Bollettino_Salesiano_197705


Bollettino_Salesiano_197705



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RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA DON BOSCO NEL 1877
ANNO 1D1 N . li
• &PEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2 ° 17DJ • 1 QUINDICINA •
1 MARZ0- 1.77

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
Servizio di copertina, pag 14
Foto: José Lu1s Mena
FAMIGLIA SALESIANA
Germoglio verde sul tronco
salesiano
3
Quanti sono e cosa fanno i tigli di
Don Bosco oggi
7
Vacanze familiari per i Cooperatori 28
Don Riccerl al Sinodo dei Vescovi
29
QUESTI GIOVANI
Insegnat egli a dare qualcosa di
9
« Sei forte, papà!»
10
CHIESA E MONDO
Ha ancora senso la quaresima oggi 23
NELL'AZIONE
ARGENTINA. La Consulta di Pasto-
rale Giovanile
30
BOLIVIA. Si verrà a scavare nelle
miniere nascoste
13
Nel 1973 non c'era nessuno
30
CILE. Spieghi a un bambino che
cos'è un cardinale
24
GIAPPONE. Processo di beatillca-
z1one di mons. Cimatt1
31
GUATEMALA. Il centenario missioni 29
INDIA lo non credo... io vedo
14
Don Bosco, c1 pensi tu?
29
ITALIA. Come la roulotte è finita 1n
Friuli
28
« Antenna Don Bosco >
28
Terzo mondo anche m Italia
29
46 Exallievi in parlamento
31
Un nuovo fronte m1ss1onano
31
MESSICO Mai conquistati
28
NICARAGUA Sulle macerie di
Managua
16
VENEZUELA. Lacrime e sorrisi
all'lsla del Raion
18
PROTAGONISTI
La madrecila santa
19
STORIA SALESIANA
Il primo Capitolo Generale salesia-
no · « Intraprendiamo cosa di
massima importanza "
25
RUBRICHE
Libn
8
Aud!OVISIVI
31
Ringraziano i nostri sanb
32
Preghiamo per I nostri morti
34
Solldanetà missionaria
35
•~1-n 1!=ii i:J;]
=f-ii
ANCORA SU MAO
Giunge una seconda testimonianza su
Mao e I Salesiani. E come la prima (BS
del novembre scorso, pag. 15), essa sot-
tolinea il contrasto fra le dichiarazioni e
la... prassi. Scrive don Michele Ballesio
da Villafranca Piemonte:
e Anche il mio amico e concittadino
padre Antonio Samo. che fu missionario
salesiano in Cina, conobbe Mao: ci rac-
contò che quando faceva scuola In un
villaggio, Mao si fermava sovente Il. Al-
lora non era ancora il celebre condottie-
ro. Un giorno che si parlò con lui di
mons. Versiglia e don Caravario uccisi da
soldati comunisti. Mao disse a padre
Saino che egli personalmente condan-
nava l'uccisione dei due missionari: lui
non avrebbe compìuto un tale misfatto.
Ma poi sappiamo che Mao verso la
Chiesa ru semplicemente crudele... >.
PERCHE' 106 SPEDIZIONI
Ho letto sul BS del mese scorso che le
Spedizioni missionarie salesiane sono
state 106 in un secolo (e non nascondo la
curiosità d1 partire anch'io, una volta o
l'altra; ma adesso sono troppo giovane).
Perché 106? Non dovrebbero essere 100,
o al mass.imo 101?
Gianni
Gianni giovane e curioso deve sapere
che le Spedizioni missionarie vennero
realizzale come e quando fu possibile.
Negli anm dei conflitti mondiali furono
per necessità sospese; ma ci furono
anche anni fortunati. che videro partire
due e anche tre sped1ZJonf.
PUBBLICATE QUESTA
Ho visto sull'ulbmo BS una vignetta...
Perché non pubblicate anche questa? E'
di Clericetti, e forse ha qualcosa da dire
alla Famiglia Salesiana (F. C. - Sondrio).
E tu, cosa vorresti rare da grande?
Il bianco...
1
S a l e s i a fto 7 Rivista della Famiglia Salesiana
I tondata da san Giovanni Bosco nel 18TT
Quindicinale d ·intormazione
I e cultura religiosa
Direttore: DON ENZO BIANCO
Collaboratori
Sr G1ul1ana .Accomero - Pietro Ambros10
- Teresio Bosco - Carlo De Ambrogio - St
Ella Ferrante - Jesùs Mélida
Fotografia
Antonio Gottardt
Arch,v,o Guido Cantoni
Composizione e impaginazione
Scuol a Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI• Tonno
Responsabile: Don Teresio Bosco
Autorizzazione del
Tribunale dì Torino n 403del 16-2-1949
PER RICEVERE IL BS
Il Bollettino Salesiano è inviato gratis
ai co.mponentì la Famiglia Salesiana
- e agli amici delle Opere d1 san Gio-
vanni Bosco.
R1ch1este alla Dlrezmne o all"Ulf1c10 Pro-
paganda (vedi sotto).
Per Il cambio d 'indirizzo
comunicare, insieme con il nuovo,
anche l'indiriuo precedente
COLLABORAZIONE
La Direzione sollecita a Inviare notizie e
toto riguardanti la Famiglia Salesiana, e
s'impegna a pubblicarle secondo lo spi-
nto e le possibilità del BS.
IL BS NEL MONDO
Il BS esce nel mondo con 34 ediz,oni
nazionali (in 19 lingue diverse. con tira-
tura annua dr oltre 10 milioni di copie) in·
Argentina - Australia - Austria - Belgio (in
fiammingo) - Bolivia Brasile - Cile - BS
Cinese (a Hong Kong) - Colombia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania
- Giappone - Gran Bretagna - India (in
inglese, piu le edmoni minori in lingu e
locali) - Irlanda - llalia - Jugoslavia (edi-
zioni in croato e sloveno) - BS Lituano
(edito a Roma) - Malta - Messico -
Olanda - Perù - Polonia - Portogallo -
Repubblica Dominicana (per le Antille) -
Spagna Stati Uniti - Thailandia - Vene-
zuela.
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Versamenti:
su Conto corr. postale1 15115 mtestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco -
Roma.
2

1.3 Page 3

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Giovani cooperatori
Germoglio
verde
sul tronco
salesiano
<(D on Bosco nel secolo scorso
arriva le porte dei Coopera-
tori ai sedicenni. Don Bosco ha
sempre avuto fiducia nei giovani.
anche quando altri nutrivano ri-
serve e dubbi. E rroprio tra i giova-
ni. Don Bosco ha trovato i fedelis-
simi e validi collaboratori per la sua
opera nascente». Con queste parole
il Rettor Maggiore ha dato il ben-
venuto ai Giovani Cooperatori. che
nei giorni 3-5 novembre 1976
hanno celebrato a Roma il loro
primo Convegno Europeo. Un con-
vegno giovanile e malUro nel
tempo stesso. che ha lasciato piena-
mente soddisfatti i partecipanti
(331. tli cui 277 giovani).
In quelle poche giornate essi
hanno avuto un incontro con il
Papa. una celebrazione con il Ret-
tor Maggiore, (tutto questo insieme
con i Cooperatori adulti del Con-
gresso Mondiale). lo studio di una
relazione base, riunioni per gruppi
linguistici, relaborazione di mo-
zioni finali che servono di piatta-
forma per il lavoro futuro.
La partecipazione era a maggio-
ranza largamente italiana (242 giti-
vani): per il fallo che in Italia l>i è
svolto il CoO\\egno. e che in Italia i
Giovani Cooperatori sono più nu-
merosi. Ma rappresentanze figura-
vano da Spagna. (venti presenze).
Belgio. Malta. Jugoslavia. Portogal-
lo. Svizzera. Au:.1ria. Come pure
Salesiani e Figlie di Maria Ausilia-
trice di altre nazioni erano presenti,
perché curiosi di conoscere per poi
trapiantare: in Germania. Gran
Bretagna. India. Australia. Venc-
Luela. Urugua) ...
La fraLemttà era tata pres10 rag-
giunta. fin dalla prima !>era. non
ostante la stanchezza tlel viaggio. al
suono tli chitarre internaLÌ(mali, di
<< paso doble e porompl>mpon >>.
1o n ha scoraggiato la relazione
<i ad alto livello,> sul tema dell'e-
vangelizzazione tenuta da Riccardo
Tonelli (che ha promesso di farne
una traduzione... proletaria).
Hanno impressionato le testimo-
nianze dal vivo: Giovani Co<,1pera-
tori che hanno lavorato o si recano
in missione. altri impegnati in
Centri di solidarietà per drogati,
I Cooperatori hanno cer-
cato il rinnovamento a par-
tire dai giovani.
E il nuovo movimento si è
messo saJesianamente << a
servizio degli altri giova-
ni »: nella chiesa locale,
nei campi di lavoro, nelle
missioni.
Con il loro recente Con-
vegno Europeo i Giovani
Cooperatori hanno chiarito
e approfondito le loro
scelte di campo, puntando
senza mezzi termini sull'e-
vangelizzazione.
catcdristi al lavoro in un villaggio
del Bengala. ecc. E una cosa antica.
di quando si era ancora capaci di
entusiasmo. in:.olita tra i giovani
c.1·oggi arrahbiati e contestatori: gli
applausi. Qualcuno dice di averh
contati e $ostiene che nell'iniero
Convegno sono stati 160. Equa-
mente ripartiti tra il Papa. ìl Reuor
Maggiore. i complessini musicali. le
tcslimnnianze di vita vissuta. i di-
baui1i.
Frutto più significativo del Con-
vegno è Slalo il documento finale.
che segna per i Cooperatori un
ulteriore passo avanti nel graduale
approfondimento del loro impegno.
Accogliendo senza riserve l'ondata
di riflessioni che la Chiesa intera
manda avanti in questi anni. l>i
sono orientati con sicurezza sull'im-
pegno dell'evangelizzazione: << Ogni
Giovane Cooperatore sia in prima
persona evangeli1..zatore )).
La )oro breve storia. fl 1965 può
essere consideralo l'anno dj nascita
dei Giovani Cooperatori. Era
tempo di Concilio. cioè dì rinnova-
mento. Si sentiva il bisogno di
3

1.4 Page 4

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rinnovare dal di dentro il movi-
mento dei Cooperatori. e quale
punto di partenza migliore che rico-
minciare con i giovani?
Tanto più che il Concilio stesso
stimolava in que lla direzione. Nel
suo<< messaggio ai giovani ,) diceva:
«Noi vi esortiamo. in nome di Dio
e del suo figlio Gesù. ad allargare i
vostri c uo ri secondo le d imensioni
del mondo: a intendere l'appello
dei vostri fratelli. e a mettere ardi-
tamente le vostre giovani energie al
lo ro servizio>>. Dal canto suo il
Rettor Maggiore dava indicazioni
nello stesso senso. << Cooperatore
non vuol dire genre vecchia. Coo-
peratore vuol dire gente attiva.
genie dinamka. e la dinamica è
sopranutto una quaLità dei giova-
ni •>. Parlando in quei te mpi a un
gruppo di delegati di Cooperatori.
don Ricceri diceva esplicitamente:
<1 Don Bosco non ha mai pensato di
fare Cooperatori dei vecchi, degli
anziani. dei maturi. Se no n si vince
questo oi.tacolo psicologico.
que!.t"abitudine mentale. si gira a
vuoto!~
E aveva pienamente ragione.
Don BCY.>co -.i servì dì gjovani per
dar vita al movimento salesiano, e
fis.sò nel Regolamento a 16 anni
l'età per diventare Coopc.:ratore.
on stupisce quindi che ne l 1965
sbocci que!>lO nuovo gennoglio. i
Giovani Cooperatori.
La lorn breve storia no n è solo
trapuntata di successi (tutto ciò che
comincia si apre falico$amente la
LE SCELTE DEL CONVEGNO EUROPEO
Il Convegno Europeo è srato per i giovani Cooperator, un ·occasione eccezio-
nale per approfondire la propria identita e I propri obiettivi. Frvtto delle discussioni
- risultate troppo brevi per la nlevanza dei temi - sono state le tre mo~ionl finali
su evangelizzazione. laicato missionar10, e ammazione salesiana del movimento.
1. L'evangelizzazione
Ogni Giovane Cooperatore - dichiara anzitutto il testo finale del Cenvegno
- sia in prima persona evangehzzatore Questa scelta dt campo viene quindi
i/lustrata riguardo agli operatori, i modi. ì contenuti e gli ambienti
Gli operatori. Ogni evangelizzatore sia preparato e qualfficato attraverso
l'incontro personale con Cristo, una continua verifica con il Vangelo e un continuo
aggiornamento, ~peoie per mezzo dei documenti ecclesiali. Inoltre, deve alimen-
tarsi con una intensa vita di comunità nella chiesa locale, specialmente con i
gruppi della Famiglia Salesiana.
I modi. Se ne elencano svanati:
partire dalla situazione coocreta e personale dei soggetti da evangelizzare,
senza strumentalizzarli o violare la loro libertà;
servirsi degli strumenti della COmunicazJone sociale, usare un linguaggio
comprensibile e adatto al mondO d'oggi;
non solo trasmettere contenuti. ma offrire esperienze d1 fede individualizza-
te, cioè rispondenti alle esigenze personali dei ragazzi.
I contenuti. L"annuncio deve avere come punto centrale il Cristo presentato in
torma positiva, come lieto annuncio e messaggio che libera.
Gli ambienti. Anche se ogni ambiente può e deve esse_re luogo di t:vangelizza-
zione. in concreto si riconosce cf)e.
l'oratorio e il centro giovanile sono spazi che il Giovane Cooperatore
privilegia.per il suo impegno;
la sua vocazione lo indirizza In particolare verso la « gioventù povera e
abbandonata >:
nelle scuole salesiane può venire meglio valorizzata e intensificata l'opera
dei Giovani Cooperatori.
2. Il laicato missionario
Il Convegno ritiene ormai giunto il momento che i Cooperatori Salesiani si
assumano la responsabilità di un vero laicato missionario, con iniziative e attività
autonome.
Per chi rimane In patria, è necessario uno stretto collegamento non solo
economico, ma soprattutto d1 solidarietà e di comunione con chi parte, perché
quest' ultimo sia un inviato della comunità e non un isolato.
3. Un appello ai salesiani
Infine il Convegno rivolge un appello ai Salesiani, domandando che curino
maggiormente l'animazione spirituale dei gruppi, rispettando integralmente l'auto-
nomia laicale, perché i Cooperatori possano davvero essere, come disse Don
Bosco. l'anima della congregazione.
via fra tante incertezze). Nel feb-
braio del 1965 giunge notizia dei
primi gruppi di Giovani Coopera-
tori. o meglio di aspiranti tal.i. M a
quei primi tentativi, avviati a par-
tire ùa gruppi che già affiancavano
qualche o pera salesiana. si rivela-
rono in buo na parte fallimentari.
Nel 1967 si svolge un primo
incontro con Giovani Cooperatori
di diverse regioni italiane. e si ra-
dica una prima consapevolezza del
movime nto. Ci -.i rende conto che è
questione di formare questi giova-
ni, perché possano essere e fare.
Cosi ogni anno si sceglie un tema
da scavare. come singoli e come
gruppi: lo spirito salesiano, il me-
todo educativo di Don Bosco. la
chiesa locale.
L' idea cresce. N cl 1973 gli iscritti
risultano 497. e quasi altreuanti si
consitlerano · simpatizzan ti. avviati
ad assumere in futuro un preciso
impegno. Alcuni vivono quasi iso-
lati nei Centri in mezzo ai Coopera-
tori aduhi. altri costituiscono un
gruppo all'interno dei Centri. altri
cost(tuiscono un loro Centro in
piena rego la. Nel 1973 i gruppi
costituiti sono una quarantina: il
ciclostilato mensile «Presenza Gio-
vani >> comincia a tessere il collega-
mento fra tutti in Italia.
I Giovani Cooperatori impe-
gnano nella chiesa lùcale. so,ente
nelle opere. salesiane. Trovano
nell'estate il momento della mas-
sima tlisponibilità e del massimo
impegno per i campi di lavoro. Da
qualche anno lavo rano neUe mis,.
sioni salesiane con una presenza
che si fa via via più consapevole e
consistente.
Pe r gli altri giovanj. Uno s.logan
dei Giovani Cooperatori dice: <• A
servizio degli altri giovani ,>. E lo
realizzano davvero.
A Torino si occupano particolar-
me nte dei ragazzi immigrati dal
sud, eh.e essi raggiungono nelle par-
rocchie più povere. A Catania
hanno preso la responsabilità di un
oratorio, affiancali da un solo sale-
siano c he si occupa delraspello
spirituale. A Palermo si occupano
dei ragazzi di un sob borgo vera-
mente precario. ad Alcamo collabo-
rano nell"opera salesiana di orien ta-
mento molto popolare.
A Napoli numerosi piccoli
gruppi di Giovani Coope ratori ani-
mano gli o ratori e si dedicano a lla
cateche.~i. A Bologna ~ono impe-
gnati nella catechesi e nelranima-
zione. liturgica nell'ambito parroc-
chiale. A Vasto sono operanti nella
4

1.5 Page 5

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Momenti del Convegno e..opeo a Roma. De sinistra: la parola a don giovani; si sUlano I documanù; si rinnova l'Impegno dlnanzl al Signore.
Armando Buttarelll (delegato coopenitori per l'Italia); la parola al Nella pagina 3 chitarre e porompompòn.
scuola salesiana.
Sono queste alcune delle i01Lia-
1ive avviate in Italla
I Campi di la, oro. La mo1i,a-
1ionc del <• Premio ~lbert Schwei-
ver ,> a.-;segnato a Vienna per l'anno
1970. suonava co~l: t In zone parti-
cola rmente bisogno:-.e. 196 giovani
hanno prestato la loro opera gra-
tuita per l'eleva,:1onc culturale e
'ìOCiale di gruppi Ji ranci.ulli e gio-
vani. combattendo l'anallabeti,mo
e la mancanza di igiene e forma-
1ione civica... •>. Quei 196 erano 1
Giovarti Cooperatori dei campi di
lavo ro.
Se ne aprono una dozz.tna al-
meno di questi campi. ogni anno.
durante l'estate. in tempo di fene e
di vacaru.e scola~t1chc. Dal Pie-
monte alla Sicilia. C'è il gruppo che
porta ragazzi sbandati in una colo-
nia montana o manna. chi orga-
niua l'oratorio durante l'estate. chi
va a vivere t ra i montanari in
villaggi sperduti dell"Appennino.
E incontrano ragaui in difficoltà
d'ogni genere. Ci! il ragaao che
non sa usare il coltello: A c-a~a
non lo adopero mai . • E la bistec-
ca. come la tagli? «A casa non
mangio mai biML'CChe t.
C'è il ragauo... d igiunatore:
<< Perché a cena non mangi men-
te? l) <• Non ci sono abituato. A casa
mangio solo una volta al giorno•
C'è il ragauo affeuivamenle ab-
bandonato: <1 DaHero domani s1
torna a casa?>> << SL on ~ci conten-
to?•> (< Mica tanto. Papà mi picchia
sem pre 1).
Pe r dare quakosa d i valido e
duraturo a questi ntga.LZL i Giovani
C'oopera tori anL1tuuo preparano:
magari durante tutto l'anno. Alla
fine di un campo s1 fa la revisione
generale dell"allh ità svolta, e su-
bilo ,i programma per !"ef;tatc ,uc-
ccssi\\a. Tnc\\mlri d1 ,tudio. di orga-
niaazione. di preghiera.
A volte ra,pello economico i.i fa
esigente (tutte le ,pe,e sono a carico
dei Gio\\'ant Cooperatori): occlirre
moltiplicare le a llività per ra1>1rel-
lare quei pochi soldi che poi an-
dranno m fumo in pochi giorni. Per
quc,ti problemi ,i è ri,elata a volte
utilissima la collaborazione tra
Cooperatori gio\\'an1 (ta nto spcs~o
)tudentelli ,quatlnnati), e Coopera-
tori adulti (a ,ohe danarosi...).
poi <la programmare le a ttivi-
del campo una per una. garan-
tendo un minimo di riusci1a. I gil1·
chi. 1canti. , momenti dell'impegno
sociale. della formazione, ddla li-
turgia. E prima ancora di donare
agli altri. c'è da arricchirsi nel pro-
prio in tenore
Poi. lo s,olg1mento del campo.
Cia.scun campo ha la ~ua usiono-
mia e la sua )tona. Pe r la colonia.
marina o montana. c'è la difficile
-.celta dei rngan:1 (,1 cercano 1 ptu
bi..ognosi>. c·è pm Ja fare br~cia in
quegli t!!-<.en ,em1-,elvaLìci. c'è da
agganciare I gcmtori .a volle più
bisognosi dei figh.
el villaggio ,u in mon tag na si
comincia con le npetuioni ai piccoli
e s1 prosegue con l'alfabetizzazione
dei grand1. E magari la prima co-
munione degli uni porta alla ricon-
c1li.az1one con Dw degli altri. Co-
struire una sala della comunità 1)
suscita nei giovani del posto l'ob-
bligo morale di u,cire dall'iner7ia e
ImpegnarsI a loro ,olta. di suben-
trare poi nelle ini.lìative avviate...
La\\'orare con la gente tempo tli
mietitura) fa hcne in tutti i sem.i· a
sera poi tutti insieme si canta. ,i
discutono i problemi del villaggio.
si prega.
I Giovani Cooperatori ~entono
l'inquietante bl"-lgno di pregare.
<, Felicissima è , 1nta l'idea di adi-
bire una ,tan,a a cappella. L·a1tarc
e ra fatto di tufo a blocchi (simbolo
della comunità) e di una radice
d'albero (~imbolo della croce) che
accoglieva tra i , uoì rami la pi~side.
Qui abbìaml, gustato in pieno la
verità che Cristo ha piantato la ,ua
tenda in meno a noi>>. E poi c'era
sempre Alberto con la sua in,epa-
rabile chitarra ,1.
Quando ti campo chiude. 1 Gio-
vani Cooperatori non di,armano
ancora. C'è da con1inuare a ,eguire
1 ragazzi. da andare a trcl\\arh in
casa. da con-.igliare e aiutare i geni-
tori. C'è da revb1o nare tutta l'at11\\1-
wolla. per ,coprire d ove ,1 i:
sbagUato. c come s1 pote\\ a fare
meglio. e come rimediare ranno
prossimo.
Una scoperta frequente i! che
non si è abbastanza preparati per
fare. non anc11ra ricchi dentro per
dare. La cmi che ne segue e quanto
mai utile. pcrche spinge a prepa-
rari.i meglio. Dopo anni di espe-
rienza i <'campi>) hanno cambiato
di nome (per non dire di contenuto
e di mewdo): ora si chiamano
1, Campi di Jnvoro e di anim:uione
crisliana ,. "Jlln sì \\ a solo per fan:.
per intrauenere I ragazzi e la eentc.
per tirare ~u un muro. $1 \\11 per
annunciare e te~t11110111are Cm,10. [
proprio qucMo richiede più prepa
razione.
Nelle misçioni. Il 7 no\\.embre
scorso a Tonno Valdocco. alla t.-eri-
monia di addio per i mi,,ionari
5

1.6 Page 6

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Convegno Europeo: alla messa, offerta del pane, del vino, della propria glovlneua. Presiedono
don Mario Cogliandro (segretario generale del cooperatori) e don Glonnnl Ralneri (del Conslgllo
superiore salesiano, responsabfle dell'Assoclazlone Coooeraloril.
della 106" spediz_ione saJesiana.
c'era una novità: a ricevere il croci-
fisso missionario non erano solo
Salesiani e Figlie di Maria Ausilia-
trice, ma anche tre Giovani Coope-
ra tori. Due italiani e un polacco. ll
fatto è nuovo solo riguardo aUe
spedizioni mis~i~nari~ _ufficia~:
quanto a recarsi m mtssmne. g1a
altri Giovani Cooperatori avevano
compiuto il passo. dalrltalia. come
pure in Messico. Ecuador. Guate-
mala.
L'interesse dei Giovani Coopera-
tori per le mi)>Sioni è la topica
conse_guenza della loro voca2..1one
salesiana. Partire è un gesto gene-
roso riservato a pochissimi. ma i
Giovani CooperaLOri si stanno im-
pegQando per le missioni in senso
molto più ampio (com~~ gius~o, ~el
resto): se ogni vero cnsl!ano e mlS-
sionario, ancor più lo sarà chi si
impegna a vivere con lo spirito di
Don Bosco. Perciò i Giovani Coo-
peratori che rim~ngono in (?atri~ sj
sentono vincolau nella solidaneta
con i compagni che partono. Una
solida rietà che esce dal generico per
tradursi in aiuto concreto. Romano
e Bernardino, i due italiani che
hanno preso il crocefisso a no-
vembre e sono ora al lavoro in un
povero quartiere di Trelew (Argen-
tina). si sono presentati come in-
viati dai Cooperatori d·1talia. e tta
l'altro porteranno a termine una
microrealizzazione finanziata dai
loro amici in patria.
. Diversamente da altri gruppi e
da a ltre iniziative. che ,si impe-
gnano nel Terzo Mondo con pro-
grammi a contenuto unicamente
sociale. i Giovani Cooperatori
vanno come missionari. a iniziare
un'opera autonoma ma inserita
nella pastorale salesiana. per un'a-
zione promozionale 1.Uretra a co-
struire la Chiesa. L'attività rnissio-
naria si presenta per i Giovani
Cooperatori come una << nuova
frontiera». aperta ai rischi dell'i-
gnoto. ma consapevolmente scelta
come impegno salesiano ed eccle-
siate.
Difficoltà e prospettive. Non è
tutto facile. nella vita del movimen-
to. La sua espansione è lenta. Volu-
tamente lenta. Nell'ammeUere
nuovi membri si procede con i piedi
di piombo. Oggi i giovani impe-
gnati con un'esplicita promessa
sono in Italia non più di 800 (altret-
tanti. e più, aderiscono come sim-
patizzanti. e si preparano a com-
piere il passo ulteriore). All'c.~tero il
movimento conta numerosi ade-
renti in Spagna. Arg-entina. Belgio,
Polonia. Messico. Alcuni Giovani
Cooperatori si trovano già in Ecua-
dor. Panamà. fnghiltena. Jugosla-
via. Ponogallo. Germania, Austria.
Salesiani e Figlie di Maria Ausilia-
trice sono venuti al Convegno 1976
da altre nazioni appositamente
come osservatori. per trapiantare
poi l'esperienza nel loro paese.
Ma le difficoltà incontrate finora
non sono poche. Anzitutlo c'è il
rischio di una formazìone superfi-
ciale di questi giovani: don Ricccri
nel 1972 li ha messi in guardia
contro «il pericolo di diventare
solamente degli allivisti. della gente
che gioca a fare qualcosa di bene».
Cè il pericolo di perdersi nelle
analisi e nelle discussioni senza
fine. che piacciono tanto a certi
gruppi giovanili d'oggi. << Dovete -
ha detto al riguardo don Ricceri -
formarvi una mentalità cealiz.zatri-
ce. non parolaia. non verbosa. non
retorica. non di facile Letteratura.
6
HO TROVATO
UN GRANDE MAESTRO
Testimonianza di un Giovane Coo-
peratore.
Da circa quattro anni faccio parte
deì Giovani Cooperatori della Lombar-
dia, dapprima come simpatizzante e
poi come Cooperater~ effettivo.
Non cercavo cose da fare (ero gia
catechista), ma un modo nuovo d1 fare
le cose, più convinto e più responsa-
bile. Volevo veramente imparare a
vivere Cristo e il suo vangelo. a vNere
la Chiesa. o meglio, a fare la Chiesa
mettendo tutto me stesso a servizio
degli altri, in comunione con gli altri.
Per poter realizzare questa mia voca-
zione ho trovato µn gran maestro In
Don Bosco, e il mio modo di vivere è
cambiato.
Oggi. con quattro anni di esperien-
za, posso sicuramente affermare che
la scelta preferenziale del gruppi di
Giovani Cooperatori è una scelta au-
tenticamente salesiana.
Penso che la traduzione concreta
degli ideali di Don Bosco è più facìle
che avvenga proprio per mezzo dei
giovani, sia pure con tutte le insuffi-
cienze che in essi si verificano. Per
questo ritengo che I gruppi di Giovani
Cooperatori possono essere la e ca--
scienza critica » della Famiglia Sale-
siana. Con Il tipo di 11ltivìtà che por-
tano avanti. possono provocare la
Congregazione a un esame più at-
tento delle strade che essa deve im-
boccare per essere fedele a Don Bo-
sco.
Pier Mario Riva - Milano
Perché di letteratura ne abbiamo
delle montagne e non sappiamo
cosa farn e. Abbiamo invece tanto
bisogno di realizzazioni... ». .
C'è ìl rischio. per parte salesiana,
del disinteresse. << Non basta la di-
sponibilità di giovani generosi -
ha scritto una del movimento.
Maria Pia Onofri - . occorre anche
la presenza comprensiva e qualifi-
cata del Salesia no a ciò delegato
dalla sua comunjtà. Salesiano che
in Italia non sembra ancora appa-
rire all'orizzonte! 1) Un Salesìano
quindi che animi i Cooperatori. e
che li animi in nome della sua
comunità. Traguardo - a quanto
sembra - ancora lontano...
Intan to sul vecchio tronco pian-
tato da Don Bosco il gem10glio
verde dei Gi(wani Cooperatori è
già spuntato. e promette la fioritu-
ra. Come non ricordare le parole
del Signore? Agli occhi inwrbiditi
dei suoi primi seguaci Gesù indicò
la natura intorno dicendo: <, Guar-
date il fico e 1utre le piante: quando
le vedete germogliare. voi capile
che l'estate è ormai vicina )).
ENZO BIANCO

1.7 Page 7

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statistiche 1976
Quanti sono e eosa fanno
i fig di Don Boseo oggi
I Qualche volta non è male contarsi. Ecco, sulla base delle complessivamcnle 2.5 19 saJesiani in
statistiche 1976 rilasciate dalla Segreteria Generale sale-
siana, quanti sono e che cosa fan!'o i Figli ~i Do'.1 Bosco
28 1 o pere.
Sommando insieme tutte queste
forze. risultano complessivamente
nel mondo. Anche nella loro aridita queste cifre dicono - 3.030 i salesiani missionari. in 6 I6
a conforto dei tanti che si impegnano e magari pagano di opere. Su 100 i.alei.iani. in media 17
persona - che il progetto di Don Bosco per la gioventù è lavorano in missione.
una realtà ancora in pieno sviluppo.
I Vescovi salesiani. La Santa
L a Segreteria Generale dei sale-
siani ha diffuso i dati :.talbtici
della Congregazione riferenli!>i
all'anno 1976. Dalle quauro pagine
fi11e di cifre ri,ulta una \\ 1,ione
d'in!.iemc po\\iLiva. nono~tantc I~
cm,i che hanno inve:.lllo tanu
aspelli dèlla vita rehg10/>a. Ecco 1
dati principali :..ulJa prt!!>~nza :.ale-
siana nel mondo.
I S alesiani
Q uanti sono. l Salesia ni oggi nel
mondo :.onù presenti in forma or-
ganiaata in 77 nazioni Ri!.ultano
18.1 16. di cui 483 mww e 17.633
profe!-1>1. I ~accrdoti wno 11 515. 1
laici 3.2 19. 1 chienci 2.899.
In Italia i SaleSJaai sono 4.494.
nel resto delrEuropa 6.036 (lotale
Europa 10.530). I rimanenti s1 tro-
vano co:.l di!,lribuiti: 5.010 in Ame-
rica. 2.073 in Asia. 374 in -\\frica.
129 in Aus1ralia.
Le lspcttorie. La Congrega,ione
Sale~iana risulta divi:.a ìn 72 hpet-
torie. d1 cui 11 sono in Italia. 22 nel
resto ddl'Curopa (totale Europa
33), 26 in America. 1 in Africa, 11
inA,ia e I in Au,1ralia.
Le opere. Le case regolarmente
erette multano 1n tulio 1.532. di cui
250 in Italia.. 406 nel resto d"Europa
(totale Europa 656) Le rimanenti 11i
trovano: 588 10 America, 228 in
Asia. 50 in Africa e IO in Australia.
Le M iss ioni. Alla Congregazione
Salesiana sono stati affida ti dalla
Santa Sede 16 temtori di mis!,ione.
di cui 9 in America Latina e 7 in
Asia. Que,,li tcrriton hanno una
superficie Ct)mple.,_-,iva di 1.562.282
Kmq (5 volte rltalia). e u_na ~po:
!azione d1 19.756 205 abllant1. D1
CS!,i. solo I. 158 21O sono cauolici.
Tra questa popolazione lavorano
51 1salesiani in 135 opere.
I Sale 1am lavorano in numero
anche maggiore in territori di mis-
sione dO\\ e le chiese in [orma1io-
ne '.'>Ono '>late affidate dalla Santa
Sede ad altre for7e apostoliche. In
detti tcrntori figurano o peranti
Sede ha scelto tra i figli di Don
Bosco complessivamen1e I 13 dei
suoi vescovi. Vcntouo di ~i sono
arcivc!>covi. e 4 anche cardinali. Di
essi 52 sono già dcccduu: dei 61
viventi. 13 sono arcivescovi e uno
c a r d i n a le.
Quasi tutti I vescovi :.alesiani
sono vescovi missionari.
Tre vescovi sono stati nominali
da Papa Leo ne X lii; sette da Bene-
de tto XV: 22 da Pio Xl ; 36 da Pio
Xli: 13 da Papa Giovanni: e già 29
da Paolo Vl.
Scuole. Dai dati complessi, i ri-
su llano 2.179 i.cuole salesiane
aperte in tutto il mondo. per
509. 179 allievi. Di queste. 597 sono
!.cuole elementari. con 187.728 sco-
la reui. Le medit: inferio ri ~ono 553.
con 157.204 allievi. Le medie supe-
rio ri sono 1.0 14 (allievi 157.027).. d1
cui 692 sono con indirizzo tecnico o
professionale (allievi 90.737).
In Asia e Amcnca Latina si tro-
vano pure 15 scuole a livello uni-
versitario. con 7.220 studeou.
Vanno aggiunti 119 pensionali
con 7.438 giovani che frequenLano
scuo le no n salesiane.
Per quanto riguarda l"ltalìa. le
scuole risultano 276 con 37.240 aJ.
lievi complessivi. Sono 259 le scuole
e lementari. con 3.747 :.colaretli
Sono 108 le medie inferiori con
17.223 allievi, Le medie s-uperiori di
ogni tipo sono 143 (con 16.270
a llìevi). di cui 102 a indirizzo te-
cnico o professionale (con 11.255
allievi).
Ci sono poi in Italia 32 pensiona-
ti, per 2.286 ragani.
Parrocchie. Risulta no affidate ai
salesiani 808 parmcchie. di cui 103
in Italia.
Europa ancora generosa con le mlulonl: Il saleslano polacco padll! Venceslao Swlesblovek,
partito con la Spedizione del Centenario, è al lavoro nel cuore della Bolivia.
Oratori. Sono 756. frequentati da
239. 109 ragazzi (in llalia si hanno
162 ora tori con 56.770 ragazzi).
Insegna nti di religione nelle
7

1.8 Page 8

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scuole pubbliche: sono impegnali
in questo servizio ecclesiale 443
salesiani. cui 206 in [calia.
Librerie. Sono 50. di cui 17 in
Italia.
Salesiani in formazione. Ai 483
novizi vanno aggiunti 79'1 salesiani
studenti nel liceo. l.000 esatti stu-
denti di teologia. e 202 Coadiutori
cbe frequentano il Magistero pro-
fessionale: in tutto 2.476 salesiani
sono impegnati negli studi. Su 100
salesiani. in media 14 sono ancora
negli anni di formazione.
Aspiranti alla vita salesia na.
Sono 6.423 coloro che frequentano
le scuole di orientamento vocazio-
nale, con la prospettiva della vita
salesiana: di es~i 5.938 come futuri
sacerdoti, e 485 come coadiutori.
Pe rsonale esterno. Accanto ai sa-
lesiani nelle loro 1.532 opere lavo-
rano 33.582 persone esterne. di cui
18.663 impegnati nell'insegnamen-
to. I salesiani hanno inoltre la colla-
borazione di 1.313 Suore.
Le Figlie di Maria Aus iliatrice
Le Figlie di Maria Au'iliatrice
sono oggi presenti in 60 nazioni.
Sono 17.802. di cui 339 novizie e
17.463 professe. Le loro opere sono
1.438, suddivi.~e in 65 Ispeuorie. In
Italia le FMA sono 7.819 in 618
case. raggruppate in 21 Ispeuo rie.
Scuole. Contano 2.851 scuole. da
quelle materne a quelle di livello
universitario. con 410.388 studenti.
Le scuole materne sono 864 con
84.229 bambini. Le.elementari sono
695 cQn 171.915 scolaretù . Le
medie inferiori sono 435 con 76.757
allieve. Le medie :.uperiori di ogni
tipo sono 265 con 34.590 allieve. Le
scuole serali e i doposcuola sono
323 con 22.361 allieve. 1 corsi pro-
fessionali sono 261 con 20.500 allie-
8
ve. Le facoltà universitarie sono 8.
con 3.572 studenti.
Vanno aggiunti 73 pensionati per
3.851 as:sisLiti. e 18 1 colonie con
38.500 assistiti.
Gli or:atori e centri giovanili ri-
s ultano 1.630, con 213.919 frequen-
tanti.
Ospedali e case di riposo sono 40;
gli ambulatori e dispensari 77.
Altri Gruppi
Cong regazioni e Istituti sorti sul
ceppo Salesiano. l Figli di Don
Bosco nelle varie latitudini hanno
dato vita a 13 Congregaz"ioni reli-
giose e 3 Istituti secolari, più (1
meno legati alla Famiglia Salesia-
na. con una mi~ ione apostolica
aCfine. se non identica. a quella
salesiana.
Quattro congregazioni sono sorte
in Brasile. 2 in India. I rispettiva-
mente in Argentina. Colombia.
Giappone. Hong Kong. Italia. Po-
lonia e Thailandia. I 3 Istituti seco-
lari ~ono sorti in Argentina. Thai-
landia. e Italia (le Volontarie di
Don Bosco. che superano oggi i 650
membri e !>0no già presemi in. 14
paesi).
Complossivamente tutte queste
persone con~acrate superano il nu-
mero di 4.000.
Exallie,·i. Una stima probabile
degli Exallievi salesiani viventi oggi
nel mondo :.i aggira sui 6 milioni di
persone. Quelli organiu.ati ùai sale-
siani e impegnati in qualche apo-
st~)lato risullano 169.273. in 50 l
centri (in llalia ono 35.991 in 160
centri). Le Exallieve organizzate
dalle Figlie di Maria Ausiliatrice
risultano 597.084. in 1.039 centri.
Coope rato ri. E' solù possibile in-
dicare quelli organizzati: risultano
51.682 in 511 centri (in Italia 16.107
in 156 centri). Ma coloro che al di
di ogni schema e schedatura
cooperano liberamente al progettc
di Don Bosco. sono senza dubbio
molto più numerosi.
Conclusio ne. Don Bosco aveva
previsto questo sviluppo per i suoi
figli. La sera del 12 novem hre 1884,
com ersando con alcuni salesiani,
diceva loro: <• Vedo sempre più
quale glorioso avvenire è preparato
alla nostra Congregazione. quanto
essa sia d~tinata a propagarsi. e il
bene che farà. 1on osLantc i dispia-
ceri. i tradimenti. le defezioni, è
destinala a grandi cose i>. Ma subilo
aggiungeva: i< Fin tanto che ci at-
terremo ai giovani poveri e abban-
donati•>.
LIBAI
Andre Frossard
C'è un altro mondo
Sei 1976. Pag. 150, lire 2.500.
Nel precedente volume« D10 esiste. io
l'ho incontrato» (edito anéh'esso in Italia
dalla Sei). l'autore ha raccontato come a
vent'anni - entrato In una chiesa alla
ricerca di un amico - abbia avuto la
folgorante rivelazione dell'esistenza di
Dio.
Cedendo all'insistenza di alcuni amici
(tra cui Maurlac: « Cose di questo genere
bisogna gridarle sui tetti »). Frossard
ruppe il sflenzlo, raccontando la sua in-
fanzia di laico. di ateo, di socialista. Suo
padre era stato li primo segretano del
partito comunista francese. Era chiaro
che né la sua educazione, né le sue
tendenze lo predisponevano a una simile
conversione.
Ma i tre minuti della conversione vera e
propria li descrisse in due sole pagine, al
c·e termine del libro. Ora in « un altro
mondo » Frossard ritorna su quei tre
minuti di grazia che ancora illuminano la
sua esistenza, ripresentandoli al lettore e
rispondendo alle varie domande che la
sua prima opera aveva suscitato.
Frossard conclude che l'uomo non è
solo, che Il mondo In cui vive è un
leggerissimo riflesso dell'immensa realta
momentaneamente invisibile che lo av-
volge e lo aspetta: « Non ne parlo per
ipotesi, per speculazione; ne parlo per
esperienza ».
Frossard, narratore. biografo. saggista
e osservatore politico, è da anni uno dei
più prestigiosi glornallstì del « Figaro >.
Gioacchino Carraro
Don Carlo Torello
sacerdote salesiano, apostolo
dell'Agro Pontino
Pro manoscritto, pag. 145. Richiesta
presso l'autore (1st. Gerinl, via Tiburtina
994, 00156 Roma).
Nata/ Luigi Lupano
Ho inc ontrato un prete
Vitadi don Giuseppe Glovfne
( 1892-1969)
Ed. LDC 1976. Pag. 208, senza prezzo
Profili di due sale-
siani scomparsi da
po·chi anni che nella
scia di Don Bosco
hanno lasciato vivo
ricordo di sé. Chi 11
conobbe leggerà dì
sicuro con commo-
zione queste sobne
pagine biografiche.
Per l utti, c'è modo di convincersi ancora
una volta quanto Il progetto di Don Bosco
- se vissuto in lealtàgenerosa con Dio e
gli uomini - possa produrre esistenze
ricche e felici.

1.9 Page 9

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO
parecchie scatolette legate da nastri viva-
ci. Ognuna conteneva una s1riscìa di
c arta su cui la piccola aveva scritto delle
frasi come questa: e Buono per la sar-
chiatura di due aiuole >. « Buono per due
puliture di pavimenti » Quella bimba
aveva messo nel dono, senza saperlo,
gran parte del suo piccolo io.
Una sposina ebbe un regalo di nozze
da un'amica maggiore di lei. Lo accom-
pagnava un blglìetto: « Da aprire soltanto
alla prima lite con tuo marito>. Quando
Infine ci tu un giorno df malintesi, la
sposina si ricordò dell'involto. Vi trovò
una scatola piena delle ricette di cucina
preferite dall'amica. con questo biglietto
accompagnatorio: « Si acchiappano più
mosche con Il miele che con l'aceto >.
Da donna accorta, aveva arricchito il
dono con la propria esperienza.
Insegnategli a dare
qualcosa di sè
Spesso Il dono più gradito è quello
spontaneo. Educate Il ragano a seguire
Il suo primo Impulso. Non cl sono ricor-
renze speciali per dare parte di se stessi.
Forse nessun regalo commosse un
grande medico quanto la lettera che rice-
vette da una ragazzina nel giorno del
cpmpleanno di lei: « Caro dottore, 14
annl fa mi hai fatto venire al mondo;
voglio ringraziarti, perché mi ci son tro-
vata molto bene ».
I regali che i ragani fanno in fami-
glia dovrebbero essere I più riusciti,
poiché I famlllarl conoscono bene I desi-
deri e I capricci vicendevoli. Una donna
anziana. che vive in una fattoria, pianse
di gioia ìl giorno in cui il figlio. dalla città
dove abita, le fece mettere il telefono in
casa e completò il dono con una chia-
mata interurbana settimanale.
La sera del 31 gennaio 1886, esatta-
mente due anni prima della sua morte. i
ragazzi dell'Oratorio si radunarono at-
torno a Don Bosco. Don Bosco a un certo
punto si fece portare un sacchettino di
nocciole; ce n'erano poche. I ragazzi
avevano saputo di una precedente molti-
plicazione delle nocciole (le nocciole
equivalevano a quel tempo alle nostre
caramelle). e tenevano gli ochi sbarrafj
per osservare bene che cosa poteva suc-
cedere. Contrariamente a/la loro aspetta-
tiva, il sacchetto si andava lentamente
ma inesorabilmente vuotando. Ce ne fu a
ogni modo per tutti, tranne che per i due
che reggevano il sacchetto: uno lo soste-
neva su una mano e l'altro ne manteneva
aperta /'imboccatura.
Don Bosco. frugatovi dentro. esclamò:
« Oh, eccone ancora una! Poi continuò
a cercare, e ne tiro fuori con aria sorri-
dente una manciata, che diede a uno dei
ragazzi dicendo: , Tìenle preziose , .
Quindi chiamò Il caJechista (era un
prete) e ne diede pure a lvi; chiamò il
vicario della casa che aveva l'ufficio vi-
cino al suo, e anche per lui ne trovò.
« Voglio darne ancora - disse - . ad
altri due ragazzi di nome Mazzo/a e
Bassignana , . Entrambi ne ebbero una
manciata ciascuno. E Don Bosco mentre
g//ele porgeva disse piano a ciascuno dei
due. , Prova sempre a dare· qualcosa di
te stesso ·
I ragazzi, più che stupiti, guardavano
muti e come presi da terrore. Alla fine,
introdotta nuovamente la mano nel sac-
chetto. Don Bosco estrasse altre cinque
nocciole e mostrandole manifestò Il suo
rincrescimento che alcuni ragazzi non
fossero presenti. Ne mancavano esatta-
mente cinque, de, quali tre andati In
collina e due fermatisi nella sala di stu-
dio...
Il mjgllor dono è sempre quello In
cui mettiamo il nostro cuore. Don Bosco
ci ripete: C' Prova a dare una parte di te
stesso >, qualcosa d1 te.
L'arte del bel dono non richiede spe-
ciali attitudini, né grosse somme di dana-
ro. E' il risultato di un'azione concorde
del cuore e della mente per raggiungere
la perfetta esplicitazione dei nostri senti-
menti.
Il ve ro dono è sempre una parte di
noi stessi. Una bimba regalò alla mamma
Tutti I doni In cui Il donatore mette
una parte di sé vogliono dire che qual-
cuno ha davvero pensato a noi. Tra i
regalì da viaggio ricevuti da una ragazza.
uno dei più utili e previdenti fu quello che
consisteva In moneta del paese in cui si
recava. Un amico aveva acquistato per
lei dei franchi svizzeri, cosi da procurarle
gll spiccioli occorrenti per le mance e le
piccole compere. appena arrivata in Sviz-
zera.
Un sacerdote che sollecitava contribu-
zioni per un'opera pia, ricevé una secca
lettera di rifiuto che terminava con queste
parole: « Per quel che ne so, questa
faccenda del cristianesimo è un continuo
dare, dare e dare ». Il sacerdote rispose.
« Vi ringrazio della miglior definizione
della vita cristiana che io abbia mai sen-
tito».
e Ogni giorno c l si presenta l'occa-
sione di far parte di noi stessi a qualcuno
che ne ha bisogno. Potrà trattarsi sol-
tanto di una parola buona o d 'una lettera
scritta al momento opportuno. Quel che
conta In ogni caso è la parte di se stessi
che si mette nel dono. E' quanto diceva
Gesù: ir Date e vl sarà dato .11.
Carlo De Ambrogio
9

1.10 Page 10

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san Giuseppe / festa dei papà
Sei forte,
papà!
Il 19 marzo, festa del più
singolare, meraviglioso e
fortunato padre che mai sia
vissuto su questa terra, da
qualche anno è diventato
anche festa di tutti gli altri
papà. E davvero coloro che
sanno esercitare con gene-
rosità e con competenza
questo « mestiere >> dive-
nuto oggi difficilissimo,
meritano che si faccia loro
un po• di festa...
Cuna canzoncina di moda in
questi giorni, che i ragazzi can-
tano con gusto mano: dice nel
ritornello (( Sei forte. papà! >>. ed
..:sprime la gioia ingenua ed entu-
siasta dei ragazzi che i.coprono di
avere un papà formidabile. Potes-
sero cantarla a pieno dirino tulli i
ragazzi del mondo! Ma non è così:
il << mestiere di padre » oggi risulta
decisamen1e difficile.
Eppure forse mai come in questi
tempi di profondo cambio sociale, i
ragazzi banno avuto così bisogno di
una presenza paterna consapevole.
positiva ed efficace.
Una presenza richiesta dai figli
tanto per tempo...
Anc he prima della nascita. Si sa.
ci sono padri convinti di aver com-
piu10 ogni dovere quandù abbiano
fomiti alla famiglia i soldi necessari
per tutte le spese. E' chiaro che non
basta. Numerosi altri pensano in
buona fede che il vero rapporto
padre-figlio cominci solo quando il
pupo diventa capace di dialogo
personale. G li psicologi invece ri-
tengono che - anche se il padre è.
dei due genitori, quello che sta
meoo vicino al figlio - la sua
presenza è tuttavia importante e
necessaria quanto lo è queJJa deJJa
madre.
Anche prima che il figlio nasca.
Già allora il padre non è superfluo,
ma contribuisce col suo comporta-
mento alla maturazione cli rapporti
più o meno armonici e vitali tra
mamma e figlio. Lo stato d'animo
10
della futura mamma è ben diverso
i.e nella sua lunga anesa viene
sistemalicamente 1rascurata dal
marito. oppure se è affettuosa-
mente i.eguita e fatta oggetto di
premurose ancnzioni. Questi due
djversi stati d'animo la portano a
vivere in modo del tulio opposto
l'avventura incomparabile della
maternità. e incidono inevitabil-
mente sui processi di formazione e
~viluppo della piccola personalità
m germe.
Dopo la nascita, la presenza del
padre è pure necessaria. Anzitutto
aJla madre. e attraverso lei al figlio:
i due genitori insieme creano
q uell'am bien1e protettivo, armo-
nico e completo. cli cui il bambino
ha bisogno per aprirsi alla vita. E'
pericoloso credere che l'educazione
dei bambini almeno fino a una
certa età spetti unicamente alla
madre. Certo l'istinto paterno è
meno immediato di quello mater-
no, la s tessa presenza fisica del
padre e di solito meno dirella ed
estesa nel tempo; ma la compo-
nente maschile nell'educazione ri-
sulta indispensa bile fin daJriniz.io.
E non è solo un camminare in
punta <li piedi. o parlare sottovoce
per non svegliare il pupo: il dialogo
cduca1ivo comincia col prenderlo
sulle ginocchia. sorridergli. vezzeg-
giarlo... I padri che per pigrizia o
altro mo1ivo rìlardano l'avvio di
ques10 dialogo, più avan1i possono
trovarsi incapaci di iniziarlo. più
tardi ancora ci proveranno con
tulla la loro buona volontà ma non
ci riusciranno più.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Non è un estraneo. Quello slrano
intruso che viene tanlo spesso a
curiosare neU'iniimità di rapporti
che il bambino nulre gelosamente
con la sua mamma. io reallà fa
soltanto il suo dovere. Egli aiula il
bambino a crescere. Lo aiuta a
passare da quell'inLimità troppo
esclusiva a un ambito di rapporti
più complesso e più ricco. compren-
dente dapprima tre per.;one e poi
una cerchia man mano più ampia.
Il padre introduce il bambino nel
sociale.
Proprio il padre ha il compito di
<• aprire la stanza dei bambini>>. di
portare il mondo esterno dentro le
pareti domestiche. di indicare ai
suoi piccoli gli orizzomi sconfinati
che si aprono al di fuori della
famiglia. Non appena il bambino
ne diventa capace. quando i suoi
giochi si fanno più razionali. e
anche il mondo del lavoro comincia
a incuriosirlo. allora la presenza del
padre si fa insostituibile.
li suo rapporto. che alriniz.io era
solo affettivo come quello della
mamma. diviene a poco a poco più
in telleui vo. Nel dialogo non si ri-
volge più solo al sentimento e alla
sensibilità del piccolo. ma alla sua
incipiente capacità di ragionare.
analizzare e criticare: egli porta
idee e valori di cui la coscienza del
fanciullo - naturalmente protesa
alla scoperta del mondo - ha asso-
1uto bisogno.
Diventa quel qualcuno a cui ricor-
rere con fiducia ogni volta ·che sente
il bisogno di andare oltre i confini
deila sua piccola esistenza. quando
vuole conoscere un aspetto nuovo
della realtà. quando cerca una ri-
sposta ai :suoi infiniti perché.
Il padre può diventare compagno
di gioco. per correre insieme nel
mondo della fantasia e uella sog-
gettività infantile. ma anche per
condurre il bimbo pian piano a un
impatto più autentico col reale. Può
diventare compagno di scuola, con
l'interessamento per i voti scolasti-
ci. per i suoi quaderni e i suoi
succ~si. con la chiarezza nell'ap-
pianare le sue difficollà. ma senza
manifestazioni trionfalistiche di sa-
pienza. Può diventare compagno
nella vita. esprimendo con l'esem-
pio e l'equilibrio il senso della leal-
tà e della giustizia. e tutti quei
valori che alimentano nel bambino
diverso tutta la vita di ogni uomo.
ma che nei primi anni ha impor-
tanza fondamentale per lo sviluppo
della personalità in boccio: il bam-
bino giunge a disegnare i propri
pensieri, sentimenti e azioni. se-
condo i modelli in cui si imbaue. E
i primi modelli sono i genitori.
li processo dell'identificazione
comincia già nella culla: la mamma
sorride. e il bimbo ripete il sorriso.
Dopo la mamma. alla soe:Jia della
co.scienza appare il papà. Egli è
importante sopratlutto per i ma-
schieui. Il (anciuJlo utilizza le
espressioni e le inflessioni verbali
del padre, si pavoneggia in mezzo
agli amichetli con le pantofole e
l'orologio di papà. Vuole mostrarsi
simile a lui.
Ma non si traua solo di imita-
zione esteriore: il bimbo prova il
desiderio di diventare in profondità
come la persona che ama e ammira.
Ha bisogno di dipendere. Per
lunghi anni il bambino continua a
dipendere dai genitori. e denuncia
un bisogno sempre più evidente del
padre. Entrando in contatto con il
mondo esterno. sente nascere in
interessi nuovi e nuove energie da
spendere. ma si trova di fronte a
una realtà complessa. articolata..
mutevole. conflittuale. Allora ha
bisogno di essere guidato per mano,
e protello. La sua guida per eccel-
lenza è appunto il padre.
11 bambino vorrebbe uscire.
esplorare l'ignoto. ma da solo ha
paura e
mamma.
si
Se
reifcuoglerbeabbbbeo.parellsosora
la
si
sente coraggioso: <, fo posso andare
dappertutto con lui! •>. Si sente pro-
tetto: << Durante il temporale io
corro vitino a mio padre: la sua
voce mi toglie ogni paura >}.
Il padre che sta ,•icino al figlio.
che lo accompagna nell'allraver-
sare la strada piena ili traffico. con
la sua forza e sicureu..a conferisce al
bimbo la protez.ione e il coraggio di
cui ha bisogno. diventa per lui un
sostegno e una guida rassicurante.
Al figH è lndlspensablle la testimonianza di fede del padre: altrimenti si persuadono che la
religione é cosa solo per donne e bambini.
le aspirazioni e le motivazioni.
E cosi passo passo il ragauo
diventa capace di attraversare la
strada da solo. di cavarsela a scuola
e col gruppo dei coetanei. di affron-
tare realisticamente il reale... Ecco,
non dipende più come prima. Ma
intanto nuovi più sottili legami si
sono stabiliti tra padre e figlio. e di
solito è avvenuto... aU'insaputa
dell'uno e dell'altro.
O papà è diventato un modeUo. rt
papà è diventato agli occhi del
figlio un meraviglioso modello da
imitare. Non che il bambino faccia
consapevolmente la sua scella:
tutto avviene io modo spontaneo e
per un impubo profondo. E' quel
fenomeno de/l'identificazione che ac-
compagna in grado più o meno
E le conseguenze sono spesso incal-
cola-bilì. Un genitore in crisi e co-
stantemente in preda e conflitti. in
continua polemica con l'ambiente
familiare, sociale, del lavoro, quale
modello può offrire ai figli? un'im-
magine insicura. insoddisfaua, in
preda all'ansia. Tutti elementi che
penetrano nella psicologia del bam-
bino. e ne influenzano negativa-
mente il comportamento.
Per fortuna vale anche il rovescio
della medaglia: un papa maturo.
felice in famiglia. soddisfatto del
su_o lavoro. in armonia con gli amici
e I conoscenti, corredato di schiette
virtù umane e cristiane. divenra un
modello meraviglioso per un bam-
birro. E un meraviglioso educatore.
Non gli occorrono tante parole.
Con le parole si istruisce soltanto: è
11

2.2 Page 12

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con la propria vita che si educ~
Diceva Emerson: <f Ciò che tu sei,
rimbomba cosi forte che mi i[!lJ?e-
disce di udire ciò che Lu dici ,._
L'educazione non è fatta da ciò che
si dice, ma da ciò che si è._ TI .figlio
respira un'atmosfera.. Assu:i:ul~ la
personalità del padre IO o~nt circo:
stani.a a nc he quando lm non gli
paila, ~nche quando lo dimentica.
Per le femminucce... Modello per
i maschie lli, il padre è anche mo-
dello per le femminucce? Certa-
mente, e in un modo del t~tt~
speciale. Oltre ad assimilare modi
di pensiero e _di compart~ento, l_e
bambine realizzano m se, sulla fi-
gura paterna, l'immagine globale
dell'uomo, e più tardi del fidanzato
e dello sposo.
.
Si dà purtroppo il caso non rat?5-
simo di giovani rimaste suggestio-
nate - per non dire cerro~ate -
dal ricordo di un padre disumano,
che amareggiò la ~ita d~lla ~a~r~:
sull'onda di quesll mali_ncomc1 r:i-
cordi esse non trovano il coraggio
d i avventurarsi in un'esperienza
ma1rimoniaJe che temono possa ri-
sultare altrettanto disastrosa.
Al contrario. il più bel regalo di
nozze che un padie possa offru~ a
una figlia è proprio l'_c~empi_o dm:
turno di una vita familiare ncca dt
valori positivi e felice.
La prima idea di Dio. Ma c'è d i
più e è qualcosa che potrebbe<' far
ue~are le vene e i polsi » d!
qualche pap_à._ D!cono gJi psicologi
che i bamb1ru s1 formano la l? ro
prima idea di Dio sull'immagine
paterna. Ne _intuiscono la gr_ande
potenza, la sapienza, l_a pro".v1den-
za. Poi - viene quasi da dire_ per
fortuna - il piccolo if!1J?ara a d~SO:
ciare le due immagim. perche si
accorge che pap_à non può_ tutto. ha
bisogno di altri. fa nfenment~ a
qualcosa di Lrascenden_t~-- obbedisce
anche lui a Qualcuno p1u m alto.
Ma le responsabilità pater1_1e_non
sono ancora fini te. La fede c_nstJan_a
- sappia mo - presenta D10 a~z1-
tullo come Padre, e questo tem11.ne
provoca nel bambino delle ~ ,a-
zioni d i idee in quaJche caso pe_nc~
tose. Un ragazzino che abbia. 1I
padre ubriacone. manesco con lw e
con la mamma, si ribella interior-
mente quando sente dire dal sacer-
dote che Dio è come un padr~.
Incontra difficoltà perfino ~ rec~-
ta re il Padre Nostro. «lo mi raffi-
guro Dio - ha scritto ui:ia ra~azza
rispondendo a un quest1_onano -
come un giudice inesorabile, pronto
sempre e solo a punire)}. ln realtà
cosl era suo padre.
E ancora una volta va ricordato
come invece un bravo papà spiani
la via ai suoi figli - già col suo solo
normale comportament~) - per u~
loro positivo incontro d1 fede con 1I
Signore.
Un tempo era più facile. In J?iù. il
padre è chiamato a. un cont_n~uto
positivo di educaz.1o~e rehg1~sa.
Questa non è compito esclusivo
della mamma. Essa certo parla al
bimbo di Dio. gli racconta I~ vita ~i
Gesù, della Madonna e de1 sanu:
gli insegna a fare il segno ~ella
croce e a dire le prime preghiere:
Ma c'è il rischio che tullo questo si
svolga solo entro le coor~i!1~~e
dell'infanzia e della iemmmillla.
Così il bambino si forma l'idea che
la religione è cosa per donne e
bambini.
.
Il ragazz.o invece ha bisogno d 1
imbattersi nella fede adulta del
padre. e di misurarsi con essa. f'.'a-
talmente un padre incredulo o in-
differente mene in crisi la fede del
figlio acquisita sulle gin~cchi~ della
madre. Il cielo del bambmo s1 svuo-
ta. e le stelle «su cui dimora un
Padie buono» (come si canta nel!~
nona sinfonia di Beethoven) s1
obnubilano nella coscienza del
bambino.
Dipende ~olto d3:lla fede_ virile
del padre se 1I Bambmo_ qes_u_ della
mangiatoia diviene per I ftglt il loro
Grande Frnrello Maggiore che li
precede.
Un tempo l'educazi~n~ re!ig_iosa
era più facile. La venta cn~llan~
era un dato indiscusso. I g1ovan1
quasi non avevano possibilità _di
scelta nel cercare il se nso della vita
e il modo di incontrarsi con Dio.
Esisteva un unico edificio spirituale
e religioso. Oggi inyec~, r~ligioni e
filosofie e progetti d1 v11a ~on_o
srotolati con abbondanza e ms1-
stcnz.a sotto gli occhi dei fi~li da
giornali. riviste. racljo.e _lelev1S1one.
Un padre non p~o 1111p?rre, non
può pretendere. S1 trova, m ques~o.
povero e disarmalo. Può solo offr~re
le sue convinzioni e il suo esempio.
E ri:.ullerà tanto più persuasivo.
quanto più è p~rson~lmenlc ricco
di valori e di 1est1mon1anza.
~ Sei forte. papà! i>, di~e il rito_r-
nello deUa canzo ncina d1 moda IO
questi giorni. Ma quanto è ~iv7n~
iato difficile strappare a i f1glt
questo grido di gioia ingenua ed
en tusiasla!
.
Eppure... vale la pena provarci.
FERRUCCIO VOCLfNO
Bolivia
Alcune vicende di carattere
geologico, in corso di svol-
gimento oggi in Bolivia,
sembrano dar ragione a un
<< sogno >> fatto da Don
Bosco nel lontano 1883.
IsaJesiani della Bolivia seguono
con curiosità mista a una certa
soddisfazione alcune<< vicende geo-
logiche >> in corso. che a prima vista
no n dovrebbero minimamente inte-
ressarli. Si tratta per esempio della
traforazione di nuovi pozzi petroli-
feri. di una spedii.ione di geolo~i
che si avventurano su per le Cordi-
gliere a raccogliere dati sul sollo--
suolo.
Tali vicende. chiaramente eslra-
nee alle loro preoccupazioni peda-
gogiche_ e ap~st~li~he, (n_teressao~
invece I sales1a111 d1 Bohv,a perche
sembrano collimare a pennello con
una pagina di st0ria salesi'.1na data-
bile a quasi cento anni fa: un
<1 sogno>) missionario di Don Bosco.
<< Era la notte che precedeva la
festa di santa Rosa da Lima •>. rac-
contò il santo (e gli uditori annoia-
rono tutto con cura, poi Don Bosco
stesso rivide il testo parnla per
parola). Dunque. la nolle fra il 29 e
il 30 agosto 1883. << lo ho fallo un
sogno... )).
Tra il grado 15 e il 20. I~ una sala
diverse persone stavano d1scut~ndo:
Un tale diceva: (< Gli uomlil.l s1
pensano (e i geografi si ingann~no)
che le Cordigliere d'America siano
come un muro che divide quella
gran parte del mondo. Non è cosi.
Quelle lunghissime catene d1 aJte
montagne fanno molli seni di mille
e più chilometri in sola_lu_nthezza:
In essi vi sono selve mai V1S1tate. v1
sono piame e animali... Carbon
fossile. petrolio. piombo. rame, !e_r-
ro. argento e oro stanno nascO!>II in
quelle montagne. nei siti ove. fu-
rono collocali dalla mano onnipo-
tente del Creatore a beneficio degli
uomini. O Cordigliere. Cordigliere,
quanto mai è ricco il vost~o ver-
sante orientale!>} (MB 16,38)-386).
Dopo i.I racconto di svariati in-
contri e vicende, Don Bosco prose-
guiva: «Senz~ ~pe_r come: mi 1~°:
vai a una stazione di ferrovia. Qul\\'1
era radunata molta gente. Salimmo
sul treno. lo domandai ove fo:.si-
mo... (< Noi andiamo in viaggio
lungo le Cordigli_ere._.. )l. _La mac:
china mandò un ftsch10 e 11 treno si
mise in moto...
12

2.3 Page 13

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<< Si verrà a scavare
le miniere nascoste...>>
<< lo guardava dai finestrini del
carrozzone, e mi vedeva sfuggire
innanzi svariate ma stupende regio-
ni. Boschi, montagne. pianure.
fiumi lunghissimi e maestosi... Il
mio sguardo acquistava una po-
tenza visiva meravigliosa... Le ca-
tene di montagne. isolate in quei
piani immensurabili. erano da me
contemplate con ogni loro più pic-
colo accidente. Quelle della uova
Granata. di Venezuela. delle tre
Guiane; quelle del Brasile e della
Bolivia...
<< lo vedeva nelle viscere delle
montagne e nelle profonde latebre
delle pianure. Avea sott'occhio te
Le rocce venerande. Questo è
solo un frammento del lunghissimo
<< sogno >> raccontato da Don Bosco.
L'interesse dei salesiani di Bolivia è
app1:1ntato su quell'indicazione geo-
grafica: la regione delle Cordiglie-
re. «tra il grado 15 é il 20 i>. RisuIla
che il petrolio c'è. Nella zona detta
Montecristo (a 30 chilometrì dalla
scuola salesiana La Muyurina)
sono già (un7jonanli i primi pozzi.
mentre nuove lrivellazioni che do-
vranno raggiungere i 5.800 metri di
profondità promeuono estrazioni di
pe1rolio ancor più abbondanti.
o n basta. Sulla fine del 1976
diciotto geologi (in parte boliviani e
Le Cord igliere della Bolivia, rfcche di minerali, viste In LLn sogno ptoletlco da Don Bosco.
ricchezze incomparabili di questi
paesi che un giorno verranno sco-
perte. Vedeva miniere numerose di
metalli preziosi. cave inesauribili di
carbon fossile. depositi di petrolio
così abbondanti quali mai finora si
trovarono in altri luoghi.
<< Ma ciò non era luno. Tra il
grado 15 e il 20 vi era un seno as ai
largo e assai lungo. che partiva da
un punto ove formavasi un lago.
Allora una voce disse ripetutamen-
te: Quando si verranno a scavare le
miniere nascoste in mezzo a questi
monti. apparirà qui la- terra pro-
messa. fluente !alle e miele. Sarà
una ricchezza inconcepibile...
<< 11 convoglio intanto continuava
a correre. e va e va. e gira di qua e
gira di là... >> (MB 16. 389-391).
in parte inglesi) hanno piantato la
loro base a Santa Cruz. Hanno
costruito un laboratorio per l'ana-
lisi dei minerali. e divisi in quallro
gruppi si avventurano per le Cordi-
gliere in cerca dei campioni da
analizzare. Avanti in jeep fin che si
può. e poi a piedi per i sentieri.
Lavoreranno per cinque anni.
La zona ha interessato questi
geologi perché risulta una delle più
antiche del continente americano:
il cosiddello << scudo boliviano >>.
Studi recenti hanno stabilito che le
rocce si formarono 1.800 milioni di
anni fa_ durante l'Era Prccam brica.
Da analoghe ricerche già eseguite
in altre parli del mondo, risulta che
queste zone della crosta terrestre
tanto venerande per età. di soli to
raccl1iudono nelle loro viscere i più
ricchi g iacimenti di metalli e mine-
raii del mondo. In Canada. Stati
V nili. Africa. India e Australia. nei
terreni del genere si è trovato rame.
stagno, oro, ferro. manganese. tita-
nio, platino. tungsteno. uranio.
piombo, zinco. argento, diamanti.
mica. quarzo, grafite e altri mate-
riali rari ma di uso importante nelle
industrie moderne.
Qualche voce di questa lunga
Litanja chimica è già stata riscon-
trata nello << scudo boliviano i>: oltre
al petrolio, c'è oro in vene di quar-
zo, mica, berillio, ferro. caolino e
altro.
Per ordine di Pio IX. Vedendo
con i propri occhi i pozzi petroliferi
e i ricercatori in azione, come pure
leggendo sui giornali queste notizie.
i salesiani di Bolivia sorridono con
aria saputa e sembrano djre: << Noi.
tutto quesco lo sapevamo già da un
pezzo>>.
Era già scrillo nel <<sogno>> di
Don Bosco.
Non che i suoi sogni avessero per
scopo di predire i segreti del sotto-
suolo: il loro contenuto mirava abi-
tualmente più in alto, riguardava in
primo luogo e sempre la missione
salesiana per la gioventù.
A cominciare dal suo primo «so-
gno >> a nove anni. in cui Don Bosco
si vide assegnare un compito ben
preciso. Pur svariando nelle sHua-
1.ioni e nei personaggi incontrati di
volta in volta, i suoi <<sogni» ri-
mangono tulli e sempre fedeli al
tema di fondo. Che era poi l'assillo
della vita <.li Don Bosco: come se
· non bastassero le ore del giorno per
pensare ai giovani, essi di fallo
invadevano e colmavano con la
loro presenza anche le sue oolli e il
regno del suo inconscio.
Don Bosco disse più di una volta
che _non bisogna credere ai sogni.
ma mtanto mol te volte prese j suoi
molto sul serio. E pd ordine di Pio
TX curò che fossero messi per scrit-
to, a conforto. - e se era il caso ad
ammo,ùmento - dei suoi figli spi-
rituali.
Ora sono Il. raccontati per disteso
nei venti volumi della sua monu-
mentale biografia. Profondamente
veri nel nucleo centraJe riguardante
il suo progeuo apostolico verso la
gioventù. E spesso sorprendente-
mente verosimili anche in certi det-
tagli all'apparenza superflui. come
queste << previsioni mineralogiche ))
tra il grado 15 e 20 delle Cordi-
gliere boliviane.
13

2.4 Page 14

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India
<< lo non credo... io vedo!>>
Padre Mantovani, il fondatore del noto « villaggio delle messo su questa colonia della carità
Beatitudini» a Madras-Vyasarpady, ha trovato il suo
degno successore: padre Schlooz, un missionario olan-
dese che da quasi dieci anni verifica ogni giorno la
generosità della Provvidenza verso i poveri, e sostiene di
cristiàna. Ll, dà accoglienza a tutti:
padri. madri. figli, nonni. suoceri...
tutto il mondo entra lì. E" bello
vedere come i ragazzi imparano a
scrivere a macchina, come gli adulti
non credere in Dio perché... lo vede.
imparano a guidare. a fare i tipo-
Intervista a tre voci, rifasciata da padre Schlooz al « Bollettino
Salesiano » di Spagna. Con presentazione e interventi di padre José
Luis Garrano. missionario ora a riposo, che negli anni '30 fu il primo
Superiore in India del giovane Franz.
grafi: li si aiuta ad apprendere un
mestiere. Non è la cari tà che si
limita a dare il pesce. ma quella che
forn isce anche la canna da pesca.
Ho visto con i miei occhi le code
Padre Carreiio. Questo padre Franz dicevano: << Che ne fai di due? Nqn interminabili di persone che anda-
Schlooz che ora è tutto pelle e os.,;a. sei un bravo cittadino 1>: e lo a lleg- vano a prendere la razione di cibo
cape lli grigi e barba bianca. gerivano di una biro. Se aveva due per non morir di fame. Si arrivò a
quando arrivò in India era un gio- paia di sandali: << Che- te ne fai di dar da mangiare anche a tre o
vi ncello roseo di schie1ta marca due pafa? on sei un buon compa- quattro mila persone al giorno. Il
olandese. Nato a Limburg nel 1912. gno>>. In conclusione, a rrivavano a Signore ai suoi tempi aveva molti-
ora ha 64 anni di cui 41 passati Madras con la sola pelle. E dispera- plicato i pani, due o Ire volte.
laggiù. Gli ultimi nove li ha consa- ti. In che cosa avrebbero potuto Quest'uomo è dieci a nni quasi. che
crati a un'opera di carità cristiana :.perare? 1 CSl>uno Li conosceva. E moltiplica il riso.
che qui in Europa chjameremmo magari era gente abituata prima a
Be·. potrei continuare...
<<sociale ». Solo che non la si può star bene.
Padre Rafael Alfaro (dirèllore del
mandare avanti con la sola legisla- Allora padre Fran-z (e prima di BS di Spagna). Quanti salesiani
zione sociale: occorre assoluta- lui padre Orfeo Mantovani) ha lavorano con lei. padre Franz?
mente la carità di Cristo.
Di opere come la sua non ne ho Padre Schlooz con i piccoli del suo Centro. Pane, amicizia e simpatia per tutti.
viste al mondo. Essa comprende:
il << Villaggio Giovanni XXrII >>
per i lebbrosj, che si avvicinano
ormaj ai 400:
e il «Villaggio delle Beatitudi-
ni >> dove sono rappresentale dav-
vero tutte le beatitudini enunciate
da nostro Signore e qualcun'altra in
più. (< Beati i poveri >>. e U poveri lo
sono tutti. «Beati quelli che soffro-
no>>, e IJ tutti hanno se non un
presente almeno un passato di do-
lo re: se ora sono tornati a sorridere.
è perché si sono ìmbauuti nella
carità cristiana. << Beati i lebbrosi ,>.
Questo, nostro Signore non l'ha
detto espressamente. ma è com-
preso in «coloro che soffrono,>:
e e poi c'è il << Padiglione dei
moribondi>>, in cui padre Schlooz
raccoglie questi poverelli perché
non muoiano nei fossi. in mezzo a l
fango delle pozzanghere, tra le be-
stie selvatiche e i cani randagi.
nell'indifferenza della gente. LL
vanno a morire con dignità.
Padre Franz aveva cominciato
col dar ricovero a decine di migliaia
di indiani nati in Birmania, che
venivano periodicamente espulsi da
quel paese. Quando salivano sulla
nave, le autorità birmane li sotto-
mettevano a un controllo minu-
zioso dalla testa ai piedi. Se trova-
vano uno con due biro in tasca,
14

2.5 Page 15

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Padre Schlooz. Uno mi aiuta
nell'attività sociale. e tre nella par-
rocchia. che raggiunge già le 7.000
persone.
Padre Alfaro. E da quanti anni si
dedica a questo lavoro?
Padre Sc hlooz. Da nove anni.
Trentasei ore dopo la morte di
padre Mantovani. l'obbedienza mi
destinò a questo posto.
Padre Alfaro. Qualche volta si
sente stanco?
Padre S chlooz. aturalmente.
sono un uomo. Quando si Lavora
dalle 6 del mattino fino alle 11
della notte. non è possibile non
sentirsi stanchi.
Padre Carre iio. Questo individuo
si alza alle 5. Alle 6 ha già celebrato
la messa e preso una tazza di caffè.
Poi non ha più pace fino all"ora di
andar a dormire. Una faticaccia che
io non saprei sopportare per tre
giorni. E Lui tira avanti cosi da quasi
IO ann i. ormai.
Padre Alfaro. Le giungono molti
lebbrosi?
Padre Schlooz. Ogni giorno bus-
sano alla porta una ,·emina di per-
sone che chiedono di essere accolle.
Ma non c'è posto per tutti...
Padre AIIaro. Chi manda avanti
il villaggio dei lebbrosi?
Padre S chlooz. Quattro suore. le
uniche persone non malate del vil-
laggio.
Padre Alfaro. Perché i lebbrosi
chiedono di entrare U? on ci sono
altri lebbrosari da quelle parti?
Padre Schlooz. Ceno che ci M>no.
Un giorno il capo del governo ci ha
fatto visita. e al termine del giro mi
ha fallo la .stessa domanda: << Per-
ché tutti i lebbrosi vogliono venire
qui da voi. e non con noi?>► Gli ho
risposto: << Forse perche qui of-
friamo loro una cosa che voi non
avete: la carità cristiana•). << Già -
mi rispose - . Voi potete offrire
loro l'amore di Cristo. noi no•>.
Padre Alfaro. Quanti malati
muoiono nel suo << Padiglione della
morte >>?
Padre Schlooz. Dipende. Al
tempo delle piogge. ne muoiono
anche 9 o IO al giorno. Muoiono
con dignità. Hanno compreso che
morire non è la fine ma rinizio di
una vita nuova.
Ricordo una vecchietla che una
domenica sera mi chiamò per dir-
mi: << Quando arriverò lassù dal
Padre. dove c'è la nostra Mamma
celeste. parlerò loro di te. e di tutto
il bene che mi hai fallo. Dirò loro
che ti voglio bene con tuuo il
Un letto se si è malati, e Il conforto della le de. Nel nome di Crlslo Signore.
cuore>>. Mezz'ora più tardi mi veni-
vano a dire che era già volata lassù.
Padre Alfaro. Allora lei lassù è
un raccomandato di ferro!
Padre Schlooz. Lo spero. Ma ciò
che conta è che questi poveretti
chiudono gli occhi in pace. che la
loro morte diventa accettabile.
quasi una liberazione.
Padre Alfaro. Si dà anche da
mangiare a mtti quei poveri?
Padre Schlooz. Si. distribuiamo
3.500 pasti al giorno. E 2.000 litri di
laue.
P adre Alfaro. Come fate?
Padre Schlooz. Ci facciamo
anche noi mendicami. Non ho ver-
gogna a dirlo davantì a tutto il
mondo. Posso aggiungere che la
Provvidenza non é mai mancata.
Dirò di più: ho toccato con mano
che quamo più do. tanto più ricevo.
E a volte siamo in grado di aiutare
opere di .allri confratelli che si tro-
vano in difficoltà.
Padre AUaro. Lei ha molta fidu-
cia nella Provvidenza...
Padre Schlooz. Parlando ai ra-
gazzi. di solito dico che io non
credo in Dio. on credo. perchè...
lo vedo. Quando uno vede. non ha
più bi:.ogno di credere. Non è coi.i?
Davvero io sperimento ogni
giorno la Provvidenza di Dio. Per
me il miracolo è qualcosa che- provo
ogni giorno.
Padre Carreno. Una volta arrivò
a Madras un giornalista indù, e
mentre visitava il vilJaggio accom-
pagnato da padre Schlooz. doman-
dò a un lebbroso cieco: << Ma tu ci
credi in [)io?» E il lebbroso cieco.
abbandonato da tutti: << Quel Dio
di voi induisti. io non so chi sia>).
Poi afferrando padre Franz per un
braccio: 1• Ma invece so bene c hi è il
Dio a cui ~lo aggrappato>>.
E ha ragione questo lebbroso: il
missionario è il prolungamento be-
nefico di Cristo. è la sua bontà. la
s ua benevolenza. il suo amore.
Padre Alraro. Dunque. la carità è
il modo migliore per evangelizzare.
Padre Schlooz. E' l'unico.
Padre Carre iio. Domandate a un
missionario in India se è riuscito a
converLire alla fede qualche indù di
casta alta. o un bramino. Vi rbpon-
de: << E' impossibile >►. Ebbene.
padre Schlooz ha portalo alla fede
un giovane bramino che frequen-
tava l'università. e che ora è direl-
tore del seminario. dopo essere
stato maestro dei novizi e forma-
tore di giovani salesiani. Come lo
ha convertito? A forza di sillogismi'?
Di teologia? Nossignore! A forza di
amor di Dio e degli uomini.
·
Padre Alfaro. Quanti, fra quelli
che lei accoglie, sono cristiani?
Padre Schlooz. Gli indù sono
1'$0%. Quando c'è tanta povertà.
non si sta a guardare alla religione
delle persone. Chi soffre è Cristo
stesso, e tanto basta.
Padre Alfaro. Quando se ne tor-
nerà in patria. per riposarsi un
poco? Non ha già lavoralo abba-
stanza?
Padre Schlooz. No. Desidero re-
stare a Madras: desidero lavorare Li,
e nrnrire li.
Padre Alfaro. E' dunque tanto
importante quell'opera salesiana?
Padre Schlooz. Non tocca a me
giudicare. Don Ricceri ha dello cbe
è una delle tre o quattro opere più
importanti della Congregazione,
ma lascio a lui la responsabilità del
giudizio. Quanto a noi. diremo
come ci ha insegnalo il Signore:
<< Siamo servi inutili, perché ab-.
biamo fatto solo ciò che dovevamo
fare>>.
15

2.6 Page 16

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Nicaragua
ulle macerie
di li nagua
o
o
o
lo una sola notte di scossoru e
singulti il terrem0to ave,a lasciato
dietro di 10.000 morti. 20.000
feriti. 350.000 senza tetto. La ri-
sposta del Centro Giovanile Sale-
siano di Managua non si fece anen-
dere: rabberciati alla meglio gli
edifici fortemente lesionati. li si era
apeni a una gioventù senza me-
stiere perche apprendesse - aura-
verso corsi accelerati di formazione
pro(essionale - a rendersi utile nel
più breve tempo possibile. Cera
o O Lo spaventoso terremoto della notte del
23 dicembre 1972 ridusse la capitale del
Nicaragua, 450.000 abitanti, a un cumulo
di macerie. Il mattino dopo (loto) una
densa nuvola di fumo copriva fa città
distrutta.
o
.
I tre capannoni che ospitavano le attlvfta
del centro giovanile salesiano uscirono
dal terremoto fortemente sinistrati. Ma
furono presto riattati, e mirando alla rico-
struzione della città, si diede vita a una
fitta serie di corsi accelerati di abilita-
zione professionale. Nella loto: un'eser-
citazione per apprendisti lattonieri.
o
I Salesiani del Centro sono appena cin-
que, per centinala e centinaia di giovani.
Come arrivare a lutto? « Noi organiz-
ziamo i giovani, che organizzano I foro
compagni 1>. Nella toto, il vicario della
casa don Florindo Rossi.
00
La chiesa, la prima sorta sulle maceriedi
Managua distrutta, è dedicata al s1mto
dei giovani Don Bosco. Ogni testa dieci
messe, una vera testa di popolo.
o
una delle tante iniziative sociali del
Centro Giovanile: lo studio odontologico.
00
Due tra I tanti corsi: dattilo e sartoria.
o
Un ramo minuscolo ma significativo del
e< movimento giovanile »: Il gruppo del
Piccolo Clero, che anima le funzioni. La
« messa dei giovani », alla sera della
domenica, si trasforma per gli adulti in
un Impressionante spettacolo di fede.
€j
16

2.7 Page 17

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infatti 1uuo da ricosLruirc.
Poi a poco a poco è lllmata la
normalità. 1 tre capannoni hanno
continuato a riempir..i di giovani. e
si sono arricchiti delle allrezzature
necessarie per le allività più va rie.
Tuili hanno aiutato: dal governo
aglj enti internazionali. dalla Con-
gregazione a tanti amici detropera
salesiana. C'è ora una scuola pri-
maria. e una ~cuoia serale di alfa~
betizzazionc per adulti. Ci sono
laboratori di meccaniea. saldatura.
falegnameria. elellricità. elettro-
meccanica. Scuole di sarloria e dat-
tilografia. Una tipografia. Uno !>IU-
dio di odontologia. Biblioteca.
Ci sono campi ~portivi a non
finire: selle di calcio. selle di base-
ball. quattro di pallacanestro. unC>
di pallavolo. ecc. La domenica,
quasi un migliaio di ragazzi gio-
cano contemporaneamente. C'è la
parrocchia: la chiesa. modernissi-
ma. è stata la pnma edìficata dopo
il cataclisma. E' i.empre affollata.
li Centro comincio 111 zona di
periferia. ma ora che la capitale è
stata trasferita. viene a trovarsi nel
bel mezzo della nuova Managua.
La gente però apparuene ai celi
popolari. il Centro è per i poveri. è
casa loro. Un << movimento giovani-
le >> di 500 ragazzi manda avanti
tullo. i Salesiani alimentano spiri-
tualmente questi giovani dirigenti
(studio della Bibbia, la messa del
giovedì sera), e i 500 pen;)aoo a
tulio il resto.
o
--------- --- - - - --.......;.;.
o
--
o
17

2.8 Page 18

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Venezuela
Lacrime e sorrisi
nell'lsla del BatOn
Le lacrime: un'aJluvione senza precedenti ha trasformato
l'Orinoco in un mare, seminando la distruzione. I sorrisi:
giovani Indi frequentano le scuole, prendono diplomi,
diventano maestri, si preparano a entrare nell'università:
saranno presto le guide del loro popolo. Relazione del
direttore della missione salesiana nell'lsla del Raton.
Prima le lacrime. In questo mo-
mento qui all'lsJa del Ratòn (un
fazzolello dj terra davvero a forma
di topaccio nel bel mezzo all'Orino-
co) registriamo la più ca1ai,trofica
alluvione che sia avvenuta dal 1943
in poi. L'acqua è già all'ingresso
della nostra casa: se sale ancora <li
trenta cen1ime1ri, invaderà il pian
terreno. Per due scuimane di se-
guito non ho fauo ahro che salvare
piante. sradicandole dalle zone
basse dell'isola per trapiantarle m
1erreni più alti.
L'altro giorno con una piroga
sono anda10 a ,·edere il no:>tro
pla1a11a! (bananeto). per rendermi
conto dello stato in cui si 1rovavano
le povere banane. Ci siamo pru.sati
sopra. semplicemente: il bananeto
era <livenla10 un immenso lago.
Qua e là potevamo scorgere
qualche pianta più elevata. che af-
fiorava a pelo d'acqua. Siamo riu-
sciti a 1irar su qualche casco di
banane. ma erano verdi. e sono
servite solo da nutrimento per gli
animali. Cinquemila piante in-
ghiollile dalJ'Orinoco!
Che 1ris1ezza. soprattu110 se si
pensa al tanto denaro e alriniin1to
lavoro che que:,,ta piantagione ci è
costala. L'avevamo collocata in una
parte elevata delfisola propno per
garantirci contro le alluvioni... Era
l'orgoglio della missione. E sopra1-
1Ulto. serviva a :;famare i nostri
duecento ragazzi indi
Aspettiamo, come oé. Per le
popolazioni indlgene l'a1Juv1one è
s1a1a un disastro senza paragone. ln
un paio di giorni esse hanno perso
il raccolto delfanno intero. La mag-
gior pane delle loro case é finita
sommersa dall'acqua dcll'Orinoco.
e la gente ha dovuto cercare rifugio
nei boschi.
Vivono là ancora adesso. in ca-
panne messe su in 1u11a frella sollo
18
Padre Ermanno Feddema.
la pioggia torrenziale. ci sono
anche i nostri indielli interni. in
vacanza forzala. probabilmente
senza poter tr0\\'are da mangiare.
perché in queste circostanze di-
venia difficile anche solo callurare
qualche pesciolino. Loro unica spe-
ranza è di trovare della selvaggina
bloccala ~u qualche isolot10 circon-
dato dalle acque. e quindi impossi-
bilitata a fuggire.
L'ahro giorno sono andato a visi-
1are qualcuno di queslÌ' poveri sini-
strali. Mi sono imballulO in diversi
cadaveri di araguaros. grosse scim-
mie che non erano riuscite a met-
tersi in salvo. Nelle regigni basse
<lelrApure ci sono migliaia di
mucche morte. trascinale dalle ac-
que. Non si può più parlare di
fiume: l'Orinoco è diventato un
mare immenso. che stende le sue
pesanti braccia per migliaia dj chi-
lometri.
Il go"erno fa il possibile per
aiutare i profughi. ma il disastro ha
dimensioni nazionali. E intanto noi
aspeuiamo come Noè l'abbassa-
mento dell'acqua. per ricominciare
<la capo.
M a a nc he qualc he sorriso.
Quest'anno quattordici nostri ra-
gaLz.i indì hanno tem1inato la sesta
classe elementare. Per la prima vol-
ta. grazie au aiuti che stiamo rice-
vendo, potremo prolungare la loro
preparaLione con un corso biennale
che li rendera veramente capaci di
Javorare poi tra I.a loro gente. E
lavorare in lutti i campi del loro
sviluppo. non ultimo certamente
quello religioso.
Questo infaui è lo scopo princi-
pale della presenza del missionario.
A volte il missionario corre il peri-
colo di dare agli aspcllì socio-
cconomicì e culturali un'impor-
tanza tale da trascurare quell'a-
spetto religioso per il quale ha
lasciato la patria e altraversato gli
()Ceani.
Al momento abbiamo già di-
ciotto indi maes1ri. che lavorano tra
la loro gente un po· in w11a la
regione. In tolale gli exaJLievi deJla
missione oggi diplomati sono tren-
ta: sono maestri. infermieri. consu-
lenti agricoE, che han.no fano ri-
1orno alle foro zone ili origine per
e.~ercitare la profes~ione a vantag-
gio comu ne.
Questi giovani sono per noi mo-
tivo di grande consolazione: sono li
a dire che il nostro lavoro sta dando
buoni frulli. E ci auirano anche
simpa tia e popolarità. il che non è
un maJe in questo mòmento in cui
il governo sta pensando di soslituire
sbrigativamente i missionari con
suoi funzionari.
Andranno all'università. Per pane
nostra noi collaboriamo con tutti
coloro che d imostrano di voler fare
qualcosa per gli indigeni: per favo-
rire il loro sviluppo è assolutamente
necessario coordinare e unire tutte
le fone posi1ive. rinunciando a
qualsiasi lolla o rivalità. Ciò ri-
chiede anche una buona dose di
diplomazia. e sopraltullo pazienza
a non finire. Ma non è forse
anch'essa una virtù c ristiana?
Intanto quattro ragazzi usciti
dalla nostra missione quest'anno
frequentano la terza Jjceale. e
stanno ottenendo ottimi vo1i. Spe-
riamo che almeno un paio di loro
possano poi ricevere anche una
formazione universitaria. Tra
qualche anno saranno in grado di
accedere ai posti di responsabilità.,
e divetttare i rappresentanti deJ loro
popolo. Perché nelle a lte !>fere. il
povero della strada finora qui non
ha avuto alcun accesso.
Padre ERMANNO FEDDEMA

2.9 Page 19

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Protagonisti / madre Crugnola
La madrecita santa
Dal fallimento educativo con le « trentatré impossibili >>
alla ricostruzione di un'ispettoria smantellata nella rivo-
luzione, dalla corrispondenza epistolare di proporzioni
diplomatiche alle benedizioni che strappano le grazie del
cielo: ecco la storia semplice e commossa di una suora
che << somigliava a Papa Giovanni >>.
B isogna trattarle con molla bon-
tà. A chi potremmo affidar-
le?>> << A suor Ersilia: non cono ce
ancora la lingua. ma è la bontà in
persona >>.
Corre l'anno 1923: le suore dd
collegio di Città del Messico ten-
tano di ricuperare un gruppo di
preadolescenti orfane. appena
giunte da istituzioni che hanno
chiuso i battenti. Il Loco aspello
trascurato e i visetti sofferenti e
chiusi dicono molto sul loro infelice
passato.
Suor Ersilia Crugnola è appena
giunta da oltre oceano. e comincia
il suo lavoro <<missionario•> in
mezzo a quelle ragazzine che già
tutti chiamano «le trentatré impos-
sibili >>-
Le impossibili. Forse esse sono le
sorelline minori dei monelli rissosi
visti in «sogno>> da Don Bosco a
nove anni. Parentela a parte. ana-
logo è il mandato: bisogna trasfor-
mare queste nature selvagge in
agnellini, con la ricetta dell'amore e
della pazienza.
Per suor Ersilia il collaudo è
arduo e costoso: si apre per lei la
storia - scritta già tante volte negli
annali della carità cristiana - del
chicco di frumento che produce la
vita allraverso la morte.
<• Pare proprio che cominciamo a
ingranare i>. pensa una sera. Le
trematrè impossibili sono immerse
nello studio. buone buone. O quasi.
Ma ec-co aU-improvviso risuo na
nelraula un canto in tonalità pere-
grina: è un «requie m >> terribil-
mente stonato e strascicato, da far
inorridire. Le scolarelt.e [renano a
stemo le risa. Chi canta?
L·epicentro di quel sisma funebre
è presto identificato: << Che ti pren-
de. Luisa'! Lavora al tuo compito! >).
ammonisce con infinita pazienza
suor Ersilìa.
<• E' quello che faccio! Per com-
pito mi hanno assegnato di provare
la mei.sa funebre!>>. replica l' imper-
tinente Luisa. Le compagne esplo-
dono in risate incontenibili. è un
mezzo finimondo.
La discolella ha raggiunto il suo
scopo: l'autorità di suor Ersilia è
del tulio compromescsa. E la suo ra
corre in cappella. a versare davanti
al Signore tutte le lacrime del suo
fallimento. Evidentemente il chicco
di frumento ave\\ a bisogno di essere
anche irrigato...
<< Speriamo che non ti accetti-
no>>. Suo r Ersilia è approdata in
terra messicana a vento tt'anni: non
conosce gli usi del paese. si arra-
balta con i primi rudimenti della
nuova lingua. Ma ha un'idea ben
c hiara fissa in capo (l'ha scritta.
scmplicemenre. su un'immagine nel
giorno della pro fessione religiosa):
<< O Gesù. ch'io sappia farmi san-
ta ». E' questa la forza che l'ha
sradicata dalla patria, e prjma an-
cora da quel suo indimenticabile
L uvinate. un paesello d'incanto
adagialo ai piedi del Sacro Monte
di Varese.
Seconda di cinque sorelle. era
partita a diciannove anni, nel 1913.
per iniziare il noviziato a Milano.
E' to rnata a casa nel 1922 per
info rmare mamma e papà che ha
fatto domanda di partire missiona-
ria. (< Speriamo che no n ti accetti-
no,), replica con tutta spontaneità
Camilla. la sorella maggiore.
I genitori si limitano a sorridere.
senza commentare. Sanno di averla
donata al Signore una volta per
sempre. E sanno bene anche che la
lo ro Silia non è tipo da recedere da
una sua decisione.
All'lstituto delle FMA quei bravi
genitori hanno fatto a ltri doni pre-
ziosi. dopo quello di Silia: Luigina
e Maria. Solo più una figlia. Virgi-
nia. rimane con loro. Ma per poco,
lo sentono.
Un buo n corredo. Allo ra. nel
19 I3, don Dòmenico della parroc-
chia aveva dello a Silia: << Se sei
19

2.10 Page 20

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decisa. ormai è tempo di parlarne
ai tuoi genitori ». Don Domenico
conosce bene Silia e le altre giovani
del gruppo da lui direlte. Un
gruppo affiatato e auivo. che di
anno in anno rivela i suoi fruui:
generose vocazioni religiose. o
mamme cristiane io tutta la ric-
chezza del termine.
A casa. Ersilia quella sera ha
aiutato come al solito a preparare
la polenta: ma non ostante il solito
allegro appetito fatica a inghiottire
qualche boccone. Quando mamma
Enricheua ha preso a sparecchiare
e Lutto in casa è tranquillo. il cuore
di Ersilia prende a rimbalzare
all'impazzata come in un palleggio
da campi(mato. E' venuto il mo-
mento di parlare.
(< Papà. adesso Camilla se ne è
andata via».
<< Si. E con questo?>>
<< Vorrei andare anch'io,).
<< Ch'io sappia. ne un ragazzo
del paese è venuto a parlarmene».
<< Certo. non si tratta di questo. E"
che... io voglio farmi suora: essere
Figlia di Maria Ausiliatrice >>. La
risposta è uno sguardo indagatore.
E un silenzio dipinto di punti inter-
rogativi, esclamativi. e di tutte le
interiezioni di un buon prontuario
grammaticale.
La mamma interviene a anare la
situazione: << Lasciala fare. Giulio:
non la daremo a un uomo. ma a
Dio >>. << Sì. dici bene tu. t-.la io come
me la caverò. senza il ~uo aiuto'> E'
lei la maggiore. ormai •>. <• Per noi
penserà il Signore. E' sua. dopo
tutto: tante volle glie rabbiamo
consacrata>>.
<< Sentirò il parere del nonno •>.
<< on sarà meglio consultare don
Domenico?>). propone la mamma
sommessa e ~uadente.
Papà Giulio va a consultarlo. E
don Domenico con uno ~guardo
che si perde lontano: <, Lasc1a1ela
andare, dal momento che il Signore
la chiama >>. E propone cti occuparsi
lui. con l'aiuto di persone buone.
per le spese occorrenti.
Così. con l'aiuto dei buoni. Ersilia
aveva potuto avere il !>UO corredo di
suora. A distanza di dieci anni.
disponeva anche di un buon cor-
redo spirituale. Prima ancora di
varcare l'oceano. di fronte alla ~ua
interiorità raccolta. la definivano
concordemente<• missionana del si-
lenzio ».
Chirurgia plastica. Il Messico
l'a11ende. poi Cuba. poi ancora 11
Messico e infine le Antille: missio-
20
oaria del ilenzio. della preghiera e
detrazione. Vive di alleozione per
gli altri. di dono silenzioso. nutrito
di preghiera semplice. e di fede.
Quanto più difficili sono le situa-
zioni e urgenti le necessità. tanto
più lungo tempo suor Ersilìa tra-
scorre in preghiera ai piedi di Gesù.
Queste soste prolungate affinano la
sua sensibilità ai bisogni altrui. e le
consentono prontezza di intervento.
Con i mezzi più svariati. Senza
conoscere esitazioni. E senza rispet-
tare le comuni leggi naturali. Rac-
contano...
Raccontano di Mary. una ragaz-
zina in collegio a Cuba. che mentre
succhiava un dolciume. si era messa
a correre per gioco. e sospinta ma-
lamente era finita contro un muro.
li bastoncino che sosteneva la cara-
mella le aveva perforato la guancia.
un brandello sanguinante penzo-
lava all'e~temo. Attraverso la la<.:e-
razione !oÌ poteva vedere la lingua.
rm pressio oa nle.
Ignazio il capitano. Camagtie).
:ittà ridente e ospitale. è la prima
sede tlell.e FMA a Cuba. Come
tutte le cillà belle. ha il suo pesante
fardello tli povertà e di abbandono.
Il quartiere San Giovanni di Dio.
un sobborgo abitato dai ceù infe-
riori, offre alle suore un ampio
campo di evangelizzazione. con le
sue bande di mo nelli laceri e speri-
colari. Suor Ersilia li raccoglie per
la strada, scatenati e maneschi.
Sono i suoi amici, e l'aiutano - a
modo loro - a mantenere la disci-
plina quando vanno alla chiesa
semidistrulla del convento. adibita
da lei ad aula catechistica. lgnazio è
il loro capitano. E' arbitro deUe
situazioni. le sue sentenze sono in-
sindacabili.
<< Ignazio. et Tapòn ha tirato giù il
velo a s uor Manuela!» {( Preparate
subito il fuoco. ragaai! - ordina il
capo - . Lo metliamò al caldo... •>.
E subito la banda avvia i suoi feroci
preparativi.
1n !empi di ostilità verso la religione, le suore di madre Ersilia si prodigarono In Messico con tanta
abnegazio-per i piccoli e gll umili che presto furono desiderate e chiamate da ogni parie.
Prima avvisare i parenti, ap-
prensivi e ~everi. s; chiama suor
Ersilia che è \\'icaria della casa. E lei
non si perde <l'animo. Invoca la
Madonna. e prende fra le mani la
faccina deturpata della bimba.
Riavvicina la carne, iva lacerata. la
comprime energicamente, e intanto
mormora a più riprese: <i Maria
Ausiliatrice. aiutaci! •>
Poi alla bambina: << Non aver
paura. cMta. è già passato! SL guar-
da. ecco... ». Le ~uore presenti si
guardano ammutolite. Con le mani
della ,·ica ria. \\,faria Ausiliatrice ha
compiuto un inten ento di chirurgia
plastica. '-!eppure la cicatrice è ri-
masta ~ul , oho della piccola. i suoi
genitori non sapranno mai nulla
delr accaduto.
Per fortuna qualcuno anerte
~uor Ersilia. <.:he accorre e grida
attraverso una delle vecchie fine-
stre: (, Aprimi. lgnazili. per carità!
E' già pentito. non vedi? >>
Da un rogo di cartacce ammuc-
chiate ~i alzano crepitando 1c prime
fiammate. E la voce autoritaria di
Ignazio: << Tapòn. se 11em ti but-
tiamo nel fuoco, è solo perché non
vogliamo dare un dispiacere a so
lsilia. ru lo sai che le vogliamo
bt:ne. Ma anche tu dc, i essere
buon;,, con le suore. Altrimentì, !>C
non le rispetti. guai a te. Capito? »
<< Dio mio. queste sono s uore! >)
Nel 1932 un ciclone si abbatte 5u
Camagiley. La casa delle :.uore è
indenne per miracolo. ma alrin-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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torno è desolazione e rovina. La
rnauina :..cguente la ciuà è ancora
stordita nel suo dolore quando una
suora giunge in , esco, ado. Sale
moluta k scale ed entra nel mo-
de-,to studio del vesCO\\'O. Un \\'C•
scovo mi,,mnario. che n\\lO ha e non
fa fare anticamera.
(< Oh. suor Ersilia! Sta, o pen-
sando proprio a lei. CC:: un pro-
blema che mi assilla il cuore i tanti
poveri che sono rimasti ,enLa tello.
Come fare?>► <• Lasci a noi. mon-,i-
gnore C'è il convcnt\\l <li San G10-
vann1 di Dio. dO\\e andiamo per la
catechl!si. racciamoli andare là: li
sistemeremo alla megbo ,._
Il V<.!SCOV() sorride. :..mld1,ra110:
(( Per suor Ersilia non esistono pro-
blemi >>. (< Uno solo. mon,ignorc:
quello di non usare carita ».
E suor Crsilia "e ne e!-.Ce d1 cor-,a.
Nella ,.,ua mente sta meuenJo a
punto il piano per un ,-occor,o
1mmed1ato. il più po,..,ibile effi-
ciente e conforlcH)le.
Un piano che diventa pn:.,10 reaI-
la. << Dio mio! - esclama il vescovo
- qucMe sono suore! Molliplica
anime di questa tempra fra le reli-
giose della mia diocesi!»
Madrecita santa. hpeuricc a
Mei.sico. ,1 accompagna di ,abato
con le ,uore che , ann,1 ogni ,eui-
mana tra la gente delle bMga1e. E'
genle povera. che , 1,e soffocala
netrufa pe:,anle di poche h,1racche
scon nesse: ma lo spirito non ,i
lascia co~tringerc dall"angust1a
delle pareti. e !>pazia alla ricerca
della \\ cri e del bene. Ogni rnlla
atrarriHl delle .,uore l"irn.'.Onlro C::
re,10,0. Anche ,e il laH>ro dei
campi ha 111dolenzi10 i mu-,coli
Ma ecco da qualche tcmp,> i
po.ui ,i ~nnn prosciugali per un·o-
::.linala ,iccìtà. Che fare? Si colloca
un"immagìnc d1 Mana Au~1hatncc.
e in!,icmc si inizia la rccila del
rosario. Madre En.ilia intanto vi,11a
le baracche. e cun la Madonnina -
che porta sempre con -.e - in,,K·a
bcned11ìn111 ,u tuni: pers,mc e cn..c.
Supplica la Madonna di mandare
la pioggia e un po· d1 '-Olltc,o. Pot.
quando tutti ,ono radunali. parla a
quei contadini: ~ Abbiate fede e
wnfiJatc nella Madonna Recitali!
il ro..urio tulli i giorni. Cntro tre
giorni la pioggia verrà ,,. La ..c111-
manu seguente. cau,a un impegno.
non può at:compagnare le ,uorc
alla ,olìta ,i!..ila E,,-e .,i lH>\\ano
ancora a notevole di:.tant..t dal , 1l-
lagg111. quando , edon\\l grnn folla
radunata tn aue:.a. Allungano 11
pa:.~o incurio~ile. ed ecco tut11 a
I :iomandar loro: <e Dov'è la madre- rativa si sta c hiudendl), per tulle,
citasama?•
col digiuno. Ma ecco una gradita
Eccola già canonizzata.
l.Orpresa: due suore. uscite a sera
ra n a, rientrano con una sporlina di
Ricostruzione in Messico. Dopo
essere staia direurice a Camagucy e
a La Habana (Cuba), eccola nel
1941 di nuovo i!,pellricc in Messico.
Un'ispcllorta che gli eventi po litici
(una rivolu1ione!) hanno dislruuo
nelle opere e decimato neUe perso-
ne. Solo più 45 le suore.
~fa sospinta da ~ coraggio e fiùu-
cia •· come u"1va ripetere spesso.
madre ENha "i at-cinge sen7..a tante
:.tone alla rit-ustrulionc. E in d1-
ciono anni porta a nuova fioritura
l'opera delle FMA fra la g iovenlù
più bisognosa del Messico. Al 11:r-
mine del suo mandaw lascia 24
pane. avuto (la cronaca non dice se
n credito o per carità) in un nego-
nello di periferia. Madre Ersilia
stcs!,a lo distribuil)ce: è un pane
particolarmente saporito, che sa di
paradiso. Più tardi, a lla «buona
nollc >>, esprime la s ua illimitata
confidenza nella Madonna. Madre
e Ausiliatrice sempre.
ln1anto la Chiesa e la società
a pprezzano l'opera delle FMA e
chiedono nuove fondazioni. Madre
Ersilìa non si arresta, qua-.i igno-
rasse problemi e difficoltà. L'unico
suo problema è - come sempre -
quello di <i non usare carità ».
case. con oraton. ,cuole. internati.
centri prore ...ionali e attività di
I suoi piu cari amici. Una visita
evangcliu.anone a largo raggio.
come tante: lc alunne del collegio
La sua o,1ina1a -.pcranza 011icne applaudono fe:.tose. convinte che
perfino un 1m,ohto decreto del go- l'lspcllrice non avrà occhi che per
verno· la rcstituzionc ddrantico loro. Jnvecc i primi a essere ricevuti
sono l'uomo di fatica e !"autista:
poi, verrà anche il momento della
direllrice. delle s uo re e alunne.
r suoi più ca ri amici sono i poveri
del vicinato. Ila sempre qualcosa
per loro. dalle cali.e di lana per la
vecchina che soffre. alla mancia per
l'uomo del carrello: dal libro di
teologia per il seminanl.ta po\\-ero.
al corredo per ti neonato della
hidclla. E il sorriso che accompagna
il dono. la parola dt incoraggiamen-
to, diventano un secondo dono. Di
solito l'in\\ontro si conclude con
madre Ersilia che a lta la statuina
della Madonna. e recita un·Ave di
quelle che ~ obbligano 1> la Ma-
donna a benedire lulli. Di suo c·è
solo la mano che la ,ostiene. E la
La Madonnina con eul madre Ersma benecfJ. fedc che sostiene la mano.
eeva lutto e tull.l.
Una volta giunge a lla <;ta7jone di
Zamora c he è meaanotle. ma tutti
collegio Santa Giulia. prima sed e i;on<.1 11 in atte.sa ch e •la 111adreci1a li
delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
benedica. C'è la povera donna in
Ed ec<:o rcaliaarsi nel Santa lacrime per l'ennesima ubriacatura
Giuha come una mobilitvione fe. del marito. !"uomo di~occupato e
<;to~ dt suorc. no,uìe e postulanti: quello rimasto ferito in una lite. il
e riprodur.i in pieno ramhicnte bimbo infermo e la vccchieua qua i
morne:.ino della ,anta Mazzarello e cieca. Madre En.ilta ripcn!>a al Si-
dei tcmpt cro1c1. col bucato su la1-1rc gnore che «sentiva compassione
di pietra nel cortile alle quaum del della folla>>. e con la statuina in-
mauino. e il fuoco a ll'aperto fra voca per tulli le bcne<Ji7joni di
due pile dt manoni per cucinare... Maria. Perché la Madre di Dio non
c·è di che riempire la pentola.
dovrebbe inte rvenire?
Perché tn quella ca:.a (dove in-
tanto ,i è aperto il noviziato) c'è
abbonJan,a dt buonumore. di pre-
ghiera e di .,acrifici: ma l"aJimento é
un continuo punto interrogativo.
Lna ,era madre Ersilia non può
fare a meno dt lasciarsi vedere a
piangere: la pe,antc giornata lavo-
<1 Somiglia a Papa Giovanni >>. La
bontà di madre Ersilia è a doppio
uso: se ne abusò anche. e più di una
volta. Poco importa, sua preoccupa-
zio ne era quella di consolare: di
dire più con i ratti che con le
paro le: << Non piangere, chica. è già
21

3.2 Page 22

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passato >>. E di far sentire nella
carezza lieve della mano. nella co-
municazione profonda dello sguar-
do. la sua intensa carità. che (< tutto
sopporta. tutto crede. tulio spera >>.
<< Somiglia a Papa Giovanni 1>.
dicevano negli ultimi tempi molli
che la vedevano, serena e paziente.
assumere su di pensieri e soffe-
renze di tutti.
<< Abita qui una diplomatica?>>
Tanti amici ha madre Ersilia: pove-
ri. piccoli. sofferenti: ma anche ve-
scovi, sacerdoti, seminaristi. suore
di vari istituti, exallieve. coniugi.
giovani e anziani. carcerati, profes-
sionisti... E tutti raggiunge anche da
lontano: un aposwlato che amò per
tutta la vi ta e disimpegnò con pun-
tualità. è quello della corrispon-
denza epistolare.
Le s uore vi occupano ovviamente
una posizione di privilegio: ma gli
indirizzi delle sue lellere presen-
tano una grande varietà di destina-
tari. Quanto mai varia è la lista
delle provenienze: Italia. Francia.
Spagna. India, Colombia. Ecuador.
Venezuela, Perù. Cuba. Panamà.
Stati Uniti...
Con stupore del portalettere. che
davanti a l cancello della casa di
Puebla - la casa di riposo per
suore anziane. di cui suor Ersilia è
direttrice negli ultimi anni - con-
fronta con lo sguardo le dimensioni
piccole della casetta e quelle relati-
vamen te grandi del malloppo di
corrispondenza in arrivo. Possibile
che ci stia tanta gente. qui dentro?
Un giorno osa domandare: << Qui
da voi abita una diplomatica?»
<< No. signore •>. «Chi è allora
questa "madre Ersilia CrugnoJa•·.
che tulio il mondo le scrive?•> E
madre Ersilia risponde alla curiosi-
del buon uomo con una piccola
mancia... Da quel giorno il portalet-
tere vorrà consegnare la posta per-
sonalmente in mano alla << diploma-
tica >> in incognùo.
Alcuni destinatari della sua corri-
spondenza non sono da lei neppure
conosciuti. ma le sue risposte costi-
tuiscono sovente un orientamento
spirituale, un consiglio decisivo.
<< Era nata per riversare la bontà
di Dio nel cuore dei suoi fratelli -
dice una testimonianza rilasciata
l'indomani dalla sua morte serena.
nel 1972 - . Perciò possedeva il
segreto di penetrare netranimo di
poveri e ricchi. sani I! ammalati. Per
lei non c'erano giornate monotone
o insigni ficanti: tutte le sape,·a col-
mare di carità verso il prossimo •>.
Suor GIULIANA ACCORNERO
11 8S" RISPONDE
Caro BS, oggr v,vo un po' lontano dagli Insegnamenti che avevo appreso in
collegio, e per vari motivi. Anche perché una cosa nel cristianesimo non sono mai
riuscito a digerire: tutto quel discorso che si continua a tare su quaresima, penitenza e
mortificazione. Mi sa tanto di roba medioevale.
Quando la Chiesa si deciderà ad accettare l'uomo nella sua realtà e positività,
lasci ando perdere ciò che torse andava bene in altri tempi ma ora è del tutto
superato?
Luciano G. Venezia
Caro amico di Venezia, lei non è l'unico a pensare così. La scienza e la
tecnologia con , loro continui meravigliosi « miracoli » Inclinano a farci credere che è
prossima l'alba di un nuovo mondo, dove il piacere e la vita fa-elle saranno finalmente
accessibili a tutti. Della sofferenza e della morte preferisce tacere. O se ne parla al
massimo come di realtà da combattere, che un giorno saranno sconfitte e distrutte...
Ebbene la Chiesa, che in venti secoli ha grà visto tramontare tante illusioni dr
stngoli e collettive, e che per dono del Signore conosce Il cuore umano meglio degli
elettro-cardiogrammi. è di tu\\t'allro parere. Elogia la virtù della mortificazione. e
raccomanda il e tempo forte » della quaresima.
Vogliamo vedere insieme Il perché?
Ba ancora senso
la Quaresima oggi
Cortese amico, proprio se - come
dice lei - e si accetta l'uomo nella sua
realtà e positività ,. si deve prendere atto
di ciò che la televisione e la stampa ci
sciorinano sotto gli occhi ogni giorno:
persone consumate dalla fame (30 mi-
lioni all'anno), distrutte dalla malattia.
corpi orrendamente straziati dalle guerre
o vittime del terrorismo, intere regioni
spazzate dalle inondazioni, città ridotte a
cumuli di macerie da imprevedibili terre-
moti... Fermo restando il dovere (di carità
cnstiana) di combattere la sofferenza e
contrastare la morte, queste realtà ap-
paiono vincolate in modo permanente e
ineliminabile alla condizione umana.
Anzi, l'accettazione della sofferenza e
della morte. anche secondo gli psicologi,
costituisce un fattore decisivo per una
vita autentica ed equilibrata.
Il cristiano - che vive senza Illusioni
pseudo-scientifiche - ha imparato In
Cristo a dare un senso e un valore reden-
tivo alla sofferenza. Non solo la accetta
con fede in un Padre misericordioso
quando essa è inevitabile,. ma parados-
salmente la cerca in qualche caso, se-
condo le parole di Cristo: « Chi vuole
essere mio discepolo prenda la c roce e
ml segua.>.
Ha scritto un noto autore moderno, :r.
E. Ruhf, che la mortificazione volontaria
(tipica del tempo quaresimale) si giusti-
fica almer,o sotto tre aspetti:
• il desiderio dr giungere a una libera-
zione personale.
la compassione verso il prossimo,
e la testimonianza delle realtà fu-
ture.
Vogliamo discuterne Insieme, serena-
mente e senza paure?
Per una liberazione personale. Questa
è la curiosa condizione umana. l"uomo è
libero, ma la sua libertà è schrava. E
prima ancora che vittima del condiziona-
menti esterni, delle oppressioni altrui, dei
persuasori occulti o del regimi dittatoriali,
è schiava delle proprie debolezze e viltà.
Ma nel t-empo stesso avverte un asso-
luto bisogno (per dirla con san Paolo} di
«' spogliarsi dell'uomo vecchio>.
quello stato d'animo che l'incorreggibile
Papini ha sintetizzato dichiarando: e Chi
non ha mal sentllo In vita sua il desiderio
dl essere santo, è un porco ».
Questa liberazione comincia per il cri-
stiano col battesimo. che lo associa alla
morte e risurrezione di Cristo. Ma il batte-
simo è liberazione Iniziale, che ha bì-
sogno di essere portata avanti e realiz-
zata giorno per giorno, lìnché non sia
raggiunta la piena maturità del Cristo. Di
qui l'fmpegno ascetico, che riconosce
nella mortilìcazione un atto liberatorio e
nella quaresima il suo ~ tempo forte >.
Ma attenzione, caro amico. Il rinnega-
mento di sé, di cui parlano I maestri di
spirito, non è la negazione dell'io creato
da Dio, bensì e soltanto la negazione
dell'io creato da noi.
Per la lìberazlone del fratello. L'esem-
pio viene ancora da Cristo, che provava
compassione per le folle, perché le ve-
deva abbandonate a se stesse, alla mer-
cé di lupl rapaci, come pecore senza
pastore. Egli è staio capace di vivere in
fa sofferenza di tutti gli uomini, fino a
identì'ficarsl con essa nell'estremo ab-
bandono della croce. Quanto a noi, quel
secondo comandamento che e è simile al
primo·» e dice nella sua radicalità e Ame-
rai il prossimo come te stesso >, impegna
22

3.3 Page 23

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ogni cristiano anzitutto ad aprire gli occhi
-sulla realtà del lratello suo contempora-
neo.
Non è il caso d i descrivere qui i vari
terzi e quarti mondi della miseria, dell'e-
marginazione e delle solitudini disperate.
Come rimedio oggi si tende a privilegiare
- e giustamente, rispetto al semplice
gesto di assistenza e supplenza
dell'uomo privato - 11 ricorso a una
legislazione sociale che porti la giustizia
al maggior numero possibile di persone.
Questo ricordo è quanto mai legittimo e
doveroso, e è impegno profondamente
cristiano.
Ma la legislazione sociale è ben lon-
tana dall'essere realizzata. E anche
quando lo fosse, lascerebbe sempre
ampie sacche di emarginazione dove il
con disperazione perché la considera la
fine di tutto_ li cristiano invece è origina-
le: vede nella morte l'inizio di una vita
nuova, della vita piena. Don Bosco par-
lava sovente della morte aI suoi ragazzi, e
ne ricavava non tristezze e terrori, ma
gioia totale: quei suoi ragazzi si sentivano
in armonia con gli uomini e con Dio, col
presente e col futuro.
Il cristiano non snobba le realtà terre-
ne; sa che la salvezza eterna comincia
qui e ora, nel tempo e nello spazio. Sa
che tutto lo sforzo umano consiste nel
trasformare le realtà terrestri perché di-
ventino pronte per l'incontro col Signore
che ritorna . Perciò. sotto gli occhi di
coloro che credono solo a ciò che appa-
re, il cristiano rende con la mortificazione
una testimonianza a volte sconcertante
ma del tutto coerente: assume la mortìfi-
cazione come rifiuto di farsi assorbire e
dominare dalle cose di questo mondo, e
nostra ris·posta al suo quesito. signor
Luciano di Venezia.
Strategia della quaresima. Per giun-
gere alla liberazione della Pasqua oc-
cor re anzitutto prendere coscienza delle
proprie schiavitù: egoismo, sensualità,
gelosità, pigrizia, Invid ia, arrivismo... E
fissare un impegno di liberazione.
Allargando il cerchio, l' indagine va
portata sul prossimi ,: più prossimi _.: il
nucleo di persone con c ui si vive. Forse
ci sono degli emarginati fra loro. Forse
siamo proprio noi a frapporre delle bar-
riere alla loro libertà. La loro apertura alla
vita dipende da un nostro cambiamento.
Altro allargamento d'orizzonte: l'am-
biente sociale in cui si è inseriti. La
mappa deì bisognosi si infittisce: malati.
Quaresima: libertà personale.
Compassione verso Il prossimo.
TestJmonlanz.a delle realtà future.
fratello continua a soffrire e morire. Così
a tutti i livelli si rende ancora e sempre
necessario il gesto di solidarietà del fra-
tello verso Il fratello
Un obbligo più forte - anZJ inquie-
tante - c'è per chi vive nel benessere:
« Là dove maggiore è 11 benessere eco-
nomico - ha detto Paolo VI - si dovrà
dare una testimonianza di carità verso i
fratelli che soffrono nella povertà e nella
lame, oltre ogni barriera d i nazioni e di
continenti ». Perciò (e queste sono pa-
role del Concilio) « la penitenza quaresi-
male non sia soltanto interna e individua-
le. ma anche esterna e sociale >.
Chi non ha possibilità di influire nella
realtà sociale su larga scala, ha pur
sempre la possibilità del piccolo gesto.
Come dicevano i ragazzi di Mani Tese
« Se molti uomini di poco conto, in molti
posti di poco conto, facessero cose d i
poco conto, la faccia della terra potrebbe
cambiare».
come atto di fede nelle realtà future.
Una sterzata. La quaresima si presenta
come e tempo forte > della morti1icazio-
ne. Chiaro che non la si può pensare
come una parentesi, un debito saltuarlo
- quasi l'una tantum dell'anima - che
si paga per liberarsi da un fast1djoso
dovere. La mortificazione cristiana è vir-
tù, quindi atteggiamento costante dello
spirito. La Chresa richiama il cristiano
alla pratica più intensa di questa virtù in
un dato periodo dell'anno, perché nella
sua lunga esperienza d1 cose umane ha
verificalo che un impegno vissuto con
intensrtà, anche se per breve tempo,
lascia il segno a lungo. La percezione sia
pure momentanea di e ciò che si è invece
di ciò che sr dovrebbe essere >, non
lascia più in pace, esige la coerenza ben
oltre I quaranta giorni· della quaresima.
Essa diventa cosi un momento privilegia-
to, come una sferzata, una ricarica an-
nuale per riprendere ogni volta il cam-
anziani, disoccupati, ragazzi per la stra-
da... Il BS tante volte ha la gioia di
raccontare lo sforzo di liberazione che le
comunità legate a Don Bosco vanno
compiendo nel mondo. Ciascuno ha pos-
sibilità dì scoprire vicino a casa sua dei
gruppi d'impegno cristiano, e di collabo-
rare con loro.
E spaziando nel mondo intero, ci si
può far carico - con Cristo - del dolore
umano ovunque affiori. Specie dove
per cause imponderabili o per egoismo
umano il dolore si concentra. Dove so-
vente giungono anche uomini generosi
- missionari, giovani volontari - che
affannano a portare un rimedio. Anche a
questo riguardo il BS a volte ha la gioia cli
raccontare tante vicende sulle sue pagi-
ne... Ma il più rimane scritto nel libro che
ìl Signore conserva gelosamente per
fino alÌ'ultimo giorno.
In questa luce, s.ignor Luciano, la qua-
resima è davvero qualcosa dì medioeva-
Testimonianza delle realtà future. La mino con slancio maggiore.
le? Certo alcune forme antìche di peni-
saggezza cristiana sta nelraver preso le
Il cristiano che entra in questa prospet- tenza sono superate, come dice lei. Ma
misure esatte all'esistenza umana. e pre- tiva sente il bisogno dì elaborare per c'è modo di essere pienamentecristiani e
visto senza giocare a nascondino la real- proprio uso una e strategia della quaresi- pienamente moderni, con Cristo che è
tà della morte. Nel mondo c chi si ma». Sia questo l'ultimo punto della «ieri e oggf, e nei secoli».
sforza di non pensare alla morte, chi la
-
affronta con stoica rassegnazione, chi
23

3.4 Page 24

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Cile / card. S iiva
Spieghi a un bambino
eos'è un ca · al
Anche la Famiglia Salesiana del Cile ha il suo Bollettino
Salesiano: è nato sulla fine del 1976. Nel suo primo
numero reca un'intervista al Cardinale salesiano di
Santiago, Raul Silva Henriquez: una conversazione cor-
diale, semplice, e profonda.
D o manda. Signor Cardinale.
come definisce se stesso?
Risposta. Un cardinale non si
definisce. lo definiscono g li altri...
Di sé stesso pen.sa che è un uomo
che supplica il Signore perché l'aiu-
ti, un figLio di Dio che confida in lui
e spera soltanto neUe f<m~e di lui. E"
un uomo che si lascia conquil.tare
daLIa bellezza dell'ideale crisLia no.
e perciò - non ostante la sua
debolezza - confida solo nel Si-
gno re che lo ha chiamato.
Do manda. Come .spiegherebbe
lei a un bambino di sei anni che
cos'è un cardinale?
Risposta. Gli direi: è un piccolo
prete al quale il Signore per mezzo
del Papa ha affidato la cura della
sua Chiesa, e che perciò dev·essere
buono come un bambino.
Do manda. Ai salesiani cosa dice?
Risposta. Che amino i poveri e si
dedichino con intelligenza e tenacia
all'educazione di tutti i giovani.
specie quelli di umile condizione.
Domanda. E ai mis.sionari sale-
siani?
Risposta. Devono ristudiare le
fonti. Vedere quaLi idea.li mossem i
primi missionari e sopranuuo il
fo ndato re Don B-0:.co. per riviverli
nuovamente in conformità con i
Lem pi che s tiamo attraversando.
L'azio ne missionaria è un compito
che va cominciato da capo ogni
giorno. Soprattutto oggi che risulta
più chiaro il dovere. per la Chiesa.
di risp etta re i valori dell'uomo, di
tutti gli uomini. e quindi delle na-
zioni e di ogni nazione. Bè,ogna
scoprire lo spirito di ciascun popo-
lo, a cui i missionari sono mandati.
per identificarsi con esso e così
portare que l popolo a Cristo.
Domanda. Ora il Cile sta per
avere il suo Bollenino Salesiano:
che importanza a uribuisce lei a
questa pubblicazione?
Risposta. E' importantissima per
vivere lo spi rito salesiano. per gli
I ragazzi =no ancora « l'elemento n.ahlrale 11
per Il card. Sifva, llglio dì Don Bosco.
amici di D on Bosco, e per la gio•
ventù che la CongregaLione sta
educando. Perché il Bo llellino Sale-
siano possa conseguire questa effi-
cacia. si dovrebbe conoscere mollo
bene la spiriLUalità salesia na. e ve-
dere quali legami sou ili ma fortis-
s.1m1 essa tiene con gli ideali del
mondo attuale.
Quando lavoravo ancora nelle
case deila Congregazio ne. avevo
più volte suggerito che anche noi
dove.55imo avere un Bo llettino Sale-
siano... E" da allora che riconosco
!"importanza della pubblicazione.
Domanda. Sente il peso delle sue
responsabilità di cardinale?
Risposta. Sento il peso, ma no n
delle responsabilità. perche le con-
divido con il buon Dio. Sento il
peso delle conseguenze del compito
che devo svolgere. delle reazioni
così umane che a volte incontro.
delle incomprensioni degli uomi-
ni... Ma credo che sopportare tutto
q ue!>to sia il mio dovere. e lo faccio
volentieri.
Domanda. Come vede lei i gio-
vani d'oggi. in particolare quelli del
Cile? Quali compili assegna loro?
Risposta. La gioventù d'oggi.
compresa quella del Cile. in buona
parte è una gioventù generosa. che
si aspetta mollo dalla Chiesa. Spe-
cie qui da noi. conosce e riconosce i
valori della fede. Ma vediamo che
ci sono molli giovani disorientali.
alcuni ingannati e pò rtati per :.trade
che non sono ceno quelle della
Chiesa. Noi vorremmo che tulli es..,i
trovassero la strada vera dell'ideale
del giovane cristiano. che oggi più
che in passato si impegna nel servi-
zio dei suoi fratelli...
Credo che !"avvenire sia spalan-
cato ai giovani oggi più che: mai. e
mi pare che questa nostra gioventù
è più idealista che quella di ieri.
Do manda. Qua li ostacoli incon-
lrano i giovani :.ulla loro s1rada?
Risposta. Credo che gli ostacoli
maggiori vanno ce rcali in alcuni
eccessi della vita attuale: la droga.
gli abusi di ordine sessuale. la me-
schinità di voler ridurre la propria
esistenza a l materialismo. Sono
questi gli ostacoli che noi dobbiamo
aiutare asuperare. perchèi giO\\ani
possano vivere in pienezza.
Do manda. ln che senso lo spiri to
di Don Bosco è suuo presente nei
suoi o rie nta me nti personali e nelle
sue decisioni pastorali? Per esempio
nella riforma agraria della Chiesa,
nella giustizia sociale. nella promo-
Lione o pe(aia...
Risposta. Le iniziative che ho
preso durante l'esercizio della mia
azione pasto rale, racchiudono il
pensiero. l"a7..ione e gli ideali di q uel
grande sace rdo te e santo che fu
Do n Bosco.
Una persona che ha un ideale.
non può abbandonarlo m ai : ora
!"ideale del sacerdozio che io ho
abbracciato era pcrsonificalO nel
santo fondatore dei salesiani. Non
c'è dubbio che il s uo stile di vita e
la sua appassionata dedizione ai
poveri ha influito e influisce pro-
fondamente nella mia vita.
Domanda. Quali altri pPrsonaggi
hanno in0uilo su di lei?
Risposta. Uno solo al di sopra di
ogni altro e in modo determinante:
si chiama Gesù CristO.
24

3.5 Page 25

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storia salesiana
lntrapren i mo
dima imi
Con tali parole cento anni fa Don Bosco apriva a Lanzo il
primo Capitolo della sua Congregazione. Attorno a lui
erano don Rua, don Cagliero, don Luigi Guanella, il conte
Cays di Caselette. In un mese di riflessione comune si
misero a punto le norme pratiche di vita religiosa che -
passate al vaglio dell'esperienza - divennero poi la
guida di migliaia di salesiani nel mondo.
L anzo T o rinese. 5 :.ettembre
1877. << N oi diamo ora ini=io al
primo nostro Capitolo Generale. che
da questo punto dichiaro aperto. Noi
intraprendiamo cosa della massima
i111porta11::a per la Co11grega::io11e! li
La voce di Don Bosco è sicura e
soknoe, come si ad<lice al mo-
mento storico. Gli altri 22 membri
del Capitolo gli stanno auomo col
più vivo interesse. Hanno occupalo
la direzione del collegio di Lanzo:
lo spazio no n è mollo. e sono tutti
strclli attorno al tavolo della pr~i-
denza.
<< Desidero gra11dememe che si
proceda adagio e he11e - ha ripreso
Do n Bosco - . Dacd1é siamo qui per
q11ewo. lasciamo altri pensieri e at-
1e11diamo11i seriamenle >).
Gli altri assentono. convinti.
Qualcuno prende nota ,elocemenle
delle parole di Don Bosco. Suno
troppo impo rLa nLi. bisogna racco-
glierle con cura e tramandarle alla
storia.
Lo schema deUe proposte. Ap-
pena da Lre anni Roma ha appro-
vato le << Costituzioni della Società
Salesiana ». Appena cinq ue anni
prima era nato l'Istituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice. Appena due
anni prima erano partiti per !"Ame-
rica i primi missionari salesiani.
Appena un anno prima i Coopera-
tori Salesiani avevano avuto il loro
RegolamenlO. E pochissimi giorni
prima Do n Bosco aveva ricevuto
dalla tipografia, fresche di inchio-
stro, le prime copie del primo Bol-
lettino Salesiano...
Ora è il primo Capitolo Genera-
le. Un -avvenimento. Don Bosco
l' ha preparato. come empre
quando ha tra mano una col>a im-
portante. con grande impegno e
meticolosità.
Già in aprile ne aveva parlato
CAPITOLO GEIElW.E
COXGREGAZL0~1E SALESIANA
0O11'VOCA.llSl IJf L.A.:trZO
t.•'77
TOf\\!NO
T.IPOO•A.•LA HAC.:Wttt.AN'A
I a, 1.
Copertina dello e Schema di proposte II elabo-
rato da Don Bosco pe,- Il primo Capitolo
generale salesiano.
con i suoi più strelli collaboratori:
«Siccome è il primo. int.:ndo che si
celebri mollo :.olennemente. Sarà
un gran passo. Farà prendere un
nuovo aspello alla Congregazione.
Desidero che faccia epoca >). Poi
aveva messo da parte tanti altri
impegni. e preparato tm ampio
« schema di proposte ». L'aveva
fallo stampare e interfogliare, e poi
a luglio r aveva distribuito perché i
Salesiani - tutti - lo leggessero e
vi facessero le loro osservazioni.
Quelle proposte si sarebbero tra-
sformate in parte in nuo vi articoli
delle Costituz.ioni (da far approvare
a Roma). ma soprallutlo in un
<i Manuale a uso della Congregazio-
ne•> che non richiedeva tante pro-
cedure. ma che avrebbe assicurato
ai Salesiani delle norme concrete e
precise di vita.
1ei ventun paragrafi dello
<< schema di pro poste » Don Bosco
aveva passato in rassegna gli aspelli
più vari della vita salesiana.
unendo spiritualità e buon sens(). A
quei suoi primi « stakanovist1>)
dell'apostolato giovanile ricorda,·a
che << la sanità è un dono assai
prezioso dd Signore. con cui pos-
siamo fare multo be ne a noi e aeli
alLri. Vi sia perciò sufficiente rip-o-
so, non troppo lavo ro... >>. Una pre-
mura paterna era per gli allievi: <1 Il
maestro non s fo rLi a progredire
coloro che sono di scarso ingegno>).
E una preoccupa1.io ne per le loro
leuure: << I libri di 1es10 siano scrilli
o corretti dai nostri soci >>. Eccetera.
Lo << schema )) era stato lello. me-
dita10. approfondito dai saJesiani. J
Llirello ri delle o pere avevano rac-
colto le osservazioni dei confratelli.
e o ra erano pro nti. a riferirne in
Capitolo.
Giovani ma prepara ti. << Se non
bastano pochi giorni - riprende
Do n Bosco sed uto al tavol o della
presidenza - ne impiegheremo di
più. Impiegheremo llftto il tempo
necess(Jrio ». La sua calma e deter-
minazio ne contagia gli altri. So no i
suoi figli spirituali, i collaboratori
più fidali. i direllori ddle sue opere,
i _ca pi della sua giovane Congrega-
zione.
N el 1877 i Salesiani sono 361 in
tullo, con 18 opere. L'Oratorio di
Torino è zeppo di ragazzi che in-
cantano cqn il loro contegno: la
gente viene da lontano per vedere i
chierichetti sfilare in beffordine:
quasi in ouanta quell'anno chie-
dono di vestire l'abito clùericale.
Anche l'opera di Bo rgo San Ma r-
Lino prospera: Lanzo ha ,isio da
poco l'inaugurazio ne della ferrovia.
e il collegio di Don Bosco ha ospi-
tato i ministri al termine del ,1ìaggio
inaugurale. Yalsalice. Alassio, Va-
razze, Sampieruarena, e Vallecrosia
dove c'è da misurarsj con i Prote-
stanti... Case in Toscana e a Rom a.
C'è già una casa a Niua in Fra ncia.
e quest'anno ha offerto fa primizia
di due vocazioni. Alle due opere
aperte in Argentina se ne sta ag-
giungendo una terLa a La Boca in
mezzo ai [ramassoni. e si parla di
un vicariato apostolico laggiù in
25

3.6 Page 26

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I fondo alla Patagonia. Anche l'Uru- :.mentire la diceria segna accanto ai Qualche problema oggi può ap-
guay ha la sua pnma casa e giun- nomi le qualifiche: cinque sono parire scontato. qualche altro i! an-
gono inviti dal Paraguay. dal Br.u.i- deui autori d1 opere leuerarie o cora pienamente auuale.
le. datl'rndia. dalla lontana Au tra- scolastiche. uno di libri per la gio- Nella seconda riunione s1 traua
lia. Anche le Figlie di Mana Ausi- venlù. due compositori di opere dell'ammi~sione al sacerdozio di sa-
liatrice sono in pieno sviluppo: musicali. uno commentatmc d i lesiani entrati come laici. La con-
sono quasi 180. con 8 case...
Dante. uno «inventore di parecchi suetudine del Lcmpo lo esclude. Ma
<< Noi procediamo - ha potuto aurezzi di fisica e meccanica>>: e Don Bosco, che a l riguardo ha già
esclamare un giorno Don Bosco - . quasi tutu O!>Ultano con tanto lii csperiènLe positive. e tiene presente
e ogni impresa ci rici.ce più pro!>pe- laurea...
che <' scar,.eggaa tanto il clero•· de-
ramente che non spera imo. E'
Da,·vero Don Bosco si sente s1cu- cide: 1< 01·e è moralità e alfitudme.
proprio il Signore che ci fa andare 1 ro: la buona base :.u cui co:.truirc io so,w del parere che siJacilill lo l'io
avanti cosl a gonfie vele•>. Il suo è c'è.• E noi 11011 abbtamù altroJim! in del sacerdo=io 1).
l'ottimismo necei.sario per dare queste radwwn=e che la maggior Nella quartu riunione si parla dei
forza a quel pugno di pionieri. che gloria di D10 e la sal1·e::a di!lle Cooperatori. Non dovranno es!iere
devono superare difficoltà sent.a anime rede111t• dal pre=ioso sangue di - preci~a Don Bosco - come gli
numero.
Gesiì Cristo•>. aggiunge Don Bosco appartenenti ai comuni terz.i ordini
In pratica il momento è delicato.
la Congregazione è una creatura
fragile e impegnata in uno i.forrn
ponendo fine al '-UO discorso d'a- che i1 adoperano 1111 modo lulfo aice-
pertura. Quel 5 settembre 1877 1 t ico, fmuw multe preghiere. redtano
membri capitolari ,;i suddividono in tufjicio esimi/, ». « Noi i11w!ce ~iamo
<l"espansione vortico~. che rischia
di frantumarla. Ma Don Bosc1.1 ha
fiducia in questi suoi primi figli.
tulli giovani. che sono cre!.Ciuti
sollo di lui. che egli ha plasmato a
sua immagine e ~omighanza: don
Rua, che~sarà il <.Ut> primo i.uc~!>O-
re. don Albera che sarà il secondo.
don Cagliero rientrato dall'America
appositamente per il Capitolo. don
Lemoyne che sarà il biografo di
cinque comm1slliom. e cominciano
ad affrontare I vari Lemi.
Lavoreranno pa 26 giorni. Sa-
ranno 26 radunan7.e plenarie >>.
oltre il lavoro <ldlc commiss1om. E
tuuo ,otto la pr~iden~a dì Don
Bo.sco (Don Rua è regolatore). Per
preparare quel Manuale a uso
della Congregazione ,> che con le
sue indicazioni pratiche sca nd1 rà la
\\.ita di migliaia e migliaia di futuri
111tto a:w11e. moto. opere d1 caruà
1'erso il pmssimo ». <r I primi. 111111
pratiche di p/"età, e noi lutti pratid1e
di carità». Vede questi Laici impe-
gnati pienamente nel solco della
missione .salesiana: <• Loro .\\COpo è
di fare a, g;o1·011i tullo qut•I be11c
spirmwle C'II<! temporale che per nm
si possa. E 1/ pnferi:.·cefare Jd bent'
ai giovani pitì prJ\\'eri e piLÌ abbando-
nati i).
Don Bosco...
i.alesiani.
Gli <1 aspiranti alla vita salc-,ia-
Giovani. ma preparati. In certi
na •> sono argomento della qumw
ambienti torinesi c1rcola ancora la
<< Noi siamo tutto .azione >►. I ver- ri1111io11e ff Ve11ga110 netrOratono -
voce malevola che 1 :.alesiaru sono bali rifen'-<."t.mo I tanti temi affron- dice Do n Oosco - . shan" alnme
is un'accouaglla <l1 ignorantelh •· tali Riportano le parole d1 D1, n .tellimam• n alc11111 mesi. t' redanr> st•
buoni solo a far ch1al>so con i raga1- Bo:-.co qua-.1 per intero (e~e hanno la Congregu:i(J11e è pone per i loro
.d. E Don Bosco - che ha compi- il ~apore di un tei.tamento. perciò demi >).
la to e divulgalo un preciso elenco qualcuno dei 22 si affanna a fissarle Nella sediC'esima riunione l'argo-
dei capitolari - quasi a voler il più fedclm1::nte possibile).
mento è grosso: come suddividere
la Congrega1ione - pensando ai
futuri sviluppi - in provrnce. An11-
.... ......,.. _...............
..,._.,'T._ ........, . . . . . . . . . . . . . .I& . . . . .
1.•--.; ~ .. Pi
~
....
~ - . n..............
-..----...-...-. --..-- ._.....',..-..,c.-.r,.,'._'a..._w..._.....,...I.o.....-..,.a....lJ.l..i...".:.'..-.......,.._.-..à..~ ..a..._.,-_.
--a ................. ._ .. ,...
(f or»tli!ro,........................,__,_
.............................................._..........._................ .. ,~ .,.....v..,..-..i,r..,..-.-.,.........,..,.......__.._..,.,......_~ ...............,.._..,......
..... ,
,i,11111 ~ ~ . . . .
.. ......... __. ..,....,., ,.,.. 11l1M11iW1'.1.,.1,._tl,.
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.. ,....
1.111.11.11
-A ,~ . . , ... ... ,.
.. ... .. ...
-•--(QpU __ ,...
o-w~----....... . ,........
.............. lt .....fQaie!,-L.....
tutto ,·iene rifiutato quel nome. E"
di origine mona,;1ica, e perciò guar-
dato con mttlità dai ncm1c1 della
Chiesa. Dt·I resto, osserva sempre
Don Bosco. anche sant'lgna1io a1
suoi tempi ha scartato la nomen-
clatura comcntuale >>. Forti d1 tanto
precedente. i salc:.iani optano per
«lspeu,ma i>. termine tra l'altro di
uso corrente nell'amministra1ionc
civile del tempo.
TI relntivo superiore si chiamerà
Ispettore. Da Roma pretendono
che abt,iu 35 anni di età. e quC!>lO è
un vero guaio. Don Bo!>co dove li
troverà i salesiani così t an11an1 rt?
Dm rà dire ai dicasteri romani: pa-
Lienlate un poco. e vedrete che il
tempo guarirà questi m1e1 figli
dalla loro giovineaa. fino a farli
arrivare all'età da voi nch1e:.1a.
•= Due pa91ne c1ell'opuse010 Schema di pn,posta la prima a stampa, e ra11n1 In bianco ,,., le
annotazioni. E sono le annotazioni scritt. da Don Boscodi suo pugno.
Invece di piagnucolare. ella i·,m-
te.sima riumone si parla da coloro
che divenuti i.alesiani, poi abban-
donano. " Costoro spesse 1·0/te
26

3.7 Page 27

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hanno demeritato notevolmente -
dice Do n Bosco - . Tuttavia usiamo
con loro la massima benevolenza.
Così anch'essi serberanno amore e
rispetto alla Congregazione, e pas-
sato un po' di tempo avremo in
ognuno di loro un amico e u,1 aiu-
to».
Nella ventiquat1res1ma riunìo11e,
l'argomento cade sui rapporti con
le autorità civili. cosi spesso osti li
allora, verso la Chjesa e verso la
richiede fatica. sacrifici. Eppure bi-
sogna aver pazienza. saper sopporta-
re. E invece di riempire l'aria di
lamenti piagnucolosi. lavorare a più
non si dire perché le cose procedano
avanti bene »-
Cosi pensava. parlava. agiva Don
Bosco. E questo metodo, capace di
disarmare anche i nemici. spiegherà
non pochi suoi successi.
La verifica dell'esperienza. li 5
ottobre, un mese esatto dopo l'inj-
formulati a tavolino, senza la veri-
fica dell'esperienza quotidiana.
anche se be!Ji e sensali no n lo
persuadono. Prepara quasi contro-
voglia un breve testo, lo fa anche
stampare e lo manda ai salesiani.
Ma perché lo sperimentino. Solo
nel 1882 gli austeri censori di Roma
avranno finalmente un testo da
spulciare. Ma sarà già collaudato.
Fondamentale. n primo Capitolo
Generale celebrato nel 1877 con
don Rua, don Cagliero. ecc., è
Tre protagonisll del primo Capitolo generale.
Da sinistra: DON BOSCO in una foto storica del 1878.
Il conte CARLO CAYS di Caselette (1813-1882), già deputato al Parlamento, in quel settembre
entrato a far parte della Congregazione salesiana. L'anno successivo era ordinato sacerdote; solo
per quattro anni poté mettere a disposizione di Don Bo$CO la sua vasUsslma esperienza: la morte
lo rapì a 69 anni.
Il beato LUIGI GUANELLA, che fu nelle file satHlane per tre anni, e accanto a Don Bosco maturò
la sua dllllclle via alla santità. Fonderà due congregazioni religiose: i Servi della Carità, e le Figlie
di Santa Maria della Pronldenza.
vita religioi;a. Don Bosco è esplicito
e sconcertante. « Il Signore ci co-
manda di obbedire, e di portare
rispetto ai superiori eliam discolis
(anche quando sono cattivi)..finché
non comandano cose dirertamente
calli ve».
Don Bosco ha una valutazione
piuttosto negativa del tempo pre-
sente: <r Nessuno è che non veda le
cattive condi:ioni in cui versa la
Chiesa e la religio11e i11 questo tem-
po. lo credo che da san Pietro fino a
noi non ci siano mai stati tempi così
difficili. Nernme110 le persecuzioni di
Gi11lia110 /"apostata erano cosi ipo-
crite e dannose>>. Ma Don Bosco
non si scoraggia. e individua la
strada giusta: (r E con questo? Con
questo noi cercheremo in tutle le
cose la legalità. Se ci vengono im-
poste taglie. le pagheremo; se ci
richiedono esami (per l'insegnamen-
to), questi si subiscano; se patenti e
diplomi, si farà il possibile per otte-
nerli. E così si andrà avanti! Ciò
zio. il Capito lo si conclude. Nella
11e11tiseiesima e ultima riunione si
constala che purtroppo (1 le cose si
devono dire piuttosto abbozzate
che compi ute. E' ancora necessario
un lungo studio e lavoro per limare
gli articoli >>. Pe rciò con un decreto
sottoscritto da tutti si affida a Don
Bosco stesso il compito di preparare
la stesura definitiva. E ognuno
torna in fre tta alle proprie case e al
proprio lavoro.
Tra i capitolari c'era un certo don
Luigi Guanella, che un giorno la-
scerà i salesiani per formare una
sua famiglia religiosa (e oggi la
C hiesa lo venera come beato):
quell'esperienza di un mese alla
scuola di Don Bosco gli sarà pre7j o.
sissima per e per le vocazioni che
Dio metterà nelle sue mani.
Don Bosco dunque dovrà prepa-
rare i testi da sottoporre a Roma. Ci
prova. ma no n ce la fa. Procedere
così in astratto è contro la sua
natura. Tutti quei principi di vita
risultalo fondamentale nella sto ria
della Congregazione Salesiana e
del progetto apostolico di Don Bo-
sco. Ora nel prossimo o tto bre, a
cento anni esatti dal primo. i figli di
D on Bosco celebreranno il ventu-
nesimo.
Sarà anch'esso << un gran passo>>.
Le profonde trasfo rmazioni del
Concilio, nella Congrega.i.io ne ave-
vano preso consistenza attraverso il
Capitolo Generale del 197 1, che la
C hiesa aveva voluto fosse << specia-
le>>. Ne erano uscite per la Congre-
gazio ne dj Do n Bosco le << Costitu-
zioni rinnovate 1), allenle insieme
alla tradizione salesiana e alle esi-
genze nuove dei tempi. Da allora
sono trascorsi sei anni di sperimen-
taz.io n~ per vedere se i principi
tracciati a tavolino abbiano retto
a ll'urto con la realtà della vita.
Così anche il ventunesimo Capi-
to lo. come il primo. sarà << cosa di
massima importanza >> per la Con-
gregazione di Don Bosco.
27

3.8 Page 28

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COME FU CHE LA ROULOTTE
E' FINITA IN FRIULI
Tutto a causa di Gianmarco, otto -anni.
Racconta la sua mamma, signora Laura,
exal/ieva emiliana.
Gianmarco quella sera davanti alla tele
era rimasto pensoso, preso dal tragico
problema del Friuli. Bambini come lui in
tenda, da mesi. E il freddo inesorabile
arrivato a pesare sulla speranza dei su-
perstiti.
In parrocchia eravamo stati Invitati a
pensare ai fratelli friulani, Impossibile fin-
gere di non sapere. Anche Gianmarco,
che possiede Il salvadanaio con I rispar-
mi, all'offertorio della «: messa per I ra-
gazzi » aveva portato tutto quanto aveva.
La sera precedente ml aveva detto:
« Allora, mamma, domani si apre il salva-
danaio li. « D'accordo, Gianmarco». Set-
temi lacinquecento lire, contate insieme.
« Quanto vuoi portare? li «: Tutto, mam-
ma. Bisogna dare tutto ».
Paola, la sorellina di Ire anni, alla
messa l 'aveva accompagnato tenendogli
stretta una mano e fissando quella busta
preziosa che conteneva anche Il frutto
delle « sue » prime piccole rinunce. Clau-
dio mio marito, e ·10, avevamo aggiunto il
nostro contributo.
La sera, ritrovandoci a parlare della
giornata, Gianmarco aveva ricordato la
sua decisione: « Bisogna dare tutto ».
Francamente, avevamo dato parecchio, e
a più riprese. Ma avevamo evitato di
parlare l'uno all'altro della nostra roulet-
te, comperata a stento e a rate. Appena
finita di pagare in agosto.
I bimbi già dormivano, e stavo riordi-
nando le ultime stoviglie. Mi ci volle uno
sforzo per attaccare quel discorso con
mio marito. So com'è lui: ci tiene alle sue
cose, al poco che abbiamo.
, Quella sera mi chiese: « Cosa vuoi per
Natale?» Nell'anima ml turbinavano an-
cora le parole di Gianmarco: « Bisogna
dare tutto ». Mi venne facile la proposta:
e La nostra roulette per il Friuli. E' gente
che ne ha estremo bisogno ».
Claudio s'era alzato di scatto. Senza
parlare, s' era piantato davanti alla fi-
nestra che dà sul cortile. Con le braccia
incrociate, guardava lontano. Guardava
le stelle? o la nostra tettoia-garage?
Poi mi si avvicinò pensoso. « Sì, Laura.
Se è questo Il regalo che vuoi per Nata-
le... la Porteremo tutti insieme. Gian-
marco cl ha insegnato che bisogna dare
tutto».
(Da «- Unione»)
ANTENNA DON BOSCO
E' nata a Bova Manna Antenna Don
Bosco, radio privata salesiana. L'emitten-
te, entrata in funzione il 31 gennaio
scorso festa di Don Bosco, intende es-
sere « una voce amica rivolta con senti-
menti di fraternità cristiana ai cittadini di
Bova e paesi viciniori »: può essere
ascoltata in un raggio di 40 chilometri. I
suoi programmi comprendono un Radio-
giornale (espressione della comunità lo-
cale), servizi culturali, ricreativi. religiosi,
Ò'intormazione varìa, di musica e sport.
Antenna Don Bosco, « un modo nuovo
per stare Insieme ». si propone di rag-
giungere « giovani e anziani, sofferenti e
disadattati. famiglie, scuole e ambienti di
lavoro, e quanti Intendono offrire contri-
buti di idee e di esperienze in spirito di
reciproco servizio per un'autentica pro-
mozione umana e cristiana ».
PER I COOPERATORI
"VACANZE FAMILIARI"
NELLE DOLOMITI
MAI CONQUISTATI
« Fiesta » della gente Mìxe (stato di Oaxaca, Messico): quale occasione
mig liore per ricordare a sé e al mondo, che la loro razza indomita non ha mai
voluto piegarsi?« Jamas conquistadosl »
Prima g li Aztechi tentarono dì soggiogarli, ma furono respinti con la forza.
Poi, all'epoca dei conquistadores spagnoli (il primo sbarco in Messico é del
151 1) i Mixe - interiori di armi - si rifugiarono nelle foreste per difendere la
loro libertà. Poi l'Incontro con i missionari e con la libertà dì Cristo.
La loro regione è oggi costituita In Prelatura apostolica e ha il suo vescovo
(il salesiano mons. Braulio Sanchez). La gente Mixe, sorretta dai figli di Don
Bosco, è uscita dalle selve: si organizza e si prepara a occupare il posto che le
spetta nella grande nazione messicana.
28
Un 'interessante m1zialiva viene pro-
mossa per questa estate dall'Ufficio Na-
zionale Cooperatori: le « Vacanze fami-
liari per Cooperatori »nelle Dolomiti.
Con l'iniziativa si offre loro possibilità
di riposo, ambiente tranquillo, amicizie
sane, clima spirituale salesiano; e in più,
spesa modica se rapportata a quella dei
normali alberghi.
L'esperimento, che ben si inserisce nel
quadro delle attività dei Cooperatori pre-
f issate per ranno 1977, viene offerto
specialmente al nuclei familiari di Coope-
ratori, anche per favorire una migliore
conoscenza reciproca.
Sede delle vacanze familiari sarà il
« Soggiorno Don Bosco » a Fontanazzo,
zona Campitello di Fassa ( Trento), altitu-
dine metri 1.400. I posti sono limitati, e
naturalmente vengono assegnati fino a
esaurimento delle disponibilità. Gli inte-
ressati possono richiedere il programma
all'Ufficio Nazionale Cooperatori (Vìale
dei Salesiani 9 - 00175 Roma).

3.9 Page 29

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DON RICCERI AL PROSSIMO
SINODO DEI VE!';COVI
Il Rettor Maggiore dei Salesiani è stato
eletto Ira i Superiori degli Istituti religiosi
che parteciperanno al prossimo Sinodo
dei Vescovi.
Com'è noto, una rappresentanza di
Vescovi si riunisce periodicamente a
Roma per affrontare I principali problemi
della vita ecclesiale, in vista di uno scam-
bio di informazioni ed esperienze, e di
una proposta dl orientamenti operativi
comuni. Accanto al Vescovi, ogni volta
prendono parte al Sinodo anche rappre-
sentanti qualificati di altri settori della
Chiesa, tra cui dieci Superiori religiosi.
La presenza del Rettor Maggiore al
prossimo Sinodo (che si svolgerà nell'ot-
tobre 1977) è tanto più significativa per la
Famiglia Salesiana. In quanto l'argo-
mento sul tappeto, risulta di grandissimo
Interesse per I flgli di Don Bosco. « La
catechesi nel nostro tempo, con partico-
lare riferimento alla catechesi dei fan-
ciulli e dei giovani ».
RICORDANDO ANTONELLA
La loro compagna Antonella De Leo-
nardis nel luglio scorso è stata rapita da
un male crudele: una brava ragazzina
che soffrl tanto ma non voleva che la
mamma lo sapesse.
Le sue compagne della quinta elemen-
tare (Scuola Maria Mazzarello alla Tusco-
lana, Roma) l'hanno voluta ricordare con
un gesto squisitamente cristiano: hanno
svuotato i borsellini, messo Insieme
60.000 lire e inviato tutto a un missionario
con cui sono in contatto da tempo: padre
Giuseppe D'Souza nella residenza di
Bongaon in Bengala (India).
CELEBRATO NELLE MISSIONI
IL CENTENARIO MISSIONI
I venti e più giovani salesiani che si
preparano nel liceo e nel noviziato di
Guatemala sono andati a celebrare Il
« Centenario delle missioni salesiane »
proprio nelle missioni, Ira quegli Indi
Kekchi di cui avevano sentito tanto par-
lare e per i quali hanno anche tante volte
pregato.
Partiti da Guatemala 1'8 novembre
1976 In compagnia di due loro educatori,
hanno trascorso tre giornate complete a
San Pedro Carcha (centro delle missioni)
e dintorni. Hanno visitato varie residenze
missionarie, parlato con la gente, interro-
gato i missionari, pregato con loro e con i
Kekchi.
Poterono anche ascoltare dalla locale
« Radio Tezulutlan » una trasmissione
che stava loro particolarmente a cuore·
l'aveva preparata il loro « gruppo missio-
nario » in Guatemala appositamente per
la gioventù di Carcha, ed era la prima di
una serie programmata per tutto l'anno
1977.
Il giorno celebrativo del centenario,
1'11 novembre, sul far della sera tutti si
riunirono per la concelebrazione nella
DON BOSCO, Cl PENSI TU?
La pioggia e arrivata In anlfc1po, Inattesa e brutale: 45 centimetri 1n 24 ore.
Non era mai capitato La parrocchia missionaria salesiana di Madras-
Pulianthope è stata messa a dura prova. Nella parte bassa le capanne non
hanno retto. l loro muri di fango si sono sciolti nell'acqua, 248 famiglie hanno
perso ogni cosa. Tremila persone hanno cercato rifugio nell'opera salesiana
(una grande scuola professionale per I figli del popolo), e si è fatto il possibile
per accogliere tutti, e dar da mangiare per una settimana.
Ora c'è da ricostruire le case. Molte famiglie hanno bisogno di tutto, dai
vestiti alle pentole. La toto: un maestro della scuola salesiana è andato a trovare
Don Bosco. e sembra dirgli: « Ci pensi tu? non c1 dài una mano? »
chiesa pa~rocchiale divenuta troppo
stretta. L'omelia fu tenuta nelle due lin-
gue, spagnolo e kekchi. e I giovani sale-
siani esibirono il loro coro sostenuto
dalle chitarre. A sera, trattenimento acca-
demico con i chierici ancora protagonisti.
I Kekchi hanno un orecchio musicale
portentoso, se le esecuzioni non soddi-
sfano sono capaci di andarsene a metà
spettacolo, ma quella sera sono rimasti
col naso in su fino alle 23,30 e fino
all'ultima nota.
Quei giovani salesiani sono tornati ai
loro libri con negli occhi e nel cuore un
ricordo indelebile della vita missionaria.
E qualcuno col desiderio di tornare, per
far dono della vita a quel gruppo etnico
bisognoso di aiuto per uscire dalla sua
secolare emarginazione.
TERZO MONDO E MISSIONI
SONO ANCHE IN ITALIA
Un gruppetto di Suore Salesiane
Oblate (la congregazione fondata da
mons. Cognata) ha vissuto l 'estate scorsa
un·esperienza semplice e drammatica in-
sieme, che sembra ricordare agli even-
tuali distratti che terzo mondo e missioni
sono realtà anche italiane.
Ne riferisce Il loro periodico; ecco una
sintesi della notizia.
Nel pomeriggio del 1O luglio abbiamo
lasciato la nostra casa dì Martone (Reg-
gio Calabria) e cl siamo recate a soggior-
nare per un mese fra la gente Cassar!.
Cassari è una piccola frazione mon-
tana (m. 1 .080) del comune di Ciano
(Catanzaro). Conta un centinaio di fami-
glie, con nugoli di bambini e ragazzi.
Vivono quasi allo stato p rimitivo, privi dei
comuni conforti umani e sociali, e anche
di aiuti spirituali. Non hanno neppure una
chiesetta; solo nelle grandi ricorrenze si
riuniscono in una casa privata e un sa-
cerdote viene a celebrare l'Eucaristia.
Di fronte a tanta miseria spirituale non
potevamo rimanere indifferenti. La litur-
gia del giorno, quel 1O luglio, ci propose
l'esempio: « Gesù chiamò ì dodici e li
mandò a due e due... Senza pane
bisaccia, i discepoli andavano di casa in
casa annunciando la buona novella... >.
Lungo il viaggio abbiamo cantato: t: Esci
dalla tua terra, e va'!... >.
Slamo state accolte da una numerosa
schiera di bambini, e abbiamo iniziato
subito la nostra missione catechistica.
Nei primi giorni abbiamo visitato tutte le
famiglie; siamo state accolte con schietta
cordialità: ci hanno offerto i loro doni
semplici: pane, vino, funghi ...
I locali messi a nostra disposizione per
le varie attività, molto poveri, erano conti-
nuamente frequentati dalla gente. Du-
rante il giorno si succedevano I bambini e
i ragazzi, che venivano ai corsidi catechi-
smo. A sera arrivavano uomini e donne,
nonni e nonnine, che - dopo un'intensa
giornata di lavoro nei campi - trovavano
sollievo e serenità partecipando alle
proiezioni religiose e ricreative.
Un giorno ci raggiunse il parroco, con
molti indumenti da distribuire al ragazzi
29

3.10 Page 30

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più bisognosi. Fu una festa, ma non per
un ragazzino. Era tutto lacero, e gli vole-
vamo regalare un bel paio di calzoncini,
ma si rifiutava di indossarli, spiegando
che se tornava a casa con quei calzon-
cini nuovi addosso, la sua mamma non lo
avrebbe più riconosciuto e lo avrebbe
cacciato di casa...
L'ultimo giorno si arrampicò fino a
Cassari anche il Vescovo, per dare la
prima Comunione a cinquanta bambini, e
la Cresima a vari altri. La cerimonia si
svolse all'aperto, con la partecipazione di
tutti, in un clima semplice di raccogli-
mento e di preghiera. Anche qui tutto
andò bene, a parte il dramma di un
piccolo comunicando. Arrivò In ritardo,
col rischio di non ricevere la prima Co-
munione. Giungeva dalla campagna, ma-
lamente vestito, scalzo e sudicetto, tra-
scinandosi dietro una capra riottosa. Ti-
rando per la fune rimproverava la capra
con disperazione. e piangendo invocava
l'aiuto della suora: « Suor Bruna, aiutati-
mi, aiutatimi vuil Mi spingiu 'a crapa! ».
UNA SERIA RIFLESSIONE
SULLA PASTORALE GIOVANILE
Dal 1975 è stata costituita nella Conca
del Plata una « Consulta di Pastorale
Giovanile » la cui attività sta dando i primi
risuJtatl positivi di orientamento e stimolo
per l'impegno salesiano in questo setto-
re. Un'attività esemplare, e che merita di
essere descritta.
Sotto il nome di Cuenca del Plata in
America Latina si intendono gli stati che
si trovano posti nel vasto bacino del Rio
de la Plata: Argentina, Uruguay e Para-
guay. Gli ispettori delle sette ispettorie
salesiane situate nella regione, nel 1975
hanno dato vita alla « Consulta di pasto-
rale giovanile » (affidata per il coordina-
mento generale a padre Wenceslao Mal-
donado), per venire incontro a quattro
esigenze particolarmente sentite. Esse
sono:
necessità di comunicare, dato che si
fa molto lavoro, ma troppo disperso e
senza il conveniente collegamento;
necessità di approfondire, per supe-
rare Il pencolo costituito da routine. im-
prowìsazione e superficialità;
necessità di diffondere le esperienze
più valide che possono diventare modello
per le altre;
necessità di dar continuità alle ini-
ziative, tante delle quali sovente muoiono
con chi le ha lanciate anche quando
risultano pienamente valide.
Durante il primo anno di attività, la
Consulta ha dato vita a tre Incontri con
salesiani Impegnati in forma qualificata
nella pastorale giovanile, e ha lanciato
una rivista: « Quaderni di pastorale gio-
vanile».
Nel primo incontro a Mar del Plata
(febbraio 1976) si affrontò il tema « I
giovani e la settimana santa ». Nel se-
condo a Mallinkrodt (giugno) la rifles-
sione fu portata su « Ritiri e giornate per
la gioventù ». Nel terzo, svoltosi a La
Plata (novembre scorso), fu discussa la
« Pastorale giovanile in tempo di vacan-
ze».
In quest'ultimo incontro durato tre
giorni (su cui spendiamo due parole a
titolo di esemplificazione) si sono prese
in considerazione alcune attività tipiche
del tempo libero: i campeggi, i gruppi
missionari, gli oratori, e un'iniziativa ti-
pica di questi paesi, che va sotto il nome
di « ateneo familiare ».
Si sono confrontate sette esperienze di
campeggi, tra cui particolarmente signifi-
cativi I « campeggi di formazione voca-
zionale > realizzati da due ispettorie. Lo
studio dei gruppi missionari (altre sette
esperienze molto diverse e molto ricche
di indicazioni) ha suggerito l'elabora-
zione di un documento-base contenente
« Lineamenti pastorali per I gruppi mis-
sionari >. Il tema dell'oratorio, troppo im-
pegnativo, è stato rinviato per mancanza
di tempo.
Gli atenei familiari hanno accentrato
un vivo interesse: si possono definire
« centri culturali e sportivi, con attività
libere per la formazione integrale e il
sano svago di tutta la famiglia >. Queste
Iniziative, di cui si sono presentati alcuni
validi modelli, trovano il loro appoggio
naturale nella parrocchia, e risultano
aperte all'impegno dei Cooperatori e dei
collaboratori laicf delle opere salesiane.
I risultati di questo terzo Incontro della
Consulta (a cui hanno preso parte anche
don Dho e don Vecchi del Consiglio
Superiore) saranno presentati in due nu-
meri della rivista « Quaderni di pastorale
giovanile >, l'uno dedicato al campeggi e
l'altro ai gruppi missionari.
Due nuovi Incontri sono in programma
per il 1977: il quarto in maggio, sul tema
« Il processo di maturazione della fede
nei gruppi giovanili »: e il quinto in set-
tembre su « Oratori e centri giovanili >.
GLI IDOLI
Ragazzo della scuola salesiana di Guatemala guarda con curiosità gli ldolettì
venerati un tempo (e qua e là ancora oggi) dal gruppo etnico Kekchi. Anche tra
questi popoliemarginati lavorano i figli di Don Bosco, per portarli al Vangelo.
30
NEL 1973 C'ERA NESSUNO
Il BS ha già riferito (giugno 1976) sulla
parrocchia di San Carlos Yapacani in
Bolivia, con 30.000 abitanti ma vasta
quasi quanto la Campania, della quale
dal 1974 hanno cominciato a occuparsi i
salesiani dell'lspettoria Veneta San Mar-
co. Ecco un nuovo dato: l'elenco -
sorprendentemente lungo - di quanti
oggi lavorano su quel territorio.
Vi si trovano c inque salesiani (quattro
sacerdoti e un coadiutore); tre Figlie di
Maria Ausiliatrice; tre Suore dei Sacri
Cuori venute dalla Colombia; tre suore
boliviane «Figlie di Gesù »; una Suora
Rosaria che prepara l'arrivo di una comu-
nità di consorelle; un gruppo di nove
volontari italiani: due periti meccanici, un
perito elettrotecnico, un geometra, un
meccanico, un'ostetrica, due maestre...
Alcuni lavorano nel centro della par-
rocchia, altri sono sparsi nelle varie loca-
lità: Buen Retlro, Villa Bush, Km. 27, Km.
21 (modo pratico per intendersi, in attesa
che le genti di quei posti assegnino un
nome ai centri in via di costituzione).
Tutto questo oggi, mentre ancora nel

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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A U D I O V I S I .V I
FILMINE E CASSETTE
PER INCONTRARE I GIOVANI
Proseguendo nel suo ormai lunghis-
simo servizio ai giovani e all'evangelizza-
zione, l'Editrice LDC ha offerto in questi
ultimi mesì agli educatori cristiani una
serie di filmine - nuove o totalmente
rinnovate, e accompagnate da cassette
di sonorizzazione - per un incontro più
efficace con la gioventù.
Queste filmine sono la risposta mo-
derna alle esigenze di quest'epoca che a
ragione è definita dell'immagine; in mano
a esperti educatori, diventano un ideale
punto di partenza per portare i giovani
dalla superficialità di suoni e colori all'in-
teriorizzazione dei problemi.
SI' AL VANGELO
Battesimo nella parrocchia salesiana di Kigali (Rwanda. Africa equatoria-
le). Nel piccolo stato, vasto poco più del Piemonte, i salesiani sono al lavoro dal
1953. VI hanno tre opere di torte impegno missionario tra le gente Bantù, che
vive in piena coerenza il suo sì al Vangelo.
1973 nessun sacerdote risiedeva da
quelle parti, e l'enorme parrocchia era
« in vendita ». Qualcuno ha creduto pos-
sibile quanto sta avvenendo, e lo ha
realizzato. In primo luogo quell'Ispettore
della « Veneta San Marco » don Tullio
Sartor che - improvvisamente scom-
parso - di sicuro continua a occuparsi
di San Carlos dal cielo.
INIZIATO PER DON CIMATTI
IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE
Si è aperto ufficialmente a Chofu In
Giappone il Processo cognizionale
(come ora viene chiamato) per la beatifi-
cazione e canonizzazione del Servo di
Dio mons. Vincenzo Clmatti.
Chi desidera materiale per favorire la
conoscenza di questa simpatica figura,
può rivolgersi al Postulatore delle cause
salesiane don Carlo Orlando (C.P. 9092,
00100 Roma-Aurelio).
AUGURI Al 46
EXALLIEVI IN PARLAMENTO
Dopo le elezioni politiche del 20
giugno scorso, tatti bene i calcoli, risulta-
rono 46 gli Exallievi salesiani che sie-
dono attualmente In Parlamento: 33 de-
putatl, e 13 senatori . DI e~i. 40 militano
nelle file della Democrazia Cristiana.
A tutti la Presidenza nazionale degli
Exallievi salesiani ha riservato una sor-
presa: ha fatto trovare, nella cassetta
personale delle lettere che hanno In Par-
lamento, gli auguri di buon lavoro. Un
solido cartoncino riproduceva la figura di
Don Bosco, e l'invito: « Dimostrate al
mondo che si può essere al tempo stesso
onesti cittadini e bravi cristiani ».
Gli auguri sono stati graditì, come
hanno dimostrato le cordiali lettere di
ringraziamento giunte alla Federazione
Exalllevi.
NUOVO FRONTE MISSIONARIO
I salesiani responsabili dell'lspettoria
Adriatica hanno in questi giorni sul tavolo
- In vista di una decisione - un pro-
getto missionario da realizzare nel Chu-
but (Patagonia, Argentina).
Il progetto, che comporterebbe l'aper-
tura di una « missione » nella zona sud-
ovest della diocesi di Comodoro Rivada-
via, è stato tracciato da mons. Argimiro
Muore, vescovo salesiano, e caldeggiato
dal locale Ispettore salesiano.
Il vescovo anzitutto fa notare quanto
sono esigue nella sua diocesi le forze
impegnate nell'evangelizzazione: oltre ai
Salesiani che lavorano per la gioventù in
cinque opere, due Cappuccìni e sette
sacerdoti in prestito temporaneo da altre
diocesi, egli può contare su appena tre
sacerdoti diocesani... Per 190.000 abitan-
ti, numero se si vuole piccolo, ma disse-
minati in 234.000 Kmq. Da cercare col
lanternino.
Il vescovo assegnerebbe al nuovi mis-
sionari un territorio di 60.000 Kmq, fino
allo spartiacque delle Ande. Pensa a tre
missionari, che potrebbero dimorare a
Gubernador Costa, piccola località cen-
trale rispetto alla zona e già dotata di un
minimo di strutture.
Come dire di no a un vescovo salesia-
no? Tra l'altro, egli sostiene che e la
Patagonia sognata da Don Bosco era
proprio il Chubut », cioè la sua diocesi, e
aggiunge con sicurezza: « posso dimo-
strarlo scientificamente •·
POPULORUM
PROGRESSIO
t.e:.uu..cni:..-hc41
1h ~ t ! V I
POPULORUM
PROGRESSIO
Questa enciclica
fondamentale di
Paolo VI, offerta nel
testo integrale, è
commentata con 115
fotogrammi (due fil-
mine) che ne visua-
lizzano il contenuto e
lo rendono di più fa-
cile comprensione.
Le immagini comprendono infatti dia-
grammi. grafici, collages, fotomontaggi
che illustrano la reale situazione di popoli
e paesi, e mettono a fuoco i problemi
Impellenti .
CHIAMATI PER NOME
PER I POVERI A TEMPO PIENO
Due filmine sul tema della vocazione,
presentata come sceìta della propria
identità e della missione che ognuno è
chiamato a svolgere nel mondo. La se-
conda filmina prende lo spunto da un
caso concreto di scelta della vita religio-
sa, per una consacrazione totale a Dio e
ai poveri.
CRESCERE COME UOMINI E DONNE
NEL REGNO DI DIO
Il rapporto uomo e donna nel contesto
sociale di oggi. E' una risposta di fede al
problema. a partire dai testi biblici.
LO SCANDALO DELLA FAME
Porta i giovani, con la forza aggressiva
dell'immagine, a prendere coscienza del
dramma di milioni di persone nel mondo.
Queste filmine comprendono media-
mente 36-48 fotogrammi, e Sòno accom-
pagnate dal libretto-guida (prezzo lire
2.600-3.500). Si possono avere le diapo-
sitive anche montate su telaietti (lire
5.800-7.600), per un uso più libero e
creativo dell'ìmmagine. Le cassette di
sonorizzazione in genere comprendono
la colonna sonora di due filmine (lire
3.500).
31

4.2 Page 32

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UNA GIOVANE VITI' SALVATA
ringraziano
Mio nipote Gian
Maria, mentre stava
raccogliendo la frut-
ta, cadde dalla
pianta e si ruppe una
vertebra, per cui do-
vette essere ricove-
rato In ospedale Ma
le sue condizioni sI
aggravarono· com-
plicazioni di dubbia natura e febbre
sempre altissima misero In pericolo la
sua vita. Nel nostro grande dolore cl
siamo rivolti con tede a Maria Auslllalrlce
e a Don Bosco perché ci salvassero
questa giovane vita. venendoci in aiuto
come già altre volte avevano fatto Ora
posso attestare con gioia che le nostre
preghiere sono state esaudite e la grazia
lanto sospirata ci è stata concessa. Con
viva riconoscenza
Exa/1/eva Teresa Geuna
Bagnolo Piemonte
GL ORAMFNTO ,._.SPERAT"'
Aflhtta da tanti mah avevo fatto molte
cure ma senza alcun miglioramento Al-
lora iniziai una novena alla beata Vergine
Ausiliatrice, supplicandola di venirmi In
aiuto, e concedermi un po' di salute.
Dopo alcuni giorni con mio grande sol-
lievo ebbi un notevole miglioramento. e
trascorsi alcuni mesi m, sento assai me-
glio
r.ossato (Vercelli)
Letizia Mazzla
un giorno nostro figlio fu colto all'Im-
provviso da torti dolori alla nuca con
vomito. Il medico lo fece ricoverare d 'ur-
genza all'ospedale, ove ru costatata un' &-
morragia. Disperata. m1 rivolsi a Maria
Ausiliatrice, a un Giovanni Bosco e a
san Domenico Savio. Dopo cinque mesi
una visìta di controllo ha potuto costatare
le sue ottime condizioni di salute. Rico-
noscenti, adempiamo la promessa di far
pubblicare la grazia
G,ovanna e Piero Mandri/11
Gavonata (Alessandr,a)
Sr. RoS1na Marengo (Agliè, Torino) de-
sidera ringraziare pubblicamente Maria
Ausiliatrice perchè Invocata con fede
secondo le esortazioni di Don Bosco le
ha concesso una serie di grazie.
Suor Lorenzina (Alba) ha chiesto
all'Auslllatrloe una grazia tanto deside·
rata da persone care. Ora ringrazia dì
cuore per n favore ottenuto, e affida
ancora al suo cuore d1 Mamma queste
care persone e ogni loro necessità.
La tamiglfa Giovenale Viotti (Sanfrè.
Cuneo) ringrazia di cuore Maria Ausilia-
trice e i Santi sales,ani per la loro inter-
cessione, e chiede ancora la loro prote-
zione tanto necessaria sulla famiglia
I Le Sorelle T. (Brescia) hanno tanto UNA VICENDA SINGOLARE
pregato Maria Auslllatrlce, Don Bosco e i
Santi salesiani, e anche la cara Sr Maria
Con gioia Im-
Troncatt,. loro concittadina, per vane
mensa comun,oo la
grazie. In parte esaudite. ringrSZ1ano di
nascita di Stefano
cuore e sperano di ottenere anche altri
-~
Domenico, grazia ot-
favori tanto desiderati.
- ...,. tenuto dal p,ccolo
Cristina Edvige Accornero (Viarigi,
Asti) ha pregato con tutte le sue forze la
Madonna per il babbo anziano. colpito da
una bronchite mollo grave. e ora è grata
per aver ottenuto la guarigione.
,-.,,
~
I grande santo Dome-
nico Savio. In sette
-~ ann, di matrimonio
1 1 avevo·111sto Interrom-
persi per ben tre
volte la mia maternità. Immaginate Il m,o
ro1ONOSTANTE L • A
dolore, tale da rimanere bloccata anche
negli studi sebbene fossi ormai vicina alla
Nel febbraio del
1974 mio padre fu
Investito da un·auto-
laurea. Mio fratello Riccardo, novizio sa-
lesiano, mi suggeri di rivolgermi a san
Domenico Savio, Il protettore delle culle;
mi raccontò tante grazie ottenute dal
mobile e riporto una
brutta frattura alla
diahsi femorale de-
stra Sì rese neces-
sario un intervento
merav1ghoso Santino e mi ass,curò che
sarei stata esaudita. Mi tu regalato Il suo
abitino. e da quel momento lo tenni
sempre devotamente con me
Quando m, accors, dì essere nuova-
chirurgico con l'ap-
pli c azione di un
chiodo dì M(.ìller La sua età di oltre 80
anm faceva temere un insuccesso, In-
vece egli superò l'operazione benissimo.
Ma dopo d,ec, mesi incominciarono sln-
tom, di ngetto, e s, rese necessaria una
seconda operazione per l'estrazione del
chiodo. Anche questo secondo ,nter-
vento fu superato tanto felicemente che
gli stessi medici ne furono stupiti. Ora il
mio caro papà cammina speditamente
senza bisogno di alcun aiuto. e gode
ottima salute. s,amo riconoscenti a Maria
Ausiliatrice e a san Giovanni Bosco, e
speriamo che continuino a proteggere, e
ad aiutare,.
Giuseppina Torello
Nizza Monferrato (Asti)
mente in atlesa, lessi ogni giorno la
novena a san Domenico, e la mia mater-
nità, anche se Ira ansie e timori. proce-
deva ottimamente L'assistenza di un ot-
timo ostetnco, il doti Roberto Fazzi, un
compagno d, adolescenza ritrovato per
caso dopo 16 ann,. fu il complemento
della grazia che san Domenico Savio
voleva operare in me. Una notte tee, un
sogno singolare: un bambino tenuto per
mano da una giovane contadina. Rico-
nobbi in lui il santo dell'abitino. Mi pre-
sentò la sua mamma e mi disse alcune
cose, tra le quali Il modo migliore di
continuare la novena, fino al 28 settem-
bre.
I medici, date le circostanze preceden-
ti, mi vollero in ospedale alcuni giorni
prima, ma ,o ero sicura che nulla sarebbe
Una Aresu (Chiavari , Genova) ringra-
zia la Vergine Ausiliatrice, san Giovanni
Bosco e santa Maria Mazzarello per la
grazia della guar,gIone di un suo caro
fratello.
accaduto prima del 28. Infatti, rul lo a
fissare la data dell'intervento, dato che I
medici escludevano un parto normale E
il 29 è nato un bambino bello, sano,
robusto e buono.
Maghe (Lecce)
Rita Cariddi Fedele
A. Landlno (P1edimonte. Caserta) desi-
dera segnalare che san Giovanni Bosco,
di cui è tanto devoto, gli ha ottenuto una
grazia che non osava più sperare.
L S. (Torino) ringrazia Maria Ausllla-
trice, san Giovanni Bosco e san Dome-
nico Savio per una grazia ottenuta a
favore della figlia, e invoca ancora a,uto e
protezione.
Giuseppina Destefanis (Sinio, Cuneo)
si è raccomandata tanto a Don Bosco e a
san Domenico Savio per una spinosa
questione d ì lamiglta che non nusclva a
risolvere. La difficoltà si è nsolta proprio
durante la Novena di Natale
Angiolina Degiovanni ( Rosignano
Monf., Alessandria) ringrazia pubblica-
mente san Domenico Savio per la prote-
zione accordata alle sue nipoti nella fe-
lice nascita di Alice e Marco, e continua a
pregarlo perché Il aiuti a crescere buoni
esani.
Antonmo Garofalo (Palermo) rende
pubbliche grazie a san Domenico Savio
per la nascita del proprio figlio Giovanni
awenuta in circostanze molto dilfìcill. e
per la sua guarigione da successiva
emorragia cerebrale.
Giuseppfna Monti (Pistoia) ha pregato
tanto san Domenico Savio per la hgha tn
stato di gravidanza molto d1lf1cile, Che
32

4.3 Page 33

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preoccupava anche i medici. Tutto si è
risolto per il meglio: è nata una bella
bambina, e anche la mamma sta bene.
De/fa e Luigi Fumagalli (Milano) ridotti
in grave stato per un incidente d'auto si
sono raccomandati a san Do.menico Sa-
vio, e tutto si é risolto bene come
neanche i medici osavano sperare.
Antonina Deledda in Manca (Osìlo,
Sassari) durante la terza gravidanza,
assai difficile dopo due aborti. ha pregato
con fede san Domenico Savio, e ha dato
felicemente alla luce Antonella Domeni,
ca. Esprime di gran cuore la sua ricono-
scenza.
Giampiero Roncaglione (Castellamon-
te, Torino) ringrazia san Domenico Savio
per essere guarito da una pericolosa
tonsillite acuta.
Francesca Oglina (Omegna, Novara)
con i familiari ha raccomandato a san
Domenico Savio il piccolo nipotino
messo in pericolo da un oggetto estraneo
che aveva ingoiato. Il bimbo è riuscito a
eliminarlo spontaneamente, senza bi-
sogno di intervento chirurgico.
La famiglia Giuli (Macerata) intende
ringraziare san Domenico Savio per la
protezione accordata in una difficile cir-
costanza che poteva avere gravi conse-
guenze per l'incolumità di un membro
della famiglia coinvolto in un incidente
stradale.
Nonna Felice (Asti) scrive: « Ero molto
in pena per mia figlia in attesa del se-
condo figlio, dato che Il primo era morto
dopo pochi giorni. La raccomandai al
Santo delle culle e le diedi anche l'abiti-
no, che essa portò con grande fede. Fu
esaudita: è nata una bellissima e robusta
bambina».
SI ERA SPARSA LA VOCE
CHE ERO MORTO
Sono partito per
l'India nel 1930, ap-
pena ordinato sacer-
dote. Nel 1936, ri-
dotto in fin di vita,
ricevetti l'Olio degli
Infermi. Questo fatto
si ripeté più volte
dopo 11 1970. Nel
1974 un chirurgo mi
disse che soltanto un'operazione poteva
darmi qualche speranza di rimanere an-
cora un po' di tempo in questo mondo.
Un'operazione che rimandavo da ben 36
anni, perché giudicata troppo rischiosa;
tanto più ora, data l'età, Il diabete e
l'estrema debolezza. Invece l'operazione
riuscì benissimo.
Ma seguirono gravi complicazioni, e un
confratello mi esortò a raccomandarmi a
non so quale anima santa che aveva già
fatto miracoli strepitosi. lo pensai che se
c'era in Paradiso un'anima dalla quale
potevo aspettarmi che si prendesse cura
di me, questa era don Filippo Rlnaldl, che
mi accolse nella Congregazione Sale-
siana e nelle cui mani feci la prima
professione e quella perpetua. Riuscii a
superare parecchie crisi. Una volta si
sparse la voce che ero già morto, e fu
anche celebrata una messa in suffragio
dell'anima mia. Invece ero rimasto para-
li-zzato, tanto che potevo muovere sol-
tanto e con difficoltà la mano destra. Ma
con l'aiuto di don Rinaldi poco alla volta
mi sono ripreso, tanto che oggi posso già
camminare anche da solo, sebbene non
speditamente.
Prego don Rinaldi che continui ad
assistermi, in modo che possa ancora
rendermi utile all'anima mia e a quella di
molti altri.
Don Giovanni BarucciSDB
Tirupattur (India)
Lucia Bracco (Torino) ringrazia di
cuore don Filippo RlnaJdl per molteplici
grazie ottenute, e in particolare per aver
aiutato suo figlio a risolvere felicemente
una difficile situazione.
RICORDATI CHE
Ml CHIAMO COME TE
Operata d'urgenza
di peritonite, rimasi
in fin di vita per otto
giorni. La mia cara
Maestra e i mieì
compagni di scuola
mi affidarono allora a
Laura Vlcuna, con la
promessa che, se
fossi guarita, avrei
pubblicata la grazia sul Bollettino Sale-
siano.
Di quei giorni io ricordo ben poco. Ma
una cosa ml è rimasta chiaramente Im-
pressa: il volto disperato dei miei genitori,
e una gran confusione di persone che mi
attorniavano, mi parlavano, e che ìo non
capivo. Giorni terribili, nei quali tuttavia
ho invocato più volte Laura Vicuria dicen-
dole: « Ricordati ' che mi chiamo come
te >. Questo pensiero mi ha dato la forza
per lottare, per vivere, come animata da
una voce interiore. E la vita ha vinto. Ora
non ml rimane che un ricordo, certo
incancellabile, e la gioia di mantenere la
promessa, pregando Laura di starmi
sempre vicina.
Alessandria
Laura G.
IL 26 AGOSTO TORNO' A CASA
Nonostante la
buona educazione
cristiana che ave-
vamo impartito a
nostro figlio, egli co-
minciò a comportarsi
male, fino al punto
che un giorno lasciò
la nostra casa per
correre dietro a una
donna divorziata e dal comportamento
disonesto. Si può immaginare il nostro
dolore. Abbiamo pianto e pregato tanto,
abbiamo tentato di tutto per farlo ritorna-
re, ricorrendo perfino al Vescovo. che lo
chiamò e gli parlò come un padre. Non
servi a nulla: pareva posseduto dal demo-
nio, tanto era stravolto.
Un giorno, mentre ordinavo la casa,
ritrovai un'immaginetta regalatami anni fa
da un'amica. Portava la figura del servo
di Dio Zeffirino Namuncurà, con la data
della sua nascita (26 agosto) e una pre-
ghiera. Eravamo in luglio, e io pregai il
Signore perché per l'intercessione del
giovane cacico indio liberasse mio figlio
dalla sua triste situazione di peccato. E
osai perfino, con tanta fiducia, porre una
scadenza: il 26 agosto. Ebbene, proprio il
26 agosto nostro figlio è tornato a casa.
Abbracciandomi fortemente mi ha detto:
e Perdonami, mamma, per tutto quello
che ti ho fatto soffrire. Ero come cieco.
Ma ora tutto é passato, voglio tornare
come prima >. E ha mantenuto la parola.
Paraguay
una mamma riconoscente
1-J ■ :r U•:k•■ :.I•l:IW:tiEUf , , ll•&t1:r t:rn
Alb1m Mana - Andcna Giuseppina - Aromca
Pa~unlmu Arngoni Anc,11" - A1.1.ohnu Munu
Rosa - Bacdtio Pierina - Bampi Giw;eppina -
Baracchi Curio • Bcmo<:co 8 . Silvana • Ber1ca
Giulio - Bcvilacqun Paolo - Bianco Antoniella -
B1>iO Tilda Omo Teresa - Bo Consa P,enna -
Bonali M Adnana · Bonifacio Francesco 8 0-
nollo Caterina • 8 0.,i Clella - Bracco Serafina -
Brouu Luigina . Bruno Famiglia . Calafato Maria
Calia Lucio - Camesasca Jrene - Campnri Angela
· Cante Ansefmm" · Capellino Famiglia Carena
Pietro - Carullo Vittore - Carusa Barbara · Ca·
""'Jt R,:i:,a - Ca;,tello Fiorcncina • Cnuanco Irma -
C avacecc Raffaella - Cavadini Anna • Cavanna
Anita Maria - Cena Matilde - Checcbi Anna ·
Chiavetta GraLia Chiesa Savina - Chini Rita
Coppo Caterina - o·Ago,tino Domenic_o - Deana
Giselda - Dc Gino Giulio• Del Negro Maria
Diaie BertolUJ.LO Caterina· Di Girolamo Filìppo ·
Faoco Maria e Ce,,are Fa lconi Su~-ci Pistoia -
Falgan Ballista - I allica Antonina- Feno Emilio-
Ferrundo Ezio e Celina - Fimiani Maria - I-on tana
Rita • Franchino RO$Ìna Frattallone LVU-
C IANO I Oaido Oìovanna Oarbi Carla - Gar-
landa Bianca - GelQSO Ines Ghibellini Maria -
Ginepro Geronimo • Gìugm Graz.ta Giavina
Giustina - Gnavi Bessone M. LuL~a - Grasso
Caterina Gr,llisti Anita Grasso Cnnccna
l.abella MarsJ!erita - Leoncini Raimondo• Leop-
pena Beatncc • Locatello Virginia - Luconte
V,cen,.a Maii,a Rn,ina - Marchiorn Giovanni -
Marucco Angela - Mastai Agata• Manè Damiano
· MeinarJi Maria Mele Tamiano Costantina
Me,iano Antonio - Messimeo Maria• Milio Paolo
- Molla Dond1 Mana - Olivari Rosa• Ouonello L.
Anna Maria · Pace Giovanna Paladino Luca -
Palcrm<J Giuseppina - Pancheri Giul~~ - l'anet-
ùcrc Vincenzo - Pantano Giuseppe - Pasteris
Letizia Pissardo - Pastore Prino Maria - Percovich
Giovanni - P1ccaluga P,em - Pioco Mana - Pighctu
G,ovamu - Pileri Elisabella . Pod1intesta Raf-
faella - Polerani Giovanna - Ponce Assunca - Raso
Angela· Rinallli Gianna in Grena - Rinaldi Boido
Maria Roccella Lucia - Rossi /\\malia - Ros1i
Nilde Angelo - Rota Marta Gemma · Rubino
Giu,eppe . Sagliett1 Faustina - Saleua Filipp<> -
Salicmo Domenico - Sammarco Franca • Sa.nto-
J'lietro Famiglìa Saroritì Giulliua . Scalco Anto-
nio Scaio Maria - Sdacca Zina - Sciarrino Anna -
Sgorc,; Genia - Souìle Maria - Spamr,nato Gio-
vanna Surpo Emilio Tirrendi Corrado
Tissonc Paola - Tolassi Ada - Tosi Ester- Trevisan
Mario - Turchcc orelia Valchiu,a Marta .
Valente Sr. Anna Maria • Vanzolini Caterina •
Vento Diana Vetcoreui Mano e Irma V1enn
Solia Vigorito Giulia - Vilardo Giuseppa• Volpe
Angela • Wiumad Maria Zaccaria Oiu,eppe
Zingarello Nazarena - Zonca Adriana
33

4.4 Page 34

▲back to top


preghiamo per
COOPERATORI DEFUNTI
SA ESIANI DEFUNTI
Card. Jo~é Oa Costa N unes nato n Canllelarfa
(Portogallo) il 15.3.1880. mono a Roma il
29. I I 1976
Fino., pochi g1om1 prima della morte npe1cv11 a,
.al~anl che lo v"illlvano la ,ua ~m,a d1 C'>--.ere
COc!pcratorc ..alcs,ano e di av~ ch111ma1a a hgh 111
Don Bosco nelle \\UC diocesi: a Pang,m. t,,bcau e
Goa Man, Venigl1a fu suo dircnorc: ,p,mottle. e
gh 1ra"n1sc quello spinto dinamico e gaovanale.
tip1camcn1c salesiano. che lo accompagnò nel \\UO
lu.ogo m1n1,1ero pastorak. Aveva \\Crlno unn let•
1cm a Paolo VI perche affretta"'c la causa d,
martino d, mon,. VersigJfa e don Carovano: due
settimane JoJ)<l la promulga7ionc Ilei Dccrc:10.
cantò al ,uo Nunc din1inist.
S•c. lido1rdo C utib-r-ec,; +a Shillong (India) :, 89
ann,
Era 11 p111nan:a dclrlndaa ,mle,u1na I ,no a oltre
40 a11n1 lavorò con telo nelle ca.se sule-;aane della
ti, sua patria. la Spagna Nel 1929 riu.\\d hnalmcn1c a
reahn.arc il wo sogno pamre per le mh,1t1ni. e
ru dcsuna10 alrlndia. lvi spese l'altra mcw della
,1111 lungu Villi come insegnante d1 1cnlog1a prcd1-
ca1orc. \\CTittore. dando un esempio ca:c1JOm1le d,
spirito da ,acnri<'10 e di cantA rrntcma. t a ,ua vata
ero mudellatn wlla semphci1à cvnngclìca. lon 1ona
da qualsiasi c,ihillona,mo. da quul;ia,i ricerca d,
,urce.s., o di popolarità. Chiunque poteva uvv1ci-
nurlo ,n qualunque momento per C()nsullnrlo ,u
problemi d, murale:. di sacra scn11urn. dt l11urgia..
dJ v11a ,pmtuale. era un·enciclopcd1a lii -.up1cn1n e
do C'.'if'Crlt'nt.a, che eglJ mcueva a 111\\J'O'l.ll<lfle tli
tum con calma e preas1onc. Docile e aperto.
accettò ~erenamcnte , cambaumcnu del Vnucano
Il. nonO\\tanlc gh 80 anni ~110,1.ito Avc,a l'a,pctto
tuttora guwan1lc, ma p,u gjov3nc ancora era 11 ,uo
\\ponto. ,cmprc: 1n "nlonia con Don 9.,.,._.., e <'Clii i
tempi Don Gutièrrcz ru ,-cromcnte uno hgura
ec:ce,Jooale. la gio,n e l"orgogho dclra,pc11onn d1
Gauhnti F.gl, vive nelraJfelluo.a rhcmoria delle
numcro,c gcncra,ioni <li ,aleS1an, d1 ogni parte
dclrlnlli,1 che pla.,mò nei 47 anni del ,uo mcruvì-
gh<l,o 11pn,1ola10
Sac. Clo\\111nnl Barbltti+a Betlemme (Palc~ona) a
76 anni
En1 nato ,n provincia di Novara. e ~nd la
,oc:anonc rcliga<»u e mi~on.ina 11uando era gaà
adulto Sa prcl"'m e pa.nì perii Mcd100nen1e, ove
nma.i,e per p1u dt 50 annL Fu 1n po,11 d1 r~r.on,a•
b1h!A e da impegno ,n niomtnll .,,a, daffacih Ma
,cppc :,upcrarc anche le prove p1u dure cal ,uo
profondo amore per D,o e i rratclh. d1 cu, dava
prova un111u110 c(ln la cos1nntc preghiera e l'umile
obbcd1cn111. Questo fratello dall'apparen,.a umile
e modesta. ma d, v,nù robu5ta e gencrm11 capuce
di grandi \\11cnr,c1. sarà ricordato con riconosccn,.a.
pàrucolnrmcntc da, 1an1i rcligio,i e saccrdou che
nrom:vano alla ,ua dorc-1Jone spantualc. ausiern
ma sapiente ed cqu,hbrala.
+ Sac. Antonio SC'Omua.c,a a San Orcgono
(Cat.anaa) a 88 anni
Erll ormAJ un g1ovano110 quando send la chiamata
per la v11a >11ltsrnna e sacerdotale. Le ~ue 0111me
capac:nà mtellct1u11h e mornlì gh pcrm,.cro di
superare rchccmenie le ,·ane 1appc dello studio e
della forma11e111e. I r.i gta prossimo a l ,accrdo1Jo.
quando dovene r,rc>tare ,erv11io n11li1arc nel ln
guerra del •15.·1~. Sul ,uo comportame.nltl i ,upc-
riorl ml111or1 c,prc~,cro lodi inconllizionntc. e I
soldati gli dimostrarono cosiante 11ima e arreno.
Ord1na10 wccrdou:. occupò uffic, di respon.ab,lì•
1à; ru ccononin per 14 ann, e direttore per 30.
sempre -.ereno e g,n>aalc. m0<kllo d1 =el\\an,a
rehgi<NI Negh ut11m1 16 anni ru ùppreu,110
conla:..sore I.rii , ch1<nc1 del nostro "udenuto 111 S.
Oregona
Sac. Igino Tau+a Gen,,.mo di Rama a 64 ann,
Sacerdote ,cconuc, 11 cuore da Cristo. cd.utlltUrc: e
npostolo n111en11cnmcn1c ,nlc;.iano. profu,c le lluu
del suo animo 0111c e sereno. e la ,ua mtelh,enw
disponibile a1 valori della èultura. nel n11111,1ero
,accrdo tal e, nella scuola (che per lui ru ca11cdrn d,
vita). e nella cur,1 llcgli cxnllievi. Per e:;,i con unJ
presenLa diuturnu e amorO\\n fu amico. cunfldcn1c,
e con~1gher~ ,1,matu.
Sac. Gioachino Bt\\lnori+a Fircn~c a 86 ann,
Fu un• carn11cruct10 ,. llon Gioachino. ma "Ilo 1n
pubbheo. come ,e fosse per lu, un do,crc mo-
strarsi co,o In pma10 ru un <1gnorc quasi nmoh1lc
e r1ne. In ogna occa.\\lonc un argutissimo antcrlucu-
ton:. Portò que,1n ,ua natura mdomua fino al
termine Odia '113, c11n,ervando le eara11cm11che
delranmgon1>1a no 10 per 1ener te,in a tulli con
una pron1e1.1r, genia le che lo rendeva 1111cre,,san1c.
<lrig,nolc. irnpeubile Su queste dou umane. ,llu•
minate da mtclligcn,a luc1di..sima.. innestò le d,,11
del rchgill'lo ,alc,çiano fedele, aperto. a111vo. e
quelle non meno fulgide del sacerdocc attaccuto
alla Chiesa e con..apcs ole della proprul d1gn1Ut l.a
morte la colse conc1ha10 e ,ercno. dopo 53 lunghi
a:nru dJ ~cerdtwo e 1>7 da , ,w ,alc.siana
Sac. Florindo Z■ndonrlla + a Bahia Bianca .i 67
anni
OaJl'ltalw arrivò g1ovnn1ss1mo alla Patasonrn con
in cuore ride.ile nmS1onano. e fece frumricJrc la
sua voca1.mnc ,nccrdotale m Opere che 1e,11mo-
niano il suo amùrc n Dao e n, lrnlellL Robù>IO
come uno ~1uercm. !l,emhruvu nato per !-toppnrtart
,cn1;3 tregua le fatiche più dure Lavorò ,cn,.i
ri,pamuar.,1 il tcrntono di Chll\\ MalaI fu 11 rr1u1<1
tesumonc da quanta può rare un uomo ,o,1enu1v
da un'antrcp,lla /C<le In JCCp. 11 cavallo. o p,cJ,.
anche nelle a:,rcostanu paii awer,,c_ cononuò li ,uo
cammino 111 cvangehr.mtorc. Ma un tcrnbale male
wprav-.enne A ,troncare la ,ua forte fjbra. e In
coodw.~ prc:m111uramen1c alb serenità dei glll\\ll
S ac. Pietro f errc,ro+a Turino a 66 anni
Due fratelli \\11lcsi11n1 e una sorella r,gha di M.A.
,ono l'indice llcll'amorc che la ,;ua famiglia nu-
triva per Dio e per Oon Bosco Ne, van campi di
apostolato a cui ru des11na10 dall'obbc<l1cn1J1,
s'impegnò a lav,,rare con Don Bosco sopra 11u110
ti•• nel cotùvare le vvca11oni ru direuorc di n,pirnn-
tato. maestro novi,j_ mcnriea10 delle voamona
adulte. cappellano delle FMA e. eoolcs.wrc 01
earauere forte:. dall'apparenza burbera. era ne-
mico d1 ngn, scn11mcn1ah\\lllo. ma sape,--a moç1rare
tram dJ bonlli e di çquisìta fmc:u.a. Badava
alressenzaale e eoh,vava \\lnii anuchc ,cmpre
valide. come al dovere a ogm costo. l'osscrvan.ui. In
punluahta, In prccl\\1onc:.
Luigia Ba.a+a Ca~1clnuo10Don Bo:,eoa 92 anm
Perse la mamma quanllo aveva appena 11 :u,nl e
poachc era la maworè. lll\\cntò cs:sn In mamma
r Ilei quauro rra1cth Co'i maturò ,n te, l'omore per 1
ll1mb1 e per le opere buone. an., ;odulta "
oècupava dei bamb1n1 del ,uo con,tc e dd v1ana-
to: pnrtcciJU,a n tutte le ,epuhure della Parroc-
chia aprendo la procc"lonc con la Cr0<.'C.. e per
p;uccchi anni <Uutò 11 vecchio parroco. cornin-
crnndo con l'aprire pun1u11 lmcn1c la chiesa ~Ile
prime ore del ma11ino. Poi n"rs1c11c còn amore e
,acrificio il padre negli uh11n1 ann, della su a villi.
Anch'essa ebbe la purilaeaL1onc di unn lunga
malattia.. confortala doll'a\\il,ten,a religiosa dei
,accrllou della nuova 11arroa:h1a ,ale,;iana..
T\\'Ofilo Portaluppi +a Malan<> ;1 IIS anm
fratello d, un m,~onanu e d1 mons. Angelo. fu
un cri,11ano integrale che , '"" 11 \\ angelo 5C<WI
cumpromcs,,1 e ~en,,a ed,..,, \\«cttò la malatua
con ,crc:no abhandonu alla ,olontJ tli D,o dle, ra
bene 1u1te le ro-,c , . e ntl•ri \\ctenamcntc confortato
dalla presenza di ,unr Annu n1Jala, la riglia che
çon tulio ol cuore aveva rC!!ulatu al ,uu Don Bosco.
FIiomena Sami ,·ed. Baldlouo + Ca,ale d,
Scodosia (Pallova) n M ann,
Zelan,c e0<,pcrauiec sult:,aona aveva come pro-
grnmma • per 0011 Bo-;co. J,anu ,cmpre1• Ad
/\\VCl'\\a c'Ollaborò err,cacemcntc con le figlie d1
Mari.I Aus1lia1nct e , SJIC\\1am ne, rispetu\\l
omtnn g10\\an1h A Ca'-llc >1 pr\\lthgò per dirron-
dcre la dcvorionc a.tl'Au.ilwm,-c e 11 ,an Giovanni
Bos.:o Da css, e da don Rmalll1 alrcrmava d0a1cr
ottenuto grane mcravaghO\\C l'nm• da morire. JI
righo Antomo. che a,'cva ram, cllucare dai i.ale-
>1an1 a Veneria. d,,._,c_ T1 lusei,, Maria Au,ilia-
tnc~ per mamm! ,;
Ciu,i,ppe Anlero+:i Viimg, (A,11) u 115 anm
C ri"iuann cnnvm10, nuo Hmnc nt.li meno ai suoi
duvcn lii credente. v",c 1u110 dedito alla ,un
numero"" fom,aha C\\I ebbe la gao,a d1 donare a
Don 8()-,c() uno de, suo, .e, figh. d(111 Cdoardo
Gi~eppina Dome nici+ a I Klo Camaaore (Luccu)
a 84 ànnt
\\,..ed, fede m Dio. ,n '1ana Au,1hatnce e m Don
80.sc<l. R,m~e co.uin1cmcn1e fedele al suo pro-
gramma di coopern1ncc "' le\\lana partecipando
fino alla più tarda c1J alle udunnnl.e. anche se
lunmne. e prontn a socevrrere 011ni necessità. senza
escludere nessuno. l'er i due ri~,h che aveva offerto
alla Fam,gha Salcsmnu pregnvu cosi· t Signore.
ton,e"•ali rehgi01 e<,C:mpl.iri e 11011 permettere che
veng,ano mai mono Jlla h>ro gcncr~ vocanonc.
pur VI\\ endo in tempt <O<i d1Htc,h e llì.,orientati
Maria Binda ,....i. Saina~bl+ J Gallaralc (\\ are,c)
uJk(hnm
fede robu\\l.i e v,~,u111 che I.i .orre,,_,e nelle •11nc
prove dclln vita le procura\\ tra le altre soddj,fa.no-
nc. anche lo gmna dcllu voca,Jone salesiana del
fagho dt•n Ambrogio. da 26 ann, m,s.saonano in
I cuador tra ~li Shuar Non \\lrlo. ma volle uncor.i
a 1u1are le m,..iom donundo i;run parte dei suoi
n,p11rmì e della sua ,1c,\\U pcn~1onc.
Gio•11nni Valente+ad Alba (( unco)
D1 an,mo buono e amabile. era ,emprc dispomb,lc
per o,;.rn richiesta lii aauto. d, conforto morale e
matcmlc. Cooperatore rcllclc. non mancò mai
alle ndunan,e. ctlif1eanllo 1u111 <'On il ~uo buon
e-.emc10. Suo campo ,pccthl'O Ila apostolato era la
San incenLO. ove profu,c le ,uc belle dou dt
bontà e da amab11Jt.à.
M■rgherilll Mont~,:ro,Sll
Per quanll cl hanno chìesto in/Ofmazioni, annunciamo che LA DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con ude in ROMA, riconosciul8 g iuridica-
mente con D. P. del 2-9-1971 n. 959 e L"ISTITUTO SALESIANO PE.R LE MISSIONI con sede In TORINO. avente person1l1tà giuridica per Decreto
13-1 -1924 n. 22. possono legalmente rie.vere hg•II ed Ered,r•. F01mule Jegalmante valide sono:
se 1r11t■sl d·un legato: , _. lascio ali. Dlr1zlon• G1nara/e Opere Don Bosco con sede in Rom• (oppure 111'/stiruro S•lui•no per le misvoni con ud•
,n Torino) titolo di legato i. somme di lire ••.••••.• (oppure) l'Immobile aito in ••••• •·
sa trinasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'uno o l"altro dei due Enti su ind icati:
1 ••• annullo ogni mie precedente disposliiono testamentaria. Nomino mìo erede universale la Dhzfon• G.n•r•/e Op_ea Don Bosco con sede in Rom•
(oppu10 rlstltuto S1/esl■no per le Ml11ionl con sede In To,/no) lasciando ad euo quanto mi appartiene a quals,as, 111010 ,.
(luogo d■t•)
(fltm• per disteso)
34

4.5 Page 35

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solidarietà
Uor.-:a: Don 8 0\\co. ì11 memoria ,,
jlif.[raKW tlt1i dt,.,{Utlli Bc:~tJ::::::i t' G()Ju:lla.
a cura di A lbeno B. e ~lana G.. L
200.()()()
Bor.a: 8 . M ìchele Rua e M on~. Vu-
~iglia e Don C ara\\·ario. per imploro"'
benetlì:.ioni t' f)rtJ.1'pi1ri1iJ \\'uJ/u propria
01111,ìta indu5Jru,/e. o curn della l)1 ua
SAPS, Galli e Soci,. L 150.000.
Bo,,-a: Maria Au~ilintricc. D on Bosco
e S. M aria M azzarello. a cura cli
lndelica10 Del<)renzi Catcnna. Cre-
mona. L. 150.000.
8 or,;a: , 11 M1ss1011ar, di /)011 Bosl'o, a
cura di l'erfe1t1 Anu ro. Loppeglia
(LU). L. 140.000.
Borsa: M a ria Ausilialrice e S. G io-
vanni IJosco, a cura di Giacomini
Ste!anta. Vanale S. Bovo (TN). L.
130.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Glo-
Yanni B o~co\\ p,:r grazia ricevuta e in
suffragio dei propri dejunii. a cura di
N .N .. L. 100.000.
Borsa: S. G iovanni Bosco. a cura d1
Gallici Per. Tullio. Torino. L
100.000.
Borsa : Mari a A usilialrice, a cura di
Gallici Per. Tullio. Tonno. L.
100.000.
Borsa : Maria Aus iliatrice e S . Gio-
vanni Bosco, per or,enert.' gra:.ie portia
cofllri per la famiglia. a cura dei
Coniugi RustichellL Pino Torinese. L.
100.000.
Bora• : Sacro Cuore di Gesù. M a ria
Au~ilialrice e ù o n Bosco. a cura di
N.N.. Borgo S. Martino (ALI. L.
100.000.
Borsa : M aria Aus iliatrice, S. G io-
vanni Roseo e S. Domenica M. Maz -
zarell o. a curn delle Sorelle Gallo.
Torino. L. 60.0()(1.
Bor<a: Maria Au_siliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a euro di GuaJinì Clara.
Torino. L. 54.000.
Borsa: Suor Gfoseppina. Suor 011on·•
na. Dnn A ui/io Gallo missionar1: invo-
cando per loro a,wo e pro1e;_1om! dalla
Mado11na, 11 cura dei Coniugi Borgo-
gno. Torino. L. 5J.00()
B orsa: Per la ('om ·ersio11e dei pc!<.-CtlJù~
ri. a cura di Consani Iride. Pi"3. L.
50.000.
Bor,a: \\1 arh, Aci,iliatrice e Snnli
Sul~iani. r,ngra:.h111(/o ptrgra:fr rit..'t'•
~·11/t' t• 1111·mamlw1t• ul1n• itr~t·nr,. ..i
rum d1 N.I'- . L. 50 OtKl
.
Bor.,a: S. l>om enieo !-,a,io. u curn t..11
Cerrnt(1 8ar111lomco. Pinerolo (I 01.
L.50.000.
Bor,a: In mcmuna e -.uffrap,iu dl'!lt1
dt'{unlu Pallini (iiu.)'l'pp/1111. a nira di
Leccar<li Gilardoni Angela. Milano.
L.50.()()(),
Bo~a: ,\\,/mu. I 111ce11:o Ciman,. irrn1-
r·u11dtJ prorcitJm' /Jl'r I no.uri vmu. J
cura d, Orc,tc e Amelia Fcrraro.
Torino. L 50.000.
Borsa: Per lo mia Laura, quule tiomJ
11u1afi=io. a curo di N.N .. f>,acenrn. L.
50.000.
Bor-:a: Per t miei ('ari, grandi,: pit:dnl.
perrhé 0011 Bosco li pro1e111/fl. a cura
di N.N_ Piacen,.a. L. 50.00ò.
Borsa: B. Don Rua e Don Ricceri, a
cura di Gallo Marilena. V1l larc110 di
Bagnolo Piemonte (CN ). I.. 50.000.
Boi,;a: /11 .r,,j(rafiiO del de/11n1f dr/fu
famlglia A.R.. Fossano (CN). L.
50.000.
Rorsa: A fft1 memoria (I,-/ Pwj. Vevey
Abete. a cura della moglie. L. 50.000.
Borsa: Don Tullio Sartor. a cura dei
Direttivi lspeuoriali Cooperatori ed
Exallievi d1 Novara. L . 50.000.
Borsa: In memoria di Cantare/la Ro-
seua. a eurn d, N.N.. L. 50.000.
Borsa: /11 memoria detrA .v. Giacomo
GiQJtiJ/{lio. a t'ura del figlio 0011.
G, useppe. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausilialricc. 111 s1,jfra-
gio del fili/io G101·anni, a cura di
Barbero Maria Serafina. Lemma di
Ro.,anna (CN). L. 50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, per ,mpe~
trare l'anno del Slgnore. a cura dj
Barb~ro Maria Seraf111a. Lemma di
Ro,,dnn (C'Ni. L. 50.000.
B or;a: ! '01·a=i1J111 Satwdotuli, a curn
di Scerpa Angela in Falcone. Sonnino
(Ul. L. 50.000.
B ol""'ia: Don J 11H·tm=u RH"aldom.•. fOllll-
lllf.i tvreK':1'" per i mid miwll, a cura
d, S. . M1rJbdln (AL). L. 50.000.
Bor,;a: Muria Au,iliutricc e S. G io-
BORSE DI STUD I O PER I G I OVANI MISSIONARI
PERVENUTE AL BOLLETTINO SALESIANO
,·nnni Boseo. ill :,1dfn1gio di'llu
\\famma l' im:ocundo prote:.1one. a
curn <l1 Leone. rrnnco. Mnna Piera e
Grazia. Argen1era (CN). L. 50.0(X)
Borsa: S. Giornnni Boseo. d cura J ,
S.G.. PetJ.ano (VC). I.. 50.!~l(l.
Borsa: Maria AU!o.iliarrice. Don Boa
sco. Don Ruu. 111 nu:moria e• Sl!ffragio
di l.umien Cut· P,•rrucno. a cura
Jella Famiglia. Tonno, L 50.000.
\\·:inni Do~t·o e S. Domenico S :.ni o trt
rl11wt1:umu:n10 e un•m·,mtlo am oro
prntt•:,onc. in oma..~. iio ul Ct!nle~wn'o
S<Jle.\\ianù \\./1.uiu,wriq, a 1..-ura tle1 Co-
11iug1 l aJJei. Pro, 'aglio J'hco (BSI.
L. 50.000
Borsa: M a ria ;\\11.silia1rice e S. Gier
,·a n1li Do~co. per r1con<1ice11:a t! i,u•o-
cundo µrote::i<Jne .wllll/amiglia, J cura
di N.N.. Savona, L. 50.000.
Borsa: M a ria Ausilia trice e S. Gin-
vunni Bosco. in .111(/ra1:io del mor110
Luigi e de, gemwri, a cura d1 Noè
Manu. C'erreuo Langhe (Ct,;). L.
50.000.
l!or,a; Ma ria AllSiliatrice. M ons.
Vcrsiglià e Don Caravario, a cura d i
Todesco L uigia. SO\\ ramon1e (BLJ. L.
50.000.
Borsa: Maria Au,iliaurlce. S. G io-
vanni Bosco. S. Domenico S a vio. per
una famiglia e1·ù·1inna r figli :ram· e
sonii. a cura di Parlan , Giorgina.
8 ologna, L. 50.000.
Borsa: Ss. Domenico Savio e Santi
S31esia.ui, im•(><:tmtlo sempn! pr(JTe•
,ione per Marra e Paof(!. a cura dei
non ni. Biella. L. 50.000.
Borsa: B. Mic hele Rua, in memoria e
.ruffragio di Paolo e Camiela Gueta e
di Fi/o,eo Ci11cche11i. a cura di Man-
fredo Gaeta. Lanciano (CH). 1-
50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, per gra:ia
ricev111a. a cura d1 Cocco Veneranda.
Lanusei (NU). L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Ricafdone, a cura
di Faes Ales.sandl'Q. Vicen1.a. L.
50.000.
Bor,;a: Maria Aus iliatrice, S. G io-
vanni Bo~co. Don F. Rinaldi, a curll Ji
Manca Zaim, Terralba (CA). L.
50.000.
Bor.a: M a ria Aus ilia trice. S. Gio-
Borsa : M a ria Ausilialrice e S. Gio-
,1:.Hlfii 8 0"'1.:o. ,n vil'/sslmo rlnf!,ra:lo-
nu.•mn. a cura di Ca.senuni Mnrg.hcn-
ta. Schio (Vl ). L 50.000.
Borsa: Don Bo,co. a cura dei Co,1pc-
ra1ori ed Exalliev1 di Lugo (RA), L.
5Q.0OO.
Borsu: B. M ichele Rua, a cu, a d,
Riao Romana.. L. 5().()()().
Bor.a: M a ria Aus ilia iri<c e Sanli
Salesiani: (l xra:ie ~: tmrn è auda10
beni' tJ mia 111p1ue.', a cura di una
Coopera1rice. L. 50.o<.IO.
Borsa : Maria Au~ilia1rice e S. G io-
•anni Bosco. cura di lmberciadori
Jole. La Spe,Jn. L. 50.000.
Borsa: Maria Aus illa lricc e S. Gio-
•·anni Bosco, a cura di Draglia Lucia.
Modena. L. 50.000.
Borsa: Maria Au_~ilialrice e S. Gio-
vanni Bosco. per imp/lJrare. prote:ione~
a cura di Faggio110Ca1erina Bassano
del Grappa /VI). L. 50.000.
Borsa: Sacri Cuori di Gesù e di
M à ria1 in ringra::--iamento del buon
esito delf'opera:ione e a rirordo e
suf/ra/{io dellu soreffll ,Ilaria, a cura di
Colombaro Renzo. V1gnale M . /AL).
L. 50.000.
Bor<a: Maria Au~ilia1rice e S. G io-
vanni Bosco. i11 s,,jfragio dei defunti
della famiglia. a cura di Berteuo
Cris1ina. Noie Canav. /TO). L.
50.000.
UN DONO
PER MONS. CARRETTO
E ' Il piccolo seminario per la
sua d iocesi, piccola ed enor-
me. Enorme perché vasta
c ome un quarto d'Italia, e pic-
c ola perc hé c onia solo quallro-
rnila çal!oliçl, Mons, Carrello
aveva chiesto Il piccolo semi-
nario come dono per Il suo 25°
d i e piscopato: lo ha potuto
inaugurare sulla fine dell' anno
scorso. E · inlltolato a Dome-
n ic o Savio , e a c cogllerà I ruturl
sac erdoti della diocesi e i cate-
chisti. Già vi sono entrati I
p rim i 15 ragazzi. che studiano
il la tinorum e la loro vocaaio-
n e.
35

4.6 Page 36

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..iii
(/)
s:
J.!,
c3
CD
·ue
!oE
Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina
VITTORIO MESSORI
Ipotesi su
Gesù
AVVISO per il PORTALETTERE
In caso di MANCATO RECAPITO
inviare a:
TORINO - CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
che s'impegna a corrispondere
il diritto fisso di lire 70.
7a edizione
Il
(J
L'inchiesta lucida ·e
documentata di un giornalista
sulle origini
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Gesù della storia.
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credente o no, si interroghi
sulle « ragioni » della fede.
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~
~
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copie di:
Vittorio Messori
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o Nome e cognome
o
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~ C.A.P.
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