COMMENTO
ALLA PROMESSA
Il Rettor maggiore D. Egidio Viganò il 4 ottobre u.s. ha conse-
gnato _il Reg<?lamento di Vita Apostolica a ca. 900 Cooperatori con-
venuti a Tonno, nel Santuario di Maria Ausiliatn"ce, da tutto il Pie-
monte. Nella solenne concelebrazione, all'omelia, tra l'altro, ha
commentato l'art: ~O d~l RVf1:. Ne trascriviamo alcuni passi, che po-
tranno essere ut1lzzzat1 daglz Animatori in occasioni simili.
I. Prometto di essere fedele disce-
polo di Cristo nella Chiesa cat-
tolica
Cari Cooperatori, di questo c'è
bisogno oggi nella Chiesa. Cos'è la
società? Non è più, come ai tempi
di Don Bosco una società ciistiana.
Adesso la società e 'pluralista. Vuol
dire che non tutti la pensano ugual-
mente, e non solo in politica - chè
lì è un ambito libero - ma sulla re-
ligione, sulla fede. E allora il primo
punto della promessa è proprio
questo: istruirsi sulla propria fede
cattolica, per testimoniarla. Biso-
gna leggere il Vaticano Il; bisogna
sentire il Papa e i Pastori, e bisogna
riunirsi per ascoltare in profondità,
secondo queste indicazioni, la Pa-
rola di Dio.
IL Prometto d'impegnanni a Ja.
vorare nel tuo Regno, special-
mente per la promozione e la
salvezza dei giovani
Don Bosco voleva che i Coope-
ratori salesiani si dedicassero alla
pratica della carità... diceva di sve-
gliare i cristiani buoni, perché sap-
piano far percepire nella società
che esiste e si muove «l'energia del-
la carità».
La carità cristiana deve essere un
valore sociale, una forza immersa
nella storia, un'energia che aiuta a
rinnovare e a costruire una società
più umana e più giusta. Ma allora
bisogna mettersi a fare qualche
cosa, ognuno nel suo ambiente.
Non bisogna mai avere paura di
fare poco. Tu puoi aggiustare solo
l'ambiente della tua famiglia (e ti
pare poco?). Fare qualcosa nel tuo
quartiere, neJJa tua professione.
Queste parole della promessa signi-
ficano far diventare «apos tolato•
lo stato di vita, la professione, iJ
tempo libero.
Ah, se noi potessimo riunire im-
mense schiere di Cooperatori con
queste promesse coscienti e con-
crete! Aiuteremo la Chiesa a rin-
novare il mondo.
IIJ. Prometto d'impegnarmi ad
approfondire e testimoniare
lo spirito salesiano
Per essere un buon cattolico bi-
sogna vivere iJ Vangelo. Però il
Vangelo si può leggere in tante ma-
niere. Qual'è «la lettura del Vange-
lo» di Don Bosco? Lo spirito sale-
siano! 'È una lettura popolare, pra-
tica, semplice: realizzare il Vangelo
nel quotidiano, nel lavoro, nella
propria famiglia, secondo la grande
visione della spiritualità salesiana
di S. Francesco cli Sales, con la
quale si può raggiungere la vetta
del Vangelo in qualunque stato di
vita E Don Bosco è stato capace di
portare agli altari persino un ragaz-
zo: Domenico Savio, il primo, in
venti secoli di esistenza della Chie-
sa, ad essere proclamato santo per
il semplice compimento dei suoi
doveri quotidiani. Questo spirito
salesiano è descritto sinteticamente
nel progetto evangelico che è il Re-
golamento di Vita Apostolica.
IV. Prometto di collaborare, in co-
munione di Famiglia, alle ini-
ziatJve apostoliche della Chie-
sa locale
Come Cooperatore salesiano e
membro della Famiglia salesiana, il
Cooperatore, insieme a tutta la Fa-
miglia, è chiamato a dimostrare
che ama la Chiesa locale, la sua
Diocesi, la sua Parrocchia, e che es-
sere Cooperatore salesiano
come essere Salesiano, Figlia di
Maria Ausiliatrice, Volontaria di
Don Bosco - significa essere tra i
più impegnati e sacrificati collabo-
ratori della pastorale della Chiesa
locale.
Mi domando: questi sono i con-
tenuti delJa Promessa... e che cosa
aggiungono di speciale a ciò che
ogni cristiano dovrebbe fare? Ag-
giungono di speciale: chiarezza, co-
munione, collaborazione, sentirci
in molti. Siamo molti, vogliamo es-
sere molti di più. Per avere coraggio
di testimoniare, di lavorare come
voleva Don Bosco, dobbiamo sentir-
ci uniti, guardarci in faccia, sapere
che il bene è più. forte del male. I
buoni non so se sono più. dei cattivi,
però i buoni sono potenti; e Don
Bosco diceva che se i buoni lavoras-
sero con intensità e coraggio, chi
dovrebbe avere paura nella storia
non sono i cattolici - che sono con
la Chiesa e con Dio - ma i loro ne-
mici. E invece, punroppo, succede
spesso il rovescio.
Ecco allora, can· Cooperatori e
Cooperatrici, il significato di questa
cerimonia così bella: il rilancio di
un grande progetto apostolico di S.
Giovanni Bosco; un rilancio che im-
pegni soprattutto i laici, per vivere
quella profezia che il Vaticano II ha
lanciato venti anni fa e che vuole es-
sere la linea conduttn"ce del Cristia-
nesimo del terzo millennio.
Siamo chiamati dunque per il fu-
turo, siamo chiamati per testimonia-
re il mistero di Cristo, siamo chia-
mati per far vedere che il dono ri-
cevuto da Don Bosco era un seme
che doveva crescere, e con noi in-
comincia a svilupparsi molto dipiù.
Che Don Bosco interceda e che la
rinnovazione delle «promesse» sia
un gesto di speranza e un proposito
di impegno!
Don Egidio Viganò
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