Bollettino_Salesiano_198803


Bollettino_Salesiano_198803



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2 · 1 FEBBRAIO 1988
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito dal-
la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tel. 06/69.31.341.
conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Marco Bongioanni - Maria Collino - Pierdante
Giordano - Ga.etano Nanetti - Angelo Paoluzl - Cosimo
Semeraro.
Collaboratori: Giuliana Accornero - Nino Barraco - Ser-
gio Centofanti - Paolo del Vaglio - Umberto De Vanna -
Monica Ferrar! - Maria Galluzzo - Maurizio Nlcita - Silvano
Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Fotocomposizione, spedizione: Stabilimento Grafico
SEI - Torino
Stampa: ILTE • Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-
sto) per tutti.
li 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie
e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'Impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionan. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma • Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 39 edizioni nazionali e 18 lin-
gue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie) in:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile . Ca-
nada - Centro America (In Guatemala) CIie Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador Filippine Fran-
cia Germania Giappone India (in inglese, malaya-
lam, tamil e telugu) • Irlanda e Gran Bretagna - Italia
Jugoslavia (In croato e in sloveno) - Korea del Sud
Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico Olanda
Paraguay - Perù Polonia - Portogallo • Spagna -
Stati Uniti Thailandia Uruguay • Venezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
4 LETTERE DAL MONDO
di don Egidio Viganò
6 CRONACHE SALESIANE
10 AVVIATE A TORINO E IN TUTTO
IL MONDO LE CELEBRAZIONI
PER IL CENTENARIO
servizio redazionale
12 VITA ECCLESIALE
Lo studente delle otto beatitudini
di Silvano Stracca
17 VITA ECCLESIALE
Il diritto di credere
di Angelo Paoluzi
22 PROTAGONISTI
Va e viene dalla Cina Popolare Il missiona-
rio del lebbrosi
di Gaetano Nicosia
25 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
A contatto con la gente (e a volte con la
guerra) il volontario lavora per lo sviluppo
dell'Africa
di Gaetano Nanetti
29 COMUNICAZIONE SOCIALE
Trecento ragazzi, l'esercito urlante di Dio
di Pierdante Giordano
32 VITA SALESIANA
Compie 25 anni la facoltà di Lettere dell'U-
niversità saleslana
di Enrico Dal Covo/o
36 STORIA SALESIANA
Cosi li «San Benedetto• festeggia Il doppio
Centenario
di Paola Romanini
RUBRICHE
I lettori scrivono, 3 - Cerchiamo di capire, 7 - Pigy
di Del Vaglio, 8 - Libri e altro, 20 - I nostri Santi, 40
- I r:iostri morti, 41 - Solidarietà, 42-43.
1 Febbraio 1988
Anno 112
Numero 3
In copertina:
Interno
del cortlle di Valdocco
ServizJo a pag. 10

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- - - - - - - - - - -s/J-
Anziana sola
Sono vedova da anni, molto anziana
ma anqora autosufficiente e presenta-
bile. Da tempo soffro atrocemente la
solìtudine. Esaurita mi curo tenace-
mente ma non basta. Le ore pomeri-
diane in particolare sono- sempre di
ansia. Assisto giornalmente alla S.
Messa, conosco poche persone tutte
impegnate con la famiglìa, con le quali
non rimane che scambiare un breve
saluto. Fra le anime che potranno
eventualmente leggermi incontrerò
una persona che sola come me abbi-
sogni di qualche ora di compagnia, di
amicizia?
lo sono anche timida e non so avan-
zarmi, intromettermi. Conoscevo suo-
re che ora sono state trasferite. Più
nulla.
Domando mille scuse del mio ardire e
confido nella comprensione e carità,
con la speranza lusinghiera che è
sempre stata la prima a nascere e l 'ul-
tima a morire. Abito nei pressi di corso
Giulio Cesare a Torino. Lascio il mio
numero della carta d'identità
68069679 fermo posta Torino per chi
volesse cortesemente scrivermi.
Lettera firmata
Cara signora, Lei non disturba. Piutto-
sto slamo noi a doverci scusare per
non essere riusciti a costruire una so-
cietà ed una città umana dove tutti e
ciascuno si sentano a casa loro. Sia-
mo certi che molti lettori la cerche-
ranno.
Poter andare In Africa
Sono una ragazza di 19 anni, mi chia-
mo Laura e ricevo il Bollettino Salesia-
no da almeno due anni. Trovo che è
una rivista molto bella ed un' iniziativa
stupenda.
Sono contenta quando vedo che ci so-
no persone che, come me soffrono
molto per le ingiustizie sociali. Vorrei
che ce ne fossero molte di più, ma
purtroppo non è così.
La maggior parte di noi pensa solo ai
beni materiali, anche se il loro cuore,
magari, in verità è alla ricerca di qual-
cosa di più grande, non se ne rendono
conto e continuano la loro strada.
Unà mia idea, sarebbe di poter andare
un giorno come volontaria in Africa co-
me mio zio e la sua famiglia che sono
a Kitgum una località dell' Uganda.
Quando sono venuti a casa, per un
po', sentivo che mancava qualcosa in
loro anche se qui avevano tutto, quella
sensazione di pienezza che trovayano
qui mancava. Nel sentirli parlare, i
loro occhi si illuminavano, le loro de-
scrizioni erano così vere che per un
momento mi sono sentita p~e della
loro magnifica esperienza. E da que-
sto che è nato In me questo desiderio
di dedicarmi anche agli altri e non solo
a me stessa.e ai miei unici interessi. E
sono sicura che solo così potrò ritrova-
re veramente me stessa e i veri valori
della vita. Ora vi saluto e spero che
pubblicherete queste mie parole sul
BS perché sono sicura che milioni di
ragazzi la pensano come me ma non
hanno il coraggio di parlarne e la mag-
gior parte delle volte per vergogna nei
confronti dei coetanei.
Franzini Laura
Via Groppmi. 1
Cuassa al Piano (Varese)
Vicini al carcerati
Nel Bollettino del febbraio 1987, un
detenuto del carcere di Alessandria si
rammarica perché non si parla mai di
questo pianeta di desol~ione e di an-
goscia che è Il carcere. E vero che le
mani tese sono poche ma vorremmo
dire al signor Ugo Caldera che il grup-
po dei Cooperatori salesiani di Sassari
è impegnato in quest'opera umana
che fu sempre tanto cara a san Gio-
vanni Bosco. Alleghiamo la petizione
(cfr. pagine seguenU) che dietro no-
stra iniziativa ha coinvolto un gran nu-
mero di giovani dell'oratorio, indirizza-
ta al Governatore dell'Indiana per sal-
vare la giovane vita di Pauline Cooper.
Saremmo grati al Bollettino Salesiano
se il detenuto di Alessandria sapesse
che il nostro gruppo è vicino con soli-
darietà, amore e fratellanza a tante
persone, soprattutto giovani che vivo-
no la triste esperienza del carcere.
Grazie.
R11a Marras, Gruppo Cooperatori Salesìani, Sassari
Ridateci la pace
Il Mozambico, da 1Oanni, è devastato
dalla guerra che provoca enormi sof-
ferenze al suo popolo. La distruzione
di complessi amministrativi e sanitari,
scolastici e industriali, le rappresaglie
ed i massacri mettono a ferro e fuoco
una terra fertile, offendono la dignità
del popolo, compromettono l'unità e
l'indipendenza del paese.
La violenza di questa guerra, inoltre,
disgrega «l'identità morale e cultura-
le» del popolo.
I Vescovi del paese nei loro interventi
pubblici Indicano ai contendenti la via
del dialogo, perché ccdirettamente
coinvolti nel conflitto con potere deci-
sionale». I Vescovi hanno anche scrit-
to che la pace dipende pure «dalle or-
ganizzazioni e dai governi amici del
Mozambico».
I Missionari/e italiani, coinvolti nella vi-
cenda del popolo, rawisano l'Italia fra
i paesi amici del Mozambico. Assieme
al loro Istituti, chiedono al governo di
farsi promotore di un'azione diploma-
tica tra i contendenti capace di far
trionfare i motivi della pace e di disin-
nescare gli interessi internazionali che
la potrébbero ostacolare.
Il ruolo svolto dall'Italia nella lotta per
l'indipendenza det Mozambico, l'at-
tuale presidenza del Consiglio Sicu-
rezza dell'ONU offrono al nostro pae-
se l'opportunità e la competenza d 'ini-
ziativa.
Rivolgendo questo appello al Gover-
no, i Missionari/e e i loro Istituti voglio-
no ricordare al popolo italiano che le
diverse fazioni in lotta nel Mozambico
sono influenzate da paesi stranieri,
che in Mozambico difendono interessi
politici ed economici incuranti del
massacro di un popolo.
In questo contesto l'aiuto italiano per
..l'emergenza» e per la cooperazione
allo sviluppo del Mozambico rischia di
venire sprecato senza raggiungere ta
gente che ne ha veramente bisogno.
Affinché questo aiuto sia segno di soli-
darietà al Mozambico, i Missionari/e e
i loro Istituii chiedono che l'invio di
aiuti non sia disgiunto da un efficace
interessamento per la pace.
Le testimonianze dei Missionari/e lo
confermano quando dicono che le na-
vi di riso risolvono il problema per po-
chi giorni e che, Invece, bisogna aiuta-
re i governanti a por fine alla guerra.
Arma/ari
Frati Minori Cappucdni
Dehoniani
Mfssionari della Consolata
Suore Missionarie de/fa Consolata
Suore Missionarie Comboniane
Missionari Comboniani
Suore dell'Amore di 010
Compagnia M1ssionana
Roma, 27 onobre 1987

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Don Viganò
cl parla
Tomba e solco
A Pechino ho visi1ato, nell'agosto scorso, il mauso-
leo di Mao: lunghe code di curiosi. Qualche tempo
prima avevano arrestato un giovane imbottito di dina-
mite che lo voleva far saltare.
Da secoli e dappertutto si visitano sepolcri e monu-
menti funebri.
Un cadavere, di chiunque esso sia, fa meditare mol-
to. [I mistero della morte è davvero tremendo. Ci fa
sentire piccoli e impotenti. Nessuno di noi è capace di
vincerla!
Si suole avere, della tomba, un'idea macabra e cu-
pa. In essa, infalli, viene racchiuso esanime il parente
e l'amico, lo sconosciuto e il nemico. Ogni defunto -
si dice - pana alla tomba il suo segreto; non fiorisce
più. Non arriverà magari un giorno in cui la terra inte-
ra appaia come una gran tomba con questo epitaffio,
«Qui giace la storia dell'uomo»?-
Ci è voluta la tomba vuota di Cristo per capovolge-
re queste riflessioni.
Lui ha parlato del grano di frumento che, gettato
nel solco, germoglia con nuova vitalità.
La sua tomba è il fecondo solco della Pasqua.
Lui ha vinto la morte!
Cent'anni fa, a Torino, mori Don Bosco.
Certa stampa anticlericale e satirica, che lo aveva
descritto come «il Garibaldi dei preti» - «il santone
speculatore» - « un prete furbo come sette volpi » -
«tanto potente da far ombra alla stessa sede di Ro-
ma», cercando di rispettare il lulto di un intero popo-
lo riconosceva che « la sua tomba doveva essere sacra
e rispettata per tutti quelli che sentono la religione del
lavoro», tanto, in fin dei conti, «il profeta era ridi-
ventato materia».
Don Bosco negli ultimi suoi anni appariva cadente
e acciaccato. Un suo biografo assicura che nel 1887
« la vita di Don Bosco poteva dirsi un continuo e cre-
scente martirio». Qualcuno guardandolo aveva inco-
minciato a far correre voci di tomba sulla sua Opera,
particolarmente a Roma dopo la sua ultima visita per
la consacrazione del tempio del S. Cuore.
ll Cardinale Prefetto dell'allora Sacra Congrega-
zione dei Vescovi e Regolari, pensava che l'Opera di
Don Bosco fosse «posticcia e precaria, destinata ari-
solversi in nulla, non appena fosse scomparso colui
eh.e l' aveva architettata». li tutto sarebbe stato co-
struito con dei giovani senza esperienza, plagiati da

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- - - - - - - - - - - - - - -sB-
I FEBBRAIO 1988 · 5
un leader troppo dotato: l'Opera - si sussurrava -
«mancava di uomini formati, capaci dj reggerla in
modo da salvarla dallo sfacelo».
Cosi, si era fatta strada l'intenzione di fondere, do-
po la morte di Don Bosco, i Salesiani con gli Scolopi.
Spirava davvero brezza da cimitero!
Povero Don Bosco: anche lui avrebbe portato alla
tomba il suo segreto.
Ma i Santi, in particolare i Fondatori, sono comu-
nicatori di vita pasquale: quella che è sbocciata dalla
tomba vuota del Calvario.
In quel 31gennaio 1888 accompagnavano le spoglie
di Don Bosco più di mille Salesiani (tra professi e no-
vizi), quasi cinquecento Figlie di Maria Ausiliatrice
(tra professe e novizie), varie migliafa di Cooperatori
e incontabili entusiasti Exallievi. Sentivano d'aver ri-
cevuto da lui una eredità per il futuro. Nelle loro file
(pur giovanili) si contavano già dei Santi e delle Sante
con la stessa fisionomia e audacia spirituali del Fon-
datore.
li suo pnmo successore, don Michele Rua, era uno
di questi. Toccò a lui, in modo particolare, di far ve-
dere Qhe quella tomba era un solco.
Ecco come lo ba riconosciuto solennemente Paolo
VI nell'omelia della sua beatificazione: 11 primo sue-
cessore di Don Bosco è santo perché «continuatore:
figlio, discepolo, imitatore; il quale ha fatto - con gli
altri, ben si sa, ma primo fra essi - dell'esempio del
Santo una scuola, della sua opera personale un'istitu-
zione estesa, si può dire, su tutta la terra; della sua vi-
ta una storia, della sua regola uno spirito, della sua
santità un tipo, un modello; ha fatto della sorgente,
una corrente, un fiume. La prodigiosa fecondità della
Famiglia Salesiana, uno dei maggiori e più significati-
vi fenomeni della perenne vitalità della Chiesa nel se-
colo scorso e nel nostro, ha avuto in Don Bosco l'ori-
gine, in Don Rua la continuità».
Queste affermazioni del grande papa non !tanno bi-
sogno di commento.
Noi celebriamo il centenario della morte di Don Bo-
sco. Lui non è più, è vero.
Ma la sua tomba è divenuta un solco da dove è
sbocciato e continuamente si sprigiona il Carisma sa-
lesiano per la Chiesa e il mondo.
Oggi, i giovani e il popolo chiedono ovunque alla
Famiglia Salesiana di testimoniare con più coraggio e
più geniale inventiva la vitalità del carisma del grande
Amico dei giovani.
don Egidio Viganò
La salma di S.
Giovanni Bosco
riposa In un'urna di
bronzo sopra un
lettino di velluto

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BRASILE
Un'opera in Brasile
per i «ragazzi della strada»
L'lspettoria «N. S. Aparecida» delle
FMA cli Porto Alegre in Brasile, ha
compiuto quest'anno un nuovo passo
per andare incontro ai giovanissimi
«lavoratori della strada», già accolti
dalla Fondaz.ione Vidal Ramos.
L'opera, sorta a Florianopolis, nello
Stato di Santa Caterina, ha come
obbiettivo la promoz.ione culturale-
morale dei ragazzi lavoratori per
favorire il loro reinserimento nella
famiglia e nella società dopo
esperienze di abbandono e di
emarginazione.
La nuova comunità, composta da suor
Pessetti, suor Zìmmerman e suor de
Almeida è stata ricevuta, assieme
all'Ispettrice madre Biondina
Walchak, dal vescovo metropolil~no
mons. Afonso, e da questi presentata
ai fedeli, alle religiose e alle autorità
civili nel corso di una solenne Messa,
concelebrata da sacerdoti salesiani, fra
i quali il Vicario ispettoriale don
Marcos Sandrini. È seguita la
benedizione dei locali della scuola.
Anche la rappresentante della
Segreteria per l'educaz.ione dello Staio
di Santa Caterina ha espresso fiducia e
apprezzamento per l'opera educativa
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che
si preoccupano di dare ai ragazzi il
senso della propria dignità e la
capacità di coltivare e realizzare le
loro aspirazioni.
Rosadele Regge,
nuova presidente
per le ex-allieve
Ha respirato aria della Lomellina...
perciò è così genuina e forte, attenta e
delicata. Ha compiuto i suoi studi
nell'istituto Sacro Cuore di Casale
Monferrato; lì visse l'esperienza che la
rese un'appassionata Exallieva, fedele
a Don Bosco e a Madre Mazzarello
che del loro spirito permearono la sua
vita.
Consigliere generale per le Missioni
don Luc Van Looy i partecipanti
hanno ritenuto di doversi impegnare
verso la creaz.ione e il coordinamento
di una rete regionale di animatori
locali; di creare canali di informazione
tra il Dicastero per le Missioni, i
delegati ispettoriali e quelli locali; di
organizzare con particolare attenzione
la Giornata Missionaria Salesiana del
1988; di curare in particolar modo la
formazione missionaria dei salesiani e
dei laici puntando alla forrnaz.ione di
animatori e di gruppi missionari locali.
Sposò un Exallievo di Valsalice-Torino
e cosi si assicurò il respiro di ... aria
salesiana! Madre di due figli, Elena, di
23 anni e Nicola di 22.
Collaboratrice delle nostre Suore come
insegnante nell'lst. M. Mazzarello d.i
Cinisello: ne condivide gioie e fatiche
nel quotidiano.
Perse il marito in un incidente stradale
nel 1977: ha accettato e vissuto questa
prova che le costò <<la fatica del
cuore» con tanta fiducia in Dio, con
coraggio eccezionale, con robusta
speranza. Si ispirò tante volte a
Mamma Margherita... sentiva di avere
in comune qualche punto forte.
Ha,già lavorato nell'Associazione
Exallieve come Presidente Unione di
Cinisello, poi come Presidente
Confederale dell' Ispettoria Lombarda
M. Immacolata - via Timavo, come
Vicepresidente mondiale.
Le exallieve dell'lspettoria dicono di
lei: «Ci affascinava per la robustezza
della sua fede, per le sue convinzioni
bene radicate, per il suo entusiasmo
così... salesiano!»
S volta a Roma una
settimana di stadio
sull'animazione missionaria
Dal 24 al 29 agosto 1987 si sono
radunati presso l'Istituto Sacro Cuore
di Roma una trentina di delegati
ispettoriali salesiani impegnati
nell'animaz.ione missionada. Scopo
dell'incontro - i partecipanti
provenivano da molti Paesi europei -
è stato quello di elaborare alcune linee
operative per l'animazione missionaria
a livello regionale.
Al termine dei lavori coordinati dal
GERMANIA
I Salesiani al X Congresso
Mariologico
Dall'li al 17 settembre si è tenuto a
Kevelaer (Mìinster, Germania), presso
il celebre Santuario della Madonna
Consolatrice, il X Congresso
Mariologico Internazionale, promosso
dalla Pontificia Accademia Mariana
lnternaz.ionale di Roma. Sono
intervenuti circa 300 Mariologi da
tutto il mondo. Il tema del Congresso
era: Il culto mariano nel secolo XIX
fino al Concilio Vaticano li.
Il tema del Congresso è stato svolto in
tre relazioni plenarie al mattino di
ogni giorno; mentre al pomeriggio si
tenevano varie relazioni
separatamente, nelle otto sezioni
linguistiche: italiana, francese, tedesca,
croata, polacca, inglese, spagnola e
portoghese.
Siccome il tema generale includeva
anche la trattazione del carisma
mariano di S. Giovanni Bosco e della
Famiglia Salesiana, l' Accademia
Mariana Salesiana di Roma, con
l'approvazione del Rettor Maggiore,
ha organizzato la partecipazione
salesiana a tale Congresso in modo
che in ognuna delle otto sezioni
linguistiche fosse presentato, sotto
diversi aspetti, il carisma mariano
salesiano: tre Salesiani e una Figlia di
Maria Ausiliatrice nella sezione
italiana, due Salesiani nelle sezioni
tedesca, croata e polacca e un
Salesiano nelle sezioni inglese,
francese, spagnola e portoghese.
Le relazioni saranno stampate integre

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- - - - - - - - - -sB
1 FEBBRAIO 1988 · 7
negli Atti del Congresso Internazionale
e serviranno a far conoscere ovunque
quanto Maria SS. ha fatto per Don
Hosc-o e la Famiglia Salesiana e quanto
Don Bosco e la Famiglia Salesiana
hanno fatto e intendono continuare a
fare per la Madonna. Si spera di
riunirle anche in un volume degli Atti
deU'Accademia Mariana Salesiana dal
titolo: Il carisma mariano di S.
Giovanni Bosco e dello Fomiglìo
Salesiana, che servirà per le
celebrazioni del prossimo Centenario
Salesiano.
ITALIA
1091 i partecipanti
ai Campi Scuola PGS
Sei campi scuola nazionali e diciotto
campi regionali hanno scandito i ritmi
dell'estate delle Polisportive Giovanili
Salesiane.
Le PGS hanno sempre dimostrato una
particolare attenzione aUa formazione
degli operatori sportivi cercando di
qualificarli sia dal punto di vista
tecnico che da quello formativo.
l campi scuola nazionali che hanno
registrato un totale di 440 presenze si
sono svolti a Pallanza dal 13 al 21
luglio e dal 22 al 30 luglio, quindi a
Schio dal 21 al 29 agosto e di nuovo a
Pallanza dal 30 agosto all'8 settembre
per il 1° grado; il campo di Belluno,
erchiamo di capire
LE NOSTRE COLPE
Ogni anno non viene al mondo un Paese come .l'Italia: 54 milioni di aborti,
fra legali e illegali, sono consumati sulla Terra. La cifra non è stata rivelata
da una qualsiasi associazione antiabortista, che potrebbe essere interessata a
enfatizzare l'informazione, ma, alla fine del 1987, da una ufficialissima
Commissione americana che si occupa di problemi collegati con la demogra-
fia mondiale, allo scopo primario di favorire un severo controllo delle na-
scite.
Decisamente, a partire dallo stesso concepimento, il nostro tempo non è
propizio alla gioventù. Basta prestare attenzione ai vari «rapporti» che ri-
guardano le diverse fasce d'età per trovarsi di fronte un quadro davvero non
consolante. Durante l'infanzia, morte (38miJa al giorno) per denutrizione e
malattia nel Terzo Mondo, in quello detto «progredito» e materi.almente ric-
co maltrattamenti, violenze psichiche e sessuali. Nella fase successiva, pre-
maturo avvio al lavoro e sfruttamento in tutti i sensi. Nell'adolescenza, ini-
ziazione al vizio, alla prostituzione, alla droga, tutte anticamere per il flagel-
lo di fine secolo, l'AIDS. All'ingresso della giovinezza, prospettive di lavoro
duramente concorrenziali, e .se va bene, considerando che è più alto proprio
fra i 18 e i 25 anni il tasso di disoccupazione.
Quale futuro, quindi, per i nostri ragazzi - nostri comunque, bianchi, oli-
vastri o neri che siano, figli di civiltà, storie e culture diverse: allora, quale?
Cerchiamo di capire che non possiamo « chiamarci fuori» da un eventuale
processo di responsabilità; specialmente noi cristiani, ai quali è stato dato
l'annuncio del riscatto. San Giovanni Bosco - uno che letteralmente si con-
sumò per gli altri, specie per i ragazzi - morì rammaricandosi di ciò che
avrebbe potuto fare e non aveva fatto. E noi?
Noi continuiamo a vivere nei nostri egoismi. Scomponendo quel «noi», si
giunge all'<do». Sì, io vivo il mio egoismo. Delego ad altri il compito di
esprimere la solidarietà. Non pratico Le virtù della castità e deUa continenza:
non soltanto in campo sessuale, ma come esistenziale avidità di avere - po-
tere sulle cose e sulle persone - piuttosro che servizio nell'essere. Non colti-
vo la pazienza e la tolleranza: dirigente, maestro, comunicatore, sacerdote,
indulgo alla mia verità e alla mia ira, al mio considerarmi «principio di tutte
le cose».
A questo punto è inutile indignarsi per le colpe altrui e commuoversi per
le piccole vittime se, avendo capito, non attuiamo quel «progetto educativo»
che, prima di essere di Don Bosco, era tutto intero nel Messaggio di Cristo
e nel Vangelo. Può essere motivo di riflessione, in quest'anno del «dies nata-
Jis», la nuova nascita nella morte, del Santo. Che scendeva nelle strade, rac-
coglieva e istruiva, riscattava e valorizzava le energie dei giovani. Non ci
piangeva sopra.
Angelo Paoluzi
I Nella foto:
Mons. Aldo Del Monte vescovo
di Novara In visita al campo di
Pallanza
per il grado, riservato quindi a
quanti avevano già iniziato l'iter
formativo, si è svolto dal 12 al 20
agosto prevedendo nel programma una
maggiore qualificazione ed un maggior
approfondimento sull'essere PGS
all'interno del mondo sportivo ed
ecclesiale. Infine il campo scuola di
Galanoli, campo di grado, .nel
quale i partecipanti hanno
approfondito le loro scelte e studiato i
programmi dei campi regionali, così
da creare una effettiva connessione fra
programmi dei campi scuola e
l'attività sportiva giovanile proposta
dall' Associazione.
I campi regionali si sono svolti a
Ussita (Abruzzo-Marche-Umbria),
Vietri (Basilicata), Caria (Calabria),
Salerno (Campania), Nave (Emilia
Romagna), Arcinazzo (Lazio), Col di
Nava (Liguria), Bormio e Bertinoro
(Lombardia), Ulzio (2 campi per il
Piemonte), Santeramo e Martina
Franca (Puglia), Galanoli (Sardegna),
Gambarie (Sicilia), Schio (Triveneto),

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Livorno (Toscana) registrando un
totale di 651 presenze.
Ma i campi scuola nazionali
quest'anno sono stali parlicolari anche
per tutta una serie di visite
«eccellenti » registrate come ad
esempio quelle degli Ispettori Don
Carlo Filippini, al campo cl.i Pallanza,
e di Don Giovanni Fedrigotti al
Campo di Belluno. Anche la curia si è
interessata ai campi scuola PGS;
infatti al Campo di Belluno S.E.
Mons. Maffeo Ducoli, Vescovo di
Belluno ha trascorso una mattinata
assieme ai campisti; a Pallanza si è
recato S.E. Mons. Aldo Del Monte,
Vescovo di Novara, che si è
dimostrato interessato al discorso
formativo portato avanti dalle PGS.
Infine graditissima è stata la visita di
Don Sergio Cuevas Leon, membro del
Consiglio Generale Salesiano con la
responsabilità della Famiglia Salesiana
e della Comunicazione Sociale che a
Pallanza il 30 Settembre ha accolto i
ragazzi riservando ad ognuno una
frase di benvenuto e uno stimolo a
ben lavorare nel corso del Campo
Scuola e poi, tornati a casa,
all'interno della propria PGS;
FVM!J.JNA
llEUl:rJONE.
C/.16 P/2E})flit:,,€,
Gt/ 5"/1/:N?r;,INIJTI
Cri../ .5TORP~ (il I
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.... ...LA BEllE~tA
PB- CllJSli~NBIMO
ricordando a LUtti che è la
testimonianza l'impegno primario di
ogni cristiano e sopratLUUO di chi,
come gli animatori e allenatori PGS, è
a vivo comarto con i giovani.
I
Nella foto:
I sacerdoti salesiani festeggiano
attorno al Papa Il 35°
anniversario di sacerdozio
A Roma per il 35° di
sacerdozio
Oltre vemi salesiani sacerdoti,
provenienti da cinque ispeuorie
italiane e da Santo Domingo, hanno
celebrato a Roma il 35° anniversario
della loro ordinazione sacerdotale.
li momento più suggestivo fu
l'augurio che il Santo Padre espresse
loro durante l'udienza in piazza San
Pietro il 14 ouobre scorso. Egli ha
detto tra l'altro: « In questo momento
particolare per la vos1ra vita
individuale e per l'intera Famiglia
Salesiana, che sì appresta a ricordare il
primo centenario della morte del
voslro Fondatore, vi esorto a ben
continuare nel vostro zelante servizio e
ad essere fedeli aJle autentiche
tradizioni salesiane». li Papa ha poi
partecipato alla foto di gruppo con
grande cordjaJità. All'udienza era
presente anche mons. Camìllo Faresin,
vescovo salesiano di Guiratìnga, Mato
Grosso, ed ha preso parte alla gioia
dei con fratelli sacerdoti.

1.9 Page 9

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- - - - - - - - - -s8-
I FEBBRAIO 1988 9
Nuova cappella con quadri
di Caffaro Rore a Mazzarino
(CL)
Il 24 maggio 1987 le Figlie di Maria
Ausiliatrice di Mazzarino in provincia
di CaJtanisseua hanno inaugurato la
loro cappella alla presenza del vescovo
della Diocesi di Piazza Armerina
monsignor Cirrincione, dell'ispettore
don Calogero Montanti, dell'Ispettrice
suor Lucia Rizzi e di tanti amici
dell'opera salesiana. Arredata con
gusto sobrio ed elegante dall'architetto
salesiano don Vincenzo Gorgone la
chiesa a pianta esagonale si arricchisce
olrre che di splendidi marmi di due
pitture di Caffaro Rore raffiguranti
uno, sulla destra, Laura Vicuna e
Mactre Maria Mazzarello e l'altro,
sulla sinistra guardando l'altare,
Domenico Savio e Don Bosco.
L Papa
in visita
alla Parrocchia del Sacro
Cuore di Roma
Per la parrocchia salesiana del Sacro
Cuore di Via Marsala (Roma), l'inizio
dell'Avvento 1987 ha avuto una
benedizione tutta particolare. È stata
la visita del Papa Giovanni Paolo Il.
Già al centro di accurate celebrazioni
per la ricorrenza del Centenario
dell'inaugurazione della basilica,
costruita dallo stesso Don Bosco, il
tempio e l'annessa opera salesiana
hanno richiamato una numerosa
presenza di fedeli per l'incontro con il
sommo pontefice. La sua parola e il
suo caloroso saluto sono stati
incoraggianti segni di stima e di invito
a conservare la fiduciosa temerità di
Don Bosco nel dare testimonianza al
Vangelo nelle imprese che la
parrocchia sostiene. 11 Papa ha
ricordato la provvidenziale
collocazione della chiesa a pochi passi
dalla Stazione centrale, luogo di
transito e di incontro di tanta gente
che fa esperienza di spostamenti
sofferti, di instabilità, di ricerca di
un'accoglienza cristiana. Più 'tOlte il
Papa ha lodato le iniziative di
vicinanza alle comunità straniere e di
accoglienza soprattutto per i giovani
africani e ai gruppi filippini, ben
rappresentati nel saluto che i giovani
hanno voluto rivolgere al santo padre.
Il Papa ha pazientemente accolto un
faticoso rnur de force: incontro con i
ragazzi e bambini, Eucaristia con la
comunità parrocchiale, incontro con i
salesiani delle diverse comunità
presenti in Via Marsala o venute per la
circostanza, saluto alle numerose
comunità di religiose presenti nel
quartiere di Castro P retorio, incontro
con i giovani e saluto ai superiori
salesiani della comunità. Una visita
I Nelle toto:
Due momenti della visita del
Papa alla parrocchia del Sacro
Cuore
che ha confermato la fiducia del Papa
per la presenza salesiana, per i giovani
e l' impegno della congregazione e
quella familiarità generosa e devota
verso il Papa che Don Bosco le ha
lasciato come consegna.

1.10 Page 10

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10 I FEBBRAIO 1988
Avv1ATE A TORINO
E IN TUTTO IL MONDO
LE CELEBRAZIONI
DEL CENTENARIO
Al Teatro Regio del capoluogo
piemontese la cerimonia
inaugurale. Nella Basilica di
Maria Ausiliatrice e al Colle
Don Bosco gli incontri
della Famiglia salesiana.
'anno centenario della
morte di Don Bosco ha iniziato il
suo cammino. Esigenze tecnkhe di
tipografia e le difficoltà del servizio
postale non ci consentono di dare ai
nostri lettori un adeguato rèsoconto
delle marufestazioni d'apertura. Lo
faremo nel prossimo numero della
rivista. ln ogni caso, quando riceve-
questo <<BS)>, il lettore avrà sicu-
ramente seguito sui quotidiani i ser-
vizi da Torino sulla cerimonia uffi-
ciale al Teatro Regio di Torino, con
i discorsi pronunciati dal Rettor
Maggiore don Viganò, dal sindaco
di Torino e dall'arcivescovo card.
Ballestrero, e con la rievocazione
storica tenuta dal prof. Pietro Scop-
pola, docente di storia contempora-
nea all'Università «La Sapienza» di
Roma. La presenza di autorità na-
zionali e cittadine nonché di rappre-
sentanze diplomatiche estere segna-
la la climensione mondiale delle ce-
lebrazioni centenarie, il coinvolgi-
mento non solo della Famiglia sale-
siana, ma, a tutti i livelli, di quanti
riconoscono in Don Bosco l'amico
dei giovani, colui che ha indicato la
strada da seguire per dare alla gio-
ventù quell'orientamento di cui, og-
gi più che mai, si avverte, con cre-
scente urgenza, la necessità.
Teatro Regio di Torino, Basilica di Maria Ausiliatrice e Colle Don
Bosco: tre momenti dell'apertura del Centenario
Gli altri due luoghi scelti per l'a-
pertura delle manifestazioni cente-
narie sono evidentemente salesiani:
la Basilica di Maria Ausiliatrice e il
Colle Don Bosco. Nella Basilica,
voluta dal Santo con la tenacia in-
domabile che contrassegnava l'at-
tuazione dei suoi progetti, solenne
concelebrazione presieduta dal car-
dinale Ballestrero con i vescovi e i
cardinali salesiani. La Basilica è il
centro dell'oratorio di Valdocco, a
sua volta «cuore» della memoria
salesiana. Qui Don Bosco ha avvia-
to la sua opera, di qui Pha irradiata
nel mondo. Qui ci sono le stanzette
dove egli ha scritto le sue innumere-
voli opere e ha preso le decisioni più
importanti assieme ai suoi sacerdo-
ti. L'avvio delle celebrazioni non
poteva non prevedere un incontro
di preghiera dei componenti i Con-
sigli generali della Famiglia salesia-
na, proprio neUa stanza dove Don

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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----------s8-
Bosco ha vissuto gli ultimi venti an-
ni della sua vita e dove è morto ap-
punto, il 31 gennaio 1888.
Con l'apertura dell'anno cente-
nario è iniziato anche l'anno specia-
le di grazia, «generoso e straordina-
rio dono», come l'ha definito don
Viganò, di Giovanni Paolo il, «se-
gno deUa particolare predilezione
del Papa verso i giovani e della sua
profonda simpatia per Don Bo-
sco». L'anno di graz.ia, con la con-
cessione dell'indulgenza plenaria
che si può ottenere alle condizioni
che abbiamo riportato nel prece-
dente numero speciale del «Bolletti-
no Salesiano», ha anche il compito
di segnalare le motivazioni più pro-
fonde dell'Anno centenario. Non si
tratta solo di ricordare un avveni-
mento, per quanto significativo, ma
di coglierne tutti i frutti spirituali
che esso può suscitare. È lo stesso
Giovanni Paolo 11 che lo ricorda, ri-
ferendosi alla «Lurpen Gentium»,
in cui si «chiama tutto il popolo di
Dio alla santità», in comunione
«con i Santi per ottenere dalla loro
vita l'esempio e dalla loro interces-
sione l'aiuto». «È opportuno per-
ciò - afferma il Papa - che lo
stesso popolo di Dio si impegni atti-
vamente e comunitariamente nel
conseguire i prodigiosi frutti che de-
rivano dal culto dei santi, ·special-
mente nella celebrazione di partico-
lari ricorrenze secolari, quando
eventi della loro vita terrena sem-
brano rivivere ricchi dei doni cari-
smatici dei quali Dio ha favorito
questi suoi amici».
Strettamente legato alla memoria
di Don Bosco è anche il Colle, dove
accanto al Tempio e all'Istituto Ber-
nardi Semeria, c'è la povera casetta
dove Giovannino abitò assieme a
mamma Margherita e ai fratelli. È,
questo, il ter20 luogo scelto per
l'avvio delle celebrazioni centena-
rie. Qui, infatti, sono stati allestiti
I FEBBRAIO 1988 11
due musei di grande interesse, inau-
gurati nell'occasìone. Il primo rac-
coglie ben ?mila oggetti etnico-
missionari, di cui 2500 esposti in
eleganti vetrinette.
_
Questa rassegna è particolarmen-
te importante. Infatti gJi oggetti
esposti sono stati inviati dai missio-
nari salesiani e, di conseguenza, te-
stimoniano lo sviluppo delle missio-
ni salesiane nel mondo. Dopo le pri-
me spedizioni in Patagonia e nella
Terra del Fuoco, la Congregazione
ha espresso la sua forte ispirazione
missionaria dilatandosi in tutti i
Continenti. I pezzi raccolti nel mu-
seo provengono dall'America lati-
na, dall'India, dalla Cina, dal Giap-
pone, dall'Africa. Alcun.i di essi, di
provenienza latino-americana -
Mato Grosso, Ecuador ecc. - sono
di straordinario interesse etnolo-
gico.
L'altro museo non è meno inte-
ressante anche se il suo raggio è li-
mitato al Piemonte. Espone infatti
strumenti di lavoro, oggetti dome-
stici, ecc. in uso nelle campagne pie-
montesi al tempo di Don Bosco. li
Colle sarà uno dei punti di riferi-
mento obbligato di tutti i pellegri-
naggi provenienti da ogni angolo
del mondo. In vista di un afflusso
che si prevede molto consistente,
sono stati allestiti saloni e una ten-
dopoli per accogliere nel migliore
dei modi i pellegrini.
A Roma e a Torino si stanno dan-
do gli ultimi ritocchi al denso pro-
gramma di « DB 88». Gli appunta-
menti più importanti sono già stati
definiti, ma c'è ancora molto da fa-
re per dare attuazione alle numerose
altre iniziative che prenderanno vita
nel corso dell'anno, e che se avran-
no origine nei diversi Paesi, faranno
di Torino, e anche di Roma, le mète
finali. Convegni di studio, raduni
nazionali e internazionali, dibattiti,
mostre, pellegrinaggi, concerti mu-
sicali, manifestazioni artistiche e
sportive si susseguiranno a ritmo
sostenuto.
Il 30 gennaio segna l'inizio delle
celebrazioni non solo a Torino. Io
numerosi Paesi la data ba visto i
membri della Famiglia salesiana
raccolti in preghiera o impegnati in
manifestazioni locali, che hanno av-
viato le celebrazioni a livello delle
singole nazioni.
O

2.2 Page 12

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_ VITA ECCLESIALE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
12 · r FEBBRAIO 1988
Lo cc
STUDENTE
DELLE OTTO BEATITUDINI»
Verso la beatificazione
di Frassati
Intervista a padre
Molinari S.l
Alla fine di ottobre,
mentre volgeva al termine il Sinodo
dei vescovi sui laici, « L'Osservatore
Romano» annunciava che, alla pre-
senza del Papa, era stato letto e pro-
mulgato il «decreto» sull'eroicità
delle virtù di Pier Giorgio Frassati,
il giovane laico torinese morto a soli
venLiquattro anni, nel 1925, in fama
di santità.
La notizia veniva subito interpre-
tata dai «vaticanisti» come una
conferma deJ desiderio di Giovanni
Paolo LI - che, già da arcivescovo
di Cracovia, aveva parlato di Pier
Giorgio definendolo «lo studente
delle otto beatitudini» - di veder
precedere più speditamente l'«iter»
della causa di beatificazione di
Frassati, affinché la Chiesa possa
proporlo quanto prima come mo-
dello ai giovani d'oggi.
La speranza della Famiglia sale-
siana, che lo ha imparato a conosce-
re soprattutto grazie al primo bio-

2.3 Page 13

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----------sB-
grafo di Pier Giorgio il salesiano
don Antonio Rojatti, è che la beati-
ficazione possa avvenire a Torino,
agli inizi di settembre, durante il
pellegrinaggio di Giovanni Paolo lI
nei luoghi di Don Bosco. Il voto si
realizzerà? « BS » l'ha chiesto al Po-
stulatore generale deJla Compagnia
di Gesù, il padre Paolo Molinari
S.J., che, da anni, con tanta lena e
tanto amore, sta lav.orando perché
la causa di Frassati, che è di gran-
dissima attualità pastorale, possa
concludersi al più presto.
D. Padre Molinari, che cosa si-
gnifica la «lettura» del decreto Sul-
l'eroicità delle virtù di Frassati alla
presenza del Papa?
R. È segno che la causa di Pier
Giorgio è giunta ad un punto fon-
damentale, decisivo. Il Santo Padre
- in seguito alle discussioni avutesi
nella Congregazione vaticana per le
cause dei santi, sulla base del mate-
riale preparato dal «postulatore»,
la cosi detta «posizione» - ha di-
chiarato «l'erÒicità» delle virtù del
Servo di Dio Frassati. Con quest'at-
to c'è il sigillo della suprema autori-
tà della Chiesa· sul modo di vivere
cristiano di Pier Giorgio, che ha ve-
ramente incarnato lo spirito evange-
lico del Signore nella società, nello
stato di vita, nella sua vocazione lai-
cale.
D. Quali elementi ha la Chiesa
per affermare e proporre la «santi-
tà» di Pier Giorgio?
R. Per dimostrare la fama di
santità e le virtù eroiche di Frassati
abbiamo due processi, entrambi
condotti a Torino, la diocesi dove
Pier Giorgio è nato, vissuto, morto:
il processo informativo ordinario e
quello apostolico. Il processo infor-
mativo fu iniziato sette anni dopo la
sua morte, nel 1932, e chiuso nel
1935. Dopo un lungo tempo di arre-
sto che Paolo VI volle definitiva-
mente ed &utoritativamente risolve-
re decretando l'introduzione della
causa, negli anni J980-8 l si svolse il
processo apostolico che arricchì la
causa di testimonianze preziose.
D. Essendo stata iniziata la cau-
sa pochi anni dopo la sua scompar-
sa, sono state ascoltate anche perso-
ne che hanno conosciuto Frassati?
..... _
L'ultima gita di Pier Giorgio
Frassati il 7 giugno alle Lunelle
R. Abbiamo in totale, nei due
processi, 49 testi diversi. Per tutto
l'arco della vita del servo di Dio
hanno particolare importanza le te-
stimonianze del papà, della mam-
ma, della sorella. Preziosa pure la
testimonianza di suor Silvia Torel-
lo, che conobbe e frequentò Pier
Giorgio, suo cugino in terzo grado,
dalla prima infanzia a poco tempo
prima della morte, quando lei entrò
tra le Figlie della Carità. Importanti
sono pure le deposizioni delle do-
mestiche di casa Frassati e della ca-
sa della madre. Possediamo inoltre
le testimonianze di vescovi che in-
contrarono - sia pur sporadica-
mente - Pier Giorgio, di sacerdoti
secolari e religiosi che lo conobbe-
ro, del suo grande amico Marco
Beltramo, di compagni di studio e
di associazioni, di alcune $Ìgnorine
che lo seguivano nelle sue varie ma-
nifestazioni di carità e nelle ascen-
sioni alpine.
D . Tra i testi ci sono state perso-
ne che, pur conoscendolo, hon sa-
pevano chi fosse Pier Giorgio?
R. Sì. Penso, per esempio, ad
una tabaccaia che ha reso una breve
e commovente testimonianza. Solo
dopo la morte di Frassati, lei aveva
scoperto chi fosse quel giovane che,
tante volte, si presentava nel suo
esercizio per ordinare una dovizia di
cose per i poveri. Sono testimonian-
I FEBBRAIO 1988 13
ze che mettono in evidenza una del-
le note della figura di Pier Giorgio
che risaltò così chiaramente al mo-
mento dei funerali, quando il padre
stesso rimase esterefatto vedendo
tutta quella folla di povera gente
che il figlio aveva avvicinato, amato
e rispettato nella sua povertà.
D . Torniamo all'iter della causa.
Che cosa è successo dopo il proces-
so del 1980-81?
R. Era quello il periodo in cui ve-
nivano intensificandosi i lavori pre-
paratori della riforma riguardante
le cause di canonizzazione. Preve-
dendo le linee maestre di questa -
che fu poi di fatto promulgata da
Giovanni Paolo U nel gennaio 1983
-, si ritenne opportuno soprasse-
dere per qualche tempo al fine di
poterci meglio orientare sul modo
di procedere, facendo sì che la cau-
sa di Frassati potesse avvalersi -
per quanto possibile - degli arric-
chimenti metodologici che erano
previsti dal progetto di riforma.
Attenendoci a quanto prescritto
dalla medesima, abbiamo cosi pre-
parato la «posizione sulla vita e sul-
le virtù» di Pier Giorgio, offrendo
in primo luogo un'esposizione stori-
ca della sua figura, e - con ciò -
un'ambientazione della sua vita ed
attività: il tutto ampiamente docu-
mentato. Solo sulla base di una tale
impostazione e presentazione è pos-
sibile apprezzare in tutta la sua ric-
chezza e portata ciò che egli ha vis-
suto come giovane cristiano, come
laico impegnato nel mondo e in una
società in fermento, portando la lu-
ce e l'amore di Cristo nell'ambiente
in cui egli visse.
D. È realistico sperare che la
beatificazione possa avvenire in
tempi ormai brevissimi?
R. Non posso pronunciarmi per
il futuro se non in termini di speran-
za. Non potrebbe realmente esserci
occasione più propizia per la beati-
ficazione della prossima visita del
Santo Padre nella città di Frassati.
Me lo auguro ardentemente come
torinese, come quasi coetaneo di
Pier Giorgio, come frequentatore
della stessa parrocchia. Ma, giusta-
mente, il Papa chiede ora una con-
ferma da parte di Dio di un giudizio

2.4 Page 14

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14 · I FEBBRAIO 1988
umano, anche se spirituale e teolo-
gico. Un miracolo, in altre parole.
Noi speriamo di poter dare presto al
Santo Padre questa garanzia da
parte del Signore.
D. Si parla di molte centinaia di
grazie attribuite all'intercessione di
Pier Giorgio Frassati...
R. È vero. E ciò che colpisce in-
nanzitutto è il fatto che le segnala-
zioni di grazie provengono non solo
da tutte le regioni d'Italia, ma an-
che da numerosi paesi europei: Au-
stria, Belgio, Cecoslovacchia, Fran-
cia, Germania, Inghilterra, Lussem-
burgo, Malta, Olanda, Polonia,
Portogallo, Romania, Spagna e
Svizzera. mancano segnalazioni
di grazie da paesi extra-europei. A
titolo di esempio si possono indica-
re nazioni come l'Algeria, l'Argen-
tina, il Brasile, il Canada, l'Etiopia,
l'India, il Libano e la Libia. Segno,
questo, evidente dell'estensione del-
la fama dj santità del Servo di Dio.
D. Le grazie segnalatesi estendo-
no a tutte le aree e a tutti gli aspetti
della vita?
R. Come frutto dell'invocazione
dj Pier Giorgio che tanto si era ado-
perato per soccorrere i poveri e i di-
soccupati, molte persone hanno im-
provvisamente ottenuto la soluzio-
ne di gravi problemi economici che
prima sembravano insolubili. Altri
hanno trovato un impiego ed un la-
voro stabile; altri ancora sono riu-
sciti, contro ogni speranza, ad avere
una casa. Non pochi sono coloro
che attribuiscono alla sua interces-
sione la buona riuscita negli esami
ed in concorsi che dovevano affron-
tare in circostanze difficili.
Numerose sono pure le segnala-
zioni di grazie riguardanti la ricon-
ciliazione di nemici e, soprattutto, il
miglioramento dei rapporti tra ma-
riti e mogli, genitori e figli. Non po-
che coppie che desideravano avere
dei figli, attribuiscono all'interces-
sione del Servo di Dio il fatto che
tale desiderio sia stato appagato.
Una rubrica a parte è costituita
dai" numerosi casi di persone che,
avendo invocato Pier Giorgio Fras-
sati, sono state salvate da gravissimi
pericoli occorsi in periodi bellici,
ovvero in incidenti di vario genere
e, signifi~ativamente, anche in si-
tuazioni difficilissime improvvisa-
mente verificatesi in escursioni al-
pine.
D. Ci sono segnalazioni anche di
grazie spirituali?
R. Non meno impressionanti so-
no le numerose relazioni di grazie
spirituali. Riguardano innanzitutto
la conversione alla fede e alla prati-
ca religiosa di persone che erano
lontane da Dio e che, con l'aiuto di
Pier Giorgio, hanno trovato la via
del ritorno dopo aver sprecato gli
anni della gioventù., ovvero avendo
ritrovato Dio si sono riconciliate
con Lui e sono morte santamente
dopo aver ricevuto i Sacramenti. Né
mancano attestazioni di parecchie
persone che, dopo l'invocazione di
Pier Giorgio Frassati, hanno ricevu-
to la grazia di discernere chiaramen-
te la loro vocazione o anche di sal-
varla in circostanze particolarmente
difficili.
D. Lei ho accennato alla necessi-
tà di offrire al Papa la garanzia al-
meno di un «miracolo>>. Ci sono
dunque miracoli?
R. Vi sono numerosissime segna-
lazioni di guarigioni che, in non po-
chi casi, hanno tutte le caratteristi-
che del miracoloso. Si tratta in par-
te di pazienti che, al giudizio dei
medici curanti, non avevano alcuna
possibilità di sopravvivere e che,
dopo aver rivolto preghiere al Servo
di Dio, sono guarite rapidamente e
perfettamente; in altri casi si tratta
di malanie dichiarate inguaribiJi e
che sono subitamente scomparse in
seguito all'invocazione di Pier Gior-
gio Frassati.
D. È vero che la causa di beatifi-
cazione di Frassati sta particolar-
mente a cuore a Giovanni Paolo Il?
R. Sl, certamente. Me ne ha par-
lato tante volte il Santo Padre stes-
so. L'interesse di Giovanni Paolo TI
risale sicuramente al tempo in cui
egli era arcivescovo di Cracovia.
Tutti sanno che egli amava definirlo
«lo studente delle otto beatitudini».
E tutti sappiamo dell'amore del Pa-
pa per i giovani. Certamente, per il
Santo Padre che ha un cosi profon-
do senso pastorale, Pier Giorgio in-
carna l'esempio di santità che egli
propone a tutti i giovani che voglio-
no vivere il loro impegno battesima-
le secondo la vocazione propria dei
laici.
D. Sulla base delle testimonian-
ze, dei documenti, delle lettere che,
nella sua qualità di postulatore della
causa di beatificazione, ha raccolto,
come tratteggerebbe <<l'attualità»
del messaggio di Pier Giorgio per il
nostro tempo?
R. Il nucleo centrale del suo mes-
saggio consiste nella profonda unità
esistente tra la sua fede ed il suo im-
pegno quotidiano, in ogni aspetto
Giovanni Paolo Il
parla di Frassati
1113 aprile 1980, durante la sua visita pastorale a Torino, Giovanni
Paolo Il s'Incontrò con quasi cinquantamila giovani, riuniti nella piazza
Maria Ausiliatrice a Valdocco, Il cuore della Società Salesiana. In ma-
niera del tutto sorprendente ed Inaspettata, e quindi ancor più signifi-
cativa, il Papa additava Pier Giorgio Frassatl a modello del giovani.
«Basta dare uno sguardo - disse - sia pure rapido alla sua vita,
consumatasi nell'arco di appena ventiquattro anni per capire quale fu
la risposta che Pier Giorgio seppe dare a Gesù Cristo: fu quella di un
giovane moderno, aperto al problemi della cultura, dello sport (un va-
lente alpinista), alle questioni sociali, al valori veri della vita, ed insie-
me di un uomo profondamente credente, nutrito del messaggio evan-
gelico, solidissimo nel carattere, coerente, appassionato nel servire i
fratelli e consumato in un ardore di carità che lo portava ad awlcinare,
secondo un ordine di precedenza assoluta, I poveri e i malati•.

2.5 Page 15

▲back to top


-------------.sll-
della vita. Pier Giorgio è un giovane
in cui la fede è divenuta forma della
sua vita personale e sociale, e del
suo modo di comportamento nel
mondo. La santità cristiana di Pier
Giorgio ed il suo eroismo si sono
sviluppati: nell'impegno della sua
coscienza; in famiglia e nel contatto
con la gente che lo circondava; nel-
l'ambiente della scuola e dell'uni-
versità; nelle varie associazioni ed
attività giovanili; nella società in cui
vive; fra i compagni e gli amici.
La santità di Pier Giorgio è una
santità praticata e vissuta fra i pro-
blemi laicali e sociali, con una gran-
de attenzione e sensibilità a ciò che
accade nella vita delle persone con
cui è in contatto e nei gruppi sociali
che operano dove egli vive ed
opera. Pier Giorgio dimostra con La
sua esistenza che - come diceva
Giovanni Paolo li nel 1981 ai parte-
cipanti ad un convegno della Chiesa
italiana sulla «Rerum Novarum» -
«la coerenza con la propria fede
non solo non impedisce al cristiano
di essere presente ed impegnato nel-
la costruzione della società, ma que-
sta coerenza, vissuta senza compro-
messi, assicura alla città degli uomi-
ni la presenza di una luce, di una ve-
rità, di una vita nella quale i rappor-
ti sociali nascono e si costruiscono
sul riconoscimento della dignità del-
l'uomo».
Pier Giorgio proclama e testimo-
nia con il suo essere e vivere che i
valori di cui tanto si parla ai giova-
ni: «amore», «libertà», «giusti-
zia», «pace» (spesso però equivo-
candone il significato), sono rpolto
più riscontrabili, e in modo autenti-
co, in chi segue Cristo con una sin-
cera adesione personale. Pier Gior-
gio costituisce una valida testimo-
nianza che l'uomo si realizza nello
spirito delle «Beatitudini » e nel do-
minio di sè, in opposizione al tipo di
falso umanesimo che viene propo-
sto ai giovani di oggi, dando loro
come criterio di valore ciò che «pa-
re e piace».
Pier Giorgio richiama con vigore
la bellezza del saper vivere con fie-
rezza e letizia la nostra identità di
cristiani, dal saper amare pagando
di persona, a costo di sacrifici.
D. Quali sono gli aspetti più vivi
dell'impegno di Pier Giorgio a fa-
vore dei poveri, del suo « impegno
sociale»?
R. Pier Giorgio insegna a rinno-
vare la carità nel senso di passare
dal dono materiale - magari man-
dato o spedito - ad una carità di
contatto rispettoso, cordiale, ami-
chevole, in cui la persona si sente
amata, stimata e rispettata nella s ua
dignità.
Pier Giorgio dimostra, attraverso
la sua esistenza e con il vigore della
sua azione, l'importanza del prima-
to della carità: la fede, vissuta da lui
in termini di adesione personale a
Cristo, lo porta ad amare il prossj-
mo in cui egli scopre la figura di
Cristo. Ed è questa autentica carità
che diviene per lui anche impegno
sociale.
Pier Giorgio ci fa capire con cbia-
1 FEBBRAIO 1988 15
rezza, attraverso la sua vita, che sa-
remo in grado di vivere l'unità fra la
!ede e la vita quotidiana, se avremo
Il coraggio di non limitarci a procla-
mare i principi in cui crediamo, ma
a saperne trarre le conseguenze sul
piano personale e sociale, costi
quello che costi: egli accolse l'invito
di Cristo: «se vuoi venire dietro di
me, prendi la tua croce e seguimi».
Pier Giorgio dimostra con la sua
vita un tipo di fede che coincide con
lo sviluppo vero della ragione, l'an-
dar dietro alla verità, che è Cristo,
anche se questo fatto provoca dolo-
re, solitudine ed emarginazione. E
questo è molto importante oggi in
cui il «conformismo» e «l'emotivi-
tà» giuocano un ruolo molto forte
sul modo di agire e di comportarsi
da parte della gente e specie dei lai-

2.6 Page 16

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16 · I FEBBRAIO 1988
ci. Tanto più valido è questo mes-
saggio ed esempio quando assistia-
mo in modo crescente - come già
Jo vedeva a suo tempo Pier Giorgio
- al dramma sociale in cui si fa di
tutto per cancellare progressiva-
mente il volto cristiano dal popolo e
dalla società.
D. Le note tipiche della fede di
Frassali sono, dunque, quelle di
una fede animata da autentica cari-
tà e vissuta in profonda interiorità?
R. La sua fu una fede seria, pro-
fonda, motivata, radicata in un'il-
luminata formazione dottrinale,
che si manifestò in quella sete ar-
dente che egli ebbe di arricchire co-
stantemente la sua cultura religiosa,
come pure nell'assidua frequenta-
zione dei Vangeli e delle lettere di
San Paolo che lo distingueva. La fe-
de che Pier Giorgio continuò ad ali- solo quando la si possiede si è vera-
mentare nutrendosi della Parola di mente ricchi - sono, queste, parole
Dio e che si accese sempre più viva di Pier Giorgio.
nel costante contatto con l'Eucare- li coraggio virile di testimoniare
stia, andò a mano a mano maturan- la fede è proprio ciò che contraddi-
do in virtù di quella assimilazione stinse Pier Giorgio, studente univer-
interiore delle verità che la Scrittura sitario al Politecnico di Torino e
ci rivela parlandoci di Cristo che membro di varie associazioni catto-
mediante la croce ci ha donato la liche. intrepido è il modo di agire
«grazia», e cioè la partecipazione del Frassati in un ambiente spesso
alla stessa vita trinitaria.
ostile alla Chiesa, in una società in
La raccomandazione tante volte fermento in cui ideologie anche ne-
ripetuta da Giovanni Paolo Il ai faste alla religione ed al bene dell'u-
giovani - «Vivete in Cristo con manità cercavano di imporsi. Sor-
gioia e testimoniate Cristo con co- retto dalla sua fede in Cristo che ha
raggio!» - sembra dipingere le detto di sè: <do sono la via, la veri-
qualità maggiormente tipiche della tà, la vita», egli agì con coerenza,
vita di un giovane credente. quale fermezza, coraggio, fino al punto
era Pier Giorgio: la gioia, la pace ed da doverne pagare le conseguenze e
il coraggio.
le battiture, e ciò proprio per voler
Una gioia vera, tutt'altro che su- testimoniare Cristo e quindi difen-
perficiale anche se a volte scherzo- . dere la fede e la giustizia.
sa, era quella di Pier Giorgio: era il La sua fu quindi una fede attiva,
frutto di quella interiorità di cui si è non «sentimentale» ed «emotiva»;
parlato e di quel carattere forte ed fu una fede operosa: operosa però
esuberante di cui Dio lo aveva dota- non solo nell'annunciare Cristo, ma
to. Era l'espressione del suo sapersi anche e soprattutto nelJ'amare il
figlio di Dio, fratello di Gesù Cri- prossimo. Considerando Pier Gior-
sto.
gicr, noi assistiamo ad una vera at-
La sua era la vera «gioia cristia- tuazione del comandamento lascia-
na» che è pace autentica perché pa- toci dal Signore: «Questo è il mio
ce del cuore, a cui si giunge - non comandamento: che vi amiate gli
senza lotte - nell'intimo della co- uni e gli altri, come io vi ho amati».
scienza; quelJa pace di cui C risto è il
fondamento e che proviene dallo
Spirito Santo. Talmente era da lui
apprezzata, che costantemente ne
D. In conclusione, Pier Giorgio è
veramente il laico che vive sino in
fondo il suo cristianesimo...
scriveva, augurandola ai suoi amici R. La fede di Pier Giorgio, la ca-
come la cosa più preziosa, perché rità di Pier Giorgio, l'impegno so-
I Pier Giorgio Frassati (al centro)
durante una gara di sci a
Bardonecchia
ciale di Pier Giorgio, la gioia di Pier
Giorgio, ìl senso dell'amicizia di
Pier Giorgio, sono note e qualità ti-
piche di un giovane laico cristiano,
che ha vissuto il suo battesimo e la
sua cresima in profondità e con coe-
renza; che si è nutrito dell'Eucare-
stia, pane dei forti, e si è alimentato
della parola di Dio; che - docile al-
le mozioni interiori dello Spirito -
ha cercato di scoprire il volere di
Dio su di lui e, attuando un vero di-
scernimento spirituale prottrattosi
nel tempo, ha compreso come Dio
voleva da lui un impegno cristiano
nel mondo secolare, come ingegnere
minerario fra i minatori, sollecito
dei loro diritti sociali come pure dei
loro doveri nei riguardi di Dio, del
prossimo e della società; aperto al-
1'amore della famiglia fino al punto
da sognare di poterne avere una tut-
ta sua, ma pronto anche a sacrifica-
re questo sogno ed ideale put di
mantenere unita un'altra famiglia
che gli era pure tanto cara, anche se
in essa non era stato sempre com-
preso.
È questa la figura di un giovane
laico veramente impegnato a vivere
il suo cristianesimo, secondo la sua
vocazione specifica di testimone d\\
Cristo nel mondo del1a famiglia, de-
gli studi e del lavoro, nella società
secolare e politica.
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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- VITA ECCLESIALE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~ _
Giornata mondiale della Pace
1 FEBBRAIO 1988 · 17
Foto Archìvio SEI
IL DIRITTO
DI CREDERE
Come ogni anno la celebrazione
della Giornata Mondiale della
pace ci invita a una sempre nuova
consapevolezza.
Sembrava che alla con-
clusione del 1987 fossero due le
buone notizie da far rimbalzare nel
1988: le decisioni del « vertice»
Reagan-Gorbaciov e l'attuazione
del «piano Arias» per la pace in
America Centrale. SoJtanto la pri-
ma, per il momemo, sta dispiegan-
do le attese conseguenze: si smantel-
lano 2611 missili delle due parti per
poi avviarli al macero.
L 'istallazione costò in passato al-
l'incirca !7mila miliardi di lire. La
demolizione comporterà ulteriori
spese. Si pensi, a titolo comparati-
vo, che il debito globale dei 50 Paesi
del continente africano è di 24mila
miliardi, e si avrà un'idea dei pro-
fondi squilibri, che si traducono in
clamorose ingiustizie, esistenti nel
mondo.
E comunque, ripetiamo, si tratta
di un buon risultato perché può co-
stituire l'inizio di una serie d i tratta-
tive che condurrebbero a eliminare
non soltanto il 4 % (come nel caso
dell'intesa di Washington) dei vet-
tori atomici esistenti, ma anche altri
seimila, fra quelli intercontinentali,
istallati su sommergibili e trasporta-
ti da superbombardieri. Inoltre c'è
la speranza di intavolare negoziati
sulle armi biologiche e chlmkbe,
nonché di raggiungere un accordo

2.8 Page 18

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18 I FEBSFWO 1988
per la diminuzione di quelle conven-
zionali.
La seconda sperata buona noti-
zia, la cui realizzazione si fa invece
strada a fatica in questo 1988, è
quella relativa all'intesa per l'allen-
tamento delle tensioni nell'America
Centrale. Il presidente del Costa Ri-
ca, Oscar Arias Sanchez, ha riunito
lo scorso agosto i suoi pari grado
del Guatemala, dell'Honduras, del
Nicaragua e del Salvador per trova-
re con loro autonome vie di uscita
da situazioni conflittuali che op-
pongono governi e forze di guerri-
glia. La mediazione non è facile,
particolarmente in Nicaragua - i
sandinisti al potere sono contestati
dalle opposizioni armate, i «con-
tras» finanziati dagli Stati Uniti -
e in Salvador, dove formazioni di
sinistra si battono contro il governo
del presidente eletto Napoleon
Duarte. Nel caso del Nicaragua,
conduce la trattativa l'arcivescovo
di Managua, cardinale Miguel
Obando y Bravo, con alterne vicen-
de, con rotture, riprese, intrusioni
esterne. Analogamente, l'episcopa-
to si fa tramite del dialogo nel Sal-
vador, con le stesse difficoltà.
Per i suol sforzi, Arias ha ottenu-
to il Premio Nobel per la pace 1987.
È la prima volta nella storia di que-
sto secolo in cui Washington sia sta-
ta esclusa dalle discussioni: la cosa
sembra non essere molto piaciuta
all'amministrazione Reagan, che Mecca della scorsa estate). Arabi,
aveva un proprio « piano» di pacifi- sunniti, drusi, sciiti, maroniti han-
cazione e che, con i finanziamenti ai no scelto come campo di battaglia
«contras» nicaraguensi (iniziativa privilegiato il Libano, rimasto sol-
definita «inopportuna» da Arias), tanto nominalmente uno stato.
ha riaperto il fronte del conflitto. E Arabi e persiani si affrontano nel-
tuttavia molto significativo che i l'ormai settennale guerra del Golfo,
latino-americani abbiano tentato, anche se tutti si richiamano a Mao-
perlomeno, di risolvere autonoma- metto. ln Israele un popolo, i pale-
mente le proprie difficoltà.
stinesi, che si ritiene defraudato del-
L'esempio centroamericano fa la propria terra contesta il diritto
vedere come sia difficile ipotizzare degli ebrei di aver rioccupato la pa-
la pace. Anche se qualche motivo di tria biblica, e gli istraeliani rispon-
speranza è dato dal segnale, limita- dono con la repressione, causa di
to quanto si vuole ma pur sempre vittime, di rancori radicati, di ulte-
reale, della diminuzione in sei anni riori divisioni. Mentre il timore di
del 400'/o del commercio mondfale essere coinvolti nel sanguinoso e di-
delle armi, resta tuttavia il fatto che spendioso conflitto Iran-Irak gua-
gli Stati Uniti hanno venduto (dati dagna l'Arabia Saudita e gli Emirati
1986) armi per un corrispettivo di (i Paesi in assoluto più ricchi del
12.500 miliardi di lire, l'Unione So- mondo).
vietica per 11.200, la Francia e la L'acuirsi di tanti contrasti porta a
Gran Bretagna per 5.000 ciascuna, inevitabili intolleranze (non soltan-
mentre al quinto posto si situa l'Ita- to nel mondo arabo, ma ovunque
lia, seguita da Israele e Brasile.
maturino tensioni). Nel messaggio
Certamente il focolaio di più acu- del 1° gennaio 1988 per la Giornata
te tensioni, che non accennano a Mondiale della Pace, su «La libertà
placarsi, è il Medio Oriente. A est religiosa condizione per la pacifica
del Canale di Suez, per una fascia convivenza», il Papa aveva denun-
che si estende lungo la costa del Me- ciato - sia pure limitatamente alla
diterraneo orientale per spegnersi libertà religiosa - le situazioni di
appena ai bordi della Turchia e di- sopraffazione. « Milioni di persone
ramarsi sino al Golfo Persico, si sta - aveva detto-, in varie parti del
intensificando sempre di più la mondo, soffrono ancora a motivo
guerra di tutti contro tutti, che non delle loro convinzioni religiose, vit-
risparmia neppure i luoghi santi del- time di legislazioni repressive e op-
I' Islam (si ricorderà la strage della pressive, talora di aperte persecu-
zioni, più spesso di una sottile pras-
si di discriminazione come credenti
e come comunità: questo stato di
cose, di per sé intollerabile, costitui-
sce anche un'ipoteca negativa per la
pace». Di fatto, le Nazioni Unite
hanno recentemente redatto un
elenco di stati nei quali la libertà re-
ligiosa è sottoposta a pesanti condi-
zionamenti, mentre in altri (e fra es-
si gli Stati Uniti) si ravvisano dispo-
sitivi e pratiche di .legge in qualche
modo contrari a quelle libertà.
La riaffermazione del diritto di
ognuno a pregare secondo coscien-
za e senza costrizioni si muove sulla
linea di coerenza percorsa dalla
Chiesa non soltanto a partire dal
Concilio, come comunemente si
crede, ma di certo con il Concilio
rafforzata. In una visione globale
del destino dell'uomo, per il quale
libertà, giustizia e pace si interseca-
' no, mentre nessuno dei termini può

2.9 Page 19

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-----------5'1-
I FEBBRAIO 1988 · 19
Foto Archivio SEI - Martino
essere disgiunto dall'altro.
Non a caso l'Enciclica di Giovan-
ni Paolo U dell'inizio di quest'an-
no, sui temi dello sviluppo e della
pace - che si ricollega alla « Popo-
lorum Progressio» di Paolo VJ del
1967 - è un'altra tappa dell'opera
di pedagogia sociale enunciata da
Papa Wojtyla in discorsi, allocuzio-
ni e messaggi nel corso di questo de-
cennio, e che hanno come punte
emergenti le due Lettere che l'han-
no preceduta, «Redemptor Homi-
nis» e «Laborem Exercens».
Alla copiosa produzione dell'at-
tuale Pontefice va aggiunta la testi-
monianza dei viaggi apostolici, du-
rante i quali sono stati confermati e
rafforzati alcuni principi di fondo,
che confluiscono ovviamente nel
deposito magisteriale della Chiesa.
Con richiami continui alla pace, al-
la libertà e alla giustizia espressi non
in modo astratto, ma nella concre-
tezza delle situazioni di questo mon-
do e oggi, dove la povertà dei singo-
li e dei popoli è uno scandalo che
deve suscitare la rivolta della retta
coscienza.
Da qui il ripetuto ammonimento
alla necessità di ricercare un nuovo
ordine economico internazionale
che istauri più equilibrati rapporti
senza violare gli elementari diriui
alla giusta proprietà dei beni. Con
un effetto trainante che ba coinvol-
to le chiese locali ai vari livelli: do-
cumenti delle conferenze episcopali
sull'economia - severi, come quel-
lo americano, sulle conseguenze
perverse di sistemi di sfruttamento
-, prese di posizione dei laicati na-
zionali sui violati diritti delle perso-
ne a una esistenza umana, tenace at-
taccamento alla Libertà anche in
condizioni dHficili il caso deUa
Polonia), rivendicazione all'espres-
sione pubblica non soltanto della
fede, ma anche delle opinioni (spe-
cialmente da parte di conferenze
episcopali e associazioni d'Africa e
d'Asia).
Non è estraneo al discorso che
stiamo facendo il fatto che l'Acca-
demia Pontificia delle Scienze abbia
testimoniato, per le proprie compe-
tenze, il rispetto della verità con la
pubblicazione di drammatici docu-
menti sulle eventuali conseguenze di
conflitti atomici. E la Commissione
Justitia et Pax ha preso posizione,
all'inizio del I987, sui problemi del
debito estero, suggerendo rimedi e
solidarietà, correzioni di metodolo-
gie e consapevolezze di esiti possibi-
li. È un movimento di natura cuJtu-
rale che si aggiunge e affianca alle
consapevolezze progressive, frutto
a termine del lavoro conciliare, e
che confluiranno, secondo gli au-
spici, nella ripresa delle Settimane
sociali. Si terranno forse già nel
1989, e saranno uno strumento at-
traverso il quale potranno essere
elaborati gli elementi offerti dagli
ultimi, storici pontificati di PaoloVI
e Giovanni Paolo II per impegnare il
Popolo di Dio nella ricerca, appun-
to, del significato profondo dei con-
cetti di pace, libertà e giustizia.
Angelo Paoluzi

2.10 Page 20

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20 t FEBBRAIO 1988
-
VINCENZO IANNUZZI
I Papi e i mass media, Ente del-
lo Spettacolo Editore, Roma,
1987, pagg. 297, L. 24.000.
inserito nella collana «Educare
oggi•, che si è sempre distinta
per l'attualità e la concretezza
del volumi proposti.
Le due autrici, Meryl Fishman
cosi dal momento che i due so-
no essenzialmente giornalisti e
cronisti.
Facendo soltanto una traspo-
sizione letteraria i due presenta-
gnamento. Bisogna, infatti, rico-
noscerlo: il Concilio è spesso in-
vocato, non sempre applicato,
talvolta contestato, e raramente
tetto.
È stato pubblicato, nella colla- e Kathleen Horwlch, hanno dal- no gli uomini e gli awenimenti In questo volumetto, il Card.
na •Immagini allo specchio•, la toro, oltre alla preparazione Lourdes cosi come sono ap- Paul Poupard, che fu presente
diretta dal noto giornalista del- teorica e alla diretta esperienza parsi ai toro occhi e cosi come all'apertura del Concilio e ha
!' •Osservatore Romano,. Sergio di cui si diceva prima, anche hanno letto nei documenti.
partecipato al recente Sinodo
Trasalti, il nuovo volume di Vin- una solida concretezza tutta
dei Vescovi, ci offre una sintesi,
cenzo lannuzzi, che raccoglie i americana che permette loro di
chiara e suggestiva, dell'intero
più significativi discorsi pronun- non trasalire alla vista della pro-
insegnamento conciliare, alla
ciati da Pio Xli, Giovanni XXIII,
Paolo VI e Giovanni Paolo Il su-
gli strumenti di comunicazione
sociale. La ricca rassegna testi-
monia Il riconoscimento, da par-
te del magistero dell~ Chiesa,
pria figlia sulla soglia del bagno
con 1 capelli tinti di verde o di
non sottovalutare i problemi die-
tetici dell'adolescente grassot•
tella e te sue prime drammati-
che esperienze di trucco.
I BERNADETTE
ELOURDES
luce anche dei numerosi docu-
menti dì applìcazione del Conci-
lio stesso.
Volume originale e prezioso
che mette nelle mani di tutti il
ricco insegnamento del Conci-
dell'Importanza dei mass media Dato per assodato che, ironi-
lio, chiamato da Paolo VI «il ca-
per la comunione e il progresso camente, il ruolo delle madri •è
techismo dei tempi nuovi•.
della società umana e la costan- quello di rimproverare senza
te attenzione rivolta dai Sommi tregua• (in caso contrario - è
Pontefici nell'indicare condizio- scritto net libro - «vostra figlia
ni e motivazioni capaci di nobili- si sentirà trascurata e cosi sarà
tare queste «Invenzioni tecni- giustificato tutto Il tempo passa-
che, frutto dell'intelligenza uma- to al telefono per spiegare alle
ALDO FANTOZZI
na•, considerate dalla Chiesa
come •una versione moderna
ed efficace del pulpito• (Paolo
VI, •Evangelii nuntiandi•). Il li-
bro si rivolge sia ai professioni-
sti nel campo delle comunica-
zioni sia agli operatori pastorali
nella toro azione educativa.
sue amiche quanto si sente ab-
bandonata"') nel volume vengo-
no analizzate tutta una serie di
situazioni che vanno dai proble-
mi più scottanti come il sesso, la
droga, lo studio, le malattie fino
ai piccoli scogli detta vita quoti-
diana, anche quelli che forse
non si penserebbe di trovare In
un testo e che invece intessono
e turbano l'esistenza di ognuno.
Le due autrici hanno saputo
porgere gli argomenti con un to-
I Sacramenti della Chiesa e la
vita cristiana, ElleDiCi, Leu-
mann (TOJ 1987 pp. 181, L.
«Non è - dichiarano, riferen- 8.000.
dosi alla loro pubblica~ione -
un'agenda di miracoli. E la rico-
È un volume della collana
struzione d'un'epoca e d'un am- •Testi di Teologia per tutti•. Co-
biente, Lourdes, in cui si sono me tate è chiaro ed essenziale.
prodotti awenimenti particolari. Nato per la scuola e dalla scuota
Indubbiamente eccezionali per dunque, questo volume può es-
chi ha la fede, quantomeno in- sere utilmente letto e studiato
consueti per chi vuole invece anche da quanti Intendono ap-
conservare la libertà del dub- profondire la conoscenza della
MERYL FISHMAN. KATHLEEN no sereno, senza indulgere a bio•.
HORWICH falsi sentimentalismi: ne risulta
Madre e figlia, SEI, Torino,
1987, pagg. 163, L. 18.000.
Siete madre di una ragazza
dall'età compresa tra gli undici
e i diciotto anni e siete turbate e,
perché no?, anche sconcertate
dalla trasformazione della vo-
stra dolce bambina in uno stra-
no «essere• che passa te ore al
telefono, vi critica sempre e in
ogni occasione sembra far di
tutto per suscitare i vostri rim-
proveri? Làsciate da parte quel-
l'aspetto triste, affaticato, persi-
no logorato che vi fa ben presto
individuare come genitori (sl,
questo discorso è valido anche
per I papà) di ragazze adole-
scenti e provate a leggere l'e-
sperienza di due mamme che,
nella vostra situazione, con In
casa due figlie •teenagers•,
hanno deciso di far conoscere il
loro «apprendistato• e hanno,
quindi, scritto un libro, edito ora
in Italia dalla SEI e felicemente
cosi un libro di faclle lettura e
immediato impatto, con pagine,
anzi, decisamente divertenti e
scanzonate; un libro che inse-
gna come accettare con filoso-
fia e «sanse of humor• tanti pic•
coli «guai• inevitabili e saper
contemporaneamente assistere
alla meravigliosa awentura del-
l'uscita dal bozzolo della propria
bambina; un libro che sì pone li
non facile compito di mostrare
ai genitori come trarre piacere
dalla vista del nuovo adulto che
fa ingresso nel mondo.
- M. CÈNNAMO-F. VAUDO
Bernadette e Lourdes, Rizzo/i,
1987, pp. 195 - L. 22.000.
Il libro di Cennamo e Vaudo
ha la incisività dei repo'rtages e
del resto non poteva non essere
PAUL POUPARD
Il Con.clllo Vaticano Il verso il
2000, Plemme, Casale Monfer-
rato 1987 pp. 137, L. 10.500.
L' 8 dicembre 1965 Paolo VI
chiudeva il Concilio più Impor-
tante della storia, il Vaticano Il,
annunciato da Giovanni XXIII il
25 gennaio 1959 e da lui aperto
I'11 ottobre 1962.
A vent'anni di distanza, Gio-
vannl Paolo tt convocava, dal 28
novembre all'8 dicembre 1985,
un Sinodo Straordinario dei Ve-
scovi, per rivivere questa espe-
rienza e condividerla con tutta la
Chiesa.
Non c'è niente di più urgente
oggi che riscoprire Il Concilio e
mettere in pratica il suo lnse-
I
vita e della prassi pastorale cri-
stiana. Il rapporto sacramenti e
vita cristiana infatti per ciò che i
primi rappresentano nella loro
•significatività• di •sacramenti
universali di salvezza,., è essen-
ziale per il credente.
Il volume analizza i singoli sa-
cramenti net loro significato
dogmatìco e pastorale.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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-----------sB-
I FEBBRAIO 1988 21
Luciano Proverbio
Un pittore-bambino, che colora di sogni la realtà
Pittore e illustratore affermato, Luciano Pro-
verbio vive e lavora a Torino, una città che
ama per la sua magia, per la sua gente, da cui
trae ispirazione per il suo lavoro e che con il
suo lavoro aiuta generosamente, anche se lo
nasconde con sincera modestia.
Fino al 26 novembre è aperta, a Torino, una
sua personale che espone le tavole con cui ha
illustrato una splendida e attesa riedizione de
Il mago di Oz, una delle fiabe più celebri della
letteratura per l'infanzia, pubblicata dalla Va-
ria Sei. Scambiamo con Proverbio qualche
chiacchiera sul suo mondo di colori e di imma-
gini.
Cosa l'ha ispirata nella lettura di Oz, per dar
forma, visualizzarne la trama e i protagonisti?
Innanzitutto l'incalzare degli avvenimenti,
quasi come in una sequenza cinematografica;
poi certamente la morale del racconto, cioè la
fiducia ferma nelle capacità che l'uomo può
trovare in se stesso. La fiaba di Frank Baum è
ricca di paesaggi fantastici, coloratissimi: so-
no luoghi che mi sarebbe piaciuto vedere; ri-
cordo poi con nostalgia un film visto da bambi-
no, quello con Judy Garland, che mi aveva
particolarmente colpito; poi sono anni che non
vedo un Oz illustrato, e mi piaceva, in una cit-
«magica» come Torino, riproporre un libro
«magico».
Mi piace definirmi un colorista: il segno, l'at-
mosfera, il sentimento, tutto deve essere, di•
ventare colore; e // mago di Oz è colore, vi in-
siste dall'inizio alla fine, chiama con i nomi dei
colori i suoi luoghi più Importanti: il Castello
Giallo, la Città Verde...
Lei ha già illustrato un'altra famosissima
«fiaba», Le awenture di Pinocchio, edite nella
stessa collana sempre dalla Varia Sei; perché
questa passione che la lega ai bambini, al loro
mondo?
Perché è un mondo di sogno, e io amo di-
pingere di giorno ciò che sogno di notte... Mi
sento anch'io un po' bambino, per fortuna.
Chi invecchia troppo perde tutte le qualità
buone che i bambini sanno preservare: la ge-
nerosità, l'entusiasmo, la fiducia, la sempli-
cità.
Nonostante queste sue riuscitissime prove
con le favole, lei si considera un pittore, non
un i/lustratore.
Sl, perché non esistono Illustratori, solo cat-
tivi pittori che tentano di illustrare; se un pitto-
re sa anche illustrare invece è ancora più
grande nella sua pittura, perché sa dar corpo
a immagini scritte, a parole. Non c'è scarto tra
i miei quadri e i miei disegni, perché lo spunto
è sempre la fantasia, non la realtà, che ogni
artista deve trasformare in un suo mondo lnte•
riore, immaginario.
Cosa c'è adesso nel cassetto dei suoi pro-
getti, delle sue prossime esperienze?
Illustrerò ancora delle fiabe, Le favole di
Esopo, un patrimonio di sentimenti, di fanta-
sia, di spunti etici, che non ci si stanca mai di
riscoprire. Sto preparando una mia personale
di olii e incisioni al Palazzo dei Diamanti, a
Ferrara, e cerco di portare a termine al più
presto tre opere a cui tengo molto: l'illustrazio-
ne del Cantico dei Cantici, un libro su Magia e
religione, un'altra raccolta di tavole che visua-
lizzino cinque terribili «D», Donne, diavoli, da-
di, denari e dannazioni. Come si può notare, il
mio universo è davvero fantastico: ed è un filo-
ne che spero non sì esaurisca mai.
Monica Mondo

3.2 Page 22

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- PROTAGONIST I - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
22 · I FEBBRAIO 1988
VA E VIENE
DALLA CINA POPOLARE
IL MISSIONARIO
DEI LEBBROSI
Don Gaetano Nicosia ci racconta
la sua singolare esperienza
missionaria. Opera a Macao, ma è
accolto con simpatia dai cinesi.
Commoventi incontri con i
malati, molti dei quali sono
cattolici.
Macao, gennaio - Mi
si chiede, in occasione del Centena-
rio della morte di Don Bosco, di ri-
ferire ai lettori del «Bollettino sale-
siano» le mie esperienze di missio-
nario salesiano che opera nella real-
del nostro tempo. Anche se ac-
cennerò alle attività educative che i
salesiani svolgono qui, non c'è dub-
bio che il riferimento più immediato
va all'assistenza ai malati di lebbra.
n nostro lebbrosario sorge nell'isola
di Coloane, che fa parte del territo-
rio di Macao, possedimento porto-
ghese nella Cina meridionale, a po-
chi chilometri da Hong Kong. Solo
sul finire del secolo. sulla base del-

3.3 Page 23

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-----------sR-
I FEBBRAIO 1988 23
I
Sotto don Gaetano Nicosia tra I
ragazzi di Macao e qui di fianco
attività In palestra
l'accordo stipulato fra i governi di
Lisbona e di Pechino, Macao torne-
rà sotto la sovranità cinese.
Per molti anni, gli ammalati ban-
no vissuto isolati dal mondo, in di-
sperate condizioni morali e materia-
li, abbandonati sull'isola senza al-
cuna assistenza. Solo qualche sacer-
dote e qualche suora si spingevano
fin qui, per offrire un minimo di
aiuto. Fra i sacerdoti, il più assiduo
era un salesiano, don Luigi Monti-
ni, cugino del futuro Paolo VI, che
nei primi anni Quaranta dirigeva a
Caloane una colonia agrìcola con
centinaia cli giovani. A prezzo cli pe-
santi sacrifici, egli poté salvare mol-
te vite umane. Un altro sacerdote Oltre ai malati interni, assistiamo
salesiano, don Riccardo Musso, de- anche pazienti esterni, quelli che
dicò la sua vita ai malati. Ma fu so- banno solo bisogno, periodicamen-
lo nel 1963, che il lebbrosario co- te, di controrn medici, ma, sempre,
minciò ad assumere una fisionomia di assistenza materiale e spirituale.
meno precaria. Con il generoso aiu- E lo stesso facciamo per i fratelli
to dei benefattori fu possibile mi- che, usciti dal Villaggio, si ritrova-
gliorare gli edifici esistenti e co- no in disagiate condizioni economi-
struirne cli nuovi, dotarli deUe ne- che perché, a causa delJ'età o della
cessarie attrezzature e renderli più malattia, hanno difficoltà a trovare
confortevoli. La bella, anche se po- un lavoro. Ad alcuni abbiamo pro-
vera, chiesa è un dono di Paolo VI. curato gli utensili necessari a svolge-
Grazie alla migliorata assistenza, re una attività lavorativa neJla pro-
circa 60 ammalati sono guariti e pria abitazione. In occasione delle
hanno potuto abbandonare l'ospe- grandi feste, Pasqua, Natale, Anno
dale, formarsi una famiglia, dedi- lunare cinese, molti tornano al Vil-
carsi a un lavoro. Noi siamo sempre' laggio con doni per gli ammalati
in contatto con loro, vengono a visi- con i quali hanno passato tanti anni
tarci o noi stessi ci rechiamo da lo- di sofferenza e di preghiera. ln que-
ro, li aiutiamo quando sono nel bi- sta attività, ma anche in altre, sia-
sogno, indirizziamo i loro figli alle mo aiutati dal prezioso lavoro delle
scuole cattoliche. Insomma, conti- Volontarie di Don Bosco, che non si
nuano a far parte delJa nostra fami- risparmiano e affrontano qualsiasi
glia. Quelli che sono rimasti vengo- sacrificio per aiutare chi è nel biso-
no curati con tutti i mezzi possibili, gno.
trascorrono le loro giornate dedi- Negli ultimi quattro anni siamo
candosi a un lavoro per il quale so- riusciti a metterci in contatto con al-
no regolarmente retribuiti. L'atteg- cuni lebbrosari della Cina meridio-
giamento della gente nei confronti nale. Uno di essi è situato a 300 chi-
di questi malati è quasi del tutto lometri da Macao, neUa provincia
cambiato. Si può dire che nessuno di Kwang Tung. Dopo aver avviato
ha più paura di loro, cotne invece un intenso scambio epistolare, due
accadeva in passato. Gli stessi ter- volontarie di Don Bosco hanno spe-
mini « lebbroso» e «lebbrosario» dito ai malati meclicine, libri, ogget-
vengono pronunciati con minor ti- ti religiosi ecc. Poi abbiamo ottenu-
more, anzi al primo si va lentamen- to i permessi delle autorità della Re-
te sostituendo quello di «ansenia- pubblica popolare cinese per recarci
no», dal nome dello scienziato che di persona a visitare gli ospedali.
per primo studiò il morbo. Quanto Siamo stati accolti con gioia, specie
al secondo termine, qui tutti chia- dai circa cento cristiani, cha da 30
miamo l'opera «Our Lady's Villa- anni non vedevano un sacerdote.
ge», il Villaggio di Nostra Signora, Anche le autor.ità civili e i medici si
come gli stessi malati la battezzaro- sono mostrati assai gentili con noi e
no in occasione delJa festa deJl'As- ci hanno invitato a ritornare.
sunta nel 1963. Ed è un vero villag- Un altro lebbrosario cinese sorge
gio, con il sindaco e con il parroco. in una piccola isola, Taì Kam To, e

3.4 Page 24

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24 · I FEBBRAIO 1988
I Foto in alto: l'istituto «Oom
louis Versiglia• nell'isola di
Coloane a Macao e sotto una
lezione dì musica
ospita trecento malati gravi, per i
quali, dal punto di vista medico,
non ci sono speranze di guarigione.
Cinquanta sono cattolici. Ad essi e
ai loro compagnj di sventura si de-
dicano tre catechisti, che cercano di
aiutarli spiritualmente. Ogni tanto
ricevo da uno di loro una lettera:
«Padre, una Messa per Joseph, è
morto stamattina, aveva ricevuto il
battesimo ieri sera. .. »
Abbiamo visitato parecchie volte
un altro lebbrosario che si trova nel
distretto di Shan Wui. Anche qui
300 malati, più pazienti esterni.
L'anno scorso, grazie alla generosi-
tà di benefattori svizzeri, abbiamo
portato a quell'ospedale medicinali
per settemila dollari, quanto basta
per le cure di un anno. Anche qui
abbiamo trovato una cinquantina di
cattolici, e pensiamo a loro quando
riempiamo i nostri bagagli di Van-
geli e di oggetti religiosi. Non è faci-
le farli entrare in Cina, anche se og-
gi, alla dogana, sono meno esigenti
che in passato, perché hanno ormai
capito che un prete non fa male a
nessuno ...
Le nostre visite sono di grande
conforto ai malati, ma lo sono an-
che per noi. Non ci chiedono mai
nulla, né denaro, né regali, una cosa
però implorano con commovente
insistenza: «Padre, vieni più spesso
a visitarci, qui non viene mai nessu-
no...» Recarsi in Cina è anche un
modo per avvicinare il popolo cine-
se e consente di raccogliere voci che
mormorano: «è un Shan Fu», è un
Padre... Sono voci di cristiani, spes-
so in età avanzata, ai quali la nostra
presenza riporta alla memoria ricor-
di del passato. La visita ai lebbrosi,
inoltre, dimostra alla gente che la
Chiesa è presente in mezzo ai più
poveri, ai sofferenti, e che non è «la
Chiesa dei ricchi».
Oltre al lebbrosario, a Caloane
abbiamo il «Don Bosco Boy
Town», la città dei ragazzi, realiz-
zata con l'aiuto di benefattori italia-
ni, svizzeri, austriaci, nonché con il
contributo deJle Pontificie Opere
missionarie. Vi abbiamo raccolto
300 giovani di famiglie povere, ab-
bandonati, profughi, che rischiava-
no, e molti lo erano già, di diventa-
re «ragazzi della strada». Col siste-
ma di Don Bosco applicato al cento
per cento, in pochi mesi cambiano
radicalmente vita e insieme forma-
no una bella comunità. Solo da po-
chi mesi è nata un'altra opera per i
ragazzi orfani, che trovano da noi
ospitalità e tanto amore. Finanzia-
riamente, tutte queste opere sono in
deficit cronfoo, ma la Provvidenza
si dimostra sempre più grande del
deficit. ..
Gaetano Nicosia

3.5 Page 25

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sfJ_- _EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO-.__________
r FEB811AIO 1988 · 25
AcoNTATTO
CON LA GENTE
(E A VOLTE CON LA GUERRA)
IL VOLONTARIO LAVORA
PER LO SVILUPPO
DELL'AFRICA
Esperienze, anche
drammatiche, dei
membri delle
Organizzazioni non
governative, raccolte in
un libro della SEI
Che cosa sono le Orga-
nizzazioni non governative (ONG)?
Quante sono? Chi ne fa parte, che
attività svolgono? Quali problemi
affrontano i loro aderenti? Le do-
mande sono molte. Ma partiamo
dall'ultima, raccogJiendo la risposta
da un'esperienza diretta. «Arriva
all' ospedale un gruppo di soldati
che ci chiede l'autocarro con l'auti-
sta. Con la scusa di andare a chia-
mare uno che lo accompagni duran-
te il viaggio, l' autista prende il lar-
go. Quando si accorgono che non
ritorna, con i fucili imbracciati e le
bombe a mano i soldati cominciano
a perquisire l'ospedale. Sembrano
belve e noi siamo rassegnati al peg-
gio. A un certo punto ecco ricompa-
rire l'autista: sembra che la paura di

3.6 Page 26

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26 · I FEB8RAIO 1966
una ritorsione sull'ospedale l'abbia
fatto ritornare indietro. L'abbiamo
visto partire con il terrore negli oc-
chi... Vediamo arrivare padre Ago-
stino con un ragazzo in stato di
shock emorragico per una ferita
d'arma da fuoco alla gamba. Riu-
sciamo a intervenire in tempo per
salvarlo...
Alla sera constatiamo che, tutto
sommato, è finita bene, in fondo la-
mentiamo solo la perdita di un au-
tocarro. A Gulu, il capo di un grup-
po di soldati ha schiaffeggiato vio-
lentemente il medico sull'orecchio e
gli ha tirato calci alle gambe. Grida-
va che lo voleva uccidere. Ha chie-
sto un fucile a uno dei soldati e ha
fatto partire una raffica, che però
ha mancato il medico... La madre
del soldato, che era stata nostra pa-
ziente, ba cominciato a gridargli di
non uccidere il medico. Sembra sia
stata questa la strada scelta dalla
Provvidenza per salvare la vita al
nostro collega...»
Siamo in Africa, nel nord dell'U-
ganda. La testimonianza è di un
medico che presta servizio volonta-
rio con il CUAMM, il Collegio uni-
versitario aspiranti medici missio-
nari. Il CUAMM è un'organizza-
zione non governativa nata nel 1950
per trovare medici disposti a presta-
re la loro opera in ospedaH realizza-
ti dai missionari. In seguito ha allar-
gato la propria attività con inter-
venti di cooperazione in strutture
sanitarie di qualsiasi tipo. La situa-
zione che il medico ha descritto rap-
presenta forse un caso limite, poi-
ché si riferisce a un Paese che da an-
ni non conosce altro che guerre,
stragi, terrore, guerriglia e distru-
zioni. Ma non si deve credere che la
«normalità», in Africa, sia tanto
migliore. Se non ha a che fare con
soldati sbandati o con gruppi di
guerriglieri resi feroci da lotte spie-
tate fra etnie e fazioni, il volontario
si trova comunque a vivere in condi-
zioni spesso molto difficili, che
componano grossi sacrifici perso-
nali. Abitazioni sovente poco invi-
tanti, dacondividerecon «inquilini»
sgraditi che camminano a quattro
zampe sul letto, cibo non sempre ap-
petitoso, rischio continuo di buscar-
si la malaria o qualche altro malanno
tropicale. E, in aggiunta una infinità
di problemi da risolvere.
ENCICLICA DEL PAPA
SUI NUOVI PROBLEMI
DEL TERZO MONDO
Contin11azione della «Populorum progressio», il
fondamentale documento di Paolo VI.
Il Terzo Mondo è ancora una volta oggetto della specialissima solle-
citudine della Chiesa. Dopo la «Populorum Progresslo• di Paolo VI,
fondamentale documento del magistero ecclesiale In questo campo, è
ora la volta di un'altra enciclica, di Giovanni Paolo Il. Essa intende
«commemorare Il ventesimo anniversario della "Populorum progres-
sio"•, che - ha detto il Papa- «ha segnato una tappa fondamentale
nella vita contemporanea della Chiesa e ha suscitato echi profondi nel-
l'opinione pubblica, dando un nuovo segno della presenza viva della
Chiesa stessa nelle drammatiche situazioni dello sviluppo e della pace
nel mondo...
L'enclcllca di Giovanni Paolo li intende «rilevare le nuove tematiche
e rispondere ai problemi nuovi che, sullo stesso argomento, si presen-
tano alla coscienza dell'uomo di oggi: essa vuole perciò mettersi sulla
scia della "Populorum progressio", come sua ideale continuazione e
prosecuzione•. Nell'annunciare Il documento, Giovanni Paolo Il si è
augurato che esso «trovi nella società e susciti rinnovati, concreti pro-
positi di cooperazione internazionale per la fraterna Intesa fra le Nazlo-
ni e la promozione di un autentico sviluppo...
Giovanni Paolo Il, durante Il suo pontificato, ha fatto più volte riferi-
mento alla enciclica di Paolo VI, richiamandone le direttive fondamen-
tali anche nel discorsi pronunciati in occasione dei suoi viaggi apostoli-
ci sia nel Sud che nel Nord del mondo. Nel marzo 1987, egli definl la
Populorum progressio «evangelica• e «profetica•. Il •Bollettino Sale-
siano• ritornerà sull'argomento per una adeguata illustrazione della
nuova enclcllca.
Prendiamo il caso - restando in
campo sanitario - di un volontario
che opera nel Senegal per conto del-
1'Associazione internazionale vo-
lontari laici (altra Organizzazione
non governativa). Ecco il brano di
una sua relazione: « Per quanto ri-
guarda il dispensario, il problema
più grosso è quello concernente la
gestione, che ha sempre un bilancio
in passivo, e che quindi, sertza una
buona copertura esterna, non può
certo autogestirsi. La causa princi-
pale è la grande spesa di medicinali,
che si fa ogni sèi mesi. Spesa neces-
saria, ma forse esagerata. Più pas-
sano i mesi è più ci si rende conto
che, conoscendo più o meno il nu-
mero dei malati, le malattie più fre-
quenti e i farmaci meno costosi, si
potrebbe arrivare a diminuire di
molto le ordinazioni. Questa politi-
ca sta interessando da qualche tem-
po l'Associazione dei dispensari
cattolici, che cercherà di individua-
re una ventina di farmaci di base fra
i più economici. Purtroppo, questo
metodo di lavoro (limitarsi, cioè, a
dare al malato le medicine stretta-
mente indispensabili, aumentare i
consigli pratici, diminuire le prescri-
zioni, impiegare il più possibile ri-
medi locali), richiede molta pazien-
za, perché c'è da "combattere " con
un malato che non si accontenta di
un solo tipo di pillola, ma ne vuole
cinque o sei, e che esige l'iniezione
di rito. Questo metodo, inoltre, ri-
chiede conoscenza e studio, che si fa
solo con il lavoro sul posto, con l'e-
sperienza e, soprattutto, con gli
anni».
Ecco ora un'esperienza di altro ti-
po. È di una volontaria che lavora
in Senegal e che, fra le altre attività,
ha svolto un corso di cncito per le
donne di uno sperduto villaggio del-
l'interno. «Le donne hanno parteci-

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - - -SB-
pato con molto entusiasmo, ma non
è detto che il saper cucire giovi ef-
fettivamente alla donna e alle fami-
glie per un aumentato tenore di vi-
ta. Infatti il vantaggio di non dover
spendere i soldi per acquistare abiti-
ni per i bambini potrebbe essere non
della donna, ma tutto dell'uomo,
che non dovrà sostenere la spesa del
vestito, mentre la donna sarà sem-
pre e comunque costretta a pilare il
miglio, attingere acqua dal pozzo,
preparare il pasto. In conclusione, il
cucito finisce per diventare un'atti-
vità supplementare a carico della
donna, già oberata dai lavori quoti-
diani».
In altre parole, la volontaria, ini-
zialmente convinta di svolgere un
compito di promozione della donna
africana, è stata in seguito assalita
dal dubbio: ma gioverà veramente
alla donna senegalese imparare a
cucire?
Non è un caso isolato. Le Orga-
nizzazioni non governative che ope-
rano per lo sviluppo del Terzo Mon-
do vanno incontro anche al rischio
dell'insuccesso. Per fortuna, sono
loro stesse le prime ad ammetterlo.
«Anche le migliori ONG si sono
spesso sbagliate. Da questo punto
di vista si dovrebbero fare molle au-
tocritiche». La sottolineatura è di
Gian Carlo Costadoni, coautore,
assieme al francese Rouille d'Or-
feuil, dell'ultimo volume della serie
«La nuova Africa», avviata qual-
che mese fa dalla SEI. IJ libro -
« Per una nuova cooperazione in
Africa» - risponde esaurientemen-
te a tutte le domande che abbiamo
formulato aJJ'in.izio e a molte altre
ancora. Ha inoltre il merito di unire
a una analisi delle forme di coope-
razione allo sviluppo attuate dalle
ONG, la descrizione dettagliata di
alcune esperienze sul campo, sia da
parte di organizzazioni francesi che
italiane. Anche se poche in relazio-
ne alle molteplici attività svolte da
una miriade di ONG, le esperienze
descritte riescono tuttavia a dare al
lettore l'idea di come agiscono que-
I FEBBfWO 1988 27
sti gruppi di volontari, mossi dal de-
siderio di operare concretamente
per togliere l'Africa dalla penosa
condizione di sottosviluppo di cui
oggi è prigioniera. Per chi abbia se-
guito, nei decenni passati, le varie
fasi attraversate dalla cooperazione
allo sviluppo e ne abbia constatato
spesso il fallimento, l'esperienza
delle ONG può restituirgli quelJa fi-
ducia çhe le trascorse vicende gli
hanno tolto.
Intanto c'è da rilevare che le
ONG, siano esse laiche o di natura
confessionale, agiscono mosse dalla
solidarietà che anima i loro aderen-
ti. Ciò è vero almeno nella grande
maggioranza dei casi, e quindi
escludendo le frange che rispondo-
no a sollecitazioni originate da spi-
rito di avventura e dal desiderio di
sottrarsi alla «routine)) del servizio
militare. Se la solidarietà noo fosse
la molla primaria, non si spieghe-
rebbe una scelta di grande valore
morale, oltre che tecnica, fatta dalle
ONG: il coinvolgimento delle popo-
lazioni locali nell'attuazione dei
progetti di sviluppo. Durante gU an-
ni Settanta, a dominare ·era un
orientamento di tipo assistenziale,
con il donatore che consegnava i
suoi doni già confezionati al desti-
natario, seguendo propri criteri e
adeguandosi alla propria mentalità.
Il volontario si è invece messo in
sintonia con la gente, ha cercato di
coglierne i bisogni più immediati.
Per sottolineare questo aspetto,
molti gruppi, specie cattolici, coo-
perano direttamente con gruppi del
Terzo Mondo che abbiano una im-
postazione simile alla propria. Scel-
gono i collaboratori locali e parteci-
pano a progetti decisi sul posto da-
gli africani. È un metodo molto ef-
ficace per suscitare nel Continente
energie capaci di cooperare allo svi-
luppo.
Le ONG puntano in gran parte
alla promozione del mondo conta-
dino, il più penalizzato dal sottosvi-
luppo. I Centri familiari rurali crea-
ti in molti Paesi dall'Associazione
francese dei volontari per il progres-
so (AFVP) hanno ottenuto di dare
soprattutto ai giovani contadini un
incentivo a respingere l'attrazione
della città e a rimanere sulla terra,
addestrandoli a trarre dai campi
maggiori frutti e avviando forme

3.8 Page 28

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28 · I FEBBRAIO 1988
A destra la copertina del volume
edito dalla SEJ del quale si parla
nuove di cooperazione fra le fami-
glie rurali. «Grazie ai Centri - di-
cono ora i contadini - uomini e
donne discutono insieme i vari pro-
blemi e questa è una cosa nuova,
nuovissima. Prima che si istituisse-
ro i Centri, non facevamo riunioni
tra diversi villaggi, e anche nel sin-
golo villaggio ci ritrovavamo per i
funerali o i'matrimoni, mai per il la-
voro». Ci sono ora gruppi per l'ara-
tura a trazione animale, i gruppi per
iJ dispensario, un gruppo per la spe-
rimentazione della soia e per l'ac-
quisto del concime.
È ormai divenlata generale la
convinzione che lo sviluppo rurale
debba essere cottocato in testa alle
priorità. Nei Paesi del Terzo Mon-
do, la popolazione è costituita da
contadini per il 65-900'/o. Se il Terzo
Mondo ha fame, chi può sfamarlo
se non i contadini? Ma se si vuole
ottenere la loro indispensabile colla-
borazione, l'unico metodo valido è
jJ coinvolgimento dei contadini in
tutte le iniziative dirette al raggiun-
gimento dell'autosufficenza alimen-
tare.
L'altro aspetto che caratterizza le
ONG è il loro riferirsi ad opere di li-
mitate dimensioni. L'Africa è disse-
minata «cattedrali nel deserto»,
cioè di opere spesso faraoniche che
finiscono per non essere di nessuna
utilità, speciese dopo la loro costru-
zione esse vengono abbandonate
dal personale specializzato e lasciate
aJ personale locale non sempre in
grado di garantirne i] funzionamen-
to. l bisogni dei villaggi sono spesso
elementari, ma indispensabili: un
pozzo, una piccola diga, un d ispen-
sario, ecc. A queste opere si dedica-
no in genere le ONG. Anche perché
le risorse finanziarie di cui esse d i-
spongono sono piuttosto scarse. Ri-
cevono finanziamenti soprattutto
da privati. Da qualche cenno inter-
viene, per le organizzazioni ufficial-
mente riconosciute, il contributo di
molti governi. Apprendiamo dal li-
bro che ogni francese al Terzo
Mondo, attraverso canali non go-
vernativi, appena un dollaro all'an-
no (1200 lire), poco più di quello
che danno un italiano o un giappo-
nese, e a notevole distanza dal nor-
vegese e dallo svizzero (9 dollari).
Che cosa ci si deve aspettare, ai
fini dello sv.iluppo del Sud del mon-
do, daJle ONG? A fronte degli im-
mensi bisogni, le Organizzazioni
non governative del Nord e del Sud
sono piccole: sono in grado di otte-
nere che migliorino le condizioni di
tanti popoli vittime del sottosvilup-
po e della fame? La risposta ce la
Gian Carlo Costadoni: « TI lettore
non deve pensare che le azioni di so-
lidarietà delle ONG faranno uscire
l'Africa dal sottosviluppo, come
non possono far piovere di più.
Possono comunque fare molto: aiu-
tare a studiare più da vicino i pro-
blemi del sottosviluppo, aumentare
gradualmente il livelJo dei servizi
forniti in settori di primaria impor-
tanza, formando appositamente gli
operatori locali. Un vasto campo di
interventi è aperto alle ONG che si
impegnano in Italia in favore del-
1' Africa».
Gaetano Nanetti

3.9 Page 29

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_ COMUNICAZIONE SOCIALE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~ _
1 FE88RAIO 1988 29
TRECENTO RAGAZZI,
L'ESERCITO URLANTE DI DIO
«Hai quaJcosa che ti
pesa sullo stomaco?... Vieni a con-
fessarti più spesso e vedrai che H
buttiamo via questi rospi che ti tieni
dentro» - dice Don Bosco a un ra-
gazzino che resta isolato dalla gran-
de frenesia che agita lo spicchio di
verde amistance alla cascina Pinar-
di. «E tu?... Se fossi cosi puntuale
al catechismo come lo sei nel gioco,
saresti già da prima comunione!»
- E scompiglia i capelli a un mar-
mocchio che si accalora brandendo
una spada di legno. «Ti aspello do-
mani; devi trovare un po' di tem-
po» - propone a un terzo che sgat-
taiola tra un nugolo di ragazzi, inse-
guito da un amìco. E cosi, «Eccolo
I Un giovane prete aiuta Don
Bosco ad animare la ricreazione
(Le foto dell'articolo sono di
P. Giordano)
Don Bosco, solo e felice in mezw al
suo "esercito urlante di Dio", co-
me il contadino tra le messi che cre-
scono», annota De Concini nella
sceneggiatura del film.
L'esercito urlante di Dio è la vi-
vace folla dei trecento ragazzi che
accompagnano le vicende di Don
Bosco nell'omonimo film di prossi-
ma uscita. Reclutati tra Torino e
Roma, ragazzini e giovani riempio-
no buona parte del film sulla vita
del santo torinese: dalla sconfortan-
te cornice delle baracche dove iJ gio-
vane prete inizia la sua missione a
favore dei giovani, fino alla stanzet-
ta attigua alla camera dove Don Bo-
sco muore. E ad essi il santo affida
l' ultimo pensiero: « Vi aspetto tutti
in paradiso».
Non è esagerato dire che sono essi
i protagonisti del film . Almeno
quanto Don Bosco. E anche se i ti-
toli di testa danno risaJto a nomi fa-
mosi come Philippe Leroy, Ed-
mund Purdom, Laurent Terzieff,
Rick Battaglia, Leopoldo Trieste,
Patsy Kensil, Piera Degli Esposti,
Pierluigi Misasi..., saranno volti
anonimi di trecento ragazzi a scan-
dire con la loro insistente presenza

3.10 Page 30

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30 · I FEBBRAIO 1988
la drammatica avventura di Don
Bosco.
È il loro squallido abbandono che
attira l'attenzione di Don Bosco,
giovane prete, al suo arrivo a Tori-
no. Piccole facce che urlano fame,
comprate per pochi spiccioli da
mercanti privi di scrupoli. Volti
scannati di miseria pronti a insulta-
re il prete che per primo si avvicina
per diventare amico. Ma troppa è
l'abitudine al sospetto e ali'odio per
poter leggere sincerità in una veste
nera che si aggira tra i loro crocchi
che sanno di rissa. Don Bosco non li
molla: li raggiunge tra le impalcatu-
re dei cantieri edili, nelle piazze che
si agitano di rivoltosi facili al coltel-
lo e alle sassaiole, li insegue dentro
le taverne, li raccoglie in angusti la-
boratori pur di insegnare loro un
mestiere, si fa inseguire come un la-
dro pur di vederli una volta in chie-
sa, è loro vicino quando, per impru-
denza o disperazione, finiscono lra
le sbarre delle prigioni. Ma soprat-
tutto esplode di gioia quando può
vedere il suo «esercito urlante di
Dio» respirare libertà sul fazzoletto
verde di casa Pinardi. È la loro gio-
vane vita che fa pulsare il cuore di
Don Bosco.
Offrendo ai lettori del Bollettino
salesiano notizie circa la lavorazio-
ne del film, non si poteva trascurare
questa presenza così importante.
Così abbiamo voluto raccogliere al-
cune loro impressioni. Iniziando
dall'esperienza di piccoli attori.
«È la prima volta che recito in un
film - dice Marco 9 anni - e sono
rimasto impressionato a vedere tutti
quei riflettori, le cineprese, quei ca-
mion pieni di materiali per le sce-
ne». «Non mi sarei mai immagina-
to - interviene Giorgio, 12 anni -
che per fare un film ci volevano tan-
te persone. Per me è stata una novi-
tà. Il primo giorno ero spaesato:
non capivo cosa doveva fare ogni
persona e le cose che usavano; per
esempio i grandissimi teloni bianchi
che mettono dietro i riflettori. Io
ero anche emozionato, alcune vol-
te». «Io sono stato impressionato
dal fatto che prima di girare una
scena, bisogna riperterla moltissime
volte. - Confessa Stefano 15 anni
- Quando vedo la TV non mi ren-
do conto di tutto questo». «Nella
mia scuola c'è un gruppo di teatro,
i "Golden star'': io ne faccio parte.
Quando facciamo uno spettacolo,
una scena la proviamo più volte, ma
qui nel. film si ripete troppe volte. È
noioso» - soggiunge Andrea, 14
anni. Chiediamo anche le loro im-
pressioni sull'interpretazione di Ben
Tre momenti del film su Don
Bosco. A sinistra Giovannino dà
prova di funambolismo sulla
fune.
Al centro Don Bosco aiutato dai
ragazzi prepara un gioco. A
destra i ragazzi prima di
coricarsi pregano affinché Don
Bosco non muoia.
Gazzara nei panni di Don Bosco e
in che misura essa corrisponde al-
1'irnmagine che hanno del santo to-
rinese.
«Per me è una scelta azzeccatissi-
ma - prorompe Stafano, 15 anni
- sia per il volto, perché quando
Gazzara sorride mi ricorda vera-
mente delle immagini che ho visto
di Don Bosco, e sia per il suo carat-
tere, perché è molto focoso. Secon-
do me rispecchia il carattere di Don
Bosco». Francesco, 14 anni, non è
d'accordo: «Come viso può rasso-
migliare, ma come carattere è molto
lontano, perché, da quello che so,
Don Bosco era molto più sereno, vi-
vace, che scherzava coi ragazzi; in-
vece Gazzara ha un sorriso un po'
forzato e rimane poco con noi».
«lo - interviene Alessandro, 16
anni - ho letto un libro su Don Bo-
sco: era allegro e gentile con i suoi
ragazzi, ma a volte doveva essere
anche severo, perché era di origini

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - - --s/1-
I FEBBRAIO 1988 31
contadine, gente un po' rude. An-
che la sua calligrafia non era delle
più belle. Quindi era buono e capiva
i ragazzi, ma penso che fosse anche
severo, perché con i ragazzi ci vuole
sempre un po' di severità». «Per me
Gazzara è molto indovinato - ag-
giunge Cristian, 12 anni - perché
quando recita fa come Don Bosco:
un uomo fantastico che sta con i ra-
gazzi. Ma è quando non recita che è
molto diverso». La zuffa dei pareri
si accende. Meglio cambiare do-
manda: dal momento che i ragazzi
affermano di conoscere Don Bosco,
chiedo che cosa trovano di caratte-
ristico nella missione di questo pre-
te. Scatta Cristiano, 14 anni: « Don
Bosco non lasciava i ragazzi per
strada o a perder tempo, ma li face-
va giocare e li faceva diventare più
bravi, più maturi». Segue a ruota
Paolo, 13 anni: «Aveva molto a
cuore la vita di questi ragazzi ed
aveva anche come suo principio di
vita quello di amare e aiutare a co-
struire una vita felice per tutti i suoi
ragazzi». «Da noi a scuola - ag-
giunge Alessandro, 14 anni - il no-
stro prete ci racconta ogni mattina
deJle storie su Don Bosco e il pro-
fessore ci ha fatto vedere delle dia-
posilive e un film: per me è stata
una cosa molto interessante».
Non è possibile riportare tuui gli mediatamente una cara memoria:
interventi. Ci sembra interessante abbiamo trovato subito questa
registrare alcune impressioni dei enorme massa di bambini. Di solito
protagonisti adulti circa la presenza non è facile gestire una massa così
dei ragazzi. Per primo raggiungia- consistente di ragazzi. Qui non si è
mo Antonio Francioni (attore di verificato. Anzi, la loro partecipa-
teatro, qui nei panni di Pinardi): zione è stata abbastanza eccezionale
«In questo film i ragazzi banno un ed è andata al di là, quasi parteci-
ruolo importante. li rapporto Don passero dal vivo alla storia di un
Bosco-ragazzi è preminente su tutto Don Bosco redivivo che si muove
il resto: tutto è finalizzato a questo con loro. Tanto che si è ingenerata
dialogo. Ed è ciò che trovo affasci- una strana confusione tra l'attore
nante della personalità del santo: Gazzara e Don Bosco: la partecipa-
l'intuizione di incidere sul sociale zione emotiva ha fatto confondere
attraverso il lavoro dei ragazzi. li gli atteggiamenti dell'attore, un po'
suo intervento va al di là della pura burbero e duro, con quelli del San-
compassione per i diseredati. In to. Ma andranno incontro ad una
quanto a questi ragazzi devo rico- felice sorpresa quando si vedranno
noscere che esprimono ciò che tutti sullo schermo con un Don Bosco-
i ragazzi esprimono e che·anche noi Gazzara sorridente, affabile, com-
attori professionisti dovremmo con- plice dei ragazzi. Qufodi, tutt'altro
servare, cioè vedere le cose con che arcigno I».
estrema libertà e immediatezza. In Anche Ben Gazzara è rimasto tra-
questi ragazzi ho trovato la capacità volto dalla vivacità di quella massa
di vivere le situazioni gioiosamente, giovanile che per tre mesi gli ha fat-
con il gusto cli farlo, anche quando to compagnia, durante le riprese. «I
costa fatica».
. ragazzi sono una gioia - ci ha di-
Non poteva mancare la domanda chiarato -. Con loro mi sono di-
al regista Castellani. «Credevamo vertito moltissimo. Sono meglio de-
un problema serio poter reperire gli attori, perché non hanno impa-
300 ragazzi - assicura con un sorri- rato i loro trucchi. Loro sono natu-
so di sollievo - e invece è stato fa- rali. Per loro non esiste la macchina
cilissimo. Parlare di Don Bosco a da presa. Sembrano la vita».
Torino è stato come accendere im-
Pierdante Giordano

4.2 Page 32

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- VITA SALESIANA- - - - - - - - - - - - - - - - - - -
32 · I FEBBRAIO 1988
CoMPIE 2s ANNI
LA FACOLTÀ DI LETTERE
DELL'UNIVERSITÀ
SALESIANA
1987: è stato un anno di
intenso lavoro per la Facoltà di Let-
tere cristiane e classiche (o Pontifi-
cio fstituto Superiore di Latinità)
dell'Università Salesiana.
Oltre all'attività ordinaria di ri-
cerca e didattica, si trattava infatti
di celebrare in modo opportuno il
venticinquesimo anniversario della
Veterum Sapientia, la Costituzione
Apostolica con la quale fu annun-
ciato il Pontificium lnstitutum Al-
tioris Latinitatis.
E davvero la ricorrenza celebrati-
va è stata un'occasione per ripensa-
re e riproporre con nuovo impegno
la missione specifica della Facoltà
nella Chiesa.·
Pure questo réportage pai:te dalla
«memoria storica» per dar conto
delle linee maestre lungo le quali l' I-
stituto svolge la sua attività.
Un po' di storia
Il 22 febbraio 1962, festa della
Cattedra di San Pietro, Giovanni
XXJII firmava nella Ba'silica Vati-
cana la Costituzione Apostolica Ve-
terum Sapientia sullo studio della
lingua latina nella Chiesa. In un cli-
ma di alacre preparazione al Conci-
lio Vaticano Il, il Pontefice - alla
presenza di oltre quaranta cardinali
e di un'imponente rappresentanza
di presuli, di clero e di fedeli -
spiegò il senso del Documento. Esso
andava colto in un'ampia riflessio-
ne sulla ·spiritualità sacerdotale e
sull'irrinunciabile dovere del pasto-
re di annunciare il Vangelo: di qui
la sollec.itudine affinché non si
estinguesse nei sacerdoti la compe-
tenza linguistica necessaria per leg-
gere «di prima mano» i Padri e la
Bibbia, fonti dell'autentica spiritua-

4.3 Page 33

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, - - - - - - - - - - - - -5'1-
I FEBBRAJO 1988 33
L ATINE LOQUAMUR
QUAE EST RECENTISSIMA
DOCENDAE LINGUAE LATINAE RATIO?
EA SANE QUAE IN USU ET
LOQUENDT ET SCRIBENDI
INNITITUR, SICUT IN OMNIBUS
LINGUIS SOLET.
AT SUNT QUI NEGENT POSSE
QUEMQUAM HAC NOSTRA
AETATE LATINE LOQUI.
ADESTE, SULTIS. COETlBUS
NOSTRIS, MONSTRUM ATQUE
PRODIO CUM VIDEBITIS:
HOMINES MINIME A SUIS
TEMPORIBUS ALIENOS
LATINA LINGUA SERMOCINANTES,
QUI UNA VOBISCUM EXçUPIUNT
CULTUM ET HUMANITATEM VETERUM
EXCOLERE,PROVEHERE,TUTARI.
VOS EXPECTAMUS IN AUDITORIO
AB JOANNE XXIII APPELLATO
ORA QUARTA CUM SEMIHORA
POST MERIDlEM,
SATURNI DIE ET DOMINICA.
lità e della retta catechesi.
Di fatto, il Pontijicium lnslitu-
tum Altioris latinitatis (dal 1971
anche Facoltà di Leltere cristiane e
classiche deJI'Ateneo Salesiano) -
preannunciato appunto nella parte
finale della Costituzione come nuo-
va struttura accademica di ricerca
scientifica neJI'ambito delle lingue
latina e greca - avrebbe recepito
come suo scopo fondamentale « di
promuovere la conoscenza delle lin-
gue classiche come strumenti neces-
sari per lo studio approfondilo del
patrimonio dottrinale contenuto
nelle opere dei Padri deUa Chiesa»;
e, tra gli altri fini statutari, avrebbe
previsto «la div.ulgazione dei valori
della catechesi patristica, come fon-
damento della "paideia" cri-
stiana».
Soggiace all'intervento pontificio
e alla concreta realizzazione dell'I-
stituto una ferma e precisa convin-
zione, che - trascorse ormai certe
sessantottesche intemperanze -
forse oggi possiamo ribadire con
maggiore chiarezza: i Padri hanno

4.4 Page 34

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34 · I FEBBRAIO 1988
«veramente molto da dire agli uo-
mini di oggi, sia con l'esempio che
con l'insegnamento».
L'espressione citata si trova in un
più recente intervento magisteriale,
la Lettera Apostolica Augustinum
Hipponensem, che Sua Santità Gio-
vanni Paolo Il nel 1986 ha inviato a
tutte le Chiese, nel XVI centenario
della conversione di Sant'Agostino:
l'espressione, dal Sommo Pontefice
riferita all'eminente Padre, Vesco-
vo e Dottore della Chiesa, è partico-
larmente efficace in riferimento alle
«profonde radici» della cultura cri-
stiana e dei Padri tutti. Si, tutto
questo ha «veramente molto da dire
agli uomini di oggi». E possiamo
aggiungere che il recente intervento
magisteriale, riprendendo la costan-
te dottrina della Chiesa e la sostan-
za della Veterum Sapientia, inco-
raggia ulteriormente ad un fecondo
ritorno ai Padri e all'immenso pa-
trimonio della loro cultura classica.
V enticinque anni dopo
A partire da simili considerazio-
ni, i Professori della Facoltà banno
avviato una serie di iniziative per
una più diffusa conoscenza dell'I-
stituto e della sua missione nella
Chiesa, coinvolgendo in varia misu-
ra riviste scientifiche e mass-media.
Ricordiamo soltanto, perché par-
ticolarmente significativo, il servi-
zio a tutta pagina di don B. Amata,
Decano della Facoltà, sull'«Osser-
vatore Romano» del 22 febbraio
1987, giorno anniversario della Co-
stituzione Apostolica.
Ma l'iniziativa più·interessante -
Il prof. Lana a colloquio con un
gruppo di insegnanti
riuscita in modo addirittura supe-
riore alle aspettative - è stata la
realizzazione del Convegno «Cultu-
ra e Lingue Classiche», rivolto a
docenti e cultori delle discipline
umanistiche.
L'incontro di studio ha inteso of-
frire un'occasione di riflessione cri-
Il Pontificio Istituto Superiore
di Latinità
(Facoltà di Lettere cristiane e classiche)
22 febbraio 1962: Giovanni XXIII lo annuncia nella Costituzione Apo-
stolica Veterum Sapientia (=La cultura classica).
22 febbraio 1964: Paolo VI lo fonda con il Documento Studia Latinita-
tis (=Lo studio .del Latino).
4 giugno 1971: è inserito nel Pontificio Ateneo Salesiano. Assume an-
che il nome di Facoltà di Lettere. Conserva un particolare legame con
la Santa Sede (il Cardinale prefetto della Congregazione per l'Educa-
zione cattolica ne è il Patrono).
24 maggio 1973: Paolo VI onora l'Ateneo Salesiano con il titolo di Uni-
versità. Il Pontificio Istituto Superiore di Latinità è una delle cinque Fa-
coltà di tale Università (Teologia, Scienze dell'Educazione, Filosofia,
Diritto Canonico, Lettere cristiane e classiche).

4.5 Page 35

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------------~-
tica sullo stato della ricerca e della
didattica del classico, e prendere
una posizione autonoma nel dibatti-
to culturale italiano ed internazio-
nale s ulla permanenza dell'insegna-
mento del Latino e del Greco nella
scuola.
U Convegno fu articolato in due
giornate di studio (31 ottobre e I
novembre}, che contemplarono re-
lazio~i ~ .seminari. Un'apprezzata
pecubanta del Convegno fu il semi-
nario sul Latino oggi interamente
in ling~a latina, con ~n'ampia pa-
noramica delle metodologie in uso
per apprendere le lingue classiche
segnatamente il Latino e il Greco. '
Al Convegno, autorizzato dal
Ministero della Pubblica Istruzione
della Repubblica Italiana, hanno
preso parte oltre 600 persone, fra
docenti di discipline umanistiche
delle scuole di ogni ordine e grado
cultori dei valori del mondo classi:
co, laureandi e studenti.
Ma a parte il numero dei parteci-
panti, l'al!o interesse del Convegno
fu determmaco dal livello dei relato-
ri, tutti d'indiscusso prestigio e rap-
presentanti la massima parte delle
Università e delle Facoltà umanisti-
che d'Italia.
Alcuni nomi? Lana Tarditi
D'Anna, Salvatore, Aricò' , Scivolet-'
to, Traglia, Pizzolato..., per ricor-
dare solo qualcuno dei più noti do-
centi universitari italiani di Lettere
classiche.
I, Latino oggi: un
dibattito aperto
Ci limitiamo qui ad un breve cen-
no su due interventi, particolarmen-
te significativi per la loro modernità
oltre che per il rigore scientifico.
Dopo l'apertura dei lavori da
~arte del Rettore don R. Giannatel-
h, che ha rivendicato con forza l'at-
tualità della cultura latina, ha preso
la parola il prof. C. Riggi del'Uni-
versità Salesiana. A lui era affidata
nel Convegno la commemorazione
della Veterum Sapientia. n relatore
ha ~chiamato in primo luogo l'at-
tenzione sulla valenza formativa
della cultura classica; in secondo
luogo ha affermato che la scuola
~on può rinnegare le proprie radici
m quanto l'esperienza degli antichi
coinvolge di fatto quella contempo-
ranea. Dopo aver asserito che la no-
stra civiltà è ad un tempo «classica e
111 Decano della Facoltà don
Biagio Amata, salesiano, con il
prof. Sclvoletto dell'Unlversltà di
Roma
I FEB8/WO 1988 35
cristiana», don Riggi ha concluso il
suo discorso con l'affermazione che
la lingua e la cultura latjna nella lo-
ro storia millenaria hanno concilia-
to romanità e barbarie, cristianesi-
mo e paganesimo.
Fu poi la volta del prof. I. Lana
dell'Università di Torino, il quale
ha tenuto la prolusione dei lavori
scientifici del Convegno t rattando il
tema: <<L'idea della pace in Aristo-
tele, Cicerone, Agostino». Premes-
so che neU'anLichità la riflessione
sul problema della pace raramente
ha trovato la giusta collocazione
nelle analisi degli autori classici
fatte salve alcune eccezioni, il prof'.
Lana ha concemrato la sua atten-
zione su quegli au1ori che più degli
altri, a suo parere, hanno saputo
trattare il tema della pace: esatta-
mente Aristotele, Cicerone, Agosti-
n_o. Ne è segui_t~ un'ampia ed appas-
sionante anal1s1, che a noi qui inte-
ressa particolarmente per una rifles-
sione emersa a proposito di Agosti-
no. « Per l'Africano, ba detto I. La-
na, l'ecumenica diffusione del Lati-
no ha costituito un motivo di amal-
gama per tutti i popoli e, di conse-
guenza, un autentico strumento di
pace. Questa conclusione del prof.
Lana faceva cosi riscontro a quanto
aveva affermato nel 1985, in aper-
tura del primo Convegno di «Cultu-
ra e Lingue classiche», iJ Rettore
don R. Giannatelli: «Rilanciare il
valore storico e attuale del Latino
egli aveva detto, significa render;
più_co':"prensibili i rapporti tra i po-
poli d1 questo continente e perpe-
tuarne il messaggio di autentica pa-
ce e fratellanza».
P rospettive nuove
Sarebbe assolutamente prematu-
ro tentare dei bilanci dinanzi alle
iniziative sin qui descritte.
_Resta il fatto che si è potuta co-
gliere con soddisfazione (attraverso
numerosi gesti di riconoscimento
adesioni, inviti...) una crescent~
considerazione della Facoltà in Ita-
lia e all'estero, mentre sono allo stu-
dio progetti operativi per una sua
più incisiva presenza nel mondo cul-
turale e nel tessuto ecclesiale.
Enrico dal Covolo

4.6 Page 36

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_ STORIA SALESIANA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
36 · t FEBBRAIO 1988
Così IL ccSAN .ENEDETTO»
FESTEGGIA
IL DOPPIO
CENTENARIO
Che per la Famigli<l sa-
lesiana il 1988 sia un anno di festa e
di grazia, è un fatto ormai noto, ma
forse non tutti sanno che per una
nostra casa quest'anno bisestile è
motivo di doppia gioia, occasione
per festeggiafe ben due anniversari.
A Parma infatti l'Opera di «San
Benedetto» vide la luce neJ lontano
ottobre 1888.
La fortunata <<coincidenza» non
può rimanere nell'ombra. Bisogna
saperne di più anche perché a Roma
si dice che «quelli di San Benedetto
lavorano» e la conferma può venire
da dossier di convegni culturali or-
ganizzati da exallievi. Leggo: X0
convegno culturale <<L'uomo e l'u-
niverso». Relatore Antonino Zichi-
chi. E ancora un altro dossier XVL0
convegno « I giovani per un'Europa
di pace e di libertà». Relatore Gu-
stavo Selva. Però questi exallievi...
Mi dicono che il presidente del-
!'associazione è un medico il dott.
Vero Pellegrini. Abita proprio vici-
no aU'istituto dove si .trova anche
l'ambulatorio. Il lavoro lo impegna
moltissimo ma sia lui che sua mo-
glie trovano il tempo per la famiglia
salesiana che sentono un po' come
loro. Si, nella casa dei signori Pelle-
grini si respira l'ospitalità l'acco-
glienza e la disponibilità che con-
traddistingue i salesiani. La signora
Vannina Finzi Pellegrini racconta le

4.7 Page 37

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- - - - - - - - - -sB-
I FEBBRAIO 1988 37
originj del complesso con affetto:
ha anche composto una poesia in
dialetto parmigiano per sintetizzare
in pochi versi affettuosi l'inizio del
«San Benedetto».
avrebbe avuto uno spiccato segno
culturale, una caratteristica, questa,
che si sarebbe mantenuta nel
tempo.
A1 qoartér ad San Bendètt
A gh'era a Pànna pù'd sént ani indrc
un si( dame 'I plugiir Id San Bendètt,
e'l plughi j'er'ni aai rabidi egrami
cb'ì bcavoo anct al còr di ragasstjt,
I gnavon su balòss e ddinquénl
p'r i borogh inoo' gh'm fama e stènl,
iooò j zuga,·on da mar&! oa asira
e j s'ruvina1·on par robàr 'na lira.
Mo n'omm mandé dal Sgnor, 'dia Providénsa,
un prét ch'l'amiva rant la gioventù,
con la so féda econ na gran pasjénsa
l'à compi 'n'apra ch'la gloria a Lu.
Tri sa!esiàn, 1ri fre ch'i o'gh'i1'0n gnenta
con l'oraròri econ la banda in tésta,
coi camnai e '1 po' co'lj Dfmiòn
i gh'àn cambjé al aie e la ragion.
loro', al ,te rioo ad San Bcudeu
l'è bèl, l'è brisa da povren.
A Parma la Provvidenza arrivò
dunque vestita da salesiana. Una sa-
lesianità che nella città emiliana
lt «Cenacolo»
di San Benedetto
<< Il 5 ottobre 1889 - racconta il
dott. Pellegrini - Don Carlo Maria
Baratta, un salesiano, viene invitato
a dfrigere l'istituto <<S. Benedetto»,
annesso all'Opera salesiana, par-
rocchia e oratorio, costituitasi l'au-
tunno precedente, l'ultima voluta
da Don Bosco. li rione è dei più mi-
serabili. Don Baratta si rimbocca le
manicne: in poco tempo l'istituto
diventa una delle scuole dove l'edu-
cazione vfone veramente impartita
con il cuore e con la mente».
Don Baratta conobbe Stanislao
Solari. Le due personaljtà diedero
vita ad un «Cenacolo» nato a poco
a poco dagli incontri sempre più
frequenti durante i quali si conver-
sava sulle nuove dottrine sociali,
Il programma per il centenario
DomenJca 31 gennaio 1988:
ore J I - Solenne c~lebrazione Euc.aristica in cattedrale, presieduta da
Sua Ecc.za mons. Benito Cocchi vescovo di Panna.
Sabalo 26 marzo:
ore 16 - Incontro in cattedrale. Parlerà il Rettor Maggiore sul tema
«Orizzonti>).
ore 21 - Vigilia della Domenica delle Palme: preghiera dei giovani in
cattedrale con la partecipazione del Rettor Maggiore.
Domenica 24 e Lunedl 25 aprile:
Visita ai Santuari mariani di Torino, in particolare alla BasilicB di Ma-
ria Ausiliatrice a Valdocco. Visita ai luoghi na1ali di Don Bosco a Ca-
stelnuovo.
Sabato 22 oltobre:
Inizio della settimana di pedagogia e di spiritualità salesiana. Ore 16
- Convegno culturale sul tema «Cento anni di presenza salesiana a
Parma», tenuto dal prof. Scaglioni don Armando, ispettore salesiano
della Lombardia, Emilia e Sud-Etiopia.

4.8 Page 38

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38 I FEBBRAIO 1988
sulla teoria solariana, su una prn
moderna concezione dell'economia.
Il «Cenacolo di San Benedetto» fu
definito dall'avv. Jacopo Bocchiali-
nj «un'Accademia senza etichetta,
un sinedrio senza ermellini e parruc-
che, un aeroplano smanioso di esse-
re giudicato, un ricettacolo di menti
geniali e di gustose macchiette, ma
anche una fucina tormentosa di idee
e di discussioni, sulle quali domina-
va la burbera parola bonaria del co-
lonnello Solari e l'aperta dolce figu-
ra di don Baratta».
«Intorno a questo Cenacolo -
ricorda ancora il dott. Pellegrini -
si radunarono i più bei nomi di Par-
ma dall'on. Micheli a Barsanti, dal
ma~tro Udebranbdo Pizzetti al
comm. Angella, da Andrea Accati-
no a Pio Benassi, all'on. Carini, al-
l'on. Valenti, aU'avv. Vietta e tanti
altri».
L a dottrina so/ariana
per l'agricoltura
L'amicizia proficua fra don Ba-
ratta e Solari favori anche la nascita
della <<Scuola agraria solariana»
(1900) e della «Rivista di agricoltu-
ra» che avrebbero permesso la di-
vulgazione della dottrina di Solari
per la pratica dell'agricoltura».
La verifica del sistema salariano
si ebbe nel 190l a Remedella dove si
radunarono oltre 800 agricoltori da
Cremona, Mantova, Modena, Ge-
nova, Torino, Pisa, ecc. « In quel
paese bresciano - continua il dott.
Pellegrini - Padre Bonsignori ave-
va sperimentato da alcuni anni il si-
stema Solari su un ·vasto appezza-
mento di terreno con risultati dav-
vero strabilianti. Fu un vero trionfo
per Solari il «colonnello».
CHI FU DON BARATTA
BARATTA, Carlo Maria (1861, Druogno, Novara - 1910, Salsomaggiore,
Parma).
Rimasto orfano di padre giovanissimo, entrò dodicenne nel colle_glo salesiano
di Lanzo ed lvi fece la professione perpetua nel 18TT. Destinato come chierico
nel '78 nel collegio di Lucca e nell'81 in quello di Alassio, nel 18EM fu ordinato
sacerdote e l'anno successivo si laureò in lettere all'Università di Genova. Nel-
l'ottobre del 1889 venne inviato a Parma per aprirvi un collegfo e nel dicembre
di quello stesso anno fu chiamato a dirigere la prima Scuola superiore di reli-
gione sol"a in Italia ad opera del vescovo mons. A Miotti, lo stesso ch&l'anno
precedente aveva chiamato i Salesiani, affidando loro il quartiere di S. Bene-
detto.
Att0rno a lui si radunarono ben presto gli studenti cattolici tra l qcali vanno
ricordati P. Sanassi, J. Bocchialini, G. M. Longinotti, G. Micheli. La questione
sociale era uno dei temi trattati più frequentemente e questo interesse portò il
B. ad approfondire le teorie dell'agronomo S. Solari che riteneva possibile la
soluzione della questione attraverso un miglioramento della produzione agrico-
la, ottenibile con l'introduzione del suo sistema di coltfvazione basato sull'utiliz-
zazione dei concimi e su un metodo di rotazione che permetteva di sfruttare la
capacità delle leguminose di arricchire il terreno d'azoto. Il Solari aveva pre-
sentato le sue Idee in una memoria al I Congresso cattolico italiano degli stu•
diosi di scienze sociali tenuto a Genova nel 1892 senza ottenere alcuna eco per
la forma Involuta e dogmatica del suo scritto. In quellaoccasione conobbe il 8.,
il quale dopo diversi incontri a Parma, passò da un iniziale scetticismo ad una
piena adesione, tanto da farsi propugnatore delle sue teorie, che, a partire dal
1895, espose con chiarezza e rigore in diverse opere riuscendo ad interessare
alle stess.e Ceruttl, Bonsignorl e anche Rezzara e Toniolo.
Nel Congresso di Fiesole dell'OC la trattazione del problema agrario fu tutta
Improntata alle teorie s0lariane e Parma divenne sul finire del secolo la sede
delle maggiori iniziative dei cattolici in campo agricolo: Cerutti vi trasportò la re-
dazione de -La cooperazione popolare» e nel 1896 sorse la Cassa centrale per
le Casse rurali cattoliche. Per opera del B. il -Bollettlrio salesiano,. aprl nel
1901 una rubrica intitolata «Spigolature agrarie.~e delle teorie solarianesi parlò
nel lii Congresso del cooperatori e dinanzi al decimo Capitolo Generale nel
1904. Nel 1900 Il Collegio di C. Benedetto apri una scuola agraria solarlana e ·
nel 1902 assunse la redazione della «Rivista di agricoltura» sorta nel 1896 al-
l'ombra de «La cooperazione popolare•. Durante Il suo soggiorno a Parma ope-
rò attivamente anche per il rinnovamento della musica sacra, dedicandosi in
particolar modo alla musica polifonica e alla reintroduzione del canto gregoria-
no. Nel 1891, in occasione del Congresso di musica sacra a Milano, fu nomiria-
to, segretario del Comitato'permanente, e vicepresidente del Il Congressadel
1894. A partire dal 1895 la sua opera fu amareggiata dai contrasti col nuovo ve-
scovo mons. F. Magani, finché nel 1904 venne nominato ispettore delle Case
salesiane del Piemonte e rettore della Chiesa ài S. Giovanni Evangelista a Tori-
no. Ormai però le sue condizioni di salute si erano fatte critiche e negli anni tori-
nesi la sua operosità si venne sempre più riducendo.
F. Canali
(dal Dizionario Storico del Movimento Cattolico in Italia, Ed. Marietti)
D al «Cenacolo»
di ieri ai convegni
di oggi
Mi rivolgo a questo punto al dott.
Pellegrini come presidente dell'as-
sociazione exallievi dell'istituto che
so responsabile dei convegni annua-
li: «Gli exallievi di oggi ritornano
dunque in pienezza alle origini... ».
«Origini mai perdute - dichiara
il dott. Pellegrini - anche se ora da
dieci anni abbiamo qualificato la
nostra attività culturale organizzan-
do due convegni all'anno. Abbiamo
iniziato il 3 dicembre del 1977».
Per comprendere il significato di
quest'interessante iniziativa è suffi-
ciente ascoltare ancora il dott. Pel-
legrini: «I nostri convegni hanno
come base la cultura cattolica e sale-
siaha e ricercano l'armonia delle va-
rie culture: "conoscere bene per vi-
vere bene, per insegnare bene" È un
ciclo di incontri che come disse Don
Francesco Viganò nella relazione su
"Cultura e educazione" (il tema del
dodicesimo convegno) "si inserisce
nell'alveo di un'antica tradizione
salesiana, che si ricollega a Don Ba-
ratta, primo direttore di San Bene-
detto; incontri cliversi nell'imposta~
zione, ma convergenti su un tema
unitario: l'uomo nelle sue varie
espressioni e nei suoi rapporti con la
scienza, la fede, i giovani, l'univer-
so, l'informazione, il futur.o, il vo-
1.ontariato... ».
I convegni sono molto seguiti: la
città risponde con una presenza
massiccia e con offerte generose. È

4.9 Page 39

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- - - - - - - - - -s/1-
1 FEBBRAIO 1988 · 39
ccSan Benedetto» «in numeri»
L'Opera salesiana di «San Benedetto» è così composta:
Parrocchia - 3.300 abitanti con 540 giovani inferiori ai vent'anni.
Scuola media - 290 alunni.
Convitto della scuola superiore 130 ragazzi.
Liceo scientifico - 170 alunni.
Universitari - 45-50 (compresi 10 obiettori). Nel convitto sono 30.
Exallievi - 561 gli iscritti per l'istitmo; circa 200 gli iscritti per l'orato-
rio.
Per il 1988, l'impegno assunto dall'istituto è quello di raggiungere una
maggiore qualificazione come opera e come presenza.
In tal senso i responsabili si mostrano attenti agli universitari (18.000
studenti) per i quali forse sarà possibile creare alloggi.
1
I Da sinistra: il dott. Vero
Pellegrini, il prof. Angelo
Sclvoletto e Il dott. Walter
Sudanese presidente nazionale
exallievl al XX Congresso
culturale
una sensibiJità che si manifesta an-
che nelJo spirito missionacio.
li prof. Antonino Zichlchl In un
Intervento al X Convegno
L a missionarietà
al « San Benedetto>>
Il San Benedetto è un'opera com-
plessa che comprende parrocchia,
oratorio, liceo scientifico, media in-
fer iore, convitto per la scuola supe-
riore, un incipiente convitto per
quella inferiore, cooperatori e tre
associazioni di exallievi (scuola,
o ratorio e convitto). Ognuno ha il
suo responsabile ed una propria or-
ganizzazione dell'attività deJl'anno,
ma « la grande idea della Famiglia
salesiana - avverte il nuovo giova-
nissimo direttore dell'istituto, don
Francesco Cereda - anima ed uni-
sce i gruppi dalle differenti fisiono-
mje». Non mancano le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice che svolgono la loro
opera con tre comunità di suore:
una nella casa di «San Benedetto»
per i servizi interni, una che cura
una scuola materna ed elementare
ed un'altra alla quale sono affidate
le opere parrocchiali ed una seuola
materna. «I gruppi si gestiscono au-
tonomamente - continua don Ce-
reda - ma ci sono idee-forza che
guidano: il lavoro per i giovani per
il quale si fanno momenti di pre-
ghiera, il movimento giovanile sale-
siano, il movimento salesiano di
Parma, impegnato non solo nel re-
cupero degli associati, ma anche di
tutti gli altri dispersi nel tempo e de-
gli amici di Don Bosco, i convegni
culturali, che uniscono i genitori, la
città e la sensibilità missionaria, che
è sviluppatissima nella nostra
casa».
Al «San Benedetto» infatti, la
missionarietà è di casa e si attua
grazie alla mobilitazione sollevata
per un determinato obiettivo (at-
tualmente lavorano per l'Etiopia).
La città risponde alle iniziative con
borse di studio e attenzione missio-
naria. Non mancano i ragazzi del li-
ceo che, trascorrono un periodo di
lavoro in Etiopia: insomma voca-
zione missionaria pura.
Prima di lasciare Parma vengo a
sapere che esiste un'altra casa sale-
siana con un doppio centenario: il
«San Benedetto» ha infatti propo-
sto un gemellaggio a lJ'istituto sale-
siano «El Salvador di Talea» fon-
dato nel febbraio dello stesso anno
1888. Il gemellaggio si concretizzerà
con la presenza a Parma nel mese di
ottobre del direttore o di altri re-
sponsabili dell'Opera di Talea. La
casa salesiana infatti festeggierà nel
corso delJ'anno i cento anni dalla
mor te di Don Bosco e riserverà al
mese dì ottobre la festa «privata».
Mi congedo dai miei graditissimi
ospiti mentre mi mettono in mano il
programma per i festeggiamenti del
duplice centenario. Chi non vorrà
fare un salto a Parma?
Paola Romanini

4.10 Page 40

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UN EX ALLIEVO
S ono un ex allievo e con
grande riconoscenza rin-
grazio Don Bosco per la grazia
concessami.
Eravamo senza casa e l'ab-
biamo trovata.
M. A. - NO
TRAVOLTO
DA UN TRATTORE
M aria Ausiliatrice e S. G.
Bosco ml hanno salvato!
Mentre la pesante ruota poste-
riore di un trattore arrivatami al-
l'altezza della testa stava per
schiacciarmi, l'ho vista improv-
visamente fermarsi.
Ho riportato gravissime frattu-
re, ho corso il pericolo di perde-
re la vista, ma _grazie all'inter-
vento di M. Ausiliatrice e di Don
Bosco (ne sono devotissimo), a
cui ho rivolto il mio grido di aiuto
in quel terribile momento, dopo
quaranta giorni di ospedale so-
no tornato a casa e ho riacqui-
stato quasi totalmente le capaci-
tà tisiche e motorie.
Desidero ringraziare i nostri
Santi In modo pubblico per ren-
dere grazie a Dio.
P. Pevera/li
Senna Lodigiana (Ml)
lo tutti I giorni lo affido a M.
Ausiliatrice e quindi sono certa
che è stata Lei a fare un simile
miracolo. Grazie!
E. Nodari - Fremantle Australia
... LEGGEVO IL B.S.
PRESSO MIA NONNA
S posata dal 1982 desidera-
vo tanto avere un bambi-
no. Ogni volta che andavo a tro-
vare mia nonna leggevo sul Bol-
lettino Salesiano le molte grazie
di S. D. Savio. Decisi di attldar-
mi alla sua intercessione e ini-
ziai la novena. Ne feci per un
anno intero ma alla fine S. D.
Savio ascoltò la mia preghiera e
nel mese di maggio ebbi la cer-
tezza che presto sarei diventata
mamma.
Pranzo Margherita
OPERAZIONE AL SENO
D esidero rendere un «Gra-
zie• pubblico a Maria Au-
siliatrice, Suor Eusebia e a S.
Domenico Savio per avermi aiu-
tata in una difficile operazione
chirurgica al seno.
Silvana C. - TO
UNA MIA AMICA
DESIDE~AVA
UN BAMBINO
T ornando ai paese natale
trovai una mia amica che
sposata da 10 anni non riusciva
ad avere bambini perché affetta
da una malformazione alla spi-
na dorsale. I medici per questa
situazione·1a sconsigliavano ad
avere gravidanze. Le dissi di af-
fidarsi a S. D. Savio. Cosi fece
ed ora ha avuto un bel bambino
senza conseguenza alcuna per
tutti e due. Il nostro grazie a
questo piccolo-grande Santo.
Bruno L.
COLPITA
DA ICTUS CEREBflALE
M ia madre, ricoverata
d'urgenza perché colpi-
ta da Ictus cerebrale, era piutto-
sto grave. Ci rivolgemmo con
tanta fiducia a M. Ausiliatrice e
dopo pochi giorni I~ prognosi
venne sciolta. Mia madre ha
riacquistato l'uso della parola e
ora è tornata a casa.
Con cuore riconoscente ren-
diamo grazie.
R. Galbiati - Roma
LE GRAZIE RICEVUTE
NON HANNO NUMERO
MA ... QUESTA!
I n questi anni ho ricevute
tante grazie ma questa è
troppo grande perché non ven•
ga pubblicata.
Mio figlio in un incrocio in cui
non funzionavano I semafori
venne tamponato da un'altra
macchina che andava a grande
velocità.
La sua macchina si girò in al-
to due volte abbattendosi poi al
suolo sc hiacciata come una
scatola di latta. Pompieri e poli-
zia credettero di estrarre da
quelle macerie un cadavere, ma
con sorpresa di tutti mio figlio
aveva solo un piccolo graffio.
BASILICA
M. AUSILIATRICE
DI TORINO
D opo aver tanto pregato e
tanti pellegrinaggi da un
dottore all'altro avevo perso
ogni speranza di poter avere un
bambino.
Decisi di recarmi in pellegri-
naggio nella Basilica di M. Ausl-
lìatrice in Torino. Pregai con
tanta fede la Madonna e S. D.
Savio.
Dopo nove mesi esatti Paolo
Giuseppe è venuto alla luce.
Con tanta gioia e riconoscenza
rendiamo grazie a Dio.
Giustello Marinella
Perosa Arg. (TO)
IL MIO BAMBINO
RICOVERATO
R fngrazio M. Ausiliatrice
·per le tante grazie con-
cesseml ma in modo earticolare
per la guarigione del mio pic-
colo.
Ricoverato in gravissime con-
dizioni all'ospedale i dottori non
riuscivano a trovarne la causa.
La febbre molto alta non accen-
nava In nessun mo~o a scen-
dere.
Eravamo tanto spaventati.
Decidemmo di iniziare la nove-
na a M. Ausiliatrice. Con grande
fiducia ci affidammo a Lei e non
ha mancato di esaudirci. Ora Il
bambino sta bene e di questo
rendiamo gloria a Dio.
Caterina Gallo TO
RINGRAZIANO
PER GRAZIE RICEVUTE:
Acquista Rosa
Adamo Rosa
Adriano Caterina
Aimaro Teresa
Aqulllna FIiomena
Arato Antonio
Baldacchino M. Ri ta
Barbero Giovanna
Barbleris Mercedes
Bamabò
Barrios Garcia Simonet
Battagliotti Franco
Baudin Franca
Bava Giuseppe
Famiglia Berardengo
Bergesio Teresa
Bertea M. Luisa
Bettlnsoli Orsola Pran-
dinl
Bianchi Gabriella ved.
Langini
Bianco De Palma Pa-
squina
Bieler Joseph
Bigica Enza
Binsa Giuseppina
Blua Michele
Bollati Caterina
Famiglia Bollo Ruschena
Bonacossa Giuseppe
Bonanno Vitale Anna
Borsaio Gino
Bollini Antonietta
Bovio Mimma
Bovio Olga
Bracco Lucia
Butticè Giuseppa
Berruto Ester
Brega Antonietta
Cagnani Giuliana
Calandrino Rosa
Camera Celestina
Carnia Anna
Camllletti M.
Campione Carmela
Cancella Antonina
Capellaro Sandra
Castelfranco Ivana
Capezzi Maria
Capobianco Masarà Gio-
vannina
Carati Gina
Carotl Ginetta
Cattaneo Domenico
Cerrato Maria e Sandro
Chiarle Giuseppina
Citterio Luigi e Fulvia
Curti Saetti Luciana
Dalla Valle Modesta
D'Angelo Pierpaolo
Della Valle Giuseppina
segue nel prossimo numéro

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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-----------sB-
I FEBBRAIO 1988 41
ROSSETTO slg.ra CATERINA t
Montecchio Maggiore (VC) a 88 anni
Devotissima della Madonna (la sua
Madonna di Monte Berico ove tante
volte si recava in pellegrinaggio) e
devotissima dl San Giovanni Bosco,
donò quattro del suol dieci figli alla
Famiglia Salesiana: un Sacerdote,
due Coadiutori e una F.M.A. Fu don•
na di Intesa preghiera e di grande fe-
de. Passò I suoi ultlml anni nella lm•
mobilità quasi totale perché colpita
da artrosi e perse anche la cono-
scenza. FU assistita In casd con
amorevolezza dal figlio sino alla mor-
te avvenuta l'otto ottobre. Ai funerali
vi parteciparono parecchi Confratelli
e Suore FMA assieme a una numero-
sa folla di parenti, amici e parroc-
chiani, segno del grande affetto ver-
so la cara scomparsa.
ZAPPALA slg .ra GIUSEPPINA,
ved. FALLICA, cooperatrice t a Pe-
dara (CT) Il 4 agosto 1987 a 88 anni
Cresciuta in un ambiente familiare
ricco di fede e di devozione, ne con-
servò costantemente lo spirito In uno
sfondo di bontà ed evangelica sem-
plicità.
Mamma di Don Nino, Salesiano,
legò li suo cuore a Don Bosco e alla
Famiglia Salesiana i cui componenti
aveva cari e ne ambiva e gradiva
gioiosamente le visite.
La sua vita trascorse nella dedlzlo•
ne alla famiglia dandole un tono se-
gnatamente cristiano e salesiano.
MENARCI slg. RICCARDO, exallie-
vo t Cuneo a .S2 anni
Ammalato da otto mesi con dia-
gnosi subito Infausta, ha continuato
ad operare ed a lavorare per ta Sua
famiglia e per ta Sua Unione Exallie-
vl, chiedendo con forza la grazia del-
la guarigione e manifestando tuttavia
piena dlsponlbllltà alla volontà di Dio.
Ha preso la Sua Croce pesante e
dolorosa ed ha seguito Il Cristo con
lede profonda sulla via della Passio-
ne: ta sepoltura si é svolta nel giorno
della esaltazione della Croce.
A tutti ha lasciato un chiarissimo
esempio di come si possa vivere da
buon Cristiano e da onesto cittadino:
dolcezza, disponibilità, lede e spe-
ranza, lavoro Intenso e costante han-
no caratterizzato sempre la Sua gio-
vane vita e costilulscono oggi prezio-
so patrimonio per I Soci dell'Unione
che Lo ricordano con fraterno affetto.
GIANNOTTI CARRARA slg.ra IO•
LE, cooperatrice t a 61 anni
Il giorno 31 gennaio 1987 è dece-
duta In seguito ad un grave Incidente
dì macchina mentre si recava a com-
piere un atto di suffragio alla Salma
della defunta Delegata dei Coopera-
tori di Alessandria.
Cooperatrice convinta, faceva par•
te del Consiglio lspettorlale della No-
varese ed era responsabile del labo•
ratorìo Mamma Margherita■•
Sempre disponibile a tutte le inizia-
tive di bene, lascia un esempio di fe-
de cristiana vlssuta e di vera salesla-
nltà.
GAROFANE NUNZIA, cooperatrice
t Torre Annunziata (NA) a 68 anni
Purvivendo un sistemaordinario e
con ruolo di secondo piano senza
scompensi affettivi ha comunicato
come sia bello e sereno accettarsi ol-
tre l'Immagine richiesta dal tempi
che passano.
Cooperatrice salesiana ha imparato
vivendolo quel realismo ottimistico
che l'ha resa adattabile alle più sva-
riate situazioni di vita.
GIRALDO sac. ORESTE, salesiano
t Roma a 75 anni
Il buon Don Oreste - mal espres-
sione fu cosi approprfata - se n'è
andato in punta di piedi cosi come
svolgeva Il suo lavoro quotidiano lal•
to di pazienza e fiducia. Nato nel
1911·a Codevigo in provincia di Pa-
dova conobbe sin da ragazzo l'opera
salesiana e se ne Innamorò rìmanen-
dovi per sempre. Novara, Penango,
Chieri Vllla-Moglla, Torino, Valsallce,
Montalenghe, Mlrabello, Bagnolo,
Roma furono le casa prima della sua
formazione e poi del suo impegno
sacerdotale salesiano svolto sempre
con dedizione e attenzione al pros-
simo.
Questa sua particolare sensibilità
dal 1973 si è espressa nelle migliaia
di lettere che ha scritto ad altrettanti
benefattori dell'Opera di Don Bosco.
Era Infatti Incaricato dell'Ufficio Cor-
rispondenza presso la Casa genera-
lizia di Roma. Tantissime persone
hanno trovato nelle sue risposte
spesso conforto e fiducia nella vita.
Per ognuno una risposta. Ha ricevu-
to certamente il premio dei giusti.
MASOERO sac. BERNARDO, sale•
siano t Torino a 85 annì
Trascorse buona parte della sua
vita nell'Opera Salesiana del Miche-
le Rua Torino, immedesimandosi
nella sua storia di sviluppo. Il ere:
scendo di realizzazioni (scuola, tea-
tro, asilo, bocciofila) è dovuto soprat•
tutto alla sua Iniziativa e intrapren-
denza. Con le sue non comuni doti di
tatto, si fece regalare terreni, non esi-
tò andare oltre Oceano per cercare1
con l'aiuto del fratello don Luigi sale-
siano, fondi per portare a termine I la-
vori.
Il suo continuo dinamismo era frut-
to di un cuore genuinamente salesia-
no, sempre vlcìno ai giovani, per do-
nare loro con semplicità ed efficacia
Il messaggio del vangelo e la sua
profonda amicizia. Il suo pulpito non
fu solo quello della chiesa e della
scuola di religione. maanche Il teatro
e I campi sportivi.
CAMPILONGO sac. ALBINO, sete•
siano t Rossano (CS) a 55 anni
Nato a Locri (RC) entrò nel 1948
nel Noviziato di Portici e da qui parti
per le Missioni In Cile.
Un'esistenza dedicata al prossi-
mo. Una vita che lo ha visto protago-
nista nelle battaglie per l'affermazio-
ne della dignità umana, laddove,
questa, veniva assurdamente calpe-
stata In nome di un potere tutto ter-
reno.
Il Cile e l'America latina sono stati
teatro delle sue lotte combattute a
fianco degli umili e dei derelitti, desi-
derosi di un riscatto civile e morale.
Scelse la via delle missioni per dif-
fondere Il messaggio d'amore e di
fratellanza agli uomlni.
Indomito educatore dì giovani, at-
traverso il continuo contatto con essi
e la formazione di gruppi sempre più
numerosi, quali Movimento orizzon•
giovani• e Il gruppo del •Coopera-
tori salesiani•, ha gettato I semi di
una generazione orientata verso
quei valori che potranno salvare l'uo-
mo dalla degenerazione in agguato.
MARTEGANI REGINA, cooperatri-
ce salesiana t Oggiona a 64 anni
Ex-allieva e cooperatrice fervente
rimase sempre strettamente legata
alla famiglia salesiana.
La malattia, che la minava da otto
anni, l'ha resa vittima gradita al Pa·
dre. Dalla sua bocca mai un lamento
ma solo otterta.
Ben le si addlcono le parole del li•
bro della Sapienza: le anime dei
giusti sono nelle mani di Dio... e Il ha
graditi come un olocausto•.
PORELLO slg.ra GIUSEPPINA ved.
VALSANIA, cooperatrice s. t Tori•
no a 85 anni
Concluse a 85 anni la sua lunga
operosa giornata terrena, sempre
animata da fervente adesione all'I-
deale di Don Bosco.
Lascia un luminoso esempio di de•
dizione alla famiglia salesiana.
ROTA slg. PASQUALE, cooperato-
re saleslano t San Salvatore
Monl.to a 82 anni
Padre esemplare di nove figli di cui
tre donati al Signore: un sacerdote,
una F.M .A . e una missionaria laica in
Germania.
Uomo di fede profonda e generosa
dedizione al lavoro. Nutriva un parti•
colare attetto a Don Bosco che invo-
cava in tutti i suol momenti dlHicllì.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, rico-
nosciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: • ... laeclo alla Direzione Generale Ope~
re Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per
le missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire...,
(oppure) l'lmmoblfe sito in... per gll scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero e
dei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana.
- se sì tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno
o l'altro dei due Enti su indicati:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosc;o con
sede In Roma (oppure /'Istituto Salesiano per le Missioni con sede
In Torino) lasciando ad esso quanto ml appar1ìene a qualsiasi titolo,
per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizìo del
culto, per la formazione del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

5.2 Page 42

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42 · I FEBBRAIO 1988
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
Borsa: Con Bosco, In memoria e suf-
fragio di Giulia Schellino, a cura della
Famiglia Barroero, L 10.000.000
Borsa: A suffra_gio del miei genitori,
a cura della figlta, C.S., cooperatrice
salesiana, L. 3.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e s. Gio-
vanni Bosco, implorando protezione
per noi e per I nostri cari, a cura di C.
e M., Torino, L 2.000.000
Bora~: S. Teresa D'Avila, per gra-
zia r,cevuta, a cura di E..M.S., TO,
L. 1.000.000
e. Borsa: Maria Auslllatrlce, In ringra•
ztamento invocando continua pro-
tezione, a cura di Damilano Giorgio
Scarnatigi, L. 1.000.000
'
Borsa: Maria Ausiliatrice, confido
nel tuo materno aiuto, a cura di N.
N., L 1.000.000
Borsa: Don Bosco e Don Rlnaldl,
per ottenere grazie, a cura di N.N.,
Torino, L. 500.000
Borsa: Maria Auslliatrlce e Don Bo-
Ìlco, In ringraziamento e par conti-
nua assistenza, a cura di N.N.,
L 500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, ringraziando e Invocando sem•
pre la loro protezione, a cura di Filo•
camo Agata RC, L 500.000
Borsa: Don Bo$CO e Don Rua, per
ringraziamento e Invocando prote-
zione, a cura di don Luigi Frassy,
L. 500.000
Borsa: Beato Don Rua, per prote-
zione e aiuto, a cura di N.N., Taceno
CO, L 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Con Bo-
sco, a suffragio di Mamma Giulia e
Papa Piero, a cura dì Chiodini Gio-
vanni, Gallarate, L. 500.000
Boraa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione,
a cura di G.M., L. 500.000
Borsa: S. Cuore di Gesù e Maria
Ausrtlatrice, in ringraziamento e in-
vocando favori e protezione sulla fa-
miglia, a cura di Zaccaria Nuccia CT,
L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Glo•
vanni Bosco, a cura di Oddenino Lo-
dovica, Poirino TO, L. 300.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco. per ringraziamento, a cura di
Pezzoii Michelina, Leffe BG,
L. 300.000
Borsa: S. Cuore di Gesù e Maria
Auslllatrlce, In ringraziamento per
grazia ricevuta, a cura di S.M.L.,
L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in memoria e suffragio del Doti.
Peppino Zappareddu, a cura della
sorella Maddalena, L. 300.000
Borsa: In memoria di Ca/1/nl émesto
e Calloni Orsola, a cura di Calllni Te•
resa, Arconate, L. 250.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, per santi-
ficazione dei sacerdoti, a cura dì Lu·
ciani Giovanni, Gualdo MC,
L. 250.000
Borsa: $. Domenico Savio, Invo-
cando protezione su nipoti epronipo-
ti, a cura di V.G., Chieri TO,
L 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, ringra•
zia11do per grazia ricevuta, a cura di
V.G., Chieri, L. 200.000
Borsa: Magnificat, a cura dJAnzla•
no Maria Luisa, TO, L. 200.000
Borsa: Maria Auslliatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura dei I.lii Pappa-
lardo Domenico e Rosina, L. 200.000
Borsa: In memoria e t1uffraglo del
Prof. Piero Margara, a cura della mo-
glie, L 200.000
Borsa: Maria Auslilat.rlce , S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta e
invocando protezione per ì due nipo-
tini, a cura di Rissone Maria, Monta-
naro TO, L. 200.000
Bora.a: Maria Ausiliatrice, per rin-
graziamento e continua protezione,
ve. a cura di Agnesina Enrico e Rosa,
L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, rlngra•
ziando per felice esito d'una opera•
zlone, a cura di Rosso Bartolomeo,
Casa.lgrasso CN, L. 200.000
Borsa: S. Cuore d i Gesù e Maria
Ausiliatrice, perla conversione delle
figlie Maria Grazia-Angela e Paola, a
cura di N.N., Roma, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, In ringraziamento, a cura di
A.M.E., MIiano, L. 200.000
Borsa: S. Domenico Savio, per rin-
graziamento e continua protezione,
a cura di Cagnazzo Angelo, Lepora•
no TA, L. 200.000
Borsa: In memoria dì Giuseppe Ml•
lazzo, a cura della moglie Adele Mi-
lazzo, L. 200.000
Borsa: Don Bosco, in memoria di
don Leonardo, a cura della Associa•
zione Maria Ausiliatrice, Bisceglie
BA, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Sannino Sandra, Cantarana AT,
L. 200.000
Borsa: .Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
protezione sulla fa.miglia in vita e In
morte, a cura di N.N., Cisterna AT
L 200.000
'
Borsa: Maria Auslllatrice, S. Glo•
vanni Bosco e Papa Giovanni, a cu-
ra di Rufatto e Marchisio, Chieri,
L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, In suffra-
gio di Corà Cherubln Marce/1/na, a
cura dì Cherubln Paolo e Vittorina,
Gallio, L. 200.000
Borsa: Divina Prowldenza, a cura
di Bogllone Francesco, Torino,
L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Con Bo-
sco, per grazia ricevuta, a cura di
L.F., Nizza Monf., L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per grazie ricevute e
Invocando continua protezione, a cu-
ra di N.N., Alba, L. 150.000
Borsa: S. Cuore, Marta Auslliatrl-
ce, Santi Salesiani, per ringrazia-
mento e protezione per ta famiglie, a
cura di F.C., Pancalieri TO,
L. 150.000
Borsa: Don F. Rlnaldl, per ringrazia-
mento e invocando ancora protezfo.
ne, a cura di M.G. e C., Chieri,
L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, per ringraziamento e invo-
cando ancora protezione, a cura di
M.G. e C., Chieri, L. 150.000
Borsa: M. Auslliatrlce, S. Saleslani,
Papa ~lovannl, in ringraziamento, a
curad1 N.N., Chatlllon, L. 150.000
Borsa; In memoria di Don Cocco, a
cura di Balzarro, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Con Bo-
sco, in suffragio delle cugine Nena•
Claudlna e Vittoria, a cura di N.N.,
Orsara Bormida AL, L. 150.000
Borsa: Don Bosco, a cura di (3rec-
chì Velia, Roma, L 150.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, ringra•
ziando per la continua protezione, a
cura di M.C.• Rosta, L. 125.000
Boraa: Maria Ausiliatrice e S. G io•
vannl Bosco, ringraziando e invo-
cando continua protezione, a cura di
G.M., Mìlano, L. 120.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, Domenico Savio, per grazia ri-
cevuta, a cura di Rivera Giovanna,
Canelli AT, L. 350.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura di
M.A., L. 300.000
Borsa: Con Bosco, a cura di Rag-
ghlantl Bianca, Lucca, L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, 8 suffra-
gio del fratello e del marito, a cura di
Pasqualina Rluo, L 200.000
Borsa: Marl:a Ausilla~rlce e Santi
Salesiani, pergrazia ricevuta. a cura
di N.N., L. 200.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Tonoii
Francesco, Brescia, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vannl Bosco, In suffragio di Maria e
Antonio, a cura di N.N.• L. 200.000
Borsa: S. Domenico Savio, pergra-
zia ricevuta, a cura di L.F., Torino,
L. 200.000
Borsa: in suffragio di Cherubin Mar-
celllna, a cura dei parenti, L. 200.000
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: S. Domenico Savio, perché
interceda per la giovane famiglia Re-
bora, a cura della zia Pia, Genova

5.3 Page 43

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-----------i58-
1 FEBBRAIO 1988 · 43
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, implorando guarigione
e protezione, a cura di N.N., Casale
Monf.
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
slllatrlce e Don Bosco, implorando
guarigione e protezione, a cura di
Spagnoli Alberto, Grugliasco, TO
Borsa: S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando per grazia ricevuta, a cura di
R.D.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
C-Ontlnua protezione, a cura di I.M.,
AramengoAT
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, Don Rlnaldi, per grazia ricevu-
ta e Invocando protezione, a cura di
C.G.
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Do-
menico Savio, ringraziando per gra-
zia ricevuta, a cura di Pezzetto Clau-
dia, Torino
Borsa: Don Rua, In memoria e suf-
fragio di FrancesC-O-Clelia e Pietro, a
cura di N.N., Torino
Borsa: Don Rua, in memoria e suf-
fragio di Paolo, Luigina, Annetta e
Giovanna, a cura di N.N., Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, per protezione e In
suffragio dei nostri defunti, a cura di
Pecchioli Lucia Manglni
Borsa: Maria Ausiliatrice, In memo- Borsa: Maria Ausillatrlce e Don Bo-
ria e suffragio di Ottenga Carlo e sco, In suffragio di Don Michele Mar-
Gamba Mad/eine Assunta, a cura rone, a cura di L D. S.
della figlia
Borsa: Maria Auslliatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, ringraziando
e invocando aiuto, a cura di Quaglia-
ne Rosaria-PA
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, per protezione e salute in fami-
glia, a oura di Pastrone Elvira
Borsa: In memoria di Busa Maria, a
cura del marito Dal Sasso Umberto
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento, a
cura di Dalmolin Giuseppe A., Aroore
Ml
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, C-On rlC-Onoscenza e
supplicando protezione, a cura di
Marchlsio Natalina, Pino Tor.
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Sr. Eusebia, per grazia ricevu-
ta, a cura di B.L, Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per protezione, a cura di N.N.
Borsa: Maria Auslllatrlce. a cura di
Genco Giuseppe, Orbassano
Borsa: S. Giovanni Bosco e Don F.
Rlnaldi, a cura di N.N.
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, invocando protezione in vita e In
morte per me a i familiari, a cura di
M.C., Doglianl
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, per grazia desiderata (lavoro
per Il figlio Giulio), a cura del genitori
Pietro e M. Teresa
Borsa: Maria Ausllfatrlce e Don Bo-
sco, per ringraziamento, a cura di
Zucchetti Pierina, BG
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo•
sco, per le mie intenzioni, a cura di
N.N.
Borsa: Don Bosco, in memoria diA/-
fonso e Rita Olmo di Roppolo, a cura
della nipote Gianna
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringra-
ziamento e Implorando protezione, a
cura di N. N.
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, ringraziendo e Invocando prote-
zione, a cura di Maria Boy Marchisio
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, Imploro pro-
tezione per le mie bambine, a cura di
Deidda Giuseppina, CA
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento e protezione per le nostre fa.
miglia, a cura di Carpanettl Margheri•
ta, PV
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, Invocando la guarigio-
ne del figlio, a cura di Maroso Pia, Vi-
cenza
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando per il
continuo aiuto, a cura di Monticone
Piera e A., Pino Tor.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, ringraziando e lmpetran-
do nuove grazie, a cura d'una Exal-
lleva di Faenza
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, Invocando protezione
sul nipoti e famiglia, a cura di Vacca
Angela
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, Domenico Savio, In ringrazia-
mento, a cura di Radaelli Caterina,
Pavia
Borsa: Maria Ausillatrice e Don Bo-
sco, Domenico Savio, perla nascita
del nlpotlno, a cura di Giordano Nico-
lina
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Glu•
seppe e S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando e invocando protezione, a cu-
ra di Codazzi Leopoldo, RE
Borsa: S. Domenico Savio, per gra-
zia ricevuta e In attesa di altre, a cura
dì Laudicina Antonina
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, Invocando
protezione per il figlio Francesco, a
cura di Bianchi Antonio
Borsa: SS. Vergine Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, a cura di Baldi
M. Laura
Borsa: Don Bosco, Domenico Sa-
vio, per pace In famiglia, a cura di
don Ugo DI Biagio
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Don Rua, In memoria e suffra.
gio del Cav. Ferruccio Lantlerl, a cu-
ra della Famiglia Lantieri
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, proteggete sempre la
nostra famiglia, a cura di Mala Rita
ved. Chianale, TO
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, In suffragio del figlio Piero, acu-
ra di Pittarellc;,, TO
Borsa: Maria Auslliatrlce, Santi Sa-
lesiani, perottenere grazia, a cura di
Sanna e Beppe Glli
Borsa; Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Alifredl Edoardo, Collegno
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco. in memoria e suffragio
di Agostino Griffa, ex allievo del 1°
Oratorio, a cura della figlia Sr. Anna
Maria F.M.A.
Borsa: Gesù sacramentato, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, per ringra-
ziamento e protezione, a cura di Go-
nella Maria
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi
tutti, Implorando protezione per me,
per mio marito e per i miei cari, a cu-
ra di Romanelli Elvira
Borsa: Maria Ausiliatrice, Invocan-
do aiuto, a cura di Santelini Carolina,
VA
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento, a cura di Grezzana Lucia, VR
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in memoria di Don
Giovanni Villa Missionario Salesiano,
a cura di Anna e Mario
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Giu-
seppe, Don Bosco, ringraziando e
implorando protezione e salute per la
famiglia, a cura di Leopoldo Codazzi
Borsa: Maria Auslllatrice, per gra-
zia ricevuta, a cura di Camerlingo
Concetta
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Donati Pietro, Trieste
Borsa: Maria Auslllatrice e Don Bo-
sco, Invocando protezione e grazia
per IlpicC-Olo Giuseppe, a cura di Gu-
lino Concetta, Ragusa
Borsa: S. Domenico Savio, rlngra•
ziando per la nascita di Domenica e
invocando protezione per la piccola
e per la mamma, a cura di Pittarelll
Giovanni
Borsa: In suffragio di Busa Maria, a
cura di Dal Sasso Umberto, Asiago
Borsa: Don Bosco, a cura di N.N.,
Novi Ligure
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
Borsa: In memoria di Angela e Glu• sco, perringraziamento e per ottene-
seppe Vicario, a cura di Piera Vlca• re grazie, a cura di N.N., Dogllanl
rio, NO
Borsa: Maria Ausiliatrice, per la
Borsa.: Maria Auslllalrlce, Santi Sa- santificazione delsacerdotì, a cura di
leslanl, invocando protezione sui fa- Luclanl Giovanni, Gualdo MC
miliari, a cura di Enrica Monticelli

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ooNBOSCO
nella storia
della cultura popolare
a curadi Francesco'franiello
JITBDlD
e l'blcidenza
dell'opera
di don Bosco
nella cultura
111oderna
Dieci saggi critici di:
Piero Bairati
Luciano pazzaglia
Stefano Pivato
Germano Proverbio
Gianfausto Rosoli
Pietro Stella
Francesco Traniello
Maria Teresa Trebiliani
Gianpiero Tuninetti
Paolo Zolli
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Don Bosco
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