Bollettino_Salesiano_198709


Bollettino_Salesiano_198709



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2 · 1 GIUGN O 1987
en Rivista fondate da san Giovanni Bosco nel 1
Quindicinale di Informazione e cultura religiosa edito dal·
la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 • Casella post. 9092 • 00163 Roma-
Aurelio - Tal. 06/69.31.341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongloanni -
Pierdante Giordano • Gaetano Nanetti • Angelo Paotuzi •
Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centotanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrarl - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Fotocomposizione, spedizione: Stabilimento Grafico
SEI Torino
Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-,
sto) per tutti.
Il 15 del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie
e loto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'Impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e ma1erìall Inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Utfìclo Nazlonale
Cooperatori (Alfano, Rlnaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tal. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
li BS esce nel mondo In 39 edizioni nazionali e 18 lin-
gue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie) in:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina Australia
Austria Belgio (in fiammingo) • Bolivia Brasile Ca-
nada - Centro America (In Guatemala) - CIie Cina (a
Hong Kong) • Colombia Ecuador - Filippine - Fran-
cia - Germania Giappone India (in inglese, malaya-
lam, tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia
Jugoslavia (In croato e In sloveno) - Korea del Sud
- Lituania (edito a Roma) - Malta Messico - Olanda
Paraguay - Perù - Polonia Portogallo Spagna
Stati Unili Thailandia Uruguay • Venezuela • Zaire
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
4 LETTERE DAL MONDO
di Don Egidio Vigano
6 CRONACHE SALESIANE
10 VITA ECCLESIALE
La sfida di Buenos Aires alla pastorale glo-
vanlle
di Giuseppe Costa
14 REPORTAGE
Quando passa la corrente
di Jacques Rey
20 VITA ECCLESIALE
Servizio civile come testimonianza di pace
e di Impegno per la comunità
di Gaetano Nanetti
23 PASTORALE GIOVANILE
Brave ma sfortunate queste ragazze
servizio redazionale
26 Tra I paesaggi di Van Gogh esercitando la
più dlfflclle delle arti
di Silvano Stracca
30 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Nasce dalla miseria e dall'egoismo Il dram-
ma del ragazzi della strada
servizio redazionale
34 VITA SALESIANA
Valigia di cartone o non la missione per lo-
ro è sempre aperta
servizio redazionale
38 FAMIGLIA SALESIANA
La sempllce e contagiosa testimonianza di
Bianca Maria
di Gianni Bazzoli
RUBRICHE
I lettori scrivono, 3 Pigy di Del Vaglio, 6 Cerchia-
mo di capire, 9 I nostri Santi, 41 - I nostri morti,
42 - Solidarietà, 43.
1 Giugno 1987
Anno 111
Numero 9
In copertina:
Marocco: Marrakech, Il vicolo
del tintori di lana
(Foto Archivio SEI)
Servizio a pag. 10

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- - - - - - - - - -- - -~
•li• Ml aento vicino
F•mlgll•
Salealana
Tra tante stampe che frequentemente
arrivano, da tempo mancava il B~lle!•
tino Salesiano•, ma finalmente ne, pri-
mi
del
d1i°qduiecsetmobmrees1e98è6.arrivato
il
n.
18
Le Poste purtroppo non funzionano
bene e del disservizio me ne dolgo
tanto anche perché l'Amministrazione
delle Poste e delle Telecomunicazioni
è stata il mio datore di lavoro, per oltre
quarant'anni.
.
.
Proprio Ieri sera In parrocchia alcu~1
Padri di Regina Pacis lamentavano 11
disservizio postale!
Più che a Il Bollettino• io mi sento vi-
cino alla Famiglia Salesiana, per di-
versi motivi.
Perché la mia gioventù è passala nel-
1'Associazione di Azione Cattolica
•San Giovanni Boscoio di Collesano,
Diocesi di Cefalù, incontrando nella
consorella Associazione Femminile la
compagna della mia vita.
Quell'Associazione, negli anni trenta-
quaranta, è stata la base della mia esi-
stenza e di tanti altri giovani.
Ogni anno per la Festa del Santo, il 31
gennaio, facevamo anche la Festa del
Tesseràmento dell'A.C.I.
Quanta gioia, quanto entusiasmo,
quanta devozione a San G. Bosco, an-
che perché a Collesano vi erano alcu-
ne... colonne salesiane! I cugini sacer-
doti Don Paolo Scelsi, Junior e senior,
e Don Bonaventura LI Pira, figure emi-
nenti di bontà e santità.
Oggi vi sono soltanto alcune Suore!__
Non ci stancavamo di cantare... •G1u
dal colli... Don Bosco trionfa... tra I
giovani ognor...•.
Successivamente, a Palermo, ho
mandato due dei miei tre figli nelle
Scuole Salesiane.
Quest'anno per la Festa del 31 gen-
naio al Ranchibile... Il colmo della feli-
cità Interiore!
Oltre alla celebrazione mattutina del-
l'Em.mo Cardinale Pappalardo, che ha
Indirizzato un vibrante discorso alla
gioventù presente in chiesa, nel pome-
riggio ho assistito al festegglame!'lti
scenici ed ho ascoltato il caloroso, in-
fuocato discorso del Vescovo della
Diocesi di Cefalù, anch'egli legato alla
Famiglia Salesiana da giovanissimo,
appartenente all'Associazione di A.C.I.
•San Giovanni Bosco•.
Ho sentito altre volte parlare S. E. Ca-
taranicchia, ma Il discorso dedicato a
San Giovanni Bosco non lo dlmenti-
cherò mal e farebbero tanto bene I Sa-
lesiani del Ranchibile di Palermo a di-
vulgarlo, perché è anche di incora9:
glamento ai sacerdoti e di speranza ai
giovani.
Con questi ricordi il •Bollettino• fa par-
te vitale della mia vita.
Valenza cav Franoesoo Pa/ermO
Un appello dalla Carlt••
di Palermo
A Palermo vivono due bambini: Anto-
nio Rlzzuto e Mauro Pizzlmenti, rispet·
livamente di 21 e 9 mesi, affetti da
atresia alle vie biliall tipo lii, una forma
di malattia che può essere risolta solo
con il trapianto del fegato; altrimenti è
la morte.
Il primo dei due piccoli si trova già a
Bruxelles da sette mesi, poiché è l'u•
nico luogo ove si può effettuare II tra-
pianto.
Le due famiglie sono di operai: il Sig.
Rlzzuto è termosifonista, il Sig. Pizzi•
menti è elettricista.
Capirete bene che, per effettuare il
trapianto, per la permanenza in Bel-
gio, per le cure costose, occorrono
tanti soldi e le due famiglie non di-
spongono di ciò.
A Palermo si cerca di aiutare queste
due creature ma ciò che si raccoglie è
sempre poco.
Ho scritto a Voi pensando con quanto
zelo, con cuore di Padre, Don Bosco
si sarebbe dato da fare per far tornare
Il sorriso In questi due vlslni doloranti;
si tratta di salvare due vite umane.
Mons Giovannr Giallombsrdo
cJ,rettore Gantas D,oc;esana di Palermo
lndlfiuato Q/1 eventuali s,ur, a
Ca11ias Dio<;esana, p/aaa Domenico Perenni, B
90134 Palermo, oppure vo1sandol1
Sii ccp n 13108907. lnt8SUJro a Missione Palenno.
p,azza DomenKXJ Pe,8111)1, 8 90-134 PaJcrmo
carmi su quell'erta e partecipare all'in-
contro. A S. Biagio - cosi si chiama la
località dove è sita la casa, le Suore ci
attendevano.
SI cominciava cosi: Lettura della Paro-
la e commento. Il commento veniva
fatto da Sr. M. Pia Giudici - nota co-
me «La vecchia volpe• - . Da sé si era
data la definizione. Una Suora dalla
forte spiritualità. Seguiva l'ora di •de-
serto• e ognuno era chiamato a ri-
spondere personalmente all'interpel-
lanza della Parola di Dio che... aveva
scosso dal di dentro.
A S. Biagio ebbi l'opportunità di sco-
prire la mia vocazione: Mi sarei fatta
Suora. Le Suore, per aiutarmi, mi ac-
compagnarono al loro noviziato in Ca-
stel Gandolfo. Me ne ritornai più che
mai rafforzata: volevo fare di me un
•dono totale• a Cristo. Ancora un altro
Incontro a S. Biagio. Fu la volta della
decisione per un'esperienza In clau-
sura. Dopo solo un mese potei attuare
Il mio desiderio. Avevo... diciotto anni!
Ora da due sono In monastero nel
Carmelo, appunto, Sant'Anna• in
Carpineto Romano. Tra ~uest.e ~ le
sorelle - nove - e tutte g10vani e gio-
vanissime sono felice e canto le lodi
del Signore come un'allodola che spa-
zia nell'Infinito cielo raggiungendo
nell'amore di Cristo ogni fratello nel
suo reale bisogno.
Devo, In qualche modo, la mia v~-
zione anche alle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. Vorrei che ml leggessero tante
giovani e come - lottando e vincendo
- trovassero Il coraggio di darsi a Cri-
sto per il servizio al fratelli nel nascon-
dimento, nel silenzio, nella solitudine,
nel lavoro, nella continua contempla-
zione del volto di Dio. È cosa meravi-
gliosa... che bisogna provare!•
Sr Mar,a Noemi d, S G,ovannt Ap ed Ev
Carrnolo di Carpne/0
Un• Carmellt•n• racconta
Vi racconto in breve la mia storia che,
con molta semplicità, chiederei di
pubblicare sul BS.
Sono una giovane di Arcinazzo Roma-
no. Ho studiato a Subiaco e qui, In
questa cittadina, ho conosciuto le F. di
M. A. Esse abitano una piccola casa
sul M. Taleo. Una casa di preghiera
che accoglie moltlssjmi giovani. Da
sei o sette anni le Suore, mensimen-
te, tengono là una giornata di ritlr~ per
i «Giovani del Sì•. Insieme ad altri an-
ch'Io partivo dal Paese per arrampi-
Non cre de vo
Vorrei dirvi tante cose anche perché,
francamente, non credevo che avre-
ste pubblicato la mia létlera con la
quale chiedevo lavoro. Debbo dire che
ho ricevuto tante lettere da persone
tanto gentili e circa 42 cartoline d'au-
guri. Ringrazio tutti. Purtroppo non ho
ancora dopo un anno trovato un lavo-
ro. Sono disposto a fare l'operalo,
l'aiuto-<:ucl na, il guardiano, ìl bidello...
Ho trent'anni.
Fortunato ca1a111no. e da Fosse. 37
89036 BrancaJeone (RC)

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4 · I GIUGNO 1987
Don Viganò
ci parla
UN GRIDO
NELLA STORIA
Rientro da Brasilia.
Sono rimasto impressionato dall'ammirazione e ve-
nerazione che tanta gente ha verso Don Bosco, in par-
ticolarç numerose personalità locali. Per loro è «il
santo latinoamericano» dei tempi nuovi.
Mi hanno assicurato che il presidente Juselinho Ku-
bitchek e il grande ingegnere lsrael Pinheiro sentivano
per lui una speciale simpatia e avevano grande fiducia
nella sua protezione. Si sono anche ispirati e sino sen-
titi sostenuti dal suo sogno (del 30 agosto 1883) nel-
l'audace e magnanima impresa della costruzione della
città (in 3 anni!).
Come cambia la prospettiva e il significato della
grandezza di Don Bosco quando lo si guarda dall'otti-
ca del mondo! La sua statura cresce e la sua voce pro-
fetica aumenta fortemente di volume: non è stata, la
sua, una «parola» per alcuni decenni, ma un «grìdo
nella storia» per secoli!
Dicono che la geografia è l'occhio della storia. For-
se non lo è sempre; ma, spesso, sì. Lo si sperimenta
viaggiando.
Mi sono domandato: si può essere oggettivi nel pre-
sentare il significato storico di questo Amico dei gio-
vani se non se ne conosce o non si prende in conto an-
che l'attuale «geografia» della sua validità aposto-
lica?
Io ho visto la sua Opera fiorente e ben voluta in tut-
ti i continenti. Si tratta di un dato di fatto, dopo 100
anni dalla sua morte.
Già in vita la sua personalità oltrepassava le facili
interpretazioni immediatiste. Fu davvero un fuori se-
rie, e perciò contrariato per tante iniziative pastorali,
sociali, culturali e religiose di nuovo conio. Dicono
che un suo amico lo definisse un «enigma», perché lo
considerava una personalità da collocare al di delle
spiegazioni comuni. Ci fu persino chi dubitò del suo
equilibrio mentale e tentò di ricoverarlo in una casa di
cura.
Pio XI lo canonizzò collocandolo tra i grandi della
storia della santità. 11 Papa Paolo VI, contemplando
lo sviluppo della sua Famiglia spirituale, parlò di «fe-
nomeno salesiano» nella Chiesa.
Dwante i miei viaggi i giornalisti mi chiedono a vol-
te in quali e quanti Paesi si trova oggi la Famiglia di
Don Bosco. Son solito rispondere che mi risulta più
facile e più breve dire dove non si trova, per poi passa-
re rapidamente in rassegna i singoli continenti.

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I GIUGNO 1981 5
Sommano oggi a ben 50.000 le persone «consacra-
te» (religiosi, religiose e membri di istituti secolari)
che si dedicano alla gioventù vivendo il suo spirito e
realizzando la sua missione. Ad esse si aggiungono de-
cine e decine di migliaia di Cooperatori collaboratori
ed amici e centinaia di migliaia di Bxallievi.
Alla fine degli anni '70, nonostante la delicata crisi
sopravvenuta nelle Società e nella Chiesa, i suoi figli si
sono lanciati a più vasti impegni missionari. In otto
anni il «Progetto-Africa» si è esteso a 31 Paesi. Si è
apertà in America Latina una «nuova frontiera-
andina» con presenze a quota dai 3.000 ai 4.500 metri
(Bolivia, Perù, Equatore). Si sono realizzate altre co-
raggiose iniziative in Oceania (isole Samoa e Papua-
sia). Inoltre si è preso piede anche in Indonesia. Tutto
questo è da aggiungere alle numerose missioni già as-
sunte anteriormente.
Tra i suoi figli si contano attualmente più di 80
membri dell'Episcopato (cardinali, A rcivescovi e Ve-
scovi).
Ma, potrà dire qualcuno, la mentalità di Don Bosco
e il suo contesto culturale, sociale ed ecclesiale è ormai
da catalogare tra i residui ottocenteschi.
Certamente è più che chiaro che ci siamo inoltrati
da anni nell'aurora di una nuova epoca storica.
Appunto per questo, dopo il Vaticano Il, la Fami-
glia di Don Bosco si è riunita più volte per affrontare,
con apporto universale, le sfide dei tempi e rivalutare
l'eredità profetica del Fondatore. Si è cosi costatato
che egli fu portatore di un «carisma», ossia di un'e-
nergia viva, non chiusa sul suo tempo ma aperta al fu-
turo, nata per svilupparsi e adattarsi, fluida ma omo-
genea, capace di identità e di unità anche in un plura-
lismo culturale, purificata e rafforzata dai rinnova-
menti della Chiesa in crescita.
Don Bosco stesso, nel discernimento della sua voca-
zione, dovette convincersi (considerando i contenuti
evolutivi del suo dialogo vocazionale) della speciale
missione a lui assegnata dall'alto a maniera di germe,
come abbozzo iniziale da perfezionare continuamen-
te, come scintilla prima di un fuoco che non si spe-
gnerà.
Per questo i suoi figli camminano ancora con lui
verso nuovi orizzonti, pur guardando ai suoi tempi
come a dati culturali ormai superati.
Don Bosco aveva fama di sognatore. Nei miei viag-
gi ho dovuto rileggere alcuni dei suoi più famosi so-
gni, costatando che anche la geografia (con la croni-
storia di questi 100 anni) entra a formar parte di una
loro chiave di lettura. Ebbene, lui ba sognato che que-
sta sua Famiglia sarebbe ancor viva e robusta dopo
più di 500 anni di esistenza: mezzo rniUennio. È una
parola!
Uno strano romanziere, religioso, ha scritto una
specie di autobiografia da deluso; prevede che fra al-
cuni anni iJ vento porterà accanto alla sua tomba un
giornale con la notizia che un ipotetico Papa Giovan-
ni 24° avrà soppresso finalmente tutti gli Ordini ed
Istituti religiosi: è la voce fioca di un aruspice febbri-
citante.
Don Bosco è stato chiamato ad iniziare il suo cari-
sma quando lo Stato cacciava e voleva sopprimere i
Religiosi. Non ha mai creduto a un simile oroscopo da
cimitero. La sua vocazione e missione non fu un bel
fiore effimero, ma fu un seme fecondo lanciato nel
solco del mondo.
lJ suo grido profetico risuona ancora e risuonerà
nella geografia e nella storia.
don Egidio Viganò

1.6 Page 6

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6 · I GIUGNO 1987
ITALIA
Un premio giornalistico
degli exallievi Giuseppini
L'associazione exallievi ed amici del
Murialdo ha indetto la seconda
edizione -del Premio nazionale di
giornalismo «Leonardo Murialdo, una
vita per la gioventù». Il premio
imende segnalare all'attenzione un
laico o un religioso che abbia dedicato
la sua vita al riscauo e alla
promozione della gioventù
abbandonata o in difficolià ed ha lo
scopo di divulgare «cronaca bianca».
li premio verrà conferito il 7
novembre 1987 mentre le segnalazioni
dovranno pervenire entro e non oltre il
15 giugno 1987 presso la Segreteria
Premio Murialdo (Piazza Murialdo, l
7 1100 Foggia).
Nella foto:
Quadro di san Leonardo
Murtaldo (Torino 1828-1900)
SPAGNA
Proclamato beato il
cardinale Marcello Spinola
Domenica 29 marzo J987 Giovanni
Paolo 11 ha proclamato cinque nuovi
beati e fra questi il cardinale Marcello
Spinola nato a San Fernando io
Spagna. nel 1835 e morto a Siviglia il
19 gennaio del 1906. L'avvenimento
ha allietato particolarmente la
Famiglia Salesiana della Spagna che
ha sempre considerato questo
Cardinale fra i suoi primi benefauori e
cooperatori.
t.é NU0V6 reOJICH€
DEll4 G,-éNéT/CA
Ml seRf/lRAN>IO A
IZ/ l3MPl !é!.8 IL MONJ>O
/)I Aln?I IN.DIJ/1/)VI
J:>/,q80LICI
,qa./l>(;I.Jrt, IWRI)'"$ / J
6,-l/lJTO [)0546,(;,,IO !
Nella foto:
la cattedrale di Siviglia
Il cardinale Marcello Spinola infatti si
occupò personalmente dell'arrivo dei
Salesiani in Spagna sin dall'apertura
della casa di Utrera {l 881) quando era
vescovo ausiliare di Siviglia. P roprio
in quegli anni, nel I884, scrisse a
sostegno della causa salesiana un
l.ibretto intitolato «Don Bosco y su
Obra» che contribui non poco a
procurare per l'incipiente opera
salesiana spagnola, amici e sostenitori.

1.7 Page 7

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- - - - - - - - - - -sB
I GIUGNO t981 7
Passato alla sede di Malaga
(1886- 1895) e quindi a quella di
Siviglia il beato Marcello Spinola
continuò a sostene.re Don Bosco e i
suoi Figli.
«Monsignor Spinola - ha scritto lo
storico Ramon Alberdj sul Boletin
Salesiano del marzo l987 - aveva un
cuore come don Bosco e una mente
lucidamente salesiana)>. «Don
Marcello» ru un pensatore che come
tale esercitò un grande magistero
totalmente accellato dw salesiani della
prima ora come Giovanni Branda,
Ernesto Oberti, Filippo Rinaldi, Pietro
Rkaldone, Matlas Bui!. <<Ammiratore
entusiasta di Don Bosco - affermava
il Bolelln Salesiano in occasione della
morte del Cardinale - studiò il suo
spirito e lo manifestò al mondo in
scriui eloquenti».
Bosco un gruppo di ragazzi della
Scuola Grafica Salesiana di Torino-
Valdocco guidato dal prof. F. Orlando
Spinelli ha realizzato una serie di idee
per un manifesto.
Si tratta di una « Esercitazione a
ruolo» attuata dagli Allievi grafici del
anno, 1986-1987. Le fasi di
progettazione, esecutione degli
originali, preformatura dei testi e delle
immagini, esecuzione delle forme,
stampa e conrezione, sono state
effettuate durante il normale
svolgimento del programma didattico.
L'esercitazione ha avuto lo scopo di
mettere gli allievi nella possibilità di
verificare tutte le problematiche legate
ad ogni singola fase esecutiva;
d'approfondire il discorso tecnico di
tutte re operazioni che concorrono alla
realizzazione di uno stampato,
superando le barriere del senorialismo
e formando ad una mentalità di
polivalenza.
Tullo questo dal punto di vista
grafico-didanico. Per parte salesiana
c'è da far notare che l'impegno messo
da questi giovani autori guidati d'a un
professore vuole essere un gesto di
amore e devozione ad un Santo che ha
a sua volta amato pienamente i
giovani.
ITALIA
Idee per un manifesto
Mentre lo Sludio Armando Testa di
Torino ha ideato il manifesto ufficiale
del Centenario della morte di Don
Nelle foto:
Alcunl del manifesti
preparati dal ragazzi di
Valdocco.

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8 · I GIUGNO 1981
7° Concorso Fotografico
Nazionale «Premio Don
Bosco >>
Con la settima edizione il « Premio
Don Bosco» - concorso nazionale
fotografico organizzato dall'Unione
Exallievi del S. Francesco di Sales di
Catania - è entrato definitivamente
nel numero delle manifestazioni
pa1rocinate dalla Federazione Italiana
delle Associazioni Fotografiche
(F.l.A.F.). U «Premio Don Bosco» di
quest'anno ha visto la partecipazione
di ben 1246 opere in rappresentanza di
327 concorrenti. La Giuria del Premio
composta da Erminio Bevilacqua,
Gregorio Merito, Mario Rossi
Trombadore, Carmelo Mangione,
Giuseppe Marino, Gianni Oiuffrida ha
proclamato vincitore per la settima
edizione Enzo Palma di Noli (SV)
mentre per la sezione Bianco-Nero
premi ex-aequo sono stati assegnati a
Bolognini Massimo di Este, Monti
Luciano di Este, Soncin Daniele di
Ca'venier (RO). Altri premi sono stati
assegnati per le sezioni «Colore»,
«Diapositive», «Sub», «Catania».
L'impegno degli exallievi catanesi è
ora orientato all'ottava edizione,
quella del centenario, che si
preannuncia particolarmente
interessante. Quanti vogliono
concorrere possono per informazioni
rivolgersi a: «Premio fotografico D.
Bosco» - Unione exallievi S. Francesco
di Sales, Via Cifali, 7 05123
CATANIA.
Diventa Beato il cardinale
Ferrari
U IO maggio 1987 Giovanni Paolo 11°
ba proclamato Beato l'arcivescovo di
Milano card. Andrea Ferrari singolare
figura di pastore che ebbe numerosi
rapporti con la Famiglia Salesiana. In
attesa di poter presentare sul BS un
ampio servizio sulla personali1à del
neo Bealo e sulla complessità dei
tempi in cui visse, ecco un breve
profilo tratto da ANS del mese di
maggio.
«Nell'affetto e nella stima per Don
Bosco e per l'Opera Sua emulò i più
illusiri Cooperatori salesiani» cosi
scrive in una necrologia del defunto
card. Andrea Ferrari, arcivescovo di
Milano, il «Bollellino Salesiano» del
marzo 1921.
Nato da umile famiglia a Pratopiano
in diocesi di Parma nel 1850, a 26
anni era già rettore del seminario della
sua diocesi. Vescovo di Guastalla nel
1890 e di Como l'anno seguente, nel
1894 era nominato cardinale e
arcivescovo di Milano, ove morì il 2
febbraio 1921.
Lo ricordiamo brevemente per l'amore
e l'appoggio che egli diede soprattutto
all'opera salesiana di Milano.
I Salesiani, tre, avevano iniziato
umilmente la loro attività nella
metropoli lombarda nel dicembre
1894, un mese dopo l'en1rata del card.
Ferrari nella sede dei SS. Ambrogio e
Carlo. Da quel momento egli fu al
loro fianco, paternamente, in tutte le
tappe dello sviluppo della loro opera:
Nelle foto:
Pane e pesce• di Enzo Palma e •litorale• di Bolognlnl Massimo
J
I Nella foto:
Il cardinale Andrea Ferrar!
davanti al Colleglo Elvetico
di Lugano durante
la visita pa1torale nel 1918
il 6 gennaio 1895 alla inaugurazione
dell'oratorio di via Commenda; il 4
s~ttembre ,18~5 alla posa della prima
P!etra dcli Istituto «S. Ambrogio» in
Via Copernico è in sèguito
all'inaugurazione della prima parte del
fabbricato.
Partecipò attivamente al 1° congresso
salesiano di Bologna nel 1896 e al 5°
tenuto a Milano nel 1906. Durante '
quest'ultimo ebbe luogo la benedizione
della parte principale della nuova
chiesa di S. Agostino, chiesa che il
card. Ferrari ebbe la gioia di
consacrare, completamente ultimata il
19 giugno 1920, quando già i segni del

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- - - - - - - - - - -sB-
1 GIUGNO 1987 9
erchiamo di capire
male che lo doveva portare alla tomba
erano sensibili.
In un incontro con un folto e
impegnato gruppo di cooperatori
milanesi nel 1907 egli aveva
dichiarato: «Tra I.e non poche spine
che s'incontrano nella non facile
missione dell'apostolato, il buon Dio
suole spargere rose soavi. Ed io, sulla
via del mfo apostolato, ho trovato
anche questa rosa dell'Opera
Salesiana. sia benedetto il Signore!».
Egli visse insieme con il suo popolo gli
avvenimenti tragici del 1898 e la
tormenta della prima guerra mondiale;
e, come uomo di Chiesa, visse e
sofferse profondamente la crisi
modernistica. La sua azione pastorale
pertò, col segno della modernità e
dell'apertura (fu il primo vescovo
italiano ad usare «pastoralmente»
l'automobile), quello di una robusta
santità, ora ufficialmente riconosciuta
dalla Chiesa.
I ragazzi del Don Bosco di
Sampierdarena primi
nell'Econogioco e al
Concorso Philips
Ancora una scuola salesiana alla
ribalta del concorso Philips per
giovani inventori e al concorso indetto
dalla Cassa di Risparmfo delle
Provincie Lombarde in collaborazione
con il Ministero della Pubblica
Istruzione.
Al concorso Phllips Roberto Delle
Piane, studente dell'Istituto Tecnico
Don Bosco di Genova-Sampierdarena
si è classificato primo presentando una
ricerca su una microfono «a
modulazione di intensità luminosa».
Il diciottenne allievo dei salesiani
nell'invenzione è stato aiutato da
Andrea T rucco, quindicenne.
«lo e Andrea lavoriamo insieme -
dice Delle Piane - lui vede le cose e
io le metto in pratica: ci compensiamo
a vicenda. Lui nel campo elettronico
ed io in quello elettrotecnico».
E il microfono a intensità luminosa?
«Il microfono da noi ideato - dicono
- presenta almeno quattro sostanziali
vantaggi rispetto ai tipi oggi in
commercio». Le parole gli vengono
fluide, come se fosse abituato a tener
GUARDANDO A GINEVRA
Per quanto poco si possa essere interessali ai grandi avvenimenti interna-
zionali, non è difficìle capire che in queste settimane si sta svolgendo fra le
due superpotenze di questa terra, Stati Uniti e Unione Sovietica, un negozia-
to che avrà conseguenze su ognuno di noi.
I due interlocutori parlano di armi e di disarmo, di smantellamento di basi
missilistiche e di riduzione di testate atomiche: non è ancora un discorso sulla
pace, autentico come quello di preghiera che fu fatto ad Assisi nell'ottobre
del 1986 attorno a Giovanni Paolo II, ma è pur sempre un discorso sulla
« non guerra». Cinque miliarcli di persone, tutti gli abitanti della terra, saran-
no condizionati dalle decisioni che americani e russi stanno preparando e
prenderanno. Positivamente, se si attenuerà la follia di una corsa verso armi
sempre più costose, perfezionate, micidiali e incontrollabili; negativamente,
se non si faranno passi verso accordi, sia pure parziali.
Nel primo caso, i Paesi direttamente imeressati, quelli più potenti, e i loro
alleati (cioè, in complesso, le nazioni ricche e tecnologicamente progredite
sia dell'Ovest che dell'Est) saranno in grado, almeno in parte, di riconvertire
in imprese più pacifiche i capitali sino a ora impiegati nelle industrie belliche.
Nella seconda, deprecabile ipotesi, non accadrà, no, che le grandi potenze si
dichiareranno guerra, ma fomenteranno conflitti detti « locali», istigando al-
tri Paesi, con ogni mezzo, a mantenere le tensioni e l'inquietudine.
Un qualsiasi tipo di intesa e di compromesso che salvi la faccia ai «super-
grandi» e tuteli i loro interessi si rivelerà però soltanto illusorio se, allo stesso
tempo, non saranno state poste le basi per un altro tipo di pace: di una pace
senza virgolette. Quella cioè che impone ai ricchi di questo mondo il dovere
della solidarietà fattiva con i poveri. La «opzione sociale deJJa proprietà» ri-
cordata più di una volta da Giovanni Paolo Il in continuità di pensiero con
i Papi suoi predecessori, non si limita al singolo individuo, ma si allarga co-
me un dovere alle comunità, ai popoli, alle nazioni, agli stati che posseggo-
no, nei confronti di quelli che non hanno.
Cerchiamo di capire, quindi, il senso vero della parola pace, e di clistin-
guerlo da altre situazioni all'apparenza simili ma sostanzialmente diverse. Va
bene, va benissimo l'accordo per l'eliminazione dei missili a testate atomiche
intercontinentali, continentali, strategici, tattici e «di teatro>> (cioè di teatro
di guerra); va bene, va benissimo l'impegno di rinunciare all'uso di armi chi-
miche e nucleari, e di ridurre aerei, carri armati, navi da guerra e altro arma-
mento detto <~convenzionale». Ma bisognerà fare un passo ulteriore: riversa-
re le cifre risparmiate a favore di quelle aree del mondo (un intero continen-
te, come l'Africa; parte di altri, come l'Asia e l'America centro-meridionale)
che hanno bisogno di crescere, che hanno fame non soltanto del necessarissi-
mo pane, ma dell'altrettanto necessaria dignità: i quattro quinti dell'umani-
tà. Soltanto così ci si pòtrà riconoscere in quel <<beati i pacifici» di evangelica
memoria, Ogni altro accordo rischierà in caso contrario di rivelarsi, con il
tempo, fragile e precario.
Angelo Paoluzl
conferenze. «Questi sono per noi i
quattro vantaggi: L) è completamente
immune da disturbi elettrici e
magnetici senza schermature
aggiuntive; 2) può funzionare anche
sott'acqua senza bisogno di
rivestimenti protettivi; 3) può essere
usato in ambienti altamente esplosivi
senza pericolo perché non sviluppa
scintille; 4) può essere costruito con
materiale plastico. li microfono da noi
idealo è particolarmente indicato,
inoltre, per le registrazioni ad altissima
fedeltà. Infatti la luce, sul quale esso
si basa, è un conduttore insuperabile.
È il principio delle fibre ottiche che
stanno pian piano soppiantando i
mezzi tradizionali».

1.10 Page 10

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_ VITA ECCLESIALE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
·10 · 1GIUGNO 1987
Giornata Mondiale della Gioventù
LA SFIDA DI BUENOS AIRES
ALLA
PASTORALE
GIOVANILE
La celebrazione della
Giornata Mondiale della
Gioventù rilancia
l'impegno salesiano ad
evangelizzare educando e
ad educare
evangelizzando.
Buenos Aires, aprile
1987. Le immagini di Giovanni Pao-
lo 11 in <<poncho, sombrero y mate»
rimarranno ancora a lungo negli oc-
chi di migliaia di ragazzi enon parte-
cipanti alla grande festa popolare
dell' 11 aprile in avenida 9 de Julio
cosi come le note del canto « La nue-
va civilizacion» verranno presto
portate nelle nostre assemblee a ri-
cordo di questa domenica delle paJ-
me argentina.
L'appuntamento fissato da papa
Woytila per i ragazzi di tutto il
mondo non è stato mancato: qui so-
no giunti ragazzi da ogni dove: eu-
ropei, asiatici, australiani, norda.-
merìcani e, ovviamente, latinoame-
ricani. Anche daU'ItaJia ci si è mossi
in tanti: Azione Cattolica, AGE-
SCI, Comunità di S. Egidio, Rinno-
vamento dello Spirito, Movimento
dei Focolari, Opus Dei, varie Dioce-
si quasi un gran kermesse del movi-
mentismo e dell'associazionismo
giovanile cattolico nonché della va-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - - - - -sB-
I GIUGNO 1087 11
rietà dei metodi e degli itinerari di
evangelizzazione. E i Salesiani?
Si, c'erano anche loro venuti dat-
i' Italia e dall'intera America Lati-
na. L'llalia salesiana era rappresen-
tata da un gruppo di Cooperatori
guidati dal delegato don Mario Co-
gliandro e da trentacinque ragazze
exallieve e animatrici di gruppo del-
le Figlie di Maria Ausiliatrice. ln-
dubbiamente questa Giornata ha
avuto, che per l' ha vissuta, tutti gli
nostra terra il "continente della
speranza '' ».
Quali i segni? L'Eucarestia, il sa-
crificio nella vita quotidiana, l'ab-
negazione della persona per il bene.
Quello del Papa dunque a Buenos
Aires è un invito a vivere la giovi-
nezza aldilà di schemi mentali non
certamente cristiani: si pensi alla
«cultura dell'effimero», «alla poli-
Lica dello speuacoto» o, ancora al
cosiddetto «pensiero debole» tutti
smo giovanile. Nella Capitale ar-
gentina tuttavia non ci sono stati
tutt, i giovani.
Si pensi a quanti non hanno mai
conosciuto la pace o la giustizia so-
ciale oppure a quanti anche nella
nostra Europa non hanno mai var-
cato la soglia di una chiesa tanto
meno quella di un movimento o di
una associazione.
« Buenos Aires - ha affermato il
cardinale Eduardo Pironio nella s ua
POR LA PAZ
POR LA JUVENTUD
ingredienti dell'avvenimento-hap-
pening. C i pare tuttavia che il gran-
de sforzo di questo Papa di richia-
marci con essa all'essenziale della
Croce, nostra unica speranza, ri-
schia di essere frustrato dall'avvi-
cendarsi della cronaca e delle pa-
role.
Il messaggio del Papa ai giovani è
radicalo nel Vangelo di Cristo. « Vi
chiedo - ha egli detto - nel nome
del Signore, che rinnoviate oggi la
vostra fedeltà a Cristo che fa della
Grande manifesto Inneggiante al
Papa
fenomeni che non mancano d'essere
presenti nella realtà giovanile ivi
compresa quella cattolica.
A Buenos Aires si è parlato - è
avvenuto durante il Forum interna-
zionale - di una nuova evangeliz-
zazione per la costruzione di una
nuova società. Un tema certamente
suggestivo anche perché potrebbe
aprire una nuova era di protagoni-
più volte applaudita relazione a1
T eatro San Martin - in un conti-
nente di croce e cli speranza, qual'è
l'America Latina presenta ai giova-
ni una triplica sfida: alla loro pre-
ghiera, alla loro speranza, a1 loro
amore».
« La nuova evangelizzazione -
ha dello ancora il cardinale argenti-
no - passa attraverso giovani capa-
ci di una particolare sensibilità per i
problemi umani; capaci di impegno
evangelico per la giustizia, la libertà

2.2 Page 12

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12 1 GIUGNO 1987
e la liberazione integrale; capaci di
una vera "opzione preferenziale per
i poveri''; capaci di una maggior fa-
me di Dio e della sua giustizia. In al-
tri termini non è pensabile una nuo-
va evangelizzazione senza evange-
lizzatori che sappiano parlare di un
Dio a loro familiare».
L'evangelizzazione - secondo il
cardinale - presidente «dei laici»
- suppone uomini e donne poveri
totalmente distaccati da se stessi,
fortemente ripieni di Spirito Santo,
con una gran capacità di amore uni-
versale, di fraternità, di servizio.
Ed ancora: per evangelizzare ci
vogliono preghiera, contemplazio-
ne, gioia e speranza, comunione ec-
clesiale, spirito di incarnazione e di
presenza.
Ebbene, ci domandiamo: tutto
questo è possibile senza l'acquisi-
zione progressiva di atteggiamenti e
di categorie di giudizio?
È possibile in altri termini che si
possa evangelizzare senza educare?
Non vogliamo fare la lode del c6n-
vento ma è chiaro che in questo
contesto la consegna data da don
Egidio Viganò alla Famiglia Sale-
siana di evangelizzare educando e di
educare evangelizzando acquista
nuova forza. I giovani di estrazione
salesiana presenti alla Giornata
buenosairense erano in tanti e con
essi anche i loro educatori; proveni-
vano dalle opere e dalle organizza-
zioni salesiane argentine - abbiano
notato gli «Exploradores D. Bo-
sco», gruppo di Cooperatori e il
Movimento Giovanile Salesiano,
molte scuole e collegi - ma anche
dalla Bolivia, dal Cile, dal Para-
guay, da Portorico. Un loro collega
«mapuche» Zefferino Namuncurà
PIÙ SPAZIO Al GIOVANI
NELLE STRUTTURE PASTORALI
Fra le iniziative legate alla Celebrazione della Giornata
- c'è stato anche un affollato Genfest organizzato dai
Focolarini - ha avuto grande partecipazione il Forum in-
_ternazionale organizzato dal 9 sera all'11 mattina dal
Consilium Pro Laicis presieduto dal Cardinale Eduardo
Pironio e dalla Commissione nazionale argentina di pa-
storale giovanile.
Il "Forum• ha permesso alle moltissime delegazioni
presenti di dire la loro in materia di evangelizzazione in
genere e di quella giovanile in particolare. Indubbiamente
il poco tempo a disposizione - poco più di quarantott'ore
non ha consentito grandi approfondimenti ma... chi ha vo-
luto parlare l'ha potuto fare. Francesi, inglesi, irlandesi e
nigeriani hanno sottolineato il disinteresse progressivo
dei giovani nei confronti della Chiesa - istituzione quasi
in contrasto con un diffuso atteggiamento di ricerca di
Dio; tedeschi, belgi, canadesi, argentini e giapponesi
hanno sottolineato l'instabilità della famiglia ed i conflitti
socio-economici che rafforzano una società sempre più
individualistica nella quale è urgente evangelizzare; por-
toghesi, spagnoli, coreani ed ancora argentini, messicani,
paraguensi, hanno denunciato l'eccessiva invadenza del
clero e l'incapacità di una pastorale giovanile in grado di
incontrare i problemi quotidiani dei giovani. Al termine del
«Forum» sono emersi alcuni orientamenti e groposte. Fra
le più importanti segnaliamo:
l'opportunità di continuare ma con più tempo disponibile
questi incontri internazionali; la creazione di una commis-
sione internazionale di pastorale giovanile; la partecipa-
zione di laici anche giovani al prossimo Sinodo; una mo-
zione di solidarietà con il Cile e il Sudafrica; la richiesta -
come segno di solidarietà cristiana - di un condono ge-
nerale dei debiti internazionali da parte dei Paesi di antica
tradizione cristiana ai Paesi dell'America latina. Sarebbe
questo - è stato detto - una testimonianza cristiana effi-
cace in occasione del V Centenario dell'evangelizzazione
di questo continente.

2.3 Page 13

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- - - - - - - - - - -5'1-
nel corso della notte di festa è stato
presentato fra i grandi apostoli del-
1' America Latina e con lui sj sareb-
be potuta anche ricordare Laura Vi-
cu.na. Sono ambedue frutto di edu-
cazione salesiana.
La sfida di Buenos Aires passa
dunque anche attraverso il carisma
educativo di San Giovanni Bosco;
passa attraverso la vocazione edu-
cativa di tanti uomini e donne che
entrati nella Famiglia Salesiana af-
frontano la difficile arte di educare
nella convinzione che i ragazzi d'og-
gi sono la società adulta di domani .
Giuseppe Costa
I GIUGNO 1987 13
SONO IMPRESSIONATE
DALL'ACCOGLIENZA
Il gruppo delle giovani
exallleve ed animatrici a
Fortln Mercedes
Fra i gruppi salesiani presenti a Buenos Aires, significativo è ap-
parso quello ,tahano formato da 35 exallieve e animatrici e portato
dal Centro internazionale dì pastorale giovanile delle Figlie di Maria
Ausmatrlce. Tre suore, Giacomina Barrasi, Olelìa Brun e Carmelina
Sauchelll, e 35 giovani provenienti da tutt'ltalia.
Il viaggio del gruppo si è svolto dal 5 al 18 aprile e si è arricchito
oltre che della partecipazione alla Giornata e alle manifestazioni ad
essa annesse anchedi due signilicauve visite alla tomba di Laura Vi-
cul\\a a Bahia Bianca ed a quella d1 Zefferino Namuncurà a Fort,n
Mercedes. L'incontro dei giovani presso dSantuario della Vergine di
LuJ811, la messa assieme agli emigrati 1tahani nella Chiesa retta dai
Padri Soalabnniani, la notte di festa con Il Papa, la mattinata della
Domenica delle Palme. la consegna dei croc1fiss1 nella cattedrale di
Buenos Aires: ecco alcuni momenti che hanno visto Il gruppo pre-
sente e protagonista Quali le impressioni delle ragazze?
Lina Barbieri, di Pavia, universltàrla terzo anno di Farmacia.
•Sono rimasta letteralmente sbalordita dall'accoglienza che ci è
stata riservata e dalla fede che hovisto. Non pensavo che si potesse
credere nel Signoreoosi intensamente. Porterò dentro di me questa
esperienza e quanto mi hanno dato•.
Monica Etra, d1 S. Cataldo (CL), studentessa terz.o anno Magi-
strale
•Mi ha sorpreso la disponibilità dei giovani argentini al servizio e
all'accoglienza. Torno in Italia convinta che noi giovani possiamo fa-
re qualcosa per cambiare la società».
Lsurs Pellegrino di Bari, universitaria pnmo anno di Lenere
•L'idea delle suore di invitarmi a venire in Argentina è caduta ve-
ramente dal cielo. Questa condivisione di fede mi ha impressio-
nato•.
Francesca Barbanera d1 Roma, studentessa terzo Liceo classico.
•Sapevo teoricamente che i Salesiani sono sparsi In tutto il mon-
do. Ma venire a Buenos Aires e trovarmi come se tossi a casa mia
dalle suore mi ha impressionata. Veramente bello•
Marghenta Bonitat1bus, di Roma laureanda 1n Econom1a e com•
mercio.
•Da questa esperienza ho acquisito una v1tahtà nuova che cer-
cherò dì trasmettere al m10 gruppo d1 exallieve•.
Paola Mapel/1 di Varese, universitaria terzo anno d1 Informatica.
«Porto dentro d1 me un grande senso di amicizia».
Una infermiera proless,ona/e di Varese, fa parte degh •Amici del
Sidamo•.
•È un'esperienza davvero bella che ci ha fatto uscire dal guscio.
Slamo rimasti impressionati da questo spirito salesiano che vive nel
cuore della gente. Mi avevano deno che venivamo a testimoniare...
Francamente ho soltanto imparato-
Emanuela Aceto di Oocimiano (Alessandria), ,mptegata
•In Italia si da tutto per scontato; qui è stato come un nscoprire la
lede•.
Chiara d1 PadOva, universnana secondo anno d1 Legge.
Mi è piaciuto tanto l'entusiasmo della gente».
Simone Vincenza di Milano, infermiera,
«Anche se a MIiano abbiamo molte possibilità d'incontro. qui è
stato proprio un fatto mondiale. Riuscire a pregare insieme a tanti
Paesi diversi è proprio molto bello•.

2.4 Page 14

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_ REPORTAGE__
14 · 1 GIUGNO 1987
Marocco
QUANDO
PASSA
LA
CORRENTE
Troppi giovani che
provengono do famiglie
modeste e che sono
rigettati dal sistema
scolastico sono tentati dal 1
miraggio dell'emigrazione.
La. scuola
elettromeccanica aperta
dai Salesiani a Kénitra
permette loro con un
mestiere in mano di
restare nel Paese.

2.5 Page 15

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- - - - - - - - - - -sB-
I GIUGNO 1961 15
--
l molti studenti che po-
polano i giardini pubblici di Royau-
me verso la fine dell'anno scolasti-
co, non mancano di frastornare il
visitatore. Intenti a studiare, seduti
o a passeggio lungo i viali colorati
di buganvillee, ripassano i loro pro-
grammi con fervore. Perfino quan-
do la notte cala si ritrovano giovani
ai piedi dei riverberi che bordano i
viali: continuano ad apprendere
sotto la tenue luce dell'illuminazio-
ne pubblica.
E solo un esempio che indica fino
a che punto i giovani marocchini
hanno sete d 'apprendere e quanto
povere e poche siano le possibilità
di lavoro a casa.
È una gara spesso dura anche
perché a scuola i posti hanno un
prezzo alto.
L'insegnamento attento alle se-
condarie e aU'Università non per-
mette a tutti d'accedere al diploma
bramato.
In un paese dalla demografia ga-
loppante dove il 70% deUa popola-
zione ha meno di vent'anni, gli
«scacchi» agli esami sono nume-
rosi.
Essi tuttavia sono dovuti in mas-
sima parte alle cattive condizioni
del sistema scolastico, dove il sem-
plice fatto di ripetere parta all'e-
sclusione definitiva.
Che fare per i giovani in tale si-
tuazione? Quale alternativa si può
proporre per chi non può divenire
medico o avvocato?
Quale formazione per trovare un
impiego che permetta d'aiutare an-
che lo sviluppo del proprio paese?
Per rispondere a tali interrogativi
una organizzazione sportiva e cultu-
rale di Kénitra - la Joyeuse Union
de Kénitra - animata da tempo dai
Salesiani si è trasformata in una se-
zione professionale ad indirizzo
elettrico. E cosi la JUK è diventata
JUK-SPEL. Un adattamento corag-
gioso.
L a risposta a un
bisogno
n centro professionale di Kénitra
ha aperto le sue porte nel 1975. Per
dare nuove prospettive a ragazzi in
situazione di scacco e appagare in
certo qual modo la domanda del
mercato-lavoro, la scelta fu portata
sui corsi elet1romeccanici che hanno
il vantaggio di rispondere ad esigen-
ze concrete e che non necessitano,
per essere realizzati, di grandi e co-
stosi impianti.
I primi dieci alunni si sono rapi-
damente molliplicati diventando
oggi un centinaio ripartiti in sei
classi. n primo anno è frequentato
da giovani dai I7 ai 24 anni e non è
raro perciò il caso di allievi più
grandi dei loro professori. La mag-
gior parte proviene da famiglie mo-
deste e numerose; molti poi vengo-
no da villaggi sperduti e cosi, pur di
frequentare, devono sottoporsi a
viaggi lunghi e penosi. Per lavorare
in tali condizioni - con una sola
scatola di sardine per pranzo - si
deve essere ancorati a solide moti-
vazioni.
Ma Kénitra è spesso l'ultimo rico-
vero.
L'insegnamento dispensato, a
sua volta, è teorico e pratico. Labo-
ratori di meccanica e di elettricità
con esercitazioni manuali vengono
alternati a corsi di francese, arabo,
matematica e fisica, disegno indu-
striale, tecnologia, legislazione ed
economia familiare. L'équipe degli
insegnanti è costituita quasi esclusi-
vamente da volontari, ad eccezione
del direttore Pierre Jacquinet che è
un coadiutore salesiano e del pro-
fessore di arabo.

2.6 Page 16

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16 · 1 GIUGNO 1987
I dieci giovani insegnanti stanno
in Marocco per due anni; per per-
mettere una IOtazione equilibrata la
metà di essi si rinnova ogni anno e
questo esige un grosso sforzo di
adattamento sia per chi arriva e sia
per chi deve accoglierli.
È determinante quindi il ruolo del
direttore.
Al termine dei corsi che normal-
mente sono triennali gli alunni rice-
vono un diploma di abilitazione al
lavoro dato dalla Camera di Com-
mercio e dell'Industria di Kénitra.
Anche se non riconosciuto dallo
Stato sul piano concreto è un diplo-
ma molto apprezzato e gli alunni
trovano rapidamente un lavoro.
li laboratorio risuona di colpi di
martello. Alcuni giovani si indu-
striano a smontare diversi montaggi
elettrici che sono serviti al loro ap-
prendistato. Spettacolo familiare
proprio delle scuole tecniche. Viene
recuperato il materiale che può esse-
re ancora utilizzato. Nemmeno un
grammo di materiale viene sciupato
e del resto, quando si è poveri, si
apprende a far fuoco con la legna
che si ha.
Il cortlle è come In tutte le case
salesiane un luogo Importante di
Incontro e di distensione
I, frutto di una
solidarietà
In un angolo dell'edificio Pierre
Jacquinet ci mostra alcune lavatrici
fuori uso.
«Esse - dice - ci saranno pre-
ziose. Ricaveremo molte lamiere da
utilizzare e i motori serviranno per
esercitazioni».
li laboratorio assomma recupero
e intelJigenza ed utilizza tutto; sono
là ad attestarlo, tavole, casse, pelli e
batterie elettriche.
Questo lavoro di recupero è pre-
zioso per la JUK-SPEL anche per-
ché questa non riceve sussidi dallo
Stato.
E la bassissima retta d'iscrizione
richiesta alle famiglie non copre cer-
to le spese di gestione.
I primi aiuti sono arrivati dai Sa-
lesiani, dai Lyons Club di Kéoitra,
dalla Caritas. Successivamente que-
sti ultimi aiuti si sono ridotti anche
per l'andamento dell'economia lo-
cale. Fu allora che vennero incontro
organismi come la CCFD e la Cl-
MADE. Una organizzazione olan-
dese ba fornito i fondi per un nuovo
edificio ma si vive sempre nella pre-
carietà. Cosi ogni anno bisogna bat-
tersi per trovare i fondi necessari. A
poco a poco si è riusciti a costruire
una corrente di solidarietà. Sono
così nati gemellaggi con la Francia.
La scuola tecnica di Lamache a
Lyon ha inviato volontari ben moti-
vati e aiuti di vario genere. Un grup-
po di alunni e professori è impegna-
to per sensibilizzare la gente, infor-
marla e raccogliere fondi.
La scuola salesiana di Caen invia
palloni di calcio e indumenti sporti-
vi e quest'anno si è fatta carico della
formazione di un giovane maroc-
chino destinato a diventare inse-
gnante nella JUK-SPEL.
Nizza stampa gratuitamente i li-
bri scolastici. C'è poi tutta la solida-
rietà di quanti sono passati da Kéni-
tra.
L'associazione JUK AFDA ani-
mata da ex volontari fa conoscere il
centro e raccoglie il denaro indi-
spensabile... a far la guerra.
Sul posto poi il dfrettore ha fon-
dato l'associazione degli ex allievi
che in seguito potrà anche aiutare.
Incomincia così a crearsi anche -
come ci ha detto M. Ben Rabah il
professore d'arabo - una catena di
solidarietà tra gli stessi marocchini.
Ua scuola diversa
La porca nell'ufficio di Pierre re-
sta eternamente aperta e gli allievi
che vi si affacciano, per motivi seri
o per dire soltanto buongiorno, so-
no numerosi.
Alcuni osservano l'album foto-
grafico posto sul tavolo e gli avveni-
menti in esso documentati, altri
portano i loro parenti per far vedere
quel che si fa.
L'autorità in tal modo diventa
confidente ed amica, presenza indi-
spensabile e familiare.
Pierre Jacquinet, in maniche di
camicia, lavora in laboratorio con i
giovani alunni e anche i volontari
fanno altrettanto, stabilendo con
essi un vero e proprio dialogo.
Così a poco a poco, in una socie-
tà in cui il ragazzo ha sempre torto,
i Salesiani stabiliscono un rapporto
umano valorizzandone l'immagine.
Anche lo sport, mettendo sullo stes-
so campo dì gioco alunni ed inse-
gnanti, aiuta a creare un clima di
fraternità che si trasferisce anche
nelle aule dove i metodi di appren-
dimento sono differenti.

2.7 Page 17

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-----------sB-
I GIUGNO 11181 17
Malgrado gll scarsi mezzi
A poco a poco vengono aiutati a ché - dice il direttore - la so.la co-
formarsi una vera capacità nella ge- sa che essi vedono nell'impiego è
stione in proprio di un mestiere e quel denaro di cui sono stati sempre
e dlsponlblll e grazie alla
generosità di tuffi, la JUK
riuscita ad equipaggiarsi con
mezzi e materiale moderno
del loro avvenire. Una capacità che privi, è necessario che essi acqujs1i-
sarà apprezzata in futuro. Ma per il no una coscienza professionale e di
salesiano coadiutore Pierre Jacqui- solidarietà umana».
net la formazione tecnica non è la
cosa più importante, è indispensabi-
le una formazione umana. Ecco
quindi l'importanza delle ore di
economia sociale e familiare. «Poi-
«Essi - continua - devono ca-
pire che il proprio sviluppo è legato
allo sviluppo sociale della nazione.
Devono avere coscienza di una soli-
darietà più larga>). Non mancano le
difficoltà: i giovani volontari che
arrivano sono senza esperienza e de-
vono adattarsi ad usi, costumi e
mentalità diverse. «Qui - riprende
Pierre - le parole chiavi sono: ri-
spetto, confidenza, umiltà, disponi-
UNA FORMAZIONE
l bilità, semplicità. L'alunno che non
lavora o che rifiuta l'insegnamento
può essere l'orfano con dieci fratelli
e sorelle di cui prendersi cura. Biso-
PER LA DONNA
gna pensarci due volte prima di
prendere un provvedimento disci-
plinare». «La cosa più difficile poi
La JUK a Kénltra non è soltanto elettromeccanica; esiste anche
un Centro di formazione femminile creato e animato dalle Soeurs
- prosegue Pierre - è quella di
riuscire a non far riferimento alla
-du Sauveur et de la Sainte Vierge che raccoglie un centinaio di ra-
Francia poiché quei ragazzi non
gazze.
Una sezione dà loro un minimo di formazione tecnica e umana
(ricamo, cucina, Igiene, puericultura...). Dopo due anni c'è un corso
supplementare riconosciuto anch'esso dalla Camera di Commer-
cio e dell'Industria. Temendo una ..marocchlnlzzazione.. della
scuola le suore hanno formato, con un corso di formazione perma-
nente, un gruppo di assistenti, affinché si possa avere gente locale
capace di star vicina al giovani. Le famiglie tuttavia stentano ad ac-
cettarle preferendo le suore. Queste poi assistono anche oltre due-
debbono divenire francesi. Secondo
quelle che sono state le scelte politi-
che marocchine ci vorrà ancora del
tempo prima che la tecnica possa di-
venire un settore prioritario del pae-
se. La JUK è solo una cerniera che
permette ai giovani di formarsi e
trovare un lavoro qualificato evi-
centotrenta bambini dai tre ai cinque anni per I qual! si spera sem-
tando l'emigrazione e agganciando-
pre nella Prowldenza.
si allo sviluppo del Marocco».
Jacques Rey
(testo e foto)

2.8 Page 18

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DAVIO J . BAATHOLOMEW
Dio e il caso, SE/, Torino, 1987,
pp. 302, L. 20.000.
Quanto spazio ha il caso nelle
vicende della vita? Al di là dei
pregiudizi popolari o delle su-
perstizioni dì antica data. ìl caso
ha assunto da sempre un ruolo
fondamentale all'Interno delle
dottrine scientifiche e filosofi-
che. Dì fronte a questa forza che
sembra J:>resiedere il mondo,
scavalcando ogni finalità o ordi-
ne, come si può allora continua-
re a credere in un Dio provvì-
L'AFRICA BUSSA ALLE PORTE
E Cl CHIEDE DI CAMBIARE
Sono noti e incontestabili i limiti
e le lacune, non di rado faziose,
della nostra conoscenza e del no-
stro sapere sul grande continente
alle porte meridionali dell'Europa,
chiamato Africa.
Per lo più questo nome ci evoca
uno sterminato indistinto, qualcosa
di confuso tra il misterioso e l'arre•
Irato, il diverso da civilizzare o con-
vertire. Le grandi lotte di liberazio-
ne, la denuncia matura delle giova-
ni chiese, le voci in ascolto dell'A•
frica, non sono ancora riuscite a ro-
vesciare i nostri sedimentati mec-
canismi che fanno scattare l'asso-
ciazione di Africa con selvagge
condizioni di vita alla Tarzan, o do•
ve andare a provare brividi con i
centauri meccanici della «Parigi-
Dakar», per vincere la noia delle
giornate consumiste dell'Occiden-
te. Il volto e l'anima dell'uomo afri-
cano, nella pari dignità della sua
storia e della sua cultura, faticano
a diventare ordinari e accettabili
cosi come sono. Bisogna perciò
salutare come un evento la collana
«Nuova Africa» che la SEI (Società
Editrice Internazionale) sta, ormai
da un anno, arricchendo di nuovi
volumi di sicuro valore. Evento sul
piano della pubblicistica, perché
nel nostro Paese non sono moltis-
sime le fonti, in lingua italiana, che
parlano dell'Africa con la disposi-
zione di conoscerla e capirla prima
di giudicarla. Evento sul piano ec-
clesiale, perché offre strumenti di
seria conoscenza per affinare e ir-
robustire le crescenti disponibilità
al volontariato e alla cooperazione
e per superare per sempre i vecchi
contorni culturali della missione
dell'evangelizzazione.
Finora sono cinque i volumi della
collana («L'Africa strangolata.. di
R. Dumont e M. F. Mottin; «Storia
dell'Africa.. di J . Fage; «La musica
dell'Africa» di J. H. Kwabena Nke-
tia; «Letteratura negra di espres-
sione francese» di J. Chevrier;
«L'Africa nel mondo contempora-
neo» di Basil Davidson).
· Tutti indiscutibilmente validi nel
loro genere. Una piccola biblioteca
selezionata che, se letta attenta-
mente contribuisce a cambiare la
nostra ottica storica e culturale sui
popoli dell'Africa. L'uomo africano
lo scopriamo Interlocutore degno,
per troppo tempo e chissà per qua-
le assurdità o perverso meccani•
smo, dimenticato, Ignorato o pen-
sato come sottoprodotto per eccel-
lenza. Va dato atto alla SEI di pro-
porre in Italia un discorso serio sul-
1' Africa, proprio quando le speran•
ze dell'Africa postcoloniale, una
dopo l'altra, sembrano ridursi al lu-
micino; quando le vie del progres-
so appaiono sempre più contorte e
le prospettive di giustizia economi-
ca sempre più incerte.
Sono rimasto molto impressiona-
to che un libro di Pedro F. Mlguel,
filosofo bantu dell'Angola, docente
a Bari - un grido forte di dignità
culturale oltre che una testimonian-
za dell'esistenza di una vera filoso-
fia sottesa ai costumi di vita delle
popolazioni nere - non era riusci-
to a trovare un editore e solo con
molti sacrifici dell'autore che ha so-
stenuto le spese, é stato pubblica-
to da «Edlico» con il titolo «Kijila,
per una filosofia bantu».
Questa intera collana della SEI
dedicata all'Africa, è un segno che
il grido di Mlguel non è rimasto
senza ascolto, se anche una casa
editrice largamente affermata e an-
corata alla tradizione cattolica, ha
scelto di mettere sul mercato un
serio messaggio sull' Africa artico-
lato nella trama dei volumi, In di-
scorsi impegnativi che diventano
esplicite denunce per I paesi colo-
niali e l'occidente in genere. Con il
meccanismo economico l'occiden-
te ha accumulato di fronte alla sto•
ria, di fronte al cuore e agli occhi
deglì Africani pesanti responsabili•
tà. L'uscita del banale nei nostri in-
teressi culturali verso il Terzo Mon-
do e l'Africa in particolare, si impo-
ne ormai con urgenza. Una storia
nuova dei popoli fino a qualche de-
cennio fa senza storia davanti ai
nostri occhi, si sta scrivendo. Nuo-
ve vette, come si esprime David-
son, brillano all'orizzonte, simbolo
di nuove armonie che con fatica, si
vanno costruendo tra popoli tanto
diversi quali sono gli abitanti neri
dell'Africa. La Collana «Nuova Afri-
ca», curata da Giuseppe Morosini,
ci aiuta a non trovarci impreparati
per la nuova ora della storia dell'A·
frica che bussa alle porte e ci chie-
de di cambiare.
Carlo DI Cieco

2.9 Page 19

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- - - - - --
·,-
-
-~~j
- - - -5'1-
I GJUGNO 1987 19
denziale? Davld BertholomE!w,
nel suo libro . 010 e Il caso,, of-
fre un'analisi esauriente dell'in-
tera quesllone, negando la vi-
suale comune che il caso sia ne-
mico dell'ordine e del finalismo
La sua principale tesi teologica
consiste nell'affermare che un
certo grado di Indeterminatezza
nella natura è essenziale che ìl
ruolo del caso nella struttura
delle cose è tanto reale quanto
fondamentale; ed è per questo
che è necessario fare un serio
tentativo di Inquadrarlo in uno
schema teistico. -Invece di met-
tere l'uno contro l'altro, Dio e il
caso - scrive Bartholomew nel-
l'Introduzione - cercheremo di
sostenere che il caso è stato
un'idea di Dio e che egli lo usa
per assicurare la varietà, la Il•
bertà e l'elasticità necessarie a
raggiungere I suoi scopi•.
L'analisi del libro si snoda al•
traverso l'esame delle correnti
scientifiche moderne, dalla bio-
logia evoluzionista alla teoria
probabilista.
1)\\\\10.1.
IAR'TllOID\\t ~
Dio
e il caso
d
EDUARDO F. PIRONIO
I lalcl nella trasformazione del
mondo, ed1tnce A.V.E., 1987,
pp 155, L. 12.000.
Il sinodo dei vescovi che Gio-
vanni Paolo Il ha convocato per
l'autunno di quest'anno sarà de-
dicato al tema della missione
dei laici nella chiesa e nel mon-
do. Nell'attesa, come spunto di
riflessione, un contributo del
card. Eduardo F. Pironio con Il
libro edito dall'AVE I laici nella
trasformazione del mondo•.
Attento sia agli aspetti
teologici-pastorali sia a quelli
spirituali della vocazione laica,
l'autore, da lungo tempo attivo
in questa realtà, pri ma come ve•
scovo In America latina, ora co-
me presidente del Consiglio dei
laici, ribadisce l'Importanza del-
la promozione del laicato nel-
l'ambito lntraecclesiale. Il libro
tocca I tempi della formazione
del laico e della sua vita spiritua-
le all'Interno del mondo e, In
particolare, della lamlglla. A
conclusione del volume, la pre-
sentazione di occasioni di lmpe•
gno laicale, con una riflessione
sull'Azione cattolica, e la testi-
monianza di una realtà viva, in
fermento, molto vicine al card.
Pironio: quella della Chiesa in
America Latina, •una chiesa
giovane. una chiesa povera,
una chiesa che vive in modo pri-
vilegiato li mistero pasquale
(persecuzione e crescita, morte
e vlla. croce e speranze)•
Crescono
le Plccole guide Elle DI Cl
Dopo l'uscita di Alla scoperta della fede di An-
drew Knowles e di Guida facffe sua Bibbia di
Chris Weight ecco ora in veste tipografica ac-
cattivante tre nuovi titoli di una collana Elle DI Cl
che riteniamo debba trovare molta rispondenza
tra i lettori. Si tratta di Vivere da cristiani di An-
drew Knowles, Scoprire la preghiera dello stes-
so autore e di Questo credono i cristianidi John
BaJchin .
Sono volumi dal contenuti solidi e capaci di
stimolare la nostra nflessione. Il primo, Vivere
da cristiani, traduce l'Insegnamento di Gesù
nella vita d'oggi dando suggerimenti concreti: il
secondo, Scoprire la preghiera, può rappresen-
tare una utile e proficua guida alla preghiera; il
terzo, Questo credono I cristiani, cerca di ri-
spondere dalla parte della fede ai grandi Interro-
gativi umani.
I destinatari? Giovani e adulti in gruppo o in
privato purché si voglia approfondire il messag-
gio cristiano.
Ogni volume costa L. 9000.
=. •· ........................_.....,..._..............
DARIO ANTISERI
Introduzione alla metodolo-
gia della ricerca■, SEI, Torino,
1986, pp. 95, L. 8.000
DARIO ANTISERI,
LUCIA MASON,
«L'Insegnamento della sto-
ria• , SEI, Torino, 1986. pp. 102,
L. 6.000.
I
.. ...,",,."..'
~~
Due agili volumi, preziosi sia
per gli Insegnanti della scuola
elementare sia per tutti coloro
che si dedicano alla ricerca nel
campo della didattica. Dario Arr
tiseri prende in esame la meto-
dologia della ricerca nel campo
specifico della scienza storica,
evidenziandone le procedura e
l'efficacia, al di là delle ultime
polemiche Particolarmente in-
teressante l'analisi che l' autore
compie sul metodo degli studio-
si francesi appartenenti alla cor-
rente storiografica che fa capo
alla rivista •Annales■•
Nel secondo volume, •l'inse-
gnamento della storia•. vengo-
no commentati ed analizzali i
nuovi programmi di storia della
scuola elementare, dopo una ra-
pida sintesi della loro evoluzio-
ne a partire dal 1888: Il libro af-
fronta argomenti quali l'uso del-
la narrazione storica, il ruolo
dell'Insegnante, la ricostruzione
storica dell'amblente in cui li
bambino vive, la formazione
della coscienze metodologica.
Chiude ti volume una panorami-
ca di esperimenti di ricerche
storiche compiute nel ciclo della
scuola elementare. che posso-
no divenire utili strumenti per gli
insegnanti.

2.10 Page 20

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_ VITA ECCLESIALE_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
20 · 1 GIUGNO 1987
SERVIZIO CIVILE
COME TESTIMONIANZA
DI PACE E DI IMPEGNO
PER LA COMUNITÀ
Come si è modificato il concetto di
«obiezione di coscienza». Molti giovani
impegnati con i salesiani.
Nel settore educativo e assistenziale.
Conversazione con don Angelo Lagorio.
Roma - Per don Angelo
Lagorio l'importante è capirsi.
«Ormai non si tratta più di solleva-
re 'obiezioni' - dice - come acca-
deva in passato e come ancora oggi
molti disinformati ritengono. Si
tratta invece di fare una 'scelta' fra
il servizio militare e il servizio civile,
avendo entrambe le opzioni conse-
guito pari dignità non solo di fronte
alle coscienze, ma anche di fronte
alla legge. Non c'è dubbio che, ri-
spetto a un non lontano passato, le
cose sono cambiate, e non di poco.
Un tempo il giovane che rifiutava di
prestare servizio di leva per motivi
di coscienza era riguardato come un
'ribelle' (dalle autorità militari e da
molti 'benpensanti'), o come una
specie di 'eroe' (dai pacifisti). Oggi
non è più cosi, l'obiettore non è
un ribelle né un eroe. Chi dichiara
di voler trascorrere il regolamentare
periodo di ferma dedicandosi ad at-
tività che tornano utili alla comuni-
tà nazionale senza indossare l'uni-
forme o imbracciare un fucile, non
si mette contro qualcosa o qualcu-
no, né pretende di posarsi sul capo
un'aureola. Fa semplicemente una
scelta, che risponde alle sue più inti-
me convinzioni di non violenza e di
servizio agli altri, e che gli è consen-
tita dalla legge».
Incaricato nazionale -con il com-
pito di seguire la situazione di enti e
Ispettorie salesiane nel settore che,
per comodità, continueremo a chia-
mare obiezione di coscienza, don
Lagorio ha operato in stretta intesa
con i vari responsabili regionali. In-
sieme hanno dato un consistente
contributo al raggiungimento del ri-
sultato che abbiamo appena descrit-
to e che ha segnato una autentica
svolta di principio. Grazie alla loro
attività e a quella altrettanto effica-
ce degli altri enti per l'obiezione di
coscienza, è nata la Consulta degli
organismi che operano nel settore.
Essa ha finora lavorato efficace-
mente in dialogo con il Ministero
della Difesa e attende di essere for-
malmente riconosciuta. Nell'ambi-
to dell'impegno della Consulta, don
Lagorio ha in particolare curato i
collegamenti con !' on. Paolo Cac-
cia, relatore della proposta di rifor-
ma della legge sull'obiezione di co-
scienza.
Un fenomeno
in crescita
Un contributo oggettivo all'evol-
versi della situazione l'ha dato an-
che l'espandersi del fenomeno. Il
numero delle domande inviate dai
giovani al Ministero della Difesa
per ottenere di svolgere il servizio
civile in alternativa a quello milita-
re, ha seguito un ritmo accelerato,
passando dalle 300-400 unità dei

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- - - - - - - - - - -5'1-
r GIUGNO 1981 21
primi anni Settanta ai 5000 degli ini-
zi anni Ottanta, per arrivare oggi al-
le 10.000 unità l'anno. Sono cifre
che testimoniano la crescente am-
piezza del fenomeno, tanto da im-
porre allo Stato di adottare stru-
menti legislativi, prima con la legge
772, poi con una nuova legge che rì-
vede, alla luce dell'esperienza e dei
mutamenti di mentalità intervenuti,
taluni errori e improvvisazioni del
precedente provvedimento. «È un
risultato molto importante - dice
don Lagorio - che fa compiere al
nostro Paese un deciso passo avanti
verso l' affermazione di una cultura
di pace».
Dalle organizzazioni degli obiet-
tori di coscienza è sempre partita
una richiesta precisa: vogliamo un
servizio civile qualificato, che con-
senta ai giovani di rendere testimo-
nianza di una scelta non violenta, di
dissociazione da tutto ciò che ha che
fare con la guerra. Ma una certa
parte dell'opinione pubblica guarda
a questi giovani con sospetto, li
considera degli «imboscati», che
vogliono scansare il servizio milita-
re, incapaci di amore per la Patria,
svirilizzati.
È vero - àsponde don Lagorio
- ma è un atteggiamento sbagliato.
Il comportamento sleale di una pie-
' cola frangia di pseudo-obiettori e,
bisogna dirlo, l'atteggiamento deni-
gratorio di certa amministrazione
dello Stato, non possono mandare
sotto accusa migliaia di giovani che
invece si mettono con serietà in at-
teggiamento di servizio, e intendo-
no dare il loro contributo alla cre-
scita della comunità nel modo più
valido e proficuo possibile. Del re-
sto, gli enti che accolgono gli obiet-
tori sono i primi a chiedere che le di-
sposizioni di legge impediscano
ogni forma di strumentalizzazione.
A questo riguardo, esse diventano
sempre più esigenti via via che il nu-
mero degli obiettori aumenta».

3.2 Page 22

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22 · 1 GIUGNO 1987
Don Angelo Lagorlo al suo
tavolo di lavoro
(Foto Marzi • Roma)
L alinea
del Concilio
Fin dai primi anni in cui il feno-
meno dell'obiezione è andato mani-
festandosi, molti giovani prove-
nienti da esperienze di volontariato
cattolico hanno fatto una scelta di
pace, di rifiuto della guerra, di ade-
sione aUe istanze di non violenza.
Ciò nonostante, la _comunità eccle-
siale italiana è ancora assai esitante
ad esprimere un atteggiamento deci-
samente positivo. In taluni cattolici
persiste tuttora un atteggiamento di
sospetto nei confronti degli obietto-
ri. «Eppure - osserva don Lagorio
- non sono mancate le prese di po-
sizione della Chiesa in materia. Ba-
sterà ricordare il Concilio Vaticano
Il, e in particolare la Costituzione
«Oaudium et spes», perché è lì che
troviamo l'affermazione dell'equità
di leggi che provvedano al caso di
chi, per motivi di coscienza, rifiuta
l'uso delle armi e accetta altre for-
me di servizio alla comunità nazio-
nale. ln seguito sono venuti Paolo
VI e i Vescovi del Sinodo del I971:
sia l'uno che gli altri hanno ricono-
sciuto la validità della scelta degli
obiettori e ne hanno incoraggiato la
diffusione come espressione dello
spirito non violento del cristiano».
L'elenco potrebbe continuare con
citazioni da documenti della Com-
missione pontificia «Iustitia et
pax», fino al convegno di Loreto
del 1985. L'obiettivo finale è di
«promuovere il servizio civile sosti-
tutivo di quello militare come scelta
esemplare e preferenziale deì catto-
lici italiani».
Va bene, ma in tutta questa fac-
cenda, che cosa c'entrano i salesia-
ni? «C'entrano - risponde don La-
gorio - eccome se c'entrano. In-
tanto sarà utile ricordare che quelle
salesiane furono le prime istituzioni
ad aprirsi alJa collaborazione con
gli obiettori. Cominciò il Centro di
Arese per il recupero dei ragazzi de-
vianti nel 1974. Due anni dopo in-
tervenne l'oratorio Santa Chiara,
che si trova neU'omonimo quartiere
di Palermo, uno dei più «difficili»
della città siciliana. Segui il Centro
Giovani.le di Valdocco. Oggi le 12
Ispettorie, in quanto tali, sono coin-
volte in questa esperienza. È natu-
rale che ciò sia accaduto, conside-
rando la peculiarità della missione
salesiana. E non è privò di significa-
to che la spinta a interessarsi degli
obiettori sia partita proprio dai gio-
vani».
J settori
d'impiego
1 settori caratterizzati come sale-
siani in cui vengono impiegati i gio-
vani sono quelli dell'istruzione e
deU'assistenza, ovviamente più in
consonanza con le finalità educative
dell'istituzione..salesiana. Troviamo
quindi obiettori nelle case di acco-
glienza per minori in difficoltà, nel-
le comunità per ragazzi .deviati e
tossicodipendenti, nei centri di assi-
stenza per giovani immigrati dal
Terzo Mondo, nei centri sociali di
animazione di quartiere, ecc. At-
tualmente sono circa 300 gli obiet-
tori fa servizio presso Case salesia-
ne, ma è previsto entro tempi brevi
un ulteriore incremento del loro nu-
mero. L'impegno dei salesiani in
questo campo è andato assumendo
negli anni contorni sempre più netti
sotto il profilo istituzionale: dalle
prime iniziative di singoli enti fino
alle riunioni degli Ispettori, prima a
Loreto, nel 1985, poi a Roma nel
gennaio 1986, espressamente dedi-
cate al tema. Da quegli incontri so-
no emerse linee direttive sfociate
poi nella costituzione di un Coordi-
namento nazionale che prevede un
Ispettore come punto di riferimento
ufficiale (l'incarico è oggi ricoperto
da don Angelo Viganò) e un Incari-
cato a livello nazionale per attività
di formazione e di rappresentanza
(attualmente nella persona di don
Lagorio).
«Come cittadini, - conclude
don Lagorio - abbiamo imparato
a vedere la Patria in modo più fami-
liare: cioè, non tanto come un pezzo
di terra o come una bandiera da di-
fendere, ma soprattutto come una
comunità di persone da costruire.
Anche se tra molte resistenze, ab-
biamo dato spazio e voce ai diritti
della coscienza, per cui anche giuri-
dicamente è stato riconosciuto il
principio del pluralismo sociale e il
diritto personale di ogni cittadino a
professare le proprie convinzioni ci-
vili, morali e religiose. Come cri-
stiani, seguendo le indi~azioni del
Concilio Vaticano ll (GS cap. V),
abbiamo scoperto nella nonviolenza
e nel servizio una strada sicura per
operare quella <<giustizia» che può
garantire al mondo intero l'inesti-
mabile valore della pace. Infine, co-
me educatori abbiamo trovato un
modo nuovo di essere presenti in
mezzo ai giovani e uno spazio favo-
revole per nuovi interventi educati-
vi. Potremo prescindere per il pros-
simo futuro da tutto questo?»
Gaetano Nanetti

3.3 Page 23

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- PASTORALE GIOVANILE- - - - - - - - - - - -s/1-
Formazione professionale
1 GIUGNO 1987 23
BRAVE MA SFORTUNATE
QUESTE RAGAZZE
Fare le ceramiste è il
sogno di molte ragazze
ma è difficile trovare
lavoro. Ecco quel che
avviene nella scuola
CNOS/Ciofs di
Siracusa.
Siracusa o la città del
porto famoso per i suoi tramonti,
della mitica fonte Aretusa, del fiu-
me Ciane dai tipici papiri, dcli'Aoa-
po dal lungo e misterioso corso, del-
le imponenti vestigia sicule, greche,
romane e cristiane...
Siracusa, la città dove si fermò
per tre giorni l'apostolo Paolo as-
sieme all'evangelista Luca; che ebbe
il primo vescovo s. Marziano, se-
condo la tradizione, dall'apostolo
Pietro; che diede alla Chiesa una
corona cli martiri, da santa Lucia
tanto amata anche nel Nord Europa
all'eremita Simeone veneratissimo
in Germania, a Metodfo uno dei più
grandi patriarchi di Costantino-
poli. ..
Siracusa, la città che geografica-
mente costituisce il cuore del Medi-
terraneo, su cui s'affacciano tre
continenti e in cui navigano le po-
tenti flotte aeronavali dei due bloc-
chi formatisi dopo la seconda guer-
ra mondiale; la città religiosamente
la più vicina al mondo ortodosso,
ebraico e arabo-musulmano...
Siracusa - dall'antichità aJl'ulti-
mo conflitto, anello cli congiunzio-
ne fra i popoli dell'oriente e dell'oc-
cidente - è oggi la città industriaJ-

3.4 Page 24

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24 · r GJVGNO 1987
Le ragazze del corso per
mosaicista decoratore
dopo aver preparato il
bozzetto lo realizzano
collocando una dopo
l'altra le tesserine
Le ragazze
decorano con vari
elementi
ornamentali una
fruttiera
mente «pilota» di tutto il sud d'Ita-
lia; una città che vive le tipiche ten-
sioni culturali e sociali dell'epoca
contemporanea, che ha più che rad-
doppiato la sua popolazione negli
ultimi trent'anni, che si è trasfor-
mata anche sotto il profilo morale,
religioso, civile.
Non v'è dubbio che una città vale
non solo per il suo presente, l'oggi
fuggevole, ma soprattutto per le
tradfaioni che sa preservare e per le
condizioni che riesce a creare affin-
ché la collettività possa crescere e
progredire sul piano umano e socia-
le. Una città «vale» anche per il
modo in cui l'intero suo territorio e
tutte le sue risorse non vengono vio-
lentate ma valutate come «oggetto
di cultura», come occasione di un
progresso che non si misura solo in
termini economici.
A Siracusa - io questa città sto-
rica, il cui ricordo vive in tutto il
mondo per il suo passato non solo
greco, ma normanno, arabo e spa-
gnolo - l'esistenza di corsi profes-
sionali a carattere artistico-artigia-
nale non è quindi un caso, ma un
necessario complemento di una
realtà locale che ha alle spalle una
grande tradizione culturale da far
rivivere attraverso il fluire del tem-
po e il succedersi delle generazioni.
1 corsi biennali - finanziati dalla
Regione Siciliana - per ragazze che
vogliono specializzarsi come «mo-
saicista decoratore» o «ceramista
d'arte» - e che ormai da vent'anni
si tengono presso la casa delle Figlie
di Maria Ausiliatrice - , sono un
fatto che va aJ di dell'aspetto pu-
ramente formativo sul piano pro-
fessionale per diventare un obietti-
vo di piena realizzazione personale
in una società così spesso spersona-
lizzante.
r corsi preparano quelle giovani
della città e dei paesi vicini - dai
quindici anni in sù - che non se la
sentono cli proseguire negli studi, o
che non possono farlo per motivi fi-
nanziari, ad inserirsi nel mondo del
lavoro attraverso l'occupazione io
un'impresa oppure lo svolgimento
di una vera e propria attività arti-
gianale, sia io proprio sia grazie alla
formazione di piccole cooperative.
Visitando la scuola professionale
di viale Erm~cora 70 - e passando

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - -,11-
I GIUGNO 1987 · 25
Nasce un portavaso: Il
modello propo1to è
uguale per tutte ma Il
prodotto finito rivela la
fantasia e la tecnica di
lungo i laboratori dove le gjovani
fanno nascere un vaso da un pezzo
informe di argilla oppure sedute at-
torno ad un tavolo inseriscono una
tessera dopo l'altra nelle loro prime
creazioni musive - ci si può rende-
re veramente conto di come, in
un'epoca in cui tutto è industrializ-
zato, l'artigianato sia un fattore di
arricchimento e di progresso indivi-
duale.
A viale Ermacora, i corsi per mo-
saicista e ceramista banno preso da
alcuni anni il posto dei vecchi corsi
ministeriali per confezioni e ricamo.
L'impegno al quale sono quoti-
dianamente sottoposte le giovani al-
lieve, non prevede solo il lavoro ma-
nuale. Alla pratica si accompagna
la teoria con lo svolgimento di pro-
grammi interdisciplinari, che mira-
no ad allargare gli orizzonti cono-
scitivi delle ragazze ed a formarne la
personalità in base ad un rapporto
reale con la cultura locale.
li giudizio positivo sull'esperien-
za dei corsi professionali artistici è
univoco fra le suore e le insegnanti
laiche che seguono giorno per gior-
no le ragazze nel loro itinerario for-
mativo.
Frequentando i corsi le giovani si
sentono stimolate da interessi sem-
pre nuovi, prima forse sconosciuti.
Non è raro il caso di allieve che non
avevano dimostrato molta predi-
sposizione nell' apprendere le nozio-
ni teoriche e che si sono rivelate in-
vece buone operatrici manuali, rea-
lizzando elaborati interessanti sia
nella forma estetica che nella lavo-
razione tecnica.
Come ogni medaglia, però anche
quçlla dei corsi artigianali ha il suo
rovescio. Nel nostro caso, il lato ne-
gativo sta innanzitutto nella diffi-
coltà di trovare un lavoro dopo la
fine dei corsi e il rilascio del relativo
attestato da parte della Regione. La
precarietà di molti sbocchi occupa-
zionali e la difficoltà di dar vita alle
cooperative a causa degli alti costi
delle attrezzature indispensabili, so-
no motivi frequenti di scoraggia-
mento per le ragazze. Molte di loro
infine sono portate a rinunziare al-
i'attività lavorativa dopo il matri-
monio o magari preferiscono inse-
rirsi nel settore terziario, appena se
ne presenti l'occasione.

3.6 Page 26

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- PASTORALE GIOVANILE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
26 · t GIUGNO 1987
Belg io
A I PAESAGGI
DI VAN GOGH
Il centro giovanile di Petit Hornu
è un vero e proprio laboratorio
pedagogico dove giorno dopo
giorno un gruppo di educatori
fatica a costruire uomini.
ESERCITANDO
LA PIÙ DIFFICILE
DELLE ARTI

3.7 Page 27

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-----------5'1-
I GIUGNO 1987 27
(<Petit Hornu», Piccolo
Hornu, un angolo di Belgio sperdu-
to, dimenticato, diseredato, ai mar-
gini della foresta di Colfontaine, vi-
cino al confine francese.
Tutt'intorno, i «terrils», i pozzi,
le vecchie case dei minatori ricorda-
no che in questo angolo di questo
piccolo paese si è lavorato molto,
ma che ora tutto è finito. L'enorme
fatica non ha mantenuto le promes-
se di benessere. Al contrario: l'ere-
dità è la crisi.
U nome di questa regione, il Bori-
nage, è infatti oggi sinonimo di re-
cessione economica, di problemi so-
ciali, di giovani in difficoltà.
Ai suoi tempi, Van Gogh, pro-
fondamente mjstico, aveva scelto
proprio quest'angolo per la sua mis-
sione di pastore protestante. A Cue-
smes si può ancora visitare la casa
dove 1'artista ha vissuto tra il 1879 e
il I880, presso una famiglia di mi-
natori, il Decrucq. Qui cominciò a
dipingere la campagna e la vita degli
uomini che lavoravano nell'antica
miniera di Grand Hornu.
Grand Hornu, Petit Hornu...
Oggi, senza dubbio, anche un Van
Gogb potrebbe contemplare solo il
tempo che qui si è fermato, immo-
bile come le nebbie del lungo inver-
no nordico. Da queste parti non
succede mai nulla o quasi. «Ci si
annoia tutto il giorno, ogni giorno
che viene», dicono due ragazzi del
posto, Fabienne e Cìeorges.
ln questa regione del Belgio occi-
dentale, non ci sono effettivamente
per i giovani molte possibilità per
divertirsi o almeno distrarsi un po',
salvo perder tempo nei caffè. Solo a
« Le Chateau», il castello, come vie-
ne chiamata La vecchia casa acqui-
stata dai salesiani, possono ritro-
varsi mtti i giorni con altri ragazzi
della loro età.
Una delle ragioni d'essere del
centro Don Bosco a Homu affonda
in questp vuoto, in questa noia quo-
tidiana che consegna i ragazzi e gli
adolescenti alla strada, li lascia in
balia di se stessi e del loro bisogno
d'ammazzare in qualche modo il
tempo, senza nessuna prospettiva di
lavoro, al.la ricerca di qualcuno o di
qualcosa che li aiuti a liberarsi delle
loro frustrazioni.
Per i ragazzi di queste parti, so-
prattutto per quelli fra gli 8 ed i 17
anni, non è dunque cosa da poco sa-
pere che proprio nel cuore delle vec-
chie «corons» - le case popolari
costruite nel secolo scorso e a11inea-
te da un lato e dall'altro di strade
rettilinee, che formano un abitato
rettangolare - c'è un luogo «dove
perlomeno non ci si annoia, ci si
I La località di Petit Hornu
In Belgib dove sorge il
centro
scoccia meno che altrove», come di-
cono ancora Fabienne e Georges.
Al «castello» - un edificio ma-
landato che ricorda davvero un an-
tico maniero - i giovani di Hornu
possono stare tra loro, trascorrere il
tempo chiacchierando·o giocando a
carte e a ping-pong, oppure ascol-
tando musica nel piccolo bar dove
non vengono serviti alcolici. Il loca-
le è accogliente, fatto dj mattoni
grezzi, con le panche di legno e i ta-
voli ricavati da tronchi segati in
spezzoni piuttosto spessi. Tutti gli
elementi decorativi del bar sono fat-
ti di materiali diversi recuperati dai
giovani, tutto è il frutto del loro la-
voro e deJJa loro immaginazione.
La carta di «membri» del Centro
Giovanile è necessaria per accedere
ai locali e ai campi di calcetto e di
volley. Costa cento franchi belgi,
tremila lire circa, l'anno. Un consi-
glio di cinque giovani, eletto an-
nualmente da tutti i membri del
Centro ha il compito della gestione
quotidiana e di programmare le -ini-
ziative e le attività comuni.
A coloro che frequentano «Le
Chateau», si richiede naturalmente
il rispetto - pena l'esclusione - di
alcune regole fondamentali di com-
portamento, per esempio nelle rela-
zioni tra ragazzi e ragazze, e l'impe-
gno a non bere alcoolici e a non pre-
sentarsi al centro in stato di eb-
brezza.
li Centro accoglie oggi un centi-

3.8 Page 28

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28 · I GIUGNO 1987
naio di giovani tra gli 8 ed i 23 anni.
L'ambiente di provenienza è popo-
lare. li loro bagaglio scolastico è so-
prattutto di tipo tecnico e professio-
nale. Per lo più sono giovani demo-
tivati negH studi, senza coraggio e
volontà di impegnarsi. Basta uno
sciopero dei bus, il cattivo tempo o
un raffreddore per saltare la scuola.
La prospettiva della disoccupa-
zione - il tasso del Borinage è il più
alto del Belgio: il 19,50Jo - agisce
come fattore altamente demoraliz-
zante. Una delle rare possibilità di
uscire dal tunnel della disoccupazio-
ne e della mancanza di lavoro è, per
molti giovani, il servizio militare o
l'arruolamento nell'esercito.
Tutto a «Petit Hornu» è comin-
ciato nel marzo del 1982, quando ai
salesiani è stata concessa l'autoriz-
zazione ad aprire una «home», una
casa per i giovani alle prese con
qualche problema. Per Piene Dessy
e Victor Butto! era il punto di arrivo
di una lunga ricerca. Da più di dieci
anni ormai, i due salesiani stavano
rinettendo sul loro lavoro educativo
nella grande casa di Blandan, un'al-
tra istituzione salesiana che accoglie
un centinaio di giovani nel quadro
di un vasto programma di assisten-
za e di aiuto ai giovani e alle fami-
glie.
Una prima tappa della ricerca fu
l'avvio nella città di Tournai di una
piccola comunità educativa di 7 ra-
gazzi, diventati poi 12. Un gruppo
ristretto a dimensione familiare.
Questo ha molto facilitato il loro in•
serimento nella vita del quartiere e
in quella parrocchiale. Poi Dessy e
Butto] hanno cominciato la ricerca
di un luogo nel Borinage, questa re-
gione dove la riconversione indu-
striale non ha fatto seguito alla
I
Sopra a sinistra Il saleslano
Plerre Dessy con alcuni ragazzi,
a destra veduta del centro e
sotto un ragazzo al lavoro
chiusura delle miniere, determinan-
do una pericolosa situazione di ab-
bandono sociale e di degradazione
morale dei giovani.
Rinnovando l'esperienza educati-
va di Tournai, la «casa» di Hornu
- un'esperienza che traduce bene
la sensibilità dei salesiani più giova-
ni dell'ispettoria belga - ospita
permanentemente dodici giovani
dai 5 ai 17 anni, che hanno speri-
mentato sulla propria pelle condi-
zioni famrnari difficili: divorzio,
morte, alcoolismo, dissensi finan-
ziari, ecc. dei genitoà.
Il progetto pedagogico parte dal-
la reale situazione di questi giovani,
che hanno alle spalle una crisi esi-
stenziale, un livello culturale spesso
inferiore alla media, un basso grado
di inserimento sociale. Si tratta,
quindi, di ricostruirne la personalità
un po' alla volta, ci:eando un am-
biente dove i giovani si sentano ac-
cettati ed a proprio agio, come in
una vera famiglia.
Il retroterra cufturale dei ragazzi
che approdano alla <<home>► non
consente naturalmente di pensare a
corsi di studio prolungati nel tem-
po. Gli interessi dei giovani sono es-
senzialmente di natura tecnica e
professionale. L'azione educativa è
perciò diretta a formare la persona-
lità del ragazzo permettendogli di
realizzarsi attraverso il lavoro.
I lavori per il riadattamento dei
locali del «castello» sono stati e so-
no di grande aiuto al riguardo. Tut-
te le opere di muratura, di falegna-

3.9 Page 29

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- - - - - - - - - - -sB
meria, di elettricità, sono state ese-
guite dagli stessi ragazzi, con la su-
pervisione - se necessario - di
specialisti. A Hornu i giovani pos-
sono inoltre dedicarsi all'apicultu-
ra, all'allevamento di galline e di
conigli, alla coltivazione dell'orto e
delle culture da serra.
L'obiettivo dell'inserimento pro-
gressivo dei giovani nella società
viene portato avanti sia all'interno
del gruppo, creando un forte senso
di responsabilità e di solidarietà tra
di loro, sia favorendo la ripresa dei
naturali legami affettivi con le fami-
glie.
L'azione nei confronti delle fami-
glie mira, in un primo tempo, a
sdrammatizzare lo stato dei rappor-
ti, «decolpevolizzando» agli occhi
dei ragazzi la figura dei genitori; e
in una seconda fase, a favorire il
rientro del giovane nella famiglia
aiutata, quand'è possibile, sul pia-
no materiale e finanziario e con as-
sistenza giuridica, psicologica, ecc.
In questo quadro generale s'inse-
risce l'apertura della casa salesiana
ai giovani del comune di Hornu.
Due le ragioni di questa decisione.
La prima preoccupazione è quella
di evitare che i ragazzi ospiti della
casa si ritrovino solamente tra di lo-
ro, moltiplicando i propri problemi
invece di risolverli. Il secondo moti-
vo è la volontà dei salesiani di com-
piere anche un'opera di prevenzione
sociale in una zona dove disoccupa-
zione, disadattamento e abbandono
dei minori possono trasformarsi in
altrettanti fattori di conflitto socia-
le, dando origine a veri e propri atti
di delinquenza.
In sintesi, gli obiettivi pedagogici
del Centro giovanile di «Petit Hor-
nu» possono cosl riassumersi:
- offrire ai giovani un posto do-
ve poter stare assieme e che al tem-
po stesso sia conosciuto e accettato
dalle famiglie;
- permettere loro di assumere a
poco a poco le proprie responsabili-
tà, di entrare nella vita associativa,
di aprirsi ai problemi locali e anche
a quelli più lontani;
- seguire i giovani nei loro mo-
menti più difficili: scontri con i ge-
nitori, problemi di delinquenza e di
alcoolismo, ricerca di un lavoro,
difficoltà scolastiche, ecc.;
- rispondere a sensazioni di ab-
bandono, scoraggiamento, fatali-
smo, piuttosto diffusi tra gli adole-
1 GIUGNO 1987 29
scenti e i giovani del Borinage.
Questi obiettivi ranno perno su
quattro cardini:
I) L'accoglienza: i giovani ama-
no ritrovarsi tra di loro, stare con
gli amici, partecipare, ascoltare del-
la musica... Talvolta hanno bisogno
di confidarsi, di dialogare con un
adulto, di trovare un mediatore nei
conflitti con i propri genitori... Il
Centro è aperto al massimo a tutto
questo.
2) Partecipazione e iniziativa:
molti giovani hanno la tendenza a
subire passivamente la situazione,
ad adagiarsi in una «passività da
consumatori» secondo la moda e il
gusto del momento. Si tratta quindi
di insegnar loro a <<prevedere» e/o
a «organizzare», a prendersi le pro-
prie responsabilità con la proposta e
La realizzazione di qualche progetto
e con l'apertura alla vita del quar-
tiere e della comunità.
3) Spirito d'avventura: l'attrattiva
dell'avventura, dell'ignoto, del supe-
rarsi fisicamente, dell'«exploit», so-
no elementi determinanti per risve-
gliare nei ragazzi il senso d'iniziati-
va e per motivare sforzo e continui-
tà. Questo spirito d'avventura a
Homu si traduce in progetti a breve
termine, per esempio i tornei sporti-
vi; in progetti a medio termine: i
campeggi nelle Ardenne o il giro del
Monte Bianco in bicicletta; e in pro-
getti a lungo termine: la realizzazio-
ne di un campo di servizio in Rwan-
da per il 1988.
4) li lavoro: i lavori per la siste-
mazione della casa, la preparazione
del materiale per i campeggi, la ri-
parazione di moto e biciclette, sono
altrettante occasioni in cui i giovani
scoprono, ad un tempo, la soddisfa-
zione per il lavoro realizzato e l'ac-
quisizione di nuove competenze... n
lavoro viene, in sostanza, percepito
come fonte di formazione, di creati-
vità e di autorealizzazione.
Tutto questo si fa ad Hornu, più
o meno felicemente, con maggiore o
minore successo, come vuole l'espe-
rienza di una «casa per giovani»,
un'esperienza che non potrà mai es-
sere di lunga durata e che si esauri-
rebbe ben presto se non fosse conti-
nuamente verificata sulla vita di tut-
ti i giorni.
Silvano Stracca

3.10 Page 30

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_ EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
30 · I GIUGNO 1987
Brasile
NASCE
DALLA MISERIA
E DALL'EGOISMO
Sono oltre sette milioni
in Brasile. Iniziative dei
salesiani di Porto A/egre
per contrastare il
fenomeno che dilaga
nelle periferie delle
metropoli.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - - -s8-
t GIUGN O 1987 · 31
Sono più di sette milio-
ni e li chiamano «ragazzi della stra-
da». Vivono nelle metropoli brasi-
liane, nelle periferie-ghetto dove si
ammassa una umanità di emargina-
ti, di poveri, di affamati, miscela
esplosiva della tragica realtà dC:l
grande Paese latino-americano. E
pensando ad essi che, in prossimità
dell'anno centenario della morte di
don Bosco, l'lspettoria salesiana di
Porto Alegre - una delle più popo-
lose città del Brasile - ha program-
mato, fra le altre manifestazioni di-
rette a celebrare l'avvenimento, due
importanti iniziative: la preparazio-
ne cli sussidi per l'équipe di pastora-
le giovanile sui problemi dei ragazzi
della strada e la partecipazione atti-
va alla «campagna» lanciata dalla
Chiesa brasiliana 1'8 novembre del-
lo scorso anno. Nel documento re-
datto dalla Conferenza episcopale
al termine della riunione svoltasi a
San Paulo, i Vescovi hanno scritto
che la catastrofe dei ragazzi della
strada è causata «dal disordine eti-
co del modello economico e cultura-
le vigente>>, cioè «dall'idolatria del-
la ricchezza e dei beni materiali e
dalle fratture familiari e sociali». Di
qui la decisione della Chiesa brasi-
liana di lanciare una campagna per
l'assistenza ai minori d 'età che vivo-
no in condizioni disperate nelle me-
tropoli, vittime di violenze, incam-
minati sulla strada della delinquen-
za e spesso privi del minimo neces-
sario per sfamarsi ogni gforno.
Ma chi sono questi «ragazzi della
strada?» Sono quei sette milioni di
fanciulli abbandonati a se stessi in
un Paese dove la metà dei 63 milioni
di «minori» sono considerati «ca-
renti», cioè privi dello stretto neces-
sario per nutrirsi, curarsi, istruirsi e
crescere. «Ragazzo della strada» è
Herbert, tredici anni, che dall'età di
sei lavora la notte nei mercati a sca-
ricare cassette di frutta e verd ura,
ovviamente senza alcun tipo di con-
tratto, per pochi soldi se è tanto for-
tunato da trovare qualche commer-
ciante che glieli allunga sottobanco.
«Ragazzo della strada» è Leone!,
12 anni, che preferisce procurarsi
quel che gli serve per mangiare ru-
bacchiando qua e là. Se un poliziot-
to lo coglie sul fatto, il meno che gli
possa capitare è di buscarsi una sca-
rica di ceffoni. Se, invece, il poli-
ziotto lo arresta, Leone! finirà in un
istituto minorile, dove il sovraffol-
lamento è tale che i dirigenti sono
quasi obbligati ad adottare misure
di sorveglianza così poco severe che
si trasformano in un invito alla fu-
ga. E Leone!, tornato in libertà, ri-
comincerà da capo, per poi tornare
in prigione, secondo una trafila che
sembra senza fine.
Unavita
di espedienti
«Ragazzi della strada» sono i lu-
strascarpe che ai crocicchi cercano
di catturare un cliente, le improvvi-
sate «guide turistiche», che offrono
agli stranieri di accompagnarli in gi-
ro per la città, i fanciulli che porta-
no pacchi per una piccola mancia, o
che vanno al bar a procurare la taz-
zina di caffè per gli impiegati che
non possono abbandonare il posto
di lavoro. Altri ragazzi armeggiano
nottetempo attorno ai vagoni ferro-
viari, talvolta per raccogliere ciò
che è caduto durante le operazioni
cli scarico, ma spesso per organizza-
re autentici saccheggi che svuotano i
vagoni del loro intero contenuto.
Altri ancora aprono gli sportelli dei
taxi, puliscono i vetri delle automo-
bili, chiedono l'elemosina, vendono
merce di qualsiasi tipo e di più che
dubbia provenienza.
U «giro» dei ragazzi della strada
ha le sue crudeltà. Si formano ban-
de che sfruttano ragazzi più piccoli,
consentendo loro di «operare» in
zone rigorosamente determinate in
cambio cli una tangente. E che dire,
poi, di Maria, di Helena, di Paula,
«ragazze della strada» diventate
madri a 14-15 anni dopo aver subito
violenza?
Perché tanti ragazzi si ritrovano
per la strada a vivere di espedienti, a
rubare, a fare e a subire violenza?
La causa più immediata è spesso
rintracciabile negli stessi genitori
del minore. Sono essi che li buttano
fuori di casa, incapaci di dare loro
un tozzo di pane, o addirittura
sfruttandone la capacità di riporta-
re in famiglia qualche spicciolo.
Una volta entrati nel «giro», a que-
sti poveri ragazzi può accadere cli
Foto Archivio SEI-SAF

4.2 Page 32

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32 · I GIUGNO 1987
VUOI
RICEVERE
Il BOLLETTINO
SALESIANO1
Dal lontano 1877
questa rivista viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
tutto: droga, prostituzione, emargi-
nazione, delinquenza. Il futuro che
li attende è tragico: moltissimi di es-
si finiranno uccisi, prima di arrivare
ai 18 anni, dalla polizia o da bande
rivali.
Non ci si può tuttavia fermare al-
la causa ultima di tanto sfacelo. Di-
fatti, se i genitori spingono verso la
strada i loro figli, ciò è dovuto alle
condizioni di estrema miseria in cui
versano milioni di famiglie brasilia-
ne. E se la miseria non giustifica
certo genitori snaturati, è però que-
sta stessa miseria che chiama peren-
toriamente in causa chi non la elimi-
na o, peggio, chi la perpetua allo
scopo di salvaguardare la propria
ricchezza, del tutto indisponibili a
qualche sacrificio per condividere il
molto che possiedono con chi non
ha nulla. Il popolo brasiliano è usci-
to solo da poco più di due anni da
un ventennio di regime militare, ma
la riconquista della democrazia, se
ba rappresentato di per sé un avve-
nimento storico, non è stata ancora
capace di corrispondere alle aspet-
tative delle masse diseredate, biso-
gnose di lavoro, di salari adeguati,
di abitazioni degne di questo nome,
di assistenza sanitaria, di educa-
zione.
Squilibri sociali
Certo, due anni sono pochi per
eliminare tante piaghe sociali, il
Paese è immenso, gli squilibri stori-
ci fra le varie regioni sono enormi.

4.3 Page 33

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~----------s/J-
Nel Nord-Est la gente muore ancora
letteralmente di fame, la mortalità
infantile raggiunge cifre spavento-
se: 190 bambini morti nel primo an-
no di vita su mille nati (in Italia 15
su milJe). Solo il venti per cento del-
le case ha acqua potabile e il 26 per
cento è dotato di impianti igienici.
La percentuale de.i ragazzi fra i 14 e
i 17 anni che frequentano la scuola
non supera il 57 per cento. Le cose
vanno molto meglio nelle regioni in-
dustrializzate del Sud-Est, ma qui, a
sopportare le condizioni di miseria,
è la gente che vive nei quartieri po-
veri delle grandi metropoli, accanto
ai grattacieli e alle lussuose abita-
zioni dei ricchi.
Nelle campagne si toccano con
mano i problemi causati da quel no-
do che è la mancata realizzazione
Favela braslllana (Foto Archivio
SEI)
della riforma agraria: dilaga in mol-
te regioni la violenza che oppone i
contadini senza terra ai latifondisti.
Molte centinaia sono ormai i conta-
dini uccisi dalle squadre di «vigilan-
tes» assoldati dai grandi proprietari
terrieri. Anche alcuni sacerdoti cat-
tolici, che si erano battuti a fianco
dei senzaterra, sono rimasti vittime
della violenza. Un caldo invito ad
attuare la riforma agraria è stato ri-
volto dal Papa al presidente brasi-
liano Sarney, in occasione della visi-
ta a Roma nel luglio dello scorso
anno. In Brasile, mons. Helder Ca-
mara, già arcivescovo di Olinda e
Recife si batte perché il governo si
impegni a dare un fazzoletto di ter-
1 GIUGNO 1987 33
ra a chi ne è completamente privo:
«Sarebbe una grave responsabilità
- dice - e un errore gravido di
spaventose conseguenze frustrare le
speranze del popolo nella giustizia,
accese dalla nuova repubblica».
Il Brasile è un Paese di enormi ri-
sorse, potenzialmente in grado di
diventare una moderna potenza in-
dustriale. Le speranze di tutti sono
affidate alla democrazia e alla clas-
se dirigente che con libere elezioni
ha assunto il potere. Purtroppo, il
Paese è gravato da crisi economiche
cicliche, che sembrano annullare i
risultati conseguiti. Di recente, il
governo è stato costretto ad 'adotta-
re un provvedimento di estrema
gravità, e cioè la sospensione per tre
mesi del pagamento degli interessi
dovuti alle banche internazionali
con le quali il Brasile ha contratto
un debito che supera i cento milioni
di dollari, uno dei più alti del mon-
do intero. Un forte calo delle espor-
tazioni ha impedito al Paese di inca-
merare la valuta necessaria per far
fronte alle scadenze, e il pagamento
degli interessi avrebbe significato il
congelamento di ogni iniziativa di
sviJuppo per l'impossibilità di fi-
nanziarne la realizzazione. È il gra-
ve problema del debito estero, che
minaccia di strangolare le economie
di molti Paesi del Terzo Mondo, co-
me ha di recente sottolineato il do-
cumento redatto dalla Pontificia
commissione «Iustitia et pax».
La Chiesa del Brasile, da sempre
solidale con i poveri, non manca di
far udire la sua voce sollecitando
l'attuazione della giustizia sociale,
con la riduzione delle diseguaglian-
ze fra le diverse fasce sociali. Una
speciale sollecitudine la Chiesa ri-
volge al mondo giovanile (sessanta
milioni di brasiliani hanno meno di
vent'anni), con particolare riguardo
ai «ragazzi della strada». I salesiani
del Brasile, che ai ragazzi e ai giova-
ni dedicano tutte le loro energie,
hanno perciò deciso di dare il loro
pieno appoggio alla campagna pro-
mossa dalla Chiesa per aiutare i ra-
gazzì de!Ja strada. Il modo.migliore
per celebrare don Bosco, che nella
strada raccoglieva i suoi ragazzi più
poveri e più esposti ai pericoli della
devianza.

4.4 Page 34

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_ VITA SALESIANA- - - - - - - - - - - - - - - -·
34 · I GIUGNO 1987
Zurigo
"LIGIA DI CARTONE O NON
LA «MISSIONE» PER LORO
E' SEMPRE APERTA

4.5 Page 35

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- - - - - - - - - - -~ -
I GIUGNO 1987 35
Da oltre 90 anni i
Salesiani lavorano a
Zurigo. I tempi del
«segretariato del popolo»
e le difficoltà di oggi.
Veduta di Zurigo
(Foto Archivio SEI·
Ricatto)
_ _ _ _ Feldstrasse 109. Per i Amossi notevole sacrificio. que-
ventiduemila e più connazionali che sta specie di week-end apostolico ri-
vivono oggi nella città di Zurigo e solveva i problemi della cura spiri-
nei dintorni, è semplicemente la tuale degli emigrati. Allora il sale-
<<Missione». Per l'esattezza, la più siano decise di stabilirsi nella città a
antica delle missioni cattoliche ita- completa disposizione sia degli im-
liane in terra svizzera, con una sto- migrati italiani sia di quelli ticinesi e
ria quasi centenaria.
grigionesi di lingua italiana. Dopo
È dal I897, infatti, che i Salesiani pochi mesi, don Rua gli inviò in aiu-
si occupano dei nostri immigrati e to un altro sacerdote e un confratel-
delle loro famiglie, prodigandosi lo laico.
soprattutto per i bambini e i giova- Era l'inizio dell'opera salesiana a
ni, con un impegno instancabile e Zurigo. Un'opera nata nella pover-
disinteressato, per decenni senza ri- tà, ma ricca di fede e di speranza. A
compensa finanziaria. «Li aiutere- quell'epoca, gli emigrati avevano
mo, si», scriveva il vescovo di Coira bisogno di essere difesi dai padroni
sul finire del secolo passato, «ma che li sfruttavano, dagli operai sviz-
per la più grande parte devono pro-_ zeri che guardavano con rancore ai
curarsi loro stessi i mezzi per soddi- loro concorrenti italiani, dal prose-
sfare i loro bisogni personali».
litismo dei protestanti, dai socialisti
Nel 1896 una lettera spedita da che volevano inquadrarli nelle loro
Roma era giunta a Torino sul tavo- organizzazioni, dalla solitudine e
lo del Rettor Maggiore, don Miche- dalla nostalgia che li rodevano den-
le Rua. Conteneva l'invito dell'epi- tro, dalle bettole che li spogliavano,
scopato svizzero, avvalorato dal de- dal coltello che si portavano sempre
siderio di Papa Leone XIII a inviare dietro per paura e come una maledi-
qualche salesiano a Zurigo per zione.
prendersi cura degli emigrati italiani A cavallo del secolo, per volere
che non avevano alcuna assistenza dei superiori di Torino, don Amossi
religiosa. Don Rua non aveva per- lasciò il posto a don Giovanni Bran-
sonale, ma al Papa non poteva dire da. Questi era reduce dalla Spagna,
di no. Così un salesiano della casa dove aveva fondato e diretto vari
di Muri, località nel Canton Argo- istituti. Arrivò a Zurigo la vigilia di
via, prese a recarsi a Zurigo il saba- Natale del 1900, con sole mille lire
to pomeriggio, per fermarsi la do- in tasca, ma con grandi progetti nel-
menica e tornar via il lunedì mat- la mente. Nel gennaio affittò un lo-
tina.
cale e in febbraio aprì una cappella.
Per circa un anno, don Augusto La prima domenica solo 1O italiani
Amossi andò regolarmente a Zrnigo assistettero alla Messa, ma la se-
ogni sabato. Affittata una sala, la guente furono 70, la terza 150, eco-
sera del sabato ascoltava le confes- sì via sempre di più. Poi don Bran-
sioni e dava lezioni di catechismo. da iniziò l'oratorio e organizzò le
La domenica mattina celebrava la associazioni operaie cattoliche.
Messa nella parrocchia dei SS. Pie- I socialisti a Zurigo erano attivis-
tro e Paolo, e nel pomeriggio riuni- simi, ma i cattolici non furono da
va gli uomini della «Lega operaia meno. Se i socialisti sfilavano con le
cattolica», un'associazione fondata I.oro bandiere, i cattolici si cucirono
da un sacerdote, don Giuseppe Lu- le loro bandiere e fecero le loro sfi-
raghi, inviato a Zurigo dal cardinale late. I socialisti fondavano associa-
Ferrari di Milano.
zioni di mutuo soccorso e i cattolici
L'andare e venire da Muri, tutti i eressero le loro. I socialisti avevano
fine settimana, costava però a don il commissariato del popolo, e un

4.6 Page 36

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36 · I GIUGNO 1987
commissariato del popolo lo fonda-
rono anche i cattolici. Al numero
109 della Feldstrasse, fino a qualche
decina d'anni fa, si leggeva ancora,
un po' sbiadita, la scritta «commis-
sariato del popolo», prima che una
mano di bianco la cancellasse del
tutto.
Tempi eroici, queUi. LI segretaria-
to, annesso alla missione, ogni anno
trovava lavoro a più di seimHa ope-
rai, procurava vitto, alloggi, per-
messi, passaporti, difendeva gli im-
migrati in caso di infortunio o di
malattia. Con grande sacrificio, la
missione aveva inoltre avviato una
scuola di quattro classi elementari e
corsi serali per adulti: il tutto gra-
tuitamente e senza alcun sussidio.
I Salesiani più tardi aumentarono
di numero, ma affrontarono tempi
duri, durissimi. Occorrevano soldi
per costruire e per mandare avanti
le opere, e non ce n'erano neppure
per sfamarsi. AJ!ora fecero come
San Paolo, che, per non essere di
peso ai neofiti, lavorava ad intrec-
ciare stuoie. Fino alla prima guerra
mondiale, essi si recavano ogni po-
meriggio in una fabbrica vicina e vi
tenevano i registri della contabilità.
Su un muro del vecchio refettorio si
poteva scorgere un segno circolare
in un angolo in alto: di là usciva il
tiraggio di una stufa a ltgna, l'unica
posseduta dai missionari.
Ora i tempi sono cambiati. La
vecchia casa della missione, inaugu-
rata nel luglio 1903 e costata assie-
me alla cappella 79.000 franchi , è
stata demolita quattro anni orsono
fra il rimpianto dei connazionali più
avanti nell'età. Il 26 ottobre 1985 è
stato inaugurato un nuovo moder-
no fabbricato, la cui realizzazione è
stata resa possibile - oltre che dalla
generosità dei cattolici di Zurigo, al
momento di pagare la tassa per il
culto - da un credito di quasi otto
milioni di franchi da parte dell'as-
sociazione delle comunità parroc-
chiali della città, dagli sforzi dei Sa-
lesiani e dalle offerte spontanee dei
fedeli.
li nuovo centro della missione è
un grande comples~o funzionale,
che sorge accanto alla chiesa di San
Giovanni Bosco terminata nel 1952
e rinnovata nel 1979. La costruzio-
ne si inserisce armonicamente nel-
l'ambiente della Feldstrasse. Si trat-
ta di un edificio a quattro piani, con
parcheggio sotten:aneo, sala per il
teatro, oratorio, locali per gli adulti
e per i giovani, abitazioni per i nove
sacerdoti che formano la comunità
salesiana: sette dediti al ministero
dei fedeli di Lingua italiana, uno che
si occupa di quelli di lingua boema
ed un altro di quelli di lingua slo-
vacca.
I tempi sono mutati, ma sono
forse ancora più complessi i proble-
mi che devono affrontare don An-
drea - che dirige la missione da al-
cuni mesi ed è anche parroco di San
Giovanni Bosco -, don Donato,
don Genesio, don Paolo, don Ar-

4.7 Page 37

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-----------5'1-
naldo, don Vincenzo e don Gino.
Negli anru fine cinquanta-primi ses-
santa, don Vincenzo, scrivendo sui
giornali di lingua tedesca e rivendi-
cando i diritti degli emigrati, ha
molto contribuito a far migliorare
le conctizioru di vita della mano d'o-
pera straniera nelle «baracche» di
Oerlikon, nei sobborghi di Zurigo.
Oggi, come in passato, i missio-
nari salesiani sono un punto di rife-
rimento culturale, sociale e religioso
per la comunità italiana sparsa nella
città di Zurigo e nei centri limitrofi.
AJla Feldstrasse bussano ancora
tutti coloro che sono alle prese con
la vasta gamma di problemi che si
presentano a chi deve inserirsi in un
paese di lingua e cultura diverse.
Dalla ricerca di un appartamento ai
conflitti con il datore di lavoro, alle
questioni di natura previdenziale e
assistenziale (anche se bisogna rico-
noscere che, sul piano delle presta-
zioni sociali assicurate agli emigrati,
un lungo cammino è stato compiuto
dal secondo dopoguerra ai nostri
giorni).
1 GIUGNO 1987 37
Molti emigrati della prima ora so- dica alla formazione dei fidanzati o
no diventati cittadini svizzeri. La alla preparazione dei genitori e dei
maggior parte però non ha intenzio- padrini per il battesimo dei bambi-
ne di fermarsi: pensa al gruzzoletto ni. Chi presta la propria opera come
e al paesello. Tornerà alla casa ere- confessore. Chi lavora tra i giovaru
ditata o costruita, mattone su mat- e chi visita gli ammalati negli ospe-
tone, durante le ferie. La decisione dali e gli anziani. Chi si occupa de-
diventa tuttavia, di sovente, motivo gli operai stagionali che vivono nel-
di contrasto con i figli, che sono na- le baracche. Chi insegna religione
ti in terra svizzera, qui hanno fatto nelle scuole e chi ha la responsabili-
le loro scuole - dalle elementari al- delle attività ricreative.
1'istituto professionale - e sono or- La parrocchia di San Giovanni
mai pienamente inseriti nel mondo Bosco è un'antenna di evangelizza-
del lavoro. A diciotto anni i giovani zione che estende il suo raggio d'a-
possono optare per la nazionalità scolto a tutta Zurigo, che è una città
svizzera, anche se difficilmente rie- molto vasta. l Salesiani non posso-
scono a cancellare la loro «anima» no, dunque, limitarsi semplicemen-
italiana.
te ad attendere i loro parrocchiani
La giornata dei Salesiani della all'ombra del campanile. A turno,
Feldstrasse è fitta di impegni pasto- quindi, si recano a celebrare Messa
rali come quella di qualunque sacer- nelle parrocchie periferiche, ben ac-
dote in cura d'anime. C'è chi si de- colti dai sacerdoti svizzeri che non
conoscono molto l'italiano. Tutte le
domeniche in qualche parrocchia,
due volte al mese in altre. La dome-
nica è anche il giorno in cui si con-
centra la catechesi per i ragazzi che
Particolare della facciata della
- missione~
frequentano le scuole svizzere e che,
durante la settimana, non hanno
molto tempo libero.
La sfida, come ovunque, è quella
della secolarizzazione e dell'indiffe-
rentismo religioso. Per questo la
missione moltiplica le sue iniziative
e le sue organizzazioni. Oltre al
Consiglio Pastorale che collabora
con i missionari all'animazione del-
la comunità parrocchiale, ci sono la
«Lega Uomini», il «Gruppo Don-
ne», le «Dame della carità», il cen-
tro giovanile «Don Bosco», gli
scout, i gruppi famiglia, la comuni-
neocatecumenale, i gruppi di pre-
ghiera intitolati a Padre Pio, la co-
rale Santa Cecilia, la Conferenza di
San Vincenzo.
Per la missione salesiana di Zuri-
go, che sta per toccare il traguardo
di un secolo di vita, si profila un'al-
tra sfida: quella di far conoscere
meglio il carisma di don Bosco nel-
1'ambiente cittadino, fra i giovani di
lingua e cultura tedesca, per i quali
le parrocchie svizzere non fanno
molto. Ciò richiede personale ancor
più preparato e qualificato, ma è in-
dubbiamente una chance enorme
per il futuro della missione della
Feldstrasse.

4.8 Page 38

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- FAMIGLIA SALESIANA- - -- -- - - - - - - - - - - -
38 I GIUGNO 1987
Bianca Maria La Torre in Pisani
LA SEMPLICE
E CONTAGIOSA
TESTIMONIANZA
DI BIANCA MARIA
Cooperatrice salesiana dal
1973, Bianca Maria La Torre
in Pisani ha vissuto con forza
e gioia l'appartenenza alla
Famiglia di Don Bosco.
È morta, a 58 anni,
/'11 dicembre 1986. In Veneto
sono in molti a ricordarla e a
ringraziarla.
alunni a cui sono giume segnalazio-
ni e premiazioni ispettoriali e nazio-
nali .
Ma non volendo che restasse un
episodio isolato l'anno successivo
ha voluto promuovere, con l'aiuto
sempre del delegato ispettoriale dei
cooperatori, un corso sull'educazio-
ne alla preghiera degli alunni com-
prendendo anche l'espressione cor-
porale.
Ricordava spesso con nostalgia
quando le maestre orientavano i ra-
Fisicamente assente al
Congresso mondiale dei Cooperato-
ri salesiani del 1976 visse in pienezza
fin da qoei giorni l'appello di Paolo
VI: «Noi scorgiamo in voi coopera-
tori forze vive e generose a servizio
della Chjesa uruversale e delle Chie-
se locali e anche della società pre-
sente».
Negli ultimi anni dell'insegna-
mento della scuola elementare si è
prodigata per promuovere tra le in-
segnanti deJ Circolo didattico (il
ValpoUceUa) il concorso promosso
per iJ centenario dr;.lle Missioni sale-
siane suscitando incontri con il dele-
gato ispettoriaJe don Giovanni Bu-
sato e una viva partecipazione degli
insegnanti delle scuole elementari
del circolo e il vivo interesse degli

4.9 Page 39

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-----------5'1
1 GIUGNO 1987 39
gazzi di quinta elementare al semi-
nario per la scuola media e iniziava
a citare i nomi di allievi che avevano
intrapreso su suo suggerimento tale
strada, e soffriva a sentire il calo
vocazionale degli ultimi tempi.
Amava gli alunni, ricordava i lo-
ro nomi, sapeva essere per loro più
che maestra, una mamma.
Appena il tempo glielo permise si
immerse, con tutto l'entusiasmo e la
carità di cui il Signore l'aveva arric-
chita, nell'Associazione Cooperato-
ri sia a livello locale che ispettoriale.
Membro eletto del Consiglio lspet-
toriale sentiva e comunicava la re-
sponsabilità del rinnovamento asso-
ciazionistico, non trovava pace di
fronte alla lentezza di questo pro-
cesso innovativo e seguiva con tanta
simpatia il movimento giovanile dei
Giovani Cooperatori perché avver-
tiva in esso il rifiorire dell'associa-
zione. Una mamma della speranza.
Mamma Bianca diveniva ogni gior-
no sempre più il punto di riferimento
per i campi scuola di formazione, di
animazione del territorio durante le
diverse estati e, non solo in cucina
ma, in ogni momento dell'intensa
giornata di campo, sapeva immettere
il suo buon senso, la sua maternità, la
responsabilità di «assistente salesia-
no», la sua testimonianza dei più ge-
nuini valori salesiani, il suo sorriso, il
suo ottimismo.
«Ricordo l'impressione che lasciò
in me - giovane animatrice del tem-
po libero - mamma Bianca quando
al campo di animazione nella zona
turistica del lago di Garda (ad Alba-
rè di Costermano) chiesi dei biscotti
per la colazione del mattino».
«Non possiamo abusare della
Provvidenza! Le famiglie, l'Asso-
ciazione cooperatori ci stanno so-
stenendo, ci stanno aiutando, vivia-
mo di vere offerte che prodigiosa-•
mente arrivano al Campo. Non è
bene spendere per accontentare i
nostri capricci! E poi "picciola
mia" un panino ti darà più energia
per affrontare una giornata coi ra-
gazzi. Essi hanno bisogno di te in
piena forza; non puoi andare solo
con i biscotti! Qui al campo non
possiamo crescere nella "mollez-
za", nella "golosità">>.
Poi rivoltasi a don Gianni, nostro
delegato, «devono crescere forti,
robusti, umili come don Bosco se
vogliono diventare Cooperatori sa-

4.10 Page 40

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40 · 1 GIUGNO rm
lesiani». Ma la sua peculiarità è
quella di prendere in mano per la
prima volta l'ufficio della segreteria
tecnica dell'associazione. E lo fece
in modo tale da dare un vero impul-
so alle molteplici iniziative ispetto-
riali telefonando, richiamando con
gentilezza e delicatezza ma con fer-
mezza i coordinatori dei singoli cen-
tri sulla puntualità e sulla collabora-
zione. Sapeva pagare di persona
non solo dal punto di vista finanzia-
rio, ma anche di tempo, di salute e
di cuore.
SI, la salute era minata dalla vista
che andava diminuendo sempre più.
Un giorno il delegato la va a trovare
in casa. È a letto da qualche giorno
ed esprime il suo disappunto perché
in ufficio dei Cooperatori c'è tanto
lavoro da sbrigare, schede dei coo-
peratori, lettere da spedire, questio-
nari da richiedere ai ritardatari, pre-
notazioni per i campi-scuola... ma
la vista viene meno. È possibile che
don Bosco non Je dia la forza e la
salute? Accetta però il riposo forza-
lo e chiede di poter ascoltare le cas-
sette registrate dal delegato con le
conferenze di don Aubry, le Buone
notti del Rettor Maggiore ai vari in-
contd nazionali... Poi scopre la
fonte delle registrazioni di Castel-
lammare di Stabia...
Si è fatta regalare dal marito un
piccolo registratore per redigere con
cura i verbali dei Consigli lspetto-
riali e per poter ascoltare le diverse
conferenze che si tenevano nei di-
versi Centri dei Cooperatori. Ma
non si è certo fermata.
Ha smesso di guidare la macchina
ma non di partecipare allo studio
del nuovo regolamento. Arrivava
puntualmente con i fogli delle bozze
al Centro lspettoriale godendo della
vittoria ottenuta sulla vista. Aveva
trovato il sistema per non sentirsi
messa da parte: si faceva fotocopia-
re il dossier ingrandendo dal forma-
to A4 al formato A3 paroloni enor-
mi, correzioni, appunti, sottolinea-
ture e tanta volontà di partecipazio-
ne. Ascoltava, godeva dei contribu-
ti, porgeva i suoi suggerimenti con
umiltà ma con tanto entusiasmo e
amore, cosciente di non poter far
mancare il suo modesto contributo
all'Associazione.
Sull'esempio di Mamma Marghe-
rita, anche se l'ago non l'amava
davvero, amava però «i suoi sale-
siani», soprattutto quelli partiti per
la missione di Mossorò. Ma anche
per i vicini aveva sempre una paroli-
na, una telefonata, piccole attenzio-
ni che dimostravano quanto fosse il
suo affetto.
Quasi a colmare quel vuoto che il
Signore le aveva chiesto nella sua
troppo piccola famiglia di Via Eleo-
nora Duse chiamando a il piccolo
Renato, essa seppe portare nella fa-
miglia tutta la Famiglia Salesiana.
Riempiva la sua giornata, la sua
casa e la sua conversazione con tut-
te le sue «carte salesiane»; le sue
preoccupazioni per quella o quel-
1'altra iniziativa in cui sapeva coin-
volgere marito e figlio. Ma non le
sembrava giusto essere salesiana
senza inserirsi nella sua Chiesa, nel-
Ja sua Comunità parrocchiale. Con
vero affetto materno ha seguito
classi e classi di piccoli con il cate-
chismo della vita più che con il cate-
chismo scritto I
Ma anche in questo settore sentiva
il bisogno di partecipare alle altre ca-
techiste quanto lei sentiva urgente nel-
la dimensione deUa catechesi. Chia-
mava il salesiano per corsi di
formazione-permanente di catechisti
parrocchiali e voleva sempre di più
perché voleva che l'amore e la simpa-
tia per don Bosco si diffondesse a
macchia d'olio. Le tre cordicelle, se
intrecciate... diventano una fune.
L'apostolato associato non era
ancora maturato in tutta la «vec-
chia guardia» e allora ... dopo un
breve scambio di parere con il dele-
gato, correva in libreria, acquistava
alcune copie di « Mondo Nuovo» e
sapeva lei come «piazzarle». Non
poteva, non sapeva resistere di
fronte a tali iniziative di « noi coo-
peratori». Sentiva tutta la solidarie-
tà con il Centro Nazionale, con don
Buttarelli, con l'iniziativa di Trelew
e quando ha potuto iniziare un di-
scorso con i suoi ragazzi di catechi-
smo li ha «costituiti » amici di Do-
menico Savio. Come?
Con il suo amore, con il suo entu-
siasmo chiedendo aiuto al «mio de-
legato» come lo definiva lei anche
in Parrocchia, chiamando in casa i
ragazzi, facendoli partecipare alla
Tendopoli ispettoriale con gli altri
ADS delle case salesiane del Veneto
occidentale.
Li accompagnava con sacrifici e
disagi senza far trasparire nulla -
con panini imbottiti e bibite in ba-
rattoli - condividendo con loro i
momenti forti di celebrazione e al-
tre espressioni giovanili che ad una
certa età fanno tirare fuori la lingua
anche ai salesiani più allenati alla
vita con i giovani.
«In Parrocchia ha lasciato tante
impronte forti e buone - confesserà
una mamma dopo qualche giorno
dalla sua scomparsa - era cosciente
dei suoi limiti ma non voleva che i
suoi ragazzi ADS rimanessero per
questo " limitati". Mi ha chiamato
per allestire per la "festa della mam-
ma" un numero tutto per loro! Co-
me non offrire questa piccola colla-
borazione a Bianca Maria. Quando
ho avuto il mio bambino già dichia-
rato morto dalla scienza mi è stata
accanto in modo sorprendente.
Da dove tirava fuori tutta quell'e-
nergia? E tutto quell'amore? Ero da
poco giunta a Verona e lei mi ba
fatto da mamma! Ero giovane, di-
sorientata, senza amicizie! Ho tro-
vato lei! » .
Gianni Bazzoli

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - - - - - - -~ -
1 GIUGNO 1987 41
guarigione tanto sospirata, ren-
mie preghiere mi hanno ascolta-
PER INTERCESSIONE
DI LAURA VICUNA
do pubblica la mia riconoscenza
a gloria di Maria Ausiliatrice e
invito tutte te persone in difficol-
tà a confidare ed a sperare nel-
N el subire un intervento · 1'aiuto di M. Ausiliatrice.
chirurgico per calcoli alla
F. Di Silvestro Torino
GRAVI USTIONI
N el mio lavoro di casalinga
riportai ustioni cosi gravi
che fui costretta ad una lunga
ta. Gli esami successivi mostra-
rono la mancanza di metastasi e
i medici hanno confermato la
sua completa guarigione.
Ringrazio con grande ricono-
scenza.
cistifellea mi venne riscontrato
un tumore nell'intestino che tutti
degenza all'ospedale. Desidero
ringraziare Maria Ausiliatrice e
Rina Deandrea - Balzola (AL)
pronosticavano di natura mali-
tutti i Santi Salesiani, da me
gna. Ci siamo rivolti con grande
sempre invocati, per avermi re-
fede a Laura Vicuna e all'esame
Istologico, con gioia e stupore, Il
tumore è risultato benigno.
V. Ruta Ruvo di Puglia
INTERVENTO RIUSCITO
D esidero ringraziare M.
Ausiliatrice e tutti I Santi
Salesiani per avermi sempre
stituita, guarita, alla mia famiglia.
M. Luisa Rovelli - Pesaro
S. G. BOSCO
D esidero ringraziare, an-
che se con ritardo, S. G.
aiutata nei momenti di bisogno, UN PICCOLO SANTO
Bosco per averci ottenuta una
GRAZIE
D esideriamo ringraziare di
cuore tutti i Santi Salesia-
ni per la loro continua protezio-
in particolare durante un'opera-
zione.
Rosa/ma Visconti Cermenate
(CO)
DAL GRANDE CUORE
D opo 13 anni di matrimonio
nella vana attesa di un
bimbo, si può facilmente Imma-
ginare la nostra felicità quando
grazia molto attesa, che presen-
tava varie difficoltà, direi quasi
impossibili ad essere risolte.
Tutto si superò il 31 gennaio
1986.
Lettera firmata
ne accordataci in questo anno e
si seppe che ne era in arrivo
per le numerose grazie conces-
uno. Ma la gioia si mescolò al ti-
seci.
NASCITA FELICE
more perché la gravidanza non
Famiglia Rizzo/io - Torino
S. DOMENICO SAVIO
R ingraziamo profondamen-
te M. Ausiliatrice e S. D.
Savio che hanno donato a noi
tutti una «nascita felice...
Ch. H. Baumbrlrchen Austria
procedeva regolarmente. Fui
costretta a stare a letto per 1O
INVESTIMENTO
settimane e poi dovetti andare FINANZIARIO SBAGLIATO
in ospedale per altri tre mesi.
Una domenica sfogliando una
rivista fui attratta da un trafiletto:
«Novena a S. D. Savio•. Non co-
T rovandomi, da alcuni me-
si, in critiche condiiioni fi-
nanziarie a causa di un investi-
D urante le mie due gravi-
danze ho avuto seri pro-
noscevo questo Santo ma mi mento finanziarlo sbagliato, ml
procurai subito I foglietti per la rivolsi con fiducia a Colui che
novena.
era stato il buon Padre della mia
blemi che mi indussero addirit-
Il piccolo San1o ci esaudl ed ora infanzia.
tura al ricovero ed al dubbio per SR. EUSEBIA
il piccolo Edoardo è un bambino Distrutto ma con speranza ini-
l'esito delle stesse.
vispo e birichino. Ed ora il no- ziai la novena. Ben presto mi re-
Con la fede che sempre mi ac-
compagha ho Invocato, In en-
trambi i casi, S. D. Savio e Lui
mi ha aiutata.
Ora ho due bellissimi bimbi che
già conoscono •S. D. Savio.. e
lo pregano.
Daniela C. - Asti
D esidero esprimere la mia
profonda gratitudine per
Sr. Eusebia P.
A Lei ho affidato l'incarico di ri-
portare serenità nella mia fami-
glia. Non ha mancato di esaudir-
mi. Continuo ad implorare la
Sua protezione.
stro Santo è entrato a pieno di- si conto che le mie suppliche
ritto nella nostra famiglia. La no- stavano per essere esaudite. Ri-
stra più viva riconoscenza.
cevetti una notizia proprio ina-
Par O' Brlen Upminster, Essex spettata ma tanto, tanto gradita,
ridonandomi la pace e la sereni-
tà perdute... ed un rlawlcina-
mento a Don Bosco.
Grazie mio buon Padre, mai più
ERA UN CANCRO
ti dimenticherò!
GRAVE
uFORMA DEPRESSIVA"
N el 1980 caddi in una seria
•forma depressiva• . Ho
sofferto molto e cl son voluti ben
più di tre anni prima di comin-
ciare a venirne fuori. Anche nei
momenti più neri ho cercato di
non lasciare mai la preghiera.
Ho confidato in Maria Ausiliatri-
ce ed ora la serenità e la salute
sono tornale.
Avendo ottenuto la grazia della
UNA BRUTTA
CATARATTA
L a mia mamma colpita da
una brutta cataratta, con il
suo carattere emotivo rendeva
alquanto critica la riuscita del-
l'intervento chirurgico. Mi rivolsi
con tede a M. Ausiliatrice e a
Don Bosco: l'intervento è anda-
to benissimo. Commossa per il
felice esito rendo grazie.
A. L. - Cuorgné
Francesco Putzoli - Bancroft
N el mese di maggio u.s. a
mio marito è stata aspor-
ST.
tata la prostata da anni sofferen-
te. Fin dalle prime visite, i medi-
ci avevano sentito al tatto un no-
dulo ma non vi avevano dato ESAME SUPERATO
molta importanza perché era ri-
masto sempre eguale negli
anni.
Purtroppo, dopo l'esame isto•
logico, a seguito della suddetta
operazione, si scoprl che tale
nodulo era un cancro.
È inutile soffermarmi sullo
scoramento caduto su me e la
mia famiglia, ma M. Ausiliatrice
M i sono rivolta con tanta
preghiera a M. Ausiliatri-
ce ed a S. G. Bosco perché aiu-
tassero mio nipote a superare
un difficilissimo esame universi-
tario.
Tutto è andato bene e ne rendo
gloria a Dio.
e S. G. Bosco ,a cui ho rivolto le
M. Gorl - Udine

5.2 Page 42

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GHIOTTO slg.ra ANNA, cooperatri-
ce t Schio. Il 23 gennaio 1987
L'esempio della sua v,ta buona e
generosa, ricca dìopere evangeliche
profuse nella lamlgha, nella scuola e
In molteplici 8tt1Vilà parrocchiafl, vis-
sute o realìzzato nel carisma di Don
Bosco, vive nel cuore dei suol lam~
liarl e di quanti l'hanno conosciuta.
MACCARRONE sac. GIUSEPPE,
t salesiano Catania a 82 anni
Nell'Immediato dopoguerra, dl
fronte aJl'eslgeruadi riaffermare l va-
lori umani e mOfall, rilanciò In tutta la
Sicilia li Movimento deglì ex-allievi,
costituendo una Federavone eff,.
dente, che doveva presto porSl al•
l'attenilone dell'intera organizzazio-
ne In ltal1a.
SI impegnò con 1u110 se stesso ad
animare la società per renderla più Il•
btlra, più giusta e più umana: render-
la, cioè, migliore.
BRUNATI dott. TULLIO t Trento a
85 anni
Al di là d1 tanti meriti •uffìcnall• rlce-
vutì, egll è ricordato da tutta la città o
Provincia per le sue doti di umanità e
di assoluta dedizione alla professio,
ne. È $lato un dottore in cui vocazio-
ne e ptolesslonalità sono riuscite a
omogenelzz.ars, fino a creargli la fa.
ma di •pediatra modello•. Si dice di
lui: • Non riusetva a VISitare o sempli-
cemente a stare vlctoo ad un bambl-
oo senza fargli una carezza affal•
tuosa•.
VILLA aac. GIOVANNI, salesiano
missionario t Sondrio, 1126/11/1986
Visse per molti anni in India. Sona-
da, Calcutta. Poi nel triangolo di Le-
na. una regione tra la Cina, il Buthan,
il Nepal e uBangladesh, uno del po-
st, più poveri del mondo.
Aveva cari due hbn. gli ult1m1 letti:
•Città della gioia•, .Questioni scot-
tanti di morale•. Essi rivelano i suol
due ~mori• l'India e il confessionale.
BATTAGUNI slg.ra LINA, coopera-
trice t Lecce a 92 anni
Con lei è scomparsa una delle fi-
gure più care alla noslla Associazio-
ne Cooperatori.
Attaocatrsslma a O. Bosco sin da-
gli Inizi della presenza salesiana In
Lecce, è rimasta fedele alla sua vo-
caxione donando oV\\Jnque bontà e
serenità.
CASTAGNA sac. MARIO, salosla-
n o 1 Porto Velho, Il 17 gennaio 1987
Dopo un'espenenza di lavoro co-
me operalo in un'azienda metallurgi-
ca lecchese entra a far pane della fa-
m,glla salesiana.
Nel 1955 pane per Manhau Brasl-
le. nel 1959 viene trasferito a Porto
Velho e nrimane fino alla mone.
Volle vivere e rr,orire fra l più pove-
ri, donando a tutti il suo calore uma-
no La sua salma fu posta nella cripta
del Sanluario Maria di Fatima, su ri-
chiesta del suoi parrocchiani.
ZERBINO TERESA, cooperatrice t
a Bra (Cuneo) il 14 febbraio 1987
Quando fu organlZZélta, in paese,
l'Azione Cattolica, let ne fu elelfa prl•
ma presidente. Carica che tenne per
moltt anni. Le socie superstiti le ren-
dono questa testimonianza: •Fu par
lungo tempo In mezzo a noi, con tan-
ta dedizione di lavoro varamento
apostolico, con tanta bontà e corag-
giose dedlzlone di lavoro veramente
apostolico. Per l'esempio sublime
che cl ha lasciato sarà sempre una
luce e un affettuoso ricordo per tutte
noi•
Fu cooperatrice salesrana convin-
ta e attiva. Anima semphce. umile,
ricca di fede, aveva fatto della pre-
ghiera e del se~zlo in casa e fuori,
l'Ideale dela sua vita. senrallra pre-
tesa che q~ella g10la che si gode nel
donarsi.
Suo tatob d'onore· essere sorella
di un sacerdote salesiano.
FERRERO slg. ENRICO, coadluto•
re t Torir,o a 70 anni
Ha amato don Bosco oon la dona-
ZIOne totale delle sua v,ta, oon la
scelte dei giovani J)IÙ poveri e abban-
dooati, con d lavoro conunuo e sacri-
ficato, con la serena fedeltà alle sua
vocazione, con l'amlclz.1a sincera a
cordlale
BERTI ROSA ved. GUZZJ, coopera-
trice t lntra (NO) Il 28.06.86
La sua scomparsa ha suscllato un
vivo cordoglio In tutu coloro che han•
no avuto la gioia dt conoscerla..
SCALONE GIOVANNA ved. TRIBA·
STONE t il 2 febbraio 1987
Mamma di vita cristiana profonda-
mente vlssula, chiuse Il suo pellegri-
naggio terreno nella •Festa della Lu-
ce•, con101tata da Gesù Sacramen-
tato e da Mana Austllatrlee di cui era
stata tanto devota
SERIO ROSETTA t Vanze (LE) a 58
anni
Ha vissuto la sua esistenza come
mlssione. Ha praticato le virtù della
Fede, Speranza e Cerilà con genero-
so entusiasmo.
Ha lascialo tutti I suoi cari e a
quanti l'hanno conoscluta, un lumi-
noso esempio di coerente 1eS1imo-
ntanza criSlrana.
PETRELLI signorina ANTONIETTA
t Carmiaoo (LE) a 63 anni
Generosa, gentile, impegnala In
campo eccieslale. ha lasciato dietro
di una scia luminosa di bontà e dl
dOnazlone senza Umlti.
I funerali sono stati un'autentica
attestazione di affetto e di ricono-
scenle verso d1 lei.
LONGO eec. AGOSTINO salesla•
t no Sesto S. Giovanni a 73 anni
La sua vita non ollre spunti dl parti-
colare nllevo si direbbesia stata una
esistenza ordinane, Ia1ora movimen-
tata dal suo caratte,e forte e focoso,
anche se negli uhlml anni, rriolta ac-
qua era riuscito a gettare sul fuoco.
Una vita prevalontemente trascorsa
nell'Insegnamento, nella lettura, nel-
la con\\lersazlone che padroneggiava
con dlslnvoltura, nella dedizione co-
stante alle persone malate e al mini-
stero della confessione.
Nella propria immaginetta-ricordo
desldarò fosse scntto: Non dubìtò
mal - che Dio accompagna le sue
creature - per vie d'Anl()(e e Mlserl-
COfdla - fino alla Sua Luce.
GIOACHINI sao. LUIGI, salesiano t
Sondrio, a 79 anni
Don G,oachln passo attraverso
una prova del sangue molto doloro-
sa: un'artrosi maligna. Una sofferen-
za che non sempre nusciva a na-
scondere, che lo rendeva talvolta ir-
requieto, ma che mal lo ha portato ad
estraniarsi dalla vita di comunità
L'ollena delle malattia al Signore,
del suo corpo che si dlssolveva, è
stato per Don Gloachin Il modo di
realizzare la Volontà di Dio, di tende-
re alla santità.
Negli ultlml mesi. desideravaIn do-
no una •poltrona• per stara seduto In
conIle a godersi il sole e l'aria valtelli-
nese.
Ola questa gI0ta, questa serenità,
la sta godendo nella Casa del Padre,
dove nessuno potrà rapirla o atten-
tarla
A quanti hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, rlco•
nosciuIa giuridicamente con D.P . del 2-9-1971 n . 959. e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO. avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1g24 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredita
Formule valide sono
- se si tratta d 'un legato • . lascio alla Direzione Generale Ope-
re Don Bosco con sede ,n Rome (oppure ali'ls11tu10 Sales/ano per
te missioni con sed9 In Torino) a tllolo di legato la somma d1 lira...,
(oppure) l'immobile sito In... per gll scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente r.er l'esercizio del culto, per la formazione del Clero e
del Religios , per scopi missionari e per l'educazione cristiana.
- se si tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno
o l'altro del due Enti su indicati·
...annullo ogni mie precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la D,rez,one Generate Opero Don Bosco con
sede m Roma (oppure /'/s/ltuto Sales/ano per le Missioni con sede
in Torino) lasetando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titok►.
per gli scopi perseguI11 dall'Ente, e panicolarmente per l'esercizio del
culto, per la formazione del Clero e del Rellgiosl, per scopi missione•
rl e per l'educaz,ono crisuana
(luogo e dBts)
(fìrma per disteso)

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1 GIUGNO ,987 · 43
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Salesiani, In ringraziamento e Invo-
cando aiuto e protezione, a cura
della Prof. Luciana Cecchinato,
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sato Filomena e chiedendo preghie-
ra, a cura di N.N., Fontanarosa AV,
L. 1.000.000
Borsa: In ricordo di Rosei/a Fragola,
a cura di Albertazzl Ferdinando, Tori-
no, L. 874.000
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Invocando specialissima grazia, a
cura di N.N., L. 600.000
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cura di N.N., Torino, L. 500.000
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mento e chiedendo grazie, a cura di
N.N., Varese, L. 500.000
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sco, a cura di Sondi Vitali Livia, Forll,
L. 350.000
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vanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Merlìno Gilberto, Torino,
L 300.000
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ria e suffragio dei genitori Cherubina
e Antonio, a cura della figlia Rosina,
L. 300.000
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vuta, a cura di M.E.. L. 250.000
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menico Savio, grazie: continuate a
proteggere I miei cari, a cura di N.N.,
L. 200.000
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Ausiliatrice, Don Boaco, in memo-
ria del paptJ Gerardo e Invocando
protezione, a cura di Musuraca Flo-
ra, Placanlca RC, L. 200.000
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leslanl, per grazie e favori ricevuti, a
cura di Vittoria e Pino, L. 200.000
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sco, Invocando protezione per me e
il fratello Giuseppe, a cura di Boetto
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Saleslanl, in suffragio dei familiari
defunti, a cura di Mensitieri Giorgio e
Irma, Latina, L. 200.000
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Rlnaldl, Implorando una grazia, a cu-
ra di N.N., L 200.000
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Carmina, Uras, OR, L 200.000
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vanni Bosco, invocando aiuto e pro-
tezione perla famiglia, a cura di Ceri-
sola C. Fede, Celle Ligure, SV,
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vanni Bosco, in suffragiodi Gina Oli-
vini e per protezione del famlliari, a
cura di Don Ollvlni, SDB; Chieri,
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sco, per ottenere grazìe, a cura di
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ria, a cura di N.N., L. 150.000
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sco, In suffragio di Francesca, a cura
di Villa Giuseppe, L. 150.000
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dei genitori, a cura di Zavarise M.
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do protezione e aiuto per la famiglia,
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RA, L. 120.000
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da L. 100.000
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Tomaselli Pappalardo Agata, Peda-
ra, CT
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aco, Domenico Savio, a cura di Bal-
do Dematteis Giuseppina, Savona
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vanni Boaco, in ringraziamento e In-
vocando protezione per la famig/la, a
cura di P.P., Avigliana
Borsa: Don Bosco, a cura di Ferrero
Giovanna e Rita, Torino
Borea: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, nel22° anniversario della dipar-
tita di mio fratello Don José Luiz Gla-
cotto, a cura di Giacotto Boeri Rina
Borse: Don Bosco e Don Rlnaldl, a
cura di Protto Annamaria, Torino
Borsa: S. Domenico Savio, in rin-
graziamento, a cura di Simone
Borsa: In memoria e suffragio di
mamma Mllana, a cura del figli,
Roma
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Gio-
vanni Bosco, In suffragio di Corti
Renzo, a cura di Corti Evaristo, To-
rino
Borsa: Don F. Rlnaldl e Mamma
Margherita, in riconoscenza e invo-
cando protezione per la salute di
Giuseppe, a cura di Cavallo Giu-
seppe
Borsa: Don Bosco, per grazia rice-
vuta e perprotezione, a cura di Baro-
ne Concetta, Siracusa
Borsa: In memoria e suffragio di mio
padre Antonino, a cura di Sutera Ma-
scali Gaetana, Enna
Borsa: S. Giovanni Bosco, aiuta la
mia famlglla, a cura di E.M.T., coo-
peratrice Poirino
Boru: Maria Auslllatrice, lmploran-
do una grazia, a cura di Savio Carla,
Torino
Borsa: Don Boaco, perottenere gra-
zia, a cura di Savio Carla
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Marooncini Anna e famiglia
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aco, In ringraziamento e per prote-
zione sulla famiglia, a cura di Bafile
Bianca M., L'Aquila
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ria di Gìuseppe Fantini, Salesìano, a
cura della nipote Adele
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ce, a cura di Gamberucci Giul!ana,
Roma
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di Valente Roberto e Grazia, Torino
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gio dei miei defunti e chiedendo pre-
ghiere, a cura di Noll Adele, Como
zia ricevuta, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, perprotezione dei figli,
a cura di Passarin Gaintonio, Vi-
cenza
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sco, Marta Mazzarello, In ringrazia-
mento per grazie ricevute, a cura di
Fantoni Bartolomeo, Bologna
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e Don Bosco, ringraziando per gra-
zie ottenute, a cura di Briglia Rosa-
ria, San Cataldo, CL
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gio di Don Agostino Dominoni, nel
anniversario della morte, a cura di
Tesoro Laura, Cremona
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dopreghiere per la famiglia, a cura di
Borsa: Maria Ausiliatrice, in rlngra-
zismento, a cura di Mollo Rosina,
Cuneo
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trice, Don Bosco, a cura di Calza
Angelo, Mantova
Borsa: s. Domenico Savio, in me-
moria e suffragio dei nonni Placido e
Bosisio Ines, Como
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vanni Bosco, In memoria e suffragio
dei genitori Emilia e Antonio, a cura
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Borsa: Santi Saleslanl, in memoria
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miei cari, a cura di Stefani Alma
Pina, a cura della nipotina Annalisa
Borea: Marta Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, percM proteggano ed
aiutino i nipoti, a cura di Capobianco
Borsa: Don Bosco, ringraziando e
invocando protezione per me e fami•
glia, a cura di Dossena Giovanni, Mi-
lano
Elena, Udine
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aco, in ringraziamento, a cura di No-
cera Franca, Latina
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suffragio deloetunti, a cura di De Mi-
chell Clotilde, Roma
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sco, in suffragio del marito, a cura di
Nina Schepls, Messina
Borsa: S. Domenico Savio, in rin•
grazlamento e Invocando protezione
sulla famiglia, a cura di L.M., Sassari
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
lesiani, per protezione In vita e In
morte, a cura di C .M., Arezzo
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura di
C.I., Albenga
Borsa: Maria Auslllatrtce, a cura di
N.N.

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vrrroroo
MESSORl
Inchiesta
su\\ cristianesimo
G" SONO BES'f-SJ,JJ.f.1\\S
l N\\J0'\\71UBlll
DIQtJOJS'f E~sSOlll
DfBllEA-AlYtJù'fOJUlll:rn
NELMONl)O
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R\\saiedoaapurracenvadecr>uaDC·cJ~\\llaD~<t,;e'-"\\'tl:e;l:Z;.-l.1..,'•
\\a~e\\e~·
"Evoi chi dite eh• io sia1" . RisPo"dono le voci
più autorevoli della!ed• e dell'incredulità
-------
Desideroriceve . - - - - - - - - - -
7 _p-ag-hTer~ònalslaec~VogrMne d~irae~ttp.a(om~re~ton0tee;icamabsalalomgiraa·•ti_ss)eguenti libri, - - - I
· esson
[NCHIESTA SUL CRI
M. Q,o;,t
STIANESIMO
PARLAMID' AMORE
L. 20.000 II
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C.A.P. ---·-·· I
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.so Vittorio Emanuele Il' 92 - 10121 Ton.no
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"Nnateè \\'unica grande avventura
de\\\\a vita" (M· Quoist)