Bollettino_Salesiano_199709


Bollettino_Salesiano_199709



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Mensile • Anno CXXI • nr. 8
Spediiione in Abb. P.T. • comma 27, art. 2, legge 549/95
Spedizione nr. 8/1997
Autoria. Direz. Prov. P.T. • 35100 Padova· C.M.P.
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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- LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE DEL
GIUBILEO/ CHIESA
Adesione alla Chiesa: per conoscere Gesù ed essere dei suoi;
giudicandola con affetto, quasi fosse una madre.
La Chiesa ha ricevuto lo Spirito di Gesù,
riattualizza oggi i suoi gesti, porta avanti la sua missione.
<M <
aestro
dove
abiti? ,, fu la
domanda dei
due discepo-
1i ai quali
Giovanni il
Battista a-
veva pre -
sentato Gesù.
Capivano che avrebbero po-
tuto trovare Gesù nelle piazze , per
strada o nella sinagoga come capi-
tava a tutti. però non l'avrebbero
conosciuto a fondo ; non avrebbero
potuto interrogarlo sul suo pensie-
ro , né capire il suo progetto. Tanto
meno gli sarebbe stato possibile
coltivare un 'amicizia.
Gesù lo si poteva incontrare in
qualsiasi posto ; ma ce n'era uno in
cui ci dimorava come a casa sua e
si esprimeva come nel la propria fa-
miglia. Non era un luogo materiale.
Era il gruppo di coloro che lo ammi-
ravano , lo seguivano e lo amavano.
Questo luogo è ogg i la Chiesa: la
comun ità dei suoi seguaci e disce-
poli. Ci si può imbattere in Gesù in
molte situazioni : nella ricerca since-
ra della verità , nella lettura perso-
nale del Vangelo , nella sofferenza
che ci fa pensare , nel servizio dei
poveri , nella conoscenza dei testi-
moni della fede , negli avvenimenti
del mondo. Dopo la Risurrezione
egli riempi e con il suo spirito il mon-
do e la storia.
Ma lo scambio di sguardi e parole ,
l'incontro sfocia in conoscenza vera
e profonda soltanto se andiamo do-
ve egli abita. Alla Chiesa dice Ge-
sù: « lo sono con voi fino alla fine
dei tempi ». Alla Chiesa dice pure :
«Chi ascolta voi , ascolta me ».
SETTEMBRE 1997 BS
Della Chiesa ci capita di sentir
parlare in modi e con toni diversi.
Alcuni lo fanno con affetto quasi
fosse la propria fam iglia, anzi la pro-
pria madre. Sanno che in essa e da
essa hanno ricevuto la vita spiritua-
le. Forse ne conoscono limiti , rughe
e persino scandali . Vengono però
da loro ritenuti di poco conto di fron -
te ai vantaggi che la presenza della
Chiesa significa per la persona e
per l'umanità: le energie di bene
che esprime , l'esperienza di Dio che
appare nella santità, la saggezza
che viene dalla Parola di Dio, l'amo-
re che unisce e crea solidarietà oltre
i confini nazionali e continental i, il
senso della vita che propone , i valori
che sostiene, la prospettiva della vi-
ta eterna.
Altri ne trattano con distacco
quasi fosse una realtà che non gli
appartiene e di cui essi non sono
parte. La giudicano dall'esterno, piut-
tosto che guardare la sua vita. Quan-
do dicono o scrivono «la Chiesa »
sembrano riferirsi soltanto a qualcu-
na delle sue istituzioni , ad alcune
formulazioni della fede o ad alcuni
orientamenti moral i. La «Chiesa ,,
viene a essere un soggetto generi-
co come il «Quirinale », il «Campi-
doglio » o « Palazzo Chigi

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O Tale è l'impressione che si ri-
cava dalla lettura di alcuni giorna-
li e riviste . Si fallisce la chiave ,
sfugge proprio quello che costitui-
sce la Chiesa: il suo rapporto , anzi
la sua identificazione con Cristo . For-
se è una verità non conosciuta a chi
scrive o non gli sembra credibile.
Per il credente invece questo è il
punto fondamentale .
Dove c'è Cristo , c'è la Chiesa . È
proprio così. La Chiesa vive della
memoria di Gesù . Rimedita e stu -
dia con tutti i mezzi la sua parola
estraendone nuovi significati , si
avvicina alla sua persona nelle
celebrazioni . Cerca di proiettare la
sua luce sugli avvenimenti del
mondo , riattualizza i suoi gesti , por-
ta avanti la sua missione convinta
che gli è stata affidata da Gesù
medesimo ; ha ricevuto il suo Spi -
rito. Soprattutto, Cristo ne è il capo ,
ch e attira i singoli , infonde energia
ne lle comunità e le mantiene nel -
l'unità.
O Il 1997 è dedicato a meditare il
mistero di Cristo . Si è detto che il
cristianesimo non è la « religione del
libro ,, , ma della persona e della co-
munità. Non si regge dunque su for-
mule scritte una volta per sempre,
I ma sulla vita a cui
tali formule servono .
J!!l I Vangeli sono nati
nella Chiesa, sup-
@ pongono la sua esi -
stenza, raccontano
la sua fede . Per la-
sciarci illuminare dal
mistero di Cristo sia-
mo dunque invitati a
conoscere la Chie-
sa, a partecipare al -
la sua vita, a saper
discernere quanto di
essa si dice, a riaf-
fermare la nostra fe -
de in essa.
Credo nella santa
Chiesa!
o
IMMAGINI DALLA
TERRA SANTA.
In processione
per le vie
di Betlemme.
Settembre 1997
Anno CXXI
Numero 8
In eoperi ina:
suor Grac ie la Jorge,
FMA , visita un a
fami g lia a Ruca C horoy,
sull a co rd igli era and ina
(jòro DMA News) .
IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UM BERTO DE VANNA
Red azione : Mari a Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
10 COPERTINA
Comunicare sulla Cordigliera andina
14 BIOETICA
Educare al valore della vita
16 IL RITRATTO
« Don Bosco» d'Af rica
18 I CENTO ANNI DI CASERTA
L'opera bella di Marie Lasserre
22 I VIAGGI DEL RETTOR MAGGIORE
Il mondo in presa diretta
26 CARCERE E SOCIETÀ
Giovani in carcere e dopo
34 ON UNE
I «Peace Ventures»
38 LUIGI MERTENS
Un prete secondo il cuore di Dio
di MARIA ANTONIA CHI NELLO
di EL VIRA BIANCO
di UMBERTO OE VANNA
di GIANCARLO PANICO
di SILVANO STRACCA
di ELIO LAGO
diPAULCHERUTHOTTUPURAM
di TERESIO BOSCO
RUBRICHE
2 li Ilei/or Maggiore - 4 li p111110 giovani - 6 fil Italia & nel mondo - 8 Lei/ere - 13 Prima pagina -
2l Os.rnrvatorio - 29 Zoom - 30 li doctor ./. - 31 Box - 32 Libri - 36 Come D011 Bosco - 37 Carta
di Co m11nio11e - 41 I nostri morti - 42 I no.,·tri Sa nti - 43 Don Bosco a Ji1melli - 46 Solidarietà -
47 fil primo piano
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta - Ernesto
Cationi · Giuseppina Cudemo - Graziella Curti -
Margherita Dal Lago - Serdu - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Anton io Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Giuseppe Morante -
Gaetano Nanetti - Angelo Paolu zi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter : Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafic o e impaginazione:
Ufficio Grafico SE I
Diffusione: Arnaldo Mon tecchio (Torino)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
19 lingue diverse (ti ratura annua oltre 10 milioni di copie)
in : Antille (a Sanlo Domingo) - Arg entina - Australia -
Austria - Belgio (in fiarnrningo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) - Cile -
Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia - Ecuador -
Filippine - Francia - Germania - Giappone - India
(in inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda - Gran
Bretagna - Italia - Korea del Sud - Lituania - Malta -
Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -
Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna - Sri Lanka -
Stati Uniti - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Ve nezuela - Zaire.
Edi zione Cooperatori. A cura dell'U fficio Nazionale
(Gian Luigi Pussino) Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : MEDIAGRAF s.p.a. - Padova
Don Bosco in the W orld
È possibile leggere in anticipo
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intestato a Direzione Generale
Opere Don Bosco, Roma.
IJS SETTEMBRE 1997

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
I RAGAZZI
A MONTECITORIO
Si cerca di coinvolgere i giovani, almeno formalmente.
Vengono invitati « nei salotti bene», purché si pieghino al galateo.
Ma le vere riforme sono appannaggio degli adulti.
S colaresche ce ne vanno tante
a Montecitorio in ogni stagione,
ma i cinquecento adolescenti
di scuole e regioni diverse,
seduti sugli scanni dei deputati
per la « festa della repubblica » sono
stati una prima assoluta. I ragazzi
hanno potuto rivolgere domande
su 22 questioni di attualità politica,
sociale e istituzionale e i membri
del governo, Prodi in testa,
hanno risposto secondo la tecnica
del question time, ossia entro certi
limiti di tempo e sulla specifica
domanda. Le domande dei ragazzi
erano state selezionate tra le 206
pervenute all 'origine. Agli ospiti
insoliti , definiti da qualcuno
« deputatini in erba », gli esponenti
di tutti i gruppi parlamentari hanno
rivolto un saluto più o meno formale.
O L'iniziativa del presidente della
Camera Violante , maturata sulla
scia di analoghe esperienze in alcuni
altri paesi , dove gli studenti possono
addirittura elaborare proposte
di legge, ha suscitato un mare
di commenti e reazioni contrapposte.
Tanto più che , come avviene
per i veri deputati, il question time
dei ragazzi è andato
in diretta sulla RAI.
L'ascolto almeno formale
dei ragazzi ha, comunque ,
fatto il suo ingresso nella massima
istituzione repubblicana. C'è stato
un capogruppo che ha ricordato
di aver presentato tanti anni fa
a Benigno Zaccagnini ,
allora segretario del potente partito
democristiano , un ragazzo
ben vestito , manieroso e forbito
nel linguaggio. « Un giovane che non
è incavolato e non vuole cambiare
il mondo », disse Zaccagnini,
figura carismatica di ex partigiano
e limpido cattolico impegnato
nella politica, « mi fa paura ».
O La storia dei « deputatini ,, aiuta
a gettare un fascio di luce sul
disagio giovanile , di cui si ha paura
SETTEMBRE 1997 IJS
e che si tende a spegnere perché
crea grossi problemi al normale
andamento delle cose. Dialogare
con la voglia di cambiamento
dei giovani , potrebbe , invece,
rappresentare uno stimolo
per ogni tipo di istituzione.
I giovani chiedono flessibilità
alle istituzioni . Ora invece è di moda
chiedere la flessibilità sul lavoro
e l'occupazione, ossia chiedere
flessibilità alle persone. I giovani ,
per loro natura e non per loro
merito, propongono invece un 'altra
flessibilità, che punta sempre
a salvaguardare le persone
e poi le strutture.
Si blandiscono i giovani perché
si teme la loro possibilità di rivolta.
Vengono invitati nei salotti bene,
purché si pieghino al galateo
degli adulti. Un rischio che corrono
anche gli oratori che, a volte ,
di fronte all'esuberanza dei giovani ,
si rifugiano dietro « certe regole
da rispettare», quasi fossero esse
le architravi dell'intervento educativo.
I giovani , in realtà , disturbano,
sono dei macchiaioli più che
dei pittori dalle tornite forme
classiche e posate.
Si dà loro l'impressione
di ascoltarli, salvo poi fare
esattamente come il « buon senso»
consiglia. In definitiva, sebbene
corteggiati, non contano .
Sono come i poveri ai quali
si fa la carità, anche in parrocchia,
ma a cui non si chiede
di condiyidere decisioni e progetti
sociali. E anche il destino
dei giovani. Il nostro paese
non si è posto minimamente
il problema di discutere con i giovani
le grandi riforme sociali ,
quelle che avranno incidenza
proprio sulle future generazioni.
Si pensi alle pensioni , a tutta
la riforma del Welfare, alla scuola,
all'Euro. Già, queste sono
cose da grandi.

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1.6 Page 6

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..
IN ITALIA&NEL MONDO
ECUADOR
UN OSPEDALE NATO
IN SARDEGNA
Don Luig i Arba, un miss iona-
rio sardo c he vive in Ecuador
dal 1932, aveva un sogno:
realizzare un ospedale in un a
zona molto povera, dove è
alta la mortalità tra gli indige-
ni, in particolare tra i bambi-
ni. Oggi quel desiderio è di-
ventato realtà. L 'ospedale è
stato inaugurato e ha 40 posti
le tto , sala chirurg ica, re parto
cli pediatria, sala parto, pronto
occorso, laboratori o cli anali -
si, farmacia, cappella, uffici . In
soli c inque anni è stato pos-
sibile ques to miracolo. Infa tti
tutto è ini ziato qu and o ne l
1992 don Arba è ritornato in
Sardegna a festeggiare i suoi
50 anni cli sacerdozio. La prov-
videnza ha messo sui suoi
passi un profess ionista caglia-
ritano, che si impegnò tra ami-
ci e conoscenti a procurare la
so mma necessaria per far sor-
gere il presidio sanitario . Han-
no poi collaborato anche i ve-
scovi cieli 'Ecuador, la procu ra
salesiana cli Quito, il ministe-
ro della sanità ecuadoriano e
l'esercito, che ha messo a di -
sposizione i mezzi aerei pe r il
trasporto ciel materiale . « Chi
non è stato sul posto no n può
immag in are le diffico ltà che
so no state superate », hanno
detto i benefattori sardi al lo-
ro ri entro. « Bas ti pensare c he
la zo na in c ui è sorto l' os pe-
dale è totalmente sprovv ista
cli strade transitab ili dai mezzi
cli trasporto ».
BURUNDI
I Taisha (Ecuador). Il nuovo ospedale il giorno
dell 'inaugurazione. Nell'altra foto, da sinistra,
mons. Gabrielli, il dott. Tardiola, capofila dei benefattori
sardi, don Luigi Arba e l'arcivescovo di Quito.
LA PRIMA
« CITÉ DES JEUNES »
Bujumbura (Burundi).
Don Silva incontra
i ragazzi ed esamina
il terreno dove sorgerà
la nuova « Cité des
Jeunes » . Sotto, il campo
profughi di Rukago ,
presso la parrocchia
salesiana.
Si chiame « C ité cles Je unes
Don Bosco » la nuov a opera
c he il brasili ano Vicente Silv a
aprirà il pross imo novembre,
e sorgerà nell a zona cli mag-
gio r pove rtà dell a capitale
Bujumbura. Con lui vi sarà il
salesiano laico Diomècle Ha-
vyarimana, nati vo ciel Burun-
di , e proba bilme nte anche un
salesiano co lombi ano. Don
Sil va, che non è nuovo a que-
ste imprese, vive in Burundi
dal 1974 e ha vissuto anc he
lui il recente dramma de lla
guerra e dei profughi . « Nel
campo hutu presso la nostra
parrocchia erano in 2500 e ab-
biamo fatto ciel nostro meglio
per aiutarli con cibo e vestiti.
I vari eserciti rwandes i si so-
no spinti fino a Rukago, fa-
cendo strage di uomini e di-
strnggendo le case, ma non han-
no toccato la parrocchia sa-
lesiana». La nuov a « Cité cles
Je unes » di Bujumbura si oc-
c uperà dei giovani , ciancio ini -
zio a corsi cl i avv iamento al
lavoro per fa legnami , mecca-
ni c i e mu rato ri .
SETTEMBRE 1997 BS
CAMBOGIA. Dieci giovani hanno ricevuto il battesimo
a Pasqua. Nel gruppo ci sono Thi, l'autista delle suore
FMA, un'insegnante della scuola materna, alcuni stu-
denti , due leaders del centro giovanile . Attualmente
sono sessanta i giovani che frequentano il catechismo
nella parrocchia. L'itinerario catechistico è coordinato
da suor Teresita Garda. I giovani seguono ed è ammi-
revole il loro interesse per il Vangelo . La maggior parte
di questi ragazzi, 16-26 anni, erano bambini durante il
periodo dei Khmer Rossi e del comunismo. Allora in
Cambogia era bandita ogni religione , compreso il
Buddismo . Per questo molti , buddisti di nome, in realtà
non conoscono nulla di religione. Ora sono contenti di
essere cristiani .

1.7 Page 7

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I Lo sport PGS
come gioia di vivere
e risposta alle
problematiche giovanili.
ROMA
SPORT E DISAGIO
GIOVANILE
Lo sport come servizio ai gio-
vani nel contesto soc iale at-
tuale. Questo il messaggio die-
tro l 'ini ziati va de ll e Po lispor-
tive Giovanili Sales iane (PGS)
del Lazio, che hanno organ iz-
zato una tavola ro tonda sul
tema « Sport e disagio giova-
nile». Cinque le «fotografie»
prese da di verse prospettive
dell o stesso fenomeno: il ma-
lessere giovanile sempre più
diffuso e vari egato. Il soci olo-
go Mari o Po llo ha presentato
luoghi e condizioni che favo-
ri scono l ' insorgere delle pro-
blematiche legate all 'età gio-
vanile. A ngelo Bonelli , pres i-
dente dell a commiss ione mi-
crocrimin alità nell a reg ione
Lazio, ha ev idenziato aspetti
quantitati vi e quali tativ i del
fenomeno, da cui l ' urgenza di
ri spondere con altern ati ve al
carcere. D all a situazione car-
ceraria de i mi nori è partito
anche padre Gaetano Greco ,
cappellano del carcere mino-
rile di Casa! del Marm o. Con
esempi vivi e concreti , ha mes-
so in ri salto la vali dità dello
sport, inteso come gioco , co-
me strum ento pri mari o per in-
contrare i giovani e cos truire
un rapporto di fi ducia. U n'a l-
tra esperienza concreta è ve-
nuta da Gi ovanni Guidotti , re-
sponsabil e del progetto mino-
ri della Comunità di S. Egi-
di o. L a quinta immag ine infi-
ne proponeva il punto di vista
del la Conferenza Episcopale
Itali ana (CEI ), che da tempo
si occupa dei giovani attra-
verso i lavori dell a commis-
si one eccles iale per la pasto-
rale de l tempo li bero , turi smo
e sport. M on s. Sa lvatore Boc-
cacc io ha detto che l o sport in
generale può essere educati vo,
e può far passare va lori reli -
gios i e cri sti ani. A conclusio-
ne il presidente regionale A n-
tonio A mato ha lanciato una
sfi da all ' associaz ione: impe-
gnarsi in un progetto di sport
educa ti vo per chi v ive diffi-
co ltà es istenziali di inserim en-
to sociale.
BRASILE. Istituto salesiano di filosofia dell 'ispettoria di
Recife. Sono 41 gli studenti, tra religiosi di sei congrega-
zioni e laici, di cui 13 (foto) chierici salesiani , guidati dal
prof. Gilberto Pierobom , ceduto dall 'ispettoria di Sao Paulo
per questo impegno. I professori sono 16, tra cui un pa-
store della Chiesa Batti sta e una volontari a canadese per
la lingua inglese. Oltre gli studi di filosofia e di quelle disci-
pline specifiche della form azione salesiana, la comunità,
stud enti e form atori, presta servizio pastorale in due par-
rocchie, tre oratori , all 'Università Cattolica di Pern ambuco,
cappellanie e in diverse équipe di pastorale dell'lspettoria.
L'EPISTOLARIO DI MONS.
LASAGNA. È ancora fresco
di stampa il secondo volume
dell ' Epistolario di mon s.
Luigi Lasagna, uno dei fon-
datori dell 'opera salesiana
in America Latina. L'impor-
tante ricerca storica è stata
seguita con passione dal
brasiliano don Antonio Fer-
reira , che ha scandagliato
per dieci anni gli archivi sa-
lesiani , quelli di curia e di
stato del Brasile , Uruguay,
Paraguay e quello di Bue-
nos Aires. Il secondo volu-
me (644 pagine) presenta
mons. La-
sa gna i-
spettore ,
impegna-
to a inse -
rire il lavo -
ro salesia-
no nella
vita della Chiesa locale, per
sollecitare una maggiore
attenzione ai giovani. Le let-
tere (sono 31 O, più 4 docu-
menti) rivelano tra l'altro un
grande e nostalgico affetto
per Don Bosco , che mons.
Lasagna chiama " carissimo
papà ».
Mons. Luigi Lasagna, EPISTOLARIO, introduzione, testo critico e
note a cura di Antonio Da Silva Ferreira, volume secondo (1882-
1892). Editrice LAS, piazza dell'Ateneo Salesiano, 1 - 00139 Roma.
SALERNO
IL CONFRONTO
GIOVANI
L avoro, fa mi gli a, università,
tempo libero, questi i tem i de l-
l ' ultimo « Confronto » del Mo-
vi mento G iovanile Sales iano
(MGS) dell' ispettori a meridio-
nale. li 18 maggi o a Sa lern o,
in un a gi orn ata di so le, tra
giochi di colori e all egri a, si
sono incontrati circa 600 gio-
vani provenienti da Pugli a, Ca-
labria, Bas ilicata e dalla Cam-
pania, che ha organi zzato il
meeting. A partire dall a pro-
posta di pastora le giovan ile di
quest'anno, si sono lasc iat i
co invo lgere dall ' incontro tra
Gesù e Zaccheo. « A mico, og-
gi vengo a casa tu a! », era lo
slogan dell a giorn ata. Nell a
mattinata , l 'osp ite d' onore è
stato don Tonino Palmese, che
nei panni cli Gesù ha portato
la sua testimoni anza. Ha par-
lato ai giovani di come vivere
il Vange lo nei « luoghi giova-
nili d' incontro ». Ormai noto
per le sue apparizioni telev isi-
ve a RAI/2, don Tonino ha
sca lciato gli ani mi, co in vo l-
gendo infi ne i giovani a can-
tare tutti ins ieme un rap per
Cristo eia lui stesso proposto .
Nel pomeri gg io, il momento
del « Confronto »: sudd ivisi in
sottogru ppi , i giovani si sono
interrogati sull ' importanza e
sul valore della personale te-
stim oni anza nei luoghi dove
vi vono quotidi anamente, ap-
punto in famigli a, nel l avoro,
ISalerno. Il Movimento
Giovanile Salesiano
(MGS) in alcune fasi
del meeting che
ha coinvolto centinaia
di giovani del sud .
ali ' uni vers ità e anche nei luo-
ghi di divertim ento. Il pranzo
al sacco consumato insieme, e
l a grande fes ta fin ale hanno
reso la giornata più co in vo l-
gente e fam ili are, nel clim a cl i
un grande oratorio.
BS SETTEMBRE 1997

1.8 Page 8

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.......... BS domanda ········· RITARDI POSTALI. «Stama-
ne è pervenuto il num ero 5
del mese di maggio, precedu-
LA MESSA ALLA DO-
MENICA . « Chi non os-
serva il precetto fest ivo
può fare la comunione?
Da bambina mi hanno
detto di no. Se si perde la
messa per ragioni fittili o
per pigrizia , non è fare
peccato ? Questa regola è
ancora in fun zione o è
cambiato qualcosa? La
cui credere è andare deci-
samente contro la corrente
della cultura dominante e
capillarmente diffusa da
tutti i mezzi di comunica-
zione sociale, tutto porta a
lasciar morire di inedia, in
modo pacifico e inavverti-
to , la propria fede . Come
è possibile continuare a
credere sul serio, se si ab-
to nei giorni precedenti dagli
arretrati dei mesi di marzo e
di aprile, a causa degli scio-
peri postali. Così, finalm ente,
siamo a posto. Ho notato che
quest'anno la rivista è stam -
pata dalla MEDIAGRAF di
Padova e non più dalla SEI di
Torino. Come mai?».
Pier Franco De Grandi ,
Milan o
mia domanda nasc e dal bandona perfino questo re- A lei, exallievo del Sant' Am-
fatto che io stessa e alcu- siduo incontro settimanale brogio, e lettore attento del BS,
n e mie ami c h e si sono con la Parola di Dio, con le nostre congratulazioni per
sentite dire in confessio- il corpo e il sang ue di Cri- la serenità con cui ha accet-
ne: "Se è solo per questo, sto, con una qualche for-
poteva fare a meno di ma di partecipazione atti-
co,~fessarsi e fare la co- va alla vita della Chiesa?
munione". Mi chiedo inol-
tre: ci si deve confessare O Ma, se questo è il senso
solo quando si fanno pec- e lo scopo del precetto, la
cati gravi ? La prego di disobbedienza gravemente
chiarirmi questi dubbi » colpevole sarà soprattutto
(Adele Rabino, Cuneo). quella che fru stra questi
Risponde Guido Gatti* .
«La frequenza alla messa
domenicale è, come si sa,
oggetto di un " precetto
intenti. Questi intenti non
sono normalmente fru stra-
ti da chi perde occasional-
mente la messa, una do-
generale della Chiesa".
Tale precetto ha radici in
una prassi ecclesiale anti-
chissima che risale addi-
rittura ai tempi apostolici.
Questo precetto, che resta
menica o l'altra, magari per
una qualche causa ragio-
nevole: in simili casi non
si verifica una colpa grave
di cui ci si debba necessa-
riamente accusare in con-
tuttora in vigore, non va
però inteso nel senso di un
peso arbitrariamente mes-
so sulle spalle dei fedeli ,
da osservare comunque,
solo perché imposto. Esso
risponde anzitutto a una
fessione, prima di fare la
comunione.
Ben diverso è naturalmen-
te il caso di chi trascura
l'adempimento del precet-
to, ripetutamente, magari
in modo sistematico, sen-
esigenza interna della vita
ecclesiale: la Chiesa è po-
polo di Dio; ora un popolo
in cui non ci siano, o sia-
za che ci sia una giustifi-
cazione adeguata. In que-
sto caso la gravità della
colpa è data, prima che
no del tutto venuti meno,
dei legami reciproci e dei
dalla trasgress ione mate-
riale della legge, proprio
segni di appartenenza, non
è più un popolo; è una mas-
sa anonima e disarticolata.
dalla vanificazione del
suo scopo e, magari, da un
certo disprezzo implicito
della legge stessa, della
tato il «disservizio » postale.
Milano soprattutto , insieme a
Roma, Napoli , e in generale
nelle grandi città, ritardi po-
stcili assurdi creano eia tempo
enormi difficoltà ai periodici.
Quanto alla stampa della ri-
vista , è tuttora affidata alla
SEI. Prima veniva data in ap-
palto alla ILTE cli Torino, og-
gi alla MEDIAGRAF. Questo
cambio sta dando risultati po-
sitivi in modo particolare nei
tempi di spedizione .
REFERENDUM . « Dal vostro
articolo sui referendum (Se
trenta vi sembrano pochi,
BS/maggio) sembra trasparire
una certa diffidenza verso l' i-
stituto del referendum. In
questo mezzo di democrazia
diretta prev isto dalla costitu-
zione è un a genuina espres-
sione di civil tà democratica.
Che poi venga usato come
mezzo di lotta faz iosa, null a
toglie al suo valore in una so-
cietà dove non poche volte la
« vox populi » vi ene disattesa .
È vero che questioni com-
plesse ri chi edono spesso spe-
cifiche competenze, ma non
dimentichi amo che tante volte
il buon senso popolare può
più di tanti addetti ai lavori.
Non direi che il frequente ri-
O Ma il precetto viene so- Chiesa e dei valori che es-
prattutto incontro a un bi- sa proclama.
sogno imperioso dei sin- * Professore ordinari o di
corso alle urne possa generare
l'astensioni smo. Secondo me,
va invece indi vidu ato nell a
sfiduci a di molti ve rso le isti-
. . goli credenti: in una so- morale presso l'Uni versità tuzioni , nel carattere astruso
cietà come la nostra, in Salesiana di Roma.
delle legg i elettorali , che crea
..••.••••••.........•...•...•..••...•.•••..•••..•............ smarrimento in chi deve vota-
PREMIO LETTERARIO
NAZIONALE
«UNA STORIA
DI CHIACCHIERE »
Alba - « Associazione
« L'Arvàngia »
« Davanti a una tavol a imban -
dita, oppure ali ' osteria, dal
macell aio, dal denti sta, in au-
tobus, in treno, sul sagrato
dell a chiesa, in vacanza, in co-
da davanti a uno sportell o o in
pi azza, ai funerali, e ai cortei,
ne ll e inaugurazioni, nascono
dialoghi che creano legame tra
le persone, susc itano interesse,
siano ess i uno sfogo, un com-
plimento, un a confidenza, una
dichi arazione d'amo re o una
presa di posizione ... ».
I) Si partecipa con un elaborato
di cinque carte ll e dattiloscritte
- ness una tassa di iscrizione.
2) Le opere vann o in viate ano-
nime (pseudonimo) , in duplice
cop ia, entro i1 3 1 ottobre alla
« Casa dell e Memorie», piazza
S. Cane, 2 - 12056 S. Donato
di Mango (Cuneo) .
La g iuri a sarà pres ieduta dalla
scrittrice Gina Lagorio.
Per info rmazioni,
copie del bando:
Federico Ferrero,
viale Cherasca, 39
1205 1 Alba - te l. O173.35946
E-mail f.ferrero@areacom.it
casa-memori e@areacom.it
re; ma soprattutto, e ciò è gra-
ve, nel non tener conto dei ri-
sultati di certe consultazioni re-
fe rendarie. È proprio di questi
mesi che si di scute sull 'asset-
to delle te lev isioni , in barba
all 'es ito di un referendum su
tale argomento, con il quale
gli elettori si sono espressi in
modo chiaro e inequi vocabile».
Doti. Corrado Gigante,
Napoli
COMPLIMENTI CON RI-
SERVA. « Dopo aver letto il
BS di maggio, sento il biso-
gno di scrivere per dire che
1w IIo gustato la lettura: una
iniezione di spirito sales iano,
in pi ena sintonia con la scelta
dei poveri , che è quella di Don
Bosco . A parte segnalo alcu -
ne persone che hanno testi-
moni ato, come don Gnocchi ,
SETTEMBRE 1997 BS

1.9 Page 9

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questa scelta. Contin uate così ,
evitate però i discorsi e le in-
terviste astratte, che nessuno
legge. Il segreto del vero gior-
nalismo sta nel racconto dei
fatt i!».
lettera firmata
L'ALBANIA CHE VUOLE
CRESCERE. «Frequentiamo
un corso per segretarie presso
il Centro Sociale « Don Bo-
sco» di Tirana. Ci piacerebbe
che si parlasse anche de l no-
stro Centro . Per noi è diventa-
to un punto di riferimento per
oggi e anc he per il futuro. Qu i
vengono molti giovani e fre-
quentano i vari corsi: per mu-
ratori , elettricisti (2), sartoria,
ecc. Ho 19 armi e frequento ,
come ho detto, il secondo cor-
so per segretarie. Al pomerig-
gio ci sono varie attività spor-
tive. Dovete parlare di noi:
vogliamo che i giovan i del
mondo sappiano che esistiamo
anche noi, che siamo in gam-
ba e vogliamo costruire un fu -
turo nuovo per il nostro pae-
se. Se volete, prendetela co-
me una critica, questa nostra
lettera. Scusatemi, io sono fat-
ta così, mi piace dire quello
che penso. Ma così la pensa
anche la mia amica. Ho anco-
ra una cosa da dire: siete ma-
gnifici! (io so fare anche dei
complimenti!)».
licia e Adelina,
Tirana , Albania
VENDO UN RENE. « Ho 27
anni e sono recluso da sette,
con l'imputazione di om ici-
dio. Sono un ass iduo lettore
del vostro BS. Ma leggo an-
che altri giornali. Scrivo per-
ché so che molti ss ime perso-
ne necessitano di un rene. Mi
riferisco in particolare al cen-
tro dialisi di Genova. Anche
se così facendo non potrei ri-
scattare il mio debito con Dio ,
almeno contribuirei a salvare
un ' altra vita umana. Vorrei
però venderlo, perché ho bi-
sogno di denaro».
lettera fi rmata
Pubblichiamo il tuo appello
unicamente per far conoscere
il tuo stato d'animo , ma ti in-
< : : : : > ~.
vitiamo a parlarne con il tuo
g;::,,, )-
cappell~n_o o con qualche pe'.·-
.sana dz j1duc1a. Per esempw
'
con suor Bruna , che, com e di -
ci , ti è stata vicina in questi
anni.
C'ERA MOLTA DISCIPLI-
NA. « Amo la vostra corri-
spondenza con i lettori, le ru-
briche il « doctor J. » e «Co-
me Don Bosco ». Amo anche
le testimonianze dalle missio-
ni e le rievocazioni di cri stia-
ni autentici. Mio padre ha stu-
diato ali ' istituto salesiano di
Soverato neg li anni ' 30 e io
ho studiato nello stesso istitu-
:ll to trent 'anni dopo.
:o;; Devo dire la verità, allora so-
e no stati anni duri , perché ero
[ lontano da casa e perché in
, colleg io c'era mo lta discipli-
§ na. Ma du e anni fa passa i dal-
~ la stessa scuola, trovai l' at-
~ mosfera molto più distesa. Non
~ c'era più coll eg io, ed era ad-
~ dirittura scuo la mista. Scusa-
tem i questo attacco di nostal-
g ia. A qualc he professore il
mio nome (ginnasio negli an-
ni '67-'69) non sfuggirà: sap-
pia che conservo il più bel ri -
cordo e auguro ogni bene .. . ».
Domenico (Mimmo) Buda,
Mirandola, Modena
SANTA TERESINA. « Vorrei
che nell ' anno centenario fos-
se pubblicata per aiutare me e
i miei coetanei a crescere nel-
l' amore, la figura d i santa Te-
resa di Gesù Bambino, morta
a 24 an ni , dicendo: "Mio Dio,
ti amo". Ci ha fatto conoscere
la sua " piccola via" per di-
ventare santi: quella de ll'ab-
bandono; delle piccole cose
fatte per amore. Il farsi " pic-
colissimi" per sentire su di
lo sguardo di predilezione di
Gesù ».
Giuseppe Stoduti,
Santa Marina, Salerno
CATECHISTI. « Mi ra llegro e
mi associo all'autrice della let-
tera firmata « nonna Maria»
(cf ES/aprile), quando dice
che chi insegna catechismo
no n deve essere in contraddi-
zione con quello che insegna.
Altrimenti il catechismo di-
ve nta grottesca parodia. Devo
dire che que ll o scritto mi ha
ridato fiducia. Noi siamo a
servizio di Dio, e non il con-
trario. Ciò che mi sconcerta
tuttavia è che quell a lettera, e
molte altre, non trovano una
risposta sulla rivi sta. Mi sem-
brerebbe educato e, di rei, in-
di spensabile, che la di rezione
facesse conoscere il suo pare-
re e desse una specie di « se-
gnaletica di comportamento ».
Chi scrive non merita questa
indiffere nza».
Nello Governatori,
exallievo del Murialdo, Roma
Prefer iamo che alle lettere
reagiscano i lettori , così co-
me ha fatto lei. Non e' è da
parte nostra nessuna mancan-
za di considerazione. Quanto
alla risposta «autorevole» , co-
me avrà notato, ogni mese sot-
toponiamo una leu era di in-
teresse genera le a un esperto.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
di rizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
Per la vo stra corrispon -
denza :
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS SETTEMBRE 1997

1.10 Page 10

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Isolamento e nevicate abbondantissime. Tra
COMUNICARE di Maria Antonia 'Ctìinello
SULLA CORDIG
ANDINA
Dopo un cammino
di preparazione durato
cinque anni, finalmente
un'antenna FM si alza
tra le cime di Ruca
Choroy, nella provincia
argentina del N euquén.
E i segnali radio
raggiungono i villaggi
della zona rompendo
l'isolamento
di 106 famiglie.
N el giugno 1992, le Figlie di
M ari a A usili atri ce arri vano
a Ruca Choroy per abitare
tra la gente e ini zi are la presenza
mi ss ion ari a in quel lu ogo, intatto
da l punto di vista natura le, ma con
gross i probl emi di sop ravv i venza
per la scabros ità del terreno e il
freddo intenso dei tempi in vern ali.
Sono suor A na Aravena e suor Te-
resa L arraiì aga. La casa è in serita
nel Parco del L anin , un imponente
vul cano spento e innevato tutto I ' an-
no, situ ato in territori o cil eno. Per i
Mapuche è un punto di ri ferimento
sicuro. L o si pu ò scorgere da vari
punti e così ori zzo ntarsi lun go le
strade di terra battuta. D opo alcuni
mes i di conv ivenza le suore co nsta-
tano l a m ancanza di co municazi o-
ne a di stanza e il fo rte iso lamento
in cui vivono gli abitanti . L a cosa
vi ene conferm ata dal capo v ill agg io
(cacique) che es prime la sua preoc-
cupaz ione e il des id eri o che la gen-
te possa contare su un mezzo di
comuni caz ione.
SETTEMBRE 1997 8 S
Una mamma, quattro bambini e l'uruguajana suor Susana.
ROMPERE L'ISOLAMENTO
L a vita dell e suore scorre sul rit-
mo sil enzioso dell a gente e dell e
stag ioni. I Mapuche, « signori della
terra », sono stati costretti a ritirarsi
nelle ri serve e a sopportare il freddo
dell a cordi gliera andina. L oro , i pa-
droni dell e terre patagoniche. I pro-
getti dell e suore e della comunità
Map uche nasco no attorno al fu oco,
nell a casa che sa di montagna. Si
procede a pi cco li pass i. Insieme.
Nell a sala della comunità si tengono
le riuni oni dei soci dell a cooperativ a
di Ruca Choroy con i capi delle al-
tre comunità. Stann o battendosi per
ottenere il ri conoscimento di alcune
terre più a vall e, per potervi trascor-
re l' in vernada , con gli anim ali di
tutte le comuni tà . Per le donne si è
aperto un piccolo laboratorio. I con-
tatti sono stati pres i con alcune fab-
bri che dell a città. Si tra tta di confe-
zionare asciugamani , tovaglie. La dif-
fi coltà più grande da superare è la
I MAPUCHE NELLA STORIA. Il popolo mapuche è il risultato di un pas-
saggio culturale di tribù residenti a est della cordigliera andina respinte da
altri gruppi etnici nel territorio del Neuquén (Repubblica Argentina). At-
tualmente 32 riserve indigene Mapuche, il maggior numero, si trovano nel
Neuquén , al confine con il Cile, sulla strada di Junfn de los Andes , la terra
in cui visse e morì la Beata Laura Vicufia. I primi approcci di Figlie di
Maria Ausiliatrice e di salesiani con questo popolo si attuarono nel 1879
attraverso la presenza, l'evangelizzazione e la difesa dei diritti umani.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Ande bisognava impiantare una stazione-radio.
mancanza di materie prime per po-
ter assicurare una certa continuità
alla piccola cooperativa. Le donne
vanno e vengono dalla casa delle suo-
re. Soprattutto nel giorno del merca-
to in cui ognuna giunge con le sue
piccole cose e provvede a barattarle
con le offerte delle altre. Tessuti di
lana, uova, verdura.
Oggi c'è Juana. Ha 20 anni e due
bambini. La visita alle suore è per
chiedere aiuto su come educare. È
sola. Quando giunge l'ora del pran-
zo, Juana non accenna ad andarse-
ne. A casa è tutto pronto. Tortas fri-
tas sarà il menù per lei e per i pic-
coli. E così sulla mensa delle suore
c'è sempre un posto in più.
QUI Cl VUOLE
UNA STAZIONE-RADIO
L'inverno sulle Ande porta con sé
temperature impossibili, anche 25°
sotto zero e nevicate abbondantissi-
me. Anche le suore rimangono se-
polte da metri di neve e per uscire
di casa è necessaria una grossa ope- .
ra di spalatura. Il rumore de l vento e
del totTente riempie i silenzi de lle
lunghe notti sulla cordigliera, ricchi
solo di mig li aia di stelle. La gente
che abita da queste parti non ha al-
tra ri sorsa che il bestiame, ma es-
sendoci stagioni in cui non è possi-
bile trovare pascoli, è necessario
migrare con tutta la famiglia e gli
animali.
I
Suor Ana Aravena. A Ruca Chor
si spala la neve durante
la lunga stagione invernale.
AI di delle visite che di tanto in
tanto le famiglie si fa nno o i raduni
nei g iorni di festa, c la so litudine
dei lunghi tempi di iso lamento. Ino l-
tre in questa zona non arriva nessun
g iorn ale e tanto meno segnali telev i-
sivi . Le visite all e fa mi gl ie occupa-
no la magg ior parte del tempo de ll e
suore. Bisogna imparare i sentieri
presto , prima dell' inverno . Pu ò es-
sere pericoloso muoversi con la ne-
ve qu ando non si conosce il sentie-
ro . In questi incontri , insieme all a
vita di picco li , grandi e anziani, vie-
ne ripresa e condivisa con la gente
la necess ità di avere un 'emittente.
Nel 1995 si presenta l'opportunità
di installare una radio FM. Un bene-
fattore di Buenos Aires, Eduardo
Oliva, è disposto a donare tutta la
strumentazione necessaria. Padre An-
tonio Mateos , m1ss1onario sales ia-
no, con le sue conosce nze, ri esce a
ottenere in dono una piccola staz io-
ne-radio. L'arrivo di suor Susana La-
beque, una giovane mi ss ionaria FMA
originaria dell ' Uruguay, permette di
ini ziare le riunioni con la com unità
per cosc ienti zzare i Mapu che sull a
comunicazione e la partec ipazione
alla vita della futura radi o.
Padre Mateos, con alcuni volonta-
ri , ha g trasportato e install ato l'e-
mittente nel territorio della miss io-
ne . I probl emi più grandi sono la
mancanza cli energia elettrica e il
terreno acc identato. Ma, dopo lun-
ghe e faticose messe a punto del ma-
teriale, si dà inizio ai laboratori di
abilitazione, diretti da suor Graciela
Jorge, per preparare programmi e
apprendere il tipico linguaggio ra-
- Ruca Choroy. Suor Teresa al torrente.
- Per una foto , ragazzini mapuche in posa.
BS SETTEMBRE 1997

2.2 Page 12

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Suor Teresa e suor Susana
in visita alle case.
I Ruca Choroy. Suore e salesiani dopo la messa
per un incontro di famiglia.
Padre Mateos serve a tutti il mate.
diofonico. Attorno a lei si fo rma un
piccolo gruppo di giovani e insieme
mettono a punto il progetto dell a ra-
dio prevedendo e organi zzando le
fo rze e le risorse. Saranno loro i pro-
duttori e condutto ri dei programmi.
I MOTIVI DELLA SCELTA
I giovani hanno contattato diretta-
mente tutte le fami gli e dell a comu-
nità per conoscere es igenze e des i-
deri . Si è così di segnata ben presto
un a mappa dell 'es istenza di queste
fami glie sull e Ande. Gli orari e i la-
vori delle donne, la casa, la cura de-
gli anim ali e dei fig li ; le attivi tà de-
gli uomini du rante le lunghe giorn a-
te in vernali , quando non è poss ibile
uscire di casa; la vita dei bambini
che si sgrana tra chil ometri quoti -
di ani per ragg iun gere la scuola della
missione, la racco lta dell a legna e la
custodi a delle greggi. Si è chi esto
che cosa preferi scono i giovani ,
CIAO, MAPUCHE! Luigina Silve-
strin , una giovane italiana di Cone-
gliano (TV), è stata per un anno a
contatto con le comunità Mapuche
del Malleo e di Ruca Choroy. Qui, nel-
l'essenzialità del paesaggio andino ,
nel silenzio della natura e del popolo,
ha maturato il suo ideale di essere
missionaria per sempre. La sua espe-
rienza è confluita in un libro edito
dalla Elle Di Ci dal titolo « Missione in
Patagonia ». Luigina racconta la reli-
giosità profonda dei mapuche, che
culmina con la grande « rogativa » ,
una preghiera della durata di quattro
SETTEMBRE 1997 BS
qu al è la mu sica che piace, quali
sono i problemi che ass ill ano la vita
dell e comunità. Da questi dati e da
un 'analisi dell e ridotte poss ibilità di
scol arizzazione, si sono dedotti gli
obiettivi principali dell a radio e cioè:
l'educazione permanente e lo svi-
luppo integrale della comunità se-
condo i principi de l Vange lo; la va-
lorizzazione deg li organismi già esi-
stenti ; la divulgazione, in fo rma si-
stematica , del sapere popolare; l' in-
cremento di nuove prof essionalità,
specie tra i giovani, e la partecipa-
zione popolare nel processo di una
comunicazione alternativa .
COMUNITÀ IN ONDA
Animatrici del lungo cammin o
per giun gere a mettere in fun zione
la rad io sono state le tre FMA res i-
denti in Ruca Choroy e suor Grac ie-
la Jorge di Bahfa Bianca, che pren-
dendo contatti con Radio ALER
giorni . Essa ce ne accenna il miste-
ro : « Con l'alba comincia la preghie-
ra. Le donne percuotono il cultn.Jm
(tamburo) . Si accendono i fuochi e si
alza il fumo dalle tende. Si ascolta
solo il silenzio dell 'uomo che sotto il
cielo attende lo spuntare del sole.
sta l'uomo, in piedi, di fronte al suo
Dio, aspettando la sua benedizione,
la sua liberazione, chiedendo la vita.
E per ore, il mapuche rimarrà in ado-
razione del suo Dio. Passeranno i
giorni e le notti e tutti staranno lì. Sa-
pienezza il tempo e si trasformerà
in preghiera il soffrire ».
(Associazione Latinoamericana di
Educazione Radiof onica) ha gestito
tutta la preparaz ione, il lavoro d'in-
dag ine prev ia e di preparazione dei
programmi . Per la parte tecnica so-
no stati coinvo lti specialisti di Ba-
hfa Bi anca. Soprattutto si sono vo-
lute sottolineare le caratteristiche
dell a radi o comuni taria affin ché tutti
fossero protagonisti nel! ' impresa.
Per prima cosa è ev idente che non
ci sono scopi commerciali , che la
radi o è al servi zio dell a comunità,
serve per unire e co1~rnnicare, info r-
mare e intrattenere. E soprattutto ra-
dio partecipativa.
Che la radi o sia ritenuta come co-
sa propria si è evidenziato nel gior-
no dell ' inaugurazione, con la presen-
za della gente anche più lontana, dei
capi dei vill agg i, del parroco, dei
mi ssionari e dell e missionarie, del
donatore dell a radio, attualmente se-
minari sta nell a di oces i del Neuquén.
Una celebrazione eucari stica ha
dato il via all a prima trasmissione.
« I pass i che ci attendono», racconta
suor Grac iela, « sono la preparazio-
ne e la registrazione di programmi
per l ' inverno, quando la neve giun-
gerà a tre qu attro metri di altezza e
sarà imposs ibile trovarsi e registra-
re. Inoltre, avv iare un corso di abili-
taz ione tecnica per i giovani mapu-
che che lavorano nell a radio e per-
fez ionare coloro che saranno gli in-
caricati dell e interviste e i raccogli-
tori di notizie dalle varie comunità.
Il sogno è di unire in una sola cate-
na di trasmissione tutte le comunità
indigene della zona».
Maria Antonia Chinello

2.3 Page 13

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PRIMA PAGINA
Rita Salerno
V ivere in pienezza l'an-
no 1997 e il Congres-
ha risvolti concreti nell'e-
vangelizzazione , nella cul-
so Eucaristico in program-
tura e nel culto . Il primo è il
ma a Bologna dal 20 al 28
farci carico della pubblica-
settembre , significa rein-
zione della Bibbia in lingua
contrare l'Eucaristia, cioè il
swahili, parlata da 180 mi-
« Cristo oggi » nell 'adorazio-
lioni di africani. Il secondo
ne e nella vita sacramen -
sarà una pubblicazione ma-
tale personale , ma anche
neggevole e bilingue dei te-
nei comportamenti vissuti
sti di un grande padre della
all'interno del contesto so-
Chiesa della nostra regio-
ciale di riferimento. È quan-
ne , san Pietro Crisologo .
to ha sottolineato anche
Un'altra pubblicazione sarà
per noi il cardinal Giacomo
la storia della Chiesa bolo-
Biffi: « Dal punto di vista del
gnese . Quarta iniziativa: la
23° Congresso Eucaristico
costruzione di una chiesa
nazionale , sono soprattutto
in Albania, dedicata a Gesù
due i tesori che dobbiamo
unico salvatore . L'ultimo
accogliere ,, , ci ha detto. « Il
progetto riguarda una casa
primo è la verità e quindi la
della carità che sarà gestita
persuasione di Gesù unico
a Bologna dalle suore di
salvatore ; il secondo è il
Madre Teresa di Calcutta e
grande dono della presen-
ospiterà i più deboli e gli
za del suo sacrificio e della
ultimi del la nostra società ».
sua persona in mezzo a
noi nel sacramento dell'Eu-
caristia. Gesù unico salva-
tore del mondo è la verità
primaria e totalizzante di
cui nessuno ha mai dubi-
tato , neppure i più grandi
eresiarchi . Ma oggi è una
I Bologna. Il cardinal Giacomo Biffi. L'arcivescovo
ha impegnato oltre duecento persone
nella preparazione del Congresso eucaristico
nazionale. Tra le iniziative, una nuova chiesa
in Albania, dedicata a « Gesù unico salvatore».
Parlando del Duemila, lei
ha messo sovente l'accen-
to sul rischio del « millenari-
smo ». Quale proposta può
venire dal Giubileo agli uo-
mini del nostro tempo, ti-
morosi del futuro?
certezza e una verità insi-
diata. Questo significa che
è insidiata un po ' la base
SI CHIUDE IL
« Intanto bisogna capire be-
ne il significato di questa
data affascinante ed evitare
della nostra fede cristiana ».
Eminenza, qual è il contri-
buto del Congresso Eucari-
stico al progetto culturale
cc C O N G R E S S O
EUCARISTICO,,
atteggiamenti opposti, ugual-
mente sbagliati . Il primo è
proprio quello millenaristico,
che vede il Duemila come
un anno foriero di chissà
orientato in senso cristiano
della Chiesa che è in Italia?
« La Chiesa fa cultura per il
fatto di esistere, per il fatto
A Bologna per settembre sono attese
non meno di 300mila persone per celebrare
quali avvenimenti cosmici .
Probabilmente il Duemila
non sarà molto diverso dal
1999 o dal 2001. Il secon-
di proporre una fede che è
principio di umanità nuova.
Il nostro Congresso tuttavia
si è anche preoccupato di
il 23° Congresso eucaristico nazionale.
Intervista esclusiva al cardinal Biffi,
arcivescovo della città.
do è quello del l' eccessiva
banalizzazione di questa da-
ta, ridurla cioè a un puro nu-
mero senza contenuto . Per-
avere degli agganci precisi
ché , invece , il Duemila è
con gli approfondimenti culturali. Il comitato prepara- un anno che ha un contenuto preciso: la persona di
torio ha messo a punto una serie di incontri che hanno Gesù Cristo, protagonista e al tempo stesso festeggia-
coinvolto oltre cento intellettuali italiani e che hanno to, perché ricorrono duemila anni dalla sua nascita ».
voluto presentare i nodi delle problematiche culturali
del nostro tempo , dalla questione antropologica a quel-
la giovanile».
Parlando del progetto culturale portato avanti dai
vescovi italiani, si fa riferimento anche a una maggiore
attenzione all'educazione dei giovani?
Nel corso dell 'assemblea CE! svoltasi nel novembre
scorso a Collevalenza, ha presentato cinque progetti
che rimarranno come segno della celebrazione del
Congresso eucaristico. Può illustrarceli?
« La visione del progetto culturale è molto più ampia e
si basa sull'idea che la fede non può essere semplice-
mente un 'adesione a pochi schemi catechistici, ma
qualcosa che plasma la nostra vita e, in questo senso,
« Questi segni sono nella tradizione dei nostri congressi diventa cultura . All'interno di questo quadro di riferi-
eucaristici bolognesi e sono un po' come dei frutti con- mento , l'attenzione alle giovani generazioni diventa
creti della celebrazione congressuale . Ne abbiamo indi- essenziale, perché devono essere educate alla fede .
viduati cinque, che fossero alla nostra portata, in grado Ma alla fede che fa cultura, cioè principio di umanità ».
però di rappresentare la nostra fede nell 'Eucaristia, che
IJS SETTEMBRE 1997

2.4 Page 14

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Il nuovo «Laboratorio di Bioetica» di Messina. Per l'esperienza
EDUCARE AL VALORE
DELLA VITA
di Elvira Bianco
Ricerca e salvaguardia della vita.
Argomenti centrali e di grande attualità
ai quali il «Laboratorio di Bioetica»
di Messina non vuole sottrarsi.
T empo fa la nascita della pic-
co la Eli sabetta ha fatto discu-
tere non meno della pecora
Dolly. Si ricorderà , la bambina è
« nata dal freddo », cioè da ov uli fe-
condati in provetta e conserv ati a
meno 196 gradi e poi impi antati nel-
1' utero della zia. U na bambina auto-
maticamente orfana della madre.
« Benvenuta E li sabetta», ha scritto
qualcuno , sa iutando com unque la
sua nascita come una vittoria della
vita. Ma sono stati in tanti a porsi
pesanti interrogativi e a chi edersi:
« Sarà una bambina felice?». Qual-
cu no definì il fatto « una manipola-
zione mostruosa». E il teologo Gino
Concetti: «Se la nascita di un essere
umano costitui sce sempre un moti-
vo di g ioia, bisogna ricord are che la
gioia è totale quando la nascita av-
viene in modo normale ». Un giorno
qualcuno spiegherà a Elisabetta co-
me è nata. Ma è difficile prevedere
quale sarà la sua reazione. Sarà una
bambina, un 'adolescente felice? Que-
sto doveva essere 1'argomento cen-
trale, ma è diventato secondario di
fronte a chi ha voluto a ogni costo
ragg iungere il suo obiettivo. Il gio-
co sc ientifico sembra diventato fun-
zionale alla nostra società. L'artigia-
no del mondo si è fatto esperto . Se
prima guardava con ammirazione e
stupore al mistero della vita, oggi ri-
tiene di poterne dettare le rego le.
Ma possono la dignità di un essere
umano e la sua fe li cità correre que-
sti rischi?
SETTEMBRE 1997 JJS
I Messina.
Don Gianni Russo, direttore
del « Laboratorio di Bioetica
I
Messina. Il sistema
« Bioethics Lab ,, raccoglie
informazioni e pubblicazioni.
Messina. Inaugurazione del Laboratorio. Quattro presidi:
medicina, veterinaria, farmacia, giurisprudenza.

2.5 Page 15

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)
scientifica e l'annuncio dei valori della vita ai giovani e alle famiglie.
I La copertina di Time
con lo speciale sulla clonazione
e «Dolly».
IL LABORATORIO
DI MESSINA
Il «Laboratorio di Bioetica » del-
1' istituto teologico di Messina, ag-
gregato ali 'università pontificia sa-
lesiana di Roma, è sorto precisa-
mente per rispondere con la ricerca
scientifica a questi interrogativi. «Si
sente il bisogno di liberare la vita da
ogni monopolio, da ogni violenza,
da ogni emarginazione per restituir-
la alla sua grandezza e preziosità,
alla sua intangibilità e inviolabilità,
al suo inestimabile valore », dice don
Gianni Russo, direttore del Labora-
torio. Il «Laboratorio di Bioetica » è
stato inaugurato lo scorso 14 mag-
gio alla presenza dell'arcivescovo
di Messina, del rettore dell'univer-
sità statale, dei presidi delle Facoltà
di medicina e chirurgia, medicina
veterinaria, fam1acia e giurispruden-
za e del vice presidente della Re-
gione siciliana. «La vita è proget-
to », ha detto l'arcivescovo di Mes-
sina, mons. Ignazio Cannavò. « Esso
corrisponde a un disegno del Crea-
tore, a una precisa vocazione e chia-
mata. La vita è chiamata a confor-
marsi a questo disegno; la condizio-
ne del successo, e quindi del pro-
gresso della vita, è riconoscere che
la libertà dell'uomo nel realizzare
questo progetto è appesa al filo che
ci lega a Dio. L'uomo ne è signore,
ma Dio soltanto ne è signore in ma-
niera assoluta. Anche in situazioni
precarie, la vita è sempre un bene,
perché è realtà sacra e inviolabile ».
IL VANGELO DELLA VITA
Il Laboratorio risponderà ai biso-
gni di vita dei giovani, in particola-
re ai temi della sessualità, della
droga, dell'alcolismo, dell 'Aids, del-
lo sport. Ma risponderà anche alle
domande di senso che la famiglia e
la scuola si pongono nel campo
delle manipolazioni dell ' embrione,
della clonazione, dei trapianti , del-
I'eutanasia e della tutela dell ' am-
biente. «La bioetica è diventata sem-
pre più oggetto di discussione e di
ricerca », chiarisce don Gianni Rus-
so. «Ci si interroga sul senso e sulle
conseguenze di certe applicazioni
della scienza sull'uomo, sulla sua
salute, sulla sua dignità. Senza dub-
bio la bioetica è un campo dove
scienza, filosofia, politica e diritto si
ritrovano coinvolti e unificati nella
ricerca di una soluzione convergen-
te alle sfide che vengono poste dalle
nuove frontiere della tecnica ». Il
«Laboratorio di Bioetica » intende
promuovere ricerca e opera educati-
va preventiva in mezzo ai giovani e
alle loro famiglie. «Come Chiesa
crede che la vita va accolta e rispet-
tata, difesa e protetta, servita, anzi
contemplata nel grande Mistero del-
la Vita». Il Laboratorio è impegnato
a fare in modo che gli oratori, i cen-
tri giovanili , le scuole, le parrocchie
e ogni altro centro al servizio dei
giovani, annuncino con entusiasmo
il Vangelo della vita, anche attraver-
so un'opera preventiva di promo-
zione di una positiva qualità della
vita. « Da parte nostra, potremo aiu-
tare tutti a scoprire anche alla luce
della ragione e dell 'esperienza, che
il messaggio cristiano illumina pie-
namente l' uomo. Come ha eviden-
ziato nella prolusione inaugurale la
professoressa Anna Gensabella, il
bene e il valore della vita riguarda
tutti, al di là di ogni concezione di
vita o di religione. Un pluralismo
che nasce, come recitano i princìpi a
cui il Laboratorio si ispira, dal ri-
spetto della persona umana, della
sua coscienza e delle sue personali
convinzio111 ».
Messina. L'istituto teologico San Tommaso,
sede del nuovo Laboratorio.
BS SETTEMBRE 1997

2.6 Page 16

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La polizia gli porta ragazzi difficili, e lui stesso li raccoglie per
«DON BOSCO»
D'AFRICA
Dall'impegno a sinistra alla scelta
missionaria. Don Mario Perez
è diventato I'ultima spiaggia
per centinaia di ragazzi dell'ex Zaire.
di Umberto De Vanna
I In ogni angolo della «Maison Magone »
ragazzi con una maglia pulita e la scodella con il pranzo
preparato dai più grandi.
I
Don Mario Perez è nato in Venezuela 39 anni fa. Ha scelto
l'Africa giovanissimo, ancor prima di diventare prete.
Il bambino bianco è il figlio di un volontario.
E' uno dei dodici figli della fa-
miglia Perez, don Mario, 39
anni, missionario nell 'ex Zai-
re. Ma sua madre ne ha adottati altri
sei, 18 figli in tutto. Una generosità
che ha dell 'incredibile, e che trova
giustificazio ne nel cuore di una don-
na cristiana e socialmente sensibile.
« Non siamo ricchi , ma mia madre
aveva una fede vivissima e una sen-
sibilità speciale per gli orfani», di-
ce. Una famiglia dove la fede è vis-
suta tutti i giorni e lascia radici nei
figli, oggi tutti grandi e impegnati
in vario modo nella comuni tà eccle-
siale e nel volontariato.
È ragazzo quando Mario va in cri-
si. Vive a Cobre, nell a regione di
Tachira, un a delle zone povere del
Venezuela, dove la differenza socia-
le è così diffusa e fa male. La sua è
una famiglia di contadini e per stu-
diare Mario si trasferisce in città.
Lavora per manteners i, e a scuola e
sul lavoro conosce i pensieri e le
lotte della contestazione. Gli amici
lo invitano nel movimento, s 'inna-
mora del marxismo, diventa infine
attivista. Prima si limi ta a distribui -
re volantini e ad attaccare manifesti,
poi entra nel gruppo dei dirigenti,
collabora a un programma radiofo-
nico che prende di mira il clero, gran-
de nemico delle loro rivendicazioni.
A 18 anni la svolta. Racconta:
«Un giorno, non so come, andai con
degli amici in semin ario per un a
conferenza. Fui colpito da un brano
del Vangelo che raccontava del cie-
« Maison Magone Tutti sotto l'acqua per una doccia all 'aperto e il bucato.
SETTEMBRE 1997 BS

2.7 Page 17

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le strade, li fa curare, li porta alla sua «Maison Magone».
(
Lubumb~shi. Don Mario con Kayombo,
un bambino ammalato di tubercolosi ossea.
co-nato: Gesù non si limitava a con-
solarlo spiritualmente, ma gli resti-
tuiva la vista. Interveniva anche sul
piano fisico-materiale. Quel messag-
gio mi è arrivato al momento giusto,
perché da qualche tempo sentivo che
il marxismo non mi dava le risposte
esistenziali di cui avevo bisogno.
Ripresi a ricercare e a pregare. E do-
po qualche mese entrai in semina-
rio» . Tra gli insegnanti vi era anche
qualche salesiano. Fecero amicizia e
uno di loro gli passò la vita di Don
Bosco. Quella lettura lo conquistò,
tanto che decise di farsi salesiano.
Allevamento
alla « Cité des Jeunes ».
SCEGLIERE LA VITA MISSIO-
NARIA rientrava in qualche modo
da sempre nei suoi progetti di vita.
Fece la domanda e fu destinato al-
1'Africa, dove vive ormai da 17 an-
ni. La polizia gli porta oggi i ragaz-
zi difficili, e lui stesso li raccoglie
nelle strade, li fa curare, li porta alla
«Maison Magone ». Se an-ivate a Lu-
bumbashi e volete raggiungere I'o-
pera salesiana, potete nominare Don
Bosco, ma anche «don Mario », il
giovane prete venezuelano che ha
conquistato il cuore dei ragazzi e
della città.
Forse sono cinquemila i giovani
che campano di espedienti a Lu-
bumbashi. Si nutrono rovistando tra
i rifiuti , oppure dandosi ai piccoli
furti. Vivono in gruppo per sentirsi
più forti e al sicuro. A volte sono
organizzati in bande dagli adulti, spe-
cie dai militari, che li mandano a ru-
bare e poi si prendono gran parte
del bottino. Moltissimi di quei ra-
gazzi laceri, sporchi, pieni di ferite
ai piedi, sono stati cacciati di casa
Gruppo d'insieme alla « Maison Magone». Ogni volta ne arrivano più di trecento.
perché accusati di stregoneria. Altri
sono figli di chi arriva in città alla
ricerca di fortuna. «Noi per loro sia-
mo l'ultima spiaggia, il solo punto
di riferimento. E quando entrano nel-
la nostra casa respirano un mondo
di felicità. Da noi giocano, trovano
un ambiente di fam iglia e di ami-
cizia, possono in qualche modo vi-
vere come tutti i ragazzi della terra:
curarsi, lavarsi, nutrirsi, studiare, im-
parare un mestiere ». Dal 1990 a Lu-
bumbashi hanno chiuso le prigioni
per i ragazzi. Non riuscivano a man-
tenerli e così cominciarono a portar-
li direttamente da don Mario, che
già prima pensava al loro pranzo.
Nei casi più gravi, Ii portano nelle
prigioni degli adulti, ma anche qui
don Mario va a scovarli per farli suoi.
«Il nostro lavoro Io realizziamo in
tre tappe: prima ci limitiamo ad ac-
coglierli, a farli divertire, a fargli fa-
re il bagno e a dare loro da mangia-
re. La seconda tappa è alla «Maison
Magone» o in altre case-famiglia,
dove i più giovani trovano una casa
in cui vivere e riprendono a studia-
re. Chi ha 16 anni passa poi alla
«Cité des Jeunes», dove i più gran-
di possono imparare un mestiere ».
Ma la cosa che riempie di mag-
gior soddisfazione don Mario è che
sono i giovani stessi ad avere in
mano l'organizzazione della casa e
di ogni attività. E questo dà loro un
orgoglio nuovo, li aiuta a superare
quel senso di sfiducia e l'amarezza
di aver vissuto magari per anni, nel-
la strada.
Chi volesse comunicare con don
Mario Perez, tenga presente che la
posta con l'ex Zaire praticamente non
funziona . Chi vuole può scrivergli at-
traverso la Procure des Missions
Don Bosco, Wespelaarsebaan, 250 -
3190 BoortmeerBeek - BELGIO .
BS SETTEMBRE 1997

2.8 Page 18

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..................................................................................... '
I CENTO ANNI
DI CASERTA
COME IN UNA FIABA,
TUTTO EBBE INIZIO
DALLA GENEROSITÀ
E RICONOSCENZA
DI UNA ISTITUTRICE
ALLA CORTE
DEI BORBONI.
'OPERA
RIE
di Giancarlo Panico
A rrivando a Caserta da Na-
poli percorrendo il lunghi s-
simo viale Carl o III, un
tempo passegg iata dei real i, risalta
immediatame nte l'i mponenza e la
maestosità della reggia più grande
d ' Italia, seconda in Europa solo a
Versailles. Costruita pe r Carl o VII
di Borbone, re di Napoli , su pro-
getto origin ario di Vanvitelli, ha al
suo interno l' ultim o esemp io gran -
dioso di giardino-parco dell 'età ba-
rocca. Oggi parte della struttura
ospita l'Accademia Aeronautica Mi-
litare. Caserta però non è so lo la
regg ia, è il principale centro ab ita-
to della fert ili ss ima « Terra di La-
voro » e ha lontani ss ime rad ici te-
st imoniate dal borgo medievale di
origine longobarda (Caserta vec-
chia). Aversa, Capu a, Santa Maria
Capu a Vetere, Maddaloni sono so-
lo alcune loca li tà storiche della pro-
vincia ri salenti all 'epoca rom ana .
C'è da ri co rda re tra l'altro , ne lle
vicinanze di Caserta, uno fra i pri-
mi opifici dell 'Italia meridionale, i1
setif ic io borbonico di San Leucio.
MADEMOISELLE
MARIE LASSERRE
no v issuta per lungh i a nni ».
principessa era nata e cresci uta a
Case rta, questo il motivo per cui la
La presenza dei sales iani in que- sua istitutrice conosceva ed era af-
sta città è strettamente legata a fezionata alla città campana. Il
quella dei Borboni. Lo esprime chia- nome stesso della principessa sug-
ramente in una sua lettera al beato ge di intito lare l'opera al Cuore
Michele Ru a,
Immacolato di
primo successo-
re di Don Bo-
sco, la fondatri-
ce e benefattri-
ce dell'opera ca-
sertana: « La lo-
calità in cui vor-
« È quanto mai urgente chie-
dersi ogni giorno da dove
avrebbe cominciato oggi Don
Bosco a Caserta ». Lo Fia detto
don Vecchi, presente a Caser-
ta per la festa del centenario.
Maria.
Il rapporto
epistolare con
don Rua era ini -
ziato nel 1895
quando made-
mo ise ll e Marie
re i stabilire l' o-
Lasserre, que-
pera è Caserta, nei pressi di Napo- sto il nome della benefattrice , ve-
li : essa ha le mie preferenze per il nuta a conoscenza del l'opera dei
mio affettuoso riguardo per la prin- sa les iani di Don Bosco verso i ra-
cipessa Maria Imm aco lata di Bor- gazzi più di sag iati, vo lle la loro
bone, fig lia di Ferdinando II , re presenza a Caserta: « Se non fos i
delle due Sicilie, presso la quale so- stata co lpita da inferm ità, c he
I L'opera salesiana di Caserta.
Il campanile, la chiesa
e una panoramica dall 'aereo.
SETTEMBRE 1997 BS

2.9 Page 19

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
sempre avanzando, sarei venuta a
trovarla per sottoporle un proget-
to », scrivev a. « Si tratterebbe di
un a fondazione di carità per fan-
ciulli, orfani o semplici giov inetti .
Per il momento metto a disposizio-
ne la somma di 200mila franchi».
La donna disponeva di tutto questo
denaro grazie alla sua vicinanza
all a principessa, di cui era stata
istitutrice e precettrice . Alla sua
prematura scomparsa ali 'età di 19
anni , le era rimasto un legato da
parte del re in segno di ri conoscen-
za e gratitudine.
Nella seconda lettera la aristo-
cratica francese prec isava il pensie-
ro sull 'opera da realizzare: « Quanto
al genere di opera, che intendo fo n-
dare, non posso fissare nu Ila, non
conoscendo i bi sogni dell a zo na.
Mi rimetto all a vostra so llec itudine
per conoscerli e per serv irli ne l mi-
g liore de i mod i. Non ho che una
precisa ambi zione: fare del bene a
codesta gioventù , la quale, nei tem-
pi che corrono ha tanto bisogno di
buoni esempi e di insegnamenti
cri stiani ». Si dimostrava così una
donn a di larghe vedut~ e aperta
all a realtà dei tempi . «E inutile»,
concludeva, « che il mio nome sia
conosc iuto; anzi desidero che sia
ignorato». Nel periodo della corri-
spondenza non volle far conoscere
nemmeno il suo indirizzo, si face-
va arrivare la posta presso un altro
recapito. Qualche anno più tardi
contro la sua volontà tes tamentaria
ne sarà reso noto il nome.
«PARLATEMI
DEI RAGAZZI»
Quasi a continuare l'anti ca tradi -
zione ini ziata da Don Bosco con
l' incontro di Bartolomeo Garelli,
anche Caserta fu inaugurata 1'8 di -
cembre del 1897.
Ini ziò l 'oratorio fest ivo, ma pre-
sto fu intrapresa anche l' atti vità
sco lastica, prim a con le c lass i e le-
mentari , poi anche con le ginnasia-
li. Fu quindi costruita la
chi esa e avv iato il collegio.
Mentre procedeva la co-
struzione della chiesa, la
fo ndatrice aveva ordinato la
statua del C uore Immacola-
to di Maria. Poi dallo stes-
so scultore volle quella del Sacro
Cuore di Gesù e in seguito le statue
di san Giuseppe , di san Francesco
di Sales e di Maria Ausiliatrice.
La benefattrice, nelle sue nume-
rose lettere dalla Francia, dove vi-
veva, ha sempre pensato e vigilato
sulla casa di Caserta. Continua-
mente ripeteva: « parlatemi dei ra-
gazzi ». Si interessava a loro, vole-
va conoscere il loro progresso sco-
lastico, le attività organizzate, i tra-
guardi raggiunti. E continuava a
elarg ire notevo li somme di denaro
per sostenere le attività e la conti-
nuazione dell ' opera. In una dell e
ultime lettere scriveva: « Non pos-
so essere più fe lice che quando
vengo a sapere che va crescendo la
prosperità di Caserta sia nei riguar-
di dei giovani sia ne ll ' assistenza a i
fedeli ».
Don Rua al quale la benefattrice
aveva affidato il suo progetto fu
molto legato alle vicende di que-
st ' opera, al punto da afferm are in
occas ione dell'inaugurazione della
C hiesa nel 1925: « Il nostro Don
Bosco ebbe la mi ss ione di erigere
in Roma il santuario del Sacro Cuo-
re di Gesù. Voglio imitarlo col far
sorgere a Caserta un altro santuario
al purissimo Cuore di Maria ». Qual-
che anno più tardi inoltre donava il
Particolare del dipinto
di Luisa Meloni Pierro nel santuario
di Caserta. Don Rua è considerato
un quasi-fondatore dell'opera.
LA MOLTIPLICAZIONE DELLE OSTIE. «Il rev.mo sig . don Michele Rua
il giorno 11 dicembre 1908 fu a visitare il collegio salesiano di Caserta.
Accolto con sentite dimostrazioni di venerazione e di affetto dai superiori,
alunni dell 'istituto e da numerosi ammiratori dell'Òpera salesiana, destò
subito in tutti una profonda impressione con quella sua aria di santità e di
paterna bontà sorridente. Invitato dal direttore del collegio , don Federico
Emanuel , a celebrare il mattino seguente la messa della comunità nella
cappella interna, accettò ben volentieri l'invito. L'assistenza dei giovani,
l'ordine del piccolo clero per la solenne e straordinaria funzione religiosa
preoccuparono tanto il giovane catechista, don Pietro Squarzon, che non
pensò se nel tabernacolo vi fossero particole sufficienti per una comunione
generale di oltre 200 giovani. Al momento della comunione indossò cotta
e stola per assistere nella distribuzione delle sacre specie: ma quando
salì all'altare e costatò che nell'unica pisside non v'erano più d'una dozzi-
na di particole, si sentì sconvolto e fortemente turbato . Si fece accompa-
gnare da due torci/eri nella chiesa pubblica sperando una soluzione alla
critica situazione. Richiesto don Antonio Uberti, addetto alla chiesa, ri-
spondeva che non ve ne erano neanche abbastanza per i fedeli. Non so
ripetere in quale stato d'animo il giovane prete tornasse alla cappella in-
terna! E don Rua? Tranquillo , senza spezzare le specie eucaristiche, con-
tinuava a comunicare: e passarono alla balaustra tutti i 200 giovani , con-
fratelli , chierici e laici , famigli. Il catechista stesso copriva la pisside e lari-
poneva nel tabernacolo con un nodo stretto alla gola e le lacrime a stento
represse sulle ciglia. Lo sfogo di pianto venne quando poté tornare in sa-
cristia. Aveva osservato che il numero iniziale di particole nella pisside
non era diminuito al termine della comunione generale.
I giovani vollero subito sapere la causa di quel pianto e il catechista narrò ,
tra i singhiozzi , l'accaduto . In fede, don Pietro Squarzon.
BS SETTEMBRE 1997

2.10 Page 20

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t ••• •••
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Caserta. Ragazzi nel cortile
della scuola. Il monumento ritrae
Don Bosco che dice
al piccolo Michelino Rua:
« Noi due faremo tutto a metà ».
quadro raffigurante il Cuore Imma-
co lato di Mari a dipinto dal Bonetti
ne l 1869 su commi ss ione di Don
Bosco per la Bas ilica di Maria Au-
sili atri ce di Torino. Anche se in di -
mensioni ridotte la chiesa d i Caser-
ta riproduceva fedelmente il santu a-
rio fond ato a Roma in vi a Marsala.
La stessa chiesa da lui tanto des i-
derata lo vide p rotagoni sta du rante
una delle sue visite (ne farà ben cin-
que) I' 11 dicembre 1908 del mira-
colo della moltiplicazione delle ostie
descritto ne l racconto de i testimoni
de l tempo (vedi box pag ina prece-
den te): « Avendo don Rua estratto
la piss ide, vi trovò poche ostie con-
sacrate; senza scomporsi, cominciò
a comuni care e comuni cò tutti! ».
Per l'apertura de l coll eg io il Pa-
pa Leone XIII concedeva una par-
ti colare benedizione. D 'a ltra parte
sc uola e coll egio, in parti co lare, so-
no stati sempre il centro vi tale del-
1' opera. Mo lti g li exalli ev i di Ca-
serta, soprattutto dell a scuo la, alcu-
ni tra questi divenuti po i illu stri per-
sonalità de ll a v ita soc iale, po litica
e re lig iosa: Gerardo Bianco, Fran-
cesco Paolo Casavol a, solo per citar-
ne alcuni , spesso ritorn ano da ami-
c i ne i cortili un tempo frequentati.
GUERRA
E DOPOGUERRA
Essendo parte integrante della
realtà casertana, anche i salesiani
non fu ro no esclusi dalle tri sti vi-
cende delle due guerre . La seconda
guerra mondi ale in parti co lar mo-
do non ha ri sparmi ato vittime nep-
pure tra i sacerdoti sa les iani . Tre
persero la vita du rante un bombar-
damento sull a città, che tra l'a ltro
SETTEMBRE 1997 BS
causò gravi e ingenti danni anche al-
i'opera. Altri sales iani , tra cui un
coadiutore, pagarono il loro tributo
alla guerra ucc isi dai nazi sti nel
corso di una rappresaglia nei press i
di Garzano , dove parte della comu-
ni si era rifug iata.
L'am pliamento dei cortili dopo il
bombardamento del '43 e il liceo
fo nd ato nel 1944-45 da don N icola
Nannol a all a fine de ll a guerra, fu-
ron o so lo i segni più evidenti de lla
rinasc ita, dopo il forte periodo di
cri si degli ann i dell e guerre.
Dal dopoguerra la vita dell ' istitu-
to ricomincia, l'opera diviene in
breve un importante centro sociale
e cultu rale, oltre che pastoral e della
città. La scuola torna a essere l'ani-
ma dell 'opera case1tana. È un cre-
scendo di ini ziati ve, di interventi
sul territori o che continu ano ancor
ogg i seppur tra molte diffi coltà.
Negli anni '70 Caserta con osce il
massimo del suo splendore. La crea-
zione della « Comunità vocaz ionale
proposta », nel 1974, ne è l' espres-
sione più evidente . « La vela della
casa », come la defini scono ogg i i
g iovani salesiani e gli aspiranti che
vi ,appartengono.
E po i l' inserimento attivo nel
tessuto de ll a c ittà, che non è più
so lo centro agricolo e che va espan-
dendos i sempre più .
« Lo spirito di Don Bosco è vi vo
ne ll a c ittà. Cento anni di stori a sa-
les iana pulsano nella vita feri ale del-
1'opera e si ri verberano nelle pie-
Dipinto del Sonetti, voluto
da Don Bosco per il santuario
di Maria Ausiliatrice a Torino
e donato a Caserta da don Rua.
ghe ordinari e de lla vita cittadina »,
ha detto don Juan Vecchi , ottavo
successore di Don Bosco e settimo
rettor magg iore a vi sitare l' opera
di Caserta (solo don Ricaldone non
vi è stato), in occasione del confe-
rimento della cittadinanza onoraria
da lui ricev uta come superiore dei
sales iani e in riconoscenza dell a
gratitudine che i casertani hanno
verso i sales iani .
Ne l continuo espandersi urbani -
stico dell a città, i sales iani , unico
ordine relig ioso maschil e presente
in città, stanno diventando perife-
ria. Come tali , quindi , si trovano a
vivere in prima persona i probl emi
di marginalità che condizionano
soprattutto la fascia giovanile. Don
Tobi a Carotenuto, direttore dell ' o-
pera negli ultimi anni , ha cercato
di impostare un progetto di intera-
zione tra scuol a e oratorio. Obietti-
vo pastorale principale è l' evange-
li zzazione della fami gli a, che qui
fo rse più che altrove ha risentito
notevolmente dei cambi amenti so-
cioculturali .
« Tutto questo », spiega don To-
bi a, « senza perdere di vista la scuo-
la. Poiché è qu anto mai urgente
prestare un qualificato servizio alla
cultu ra, e raggiungere tutte le real-
sociaIi esistenti sul territorio ».
In particolare l' attenzione agli ulti-
mi , i ragazz i disagiati , i nuovi po-
veri , forse tenuti un po' lontani ne-
gli anni passati . A questo scopo è
in cantiere un progetto di apertu ra
di un a struttura di accoglienza per i
giovani bisognosi. Intanto già da
diverso tempo , l' istituzione di un
«fondo scuola » per sostenere le spe-
se scolastiche dei ragazzi più pove-
ri e disagiati ha messo le basi per
una rinn ovata cultura della solida-
rietà tra le famiglie dei ragazz i che
frequentano la scuola.
Oggi anche a Caserta i salesiani
vogli ono essere punto di riferimen-
to soc iale ed ecclesial e in una real-
sempre più diffi cil e e frammen-
tata. Per non abbandonare i g iova-
ni a se stess i è qu anto mai urgente
chiedersi ogni giorno, come ha sot-
tolineato il rettor maggiore in oc-
casione della celebrazione del Cen-
tenario, « Da dove av rebbe comin-
c iato ogg i Don Bosco a Caserta? ».
Giancarlo Panico

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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OSSERVATORIO
Angelo Botta
S an Paolo e Sant'Am-
brogio, da giovani , de-
di vivere l'amore fam iliare,
l'impegno di un lavoro
vono avere fatto sport con
utile e degno . Cose che
passione . Lo si deduce
un certo tipo di sport non
dal tono esperto con cui
perm ette . Perché trasfor-
trattano di stadi e corse ,
ma un atleta in oggetto
di lotta e pugilato , di lan-
pronto a essere vincolato,
cio del giavellotto . Tutte
ceduto, imprestato, distrut-
cose in cui - sottolinea-
to. Perché di una partita
no - chi vuol vincere non
fa un evento di orgoglio
può lasciare. Loro, eviden-
nazionale , capace persino
temente, hanno lasciato,
di scatenare una guerra di
ma per ded icarsi a sport
ese rciti , come è capitato
ancora più val idi e assi-
tra Nicaragua e Honduras
curarsi vittorie di più alto
non troppi anni fa. Perché
livello. L'esperienza a vol-
ti prende un disgraziato e
te si ripete.
UNA MEZZOFONDISTA
ITALIANA stava ottenen-
do successi di prestigio in
campo nazionale e inter-
nazionale , quando ha la-
sciato. Ne ha parlato la
stampa, e anche il Bollet-
tino Salesiano di giugno .
Lei dice che non è vero ,
che non ha smesso di
Si comincia presto. Un pugile-bambino,
seriamente impegnato ad allenarsi.
IL CORAGGIO DI
AVERE PAURA
Mauro, un pugile di 32 anni,
si ritira dal ring. Abbandona quando
lo butta sul ring con un
ordine soltanto: «Non pen-
sare a niente, preoccupati
soltanto di picchiare ». Per-
ché vede un ragazzo ch e
gioca bene a calcio con
gli amici nel prato vicino a
casa e gli ch iede : « Ma tu
giochi in qualche squa-
dra?». «No ». «Peccato! ».
GIOCARE BENE AL CAL-
correre : «Corro , corro! Ma
per dare un po' di confor-
to alla gente disperata ».
Si tratta, come i nostri let-
capisce che rischia la sua vita e la serenità
della sua famiglia.
Una scelta controcorrente,
CIO CON GLI AMICI nel
prato vicino a casa, farlo
solo per dive rtirsi , non è
spreco , ma pienezza di
tori ricorderanno, di Elena perché ci vuole coraggio ad «avere paura». natura umana. Nella qua-
Rastello , diventata Figlia
le lo spo rt giusto è ca-
di Maria Ausiliatrice e missionaria in Africa.
pace di imprese enormi anche in campo internazio-
Adesso leggo , con molto ritardo , che ha lasciato nale. La diplomazia del ping-pong , per esempio, ha
anche un pugile , Mauro Galvano. A Mazzara del reso possibile il riavvicinamento di Stati Uniti e Cina.
Vallo, sul più bello di un incontro con il russo Shaka- E poi c'è differenza tra dare dei calci a un pallone e
likov. Era in palio il titolo europeo dei supermedi e prendersi mazzate in testa, con il cervello che a
stava per vincere ancora una volta, quando si è ogni colpo riporta ferite irreparabili. « Ho una moglie
preso quattro pugni inattesi che lo hanno invitato a che amo tanto , ho due figl i, una casa che mi aspet-
riflettere . Ed ecco, sul ring , la decisione che nes- ta », ha detto Mauro , mentre scendeva definitiva-
suno si aspettava. «Non ce la faccio più a combat- mente dal ring. « Corro, corro! », ripete Elena mentre
tere senza pensare a che cosa risch io. Alla casa dà conforto a gente disperata. Anche Paolo e Am-
che mi aspetta. A che cosa potrebbe accadere a brogio devono essere per questo tipo di coraggio. E
me, ai miei se mi facessi davvero male . Basta così. di sport.
Smetto ». È tornato a Fiumicino , dalla moglie e dai
figli , al suo lavoro in ristorante . Un pugile in meno ,
uno sposo-papà-gestore in più .
C'È CHI PARLA DI PAURA. Quella di Pierino inter-
rogato dalla nonna : « Pierino, le reciti ancora le pre-
ghiere alla sera? ». « Certamente ». «E alla matti -
na? ». «No, di giorno non ho paura ». Altri invece si
rifanno a Thomas Fuller: «Certe persone sono state
considerate coraggiose, perché avevano troppa pau-
ra per scappare ». Personalmente penso che Gal-
vano sia un uomo di grande coraggio , fino al punto
di non aver avuto paura di scappare prima di trasfor-
marsi in un rudere prematuro e perdere la possibilità
L'AUSTRIACO NIKI LAUDA. Anche Niki Lauda
ha avuto paura. Nel 1976 rimase intrappolato tra
le fiamme della sua Ferrari in Giappone e preferì
ritirarsi. Ebbe paura , si ch iese se ne valeva la
pena. Qualcuno lo criticò e quelli dell'ambiente lo
guardarono male, temendo che il suo gesto con-
trocorrente potesse danneggiare lo spettacolo
delle corse. Ma pur con la faccia butterata dalle
ustioni, è ancora vivo. E grazie al suo gesto, le
corse si sono fatte un po ' più sicure.
BS SETTEMBRE 1997

3.2 Page 22

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Subito dopo la sua elezione, l'ottavo successore di Don Bosco
-- .
IL MONDO IN
In questa intervista
esclusiva
al rettor maggiore,
PRESA DIRETTA la congregazione oggi,
dall'Europa
agli Stati Uniti.
di Silvano Stracca
Q uanclo il tuo battello,
<◄'/
ancorato da molto
'
tempo nel porto, co-
mincerà a metter radici, nel/' ùnmo-
raguay e Uruguay. Poi la designazio-
ne a responsabile della pastorale gio-
vanil e. In seguito, la nomina a «vica-
rio del rettor maggiore ». Una lunga
I prossimi viaggi in Africa
e nell'Estremo Oriente.
lontane: l'Argentin a, la Boli via, il
Paraguay, dove la presenza salesia-
na è orm ai un albero secolare con
radi ci ro buste come in tutta l'Ame-
bilità de l molo, prendi il largo ... » . I esperi enza di lavoro al verti ce dell a rica Latina. E mete più vicine: la
versi di Dom Helder Camara, «ve- co ngregazione, accanto a don Egidio Russ ia, l' Albani a, avamposti dove
I scovo dei poveri » in Bras ile, si Viganò. Recentemente, il 20 marzo l' opera comincia appena a mettere
adattano bene ai vi agg i dell 'ottavo di un anno fa , l'elezione a superiore fati cosamente radi ci. E ancora: il
successore di Don Bosco.
generale dei salesiani . «Chi vive Belgio, l'Egitto, gli Stati Uniti , la
Don Juan Edmundo Vecchi , argen- vede molto, chi viaggia vede di più », Lombardia e altre regioni italiane.
tin o, fi glio d' immigrati italiani , ha di ce un proverbi o arabo. Ed ecco Un susseguirsi di visite a poco più
I
ripercorso a ritroso il cammino dei don Vecchi accogliere idealmente il di un anno dalla sua elezione.
primi missionari salesiani , partiti nel suggerimento, << prendere il largo »,
I
secolo scorso da Valdocco per la Pa- prima come pellegrino a Torin o, al
I tagonia. Ali 'inizio degli anni '70 don Colle e a Mornese, « per un impera- UN DISEGNO PRECISO
Vecchi, poco più che quarantenne, fu tiv o dell a mente e del cuore >>, nell a
chi amato a Roma come consigliere terra e nei luoghi di Don Bosco. Ma Nuovi viaggi sono già in pro-
regionale per Argentina, Bras ile, Pa- è solo l' ini zio. Altre sono le mete e
I ella seconda metà di set-
I
I
EGITTO. Il saluto ufficiale.
-

3.3 Page 23

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si è messo immediatamente in viaggio. Per incontrare il mondo salesiano.
tembre, sarà a C uba. Subito dopo
andrà in C in a, Cambogia, Vietn am .
A fine ottobre in Sud Africa. Altri
itinerari sono in cantiere per il 1998.
I vent 'anni del « Progetto Afric a >) lo
condurranno sicuramente più volte
in quel continente entro la fine del
secolo. E non tarderà la prim a volta
in Oceani a.
Don Vecch i, un nuovo stile di go-
verno per il primo rettor magg iore
non italiano, che de ve introdurre
la Famiglia Salesiana nel nuovo
millennio ?
«Molto più semplicemente d irei
che nella mi a attività ci sono d ue
aspetti che si equiv algono. Il lavoro
d ' uffic io, cioè la so luzione paziente
di pro blemi complessi di ca rattere
generale, e la presenza nelle diverse
aree dove la congregazione vive. I
viaggi mi con entono un contatto più
diretto con le comunità locali , di dia-
logare con i sales iani , i giovani , la
gente. Posso inoltre comuni care ai
confra telli in fo rm a iù immediata i
grandi orientamenti dell ' ul timo Ca-
pitolo generale sui laici , sulla loro
condivisione dello spirito dell a no-
stra missione, sul nostro dovere di
prepararli alle nuove responsabilità» .
I suoi viaggi le assicurano un
processo di comunicazione a doppio
senso. Che cosa sign(ficano le sue
visite per i conj i·atelli nei cinque
con tinen ti ?
« Certamente un momento di fe-
sta, ma soprattutto la poss ibilità di
prendere contatto con la realtà mon-
dia le dell a congregaz ione. Di esse-
re messi al cor~ente dei programmi
e de ll e in iziative definite a Roma
per il Duemil a e o ltre. Tutto ciò è
importante. Crea uni tà, consapevo-
lezza del lavoro che insieme dob-
bi amo po rtare avanti ; senso di ap-
partenenza all a Chi esa universale ,
spirito e mentalità mi ssionari a. Dap-
pertutto cerco d ' incontrare anche le
autorità pubbliche. E questo contri-
buisce a far conoscere meglio la
nostra opera, il nostro schi erarci
sempre e dov unque da ll a parte de l-
1' uomo ».
IN AMERICA LATINA
E STATI UNITI
Qualcuno in America Latina par-
lò di tacita connivenza con i potenti
e con i governi. Di non stare sempre
da lla parte di chi chiedeva più giu-
stizia sociale, libertà e riforme.
« Credo che questo ogg i non sia
vero. Da nessuna parte. Ambiguità
da parte di persone singole si sono
av ute al tempo delle dittature milita-
ri , che si ispiravano alla dottrina
della sicurezza nazionale, quando il
mondo era divi so in un bl occo co-
muni sta e uno anti comuni sta. Non
la congregazione, ma singole perso-
ne, e in alcuni paes i, fo rse sono state
tro ppo vicine ali ' establishment. In
quas i tutti però abbi amo partecipato
al movimento di difesa de i diritti
dell'uomo e in favore de l ritorno
dell a democraz ia. In epoche più re-
mote, è vero, i salesiani hanno col-
laborato con i governi soprattutto in
progetti che si prefi ggevano l' edu-
caz ione di base di
vasti settori dell a
popolazione nelle
regioni più lontane
e abbandonate. I
paes i de ll 'Ameri-
ca Latina, appena
usc iti dalle guerre
di indipendenza e
da conflitti civil i,
avevano un alto
tasso di analfa-
miei della Famiglia Salesiana.
ARGENTINA- A Cordoba tra a
na della medaglia
STATI UNITI._con~:?d. Pio Laghi.
del centenario al
BS SETTEMBRE 1997

3.4 Page 24

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beti smo e zone q uas i senza comuni-
caz io ni co n il centro del paese ».
Ombre del passato e basta? Cerro
è notevole il lavoro fa lfo oggi in
America Latina per la qualificazio-
ne professionale dei giovani delle
classi popolari e per i « ragazzi de l-
la strada ».
« Adesso lavoriamo ov unq ue con
Iibe rrà tra i più poveri e tra le cl ass i
medio-basse, che costitui sco no la
grande magg ioranza de ll a soc ietà
latin oamericana. Il contine nte no n è
a ll e prese so lo con grav iss imi pro-
ble mi economici, ma anche con ur-
genti probl emi nel campo de ll 'edu-
caz ione , dell a c ultura, de ll a comuni-
cazio ne soc iale, ecc . A ltrettante sfi -
de per la nu ova evange li zzaz io ne
che sta ta nto a c uore a G iovanni
Paolo II ».
Ne l' a ltra America sono stari ben
più difficili gli inizi e lo sviluppo del-
/' opera salesiana. Un secolo dopo,
negli Stati Un iti, le d(fjlcoltcì sono
s upe rar e?
« In cento anni s i è conclu so un
lungo processo d ' inculturazio ne .
L' immagine de i salesiani come « re-
li g ios i ita li ani » apparti ene al passa-
to. Con le scuo le, i centri di fo rm a-
zio ne profess io nale, le parrocchi e,
la cong regazione è o rmai be n inseri-
ta tra la g ioventù e ne ll a società.
Adesso deve confro ntarsi con le nuo-
ve ondate immi gratorie degli ispani-
ci e deg li as iatici. L a c rescita più
lenta rispetto ali ' Ame ri ca Latin a si
spiega con l' impatto con una c ultura
e un contesto soc iale ed e tn ico pro-
fo ndamente di versi da que ll o latino
de lle nostre origini. Per l' avvenire il
pro bl em a è q ue ll o dell e vocazio ni .
U n problema comune pe rò a tu tte le
cong regazio ni re iig iose ».
L'ORA DEI LAICI
IN EUROPA
E comune anche a l ' Europa occi-
dentale. In Belgio, per esempio, il
secondo centenario nasce al/' inse-
gna de l « grande sogno » di Don Bo-
sco , la collaborazione tra salesiani
e laici...
« , l'as pe tto positi vo c he con-
trob il ancia la c ri s i vocaz io nale in
paes i come il Be lg io , c he tu ttora ha
SETTEMBRE 1997 BS
-
q uas i 70 confra te lli ne ll e m iss io ni , facile. Dobb iamo perc essere
è il nuovo ru o lo de i re li g ios i e il mo lto più attenti al d ialogo e a ll a
c rescente co in vo lg imento dei laic i, va lo ri zzazione in sp iri to ecume ni co
in parti co lare ne ll e scuo le. La ici di ciò che abbi amo in comune. Certi
che mostra no un 'ades io ne since ra atteggiamenti si sp iega no con la
a ll o sp irito e a ll o stil e educat ivo sa- lunga oppress ione da parte di un o
les ia no. La nu ova situazio ne ci im - stato totalitario . In Occidente, neg li
po ne però d i raffo rzare l' impeg no ultimi decenni , la Ch iesa s i è con-
cl i ani mazio ne, d i o ri entame nto , di fro ntata co n la c ultura modern a, al-
fo rm azio ne, d i agg regazione. L'a iu- l' Est con il potere. La preoccupa-
to dei laici pu ò Iiberarc i ei a pesi o r- zione re vale nte è stata quella cl i
gani zzati vi, amministra tiv i, gesti o- sa lvare la fede e cli preservare spaz i
nali. Ma il s istema non è eco no mi - alme no pe r la preghi era e il c ul to .
camente sos te nibile do ve non, Certi gesti tro ppo dec is i da parte
poss iamo ~onta re sul fi nanziame nto cattolica innescano fa talme nte mec-
pubb li co. E il caso de l! ' Ita li a, uni co cani smi dife ns iv i, provocano accuse
in E uro pa . . . » .
di proseliti smo da parte ortodossa >> .
Il 1989, la caduta dei muri, il A fe bbraio la visita in Albania.
crollo del comunismo, l' apertura del- Avrebbe immaginato che la situa-
/' Europa de l' Est. Problemi e spe- zione sarebbe precip itata in manie-
I
ranze nel/' ex Unione Sovietica ?
ra così drammatica?
« In cinque paes i siamo in una « Molti seg ni , dopo il crak de ll e
I
fase di rapida penetrazione : Bielo-
ru ss ia, Georgia, Li tuani a, Ru ss ia
e uropea e as iati ca (Siberi a) , Ucrai-
fin anziarie, indicavano c he la c ri si
stav a pe r esplodere . ' A lbani a è
usc ita da un a lun ga d ittatura, è un
I
na. In futuro potre bbe ro aprirs i le paese segnato da un 'estrema pover-
fro ntie re anche de l! ' Arme ni a e de l tà. Ha bi sogno sp ec ialm ente di ini-
Kaza~istan . Abbi amo già un centi- zi ative educative per trasformare la
naio cli co nfrate lli . L' anno scorso socie tà dopo decenn · di to tale chiu-
abbi am o avuto l 2 prime profes s io- sura a li 'esterno e d i profo nda disag-
ni , quest' ann o 13 no vizi. Pe ne trare gregazio ne interna. L a prese nza di
ha s ignificato spesso sol o mette re fo rti nucl ei legati al vecchio regime
pi ede in queste terre, otte nere un co muni sta condi ziona la vita demo-
edifi c io pe r viv e re e cominciare a crati ca. La suscettibilità de ll a popo-
lavorare . O ra do bbiamo form a re di lazione rende diffic il e q ualsias i in-
p iù la comunità e dare all a nostra te1·ve nto, salvo for se que ll o dell e o r-
o pera un a fi sio no mi a spiccatamen- ganizzaz io ni non governative . L' e-
te giov ani le. M a non dime ntLc hi a- mi grazione inco ntroll ata e mass ic-
mo c he, per decenni intere genera- c ia susc'ita comprensibili resisten ze
zioni sono state educate ne lI'ate i- nei paesi v icini. U n mo tivo di spe-
smo e che, in alcuni paes i, le a uto- ranza mi è parso il des ide rio di pro-
rità considera no tuttora la reli gione g resso de i g iovani ».
co me un fa tto
senza alcuna ri-
levanza sul pi a-
no soc iale ».
Bienvenido a nuestra lnspectoria
Rosario, 10 al 11 de Abrll de 1997
Anche i sale-
siani incontrano
resistenze, oppo-
sizioni, neppure
El 8"s uccsor de Don Bosco
troppo sotterra-
nee, da parre
ortodossa ?
« Nei tetTito ri
- 1..3 Etluc-.1ci6n cçn.sl,;1c en la 1r.1ru-rni.\\i6n
de valore,, dcfmili\\'rn- }' v:ilidos
l.!n fo rn1:1 dtn:imic:t Ycr'Call\\~.t:
tradizio nalme nte
ortodossi l' in -
serimento con un
servizio re ligioso
non s i presenta
I . . i consentono un contatto più dirett~ .
~~~'f;~~~unità locali ; di dialogare con _i salE'.!s1am,
i iovani la gente », ha detto don Ve_cch1. Ou1 ~op;r
u~o dei t'al'!ti volanti~i cthet sedari;i~I ~i::~~~~rgentina).
don vecchi. Questo es a o

3.5 Page 25

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-
DOPO CUBA,
che se uffi cialmente non sembrano
L'ASIA E L'AFRICA
schiudersi magg iori spazi ».
Il tempo di ritornare a Roma. E
Dal!'A lbania nella tormen ta, a subito la partenza per il Sud Africa.
Cuba, un altro paese che esce da un
lungo isolamento . Che cosa la por-
tercì in questo mese nel/' isola di Fi-
Perché questo paese per il primo
viclggio in quel continente?
«ba scelta è stata determinata dal
de! Castro?
« Il nuovo piccolo inizio che la
congregaz ione sta vivendo . L'anno
passato abbiamo av uto alc uni no-
vizi , quest' ann o altri. Contempora-
neamente è stato possibile procede-
re a qualche avvicendamento tra un
personale ormai anziano e logorato
centenario della nostra presenza. Ne l
1897 è stata fondata la prima casa.
b i passarono i sales iani diretti in
Asia. Non era stato ancora aperto il
canale d i Suez e bi sognav a c ircum-
navigare l'Afri ca. Il Sud Africa co-
nosce cambiamenti radicali dopo la
f ine del regime dell 'apartheid. I
dalle prove. Si spera in ulterio ri confrate lli stanno affrontando il mu-
aperture. A gennaio arriverà anche tamento con mo lta saggezza. La lo-
il Papa. Vado quindi per incontrare i ro presenza si va orientando sempre
I confrate lli , incoragg iarli a program- più verso la gente di colore, verso i
mare il fu turo >> .
più poveri . U n tempo, tutto il perso-
I Dopo Cuba, la Cina, la Cambo- nale arrivava dall 'Irlanda e dalla
gia, il Vietnam. Tre paesi dove la Gran Bretagna. Ora bisogna fare un
Chiesa è stata costretta a sopravvi-
vere nelle catacombe. Il suo viaggio
è l' anticipazione di tempi migliori?
« In Cambogia i salesiani sono ar-
rivati da un paio di anni. Il lavoro è
grande sforzo per trovarlo e fo rmar-
lo sul posto >> .
Siamo a quasi v.ent' anni dal/' av-
vio del "Progetto Africa " . In avve-
nire, certamente, avrà occasione
solo ali ' inizio, ma promette bene. d'intraprendere più di un viaggio
Anche vado a costatare de visu le
prospettive. Nel Vietnam abbiamo
alle spalle una storia quarantennale.
Oggi i confratelli sono 130- 140, tutti
nativi. La si tuaz ione è di li bertà re-
lativa. Poss iamo vivere , ma non svi-
luppare tutte le iniziative che voi:,.
nel continente. Una prima valuta-
zione de l lavoro fatto sinora ?
«Siamo entrati in tante nazioni .
Alcune realtà si sono sviluppate più
di altre e vanno decisamente verso
l' autonomia. L'Etiopia-Eritrea, per
esempio , l'Afri ca central e, quella oc-
remmo. La Cina resta un punto in - cidenta le. Completate la fase de ll a
terrogativo . L' impressione è che la penetrazione e quell a de l! 'assesta-
aortina di bambù sia diventata meno
impenetrabile , che si stia all argando
q ualche magl ia nell 'atteggiamento
mento, dobbiamo proiettarci verso
nuove fro ntiere. Puntare ali' africa-
nizzazione. Lavorare per le vocazio-
governati vo verso la rei ig ione. ~A~1~,~- -,-- -- -:.--:z::r;:.:7::---,::--:F :J1
.,. . ,dove presso Santa
I e;:i~ f~~:il ..
·
eve
la
« cittad.inanza
onoraria »i, rato
in
Argent·i
n
a
,
e
A Boretto (Reggio
1:J.1c14 anni il padr~ A\\~)in~etr:
sindaco con:egn~
Croce era nato su~ Monti di Montescudo ( or I destra accanto a don ecc
aveva sposatodMa~:: ment~e il parroco applau_de. tia pubblica istruzione.
attestato e me ag ., Sogliani sottosegretario a
è l'onorevole Albertina
,
ni native, approfondire la formazione
degli elementi autoctoni per poter af-
fidare agli africani la gestione e la di-
rezione delle opere. E ancora: ai utare
gli african i a diventare « i primi mi s-
sionari » degli stess i african i, come
chiedeva g Paolo VI. Naturalmen-
te il probl ema di fo ndo è quello del-
1' inculturazione . Troppo spesso con-
tinuiamo a portare in Africa un cri-
stianes imo europeo . Inculturare, pe r
noi sa lesiani, signifi ca anche ade-
guare il sistema educativo all a cul-
tura e all a mentalità africane ».
Per la Congregazione, in futuro,
un impegno sempre piiì deciso sulle
frontiere delle nuove povertà . La
sua recente lettera , con l'in vito ad
andare oltre le denunce di maniera
e a rispondere concretamente alle
nuove sfide, nasce dai suoi viaggi?
« In parte. La conoscenza diretta
dell e situazioni ha certamente raf-
forzato le convinzioni g maturate
sull a base delle ana lisi degli esperti.
Ma la lettera affonda le radic i nella
più generale presa di coscienza eia
parte di tutta la Chiesa delle respon-
sabilità sociali e politiche che sono
oggi ali ' origine del fenome no della
povertà. Come sa les iani , come con-
gregazione internazionale, con mol-
teplici risorse e con un ricco patri-
monio spirituale, abbiamo grandi
possibilità e all o stesso tempo im-
portanti respon sabilità. Le nuove
povertà dovranno trovare i sales ian i
sensibili e pronti a intervenire, co-
me lo fu Don Bosco con le povertà
del suo tempo ».
C'è un detto molto noto in Ameri-
ca Latina: « Caminante , no hay ca-
mino; se hace camino al andar ».
Tradotto con una certa libertà, vuol
dire che dinanzi al viandante la stra-
da non è mai tracciata sino infondo,
ma si precisa proprio camminando.
Questo vale anche per il rettor mag-
giore sul crinale di due Millenni ?
« Penso che chi si rivol ge indietro
per verificare la strada percorsa,
può sempre attingere dal passato va-
lide indicazioni per il futuro. Ma pur
riallacc iandos i a tutta l'esperienza
precedente, deve sempre guardare
avanti e avere anche il coraggio di
battere nuove strade. Aprendo qua e
là il cammino ».
Silvano Stracca
BS SETTEMBRE 1997

3.6 Page 26

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La prima volta avevo paura. « Questo adesso mi ammazza»,
GIOVANI IN
di Elio Lago
CARCERE
EDOPO
L'opera di recupero deve
risanare i fallimenti della
famiglia, quelli della scuola
e della società. Sono giovani che
per mille motivi sono stati
bocciati, rifiutati, emarginati.
L a mia prima esperienza con il
carcere iniziò quasi occasio-
nalmente. Mi trovavo in Ger-
mania, titolare di una missione cat-
tolica per l'assistenza religiosa agli
italiani emigrati in quel paese. Un
parrocchiano di questa Missione Cat-
tolica a Moenchengladbach era sta-
to preso dalla polizia tedesca e mes-
so in carcere. Ero giovane e pensa-
vo al mondo delle carceri come a un
luogo di delinquenti e assassini fe-
roci. Decisi di fargli una visita. Ave-
vo paura. « Questo adesso mi am-
mazza», pensavo. Ma il detenuto mi
disse che cercava semplicemente di
capire se poteva fidarsi di me. « Vo-
glio vedere se posso fidarmi di lei »,
mi disse. A distanza di 21 anni mi
sento ripetere le stess~ parole dai
detenuti che frequento . E l'esperien-
za di ogni giorno: tremore e tene-
rezza. A volte non so cosa dire a
questi giovani, spesso così lucidi e
generosi. Mi pongo la domanda an-
che come sacerdote sales iano: cosa
posso fare per questo tipo di giova-
ni? Cosa potremmo fare di più noi
salesiani mandati ai giovani, a tutti i
giovani, specialmente ai più svan-
taggiati e abbandonati?
La questione dei detenuti e del
carcere, scoppiata in questi ultimi
anni soprattutto per la presenza di
terroristi e persone legate a tangen-
SETTEMBRE 1997 BS
Ho scoperto, con stupore, che la popolazione detenuta è,
nella grande maggioranza, popolazione giovane, dai 18 ai 30 anni.
topo/i , ha coinvolto anche la chiesa
italiana. Vescovi, sacerdoti, religio-
si, gruppi diversi di cristiani, si sono
mossi, testimoniando, pur nella di-
versità delle linee, una volontà di
presenza accanto agli ultimi.
e Verona, mi sono inserito in questo
servizio con le modalità tipiche del-
la nostra esperienza ed ucativa sale-
siana, e di preparazione al lavoro at-
traverso « Corsi di forn1azione al la-
voro » riconosciuti dalla regione con
attestato di qualifica professionale.
MOLTI SONO GIOVANI
L'incontro con quell'italiano dete-
nuto mi ha spronato a scoprire la
realtà del carcere con cuore e occhi
nuovi. Ho scoperto ragazzi sinceri,
generosi, veri. Ho scoperto, con stu-
pore, che la popolazione detenuta è,
nella grande maggioranza, popola-
zione giovane (dai 18 ai 30 anni),
condotta in carcere da ingenuità,
stupidità, e solo raramente da droga,
spaccio o collisione con malavitosi.
Ritornato in Italia, ho continuato que-
sto contatto. In collaborazione con i
nostri « Centri per la formazione
professionale » di Venezia, Vicenza
"LA LEGGE
È UGUALE PER TUTTI,,?
L'uguaglianza di tutti di fronte al-
la legge è piì:1 una civile aspirazione
che una realtà. Gli emarginati, i de-
boli, i poveri economicamente e cul-
turalmente, spesso non sono in gra-
do di difendersi. La legge è come la
pioggia: cade su tutti, ma c'è chi ha
l'ombrello e chi è senza. I più deboli
sovente pagano piì:1 di quanto devo-
no. Sappiamo tutti che ci sono osta-
coli economici e sociali che limita-
no l ' uguaglianza dei cittadini Si
pensi alla difesa d'ufficio, che di

3.7 Page 27

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pensavo. Don Elio, un amico dei giovani carcerati, racconta.
fatto non è un mezzo sufficiente.
È poi urgente un minimo di cu ltura
giuridica che tenda al ricupero, al
quale per definizione dovrebbe ten-
dere ogni condanna. Ci sono le mi-
sure chiamate alternative, come il la-
voro esterno al carcere, la semiliber-
tà, l'affidamento in prova al servizio
sociale, gli arresti domiciliari, l'espia-
zione della pena presso comunità te-
rapeutiche. Ma spesso manca l'anel-
lo di congiunzione fra chi è dentro e
chi è fuori. C ancora troppa di-
stanza tra chi ha grane con la giusti-
zia, chi deve amministrare la giu sti-
zia e la società che deve accog liere
l'ex detenuto. E molta responsabi-
lità ricade sugli strumenti di infor-
mazione. Quasi sempre il racconto
dei giornal i è quello dei carabinieri
o della polizia, fonte prima, e spes-
so unica, dell'informazione. Quindi
la notizia è sovente di parte e tende
a esagerare le responsabilità.
Si dimentica che l'opera di recu-
pero e di prevenzione deve risanare
i fallimenti della fam ig li a, molte
volte assente; quelli della scuol a,
che per mille motivi li ha bocciati ,
rifiutati , emarginati.
INIZIATIVE DI RICUPERO
La fascia giovanile alla quale ogni
educatore è chiamato a dare una ri-
sposta oggi, comprende ogni giova-
ne, senza distinzione, anche questi
che vivono o escono dal carcere.
Don Bosco non direbbe mai « Vi vo-
glio bene, cari giovani, purché siate
buoni, educati, riconoscenti, rispet-
tosi ». L' amo,re per i giovani è amore
evangelico. E un tutt'uno con la giu-
stizia e supera ogni metro umano.
L'intervento dei salesiani con i gio-
vani che vivono negli istituti di pe-
na parte da queste premesse e si è
espresso in questi anni con i corsi
professionali: A Venezia, per mec-
canici-idraulici, restauratori del le-
gno, editori a e serigrafia, e altri cor-
si occasionali per cucina, estetica,
sartoria, informatica. A Vicenza, cor-
si di giardinaggio, di grafica cartel-
lonistica, di alfabetizzazione, infor-
matica. A Verona , corsi per esperte
tessili.
Il numero dei giovani varia da 1O
ai 15. Come sempre, i nostri corsi
accanto al momento pratico e ma-
nuale, pongono il passaggio teorico ,
di motivazioni, di dibattito, di aggior-
namento anche culturale, che stanno
~ -------------~ o
.:::
o
w
'o
o·~as.
all a base di ogni esperienza lavora-
tiva: il vivere insieme, i valori posi-
tivi nella società, nella famigl ia, il
recupero della legalità ali ' interno
del vivere soc iale, la solidarietà, il
perdono.
Ma i numeri sono solo cifre. I
cors i professionali e gli incontri ten-
dono soprattutto al ricupero al gusto
del lavoro , a ricreare stima di sé e
dell ' altro, a superare il trauma di af-
fetti mancati o negati.
I momenti di sociali zzazione tipi-
c i di questi corsi, servono anche a
smitizzare il ruolo di bande giovani -
li che spi ngono l'ingenuo a piccoli
reati, all ' uso di espedienti , all a pro-
stituzione, all a droga. Questi ragaz-
zi vivono sovente infa ngati e ricat-
tati da storie infinite di piccola ma-
lavita. U nostro servizio è una goc-
cia in un oceano, ma ha la pretesa di
dare un contributo educativo e for-
Ha detto il cardinal Martini:
I« Il carcere a chi entra appare
come il luogo costruito per punirli ,
per privarli della loro libertà,
forse qualcuno potrebbe dire,
anche, per annientare
la loro personalità
mativo, perché questo periodo di
detenzione non diventi punto di par- anche le rev isioni sul passato sono
tenza per altra emarginazione e altra viste con realismo. Anche la rabbia
solitudine. Ognuno degli insegnanti nell'affrontare uno stato che li puni-
operatori è consapevole, per espe- sce implacabile, mentre prima, al mo-
rienza diretta, che non è facile. Ma mento del bisogno, era inadempien-
il detenuto è fe li ce di sentirsi tratta- te. Il contatto con persone non stret-
re da persona normale. Per questo tamente legate con l'amministrazio-
ne carceraria, toglie forme di pre-
0 giuruzio nei confronti della società.
.::: Il detenuto conosce le battute iro-
·~"' niche e facili di molti cittadi ni : « In
i fondo, dopo tutto, in carcere non si
0 sta male, si vive da mantenuti e a
carico della comunità ». Sa che que-
sto è lo scotto da pagare e che sul-
l'onda dell'emozione pubbli ca, di-
sprezzo e disistima renderanno la
sua vita più difficile all 'interno, e
più rischioso il suo reinserimento a
fine pena.
I Il carcere dovrebbe risanare
i fallimenti della famiglia
e quelli della scuola.
MAI CONTRO L'UOMO
La presenza religiosa nel carcere
è precaria e affidata quasi unica-
mente alla figura del cappellano. La
Chiesa non si è mai ritirata dall' ap-
poggio ai suoi uomini impegnati nel
carcere. Proprio nel Vange lo c la
più forte affennazione della possibi-
lità di ricupero di ogni essere uma-
ns SETTEMBRE 1997

3.8 Page 28

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La cappella del carcere di Verona-Montorio.
I dipinti sono di Elio Lago.
Il carcere di San Vittore a Milano.
no. La Chiesa difende da sempre i
diritti di ogni uomo . Se non sono
reo, non mi devi condannare. Se ho
sbagliato, chiedo attenzione ai miei
diritti personali primari, quelli che
nascono da una legislazione moder-
na: diritto all a sal ute, all'igiene, alla
privatezza intima, al dialogo , al ri-
spetto, alla sentenza che provi il
reato, a impara re un mestiere.
I momenti di sc uola e di cultura
offrono poi nuove possibilità per
rendersi collaboratori att ivi in situa-
zioni precarie anche ali' interno del
carcere. Si pensi agli stranieri , a chi
non sa neppure scrivere una lettera.
Si tratta di inventare nuove ri sorse
per occ upare meglio il tempo del-
!' « ozio », cosa terribile per chi deve
restare dentro. «Non vogliamo mar-
cire, vogliamo fare qualcosa! ». Il
non fare nulla, deprime. Mi piace
citare alcune battute di un discorso
del cardinal Martini a un convegno
di cappellani del carcere: «Penso che
certamente ness uno , oggi, arrestato
o condannato, arrivando al carcere
abbia la coscienza di entrare nel
luogo della sua redenzione, nel pa-
lazzo costruito per il suo recupero.
A tutti coloro che vi entrano, perché
portati passivamente, il carcere ap-
pare come iJ luogo costruito per pu-
nirli , per privarli della loro libertà,
forse qualcuno potrebbe dire, anche,
per annientare la loro personalità.
C di più. Alle volte capita di assi-
stere impotenti spettatori a violenze
irrazionali e avvilenti commesse con-
tro l'uomo, contro la persona uma-
na, uomini e donne, nell'ambito del
carcere e del sistema di violenza
che si sviluppa e si riproduce ali ' in-
terno del carcere stesso ».
SETTEMBRE 1997 BS
IL DOPO CARCERE
Un gruppo , « Arca '93 », ha fis a-
to la propria attenzione sul « dopo
carcere » che appare momento ca-
rente nell 'organizzazione degli in-
terventi. Troppi parl ano di detenzio-
ne, pochi si chiedono come mai
molti , i cosiddetti « recidivi », ritor-
nano dopo poco tempo di nuovo in
carcere. Il problema de lla preven-
zione resta insoluto se manca anco-
ra uno spazio e un a domanda che ri-
chiedono risposte per un'alternativa
all a detenzione . Il gruppo « Arca
'93 », diventato nel frattempo asso-
ciazione, è un gruppo nuovo , eccle-
siale nel senso piC1 ampio e vero del
termine: sacerdoti religiosi e seco la-
ri , religiosi e religiose, laici cristia-
namente motivati. Fra i più attivi al-
cuni cooperatori sa lesiani. Il loro
obiettivo a lungo termine è I'inseri-
mento completo e normale nella so-
cietà dopo il periodo di detenzione.
La proposta per una adeguata acco-
glienza viene fatta soprattutto nel
quartiere, nel pae e, nella parroc-
chia, che vengono coinvolti nella
fat ica del perdono e dell'aiuto. Nel
concreto, il gruppo ha cercato per-
sone e mezzi pratici per dare rispo-
sta a chi, uscito dal carcere, non ha
più né casa, né lavoro , famiglia.
La caritas diocesana ha messo a di-
sposizione dei locali con un ufficio
per l'ascolto e l'accoglienza, e delle
stanze aLTedate. Chi scrive, coordi-
natore del gruppo, avvicina dentro
l'istituto carcerario gli eventuali ospi-
ti per verificare la di sponibilità a un
lavoro serio di recupero e reinseri-
mento. L' ospite rimane da noi per
due mesi e si attiva per una ricerca
di lavo ro e per una sistemazione de-
finitiv a, accompagnato da operatori
del gruppo e da operatori dell 'ente
pubblico (comune, Usi) co involti nel
progetto.
È una goccia in un mare di "biso-
gni" e di richieste. Il bilancio è po-
sitivo, anche se, come si può imma-
ginare, non sono mancate le sorpre-
se. Abbiamo optato, fra i più biso-
gnosi , per quelli che non hanno pro-
blemi di tossicodipendenza, perché
per loro ci sono già strutture e rispo-
ste adeguate. Accompagniamo e se-
guiamo ogni si ngola esperienza co-
me qualcosa di sempre nuovo, di
prezioso per ognuno di noi. Ogni
caso è un mondo diverso e unico ,
come lo sono la storia e la vita di
ogni persona, e richiede un 'acco-
glienza sempre da reinventare. Il
gruppo cerca di adeguarsi con in-
contri di riflessione e di preghiera,
che aiutino a motivarsi, a curare me-
glio il servizio. Interveniamo a di-
battiti nelle scuole, nei gruppi par-
rocchiali, con l'unico intento di sol-
lecitare l'opinione pubblica, soprat-
tutto le comunità cristiane ed eccle-
siali, a superare una cultura che
vede nella carcerazione dura l'unica
possibilità della pena. Anche questo
è lavoro di prevenzione. Il gruppo è
aperto a tutti , non chiede tessere, né
sbandiera manifesti. Chi soffre nel
carcere e viene da un'esperienza dif-
ficile e amara, non desidera apparire
sui giornali, vuole l'elemosina
della commiserazione, ma solo il ri-
spetto dovuto a tutte le persone.
Elio Lago
Salesiani San Zeno
Via don Minzoni , 50
37 138 Verona

3.9 Page 29

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FOGGIA. Dante Dossi ri-
ceve il premio « Leonardo
Murialdo, una vita per la
gioventù » dall'arcivescovo
della città mons . Giuseppe
Casale. Gli exallievi e ami-
ci dei « Giuseppini » hanno
scelto quest'anno il sale-
siano laico Dossi, da oltre
40 anni impegnato tra i
carcerati . In passato il
premio era andato tra gli
altri a don Oreste Benzi ed
Ernesto Olivero.
ROMA. Il 6 maggio al Pio Xl
l'ambasciatore israeliano
ha consegnato medaglia e
diploma di « Giusti tra le
nazioni » alla memoria di
don Antonioli e don Ales-
sandrini, che ospitarono 70
ragazzi ebrei , salvandoli
dai nazisti. Nella foto , con
don Francesco Motto è il
ministro consigliere pres-
so l'ambasciata d' Israele
Miriam Ziv, che ha curato
l'organizzazione.
ROMA. Molti i giovani pre-
senti. Tra le autorità, l'ausi-
liare mons. Clemente Riva,
il rettor maggiore don Juan
Vecchi , Claudio Fano, pre-
sidente comunità ebraica
di Roma. Tullia Zevi (nella
foto) , presidente della Unio-
ne Comunità Ebraiche Ita-
liane, ha detto: « Ho cono-
sciuto i salesiani guidando
un gruppo di studenti ad
Auschwitz . Trovai quei ra-
gazzi preparati e sensibili ».
ROMA. Alla cerimonia c'era-
no una trentina di quei 70
ragazzi ebrei salvati al Pio X.
« Con commozione sono
venuto in questo istituto »,
ha detto il rabbino Elio Toaf,
« dove abbiamo trovato dei
fratelli che ci hanno dimo-
strato tanta solidarietà e
rispetto. lo per primo sono
scampato al pericolo gra-
zie a un parroco marchi -
giano che mi ha nascosto
presso la sua canonica ».
MESSICO. Suor Margarita
Maria Hinojosa, FMA (nel-
la foto con i suoi giovani
collaboratori) , realizza ogni
settimana un programma
radiofonico di 40 minuti .
Ispirandosi all'opera di Agui-
lar Kubli « Le sette abitudi-
ni della gente altamente
efficace » creano un testo
adatto al mondo giovane
arricchendolo di canzoni e
poesie inerenti al tema.
PORDENONE . Tra le ini-
ziative di successo della fi-
lodrammatica dei ragazzi
della Scuola media Don
Bosco , quest'anno vanno
segnalate due trasferte
nelle case per anziani al Ca-
stello Brandolini di Cison di
Valmarino e alla Casa Se-
rena di Pordenone. Spetta-
coli diretti da Silvano Gian-
duzzo, e recitati con brio dai
ragazzi , che sono stati mol-
to applauditi dai « nonni ».
BS SETTEMBRE 1997

3.10 Page 30

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- IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
1
..
'I
AL ROGO
LA TELEVISIONE
VIVA I LIBRI?
« C aro Doctor J. , i giovani non vano dichiarati malsani . Allora esse
leggono più. Le prossime si nascondevano per leggerli a ogni
generazioni saranno probabilmente costo . Anch 'i o mi nascondevo per
di analfabeti, votati alla barbarie soddisfare qu esto mio vi zio! Non
della televisione, che è tutta vuotag- ero , per i miei profe ssori e certi
gine, volgarità, violenza. D'altra par- adulti , che un sognatore , un poltro-
te, che cosa potrebbe dare? Non ne, che cerca ciò che è facile e rifiu -
richiede alcuno sforzo, tutto è già ta lo sforzo . Per fortuna il cattivo
masticato, l'immagine, il suono, le esempio mi veniva dai genitori . Mio
scene, l'ambiente. In un libro tutto padre ha passato notti bianche, pre-
questo va immaginato . La lettura so da un libro d'avventure! Quanto a
comporta un certo sforzo, la televi- mia madre , un a volta che si era
sione, no. Per fortuna c ancora immersa nei suoi libri di Liala, dopo
qualche professore di lettere che li il pranzo potevate fare tutto il bacca-
costringe a leggere! » (Gaetano Can- no che volevate , lei non sentiva più
tarella, Sondrio).
nulla. A proposito, da quanto tempo
Caro signor Cantarella,
è vero : non si sono mai pubblicati
tanti libri così belli , interessanti e
ben documentati , romanzi avvincenti
e ben congegnati , che parlano dei
lei non si è imposto di spegnere il
televisore per gustarsi un buon libro,
parlarne , passarlo ai suoi figli? Per-
ché il piacere di leggere si impara
soprattutto in famiglia.
fatti dell'uomo, dell'attualità e ci fan - I libri per me erano la mia tele-
no capire meglio il mondo in cui vi- visione! Probabilmente mi permette-
viamo. E i nostri adolescenti , sem- vano di sfuggire al quotidiano . Pro-
bra, non leggono più , i professori di mettevano la vita bella... Ma «la vita
letteratura si scoraggiano ...
non è un libro », si diceva. Oggi , si
La sua lettera mi fa pensare . Mi
tornano alla mente ricord i perso-
nali ... Quando io ero adolescente, ci
si preoccupava perché ero sempre
troppo preso dai libri . Pare addi-
rittura che in passato si impedisse la
lettura alle ragazze : essa rischiava
dice che la vita non è un film , una
telenovela.
A dire il vero , come tanti altri , io
leggevo tutto ciò che mi capitava tra
mano, senza scegliere. Non amavo
quelli che venivano considerati i
classici .
di accendere la loro immaginazione, C'erano certo quei libri che ci
la «pazza di casa », che non era co- obbligavano a leggere i profes-
sa buona per il matrimonio . Alcuni sori. .. Ricordo che mi sono sempre
scrittori erano « maledetti » e veni- preso la libertà di saltare le pagine
noiose. Per l'inter-
rogazione , l'analisi
e il commento ,
c'era il trucco che
faceva superare la
difficoltà : giravano
dei ria ssunti , e
qu alche idea la
si prendeva da
un'antologia . Ma
,,f,:_
questo mi dà l'im-
' --.
i - ' :::.
.
pressione di una
seg regazion e della
cultura. Quella «ve-
ra » era già stata
«confi scata ,, dall a
SETTEMBRE 1997 fiS
scuola, e imprigionata in una fortez-
za in cui si rendeva difficile entrare.
Lo sforzo ha diritto di cittadinanza ,
ma il piacere (di leggere) non do-
vrebbe anche figurare nel program-
ma scolastico? La scuola può co-
munque fare qualcosa per favorire la
lettura, ma fare amare la vita (e un
libro può diventare vivo) è proprio
degli esseri viventi. Uno studente
incontra naturalmente dei professori
vivi , che gli trasmettono entusiasmo ,
ma non è così per la scuola come
istituzione. All 'università ho avuto dei
professori di letteratura che sono
riusciti a non farmi mai venire la
voglia di leggere un libro! Quelli che
mi hanno fatto scoprire dei tesori
sono soltanto i lettori di libri!
Oggi si distingue tra para e
sotto letteratura , così bene che
l'«alta cultura » sembra a volte « ri-
serva di caccia » dei centri culturali ,
o prigioniera del libro con la fascetta
del premio famoso . Mette sogge-
zione . Come meravigliarsi del suc-
cesso del piccolo schermo , popo-
lare , di facile accesso?
Allora? La televisione fa con-
correnza al libro? È sleale? Eppu-
re , molti giovani - e persone anzia-
ne - che non leggerebbero, possono
viaggiare in Cina e imbattersi in sto-
rie d'amore palpitanti grazie a quella
piccola finestra. Il mondo è , in quel
piccolo schermo. È vero che la tele
non richiede che un piccolo sforzo di
attenzione , che è servita calda , ma
molti giovani e meno giovani ci
trovano un po ' di felicità . Anche se
non leggono , hanno l'occasione di
aprirsi alla vita e ai problemi del mon-
do . Andiamo , non è vero che la te-
levisione è solo spazzatura !. .. Anche
nei libri si trovano delle sciocchezze.
La tele può giocare un grande ruolo
nella crescita di quegli spettatori che
non leggerebbero mai (non si può
fare tutto : musica, tennis , informa-
tica , passeggiare con gli amici ... e
un sacco di cose interessanti) .
Tutto non è perso per la cultura .
Manca forse una certa finezza , un
certo approfondimento dell 'animo
umano? Questo lo si imparerà dalla
vita , che ti costringe ad avvicinarti e
a conoscere delle persone e delle
culture diverse. Si ha davanti tutta la
vita per questo . Viva la vita , che è
ben più fo rte delle nostre paure e
nostalgie .

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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IN LIBRERIA
PERÙ
SANGUE SULLE ANDE
A pochi anni di di stanza dal-
!'assass inio del giovane vo-
lontario Giulio Rocca, I'« Ope-
razione Maro Grosso » pi ange
un 'a ltra vittima dell a violenza:
don Daniele Bad iali , 35 anni ,
«fidei donum » di Faenza. Vi-
veva in Perù dal 1991 , dove
operano alcuni preti OMG e
oltre un centinaio di volonta-
ri , alcuni sposati. Don Danie-
le aveva scritto: «L a morte è
sempre pronta ad attenderci ,
devo essere pronto a lasciare
tutto ora ... ». E in una canzo-
ne di suo pugno, dal titolo Don
Bosco saltimban co: « A l salto
mortale non mi abbandona-
re». Il sales iano don Ugo De
Censi, fo ndatore ci eli 'Opera-
zione M ato Grosso, ha convo-
ca to i responsabi li dell e par-
rocchie e dell a dozzina di «Ca-
se Don Bosco», dove i giova-
ni vengono avv iati a una pro-
fess ione. « L a gente deve ca-
pire che il nostro lavoro è di
carattere puramente rei igioso
e non politico », hanno detto.
RWANDA
~PJ NUTANGA
Q!: , ; ,- ~ IMBABAZI
UZABONA
,"' AMAHORO
UN MESSAGGIO DI
PACE IN OGNI FAMIGLIA
« Offri il perdono, ricevi la pa-
ce »: «N utanga Jmbabazi, uza-
bona amahoro » (in kinyar-
wanda, la lingua del Rwan-
da). li titolo dell a bell a lettera
di Giovanni Paolo II ha ispi-
rato i sales iani di Gatenga
(Rwanda) a condurre con sem-
plicità un 'e fficace campagna
di sensibilizzazione. Ogn i gio-
vane che frequenta il Centro
si è impegnato ad attaccare un
piccolo manifesto con questa
sc ritta in ogn i famig lia. Ne
sono stati collocati mille, in
altrettante famig lie. E altri ma-
nifestini sono in preparazione.
ROMA
IL NOBEL TRA I GIOVANI
Ha parlato ai 30m il a giovani
di A zione Cattoli ca il vesco-
vo cli T imor Est mons. Belo,
premi o Nobel per la Pace. A l
mega- incontro dell ' Oli mp ico,
li ha esortati alla pace, all a
« li bertà, solidarietà, giustizia
e verità». In que ll a occas ione
Rai/2 lo ha intervi stato. «Si
sia dim ostrando utile il Nobe l
per l'isola di Tim or?», gli han-
no chiesto. Ha ri sposto : «L 'op-
pressione continua. [ nostri gio-
van i quando chi edono ne lle
parrocchie inform azioni sul
Nobel vengono convocati dal-
la poli zia. Ness un mi gliora-
mento sociale, né per i di ritti
umani ». Invitato a fare un pa-
ragone tra Timor e i paesi d'Eu-
ropa, ha detto: « Qu i è primo
mondo. C'è democrazia, li -
bertà, svilu ppo. Noi siamo ter-
zo, quarto mondo. V orrei che
l ' Unione europea e l ' Itali a co-
noscessero bene i nostri proble-
mi e ci dessero una mano ».
BOLOGNA
IL FORUM
DEGLI ORA TORI
Le assoc iazioni che organi z-
zano gli oratori , che co invol-
gono almeno un mili one di
giovani , avranno presto il loro
Forum . D i questo si è parl ato
a Bo logna nel corso de l con-
vegno sulla pastora le giovani-
le promosso da ll a CEI. A ot-
tobre sarà convocata un 'as-
semblea costituente, che sug-
gerirà strade comuni e cer-
cher~t di promuovere gli ora-
tori anche a livello civile-i sti-
tu zionale. «Per poter fare il
bene occorre essere visibili »,
ha detto don Maggi , che rap-
presentava gli oratori sa lesia-
ni . «Il coord inamento sarà im-
portante per avere peso poli ti-
co. O sul territori o ci si pre-
senta uniti o si è eliminati ».
ANGOLA
PACE E PROMOZIONE
K akuako è un a cittadina di
pescatori distante 16 km dall a
capitale Luanda. Qui le Fi glie
di M ari a A usiliatri ce hanno
aperto la Casa Mamma M ar-
gherita per accog liere bambi-
ne e ragazze in difficoltà. L a
scarsità cl i sc uole e il numero
crescente cli orfani a causa de l-
la guerra, le hanno spinte a que-
sto passo. Una ri sposta ai bi-
sogni dei giovani ss imi di quat-
tro etni e diverse, proven ienti
da se i province del! ' A ngola.
PRAGA
DUE TESTIMONI
L ' i pettori a di Praga festeggia
quest'anno due sales iani di 90
anni , don A nton in Dvonak e
don Josef Zerzan. Nel 1950
don Dvonak fu rinchiuso in-
sieme ad altri religiosi nel
monastero di D eli v e due anni
dopo condannato a 2 1 anni di
carcere e lavoro nelle mini ere
di uranio, fu ril asc iato con la
condi zionale so lo nel 1965 .
Proseguì nel lavoro di mano-
va le, fino ali ' età dell a pensio-
ne. Nel 1968 di venne ispetto-
re dell a ri nata ispettoria di
Praga. È il sa les iano che più
di ogni altro porta in intera
la stori a dell a congregazione
nel suo paese. Anche don Zer-
zan nel 1950 fu internato in-
sieme ag li altri reli gios i e ha
conosc iuto il carcere. Lavorò
nell a costruzione di dighe e
solo dopo la pensione poté
esercitare un po' di servi zio sa-
cerdotale, non senza contrasti .
Giancarlo Panico
A TU PER TU
CON DIO
Introduzion e
alla preghiera
pp . 80, lire 5.000
Paol ine, Milano 1977
Il libro nasce dall 'espe-
rienza di un giovane edu-
catore che parla a gio-
vani come lui di pre-
ghiera, ascolto , confron-
to , silenzio.. .
« Perché e quando pre-
gare, come pregare, le
espressioni e le tappe
della preghiera, quale
preghiera », sono alcuni
dei temi affrontati, in un
dialogo « a tu per tu con
Dio " che dà luce al cam-
mino di ogni giorno.
Nella presentazione, il
rettor magg iore dei sale-
siani , don Juan E. Vec-
chi scrive : « li libro è scrit-
to da un giovane .. . Que-
sto fatto è una testimo-
nianza da cui lasciarsi
provocare. Spesso si
pensa che i giovan i sia-
no poco portati alla ri -
flessione , distratti nei
confronti di tutto ciò che
dice trascendenza. Molti
appaiono così, ma il bi-
sogno di riempire di Dio
il cuore è presente in
loro più di quanto non si
creda ... ».
Il libro lo si trova presso
le Librerie San Paolo o
può essere ri chiesto di-
rettamente a questo in-
dirizzo: Editoriale Paoli-
ne, via Francesco Alba-
ni, 21 - 20149 Milano.
Tel. 02.480.11 .600.
BS SETTEMBRE 1997

4.2 Page 32

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IL MESE IN LIBRERIA
.Libri novità a cura di Giuseppe Morante
~~~
CREDERE?PARLIAMONE
CREDERE?
COM'È POSSIBILE?
Due volumi di Pascal Thomas
Collana « Riscoprire
il cristianesimo ».
LDC , Leumann (To) 1997
pp. 128 ciascuno
Ogni volume lire 11.000
VIAGGIO DENTRO
LA BIBBIA
Corso biblico
per catechisti,
insegnanti di religione,
operatori pastorali.
di Cesare Bissoli
LDC , Leumann(To) 1997
pp. 400, lire 30 .000
QUANDO IL PAPA
CHIEDE PERDONO
Tutti i mea culpa
di Giovanni Paolo Il
di Luigi Accattali
Mondadori , Milano 1997
pp. 208, lire 24.000
Il messaggio fondamenta-
le di questo testo è che la
confessione del peccato
apre la strada alla riconci-
liazione e corregge l'im -
magine della Chiesa nel-
l'attuale contesto cultura-
le. Vi appare come il frutto
di un continuo interrogarsi
del Papa, « il più inquieto
dei credenti e, forse , degli
uomini della nostra epo-
ca ». Il volume raccoglie i
testi in cui Giovanni Paolo Il
riflette sulle pagine della
storia della Chiesa e rico-
nosce le deviazioni dei cri-
stiani rispetto al Vangelo .
Il tema del perdono è su-
bito presente e via via pren-
de corpo fino a strutturarsi
nella proposta di un esa-
me di fine millennio, in cui
l'intera comunità cattolica
è chiamata alla revisione
della propria storia. L'au-
tore commenta i 94 testi
storici in cui il Papa cor-
regge un giudizio, ricono-
sce una responsabilità ,
chiede perdono. Per l'im-
portanza storica ed etica e
per l'eccezionale tenore
comunicativo di queste
dichiarazioni , ne risulta
uno straordinario messag-
gio di pace per il terzo mil-
lennio incipiente.
SETTEMBRE 199 7 BS
IL MESSAGGIO
DELL'APOCALISSE
di Edouard Cothenet
LDC , Leumann (To) 1997
pp. 168, lire 15.000
Che senso hanno tutte le
parole che rimandano alla
religione? Come diventare
protagonisti di una vera ri-
cerca religiosa? Dove cerca-
re il significato per credere?
Questi due agili libri rispon-
dono a queste domande e si
offrono come aiuto a quanti
stanno riscoprendo la voglia
di cominciare o ricominciare
a credere. Lucidamente e
criticamente. Non fanno ope-
ra di proselitismo o apologe-
tica del cristianesimo, ma
offrono un percorso sereno
che fa riflettere sul significa-
to del fatto religioso , sul
senso del pluralismo delle
religioni, sul significato della
fede , sulla sua originalità in
tempo di pluralismo culturale
e religioso . Perciò , prima di
parlare di Cristo , si presen-
tano le religioni oggi più dif-
fuse (islamismo , buddismo ,
giudaismo, cristianesimo)
mettendo il lettore di fronte a
un serio itinerario di ricerca
e di confronto.
La Bibbia è il grande libro
della fede . Ignorare la Bibbia
significa ignorare Cristo. Ma
sembra che ancora i cristiani
siano molto distanti dalla
comprensione del testo sa-
cro. Questi due libri , didatti-
camente chiari , possono ac-
corciare queste distanze . Il
primo si propone come gui-
da allo studio personale del
libro sacro per ogni operato-
re pastorale e come testo
per i corsi biblici per i cate-
chisti , gli insegnanti , gli ani-
matori dei gruppi biblici .
Il secondo offre una spiega-
zione del libro dell 'Apocalis-
se, limitandosi ai criteri fonda-
mentali di ogni sana esegesi:
spiegare la Bibbia con la Bib-
bia, tener conto dell 'ambiente
dell 'autore, non perdere di vi-
sta la situazione della Chie-
sa del tempo , dare il giusto
peso al contesto storico.
,
COSA FA LA TV
Al BAMBINI?
Di Ben Bachmair
LDC , Leumann (To) 1997
pp. 166, lire 14.000
Ci sono due tipi di genitori: chi
si preoccupa eccessivamente
dell 'influsso negativo del pic-
colo schermo e non conosce
soluzioni ; e chi ignora il pro-
blema, trovando comodo par-
cheggiarvi davanti i propri figli.
Molti genitori non sanno come
l'uso del piccolo schermo si
ripercuota esattamente sulle
giovani generazioni . Questo
libro offre molti suggerimenti
sui modi attraverso cui instau-
rare un confronto positivo e
creativo con questo importan-
te mezzo di comunicazione.
L'autore dimostra che la te-
levisione crea entusiasmo nei
bambini e arricchisce la loro
fantasia come le favole di una
volta . Perciò si preoccupa di
dare ai genitori e agli inse-
gnanti la possibilità di confron-
tarsi con tale realtà per poter-
la inserire nella vita quotidia-
na come strumento positivo.
NON SI FA VENDITA PER
CORRISPONDENZA. I libri
che vengono segnalati si pos-
sono acquistare presso le libre-
rie cattoliche o vanno richiesti
direttamente alle rispettive
Editrici.

4.3 Page 33

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~ ~ ~ BIBLIA
MARTIRI IN ALGERIA
La vicenda dei sette
monaci trappisti
di Bernardo Olivera
Àncora , Milano 1997
pp. 128, lire 17.000
È un fatto di cronaca recen-
te: sette monaci trappisti
sono stati sequestrati il 27
marzo e decapitati il 21 mag-
gio 1996. Avevano ricevuto
la formazione monastica in
diversi monasteri di Francia.
Giovanni Paolo Il afferma che
« nel nostro secolo sono ri-
tornati i martiri , spesso sco-
nosciuti , quasi militi ignoti
della causa di Dio. Per quan-
to è possibile non devono
andare perdute nella Chiesa
le loro testimonianze ». Leg-
gendo queste pagine viene
da pensare agli Atti dei mar-
tiri che hanno segnato e illu-
minato la storia della Chie-
sa. Non sono morti invano.
« Gesù Cristo ha tanto ama-
to il popolo algerino da dare
la vita per loro . Anche i no-
stri fratelli , che seguivano
Gesù da vicino , hanno dato
la vita ». Con parole simili
l'abate generale dell 'Ordine
parla di questi martiri. Le let-
tere del libro raccolgono la
fede, l'amore, la contempla-
zione e il dolore di tutto quel-
lo che hanno vissuto .
PADRE PIO
Una strada di misericordia
di Yves Chiron
Paoline, Milano 1997
pp. 384, lire 24.000
La notizia che il frate cap-
puccino più famoso dei no-
stri tempi stia per arrivare
agli onori degli altari offre
nuova occasione alla stam-
pa che in verità se ne era
sempre interessata. Il suo
influsso umano-spirituale è
tuttora influente e la memo-
ria della sua testimonianza
non si sono mai spente. La
« causa di canonizzazione »
è il processo a un uomo non
comune , che nel suo dolore
e nella sua fede ha assapo-
rato la vita in Dio. In questa
prospettiva vanno letti i di-
versi fenomeni soprannatu-
ral i che hanno scandito tutta
la sua esistenza: visioni , bi-
locazione, dono delle guari-
gioni , la stessa stigmatizza-
zione permanente che lo ha
reso conforme a Cristo cro-
cifisso. Emerge il profilo di
un uomo che ha attirato e
affascinato centinaia di mi-
gliaia di fedeli ; profi lo inqua-
drato nella storia di una Chie-
sa (da Benedetto XV a Gio-
vanni Paolo Il) che lo ha trat-
tato con un alternarsi di ac-
coglienza, incomprensioni e
persecuzioni. Il tutto sulla ba-
se di documenti anche inediti.
«BEATI VOI »
Il Vangelo
e la felicità dei giovani
di Luis A. Gallo
della collana « Meditazioni
per adolescenti e giovani »
LDC, Leumann (To) 1997
pp. 62 , lire 7.000
Il Vangelo di Gesù non in-
vecchia . Il presente testo ,
che si colloca in una piccola
collana di riflessioni giova-
nili , pone l'urgenza di recu-
perare il suo senso genuino
trasformandolo in idee e
soprattutto in azioni vitali .
Infatti, qualche volta il cri-
stianesimo è stato visto , e so-
prattutto vissuto , come qual-
cosa di triste , di mortificante.
Un cristianesimo così è una
caricatura di ciò che propo-
se Gesù di Nazareth . Dai
Vang eli sappiamo che egli
non volle cercò altro du-
rante tutta la sua vita se non
la gioia delle pBrsone che
incontrava, una gioia vera ,
piena e traboccante . L'auto-
re vuole contribuire a far sco-
prire, in clima di preghiera, il
filo rosso che attraversa da
capo a fondo il Vangelo , e
cioè il grande augurio di feli-
cità che si sprigiona come
messaggio dalle parole.
Sono state pronunciate qua-
si venti secoli fa, ma ancora
oggi conservano freschezza
e forza impareggiabili.
ME DITA ZIONI
PER ADOLESCENTI
E G I OVA N I
'§75; L--.J
EDITRICE
ELLE DI Cl
ASSOCIAZIONE
LAICA
DI CULTURA BIBLICA
CONVEGNO
INTERNAZIONALE
« CORANO E BIBBIA»
Napoli , teatro di Corte
e Biblioteca nazionale
Pal azzo reale
24-26 ottobre 1997
Tra i temi : " La convivenza
fra ebrei , cri stiani e musulma-
ni nel mondo odierno », di Igor
Man - " Cosa accomuna Bib-
bia e Corano? », di Maurice
Borrmans - " Status della bio-
grafia su Maometto », di Ser-
gio Noja - " Parola di Dio e
rivelaz ione nella Bibbia », di
Bruno Forte - " The Word of
God in Islam », di M. Mahmoud
Ayoub (traduz. simultanea) -
" Un un ico Dio , tre grandi
relig ioni » (interventi del rab-
bino capo di Milano Giusep-
pe Laras , di Ary Roest Crol -
lius, della Gregoriana di Roma,
e Arei Ali Nayed, Istituto studi
arabi e islamici di Roma).
LA BIBBIA
.
LE PIETRE LA CITTA
Firenze ,
seminario arcivescovile
20-22 novembre 1997
Tra i temi: " La casa di Dio »
(Pietro Lombardini ) - " Gesù
e il te mpio » (Piero Stefani) -
" Dalla basilica tardo antica
alla cattedrale medievale »
(Timothy Verdon) - " Città di
Dio , città dell'uomo ., (Massi-
mo Cacciari) - " La sinagoga:
la parola nella città » (Paolo
De Benedetti) - " Spazi profa-
ni e spazi sac ri nella città
contemporanea » (Stefano
Della Torre).
Visita guidata al complesso
monumentale di S. Maria del
Fiore.
Per gl i insegnanti di religione ,
il corso è ricono sciuto con
decreto dell ' università di
Bologna, ai sensi della diretti-
va ministeriale.
Per informazioni, condizioni
di partecipazione e iscrizione:
BIBLIA
via A. da Settimello, 129
50040 Settimello (FI )
tel. 055.8825055
fa x 055.8824704
BS SETTEMBRE 1997

4.4 Page 34

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I «PEACE VENTURES»
di Paul Cheruthottupuram
Padre Mathew Vellankal, SDB,
presenta i Peace Ventures.
Un'avventura,
la prima in
assoluto, di un
gruppo musicale
composto da
giovani di tribù
diverse e in conflitto,
che hanno percorso
4. 700 km in sette stati del Nord Est
dell'India, in zone lacerate dalla
violenza. 15 spettacoli per 50mila
giovani. Canzoni e danze
per portare un messaggio di pace.
11Nord Est dell'India un tempo era conosciuto per la
coesistenza pacifica tra le varie tribù e razze . Oggi
invece la violenza fa notizia sui giornali e in prima pa-
gina. Una situazione che preoccupa non poco la Chie-
sa. Per questo un gruppo di 32 giovani si è attivato
per una missione di pace tra le tribù in conflitto . « La
pace potrà diventare realtà , se la costruiamo insie-
me ». Con questo obiettivo i Peace Ventures si sono
messi in viaggio , sponsorizzati dalla Commissione
Regionale della Gioventù della Conferenza Episcopale
del Nord Est dell'India. I giovani artisti erano studenti
e appartenevano agli Angami , Appathani , Thangkul ,
Karbi , Jamatia, Khasi , Garo, Mizo, Adivasi e Boro, per
nominare almeno alcune delle tribù che rappresenta-
vano. E per un mese hanno percorso l'intera regione .
I
Nei tradizionali costumi delle loro tribù ,
i Peace Ventures cantano
« Un solo cuore, una sola anima ... » .
Guwahati. Cantano i Peace Ventures,
esplode l'entusiasmo giovanile.
SETTEMBRE 1997 BS
L'ÉQUIPE DEI « PEACE VENTURES » era composta
da due giovani cantanti per ciascuna delle dieci dio-
cesi e dei sette stati (uno per ciascuna tribù), oltre ai
musicisti , al direttore programmatore e a quello della
musica. Furono scelti i maggiori talenti musicali della
regione e presentati come « crème de la crème » del
Nord Est. Direttore programmatore, don Tom Kunnel,
responsabile del Centro Giovanile Don Bosco di Ko-
hima, una figura popolare tra i giovani , lui stesso bra-
vo musicista e cantante. Mentre don Barnes Mawrie,
professore di catechetica allo studentato teologico del
Sacro Cuore di Shillong , si è occupato della direzione
musicale . Nativo del posto, parecchie delle sue com-
posizioni fecero parte del repertorio .

4.5 Page 35

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Kantothy di Agartala ha incantato
con la sua splendida voce.
Padre Barnes Mawrie, SDB, e John Khurba di Shillong
cantano « Non è mai troppo tardi per ricominciare... ».
TESTIMONI DI UNITÀ. I giovani si sono ritrovati per
un'intera settimana a Guwahati per le prove. Il primo
spettacolo fu tenuto all'.auditorium della Scuola di Don
Bosco di quella città, presente il primo ministro del-
l'Assam , Sri Prafulla Kumar Mahanta, che ha detto ,
presentando lo spettacolo: « La pace è il bisogno più
urgente ... stringiamo le mani a tutti coloro che voglio-
no costruirla, e portano l'unione e l'armonia nella so-
cietà ". Intervenendo come ospite d'onore, l'arcivesco-
vo Thomas Menamparampil disse : « La pace non è
segno di debolezza, ma di una sconfinata forza interio-
re. Chi promuove la pace sa che l'amore guarisce le
ingiurie , che il perdono toglie l'odio , che un incontro
fraterno lenisce le offese ".
15 LOCALITÀ IN 30 GIORNI. Da Guwahati la troupe
si portò in 15 località della regione, scelte in prece-
denza, che furono Diphu, Tezpur, Haflong e Sibsagar
in Assam , ltanagar in Arunachal Pradesh , lmphal ,
Giovani della tribù Angami di Kohima (Nagaland)
accolgono i Peace Ventures.
Maram e Mao in Manipur, Kohima in Nagaland, Aizawl
in Mizoram , Bishramganj e Agartala in Tripura, Tura e
Shillong in Meghalaya. Oltre alla grande folla di gio-
vani , ovunque furono presenti autorità di primo piano.
A ltanagar, Arunachal Pradesh , Sri. Tako Davi, presi-
dente dell'assemblea legislativa, volle inaugurare lo
spettacolo, e invitò tutti a superare i conflitti e a co-
struire concordia e fiducia vicendevole.
CONVINCENTI ESECUZIONI. Quando il batterista
Benjamim di Kohima cominciò a cantare come voce
solista « lo sarò il tuo Amico... non ti abbandono ", o
« Parlo di Gesù che si cura di te ", l'entusiasmo dei
giovani andò alle stelle. Mentre il primo chitarrista rock
Ajit di Kohima, cantava « Gesù è la mia roccia, egli
allontana la mia tristezza ... Stagli unito adesso... ", i
danzatori si lanciavano sul palco al ritmo del rock :
« Gesù sta per liberarci.. . Proiezioni e danze, hanno
dato varietà all'insieme, gli abiti ben studiati hanno
reso il programma più bello e vivace . Le parole dei
canti stampate e distribuite a tutti hanno aumentato la
partecipazione del pubblico.
NUBE DI GIORNO, E FUOCO DI NOTTE. Padre Ma-
thew Vellankal , direttore generale, ha espresso soddi-
sfazione per il successo dei Peace Ventures: « Il Si-
gnore ci ha benedetti in modo evidente per tutto il
tempo. È stato per noi « Nube di giorno e fuoco di not-
te " . Viaggiando per 4. 700 km con tre veicoli non ab-
biamo avuto neppure una foratura. Tutto il gruppo ha
goduto buona salute e il programma si è svolto in tutti
i dettagli programmati ». Monsignor John Kattrukudiyil,
vescovo di Diphu, presidente della commissione regio-
nale giovanile del Nord Est, ha voluto incontrare e
ringraziare i Peace Ventures: « Forse il risultato dei
vostri sforzi non arriverà a tutti in modo pieno", ha
detto loro . « Ma vi ringrazio per la vostra generosità,
apprezzo il vostro impegno per questa buona causa" .
(traduzione di Giuseppe Marchesi)
BS SETTEMBRE 1997

4.6 Page 36

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrere
I QUATTRO CAVALIERI
DELL'APOCALISSE
FAMILIARE
Tra marito e moglie, così come tra genitori e figli, si può arrivare
alla «morte» della famiglia. A volte la fine di un normale rapporto
sembra piombare sugli interessati come una dolorosa sorpresa.
In realtà esistono dei «segnali di pericolo)).
Esiste soprattutto una spirale negativa di interazioni, emozioni
e atteggiamenti che porta alla disintegrazione dell'amore ...
L o studioso John Gottman ha de-
finito « i quattro cavalieri dell'A-
pocalisse ,, quattro fasi prevedibili
che determinano il crollo dell'amore
e la disintegrazione familiare . Sono:
la critica , il disprezzo , la reazione
difensiva e il muro di silenzio. Que-
sti quattro fattori creano grossi dan-
ni alla vita della coppia e alla rela-
zione tra genitori e figli .
Il primo cavaliere: La critica.
Tra lamentarsi e criticare c'è una
differenza cruciale. Le lagnanze han-
no di mira un comportamento spe-
cifico , invece la critica attacca la
persona . Mentre una lagnanza , o
anche il rimprovero , affermano sem-
plicemente un fatto , la critica è spes-
so espressione di un giudizio e im-
plicitamente suggerisce che la per-
sona criticata dovrebbe essere di-
versa da ciò che è. La critica impli-
ca che l'altro abbia un difetto irri-
mediabile . La critica nei confronti
dei figli , ma anche del marito o del-
la moglie , si esprime spesso in ter-
mini globali : «Tu non mi aiuti mai
nelle faccende di casa ,,. « Tu fai
sempre troppe telefonate ,,. La criti-
ca è spesso espressione di frustra-
zione covata in silenzio e di collera
repressa. Il risultato può essere de-
vastante . La critica infila una dopo
l'altra una sequela di lagnanze tra
loro non collegate : «Sei sempre in
ritardo nell 'andare a scuola. Lasci
sempre tutto in disordine. Non mi
dici mai dove vai . Ti vesti da far pe-
na. Sono mesi che non passi dalla
nonna. A scuola sei un disastro e
continui a non studiare . E i tuoi
amici mi sembrano dei mentecatti " ·
Il modo migliore di evitare questo
tipo di critiche così dannose consi-
ste nell'affrontare i conflitti e i pro-
blemi appena sorgono . Non biso-
gna aspettare di essere così arrab,-
biati o offesi da non poterne più . E
necessario esprimere collera o di-
spiacere in maniera specifica e indi-
rizzarli verso le singole azioni piut-
tosto che verso la personalità o ti
carattere dell 'altro o di un figlio. E
importante concentrarsi sul conte-
sto presente e astenersi da affer-
mazioni generali .
Il secondo cavaliere: Il disprez-
zo. È una critica portata all 'estre-
mo. Chi disprezza intende realmen-
te insultarti o ferirti psicologicamen-
te. Il disprezzo spesso nasce dal
disgusto o dal fastidio , dalla disap-
provazione del comportamento del-
l'altro e dalla volontà di vendicarsi .
Quando si prova disprezzo , ci si
riempie la mente di idee meschine :
mio marito (o mio figlio) è ignoran-
te, incapace , idiota. Con il tempo, i
complimenti , i pensieri affettuosi e i
gesti di tenerezza vengono bruciati
da una feroce delusione . Le genti-
lezze e i sentimenti positivi vengo-
no sovrastati dalle emozioni nega-
tive e dai diverbi feroci. Marito e
moglie, o i genitori , possono reagi-
re alle espressioni di collera in ma-
niera noncurante e denigratoria,
correggendo a esempio la gramma-
tica delle frasi che l'altro ha pro-
nunciato mentre era in preda all 'ira.
Il linguaggio corporeo può rivelare
la mancanza di rispetto o di fiducia
verso l'altro . Si sgranano gli occhi
in modo esagerato , si sorride bef-
fardamente . Siccome il disprezzo
può sgretolare l'ammirazione e i
sentimenti di affetto, l'antidoto con-
siste nel riscoprire l'amore sopito ,
I A volte è preferibile
~ma bell~ litigata che ~on ro~pe
1rapporti e serve a sp1egars1 .

4.7 Page 37

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CARTA DI COMUNIONE
ricordare i momenti più belli , guar-
dare insieme le vecchie fotografie.
Passare un po' di tempo insieme . È
assolutamente vitale invertire la
corrente finché si è in tempo. La
perdita di stima è un corrosivo im-
placabile dei sentimenti.
Il terzo cavaliere: La reazione
difensiva. Quando in famiglia ci
sono « attaccanti» , gli altri sono na-
turalmente portati ad assumere un
atteggiamento difensivo. La reazio-
ne difensiva crea grossi problemi ,
perché specialmente chi si sente
assediato non ascolta più , cerca
solo di formarsi uno scudo di prote-
zione , vive in trincea. Anzi , spesso
reagisce negando ogni responsabi-
lità. (« Non è colpa mia, sono stati i
miei amici a trascinarmi »). Oppure
inventa scuse o mente spudorata-
mente (« Sarei venuta volentieri ad
aiutarti , ma avevo tanto da studiare
per l'interrogazione »). La chiave per
abbandonare l'atteggiamento difen-
sivo è ascoltare le parole degli altri
non come se fossero i segnali di un
attacco, ma come un 'utile informa-
zione espressa in termini magari
forti .
Il quarto cavaliere: Il muro di
silenzio. Se non possono raggiun-
gere una tregua e se si continua a
lasciare che la critica, il disprezzo e
la reazione difensiva dominino il
rapporto, è probabile che si incontri
il quarto cavaliere : il muro di silen-
zio . Questo capita quando ci si chiu-
de nel silenzio perché la conversa-
zione è diventata insostenibile o
troppo accesa. In sostanza uno dei
due contendenti diventa come un
muro e non dà cenno di aver senti-
to o compreso quello che l'altro gli
dice . Se non si è disposti a dialo-
gare , i problemi si incancreniscono
e l'isolamento peggiora. Chi vuole
abbattere il muro deve fare lo sfor-
zo consapevole di ascoltare e ri-
spondere durante le discussioni.
Persino il semplice annuire o mor-
morare « sì. .. già ... certo .. . », du-
rante una conversazione fa inten-
dere a chi parla che lo si sta ascol-
tando. Queste conferme possono
aiutare a migliorare il rapporto . Da
questo punto di partenza ci si può
innalzare a livelli più alti di ascolto
efficace, fino a ritrovare una possi-
bilità di incontro.
O
Don Bosco si è ispirato all'umanesimo
moderno e positivo di san Francesco di
Sales. Ne è nata una spiritualità che ogni
uomo e ogni donna può fare sua nel quotidiano.
È una spiritualità che guarda allo stile degli incontri di Gesù,
che ha una incondizionata simpatia per ogni uomo.
Articolo B. « "La carità e la dol-
cezza di san Francesco di Sales
mi guidino in ogni cosa". Questo
è il proposito fatto da Don Bosco
agli inizi del suo sacerdozio».
Famiglia Salesiana. «Salesiano » è
aggettivo ricavato da san Francesco
di Sales, il santo vescovo di Gine-
vra vissuto tra il 1567 e il 1622. Don
Bosco ne rimase affascinato negli
anni del seminario. Forse per la let-
tura di qualche libro, ma soprattutto
per la popolarità di quel santo tra il
clero piemontese . Dalla dolcezza e
dalla ricca umanità di san France-
sco di Sales, e dal suo concetto di
ascesi , così moderna , vivibile nel-
1'«ordinario », Don Bosco costruì la
sua identità di prete e la sua spiritua-
lità, che può farsi «progetto di vita »
per ogni uomo e donna di Dio. La
spiritualità salesiana è un inno alla
gioia di essere persone create e
amate da Dio. La Filotea e il Teotimo
chiariscono , a partire da Dio e dal-
l'uomo, la corrente di amore recipro-
co nella quale solamente è possibile
realizzare l'incontro tra Dio e l'uomo.
In tempi piuttosto cupi di pes-
simismo , Don Bosco vede espres-
sa in san Francesco di Sales tutta
la carica umana di sapore evange-
lico su cui poggiare l'azione pasto-
rale futura . La assumerà a modello
per la sua congregazione e la Fami-
glia Salesiana, per quella dolcezza
nel parlare di Dio e dell 'uomo che lo
incanta e lo motiva. Don Bosco ha
davanti agli occhi le fatiche della
gente , che lui stesso sin da piccolo
ha sperimentato ; e le attese dei gio-
vani ai quali , per chiamata vocazio-
nale, deve rispondere. La dolcezza,
splendida espressione della carità,
diventa lo stile salesiano. Su di es-
I San Francesco di Sales
in copertina
nel « Boletfn Salesiano ,, cileno.
sa intesse una trama pedagogica fon-
data sull 'accoglienza amabile e fa-
miliare di ogni persona e sulla valo-
rizzazione dei doni personali che
ciascuno possiede . Si trasformerà
nelle parole e nei gesti della fiducia,
dell 'incoraggiamento e del rilancio .
Questo umanesimo, incentrato
sul Gesù degli incontri evangeli-
ci, e rivisitato da san Francesco di
Sales , è parte essenziale del cari-
sma di Don Bosco. Lo consegna al-
la molteplice Famiglia Salesiana per-
ché ne caratterizzi l'azione pasto-
rale mirata alla « salvezza delle ani-
me ». Sotto il vecchio linguaggio ot-
tocentesco pulsa il cuore di Don Bo-
sco che accoglie , accompagna e
ama la vita tutta dei suoi giovani .
Don Bosco è un positivo e la fiducia
la traduce nella concretezza. La Fa-
migli a Salesiana, nella sua molte-
plice varietà di espressione e di pre-
senza, fa sua questa « intelligenza
del cuore ».
BS SETTEMBRE 1997

4.8 Page 38

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Da ricco che era, si fece povero e servì poveri. Fu sempre
UN PRETE SECONDO
ILCUORE DI DIO di Teresio Bosco
Si fece salesiano
a 35 anni, quando era
prete da dieci anni.
Fu uno dei salesiani
della prima ora in Belgio,
direttore e parroco della
casa-madre di Liegi.
Con i ragazzi , a Liegi , per la visita
del rettor maggiore don Rua.
Liegi. Don Mertens vi arrivò nel 1907 e fu direttore e parroco.
A Ila fine del luglio 1914, il di-
rettore salesiano della grande
casa di Liegi in Belgio, Luigi
Mertens, vive uno dei giorni più tristi
della sua vita. I confo1i tra Francia e
Germania erano da tempo irti di boc-
che di cannoni. Stava per iniziare la
prima guerra mondiale. La Gennania
dichiarò la mobilitazione generale, e
una cartolina-precetto àrrivò anche al-
l'indirizzo di un giovane chierico sa-
lesiano che lavorava nella casa di
Liegi. Era nato in un paesino di fron-
tiera, che l ' ultimo trattato internazio-
nale aveva assegnato alla Germania.
Il direttore don Mertens andò incon-
tro al suo chierico che stava giocan-
do con i ragazzi. Lo n·asse a sé, e so-
spirando come un papà che ha una
brutta notizia da comunicare gli met-
te tra le mani la cartolina che lo chia-
mava alle armi. Il giovane salesiano
lesse e rimase impietrito. Don Mer-
tens gli prese una mano e gli disse
con forza: «Noi siamo fratelli. E nes-
suna guerra ci potrà rendere nemici ».
SETTEMBRE 1997 BS
Nella notte del 4 agosto le armate
tedesche invadono il Belgio neutrale
per attaccare la Francia sul fianco si-
nistro. Il piccolo esercito belga de-
nuncia al mondo l'invasione e tenta
una debole difesa. Il 17 agosto la città
di Liegi cade sotto i tedeschi. Padre
Mertens, che è direttore della casa
salesiana e parroco di una vasta zona
della periferia, con la morte nel cuo-
re raduna i suoi collaboratori, e dà la
parola d'ordine per i teITibili anni
che stanno cominciando: «Pensiamo
ai ragazzi e ai poveri ».
UNA FORTE VOLONTÀ
Luigi Mertens era nato a Bruxelles
il 23 luglio 1864. La sua famiglia
agiata e distinta gli aveva regalato un
comportamento signorile, portato al-
l'autocontrollo e alla riflessione. Gli
studi, freq uentati nelle scuole dei Ge-
suiti , avevano rivelato non un inge-
gno brillante, ma una forte volontà e
una grande capacità di lavoro . A 21
anni, vincendo incertezze e paure,
Luigi Mertens entra nel seminario
maggiore di Malines. Con il consi-

4.9 Page 39

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un prete umile, buono e zelante, prima in diocesi, poi da salesiano.
glio costante del suo direttore spiri- "PRATICHERÒ
tuale, si preparò a diventare sacerdo-
te. Un suo compagno di quel tempo,
LA DOLCEZZA Il
don Giuseppe B01jans, ha testimo-
niato: « Nulla di straordinario nella
sua vita. Molte volte però io ammirai
l' impegno con cui reprimeva gli im-
pulsi del carattere, quando gli acca-
deva - raramente - di lasciars i sfug-
gire qualche parola vivace o di mani-
festare un senso di impazienza. Era
cosa di un istante ». Per completare
gli studi, Luigi deve impegnarsi al
massimo: innumerevoli ore passate
sui libri con volontà infless ibile. A
25 anni è ordinato sacerdote. Può ve-
ramente dire: «Ho sofferto e faticato
per questo giorno!». II suo arcive-
scovo, cardinale Groossens, gli asse-
gna la prima missione pastorale: nel
collegio di Nostra Signora di Tienen
sarà insegnante di religione e materie
letterarie. Ed è qui che si manifesta-
no le doti più preziose di Mertens. II
Nel 1896 i Fratelli di Nostra Signo-
ra della Misericordi a chiesero al car-
dinale un cappellano per il loro isti-
tuto di Saint-Victoi.re di Alsemberg.
Egli rispose: « Vi manderò uno dei
preti più santi della diocesi ». E man-
dò don Mertens. Per tre anni fu sa-
cerdote e consig liere spirituale del
collegio. Le ricreazioni le passava in
cappella accanto al confessionale. In-
segnanti e alunni approfittavano spe-
cialmente di questo tempo per venire
a parlare con lui, esporgli i loro pro-
blemi e chiedere il perdono del Si-
gnore. Egli era a loro completa di-
sposizione. Alcuni Fratelli di quel
tempo testimoniarono: «Grande era
la sua umiltà e il suo umore inaltera-
bile. Cercava in tutto di scomparire
perché in noi crescesse Gesù. Era un
grande lavoro fatto sul suo carattere modello di bontà e di profondità di
ha liberato in lui eccezionali capacità spirito ».
educative e didattiche. Un suo allie- Negli anni di Alsemberg scrisse
vo diventato il canonico Michiels ha delle note spirituali che svelano la
testimoniato: «Egli attirava con la sua vita interiore. Eccone alcune:
sua bontà, la sua amabilità, la sua re- «Nella preghiera confessare le nostre
ligiosità comunicativa. Io lo scelsi debolezze davanti al Signore e dirgli
come direttore di coscienza e debbo che attendiamo tutto da lui ». « Con i
a lui dopo che a Dio la mia vocazio- giovani e con le persone del mondo
ne sacerdotale. Sognavo la carriera praticherò la dolcezza specialmente
militare ma per consiglio di don al confessionale. io rappresento
Mertens alla fine del ginnasio decisi Gesù: egli era infinitamente buono e
di entrare in seminario. I suoi esempi misericordioso con i peccatori». «Non
e i suoi consigli mi confermarono cercherò di scusarmi quando qualcu-
nella vocazione ».
no mi accusa». « Condurre i giovani
per le vie della
grazia del Si-
gnore, prepara-
re la loro voca-
zione, farne dei
santi ». «Mi rat-
tristo, mi turbo,
temo o mi ral-
legro con trop-
pa facilità, se-
condo gli avve-
nimenti e le cir-
costanze ora lie-
te ora meste ».
« Combattere il
mio difetto do-
minante: I' in-
quietudine, l'agi-
tazione, median-
Don Mertens. La foto è del 1904,
quando era direttore a Denis-Westrem.
te la presenza di
Dio ».
I SALESIANI
NELLA SUA VITA
Nel 1895 don Mertens visita il
grande istituto salesiano aperto per i
ragazzi del popolo a Liegi. L'inizio
di questo istituto è così ricordato in
una deposizione fatta sotto giura-
mento dal cardinale salesiano Gio-
vanni Cagliero: «II 7 dicembre Don
Bosco (gli restavano soltanto due
mesi di vita) ricevette con gioia la vi-
sita del vescovo di Liegi mons. Dou-
treloux ... Si trattò della fondazione
di una casa in Liegi, città del Santis-
simo Sacramento. Per mancanza di
personale però non si poté rispondere
affermativamente ai desideri del pio
vescovo, con dispiacere di tutti. II
giorno dopo, festa dell'Immacolata,
Don Bosco mi manda a chiamare e
col volto bagnato di lacrime, mi dice:
"Abbiamo esitato ad accettare la fon-
dazione di Liegi, ma la Madonna la
vuole . .. Da' a mons. Vescovo questa
bella notizia e sarà contento ». Così
feci e poco dopo veniva aperta quella
casa di Liegi, l' ultima che abbia ac-
cettato Don Bosco ».
Visitando l'istituto salesiano di
Liegi, don Mertens è molto colpito
dal fatto che il metodo educativo sa-
lesiano, fondato su ragione religione
amorevolezza, è molto vicino a quel-
lo che lui usa con i giovani.
Passano quattro anni. Nell'estate
1899, padre Bishoff, consigliere spi-
rituale di don Mertens, riceve questa
sua lettera: «Ho lasciato il mondo e
sono entrato nella famiglia religiosa
di Don Bosco. Fra pochi giorni co-
mincerò il noviziato. Preghi per me
affinché sia un religioso secondo il
cuore di Dio e un degno figlio di
Don Bosco ». Don Mertens ha 35 an-
ni e da dieci è sacerdote.
Don Scaloni, il grande salesiano
che dirige l'opera di Don Bosco in
Belgio, lo riceve a braccia aperte e lo
invita subito al lavoro. Don Clayes,
che in quel anno era alurmo nella ca-
sa salesiana 1icordava: «Fu nostro as-
sistente di studio e professore di fran-
cese. Provava difficoltà a ottenere la
disciplina con i piccoli. Ma noi gran-
di colpiti dalla sua maniera angelica
di celebrare la messa lo aiutammo a
tenere calmi i ragazzini ». E aggiun-
geva: « Come assistente si piegò eroi-
ns SETTEMBRE 1997

4.10 Page 40

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I Liegi. Qualche anno fa,
in un angolo di periferia.
Come sempre,
per i ragazzi la vita è gioco.
camente alla regola salesiana che im-
pegna gli insegnanti a giocare con gli
allievi. Una volta cadde e dovette re-
carsi in infermeria e riprese a giocare
con la fronte bendata. I giovani del-
l'istituto salesiano erano molto più
poveri e più rozzi di quelli che aveva
incontrato nelle due scuole preceden-
ti. Don Mertens si consacrò al loro
servizio pronunciando i voti e dive-
nendo salesiano il 15 dicembre 1900 ».
IL "DON BOSCO»
DI LIEGI
Negli anni seguenti continuò a in-
segnare, e fu anche incaricato dell'o-
ratorio festivo. Don Deckers, suo
alunno in quegli anni, ha testimonia-
to: «Era il solo superiore del quale
non sentii mai critiche tra i compa-
gni . Era modello di pazienza e di
modestia. La sua carità si rivelava
soprattutto nella dolcezza con cui ci
correggeva e impediva ogni nostro
gi udizio sfavorevole al prossimo. Di
preferenza si interessava ai ragazzi
poveri, cercava di capire le loro ne-
cessità. A quei tempi i nostri allievi
erano reclutati tra i bisognosi e meno
educati. Aveva sollecitud ini speciali
per loro come per tutti i diseredati ».
Lasciando la sua condizione di bene-
stante, don Mertens aveva scelto di
servire i figli del popolo.
Nel 1902 fu fatto direttore della
nuova casa salesiana presso Gand.
Essa era stata gestita in passato da
religiosi che non avevano lasciato un
buon ricordo di sé. Don Renato Pa-
stol testimoniò: «La Provvidenza man-
dava un santo prete per cancellare
tracce di cattivi esempi ». Dopo ap-
pena sette anni di vita salesiana, nel
1907, don Mertens venne chiamato a
dirigere la casa-madre deil 'opera di
Don Bosco in Belgio: il grande isti-
tuto di Liegi. Come direttore egli di-
SETTEMBRE 1997 BS
ventò il « Don Bosco » dei suoi con-
fratelli e dei suoi alunni . Padre e
maestro. Don Delbouwire, suo gio-
vane confratello, testimoniò: « Non
l'ho mai visto perdere la pazienza, né
usare modi bruschi. Dovendo fare
osservazioni, raddoppiava la dolcez-
za, in maniera da commuovere colui
che riprendeva. La sua pazienza e
bontà erano espressione di carità.
Avvertiva senza ferire, né dar luogo a
turbamenti ». Ma la sua bontà non fu
mai debolezza. Come Don Bosco era
presente in ogni ambiente, perché la
vita vi scotTesse in maniera serena.
Era chiamato « la presenza di Dio »,
perché dava l'impressione di essere
in ogni luogo della casa, dal corti le
alle aule di studio, alle camerate.
Egli sapeva benissimo di non essere
senza difetti, e scriveva nelle sue note
spirituali: « Mi occorre asso lutamen-
te maggior fermezza con i confratel-
li , perché siano rispettate le regole,
l'orario, il sistema preventivo ». Don
Driessen così lo ricordava: « Sapeva
esigere dai giovan i rispetto e disci-
plina. CotTeggeva col sorriso ». Quat-
tro anni dopo (nel 1911) gli venne af-
fidata anche la parrocchia, che si
estendeva nella zona popolare intor-
no alla casa salesiana. Era la prima
volta, in Belgio, che un salesiano era
contemporaneamente direttore e par-
roco. Il gesuita Padre Bergh testimo-
niò: « Conobbi don Mertens quando fu
nominato parroco. Dava l'impressio-
ne di essere tutto a tutti, con prefe-
renza per i piccoli e i poveri. Teneva
brevi meditazioni agli operai prima
della messa, portava avanti con gran-
de impegno l'opera dei catechismi ».
LA GRANDE BUFERA
DELLA GUERRA MONDIALE
Poi si abbatté sul Belgio la prima
guerra mondiale. Liegi fu occupata
da duri tedeschi e dalla povertà. Don
Edoardo Potier ricordava così il suo
amore sacrificato per i poveri: « L'ho
visto portare sotto braccio dei vetri
acquistati per accomodare lui stesso
la finestra di una stamberga dove
abitavano due poveri vecchi. Parlava
con i poveri tenendo la berretta in
mano e restando a capo scoperto alla
loro presenza ». E il suo paiTocchiano
Gilbert Leponce: «La sua carità ver-
so il prossimo era tale che perfino gli
indifferenti e gli increduli lo ainmira-
vano ». Animò in quel tempo l'asso-
ciazione Amici dei poveri, che fece
tanto bene in silenzio. Intanto, poco
lontano da Liegi, avvenivano stragi
immense, disumane. Dal luglio al
novembre 1917, si svolse la battaglia
delle Fiandre: 650mila uomini abbat-
tuti . In quella battaglia furono per la
prima volta impiegati in modo mas-
siccio i carri armati, mentre presso la
città belga di Ypres fmono usati per
la prima volta nella storia umana i
gas asfissianti. La terribile guerra finJ
soltanto 1'11 novembre 1918, dopo
aver accatastato dieci milioni di mor-
ti. Nel 1919 don Mertens fu liberato
dalla direzione della casa e poté de-
dicarsi tutto alla parrocchia. Aveva
solo 55 anni, ma ne dimostrava molti
di più. La vita di sacrificio e di dedi-
zione totale lo stava consumando.
"SE VUOI LA MIA VITA,
ECCOLA»
4 aprile 1920. Nella solennità di
Pasqua, don Mertens dà inizio alla
missione parrocchiale. Viene predi-
cata da sacerdoti esperti. Don Mer-
tens si impegna al massimo perché la
missione riporti la pace in tanti cuori
turbati e sconvolti dalle crudeltà del-
la lunga guerra e dalle miserie del
dopoguerra. La missione termina la
sera del 18 aprile. Nella chiesa gre-
mita don Mertens prega ad alta voce
per la sua gente. Lo ascoltano tutti in
un riverente silenzio. Dice: « Perdo-
na, Signore, quanti ti hanno offeso.
Non siamo cattivi, siamo deboli. Per-
dona il pastore, perdona le pecore del
gregge. E se vuoi una vittima, o
Gesù, se vuoi la mia vita in espiazio-
ne dei peccati del mio popolo, ecco-
la. Te la offro volentieri ».
Il giorno dopo don Mertens è colto
da un malore. Sembra soltanto la
conseguenza della stanchezza accu-
mulata in quei giorni. Invece è un
male grave, che in cinque giorni
stronca la sua vita. Riesce a dire a
chi gli è accanto: «Non pregate per
la mia guai·igione, ma soltanto per-
ché compia la volontà di Dio». Dio
gli viene incontro la sera del 25 aprile
1920.
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
VALTORTA sac. Giuliano salesiano
t Brescia il 27/2/1997 a 63 an~i
Di q_uesto _sal_esiano, nato a Seregno , in
provincia dI Milano , pubblichiamo parte del
suo testamento. Uno scritto che ha rivelato
la s_u~ finezz_a d'a_nimo e la profonda spiri-
tuallta. '.' Cariss1m1 confratelli , parenti , ami-
ci , exalllev1 e conoscenti. Quando leggere-
te que~ta mia lettera non sarò più tra voi.
Se mI e poss1b1le esprimere un unico desi-
derio_, salv_o il volere dei miei parenti più
str_ettI, desidero essere sepolto qui a Bre-
scia per diventare concime di terra brescia-
na. Ora mi trovo certamente in ciò che noi
diciamo _Pur9atorio. Se pensate diversa-
mente siete In errore: infatti se è vero co-
me dice l'Apocalisse che nella Gerusa'lem-
me celeste « Non entrerà in essa nulla d'im-
puro » (Ap 21 ,27) , certo non mi sento di aver
ragg iunto un simi le grado di perfezione .
Forse l'Apocalisse esagera? No, non esa-
gera. Confrontate quanto dice san Paolo
nella 1Cor 6, 9. Se il regno di Dio deve es-
sere eterno, allora è logico che non debba
avere in sé alcuna incrinatura di sorta.
Que~ta condizio_ne mi spaventa : chiedo
percI0 perdono d1 tutti i cattivi esempi che
ho dato e delle offese che vi ho arrecato. E
ora un po' di bilancio della mia vita. Una pri-
ma cosa che mI sembra di dover dire è che
nella casa di Don Bosco e del Signore mi
sono trovato un gran bene; anche se, so-
prattutto nei primi an ni di vita di apostolato ,
ho vivame nte desiderato stare in oratorio.
N?n ho avuto gra_ndi carichi di responsabi-
l1ta_, tutta~Ia non Il ho neppure mai deside-
rati . 11 mio lavoro quotidiano mi bastava e
mi ha dato molte soddisfazioni. ( Vixi sicut
puer ludens ,n domo Domini) . Quei doni
che Dio mI ha dato ora li ho restituiti. Spero
vivamente che 11 Signore non mi trovi come
il servo malvagio e infingardo {Ml 25,26)
che ha nascosto e non ha trafficato il talen-
to ricevuto. E ancora una parola sul miste-
ro dell 'ultima mia malattia, per non incolpa-
re d1 trascuratezza i medici che mi hanno
CU(ato e a cu i invece devo essere grato .
G1a un timoroso patto era intervenuto con il
Signore alla mia prima messa: il patto era
questo: dI mettermi a soffrire se il mio sa-
cerdozio sarebbe stato inconcludente .
Penso che il Signore abbia accettato la mia
offerta. A prova sta il fatto che il 5 marzo
1995, mentre assistevo alla santa messa
trasmessa per televisione, in visione inte-
riore ho visto Gesù coronato di spine , san-
guinante , che portava la croce ma con il
volto molto sorridente , che st;ccando un
br_accio dalla c_roce che portava , me la
mise al co llo stringendomi al suo petto. Mi
sembrava d1 essere molto giovane! Subito
non ho capito il dolce avviso ma un 'ora
dopo venivo ch iamato in ospedale per ini-
ziare il mio calvario. Sono stato grato al Si-
gnore per questo segno : infatti mi ha fatto
capire che l_a _croce non l'avrei portata io ,
ma lui. Analisi non sufficientemente seletti-
ve , trasfusione di sangue che mi ha procu-
rato l'epatite C, e forse altro che non cono-
sco sono state tutte prove volute dal Si-
gnore perché avesse un aiutante nel suo
Calvario. Durante la mia malattia non ho
mai pregato per la mia guarigione , ma uni-
camente che. il mio Calvario avesse qual-
che scorcIatoIa. Prima di salu tare tutti vo-
glia rivolgere un grande ringraziamento a
quanti mi sono stati vicini nella malattia.
Per_gu_este persone quando avrò la piena
amIcIzIa con Dio avro sempre un ri cordo
particolare. Mi firmo con i titoli della mia
vera grandezza eterna : cristiano, salesia-
no , presbitero per l'amore di Dio l'Altissi-
mo » ( Brescia, 22 gennaio 1997, giorno del
sacramento degli infermi) .
PATRIGNANI sac. Mario , cooperatore,
t Albano (Roma) Il 27/3/ 1997 a 85 an ni.
La sera del Giovedì Santo, in unione con i
confrate lli che ce lebravano la Cena del
Signore , don Mario si è incontrato con
Gesù Sacerdote accompagnato dalla Ma-
donna che tanto amava. Sacerdote zelan-
te, ricco di fede e di preghiera, ha donato
la vita per il bene delle anime, come parro-
co per 30 anni a Stimigliano (Rieti) e per
29 a Casali di Mentana.
GHEZZI Battista , salesiano
t Torino il 27/3/1997 a 71 ann(
Una vita segnata dallo zelo , dallo spirito di
fede, dalla serenità nei rapporti umani e
religiosi , dall'entusiasmo vocaz ionale dalla
fedeltà agli impegni di ogni giorno. H'a co l-
laborato per molti anni al servizio nella Ba-
silica di Maria Ausiliatrice. È morto di Gio-
vedì Santo, nei giorni di Pasqua: il suo sa-
luto più familiare era proprio in ogni tempo
dell'anno: « Buona Pasqua! ,:.
FRULLI suor Fernanda,
Figlia di Maria Ausiliatrice ,
t Rosà (Vicenza) il 6/ 1/1997 a 65 anni.
Missionaria intrepida e coraggiosa, dal ca-
rattere forte e gioioso , considerò il Vene-
zuela la sua seconda patria e amò co n tut-
te le forze la sua terra di missione. Era par-
tita nel 1957_, a un anno dalla prima profes-
sione , e le gIovan I d1 Caracas Mérida Bar-
quisimeto , La Esmeralda (Alto Ori~oco)
hanno conosciuto la sua donazione gene-
rosa ed entusiasta. Nel 1985 fu costretta a
ritornare in Italia a causa di una grave
forma dI asma. Cominciò il pellegrinaggio
d1 ospedale In ospedale , di città in città .
Nel 1988, tenacemente , ritornò in Vene-
zuela, ma il progredire del la malattia non le
permise di fermarsi. Gli ultimi anni li ha vis-
suti a Padova, circondata dall 'affetto delle
suore e dei numerosi familiari.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
.informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« . . . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'/stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire ... , (oppure)
l' immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dal! 'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dal! 'Ente, e particolarmente
per l'esercizio del culto, per la
fonnazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB . Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
BS SETTEMBRE 1997

5.2 Page 42

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r NONC'ERA
ALCUNA
'
POSSIBILITÀ
DI RICUPERO
I Roma.
Giovanni Paolo Il
fa una croce sulla
fronte del pittore
Manuel Parrefio.
IL QUADRO
MIRACOLOSO
Ad aprile è giunto a Roma il
pittore spagnolo Manuel Par-
refio Rivera, grande amico
della venerabile suor Euse-
bia Palomino della quale ha
dipinto un quadro che sembra
avere del miracoloso. Manuel
Parreiio era ateo per sua
stessa dichiarazione, e a fati-
ca ha accettato di dipingere
quella tela di metri 1,30 per
0,80 che rappresenta suor
Eusebia. Tra l'altro il pittore
ha gli avambracci e le mani
morte , perciò dipinge col
piede. Dipinse poi il quadro
quasi come una sfida pensan-
do: " Se sei veramente santa,
fammelo vedere " . Suor Euse-
bia sembrò prenderlo in paro-
la. Dopo solo quattro ore e
mezza il dipinto era finito e
asciutto. Ciò è umanamente
impossibile: la pittura a olio ha
bisogno di giorni per asciuga-
re. Manuel Parreiio rimase
sconvolto dal fatto. Da allora è
credente e praticante. Questa,
in sintesi , la storia che ha rac-
contato egli stesso alle FMA .
A Roma è venuto con la mo-
glie e la figlia per andare in
Vaticano e consegnare il qua-
dro affinché sia sottoposto a
r HOPREGATO
PER UN GIORNO
E UNA NOTTE
Fui ricoverata in ospedale per
epatopatia con perdita della
memoria e altri disturbi gravi. I
medici mi diedero pochi mesi di
vita. Venne a farmi visita una
mia sorella, Figlia di Maria Ausi-
liatrice, che mi diede l'immagine
perizia dal dottor Nazzareno
Gabrielli , responsabile del set-
tore Ricerche Scientifiche dei
Musei Vaticani. La perizia do-
vrebbe rivelare , a mezzo di
strumenti sofisticatissimi , se è
umanamente possibile realiz-
zare in poche ore tale quadro.
Se vi fosse del miracoloso, la
venerabile suor Eusebia avreb-
be la via spianata per essere
dichiarata « beata,,. Manuel
Parreiio ha incontrato Giovan-
ni Paolo Il e la televisione spa-
gnola-andalusa ha registrato il
fatto , facendo conoscere nello
stesso tempo la storia dell'u-
mile suor Eusebia, morta a
Valverde del Camino nel 1935.
Il famoso dipinto
di Parrefio Rivera.
di suor Eusebia Palomino di-
cendomi di pregarla e che an-
che lei si sarebbe unita a me nel-
l'invocarla. Ho pregato senza
soste per un giorno e una notte ,
con tutta la fede di cui ero capa-
ce. Due giorni dopo il primario mi
fece ripetere tutti gli esami. Quin-
di li lesse e, incredulo , mi disse:
« Lei è perfettamente guarita;
torni a casa ,, .
F.S. Melazzo (Al)
Sono un'exallieva delle FMA e
scrivo per pubblicare - secondo
promessa da me fatta - una
grazia ricevuta per intercessio-
ne della venerabile Eusebia
Palomino. La nonna materna
era stata colpita da ictus con
conseguente coma diabetico.
Le sue condizioni risultarono
subito gravi anche perché non
riusciva a deglutire affatto . Tra-
sportata d'urgenza al policlinico ,
vi rimase per circa un mese
durante il quale non si vedeva
per lei alcuna possibilità di recu-
pero. lo che da poco avevo sen-
tito parlare di Eusebia Palomino
e ne possedevo un 'immagine
con reliquia , mi premurai di met-
terla subito addosso all 'ammala-
ta. Le sue condizioni miglioraro-
no notevolmente e oggi , anche
a distanza di anni , la nonna non
ha problemi di salute.
Concetta Ricca,
Acireale (Ct)
r Ml CHIAMANO
MIRACOLINA
All 'inizio del mio matrimonio mi
avevano detto che non avrei po-
tuto avere bambini. Mediante
un'amica conobbi san Domeni-
co Savio: si verificò una gravi-
danza trigemina. Però sfortuna-
tamente , a cinque mesi , io per-
detti i gemelli. Non perdetti però
la fiducia in san Domenico Sa-
vio. Intervenne un'altra gravi-
danza. Ma le prospettive non
erano delle migliori . Secondo i
medici , nel giro di poco tempo ,
si sarebbe interrotta. lo invece,
convinta di farcela , mi sottoposi
alle cure necessarie. La gravi-
danza è andata avanti in modo
problematico e tutti noi, con i
dottori e gli infermieri , abbiamo
vissuto momenti di grave ap-
prensione. Finalmente alla 383
settimana nacque una stupenda
bambina che però corse perico-
lo di morte appena nata. Il peri-
colo fu superato. L'intervento dal-
l'alto è stato così evidente che i
dottori mi chiamano " miracoli-
na ». Durante la mia degenza, ho
portato sempre l'abitino di Do-
menico Savio e ho anche avuto
modo di farlo pregare da varie
mamme in difficoltà.
Rosalba Pacè Santalucia,
Ribera (Ag)
r ORAGODO
DELLA PRESENZA
DI SIMONE
Per esami clinici eseguiti , fum-
mo consigliati di non avere figli:
c'era il rischio che sarebbero
nati malati. Consigliata da un
salesiano , iniziai una novena a
san Domenico Savio di cui in-
dossai sempre l'abitino. Il perio-
do della gestazione fu normale ,
come il parto. Oggi godo della
presenza di Simone che a un
esame clinico è risultato immu-
ne da quanto si temeva. Di tutto
questo rendo grazie al Signore
e a Domenico Savio.
Patrizia Ponzio,
Ladispoli (Roma)
r SOTTOPOSTA
A DELICATO
INTERVENTO
Nostra figlia Liliana Domenica ha
compiuto da poco un anno. La
gestazione fu travagliata e a set-
te giorni dalla nascita la bambi-
na fu sottoposta a un delicato
intervento chirurgico. Fu un coro
di preghiere per la piccola am-
malata ; dagli exallievi alle Figlie
di Maria Ausiliatrice. Mia figlia si
rivolse al «santo delle culle ,, di
cui indossò l'abitino. E san Do-
menico Savio ci ha ottenuto dal
Signore la sospirata grazia. La
nostra bambina infatti ha supe-
rato tutto bene.
Alessandro e Lanfranco
Bonacini, Roma
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmat e e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
SETTEMBRE 1997 BS

5.3 Page 43

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IL RAGAZZO DEL SOGN0/8
G,ovANNt VA =L
PAl2k!OCO DI CA •
!?>TELNUOVQ., DON
Q4;,f:>A.NO.
E:>ONO
E"NUTO
CI-IIEDER
C::OCUME"N
CE~RI
DIVENTA
§~
ANC
SCAN
l
J;_ PAf;?ROCO 'i:>ALE
ALLA CA'::>CINA OEL
!::>U~MeRINO.
GIOVANNI
VUOL FAR""I Fl<'AN -
CEe>CANO . NON HO NIEN-
TE, IN CONTRARIO, f'>l4 BEN
CHIARO , MA VOGLIO AO.RLAR-
VI COL CUORE IN MANO, VOI
NON f:>IETE RICCA-' E !::>IETE
AVANTI NE"GLI ANNI. UN FI-
GLIO PARROCO POTR<\\-
AIUTAl2VI, MA UN FIGLIO
FIGA.TE PER VOI E'
PERDUTO.
E'>ENTIMI
BENE. IO VO-
GLIO CHE Cl PEN-
!::>I CON CALMA .
QUANDO AVR:41 DE-
Cl~, 2:>EGUI LA TUA
eTRADA ~ENZA
GUARDARE IN FAC-
CIA N E!:>!:>UNO. LA C0-
6,.A PIU' IMPORTANTE
E' FARE LA YO-
LONTA' DEL
SIGNORE.
DA TE 10
NON VOGLIO NIEN-
TE, '::>ONO NATA POVE".
Fil<>., 50NO v1e>e>UTA po.
VERA E VOGLIO MORIRE
POVERA. ANZI , MEGLIO
DIRLO e>UBffO; SE PER
Dl!::>GRAZ:IA DI VENTE0l.1
RICCO, NON METTE-
1<0' MAI PIEDE
IN CA!;,A TUA 1
BS SETTEMBRE 1997

5.4 Page 44

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GtOVANNI !::>TA PE
CONCLUDEF<E
I Fi<ANCE!::>CANI,
, VAJ A
A CON!:>/GLI
C.ON DON
~O. E"U
COMPAE
ED E' UN
TEIN G
DoN CAPA
23 ANNI,
NEL CON
ECCLE~l
EVAE::>10 ,
HO FATTO UN
00GNO DEI P/U'
g,7"RAN I. ERO IN CON.
VENTO E UN Ff<ATE
Ml DICE: ,, NOIJ GIUI.
ALTRA !::>TRA.DA TI
PREPARA IL f:>IGJ-.10-
f<E ": Cl-I E DEBBO
FARE E::>ECOf.1-
DO TE?
t-lELLA CITTA'
DI TORINO 'bTA AR-
l<'!VAND0 IL COLERA.'
NE!::>!:>UI-JO PUO" EN-
TRARE NE" U~IRE
PER QLJAR'ANTA GIOR-
NI.-' LE G;;UARDIE
'"'PARERAt-1 NO A
CHIUNQUE CON-
TRAVVE12RA' A
GUE!òTE Dl~PO-
€:>IZIONI /
LE VACANZE !:7COL
!::>T!CHE LE PAe>~
CLl!:JTELNUOVO, ~
AD A/UTAQE ·
IL p,;:!.f<f2OCO.
'
SETTEMBRE 1997 BS
HO DATO
VITA A UNA !::>PE-
C/E DI ORATORIO,
UNA CINQUANTINA DI
RAGAZZI GIOCANO,
CANTANO, PREGANO
CON ME. Ml AMANO
E. UE!>131Dlt>CON0 CO-
ME UN PADRE.

5.5 Page 45

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E FINALMENTE IL
2~ OTTOSQE ~83~
LLl "VE'=>TIZION E",
~
-
!?A~I ,DIVENTATO PRETE,
AND0:1.I A CHIUDERTI IN
CANONICA O VERl.?AI
CORA CON NOI."'
l<'O'CON
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IVENTARE
RETE PER
.:\\RDELe.E-
NE A TUTTI
I RAGAZZI
CHE INCON
TRE/<.O~
,,;,.,, , - .., .
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BRINO.
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CHE HAI V
TO L'ABITO
ETE , TI RAC
NDO DI E
E TUTTO~

5.6 Page 46

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GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446 .09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS, via Appia Antica, 1
00179 Roma
Tel. 06/513.02.53
VIDES, via S . Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala , 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70.01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21 .79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60 .946
SETTEMBRE 1997 /JS
SOLIDARIETA'
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borse missionarie da
L. 100.000
Bolivia. Mons. Tito Solari (a destra) festeggia
1:anniversario della sua ordinazione episcopale.
E presente l'arcivescovo emerito di Santa Cruz
che lo ha ordinato vescovo. La casa ospita
una quindicina di ammalati di TBC, che siedono
alla stessa tavola del vescovo. Ma sono molte altre
le iniziative di solidarietà, dall'asilo per bambini poveri,
alla mensa per chi è nel bisogno, alle attività artigianali.
Maria Ausiliatrice , S. Giovanni
Bosco, in me mori a di don Ugo Bar-
bi sino e invocando protez ione per
e pe r le famigli e de i propri cari, a
cura di Barbisino Igina, L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice, mi affido al
tuo materno a iuto , a c ura cli N.N.,
L. 1.000.000.
Maria Ausi li atrice, Don Bosco,
Mamma Marg herita , in suffragio
de i m ie i defunti , a cura di Corclero
Marghe rita, L. 1.000.000.
In me mori a cli Nare tto G iuseppe, a
c ura cli Nare lto licie, L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Sa nti Sale-
sian i, a c ura cli N.N ., L. 600.000.
Maria Ausi li atrice e S. Giovanni
Bosco , a c ura de ll a famigl ia G io-
va nni Ricci , L. 600.000.
Maria Ausiliatri ce e Don Bosco,
pe r ringraz iamento e in suffrag io
de i fam il iari defun ti , a cura cli N.N ..
L. 500.000.
Maria Ausiliatri ce e Don Bosco,
in suffragio de i nostri defunti, a c u-
ra de ll a famiglia Abbo , L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
ringraz iando e in vocando protez io -
ne e in su ffrag io de i genito ri de-
funti , a cura cli N .N., L. 500.000.
Zefi rino Namuncurà, a c ura cl i
Anna Casacci D ' Apote, L. 500.000.
Maria Ausi liatrice e S. Giovanni
Bosco , per protez ione della mi a fa-
miglia , a c ura cli G incl ro Do men ica ,
L. 400.000.
Maria Ausiliatrice , Santi Salesia-
ni , in ringraziamento e protez ione e
in s uffrag io de i mie i defunti , a c ura
cl i Scagliotti Este rin a, L. 350. 000.
Maria Ausiliatrice , Don Bosco ,
Mamma Margherita, in voca nd o
protez ione , a c ura cli Brevi Mario ,
L. 300.000.
Gesù Sacramentato, Maria Au si-
li at rice, Don Bosco , secondo le
mie inte nz ioni , a cura cli Ri na Go-
re tti , L. 300.000.
Maria Ausi liatrice e Santi Sale-
siani , in m emoria cli mamm a Ade-
lina e in vocando protez ione, a c ura
cl i M .F. , L. 300.000.
Ma ri a Ausili atrice e S. Giovanni
Bosco , per graz ia ricev uta, a c ura
cli Fil ocam o Marie ll a, L. 300.000.
Gesù Sacramentato , Maria Ausi-
liatrice, Sa nti Sa lesiani , in vocan-
do pro tez io ne, a c ura cli Tempia Li-
na , L. 250.000.
Don Pie tro C hi esa, a c ura cli Caute-
ro G iannino , L. 250.000 .
Beato Filippo Rinaldi e don G ui-
do Fav ini , a c ura cl i Euge nio A ll a-
ria, L. 250.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria e
suffrag io cli G iovanna Vinc iguerra, a
c ura de lla nipote Agata, L. 250.000.
Ma ri a Ausiliatrice a c ura di Far-
comeni E tto re, L. 200.000.
Maria Aus iliatrice e Don Bosco,
in s uffrag io dei mi e i de funti , a c ura
di Buccel li Nava, L. 200.000.
S. Domenico Sav io: protegg i il
picco lo Matteo e tutta la famig li a,
a c u ra de ll a famig lia Gambino ,
L. 200.000.
Sacra Famiglia cl i Nazareth , pe r il
dono dello Sp iri to Santo a ll e nostre
fami g lie, a c ura cli .N. , L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani , v i affido Sara e i mie i nipoti ,
a c ura cli N.N. , L. 200.000.
In su ffrag io di papà Carme lo e cli
mamma G iuseppina, a c ura del la
prof. Carm e la A recc hi , L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in ringraziamen-
to, a c ura di Acti a Re nzo, L. 150.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
c ura cl i Clemente Nerina. - Mamma
Margherita, invocando protez io ne,
a cura cli D.N.N. - S. Cuore di
Gesù , Maria Ausiliatrice, per gra-
z ia ricevuta, a c ura di N.N. - S.
Cuore di Gesù , Maria Ausiliatri-
ce , Santi Salesian i, in suffrag io cl i
mio papà Onofrio Feclrico, a cura
di Feclrico M. Letizia. - S. Rita da
Cascia , Sa nti Salesiani, esaud ite le
preghie re di mi o fi g lio , a cura cl i
N.N. exallieva. - Maria A usilia-
trice, per protezione ciel figlio G iu-
seppe, a cura cli Sartori Licia . - Ma-
ria Ausiliatr ice e Don Bosco , in-
vocando protezione pe r Stefano e
Fe derico, a cura dei nonni . - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco , pe r rin-
g raz iamen to e protez ione, a c ura cl i
F.L. - Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per a iuto e protezione, a
c ura cl i More lla Eli sabe tta. - In suf-
frag io de i de funti de ll e fam ig li e
Corcle ro-C ucco, a c ura cli Corclero
Maria. - Maria Ausi liatrice e Don
Bosco , a c ura cli N.N. - In mem oria
di Quarnie nti Franco , a c ura de i fa-
miliari. - Don Bosco, per protezio-
ne di Quarnienti Stefano, a cura dei
famili ari . - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco a cura delle fam ig lie
Daffara e Saettone. Maria Ausilia-
trice , per protezione de ll a famig li a,
a c ura cl i Li Laura. - In me moria
e s uffragio cli Lanclucc i Marce ll o, a
c ura de lla fam ig li a La nclucci. - Ma-
ria Ausiliatrice, a cura cl i C im a
Ange la. - Maria Ausiliatrice e
Santi Salesia ni pe r protezio ne, a
c ura cli Andorno Ange la. - S. Do-
menico Savio , a c ura cli Mari a Ca-
ru so. - Mar ia Ausi li atrice e Don
Bosco in suffragio de i defunti fa-
mi glie ai-Tag lie tta, a c ura de lla
fa m ig li a Na i. - Mar ia Ausi liatrice
e S. Giovanni Bosco, in suffrag io
cli Lombardo Salvatore, a c ura de ll a
sore ll a Maria. - Maria Ausi liatri-
ce e S. Giovanni Bosco , a c ura cl i
Teodora Ga lli. - Maria Ausiliatri -
ce, Don Bosco, Domenico Savio, a
c ura cli Bozzano Cate rina. - S. Gio-
vanni Bosco, a c ura cli Ferra ra An-
gela. - Maria Ausiliatrice, a c ura
cli Casa le Arciera Luc ia. - In m e-
moria cli don Carl o Braga, a cura cli
Braga G io vanna Dani se. - S. Gio-
va nni Bosco, Santi Sa lesia ni , pe r
protezione, sa lute e serenità de lla
vecchi a mamm a, a cura cli N .N.,
exallieva. - Maria Ausi liatrice , in
me moria de i nos tri defunti , a c ura
cl i Ivana e G iorg io Mensitieri . - Ma-
ria A usi liatrice e Santi Salesiani ,
a cura cli Pari ani G iorg ina.

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Suor Tania Maria Cordeiro
è nata a Campos, nello stato
di Rio de Janeiro, in Brasile.
Figlia di Maria Ausiliatrice da 24
anni , è insegnante e pedagogista.
Ha lavorato per anni.
·
in zone di periferia. E consulente
della conferenza regionale
dei religiosi brasiliani , coordinatrice
di «Circoli biblici »
e della promozione umana
di gruppi di donne.
Ha la vorato come operatrice dei minori in zone di periferia del Brasi-
le. Che cosa le ha insegnato questa esperienza?
Avvicinarsi a molte forme di povertà 11:i ha educato soprattutto a vedere
e ad ascoltare, anche con indignazione. E perversa una struttura che nega
ai ragazzi di crescere con dignità; è esasperante la fame, la mancanza di
moralità, la violenza, la morte prematura e tutto ciò che va contro la vita
e il ri spetto; che ruba la capacità di sognare. Tutto questo mi ha so llecitato
a entrare in una rete di so lidarietà con tanti altri gruppi e persone sensi-
bili al problema per reclamare g iustizia e dignità negli uffici dei prefetti,
dei giudici, dove si prendono le dec isioni in fatto di legislazione.
In che modo la Chiesa brasiliana si fa presente per affermare la di-
gnità e la promozione della donna?
La Chiesa ha iniziato un processo continuo di partecipazione della
donna nelle strutture ecclesiali: coordinamento, consigli, dipartimenti;
accoglienza .rispettosa e valorizzazione del sapere teologico elaborato
dalle donne; programmi specifici di evangelizzazione. Non ultimo , l'ap-
poggio a organizzazioni popolari che si impegnano nella rivendicazione
e nell 'affermazione dei diritti della donna , nella denuncia della violenza e
nelle iniziative per la promozione di mezzi alternativi. La Chiesa è, inol-
tre, una presenza significativa nella promozione della donna attraverso
la riflessione sulla vita rebgiosa femminile.
E il suo Istituto ?
Questo cammino si sta facendo anche all'interno delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Da tempo stiamo riflettendo attorno ali'autocoscienza del
nostro essere donne consacrate. Una maggiore attenzione alla qualifica-
zione professionale, culturale e spirituale delle suore è senza dubbio
un'espressione molto concreta di questa valorizzazione del femminile .
Coscienti della nostra missione educativa, vogliamo essere presenti là
dove la vita delle donne, e delle giovani donne in particolare, è minac-
ciata. Non sono pochi, in Brasile e ovunque, i nostri centri di promozione
della donna, le case di accoglienza, le attività di alfabetizzazione, di di-
fesa dalla prostituzione e dallo sfruttamento.
Che cosa l' ha più affascinata dello stile salesiano, tanto da farla deci-
dere di essere Figlia di Maria Ausiliatrice?
Sono stata per cinque anni allieva delle FMA. Provenivo da un'altra
scuola e ho sentito subito che c'era qualcosa di diverso, soprattutto nello
stile delle relazioni. Le suore si avvicinavano a ciascuna e ognuna di noi
poteva dire di essere la preferita. Accanto a questo, l'allegria delle suore.
I momenti di festa erano attesissimi e sempre coinvolgevano tutte noi ra-
gazze, anche le più povere. Mi colpiva la tenerezza con cui le suore ac-
o coglievano tutti nell'oratorio: la stessa cura, lo stesso affetto per tutti.
FOCUS
AVERE BAMBINI
È UN PRIVILEGIO
Aurelio Grimaldi, scrittore e re-
gista, ha due figli, ma la moglie
Anna ne vorrebbe un terzo e inol-
tre prestissimo avranno la risposta
alla domanda d'adozione fatta
qualche tempo fa. «Come vivrà
con quattro figli?», domanda la
giornalista di Repubblica. «Benis-
simo, ci siamo trasferiti in campa-
gna prima ancora che nascesse
Arancia. Non volevo che diventas-
se una bambina da appartamento ».
«Ci racconri la sua quotidia-
nità con i bambini ». « lo cerco di
essere molto presente e ho anche
cambiato il mio modo di vivere,
però l'eq uilibrio della famig li a è
garantito da Anna ». « Cioè .fa tut-
to lei . « Ah, no, ieri ho accom -
pagnato Cristiano a sc uola presto,
perché andava in gita con i com-
pagn i, poi andiamo insieme a
nuotare, al cinema. E con Arancia
facciamo insieme due giochi e
scriv iamo lettere alle due nonne».
<< Ma non è che si ricorda così
bene le cose che fa con i hamhini
perché sono le più divertenti? E il
peso della quotidianità tocca tutto
a sua moglie . «Inutile fare il
melodioso, io faccio le cose per
poter dire: Hai visto come sono
stato bravo? Perché penso cioè di
meritare una gratificazione. L' or-
dinarietà invece tocca ad Anna.
Certo, un po' mi sento in colpa,
perché so bene che se mi occu-
passi di più dei bambini mia mo-
glie avrebbe più tempo per legge-
re un libro in più». « Perché si
fanno pochi figli secondo lei?» .
«Un po ' per ego ismo, ma anche
perché è diventato quasi un privi-
legio soc iale ».
8S SETTEMBRE 1997

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
é2)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
V. E. Frankl
La vita come compito
clÌ
:E
Appunti autobiografici
~
"'·i;i;i
Religione , pag. 112, L. 20.000
o~ .
.!!! Storia di un successo scientifico,
~
a,
'eooO:.
·"oeu'
storia di una ricerca costante
per allentare il dolore della gente
e soprattutto per aiutarla a scoprire
"e":''
il senso della vita, attraverso
CJ)
a,
.os .
'cii
le possibilità offerte da tre gruppi
di valori : l'azione che l'uomo compie,
ea,
a,
l'opera che realizza, l'esperienza,
.;E:,
l'incontro e l'amore .
I Una lezione di vita e una lezione
Cl.
:i:
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di onestà scientifica di straordinaria
<(
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efficacia, che trasforma questo libro
o
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in una testimonianza unica nel
Cl.
i5 suo genere.
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Viktor E. Frankl
LA VITA
COME COMPITO
Appunti autobiografici