Bollettino_Salesiano_199702


Bollettino_Salesiano_199702



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RMITA ,ONDATA
DA I. GIOVANNI BOSCO
NIL 1877

1.2 Page 2

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- LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE DEL
GIUBILEO/GESÙ CRISTO
Nel cammino verso il giubileo del 2000, il 1997 è dedicato a Gesù
Cristo, alla fede, al battesimo. Ma che cos'è la fede? E chi è
veramente credente? Alcuni dicono «vorrei credere». Altri si dicono
non credenti, ma ammettono l'esistenza di Dio. Eppure volendo fare
un lessico della fede, si deve certamente partire da «Gesù Cristo».
Ivangeli si
sofferma-
no a rac-
contare gli
incontri di
Gesù con
le persone
più diver-
se: quelli
che sarebbero di-
ventati gli apostoli , la samaritana,
Nicodemo, l'adultera, Zaccheo,
Marta e Maria, il giovane ricco , i
discepoli che camminano verso
Emmaus . E non si limitano a rac-
conti sommari , ma riportano in
dettaglio ciò che Gesù fa e dice ,
così come le reazioni più profon -
de dei suoi interlocutori. La prima
mossa è sempre di Gesù , egli si
fa avanti e cerca l'incontro. Entra
in una casa, si avvicina al pozzo
dove una donna va per l'acqua, si
ferma davanti a un esattore , vol -
ge lo sguardo verso chi si è ar-
rampicato su un albero , si aggiun-
ge a chi è in cammino . Dalle sue
parole , dai suoi gesti e dalla sua
persona si sprigiona un fascinçi
che avvolge il suo interlocutore . E
ammirazione , amore , fiducia, at-
trazione. Per molti il primo incon-
tro si trasformerà in desiderio di
ascoltarlo ancora, di fare amicizia
con lui , di seguirlo. Gli staranno
attorno per interrogarlo , lo aiute-
ranno nella sua missione , gli chie-
deranno di insegnare loro a pre-
gare, saranno testimoni delle sue
ore felici e dolorose . In altri casi
l'incontro finisce con l'invito a un
cambio di vita. Insieme a questi
incontri "caldi ", i vangeli ricordano
FEBBRAIO 1997 BS
quelli segnati dall'indifferenza, dal-
la mancanza di attenzione dalla
non corrispondenza, dal rifiuto .
O Gl 'incontri del Vangelo raccon -
tano la fede . Ci dicono come na-
sce e cosa è. È autorivelazione di
Gesù: « Il Messia sono io che par-
lo con te ». Gesù si manifesta at-
traverso gesti e parole . Chi si è
incontrato con lui lo conosce , non
solo secondo il commento e la va-
lutazione della gente, ma perso-
nalmente . Fa l'esperienza della
sua saggezza e della sua bontà.
La vita allora comincia a cambia-
re : le prospettive, i sentimenti, le
abitudini , i progetti. La dimesti -
chezza con Gesù e le sue rivela-
zioni porteranno a riconoscerlo e
a confessarlo come Figlio di Dio.
L'incontro e quello che accade
sono misteriosi e incomprensibili
come lo è l'amore umano , e più
.1

1.3 Page 3

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ancora. Gesù stesso afferma che
nessuno viene a lui se il Padre
non lo attira. Ai discepoli dice:
« Non siete stati voi a scegliere
me . Sono io che ho scelto voi ».
Così l'incontro non appare casua-
le, né nasce da abilità umana, ma
è proprio dono di Dio.
O Per ciascuno di noi la fede ha
inizio nel momento in cui Gesù ci
appare come la persona da cui
attingere un senso per la nostra
vita, alla quale rivolgerci in cerca
di verità, attraverso la quale capi-
re il nostro rapporto con Dio e in-
terpretare la nostra uman ità. Oggi
egl i compie ancora i gesti che leg-
giamo nel Vangelo. Ci viene incon-
tro nel pensiero , nella ricerca, nei
testimoni. I malati lo hanno trova-
to nel ripensamento che la soffe-
renza ha provocato in loro o nei
gesti misericordiosi di coloro che
in nome di Cristo li assistevano.
Non pochi l'hanno visto nei pove-
ri , l'hanno sentito nelle esperien-
ze di preghiera o
nell 'ascolto della
parola. Luogo pri-
vilegiato di incon-
tro con Cristo è
oggi la Chiesa.
Essa lo manifesta,
lo predica, lo ce-
lebra, lo esprime
nella missione.
O Cresciamo nel-
la fede a mano a
mano che questo
incontro diventa
conoscenza e rap-
porto personale. Di
Cristo si diffondo-
no oggi immagini
superficiali, effime-
re , di consumo. La
fede sarà però
sempre un andare
oltre quello che
« dice la gente »
(oggi la TV, le rivi-
ste!) per confessa-
re quello che noi ,
in comunione con
la Chiesa speri -
mentiamo .
o
Febbraio 1997
Anno CXXI
N umero 2
Nella foto di copertina
di Augusto Musso,
un'immagine del
Bu rki na Faso. A pag. 30
la corrispondeza di
Mario Valente, ispettore
sa lesiano nei paes i
dell ' Africa centrale, fa il
punto sull 'Africa attuale.
IL BOLLETTINO SALESIANO
Men sil e di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE :
UMBERTO DE VANNA
Redazion e: Maria Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
4 IL « NOBEL PER LA PACE »
Il mondo ha scelto Timor
10 NUOVE FRONTIERE
Chiamati in Romania
14 ATTUALITÀ
di SERGIO OALL'ANTONIA
Quale f ede per la nuova Europa?
18 CAMERUN
di SILVANO STRACCA
Il paese dei contrasti
22 RICUPERO SOCIALE
di GIANNI MAZZALI
La fattoria di Padre Chris
26 REPORTAGE
di GIANNI FRIGERIO
Il « San Giuseppe Lavoratore» di A lessandria
30 COPERTINA
di MARGHERITA DAL LAGO
Africa, continente abbandonato
32 EDITORIA
di MARIO VALENTE
Infaticabile Don Bosco
38 PROFILI
L'architetto Giulio Valotti
di UMBERTO OE VANNA
RUBRICHE
2 /I Rettor Maggiore - 6 In Italia, 11el mo11do - 8 Lettere - 13 Prima pagi11a - 17 Osservatorio -
21 Libri - 24 Zoom - 25 Carta di Comu 11ione - 29 li doctor J. - 35 Box - 36 Come Don Bosco -
41 / nostri morti - 42 l 11ostri Santi - 43 Don Bosco a/umetti - 46 Solidarietà - 47 In primo piano
Colla boratori: Teresio Bosco - Angelo Botta - Ernesto
Gattoni - Giuseppina Cudemo - Graziella Curti -
Margherita Dal Lago - Serge Duhayon - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Antonio Mèlida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Giuseppe Morante
- Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
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Ufficio Grafico SEI
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IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
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in : Anti lle (a Santo Domingo) - Argenti na - Australia -
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BS FEBBRAIO 1997

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A Oslo la comunità mondiale ha espresso solidarietà verso l'isola di
IL MONDO
HA SCELTO TIMOR
Presenti i reali
di Norvegia e oltre mille
rappresentanti di
80 stati, è stato assegnato
il «Nobel per la Pace»
a monsignor Carlos
Filipe Ximenes Belo
e a José Ramos Horta.
I I «Nobel per la Pace» è stato
consegnato ufficialmente il 1Odi-
cembre scorso. Monsignor Belo
e R amos Horta si sono vista ricono-
scere la loro attività a favore di una
piccola iso la che chiede d i esis te-
re. Il premi o era accompagnato da
7.400.000 corone, poco meno di due
mili ard i d i lire itali ane, che permet-
terà ai due di proseguire nella d ifesa
dei diritti di Timor est.
DA TUTTO IL MONDO
Alle nove de l mattino de l 10 di-
cembre a Oslo era ancora bui o, ma
non c'era neve e il freddo era soppor-
tabile. Oslo è un a città moderna, or-
dinata, effic iente. Il palazzo del mu-
ni cipio ha uno stil e un po' partico-
lare, dall 'apparenza modesta. In real-
ospita uno sp lendi do salone per le
cerim onie, in grado d i accog li ere ol -
tre mille perso ne. Dopo i rigidi con-
trolli di sicurezza, alle ore l3 si ten -
ne la cerimonia. Francis Sejersted,
pres idente del comitato per il Nobel,
consegnò dipl oma e medagli a ai due
cand idati . Erano presenti tre capi di
stato - Portogall o, G uinea Bissau,
Mozambico - numerosi ministri, am-
basc iatori, vescov i. La Santa Sede era
rappresentata dal cardi nal Roger Et-
chegaray, pres idente del Pontificio
Consig lio de ll a G iu stizia e dell a Pa-
ce. Solo l'Indones ia ha vo lu to uffi-
ciali zzare la sua assenza.
PER NON DIMENTICARE
La delegazione sales iana presente
a Oslo per espri mere la pro pria soli-
darietà al vescovo d i Tim or, era gui-
data dal vicari o del rettor maggiore,
don Luc Van Looy. U n centinaio di
rappresentanti de lla Fami glia Sale-
siana del Portogall o sono arrivati con
un volo speciale messo a disposizio-
ne dal loro governo. « Il Nobel que-
st'anno ha vo lu to ri co rdare un con-
flitto d imenticato », dice don Van
Looy. «L'ex coloni a portoghese è
stata occ upata dall 'Indones ia con il
pretesto di ri so lvere le divisioni in-
terne. Ha imposto con la fo rza la pro-
pria lingua, l'eserc ito, i governanti.
Sta cancell ando la cul tura dell 'Isola.
Si dice che non siano meno di 200
mila le vittime d i questa occupazio-
ne. Tra l' altro Timor est è un paese
a maggioranza cattoli ca, in un arci-
pelago indone iano prevalentemen-
te musulmano ».

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Timor, che rifiuta l'annessione all'Indonesia e chiede di potersi autodeterminare.
I giorni del Nobel sulla stampa
internazionale.
Ladi es
Don Van Looy,
qual è stato il ruolo
di monsignor Belo e
di Ramos Horta dal
1975 a oggi?
«Monsignor Belo ha
scelto di schierarsi con il
popolo. È consapevole
che gli umili della sua
isola non sanno e non pos-
sono far sentire la loro vo-
ce. Belo invece ha studiato
in Europa e sa di essere in
grado di poterlo fare per la
sua gente. Vuole che venga-
no rispettati i diritti umani , li-
berati i prigionieri politici.
Chiede all'ONU che metta in
atto finalmente una consultazione po-
polare, in modo che sia il popolo a
decidere sul suo futuro. Ramos Hor-
ta si è schierato nelle lotte civili ed è
stato espulso. Mand~ avanti la sua
strategia dall'estero. E vissuto a lun-
go in Australia. In questo momento
ha la residenza in Portogallo ».
I due Nobel hanno tenuto un di-
scorso di 25 minuti. Ricorda qual-
che loro espressione in particoiare?
« Monsignor Belo è un pastore. È
il vescovo di Diii, unico vescovo a
Timor est. Horta è un politico e usa
il linguaggio e i ragionamenti dei
politici. Ha ricordato monsignor
Belo: "Qualcuno dice che se non ci
fosse stata questa guerra, io sarei un
piccolo prete salesiano preoccupato
solo dei giovani poveri e abbando-
nati dell'isola. In realtà adesso fac-
cio la stessa cosa e dedico il mio
tempo ad ascoltare i giovani che cer-
cano speranza". Ramos Horta inve-
ce ha ribattuto a chi gli obiettava
che Timor per essere autonoma era
troppo debole e piccola: "Possiamo
contare sul mare che circonda I'iso-
la; sulle sue bellezze naturali che si
offrono al turismo mondiale. Abbia-
mo petrolio: che si vuole di più?
Siamo troppo piccoli? Ma nel
mondo ci sono quaranta paesi più
piccoli di noi che godono dell'auto-
nomia!" ».
Don Van Looy,
come ha accolto
questo Nobel la
con greg a zione
salesiana ?
« Il rettor mag-
giore ha subito
espresso la sua
soddisfazione e
ha scritto a mon signor Be-
lo dicendo che questo riconoscimen-
to è un onore per la congregazione.
E diventa per noi una grande oppor-
tunità per riflettere sul tema della pa-
ce e su quanto facciamo perché ovun-
que siano rispettati i diritti umani ».
GIORNI DI PASQUA
A Oslo si sono tenute due confe-
renze stampa, presenti centinaia di
giornalisti. E non sono mancate le
polemiche verso l'Indonesia nel dia-
logo a distanza via etere con l'am-
basciatore indonesiano all 'ONU. L'll
dicembre monsignor Belo ha preso
parte a Stoccolma insieme agli altri
alla commemorazione per il cen-
tenario della morte di Alfred Nobel.
Nei giorni seguenti è stato ricevuto
dal presidente tedesco Kohl e da
Giovanni Paolo II. Invece non è po-
tuto andare in Portogallo, dove il pre-
sidente Sampaio gli avrebbe confe-
rita la decorazione « Ordem da Li-
bertade ». Altre nazioni, e lo stesso
t;.il.lde1~,liwkefJJ1gti! Med<k,"i,:
oppl,.....,,,,m lilll~•"'"l!>kUI
b,sk"l'C"A1l<«llcla('l!,J..:dl!ollu<,._
lkirofCl'Nchehrro.b;,ris.B<io
inrupmttl<"l'h·h,l; ~.nW h>11ful<>
fmi,;pri>,:n_,miu,~b)·idc.
l~l.lmnl.:.<>ru,u<1,r1cl.:,gir
,u,,,1,,.,.,..111,J"11R<0n,"'•fh~"NQNL
(«edi~10do, ISlocUlo!m•~~"I
nl)'CJlOn,Pflllpr.d.lnU>J!1~l,neei1JV
deW'C/>lo,<~.
SWc:11
presidente
degli USA Clinton,
lo avrebbero voluto festeggia-
re, ma per ora al vescovo non è per-
messo di lasciare l'isola. Nei mesi
scorsi il Canada gli ha dato il pre-
mio «John Humphrey » per la li-
bertà e per la promozione dei diritti
umani. Roma gli ha conferito l' « O-
scar Romero ». Fiumane di gente
dell'isola, a più riprese, uomini, don-
ne, giovanissimi, lo hanno festeg -
giato e gli hanno detto grazie. Sono
stati i giovani, soprattutto nei mo-
menti più caldi , a manifestargli in
piazza la loro vicinanza. In una cir-
costanza, impressionato dall ' impo-
nente massa di persone, un sacerdo-
te ha esclamato : « Sembra la dome-
nica delle Palme! », pensando forse
alla « settimana di passione » che at-
tendeva ora il loro vescovo. Ma un
altro sacerdote guardando più lonta-
no, ha precisato: « No , è domenica
di risurrezione! ».
o
BS FEBBRAIO 1997

1.6 Page 6

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IN ITALIA&NEL MONDO
CHIARI
L' ARGENTINO
DON VECCHI
ONORARIO
«LOMBARDO »
In occas ione della vi sita ad
alc une ope re dell a Lomba rdia
(Chi ari, Nave, Sesto San Gio-
vanni , Sondrio, Mil ano) il re t-
tor maggiore ha ri cevuto la
cittad ina nza onorari a d i C hi a-
ri pe r i 70 anni d i presenza
dei sa les iani in c ittà. A og ni
ta ppa, don Vecchi ha incon-
tra to sa les iani e autorità. A
Ses to San Giovanni ha be ne-
detto i nu ov i locali de l Liceo
sc ientifico tecno log ico, a Son-
dri o il «cent ro sportiv o » de-
di cato a don Eg idi o Vi ganò.
A C hiari ha inaug urato il
Liceo sc ie ntifico e ha be ne-
detto il centro d i accog lie nza
«A uxili um » d iretto da do n
Si lv io Galli , che soccorre un
gra n numero di imm igrat i, so-
prattutto dall ' Eti o pia e dal-
1' A lbania.
Chiari. Don Vecchi
cittadino onorario,
pianta l'ulivo per
i 70 anni dell 'opera .
A destra ,
con Giovanni Bianchi
a Sesto San Giovanni.
COLOMBIA
IL PROGETTO
«JUAN BOSCO
OBRERO»
KOREA. È questa la
più diffusa rivista reli-
giosa del paese ed è
edita dalle Suore della
Carità di Miyazaki , fon -
date in Giappone da
don Anton io Cavoli e
appartenenti alla Fami-
glia Salesiana. La rivi-
sta, che stampa 20
mila copie e ha per ti-
tolo « Bibbia e vita »,
ospita articoli di spe-
cialisti e ha una ele-
gante veste tipografica.
FEBBRA IO 1997 JJS
Il progetto è pa rtito uffici al-
mente d ue anni fa nell a zo na
sud-occidentale della ca pitale
Santafé de Bogota. « È am-
bie nte di periferia, soc ialme n-
te d iffici le : strad e poco racco-
mandabili , mancanza di servi-
zi. « È "l'altra ca pi tale dell a
Colombia"», scrive va Jaime
. Garcfa, direttore de l progetto.
« Eppure q ui si ann ida una
popolazione di oltre un mi lio-
ne di abitanti ». Se tte persone,
tra sales iani ed exall ievi laic i,
si sono trasferiti a «C iud ad
Bolivar », così è chiamato
questo settore de lla capitale,
per un primo pe ri odo di os-
servazione. Poi hanno acqu i-
I Santafé de Bogota (Colombia). In una zona della città
chiamata Ciudad Bolivar è iniziato per i giovani
il progetto «Juan Bosco Obrero ».
stato un terreno di 47 mi la mq
con l' intenzione di risponde re
ai bi sogni giovanili , sop rattut-
to insegnare loro un mes ti e re
pe r strapparli da lla strada,
dalla droga, dalla delinqu en-
za. È sorto così il « Centro
Juan Bosco Obre ro ». Il pro-
getto ha previsto laboratori,
ma anche un centro giovani le,
una scuo la mate rna e un cen-
tro sportivo.

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LAVORO MINORILE. A novembre ha fatto notizia la
vicenda di Mario, 12 anni , travolto da un carico di ce-
mento e calce in un cantiere edile di Torre a Mare,
Bari. Aveva lasciato gli studi per lavorare, come ave-
vano fatto prima di lui i suoi tre fratelli. Una vicenda
drammatica e significativa, in un'Italia che si considera
tra le grandi del pianeta. Del resto i dati sul lavoro mi-
norile nel mondo sono noti. Alla vigilia del 2000 ci
sono 300 milioni di bambini che vivono di solo lavoro e
in condizioni spesso disumane. 5 milioni nelle sole Fi-
lippine, tantissimi in ogni paese dell'America Latina.
La maggior parte dei prodotti tessili che dal Bangla-
desh giungono in occidente sono frutto del lavoro di
bambini. In India il 20 per cento del prodotto nazionale
nasce dal lavoro dei ragazzini , impiegati nella confe-
zione di fiammiferi , fuochi d'artificio, seta, matite e si-
garette, ma anche nelle cave di pietra o nella produ-
zione di mattoni. Nella foto, un ragazzo filippino .
ALBANIA
DALLA CHIESA
DEL SILENZIO
Le ha scoperte una giornalista
ital iana, si chiamano Maria e
Lucetta e sono due suore sale-
siane. Vengono dalla Chiesa
de l silenzio e ogg i sono due
donne anziane, maturate dalla
loro drammatica esperienza.
Cacciate dalla casa re ligiosa
d i Scutari ne l 1945 , Lucetta
divenne infe rmiera. A 38 anni
deci se d i di ventare medico e
dopo l' università a Tirana ri-
cevette l'incarico di un picco-
lo ospedale per bambini han-
dicappati. Ovunque però dif-
fid enze, accuse, dispetti, i tur-
ni più pesanti. « D 'estate mo-
rivano tanti bambini. E io, pri-
ma che morissero, li battezza-
vo. Prendevo un batuffolo di
cotone, lo immergevo nell 'ac-
qua e gli davo il nome che mi
veniva: Antonio, Maria, Gio-
vanni ... Credo di averne man-
dati tanti in paradiso. Ma se
tornassi indietro non sarei più
capace di fare quella vita. Ero
timida e mi è toccato di esse-
re coraggiosa». Anche la sto-
ria di Maria, che ogg i ha 75
anni , è ri cca di persecuzioni
ed eroismi . Mari a era di fami-
glia nobil e e fu doppiamente
"a ri schi o". Entrambi i suo i
genitori sono finiti in campo
di concentramento. Fu anche
lei infermiera, poi , dopo innu-
merevo li impieghi , nel 1954
operaia nei lavori forzati, pri-
ma in una fabbrica di tegole,
poi nella costruzione di canali
d'irrigazione. Lavori pesantis-
simi , ma era l' unico modo per
avere la tessera e i bollini per
la razione di pane. L ' umilia-
zione e la fatica divennero di-
sumane quando, dopo una ma-
lattia, fu costretta, insieme ad
altri perseguitati politici, a
spargere nei campi i resti or-
ganici raccolti nei pozzi neri.
Ma Maria non dimenticava di
essere una suora e lungo la
strada e durante il lavoro pre-
gava: « I passi che faccio, la
vanga che alzo, ogni gesto sia
per amore tuo ». Adesso suor
Lucetta e suor Maria si sono
unite alle suore salesiane ritor-
nate in Albania. La fidu cia nel
futuro nasce soprattutto dai lo-
ro nascosti eroismi .
I Suor Lucetta Mihilli e suor Maria Gjomarkai,
in borghese, per le vie di Scutari. La loro storia
è stata raccontata da Miela d'Attilia nel libro
« Dal silenzio alla speranza », LDC.
BELGIO. EUROFORUM DEI GIOVANI. Pensando al
giubileo, e nel clima del centenario degli inizi dell'opera
salesiana nelle Fiandre, si sta progettando l'Eurofo-
rum giovanile, che si terrà nel luglio 1998. Sono già
aperte le iscrizioni alla manifestazione che si propone
un respiro europeo. Per l'occasione sono pronte e in
vendita le simpatiche T-shirts (nella foto) .
BS FEBBRAIO 1997

1.8 Page 8

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.:·······························
BS DOMANDA
PREGARE È BELLO? dormono nel seno della
« Ho letto la pagina del mamma. Il Signore sa
rettor maggiore don Juan che sentiamo la fatica. E
Vecchi sulla preghiera quando il dolore bussa
(cf ES/ottobre '96). Pre- alla porta, pregare può si-
gare è bello quando tutto gnificare aspettare nel si-
ti va bene. Ma quando le lenzio l'ora della pace,
cose vanno male, e nella pazienza, nella se-
muoiono le persone più renità. Sentiamo l 'ango-
care, pregare diventa fati- scia di non essere esaudi-
ca. E il non essere esau- ti? Ma chi può dire che il
diti ti getta nell'angoscia. Signore non ci ascolta?
Da giovane, senza aver
fatto nulla di male, ho
visto la fame, la povertà,
la gue1Ta. Oggi, da vec-
chio, malattie e tanti do-
lori assurdi. Ma chi è che
ci ascolta e ci ama?»
(Lettera firmata, Asti).
O Da giovane le è tocca-
to soffrire; «da vecchio»,
dice, « malattie e tanti do-
lori assurdi ». Sì, questo è
un mistero che non riu-
sciamo a capire. Ma forse
Gesù, innocente più di
tutti noi, non ha sofferto
Risponde mons. Hilario
Moser* Lei dice « Prega-
re è bello quando tutto va
bene ». Mi permetta di
dire no. Pregare è bello
sempre, particolarmente
quando tutto va male.
Cos'è la preghiera? Più
che dire a Dio le nostre
cose, affinché ci aiuti a
sbrigarle - lui conosce
anche lui? E perché? Es-
sere uomo è un mistero e
una gloria. Solo nel Verbo
di Dio fatto uomo trovia-
mo la spiegazione della
nostra gioia e della nostra
sofferenza. Gesù ha sof-
ferto per arrivare alla glo-
ria. Solo il Padre sa perché
sia stato così. E questa è
anche la nostra strada.
già quello di cui abbiamo
bisogno ... -, la preghiera
consiste nel sentire da
Dio quello che noi dob-
biamo fare.
La preghiera non deve
fare di Dio il mio servito-
re, ma deve fare di me un
servitore di Dio. Lei capi-
sce allora che pregare è
piuttosto fare silenzio,
ascoltare e mettere in pra-
tica quello che il Signore
ci ha fatto capire. Per que-
sto la vera preghiera cam-
bia la vita. Ci sono molti
modi di pregare, ma in
fondo la preghiera è sem-
pre unica e la stessa: con-
O Pregare è affidarsi, di-
cevo. O come diceva
santa Teresa del Bambi-
no Gesù, «La santità non
consiste in questa o quel-
la pratica, ma in una di-
sposizione del cuore che
ci renda coscienti della
nostra debolezza e fidu-
ciosi fino all'audacia
nella bontà del Padre».
La preghiera ha come fi-
nalità creare questa « di-
sposizione del cuore».
Ecco perché pregare è in-
dispensabile, particolar-
mente « quando le cose
vanno male ».
siste nell 'affidarsi a Dio e
lasciarsi guidare da lui.
1l0 1
:> O Senza dubbio la fatica ~'ltr.,_;"-U-A .
esiste. Ma quando la fati-
ca pesa, facciamo come i * Vescovo di Tubarao
bambini che, stanchi, (S. Caterina, Brasile).
FEBBRAIO 1997 BS
LE PROMESSE DI BER- scuno di noi, quello dell'amo-
LINGUER. « Ho partecipato re nonostante tutto? L ' amore
al meeting di Rimini sulla si salva così. Coraggio! Dob-
scuola. Si sono registrati ap- biamo cogliere il carpe diem :
plausi, ma anche fi schi, nono- non quello di Orazio, ma di
stante la perizia del modera- Tertulliano , perché il tempo
tore don Negri. Al rappresen- ci è dato per rispondere all'a-
tante delle famiglie che so- more ».
stenne "non vogliamo pagare
due volte la scuola, quella di
R.S. , Mestre
stato e quella libera", ha re-
plicato il ministro: "Personal-
mente considero un obbligo
morale dare all 'Italia una leg-
ge sulla parità". E aggiunse:
"Ce la metterò tutta per riu-
scire dove altri governi hanno
fai] ito, sebbene fossero schie-
AMICI. « Non lavoro, e ho
qualche amico/a. Vorrei però
che queste arniche e questi
amici crescessero di numero.
Ne ho bisogno ».
Grazia , Taranto
rati a favore dell a parità sco- Come avrai notato , non ab-
lastica. Capisco la diffidenza biamo più pubblicato appelli
di chi si è già scottato, ma vi perché si sono verificati degli
prometto che presenterò una spiacevoli imprevisti. Se vuoi
mia idea a tutte le forze ... ". scrivi alla rivista giovanile
Non ci rimane che attendere «Dimensioni nuove », LDC,
fiduciosi, sperando che dav- 10096 Leumann (TO).
vero si passi dalle promesse
ai fatti ».
Agostino Magarotto, Legnago
FIORELLO. «Trovo assurde
le parole pronunciate da Fio-
rello e da voi pubblicate nel
numero di settembre: « Don
LA SCUOLA DELL' AMO-
RE. « Mi riferi sco a un BS
DOMANDA dei mesi scorsi.
Penso che ci siano due livelli
di amore: quello dei giorni fe-
lici , più gradito e ricercato; e
quello che, passando attraver-
so la sofferenza, matura fino a
diventare "più forte della
morte". Questo è l'unico amo-
re capace di coinvolgerci com-
Bosco in fondo era un anima-
tore come me .. . ». Ci vuole
una bella faccia tosta. In
quanto alla richiesta di dargli
una mano a divulgare lo spet-
tacolo in tutta Europa e in
America, faccio appello al vo-
stro buon senso. Spero poi che
il Papa per il giubileo abbia
ben altro da pensare che vede-
re lo spettacolo di Fiorello ».
pletamente. Gesù ha scelto Osvaldo Alessandria , Savona
questa strada, che non è una
strada "triste", perché è l'uni-
ca che può dare stabilità alla
gioia nella nostra vita. Certo è
una gioia matura, proprio per-
ché cresciuta nel "digiuno".
Anche nello sport, nello stu-
dio e in ogni nostra attività,
non vi è gioia e ampliamento
di orizzonti se non attraverso
una "scuola". E la scuola del-
l'amore non può essere che di
questo tipo. Far diventare adul-
to il proprio amore è un ' im-
presa più grande di noi stessi
e si deve essere animati dallo
spirito che viene da Dio. Co-
me si può vol ere un amore in-
dissolubile se non si è di spo-
sti ad avere per l' altro lo stes-
DALLA TURCHIA. « Mi tro-
vo unico salesiano a mille km
da Istambul , con mons . Fran-
ceschini, vicario apostolico
della nuova diocesi dell 'Ana-
tolia. Sono qui per iniziare
una nuova presenza salesiana
nella città di Mersin, a 28 km
da Tarsus. Vivo nell 'epi sco-
pio e nell 'arnbiente giovanile,
che incomincia a offrire pro-
spetti ve. Collaborano con me
tre ex allievi di Istambul, mol -
to legati ai ricordi della loro
gioventù. La prego di man-
darci regolarmente il Bolletti-
no Sales iano ».
so amore che Gesù ha per eia-
Felice Morandi, Mersin

1.9 Page 9

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CHITARRE E APPLAUSI A
MESSA. « Appartengo anch'io
alla schiera, silenziosa ma pre-
sente, di coloro cui poco ag-
gradano certe celebrazioni li-
turgiche dove pare perdersi il
senso del sacro e la natura stes-
sa della celebrazione. Certo,
si celebra il Cristo. Non solo
"parola d 'amore del Padre . . .".
Anche. Soprattutto Mistero re-
dentore del Calvario i cu i frut-
ti vengono rappresentati ogni
volta che si celebra la santa
Eucaristia. Questo è il punto
essenziale e centrale che nella
risposta data alla lettera di
Carlo Regaldo di Urbino non
vedo emergere (ES/settembre
' 96). Ora, lei dice che è im-
portante cogliere tutte le mo-
dalità espressive che meglio
servono a comunicare. Ne
convengo. Ma suvvia, (sig.) o
don Guido Nove ll a, non sco-
modiamo l ' incarnazione di
Dio per giustificare e "trovare
opportuno" suoni della chitar-
ra, applaus i e altri segni. Ri-
maniamo alla essenzialità del-
l(--p-~, -~-:-p-~C-11_.'!._-Tu~
le celebrazioni, all a loro ritua-
lità, al senso profondo del «sa-
cro » che rappresentano. Senza
applausi per favore! Con un
po ' più di rispetto per «Ciò »
che si celebra e, se non altro,
per il fatto di essere in presen-
za di Dio, fatto Uomo, in Cor-
po, Sangue, Anima sotto le
specie consacrate del pane e
del vino».
Giampiero Gabotto , Torino
Scriveva il liturgista salesia-
no don Guido Novella nella
sua risposta: « la liturgia è
linguaggio fatto di tanti ele-
menti: spazio, tempo, gesto,
parola , musica, silenzio (. ..),
che devono essere armonizza-
ti insieme.fino a raggiungere
la bellezza. Con l' incarnazio-
ne di Dio , tutto è stato abili-
tato a dare espressione al!' i-
nesprimibile». E giustificava
in questo modo l'uso dei vari
«segni » che diventano utili a
esprimere la ricchezza del
mistero che viene celebrato .
- - -FO- .~- 'É-~- •
Nel caso delle chitarre e degli
applausi, penso sia una que-
stione di misura - e addirittu-
ra di giusta «mistura » con
l'insieme - in modo che i « se-
gni » siano trasparenti e non
fac ciano scomparire il dono.
Chitarre e applausi sottoli-
neano certo la festosità del
momento celebrativo, ma la
gioia profonda ha altre sor-
genti e la si può esprimere
anche con il silenzio .
CHIESE DI RUSSIA. «La
Russia, che ho visto qualche
anno fa da turista, mi è sempre
stata nel cuore. Subito dopo
"la caduta del muro" scrissi al-
l'ambasciata di Russia a Ro-
ma, per prop01re di istituire un
numero di c/c postale per la rac-
colta di offerte volontarie per
il recupero di qualche chiesa
cristiana in quel grande paese.
Naturalmente non ho ricevuto
risposta. Ho letto il dossier del
mese di marzo sulla vostra pre-
senza in Russ ia. Vorrei fare la
stessa proposta a voi, magari
per ristrutturare la chiesa della
Beata Vergine del Carmelo a
San Pietroburgo ... ».
j" ir/} MUO- /
r COt'/E I f'4Pi
Cf/f FANNO
, [ SIHPATiCO PU/3BL/Ctrl IN
}
TELEVIS/ONE _?
~ l lY~
AO&SJO COSA
FACCIO? GLI 7
RISPOl{l)O.
Germana Manganaro,
Palermo
Nel!' ex impero russo è tutto un
fiorire di presenze pastorali
ed educative. Il dossier di mar-
zo presentava soltanto un as-
saggio di quanto si è realizza-
to. Determinante è stato per i
salesiani il « Fondo Est», che
ha preso inizio proprio dopo
la "caduta del muro" e che è
cresciuto grazie agli aiuti di
singo li e istituzioni. Anche lei
se vuole può incrementare que-
sto "Fondo" di generosità, ser-
vendosi del c/c allegato alla
rivista , specificando la causa-
le del versamento.
I
DONO DI NOZZE. « Abbia-
mo promesso il Bollettino Sa-
lesiano come "dono di nozze"
ad alcune giovani famiglie
amiche, appena formate. Rite-
niamo che sarà un regalo gra-
dito ... ».
Suor Graziella, Milano
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
dirizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656 .12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS FEBBRAIO 1997

1.10 Page 10

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Ricordi e impressioni del primo viaggio in Romania. I
CHIAMATI
IN ROMANIA
di Sergio Dall'Antonia
Con 23 milioni di
abitanti e tantissimi
giovani, la Romania
bussa alla porta per
avere la prima opera
salesiana.
Piove. Il simulacro di Ovidio è
imbronciato. L_a testa china, il
mento appoggiato a un a ma-
no. C una scritta, in latino e in ro-
meno. Il latino è più comprensibile.
Dice: « Augura a me un riposo sere-
no, tu che passi di qui. Un riposo
sereno per me a cui l'ingegno sot-
trasse la vita ». Ovidio è morto a
Costanza, nella Dacia romana, esi-
liato dall 'imperatore Augusto, offe-
so dai suoi versi.
Mi trovo a Costanza sul Mar Nero .
FEBBRAIO 1997 BS
È il 23 settembre 1996. Perché pro-
prio qui, così lontano da Moglia-
no Veneto da dove sono partito? La
spiegazione è un po ' complessa.
Eccola.
DON BOSCO
Cl HA PRECEDUTI
La Romania è divisa in reg ioni e
amministrativamente ha 40 di stretti
e un muni cipio, Bucarest, la capita-
I bambini rumeni ci aspettano.
le. È di reli gione ortodossa, ma più
o meno il 10 per cento della popola-
zione è cattolica. Su poco più di 23
milioni di abitanti , oltre due milioni
di cattolici, tanti quanti gli abitanti
della vicin a Macedonia. Per inten-
derci, un po' più dell a popolazione
dell a Slovenia. I cattolici predomi-
nano nell a Moldavia. Ed è che è
scoccata la sc intill a che ha causato
la nostra presenza in Romania. Le
cose sono andate così. Nell a diocesi
di Iasi, capoluogo della Moldavia, ci

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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battistrada ora vogliono rimanere e andare incontro ai giovani del paese.
sono molti seminaristi. Terminato il
corso della scuola superiore e an-i-
vati in teologia, già nel 1993 alcuni
di essi si erano rivolti al rettor mag-
giore chiedendo di farsi « salesiani
di Don Bosco »! Chi aveva parlato
loro della nostra congregazione e li
aveva invogliati a fare la scelta dei
giovani? In seminario avevano letto
la biografia di Don Bosco. Erano
due copie battute a macchjna su dei
fogli di carta riso, an-ivate chissà
come! sta di fatto che furono lette e
divorate. Fu per questo che quei
giovanotti furono presi da un calore
nu ovo e decisero di farsi sales iani!
Don Bosco ha preceduto i suoi fig li
in Romania: potevano i salesiani ri-
manere indifferenti? Si sono mossi
dal I' ispettoria Veneta, affidando la
cosa in prima persona al vicario don
Alberto Trevisan; e ora i primj due
si trovano qui a Costanza per aprire
un nuovo fronte salesiano.
PER I GIOVANI
Proprio a Costanza, e non a Timi-
soara, a Oradea, a Tasi o in Transil-
vania. Il vescovo di Bucarest infatti
ci ha invitati a scendere a Costanza.
c'è una sola pan-occrua cattolica
per tutta la città che conta oltre 350
mil a persone. Tre sono i sacerdoti,
vi è poi un piccolo gruppo di suore
italiane della congregazione di san
Gi useppe, provenienti da Como, e
nient'altro. La città è ricca di popo-
lazione e di ragazzi ne trovi in tutti
I primi due salesiani in avanscoperta.
Al centro, Venceslao, neo-salesiano rumeno.
Sono alle « Porte di ferro » sul Danubio.
PRIMI PASSI
di Alberto Trevisan
In Romania siamo ai pnm1 passi,
ma guardiamo _al futuro con un
certo ottimismo. E nuova la situazio-
ne politica e sociale. Dopo gli anni
della dittatura comunista di Ceause-
scu, a cui era subentrato un ordina-
mento neo-com·unista, alle ultime
elezioni (novembre 1996) si sono
aperte le premesse per una svolta
con l'elezione a presidente del de-
mocratico Emil Constantinescu.
Si assiste da qualch e tempo
an che a un certo ammorbidimento
nei confronti della Chiesa cattoli-
ca.
Vi è un tacito e insistente appello
del mondo giovanile, affollato e bi -
sognoso , e un'ampia possibilità per
i servizi educativi tipici del carisma
salesiano.
La richiesta di alcuni giovani ru-
meni di farsi salesiani ha fatto pre-
correre i tempi . Essi chiedono di
portare çon noi Don Bosco in Ro-
mania. E già aperto , ed è anzi in
fase avanzata, il dialogo per una
prima effettiva presenza. E due sa-
lesiani sono già in avanscoperta a
Costanza, su l mar Nero.
Angolo di mercato in piena città.
Antichi ricordi romani nella terra dei Daci.
BS FEBBRAIO 1997

2.2 Page 12

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Improvvisi scorci agresti lungo la strada.
gli angoli, con i loro pro bl emi um a-
ni e morali. Al porto molti di loro vi-
vo no la notte nei meandri delle co n-
dutture fog narie e durante il giorno
campano di esped ienti. Ecco allora
lavoro per i salesiani! Come Don Bo-
sco, cercheremo di portare il nostro
piccolo liev ito d 'amore cristiano per
aiu tare la gente e i giovani a uscire
da ogni miseria morale e in partico-
lare per fare dei ragazz i degli « one-
sti c ittadini e de i buoni cristiani ».
Ma, per soddisfare ogni curios ità,
conviene dire un a parola di più sui
nostri progetti per iI futuro .
Quei giovani che vogliono fars i
sa les iani sono la radice dell a pre-
senza di Don Bosco in Romani a. E
saranno anche il fo ndamento della
nostra opera. Uno di essi si chi ama
Venceslao, come il re martire dell a
Boemia, ed è già salesiano. Dopo
aver fatto l' anno di noviziato, pro-
prio quest'anno e si sta perfezionan-
do a Udine. Altri due giov ani, Ga-
brie l e Georgel stanno facendo il
noviziato a Pinerolo, presso Torino.
Altri giovani , che stanno muoven-
dosi ora, hanno bi sogno di un punto
di rife rimento in Romania, un cena-
co lo salesiano che si prenda cura
della primavera di grazia che sta
sbocciando in essi e li orienti.
I PROGETTI
Sta dunque sorgendo davvero la
prima opera sales iana in Romania?
Per ora è solo nel sogno! Ma se ne
sta già cercando il sito e il tipo . Sarà
una scuola di arti e mestieri o una
scuola primaria e secondari a per i
poveri ragazzi a cui nessuno bada?
sarà un orfanotrofio? - brutta paro-
la! - oppure un a casa-famigli a,
FEBBRAIO 1997 BS
dove il cuore provato di tanti giova-
niss imi ritrov i attenzione e calore
um ano, preparazione all a vita?
Ed ecco una chiesa ! accanto corti-
li , ru more di giochi , di canti , di risa-
te, mormorio di preghiere: è l' orato-
ri o di Don Bosco per i ragazz i di
Romania. Ma per ora è ancora so l-
tanto un sogno!
Li ho visti io i ragazzi di Roma-
ni a. Anche un a sola carezza li fa fe-
lici. Li ho incontrati , pieni di curi o-
sità, semplici, con gli occhi che bril -
lavano nel rispondere al mi o sa luto,
qu as i dicessero: « Quando vieni ?
Quando vieni ? Ti abbiamo aspettato
tanto !».
VIVERE A COSTANZA
In Romani a si sta bene? Qui a Co-
stanza i palazzi, le strade, gli am-
bienti parlano di povertà e di trascu-
ratezza. Ci sono anche settori della
città belli, curati , qu asi splendenti.
Ma a confro nto con le nostre città, il
cuore prova uno stringimento. È così
un po ' ovunque, predomina l' im-
pressione della povertà. Mi pare di
tornare al tempo della mia infa nzia,
qu ando le strade erano piene di
buche, ed erano percorse da buoi,
asini, muli e cavalli . Erano gli anni
in cui i friulani veniv ano a vendere i
cucchiai di legno e in casa si man-
giava poco. Si risparmi ava su tutto.
li freddo pungeva e ti veniv ano i ge-
loni . Così mi è apparsa la Romani a.
Li ho visti i pozzi di petrolio. Ho
sentito l' acre odore di benzina. Ho
visto le grandi c iminiere fumanti, le
indu strie chimiche circondate dal
fum o. Ma ho visto anche il Danubio
blu e i grandi fi umi con le chiuse, i
laghi artificiali che come lame d 'ar-
gento abbe lli vano il paesaggio. Ho
visto le di stese dell e coltivazioni , i
campi di girasole a perdita d' occhio.
I nidi delle cicogne sui camini, il ver-
de dei boschi , i monti dai paesaggi
così simili alle nostre Prealpi . Ho
visto i funghi , abbondanti come la
frutta, e mille altre cose che la gente
di campagna usa vendere per via.
Ho visto i vigneti e la gente vendem-
miare, ma anche la maledetta osteri a
vicina, che prosciuga ogni guadagno.
Ho visto le pecore a greggi sull e di-
stese sconfinate, le di aboliche capre
divoratri ci di ogni germogli o. Ho vi-
sto gli zingari nomadi della Munte-
ni a, i loro accampamenti simili a
q uelli dei pellerossa, le loro tende
aperte che dall 'alto lasciano usc ire
il fumo, mentre ragazzi, asini e caval-
li corrono attorno. Ho visto le case
degli zingari sedentari simili a pi c-
cole regge ci nesi. Ho visto i monu-
menti glori osi degli eroi , che ricor-
dano storie di sangue e di libertà.
Ho ammirato la dignità fiera dei
poveri e ho conosciuto l'ospitalità ge-
nerosa dei rumeni . Ho visto l'agonia
dei loro moribondi, il pianto per i lo-
ro cari portati a sepoltura.~
Ecco perché sono qui a Costanza,
vicino a questo triste monumento di
Ovidio, sul bel mare Nero , che rug-
gisce sull a spiaggia, grigio e bianco
di schium a e di schizzi.
Sergio Dall 'Antonia
Una caratteristica basilica
ortodossa.

2.3 Page 13

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PRIMA PAGINA
Danilo Leonardi
L' Italia spende per le
politiche familiari ap-
attuale dei soli «assegni
familiari » in realtà costitui-
pena lo 0,8 per cento, an-
sce in fondo un alibi che
cora meno per il sostegno
nasconde la mancata at-
alla maternità, che è dello
tenzione al ruolo della fa-
O,1. I dati sono emersi in
miglia come elemento fon-
tutta la loro evidenza in
dante della società . Per
occasione del recente di-
ag ire su di un piano di se-
battito sulla riforma dello
rietà verso il reale ricono-
stato sociale. Oggi sono in
scimento dei carichi fami-
molti ad affermare che
liari , il Forum ha chiesto al
questo sistema è ingiusto
professor Martini , docente
e squilibrato. Il Forum del-
di statistica economica al-
le associazioni familiari ,
la Statale di Milano, di ela-
sorto tre anni fa tra le più
borare una proposta che
rappresentative realtà or-
preveda l'adozione del BIF
ganizzate d'ispirazione cri-
(Basic Incarne Familiare)
stiana, si batte perché la
per determinare il reddito
famiglia riacquisti cittad i-
imponibile, che si otterreb-
nanza nel nostro paese .
be dalla somma di tutti i
Coordinando gli sforzi del- L'altra pantofola te la regala Luigino...
redditi della famiglia sot-
le trenta associazioni che
tratta una «quota minima »
lo compongono (tra le
quali i Cooperatori Sale -
siani) ha raccolto un mi-
WELFARE/
(il BIF, appunto) necessa-
ria per il sostentamento dei
familiari a carico. Per esem-
lione e mezzo di firme per
la « Petizione al parlamen-
RIPARTIRE
plificare, il reddito tassabi-
le di una fam iglia di quat-
to per le politiche familia-
ri », consegnata nelle mani
DALLA
tro persone sarebbe il ri-
sultato della somma degli
del presidente del senato
Nicola Mancino lo scorso
4 luglio.
FAMIGLIA
stipendi di papà e mam-
ma, meno le spese soste-
nute per i due figli, calco-
LA NOVITÀ DI MAGGIOR
Il Forum delle associazioni familiari.
late a forfait facendo riferi-
mento allà ~esa sostenu-
RILIEVO che intende por- La famiglia esce dalle mura domestiche, ta dallo stato per pagare
tare il Forum è la «visibili-
» della famiglia . Vale a
dire, prima d'ora aveva
e afferma la sua centralità sociale
e il riconoscimento dei propri diritti.
una «pensione sociale »
(circa 6,2 milioni di li re
l'anno) .
delegato agli addetti ai la-
vori il compito di rappresentarla sul piano sociale . NEL MESE DI MARZO 1997 gli uffici della Cei or-
Oggi la famiglia cristiana smette di chiudersi nelle ganizzano un convegno sul tema « scuola e fami-
pareti domestiche e si cimenta con le sfide del no- glia », e il Forum si propone di approfondire il lega-
stro tempo. Rispondendo in questo modo a quanti me tra le due realtà , per giungere a « un vero e
più volte hanno richiamato i cattolici a diventare di proprio patto educativo » che valorizzi le reciproche
nuovo protagonisti nell'impegno sociale. Le prime responsabilità. Successivamente il Forum si occu-
richieste si muoveranno sui tre punti , che sono stati perà dell'associazionismo familiare , che sarà ogget-
oggetto dell'appello ai candidati e agli elettori in oc- to di un convegno nel mese di aprile , nell'ottica dei
casione delle ultime elezioni: tutela della vita, equi- rapporti tra associazionismo , volontariato e terzo
fiscale , riorganizzazione del sistema scolastico in settore. La stagione si concluderà con un seminario
funzione della libertà di scelta della famiglia. Uno di studio , nel mese di giugno , sul problema ormai
degli obiettivi che il Forum si propone è di chiedere indifferibile della nascita dei comitati regionali del
al fisco italiano un trattamento più equo nei con- Forum e su tutte le implicazioni del rapporto fami -
fronti di chi forma una famiglia. Si tratta del ricono- glia-enti locali in vista dell'elaborazione di proposte
scimento dei carichi familiari , ossia dei costi soste- regionali .
nuti per il mantenimento e la formazione dei mem-
bri della famiglia. Grava solo su di essa infatti il pe- La segreteria e l'ufficio stampa del Forum hanno sede
so economico dei figli fino al loro inserimento, sem- in viale Balde/li, 41 00146 Roma - te/. 06/5403466 -
pre più tardivo , nel mondo del lavoro. Il sistema fax 06/5403467.
BS FEBBRAIO 1997

2.4 Page 14

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
QUALE FEDE ATTUALITÀ
IL FUTURO
DELL'EUROPA E IL
PERLA RUOLO CHE LA
COMUNITÀ
CRISTIANA PUÒ
NUOVA GIOCARE ALLA
VIGILIA
DI MAASTRICHT.
V escovi di tutto il vecchio
continente, dal] ' Atlantico
agli Urali, in asco lto del-
l'uomo contemporaneo europeo.
Ascolto delle sue attese e frustra-
zioni , del le sue conquiste e delu-
sioni . Soprattutto della sua difficile
libertà. Al « Salesianum » di Rom a,
pastori del! 'Est e dell'Ovest, del
Sud e del Nord , si sono interrogati
con l'aiuto di esperti - uomini e
donne - sulla religione come «fat-
to privato, e realtà pubblica ». Sul
ruolo della Chiesa in una soc ietà
plura li stica, che tende a relegarla ai
margini. Ce ne parla uno dei parte-
cipanti al « Simposio », il padre
GianPaolo Salvini , gesuita, diretto-
re della « Civi ltà Cattolica ».
EUROR
di Silvano Stracca
Situazioni nuove e inedite sfida-
no la Chiesa nelle società occiden-
tali come nel' Est europeo. Il suo
compito pubblico è esaurito?
All'Est la Chiesa ha recuperato il
diritto di associarsi e di avere pro-
prie istituzioni; adesso deve trova-
re il modo di contribuire a model-
lare la società e le sue strutture. In
passato, nel migliore dei casi , era
ridotta a un fatto puramente priva-
to . All 'Ovest si assiste a una priva-
tizzazione di fatto , in una società
ampiamente secolarizzata e in cui
il pluralismo è un fatto in-eversibile,
anche se ambivalente. Ma il com-
pito « pubblico » della Chiesa è tut-
t ' altro che esaurito. Oggi il sistema
democratico occidentale si è im-
posto dappertutto, ma esso da solo
non è in grado di giustificare i va-
lori sui quali si appoggia. A questo
punto la Chiesa può e deve contri-
buire.
I giovani e l'Europa. Difficile equilibrio tra libertà solidarietà ».
FEBBRAIO 1997 BS
Com e?
Soprattutto può
indicare il senso,
il significato della
vita e della socie-
umana di cui es-
sa è po1tatrice, in-
dicando l'orizzon-
te ultimo dell 'esi-
stenza. La Chiesa
è in cammino, in-
sieme a tutta l'u-
manità. A essa toc-
ca indicare il sen-
so di questa avven-
tura umana e al-
cune delle sue di-
mensioni fonda-
mentali. È bene pe-
ricordarsi che,
se essa ha tutto ciò
che occoITe ali ' u-
manità in ordine
alla salvezza, non
ha certo tutto ciò
di cui il mondo ha

2.5 Page 15

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Roma. Si è tenuto al « Salesianum » il IX Simposio dei vescovi d'Europa.
bisogno in molti altri campi, come Ma quella del vangelo è una fede
la politica, l'economia, la tecnica. rivelata , non autocostruita dall ' uo-
mo. U no dei compiti più difficili
Pericoli e chance per la fede nel per la Chi esa è quello di mostrare
clima della ritrovata libertà?
che l'etica del vangelo non è con-
Nei paesi dell ' Europa orientale, traria alla libertà, ma ne è la sua
sotto il totalitarismo, la gente non realizzazione più piena e autentica.
ha potuto esperi mentare la libertà.
La Chiesa deve ora aiutare a saper
gestire questo dono prezioso e fra-
gile. La fede d 'altronde è autentica
Possono i credenti, la Chiesa,
dare speranza a un mondo che è
ampiamente sconfortato?
solo se è libera. C significa che Il messaggio più conv in cente è
in un regime di maggior libertà la quello che viene dalla testimonian-
fede è esposta a
za, più che dalle
maggiori rischi ,
ma può anche
essere assai più
La Chiesa può ancora con-
tare sul suo indiscusso pre-
parole. È sem-
pre difficile par-
lare e agire in
autentica e per- stigio morale per portare modo da con-
sonale, vissuta
da persone re-
sponsabili e ca-
agli europei i valori che
contano.
vincere la gente
che Dio c'è e si
interessa di noi.
paci di sceglie-
Gesù lo annun-
re. Al Simposio era evidente la ciava certamente con il linguaggio
preoccupazione per questa nuova più adatto, ma non sempre pare
situazione, apprezzata e tem uta al- aver avuto successo. Al Si mposio
lo stesso tempo. Specialmente quan- si è sottolineato il comp ito di mo-
do le situazioni economiche sono strare che sopra di noi « il cielo è
difficili, come talvolta all 'Est, si aperto », per usare il linguaggio
avverte il peso della libertà da ge- dell'Apocalisse , mentre gli uomini
stire in modo responsabi le e non lo sentono spesso chiuso e in modo
pochi voITebbero farne a meno, in- opprimente. OccoJTe allargare l 'o-
vocando uomini forti e rimpian- rizzonte al di del mondo teJTeno.
gendo regimi che sembravano of- La Chiesa non deve avere paura di
frire maggiore sicurezza.
fare più spazio al mistero della sto-
ria individuale e collettiva. Il no-
E ali' Ovest?
stro mondo non è certo divinizzato,
In Occidente il ri schio della li-
bertà è che la possibilità di molte
scelte religiose porti i singoli asce-
gliere ciò che vogliono, in una spe-
ma è ch iamato a diventarlo. E non
mancano segni_ per dire che Dio è
già all'opera. E questo il messag-
gio che la Chiesa oggi deve po1tare.
cie di « supe1m ercato delle religio-
ni », prendendo elementi dell ' una e Ma la parola della Chiesa è an-
dell 'altra, secondo i propri gusti. cora ricercata e ascoltata ?
La Chiesa ha tuttora una grande
autorità morale e la sua opera è
ben vista dappertutto quando si oc-
cupa dei momen ti estremi della
vita - nascita e morte - delle emer-
genze e dei « perdenti della moder-
nità», cioè di co loro che restano
escl usi dal vertiginoso progresso
attuale. È meno apprezzata quando
si occ upa della vita della società e
propone opportune e importune i
valori di fo ndo. Ma la Chiesa non
può accettare di essere relegata a
occuparsi delle situazioni estreme.
Essa deve tenere aperto all ' uomo il
Padre Salvini è nato nel 1936
a Milano. Per alcuni anni
è vissuto a Salvador, in Brasile,
conoscendo da vicino i problemi
dell 'America Latina.
In Italia è stato direttore
della rivista « Aggiornamenti
sociali » e ora dirige
« La Civiltà Cattolica ».
BS FEBBRAIO 1997

2.6 Page 16

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I •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
cammino verso la globalità del
mondo e verso un senso che va oltre
la Chiesa stessa. Anche se la fede nel
progresso continua, le società tec-
nicizzate comi nciano a chiedersi se
non occorra anche un 'altra guida
per rimanere veramente umane.
Tuttavia non è facile proporre
orientamenti di fondo e sistemi di
valore.
Spesso è un problema di metodo.
Gli uomini e le donne di oggi non
desiderano più accettare verità sem-
plicemente indicate come obbliga-
torie. Per questo viene sottolineata
ripetutamente la necessità del dia-
logo. Esso è dopo tutto il metodo
scelto da Dio per com unicare con
l'umanità. Nella Bibbia Dio si ri-
volge agli uomini come amici, si
in trattiene con loro, li invita. Da
questo punto di vista, le società de-
mocratiche sono più recettive di una
Rivelazione, come quell a cristiana,
che accorda un posto essenziale
alla parola, rendendo l' uomo e la
donna interl ocutori di Dio. E al-
I' interno della Chiesa si è ripetuta-
mente detto che l'autorità dovrebbe
essere esercitata in modo più «s i-
nodale », che è pure tipico dell a tra-
dizione cristiana.
La Chiesa e il
suo linguaggio,
sembrano però
lontani soprat-
tutto dall'uni-
verso dei gio-
vam.
Il mondo de i
giovani è assai
eterogeneo.
Apparentemente di stratto e attirato
dall'effimero , come le discoteche e
l'evasione, è in realtà capace di gran-
dissimi slanci e manifesta un ' ango-
sciata ricerca di spir itualità, ma non
sempre in forme reli giose. Così ne
cercano surrogati in tutte le dire-
zioni, dall 'Oriente ali ' Africa. Se
non sem pre i gio vani sono disposti
ad accettare dogmi e verità, sono
però più di spon ibili per un proget-
to in cui vengono ascoltati e al
quale possano partecipare con le
loro capacità creative. Il cristiane-
simo è dopo tutto un a reli gione
proprio di questo tipo , anche se
spesso abbiamo rischiato di cristal-
1izzarlo in una serie di verità. Spe-
cifico della fede ' non è un comples-
so di verità, ma l'inco ntro con una
persona, Gesù Cristo, che ci chia-
ma a un progetto esaltante che rin-
novi il volto dell ' uman ità.
Qual è, a suo avviso,
una proposta cristiana
che possa essere calzata
dai giovani d' Europa ?
I giovani sono il labo-
ratorio più sensibile. In
loro si può trovare l'equ-
librio giusto tra la libertà
e la solidarietà. Essi con-
cepiscono la libertà come
valore assolu to , come ra-
dicale aspirazione a esse-
re se stessi. Ma senza la
solidarietà, i giovani si
sentono assai più soli e
smarriti che non gli adul-
ti . La Chiesa ha co mpiti
irrinunciabili di forma-
zione e di « compagnia
ne l cammino » in que-
sto campo.
Passaporto per l'Europa. Nella valigia,
non mettete soltanto il libretto degli assegni.
FEBBRAIO 1997 8 S
Maastricht è alle
porte. Ma altri segni -
mondializzazione del-
/' economia , scampar-
sa delle culture nazionali e locali,
ecc. - paiono indicare un declino
del!' Europa. Si può fermarlo ? Può
la Chiesa diventare lievito de ll' Eu-
ropa di domani?
Non penso che l' Europa sia in
declino; né questa è stata I~ mi a im-
pressione al Simposio. E invece
un 'Europa che non si è ancora ri-
conciliata con l'idea di non essere
più il centro del mondo, così come
la Chiesa non si è ancora veramente
adattata a essere minoranza in una
società non più omogenea, nella
quale si appa1teneva alla Chiesa
senza esserne richiesti e all a cui
vita si partecipava come una cosa
ovvia. Essere liev ito è un ' immagine
suggestiva, ma molto difficile da
vivere .
J ean Guitton, prendendo a pre-
stito il pensiero di Malraux, ha af
fermato che l'Europa di domani
sarà un' «Europa cristiana o non
sarà affatto ». Che ne pensa ?
Non so dire quale sarà l'Europa
del futuro . Ma tutta la nostra ci-
vi ltà europea, pur nelle sue grandi
differe nze, è profondame nte im-
pregnata da valori cristiani . Spesso
però si è perduto il coll egamento
con la fonte che alimenta la loro
vitalità e fecondi tà. La Chiesa deve
saperla ricordare e testimoniare, ri-
portando gli europei ai loro valori
originari. Ma la stessa Chiesa deve
sapersi rinnovare continuamente
perché essa non porta in sé solo la
carica positiva del vangelo, ma
corre anche con tinu amente il peri-
co lo di confondere gli in teress i
uman i con g li interessi del vange-
lo. Ma non saran no mai so lo i
mezzi umani a rinnovare la Chiesa
e la sua carica apostolica. Deve
saper sempre tornare alle sue sor-
genti.
Silvano Stracca

2.7 Page 17

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I
I
OSSERVATORIO
Vincenzo Donati
<< P adre, da st_u~ente
non ero cristiano.
per località, per annate di
studio. Sono stato tra loro
Ora lo sono , io e tutta la
a Seoul. A Kwanju la se-
mia famiglia »; «Padre, da
de è al centro della città,
ragazzo ero così povero
al settimo piano di un pa-
che non potevo pagare la
lazzo, gestita con tanto di
retta scolastica. Ora, gra-
segretaria e computer.
zie a Dio , mi sono fatto
«Ma », ha spiegato il pre-
una posizione nella vi-
sidente, «abbiamo in pro-
ta »; «Padre, accetti il mio
getto la costruzione di un
dono per i poveri ragazzi
nostro centro a 7-8 piani.
sudanesi. Da ragazzo ho
Ci riserveremo un piano
ricevuto , ora devo dare
per uffici e sala riunioni,
a chi è più povero di
e daremo in affitto gli altri
me ». Percorrendo la Ko-
piani per ricavare un'en-
rea per rivedere gli anti-
trata costante per finan-
chi allievi di un tempo ,
ziare le nostre attività ».
tante volte ho sentito fra-
si come queste. A volte
. SONO STATO IN KO -
la commozione mi ha so-
REA partendo dall 'Afri-
praffatto, come quando
ca. Mi hanno spedito il
un gruppo di exallievi si
biglietto aereo , sono ve-
sono riuniti con le fami -
glie e i loro bambini (ex-
Seoul (Korea). Don Vincenzo Donati
con un exallievo: «Ecco la mia famiglia! ».
allievi ancora giovani, con
nuti all 'aeroporto ad ac-
cogliermi con tanto di fio-
ri. Ho trovato il program-
bambini piccoli) e hanno
ma preparato da loro per
voluto posare con me per
una foto ricordo , metten-
HO RIVISTO
parlare della nostra mis-
sione in Sudan e racco-
domi i loro piccoli sulle
ginocchia, famiglia per
LAKOREA
gliere fondi per la nuova
opera a favore dei rifu-
famiglia.
giati. Ho parlato in chie-
HO RIVISTO LA KOREA
dove ~o lavorato per 19
Il missionario don Vincenzo Donati,
che da anni ha scelto l'Africa più povera,
se, raduni di exallievi , at-
traverso giornali e televi-
sione . Sempre prelevato
anni . E un paese com- è ritornato per qualche giorno in Korea, con la macchina da alcu-
pletamente trasformato
dal progresso dell 'ultimo
ventennio. Un'industria al-
dove aveva lavorato per 19 anni,
invitato dai suoi exallievi.
ni di loro e accompagna-
to da un fotografo di pro-
fessione , exallievo anche
l'avanguardia, un 'edilizia
lui. lo parlavo della gio-
moderna, una rete stradale con comunicazioni ventù povera del Sudan e loro al fondo della
celeri e a orologio , un tenore di vita elevato , e il chiesa a distribuire volantini, a raccogliere offer-
tutto conservando le virtù mirabili della gente te , a ringraziare. « Padre , abbiamo tanto ricevu -
coreana: generosità, ospitalità, gentilezza , e to da Don Bosco , che non ci possiamo sdebita-
grande disponibilità spirituale.
re , per quanto le facciamo », mi ha detto uno.
Gli exallievi salesiani sono ormai circa 50 mila, L'avvenire del nostro lavoro tra i giovani è legato
con migliaia di professionisti , insegnanti , industria- a questa osmosi tra salesiani e laici , specialmen-
li , medici. C'è un deputato al parlamento , ce ne te dei nostri exallievi , nostra "parrocchia" privile-
sono parecchi nei vari ministeri. Un sacerdote giata. Un exallievo koreano , il signor Pang Lino,
exallievo è rettore del seminario maggiore . Un prigioniero politico per lungo tempo , e ora final-
altro è stato incaricato dalla conferenza episco- mente libero , mi aveva scritto nei giorni bui del
pale nella traduzione della Bibbia. Sono una cin - carcere : «Ora so che cosa voglia çjire lavorare
quantina i sacerdoti exallievi. Non mancano pro- per la giustizia e per i diritti umani ». E questo che
fessori di università. Eppure c'è tra di loro un dà senso al nostro lavoro tra i giovani , cristiani
senso di unità, uno spirito di corpo che dà vita a e non cristiani.
tante iniziative, come radunarsi per professioni ,
BS FEBBRAIO 1997

2.8 Page 18

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Un paese geograficamente complesso e vario, dai forti contrasti
IL PAESE DEI
CONTRASTI
di Gianni Mozzali
Colonia tedesca
nel secolo scorso, e poi
franco- inglese, dopo
l'indipendenza del 1960
sta crescendo come
democrazia. I salesiani
smoannooqauz.igpw.ervadmar..e una
I Nel cortile della missione giocano
bambini di ogni etnia e di ogni
religione, accolti da un grande
clima di famiglia.
N ell 'approdare per primi su
questo lembo di terra d ' Afri-
ca, i navigatori portoghesi
furono sorpresi dal pullulare di
pesce nelle acque del litorale dell 'o-
ceano, un'enorme quantità di gam-
beretti, camaroes in portoghese, e
tale sovrabbondante ricchezza sug-
gerì il nome da affidare alla nuova
terra: Camerun.
Distinguendosi per la sua curiosa
sagoma a fonna d i canguro, il Ca-
meru n s'allunga da nord a sud per
circa 1200 chilometri, lambendo il
deserto del Sahara a settentrione,
offrendo al centro amp i spazi all a
savana e concorrendo a creare il se-
condo grande polmone del globo
con una lussurreggiante foresta equa-
toriale nell 'ondulato altipiano meri-
dionale, dove si alternano, seppur
irregolarmente, stagioni secche e sta-
gioni piovose. Il verde caratteristico
FEBBRAIO 1997 BS
dei banan i e il manto grigio e liscio
della strada, contrastano con il
verde argenteo delle enormi palme e
con le infinite tonalità di verde pal-
lido, marcio, intenso, che s'alterna-
no ininterrottamente per centinaia di
chilometri: banani, palme da cocco,
palme da olio, papaie, il maccabò, il
mango, l'albero del pane, i parasole;
sempre suggestivo, ma più raro il
baobab.
LA POPOLAZIONE
Tredici milioni circa di africani
popolano una superficie che è il
doppio rispetto a q nella dell ' Italia,
ma che in moltissime zone è com-
pletamente di sabitata. Piste di terra
rossa attraversano fiumi e paludi,
che si arramp icano sull e r ipide dor-
sali e lungo le quali s'incontrano i
vi llaggi dove vive gran parte della
popolazione, ma in graduale abban-
dono da parte dei giovani che mi-
grano in città in cerca di benessere.
La città è un mondo complesso di
contrapposizion i, di paradoss i: gran-
d i edifici, alberghi lussuos i, costru -
zioni interrotte e in abbandono, ca-
panne, mercati piccoli e grandi ovun-
que, trade sconnesse. Una realtà che
parrebbe generata dalla sovrapposi-
zione di due culture, da due diversi
livell i di svilu ppo , che non si sono
integrati. Un contrasto dovuto forse
al fragile equilibrio nato da l colo-
nialismo prima e ora da una condi-
zione di forte precarietà denunciata
dalla giovane democrazia cameru-
nese.
REALTÀ D'AFRICA
Dopo un periodo di relativo be-
nessere, dovuto al prosperare della
produzione e del commercio del
cacao, di cui il Camerun è il primo
produttore nel mondo, la società ca-
meru nese è piombata in una crisi
che diviene sempre più drammatica
e che causa povertà estrema, fame,
malattie, delinquenza. E la dispera-
zione che spesso si legge su l volto
di gente di ogni età, e che si esprime
nell ' assenza di prospettive e di spe-
ranza, soprattutto per i giovani a cui
la società non offre sbocchi di alcun
genere, disarmati e soli nell ' affron-
tare un futuro cupo ed umil iante.
Dal 1982 i salesiani dell'ispettoria
Ligure-Toscana lavorano in Came-
run nel capoluogo della Provincia

2.9 Page 19

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economici e sociali. Centinaia le etnie.
Nelle foto, in senso orario.
Don Alcide Saggio, uno dei
fondatori dell'opera salesiana
in Camerun, direttore a Yaoundé
(Camerun). Don Valentino Favaro,
.direttore e parroco di EboIowa.
Don Natalino Parodi, in Africa
da sei anni. Nella foto è con la
volontaria Rina lvaldi, di Alassio,
ma che trascorre gran parte
dell'anno con i salesiani in
Camerun. Père Henri Caniou,
attuale parroco di Yaoundé,
sta costruendo il tetto della chiesa
provvisoria, progettata e fatta da lui.
Don Gianni Mazzali, autore del
reportage, con Alphonse e Benoit,
i primi due salesiani del Camerun.
del Sud, a Ebolowa, dove, l'allora
vescovo di Sangmelima offrì loro la
parrocchia di Nko'ovos proprio nel
centro della città, 40 mila abitanti,
situata nel più fo lto della foresta
equatoriale e dalla quale si dirama-
no innumerevoli piste in terra battu-
ta, lungo le quali si incontrano i vil -
laggi dell a popolazione boulu, l'et-
nia predominante nell e regioni me-
ridionali del paese. A Nko'ovos,
nella parrocchia Notre Dame de Fa-
tima, saldamente impiantata dai
padri Spiritani che hanno costruito
la chiesa e la canonica, i fig li di
Don Bosco hanno aperto l' oratorio,
avvertendo immedi atamente la sfida
di una soc ietà per la più parte costi-
tui ta da giovani, ma in seria diffi-
coltà nel pensare al fu turo.
A PARTIRE
DALL'ORATORIO
L'oratorio, l'originale intu1 z10ne
di Don Bosco, andava reinterpreta-
to, attraverso un ri spettoso e attento
processo di inculturazione e nello
stesso tempo riproponendo all 'at-
tenzione dell a complessa realtà fa-
miliare africana il problema dei più
giovani. Attenti a non sottrarre i
bimbi alle tradi zionali occupazioni
fa miliari, i sales iani, riperc01Tendo
la faticosa ricerca di Don Bosco agli
albori de ll ' oratorio, moltiplicando i
contatti con le fa migli e nei quartieri
e rioni della cittadina, hanno fatto
del! ' attenzione giovanile il cuore di
tutta la miss ione. Per molti giovani
la miss ione è nel senso più pieno la
loro casa: ci si preoccupa di loro in
tutto, dal cibo al vestito, dai proble-
mi dell a scuola a quelli di famiglia,
in un clima di impegno, di allegri a,
di collaborazione. La mi ssione è un
grande cuore che pulsa: l'oratorio è
scuola che educa alla vita. Un orato-
rio che si fa itinerante, utilizzando
spesso mezzi di fo rtuna, ma così vi-
PER LE RAGAZZE, GLI AMMA-
LATI, I POVERI
Le Suore Venerini da anni si
sono affiancate ai salesiani nelle
attività della missione, impegnan-
dosi soprattutto nella cura dell'edu-
cazione e della formazione delle
ragazze. Si condivide un progetto
unitario , in spirito di collaborazione
e di rispettosa autonomia. Anche
per le ragazze la missione offre un
Centro di Formazione Professiona-
sibilmente a serv1Z10 di tutti , nei
luoghi più impensati .
Nella scuola parrocchiale più di
mille ragazzi trovano un ambiente
accogliente, che li guida nei primi
pass i dell'apprendimento e dell a co-
noscenza. Nel Centro del legno, in-
dov inata intuizione proprio nel
cuore di una foresta ricca di legna-
me pregiatissi mo, i ragazzi che pro-
vengono da varie parti del Came-
run, apprendono un mestiere che
consentirà loro di affrontare la vi ta,
imprimendo anche all a società ca-
merunese quel ritmo e quell a intra-
prendenza di cui c'è grand issimo bi-
sog no.
Il corti le della mi ssione è luogo di
le, gestito dalle suore, che si pro-
pone di preparare le giovani agli
impegni di famiglia e della società.
Meravigliosa è l'opera che suor
Marie Joseph ha impostato presso
il lebbrosario di Ebolowa. Un villag-
gio, lindo, organizzato, dove l'ini-
ziativa dei lebbrosi è stimolata, in-
coraggiata; dove l'amore per i più
poveri, per i più ammalati è segno
così tangibile delle risorse vive
dèlla fede e della carità di Cristo.
o
BS FEBBRAIO 1997

2.10 Page 20

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Yaoundé (Camerun). Ragazzi della scuola primaria, con un insegnante laico.
A destra , un angolo-mercato.
incontro aperto a tutti : vi giocano
bimbi di ogni etni a e di ogni religio-
ne, catturati da un clima di fami glia
e da un a attenzione inattesa. Dal-
I' incontro, spesso fortui to, nascono
gruppi di im pegno , di appartenenza,
di cultura, di lavoro , di servizio.
Anche i giovani africani sono conta-
giati dallo stile caratteristico dell 'a-
nim az ione, che responsabilizza al-
i' impegno in un cl ima di fes ta, a tal
punto che alcuni di essi sentono ir-
resistibil e la chiamata a seguire Cri-
sto. Alphonse e Benoit, due giovani
camerunensi dell 'etni a ewondo ,
sono già salesiani .
PARROCCHIA
MISSIONARIA
D al centro c ittadino s' allungano
nell a fo resta le lunghe piste che por-
tano ai vill aggi: vie di comunicazio-
ne, spesso rese impraticabili dall e
piogge torrenziali che le trasforma-
no in torrenti impetuosi, lungo le
quali s'avvicendano i miss ionari a
confe rmare l ' opera preziosa de i ca-
techi sti, a rivitali zzare le piccole co-
munità con ini ziative e progetti di
indole re ligiosa e sociale, a portare
stim oli nella fragili ss ima economia
de l v illagg io.
U na parrocchia che agli occhi di
tutti appare viva, a volte addirittura
ingo lfata da tante attenzioni e da
tante preoccupazioni , aperta sul fron-
te sociale anche al di scorso dei car-
cerati a cui offre assistenza di ogni
genere, fo rtemente inserita e prota-
gonista nell o sforzo per migli orare
le condizioni sanitarie della città e
dei villaggi. E radi cata neJla fede,
contro le innumerevoli superstizioni
così caratteristi che dell 'Africa, at-
tenta a interpretare il serv izio di
FEBBRAIO 1997 BS
Dio, specie nella liturgia, valori z-
zando le ricchezze vi ve della cultura
africana: la corale boulu, la corale
bamì, la corale anglofona, la corale
francese, la corale dei bimbi e dei
giovani , multifo rme espressione di
una lode a Dio incarnata nel retaggio
e nella storia di etnie diverse, che nel-
la fede trovano un punto di fu sione.
NELLA CAPITALE
A Yaoundé, popolosa capitale del
Camerun , i sales iani sono stati, in
maniera pressante, invitati dall 'arci-
vescovo, mons. Jean Zoà, che sente
in modo del tutto particolare il pro-
blema dell a gioventù . « L'abbando-
no dei villaggi », dice il vescovo, «è
esattamente ciò che si deve combat-
tere in quanto la città non è in grado
di offrire nulla di positivo ai giova-
ni, che divengono poi vittime dell a
malavita e di un miraggio tanto
fo rte qu anto fa tu o. I salesiani garan-
ti scono ai giovani una buona fo rma-
zione professionale, tale da prepa-
rarli a torn are nei villaggi di origine
con potenzialità di lavoro e di svi-
luppo, accompagnandoli a organiz-
zarsi, dopo gli anni di scuola e di
fo rmazione ».
Come sempre, in ogni ango lo
della terra, l'oratorio è stato il punto
di partenza, lu ogo di contatto, di
prima conoscenza, di avvio di una
presenza che g fi n dai primi passi
si rivela impegnativa, richiedendo
fa ntasia ed inventi va. A M imbo-
~ an, estrema perife ri a di Yaoundé,
giungono giovani da ogni angolo
deJla città, di ogni estrazione socia-
le, spesso bisognos i di tutto, molti
sospinti anche dalla speranza di tro-
vare qualcuno che li aiuti a togliersi
la fa me. Li accoglie un ampio spa-
zio, con cortili, con una casa tutta
per loro, con ambienti spaziosi sia
per la ricreazione che per l ' attività
di gruppo e per l'associazionismo.
Quasi senza accorgersene è nata una
città, la città dei giov ani , « la cité
des jeunes », dove i bimb i giocano e
i ragazzi s' incontrano. Qui i giovani
lottano contro la di soccupazione, lo
scoraggiamento, l'assenza di pro-
spettive. Una piccola porzione di
città dove l'annuncio del Vangelo di
Gesù Cristo non vuole essere di-
sgiunto dai problemi della cri si e
dello sviluppo.
Ali ' oratorio si è aggiunto ora il
centro professionale, grande proget-
to finan ziato dalla Comunità Euro-
pea, che, con una impostazione ori-
ginale, prepara i giovani ad avvi arsi
ai vari mestieri: la falegnameria, la
meccanica, la meccanica d 'auto , l ' i-
draulica. Origin ale intuiz ione già in
atto è stata l'animazione tecnica
degli artigiani, attraverso una coo-
perativa che gestisce numerose ini -
ziati ve. Soprattutto oggi, si avverte
che la mancanza quasi totale di pro-
spettive di lavoro rende assai arduo
e azzardato ogni progetto di avvia-
mento al lavoro. Si rischi a di prepa-
rare giovani ricchi di notevoli po-
tenzialità, lasciandoli vittime dell 'a-
mara frustrazione di non trovare
sbocco nella società. È proprio in
considerazione di ciò che, come già
ad Ebolowa, la scuola sarà dotata di
una struttura produttiva, che oltre a
sostenere economicamente le atti-
vità didattiche, fornisca uno sbocco
immediato di lavoro ai giovani che
terminano i corsi di avvi amento
profess ion ale .
Gianni Mazzali

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
GESÙ DI NAZARETH
La vita, il messaggio,
il mistero
di Giuseppe De Rosa
LDC - Leumann (TO)
LA CIVILTÀ CATTOLICA
Roma 1996
pp. 340 , lire 30 .000
La Chiesa si avvia verso il
terzo millennio della nasci-
ta di Gesù , preparandosi
a celebrarne solennemen-
te la ricorrenza giubilare.
Non si tratta del semplice
ricordo di un evento che ha
segnato l'inizio della civiltà
cristiana, ma vuole favori-
re la professione di fede
in Gesù Cristo , il Figlio di
Dio fatto uomo. Tra le tan-
te catechesi su questo te-
ma che stanno vedendo la
luce in editoria, questo vo-
lume vuol essere innanzi-
tutto un invito a credere in
Gesù , visto in tutti i suoi
aspetti . Il libro offre un'in-
formazione sicura in stile
semplice, che lo rende ac-
cessibile anche a persone
che, pur avendo una buo-
na cultura, sono poco ad-
dentro ai problemi religio-
si e biblici.
cità inquadrati nei grandi pro-
blemi dell 'Uomo illuminati dalla
Sacra Scrittura. La posizione
sociale del cristiano risulta
chiaramente indicata: la fede è
autentica solo se diventa "poli-
tica", assumendosi cioè i~pro-
blema delle varie categorie di
poveri , dai disoccupati alle vit-
time dell'usura, dagli anziani
abbandonati ai terzomondiali.
Il magistero del card. Saldarini
risponde sia alle esigenze eti-
che che economiche, e fonda
ogni ordine sociale sulla fami -
glia. Senza questa base non
hanno vero significato i termini
come "progresso , uguaglianza,
democrazia".
Giacomo Canobblo - Gianni Carzanlga
Angelo Comastrl Walter Magni · Vigli io Mario Olmi
... e quel giorno
m chiamò
Seminaristi e promozione
delle vocazioni
.icu,.-ddcumtOltlCilONA.L[YOCAZIONI
""''"""""""'
deli ed educatori cristiani , nella
consapevolezza che la voca-
zione non è un elemento se-
condario , un momento set-
toriale, ma una dimensione fon-
damentale della pastorale della
Chiesa. Le riflession i, in con-
clusione , conducono a scoprire
la vocazione sacerdotale come
servizio di tutte le vocazioni
per realizzare una "Chiesa tut-
ta ministeriale".
zie a contributi multidisciplinari.
La riflessione penetra lentamen-
te in questo mondo affascinan-
te e misterioso e aiuta i lettori,
soprattutto i giovani , a scende-
re nel profondo del proprio io in-
teriore. Qui diventa facile scopri-
re la forza dello Spirito che per-
mette di recuperare la vera vi-
sione dell 'uomo integrale. Infatti
gli angeli sono i dinamici e in-
stancabili messaggeri che met-
tono in relazione Dio con l'uo-
mo, attraverso un dialogo conti-
nuo e una comunicazione in-
cessante .
SEGNALAZIONI ,
Editrice Ancora Mll.iino
FISSATOLO, LO AMÒ
Franco lmoda (e collaboratori)
Psicologia della vocazione
nell'età giovanile
Ancora, Milano 1996
pp. 198, lire 21.000
IL SALE E IL LAVORO
Persona, impresa, solidarietà
di Giovanni Saldarini
Marietti, Genova 1996
pp. 180, lire 25.000
Questa raccolta di interventi del-
l'arcivescovo della diocesi di
Torino si confronta con proble-
mi attuali di grande drammati-
... E QUEL GIORNO Ml
CHIAMÒ
Seminaristi e promozione
delle vocazioni
a cura del Centro regionale vo-
cazioni della Lombardia
Ancora, Milano 1996
pp. 150, lire 18.000
Due libri sul la "vocazione": il
primo sulla psicologia vocazio-
nale nell 'età giovanile e quindi
presupposti formativi per orien-
tare i giovani alla risposta vo-
cazionale sacerdotale ; il se-
condo sulla pastorale vocazio-
nale che esige di essere as-
sunta con un nuovo e più deci-
so impegno da parte di tutti , te-
IL RITORNO DEGLI ANGELI
Tra teologia, psicologia
e cultura
di Eugenio Fizzotti (a cura di)
LAS , Roma 1996
pp. 152, lire 15.000
Il volume approfondisce il signi-
ficato dell'attuale ritorno degli
angeli (di moda nei films , nelle
canzoni , nella pubblicità, nelle
inch ieste socio-rel igiose) gra-
Giovanni Saldarini
IL SALE
E IL LAVORO
CON GLI OCCHI DEL
CUORE
Giulia Colbert marchesa
di Barolo
Memorie su lle carceri -
appunti di viaggio - racconti
a cura di Angelo Montonati
San Paolo , Milano 1995
pp. 256, lire 20.000
RADIO MARIA
Tra cielo e terra/un miracolo
di volontariato
Padre Livio Fanzaga intervi-
stato da Angelo Montonati
San Paolo, Milano 1996
pp . 198, lire 20.000
LE SETTE RELIGIOSE
New Age, Dianetics-Scien-
tology, Movimenti religiosi
orientali, Magia e fascino
dell 'occulto, la Società del-
la Torre di Guardia
Massimo lntrovigne e altri
Ancora, Milano 1996
pp. 188, lire 25.000
BS FEBBRAIO 1997

3.2 Page 22

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Anche in Australia ragazzi che vivono per le strade sono
LA FATTORIA
di Gianni Frigerio
DI PADRE CHRIS
I Marrickville (Australia).
Padre Chris Riley con i suoi
ragazzi e " Collingwood ",
l'inseparabile danese.
A ndiamo oltre Berrina, verso
la collina, dove si trova la fat-
toria "Better Homes Farm".
Il panorama è magnifico. È decisa-
mente un posto speciale. Qui è sorta
una casa-famigli a, la migliore che
molti di questi ragazzi che vengono
dalla strada hanno mai sognato. La
fattoria è stata adattata per un grup-
po di ragazzi rifiutati dagli enti so-
cia li . Quegli 80 ettari di terreno
sono diventati il luogo ideale per
imparare un mestiere ed educarsi
all a vita. Ora un piccolo gruppo di
questi ado lescent i vive ogni giorno
sotto l'occhio vigi le di un giovane
assistente. Tutti portano con sé un
bagaglio di esperienze d i abusi, dro-
ga, prostitu zione. Chi li sta salv an-
do , letteralmente, è un uomo che è
stato preside all a Boys' Town di
Engadine, padre Chris Riley.
FEBBRAIO 1997 8S
IMPARANO AD AMARE
LA VITA
Jean s neri, un crocefisso per orec-
chino e un grosso cane nero danese
alle calcagne, padre Riley si trova
più a suo agio a cavallo che sul pul-
pito. Q uando cinque anni fa i sale-
siani aprirono le porte di St. Win-
nies a Marrickville per i ragazzi
della strada, riuscì a offrire un rifu-
g io ad alcuni di questi ragazzi. Ma
quel rifugio era troppo vicino alle
tentazioni che i ragazzi dovevano
abbandonare. Nella fattoria invece,
con il suo meraviglioso isolamento,
i giovani imparano un nuovo modo
di vivere. Cavalli, bestiame e capre
stanno trasformando i ragazzi. Que-
sti ragazzi dai 13 ai 19 anni , stanno
imparando cose che non avrebbero
mai appreso ne ll e condizioni am-
bientaii di un a città. E cap iscono
che c finalmente chi vuo le occu -
parsi di loro. Padre Chris e i suoi
co ll aboratori non li fa nno sentire in
colpa e non mettono al centro del
rapporto i loro problemi. Sono del
parere che attirando l' attenzione su
ciò che è sbagliato, si fini sce con lo
sbagli are di più. E permettono ai ra-
gazzi di prendere delle decisioni, li
aiutano ad assumersi delle respon-
sabilità sulla loro vita e su quella
degli altri. Imparano a cavalcare, a
dar da mangiare ai cavalli, a verni-
ciare il recinto, a mungere e a ta-
gliare le corna alle mucche, a guida-
re il trattore. Attività entusiasmanti ,
fatte apposta per agganciare i giova-
ni ss imi.
È VENUTA MENO
LA FAMIGLIA
Secondo padre Ril ey c i sono più
ragazzi senza casa che ragazze, ma
anche questo dato sta cam bi ando ra-
pid amente . « Noi lavoriamo con ra-
gazz i di c irca 17 anni , ma in questi
ultimi sei mes i l'età sta diminuendo

3.3 Page 23

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numerosi. Per loro padre Chris ha inventato un luogo ideale.
I Marrickville (Australia).
Padre Chris con Corrie,
uno dei suoi ragazzi.
I
fy'larrickville (Australia). Sosta al fiume .
E a contatto con la natura, lontano dai risch i della città,
che i ragazzi ritornano ad amare la vita.
e il numero delle ragazze sta au-
mentando. L' anno scorso c 'era una
ragazza per ogni 15 ragazzi. Oggi
c una ragazza per ogni due ragaz-
zi ». La sopravv ivenza nell e strade
di S idney " era incredibilmente diffi-
cile", dice padre Ril ey. « I medi a
presentano la vita sulle strade come
un 'esperienza di libertà, ma quando
ti trovi nell ' asfalto, c qu alcuno che
ti viene incontro e ti colpi sce vio-
lentemente o ti deruba. E fini sci per
diventare un toss icomane, rubi o ti
prostituisc i per sopravv ivere ».
L' attività dell a fa ttoria è sostenu ta
compl etamente da offerte libere, sen-
za alcun contributo da parte del go-
verno. M a padre Riley vorrebbe al-
meno che i politici ascoltassero quel-
lo che i ragazzi stessi hanno da dire.
«Tutti pensano alla fa miglia come a
un nido caldo e sicuro ... non imm a-
ginano invece che molte fa miglie
sono veramente offensive. Quando
pensate ai ragazzi della strada, dove-
te essere certi che non sono loro a
vo ler lasc iare la casa, ma sono co-
stretti a farlo perché gli abusi sono
insopportabili . Quando partono dal-
la famigli a, se possono prim a ne
cercano un ' altra: da qu alche paren-
te, dagli amici; e qu ando pensano di
avere orm ai approfittato troppo
de l! ' osp itaiità, si mettono sulle stra-
de de l ri one e infine si diri gono
verso la grande c ittà. La capitale è il
- Marrickville (Australia). A cavallo nei campi della "Better Homes Farm".
capolinea. Noi andiamo e dicia-
mo ai ragazzi: "Finora avete fatto
l 'esperienza del rifi uto e avete pen-
sato che ness uno voglia davvero
occ upars i di voi, ma non è così " . E
li inviti amo a venire all a fa ttoria. B
M a quel posto devono meritarselo, g
e una vo lta giunti qui , devono atte-
nersi a uno stretto sistema di punti.
Tutti i privil eg i devono essere gua-
dagnati e ciascuno di loro ogni gior-
no ha il suo turno di lavoro da
fa re ».
La maggior parte de i ragazzi ha
ripreso gli studi , aprendos i a progetti
di lavoro e quindi al futu ro . Pad re
Chris è uno che sa mantenere la d i-
sciplin a, ma nello stesso tempo sa
piacevolmente smussare g li spigoli .
Ovv iamente è mo lto amato e rispet-
tato da questi ragazzi a cui sta
dando la sua vita, ma non per que-
sto si vanta dei suoi successi. Molti
trasgrediscono e magari regredisco-
no. Le vecc hie abitudini sono lun-
ghe a morire e nonostante il benes-
sere dell a fa ttoria, alcu ni sentono la
tentaz ione di ritornare ai vecchi am-
bienti . « In un certo senso la nostra
fattoria è come la loro fa migli a: ci
sono de i momenti in cui tutto fil a li -
sc io e altri momenti d iffi c iIi». Ma
non per questo padre Chri s rinunce-
rebbe a loro. « Qu ando vanno via e
po i ri to rnano », di ce, « racco lgo i
pezzi e ri comincio da capo ».
(Ha collaborato Giuseppe Marchesi)
BS FEBBRAIO 1997

3.4 Page 24

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ienza di
al nuovo
delle Fi -
iliatrice ,
hi. Il Pa-
essere
minismo ,
ispirato , p
Chiesa e n
credibi le d
Dio ».
B
INDIA. Ordinazione di 14
nuovi diaconi al Kristu Jyoti
College, ij teologato di Ban-
galore. E la festa di san
Giuseppe. Lo studentato è
affiliato all'università sale-
siana di Roma. L' opera
comprende anche un'editri-
ce, un centro audiovisivi, la
parrocchia e l'oratorio.
FEBBRAIO 1997 BS
PERÙ. Il sorriso di queste
giovani peruviane che ogni
giorno varcano il cancello
del Centro di formazione
professionale « Maria Au xi-
liadora » di Piura. Le ragaz-
si per pettina
infermeria, d
cina, ceramic

3.5 Page 25

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CARTA DI COMUNIONE
di Piero Borelli
A PARTIRE
DALLE ATTESE
DEI GIOVANI
La «Carta di Comunione» è il progetto
istituzionale della Famiglia Salesiana
.... ~..-=;--
/.~-~.\\ ~,NF.._
..'5:!,'9J;~' ,-:--,=. /,,(' (-,;:_,,-....
/,,,C~ -',,r,.e.~~' :\\;.I-_--:..-.~-·--:~-
// ".)r-..,, /'/
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-'.!,.':.:::;,//
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1,,u~- ~...:r,~.)pf;l
j I _.,,,, -~
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:-----.:-- ~
' ij f~·-~ ~ ''•·
~ -·,:Y(II
\\\\i ~, ~
.,, ,,,- ,\\ ··
su cui sono chiamati a confrontarsi e a progettare tutte
le aggregazioni che si rifanno al carisma di Don Bosco.
La proposta è quella di rompere l'individualismo di parte,
per rilanciare il vivere «insieme» come presenza significativa
nella missione a cui siamo chiamati.
IN LIBRERIA
sua originalità. Salesiani e Figlie di
Maria Ausiliatrice , Cooperatori ed
Exallievi , Volontarie di Don Bosco e
Devoti di Maria Ausiliatrice , come
anche le più recenti aggregazioni ,
sono orientati a fondare una pre-
senza salvifica nel complesso uni-
verso giovanile che richiede un co-
stante processo di conversione.
Tengono viva l'intuizione di Don
Bosco e la inculturano dentro la
storia, la sollecitano perché cresca
in umanità.
Nel diversificarsi di culture , tradi-
zioni e financo di religioni , la propo-
sta educativa salesiana è proposta
di Cristo .
Giovani. L'intuizione
di Don Bosco.
Articolo 1: « La carità pastorale
che trova in Cristo, Buon Pasto-
re, la sua sorgente e il suo mo-
dello, fu per Don Bosco criterio di
vita e di azione, ispirazione edu-
cativa ed evangelizzatrice, pre-
ghiera e slancio missionario, e il
« Da mihi animas coetera talle»
raccolse in unità il suo amore per
Dio e per i giovani».
O C'è una «debolezza » nella
storia umana, tanto da darci la
sensazione di essere sempre agli
inizi. Sono passati 150 anni dall 'ir-
rompere nella storia di Don Bosco
e di ciò che è nato con lui. Molte
aggregazioni sono germinate dalla
O Parlare di «carità pastorale » si-
gnifica parlare di «cuore per la sal-
vezza ». È richiamare il movimento
di Gesù verso la gente , che ha
amato fino alla fine . L'evento pa-
squale è il culmine. Ma prima la pa-
rola e il gesto sono incoraggiamen-
to e proposta di un vivere salvato, a
tutti possibile .
Don Bosco incarna storicamente il
valore evangelico calandolo in un
mondo giovanile che vive ai margi-
ni, inesistente per la sociologia di
inizio '800 : voler bene ai giovani ,
entrando nella loro vita , compren-
dendola e condividendola.
Don Bosco ha fatto scuola. Oggi ,
quasi ovunque, la «condizione gio-
vanile » è guardata con quest'ottica.
La «Carta di Comunione » pone la
misura dell'appartenenza salesiana
proprio a partire dalle attese dei
giovani.
o
Enzo Bianco
ACCOGLIERE LA PAROLA
Omelie, monizioni, preghie-
re dei fedeli per l'anno B
pp. 328 , lire 24.000
Jean De La Maison jr
UN PO' DI GALATEO
ANCHE IN CHIESA NON
GUASTA
pp. 64, lire 5.000
Antonio Rudoni
E DOPO LA MORTE?
L'attesa di un aldilà e le
sue motivazioni
pp. 48, lire 5.000
Federico Taddia
ORATORIAMO CON ...
Sussidio per 20 domeniche
alternAttive
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ELLE DI CI
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BS FEBBRAIO 1997

3.6 Page 26

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Ad Alessandria da 25 anni accanto ai salesiani, le suore FMA si
IL "SAN GIUSEPPE
LAVORATORE»
di Margherita Dal Lago
U na ex caserma, lunghe tettoie
cadenti, un po ' di cortile di
terra battuta. Alla fine degli
anni '60 la casa dei salesiani addetti
alla parrocchia «San Giuseppe Lavo-
ratore » di Alessandria era fatta di bu-
chi. La gente intorno non stava mol-
to meglio: le case popolari erano abi-
tate da profughi istriani, che non ave-
vano intenzione di impiantarsi stabil-
mente nella zona. Il degrado sociale
invadeva tutto. Non erano ancor arri-
vate fin qui le tracce del boom econo-
mico. Le suore, che andavano il sa-
bato e la domenica per l' oratorio, si
dedicavano soprattutto alle ragazze,
con quelle piccole invenzioni che per-
mettevano di insegnare loro come te-
nere in piedi la casa. Sono stati inizi
duri, perché mancava tutto. Non c'e-
rano spazi, né attrezzature. La gente era
diffidente e poco incline a perdere
ns FEBBRAIO 1997
Parrocchia,
centro-giovanile e scuola
professionale.
Con la presenza
delle suore salesiane
che collaborano
nell'aggancio
delle famiglie
e nel coinvolgimento
dei laici.
I Alessandria. Suor Elena
con le ragazze dell'oratorio.
Sotto, un angolo del cortile
durante l'Estate Ragazz i.

3.7 Page 27

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prendono cura della scuola materna, della catechesi, dell'oratorio, dei genitori.
LA FORZA
DI UN'AVEMARIA
Il gruppo della Famiglia Salesiana
che vive attorno al Centro «Don Bo-
sco » si ritrova il 24 di ogni mese per
pregare insieme. «L' aria che si respi-
ra nel nostro gruppo è veramente " di
famiglia" : si può dial_ogare, di scute-
re insieme, pregare. E incredibile la
forza che ci viene da questa sosta
mensile. Riusciamo a progettare e a
LASTAMPA
ALESSANDRIA
EPROV1NCIA
Re<lazione: via Cavom·5, te
tempo. Perché mai delle suore si met-
tevano a giocare con delle ragazzine?
I ragazzi andavano e venivano, sen-
za fermarsi. La fatica delle giornate
sembrava ogni volta soffiata via dai
nuovi venuti. C'era un ricambio del-
la popolazione che pareva di essere
continuamente da capo. Le Figlie di
Maria Ausiliatrice si affiancarono ai
salesiani stabilmente nel 1972. Con
la scuol a materna richiamarono le fa-
miglie giovani. Con loro iniziò il dia-
logo che, nel tempo, ha trasformato
le casern1ette in un quartiere vivace,
partecipe, molto vicino all'opera sa-
lesiana, capace di vivere in maniera
dinamica i cambiamenti culturali di
oggi.
TRENT'ANNI DOPO
La comunità FMA, a prima vista,
è una comunità povera: 74 anni l'età
media. Sei persone. Una veterana di
96 anni. Come sia possibile essere al
centro di un ' attività vasta e giovani-
le, facendosi carico della comunità
dei salesiani , riempie di stupore chi
arriva per la prima volta ad Alessan-
dria. « Il segreto è tutto in una scelta
fatta molti anni fa: coinvolgere i laici.
Affidare la responsabilità di essere
davvero con noi nell ' animazione pa-
storale. Chi arriva oggi », dice suor
Anche ied, 12° giorno, versati dai lettori oltre
- 12 miliardi 248 mili
Aiuti consegnati a 2218fa
!!!!!!!!~!!11!!!!!§!!!~1.!L~A,IJLESSA~l!_RIJL_l:_=_EF~Dr'.31G ~
Ricostruiremo l'asilo dei bimbi più poveri ~~.
l'iozz.a Monscrrato I. Per cli alessandrini è sem• metri, lambendo il bu~to di Don Hnsco. Lui se l'è Oiov
pliccmcnle l'10pcrn rin,. In reallll è un pi"olo, cavata, l'asilo no,. Il danno b pcs:mtiuimo. ni
I•~ .~ • 1!:~·~:~:: nai:,!~al~~~t! 1 incredibile, miracolo dì dedizione delle suon: Fi- muri ed 11llr. ~lroUurc. Giocl1i, tavoli, sedie. sonu 1.35
~~:d!1~~~t\\~1~q~~~;t:~~
\\~~~;'~~~:~ffci~~:~~je!n:i~:;
nn di alunni,!, metil sono di fomiglic povere e d'animo cd honnoimmcdiotamcntcfnii:iatoa ri• ,
",< ?t~r~l'Jt~~Jct!a~~1Ti:~~1~~~~;~~-1~:Ì: ~i~~ ~:~!~~~i-r)~,~~,:~:r.~~~~!'o":iil::~r;i;01ci~riid,~ ~-:
~ r-A~Etf.i~~:~,~~&m~:~: ~1J!;r~l~:(ij~~;l~~·~i~,~;~:~:·1:~~i.'';:;.:~~~:1\\in~1~:~:;~\\1::·ìÌ•1t}t'i:.~i'i'~ /.1r
:: - - - ----·- - ·- -·. - ·---
Eletta, « non riconosce più le caser-
mette. Trova il gruppo famiglie, tro-
va tanti giovani animatori e anima-
trici ben preparati. Ci sono gruppi di
volontariato. Sono passati trent ' anni
e si vede. È una realtà adulta dove le
suore con i salesiani sono l'anima,
ma dove tutti sono importanti ». Esse-
re in tanti era proprio il segreto di
Don Bosco. Per questo la comunità,
guardando le sue forze e intuendo le
potenzialità dell 'animazione, ha co-
minciato da molto tempo ad affidare
gli interventi sociali a exallieve, coo-
peratori e cooperatrici. Sono loro che,
in prima persona, si danno da fare per
essere presenti tra i poveri del quar-
tiere. Ed è la loro testin1oni anza che
suscita tanta generosità. A volte è
simpatia, la percezione che senza di
loro la vita sarebbe monca.
ricaricarci ». È da una fede quotidia-
na semplice e profonda che il gruppo
attinge la fedeltà per essere ogni gior-
no l'espressione dell'operosità e del-
1'attenzione di Don Bosco verso i più
deboli del quartiere. Sono stati scrit-
ti così i fioretti della carità, che non
arriveranno mai alle prime pagine dei
giornali. Li riportiamo qui per dire
come si possa, anche oggi, chinarci
sut poveri che sono intorno a noi.
E la storia di R. , un'exallieva che
ha curato fino alla morte un anziano
vedovo. L'ha fatto con semplicità
«perché una persona sola non può
essere abbandonata».
A ngela è mendicante di professio-
ne. La Caritas è la sua famiglia. Un
giorno, non vedendola arrivare per il
consueto rifornimento di cibo e bian-
cheria, i volontari si sono accorti che
BS FEBBRAIO 1997

3.8 Page 28

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Alessandria. Il laboratorio di meccanica.
LA PARROCCHIA DI SAN GIUSEPPE LAVORATORE
Affidata ai salesiani nei primi anni '70, per andare incontro al bisogno di
occupazione giovanile, essi hanno avviato tra innumerevoli difficoltà i primi
corsi professionali. Oggi accanto alla parrocchia sorge un moderno centro
professionale, conosciuto in città e in regione. Ha rapporti significativi con
molte aziende della zona e diventa un centro culturale per l'inserimento e
la qualificazione dei giovani nel mondo del lavoro. La sfida, in questo mo-
mento , è accogliere e qualificare gli immigrati.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice svolgono attività apparentemente meno visi-
bili , come la mensa dei ragazzi e dei salesiani , ma collaborano all'Orato-
rio-Centro giovanile e nel coordinamento parrocchiale. Sono arrivate ad
Alessandria nel 1972. Allora la zona parrocchiale era una periferia abban-
donata, zeppa di profughi istriani e dalmati . Era quasi un villaggio-ghetto:
pochi i ragazzi degli altri quartieri della città che osassero oltrepassare la
linea di demarcazione del « villaggio ,, . Le bande ne avevano il dominio in-
discusso . Prima del '72 le suore vi andavano la domenica ed era un'espe-
rienza missionaria. Con magre possibilità di vedere qualche risultato .
A 25 anni di distanza l'opera salesiana è fiorente : c'è una larga rete di
collaborazione che anima il quartiere e raggiunge un gran numero di casi
social i. Anche oggi la parrocchia e il centro « Don Bosco ,, sono in una pe-
riferia a rischio : tossicodipendenti , ex carcerati, sfrattati di ogni tipo . Ma i
ragazzi sono tanti. È una delle poche zone dove si celebrano più battesimi
che funerali. Attorno alla chiesa c'è il "mitico" cortile salesiano: la possibi-
lità di giocare , di incontrarsi , di avere spazi coperti e all 'aria libera per le
mille attività giovanili. Exallieve e cooperatori/cooperatrici creano attorno
alla casa delle suore e alla parrocchia quel clima di carità, che anticipa gli
interventi pubblici.
M .DL.
aveva una grave infezione a una
gamba. La sporcizia e la trasc~ratez-
za avevano fatto la loro parte. E stata
una mamma con due figli e in attesa
del terzo a prendersi cura di lei. Fino
alla guarigione completa.
Per Costa, un povero barbone che
viveva in un rudere, la carità ha avuto
il volto di N. , che si è fatto in quattro
per procurargli un piccolo alloggio.
Ci riuscì portando lì la vecchia bran-
da. Quando tre mesi dopo fu trovato
morto, N. disse: «Almeno ha avuto
una morte dignitosa ».
IL GIROTONDO
DELLA VITA
F are animazione in un 'opera sale-
siana no n è facil e : si deve fare di tut-
FEBBRAIO 1997 BS
to . A volte occorre essere " colletti
bianchi", a volte manovali . A volte
bisogna inventare nuove professioni.
Se la R AI dovesse fare uno spot sul-
1'arte di arrangiarsi, potrebbe venire
al Centro «D on Bosco » di Alessan-
dria. Troverebbe un gruppo di adulti
truccati come sul set di Cinecittà,
con l' obiettivo di far dive1tire i ragaz-
zi e lasciare un messaggio positivo a
grandi e piccini. Più in là troverebbe
arbitri e squadre impegnate nelle più
svari ate fo rme di competizione: not-
turni e diurni, i tornei si succedono ,
ben ritm ati.
Il primo contatto con le famiglie
nuove esige un profilo professionale
tutto particol are : è l' arte del « tirar
dentro », del fa r sentire a casa: ci rie-
sce benissimo un gruppo di genitori
c he si dedica a lle nuove fa miglie.
Que lle del labo ratorio « Mamma
M arg he rita » non sono me rciaie : la-
vorano tutto l'ann o per mettere in-
sieme tanti picco li g io ielli da vende-
re pro-missioni. Così la parrocchia
resta aperta ai bisogni degli altri. La
missionarietà è un valore che per-
mette di non ripiegarci sui nostri
piccoli bi sogni consumisti ci.
C un girotondo di ini ziative ap-
parentemente molto semplici, che
rispecchiano una comunità dove tut-
ti tirano fuori il meglio e lo condivi-
dono . In questo grande scenari o le
suore non si vedono e ne ppure i pre-
ti: ma sono que ll ' invi sibile trama di
rife rimenti e di mo tiv azioni c he tie-
ne unita la più vasta comunità.
LA PROVA DEL FUOCO
Novembre 1994. Il Pie monte è de-
vastato da un 'alluvione terribile. L a
città di Alessandria è invasa dal fan-
go. « L a zona dell a nostra parroc-
chia », scrive una suora, « è l ' unica
pait e della città rispaimiata dall' acqua
e di venta, immedi atamente, il quar-
tiere generale dei soccorsi ». A coor-
dinare gli inte rve nti , in prima fila , ci
sono i cooperatori salesiani che, co-
noscendo la città e i din torni, sono
riusciti a venire in aiuto a molte fami-
glie. La prova ha cementato ancor di
più l' amicizia perché, si sa, lavoran-
do gomito a gomito, nasce una soli-
darietà più profo nda. Accanto all 'aiu-
to m ateriale c'è stata l'opera di so-
stegno morale, l 'ascolto, l' accompa-
gnamento, la testimonianza: è ·il van-
gelo dell a carità dentro i gesti di una
spiritualità quotidiana.
Il gruppo, nato nel 1988, ha avuto
in questo avvenimento triste il suo
battesimo di fuoco . Ha trovato il giu-
sto equilibrio tra azione e preghiera.
Nessuno potrebbe fare a meno della
loro testimonianza e anche tra i gio-
vani sono una proposta di spiritualità
concreta. Suor Eletta, ritornata alle
casermette dopo 30 anni, ha l'aria di
chi vede un figlio cresciuto. «Potre b-
bero sembrai·e cose da poco, eppure
mai avremmo potuto sognare che il
quaitiere de lle case1mette sarebbe di-
ventato uno de i piì:1 organi zzati della
città ».
Margherita Dal Lago

3.9 Page 29

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IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
UN BICCHIERE E lo spirito rispondeva senza sba-
gliare. L'uomo ne parlò con un ami-
CHIACCHIERONE co psicologo, che gli consigliò di
prendere prima di dormire una
manciata di fagioli , di tenerli stretti
nella mano , o di metterl i in una
scatola di metallo con il coperchio
«Caro Doctor J. , un 'amica mi ha
invitato a una seduta ... di spiriti-
smo. Ero indeciso, perché non cre-
do a queste cose. Ma l'ho presa
come un gioco. E poi lei ha insisti-
to. Eravamo in sei. Abbiamo dispo-
sto sulla tavola vari biglietti con le
lettere dell'alfabeto. Su due c'era
scritto invece e no . Al centro ab-
biamo messo un bicchiere rove-
stando il loro piacere a confronto
della paura e del mistero .
In queste cose gioca molto la sug-
gestione e tu probabilmente, insie-
me agli altri , in qualche misura hai
collaborato alla riuscita di ciò che è
avvenuto. Il forte desiderio che una
cosa avvenga, ci spinge in quella
direzione. Il bicchiere si muoveva...
e le frasi avevano un senso . In
chiuso, ma senza contarli.
Lui non sapeva dunque quanti fa-
gioli c'erano. Quella notte, quando
lo spirito venne, gli chiese di conta-
re i fag ioli. Ma lo spirito non seppe
rispondere e scomparve. Da quella
sera, l'uomo rimase tranquillo. Ma
non cercò mai di contare i fagioli,
per evitare che lo spirito della mo-
glie venisse a dargli la risposta!
sciato, un bel bicchiere antico del-
la nonna di Silvia. Abbiamo spen-
to la luce e acceso delle candele.
L'atmosfera si era fatta misteriosa
e cresceva la nostra curiosità. Do-
vevamo appoggiare le dita sul bic-
chiere, sfiorandolo appena, per non
impedirgli di muoversi. Per 20 mi-
nuti non è successo nulla e un'ami-
ca di Silvia aveva già ripetuto una
dozzina di volte: Spirito, ci sei? ».
Di colpo, mi è sembrato che il bic-
chiere si muovesse, ma dato che lo
osservavo da tanto tempo, non ne
ero tanto sicuro. Poi si è spostato
inaspettatamente verso il «sì ». Mi
ha fatto uno strano effetto. Mi sen-
realtà voi pensavate già alla rispo-
sta e davate un senso a ogni mini-
mo dettaglio.
Si racconta di un uomo a cui la
moglie sul punto di morte aveva
fatto promettere che non si sareb-
be risposato. Altrimenti sarebbe ve-
nuta a trovarlo tutte le notti. Molti
anni dopo , quest'uomo si era in-
vece risposato . Ma presto cominciò
ad avere dei rimors i e a pensare
all'antica minaccia. E lo spirito della
moglie veniva a tormentarlo tutte le
notti. Per sapere se era veramente
la moglie, lui faceva delle doman-
de a cui solo lei poteva rispondere.
Ti suggerirei una diavoleria, se
per caso ti troverai ancora a una
seduta di questo tipo. Proponi agli
amici che i foglietti siano girati in
modo che i partecipanti non riesca-
no a leggerli. Disponeteli alla rin-
fusa e in modo che non sia possi-
bile riconoscere le lettere. Di fron-
te a un messaggio cifrato, basterà
raccogliere i foglietti per decodifi-
care ciò che è stato detto. Ma pen-
so che lo spirito rimarrà a becco a-
sciutto .
In ogni caso, attenti a non rompere
il bel bicchiere che la vostra amica
si è fatto prestare dalla nonna! 0
tivo in colpa, per non averci credu-
to prima e perché ancora ero pre-
so dai dubbi. Ho sollevato il dito e il
bicchiere si è spostato verso un fo-
glio. L'atmosfera era pesante e
tutti trattenevano il respiro. Abbia-
mo fatto qualche domanda e ci
sembrò che rispondesse. Non sto
CffEJ /=Hl/ t.'!L BlOCHl€RE
Uo l4MO PER LA- NOJTR,A
òE!XJTA .SPIRITICA Il
a raccontare gli strani
messaggi che ci ha la-
sciato. Non ne ho più
parlato con la mia ami-
ca, perché lei si è im-
pressionata più di me.
Lei ci crede. Che ne di-
ce, doctor J. ? Non vo-
glio parlarne con i miei
genitori per non sembra-
APPUNTO.'.,, ~
~1( lL.tlONNO ERA ~~-;
CON!MERC!ANTE ~~
DIB/f!~
:~,,,
_ ... · ),,
··
~
re ridicolo » (Marco).
Immagino il tuo imbarazzo. Non
vuoi far star male la tua amica, né
alimentando le sue emozioni , né di-
' )~ . _
.:z---
~ ..e::::::;;:~ , '.-...-...f---,
~ ,,.
.r~.
cencio che sono ciarlatanate quelle
cose che fa con i suoi amici, gua-
BS FEBBRAIO 1997

3.10 Page 30

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I missionari lottano ogni giorno con problemi quotidiani. Ma il
e ,è il titolo di un vecchio
film che riemerge sovente
nel mio spirito, quando mi
soffermo a pensare ali'Africa. Può
non piacere, ma la realtà è questa.
Penso, dunque , a un ' Africa « sedotta
e abbandonata ». Si direbbe che al-
l'Occidente non interessi più questa
entità geopolitica. In realtà le grandi
potenze occidentali o orientali che
siano, non esiterebbero a sfruttarla
ancora, qualora potessero farlo aper-
tamente senza gross i problemi poli-
tici. Nascostamente, in effetti, cerca-
no di farlo. Aspettano le «ore buie »,
o forse le provocano. Le ore tragiche
della crisi totale, dell a confusione
mortale, favorevoli a intrall azzi pri-
vilegiati con l'uno o con l' altro "sul-
tano" dell ' Africa attuale.
Sono le ore in cu i le cosiddette
FEBBRAIO 1997 BS
ONG (Organizzazioni Non Gover-
native) diventano stranamente nume-
rose. Solo a Goma ce n 'erano quasi
30, nell'anno della tragedia ruande-
se, e più di 150 poi nel R wanda stes-
so. "Aggressive" o spettaco lari per
qualche tempo, fino al ritorno della
nonn aJità, quella che non fa più sen-
sazione. Poi, un po ' alla volta, molte
di esse spariscono. Altre continu ano
più a lungo, ma al servizio di chi? Per
quali scopi? Francamente ce lo ch ie-
diamo, visitando gli immensi e deso-
lati campi dei rifugiati ru andesi, in-
torno a Goma.
RESTANO SOPRATTUTTO I MIS-
SIONARI, con tutti i grossi problemi
della « vita normale », da affrontare
giorno per giorno, in sieme con la
gente «ordinaria ». Finché poi d' un
tratto , con amara sorpresa, capita lo-
ro di vedere la stessa povera gente la-
sciarsi manipo lare, asserv ire e in-
durre all e più incredibili violenze,
dall ' uno o dall'altro padrone dell'A-
frica post-coloniale. Così è già sta-
to , in questi ultimi anni , nella Soma-
lia, nel R wanda, nella Liberia, e con-
tinua a esserlo altrove. Cinicamente
fo miti di anni dall'Occidente, i pa-
droni locali, pl enipotenziari effettivi
o aspiranti al potere, hanno tutto l'in-
teresse a sfruttare a loro vantaggio le
si tuazion i esplosive di cui l'Africa è
ricchissima oggi.
In Europa noi dimentichiamo trop-
po faci lmente che queste situazioni
traggono origine, tra l'altro, anche
dall 'arbitraria spart izione delle terre
africane, operata sull a testa di questi
popoli .

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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mondo sembra indifferente ai drammi del continente nero.
I m issionari rimangono, anche se i
problemi, come lo sforzo per affron-
tarli , non interessano in definitiva
quasi nessuno nel resto del mondo.
Occorrono massacri o epidemie ca-
tastrofiche, perché l 'Africa facci a
ancora notizia.
L 'UOMO AFRICANO, come tale,
sembra non abbi a più null a da dire.
A nzi , forse, disturba. L ' ideale sareb-
be poter sfruttare le ricchezze del -
l ' Africa, senza avere gli africani tra
i pi edi. In al tre parole: nullificare
questi popoli, aiutarli a morire, ad
autodistrugger si , offri re l oro i mezzi
per farlo: armi e tutto qu anto possa
corromperli fi sicamente e moralmen-
te . Poi tutto sarà disponibile. Fortu-
natam ente, troppo "facile" non lo è
più, come fu invece a suo tempo, ver-
so i popoli dell ' A merica preco lom-
biana. Gli Afri cani più lucidi sono
coscienti di questa situazione, co-
persone che vivono nel benessere e
di chi vive in situazione di difficoltà.
Dobbiamo ricuperare i concetti di
universalità e di cattolicità, messag-
gi che pensavamo fossero ormai ac-
quisiti e superati. Invece sono attua-
lissimi. Non solo in Africa ; anche in
Italia o in Spagna, così come in Bo-
snia e in Croazia. Gli egoismi di par-
te si fanno più evidenti proprio nei
momenti più difficili ».
I Don Antonio Rodriguez,
primo « superiore regionale ,,
per l'Africa.
LO SVILUPPO HA UN NOME:
SOLIDARIETÀ.
NON SOLO PER L'AFRICA.
In questo breve dialogo con il nuovo
«consigliere regionale per l'Africa e il
Madagascar », l'elenco delle respon-
sabilità. Ma anche l'invito a ricupera-
re il concetto di «universalità ».
Cosa pensa della situazione di ab-
bandono e di crisi che sta vivendo
l'Africa?
« In realtà è un problema mondiale.
In questi ultimi vent'anni il mondo è
andato verso una situazione di mag-
gior ingiustizia, che diventa più evi-
dente nei paesi poveri. È cresciuto il
divario tra ricchi e poveri - tra paesi
ricchi del mondo e zone depresse
- ma anche all'i nterno di una stes-
sa nazione-, così come la fascia di
Ma in Africa tutti i problemi si mani-
festano in modo più acuto.
« In realtà molti problemi nascono
semplicemente dalla povertà. Non
solo in Africa. Chi è povero manca
di molte cose e manda in crisi an-
che i valori : l'unità familiare, l'istru-
zione, l'igiene, la stessa dignità per-
sonale ... ».
C'è chi dice che soltanto la Chiesa
ormai si occupa dell'Africa...
« È un fatto, che mentre le grandi
nazioni sono assenti, crescono nello
stesso tempo varie forme di volonta-
riato, ispirate da una vocazione alla
solidarietà. E non solo di parte catto-
lica. Il problema caso mai è quello di
permettere a questi gruppi di volon-
tariato di operare con dignità ».
In generale la presenza in Africa
dei salesiani, che è in crescita, è ri-
sposta ai problemi di questo conti-
nente?
« I salesiani e le Figlie di Maria Ausi-
liatrice fanno il possibile per rispon-
dere ai veri bisogni e c'è grande
sensibilità per arrivare ai giovani più
bisognosi. Certo, la crescita sociale
e culturale di un popolo e di un pae-
se non si fa in un giorno. Ma è un
fatto che i salesiani oggi riflettono e
le nuove opere nascono in generale
da progetti mirati per rispondere al
meglio ai reali bisogni di una zona ».
IBurkina Faso. L'albero di Karité,
tipico, spontaneo. Dà frutti come
noci, e se ne mangia anche
la buccia. Dal nocciolo si ricava
il « burro di Karité », crema
di bellezza e anticancerogeno.
scienti del risc hio e forse della real-
gi à in atto di «una negazione on-
tologica, politica, sociale e cultura-
le», una «negazione più profonda di
quella vissuta dallo schiavo, più ra-
dical e di quella provata ver so il bar-
baro». Sto citando qui - a mo' di
esempio - un filosofo-teol ogo zaire-
se, Ka Mana, dal suo ultimo libro :
"Chr i st d 'Afrique" . D alle sue parole
appare evidente che orm ai non si è
più immersi nel "sempl ice" proble-
m a della farne o della povertà mate-
riale. Ma in qualcosa di ben più
profondo, quel che il teologo came-
run ese Engelbert Mveng chiamava
il «pauperi smo antropol ogico ».
«L'esperi enza antropol ogica fonda-
mentale dell ' Africa contemporanea
- scri ve Ka Mana - è quella di un
popolo ri dotto radicalmente al
nulla, sul pi ano dell ' immaginario
come nell ' esercizio delle sue fun zio-
ni vitali. A l cuore di questa espe-
rienza, l ' Africa scopre di essere
niente, di fronte al tutto del mondo
occ id en tal e ».
Dinanzi a un qu adro così oscuro,
c'è permesso di chiederci , e tal volta
lo facc iamo con angoscia, quale si a
l ' impatto di questa nostra presenza
mi ssionaria in questa Africa. Diffi-
cile rispondere in poche righe. M a è
una realtà che i missionari continu a-
no a voler essere, in seno ai popoli
africani, l 'anim a cristiana dello svi-
luppo integra le dell ' uom o.
BS FEBBRAIO 1997

4.2 Page 32

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Pubblicato il secondo volume dell'«Epistolario» di Don Bosco.
INFATICABILE
DON BOSCO
D on Motto, cinque anni di la-
voro. Faticosa la ricerca ?
«A dire il vero per questo secondo
volume non ho incontrato molte dif-
ficoltà nel reperire le lettere, in quan-
to la ricerca era stata amplissima, a
360 gradi, nel decennio precedente ».
Il secondo volume fa rif erimento
al quinquennio 1864-1868, anni
caldi della storia italiana.
«Sì, sono glj anru della costruzione
della Basilica di Maria Ausiliatrice
in Torino, della nascita delle prime
case salesiane fuori Torino, della pri-
ma approvazione pontificia della
società salesiana, delle pri me diffi-
coltà con le autorità diocesane di
Torino. Ma anche gli anni del tra-
sporto della capi tale d 'Italia a Firen-
ze, della terza guerra d' indipenden-
za, delle leggi eversive contro gli
istituti religiosi. .. ».
Don Bosco ha dato davvero tanto
spazio alla corrispondenza. Quale
Don Bosco balza fuori da queste let-
tere?
«Direi che anche questo vo lume,
come il primo e come, credo, gli al-
tri sei che seguiranno, offre la poss i-
bilità - unica nel suo genere - di se-
guire Don Bosco da vicino, nell a
sua quotidianità, nel disbri go degli
affari di ogni giorno. Il Don Bosco
feriale è quello dell 'instancabile
promotore di attività promozionali
per i giovani e per la classe popola-
re: oratori o quotidi ano, feriale e fe-
stivo, scuola per studenti, laboratori
per artigiani , ospizio per orfani e ra-
gazzi " a rischio", pubbli cazioni di
opere di diversa indole per ogn i ge-
Dopo cinque anni
di ricerche, esce
il secondo volume
dell 'Epistolario
di Don Bosco. Sono
le lettere del periodo
1864-1868, gli anni
della costruzione
della Basilica di Maria
Ausiliatrice di Torino.
nere di persone, collaborazione con
i pan-oc i. Tutto ciò implicava per
Don Bosco un fo rte impegno per la
formazione del personale, e per la
costruzione e mantenimento delle
strutture.
Era poi necessario che intrattenes-
se rapporti costanti con le autorità
civili, religiose e mili tari , sia locali
che centrali ; doveva dialogare con le
famiglie, con i giovani , con gli edu-
catori, con i benefattori. Con un bi-
lancio costantemente in rosso, in
,. , ,.... .i;
faJJ'<Cf,SCo ,-101"\\0
\\ 'nlunl" ~,.)t.,
{\\St,,l•l1't-S)
727 . \\lH
un 'epoca di fo rte contrasti fra stato e
chiesa, in presenza di una grave cris i
economica del paese, Don Bosco
riuscì comunque ad accrescere la ca-
pacità ricettiva delle sue opere, a
fo ndare una congregazione "di sicu-
ro successo", a costruire una magni-
fica chiesa, a scrivere e pubblicare
libri, a porsi mediatore fra stato e
chiesa per la nomin a di vescov i alle
sedi vacanti d'Italia, a girare mezza
Italia alla ricerca di sostegni econo-
mi c i ».
p
1fi'if
~
I Torino. La Basilica di Maria
Ausiliatrice quando nella piazza
si teneva ancora il mercato.
FEBBRAIO 1997 BS

4.3 Page 33

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A cura del direttore dell'Istituto Storico. Nostra intervista.
Qual è il segreto di questo grande
spirito di iniziativa ?
«Uno solo e lo dico con un pro-
verbio: aiutati che il ciel ti aiuta. Don
Bosco si guardava attorno, anali zza-
va i problemi, ipotizzava una soluzio-
ne, e poi si buttava a capofitto, con
tutta la generosità di cui era capace,
senza timore, nella certezza che Dio
era con lui . E lo era veramente, stan-
do ai ris ultati raggiunti con forze
assolutamente insufficienti ».
LA RICERCA STORICA
CONTINUA
L' Istituto Storico Salesiano (ISS),
di cui lei è direttore, esiste da quindi-
ci anni. Può fare un bilancio di
quanto è stato messo in movimento?
Ci spieghi poi brevemente come fun-
ziona e quali obiettivi si propone in
questo momento.
«La storiografia sales iana sta onnai
passando a una fase nuova: dalla sto-
ria di Don Bosco alla stori a dei sa le-
siani e della Fam iglia Salesiana. A l
convegno-seminario del novembre
1995 abbi amo indicato alcune piste
metodologiche per quanti intendes-
sero dedicarsi a studiare seriamente
l a storia di una casa, di una i spetto-
ria o di una attività sign ificativa del-
l a congregazione. È stato pubblicato
il volume degli «Atti » di questo con-
vegno. Da questa pubblicazione mi
aspetto quattro cose: Che non ci si
UN VALO~
FILATELIC
« Don Bosco e l'opera
salesiana nella filatelia
mondiale».
In un unico prestigioso
volume, un'ampia
e completa panoramica
della presenza di
Don Bosco nel mondo
dei francobolli.
Davvero interessante la mostra
che si è tenuta a Valdocco nella
cripta del santuario di Maria Ausi-
liatrice nei mesi di maggio-giugno
dell'anno scorso. La mostra ha avu-
to per tema « Don Bosco e l'opera
salesiana nella filatelia universa-
le » e ha presentato i pezzi più rari
di una collezione che è stata perse-
guita con una ricerca accurata in
ogni angolo del mondo. I francobolli
sono stati classificati e catalogati e
oggi rappresentato probabilmente
la collezione più completa e quali-
ficata .
DON BOSCO
IN FILIG~ANA
Tantissimi i francobolli che hanno
per soggetto Don Bosco e la sua
opera, santi e personaggi della Fa-
miglia Salesiana. Alcun i sono bel-
lissimi , altri di routine. « Contraria-
mente a quanto potrebbe sembra-
re , l'Italia non ha il miglior franco-
bollo a soggetto salesiano », scrive-
va don Costa, nel 1985, chiedendo
sin d'allora alle poste italiane un
francobollo speciale per il centena-
rio della morte di Don Bosco. Che
fu ottenuto quasi a forza, grazie al-
l'interessamento di molti parlamen-
tari di ogni schieramento partitico .
Ma nemmeno quella volta si trattò
di un francobollo eccezionale, pur
avendo fatto ricorso a un dipinto
storico di Corrado Mezzana. Straor-
dinari invece furono quelli emessi
per 1'88 dalle Poste Vaticane, un trit-
tico di tre valori con una sola scena.
Il Vaticano aveva già emesso un ot-
timo 80 centesimi nel 1936, in oc-
casione dell'esposizione mondiale
della stampa cattolica. Belli e impor-
tanti soprattutto i francobolli dei vari
paesi dell'America Latina, del Prin-
cipato di Monaco , di Malta. Ma an-
che l'Austria, il Belgio, la Spagna e
altri paesi europei hanno dedicato
a Don Bosco francobolli pregevoli.
Quelli che presentiamo in queste
pagine sono soltanto un campiona-
rio minimo e casuale di quanto la
filatelia mondiale ha dedicato ai te-
mi salesiani. Da oggi•però chi vor-
rà saperne di più potrà contare su
questo libro-catalogo che il gruppo
dei filatelici di Torino-Valdocco ha
pubblicato prendendo spunto dalla
mostra filatelica. Don Pietro Cere-
sa, che dirige il Museo Mariano del-
la Basilica di Maria Ausiliatrice , ha
promosso l'esposizione filatelica di
Valdocco e la pubblicazione di que-
sto libro. « Ben più di un catalogo
completo e ragionato di tutti i fran-
cobolli e annulli postali dal mondo
salesiano, il libro contiene un'origi-
nale biografia di Don Bosco raccon-
tata anche attraverso la filatelia ».
BS FEBBRAIO 1997

4.4 Page 34

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Don Bosco. Una lettera autentica e buste autografe.
as petti più che il centro stori co facc ia
tutto, ma che altri - salesiani e non,
in Italia e altrove - si impegnino a fa-
re altrettanto, vale a dire a scrivere
seriamente di tori a salesiana: ricerca
delle fonti , analisi delle medes ime,
ipotesi di lavoro, confronto con altri
studiosi, ecc. Che non si scriva più
so lo ad uso interno - de lla casa, della
ispettoria, dell a congregazione, degli
amici - bensì per tutti , il che significa
capacità di entrare in dialogo anche
con chi non la pensa come noi , con
chi magari ci critica, adottando il co-
dice storiografico più attuale e con-
divi so nel paese in cui si vive. Che
cresca la sensibilità storica nella Fa-
miglia Salesiana, ricordandosi che chi
non ha passato non ha futuro . Che
il cari sma sales iano non sta in cielo
(o nelle speculazioni teologiche a ta-
volino), bensì in terra, ossia nell a vita
dei sa les iani , delle FMA, della Fam i-
gli a Salesiana, nelle scelte fatte, nelle
strategie applicate: in una parola: nel
vissuto dei salesiani; e per questo vis-
suto la storia ha una sua parola auto-
revole, anche se non unica, da dire.
LE NUOVE FONTI
Qu anto al bilancio, 1' ISS anche se
non ha ancora raggiunto la maggio-
re età - avendo so lo 15 anni - ha pe-
al suo attivo una erie di pubbi i-
caz ion i di tutto ri spetto, apprezzate
anche al di fuori dell a Famigli a Sa-
les iana. Sono ormai qu a i 40 i volu -
mi editati, fra fonti, studi e biblio-
grafia, alcun i dei quali raggiungono
le 600, 700 pagine. A questi si de-
vono aggiungere 30 numeri di Ricer-
che Storiche Salesiane, per com-
pless ive 6.000 pagine. Purtroppo que-
ste pubblicazioni non sono molto co-
nosciute, anche perché si ritiene fal-
samente che siano per speciali sti ,
quasi ill eggibili e di conseguenza si
preferisce ricorrere a un cibo già
masticato, anziché nutrirsi di cibo ge-
nuino. Spiace poi soprattutto che
molti , troppi , scrivono di storia sale-
siana, come se prima di loro ci fosse
stato il diluvio , come se il tempo si
fo sse fermato a cento o anche a 50
anni fa.
FEBBRAIO 1997 /JS
II conti Federico e Carla Callori
di Vignale , tra i più generosi
benefattori di Don Bosco.
Egli ricorreva alla contessa
nei « casi impossibili » e non ebbe
mai un rifiuto. Don Bosco
la chiamava « mamma Callori ».

4.5 Page 35

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MACAO
sales iani ) hanno messo a fu o-
co una realtà che richiede nuo-
ve attenzioni , in particolare la
sce lta dei docenti e la fo rma-
zione iniziale allo stile educati-
vo sales iano. Ma anche il man-
tenimento delle più collaudate
tradizioni , espress ione del siste-
ma preventivo, come le grandi
fes te, la « buon a notte» o iI
« buon giorno », il clima di fa-
miglia e di collaborazione.
ne dell a « Casa Don Bosco per
il Lavoratore»: 30/50 cameret-
te che accoglieranno, nei primi
mes i, i ragazz i che lasciano
l' Hogar per affro ntare la vita.
A MILANO
OMAGGIO
A GIORDANI
INCERTI E SOLI
IL RITORNO
DI DON TIBERI
Compiuti gli 80 anni , don Er-
cole Tiberi ha lasciato la dire-
zione della Scuola San Paolo,
duemila allievi , ed è tornato in
Italia. Tante le benemerenze di
questo sales iano imprestato al-
la diocesi per oltre 25 anni . Il
14 dicembre scorso è stata inau-
gurata un 'ala nuova della scuo-
la e don Tiberi è stato invitato a
incontrare i suoi amici e bene-
fattori , trn i quali il governatore
che lo chiama «amico».
RICONOSCIMENTO
GIUSTI
TRA LE NAZIONI
A due sales iani defunti , don
Francesco Antonioli e don Ar-
mando Alessandrini , direttore
ed economo del Pio XI di Ro-
ma, è stato r iconosciuto all a
memoria il titolo di «Giusti tra
le nazioni » per l' aiuto prestato
agli ebrei durante il periodo
dell 'olocausto. L 'omaggio fa
rife rimento all a protezione of-
fe rta nella scuola a 70 ragazzi
ebrei negli anni dell ' occ upa-
zione di Roma da parte dei na-
zisti .
SCUOLA
INCONTRO EUROPEO
IN AUSTRIA
Si è tenuto a Vienna il quinto
Incontro europeo delle FMA
sull a scuola. L ' interesse si è
concentrato sul tema religiosi-
laici e sulle più recenti espe-
rienze. Relazioni di presidi e
direttori laici (tra le quali quel-
la de ll a sc uola di Chertsey-
Londra: quasi 1200 allievi e 70
insegnanti, di cui solo due sono
PIÙ SIMILI
AGLI ADULTI
Incerti , insicuri, ripi egati sul
privato, poco fi duciosi nel pros-
sim o e sos tanzialm ente so li.
Questo il rit ratto dei giovani
d 'oggi dai 15 ai 29 anni , sem-
pre più somi glianti agli adulti
del nostro tempo. Sono i dati
del Rapporto IARD ' 96 , pre-
sentati da Carlo Buzzi e Anto-
ni o de Lillo. Quanto ai va lori,
ni ente di nu ovo; occ upano i
primi posti la famiglia (87,1%),
l 'a mo re (79,9) , l 'a mi c iz ia
(72,8); mentre l' impegno reli -
gioso è ritenuto molto impor-
tante dal 13,6% e l' impegno
politico dal 4,7%.
MEDAGLIA
PER IL PROGRESSO
DELLA CITTÀ
A padre Ottavio Sabbad in di-
rettore dell Hogar Don Bo-
sco» di Santa Cru z, il presiden-
te della Bolivia ha confe rito la
pi ù alta onorifice nza, il «Con-
dor dos Andes », e la « meda-
gli a d'oro al merito » per l'ope-
ra educati va svolta a favore dei
rngazzi 01f ani e bi sognosi e per
il contributo offerto al progres-
so della città. Per rispondere al-
le urgenze del quartiere, l' Ho-
ga r ha ora ini ziato la Scuola
Tecnica Superiore. E sono già
p,utiti i lavori per la costruzio-
« Di Attilio Giordani vi invito
a scoprire l'affasc inante e gio-
iosa avventu ra fa mili are e ora-
toriana. Sentiamo vicina la sua
inte rcess ione soprattutto per il
di scernimento e l' impegno di
mature responsabilità laicali in
tutti gli oratori e particolarmen-
te in quelli che da poco sono ri-
masti privi di un prete ass isten-
te a tempo pieno ». Cosl lo ha
ricordato il cardinal Martini al-
la fes ta dell 'apertu ra dell 'anno
oratoriano nella dioces i di Mi-
lano.
ECONOMIA
CASTILLO LARA
A CAPRI
Acca nt o a Fl ick, Coffera ti ,
Veltroni , Berlinguer e Violan-
te, c'era anche il card. Castillo
Lara al Convegno de i giovani
imprenditori di Capri «Per una
nu ova classe diri gente ». La
presenza del governatore dell a
C ittà del Vati cano è passata
inosservata sulla grande stam-
pa. Ma il Sole 24 Ore ha scrit-
to in prima pagina: « È il car-
dinale Cas till o Lara a dire le
parole più nette: afferma sen-
za mezz i termini che urge un
cambiamento di rotta, un rin-
novamento profondo, un ricu-
pero di ones tà indi vi du ale e
co ll ettiv a».
IN LIBRERIA
PUBBLICAZIONI
DELL 'UNIVERSITÀ
SALESIANA
Mario Montan i
FILOSOFIA
DELLA CULTURA
Problemi e prospettive
seconda edizione riveduta
e completata
pp. 334 , lire 35 .000
Mario Toso (ed.)
EDUCARE ALLA VITA
Studi
sull '« Evangelium vitae»
pp. 377, lire 38.000
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LA CARITÀ
PASTORALE
Prospettive
per un cammino verso
il ministero presbiterale
pp. 287, lire 28.000
Francesco Motto (ed .)
INSEDIAMENTI E
INIZIATIVE SALESIANE
DOPO DON BOSCO
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Atti del
2° Convegno- seminario
di storia dell'opera
salesiana
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cattoliche
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8 S FEBBRAIO 1997

4.6 Page 36

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
I FIGLI SONO COME
PALLINE DI GOMMA
I ragazzi reagiscono male quando vengono
semplicemente "costretti". Sono come palline di gomma:
più vengono schiacciati, più schizzano lontano.
<<D ue sono i sistemi in ogni tem-
po usati nella educazione
della gioventù : preventivo e repres-
sivo. Il sistema repressivo consiste
nel far conoscere la legge ai suddi-
ti , e poi sorvegliare per conoscerne
i trasgressori e infliggere, ove sia
d'uopo, il meritato castigo ... Diverso,
e direi , opposto è il sistema pre -
ventivo. Esso consiste nel far cono-
scere le prescrizioni e i regolamenti
e poi sorvegliare in modo che gli al-
lievi abbiano sempre sopra di loro
l'occhio vigile del direttore e degli
assistenti , che come padri amorosi
parlino, servano di guida a ogni
evento, diano consigli e amorevol -
mente correggano ». Così si esprime
Don Bosco nelle prime righe del li-
bretto sul suo sistema educativo.
In realtà sono cambiati i tempi ,
ma non la situazione . Anche oggi ,
chi educa si trova ancora davanti a
un bivio. Si deve scegliere tra la co-
strizione e la costruzione. Non è un
gioco di parole: sono effettivamen-
te due prospettive di educazione.
La seconda via è più rJschiosa e
soprattutto più faticosa. E la via del
rispetto della persona e della sua
libertà e soprattutto dei suoi ritmi di
crescita e di maturazione.
I ragazzi reagiscono male quando
vengono semplicemente "costretti ".
Bisogna pensare ai figli come a pal-
line di gomma: più vengono schiac-
ciati , e più schizzeranno lontano.
Per imporsi gli adulti usano compor-
tamenti inefficaci ed esasperanti, co-
me brontolare, predicare, incolpare,
minacciare, paragonare, preoccupar-
si , urlare, criticare , picchiare, punire.
A tutto questo i figli rispondono con
comportamenti altrettanto inefficaci:
urlano, distruggono , minacciano , si
picchiano, si ubriacano, mentono ...
Soprattutto si chiudono in se stessi :
dormono, scappano di casa, ignora-
no, si deprimono, tengono il broncio,
usano droghe, si suicidano.
Nessun genitore desidera una
reazione violenta dei ragazzi , oppu-
re il loro isolamento . Eppure noi in-
coraggiamo proprio questi compor-
tamenti quando costringiamo sem-
plicemente i ragazzi . Il motivo è
che usare maniere forti è sbrigativo
e si dimostra efficace, anche se per
un tempo breve. Esiste un periodo
in cui i ragazzi si sentono come cir-
condati da mura impenetrabili ed
esasperanti . I genitori che agiscono
così diventano solo un altro matto-
ne nel muro.
La soluzione comincia quando i
genitori si chiedono sinceramente
quale deve essere il risultato della
loro azione educativa. Sicuramente
tutti desiderano aiutare i ragazzi a
diventare responsabili e indipenden-
ti. Il guaio è che troppo spesso molti
genitori agiscono come se volesse-
ro evitare ai figli il rischio legato al
cammino che porta a questa meta.
Confondendo magari forme di isola-
mento con la protezione.
Conquistare l'autorevolezza
In un certo senso , scegliendo la
strada suggerit_a dal sistema sale-
siano, l'educatore deve decidere di
diventare un dirigente autorevole.
Non un despota. Deve ottenere il
meglio dai suoi figli , averli come al-
leati nel difficile compito dell'educa-
zione. « I miei genitori mi dicono
sempre che sono maleducato. Ma
chi mi ha educato? Loro, no? ».
L'educazione familiare è il risultato
dell 'interazione tra due "poli " en -
trambi attivi (figli e genitori) e non
una relazione a senso unico , dove
i genitori danno e i figli ricevono ,
comportandosi di conseguenza, co-
me se fossero oggetti inanimati.
I compiti dei genitori autorevoli
potrebbero essere i seguenti.
Avere il controllo della situa-
zione. Significa saper riconoscere
il temperamento e il carattere dei
figli , scegliendo le strategie e le
tattiche nel modo più opportuno . I
genitori devono quindi essere pre-
senti nella vita dei loro figli , non in
modo saltuario né solo quando si
manifesta qualche problema.
Informare, inse-
gnare « le regole del
gioco». Un buon diri-
gente dispone di tutte
le informazioni di cui
ha bisogno per fare un
buon lavoro e condivi-
de queste informazio-
ni con le persone che
dirige. « I ragazzi de-
vono conoscere ... »,
afferma Don Bosco.
In qualche modo an-
che i genitori devono
essere insegnanti di
vita . Purtroppo molti
Usare le maniere
forti è sbrigativo.

4.7 Page 37

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ragazzi si sentono imbarazzati nel
chiedere ai loro genitori cose che
veramente li interessano. Le infor-
mazioni , per essere veramente tali,
devono essere utilizzabili. Possibil-
mente subito . Un comportamento
autorevole contiene e indica dei li-
miti, pur rispettando i bisogni e l'in-
dividualità dell 'altro. In questo mo-
do di vedere l'autorità e la libertà
non sono due concetti contrappo-
sti , ma al contrario uno è in funzio-
ne dell 'altro.
Incoraggiare. Il compito di cre-
scere è difficile, soprattutto oggi. I
ragazzi ricevono molti suggerimen-
ti , consigli , opinioni , ma raramente
vengono incoraggiati. Come si pos-
sono incoraggiare i figli? // primo
incoraggiamento è l'ascolto. Signifi-
ca prestare vera attenzione non so-
lo ai «fatti » che riguardano i figli,
ma anche ai loro valori e ai loro de-
sideri .
Mandare messaggi chiari. Nella bor-
setta di una ragazza, c'era questo
biglietto stropicciato e consumato
da mille letture: «Amatissima figlia,
so che sei scoraggiata dal voto ne-
gativo sulla pagella. Ti prego non ti
preoccupare. Tu hai ottimi voti in tut-
to ciò che io e tuo padre riteniamo
importante nella vita! Tu sei onesta,
responsabile e indipendente. Sei un
essere umano davvero splendido.
Tutto il resto non è davvero impor-
tante. Ti bacia e ti abbraccia la tua
mamma ».
Riconoscere. Un complimento,
un cenno di soddisfazione, una lo-
de servono da «rinforzo », da incen-
tivo . Un 'attività gestita in modo re-
sponsabile, il mantenere gli impe-
gni , la flessibilità, il saper prendere
decisioni , porsi degli obiettivi , fare
dei progetti, la cura di se stesso e
degli altri, sono comportamenti che
si ammirano nelle persone estra-
nee, ma spesso non vengono rico-
nosciuti nei propri figli. Il sistema di
Don Bosco «rende avvisato l'allie-
vo in modo che l'educatore potrà
tuttora parlare con il linguaggio del
cuore sia in tempo della educazio-
ne , sia dopo di essa. L'educatore,
guadagnato il cuore del suo protet-
to, potrà esercitare sopra di lui un
grande impero, avvisarlo, consi-
gliarlo e anche corregger/o ». Il se-
greto sta tutto in quel «guadagnare
il cuore ».
o
DIZIONARIO PEDAGOGICO « buon cristiano ,,, perché Don
a cura di Jean-François Meurs Bosco è convinto che l'immagi-
ne completa dell'uomo è Cristo.
V angelo (buona notizia) . Bi - R agione. Bisogna mettere i
sogna che il Vangelo sia una ragazzi di fronte alla concretez-
«buona notizia ». E ci si deve za del reale , alla legge , affin-
prendere del tempo per verifi- ché la comprendano e la fac-
care se il contenuto del mes- ciano propria, la interiorizzino.
saggio che noi trasmettiamo ai Introdurre la
giovani rappresenta anche per ragione nel
..,
loro una notizia gioiosa e
gradita, e se è accolta come
una parola che li fa più liberi e
realizzati . Se si capisce che
progetto di
Vita dei ra-
gazzi, è fa-
non è così , è meglio stare re in modo
zitti ... pensarci su e approfon- che questo
e
o
di re. Forse i tempi non sono progetto sia
ancora maturi per l'annuncio aperto e non
cristiano.
chiuso , solida-
le e non egoi-
U manesimo . L'ideale uma- stico , collet-
nista di Don Bosco si esprime tivo (eccle-
attraverso l'idea dell onesto siale) e non
cittadino ». È l'uomo utile alla intimi-
società. È nello stesso tempo il stico.
IN LIBRERIA
PER I PIÙ GIOVANI
IL LIBRO PER LA
PREGHIERA DEI RAGAZZI
del Centro nazionale dell'inse-
gnamento religioso francese
Editrice Àncora, Milano
pp. 62, lire 12.000
Gioia della preghiera. Insegna
ai giovanissimi a pregare nei
vari momenti della giornata e
dell'anno liturgico. A scoprire i
salm i, a pregare con i santi .
Formato grande, illustrazioni di
Frédérique Schwebel.
SI CHIAMA GESÙ
LDC Editrice, Leumann (To)
pp. 96, lire 26.000
La Buona Novella per i
bambini e i ragazzi d'oggi. Un
libro prezioso che si propone
di introdurre il bambino nel
mistero di Cristo attraverso la
narrazione della sua vita,
piccoli suggerimenti , indica-
zioni , preghiere e riflessioni ,
magnifiche illustrazioni.
LA BIBBIA
Messaggero, Padova
pp. 164, lire 28.000
Per i bambini dai 4 anni in su .
Alcune delle più belle storie e
personaggi della Bibbia, da
Noé a Salomone , raccontate
in modo semplice , accompa-
gnate da bellissime immagini.
BS FEBBRAIO 199 7

4.8 Page 38

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Fu l'architetto della congregazione per cinquant'anni. La sua
L'ARCHITETTO
GIULIO VALOTTI
di Umberto De Vanna
Il suo nome è legato
soprattutto alla Basilica
dell'Ausiliatrice
di Torino, di cui progettò
i lavori di ampliamento.
E ra venuto a Valdocco a 17 an-
ni, nel 1898, attratto dal fasci-
no della santità di Don Bosco
e dai racconti missionari che leggeva
sul Bollettino Salesiano. Quando
giunse a Torino aveva già frequenta-
to le classi ginnasiali nel seminario
vescovile di Brescia e il rettore ave-
va qualificato il suo comportamento
« lodevoliss imo ». Un certificato del
parroco di Quinzano d'Oglio, presso
Brescia, dov 'era nato, dichiarava che
Giulio era sempre stato esemplare
per comportamento e religiosità e che
« dava ogni piì:t bella speranza di ec-
cellente riuscita ».
Diventato salesiano, lo stesso ret-
tor maggiore don Rua si accorse
delle sue qualità e lo assegnò presto
all'Ufficio tecnico della congrega-
zione. Doveva prepararsi a progetta-
re e seguire le nuove costruzioni.
Nel frattempo si laureò in architet-
tura a Torino. Da quel momento e
per cinquant ' anni disegnò e riadattò
un gran numero di opere. Un elenco
anche solo molto parziale, ne dà la
misura: la chiesa di Gesù Adole-
scente in Torino, il tempio di Maria
Ausiliatrice a Roma, il Colle Don
Bosco, il Sacro Cuore di Brindisi, gli
istituti salesiani di Cumiana, Torino-
Rebaudengo, Torino-Agnelli, Tori-
no-Maria Mazzarello, Vercelli-Sacro
Cuore. E fuori da] cerchio salesiano,
la chiesa di Santa Rita a Torino, il
santuario di Nostra Signora di Lour-
des a Selvaggio, presso Giaveno.
L'architetto Giulio Valotti.
Pensando proprio ali' armonia di
quest ' ultima costruzione, il primo
rettore, monsignor Bovero, suo esti-
matore e amico, disse: « Come oggi
ricordiamo con ammirazione il Ju-
vara, il Vitozzi, il Tibaldi, padre
Guarino, che hanno lasciato nella
nostra Torino meravigliosi esempi
del barocco piemontese, così doma-
ni sarà ricordata l'opera del Valotti,
per le sue geniali concezioni roma-
nico-lombarde ».
Torino. Basilica di Maria Ausiliatrice. A destra particolare dell'esterno.
FEBBRAIO 1997 8S

4.9 Page 39

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produzione testimonia lo stile inconfondibile della sua arte.
Giaveno (Torino). Trifora
del santuario N.S. di Lourdes.
Chiesa di Monte Oliveto
(Pinerolo).
Lanuvio (Roma).
Istituto Sacro cuore.
Torino.
Chiesa di Gesù Adolescente.
Colle Don Bosco.
Istituto Bernardi Semeria.
Torino.
Casa Madre Mazzarello, FMA.
ARTE E FEDELTÀ
Era un ometto scarno, dall 'atteg-
giamento modesto, dal passo svelto,
dall 'abito decoroso, ma sempre u-
guale. Il primo a trovarsi in Basil ica
per il momento della meditazione,
per guid are la preghiera della comu-
nità. Il suo ufficio era sempre coper-
to di disegni, mappe, progetti da esa-
minare e da approvare. Fu un uomo
di indiscusso talento artistico, « ma
il monumento più bello è stata l 'e-
semplarità della sua vita salesiana,
vissuta accanto al Santuario di Ma-
ria Ausiliatrice », scrisse don Ruben
Uguccioni nel 1953, l' anno della sua
morte.
Il suo nome è legati ssimo all a sua
Valdocco. Fu lui a ricostruire gli edi-
fici sinistrati dalla guerra, il grande
teatro, che rese più spazioso e mo-
derno, i fabbricati della scuola pro-
fessionale. E soprattutto si deve a lui
il riuscitissimo ampliamento e abbel-
limento della Basilica di Maria Ausi-
li atrice. Un'opera che fu un miracolo
di eleganza e grandiosità, ma anche
un santuario dove l'anima respira pro-
fondamente iJ senso del reiigioso.
BS FEBBRAIO 1997

4.10 Page 40

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Colle Don Bosco. Particolare del
santuarietto a Maria Ausiliatrice.
Torino. Santuario di Santa Rita
da Cascia.
OPERE DEL VALOTTI
(se lez ione)
TORINO
Parrocchi a Gesù Adolescente
e Oratorio San Paolo
Santuari o Santa Rita da Cascia
Istituto Conti Rebaudengo
Basilica Maria AusiIiatrice
(a mpliam ento )
Chiesa e Oratorio Michele Rua
Istituto Edoardo Agnelli , chiesa
l I San Giovanni Bosco
Madre Mazzarello, FMA
PIEMONTE
Santuario Nostra Signora
di Lourdes, Giaveno
Scuola Agraria di Cumiana
Istituto Bern ardi Semeria,
Col le Don Bosco
Chiesetta di Maria Ausiliatrice
ai Becchi
Istituto Cardinal Cagliero, Ivrea
Istituto san Michele, Foglizzo
Istituto Sacro Cuore, FMA, Vercelli
Chiesa di Monte Oliveto, Pinerolo
Chi esa dei ss. Gervasio e Protasio .
NoM
·
ITALIA
Istituto Pio XI e tempio di Maria
Ausil iatrice, Roma
Chiesa San Paolo, Bresc ia
Istituto Sacro Cuore, Lanu vio
Istituto Maria Ausi liatrice, Trento
Istituto e chiesa Sacro Cuore,
Brind isi
Istituto San Giovanni Bosco,
Taranto
Istituto San t'Antonio di Padova,
Soverato
Istituto San Lu igi, Mess ina
Istituto Don Bosco, Palermo
FEBBRAIO 1997 BS
UNA TESI DI LAUREA
11 ricordo di questo singolare arti-
sta e salesiano si è rinnovato recen -
temente, in occasione della ricerca
di un giovane architetto piemontese,
Paolo Ferrero, che ha scelto come
argomento per la sua tesi: La figura
e l'opera del!' architetto Giulio Va-
lot!i , salesiano laico (] 881 -1953).
E lui che ci aiuta a dare un primo
giudizio complessivo sulla produ-
zione artistica del Valotti. « Nel cam-
po specifico dell 'architettura religio-
sa, fu certamente un autore molto ap-
prezzato in Torino e altrove », dice,
« se è vero che diverse chiese fra le
due g ueJTe furono costruite su suoi
progetti , e questo non solo all'inter-
no della Famiglia Salesiana, ma
anche su richiesta della diocesi tori-
nese e al di fuori del contesto più
locale. Forse un giudizio della sua
importanza è legato alla storicizza-
zione delle sue opere: ora che co-
minciano a essere oggetto di studio,
si comincia a darne una lettura com-
parata, e sarà più facile .inquadrare
artisticamente la sua produzione ».
Quali sono a suo parere gli ele-
menti caratteristici della produzio-
ne de /l'architetto e artista Valotti?
« La preparazione accademica fu
certamente fondamentale nella for-
mazione del Valotti. F u un autore
eclettico, un realizzatore di ricom-
posizioni non tanto di opere o di
stili, quanto di idee architettoniche
singolari e mai banali o inutilmente
lineari nello sviluppo volumetrico.
Una sua caratteristica è l'utilizzo in
molti ss ime sue opere del mattone,
specia lmente negli istituti. Fu un
elemento " unificante", così che cia-
scuno poteva sentirsi a suo agio, in
ogni luogo si trovasse. Quasi il co-
struire una "casa" simile a chi unque
facesse parte della "famiglia" di Don
Bosco. Ma il mattone fu per lui an-
che elemento decorativo negli spazi
e nei portici, caratteristici di ogni
sua opera progettata ».
A SERVIZIO DI DIO
Paolo Ferrero , lei che è coopera-
tore salesiano, cosa pensa di questo
singolare religioso che si è occupa-
to prevalentemente di architettura ?
« L' approfondimento di un aspetto
culturale da parte di un reli gioso
non sempre viene visto in modo po-
sitivo ... A volte si ha l'impressione
che l'impegno in opere diverse da
quelle cli carità per così dire "diret-
ta" siano quasi un atto di vanità ver-
so attività non necessariamente in-
dispensabili alla realizzazione della
propria vocazione. In realtà penso
che l'apparente laicizzazione dell 'at-
tività del Valotti, si collega per lui a
una risposta vocazionale, a un.ruolo
specifico».
I valori religiosi erano profonda-
mente radicati nel Valotti e la pre-
senza di Dio è chiaramente percepi-
bile nelle sue chiese. Varcare la so-
glia di Santa Rita o della Madonna
di Selvaggio vuol dire sentirsi presi
dal mistero e dal bisogno irresistibi -
le di pregare. Se a livello di prepa-
razione accademica il Valotti seguì
l'iter che lo portò a diplomarsi alla
Regia Accademia Albertina , i sale-
siani ricorsero a lui per ideare quel-
le opere che avrebbero risposto ai
bisogni della gioventù. Fu questo il
suo modo vocazionale di servise i
giovani e il carisma salesiano.
Umberto De Van na

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
BLANDO Margherita, cooperatrice ,
t Avigliana il 21 /7/1996 a 102 anni.
Esemplare impiegata per più di 50 anni ,
generosa in carità e opere di bene, fu sem-
pre sostenuta da una grande fede e tanta
preghiera: le sue giornate operose, finché le
fu possibile , iniziavano immancabilmente
con la messa delle 5.30 (allora) al nostro
santuario della Madonna dei Laghi. Don
Bosco avrà accolto con gioia questa sua
prima cooperatrice di Avigliana, patria del
suo primo collaboratore don Vittorio Ala-
sonatti.
PERA Pietro , cooperatore,
t Belveglio, Asti , il 28/10/1996 a 94 anni.
Durante l'omelia, don Angelo Viganò, diret-
tore della comunità di Leumann, dove
opera il figlio del signor Pietro , il salesiano
Guerrino Pera, ha ricordato alcune delle
frasi che i quattro figli del signor Pietro
hanno rivolto al padre . " Hai vissuto una
vita di sacrifici per dare il pane quotidiano
ai figli nel tempo della povertà prima ,
durante e dopo la guerra degli anni 1940-
'45 ". " Eri un uomo di musica e di canto.
Fin da giovane partecipavi al gruppo par-
rocchiale del canto liturgico, per intonare i
canti della messa e dei vespri. Amavi
diffondere la gioia tra i compaesani , cele -
brando i loro onomastici e compleanni con
una canzone adatta a loro ». «Amavi tanto
la Madonna e la invocavi spesso. La tua
giaculatoria continua era "Maria Santissima
buona , salvami , salvami! ". E sono state
anche le ultime tue parole sulla terra " . " Hai
allenato i tuoi figli a credere e a vivere la
fede cristiana, manifestandola nella tua vita
semplice , modesta, laboriosa e fedele,
piena di schiettezza e generosità .
Arrivederci in Paradiso, tutti insieme , con te
e con mamma Eugenia! " · Per quarant'anni
il signor Pietro è stato un lettore attento del
Bollettino Salesiano .
LUSSANA suor Maria Ausilia,
figlia di Maria Ausiliatrice ,
t Torino il 31 /8/1996 a 42 anni.
Insegnante vivace e attenta ai giovani , suor
Maria Ausilia si è abbandonata, nella lunga
malattia che l'ha colpita, al disegno di Dio.
Le lunghe ore di scuola, gli incontri di cate-
chesi , i campi estivi impastati di creatività e
di sorriso restano come ricordo sereno in
tanti giovani , ragazze e genitori. Siamo
sicuri che continuerà a fare il tifo per i gio-
vani con Don Bosco e madre Mazzarello.
La sua gioia ce lo ha insegnato.
DOTTA sac. Luigi , salesiano,
t Torino il 5/8/1996 a 88 anni.
Nato a Dogliani (Cuneo), dopo l'aspirantato
passò al noviziato di Cremisan, in Palestina,
dove rimase anche per gli studi di filosofia,
che fece a Betlemme, e il tirocinio. Dal 1945
fu a Torino-Valdocco, a servizio del Consi-
glio generale. Fu addetto all'archivio centra-
le e all'ufficio foto-stampa, e collaborò an-
che all 'ufficio stampa e diffusione del Bol-
lettino Salesiano. Nel suo lavoro si dimostrò
generoso , competente , preciso. Aveva un
bel carattere, delicato e buono . Gli ultimi
anni furono segnati dalla malattia.
ROMERO sac. Osvaldo,
salesiano , t Ouebrada Honda (Perù)
il 28/9/1996 a 65 anni.
Lavoratore indefesso e apostolico, visitava
frequentemente i villaggi degli indios lontani
dal centro della missione e ogni volta con-
divideva la loro vita per più di un mese.
Precisamente in uno di questi viaggi perse
la vita per la caduta in un burrone del ca-
mioncino su cui viaggiava. Guidava un gio-
vane della missione, pratico dei luoghi. I tre
giovani che erano sul camioncino hanno
avuto tempo di saltare giù. Padre Osvaldo
invece fu poi trovato sepolto da una valan-
ga di fango .
TARDIO Giuseppe, salesiano,
t Castellammare di Stabia (Napoli)
il 17/7/1996 a 93 anni.
A 25 anni decise di " voler appartenere per
sempre a Don Bosco ". 68 anni di vita
salesiana confermano la sua fedeltà. Sale-
siano laico coadiutore, "maestro d'arte", ha
gestito una scuola di calzoleria per almeno
35 anni. La laboriosità, l'attaccamento alla
Chiesa e alla congregazione , la gioia sale-
siana, la vena oratoria nelle feste di fami-
glia, lo hanno distinto e caratterizzato. Le
case di Napoli-Tarsia , Bari , Piedimonte
Malese non potranno dimenticare la sua
bontà di cuore e l'ottimismo, l'ansia per la
salvezza dei giovani.
ACETO suor Luigia,
figlia di Maria Ausiliatrice, t Casale
Monferrato (Al) il 26/9/1996 a 84 anni.
Suor Luigina, così era chiamata, dopo aver
completato gli studi magistrali e aver con-
seguita la specializzazione in france se,
insegnò per lungh i anni portando le sue
allieve a una buona conoscenza e uso
della lingua. Intelligente, attenta agli avve-
nimenti civil i, religiosi e culturali , si prodiga-
va anche nel doposcuola e nel recupero
scolastico per i ragazzi in difficoltà.
CAZZOLA sac_ Giovanni , salesiano,
t Varazze il 22/3/1996 a 93 anni.
Conquistato nel suo oratorio di Savona
dalla passione per Don Bosco come voca-
zione adulta, spese la vita per i giovani ,
che incontrò ed educò durante vari incari-
chi , tra cui quello di direttore a La Spezia
S. Paolo . Dal 1955 fu ad Alassio com e
insegnante e come delegato exallievi , dai
quali fu stimato e amato , ricordato per la
sua puntuale organizzazione e per il bene
ricevuto. Aveva fatto della vecchiaia l'occa-
sione per correre al capezzale degli amma-
lati. Un ministero che ha consentito a que-
sto piccolo prete di entrare nel cuore e nel-
l'affetto di tanti abitanti di Alassio .
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d 'un legato:
« .. . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire .. ., (oppure)
l' immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l' altro dei due Enti su
indicati :
« .. . annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall 'Ente, e particolarmente
per l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
BS FEBBRAIO 1997

5.2 Page 42

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- I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
AVVERTII DUE
BRACCIA
CHE Ml ACCOLSERO
Sento il dovere di rendere pub-
blica testimonianza di ricono-
scenza al venerabile Simone
Srugi per avermi salvato la vita
in un grave incidente automo-
bilistico. Nello scorso 12 mag-
gio percorrevo via Marconi in
sella alla mia "vespa" prove -
niente dal centro della città di
Bolzano verso Ponte Druso. Im-
provvisamente dalla mia sini-
stra, sbuca una vettura che non
tenendo conto dell'assoluto di-
vieto d'attraversamento cerca
d'imboccare verso la parte op-
posta via Cavour. L'imprevista
e vietatissima manovra del
conducente della vettura, mi po-
ne nell'impossibilità di tentare,
sia pure «in extremis », una fre-
nata, per cui in piena velocità
vado a cozzare violentemente
contro la fiancata destra della
vettura. La parte anteriore del
motociclo si fracassa e si inca-
stra nella portiera laterale men-
tre io, compiendo un volo di pa-
recchi metri , passando al di so-
pra della vettura, vado a rovina-
re sulla strada. Con mia gran-
de sorpresa mi ritrovo a terra,
r CI FU FATTO
DONO DEL SUO
ABITINO
Al quinto mese di gravidanza ,
l'ecografia rivela a carico della
bimba che aspettiamo una grave
anomalia congenita del cuore, la
cui causa è sconosciuta. Qu e-
sta malattia provoca la morte
del neonato entro pochissime ore
se non si provvede , immediata-
mente dopo la nascita, con un
intervento di cateteri smo e quin-
di , dopo qualche giorno, con una
difficile operazione. Se applicata
con gli occhiali proiettati una
ventina di metri in avanti , graf-
fiati , deteriorati, ma io comple-
tamente illeso, senza un graffio,
senza una lividura, senza alcun
dolore. Ebbi l'impressione di
due braccia che mi avessero
accolto impedendo ogni male e
impedendo per di più , su una
strada di così intenso traffico,
un ulteriore investimento . Mi
rialzai , andai a prendermi gli
occhiali, mi diressi verso la vet-
tura contro la quale avevo coz-
zato. Trovai l'autista ripiegato
sul volante con la testa tra le
mani spaventatissimo. Consa-
pevole di quanto aveva causa-
to , temeva di essere respon-
sabile di una morte. A lui e a
quanti erano accorsi grande-
mente stupefatti che io fossi
vivo, in piedi e che mi voleva-
no portare all'ospedale, io dissi
che non avevo riportato alcun
danno alla persona, che non
sentivo alcun male, non avevo
né un graffio, né una botta. Con
fatica riuscii a convincerli , ac-
cennai a due braccia che mi
avevano soccorso. Da notare
la mia età di 77 anni e 90 kg di
corporatura. Per me ci furono
veramente quelle due braccia.
Sono state le braccia di Si -
mone Srugi da me conosciuto
e che ancora vivente nel lonta-
no 1938 mi aveva predetto pro-
feticamente il sacerdozio e del
quale nutrii sempre affetto e ve-
nerazione per la sua santità di
vita. Di lui avevo parlato poco
prima dell'incidente a due per-
sone che a me si erano rivolte
bisognose di aiuto. Insieme
loro, avevo affidato il caso al
mio caro confratello Simone ,
pregandolo di mandare su di
noi la sua protezione e il suo
aiuto. Lo aveva fatto e in che
maniera! Che il Signore glorifi-
chi presto il suo servo .
Sac. Giuseppe Bertagnolli,
Bolzano
con successo , qu esta tecnica
cardiochirurgica restituisce defi-
nitivamente perfette condizioni
di salute ; ma purtroppo , a tut-
t'oggi , sussiste anche una signi-
ficati va probabilità di insuccesso
mortale nei primi giorni post-
operatori. La madre di una bella
e sana bambina la cui sorellina
maggiore , alcuni anni fa , morì
improvvi samente , poche ore
dopo il parto , a causa proprio
dell a stess a mal attia, parteci-
pando alla nostra drammatica
angoscia , ci comunica la sua
devozione a San Domenico
Savio e ci fa dono dell 'abitino .
Questo gesto di fede e di spe-
ranza ci accompagna negli ulti-
mi difficili mesi di attesa e di tor-
mentosa incertezza . Infine na-
sce Silvia che viene immediata-
mente trasportata dall'ospedale
ostetrico al vicino ospedale car-
diochirurgico e viene operata
d'urgenza a meno di due giorni
dalla nascita.
L'operazione è stata particolar-
mente lunga e difficile ma è riu-
scita perfettamente : Silvi a ora
sta bene e cresce bella e viva-
ce. Vogliamo segnalare anche
una piccola coincidenza, forse
del tutto gratuita : Silvia è nata
proprio lo stesso giorno in cui è
nata chi ci ha sugg erito di affi-
darci a san Domenico Savio.
A. e o.e., Roma
r SENSIBILE AL
DOLORE DELLA
POVERA GENTE
Un'exallieva di Milano, moglie di
Gianni , propri etario di una picco-
la industria, mi telefonò ango-
sciata perché il marito doveva
subire un rischioso intervento
chirurgico . Le mando una reli-
quia di suor _Eusebia Palomino
dicendole : «E una piccola suora
semisconosciuta e di modestis-
sima cultura, nata in un paesino
dell a provin cia di Salamanca
(Spagna) e morta a soli 34 anni.
E vi ss uta nell 'ombra , ma con
una straordinaria sensibilità per
le difficoltà e per le sofferenze
della povera gente. Di' a Gianni
di portare con sé la reliquia in
sala operatoria: sarà aiutato " .
L'intervento riuscì e Gianni ha
potuto riprendere il suo lavoro.
Suor Maria Ossi, FMA, Roma
r LACARA
SUORINA NON Cl
FECE ATTENDERE
Dopo la morte di mio padre , mia
madre , per vari disturbi che ac-
cusava, fu sottoposta a esami cli-
nici. L'esito fu disastroso: tumore
mediastico. Ero di sperata! Ac -
certata la gravità del male - " un
anno di vita ", disse il dottore -
mi rivolsi con fede alla cara suor
Eusebia Palomino, della quale
la mamma è molto devota. La
pregai con tanta insistenza e la
cara suorina non fece attendere
la sua risposta. Quando infatti fu-
rono ripetuti gli esami , con sor-
presa mia e degli stessi medici
curanti , il tumore era scomparso.
Rossello Silvana, Melazzo
d 'Acqui {Al)
HANNO SEGNALATO
cc GRAZIE »
Per intercess io ne di Maria
Ausiliatrice : Fazi o Geron i-
ma, V arazze (Sv) - F .S .,
Treviso - Ausilia, Bronte (Ct)
- Di S il vest ro Fra ncesca ,
Torino. Per intercessione di
san Giovanni Bosco : Ma-
ria nn a Giacches io , Orton a
(Ch) - Spini Cesarina e Ma-
ria, Campovico (So) - Brun a-
ti Clelia, Roma - Tonnarelli
Grassetti Luigia, Roma -
Elena Reg in a Rac hiele ,
Pomezia - E.C.S. , Trieste -
Tolomei Lucia, Cavallino (Le)
- M.V., Milano - G.M., Cata-
nia - Maria Concetta Blanda,
Buttelborn (Germania) - C.M.,
Ro ma . Per intercessi one di
san Domenico Savio : Seg-
gio Ivana, Rag usa - Leotta
Rosaria , Linera (Ct) - T.O.,
Ribera (Ag) - Trovò Cristina,
Bis usch io (Va) - Attilia
Castagnola, Travaco (Pv) -
Denaro Rosari o, Gravi na di
Catania - Arcangel ina Mus-
so , Mineo (Cl ) - Cristina e
Giorgio Cusma - Nunzia Ri-
cotta, Cerda (Pa) - Per inter-
cessione del beato Filippo
Rina Idi : José Luis Perez ,
Bue nos Aires (Argenti na) .
Per intercessione del servo
di Dio Attilio Giordani :
G.M.C., Pavia - A.A. e L.A. ,
Vasto (Ch). Per inte rcessione
della serva di Dio Eusebia
Palomino : Marisa Biancardi,
Collegno (To) - Maria Esther
Gen tile, Generai Acha
(Argenti na) . Per intercess io-
ne della serva di Dio mam-
ma Margherita : S.L. Be n-
fe llo, Svizzera - Ni ca Mari
Lazzari , Brescia.
r LA FAMIGLIA ERA
IN APPRENSIONE
Ho raccomandato al beato Filip-
po Rinaldi due mi e nipoti che
non si decidevano a sposarsi, no-
nostante avessero superato i 25
anni. La famigl ia era in appren-
sione . Le co se si sono evolute
nel modo migliore possibile, rela-
ti vamente presto , e anche con
ri svolti imprevedibili. Ringrazio
don Rinaldi, che sapevo sensibile
ai problemi della famiglia.
Lettera firmata, Roma
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
FEBBRAIO 1997 BS

5.3 Page 43

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IL RAGAZZO DEL SOGN0/2
Q uEL /:?4G4ZZO E•
NATO Llt BECCJ-11:
DIECI CASE e>PAl<'::>E
':7U UN 'ALTURA DEL
MONFEQR,c,.ro, IM -
1-. .,. ,. ,....,~ MEQbE IN UNLl CAM-
PAGNA ONDUL.C.TA
E VA!:>Tl!:>!?IMA.
VIGNE E BO!:>CHI.
H A Vl!::>TO LA LUCE IL 1.6AG0-
5TO 1.9:15 . L'ITAUA E IL RE-
!::>TO OELL ' EUROPA ERLl.NO
APPl=NA 1.1!::>CITE DALLE !i':>AN-
GLJINOe>E GLJEl<l<E DI
NLl.POLEONE. LE CITTA' E LE
CLJ.MPAGNE'. ERANO 6EMINA -
TE DI l.?OVINE E 01 ORFANI.
E' MOLTO Tl<l!:>TE.
IL PAOl<E COL-
PITO a<:l
POLMONITE ..•
BS FEBBRAIO 1997

5.4 Page 44

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M ARGI-IEl<'t r.a BO<:::co
1--/A 29 ANNI QULJ.N.
DO RIMANE VEDOVA
COI TPE .<=tGLI :
-\\NTONI O > GIUSEO
DE E GIQV,.:J.NNI .
No."v r, PEl2DE TE t1f70 ..:. c:o. t-1P1J.NGEf::'':;;>1 : s,
7A
!::>U LE MA.t...'ICHE E= !:?r M - r ,E '-' L'-'VO/d'lf<E -
FALCIA L'ERBA, 41<'A, 0EMINA, PEN0A
.<lLLLI MIETI ru;:;;4 E ALLA
VENDEMMIA , F4 .,C,,ND4 E
AVA•,,TI LL\\ C....\\=>L'.\\ . E I FIGLI
PICCOLI
FEBBRAIO 1997 8 S

5.5 Page 45

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5.6 Page 46

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
Rivolgiti alla più vicina
casa salesiana o contatta
i respo nsabili della tua regione
ADRIATICA
Giancarlo Manieri :
te!. 071 /84.314
LAZIO
Patrizia Militi:
te!. 06/84.17.081
Silvano Missori:
te!. 06/444.07.721
LIGURIA /TOSCANA
Nila Mugnaini:
te!. 0586/81.41.74
Paolo Gambini:
le i. 010/646.92.88
LOMBARDIA / EMILIA
Silvia Biglietti :
te!. 051 /70.21.40
Maurizio Spreafico:
te!. 02/670.74.344
MERIDIONALE
Mariangela Cecalupo:
lei . 080/53.43.379
Carlo Tucci:
tel . 081 /75.11.970
PIEMONTE
Manuela Robazza:
te!. 011 /43.65.676
Egidio Deiana:
lei. 011 /52.24.238
SARDEGNA
Sandra Bona:
te!. 0785/70.293 ; 70.895
Giuseppe Casti :
te!. 07831800.238
SICILIA
Gina Sanfilippo:
lei. 095/76.49.433
Giorgio Roccasalva:
te!. 095/72.11 .201
VENETO/TRENTINO
FRIULI
Mafalda Diana:
te!. 0438/41 .06.13
Gianfranco Ferrari:
te!. 045/80.70.793
M. Cristina Zanaica:
049/80.21.666
FEBBRAIO 1997 BS
SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
I Santa Cruz (Bolivia). Festa per l'inaugurazione
di un pozzo presso il fiume Yapacani. Una zona dove il
bisogno di acqua si alterna a tragiche inondazioni. Padre
Arturo Bergamasco e la comunità di San Carlos qui sono
impegnati nella evangelizzazione degli Yuquis.
In !lle!lloria e suffrag io de i llli ei
genitori Antoni o e Maria, a cura
di Peverelli Pi a L. 1.200.000.
Maria Ausiliatrice : llli affid o al
tu o !llaterno aiuto, a cura di N.N.
L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, illlplorando guari gione e
in suffrag io dei genitori , a cura
de l prof. P ie tro Pance ri L.
1.000.000.
S. Maria Mazzarello, a cura di
Conca Vittori o L. 600.000.
Maria Ausiliatrice e s. Giovanni
Bosco , a cura di A.C. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e s. Giovanni
Bosco , in melll ori a di Feli ce, a
cura di Clara L. 500.000.
Maria Aus iliatric e e s.
Giovanni Bosco, in suffragio del
!ll a rit o Brun o, a c ura di De
Marco Ful via L. 500.000.
Mar ia Ausil iatri ce e s.
Giovanni Bosco, a cura di Casali
Arciero Lucia L. 500.000.
Servo di Dio Attilio Giordani , a
c ura deg li exa ll iev i Istituto S.
Gi glio di Vendrogno L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, a cura della
fa llligli a Maifredi, L. 200 .000.
Maria Aus ili at rice , Mad re e
Maestra, a cura dell a fa!ll. Av ite,
L. 200.000.
Maria Ausi li atr ice e sa n Gio-
van ni Bosco , a c ur a di Cla ra
Tronco n, L. 200.000.
Mar ia Aus iliatrice e Santi
Salesian i, per aiu to e protezione,
a cura di Ferrari Ann a Mari a, L.
200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura delle so relle Maifredi ,
L. 200 .000 .
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , per ringrazialllento e prote-
zione, a cura di Ra zza Caterin a,
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura di G.P. , L. 200.000.
Sa n G io va nni Bosco , s uor
Euseb ia Palomino , a c ur a cl i
F.G. F.P., L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani , a cura di Pecc hi oli Lu cia
Mangioni , L. 150.000.
Ma ri a Aus ilia tr ic e e Sa nti
Sa les ia ni , a c ur a di Lui sa
D'Apote, L. 150.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco
protegg an o Cec ili a, a c ura di
Vitto ri o Ma ri a Bea tri ce , L.
150 .000 .
Maria Ausiliatrice Co nsolata ,
pe r graz ia ri cev ut a, a c ur a di
Bonacassa Giu se ppe, L. 150 .000.
Borse missionarie da
L.100.000
San Gio va nni Bosco, in suffra-
gio di lllio !llari to Oreste Ferraro,
a cura di Ferraro Amelia. - Maria
Ausiliatrice e San Domenico
Savio: proteggete la piccola Jes-
sica e i suoi genitori , a cura della
zia G. Valses ia. - Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani , per gra-
zia ricev uta, a cura cl i Bersa no M .
Rosa. - Sacro Cuore di Gesù ,
Maria Ausiliatrice, a cura di
N.N., Doglian i. - Gesù Sacra-
mentato e Santi Salesiani, in
memori a di Angela-Mari a-Be-
nedetta e Gino, a cura de lla fa mi-
glia Ruaro-Zane lla. - Maria Au -
siliatrice, a cura di Forenza An-
toni a. - Maria Ausiliatr ice, Don
Bosco, Domenico Savio , proteg-
gete la nos tra fami glia, a cura di
Za nell a Soni a. - Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani, a cura di
Vinone Ann a. - Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, Domenico
Savio, in memori a di Magni Amos
e Domeni ca, a cura di Magn i Au-
silia. - Maria Ausiliatrice, a cura
di Borra Dario. - Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani , invocan-
do protezione sull a fa mi glia, a
cura di Nicco Giovann a. - Don
Luigi Mari a Bianchi , SDB , a
cura di Bianchi Clelia. - S.
Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice, a cura cl i Ferrari Antonell a.
- Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio , a cura cl i
Casale Arciero Lucia. - Maria
Ausiliatrice, a cura della fam i-
glia Vai. - Sacro Cuore di Gesù,
a cura di Brev i Marco. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, in suf-
fragio dei miei genitori e della
so rella, a cura di Passi na Teresa.
- In memoria di Maria Cheru bi-
ni, a cu ra delle figlie. - Don Bo-
sco, in vocando aiuto e protezio ne
per il ni pote Cri stian, a cura di
Bruno Madd alena. - Maria Ausi-
liatrice, Sani.i Salesiani , in suf-
frag io del marito e in voca ndo
protezione per la fa miglia, a cura
di N.N . - Maria Aus iliatrice,
Madre Mazzarello: proteggete i
miei fi gli, in particolare Federi ca,
a cura di N. . exall ieva. - Mar ia
Ausiliatrice, in vocando prote-
zione per il fig lio Cosimo. a cura
cl i Chi ofa lo Mari a. - Maria Au-
siliatrice e Santi Salesiani , in vo-
cando protezione e aiuto per cara
persona infe1ma, a cura di Vola
Mari a. - Maria Ausiliatrice, San-
ti Salesiani, Pier Giorgio Fras-
sati, invocando protezione per il
ni pote Alessand ro , a cura di Vo la
Maria. - Ges ù Sacramento, Ma-
ria Ausiliatr ice, Don Bosco, in
ringraziamento per favo re ri cev u-
to, a cura di Caglione Rosa. - In
suffrag io de i defunti Fami glie
Cordero-Cucco, a cura di Corde-
ro Maria. - Maria Ausiliatrice e
Santi Salesiani , per ringrazia-
mento e pro tezione, a cura di Ai-
mino Giovann i. - Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, in vocando
protezione e salute per fa mi glia e
ni pote Federi ca, a cura di Z.R. -
Maria Ausiliatrice a cura di
Scribani Anto ni a. - Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, in suffra-
gio de i genitori Angelo e Giaco-
ma. a cura de lla figlia Costanza.
- S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, a cura di
Trinchero Rosari a. - Don Bosco,
in memori a di don Agostin o Do-
rninoni , a cura di N. . - Maria
Ausiliatrice e Santi Salesiani, a
cura di Tozzi Aurora. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Provvidenza Pugliese.

5.7 Page 47

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Suor Adélia Carvalho,
Figlia di Maria Ausiliatrice
brasiliana, è impegnata nella
pastorale popolare nel Nordeste
del Brasile. Anima e coordina
gruppi di laboratori d'arte e i corsi
estivi del Centro ecumenico di
servizio per l'evangelizzazione e
l'educazione popolare.
Come riesci a conciliare la tua attività di pittrice con il carisma salesia-
no ?
È molto semplice. Esercito l'arte per comunicare un messaggio e creare
strumenti didattici per incontri di educazione. Ogni anno, con altri artisti,
animo corsi di formazione artistica a Sa.o Paulo e in vari centri del
Brasile. Penso che l'arte sia un servizio alla comunicazione del carisma
sales iano per far parlare i segni di vita e di speranza presenti nell 'esisten-
za di ogni giorno. Disegno i problemi della donna, dei bambini della stra-
da, dei neri, degli indigeni. Ma anche la storia brasiliana, intess uta di
dolori, di martirio, della resistenza dei poveri, dei lavoratori, delle etnie
emarginate. È la mistica della Bibbia che ci invita a camminare solidali
insieme ai fratelli e alle sorelle nell 'attesa che si realizzino i sogni di Dio.
Accanto all'attività tra i giovani , vedo che per te è importante l' attenzio-
ne della Chiesa d'oggi per i poveri.
In mezzo ai poveri e ai giovani, la mia attività artistica è attività educatri-
ce e missionaria. Abito, con la mia comunità, in un rione popolare. Con
loro leggiamo la Parola di Dio nel suo contesto storico, poi passiamo al
libro delJa vita, della storia della gente. In questo modo, riconosciamo gli
elementi significativi che oggi, come ieri, pervadono l'esistenza: la situa-
zione economica, sociale, politica del popolo di Dio. Il passo al momento
celebrativo e orante è poi breve, perché quanto si è scoperto viene cele-
brato e diventa festa.
Qual è la filosofia che orienta il Gruppo M.AR.CA. al quale appartieni?
Più che di filosofia, parlerei di una mistica. M .AR.CA. significa Movimento
de Artistas da Caminhada. Il termine caminhada rappresenta la marcia del
popolo che si impegna nella costruzione di una nuova società dove tutti
abbiano la possibilità di vivere nella propria dignità di figli e figlie di Dio.
Tra noi ci sono attori, attrici, compositori, cantautori, poeti, pittori, dise-
gnatori, ballerini e ballerine. Ci ritroviamo insieme per raccogliere le sfide
della storia e rispondere con la forza della gente.
Una domanda personale : com'è nata la tua vocazione?
Ti parrà strano, ma... non è ancora nata! Nel senso che ogni giorno pren-
do maggior coscienza del suo significato e del senso profondo che riveste
all 'intemo della Chiesa. Se proprio voglio parlare di inizio , devo rifarmi a
un episodio della mia preadolescenza. Avevo 14 anni e una conoscente mi
presentò alle Figlie di Maria Ausiliatrice del mio paese. In quella circo-
stanza, la direttrice mi accolse con tanta simpatia e al termine mi chiese
sorridendo se non mi sarebbe piaciuto farmi suora ... L'anno seguente
entrai nella casa di fonnazione. Da alJora, l'Istituto è stata la mia famiglia.
FOCUS
LA PICCOLA SUSAN
di don Alberto Mengon
Prima domenica di f ebbraio , « XIX
Giornata per la vita ». La storia della
piccola Susan è emblematica del
dibattito attuale sui temi della vita.
«Di tanto in tanto vado a vedere co-
me sta una mia piccola amica di no-
me Susan. Vi mando la sua foto: l'al-
tro sono io che la porto in braccio!
Per raccontare l' avventura di Susan
sarà meglio che inizi dicendo qual-
cosa della sua mamma, Mary Sesay,
perché del papà probabilmente non
c'è più traccia. Mary è una delle
tante maes tre delle nostre sc uole
elementari qui all a mi ss ione sale-
siana. Nel maggio del 1995, Mary
si accorse di essere rimasta incinta.
Proprio all ora si presentò un indivi-
duo di sposto ad alleviarla del suo
problema offrendole un aborto a
poco prezzo. Mary accettò, se non
che, sia per il sistema, o forse per i
rudimentali strumenti usati , Mary
rimase così danneggiata da non po-
ter riuscire a camminare per oltre un
anno. E che fu della piccola Susan
che allora era un embrione di appe-
na quattro mesi? Gli strumenti di
morte non erano riusc iti a raggiun-
gerla, nascosta com 'era nel suo pic-
colo nido. Al tempo stabi lito però,
Susan fece capolino, ignara che l'a-
veva scampata proprio bella. Anche
la mamma sta riacquistando le forze
un po ' alla volta. Diamo credito pri-
ma di tutto all 'aiuto del Signore, e
un tantino anche a quello della Mis-
sione, che ha aiutato e continua ad
aiutare Mary e Susan. Adesso sape-
te perch é provo tanta emozio ne
quando prendo in braccio la piccola
Susan ».
D
I Lungi (Sierra Leone).
Don Mengon, Mary
e la piccola Susan
BS FEBBRAIO 1997

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
~
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
Il fatto religioso
a cura di Jean Delumeau
Religione, pag . 822, L. 59.000
Originale storia della religione
scritta a più mani in una prospettiva
di dialogo ecumenico e di risposta
agli interrogativi più inquietanti
dei nostri giorni.
Ogni autore presenta la «sua»
religione con uno stile diverso,
sottolineandone gli aspetti più
interessanti e positivi. Un'opera
I
di notevole interesse storiografico,
Q.
:i:
(.)
basata su una «documentazione
oo><
~
in presa diretta» del «fatto religioso»
inquadrata da due notevoli saggi
i5
di sociologia religiosa.
:uouu:.,:.
;,;
~
~
in
~
.8
"ci
"tl'
~
o
~
e:
"E '
'o
o
V,
"tl'
E
!'
IL FATTO RELIGIOSO
a cura di Jean Delumeau