non hanno cre-
duto opportuno di fare le Poste ita-
liane.
Nella fase iniziale della manife-
stazione, oltre al vescovo di KJagen-
furt, mons. Egon Kapellari (incari-
cato nella conferenza episcopale per
i problemi della gioventù), e al pro-
vinciale dei salesiani don Josef Ke-
ler, erano intervenuti un ministro,
Hans Tuppy, che si occupa dell'i-
struzione universitaria, e il borgo-
mastro di Vienna, Helmut Zilk, am-
bedue socialisti, e il presidente della
Repubblica, Kurt Waldheim, che ha
voluto ricordare di aver conosciuto
prima in patria, poi nel mondo inte-
ro, quando era Segretario generale
delle Nazioni Unite, i salesiani in
Africa, in Asia, in America Latina.
In chiusura di congressò, registria-
mo l'affettuoso applauso dei parte-
cipanti all'indirizzo di saluto del
cardinale Franz Konig, ex arcive-
scovo di Vienna, le significative te-
stimonianze di due ministri, uno dei
quali socialista - della pubblica
istruzione, signora Hilde Hawlicek
-, e l'altro degli interni, il democri-
stiano Heinrich Neisser, ex alunno
salesiano, e i discorsi del vicecancel-
liere Alois Mock e del vicesegretario
del Partito popolare Erhard Busek.
Le relazioni principali sono stat e
del prof. Gi.inther Hartmann, do-
ceote dell'Università dj Klagenfun,
su «Compiti di µn lavoro pedagogi-
co per la gioventù orientato verso il
futuro », e del prof. Paul M . Zuleb-
ner, sulla «Opzione della Chiesa per
la gioventù». Il prof. Hartmann ha
situato la problematica giovanile in
un quadro generale di riferimento:
le nuove domande, le accresciute
esigenze, le mancate risposte dalla
società e dalle strutture tradizionali.
Nel mondo in crisi in cui ci trovia-
mo, nel timore dei giovani essere
respinti ai margini - scarso dialogo
con la famiglia, precarie prospettive
di lavoro - , alle mutate situazioni
vanno presentate strategie pedago-
giche adattate ai tempi per superare
le strozzature del presente e restitui-
re speranze alle generazioni che ven-
gono.
Molto salesianamente concreto il
successivo discorso del prof. Zuleh-
ner, che ha sottolineato come la sto-
ria del cristiano, prima e dopo la
morte, sia una storia senza paura,

3.2 Page 22

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22 · f MARZO 1988
rifacendosi alla comune apparte-
nenza a Cristo. La Chiesa come ser-
vizio ai giovani emerge anche da re-
centi prese di coscienza: si è riferito
in particolare al documento di Pue-
bla, 1979, dell'episcopato latino-
americano e alla sua chiara « opzio-
ne per i giovani». Ora, è necessario
conoscere, per intervenire, la situa-
zione attuale delle aspirazioni co-
muni della gioventù: a esse appar-
tengono - ha detto - una serie di
nostalgie, in particolare alla giusti-
zia, alla comunità, alla richiesta di
senso.
Alla giustizia: vuol dire timore
per il proprio futuco nel lavoro, ma
anche solidarietà e tensione verso si-
tuazioni che producano vittime, dal
mancato rispetto della natura alla
pace fragile, dall'oppressione razzi-
sta allo sfruttamento del Terzo
Mondo. Alla comunità: che si tra-
duce nella ricerca di più corretti
rapporti sia con la realtà circostan-
te, sia con la famiglia, nelle relazio-
ni interpersonali e nella solidarietà.
Rendendosi conto della crisi dei
modelli, della difficoltà nell'acqui-
sizione di un ambito privato, maga-
ri piccolo, degli ostacoli alla comu-
nicazione con gli adulti, il giovane si
aggrappa a ogni appiglio per so-
pravvivere. Alla richiesta di signifi-
cato si oppone l'ostacolo di una so-
cietà sempre più dura e chiusa, di
I
Sopra un gruppo al lavoro e
nella pagina a fronte una veduta
della sala del Congresso
un'economia che innalza barriere e
induce aU'iperindividualismo, di
una burocrazia ottusa, di una con-
sapevolezza che la categoria «giova-
ni» in quanto tale manca di potere
politico e di peso sociale, di una
scarsa offerta di possibilità da parte
degli adulti ai giovani. Da ciò deri-
vano le «fughe in avanti», sesso, al-
col, droga, violenza.
Qui subentra - secondo Zuleh-
ner - il compito della Chiesa: che è
vista dai giovani come il luogo della
speranza. «Poiché è nota la carenza
di giustizia, comunità, richiesta di
significato, quando la Chiesa è un
luogo di speranza, i giovani si ritro-
vano in essa». Ne deriva il compito
di dare agli uomini la nostalgia di
Dio, la prospettiva di un'alleanza
con Dio, una risposta alle doman-
de. NeUa partecipazione si trova il
principio basilare della Chiesa. Giu-
stizia, comunità, richiesta di signifi-
cato sono anche i tre temi centrali
degli strumenti biblici fondamenta-
li. La Chiesa ingannerebbe i giovani
se offrisse soltanto parole (come pa-
Testimone dell'amore di Dio
di Giovanni Vlarengo
Quando la Chiesa, dopo lunghi e difficili accertamenti, con la canonizzazione
proclama la santità di un chierico o di un laico, può dirsi che con ciò sancisce che
essi furono testimonl eroici dell'Amore di Dio; e ce Il indica perché poi a nostra vol-
ta possiamo essere testimoni di quello stesso Amore, guardando a loro con fiducia
e a loro ispirandoci. Questo vale per tutti i Santi, ma, dal punto di vista di un exallie-
vo di Don Bosco, facente parte della sua grande famiglia, vale per Don Bosco: sia-
mo quindi portali a considerare la testimonianza fornita da Don Bosco, con mag-
giore attenzione nell'apprestarci a commemorare il primo centenario della sua
morte.
Un Santo attuale, in cui si era già realizzata una moderna visione di quella che
oggi appare a tutti la vera opera di salvezza della Chiesa: la constatazione che il
mondo é un campo vastissimo in cui la messe é molta e tanti e tanti sono perciò
I chiamati a lavorare per una eccezionale mietitura.
Don Bosco lavorò lnstancabllmente, animato da un amore tale per le anime da
fargliele chiedere a Dio offrendogli In cambio tutto se stesso, amore particolarmen-
te verso i giovani, •delizia e amore di Dio~.
Disse don Albera: •Il suo sistema preventivo non era altro che la carità, cioè l'a-
more di Dio che si dilata ad abbracciare tutte le umane creature, specie le più gio-
vani e inesperte-.
Quanti ci riconosciamo a vario titolo appartenenti alla grande famiglia salesiana
slamo tutti chiamati a •realizzare il progetto apostolico del Fondatore: essere con
stile salesiano segni e portatori dell'amore di Dio per I giovani, specialmente per i
più poveri-; e dobbiamo ricordare che •il centro dello spirito salesiano è quella ca-
rità pastorale dinamica che trova il suo modello e la sua sorgente vivente nel Cristo
del Vangelo, Apostolo del Padre, consumato d'amore per gli uomini, soprattutto
per i giovani e i poveri•.
Può dirsi dunque che nella famiglia salesiana testimoniare significa realizzare
un vero rapporto fra la Chiesa e la vita per far si che in entrambe sia chiaro che ve-
ramente Cristo é rlsort,o e che veramente la Buona Novella consiste In un amore
fonte di salvezza.
Gli exallievi di Don Bosco, quali cristiani impegnati e convinti per l'educazione ri-
cevuta, devono testimoniare fra gli altri e con gli altri nel mondo: secondo Il Conci-
lio, certamente anticipato d·a Don Bosco, •hanno la loro parte per essere anch'essi
cooperatori della verità; la stessa testimonianza della vita cristiana e le opere buo-
ne compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fe-
de e a Dio•.
Testimonianza che l'exalllevo di Don Bosco, se •buon cristiano e onesto cittadi-
no•, deve rendere con la vita e con la parola, nella famiglia, nel ceto sociale cui ap-
partiene, nell'ambito del lavoro che compie, promuovendo, nello spirito dell'Inse-
gnamento di Don Bosco, ìl bene comune e cosi cooperando intensamente all'ope-
ra evangelizzatrice. Additerà un modo nuovo di concepire i rapporti sociali, im-
prontabili alla carità, intesa nel senso di vero amore verso il prossimo in un tempo
in cui purtroppo pare trionfare l'egoismo.
Percorreremo, cosi, la strada riservataci da Dio, secondo l'impulso del nostro
Santo Fondatore, come disse Paolo VI assicurandoci che la Chiesa è con noi per-
ché noi siamo con la Chiesa.
Avanti dunque con Don Bosco, che ci precede e ci protegge.
Giovanni Vlarengo
Procuratore della Repubblica di Cagliari

3.3 Page 23

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J::ronache -
del C;1entenario
ce, difesa deUa natura) e non le co-
niugasse con la pratica della testi-
monianza, che sola le dà credibilità.
Se spesso la gioventù dice: «Chie-
sa? no, grazie», ciò dipende dal fat-
to - ba affermato il relatore - che
essa vede una struttura, per esem-
pio, non sempre fedele alle promes-
se contenute nelle Scritture, troppo
attaccata al potere, impersonalmen-
te moralistica e astratta, quasi indif-
ferente a problemi come il disarmo,
la pace e la difesa dell'ambiente. Si
tratta di una generale responsabilità
di adulti, educatori, uomini di go-
verno, comunicatori, e della quale
ci si deve giustificare a rischio altri-
menti di non far riconoscere una
concreta Chiesa, quell'«amorevo-
lezza» (tanto spesso citata durante
il congresso) di Don Bosco, della
collaborazione e dello spirituale ri-
chiamo che rimane uno dei compiti
più importanti da offrire a quei gio-
vani ai quali è rivolta la sua op-
zione.
Ci siamo soffermati su quanto ha
detto il prof. Zulehner perché il suo
discorso è indicativo del clima di
consapevolezza intellettuale e mora-
le dentro cui si muove un discorso
pedagogico di ispirazione salesiana.
Le relazioni principali sono state
completate da tre comunicazioni
1 MARZO 1988 23
di letizia si matura la psicologia gio-
vanile, l'assistenza degli adulti assu-
me l'importanza che merita, specie
quando si rivolge alla sfera della ra-
gione, perché l'educazione deve ri-
spettare la verità; del!'affettività,
con quella «amorevolezza», appun-
to, che era uno dei cardini dell'azio-
ne di Don Bosco; della religione,
come un bene che completa la vita e
giova anche alla società.
Don Kothgasser infine ha illu-
strato i due principali motivi del
messaggio del fondatore dei salesia-
ni: il senso della vita, il senso della
fede. «Prega lavorando, lavora pre-
gando»: un principio che muoveva
l'attività concreta e lo zelo pastorale
di Don Bosco, nella storia del suo
tempo e con quei suoi giovani, che
avevano bisogno di lavoro e di si-
gnificati esistenziali.
Sulle indicazioni che abbiamo
sintetizzato si sono mossi gli undici
gruppi di lavoro, tutti all'insegna
del motto «L'idea vive», e scorpo-
rati in tematiche particolari. Dall'a-
comprese sotto il titolo «Rischiare silo alla funzione educatrice della
la vita con Don Bosco» e dovute ad scuola e della famiglia, dal lavoro
altrettanti salesiani: « li cammino di allo sport, dai problemi del Terzo
DB con la gioventù. Un orienta- Mondo a quelli delle società margi-
mento per il futuro» di Franz nali - visti oltre tutto come impe-
Schmid; «Basi di un processo edu- gni missionari - , dal ruolo della
cativo nello spirito di DB» di Jac- sessualità alla partecipazione civile,
ques Schepens; «Senso della vita - dallo sviluppo religioso al rifiuto
senso della fede: mptivo dominante
dell'apostolato di DB» di Alois
Kotbgasser.
Don Schmid ha seguito passo
della cultura individualistica. Han-
no moderato questi gruppi di lavo-
ro, fra gli altri, sr Stephanie Prie-
bernig FMA, don Alfons Miggisch
passo l'attività del Santo in quanto SDB, don Karl Oerder SDB, p.
educatore e propugnatore del «si- Georg Sporschill s.J., sr Gertrud
stema preventivo» invece che di una Stickler FMA, la prof. Eva Petrick,
metodologia di tipo repressivo, fa- il giudice Abel Dus.
cendo notare come i suoi principi Nella sintesi dei lavori, alla con-
pedagogici e le sue real\\zzazioni isti- clusione, il prof. Hartmann ha of-
tuzionali siano sollecitazioni provo- ferto, sulla base dei risultati emersi
catorie per gli educatori neUe condi- nei gruppi, un'immagine della cul-
zioni del mondo d'oggi. E ha indi- tura educativa salesiana che accetta
cato le soluzioni positive del tipo: le sfide del mondo di oggi, come
gli uomini hanno bisogno di amici, Don Bosco cent'anni fa aveva ac-
di orientamenti, di istruzione e la- cettato quelle di una società in pro-
voro; la preoccupazione di Don Bo- fonda mutazione. Una cultura che
sco era l'uomo intero; i giovani re- si muove al passo con i tempi, mo-
clamano la solidarietà degli adulti e dulando un proprio progetto educa-
della società.
tivo sulle esigenze reali dei giovani,
A sua volta don Schepens ha trat- qui e adesso, senza venir mai meno
teggiato gli elementi entro i quali il
Santo voleva si sviluppassero i rap-
porti fra educatori e alunni: la forza
creativa dell'amore e della gioia.
Nel clima familiare e nell'atmosfera
ai motivi di fedeltà al messaggio di
Cristo. Un secolo non è passato in-
vano. Don Bosco è sempre con noi.
«L'idea vive».
Angelo Paoluzi

3.4 Page 24

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_ VITA ECCLESIAL- -_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ __ _
24 I MARZO 1988
Giornata Mondiale della Gioventù
D1sPoN1a1L1
PER
CRISTO
Il messaggio di Giovanni
Paolo II e la lettera del
Papa a Don Egidio Viganò
in occasione del centenario
della morte di san
Giovanni Bosco visti nella
prospettiva dell'anno
mariano in corso.
Siamo a pochi giorni
dalla celebrazione deUa terza Gior-
nata mondiale della gioventù, che si
svolgerà la prossima domenica delle
Palme in tutte le Chiese locali ed
avrà come filo conduttore le parole
di Maria durante le nozze di Cana,
«Fate quello che Egli vi dirà», pa-
role molto importanti, valide per
tutti gli uomini di tutti i tempi:
ascoltate Gesù, seguite la sua Paro-
la e abbiate fiducia in Lui.
Questa volta, infatti, la Giornata
mondiale della gioventù avrà un ca-
rattere tutto particolare, perché la
Chiesa intera sta vivendo l'Anno
Mariano, che è stato aperto da Gio-
vanni Paolo II nella solennità di
Pentecoste dell'anno passato e ver-
rà da Lui concluso il prossimo 15
agosto, solennità dell'Assunzione.
«Alla fine del secondo millennio
dell'era cristiana», scrive il Papa
nel messaggio ai giovani per la
Giornata '88, «in un momento criti-
co della storia di un mondo trava-
gliato da tanti difficili problemi,
l'Anno Mariano costituisce per tutti
noi un dono speciale. In quest'anno
Maria appare ai nostri occhi sotto
una luce nuova: Madre piena di
amore tenero e sensibile e Maestra
che ci precede nel cammino della fe-
de e ci indica la strada della vit.i.

3.5 Page 25

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-------5'1-
I MARZO 1968 25
L'Anno Mariano è, quindi, un an-
no di particolare ascolto di Maria.
E cosl deve essere anche la prossima
Giornata della gioventù».
Su questo sfondo, la Giornata
1988 avrà un significato tutto parti-
colare per la famiglia salesiana, per-
ché la sua celebrazione cadrà giusto
a due mesi dall'inizio delle manife-
stazioni per ricordare il « messaggio
profetico)) di Don Bosco, « padre e
maestro dei giovani», «amico dei
giovani», «esempio di un amore
preferenziale per i giovani, special-
mente per i più bisognosi, a bene
della Chiesa e della società», «mae-
stro di un'efficace e geniale prassi
pedagogica, lasciata come dono
prezioso da custodire e sviluppare».
Significativamente, nella lettera
indirizzata il 31 gennaio al Rettor
Maggiore dei Salesiani nel centena-
rio della morte del suo fondatore,
Giovanni Paolo 11 mette in evidenza
che questa « memoria» del Santo ha
luogo durante l'Anno Mariano
«che orienta la nostra riflessione su
"Colei che ha creduto": nel gene-
roso deJla sua fede scopriamo la
sorgente feconda della sua opera
educatrice, come Madre di Cesù
prima e poi come Madre della Chie-
sa ed Ausiliatrice di tutti i cri-
stiani».
La celebrazione del 27 marzo sarà
la conclusione di un cammino, ini-
ziato con la Quaresima, di prepara-
zione più intima, profonda ed eccle-
siale. Per non diventare una cele-
brazione meramente esteriore e su-
perficiale, ogni giornata sulla gio-
ventù esige un itinerario che tocchi
tutta la comunità ecclesiale, non so-
lo i giovani. Deve interessare non
solo le associazioni, i gruppi o i mo-
vimenti, ma l'intera comunità par-
rocchiale o diocesana. Deve interes-
sare particolarmente i vescovi, i pre-
ti, i religiosi.
La Giornata Mondiale nasce fon-
damentalmente dalJ'affetto e dalla
predilezione che il Papa ha per i gio-
vani. Conosciamo la speranza che
ha messo in loro fin dall'inizio del
I
Souvenir per le vie di Buenos
Aires In occasione della Giornata
Mondiale della Gioventù 1987
suo pontificato. Nei numerosi 10-
contri avuti con i giovani dei vari
continenù, nei messaggi che ha loro
rivolto nelle più svariate circostan-
ze, e in modo speciale nella Lettera
Apostolica che nel 1985 indirizzò
(<ai giovani e alJe giovani del mon-
do», ha espresso la sua «intima per-
suasione che è con loro che cammi-
na e deve camminare la Chiesa».
«Se l'uomo è la fondamentale e
insieme quotidiana via della Chie-
sa», sottolineava nella lettera « Ad
juvenes» scritta in occasione del-
1' Anno internazionale della Gioven-
(31 marzo 1985), (<allora si com-
prende bene perché la Chiesa attri-
buisca una speciale importanza al
periodo della giovinezza come a una
tappa-chiave della vita di ogni uo-
mo. Voi, giovani, incarnate appun-
to questa giovinezza: voi siete la
giovinezza delle nazioni e della so-
cietà, la giovinezza di ogni famiglia
e dell'intera umanità; voi siete an-
che la giovinezza della Chiesa».
La Giornata mondiale della Gio-
ventù - annunciata dal Papa alla
fine del 1985 e preparata dai grandi
raduni giovanili dell'anno santo
della redenzione e dell'anno succes-
sivo, affonda le sue radici in questa
opzione che Giovanni Paolo II sen-
te e manifesta per le nuove genera-
zioni, che sono «la giovinezza» an-
che della famiglia salesiana.
« La Chiesa ama intensamente i
giovani: sempre, ma soprallutto in
questo periodo ormai vicino ali'An-
Una corrente che ti prende dentro
di Pio Laghi
Ebbi la fortuna di frequentare per cinque anni l' lstitu10 Salesiano di Faenza, qua-
le alunno del corso ginnasiale; furono gli anni dell'adolescenza, durante I quali,
sotto la guida dei Figli di Don Bosco, Incomparabili maestri della menle e della con•
dotta morale, studiai le màterle che allora facevano parte del programma del Gin-
nasio.
Conservo di quel periodo scolaslico I più carl ricordi, ed alla mia memoria rie-
mergono ora te figure dei Superiori dell'Istituto, degli insegnanti e dei compagni di
classe: nostalgia, affetto e gra111udine sono i sentimenti che pervadono Il mio
cuore.
E mi rivedo, adolescente, immerso in una -correnle• che mi portò alla matura-
zione di un desiderio che fin da ragazzo coltivavo nell'animo: di diventare sacardo--
te. Sul principio non compresi quale fosse la •forza• che muoveva quella •corren•
te•, e quale fosse il segreto della sua efficacia educativa e formativa: sapevo che
nel •Sistema• salesiano c'era un •qualcosa• che lo rendeva efficace ed auraente
per noi giovani. Lo scoprii quando lessi ciò che Don Bosco scriveva ai suoi Figli,
le seguenti raccomandazioni: •Ricordatevi che l'educazione è oosa del cuore, e
che Dio solo ne è Il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna se Dio non
ce ne Insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi•.
Mons. Pio Laghi
Arcivescovo Nunzio Apostolico negli Stati Uniti

3.6 Page 26

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26 I MARZO 19&
no Duemila», scrive il Papa nella
lettera a tutti i salesiani del mondo.
Giovanni Paolo Il sente, cioè, che
viviamo un momento provvidenzia-
le. Siamo alla fine del secondo mil-
lennio e vuole che i giovani, princi-
pali artefici e protagonisti del terzo
millennio, si impegnino coraggiosa-
mente nella costruzione della nuova
civiltà della verità e dell'amore.
Il primo anno, iJ tema della Gior-
nata, che vide ancora una volta
molti giovani accorrere a Roma at-
torno al Papa, fu la speranza. L'an-
no scorso è stato l'amore e la Gior-
nata fu vissuta da Giovanni Paolo
II con oltre due milioni di giovani
latino-americani che affollavano
I'Avenida 9 de Julio a Buenos Ai-
res, dove stava per concludersi il
viaggio papale in Uruguay, Cile e
Argentina.
Quest'anno il tema è l'obbedien-
za della fede, riassunta nella frase
pronunciata da Maria alle nozze di
Cana, in Galilea, quando, dopo
aver detto al Figlio: «Non hanno
più vino», dice ai servitori: «Fate
quello che Egli vi dirà».
In queste parole - ricorda Gio-
vanni Paolo II nel messaggio per la
prossima Giornata - Maria ha
espresso soprattutto il segreto più
profondo della sua stessa vita, che è
stato un grande «si» al Signore, un
«sì» pieno di gioia e di fiducia. «In
questa breve frase si racchiude tutto
il programma di vita che Maria
Maestra realizzò come prima disce-
pola del Signore e che oggi insegna
anche a noi. È un progetto di vita
basato sul solido e sicuro fonda-
mento che si chiama Gesù Cristo».
«Il mondo in cui viviamo», rileva
ancora il Papa rivolgendosi sempre
direttamente ai giovani, «è scosso
da varie crisi, tra le quali una delle
più pericolose è la perdita del senso
della vita. Molti dei nostri compor-
tamenti hanno perso il vero senso
della vita e ne cercano surrogati nel
consumismo sfrenato, nella droga,
nell'alcool e nell'erotismo. Cercano
la felicità, ma il risultato è una pro-
fonda tristezza, un vuote nel cuore
e non di rado la disperazione.
« In una simile situazione molti
giovani si pongono interrogativi
fondamentali: come devo vivere la
mia vita per non perderla? Su quale
fondamento devo costruire la mia
vita perché sia una vita veramente
felice? Che cosa devo fare .per dare
un senso alla mia vita? Come devo
comportarmi in situazioni di vita
spesso complesse e difficili, nella fa-
miglia, nella scuola, nell'università,
nel lavoro, nella cerchia degli
amici?
«Sono sicuro», dice il Papa ai
giovani, «che tutti voi volete co-
struire la vostra vita su un fonda-
mento solido, che· renda capaci di
resistere alle prove che non manche-
ranno mai, un fondamento di roc-
cia. Ed ecco dinanzi a voi Maria,
che, mostrando suo Figlio, dice:
«Fate quello che Egli vi dirà», cioè
ascoltate Gesù, ubbidite a Gesù, ai
suoi comandamenti, abbiate fiducia
in Lui. Questo è l'unico progetto di
una vita veramente riuscita e felice.
Questa è anche l'unica fonte del più
profondo senso della vita».
Quest'anno, soggiunge il Papa,
«Maria spiega a voi, giovani, che
cosa vuol dire credere e amare Dio.
Fede e amore non si riducono alle
parole o a sentimenti vaghi. Credere
e amare Dio vuol dire una vita coe-
rente, vuol dire impegno di fare
sempre ciò che Gesù ci dice sia nella
Sacra Scrittura che nell'insegna-
mento della Chiesa. Si, questo non
è facile, spesso richiede molto co-
raggio di andare contro le correnti
della moda e delle opinioni di que-
sto mondo. Ma questo - lo ripeto
- è proprio l'unico progetto di una
vita veramente riuscita e felice».
Allo scopo di vivere bene la pros-
sima Giornata mondiale, Giovanni
Paolo Il invita cosi i giovani a un
itinerario spirituale, per cogliere
meglio sia la grazia dell'Anno Ma-
riano che il dono della stessa Gior-
nata. Esorta, in particolare,. le ra-
gazze a meditare sulla vita di Maria,
«un sublime modello di donna co-
sciente della propria dignità e della
sua alta vocazione». E sprona tutti,
ragazzi e ragazze, a cercare di sco-
prire «la bellezza del Rosario», con
l'auspicio che questa preghiera ma-
riana diventi la fedele compagna di
tutta la loro vita.
«Non distogliete mai lo sguardo
da Maria; ascoltatela quando dice:
"Fate quello che Gesù vi dirà"»:
così Giovanni Paolo II conclude an-
che la Lettera per il centenario della
morte del suo fondatore alla fami-
glia salesiana, la quale - con tutta
la comunità ecclesiale - si prepara
a vivere intensamente, la prossima
domenica delle Palme, la fraternità
evangelica e a fare insieme con i gio-
vani un cammino nuovo di amore e
di speranza, di riconciliazione e di
pace.
Silvano Stracca

3.7 Page 27

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_ VITA ECCLESIALE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~ _
Anno Mariano
I MARZO 1988 27
EssERE COME MARIA
PRESENZA D'AMORE
NEL MONDO
Intervista a Madre
Marinella Castagno
superiora delle Figlie di
Maria Ausiliatrice e
membro del Comitato
centrale per l~nno
Mariano.
Il Bollettino Salesiano
ha intervistato per voi Madre Mari-
nella Castagno, superiora generale
delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
membro del Comitato per l'Anno
Mariano.
Come si pone l'Istituto delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice nella cor-
rente di risveglio mariano che sta
percorrendo in questi mesi la Chie-
sa? Quali sono le sue specifiche li-
nee programmatiche?
Don Bosco ha detto alle FMA:
«Voi appartenete ad una Famiglia
religiosa che è tutta di Maria» . Ed
ha affidato loro un mandato: essere
il suo grazie prolungato nel tempo;
io altri termini, per usare le sue stes-
se espressioni, costituire per Maria
Ausiliatrice un monumento vivo,
che ne attesti nel mondo la presenza
e la bontà.
Questa nostra caratteristica ma-
riana è stata sempre fortemente pre-
sente in tutta la tradizione dell'Isti-
tuto. In questi ultimi decenni poi, i
capitoli generali, da cui sono nate le
Costituzioni rinnovate, promoven-
do un provvidenziale ritorno aUe
fonti, l'hanno sottolineata in modo
più riflesso e con nuove motivazioni
ecclesiali, educative, sociali.
L'anno mariano è perciò per noi
un felice e impegnativo appello ad
approfondire ulteriormente questo
aspetto essenziale della nostra iden-
tità. Cerchiamo di viverlo con la
Chiesa, sulle linee della Redempto-
ris Mater, nello stile di Don Bosco e
di madre Mazzarello, con finalità
formative all'interno delle nostre
comunità e con un costruttivo irra-
diamento apostolico tra le giovani,
le famiglie, i collaboratori laici, la
popolazione dei vari territori.
Le scelte programmatiche a cui ci
atteniamo appartengono a due ver-
santi. li primo è quello di una rin-
novata conoscenza di Maria nel mi-
stero di Cristo e della Chiesa, e della
sua funzione di madre, di animatri-
ce e di guida nella Famiglia Salesia-
na. Il secondo è quello della spiri-
tualità mariana, che c'impegniamo
a meglio comprendere e a vivere co-
me donne consacrate educatrici,
chiamate ad offrire il nostro contri-
buto, umile ma totalitario, per una

3.8 Page 28

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28 · I MARZO 1988
più autentica comprensione dello
«specifico femminile» nella Chiesa
e nella cultura sociale. Educare le
giovani a conoscere, a scoprire se
stesse alla luce di Maria, educarle a
formarsi e a prendere posizione
avendo come guida e modello la
Donna a cui Dio affidò la più alta
responsabilità storica per tutti i se•
coli e per tutti gli uomini.
Quali sono i principali appunta-
menti mariani nella storia e nella vi•
ta dell'Istituto?
Non solo l' Istituto è nato in una
data mariana, il 5 agosto 1872, ed è
stato posto dal Fondatore sotto il ti-
tolo di Maria Ausiliatrice, ma anche
tutto il periodo della sua progetta•
zione o gestazione è stato mariano.
Fu Maria, attraverso i sogni del
1860-62, a piegare in un certo senso
Don Bosco, allora un po' riluttante,
a fare anche per le ragazze «quel
po' di bene» - sono sue parole -
che «per grazia di Dio» i Salesiani
andavano facendo per i giovani.
Le prime FMA, e in particolare la
confondatrice, santa Maria Dome-
nica Mazzarello, si formarono alla
scuola di Maria, in quella Pia Unio-
ne delle Figlie dell'Immacolata che
don Pestarino diresse per anni a
Mornese.
È poi da considerare un altro
evento provvidenziale, avvenuto in
una festa dell'Assunta: nel 1860,
proprio il 15 agosto, Maria Mazza-
rello fu dichiarata affetta da tifo pe-
tecchiale, la tremenda malattia che,
dopo averla ridotta quasi all'ago-
nia, determinò la svolta decisiva
della sua vita. Divenuta inabile al
lavoro dei campi, Maria sentì viva
l'ispirazione di aprire un laborato-
rio di sartoria per dedicarsi, con l'a-
mica Petronilla, all'educazione cri-
stiana delle ragazze.
Non mi sembrerebbe troppo for•
zato stabilire un parallelo tra questo
15 agosto di madre Mazzarello e 1'8
dicembre 1841 in cui Don Bosco in-
contrò Bartolomeo Garelli.
Si possono citare altri momenti :
quello, ad esempio, in cui Maria
Mazzarello ebbe la visione profetica
del futuro collegio di Mornese e
sentì una voce che le diceva, riferen•
dosi alle fanciulle: «A te le affido».
Così come Don Bosco, in un sogno
di quello stesso periodo, si sentì
esortare: «Abbine cura; sono mie
figlie».
Un altro momento storico fu il
primo incontro tra Maria Mazzarel-
lo e Don Bosco: ufficialmente esso
avvenne 1'8 ottobre 1864, ma già la
sera prima, 7 ottobre, data maria-
na, Maria era accorsa, con la mag•
gìor parte dei mornesini, ad acco•
gliere Don Bosco che arrivava in
paese con i suoi birichini.
Vorrei citare ancora, riguardo a
questo periodo delle origini, un ap•
puntamento mariano molto signifi-
cativo e molto caro a noi FMA. Nel
1885 Don Bosco, a Nizza, si espres-
se così: « Voglio dirvi che la Madon•
na vi vuole molto bene; e si trova
qui in mezzo a voi». Don Bonetti,
vedendolo stanco ed emozionato, lo
interruppe per ben due volte, cer-
cando d'interpretare in modo indi•
retto le sue parole, ma egli insistette
con tutta la forza di cui disponeva,
affermando che la Madonna era
proprio Il, con una presenza quasi
corporale: « La Madonna passeggia
in questa casa e la copre col suo
manto».
L'altra parte della domanda,
quelJa che si riferisce agli appunta-
menti mariani nella vita attuale del-
!'Istituto, richiederebbe un'analisi
lunga, che poi risulterebbe comun-
que incompleta.
Ogni giorno nell'una o nell'altra
parte dell'Istituto si sente questa
presenza di Maria, che suggerisce,
aiuta, consiglia, corregge. Sono in-
numerevoli le FMA che in varie cir-
costanze della loro vita e nel mo•
mento de.Ila morte testimoniano
quanto siano vere le seguenti paro-
le, tanto simili, di Don Bosco e di
madre Mazzarello. Il Padre ha det-
to: «Abbiate fede in Maria Ausilia•
trice e vedrete che cosa sono i mira-
coli». E la Madre ha soggiunto:
«Abbiate confidenza in Maria Au-
siliatrice ed ella vi aiuterà in tutte le
Le nostre responsabilità
di Antonio Martino
Sono stato allievo del «Domenico Savio• dì Messina negli annl delle elementari
e delle medie. A distanza dì oltre trent'anni, ricordo ancora con gratitudine coloro
che, In quegli anni, mi insegnarono non solo le basi dell'apprendimento, ma anche
il rispetto di quei Valori che danno senso alla vìta civile.
Cosa puO dire un economista liberale e liberista sul messaggio di Don Bosco e
sulla sua attualità nel mondo d'oggi? Temo che scandalizzerO qualche superficiale
Interprete della lezione di Don Bosco, dichiarando che è anche a quella lezione
che devo le mie convinzioni politiche e le mie idee di politica economica. Per molti
anni, Infatti, si è ritenuto da parte della maggioranza dell'opinione pubblica che
l'impegno sociale Imponesse necessariamente una predilezione per lo statalismo,
per l'intervento pubblico. Sinceramente preoccupati delle condizioni di vita dei me-
no fortunati e della necessità di promuovere la crescila economica e civile dei me-
no abbienti, sociologi, economisti e Intellettuali di varia estrazione, hanno ritenuto
che la soluzione fosse una sola: quella di dare all'apparato politico-burocratico i
mezzi e l' autorità per imporre una soluzione. L'esperienza disastrosa dell' assisten-
zialismo di Stato, con I suoi sprechi scandalosi, costi astronomici e risultati mode-
sti, ha oggi costretto gli stàtallsti al ripensamento: ci si rende conto che le vecchie
ricette non funzionano.
Don Bosco con il suo messaggio ml aveva immunizzato nei confronti dell'idea
che ìl nostro Impegno polesse esaurirsi nell'auspicio lo Stato deve prowedere• .
Ognuno di noi puO, se vuole, concretamente operare per aiutare quanti hanno bi-
sogno del nostro aiuto. Questo sforzo diretto, Individuale, spontaneo produce risul-
tati di gran lunga più effettivi ed immediati di qualsiasi iniziativa politico-
buroeratica: le opere dei Salesiani sono a testimoniarlo. Invece di attendere che
il processo politico decida di imporre coercitivamente a noi e agli altri di contribuire
agli scopi sociali che reputiamo desiderabili, molto meglio sarebbe che almeno al-
cuni fra noì collaborassero spontaneamente alle tante iniziative volontarie, il cui
successo dipende anche da noi, direttamente e in prima persona.
Per questo e per l'educazione scolastica e civile che ho ricevuto In quegli anni,
sono grato a Don Bosco e al Salesiani: possa la loro opera conlinuare con succes-
so, al servizio della società.
Prof. Antonio Martino
Ordinario di Storia e politica monetaria nell'Università La Sapienza• di Roma

3.9 Page 29

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----------#1
I MARZO 1988 29
vostre cose».
Il miracolo più grande è la vitalità
stessa dell'Istituto, che continua a
rinnovarsi nelle forze e nello spirito,
e ad incidere apostolicamente tra i
giovani, nonostante tutte le nostre
carenze personali e comunitarie. Ci
sentiamo di poter dire sempre, con
Don Bosco: «È Maria che ci guida.
È lei che ha fatto tutto».
Quali aspetli dell'apostolato ma-
riano hanno portato in luce le vo-
stre recenti verifiche e quali linee
d'identità per l'istituto e per le sin-
gole suore?
L'Istituto si sta impegnando a
rendersi sempre più conto di quanto
sia intrinseca alla propria identità
quella che è stata chiamata la di-
mensione mariana, termine che in-
clude l'appartenenza a Maria, l'af-
fidamento, l'imitazione, l'assunzio-
ne della sua presenza come madre,
ispiratrice del Sistema Preventivo,
vera superiora e animatrice di ogni
nostra comunità. Questa dimensio-
ne mariana si riflette poi necessaria-
mente sul nostro apostolato, impe-
gnandoci a cercare vie e forme ade-
guate per riproporre alle giovani la
figura di Maria come donna piena-
mente realjzzata, e come Madre di
Cristo e della Chiesa.
Un aspetto specifico della nostra
caratteristica mariana, indicato dal-
le Costituzioni come elemento im-
prescindibile dell'identità, è la spiri-
tualità del Magnificat, in cui con-
vergono i fondamentali atteggia-
menti evangelici di apertura al Pa-
dre, di ascolto generoso dello Spiri-
to Santo, di unione profonda con
Cristo, in una gioiosa disposizione
al servizio e alla donazione.
Le Costituzioni ci impegnano ad
essere, come Maria, ausiliatrici, so-
prattutto fra le giovani; ci impegna-
no a far nostra la sollecitudine ma-
terna di Maria, riflettendone la
bontà, con una dedizione incondi-
zionata e con la certezza che lei è
l'educatrice di ogni vocazione sale-
siana.
L'Istituto nel suo complesso por-
ta avanti un instancabile lavoro di
formazione, verso le giovani sorelle
e verso tutte quelle che hanno supe-
rato gli anni dell'iniziazione, perché
la specializzazione mariana a cui
siamo chiamate, pur nutrendosi an-
che di adeguati elementi dottrinali,
diventi sempre più un atteggiamen-
to interiore. Vivere con Maria e co-
me Maria il Sistema Preventivo; vi-
verlo a/femminile, come già si è fat-
to a Mornese, con tutte le attuali
esigenze dell'inculturazione.
E un compito grande ma «c'è
Maria che ci guida» e noi, come ri-
petiamo ogni mattina, «ci affidia-
mo totalmente a lei».
a cura di Maria Collino

3.10 Page 30

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__REPORTAG--_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
30 · I MARZO 1988
Madagascar
V1AGGIO ALl!INTERNO
DELl!ESPERIENZA
MISSIONARIA SALESIANA
NEL MADAGASCAR
..
.......
'\\
'
La crescita di una
presenza in mezzo a gravi
problemi sociali e
pastorali.
_ _ ___. Antananarivo - Basta
gettarvi uno sguardo dall'alto, per
comprendere come mai la si chiami
anche così!
Rosse le strade, rossa l'acqua dei
fiumi, rosso appare il suolo ogni
volta che la vegetazione vien meno,
rosse, infine, in moltissimi luoghi,
sono le case della povera gente, che
sorgono dal fango, come per un fu-
gace gioco di bambini! ·
Per la sua stessa storia e posizio-
ne geografica, la « perla dell'Ocea-
no Indiano» (come viene anche
chiamato il Madagascar) è oggi un
caleidoscopio di razze (negri, india-
ni~ indonesiani, arabi), religioni
(protestanti, cattolici, islamici, ani-
misti), tradizioni culturali (le carte
geografiche locali enumerano anco-
ra le 19 principali tribù che popola-
no l'isola).
Il Paese sta imboccando solo in
questi anni (dopo un ventennio dal-
la cessazioJ1e del dominio francese e
dopo un decennio dall'ultima rivo-
luzione) la difficile strada di un
cammino autonomo, verso una for-
ma di socialismo malgascio (del
quale è garante il presidente Ratsi-
rakha), che è, a tutt'oggi, più un
motivo ispiratore, che un concreto
progetto in fase di attuazione.
Sotto il profilo economico, alla
socializzazione affrettata e genera-
lizzata degli anni recenti stanno su-
bentrando elementi di liberalizza-
zione dei quali, per altro, non è an-
cora possibile scorgere i frutti. Le
iniziative economiche di maggior ri-
lievo restano in mano alla parte tra-
dizionalmente più attiva della popo-
lazione, soprattutto a quella di
ascendenza cinese ed indiana.
li socialismo malgascio rispetta la

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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----------~
libertà religiosa. Ciò permette alle
Chiese lo svolgimento delle loro at-
tività. Accanto ad un lavoro più
propriamente pastorale e missiona-
rio, la Chiesa cattolica è molto im-
pegnata nelle stuole (250.000 allie-
vi), in ospedali e dispensari, in ope-
re di solidarietà e sviluppo sociale.
Tale presenza è tanto significativa
che un membro dell'opposizione,
annunciando il suo programma che
prevedeva l'espulsione di tutti gli
stranieri, si preoccupava di aggiun-
gere che i missionari sarebbero par-
titi « per ultimi».
La presenza notevole, ormai più
che secolare, di cattolici e protestan-
ti, fa del cristianesimo la religione
maggioritaria. Le due confessioni
cristiane sono presenti pressoché
dappertutto, senza ostilità, con at-
teggiamenti largamente ecumenici.
Elementi di modernizzazione,
presenti qua e là, non riescono an-
cora ad incidere in modo significati-
vo sulla cultura di base del popolo,
che resta quella di sempre: una eco-
n01nia di sussistenza, basata sulla
coltivazione del riso e l'allevamento
del bestiame; relazioni socio-econo-
miche caratterizzate da un forte con-
trollo sociale, che rende difficile il
decollo economico dei singoli indi-
vidui; perdurante diffidenza fra i
gruppi etnici, che faticano a fonder-
si e ad acquisire una coscienza na-
I MARZO 1988 31
zionale.
elementi di sottosviluppo del Mada-
La struttura sociale portante re- gascar è la sottopopolazione:
sta ancora la famiglia: essa è all'ori- 10.000.000 di abitanti per una su-
gine di profondi legami fra i mem- perficie quasi doppia dell'Italia.
bri; nutre una relazionalità che ap-
pare il fondamento della legge mo-
<<C rale; rigidamente sottomessa alla re-
sponsabilità del capofamiglia, crea
forti legami di dipendenza che, ac-
'est une
centuati dalla crisi economica, pro- première»
1unga l'adolescenza del giovane
malgascio fin oltre i 25 anni.
Nel gennaio di quest'anno, nella
Ma la rigidezza dei rapporti fami- casa di Esercizi «S. Ignazio», ci fu
liari «formali» nasconde una cre- un interessante incontro fra il Card.
scente fragilità: dilagano paternità e Viktor Razafinmahatratra di Anta-
maternità precoci; fragilissima è la nanarivo e i Salesiani e le Figlie di
fedeltà coniugale, continuamente Maria Ausiliatrice operanti in Ma-
dagascar.
Dopo aver ricordato che, ai tempi
della canonizzazione, anch'egli ave-
va coltivato il sogno di consacrarsi
ai giovani con lo stiledi Don Bosco,
il Cardinale aggiungeva cbe la qua-
lificata presenza dei Salesiani e delle
Figlie di Maria Ausiliatrice (che in
sei anni si sono insediati in sei dio-
cesi malgasce) «c'est une premiè-
re I>> E sottolineava l'urgenza
dell'«impegno educativo», in rela-
zione al venir meno dell'inquadra-
mento famigliare e sociale, ed al bi-
sogno di «décifrer» la cultura mal-
gascia, per ricavarne elementi utili
alla inculturazione della fede.
Anche il Nunzio, Mons. Agosti-
no Marchetto, evidenziava, in ana-
loga occasione, il dinamismo del ca-
risma salesiano e il compito di « for-
matori delle coscienze», che la gra-
vità dell'ora riserva ai missionari, in
vista del «redressement morale»
che, ai Vescovi malgasci in visita ad
insidiata dal «culto della fecondi- Limina, il Papa Giovanni Paolo Il
tà», che privilegia la «generatività» indicava come una delle priorità as-
sopra la «relazionalità» coniugale. solute.
Davanti ad una situazione così Tutti questi terni verranno certo
problematica c'è chi, anziché per- riproposti dal viaggio missionario
correre la via paziente della educa- che, nel contesto dei «pellegrinaggi
zione delle coscienze, tenta la discu- al Santuario Vivo del popolo di
tibile scorciatoia del controllo delle Dio», Giovanni Paolo li ha messo
nascite. Recentemente, la Banca in programma per il 1989. A questa
Mondiale indicava la rete di assi• straordinaria occasione di crescita
stenza medica malgascia come par- del popolo malgascio i Salesiani so-
ticolarmente adatta ad un «plan- no già impegnati a collaborare.
ning famigliare» di natura netta- li Bollettino Salesiano ha già avu-
mente contraccettiva. Oltre a ciò, to occasione di presentare distinta-
suscita allarme il diffondersi dell'a- mente le presenze salesiane malga-
borto clandestino (quello legale non sce, che sono diversificate: missioni
esiste), con connessa mortalità di propriamente dette (Tulear e Bema-
madri e dì figli. .. Aumenta la con- neviky), un orfanotrofio (lvato),
traddizione il fatto cbe uno degli scuole professionali (Mahajanga e

4.2 Page 32

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32 · I MARZO 1988
«SEGNO,, DI CRISTO
IN MEZZO AGLI AMMALATI
Accompagno da Mahajanga a lvato Sr. Marjeta, una giovane
missionaria slovena che, insieme a Sr. Caterina, cura Il dispensa-
rio. L'aereo è un HS di quaranta posti. Due grandi fili di acciaio col-
legano cabina e timone di coda: che ci stanno a fare, mi doman-
do... Mi metto nelle mani di Dio e salgo. Prendiamo posto gomito a
gomito. Approfitto del viaggio per una breve intervista.
Sr. Marjeta, è contenta di trovarsi in Madagascar?
Molto. Qui realizzo in un colpo solo due antichi sogni: quello di es-
sere infermiera e quello di essere missionaria.
Quali tipi di malattia vi si chiede di curare?
Malaria, tifo, dissenteria, malattie della pelle, eczemi profondi fino
all'osso, a causa dela sporcizia.
tualmente gestiti dalle «Suore de!Ja
Provvidenza» (che, purtroppo, si
orientano a lasciare la città) potreb-
bero trasformarsi in una prometten-
te sede per le Figlie di Maria Ausi-
liatrice, che affiancherebbero i sale-
siani con la scuola materna ed ele-
mentare, forse con un dispensario,
ecc. Per ora si tratta ancora di so-
gni, in attesa che la bacchetta magi-
ca di qualche Fata -li trasfornù in
realtà.
L efiglie
di Maria Ausiliatrice
Qual è l'efficacia delle vostre medicine?
Molti ci dicono: •Sono venuto da voi e sono guarito..!
E il vostro rapporto col personate sanitario civile?
I medici sono numerosi (A Mahajanga c'è anche l'università), ma
mancano le medicine. Loro fanno le prescrizioni, noi forniamo I far-
maci.
E questi dove li prendete?
Siamo aiutate da organizzazioni internazionali, per esempio dalla
MEDEOR tedesca, e da amici e da ospedali italiani. Ma i bisogni
sono cosi grandi...
L'aereo comincia a tremare. Attraversiamo le nuvole nere di un
temporale. Incontriamo vuoti d'aria mozzafiato. Qualcuno grida. È
un brutto momento. Come andrà a finire? L'intervista s'interrompe.
Ci prendiamo per mano. L'aereo non riesce a salire più su. lo prego-
che almeno non scenda più in giù...
•Anche questa è vita missionaria•! mormoro a Sr. Marjeta, quando
l'aereo smette di saltabeccare. Mi fa cenno di sl con la testai
Qual è l'aspetto pili bello della sua vita missionaria?
Poter dare tutto il mio tempo ai poveri!
E il pili dffflclfe?
Capire la loro mentalità, aiutarli a reagire nelle diffiéoltà.
Cosa significa per lei Mahajanga?
Cespugli di verde e folle di bambini...
Tulear), scuola agricola (Progetto
Izely)...
Ad esse si sono aggiunte recente-
mente due altre iniziative degne di
considerazione.
Da alcuni mesi, quattro confra-
telli dell'lspettoria Sarda (Gian
Marco, Tattano, Oreste, Piero) so-
no insediati a Betafo. Pur essendo
ancora ospiti della locale parrocchia
malgascia, essi hanno già comincia-
to la loro attività «in piccolo», as-
sumendo l'animazione e direzione
di una scuola di 800 allievi, dalle
elementari alla maturità.
Betafo si trova a 200 km dalla ca-
pitale. La sua posiiione al fondo di
una conca fertile e popolosa, il suo
passato di sede diocesana (che l'ha
dotata di numerose strutture), la
sensibilità della Chiesa locale per-
mettono ai confratelli di accarezza-
re qualche sogno. La struttura sco-
lastica potrebbe fare da supporto ad
una «comunità proposta» per futu-
ri salesiani malgasci. Gli edifici at-
Le ho incontrate in un popoloso
quartiere periferico di Mahajanga,
la terza città del Madagascar, a
Nord Ovest dell' isola, sul Canale di
Mozambico.
, A guidare la fondazione è stata
chiamata Sr. Caterina Gionco, che
ha già al suo attivo 5 anni di Algeria
e 19 anni di Zaire. Sotto la sua ma-
no esperta la comunità ha assunto
una fisionomia ben definita, soste-
nuta da un clima comunitario fra-
terno e sereno, che permette una ge-
nerosa dedizione missionaria. Sr.
Antonia cura la scuola materna, Sr.
Germana la scuola elementare: at-
torno a loro si raccolgono ogni gior-
no 350 teste ricciute dagli occhi vi-
vaci.
Sr. Marica, aiutata da Sr. Anto-
nia, cura il programma «formazio-
ne donna», che raccoglie una cin-
quantina fra donne e ragazze che,
frequentando un corso di taglio e
cucito, banno anche occasione di
approfondire e prendere coscienza
del loro ruolo di donne, di future
spose e madri.
Sr. Caterina e Sr. Marjeta curano
il dispensario, che vede ogni giorno
presentarsi, in lunga e paziente cate-
na, da 150 a 200 assistiti, per chie-
dere ogni tipo di intervento e di me-
dicina.
La comunità, come tale, si preoc-
cupa poi di animare l'Oratorio do-
menicale ed ha sperimentato un
GREST estivo per ragazzi e ragazze
di 14-20 anni, da cui poter ricavare
un gruppo di animatori.
In breve, la casa delle suore è di-
ventata un operoso alveare. Il di-

4.3 Page 33

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-----------~-
1 MARZO 1988 33
Suor Antonia Insegna a cucire e
suor Caterina cura ammalati
spensario, che gode attualmente di
granru cuori ma di piccoli spazi, è in
attesa di trasferirsi nella nuova se-
de, fra poco pronta là presso. La
nuova parrocchia, che sorge di
fronte, sta studiando un program-
ma di collaborazione più articolata
coi Salesiani e le suore.
E, da Mahajanga, si parla già di
sciamare: verso Ivato, accanto ai
Salesiani, per gestirvi un Oratorio,
o un orfanotrofio, o altro; verso
Betafo, per affiancare i salesiani
nella scuola, per curare le sezioni
dei piccoli e per riproporre pro-
grammi di promozione femminile o
di educazione sanitaria... Sr. Save-
ria, Sr. Nonna, Sr. Carla sono ap-
pena giunta ·dall'Italia, piene di co-
raggio e di speranza per fornire un
prezioso rincalzo alle pioniere di
Mahajanga...
eonclusione
« La Chiesa non solo ha cercato
di rispondere alle nostre aspirazioni
spirituali - scriveva il celebre poeta
malgascio Rabemandjara -, ma,
come corollario dell'insegnamento
evangelico, si è presa cura della no-
stra formazione intellettuale e delle
nostre infermità corporali».
Per continuare quest'opera i figli
e le figlie di Don Bosco sono in Ma-
dagascar: quelle suore, fragili e for-
ti; quei Salesiani, giovani o di mez-
za età, che hanno lasciato tutto per
mettersi a compitare il malgascio
(lingua bella, sonora, ma... impe-
gnativa}, tornando, come ragazzini,
sui banchi di scuola...
Accanto a loro un popolo che
canta, con moduli coinvolgenti, po-
lifonici, fatti di cànoni, falsobordo-
ni (che ricordano vagamente i nostri
èanti di montagna); un popolo di
ragazzi e di giovani dai grandi occhi
penosi (perfino i chierichetti, qui,
tengono a freno i piedini neri, che
spuntano sotto le tunichette bian-
che...); ma, soprattutto, un popolo
che soffre, dolorosamente incam-
minato verso molteplici, urgenti li-
berazioni...
Giovanni Fedrigotti

4.4 Page 34

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_ PROTAGONISTI_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
34 · r MARZO 1988
cc Ho scoPERTO
!!EFFICACIA
ANCHE IN AFRICA,
DEL PATRIMONIO
CATIV0
ON BOSCO»
- --
.. '\\.., I
_
\\'
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: 't~ '._t:~J--
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/

4.5 Page 35

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-----------s/1-
I MARZO 1988 35
.....
. ___,7 .
:,
J" •.
/,j .
/
L'esperienza di un
missionario salesiano
oggi, a Lubumbashi,
nello Zaire. Accolto come
«fratei/o» e come
«padre» dai giovani,
continua un'opera
missionaria che dura da
75 anni.
colo di 120 righe dattiloscritte, che
evidenzi la tua personale esperienza
in un Paese particolarmente signifi-
cativo. Ti chiedo di parlare di cose
concrete, realizzazioni, fatti, avve-
nimenti, problemi, difficoltà che
hai vissuto in prima persona. In-
somma, non considerazioni genera-
li, ma una testimonianza reale. In
occasione del Centenario della mor-
te di Don Bosco, desidero far cono-
scere ai lettori del BS le esperienze
di un missionario salesiano oggi...»
Tento di rispondere insieme a Enri-
co e a don Costa.
- - - - Lubumbashi (Zaire),
gennaio - In questi ultimi mesi ho
ricevuto tra le altre, due lettere,
molto diverse per origine, stile, con-
. tenuto, ma che, in fondo, presenta-
no un'unica domanda. L'autore
della prima lettera si pre~enta da so-
lo: «Sono un bambino di 10 anni e
mezzo. Ho gli occhi e i capelli casta-
ni. Mi chiamo Enrico. Con questa
umile lettera vorrei chiederti molte
cose. In che _regioni sei stato? Che
popoli hai frequentato? Ti piace la
vita del missionario? Quanti anni
hai? Secondo me, fare il missiona-
rio è una cosa difficilissima. lo non
riuscirei a farlo, perché è una cosa
su cui bisogna impegnarsi tantissi-
mo. Tu avrai molta umiltà, pazien-
za e volontà. Ti piacciono i libri? A
me piacciono molto specialmente
quelli d'avventura. Come stai? lo
sto bene. Hai molte o poche soddi-
sfazioni? Secondo me, ne hai molte,
perché aiutare il prossimo è un prin-
cipio molto bello. Quante volte al
giorno mangi? Di sera dove dormi?
Secondo me patisci la fame e non
hai un letto per dormire, però sei
molto contento, perché aiuti sempre
le persone più sfortunate di te. Ti
saluto, scrivimi il più presto che
puoi. Nella lettera raccontami la tua
giornata tipo. Ciao. Enrico»
La seconda lettera è del Di_rettore
del «Bollettino Salesiano». Dopo
pochi preamboli, don Costa arriva
subito al sodo: «Ti chiedo un arti-
<<Non vado
a caccia di elefanti»
Mi chiamo Piero. Sono al mondo
da 45 anni, nello stato africano del-
lo Zaire da 21 (con lunghe assenze).
Sono salesiano da 28 anni e prete da
12. Sono stato - e sono ancora in
parte - insegnante. Occupazione
principale: responsabile della pasto-
rale giovanile diocesana; in altre pa-
role, devo coordinare e animare ciò
che la Chiesa di Lubumbashi' fa al
servizio dei giovani. Non attraverso
foreste vergini, non vado a caccia di
elefanti, non costruisco ponti, non
curo lebbrosi, non do da mangiare a
negretti affamati, non battezzo pa-
gani... Mi è capitato - per caso -
di lavorare o di collaborare all'una
o all'altra di queste cose, e non sot-
tovaluto certo i miei confratelli che
le fanno, anzi. Volevo solo dire che
faccio una vita qualunque, da antie-
roe, per dirla con linguaggio cine-
matografico occidentale.
Mi alzo, presto, la mattina, pre-
go, faccio colazione, vado a scuola
o in ufficio (in macchina), torno a
casa per il pranzo, ricevo visite, par-
tecipo a incontri e riunioni, scrivo
un articolo, correggo bozze, ceno
con i confratelli, prego ancora un
po', vado a dormfre (verso le
22,30)... Valeva la pena lasciare l'I-

4.6 Page 36

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36 1 MARZO 1988
taJia per fare questa banaJissima vi-
ta, in una città africana poco più
grande dj Bologna? Rispondo senza
esitare: Sì, sono contento di essere
sacerdote salesiano a Lubumbashi.
Perché? È una storia lunga.
Qualcuno mi ha guidato. Uno, la
sua vita, Ja sceglie sì e no. Certo ho
fatto liberamente i passi che mi han-
no condotto a vivere qui, ma questi
passi sono stati resi possibili da un
mucchio di circostanze che non so-
no dipese da me. È il senso che do
alla parola «vocazione»: mi è capi-
tato di incontrare persone, vedere
spettacoli, sentire riflessioni, sco-
prire reaJtà... convergenti verso una
domanda: vuoi andare? A 22 anni
ho detto di sì, e non lo rimpiango.
Ricordo ancora, la spinta finale è
venuta dal Papa. Mi trovavo per ca-
so? - in San Pietro, il 18 ottobre
1964, quando Paolo VI ha dichiara-
to santi i 22 martiri dell'Uganda.
Nel suo discorso, in latino, il Pàpa
ha detto: «L'Africa ha bisogno di
missionari... subito, oggi, non do-
mani... Oggi l'Africa apre loro la
strada e il cuore; è questo un tempo
di grazia divina che forse passa e
non tornerà più...» Mi sono lascia-
to convincere. QuaJche giorno do-
po, spedivo una domanda ufficiale
ai miei superiori, perché mi permet-
tessero di andare a vivere e a lavora-
re con i salesiani dello Zaire, che al-
lora si chiamava Congo. Avevo af-
fidato la mia domanda ufficiale ai
« buoni uffici» dei martiri ugandesi.
Era senz'altro la strada giusta. Me-
no di due anni dopo facevo parte
dell'Ispettoria dell'Africa Centrale
e sbarcavo a Lubumbashi, nuovo-
e vecch io - nome di Elisabethville.
Un proverbfo africano dice: «È
in capo alla vecchia corda che si in-
treccia la nuova». La mia presenza
e il mio lavoro in Zaire si sono inse-
riti in una storia già lunga di vila
missionaria. I saJesiani sono nello
Zaire da più di 75 anni. Il lavoro
realizzato è enorme: insegnamento
elementare, medio e superiore, svi-
luppo agricolo, assistenza sanitaria,
pubblicazioni culturaJi, emissioni
radio-televisive, cooperative, casse
di risparmio... senza parlare dell'o-
pera diretta di evangelizzazione So-
no obbligato a parlare in prima per-
sona... plurale. «Un soJo dito, dice
un proverbio locale, non schiaccia
un pidocchio», o, se preferite, « una
sola pietra non può sostenere la
pentola». Quando si cucina all'a-
perto, ci vogliono tre pietre perché
la pentola possa essere messa sul
fuoco. Sono i confratelli che mi
hanno accolto qui che mi hanno
aiutato a imparare la lingua locale,
il kiswahili, a capire la mentalità
africana e a lavorare con gli zairesi.
À ccogliere in sé
un mondo nuovo
«Esci daJla tua terra e va... » So-
no tentato di cambiare le parole:
esci dalla tua testa e va. Credo che
essere missionario è aprire gli occhi
e il cuore per accogliere in un
mondo nuovo: volti, nomi, storie,
in un contesto di lingua, di cultura,
di mentaJità diversa. Quando torno
in ltaJia, agli amici che si meravi-
gliano di non vedermi <<annerito»
dal sole africano, rispondo che an-
che in Africa si può vivere all'om-
bra, e che poi, quello che conta per
me, è di avere il «cuore nero» . Vor-
rei averlo, un «cuore nero», un
cuore capace di amare, di sentire, di
vibrare con gli africani. È l'unico
modo coerente ed efficace per vive-
re e lavorare qui. Ricordo, quando
facevo ancora i prirni passi nel Con-
go, le riflessioni di una suora mis-
sionaria da vari anni in Africa. Più
passa il tempo, diceva, meno tento
di capire gli Africani, ma cerco di
voler loro bene di più. È un para-
dosso, ma contiene una verità pro-
fonda. Solo la strada dell'amore
permette, aJ di là di una conoscenza
inteUettuaJe, di entrare in comunio-
ne di vita - e d i fede. Le circostan-
ze, i superiori - e iJ caso? - mi
hanno permesso di farne due espe-
rienze significative.
Alla fine degli studi di teologia
(fatti in Francia), ho chiesto edotte-
nuto di non essere ordinato prete
subito. Volevo, dopo i lunghi anni
di formazione, prepararmi al sacer-
dozio in una comunità, vivendo a
contatto con gente «normale». Ka-
sungami mi ha permesso di reaJizza-
re il mio progetto. Kasungami è un
Un genio originale
di Nuccio Fava
Credo di ricordare bene l'incontro con Don Bosco. Se cosl posso dire.
Awenne nella primavera del '49, ero poco più che fanciullo, a Messina.
Anzi, sulla nave traghetto VIiia S. Giovanni-Messina, mentre accompagnavo mia
madre. alle prese con la ricerca di casa, dopo il rientro di mio padre dalla prigionia
e la successiva destinazione all'ospedale militare di Messina. Ovviamente si tratta-
va di un salesiano. Mi ritrovai a scherzare e chlacchlerare· con lui meglio che con
un parente. Mi invitò all'Oratorio, il Domenico Savio di via Lenzi, a Messina. Co-
minciai cosi, senza accorgermene, a scoprire Don Bosco e la straordinaria famiglia
salesiana. Attraverso soprattutto il gioco, lo sport, la compagnia e l'amicizia di tanti
ragazzi delle più diverse estrazioni sociali. Imparai a giocare e a pregare, stando
insieme agli altri, in rapP.orto con tante altre persone, I loro problemi, attraverso
scoperte ed esperienze comuni.
Forse più che in famiglia, la mia formazione ai rapporti con gli altri, al valore del•
l'amicizia, della lealtà e dell'impegno solidale e fraterno, si è sviluppata nell'Orato-
rio, è legata a quell'Incontro con i salesiani. Ma chi sono i salesiani, le loro infinite
opere e realìzzazioni, se non Don Bosco che ha operato e vive, in ogni parte del
mondo, tra la gente e nel popolo di Dio?
Il suo genio cristiano si espresse con originalità ed efficacia sconvolgenti per le
condizioni del suo tempo, per i problemi dawero inediti che la critica situazione
economica e sociale poneva soprattutto ai giovani. Don Bosco, tra difficoltà e in•
comprensioni, seppe farvi fronte, percorrendo vie nuove, straordinariamente posi-
tive e anticipatrici.
Oggi, in condizioni cosi diverse eppure con questioni cosl acutamente aperte (la
famiglia, i giovani, il futuro etico e civile comune) Don Bosco ci ricorda che abbia-
mo tanto da operare, in ogni campo, dovunque ciascuno si trovi a vivere e lavorare,
per offrire risposte di solidarietà e di amicizia fraterna.
Roma, 11 gennaio 1988
Nuccio Fava
Direttore Tg 1/RAI

4.7 Page 37

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-----------~
I
Venditrici di pesce nello Zaire
(Foto Archivio SEI - Ricatto)
quartiere della periferia di Lubum-
bashi, a mezza strada tra il villaggio
tradizionale e la bidonville moder-
na. Un confratello, don Mario Va-
lente, vi abitava, solo, da un anno,
quando i superiori mi banno man-
dato a vivere con lui. Mi ha aiutato
enormemente ad entrare in un certo
stile di presenza e di azione: vivere
in mezzo alla gente, partecipare alle
feste e ai lutti, conoscere nomi e so-
prannomi, impantanarsi nel fango
abbondante della stagione delle
piogge, far parte del paesaggio e fi-
nalmente del paese; e poi tenere la
porta aperta per accogliere chiun-
que, lavorare insieme, suscitare la
creatività per aiutare la gente a mi-
gliorare la propria vita. Un po' alla
volta, dalla collaborazione nostra
con la gente, sono sorti, in un con-
testo economico di degradazione
generale, piccoli segni di sviluppo e
di speranza: un mulino, un ponte,
un locale per i giovani, una nuova
scuola elementare, un dispensario,
una cooperativa agricola... La gen-
te di Kasungami mi ha accolto e
«adottato»: quando l'arcivescovo
di Lubumbashi, mons. Kabanga,
mi ha ordinato prete, nella chiesa
I MARZO 1988 37
1n questi ultimi anru, 1 giovani
stanno aiutandomi ad «invecchia-
re». Vivendo con loro, avevo l'im-
pressione di restare giovane, di esse-
re, tra i giovani, un fratello maggio-
re, ma sempre un fratello. Invece,
da due o tre anni in qua, uno dopo
l'altro, vari ragazzi e ragazze mi
trattano come loro <<papà», con
una fiducia e un affetto disarmanti.
Avere, di colpo, «figli e figlie» di 20
anni, mi ha reso cosciente che non
sono più giovane. Nello stesso tem-
po, mi aiuta a scoprire che sono sta-
to ordinato prete (« vecchio» o « an-
ziano») per essere «padre», per
mettere al mondo « figli di Dio» e
per dare alla gente il Figlio di Dio.
Venuto ufficialmente in Africa
per annunziare Gesù - è il « mestie-
re» del missionario, e lo svolgo: la
mia occupazione principale è parla-
re di Lui, direttamente o indiretta-
mente, con la parola e con lo scritto
- mi è capitato di trovarlo qui e di
scoprirlo nella bontà e nella fiducia
delle persone che mi hanno accolto
o che incontro. Vorrei che gli altri
lo scoprissero pure in me. Dato che
«il nostro avvenire è più grande del
parrocchiale di Kasungami - dedi-
cata (per caso?) ad uno dei martiri
ugandesi, san Mattia Murumba -,
la gente ha fatto festa per il primo
«figlio» del paese arrivato al sacer-
dozio.
nostro passato», dice don Egidio
Viganò, continuo con fiducia. Una
ragazza di Lubumbashi ma ha scrit-
to ultimamente: «Da quando ho
scelto "Gesù" come amico, devo
dire che lo scopro sempre di più.
Manifesta la sua presenza attraver-
so tutte le persone che incontro e
Condividere
lavoro e preghiera
spesso, non mi lascia sprofondare
nella disperazione». Queste righe,
vorrei - potrei 7 - averle scritte io
stesso.
Prima ancora di arrivare a Ka- Le 120 righe imposte non permet-
sungami, i superiori mi avevano in- tono ulteriori sviluppi. Penso di
caricato di fare da tramite tra i sale- aver detto L' essenziale, ad Enrico e a
siani e la pastorale giovanile dioce- don Costa. Mi trovo bene qui per-
sana. Ho lavorato cosi - e lavoro ché ho trovato gente che mi ha
ancora oggi -, da salesiano, al di adottato come figlio e come padre,
fuori delle opere salesiane, nell'ani- che mi permette di «accogliere» la
mazione dei gruppi giovanili parro- vita e di trasmett~rla... Detto così,
chiali. A contatto con altri ambien- su due piedi, sembra troppo bello.
ti, ho scoperto il valore e l'efficacia, Di fatto, non tutti i giorni sono rose
anche in Africa, del patrimonio e fiori. Ma se uno scopre che il sen-
educativo di Don Bosco: accogliere so della vita è volersi bene, e se uno
i giovani, stare con loro, suscitare la incontra gente che gli vuole bene,
parola e l'iniziativa, condividere può andare avanti con coraggio.
«bukari» (la polenta locale) e mar- Questa esperienza, non potevo farla
ce, lavoro e preghiera, per aiutarli a
passare «da una vita subita ad una
vita scelta» . È un'avventura che
continua ancora.
in Italia? Certo. A me è capitato -
per caso? - di viverla in Africa. È
qui che mi sento «a casa» .
Piero Gavioli

4.8 Page 38

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_COMUNICAZIONI SOCIALI,_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
38 I MARZO 1988
DoN aosco
RACCONTATO
DAI RAGAZZI
Allestito a Verona il recital
« Se siete giovani, vi amerò».
immerso in una cascata
di voci argentine, me ne stavo sedu-
to quieto quieto fra il Rettor Mag-
giore e il Segretario penerale Don
Francesco Maraccani. Di quando in
quando, quasi di nascosto, davo
un'attenta occhìata all'uno o all'al-
tro. Avevo netta l' impressione che
don Egidio stesse dimenticando per
un'ora i mille problemi legati alla
sua responsabilità, e che don Fran-
cesco, dopo tanto lavoro «hard»
appiccicato ai computers di Via del-
la Pisana, si stesse concedendo un
momento «soft», abbandonandosi
ai sogni ed ai ricordi della sua infan-
zia, trascorsa felicemente, come
ognun sa, in quel di Pavone Mella.
Nella sala teatro, gremitissima, si
snodava davanti ai nostri occhi uno
spettacolo gustoso. Ragazzi narra-
vano la storia di un ragazzo. Ed era
una bella storia, perché cantata da-
gli allievi di Trento (che facevano
gli onori di casa), colorita dalle dan-
ze brillanti delle ragazze di Battaglia
Terme (preparate da Luciana Cere-
soli e dalle Figlie di Maria Ausilia-
trice), e interpretata, nei dialoghi vi-
vaci, dai ragazzi del «Don Bosco»
di Verona.
Il senso, poi, della storia risultava
chiaro dal titolo: «SE SIETE GIO-
VANI, VJ AMERÒ». Protagonista
era ancora lui: Don Bosco.
È il recital che l'Editrice Salesia-
na L.D.C. dedica alla fascia ragazzi
e mette a disposizione degli appas-
sionati io occasione del Centenario.
L'autore è il prof. Sandro Borchia,
exallievo di Verona e Rovereto, con
esperienza presso il teatro sperimen-
tale di Milano. Le musiche sono
opera del Maestro Mario Gonzo,
che ha speso una vita nell'insegnare
canto e musica nelle scuole salesiane
ed esprime, con quest'ultima pro-
posta, la maturità raggiunta come
autore di musiche per ragazzi. Pres-
so la medesima Editrice, sono ap-
parse altre sue fortunate produzio-
ni: « Marcellino Pane e Vino», « Il
Vangelo secondo noi bambini»,
«Un mondo di favole», «li trenino
dei dodici frateJli ».
Abbiamo chiesto al Maestro che
cosa si attende da questa sua ultima
fatica.
Ci ba spiegato che l' intero spetta-
colo è stato pensato in vista dell'al-
lestimento, con « mezzi poveri», in
parrocchie, oratori, scuole... Per
questo, oltre che al coro, .la struttu-
ra portante è affidata ad otto ragaz-
zi, di quelli che non è difficile in-
contrare nei nostri ambienti. Si è
pensato anche all'accompagnamen-
to musicale: non tutti infatti posso-
no disporre di orchestrine o simili.
Per questo l'Editrice offre, accanto
ai testi, due «basi» musicali: una
con musica, l'altra con musica e
voci.
Ci siamo anche preoccupati -
aggiunge il Maestro - di dare alla
narrazione una linea chiara, in mo-
do da poter annunciare i valori di
cui la storia di Don Bosco è piena.
Accanto al recital rock proposto
ai giovani dai salesiani di Udine, si
colloca questo, proposto ai ragazzi
dai salesiani di Verona. Le Tre Ve-
nezie, cullate ad Est dalle musiche
della laguna e rallegrate a Nord dai
cori di montagna, esprimono anche
in questo modo la. fedeltà alla loro
tradizione culturale-e salesiana.
Ma non è un caso che Don Bosco
sia cantato cosi: non esiste festa di
Don Bosco senza canto. Perché, di
canti e di suoni, lui volle essere mae-
stro fra i suoi ragazzi. Con un po' di
fantasia (e di faccia tosta) egli aveva
messo assieme una «orchestrina»
rudimentale (composta di tamburel-
lo, chitarra, violino e tromba), che
faceva bella mostra di sé, special-
mente durante le avventurose pas-
seggiate attraverso le colline pie-

4.9 Page 39

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- - - - - - -sB-
I MARZO 1988 39

4.10 Page 40

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40 · I MARZO t-988
Giovannino Bosco, nel recital veronese, è interpretato da Mirko
Tommasi, che frequenta la 2• media al •Dori Bosco• di Verona. Chi ha
visto la videocassetta di Telepace non l'ha dimenticato!
Gli abbiamo rivolto qualche domanda. le risposte sono spigliate e
pronte.
Che ne dici di questo spettacolo?
- Ml piace molto; specialmente con le nuove coreografie delle ragaz.
ze di Battaglia Terme. Ml pare che migliori camminando.
E i tuoi compagni, tua mamma, che ne pensano?
- I miei compagni si divertono come me. Mia mamma resta tutto il
giorno incollata allo stereo e non si stanca mai di ascoltare.
Quale canzone preferisci?
- •Se siete giovani, vi amerò•.
In quale parte del recital ti senti più coinvolto?
- Nell'ultima parte. Quando Giovanni dà ai suoi amici l'ultimo addio.
Che cosa ti piace di più in Don Boscoi
- la spontaneità e l'allegria. la sua amicizia per i giovani.
Vorresti vivere la storia che canti?
- Sl e no. Ml piacerebbe perché è una storia bella. Ma non me la sen-
to di affrontare tutte le difficoltà incontrate da Don Bosco.
Non ti piacerebbe fare come lui?
- Ci penso. Lo farei volentieri per un posto in Paradiso.
Che cosa deve ricordarsi la gente dopo lo spettacolo?
- La gente deve conoscere la storia di Don Bosco, ma io spero che si
ricordi un poco anche di me.
montesi.
Nel 1847 Don Bosco aveva co-
minciato una scuola serale di musi-
ca, che si era imposta all'attenzione
degli appassionati come una inno-
vazione originale, dato che allora
non era in uso, per i ragazzi, la
scuola corale di massa. La stessa
municipalità mostrò di apprezzarla,
erogando a Don Bosco un premio di
mille franchi.
U Santo dei giovani si era perfino
improvvisato compositore di qual-
che pezzo di messa e di brani popo-
laci. Silvio Pellico non disdegnava
di scrivere per l'amico Bosco qual-
che testo. Quanto alle musiche,
Don Bosco prendeva quello che la
piazza offriva: un coro di operai
che passava nei pressi, il motivo
suonato dalle trombe dei soldati che
facevano esercitazioni presso Val-
docco, le piacevoli improvvisazioni
di alcuni giovani cantautori in Piaz-
za Milano gli fornivano spunti per
sviluppi musicali adeguati al gusto
ed alle capacità dei suoi ragazzi.
li capo della prima spedizione
missionaria e compaesano di Don
Bosco Giovanni Cagliero fu da lui
spinto a studiare musica ed a com-
porre: talune sue celebri romanze
pare non dispiacessero a Verdi...
Del resto, il Santo torinese ripete-
va che «una casa senza musica era
un corpo senza anima». Lui, che
voleva le anime, amava anche quel-
la musicale!
Va però aggiunto che Don Bosco
è anche un santo «cantabile»: per
quella sua fanciullezza piena di po·
vertà e di poesia; per la contagiosa
voglia di vivere (comunicata ancor
oggi attraverso le sue «Memorie»);
per la epopea del suo oratorio, va-
gante su centinaia di giovani piedi,
in cerca di un luogo ove metter ra-
dici.
Sarà interessante alJa fine dell'an-
no (ma lo farà qualcuno?), contare
le iniziative musicali nate sull'onda
del Centenario. Accanto ai ~ià ri-
cordati recitals di Udine (C'E DA
NON CREDERCl) e di Verona (SE
SIETE GIOVANI, VI AMERÒ) è
in circolazione il rock musical tede-
sco (EVVlVA GLOVANNI) e Lati-
no Americano (CANTATA A DON
BOSCO)... Numerosi altri sono an-
nunciati in Italia e all'estero.
Sono occasioni offerte per con-
templare Don Bosco in un modo in-
solito. Non senza quel pizzico di
commozione, che serpeggiava fra il
pubblico di Trento. Forse, perché si
erano visti ragazzi cantare, anziché
soffrire come nelle cronache dei no-
stri giornali; o perché si era sveglia-
to il ragazzo che sonnecchia. .. in
ciascuno di noi; o, forse, perché c'è,
nella storia di Don Bosco, «quel
non so che», che sa parlare al
cuore.
Come cent'anni fa.
G. F.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - - - - - - - -#---
mandati a casa a preparare ogni
MENINGITE
DA SALMONELLA
cosa, perché secondo i medici
potevo morire da un moment~ SAN DOMENICO SAVIO
all'altro.
DEL TIFO
e ommosso e riconoscente
desidero rendere nota ta
grazia ottenuta per Intercessio-
ne S. D. Savio.
Francesca, terzogenita 52
giorni di vita, è ritornata fr~ noi
dopo 37 giorni di ospedale. Più
volle è stata detta la parola •mi-
racolo•.
11 medico ml ha detto che è
dal 1983 che non si vedeva un
caso del genere: le statistiche
sono raccapriccianti: quasi il
100% di mortalità e I pochi che
superano la malattia (meningite
da salmonella del tifo) hanno
per 1'80% dei casi gravissime le-
sioni cerebrali. A Francesca
niente di tutto questo: ora sta
bene, mangia, sorride...
Il dottor Fioroni che l'ha avuta
In cura: •Francesca è guarita
se~za conseguenze, grazie a:
1) 1 suol santi (sopra l'incubatri-
ce e sopra il lettino poi, c'è sem-
pre stato l'abitino di S. D. Savio;
2) le nostre terapie; 3) un po' di
fortuna. lo alla fortuna credo po-
co, alle terapie si, ai Santi anco-
radi più.
In noi però non diminuiva la
speranza: Don Rinaldi, pregato
da un paese Intero, non poteva
non esaudirci.
Dopo l'Intervento 11 chirurgo
interrogato da una mia cognata
disse: •Signora, non mi chieda
se Luciana guarirà... lei sa li ma-
le che la minaccia... e anche se
dovesse non morire, certamen-
te non parlerà più•.
Non posso raccontare tutto l'i-
ter del dopo-intervento... è una
c~sa Impressionante; non so
vincere questa emozione. Dopo
qualche giorno ero irriconoscibi•
le: il liquido ml aveva Invaso la
faccia e la testa tanto da sem-
brare una scatola quadrata e
grossissima. Ml riportarono in
sala operatoria... e con me c'era
sempre la reliquia di D. Rinaldi.
Sf!nlo la Suora del reparto che
grida: •Professore, chi la man-
da?..• venga è urgente!• (Non
era di servizio). Si interviene su-
bito. Il chirurgo incide e da quel•
l'incisione esce tutto li liquido
che mi soffocava... Fu la mia
salvezza.
Manfredi Luciana In Regis
Crusinallo S. Anna (NO)
D a una signora del mio
di
s_.
paese mi fu dato l'abitino
D. Savio. Lo pregai, (S. D.
~~10) affinché mi ottenesse la
g101a di un figlio. Poco tempo ed
ecco che ml accorgo di essere
Incinta. tn gennaio è venuta alla
luce Tatiana Domenica. Essen-
do piccola e debole ogni tanto
s. ha ~vuto dei problemi ma D.
Savio ml ha sempre dato la gioia
ci f~rglleli superare. Continuo
ad invocare la protezione di
questo grande Santo sulla mia
piccola Tatiana D.
D'Osvaldo F. - Biclnlco (UD)
ANCORA S. D. SAVIO
111° dicembre 1986 incontrai
1;ma donna con la sua picco-
la d1 due mesi. Era angosciata
perché la piccola Veronica sta•
va tanto male e doveva essere
trasportata d'urgenza, In aereo,
a Buenos Aires, e forse era trop-
po tardi.
Rosettl SIivio e Famiglia
Taio - Trento
. Batte~ la bimba e poi par-
timmo. Già prima di arrivare
constatai che la piccina era gua-
rita.
COLPIT A DA SCHISI
AL LABBRO
. ~rrivati che fummo gli specia-
hst1 dopo una minuziosissima vi-
sita dichiararono che la bambi-
CANCRO ALLA TIROIDE
A mmalatami di cancro alla
tiroide (carcinoma) fui
consigliata dalle F.M.A. di Cru-
slnallo (NO) di affidare la mia
guarigione a Don RinaI.di. Mi ri-
volsi a lui con fede grande e con
me pregarono tutte le persone
che ml erano vicine.
Dopo una visita medica all'O-
spedale Molinette di Torino Il
medico disse a mia cognata che
il mio ricovero era più che ur-
gente, poiché li resptro passava
solo da un foro con il diametro di
un ago da cucire.
Trattenuta e ricoverata d'ur-
genza dopo gli esami del caso
fui operata. Durante l'Interven-
to, dovettero Intervenire subito
con cobalto poiché il tumore era
già ramlficato alla colonna cervi-
cale.
Mio marito e I cognati furono
D opo alcuni anni di metri-
. monio, mia moglie ed io,
realizzavamo in Fabiana il desi-
derio di concretizzare la nostra
maternità e paternità.
La gioia della nascita della
piccola fu offuscata dal consta•
tare che Fabiana presentava
una schisi al labbro. Awenl-
mento che determinò nella no-
stra mente momenti di Indeci-
sione e di profonda sofferenza.
Poi affidammo a S. D. Savio
la vita della nostra bimba chie-
dendo di Ulumlnarci In tutto e
particolarmente nella scelta del
chirurgo.
A undici mesi, Fabiana, è sta-
ta sottoposta all'intervento chi•
rurglco durato più di due ore.
Oggi Fabiana sorride e cresce
c?me tutti gli altri bambini. Gra-
zie S. D. Saviol
A. e L. Taglia/ate/a - Napoli
na stava benissimo.
L'acqua battesimale era stata
veramente rigeneratrice per in•
tercessione di S. D. Savio a cui
avevo affidato la grazia.
Sr. Rosa Boglioni, F.M.A
Rio Negro Argentina
SUPERAMENTO
DI DIFFICOLTÀ
D esidero ringraziare pub-
blicamente M. Ausiliatri-
ce per aver ascoltato le mie pre-
ghiere.
Grazie alla Sua protezione la
mia famiglia ha superato una si•
tuazlone economica davvero
grave.
N. C. Siracusa
RINGRAZIANO
PER GRAZIE RICEVUTE:
Darlo Chiara Domenica
De Angells Francesco
De Francesco Nancy
De Parra Irma
Dl Gesaro Rosa
Di Lucia Piraneo Rina
Dodi Paolo e Domenica
Edicto sr. Dios
Faggi Giuliana
Farinonl
Favre Antonella
Fenegrò sr. Maria
Fernandez de Parraml-
riam
Ferraris Mariuccia
Ferrara Lina
Fucilla PIieria
Gabatl Adele e Dome-
nico
Gadola Allaria
Gamba Sebastiano
Garcia Ana Cecilia
Garcia Ramon Josè
Garda Agnese
Gentile Anna
Giambattista Francesco
Giangrande Sodano
Pina
Gianoglio Edoardo
Gielemmo Maria
Gorinl Pietro
Gregorio Vincenza
Gregori Silvana
Jannelli Cosimo
Imbimbo Anna
Lamberto Eliana
Lucci Rina
Lanzo Teresa e Adduccl
Jole
Malacamba Maria in Ro-
bello
Marena Elsa
Sarettl Margaria
Mari Mannuccl dott.ssa
Daniela
Massaro Teresa
Mazzoli Augusta
Mecca Giacomo
Messina Francesca
Messina Gioconda
Migliore Rosa
Mlnettl Caterina
Moncalvo SIivio
Montlglio Olga
Morè Luisa
Navone Luisa
Notaro Gioachino
Oglietti Guido
Oberto Luciano e Dome-
nica
5#1'" tttl prossimo nunrrro

5.2 Page 42

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BERTANA llg,ra ADELINA, ved.
GHERLONE t Moncalvo a 75 annl
Gentile e sorridente ha vissuto nel
quotidiano Il suo Battesimo con fede,
nella semplldtà, umlltè, laboriosità.
la numerosa paltecipazlone al fu.
nerali hanno dimostratodl quanta sti-
ma e affetto era circondata.
VALLOSIO CARLO alg.ra AGNE-
SE, cooperatrice t La Spezia
Molto deYOla di Don Bosco. Ha da·
10 un Hgllo Guido alla COngregazlone
Salesiana. È spirata Invocando Don
Bosoo e Maria Ausiliatrice 1113 Aprile
lunedl Santo 1987.
GHIETTI alg.ra TERESA MARIA,
cooperatrice ufealana t Vercelli a
91 anni
Vera cooperatrice secondo lo spiri-
to di S. G. Bosco fu profondamente
devota dì Maria Ausiliatrice e di lutti I
Sanll Salesiani.
le sue ulllme parole furono: •Don
Bosco ha per me pronlo un posto in
paradiso, lo sento!•.
PERINCIOLO CATERINA ved. fl.
GAZZOLO t Occimiano (Al) e 98
anni
Donna di grande e prolonda lede
che esprimeva In generoeo servizio a
chi avvicinava. Scopo della sua vita
fu sempre l'ansia di Don Bosco perla
salvezza delle anime.
Ouranla la sua lunga malattia sol-
lrìva di non poter essere presente
egli Incontri mensili del Cooperalorl
ma offriva tutto al Signore.
PASTORE ,1g.ra ADELINA, coope-
·ratrtce u1. .1an11 t Vercelli ullrano-
vantenne
Donna semplice e buona. Piena dì
fede profonda e di amore a Don Bo-
sco.
Sempre presente alle varie mule dJ
Esercizi Splrìtuall edificava con la
sue pietà e allegria.
QUAGLIA slg.ra ROSETTA In PAS-
SERINI, cooperatrice S. t Castel-
lanza (VA) a 80 anni
Collaborò In modo stupendo al rl•
fiorire del Centro Cooperatori di Ca-
atellanza. Amava ripetere con lr•
quenza: •Sono salesiana dalla nasci-
ta e I miei figli lo sono tutti nel cuore•.
Donna di fede operosa ha lasciato
In tutti noi una grande tenere-zza per
I giovani e per Il prossimo tutto.
MOARONE sac. MICHELE, salnl•
no t Clvltanova Marche a 92 anni
Visse profondamente le sue vita d
Sacerdote ed educatore Salesiano.
L'affabilità a la generosità del suo
cuore rendevano rapidi ed Incisivi I
suol contatti dando origine ad amici•
zie !::fonde e durature.
V sse di Don Bosco, disponibile al,
l'obbedienza nel generoso servizio
pastorale.
BACCIOCCHI alg.ra CAROLINA,
cooperatrice ululane
Madre esemplare, spese la sua vi-
ta nel lare del bene a lutti. Coopera-
tric& zelante. Fu per tanll anni lavora-
trlce assldua presso Il laboratorio
Mlsslonario.
L.aacla ln quanti la conobbero un rl-
cordo Imperituro delle sue vìltù.
CERINI alg. GIACINTO, cooperato-
ra ulealano t Buslo Arsizio Il
29/09/1987
Oratoriano della prima oral la sua
testimonianza cristiana è stata caret-
leriuata da un prolondo amore alla
Madonna Ausillatrlce.
La mone l'ha colto dl sorpresa ma
non impreparato. Come il servo vlgi-
fante aveva la sua lampada accesa.
SPAGGIARI sac. PIERO, ululano
f Forfl a 64 anni
Nella scuola conservò il meglio di
sé. Dotato brillanta lnlelligenza, di
capacità di ~nallsl e di sintesi, sapa-
va rendere accessibile a tutti IO atu•
dio della matematica a fisica.
Ha saputo percorrere il 8UO lungo
calvario con una foltezza d'animo
ammireYOle. Ha saputo soffrire In si•
lenzlo, mantra Dio gradualmente lo
preparava ad una accettazione totale
e fillale del suol misteriosi disegni.
REGOLINI MAURO DOMENICO t
Parre (BG} a 18 anni
Improvvisamente ci ha taseiatl,
non avevamo che fui: Mauro Dome-
nico.
Il nostro cuore è oppresso dalla trl-
stazza e dal dolore ma sentiamo
ugualmente Il bisogno di ringraziare
D Signore per I bellissimi 18 anni In
cui ce lo ha donato.
Era devolisalmo di S . O. Savio d1
cui portava con tanto orgoglio Il no-
me. Mettiamo l'Indirizzo perohé In
tante solitudine una parola amloa
pub far piacere. lii mamma: Regollnl
NIiia • Via Presolana. 8 • 24020 Pa.rre
(BG). Grazlel
SCRIBANTE ne. LORENZO, sai•
alano t Culabè Brasile, a 74 anni
Nato a Torino lrequentò l 'Oratono
Veldocco passando poi, nel 1928
al Noviziato di Villa Moglie. Nel 1933
si recò in Brasìle, Mato Grosso. La-
vorò nelle varie case di questa lspet•
torta come Catechista e Incaricato di
Oratori. Fu anche Maestro del No-
vizi.
Semplice, umile, esercitò con pi•
neZZB il suo secerdozlo speole nelle
con(essionl. Appassionato per gll
studi, si dedicava con piacere all'e-
stronomls e alla pittura.
GRIFFA 81g. AGOSTINO, cooper•
tora salesiano t Torino a 90 anni
Dal 1940, ex-allievo salesiano del
Oratorio di Don Bosco, visse labo•
rlosamente la sua lunga giornata ter-
rena nel compimento del suol doveri
d1 sposò e dl padre.
lascia un vivo esempio di bontà, di
onestà e di rettitudine in quanti loco-
nobbero.
TARASCO alg. EDOARDO t Lom-
brlasco (TO) a 83 anni
Ricco di opera buone, carico di an-
nl, espelto di Dio e degli uomini, puri-
ficato da una lunga sofferenza ha
chiuso la sua giornata terrena la-
sciando nel cuore della moglie e dei
figli un profondo senso di pacee di ri-
conoscenza al Signore.
Ha donato al Signore nella Fami-
glia di Don Bosco due figli aecerdoti.
Il Bollettino parrocchiale gli è debito-
re di oltre 200 copenlne, una al m&-
se, sempre diverse, frutto della sua
fede e della sua fantasia. Era sempre
pronto al servizio della sua parroc-
chla.
GIUA alg.ra MARIA In LECIS t Ro-
men 1916/1987
Esempio luminoso di crlsllane virtù
e di fede profonda. Il suo eatremo sa-
luto: • ... vi sarò sempre vicino lnvo-
cando per tutti YOl quel bene di cui
avele bisogno•.
Lascia in chl l'ha conosciute esem-
pio di grande generosità.
CANALE alg.ra ROSINA coopera-
trlce S.lealanat Giarra e 90 anni
Vecchia e fed&0sslma Cooperatri-
ce Salesiana. Devotissima di M. Au-
sillatrlce e S. G. Bosco. Donna di
profonda fede rellglose, serena e lor•
te nelle awersltà, generose e dlspo-
nibile verao chi ne avesse bisogno.
Lascte In tutti un grande rimpianlo.
MORETTI PIETRO cooperatore se-
1. .1ano di anni 87
MORETTI PIERINA cooperatrice
salesiana di anni 89 t ad Arona (NO)
a 8 mesi di distanza uno dall'altra
Coopefalori Salesiani dal lontano
1936, I miei genitori, mi hanno lascia-
ta. Ho sempre vissuto con loro ed ora
un grande vuoto si è formato Intorno
ame.
Devollsslml di M. Ausiliatrice e di
Don 8osoo ml hanno sempre tatto re-
spirare un'aria salesiana. lasciano
in me un esempio vivo di vita carìta-
tavole e generosa verso gll altri.
A quanti hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, ri()()-
nosciuta giuridicamente con D.P. del 2·9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri•
cevere Lsgatl 8d Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: • ... lascio alla Direzione Ganera/e Ope-
re Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Sales/ano per
lo missioni con sedo In Torino) a titolo di legato la somma di lire...,
(oppure) l'Immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, a paltl-
colarmante per l'll$8rcizio del culto, per la formazione del Clero a
del Aefigiosf, per scopi missionari e per l'educazione cristiana.
- se si lrana Invece di nominare erede di ogni sostanza t' uno
o l'shro del due Enti su Indicati:
...annuflO ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opera Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto SalllSiano per le Missioni con sede
In Torino) lasciando ad esso quanlo mi appartiene a qualsiasi titolo,
per gll scopi persegultl dall'Ente, e partlcolarrnente per !'esercizio del
culto, per la formazione del Clero e del Religiosi. per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per dist6$0)

5.3 Page 43

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-----------~-
I MARZO 1988 43
Borsa: Don Bosco, grande awoca-
to, e per grazia ricevuta, a cura di N.
N., L. 1.000.000
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Natol Maria ME
s. Borsa: Maria Auslllatrlce e Gio-
vanni Bosco, a cura di N. N., PA
L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, a cura di Simonetti Albina, Fl-
denza, L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta e
per altre desiderate, a cura di F. L.,
L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllalrlce e Sr. Eu-
sebia Palomlno, in memoria e suf-
fragio di Giuseppe, a cura della mo-
glie Gina, L. 700.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Invocan-
do guarigione di caro familiare, a cu-
ra di N. N., L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, invocando protezione, a
cura dei Coniugi B. G. a T. C., Bra,
L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
Salesiani, a cura di A. P., L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, per ringraziamento e protezio-
ne, a cura di Muzzani Ugazio Giu-
seppina, L. 300.000
Borsa: S. Cuora di Gesù, Maria Au-
siliatrice e Santi Salesiani, In suf-
fragio del miei defunti, a cura di z.
M., L. 200.000
Borsa: Maria Ausltlatrlce e Don Bo-
sco, a cura di Gaidano Brunetta a
Cooperatrici Istituto M. Ausiliatrice
Al, L. 200.000
Borsa: S. Domenico Savio, per rin-
graziamento, a cura di Anziano Ma-
ria Luisa, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrfce e Santi
Salesiani, a cura di N. P., L. 200.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e Don Bo-
sco, invocando aiuto e protezione, a
cura di Aldo Barone, L. 200.000
Borsa: Marta Aualllatrlce e Don Bo-
sco, a cura di Runza Maria Giuseppi-
na RG, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, Invocando protezione
e In suffragio del defunti, a cura di L.
V. R., L. 150.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in me-
moria e suffragio di Maria e Roberto
Renoglio, a cura della figlia Giovan-
na, TO, L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Oon Bo-
sco, per grazia ricevuta e invocando
protezione, a cura di Balbianl Elisa-
betta CO, L. 150.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
slllatrlce, Don Bosco, In memoria di
Reste/li Pietro, a cura della moglifl e
figli, L. 150.000
Borsa: Maria Ausllialrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
Invocando protezione, a cura di L.
N., UD. L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
aco, in memoria di Alessandro Mar-
chese, a cura di Marchesa Cristina,
L 150.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, Beato
M. Rua, aiutate Il vostro ex al/levo, a
cura di N. N.
Borsa: S. Michele Arcangelo, pro-
teggi la famiglia di mio figlio, a cura
di N. N.
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per il battesi-
mo di Maria, a cura di N. N.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Sr. Eu-
sebia, per protezione sul lavoro e
sulla famiglia, a cura di C. B. CN
Borsa: s. Giovanni Bosco, a cura di
Schiavino Carla
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Borsa: Maria Auslllatrice e Don Bo- $chiavino Carla
sco, per ringraziamento e continua
protezione, a cura di Parlanl Giorgi-
na 80, L. 130.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, In suffragio def defunti e per
protezione, a cura di I. Costanza, BG
Borsa: S. Cuore di Gesù, proteggi I
miei cari vivi e defunti, a cura di M.
A.. Acqui T., L. 130.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, per rin-
graziamento e protezione sulla fami-
glla, a cura di Brambilla Giosuè Ml
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Nasi Serra
Rina CN
Borsa: Maria Auslllatrlce, in suffra- Borsa: Don Bosco, per I miei genito-
glo del miei defunti e per la mia salu• rl Emilia e Pietro, a cura della figlia
te, a cura di N. N.
Sandrina
Borsa: Perché Il Natale sia sereno Borsa: Maria Auelllatrlce, per rin-
per tutti, a cura di N. N.
graziamento e protezione, a cura di
Carollo Serafina
Borsa: In memoria di Camino Pietro,
a cura della moglie
Borsa: Maria Ausiliatrlce, Santi Sa-
lesiani, invocando grazia e salute
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco e Sr. Eusebia, pergrazia ricevu-
per Il figlìo e la famiglia, a cura di Ma-
scia Laura CA
ta, a cura di L. B., TO
Borsa: S. Domenico Savio, a cura
Borsa: Maria Auslllalrice e S. Gio- di Camiiotto Raffaela, Prilly-Svizzera
vanni Bosco, in ringraziamento e in-
vocando protezione, a c ura di E. U., Borsa: Mons. Cimattl, per immutata
TO
riconoscenza, a cura di Ferrari Rag.
Oreste
Boru: Maria Au5lllatrlce, Don Bo•
sco, Domenico Savio, per ringrazia- Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
mento e continua protezione sulla fa- sco, proteggete i miei figi/, a cura di
miglia, a cura di G. D.. Carmagnola D. A.,AT
Borsa: Maria Auslllatrfce e S. Gio- Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
vanni Bosco, in memoria e suffragio sco, Papa Giovanni e P. Pio, a cura
dei familiari Bignardi, a cura della fi- di 8. F.
glia
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Borsa: Maria Aualllatrice, per prole• siliatrlce, Santi Saleslanl, a suffra-
zione della famiglia, a cura di N. N. gio del Prof. Don Borra, a cura di F.
TO
C., Roma
Borsa: Maria Ausiliatrice, imploran-
do protezione per i miei cari, a cura
di Galli Battistina TO
Borsa: S. Domenico Savio, per la
nascita e protezione della nipotina, a
cura di N. N.
Borsa: S. Cuore di Gesù e Maria
Auslllatrlce, implorando proiezione
e guarigione della mamma, a cura di
Tardlti VIima CN
Borsa: In suffragio della Mamma Ca-
sella Marta Spartii e perch6 preghi
per I suoi nipoti, a cura di Soartà
Diego
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Ma-
ria, a cura di N. N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, Invocando
protezione per I nostri bambini
Massimo-Federica e Francesca, a
cura di Botta M.
Borsa: Don Bosco, a cura di Con-
tento Renato TS
Borsa: Santi Salealanl, In rlngrazia-
mento, a cura di N. N.
Borsa: Don Bosco, a cura di Tarditi
VilmaCN
Borsa: Don Bosco, a cura di MontaJ-
do Pietro CN
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione e aiuto
per Olga ed Elena, a cura di N. N.
Borsa: Maria Ausilialrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, ringraziando
e invocando protezione per la fami-
glìa, a cura di Tomatis Margherita,
Loano
Borsa: Don Bosco, a cura di Arzilli
Riccardo, Piombino LI
Borsa: Maria Ausiliatrlce, S. Giu-
seppe, S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando e invocando protezione, a cu-
ra di Codazzi Leopoldo, RE
Borsa: Gesù sacramentato, Maria
Auslllatrlce, Santi Saleslanl, per
ringraziamento e protezione, a cura
di Agnese Patuzzi
Borsa: Maria Ausillatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, chiedendo protezione,
a cura di Bianca Baflle, l'Aquila
Borsa: Maria Ausillatrlce, per rin-
graziamento e protezione per i miei
cari, a cura di N.N., Dogliani

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Don Bosco
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Emanuele
Il,
9
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