Bollettino_Salesiano_199703


Bollettino_Salesiano_199703



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Mensile Anno CXXI · nr. 3
Spedizione in Abb. P.T. comma 27, ori. 2, legge S49/ 9S
Spedizione nr. 3/ 1997
Aulori:a. Dintz. Prov. P.T. 3S100 Padova · C.M.P.
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

1.2 Page 2

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- LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE DEL
GIUBILEO/ACCOGLIERE
La fede esige l'accoglienza: della persona di Gesù,
del suo insegnamento.
Porta al cambiamento degli atteggiamenti
di fronte a lui.
C i si im-
batte
spesso con
qualcuno
che raccon-
ta di aver
fatto una
« esperien-
za » reli-
giosa. E si ve -
de che essa ha lasciato un
ricordo grato. Qualche volta però
non ha séguito. La fede non è so-
lo sentimento , fascino o ammira-
zione per Gesù Cristo. Come
l'amore umano non è la «cotta ».
Nel clima di soggettivismo che re-
spi riamo questa confusione è
sempre in agguato. Ci accontentia-
mo dell'attimo intenso e fuggente.
Il primo entusiasmo è certamente
una grazia. Ma la fede è tale
quando esso approda all 'acco-
glienza della persona di Gesù
nella propria vita, alla fiducia nel
suo insegnamento , al cambia-
mento degli atteggiamenti secon-
do le sue indicazioni.
O A Pietro che per tutta la notte
aveva pescato invano, Gesù pro-
pose di buttare la rete . Forse un
dubbio balenò nella mente dell'e-
sperto pescatore : buttare la rete
ancora una volta dove non aveva-
no preso niente? e in pieno gior-
no? Ma Pietro si fidò : « Sulla tua
parola.. . ». La fede comporta fidu-
cia in quello che Gesù indica e
promette: una fiducia che si tradu -
ce nelle scelte e nell'agire.
Nella cittadina di Gerico, Zac-
cheo, conquistato da Gesù, lo
accoglie in casa. Alla luce delle
sue parole e dei suoi gesti intui-
sce quanto sia meschina una vita
consegnata al denaro, senza pie-
tà. La rinnega, promette di non ru-
bare e di restituire quattro volte
tanto ciò che aveva sottratto. La
fede comporta il cambio di criteri,
gusti , rapporti.
Molti hanno ascoltato Cristo
una volta con ammirazione, come
le folle che volevano farlo re. Pa-
recchi l'hanno incontrato, e non si
sono preoccupati di coltivare la
sua amicizia. Alcuni, raggiunti sin-
golarmente da lui, anche tra i più
vicini , non l'hanno accolto. Non
tutti si sono fidati del suo giudizio,
del suo equilibrio mentale fuori
O Così lascia capire il Vangelo
nei racconti sulla fede . Lungo le
rive del Giordano, Giovanni vede
passare il Signore: sente la chia-
mata e sperimenta il sussulto. Lo
segue, coltiva la sua amicizia, si
sente amato e ricambia. Gesù di-
venta per lui una compagnia indi-
spensabile. Non riuscirebbe a con-
cepire la sua esistenza senza di
lui. Ne diviene discepolo predilet-
to. Ecco che cosa è accoglienza: è
riferirsi a Gesù per orientarsi e sce-
gliere, è desiderio di risentirlo, è an-
dare verso di lui, rinnovare l'ammi-
razione, assumere il suo progetto.
MARZO 1997 JJS

1.3 Page 3

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di sé!), delle sue capacità (non è
costui il figlio del falegname?), del-
la sua saggezza (noi abbiamo la
legge!), della sua rettitudine (ha
un demonio!).
Pure oggi si dice: è fuori dal mon-
do, è un idealista, predica l'im-
possibile, è una creazione della
Chiesa, è un personaggio mitico.
O Accogliere Gesù comporta ri-
conoscere che è il Figlio di Dio, la
parola definitiva del Padre. Tale è
la confessione di Pietro e dei di-
scepoli, non ottenuta dalla propria
ricerca, né suggerita dalla sola in-
telligenza, ma frutto dell'illumina-
zione di Dio. E tale è la fede della
comunità cristiana.
La fiducia riguarda tre ambiti in
cui l'uomo gioca tutte le sue for-
ze : la verità, il bene, la felicità: in-
sieme determinano la «vita» e la
«salvezza ». Come si pensa, come
si agisce , che senso si dà al-
l'esistenza. Su questo, di fronte alla
molteplicità di proposte e ai margini
di incertezza, il credente dice: «Tu
solo hai parola di vita eterna ».
O Anche oggi la fede è acco-
glienza-amore di Cristo e fiducia
nella sua parola: su Dio e il suo
progetto riguardo a
noi, sui beni materiali ,
sull'amore umano, sul-
l'impiego della vita, sul-
l'uso del corpo, sul
rapporto tra simili e
dissimili, sulla sorte del
mondo.
O Anche oggi la fede
è cambiamento di
mentalità e orienta-
mento nuovo della vi-
ta secondo il codice
della felicità procla-
mato da Gesù, le
beatitudini: la pover-
tà, la pace, la purez-
za del cuore, la giusti-
zia, la misericordia.
o
IIMMAGINI DALLA
TERRA SANTA.
Lago di Galilea.
È qui che
il pescatore Pietro
riconosce
e accoglie Gesù.
Marzo 1997
Anno CXXI
Numero 3
In copertina:
« Il voto a 16 anni ».
La ru brica
« Il punto g iovani »
affronta iI tema con
reali smo, aprendo un
dibattito di grande
interesse per i giovani
(foro di
Cipriano De Morie)
IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Antonia Chinello Giancarlo
De Nicolò Franco Lever Francesco Motto
10 INDIA
Cronaca di un conflitto dimenticato
14 RICERCHE
La religione a scuola negli anni '90
18 LA NOSTRA STORIA/ STATI UNITI
Il fascino dell'El Dorado
23 DOCUMENTO
Una società per il nuovo millennio
28 OPERE
Monteortone vuol dire accoglienza
32 RICUPERO GIOVANILE
André Saenen, prete di periferia
38 NUOVA «VENERABILE»
I jzoretti di suor Eusebia
diPAULCHERUTHOTTUPURAM
di SILVANO STRACCA
di MICHAEL RIBOTTA
del Cardinal ROSALIO JOSÉ CASTILLO LARA
di ENZO BIANCO
di JACQUELINE GETAS
di GIULIANA ACCORNERO
RUBRICHE
2 li Rettor Maggiore - 4 li punto giova ni - 6 Lettere - 8 In Italia & nel mondo - 13 Prima
pagina - 17 Dalle missioni - 21 Libri - 22 Carta di Comnnione - 27 Zoom - 31 li doctor J.
- 34 Osservatorio - 35 Box - 36 Come Don Bosco - 41 I nostri morti - 42 / nostri San ti
- 43 Don Bosco a fum etti - 46 Solidarietà - 47 In primo piano
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta - Ernesto
Gattoni Giu seppina Cudemo Graziella Curti •
Margherita Dal Lago • Serge Duhayon Bruno Ferrere
Sergio Giordani · Antonio Mélida Jean-François Meurs
Pietro Moschetto • Angelo Montonati Giuseppe Morante
Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli · Guerrino Pera · Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizio ni nazionali e
19 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie)
in: Antille (a Santo Domingo) Argentina• Australia•
Austria· Belgio (in tiammingo) · Boemia • Bolivia ·
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) - Cile
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Filippine · Francia · Germania · Giappone · India
(in inglese, malayalam, tam il e telugù) Irlanda Gran
Breta~na Italia Korea del Sud Lituania Malta
Messico Olanda • Paraguay Perù Polonia
Portogallo Slovacchia Slovenia Spagna Stati Uni ti
Thailandia Ungheria Uruguay • Venezuela - Zai re.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gian Luigi Pussino) Via Marsala 42 - 00185 Roma
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Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2. 1949
Fotocomposizione: EOIBIT - Tori no
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Don Bosco in the W orld
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Opere Don Bosco, Roma.
BS MARZO 1997

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
VOTO A 16 ANNI.
D'ACCORDO. PERÒ...
Nelle elezioni amministrative dello scorso autunno,
ad Hannover, in Germania, hanno votato anche i sedicenni.
Un voto che ha fatto discutere e ha costretto tutti a mettersi
«dalla parte dei giovani».
11voto dei sedicenni nella Bassa
Sassonia ha suscitato un forte
dibattito dentro e fuori i confini
regionali sulla opportunità di
allargare la fascia giovane degli
elettori . Tra gli intervistati, per
l'occasione, naturalmente anche
molti giovani che si sono schierati
su posizioni differenziate: favorevoli
e contrari , ma specialmente
problematici . Il dibattito ha messo in
luce alcuni interrogativi e focalizzato
prospettive di un certo interesse.
sempre di più e le scelte politiche
coinvolgono circoli ristretti . Dare il
voto ai giovani senza un'inversione
sostanziale delle politiche, è un
contributo alla disaffezione degli
stessi giovani verso la politica.
Si pensi da noi all 'esperienza dei
«decreti delegati » nella scuola: una
partecipazione ingabbiata che ha
scarsamente inciso sulla qualità del
rinnovamento scolastico, pure
fortemente sentito e richiesto dai
giovani.
D Il diritto di voto ai sedicenni
potrebbe, sostengono alcuni ,
indurre i partiti a interessarsi
maggiormente dei loro problemi.
E, inoltre, in una società in rapido
invecchiamento, gli stessi giovani
potrebbero meglio garantire i propri
interessi votando loro
rappresentanti con il voto diretto.
Ma non è facile ingannare i giovani
con specchietti per le allodole.
Essi si sentono fortemente
emarginati dalle politiche generali
e penalizzati dalla loro stessa
giovinezza nel momento in cui la
società decide le cose che contano.
D Concedere il voto attivo , non
passivo , è solo un passo a metà
e può ris ultare una moda per curare
l'immagine, senza cambiare le
vecchie forme della politica e della
pubblica amministrazione.
Un'amministrazione farraginosa ,
legata a un carro di leggi e leggine,
che sono difficilmente appetibili
dai giovani adolescenti. Il voto
in questo contesto risulta
un contentino senza qualità perché
svuota la partecipazione. Si tratta
di un problema analogo alle
democrazie che vivono ormai sopra
consolidati interessi di lobby, ma
sono scarsamente rinnovabili di
fronte alla sfida del bene comune.
Cala il numero degli elettori , la base
conta sempre meno , la delega
D Se poi si considera il contesto
della condizione giovanile entro
il quale si avanza la proposta del
voto , la cosa solleva ancor più
dubbi sul «giovanilismo »
opportunista di certo modo di fare
politica. Si pensi alla debolezza
strutturale nella quale i giovani di
oggi si trovano a sperimentare la
loro giovinezza: tra disoccupazione,
occupazione precaria, incertezze di
stabilità: hanno davvero il bisogno
di un mare di speranza per non
disperarsi dal punto di vista sociale.
D Non si tratta quindi solo di
rappresentare gli interessi dei
giovani , quanto piuttosto di rendersi
conto che nessuna politica sarà
credibile e sostenibile alla lunga,
senza che si faccia carico di tutte
le categorie di persone
complessivamente. E senza che
tutte le categorie di persone, piccoli
e grandi , giovani e anziani, uomini
e donne, si facciano sedurre dal
grande vento della solidarietà. Solo
allora sarà possibile rovesciare
i luoghi comun i e non sarà
scandaloso vedere nei consigli di
gestione giovani e adulti che alla
pari , con le proprie capacità
e competenze , ricercano il bene
comune, senza prevaricazione dei
detentori del portafogli più grande.
D
MARZO 1997 BS
-e-t
11:Eflzr
Clliitl:'
. ...

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I Québec (Canada).
Giovanissimi del cc non»
al referendum
sull'indipendenza.

1.6 Page 6

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IN ITALIA&NEL MONDO
TORINO. LA «CASETTA» PER GLI IMMIGRATI. Quel-
la che un secolo fa era l'osteria dove Don Bosco si fer-
mava andando alla famosa «Generala », attraverso
varie trasformazioni è oggi una «casetta » di accoglienza
per immigrati. L'iniziativa è della parrocchia San Giovanni
Bosco, che finora ha già ospitato ben 120 persone. " L'i-
dea risale a un consiglio pastorale del 1991 , che ha vo-
luto rispondere ai bisogni e all 'umiliazione dell 'accatto-
naggio degli immigrati» , dice il parroco don Giovanni Lu-
ciano. Ogni sera due volontari aprono il centro , altri li for-
niscono di indu-
menti , preparano
il pranzo nelle fe-
ste. Il centro è per
ora solo notturno,
con otto posti let-
to , cucina, servizi .
Gli ospiti , che ri-
mangono a turni
di tre-quattro me-
si, hanno aiutato
la comunità a ca-
pire meglio la loro
PARAGUAY
situazione e il sud
del mondo.
MESSINA
UN TEATRO E UN
« PRO GETT O »
I Messina. L'ingresso
del salone teatro e un
momento di attività dei
giovani dell'oratorio.
NEL CUORE DEL
CHAC O
PER INC ONTRARE
I GIOVANI
Un « c inema-teatro » e legan te
« Uno dei maggiori problemi
e fu nzionale a serv izio de lla
della gente di questa zona, a
cultura e del tempo libero
mio parere, è l' analfabetismo»,
dice la spagno la suor Isidora ~
del la c ittà. È forse il fiore al-
1'occh iello de ll'oratori o Do-
Vi llaverde, da vent'anni ne l
men ico Sav io di Messi na. Ma
Chaco paraguayano, prima a
l' oratorio offre soprattutto ai
Fuerte Olimpo e ora a Puerto
giovani un pacchetto d i ini -
La V ictori a. « Un altro grave
ziative di grande uti lità; per il
pro blema è quell o de l! ' inon-
lavoro (come cercarlo, cono-
dazione de i fium i, con tu tti i
scere le leggi, come preparar-
disastri e le perdite che porta
si ai co lloq ui, le cooperati -
con sé. E poi c'è quello delle
ve .. .), la formaz ione, il tem-
di stanze e dell a condizione
po li bero, la vita sociale e le
delle strade, per cui la gente
può essere raggiunta solo con
mezzi di fo rtun a ru dimentali ,
come il carro o il cavallo ».
Una popolazione quella de l
Chaco che da sempre soffre
dell ' ingiusti zia sociale e co-
nosce le piaghe de lla grande
povertà. In com penso il pro-
gresso in qualche modo si fa
sentire e fa perdere abbastan-
za le loro trad izioni, anche
quelle più sane. « Nei miei
sogni c'è la costru zione di
una scuola per insegnare a
tutti a leggere e a scrivere.
Ma anche dei corsi d i fo1ma-
z ione professionale, che pre-
Chaco (Paraguay).
Suor Isidora mentre
raggiunge i villagg i.
Ana lfabetismo,
inondazi oni e povertà
sono le piag he di questa
regione. Ma anche
quello della condizione
delle strade !
parino le ragazze alla vi ta ».
In questa missione è ricordato
il vescovo salesiano mons.
A lejo Obelar, vero an1ico dei
poveri, che per ai utare la sua
gen te a superare l'analfabet i-
smo, ha aperto un internato
ne l cuore del Chaco.
scelte di servizio (volontaria-
to, il servizio militare e civile,
i campi di lavoro, servizi am-
bientali, ecc.). L'« Informa gio-
vani » è a dispos izione per
colloqui d i ori entamento e di
consultazione personali zzati.
Il tu tto viene espresso in un
dettagl iato e qua lificato « Pro-
getto di vita oratori ana », che
raccoglie insieme l'esistente e
gl i obiettivi de ll a comunità. Il
« Progetto » è nato dalla co ll a-
borazione d i salesiani e laici ,
« che vogliono lavorare ins ie-
me nel nome del Signore
della vita e con lo stile di Don
Bosco ».
IL PUNTO è il periodico
di informazione e collega-
mento del Movimento Gio-
vanile Salesiano (MGS)
di Sicilia. Fresca e colora-
tissima la veste grafica.
Gli argomenti danno la mi-
sura delle attività. Tra i
«magazine » del MGS del-
le varie zone d'Italia c'è
ormai quasi una gara di
qualità. Fatti in gran parte
dai giovani, diventano uno
strumento importante di
appartenenza. Ma anche
in qualche misura palestra
di giornalismo giovanile.
MARZO 1997 lJS

1.7 Page 7

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KOREA
«DA BETTY»
« Cure di bellezza, ringiovani-
mento dell a pelle, pettinatura
alta moda, beauty saloon . Da
Betty. Seo ul , qu artiere M ok-
dong, arteri a principale» . Co-
recita il dépliant pubblicita-
rio. L ' interessante è che « Bet-
ty » è la cooperatrice sales ia-
na E li sabetta Kim , che ha ini-
ziato un a specie di cooperati-
va a favore delle g iovani co-
reane in difficoltà, avviandole
all a sua professione. Elisabet-
ta Kim è una donna spi gli ata
e franca: « Mi fa ridere chi al
solo sentire la paro la "Salone
d i bellezza" si oscura in vo l-
to. Non sanno che la donna ha
un insopprimibile istinto ad
apparire bell a? Che male c'è
in questo?» . E parl ando de lle
ragazze che avvia al lavoro,
alcune de lle qu ali vengono ve-
ramente sottratte alla strada,
d ice: « Io mi considero la
mamma di queste ragazze. Le
prime le ho tenute in casa con
me e sono cresciute con le
m ie fi glie. Ora ho trovato un a
casa tutta per loro ». Non è
ri cca miss Betty. È cresc iuta
in un a fa mi glia povera e nu-
merosa, e ha fa tto fa ti ca ad
afferm arsi ne lla sua posiz io-
ne. Tra le fo to colorate e mo-
derni ssime ha appeso il Cro-
cifi sso: « Alle ragazze cerco
,
ISeoul (Korea).
Miss Betty,
la cooperatrice
Elisabetta Kim.
Di sotto, una delle
ragazze al lavoro.
d i trasmettere un concetto mo-
ra le alto , l' idea dell a bell ezza
in teri ore. E di co loro di aprire
so prattutto con le clienti più
giovani un di alogo cordi ale e
intimo, che accresca il li ve ll o
morale de lla loro vita ».
Sao Paulo (Brasile). Il direttore di
« Cidadanet » presenta l'iniziativa al cardinale.
BRASILE
«CIDADANET »
INTERNET PER
RELIGIOSI E LAICI
A Sào Paul o de l Bras ile 13
congregazioni religiose e un
gru ppo di laici si 0 110 uni ti e
hanno fondato un a nu ova as-
sociaz ione senza fi ni di lucro:
« Cidadanet ». In collaborazio-
ne con il gruppo « Novami-
di a », fo 1mato da tecnici laic i
esperti in info1mati ca, è nata
nel 1996 per dar vita a un
« proveder » di Internet. La di -
rezione dell a nuova assoc ia-
zione è stata ri cevuta dal cardi-
nale di Sào Paulo, dom Paulo
Evaristo Arns. Direttore-presi-
dente è il salesiano padre Mii -
ton Santos; vice-presidente la
pao lina suor Elide; tesori ere iJ
salvatori an o pad re M arcellino
Zanella; tecnico il sig. William
Vasco ncelos. ll cardin ale ha
espresso la sua soddi sfazione:
« Sono contento . Pochi giorni
fa le autorità gove rn ati ve han-
no restituito all a nostra archi-
diocesi l' emi ttente « Rad io No-
ve de Julho » (sequestrata e
messa a tacere dal governo
nel peri odo dell a dittatu ra mi -
li ta re, ne l 1973). L ' Inte rnet è
un nu ovo veico lo d i info rm a-
zione. Vo i state dando un a ri-
sposta all a vocazione de i vo-
stri rispetti vi fo ndatori e fo n-
datri ci attra verso i parti colari
cari smi di c iasc un o. E con vo i
ci sono i laici: questa è la Chie-
sa de l Vati cano II e del Terzo
Millenni o ! Ogg i è imprescin-
dibil e l' uso dell ' info rm ati ca .
Abb iate il mio applauso ».
CllfÀ~ {À~
/:2.'-.0f:. OA C/OAOAN/A
BOLIVIA
speciali zzaz ioni in tipografi a,
e lettricità e meccanica. Cors i
d i avv iamento al lavoro, con-
L' ALBERGO
dotti da vo lonta ri be lg i, spa-
« MIGUEL MAGONE » gnoli , italiani, boliviani . « Ogni
g iorn o solo in pane spendo
In omagg io a Don Bosco, ne l 500 pesetas », di ce don Fran-
1988 è stata aperta a Santa cisco Borell o: « e sarebbe
Cru z in B oli v ia un a casa per i be llo trovare chi mi offri sse
ragazzi dell a strada e gli orfa- 15 mil a pesetas per garantire
ni de ll a c ittà e dintorni . L ' o- almeno il pane per un anno ! ».
pera attualmente ospita da F ino a qualche anno fa , don
venti a trenta ragazzi interni e Borell o era parroco a C uneo,
ogn i giorn o prepara il pranzo poi è passato per va ri e es pe-
per 60 giovani che consuma- ri enze missionarie in Bo livia
no in qu esto singolare « alber- - a Kami , a El Alto, e ora a
go » l' uni co pas to dell a loro Santa Cru z - dando im pulso
giornata. Per loro è stata aper- ovunque ad ini ziati ve signifi-
ta un a scuola profess ionale con cati ve e di grande solidari età.
Santa Cruz (Bolivia).
Il gruppo degli ospiti dell'Albergo« Miguel Magone ».
8S MARZO 1997

1.8 Page 8

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..································
BS DOMANDA
PER CAMMINARE CON infatti la regione Campa-
LE NOSTRE GAMBE. nia ha prati camente tolto
«Nell a prov inc ia in cui a i ce ntri di form azion e
a bito, no n c'è n ess un a professionale delle istitu-
sc uo l a sa les ia n a. Così i zioni private la possibilità
giovani crescono confo r- di agire attraverso un in-
mi sti e senza arte. Ne lla tervento di tip o ass isten-
provinc ia di Caserta e Na- ziale. Qualunque sia il mo-
poli a bbi amo i sales iani , ti vo pe r c ui no n v i son o
ma con il liceo. Da no i oc- più centri sa les iani di fo r-
corron o mi ss io nari come maz io ne profess io nale in
in Afr ica, c h e facc ia no Campani a, q uesto fa tto a
scuo le profess ionali e inse- rag ione suscita in lei preoc-
g nin o a i g iova ni un me- cup an ti interrogati vi, visto
stiere, come fa nno le scuo- il contesto soc ia le e eco-
le di D o n Bosco a l nord nomi co de ll a reg io ne. È
d ' Ita li a e in terra di mi s- però diffi cile fa re previsio-
sione. Il sud ha bisogno di ni c irca la poss ibilità di
pi cco li imprenditori che c i nu ovi interve nti de i sale-
faccia n o ca mmin a re d a siani ne lla form azione pro-
soli e per questo ci voglio- fessio nale oggi. Infatti, dal
no scuole adatte».
punto di vista istituzionale
(Ge rardo C., Telese, Bene- - a live ll o reg io na le, m a
vento).
anche a li vello nazionale-,
la situazione de ll a fo rm a-
Risponde don Stefano zione profess iona le è in
Colombo* L ' appe llo che continu o mu ta me nto e si
la l ette r a es prim e tro v a atte ndo no inte rv enti legi-
ce rt a m e n te se n s ibili a l s lati v i sia s ul prolun ga-
problem a i salesiani d 'Ita- mento de ll 'obbligo scola-
li a e in parti colare qu elli sti co, c he sull 'orga ni zza-
dell ' Ita lia meridi onale. L a zione del sistema dell a for-
prese n za sa les ia n a ne l maz ione professio nale in
mo nd o dell a fo rm az ione Itali a . L' inte resse per il
profess ionale nelle regioni settore è cresciuto notevol-
de l sud è meno sv iluppata mente nella società c ivile
c he in qu e ll e d e l n ord . oggi: basti ricord are la sua
Certa m e nte i bi sog ni di rilevanza ne l! 'accordo sul
fo rm az io ne professionale lavo ro del settembre '96.
al sud non trovano adegua- Anc he tra i sa les iani de l
ta ris pos ta d a pa rte de i sud l'emergenza disoccu-
sales iani in tutte le regioni. pazio ne e iI conseg ue nte
V i è un a presenza rilevan- problema de lla fo rm az ione
te di attività in P ug lia, in professionale sono al cen-
S ic il ia, in Sardeg na , e s i tro de ll ' inte resse. M i au-
s ta te n ta nd o d i ini z iare guro sinceramente, come
qualche piccolo intervento se lo aug ura le i, c he all a
in Calabria e Basilicata. In soluzione dei gravi p roble-
Cam pani a la presenza di mi o cc upaz io nali co n le
centri di form az ione pro- relati ve emergenze sociali
fess io n a le sa les ia ni , c he del sud partecipino sempre
pure era viva e significati - più atti van1ente e con sem-
va alcuni ann i fa, è cessata pre magg iore coraggio e im-
completamente e perm an- pegno i figli di Don Bosco.
gono solo alcuni tentativi
di effettuazio ne di inter- * P res iden te CNOS-FAP
venti no n sistem at ici. Il (Ce ntr o Naz io na le Opere
motivo è legato essenzial- Sa les iane - Form az ione Ag-
mente a ragioni politiche: giornamento Professionale).
TESTIMONI DI GEOVA
no riferimento a confronti dot-
« Per mo lti anni il fe no- trin ali con la Chi esa catto-
meno delle sette e dei TdG è lica, lasc iando insoluti gli in-
stato considerato a torto un fe- terrogativi sugli aspetti psico-
nomeno marginale e innocuo. logici dell 'ades ione al grup -
Ma è sul terreno fertile de l- po. Dopo tre anni di studio e
1' indi ffere nza e de lla d is in- d i contatti con ge nte che si
fo rm az ion e che prolifera no. occupava dell 'argomento, de-
Per fortuna in molte dioces i è cisi di approfo ndirlo dal pun-
nato il G RIS (G rupp o d i ri- to di v ista sc ie ntifi co. Chi
ce rca e in fo rm az io ne sull e fosse interessato a una pub-
sette), e ov un que si tengo no blicaz ione de i miei ri sultati
conferenze e si scri vono arti- può consul tarmi » (Lorita Ti-
co li. Anche radi o Mari a ha nelli , zona 8 74/E - 70015
te nu to un a rubrica me ns il e. Noci - Bari). «S incera-
Ne ll 'ambito di questa campa- me nte mi merav ig li o che la
gna di info rmazioni si co llo- signora di Lugano (cf ES/ot-
ca il vos tro a rti co lo sull e tobre '96) si sia offesa ne l
" Nuove re li g ios ità" (cf. BS/ legge re c he i Testimo ni d i
marzo). Co ndi v ido pi ena- Geova sono cons ide ra ti un a
mente l' analisi fatta in que lle « setta ». Gentile ignora, è lo
pag ine, ma mi pe rm etto di stesso fo ndatore Ru ssell a
prec isare che co me g iu sta- definire setta il suo mov i-
mente scri veva G io rg io To r- mento re li g ioso (cf La T orre
ri si, il fe nomeno de lle sette è d i G ua rdi a, 1883, ed . ing le -
in crescita e oggi i TdG sono se). Ne ll ' art ico lo po i segna-
orm a i 2 15 mil a, avendo " ru - lato da le i, s i legge qu anto
bato" a ll a C hi esa catto li ca segue : « I membri delle sette
be n altri 40 mil a fe de li » spesso s i iso lano da i fa mi -
(Sa lvatore De Donno, Ta uri- 1iari , dagli ami c i e pe rfino
sano, Lecce). « Ho conse- da ll a soc ietà in generale. Può
gui to la laurea in ps ico logia, d irsi questo di un TdG? ». E
indiri zzo c lini co e di co mu- nell o stesso artico lo trov iamo
nità, all ' università La Sapien- la ri spos ta. Qu a lche pagin a
za di Roma. Vorre i propo rre più avanti , legg iamo: « I TdG
la pubbli caz ione de llo stu d io devo no stare a ll a larga dall e
da me fatto sui mutamenti persone del mondo. Può trat-
ps ico log ici che avve ngo no tarsi di un vicino, di un ami-
negli indi vidui che aderi sco- co d i scuo la, di un collega di
no al gruppo de i T es tim o ni lavo ro o di un soc io in af-
di Geova e sulle tecniche per- fa ri ». Per i TdG questo isol a-
suas ive che questi ultimi adot- me nto dall a soc ietà è indi -
tano nel fare prose li ti. La mi a spensa bile, perché essi consi-
idea è nata da l contatto con de rano i non TdG « catti ve
una persona a me vicina. Al- compag nie», « potenzialmen-
larm ata da l re pe ntin o ca m- te pe rico lose ». Ri guardo a i
biamento de lla sua pe rso na- fa mili ari , ess i esortano a rie-
lità, ne l modo di pensare, ve- samin are i ra pporti che hanno
stirsi, comportarsi, che l' han- con i parent i c he no n sono
no portata all a di pendenza to- Td G e a stab ilire de i limiti .
tale dal gruppo e all a perd ita In vece con i fa mili ari c he
de ll a sua id enti tà, dec is i d i hann o abiura to da ll a fe de
studiare tutta la letteratu ra sui geov ista, le mi sure sono mol -
Td G. Nota i che la magg io r to più drast iche: bi sogna in-
parte de lle pubblicazioni fa n- terrom pere qu alsias i contatto.
MARZO 1997 BS

1.9 Page 9

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Naturalmente ne l corso di mettono Cri sto dopo i BOT e siano, pur essendo coopera-
preparazione, il neofita viene gli interess i bancari. Dovrem- trice, ma vi guardo con sim-
preparato psicologi camente mo stare di più al di sopra patia e dov e posso parlo di
ad affrontare la perdita della delle parti e non comportarci Don Bosco. Vi mando alcuni
propria famiglia e degli am i- così a mbi g uamen te. Ne ll e indirizzi di amici e conoscenti
c i, me ntre «vie ne ai utato a comunità parrocchi ali regna che leggendo la nostra ri vista
considerare la congregazione tanta latitanza ve rso questo potranno avv ic in a rsi a ll a
la sua nuov a famiglia». Co- tipo di problemi. Quando va Famiglia Salesiana ... ».
me defi nire tutto questo se bene , si parla di volontariato
non "settari smo"? (Antonio e di so lidari età. E magari se
Lettera firmata
De Luca, Cursi, Lecce).
ALLE DITTE « NIKE » E
« REEBOK ». «Egregi signo-
ri, siamo ragazz i della prim a
media del Centro Salesiano di
Asese. La nostra è una scuola
sperimenta le : veni amo da
situazioni difficili e tra qual-
c he a nno a nche noi saremo
costretti a lavorare. Speriamo
cli trovare lavoro non nell e
condi zioni in cui fa te lavorare
i ragazzi indonesiani . Sme t-
tetela di fa re lavorare i bam-
bini indonesiani per dieci ore
al gio rno e per un salario di
circa un dollaro che non bas ta
neanche a sopravvivere. Date
lavoro agli adulti e pagateli
adeguatamente. Se non dimo-
strerete di avere adottato un
codice di condotta più giusto,
saremo costretti a propagan-
dare il boicottaggio dei vostri
prodotti ».
Angelo,
a nome de lla prima media ,
Arese (Milano)
CATTOLICI IN POLITICA.
« Che spettacolo vedere ogni
giorno le facce di quei politici
che pensano di rappresentare
i cattoli ci in parlamento! La
Chiesa, il Papa, i vescovi, de-
nunciano giustamente tutti gli
un cattolico fa politica, si
schiera proprio dalla parte
sbagli ata ».
Francesco Rebora ,
Campomorone, Genova
FARSI DA SÉ. « Mai come
o ra le problem a tich e de ll a
gioventù attirano la generale
attenzione. A dec ine infatti si
contano i dibattiti , le intervi-
ste, le tavo le rotonde per
conoscere i perché e i per
come su tale argomento .
Aug uriamoc i che a tanto
di scutere, possano finalmente
sc uoters i i politici e che alle
parole seguano i fatt i e cioè
politiche serie a favo re dei
giovani. Ma non sarebbe male
eso rtare questi ultimi a non
farsi eccessive illusioni che
tutte le difficoltà possano
essere unicamente appianate
da inte rventi altrui . Si diano
anc h 'ess i da fare; in vece di
con-ere dietro a miraggi e per-
dere tempo prezioso, si sacri-
fichi no per imparare un
mest ie re e una professio ne,
tenendo ben presente che per
il poco o per il molto, nell a
vita occorre soprattutto farsi
da . Come pera ltro è sem-
pre stato».
Corrado Gigante, Napo li
Uno dei compiti tradizionali e
piiì vivaci dei cooperatori -
da sempre - è stata la diffu -
sione de lla «buona stampa »,
e prima di tutto la raccolta di
nuovi abbonamen ti alle no-
stre riviste .
«TELEFONO ARCOBALE-
NO », CONTRO LA MAGIA.
« Ho 22 anni e facc io parte
atti va di una parrocc hia di
perifer ia. Tutti nella com uni -
abbiamo intrapreso un ' ini-
ziativa contro la magia. Ini-
ziammo con un provocatori o
"rogo", dove andarono in fu-
mo amuleti, tarocchi , por-
tafortuna , libri di magia e
dei sog ni , oroscopi , carne
ess iccata co n s pilli infilzati
(fatti all a povera gente come
fatture di morte) , pacc hetti
di sale comprati a caro prez-
zo dai magh i, nas tri ro ss i,
ecc. Da qu es ta ini zia ti va è
na ta un a lin ea te lefon ica
contro la magia e i maghi : è
il « Telefono arcobaleno », lo
0931/562098 , atti vo dal
lunedì al sabato dall e 9.30
all e 12.3 0 ; dalle 16.30 all e
19.30. In poche settiman e
abbiamo ricev uto centinaia di
telefonate d i pe rsone che
sono state truffate dai maghi ,
che hanno s borsa to fio r di
milioni solo per un ' illusione.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
di rizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
ego is mi c he alim enta no le LA « BUONA STAMPA » . Come mai una rivista come il
piaghe del mondo e noi ab- « Da più di dieci anni ricevo il BS non ha mai pubblicato un
bi amo un f eeling con coloro BS , lo trovo vario e interes- artico lo su un problema così
... che vog liono salv are i loro sante, anche se non sempre grosso e così attuale? Circa
privil egi a ogni costo e che riesco a leggerlo tutto . A dire di ec i milioni di itali a ni (tra
il vero non so no veramente cui parecchi cattolici) almeno
impegnata nell 'ambiente sale- un a vo ita ali ' anno vanno da
un mago . Per non parl are di
co loro c he credono ali ' oro-
INel disegno, un esempio
di come i Testimoni
di Geova cerchino
di trasmettere alla gente
un'immagine positiva
e simpatica di sé.
scopo , all a "s morfia " e via
di c end o».
Gianluca lnturri
Via Marchesi, 2
96012 Avola (Siracusa)
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail : biesse@sdb.org
BS MARZO 1997

1.10 Page 10

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Il terribile conflitto tra Bodo e Santali passa inosservato agli occhi
CRONACA DI UN
CONFLITTO
« Una tragedia umana dalle
dimensioni ruandesi. Nessuno
parla del nostro popolo
DIMENTICATO dimenticato e delle 230 mila
vittime di questo conflitto»,
dice l'arcivescovo salesiano
di Paul Cheruthottupuram
monsignor Menamparampil.
U na grande tragedia. La lotta
etnica tra Bodo e Santali è
stata scoperta soltanto quan-
do centinaia di cadaveri sono sces i
giù lungo il fi ume. I rapporti uffi-
ciali parlano di 145 morti, ma pare
che fossero oltre duem il a. E sareb-
bero stati molti di più se la «Missio-
ne d i Pace de ll e chi ese » - cattolica,
luterana e batti sta - non fosse subito
interven uta sotto la guida de lI' arc i-
vescovo d i G uwahati , il sa lesiano
mons ignor Menamparampil. L'aiuto
um anitario ha raggiunto o ltre 230
m ila Bodo, Santali e Adi vasi (Mun -
da e Oraon) in 6 1 campi. L'Uni one
deg li studenti Bodo elog iava I'arci-
vescovo Thomas Menamparampil
«quale uomo d i punta nell 'iniziativa
I di pace e nelle attività di soccorso».
Kokrajhar (Assam, India).
Giovani volontari salesiani
nel campo dei rifugiati Bodo.
I Kokrajhar (Assam, India).
Ragazzi Bodo con un tendone
di plastica si riparano dalle
piogge monsoniche.
MARZO 1997 BS
I Una trentina di giovani che si preparano a diventare salesiani
(pre-novizi) dell'ispettoria di Calcutta, prestano servizio come
volontari nei 61 campi profughi, sotto la « Church Peace Mission ,,
dell'arcivescovo di Guwahati mons. Menamparampil.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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del mondo e delle organizzazioni umanitarie .
DOPO 50 ANNI, IN INDIA
È ANCORA INTOLLERANZA
Jesus Gimenez, 65 anni , salesia-
no spagnolo di Saragozza, è vissu-
to in India per 46 anni, e c'è andato
quando ne aveva 18. Ha studiato fi-
losofia a Sonada e teologia a Shil-
long. A quel tempo c'erano in India
solo due ispettorie salesiane , oggi
sono otto, con 162 case e quasi
duemila salesiani. Le Figlie di Maria
Ausiliatrice sono oggi quasi 900,
con 102 case . Ad agosto , quando
don Gimenez ha chiesto di poter
tornare per un breve viaggio in Spa-
gna, gli hanno dato il passaporto.
Ma gli hanno scritto che l'uscita era
definitiva e che non era previsto il
suo ritorno . Lo hanno accusato di
amministrare male il denaro che ri-
ceve dall'estero, di comperare le
conversioni , e cose simili .
Don Gimenez, si sa che da quan-
do l'India ha ottenuto l'indipendenza
la presenza dei missionari stranieri
è mal tollerata, anzi impedita. Degli
oltre tremila sacerdoti stranieri che
c'erano 50 anni fa, oggi non arriva-
no a 200. Dopo tanto tempo in India
c'è ancora intolleranza?
« Certamente. Parlare di persecu -
zione sarebbe eccessivo, ma è un
fatto che hanno vita dura gli stessi
cattolici indiani. Se non sempre li in-
vitano ad andarsene, gli creano at-
torno condizioni difficili perché se
ne vadano . Questo è capitato a don
Zubizarreta, per esempio, il grande
apostolo dei Bado. Oggi è capitato
ame ».
Dove ha lavorato nella sua lunga
permanenza in India?
« Per cinque anni sono stato nell'a-
spirantato di Bande! , presso il gran-
de santuario, poi per due anni alla
Catholic Orphan Press di Calcutta e
poi per oltre 30 tra i Santali , prima
nel Bengala e poi nel Bihar. Quan -
do sono arrivato nella mia porzione
di diocesi , c'era una sola parrocchia
su 11 mila kmq. Oggi le parrocchie
sono otto, e ci lavorano di eci sale-
siani, undici preti diocesani e un fran-
cescano. Evidentemente sono risul -
tati pastorali poco graditi agli lndu ».
Si tratta di vera intolleranza verso
il cristianesimo ?
« Sì. Purtroppo a duemila anni dal-
l'arrivo di San Tommaso, il cristia-
nesimo è ancora considerato una
« religion e straniera ». E dire che è
più antica e pi ù radicata delle altre
religioni ».
Noi salesiani abbiamo molte scuo-
le e tanti exallievi che occupano ca-
riche pubbliche importanti. Funzio-
nari e politici amici non fanno nulla
per noi?
« lo stesso ho molti amici . Sono
buoni e ci sostengono. Hanno ten-
tato l'impossibile per aiutarmi , ma
l'anti-cristianesimo in alcune regioni
è molto forte e organizzato, in grado
di bloccare le in iziative di chi ci è
- Integralisti lndu .
IKokrajhar (Assam, India).
Padre Joseph Palamthattel,
della parrocchia salesiana, tra le
~ovine della cappella di Dobragaon.
E una delle 80 chiese distrutte
nel conflitto Bodo-Santali.
LA MANO
DEI MISSIONARI
Il Consig lio d 'Azione di tutta
l'India dei nazionalisti indu (RSS-
Corpo Nazionale Volontari) che si
riunì a Bhopal, ai prim i di luglio, a
quasi 2000 km dall a scena del con-
flitto, gettò la colpa dei disordini in
Assam « al l'odio vicendevole co-
stantemente alimentato dai missio-
nari stranieri». In realtà si tratta di
gelosia per il progresso che il cri-
stianesimo ha fatto in tutto il Nord-
est dell'India. <<Come si può spiega-
re », si domanda l'arcivescovo Me-
namparampil, « la distruzione di 40
cappe lle dei villaggi (fonti non uffi-
ciali dicono quasi 80), incluse cap-
pelle di mattoni e cemento con tetti
di lamiera, e per la maggior parte
nella zona Santali? Cappelle senza
tetti con resti di colonne di legno
carbonizzati, sono i muti testimoni
della cieca furia dei Bodo ».
CAPIRE LA GENTE
IN LOTTA
La vita e la storia hanno trattato
duramente i Bodo, che furono i
primi abitanti e i padroni della pia-
nura del! ' Assam. Gente amante del-
la pace, che si vanta di grandi lumi-
nari indiani Bodo, come Gauthama
Buddha e l'imperatore Asoka. Sono
il 45,4 per cento dell a popolazione e
il censimento del 1991 ne contava
800 mila. Sono sparsi su un territo-
rio di 9616 kmq nei tre distretti di
Bongaigaon, Kokrajhar e Dubri. Con
il passar del tempo i Bodo persero
di importanza, e ora rivendicano i
loro diritti. I Santali d' altra parte,
dopo la loro ribellione contro gli In-
glesi, avvenuta nel 1850, furono de-
ns MARZO 1997

2.2 Page 12

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In alto a sinistra, nell'istantanea in bianco/nero, l'arcivescovo Thomas Menamparampil tra i rifugiati.
Nelle altre foto , il campo dei rifugiati Santali. Cosi è trascorso per loro il Natale. Così trascorreranno la Pasqua.
portati dal Santa! Parganas al Bihar,
nella co lonia di Srirampur in zona
Gossaigaon, di stretto di Krokrajhar.
La relazione tra Santali e Bodo è
sempre stata amichevole e la loro
econ omi a compleme ntare. Tuttav ia
a mbizioni politi che rivali hanno re-
so o tili qu este due comunità ami-
c he e amanti de ll a pace.
SEMINARE PACE
NEL CONFLITTO ETNICO
Dal 2 al 5 ottobre in Gu wahati è
stato programm ato un seminari o di
tre g iorni sul! '« Educazione all a Pa-
ce» per i capi di tutte le comunità in
lotta . Come ini ziativa di « Mi ss ione
di Pace», fa vorita da tutte le chiese,
il semin ari o s i è proposto di g uidare
gl' inte lle ttuali e i capi attrave rso un
processo di rifl ess ione, preghiere e
dialogo inte r-etnico.
U n 'altra riuni one ad alto li ve ll o si
è te nuta nell a capitale de l! ' Assam il
2 settembre e ha dato un 'altra spinta
agli sforzi per la pace. L'ammini-
MA RZO 1997 BS
straziane governati va ha espresso il
suo apprezzamento per il lavoro di
assistenza fatto da oltre 300 volon-
tari e personale de ll e chi ese. Fun-
zio nari de ll o stato hanno ins istito
presso monsignor Th omas Menam-
parampil pe rché continui a vis itare i
campi per altri 3-6 mes i, fin o a
qu ando i senza tetto facc iano ritorno
ai loro vill agg i. U n ulte ri ore e mag-
gior sfo rzo di pace fu la « Preghi era
Ec ume nica pe r la Pace», presenti i
capi delle chiese de i distre tti di
Bongaigaon e Kokrajhar, e de l! ' ar-
c ivescovo Me namparampil , del ve-
scovo lute rano Bodo Nityananda
Borgoary, del pastore batti sta Bodo
Enosh Basumatary, del! 'ausili are de l-
la C hi esa per l' Az ione Soc ia le, I' uf-
fi c iale Mukhul Rai. C irca un ' ottan-
tin a d i vo lontari che partec iparono
all a riuni one proveni vano cla ll 'As -
sam , Karn ataka, Kera la, Maharash-
tra, Gujarat, Madh ya Pradesh, Bi-
ha r, W. Be ngal e Nagaland . « Men-
tre si curano gli sfor zi di socco rso,
il di alogo e le ini ziati ve di pace con-
tinu ano sotto la protez ione della
« Missione di Pace dell e chiese»,
di sse l 'arcivescovo, che si disse vi-
vame nte soddi sfatto per i risultati
con segui ti.
Scontri etnici tra i Bodo e i Santali
si ve rificarono nel nuovo territorio
de l! 'archidi oces i catto lica romana di
Guwahati , appen a costituita, situata
lun go le rive del vasto fiume Brah-
ma putra. J volontari si lame ntarono
che « le vittime dell a vio le nza furo-
no abbandonate dai mezzi di infor-
mazione naz ionali , che diede ro al-
l' inizio solo un breve rapporto, ma
da zone lontane, temendo per la si-
c urezza personale» . « Oggi le 230
mil a vittime del connitto sono dive-
nuti un popo lo dime nticato », si la-
menta l'arcivescovo Menamparam-
pil , assere ndo che le organi zzazioni
pe r l' ass iste nza dei popo li furono in
modo ev ide nte assenti in questa tra-
gedi a uman a dalle dimensioni ruan-
desi. C i vuole qualche cosa di più
per far ritorn are la pace! ».
Paul Cheruthottupuram
(rraduzione di Giuseppe Marchesi)

2.3 Page 13

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Joe Brown
'
N ell 'ultimo scoppio
della guerra civile in
gennaio chiunque sarà
in possesso di un'arma
Liberia dell'aprile scor-
sarà considerato un cri-
so, solo 12 di noi (mis-
minale. Noi continuiamo
sionari) rimanemmo in
a lavorare per l'UNICEF
forza alla chiesa locale.
e per la « Save the Chil-
Tutti e tre i vescovi del
dren » nel trovare una
paese sono andati in
casa per i ragazzi che
esilio , e noi abbiamo
sono per le strade. Fi-
fatto tutto ciò che ci era
nora sono passati da
possibile con gli amma-
noi una cinquantina di
lati e i feriti e .la mag-
ragazzi. Alcuni sono già
gior parte dei giovani
stati riuniti alle loro
colpiti in vario modo
famiglie . Non pochi di
dalle lotte e dai sac-
loro sono passati per
cheggi. Grazie a Dio,
esperienze così tragi -
siamo riusciti a fare in
che da non crederci.
modo che oltre il 95 per
Fortunatamente noi pos-
cento dei ragazzi non
riprendesse le armi du-
rante questo scoppio di
I
« Don Bosco Homes », la casa per i ragazzi orfani.
In Liberia i salesiani aspettano di riprendere
a pieno ritmo l'attività tra i giovani.
siamo contare su un
gruppo di fedeli liberiani
in grado di aiutarli , sia
violenza . Questo ci ha
materialmente che spiri-
dato l'incoraggiamento
a rimanere, nonostante
IN LIBERIA
tualmente.
Abbiamo due ampi pro-
SONO STANCHI che le nostre proprietà
siano state saccheggia-
getti per provvedere ai
giovani: la « Don Bosco
DELLA GUERRA te in modo grave, e ab-
biamo dovuto cercare
Homes » e il « Don Bo-
sco Rehabilitation Skills
rifugio nell 'ospedale cat-
Training Program ». La
tolico St Joseph , gestito Il testo che riportiamo è giunto da Monrovia « Don Bosco Homes » è
dai fratelli di san Gio-
vanni di Dio.
SONO ORMAI SEI AN-
NI che aspettiamo la
attraverso una corrispondenza dagli Stati
Uniti. In Liberia i salesiani vivono ancora
le conseguenze della guerra, ma non
rinunciano a occuparsi dei ragazzi.
un 'opera destinata a
tutti i ragazzi soli , per
dare loro una casa , se
è necessario, ma prima
di tutto per cercare di
pace. La gente della
trovare il modo di inse-
Liberia è stanca di essere cacciata dalle case rirli in una famiglia. Il « Don Bosco Rehabilita-
saccheggiate , stanca di vivere nei rifugi e in tion Skills Training Program » si propone di
edifici fatiscenti. Le nostre scuole sono tuttora addestrare i giovani apprendisti con un corso
chiuse perché vi sono troppe armi in giro . Un di tre anni , nelle specializzazioni di meccanica
terzo della popolazione è ancora rifugiata fuori e metalmeccanica, idraulica, costruzioni elet-
dal centro del paese.
triche e carpenteria.
Abbiamo anche problemi a comunicare dalla
Liberia. Il nostro ufficio postale è stato distrutto SIAMO COMUNQUE ANCORA OSPITI DEL-
dalle fiamme in aprile e non abbiamo finora L'OSPEDALE , e cerco di fare quello che
servizio di corrispondenza. Dobbiamo aspet- posso , con le risorse finanziarie di cui dispo-
tare che qualcuno si metta in viaggio o passi niamo . Quattro della mia comunità vivono ora
di qui , oppure ci dobbiamo servire del corriere nell 'ottava Strada, senza acqua corrente ,
internazionale DHL, che però è piuttosto caro. senza elettricità per quasi tutto il giorno e la
notte . I missionari che sono partiti in aprile
IL 22 NOVEMBRE ha portato qualche segno finora non sono tornati , perché la situazione è
çli speranza che le cose si apriranno in meglio . ancora precaria.
E iniziata la fase del disarmo e dopo il 31
BS MARZO 1997

2.4 Page 14

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
LA RELIGIONE RICERCHE
IL LIBRO DI
MALIZIA-TRENTI
ASCUOLA SULL'ORA DI
RELIGIONE FA IL
PUNTO SU « UNA
NEGLI ~ DISCIPLINA AL BIVIO»,
CHE RICHIEDE
SOPRAffUTTO
MAGGIOR DIGNITÀ
ANNl'90 PROFESSIONALE.
U na vera mina vagante, l'ab-
bandono dell ' insegnamen-
to della religione da parte
dei giovani. Una mina vagante lo-
calizzata, per ora, soprattutto nelle
regioni del Nord. Ne lle grandi
città come Mi lano e Torino, in
modo spec iale tra i maschi , e tra
g li allievi de ll e sc uole tecniche e
professionali. Ma già ci sono indi-
zi che la segna lano anche al centro
del nostro paese. Tra gl i abitanti
delle città medio-piccole. Fra le
ragazze, e fra chi scegli e I' indi riz-
zo umanistico.
di Silvano Stracca
SCELTA DAL 90
PER CENTO
La spia del fenome no è l' usc ita
de i giovan i dalla scuol a durante
l'ora settiman ale. Nulla di preoc-
cupante però, almeno per il mo-
mento. Il trend positivo continua.
La scelta dei genitori e la parteci-
pazione dei giovan i sono ancora
mass icce. Percentuali che si aggi-
rano e superano il 90 per cento.
I
/disegni s.ono tratti da «Meme
Si... " di Piem
(ed. Oroguet et Ardant).
IL FUTURO. li destino della religione a scuola è legato a quello dell'identità del docente.
MARZO 1997 BS
Eppure qualche campanello d 'al-
larme comincia ad attirare l'atten-
zione dei sociologi, il cui compito
è appunto quello d' indagare, ana-
lizzare, prevedere.
Tredici anni sono passati ormai
dalla firma dell ' accordo per la re-
visione del Concordato del 1929
tra Stato e Chiesa in Italia. E più di
dieci dalJ ' Intesa che ha regolamen-
tato l' in segnamento dell a religione
cattolica nelle scuol e, dalle mater-
ne al li ceo. Un tempo sufficiei;ite
per tentare un bilancio rigoroso e
scientifico , per fare il punto su una
disc iplina che s'inserisce in pro-
grammi scolastici densi d'impegni,
che spaziano dall 'educaz ione stra-
dale all ' attenzione per l'ambiente,
le nuove tecnologie, l'Europa, i di-
ritti um ani, la pace, lo sport. ..

2.5 Page 15

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• • • • • • • • • • • • • • • • • • ••• •• • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
........
DURANTE LE LEZIONI. La cosa più preoccupante è la libertà
di uscire durante la lezione settimanale.
li ~
chia e, in secondo luogo, dallo stes-
so docente.
Quanto ali'« ora alternativa», nel-
le scuo le superiori ne usufruisce
appena il IO per cento dei giovani
che non scelgono l' insegnamento
della religione. L' « ora alternativa»
dà l'impressione di essere un po'
trascurata nelJ ' insieme dell 'orga-
nj zzazione sco lastica. E, in un certo
senso, è lo specchio di situazioni di
disagio. Al Sud gli studenti riman-
gono in classe, mentre al Centro e
al Nord gli alunni circolano per la
scuola disturbando le lezion i.
"UNA DISCIPLINA
AL BIVIO»
neano Trenti e Maliz ia. « Ha evi -
denziato le spinte innovative, ma
anche i limiti, le velleità, le incoe-
La faco ltà di scienze dell'educa- renze del processo di rinn ovamen-
zione dell 'Università salesiana di to. La ricerca dice in termini pe-
Roma ha preso l 'iniziativa. Pro- rentori che la religione è percepita
muovendo , a c inque anni dalla pri- come fatto culturale. Si è capito
ma, una nuova ricerca che ha coin- con chi arezza la di stinzione tra
vo lto migliaia di ragazzi e centi- scuola e com unità credente. Si so-
naia di docenti. I risultati sono stati no preparati e si vanno preparando
raccolti in un libro da Guglielmo i docenti. L'es igenza della loro
Mali zia e Ze-
formazione cu l-
linda Trenti , i
due professori
dell'ateneo che
l' hanno impo-
stata e realizza-
ta. I dati emer-
L'ora di religione finirà con il
diventare una «disciplina con-
cordata» con gli allievi, un'oc-
casione di libero e «disimpe-
gnato» scambio di opinioni?
turale, e specifi-
camente profes-
sionale, è per-
fettamente av-
vertita. Gli in-
segnanti si sfor-
si, la loro anali-
zano d ' inserire
• • si, le osservazioni di molti studiosi
religione nei progetti sco-
sembrano convergere verso una lastici , pagando un prezzo anche
conclusione che ha suggerito il ti- alto per la loro disponibil ità ».
tolo del libro. L' insegnamento Molti però i problemi aperti. A
della religione è oggi « una disci- cominciare dai segnali che com-
plina al bivio ». Le grandi attese paiono all ' orizzonte sul pericolo di
degli ini zi hanno ceduto il passo a un 'espansione del fenomeno del-
ritardi, resistenze , ambiguità. I no- 1'abbandono. I fattori principali
di iJTiso lti mettono in gioco le stes- vanno individu ati soprattutto nella
se radici della disciplina nella scuo- secolarizzazione sempre più accen-
la. Rischiano anzi di metterla ai tuata e nella possibilità di uscire
margini. Ostracizzando, in defin iti - dall a scuo la durante l'ora. In altre
va, ancora una volta la cu ltu ra e la parole, l' avvalersi o meno de ll ' in-
rei igione catto li ca.
segnamento dipende semp re più ,
« La ricerca sull ' insegnamento inn anzitutto, dalla formazione reli-
de ll a re iig ione ha offerto un o spac- giosa ricevuta in fa-
cato della scuola stessa », sottoli- miglia e in parroc-
r rn
PERCHÉ PIACE
La prima ragione della scelta, per
il 57 per cento degli allievi delle
superiori, rigu arda la loro apparte-
nenza religiosa: « perché sono cre-
dente ». In questa motivazione di
fo ndo gioca anche un rapporto sod-
disfacente con l' insegnante. Piutto-
sto scarsa, invece, l'attenzione allo
studi o oggettivo e sistematico del
cristianes imo ( IO per cento). Più
interesse pare suscitare l'aspetto
culturale dell ' appartenenza: « Il cri-
stianesimo fa par-
te del patrimonio
storico e cultura-
le del nostro
paese» (18,4 per
cento). Un'altra
ragione della
scelta, verte sul
significato edu-
cativo dell ' inse-
gnamento e sull a
radicata convin-
zione che la religione
aiuta a fare chiarezza su
interrogativi esistenziali
spesso angustianti . Lar-
go consenso incontrano
il modo di affrontare gli
argomenti e la poss ibi -
lità di dialogo con l'in-
egnante.
BS MARZO 1997

2.6 Page 16

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
« UNA DISCIPLINA AL BIVIO»
(SEI, pag. 326, lire 33.000) racco-
glie i dati di una ricerca durata cir-
ca un anno e mezzo, sull 'insegna-
mento della religione cattolica nel-
l'Italia degli anni '90. La ricerca è
stata promossa dalla Facoltà di
Scienze dell 'Educazione dell 'uni-
versità salesiana di Roma e il libro
è stato curato dai professori Gu-
glielmo Malizia e Zelinda Trenti .
IL VOLUME AFFRONTA non solo
le questioni centrali per l'insegna-
mento religioso attuale , come la
formazione dei docenti, la loro qua-
lifica professionale, e il loro statuto
giuridico , ma analizza anche a fon-
Q uanto terrà la scelta ne ll e pro-
porzioni attuali ? La prima consta-
tazione è che ci si avvale di meno
del! ' insegnamento ai d ue estremi
della scuola, ossia nelle materne e
ne ll e superiori. Di qui la domanda
se l'erosione nelle materne sia do-
vuta al fatto c he le fam igli e giova-
ni si interessano meno dell ' inse-
gnamento dell a religione. Nell e su-
periori, invece, pesa il fatto che es-
so appare meno significativo. La
minaccia più grave resta l'uscita
dalla sc uo la. Per arrestare l 'eros io-
ne è necessario ridare cred ibilità
all a disciplina e garantire dignità al-
i ' insegnante.
S ul primo punto si profila un pe-
ricolo, per null a teorico. N ucl ei
sempre più consistenti di giovani ,
in particolare nelle superiori , per le
ragioni più svariate, o non si av-
varranno dell ' insegnamento o ten-
deranno a ridurlo a una « disciplina
MARZO 1997 BS
do le ragioni della scelta della disci-
plina sia da parte degli insegnanti
che da parte degli allievi e delle fa-
miglie . Vengono affrontati tutti i pro-
blemi specifici dell'insegnamento
della religione nella scuola, e , a
partire da questa disciplina, molti
problemi reali della scuola stessa e
le tensioni che l'attraversano .
UN 'AMPIA GAMMA DI SPECIALI-
STI intervengono a dirimere i nodi
più complessi e a prospettare solu-
zioni su temi fondamentali quali
l'atteggiamento di fronte alla reli-
gione (Bajzek, Mion , Garelli) ; i pro-
blemi della scuola e della sua
nuova condizione pedagogico-di-
dattica (Malizia, Bertagna, Trenti ,
Damiano) ; la condizione concreta
del docente (Pajer, Cicatelli , Dalla
Torre) ; la specificità professionale
e l'i mpegno educativo nella scuola
e nella comunità credente (Banati,
Morante , Bissoli) .
IL VOLUME SI RACCOMANDA a
quanti sono interessati a capire
seriamente il significato dell 'inse-
gnamento della religione nella
scuola (genitori e docenti di altre
discipline) e soprattutto a chi è
chiamato a progettarne seriamen-
te la realizzazione (docenti di reli-
gione) , come a tutti coloro che
sono impegnati nella corretta ela-
borazione della stessa disciplina
(autorità ecclesiastiche e civili) .
D
conco rdata » con il docente. La
poss ibilità di disertare la scuola
durante l'ora di re ligione accen-
tuerà la tendenza a farne un ' occa-
sione di libero e « disimpegnato »
scambio di opi nio ni , rifuggendo da
ogni serietà di confronto e di stu-
dio. Di fatto , l'insegnante verrà a
trovarsi in una situazione sconcer-
tante. La scuola lo sfiderà a con-
quistarsi la partecipazione di stu-
denti che hanno come alternativa il
bigliardo, un 'ora di sonno, il pran-
zo in anticipo ...
LO STATUTO GIURIDICO
DEL DOCENTE
Dalla ricerca emerge che i do-
centi scelgono quest ' insegnamento
con senso di servizio. E considera-
no la loro esperienza carica di re-
sponsabilità formativa e interes-
sante . Non si sentono però gratifi-
cati sul piano professionale. Que-
sto non dipende tuttavia da aspetti
didattici e contenuti stici. Neppure
da colleghi , presidi, genitori , stu-
denti. E nem meno dallo stipendio.
Pesa invece la precarietà dello sta-
tus giuridico che vorre bbero pari a
quello dei colleghi . Pesano pure,
nelle medie, l'insufficienza degli
orari e nelle superiori il disimpe-
gno degli allievi. Di q ui la tenta-
zione di mollare tutto. In passato,
una certa identificaz ione dell 'inse-
gnamento come « ora di catechi-
smo a scuola » ha confuso il docen-
te con il sacerdote, il catechista,
l'educatore ecclesiale. Negl i anni
'70, l 'inserimento massiccio dei
laici, donne soprattutto, ha contri-
buito a modificare la percezione
dell ' identità professionale. Anche
l'intento del nuovo Concordato di
configurare l'insegnamento della
religione come disciplina scolasti-
ca, ha spinto a una più specifica e
definita professionalità.
Tuttavia resistenze e ambiguità si
ripercuotono tuttora sull a figura
dell'insegnante. La formazione di-
dattica e pedagogica appare insuf-
ficiente. Il docente di religione è
preparato sul piano della cono-
scenza della dottrina e della teolo-
gia cristiana. Meno su quello del
dialogo e del confronto con lo stu-
dente, che, specie nelle superiori,
lo sollecita con le sue provocazioni
esistenziali e morali.
Insegnamento dell a religione,
dunque, « disciplina al bivio ». Di-
venterà solo uno dei tanti optional
che la scuola mette a disposizione?
« Il Concordato ha segnato una
svolta », ricordano Malizia e Tren-
ti. « Ha avviato l' insegnamento su
una strada realmente e rispettosa-
mente c ulturale. E le stesse a utorità
scolastiche devono rendersi conto
sino in fo ndo di questa nov ità. La
scuo la è chi amata a dare un 'i nter-
pretazione corretta del fatto reli-
gioso e non un'educazione inte-
grale al fatto relig ioso che deve av -
venire in ambito ecclesiale. Q uesta
forte innovazione, che ha modifi-
cato un seco lo di storia, impegna
tutti ad aprirsi all e spinte nuove e
partico larmente stimolanti della
scuola oggi ».
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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DALLE MISSIONI
Lorenzo Pegoraro
<< I I, primissimo impatto
e stato veramente
tanto il problema della lin-
gua straniera. Intendo che
duro, per via del calore
la testa e il cuore face-
impressionante », racconta
vano molta, molta fatica a
Lorenzo. « Appena sono
parlare . Sono un tipo a
sceso dall'aereo mi sono
volte in troverso e timido ,
sentito investire da vampe
altre volte aperto , pronto
di fuoco : non riuscivo
a spaccare il mondo. In
neanche a respirare . Poi il
quel momento ho trovato
primo mese è volato via ,
la forza di metterm i in
e tantissime realtà da
gioco. Un bianco infatti , in
scoprire. Tra l'altro non
quella realtà, è spesso
ero mai stato lontano da
considerato con distacco
casa per più di un mese ,
e diffidenza, proprio come
sicché cominciavano a
avviene per la gente di
mancarmi la famiglia , gli
colore qui da noi .
amici , tutte quelle cose
quotidiane di cui non ti
accorgi se non quando ne
resti privo ; e l'assenza di
I Sarh (Ciad). Don Pietro Bano (al centro),
Giancarlo Scarparo e il volontario Lorenzo
Pegoraro (il primo a sinistra). Hanno iniziato
l'opera salesiana nel poverissimo paese africano.
Quando siamo approdati a
Sarh eravamo soli e sco-
nosciuti : arrivare e mette-
re radici è stata un'avven-
tutte quante insieme pe-
tura per tutti e tre. Però
sava come un macigno .
C'era poi il problema della
comunicazione: prima di
RITORNO
lentamente ci siamo fatti
conoscere e adesso c'è
una realtà di forte collabo-
partire , per cocciutaggine,
non avevo voluto studiare
DA SARH
razione. È come un cer-
chio , in cui noi diamo una
il francese ; e a Sarh ho
mano agli altri e gli altri la
dovuto per forza imparare Nel cuore dell'immenso continente africano danno a noi. Questo signi-
la lingua, catapultato in
mezzo a persone che non
parlavano altro ».
da circa un anno l'lspettoria «San Zeno»
di Verona (Triveneto Ovest) ha aperto una
nuova missione, rispondendo al « Progetto
fica che siamo entrati nel
clima giusto ».
LO RIFARESTI? « Molti mi
LA FEDE PROVATA. « E
poi non sapevo se la mia
esperienza serviva, se
Africa». Alla fine del 1995 i primi
approdavano in uno dei paesi più poveri
hanno chiesto : se dovessi
tornare ind ietro, rifaresti
questa scelta? Mi rendo
potevo dare qualche ap-
della terra, il Ciad.
conto adesso di essere
porto che fosse mio: dubi-
davvero partito allo sbara-
tavo di essere capace di donare qualcosa a quel glio : da molti anni la mia aspirazione era quella di
mondo e temevo di essere di peso. In quel andare in Brasile per un mese . Invece sono partito
momento mi sono messo in discussione . Nel frat- per un anno in Ciad . Credo che solo alla mia età
tempo sono successe però un mucchio di altre uno può dare tutto se stesso e può rischiare questa
cose . Non ultimo, ho cominciato a immergermi di più esperienza. Se oggi un ragazzo mi dicesse che sta
nella preghiera e ho trovato più luce. Bisogna dire per partire, lo esorterei a non pensare alle cose che
che prima della partenza la mia era una fede lascia, ma alle cose che sta ricevendo o che sta
tutt'altro che granitica: mi portavo dentro incertezze, donando . E che un anno passa presto ».
parecchie domande. Dio lo sentivo vicino a me, ma
non completamente. Ma in quella situazione di MAL D'AFRICA O SETE DI AUTENTICITÀ? «Ades-
emergenza, data la mia solitudine, avevo bisogno di so che sono tornato mi manca il sorriso sul volto
ancorarmi a qualcuno, avevo necessità di una mano della gente . Là la tristezza, la povertà, il sottosvi-
che mi risollevasse. Questo mi ha dato la voglia di luppo, l'oppressione sono al di sopra di ogni limite.
trovare qualcosa di più in Dio. Sinceramente sento Quella povertà effetto dello sfruttamento occidentale
di essere tornato con una fede più forte, più matura, l'ho vista subire dalla gente. Prima di partire, al bar,
più aperta. Va anche detto che Dio ti lascia in pace , con un giovane di colore , ho pagato io , perché è
ma non ti dà mai pace : nel senso che se credi di sempre stato così. Poi è stato lui a pagarmi una
essere arrivato , è allora il momento in cui perdi coca-cola. Sembrerà una stupidaggine , ma uno di
tutto . La fede non è mai "arrivata", giungono sempre loro che spende 1500 lire , l'equivalente di quattro
dei momenti in cui ti rimetti in questione ».
ore di lavoro, è una cosa strabiliante. Quel gesto mi
è rimasto nel cuore, era il suo grazie per il mio anno
DUE CULTURE GOMITO A GOMITO . « Nei primi passato fra di loro ».
tempi facevo molta fatica a parlare. Non intendo qui
BS MARZO 1997

2.8 Page 18

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Cento anni fa nasceva l'opera salesiana negli Stati Uniti.
IL FASCINO di Michael Ribotta
DELL'ELDORADO
Probabilmente fu la
«Csaolgifnoornmiaz.sisl.wprniamro.
di Don Bosco.
Ma a differenza dei trionfi
argentini, negli USA
gli inizi furono
più difficili del previsto.
N el 1870, a cinque anni dal-
l'arrivo del primo gruppo di
missionari nell 'Ame1ica del
Sud, Don Bosco s'era messo d'ac-
cordo con l'arcivescovo di San Fran-
cisco, Joseph Sadoc Alemany, di in-
viare i salesiani nella città di San Ra-
fael, a venti miglia a nord di San
Francisco. «È nostra intenzione»,
scriveva Don Bosco, « di mandare i
nostri salesiani all 'orfanotrofio di
San Vincenzo nei primi sei mesi del
1871 , ma ce1tarnente non oltre il no-
vembre dello stesso anno».
IL PROGETTO
IRREALIZZATO
Don Bosco aveva pensato a pa-
recchie nazioni per la sua prima
spedizione missionaria, ma la Ca-
lifornia, l 'El Dorado, era stata pro-
babilmente la sua prima scelta. L'a-
veva infatti manifestato alla contes-
sa Callori in una breve nota scrittale
nel luglio del 1870: « Tra le tante ri-
chieste per aprire nuove case, ne ho
una dall 'Algeria, un'altra dal Cairo
e una terza dalla California. Que-
st'ultima potrebbe avere la prefe-
renza». L' accordo scritto da Don
Bosco di garantire il personale al-
1'orfanotrofio in San Rafael era la
risposta all 'appello urgente dell ' ar-
civescovo Alemany, che voleva tro-
vare una congregazione religiosa che
MARZO 1997 BS
si prendesse cura delle centinaia di
orfani , fra cui soprattutto indiani e
piccole vittime della guen-a civile
americana. Ci piace immaginare che
la risposta positiva di Don Bosco
sia stata influenzata dalla quasi idil-
liaca descrizione da parte di Ale-
many dell'orfanotrofio e della ua
posizione, dove « il tempo è sempre
sereno e salubre e dove la proprietà
dell 'orfanotrofio dispone di campi e
giard ini , e dove bestiame e cavalli
pascolano liberamente nei campi
verdeggianti ». Ma il modo pratico
che Don Bosco sempre dimostrò
nell 'affrontare qualsiasi affare, lo
portò a fissare alcune condizioni
specifiche per l'accettazione. Chie-
deva per i primi anni un chiaro im-
pegno finanziario da parte dell'arci-
vescovo, in modo particolare do-
mandava che l'archidiocesi di San
Francisco pagasse le spese di viag-
gio ai missionari, le spese iniziali
per l'allestimento dei laboratori e il
finanziamento dei primi progetti per
l'agricoltura. A dimostrazione della
sua buona fede, Don Bosco assicurò
l'arcivescovo che dopo tre anni
qualsiasi spesa sarebbe stata a cari-
co della società salesiana.
Poco tempo dopo questo scambio
epistolare, l'arcivescovo Alemany
giunse a Roma per il Concilio Vati-
cano I. Nel frattempo aveva scritto
una breve nota a Don Bosco infor-
mandolo che l'avrebbe presto in-
contrato a Torino per discutere con
lui le varie condizioni. Ovviamente
prima di fare qualsiasi concessione
alle richieste di Don Bosco, Ale-
many chiedeva tempo per pensarci.
Ciò risulta da una breve nota scrit-
tagli parecchi giorni dopo il suo ar-

2.9 Page 19

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Il battistrada don Piperni e le iniziative della prima ora .
Richmond (California). Amy, Paulo, Geneviene e Sekyi,
giovani leader della Salesian High School.
Tampa (Florida).
Al Salesian Youth Center.
rivo in Torino. « Le chiedo la corte-
sia di permettermi qualche giorno
per riflettere su alcune condizioni
che lei ha messo nella sua recente
lettera ».
Non esiste alcuna prova che sia
avvenuto qualche incontro tra l'ar-
civescovo e Don Bosco. E neppure
siamo in possesso di ulteriore corri-
spondenza tra i due. Siamo tentati
di fare delle congetture: perché l'af-
fare saltò? Forse perché Don Bosco
era venuto a conoscenza dello
schiacciante debito di 18 mila dolla-
ri (una cifra enorme per quei tempi)
di cui era gravato l'orfanotrofio ca-
liforniano? Fece da dete1Tente la
mancanza di salesiani che parlavano
la lingua inglese? Oppure il fatto
che la zona di San Francisco aveva
una forte presenza di protestanti, e
Don Bosco prevedeva ostilità nei
confronti dei suoi? Si possono solo
fare delle ipotesi.
DON RAFFAELE PIPERNI,
IL CAPO GRUPPO
Don Piperni entrò tardi tra i sale-
siani. E non ebbe esperienza diretta
della tradizionale vita dell'oratorio
di Valdocco. Come lui stesso rac-
contò nelle sue memorie, era nato a
Casacalenda, nella provincia di Cam-
pobasso, e aveva frequentato il se-
minario diocesano, diventando prete
nel 1867. Dopo l'ordinazione fu in-
segnante nelle scuole della diocesi e
I iniziò una sc uola serale per lavora-
San Francisco.
Ss Peter & Paul, la prima parrocchia
salesiana in USA (1896).
tori adulti . Poi, volendo segu ire la
vocazione missionaria , partì per la
Terra Santa, dove subì l'affettuosa
attrattiva del canonico Belloni e si
unì al gruppo dei « Fratelli della Sa-
cra Famiglia ».
Don Belloni si accorse ben presto
della capacità che don Piperni aveva
di raccogliere fond i, e lo mandò al-
l'estero a questo scopo. Nell o spa-
zio di pochi anni Pipern i visitò e
viaggiò attraverso Francia, lnghil-
te1Ta, Irlanda, Canada, Messico e
Stati Uniti, raccogliendo somme
considerevoli per le opere benefiche
di don Belloni e con i suoi aiuti re-
golari gli consentì di continuare e
ampliare la sua attività. Nel 1892
insieme a don Bell oni e a tutti i
« Fratelli della Sacra Famigli a», don
Raffaele Piperni entrò nella congre-
gazione salesiana. Suo primo incari-
co come salesiano fu di aprire l'o-
pera salesiana in Messico, dove ot-
tenne un notevole successo. Nel
1897 fu richiamato a Torino e con
altri tre salesiani fu inviato nell ' A-
merica del Nord a iniziare la prima
attività salesiana a San Francisco.
L'IMMIGRAZIONE
ITALIANA NEGLI STATI
UNITI OCCIDENTALI
Quando i salesiani vennero chia-
mati per la prima volta nell' Ameri-
ca del Nord nel 1870, fu loro detto
di prendersi cura dell ' orfanotrofio
di San Rafael , cioè di occ uparsi del-
l'educazione della gioventù povera.
Quando 27 anni più tardi furono
nuovamente chiamati in California,
il loro invito si poneva soprattutto
un obiettivo totalmente diverso: as-
sistere gli immigrati italiani, i cui
bisogni religiosi erano stati da
tempo trascurati. Nel 1870 la comu-
nità degli italiani immigrati era rela-
tivamente piccola. Infatti dal 1871
al 1880 gli italiani erano meno del 2
per cento degli immigrati che entra-
vano negli USA. Ma nel decennio
dell 'arrivo di don Piperni, essi for-
mavano il 24 per cento del totale.
Un aumento drammatico. Nell'in-
sieme, oltre cinque milioni d'italia-
ni erano emigrati negli Stati Uniti
nella seconda metà del secolo, dopo

2.10 Page 20

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I Negli USA, salesiani e FMA
sono presenti con una
sessantina di opere giovanili.
CENTO ANNI DI PRESENZA
SALESIANA NEGLI USA
1896 San Francisco, Ss Peter & Paul
1898 New York , Help of Christians
San Francisco, Corpus Christi
1911 Paterson , St Anlhony
1915 Ramsey
1916 Mahwah
1919 New Rochelle, High School
1921 Watsonville
North Haledon , FMA
Paterson , FMA, SI Anthony
1923 Elizabeth
1924 New York , FMA
1927 Richmond
1929 Tampa
1930 Port Chester
Tampa , FMA
1936 Marrero
Tampa, FMA
Madonna della Neve
1938 Bellflower, SI John Bosco
1947 East Boston
West Haverstraw
1949 Paterson, Don Bosco
1950 New Rochelle , Mission Procure
1952 Bellflower, SI Dominic Savio
1955 Birmingham
Boston
Rosemead , Don Bosco
Technical lnstitute
lpswich
1958 Los Angeles, Salesian community
Rosemead , St Joseph
1959 New Rochelle,
Provincia! Residence
Newton, FMA,
Sacred Heart Cenler
Port Chester, FMA
1964 Harvey, St Rosalie
1965 Los Angeles , St Mary
1967 Columbus
San Francisco,
Provincia! Residence
1968 Paterson, FMA St Gerard
1972 Haledon , FMA
1974 Berkeley
Paterson , FMA SI Mary
1976 Tampa, FMA Chrisl lhe King
1978 Laredo
Kenilworth , FMA
1979 New York , St Thomas
Bellflower, De Sales Hall
Newton, FMA, Au xi lium Center
1980 Belle Giade
1983 Harvey, SI John Bosco
1984 Miami
1990 South Orange
1992 Miami , FMA
1995 Birmingham , FMA
Hawthorne, FMA
1996 Albuquerque
A queste opere sono da aggiungere una presenza
a Surrey (1975), in Canada; e a Lungi,
in Sierra Leone, iniziativa missionaria sorta
nel 1986 nell'ambito del « Progetto Africa " .
MARZO 1997 BS
I New Rochelle.
Dall'archivio fotografico.
Una squadra di basket
dopo la vittoria .
la presa di Roma (1870) . Ebbene,
per un tacito accordo i salesiani non
andavano negli Stati Uniti per aprire
le loro tradizionali opere scolastiche
per la gioventù, ma unicamente per
prendersi cura degli immigrati ita-
liani di San Francisco. La prima
scuola salesiana dovette attendere
infatti quasi trent'anni (1926). In un
certo senso questo mise grandemen-
te in difficoltà il principale obiettivo
dell'apostolato salesiano, che è ap-
punto l'educazione della gioventù.
L'inserimento di don Piperni nel
1897 tra gl ' immigrati italiani di San
Francisco dapprima non ebbe fortu-
na. A differenza del grandioso trat-
tamento che i primi missionari sale-
siani avevano ricevuto in Argentina
22 anni prima, i primi salesiani in
USA incontrarono ostilità da parte
degli anticlericali italiani e del clero
diocesano (tranne l'arcivescovo).
Don Piperni dovette scontrarsi con
tali avversari. In particolare gli
anarchici italiani bombardarono, in
tre diverse occasioni, la magnifica
chiesa dei SS. Pietro e Paolo che
aveva eretto.
In realtà, quando don Piperni ar-
rivò a San Francisco, trovò che
l'immigrato italiano era addetto a
lavori mal retribuiti, confinato nel
ghetto italiano di North Beach. Ma
lui e i primi salesiani contribuirono
non poco a far entrare gli italiani
americani nella corrente tradiziona-
le della vita americana. Molti di loro
divennero presto eminenti cittadi11i
e prestigiosi leader delle loro comu-
nità. Già durante la vita di don Pi-
perni il figlio di un immigrato sici-
liano divenne sindaco di San Fran-
cisco. Ma purtroppo solo in anni re-
centi fu riconosciuto il prezioso la-
voro di questi pionieri salesiani.
L'INCULTURAZIONE
NELLA SOCIETÀ
AMERICANA
L' adattamento alle caratteristiche
della cultura americana, fu il primo
e il maggiore problema per i primi
missionari salesiani nell'America
del Nord. A differenza dei missio-
nari salesiani dell'America del Sud
che trovarono una cultura affine alla
mediterranea, gli Stati Uniti invece
con la loro società pluralistica pose-
ro delle inaspettate difficoltà ai
nuovi venuti. Lo sforzo di trapianta-
re la cultura piemontese in terreno
americano doveva avere delle sfor-
tunate e durature conseguenze. Il
comune impegno dei primi salesiani
di mantenere lo stile di vita seguen-
do la tradizione italiana e il quasi
ossessivo attaccamento alle usanze
della loro madre-patria, fu la causa
del perpetuarsi di un mito: quello
che i salesiani erano dei «religiosi
italiani ». Un 'immagine che solo un
secolo dopo sarebbe stata superata.
Dei quattro salesiani che sbarcarono
in California nel 1897, soltanto uno,
don Piperni, possedeva una cono-
scenza pratica dell 'inglese. Ora fin-
ché i missionari rimanevano entro i
confini della loro isolata comunità
italiana a North Beach, il lavoro sa-
lesiano prosperava. Però la convin-
zione che l'inglese era soltanto la
loro «seconda lingua », ostacolò for-
temente il loro sviluppo al di fuori
del ghetto italiano. Ma fu soprattutto
l'incapacità di comprendere la natu -
ra del sistema educativo americano
a ostacolare per molto tempo lo svi-
luppo del lavoro salesiano nel West
Coast. Inoltre, lo sforzo di trapianta-
re il «collegio salesiano », con un
corso di studi di tipo europeo, fece
rallentare di molto ai salesiani l'en-
trata nella corrente dell'educazione
americana. Un esempio calzante fu
lo sforzo d ' iniziare «scuole agrico-
le », un ' istituzione totalmente estra-
nea e inattuabile in America. L'e-
sperimento divenne presto un triste
fallimento . Forse il primo sforzo di
fondersi e di penetrare nello stile di
vita americano fu quando il salesia-
no inglese don Bernard Redaham
organizzò la prima «scuola ameri-
canizzata », la prima del genere nel
Nord della California, che ebbe pre-
sto un immediato successo.
Michael Ribotta

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a =a di Giuseppe Morante
LA BUONA NOVELLA
Le storie, le idee,
i personaggi
del Nuovo Testamento
di Gianfranco Ravasi
Mondadori , Milano 1996
pp. 340, lire 30.000
Il saggio del noto biblista in-
vita a rivedere le radici sto-
riche della cultura attuale,
attraverso un profondo e
suggestivo viaggio nel testo
biblico. Ogni tappa del cam-
mino (la strana infanzia di
Gesù , le sue indimenticabili
parole , le azioni sconcer-
tanti delle sue mani , la sua
Passione, la figura di Paolo ,
la Chiesa delle origini , la te-
stimonianza della prima pre-
dicazione, l'apertura al set-
timo sigillo dell'Apocalisse)
viene riletta e reinterpretata
sulle fonti storiche e rievo-
cata nelle varie opere cultu-
rali inverate nei capolavori
della pittura, musica e lette-
ratura a esse ispirate. Ne
emerge un quadro realistico
che mostra quanto il Nuovo
Testamento abbia permea-
to e continui ad alimenta-
re la nostra cultura e la stes-
sa esistenza, permettendo
di riscoprire il messaggio
fondamentale che è alla ba-
se della moderna civiltà e
spiritualità.
una scuola di preghiera, la pro-
posta vuole essere un sussidio
di approfondimento , ma anche
un sussidio all'avvio di altret-
tante scuole di spiritualità: ca-
techesi ricche e puntuali, do-
mande per la riflessione perso-
nale, continui riferimenti alla
parola di Dio , per vivere l'Eu-
caristia da protagonisti.
Gli autori presentano alla fine
del capitolo una serie di do-
mande che aiutano il lettore ad
assimilare le meditazioni e ta-
stare il proprio cammino spiri-
tuale. La messa viene analizza-
ta in chiave storica, teologica,
biblica, spirituale, esistenziale.
LOURDES
Cronaca di un mistero
di René Laurentin
Mondadori , Milano 1996
pp. 266 , lire 29.000
Il libro presenta per la prima
volta al lettore italiano la storia
completa (per trama e per con-
tenuto) del mistero di Lourdes .
È una narrazione accattivante ,
perché alleggerita da tutto l'ap-
parato critico dell 'edizione ori -
ginale, da cui è dedotta.
La ricostruzione , minuto per
minuto , delle diciotto apparizio-
ni (11 febbraio - 16 luglio
1858), fatta con un linguaggio
sobrio , prudente, sorvegliato,
privo di diffidenze preconcette ,
è arricch ita dalla riflessione sul
significato dell'evento. Si pone
come opera di sintesi di tutta
una vita sul mistero frequenta-
to , di cui l'autore è stato crani-
sta. L'intento divulgativo e la
cadenza del romanzo s'intrec-
ciano con il rigore filologico e
costituiscono la base per chia-
rire le vicende della grotta di
Massabielle.
G. ClerÙ'l'llÌ .\\I. /- (11,:iolo IJ :-11tilù1
.\\/. Gumlm C. Sor,,.:i
FAMIGLIA ETV:
ISTRUZIONI PER l' USO
FAMIGLIA E TV:
ISTRUZIONI PER L'USO
di Clericetti - Fagiolo D'Attilia -
Gamba - Sorgi
SE I, Torino 1996
pp . 186, lire 22.000
Ci sono genitori che si liberano
da fastidi parcheggiando i pro-
pri figli davanti al piccolo scher-
mo domestico e genitori os-
sessionati dag li influssi deleteri
della TV. Non c'è la via di mez-
zo dell 'educazione al l'ascolto?
Questo libro vuole favorire un
approccio maturo e familiare al
mezzo televisivo , aiutando i ge-
nitori a leggere con i propri figli
in maniera critica e costruttiva
le immagini che ogni giorno, at-
traverso lo schermo, si riversa-
no nelle proprie case .
Alle domande impegnative po-
ste agli educatori dall'invaden-
za televisiva, si ipotizzano ri-
sposte ordinate secondo la
suddivisione di argomen ti , e
pertinenti alle problematiche in
questione.
EUCARESTIA
Cuore della vita
di Peyron-Angheben
Effata Editrice ,
Cantalupa (To) 1996
pp. 160, li re 15.000
In un tempo , come il nostro , di
chiese sempre più vuote e ani-
mi sempre più sfiduciati , que-
sto libro è una piccola sorgente
di acqua fresca per tutti quelli
che hanno sete di Dio . Nato da
Francesco Pcyron
~
loA nghebc n
EUCARESTIA
cuore dell, yita
@ EFFATA '
El) ITRI CE
DON GNOCCHI
Ritorno alle sorgenti
di Aldo Del Monte
Piemme , Casale M. (Al) 1996
pp . 178, lire 25.000
Don Carlo Gnocchi appartiene
alla schiera dei preti ambrosiani
con un carisma del tutto medita-
to nei momenti sofferti della sua
vita : il servizio a mutilatini , disa-
bili gravi , persone bisognose di
abilitazione. Don Carlo è un pre-
te che ha fatto di un dono ed
una profezia, soprattutto nell 'o-
rizzonte pionieristico di un'ope-
ra, laica e cristiana allo ste sso
tempo , scientificamente strut-
turata e attraversata dall'amore.
Il suo messaggio è per chi vuole
comprendere il dolore innocen-
te che «,è permesso perché
siano manifeste le opere di Dio
e quelle degli uomini: l'amoro-
so e inesausto travag lio della
scienza; le opere multiformi del-
l'umana solidarietà ; i prodigi
della carità soprannaturale,».
BS MARZO 1997

3.2 Page 22

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IN LIBRERIA
PICCOLA BIBLIOTECA
PER LA FAMIGLIA SALESIANA
Per una conoscenza veloce
dei santi e della spiritualità
salesiana vissuta
Volumi usciti :
DON BOSCO
Padre e maestro dei giovani
di Ernesto Forti
pp. 36 , lire 1000
MAMMA MARGHERITA
Mamma di Don Bosco
e prima cooperatrice salesiana
di Joseph Aubry
pp. 36, lire 1000
DOMENICO SAVIO
Un capitano di 15 anni
di Enzo Bi anco
pp. 36 , lire 1000
MARIA MAZZARELLO
La santità alle origini delle
Figlie di Maria Ausiliatrice
pp. 52 , lire 1500
MADDALENA MORANO
La maestrina che incontrò
Don Bosco
di Tere sio Bosco
pp. 52, lire 1000
LAURA VICUNA
Eroina per amore a 13 anni
di Joseph Aubry
pp. 36 , lire 1000
FRANCESCO DI SALES
Un maestro di spiritualità
per la Famiglia Salesiana
di Joseph Aubry
pp . 36 , lire 1000
LA CARTA DI COMUNIONE
NELLA FAMIGLIA SALESIANA
pp . 52 , lire 2000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente all a:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091 - c/c Postale 8128
MARZO 1997 BS
CARTA DI COMUNIONE
di Piero Borelli
NEL VENTRE
DELLA BALENA
La ((Carta di Comunione» è il progetto
istituzionale della Famiglia Salesiana
su cui sono chiamate a confrontarsi
e a progettare tutte le aggregazioni che
si rifanno al carisma di Don Bosco. La proposta è quella
di rompere l'individualismo di parte, per rilanciare
il vivere e< insieme» come presenza significativa nella missione.
Articolo 2 « Don Bosco sognò
una missione giovanile e popo-
lare dalle molteplici dimensioni
e orientò le forze di quanti con-
dividevano il suo progetto edu-
cativo e salvifico in un vasto
movimento».
Don Bosco ha un sogno profe-
tico. A 9 anni , una visione lo illu-
mina su un universo giovanile ca-
ratterizzato dalla violenza e gli
rivela le parole-chiave per pene-
trarlo . Don Bosco si fida e cala il
sogno nella realtà quotidiana ieri
e oggi.
D Anche il mondo dei giovani è
popolato di sogni , perlopiù ine-
spressi. L'underground giovanile
dà corpo a un 'im-
mensa danza del
desiderio , ballata
su ritmi duri e
scenari frastor-
nanti. In questa
danza c'è qual -
cosa di puro . Lo
scoprirà Don Bo-
sco nella frequen-
tazione assidua
della periferia to-
rinese.
porta a entrare nella danza. Con
un 'unità di intenti, una sinergia di
forze . Per entrare nel ventre della
balena e non esserne ingoiati.
« Amali e fatti amare ,,, dice la
voce del sogno. La « Carta di Co-
munione » rilegge questa realtà e
il sogno , rilanciandolo in tutta la
sua forza profetica , consapevole
che l'immaginario giovanile è pe-
netrabile solo da persone disar-
mate e libere , che sappiano
spendersi. Non ci sono casi , pro-
blemi, situazioni ; ci sono persone
che aspettano Don Bosco, prete
o laico, uomo o donna. Aspettano
una parola, un gesto, una presen-
za compromessa.
D
D Il medesimo
scenario , amplia-
to e solo esterior-
mente modificato,
lo conoscono e
calcano salesiani ,
suore e laici im -
pegnati in una pe-
netrazione che li -
Le attese giovanili. Al di là delle apparenze.

3.3 Page 23

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UNASOCIETA'
PER IL NUOVO
MILLENNIO
del cardinal
ROSALIO JOSÉ CASTILLO LARA
<~L' Etica dei valori e dei
comportamenti, una
~
sfida per la società
del nuovo millennio » è la conferen-
za che il governatore dello stato del
Vaticano ha tenuto nel mese di otto-
bre a Capri. Non c'erano dunque
soltanto i vari Flick, Fossa, Veltroni,
Berlinguer e Cofferati. Ma la grande
stampa ha ignorato il suo intervento,
che il quotidiano economico // Sole
24 ore ha tuttavia messo in prima
pagina, scrivendo: « È il cardinale
Castillo Lara a dire le parole più
nette. Parla di etica e le perifrasi non
gli servono. Afferma senza mezzi
te1mini che urge un cambiamento di
rotta... ».
La conferenza si apre con un noc-
ciolo duro, definendo per i presenti i
concetti di «etica» e di « valore».
L'etica, dice il cardinale, che è
sostanzialmente equivalente alla
morale, può dirsi « la scienza norma-
tiva della condotta umana alla luce
della ragione », cioè la scienza che
studia i principi morali per precisare
ciò che è giusto e ciò che è sbaglia-
to, ossia ciò che gli esseri umani
possono fare e ciò che devono evita-
re. Il valore è un aspetto del bene,
ciò che Io fa attraente e degno di
possederlo, di imitarlo. Romano
Guardini diceva che « il valore è ciò
per cui un essere è degno di essere,
un'azione degna di essere compiu-
ta ». E il cardinale proseguiva po-
nendo una domanda molto antica:
che cosa è il bene e il male? Quali
sono i valori e quali gli antivalori o
pseudo valori? E rispondeva: « La
distinzione del bene dal male, i valo-
ri morali, non sono semplici prodotti
o creazione più o meno arbitraria del-
l'intelligenza e della volontà, ma
hanno la loro origine in Dio creato-
re, che ha inciso nella natura umana
un riflesso dello splendore della sua
verità, che fa conoscere, alla luce
della ragione, ciò che è bene e ciò
che è male e invita a seguire l'uno e
a evitare l'altro ». E citando il Con-
cilio Vaticano II: « Nell ' intimo della
coscienza l' uomo scopre una legge
che non è lui a darsi, ma alla quale
deve obbedire e la cui voce che lo
chiama sempre ad amare e a fare il
bene e a fuggire il male, quando oc-
corre, chiaramente dice alle orecchie
del cuore: fa ' questo, fuggi quest 'al-
tro. L' uomo ha in realtà una legge
scritta da Dio dentro il suo cuore:
obbedire a essa è la dignità stessa
dell'uomo e secondo questa egli sarà
giudicato » (Gaudium etSpes, 16).
Quindi il discorso si addentra a
« dare uno sguardo al panorama
etico dell'attuale società italiana ».
Di qui in avanti riportiamo il testo
integralmente.
Tangentopoli e dintorni
A giudicare dalle notizie diffuse dai
mezzi di comunicazione sociale,
dalle statistiche, e da altri dati , in
Italia la situazione, dal punto di vista
etico, è tutt'altro che soddisfacente o
incoraggiante. E sarebbe « magra
consolazione » pensare che non è
migliore negli altri paesi dell'opu-
lenza. E non mi riferisco solo alla
corruzione, tardivamente scoper-
chiata dai magistrati di Tangentopo-
li. Il fenomeno era infatti diffuso e
conosciuto e diede argomento a più
di un film di costume. L'ambito
delle azioni deprecabili è molto este-
so e comprende fatti della vita poli-
tica, imprenditoriale, del lavoro, del-
la vita privata e dei rapporti sociali.
La lista sarebbe interminabile.
Va subito precisato tuttavia che non
si può colpire con una taccia di mal-
costume generalizzato Ja società ita-
liana. Ciò sarebbe, oltre che infon-
dato, altamente ingiusto e falso.
Forse i fatti sono relativamente
pochi, ma così clamorosi e frequenti
che possono macchiare tutto il tessu-
to sociale. Senza pretendere in modo
alcuno di presentare una lista esau-
riente, ma solo a modo di esempio,
si possono citare alcuni fatti che so-
no di certo eticamente riprovevoli .
Innanzitutto, le innumerevoli forme
di violenza contro la dignità e inte-
grità della persona umana: omicidi,
aborti, sequestri, sfruttamento, leno-
cirtio, violenze sessuali, stupri, ecc.
Si sente sovente lamentare : negli-
genza o disimpegno di amministra-
Il card. Castillo Lara
BS MARZO 1997

3.4 Page 24

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tori della cosa pubblica nel fare il
proprio dovere, peculato, concussio-
ne , interesse privato in atti d'ufficio,
uso o appropriazione indebita di
beni pubblici , ingiustizie diverse,
inganno e frodi, settarismo, trascura-
tezza nella ricerca del bene pubbli-
co, omissione nel dovuto esercizio
di autorità, ecc. ecc. La menzogna o
comunque l 'inganno, il non dire la
verità dovuta, sono frequenti nei
rapporti sociali. Dire la verità è una
esigenza di giustizia, perché sarebbe
impossibile la convivenza umana se
gli uni non si fidassero degli altri ;
così pure danneggiare in qualsiasi
modo la reputazione altrui (maldi-
cenza, diffamazione, calunnia).
Nell'ambito familiare si deplorano
molti disordini etici sia nella fedeltà
coniugale, sia nel rispetto degli altri
doveri coniugali e nel rappo1to mu-
tuo di genitori e figli .
Anche nell'ambito imprenditoriale
sono da segnalare comportamenti
contrari all 'etica come, per esempio,
evasione fiscale , falso in bilancio,
fatturazioni false , frode nella fabbri-
cazione dei prodotti o nel commer-
cializzarli, subornazione, prezzi
esorbitanti , concorrenza sleale, spio-
naggio industriale, speculazione,
specialmente finanziaria, ecc.
Si trasgredisce ugualmente all'etica
nell ' ambito della propria impresa
non rispettando la dignità né le giu-
ste esigenze di collaboratori e dipen-
denti . Così pure mancano gli impie-
gati e gli operai non lavorando o
dando scarso rendimento, danneg-
giando beni dell'impresa o appro-
priandosene indebitamente, esigen-
do retribuzioni sproporzionate alle
possibilità dell'impresa e non giusti-
ficate dai loro reali bisogni, ecc.
Questi scarni accenni , certamente
non completi, presentano uno scon-
solante panorama etico che non si è
formato improvvisamente. È il risul-
tato di un progressivo degrado o
corrosione della morale individuale
e sociale, che ha perso il suo natura-
le ancoraggio al trascendente. Quan-
do l'etica si riduce a pura conven-
zione sociale priva di motivazioni
profonde, che viene soddi sfatta con
l'osservanza esteriore e l'apparenza,
diventa facilmente vulnerabile da
parte di comportamenti contrari, che
sono frutti spontanei dell 'egoismo,
delle passioni, dell ' ambiente sociale
o dell 'ignoranza.
Già Pio XII nel radiomessaggio na-
talizio del 1953 lamentava « il netto
contrasto fra l'immenso progresso
scientifico-tecnico e un pauroso re-
gresso umano , consistendo il suo
mostruoso capolavoro nel trasforma-
re l' uomo in un gigante del mondo
fisico a spese del suo spirito ridotto
a pigmeo nel mondo soprannaturale
ed eterno ». Gli faceva eco Giovanni
XXIII: « Rileviamo con amarezza
che nei paesi economicamente svi-
Iuppati non sono pochi gli esseri
um a ni nei quali si è attenuata o
spenta o capovolta la coscienza della
gerarchia dei valori; nei quali cioè i
valori dello spirito sono trascurati o
dimenticati o negati: mentre i pro-
gressi delle scienze, delle tecniche,
lo sviluppo economico, il benessere
materiale vengono caldeggiati e pro-
pugnati spesso come preminenti e
perfino elevati a unica ragione di
vita » (Mater et Magistra, 1961 , 161).
Con termini molto accorati Paolo VI
rilevava, nel 1977, questa dolorosa
situazione: «L' ascoltazione di trop-
pe miserabili notizie, per via di ogni
mezzo di comunicazione sociale, ci
ogni giorno motivo di crescente
umiliazione e ci obbliga a osservare
una progressiva, anche se episodica,
decadenza etico sociale e una im-
pressionante diffusione di delin-
quenza, ieri individuale e limitata,
oggi collettiva, organizzata e macro-
scopica. Si ha alle volte l'umiliante
impressione che, non solo il sovrano
apparato protettivo e difensivo del-
la vita e del diritto sia spesso impari
alla sua sacra funzione , ma che la
coscienza individuale di tanta gente,
anche fra la gioventLt, sia ora piut-
tosto infiacchita e tenda a fabbricar-
si una sofisticata tecnica della per-
missività >>.
Non si può negare che questo panora-
ma etico presenti abbondanti sintomi
di una preoccupante decadenza mora-
le. Non poche volte nella storia del-
l' umanità l'imbarbarimento morale è
stato segno precursore di un passag-
gio epocale contrassegnato da una
catastrofe, che ha obbligato a co-
minciare di nuovo. La Sacra Scrit-
tura, ancora agli albori dell ' umanità,
ci presenta da parte di Dio un ' amara
costatazione: « Omnis caro corrupe-
rat viam suam » (Genesi 6, 12). Quel-
la corruzione generalizzata che
allontanava dall'intrinseca confor-
mità dell ' uomo alla sua natura e alla
finalità a essa assegnata, diede, nella
visione dell ' autore sacro, causa al di-
luvio, a una catastrofe dalla quale
doveva ricominciare l ' umanità. Nel
corso della storia l'estinguersi di
civiltà e imperi ha coinciso sovente
con un periodo di grave decadimen-
to morale.
Le varie idolatrie
Non intendo in modo alcuno con
questo accenno essere profeta di
avvenimenti apocalittici, ma non si
possono d ' altronde prendere alla
leggera le gravi conseguenze cui
può andare incontro una civiltà che,
dimentica di Dio, corrompe la sua
strada.
Non voglio sembrare pessimista, ma
nell'orizzonte abbondano sintomi
preoccupanti: si potrebbe dire che
nelle società dell'opulenza regni un
ateismo pratico, che nella vita indi-
viduale e in quella sociale sembra
eliminare, o almeno prescindere
totalmente da Dio, sostituendo lui
con una caterva di idoli cui si dedica
la vita e l'attività.
A cominciare dalla egolatria. Si col-
loca il proprio "io" come un Dio al
quale tutto va asservito e sacrificato.
Questo egoismo non è il legittimo
istinto di conservazione, ma una ve-
ra idolatria che sopprime tutte le esi-
genze etiche a livello individuale e
sociale. Tra le conseguenze, si pos-
sono citare la sconfinata superbia
che fa della libertà un assoluto e del
disprezzo pratico per 'gli altri ;una
regola di vita e sbocca nell'ansia
MARZO 1997 BS

3.5 Page 25

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sfrenata di potere. L'idolatria del cor-
po, che conduce non solo ad averne
una cura esagerata, ma a volerne
estrarre il massimo del piacere,
dando libero corso a innumerevoli
abusi, piaceri e aberrazioni sessuali.
L'idolatria del danaro agognato e
cercato con ogni mezzo, anche in-
giusto o illecito. Qui c'entra il mi-
raggio del guadagno facile, prodotto
dalla speculazione, l'azzardo o la
delinquenza.
Non è il caso di continuare la lista
che sarebbe troppo estesa. Tutti que-
sti comportamenti sono espressione
della alienazione dell ' uomo che si
allontana da se stesso e rischia di
perdere la sua strada.
Urgenza di un cambiamento
Queste fosche tinte del panorama
etico non devono portare allo sco-
raggiamento né indurre al pessimi-
smo; fanno invece sentire l'urgenza
di un cambiamento, porre efficace
rimedio al decadimento etico che
deprechiamo.
La volontà di cambiamento, tratteg-
giata coraggiosamente dal presidente
Marcegaglia nelle Tesi dei giovani
imprenditori, offre abbondanti motivi
di fiducia e di speranza.
Sommessamente ritengo che, data la
situazione, non basti parlare di cam-
biamento, che può risultare neutro o
rachitico. Ci vuole una vera palinge-
nesi (nuova nascita), cioè un rinno-
vamento profondo, una trasforma-
zione radicale di strutture di pensiero
e di comportamenti. Nel linguaggio
evangelico la si chiama metanoia.
«Di fronte alle gravi forme di ingiu-
stizia sociale ed economica e di cor-
ruzione politica di cui sono investiti
interi popoli e nazioni », scrive Gio-
vanni Paolo II nella Veritatis Splen-
dor, «cresce l'indignata reazione di
moltissime persone calpestate e
umiliate nei loro fondamentali diritti
umani e si fa sempre più diffuso e
acuto il bisogno di un radicale rinno-
vamento personale e sociale capace
di assicurare giustizia,
solidarietà, onestà, traspa-
renza » (n. 98).
Si tratta di un compito gigantesco,
che richiede l'apporto di tutti per
vincere inerzie e resistenze, cambia-
re il cuore e la mente , creare un
nuovo clima che renda possibile
l'avvento della nuova società.
Utopia? Può darsi; ma vale la pena
provarci.
Onestà con Dio,
con se stessi, con gli altri
In definitiva, c'è bisogno di un uni-
versale ricupero di onestà e di
responsabilità, individuale e colletti-
va. Mi riferisco all'onestà autentica,
sincera e perseverante. Non a quella
di facciata che può sovente nascon-
dere una vita doppia e rendere gli
uomini rassomiglianti a quei sepol-
cri imbiancati stigmatizzati da
Nostro Signore Gesù Cristo nel
Vangelo (Matteo 23, 27). Onestà con
Dio, con se stessi e con gli altri.
Per questo sembra indispensabile
riacquistare, se ce ne fosse bisogno,
il senso di Dio, Creatore e Padre
misericordioso, ma anche Giudice
giusto al quale dovremo tutti rendere
conto.
E di conseguenza ricµperqre i,valori
etici, che, come ho detto, hanno
bisogno di essere agganciati a una
verità trascendente, che dia loro
oggettività e li liberi dal soggettivi-
smo del capriccio, dell ' arbitrio della
moda, delle mutazioni del costume.
I valori morali non dipendono da
statistiche sociologiche. Un malco-
stume, anche se maggioritario, non
può togliere l'immoralità di un
determinato atto e convertirlo da
cattivo in buono, solo perché « così
fan tutti ».
Il risanamento morale presuppone
un'incisiva azione educativa, perché
proprio di questo si tratta, di ripre-
sentare i valori morali perduti, farli
conoscere e accettare in modo che
diventino moralmente principi
orientativi dell ' agìre.
Dinanzi a certi delitti contro la vita,
la proprietà, la morale sessuale, vie-
ne da domandarsi: chi ha insegnato
a non farlo? E quando, eventual-
mente da bambini o da giovani, si
fossero imparate quelle nozioni eti-
che, forse o non sono state assimila-
te o sono state cancellate dal clima
permissivo o amorale che si respira.
Non di rado, i delitti sono al più solo
un argomento di cronaca, o vengono
trattati come un giallo, o come mate-
riale per le commedie filmiche o te-
levisive, ma non ricevono dalla so-
cietà il rimprovero, almeno morale,
che si meritano. Si direbbe che pas-
sano quasi a far parte del costume. E
i modelli che presentano quotidiana-
mente i media audiovisivi lo prova-
no abbondantemente.
Tutti sono chiamati a intervenire
attivamente in questa azione di edu-
cazione morale. Vorrei sottolineare
in modo speciale il coinvolgimento
delle istituzioni che hanno più di
altre un compito eminentemente for-
mativo.
d Anzitutto la famiglia. È la prima,
insostituibile educatrice, special-
rriente, ma non solo, nei primi anni,
fino alla adolescenza. In un contatto
continuo nel clima di amore pater-
no-materno-filiale, i figli e le figlie
vanno ricevendo e assorbendo i fon-
damentali valori morali e una visio-
ne della vita che dovrebbe accompa-
gnarli sempre. Per questo, è impor-
tante che la famiglia possa assolve-
re, senza facili deleghe, questa im-
portante funzione educativa e che
sia posta in condizione di poterlo fa-
re. Purtroppo sovente, per diverse
ragioni, per carenze personali, igno-
ranza o ambiente culturale, o sono
del tutto incapaci di dare questa for-
mazione (nemo dat quod non habet)
o abdicano facilmente a questo com-
pito primario.
O La scuola affianca completamen-
te o, in alcuni casi, sostituisce la fa-
miglia fallimentare nel
compito educa-

3.6 Page 26

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tivo. Ciò presuppone che il maestro
o il professore non si riduca a sem-
plice trasmettitore neutro di nozioni,
ma sia un vero educatore preparato e
convinto, con una personalità defini-
ta, ricca di valori morali e civili nei
quali crede e ai quali ispira la sua
condotta; che faccia inoltre il suo
lavoro non con la rassegnazione di
chi non ha trovato di meglio, ma con
la dedizione e l'entusiasmo di chi,
educando, risponde a una vocazione.
D La Chiesa pure, che è madre e
maestra, proclamando di continuo il
suo messaggio di salvezza, esercita,
specialmente per i suoi figli creden-
ti, una continua azione educativa. La
dottrina che propone e i mezzi spiri-
tuali di grazia che il suo fondatore
Gesù Cristo le ha affidato invitano e
aiutano i credenti a una vita virtuosa,
coerente con i principi morali e con
la fede in Dio che professano. Oggi
la Chiesa è chiamata a evangelizzare
nuovamente i popoli un tempo ricchi
di fede e di vita cristiana e che sem-
brano aver perso non solo la fede,
ma anche la sua incidenza nella vita
e per conseguenza il senso morale.
Un compito arduo, gigantesco, che
richiede nei sacerdoti e nei fedeli una
proclamazione nuova, incessante,
convincente, del Vangelo e una vita
esemplare unita a un sincero impe-
gno di fraterna solidarietà che faccia
credibile la dottrina che insegna.
Etica dell'impresa
Arrivati quasi alla conclusione, vor-
rei aggiungere qualche parola sulla
impresa, visto che parlo a imprendi-
tori . L'impresa, come tutti sanno, è
una unità tecnica di produzione di
beni economici, con una sufficiente
autonomia. Ha una importanza basi-
lare perché è il vero centro delle
decisioni e il motore principale del
progresso economico di un paese.
Ha una funzione creativa non solo di
beni e servizi, ma di ricchezza, che,
ben investita, è fonte di lavoro e di
progresso. La sua funzione specifica
richiede, specialmente nei quadri
dirigenti, immaginazione creativa,
capacità di decisione, di pianifica-
zione strategica, di analisi e pro-
grammazione. Per tutto questo, e
specialmente per la incidenza nella
vita di un paese, l'impresa è motore
di cambio sociale.
Mi si consenta qualche sottolineatu-
ra circa la dimensione etica dell 'im-
presa.
O La finalità dell'impresa richiede
l'intervento stabile di persone, a vol-
te molto numerose, a livello di diri-
genti, impiegati e operai. Il lavoro e
la sua retribuzione non deve essere
l'unico vincolo che li unisce tra di
loro. Si dovrebbe cercare di farne
una vera comunità di persone dove
ognuno è considerato come persona,
non come semplice mezzo di produ-
zione, dove la dignità di tutti è ri-
spettata, si creano vincoli di mutua
stima e tutti si sentono valorizzati e
partecipi della vita e del buon funzio-
namento e della riuscita dell'impresa.
O È legittimo che l'impresa cerchi il
profitto. È una delle sue principali
finalità. Esso è necessario per la sus-
sistenza e crescita dell'impresa, per
assicurare i posti di lavoro e contri-
buire al progresso e allo sviluppo.
Ma, come ho già detto, non può esse-
re elevato alla categoria di bene su-
premo né procurato a ogni costo,
anche con la speculazione, l'inganno,
la frode a spese della giustizia sociale.
O Il discorso sull'etica riveste anche
una grande attualità sia nel rapporto
sociale ali 'interno della comunità di
lavoro, sia nel processo di produzio-
ne o di marketing o nel finanzia-
mento, o nei doveri fiscali e nei rap-
porti col potere politico. È facile
disattendere le esigenze della giusti-
zia o in genere dell'etica con conse-
guenze nocive sia per l'imprenditore
nella sua persona e nella sua profes-
sione, sia per la comunità di lavoro e
per l'impresa stessa come ente di
produzione.
«Gli imprenditori - scrive un autore
- sono coloro che sapendolo, o senza
saperlo, costruiranno il futuro. È una
esigenza della realtà. Sarà l'iniziati-
va individuale di quanti partecipano
nella direzione della impresa che è
comunità di persone - che darà
forma alla società dove vivremo,
poiché gran parte della vita delle per-
sone si svolge nell'ambito delle in-
terrelazioni create dalle imprese, per
il modo di lavorare e per i valori che
configurano le loro decisioni » (Tor-
mes, Antropologia del Capitalismo).
L'impresa, come si è detto, ha una
importanza fondamentale nella vita
e nel progresso di una nazione e può
diventare un formidabile motore di
cambio e fautore di rinnovamento ,
se nelle fasi di progettazione e pro-
duzione dei beni, se all 'interno della
comunità di persone che la compon-
gono e nelle diverse fasi di colloca-
zione dei prodotti, riesce a stabilire
rapporti caratterizzati da comporta-
menti del tutto fedeli e rispondenti
alle esigenze dell'etica. Un tale
esempio di vita e di funzionamento
dell'impresa sarà contagioso e avrà
un notevole impatto e incidenza
nella vita e nel costume sociale.
Per concludere mi sia consentito di
riferirmi a un apologo dello scrittore
danese Joergensen, che lessi all 'età
di 14 anni e mi rimase molto
impresso. Un ragno famelico, che
nella cima dell'alto albero dove abi-
tava, non riusciva a procurarsi il
cibo, si calò giù da quella sommità
appeso ad un filo sottile ma resisten-
te. A media altezza cominciò a tes-
sere la sua ragnatela appendendola a
destra e sinistra dei rami dell'albero.
Risultò un luogo strategico, meravi-
glioso. Ogni giorno molti insetti
cadevano nella ragnatela e il ragno
si cibava splendidamente. Passarono
giorni e mesi e gli affari andavano a
gonfie vele. Il ragno diventò grasso,
opulento; 11011 gli mancava niente.
Un mattino si alzò per fare il solito
giro di ispezione e controllò i fili
della sua ragnatela. Li conosceva
tutti: quelli di destra e di sinistra,
che la tendevano e anche quelli
interni che riparava frequentemente.
Ma trovò un filo che si perdeva in
alto. Non lo conosceva, o meglio,
non lo ricordava. Non sapeva a che
serviva e non ne vedeva l'utilità. A
che tenerlo, si disse, se non serve a
niente? E, forte del benessere rag-
giunto, con un morso lo tagliò e
subito precipitò avvolto e intrappo-
lato nella sua stessa ragnatela.
Aveva tagliato il filo maestro col
quale un giorno dimenticato era
sceso dall'alto e che, nel vuoto,
sosteneva lui e la sua ragnatela.
A modo di chiosa, ricordo il monito
di N. S. Gesù Cristo nel Vangelo di
Matteo che può aiutare ogni cristia-
no a preparare il bilancio della pro-
pria esistenza: « Quale vantaggio
avrà l 'uomo se guadagnerà il mondo
intero, e poi perderà la propria
anima? » (16 , 26).
Rosalio José Castillo Lara
Presidente della Pontificia Commissione
per lo Stato della Città del Vaticano
Capri , 25 ottobre 1996
MARZO 1997 BS

3.7 Page 27

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MESSICO. I pittori Manuel
Rodrfguez, padre sa lesia-
no , e Jes us Sanchez, in
soli quattro mesi e mezzo
hanno dipinto questo ma-
gnifico murale nella chiesa
di san Giovanni Bosco a
Coacalco . Il murale , che
ha un 'efficace ricchezza
catech istica e salesiana,
ha per titolo: « Don Bosco
vive nella Chiesa».
VENEZIA/ MESTRE . Fon -
damentale il rapporto tra
gli allievi delle scuole tec-
nico-professionali e le
aziende che operano sul
..._ territorio , che assorbiranno
i giovani per il primo lavo-
ro. Nella foto , gli studenti
grafici della « San Marco »
in visita a una tipografia di
San Zenone degli Ezze lini.
SR I LANKA. La delegazio-
ne sa lesiana (sei opere ,
quattro su l mare) è man-
data avanti dai salesiani
dell 'ispetto ri a di Madras .
Nella foto , la nuova casa
per i « Beach boys » messa
a disposizione dalla dioce-
si d i Colombo per venire
incontro ai giovanissimi
della costa.
BRASILE. Tradizionale pro-
cessione delle Palme alla
missione salesiana di Ta-
raqua , a Sao Gabriel da
Cachoeira, Am azzon ia. La
fotografia è del sale siano
laico José Uggenti, che da
molti anni lavora tra gli in-
digeni di qu esta zona del
nord-ovest del Brasile.
ZAMBIA. Press o Kazem-
be, vi è la Nsakaluba mis-
sion (200 kmq) , che da
dieci anni copre le neces-
sità pastorali della zona. Al
ce ntro una scuola con mii-
... le ragazzi, in gran pa rte
protestanti. Nella foto, ora-
torio all'aperto, con i primi
animatori laici. I ragazzi
parlano il cibemba , una
lingua particolarmente osti-
ca per gli europei.
CINA. Il direttore e la vice
direttric e dell ' Istituto di
Studi Latino -a mericani di
Pechino , insieme a don
Juan Bottasso, rappresen-
tante dell'Università Politec-
nica Salesiana di Quito
(Ecu ador), firmano in cine-
se e spagnolo un accordo
di sca mbi culturali della
durata di tre anni.
BS MARZO 1997

3.8 Page 28

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Una casa di Don Bosco unica nel suo genere. Una proposta
MONTEORTONE
VUOLDIRE
ACCOGLIENZA
E' una storia che dura da 500
anni . O se si vuole raccontare
tutto dall'inizio, da 2700. Ma
di Monteortone interessa soprattutto
l'oggi: una com unità di otto sales ia-
ni , che vive l' accoglienza come cor-
diale dovere quotidiano. E offre - a
scelta - le calde cure termali per i
cercatori di giovinezza, il pensiona-
to per gli studenti che frequentano
l' univers ità di Padova, gli ambienti
tranquilli per incontri e convegni, e
cors i di esercizi spirituali. Ma offre
anche il chiostro dell 'antico mo-
nastero agostiniano , visitato a
suo tempo da Martin Lutero. E
un santuario pieno d 'arte, do-
ve la quattrocentesca «Ma-
donna della Salute » sorride
ai pellegrini mostrando lo-
[Oil suo bel Bambino con
il dito (o il succhiotto?)
in bocca. Insomma: una
casa di Don Bosco unica
nel suo genere, uno spa-
zio pulito dove respirare benefica
ari a cri sti ana, un a proposta invitante
per sacerdoti, religiosi e religiose, e
anche per fa miglie.
IL LUNGO VIAGGIO
DELL'ACQUA
La prima buona accoglienza a
Monteortone viene già dall a terra.
Anzi, dal fa ngo. I sales iani di Mon-
teortone offrono ai loro ami ci ospiti
di Enzo Bianco
A prima vista,
può sembrare
un 'opera anomala,
così lontana
dal mondo giovanile
di Don Bosco.
Ma le terme salesiane
nascono anche da
una notevole capacità
di adeguamento.
un eccellente fa ngo curati vo , intriso
di acque termali (alla sorgente è di
87°), e ricco di sali minerali. L' ac-
qua termale è «salso-bromo-iodica,
di ori gini geotermiche, ricca di gas
e leggennente radioattiva ». Dall a
quota 1500 de lle Prealpi l' acqu a
piovana sprofonda in un sottosuolo
vulcani co fi no a 2500-3000 metri
L'elegante facciata delle
«Terme San Marco ». A sinistra,
Il chiostro dell 'antico Monastero,
e il campanile
del Santuario mariano.
sotto il livell o del mare, percorre sen-
za fretta (c ioè in una cinqu antin a
d 'anni ) 70 e più chil ometri , per ri e-
mergere boll ente ne ll a zona di Aba-
no e paes i vi c ini . Monteortone, fra-
zione di Abano Terme (Padova), ai
pi edi dei Colli Euganei, si trova
propri o al centro di questo singo lare
fe nomeno naturale.
Il fa ngo risulta un a poltigli a bru -
no-grigiastra, che co ll ocata in appo-
site vasche, viene lasc iata maturare
durante alcuni mes i a contatto con

3.9 Page 29

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invitante per rel~giosi, ma anche per le famiglie.
l'acqua termale. In tal modo il fan-
go diventa «maturo »; comprende un
53 % di argilla, 4% di acqua, 36% di
minerali , e un 7% di sostanze orga-
niche. Soprattutto alghe, dette ter-
mojt!e perché amano il calore, e sen-
za calore non vivrebbero. Questo
fa ngo, messo a contatto con il corpo
umano, lo aiuta a superare le malat-
tie reumatiche, gli restituisce l'ela-
sticità perduta, e restituisce allo spi-
rito anche un po' di giovinezza.
I salesiani di Monteortone, con i
loro due stabilimenti termali «San
Marco » e « Mamma Margherita» of-
fro no ai loro amici ospiti il relax e il
benessere per il corpo e per lo spi ri-
to. Come negli altri 140 alberghi
termali della zona, ma in un am-
biente più riservato e discreto. E cri-
sti ano. Accolti in una cornice così
suggesti va, gli ospiti indagano vo-
lenti eri nella storia di Monteortone,
non meno suggestiva. E scoprono la
pi ccola epopea delle terme.
2700 ANNI FA ...
I SERVIZI DI MONTEORTONE
ALLA FAMIGLIA SALESIANA
O Le Terme « San Marco " e
« Mamma Margherita " sono con-
venzionate con le Ussl e offrono le
seguenti cure : fanghi termali, bagni
ozonizzati, inalazioni, aerosol, mas-
saggi curativi , grotte sudatorie , pi-
scina con acqua termale e sudarium .
Camere: 150 ampie e accoglienti ,
tutte con propri servizi e telefono .
Ascensore . Ampio parchegg io. Ri-
storante e bar. Sale televisione .
Attrattive. Il complesso termale sor-
ge in un vasto parco ai piedi del
colle, ricco di verde vegetazione, of-
frendo comodità di riposare e ritem-
prare lo spirito . Ampie possibilità di
escursioni e visite pomeridiane a
luoghi e centri di arte e di culto (a 4
Km il Convento di Praglia, a 12 Ar-
quà con la casa del Petrarca, a 40
la piazza San Marco a Venezia, a
un 'ora l'Arena di Verona, e tutto at-
torno i Colli Euganei .. .).
Raccoglimento e preghiera. Oltre al
suggestivo santuario-chiesa par-
rocchiale , due distinte cappelle per
la liturgia. Concelebrazione eucari-
stica tutti i giorni. Sale di studio e di
riflessione .
La stagione dei fanghi dura da mar-
zo a tutto novembre.
Il pensionato universitario acco-
glie una trentina di studenti, che
trovano ambiente tranquillo e ideale
per lo studio.
Accoglienza ai gruppi più diversi :
per esercizi spirituali, convivenze di
fine settimana , corsi di aggior-
namento, convegni (nel 1995 vi si
tenne il Sinodo della Chiesa Evan-
gelica-Luterana) . Monteortone è
anche meta per gruppi giovanili in
gita ciclistica o per scampagnate.
Direzione e gestione dei Salesiani di
Don Bosco. Via Santuario 130
35030 Monteortone Abano Terme
(PD) . Telefono 049/86.69.041 ; Fax
049/66 .72.86 .
La stori a di Monteortone e m
parte legata a quella di Abano. I re-
perti archeo logici della zona (oggetti
di bronzo, vasi di terracotta, idoletti
ecc.) ri salgono fin o al settimo seco-
lo a.C. Già gli antichi greci, e poi i
rom ani , si resero conto che le acque
«fe rventi » toglievano « ogni fatica,
ogni dolore »; e questo sarebbe il si-
gnificato del nome Abano (forse dal
greco aponos: che libera dall a pena,
dall a fatica). G li antichi seppero ap-
prezzare quelle acque: nel secolo
scorso furono riportate alla luce
fo ndamenta solide di grandi edifici
romani , camere sotterranee incrosta-
te di marmi , pavimenti a mosaico,
volte dipinte. Come pure urne, anel-
li, amuleti. E pi ccoli idoli. Risulta
che vi si venerav ano Escul apio,
Apollo, e il famoso oracolo Geri o-
ne. Qualche storico fa derivare il
nome Ortone dalla corruzione dell a
voce Gerione (altri invece, fo rse pi ù
a ragione, da monte Rotondo). Poi
la decadenza dell ' impero romano, le
migrazioni dei popoli ge1manici, i
longobardi che passarono su Abano
come un rullo compressore. Ma do-
po l'anno M ille ecco i segni sicuri e
benefici dell a presenza cristi ana:
sorsero i pmm monasteri , tra cui
quello benedettino di Praglia, anche
ogg i in piena fi oritura. E le acque
termali tornarono a essere apprezza-
te e utili zzate. Finché un giorno .. .
CORREVA L'ANNO 1428
Un giorno capitò dalle parti di
Monteortone, con i suoi servitori,
un certo Pietro Falco, militare di
carriera, un veterano segnato da glo-
riose fe rite ma con la salute scossa e
le gambe che lo reggevano appena.
Ve lo mandava il medico , perché -
ha raccontato lo storico Giacomo
Filippo Tomasino - «convengono
da tutte le parti del mondo infermi a
questi nostri Bagni Padovani per ri-
sanare, mirabilmente ricevendo ca-
dauno da queste acque in breve
tempo ristoro ». Pietro Falco faceva
i bagni, ma non riceveva alcun ri-
storo . Allora si rivolse ad altri medi-
ci, il Signore e la Madonna, e pregò
I
Una vasca per la maturazione del fango. L'addetto sta riempiendo
i secchi di fango, che verrà utilizzato ben caldo per le fangature.
Cure termali: interno di una « grotta sudatoria ».
BS MARZO 1997

3.10 Page 30

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pieno di fede. Un giorno era raccol-
to in preghiera in un boschetto pres-
so una fonte sconosciuta, ai piedi
del monte Ortone (troppo onore,
chiamarlo monte: è una verde colli-
netta di 168 metri). Alzò gli occhi al
cielo e - racconta sempre lo storico
- vide una nuvola luminosa che dal
monte si diffondeva sopra il bosco,
scendendo dove lui si trovava. La
nube si aprì, ed ecco la Madonna
tutta splendore. Pietro Falco si fece
piccolo piccolo, si prostrò a terra
pieno di timore, e di gioia. E si sentì
dire: « Va', Pietro, e in questo mio
fonte làvati, che ricupererei la sa-
nità ». Pietro, aiutato dai suoi servi-
tori, si immerse nell 'acqua della
fonte , e sentì che le gambe gli si
consolidavano, i dolori cessavano, i
postumi delle gloriose ferite spari-
vano. E nelle acque trovò anche il
bel quadro della Madonna oggi ve-
nerato nel santuario. La fama del-
1'apparizione mariana si diffuse in
un baleno, la gente accorreva. Con i
pruni venne costruita una cappella
provvisoria. Le autorità religiose e
civili redassero i documenti storici a
futura memoria. Poi fu posta la pri-
ma pietra del santuario, e col con-
corso della popolazione in sette anni
lo si costruì. Il vescovo di Padova lo
consacrò nel 1435.
Lo prese in consegna un ordine
mendicante, gli Eremitani di sant' A-
gostino. Fra' Simonetta, il superio-
re, completò la costruzione, piantò
attorno vigne e oliveti, e costruì ac-
canto alla chiesa il chiostro del con-
vento. Il quale sei anni più tardi
prese fuoco, rovinando anche il san-
tuario. La fede era tanta e tenace, e
Angoli tranquilli del parco, per il relax degli ospiti.
si ricostruì tutto da capo. Ne venne
fuori una chiesa a tre navate in stile
pre-rinascimentale, più grande della
precedente, con un campanile slan-
ciato. Fior di pittori affrescarono le
pareti. Poi vennero le pestilenze, e
quando fu la volta della famosa pe-
ste del Manzoni , tutte le pareti affre-
scate furono ricoperte di calce viva.
Napoleone, più nefasto della peste,
con un decreto del 1810 pose fine
alle congregazioni religiose. Gli Ere-
miti di sant' Agostino furono disper-
si, e il santuario-monastero depreda-
to. Sparirono suppellettili preziose e
arredi, perfino l'organo e le campane.
Poco dopo Monteortone tornò a
essere stabilimento di cura e albergo
in mano a privati , per più di un se-
colo. Ma già nel 1850 il santuario
era stato riape1to al culto, tornando
a essere punto di convergenza della
pietà cristiana. Poi nel 1937 i sale-
siani acquistarono il chiostro e le
terme, per fame la sede di uno Stu-
dentato Teologico in cui preparare i
futuri sacerdoti di Don Bosco.
LA MONTEORTONE
SALESIANA
Per più di trent'anni i chierici sa-
lesiani con la seriosa tonaca nera e
la faccia da monelli si sostituirono
agli austeri Eremiti di sant' Agosti-
no. Arrivavano ogni anno ai primi
di ottobre, e sudavano sui libri sacri
per tutto l'anno scolastico. Alla do-
menica partivano in bicicletta con la
tonaca al vento, con qualsiasi tem-
po, e raggiungevano una quindicina
di parrocchie della zona per animare
le liturgie e fare l'oratorio. Poi a fi-
ne giugno, sostenuto l' ultimo esa-
me, sparivano per altre destinazioni.
Allora le acque riprendevano a sbuf-
fare, e Monteortone ridiventava per
Cure termali:
inalazione con le acque termali.
tre mesi stabilimento termale. Con
il passare degli anni gli amici che
chiedevano ospitalità alle «Terme
San Marco » diventavano sempre più
numerosi, i mesi estivi non bastava-
no per accogliere tutti. E nel 1957
Monteortone aprì il secondo stabili-
mento: le «Terme Mamma Marghe-
rita ». Un ambiente serio e riservato,
a conduzione familiare, per le suore,
i parenti dei salesiani, per guanti si
sentissero a disagio negli altri alber-
ghi scanzonati e mondani.
Intanto le esigenze dello studio
teologico erano mutate, e nel 1969
gli studenti sciamarono a Verona.
Allora la Monteortone dei fanghi fu
pienamente riciclata, con migliorìe e
impianti rinnovati. Le «Terme sale-
siane di Monteortone » da qualche
anno offrono agli ospiti una piscina
per le cure di idromassaggio che è il
fiore ali' occhiello e non teme con-
fronti con le altre piscine di Abano.
Esiste anche un piano di rilancio del
chiostro: la calce viva di manzonia-
na memoria a poco a poco venne tol-
ta, e 1iappaiirono gli splendidi affre-
schi del Quattrocento e Cinquecento.
A prima vista, le Terme salesiane
di Monteortone potrebbero sembra-
re un'opera anomala, lontana da quel
mondo giovanile che è proprio di
Don Bosco. Ma forse indicano una
notevole capacità di adattamento,
secondo i tempi. Monteortone oggi
vuol dire accoglienza. Accoglie la
terra, con le sue calde acque saluta-
ri. Accoglie la Madonna nel suo bel
santuario, artistico monumento di
fede. E accolgono gli otto salesiani,
ospitando quanti si rivolgono a loro
(anche vescovi, anche cardinali). Di-
ce don Giulio Trettel, direttore del-
l'opera: «Monteortone è una fron-
tiera forse insolita, diversa rispetto a
quelle salesiane più note e diffuse,
ma è in linea con lo stile coraggioso
e inventivo di Don Bosco ».
Enzo Bianco

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
COME IN UNA SQUADRA
DI CALCIO
<< e aro_doctor J., la mia scuo-
la e poco attraente, e non
presenta grandi novità. lo però mi
diverto con i compagni e sono
perfettamente integrato nella classe.
Ciò che non funziona, sono i pro-
fessori: naturalmente ci sono i noio-
si, ma anche « drogati del dovere »,
che vorrebbero che anche noi fossi-
mo come loro . Mi sembrano dei
commercianti che cercano di rifilarti
la loro merce scadente. E non c
altro. Il professore di matematica mi
ha preso di mira, questo è certo: ho
un bel da studiare, non è mai con-
tento. La professoressa d'inglese è
simpatica, ma per lei io sono uno
dei tanti. Vorrei che i miei professori
si accorgessero di me. Qualcuno ha
scritto una cosa sul mio banco:
« Non uccidete gli scemi, possiamo
farne dei professori! ». Non l'ho
scritta io, naturalmente, e non lo
penso. Ma incomincio a perdere la
pazienza. Il suo punto di vista mi fa-
rà bene, altrimenti finirò col vedere
tutto nero I» (Matteo).
Caro Matteo,
capisco il tuo stato d'animo. È come
se nella tua scuola ci fosse una
squadra di calcio al tuo servizio e tu
vorresti conoscere bene ogni gioca-
tore e il suo posto in campo per
inserirti nel gioco di ciascuno . Ma
dici bene che è la stessa cosa per i
professori. Essi devono adattarsi
agli allievi, e tu hai questo vantag-
gio su di loro : essi hanno almeno
25 allievi per classe, e questo vuol
dire trovarsi di fronte 75 giocatori.
Quelli di certe materie poi, con un
numero di classi ancora più grande,
non riescono nemmeno a ricordare
tutti i nomi e i volti dei 200, 300 ra-
gazzi che incontrano ogni setti -
mana. Tu puoi conoscerli meglio e
più in fretta di loro!
Per non farti riconoscere come
« il biondo dalle scarpe nere », devi
dare prova di ingegnosità: fatti un
cartoncino con il tuo nome e cogno-
me ben visibili da lontano, e mettilo
sul tuo banco. Se lo faranno tutti ,
potrebbe diventare una cosa simpa-
tica: la classe si trasformerà in una
solenne sala di conferenze . I pro-
fessori potrebbero apprezzarlo .. .
Se hai l'impressione che tutto
vada male , che i voti precipitino
paurosamente, che il prof. di mate-
matica non ti salta una volta, non
scoraggiarti . Un quarto d'ora faccia
a faccia con il prof. che coordina la
classe , ti rimetterà in carreggiata. È
per darti una mano! Chiedigli di
fare da mediatore, lui ti dirà ciò che
i professori pensano di te , ti spie-
gherà come dovrai cambiare e tu
darai prova di buona volontà. Ma
per, fare questo, ci vuole confidenza
e sincerità. Lui sa che non siete dei
robot. Potrebbe diventare il tuo mi-
gliore alleato.
Come in una squadra di calcio
c'è il libero, il difensore , il portiere ,
così vi sono molti tipi di professori.
Uno ha scelto di « fare il duro » con
gli allievi? È solo scena, non avere
paura. Ogni professore è un attore!
Sii un buon pubbl ico , dagli la tua
attenzione, e perdonagli la sua de-
bolezza. Il trucco è semplice: fissa
le sue scarpe bianche di gesso, o la
sua maglia fatta a mano. Immagina
il tuo «carnefice » sotto la doccia, o
che inzuppa il pane nella scodella.
Sai chi comanda a casa sua? Que-
sta mattina la moglie gli ha fatto
una girata e lo ha obbligato a la-
sciare in ordine la sua scrivania,
prima di partire ...
Un altro è un «gran chiacchie-
rone »? Ascoltalo. È il suo modo di
«riscaldarsi ». Come tutti gli sportivi,
lui non si getta subito nella mischia.
Potresti chiede rgli senza paura la
sua opinione sul buco dell'ozono, o
sulla mucca pazza, e questo ti sarà
utile anche per le altre materie. Sen-
za dare troppo peso a quel
che dice , potrai farti una
~
= tua opinione. Sotto
~
la sua caricatura, r.;
quella che hai fat- (
to sul tuo diario, '
potresti scriver-
ci i suoi tem i
preferiti , le espressioni più tipiche.
Ogni tanto potresti ripeterle , e lui
forse lo gradirà.
Un altro vuole i margini di tre
quadrati, i titoli sottolineati in verde,
i sottotitoli in rosso , i fogli con le
correzioni allegate e pinzate ... All'i-
nizio rischia di essere difficile , e
troverai queste esigenze compli-
cate. Magari ti sembrerà una fac-
cenda da scuola elementare. Ma
dopo qualche mese, vedrai che ti
sarai organizzato e diventerai più
curato , guadagnerai tempo , chia-
rezza di espressione , e migl iorerai
anche l'ortografia. Viva i pignoli!
C'è poi il prof. con lo spazzolino
da denti nel taschino, con il quale è
sempre il momento di ridere. Com-
prensivo verso chi ha la testa nelle
nuvole , se uno ha dimenticato un
quaderno, non ne fa una tragedia.
Lui stesso del resto , a volte impiega
una settimana a correggere i compi-
ti! « Sono chiusi nell'auto e la serra-
tura si è guastata ... », dice . Sono
fatti che invitano a fare chiasso e a
prenderlo in giro. Ma tu non devi far-
lo. Con i distratti, fai l'apprendistato
de/l'autonomia. Tocca a te dimostra-
re che hai capito le regole del gioco:
lavori per te, non per i professori.
Vedi tu come cavartela con i ner-
vosi , i super-colti, i lunatici. .. Com-
pleta tu la galleria dei ritratti.
Potresti insistere con una bella cari-
catura, che diventa liberante. E poi
paragonare i tuoi disegni con quelli
degli altri. Perché non li offrite in
album ai prof. alla fine dell 'anno?
Ma fin che siete tra i banchi ,
cercate di essere discreti : non si sa
mai. Non tutti condividono il nostro
senso dell'umorismo .. .

4.2 Page 32

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,Da più di vent'anni, padre André Saenen si prende cura dei
ANDRE SAENEN, PRETE
DI PERIFERIA
di Jacqueline Getas
Padre André, prete
consacrato ai giovani
di St Genis Lavai.
In lui trovano ascolto,
ma anche un aiuto
per lo studio
e l'avviamento al lavoro.
ciazioni , fondò la sua. Ali 'inizio, il
club venne battezzato «La Mécani-
que », perché questa era l'attività
principale degli adolescenti: ripara-
re biciclette e motorini in un locale
messo a disposizione dal municipio,
in piazza «de la Médiathèque ». Do-
po due anni e mezzo passati nella
vecchia scuola delle ragazze, le au-
torità riconobbero l ' utilità del club
e gli diedero un altro locale di fronte
al salone parrocchiale. Sei mesi più
tardi , l'edificio venne demolito e
l' «Inter-Club-Ado » dovrà ancora
trasferirsi un paio di volte, prima di
installarsi dove ha sede ora, in cor-
so Foch.
St Genis Lavai (Lione, Francia). Padre André: «Avanti!».
A St Genis Lavai, molti sono
convinti che se la città è me-
no colpita dalla violenza co-
diffusa nella periferia di Lione, lo
deve in buona parte al coraggioso
lavoro mandato avanti dalla fonda-
zione «Inter-Club-Ados ». Un'asso-
ciazione fondata da un prete che ha
consacrato la sua vita ai giovani.
Quando è rientrato dall 'Algeria nel
1975, André Saenen chiese ai suoi
superiori il permesso di continuare a
occuparsi dei giovani magrebini,
così come aveva fatto là, tra gli ado-
lescenti di Orano. Fu autorizzato, a
MARZO 1997 BS
condizione che conservasse come
sede-base la comunità salesiana più
vicina. «Mi sono reso conto in se-
guito che i miei superiori avevano
ragione di chiedermi che non fossi
isolato, ma vivessi in comunità », di-
ce ora il prete, che riconosce di aver
dovuto mandare giù molti rospi du-
rante la sua missione.
Nel 1979 padre André diede vita
a un gruppo di riflessione sul futuro
dei giovani del quartiere e due anni
più tardi, cogliendo al volo l' oppor-
tunità di una legge che permetteva
agli immigrati di dar vita ad asso-
I St Genis Lavai (Lione, Francia).
Il consolato algerino
lo ha ringraziato
per il suo lavoro esemplare.

4.3 Page 33

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ragazzi francesi e magrebini. E insegna loro il rispetto e l'amore alla vita.
I St Genis Lavai. Rientrato dall'Algeria vent'anni fa,
padre André si mise a disposizione
dei giovani magrebini della periferia di Lione.
St Genis Lavai (Lione).
Magrebini e francesi scoprono l'amicizia.
In gita, dove è più facile
sentirsi gruppo.
St Genis Lavai (Lione).
L'« lnter-Club-Ados » un po' è famiglia, un po' oratorio.
IMPARARE
IL RISPETTO PER L'ALTRO
Oggi, chi entra nel locale deve di-
re « bonjour » all ' assistente. È que-
sta la regola d' oro che ha messo
come condizione all ' iscrizione al
club. Ai muri , le scritte « solidari-
», «entraide », «respect », fanno ca-
pire bene lo spirito che vi regna.
Negli scaffali, decine di album di
fotografie presentano i momenti forti
dell'associazione. Una specie di me-
moria collettiva alla quale i giovani
tengono particolarmente. Essi dico-
no spesso: «Siamo diventati qualcu-
no grazie ad André ». Prova dell 'at-
taccamento dei ragazzi al club è il
fatto che quelli della prima ora ri-
tornano regolarmente a fare visita al
fondatore del gruppo, che riconosce
che si è creato tra lui e i giovani un
vero senso di famiglia, « una delle
poche strutture in cui i francesi si
mescolano ai magrebini ». Gli ado-
lescenti vengono da ogni angolo
della città, semplicemente perché
qui c'è qualcuno che li ascolta. E
vengono in gran parte proprio per
trovare l'occasione di confidarsi.
LA "MAISON D'EMPLOI»
Da 18 anni, André Saenen ha
messo in piedi il sostegno scolastico
dei ragazzi di St Genis Laval. Il ri-
sultato è stato buono, tanto che oggi
arrivano anche da Brignais, La Mu-
latière e Oullins per iscriversi e con-
tare sul sostegno di otto volontari.
Qualche tempo dopo padre Saenen,
colpito dallo smarrimento dei gio-
vani per via della disoccupazione,
ottenne per loro corsi di avviamento
al lavoro o addirittura l'impiego. A
questo scopo ha messo in piedi una
specie di ufficio di collocamento, la
«Maison d'Emploi» , grazie alla te-
nacia di un consigliere comunale,
Lise Bignon, che presentò la richie-
sta a favore di un locale e di una
persona disponibile per qualche ora.
Oggi il movimento creato da
vent ' anni è diventato una catena di
solidarietà. Gli adulti aiutano spon-
taneamente i più giovani. E se il
gruppo programma un viaggio o
un'uscita, ognuno mette la mano nel
portafogli per contribuire al fondo
necessario. Un senso di responsabi-
lità che ha coinvolto anche i genito-
ri, e che gli è valso il riconoscimento
da parte dei responsabili della regio-
ne. Per André Saenen è la migliore
ricompensa per il tanto tempo dedi-
cato al suo lavoro e per le incom-
prensioni subite da parte di qual-
cuno. Nel 1988, una lettera del con-
solato algerino ha voluto esprimergli
il ringraziamento « per il suo lavoro
esemplare a favore dei giovani alge-
rini ». A St Genis Lavai, i giovani
esprimono la stessa riconoscenza.
BS MARZO 1997

4.4 Page 34

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Antonello Ronca
U n'anziana signora a
metà luglio ha conse-
avendo per lo più in comu-
ne esperienze di parrocchia
gnato al parroco settecen -
e oratorio hanno ormai ce-
tomila lire, dicendo che non
mentato tra di loro una pro-
poteva andare in vacanza
fonda amicizia che fa supe-
e dava quanto avrebbe
rare le divergenze. Una de-
speso per il Centro di ascol-
cina si avvicendano nell 'a-
to. Un'altra signora pur vi-
scolto vero e proprio . Gli al-
vendo della pensione mini-
tri sono preposti al servizio
ma, ogni settimana porta al
viveri e al vestiario. «Que-
Centro dei viveri secondo le
st'ultimo occupa il maggior
sue possibilità. «Questi ge-
numero di volontari , perché
sti di condivisione », dice
gli indumenti vengono sele-
Tino, un volontario, «testi -
zionati , imbustati e suddivisi
moniano quanto la nostra
per tipo , taglia e stagione »,
comunità parrocchiale sia
spiega Tino mostrandoci
animata dalla carità : per
con giusto orgoglio armadi
noi del Centro sono stimolo
pieni di vestiti pronti per
a impegnarci di più ».
essere distribuiti. « Abbiamo
voluto in modo speciale che
ALL'INTERNO DELLA PAR-
tutto fosse ben organizza-
ROCCHIA « Gesù Adole-
to ». La stessa cura è appli-
scente » di Torino , all 'inizio
cata allo smistamento dei
del 1994, si è costituito un
viveri che arrivano dai par-
gruppo ben affiatato per
rocchiani dalla Caritas cen-
occuparsi in modo più con-
trale o da alcuni supermer-
creto della gente : è nato
cati. Per le necessità pri-
così il «Centro di ascolto »,
marie la comunità viene in-
aperto tre volte alla setti-
mana di mattina, che acco-
glie le persone in difficoltà,
I
Torino. Parrocchia Gesù Adolescente,
cercando di far sentire loro
in quartiere San Paolo. Il « Centro di ascolto »,
l'appoggio e la solidarietà
aperto tre volte alla settimana.
formata da alcuni cartelloni
posti all 'entrata della chie-
sa : la risposta è sempre
stata positiva. Per quanto ri-
guarda il lavoro , grazie alla
cristiana di tutta la comu -
collaborazione dei volontari
nità. «A volte quelli che ven-
gono al Centro non cerca-
PARROCCHIE
e di altri parrocchiani sono
state piazzate una cinquan-
no soltanto una soluzione
pratica ai loro problemi, ma
chiedono semplicemente di
IN ASCOLTO
tina di persone. Rimane in-
vece irrisolto il problema
della casa. Il Centro non in-
essere ascoltati e capiti :
per noi questo è il compito
Un «Centro di ascolto» a servizio
terviene mai con elargizioni
di denaro, ma per le bollette
principale , quello che ci della parrocchia. Mettendo a disposizione in pagamento , tramite pre-
coinvolge di più sul piano
personale. La nostra inten-
l'inventiva e le competenze di ognuno.
ziosi collegamenti , riesce a
ottenere buone dilazioni .
zione è di far loro percepire
Curiosamente , il finanzia-
che vogliamo fare un po ' di strada insieme a loro ».
mento del Centro avviene grazie alla creatività e alla
Il Centro assiste costantemente circa 130 famiglie. La disponibilità di alcune volontarie , nonché ottime cuo-
metà sono immigrati , per i vari problemi di sussisten- che , per lo più attraverso la preparazione di cene per
za e di lavoro . Tutti i loro dati sono conservati in un i vari gruppi all 'interno della parrocchia.
registro informatico e ogni famiglia che viene seguita
ha nell'isolato dove abita un referente , in genere i C'È CHI PENSA A UN SUPERMERCATO O ALLA
genitori di un bambino che frequenta il catechismo , SUA SUCCURSALE, ma non importa. Abbiamo perfi-
che fa da tramite e, allo stesso tempo , da verifica per no avuto la soddisfazione di vedere alcuni immigrati
ogni necessità. A volte i nominativi sono forniti dalla battezzarsi e battezzare i loro figli . Ci basta mettere
San Vincenzo o da altri enti ; buona ed efficace è la una pulce all 'orecchio di chi viene da noi , seminare
collaborazione con le assistenti sociali , mentre sareb- dei «perché ». « Se non fosse per quello lassù ... »,
be forse auspicabile un maggiore coordinamento tra sorride il parroco, don Maffeo, puntando il dito verso
le varie parrocchie della zona.
l'alto . In ogni caso il frutto più grande di questo im-
pegno è vedere che la comunità parrocchiale, ormai
SONO UNA TRENTINA GLI OPERATORI DEL CEN- sensibilizzata, si fa carico dei fratelli più sfortunati .
TRO. Tra di loro , alcune coppie sui 50-55 anni , che
MARZO 1997 BS

4.5 Page 35

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IL «PREMIO NOBEL»
tre gambe: il privato (capitale
di mercato) , il pubblico (capi-
tale di stato) e appunto il terzo
settore (capitale sociale), che
fa riferimento a chi si occupa
di volontari ato, associazioni-
smo, cooperazione sociale,
ecc. in forma organizzata per
perseguire l'interesse colletti-
vo e senza scopi di lucro.
venerdì, evidenzia la diffi-
coltà a far entrare nel vissuto
la dimensione religiosa.
AMNESTY
ILBANCHEITO
DELLAVITA
6i{llr/A4ea•••~.e
IN BRASILE
MONSIGNOR BELO
E /GIOVANI
«A Timor c'è una fioritura di
vocazioni, non solo nei semi-
nari . I timoresi vog liono sce-
gliere la missionarietà; uscire
dal proprio paese e andare, a
loro volta, verso le missioni »,
dice mons. Belo. « In Europa i
giovani preferiscono i caffè,
le spiagge, le piazze e non le
chiese. Non so. La mia im-
press ione è che dove c'è più
ri cchezza, più benessere si
perde un po ' il senso di Dio ».
E alla domanda: i salesiani a
Timor si occupano anche
della formazione politica dei
giovani, per favorire una
nuova classe dirigente? , ri-
sponde: « Purtroppo no . Ma è
necessario. A Timor ogni atti-
vità è sotto gli occhi dei servi-
zi di sicurezza. Ma si deve
lavorare per la politica e ren-
derla pulita ».
DÉCIO ZANDONADE
NUOVO VESCOVO
Don Décio Zandonade, 54
anni, ex ispettore di Belo Ho-
rizonte e ultimamente diretto-
re del « Sistema Salesiano Vi-
deocomunicaçao » per la pro-
duzione di programmi religio-
si ed educativi televisivi, è
stato nominato vescovo ausi-
liare dell ' archidiocesi di Belo
Horizonte.
POST-CRESIMA
IPOCRISIA
DELLE GRANDI NAZIONI
L'ultimo «Rapporto annuale»
di Amnesty International è un
atto di denunci a co ntro le
nazioni che vendono armi e
strumenti di tortura a governi
e milizie dei paesi in guerra.
Tra coloro che occupano i pri-
mi posti, vi sono Cina, Stati
Uniti, Gran Bretagna e Fran-
cia, che fanno parte dell 'ONU.
Un comm ercio accompagnato
dalla ricerca sc ientifica e
sostenuta da investimenti per
rendere più raffinati gli stru-
menti di morte e di tortura,
come le pistole con proiettili
che danno scosse da 40 mila
volt, manganelli elettrici e
altro ancora.
PASTORALE GIOVANILE
IL « TERZO SETTORE»
Al Salesianum di Roma un
centinaio di animatori di pa-
stora le giovanile hanno preso
parte al convegno di formazio-
ne dal titolo « Un nuovo mo-
dello sociale ». Suor Gabriella
Scarpa e don Giov. Battista
Bosco hanno coordinato il
lavoro di ricerca che si è pro-
posto di ripensare le aggrega-
zioni giovanili partendo dai
nuovi fenomeni sociali e dalle
nuove opportunità che presen-
tano. Protago ni sta il « Terzo
settore », con il quale si inten-
de un campo d 'azione per un
modello di soc ietà pensata a
FEDE STOPPATA
AL VENERDÌ
1200 ragazzi delle medie infe -
riori sono stati oggetto di una
ricerca, nella quale risulta che
ai ragazzi la catechesi piace
(« è all eg ra , aperta, attiva,
vivace, bella, elastica, vera,
fac il e ») ed è frequentata vo-
lentieri dall '89 % di loro. Non
così la messa, che nel periodo
del post-cresima arriva a un a
frequenza del 10,1%. Ciò che
annoia di più è la predica.
« Solo chi ha una vita interiore
sviluppata può reggere a lun-
go», dice il sociologo Caste-
gnaro, che ha condotto la ri-
cerca. Il fatto che la vita reli-
giosa dei ragazzi si fermi al
EDITORIA
LIBRO POSTUMO
DIDONAUBRY
«Les Saints de la Famille » è
l'ultima fatica editoriale di don
Joseph Aubry. Il libro, in lin-
gua francese, è stato curato da
Lambert Petit per conto della
casa generalizia. Presenta 12
profili biografici , da san Fran-
cesco di Sales a Mamma Mar-
gherita. In apertura l'elenco
dei 40 santi e futuri santi della
Famiglia Salesiana che don
Aubry aveva intenzione di rac-
contare. «La nostra Chiesa è
una Chiesa di santi », si legge
nella prefazione. Una frase che
si adatta bene anche alla nostra
«Famiglia ».
L'ABBRACCIO
DEL PADRE
« La prima Confessione».
Attraverso un vivace e
avvincente episodio di fic-
tion , il video offre agli
operatori pastorali e ai
catechisti uno strumento
per presentare e far vive-
re ai fanciulli questo im-
portante momento della
loro iniziazione cristiana.
IL BANCHETTO
DELLA VITA
« La prima Comunione».
Con caratteristiche simili
al precedente , il video
illustra il cammino di pre-
parazione alla Messa di
prima Comunione, cam-
mino che culmina nella
celebrazione del primo
incontro con Gesù di
Francesca, la protagoni-
sta dell'episodio di fiction .
Una coproduzione LDC -
Centro Eucaristico -
Audiovisivi Messaggero.
Ciascuna cassetta:
durata 25', lire 29.000
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cattoliche
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BS MARZO 1997

4.6 Page 36

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
,,DECIDITI
UNA BUONA VOLTA,,
Tra le qualità più desiderate per i figli dai genitori
figura regolarmente la «capacità di decisione»,
intesa non solo come l'abilità di scegliere tra
varie opportunità, ma anche come prontezza e
tempestività nel passare all'azione.
e hi rimanda continuamente, cion-
dola insicuro, di solito è in ri-
tardo, si mostra irresoluto o peren-
nemente titubante e soprattutto chi
non si assume mai responsabilità,
attizza in famiglia un clima irritante
di guerriglia. Per molti genitori è
spesso una profonda delusione: un
figlio così non mantiene le promes-
se, manda all 'aria sogni o progetti.
La frustrazione può suscitare un
senso di impotenza e la decisione
di ritirarsi: « Fai quello che vuoi.
Non me ne importa più niente! ». In
realtà , chi rimanda continuamente
e non riesce a decidere manifesta
con il suo comportamento dei pro-
blemi e, soprattutto quando si tratta
di ragazzi e giovani , la prima cosa
da fare è scoprire quali.
Alcuni dei problemi più frequenti
oggi , nascono da una situazione
ambientale: confusione e incertezza
sul futuro ; scarsa capacità di pro-
porsi obiettivi concreti per la nebulo-
sità delle prospettive ; incapacità di
stabilire una gerarchia tra le cose
da fare: troppi giovani non sono
informati con certezza ragionevole
su che cosa è importante e cosa
non lo è .
Altri problemi sono generati dalla
paura, paura del rischio, ansia, de-
pressione , e quindi rifiuto della re-
sponsabilità. Gli studenti cercano di
prolungare l'università per evitare la
ricerca del lavoro. Le coppie prolun-
gano il fidanzamento per sfuggir~
alle responsabilità del matrimonio. E
la paura di essere autonomi.
Altri problemi ancora sono provo-
cati da una insufficiente maturazio-
ne personale: sono quei giovani che
dipendono troppo dagli altri , sono
facilmente manipolabili e subiscono
le pressioni esterne che impongono
certi stadi di perfezione che sem -
brano irraggiungibili . La paura di fal -
lire immobilizza molti.
Altre ragioni infine possono es-
sere la monotonia del compito , svo-
gliatezza, smemoratezza, noia , fa-
tica fisica e psichica. Spesso inter-
viene anche la paura di deludere i
genitori. Una profezia che di solito
finisce per avverarsi.
SOLUZIONI DELICATE
Non dobbiamo mai dire : « Vai e agi-
sci! »; è il peggiore consiglio che
possiamo dargli . La maggior parte
dei figli « rimandatari » ha sentito
questa frase mille volte ; sentirla
ancora provocherà risentimento,
frustrazione e ansia. Anche ripe -
tergli sempre le stesse cose è ne-
gativo : si sentirà solamente perse-
guitato e controllato. Quando un in-
deciso si sente spinto a fare qual-
cosa, vive una sorta di risentimento
che lo fa andare sempre più piano.
È consigliabile non essere critici ,
non prenderli in giro e non minac-
ciarli. Lo minacce possono farli rea-
gire , ma poi probabilmente si stàc-
cherebbero completamente da noi .
Un altro consiglio è quello di non
fare mai il lavoro del figlio indeciso
al suo posto. Se i genitori diven-
tano una soluzione magica per lui ,
perpetuano il suo problema e pro-
babilmente nel futuro continuerà a
rimandare , pensando che i genitori
o qualcun altro interverranno magi-
camente per salvarlo .
MARZO 1997 BS
COME SI PUÒ EDUCARE
UN FIGLIO CHE TENDE
TROPPO A RIMANDARE?
La prima cosa da fare è inco-
raggiare i figli indecisi a scoprire
e superare gli eventuali problemi.
Devono imparare da soli , pagando
le conseguenze di persona. Ma

4.7 Page 37

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possono essere aiutati a vincere le
pau re più frequenti , analizzandole
con calma. Ha bisogno di un con-
sulente , di un consigliere che sa
incoraggiare senza giudicare.
È importante aiutare un figlio
indeciso a programmare un pia-
no di lavoro, stabilire dei limiti ch ia-
ri , delle tappe, dei traguardi ; discu-
tere del lavoro che deve essere
fatto e con quale scadenza ; discu-
tere anche sulle conseguenze che
si avrebbero se il lavoro non rien-
trerà nei limiti previsti . Stabilire in-
sieme priorità e urgenze.
Bisogna aiutare il figlio inde-
ciso a cercare di proporsi obiet-
tivi raggiungibili, concreti e reali-
stici. Egli non sa regolarsi sulla
quantità di lavoro che è in grado di
svolgere quando prende un impe-
gno ; è poco realista quando parla
del tempo.
Premiare i figli mentre stanno
lavorando per raggiungere l'obiet-
tivo. Gli indecisi non pensano mai
di aver realizzato qualcosa , fino a
che non hanno finito il lavoro .
Vedono solo quello che hanno an -
cora da fare e non quello che han-
no già fatto . Devono essere pre -
miati , anche se hanno fatto di me-
no ; questo li renderà più consape-
voli delle proprie capacità.
Bisogna sempre spiegare il
motivo per cui si è arrabbiati ed
è importante discuterne con
chiarezza senza essere punitivi e
brutali. Non si deve far sentire la
rabbia e non bisogna esprimersi
con sarcasmo , ma esporre chiara-
mente quello che si prova.
È necessario far capire ai figli
che sono valutati per altre qua-
lità, importanti come quelle pro-
duttive. Anche se non ottengono
risultati vistosi , sono amati e sti -
mati. I genitori devono mettere in
risalto i lati positivi del loro carat-
tere: la generosità, il buon umore , la
sensibilità, l'equilibrio, qualche abili-
tà. Purtroppo anche i ragazzi , oggi ,
valutano se stessi solo per quello
che riescono a fare in termini di
successo e di guadagno economico .
Insegnare ai figli l'importanza di
conquistare grandi e forti qualità
personali , di imparare a essere più
che a fare e a possedere , è un
messaggio che richiede tempo per
essere compreso , ma è il più pre-
zioso che si possa dare .
o
DIZIONARIO PEDAGOGICO sibilità e rischi : le nostre paure
a cura di Jean-François Meurs ci rendono prudenti . Ma l'edu-
catore non si spaventa. Valuta
S traordinario. Pensare e vive- le chance...
re in un unico movimento sia il
quotidiano che lo straordinario .
Coltivare insieme e gestire sia
progetti ordinari che quelli in
apparenza «utopici ». A qualun-
que età, non accettiamo spesso
i primi (i progetti quotidiani), se
non siamo sicuri che possono
essere la sorgente d,ei secondi
(quelli straordinari). E così che
Don Bosco ha potuto lanciare le
passeggiate autunnali , mobili-
tare i giovani contro il colera,
F amiliarità. La familiarità pro-
duce l'affetto, ed è l'affetto che
fa nascere la confidenza. Il
« metodo preventivo » forma dei
giovani aperti, ai quali l'educa-
tore può in ogni momento parla-
re il linguaggio del cuore.
~r;:0 ~
organizzare la prima spedizione
missionaria in Argentina: perché {~\\,,~~-f-' ~
lui aveva una vita ordinaria che
~ l~ Qw. t, generava lo spirito di Valdocco.
C hance. Tutta la realtà uma-
t t ; - ~~ I na, sociale... porta con sé pos-
-1~
IN LIBRERIA
DOSSIER
catechista
DOSSIER CATECHISTA
Rivista mensile a colori
Nove numeri all'anno
Strumento per la formazione
personale e di gruppo
dei catechisti
Pubblicata a cura del Centro Ca-
techistico Salesiano di Leumann,
la rivista è costruita sulla misura
dei catechisti che operano con i
fanciulli e i preadolescenti, per la
loro formaz ione spirituale , conte-
nutistica e metodologica.
In ogni numero della rivista :
Lectio divina
sui testi evangelici di
" Venite con me »
Storia della catechesi,
di ieri per i catechisti di oggi
• Cammino di educazione
all'Eucaristia
• Linee e temi di catechesi morale
nei catechismi
Lettura dei disegni di
" lo sono con voi »
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I
BS MARZO 1997

4.8 Page 38

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Nuova «venerabile». Il 17 dicembre alla presenza di Giovanni
I FIORETTI DI
SUOR EUSEBIA
di Giuliana Accornero
L a storia di Eusebia comincia
all'alba del nuovo secolo, sul
filo di una povertà tanto cru-
da da rasentare la miseria. Il 15 di-
cembre 1899 nasceva a Cantalpino,
un piccolo borgo in provincia di Sa-
lamanca (Spagna). Il papà fa il brac-
ciante a giornata, la mamma è casa-
linga, ortolana, e presta servizi oc-
casionali su richiesta di qualche fa-
miglia. Ma la salute di papà, com-
promessa dai postumi di una caduta,
non gli consente fatiche gravose
prolungate. In casa la vita è dura, e
la difficoltà quotidiana di mettere
qualcosa in tavola per le bocche che
crescono di numero è tanta: dopo il
fratello Antonio, morto a tre anni,
nasce Dolores, di tre anni maggiore
di Eusebia. Dopo altri tre anni la
raggiungerà la sorellina Antonia e
più tardi un altro fratellino, Mosè,
che arriverà per sparire subito ... Ep-
Eusebia, postulante a Salamanca.
MARZO 1997 BS
Piccola mendicante
insieme al padre, per le
strade di Spagna. Dio la
chiamò tra le Figlie
di Maria Ausiliatrice.
pure in quella casa non si trova tri-
stezza o rassegnazione, noia o risen-
timento. In quella famiglia - la più
povera del paese - regnano la pace
e la gioia, e la piccola Eusebia le as-
simila, più abbondanti del cibo. So-
no i primi miracoli che colpiscono al-
l' alba della sua esistenza. Alla mam-
ma, afflitta per la mancanza del ne-
cessario, il papà risponde un giorno:
« Accettiamo e offriamo al Signore.
Vedrai che paradiso! ». Ricordando
quel tempo a distanza di anni, suor
Eusebia dirà: «La povertà è la mia
livrea, e in essa è la mia gioia ».
L'umiltà unita alla fede semplice fa
sgorgare la gioia anche dalle affli-
zioni quotidiane, anche dall 'umilia-
zione cocente dell 'andare di villag-
gio in villaggio a mendicare con pa-
pà, il quale cammin facendo fa ripe-
tere alla piccola Eusebia il catechi-
smo, perché non si trovi in svantag-
gio tornando fra i suoi compagni.
Poi Eusebia canta le lodi della Ma-
donna - non sempre perfettamente
intonata - e prega la Virgencita di
trattenere le nubi finché si trova col
babbo in aperta campagna. E quan-
do il sole splende improvviso, la
bimba, esaltata e felice , esclama:
«Tutto quello che le domando, la
Madonna me lo concede! ».
DOMESTICA
E BABY-SITTER
Dall'età di otto anni fino ai dodici
Eusebia lavora in paese: custodisce
bimbi, mentre le mamme lavorano i
campi, riordina la casa, cucina come
Suor Eusebia Palomino. Una storia
straordinaria di semplicità e di fede.
sa e va ad attingere l' acqua. Baby-
sitter e domestica. Il che non le im-
pedisce di prepararsi all'incontro
con il Signore nella prima comunio-
ne, che la mamma ottiene dal parro-
co di poter anticipare rispetto ai
dieci anni allora prescritti: «Capirà,
siamo poveri e la bambina deve an-
dare a lavorare, con rischio di non
poter partecipare al catechismo ». Eu-
sebia è assidua alle lezioni - sempre
la prima - e felice di quell ' anticipo.
Quel mattino, svegliandosi molto
presto, "sente dentro una gioia inde-
scrivibile", e insieme la convinzione
chiara di "non essere fatta per que-
sto mondo". Ma avverte anche un'ir-
ridente e sprezzante insinuazione,
allusiva al povero vestituccio che la
mamma le ha riassettato per l'occa-
sione: «Se non provi invidia per I'e-
leganza delle tue amiche, è perché
sei scema ». Non se ne turba che mi-
nimamente, mentre una voce dolcis-
sima la invade folgorandola: «A-

4.9 Page 39

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Paolo Il è stato letto il decreto sulla eroicità delle virtù di suor Eusebia Palomino.
doma la tua anima di tutte le virtù e
Gesù ti benedirà. Tu sarai grande ».
Evasione della fantasia? O irruzione
dello Spirito Santo in un 'anima dal-
la disponibilità totale?
Il lavoro di bambinaia, di serva e
pastora presso qualche famiglia di
Cantalpino, non dura molto. Scar-
seggiano ormai le occasioni e la do-
dicenne Eusebia segue in città la so-
rella che lavora come domestica.
Dapprima bambinaia accorta e ben-
voluta presso una giovane famiglia,
poi, dopo una parentesi al villaggio,
nuovamente a Salamanca, dove è
assunta presso un "asilo" per anzia-
ni poveri e abbandonati. Per loro
dona il suo sorriso e le sue energie,
vedendo nei volti sfigurati dalla sof-
ferenza il Cristo della Passione; eri-
pensa al grande crocifisso visto in
sogno a Cantalpino, con le cinque
piaghe emananti raggi luminosi su
un'immensa folla di devoti , mentre
udiva parole il cui ricordo non la
abbandonerà più: « Queste sono le
anime che si salveranno per mezzo
delle mie piaghe ». Le sante piaghe
e la Madonna sono le devozioni vi-
vissime che segnano la vita di Euse-
bia: «II mio primo amore, quando
ero piccina, fu per Maria». Questa
ICURIOSO. Un ricettario di cucina
scritto da suor Eusebia nel 1934.
Nella presentazione si dice che
oggi ci sono strumenti migliori,
ma che il libro manifesta in ogni
caso il desiderio di compiere al
meglio il suo incarico.
umile domestica, lavoratrice sorri-
dente e mistica disinvolta, andando
frettolosa per la strada, non rinuncia
a rivolgersi ai ragazzini che incontra
a frotte per un po' di catechesi spic-
ciola, per invitarli a messa. « Per
fare loro un po ' di bene - ricorderà
- avrei sopportato anche le sassa-
te ». Con la stessa semplicità, ricca
di zelo, avvicina anche qualche sol-
dato che pensa, come lei, isolato
nella grande città. Un saluto, un
pensiero sulla devozione alla Ma-
donna, poi gli mette in mano una
medaglia e si allontana, lieta di
avere seminato un po ' di speranza
nel cuore di un giovane.
MARIA AUSILIATRICE
Un giorno, zappando nell'orto del
ricovero, vede luccicare sotto la
zolla umida una medaglia ovale con
l'effigie di Maria Ausiliatrice. Non
la conosceva, se non per averla vista
una volta in sogno da fanciulla: un
sogno che risulterà profetico di
eventi vissuti dal suo paese. Una
folla si accaniva a gridare scompo-
stamente parole per lei incompren-
sibili: «Repubblica, anarchia, bor-
ghesia! »; e altre che la atterrivano:
« Abbasso la religione! Non più re,
non più Dio!». Lei si era avvicinata
dicendo: «Non è meglio dire: "Viva
la Virgencita che ci porterà in cie-
lo"? ». Allora era apparsa la Madon-
na - proprio quella! - e tutti erano
caduti in ginocchio. Ora Eusebia
guarda quella medaglia e si chiede
che cosa vorrà la Madonna da lei.
Una giovane incontrata per caso
la convince, dopo una certa insi-
stenza, ad andare all'oratorio dome-
nicale presso un collegio nel quale
trova la statua di Maria Ausiliatrice
e le suore salesiane. Qui, dopo qual-
che tempo, viene invitata dalla di-
rettrice a fermarsi con le altre per
aiutare nei lavori di casa. "Conten-
tissima" si dice Eusebia di accetta-
re, e assume il suo compito di cria-
da, cioè di persona di servizio, sem-
pre lieta e infaticabile nella cucina e
in lavanderia, nel portare legna per
il fuoco e nell'accompagnare le
educande alla scuola statale. Il suo
segreto? Ce lo rivela lei stessa: «Né
la fatica, né le screpolature delle
I Salamanca (Spagna).
L'umile casa a Cantalpino.
Il padre è un povero bracciante,
ma insegna il catechismo ai figli.
mani sanguinanti per i geloni mi da-
vano pena, anzi godevo di poter of-
frire qualcosa al Signore ».
SALESIANA
Eusebia, nel suo quotidiano lavo-
ro , porta in cuore un ideale: consa-
crarsi al Signore. Essere anche lei
una Figlia di Maria Ausiliatrice. Te-
me che sia un sogno troppo elevato
per lei, che non dispone di dote, ed
è anzi sprovvista di tutto. La vicaria
generale dell 'Istituto, in visita a Sa-
lamanca, la rassicura: «Non pensare
alla dote». Il 5 agosto 1922 la vesti-
zione religiosa e il noviziato. Nelle
ore di lavoro che si alternano a
quelle dello studio e della preghiera,
Eusebia si cura dell'orto. A contatto
con la natura, nei cosiddetti lavori
umili, la sua mente contempla i
segni di Dio nascosti nella creazio-
ne. Ammessa alla professione reli-
giosa "in extremis", perché a segui-
to di un incidente la sua salute si è
alquanto indebolita, è al colmo della
gioia. Scrive ai genitori: « Se potessi
esprimere a parole la pace di cui
gode l'anima consacrata a Dio!». E
saluta un'amica con un ' espressione
rivelatrice: «Facciamoci sante. Tut-
to il resto è perdere tempo». Da Bar-
cellona-Sarria, dove ha fatto i voti
religiosi, suor Eusebia viene desti-
nata a Valverde del Camino, piccolo
centro - all 'epoca novemila abitanti
- al sud-ovest della Spagna, tra pini
ed eucalipti, sosta d'obbligo sulle
strade che uniscono le vicine loca-
BS MARZO 1997

4.10 Page 40

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PERLA
"QUERIDA ESPANA»
FILO DIRETTO
CON IL CIELO
Suor Eusebia è a destra.
IAl centro, la vicaria ispettoriale
suor Rosina Capelli;
a sinistra, la serva di Dio
suor Carmen Moreno,
direttrice a Valverde,
fucilata durante la guerra civile.
lità minerarie, da Rio Tinto a Las
Minas-Santo Domingo, già in terra
portoghese. Subito si trova al suo
posto di lavoro, che in realtà com-
prende molti "posti" da coprire: cu-
cina, guardaroba, portineria, assi-
stenza ali 'oratorio nelle giornate fe-
stive e ... tutte le altre volte che le
ragazze vi accorrono. Sembrano sen-
tirsi particolarmente attratte da quel-
la suorina, poco istruita e poco ...
tutto, come l'hanno valutata al pri-
mo incontro: non bella, piccolina,
pallida, non autoritaria, mani piutto-
sto tozze ... e con un nome deluden-
te. Ma la gioia e la pace che irradia-
no dal volto di suor Eusebia fanno
presto dimenticare il primo "voto"
che le avevano assegnato. E le mo-
nelle vengono a cercarla per giocare
e cantare con lei che a un certo mo-
mento non fa altro che parlare loro
di Gesù Crocifisso, della Madonna,
dei santi, del paradiso. Poi con le ra-
gazze vengono i genitori, anche
altre persone che da fuori percepi-
scono gli echi di una "presenza" di
amore operoso e di preghiera su cui
contare con sicurezza.
Nel 1930 suor Eusebia pronuncia
presso l'altare la formula della defi-
nitiva consacrazione al Signore del-
la sua vita. Secondo l'usanza del-
1'Istituto, le viene cinto il capo con
una coroncina di rose rosse. Per
suor Eusebia quelle roselline sono
la più appropriata immagine della
sua "gioia di essere salesiana", co-
me ama ripetere.
MARZO 1997 BS
Suor Eusebia ha da tempo iniziato
un intenso apostolato, anche episto-
lare, per diffondere la devozione
detta della "schiavitù mariana", se-
condo la dottrina di Luigi Grignon
de Montfort. Ma un altro punto
saldo sostiene la sua vita e la sua at-
tività spirituale: la devozione alle
sante Piaghe del Signore. Questa
devozione diviene il motivo domi-
nante delle sue conversazioni e del-
le sue lettere. Ora lo zelo di suor Eu-
sebia per far conoscere e amare il
Cuore di Gesù non conosce limiti.
Attraverso le giovan i raggiunge le
loro famiglie, e l'intera popolazione
di Valverde aderisce alle sue propo-
ste, come vi aderiscono il clero e
anche i giovani seminaristi, già abi-
tuati a consultare la suora cuciniera-
ortolana-portinaia quando devono
prendere decisioni importanti. Le
lettere di suor Eusebia sono costel-
late di semplici quanto calde esorta-
zioni a "far risuonare in ogni casa la
preghiera". Perché tanto impegno?
Lo spiega lei stessa: « Io amo tanto
le anime, che mi preoccupo di fare
quanto so perché possano assicurarsi
le ricchezze per il Cielo ». Ama le
anime e la sua quer ida Espafta e
vuole tutti salvi; vuole che « rinasca
un vero spirito cristiano ». Non po-
trebbe essere diversamente, dopo
che in sogno si è vista prostrata di-
nanzi al Crocifisso, a invocarne la
misericordia con semplici parole:
«Perdono e misericordia. Gesù mio,
per i meriti delle tue santissime Pi-
ghe »; e ha visto tanti peccatori con-
vertirsi, raggiunti dalle stille del
Sangue del Salvatore.
L' ultimo periodo della vita di suor
Eusebia coincide con una delle pa-
gine più drammatiche e convu lse
della storia spagnola; e si illumina
di soprannaturale per l'episodio del
17 maggio 1931 , quando con il con-
senso del confessore si offre vittima
sacrificale per la patria e per la pace
religiosa.
Nella notte fra il 9 e il 10 feb-
braio del 1935, poco dopo la mezza-
notte, cessa di respirare, ormai com-
pletamente immersa nell 'Amore del
Signore.
Ripensiamo oggi a tanti fioretti
della vita di suor Eusebia, carichi di
semp licità, ma che caratterizzano la
sua ricchezza di intercessione. Un
giorno viene un operaio per tentare
di riattivare il pozzo e vi si cala con
vanga e piccone. Ci sarà da scavare
sodo, pensa, dopo tanto tempo di ab-
bandono. E comincia a dare colpi di
piccone. Ma muovendo un sasso,
l'acqua sprizza improvvisa con for-
za e investe il poveretto. «Aiuto!
Aiuto! », grida atterrito, con la vista
offuscata dal getto dell 'acqua. Suor
Eusebia, poco lontano, sta preparan-
do le verdure per il pranzo. C ac-
canto a lei, più spettatrice che aiu-
tante, una ragazzetta di nome Gre-
goria. Gregoria si affaccia sull'orlo
del pozzo mentre suor Eusebia si
guarda attorno sgomenta: non c'è
nessuno. Alza verso il cielo uno di
quei suoi sguardi pieni di implora-
zione e di fiducia, poi si strappa dal
collo il crocifisso e lo getta nel poz-
zo dicendo a quell'uomo: «Prendi-
lo! ». L'acqua cessa immediatamente
di salire; l'operaio riesce a sollevarsi
ed esce dal pozzo, lieto di riconse-
gnare il crocifisso. Gregoria vuole
baciarlo e suor Eusebia glielo porge.
Poi aggiunge: «Tienilo, te lo regalo.
Ma non perderlo: un giorno ti ser-
virà ». «Non finirei più di raccontare
le tante volte che ho fatto ricorso a
quel crocifisso », ricorda Gregoria a
distanza di quasi cinqu ant'anni . Un
giorno suo marito cade da una sca la
e rimane a terra impedito di qualun-
que movimento. Il medico accorso
diagnostica frattura della spina dor-
sale: la previsione di un ' immobilità
permanente atterrisce Gregoria che,
disperata, ricordando la scena del
pozzo, corre a prendere il crocifisso.
Lo bacia e incomincia a passarlo sul
dorso del marito. Lacrime silenziose
le rigano il viso, mentre ripete inces-
santemente le invocazioni che ha
imparato da suor Eusebia. All'alba
l ' infermo prova a sollevare la testa,
a sedersi, a scendere dal letto, a
camminare! Quando torna il medico
non gli resta che constatare che di
quella caduta non è rimasta traccia.
Giuliana Accornero

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
MANESSI sac. Angelo , salesiano,
t Torino il 15/7/1996 a 82 anni.
ALTOÈ sac. Domingos , salesiano,
t Vitòria (Brasile) il 31 /8/1996 a 66 anni.
Dopo l'aspirantato di Ivrea, parte ventenne
per la Cina, affrontando con coraggio le
difficili novità: lingua, studi , cultura, clima.
Diventa salesiano tra i ragazzi cinesi e vie-
ne ordinato sacerdote a Shanghai . Dopo
16 anni , nel 1951 fu espulso dalla Cina di
Mao. Tornato in Italia, visse la sua lunga
vita nel nascondimento, segnato dalla bon-
tà, dalla preghiera, dalla sofferenza.
FLORES ARREDONDO sac. Antonio,
salesiano,
t Guadalajara (México) il 27/2/1996 a 92 anni.
Fu un grande missionario , prima a Cuba,
poi a Santo Domingo e in Messico , tra i Mi-
xes. Fu parroco zelante, che si distinse an-
che come abile costruttore di chiese, spe-
cie a Santo Domingo. Ma viene ricordato
soprattutto per la sua bontà e l'impegno
come confessore. " Uomo allegro e ottimi-
sta ", lo ha definito il superiore regionale
Pascual Chàvez. "Buono e profondo, con
il cuore di un bambino e l'anima di un san-
to: di solide convinzioni , sempre sereno ,
religioso secondo lo spirito del Vangelo " .
Dopo l'ordinazione sacerdotale lavorò
soprattutto in parrocchia. Chi lo conosce-
va, dice che era un buon osservatore, uno
spirito indipendente e libero , sincero, abile ,
buon lavoratore , amabile e comunicativo,
coraggioso . Aveva una forte personalità,
ma anche molto equilibrio.
BOSCA suor Matilde,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Asti , il 16/11 /1996 a 83 anni.
La vocazione di suor Matilde è frutto della
devozione della mamma che, attraverso il
Bollettino Salesiano, conobbe Don Bosco
e Maria· Ausiliatrice. Per 37 anni svolge il
compito di cuciniera dimostrando un carat-
tere aperto, gioviale che avvicinava e atti-
rava genitori , bambini , insegnanti e conso-
relle . La sua cordialità - testimoniano - era
fonte di serenità e di amore .
MELANDRI Rosa, ved. Ventura ,
cooperatrice,
t Marradi (Ferrara) il 27/10/1996 a 85 anni.
SILVESTRINI suor Maria ,
Figlia di Maria Ausiliatrice ,
t Conegliano (Tv) il 20/9/1996 a 82 anni.
Dopo la professione religiosa nel 1944, ha
sempre insegnato nella scuola materna.
Gioiosa e spontanea nell'incontro , ha sem-
pre avuto una grande sensibilità vocazio-
nale. Molti bambini , suoi allievi alla scuola
materna, oggi sono sacerdoti diocesani o
salesiani. Ha sempre pregato affinché, alla
sua morte , il suo posto fosse occupato da
una giovane desiderosa di farsi religiosa.
Infatti , il giorno del suo funerale , una
ragazza entrava nella casa di formazione
delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Torino.
ROSA suor Anna ,
Figlia di Maria Ausiliatrice ,
t Latina, il 18/10/1996 a 64 anni.
Era disponibile , mite , comprensiva, capace
di andare incontro anche ai ragazzi più
discoli. Con pazienza e amore fu per 50
anni insegnante di scuola materna in diver-
se case dell'Italia centrale . Poco prima di
morire aveva ricevuto la notizia di un rico-
noscimento da parte della FIDAE (Federa-
zione Istituti di Attività Educative) per il suo
lavoro nella scuola cattolica.
Madre del salesiano don Gaetano , era co-
nosciuta da tutti , perché aiutava tutti , dai
salesiani delle case vicine, ai quali era par-
ticolarmente legata, ai vicini di casa. Visse
docile nelle mani di Dio, disponibile e con-
creta verso le persone che incontrava, tra-
smettendo ai giovani fiducia nella vita e at-
tenzione ai valori morali. Era questa la
«salesianità » di mamma Rosa, cooperatri -
ce sin dal 1957. La sua porta era sempre
aperta e il Signore le ha certamente spa-
lancato quella del Paradiso .
ARTALE sac. Juan , salesiano,
t Santiago de los Caballeros,
Repubblica Dominicana,
il 23/8/1996 a 69 anni .
Note salienti della sua personalità furono
l'attaccamento a tutti i salesiani, la rettitu-
dine di carattere, la spinta evangelizzatri-
ce, l'amore alla Chiesa, che dimostrò an-
che in interventi attraverso i mezzi di co-
municazione sociale, l'attenta, eccezionale
obbedienza .
ALVAREZ ECHAVARRIA
sac. Manuel , salesiano ,
t Medellin (Colombia) il 2/8/1996
a 69 anni.
FERRERO suor Ottavia ,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Il Cairo (Egitto) , il 25/10/1996 a 99 anni.
Era partita nel novembre 1917 per l'Egitto ,
destinazione Heliopolis. E tra le pioniere
che iniziò l'opera tra gli emigrati italiani.
Visse per 69 anni in Egitto, con una breve
interruzione a Damasco , in Siria. Gli ultimi
anni furono spesi nel "riposo salesiano " :
aiuto in guardaroba, assistenza in cortile ,
sostegno della comunità.
Si distinse per la propensione allo studio,
ottenendo vari titoli universitari - sociolo-
gia, lettere e filosofia , scienze dell'educa-
zione - di cui si servì nel suo lavoro tra gli
allievi, che lo apprezzarono, nonostante il
suo stile esigente. Negli ultimi anni , ogni
mese, radunava un gruppo di exallievi , per
i quali teneva µna conferenza e celebrava
l' Eucaristia . E stato ammirevole il suo
impegno nel lavoro. Durante la malattia
dichiarò la sua totale disponibilità a metter-
si nelle mani del Signore.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« . . . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire ... , (oppure)
l'immobile sito in .. . per gli scopi
perseguiti dall'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« . . . annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall 'Ente, e particolarmente
per l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
BS MARZO 1997

5.2 Page 42

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
UNO STRAORDINARIO messa a un tale periodo di
INTERVENTO
tempo .
Al mio ritorno dalla gita la cisti
alla gola era completamente
scomparsa . La sorella fu la
prima a constatarlo e ne rima-
se quanto mai colpita. Insistet-
te nel condurmi nuovamente
dal medico che mi aveva già
visitata. Egli pure , quando mi
vide , rimase meravigliato e
(avendo una qualche cono-
scenza dell 'Italia perché era
stato studente a Firenze) escla-
: «Ma chi è stato? S. Gen-
naro? ». Per quanto mi visitas-
se accuratamente non riscon-
trò più nulla.
lo tornai in Italia. Ero natural-
mente molto contenta per quan-
to mi era capitato. Aspettavo
solo la conferma del temp o.
Il «venerabile »
Zeffirino Namuncurà
L'anno passò e non ricomparve
alcuna cisti. Perciò mi ritenni
completamente guarita. Alla
«Tempo fa feci un viaggio in
Argentina per una visita a una
mia sorella residente a Mar
del Plata. Dopo circa un me-
se, mi accorsi di un gonfiore
comparso sul lato sinistro
della mia gola, della grandez-
za di un cm e mezzo circa .
Anche per invito di mia sorel-
la, mi sottoposi subito a visita
medica. Il responso fu: « Cisti
tireoglossa. Da operare su-
bito ». Il dottore mi spiegò che
la cisti avrebbe potuto dege-
nerare e che non c'era altra
soluzione per eliminarla se
non l'intervento chirurgico .
Nacque in me , com com-
prensibile, una certa preoccu-
pazione sia per la diagnosi sia
per l'intervento. Rimandai tut-
tavia il da farsi, al mio rientro
in Italia che sarebbe avvenuto
di a poco.
Intanto ebbi modo di parteci-
pare, insieme a mia sorella e
mia nipote, a una gita a Fortfn
Mercedes dove per la prima
volta sentii parlare di Zeffirino
Namuncurà : un giovane da
tutti ritenuto «santo». E tale in
realtà io stessa lo ritenni. A
Fortfn Mercedes rimasi molto
colpita dalla grande quantità di
ex-voto che indicavano altret-
tante grazie ricevute. Per me
dunque fu molto spontaneo
rivolgermi a questo giovane
taumaturgo , per chiedere la
guarigione dal mio malessere
scoperto appena pochi giorni
prima: «Se mi ascolterai », ag-
giunsi , «ti prometto che ritor-
nerò qui a ringraziarti ». lo tut-
tavia credendo, nella mia poca
fede, che non si sarebbe potu-
to parlare di vera guarigione
gioia però si mescolava una
specie di rimorso per la pro-
messa fatta e non mantenuta
di ritornare a Fortfn Mercedes.
Un giorno ebbi modo di espor-
re il mio stato d'animo ad un
sacerdote il quale mi rassi-
curò: «Non si preoccupi », mi
disse, « Basta che si rechi in un
qualsiasi santuario e avrà
sciolto il suo voto ». lo stavo
progettando di recarmi a Ro-
ma per andare al Santuario
del Divin Amore. Ma per il mo-
mento non potei farlo. Anzi mi
balenò anche l'idea di un ritor-
no in Argentina: cosa che non
si sarebbe effettuata.
Nel mese di luglio scorso
mentre mi recavo alle terme di
Alì per delle mie cure , ebbi
modo di conoscere una Figlia
di Maria Ausiliatrice . A lei rac-
contai la mia storia. Ella mi
disse che Zeffirino Namuncurà
non è stato ancora canonizza-
to , è solo « venerabile » e si
attende un miracolo per la sua
beatificazione! Fu dopo que-
sto colloquio chiarificatore con
la suora che io mi sono pre-
murata di inviare relazione di
quanto mi è accaduto, corre-
dandola sia della dichiarazio-
ne del medico argentino sull'e-
sistenza della cisti, sia di una
ecografia che ho voluto fare in
Italia, nella quale si dichiara:
« Non è stata evidenziata la
presunta cisti del tireoglosso ».
Non so quale uso si possa
fare di quanto ho narrato, ma
una cosa è certa: la mia pro-
fonda riconoscenza a questo
giovane avviato agli onori
degli altari , per la cui interces-
sione io sono guarita ».
se non a distanza di un anno,
legai l'adempimento della pro-
N. R., Messina
MARZO 1997 BS
r ORA È UN
MAGNIFICO
BAMBINO
dre santa, voi sapete com brut-
to il male d'orecchio : aiutatemi! ».
Mi venne allora l'idea di fasciar-
mi la testa con un fazzoletto ,
per tener caldo l'orecch io dolo-
Alcuni mesi fa , per volontà del rante. Andato a letto , presi son-
Signore, è venuto ad allietare la no immediatamente . All 'indo-
nostra famig lia Andrea, il secon- mani tutto il male era passato . A
do nipotino. Ma dopo poche set- causa del fazzoletto , allora non
timane fu preso da convulsioni ebbi il pensiero di far pubblicare
di pertosse per cui il cibo veniva la grazia ricevuta per interces-
respinto provocando il soffoca- sione della santa. Ma ora penso
mento. Costernati e spaventati che un semplice fazzoletto non
ci raccomandammo tanto a san poteva farmi guarire immediata-
Domenico Savio di cui siamo mente. Perciò , sebbene tardiva-
particolarmente devoti , senza mente, rendo grazie a s. Maria
naturalmente trascurare assidue Mazzarello e invito tutti a racco-
cure verso il piccolo malato. An- mandarsi a lei .
drea pian piano ebbe il soprav-
vento contro il male e ora è dive-
nuto un magnifico bambino. Noi
ringraziamo con commossa de-
vozione il suo celeste protettore.
D. Tiburzio Lupo, S.0.8., Torino
r FINÌ PER
SCHIANTARSI
Lydia e Mario Giacopazzi, Torino
IN UN FOSSO
r NESSUNA CURA
SEMBRAVA
GIOVARGLI
« Don Bosco salvaci! ». È stato
questo il grido che mi è uscito
dal cuore e dalle labbra quando
mi son vista la morte tanto vici-
na. Era 1'8 giugno scorso e di
Mio marito improvvisamente era buon mattino ci recavamo da
stato colpito da febbre alta e Oglianico a Vercelli per un incon-
dolori fortissimi in tutto il corpo. tro di verifica sulla scuola mater-
Nessuna cura sembrava giovar- na. Sulla strada non c'era traffi-
gli e le sue condizioni peggiora- co, quando per cause sconosciu-
vano di giorno in giorno, malgra- te, la sorella che guidava, perse
do il visibile impegno dei medici. il controllo del volante. L'auto
Tutti noi familiari abbiamo prega- abbandonata a se stessa se ne
to devotamente Maria Ausiliatri- andò per conto su o e finì per
ce affinché ponesse fine a quelle schiantarsi in un fosso. Ci fu un
misteriose sofferenze. Final- momento di grande panico.
mente dopo un periodo di ansia Appena resami conto del disa-
e di angoscia l'ammalato comin- stro , chiesi alla sorella che gui-
ciò a migliorare e oggi, a distan- dava se era ancora viva . Mi
za di quasi un anno , possiamo disse di sì e spense il motore.
dare lode e gloria a Dio per la Uscimmo dalla macchina incolu-
miracolosa e perfetta guarigione. mi. Per me è stato un vero mira-
Giuseppina La Ferrera,
Gagliano (En)
r MADRE SANTA,
TU SAI. ..
Nel 1945, sfollato a Bagnolo Pie-
colo e lo attribuisco alla protezio-
ne del nostro santo fondatore ,
Don Bosco .
Una FMA , Oglianico (To)
r HA RISCHIATO
L'IMMOBILITÀ
monte a causa della guerra, un
giorno dovetti recarmi a Torino . Mio figlio è caduto da cavallo. Ha
Nel ritorno, sul treno affollatissi- rischiato la vita o almeno l'immo-
mo era aperto un finestrino da bilità alle gambe, essendosi rotto
cui proveniva aria fredda . Era- la sch iena e il braccio destro .
vamo molti in piedi , quasi im- Siamo ricorsi all 'intercessione
possibilitati a muoverci , perciò della beata Laura Vicuria e tutto
quell 'aria fredda insistente mi si è risolto bene: la schiena non
procurò un forte mal d'orecchio , ha avuto conseguenze gravi e il
che mi durò due notti e due braccio è perfettamente guarito.
giorni senza darmi requie : mi
sembrava talora che mi dessero
Angela Viganò, Canzo (Co)
delle stilettate alla testa . La
seconda sera, mentre mi mette- Per la pubblicazione non si
vo a letto , mi venne in mente tiene conto delle lettere non
d'aver letto che s. Maria Maz-
zarello , negli ultimi suoi anni ,
aveva avuto dei disturbi a un
orecchio. Perciò la pregai : «Ma-
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.

5.3 Page 43

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IL RAGAZZO DEL SOGN0/3
.A 9 ANNI, UN AVVENIMEN-
TO STRANO NELLA VITA
DI GIOVANNI. " SOGNAI D I
ES'i:>ERÈ VICINO A CA~,
IN UN CORTILE: MOLTO
SPAZIO~. C'E:RA UNA
MOLrtTUDINE DI FAN-
CIULLI ... ALCUNI 121DE-
VANO, NON POCHI
BE:STEMMIAVANO• •• ,, .
-
.,
~ :.
·,
,;;
<,
jJ J
('ALL'UDll<E QLJE:LLE
BESTEMMIE Ml SON O
LANCIATO IN MEZZO A
LORO , ADOPERANOO PU-
GNI E PAROLE PER FARLI
TACEl2E "
NON CON
LE PERCO=:>SE,
MA CON LA
60NTA' TE li
FARAI AMICI ,
IN'E:>EGNA LORO
A FARE IL
BENE E A EVI.-
TARE IL
MALE.
CHI
!::;IETE VOI
CHE Ml
COMANDATE
COSE IMP0€:>-
=:>161U."' €:>ONO
SOLO UN RAG.AZ-
ZO POVERO
E IGNO-
RANTE •••
UNA DON
AESTOSO
ETTO .•• ,,
BS MARZO 199 7

5.4 Page 44

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''LA DONNA ERA VE-
STITA DI UN MANTO
CHE SPLENDEVA CO-
ME IL !::JOLE .
Ml PRESE PER
MANO •.. '-'
'' I RAGAZZI Ef<?A-
NO DIVENT'AT/ DEI
LUPI, DEGLI ORSI,
DELLE BELVE
FEROCI/"
ECCO DOVE
DOVRAI LAVORA-
RE. CIO' CHE IN
G.UE!:'::>TO MOMENTO
VEDRAI !:'::>UCCEDE-
RE A GI.JEf;,T/ ANIMALI,
TU LO FARAI PER I
MIEI FIGLI. RENDITI
UMILE, FORTE E J:20-
BUSTO, E A SUO
TEMPO TUTTO
COMPRENDE-
RAI.
AL MATTINO,
GIOVANNI
RACCONT'A IL
!:'::>OGN O A I
'f::>LJOI ·FAMI-
LIA/21- ••
ED EcCCO, GLI ANIMALI
MUTARONO IN AGNELLI
CHE f;JALTELLAVANO FES
INTORNO A G/UELL'UOM
E A G/UELLA f:>IGNORA
MARZO 1997 BS

5.5 Page 45

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NEL SOGNO ,
GIO VA NNI
HA Vlf:>TO U N EbE/2-
CITO DI l<AGAZ.ZI ,
G. GLI E' STATO
DETTO VI FAf<! LO-
RO DEL BENE.
PEl<CJ..{E' NON
COMINCIARE
S U B I T O. ::;,
DA SECQN{X)
fatATTA PEl2
ESEMPIO.
E' COE.T.4NEO D I
GIOVANNI,
MA MOLTO PILJ'
POVE/:?O, E
GUANVO VANNO
AL PASCOLO
INSIEME,
SECONDO P Q QT,(),
CON SE'
UNA FETTLJ. DI
PANE NEeo•••
Ml FAI UN
FAVORE.=
~AMBIAMOCI
LA M El2ENDA .
PREN DI IL M IO
PANE BIANCO, IL
TUO Ml PIACE
DI PILI '.
.LE TRD.M BE C7EI
SALTIMl3ANCH/
!3GLJILLANO !::JLJL
LA COLLINA 01
MORIALDO.
E ' UN GI0/2NO
DI FIEl<A.
VOIZREI
IMPARARE
ANCH'IO A c:l0.-
12E SPETTACOLO .
I MIE:1 Co,1,1P.4GNI
VEl2REl3BERO
A VEDE!GMI E
STAREBE,ERO
ALLE:GR I.
BS MARZO 1997

5.6 Page 46

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GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
lI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS, via Appia Antica, 1
00179 Roma
Tel. 06/513.02.53
VIDES, via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70 .01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21.79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
MARZO 1997 BS
SOLIDARIETA'
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
e del fig lio Giacomo, a cura di
Agnesina Rina Savoia. - Santa
Teresa di Gesù Bambino e Pa-
pa Giovanni XXIII , a cura di
Maria Santisi. - Maria Ausilia-
trice, in suffragio della madre
Rosa e del fratello Sergio, a cura
di N.B. - Sacro Cuore di Gesù,
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
per riconoscenza e invocando
protezione per mio figlio , a cura
de lla mamma. - Maria Ausilia-
trice e Santi Salesiani, per rin -
graziamento e supplica, a cura di
Campi Eleonora e Alessia. - Don
Bosco, a cura di Castellaro. - Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco,
Sri Lanka.
Domenica delle Palme nella parrocchia missionaria.
per aiuto e protezione, a cura di
Eli sa Renata Morell a. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
dell e sorelle Maifredi , L. 200.000.
Mar ia Ausiliatrice, a cura di a cura della nonna M.L. - Maria - Maria Ausiliatrice, Don Bo-
Scortegagna Bruno L. 350.000. Ausiliatrice e Don Bosco, a cura sco, Mamma Margherita , per
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, di Casale Arciera Lucia. - Maria riconoscenza, a cura di Brevi
Mamma Margherita a cura di Ausiliatrice, a cu ra di Zampini Mario. Don Bosco, a cura di
e Vacca Angela L. 300.000.
Giancarla. - Maria Ausiliatrice e Roberto e fam igli a. - Maria Au-
Maria Ausiliatrice e Don Bos- Don Bosco, in ringraziamento, a siliatrice san Giovanni Bosco,
co, a cura de lle sorelle Maifredi cura di Clemente Nerina. - San per grazia ri cev uta, a cura della
L. 300.000.
Domenico Savio , in suffrag io di fam iglia Fasàno. - Maria Ausi-
S. Cuore di Gesù, Maria Ausi- Raffa ele Sciarrone, a cura dell a liatrice, Don Bosco, Domenico
liatrice, Santi Salesiani , per pro- mamma Rosa Romeo Sc iarrone. Savio, per ringraziamento, a cura
tezione, a cura di Musso Giusep- - Maria Ausiliatrice, a cu ra di di Cane Maria Antonietta. - Ma -
pe L. 250.000.
Manfredi Mario e Graziella. - Ma- ria Ausiliatr ice, Santi Salesiani ,
Beato Filippo Rinaldi , in memo- ria Ausiliatrice, in ringraziamen- per rin graziamento e protezione,
ria di don Guido Favini , a cura di to, a cura di N.N. - Maria Au- a cura di N.N. - Maria Ausi lia-
AIl aria Eugeni a L. 250.000.
siliatrice e Don Bosco, in suffra- trice e Santi Salesiani , per pro-
Don Pietro Ch iesa, a cura di Cau- gio di Salvatore Schepis, a cura messa fatta e invocando protezio-
tero Giannino L. 250.000.
della moglie Nina Schepis. - San ne per fami liari e nipoti, a cura di
Don Bosco e Domenico Savio, a Giovanni Bosco e Suor Euse- M.F. - In memoria di don Giulia-
cura di Camilotto Maria L. 2 16.000. bia, guarite la mia mamma e pro- no Menicagli , a cura di N.N. e
Sacra famiglia di Nazareth ti af- teggete i miei figli , a cura di N.N. Liceo "A. Vo lta" di Colle Val
fido la nostra fam iglia, a cura di exallieva. - Beato Don Rinaldi, D'Elsa. - Maria Ausiliatrice e
N.N . L. 200.000.
invocando co nversione e prote- san Giovann i Bosco, in vocando
Maria Ausiliatrice, Domenico zione su Umberto e figli , a cura protezione sulla fam iglia, a cura
Savio, Laura Vicuiia, invocando di G.M. - Maria Ausiliatrice e di Cusini Giovanna. - Maria Au-
aiuto e protezione per Sara, a cu- San Giovanni Bosco, imploran- siliatrice e Don Bosco, per salute
ra di N.N. L. 200.000.
do protezione, a cura di Lusso e soluzione di angoscioso pro-
Gesù Sacramento, Maria Ausi- Rina. - Maria Ausiliatrice e Don blema, a cura di Spadara Rosa-
liatrice, Don Bosco, per rin gra- Bosco, a cura di Cavanna Giu- rio. - Sacro Cuore di Gesù, Don
ziamento e protezione, a cu ra di seppina. - San Domenico Savio, Bosco, don Rinaldi , in vocando
Gone ll a Vittorina L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per protezione, a cura di
Va ldano Ca rl a L. 200.000.
per ringraziamento e protezione
dei figli e dei nipotini Antonella
e Matteo, a cura di Vasina Ro-
sanna. - Maria Ausiliatrice e
continua protezione, a cura di N.N. ,
Dogliani. - Don Bosco, a cura di
Messina Tina Cataldi. - San Do-
menico Savio, a cura di Di-
Don Bosco, a cura di Scaiola stefano Giovann i. - Maria Ausi-
Giovanni - Don Bosco, ti affido liatrice e Don Bosco, per aiuto e
Borse missionarie da mio nipote Cristian, a cura de lla protez ione, a cura di N.N. - Ma-
L.100.000
nonna. - Maria Ausiliatrice e ria Aus iliatrice, a cura di Man-
Don Bosco, in suffragio di Noga- ze lla Rita. - Mamma Margheri-
Don Bosco, in suffrag io del nostro rotto Fulvia e don Vincenzo Ono- ta , per grazia ricev uta, a cura di
padre e del fra tello, a cura di No- rati, a cura di Andriollo Si lvestro. Massaglia Emilia. - Maria Ausi-
cera Franca. - Maria Ausiliatri- - Maria Ausiliatrice, Don Bo- liatrice e Santi Salesiani, a cura
ce, Don Bosco, Domenico Savio, sco, Papa Giovanni, in memoria di Parlani Giorgina. - Mar ia Au -
in suffragio dei genitori e per gra- dei miei geni tori , a cura di N.N. - siliatrice, a cura di Solian i Pie-
zia ri cev uta, a cura di N.N. - Ma- Maria Ausiliatrice e San Gio- tro. - Maria Ausiliatrice, Don
ria Ausiliatrice, a cu ra di Sibona vanni Bosco, a cura di Bontempi Bosco, don Rinaldi , in suffragio
Gi useppe. - Maria Ausiliatrice Gina - Maria Ausiliatrice e Don dei defunti Bersano, a cura di
e Don Bosco, in suffragio di Be- Bosco, invocando grazie per mio Bersano Maria R. - Mamma
nedetti Arturo, a cura de lla mo- figlio e per me, a cura di una Margherita, proteggi i miei cari
glie Luigina. - Santi Salesiani, mamma. - Maria Ausiliatrice, ed esaudisci le mie pregh iere, a
in vocando protezione su i nipoti , in suffragio del marito Domenico cura di N.N . exallieva.

5.7 Page 47

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IArnaldo Montecchio
è un salesiano laico
nato a Padova nel 1912.
Da 58 an ni si occupa
dell'Ufficio diffusione
del Bollettino Salesiano.
Come è nata la sua vocazione? E quando ha cominciato a occuparsi
del Bollettino Salesiano?
Provengo da una famiglia di 12 figli. Dopo le scuole elementari ho fre-
quentato il ginnasio nella Casa Madre di Valdocco. Venni a Torino per
interessamento di un cugino salesiano, infermiere a Valdocco. Dopo il
ginnasio ritornai in famiglia per dare un po' di aiuto ai miei. Ho lavora-
to come impiegato nel municipio di Padova. Ricordavo però in modo
vivissimo la vita di collegio, i superiori e i compagni, le animate ricrea-
zioni. Entrai poi come aspirante al Colle D. Bosco. Ho fatto la profes-
sione il 12 settembre del 1938. Nel pomeriggio dello stesso giorno don
Pietro Berruti, prefetto generale, mi diede l'incarico di lavorare al
Bollettino Salesiano.
È cambiato il Bollettino Salesiano in questi anni? Ha qualche ricordo
in particolare?
Nel 1988 due vescovi salesiani ebbero il delicato pensiero di farmi
visita in ufficio. Ci eravamo conosciuti quando erano studenti di teolo-
gia a Torino e si stupirono di trovare dopo tanti anni ancora la stessa
persona a occuparsi del Bollettino Salesiano. Il Bollettino Salesiano
oggi nella sua veste e nel contenuto è molto apprezzato dai genitori,
ma anche dai giovani che direttamente ne chiedono l'abbonamento con
espressioni ed elogi lusinghieri. C'è veramente tanto interesse, specie
adesso. I salesiani invece sembra che stentino ad accettare quanto ha
sapore di novità.
Il Bollettino Salesiano era una rivista che stava molto a cuore ai sale-
siani. Oggi non è più così?
Una volta, oltre al direttore del Bollettino Salesiano, c'erano l'incarica-
to ispettoriale è quello locale. Salesiani, cooperatori ed exallievi erano
tutti impegnati a una diffusione capillare. Era un aiuto forte e tutti
erano ben animati. Adesso certo non è più così. Eppure il Bollettino
dovrebbe entrare nella casa di ogni nostro allievo ed exallievo, di quan-
ti vivono nel nostro raggio di azione, nelle mani di quanti dimostrano
interesse e simpatia per il nostro lavoro tra i giovani.
Lei è un salesiano laico contento della sua vocazione. Quali sono le
sue speranze per la congregazione in questo momento?
Mi auguro e prego il Signore perché ci doni vocazioni amanti di apo-
stolato. Nella casa di Don Bosco c'è tanto lavoro e a quanti lavorano
con amore nella sua casa, Don Bosco promette pane, lavoro e paradiso.
Venga qualche bravo giovane a rimpiazzare noi anziani e gusterà la
gioia di lavorare nella vigna di Dio.
FOCUS
LA PARROCCHIA
DID~BNIKI:
I SALESIANI
«Non posso omettere di ricordare un
ambiente e, in esso, un personaggio
da cui in quel periodo ricevetti vera-
mente molto. L'ambiente era quello
della m ia parrocchia, intitolata a San
Stanislao Kostka, a Dybniki in Cra-
covia. La parrocchia era diretta dai
padri salesiani, che un giorno furono
deportati dai nazisti nel campo di
concentramento. Rimasero soltanto
un vecchio parroco e l'ispettore del-
la provincia, tutti gli altri furono in-
ternati a Dachau. Credo che nel pro-
cesso di formazione della mia voca-
zione l'ambiente salesiano abbia
svolto un ruo lo importante. Nell'am-
bito della parrocchia c'era una per-
sona che si distingueva tra le altre:
parlo di fan Tyranowski. Di profes-
sione era impiegato, anche se aveva
scelto di lavorare nella sartoria di
suo padre. (. .. ) Era un uomo di una
spiritualità particolarmente profon-
da. I padri salesiani, che in quel dif-
ficile periodo avevano ripreso con
coraggio ad animare la pastorale
giovanile, gli avevano affidato il
compito di intessere contatti con i
giovani nell'ambito del cosiddetto
« Rosario vivo ». Jan Tyranowski
assolse questo incarico non limitan-
dosi ali 'aspetto organizzativo, ma
preoccupandosi anche della forma-
zione spirituale dei giovani che
entravano in rapporto con lui.
Imparai così i metodi elementari di
autoformazione che avrebbero poi
trovato conferma e sviluppo nell 'iti-
nerario educativo del seminario.
Tyranowski, che era venuto forman-
dosi sugli scritti di San Giovanni
della Croce e di Santa Teresa d'Avi-
la, mi introdusse nella lettura, straor-
dinaria per la mia età, delle loro ope-
re » (Giovanni Paolo Il, Dono e
Mistero , Libreria Editrice Vaticana).
BS MARZO 1997

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
l2)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
''Prima storia c~mpl_eta
degli italo-amencani,
~
~
da Colombo a Cu?mo,
Cli
·isi:i
a~ .
.!!!
~
frutto di dieci anni
di ricerche."
Q)
'eO:
8.
. 18 gennaio 1997)
(La Repubblica,
·e(/:)
8
Cli
Cli
e:
Cl
.saQ).
'iii
~e:
~
E
J. Mangione - B. Morreale
LA STORIA
Cinque secoli di esperienza
italo-americana
Storia, pag . 532, rii. , L. 43.000