Bollettino_Salesiano_196805


Bollettino_Salesiano_196805



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BOLLETTINO
SALESIANO

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IN QUESTO NUMERO:
Fronte unico contro la pornografia (mons. Ferdinando Prosperini)
"E la Madonna che si è edificata la sua casa"
Il Rettor Maggiore negli Stati Uniti
"Oui verranno molti a invocare la potenza della Madonna"
La casa delle mamme
Maria Ausiliatrice tra i Bororo
Don Ravalico nei ricordi di un suo compagno di missione
.AI.ITI
~ All'aeroporto Kennedv di
New York. Tra raffiche di
vento o turbinio di nevi, il
Rettor Maggiore don Luigi
Ricceri scende in terra ame-
rlcone, accolto calorosa•
mento da confratelli e amici
(servizio a pagina 8)
I COPERTINA:
Una giovane famigfia enua
In Maria Ausifiatrice. Ge•
nitori e figli si sentono più
intimamente uniti quando
salgono al tempio per pre-
gare Insieme

1.3 Page 3

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Difendiamo i nostri ragazzi
Fronte unico
contro
la pornografia
000000000000ooaooc000000 □ 0ooacao00000000000000000cacoooooooaaoaaooaooocaaooOoooooaatJocnocoaoo000
00000000000000caococoaoooocooooccooooooocaooooooooooo000000000cooooaoao000ac0000000t1000000 □ 00000
Sul tema tristamente attuale della pornografia,
a cui sono angosciosamente interessati genitori ed educatori,
Mons. Ferdinando Prosperini
Consulente Ecclesiastico del Segretariato Generale per la Moralità
e affezionato Cooperatore Salesiano, ha scritto questo articolo.
Presentandolo ai nostri lettori caldeggiamo vivamente
l'attuazione delle iniziative che egli propone. Solo una pronta
e generale mobilitazione degli onesti può salvare i nostri giovani
N
on può essere sfuggito ad alcuno che in
questi ultimi tempi è incominciata una no-
tevole reazione allo scandalo gravissimo
delle pubblicazioni pornografiche. Avevano
invaso il mercato fino al punto di non riuscire quasi a
trovare un'edicola che non squadernasse sotto gli occhi
di tutti - e quindi anche dei fanciulli e degli adole-
scenti - riviste di diverso taglio e di diverso prezzo,
periodici di lusso o dozzinali e copertine di libri e di
libercoli da far vergogna al mondo civile.
0O0O0CD0O0D0OoDaDcOoDoOoOaDoCoOoDaDoOaOoOoOoOcOcO0aDDoOoOoOoOoOaDoOaOccCoDoDaOoOoOoOcOoOcCoOcOoCoOoQoOoOaOoO1I
Qualcuno ha detto « basta I u
Ma l'allarme è stato lanciato. Gli stessi grandi or-
gani cli informazione, che magari son soliti infiorare le
loro cronache scandalistiche dei particolari più pic-
canti, si sono chiesti a un certo momento dove si vuol
giungere con la stampa pornografica. Le denunce di
questa all'Autorità Giudiziaria si sono notevolmente
infi.ttite. I Procuratori della Repubblica negli ultimi
due mesi del 1967 hanno ordinato ben novanta sequestri
validi per tutto il territorio dello Stato e, cli questi,
non meno cli trentatrè hanno colpito le pubblicazioni
incriminate come offensive del pudore o, quanto meno
della decenza, nel giorno stesso della denuncia o addi-
rittura della distribuzione alle edicole; in qualche caso
l'hanno perfino prevenuta con danno sensibilissimo
degli editori e dei rivenditori.
E hanno anche incominciato a fioccare severe condanne.
li 12 dicembre il Tribunale di Roma ha condannato
tutta la ga11g di Gong: non solo il direttore, il redattore
e il regista dei fotoromanzi, ma anche l'editore e pro-
prietario della rivista, l'operatore fotografico, il diret-
tore della tipografia e il distributore del periodico.
Pochi giorni dopo il Tribunale di Monza ha cqndan-
nato il direttore di Kent, che dovrà ritornare prossima-
mente innanzi ai giudici per rispondere cli reati analoghi.
li 22 gennaio la sesta Sezione del Tribunale di
Milano ha condannato il direttore, l'amministratore
ed il redattore capo cli «King", il cui primo numero
del 1968 era stato sequestrato contemporaneamente da
ben cinque Procure della Repubblica: Roma, Milano,
Firenze, Verona e Brescia.
Lo stesso giorno il Tcibunale di Monza concludeva
il processo contro la rivista «Tah" con la condanna
del direttore. E ci sono altri processi in vista, che
probabilmente saranno già stati celebrati quando que-
sto numero del «Bollettino" giungerà ai lettori.

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ililffi@i:l:l-l:l:15ti,hl·l·l:l·@i:H4·1·1·1u+i:j:j:j:1:1:1:1:1:1:j:l:1:1:j:\\:1:1:j:m:j:j:j:j
Allarme fra gli editori
L'incriminazione dell'editore di Gong ha diffuso un
salutare allarme fra gli editori di questa robaccia; essi,
infatti, hanno motivo di temere che non basti più co-
prirsi con un "direttore responsabile" e che sia inevi-
tabile assumere le "proprie" responsabilità anche di
fronte al codice penale, pagando "di persona". E giu-
stamente, perchè se i cosiddetti "giornalisti", che ven-
dono la propria firma per un piatto di lenticchie, sono
degli ignobili mestieranti, chi li paga è più ignobile
di loro. E qualcuno, già danneggiato da numerosi se-
questri, ha annunciato che << nel quadro di una nuova
programmazione» qualche rivista, fra le più scollac-
ciate, cessa le pubblicazioni.
Vibrate interpellanze sono state presentate in Parla-
mento, una delle quali, firmata da ben 184 Deputati
della D.C., deplorato il "sudiciume" delle edicole, ha
chiesto «quali urgentissimi prom;edimenti il Governo in-
tenda prendere, usando tutti gli strumenti e i poteri con-
sentiti... per la sorveglianza e la denuncia di ufficio contro
il dilagare, ormai ossessivo, in tutte le edicole e qui1zdi
in tutte le strade d'Italia, di certa stampa che... appare
specializzata in ttna vera e propria opera di sollecitazione
sessuale, fino al sadismo e di ostentazione e diffusione
di volgarissima e nause01ite pornagrafia... ».
[i:lli:1:l:i:l:1:1:i:i:i:ill:l:l·l:lfill@:i:l:l:l@:l:i!!:k1:1:1:1:WM=i=1:1:j:1:j:j:j:j1!!j:j:j;I
La parola ai Magistrati
Fortissime deplorazioni sono state fatte, nelle sedi
più qualificate e nelle circostanze più solenni, dai più
autorevoli Magistrati. In occasione dell'apertura del-
l'anno giudiziario il Procuratore Generale della Corte
di Cassazione ha messo esplicitamente in relazione la
delinquenza minorile con la « proterva e impunita azione
corrottrice >> dovuta a << certi spettacoli e alle tante pub-
blicazioni, che bassamente sfruttano richiami della vio-
lenza e del sesso ».
Gli ha fatto eco il Procuratore Generale della Corte
di Appello di Roma, augurandosi che «i provvedimenti
giudiziari fin qui adottati e che cantitiuermmo ad essere
adottati con costante, immutevole rigore - tanta è preoc-
cupante questa forma di attività delittuasa - producano
un effetto positivo ».
Non diversamente si sono pronunciati altri illustri
e· autorevoli Magistrati.
È il caso di aggiungere che lo stesso << Ordine dei
Giomalistj >> ha ravvisato il dovere di aprire numerosi
provvedimenti disciplinari, che potranno giungere fino
alla radiazione dal!'« Albo», contro coloro che hanno
scambiato la << libertà di stampa • con la t libertà di
delinquere».
Insomma una reazione da non sottovalutare e di cui
si è rallegrato anche il S. Padre, dicendo il 7 gennaio:
2 << Abbiama saputo delle aneste e vigorose reazioni, che
in questi giorni sono insorte contro questo dilagante e diso-
norante malanno; e vogliamo anche Noi incoraggiare
quanti hanno a cuore la bellezza morale della nostra
gioventù, a difenderla saggiamente e fortemente».
Battaglia ingaggiata, non vinta
Allora... battaglia vinta contro la pornografia ? e i
cattolici "di retrovia" possono dormire i loro sonni
tranquilli ?
Affatto! La battaglia non è vinta; è, se mai, appena
incominciata. E i cattolici "di retrovia" debbono
finirla di combattere l'immoralità come hanno fatto
finora: accontentandosi - vogliamo essere espliciti -
di applaudire qualche vibrante ordine del giorno o di
scrivere qualche sdegnata lettera di protesta... al << Se-
gretariato Centrale per la Moralità ». Dobbiamo assu-
mere personalmente l'iniziativa e affrontarne le respon-
sabilità, non sca.ricarle... su chi è già in prima linea.
L'offensiva contro la stampa oscena incide sugli
sporchi interessi dei "mercanti di nudo", quindi non
è da pensare che questi si arrendano tanto facilmente.
Convinciamoci che ricorrono a tutte le arti per non
abbandonare il campo. Se reiterati interventi della
Magistratura rendono loro inospitale una sede, cambiano
aria e trasportano la loro attività in altri luoghi, dove
pensano di poter contare sopra una meno efficiente e
meno pronta repressione.
Dove sanno che questa è vivace e immediata, fanno
arrivare le loro pubblicazioni magari con un giorno di
ritardo, sl che l'eventuale sequestro non può bloccare
che una modesta parte della produzione. Si dà anche
il caso che rinuncino a una testata ormai troppo sospetta,
ma con altro titolo gettano sul mercato la stessa merce
avariata. Oppure... si danno l'aria di condurre una bat-
taglia politica o di fare un'inchiesta... di costume (come
nel cinema I), per contrabbandare sotto queste vesti
fasulle <1 i richiami della violenza e del sesso». Sono
giunti in un processo del marzo scorso a sollevare ec-
cezioni di anticostituzionalità delle norme repressive
della stampa immorale, appellandosi al solito art. 21
della Costituzione, come se questo non parlasse anche
di "reprimere" e perfino di "prevenire".
La battaglia - insistiamo - non è ancora vinta;
bisogna che tutti gli onesti si impegnino a condurla
a fondo.
Col~aborare con la Magistratura
Come ? Anzitutto offrendo alla Magistratura la prova
che la pornografi.a offende la stragrande maggioranza
della popolazione. Intendiamoci: la Magistratura può
intervenire - e spesso interviene - senza che i cit-
tadini ne sollecitino l'intervento; però la prova, chiara
e inequivocabile, che è stato offeso il "comune senti-
mento" e quindi che si può e si deve procedere a norma

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di legge contro i responsabili dell'offesa, è costituita
dalle denunce. Due o tre denunce contro una pubbli-
cazione immorale hanno indubbiamente un valore; ma
se sul tavolo del Procuratore della Repubblica ne giun-
gessero invece venti o trenta o più e da diversi luoghi,
il magistrato non avrebbe neppur bisogno di proporsi
il quesito se il comune sentimento sia stato offeso; il
quesito sarebbe stato risolto.
Non vorremmo concludere con questo che... tutti i
cinquecento mila lettori del Bollettino acquistino altret-
tante copie di periodici pornografici per denunciarli I
Che bazza sarebbe per i mercanti di pornografia! Bi-
sogna invece evitare in maniera assoluta che le denunce
incrementino la vendita.
i1:l;ul:hl@:1:1:l:W:1:lil:1:1:1:1:1:1:1:j:j:j:j:j:j:j:j:j:j:j:j:lil:j:j:j:j:j:j:j:j:j:j:j:j;j:j:j:j:i
Collaborare intelligentemente
Ma sappiamo di poter contare sopra l'organizza-
zione periferica dei nostri Cooperatori ed Exallievi,
perchè le cose siano fatte intelligentemente. Resta in-
teso che non sono, se mai, le «Unioni 1) che denunciano,
ma i soci. Ce ne sarebbe d'avanzo di uno per Ispettoria:
"uno", non un elenco; uno - meglio se qualificato:
padre di famiglia, educatore, professionista, funzio-
Dieci milioni circa di Quaderni pornografici vengono venduti ogni mese
in Germania e sono letti in modo particolare dal giovani, Pe:r far fronte
a Questa mareggiata del vizio, sono sorti in varie città dei centri dove si
possono cambiare quei libelli in opuscoli di sana lettura. La stampa
deleteria viene poi date alle fiamme..
nario, ufficiale ecc. - che, chiamato eventualmente a
testimoniare nell'azione penale promossa dall'Autorità
Giudiziaria, possa parlare «di ciò che ha visto», non
di ciò che... << ha sentito dire».
Se la denuncia viene presentata al Procuratore della
Repubblica nella cui giurisdizione la pubblicazione
viene stampata, accompagnarla con il "corpo del reato"
è del tutto superfluo e inutile, perchè il Procuratore
già ne è in possesso.
Muoversi con la massima sollecitudine
Denunce da presentare e provvedimenti da chiedere
rispettosamente con la massima sollecitudine, special-
mente nei luoghi dove i periodici incriminabili ven-
gono stampati, per l'evidente ragione che soltanto i
sequestri i'mmediati incidono sulle finanze degli edi-
tori. Un provvedimento che giunge anche solo un
giorno (peggio se più!) dopo la distribuzione alle edi-
cole, non trova più nulla o quasi nulla da sequestrare.
IL caso classico di chi... chiude la stalla quando i
buoi sono fuggiti!
I sequestri restano "gride" di manzoniana me-
moria e si risolvono in gratuita e, purtroppo, efficace
pubblicità, se non vengono immediatamente e comple-
tamente eseguiti. Compito che spetta agli Agenti di
Pubblica Sicurezza, dove c'è una Questura o un Com-
missariato; ai Carabinieri nelle altre località. Ma è
risaputo quanti altri e altrettanto gravi compiti siano
riservati a questi benemeriti - e spesso eroici - tu-
tori dell'ordine pubblico.
Allora, è necessario che gli onesti collaborino con
le forze dell'ordine, perchè questo delicato servizio
non venga trascurato per nessuna ragione. Non si tratta
di sostituirsi a coloro che devono eseguire i sequestri
(non sarebbe neppure lecito), ma di affiancarli perchè
si sentano confortati nell'ingrato compito dalla solida-
rietà e dalla simpatia dei cittadini; si tratta di segna-
lare a loro gli ordini di sequestro (puntualmente pub-
plicati da «L'Osservatore Romano ») di cui eventual-
mente per qualche disguido non fossero venuti a co-
noscenza; si tratta di controllar.e le edicole e le librerie
per segnalare prontissimamente L'esposizione o la ven- '
dita di pubblicazioni colpite, ma sfuggite o sottratte
dolosamente al sequestro.
Già qualche Centro Cooperatori - quello di Roma,
per esempio - disimpegna lodevolmente questo ser-
vizio di segnalazione e di controllo, incaricandone un
gruppo di soci, che si sono diviso il campo di lavoro,
diciamo meglio: di apostolato.
Potremo forse ingannarci, ma siamo convinti che,
se in ogni parrocchia dì città e di campagna ci fosse
una persona - anche una sola - di buona volontà
che assumesse questo compito, la stampa pornogra-
fica in breve tempo finirebbe di deturpare il volto della 1
nostra Patria e di insidiare le anime dei ragazzi e degli
adolescenti.
Che sono le anime alla cui salvezza s'è votata l'opera
di Don Bosco.
MONS, FERDINANDO PROSPERINI

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Quando la chiesa di Maria Ausiliatrice in Valdocco fu
finita, il giornalista teologo Margotti, direttore di «L'Ar-
monia », affermò: « Dicono che Don Bosco fa dei mi-
racoli, e io non discuto. Ma c'è un miracolo che io sfido
chiunque a negare, ed è questa chiesa di Maria Ausilia-
trice, venuta su in tre anni e senza mezzi: una chiesa che
costa un milione ». Don Bosco a simili elogi soleva ri-
spondere: «È la Madonna che si è edificata la sua casa».
V
erso la fine del 1863 il
sogno di Don Bosco co-
minciava ad avverarsi.
Sogno nel senso ideale
di cosa desiderata, e sogno nel
senso vero e reale della parola,
perchè in un_ sogno-apparizione la
Madonna, indicandogli il campo de-
serto accanto all'Oratorio, gli aveva
detto: « Qui sarà la mia casa! ». ,
Come avviene per tutte le opere
di Dio le difficoltà non erano man-
cate: alcune, anzi, sembravano in-
sormontabili. Opposizioni fiere fu-
rono fatte al nome stesso della chiesa:
a tutti i costi non la si voleva dedi-
cata a Maria Ausiliatrice.
Questo titolo suonava ostico agli
spiriti forti del tempo, i quali capi-
vano benissimo contro chi e a fa-
vore di chi la Vergine doveva essere
l'aiuto. Ma c'era anche il fatto che
proprio nel marzo 1862, la Madonna
era apparsa accanto a una cappel-
letta nei pressi di Spoleto, e l'arci-
vescovo (finito in carcere l'anno
dopo in odio alla religione, vedi
coincidenza!) aveva dato alla Ver-
gine ivi dipinta il titolo di « Aiuto
dei ci:istiani ». I miracoli si molti-
plicavano, la gente accorreva in
folla a venerare la Madonna Ausilia-
trice, non risparmiando apprezza-
menti poco favorevoli sul nuovo
regime. Ce n'era abbastanza perché
una Madonna venerata con tal
nome e cosi prodigiosa in terre
ex-pontificie, non incontrasse il fa-
vore della hmocruia di Torino.
Don Bosco, come vide che il ti-
tolo era di ostacolo all'approva-
zione del progetto, da persona av- 5

1.8 Page 8

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Venezia Basilica di San Giorgio Maggiore, opera
del Palladio. In essa si venera la più antica statue
di Maria Ausiliatrice, falla scolpire 25 anni dopo
la vittoria di Lepanto, della famiglia di Sebastiano
Venier, il vittorioso sui Turchi e Lepanto, grazie
all'ausilio della Vergine.
veduta e solita a girate gli ostacoli,
fece finta di nulla e chiese j] bene-
stare per la « erigenda chiesa in
Valdocco ». Il titolo ve l'appose
poi, perché questo e non un altro
voleva la Madonna. E ottenuto il
permesso, il Santo si mise all'opera.
« Vedrete, vedrete I•>
Come ]a notizia si diffuse per To-
rino, fu dappertutto un grau par-
lare, p erch è Don Bosco era cono-
sciutissimo nella non vasta capitale
piemontese. Tutti sapevano ch e ti•
tava avanti fra debiti e cambiali e
quindi, guardando all'ampiezza del
progetto, tentavano il preventivo
della spesa. Clù parlava di duecento,
chi di quauroccnto, chi si spingeva
fino al mezzo milione di lire di allora
(ognuna valeva quasi mille delle
attuali).
Gli avversari erano chiari nel ripe•
tere l'accusa di un tempo, e cioè
che a Don Bosco aveva dato
volta il cervello. Gli indifferenti
dicevano che Pio IX gli avrebbe
fornito i denari, per evitargli una
bancarotta. GU amici si facevano
pensierosi, perehè l'impresa var-
cava i limiti della prudenza e avrebbe
finito per ~~hiacciatlo. Qualcuno,
come il SU() intimo amico marchese
Fassali, gli disse apertamente: « Lei
ha davvero più coraggio di roe nel
fabbricare». Tutla gente che, sia
pure a fine buono, misurava col
metro un'opera fondata su di una
fede chilometrica.
Don Bosco lasciava dire.
« Lae,ari et benefacere: stare al-
legri e fare il bene >} era il suo motto,
completato con l'aggiunta scherzosa:
« e lasciar cantar le passere », anche
se talora si trattava di gu.fì autentici.
Nel maggio 1864, finito lo sterro,
si diede principio alle fondamenta.
Don Bosco pagò la prima rata dei
lavori con i famosi "otto soldi"
6 centesimi quaranta di lira -
che parvero una hu:rla all'impresario.
Ma non così al Santo, il quale ai
presenti, delusi per tanta miseria,
disse: « Vedrete, vedrete!». Difatt.i,
gradualmente i versamenti si fecero
più sostanziosi. Dopo i soldini -ven-
nero le lire, quelle d'argento, e
tratto tratto, a dar respiro, com-
parvero anche i marenghi d'oro
(le venti lire di allora). Coll'alzarsi
della fabbrica cresceva anche iJ
morale all'impresario e a quanti
temevano una brutta figura per
Don Bosco.
Una propagandista inv·sihile
Un anno dopo, il 27 aprile 1865,
venne solennemente collocata la pie-
tra angol are, dopo la benedizione
impartita dal vescovo di Susa. Fu
una cerimonia solennissima per la
presenza del figlio di Vittorio Ema-
nuele II, il principe Amedeo, del
prefetto e sindaco di Torino, di larga
rappresentanza della nobiltà citta•
dina e di una fiumana di popolo e
dei briovani degli oratòri di Don Bo-
sco. Il Sallto volle dare alla manife-
stazione una pubblicità larghissima,
perchè sapeva che ]e opere di Dio
sono meglio aiutate, quanto più
vengono conosciute.
Ma dal 1865 al 1868 il cammino
fu una vera Via Cmcis piena di
ansietà e crucci finanziari per il
povero Don Bosco. Pioggia e neve
scesero in abbondanza su quei muri
così lenti a crescere, mentre li col•
laudavano geli e caldi brucianti.
I critici più acerbi ormai parla-
vano in sordina, nascondendo quella
certa stizza che covava loro in
corpo. Gli amici del Santo allarga-
vano il cuore alla speranza che tutto
procedesse per il meglio, mentre
Don Bosco, tanto più realista di
loro, si dava d'attorno per aver
aiuti da mezza Italia.
Si sarebbe detto ohe la Madonna
stessa vigilasse sull'andamento dei
lav-ori. Nei quattro anni che dura-
rono, nessuno dei molti operai andò
incontro ad alcwia disgrazia. E
fu chiamato miracolo grosso. Ma il
miracolo più grande fu la questua
continua fatta dalla Madonna per

1.9 Page 9

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Torino La chiesa di Maria Ausiliatrice com'era
nel 1868. L'architetto Spezia la disegnò ispirandosi
ella Basilica di San Giorgio Maggiore. Coincidenza
o prowidenza? L'architetto della Basilica di Maria
Ausiliatricetrasse ]spirazione dalla Ba~ilica d: Venezia
dove fu eletto Pio VII, il Papa che istitul la festa
di Maria Ausitiatrice.
sopperire alla spesa ingente. Ogni
mattone del santuario fu detto una
grazia di Maria. Grazie grandi,
come quella toccata al banchiere
comm. Cotta, di anni 83, guarito
improvvfaamente da malattia mor-
lale, e che in riconoscenza diede
pe:r sei mesi duemila li.re al mese.
E senza numero grazie minute, co-
sicchè il rivolo delle offerte non si
essiccò mai. Del milione speso, solo
un sesto fu pagato con offerte vi-
stose; il _resto fu fatto di soldini e
lirette di infiniti devoti, ricono-
scenti alla :Madonna.
Lo strano si è che mentre cre-
scevano i muri della fabbrica, c'e:ra
pure chi si impegnava per gli altari,
per i banchi, i tappeti, i paramenti,
il pulpito, le campane... Pareva che
un'invisibile propagandista girasse
per città e paesi a far presenti a
questo o quello le necessità del
santuario, spingendoli a provvedervi
in anticipo. E quando Don Bosco,
ormai esausto nelle finanze, non se
la sentì di completare la costruzione
con la grande cupola e già pensava a
una magra $Oluzione diripiego, la Ma-
donna intervenne miracolosamente e
la cupola si librò maestosa nel cielo.
Un chiesa miracolo
Torino rimase stupita nel vedere
ultimato quel grandioso edificio.
Specialmente coloro che ironica•
mente avevano ricantato l'ammoni-
mento evangelico che chi si mette a
fabbricare senza far bene i conti,
finirà col restare a mezzo col danno
e con le beffe, se ne stettero ammuto-
liti. Un sacerdote che, mentre si
gettavano le fondamenta, aveva
promesso a Don Bosco di mangiare
un cane se si fosse giunti al tetto,
si affrettò a recarsi dal Santo a
chiedergli, sorridendo, la commuta-
zione della promessa in un'offerta,
sembrandogli troppo coriacea la car-
ne canina.
Parlare, dunque, di miracolo, non
era fuod di luogo. Il battagliero gior-
nalista teologo Margotti, in uno di
quei giorni, sedendo a mensa con
Don Bosco e altre personaUtà, al
brindisi si levò a parlare e con l'en-
fasi del tempo affermò: « Dicono che
Don Bosco ha scienza e io non ci
bado, anzi gliela getto in faccia.
Dicono che Don Bosco fa dei miracoli,
e io non discuto. Ma c'è un mira,colo
che io sfido chiunque a negare, ed
è questa chiesa di Maria AusiliatriCJJ,
ve11u1a su in tre armi e senza mezzi:
una chiesa che costa 1m milione! ».
Elogi consimili furono ripetuti a
Don Bosco nel giorno della consa-
crazione del tempio. Ma egli con la
solita umiltà e semplicità rispondeva:
« Io non sono l'autore di queste
grandi cose che voi dite. i;: il Signore,
è Maria SS.ma che si degnarono di
servirsi di un povero prete per
compiere tali opere. Di mio io non
ci ho messo nulla: aedificavit sibi
domum Maria, la Madonna si è
costruita lei la sua casa. Ogni
pietra, ogni ornamento segnala una
sua grazia ».
<f Di ui la mia gloriq »
I riti solennissimi della consacra-
zione del tempio, meritano, in questo
anno centenario, larga commemora•
zione, perché furono un avveni•
mento al tutto straordinario. Ri-
cordarli è pure un dovere per la
triplice famiglia di Don Bosco: essi
segnano l'inizio della rapida e trion-
fale espansione nel mondo della
devozione alla Vergine Ausiliatrice.
E sono anche Ja confer.ma della
predizione fatta dalla Madonna a
Don Bosco, quando gli apparve in
quello stesso luogo dove ora si leva
il tempio maestoso. Allora Ella
pronunciò parole profetiche, a cni
davvero rispose obbediente l'avve-
nire: « Qu.esea è la mia casa, di qui
la mia gloria ».
E fu ed è gloria immensa, procla-
mata in.tutti i continenti dalla voce
unanime dei popoli della terra, av-
vezzati dai figli e dalle figlie di
Don Bosco a invocare l a Vergine,
nelle necessità pubbliche e pxivate,
col titolo di « Ausiliatrice dei Cri-
stiani».
7

1.10 Page 10

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IIILI STATI UNITI
I I nostro Rettor Maggiore ha
compiuto un altro viaggio di
lavoro, densissimo di chilo-
metri, di incontri con autorità,
Salesiani, E,'iglie di Maria Ausiliatrice,
benefattori, amici dell'Opera sale-
siana, allievi, exallievi.
Partito da Milano il 30 novembre,
dopo aver fatto scalo a Lisbona,
don Ricceri arrivava all'aeroporto in-
tercontinentale Kennedy di New York
tra un turbinio di neve e raffiche di
vento. Le condizioni atmosferiche
quasi proibitive non avevano impe-
dito a un foltissimo gruppo di con-
fratelli guidati dai due Ispettori di
essere presenti, allorcbe il sesto Suc-
cessore di Don Bosco scendeva su
terra americana.
È stata - dopo quella affettuosa
e filial.e dei Salesiani - un'acco-
glienza... all'americana, come si suol
dire. Anche il Rettor Maggiore non
è sfuggito alla prassi riservata alle
grandi personalità e ha dovuto sotto-
porsi al fuoco di fila delle domande
degli uomini della stampa. I corri-
spondenti dei quotidiani, delle agen-
zie AP (Associateci Press) e UPI
8 (United Press lnternational) - men-
tre gli inviati di "LIFE" lo fotogra-
favano - volevano sapere il perchè
di questa visita del Rettor Maggiore
dei Salesiani negli Stati Uniti. Don
Ricceri rispose che intendeva ren-
dersi conto del lavoro dei suoi con-
fratelli, dare nuovo impulso alle opere
già fiorenti, con particolare riguardo
a quelle che interessano i giovani
delle classi meno abbienti, " quelli
- per usare le sue parole - della
periferia delle zone ad alto livello
industriale e commerciale".
I Salesiani sono arrivati negli Stati
Uniti nel 1890 e oggi vi lavorano in
4J case, disseminate in tutto l'im-
menso territorio, dall'Atlantico al Pa-
cifico. Le Figlie di Maria Ausiliatrice,
che vi sono giunte più tardi (1909)
svolgono la loro missione in 26 case.
Numerose, fruttuose, allietate e lie-
vitate da tanta presenza, le visite
alle fondazioni salesiane durante la
breve pèrmanenza di don Ricceri
nel Paese: a New Rochel./e, la sede
ispettoriale nell'area metropolitana
della grande New York, un ambiente
saturo di gioia per la presenza del
Successore di Don Bosco; a Ramsey,
sede di una High School con 770 al-
lievi; a Newton, col "Don Bosco
College", una scuola superiore di
tipo universitario, nella quale prossi-
mamente si lauxeeranno ben 21 inse-
gnanti di italiano, per l'incremento
dell'idioma di Dante nelle scuole
salesiane e contemporaneamente per
venire incontro alla crescente do-
manda di docenti di italiano negli
Stati Uniti; a Columbus, nel "Ponti-
fìcium Josephinum Institute", un
seminario dipendente dalla Santa
Sede, dove compiono i loro studi di
teologia chierici diocesani e religiosi
di varie Congregazioni. In esso ogni
Congregazione ha il suo padiglione.
Gli studentì hanno superiori propri,
ma le lezioni in comune. Vi sono
27 studenti salesiani con un diret-
tore, che e anche padre spirituale
di tutto l'Istituto, e due insegnanti
salesiani di Sacra Scrittura e di Di-
ritto. I nostri chierici vi formano un
nucleo molto stimato per il buono

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ork I giornalisti della
americana 'LI fE' Inter•
o Il Rettor Maggiore
igi Ricceri al suo arrivo
edy.
spirito, il dinamismo e l'equilibrio
tra l'antico e iI nuovo; a San Fra11-
cisco, dove il Rettor Maggiore ebbe
la gioia di presiedere a una grandiosa
concelebrazione nella bella chiesa na-
zionale di S. Pietro e Paolo per i
numerosi italiani; a Bellflower, con
l'Istituto di mille allievi e l'annessa
parrocchia. Qui don Ricceri inaugurò
il nuovo "Seminary" per gli aspi-
ranti salesiani; ad Haverstraw, nella
zona di New York, al centro della
storica Rockland Country, dove fun-
ziona una scuola ad altissimo livello
tecnico, riconosciuta dal governo fe-
derale, i cui allievi, a1 termine del
curriculum di stùdi, vengono subito
assorbiti nei vari settori tecnici spe-
cializzati della nazione; a Los Angeles,
dovel'arcivescovo cardinale Mclntyre,
col contributo di un gruppo di indu-
striali, ha costruito e offerto ai sale-
siani u'lla grande e modernissima
scuola tecnica, che accoglie oltre
700 allievi, a cui dà la qualifica e il
diploma per l'ingresso all'università.
La scuola possiede reparti attrez-
zatissimi di elettronica, siderurgia,
meccanica, automeccanica, arti gra-
fiche ecc.
Il Rettor Maggiore
membro della Sacra Congregazione
degli Istituti Religiosi e Secolari
Il Santo Padre Paolo VI con la costituzione «Regimini Ecclesiae
Universae>> e col motu proprio « Pro comperto sane» ha prov-
veduto, com'è noto, alla riforma generale della Curia Romana.
In tale riforma la Sacra Congregazione dei Religiosi ha cam-
biato nome e si chiama « Sacra Congregazione degli Istituti
Religiosi e Secolari». 11 3 gennaio scorso il Santo Padre, dando
inizio alla riforma, nominava dieci nuovi membri di detta Con-
gregazione. Tra di essi, il rev.mo nostro Rettor Maggiore
don Luigi Ricceri.
Il Prefetto della Sacra Congregazione degli Istituti Religiosi e
Secolari, cardinale I. Antoniutti, comunicando al Rettor Mag-
giore la nomina trasmessa con biglietto del cardinale Cicognani,
Segretario di Stato, gli scriveva: « Nel porgerle vive felicita-
zioni per l'importante incarico conferitole dalla Santità Sua,
esprimo alla Signoria Vostra lieti auguri per la preziosa colla-
borazione che certamente darà in tale ufficio a questo Sacro
Dicastero».
La triplice Famiglia Salesiana si allieta per l'alta prova di fiducia
data dal Santo Padre al Successore di Don Bosco e assicura al
nuovo Eletto, con gli auguri filiali, il sostegno della sua preghiera.
9

2.2 Page 12

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Solenni concelebrazioni, conferenze
a diversi livelli, soprattutto ai respon-
sabili della formazione dei giovani
confratelli e alJievi, omaggi accade-
mici, colloqui con le autorità, incontri
paterni con salesiani, Figlie di Maria
Ausiliatrice e giovani, hanno contras-
segnato questo viaggio intercontinen-
tale di colui che ha il governo di
una Congregazione che è presente
negli Stati Uniti d'America con le
sue attività sempre più attuali.
Ovunque il Successore di Don Bo-
sco ha portato con la sua presenza
gioia cd entusiamo. «Ti scrivo - si
legge nella lettera di un salesiano
degli Stati Uniti a un runico d'Italia
- mentre il Rettor Maggiore è qui
tra noi. Tu non puoi immaginare la
gioia e la felicità che egli porta nei
nostri. cuori. È come una nuova linfa
che ci dona forza, coraggio e buona
volontà >l.
Parlando di questa vts1ta il quoti-
diano di New York "Progresso Italo-
Americano" in un ampio e documen-
tato servizio sulla vita, le attività e
lo spirito del sesto Successore di
Don Bosco e sull'Opera. salesiana
negli USA, affermava che, come il
Fondatore della Congregazione, an-
che ·don Ricceri era latore di un
messaggio per la gioventù, che si
impernia sulla fede, baluardo nelle
avversità, e sulJa fiducia i11 se stessi,
per perfezionarsi e costruire un mondo
migliore. Per andare incontro con
maggior sensibilità ai problemi della
gioventù moderna, nella sua aspira-
zione a una preparazione tecnica,
sociale, umana - ha detto don Rie-
a ceri New York - il mio invito che
rivolgo a religiosi e laici e questo:
«Amate, comprendete, aiutate i gio-
vani: a suo tempo riceverete da loro
aiuto, comprensione, amore•>.
San Francisco, California , Gli allievi
del salesiani, le alunna dello Figlio di Maria
Ausiliatrice e numerosi fedeli rendono omag-
gio al Rettor Maggiore mantra esce dalla
Chiesa di S. Pietro e Paolo la parrocchia degli
IUJliani, dopo una solenne concelebrazione.
~

2.3 Page 13

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-, ---
-Educateli
standti ·
e.on. loro
Don Bosco aveva 53 anni (si
era nel 1868) e le gambe gli
si erano gonfiate. Eppure gli
piaceva talmente stare e giocare
con i ragazzi che un giorno li
sfidò tutti a una gara di corsa.
Fu l'ultima sfida; a 53 anni,
nonostante le sue gambe gon-
fie, fu visto scattare e correre
con tanta velocità da battere
e distanziare cinquecento gio-
vani, tra cui alcuni di una
sveltezza eccezionale. Per affe-
zionarseli e per ~d,ucarli , Don
Bosco stava per quanto gli era
possibile in mezzo a loro, parte-
cipando ai giochi nel cortile
o seduto anche per terra sull'er-
ba, con sette o otto giri di gio-
vani che gli facevano corona,
attenti a quello che diceva,
come fiori rivolti al sole. « Me
lo ricordo ancora in refettorio
- racconta uno dei suoi primi
exallievi, il canonico Ballesio. -
Ecco, il refettorio è pieno di
ragazzi, si gioca, si canta, si
grida. Chi è ritto in piedi;
chi sulle panche, chi sulle
tavole. Intorno a Don Bosco
è un monte di teste. Don
Bosco non dimentica nessuno,
a questo dà una parola, a
quello una carezza, a quel-
l'altro uno sguardo, un sorriso:
e tutti lieti, e lui lietissimo.
Anche mangiando, Don Bosco
compie la sua missione educa-
trice. Stare coi giovani era per
lui un'irresistibile passione ».
Per educare i ragazzi, occorre
stare con loro. « Educare i
ragazzi - scriveva una mam-
ma - è facilissimo se si ha
la pazienza di un certosino, i
nervi di un astronauta e poco
bisogno di sonno ». Le fecero
questa domanda: « Qual è la
vostra opinione sull'adolescen-
za? ». Rispose: « L'adolescen-
za è uno stadio normalissimo
dello sviluppo che tutti attra-
versano, ecceuuati i genitori
dell'adolescente ». Ora, per ca-
pire e per educare i ragazzi
bisogna, come Don Bosco,
essere con loro, essere pre-
senti e in me.?zo a loro, essere 11.
Mistero della presenza I Per da-
re gioia a qualcuno, per con-
fortarlo, non è sempre neces-
sario fare qualcosa o dirgli
qualcosa. D'altronde non sa--
rebbe nemmeno possibile. È
sufficiente essere li... essere
cioè presenti con tutte le pro-
prie forze di simpatia e di
affetto. Un bimbo piange. Ha
paura. Arriv~ la mamma. Su-
bito il sorriso succede alle
lagrime. Una presenza cara è
potente e protettrice, rassicu-
rante e confortante. Molti pur-
troppo non hanno nessuno
nella loro vita; somigliano al
paralitico della piscina pro-
batica che diceva a Gesù:
«lo non ho nessuno... nes-
suno che mi aiuti a scendere
nell'acqua al momento giusto ».
Occorre educare i ragaui a es-
sere a loro volta presenti almeno
in alcune particolari occasioni,
per rallegrare o confortare gli
altri. In quali occasioni 7
Nei momenti di una grande
gioia, quando per esempio ri-
torna da una lunga assenza
una persona cara. La propria
presenza non fa che accrescere
la gioia.
Nei momenti delle grandi
pene. Il ragauo di per sè non
ci pensa nemmeno a farsi pre-
sente oppure la timidità lo
trattiene. Occorre educarlo a
trovarsi Il.
Nelle visite ai malati, che
vivono di solito in una grande
solitudine. Abituate i ragazzi
a visitare soprattutto i loro
coetanei sofferenti o ammalati.
Gesll ha divinamente sottoli-
neato l'importanza della pre-
senza accanto a quelli che sof-
frono, lui che ha promesso il
suo regno non soltanto per
un bicchier d'acqua dato a
coloro che hanno sete, ma an-
che per la visita fatta a chi è
solo: « Ero prigioniero, ero am-
malato e voi mi avete fatto
visita ».
La maniera pii) semplice per
capire g li altri e per farsi amare
è di essere 11, accanto a loro.
Equivale a lasciar balenare un
angolo di cielo della nostra
anima.
Don Bòsco lo sapeva e per
questo non si stancava mai
di stare con i suoi ragaul.
11

2.4 Page 14

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PELLEGRINAGGI
A MARIA
AUSILIATRICE
'Qui
verranno
molti
a invocare
la potenza
della
Madonna'
Don Bosco disse Queste parole la
prima volta che parlò della chiesa
di Maria Ausiliatrice. Da cento anni
stanno realizzandosi. In quest'anno
centenario si preannunciano nume-
rosissimi quelli che da ogni parte
"verranno a invocare la potenza
della Madonna" nel suo Santua-
rio d1 Vatdocco.
I'
I
'~•1-•""'
MARIA IBIIWIO BASIUr.A
==============:::i
AUSlllAIRICI
L a ricorrenza centenaria della
consacrazione del tempio di
Maria Ausiliatrice richiama
già al nostro Santuario pcl-
legrirù dalle regioni più Yicin e, mentre
il calendario va prenotando di giorno
.in giorno quelli d'Europa e di oltre
oceano,
Appositi comitati, in collabora-
zione col Rettore deUa BasiJ.ica, si
apprestano ad accoglierli. Nelle cai,e
salesiane e nPgli istituti delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, come nei centri dei
Cooperatori Salesiani, ferve la prepa-
razione, che mira a renderli veri p elle-
12 gr.inaggi,non semplici viaggi turistici.
Il San tuario d i Valdocco, centro
e cuore della famiglia salesiana,
basta da a ravvivare la fede nei
cuori. Perchè ogni pietra - come
disse Don Bosco stesso - ricorda
una grazia, un miracolo di Maria
Ausiliatrice. Del resto, tutto il com-
plesso che lo circonda - la dire-
zione generale delle Opere di Don Bo-
sco, la casa madre, l a parrocchia e
l'orator io festivo, la casa genera-
lizia delle Figlie di Maria .Ausilia-
trice, la Società Editrice Interna-
zionale - tutte opere sorte d al
nulla per le ardimentose 1ruz1ative
della fede di Don Bosco, rende te-
stimonianza di questa virtù, che
realmente trasporta le montagne,
quando è fede, « ma di quella! »
come diceva San Giuseppe Cotto-
lengo, nostro vicino di casa.
Se poi il pensiero spazia nel mondo
a considerare lo sviluppo prodigioso
delle opere e delle missioni di Don Bo-
sco, allor a la fede ingigantisce, per-
chè questa rete di opere che si esten-
de su tutta la Terra è frutto della
fede del santo fondator e e di quanti
l'hanno seguito e lo seguono fedel-
mente nella loro vocazione, come di
quanti concorrono come strumenti del-
la Provvidenza a sostenerne le opere.

2.5 Page 15

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Il primo beneficio che il Santuario
offre ai pellegrini è proprio questo
irresistibile invito alla fede.
Don Bosco, com'è noto, non Jo
lasciò com'è ora. La decorazione è
opera del suo successore, il vene-
rabile don Michele Rua. L'amplia-
mento e l'abbellimento attuale, inau-
gurato nel 1938, fu voluto dal terzo
successore di Don Bosco. il servo
di Dio don Filippo Rinaldi, e at-
tuato dal quarta successore, don Pie•
tro Ricaldone, su progetto <lell'ar-
ehitetLo salesiano Giulio VaJotti.
A1 Santuario Don Bosco affidò una
missione di fede con larga diffusione
della Parola di Dio, una missione di
pietà liturgica e sacramentale con
le magnifiche funzioni, che sono una
gloriosa tradizione del Santuario,
una terza missione, quella di ctmtro
mariano dal quale si sarebbe diffuso
nel mondo il cullo a Maria Ausilia-
trice, e una quarta missione apo-
stolica e missionaria facendone un
centro di vocazioni. Nel quadro che
commise al pittore Lorenzoni volle
riprodotta la Madonna fra gli Apo-
stoli per suscitare le vocazioni all'a-
postolato, soprattutto nei giovani.
Quante vocazioni sbocciarono e si
infervorarono ai piedi di Maria Ausi-
liatrice! Quanti missionari riceve'l-
t ero il Crocifisso e partirono di qui,
per le missioni salesiane! E quante
missionarie, Figlie di Maria Ausi-
l i a t r ice! ...
Non presero impulso dal Santuario
di Valdocco per le loro imprese
anche il bealo don Luigi Guanella
e iJ servo di Dio don Luigi Orione?
Qui maturò la vocazione del conte
Cays e quella del principe Augusto
Czartoryski, che vi ricevetle l'abito
religioso dalle mani di Don Bosco
nel 1887. Qui offerse il suo olocausto
il ven. don Andrea Beltrami, il
quale venne a festeggiarvi l'ultimo
anniversario della sua misteriosa
malattia, che ]o elevò, giovane sacer-
dote, all'eroismo della sofferenza.
Di qui partì don Giovanni Ca-
gliero con i primi missionari diretti
alla Patagonia. e vi ritornò card.i-
nale per celebrarvi il giubileo d'oro
delle Missioni Salesiane. Di qui partì
don Luigi Versiglia con i primi
missionari salesiani diretti alla Cina,
e vi ritornò vescovo per ripartire
e morire martire.
Sotto la Basilica c'è la « Cappella
delle Reliquie ». Tra le migliaia di
reliquie di santi e di martiri che
fanno corona alla reliquia preziosa
della Santa Croce, riposano i corpi
del venerabile don Michele Rua e de]
servo di Dio don Filippo Rinaldi,
a pochi passi dal luogo ove la Ver-
gine SS. negli anni 1844-45, in appa-
rizioni successive, chiese a Don Bosco
la erezione del tempio.
Nella cripta della Basilica i pelle•
grini visiteranno una moderna mo-
stra, che è come una sintesi della
vicenda salesiana nel mondo, do-
minata dalla costante presenza del-
1'Ausiliatrice.
Ma anche fuori del Santuario i
pellegrini -troveranno motivi di in-
teresse e di fede, soprattutto nei
primi edi_fici costruiti dal Santo, che
si estendono daJla chiesa di San Fran-
cesco di Salei< alle camerette di
Don Bosco. Dirigendosi verso l'an-
tica pompa e entrando sotto il por-
tico, potranno osservare l'affresco
che riproduce la primitiva Casa
Pinardi, ove Don Bosco riuscì a
fissare iJ suo Oratorio nel 1846.
Al posto della tettoia trasformata
in cappella n ella Pasqua del 1846,
vedranno la nuova cappella e ri-
corderann(} che il Signore si com-
piacque di operare un miracolo euca-
ristico nel 1849, con la moltiplica•
zione delle Ostie consacrate.
Passando poi alla chiesa di San
Francesco ili Sales, noteranno, alla
porta laterale, la lapide che ric<>rda
il miracolo della moltiplieaziòne delle
pagnotte (1860), che diede origine
alla vocazione di don Dalmazzo,
futuro Procuratore generale dei Sa-
lesiani. Nella chiesa di San Fran-
cesco di Sales Don Bosco formò i
suoi ragazzi, i migliori, alla santità.
Dietro l'altar maggiore u'è ancora
il ricordo delle estasi eucaristiche
di Domenico Savio; all'altare della
Madonna egli rinnovò il suo celebre
proposito « La. morte ma non pec-
cati! » e fondò la Compagnia del-
l ' I m m a c ol a t a .
In questa chiesa Don Bosco _ra-
dunava periodicamente i suoi primi
salesiani per le grandi conferenze
annuali; qui tenne pure la prima
Conferenza ai Cooperatori di Torino.
Ma le emozioni maggiori j pelle-
grini le proveranno nelle camere tte
di Don Bosco. In esse Don Bosco
formò la Congregazione. ricevctle
i primi voti religiosi, ottenne vere
conversioni e operò tanti prodigi:
qui Don Bosco vegHò notli intere a
scrivere le i;ue Letture Cattoliche;
qui la cameretta ove morì e la cap•
pella dove celebrò le sue ultime )fesse,
il corridoio dove confessava; in.fine
il salone dei ricordi.
Da Torino i pellegrini potranno
proseguire per Chieri, così ricca di
ricordi della giovinezza di Don Bo-
sco. Da Chieri, pa6sando per Riva
di Chieri dove nacque Domenico
Savio, potranno raggiungere Castel-
nuovo e il Colle Don Bosco, dove
ammireranno l'umile casetta natia
del Santo, il prato dei sogni, i campi
e le vigne irrorate dai suoi sudori,
l'Istituto Bernanli-Semeria e il gran•
dioso tempio di Don Bosco. Poi
Mondonio, dove morì San Domenico
Savio e vi rimase sepolto fino al 1914.
Il lih_ro del Pellegrino a MaTia Ausi-
liatrice e altre pubblicazioni, solenni
celebrazioni liturgiche, manifesta-
zioni varie e trattenimenti familiari
allieteranno e arricchiranno il pel-
legrinagf,riO di quanti visiteranno
questa terra santa salesiana.
Per essi pellegrinare a Valdocco
significherà visitare un luogo dove
la Madonna è stata presente con
Don Bosco; significherà ammirare
iJ miracolo compiuto dalla Ma-
donna suscitando Don Bosco e
la Congregazione; significherà an-
cora raccogliere la lezione di fede
nell'opera della Provvidenza e nel-
l'assistenza materna di Maria Ausi-
liatrice che ci viene dalla vita di
Don Bosco e della sua triplice fa-
miglia. Chi verrà a Valdocco attin-
gerà alle sorgenti tutta la ricchezza
e la genuinità dello spirito di Don
Bosco, sentirà tutta l'urgenza e
la granclezza della missione tra i
giovani, perché proprio per questo
la Madonna suscitò Don Bosco e
ne sostenne con i miracoli - divino
sigillo - la missione; in una parola
i pellegrini parti'ranno da Valdoceo
portando nell'anima quol1a carica
di fede in Dio e di fiducia nella Ma-
donna con cui Don Bosco compi la
sua missione, riprenùendo più. fidu-
ciosi la loro opera di cristiani e di
apostoli.
13

2.6 Page 16

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on può venire a trovarmi
da più di dieci anni, ma
se giungesse, lo stringerei
forte forte a me e ricono-
scerei subito che è mio figlio... >>.
Queste parole sono state colte sulle
labbra della mamma di un sacerdote
salesiano, ispettore neU'America La-
tina, da molto tempo cieca, ospite
nella Casa "Chantal" a Bra. Con
lei, sono molte altre le mamme di
salesiani che trascorrono serenamente
gli ultimi anni della Loro vita terrena
in un ambiente preparato per Loro,
dove con i comforts che l'età richiede,
ricevono quell'assistenza religiosa che
loro permette di vivere intensamente
le gioie dello spirito e di partecipare,
in intima e confortante unione, al
lavoro apostolico dei. figli, che ope-
rano nel mondo per la diffusione
del regno di Dio.
~
L 'opera per le mamme dei sale-
siani è unica nel suo genere e fino
ad alcuni anni fa si trovava a Mathi
torinese. Ora è stata approntata un'ac-
14 cogliente sede a Bra, una cittadina
piemontese nella provincia di Cuneo,
in un'amena cerchia di colli.
L'edificio sorge in zona elevata
ai margini dell'agglomerato umano e
guarda verso le alture, in questa
stagione imbiancate dalla neve, ma
che saranno ben presto verdeggianti
al sopraggiungere della primavera.
Un parco con alti alberi ''introduce"
alla "Casa Chantal".
È un bell'edificio, rimodernato
nella parte centrale, a cui è stata
aggiunta un'ala nuova, in un tutto
armonico e accogliente. Gli ambienti
sono ampi, irrorati di luce: corridoi,
parlatori, sala da pranzo e sala della
televisione, cucina, chiesa, studio me-
dico. Ognuna delle ospiti ha una
camera propria, nella quale vengono
servite le refezioni a quelle che non
possono recarsi nel refettorio comune.
La giornata della mamma dei sale-
siani a Bra - sono per ora una
trentina - ha un orario che viene
ritmato al mattino dalla Messa e
dalla meditazione; dal rosario e dalla
benedizione nel pomeriggio; dalle pre-
ghiere della sera.
« Ci hai messo in collegio da gio-
vani, ora ci sei tu in collegio ! » disse
un giorno scherzosamente un sale-
siano alla mamma ospite a Bra. La
signora che racconta la battuta, non
si sente per nulla in collegio; come,
del resto, tutte le altre. Ognuna ha
ampia libertà di attendere alle pro-
prie faccende, in camera; di pas-
seggiare all'aperto quando il tempo
lo permette; di recarsi al centro
della città per piccole spese.
Perchè sono riunite a Bra queste
mamme di salesiani ? ~ A casa ero
sola, soletta >l, dice una, q e se mi
fosse capitato qualche cosa di not-
te?... >>. Un'altra dichiara: «Ringra-
zio di continuo il Signore per avermi
concesso la grazia di essere qui, a
finire i miei giorni. Qui posso imparare
tante cose che non sapevo ancora ;
posso santificarmi nella sofferenza e
vivere contenta e serena... ».
Ecco, in riassunto, i motivi che
hanno portato a Bra queste buone si-
gnore. Le necessità materiali, certo,
ma anche e soprattutto il desiderio
di trascorrere le giornate in un am-
biente religioso che richiami la vo-
cazione e il lavoro dei figli.

2.7 Page 17

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I..AGAS
DELLE
MAMM
talvolta soffre moltissimo, ma non si
lamenta mai e offre i suoi patimenti
per il lavoro apostolico del figlio,
per il ministero dei sacerdoti, per la
conversione dei peccatori.
Si respira l'ansia della Chiesa uni-
versale, in questa casa d i Bra. Non
soltanto perchè le interessate pro-
vengono da diverse regioni della pe-
nisol.i, ma soprattutto perchè hanno
i loro figli sventagliati sotto tutti i
paralleli e le preoccupazioni aposto-
liche di questi religiosi sono diven-
tate le loro. La Congregazione sale-
siana, in certo qual modo, si rias-
sume, nelle sue istanze più nobili,
in queste mura: vocazioni, santifica-
zione dei sacerdoti, diffusione del
regno di Dio nel mondo, carità tra
i propri membri.
QuesLe mamme sono amorevol-
mente assistite da un gruppo di Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Afferma
la direttrice, a nome delle conso-
relle: «Le curiamo come si curano
in famiglia le persone care e anziane».
Abbiamo visto le buone suore mentre
le servivano a mensa, mentre le aiu-
tavano a scendere in giardino o ad
"attaccare'' una rampa di .scala, con
tutta naturalezza e cortesia.
Oltre all'esempio e al conforto
delle suore, le mamme godono del-
l'assistenza di un sacerdote della lo-
cale casa salesiana. Naturalmente,
di tanto in tanto, ricevono pure la
visita di altri confratelli e dei propri
figli, se non sono troppo lontani.
Il cappellano assicura che la ca-
ratteristica di queste "sante donne"
- i'espressione è sua - è lo spirito
di pietà e di carità, che le unisce
tra loro e con le suore. Quanti ro-
sari sgranano, anche per prevenire
- dicono - la tentazione di qualche
mormorazioncella. Spirito di carità e
preoccupazione di pregare per i sale-
siani tutti. È ancora l'assistente spi-
rituale che dichiara: «Hanno sempre
un fine nella loro sofferenza ~. Come
per esempio quella mamma cieca che
le Figlie cli Maria Ausiliatrice hanno per le,
rnamme dei sales,an, cure pni che filiali.
in a/10: Bra Casa delle mamme dei salesiani.
l'ora familiare del e della serena ricreazione.
Ognuna di queste mamme ha una
vita ricca di meriti e di esperienze.
C'è per esempio la mamma che si è
distinta nel lavoro svolto per le voca-
zioni e ora conta sacerdoti, coadiutori,
Figlie di Maria Ausiliatrice che ope-
rano in diverse istituzioni salesiane.
Quando esse sono tutte raccolte
in chiesa o nella sala della televi-
sione, formano un gruppo singolare.
Capelli bianchi o brizzolati che scap-
pano da sotto ampi fazzoletti da te-
sta; visi solcati da rughe; espressioni
del volto, degli occhi, che denotano
serenità, tranquillità dello spirito.
Don Bosco ha voluto accanto a
sè la mamma Margherita, quando
si recò a Torino per dare inizio alla
sua opera; e la presenza di quella
santa donna ha addolcito i disagi
degli albori della Congregazione sa-
lesiana. Queste "mamme", con la
loro presenza presso il centro della
Congregazione, idealmente e spiri-
tualmente accanto alle attività dei
figli di Don Bosco, rappresentano
un fatto significativo nella storia della
famiglia salesiana.
Qualche iniziatore di ordine o
congrega7,ione di vita attiva ha vo-
luto fondare anche qualche comunità
di religiose dedite soltanto alla pre-
ghiera. 'Non sembri esagerato l'ac-
costa.Jllento: queste mamme, come
tutte le mamme dei Salesiani e delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, sono
come l'ala orante della grande fa-
miglia di Don Bosco.
15

2.8 Page 18

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I GIOVANI
PRENDONO
L'IN ZIATIVA
Una forza nuova sta rivelandosi tra i Cooperatori Salesiani:
sono i Cooperatori giovani, che vogliono offrirsi a un aposto-
lato giovanile, ma a largo respiro ecclesiale. nello spirito
sempre attuale di Don Bosco.
Il ramo gfovanile dei Cooperatori sta avviandosi a divenire
una realtà. Si hanno in Italia circa 50 centri e gruppi che
vanno acquistando fisionomia e vita propria. In non pochi
casi si tratta di gruppi cihe animano parrocchie, oratori, opere
di apostolato di vasta portata.
« Cooperatore dice dinamismo, e il dinamismo è proprio
dei giovani ». Questa affermazione del nostro Rettor Mag-
giore ha avuto la sua conferma nei recenti convegni di Coo-
peratori giovani.
Nel numero precedente abbiamo parlato dell'incontro di
Grottaferrata (Roma). Esso ha rivelato che in seno all'Unione
Cooperatori stanno sorgendo quelle forze vive che Don Bo-
sco ha voluto animassero la sua Terza Famiglia. Quei giovani
Cooperatori hanno studiato con vivo interesse la figura
del Cooperatore, e nella mozione finale, densa di contenuto
e aliena da ogni accademismo, hanno stilato la seguente
definizione del Cooperatore Salesiano, considerevole per il
tentativo di condensare in poche parole il pensiero di Don Bo-
sco: « Il Cooperatore salesiano può definirsi un cristiano
impegnato a servizio della Chiesa, che si propone le stesse
finalità della Congregazione Salesiana secondo il proprio
stato: perciò tende alla perfezione cristiana dedicandosi
all'apostolato prevalentemente giovanile, nello spirito del
Fondatore Don Bosco. sotto ratta direzione dei Salesiani ».
Con un programma ispirato a quello di Grottaferrata, lo
scorso gennaio si sono realizzati altri tre incontri regionali
di giovani Cooperatori: a Soverato per i Cooperatori della
Calabria, a Monteortone per i Cooperatori delle Tre Venezie,
a Roma per i Cooperatori del Lazio.
Protagonisti dell'incontro furono i giovan1 stessi, guidati
da esperti sacerdoti. Le esperienze scambiate, i gruppi di
studio e la preghiera in comune hanno creato un ambiente
sereno e costruttivo. La loro partecipazione al dibattiti in
assemblea gener<1le e soprattutto nei gruppi di studio fu
intensa e vivace. È sorprendente vedere come questi giovani,
animati dallo spirito di Don Bosco, prendano essi stessi
l'iniziativa, sicché a chi presiede l'incontro non resta che
guidare e convogliare le idee a soluzioni concrete.
I vantaggi di questi gruppi giovanili sono evidenti. Questi
giovani Cooperatori entrano in un movimento che assicura
NEL MONDO
continuità e vitalità al loro apostolato e li accompagnerà
per tutta la vita. Nei centri o gruppi giovanili si ha modo
di prepararli a un apostolato più qualificato (la « Scuola
di formazione all'apostolato », organizzata quest'anno dal
Centro Nazionale dei Cooperatori mira soprattutto alla for-
mazione dei giovani). Con questi centri giovanili si realizza
il necessario ringiovanimento dei Centri con l'Inserimento
di elementi vivi e qualificati, che diventeranno a loro volta
qualificanti.
Una domanda potrebbe venire spontanea: questo movimento
giovanile dei Cooperatori Salesiani è una novità 7
Rispo ndiamo con due citazioni. Il IV Capitolo Generale,
presieduto da Don Bosco stesso nel 1886, parlando dei
giovani che finivano il loro corso, stabiliva: «Se la foro con-
dotta fu abbastanza buona, è conveniente ascriverli tra i
Cooperatori Salesiani ». Non era che la conferma all'invito
che Don Bosco solava ripetere ai suoi exallievi m_igliori,
perché passassero in massa nelle file dei Cooperatori.
La seconda citazione la togliamo dal Bollettino Salesiano
del gennaio 1920: vi si legge: (< Qual è la sorte che tocca
a una gran parte dei giovani. i quali. terminato il ginnasio,
il tecnico o il liceo. abbandonano i convitti cattolici1 Una
sorte ben misera. Quanto lavoro di sacerdoti se ne va a
ingrossare le file dei nemici della Chiesa I Quante belle spe-
renze, angeliche purezze, vengono sciupate al primo colpo
d'aria libera che si abbatte su di loro, all'uscita dal convitto I
Soltanto coloro che non tengono dietro ai propri exallievi
possono farsi delle pie illusioni: ma coloro che vogliono e
possono seguirli, vanno costatando tali e tante rovine, che
fanno vacillare alle volte la fiducia nel proprio lavoro educativo.
Noi riflettendo sulla semplicissima condizione posta da
Don Bosco per /'ascrizione alla Pia Unione dei Cooperatori
Salesiani - "età non minore di 16 anni"- ctediamo di dover
aggiungere: se Don Bosco giudicava atto a svolgere il
programma del Cooperatore Salesiano un giovane di 16 anni.
perchè non prepariamo i nostri allievi a divenire zelanti
Cooperatori1... Il programma a parer nostro. dovrebbe ispi-
rarsi a questo scopo: avviare progressivamente i giovani
all'azione religioso-sociale, secondo il programma della coope-
razione salesiana ».
Soverato (Catanzaro) Giovani Cooperatori delta Calabna riuniti a convegno Il primo Incontro di Cooperatori giovani della regione calabra)
16

2.9 Page 19

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SALESIANO
Nel terremoto della Sicilia il nostro
primo pensiero è stato per i ragazzi
La famiglia salesiana ha preso vivissima parte alle sciagure
e devastazioni del recente terremoto che ha colpito alcune
regioni della Sicilia. Il Rettor Maggiore don Luigi Ricceri
appena venne a conoscenza dei gravissimi danni provocati,
cosi telegrafava all'Ispettore della Sicilia: « In quest'ora di
prova e dolore per la nostra cara isola, desidero mi sentiate
fraternamente vicino. Pregati disporre perché le nostre case
facciano quanto é possibile per dare aiuto e conforto alle popo-
lazioni cosi duramente provate ».
Concretamente, il sesto Successore di Don Bosco, a nome
della famiglia salesiana, disponeva che fossero messi a
disposizione delle autorità trecento posti negli istituti salesiani
della Sicilia, per il ricovero gratuito di giovani bisognosi.
Egli inviava poi immediatamente sul posto don Giovannini,
del Consiglio Superiore della Congregazione. per recare una
prima cospicua offerta in denaro e con l'incarico di coordinare
gli aiuti che stavano per affluire da tutte le lspettorie d'Italia.
Don Giovannini si è reso conto di persona del disastro e ha
visitato le tendopoli dove sono stati alloggiati provvisoria-
mente i terremotati. Punroppo non si poté ospitare subito gio-
vani bisognosi nei nostri collegi. in quanto, pur soffrendo
immensamente, le famiglie non erano disposte a veder
partire i loro figli. Sì pensò allora di dislocare dieci studenti
di teologia nella case salesiane di Agrigento, Trapani e Mar-
sala: di là essi si recavano nelle zone delle tendopoli e vi
trascorrevano la giornata occupandosi soprattutto dei ragazzi.
Questi salesiani hanno avuto modo di conoscere le famiglie e
di persuaderle, per il bene dei figliuoli, a lasciarli partire
per le ospitali dimore dei figli di Don Bosco.
Anche le case salesiane di Torino hanno offerto 75 posti
per giovani provenienti dalle zone della Sicilia devastate
dal terremoto. Nell'opera di assistenza, i salesiani hanno
pure messo a disposizione delle autorità la colonia estiva della
Plaia, a Catania, quale centro di smistamento, dove i profughi
hanno potuto ricevere cibo e alloggio.
Tra le numerose iniziative segnaliamo ancora l'offerta degli
Exallievi d'Italia e la santa Messa celebrata dal Rettor Maggiore
nella Basilica di Maria Ausiliatrice a suffragio delle vittime e
a conforto dei superstiti. Degna di ammirazione l'opera di
assistenza svolta dai liceisti di Catania-Citali e dai Cooperatori
salesiani dei vari Centri, soprattutto di quello ispettoriale di
Palermo, diretto da don Mario Cogliandro, che ha mobilitato
i Cooperatori e li ha guidati a compiere eroismi di carità.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice si sono affrettate a
soccorrere le popolazioni colpite dal terremoto. Appena
giunte le notizie della sciagura, la Superiora Generale faceva
telefonare alle due Ispettrici di Messina e di Catania perchè
disponessero prontamente ad accogliere nelle Case dell'lspet-
toria il maggior numero di bambine e fanciulle delle zone
colpite, bisognose di ricovero.
Contemporaneamente diramava una Circolare alle altre sedici
Ispettrici d'Italia affinché nelle varre Case venissero messi
a disposizione posti per orfane e profughe in conseguenza
del terremoto.
Dalle risposte finora pervenute dai soli Centri lspettoriali di
Torino - Vercelli - Nizza Monferrato - Milano - Novara - Padova
• Livorno si ha già un complessivo di circa 300 posti, senza
contare quelli della Sicilia.
Nella stessa Circolare la Superiora Generale sollecitava le
Ispettrici ad adoperarsi perchè in ogni Casa. spec]almente
attraverso le alunne, si organizzassero iniziative per raccolte
in denaro. indumenti e altro, a favore dei colpiti dal terremoto.
"""""...i - .,.w
riJllll!t
Federazione peruviana
di centri giovanili
Lima, Perù I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice del
Perù hanno riunito tutti i loro oratori - permettendo così
maggior possibilità di organizzazione - sotto la denomina-
zione di « Federaci6n Peruana de Centros Juveniles »
{FEPCEJ). Un decreto del Governo dello scorso agosto
la riconosce ufficialmente come ente che collabora con il
Governo nelle sue funzioni di assistenza ai minori e che potrà
quindi ottenere maggiori aiuti per le sue finalità. L'Ispettore
dei Salesiani e l'Ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice
sono membri effettivi del consiglio direttivo della federa -
zione, che ha lo scopo di programmare attività ricreative e
culturali, per il buon uso del tempo libero e per il sano orien-
tamento morale e professionale della gioventù. Nella foto:
Il Ministro di Giustizia inaugura la Federazione Peruviana
dei Centri giovanili e ne affida la presidenza al salesiano
don Francesco Vaccarello.
Corea In una passeggiata al mare i novizi salesiani accom-
pagnano con la loro orchestrina i canti degli oratoriani.
In Corea abbiamo oratori molto fiorenti. I coreani hanno
una bella voce e doti spiccatissime per la musica, che pre-
diligono.

2.10 Page 20

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Dir
p
. Sa <'"ia . d'
,, v,g
Per un aggiornamento e orientamento alle linee direttive
del Concilio si è tenuta una "tre giorni" per sacerdoti delegati
alla cura dei Centri Cooperatori d'Italia. Como e Ariccia
{Roma) sono state le sedi del convegno, che si è svolto
in due tempi {per il Nord e per il Centro- Sud) e ha visto
la presenza di oltre 170 sacerdoti. Presiedeva don Luigi
Fiora. direttore generale dei Cooperatori, a nome del Ret-
tor Maggiore. Il convegno si è sviluppato su tre linee conver-
genti: esposizione della dottrina conciliare sulrapostolato
dei Laici; chiarificazione del contenuto ascetico e aposto-
lico che Don Bosco ha inteso dare alla sua Terza Famiglia;
attualità di questa associalione inserita nella pluralità delle
associazioni cattoliche. Nella foto: I Delegati locali dei Coo-
peratori convenuti a Como.
·
Stati Uniti
La ca i di
to non gu rda
Ila e
I Salesiani negli Stati Uniti - come del resto in Haiti, nel Congo, nel Sud Africa e
ovunque ci sono negri - s'interessano dei neri come dei bianchi perché vedono in tutti
soltanto anime da salvare. E come Don Bosco accoglieva alcuni ragaui negri nel suo
Oratorio di Valdocco, cosi essi accolgono i giovani negri nei loro istituti e oratori senza
discriminazioni di razza. Nella foto presentiamo alcuni negri cattolici con don Trifari,
parroco salesiano a Birmingham, Alabama. Egli era rimasto colpito dal fatto che nella sua
parrocchia non c'era neppure un cattolico tra i negri. Cominciò quindi a visitarli passando
di casa in casa; poi costrui per loro una chiesetta, dove li radunava per la catechesi,
e oggi i batteuati sono già 163, uomini donne e bambini. Una negra, oggi presidente
della « Legio Mariae ». che per molti anni aveva aderito alla chiesa metodista, quando
venne istruita nella fede cattolica, disse: « Ho imparato della Bibbia di più in due delle
lelioni datemi che non nei trent'anni che sono stata parte della Chiesa protestante ».
18
Perii • Per
i ragazzi poveri
de ru,co
Il "Centro de defensa socia/ del
meno,.. della città del Cuzco,
ha chiuso il suo primo anno
di attività. Questo centro è un
Oratorio salesiano organizzato
modernamente: il nome è
quello creato dal Governo
per queste opere in favore dei
minorenni.
Il Governo ha dato i mezzi per
attreuarlo convenientemente
con giochi, sale di lettura,
circoli ecc.
Il Centro estende il suo raggio
di azione a tutta la città, ed
è diventato la parrocchia dei
ragani poveri.
Direttore del Centro è il no•
stro don Carlo Pighi, che
lo ha organiuato in modo
da farlo modello per tutti gli
altri che si stanno creando
nella Repubblica. Il regola-
mento, fatto sul regolamento
salesiano, è piaciuto alle auto-
rità, che lo hanno esteso a
tutti i centri.
Don Pighi è anche incaricato
dell'assistenla nel carcere dei
m i n o re n n i . Questi ragalzi
hanno bisogno di cure paterne

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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V ezia
ia-,i
ronrto Leon I
Nella ricorrenza giubilare dei Salesiani a Castello il Patriarca
Cardinale Giovanni Urbani ha indirizzato loro una lettera
che è il miglior elogio al lavoro svolto. Vi si legge: « Godo
di celebrare con Voi il 50° Anniversario della vostra attività
apostolica a Castello. Ricordo con riconoscenza al Signore
la vigilia dell'Immacolata del 1917 - l'anno di Caporetto -
quando siete venuti a Venezia per assumere la direzione del
Patronato. Era quello un momento assai difficile per la nostra
città, che aveva quasi alle sue porte l'esercito invasore.
Specialmente a Castello si sentiva il tuono dei cannoni
piazzati sulla foce del Piave. Occorreva fede e coraggio
per assumere la nuova impresa. Voi l'avete avuto; lode a
Voi I Il Signore ha benedetto le vostre fatiche e i vostri sacri-
fici. Ne fa testimonianza non solo il numero degli uomini,
che da Voi quando erano giovanetti hanno ricevuto una
solida formazione cristiana, ma anche la cura pastorale
da Voi oggi esercitata in tutto Castello nelle care parrocchie
di S. Giuseppe e di S. Francesco di Paola ». Nella foto:
gli Exallievi attorno ai loro superiori all'uscita dalla celebrazione
nella concattedrale di S. Pietro di Castello.
e rispondono meravigliosamente alla bontà salesiana. Per
due anni consecutivi don Pighi portò a passeggio il centinaio
di ragazzi senza intervento della polizia, col solo aiuto di
alcuni exallievi. La stampa magnificò il gesto del salesiano che
imitò Don Bosco nella passeggiata con i corrigendi di Torino.
L'opera di don Pighi è molto apprezzata dalla popolazione
e dallo Stato, che lo ha nominato Supervisore nazionale
degli stabilimenti di minori nella Repubblica.
Don Bosco è sempre attuale per ogni tipo e categoria di ragazzi.
Università fondata
da un rrivesc v salesia
Ad Ayacucho (Perù) è stata riattivata una Università statale che
dal 1960 funziona accanto alla chiesa cattedrale. Porta il nome
di « San Cristoforo », ma ha indirizzo laicista e comunista.
L'influenza di questa università ha creato un grave problema
pastorale nell'archidiocesi. Molto si è fatto per controbat-
tere questo influsso nocivo, ma con poco frutto. La guer-
riglia del 1965 ebbe un focolare in questa università.
La Chiesa, con il nuovo arcivescovo salesiano mons. Otoniel
Alcedo, decise di fondare una Università come unica arma
efficace per contrarrestare l'influsso nefasto della Università
statale. La nuova Università Cattolica, con sede nel seminario
diocesano, cominciò l'anno accademico con 300 allievi ed
ebbe larga collaborazione dalle autorità e dal popolo.
Secondo la legislazione peruviana soltanto il Parlamento
Nazionale può autorizzare il funzionamento ufficiale •di nuove
Università e facoltà. C'era bisogno perciò di una ljjgge.
Questa è stata approvata alla fine di novembre dal Parla-
mento Nazionale, che ha riconosciuto le necessità pastorali
presentate dall'arcivescovo e ha promesso l'aiuto dello Stato
per la nuova Università.
Affrettate le iscrizioni al
PELLEGRINAGGIO NAZIONALE
dei Cooperatori Salesiani
A MARIA AUSILIATRICE
Il 25 aprile prossimo si effettuerà il Pellegri-
naggio Nazionale dei Cooperatori a Maria Ausi-
liatrice in Torino, in occasione del centenario
della Basilica.
Tutti i Cooperatori e le Cooperatrici sono invi-
tati a partecipare a questa solenne manifestazione
di amore alla Vergine SS. da parte della Terza
Famiglia Salesiana.
Gli Uffici lspettoriali - ai quali è stata affidata
la organizzazione per ogni singola regione -
sono in pieno ritmo di lavoro.
Anche i Cooperatori residenti in località dove
non esiste un Centro Cooperatori, sono invitati
a iscriversì al Pellegrinaggio. Vogliano per questo
rivolgersi alla più vicina Casa Salesiana o delle
Figlie di Maria Ausiliatrice.
Un particolare invito è rivolto ai Genitori dei
Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per
i quali sono previsti alcuni « momenti » partico-
lari della grandiosa manifestazione mariana.

3.2 Page 22

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Maria
Ausiliatrice
fra i Bororo
di Don CESARE ALBISETTI
I primi evangelizzatori,
"predestinati" per una grande opera.
Gli inizi avventurosi della missione.
Il primo contatto con i Bororo
nel racconto degli indi protagonisti.
La costante e sensibile presenza della Madonna.
E ra il 17 maggio 1903. La
cerimonia della incorona-
zione di Maria Ausiliatrice
nel suo santuario di Torino
era giunta al momento culmiJ1ante.
Sull'alto del palcQ, eretto davanti
al grande quadro, era salito il car-
dinale Agostino Richelmy, che a
nome del Papa stava per porre sul
capo del Bambino Gesù e della
Madonna le corone d'oro. Lassù
erano puntati gli sguardi di tutti.
Sull'orchestra, tra i cento piccoli
cantori, due ragazzi tenevano lo
sguardo fisso sull'immagine della
Vergine, con un affetto particolar-
mente intenso. A un tratto uno dei
due, scuotendo il braccio dell'amico,
esclama: <• Hai visto come brilla la
20 stella, che sormonta la corona della
Madonna ?». «Sì, commenta il com-
pagno, " guarda la stella, invoca
Maria" ». L'applauso generale, che si
leva ed echeggia nella basilica inter-
rompe il dialogo dei due ragazzi, che
si preparano al canto della grandiosa
antifona: <• Corona aurea super caput
eius... ».
Dopo quarant'anni, quei due can-
tori, ancora insieme, seduti sulle
loro amache sotto il cielo stellato,
aspettano il sonno ristoratore, dopo
una lunga giornata a cavallo attra-
verso la sabbiosa savana del Mato
Grosso (Brasile) ed evocano i bei
tempi passati all'Oratorio di Valdocco.
Lo scintillio della « Croce del sud »
risv~glia il ricordo dei raggi luminosi
di un'altra stella e mette sulla bocca
di uno di essi questa· domanda:
«Monsignore, ricorda i riflessi della
steUa dell'incoronazione? 1). (( E come!
- risponde l'interpellato - ricordo
anche il t uo " guarda la stella, in-
voca Maria " &.
Rimasero per qualche tempo in
silenzio; poi Monsignore riprese:
«Che entusiasmo missionario in quei
tempi all'Oratorio I Don Balzola, i
viaggi avventurosi, l'incontro con i
Bororo, il loro complotto, gli stre-
goni, occupavano le nostre conver-
sazioni. E chi avrebbe immaginato
allora che noi avremmo seguito don
Balzolatra i Bororo del Mato Grosso?».
Quel vescovo era lo zelante pre-
lato di Registro do Araguaia, mons.
Giuseppe Selva, che il Signore chiamò
al premio nel 1956; il c~mpagno era
lo scrivente.

3.3 Page 23

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per consultarlo sul suo avvenire. La
mattina del 22 ottobre era entrato
nella basilica di Maria Ausiliatrice
e si era accostato alla balaustra,
quando Don Bosco, di ritorno dal
celebrare la santa Messa, si dirigeva
verso la sagrestia. 11 Santo vide al-
lora una fiammella staccarsi dal
quadro di Maria Ausiliatrice, scen-
dere e fermarsi sospesa sopra il capo
di quel giovanotto. Quando Don Bo-
sco uscì di sagrestia, fu circondato
da una folla di giovani, fra i quali
il Malan si sforzò di aprirsi un varco
per baciargli la mano. Don Bosco
lo fissò un istante, come se lo co-
noscesse da lunga data, gli parlò
in francese e lo invitò a seguirlo
in camera. Il problema della voca-
zione fu deciso in un istante: sarebbe
stato sacerdote, salesiano e missio-
nario.
Primo incontro
con i -terribili Bororo
Cuiabà (Mato Grosso Braslle) . Il primo gruppo di Bororo civilizzati
che hanno compiuto il duro lavoro di sterro per la costruzione
del primo Santuario di Maria Ausiliatrice nel Mato Grosso.
Al centro don Balzola,
che spesso lavorava con loro e calmava gli ardori del clima con qualche rinfresco.
Una fiammella sul capo
di un giovanotto ·
Don Bosco, ispirato dalla Vergine
in un sogno rivelatore, aveva fondato
l'Opera per le vocazioni adulte, chia-
mandola «Opera di Maria Ausilia-
trice~- Quest'opera fornì missionari
di virtù e zelo eccezionali. Erano
giovanotti maturi, che durante un
periodo intenso di studio si eserci-
tavano anche in svariati lavori, nella
pietà e nel sacrificio. Fra di essi la
Madonna scelse le pietre fondamen-
tali per l'ardua missione fra gli indi
Bororo del Mato Grosso.
Giovanni Balzola di Villamiroglio
(Alessandria), terminato il servizio
militare, entrò a far parte di questa
singolare famiglia. Nel 1888, a pochi
mesi dalla morte di Don Bosco, si
consacrò al Signore nella Congrega-
zione salesiana, e l'anno seguente
offrl tutto se stesso alla causa delle
missioni. Era pfono di ardore e nu-
triva per la Madonna un amore di
figlio. In ogni evento lieto o triste
la invocava «Ausiliatrice». Questa
invocazione gli infondeva un'energia
e un entusiasmo che sapeva mira-
bilmente trasfondere nei suoi com-
pagni di lavoro e negli indi.
Una seconda pietra fondamentale
della missione tra i Bororo, Maria Au-
siliatrice la colse in Francia, dove la
famiglia Malan era emjgrata dal Pie-
monte in cerca di lavoro. Un suo
membro nel 1882 rimpatriò per pre-
sentarsi al serv1z10 militare; ma
prima volle far visita a Don Bosco
Nel Mato Grosso l'opera di don
Balzola e di don Malan incominciò
a Cuiabà, ove arrivarono il I 8 giu-
gno del 1894. Le loro fatiche nella
capitale dello Stato furono benedette
dal Signore; ma quello doveva es-
sere solo un punto base per la mis-
sione fra gli Indi. Le cose andarono
cosi bene che il Governo offrì loro
la direzione della Colonia militare
(< Teresa Cristina », ove aveva riu-
nito quella parte della tribù Bororo,
che si era sottomessa, apparenté-
mente pacificata. Si erano accorti
che catechizzare selvaggi non era
missione militare, perciò la offri-
rono ai salesiani. Ufficialmente fu
nominato direttore della colonia don
Balzola, che ne prese possesso nel
1895, mettendosi generosamente al-
l'opera. Fu un noviziato assai utile
per la vera missione, che il Signore
gli avrebbe affidato a breve scadenza.
Don Balzola, in mezzo a difficoltà
inaudite, esclamava: «SeT1to la pro-
tezione dell'Ausiliatrice; a lei edificJ1e-
renw w 1 bel tempio •>.
Una buona parte della tribù Bo-
roro occupava l'altipiano a oriente
di Cuiabà: per nulla sottomessi al-
l'autorità militare, s'erano fatti pa-
droni assoluti di una vastissima
zona, facendola intransitabile e ina-
bitabile. La lotta contro il civilizzato
era al suo punto culminante. Sem- 21

3.4 Page 24

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brava una grave imprudenza met-
tersi fra quei selvaggi inferociti e
iniziare fra di essi una catechesi;
ma non la pensavano cosl don Malan
e don Balzola che, dopo vari viaggi
di esplorazione, stabilirono il luogo
ove mettere le loro tende. I quattro
anni passati fra i Bororo della Co-
lonia Teresa Cristina erano stati un'ot-
tima preparazione e avevano aperto
il cammino all'audace impresa. Essa
aveva inizio in Cuiabà il 17 dicembre
del 1901: una solenne funzione re-
ligiosa segnava la parten2a d-i un
gruppo di salesiani e di Figlie di
Maria Ausiliatrice guidati da don
Balzola.
Dopo un mese di viaggio a cavallo,
si accamparono presso il torrente
prescelto, a metà cammino fra Cu-
iabà e il fiume Araguaia, e perciò
al centro della zona di razzia dei
terribili Bororo. La improvvisata
tendopoli dava ospitalità ai salesiani
e alle suore. La cappella era in co-
mune-. Era un posto strategico per
l'incontro con i Bororo; ma questi
dov'erano? Da mesi i missionari si
trovavano accampati, avevano co-
struito vaste capanne, coperte con
foglie di palma e vi si erano inse-
diati; ma gli Indi non si erano en-
cora lasciati vedere. Eppure essi
erano ben vigilanti a osservare
ogni movimento dei nuovi arrivati.
La lunga attesa si trasformava in
una vera agonia: come sarebbe stato
il primo incontro ? Solo la preghiera
e la fiducia in Maria Ausiliatrice
calmava la loro ansia angosciosa.
«In quei mesi d'aspettativa - qarra
don Balzola - mentre ci stupivamo
della completa assenza degl'Indi, essi
ci spiavano sempre e meditavano
terribili pian.i. Non sapevano spie-
garsi come mai noi avessimo avuto
il coraggio di fissare la dimora nelle
loro terre, in un luogo tanto peri-
celeso per noi e dopo un periodo di
lotte tanto sanguinarie tra Bororo e
bianchi».
<1 Quando voi veniste in questa
terra - ci rivelò poi il cacico -
per molto tempo voi non ci vedeste
e credevate che noi fossimo lon-
tani. Non era cosl: noi v'osserva-
vamo, perché conoscevamo la vo-
stra venuta. Non era ancora passata
la prima luna e noi sapevamo già
tutto, ma non ci lasciavamo vedere.
Di giorno e di notte osservavamo
22 tutto. Una sera, radunati come al
solito in mezzo alla foresta, si venne a
trattare se dovevamo lasciarvi in pace
o se era meglio farla finita con voi e
mettere tutto a fuoco. I pareri erano
diversi: chi diceva di sl e chi di no.
I più dicevano: aspettiamo ancora,
vediamo se sono buoni o cattivi.
Qualcuno non voleva sentir ragioni
e proponeva di darvi l'assalto e di
ucciderv-i. Alla fine si prese la riso-
luzione di fare una ricognizione più
esatta il giorno dopo.
L'indomani ci avv-icinammo an-
cora di più alle vostre capanne. Il
padre Balzola stava seduto e scri-
veva. Uno di noi, Clemente (era
questi uno dei più sanguinari), ve-
dendovi cosi divisi, disse: "Com-
pagni, non abbiate paura; facciamo
in fretta, vedete come sono dispersi.
Tu - disse a un compagno -
freccia quello che sta là e io trapas-
serò il cuore a quello che sta dentro.
Gli altri pensino ad ammazzare gli
altri". Intanto puntò la freccia contro
don Balzola. Ma io mi opposi e dissi:
"Il capitano non sei tu. Per dare
ordini ci sono io. E poi, sai tu se
questi siano buoni o cattivi?" Cle-
mente rispose: "Chiunque si-ano,
questo è certo: sono baràe, perciò
nostri nemici e non dobbiamo avere
compassione di loro". Allora feci un
cenno ai vicini: "Andiamo via, dissi
loro, può essere che ci scoprano: è
meglio che prima c'intendiamo". E
strisciando tra un cespuglio e l'altro,
raggiungemmo l'interno della selva.
Quel giorno Dio vi protesse.
Alla sera ci radunammo secondo
il solito per narrarci le avventure del
giorno. S'alzò un mio compagno,
egli pure cacico, Hioacchino, che voi
conoscete e che poi fu sempre fe-
dele ai missionari, anche nei mo-
menti più difficili. Egli disse: "Com-
pagni, dopo tutto ciò che abbiamo
fatto contro i bianchi, essi sono ve-
nuti ugualmente qui senza paura e
si sono messi a fare le loro case,
come per stare qui per sempre. Noi
non sappiamo chi siano, perciò non
facciamoci scoprire che stiamo qui.
È certo che questa terra è nostra,
che sono nostri questi fiumi, e che
non permetteremo mai che i bianchi
restino in questo nostro territorio
senza il nostro consenso; ma per ora
non sappiamo se siano buoni o cat-
tivi, perciò dobbiamo fare una prova.
Domani con quattro compagni io
andrò da loro direttamente. Voi vi
dividerete in tre gruppi: il primo a
destra, il secondo a sinistra, il terzo
dietro le capanne, non troppo vicino
però. Voi state attenti, rna tranquilli.
Se occorrerà, a un mio segno, avan-
zerete e ucciderete tutti quei bianchi.
Ma se vedrete alzarsi una colonna
di fumo da quella parte, sarà segno
che, avvenuto l'incontro, io sono sod-
disfatto, che i nuovi venuti sono
buoni, che ci vogliono bene e che
non ci faranno del male.
Tutti approvarono, ma io soggiunsi:
"Si, siamo d'accordo. Ma prima il
bari (lo stregone) evocherà lo spirito
per conoscere le intenzioni dei nuovi
venuti e perchè ci aiuti se dovremo
lottare. contro di essi". Lo stregone
evocò il bope (spirito del male) e
gli domandò chi eravate voi. "Non
vorrei dirlo, rispose i1 bope, ma vi
sono costretto: questa gente è buona
e vi vuole bene, ma guai a chi se-
guirà la loro fede".
Poi incoininciammo i nostri canti
tradizionali, che durarono fino al-
l'alba, quando ognuno prese l'arco
e le frecce e si recò al posto asse-
gnato, pronto a qualunque evento.
Il mio amico, con pochi altri, rimase
un poco a osservare, poi discese alle
capanne dei missionari e parlò con
loro. Poi ci riunimmo al luogo in-
dicato e il mio amico disse: "Com-
pagni, allegria. Non pensiamo male,
questi baràe non sono come gli altri.
Sono buoni e ci vogliono bene. Io
non so dire che cosa ho sentito e
veduto; certo che mai ho provato
una cosa simile. Uno che chiamano
"padre" si mostrò molto buono e mi
parlò dello Spirito buono e me lo
mostrò; lo aveva in un grande fo-
glio. Ho visto anche un altro spirito,
che chiamano Maria, così bello, che
io non potei resistere. Lo guardavo
e lui pure mi guàrdava e pareva che
volesse parlarmi e sorridermi. E udii
la sua voce · che mi diceva: Non far
loro del male, sono miei. Va', parla
ai tuoi compagni e di loro che sono
venuti qui solo per fare del bene ai
Bororo. Io domandai al padre chi
fosse e mi disse che si chiamava
Maria, la madre dello Spirito buono,
che chiamano Gesù". Io allora dissi:
"Voglio andare a chiamare i nostri
compagni perchè vengano a stabi-
lirsi tutti qui". E ai miei compagni
così parlai: "Siate contenti di sta-
bilirvi qui: vedete che noi siamo

3.5 Page 25

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pochi, che i nostri piedi sono stanchi
di correre come la tigre da noi per-
seguitata". Durante quella notte fu
un lungo commentare fra gli Indi:
chi non voleva credere, chi diceva
che col tempo ci avreste ingannati,
trattati male e uccisi. Altri dicevano
il contrario. lnfìne tutti approvarono
la decisione di lasciarvi in pace e di
fidarci d i voi ».
Questo il racconto del cacico mag-
giore, di quello cioè da cui era dipesa
la vita e la morte di tutti noi e che
da lupo feroce s'era mutato in man-
suetissimo agnello. Alzammo subito
un inno di ringraziamento a Maria
Ausiliatrice, che aveva difrso in
modo così prod igioso la missione.
Don Malan,
più tardi voscovo,
ìl g,ovanono
&ul capo del quale
andÌI a f)Osars.
la fiammella
staccatasi dal quadro
dl Maria A11&1hatnc&.
Con lu,
ilsalesiano coadlUIOIO
Milanesi
& duu angel,01
ragarn 801010
"Magone Mlcholo·
(a sinistra)
e ' Gìovann, Bosco .
monl
m g,ovene età.
« Ho affidato t utto
11 Maria Ausiliatrice»
Il 1908 doveva segnare un trionfo
per la missione con l'andata della
banda di musica Bororo alla copi-
tale del Brasile, nell'occasione del
l'esposizione nazionale. Fu un avve-
nimento che sorprese il pubblico
e richiamò sui missionari anche l'at-
tenzione delle alte sfere governative.
l\\ta il trionfo terminò in pianto. La
morte aveva mietuto tre vittime fra
i ventun Bororo della banda e
tutti e t re della famiglia del gran
capo; am~i due erano suoi figli.
Come avrebbe ricevuto il triste an-
nunzio? Come l'avrebbe ricevuto la
tribù, specialmente coloro che mal
tolleravano la presenza del missio-
nario? Poi \\ 'era di mezzo lo stre-
gone, il quale aveva predetto che
proprio tre di quei giovanotti non
sarebbero ritornati.
Don Balzola si trovava di pas-
saggio alla missione di Sangra<louro,
in viaggio di ritorno da una esplo-
razione e diretto alla Colonia del
S. Cuore. Un telegramma urgente
del direttore della casa salesiana di
Cuiabà lo pregava di rimandare la
partenza e di attendere il suo ar-
rivo, perchè aveva cose importan-
tissime da comunicargli. Don Bal-
zola ebbe presentimenti così tristi
che volle andargli incontro viag-
giando due giorni a ca\\·allo. La triste
notizia lo abbattè: l'accaduto gli parve
un disastro irreparabile. Il buon
direttore di Cuiabà si offerse ad ac-
compagnarlo fino alla Colonia Sacro
Cuore. Quei giorni di viaggio fu-
rono un maruno: ~olo all'ultimo
giorno, dopo la celebrazione della
sauta ì\\let>sa, don Balzola si sentl
sollevato perchè, diceva, <1 ho affi-
dato tulio a Maria Ausiliatrice».
La Madonna non abbandonò i suoi
figli. Il gran capo ricevette l'annunzio
tanto lugubre con una rassegnazione
tale, quale non era neppure immagi-
nabile. Il suo esempio inflnì su tutti
i Bororo del villaggio. La protezione
di Maria Ausiliatrice fu evidente.
. . N uove insidie
Quasi non bastassero le difficoltà
inerenti all'opera missionaria, bisognò
lottare anche contro le male arti
dei settari, che da lontano tramavano
contro chi sacrificava tutto per l'ele-
vazione di una razza tanto infelice.
Esisteva presso il Ministero dell'In-
terno una «Dirc?.ione Generale del
servizio di protezione degli Indi,,
organismo massonico. ~cl luglio del
1911, il direttore generale, colon-
nello dell'esercito, fece \\"Ìsita uffi-
ciale alle colonie salesiane. L'ispet-
tore don l\\1alan lo accom pagnò. li
, isitatore colmò di elogi i missio-
nari e in ogni colonia scrisse le sue
impressioni, che non potevano es-
sere migliori. Ma poco dopo inviava
a Cuiabà telcgramrni che erano il
rovescio della medaglia. Il telegra-
fista ne fu stomacato e, incurante del
segreto professionale, ne trasse copia
che rimise a don l\\lalan. La stampa
anticlericale, impadronitasi delle false
notizie, vi ricamò sopra commenti
ostili sostenendo la necessità di farla
finita con la "catechesi salesiana" e
di sostituirvi la "cvtcchesi laica".
La cosa non finì qui: la masso-
neria intentò un processo contro i
missionari per presunte sevizie con-
tro gli Indi. Un signore, ben noto
ai salesiani. fece subornare alcuni
falsi testimoni, ai quali suggerì in
Bororo quello che avrebbero dovuto
deporre in tribunale. Ma alla pentola
mancò il coperchio. Don Giuseppe
Pessina, buon conoscitore dell'idioma,
ottenuto di essere citato in giudizio,
spiegò il vero significato delle parole
suggerite, dimostrando che il sugge-
ritore aveva scarsa conoscenza del
bororo e che i testi addotti erano
caduti in un ammasso di contrad-
dizioni. La verità prevalse.
23

3.6 Page 26

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In piena rivolta
Per le piantagioni dei cereali di
maggior consumo si aveva una re-
sidenza stagionale, distante una doz-
zina di chilometri dalla colonia del
Sacro Cuore: là si portavano, quando
i lavori lo richiedevano, la maggior
parte dei Bororo con il personale
salesiano necessario. Don Antonio
Colbacchini, direttore, un giorno
chiamò a sè due robusti giovanotti
e chiese loro se volevano accdmpa-
gnarlo a visitare una residenza da
poco abbandonata presso il Rio das
Mortes. Era un tentativo per avvici-
nare la tribù dei Xavames, leggendari
nemici dei Bororo, che li chiamano
kaiamo, ossia nemici. I due accetta-
rono volentieri. Riforniti di cibarie,
si avviarono con le armi sotto il
braccio. Don Colbacchini, con altri
missionari, li avrebbero seguiti a
cavallo.
Ma i nemici stavano in vedetta e
spiavano ogni loro movimento, fin-
chè si posero in agguato e i due gio-
vani bororo caddero vittime delle
loro clave. La notizia giunse presto
al villaggio e vi suscitò un subbuglio
indescrivibile. Alte grida, pianti, im-
precazioni, un correre affannato di
uomini armati. Un simile massacro,
così imprevisto, e a non molta di-
stanza dal villaggio, era troppo umi-
liante per i Bororo. Immaginare il
dolore, le preoccupazioni dei mis-
sionari, specialmente del direttore.
li peggio si e che gli [ndi, ingrati,
proprio sopra di essi gettavano la
colpa dell'accaduto e arrivarono per-
.fino a minacciarli. Don Colbacchini
seppe reagire nobilmente e imporsi
ai più scalmanati.
Il giorno dopo l'accaduto, mi recai
a fare visita a quei confratelli. Li
trovai abbattuti. Don Colbacchini,
alle mie parole di conforto, rispose:
«La situazione è ancora incerta; i
Bororo si sono stranamente cam-
biati. Una buona parte degli uomini
hanno inseguito gli assalitori e an-
cora non sono tornati. Ci troviamo
in una ben triste situazione. Solo
la Madonna ci può salvare ».
A poco a poco si diradarono le
nubi e, se non tornò il sereno, al-
meno si ebbe una schiarita. E i Bo-
roro? Fecero i loro fagotti e fra
urli e pianti abbandonarono le pian-
tagioni e la colonia Sacro Cuore; e
24 in lunga fila indiana si trasportarono
sulle sponde del Rio das Garcas. Ai
missionari non dissero neppure una
parola: volsero loro le spalle con
disprezzo. Ma gli uomini di Dio
sostennero eroicamente l'affronto e
dopo pochi giorni si recarono a far
loro visita. La maggior parte li ac-
colse bene. Quell'esodo diede ori-
gine a una colonia provvisoria, che
presto sì estinse, perchè tutti fecero
ritorno alla colonia Sacro Cuore.
« Pagge » Maria
La straordinaria protezione di Ma-
ria Ausiliatrice esigeva qualche so-
lenne segno di riconoscenza. I sale-
siani le eressero un bel santuario
nella città di Corumbà e un altro
non meno sontuoso a Cuiabà. Per
la costruzione di questo coopera-
rono i Bororo. Una squadra di uo-
mini prepararono la superficie per
la costruzione, spianando un'altura
con duro lavoro di sterro, fatto sotto
gli sguardi di don Balzola, che spesso
si univa a loro, animandoli col suo
buon umore e calmando gli ardori
del clima con quakhe rinfresco.
Anche i Bororo fecero un bellis-
simo omaggio a Maria chiamandola
pagge, ossia « madre nostra>>. Anche
noi chiamiamo così la Vergine santa,
ma il bororo, dando a Maria questo
nome, qua.si la incorporava alla tribù,
della quale la "madre" e il centro
familiare e sociale, perche tutto fa
capo a essa, e a lej in esclusiva appar-
tengono i figli. Questo titolo di pagge
è loro familiare, e lo attribuiscono a
Maria senza rispetti umani.
Qualche episodio.
In occasione di esplorazioni, una
notte mi trovavo accampato vicino
ad alcune capanne bororo. Un im-
provviso temporale con lampi, tuoni
e un forte acquazzone mi obbligò a
prendere sotto il braccio la mia
amaca e a rifugiarmi nella prima
capanna che incontrai. lVli ero ap-
pena accomodato sopra una stuoia
presso un mio vecchio amico, quando,
ci avvolse una vivissima luce, se-
guita dal fragore di un tuono spa-
ventoso. Nel silenzio che seguì si
levò la voce cavernosa dell'amico
che diceva: « Prega tu per noi, pagge
Mar.ia >l. « Bravo - dissi - preghiamo
insieme la Madonna». E recitammo
devotamente l'Ave Maria.
Un 24 del mese, giorno nel quale
si usa fare la commemorazione di
Maria Ausiliatrice, verso sera, vidi
venire verso la chiesetta della mis-
sione il vecchio Manuele. Gli do-
mandai dove andasse così ben vestito
con gli abiti festivi. Rispose: << Non sai
che oggi è il giorno di pagge Maria? >l.
Per la processione di Maria Ausi-
liatrice alcune donne bororo stavano
ornando il tronetto su cui si sarebbe
portata la statua. Dalla mia stanza
udivo i com.menti che facevano sulla
Madonna e sul Bambino Gesù. Una
ragazzetta chiese alla mamma: (( Pogge
Maria che cosa tiene nella mano de-
stra?». << Tiene un bastoncino per
picchiare i nostri nemici >>. ~ Oh, al-
lora picchierà anche i kaiamo, la
tribù nostra nemica 1>. «Questo non
lo so», rispose la mamma. Ma un'al-
tra donna subito intervenne dicendo:
<• li nostro vero nemico è bope (lo
spirito cattivo) e battendolo Lo 11llon-
tana da noi •>.
Quando più viva
brilla la stella
il nome pagge attribuito a Maria
fu assai bene assimilato dai Bororo;
m.a la perseveranza nel bene è una
virtù ardua per un povero indio,
eterno fanciullone incostante. Perciò
la costante preghiera del missio-
nario e che la Madonna conservi
questi cari Bororo suoi figli e li as-
sista nell'ora suprema.
l fatti dicono che questa preghiera
non e vana. Non solo per i prodighi
che ancora risiedono nella missione,
nessuno dei quali, per quanto fuor-
viato, ricusò l'assistenza del sacer-
dote nell'ora suprema; ma anche
per quelli che se ne allontanano.
È da poco tempo che un memhro
della tribù, lontano dalla missione,
sentendosi in fin di vita, dichiarava
di voler morire da cristiano. Disteso
sulla sua stuoia, paziente e rasse-
gnato, baciava e ribaciava il piccolo
crocifisso, che teneva al collo in-
sieme con la medaglia di Maria
Ausiliatrice. Intanto dal fondo del
cuore gli sgorgavano le più belle
espressioni di amore per Gesù e
di. fiducia nella Vergine.
L'Ausiliatrice si mostra madre
fino alla fine; e per il missionario è
una gioia veder maturare frutti così
preziosi nell'ora decisiva, quando
più viva brilla la "Stella", e più
urgente è l'invocazione a Maria.
" Guarda la stella, invoca Maria ".

3.7 Page 27

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L'autore di questo rapido ma colo-
rito profilo di don Luigi Ravalico
è don Antonio A/essi, che scrive:
« Con don Ravalico siamo stati
più che fratelli. Abbiamo fatto il
tirocinio, la teologia, gli anni di
Tezpur insieme. Poi gli fui Ispettore
per 13 anni. Ci siamo sempre voluti
bene. Per me è stata una grave
perdita, una perdita personale ».
I I 17 dicembre scorso cadeva
sulla breccia ucciso dal lavoro,
come degno figlio di Don Bosco,
don Ravalico, un bravo ed
eroico nuss1onario della prima ora,
cue col suo entusiasmo e col suo
esempio trasse dietro a molti
giovani missionari; che con la sua
penna e con la sua parola fece co-
noscere e amare le nostre missioni
dell'India. Pose così suggello a 43
anni di vita dura, spesa tutta nelle
trincee di Cristo in India.
Don Ravalico arrivò nell'Assam
nel 1924, due anni dopo l'inizio della
missione, a 18 anni, con la poesia
delle mi!'sioru nella mente, con un
ardente amore alle anime. Era gio-
vane, era poeta, e sognava tante
anime da salvare e grandi imprese
da compiere.
Formò la sua forte tempra di
.missionario negli otto anni che passò
a Shillong, sotto la guida di un leader
e padre quale fu mons. Mathias, nel
centro di una delle più belle missioni
salesiane, l'Assam, che don Ziggiotti
ha definito: « Il miracolo di :Maùa
Ausiliatrice», con i viventi esempi
di un don Vendrame, di don Pia-
seclci., di don Farina, per citare solo
i gloriosi caduti.
La sua vita ebbe molti capitoli,
tutti magnifici, ma i quattro più
luminosi furono: la fondazione della
missione di Tezpur, l'apertura del-
l'Opera salesiana a Goa, il principio
della Missione di Manipur, l'opera
delle vocazioni a, Shillong.
25

3.8 Page 28

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Due giovanj mil'Aionari di 26 nnn:i,
[l'altro era don \\le~,i, lo scrhente]
senza me-izi. in una po'l-era casa
d'affitto in una vastissima zona
tra il prc-Himulaia e il grande
Bramaputra, con un solo i.ogno
« Cri.,to e anime>» "i buttarono nel
la'l-oro e nel sacrificio. Don Rava-
lico rra stato ordinato prctr meno
di dur mrsi prima. Dopo dicci giorni
dal primo arrivo a Te-zpur, t.'rn gi~
fuori per un primo lungo giro ru
confim del Buthan. Fece della fame,
si trovò in difficoltà, tornò Atanco,
esaurito ma con un numero con~o-
lante di batte,imi.
I dut> rrusi,ionari passa, ano fuori
nelJa foresta e nelle piantagioni di
v1•111icinque ~iorni al me~c, du-
rant e la ~tagione delle pioggt>. Quan-
do , i..itavano una piantagione di
do,·r, ano sbrigare> il loro lavoro
in una mattinai a: confe~~ioni, bat-
tesimi. matrimoni, meRsa, prrdica,
vi~ita ai maiali ecc. Questo ~oleva
dire lavorare dall'alba fin dopo
mczzo~iorno a digiuno (non t•'crano
disp<"ll8C nè arumorbidimenli della
leggt•, allora). Finito que~lt> lavoro
r pn•,o in freua un ~• di mtor~.
bit>ognava riparltre a p1ed1 o in b1-
òcle1 ta, su Rtrnrle inf~i, per la
piantagione più vicina, dove s'in-
comineiava da rapo. A tulio questo
don Ha,alico a~~1unge·ya un altro
la'l-oro non meno pe\\'antt: ,eriYere
arti<-oli c lf'tten• 11i ~uoi benefattori,
~:ta. vegliando fino 11lle ore pkcolc..
Dopo quattro me,i di quc~ta
uno cadde ammalato ed t> ra g1a a
Gahua1 i quando arruci di Tezpur
trh·grafarono a Gahuati che 11nchc
l'altro missionario era ammalato.
~fon~. Marengo eor~e su a eurare ,.
poi portare a Gahuati anrhe don Ra-
valico colpito da un forte attacco
di malaria. « Abbiamo chiuso la mis-
sione di Tezpur », fu detto allora: ma
appena i due mi,-sionari poterono
stare in piedi, ripartirono per Tezpur.
Più di una volta erano II casa tutti
e due a letto con attacchi di ma•
laria. na volta don Ravalico tornò
a casa tremante di freddo al prin•
o,,r,110
Don Ravahco con la aua jeep· non I che npos,
(non ne era ca~); posa per d lotogralo.
Don Ravafco tra le impalcature deH'engendo
orfanotrofio.
~ luiI Con
la
sua
bolle
barba.
con
I
auol
.
occhi
lum,no11 buoni.
cipio di un attacco di malaria, tro'I-Ò
il compagno giù a letto con febbro
alta, fece portare il suo letto ,icino
a quello del compagno e per quattro
giorni rimaM"rO soli con la febbre
ah a cercando di aiutar8i a vicenda.
Appena guarito, don Havalico ~i
buttò nuovamente al la,oro con
l'eotu'-ia,,mo che gH era propno.
E nel la,oro rra impaziente di ogni
lentezza (e k popolazioni in mezzo
alle quali lavorava sono proverbial-
mente lente in tutto). Tah-olta per
questa sua impazienza itliene capi•
1arono di curiose.
r matrimoni di tuttll la rrussiono
~i telebravano di solito tutti insieme
alla stazione missionaria, dopo al•
cune seuimanr ili preparazione, du-
ront e le quali i fidanzati (gli uomini
alloggiati ptl'N80 i olÌ1<~ionari e le
donne pre'-~O le suorr) ricen:,·ano
i,trurioni ,-ulta fede. ,-ui doHri 1:11•
niugali, sui lavori dome:,tici ere.
Allo fine di questo pt1riodo si c1>lt•-
bravano tulli i matrimoni insieme.
ron grande ,olennità. Ordinaria•
mrnte il numrro deUe copte era rilt··
vante: cinquanta e aurhe più.
Ln anno, o pcrchè ((li ~posi erano
più lrnti d<•l i.olito o perd1è don Ra-
, alico era più impaziente del ,oltto.
rimai,te inutili le esorta1t0ni di met-
l<•r11i in ordin<', si mi11e lui con dcri•
sionc a far , enire avanti gli spo~i n
due a due per la c-tlebrazione.
I « » delle prime coppie erano un
po' stentati, ma ~on Hav:11ico ~o•~
ci badava: allora 11 col cclusta gli Hl
ll'l-\\ieinò un poco timoro~o per dirgli
co,a sta,a -1uccedendo: gli. posi erano
,tali spo,tall e appaiati male!
Furono St'll:llO numMO i sacri/id
t• gli eroi~mi rhc don Ravalico compì
11 Tezpur, mo quando dopo cinque
anni lasciò la missione, , i erano più
di 10.000 ca uolici, fiort>nli cristianità,
una bella re~idenza mi1111ionaria e la
presente cattedrale quai-i ultimata.
A
nn
La se.ronda guerra mondiale lo
confinò nel campo d1 concentra•
mento per einque lunglu anni. Alla
fine fu espulso dall'India. Fu la
Provvidenza, che volevo i salesiani
o Goa. Con l'intrepido don Scuderi,
in\\"ece di ritornare in patria, an-
darono a fondare una ilerie di ma-
gnifiche opere salesiano nella mi11•
!lione del Saverio. A Goa don Scu•

3.9 Page 29

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deri, don Ravalico e compagni scris-
sero pagine meravigliose.
Se a Goa don Ravalico lavorò in
second'ordine, nel Manipur fu lui
l'iniziatore di quella fiorente mis-
sione. Era segretario di mons. Ma-
rengo a Dihrugarh, quando fu invi-
tato a benedire il matrimonio di
un nostro exallievo a Bundung nel
Manipur. Nessun missionario aveva
potuto entrar e in quella zona, ma
i nostri exsllievi avevano lavorato.
Don Ravalico vi trovò una bella
chiesa piena di gente che conosceva
la religione, sapeva le preghiere
nostre e j nostri canli e chiedeva il
battesimo. Aveva l'oriline di non
battezzare perché nessun miss10•
nario avrebbe potuto continuarvi il
lavoro tra i neofiti. Ma don Ravalico
vide anime e battezzò 43 bambini.
Di tali anime si assunse lni la re-
sponsabilità. Lasciò la vita meno
dura della casa vescovile e con
don Pietro Bianchi andò a impian-
tare la missione del Mauipur.
La figlll"a che meglio scolpisce
don Ravalico per me è quella dell'ar•
dito della prima guena mpndiale,
che noncurante del pericolo, con-
quista le posizioni. Don RavaJico
fu l'ardito di Cristo. Quello che foce
don Ravalico nessun altro missionario
avrebbe potuto farlo. Non lo fermava
nessuna difficoltà; anzi le difficoltà lo
rendevano più ardito. C'erano le dif.
fìcoltà delle lingue, molte lingue
nuove e diverse... don Ravalico
le superò parlando la lingua della
carità di Cristo. C'era la difficoltà
dell'enorme lavoro: don Ravalico
la superò accoppandosi nel lavoro.
Ebbe in compenso l'amore dei
suoi nuovi cristiani e persino l'am-
mirazione dei suoi nemici. Dopo sei
anni di strenuo lavoro le posizioni
più difficili erano conquistate: qua'L•
tro stazioni missionarie continua-
rono il suo lavoro e nel 1962, quando
si allontanò dal Manipur, stanco ed
esaurito, lasciava una cristianità
numerosa e ben attrezzata.
M-ndican e per ,_,_ v e ~ioni
Don Ravalico amò sempre le vo-
cazioni. Le cercò, le curò ancora dai
tempi di Tezpur. Aumentò le sue
oure a Goa e specialmente a Imphal
nel Manipur. Abbiamo un bel grup•
petto di vocazioni trovate e curate
Don Ravalìco tra i suoi aspirantinf missionari del « Savio Juniorate». Era il loro ·nonnino·. viveva
con foro e per loro.
da lui nei primi anni e tra le prime
cr.ist.ianità del Manip=. Ma dal 1962
si deilicò completamente a loro.
Lavorò, si sacrificò per far sorgexe
il suo « Savio Juniorate » di Shillong.
Passò gli ultimi due anni girando tra
i suoi amioi d'Europa per cercare
aiuti per loro e per altre opere della
sua Assam. Ritornò due mesi fa per
morire tra i suoi aspiranti.
Complicazioni succedute a una
operazione lo portarono alla tomba.
Croci e spine, specialmente negli
ultimi giorni, lo prepararono per il
Paradiso. Il corpo era ancora caldo
quando lo portarono nella cappella
del suo « Savio Juniorate », cir-
condato dai suoi aspiranti per la
Messa funebre. Le prime parole
(era domenica « Gaudete » e la
messa da morto non era permessa)
furono: « Siate lieti sempre nel Si-
gnore; ve lo ripeto: siaie lieti ». Era
don Ravalico che parlava dal Pa-
radiso ai suoi aspiranti e a tutte le
anime che nei suoi 43 anni di lavoro
missionario aveva portato a Cristo.
Il giorno dopo una fiumana di
popolo, tutti i suoi aspiranti, i suoi
confratelli e due vescovi salesiani
lo accompagnarono al cimitero.
Don Ravalico fu un gi:ande la-
voratore, un apostolo, un eroe; fu
il missionario salesiano come l'ha
visto e voluto Don Bosco.
Aveva un grande, grandissimo
cuore. Non serbò rancore per nes-
suno, dimenticò sempre e subito le
offese, amò tutti, anche i suoi nemici.
Fu generoso fino all'esagerazione.
Pensò a tutti, non mai a sè stesso.
« È morto il :re, viva il re »: è
morto un missionario, viva il mis-
sionario. Dio voglia che i suoi aspi•
ranti e molti altri giovani generosi
non lascino cadere la torcia ardente
e bruciante, ma la moltiplichino e
la po~tino fino agli ultimi angoli
della terra.
27

3.10 Page 30

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Un anarchico si converte
Di clinica non si parlò più
Cl HANNO PURE SEGNALATO
Nei primi anni della mia vita
ero entrato in una casa salesiana con
l'ideale di diventare un figlio di
Don Bosco. Non continuai nella
vocazione e feci ritorno nel mondo.
Presto abbandonai la praòca religiosa
e divenni un acerrimo difensore del-
l'anarchismo. Intanto i miei genitori
chiedevano con fede a Maria Ausi-
liatrice la mia conversione. Non
saprei dire il perchè, ma non avevo
mai osato togliermi dal collo la me-
daglia di Maria Ausiliatrice; anzi,
nonostante i miei traviamenti, la
pregavo tutti i giorni, anche se mac-
chinalmente. Di tanto in tanto sen-
tivo gravi rimorsi per il male che
facevo, ma la durai un anno e mezzo,
fìnchè la Madonna ascoltò le mie
suppliche e le lacrime dei miei ge-
nitori e mi ottenne la conversione
proprio nel giorno della sua festa.
Ripensando al male fatto, riconosco
che è stata una grazia cosi grande
che non mi basterà la vita per di-
mostrare a Maria Ausiliatrice la mia
riconoscenza.
Bara~llona (Spagna)
B. F.
Era caduto sul trattore,
privo di sensi
Soffrivo all'occhio destro. Molti
dottori mi avevano visitata, ma non
ne avevo avuto sollievo. Un giorno
uno specialista mi disse che avrei
dovuto recarmi in clinica a Messina,
altrimenti avrei perso l'occhio. Tornai
a casa triste, ma poi con tanta fede
mi rivolsi a Maria Ausiliatrice, a
San Giovanni Bosco e a Don Rua,
e cominciai una novena. Dopo pochi
giorni ero guarita, e di andare in
clinica non si parlò più. Avevo pro-
messo di rendere pubblica la grazia:
lo faccio ora col cuore traboccante
di riconoscenza e di gioia.
Vibo Va/e11tia (Catanzaro) TERESA ARENA
Abbatc Miab.cla - Accaòtt!llo Caterina • AgazZi
'rommaoini fam. - Alaimo Carmela - Allcmand
Giovanna • AloiAio Michelina - Amato lwa
Antolini Cav. Riccardo - Antorlclli Mma •
AntomoUi Onorina - Arena Teresa - Arrighìni Gina
• Artiru Maria • Ane11giano 'l'uesa - Astengo
sore)le - Austani Anna • A%tah Maria - Anellini
Antoinettc • Badalamenti Biagio • Bado Francesca
• Bagnolini Domenica - Bai Aldo • 13,ùbo Bernn-
sconi fam. - Balocco Giacinto - Ba1"11.mo Maria •
Bonchi4'ri Amelia - Barbugallo Leonarda - Barbieri
Mercedes • Barbieri Piero - &rcellbna Giovannina
- Bari~one Eli$1 • Barlotta prof. Antonio • 8ucu11
Angela • Bassj Carlo - Bazzucch1 Mllrino - Bella
Santa • Bellipannj Adelina • Bi!ltramo Maria •
Bcnzi Giuseppina • Bergamaschi Caterina Jlcr-
nardi Flovio - Bcmardi Mario - Bet110$coni Giu-
seppina • Bertocchi RQsa 8er1oli Aless.andrina
8ertoldo Pasqua • 8cUega Lina • Betrini Maria ·
Bianchi Amalia - Bia.siBruna-Bkejto Mftria .. Bionaz
Luigìa • lliscaldiLuigiria · Bi>àl Fnino_. - llocchio
Emma - Boi Cotte Giuseppa• Bonaccini Eufomio •
Bonaccorso.Angela - Booati Rita • Ronelli Dorotea
- &nfà Aldo . BonJ(iomo Ermelinda - Jlonizzoni
Giacinto - Bon•i~nore Agatino Bontà Wanda
• Bordoni Mario • Borcllo Palmina • Borsani Erme•
"Le grazie le fa la Madonna"
Don Bosco, cento anni or sono, nel libretto Meraviglie di Maria Ausiliatrice
parlando della costruzione del Santuario di Valdocco, scriveva: « Si potrebbe
asserire che ogni angolo, ogni mattone di questo sacro edifizio ricorda un beneficio,
una grazia ottenuta da questa augusta Regina del Cielo ». Nel nostro archivio
si conservano molte relazioni di queste grazie con ritocchi fatti di propria mano
da Don Bosco. In tali ritocchi edifica il fatto che quasi tutti mirano a eliminare
cio che torna a lode della sua persona. perchè risulti solo la bontà e la potenza
di Maria Ausiliatrice. « Le grazie - soleva ripetere - le fa la Madonna n
Mio figlio Sebastiano si trovava in
cortile intento a manovrare il trat-
tore quando, d'improvviso, io udii
il motore fermarsi con un rumore
insolito. Mi precipitai fuori e vidi
il figlio privo di sensi, riverso su una
sbarra che, unita a una puleggia del
trattore, girava ad altissima velocità.
Subito mio marito e io invocammo
con fede Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco. Portammo poi il ferito all'ospe-
dàle Molinette. I professori non ci
assicurarono di poterlo salvare; aveva
infatti ferite varie al capo e alle
braccia, oltre nove costole rotte. Noi
continuammo a pregare con fede
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Papa Giovanni, e il malato cominciò
a migliorare sensibilmente. E oggi
il figlio si è completamente ristabilito.
San Paolo Solbrito {Asti)
28
LUCIA E AUGUSTO S01\\ACLIA
Testo originale
Un figlio di Chieri era già da qualche
tempo che era travagliato dal male in
un braccio, soffriva dolori acutissimi,
non poteva nemmeno riposarsi. ed era
dai medici dato per incurabile. Non sa-
peva più il padre a chi raccomandarsi
quando gli venne un pensiero di condurlo
a Torrno da Don Bosco. Ciascuno può
immaginare con quali parole il povero
padre l'abbia raccomandato al sacer-
dote. Mentre cosi esponeva la cosa e si
poteva raccomandarsi alla Madonna,
Don Bosco gli fece passare la propria
mano lungo il braccio infermo. Cosa
strepitosa I Egli si senti pienamente risa-
nato. Questo fatto è il padre del figlio
che lo racconta.
Testo rifatto da Don Bosco
Un giovanetto di Chieri era travagliato
da una piaga in un braccio, che gli
faceva soffrire dolori acutissimi. Il pa-
dre non sapeva più che fare, quando
gli venne il pensiero di raccomandarlo
a Maria Ausiliatrice: condusse il tiglio
a questa chiesa, invocando la preghiera
dì Colei che è proclamata Aiuto dei
Cristiani, e il braccio infermo restò pie-
namente risanato.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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GRAZIE:
La Madonna nell'anno della Fede
ncKildo - Bortolus•i OfcHa - Bottino Auguna -
Bottino Luigi - Ilozzo Gualticri Bianca - Brul!flCtti
Adele - Brundu M. Paola - Brunello Cristina -
Bruno Franceaca - BrusallC<I Novelli Ida - Brwtio
Francesca - Bucci Francelll:o - Burgory Terda -
Bussetti Carmelina - Cacdolatti Emilia - c,,gl,o
Giuseppina - Caid• LolA - Càilono Rosfnà -
Calobrese Uda - Calcer,man Carlv - Ca!l Nunziata
• Calleaata Ginevra - Calvi Teresa - Caltcral>io
Benedetto - Cambon.i dott. Cavino - Camisusi
Maddalena - Campanella Bcntivcl!t\\• Moria -
Cnmpanini Maria .. Cana021 Maria - Candie Anna
• ("annata Angelirua - Ct111%0ncri Carmclin• -
Capellano Vincenzo - Cap1,1Zzo Mario - Carboni
Carmela - Cordone Teresa - Cargusacch, An11ela -
Car,a Medda fam. - Ca.roteo Palmo - Caron Emilia
- Carosi Ivana - C ..arotto :vbrùa • C:uaz:,a Ro'"
- Castelli Zenaidc- Castro Ferro Muria Ved. Guino
- Cattaneò Anita • Cau Pisu Vua - Cavallero
Adclaid• - Cavaru, Lorenzina - Ccrciello GìU>i"P·
pirua • Curato Rira - Ccrrj Albina - Cbiaratt,
Errrùnta- Cruoda FnuSLina. ChirottJ Rito.- CiCOl!fl•
Rina - Cittadino Caputo Fortunata - Cl•rici Gotti
Tino - Cl>CCO Vcneran<a - Codeddu Luigina •
Colomba Enrica - Co1ombini Gi~ppina - Co-
lombo Ad.te • Colombo Carolina • Compagnone
Olga - Coniu Plertl Cecilia - Contl FrancC11Ca -
Cordera Culo - Corinzi Natalipa - Corona
Amelio - Corrado lsabell.Jl - Cosimi Pietro - Co-
stabloz Maria • Cosmnza Vincenzo - Cotta Antonio
- Cra\\'ero Tere•• - Cravotto Amalia - Cremonina
Anastuia -. Creata Lupi Rmia - Cretieri Odilla •
Cri•tiani fam. - Croce Provvidenza - Cusirurto
Luigia - Cutonilli Antonio - °"1masso Muuo
Lea Dambra Teresa • Oamilani Eledis • Dam0$S0
Eugenùi e Gildo - D'Anna Carmt'I■ - Danuno
oorelle • Duiano Martini Margherita • Del Giu-
dice Lucrezia - Delt..gìacoma Lu.iai - Dt'll'l&ola
Antonio • De Ma~ Volantln Maria - Dc Mno
coniugi - Den,artini Rooetto • De Silvestro Natalia
e Cecilio - Di Mortino Oio,;gio- Direttrice F.M.A.-
Palagania - Dominlci Angela - Don Emma -
D'Onofrio Clotilde - Dori La=in.i Ofelia -
Dottotelli Natalina - Drogoni Umberto e An11elina
• Durandi Carla - Eccher Dari,o - Erbt!a Cesare -
F&11oac Rosalia - Falcionelli Maria - Fantuia
Carmim, • Farina Pierina Ved. Rigamonti •
Favre Ester - Favre Palmfra - Fazio Lucia -
Fcrrara Gil\\8- - Ferruio Francesco - Femu:o
Eliu - Ferrero Lucia - Fcrrern M argherira -
Ferroglio Cristina - Ficarclli Delfino. • Figini
Oneniga Maria - Fìnoechi11r<> Maria - Frrpo
Maria - Focchin Giovanna • Fo~ia Cecilia •
Fondelli Lucia - Forcola Francosco - Fornero Et-
tore - Franceschi 'Egle - Francesconi Fedora -
Franco Stefano e Gemma - F reilone Adele Ved.
Scucro - Franllia Antonia • Fusco Almorinda -
Gabri Norina - Gagna Irma - Gaia Irene - Gaido
Pietro - Gallelll Santilli Viuor;. - Galletti Giulia -
Galliano Dina - Ù1llliati Pierina - Gallo Ida •
Gambaro Rosa - Gandini Maria Franceaca -
Gatti Rol8 - Gaveglio Margherita - Gutola Egidio
Ghi Giuliana • Ghidoni Guido - Ghinia Luciano -
Ghione Luigia - G;.como Remo e Anaela - Giambi
Rocchi Rlra - Giamboni.11ì Ercolina - Giantelli
Virginia Adele - Giardini Teresa - GÌj111ntc Agata
• Gili Tenia Silvia - Giofr6 Purita Catenna - Cio-
v1nnini Elda - Giuliani Teru - Gobbo Venuti
e,..,; Ellubetta • Granducci Angela - Gras,a Catte-
rina -
Ccaira - Grassi Clnudia • Greco Ce-
nria - Greppi Sc,;on(lo - Orlan1 MarjuççjJ -
Orisenti Benvenuto • Griteri Maria - Cuglielmi
Romilda • Ouidotti Francesco - GU$SOru Oiu,;ep•
pina Ved. Pe4<>nt1 - hneae Lu.igJJI • Janin Spe•
nnza - l valdi Beatrice Ved. Ougliclmini - LaMac-
chia Maria - Làndoni Rosa - Lannori Marietto
e Rosina - Lanzetti Iolanda - La Rocca Paolo -
Lavy Desiderato - Lazzaretti Corrada - Leoncini
Raimondo • Levetti Maria - Ljgnola Bcrnardlna
- Lo Ciccro Cri,tina - Locro Borga Domenica e
Tomnuto - Loi Onorato - LombardJ Ruffini
Mru-ia - Lombardo Serafino Carmrla - Lonayes
Letizia • Lonigo Maria - Lupo Pasini Oian Franco
• M,canda Giu11ep_pe - Maccarini Rosanna - Macchi
Ambrogio Ma1111i Rosa - Moggiore Giuseppe -
Mat1t1ani Giovanni - Magnoni Carlo - Malacalza
don Vinorio - Malntcata fam. - Malouetti Dusolina
- Marnino Rina - Man..-ell• Lucia - Mancini
Nnrcl110 Manfrini R06a - M!Ull[ia Arachi Rita -
~·lan_gini Gjsnfnnco t' Lui•a - Mantiene Gioa-
chino - M.onzjni L. - Marino Francesca - Matsan
Morio • MaSC'11'ello Esterina - M....,herin Rosina
- Ma.ino Giuscppu - Masoni De Salvi Rosa -
Mastrocn\\ Tringalli Domenica - Mazrucito Er-
minia - Manioni Carla • Mattioh Domenica -
March.-se •uor Maria • M0"8ina Roso - Metti
Carolina - Mica); Lucia - Mjch Pforin• - Michelin
Antonio - M,ghani Olga • M.iglino Ma.ria - Mì-
nerdo Esmeralda • Mu-au, Battista - Mirola An-
sehnina - Monaritl Mariangela - .l\\'[onrevecchi
Ligu[1!o e S..nta - Morchia Gtrlando • Morelli
Ciuseppinn - Morello Rèmlgìo - Moretti Mughc-
cita • Moretto Domettico - M!JJlso Isabella •
Nadin Mamo Assunta - Nnarra Amico - Nebiolo
Mnrio - Negrello Santina - Ne,tticb Momcro~so
Fninc:a - Novello Giuseppe - Nucifora Trovato
Alfia - Nutini Ruu • Offerta Enza • Olivoro
An11el• - Olivier, Orsolina - Oliviero Cesare
- Oro Marcollna • Padova Giuseppina • Pruaz:ti
Giovanni - Pandolfino Ma.qrhcrita - Pandolfo
Tresoldi Elioabetta - Paolo Eufemia • Papetti
Anna - Parini Eugenia Ved. ~atti - Parisi Cl-
POll• Saviaa - Parodi J\\nielita - Parodi Pina •
Parodi Teresa Ved. Buttera - Pun.vicini Anna -
PallCUlli Maria - Pagquini Fr•'neel<:o - Passanelùa
Rosà • Pass.ì Mnna Paola - Pavia Serafina - Pec•
chioli N"Ua - Pellissier l'errier Salvina - Pennisi
Giuseppe - Peroni Letiz,a - Perriesinorto MArio •
Pesottl Olga • Pettulini Teresa - Pezzato Rita -
Pinmpiano Rosario - Piazzi Natalina - Picco Tere-
sina e Stefano - Piccobroaz Lu.ì-,i - Pichino Ade-
laide - Pollini Giustina - Polliotti Giulia - Ponti
Ida - Porazza Serafina - Pozzi Carlo - Potti Irma
• Pouo Rina - Presti Mendolia CJ\\IS.,ppa - Qua•
drini Carmela - RAincri Paolina - Ramuachio Leone
- Rangognini eorelle - Reoto Maddalena • Rlbizzi
Caterina - RicC05ailo Franca • Rinaldi An11ela -
Rin.aldi .Riu, - "Ritrovato Savino Nunziatina -
RJva Ambrosina - Rizzo Benedetta ~d. Canepa
Riizo ans. Fran&e<ca • Roberto Caterina - Roccbelli
Lu.is,to - Rollandm Emanuele - Ronchetti Maria•
.lwndomo holeagoAu.rora• Rota e Angiolina - Rossi
Antonio - R011si Gabriella - Roai Gìusep_pina -
.Rosso Giuacpp~ - Ros110 Orsolina - RòPQ Primo -
Rota Piera Mirufa - Rubino Vincenzo - Rul!8eri
Maria • Russo Rosaria - Ruttilio Pia - S11bre Laz.
uro - Sacchi Rou - Sala V=nzina • Salerno
Giuseppe - So.lodinl Lucia • Solvato Luigi - San-
guinctt! Olga - San~ fratelli • Sapienza Rosa -
S11rdi Adele - Saronnl Teresa • Saulle B[Wlo -
$avio Ida. - Sç,u:cialupl Carolina - Schiavi Albina -
Schiavi Oomènica - Schisa Maria ved. Greco •
Sciacco Ida - Sccraari Oìu$Cppa - Serafini Addo-
lor1tta - Sertorio Anna Maria ved. Silvestri -
Siccard! mons. Giacomo - Signorolli Luigia -
Signoro1dl Francesco - Sismondlni Ebrico • Sino
LUÌjlina • Slnelli On<Jta - Singusa Oonwtic:a -
Sobrero Maria - Sottile Santin• - Sovico Flon -
Sozzi Giulia - Spiga .Rita - Spotomo Muithcrlta -
Succi Aldo - Sudano Angelica - Suppo Emilio -
Sutto Emm11 • TaccUi Rosa • Taraschi Roo,.nna
- Tavellu Elisa - Tc=nova Maria Isabella •
Termignoni Maddalena - Ternullo J;!aglio Lina -
Tef&•ri Enza e OliinPi• - TeJSMO Qlp - Tetta
Rooolia - Tofanelll Virginia • Tognazzi Rosina •
Tomaàetti C..m. - Trotta Moria - Vacca Antonio -
VacC11 Gu.idina ved. Loi - Vai Luigi • Valt,nti
Barbara - Vllle>:1Linl Giuseppe • Vallarino Tina -
Valli Rossi Ronata - Va11eheni fam. - Velardi Bice
- Vento Provvidenz:a - Verardo Ester - Verde Ro-
salia - Veron= Ausonia - Vctrano Fiorenzo -
V'iola Concèttina • Vola Piero • Vw1Jcrmin Caro-
lina • Zambotti Cncmela • Zanchetta Amos -
Zanni Anna - Zanni Matilde - Zola Eottr - Zonca
Guido - Zuddas Assunta - Zunino Alberto - Zu-
nino Piergiorgio
Per provvida coincidenza l'anno cen-
tenario della Basilica di Maria Ausilia-
trice caide nell'anno della Fede. Le due
ricorrenze si completano e invitano a
inserire la devozione mariana nella pratica
di una fede viva e ope rosa.
La fede è un atteggiamento dello spirito
che investe tutta la nostra persona e
la mette in rapporto con Dio, un rap-
porto di intimità, di fiducia, di abban-
dono. Un incontro personale con Dio,
un faccia a faccia con Dio nell'amore.
In questo senso la Madonna è maestra
e ausiliatrice della nostra fede, perché
nessuno meglio di lei ha realizzato il
suo incontro con Dio.
Maria SS., infatti, è la ptima credente,
che ha meritato di essere proclamata
beata da santa Elisabetta, ispirata dallo
Spirito Santo, proprio per la sua fede
nella Parola di Dio: « Te beata che hai
creduto: perchiJ si compiranno le cose
dette a te dal Signore ».
Anche il capo ottavo della Costituzione
Conciliare lumen Gentium sottolinea
la fede di Maria, e la presenta come
modello a ogni credente.
Maria, inoltre, è oggetto della nostra
fede, poichè la sua missione e i suoi
privilegi sono rivelati da Dio stesso e
sono verità di fede. Tali sono la sua
maternità divina, la sua perpetua vergi-
nità, la sua immacolata concezione e
la sua assunzione al Cielo.
Infine la Vergine è vitalmente inserita
in tutto il mondo della nostra fede.
« Riunisce per cosi dire e riverbera i
massimi dati della fede ». come afferma
il Vaticano Il. Ella infatti è legata da
mirabili relazioni con le Persone divine,
quale Figlia prediletta del Padre, Madre
del Verbo Incarnato, Tempio vivo dello
Spirito Santo.
Ella è vitalmente inserita nella storia
della nostra salvezza, perché ci ha dato
il Salvatore, mediante la sua maternità
divina e verginale, che l'associò a tutta
l'opera salvifica del Figlio.
Molto opportunamente quindi Don Bo-
sco, cento anni or sono, nel confidare
a don Cagliero, il futuro cardinale, che
avrebbe costruito una chiesa e l'avrebbe
dedicata a Maria Ausiliatrice, diceva:
«la Madonna vuole che la onoriamo
sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. I
tempi corrono cosi difficili e brutti, che
abbiamo proprio bisogno che la Vergine
ci aiuti a conservare e a difendere la
fede cristiana ».
29

4.2 Page 32

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Un secondo embolo aveva tolto
ogni speranza
Mia mamma, tempo fa, subl una
operazione. Tutto andava bene quan-
do, all'ottavo giorno, un embolo le
causò la paralisi della parte destra
rendendola immobile e togliendole
anche la parola. Seguirono una bron-
copolmonite doppia, una emorragia
e altri disturbi. Le si amministrarono
i Sacramenti. Era la fine. Noi però
continuavamo a pregare con fede il
servo di Dio don Filippo Rinaldi.
La mamma si riprese, ma soprav-
venne un secondo embolo polmo-
nare, che tolse ogni speranza umana.
E già ci si preparava a trasportar!~
a chiudere gli occhi a casa, quando s1
Tiebbe e a poco a poco tornò in
condizione di poter rientrare in
famiglia. Ora ha riacquistato l'uso
completo della parola, bisogna aiu-
tarla a camminare, ma sta bene.
Tutti dicono che è stata una grande
grazia.
V-.ldìdmtto (Sondri1>)
ROSA MORCELLI
Liberato in tre giorni
da tre anni di sofferenze
Da circa tre anni soffrivo di gravi
incomodi con attacchi cardiaci che mi
hanno fatto vedere tante volte pros-
sima la mia fine. Medici e medicine
non mi avevano lihcrato dai miei tor-
menti. Perciò durante gli Esercizi
Spirituali mi rivolsi con fiducia ~
don Filippo Rinaldi, promettendo di
pubblicare la grazia della guarigione.
Al terzo giorno degli Esercizi la
ottenni. Ringrazio commosso il mio
protettore e adempio il mio voto chie-
aendo la pubblicazione della grazia
sul Bollettino Salesfrmo.
Baturité, Cearti (Brnsil) RAMOS ROBERlO
sa/esumo coadi11torr
Mirella e Luifli Monto (Este - PD) qWJnd•>
i medici scoprirono un mve retinoblasroma
all'occhio dcsu-o della loro figliuola Paula,
dovettero dolorosamente farla sottoporre al-
l'estt'8.2ione dell'occhio. Ma vi era il pericolo
imminente che il male potesse rifiorire in
altri org_ani e nell'occhi1> sinistro. Con que-
st'angoscia in cuore I gcrùtori si rivol.sero
con fede a.I Servo di Dio D. F. R. e il male
non riuppnrve, Con riconQscenza iniziano una
borsa missiona.da imìtolata a D. F. Rinaldi.
Rina Gavei:llo (Cheraaco - CN) •?ftri".a P';r
il figlio che lavorava presso una dnta m via
fallimentare. Fatta una novena a D. F. Il.,
trovi> un altro impiego.
Eva Borgqgno (Torino) c<1n pregrucre a
D. F. R. Ottenn" la scomparsa di una fistola
ribelle alle cure mediche.
A. G. (Torino) attribuisce a D. F. R. la buonn
s1stemaz1one del figlio in unn svolta della vita.
Nina Prina (Torino} èsprime rlc()n<>scenza a
O. F. R. pn gra7.Ìe riceVl.lre.
Maria Adelaide Leo (Roma) manifesta piena
fiducia e ricono~ccn?.a a D. F. R. per c.sscre
stata esaudita.
Carmela Termini (Canicartl - AG) comunicn
che D. f. R. ha assistito suo figho m ~
grnve mnlania pe.r blocco renale e alto tasso
azotemico.
Fortunato Dalan (Trebaseleght - PD) rin-
grazia D. F. R. per diverse irra>Je, fra cui il
suo ritorno in patria.
Avevano diagnosticato
un tumore all'esofago
:Mesi fa fui colpita da un male allo
stomaco che non lasciava passare
nessun alimento. I medici, in base
agli esami e alle radiografie, diagno-
sticarono un tumore all'esofago. Tutte
unanimi ricorremmo alla potente in-
tercessione di don Rinàldi, che era
stato mio confessore e direttore negli
anni felici della mia vita oratoriana a
Torino. Era una gara di preghiere,
mentre i medici studiavano il caso.
Dopo quattro giorni di clinica, mi
fecero un'esplorazione all'esofago e,
grazie a Dio, non. trovarono tumore
alcuno. Dopo soli dodici giorni di
clinica tornai a casa e potei nutrirmi
regolarmente. Oggi, passati alcuni
mesi, misento rinvigorita e ne ringrazio
Dio e il suo servo don Filippo Rinaldi.
Pfoya1 (Ecuedor)
30
SR. DOMENICA BOCCA F.M.A..
GRAZIA ATTRIBUITA A
DON PIETRO BERRUTI
« La g.razia ha del miracoloso »
Mio fratello da circa quattro anni
era affetto da un grave esaurimento,
fortemente depressivo. Le cure assi-
due di valenti medici e di valenti
specialisti servivano a lenire a pe-
riodi brevissimi il suo stato doloroso,
ma non mai a guarirlo; ·anzi tosto
ripiombava nella desolante, terribile
malattia, che ne minava l'organismo.
Senonché un giorno ricevo dalle
Opere Salesiane una immagine di
don Pietro Berruti. Mi sentii subito
spinta a ricorrere a11:3, sua interces:
sione, certa che era 11 santo che rru
avrebbe ottenuta la grazia. Fui esau-
dita: la grazia ha ciel miracoloso,
perchè ci ha rido?ato la tranquil_l~
serenità che da anm non avevamo p1u
avuto. L'offerta che ho inviato è
per la causa di beatificazione di
don Berruti e in ringraziamento e a
gloria di Dio.
Roccaforr~ {Cuneo) MARGHERITA l\\,L\\RTlNI

4.3 Page 33

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Mamme premiate
per la loro fede
La signora Pahnira Duranda
in Barello (Falicetto di \\'enuolo -
Cuneo) comunica: Quando aspet-
tavo if pnmo figlio ebbi una crisi
che mise in pericolo le nostre due
giovani vite. I dottori sentenziarono
che per il bambino non c'era più
nulla da fare e spèravano solo più di
salvare me. Nel frattempo arrivò
la mamma, devota di San Domenico
Savio, mi mise al collo l'abitino e
iniziò con fede una no,•ena, promet-
tendo di pubblicare la grazia e di
aggiungere il nome Domenico al
nascituro. Subito io comincio a mi-
gliorare e a suo tempo nasce vivo e
sano Massimo Domenico. I dottori
che mi curavano gridarono al mi-
racolo, perchè solo con l'intervento
celeste del caro Santino si potè
,·criticare tutto questo. Oggi, a di-
stanza di dieci mesi, stiamo ancora
bene tutti e due •·
La signora Maria Maggisano
(Vibo Valentia - Catanzaro) scrive:
«A 24 anni ho avuto il quarto figlio
e sono andata in fin di vita. Per il
quinto i medici mi avevano detto
che era pericoloso. Io mi affidai al
Signore e attesi con tanta fede. Otto
giorni prima dell'evento mi si pre-
sentò in ospedale una signora mai
vista, la quale mi consegnò un abi-
tino di San Domenico Savio e mi
disse di portarlo al collo e di avere
molta fodc in detto Santo, che è
miracoloso. Ho eseguito i consigli
e tutto è andato bene, tanto che gli ho
imposto il nome di Domenico •·
La signora Adele Testa (Caserta)
attesta: Sposi da due anni, atten-
devamo con ansia un bimbo, ma in-
vano. Una cara persona di famiglia
ci consigliò l'abitino e la fede nell'in-
tercessione di San Domenico Savio.
Il bimbo s1 annunciò prestissimo,
ma l'opera del Santino non doveva
fermarsi lì. Al momento della nascita
il professore dichiarò necessario l'in-
tervento. Di fronte a tale prospet-
tiva mi abbandonai nelle mani della
divina Provvidenza, ma supplicai
San Domenico Savio di evitarmi
l'operazione. Il bimbo nacque sano
e perfetto senza alcun intervento,
con meraviglia dello stesso profes-
sore, il quale pochi minuti prima
aveva asserito che il bimbo non sa-
rebbe potuto nascere senza l'inter-
vento chirurgico •·
La signora Angela Tessitore (Mi-
lano) era preoccupata perchè affetta
da toxoplasmosi e lo specialista le
aveva detto che molto difficilmente
avrebbe potuto avere bambini. Si
rivolse a San Domenico Savio perchè
le ottenesse la tanto sospirata grazia
e fu esaudita in forma che fu rite-
nuta miracolosa.
La signora Zita Micco (Tarcento -
Udine) attesta che per ben tre volte
le era stata negata la gioia di diven-
tare mamma. Un giorno il marito
le portò l'abitino di San Domenico
Savio. Lo indossò e pregò con fede.
A tempo opportuno toccò con mano
l'assistenza del Santo, per le difficili
circostanze che accompagnarono la
nascita del suo bambino.
Commcvente la fede di queste mamme
che Dio, serve11dosi della intercessione
ddI'angelico Domenico Savio, premia
con inùroenti clu lumno tutti i carat-
tm tkl soprannaturale. Legge11do le
/Mo relazioni 'fJime spontaneo pensare
allaparola di Gesù: «Tutto è possibile
a chi crede• (Mc. 9, 22).
Non c'era p1u speranza
di salvarla
La mia piccola Antonella, a 24 ore
dalla nascita, fu colta da itterizia e
gravissima anemia che il medico di-
chiarò causata da incompatibilità con
il sangue materno. Furono fatte
tempestivamente due trasfusioni di
sangue, ma con esito del tutto nega-
tivo: la bambina si aggravava di ora
in ora, tanto che i1 medico ci avverti
che non c'era più speranza di sal-
varla. Incoraggiaù da mia cognata
Figlia di l\\1aria Ausiliatrice, ci ri-
volgemmo con viva fede a San Do-
menico Savio. Poi tentammo una
terza trasfusione, bcnchè il medico
la dichiarasse inutile. Invece, con
nostra immensa gioia e viva sorpresa
del medico, la nostra piccola, che
ormai non dava più segni di vita, si
riprese, la trasfusione ebbe reazione
positiva e dopo otto giorni fu di-
chiarata fuori di pericolo. Ora, a
distanza di un anno, gode perfetta
salute.
NervMa d~lla Battaglia (Treviso)
ELENA MARJAN IN NARDI
Era stato colpito
da meningite mortale
Il nostro Luigino di anni quattro
era stato colpito da meningite mor-
tale. I medici non davano speranza di
salvarlo. Una zia di Torino ricevette
la notizia il 9 marzo, il giorno della
morte di San Domenico Savio, e
subito lo raccomandò al Santo pro-
mettendo la pubblicazione della gra-
zia sul Bollettino. Luigino guarl
perfettamente e ringrazia con noi il
suo Protettore. La ~azia ba recato
gioia a tutti i fanuliari e parenti.
Sant'Anna Moro1in,1 (Padova)
ANGELO BORTIGNON
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO. eretto in Ente Morale con 08<:tato 12 gennaio 1924. n. 22. può legalmente
ricevere L,g,rl ed Eredit•. Ad evitare possibili contestazioni si conalgllano le seguenti fonnule:
Se tmwl d·un legato: e_ lascio alrlnlruto S•luiano per le Missioni con s•d• In Torino a lltolo dl legato la somma di Ure... (oppure) rim•
mobile sito ln._ •·
Se trattni. invec:11. di nominare er~ di ogni sostanza l'Istituto. la formula potrebbe essefe quosta:
•--AllnuHo ogni min precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede univ11<Ale l'lnlruto ~/esi•no par la Mhsionl con seda In Torino
fasi:iando ad uso quanto mi apparuen, quelslnl titolo>.
(luogo d111)
(flrm, per ,it,so) 31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don_ Antonio Bernardi t ad Albarè Ji \\.'ostermano (Verona) a 70 ann1.
Fu l'uomo della carità e della bon1:\\. Da chierico come do direllorc d1
Rrandi case salesiane, jqunli la Casamadre di Valdocco e gl'Istì.tuti di
Novara e di Verona, visse tutto per g.H altn, dim~ntico di sè e solo preoc..
cupato dc.I henc dei suoi conlrntelli e giovani. La sun bo.no\\ ~trivava
A delicatezze materne, ma senza debolez.U:; ~ in questa come nel suo
sfibranre favoro mirò .sempre nlle -unirne. Sono perciò senza nurnero
i con.frntclli e gli cx.allievi che ne benedicono la memoria.
Don Giuseppe CJantar t a Engadine (Australia) a 74 anni.
MaJtesc di nascita. tras-corse i l!IUOÌ primi 2s anni di vita aalesiana in
Inghilterra. come promotore delrideatc sate.s:iano, s.u9cftando un gran
numero di -vocazioni. Ma il nome di don Ciantar resren\\ ne.:li annali
saleiiani come pioniere ddl'Opcra salesiana nell'Australia. Vi {u inviato
nel 1938 per dare impu.Jso a un'opct'4 iniziata due anni prima. E ·non
solo riusci n !aria fiorire.. ma fondò nitre cinque çnse. Sua ultima impresa.
terminata poche 1ettimano prima della morte. fu 1~e.rez:ione del te~pio
na:r.ionule 3 Sun Giov3nni Bosco in l~ngndine (Sydney). J! il canto finale
della sua anima straordinariamente ,nnamorota di Don Bosco, della
cui personalità come cduc.arore è come santo, scppt• valutare tutta 1a
grandezza e attualità.
Don Giuseppe Slmeoni t tt San Fra:nci•oo (USA) a 86 anni.
Nel 1902 un biglietto del venerabile Don llua con due sole parole
Vtnr' ctlerirtr: vieni presto!• lo destinavo a San J:rnncisco, dove
lavorò fino alla morte trà gli imn,igro1i italiani. il più delle volle isolati
e come sp~rduti nel nuovo mondo. In 60 anni di Ja-voro viaggiò in
lungo e in lorgo per gli Stati Uniti, meritandosi le approv:1zioni e le
lodi dei Nunzi Apostolici e di numerosi arcivcacovi e ve-scovi.
Don Giuseppe Aldala t a CataniA • 74 anni.
Dotuto di una ~ronde carica di cmerg.ia e vitalità, sostenne per molti
anni responsabilità direttive. Lascia vivo rimpianto in una numerosa
scluera dJ exaliievi, frÌà guidat i dalla sua mono forte e paterna, cd ,!
ricordato da un fitto st uolo di padri e mAdri di famiglia di cui co.ndi-
vise J'rtnsia educativa, consigliandoli con Ja sapienza :pedagogica di
Don Bosco.
Coad. Valentim l'rancesco t Venezia a 62 anni.
Coad. Cesare Marln t Il Tolmezzo a 59 anni,
Don Ancelo Divina t n Piaceru:a ;i 58 anni.
Don Rome o Pedru,.,.J t a San Paolo (Brasile) a S5 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Cardinale Alfredo Pacinl t a Roma a 79 anni.
Vis.se i primi anni del suo sace.rdozio come direttore apiritualè dtl
Seminario dJ Lucca e come parroco. Chiamato all:1. vita. diplom1u1ca,
non dimenlicò mai questa doppia caraneristica: grande amore ~llA
vita s-pirituale e squisito se.n50 pastorale. E se la sua privilegiata pe:r.
sonalità serviva la Chiesa nelle delicate funzioni di rappres"'ntante
del Papa, il suo cuore sacerdotaJe seminava Dio nelle anime con una
dolcezza che attraeva.
Il suo stemma cpisc.opale definisce la sua grande anima: « FJ.urnr'litas
tt Pax,. Ero profoad.amente umile, dolce. possedeva Jtinfinita pa-zienza
dei santi e l'arte di aacoltirc. Nascondevi in un silenzio impenetrabile
i suoi dolori per mostrare in ogni cìrcostanu la sua o.nima piena d1
pace: pace che s,i alimentava a una vita. interiore metodic-a, ricca, intensa.
Fedele sen~torc della Chiesa per 40 anni nelle difficili vie della diplo-
mazia, volle in morta portare con sè l'anello e la croce della consa..
crn"Zione episcopale: s.egno !orte del suo attaccamento alla Chiesa e
tettimonianza del suo mini.stero sacerdotale.
Della sua grandissima benevolenza verso Ja nostra Fauùglia abbiamo
parlato nel numero dello scorso ottobre 1n occasione della sua elevazione
a.Ila dignir:I cardiru,_lizi,,.
Dott. Cesare Sangulne ttt t a Ravenna a 71 anni di età.
Fu una delle figure di mag"ior rilievo nel campo cattolico. Aveva fatto
dellll carità lo ragione della •\\UI vita. .Entrato in stretti rapporti con
Raoul FoUcrau, fondò li • Cruppo Amici dei L<:bbrosi, intore1Sando
al problema un largo numero di persone. Fu l'anima dell'Azione Cat-
tolica e guidò per molti anni i Laureati Cattolici; potenziò ]e ACLl
e fondò l'apostolato del mare per l'assi$tenu i:-cligiosa ai marinai de.lle
navi in sosta nel porto. Ebbe per la famiglia saleaìana lo. più affettuosa
stima.. Immancabile agli appuntamenti del Centro Cooperatori. ne era
valido ('e.alizzatore.
Luigi Faggio.o t a Rosà (Vicenza) n 99 anni.
Uomo di fede, di Javoro. di preghicrD.; pa.drc di un sacerdote salesiano
e di una Figlia di Maria Ausiliatrice. Al figlio sacerdote. in occasione
dtll'ordinazione sacerdotale, scriveva: • Sii pio con Dio. ubbidiente
ai tuoi superiori e umile con j tuoi giovani: allora essi ti vorranno
bene•· Un vero programma peT quanti ti consacrano alla formazione
crisriana dei giovani.
Lodovico Cbbtè t a Madruzzo (Trento) a 80 anni.
Cristiano fervente ed eaemplarc p•dre di famiglia, brillò per la pietà
soda e convinta, pe:r l'equilibrio pratico e per uno spirito di sacrificio
cbe alimentò in lui una dedizione gioiosa. e totale alla famiglia e una
generosità piena nel donare a Don Bosco il nostro d.on Sergio.
Vincenzo Vuagona t ad Anco.na • 79 anni.
Ricco solo di semplicità, umiltà e mansuetudine, di schietta onestà
e vita cristia..m, ha dato alla Congregazione aaJesiana due figli: don Franco
e don Silvestro.
Antonio Leardlnl t a S. Leo (Pesaro) a 87 anni.
Fu compagno nel collegio di Faenza dell'apostolo del Giappone mon-
32
signor Cim.at.ti, col quaJe sj mantenne in relazione epistolare fino aJla
morte, iapi.rando.a.i ai suoi es.empi.
Dott. Enrico Sasso t 11 Torino a 68 anni.
ExalJievo di Vuldocco e di Lanzo, si con.servò sempre affezionato.
infonn::ando la sua vita :agli insegnamenti ricevuti e sostenendo le
Opere- e Missioni di Don Bosco.
COionnello Francesco Di Malo t a Rom,i.
Ferito grnventente nella conquista di Gorizia (1916) sopportò con animo
se.reno per oltre so anni la paralisi delle sue esuberanti energie. cscmpjo
a tutti di virtù cristiane. Fu anche Cooperatore convinto.
Mario Lonad t • Chiari (13rescio) a 58 11nni.
Fu Cooperatore esempl:ilrc per l'assiduA pietà, il lnvoro e. ramor-e alla
fnmi1rlio. ln lui era una realtà questa sua ripetuta. affer mazione: • Voglio
bene a tufti; .non ho mai fatto del male u nessuno •·
Ida Cagnon ved. Rossln t a Santo di Thiene (Vicenza) a 69 anni.
Vero specchio di bont.à cordiale e gene.rosa, di trasparente semplicità,
di sacrificio e dcdiz.ione per la famiglia, si è spenta tra le preghiere e
l'ango$cia dei tre figli, dei qunti due Sacerdoti; don Giovanni. parroco
nella diocesi di Padova. e don Angelo. salesiano.
Marta caw ved. Domestici t • Dufo (Brescia) a 77 a.nni.
Rima.sta vedova tt 32 anni con cinque figli, seppe affrontare ,.-irilmentc
le sue responsabilitll. vivendo di fede e di lavoro, inculcando nei figli
il santo timor di Dio e trovando anche il tempo per un proficuo a.po-
stolaro in parrocchia. Suo più grnnde conforto: il figlio Piero, sn.lesiano.
Lodovica carlevarls v ed. Glaeotto f n Torino a 8J anni.
Mamma dcl compianto salesiano don Giuseppe Giacono, l'org-aniz.
z~tore infaticabile degli Exallievi del Bm•ile, considerava lo Congre-
gazione come. la sua le.conda famiglia. Ricca di fede e di bonrà, estese
il suo apostolato di ferventè Coopc..ratriec cL'\\l,la pnrroccbia all'Unione
dei Cooperatori. Beneficò generosamente le Missioni anche in morte.
Giovanna CUgnanoved. Borgno t a S. Stefano Belbo (Cuneo)• 83 anni.
Tempr4 robusta <li madre cristiana. mentre nttendevn con sapienza
all'educazione dei suoi cinque fiitli , esercitava un ap,ostolato benefico
offrendo 11.lle sue conterranee un lo.varo proficuo e santificato dalla
preghiera nella lavor:azionc dei boz-ioli; allora grande e quasi unica
dsona di quelle terre. Tra i figli l'illustre prof. Mario Borgno, primario
alle Molinctte e nostro affezionato exallievo e insigne benefattore.
Maria Blgolln ved. Baldasso t ad Arcade (TrCVIBO) a 96 anni.
Ti.!rtiaria Francescana, Cooperatrice Snles.itna, madre di un caduto
in guer.ro. e de.J nostrQ don Cesare, visse c::ris.tiannmentc oe.Ua pietà.
nel lavoro. nel culto della famiglia.
Pi.era Bonomelll ved. Giovandli t a Iseo K 84 anni.
La preghiera conth,ua e l'amorosa attivit~ per la famiglia furono le
ca.ratterisrichc dcltn eua \\'Jta. Donò con gioia al Signore il suo figlio
don Giacomo.
Anna Boggi ani t a Chiari (l3rescin).
Coronò con due nnni di sofferenza santificata una. breve vita di Javoro
e di bontà.
Olga Buzzl v ed. Pelll t a Varese a 8z annL
Anitnata da una fede viva e da zelo apostolico, fu maestra di catechismo
,n parrocc.hla. Devota dalla Madcmna e di Don Bosco, curò la recita
dtl Rosario durante tutta la vita, fino all'ultimo giorno tra gli ammalati
della rliniea. li Sill"ore la premib concedendoli, un figlio sacerdote
salesiano.
Lorenslna Garelll ved. Bertolino t a Torino.
Anima aE"dcnte di Cede e di zelo. diede a11a Famiglia .!t&lesiana due de.i
.suQi fig]f: Anna, FigliR di Maria Ausiliat·rice, e Matteo, salesiano coa-
diutore, che la prcctdcnc nella Patria per un incidente AUtOQlObilistico.
La disgrazia le eto stata pietosamente celata; pensiamo che il loro
incontro in Dio sia st.ato particola.nne·nte. gaudioso.
Agostina Strboll t a Campomorone (Genon) o 84 anni.
Madre del nostro don Strizoli, di un Missionario del P.l.M.E. e di
una Suora Carmelitana, educò con tanto sac.rific.io undici figli ne.I
timor di Oio.
Maria MontagnJnl ved. Pollone t • Trino (Vercelli) a 74 anni.
Tra.aoorse la vita nel lavoro umile e tra s.acrifìci serenamente accettati
per l'educazione. dc.i numerosi figli, sostenuta sempre da viva fede.
Offri c,on gioìa • Don Bosco l'unico figljo maschio, don Giuseppe.
Aurora Barbieri ved. De BarberJs t a Soverato a 70 anni.
Cooperatrice generosa, fu presente in ogni nectssità della partocchia .
Una lunga malattia acce:ttata e vi9suta cristianamente, arricchi la sua
grande onima.
Elisa Anastasio nata Ludbello t a S. Eufemia (Reggio C.) a 61 anni.
Un ìncidentc auromobilìstico 1troncb la sua nobile esistenza, la.sciando nel
doloi:-c1 con i suoi cari, quanti avevano trovato in lei fattivo conforto.
Come Cooper-atric~ testimoniò con lo. aua vita la carità e la bontà di Cristo.
Giulia Cout ved. Ober t t a Issogne (Aosta) a 81 anni.
L'esempio della sua vita silenz.iòsa, attiva e. fervida nella preghiera,
è una luce che continua a risplendere su quanti la conobbero. Devota
di Maria Auailiatrice e di Don Bosco. lar_gbcggiava con l'Opero salesiana.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Albonel:li cav. Giovanni - Becchi Colombo - Ber mettler Lida - Bonnn
Antonio - Bottinelli Antonietta - Cardùnle Emma - Chieaa Carlo
- Coprado Tranquilla - D'Angelo Ginevra Perpetua - Di Camillo
don Ferdinando - Di Clemente dott. Giuacppc - Duranti Camilla -
Favini Pietro - Gandolfi Attilio - Ghiddi aac. d. Alberto - Fignagnani
a,•v. dott. Nestore - Giovannelli Maria - Oirotto Stefano - Libici
Armando - Mac.ro d. Remigio - Mclii Aldina - Miani don Luigi •
Nicollni Gioacchino - Pacitti Recahia Gina - Pansonetti don Giuseppe
- Poggioli Gaeta.no - Qwiranta Marianna - Reggio Sammartino Maria
- Riganti Rosina - Roberto don Antonio - Salvati Gaetana • Scatozza
Lucia - Sciatti Dorina - Zurlo f'ìlomen• .

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TOTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000
Avvertiamo che la pubblicazione di una Born Incompleta al effettua
quando Il versamento Iniziale raggiunge l a somma di L 25.000, ovvero
quando tal• aomma vie ne raggiunta con offert. suc:ceulv•
Non potendo fondare una Bona, 11 può contribuire con qualsiasi somma
a complewa Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
Borsa: A Maria Ausiliatrice nel centm:irlo
del ~uo Santu:irlo, a cura della ina. Ghi-
gloonc Ida (Vcrcelli). L. 50.000.
Borsa: Vcn. Don Michele Ru.t. ,n memoria d,
Don Angdo Franco, saluiano, a cura del fntcllo
n,g. Giweppc! e lian>4lia (Alessandria). L. 50.000.
Bors2: Maria AusUl:atrke e Don Bo5co, oiutattci
a cura della famiglia A. G. (Valcnu). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco Santo. proug1:i il mio Paolo
e tu/li i miei cari, a cura di N. N. (Piacenza).
L. 50.000.
Borsa: Immacolata AusUiatrlce, n curn di
don lliduro Formaggio (Cuenca - Ecuador).
L 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
mordo d, Giu,q,~ Furori, a cura di Emilio
Nascimbc,nc (Pavia). L. 50.000.
Bona: Agostino e Imene Ben!III supplieono
Mario Au1il101riu, S. G. Bouo e S. D. S<>11io
di prou,:gnli sempre (Roma). L. 50.000.
Bona: Maria Auslliatsice e Don Bosco, i11
rico11oscen:za, ili 1uffragio dei propri cari de-
frmti ~ i,n1oen11do protezione, n cura di Brcs-
sanclli Bortolind (Sellero - Brescia). L. 50.000.
Bo.rsa: San Domenico Savio, a cura di N. N.
(Lucca). L. 50.000.
Borsa: San Domcnlco Savio, a cura di Cuicchi
Traiano (Chiaravalle - Ancoruo). L. 50.000.
Bona: Maria Auall1atrlce e Don Solco. in me-
moria di !Ilaria Costnnzo Lìbuo, • cura di Ales-
$andro e Mirina Costanzo (Roma) L. 50.000.
Borsa: Gli Educatori al loro San10, XXIJl•,
in memoria tltll'lspettort Silvio Panorini, a
cura dell'Unione Don Bosco fra Educatori,
(Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice. S. G. Bosco e
S. D. Savio, in ringra;;iamtnlo invoca,1d()
prot,:rion,, • cura di Cappellini Emma (Ales-
sandria). L. 50.000.
Boru: Maria Ausiliatrice e s. G. Bosco, in
memon·o di Lampo Achi/1.e, irrootando prot11-
;;ione, a cura di Rina Ballesio ved. Lampo
(Ciriè - Torino). L. 50.000.
Borsa: M.arla Ausiliatrice. proUggÌ le voca-
zioni acerdotali! • cura di X. );. L. 50.000.
13orsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria AusU.la-
tdce, S. G. Botco e ven. D . M. Rua. in rin-
grnziamenu,, cura dJ Accastello Cateriruo
(Carignano - Torino). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuoro di Gesù, Maria Au,J.
llatrlce e S. G. B01co, i11 suffragio d~ propri
con' (efunu' e a protezione dei propri familiari,
a cura di Modica Annunziata (Brontc - Ca-
tania). L. 100.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Avarwni
Luigia (Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Audllatrice, Don Bosco e Don
Rua, in sujJrafPO dei propri cari thfunti t a
prokzione nostro III tJtta e in m.orte, n cura
della fnmiglia Mu1,i (Milano). L. 50.000.
Borsa: San111 Maria lmmàcolata, a cura di
Rosa D'Erme (Larina). L. 50.000.
Borsa: Don Giuseppe Slmconi, per le voca-
zioni missionarie. L. 310.000.
Borsa: Maria SS., S. G. 'BoM:o, S. D. Savio,
S. M. Maz:iardlo e tutti I Servi di Dio deUa
Società SalcslaDlll, in ringraziamento prote•
:rione, a cwa della famiglia Ravenna (Genova).
L. 50.000.
~ : San Glovannl Bo&<,o. a cura dei coniugi
Bosco Margherita e Dottor Antonio. L. 50.000.
Borsa: Papa Giovanni XXJll e S. D . Savio, ,n
,uffragio da nostri morti e invowndo protezione,
a cura di Angela Moscoto (Napoli). L. 50.000.
Borsa: Morili. AusUlatrlce e S. G. Bosco, pr,gat«
per noi e per i no,iri cari, a 111ffragio d,i 11onri d«-
f 11nti.,a cura di V. Marocchino (Asti), L. 50.000.
Borsa: Ettore Janea, in mmroria suffragio,
a cura della mogljc e amici, (Torino). L. 50.000.
Borsa: Roa11.na-Ran, in suffragio ptr i fami-
liari defunti. • cura di Roagna Caterina
(Priocca - Cuneo). L. 50.000.
Borsa: M:iria Ausllbtrlce, implorando grnzio,
a cura di Pia Maria (Torino). L. 50.000.
Borsa: Papa Glovannl XXJl1 e S. D. Savio, a
curadi AlemannoGiovanni(Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Mari2 Auslll2trlce e S. G. Bosco, a
cun di Picco Pietro (Torino). L. 50.000.
Borsa: Emilia e Albina De11iorlfls, in memoria
s,iffrngio, a cura di Clara e Maria Patrucco
(Casale - Alessandria). L. 50.000.
Borsa: San FeUce, n cura di M. 13. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S. D.
Savio, pro~ete la mia famiglia, a cura di Ca-
wllcro Giovanna (Villanova d'Asti). L. 50.000.
Borsa: Gianp i<'n>, a cura di C. J. (Torino).
L. 50.000.
Borsa: MMI.a AusUl111J'lce, S. Giuseppe e
S. G. Bosco, protq1,1,d in vita e ili morte,
a cura dei coniugi Revcllo (Torino). L. 50.000.
Boraa: Papa Glov.annl XXlll, a cura dell'Exal-
lievo Giuseppe Cubera (Mes~iM). L. 50.000.
Borsa: Marla AuaUlatrlce e S. G. Bosco,
protegcete guidate me e la mia famiglia,
e cura di Irene Formiga (Biella). L . 50.000.
Borsa: Maria Au,Ullllrlce, n cura della prof. Pol-
tronicri Franceaca (Sondrio). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. G. Bosco,
prot~gete il mio Gianfran<o dandogli salute,
a cura di Diego Spartà (Olpte Comasco
- Como). L. 50.000.
Borsa: SS. Cuori di Gcs!i o dl Maria Ausllla-
tslce, ,saudit,mil cura di Bussa Stefa.no
(Qwmordio - Alessandria). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, a cura di Cristina e Ales-
sandro Marchese (Genova). L. 50.000.
Borsa: Maria AusUIBtrleo e S. G . Bosco, a
cura di Canci Noema Scopetta (Lerici - La
Spezia). L. 52.000.
Borsa, Maria AuaUlatrlce. S. G. Bosco e
S. D. Savio, invotantlo rontinua prot~zione
sulla mia famiglÌll, a cun di GtllUO Salvatore
(Collesano • Palermo). L. 81.450. r,,oinun,•l
BORSE DA COMPLETARE
Borsa: Cavcnna Cluseppe, in mtmoria t 111/-
fragio, a cura della sorella Leonilda e delie
nipoti Giu•eppina e Gianna lùvcnna (G,;-
nova). L. 35.000.
Borsa: Dottor FenlJnando Cassalo, in suffragio,
a cura della sig.na Cassolo Pia (Torino).
L. 25.000.
Bona: Don Michele Rua e Do.n Fll1ppo
Rlnaldl, in riconotcen::ra e implorando gra11ie,
a cura di Rina .Mazzolotti Garlanda (Torino).
L. 25.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice e S. O. Bosco,
a cura di Pina Candolfo (Ala.ssio). L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice o Don Bosco. pro-
teggete tutto la famiglia, a cura di Minclli
Gabriella (San Remo). L. 24.000.
Borsa; Maria Aut11Uatrlce e Don Bosco, implo-
rando una graaio, • cura di Colla Gina (Va-
rallo Baia - Vercelli). L. 25.000.
Borsa; Maria Au,lliatrlce e Don J!oaco, pro-
t,ggtte i miei figli, a cura di Onia Carducci
(Gualdo Cartanco - Perugia). L. 28.000.
Borsa: Maria A.,.lllatrlce e S. G. Bo$co, ai,c-
tllte mia nipote negli ttwii e nella vita, a cura
di Lc~ia Bolli (San Bonifacio). L. 25.000.
Borsa: Maria AusUlalrlcc, a cura della fa-
miglia Nicolcllo. L. 40.000.
Borsa: Sacra Fanùglla, a cura di Pietro Semcrill
(Imperia). L. 2.9.000.
Borsa: Mariani Elena, in mmwria di don Orfeo
,lfantmJOm, cura di Alma Scanso (Roma).
L. 30.000.
Borsa: San Giovanni Bos<:o e Don Filippo
Rinaldi, in ,uffragio di don Fortunato Zuccolla,
Salesiano, e implorando gra:zie, a cura di una
Coop e.ratrice (Bari). L. 25.000.
1oon1n•J

4.6 Page 36

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Sp&dlz. In abbon. postale Gruppo 2• • 1• quindicina
il regala per la Prima
Comunione e Cresima
BOLLETTINO SALESIANO
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Il 1• dal mesa per I Cooperatori Salesiani
/I 75 delmeseper I DlriganlidelCooperatori
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peratori, Benefattori e Amici
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Direzione a amministrazione:
via Maria Ausiliatrice, 32
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n. 403 del 16 febbraio 1949
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