Bollettino_Salesiano_197801


Bollettino_Salesiano_197801



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es Bollettino
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA DON BOSCO NEL 1877
ANNO 102 N . 1
SPEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2 ° C70J - 1 ' QUINDICINA •
1 GENNAIO 1978

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no- Sommario--«Caro BS...»--Salesia1
Serv1z10 di copertina: pag. 4
Foto: Felici
LE IDEE
Giovani. Cresceteli nella gioia. 8
Chiesa. Perché il cristiano s'Impegna nel
sociale (card. SI/va), 20-21
Libri. Benvenute novità, 22-23
GLI UOMINI
Don Ricceri
Un grazie, un invito, un saluto, 3
La Strenna 1978, 3
Ha seminato per 12 anni, 4-7
Exalllevi. Verso Il Congresso, 29
Cooperatori. Sarcheletti eletto segretario
generale, 30
L'AZIONE
Argentina. Dagli Appennini alle Ande, 24
India. Gli oratori sull'Himalaya, 16
Indonesia. Lavoriamo felici in una casetta
di bambù, 30
Italia. Da vent'anni Don Bosco patrono
degli apprendisti, 9-12
Aservizio dei giovani: il Cnos, 11
•Signore, teneteci in capo... • , 17-19
Il • Don Bosco. di Giorgio Rocca, 29
La Scaletta 1978. 29
La festa del ciao, 30
Korea. I week end di padre Martelli, 19
Paraguay. Audiovisivi per il Vangelo,
14-15
Thailandia. Perché fuggono dal Vietnam,
12-13
Dal Vietnam con amore, 29
IL PASSATO
Apprendisti. Il mastro minusiere si Im-
pegna», 10
Correva l'anno 1878, 25-26
FMA. Quanto è difficile mettere su casa in
America, 26-28
Rubriche
Caro BS, 2 - Educhiamo come Don Bosco,
8 - BS risponde, 20 - Libreria, 22 - Dal
mondo salesiano. 29 - Preghiamo per i
nostri morti, 31 - Ringraziano i nostri
santi, 32 - Solidarietà fraterna, 35.
BS, Indice dell'annata 1977, 34
CONTRO I VALORI FASULLI
Caro BS, ho letto il tuo articolo dell'ot-
tobre scorso sulla pubblicità, e mi pare
esagerato Il raffronto che fai tra la pubbli-
cità e il Vangelo. Bisogna essere buoni
dentro, questo è vero, ma non trascurare,
se è possibile, anche l'estetica. Non la-
sciarsi Influenzare dalla pubblicità, d'ac-
cordo, ma qualche prodotto bisogna pure
usarlo. Il deodorante a volte occorre, an-
che il dentifricio. Caro BS, ti prego, chia-
risci. .•
Licia Guastini, Sondrio
La pubblicità può e dovrebbe essere
sempre buona e utile. Ma non sempre lo è.
Anzi... L ·articolo voleva bollare il malvez-
zo di troppi pubblicitari, che inventano per
la gente dei bisogni fittizi•, dei valori fa-
sulli e delle nuove forme di idolatria, allo
scopo di far vendere il più possibile certi
prodotti. E voleva mettere in guardia le
persone ingenue - e ce ne sono. soprat-
tutto fra i giovani - che restano abbaci-
nate dalle promesse di certa pubblicità e
finiscono per acquistare un deodorante
sperando di trovare con esso... fascino.
amore e felicità.
Quanto a lei, signora Licia, nessuna
paura. Nella sua lunga lettera dimostra di
possedere un quadro d1 valori cristiani In
cui la persona umana è messa al primo
posto, e tutto 11 resto viene giustamente
proporzionato. Se tutti pensassero come
lei, certa pubblicità a tranello che oggi ci
bombarda non ci sarebbe. E il BS non
avrebbe da scrivere certi artico/I contro.
UNA RAGIONE DI VITA
Gradirei entrare in contatto con giovani
amanti della poesia e dell'arte, per scambi
e collaborazioni reciproche. Ml trovo pa-
ralizzato, e lo scrivere rappresenta per me
una vera ragione di vita. Grazie.
Giuliano Marchior,
30001O Bojon (VE)
PUBBLICATE QUESTA
Forse oggi i Re Magi arriverebbero da
Gesù Bambino così... Ma l'importante è
arrivare fino a Lui (S.T.).
. ~~ :.'"t,J
'
\\.~
-.A,~
.
'
~
u Svelto. segua quella s te lla! "
Rivista della Famiglia Salesiana
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'Informazione e cultura religiosa
Direttore responsabile:
DON ENZO BIANCO
Collaboratori
Sr. Giuliana Accornero - Pietro Ambroslo - Te-
resio Bosco - Sr. Elia Ferrante - Adolfo L'Arco
Jesus Mélida
Fologralla: Antonio Gottardt
Archivio salesiano: Guido Cantoni
Archivio Audiovisivi LOC
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafìca Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Autorl.zzazlone del
Tribunale di Torino n. 403 del 16-2-1949
COLLABORAZIONE
La Direzione sollecita a Inviare notizie e loto
riguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna
a pubblicarle secondo le possibilità del BS.
IL BS NEL MONDO
Il BS esce nel mondo con 37 edizlonl nazionali
(in 20 lingue diverse, con tiratura annua di ollre
10 milioni di copie) in:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Austra-
lia - Austria - Belgio (In fiammingo) - Bolivia -
Brasile - Centro America (a San Salvador) - Cile
- es Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecua-
dor - Filippine - Francia (per i paesi di lingua
francofona) - Germania - Giappone - Gran Bre-
tagna - India (In Inglese, più le edizioni nelle
lingue locali maJayalam. tamil e telugù)- Irlanda
- llalla - Jugoslavia (edizioni In croato e slove-
no) - Korea del Sud - BS Lituano (edito a Roma)
- Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia -
Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Venezuela.
PER RICEVERE IL BS
Il Bollettino Salesiano viene inviato gratis:
- ai componenti la Famiglia Salesiana
- agli amici e sostenitori delle Opere di san
Giovanni Bosco.
Le richieste vanno inoltrate alla Direzione o al-
l'Ufficio Propaganda (Indirizzi sotto).
IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO
a chi contribuisce alle spese per il BS o aiuta le
Opere Salesiane nel mondo
CAMBIO DI INDIRIZZO
Comunicare, Insieme con Il nuovo. anche l'In-
dirizzo precedente.
I LIBRI PRESENTATI SUL BS
si possono richiedere alle rispettive Editrici:
- o contra$$egno (spese di spedizione a cari-
co del richiedente);
- oppure con versamento anticipato mediante
conio corrente postale (spese di spedizione a
carico dell'Editrice) Indirizzi:
LAS
LIDrerla Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Sa-
lesiano 1. 00139 Roma, Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 1009!ì Leu-
mann (Torino). Ccp 2 / 27196.
SEI: Società Editrice Internazionale (Ufficio di
Roma) - Corso Regina Margherita 176. 10152
Torino. Ccp 1 / 27997
INDIRIZZI DEL BS
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092 -
00100 Roma-Aurelio. Tel. (06) 64.70.241.
UNlclo Propaganda:
Arnaldo Montecchio - Via Maria Ausiliatrice 32 -
10100 Torino. Tel. (011) 48.2924.
CONTO CORRENTE POSTALE
numero 46.20.02, intestato a Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, Roma.
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DON RICCERI ALLA FAMIGLIA SALESIANA
Un grazie
un invito
un saluto
Carissimi amici,
il 21" Capitolo Generale, che ha
avuto inizio felicemente l'ultimo
giorno dell'ottobre 1977 a un se-
colo dal primo Capitolo della
Congregazione (celebrato nel set-
tembre-ottobre 1877), probabil-
mente sarà ancora in corso quan-
do andrà in stampa questo nume-
ro del nostro Bollettino.
Mi sembra quindi doveroso che,
anche a nome dei quasi duecento
membri del Capitolo provenienti
da tutte le parti del mondo, vi
porga gli auguri per il nuovo anno,
pieni di afl'ettuosa riconoscenza
per ciascuno di voi, e per le vostre
care famiglie.
Super□uo dirvi che questi no-
stri sentimenti saranno tradotti in
fervida preghiera, tanto più che
molti dei membri del Capitolo si
sentono particolarmente obbligati
verso di voi per la ca1ità inesauri-
bile con cui aiutate in mille modi
tante loro opere nei vari conti-
nenti.
Grazie, per 1a benevolenza.
Quanto a me, personalmente de-
sidero esprimervi la profonda ri-
conoscenza per la benevolenza,
l'affetto con cui mi avete accom-
pagnato nei dodici anni del mio
Rettorato. Guardando indietro a
questo lungo periodo, trovo tanti
motivi di ringraziarvi dall'intimo
del cuore per la simpatia (spesso
tradotta concretamente in opere)
con cui mi avete accompagnato,
dimostrando in tal modo nella
mia persona il vostro attacca-
mento e la vostra devozione verso
Colui che assai modestamente
rappresentavo: Don Bosco.
Sono sicuro che anche nell'av-
venire continuerete a nu u·ire q ue-
sl i stessi sentimenti verso colui
che d'ora in poi rapr,rcsemerà il
caro Padre comune Don Bosco.
Invito: la strenna 1978. L'argo-
mento della Strenna tradizionaJe
per l'anno 1978, dirci che è quasi
d'obbligo: la catechesi. Il Sinodo
dei Vescovi conclusosi a Roma
appena alla fine dell'ottobre scor-
so, e lo stesso nostro Capitolo Ge-
nerale, si sono occupati di questo
mandato che CJisto ha affidato
alla Chiesa, e che Don Bosco ha
voluLO fosse lavoro specifico dei
membri della sua Famiglia.
Il tema poi ci interessa ancor
più da vicino perché riguarda
specialmente, ·se non esclusiva-
mente, i giovani e i fanciulli.
Rivelare Cristo ai giovani, oggi
specialmente, è di particolare ur-
genza: essi ne sentono, anche se
spesso inconsciamente, un pro-
fondo bisogno. Questo spiega
perché tante volte ricorrono a ciò
che possiamo chiamare « i surro-
gali cli Gesù»: la droga, l'erotismo,
la violenza, ecc.; surrogati che
mentre denunciano il pauroso
vuoto apertosi nel loro cuore, di-
cono jJ bisogno di «qualcosa» che
dia loro quel nutrimento che solo
può appagare la loro fame.
Lo vediamo direi all'evidenza
nelle migliaia e migliaia di giovani
seri, positivi, realiz:,_alQri, che non
riempiono le colonne dei giornali,
è vero, ma hanno trovato in Gesù
la gioia, la pace e la ragione della
loro esistenza.
Rivelare Crislo ai giovani, aura-
verso la catechesi, è quindi un ur-
gente compito degli adulti; ma
questa rivclazfonc risulterebbe
ste,;le e vana se gli adulti, i geni-
tori per primi, non lo 1;velasscro
vivendo essi la vita di Gesù e con
Lui. Non poche volte, dobbiamo
riconoscerlo, i giovani soffrono di
questa gravissima carenza. i figli
subiscono la contro-testimonian-
za dei genitori, i giovani finiscono
vittime della «non fede» degli
adulti.
Ecco quindi perché s'impone e
diventa indispensabile q)..tella che
è l'anima della Catechesi: la testi-
monianza, il vivere sinceramente
il Vangelo. La Catechesi infaui, se
realizzata in tutta la sua pi_enczza,
è trasmissione di vita più che di
nozioni o di idee astratte, e di vita
evangelica; per questo tale vita si
trasmette tanto più vitalmente,
quanto più è vissuta da chi deve e
vuole trasmetterla.
li giovane d'oggi è allergico a
chi vuol fargli solo da maestro, ma
accetta chi gli si presenta come
uomo che vive quello che dice o
raccomanda agli altri. Don Bosco,
Catechista per eccellenza, cc lo ri-
pete con la sua parola semplice
ma profonda: «L'esempio vale
più di ogni elegante discorso»;
Il recente Sinodo, che i Ve-
scovi hanno dedicato alla cate-
chesi,
il Capitolo Generale 21 in-
centrato sul tema « testimonianza
e annuncio»,
il fatto che l'opera salesiana
«era fin dall'inizio un semplice
catechismo» (MB 9,61),
tutto oggi richiama e sollecita la
Famiglia di Don Bosco a vivere
con slancio rinnovato il suo impe-
gno tipicamente salesiano:
PORTARE CRISTO
Al GIOVANI
NELLA CATECHESI
Perché la nostra proposta di fe-
de risulti efficace, ognuno di noi:
sostenga la sua azione edu-
cativa e pastorale con la testimo-
nianza coerente della propria vita
cristiana;
tenga aggiornata la propria
cultura religiosa;
si renda disponibile, pronto e
creativo nel prestare un efficace
servizio di catechesi anzitutto al
giovani, nella famiglia, nella chie-
sa locale, nel proprio ambiente.
«Nessuna predica è più edificante
del buon esempio».
Faccia il Signore che il richiamo
del Santo Padre e della Chiesa alla
Catechesi trovi eco efficace spe-
cialmente in tutti noi che ci ispi-
riamo alla scuola di Don Bosco.
Saluto. Mentre vi rinnovo il mio
saluto augurale, vi prego di un ri-
cordo per me; anch'io terrò sem-
pre in cuore dinanzi al Signore la
bontà da voi usata verso questo
figlio di Don Bosco.
~ r ~G~ ;

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PROTAGONISTI/ DON RICCERI
Ha seminato per dodici anni
Quando questo articolo vedrà la luce, forse la Congregazione salesiana avrà già il suo nuovo Rettor
Maggiore, il settimo Successore di Don Bosco. Al momento, sapendo solo che don Ricceri lascia quel
timone che per dodici anni ha retto con lucidità, coraggio e fede viva, Il Bollettino sente ìl bisogno di dirgll
- e non a nome suo soltanto - il più vivo «grazie» nel Signore.
L a ,ua mano ave, a impugnalO il
timone della Congregazione
~ale~iana il 27 aprik 1965. alk· oré
12. 10. Un lungo applarn,o dei 150 ca•
pilolari ave,·a '>Ollolim:ato la raggiun-
w maggioranza dei n>ti già al sec.:ondo
">crutinio, dopo unu prima vota1ione
e.li orientamcnw. E don Ricccri, che
come tulli i timonieri aveva i nervi
saldi, non riusci a dominare la com•
mo1ione: i suoi ek-uori i.ca, alcanùo
banchi, rcgolam1.-n1i e protocolli !>I a-..
-,1epavano in re,ta attorno a lui, don
Ziggiotli lo a,eva ,ubito i.Lrcllo Ira le
braccia, un salc!-tiano dcli'! ndia lo
aveva incoronalo secondo l'uso del
'>LIO paese con una ghirlanda di liori:
poi qualcuno avt•va intonato « Don
80:.co ritornai», e tutti si erano unili
al coro...
Don Bo<,co era wmato redi\\ ho nc:l
,uo ..,esto Suecc,,ore
Nei giorni precedenti don Ricn·ri
aveva parlato multo: in tanti erano
andati da lui a e,porre i loro punti di
vi-,1a, per sentillo e «-,aggiarlo»: e poi
ci '>i era mcs',o di m1.:110 anche il tem-
po cailh-o. un'umiuità insolita nell'a-
prile romano, e il I i-,ultato era stato
una solenne raucedine. Lui riparaw
dietro un umo, bmo che fac1.:\\'a I elo
alla commozione, anùa,a dicenùo col
-,uo filo di voce: •Ora che il Capitolo
Generale mi ha clct to. io non ho più
voce ìn capitolo», Ma a i.era, nella
buona nolle. pronunciava ben chian:
le parole che ,.ird,bero state il pro•
grnmma e.lei '>UO rcuorato: •A\\'anti
con Don Bosco I i, o oggi. per ri,pon•
4
Ùl'rc alle es1gt•11;t• del nostro tempo. e
alll' attc-.l' dell,1 Chk-,a•.
Rifcr~cono d1r don Ziggiotti, con-
grawlandosi con i Capitolari chi: avc-
\\'ano eletto don Ricccri cosi in In:Lla.
avesse c!-tclamarn. «L'il\\'etc trO\\ .ilo
,ubito, /'uo1110 ,t11Wu!» Dicono. M,1 e
-,icuro che don Ricccri stesso in qut•i
giorni prcl l'l'Ì dct inirsi ,,. Cirei1eu di
D011 Bo~co-... li tempo aiuterà a giudi•
care il comple,,o rettorato d1e ora '>i
chiude: ma a occhio e croce scmb.-:1
che ambedue qm•lle asserzioni fo..,se•
ro aaeccntc Quanto a [ar <la cin.'r\\co.
certo toccò a don Ricceri guidart· con
la sua mano lorle la Congrcga,ione
nel momento più dirficile e travagliu-
to della !>Ua sloria.
"Vocazionc a superiore". « Di don
Ricceri - '>Crb-.c in qud giorni un -..a.
fc-,iano che gli l'r.1 , issuto molti ann,
nccanto - -,i puù dire cio che l! ,iato
dcuo <li Don Bo,co: ''E' un rnlitivo
dalle idee ch iare e <lai cuore puro".
11./on saprei trovart' una vocazioll<' più
!>icura e più corrbpo.,ta della sua. Di
coslituLionc s:rna. don Riccen cono-
'>CC una sola mal.iltia, di\\cntaLa m mai
cronica: il l:11orn. l\\la è la malattia
professionale del ,alesìano di raua. E
il lavoro di don Ricceri è t"'scn1ial-
mentc qudlo organinati\\'O, il lavoro
del vero superiore. Credo che egli ab•
bia avuto da Dio anche la \\'Ocazionc o
essere supcdorc: infaui lo ha dotato
ad hoc».
Questa per,u.hionc è largam1:nte
condh·isa.
Prim.i di :is!-tumcre incarichi di re-
'-ponsabililà. era ,iato in ml't/.0 ai
gim ani nc•gli oratori. Si t.ro\\ a, a bt•ne
con loro. ,;apc\\'a conquistarli anche
con la mu.,iea. Scti,·erà un giorno:
•Sono pas.,ato a11ra1erso a qua-.i tut-
te le espcrien1e dell'attività ~ak~iana,
ma sentu che quanto di valo1i sale•
siani e tli frutti -.pirituali ho trovato
,·issuto nei -.d oratori in cui ho lavo•
rato, non l'ho più trovato in alcuna
delle altre a11i, ità •.
Era ,tato in meno ai gim·an, .,aJc-
,iafli in lorma11011c. e uno <li loro ha
testimoniato: «Ci prcpara,amo t.' ci
lmmavamo ol ~accrdozio. guardando
a lui».
Poi nl'I '35 lu Iatto per la prima \\'Cli·
la direttore, e da allora ha uccup.ito
posti di n.·,pon-,abilità '>cmprc piu a1-
dui. inintnrottamenlc per -12 anni E
ha tirato ,l\\anti con quc-1 ritmo di la•
1oro. "!c:l 19-12, dircllorc a ~k'i'>im1,
cra lhicamcntt· provato: domandi,
allora a don ZiggioLLi, di pa~!>aggio in
Sicilia, di lm,ciarlo rientrare nei ran•
ghi per qualche tempo. «Vedremo di
accontentai 11 », lo a,·eva assicurato
don Ziggiolh. Quakhe giorno uopo
im ecc, gli an1,·a, a da Torino un in-
carico ancm·a più pesante: lo nomina
a lspcttoré...
La carica comportava un 500 con·
lratelli da animare, 25.30 case e.la visi•
Lare. E lui era sempre in viag~io, !11-
,tancabile. Si presentava: «Ecco il
,·ostro comml',!><>, iaggiatorc•
Chiamato nel Con:.iglio Superiore
ad animare l'associazione dei Ce>opc-

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Momenti della sua vita (da sinistra): Don Rlccerl
si lrovava bene con I ragaul. Ha scritto moltis-
simo, a singoli e gruppi, e a tutta la Famiglia
Salesiana. Ha viaggiato anche mollissimo: è
andato a trovare I suol salealanl In tutti I conti•
nentl. Foto sotto: Don Rlccerl al Becchi, davanti
alla •Casetta di Don Bosco ■•
ratori salesiani e il settore della stam-
pa, ci si buLLò ton tulla l'anima. Chj
visse quegli anni al suo fianco, ricorda
la sua strategia di lavoro. Dopo mia
«levaLaccia» da salesiano <lei primi
tempi, messa e meditazione. Poi il
momento <lei piani: 1inchiuso nella
sua camera, «meditava» anche J'a-
;done. Disponeva sullo scrittoio tanti
foglietti bianchi con in cima il nome
dei suoi collaboratori. E man mano
che le iniziative, le idee, le cose da fare
venivano a galla, le appuntava sui fo-
glietti. Poi, dopo la p1ima colazione,
scendeva a trovare uno per uno i suoi
collaboratori.
Per lo più non li chiamava nel suo
ufficio ma - quasi preoccupato che
non perdessero il tempo prezioso -
passava per~onalmentc dall'uno al-
l'allro. con i suoi appunti; interroga-
va, s'informava, proponeva. NQn co-
mandava. Sape\\'a di non essere infal-
libile, perciò voleva sentire l'altrui
parere (e se occorreva modificava i
piani). Poi domandava col tono pili
naturale: «Preso nota?,,, e càlando la
sua biro sui suoi appunti: «Po:-!>o
cancellan"? ». E raggiunta la certcz.i:a
quasi metafisica di un primo e di un
secondo «sì», aggiungeva una parola
di fiducia e d'incoraggiamento, ma-
gari una bauuta, e passava in punta di
piedi a un altm ufficio.
l suoi collaboratori ave\\'ano la cer-
tezza di essere seguiti, valorizzati, sti-
ma ti, e rendevano al meglio. «Chi sa-
peva soltanto scopare, scopava sol-
Lanto, ma lo faceva bene», ha dcllù un
LesLirnone.
L'associazione dei Cooperatori de-
ve molto alla guida sicura di don Ric-
ceri. Non solo la potenziò, ma soprat-
tullo la «rivelò• a non pochi salesiani
che sembravano indifferenti verso
questo ramo della Famiglia di Don
Bosco. Ricordano che in una confe-
renza tenuta a un gruppo di salesiani
seppe presentare l'idea dei Coopera-
tori in modo così persuasivo che un
confratello esclamò: « Se è così, con-
viene che noi salesiani ci facciamo
Lutti Cooperatori... ».
Sapeva destare entusiasmo, ener-
gia e iniziative attorno a sé. l i suo
esempio trascinava. Dice una curiosa
testimonianza: «Era sempre in testa,
sempre al fianco, e sempre in coda a
incoraggiare l'..illimo». E i risultati
non potevano mancare.
Non stupisce quindi che nel 1965, i
Capitolari in lui vedessero (come uno
di loro ha scritto) «l'uomo capace di
fare il punto, di raccogliere un 'ere-
dità, dei me~saggi, di farsi interprete
dei segni dei tempi•· E lo eleggessero
Rettor Maggiore.
Uomo del cambiamento. Per la
realtà salesiana d'oggi, don Ricccri è
stato anzitutto l'uomo del cambia-
mento. La sua azione si è svolta in
quell'epoca di grandi cambiamenti
che è stato il post-ConciUo. Lui stesso
ha preso parte all'ultima sezione del
Concilio, è stato tra i padri conciliari
che sigillarono i documenti definitivi,
compreso quel Messaggio del Conci-
lio ai giovani che dice: «E' per 1•oi
giovani soprattutto, che la Chiesa con
il suo Concilio ha acceso una luce,
quella luce che rischiara l'avvenire, il
vosh·o avvenire».
Uomo dei cambiamenti, don Ric-
ce1i si è però inserito con grande
equilibrio nella «corrente». Perché
sono stati e sono tuttora anni difficili
per chi siede a l timone e deve guidare
la barca. U card. Garrone in un libro
fortunato sulla Chiesa post-conciliare
è 1icorso all'immagine delle stagioni.
«Giova1rni XXIli annunciò il Concilio
come una primavera della Chiesa -
ha scriuo -, e nella grandissima
maggioranza i cristiani lo salutarono
come tale. In cffelli la Chiesa uscì dal
Concilio come da un nuovo bagno
battesimale. Ma oggi più nc!.suno si
arrischierebbe d i chfamare primavera
lo stato alluale.
«D'alira parte - ha pro~eguito il
card. Canone - di au/1.111110 non si
può parlare, perché la stagione pre-
sente non è quella dei frulli; e, se ne
raccogliamo, sono per lo pili acerbi.
lnvece questo è certo: si sta abbat -
tendo sulla Chic~a un vero uragano.
che non sembra risparmiare nessuno.
Saremmo allora nell'invenw? Certuni
lo pen!,ano, ma nulla è più contrario
all'evidenza dei fatti: la Chiesa non
assomiglia affallo alla natura che si
avvolge nel silenzio e nell'immobilità
invernale.
« Resta allora /'estate, l'epoca dei
temporali, la stagione dei lampi e dei
tuoni, quando basta un istante perché
nel buio improvviso il ciclo cominci a
esplodere... ». Ecco, oggi siamo nell'e-
state dei temporali.
Questo linguaggio metaforico forse
meglio di un lungo discorso descrive i.I
tempo in cui don Ricceri si è trovato a
svolgere il suo mandato di Retlor
Maggiore. Occorreva il cambiamento
nella Chiesa e nella Congregazione (la
Congregazione in fondo non è che un
pezzettino d i Chiesa), ma le impa-
ziem:c degli «oltranzisti» da una par-
te, e le resistenze dei «reazionari»
dall'altra hanno reso tutto molto più
difficile. Di qui i temporali. e i pochi
frutti ace,-bi.
Ma bisognava cambiare, suJJ'esem-
pio della Chie~a. e don Ricceri ha av-
viato l'aggiornamento della realtà sa-
lesiana già a partire da quel Capitolo
del '65 che lo aveva eletto. E' stato un
Capitolo attraversato dal soffio inno-
vatore del Concilio; ma non bastava.
Nell'agosto 1966 la Santa Sede con un
documento esplicito ()'« Ecclcsiae
sanctae») chiedeva agJi Istituti reli-
giosi di celebrare un Capitolo genera-
le «speciale», per un'assimilazione
radicale della mentalità e ·del rinno-
vamento portati avanti dal Concilio. E
don Ricceri rispose con il Capitolo del
I 97 1, durato quasi 7 mesi: uno dei pili
lunghi che si siano celebrati. Dato si-
gnificativo: tra i partecipanti, per la
prima volta i membri eletti dalla base
risultavano più numerosi degli aventi
diritto per carica.
Nel lungo dibattilo veniva studiato

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il progetto apostolico di Don Bosco
per la gioventù, era portata avanti l'i-
dea (dimostratasi in questi anni mollo
feconda) ddla Famiglia Sé!le:.iana,
erano riformulate le Costitutioni ddla
Congregazione. e il frullo di quel lun-
go e appassionato dialogo veniva
condensato in 22 documenti offerti
alla riflessione dei salesiani.
Ma, come ammoniva don Ricccri
stcM,o, tuuo quello era la ..Congrega-
1ionc della carta•. che occorreva far
di\\'entarc Congregazione della realtà.
E per questo compito assai più diffi-
cile del precedente, don Ricccri è ili-
venuto animatore del rinnovamento.
Maestro di salesianità. Per prima
co:.a don Ricceri si è fallo tra i salc-
-,iani maestro di salesianità. La sua
animazione è passata insistentemente
re,;pon!>abilità politica del sale-,iano.
Anche Il BS in occasione del suo cen-
tenario ha avuto la sua brava lcncra,
sull'importanza Jellc «notizie di fa-
miglia"· Sintomatico, e in certo :.cnso
ria-,sunlivo dell'intero insegnamento
di don Ricceri. il titolo di un'altra let-
tera: Guardiamo al futuro con l'olli-
mi~mo di Don Bo-.cr►».
Anche il suo imegnamento orale, in
tantt: conferemc, <>ml!iie, buone no11i,
è staio in par·te racc<>lto e affidato a
una <;cric di no\\'e , olumi. intitolati
La parola del Rcllor Maggiore,. e
con1enenti quasi 500 testi.
Gli incontri personali. Persuaso
però che «un incontro personale vale
più di cento letlcrc, articoli, opuscoli o
libri•· don Rìcceri molto spesso ha
prc~o il cappello e M è messo in \\ iag-
gio per incontrare i salesiani nelle loro
era partito senza di lui.
Rimaneva il rimpianto dell'incon-
tro finito, ma anche il ricordo vivo di
un contatto che aveva ,u,citato idee,
problemi e \\'Olontà di operare.
Non è tempo di raccolta. li rinno-
vamento, come ha più \\ ohe deuo Don
Ricccd, comincia con la • com crsiunc
del cuore». Che sfugge ai resoconti e
ai bilanci. Ma ha anche i :.uoi asperti
\\isibili, e molti dei cambi avYcnuti
negli ultimi 12 anni po'>Sono es'>l'rC
almeno enumerati.
Primo cambiamento -.ignificatno
- compiuto da don Ricccri anche in
obbcdien,.a a un pn:ci~o invito dd
Capitolo Generale 1965 - è stato nel
·72 il tra!>l'crimcnLO della Casa Gene-
ralizia eia Torino a Roma. Portar,i al
centro della cristianità e vicino al Pa-
pa era lor·sc ncce~ario e inevitabile:
Don Rlcceri ha avuto Il senso dell'Incontro e
della feala. Qui sopra In India, prende aut serto
l'lnvesUlura a... . maharaJ,h. Le foto a fianco:
partecipa a Berlino alla premiazione del plccoll
campioni del colleglo; lndoHa gll abblglla-
menlt di caclco giunti In dono dall'Amauonla.
a11ra\\·erso la parola: quella orale e
quella scriua.
Ogni tre mesi una pubblicatione
ufficiale in sci lingue e in ottomila co-
pie - gli « Alli del Consiglio Superio-
re» - portava nelle 1.500 case sale-
<,iane la • Lettera del Rettor Maggio-
re». Lenerc, mai semplici biglicui da
visita, molto spesso veri opuscoli sulle
30 pagine e piì:1. Cli argomenti sono
stati i più vari, ma legati al momento
storico, e orìcntati al rinnovamento.
Lcllcre sulla vita religio!>a (sul la\\·oro
salesiano, sul • arnie oscuro dell'indi-
vidualismo•. •contro l'imborghesi-
mento•. sul dialogo in comunità);
lellere sull'impegno con la gioventù
(,d !.alesiani, mbsionari dei giovani»),
sulla Famiglia Salesiana (particolare
interessamento per i Cooperatori e gli
Exallie\\1i). sulle missioni (presentate
come «la strada al rinnovamento•).
sul sottosviluppo dei popoli, e sulla
ca~e. incontri ul fidali e casuali, con-
1·eg.ni e congressi, riunioni d'alto li-
vello con i respon-.abili, e con\\'er-sa-
;doni con i salc!,iani più giovani, con i
Coopcrator-i, gli Exallievi. Ogni anno
svariati viaggi, in Lui Li i continenti.
I :.uoi arrivi erano serrip1·c una fe-
sla: più \\'Olle i responsabili degli ae-
roporti hanno chiuso un occhio e
con~entito che l'intera ramiglia l,ale-
siana, magari con banda in testa, an-
dasse ad accoglierlo ai piedi della
'>Caletla. Nelle riunioni poi don Rie-
ceri punava il doppio contributo pcr-
,;onale dcJJa chiareaa di idee e delle
sue doti inmuc di «leader della di-
scussione». E alla partenza, quante
coi,c ancora da dire, quanti problemi
piccoli e grandi ùa risolvere '>U due
piedi. quante strclle cli mano da di-
s1ribuirc. Poi le con.e frettolose al-
l'aeroporto, e qualche voha la nou1.ia
che l'aereo... non l'ave\\'a aspettato ma
Don Bosco, che fu definito da Papa
Giovanni prete romano• nel signilr-
cato più alto dell'espressione, l'a-
vrebbe approvato. Ma !>laccarsi dn
Valdocco, portarsi lontano dalla ca
sella tk•i Becchi, è coMalo anch~ mol-
to. Per così dire, la testa è venuta n
tro\\'nn,i n Roma, ma il cuore è rìma,to
nel vecchio Piemonte di Don Bo~co.
Anche il Consiglio Superiore, cioè
gli uomini che affiancano il Retwr
Maggiore nel governo della Congre-
gazione, ha avuto le sue trasforma-
1foni. Per un collcgamenlo più strcuo
con la base della Congregai.ione ,i è
introdotta la figura dei Com,iglicli
Regionali (atlualmcn1l· !>Ono 6, e si
sparlii..cono in 6 wne le 1.500 ca'>c ,;~1-
lesianc). Sempre ndl'ambilo della
Casa Generalizia s1 sono istituiti e
perfe1.ionati i dica:.teri, cioè l'insicmt.>
di ullic1 e di collaboratori dircui. in-
caricati di particolari sciioni: mi\\!>IO·
6

1.7 Page 7

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ni, pa:,toralc giovanile, ecc.
Anche le comunità salesiane hanno
visto a l loro interno modificati e prc-
cii.ati i ruoli (non è stato solo un cam-
hio di terminologia). mentre i singoli
- attraverso il rinnovato «Consiglio
della comunità» e l'«A!>semblca dei
confratelU» - sono stati chiamati a
una partecipazione più diretta nell'e-
laborazione dei piani operativi e nella
maturazione delle decisioni.
La Formazione Permanen te pe1 i
singoli è ormai consideraw un d irit-
to-dovere e i corsi di « ricadca spiri-
tuale» organizzati prc::.so la Casa Ge-
nerali7.ia sono stati copiati con risul-
tati positivi in varie parti del mondo.
Pure i conta tti e la collabora7.ione
tra i vari rami della Famiglia Salesia-
na in questi dodici anni si sono di
molto accresciuti. Cooperatori cd
Exallicvi hanno acquisito m aggiori
responsabilità nella di1·ezione dei loro
movimenti. Le VDB, che vantano nel
servo di Dio don Rinaldi il loro fon-
datore, hanno buoni motivi per con-
siderare don Ricceri il loro rifo11da10-
re: egli rila nciò la loro associazione a l
principio degli anni '60, e poi ne ha
a ppoggiato in pieno i successivi svi-
luppi.
li Centenario delle Missioni sale-
siane per volontà di don Ri cceri è di-
ven ta to occasione per un rilancio non
solo delle missioni salesiane ma an-
che d e llo i.pirito apostolico. Fra le
tante iniziative, che hanno coinvo lto
la Famiglia Salesiana come pure i ra-
gazzi nelle scuole e negli oratori, si è
avu to a Roma un «incontro dei Ve-
scovi salesiani missionari» prove-
nienti dalle varie parti del mondo, che
è stato il pdmo del genere [orse non
solo per la C-0ngregazione Salesiana.
Sempre durante il rettorato di Don
Ricceri, ~i è avuta la bcalirica7.ione di
don Rua, la «prnmo:r.ionc» dell'Ate-
neo salesiano a Università Pontificia,
la ristampa anastatka degli scritti di
Don Bosco. Cm, quc,-ta ultima ini1ia-
tiva, i centri di cul!ura della Famiglia
Salesiana hanno ora gli :.trumL'llli pl'r
una più apprnlondiw cunrl:-ccnza dd
fondatore.
Lo sforzo per il rinnovamento, in
quest i ultimi L2 anni è stato dunque
considere\\'ole. E i risultati consegui-
ti? li card. Garrone direbbe che è an-
cora piena estate, tempo più che aJtro
di uragani, e non della raccolta di
frutti: «Se ne raccogliamo, sono an-
cora acerbi».
Neppure è tempo, questo, per valu-
tare un rettorato che appena si con-
clude (mancano ancora le prospetti-
ve), ma probabilmente nelle parole
del card. Garrone c'è già una sin tesi
a:,,sai vicina al \\'ero. l frulli UO\\Tanno
venire, e forse anche presto, secondo
quell'avvertimento del Vangelo: «Al-
tr~> è chi semina, e altro chi miete».
Del resto, nc:1 sembra di poter col-
locare in questa prospettiva anche il
ponti ficato di Paolo VI?
Le tappe
della sua vita
1901 . Don Luigi Michele Riccert na-
sce 1'8 maggio a Mineo (Catania), da
Giuseppe e Agrippina Bertolone.
1915. A dicembre entra nel novizia-
to di San Gregorio (Catania); per la sua
età troppo giovane, dovrà prolungare
ìl noviziato di vari mesi.
1917. A 16 anni e un giorno si con-
sacra al Signore con i voti religiosi.
Un rettora to in un po n tificato.
Paolo Vl: probabilmente non sarà
possibile dissociare la figura di don
Ricceri da quella di questo Papa, la
considerazione del suo retlorato da
quella del pontificato in cui s i è svolto.
I puntj di conta tto sono tanti.
Il rettorato di don Ricceri si è dipa-
nato tutto all'interno del pontificato
di Paolo VJ, e ne ha condiviso come di
dflesso g li andamenti : le vicende del-
la Congregazione sono state in picco-
lo come influenzate e stimolate dalle
vicende generati della Chiesa.
Ma c'è di più: fra don Ricccri e
Paolo VI in lantc occasioni si è po tuto
constatare una ~intonia fatta da una
parte di amore filiale, e dall'altra di
una predilezione affettuosa, c he in
più di un caso ha lasciato don Ri cceri
confuso e confortato. Si sono incon-
trali molte volte, nelle più svariate
circostanze, e ogni volta si è ric1·eato
quel clima che dis tingueva g li incontri
di Don Bosco - prete romano -con i
«suoi» Papi. ln questa fedeltà a l Papa
don Ricceri è stato di esempio a lla
Famiglia Salesiana.
"Noi non ci fermiam o mai". Quel
27 aprile 1965, quando l'eco dell'ap-
plauso che lo salutava nuovo Re ttor
Maggiore si spense, don Ricceri parlò
ai Capitolari c he lo avevano eleLLo. Le
sue prime parole, fuori di ogni sche-
ma oratorio e di ogni aspel!ati va, fu-
1921-1925. Compie gli studi teolo-
gici a Randazzo e Catania. 1119.9.1925
è ordinato sacerdote a San Gregorio:
ha 24 anni.
1935. Dopo alcuni anni nelle case di
formazione della Sicilia, è nominato
direttore del «Don Bosco» di Palermo.
Ha 34 anni, e da allora per 42 anm
consecutivi porterà sulle spalle la re-
sponsabilità del comando.
1942-1948. Viene chiamato in Pie-
monte a reggere l'lspettoria Subalpi-
na. Nei momenti c ruciali della guerra è
coinvolto in un doloroso episodio di
guerra partigiana, viene arrestato dal-
le SS naziste, e conosce il carcere.
1948-1952. Gli è affidata la direzio-
ne delle case di Novara e poi Mìlano.
1952. E' chiamato a reggere l'l-
spettoria Lombardo-Emiliana.
1953. A giugno il Rettor Maggiore
don Zlggiotti lo chiama al Consiglio
Superiore, a ffidandogli due moderni
settori di attività: i Cooperatori, e la
stampa. Tra l'altro rinnova Il Bollettino,
e lancia con successo il mensile Me-
ridiano 12».
1965. Il 27 aprile è eletto Rettor
Maggiore dal 19• Capitolo Generale.
1971 . Il 20° Capitolo Generale lo ri-
conferma per un secondo sessennio.
1977. lncf1ce il 21 ° Capitolo Genera-
le. Prima che esso cominci dichiara:
« Improponibile per me un terzo man-
dato».
rono: «Mi banno detto or ora: corag-
gio! Ce ne vuole tanto, di coraggio!» E
aveva ragione. Questi anni di rapida
trasformazione sono s tati pesa1-1ti e
difficili.
Po i a sera di quel giorno orm ai lon-
tano, nella buona notte, come ren-
dendosi conto d'improvviso del ve1·ti-
cc su cui lo avevano collocato, a veva
chiesto quasi con accoramento:« Non
lasciatemi solo». C'è da supporlo, non
ostante la buona volontà di chi g li era
accanto, tante volte forse s i è sentito
solo. Ma con lutto il s uo coraggio ha
tenuto ferma la mano sul timone della
Congregazione, da buon cireneo di
Do n Bosco ha portato per 12 a nni la
sua croce.
Ora passa il testimone ad a ltre ma-
ni. Forse la frase di Do n Bosco ch e ha
ripetuto più sovente, d ovunque è an-
dato e ha parlato, è questa: "Noi non
ci fermiamo mai; c'è sempre cosa c he
incalza cosa... ». Il mo ndo d ei giovani
avanza e incalza. E perché anche i
Salesiani che lavora no in questo mo-
do possano non fermarsi mai, para-
dossalmente a volle occorre avere il
coraggio - raro e difficile - di met-
tersi in disparte.
«Che cosa farebbe ora, se avesse 25
anni?», gli ha c hiesto l'ANS in un'in-
tervista' del novembre scorso. Don
Ricced ha risposto: «Tornare ai gio-
vani, t0rnare alla mus ica».
ENZO BIANCO
7

1.8 Page 8

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I Educhiamo come Don Bosc~ Occorre , bUum I rugaui , d
I'
Cresceteli nella gioia
Una !>em Gio,·mmino Bosco e .mo
(ratt'llo Gi11!ieppe se 11e s1a1_1110 a co11-
1emplare il tramomo,- il sole incendi~
/'ori;;:ome e pennella le m1b1 con ti
color<' dell'o,u.
« Mam111a, com 'è bello!», dic:cmo i11-
sie111e.
~ E' Dio che ha fatto 111110 q11esto.
Egli è i,:ra11de!1t, mormol'a mamma
Mmglumltl.
Scemle la notte. I l1i111bi \\W/1110 a
lu111o:o. col 1w!i1110 in su, a 1111mre il
brillio delle !i/elle.
Mamma, com bello!•
E' Dw che ha seminaro wme !i/elle.
Se è cosi bello il nostro cielo, q11cw10
sarà /?elio il Pw·adiso».
Con questa educazione :;piccio/a ad
ammirure l)io 11ella natura, Gio1•w111i-
110 Bosco 1•1s.\\e wmi di sere11i1à e di
gioia.
Aclole.H·eme a Chieri. /011dt1 l'origi-
11aliss111w «Società de/l'allegri<J•, w1
club di mmciche si impe~nano a 1·11·e1"e
nella gioia. La Società dell'allep,ia ha
1111 1'l!KOla111e1110 composto dt due soli
anicoli, chittrt come il sole.
Primo: Ogni mcmbro della società
dell'allegria dcn· e, ilare ogni dbcor-
so e ogni aJione che disdica a un buon
cristiano•·
Secondo: « E,;anezza nell'adempi-
mento dei doveri ~colastici e dei do-
veri religiosi~.
Pitì wrcli, (ww prete, chiederà spesso
a qualche ra~a:zo:
« Vuoi essere Clutico di Don Bosco?•
«Oh, SÌ•.
-
«Allora del'/ ene,e a - b-c.Sui che
cosa sig11i(ictJ a + b-c? •·
«No•.
« Te lo dico io. Dn·i essere a, cioè
allegro; più b, cioè pitì fmono: meno e,
cioè me110 cwth•o•.
...
I ragaui, Don Bo!>co li voleva sem-
pre nella gioia. La gioia è il clima più
propi1io per far liorirc quelle e-;ili e
delicate pianticdJe che sono le anime
giovanili.
amare e ammirare la na tura. Per
esempio, fate loro notare il chiarore
delle Melle sulla neve frc-,ca, oppure
la vista inallcsa di un prato Mellato di
mughetti. La gioia •è giubilo, letizia; è
quanto di più intcn~o ha l'allegrcua"·
Entrano nella composi:lionc della
gioia un certo sbigotiimcnto, un certo
mi~Lero, e anche un ltenso di umiltà e
di gratitudine. Si avvertono a un trat-
to tante cose vii e; una foglia, un fiore,
una nuvola, il mo.,cerino ronzante
sullo stagno, la rondmc che stride
garrula.
Occ orre a bituare i ragazzi a gu·
s tare la vita dJ famiglia. Scntcndo~i
amati dai loro cari, i lanciulli avverti-
ranno sbocciare inseni;1bilmeme nei
loro cuori la gioia che in certi mo-
menti. come a Natale o a Pasqua o in
altre occasioni. diventerà più intensa
del solito. •Se manca la gioia, manca
lutto», scrisse il romanziere Stcn~n-
son. I momenLi della gioia <,ono come
l'aratro che rovc.,cia la ten-a in un
campo secco e in.,cl\\'atichito.
1 Per gustare lu gioia, occorre abi-
tuare i ragazzi a mantenere l'anima
perennemente in grazia. Don Bosco li
voleva «più buoni c meno callivi».
Solo così i ragaz,1 con-,crvano la fre-
'>Cheua del loro ,cn'>o di -,coperta. La
presenza del Signore nella loro anima
apre il cuore alla gioia, anche se
avessero fisicamente qualche dolore
da sopportare.
rl naLUralbta inglc!.C Jclfries, pove-
ro e gravem~ntc ammalato, ma ricco
d i Dio, esclamava da lla sua poltrona
di invalido: «Ogni filo d'erba è mio,
C<>mc se io l'avessi piantato; tuuc le
erbe mi appartengono e io le amo.
Ogni (alco che pa'>sa alto nel ciclo è
mio; c'è colta più bella della cun·a
descriua dal suo volo contro l'azzur-
ro? Oh, giorni felici, felici!,.,
Occorre abituare i ragazzi a sen-
tirsi uniti gli uni con gli a ltri. E' que-
sta la gioia di amarsi scambievol-
mente, la cosiddetta gioia della «co-
munione dei santi», cioè la gioia di
~entirsi fratelli nel Signore. Lo Spirito
Santo stabilisce tra lutti noi una co-
munione, una solidaric!tà. Bisogna far
capire ai ragani che ognuno di loro
vale molto di più c;e messo insieme
con gli altri, che non isolato. I ragazl.i
hanno bisogno di affiatarsi con i loro
compagni per essere veramen te se
ste:,si; hanno bisogi1t> di vivere nella
carità fraterna per essere veramente
figli di Dio. Non !>i è cristiani per se
soli. li vero lievito della gioia è /"amore
fraterno, è il 1•oler5i /1e11e.
• Don Bosco sussurrava all'orecchio
di qualche ragano: Devi essere
a- b-c. Significa: allegro, più buono,
meno cattivo».
8

1.9 Page 9

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ITALIA
Da vent'anni Don Bosco
patrono degli apprendisti
Nel 1958 Pio Xli proclamava Don Bosco patrono degli apprendisti italiani. Quel gesto aveva i suoi buoni
perché. Anche oggi i figli di Don Bosco sono come lui impegnati al fianco dei giovani, nei cinque
continenti, per prepararli al lavoro e alla vita.
V ent'anni fa csalli, il 17 gennaio
1958, Pio Xll su proposla di
Luigi Gui allora Ministro del Lavoro
proclamava Don Bosco « Patrono dei
giovani apprendisti italiani». Fu un
gesto significativo. Quali le motiva-
zioni? Fondamentalmente due:
perché poche persone al mondo
hanno ama1o tanto i giovani lavora-
tori come Don Bosco;
perché fu lui che, quando ancora
non esistevano i sindacati, stipulò il
«primo contratto di lavoro» a difesa
dei giovani apprendisti che migrava-
no dalla provincia alla ciuà di Torino.
Don Bosco fece un proposho. Pro-
duceva un certo effett(), 120 anni fa,
vedere quel prete aggirarsi per le
strade della città, entrare nelle piccole
officine e boucghe di artigiani, ar-
rampicarsi per le scale e i ponti delle
case in costruzione, intrallenersi a
parlare con i capomastri e i garzoni
muratori.
La gente si chiedeva: «Chi è quel
prete?» «E' Don Bosco», rispondeva
qualcuno informato.
« E che fa lassù?» «Cerca ragaz1.i ».
«Per fame?» « Li invita al suo ora-
torio e li fa giocare, insegna loro il
catechismo, li aiuta a imparare a leg-
gere e a scrivere. E se sono disoccu-
pati, cerca loro un posto di lavoro».
Spesso sul far della sera la gente
vedeva Don Bosco alla sta1Jone di
Porta Nuova o nei giardini pubblici:
erano luoghi di convegno dei giovani
sfaccendati (spesso già iniziati alla
ma lavita) o di poveretti che non sa-
pendo dove passare la notte si accoc-
colavano sui gradini, dormivano
sulle panchine.
Un giorno Don Bosco andò a fare
una visita nelle carceri di Torino, e ne
uscì sconvolto. Le cru·ceri rigurgita-
vano <li giovani minorenni, alcuni di
soli 16 anni, di 15. Si era fermato da-
vanli a una cella in cui c'erano tre
ragaz1.i.
Domandò a uno: «Come ti chia-
mi?» «Antonio». «Come mai ti trovi
qui?» « H o rubato... ». «Perché?"
«Avevo fame».
« E tu - chiese a un altro - che
cos'hai fatto?» «Ho rubato un man-
tello e un paio di calzoni... Avevo
freddo».
Don Bosco sentì un nodo salirgli
alla gola. Appoggiò la testa sulle mani
che stringevano i ferri dell'inlcriata, e
scoppiò a piangere.
I tre ragaz1.i si avvicinarono mera-
vigliati, e domandarono: « Rcvc1·cndo,
si sente male?» Egli si allontanò senza
poter rispondere.
Ma uscito, fece un proposito: «Vo-
glio dedicare la mia vita al bene di
questi giovani, che non sono cattivi,
ma che spinti dalla necessità lo di-
ventano. Mi adopererò per rare di loro
degli onesti cittadini e dei buoni cri-
stiani».
E quel proposito per parte sua Io
mantenne. Del resto era in armonia
con quanto gli aveva detto, a 9 anni, il
misterioso personaggio del suo «so-
gno»: «Insegna a questi ragazzi la
bruttezza del peccato e la belle1.1.a
della virtù... Tu Ji devi cambiare da
animali feroci in mansueti agnelli».
«E come?», aveva domandato stu-
pefatto Giovannino. «Con la ragione,
la religione e l'amorevolezza».
Nessuno pensava ai giovani. li Pie-
monte di quegli anni era ancora uno
Stato a economia pre-industriale,
un'economia nella quale prevalevano
i piccoli laboratori privati, le boucghe
degli artigiani o le piccole industrie in
cui lo sfruttamento degli operai, ma
soprattutto della manovalan1.a non
qualificata, raggiungeva punte che
hanno dell'inverosimile.
Solo nel 1866 una legge vietò, dopo
aspre resistenze degli indusuiali ita-
liani, di impiegare nelle fabbdche
fanciulli di età inferiore ai nove anni.
La giornata lavorativa media era di 14
ore, e a1Tivava fino alle 16 ore!
A questo sfrullamento disumano si
aggiungeva il l'atto dell'immigrazione,
che proprio in quegli anni assunse un
ritmo vertiginoso. Con tutte le i11cer-
tez7,e e le instabilità che portava con
sé: sradicava la gente dal suo am-
biente naturale per inserirla in un
ambiente del tutto diverso. E colpiva
soprattutto i giovani, i quali molto
spesso venivano a trovarsi «poveri»
nel senso più tragico della parola:
senza una casa, senza lavoro, senza
cibo, alla mercé del primo che li as-
soldava e che li sfruttava.
Don Bosco comprese subito con
chiarezza quali fermenti avrebbero
9

1.10 Page 10

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suscitato le is1anzc sociali che allora voro: una visione valorizzatrice del
già penetr avano nelle masse: agita• giovane o peraio, ricO!>Lru ttrice dei
7ioni, sussul ti, lo1lc, e clima arroven- suoi valori morali e o perativi, capace
tato per st rappare giuste rivendica- di difenderlo mediante un vero e pro-
zioni.
li manifesto manista cominciava a
prio contrau o di lavoro. Un contrailo
non sono per impro\\'\\'Ìsazionc ma
penetrare tra le masse, sfruttandone che affondava le \\Ue ,·adici ncll'c!>pc•
l'ignoranza e la miseria, insinuando la ricn.:a vissuta dal Santo nella sua
ribellione che avrebbe trasformato il giovincna e in quella di situa,ioni
problema del lavoro in lolla di classe giornaliere sofferte nella convivenza
e livellato inesorabilmente la perso- con i '>UOÌ giovani.
nalità umana ( lìvcllamento che ~i ve-
Si, perché, quando alla ma11ina. la-
de ben chiaro oggi, nei paesi in cui il sciata la tettoia Pinardi, i suoi gio\\•ani
marxismo si è imposto).
andavano al la\\'oro, egli si accompa-
Don B osco si oppose a quei fer- gnava con loro. li incoraggiava, spc,-
menti con un piano semplice ma ben so li seguiva in fabbrica , avvicinava i
definito, «concreto», animato da una padroni. parlava con loro...
I Il Mastro Minusiere si impegna visione moderna <lei problema del la-
I datori di lavoro dai quali Don Bo-
Dove minusiere è un piemontesismo e sta per falegname. Ecco uno dei .contratti di
lavoro. stipulati da Don Bosco nel 1852, per assicurare a un apprendista oneste con-
dizioni di lavoro
Convenzione tra Il Sig. Giuseppe Ber-
tollno Mastro Mlnuslere (dimorante In
Torino ed Il giovane Giuseppe Odasso
natio di Mondovl, con intervento del
Rev do Sacerdote Giovanni Bosco e con
l'assistenza e fideiussione del padre del
detto giovane Vincenzo Odasso, natio di
Garessio, domiciliato in questa capitale.
Per la presente scrittura a doppio origi-
nale da potersi Insinuare a semplice ri-
chiesta di una delle due parti, fattasi nella
Casa dell'Oratorio esistente In Torino
sotto Il titolo di San Francesco di Sales.
venne pattuito quanto infra:
1) Il Sìg. Bertolino Giuseppe Mastro
Mlnusiere esercente la professione ln To-
rino, riceve nella qualità di apprendista
nell'arte falegname Il giovane Giuseppe
Odasso, natio di Mondovl, del vivente
Vincenzo natio di Garessio e In questa
capitale domlctliato. e si obbliga di Inse-
gnarli l'arte suddetta, per lo spazio di anni
due che si dichiarano aver avuto principio
col primo del corrente anno, ed aver ter-
mine con tutto il 1853; dl dare al medesi-
mo nel corso del suo apprendimento le
necessarie istruzioni e le migliori regole
onde ben imparare ed esercitare l'arte
suddetta di Minuslere; di dargli relativa-
mente alla sua condotta morale e civile
quegli opportuni salutar! avvisi che da-
rebbe un buon padre al proprio figlio;
correggerlo amorevolmente in caso di
qualche suo mancamento, sempre però
con semplici parole di ammonizione e non
mai con atto alcuno d i maltrattamento;
occuparlo inoltre continuamente In lavori
propri dell'arte sua, e proporzionati alla di
lui età e capacità ed alle fisiche sue forze,
ed escluso ogni qualunque altro servizio
che rosse estraneo alta professione,
2) Dichiara rormalmente e s1 obbliga
l'anzidetto Mastro di lasciar llberl per ln-
tlero tutti I giorni festivi dell'anno, onde
l'apprendista possa attendere alle sacre
funzioni , alla scuola domenicale, e ad
ogni altro dovere che gli Incombe come
allievo dell'Oratorio anzidetto.
Qualora l'apprendista dovesse per ra-
gioni di malattia od altro legittimo Impe-
dimento assentarsi dal suo dovere per
l,a prima pagina del contratto stipulato da Don
doaco nel 1852 In favore del giovane appren•
dista Giuseppe Odano.
uno spazio di tempo eccedente li giorni
quindici, s'Intenderà in tal caso dovuta al
mastro una buonificazione, alla quale
soddisferà l'apprendista mediante l'atten-
denza al lavoro, terminati li due anni del-
l'apprendimento, per altrettanti giorni a
servizio dello stesso Mastro, quanti si farà
nsuttare essere stati quelli della detta di lui
assenza.
3) Lo stesso Mastro si obbliga di corri-
spondere settimanalmente all'apprendi-
sta l'Importare della sua mercede, stata
convenuta In centesimi trenta al giorno
per li primi sei mesi, ed in centes1mI qua-
,anta per il secondo semestre del corrente
anno 1852 ed in centesimi sessanta a
principiare dal primo gennaio milleotto-
centocinquantatré, fino al termine del•
l'apprendimento SI obbliga Inoltre di se-
gnare al fine di ciaschedun mese, in un
apposito foglio che gli verrà presentato, e
schiettamente dichiarate quale sia stata
la condotta durante Il mese tenuta dal-
l'apprendista.
sco !>i recava erano, in genere. bravi
cristiani. Ed egli riconla\\·a loro, 1:on
tallo e bcncvolen,a, quuli fos~cro I
loro clO\\ eri di giustizia e i loro obbli-
ghi: non maltrauarc, non profi11a1e
del hi,ogno altrui, non tlcfrauda,c
della giu~ta mercede.
Nessuna legge protcggc\\ a allora gli
operai. Il «sinùacali<,1~1• Don Bosco ~i
richiamava alla lcggt• della coscicn1a,
ma prn, pt:t -.icurcua, mc11cn1... nero
~ul hiunt·o
Dc,ta meraviglia, a chi legge questi
documenti, l'intui,ionc precorritrice
eh,· ha a\\ u111 il san10, e gli ori1.wnti
vasti che egli ha upcrto più di cen-
t'anni fa, quando ancora nessuno
pcn~U\\O a !>alrnguardare i giornni
4 ) Il giovane Odasso promette e si ob-
bliga di prestare, per lulto il tempo del-
l'apprendimento il suo servizio al detto
Mastro Mlnusiere, con prontezza. assi•
dultà ed attenzione, di essere docile. ri-
spettoso, ed obbediente al medesimo,
comportandosi verso di lut come il dovere
di buon apprendista richiede. E per cau-
tela e guarentigia di tale obbligazione
presta per sicurtà il qui presente ed ac-
cettante suo padre, Vincenzo Odasso, Il
quale sl obbliga al ristoro verso l'anzidetto
Mastro di ogni danno che per causa del-
l'apprendista venisse a soffrire. sempre
che però tale danno potesse all'appren-
dista gIus1amente venir Imputato, rosse
cioè per risultar proveniente da volontà
spiegata e maliziosa, e non quale un
semplice effetto di accidentalità, o per
conseguenza d'imperizia nell'arte
5) Avvenendo il caso in cui l'apprendi-
sta rosse per venire espulso, in seguito a
qualche suo mancamento, dalla casa del•
l'Oratorio di cui presentemente è allievo,
cessando allora ognl suo rapporto col Di• i
rettore dell'Oratorio, si intenderà conse- · I
guentemente anche cessata ogni influen-
za e relazione tra esso s,g Direttore ed il
Mastro MInusiere summentovato Ma
quando Il commesso mancamento rt•
guardasse soltanto soltanto l'Oratorio e
non riflettesse particolarmente il Mastro
suddetto, s'intenderà ciò nonostante du-
rativa ed obbligatoria nel resto la presente
convenzione, fino al compimento dello
stabilito termine dei due anni, relativa-
mente ad ogni altra cond1z1one concer-
nente esso Mastro, l'apprendista, ed il r,-
de1ussore.
6) Il Slg Direttore dell'Oratorio sum-
mentovato promette di prestare la sua as-
sistenza per la buona condotta dell'ap-
prendista infinattantoché continuerà
questi ad appartenere all'Oratorio, epperò
accoglierà sempre con premura qualun•
que lagnanza che occorresse al Sig. Ma-
stro dl fare sul dlportamentl del detto gio-
vane. Locché tutto promettono I con-
traenti, ciascheduno per la parte che
personalmente to concerne, di attendere
ed osservare esattamente, sotto pena del
risarcimento danni Ed In fede sI sono ap-
piè della presente sottoscritti
Torino, dalia Casa dell'Oratorio di San
Francesco di Sales, addl 8 febbraio 1852.
Giuseppe Bertollno
Odasso Giuseppe
Odasso Vincenzo
Sac. Bosco Giovanni
10

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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apprendisti da soprusi e facili imbro-
U
g Nun esistevano i sindacati. I geni-
tori non si interessavano: bastava loro
poter raggranellare un p<f di denaro,
levarsi da dosso una bocca da nutrire,
e abbandonavano i figli aUa mercé del
primo padrone, Non ci pensavano le
au1orità locali, le quali af'feue di libe-
ralismo, ritenevano il lavoro una
merce da comprare o 1ivendere in
concorrenza.
In quei tempi ci pensò Don Bosco.
I contratti di Don Bosco. Egli dice-
va: ~ TI lavoro è la dignità dell'uomo.
Esso deve essere rispetiato e tutelato,
come deve essere rispcua10 e Lu telato
colui che lo compie».
Perciò a difesa dei suoi giovani sti-
pulò i primi Contratti di lavoro. Ne
riportiamo a pagina 10 uno come
esempio. E' del febbraio 1852.
Come si vede, il contratto ha sapore
di fresca attuali1à. Infatti:
a) fissa durata dell'apprendistato
in due anni;
b) ra corrispondere a ogni peiiodo
un aumento di paga;
c) stabilisce che il giovane appren-
dista possa essere impiegato solo in
lavori ineren ti a l suo mestiere; che
non possa essere adibito a servi1J di-
versi da quelli della mansione che de-
ve apprendere, solloposlo a lavoi-i
~upe1iori alle sue forle:
d) che le osservazioni siano fatte a
paro le, evitando pe1·cossc e maltrat-
tamenti;
e) che la domenica sia giorno di ri-
poso.
Jn allri contratti (non in quello ora
pubblicato), Don .Bosco giunse a otte-
nere che il giovane apprendista po-
tesse usurruire di 15 giorni <li ferie.
Queste condizioni, per i tempi in cui
lurono stipulati i contratti, sono da
considerare veramente rilevanti e
rappresentano una grande tappa sul
cammino delle conquiste operaie.
E è significativo cbe siano sgorgate
dalla mente e dal cuore di un Santo.
I figli di Don Bosco. And1e la Con-
gregazione che Don Bosco ispirato
dal cielo volle fondare, fu <la lui con-
cepita come gruppo di uomini gene-
rosi usciti dalle file <lei popolo, e messi
a servizio del popolo, cioè dei poveri e
degli indifesi, per venire loro in ai~to.
E' interessante quanto ha scruto
Antonio Belasio nel 1879, in un opu-
scolo riguardante l'opera salesiana.
Esso fu composto diet1·0 suggerimen-
to di Don Bosco stesso, e quindi sotto
la sua ispira.lione.
« I 1empi che viviamo - vi si legge
- sono come l'alba di un nuovo gior-
no... La vigoria crescente della demo-
crazia, la minaccia del capitalismo, la
dignità e la forza sempre più evidenti
del popolo esigono una congregaz.io-
ne nuo\\'a, democratica, che sia del
popolo e nel popolo, che « popolariz-
zi,. con esso, vada in ogni andamento
..
l
A servizio dei giovani: il CNOS
Ch e cos'è il CNOS: è un ente mo-
rale sorto nel 1967, che opera in Italia
a raggio na✓ionale. E' un ente con
personalità giuridica civilmente rico-
nosciuta con Decreto del Presidente
della Repubblica n. 1016.
Si propone di promuovere e poten.
ziare un servizio pubblico per la pro-
mozione personale e collettiva della
gioventù e dei ceti popola1·i, nello spi-
rito e con lo stile di Don Bosco. Per
questo scopo:
- si applica allo studio e alla solu-
zione di problemi attuali nel campo
culturale, scolastico, format ivo, pro-
fessionale, sociale e del tempo libero,
in tutte le forme rispondenti alle esi-
genze dei tempi e dei luoghi in cui
sono alliYe le opere salesiane;
- cura i rapporti delle istituzioni
salesiane che svolgono servizi di pub-
blica utilità, con gli organismi regio-
nali, nazionali e internazionali. statali
e parastatali, eeclesiasiici e civili. che
si propongono finalità affini a quelle
salesiane.
Sede legale : Viale dei Salesiani, 9 •
00175 Roma.
Sede centrale operativa: via Appia
Antica, 126 - 00179 Roma.
Settori di attività.
I - Formazione e Aggiornamento
Professio nale (CNOS/ FAP)
Il Cnos/Fap è a l servizio dei giovani
lavoratori per aiutarlj ad acquistare
precise capacità occupazionali. E'
pure a l servizio di lavoratori adulti
bisognosi di aggiornamento, specia-
lizzazione, riconversione professio-
nale,
Suoi collegamenti: il CNOS/FAP
opera in collegamento con altri orga-
nismi salesiani, come la Facoltà di
Scienze dell'educaz.ione dell'Univer-
sità Pontiricia Salesiana, il Cenlro Sa-
lesiano di Pastorale Giovanile, le Edi-
trici SEI e LDC.
Suoi Centri Periferici: i Centri di for-
mazione professionale del CNOS in
Italia sono 36.
Gli allie vi. I giovani e i lavoratori che
hanno partecipato ai corsi professio-
nali nell'anno 1976/77 sono 8.939.
1 Docenti. Complessivamente sono
688.
I settori professionali. Sono esclusi-
vamente quelli dell'industria: mecca-
nica, elettromeccanica, elettronica,
grafica.
2 Centri di Orientamento Scolasti-
co, Profess ionale e Sociale (CO-
SPES).
Sono operanti a livello nazionale 2_3
Cent1i. Compiono un servizio psi-
co-pedagogico per i giovani delle
Scuole e dei Centri di formazione
professionale, in appoggio all'azione
formativa del.La famiglia e degli edu-
catori.
3 - Polisportive Gio vanili Salesiane
(PGS)
Organizzano e presiedono all'atti-
vità sportiva nelle opere salesiane in
collegamento con gli Enti Nazionali
per lo Sport; la rivista «Juvenilia» è il
loro organo di promozione e collega-
mento.
4 - Turismo Giovanile Salesiano
(TGS)
Persegue la promozione di attività
cuirurali attraverso il turismo.
5 • Cinecircoli Giovanili Salesiani
(CGS)
In Italia sono oltre 150, e si pro-
pongono di soddisfare un'attuale esi-
genza di formazione culturale speci-
6ca, nell'uso critico dei mezzi di co-
municazione sociale.
11

2.2 Page 12

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THAILANDIA
di consci, a con lui, che con lui foccia
causa comune, aiutandolo a conse-
Perché fuggono dal Vietnam guire onestamente i vantaggi che
presenta la civiltà in progrci.so. S'im- 1
pegni e la\\ori questa congrega1ionc,
che si è lormata, per far godere a lui i
guadagni: sicché il popolo la guardi
come una società ùi generosi amici Sarebbero 80 mila I profughi vietnamiti, e 11 O mila gli annegati in
che si sacrilicano tutti per lui, pc1 dar
esisten,a a una soc1cta che si vuol ge-
nerare a una nuova forma di \\ita•
In questo loro voler camminare con
gli umili, con i lavorntori, nell'umiltà
mare. A Songkhla c'è un campo di raccolta in cui confluiscono i
profughi che raggiungono la Thailandia con le barche, dopo una
traversata di 600 Km. E c'è un missionario salesiano che presta
assistenza al vietnamiti cattolici. Ecco il suo racconto.
!.lessa della loro vita, i Figli di Don
S Bosco possono trovare oggi non me-
no di icli la loro attualità.
ono missionario in Thailandia, mi sentii ri,·olgcrc una richiesta che
lavoro nell'e~tremo sud del pae- mi commosse: «Padre, ci può confes-
Per i giovani lavoratori di oggi. Di se: sono parroco a Haad Yai, piccolo sare?» Come l'anno precedente, an-
fatto I salesiani gcsllscono oggi in ccntm commerciale. A 30 Km dal mio che questa volta una delle prime ri-
Italia 36 Centri Forma7jone Pro- centro c'è la località <li Songkhla, che chic:-.te era l'assistenza spirituale. Co-
fessionale (Il' loro opere di que:,to tipo si specchia sulle acque tranquille del municando in inglese, lingua che al-
nel mondo ammontano a 480); l'anno golfo di Thailandia. Di Ironie, 600 Km cuni conoscevano discretamente, ho
scor,o cs,c sono state frequentate da più lonlano. ci sono le coste del Viet- detto loro che ,olcnticri mi meitc1·0 a
qua!.i 8 mila giovani iialiani, e da un nam... li 17 aprile 1976 mi tro\\'avo a dispo!tizione. n -,abato andai a cele-
migliaio di lavoratori ctisoccupa11 in Songkhla con la no\\>Lra piccola (quasi brare per loro la messa nel campo, e
cerca di qualificazione, o occupati ma neonata) comunità di cristiani, quan- rrima del rito imr,artii a tulli l'asso-
minacciali di disoccupa,done, o bbo- do alcuni mi portarono la notizia: lu,ionc generale. Avrebbero voluto
gnosi di un aggiornamento, una ri- «Sono cli nuo,10 arrivati profughi che li portassi nella chiesa, ma erano
qualifica una ricom·en,ione o specia- detnamiti! •· e sui volti era dipmto un troppi (presto questi cattolici rag-
lizzazione. I Centri di Formazione doloroso !>tupore.
giunsero il numero di 200), e le auto-
Protc!>:.ionale sono organizzati nel
CNOS, «Centro Na,ionale Opere Sa-
lesiane» (si può vedere a pagina 11 la
strullura completa di questo Ente
compJc,.,o, impegnato al scn·izio dei
giovani e degli operai). Ai Centri \\31l·
no aggiunte le scuole e gli istituti tec-
nici o professionali sak•sianj di vario
tipo, diurni e serali, che preparano
anc.h'e,;si schiere di giovani e opera
profc:.!.inne e a un ruolo nella società.
anch'c,,1 .,chiere di gim ani e di opcrm
a una prole,sionc e a un ruolo nella
,ocie1f1.
U mondo del lavoro giovanile, si sa,
è oggi fluido, irto di problemi e in
cerca di nuovi sbocchi. ln Italia le
norme che regolano l'apprendbtal<l
l'engonu considerate in buona parte
~uperatc. Oggi sono in discussione o
in via di a11uazionc la «legge per l'oc-
cupazione giovanile», «la riforma del
collocamento• «la legge quadro•. Si
tende a evitare che la formai'ionc
dell'apprendista risulti generica o
esclusivamenlc tecnicizzata; si vuole
fare in modo che la i.ua preparai'ione
!.ia qualificata, in grado cioè di inse-
rirli.> in modo ,·alido e dignitoso - con
tutti i diritti - nel mondo del la\\ oro
In sostanza si vuol una preparano-
ne chl' sottragga il giovane lavoratore
a facili forme di sfrullamento e lo
aiuti a realizzare se stesso «come
persona•, con possibilità di mobilità
oriaontale e verticale all'interno del-
l'ambiente s1esso di lavoro.
Nel raggiungere questi obiettivi, i
Centri di Formazione Prufe!.sionalc
ben organiu..ati hanno una fun;,ionc
decisiva. La porta è dunque aperta
all'impegno salesiano tra i giO\\ ani la-
vorat0ri e il mondo operaio; Don Bo-
sco allraverso i suoi figli conlinua a
essere valido Patrono degli apprendi-
sti.
SILVINO PERJCOLOSI
La nonnina di novant'anni. Di pro-
fughi ne erano già arrivati più di 600
un anno prima, <,ubito dopo la «libe-
razione» del Vietnam, su po,cre bar-
che da pesca, dopo una traversata
avvcnturnsa, che non tutte le barche
erano riw,cite a concludere. Poi er:ino
vissuti in un campo cli raccolta, privi
di tutto, aiutati dalla solidarietà dei
buoni, e in attesa che qualche stato
accctta...sc di ospitarli. Solo sul finire
del 1975 l'Arnerica aveva deciso di ac-
coglit·rli, e il campo si era svuotato. Si
pensava che quel triste esodo fosse un
fatto storico archiviato per sempre,
che non si sarebbe ripetuto più. E in-
\\'cce adesso, eravamo da capo!
Sl, eravamo davn!ro da capo. Dai
15-20 profughi aJTivati in quel 17
aprile 1976, nel giro <li poche seuima-
ne 'ii raggiunse la dlra cli 450. In me-
dia arrh ava una barca alla scuimana.
TI barcone più grande ne ponò 91 in
un colpo, e tra essi una vecchicita di
90 anni.
Novant'anni!
Così, i11 1111a s11u rt!la:;ione, il missio-
nario salesiano piUbe J:ra11cesco De
Loren;:1, che i11 questi u,mi Jw seg11110
da 1,;d110 i f11ggi1il•i dal Vie111a111 arri-
l'ali a S011gkl,/a. Tra loro sono 11ume-
ros1 i cattolici, e questo è per lui 1111
motivo m pitì pe, occ11parse11e.
Vengono accolti dal soni!.o e dal-
l'innata ospitalità del popolo thailan-
dc~c - continua il missionario-, e !.i
aggiustano alla meglio nel campo.
Sono sotto la tutela della polizia loca-
le. Vari enti thailandesi e di altre na-
zioni !ti danno premura di aiutarli
nelle prime neccs!>ità, e cercano di
rendere meno pesante la loro perma-
ncn1.a al campo.
Dunque, nell'aprile 1976, andai a
tro\\·arc i nuovi arrivati, e a un tratto
rità non permisero. Da allora ogni sa-
bato (alla domenica sono impegnato
nella mia parrocchia e nelle chie~e vi-
cine) ho preso a recarmi <la loro per la
messa. E' sempre una scena commo-
\\·ente: dai più piccoli alla nonnina
novantenne partecipano al rito con
una fede che imprc~siona.
Tuan Khol nella libertà di Dio. La
relu:;ione di padre De Lore11z1 pro1>e-
g11e co11 altri pur11colari interes~u/111.
Giovanni Nguyen Tuan Khol, ragano cattolico
fuggilo dal Vietnam, annegalo 1ulla aplagge
dalla Tha_llandla, à ora aepotto nel cimitero cri-
stiano vive nella libertà di Dio.
12

2.3 Page 13

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li Vescovo salesiano, mons. Pietro
Carretto, è stato a visitare i profughi
vietnamiti. Lo hanno subilo circon-
dato con affello, dimostrandogli di
sentirlo come il loro vescovo. E lui ha
avuto la gioia di consegnare un aiuto
inviato dal Papa.
Un giorno un profugo mi viene vi-
cino: « Padre, mia moglie ha dato alla
luce un bel bambino. Vorresti bauc1.-
:t.arlo?» Sicuro: «Sabato prossimo
porto l'occon-cnte». E quel sabato:
«Che nome volete meuergli? » ,,Giu-
seppe Songkhla» dice subito la mam-
ma. Songkhla è il nome del campo, e
Giuseppe è il santo a cui è dedicata la
chiesetta del posto.
Un altro giorno alcuni vietnamiti
vengono a cercarmi alla missio11e:
sono arrivale due nuove barche. ma
quei poverelli non hanno nulla per
sopravvivere, non hanno coperte,
zanzariere, e neppure pentole per cu-
cinare. Come fare? Mi cascano le
braccia: non ho nulla, neppure un
soldo. Ma ecco un confratello bussa
all'uscio: è appena arrivato dalla ca-
pitale con la posta, e mi porge una
lettera. Contiene l'offerta di un bene-
fattore belga, 5 mila baht (300 mila
lire). Dico anch'io come Renzo del
Manzoni « La c'è la Provvidenza!», e
mi affretto a procurare l'occorrente
per i profughi arrivati.
Un altro giorno, rientrando dai miei
giri nella missione, vengo avvertito:
"Padre, devi andare subito a Songkla:
sono arrivate nuove barche. e un pro-
fugo è morto». Salto sull'auto, e corro
al campo. Mentre viaggio mi dico:
povera gente, devo fare il funerale più
solenne possibile! Solenne, in quelle
circostanze è parola un po' fuori po-
sto; ma voglio che il 1ilo dica a quella
gente tutta la simpatia e solidarietà
nostra.
« E' un bambino di 11 anni - mi
raccontano -, morto annegato pres-
so le barche. I genitori al momento
dell'arrivo, nella grande confusione.
non se ne sono accorti. Solo all'ora
della cena hanno notato che non c'e-
ra. L'hanno cercato dappertullò, ma
invano. Questa mauina si è trovato il
suo corpo. Galleggiava sull'acqua».
« Dov'è or.a?», domando. L'hanno
portato all'ospedale per il comroUo
medico. Corro a ll'ospedale: l'hanno
portalo a Haad Yai, nel cimitero co-
mune. Corro là: l'hanno appena sep-
pellito. Si chiama Tuan Khoi, e è cat-
tolico; mi do da fare per ottenere che
la sua salma venga riesumala e tra-
sportala nel cimitero cattolico. li sa-
bato seguente celebro la messa fune-
bre al campo: oltre ai cristiani sono
pres~nti anche numerosi pagani, e
pregano tulli insieme.
Qualche tempo dopo vedo arrivare
alla mia missione di Haad Yai i geni-
tori e gli alu·i profughi, compresa la
nonnina: chissà come, 11anno ottenu-
E' venuto il vescovo mons. Pietro Carretto: I profughi gli si sono stretti attorno, lo considerano Il
loro vescovo. Egli ha celebrato la messa al campo (loto), e cerca di aiutarli.
to il permesso di venire. Li accompa-
gno al cimitero. e la nonnina cade in
ginocchio: «Caro Tuan Khoi, eri fug-
gito per essere libero e vivere feli-
ce... ». E la commossa supplica ripete
press'a poco le parole di re<lc che
avevo detto loro durante la messa ru-
nebre: Tuan Khoi è ora nella libertà di
Dio, e è diventato il noslro angelo
p r o t e l l ore ...
Questa la testimonianza del missio-
nario salesia110; così nel dolore. e nella
speranza, si consuma il dr,11111rw di
questi scampati del Vietnam «libera-
to».
Vogliamo essere liberi. Secondo
calcoli mtendibili, i fuggiaschi vietna-
miti sparsi per il mondo sono oggi al-
meno 80 mila. Ciascuno col suo dram-
ma. « Padre - racconca don De Lo-
renzi citando 1estimo11ian:;e da hd rac-
colte-, quando siamo fuggili aveva-
mo noleggiato due barche da pesca.
Mia moglie e i miei l'igli si erano si-
stemati su una barca, e io per dare
una mano a gente poco pratica ero
salito sull'altra barca. Poi il mare ci ha
divisi: a un certo punto non ho più
visto l'altra barca, e d.i mia moglie e
dei miei figli non ho saputo-più nulla.
Forse sono morti tutti».
« Padre, vede quei tre uomini? Sta-
vano preparandosi a fuggire con le
loro famiglie. Mentre portavano sulle
barche del materiale per il viaggio,
sopraggiunsero i poliziotti di sorpre-
sa. Tor'lare indietro per loro signifi-
cava essere amma7.zali, partire ha si-
gnificato abbandonare moglie e figli
per sempre... ».
« Padre, i profughi di questa barca
hanno perduto diversi loro congiunti.
Mentre stavano partendo sono stali
sorpresi dalla polizia, che ha fatto
fuoco. Hanno dovuto rispondere al
fuoco, e ci sono stati morti da en-
Lrambe le parti... ».
« Padre, per cortesia inoltri questa
lettera alla Croce Rossa. Sono fuggito
lasciando in Vietnam la mia famiglia.
Ho 25 anni, e ormai sono solo al
mondo»_
Nei primi tempi i pro/uglii s0110 stati
accolti nei paesi vicini (anche nel
Giappone, Filippine, Formosa, Singa-
pore) c:011 simpatia e solidarietà. Le
nal'i mercawili di passaggio lungo le
coste del Vic11u1111 vedevano quei gusci
leggeri in balia delle onde, e si /erma-
vano a raccogliere i prof11ghi. Ma poi
essi sono diventati troppi, e più nessu-
no oggi li vuole. Le nal'i mercantili
passano accanto alle barcheue ma non
si fermwio pilÌ. Ci sono barche a l'eia e
barche a remi clie no11 ce la fwmo a
rag!{ilmgere la spit1ggia lontana. Tan-
tissime sono giii sprof011d111e per sem-
pre i11 mare, col loro carico di dispera-
zione.
Il Ti/I/es di Lo111ira (giornale aulore-
\\'ole :,e 111ai ce n'è 11110) il /3 sette111hre
scorso scrÌl'em: «Si calcola che circa
110 mila rifugiati, che ha,1110 lasciato il
Vietnam durante J!li ulti111i due anni,
sono 111oni in 111are,,.
Tra morti e scampati, dunque, i fug-
giaschi dal Vietnam sarebbero quasi
200 mila. Perché sono [Hggiti?
E' quel che domandano tutli coloro
che visitano il campo di Songkhla,
spie!,fa pad,,e De Lore11zi. E aKghinge:
La loro risposta è unica: «Vogliamo
essere liberi». (Per una curiosa coin-
cidenza la parola Thailandia vuol dire
« terra dei liberi»).
Qualcuno, notando le angusti~ del
campo profughi, a volte insiste: « Ma
qui, rinchiusi in poco ~pazio, csposli
alle intemperie, bisognosi <li tullo,
con un avvenire incerto, siete forse
liberi?" Rispondono: « Viviamo nella
speranza che qualche na1;ione ci ac-
cetti. Ma piuttosto che tornare in
Vietnam, preferiamo vivere qui».
13

2.4 Page 14

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PARAGUAY
Audiovisivi
per il Vangelo
I I nome completo sulla porta è
«Istituto Audiovbi,o Don Bosco
Film»; il ~ollotitolo forse non proprio
indispensabile precisa: «Per l'educa-
zione e l'evangelizzazione».
L'Istituto sorge ad Asunci6n, capi-
tale del Paraguay. Ne è responsabile
don Pietro Piffari, un giovane sacer-
dote bresciano di 34 anni, che dirige
un'équipe di 2 salesiani, 6 impiegati e
collaboratori occasionali.
Tutto cc.>minciò una ventina d'anni
fa, quando l'lspeuoria salesiana del
Paraguav creò Ja «Don Bosco Film••
una casa distributrice di film a passo
ridotto, a servizio di parrocchie, ora-
tori, cenlri di missione che non sape-
vano a chi rivolgersi per intrattenere
la gioventù.
L'iniziati\\ a ha incontrato pieno
successo, e col tempo si è ampliata: la
semplice casa distributrice è diventa-
ta un cl'ficiente Istituto Audiovisivo. I
suoi servi1J oggi tendono a coprire
l'intero arco del «linguaggio totale•,
al servizio dcffeducazione e dcll'c-
vangcliuazione. Questi servizi si arti-
colano in quattro settori: filmoteca
diapotcca, audiotcca e fototeca.
La filmoteca continua in sostan.1a il
lavoro avviato dalla casa distributri-
ce. Ha allargato di mollo la sua atti-
vità, è giunta a montare una media di
90 programmazioni scttimanaJi (una
terza parte delle quali sono realizzate
con impianti propri).
La diapoteca (o raccolta di diapo-
sitive) ,iunisce oggi un scelto mate-
riale, raccolto in Europa e America
latina, e arricchito da diapositive lo-
cali che consentono all'educatore di
14
illustrare le sue tematiche con imma-
gini della realtà del Paragua) .
L'audloleca (o raccolta di cassette)
utilizza sopratluito i programmi del
«Servizio Radiofonico per l'America
Latina» (Serpai), un'organiuazione
dei cauolici della Germania. Viene
così meS!tO a disposi,Jone degli edu-
catori un vasw assortimento di cali-
sette su temi catechistici e d'a!Lro ge-
nere formativo. L'Istituto Audiovisivo
da qualche tempo ha in dotazione un
velocissimo duplicatore di casscne:
qualsiasi persona ora può richiedere
la rcgistra1Jone, su una propria cas-
seua, di qualsiasi programma conte-
nuto nel catalogo, al prezzo irrisorio
di un ter.i:o di dollaro (300 lire).
La foto teca è una raccolta di foto-
grafie in bianco e nero. come pure di
posters, riguardanti i,oprattullo la
realtà paraguayana.
TI problema di scmpl'C, per la Don
Boc;co Film, è quello e_conomico,
perché l'lstituto ha ltcelto come linea
di condotta i prezzi bal,si a tutti i costi,
anche a costo del... rallimento.
« Noi facciamo catechesi, e non af-
fari - spiega padre Piffari - . I nostri
sen iz.i raggiungono anche altn: na-
zioni ~ud americane, che hanno per lo
più gli stessi problemi economici che
abbiamo noi. Ma o riusciamo a man-
tenere i nostri pre1,zi bassbsimi, o
piuttosto si chiude. Però in qualche
modo finora siamo sempre riullcili a
coprire almeno le spese generali. e
non abbiamo ancora fatto bancarot-
ta. A volte infatti anivano aillli ina-
spettati... e molto graditi".
JESOS Ml!LIDA

2.5 Page 15

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O !liifi[f~I- L'Ingresso
BOSCO• ad
Adseulnl'cnlst'ololntcu•ctnhoelal lPAaaursdaulgolluv'alaslyflvo. ollat•oDdoen-
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Noleggio lllm: u
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Bosco FIim., I
O Un saleslano delllaano«DSoannz, Intento a un
coadiutore Save~llcole.
controllo delle pe
delle dlaposlll-
11 laboratorio per lo sviluppo
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15

2.6 Page 16

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INDIA
piantagioni, uomini di affari, inse-
gnanti del posto, collaborano an-
ch'essi concretamente.
I capi dei 23 cemri, insieme con uno
dei superioti dell'opera salesiana,
formano un comitato per il coordina-
mento delle iniziative, chiamato «Co-
mitato di Azione Giovanile». Ogni
mese, e ogni volta che c'è una speci[i-
ca necessità, il Comitato si riunisce
per discutere gli argomenti di comune
interesse. E le iniziative a cui si dà vita
sono parecchie.
Gli oratori sull'Himalaya
Un migliaio e più di ragazzi pagani, nei villaggi attorno alla casa
salesiana di Sonada, ogni domenica vengono coinvolti nell'avventura
dell'oratorio. Come a Valdocco, ai tempi di Don Bosco.
I 93 giovani salesiani indiani che
frequenLano il liceo nella casa di
Sonada, la domenica lasciano da par-
Le i libri (finalmente!) e si sparpaglia-
no nei villaggi tutl0 inlorno, per rac-
cogliere la gioventù e intrallenerla
come faceva Don Bosco sui prati di
Valdocco.
Sonada è un piccolo centro indiano
a 600 Km a nord di Calcutta, nel di-
stretto di Darieling (Bengala Occi-
dentale). La casa salesiana sorge a ol-
tre 2.000 metri di a llitudine, sulle pro-
paggini della catena dell'Himalaya, in
una grande vallata rugosa che si in-
cunea tra il Nepal e il Bhutan, La ro-
busta casa in cemento armato è come
un balcone che si apre su valli dove le
case, già piccole di per sè, con la di-
stanza sembrano miniature del pre-
sepe. Più lontano, immensi e ordinati
tappeti come di velluto: le piantagioni
di tè. E più lontano ancora, le sconfi-
nate pianure dell'India.
cominciato a lavorare tra i giovani del
posto. Oggi. ogni domenica i !,riovani
salesiani si dividono in gruppetti di
3-5, e vanno a raggiungere i villaggi
sparsi attorno a Sonada, nel raggio di
10 Km. Più lonLano non è possibile
andare: la zona è montagnosa, le
strade poco praticabili, a volte sono
semplici seniieri. E. ripidi.
In 23 villaggi essi hanno dato vita a
un centro giovanile, che accoglie tutta
la gioventù che c'è: in media SO ra-
gaai per villaggio, piccoli e grandi. E
talvolta anche le ragazze, che non vo-
gliono restare fuori o essere da meno.
Molti villaggi attorno stanno chie-
dendo anch'essi l'apertura di un cen-
tro giovanile: ma come si fa ad arri-
vare a tutti? Qua e però l'iniziativa
dà frutti di responsabilizzaz_ione: gio-
vani più avanti negli anni, e anche
adulti, si impegnano nell'organizza-
zione con i chierici; proprietari delle
E' l'ora torio di Don Bosco All'ini2.io
d'anno viene organizzato presso la
casa salesiana un « Rally della gio-
ventù» a cui prendono parte tutti i
centri. Oltre a ciò, ciascun centro or-
ganizza le ~ue «giornate»: la giornata
dello sport, la giornata dei genitori, la
giornata della premiazione, e poi
escursioni, pic-nic, ecc. Durante l'an-
no un campionato di calcio tra i cen-
tri, e competizioni di vario genere,
sono molto apprezzati dalla gioventù.
A fine d'anno viene organizz.ata una
«giornata sportiva" per i piccoli cam-
pioni di lutti i centri. Alle manife!>ta-
zioni più importanti ~i interessa anche
la radio locale.
La raccolla dei fondi per sostenere
le non indifferenti spe!>e di organiz-
zazione è un costante rompicapo per i
chierici. Piccole reste, pesche di be-
neficicnza, vendite di oggeui confe-
zionati nel tcm1w libero, portano
qualche contributo. In qualche occa-
sione un obolo viene raccolto anche
tra i ragazzi dei centri.
In confronto a quelle che vengono
organizzate in altre parti del mondo,
le auivilà giovanili di Sonada possono
avere ben poco di spettacolare. Ma ·
acquistano significato impressionan-
te se si pensa che è l"oratorio di Don
Bosco che viene trapiantalo da gio-
vani salesiani indiani in 23 villaggi
:;uUe pendici dell'Himalaya, per tra-
sformare anche i ragazzi di quelle
parti in «buoni cristiani e onesti citta-
dini».
(Adattamenio dal Bollettino Salesiano
i11cliano)
Come arrivare a tutti? rl distretto di
Darieling è famoso in tutto il mondo
per il suo squisitamente prorumato.
Gran pruie della popolazione del di-
su·etto lavora nelle piantagioni: una
popolazione che è miscuglio di razze,
e in maggioranza di religione buddi-
sta (i cristiani sono ancora molto po-
chi). Ma i 93 chierici salesiani di So-
nada lavorano tra la gente senza ba-
dare a caste o a credenze religiose. I
loro piccoli oratori o centri giovanili
sono aperti a tutti.
Si arriva a Sonada con una ferrovia
minuscola e spericolata. o con la
strada sempre aggrappata sui ciglioni
sporgenù, affacciata a paurosi preci-
pizi. La casa salesiana è stata fondata
nel 1938, ma solo negli anni '60 si è
Gruppi di ragazzi dei villaggi attorno a Sonada, organizzati negli oratori. Foto in alto: inghirlandati
alla moda nepalese: foto sotto: con Il pallone, sport ormai davvero mondiale.
16

2.7 Page 17

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ITALIA/VITA VISSUTA
« Signore, teneteci in capo... »
"E' un debito che mi ero prefissa di pagare da anni, un caro ricordo che desidero affidare alla famiglia
salesiana", ha scritto l'exallieva Angiola Broccati Stradella presentando questa testimonianza.
Un collegio di tanti anni fa (vera-
mente si diceva «educandato~,
perché anda\\·amo alle scuole di sta-
to). Era in via Gagliaudo ad Alessan-
d1ia, e era imitolato Maria Ausilia-
u·ice». Le buone suore facevano quel
che potevano con quel gruppo di 80
ragazze, non poi tanto facilmente do-
mabili.
Levata alle sci, messa, una breve
sosta in studio per mcllere in ordine
la cartella, colazione e poi... in fila,
nell'atrio del collegio, ampio e solen-
ne perché derivava da un'antica casa
pauizia.
Portavamo la divisa lulla in nero,
elegante: coprispalle, vaste pieghe
scendenti ollre il ginocchio, colletto
bianco inamidato, un bel fiocco nero;
in testa un feltrino; calze e scarpe na-
turalmente nere. La «divisa solenne»
restò poi soltanto per .le grandi occa-
sioni: fu sostituita da un ve~titucc.io in
lar.a nera, vita lunga, colletlino bian-
co ticamato, in Lesta un piccolo basco,
che noi volentieri portavamo sulle
venlitrè, con grande disappunto delle
suore che l'avrebbero voluto ben si-
stemalo a coprire i capelli e la rronw.
Quando la moda suggeriva il basco
impertinente, appena appena sulla
cocuzza, l'ordine era di tenerlo sugli
occhi, quel tanto per vederGi...
Suor Letizia, giovane e bella. La
suora ci passava in ,;vista, squadra
per squadra, a seconda degli istitllti a
cui si era destinate. Tutto a puntino e
guai a chi sgarra!
Verificata ogni cosa con rigore mi-
litaresco, iniziava la preghiera cbe
doveva proteggerci ,,fuori»: «Signo-
re/teneteci in capo la vostra sama
mano/affinché non ci succeda nessu-
na disgra;,Ja/oé all'anima né al cor-
po».
Ta La ta tà... Una cantilena, che
nemmeno ci si faceva pit'.1 caso. Un'a-
bitudine, come il pran1.o di fine scuo-
la, come l'obbligato ~catena1·ci nel-
l'intervallo nel vasto cortih: (birilli,
bandiere, ecc.), lo studio pomeridiano
(«Silenzio!»), interrotto da una breve
merenda, e ancora studio sollo gli oc-
chi puntati dell'assistente: non un
mormotio... Ma i biglie11i passavano
dall'una all'altra: « L'hai risolto il pro-
blema?... La sai rare la dimostrazio-
ne?... » E dal cassello ~bucavano fuori
i libri proibiti, che la biblioteca «lai-
ça» ci distribuiva...
Alla sera. dopo cena, la «medita-
zione della buona notte»: voluta da
Don Bosco! Si meditava? Non si me-
ditava? Mah! E poi a leuo: ancora si-
lenzio.
Anche durante i pranzi fin verso la
fine non si poteva parlare: si doveva
ascoltare la lettura di libri edificanti...
Ora penso: sarà per questo che amo
tanto il silenzio? Sarà per questo che il
frastuono ciLtadino mi manda in be-
stia?
La nostra assistente, suor Letizia.
era giovane e molto bella. Forse per il
suo aspetto era nata tra noi una voce
che correva sollo ~OLIO: che si fosse
faua suora per delusione d'amore!
Andiamo, era troppo bella per essersi
fatta suora così, solo per vocazione.
Lasciato il collegio venni a Torino,
per completare gli studi all'Univer-
sità. Poi mi sposai. C'era la guerra...
Una notte i bombardie ri. li primo
incontro con le bombe, in quel di via
Priocca. Stupore! Morti e retiti: e dire
che noi si guardava dal balcone, i
bengala erano divertenti, si credeva a
un'esercitazione... Non lo era.
Una pausa lunga. Era tornatc, il si-
lenzio. Ciascuno faceva i fatti suoi.
Mangiavamo pane di riso mal collo, e
nei bei giardini si piantavano fave e
fagioli. I nostri vincevano sempre; o
facevano ritirate strategiche... Si vi-
vacchiava, a suon di inutili sirene per
bombardieri che andavano a sca1ica-
re lontano e ci rompevano ogni notte
il sonno. Era un brutto vivere ma ras-
segnato.
Una notte, però, scaricarono su To-
rino: fecero tappeto di una lunga stri-
scia e proseguirono nella distruzione:
dirompenti. incendiarie. Ovuriq..ie
namme...
Ero in rifugio, un rifugio per modo
di dire. cioè la cantina. Cadevano i
calcinacci. Mio marito, con un altro,
salì verso i piani alti: « Magari lassù
brucia!» Tutti qui tremavano, e reci-
tavano il rosatio: s'implora sempre la
Madonna, quando si è in pericolol ro
rincorsi mio marito: «Se dobbiamo
morire, mo1iamo almeno insieme!»
La tromba delle scale tintinnò di vetri,
una dirompente era caduta vicinissi-
mo.
E ru allora che. da spazi prolondi
ormaì dimenticati, sorse alle mie lab-
bra una preghiera, diventata abitudi-
naria nei tempi andati: «Signore, le-
neteci in capo la v<>stra santa mano,
affinché non ci succeda nessuna di-
sgrazia all'anima a l corpo... ».
Lo spostamento d'aria mi ributtò
giù dalle scale : poco dopo ricomparve
mio marito: i vetri in volata gli avc\\·a-
no prodotto punti sanguinanti in lutlc>
il viso; ma all'ultimo piano avevano
fallo in tempo a spegnere l'incendio
con i famosi sacchi di sabbia.
Eravamo tutti vivi, e questo per il
momento bastava.
Ma nell'atrio della casa si accata-
stavano i morti del caseggiato vicino,
17

2.8 Page 18

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crollato sotto una dirompente a picco.
L'incendio faceva il resto...
Sopravvivere. Mio marito e io ac-
carezzammo i mobili intatti, che ci
erano coslati tanti sacrifici. Piangem-
mo.di com,oluione, anche i.e i lam-
padari erano volati via insieme ai so-
prammobili, anche se non c'era luce,
non gas, non acqua.
Era la lotta per sopravvivere. Rac-
cogliemmo il minimo indispensabile
in zaini e valigie. Faceva un freddo
cane: 20 novembre. C'incamminam-
mo a piedi, carichi da curvarci nno a
terra, verso la stazione di Porta uo-
va. Rotaie divelte, le incendjarie come
sassolini ci incespicavano ìl pas~o.
Avanti dunque. con il solo istinto della
salvezza. «Signore, teneteci in ca-
po... ».
Ore di attesa a Porta Nuova. Ripar-
tiamo che era notte, digiuni da venti-
qua11ro ore, stanchi, sfiniii. Direzione:
Alessandria. •Signore teneteci in ca-
po... •.
Ad Alessandria la guerra non era
ancora comparsa; riparammo presso
la mia famiglia. «Sai mamma, mi ve-
nirn sempre da ciire quella preghiera
del collegio: Signore teneteci in ca-
po... Ed eccoci qua».
Di notte, vedevano sull'orlo delle
colline i bagliori degli incendi: è
Torino, è Milano.
lo, esse11do insegnante, avevo l'ob-
bligo cli recarmi a Torino tre volte la
settimana. Imparai ad andare in bici-
cletta. Pedalavo più IO Km, a~pc1-
1avo rassegnata che arrivasse un tre-
no.« li treno perTorino viaggia con 60
minuti di ritardo, con 90 minuti di ri-
tardo... ,. Poi in vagone bestiame, o in
piedi in un corridoio. Mio marito pre-
stava servizio presso le Ferrovie dello
Stato; lui era stato più fortunato di
me: gli avevano destinato un ufficio
presso Ale!.sandria. Si stava uniti.
Questa guerra non finisce mai, •Si-
gnore teneteci in capo... • Da noi non
bombardavano ancora, benché ci
fosse un deposito di ben,.ina tedesco
al fondo del colle.
E nacque mia figlia Anna Maria...
Sono morte con i bambini. Anna
nacque nel letto dov'ero nata io, fu
baucuata dal vecchio prete che ave-
va !.posato mio padre e mia madre,
ba1tezzalo e sposato anche mc.
Sembrava che la guerra fosse lon-
1ana, al di là delle colline. invece i
bombardamenti si estesero. Fu mi-
n-agliato anche il natante che faceva
servizio sul Tanaro, per un pelo non
scoppiammo tutti in aria: il dcpoi.ito
tedesco era poco lontano. Giungeva-
no voci di guerriglia. di massacri, di
paesi messi in fiamme. •Signore te-
neteci in capo... •·
Altri mitragliamenti, la bambina
fuori casa, corse pazze come fossero
bastate a salvarla: «Signore teneteci
in capo...•.
Un fragore interminabile, la collina
18
Suor Leti zia era alata deaUnata da poco al plccollnl, Il amava tanto...• (1010 1lmt1011caJ.
tremava come un terremoto: «Hanno
bombardato Alessandria!» «Dove?»
« Ne i pressi elci Duomo, giù di lì... ».
Nei pressi del Duomo si trovava il mio
collegio. Diedi il latte alla mia bambi-
na, e inforcai la bicicletta: nessuno
poteva trallcnenm. «Signore, fa' che
non sia... •.
Una \\'Olata da gran premio. li col-
legio: un amma~so di macerie. Qual
cuno mi si avvicini): gAvevano aperto
anche un asilo... Le !>Uorc sono morie
con i bambini».« Le suore? Chi?»" Le
conosceva? Suor Letizia. suor Letizia
l'hanno trovata con un bambino in
braccio. L'avevano destinala da poco
ai piccolini, li amava tanto... ».
Di ghiaccio; gli occhi che bruciano.
le lacrime non e~cono.
La conosce\\'a?• ridomandò in!>i-
stente la voce.
"Era la mia assistente, quand'ero in
collegio».
Pensieri nati dalle bombe. Bellissi-
ma suor Letizia, finalmente mamma
di un bambino non suol Sarà stato
vero che si era la11a suora per una
delusione dì amore? Ora a,·eva un fi-
glio, proprio -,uo, e se l'era ponato in
paradiso!
La ,,occ accanto a me continuava,
continuava... « Forse il bambino è ~al-
vo. Sembra che ~uor Letizia l'abbia
riparato con il suo corpo. Avevano
tante macerie addosso. ma il corpo di
suor Lcti1.ia aveva fallo arco sul
bambino, come fos:.e di pietra. Dico-
no che il bambino sia salvo.
Una voce. 1an1e ,oci, Nomi di suore
che non conoscevo. Nomi dì morti.
...Quanù?. - domandai. «Non si sa
ancora bene. Tanti, quasi tutti... ».
Mi allontanai dal disastro, dentro il
cuore una sorta di ribellione: suor
Letizia. a mc l'ha im,egnato, ma lei
non l'ha recitalo il «Signore, teneteci
in capo... ».
Davanti agli occhi un viso bellissi-
mo (forse a quel tempo non era più
cosi bello, i segni degli anni sca,·ano
su tutti). Ma davanti a mc c'era un
\\oiso ancora bellissimo, come mc lo
ricordavo: cd era -.orridcnte. Le lab-
bra mormoravano: Ho salvato un
bambino! E' come se avessi salvato
lutle voi, le mie ragaue! » «Suor Le1i-
zia, ma il Signore non gliel'ha tenuta
una mano sul capo... » « Certo - disse
il viso luminoso-, cesto che me l'ha
tenuta. Al punto che mi ha dato un
figlio: gli ho dato la vita... ».
Allucinazioni. Pensieri nati dalle
bombe, affondali nei ricordi.
Pedala\\'o. A casa dissi soltanto: • La
mia assistente, suor Leti,ia, ha dato la
vita per un bambino•. Mi strinsi tra le
braccia la mia Anna, come fosse la
mia Anna a essere salvata da suor
Letizia. E forse lo è ~lato davvero...
R ecitavo sempre al plurale. Mitra-
gliamenti e bombardamenti conti-
nua\\'ano. La guerra con1inua,·a. 1\\llio
marito per il la\\'oro era dovuto rien-
trare a Torino: si portava dietro un
minestrone preparato in casa, che :.i
tagliava a fcue, così gelato com'era,
un pezzo al giorno, nella casa senza
luce e senza gas, sen1.a porta e senza
finestre . Al saboto tornava in bicicleL•
ta, strade gelate, nebbia, pioggia, te-
deschi, repubblichini, partigiani. «Si-
gnore, teneteci in capo... •·
Ci tenne in capo la sua mano. Ri-
tornammo tutti e tre nella casa disa-
strata di Torino. Al posto dei ,etri
mettemmo i compensati; una vecchia
stufa dei nonni. Per Anna Maria an-
dava lutto benis~imo, e fu una sco-

2.9 Page 19

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perta quando trovammo i velli delle
fincsLrc.
Avevo ripreso la scuola a orario ri-
dotto (non c'era riscaldamento); la
bicicletta l'usavo per provviste nei
dintorni o per portare a spasso la
bambina, sul seggiolino. Poi venne
Paolo, e pian piano, le condizioni
cambiarono.
Riuscimmo anche ad avere la mac-
china. [nvece di due ora usavo quat-
tro ruote per andare fuori Torino a
fare provviste: la roba fuori costava
meno ed era più buona. Mi era rima-
sto una specie d'incubo del tempo di
guerra, la sensazione di un pericolo
incombente. Perciò ogni volta, senza
volerlo, p<?I" antica abitudine recitavo:
«Signore, teneteci in capo... ».
Recitavo sempre al plurale, anche
se ero sola; come al plurale, mio ma-
rito e io, avevamo messo l'Angelo di
Dio: «Angelo di Dio, che sei il nostro
Custode».
KOREA
I laboriosi week end
di padre Martelli
Padre Archimede Martelli è missionario nella Korea del Sud, è presi-
de di scuola, e dedica Il poco tempo libero ad assicurare un futuro
migliore ai figli dei lebbrosi.
Il re ttifilo di Stupinigi. Anche
quella \\'olta dopo un furioso tempo-
rale, presi il via per il luori cintura;
meta il macellaio di paese. li retLifik1
di Stupinigi era uno specchio; l'asfal-
to navigava ancora nella pioggia re-
cente. Una macchina scantonò a de-
stra, su un piccolo slargo; un'altra
sfrecciò in tempo a sinistra. Andavo
adagio, ma mi trovai davanti, in mez-
zo alla strada, una macchina non
scoperta prima (e sarebbe stato im-
possibile vederla)). A destra non c'era
spazio; tentai il sorpasso. Se l'a,'.essi
inforcata, il torto sarebbe stato m io: e
chissà quali conseguenze. La gomma
di riserva urtò contro un paracarro; la
macchina fece un balzo. volò. «Si-
gnore teneteci in capo... •·
E, contempornneamente: «Spe-
gnere il motore».
Secondo pensiero: « E' mai possibi-
le arrivare così bene su un prato?» La
macchina era planala leggermente,
correva dolce suU'erba.
Gl'involontari colpevoli, altri testi-
moni, erano presso. «Incred ibile!»
«E' colpa nostra...» «Sì, doveva se-
gnalare». «Ci siamo salvati per un
pelo». «La signora non poteva fare
diverso». «Ecco i no!>tri nomi... »
« Roba da mandare al Creatorn ». Ci
stringemmo la mano: « Niente di gra-
ve; un piccolo danno sul davanti... ,.
Ma era passata.
Da allora, non ridete vecchi
ex-convittori, non esco c~1sa senza il
mio « Signore, teneteci in capo... » e
quel che segue. Scippi, abbordaggi,
incidenti vari all'onore della cronaca.
Nebbia, pioggia, gelo. « Signore, tene-
teci in capo... ».
E' ormai un'abitudine. Qualche
volta penso che recito la preghiera
come allora, proprio come allora: Ta
ta ta tà... Con quel che mi resta da
vivere, affidato a quel ta Lata tà.
ANGIOLA BROCCATT STRADELLA
exallieva
M arco K im Ch olsu era diventato uno degli allievi della scuola salesiana.
« N cl tempo libero del sabato e
domenica - scrive padre Ar-
chimede MarteUi - seguo due colo-
nie di lebbrosi. Con la... complicità
delle suore, mi lascio coinvolgere nel-
la vita dei lebbrosi, e nelle loro neces-
sità».
Non vorrebbe qw:sta iniziativa in
più, perché ha già tanto altro <la fore.
Padre Martelli è stato l'iniziatore del-
l'Opera salesiana nella Korca del Sud,
e lavora a Kwangju come preside di
69 una scuola iniziata 25 anni fa (1850
allievi, distribuiti in 30 classi di al-
lievi ciascuna). La scuola funziona
bene, i ragazzi koreani hanno una
grande voglia di studiare. e l'anno lare
bella figura ai loro mac!.tri. Ma ri-
chiedono tanto impegno ai pochi sa-
lesiani che lavorar.o lra loro. E come
se non bastasse, padre Martelli di sa-
bato e domènica si riposa in quel mo-
do... cambiando lavoro.
« I figli dei lebbrosi - scrive in una
recente lettera - non sono mai leb-
brosi. Ma urge educarli, per inserirli
nella società come tut li gli altri bam-
bin.i». E è quanto lui cerca di fare.
«Gra7.ie agli aiuti che ricevo da amici
di ltalia e Stati Uniti, liesco a pagare
gli studi a 27 figli di lebbrosi, e una
parte della rella a più di 180 altri ra-
gazzi; ho procuralo un trattore a un
centro lebbrosi, e intervengo come
posso in casi u1·genti ». Che cosa vuol
dire aiutare un ragazzo non lebbroso,
figlio di genitori lebbrosi? Padre ~far:
telli lo spiega raccontando la stona d1
Marco Kim Cholsu.
«Kim, perlettamenle sano, viveva
con i genitori malati e con i nonni. Un
giorno perse il babbo, e quando fre-
quentava la sesta elementare perse
anche la mamma: ambedue portati
via dalla lebbra. Era rimasto solo con
.i nonni, con un campicello e poche
galline. Ho pensato di mandarlo al
«Centro professionale Don Bosco» di
Seul, e ha frequentato il corso di
elettronica. Nel tempo che la scuola
gli lasciava libero, Kim si industriava
per guadagnare qualche spicciolo:
vendeva giornali. faceva qualche la-
voretto. Durante le vacanze tornava
dai nonni e li aiutava a lavorare il
piccolo campo. Una vacanza fece loro
una grossa sorpresa: portò in regalo
una radiolina che aveva costruito con
le sue mani.
«Oggi Kim è diplomato e lavora in
una buona ditta. Guadagna bene.
Manda i risparmi ai nonni, e quando
va a Lrovarli coltiva ancora per loro il
campicello». Questo è uno dei tanti
ragazzi koreani aiutali dai missionari.
Intanto la Korea sta facendo passi
da gigante sulla via del progresso. « T
koreani - dice padre Martelli - in
questi anni sono diventali i migliori
lavoratori e tecnici dei... paesi arabi.
Costruiscono petroliere di 300 mila
tonnellate per conto della Nigeria,
della Norvegia ecc.; hanno contratti
vantaggiosi già firmati fino al 1984. ln
Kc>rca si costruiscono case e auto-
strade dappertutto. La capitale Seul
sfiora i 7 milioni di abitanti».
In un paese dove tutti lavorano con
entusiasmo, padre MarteUi e gli altri
m'issionari non sono da meno.
CLODOVEO TASSINARI
19

2.10 Page 20

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BS risponde---------------
Caro BS, faccio parte di una parrocchia salesiana dove naturalmente i
giovani hanno largo spazio, la fanno da protagonisti, non solo nello sport e nel
loro circolo, ma anche nelle iniziative culturali e nel comitato di quartiere.
Tutto per loro diventa " impegno e lotta". Tutto si fa dibattito e diventa
politicizzato. Insomma, molto diverso da una volta quando anche noi si lavo-
rava almeno altrettanto, però non si faceva tanta retorica e tanto frastuono.
E' giusto questo "buttarsi" nella politica? Almeno i sacerdoti - che a dire
il vero quasi mai si espongono in prima persona - invece di soffiare sotto
sotto, non dovrebbero dare più importanza ai "religioso"?
Lettera firmata, Roma
Lo scrivente - che do111anda di conserl'(ire f'a11onimo, e anche per questo ci
dispenserà da/l'esporre i iami panico/ari contenuti nelle s11a lw1ga lettera - pone
un problema oggi fortemente sentito 11011 solo nelle parrocchie d'una cena 1'Ìtali1à
(salesiane o 110, poco importa), ma nelle situazioni di chiesa e nelle realtà sociali
w, più diverse. nei paesi del benessere come in quelli del Ter;:o Mondo, sorw i regimi
democratici e "sotto" quelli in cui la de111ocra,:ia è solo 110111e.
.
8S presenta una risposta indiretta: 11n testo autore,,ole, del cardinale sale-
siano Rau.l Si/va Henriquez. Cioè dell'Arcivescovo di Sanliago del Cile, capo cli
una Chiesa locale che da tanto tempo è chit1111a1a a una testi111onia11;:a di fede in
situazioni 11111 'altro e/le agevoli. li cesto comie11e riferimenti loça/i e personali, ma
sopra/tutto esprime un impegno cristiano che 11asce dalla fede.
Provi il cortese le11ore a co11fro11uue tra loro: il s110 punto di vista, lo stile di
vita della sua parrocchia, e gli orientamenti tracciati dal Cardinale per sé e per la
sua Chiesa.
ventato questa teoria. Essa è della
Chiesa, è la dottrina che la Chiesa ha
predicato insistentemente soprallutto
in questi ultimi ottant'anni. e che non
cessa di far presente.
Se ci si domanda che cosa pensia-
mo dell'economia attuale, rispondia-
mo con il Concilio: «L'economia con-
temporanea, come ogni altro campo
della vita sociale, è caratterizzata da
un dominio crescente dell'uomo sulla
natura, dalla moltiplicazione e inten-
sificazione dei rapporti, dall'indipen-
denia tra i cittadini, gruppi e popoli,
come pure da un più intenso inter-
vento dei pubblici poteri» (GS n. 63).
Cioè l'economia moderna sta rea-
lizzando ogni giorno con maggior ef-
ficacia ciò che il Signore ha detto al-
l'uomo nel crearlo: cresci, moltiplica-
ti. e domina la terra, sei il padrone
della terra! Ogni volta più l'uomo va
scoprendo in questa terra le misterio-
se e grandi sorgenti di riccheza, di
potenza, di energia, di anività, che
(Omelia pronunciata dal card. Silva
Henriquez il 1• agosw 1977, nel corn-
mmoemrtoerdaerle ciladredcinimalo GaniunsiveeprpsearCiaorddeijlnla.
Esposto il motivo della celebrazione, il
Cardinale Silva ha così proseguito).
perehe,
I1 e rIst Ia no
s,
P erché la Chiesa interviene nelle
questioni economiche e sociali? Non è
- sostengono alcuni - un orizzonta-
lismo che la allontana dalla sua mis-
sione, che dovrebbe essere verticale,
dal cielo alla terra?
Questo ci viene detto. E più di una
volta ci viene rinfacciato che siamo
uomini politici perché interveniamo,
o almeno diciamo la nostra idea, in-
dichiamo qual è il nostro pensiero ri-
s_pctto ai problemi economico-sociali
del nostro paese, della nostra terra,
dell'umanità. Questo ci viene detto, e
è ciò che voJTei ancora una volta con-
futare. Non è vero. miei cari figli, che
Dio è venuto sulla terra per lasciare
che gli uomini si divorino tra loro co-
me fiere, e per ricordare loro sola-
mente che dopo questa lotta, questa
sofferenza, quest'ingiustizia della vi-
ta, possederanno il cielo. Non è vero!
E' una trappola. li Signore è venuto
a stabilire il Regno di Dio, e come sa-
rebbe spregevole e miserabile questo
suo Regno se - ma è una bestemmia
dirlo - se questo Dio che viene sulla
terranon portasse con sé la giustizia e
la carità tra gli uomini. Noi siamo
convinti che questa è una trappola in
cui si vuole farci cadere, che si vuole
mettere innanzi a noi per impedire la
nostra azione.
E' così ora, e lo era anche prima:
sempre la Chiesa è s tata criticata nella
sua azione. Si è detto che va troppo
oltre, che non fa, non dice e non opera
come il Maestro, che la sua missione
non è di questo mondo (tutti i mo-
_menti ci ricordano:« li mio regno non
è di questo mondo»), che non deve
intervenire nella realtà, nei conflitti
che esistono in questo mondo. Questo
è una fals ità, una menzogna.
Dio è venuto per redimere l'uomo.
per far trionfare la giustizia e la vita,
perché l'uomo viva in pienezza,
perché l'uomo ami Dio e ami il suo
fratello. E ha stabilito il suo Regno, la
Chiesa, perché gli uomini unitì in un
impegno di redenzione e di amore
verso il Creatore, riconoscendosi suoi
figli, sappiano costruire una società di
fra,1elli in cui vengono rispettati i va-
101; e i diritti di tutti. Per questo è
venuto il Signore.
Sei padrone della terra! Questa re-
denzione che viene a santificare, pro-
muovere, far fiorire nella vita dell'u-
manità i grandi valori umani. questa è
la redenzione che noi amiamo. Non
siamo degli alienati, non siamo dei
miserabili che passano in un campo
battaglia con un fiore in mano. No.
Noi siamo il Buon Samaritano che
raccoglie il ferito, che lo trasporta con
i propri mezzi, che lo cura, che ri-
sponde per lui e vuole che torni alla
pienezza della vita.
Questa è la verità, e ci teniamo a
dirlo, non è una nostra invenzione.
Non è che noi, che il cardinale Arci-
vescovo di Santiago, in questo mo-
mento della storia del Cile abbia in-
essa mette a sua disposizione, sempre
più diventa padrone di essa. Nulla c'è
più bello che un 'umanità intera che
sa trarre vantaggio da questa miniera
inesauribile che il Signore ha messo
nelle sue mani!
Le inquietudini della Chiesa. Ma in
questo momento della storia, una
grande angustia colpisce noi e la
Chiesa intera: « Non mancano motivi
di preoccupazione - ha pure detto il
Concilio -. Non pochi uomini, so-
prattuno nelle regioni economica-
mente sviluppate, appaiono quasi
unicamente retli dalle esigenze del-
l'economia, cosicché quasi tutta la lo-
ro vita personale e sociale viene pe-
netrata da una mentalità che si dif-
fonde sia nei Paesi a economia collet-
tivistica che negli a lui.
« [a un tempo in cui lo sviluppo
della vita economica, purché orienta-
ta e coordinata in maniera razionale e
umana, potrebbe permettere un'atte-
nuazione delle disparità sociali, trop-
po spesso essa si tramuta in causa del
loro aggravamento, e in alcuni luoghi
perfino del regresso delle condizioni
sociali dei deboli e del disprei.zo dei
poveri. Mentre folle immense manca-
no dello stretto necessario, alcuni an-
che nei Paesi meno sviluppati vivono
nell'opulenza o dissipano i beni. li
lusso si accompagna alla miseria.
« E mentre pochi uomini dispongo-
no di un assai ampio potere di deci-
sione, molti mancano quasi total-
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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uomini che siano come il Lievito che può, senza contraddirsi, dare la pro-
trasforma tutta la massa. Ecco ciò che pria adesione a sistemi ideologici che
dobbiamo fare (...)
si oppongono, radicalmente o su
punti sostanziali, alla sua fede e alla
Ci colpiscono sulle due guance. sua concezione dell'uomo. Non può
Vediamo in realtà nel mondo d'oggi aderire all'ideologia marxista, al suo
due estremismi che combattono la materialismo ateo, alla sua dialettica
Chiesa, e combattono le sue idee che di violenza e al modo con cui essa
noi racciamo nostre. Alcuni stanno a riassorbe la libertà individuale nella
sinistra, e altri stanno a destra, ma coUeuività, negando insieme ogni
lulli e due sostengono di possedere la trascendenza all'uomo e alla sua sto-
panacea, il rimedio universale, per ria, personale e collettiva.
migliorare la situazione dei lavoratori. « E neppure può aderire all'ideolo-
E a nostro giudizio - può darsi che gia liberale liberale che ritiene di
sbagliamo, ma è il modo di pensare esaltare la libertà individuale sot-
della Chiesa - entrambi approfiuano traendola a ogni limite, stimolandola
della povertà, della miseria, del dolore con la ricerca esclusiva dell'interesse
della classe lavoratiice.
e del potere, e considerando la soli-
Noi non la pensiamo come loro, darietà sociale come conseguenza più
perciò ci tocca sentire le accuse e gli o meno automatica delle ini1.iative
schiaffi che ci giungono dalla sinistra individuali, e non già quale scopo e
Il present.e testo è un'omelia tenuta dal card.
Raul snva Henrlquez, saleslano, che nel 1962
dopo un abboccamento con Papa Giovanni di•
stt1bul al contadini poveri I terreni della sua
diocesi.
e ci giungono dalla destra. Allora ri-
cordiamo la parabola del Signore, che
non ci è mai risultala così chiara e
convincente come ora: se ti colpisco-
no sulla guancia destra, devi presen-
criterio più vasto della validità del-
l'organizzazione sociale» (Paolo Vl,
Octogesima adveniens, n. 26).
Abbiamo udjto la voce del Maestro.
Miei cari figli, noi crediamo a tutlo
ciò, viviamo per questo, abbiamo
consacrnto la nostra vita a questi
impegna nel sociale ideali. Avremmo potuto prendere
nella nostra vita, forse, altri orienta-
menti. Avremmo potuto procurarci
un'esistenza più tranquilla; avremmo
potuto approfittare di una società che
ci presentava tante possibilità per
sfruttarla. Non lo abbiamo voluto. E
mente della possibilità di agire di
propria iniziativa o sollo la propria
responsabilità, spesso permanendo in
condizioni di vita e di lavoro indegne
di una persona umana» (GS n. 63).
Queste sono le inquietudini della
Chiesa, miei cari rigli. Non sono pa-
role mie. sono parole della Chiesa
riunita nel Concilio, dei duemila e più
Vescovi riuniti sotto l'autorità del Pa-
pa. Sono parole serie, pronunciate da
aon molto tempo, appena una decina
di anni fa, e costituiscono ancora oggi
una triste realtà. Tutto questo noi
l'abbiamo vissuto, lo tocchiamo con
mano, lo soffriamo.
tare anche la sinistra. Così ci colpi-
scono su ambedue le guance... Ma
dobbiamo avere questa virtù, questa
capacità di sopportare, per far sì che la
nostra voce sia ascoltata.
Noi stiamo combattendo contro
due sistemi ideologici intrinsecamen-
te perversi. Essi hanno alla loro base
qualcosa di perverso, e questa per-
versità di base è il misconoscimento
di Dio. Sono atei!
Sis temi senza Dio. E' atea l'ideolo-
gia marxista; e è alca, miei caii figli,
anche l'economia e l'organizzazione
liberale spinta agli estremi. E' atea:
non pensa a Dio. Non crede che l'uo-
questo non per nostra bontà o gene-
rosità: non l'abbiamo voluto perché
abbiamo udito la voce del Maestro
che ci chiama a comporta1·ci così. A
far sì che nella nostra pacria lavoria-
mo perché la giustizia trionfi, e
perché gli uomini di questa ten-a si
sentano tutti padroni di essa e in gra-
do di condurre una vita degna, uma-
na, serena, bella nella giustizia, nel-
l'amore e nella pace. Sentiamo questo
invito del Signore, e per questo siamo
qui.
Non potrei rinnegare in questo mo-
mento della mia vita ciò che sento
tanto profondamente, non potrei es-
sere incoerente verso un ideale che ho
Ciò che dobbiamo Care. Ora qual è mo è figlio di Dio, non crede che l'e- abbracciato fin da ragazzo, che per-
l'atteggiamento della Chiesa davanti a conomia deve mettersi al servizio seguo con tullo l'amore - stavo per
questi fatti? Non è solo ricordare alle dell'uomo perché l'uomo è ciò che più dire in piena fedeltà, ma terno che
persone investite di autorità qual è la conta, è il riglio di Dio e iJ padrone non sia proprio così - , con tutto l'a-
strada che la Chiesa vede, promuove, della terra. Non lo crede.
more per un grande ideale che si cer-
segnala; non è solo ricordare a tutti gli Ci troviamo dunque di fronte a ca e che non sempre si riesce di rea-
uomini quali sono i loro doveri nei queste dottrine economiche, che lizzare (...).
confronti delle situazioni di vita che sembrano dominare l'umanità intera,
U nostro ideale è servire: servire la
non sono «cristiane»; non è solo se• e che creano situazioni impossibili da classe lavoratrice, servire la nostra
gnalare e criticare qualche volta, aggirare o da risolvere. Diventa allora patria, servire i nostri fratelli. E far
quando le d isposizioni e le leggi e le impossibile ristabilire la pace, far che in un domani il nosu·o paese pos-
condizioni umane in cui viviamo non che in un domani si possa vivere da sa sorgere come paese di fratelli, in
vanno d'accordo con questa dottrina. uomini rispettosi gli uni dei diritti de- libertà, nella reciproca compr·ensione,
E' anche essere come il Buon Sama- gli altri.
in spirito di giustizia, di amore e di
ritano, prendersi cura dell'infermo, Non c'è soluzione, miei cari figli, se lavoro. Far sì che tutto ciò che Dio ci
del ferito, cercar di porre rimedio alla non facciamo nostro l'ideale di Cristo ha dato appartenga a tutta quanta la
situazione in cui si trovano, realizzare e della Chiesa...
comunità degli uomini che noi amia-
per quanto possibile organizzazioni E' il Papa che asserisce ciò che ho mo, far sì che ci sentiamo tulli figli del
che vengano in aiuto, far sì che sor- appena finito di dire: « 11 cristiano che buon Dio.
gano uomini capaci di portare il mes- vuol vivere la sua fede in un'azione Così sia.
saggio del Vangelo al mondo intero, politica intesa come servizio, non
Card. RAUL SILVA HENR(QUEZ
21

3.2 Page 22

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-Libreria------------------
Benvenute Novità 1. Per la Famiglia Salesiana
AUBRY - BUTTARELLI
Cooperatori di Dio
Manuale .per vivere e pregare da vero
salesiano nel mondo•
Edizioni Cooperatori, Viale del Salesiani, 9
- 00195 Roma. Pag. 576, extracommer-
ciale.
Sarà una festa per molti Cooperatori
salesiani: l'opera si presenta «come un
amico pronto a discutere con te per Illu-
minare la tua vocazione salesiana, dispo-
sto a camminare con te sul sentieri della
preghiera fino alla soglia dove non c'è più
bisogno di parole •. Maneggevole, tasca-
bile, solido, denso di contenuto, utile per
le situazioni più diverse, è fatto davvero
per durare una vita.
In ordine di tempo è il terzo manuale
che viene offerto ai Cooperatori: il primo
vide la luce nel lontano 1905, e portava la
firma illustre di mons. Pasquale Morganti;
il secondo nel 1957 era dovuto alla penna
e all'esperienza di don Guido Favlni. Ora,
in occasione del Centenario dei Coope-
ratori, hanno lavorato a quattro mani; don
Giuseppe Aubry ha trasfuso nelle pagine
la ricchezza della teologia post-concilia-
re, e don Armando Buttarelli ha immesso
nelle pagine il senso pratico di chi cono-
sce a fondo la vita del Cooperatore oggi.
Il manuale non è soltanto una raccolta
di preghiere salesiane, è un sussidio di
formazione Iniziale e permanente. Il gio-
vane cooperatore vi trova le nozioni di
fondo per capire la Famiglia Salesiana, il
veterano vi trova mille possibilità di ap-
profondimento e di maturazione.
L'abbondante materiale è diviso in otto
sezioni. La prima, • Lavorare con Don Bo-
sco», è un'ampia panoramica sul progetto
di Don Bosco e sulla realtà salesiana oggi.
La seconda, • Scoprire le ricchezze della
mia vocazione•, è un'esplorazione della
chiamata di Dio a essere cristiano, laico,
salesiano, cooperatore. Le parti succes-
sive sono un'alternanza di riflessioni e
preghiere, personali e comunitarie, nelle
più svariate situazioni e circostanze della
vita cristiana e salesiana.
La stampa a due colori, le foto In bianco
e nero e In quadricromia, l'impaginazione
di un artista come Luigi Zonta, il costo
contenuto sotto le 4.000 lire, tutto con-
Tempo di libri. L'inverno concilia con la lettura, e anche i modesti programmi radio e TV
sembra congiurino a favore del libro.. Intanto le editrici che sì Ispirano a Don Bosco
hanno sfornato in questi ultimi mesi una dovizie di opere (non solo libri, anche riviste,
alcune nuove, filmine, ecc.) di vivo interesse. Ecco In due pagine una rassegna In-
completa ma significativa quanto è stato prodotto: per la Famiglia Salesiana, per
capire I giovani; per lavorare insieme con i giovani, per regalare ai giovani.
corre ad assicurare larga diffusione e
pieno successo a questo piccolo ma pre-
zioso manuale.
AUTORI VARI
La comunicazione e la Famiglia Sa-
lesiana
LDC 1977. Pagine 280, lire 4.500
Questo ottavo volume della collana
• Colloqui sulla vita salesiana•, propone il
materiale messo insieme da un gruppo di
studiosi e di operatori, riuniti a Eveux
presso L'Arbresle (Francia) nelragosto
1976. Scopo dell'incontro: in occasione
del Centenario del BS, affrontare Il tema
sempre più rilevante della comunicazione
in rapporto alla vita salesiana.
11 llbro si occupa sia della comunicazio-
ne all'interno del piccolo gruppo (la co-
munità salesiana), che della comunica-
zione nei grandi gruppi attraverso i mass
media, sotto i punti di vista psicologico,
storico e teologico. Era la prima volta che
l'argomento veniva affrontato con qual-
che sistematicità, e il volume si presenta
come un tentativo abbastanza riuscito In
un campo tutto da dissodare.
A cura di UMBERTO PASQUALE
La Passione di Gesù
in Alexandrina Da Costa
LDC 1977. Pagine 200, lire 2.000.
Cooperatrice Sa-
lesiana, Serva di Dio ,
mistìca. Il voluliié
raccoglie una singo-
lare selezione di suoi
scritti, organizzata
con sapienza da co-
lui che fu suo diret-
tore spirituale. Ne ri-
sulta una commossa
rievocazione. anzi
una sofferta parteci-
pazione alla Passione del Sig·nore. Libro
originale, che getta nuova luce su una fi-
gura singolare.
A cura di PIETRO CONTE
I cristiani e l'Europa
LDC 1977. Pagine 128, lire 1.000
Nel futuro più o meno prossimo c una
patria comune chiamata Europa, e un
ruolo «europeo • che i cristiani sono
chiamati a svolgere. E' tempo di pensarci,
e I vescovi e altre personalità cattoliche
l'hanno già fatto. Il volume della LDC ri-
porta quattro documenti significativi, tali
da consentire una sufficiente informazio-
ne e da favorire una nuova consapevo-
lezza.
2. Per capire i giovani
RICCARDO TONELLI
Pastorale giovanile oggi
LAS 1977. Pagine 320, lire 6 .500
E' forse la prima ricerca scientifica
completa sull'argomento che veda la luce
in Italia e In riferimento a lla situazione Ita-
liana. L"autore anzitutto analizza gli
orientamenti e i modelli di Pastorale Gio-
vanile messi in atto oggi nelle chiese lo-
cali. I dati, raccolti e composti in un vasto
quadro, gli consentono di elaborare un
progetto concreto di Pastorale Giovanile,
e di precisare I metodi d'intervento per
realizzare tale progetto.
Opera fondamentale, che nasce tra
l'altro dall'esperienza decennale dell'au-
tore nella redazione della rivista Note di
Pastorale Giovanile •. Opera destinata
agli educatori desiderosi di approfondi-
mento della loro azione.
AUTORI VARI
Educare alla non violenza
LAS 1977. Pagine 232, lire 5 .000
Realizzato per Iniziativa del CNOS
(Centro Nazionale Opere Salesiane), il
volume vuol essere una proposta educa-
tiva sul tema della violenza. Nella prima
parte viene descritto il fenomeno della
violenzl! alla luce della psicologia e della
sociologia. La seconda parte presenta i
risultati di un sondaggio d'opinione svolto
fra i giovani. Nella terza parte si traggono
le conseguenze, si elaborano cioè le linee
di un progetto educativo concreto. Il vo-
lume presenta Infine alcuni sussidi didat-
tici di immediata utilizzazione.
Note di Pastorale Giovanile
Mensile del «Centro Salesiano pa-
storale Giovanile»
LDC. Abbonamento annuo lire 6.000
E' l'unica rivista
italiana totalmente
dedicata alla Pasto-
rale Giovanile. In
ogni fascicolo pre-
senta uno studio (nel
1978 sarà incentrato
attorno al tema: • La
nuova condizione
giovanile e l'espe-
rienza cristiana»);
un dossier a caratte-
re monografico (alcuni titoli per il 78: Pa-
squa giovane, leggere il Vangelo in grup-
po, i giovani la parrocchia e gli enti locali);
infine una sezione per la pastorale dei
preadolescenti.
22

3.3 Page 23

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AUTORI VARI
Perché i « cattolici a sinistra"
SEI 1977. Pagine 190, llre 3.800
Perché tanti giovani appartenenti ad
associazioni cattoliche sono passati, so-
prattutto dopo i fatti del '68, nelle file del
movimenti di sinistra? In Emilia-Romagna
è stata condotta un'inchiesta sociologica,
e il libro ne illustra i risultati. In sostanza la
maggior parte degli intervistati non asso-
cia Il • rifiuto della Chiesa istituzionale»
con l'abbandono della fede; anzi, sovente
giustifica Il proprio spostamento a sinistra
motivandolo con la volontà di rimanere
fedele al Vangelo.
3. Per lavorare con i giovani
Gesù di Nazareth
Audiovisivo con Immagini tratte dal fllm
di Zefflrelli
L'opera completa comprende dieci serie
di 48 fotocolor ciascuna (costo di ogni
serie: in filmina, lire 4 .500: in diaposltìve,
lire 10.000).
Ugnl serie é accompagnata da un li-
bretto guida, e da una cassetta di sono-
rizzazione sincronizzata (lire 3.000 cia-
scuna cassetta)
Sono ancora negli occhi di tutti le im-
magini dell'Incomparabile film girato da
Franco Zeffirelll per la Televisione. La
LDC ripropone queste immagini in uno
splendido audiovisivo, completo sotto
ogni aspetto, trasformandole cosi in effi-
cace strumento di catechesi, per fanciulli,
giovani e adulti.
Il libretto-guida aiuta ad ampliare il di-
scorso catechistico con utili indicazioni e
schemi differenziati per le diverse età. Le
cassette di sonorizzazione, col loro ca-
rattere meditativo e ricco di contenuti di
fede, rendono l'audiovisivo valido anche
per le «celebrazioni della parola» in pre-
parazione alle feste dell' anno liturgico, in
occasione di esercizi spirituali, ritiri, in-
contri di preghiera.
Sono uscite le prime 4 serie. le altre se-
guiranno entro aprile.
Espressione Giovani
Rivista Bimestrale della LDC
Abbonamento annuo lire 5.500 (estero
6.500)
La nuova rivista si pone in continuità
ideale con la precedente Teatro dei gio-
vani., e vuol essere •Comunicazione di
esperienze giovanili di espressione dram-
matica, di animazione cinematografica, di
didattica della drammatizzazione... •·
Ogni numero di 84 pagine comprende
queste sezioni: teatro (dramma o comme-
dia o recital o teatro sperimentale); cine-
ma (analisi approfondita di film significa-
tivi, indicazione di esperienze di cinefo-
rum): drammatizzazione nella scuola
(idee ed esperienze per l'educazione al-
l'espressione drammatica); avvenimenti
(notizie, proposte, iniziative); segnalazioni
(libri, dischi, musica).
Con questa rivista neonata viene a col-
marsi una lacuna nel settore dell'Impegno
salesiano per la gioventù.
Dizionario Inglese-Italiano
Italiano Inglese
Adattamento e ristrutturazione dell'origi-
nale «Advanced Learner's Dlcllonary ol
Current English• della Oxford Unlversity
Press.
SEI 1977. Lire 18.000
Di solito BS non si sofferma su opere di
cultura in genere, ma questo dizionario è
«una proposta nuova» che merita segna-
lazione. E' nato da un profondo ripensa-
mento sui compiti che i vocabolari bilingui
In commercio di solito svolgono: essi ten-
gono presenti le esigenze dei due mercati
(nel caso, Italiano e anglofono); invece
questa nuova opera della Sei è concepita
e realizzata a uso esclusivo del lettore
Italiano, per venire incontro alle sue pe-
culiari esigenze e risolvere i suoi problemi
pratici nei due tipi di traduzione.
Ancora: accanto ai termini letterari, tro-
vano posto molti termini scientifici e teo-
logici, molti neologismi, americanismi, e
quelle espressioni colloquiali e gergali
che tanto spesso fanno impazzire anche
chi non è sprovveduto nell'inglese. I sin-
goli vocaboli poi non sono presentati iso-
lati, ma inseriti nel contesto d'uso, che ne
facilitano la piena comprensione.
Infine la realizzazione grafica ha tenuto
conto di nuovi criteri per rendere al mas-
simo evidenti e quindi facilmente rintrac-
ciabili i vari significati di uno stesso voca-
bolo.
Il dizionario risulta così in grado di sod-
disfare le esigenze dell'uomo colto.e -
cosa che a prima vista sembra inconcilia-
bile - di adattarsi alle esigenze di sem-
plicità e chiarezza proprie degli studenti.
4. Da donare ai giovani
TRE RIVISTE BEN CONOSCIUTE
Mondo Erre
Mensile a colori per ragazzi e ragazze
dagli 11 ai 15 anni. A cura del Centro Sa-
lesiano Pastorale Giovanile
LDC. Abbonamento annuo lire 3.500
Primavera
Quindicinale a colori per le giovani di
13-18 anni
Abbonamento annuo lire 5.000. Versa-
mento su ocp 3 / 10531 intestato a Prima-
vera, Via Timavo 14; 20124 Milano
Dimensioni Nuove
Mensile di cultura giovanile. A cura del
Centro Salesiano Pastorale Giovanile.
LDC. Abbonamento annuo lire 5.000
UNA RIVISTA NUOVA
Progetto
Mensile alternativo di informazione e
partecipazione
A cura del Ser.ml.g
LOC. Abbonamento annuo lire 3.500
Il Sermig (Servizio
Missionario Giovani-
le) è ben noto a Tori-
no, ma le sue idee e
Iniziative sono cono-
sciute anche in tutta
Italia. Sono ragazzi
che partono dal
principio che il Mon-
do Occidentale con-
tinua a sfruttare il
Terzo Mondo, e che
perciò quanto si fa per aiutare il sottosvi-
luppo non è un regalo ma una semplice
doverosa restituzione. A chi vuole entrare
in rapporti con loro domandano di tassarsi
un tanto al mese sui suoi guadagni, e solo
allora gli dicono: adesso vieni e discutia-
mo.
Forse a questo punto diventa superfluo
spiegare la loro rivista, che si definisce
«alternativa di informazione e partecipa-
zione ».
UOMINI DELLO SPORT
Una lettura serena, l'accostamento a un
campione senza Il pericolo di cedere nel
divismo, forse lo stimolo a una crescita
sportivamente sana. La SEI ha pubblicato
una serie di volumi indovinati, tra cui è
facile scegliere.
NIKI LAUDA, lo e la corsa. 4' edizione.
Lire 2.500
ORFEO PIANELLI, Il mio Torino. Lire
3.500
ADRIANO PANATTA, lo e Il tennis. 2' edi-
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di cui la fantasia del
ragazzo ha bisogno,
ma nel rispetto e
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Ogni volume lire
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JEAN-CLAUDE ALAIN, I ragazzi di Dubli-
no
JACQUELINE CERVON, La Costa degli
Schiavi
FRANCO ENNA, Relé nero
ARTURO MANFREDI, Il cacciatore di bi-
sonti
JEAN Ollivler, Sorcouf re del corsari
ANTONIO PERRIA, L'arciere di Marrei
ANDREINNE RICARD, A tutto gas
ENZO RUSSO, La banda Capparucci
DOMENICO VOLPI, Gli Ufo vengono da
Cipango
23

3.4 Page 24

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ARGENTINA
Dagli Appennini alle Ande
Tre sacerdoti salesiani nel novembre scorso sono partiti dagli
Abruzzi per raggiungere Esquel nel Chubut, sulle Ande Patagoniche,
dove lavoreranno in una parrocchia vasta come la Sicilia.
L a parrocchia che a11ende i tre
missionari misura 25.000 Kmq, è
vasta cioè come la Sicilia, e contava
finora solo tre sacerdoti a servizio di
decine dJ migliaia di abitanti sparsi in
tutta la regione.
Due dei tre sacerdoti che partono
dall'Italia, don Antonio Mei e don
Vittorio Albasini, lasciano l'opera sa-
lesiana di Vasto dove erano rispetti-
vamente direuore e paIToco; il terzo,
don Ubaldo Paciaroni, era direttore
della casa di Terni.
La partenza dei salesiani. A Temi,
alla "funzione dell'addio" era presen-
te anche il Vescovo.
Vasto poi si è superata: è slata
molto sentita dalla popolazione, la
comunità parrocchiale ha voluto
esprimere ai suoi missionaii stima cd
ammirazione. Nei giorni 3-6 novem-
bre si sono celebrate le « giornate del
saluto». con vatie iniziative: incontro
con i malati e gli anziani, incontro di
preghiera per le vocazioni, saluto de-
gli scolari delle elementari (che ave-
vano espresso col disegno il loro pun-
to di vista sull"avvcnimento, e prepa-
rato in chiesa un'esposizione dei loro
capolavo1i), il saluto degli alunni delle
medie, ecc.
La sera del 5 i giovani esploratori si
sono prodolli in un recital pienamen-
te riuscito (in palco un gruppo di 60
attori). li succo del loro discorso è
stato: « la missione di questi salesiani
è un affare di tutti noi». E tamo per
cominciare, con una lotteria hanno
raccolto i fondi per l'acquisto di un
gruppo elettrogeno.
Nella domenica 6 novembre la par-
tecipazione della parrocchia alle run-
zioni è stata totale. C'erano anche i
due Ispettori: quello dell' Italia
(Adriatica), e quello della Patagonia
Argentina che riceve i tre missionari.
E' emersa questa constatazione: che i
missionari partono a nome della co-
munità, cioè dei fedeli di Vasto, e
\\'anno a lcslimoniare in concreto tra
fratelli più poveri la fede comune.
La solidarietà viene ora espressa
dalla popolazione attraverso l'inizia-
tiva chiamata « Un mattone per un
peone» (peon sulle Ande significa
bracciante, uomo di ratica alle dJpen-
denze altrui. e è sinonimo di povero).
Un comitato promotore ha lanciato la
proposta di raccogliere i fondi; i tre
salesiani poi, un~1 volta arrivati nella
parrocchia andina, vedranno se im-
piegarli in un asilo, in una !.Cuoia o Jn
altra opera sociale più urgente.
La gente ha cominciato a offrire il
proprio «mattone simbolico», ma ai
partenti è stato consegnato un mallo-
ne vero, con parecchie scritte sopra,
perché se lo portino dietro e lo collo-
chino poi nelle fondamenta del futuro
cdilicio.
-
E perché lo spiiito missionario del-
la parrocchia non corresse il rischio di
I
Recital !n chiesa, per la partenza del missionari: la casa del Padre• diventa davvero c asa del figli
nella misura In cui si riconoscono Ira loro lratelll.
24
YI" MtlM~~J"le
~e•• Y!"! t)e~f"le
.un mattone per un peone• 6 ta rlaposta con-
creta della cltt.à di Vasto, che ha deciso di con-
siderare l'attività del mlaslonart partenti un
aNare di tutti noi .
tradursi in qualcosa di lontano e chi-
merico, la comunità si è impegnata a
viverlo anzitutto nel proprio quartie-
re, tra quelli che si trovano in diffi-
coltà materiali o hanno bisogno di
una presenza amica.
La pan-occhia di Ei,quel, dove i tre
vanno a lavorare, nella sua parte più
interna e montagnosa è popolata dai
discendenti degli indigeni sognati da
Don Bosco. In parte essi si sono me-
scolati con le popolazioni venute dal-
l'Europa (i meticci), ma in parte come
gruppo etnico si sono conservati in-
tatti. Vivono di past0ri2.ia allevando
pecore. La zona è desertica, perciò
per pascolare poche greggi occorrono
estensioni grandissime. La gente si
raccoglie in villaggi (poblacio11es)
molto piccoli a cui non è possibile as-
segnare una propria scuola; i ragaai-
ni, per frequentare le :,cuole (che sono
statali), vengono raccolti in internati.
A Esqucl lavorano già ITC salesiani,
di cui uno ì.'- parroco e anche clircltore
del collegio, un altro è missiona.-io
«itinerante». I tre salesiani italiani
cominceranno con le visitè ai piccoli
villaggi sparsi in quell'enorme pa1·-
rocchia, per confottare la popolazio-
ne nella sua fede e aiutarla a crescere
sotto il punto di vbta umano e socia le.
Poi, l'esperienza suggerirà i program-
mi.
L'lspeuoria Adriatica da cui i tre si
staccano è povera di vc)cai.ioni e non
sa lar fronte a tutte le opere che ha
aperte in Italia. Eppure la decisione di
andare a lavorare sulle Andt·, dove il
bisogno è: estremo. è staia presa dai
confrateUi si può dire all'unanimità,
come allo di piena (iducia nel «Pa-
drone della messe» che a suo tempo
manda gli operai.
I

3.5 Page 25

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STORIA SALESIANA
- ,t,'
li~I
J
Scalone di .Palazzo Madama•• l'edificio t.orlnese che ha visto tante vicende rlsorglmentall.
Correva l'anno 1878
Che ne era di Don Bosco e della Famiglia Salesiana, cent'anni fa?
Ecco una rapida panoramica sui fatti principali di quel lontano 1878.
e orreva l'anno 1878... E natural-
mente c'era una guerra. I Balca-
ni erano sconvolti. I russi [inirono di
sbaragliare l'esercito dell'Impero ot-
tomano, e Bismarck presentandosi
come • onesto sensale" convocò a
Berlino le parti per combinare la pa-
ce. Dall'impero ottomano frantumato
nascevano tre nuovi stati: Romania,
Serbia e Montenegro; la Gran Breta-
gna si prendeva Cipro, e la Russia -
che annetteva solo la Bessarabia e
parte dell'Armenia - non nascose la
delusione per il magro bollino (ma
avrà in futuro tutto il tempo per ri-
farsi, come ha largamente dimostrato
la storia).
In Italia l'anno si apre con la morte
(il 9 gennaio, si dice per polmonite o
malaria) di Vittorio Emanuele li,
« padre della patria». Un mese dopo, il
7 febbraio, muore anche Pio IX, dopo
32 anni di pontificato che hanno visto
i moti risorgimentali, i dogmi dell'Im-
macolata e dcll'l nl'allibilità pon lificia,
l'unità d'Italia, la fine del potere tem-
porale dei Papi, il « non cxpedit» che
vieta ai cattolici di partecipare alla
vita politica. Re Vittorio e Pio IX in
vita non si erano mai stretta la mano,
e c'è chi insinua che sono volali al
cielo insieme per fare la pace.
Succedono re Umberto J «freddo e
autoritario», e Leone Xli I più conci-
liante verso lo stato, che donerà ali.i
cristianità la Rerum Novarum. A capo
del governo siede da due anni Agosti-
no Dcprelis, passato alla storia come
inventore del « trasformismo parla-
mentare». L'asscm;a dei canolici dal-
la vita politica fovorisce l'anticlerica-
lismo, con dolore di Don Bosco.
Intanio Don Bosco è il « ret1<lre »
della Congregazione Salesiana, don
Rua ne è il numero due, e don Gio-
vanni Caglicro - da un paio d'anni
missionario in America - è il diretto-
re spirituale.
La loro Congregazione conta 4
ispcllorie e 21 case, dj cui 5 in America
(Argentina e Uruguay), 2 in Francia (a
Nizza e Cannes), e 14 in Italia. I Sale-
siani sono 442 compreso Don Bosco,
ma tulii giovani: 142 sono ancora no-
vizi. e 93 con i voti lemporanei.
L'Istituto delle FMA ha appena sci
anni di vita, e conia 169 suore in 14
case, di cui una in Francia (Nizza) e
una in Uruguay.
L'anno nuovo lrova Don Bosco a
Roma, testimone dei decessi e delle
successioni ai vertici della Chjesa e
dello Stato. Sulla fine di gennaio tiene
la sua prima «Conferenza ai Coope-
ratori salesiani»: è l'inizio cli una tra-
dizione, e è solennissima. Nella Chie-
sa delle Oblale di Santa Francesca si
danno convegno, oltre a due cardina-
li, «parecchi vescovi e arcivescovi;
cavalieri, conti e marchesi; molte
matrone delle prime famiglie, du-
chesse e principesse pur anche; il fio-
re insomma del clero, del patri7.iato e
nobiltà romana». Don Bosco parla
per un'ora, spiega chi sono i Coope-
ratori, e raccoglie aiuti per le sue mis-
sioni.
Il 20 febbraio la Chiesa ha il nuovo
Papa in Leone Xlll, e Don Bosco
traccia ~u un biglietto otto punii da
trattare con lui; ma qualcuno gli met-
te i bastoni fra le ruote, e dovrà at-
tendere quasi un mese per ottenere
l'udienza.
li 16 marzo finalmente il Papa lo
riceve. In un'ora di conversazione ot-
ùene di iscrivere Leone XUl fra i
Cooperatori, e di avere un cardinale
protettore anche per la sua congrega-
zione (ne ha proprio bisogno...).
Sulla [inc di aprile un grande dolo-
re colpisce Don Bosco: la morte del
barone Camillo Bianco di Barbania
che in tante occasioni aveva aiutato
l'opera salesiana. E sei giorni più tar-
di, un altro suo cooperatore lo lascia
per il ciclo: il marchese Domenico
Frassali. Erano due colonne deU'Ora-
torio, per non dire della Chiesa tori-
nese.
In maggio un altro valido collabo-
ratore lascia Don Bosco, ma questa
volta non per il ciclo: don Luigi Gua-
nella. Arrivato a Valdocco tre anni
prima per vedere come faceva Don
Bosco, decide di tornare alla sua dio-
cesj per realizzare i suoi progetti. In-
contrerà molte difficoltà e incom-
prensioni, al punto da dire un giorno:
«Solo Don Bosco mi ha capito»; ma si
farà santo: oggi è beato.
Il 16 maggio Don Bosco tiene la
prima Conferenza anche ai Coopera-
tori torinesi, riuniti nella Basilica. l
presenti questa volta appartengono a
tutti i ceti sociali, e anzi sono gli stessi
che da decenni lo aiutano all'Orato-
rio. Un'ora di conferenza, e un'altra
ora di conversa,:,ione a ruota libera in
cortile. Da quell'anno, gennaio e
maggio diventano i mesi delle due
conferenze annuali per i Cooperatori,
ovunque ce ne sia un gruppo e ci sia
qualche salesiano che li raduna.
Sempre in maggio, in Argentina i
missionari salesiani don Costamagna
e don Rabagliati lasciano con una
nave il porto di Buenos Aires diretti
neJla Patagonia dei selvaggi per una
prima cspc•rienza di vera missione; al
largo li investe una lalc burrasca che
torneranno al porto una dozzina di
giorni più tardi con la nave sfasciata,
le ossa rotte e tanti motivi di ringra-
ziare l'Ausiliatrice se sono ancora vivi.
In giugno vengono aperte due nuo-
ve case in Italia. Le FMA inaugurano
a Chieri presso Torino l'oratorio fem-
minile, e a ottobre vi aggiungono vari
tipi di scuole. A Lucca arrivano tre
salesiani chiamati dal Vescovo a fare
l'oratorio.
Qui gli anticlericali si scatenano:
prima dalle pagine dei giornali, e poi
con una dimostrazione in piazza al
grido di «Abbasso i gesuili»... Deve
intervenire la fo17.a pubblica. Allora la
«Società Mazziniana" promuove una
sottoscrizione di firme per chiedere al
Ministero degli Interni l'allontana-
mento dei salesiani. li giornale cano-
lico promuove una contro-sottoscri-
zione, e vince per 8000 firme cono·o
500.
In luglio due nuove case in Francia.
li primo del mese Don Bosco manda a
Marsiglia don Bologna; gli inizi sem-
brerebbero scoraggianti (otto ragazzi
25

3.6 Page 26

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Leone Xlii, Papa della Rerum NoYarum.
messi a dormire in granaio); la sto1ia
successiva no.
11 5 luglio tre salesiani subentrano
ad altri religiosi nella casa di La Na-
varre, un edificio fatiscente con un
pugnello di ragazzi slraniti. Ne verrà
fuori una splendida scuola agricola.
li 4 agosto gli Exallievi si radunano
per il loro consueto convegno, e Don
Bosco propone di fondare una «So-
cietà di mutuo soccorso». Perché no?
Quel gruppo di cxallicvi sono ormai
ben assestati nella vita, e l'ini7iativa
aiuterà exallievi più giovani e in diffi-
coltà. Dieci giorni più tardi, grande
festa per Don Bosco: la benedizione
della prima pieLra del nuovo tempio
che ~ta co~trucndo a Torino presso la
stazione d1 Porta Nuova, in onore di
san Giovanni Evangelista.
In settembre il Papa Leone X111
invia ai missionari salesiani una lette-
ra di congratulazioni e ringraziamen-
to per quanto fanno, che li manda in
visibilio.
Ottobre è pieno di avvenimenti. Il 2,
le FMA aggiungono una loro fonda-
lione a quella salesiana di La Navarre
(il tetto della casa lascia cadere calci-
nacci, e col brullo tempo la pioggia;
dalle fessure nei muri passano topi e
pipisLrell(: ma c'è pure uno sparuto
gruppo d1 orfanelle con tanto appc.tito
arretrato).
Il giorno IO Don Bosco apre un'al-
tra casa a Este. Questa volta ad at-
tendere i salesiani c'è un confortante
palazzo monumentale, in piena cam-
pagna, e l'accoglienza festosa della
geme. Primo direttore di Este è don
Giovanni Tamietti, a cui Don Bosco
?0 ha fatto una strana prolclia: lavorerà
fi!1o a anni, e non raggiungerà l'età
d1 anru 72. Sarà proprio così: colpito
26
nel 1898 da infezione tifoidea che gli
lederà le facoltà mentali, morirà nel
1920 a pochi mesi dalla fatidica sca-
dema.
TI 10 ottobre gli storici riportano un
impressionante epi\\odio di bilocado-
nc di Don Bosco, che sarebbe tuuo da
raccontare.
Altro episodio singolare viene rife-
rito a dicembre: due ragaui che un
maLLin<> servono la messa a Don Bo-
sco, durante l'elcva;done assistono a
un caso di lievitazione: Don BO!>CO si
solleva al punto che i due chierichetti
non rie!,Cono più ad auare la pianeta.
Uno di questi ragaui si chiama Eva-
sio Garrone, diventerà missionario e
sarà «medico» a Viedma; fra i tanti
avrà in cura anche un certo Anemici~
Zalli oggi servo di Dio.
L'8 dicembre parte da Valdocco la
quarta spedizione missionaria. Fra i
partenti c'è don Giuseppe Beauv<>ir,
che tra,co1Terà 25 anni nella Tt•rTa del
Fuoco tra le popolazioni primitive,
accompagnerà nel 1892 in Italia alcu-
ni indigeni, e scrherà il primo dilio-
nario della lingua Ona.
Intanto le FMA preparano la se-
conda spedizione missionaria (IO
suore, che partiranno il I " gennaio
1879). Lt• sci suore giunte a Montevi-
deo nel '77, 1'8 dicembre del 1878
hanno la gioia di assistere alla vesti-
zione religiosa della l<>rO prima voca-
zione americana: una giovane uru-
guaya~a di nc~me Laura Rodriguez.
Non c è un abito adatto per la ve!:>ti-
zione, e si usa un camice della sacre-
stia. Intanto un fratello di Laura, Juan
Pedro. stanco di fare il poli1iotto, da
alcuni mesi ha bmsato alla porta dei
salesiani a Montevideo: sta facendo
il noviziato, e sarà il primo sacerdote
salesiano americano.
Durante l'anno si sono schiuse tre
cul!e. in _cui frigni~cono futuri grandi
am1c1 d1 Don Bosco. li 27 giugno a
NaLarcth è nato Simaan Srugi, futuro
coadiutore salesiano e Servo di Dio
(da Nazareth, dunque, può venire
qualco!>a di buono).
li IO ottobre nasce suor Teresa
Valsé Pantellini: milanese. di famiglia
aristocratica, si farà povera con le ra-
gazze povere di Trastevere prima di
morire a soli 29 anni; anche lei è Serva
di Dio.
La terza culla accoglie il futuro don
Sisto Colombo. milanese, che in-
segnerà letteratura cristiana antica
nelle università di Torino e Milano,
pubblicherà un sacco di libri e farà
rifiorire quegli studi in Italia. Ha la
bella idea di nascere nel giorno di
~fatale.
Correva l'anno 1878... Un anno
denso di vicende per un Don Bosco di
63 anni. pieno di energia per superare
le tante difficoltà, ma ben de1ermina-
to a mandare avanti - con la gra7ia di
Dio - i suoi progetti per il bene della
gioventù nel mondo.
FERRUCCIO VOGLINO
FIGLIE DI M. A.
V illa Colon, la «città di Colombo» in
Uruguav, era un :.ecolo fa una
città neonata, a mezz'ora di treno da
Monte\\ideo, nella «22 sc1ione di po-
lizia» a nord ùella capitale.
L'aveva fondata tra il 1874 e il '75
una società di impresari italo-ameri-
cani, che ne ampicavano prosperità e
successo intitolandola allo ~copritore
del nuovo mondo. Essi vi avevano
dedicato una bellissima chiesa a santa
Rosa da Lima (la prima santa ameri-
cana). e avevano costruito subito do-
po un collegio, già affidato ai salesia-
ni.
In una regione «dal suolo fertile
come le benedizioni di Dio, dal clima
dolce come il sorriso di mamma-..
(così la definivano alatamcnte i primi
mb.,ionari), .,i 1rovava la ridente cit-
tadina di Villa Colon, villeggiatura
preferita dalle famiglie agiate della
capitale; e ùovevano piantare le
tende le prime Fl\\tA mandate dalla
santa Mazzarello a dare initio alla lo-
ro attivi1à mis!->ionaria in terra ameri-
cana. Ma che palienza e che fa1ica per
arrivarci!
Per cominciare, la quarantena.
Dopo il mc~c buono di tra\\'ersata
oceanica, quando il 12 dicembre 1877
il Savoie aveva gellato l'ancora nel
porto di Montevideo. nulla cli più na-
turale e desiderato che ,cendere fi-
nalmente a baciare la loro nuova pa-
tria di missionarie e correre neUa ca-
sella preparata per loro, dove le at•
tendeva il lavoro tra la gioventù. In-
vece no. Per cominciare, dovetlero far
appello a tutte le risorse del loro otti-
mismo, e acce11are dalle mani di Dio il
contrattempo inaltcso cli un rinvio:
nove giorni di quarantena nell'isola
Flores. Lo scalo compiuto a Rio dc
Janeiro aveva fatto temere possibili
contagi di febbre gialla. Ma le suore
- come dice un resoconto riportato
dalla Cronistoria - «avevano con-
servato la loro gaiezza. e !>C l'erano
portata in America, per essere anche
!>Crene figlie di Don Bosco•. E non
permisero che al pericolo di febbre
gialla si aggiungei-se quello clcll'umor
grigio.
La quarantena \\'enne ridotta poi a
cinque giorni, e le suore il 16 dicembre
erano a Monte\\ ideo. Ma la :.erie dei
co_ntr_allempi per loro era appena co-
minciata...
Un mese e mezzo di noviziato. Al
porto di Montevideo le sci .,uore era-
no a1tese, e vennero «~u comode vet-
ture accompagnate al pala110 vesco-
vile, dove il Vescovo mons. Vcras le
accoglieva con bontà e premura pa-
tema•. Però il Direuore salesiano del
«Collegio Pio•, don Luigi Lasagna,
non aveva ricevu10 conferma del loro
arrivo. e quindi la loro sospirata pic-
cola casa... non era pronta.
Le monache della Visitazione, che

3.7 Page 27

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Ma quanto è difficile
metter su casa in America
Oggi che le FMA in America sono 5800 e vi hanno aperto già 480 case,
riesce difficile immaginare gli ostacoli incontrati all'apertura della
loro prima opera. Le sei suore della prima spedizione missionaria,
partite con gli emigranti e povere come loro, ebbero ragione degli
ostacoli grazie alla loro fiducia in Dio e alla generosità dei buoni.
avevano un convento in città, si of-
fersero per ospitarle provvisoriamen-
te. E da loro le Figlie di Don Bosco per
un mese e mezzo fecero un noviziato
•americano», tentando di mettere in
pratica i rudimenti di lingua spagnola
appresi a Morne::.e e durante il viag-
gio.
Arrivarono le [este natalizie, iniziò
l'anno nuovo. il 1878. e le missionarie
ansiose di fare, di «darsi alle anime»,
erano sempre ad aspettare.
Le Visitandine si facevano in quat-
tro:. «Qui sono tulle per noi - diran-
no le sei missionarie encomiando la
squisita ospitalità ricevuta - ; ma poi
saremo noi tulle per gli altri». Non
dimenticavano infatti la raccoman-
da7jone che il Papa Pio rx aveva fauo
loro prima di partire, nell'udienza del
9 novembre: «Siate come le conche
delle grandi fontane. che ricevono
acqua e se ne colmano, per riversarla
a bene di quanti vanno ad attingere:
conche di virtù e di sapere... ».
Il giorno memorabile. Il 3 febbraio,
50 giorni dopo che il Savoie aveva
gettato l'ancora, è il grande giorno.
« Nel giorno memorabile», come lo
definisce la Cronaca. don Lasagna
viene a prenderle al monastero, e le
accompagna finalmente a Villa
Colon. 11 Km dalla capitale, nella ca-
setta preparata per loro. Essa appare
piccola piccola. povera povera, come
in certe fiabe. Nei primi tempi è
sprovveduta anche di cucina. Ma è
perfettamente intonata allo spirito
missionario cli quelle sei suore dispo-
ste a tutto, che non credono a se stesse
per tanto «dono».
La loro gioia è al colmo quando,
cinque giorni più tardi, una delle po-
vere stanzette con la celebrazione
della prima messa viene trasformata
- secondo l'immagine biblica - in
«palazzo del re». Da allora c'è la pre-
senza di Gesù nell'Eucaristia a farle
sentire veramente a casa· loro. Ora
possono dire di essere come a Mor-
nese. Il quadro di Maria Ausiliatrice,
benedetto da Don Bosco, troneggia
unico ornamento nella povera cap-
pella.
«Avevano trovato appena quanto
era assolutamente necessario per vi-
vere - dice la cronaca - ma c'era da
lavorare e da soffrire; e in mezzo a
loro, come a condividere la gloria
della povertà, dimorava Gesù in Sa-
cramento, più caro per loro di tutti i
tesori del mondo». Ora che c'è il Si-
gnore a custodire la casa, le suore
sanno che - come dice il salmista -
non sarà vana la loro fatica. Infatti il
lavoro non manca. C'è da attendere
alla lavanderia e guardaroba per l'af-
follato collegio salesiano; ma intanto
avviano la scuola, i catechismi, e l'o-
ratorio. Le ore del giorno ristùtano
troppo corte. e si rubano ore alla not-
te, nella speranza di giungere a tutto.
Rivendicazioni per ottenere la setti-
mana corta? E chi ci pensa?
In questa prima casa di FMA in
America, si ripete qualcosa di molto
analogo a quanto acaduto a Mornese.
1a prima casa in assoluto della loro
Congregazione. C'è una piena sinto-
nia di spirito. E madre Mazzarello
scrive a quelle sue figlie che le sono
particolarmente care: « Mi dite che
avete da lavorare: io ne sono bene
contenta perché il lavoro è padre del-
la virtù, e lavorru1do scappano i grilli,
e siè sempre allegri... ».
Muri con acciacchi. A Villa Colon
proprio non c'è posto per grilli. Anche
gli entusiasmi per la casetta durano
poco. Le mura, pur senza avere le at-
tenuanti della vecchiaia, cominciano
a soffrire di qualche acciacco. La ca-
setta donata con generosità da uno
dei fondatori della cil!à, il signor
Fynn, rivela ben presto grossi difetti
di costrnzione che la rendono malsi-
cura. La signorina Jackson, che aveva
provveduto per il viaggio delle mis-
sionarie, offre allora 700 scudi per i
reslauri. Ma i risultati sono scorag-
gianti, anzi il pericolo si fa più scrio. E
con tante giovani che frequentano la
casa, non si può andare incontro a
responsabilità così gravi.
Che fare? Ecco viene incontro la
carità di un altro proprietario del po-
sto, Carlos Uriartc: egli mette a di-
sposizione delle suore, a titolo di pre-
stito provvisorio. un suo villino di vil-
leggiatura: c'è anche un giardinello,
un piccolo orlo e il frutteto. E' una
sistema7jone di emergenza, ma prov-
videnziale.
L'angustia dei locali però non con-
sente di continuarvi l'allività della
scuola e della catechesi. Occorrereb-
bero ampliamenti. E quando ci si fa
un pensierino, ecco un nuovo impre-
visto: un rovescio commerciale, e il
conseguente dissesto finanziario,
mettono il Signor Uriartc nella neces-
sità di vendere il villino. E subito!
Si compie un anno appena dal pri-
mo arrivo a Villa Col6n, e già si profila
il ter-Lo u·apianto... li marchio dell'in-
sicurezza, della povertà, continua a
siglare l'opera appena iniziata. Oc-
corre di nuovo chiudere gli occhi e
tuffarsi nelle braccia della Provvi-
denza.
Ultimatum a san Giuseppe. Don
Lasagna è afflitto. Le opere iniziate
potrebbero uscire danneggiate da
un'interruzione troppo protratta. Bi-
sogna assolutamente trovare una ca-
sa. Ma come? Don Lasagna stesso,
con quel suo Collegio Pio che sta cre-
scendo a vista d'occhio, si ritrova con
più debiti che denaro.
27

3.8 Page 28

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Nel 1879 altre FMA giungeranno, con la loro seconda spedizione missionaria, a Villa Colon: la lolo
le ha Immortalale. Foto a destra: nel 1904 due paggetti portano le corone da collocare sul quadro di
Maria Auslllatrlce, nella chiesa di Villa Col6n appena ultimala.
Per trovare la soluzione del proble-
ma le suore si appellano in modo
particolare a san Giuseppe, secondo
le consuetudini morncsinc. E' mar1.o.
il mese a lui dedicato, e dcm Lasagna
sostiene le suore in un triduo fer\\'oro-
so, una specie di !ilrimatum, perché
bisogna ottenere il miracolo (lo Cro-
naca si esprime proprio cos"i). Tan10
più che il signor Uriartc comunica di
avere già patluito la vendita d1dla sua
villa (25 mila pesos in contanti), e dice
che il contratto verrà firmato a mct.-
zogiorno del giovedì seguente.
Bisogna togliere le tende. Questo è
chiaro; ma per dove? E come, soprat-
tullo? Viene interpellato il Vesco\\'O,
ma al momento a~solutamenLc si Lr()-
va nell'impossibilità di prestare qua-
lunque aiuto. Vive in povertà, e
quanto riceve lo devolve regolarmen-
te in elemosine. A don Lasagna bale-
na un'ispirazione...
Dal momento che il Signor Uriarlc,
contTo il proprio interesse ma per la-
vorire in qualche modo le s ()Spiti,
ha d ilaLionalo la stipula del con1rattv,
bisognerebbe - pensa don Lasagna
- poter contrarre qualche prestito,
riscallarc da lui il dliino. e rimanervi.
E il Oireuore si fa mendicante. Va a
bussare alla porta di tutti i benefatLori
che conosce. Ma niente da fare, lutti si
dicono spiacentissimi di non poter
venire incontro.
E giunge la sera del mercoledì. Do-
mani a mez7.ogiomo...
La corsa contro il tempo. Notte in-
sonne per don Lasagna: a sera Larda
entra nella chiesa di san Vincenzo dc
Paolis (che i salesiani amministrano
nel centro di Montevideo). Il « patro-
no dei bisognosi» non vorrà collabo-
rare con san Giuseppe? e d ~m Lasagna
prega a lungo.
Passata la mezzanotte, smellc di
pregarr: e ficrive una lettera di suppli-
ca - è proprio una supplica. La let-
tera è indirizzata alla signora Clara
Jackson. Intanto mezzogiorno si av-
vicina...
Alle quattro del mattino sveglia un
28
chierico, gli con::.egna la le1tera, gli
indica il recapito, e lo manda a tutta
vclùcità. Tanta premura risulta inuti-
le: la signora è rn,cita assai per tempo,
e non rienl ra che nella tarda mallina-
La. Legge quella lettera e si sente in
obbligo di fare una nuova e più seria
revisione della sua reale situazione fi-
nanziaria. Chiama la sorella e si con-
siglia con lei, che prova altrettanta
pena per quell'appello che si pou·ehbe
dire disperato se non losse anche un
concentrato di fiducia nell'Onnipo-
tenza tli Dio e nella generosità dei suoi
veri ligli.
Mentre le due sorelle si cum,uhano,
il chierico pensa al tempo che scorre.
Non consulta l'orologio, per tluc mo-
tivi: perché sarebbe sc01Tetto farlo in
presenza delle due ~ignorc, e perché...
non cc l'ha. Finalmente da quel salot-
to viene lo spiraglio di luce sospirato:
le sorelle concedono il prestito a don
Lasagna, in rateazioni di 150 peso~.
E ricomincia la corsa a cronometro.
Alle 11 ,30 il chictico porta la rispm,ta
al Oireuore. Non resta che coTTere dal
signor Uriarte, che pcrb non si trova
in casa. Allora don Lasagna vola alla
banca. e lo raggiunge quando man-
cano cinque minuti a mezzogiorno. li
tempo di pregarlo. con i 1crmini di
supplica più cvm·incenti, di voler ac-
ccLLare il pagamento rateale anziché
l'intera somma in cont::tnti olfcrtagli
dall'altro acquirente.
_
Pc1· il signor Uriarte non è problema
tla poco, anche se poco è il tempo a
ilisposizione per decidere. Gli costa
parecchio accellare le condizioni che
gli vengono offerte, con le incertezze
che comportano, almeno sollo il pun-
to di vista delle scienze economiche.
Ma le suore missirmarie, dopo lutto,
~ono venute dall'Europa fin là fidan-
do nella Provvidenza pe1· il bene della
popolai.ione. e decide cli compiere
anche lui un ges10 di fiducia nella
Provvidenza.
Era il mano 1879; la prima casa
delle FMA un anno dopo poteva dirsi
stabilizzata, anche se ancora inade-
guata all'espansione della loro atti-
vità. Il contallo - che in termfai eco-
nomici risultava per il signor Uriarte
così poco prospero - si rivelò invece
ben presto accompagnalo da garan-
zie extra-commerciali. Cose che suc-
cedono. lnfatti poco pii1 tardi egli si
trova gravemente infermo e don La-
sagna non si rassegna a vederlo di
giorno in giorno più sofferente.
E' convinto che la Madonna deve
guarirlo. ora che essa gli è in qualche
modo debitrice per il favore che ha
accordato alle ~uc Figlie. Va a trovar-
lo, e con la sua fede massiccia g li im-
partisce la benedizione di Maria Au-
siliatrice. Quando i,e ne va, l'infermo
sembra assai sollevato e più fiducio-
so. Nel volgere di pochi giorni ricupe-
ra la salute in mQdo insperato. E si
convince che l'Ausiliatrice lo ha bat-
tuto in generosità.
La piramide capovolta. Intanto la ·
casella di Villa Colon, così radicata
sul terreno della fede e della speranza
reso fertile dall'amore e dal sacrificio,
si apre i,empre più alle cre.scenti esi-
genze della gioventù del posto. Verso
la fine del gennaio 1879, con un nuovo
drappello di missionarie giunte dal-
l'Italia, nuove opere si prospettano in
Uruguay e poi ( 1880) in Argentina. La
casa. anche, crei,ce. Un nuovo edificio
più spat.ioso viene a sorgere accanto
alla piccola villa del « prodigioso con-
trallo ».
Oggi che le case delle FMA in Ame-
rica sono 480, e le suore sono oltre
5.800, viene al pensiero quanto diceva
Fénelon. Le opere del/'1101110. egli so-
steneva, sono come le maestose pirn-
midi d'Egitto, cioè ben poggiate su
immani basamenti e terminanti in un
vertice piccolo piccolo. Anche le opere
di Dio, aggiungeva Fénelon, sono si-
mili a piramidi, ma alla ro\\·cscia:
hanno cioè inizi modesti e poveri, ma
la loro espansione si fa man mano più
grande. Così capovolte, queste pira-
midi non cadono, anzi sono garantite
e stabili nel loro equilibrio, perché il
loro sicuro punto d'appoggio è Dio.
GIULIANA ACCORNERO

3.9 Page 29

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DAL VIETNAM CON AMORE
Il Notiziario salesiano d1 Hong Kong re-
centemente ha pubblicato queste notizie
sui salesiani del Vietnam, che si riferisco-
no al periodo giugno-agosto 1977.
L'ordine di nazionalizzazione dell'orfa-
notrofio di Go Vap (alla periferia d1 Sai-
gon, o come dicono oggi Ho Ci Mm) è
stato notificato ai salesiani di quella casa
In data 18 luglio. Per più di due anni essi
avevano cercato di resistere a questa te-
muta soluzione, ma per le loro speranze
ormai era giunta la ffne.
Gli emissari del governo, per dimostrare
il loro zelo, avrebbero voluto imposses-
sarsi d1 tutto ciò che si trovava nell' orfa-
notrofio, come se fossero state cose di
loro proprietà. Questo atteggiamento
prepotente fece perdere la pazienza ai
salesiani di quella comunità, uno d1 loro
portò fuori un po' di roba e andò a na-
sconderla nella residenza della Delega-
zione (la casa prmcipale dove risiede il
superiore dei salesiani del Vietnam) Fu
scoperto e arrestato, e subito vennero
eseguite minuziose perquisizioni sia nel-
l'orfanotrofio di Go Vap che nella Delega-
21one. E quanto quel confratello cercava
di recuperare, è andato perduto
1129 luglio poi venne tenuto un pubblico
processo, nel quale - naturalmente - i
nostri confratelli furono trovali e dichiarati
colpevoli
Tre
di
loro
vennero
arrestati
0
ma
più tardi rilasciali, e poterono unirsi aI re-
sto della loro comunità
parrocchia di Ben Cat. E
ptrearsoferraitsoosinonenlla
Più seria è la situaz one del primo sale-
siano arrestato: è ancora in prigione, e
purtroppo la sua salute era molto cagio-
nevole.
L'episodio che va dedicato a quanti do-
po il rit,ro degli americani dal Vietnam
speravano ne/l'avvento dr un sociahsmo
dal volto umano, o almeno diverso. Le
notizie da Hong Kong s, soffermano po,
sulla vita religiosa delie comunità salesia-
ne del Vietnam, ndotte - dopo le espul-
sioni e le in1mmagmabilì traversie - da
quas, 150 sales,anl a meno di cento.
Intanto fa vita rehg10sa e di apostolato
prosegue abbastanza regolarmente nelle
altre comunità. «Lo zelo e lo spirito a tutta
prova del nostri confratelli è un fatto Im-
pressionante, e è motivo d1 grande con-
~olaz1one per noi », ha scritto padre Ty
I attuale superiore dei Salesiani del Viet-
nam.
IL DON BOSCO» DI GIORGIO ROCCA
Gli exallievi del «Gruppo
Artistico Don Bosco» pro-
pongono un disegno (foto
accanto) del pittore Giorgio
Rocca. Atprodotto In lor-
malo 35x50, farà bella figu-
ra sulle pareli di casa.
Giorgio Rocca, exalllevo
bolognese, diplomato al•
l'Accademia di Belle Arti
della sua città, svolge in-
tensa attività artistica; ha
partecipato con successo a
mostre e rassegne d'arte In
Europa e America
Il Don Bosco al car-
boncino che egli ha donato
aJ gruppo Exallievi Bolo-
gna, può essere richiesto
(offerta libera) a:
«Gruppo Artlsllco Don
Bosco», Via Jacopo della
Quercia 1, 401 28 Bologna.
Le offerte che giungeran-
no sono destinate dagli
Exalilevi ai terremotati del
Friuli, in particolare alla
scuola salesiana di Tolmez-
zo, dove un prefabbricato
raccoglie duecento ragazzi,
cento del quali appartengo-
no alla zona, e non hanno
altra scuola per raccoglierli.
1115 agosto, 58 di questi confratelli (che
come si sa sono quasi tutti giovani). han-
!'10 rinnovato la loro professione religiosa
in diverse località, e quattro di essi hanno
emesso i voli perpetui. Queste professioni
perpetue potrebbero essere più numero-
se. ma i superiori responsabili vanno
sempre più cauti nell'accettarle, data la
s1tuaz1one. Qualche giovane salesiano a
volte è stato invitato a ritirarsi, o a riman-
dare la professione. Quattro novizi per
esempio si trovano in questa situazione,
mentre altri undici hanno invece profes-
sato.
Da Dalat (dove si trova la maggior parte
de, salesiani v1etnam1ti in formazione) i tre
salesiani che fanno scuola ai chierici
hanno scritto tutta la loro gioia per essere
stati ammessi a emettere la professione
perpetua. Naturalmente essi non parlano
delle difficoltà che incontrano, ma padre
Ty è più realista e scnve: Noi ci troviamo
sul Calvario proprio mentre cI apprestia-
mo a celebrare Il 25° dell'inizio del lavoro
salesiano in Vietnam Ci piacerebbe com-
memorare questa data con grande solen-
nità, ma nella nostra sItuaZione ci riterre-
mo contenti di rinnovare nel nostro cuore
la nostra fedeltà a Cristo e al nostro santo
fondatore Proveremo a preparare I nostri
confratelli a questa immolazione •.
Aggiunge ancora padre Ty: • Pregale
per noi, perc~é _dopo la tempesta noi
possiamo - pIu d1 pnma e meglio d1 prima
- essere veri figli di Don Bosco.
SCALETTA 1978:
MIA PATRIA L'EUROPA »
111978 sarà - se tutto va bene - l'an-
no dell~ prime elezioni per il Parlamento
Europeo. Perciò La Scaletta• (il con-
corso culturale e ricreativo che da undici
anni impegna istituti e centri giovanili sa-
lesiani anche di fuori Italia) ha scelto l'idea
dell'Europa come argomento della sua
dodicesima manifestazione. Canti. danze,
scene mimate ecc., dovranno ruotare at-
torno al tema • Mia patria l'Europa• .
L'organizzatore della manifestazione
don Michele Valentini nel novembre scor-
so ha diramato le norme per la partecipa-
zione, che è estesa a tutte le opere sale-
siane e delle FMA d'Europa.
•la Scaletta 1978• avrà luogo a Roma
nella pnma deca~e d1 maggio, e anche
quest anno verrà ripresa dalla televisione.
GLI EXALLIEVI ITALIANI VERSO
IL 7• CONGRESSO NAZIONALE
_117 Congresso Nazionale degli Exalliev1
d1 Don Bosco sarà un Incontro di frater-
nità e di studio gli exallievi si danno ap-
puntamento a Pompei dal 22 al 25 aprile
prossimo, per discutere u ruolo delle as-
sociazioni exallievi della scuola cattolica.
nella realtà ecclesiale e sociale odierna .
11 tema, concreto e pratico, sarà affrontato
da quattro gruppi di studio. SI terrà pure la
29

3.10 Page 30

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commemorazione di una figura che sta
acquistando sempre più rillevo nel mondo
cattolico, l'ingegnere e Servo di Dio Al-
berto Marvelll. exalllevo.
Oltre agli studi e all'impegno, la frater-
nità· sono previste visite agli scavi di
Pompei, una gita a Capri, celebrazIonl
nella bella Basilica, e serate fraterne Sa-
ranno Invitati a partecipare ìl nuovo Rettor
Maggiore e un personaggio misterioso sul
cui nome gli organizzatori per ora si ten-
gono abbottonatissimi...
I posti a disposizione si aggirano sul
migliaio; si prevede che molti exalliev1 in-
terverranno con I familiari. Le prenotazI0-
nl rimangono aperte fino al 28 febbraio
lnformaz1onl e iscrizioni presso Federa-
zione Italiana Exallievi di Don Bosco•, via
Amendola 5. 00185 Roma; tel. (06)
47.57 315
LAVORIAMO FELICI
IN UNA CASETTA DI BAMBU'
E' quanto scovono i coniugi Mario e
Sonia Bant1, gli exallievi recatisi a Bali per
lavorare come medie, m una missione
cattolica (si veda nel BS del dicembre
scorso. a pag. 10, /"intervista da loro nla-
sciata ad Angelo Montonati). Ecco quanto
raccontano , due coniugi medici nella pri-
ma lettera dall'Indonesia ai loro amici di
Voci Fraterne.
Siamo a Bali da tre settimane, e già la
nuova vita ha assunto un ritmo di norma-
lità. Al nostro arrivo abbiamo avu to acco-
glienze molto cordiali da parte della Mis-
sione e di quanti cl avevano già cono-
sciuti: è stata una gara per renderci più
facile Il nostro Inserimento Siamo siste-
mati bene, In una casetta di bambù e pa-
glia. in mezzo a un palmeto vicino al mare
Al mattino partiamo sulla jeep col mi~
slonarlo, e andiamo nei villaggi a curare I
malati. Breve pausa all'una per Il pasto a
base di rane, riso, manioca, uova, pesce e
un assortimento di frutta che In Italia
nemmeno si sogna. Alla sera rientriamo
col buio, sempre viaggiando con la jeep,
attraverso un magnifico paesaggio di ri-
sale e foreste. Al nostro villaggio poi, cl
sono amici che molte volte cl vogliono a
cena con loro...
E' una vita mollo sana. Tanto Soma che
io siamo sempre più entusiasti della scelta
fatta, ben contenti di svolgere la nostra
attività a favore di queste popolazioni cosl
povere e buone.
Dr. MARIO e SONIA SANTI.
Bali (lndones,a)
LA FESTA DEL CIAO
A Chioggia i ragazzi che nel periodo
estivo hanno partecipato alle varie Inizia-
tive delle vacanze, nell'autunno si sono
Incontrati nell'Oratorio Don Bosco per
celebrare la «festa del ciao», organizzata
dall'Azione Cattolica.
Sono arrivali in 800, con i distintivi al-
l'occhiello che davano una nota di alle-
gria. Si sono messi In cerchio e tenendosi
per mano si sono salutati con un clamo-
roso .ciao.. Poi sempre tenendosi per
mano hanno formato Il -serpentone. e
cantando sono entrati nel teatro per la
celebrazione eucanstica. Poi di nuovo In
cortfle per l giochi, e infine il serpentone è
tornato a riempire il teatro. Questa volta I
vari gruppi si sono esibiti in canti, scenette
e racconti di esperienze vissute. Anche un
30
Crescete In fretta, ragazzi. Giocano ai selvaggi. ma non lo sono sono aspiranti
salesiani che nella casa di Jarabacoa (Repubblica Dominicana) studiano sui libri.
e studiano la loro vocazione. Un anno fa nella loro patria è stata fondata una
nuova diocesi a Barahona, e un salesiano è stato ratto vescovo mons Fabio
Rivas. La diocesi è grande, i sacerdoti sono una decina in lutto In questi gIorm
tre salesiani dell'lspettorla sono stati prestati• al vescovo. per dargli una mano·
uno come parroco della cattedrale, uno per organizzare I movimenti giovanili, e
un coadiutore Incaricato del servizi sociali
La casa di Jarabacoa a cui appartengono I ragazzi della foto (colti dall'obiet-
tivo nel loro giochi durante le vacanze), ha già dato alla Congregazione 24
sacerdoti e 9 coadiutori Viene da dire: Crescete in fretta. ragazzi. la Chiesa ha
bisogno d1 voi•
missionario ha preso la parola, raccon-
tando la sua vita e Il suo lavoro.
Prima di sciogliere l'incontro I ragazzi
hanno fissato degli Impegni concreti da
assumere In persona prima, perché me
ne importa•· Con questo slogan, e con un
altro fragoroso «ciao., tutti se ne sono
tornati a casa
COOPERATORI: LUIGI SARCHELETTI
ELETTO SEGRETARIO GENERALE
Due novità si sono venficate nel no-
vembre scorso al vertice dell'Associazio-
ne dei Cooperatori Salesiani: è stato In-
trodotto Il nuovo Incarico di «Segretarlo
Coordinatore Generale•, e è stato desi-
gnato ad occuparlo il dr. Luigi Sarchelelti
di Verona
L'associazione del Cooperatori, fonda-
ta da Don Bosco 101 anni fa, ha sempre
avuto e continua ad avere nel Rettor
Maggiore la massima autorità; egli però la
esercita normalmente attraverso un
membro del suo Consiglio; a sua volta
questo Consigliere Superiore ha finora
guidato l'Associazione con la collabora-
zione di un Segretarlo Generale, sacer-
dote Salesiano (Consigliere Superiore In
questi ultimi sei anni è stato don Giovanni
Ralnierl; Segretari Generali sono stati 35
anni don Stefano Trione, poi per 23 anni
don Guido Favini. e negli ultimi 4 anni don
Mario Cogliandro)
Ora il Congresso Mondiale dei Coope-
ratori nel 1976 ha ritenuto che l'Associa-
zione fosse in grado di corresponsablliz-
zarsi con I suoi laici in una conduzione
collegiale anche a livello mondiale. Perciò
l'incarico di Segretano Generale, In pre-
cedenza assegnato sempre a un salesia-
no, è stato ora cosl sdoppiato; accanto a
un Delegato Generale• (salesiano, In-
caricato della parte spirituale e formativa),
viene a trovarsi Il •Segretario Coordina-
tore Generale•, membro laico dell'Asso-
cIazIone, che si occuperà della parte or-
ganizzativa.
Don Mario Cogliandro é pertanto di-
ventato Delegato Generale, e la Consulta
mondiale dei Cooperatori nei mesi scorsi
ha designato per elezione Il primo Segre-
tarlo Generale nella persona del dr. Luigi
Sarcheletti.
Exalllevo di Verona, 55 anni, sposato,
già funzionarlo delle Ferrovie dello Stato,
Sarcheletti è entrato anzitempo in pen-
sione per potersi dedicare a tempo pieno
al Cooperatori. Occupa posti di respon-
sabilità nella sua diocesi. e in qualità d,
regolatore ha guidato brillantemente il
Congresso Mondiale Cooperatori svoltosi
l'anno scorso a Roma
La vera novità del cambiamento avve-
nuto consiste in questo· i Cooperatori
della base, guardando ai vertici, prima in-
contravano solo una tonaca nera; o ra In-
vece, accanto a un clergyman, incontrano
un •doppio petto• grigio.
Giovani Cooperatori. A Bahia Bianca
(Argentina) un gruppo d1 Giovani Coope-
ratori si sta preparando per recarsi presto
a svolgere attività mIssIonana in una zona
particolarmente bisognosa d1 assistenza
sotto Il punto di vista pastorale e sociale.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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preghiamo per
SALESIANI DEFUNTI
t Sac. Giuseppe VIiiani a Napoli a a.. anni
L'intero arco della sua lunga vita fu segnato da tenace
amore a Don Bosco, da fervido spirito sacerdotale, da
coraggiose reaUzzazlonl. Era un forgiatore di caretterl
con l'esempio del suo anlmo torte. convinto, enIuslasts
dell'Ideale salesiano, Il segreto della sua efficacia edu-
cativa consisteva nella capacità di ambientarsi Integral-
mente nelle località a cui era destinato. Viveva In co-
munione di vita e di Ideali con la gente tra cui esercitava
li suo minìstero pastorale
Sac. Glus99pe M•llml t a Pono Alegre (Brasile) a 95
anni
Italiano di nascita, svolse per molti anni la sua attività
sacerdolale In Brasile a Rio Grande, ove costruì il Liceo
Leone Xlii Poi a Pono Alegre, ove la sua passione per la
gioventù abbandonata lo Indusse a t·ostrulre la •Càsa
del ptccolo operato». Il suo zelo e la sua attività gli
meritarono alti rlconosclmantl sia dal Governo Italiano
che da quello brasiliano
Sac. Luigi Testa t a Montevideo (Uruguay) a 84 anni
Ricco di autentico spirito salesiano, anticipava i tempi
con I mezzi più moderni di evangellnazlone Fu con-
vinto promotore degli oratori giovanili, per i quali profu-
se le ricche doti di Inventiva e di realiuazlone che gli
venivano dal nativo Piemonte. Si dedicò con entusiasmo
alla catechesi de, giovani e alle missioni, nelle città co-
me negli ambienti rurali. sapeva comprendere le perso-
ne con eminente senso pastorale. in particolare quando
si trattava del più poverr e bisognosi.
Coad. Lorenzo Menegola ta Este a 80 anni
Diede alla Patria Il flore del suoi 20 anni sul campi di
banaglìa della prima guerra mondiale, poi si consacrò al
Signore nella vtta salesiana. Visse per ben 45 anni nella
Casa di Este. distinguendosi per la fedeltà agli Impegni
del suo ufficio df Infermiere. Temperamenlo buono e se-
reno. era carQ a lutti Edìticava con la sua fede e Il suo
sp,rlto di pieta Una vita che ricorda al vivo la ngura
Ideale del salesiano coadiutore come lo volle Don Bo-
sco,
t Coad. Paolo Guido a Lima (Perù) a 78 anni
DI origine astigiana, volle consacrarsi al Signore nella
Famiglia di Don Bosco, e nel 1927 parti perii Perù. Una
sua attività caratteristica fu la ricerca del fondi per la
costruzione del templo a Don Bosco in Callao e a Maria
Ausiliatrice In Chosica Ma la questua era per fui un'oc·
caslone di apostolato, laceva conoscere la Madonna,
Don Bosco, Domenico Savio. La sua sincera pietà e
ramare al lavoro rendevano efficace la sua parola
t Sac, M. .lmltlano Gomlero a Udonthanl (Thailandia)
a 61 anni
Era nato a Scorzà (Venezia), e ancor glovaolssimo
scelse l'ideale salesiano missionario. Nel 1934 parti per
la Thailandia, e dopo l'ordlnaz,one sacerdotale fu prima
economo e pol direttore nella casa di Bangkok Seppe
dare unIone Impulso alla scuola salesiana e spendere la
sua vita per l'educazione del giovani più poveri, L'ultima
greve malattia lo colse come direttore della scuola di
Udonthani. Volle rimanere al suo posto finché le forze
glielo permisero. Tresµortalo all'ospedale di Bangkok,
edificò I confratelll. Il personale e i molti exalllevl che
venivano a lrovarto con il suo spirito di fede e di serenità
nell'acoettaz,one del plano divino.
t Sac, Ferdinando Cuav,wnde a Haifa (rsraele) a 55
anni
Dalla nativa Mareno di Pfave (Treviso), dtventato sale-
siano, e<a panlto prfma per il Centro Amenca, e poi per Il
Medio Oriente. Era dotalo dispiccate attitudini pratiche.
di sereno ottlmlsmo, e quindi costituiva un elemento di
coesione nella comunità. Era pronlo a qualsiasi man-
sione o impegno apostolico fino al totale sacrificio dIsé.
perché era sostenuto da una spintualìtà tanto semplice
quanto profonda e robusta, che ne alimentava l'ottimi-
smo anche nelle dittlcoltà, Un lungo calvario di soffe-
renze lo preparb al suo lnc01tro con Cristo risorto,
t Sac. Franceeco Mauocddo a L,ma (Perù) a 90 anni
Era nato in provincia di Agrigento, e nel 1927 parti come
missionario per il Messico Fu poi per due anni Ispettore
a Cuba, e nel 1935 giunse In Perù ove rimase fino alla
morte. Sacerdote di profonda pietà e di fine garbo
umano. si dedicò con passione alla cura delle vocaz1om.
formando alla vile reflglosa molti saleslanl, prima nell'a-
splrantato di Magdalena del Mar e poi nel seminarlo di
Piure Una bella schiera dl sacerdoti, sia salesiani che
diocesani, e due vescovi, sono il frutto fecondo del suo
apostolato Questa magnifica figura di salesiano lascia
un esempio di viva pietà, d1 serena allegria e d1 amore
fattivo per le voca,ionl rellglose e sacerdotali
Sac. G"'"- Galno t a varezze (Savona) a 87 anni
Visse ta wa vocazione sacerdotale e salesiana edup
cando con passione ed efficacia la gioventù. Il suo ac-
cogliente sorriso. la sua incantevole semplicità gli atti-
ravano la confidenza delle anime e rendevano efficace il
suo ministero.
Sac. GlovaMI Glovenale t ad Alassio (Savona) a 49
anni
Fu prima missionario In Ecuador, ove svolse un'attività
cos·r Intensa che la salute ne rimase fatalmente scossa
Dovette tornare In patna, ove portò Inalterata la sua
passione per l'anlvltà apostolica salesiana Si dedicò
con zelo alla scuola, e In particolare alla cura del coo-
peratori, che trovarono In lui l'urnlle e affettuoso amico
delle loro anime. Ma la sua "'ta era segnata, ed egli cl ha
lasciato troppo presto. La s:.1a immagine serena e lumi-
nosa c1 resta comeesemp,oci generosa accettazionedei
disegni diDio
COOPERATORI DEFUNTI
Eugenia Piccini veci. Betttnl t a Livorno
Essa stessa ha voluto annunciare la sua morte con
questo blglìetto Indirizzalo all'Unione del Cooperatori
Salesiani· • Spero potermi rl•nlre In Cielo. oltre che con
mio marito, con Don Bosco e lutti I Cooperatori Sale-
siani. E' con serenità di splnlo che nell'attesa del grande
viaggio faccio i preparativi appena rientrala dal ritiro fra
Cooperatrici di Calci, predicati da don Emilio Bonom,,
che Dio lo benedica In eterno per Il bene·che cl ha fatto.
Scrivetemi fra i vostri morti e pregate per me ..
T&rffll Apn t a Verzuolo (Cuneo)
Fu mhe e buona amò la concordia e la pace, Pregò
tanto. Prallcò ed esortò alla fiducia nella Provvidenza,
ripetendo sovente: Dio vede, Dio provvede. Formò con
vero amore alla Chiesa numerose schiere di Fanciul li
Cattolici. Fu esempio di fortezza cristiana In luna la vita.
e soprattutto nell'ulllma doforoslsslma malattia. Con
910,a aveva dato a Don Bosco un flgho sacerdote.
Tereu Mnlanl t a Bova Marina (Reggio C.)a 39 anni
Divenne cooperatrice salesiana a 15 anni, e seppe rea-
lizzare questa vocazione nel dono continuo di se stessa
agli altri, secondo lo spirito di san Giovanni Bosco. Gli
amori del Santo: l'Eucaristia, la Madonna e Il Papa, fu-
rono I suol, e Il visse lnlensamenle per e per gli altri.
Colpita da male lnesorablle, continuo a Irradiare attomo
a Il sorriso ca.ndido della sua anima, che conquistava
tutti quelli che l'avviclnavano, in une testimonianza cri..
silana di fede e di amore.
Lulae Borrlello veci. Palumbo t a Roma a 81 anni
Era una madre cr1stlana e salesiana in senso pieno. Il
Signore l'aveva fornita delle migliori quallll! di mente e di
cuore, nobiltà d'animo, generosità. Intelligenza aperta,
sensibilità al bisogni altrui, carattere gioviale e ottimista.
Fu cooperatrice salesiana e dirigente zelante e assidua,
pronta a ogni iniziativa con slancio e dedizione. 1n parp
ticolare nel ,ettore degli Esercizi e delle Missioni. Il suo
spirito di preghiera era ad allo livello, alimentato dal
Rosario quotidiano e dalla Comunione frequente, Nelle
case salesiane e Tn quelle delle FMA era come In fami-
glia Benediceva Il Signore per aver chlamato una sua
ligha a doventare Figlia di Marta Ausilialr1ce.
t Giovanni F■leul a Frascati (Roma) a 76 anni
Cooperatore sal esiano da lungo tempo, affezionato let•
toro del Bolletlino, educò I suol numerosi figli alla scuola
e allo spirito di Don Bosco. La sua pratica cristiana
(compresa la recita quotidiana del rosario). e la sua fede
profonda, si Imponevano all'ammirazione di tutti, DI-
mostrò la generosità del suo animo in ogni occorrenza.
ma panlcolsrmente verso gli sfollati dell'ultima guerra.
ai quali aperse amorosamente la sua casa. Accettò la
sofferenza con cristiana fortezza, In fiduciosa adesione
al volere divino.
FIiippo Lemmo t a Salerno a 68 anni
Fu educato negli Istituti salesiani di Napoli-Vomere, Ca-
serta e Portici, ove si distinse tra l'altro per la facile vena
poetica e canora e-per l'abilità di attore Pur avendo Il
tlloJo per più alti incarichi (era professore di lingua e
letterature spagnola), prelerl l'insegnamento elementa-
re, per stare vicino a1 p 1ccolì. Ebbe vivissimo il senso
degli altri. per I quali sl prodigò con viva lede e schietta
solidarietà umana Nella lunga e dolorosa malattia diede
esempio luminoso di belle doli umane e religiose.
Cav. Marlo Frangi t a Vedano Olona (VA) a 8" anni.
stato un uomo laborioso, mite e saggK>, a cuf non
sono mancate, nelhl lunga giornate terrena prove e vlve
amarezze. superate con fede e serenità E' stato so--
prattulto generoso Insieme con l'amata spesa (che l'ha
preceduto nel Regno. e che ricevette dal Rettor Mag-
giore don Ziggiotti una medagffa d' oro), Ila otieno In
leto<ia a Dio I suol due ligff, don Eugenio e don Gino,
sacerdoti nella famiglia salesiana.
t Giovanna Corredi veci. Nonler■ A Caldlero (Verona)
Visse l'ideale salesiano gioiosamente, amando Maria
Ausillatrlce, Don Bosco e la Congregazione. a cui fu
lleta di donare il figlio, don Luciano La sua tu una vita di
fede, di solferenze, ma anc~e di gioia nel vedere I figi! e I
nipoti entrare nella società capaci di scelte mature,
L'ultima malattia mise In evidenza la sua generosità
splnta fino al sacrifido otterse la sua vita per la Chiesa.
Il Papa, I Vescovi, I sacerdoti, per la lamlglla salesiana e
le sue missioni, In particolare per quella di Mossorò In
Brasile Al figlio sacerdote che amorosamente si ferma•
va ad assis1er1a arrivò a dire: •va·. tu non sei il mio prete,
ma Il prete dfluttl»
t Angelina Capolongo Ottaviano (Na)
t GluMpj>lna Striano Ottaviano (Na)
Per quanti ci hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA ricono-
sciula giuridicamente con D ,P . del 2-9-1971 n. 959 e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO avente personalità
giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ricevere
Legati ed Eredità. Formule l egalmente valide sono.
se trattasi d' un legato: « . lascio alla Direziona Generale Opere Don
Bosco con sede In Roma (oppure all'lstìtuto Salesiano per la miss,om con
seda ìn Torma) a titolo dl legato la somma dI lire •• ,
. (oppure)
l'Immobile sito In , . . • , per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolar-
mente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, di culto e
di religione
se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'uno o l 'altro dei
due Enti su indicati
« ...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria Nomino mio
erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con sede in
Rol1?a (oppure l'Istituto Sa/esìano per le Missiooì con seda ìn Torma)
,:ni lasc1and,o. ad ~sso quanto appartiene a qualsiasi lìtolo, per gli scopi
perseguito dalf Ente, e particolarmente d1 assistenza e beneficenza di
istruzione e educazione. di culto e di religione ».
'
(luogo e data)
(firma per disteso}
31

4.2 Page 32

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EVITATO UN DISASTRO
Avevo acquistato
da poco tempo una
cucina a gas, quan-
do un giorno all'im-
provviso uscì dal
forno una fiammata
che in un batter
d'occhio divampo
per tutta la stanza
distruggendo ogni
cosa. Il mio pensiero corse con terrore
alla bombola a gas se tosse scoppiata
avrebbe distrutto la casa, e peggio ancora
avrebbe fatto otto vittime. In quel tragico
momento invocai con tutta la fede l'aiuto
di Maria Ausiliatrice, mentre accorrevano
1 Vigili del Fuoco, chiamati d'urgenza
Quei bravi giovani riuscirono a portare
fuori la bambola e a spegnere Il fuoco,
evitando un disastro. Ringrazio loro, e
ringrazio la cara mamma Ausiliatrice, di
cui sono tanto devota
Villa Estense (Padova)
Faustina Zovi Turra
LA REGINA DELLA MIA CASA
Desidero portare alla vostra conoscen-
za due grandi grazie che la Regina della
m,a casa e la Mamma dei miei bambini, a
cui sono consacrati, mi ha voluto elargire
perché io impari dalla sua bontà a diven-
tare una mamma cristiana.
Per distrazione, avevo dimenticato dal
macellaio la cartella del mio Gian Mario di
8 anni, e stavamo andando a prendere
l'altro mio bambino, Fulvio, di 4 anni, al-
l'asilo • Maria Ausiliatrice •. Gian Mario,
accorgendosi che non avevo la sua car-
tella, attraversò di corsa la strada. Vidi con
terrore sfrecciare una macchina, e mio fi-
glio fermarsi miracolosamente a un passo
da essa.
Giorni dopo fui investita da un camion,
Insieme con Fulvio. L'incidente non ebbe
gravi conseguenze, e fu Gian Mario a far-
m, notare che la Madonna ci aveva aiutati
Dedico alla Vergine il proposito di non
correre per la strada.
Gravina di Catania
Graziella Boselli
Suor Giuseppina Tarantino FMA (Paler-
mo) desidera esprimere la sua ricono-
scenza a Maria Auslllatrice per una im-
portante grazia ricevuta per sua Interces-
sione.
Adelma Boscarmo (Sc1cli, Ragusa) rin-
grazia d1 cuore Maria Ausiliatrice, San
Giovanni Bosco e gli altri santi della
Famiglia Salesiana per la guarigione del
nipotino da un grave malessere
Suor Luisa Seregn1 FMA (Milano) se-
gnala la riconoscenza di una mamma
verso Maria Ausillatrlce, invocata con ar-
dore per Il figlio ammalato, e poi comple-
lamente guarito. mentre si temeva un ma-
le incurabile.
Cretaz Ivana, Emll/o e figli sono ricono-
scenti a Maria Auslllatrice, San Giovanni
Bosco e San Domenico Savio per grazia
ricevuta, e offrono una Messa d1 ringra-
ziamento.
Annarita (Aosta) ha chiesto a Dio la
~razla de_lla guarigione della mamma per
intercessione d1 Maria Ausiliatrlce, e ora
ha la g101a di annunciare che la mamma è
tornata a casa perfettamente guarita da
un male che i medici non riuscivano a
scoprire.
Ml CHIAMANO LA MIRACOLATA
Mi trovavo in cuci-
na, quando per un
colpo di sonno cad-
di, provando subito
atroci dolori all'anca
e al femore. Mi ero
procurata una dop-
pia frattura, e dovetti
essere portata subi-
to all'ospedale. In
quei tristi momenti invocai a gran voce
Don Bosco e Don Rua perché mi aiutas-
sero, e non mi lasciassero abbattere.
Promisi anche due mesi della mia pensio-
n_e, s~ ml avessero concesso la bella gra-
zia d1 poter tornare a camminare come
prima.
I medie, avrebbero dovuto operarmi, ma
per la m,a età e le m,e condizioni fisiche
non si arrischiarono. Rimasi cosi inges-
s~ta per tre lunghissimi mesi; poi comin-
ciai la solita trafila girello. treppiede, ba-
stone... Finché un i::o· alla volta riuscii a
camminare da sola Ora sono ritornata
come prima, mi sento rinata nel fisico, la-
voro In casa più di prima, e posso fre-
quentare liberamente la chiesa. Sono ri-
masti tutti merav1gl ati, mi chiamano la
miracolata di Don Bosco. E io aggiungo: e
anche di Don Rua.
Ora continuo a nvocarll per alcune
grazie spirituali impcrtantissime, mentre
ogni mese ricevo con gioia il tanto atteso
Bollettino salesiano,apportatore di gioia e
di serenità
San Damiano al Colle (Pavia)
Prassede Caravaggi
Luigi Fanano (Roma) ringrazia San
Giovanni Bosco per la guarigione del fi-
glio da grave malattia.
Anna Spotti (Salsomaggiore Terme,
Parma) è riconoscente a San Giovanni
Bosco, Invocato per il fratello gravemente
Infermo e Infortunato, e ora guarito.
Erminia Cagnan, (Comeliano d'Alba,
Cuneo) ha pregato con fede immensa Don
Bosco per Il figlio ammalato e ne ha otte-
nuto la guarigione.
QUALCHE GIORNO DOPO RICEVETTI
LA SOSPIRATA LETTERA
Da due anni l'ul-
timo dei miei figli,
che vive all'estero in
un paese molto lon-
tano, non mi scrive-
va più, per le solite
beghe familiari. Le
mie preghiere e i
miei tentativi di rista-
bilire le normali rela-
zioni che intercorrono tra padre e figlio
non valsero a nulla. Il 13 maggio. testa
della santa Maria Mazzarello, mi recai
nella Basilica di Maria Ausiliatrice, e par-
tecipai alla messa celebrata all'altare del-
la santa da un anziano sacerdote. Al mio
lato avevo una FMA, con la quale scam-
biai Il saluto della pace. Poi pregai la san-
ta, invocando la grazia tanto desiderata.
Qualche giorno dopo ricevetti la sospirata
lettera di mio figlio, con la quale le nostre
relazioni saranno riprese. Con tanta rico-
noscenza.
Torino
Virgilio Borsattmo
HO R PRESO IL MIO LAVORO
SENZA ALCUN DISTURBO
In un momento di distrazione durante il
lavoro mi taglia, profondamente la prima
falange di un dito. Portata d 'urgenza al
Pronto Soccorso venni sottoposta a una
dolorosa operazione. Il dottore diagno-
sticò necessaria l'asportazione della fa-
lange. Ma io mi rivolsi con fiducia a santa
Maria Mazzarello, perché lavoro in una
casa salesiana, e le mie preghiere non fu-
rono vane: il dito è guarito perfettamente
senza amputazioni, e ora ho ripreso il mio
lavoro senza alcun disturbo
Roma
Laura Compagnoni
...E IOVORRO'
UCCIDERE IL MIO BAMBINO?
L'B maggio 1977
celebravo la festa d1
san Domenico Savio
nel nostro Centro
Sociale Giovanile di
Camporeale, uno dei
paesi terremotati del
Belice. Nel pomerig-
gio stavo intratte-
nendo la comunità
giovanile nella nostra Cappella, e spiega-
vo l'origine della devozione all'abitino di
san Domenico Savio, quando a un tratto
vidi una delle mamme presenti prima
mettersi gli occhiali scuri, e poi tergersi le
lacrime che le rigavano il volto. Terminai
la funzione consacrando i bambini a san
Domenico Savio.
Due settimane dopo, quella stessa
mamma ritorna al Centro Sociale, e sfo-
gandosi m, confida che era venuta il gior-
no della festa di san Domenico Savio per
ringraziarlo del primo figlio, avuto all'ot-
tavo mese In difficili condizioni, dopo varie
emorragie, senza alcun Intervento chirur-
gico. Poi, raccontò, era venuta una sorel-
lina, e con suo marito aveva pensato che
due figli potevano bastare. Invece tempo
dopo si era trovata di nuovo in attesa
contro volontà, e d 'accordo col marito
aveva deciso di abortire. Ma quel giorno,
sentendo parlare del piccolo Domenico
che da Torino era corso a Mondonio al
capezzale della mamma In difficoltà. per
salvare fa sorellina Caterina, era rimasta
scossa. Aveva pianto. pentita del suo in-
sano proposito, dicendo in cuor suo: Do-
menico Savio ha salvato la sorellina, e lo
vorrò uccidere il mio bambino?
Terminò Il suo sfogo chiedendo l'abiti-
no del Santo. decisa a portare a compi-
mento la gestazione
Camporeale (Palermo)
Sac. Natale Zuccaro, SDB
32

4.3 Page 33

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PREMATURA MA SANA
Fin dal primo momento della mia attesa
mi misi sotto la protezione di san Dome-
nico Savio. Superai una minaccia di
aborto e l'epatite virale. La nostra bambi-
na nacque prematura ma sana. Purtroppo
si verificarono complicazioni. per cui fu
sottoposta a trasfusione. Ma ancora una
volta il Santo ci protesse, e la piccola su-
però tutto molto bene. Ora lo preghiamo
che voglia proteggerla sempre.
Torino
Piera e Dario Pere/lo
CON PROFONDA RICONOSCENZA
Felicemente sposata, ero in attesa della
prima creatura, quando al terzo mese le
cose si complicarono al punto che si te-
meva un aborto. Fui ricoverata d'urgenza
all'ospedale, ma il professore curante non
mi diede alcuna speranza: secondo lui
l'aborto era inevitabile. Dopo due mesi e
mezzo di ricovero fui dimessa, ma le cose
non migliorarono, e fui costretta al riposo
assoluto.
Una suora mi consigliò di rivolgermi a
san Domenico Savio, il protettore dei
bambini, e io lo feci con tanta fede. Dopo
sei mesi di letto e complicazioni di vario
genere, finalmente venne alla luce una vi-
vace e robusta bambina. Mamma, papà e
nonna esprimono la loro profonda rico-
noscenza.
Serrava/le Scrivia (Alessandria)
Maria Vittoria Ragni Bosio
Emilia Molino (San Paolo Sobrito, Asti)
ha raccomandato a san Domenico Savio
un bambino portato d'urgenza all'ospe-
dale per appendicite, e il bimbo è guarito
senza operazione.
Teresa La Vecchia (Agrigento) ringrazia
Maria Ausiliatrice, San Giovanni Bosco e
San Domenico Savio per una grazia im-
portante ottenuta a vantaggio 'della ni-
pote.
IN SOCCORSO DI MAMMA E PAPA'
Mia sorella Lucia,
sposata e madre di
quattro figli, soffriva
da anni, ma come
tutte le vere mamme,
l'ultima a cui badava
era se stessa. Finché
le cose si aggrava-
rono al punto che
dovette essere rico-
verata d'urgenza all'ospedale per un in-
tervento chirurgico. Le condizioni risulta-
rono così gravi che il chirurgo, dopo l'o-
perazione, non nascose le sue preoccu-
pazioni.
Allora io sono ricorsa alla nostra cara
Alexandrina Da Costa. Presi la sua Imma-
gine che portavo nella borsetta, e la posi
sollo Il guanciale dell'ammalata, pregan-
do con tutta l'anima che Intercedesse per
quella povera mamma. La risposta fu im-
mediata: mia sorella cominciò a migliorare
e in pochi giorni giunse alla perfetta gua-
rigione, fra lo stupore del professore e dei
dottori.
Quest'anno i l babbo fu colto da infarto e
da successiva trombosi cerebrale, che lo
ridussero In fin di vita. I medici lo dicevano
clinicamente g morto. Ma lo ml rivolsi di
nuovo con grande fiducia ad Alexandrina.
Abbiamo constatato l'Intervento divino: il
babbo si è ripreso, e ora sta bene, nono-
stante la gravità del male e i suoi 85 anni.
Buddusò (Sassari)
Maria Oddis
« Zatti incomincia... »
Il BS nei fascicoli di novembre e dicembre e scorsi aveva presentato il profilo del
salesiano laico Artemide Zattl nuovo Servo di Dio, la cui causa di canonizzaz.ione è
stata da poco introdotta. Il Postulatore salesiano delle cause, don Carlo Orlando, nel
novembre 1976 ha dato alle stampe un fascicolo contenente Icosiddetti • Articoli per
il processo conoscitivo sulla vita, le virtù e I mìracoll del servo di Dìo » .
La causa di Zatti è stata Introdotta perché la gente della Patagonia continua a
ricordarlo e a volergli bene. Era morto a Viedma il 15.3.1951 , e già l'anno appresso la
sua città adottiva gli dedicava una via; nel 1953 collocava una lapide in suo ricordo:
nel ' 56 gli ergeva un monumento. Con un decreto-legge del 1975 infine mutava il
nome dell'ospedale regionale in quello di Zatti.
Intanto la gente, i salesiani che l'avevano conosciuto, I Vescovi della zona, insi-
stevano perché la causa fosse Introdotta. E c'era un motivo in più per farlo : fin
dall' Indomani della sua morte la gente aveva preso a recarsi alla sua tomba per
pregare e portare fiori. Non sono mai mancati i fiori alla tomba di Zatti. E da diverse
parti si segnalano grazie attribuite all'Intercessione di Zatti. Il fascicolo stampato dal
Postulatore delle cause ne riporta alcune, tra cui le seguenti.
ZATTI COMINCIA
Poco dopo la
morte del Servo di
Dio, il presidente
dei giovani dì Azio-
ne Cattolica di
Viedma, signor
Garcia, che soffri-
va di esaurimento
cronico e persi-
stente, ricorse ad
A. ZATTI, lasciando tutte le medicine.
Ottenne la guarigione. Il commento del-
la gente fu questo: « Zatti comincia a
concedere grazie... ».
RICUPERO LA VISTA PERDUTA
Il sig. Ernesto Serralunga, domiciliato
a Bahia Bianca (Argentina) in data 2
agosto 1976 attesta che sua nuora per-
se Improvvisamente la vista da un oc-
chio. I medici lo attribuirono a un virus.
Ricuperata la vista da quell'occhio, nel-
lo stesso modo perse quella dell'altro. I
medici scartarono I Ipotesi del virus, e la
consigliarono di sentire gli specialisti di
Buenos Aires.
In questa situazione, Il sig. Ernesto
invocò con fede Il servo di Dio ARTEMI-
DE ZATTI perché intercedesse ìn favore
della madre dei suol nipoti. Ebbene, pri-
ma di partire per Buenos Aires essa ri-
cuperò la vista perduta, tornando alla
normalità.
Il medesimo sig. Ernesto aggiunge
che sua figlia cadde ln uno stato de-
pressìvo per vari mesi, al punto che
giunse a pensarn al suicidio. Ancora
una volta egli si appellò all'intercessione
del Servo di Dio. Il miglioramento della
figlia fu Immediatamente evidente. Por-
tata a Buenos Aires, gli psichiatri le pre-
scrissero solo una comune cura fortifi-
cante. Oggi è perfettamente ristabilita, e
si dedica al suo apostolato di Legionaria
di Maria.
IL MIGLIORAMENTO DEFINITIVO
La signora Ortiz di Bahia Bianca co-
munica In data 2 giugno 1962 che il mi-
glioramento definitivo di suo figlio infer-
mo avvenne al termine di una novena in
cui aveva chiesto l'intercessione del
Servo di Dio, e in cui si era confessata e
comunicata.
I MEDICI TEMEVANO
In data 1 maggio 1964 la signora
Adela Lucia Sacco de Cortés scrive che
un suo nipote riportò la lesione a un oc-
chio in un incidente. I medici giudicava-
no difficile scongiurarne le conseguen-
ze, soprattutto l'emorragia Interna. Ma
essa invocò il Servo di Dio e tutto si ri-
solse favorevolmente.
DOLORI RIBELLI
Da C6rdoba In data 31 marzo 1965,
Maria Elena F. ringrazia per moltepllcl
favori ottenuti per intercessione del
Servo di Dio; e soprattutto per Il miglio-
ramento di una figlia, che soffriva dolori
ribelli a ogni trattamento medico.
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Abbiate Alessandro - Agostlnl Adriana • Bagllone Rosa-
lia- Ballerini Maria- Bampl Giuditta-Sardine Arpellce-
Beldiottl Margherita Bellini Antonia - Bonaccorso Giu-
seppe Bonarrigo Maria Bonsenso Tina - Bravo Maria
Maddalena - Camlstraro Rosalia Canali Lina - Cangia-
no Assunta - Caretta Maria Grazia• Casetta Margherita -
Gatalano Lina - Colonnese Vincenza- Colzanl Pier Luigi
- Cugnasco Mary - Damlanl Eledis Dello Jacono Mar-
gherita - De Marco Ada De Martin Angela - Oe SUie
Oina Dì Nanni Adriano - DI Pasquale Anna Ferraro
Pietro Ferrero A. Teresa - Ferroni Elide- Fre Dina e Ida
- Gabaslo Maria - Garlnl Luigina Genlnattl Maria -
Glampè Vincenzina - Gilardoni Annunziata. Gino Seve-
rina - Gracl Nicolina Longo Maria Lorenzetu Maria -
Mantovani Olga - Marette Giovanna - Masetti Maria
Massanzana Giuseppina - Melchiorre Adele - Merizzi
Maria - Mllitello Giuseppina• Montana Maria Francesca -
Nicolazzo Eugenio - Ob4nu Teodora - Orlando Rosalia
Osippla Antonietta - Pandolfino Margl\\enta Pandolflno
Rosa Parlsl Giuseppa - Parodi Udia - Pelassa Luigi -
Pelllcc,a Concetta - Pelonero Salvatrice Picene Loretta
- PIia! Agnese - Poretto Maria - Pughese Filomena -
Ouantalone Antonino - Rembando Lisetta - Rinaldl Ma-
rill Lui1'l!- Risi Angelo . Rocchlettl Manuela - Romagnoli
Mana Rossi Raffaela - Rusconl Paolina - Saporiti Giu-
ditta - Soragnese Michele - Tortone Cav, Giusepp,, -
Tnsogllo Garmellna. Usslno Glusepplna - Vaglio Marina
- Zambaldl Elvira - Zandonella Eva - Zucca Ottorina -
Zucchie1i Norma.
33

4.4 Page 34

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BS indi, e t Il nnata
a.. cln J)Oim• delle virgola Indicano Il -
LUOGH'
- , i . dopo, i. peglna. I nume,I In - o Indicano u"" tral!ulone •mpu dell'a,vornento.
fl--•IS•
(Nllrica): U - 1.16. Oopp.ovu 2 20,
Boaco san G.,Vllnni, lnlaMSta imposs;blle 1.24; ~ trai•
fa Ouares,ma oggi 3.23, 1 ragani possono - •
1111eno 7.20: auo pen.,.ro ,ul Bs 9,1 ; disse due volte
Aig.rta: ritirati I salealanl 2,31
Argentina: centenario missioni 2,8, Giovani CooperaIorI
• Tretew 2,29 5,30, Vi,lta 1111 Pataeonla 4,9, S•n
NICOlaS de los Arroyos .25; V~la R"'!l•n• 5,2.,
Buenos Air• padre Bacano 1,15; Voedm. rospe-
claie San JoM 11.•, 12.23
Aualralla: 2 28
11o11v1.a, SI •wera un IOQRO di Oon 8ooco 3.12 S•n
Cartos de Yapacanl 3.30. 10.24
lrHllr. a Belem I profeti della aperanu 2.17; i Tucani
._no •15; le m.dnne di ConimW 1,1.
Ceco.loYKCNa· . .
1rre11•I0 •.30. cInquantN'
mo dell'opera 7,8.
C<>IIII Rica: l'opera soclale a !lan Jos61 2,12.
f:cuadot: tasclcofl , Mundo Shuar. t 2,30. servizio aereo
mtss,onano 8,17; radio Shuar 7 28, 10, 12; Exallleva
ltag»Shuar 11,7.
Etiopia: l'ope,a di1,1..,~•.11
~ Tondo a<ldlC> 2,22: Pull, percoc:chaa . . . . 1,n.
_
,1,t
l'randa:Centenanodel ,Patro. t0.28
01•-ne: , pagani II sposanoIn chiesa 10,30
Guai.mala: un Indiano tra gll lndloa 2, 18; vlllagglo rlco-
stnnlo 7,30, parrocchia giovanile 10.31, ICoopera-
tor1 aprono una scuota 12,29
HIIII: I pnne,p,nl neri 1,17.
India: ,._ra di Wllkngton 1.22: v,llaggoo delle S..lllu-
"'"' 3,1•; ragani della illtllda a Cochln 6,22; Centro
catechlsttco • Calcun• 7,29 I Sanlhall 10, 18.
lndonasia: due axalhevi a Bali 12.30
I . , _ Smone Srugl a Be,tegemal 7,21.
san1, 4.20: Fo,mazlona permanente 5,I 8 11 lurpllo-
qulo 8,1◄, predicare o elamare? 7,18; la scuoln pri-
vala 10.22, far pollo allo Spirito Santo (CG21)
I 1.10. che cosa si prova•• torna,e indle1ro. 12.20
C.pllolo ~ l e : stona del I 3.25; $tona dat '<ICCes-
....., 10,7
Capftolo Generale 21 · 1,5, 11 10. relazione IUllo Italo
della Congreguion.12.1
Cong,...t moncfiale ~alorl 1,6; 1.28, EulI,ev1 di
Asia e Australl8 2,11; 5 lO
Conftgnl: su ,lavoro nelle perofe,,e. 2,.:31 4.31,Gk>vani
Cooperaton aalnlam 3,3.
Cooparator1 Salestanl. cen1tnar101,4; programma 1977
1.30. v,s1fa In Terra S.,,a 2.30, vacanza lamiliali
3,28, vl11ta In Patagonia •.8: per Il Terto Mondo
(Spagna) 6,16, consultt mondiale 10,20; program-
m4 1978 10,20; VISlla all'India 10.21 ICUOla per
corrnrpoodenza 12 29 ap,ono una scuola ,n Gua-
Cong,_ temala 12 29 CIIICono card Colombo 12.29 Ved<
~
Edizioni A.-WV. Salfflanr 10.29
Ecfuchlamo c - Don lloKo (rubr.cat brav< educatori
11> d,venia 2, I5, lnaegnategll a dare quolaON d, "
3.9, Portateli alta me1u 4,28, Insegnareg11 a con•
lessarsi 5,6. riempite d, gioia le loro vacanu 8.4,
restate nschiOsa del rag1nl 7.1 O; I ragazz, ne1Ia
acuola 10.5. abilU11leN •I pens,ero del'aldll. 11.3,
nemp,te di lede 11 toro N•ta•e 12,14.
le••· El«cill aplrtluall; 4 I2
ualllavl Don 8o9Co: 48 paolamantari 3,31, 4.29.
canze doveniano m•UIOne (Messoco) s .12; pellegr,-
nagg10 a Castoehov,a l0.31 exaffiell81ragliShuer
,Famiglia Salesiana. 12,11.
Bosco don Teresia e, 12
Busolln don Battllla 5,7,
Ceravano don c.II1110, dichiarato martore 1.11.
e.sena don Carlo 2.1• ·
C.mafll don Yineenzo. apa,to II p,OCffSO 3.31
CojauidonAntonio1 1,35
Del Col don Lwgl 10.30
Espmosa Ratael 5, 13.
Farina don Rattaeie 7.29
Fav1n1Clon GUJdoll,10
Feddema padre Ermanno 3,1,.
Gaddi don GJan Galeauo 12,Il.
GalOna don T eockWo 7, 11 ; 12,20.
Glll,me donG1uteppe 11,9,
Glménez padre Jesus 1O, 19
Hornauerpadre Siglrldo .31 9,35
Jrne<re mons AnIon10 7.31
LlbrJIOn padre Aqujlino 10,2•.
Luni<anbeln ~ Rudolf 2 31
Magg,o don S1el~ 12 JO
Marchas,mons G,o,,ann, .1s.
Menaoherry padre Giorgio 8,22.
Meotto don Franee1eo 7,31
Orlando don Carlo 1,19
Ptceco padre Augu11,n t,15.
Pe<nl8 padre Roberto 1.23
Piaf11Aldo7,18
Pocan padre Plllro 4,13
Punthanpura don GoorglO 2.,e,
Raonen don GKM1nnl.1I Coope,ator1 1,7.
Rlcaldooe don Pielro 7.31
llalla
" ' - 1.28
Balla Santa Mana 5,11.
lellombra 12.30
Bologna: GrupPo Artlallco Don Bosco 12,16,
..,..a""'9<>hnco d1vru 1.31
Marina: rad., 3.28
C..- Ganòollo (Paolo VI) 10,15.
l'rlull 3,28. 7.-29
-
fill01C)4,29
MaNlna:Centro ps,eopedagog,co 6.30
Mogllano V - 1.29, 4.29
Mone.ct,larugolo $,.20.
Rlvaha: Wcentro g1C>Yan,le 2.,12.
Roma: Oon BollCO 7.28, TISlaCCIO 6.30
Sanlurt 11,4 1
Torino: cen1enar10 mIU1onar10 2,10; 130 oeI San
LuIg1 12,29
Zor1esco: nuovo oratorio 10,31
11,7. Vedi CongreNj
l'amJvlla SalNlana: Wl4l•- 1976 3,7; che ca.·• t,t;
Don Bosco fa nomonò d.,. vOlte 12,17.
Fonnul- Perm-nle: S,11
Francobolll: aulle mls1IonI e,3; aul Centenario Uruguay
10.29
Giovani Coaperator1: camp, di lavoro 5,30: WK11 conv•
gni
Gloftnli.t: · p , - a n t e 2.3.. forte pa~ 3.10; ,
ragano l)OAOr10 - · Mnll •.20; fNC.!llallon
delle pe,olacce l ,14; una lllela perla Cli.... 7,3, Cl
sarà un po&to per Il Bambino? 12.3.
IAl>bn: psocolog,camento lebb,osl 1,12.
09car Don 8oe<:o: 1 t .41
,or lii.aloni aalfftane: 10&· -.,ad1.uone missionaria 2.8,
spedalone miUIC)n&rl8 12.28,chiusura cent•
nano 2,7; M1991on, e Marla AoSihatliee 5,7; franco,.
bolll commemorauv, 1,3; predocare o slamare? 7,11;
Ipunti caldi 12,11; tndloa penne o p,ogreaso? 10,8;
1' spedllk>ne FMA 7,25, 11,31.
- .. Cong,_ RICCen don Lu,g, i,,tte<a alla Fam,glia S a - 1,3;
~ l o n 1,10; al Sonodo O..
V.covi 3.29. bltt..,mo di un g,apponesa 7,31, aul
Centenario del es 1 ,3; Relazione tulio 111. 10 Oella
Congregazione 12,8: Improbabile un Ierzo mandato
12.28.
Romeo Clon Umberto 8.30
Rondini don Cesare S.2• ,
ROMI padre Flo<IOdo J,11.
Sa•oda Plldre e,..,..,o , ., .
S<:hlll<ttli don Pie,ro 12.30
S<:hloOz padre Fran, 3,14; 4 29
Sech1 don Bruno 2.19
s,tva card Raul 3.24; 11.40
Solaro!, don Ercole 2.22.
Sp,esRaimondo 1,12.
Srugi Simone 7,21
Te, Schure don G10vann1 7,S
Tomaus don Giorgio 1,22
U!iana don GioVannl 5,10; 10.30.
Jugoa&aYII: 7S' di an,.,1,,1 12 31
K - Psicolog,ca..-1a ltbb,ot1. 1, 12.
~ la madrac,1,,1 Mnlll 3, lt; una v,ra
per,,..,.. .
5,1:J; le vacanze d...nlllno m-,one 6.12.
Nicaragua: centro glOY1nIte d• Managua 3,16.
Pa,-guay: par,occhla di Corone! Oviedo 12,18.
Pani: Il primo allievo di Callao 8,29
Polonia: centenarlo missioni 2,1; permesso per una
nuova choesa 8.31
Spegna, c:oope<alon per~ Tar?o Mondo 8,16; suo, Pa•
IC>m•no a Valverde I 0,25; rnonumenlo a Don Bo
aco 12.211
llad Uniti:• Sav10 Cfubs• 10,30
o, Svula: parcocchia a Stoceolma 5.31
Tllallandla: WMI< end con 1~ . , 2.1•: lempo dia-
logo 5,10.
Timo, 1,29
Uruguay: francobollo O.I centenario 10.29
V-zuala: lsfa Oel RatOn 3,11; elgnorlna. perch, al t
fatta suora? 8,8.
Ylelnam: dllllcoltA per I ..leslanl 4.30
Zaire: restrtuhe le 1Cuole 7,1
Programmi d' -5,22
Pubbllcllà; una r.llglofta pe, I llgM 1G.,3.
OuatHlrna: he IIJlC0<I -13.22.
SrlloClub&: 10.30
Scuole p,tvale: boom o cri91! 10.22,
Stampa: Doppk>vu 2.20; Soldorlelt fralerna 2.30. , Lei
iure cattoliche nuova aerla. 2,31, • Note di Pasto-
rale G,ovanlle, • 1•
s - 1877: 1.3
S.-. Salesiana Oblale: 3.211
Turpiloquio: I,U ; I 0.20
u._. illglllO di garanN 1,IO
V.covi aa...tanl: . ,3.
V°""1111na Don ■o.co: .,..,,.. -mble;1 Generale 1,5;
10.10; nuovo Assistente cenlrale 12.30
LE PERSONE
Yars,gha mons LUIQI d,çtuaralo martire 1. 11.
V..c:o don Armode 10 29
Zan, Artemide 11,4; 12.23
Zerllo'IO don P•tro 8.11
l'lglle Marta Au1lflalrl<:1
Crugnola suor Eralll• 3,18.
Hernandez suor Enr1chett1 6,1.
PalOmmo suor EuMl>ia 10,25.
RomerosuorMana 12,12
Va111no suor tnnoc:enza 4.22.
Coope,alo<I satnlanl
Bllrneto ISldoro 1 8
B.,,,tez Francesco•.25
Coghi corùugt 1,20.
Giannantonoo G1UMPl)I 1,9
lngaramo Roberto 1,8
E1alllevl Don Bo1co
BanII Mario e Soni■ 12,30.
Bettega Roberto 7,14
e,,_ Callllano Nono 7 30
Macaroo
1.2t
SaiNlanl
Salomon, NlnO 12,11,
Altaro padre Rafael 6.30
Bacelno padre G,o,,an Ba1111ta 1,15.
Altrapersone
LE COSE
Bacchlarello padre Giuseppe 2 .30
Bandiera don .0.11..-5.23
CInI conle v,rtorlo 12.31
Barale padre Adriano 1, 17.
Colombo card Giovanni 12.29
Amici Oornenlco Savio: chi sono 5,3.
INbllla: lradllZlOne ecuman1ea 1,11
Barale P,elro •• ·
Bararuak mons. Anioni f t 4)
Frusau Pier Glorgoo 11.35
Goovann1 XXIII 9 .13
lollalllno Salesiano D>1a cos·e per voi 4.8. numero
unico per~ Centenario (1n1ero lalclc:olo cli 11narn-
bnt). sono salili a 37 12 28
Benoluuo don Marcallo 2,17
Bohnen padre Lore<1zo 1,17
llonetUdon Giovanni 8,5.
Mao TZ►Tung, Ies11mon1anze 3,2
Paolo VI, al Coope111or1 1,8; .v,sna a Tondo• 2.25;
bravo panocehtano 1O,15.
34

4.5 Page 35

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solidarietà
Borsa: Marta Au1lllalrlcee Don F. Rlnalcll,
In suffragio del miei cari o per ta salvezza
mia e riel miei, a cura di N.N., Vigevano
(PV), L 50.000
Borsa: Mana Auslllatrlce e Don Bosco,
per grazia ricevura. a cura di Ailfredl
Edoardo, Torino, L. 50.000.
Boraa: Marta Auslllalrlce, Don Boaco e
Don Rua, in memoria e suffragio del Csv.
Ferruccio Lanllerl. a cura della Famlglla
Lantierì. Torino. L. 50.000.
Bonoe: Maria Au.lllatrlce e Santi Sale1la•
nl, per ringraziamento e invocando anco.
ra protezione. a cura di D.F.P.1 Torino. L
50.000.
BORB: In memoria e suffragio di Rocella
Domenica. a cura di Mio Doti. Domenico,
Belpasso (CT), L 50.000
Bona: Madre Angela VallH&, prima mis·
slonaria delle F.M.A, a cura di Cogglola
Maria. Torino. L 50.000.
Bona: MB<la Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, invocando protezione per mio
marito e per tutti I miei cari, a cura di
Arlatta Paolina, Novara, L. 50.000.
Bona: Mana Aualllalrlce e S. Giovanni
Bo•c<>t invocando protezione per la vista
a cura del F.111 Gamberoglio, Tor,no. L.
50.000.
Borsa: Marta Auslllalrtce e S. Giovanni
Boaco, m rmgraz,amento e invocando
protezione sulla mia lamlglla. a cura di
LA, Sondrio, L 50.000.
s. Bo,u: MB<la Au.lllatrtce e Giovanni
8o.aco. mvooando protezione sulla fami-
glia, a cura di Giraudo Maria e Piero Cu-
neo, L 50.000.
Bona: Maria Aualllatrlce, aiutami, a cura
d1 Perottl AsSunta, TO, L. 50.000
Borsa: Gffù Sacramentato e Maria Au•~
llatrlce, per essere aiutata, con I miei oarl,
In vita e In morte, a cura di Dapral Serali•
na, Breslno (TN). L 50.000.
Bona: Maria Au1Ulatr1ce, a cura d1 Aevi•
gllo Aurora, Avfglfana (Torino), L 50 000.
Bona: S. Giovanni Bo.co e Anime del
Purgatorio. m suffragio dei miei genffori e
per fa salvezza dell'anJma nostra, a cura df
N.N., Campollgure (GE), L. 50.000
Bcnsa: Marta Au111111rtce e S. Giovanni
Bosco. m memoria e suffragio del mlef
defunti e secondo le mie intenzioni, a cura
di Volta Rosa, San Salvatore Mont, (AL). L.
50.000.
Borse; In memoria deimiei genitori Manflo
e Armanda, a nura di Plekut Nadia, Roma,
L50.000
Borsa: Maria Au1lllatrlce e S. Giovanni
Bosco, Invocando protezione in vlta e In
morte, a cura di N.N.. CanlcatO (AG), L
50.000.
Borsa: Marta Aualllalttce e Don Boaco,
per Impetrare gra.z,a per 18 mia salute. a
cura di Gedda Maria, Trino (VC), L
60.000.
Bona: Marta Auslllatrtce, Don Botc<> e
Don Rua, Implorando protezione per la
sa/ute del nipotino Francesco e dei suoi
genitori, a cura di N.N., Monte di Malo (VI),
L. 50.000
Bona: Maria Au1lllatrlc• e S. Domenico
Savio, ln ringraziamento, a cura dì N N.•
Galbiate (CO), L. 50.000
Borsa: Marta Ausmatrlce, S. Giovanni
Bosco e Bealo Don Rua, a cura di S.B.V..
Galarlne (Tv), L 50.000.
Bona: Don Bosco. ìn memoria di Nisrrl
BORSE DI STU DI O PER I G IOVANI MISSIONARI
PERV ENUTE AL BOLLETTINO SALESIANO
Anedeo, a cura di Fossi Franca, Firenze,
L. 50,000
Borsa: Maria Aualllatrlce, S~ Domenico
Savio e Don Rua, m ringraziamento e m-
vocando protezione per I miei cari, a cura
di Follioley Pramotton Vittoria, Donnaz·
(AO), L. 50.000.
Bona: Sacro Cuore di Geaù e Maria Au-
slllatrice, fn ringraziamento per il buon
esito dell'operazione subita, a cura di
N.N., Torino, L 50.000.
Bonia: M aria Auolllatrlce, in memoria e
suffragio del gemtori Gina e Carlo, a cura
di Panunti Marinella, Torino, L. 50.000
Borsa: Marta Aualllatrlce, In ringrazia-
mento e fnvocando prorezione per !ami-
/lari e parenti, a cura di Robblano Barlo-
tomeo. Albisola Capo (SV). L. 50.000
Borsa: Maria Au■lllatrlce, in rlngraz,a-
mento per grazia ricevuta, a c ura di Gida·
ro Virginia, Calanzaro, L. 50.000
Borsa: Maria Aualllalrlce, proteggici, a
cura di Pietranera Isa e Anna, SIivano
d'Orba (AL), L 50,000.
Borsa: Maria Au■lllatrlce, Invocando pro-
tezione ed mlercesslone di grazie per tut•
18 18 lamlglla, a cura di Nano Adele, Sote,o
(AL), L 50 000.
Bona: S. GloYannl Bosco, Invocando
protezione e intercessione digrazie perls
fsmiglfa, a cura di Nano Adele. Sole10
(AL), L 50,000
Boraa: Sacro Cuore di GHù, Maria Au,~
llatrtce e S. GlovaMI Boaco, invacando18
gruia di una santa morte per me e pe; i
miei cari, a cura di B.A. L. 50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, perch6 pro-
tegga Imiei nipoti, a cura di N.N.. L. 50.000
Borsa: S. Giovanni Bosco e Bealo Don
Rua, invocando proiezione per J miei figi,
e per tutta la famiglia, a cura di Pelllccl
Giuseppe, USA, L 50.000
Borsa: In memoria di La/o/o Secondo, a
cura del figlio Dott. Mario. Torino. L
50,000
Borsa: In memoria di La/o/o Secondo, a
cura del figlio Doti Mario, Torino. L
50.000.
Borsa: In memoria cli Lalolo Secondo. a
cura del figlio Dott. Mario, Torino, L
50.000.
Bona:: In me,morla e suffragio del Cav
Andrea Avena, a cura del suoi cari, Ales-
sandria, L 50 000.
Borsa: S . Domenico Savio, in rmgraz,a•
mento. a cura di Parelio Elisa Maria, Tori-
no. L 50.000.
Borsa: S. Domenk:o Savio, per mvocarne
la protezione sulla famiglia e panlcolar-
mente sul piccolo Moreno, a cura della
Famiglia C-ettonn. L 50,000.
Borsa: Don Boaco, per grazia ricevuta. a
cura di S.G.F.. Gattinara (VC), L 50.000
Borsa: Marta Auslllatrlce S. Giovanni
Boaco. proteggelecl, a cura di De Simone
Mana e Aldo, Torgiano (PG), L. 50 000.
Bo,u: Marta Auslltatrlce e s. Gio-
vaMI BolCO, Invocando intercessione per
una grazia tanto de-s;derata ed ottenere
che In famiglia regni sempre amore e se--
ranità, a cura di C.S. (TO). L 50.000.
Borsa: M aria Aualllatrtce, S. Giovanni
Bosco e s. Domenico Savio, a cura della
Famiglia Bertorelle. Vicenza. L 50 000
Bora.a: Maria Au1lllatrlce, per grazia rice--
vuta, a cura di Villa Caterina, Savonera
(TO), L.50_000.
Bora.a: M aria Ausiliatrice e S. Giovanni
Boeco, a cura di Ausidio Giuseppina,
Lauriano Po (TO), L 50.000.
Bona: M aria AUllllatrlce, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio. Invocando
protezione su tutta la famiglia. a cura di
N.N., Soprana Biellese (VC)), L. 50.000.
BOl'U: M aria Auslllatrtce, In suffragio <1e/
miei genitori, a cura di L S., Torino, L.
50.000.
Borsa: Don Bosco, perI bambinipoveried
abbandona/i, a cura di N.N. L 1.000.000
Bona: MB<la Auslllatrlce e Laura Vlculla,
per grazia ottenuta. a c ura di Silvestri Ila•
lia, Avellino, L. 500.000
Borsa: In memoria del parroco salesiano
Don Domenico Tristano, ad lnlzlatlva del
Cooperatori Salesia.ni e col contributo
anche del Soci di A.e., Apostotaco della
Preghiera, Conferenza S. Vincenzo. Ca-
techisti e tedell, Napoll-Vomero, L
500.000.
Bo,u; Yen. Don A. Bel1raml, a cura di un
Exallievo rlconoscente, Ancona, L
200.000.
Borsa: Ai missionari di Don Bosco. a cura
di Perfetti Arluro, Loppeglia (LU). L.
1 40 .0 0 0
Borsa: Ma,la Auamatrlce e Don Bosco, In
suffragio dei propri clefunti, a cura di N N.,
L 100.000.
Borsa: S. Giovanni Botco, S. Domenico
Savio e S. Luigi Gonzoga, In ringrazia-
mento per trovato po.sto df lavoro e Invo-
cando protezione per me e per I miei cari,
a cura di T onioto Giandomenico. Torino,
L. 100.000.
Borsa; Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, in ringraziamento e invocando
uncora proteziom,, a cura di Lino e Luigi-
na, Ayas (AO). L. 100.000,
Borsa: MB<la Austllatrlce e Don Bo1co, a
cura di E.>callievo M.. L 100.000.
B0taa: Maria Au111ialrlce e Don Bosco,
rlngra.zlo e invoco protezione per la mia
/amiglia, a cura di Vergnano Olimpia In
Masera, Baldissero (TO). L. 100.000.
Borsa: Sacro Cuore di GHù, MB<la Aut~
tlatrlce e Don Boaco, per grazia ricevuta,
a cura di P.E.. L. 100.000.
Borsa: S. Glovannl Bosco. In memoria di
Slorero Ernesto. a cura della moglie. R;.
valla (TO), L. 100.000.
Borsa: M a,la SS. di Vertlghe e S. Giovanni
Boaco, a cura della Famiglia Bracciali
Oreste, L 100.000.
Borsa: Madonna di Bonaria e S. Ignazio
da Laconl, in suffragio del nostri cari de-
funti, a cura della Famlgha Corso, Caglia-
ri, L. 100.000.
Borsa: In suffragio di Battine/li Antonietta,
a c ura di RoncheNI Mariélla, Como, L
80,000
Borsa: M aria Au1lllalrlce, a cura della
Famiglia Grasso Rosa, Torino, L. 65.000.
Borsa, Maria Au1lllatrlce, Invocando una
grazia parf/colare. a cura di Cubeta Giu-
seppe, Messina, L 60 000.
Borsa: In memoria del parrocchiano e
missionario salesiano Don Berton Gia-
chetti, a cura del parrocchiani di Montalto
Dora (TO), L 60.000.
Borsa: M aria Au1tllatrlce, proteggi la mia
famiglia. a cura di Gindro Domenica, L
60.000.
Borsa: Mana Au1lllelrlce e Don Bosco, a
cura di Don Garavello Cleto, Salesiani,
C',airo (Egitto), L. 56.000.
Borsa: Beato M. Rua a Don Cnare Bloo-
gnln, In suffragio del miei genitori e de/le
anime del purgatorio. a cura di E.P.. Ca-
serta, L. 50.000
Borsa: In memoria del salesiano Don
Francesco Romagnino, a cura della Fa-
miglie Romagnino Pignoco, Cagliari, L.
50,000.
Bonia: Maria Auslllalrtce S. GloYannt
Bosco. in suffragio di Delogu Marianna e
,mpetrando una grazia importante, a cura
di Delogu Mariangela, Bitti (NU), L
50.000.
35

4.6 Page 36

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SpediL in abbon. postale Gruppo 20 (70) - 1• qulndiclna
AWISO PER IL
PORTALETTERE
=-.,.__,,'" f-
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TORINO
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
dizionario
dei
temi
della
FEDE
IL PUNTO SUI TEMI DI FEDE OGGI
Dizionario originale dei temi religiosi a cura del Centro
Salesiano Pastorale Giovanile realizzato da Carlo Fiore,
Giorgio Gozzelino e Riccardo Tonelli.
Un'opera che si qualifica e si distingue nel panorama
teologico nazionale per la sua dimensione pastorale e
specificamente di pastorale giovanile.
Un testo agile ed essenziale per lezioni. conferenze o
dibattiti di carattere religioso.
12fl~atiche 78 voci
Il Cristo Salvatore (2 voci)
li discorso sull'uomo (11 voci)
Le ultime realtà (9 voci)
I segni della salvezza (8 voci)
I misteri del male (4 voci)
Le dimensioni esistenziali cristiane
(6 VOCI)
Teo logia del profano (6 voci)
L'uomo nella storia (8 voci)
Il mistero della salvezza (6 voci)
I criteri della fede (6 voci)
Il D10 vivente (4 voci)
Il mistero della Chiesa (8 voci)
Pag. 512 - L 7.000