Bollettino_Salesiano_197703


Bollettino_Salesiano_197703



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1.1 Page 1

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RIVISTA D EL L A FAM I GLI A S A LESI AN A FONDAT A DA DON IIOSCO NEL 1877
z• ANNO 101 N . 3 SPEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE GSIUPPO
l?OJ 1 QUIN DICIN A 1 f EB RAIO il7?

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
QUESTI GIOVANI
UNA LETTURA
PIENA DI SPERANZA
I
Rivista della Famiglia Salesiana
tondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione
e cultura religiosa
Foto di José Luls Mena
Ma non è l'età stupida!
3
Bravi educatori si diventa
15
« Dopplovù 11
20
I-A IG A S L SIA A
MISSIONI. La 106• spedizione
6
Cosi è cominciato il secondo secolo 7
« Ricordi del futuro li
28
Mezzo miliardo dì solidarieta
30
Sul , lavoro nelle penlerle li
31
EXALLIEVI. Un preci10 Impegno In
Asia e Australia
11
Nel 1978 un congresso In Italia
29
COOPERATORI. Pasqua in Terra
Santa
30
Tomano le « Letture cattoliche :t
31
VOCAZIONE. e Quattro giorni > per
le giovani
30
-l.L' ZIO E
ALGERIA. Ritirati i salesiani
31
AUSTRALIA. Operazione Daty River 28
BOLIVIA . Sorgerà « Radio
Auxlliadora li
31
BRASILE. Ho trovato a Belém I pro•
feti della speranza
17
La verità su padre Lunkenbeln
29
INDIA. Don Bacchiarello pensa agli
e altri >
30
ITAUA.. A Rlvalta, al di là dello sport 12
Romano e Bernardino
29
THAILANDIA. Week-end con I
lebbrosi
14
ZAIRE. Feriti due salesiani
28
Scrtvono nostr, am1c1 letton:
Ringrazio Il BS: m1 piace molto E'
sempre più bello e awincente Lo leg-
giamo attentamente, e c1 fa del bene...
Viene letto m casa dalla prima pagina
all'ultima. Col suo stile piano ed efficacis-
simo alimenta lo spirito di fede e Invita a
tare il bene...
Lo ricevo sempre con gioia. perché mi
procura una le1tura serena e piena di
speranza .
Cl sono nel es tante cose che tengono
su Il morale. che entusiasmano, e fanno
capire che li mondo non è tutto cattivo ..
(G.T , Milano)
Papà aspettava con immutato piacere
l'arrivo del BS. e lo leggeva attentamente.
Spesso la sera, quando mi recavo a
tro11arlo a casa sua, m, offnva un numero
particolarmente interessante, che po,
leggevamo tullf In famiglia. Ora che papà
non è più tra noi, gradirei ricevere perso-
nalmente il BS. Non sarà solo Il conti·
nuare una cara tradizione. ma anche un
portare ai nostri figli la voce di Don
Bosco. che tanto amò I giovarn . (C.P ,
Orla)
Grazie dì queste e tante altre leuere:
non per I complimenti, ma perché vi si
dimostra di comprendere l'intento del BS.
Sulla linea del Vangelo, anche 8S vuol
essere annuncio di una buona notizia.
che moli, giovani sbandati del mondo
vengono in nome d1 Don Bosco accolti,
difesi dal male. aiulatl a crescere nella
fede e a maturare nella v,ta.
AUTENTICO
Direttore: DON ENZO BIANCO
Collaboratori
Sr G1uhana Accomero Pietro Arnbrosio
· Teresio Bosco Carlo De Ambrogio - Sr.
Ella Ferrante• Jesus Mél1da
Fotografia
Antonio Gottardl
Arch,v,o Guido Canton,
Composizione e impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI Torino
Responsablle: Don Teresio Bosco
Autorluazlone del
Tribunale d1 Tonno n 403 del 16-2-1949
PER RICEVERE IL es
Il Bolletuno Salesiano e inviato gratis
a1 componenti la Famiglia Salesiana
- e agli amici delle Opere di san Gio-
vanni Bosco
R1ch1este alla Direzione o all'Ufficio Pro-
paganda (vedt sotto)
Per Il cambio d 'lndlrluo
comunicare. insieme con il nuovo,
anche 1'1ndtrizzo precedente
COLLABORAZIONE
La Direzione sollecita a 1nv1are noUzle e
foto riguardanti la Famlglla Salesiana, e
s·1mpegna a pubblicarle secondo lo spi-
rito e le poss1b1lità del BS.
IL es NEL MONDO
Il BS esce nel mondo con 34 ed1ziorn
nazionali (in 19 lingue diverse. con tira-
tura annua dt oltre 10 milioni d1 copie) in·
Argentina Australia - Austria Belgio (in
fiammingo) - BolMa - Brasile CIie - es
Cinese (a Hong Kong) Colombia
Ecuador FIiippine - Francia Germania
Giappone Gran Bretagna - India (in
inglese. più le edizioni minori In lingue
locah) Irlanda Italia Jugoslavia (ed1•
zioni In croato e sloveno) es Lituano
(edito a Roma) • Matta Messico
Olanda Perù Polonia Portogallo
Repubblica Dominicana (per le Antille)
Spagna Stati Uniti Thallandla Vene-
zuela.
P
~-:, ST
Tondo, addio
22
C'è un Indiano Ira gll lndlos
16
RUBHICHE
Lettere al BS
2
Educhiamo come Don Bosco
15
BS risponde
20
Libri
29
graziano i nostri santi
32
eghlamo per I nostri morti
34
------- ldarletà mìssionarla
35
2
- Dottore, come ha fatto a capire che
sono un autentico exallievo di Don Bo-
sco?
(La vignetta, ricavata da e Don Bosco
en el mundo », Spagna. è stata Inviata da
un Exallievo evidentemente autenl/co.)
INDIRIZZI
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana 111 t Casella postale
9092 - 00100 Roma-Aurelio
Telefono (06)64.70.241 .
Ufficio Propaganda:
Arnaldo Montecchio - Via Maria Ausilia-
trice 32 10100 Torino
Telefono (0t 1)48.29.24
Versamenti:
su Conto corr. postale 1 / 5115 intestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco
Roma.

1.3 Page 3

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questi giovani
■a non è l'età stupida!
Il preadolescente (11-14 anni) si racconta, s! confess_a, E:
chiama gli adulti in causa. Ha qualcosa da dire a genitori
e educatori. Perché non ascoltarlo, una buona volta?
L o -;o cosa voi adulti pensate di
me. Che non sono né carne né
pesce. Che sono lungo r magro, con
ossa che sporgono da ogni parte. A
volte goffo e ~g.nuiato. come un
uccellaccio. Instabile di carattere.
Pieno di contraddizioni. cocciuto.
pronto a reagire. Ora esuberante e
ora malinconico. Ora espansivo e
ora chiuso come scatola di &ardine.
Ora giudizioso come un adulto, e
ora puerile come ai tempi dell'asilo.
E imprevedibile sempre.
Sì. ~onn il comune ragazzotto
della scuola media, né bambino né
adolescente. né carne né pesce.
Senza uno scop~) apparente. Gran
divoratore. e ancora incapace di
rendermi utile in qualcosa. Ma ve
lo dico subito: quando voi aùulti
pensate che la mia è l'età stupida
per eccellenza. sbagliate di grosso.
adulti difficile da decifrarne il senso
a prima vista.
E' in realtà come una Lappa
essenziale della mia maturazione
alla condi1ione adulta. lo vivo ope-
rando una silenziosa graduale rior-
ganizzazione della mia personalità:
quando ~ono entrato. per così dire.
nel (< tunnel •>, ero un fanciullo pai-
fu m e dipendente in tutto dagli
adulti: ma ne uscirò adolescente gia
auto nomo, e capace di oblatività e
di amore. Scusate se è poco.
Gli studiosi stanno cercando le
U na tappa essenziale. Da non
molti anni gli studiosi hanno preso
a occuparsi sul serio di me, cer-
candt) di capirne qualcosa di piu
che in passato. E fanno bene: io
riservo molte SMpresc. La loro ri-
cerca si è fatta man mano più
interessante. e piena di scoperte.
Perché? Anzitutto perché, sebben e
gli atomi e le galassie siano affasci-
nami, il vero mistero é stato posto
da Dio nel cuore umano. E poi
perché noi ragazzi siamo un super-
mi~tero, un mistero avvolto nel mi-
stero.
Ora vi dico che cosa gli studiosi
st-anno scoprendo a mio riguardo.
Anzitutto, che non sono solo un
<< Pierino un po' cresciutello >> e
tulio preso a superare un provviso-
rio stadio di transizione. lo occupo
un posto preciso. un'area ben defi-
nita nella geografia dell'esistenza
umana. Un'area a cui hanno dato
anche un nome: <1 preadolescenza >>.
A cercarla nella mappa della vita,
la potete trovare dopo l'infanzia e
la fanciullezza. e prima dell'adole-
scenLa e gkwinezza.
Gli studiosi hanno scoperto che
la mia non è. nel modo piu assolu-
to, l'età stupida. Anche se, per le
sue contraddizioni e la sua appa-
rente insulsaggine, risulta per voi
leggi che presiedono ~Ila mia ~re:
scita. Scoprono le fasi normalL di
questo sviluppo. e scoprono pure
gli influssi - a volte radicalmente
opposti - che su di mc vengono
esercitali dalle epoche diverse e
dagli ambienti sociali diversi in cui
posso capitare a vivere. Come prea-
dolescente. io ero diverso nel secolo
scorso o anche solo vent'anni fa
rispeuo a oggi. E sono diverso in
Eurtipa. in Venezuela, in Egitto, in
Giappone...
Oggi io. sotto certi aspetti, ::;ono
un po' il << prodotlo i> della trasfor-
mazione rapida della società. Sen-
tite questa. Quand'ero piccoletto.
un giorno gli adulti mi regalarono
uo pukino vivo. lo lo g uardai con
la massima attenzione. poi doman-
dai: << Dov'è la pila?>> Alcuni adulti
scoppiarono a ridere. ma altri rima-
sero perplessi. preoccupati. Per loro
quel pulcino era un anima le vero. e
non si rendevano conto che per me.
nato nell'era della cibernetica. era
invece il primo giocattolo semo-
vente che non avesse la pila. Capite
cosa voglio dire quando sostengo
che il mondo è cambiato?
Bene, io preadolescente d'Italia.
mi sento condiz.ionato anzitutto dal
prolungamento dell'obbligo scola-
stico (nel 1963. press'a poco quando
nascevo, esso è stato portato al
limite dei 14 anni); sono condiz.io-
nato dal nuovo clima educativo che
in quegli stessi anni si è introd otto
nella scuola. Ma anche i mass-
media (cine. televisione, fumetti ...)
esercitano una pesante influenza su
di me; come pure l'evoluzione pro-
fonda che si sta operando nei miei
genitori: la mia famiglia, me ne
sono accorto anch'io, è ben diversa
da quella dei nonni.
Infine, e ci tengo a dirlo a quanti
sono aperti per un discorso di fede,
io oggi sono quanto mai disponibile
a una presenza originale anche
nella Chiesa. Basta che i miei edu-
catori sappiano prendere l'inizia-
tiva nella maniera giusta!
La riorganizzazione. Guidato
dalle forze misteriose che sento
agire in me, i? sto dunq~~ ri~rga~
nizzando la nua personalita ai van
livelli.
Sul piano fisico sviluppo la sta-
tura e la forza muscolare. e assisto
con stupore - a volte anche con
3

1.4 Page 4

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imbarazzo - alle modificazioni or-
ganiche che la natura va com-
piendo in me.
Sul piano intellellivo passo dallo
stadio della cosiddetta logica con-
creta, propria di quand'ero bambi-
no. alla logica formale. caratteriz-
zata dalla capacità di astrazjone e
generali7.zazione. Divento capace di
riflettere su me stesso. di fare del
mio (<io•> un oggeuo di osserva-
zione e di critica; rie~co già ad
assaporare una vita interiore vera e
propria. Vivo così l'avventura emo-
zionan te· che viene chiamata << sco-
perta del proprio io ».
Succede proprio questo: quasi
d'improvviso mi accorgo di esistere,
essere quakuno, di non vivere
come (< individuo vegetativo>).
Scopro io mc strumenti di pensiero
che mi permettono di cominciar a
progettare un mio ((io>> ben proiet-
tato nel futuro.
Imparo a elaborare le prime idee
personali. a cmeucre giudiz.i miei
propri su molti problemi: non solo
in campo... sportivo, ma anche in
quello sociale e re)jgioso. Fatemi
discutere. e vedrete che ne sono già
capace.
Sul piano .sociale. gli studiosi mi
paragonano bizzarramente a una
luna un po' lunatica. che ~tanca di
girare allorno al suo solito pianeta
decide di uscire dall'orbita per cer-
carsi qualche altro pianeta attorno
a cui mettersi a ruotare. Quand'ero
fanciullo, ero un satellite quieto e
contento di tronolare at!orno al
miei genitori. nell'ordinato sistema
solare della famiglia. Ora che sono
preadolescente. preferisco invece
staccarmi dai genitori per orbitare
sempre più a lungo, uomo ad altre
persone: mi lascio attrarre da
qualche educatore in gamba, ma
soprattutto dal gruppo dei miei
coetanei. Gli studiosi, che predili-
gono le parole difficil~ chiamano
questa mia emancipazione dalla fa-
miglia << processo di dcsatellizzaz.io-
ne>>. e chiamano << risatellizzazio ne •>
il mio inserimento su - diciamo
così - nuove o rbite.
S11/ piano morale la scoperta della
mia identità mi porta a una prima
coscienza del mio valore come per-
sona, a chiedermi realisticamente
<< che cosa farò della vita >>. Nel
fantasticare la mia esistenza futura,
comincio così a formulare un primo
progetto di vita tutto mio e Lutto
per me.
Un tempo. nell'agire mi lasciavo
guidare in lutto dai principi morali
che venivano dettati dagJj adulti
quel che essi chiamano (( morale
4
eteronoma>)); ma ora comincio a
elaborare dei principi miei per~ona-
li. dei convincimenti interiori, con
t;Ui giungerò a poco a poco a moti-
v.are le mie azioni. liberamente
scelte(<< morale autonoma>>).
Al termine di questo lento pro-
cesso di trasformazione (che dura
ire anni - e vi pan: poco, per uno
che ne ha in tutto appena una
deeina?). io entrerò nell'adole-
scenn con una personalità nuova.
già abbastanza armonica. e suffi-
cientemente autonoma.
Ma questa mia trasformazione di
solito non è per mc un fallo pacifi-
co. Agli sbalzi in avanti si succe-
dono le regressioni. agli entusiasmi
le crisi. le lacerazioni, i ripiegamen-
ti. Di qui, Ja parte dell'adulto che
non sa (e sovente non può sapere),
nasce quella dcfin izione - ingiusta
nei miei confronti - di «elà l-.tupi-
da ».
a Sl!llore della mia personalità. Non
so che certi difelli ~ono transitori.
Se nel confrontarmi con gli ahri
trovo che sto crescendo tro pp<.) ada-
gio. o troppo in frc11a. o che ho le
braccia ~proporzionalamen le Iun-
ghe. o le spalle cadenti. <.l le scapole
sporgenti. o le orecchie ciondoloni.
mi rnnvinco subiw che si 1raua di
deformazioni mostrUlhe e irrime-
diabili. che me le tra:--cinerò dictr<l
angosciosamente per tutta la vita.
Perciò mi ~en10 ridicolo. divenw
impacciato. Eccomi frustralo e an-
sioso.
Quanto hll detto per il foico. vale
anche per gli altri aspetti della mia
vita. Se per esempio a ~cu()la non
riesco a cavarmela. ~e i miei coeta-
nei mi rifiutam, (magari perché
sono più povero Ji loro, o meridio-
nale). io fini~Cl) con l'avere una
bas~a stima di me.
Comt: reagisco? Ecco: sugli 11 -12
lo, preadolescente, ho assolirto bisogno del gruppo. In casa devo solo obbedire. Nel gruppo ml
sento accettato, trovo la stima degli altri. vengo trattato da pari a pari.
Le lacerazioni. Dicevo che sto
diventando un acuto osserval(lre di
me stesso. Vivo con appassionato
interesse la mia trasformazione fisi-
ca. Registro con soddisfa1ione la
mia crescita in statura e mus1.:olatu-
ra, assaporo le nuove possibilità
fisiche, il sorgere dì nuove miste-
riose sensazioni.
Mi confronto continuamente con
gli altri: con l'adulto pur sempre
il mio lraguardo lontano...). e so-
prattuuo con i coetanei.
Ma non conosco le leggi ddla
mia crescila. Non so che questi
ritmi di sviluppo cambiano da ra-
gazzo a ragau.o, e anche da settore
anni, la mia risposta di solito è di
tipo depressivo. del cagnolino con
la coda fra le zampe. Ma più avan-
ti. a parte le ragazze che conti-
nuano a chiudersi piagnucolose su
di sé. noi maschielli affrontiamo le
situazioni con atteggiamento ag-
gressivo <li tipo ostile. Se la mia
famiglia è di ceto sociale elevalo, di
solito mi riesce di sfoderare una
vigorosa aggressività verbale (sa-
peste che linguetta possiedo già!):
se appartengo invece a un ceto
terra terra, forse abbasso la cresta
di fronte agli adulti. ma con i
coetanei giungo all'aggressione fisi-
ca. Non avete mai sentito parlare di
<< bande>)?

1.5 Page 5

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Si. le nostre bande: in sì1uazìonì
di emarginazione - nella periferia
delle grandi ciltà. nei loro cen1ri
blllricì (che sùno poi <1 decaduti »).
dovunque regna la miseria morale
o affe1tiva - noi ci si riunisce in
bandt: a carallere conflittuale. dalle
quali è bene girare alla larga.
Ma non è 1u11n. In cene situa-
zioni di profondo disagio giungo ad
aver paura del mondo degli adulti.
Mi sorprendo a pensare: se è cosi
difficile la vita da ragaao, co:-.a mi
riserverà mai quella tra i grandi? In
certi casi limite sento che preferirei
non crescere più: dipende~~e da
me. rimarrei per sempn: bambino!
Ma anche quando il mio svi-
luppo è nom1ale. non capì~co l'at-
teggiamento di certi adulti. Mi di-
cono: <1 Beato te che non hai
problemi!>> E non capiscon(1 tutta
la mia enorme fatica di clivcntare
uomo...
evitabili - . la vita di gruppo mi è
molto vantaggiosa. E' per me una
continua fonte di apprendimento.
Nelle attività collettive trovo un
mio ruolo preciso. mì sento utiJe.
Tante volte in casa non posso far
nulla(<< Non toccare questo! Lascia
stare qucll'allro! >>). Non mi viene
mai assegnato qualche incarìco. In-
vece nel gruppo assumo la mia
piccola parte di respon1,abilità. e ne
rendo conio con lealtà ai c~>mpagnì.
Non sono, nel gruppo. una luna
lunatica uscita dall'orbita. ma un
satellite che ha trovato il suo posto.
E poi. mamma e papà, state tran-
q uìl11: anche se di giorno gironzolo
su altre orbite, a ~era... torno a ca~a.
Ho fame. Di pane, ma anche di
affe110. protezione. sicurezza. Come
potrei fare a meno di voi?
Un (t io ideale >>. Non mi accon-
tento di scoprire un bel giorno la
struìre, ai gradini più aJtì pongo le
qualità esteriori che portano a l pre-
stigio, al successo nel mio piccolo
mondo. l valori più nobili, com-
presi quelli religiosi
non
stupitevi! - al momento li relego
agli ultimi gradini. Volete mettere
una bella moto, un'auto fuori serie
(sìa pure solo... sognata)? E poi
capisco quanto è importante al
giorno d'oggi fare soldi. tanti tanti
soldi ...
E' la lezione che ricevo da voi
adulti. soprattutto da certa vostra
pubblicità. TJ (<Carosello >> televi-
sivo è stato per tanti anni una
scuola di consumismo. frequentata
da tutti noi ragazzi d'Italia. Mi
hanno fa ilo credere che mangiando
un certo merendino divento forte e
intelligente, che le mie sorelle
usando un certo tipo di deodorante
sposeranno il principe azzurro.
Bisogno del gruppo. Molti geni-
tori hanno timore a tal punto delle
n~istre bande, che giundono a proi-
birmi di frequentare qualsiasi tipo
di gruppo. Ma va detto subito: è un
grosso errore. lo per crescere ho
assoluto bisogno del gruppo dei
mìeì coetanei.
In famiglia e a scuola - am-
bienti cht: non sono stato libero di
scegliere - mi sento compresso e
soffocato. Nel gruppo invece ho
nwdtl di esercitare quell'autonomia
thc dovrà es:,ere caratteristica della
mia futura personalità. Mì piace
sperimentare la stima degli altri,
vedermi accellalll. :,enlire che sono
lrallato finalmente da pari a pari.
Cerio non tutto quel che mi viene
dal gruppo è positivo. N<.rn c'è solo
il rischio di certe precoci(< iniziazio-
ni>► alla vita che qualche compagno
più navigato mi può propinare. Di
fatto il gruppo mì assoggella a
strane leggi, come quella di un
pesante conformismo. Finiamo tutti
per ad<)ttare modi comuni vestir-
ci, di portare i capelli. di gestire, di
parlare (conoscete il nostro gergo?
Gli <<arretrati>>. per noi. sono i
genitori: l'autobui; si chiama
<< spingi spingi >>; e per dire che u110
è poco furbo. diciamo che va a
citrato). Giungiamo a metlere in
comune le idee. i giudizi. FLniamo
per comportarci tulLì allo stesso
modo. Anche quando la coscienza
ci dice di no. E' Ja contropartita che
ìl gruppo mi chiede, in cambio di
quel che mi dà!
Ma a parte questi aspetti dete-
riori - che con l'aiuto di un buon
educatore sarebbero largamente
Il rinnovamento Introdotto dal Concilio consente tanti llberl adattamenti nella liturgia per noi
ragazzi. Ma gli adulti, quante volte se ne ricordano'?
,.
mia identità, <1 ciò che sono >>: co-
Le mie capacità d'astrazione per
mincio anche a occuparmi seria- il momento sono ancora limitate, e
mente dì quel che saro. Faccio cercando un ideale in cui specchiar-
come l'uccello quando costruisce il mj, riesco a configurarmelo non
nido, che magari svolana qua e là. sublime e sulle nuvole. ma solo ben
ma quando torna porta sempre nel incarnato i.n qualche persona molto
becco una pagliuzza o una piuma. concreta. A volte è un adulto del
Mi guardo bene intorno, e con tutto mio ambiente, o magari un perso-
quel. che imparo in famiglia, nella naggio famoso della storia ; più
scu()la, nel gruppo. alla televisione spesso un asso deUo sport. un can-
e dai fumetti, C(>mincio a costruim,i tante, un divo. E qualche volta, un
un (< io ideale 1). Cioè quel che vorrò superuomo dei fumetti: Nembo
essere da adulto.
Kid, Diabolik...
Non pensate che le mie aspira-
Non è molto serio, ma io non me
zioni da principio siano molto su- ne sono ancora accorto. Solo più
blimi. Al contrario, sono piullosto avanti negli anni, quando sarò
prosastiche. Nella rudimentale om1ai un vero adolescente, riuscirò
scala di valori cbe comincio a co- a liberarmi cli questi eroi più o
5

1.6 Page 6

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meno validi ma fascinosi. Isolerò
dai loro profili le qualità che ri-
tengo più positive. e con esse -
quasi tante pezze del vestito di
Arlecchino - ricucirò una figura
del tutto nuova e originale: il mio
«io ideale 1).
Ma allora, sarò già avanti nell'a-
dolescenza...
Aiutatemi a crescere. lo preado-
lescente, ho assoluto bisogno di voi
adulti. Anzi1u110 dei genitori: imito
tutto ciò che fanno. Quando si
comportano bene, e quando si com-
portano male.
E poi ho bisogno di fratelli e
sorelle. I genitori pretendono
sempre di dire l'ultima parola, e mi
soffocano. E' l'inconveniente di voi
adulti. Invece una famiglia nume-
rosa, dal mio punto di vista, è
Un giorno dirò anch'Io come Pinocchio:
Come ero buffo quando ero soltanto un
burattino di legno!
l'ideale. Se sono figlio unico, facil-
mente divento egoista e ostinato,
oppure abulico e spento. E allora
cerco di <<evadere~- Invece con
fratelli e sorelle in casa. quante
occasioni continue di dialogo, di
divertimenti, di apprendimento!
Sono per me una vera ricchezza.
Ho bisogno anche di una sana
educazione sessuale. Lo ha dello lo
stesso Concilio: i ragazzi << devono
ricevere. man mano che cresce la
loro età, una positiva e prudente
educazione sessuale >>. Adulti, non
lasciatemi solo, a imparare dalla
strada, dai film e dalle pubblica-
zioruvietate. i,
Tocca anzi1u110 a mamma e pa-
pà. Anche agli altri educatori. al
sacerdote. ma dirci in un seconuo
momento. e più ancora: sotto ango-
lazioni diverse.
Ho poi bisogno ui un'educa::ionc:
alla fede. Tanto più bisogno. perché
vivo in un ambiente i.empre più
secolarizzato. Anch'io ho i miei
dubbi di fede. ma non allarmatevi':
non sono ancora profondi e lace-
ranti. Mi accontento per ora di una
r!sposta breve. ma che sia ~eria e
sicura.
E non aspettatevi nella mia pre-
ghiera chissà quali voli mistici: pro-
prio non ne sono carac~. Vivo la
religiosità in una forma che a voi
adulti può sembrare piu11os10 su-
perficiale, e forse lo è. Di approfon-
dimenti sarò capace solo più tardi.
Per ora prendetemi cosi: ho bi-
s6gno di una pietà molto concreta.
fatta di parole pronunciate. dì gesti,
di attività. Don Bosco. che aveva
capito noi ragazzi. come ci faceva
partecipare alla liturgia! I bei vesti-
ti, la presen7.a in presbiterio, le
cerimonie provate e riprovate. i
canti.,, Ora la liturgia rinnovata dal
Concilio consente tanti adattamenti
liberi, nelle celebrazioni per noi
ragazzi. Ma quante poche volle gli
adulti se ne ricordano!
Se sono ancora superficiale di
fronte a Dto, non abbiate frelta: a
poco a poco comprenderò il signifi-
cato dei segni. imparerò a identifi-
care e adorare iJ mistero.
Un gruppo di fed e, per esempio
neJroralorio. mi può aiutare a ca-
pire la Chiesa, e a trovarmici bene
dentro. Insieme con gli altri, se
assecondato da un buon animatore,
posso fare l'esperienn decisiva di
un Cristo sentito come persona
vera. e come amico. Sempre nel
gruppo posso aprirmi ai valori spi-
rituali e sociali: le missioni. i leb-
brosi. gli emarginati, il terzo mon-
do. Facendo cose concrete per loro,
riesco a vincere il mio naturale
egoismo, ad aprirmi alla generosità
e all'oblatività.
Vedete dunque che la mia non è
l'età stupida. Se col vostro aiuto io
preadolescente riuscirò a realizzare
tutte quelle cose che ho in mente, a
riorganizzare bene la mia incipiente
personalità. una volta superate le
contraddizioni e gli sbandamenti
iniziali potrò dire C<)I famoso Pinoc-
chio. giu11to alla fine delJe sue av-
venture: << Com'ero buffo quando
ero un burattino! E come ora sono
contento di essere diventato un ra-
gazzino per bene!>>.
FERRUCCIO VOGLINO
6
LA 1063 SPEDIZIONE
MISSIONARIA
SALESIANA
La Spedizione missionaria sale-
siana dell'anno 1976. 106• della
lunga serie Iniziata un secolo fa
da Don Bosco, comprende 53
nuovi missionari, di cui 22 sono
sacerdoti. 16 chierici, 12 coa-
diutori e 3 cooperatori laici.
Età media: 34 anni; età minima. i
19 anni di un chierico; eta mas-
sima i 62 di un sacerdote.
I paesi di provenienza. I 53 missio-
nari provengono:
13 dall'Italia
10 dalla Polonia;
7 dalla Spagna;
4 rispettivamente da Irlanda e
India:
3 dalla Francia:
2 rispettivamente da Brasile,
Portogallo e Stati Uniti;
da Belgio, Cecoslovacchia,
El Salvador. Rlippine, Ger-
mania occ., Repubblìca Su-
dafricana.
I paesi di destinazione. I missio-
nari si sono recati; 27 in Ame-
rica Latìna, 15 in Africa. 9 In
Asia (di due non era ancora
sicura la destinazione). Se-
condo le nazioni:
8 in Brasile;
4 rispettivamente nelle Antille,
Argentina, Bolivia, India e
Repubblica Sudafricana;
3 in Gabon e Zaire;
2 in Colombia, Ecuador, Filip-
pine, Macau, Marocco e Pa-
raguay;
rispettivamente in Egitto, Li-
bia, Swaliland. Thailandia e
Venezuela,

1.7 Page 7

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missioni salesiane
IL SECONDO SECOLO
Le missioni salesiane sono giunte ormai all'anno 101. Le
commemorazioni del Centenario sono servite a una
rinnovata presa di coscienza. Ecco come la Famiglia
Salesiana in Argentina, Polonia e Italia ha concluso il
primo secolo - o meglio ha cominciato il secondo.
D on Bosco non fondò la sua
Congregazione per pochi anni,
ma per secoli 1>. Il 13 novembre
scorsò il Reuor Maggiore si trovava
in Argentina. proprio a San Nicolas
de los Arroyos dove era sorta la
prima opera salesiana d"America.
Auorno a lui si stringeva la Fami-
glia Salesiana: numerosa, affiatata,
cordiale. E don Ricceri era li a
ricordare l'avvenimento, l'apertura
di quella casa avvenuta IO I anni fa,
come Lrampolino di lancio per la
futura attività missionaria. Dopo
aver rivolto lo sguardo al passato,
era giusto che don Ricce ri invitasse
a guardare al futuro. Per secoli.
Aggiunse di rincalzo: <1 E per secoli
vissuti in gioventù piena, nella gio-
vialità. ogni anno, ogni giorno>).
Il secolo che si è chiuso, in realtà
ha passato al secolo che si apre le
sue impegnative consegne: il pro-
getto apostolico salesiano da com-
pletare e realizzare.
Alcune cifre. L'attuale punto di
<<rilancio>> è ben diverso: cento
anni fa i Salesiani - compreso
Don Bosco - erano in tutto 171.
Oggi sono 18.1 16. In 1.532 case
sparse sui cinque continenti.
Qualche allro dato: dì essi, 483
sono giovani novizi. e 1.993 stu-
denti (liceo. teologia, ecc.): inoltre
6.423 ragazzi nelle scuole· salesiane
- aspiranti - studiano non solo i
libri ma anche la loro vocaz.ione,
aperti al fascino di Don Bosco.
Ancora. Su diciottomila salesiani,
6.959 lavorano nel terz.o mondo. e
di essi 2.919 in territori di missione.
Sedici di questi territori sono stati
espressamente assegnati dalla
Santa Sede alla responsabilità pa-
storale dei Figli di Don Bosco: si
estendono su una superficie com-
plessiva di 1.562.000 Kmq - cin-
que volle l'Italia -, con 19.756.000
abitanti di cui solo 1.158.000 catto-
lici (sotto il punto di vista dell'edifi-
cazione della Chiesa. quasi tutto è
ancora da fare...).
Per completare, le Figlie di
Maria Ausiliatrice risultano 17.802,
in 1.438 case. Sono 6.540 nel terzo
mondo. e di esse 1.526 in vero e
proprio territorio di missione.
Sono alcune cifre, da proiettare
nel futuro della Famiglia Salesiana,
della Chiesa e del mondo. Don
Bosco chiamava il suo contributo
<< un sassolino >>, e - se non si perde
il senso delle proporzioni di fronte
alla realtà di quattro miliardi di
uomini che popolano il pianeta -
(< sassolino 1> ancora oggi rimane.
Ma per quanto piccolo. è pur
sempre un contributo doveroso e
costruttivo.
Anche per non... smentire Don
Bosco e i suoi << sogni >> missionari.
Imbalsamare SO salesiani. (( Una
moltitudine di fanciulli - ha rac-
contalo lui stesso riferendo un "so-
gno" del 1885 - tendevano le mani
verso Don Bosco e i salesiani, di-
cendo: Venite in noslro aiuto!>> Ed
ecco (< salesiani i quali io non cono-
sceva... Mi parve che tutto questo
insieme indicasse che la Divina
Provvidenza offrisse una porzione
7

1.8 Page 8

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del campo evangelico ai salesiani.
ma in tempi fu turi. Le loro fatiche
o lterranno frullo, perché la mano
del Signo re sarà costantcmenLe con
loro se non demeriteranno i suoi
favori ... >).
Poi Don Bosco scommelle sul
futuro: << Se potessi imbalsamare e
conservare vivi cinquanta salesiani
di quelli che o ra sono tra no i.. di qui
a cinquecento anni vedrebbero
quale stupendo destino ci riserva la
Provvidenza se saremo Jedeli >l.
...Se non demeriteremo i favo ri
del Signore. Se saremo fedeli. D o n
Bosco. estremamente concreto. tra
il suo presente e il nostro futuro ha
messo dei se. In questa prospettiva
di libera risposta umana alla grazia
divina. acquistano significalll sia il
secolo trascorso che·quello neonato.
E le manifestazioni dell'anno
centona rio. Se ne presentano tre.
Ma perché mai ricordare? << Ri-
cordare - spiegava a sul> mod o
Francesco Carnelutti - vuol dire
rimettere in "cuo re", per compren-
dere meglio e amare dj più ~- Perciò
ancora una domanda: riuscirà la
Famiglia Salesiana, all'inizio del
secondo sewlo della sua attività
missio naria, a rimeue rc nel cuore
gli ideali. le dedizioni, il coraggio di
inventare , e osare. ehc Don Bosco
seppe far ~caturire tra i i;uo i figli
cento an ni fa?
o in ARGENTINA
seconda patria di Don Bosco
Cooperatori. Cena e << buona not-
te ►> del Rellor Maggiore.
M ercoledì I 7. 11. A sera nel teatro
Cnlòn (massimo tempi() della lirica
in America Latina: divenuto pic-
colo pe r l'occasione): om aggio uffi-
ciale della Nazione Argen lina
a ll'Opera salesiana. Sono presenti
le massime autorità civili ed eccle-
siastiche. Sul palco i 250 giovani
canto ri d elle case salesiane di Bue-
nos Aires. L'orchestra del C'olòn,
diretta solitamente dalle miglio ri
\\e bacchette >> del mo ndo. è agli or-
.din i di un maestro salesiano. Di-
scorsi ufficia li. e chiusura con l'A 1-
le/uia di Haendcl cantalo dal coro.
Mo lti occhi lucidi...
Gioi•edì lii.li. Visita del Retto r
Maggiore al Presidente della Re-
pubblica Argentina. Intervista fuo ri
programma rilasciata ai giovani Sa-
lesiani della capitale.
Le manifestazioni hanno avuto
luogo n ei giorni 12-18 novembre
scorso. a Buenos Aires e San Nico-
las de los Arroyos. presenti il Reuor
Maggiore. il Consigliere regionale
don Vecchi. le rappresentanti del
Consiglio Superiore delle FMA,
membri e amici di tutta la Famiglia
S a l es ia n a.. .
Difficilmente si sarebbe potuto
immaginare una celebrazione nello
stesso tempo cosi solenne e cosi
schiettamente alla Don Bosco. Il
popolo argentino si è prodigato a
lutti i livelli in una rassegna di
fantasia e sincero entusiasmo.
L'intensa settimana. Ecco in
breve i mo menti significativi
dell'intensa scuimana vissuta dal
Rettor Maggiore in Argentina.
Venerdì 12. 11. Arrivo a Buenos
Aires. Nella << sala di ricevimento>>
all'aero porto internaziona le di
Ezeiza viene o fferto a don Ricceri il
benvenuto della Famiglia Salesia-
na. e il saluto ufficiale d el Governo
(il Rettor Maggiore è ruchiarato
«ospite d 'onore >>).
Sabato 13. 11. Arrivo del Rcttor
Maggiore a San Nicolàs de los
Arroyos (con aereo messo a disposi-
zione deJie Forze Aeree argenti-ne).
Dopo la festosa accoglienza. so-
lenne concelebrazio ne (all'offerto-
rio il sindaco gli consegna la
<< chjave della città>>).
Domenica 14. Il. Incontrcr con la
Famiglia Salesiana: il Rettor Mag-
giore passa due ore (conferenza,
dialogo, un'intervista) con i membri
della Famiglia di Don Bosco. Nel
pomeriggio rientra in aereo a Bue-
nos Aires.
Lunedì 15./1. Regi1>1razio n e
d eIJ'inte rvista al Rettor Maggio re
per la televisione argentina. Tardo
pomeriggio. nella catledralc di Bue-
nos Aires: azione di grazie, e omag-
gio salesiano all'episcopato argenti-
no. Messa concelebrata. presieduta
dal Card. Aramburu. Quindi si
scopre una lapide commemorativa
dcll'arc. Aneyros che nel. 1875 crua-
i Salesiani in Argentina.
Martedì /6.l 1. Nella Basilica
Maria Ausiliatrice di Almagro
(quartiere di Buenos Aires): conce-
lebrazione per la Famiglia Sale-
siana della capitale, presieduta dal
Rettor Maggiore. Professio ne reli-
giosa di Salesiani. Figlie di Maria
Ausiliatrice, Vo lo ntarie dj Don Bo-
sco: << promessa>> di una trentina di
Le impressioni del Rettor Mag-
giore. fl miglio r commento alle ce-
lebrazioni a rgentine. forse si può
trovare nelle parole del Rcttor
Maggiore che fu al centro di quegli
avvenime nti. Rientrato a Roma,
don Ricceri cosi ha riferito in una
conversazio ne le sue impressioni.
Ricordata la nota asserzione:
(< L'Argentina è la secondu pàtria di
D011 Bosco)). il Re tto r Maggiore ha
proseguito: << lo pensavo che fosse
soltanto una bella frase. ben indo-
vinata: ma ho d ovuto costata re che
l'Argentina è diventata realmente
la terra di Do n Bosco. I Salesiani si
sono incarnati in Argentina, sono
diventati a rgen tin i tra gli a rgenti.ni.
Gli argen tini guardano a Don
Bosco come a cosa prnpria ►>.
Buenos Atres, Teatro Col6n. Alla presenza delle massime autorità clvlll e religiose venute a
commemorare Il centenario in Argentina, la corale di 250 ragazzi esegue l'Alleluia di Haendel.
8

1.9 Page 9

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Tra l'altro - ha prrn,eguito - <• il
25';, ùcl eleni argentino è filrmato
dai Snlc"ani. Nel SuJ del pac:.c,
pL>i. 4uab1a,i "padre.. viene dalla
gente cun,iùcralll salesiano. "'Jon è
pem,ahik. per quelle pupula,ioni.
chi: nL>n ,ia un Salesiano: da ùc-
ccnni hanno con1)sciu10 i,i può dire
solo Salci,iani >>,
Dnn Ricccri ha sottolincat,, la
gioia Ji 4 uelle giornate: <• Giornate
cli fe,11, ma non fe.staiole. Mlslan-
zio'te perché preparate ,piritual-
mcntc. Un't,rganiz:zaz.ione alla .. te-
dc-.ca. che veniva da lontano (un
ann<1 d, lavoro). e che ha interes-
~at11 tutt1.
11 E' \\lalu una festa popolctre. con
larga partecipazione del popolo.
Non prnvm:ata. ma dirci piulli>~lo
frenata: <lovunque si anc.lava, ho
vbto che non ci 'tlavamo mai tulli.
~ Una fe1/a g1ol'U11ile. Quanti
giovan1 1 Migliaia. e tutti delle
no~trc Opere. Sono tredici le Opere
salesiane nella sola Buemh Aires. E
l,1r,1. i giovani. Mlnl> i.tali i protag,1-
nj~ti nel Teatro Colòn.
(< Unti fesw 11a:zio11ale. Le autorità
intcrvcnùtc hanno veramente rap-
prc~cntato il popolo, i ,sentimenti
del popofo. F Lra tuLLi la più felice
era la ),ignora del Presidente argen-
tino. c:\\allicva delle F iglie di Maria
Au~ihatrke
<< Una ft•sta dl!lla Famigl,a Sale-
sicma. Tuili i rami della nostra
Famiglia hanno collaborato con
pas~ionc nel preparare i fes teggia-
menti. I: poi. il 16 novembre. a
Bul!nm, Aire~. una concelebrazione
durata due ore: metà chiesa occu-
pata dat camici bianchi dei sacer-
doti cuncelehrantì. e rattra metà
dal nero delle vesti delle Suore...
<• Anche una festa dei Sale~iani
ginvanì L'ultimo giorno doveva c<;-
sere per mc di riposo. e invece sono
arrivati loro: una settantina tra
confratelli in formazione. novi1i e
gitwani pt>$lulanLi. Fu una lunga
intervista. Come sono diversi.
anche i>Olo dai giovani di quauro o
cinque anni fa! Aumenta il numero
delle loro vocazioni. Cercano vera-
mente Don Bosco. Vogliono cono-
scerlo a fondo. Lo amano. Amano
le co~e ~alc~iane. Sono aperti. e con
noi giustamente esigenti.
<< Sono i.tale anche giornate di
speran:CJ. Si avverte, dopo le crisi
recenti, che sta cominciando una
vita nuova. Lo dicono anche i Sale-
siani anl.iani. che colgono i i,egni
del cambiamento: ci sentiamo rin-
novati. guardiamo al furnro con
nuova fiducia. I nostri givvani
d'oggi sono una garanzia >>.
in POLONIA
salesiana e missionaria
In tulli I paesi dove i Figli diDtln
Bosco la,orano. e stato commemo-
rato 11 Centenario delle loro mii.:.ill·
ni. Perché parlare della Polonia?
Perché lo 1111.:rita. Da diversi anni
ormai è il pac:-.c cht:, dopo Italia e
forse Spagna. invia più yomini alle
missioni saksiane E poi, per quel
che ha fattn in qui::sto centenario.
che menta da essere raccontato.
La Polo nia s alesiana. La prima
casa ap1.:na da, Figli di Don Bosco
in Polonia reca la <lata 1893. ma il
primo missionario salesiano polac-
cci. il CQadiutore felice Kac-
1rnarczyl.... u quella data gia da
quattro anni aveva varcato gli
oceani per le misi,foni.
Da allora 463 salesiani hanno
lasciaw il paese, e di essi 336 per
lavorare proprio in terriwri di mh.-
sione. l n tutto i salesiani polacchi
oggi supernno il migliaio, e le Fma
sono 400. Crisi di fede? d i vocazio-
ni? La Pulunia ~alesiana non ha di
questi problemi.
Famjglia Sak iana roccasione di
ripensare il proprio modu di vivere
la missione.
Il Congresso si è svolto regolar-
mente o Lùdi. nel centro <lei Pac~e.
nei giorni 1-3 ottobre 1976. Ma già
i cinque giorni precedenti sono ser-
viti per un contatto approfondito
con la popola11onc. In Lutle le
chic!it: <li Lodz si sono tenute cele-
bra1ionj liturgiche, con conferenze
e proiezione di documentari missio-
nari.
Un anno per approfondire.
Neu·ouobre 1975. tra i partenti
della <• spedl7tonc del centenario i/
figuravano dodici polacchi: era la
risposta all'invito del Reuor Mag-
giore. Ma bisognava c(lntinuare nel
lavoro. Cosl durante ranno si sono
avvjatc ùiver~<.: iniz.iative d i anima-
Lione missionaria.
Anzitulln è stato costituito un
(( Comitato per il centenario >). con a
capo d<m Stefano Prus. E sotto la
sua spinta le quasi duecento comu-
nità dei Figli di Don Bosco sparse
nel pae~c hanno dato vita tra i
giovanj ai circoli degli <• Amici delle
missioni)), hanno messo in calenda-
rio incontri liturgici mensili a carat-
tere rni~sionario, hanno cominciato
a raccogliere aiuti concreti: indu-
menti. medicine. viveri. denaro... (i
Cooperatori si :.ono particolar-
mente di'itinti). Un libro ricco di
illustrazioni, testimonianz.e e dati
- « Andate e insegnate... Cent'anni
di missioni salesiane>> - è stai(')
largamente diffuso.
li Comitatu si è occupato sopral-
lullo del (i Congresso missionario
salesiano>►• che doveva chiudere
l'anno del centenario. Ci si propose
dj sensibilizzare ai problemi deU'e-
vangeliziazione non solo l'am-
biente salesiano ma anche i fedeli.
Si tra11ava di maLurare nuove voca-
zioni Lra i giovan i. Di offrire alla
Lodi (Polonia). Un angolo della mostra ml►
slonarla, con alcuni doni per le missioni. A
pagina 7: Il suggestivo , cenarlo della chiesa di
L6di In cui I salesiani hanno commemorato il
.centenario..
li Congresso. Il Congresso ebbe
luogo in una grande chiesa saJe-
siana a Lodi:. capace di accogliere
seimila persone. e sempre gremita.
Accanto. un'<1 c:.posizione missiona-
ria>>.
In una prima sezione la mostra
presentava il lavoro compiuto dai
missionari salesiani. ,oprattutlo po-
lacchi. nel mondo: grandi pannelli
con foto, scritte. grafici. ln aJtra
sezione i << capolavori artistici» dei
bambini che avevano partecipato a
un concorso tutto per loro (disegni,
sculture. poesie, ecc.). Un' ultima
saione raccoglieva i doni della Fa-
miglia Salesiana ai missionari:
moto. biciclelle, una canoa, attrezzi
d i laboratorio. tende e sacchi a
pelo, macchine da cucire... E la
gente domandava: <• Posso donare
anch'io q ualcosa? ».
Per il Congresso, dall' Italia era
intervenuto con a ltri sa lesiani e
9

1.10 Page 10

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Fma il Consigliere per le missioni
don TohiJl, in rappresentanza del
Rettor Maggiore. Quasi tutte le
opere salesiane di Polonia avevano
invialo i loro rappresentanti.
La funzione d'apertura fu presie-
duta dal Vescovo di L òdi. A sera la
pelljcola << Mio fratello lebbroso 1>.
Il 2 ottobre fu .riservalo alla parte
<<scientifica >>: vennero SV<)ltc sei re-
lazioni, frutto della riflessione pre-
cedente e stimolo per l'azione futu-
ra. rI 3 ottobre fu << giornata di
preghiera l). Messe per gruppi: ra-
gazzi. universitari, exallievi. bambi-
ni. genitori, C()operatori... All'offer-
torio ogni categoria portò i suoi
donj ai missionari. E nel pomerig-
gio. a chiusura del congresso e
dell'anno centenario, la nuova fun-
zione di addio a dieci nuovi missio-
nari polacchi (ma altri due erano
già partiti durante l'anno). Perché
in Polonia la fede non conosce crisi.
( Da una relazione di Stefano Prus)
~ in ITALIA
~ da Valdocco ancora si parte
Domenica 7 novembre. Valdocco
saluta i missionari della I06" spedi-
zione, la prima del << secondo seco-
lo>>.
Fin dal primo pomeriggio la ba-
silica di Maria Ausiliatrice. è gre-
mita non solo dei fedeli delle
grandi occasioni ma di gruppi pro-
venienti da varie parti d'Italia e
dall'estero. Sono «comunità cri-
stiane locali ». strette attorno ai {< lo-
r o>> missionari partenti. Forse per
la prima volta si evidenzia in ma-
niera cosi spiccata la dimensione
familiare e sociale della vocazione
missionaria. Un << quarto mondo>)
si coagula nell'Amore.
1 partenti sono 53: molti parteci-
pano a questa funzione di com-
miato con la parentela. l'intero pae-
se, il rione. che li accompagna. Da
Sesto San Giovanni sono giunti due
pullman ...
Un seme nuovo. Le caratteri-
stiche della spedizione vengono sot-
tolineate dal Rettor Maggiore nella
commossa omelia. Attorno a lui, in
concelebrazione, stanno i superiori
salesiani don Tohill, don Rainerì,
don Fiora, gli ispettori d'Italia, al-
cuni esteri, e un'ollantina di altri
salesiani. Le superiore delle FMA
sono presenti a testimoniare l'in-
scindibile apporto del loro lstituto.
I nuovi missionari ricevono in
consegna la croce, e si stringono
insieme nell'abbraccio e nella co-
munione. Domani questi nostri fra-
telli andranno <<dispersi>) nel mon-
do: 27 in America Latina. 9 in Asia,
15 in Africa...
Questo invio verso l'Africa è la
novità della spedizione. Per quanto
Don Bosco desiderasse l'Africa, e
per quanto i. salesiani vi fossero già
presenti fin dal secolo scorso, il
continente nero non aveva ancora
figurato tra I.e mete delle spedizioni
ufficiali. Ora vi figura bene, con
traguardi io sette diverse nazioni.
10
Tra i neo-1111ss10nari ci sono tre
Giovani Cooperatori laici. Questa
frangia lruca. per quanto ancora
minima. è secondo il Rellor Mag-
giore un altro <• :.cmt: nuovo>> desti-
nato for~e a impensati sviluppi: è il
segno dell'inesauribile vitalità rnis-
Torino Valdocco. Concelebrazione presieduta
dal Rellor Maggiore. Giovani missionari sti-
lano a presentare i doni dell'oltertorio (In
realtà è Il dono di se stessi che portano al
Signore).
sionaria della Chiesa post-
conciliare, vitalità di cui Don Bosco
si fece promotore e di cui ora
gioirebbe intensamenre. Chi os-
serva questi laici mentre sfilano a
presentare i loro doni nella messa,
li coglie soprattutto nell'atto vivo di
offrire se stessi: gesto raro e stu-
pendo di ragazzi maturi.
Dalla cantoria intanto piovono i
gioiosi canti missionari del centena-
rio, eseguiti dalla corale << Cardinal
Cagliero 1> di Ivrea...
Cagliero e Bach. Una parentesi,
per dire che il centenario delle
missil)ni salesiane si è chiuso a
Torino all'imegna musicale. E a
ragione. perché nelle Missioni sale-
siane. come è noto. la musica ha
svolto un ruolo che va assai oltre
l'aneddoto: ha acquisito il signi fi-
c·a10 cli incontro. comunione e gioia
cristiana. Perciò nella nuova chiesa
della <• Crocetta 1>. presso la sezione
torinese dell'Università PoOLificia
Salesiana. i maestri Donati, Sac-
chetti eu Esposito hanno rievocato
questo ruolo mi~sionari~) della mu-
sica succedendosi durante il mese
di novembre in tre con1:crti d'orga-
no. Riservando ovviamente il più
largo spazio al grande Bach. i tre
programmi includevano musiche di
Wallher. Scarlatti, Reger. ecc.. non-
ché la rappresentanLa salesiana di
Pagella. De Bllnis. Vitone e -
come avrebbe potuto mancarci? -
del primo missionario salesiano il
cardinal Cagliero.
Molti i giovani uditori nei con-
certi. Ressa di amici di Don Bosco:
numerosi i missionari. sia veterani
che di imminente partenza. Presie-
deva all'apertura il superiore ddle
Missioni salesiane don fohil l.
Brani e autori profilavano non sol-
tanto tre concerti artistid. ma
quella tipica<<parola musicale>> che
lo stesso Don Bosco volle indusa
nel suo programma educativo ed
evangelizzatore. Tra l'altro risultò
sorprendente l'ac1:m,tamento d'un
Cagliero a Ba1:h. che po1eva1l() es-
sere qui ascoItali nm nrecch io ~cn-
si bìlc non tant,l all'evidente uivario
arti~tico. quanto alla profonda C(in-
cordanrn nel « Credo ,) nistiano e
mi,~ionario.
Un sogno. Tornand() alla gim-
nala delle celebrazioni. il salone
comunitario di Val<loccn a sera ha
offerto un'ultima occasione dj in-
contri: la consegna dei premi agli
alunni deUe scuole stataU risultati
vincitori del << Concorso Missioni
Anno Cento» indetto dai Coopera-
tori salesiani: e la proiezione in
anteprima del documentario (i Un
sogno cento anni dopo>>, girato
l'anno scorso nei luogru stessi che
Don Bosco<< vide>> cento anni fa.
Un secolo: e tutto è come nel
sogno, tutto coincide fino al detta-
glio. salvo che tutto non é ancora
com piuto. La missione continua
con nuove leve. Salesiani e Suore,
Cooperatori e Volontari Laici, stretti
insieme a tentare «imprese sempre
più ardite)).
MARCO BONOIOANNI

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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exallievi salesiani
UN PRECISO IIIPEGIO
li ASIA EIUSTBILII
Gli Exallievi dell'Asia e Australia, nel loro primo Con-
gresso celebrato recentemente a Hong Kong, hanno
studiato il significato della loro presenza nella com-
plessa realtà deWEstremo Oriente oggi.
S emhra, a 1an10 un'utopia.
l>Ono profonde le differenze di
carallcrc etnico. sociale. culturale.
politico. religioso. lingu1sticu. Ma
un dcnominauirc comune. forte-
mente rad1ca10. spingeva a tentare
ugualmente: la sincera gratitudine
- an11 il pn1fondo affc110 - che
gli Exall,evi di quell'immenso
mondo cJ1mo:.lravano in ogni occa-
sione a ~an Giovanni Bol>c.:O e agli
educiJIOrl che egli aveva lon> man-
dato (.'o~ì :.ì uccise di osare.
E il Cl>raggi1) è lato ric,1mpensa-
lll: il ,, Prnnu Congre...\\o l:.xallicvi di
Don B11!->Ctl cJetrAsia t: Australia >1,
che ~i i: wolto a I long Kong dal
25 Il all'I 12.1976. ha avuto pieno
e_~illl.
N1,n ostante le grandi distanze e
il costo e.lei ,iaggi. ~i '><>no pr~en1a1i
pun1ual1 alrappuntamcnw nelrJsti-
Luto Tcl.'.nico Salesiano (( Aber-
deen•> e.li llong Kong hcn 130 dele-
gali. 111 rapprcsen1ann1 c.lellc se-
guenti I ct.leraLicrni: Cina (Hong
Kong. Macau, Taiwan). Thailan-
dia. Kurc.!a. Bhutan. Birmania. Fi-
lippine. Giappone. India. 1\\u,1ralia.
Non polcn>no render,i pre:,enti
c,olo le rappresentan,c dd Vietnam
e dello Sri Lanka.
rapprcsentanLa del Reuor Maggul-
n:: il Conl,1gltcrc per gli Exallievi
don Raiacri. il Regionale per 1•,;_
!,lrcmo Oriente don Williami.. e il
Ct,n<;igliere per le misi.ioni don To-
htll. Per parte della Confedenu.1onc
mondiale erano prc:.enti il Prc.!Si•
dcnlè confederale José Gnntàle,
l orrei. venu10 c.Jal Mcs.,ico, il Dele•
gatt) conft:dcralc d~rn Umberto Ba-
s1.1s1 (che ~- .stato l'animatore del
Congresso). l!.-C altri responsabili e
rapprc~cn1ant1 del movimento ve-
nuti t.lall"Europa
Quc..10 il lèma generale. svolio
Jal Prci.idenle fec.Jcrale dell"lndia:
Cono'lccrsi. Tra gli scopi del
Congrci,~o c'era quelkt dj aiutare gli
Exal11cvi a nconol\\Cere la lnrn iden-
tità.. la matri<:e l,alci.iana da cui
provengono. la ,trullura del movi-
mento a cui appartengono. e le
finalità che esso pcri.egue nella Fa-
miglia Salesiana a !>crv11.io della
gio, entù. Si mirava a rendere gli
Exallkvi più consapevoli della mis-
sione a cui :,ono chiamati per la
cosiru1.ionc di un mondo mi~liore.
Si voleva offrire una possibilità
concreta di conoscersi fra loro al di
là delle diffcrenz.e di cultura. lin-
gua, religione. e di dare un esempio
efficace di amore che - pur nel
phiralismo delle diverse religioni -
crea unità di intenti e di fratellanza.
Alla manifestazione hanno preso
parte tre Superiori del Consiglio in
<1 Il 'ìignificato e Il ruolo dell'Asso-
cia;,ione Exallievi di Don Bosco
nctrAsia e ncll'AU',lralta ».
Fin dal primo incontro :.i sono
manifestale fra i partecipanti quelle
note di cordialità, fraternità. alle-
gria. che caraueriu.ano lulli i Con-
gressi c.Jegli Exalllevi. vi furono
difficoltà nel fraternizzare con gli
Ex.allievi non cristiani. che in
qualche Federazione asiatica rag-
giungono anche 1'80-90 per cento
dei membri.
L'allaccamcnto manifestato dagli
Ex.allievi a Don Bosco si rivelò
concretamente nella disponibilità e
nell'impegno a collaborare con i
suoi Figli a vantaggio della gioven-
del mondo.
Fra le tante manifestazioni me-
rita spcc1alc ricordo la <i cerimonia
inter-rdigw~a 1> svolta.si nell'aula
magna dell'università c.11 Hong
Kong. presenti autorità religiose
ebraiche. buddiste. induiste. mus-
sulmane, e naturalmen te cristiane.
Si sono avuli, in questa preghiera
comunitaria. momenti di intensa
commo:,ione.
Le mozioni e uo appello. I ddega-
ti, divisi in ouo gruppi di studio,
hanno discusso le varie relazioni ed
e l;iborato delle mo1ioni finali
quanto mai valide. Ecco alcuni
spunti.
L'Associu,one degli Exallievi
appare pienamente idonea a pro-
lungare l'educazione impartita
nelle opere salesiane, e a fa rla frut-
tificare nel ~ervizio dei fratelli. della
società e della Chiesa.
Per la vitalità dell'~ociazione
appare neces!-ario un m1nimo di
slrullurc organizzative (dall'Unione
locale presse> la casa sa lesiana. fino
alle strutture centrali).
E' ncce:;sario, non solo opportu-
no. che I laici. guidando responsa-
bilmente l'Associazione, sentano
l'impegno e La possibilità di colla-
borare con la Congrega.done.
Come conseguenza, il Congresso
ha rivolto un sollecito appello agli
lspe((ori tlt!ll'Estremo Oriente, invi-
tandoli a adoperarsi in sede ispetto-
riale e locale, perché:
i Salci.iani siano messi in grado
di approfondire la conrn,cenza del
Movimento allraverso i documenti
ufficiali della Congregazione e
della Confederazione;
essi sappiano introdurre nelle
varie fasi del processo educativo
anche la preparazione degli allievi
al loro futuro inserimento nella
società e nel mondo del lavorb
(insomma la preparazione al loro
(< futuro di Exallievi )});
vengano scelti come delegati
Exallievi. dei Salesiani di profonda
e moderna spiritualità, cordial-
mente aperti, e impegnati in mezzo
ai ragaai e ai giovani:
si conceda a questi delegati una
congrua di-.ponibìli1à di tempo, e
una certa continuità nell'incarico.
Il Congre:.so. che ha largamente
raggiunto gli scopi prefissi. sarà
seguito da un «Secondo Congresso
Exallicvi dell'Asia e Australia>>, che
avrà luog<) a Manila nel 1980.
11

2.2 Page 12

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nell'azione / Italia
lBIVALTl
AL DI LI DILLO SPORT
Al Centro giovanile « Laura Viculia »,
costruito a Torino-Rivalta, in dieci anni di
intensa attività migliaia di giovani hanno
trovato la gioia della pratica SIJ!ortiva,
della vita di gruppo, della maturazione
alla fede.
M i chiamo Carmelo. Abito al
quartiere Tetti Francesi dj Ri-
val ta. Quest'anno come junior
anch'io faccio parte della comunità
giovanjle del << Laura Vicuiia >>.
Ecco che cosa faccio.
"Ogni sabato ci raduniamo a ri-
flettere sulla Parola di Dio. e cele-
brare L'Eucaristia e a preparare l'in-
contro festivo dei nostri bambini.
"La domenica mattina alle undici
sono nella mia parrocchia: raduno i
raga?..zini e i bambini per la messa.
Con loro canto, prego, ascolto. Per
l~ro vogLio essere con il mio atteg-
giamento un <<segno>>. perché cre-
do. e voglio crescere sempre più
secondo<< la statura di Cristo>>.
"Nel pomeriggio invece torno al
Centro. Il mio gruppo di maschietti.
guidato da Papillo e Roby. gioca a1
pallone. E io con loro. Ma alle 17
abbiamo il momento dell'incontro.
Si presenta la liturgia della domeni-
ca, si parla, si sceglie insieme un
impegno per la settimana. Poi tutti
i gruppi si radunano nella grande
palestra, che si trasforma nella
<1 casa di Dio>> per l'Eucaristia. E' il
momento più importante della set-
timana, in cui ci sentiamo comunità
con tutti quanti vengono qui con
noi all'oratorio.
"Durante la settimana... Be', sic-
come qui le porte sono sempre
aperte, io vengo ad allenare un
gruppo di mini-basket".
Come Carmelo anche Claudio,
Kikki, Laila, Aldo, Anna Maria.
Roby allenano a pallavolo e palla-
canestro. Roby in più fa chitarra a
un bel numero di ragazzi. Fulvio
insegna a suonare la batteria.
Ognuno opera in un determinato
settore, ma tutti sono solidali tra
loro.
D centro del Centro. Questa real-
tà di persone vive dà il vero senso
all'altra realtà, quella dei mattoni,
delle strutture. degli edifici. Il
Centro giovanile <1 Laura Vicuiia »
sorge a 20 Km da Torino. sulla
linea Orbas~ano-Rivalta, in un
quartiere popolare e popoloso cre-
sciuto attorno a uno stabilimento
Fiat. Sullo sfondo lo scenario in-
comparabile delle Alpi bianche di
neve.
Dieci anni fa. o poco più, li
attorno c'erano prati incolti, arbusti
liberi e arruffali. La prima pietra
venne posta nel 1964. Una pietra
benaugurante: era appartenuta al
primissimo altare della basilica
Maria Ausiliatrice di Valdocco.
quello fatto costruire e collocare da
Don Bosco.
Nel 1967 le attrezzature erano
pronte a sostenere il festoso assalto
della gioventù. Da allora ogni gior-
no, senza sosta. nel tempo di scuola
e in quello di vacan7,a. Ragazze e
ragazzi arrivano da vicino, con gli
schettini in spalla. la borsa a tracol-
la, i capelli al vento. Arrivano da
lontano. soprattuuo da Torino. -;ui
pesanti pullman. Anche dieci pull-
man al giorno.
Trovano i campi di atletica (sei
corsie per la corsa. pedane per i
lanci e i salti. eccetera); i campi di
pallacanestro, pallavolo. tennis; la
piscina coperta: la pista per i patti-
ni. Le più piccole hanno un angolo
per le altalene e i giochi tranquilli, i
monelli hanno i calcetti e il prato
per il pallone...
·
Ma questo è solo una parte. forse
la meno s ignificativa. del Centro
Giovanile. C'è pure la biblioteca. la
sala per i dischi. la sala delle audi-
zioni. l'aula catechistica. E poi il
<< centro del Centro,>, la cappellina.
Perché di tanti incontri che si di-
sputano al<< Laura Vicuòa >>, quello
che conta di più - e tanti ragazzi
l'hanno già capito - è l'incontro
con il Signore.
. Cosi a Rivalla si gioca, si fa vita
dt gruppo. si canta, ci si confronta
con la Parola di Dio, si prega, si
prepara e si celebra la liturgia.
Carmelo, Claudio. Kikki. Laila.
Aldo, Anna Maria...
L'oratorio per i ragazzi. Nella sua
attività a tempo pieno, il <1 Laura
Vìcuiia 1> dedica i giorni feriali alle
scuole. e dedica il fine settimana
all"uratorio.
La palestra, i campi, la pista ùi
pallinaggio. e soprattutto la piscina,
!;Ono aperti alle scuole statali. co-
munali e private. Non è il gusto
della competizione agonistica a
portare tanti bamhini e ragazze in
pi~cina e palestra; non è la voglia di
riempire il Centro che mU(lVe le
suore ad accoglierli. ma una vera
rispoi,ta alla promozione umana in-
tegrale.
Ci sono anche i ragazzi all'orato-
rio? SI: da un anno le suore hanno
accolto anche i monelli del quartie-
re. Era necessario, perché si trova-
vano in mezzo alla strada, e per ora
non ci sono alternative. Hanno una
chiesa-capannone. senza altri am-
bienti. E sono seguiti. come le ra-
gazze. da un gruppetto di animatori
con la supervisione di una o due
suore.
Da via Artom. Al Centro ven-
gono abitualmente frequentatori
speciali. Brunilde. seconda media:
<i Sono nata in Calabria. abito a
Torìno in via Artom. Vengo all'ora-
torio quando il tempo è bello, per-
ché mi piace tanto pallinare >>. Chi
è pratico di Torino sa che cos'è via
Artom, come via Garrone. via
Mille Lire... Ebbene. ogni dome-
nica un pullman si reca in quel
quartiere tra i più emarginati della
12

2.3 Page 13

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ciuà. sr riempie di bambine e ragaz.-
I z.e. e le !>Carica nel C'enlro Giovani-
le. Qudle hambine 1rovano assai
più che una pista per pauinare:
trovano accoglienz.a. affetrn, uisten-
sione, vitn di gruppo, momenti di
riile-.,ionc e preghiera.
Apnrc il Cenlro a bambine del
genere è un impegno rìgorol.o che
le ~uorc hanno preso con se stesse:
un impegno che la loro Superiora.
madre Angela Vespa. aveva fissato
quando ,i cominciò a costruire:
~ Qucsw Centro ùovrà es,erc per la
giovenlù "cnz.a scarpe •>.
Essere come le allre. Il Centro si
{)Ccupa anchc di alcre bambine spe-
ciali. !( Gn11ie, suora. che ci ha Pesanll pullman arrivano da ogni parte. e riversano una gioventù aana allegra.
accese le Iuci in palcstra ! ,> E' una
mongolina ,orriden1c c.he parla.
Dietro di lei. c·è la sua mamma: ha
gli m:chr umidi tli commozione.
<• Da quando può venire ulla vostra
pab1ra con tutti gli altri - dice-.
la mia hambina ha ricuperalo n,ol-
ti~simo. Vlli l'a, etc acccllnta con
amore. e a\\'ete im,egnato anche agli
altri hambrni ad accettarla 1>.
In un bnx. un'altra mamma to-
glie alla ,ua ragazw il cnrsctto che
la ,orrcggc. Marina è da ~ette anni
incap,ula1a in un apparecchio per
una grave scoliosi : la ~uora con
tlelicala ùi,invohura la tira fuori e
la porla alr1strut1ore per la ginna-
stica preparatoria al nuoto.
Quanti bambini e preadolescenti
sono oggi affe11i da !.coliosi più o
meno avan1ata! Uno specialista. il
prof. Ra~1c1 Bogin del C'entro Sco-
liosi <lctrmpe<lale Maria Adelaide,
è venuto a parlare ai genitori per
avvertirli di ,tare attenti, e pronti a
in terven Ire.
(< Mamma. voglio fare anch'io
come le altre bambine! >> E' Moni-
ca. cinque anni. Le sue garnbclle
non -.i l.Ono sviluppate perchè col•
pite <la una forma ùi paralisi. Deve
fare nuoto per rafforzare i muscoli
e le articola1ioni. Entra in acqua col
~uo salvagente. e scuote meglio che
può le gambine rattrappite. E' <li
, olontà cosi forLc. che riesce a c,c-
guire tutti gli esercizi. Vuole <• es-
\\erc come le alire >>.
Viene a fare il nuolo una piccola
che è quasi cieca. La su a maestra.
una ')Uora di Torino. l'ha saputa far
accellare cosi bene nclla sua classe,
che Lc1izia si è insenta in pieno nel
gruppo e ha superato con coraggi~
anche l'impallO con l'acqua. Gui-
data dall'istruttrice e tenuta d'oc-
chio <lalle suore e dalle compagne.
a,;colta. impara, .,j tuffa. nuotu
come tutti. La sua mamma qualche
volta , iene fino al Centro solo per
la gioia di vedere la feljcità della
~ua piccola Leti7ia nell"acqua.
Gli animatori. Per poter !>1.lslc-
ncrc le tante rniziative, accanto al
piccolo ùr_appello ~clic.:_,uure_eh~
guidano e, sono gli an1ma1on. gh
organi1.7a10ri. i catechi~11. gli assi-
stenti salesiani. Sono universitari.
impiegali. in~cgnan1i. ragau.c e ra-
gazzi cresciuti jn questo amoicntc.
che sanno prendersi le loro respon-
sabilità. e maturarle nella preghie-
ra._ nella meditazione. nell'Eucari-
stia quotidiana. Accanto a, più
grandi stanno crescendu gli adole-
scenti. che fanno le prime espe-
rienze di apostolato e di preghiera.
Il grupp(> delle suore e degli
educatori si propone di realiuare
una comuaita-comuniunc. che è poi
- come raccomanda Paol<l VI -
un << costruire la Chiesa•>.
Accanto agli incontri. ai ritiri,
alle revi<;ioni <li vita. quest'anno si è
organi,.1.ato un <e momento di fon~
esperien7a ,> nel secon<lo i.abato di
ogni mc~c. Per i gi~v~ni del S-e~1ro
e altri dcll'li.pe11ona s1 è com,nc,ata
una << scul>la di preghiera >> con don
Domenico Machelta.
Dice uno dei partecipanti: <• Ab-
-,,,.~--- -r Sotto 10 sguardo attento delle auore, quesU ragaul trovano nel Centro Laura Vieuila occasione
dell'Incontro. dell"amlclda, del dialogo Ira loro e con II Signore.
biaml> capito che la vita è incontro
soprattutto con Cri to. che ci porta
al Padre nello Spirito. e ci apre ai
fratelli. Abbiamo scoperto che è
indispensabile pregare e adorare,
per rialzarci con cuore povero e
continuare il nostro pellegrinaggio
verso l'Amore 1>.
Ver a formazione, Sorrella da
questa forza interiore, la comunità
degli animatori non si limita a
offrire un'occasione di sport. ma si
propone la vera formaz1one dei
giovani.
C'è an1itullo un impegno di cate-
chesi per l'iniziazione sacramentale
dei ragazzi del quaniere. 11 L'anno
scorso - spiega Carmelo - ab-
biamo fatto venire a gruppi ì ragaz-
zini e le bambine al Laura Vicufìa.
13

2.4 Page 14

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e noi più grandi li abbiamo prepa-
rati alla prima Comunione e alla
~resima. Per l'anno 1976-77 però,
intendiamo radunare i piccoli
gruppi nelle famiglie stesse del
quartiere.-
<< E' importante - aggiunge -
passare a turno nelle famiglie per la
catechesi, perché desideriamo sen-
sibilizzare i genitori, coinvolgerli,
renderli nostri collaboratori. Sarà
un'impresa delicata. Sono nella
maggioranza immigrati dal sud, sa-
Liti in Piemonte per ragioni di lavo-
ro. Dobbiamo conoscere la loro
mentalità, scoprire i valori religiosi
in cui credono, se vogliamo rendere
possibile l'integrazione tra fede e
vita >>.
Q uanti sono i catechisti? << Una
dozzina cli noi grandi, ma ora a l-
cune mamme cominciano a fare il
catechismo con noi >).
Le suore hanno organizzato il
coro per le ragazze e i bambini.
Ogni giovedì fanno canto, e edu-
cano alla partecipazione liturgica.
Alla domenka prima della messa
fanno un'altra mezz'ora cli canto,
per sensibilizzare tulla la comunità
parrocchiale. Per il nuovo anno
intendono creare un gruppo di can-
tori adulti: alcune mamme hanno
già aderito i>.
Piccola oasi. Tutto questo ha uno
scopo p reciso: rendere cosciente
ogni persona che Jrequenta l'orato-
rio e il centro giovanile, della sua
realtà umana e cristiana, perché
cresca secondo il progetto di Dio.
Per questo ogni bimba, ogni ra-
gazza, ogni giovane che entra nel
Centro, sono considerati come per-
sone da accogliere, conoscere.
amare e far crescere. Ci sono i
momenti di relax in cui si può clire
quella << parolina l) che scuote, che
fa riaffiorare i valori sopiti, che
conforta, che aiuta a guardare in
alto.
E ciò con tutti quelli che vengo-
no: le mamme, i papà, gli istruttori,
gli insegnanti, gli allenatori, i ra-
gazzi... Tutti diventano amici. si
sentono di casa. E qualcuno, en-
trato nel clima, accetta di collabo-
rare per l'oratorio, la catechesi, il
quartiere.
Il Centro è una piccola oasi dove
ognuno è atteso, considerato,
amato con il cuore di Don Bosco.
Nella luce di Laura Vicuna, la
piccola cilena dal volto sereno che
realizzò nel sacrificio il suo forte
programma di vita cristiana.
Suor MARIA LUISA BRUNETTI
Thailandia
I IOSTBI WEEK· EID
GOi i LEBBROSI
Come fu che don Carlo Casetta, un missionario da 53
anni al lavoro in Estremo Oriente, si è visto piovere
addosso la responsabilità di 200 lebbrosi da curare.
Q uesta responsabilità in più mi
è capitala fra capo e collo
pro prio senza che la cercassi. O
forse l"ha cercata per me la Pro vvi-
denza.
Sono un vecchio missionario, da
53 anni in Estremo Oriente, tutta
una vita trascorsa in questa bella
Thailandia. L'anno scorso ero ve-
nuto a Torino. invitato dal Rettor
Maggiore alle feste centenarie delle
Missioni salesiane. E ricevetti una
bella offerta con l'incarico d'impie-
garla per i lebbrosi.
Tornato nella mia missione di
Tharé nel nord-est della Thailan-
clia, cominciai le prime investiga-
7ioni. I miei amici mi scoraggiava-
no: non c'è gran che da fare in
questo settore, il governo con gli
enti internazionali già si occupa
della cosa.
Ma indagando meglio, vengo a
scoprire che sono parecchi nella
zona i colpiti dal male terribile, e
che per vergogna o per trascura-
tezza soffrono il loro dramma tap-
pali in casa. Qualche settimana più
tardi, feci la scoperta sensazionale...
A quindici chilometri dalla
nostra residenza c'è un grosso vil-
laggio in mezzo alle risaie, chia-
mato Nong Sanoni, nel quale il
morbo si sta diffondendo rapida-
mente. Cinque anni fa. un'équipe
volante del governo aveva preso in
cura il villaggio, e per tre anni i
malati erano stati assistili. Ma poi
non più. Ora tuui sanno che con le
medicine attuali non é possibile
estirpare la lebbra da un villaggio
in soli tre anni. Infatti, terminato il
programma di cure, il male aveva
ripreso a infierire. Né la gente -
lutti poverissimi contadini - aveva
i mezzi per continuare a proprie
spese la cura.
Non mi rjmaneva che prendere il
posto lasciato vuoto da altri, e cu-
rare quei lebbrosi dimenticati. H
capo del viJJaggio. non cristiano. si
mostrò rico noscenlissimo, e mise a
mia disposizione una capanna.
Quanto a me. associai in questo
lavoro le suore della Tesidenza mis-
sionaria. E cominciammo a pre-
stare la nostra assistenza. Però...
Presi come siamo lulli da tanto
lavoro, non possiamo disporre che
dei week-end. Un week-end lo oc-
cupiamo nel preparare tulio l'oc-
corrente, e il successivo per portarlo
nel villaggio e distribuirlo.
All'inizio. per distribuire le medi-
cine, lavoravamo dalle 9 alle 11:
poi fino alle 12, ora fino alle I3, e
dobbiamo essere almeno in quattro
a prestare il servizio. Il fallo è che i
richiedenti aumen1ano di volta io
volta: prima 23. poi 39, poi 78, poi
112, poi 142. Ora stiamo prepa-
rando le razioni per 180, e di sicuro
tra poco dovremo arrivare a due-
cento.
Saranno duecento bustine di pla-
stica, con 90 pastiglie di vitamine e
ricostituenti vari, più la dose di
pastiglie antilebbra di vario genere
e quantità, secondo i bisogni di
ciascuno. E intanto i fondi si assot-
tigliano...
E' un lavoro impegnativo. Ce la
faremo? e fino a quando?
Fino a quando la Provvidenza
vorrà servirsi della carità dei buoni
e dei nostri strani week-end.
Padre CARLO CASETTA
14

2.5 Page 15

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO
SI e nello scorcio di dicembre del
1861. L 'anno stava per spegnersi e mori-
re. Una sera, poco prima di mezzanotte,
Don Bosco si trovava al tavolino del suo
piccolo studio, quando ebbe un'improv-
visa apparizione: la Vergine Santa gli era
comparsa e g/l comandava di scrivere sul
primo quaderno che gli fosse capitato tra
mano Il nome e il cognome di tutte le
persone domiciliate nel suo Istituto, all'O-
ratorio di Valdocco; e accanto a tale
denominazione, scrivere un pensiero,
cioè la strenna, una specie di piccolo
slogan. che gli veniva suggerito dalla
Madonna stessa. Risultarono 573 pensie-
rini che riguardavano cose da praticarsi o
da fuggirsi, avvisi precisi di rimprovero ai
cattivi e ai trascurati. Mentre la mano di
Don Bosco scriveva. la Madonna dettava.
Quando Don Bosco lo comunicò a tutti i
suol ragazzi, due di essi, curiosi di spiare
quanto stava scritto su quel quadernetto,
penetrarono clandestinamente nella ca-
mera di Don Bosco per leggervi le stren-
ne, cioè i pensieri dettati dalla Madonna;
ma notarono che quelle pagine erano
tutte bianche. Don Bosco disse più tardi
che ,: quel due curiosi erano stati puniti
cosi da Dio ».
L'impressione che suscitò tra I ragazzi
e tra tutto il personale dell'Oratorio fu
enorme. I cronisti annotarono: ,: Chi
gioiva e chi era pensoso, chi piangeva e
chi meditava su se stesso ».
Ecco alcuni questi pensieri dettati
dalla Madonna a Don Bosco, quali furono
trascritti e tramandati nella cronaca:
A Don Rua (oggi Beato): ,: Ricorri a me
con fiducia tra i bisogni de/l'anima tua ».
A Don Durando: ..- Il mondo vuol darti
l'assalto il.
A un ragazzo di nome Giacinto: ,: con-
fida in me che sono la tua Mamma .».
A un altro ragazzo: ,: Pensa che le
spine in vita sono rose in morte ».
A un certo Luigi: ,: Non va in Para-
diso tra le delizie ».
A un ragazzo di cognome Rebuffo:
..- Se confidi In te, guasti tutto. Confida
più in me e in chì ti guida ».
A un ragazzo con la coscienza sporca:
t Sei piccolo, ma la tua malizia è grande:
emèndati presto ».
A un ragazzo molto tentato: ,: Non
perdere la più bella delle virtù ».
A un ragazzo che non· voleva liberarsi
dal peccato: ,: Sei schiavo del demonio:
sei però ancora In tempo ».
A un ragazzo molto buono: ,: Se sa-
pessi il gran premio preparato per la
regina delle virtù. Coraggtol ».
A un ragazzo un po' viziato: ,: Pensi
molto al corpo e poco all'anima: la morte
si avvicina. Prepàrati ».
BRAVI EDUCATORI
SI DIVENTA
A un giovane ormai guasto: ,: Hai un
verme che ti rode l'anima e Il corpo: guai
se non lo distruggi il.
Quando chiesero a Don Bosco il se-
greto della sua efficacia nel campo gio-
vanile, rispose con una frase che restò
storica: ,: Voglio che i giovani sappiano di
. ... essere amati .».
Diventare bravi genitori ed educatori è
Il compito più Impegnativo e complicato
che esista, è Il compito specifico delle
anime consacrate alla salvezza della gio-
ventù. Ma per diventarlo, la cosa più
urgente è amare.
·
Il tipo di amore di cui Il ragazzo ha
bisogno potrebbe essere riassunto con
la seguente frase: « Ragazzo mio, U vo-
glio bene non per quello che fai o che
non fai, ma perché sei tu •· E' un tipo di
amore non condizionato, che fiducia
in se stessi. e di se stessi crea un'imma-
gine sicura; è un tipo di amore che
invoglia ad agire, senza paura per le
conseguenze di un possibile errore. Non
è facile manifestarlo nel giusto modo: a
questo proposito ecco tre consigli che
potrebbeto rlvelarsl utili.
Primo: disapprovate le azioni com-
piute dal ragazzo, ma non ciò che lul è.
Non c'è contraddizione se rimproverate il
ragazzo perché si comporta male e poi
gli fate un regalo dicendogli che gli vo-
lete bene. Se lo rimproverate, infatti, è
solo perché l'amate: è un concetto che i
ragazzi capiscono al volo.
Secondo: lodate Il ragazzo per quello
che è più che per quello che fa.I genitori,
di solito, hanno reazioni favorevoli di
fronte a un'azione che dimostri la buona
volontà del figllo. Va bene, ma a patto
che queste azioni non siano per Il ra-
gazzo la principale e fa sola fonte di lodi
e di affetto. Il ragazzo, in realtà, dovrebbe
ricevere lodi e affetto In quantità mag-
giore proprio quando è improduttivo o
quando ha appena tatto qualcosa di sba-
gliato, senza volerlo.
Terzo: dimostrate Il vostro amore.
Amare non basta: dovete tare in modo
che la persona oggetto del vostro amore
ne sia consapevole. E' possibile raggiun-
gere lo scopo mediante un'infinità di
azioni e di piccoli gesti. Eccone alcuni
esempi:
Confortate il fanciullo quando cade,
anche se non si è fatto molto male. Siate
visibilmente orgogliosi del ragazzo anche
quando non ce n'è motivo, dimostran-
dogli che gli state a cuore. Ma forse il
modo più bello di comunicare Il vostro
affetto consiste nel lodare il ragazzo in
sua presenza davanti agli altri per
qualche cosa di buono da lui compiuto.
Don Bosco aveva ragione quando di-
ceva: e Bisogna che i giovani sappiano di
essere amati ,.
CARLO DE AMBROGIO
15

2.6 Page 16

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Guatemala
Padre Giorgio Puthenpura, dell'India, da cinque anni
lavora come missionario tra gli indios Kekchì del Guate-
mala. La sua vicenda dice tutta la ricchezza di ruoli
possibili nella Chiesa, quando si è docili allo Spirito.
Sono nato - racconra padre Pu-
thenpura - 1n una famiglia cri-
stiana di contadini poveri. nello
stato del Kérala. nel sud dell'India.
Mi~ padre lavora ancora oggi come
tessitore a mano. Nel 1954 sono
entrato per la prima volta in una
casa salesiana. Avt::vo dodici anni.
Da allora sono vissulo sempre con
Don Bosco.
Padre Puthenpura - a Roma
qualche mese per un corso di aggior-
namento - è alto e forre. ha carna-
gione ahbronw,a e f altezze arletiche
da romanzo di Emilio Salgari.
La mia vocazione missionaria -
continua - . dopo che alla chiamala
gratuita di Dio. la devo alla pre-
ghiera dei miei genitori. Essi mi
hanno offerto a Dio prima che
nascessi; il loro grande desiderio
era di vedermi missionario. Ma non
mc l'hanno dello mai. Né fecero
pressione perché entrassi in semi-
nario. Solo lre anni fa, quando già
mi Lrovavo in Guatemala, hanno
creduto bene di dirmelo.
Come è capitato in (Jua1emala?
Ho studiato teologia a Barcelona
in Spagna (l'Ispenoria di Valencia
intendeva pagare gli studi a un
salesiano dell'Assam, e scelsero
me). Durante gH studi non pensavo
certo di andare in America, avevo
sempre intenzione di ritornare nelle
missioni dell'Assam, dove c'è tanto
da fare. Ma poi il Rettor Maggiore
usci con quella proposta dei volon-
tari: <• Cinque anni per le missio-
ni>>. e decisi di offrirmi al Rettor
Maggiore per lavorare in qualsiasi
parte ùel mondo. Così, sono stato
inviato tra gli indios Kekchi di San
Pedro Carcha.
No11 dev'essere s1atofacile.
Anzi. all'inizio il lavoro fu mollo
difficile: per la lingua. e ancor più
per la mentalità e i costumi degli
indigeni, cosl diversi dai nostri. Nei
primi Ire anni dovetti sforzarmi
molto per imparare la loro lingua. e
per incarnarmi nella cultura Kek-
chi. Ma grazie a Dio. lavorando a
Iianco a fianco col magnifico
gruppo di salesiani che già erano
sul posto. sono riuscito a inserirmi
con buoni risultati nell'auivilà pa-
SlOralc.
La missione di Carchd. con u11a
supe,ficie di 3.000 Kmq. ha 11110
popola::ione di appena IJ5.0VO abi-
tanti autottoni e 5.000 immigrati.
Tut1i ha11e::.::ati. ma vis.mli per de-
cenni e decenni quasi privi di assi•
slen::a religiosa. Nel 1935 la mis-
sio11efu affidata ai Salesiani.
Cinquecento catechisti Kekchi -
spiega padre Puthenpura - sono la
caratteristica della missi()ne. Per un
indio é impossibile a~coltarc la Pa-
rola di Dio e non correre subito a
comunicarla ai fratelli. Raduna gli
altri compagni del villaggio. e an-
nuncia loro ciò che ha appreso.
Capita sovente che, dopo una
delle riunioni di villaggio, tulti -
uomini e donne - decidono di
recarsi insieme in un altro villaggio
dove le assemblee domenicali non
sono ancora organinate. Arrivano.
radunano tutti i cristiani. e comuni-
cano loro la Parola di Dio che
hanno ricevuto.
Qual è la si1Ua::io11e dei Kekchi?
Socialmente sono emarginati,
sfr_uuati nel lavoro dai grandi pro-
pnetan. La maggioran1a di loro
non pnssie<le terreni prcpri. Quasi
non hanno possibilità di ricevere
un'educazione scolastica. Sono
quasi tutti analfabeti. Come popolo
non contano.
Noi stiamo insegnando a leggere
e scrivere ai catechisti. i quali a loro
volta fanno da maestri agli altri.
L'allivilà missionaria comincia ne-
cessariamente dalla promozione so-
c!ale. In un? situazione cosi pn:ca-
na. come s1 fa a trovare tempo e
modo per parlare Lii Dio? Eppure
siamo Il per evangelizzare. per pro-
clamare il mistero pasquale.
Diciamo ai Kekchi: Cristo è nato
povero, é vissuto povero. e Ju emar-
gi;nato: sofferse l'oppressione e il
disprezzo delle autorità civili e reli-
giose del suo tempo, mori assassina-
to... Ma risuscitò glorioso per una
nuova vita. Cosi l'indio Kekchi. che
è nato povero e partecipa della vita
terrena di Cristo, è chiamato con
Cristo alla risurrezione e alla vita
eterna.
Il messaggio di Cristo entusiasma
e ~prQna gli indigeni: apre oriv:onti
nuovi. infonde sperann1.
Hanno preso sul serio le parole di
san Paolo: (( Finora eravate nelle
tenebre... Svegliati. tu che dormi>>.
Vogliono migliorare l'agricoltura.
desiderano imparare a leggere e
scrivere. vogliono studiare la lingua
spagnola. aprono strade nella mon-
tagna per comunicare con i centri
vicini. chiedono scuole per I loro
figli , organizzano coopt::rativc agri-
cole e la cassa di rillparmio...
Don Puthe11pura ha ler111ina10 i
cinque anni di volo11Wria10 nelle
missioni del Guatemala. Che cosa
farò?
Ho vi~suto un'esperienza indi-
menticabile. Non saprei esprimere
a parole la gioia che mi pervade.
Ho chie~to di poter lùrnare tra i
miei indios Kekchi, e mi è stato
concesso. Presto sarò di nuovo in
Guatemala.
JESùS M ÈL-IDA
16

2.7 Page 17

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Brasile
I P << Ho conosciuto imprese che, a misurarle col metro
umano, si definirebbero inutili pazzie >>, dice Angelo
rima di descriverle l'opera. le
racconto una storia. altrimenti
Montonati, il giornalista di Famiglia Cristiana che l'estate
scorsa per « fare le ferie >> ha visitato le opere salesiane
non capirebbe: quella dei tre fra-
telli Vasconcelos. per esempio: Joào
Batista. José Raimundo e Pedro
dell'America Latina. Lo dice avendo negli occhi il ricordo Paulo, 13. 14 e 15 anni. Era notte
di Belém (Brasile), dove un pugno di uomini lottano a inoltrata. stavo seguendo un ra-
fianco dei loro fratelli più sfortunati. E aggiunge: « Forse gazzo che mi aveva rubato il porta-
loro hanno scelto la parte migliore >>.
fogli con 400 cruzeiros; sapevo più
o meno dove sarebbe scappato. A
un ceno punto ho sentito dei la-
menti: guardando bene, ho indivi-
duato. appoggiate al muro di una
casa. Lre forme scure. Erano ragazzi
senza famiglia: Joào Batista, quello
sveglio, si lamentava per la febbre
alta. Lo caricai sulla macchina, in-
sieme agli altri due rilunanti. A
casa diedi loro qualcosa da bere:
quelli sani mangiarono anche, ab-
bomlan1ementc. Cosi facemmo co-
noscenza: avevano un quarto fra-
tello. il maggiore. ammazzato non
si .sa da chi durante traffici di
droga: la madre balleva il marcia-
piede: il padre non l'avevano mai
conosciuto. Li congedai regalando
lor0 un cruzeiro a te~ta e invitan-
doli a tornare quando avessero bi-
sogno. Arrivarono insieme, dopo
qualche g10rno. e rimasero con noi:
il maggiore studia da tipografo.
Josè Raimundo da meccanico e
Pedro Paulo da falegname. Sono
degli ottimi apprendisti... >>.
Padre Marcello Bertolusso, direttore dell'opera salesiana di Belém-Sac ramenta, con un gruppo
dei suol ragazzi.
n cimitero delle illusioni. A Be-
lém - ri()ne di Sacramenta. cento-
mila abitanti in pochi e11ari di
palude :,t)lcati da palafitte - parlo
con don Marcello Bertolusso, un
prete di 41 anni che dirige la EST
(Escuela Salesiana dc Traballio). A
fondarla è stato suo fratello. don
Lorenzo. più vecchio di dieci anni,
ora trasferito a Manaus. I Berto-
lusso sono di Sommariva Perno.
diocesi di Alba.
Don Lorenzo insegnava nel col-
legio del Carmine, nel centro della
cillà: al sabato e alla domenka,
approfiuando dell'assenza degli
alunni. girava nei quartieri più po-
veri per fare amicizia coi ragazzi e
divertirli con un pallone.
Un amico gli regalò un va.sto
terreno: in pochi mesi vi sorse una
scuola. E' una storia come tante
altre del mondo salesiano; Don
17

2.8 Page 18

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Bosco aveva fatto. cosL nei rioni
malfamati della sua Torino.
Belém, capitale dello stato brasi-
liano del Para. non ha nemmeno
cento anni: le sue fortune inizia-
rono nel 1890. col << boom 1> del
caucciù. Era l'epoca in cui i << fazen-
deiros l> accendevano il sigaro con
biglietli di banca. si lavavano le
mani nello <'champagne>) e spruz-
zavano i cavalli con la birra tedesca
per rinfrescarli.
L'epoca d'oro. però. non durò
molto: un vapore inglese aveva nel
frattempo trafugato la preziosa
pianta della gomma. trapiantan-
dola con successo nelle Indie Orien-
tali. Quando nel 191O arrivò in
Europa da Ceylon il primo carico
di 8000 tonnellate di caucciù, a
Belém il mercato crollò. Per l'A-
mazzonia cominciava il declino.
Belém, però, era ormai una realtà:
nel 1900 contava 100 mila abitanti,
nel 1912 Li aveva raddoppiati. Oggi.
oscillano sui 700 mila.
La sua sterminata periferia si
popola di profughi del Nordcste.
cacciati dalla siccità. 11solito dram-
ma, che si ripete ai margini delle
grandi metropoli. cimiteri delle illu-
sioni.
Le porte sono aperte. Don Lo-
renzo a un certo momento si ac-
corse che parecchi ragazzi non ave-
vano un tetto per dormire; comin-
ciò a ospitarne dieci. poi cinquanta,
poi cento. Fece un accordo con il
governo, aprendo le porte ai giova-
nissimi detenuti del penite11ziario
dell'isola di Cucijuba: uno di loro,
Antonio José Duarte. era sla!ù con-
dannato a 18 mesi per aver rubato
lo specchietto retrovisivo di una
macchina. Voleva · venderlo per
comprare medicine alla madre ma-
lata. Ua ragazzo di fondo ancora
sano. A Culijuba trovò una perfetta
scuola di delinquenza: per dì più, il
direttore del carcere era un omoses-
suale. Don Lorenzo alzò la voce
con le autorità: il penitenziario do-
veva scomparire o. almeno. essere
precluso a ragazzi che. al massimo,
avevano compiuto qualche furtarel-
lo. Si impegnò a occuparsene lui.
Siccome aveva la faccia onesta. gli
credettero.
Quando a rrivò il primo gruppo.
il prete fece loro un discorsetto:
<< So che due di voi l'altro giorno
sono scappati in canoa da Cutijuba
e sono annegali. Si fugge dove c'è
la porta chiusa. Quj tutte le porte
sono aperte:· se qualcuno non si
trova bene e se ne vuole andare. ha
solo da dirlo: lo aiuterò io a parti-
18
re l>. Da Sacramenta non è mai
scappato nessuno...
Coi soldi di alcune lotterie. pro-
pagandale dai suoi ragazzi in ma-
niera clamorosa (tutta Belém ne
parlava). trovò i soldi per impian-
tare un primo laboratorio di fale-
gnameria (la zona è ricchissima di
Legname pregiato). Un allevamento
di conigli e galline contribuiva al
vettovagliamento.
Terminata la costruLionc della
scuola. il governo mandò le mae-
stre: quindi fu la volta della tipo-
grafia e degli altri laboratori.
Il segreto. << Oggi - dice don
Marcello - qui studiano e lavo-
rano 1200 ragazzi: tutti gratuita-
mente. a chi può pagare diciamo
no. per far posto ai più poveri.
L'insegnamento comprende l'intero
ciclo di elementari e professionali.
Ollo anni. I laboratori banno una
tipografia completa (composizione
a mano. lino type. impressione tipo-
grafica. impfe~sione offset e foto-
meccanica): una falegnameria che
ormai prod0<.:c largamente anche
per conto terzi: officina meccanica
(tornitori, fresato ri. rettificatori. sal-
datori): stiamo concretando anche
un progetto per meccanica diesel.
radiotecnica e televisione: pen-
siamo di cominciare entro il 1976.
Le richieste sono sempre maggiori:
almeno duemila ragazzi aspettano
di essere accolti. e già ora siamo
costretti a ricorrere ai doppi turni.
per far posto a quanta più gente
possibile... >).
Belém è piena di ragazzi dall'anlmo buono e
mollo svegll, che attendono l'incontro provvl-
denzlale con generosi educatori per aprlr•I
alla vita.
Don Marcell() ci tiene a sottoli-
neare che questa non è una scuola
come le altre: << Non per vantarci.
sia chiaro. ma per mettere in evi-
denza la bontà del metodo, che è
po i quello di Don B~)sco applicalo
ai Lempi nostri. Gli alunni che
raccogliamo vengono generalmente
rifiutati da ogni i~ti(Uzionc perché
ritenuti difficili: per noi rappresen-
tano una sfida. Anche i maestri
devono avere una carica interiore
particolare. nessuno può obbligarli
a insegnare qui. lnfani. sono dei
volontari. Il ~egreto sta nel mante-
nere i ragazzi occupati tutto il
giorno con lo studio. lavoro e ~port.
facendo capire che li si ama. Il
pmblt'ma della delinquenza mino-
rile e dell'emargina.lÙ)ne non ha
altra soluzione all'infuori di quella
basata ~ull'amorc... ►>.
La madre si impiccò. Nel labora-
torio di meccanica mi pre~entano
Leopòldn C\\Jrradl). un giovanott()
di 36 anni. di Diano d'Alba. Lavo-
rava alla Fiat con uno stipendio
invidiabile ed era memhro della
Commi~sione Interna. << Impressio-
nato dall'egoi~mo dei sindacati -
sono sue parole - h11 lasciato tulio
e ~ono venuto qui. impegnandomi
in un progcllo per ragazzi poveri.
Non chiedo nulla. S(>lo la pos~ihilità
di dare a chi nlin ha niente... >>.
Da Torino i,i è portato l'intera
liquidazione e la sta spendendo
poco alla volta. non vuole pe!,are
sulla scuola. almeno finora. Oltre aJ
Corrado. qui lavorano come volon-
tari tre coppie ed una ragazza ita-
liana. due tedeschi. due austriaci. 1
due tedeschi provengono dalla mì-
Uzia comunis,ta auiva: (( Qui - dice
don Marcello - non facciamo altra
politica che quella dell'amore. della
solidarietà per i poveri >).
Nel reparto falegnami conosco
fvaldo Rosa: orfano di padre, ha la
mamma lebbrosa. anche lui è stato
contagiato dal male. E' un operaio
straordinario... « Una norte - dice
don Bertolusso - venne da me in
lacrime, deciso a farla finita. Lavo-
rando si era ferito leggermente a un
orecchio. ma non sentiva alcun do-
lore: sintomo di lebbra. pensò $ubi-
to. Gli venne in mente sua madre e
fu pre!>o dalla disperazione. Gli
parlai da amìco calmandolo. n
giornù dopo. trovai un amico sviz-
zero che mi regalò I00 dollari per
curarlo. Oggi. se curato in tempo. il
lebbroso può guarire... ►>.
Nel cortile il prete mi indica
quattro fratelli. giocano al calcio:
<i Il loro caso è di quelli che non si

2.9 Page 19

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dimentican(). Il padre. una màllina
se ~e andò di casa_ per sempre.
lasciando nella m1sena la moglie e
gli undici figli. La povera donna.
d_opo aver Jato fondo ai magri
risparmi che aveva. si impiccò a
una trave della baracca in cui vive-
va: per poco il tello non le rovinava
addosst>. I tre ragaz--Li più grandi
stavano pescando aragoste nel fiu-
me. al ritorno fecero la macabra
scoperta. Siamo riusciti a sistemarli
!lilli e undici. Quallro studiano da
noi. tutti bravissimi. Vede. Bc:lém è
piena di questi bambini abbando-
nati (si cukolano a1torno ai 150
mila). generalmente sono di animo
buono e molto svegli... ».
Tia Lucimar. A poca distanza
dalla scuola. entriamo nella casetta
di Lucimar Oliveira. Per i ragaa.i è
semplicemente <' Tia Lucimar >>.
una .da che vale una mamma.
D,opt) aver lavo rato per anni presso
alcuni grossi medici di Belém
infermiera professionale). hà cono-
sciuto la scuola di Sacramenta ed è
venuta a vivere qui. prendendosi in
casa otto bambini della strada.
<< Sono i miei figli>> dice sorridendo.
mentre li serve a tavola.
li collegio fornisce il vestiario ai
piccoli ospiti. al resto pensa << Tia
Lucimar >>, con la sua modesta pen-
sione. Durante la scuola, la donna
prest,i servizio V{llontario come in-
fermiera nel complesso salesiano:
tra i suoi pazienti c'è anche il
giovane lebbroso. <• Sta molto me-
glio - dice - . Se la caverà... >).
Dopo il pranzo. in macchina ci
spostiamo di alcuni chilometri, nel
punto di incontro di quattro grossi
quartieri: Condor, Jurunas. Cre-
maçao e Batis ta Campo~. Un
grande cartello ci avverte che siamo
ndla << Republica do pequeiio ven-
dedor >> la repubblica del piccolo
venditore. E' un'idea di un giovane
prete sardo. don Bruno Sechi. nato
36 anni fa a Santulussurgiu. Magro
come un chiodo, ci viene incontro
sorridendo, per farci da guida.
I piccoli venditori. Nel 1970, l'ar-
civescovo della città, mons. Ramos.
cedette a don Sechi un baraccone
per iniziare t'esperimento. Il sacer-
dote cominciò a girare per il merca-
to. nei pressi del porto. per fare
amicizia con i ragazzi (sono mi-
gliaia) che si guadagnano da vivere
vendendo sacchetti di carta. legumi.
biglietti della lotteria. caramelle,
oppure lustrando scarpe e lavando
le automobili. Scopri di trovarsi
davanti ad una colossale impresa di
sfruttamento dei minori: gran parte
Belem. In primo piano le casette della gente, sullo sfondo i laboratori dell'opera salesiana In cui
tanti ragazzi Imparano una professione e si assicurano un avvenire.
dell'incasso sulle vendite, infatti,
andava nnn ai piccoli commercian-
ti. ma ai loro appaltatori. che se ne
stavano con le mani in mano.
Cominciò a riunirne un grup-
pello organizzandoli nei punti stra-
tegici della città: <• Cercate di arri-
vare primi - suggeri loro - e
quello che riu~cite a raccogliere è
LUIIO VOSITO )). Ad essi non pareva
vero: si trovavano con dei soldi in
tasca e. per di più, alla sera don
Sechi offriva qualcosa da mangiare
e un leuo per dormire. Funz.ionava.
dunque.
Si trovò un nu()VO terreno per
fare le cose in grande. Oggi, i
<< piccoli venditori >> ~ono quasi 300.
o rganizzati in piccoli nuclei di lavo-
ro. I più mattinieri sono i venditori
di giornali: alle 4.30 ritirano il
pacco dai distributori. un salesiano
li accompagna perché tutto sia in
regola. (Recentemente. è stato con-
cordato un vantaggioso contralto
collellivo con i piu importanti quo-
tidiani della città.) Poi è la voi La dei
sacchetiari. dei lustrascarpe e dei
lavatori di automobili. Da poco. è
stata organizzata una squadra di
fattorini in bicicletta. che hanno
stipulato un accoTdo con banche e
società immobiliari. << Vengono a
cercarci - dice don Sechi - per-
ché sono sicuri che i nostri ragazzi
lavorano o nestamente>).
Consacrate in incognito. Verso
mezzogiorno, un camion delia << Re-
publica >> fa il giro dei punti di
vendita e raccoglie tulli per il pran-
zo: costo simbolico un cruzeirJ. la
differenza ce la mettono i salesiani:
<< Gratis - precisa don Sechi -
non diamo nuUa. li deficit lo co-
priamo grazie a un gruppo di ap-
poggio costituitosi in città e al rica-
vato della campagna di Emmaus >).
Con don Sechi oggi lavora un
altro salesiano. Carlo De Cassai di
Belluno. 37 anni. .L'opera ormai
impegna i due religiosi a tempo
pieno: <1 Oltre a seguire i ragazzi sul '
lavoro - spiegano - bisogna pen-
sare alle strulture: l'ufficio colloca-
mento. il risto rante, la biblioteca, 1a
banca, la segreteria. Nella sede in
cui ci siamo trasferiti il giugno
scorso, lavorano 45 studenti volon-
tari. provenienti quasi tutti dalla
classe medio-povera (i ricchi non
resistono)... >).
ln cucina, ai fo rnelli comanda
Maria di Lourdes. 20 anni, ultimo
anno di ginnasio; nell'ufficio collo-
camento Georgina, 23 anni, terzo
anno di pedagogia; Ducivaldo, 16
anni, ginnasiale, funge da staffetta
tra un nucleo di lavoro e l'altro;
Vicentc. 19 anni, studente di elet-
tron.ica nella scuola tecnica federale
del Para, fa lo sguattero; Miranda,
24 anni, geometra, assiste i ragazzi
sul camion all'inizio e al termine
del loro lavoro.
Georgina, insieme a Regina e
Hosanna, sta maturando un im-
pegno più stabile: tutte e tre si
preparano a entrare nelle Volonta-
rie di Don Bosco (VDB), un movi-
mento secolare di vita consacrata
che negli ultimi anni si è rapida-
mente sviluppato a livello mondia-
le. Georgina mi spiega le ragioni
della sua scelta: << Come Volontaria
di Don Bosco potrò dedicarmi in
maniera totale al prossimo e, nello
stesso tempo, unirmi maggiormente
al Signore... >>. Perché allora non ha
scelto una delle tante congregazioni
religiose? << Penso - risponde -
che vivere da consacrate cosi., in
incognito, sia più interessante,
anche se comporta forse un numero
maggiore di rischi. Nel nostro apo-
stolato avremo sicuramente più li-
bertà d'azione che abbia una suo-
ra... >>.
..,...
19

2.10 Page 20

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Il movimento E mmaus. Don
Sechi si congeda: lo aspetta una
riunione di giovani del movimento
"Emmaus": << Un'opc::razione
precisa - che ci consente di raci-
molare dei soldi. Abbiamo lanciato
uno slogan: '·Tullo ciò che non
usiamo. non ci appartiene più; è di
chi ne ha bisogno". I nostri ragazzi
bussano alle porte delle case per
ritirare tulio ciò che in una famiglia
è superfluo: scarpe, biancheria. me-
dicine. giocattoli. ecc. L'idea di Em-
maus non è nostra. fu !andata in
Francia dall'abbé Picrre; noi l'ab-
biamo sempi icemen te ripresa, e
devo dire che sinora ha incontrato
molte adesioni>>.
Perché quel rifcrimenlo a Em-
maus? Ce lo spiega così uno dei
ragazzi: << La nostra società cam-
mina con Gesù al fianco senza
accorgersene, come quei discepoli
diretti a Emmaus: eppure. C risto lo
incontriamo nella faccia dei vecchi
affamati. nei bambini sperduti.
negli ammalati, nei disgraziati che
p()poIa no Ie e a r ce r i, spesso
!ie117'a ltra colpa che l'essere nati
poveri. Tocca a noi far capire alla
società che Cristo è tutla questa
gente che soffre: tocca a no i spin-
gerla a dividere con essa il pane che
mangiamo, la medicina che po~-
siamo comprare. la scuola, il lavo-
ro. le ore liete d ella vita. Secondo
noi. no n esiste altro modò davvero
rivoluzionarìo di viver e. Certo bi-
sogna crederci, e non è sempre
facile: ma questi preti venuti da
lontano ci trascinano con l'esem-
pio ... A volte ci domandiamo p er-
ché abbiano lasciato un paese così
bello come r [talìa, dove si sta certa-
mente meglio... Scopriamo allora
che il Vangelo non ha nazionalità
né confini >>.
La parte migliore. Ho conosciuto
personaggi e imprese che. a misu-
rarle col metro umano, si definireb-
bero pazzie inutili. Ma ho lrovato
nei protagon isti la stessa convinta
felicità, di una madre Teresa di
Calc utta o di un dotto r Schweitzer.
E proprio questo mi fa riflettere.
Forse, loro hanno veramente scelto
la parte migliore. Anche ragio-
nando da laici, non si può certo
rimanere indifferenti davanti a si-
ntiJi esp erienze pagate tutte di per-
sona.
ANGELO MONTONATI
(Questo brano è rollo dal volume
Continente uomo di Angelo Monronati
e Claudio Ragaini. pubblicato l'anno
scorso dall'editrice SEI di Torino (pa-
gine 250, lire 5000).
20
Ho visto tra le mani dei miei figli una nuova rivista, e sfogliandola ho costatato
con stupore la presenza di parole da trivio. Parole che una volta neppure I carrettieri
pronunciavano, ma che ora sono diventate di moda, e a quanto ho visto vengono
perfino stampate.
La rivista di cui parlo è Oopplovù. Dovrò proibirla ai miei ragazzi?
Loredana Bianchi - Milano
Che la nuova rivista desii lnquietudin! in genitori sensibili. è naturale Ma non solo
per 11 gergo sboccato, signora Loredana. C'e dell'altro. In Dopp,ovu Quelli d1
« Comunione e liberazione » l'hanno definita « una nuova trappola per soldi », quelli d i
« Cìtta nuova » hanno precisato che si tratta di « g1ovanll!smo per consumo politico »
Se BS ora ne parla, è perche sI sente tirato per I capelli Dopp1ovu attacca la fede
e Intacca i giovani
'
Come si presenta Ooppiovù. E" un
mensile per ragazzi di età 14-19 anni,
edito da Mondadori. Il pnmo numero è
uscito in ottobre 1976. Carta povera,
niente copertina, prezzo sostenuto. 500
lire.
Significato del titolo. «W è un simbolo
vincente ». Vincente perché - come
viene spiegato nel primo numero - « Si
sdoppia a piacere (viva voi, verso
vent'anni, vietato Vietare), e perché è un
grido: voglia di fare qualcosa con voi, di
ascoltarvi senza pregiudizi, di parlarvi, di
esservi utile, di divertirvi ». Dove si vede
che il paternalismo non è solo del parroci
all'antica.
I contenuti. In Dopplovù risultano im-
banditi tutti gli argomenti che possano
piacere ai giovan1. Musica (naturalmente
leggera), sport, scuola (o più esattamente
contestazione scolastica), costume
(senza I tabù), politica (di sinistra inoltra-
ta), religione (per screditarla).
Poi la pubblicità del solìto consumi-
smo.
L'orientamento. Il mensile chiarisce la
propria posizione sul numero di dicem-
bre. nella rubrica della posta. Alla do-
manda « Con che gruppo si identifica il
giornale? ». risponde che « Doppiovù
non è un organo di partito' ». ma « vuol
essere un giornale di sinistra». E poiché
la sinistra è un largo ventaglio che arriva
fino agli eversivi, la risposta non risulta
molto illuminante.
Ma ecco alcuni indizi rivelatori. Per
esempio la rubrica dei libri attinge da
editrici chiaramente « impegnate », e
presenta opere sull'anarchia, sul Vietnam
(quello occupato dagli americani, non
quello « liberato »). sulla droga (presen-
tata come « un'arma del capitalismo
contro i giovani »), sul manifesti murali.
Questi ultimi sono presentati come armi
del proletariato. C'è .un articolo - « Di-
pingiamo la città » - pieno di foto a
colon, con mollt pugni chiusi e talcf e
martelli.
Altn Indizi. Direttore e redaf1orl di Dop-
piovù sono donne Si aggiunga che le
illustrazioni degli articoli e della pubblicl-
ta concedono poco o nulla al voyeurismo
maschile; e che ogni tanto ne, testi viene
fuori Il femminismo e Il partito radica le
La morale. Doppiovù dà per scontato
che la morale della Chiesa è oscurantista
e oppressiva. Ma per fortuna e anche
« superata ». Del resto neppure l'assoluta
libertà - che spinge solo a rinchiudersi
nella « sfera dell'individuale » - é accet-
tabile per la rivista: occorre trovare una
via intermedia, che lasci spaz,o all'im-
pegno politico di sinistra. Questo è il
senso di un dibattito sul famoso (e seque-
strato) « Porci con le ali ». Un libro che
viene dettagliatamente riassunto - con
l'elenco delle svariate esperienze ses-
suali dei protagonisti - a beneficio del
giovani che non l'avessero letto
La contestazione. La contestazione è
onnipresente. A partire dalla musica,
posslbllmente o: colorata in rosso». La
preferenza va ai cantautori di un certo
tipo. L'intervista a Edoardo Bennato e
sotto il titolo « Spariamo bene la nostra
rabb1a ». La rabbia c'è anche in Friuli·
« Con forza e con rabbia, i giovani rico-
struiscono e accusano ».
La contestazione riempie gli articoli
sulla scuola. Tutto sbagliato. tutto da
rifare. La contestazione è orma, il dovere
fondamentale di ogni giovane « intelli-
gente».
La religione. La Chiesa cattolica è
« servita » in una tavola rotonda (numero
di novembre) in cui alcuni giovani ben
selezionati dal mazzo raccontano il loro
essere cattolici. In sostanza « sì può es-
sere cristiani ferventì senza praticare ». Il
concetto è messo fn corsivo, perché
venga ricordato e possibilmente applica-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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to. A c hi studia nelle sue scuole la Chiesa
« non dà una capacità d1 giudizio criti-
co ». « Manifestazioni esteriori come
l'andare a messa non hanno più senso ».
Altra cosa che « non ha più senso I è la
confessione, « un atto d1 sottomissione,
di schiavitù » Si salva appena qualche
cristiano per Il socialismo; tutto Il resto è
da buttare.
La tecnica. Queste idee - come le
altre in campo potit1co , morale. ecc. - In
genere non sono presentate dalla reda-
zione come proprie Sono messe In
cauda venenum - con il tagliando da
compilare. staccare e spedìre (che con-
testazione al sistemai Perfino gli articoli
sono a servizio di quel capitalismo che
vorrebbero distruggere.)
Dopp1ovù si è presentato alle agenzie
pubblicitarie che gestiscono i target
come« un'idea giovane per la tua pubbli-
clla » Ha detto loro: ogg, è difficile ven-
dere ai giovani; « e allora? Ci abbiamo
pensato noi, con una nuova rivista che
copre una vasta area di interessi dei
giovani tra 114 e I 19 anni ».
ATTAGGA LA GBIESA
IITAGGA I OIOVAII
bocca a giovani intervistati, o ospitati in
tavole rotonde La redazione si limita a...
pubblicarle Prima. naturalmente, le ha
selezionate per bene. E prima ancora ha
selezionato i giovani. Ma 11 lettore non
riflette su simili sottigliezze. Cosi 11 parere
di alcuni giovani, filtrato da una redazio-
ne. diventa per I lettori distratti niente-
meno che il parere dei giovani d'oggi.
E' una tecnica giornalistica. Discutibi-
le? Intanto è efficace
Il consumismo. Oopplovù, pur Invi-
tando I giovani a contestare la società. le
istituzioni, il capita lismo, eccetera. finisce
per propinare a1 giovani le consuete ri-
cette consumistiche Dischi, cassette,
motorette, blue-jeans, occhiali da sole,
deodoranti. Ogni fascicolo ha qualche
articolo apparentemente redazmnale ma
in realtà pubblicitario, che conclude - in
Aria dimessa, carta scadente: Doppiovù ri-
chiama una certa stampa « underground ». Poi
risulta una rivista decisamente cara, con molta
pubblicità consumistica che contraddice le
velleità conteslatarle del contenuto.
Al sospetto, avanzato da un lettore.
che Ooppiovù sia «un giornale truccato
da alternativo » ma In realtà uno del tanti
che pensano solo a fare soldi, la reda-
zione ha risposto stringendosi nelle spal-
le: « La principale fonte di sostentamento
del mezzi di comunicazione è la pubblici-
tà: rinunciarvi è un lusso». Ma con
buona pace dei redattori. ii sospetto del
lettore rimane
Babilonia. Una rubrica di Doppiovù
merita una citazione speciale: « Babilo-
nia ». E' una specie d1 pubblicità econo-
mica (anzi gratuita), che ospita di tutto_
Dagli appelli del cuore tipo « stampa
rosa » (Sandra, scusa! T1 amo ancorai
Mettì da parte /'Orgoglio, e rispondi. Pie-
ro), al bisogno di rompere la solitudine
adolescenziale (Vorrei corrispondere, e
conoscere nuovi amici, dato che non ne
ho). Dai baratti infantili (Co/lezione intera
di Diabolik vendo: Scambio numeri
vecchi di Topolino con...: Vendo testi
scolastici e vocabolari usati), agli anima-
letti ( Tartarughine di mare cercano collo-
caz,one: Cucciolo bastardino nero ab-
bandonato.. ; Piccola nidiata simpaticis-
simi criceti), Dalle proposte di lavoro
(Disponibile come baby s1tter. anche per
cani e gatti), alle rich ieste più impensate
(Conoscete qualcuno che fa tatuaggi?;
Cerco contatti con appass1onat1 ufolo-
gia).
Naturalmente in ~ Babilonia » c'è pure
un pizzico d1 politica: « Sono femminista
radicale, cerco ragazze / i con cui discu-
tere »: finalmente esplicito: .r Cerco com-
pagnil e della mia zona per formare se-
zione del partito radicale ». Una rubrica
indulgente, ammiccante, e per tutti i gu-
sti. Una rubrica di allegro conformismo.
Il conformismo. A prima vista stupisce
in Doppiovù la presentazione esteriore:
carta quasi da formaggio, niente coperti-
na, testata disegnata con lo spray, niente
quadricromia. Stampa tipo underground,
per Intenderci. come quell'Informazione
alternativa che propaganda quasi clande-
stinamente le idee eversive. Ma dentro,
dove si mette la pubblicità, guarda caso,
spuntano fuori I quattro colori. Che l'aria
dimessa sia stata volutamente scelta -per
catturare un certo• pubblico? Marcuse
aveva pur predetto che Il e sistema , è
capace di catturare e strumentalizzare
perfino la contestazione...
Anche le parolacce possono ridursi a
un fatto di conformismo. Vengono usate
in modo del tutto pleonastico e gratuito.
Sono .illa moda oggi, e perciò devono
essere dette. E scritte. Perfino la televi-
sione si è adeguata.
Il finto underground, le Idee correnti in
campo politico morale religioso, le velll-
cazioni contestatarie, le tesi femministe,
le stesse parolacce, perfino l'indulgenza
al consumismo, sembrano tutti elementi
che comprovano il conformismo di Dop-
piovù. A quale scopo? « Comunione e
liberazione » si è domandato se sotto
sotto cl sia per caso nient'altro che un
intento economico: « Ooppiovù probabil-
mente vuole solo dire vendere vendere , .
Gli effetti. Non sta al BS rivangare Il
retroterra dì questo periodico. Qui preme
considerare invece gli effetti che esso
può avere sui giovani. Perché è sulla loro
pelle che si sta giocando: alcuni a scopo
di proselitismo politico, altri con intenti di
lucro
I giovani in pratica ricevono un doppio
messaggio, contraddittorio e equivoco:
l'invito al consumismo, e l'invito alla con-
testa.zione. Una contestazione spesso lar-
gamente gratuita, fine a se stessa, senza
la proposta di un progetto alternativo. Sul
piano privato essa mirerebbe a e libera-
re » ì giovani dalle norme morali. e sul
piano sociale tende a esasperarli nei
confronti degli adulti.
I giovani finiscono così prigionieri di un
atteggiamento « giovanilistico :,; di sterile
opposizione, che ritarda - e a volte
blocca - il processo della loro matura-
zione.
Il fatto poi che sulla rivista I valori di
fede risultino molto meno importanti dei
blue-jeans. viene a dire molto per un
genitore cristiano.
E allora? Signora Loredana, forse
Doppiovù non meritava un discorso così
lungo. Se è stato fatto, è perché può
risultare significativo anche per altre pub-
blicazioni oggi in commercio. Purtroppo
sul mercato italiano ne esistono di ben
peggiori.
Proibire ai suoi ragazzi la lettura di
Doppiovù è come ripararsi sotto uno
stuzzicadenti quando piove. I ragazzi
dobbiamo rinforzarli dall'interno. Per
esempio - è solo un esempio, ma forse
significativo - possiamo aiutarli a capire
che se a un crlstìano è proibito dire
parolacce, agli altri oggi è proibito non
dirle. Altrimenti... non sono alla moda.
E tra i cristiani e gli altri, resta a vedere
chi sia più ridicolo.
ENZO BIANCO
-
21

3.2 Page 22

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dossier / nel 25° dei Salesiani nelle Filippine
T ondo (periferia di Manila),
maggio 1970. Le attività al
nostro centro giovanile sc)no in
pieno svolgimenlo: asilo, ambula-
torio, scuola elementare. laboratori.
ricreazione in cortile, canto, com-
plessini di chitarre... Inattesi, si pre-
sentano due signori daH'aria euro-
pea. «Siamo italiani, desideriamo
visitare le baracche di Tondo. Vor-
reste accompagnarci? >> << Volentieri
- rispondiamo - . Ma loro non
devono aver paura di spo rcarsi le
scarpe, di rimboccars i i calzoni, di
camminare su traballanti canne di
bambù >>. Si dico no disposti a tulio,
e li portiamo a visitare le capanne
appollaiate sull' acqua stagnante,
malsana, sporca, maleodorante.
<< Possibile che ci sia genle ancora
in queste condizioni?>> St è p ossibi-
le. << Ma il governo che fa? e la
C hiesa? e... voi? »
<< Noi cerchiamo di abbassarci
fino a lo ro, di vivere con loro e
come loro. Di amarli con pazienza e
comprensione. Di combattere la
miseria e l'ignoranza. Di dare loro
istruzione e lavoro. E insieme, la
gioia della fede e dell'amo re di
Dio >>.
<< Ma come fate, cosi in pochi? »
<< Abbiamo qualche volontario
venuto d all'estero che ci aiuta; e
soprallutto ci facciamo aiutare da
loro stessi. Dai giovani (i miglio ri)
come catechist~ dalle mamme... ».
22
La visita è terminata: accompa- v1sllerà le Filippine, e vuol venire
gniamo g li ospi1i curiosi nel refetto- proprio qui a Tondo da voi! ))
rio della comunità, e mandiamo
f due erano: il Segretario partico-
a comperare due Cola-Cola.
lare del Papa. il Vescovo incaricato
(1 Abbianw da comunicarvi un di preparare il suo viaggio in
segreto - finalm e nte si sbo ttonano Eslremo Oriente.
i due (ma hanno l'aria quanto mai
circospetta) - . N on dovete par-
larne con nessuno, perché è un
segreto... papale! Il Papa presto
Perché mai. con tanti Iuoghi in-
cantevoli c he le Filippine vantano,
Paolo VI voleva visitare proprio
To ndo?
o Questa la Tondo
che faceva paura
All'inizio. quando dicevo ai miei
amici che ero andato ad abitare a
Tondo. mi guardavano stralunati.
Se poi li invitavo a venirmi a visita-
re, mi confidavano che la loro ami-
cizia per mc arrivava fino al con-
fine tra la grande Manila e Tondo,
ma non andava pii.i in là.
Perché mai? La T o nd o di
qualche anno fa era il nome più
rico rrenle negli annali di storia cri-
minale delle Filippine. A Tondo
capitano degli assassinii che non
hanno spiegazione. A Tondo si rifu-
giano gli ex carcerati. da Tondo
parto no i sicari per commettere i
delitti. A Tondo si combattono le
sanguinose battaglie tra le gang che
controllano i porti.
A dire il vero c'è un'altra Tondo,
p e r bene. dove le case sono dece nti,
le strade passabili. i comfort abba-
stanza diffusi. Ma quella di cui
parJo è la To ndo delle baracche.
do ve mancano l' acqua, la luce, il
telefono. i servizi igienici. Questa è
la Tondo di cui tulli hanno paura.
E è qui c he un pugno di salesiani
sono andati a vivere da soli in
mezzo alla gente.
Si calcola - ma chi sa di
preciso? - che in queste baracche
vivano 70 mila persone. Famiglie
che cercano ne l porto di Manila il
loro sostentamento, con mezzi le-
gali o illegali. Hanno messo al
mondo un nugo lo di figli (le fami-
glie medie ne hanno una decina,
ma ne ho contati anche 19).
Le bande controllano il porto
seminando il terrore. e se occorre la
morte. Bisogna fare il conto con

3.3 Page 23

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Tondo è il sobborgo di Ma-
nila che più ha meritato gli
onori della cronaca nera.
Un giorno, otto anni fa, un
salesiano è andato a viver-
ci, come Don Bosco nei
prati di Valdocco. Padre
Ercole Solaroli (questo è il
suo nome) vi ha trovato la
gioventù più abbandonata
delle Filippine.
Poi un giorno a Tondo ha
voluto andarci nientemeno
che il Papa. E un altro
giorno il fuoco devastatore.
E poi mille altre vicende
per padre Solaroli, finché
l'obbedienza non gli ha af-
fidato un altro posto nella
vigna del Signore...
(Condensato dalle corri-
spondenze che padre Sola-
roli ha inviato a varie pub-
blicazioni salesiane.)
loro se si vuole un posto di lavoro.
La sofferenza. la fame, la uisoccu-
pazione. sono una consuetudine,
quasi una necessità.
Uomini t·he non hanno patria.
non conoscono leggi oltre quelle
della gang. Quasi non passa giorno
senza furti o ferimenti. la polizia
stessa. dopo una certa ora -della
sera, non osa più metter piede.
Uomini che non hanno religione.
Sono tutti battezzati - è quasi una
necessità sociale - . ma poi non
entrano in chiesa. Anche perché per
andarci occorre un vestito bello. e i
:,,oJdi del bu~. e loro sovente non
hanno né l'uno né gli altri.
I ragazzi. l ragazzi frequentano
la scuola pubblica, dove si insegna
come si può. Spesso dopo un anno
o due. piantano i libri per guada-
gnarsi la vita: vendono giornali o
cibarie lungo il porto. Presi dalla
polizia per vagabondaggio. fini-
scono in galera insieme ai delin-
quenti veri e imparano i segreti del
<1 mestiere ».
D gioco d'azzardo. Alcuni ragaz-
zetti giocano a basket: state sicuri
che hanno scommesso a chi vincerà
(e chi perde dovrà pagare). Le
donne quando hanno qualche ora
libera, la passano con le vicine
giocando a tombola (e le puntale a
volte incidono pesanti sullo stentato
hilancio). Sabato e domenica c'è la
corsa dei cavalli: ollre alle scom-
messe ufficiali nell'ippodromo, la
grande maggioranza degli uomini
di Tondo scommette per conto suo.
Perdere e pagare scoccia tutti: al-
]Qra liti senza fine. sangue e a volle
ci scappa il morto. Per pochi spic-
cioli.
Ma a Tondo si può morire anche
per meno. Per esempio...
Storia di Pedro. Pedro è guar-
diano notturno in una scuola. Ha
moglie e cinque figli, e uno stipen-
dio da sbarcare il lunarit>. Una
notte sul far del manino rientra dal
lavoro. Una voce nell'ombra: << Sei
tu Pedro? I} << SL sono io>>. E una
coltellata a l ventre lo spedisce
all'altro mondo. L'assassino. pro-
cessato. confessa: << Scusatemi. ho
sbagliato. Cercavo un altro Pedro ►>.
Le frecce. Quando la gente sente
parlare di Tonuo. pensa subito alle
frecce. Sono l"arma terribile delle
gang. Consif)tono in un grosso chio-
do, appiattito e appuntiw in cima a
modo di pennacchio. per dargli la.
direzione. Viene lanciato con una
robusta fionda a elastico. E'
un'arma economica. silenziosa, fa-
cile da nascondere. Il piò delle volte
la sua ferita è mortale. Quando non
lo è. è difficile estrarre la freccia.
che lascia comunque il segno per
tutta la vita.
La droga. Altre stragi le fa la
droga: soprattullo fra ragazzi e ra-
gazze. età 10-18 anni.
Si aggirano bar<.:allando. Parlano
a vanvera. Vogliono correre e gio-
care. Gli occhi scintillano. E' il
primo stadio di esaltazione. Poi
passano allo stadio depressivo, con
incubi e sentimento di autodistru-
zione. Se sono soli. si armano di
lamette. coltelli. cocci di vetro. e si
ragliuaano. Se sono con altri. ge-
mono e -implorano. Poi sprofon-
dano in un sonno pesante: è la
terza fase.
·
Quando hanno cominciato, chi li
può fermare? La catena non si
spezza più. Ma la droga costa, e per
procurarsi la droga ci si vende. si
ruba. si aggredisce e si uccide.
L'acqua. Almeno l'acqua, a Ton-
do, sarà innocente?
A Tondo c'è l'acqua del mare.
Non quelle ondate meravigliose
che allietano il ferragosto dei ba-
gnanti: è il mare del sotloporto.
dove vengono gettati i rifiuti delle
navi di passaggio. Questo mare
penetra dapertullo in Tondo.
Padre Ercole Solaroll, fondatore e pe r otto
anni direttore dell'opera salesiana.
fluisce lungo canali. nei sentieri,
sotto le case. E si arricchisce degli
umori e dei Liquami di Lutti.
A Tondo c'è anche l'acqua piova-
na. Quando arriva, quasi sempre
arriva col vento del tifone, e invade
ogni angolo. La trovi sollo il letto.
sui tavoli, spiovente dai tetti. Non si
sa come difendersi dalla tempesta.
Le case sembrano barche ammuc-
chiate. I sentieri si trasformano in
torrenti con l'acqua alla cintola.
Allora si buttano le canne di bam-
bù per passare.
Poi torna il sole. ma non ci sono
scoli e l'acqua rimane. Limacciosa.
Punteggiata di carogne galleggian-
ti. Patria generosa di zanzare che
rendono la notte impossibile. e
spargono la malaria.
Poi ci dovrebbe essere l'acqua da
bere. Quella non c'è. la condottura
arriva solo fino a un certo punto. E
se si vuole bere bisogna fare molta
strada o comperare l'acqua potabi-
le. Nella stagione secca. un bic-
chiere d'acqua diventa un lusso. La
mancanza d'acqua è il tormento dei
piò duri che una creatura possa
sopportare. L'a!>setato si getta
sull'acqua con avidità incontrollata,
pronto anche al delitto. E infatti a
Tondo più di uno è morto per un
secchio d'acqua.
Questa è la Tondo che ci attende-
va, quando arrivammo un giorno
dell'anno del Signore 1968...
23

3.4 Page 24

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fJ Don Bosco "deve"
venire qui
La prima volta che vidi Tondo fu
nel 1956. in un ai.solato pomeriggio
tropicale. C1 guidava l'arcivescovo
di Manila. Arrivammo vicin,1 a una
~egheria: in uno spia1.zo lihcro e
colmo di segatura. centinaia di
bambmì gk1cavano. Sembrava sbu-
cas!>cro dalla ,cgatura.
Ma la volta buona fu nel 1967:
uvcvo ricevuto l'ordine di comincia-
re. Arrivai che era appena piovuio.
La :,Irada era c-.1rcmamen1e :.1rc11a_
rauto sbanda, a ,ulla melma.
Lungo il mare c·eran11 allora
poche installazioni. e qualche bet-
tola ad accc)glierc i rnaiinai. Più
ollrc le baracche. falle di qualsiasi
c,l,a, e tenute insieme a dispcun
delle leggi fi-,1che. Odori in,oppor-
tahili. Chi mi accompagna a un
1ra110 ..,j ferma e dice:<, Qui,>.
<( Qui l> è una vasta diste,a di
sabbia (quallro ettari) appena Li-
rata !>U dal mare e fradicia d'acqua
,alma,tra. Parte del terreno i! an-
cora ,ouo il livello del mare. Un
nugolo di ragaucui nudi Ma pe-
,cando da una barchetta. Soc-
1:hiudo gli oc.:chi. e tent.1 di immagi-
nare.: ...
Strilli e urla m1 richiamano d'im-
pr°' viso alla realtà: grosi.i sa-;si
~tanno volando '>0pra la mia te'>la.
Ci.: l'han1w ron noi'? Altri sa~si ci
,orvtilano provenendo da dirc1inne
nppl1'>ta. Ai Jue estremi del terrc.!no
- ora ,ollanto me ne a, ,edo -
-,ono .\\>tale c,htru1tc delle trince1::, e
ragani seminudi. infangati. urlanti,
~1 danno battaglia. Due bande riva-
li ...
Capisco. Il terreno che il governo
t.' dispos10 a darci. è iJ campo ùi
ba11aglia delle giovanj gang del
porto. A volte - saprò più tardi -
\\U quel rampi>. qualcun() è rimasto
ferito. qualcuno anche morto. Sl
ora è ceno: D1m Bm,co tleve a.,i.olu-
tamente ~enire <1 qui».
L'ambulalorio. dbcusMone
tra i salesiani: cominciare subil(I. in
stile missionari(), o attendere che le
co:,truzioni promesse dai bcndat-
tori siano tirate su? Decidiaml'l di
cominciare !>ulnto. con l'ambula-
torio.
Lo 1ns1aJlramo in una cai.a pri-
vata in mezzo alle baracche. Chia-
miamo un medico e un'infermiera.
Il solito odore in:..opportabile. e una
fila di maiali che non finisce mai.
Con rambulalorio na'>cono le
prime amicizie. Si bulla un pallone
:.ul terreno a'>ciutto. e I ragaa1
ac.:cvm,m1 come mosche. La casetta
è lirata :.u. e mi faccill Cl>raggi():
d'ora innan,i dormirò Rul poi.lo.
Solo. Quando :11i rnril.'.o la scru..
.,ono coi.i i.tanL'u che non lw tcmp\\)
d1 aver paura. 1:- uori. a fare la
guardia. c'è la ,1a1ua dclrlmmacn-
lata.
Una maestra in pcm,ione i.i nffn:
di aiutarmi . E' una henedi7i(,ne: lei
,a tutto del posto. ,uggcm,cè che
cosa fare. C spiega alla gente che
crn,a vogliono 1 ,alc:.iani. l'\\ a,cono
le prime :.quadre sp11rtive...
Ubbidiranno? Una ~era mi ven-
gono a chiamure, trafelati. Due
delle gang più ~anguinarìt> :..rnw
-.chieratc. ,tanno per dar~i halla-
glia. Conosco I capi, e accorro. Per
strada incontro la poli.àa, armata
fino ai denti, ma rimasta a (.kbita
di~tanLa Sta a guardare.
E' buio ormai. e ,e ~ <,catcnann
,arà una carncfictna. lnn)co i sanu
del ciclo, e avan,o nella (e terra ùi
nc.,!\\11no >>. La pnl11.1u guarda di h1n-
1an11. Accendo la pila elettrica. e
punto il fasciu ù1 luce sulla mia
faccia· voglio che vedano chi M.ino
Punw deciso ver..11 uno sch1erumc.:n-
to. e parloun con lo ,1a10 magg10n:.
Poi vadn a parlamentari.: con In
:.chicramcnto oppmlll. Quindi mi
riporlo nella u:rra ùi nes!',U1H1: <• I
tali vengano nd mio uffici<>! -
grido cercand1l di nascondere l'ap-
pren~ione - . I tu11i gli altri. a
casa! 1)
Aucndo con euQre sospeso. Ub-
bidiranno? E :-.e non ubbidissero?
Qualcum1 'ii muove da una rarlc.
anche ùall'altra.. Llbbidiscono! Se-
guilo da qucllt> \\1mbrc !'>ilen111lsc.
ripa~!-o salutando davanti alla poli-
zia. che guarda <icn1a com prendere.
Nel mio ufficio. tra il fumo delle
sigarcllc e qualche taua di caffè. i
capi rivali finbcooo per Lrovarc un
accordo.
Il muro di cinta. Accanto alla
ca~etla abbiamo allestito ùue campi
d1 pallacanestro e cominciamo a
co~lruire tutto intorno al terreno un
embrione di murcuo. Ma come la
tela di Penelope. di giorno cre!>Ce e
di notte viene diMalto. Qualcuno
non lo vuole. Un giorno chiamo il
capoccia della lt)lla : <' Se domani
ritrovo li muro demolito. pianto
una lenda e di notte monto la
guardia col fucile ~pianaLO 1>
24
Il muro da qud gwrno cre..cc
indisturbato... Ma i ragazzi per ve-
nire a giocare preferiscono scaval-
cark1. i_gnoranùo ,pt>_nivamente gli
mgre:..,1 sempre apl'rtt.
La nos tra tatlica. La nO!>lra tat-
tica i: ~cmplice. e è quella di Don'
Bosco. Lo sport. squatlre. gruppi di
suonatori di chitarra c combo. curi
di voci bianche. chicrichelli... [ poi
laborotori per imparare un mestie-
re: falegnameria. meccanica. ripa-
nvion1 u·auto: e con lulto que,w,
la preghiera e l'i~tru,ionc religio~a.
Sono ragaui che non sanno nulla
di religione e p,1co ùì altro. La loro
s1oria è uguale per tutti: hanno
tan11 fratelli. un padre disoccupato
o che lavora tre gimni alla scllima-
na. e un ,olo pasto al giorno. Ma
sono ragauì generosi Sono i più
simpatici ragaui dd mondo. Sono
conqu1!.ta1i dalroralorio: qu.1ndo
no n hanno SCUl>la vengono qui, ,e
hanno ~cu.., la al p,,menggio, arri-
vano alle ~ei del mattino. Alle 9,30
di scr.1 dohbiamo cacciarli via, al-
trimenti dormirebbero qui.
L'a<'qoa fresca. A, ragazzi che
hannn gwcato per ore sollo il ~ole
cocente. ma i.iamo in grado eh
elargire un dono pre1.ioso: un bic-
chiere d'acqua frc,ca. Abbiamo
<;cavato un pvuo (\\iamo dovuti
scendere a 283 mclri). e abbiamo
tro, aio la pre1Jo-,a acqua. Abbiamo
ancht> collocato ~(1pra un lrahccto
di 24 metri un serhawio capace di
centt,mila litri. Ma è rimasto vuoto:
la for1a eleurica che arriva qu1. non
è ,ufficicnte per azionare il motore.
L'acqua peTÒ c'è: per i no.\\>tri
ragaai (e la bevono bella fre.\\>Ca
Una distesa di baracche: Tondo.

3.5 Page 25

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quasi fosse un as:,aggio del paradj-
so). e per la gente. Dalle case vicine
arrivano carichi di secchi. e ~e ne
vanno gocciolando con il loro pre-
zioso elemento. Che costa niente.
li catechismo. Non saremmo sa-
lesiani se fin dalla prima domenica
non avessimo cominciat0 con la
me1;sa e il catechismo. Ma abbiamo
cominciato da zero. Con una grns::;a
lavagna accantl) all'altare. e con le
spiegazioni più dementari. Un
giùrno abbiamo potuto offrire loro
anche il cinema. All'inizio venivano
pochi ragazzini e qualche donnetta:
poi... <,(.)no tremila all'oratorio
domenicale!
Un bel gruppo di ragazzi e ra-
gazze delle scuole superiori. Lulli
della rarrncchia. hanno imparato a
fare il catechismo. e sono diventati i
missionari dei loro compagni.
Paolo VI davanti alla barae<:a di Carlos Navarro, disoccupato e con otto figli a carico.
Gli altoparlanti. ln cima al tello
ahbiamo collocato tre altoparlanti,
che tengono il posto delle campane.
Soni) potenti, si fanno ascoltare per
tulla Tondo. E si rendono utili. Per
e!.empio...
Succede che le mamme vanno al
mercato. e lasciano i loro piccoletti
a tasa. Essi. incustoditi. un passetto
dopo l'altro si allontanano. Fatal-
mente, i.eguenùo iJ flussn della gen-
te. infilano l'unica vera strada del
qua_rtiere, quella che porta al (( Don
Bosco >>. Cosi ogni tanto ci troviamo
tra i piedi uno di questi cuccioli
incustoùiti: arriva sporco. affamato,
senza mamma e perciò disperato.
Una. ·caramella lo consola, un
bagnetto riporta alla luce il suo
colore naturale, e un piattino di riso
gH placa lo stomaco. Ma la mam-
ma? E' allora che entra in funLione
l'altoparlante: <1Abbiamo trovato
un bambino così e cosà... » Segue la
descrizione di occhi. naso, del nome
(se ce lo sa dire). dei vestiti (se ne
ha). Allora cominciano ad arrivare
le mamme. Si rigirano quel cuccio-
lntto da tulle le parti, e quella che
lo riconosce come suo si porta via
trionfante il figliolino prodigo.
perché l'entrata è bassa. Anche 1
Papi devono inchinarsi quando en-
trano nelle case dei poveri. In casa
ci sono turli: il padre (muratore
disoccupato). la madre. 8 figli (altri
due sono già in paradiso). Uno
degli otto è poliomielitico (gli rega-
leranno un arto ortopedico).
NelJa stamberga mancano tante
cose. ma non le immagini sacre. Se
ne vedono. belle e grandi e colora-
le, in tulle le baracche di T ondo. Il
Papa si inginocchia. tutti si inginoc-
chiano per recitare un'Ave col
Papa. << Santo Padre - dice la
mamma - bencùite la nostra fami-
Quel giorno che il Papa
venne a trovarci
glia. la nostra parrocchia. la nostra
patria. il mondo intero>>. li Papa ha
un ricordo per tutti. Ui;cendo, lascia
scivolare di nascosto qualcosa tra le
Domenica 29 novembre I970. Il
Papa arriva alle 16,05. I fischietti
della polizia trillano. le sirene lace-
rano l'aria. Gli abitanti di Tondo
hanno cinto d'affeltuoso assedio la
nostra casa, e la macchina del Papa
fatica ad arrivare fino al cortile.
Eccolo, è proprio lui. esile. Lutto
vestito <li bianco.
Uno dei n~)Slri ragazzi - un
La gente can ta. Il Papa non ca-
pisce le parnle (sl>nO in lingua taga-
)l)g): ma l'aria, ha l'impressione di
averla già sentita: <1 Bianco che da
Roma. ci sei mela luce e guida... >).
Poi accompagniamo il Papa
all'altare, preceduto e seguito dai
chierichetti scalLi. Passando li acca-
rezza. AccareLZa i bambini del coro,
scalzi. Si vede che non andrebbe
mani di Carlos Navarro. Ha gli
occhi lucidi.
Fuori la gente applaude. Paolo
Vf allarga le braccia e beneclice, e
leggero come era venuto scivola
via. La gente si guarda stupefatta.
Ha negli occhi l'immagine vivida di
quella figura bianca, e si domanda:
è accaduto davvero. o è stato solo
un sogno?
diciassettenne senza una gamba - più via.
Il mondo ha visto. La visita del
arrancando sulle stampelle gli si
Anche i Papi devono inchinarsi. Papa risulta provvidenziale per lo
avvicina e pone al suo colJo una Poi la macchina lo porta fra le sviluppo di Tondo. Dietro il Papa
corona di Sampaguita. il segno del
benvenuto. Una donna del popolo
gli legge il discorso. Parla a nome
baracche di Tondo. fin dove la
slrada lo consente. Poi a piedi. olLre
un muricciolo che il tifone ha diroc-
sono venuti i giornalisti, i fotografi,
i cameramen. Il Governo non può
fermarsi perché lutto il mondo ha
della gente più povera delle Filippi- cato, lungo il piccolo hentiero trac- visto quelle baracche. Non può fer-
ne.
li Papa risponde. «Vengo fra voi
come inviato di Cristo, come amico.
ciato sull'acquitrino. Fino alla casa
di Carlos Navarro.
li Papa ha voluto visitare una
marsi la Chiesa perché il Papa ha
proclamato la priorità dei poveri.
Non possiamo fermarci noi, sale-
come fratello. Sento il dovere di
proclamare qui davanti a voi che la
Chiesa vi ama, ama voi poveri... >).
casa di Tondo. e lo portiamo li in
una stamberga. Mentre entra, con
la mano gli proteggiamo La fronte
siani di Don Bosco, perché qui sono
i nc>stri veri destinatari, la gioventù
povera e abbandonata.
25

3.6 Page 26

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Quel giorno che iI fuoco
bruciò le baracche
Cinque mesi dopo la visita del
Papa, Tondo bruciava. E' il primo
aprile 1971. settimana santa, ore 16.
Sto parlando con un exallievo. Ed
ecco un grido: << LI fuoco! >>
Corro sulla porta: una minac-
ciosa colonna di fumo si alza al
cielo i_n direzione sud-est. (< Non
rìusciremo più a fennarlo 1). mi
dico.
Mi aggrappo al telefono e
chiamo le più vicine stazioni di
pompieri. Poi corro insieme con
l'e"allievo dove si è scatenato l'in-
cendio. La visione è terrificante. I
sentieri, già stretti, sono intasati
dalla gente che fugge portandosi
dietro masserizie e fagotti d'ogni
genere. Le donne trascinano i ra-
gazzi, la macchina da cucire. r figli
maggiori si occupano del bestiame:
il cavallo, i maialetti,, il cane. i polli.
I più anziani portano via con af-
fanno le immagini sacre.
A un trauo una voce mi scuote:
<< Andate al Don Bosco! » E' una
mamma che indica ai figli dove
trovare un rifugio sicuro. E d'im-
provviso mi rendo conto che devo
tornare indietro. aprire la casa a
tutti. dare dispo~izioni.
Spalanchiamo le porte, la gentr
riempie il cortile. i corridoi, le aule.
Gli animali sono raccolti nel campo
di calcio (impossibile arginare i
maialelti...). Un paralitico è portato
a spalle. Due bambini morti_ che i
genitori vegliavano in attesa della
sepoltura, sono posati in un'aula.
Arrivano uomini anneriti e feriti
nel tentativo di salvare le loro po-
vere cose. Bisogna sistemare, cal-
mare. incoraggiare. E provvedere
cibo per tutti! Mj aggrappo al tele-
fono, mi collego con due stazioni
radio, ed esse inseriscono la mia
telefonata direttamente nella tra-
smissione in corso. Faccio appello a
tutti i nostri amicL a tulli gli enti,
perché portino c ibo, vestiti, medici-
nali.
Intanto fuori la situazione peg-
giora. E' ormai sera, e il fuoco
continua implacabile nella sua ag-
gressione selvaggia. I pompieri
sono giunti. ma mancando le strade
non possonò avvicinarsi alla linea
del fuoco, E' accorsa anche la poli-
zia miJjtare, al solito pesantemente
armala. E al solito sta li a guardare.
Da una vicina casa salesiana
hanno ponato dei potenti fari, e
illuminiamo la zona. li paralitico
che hanno portato è deceduto. 1J
26
fuOCL) è giunto v1cin1ss1mo anche
alla nostra chiesa, le porte di legno
scottano (c'è periwlo di auto com-
bustiòne); qualcuno gella secchi
d'acqua.
Saliamo al pia.no superiore. guar-
diamo dalla finestra. Il disastro è
immenso. Anche la baracca di Na-
varro, quella visitata dal Papa. è in
fiamme. Ci sentiamo impotenti.
La gente continua a fluire nel
centro. Tanti piangono. Hanno
perso tutto. Arrivano i primi aiuti
materiali: scatolame. vestiti.
E di nuovo il fuoco si avvicina:
ora sono in pericolo il laboratori1)
della falegnameria e il deposito
delle vernici. Per il fuoco. un invito
a nozze. Accorriamo decisi a fron-
teggiare l'assalto con tutti i mezzi
possibili. E il fuoco finalmente si
ferma. U vento è caduto. Sono
quasi le 24. Ouo ore di furia deva-
statrice hanno trasformato il Barrio
detto di Migsaysay in cenere.
Ma è già cominciato l'indomani_
dormire non c'è tempo, bisogna
affrontare e risolvere i problemi del
nuovo giorno. Viveri. acqua.
qualche coperta. un vestito, un mi-
nimo di igiene... Gli aiuti vengono e
bisogna organizzare. A occhio e
croce sono 30 mila quelli che hanno
preso rifugio al << Don Bosco».
Senza contare gli animali.
Comincia a farsi chiaro quando
raduniamo i ragazzi e le ragazze
che di solito ci aiutano in parroc-
chia: sono tutti Il in attesa di
ordini. Arriva anche la Croce Ros-
sa, e si installa nel laboratorio di
meccanica appena ultimato ma an-
cora vuoto, L'esercito manda re-
parti sani.tari che si sistemano nel
E un giorno [I fuoco Incenerisce le baracche.
la gente, rllllgiata nei cortlll della casa sale-
siana, guarda•con terrore l"inarreslabile nuvola
nera dell"incendlo.
campo di calcio. Nd mio ufficio
piovono i rappre;,entanti dt:i vari
dicasteri governativi: viene procla-
mato per la nostra zona lo ~tatcl di
emergenza. cd essi tentano di fron-
teggiare la drammatica situazione.
Ora gli aiuti arrivano in mass.a. la
gente manda tutto qudlo che chie-
diamo. Un hambìno nasce in corri-
doio davanti alla mia porta. e i
genitori decidono: gli daranno il
mio nome. Un altro bambino nasce
tra quattro a1,si nel cortile del calcio
(lo chiameranno Pelè?).
Alcune famiglie riprendono la
via del ritorno: andranno ad instal-
larsi fra i tizzoni della loro casa. per
paura che qualcuno rubi loro il
posto.
E così. dopo il fuoco. la vita a
Tondo lentamente ricomincia...
Perché Tondo cresca
a misura d'uomo
Non abbiamo fatto rivoluzioni.
Abbiamo cercalo di compiere il
lavoro sociale come Don Bosco ci
ha insegnato. La piaga sociale più
seria era la disoccupazione. per
mancanza non ranto di lavoro
quanto di specializzazione. Perciò
abbiamo preparato la gioventù a
un mestiere.
I nostri laboratori all'inizio erano
cosette. poi man mano abbiamo
pùtutù acquistare le macchine ne-
cessarie. Ogni anno ora sfornano
140 ragazzi con la loro brava spe-
cializzazione. Abbiamo una specie
di ufficio di collocamento. e in
genere troviamo un lavoro a tulli.
L'importanza dello sport. Diffi-
cile dire l'imponanla che lo sport
ha nel rinnovamento di Tondo. Ha
dato ai giovani il senso della disci-
plina. della competizione leale e
pacifica. Trentadue squadre di cal-
cio e 35 di pallacanestro per i tornei
di un'estate. E poi le gare con altre
squadre cittadine. All'inizio erano
sconfille clamorose. ma poi sono
venute le vittorie squillanti. In un
torneo cittadino di calcio. a conten-
dersi il primo posto nella partita

3.7 Page 27

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finale furono due ,qua<lre d1 Ton-
do. E ancor p1u -.1gnificativo (an✓ i
quai,i incredibile per una località
che in pa.,._ato era agli onon della
cronaca nera). una squaJra di
Tonùo viene in,ignita del <' premio
disciplina». per non aver ricevuto
in 1uuo il campionato la più pìccol.1
ammllnlZlllnC...
I club. C1 \\\\lilli per i giovani ÙCI
duh d'ogni genere. Ci ,ono. ~orti
prnt1,,imo. i cluh Jctle mamme
Ma qud che menta un accenno e il
cluh Jei papà.
Scaricatori Ji pnrto. ~pazzini. ta,-
,i,ti. manovali del mercato. Quc:.li
omllccinni. che: magari al sahato
,pende, ano ncll'1hteria il gua-
dagno della ,c111mana. e tornati a
rn,a picchiavano le mogli. ora al
,ahato saa po~,uno ritrovarsi nel
centro Don B11~co. Una dilla offre
le: ,igarette. Si ,tudia il Vangelo. ,i
d1hallnnn I tcm1 del giorno.
Una ,olta. figuraN. li abbiamo
pllrl.iti agli e,erci1i i,pirìtuali: al
termine un pran10 coi fiocd11. i.er-
vito <lai low figli.
Ogni tanto qualche moglie viene
n ringraziarc:1. <• Sa? Ora non torna
più ubriaco al ,;abato. E mi con-
segna tutti i soldi >>.
<lino onorario» di Manila. Motiva-
zione: ci In considerazione degli
:.forzi umanilan compiuti pa l'cle-
va?ione spirituale e materiale d1
Tondo ò.
La cerimonia è stata sol1mne. a llo
prc:,cn?a di tanti per:.onaggi illu~tri.
Il ,indaco ha posto la firma in calce
al Jccreto, e poi mi ha abbracciato.
lna,;pe11a1amcn1c Con quell'ah-
braccio d1 '-lcurn intendeva cancd-
larc e farmi dimenticare l'aman.:1.1.a
di 1an1e inc.:1>mprcn:.io111. l'a,pre1.1a
dclh: tante tensioni s<lpportate... Ho
ringraziato per l\\inorific.:e nza. che
- ho p reci:,ato. a onor del vero -
consideravl, non un tributo alla mia
pen,ona ma alla mrn comunità
Poi è venul,t la festa d1 ,an
Michele. mio omima,tico. E in par-
rocchia l'hanno v1iluta ,;olenmuare.
Il Cardina le d1 Manila ha presie-
duto la mes~a parrocchiale. I la te-
nuto l'c>mclia. e alla fi ne - tra
l'allegria generale - ha intonato il
~ Ianti auguri a te > Al Pater cra-
,·amo tutli. grandi e piccoJì. ~)n le
mercato" •>Cenno di si con il cap(,.
t E' vero che hai di n uovo ruba-
ti,?•> Altro cenno di hl-
1, Pcrchc l'hai fatto? I)
Pausa. (i Volevo comperarmi un
paio di cal1oni nuovi per parw:i-
pare a lla danza in tuo o nore nel
giorno della tua festa >).
Tondo addio. Poi. come per ob-
bedienza a Tondo cm venuto. per
ohbeùienLa da Tondo sono partito.
Altri pm,eguiranno il lavoro 1nco-
minciato.
Tondo addio. Sentirò la man-
canza dei vicoli sp o rc hi, decorati
con i centomila colori dei vestiti dei
bimbi appe:.i ad ai,ciugare.
Senlirò la mancanza dei ~enlicri
,tn~ni dove incontri tulle le facce.
dove cono!.ci chiunque. dove ti
fermi a conversare e sei subito in
famiglia.
Addio ragauini nudi. incosci e
s o rri d e n t i .
Addio cucciolo11i che arrivate al
nostro Centro inconsapevolmente
attratti da Don Bosco.
Le truppe au<;ìliarie. Da l>oli. in
tre 1> quattro ,ale,iani. avremmo
potuto fare ben poco. Abbiam~,
trovato - an,i inventatO - gli
ausiliari li !>U I postn. Sono un bd
gruppo di raga1.1i e ragazze in gam-
ha. che frequentano le scuole supe-
riori. qualcuno l'università. Poveri
fig!J di barac.-cati. in mezzo ai figli di
papà
Fanno 1 ca1echbmi domem cali.
ct)n i.erietà e preparaLione. Hanno
le lclioni ciclostilate. Al giovedì() a l
sabato si riuniscono per p repararsi.
La domenica intrattengono il loro
gruppo. organi11ano i giochi e i
tornei. Alcuni -,i recano per il cate-
ch1,rno nelle ,one più lontane della
parrocchia. e l>UI posto radunano 1
bambini.
Questi meravigliosi ausiliari vi-
vono ne lle baracche d i latta e car-
tone come t utti gli a ltri, non hanno
luce. non hanno mobili. T rovano
nella nostra biblioteca qualche
lihrn che li faci lita negli studi. Fre-
quentano la loro \\cuoia con il ma:.-
simo impegno. n<1n possono per-
me!lcrsi il lu!>!>l> di rìpele re l'anno.
Sono ragazzi che <<crescono>>, e
fa n no crescere g li altri e l'in tera
Tondo.
Cittadino onorario. Tre anni fa,
io c;traniero som) diventato (e ci11a-
Un segreto della rinascita di Tondo: una gioventù che nel Centro giovanile Don Bosco trova
nell'Incontro con Cri st o la forza di aollevarsl e lottare.
braccia allargate nel gesto dell'o-
ran te. a pregare insieme. 11 Cardi-
nale m quel momento forse s1 do-
mandava se quella gente era Jav-
Vc.!ro la famigerata e pericolosa po-
polazio ne di Tonùo. Non so. So che
p ia ngeva.
G ildo. Cosi unche non so se Gildo
c'era a lla fe~la che hanno voluto
fare per me. Gildo é un «ragazzo
dei mercati». come dire che vive
a lla ventura: ma ogni tan to meue
giudizio. e frequenta la scuola e
l'oratorio. Poi si eclissa e to rna a l
mercato e a lla vita randagia.
In q uei giorni mi hanno chiama-
to: Gildo era stato pescalo a rubare
cd era nei pasticci.
<• Gildo. E' vero che sei tornato al
Ad dio Gildo che rubavi per
farmi festa.
Addio, giovani ausiliari che lavo-
rate sodo per crescere, e per far
crescere Tondo.
Addio uom ini g ra ndi e grossi che
scaricate le navi e a sera vi riunite a
discu tere le parole di C risto.
Addio donne delle baracche, ca-
paci ili sopponare senza ba ttere
cigJio i disagi più in uma ni.
Addio Carlo:, Navar ro che hai
ospitato nella tua stamberga nien-
lcmeno che il Pa pa.
Anch' io. come il Papa, sono sta to
in meizo a voi e poi sono scivolalo
via. M a come lui ho lasciato a
Tondo u na parte del mio c uo re.
Don ERCOLE SOLAROLI
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3.8 Page 28

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OPERAZIONE « DALY RIVER »
Per molti ragazzi di buona volontà,
l'aiuto alle missioni si riduce a racco -
gliere qualche obolo, allestire una mo-
stra, scrivere letterine ai missionari. Per i
ragazzi della scuola salesiana di Chad-
stone (Australia) c'è anche la possibilità
di andare personalmente in missione. O
di mandarvi un compagno.
La cosa è cominciata nel 1974. I ra-
gazzi organizzarono varie Iniziative per
rastrellare soldi: una marcia, una festa
campestre, ecc. Con quel denaro paga-
rono ìl viaggio a due di loro. che durante
le vacanze scolastiche si recarono a
lavorare con i missionari.
Nel continente dei canguri esistono
vere e proprie missioni, nella parte cen-
trale più deserta, dove soprawivono
gruppi di aborigeni. I missionari sono
ormai l'ultima loro difesa contro l'inva-
sione dei bianchi.
Christopher e Kevln, I due giovani pre-
scelti a Chadstone nel 1974, si recarono
nella missione di Daly River, tenuta dai
missionari del Sacro Cuore, a duecento
Km da Darwin. Da trent'anni vi si lavora.
e una povera tribù - logorata dalle
avversità, dalla malnutrizione, e più an-
cora dall'ostilità del bianchi - in tutti
questi anni ha potuto riprendersi I due
missionari in erba di Chadstone aiuta-
rono a piantare un bananeto (e nel tempo
libero insegnarono agli aborigeni come s1
suona la chitarra).
Nel 1975 altri due ragazzi. Robert e
Anthony, ripeterono l'esperienza: lavora-
rono alla costruzione del centro ricrea-
tivo (e nel tempo libero insegnarono agli
aborìgeni I segreti dello 1udo). Nel 1976 è
stata la volta di Michael e Zygmunt (foto
sotto). Non si sa ancora come hanno
occupato il tempo di lavoro e il tempo
libero: laggiù le vacanze estive le fanno
d'inverno.
I risultati complessM dell'« Operazione
Daly Rlver > sono eccellenti. I ragazzi,
lnlormati dettagliatamente sul lavoro
anche di una sola missione, prendono a
stimare il missionario, e si aprono ai
problemi sociali. Poi si abituano a oonsi-
derare persino gli aborigeni come per-
sone da rispettare e uomini da salvare.
E non è tutto. Robert. ritenendo che un
paio di mesi di missione sia troppo poco,
è ritornato come volontario per due anni;
e allri suol compagni si preparano a
seguirlo.
FERITI DUE SALESIANI
DAI BANDITI NELLO ZAIRE
L'Agenzia N"lzionale Zairese al primi di
dicembre ha diffuso da Kinshasa questo
dispaccio: « Il 4.12.1976 ore 21 In località
Sambwa {25 Km da Lumumbashi) sei
bandit i mascherati hanno assalito a
scopo rapina la residenza dei salesiani. Il
direttore don Van Waelvelde e il coadiu-
tore Guglielmo Van Veen , colpili da arma
da fuoco , sono stati sottoposti a inter-
vento chirurgico. Una terza persona pre-
sente in casa, il coadiutore Giuseppe
Hodiamont, è sfuggito all'assalto perché
si trovava al piano superiore ».
I Salesiani, che hanno· a Sambwa un
«. Centro di formazione agricola » per la
gioventù. sono stati colti di sorpresa. I
due missionari feriti sono stati colpiti da
fucilate sparate con un'arma rudimentale
caricata a chiodi. Rimpatriati per le cure
del caso, sono in via di guarigione.
« RICORDI DEL FUTURO »
AUSTRALIA: I GIOVANI VANNO IN MISSIONE
Michael e Zygmunt, allievi della scuola salesiana di Chadstone (Victoria.
Australia). trascorrono le vacanze scolastiche lavorando in una missione tra gli
aborigeni. La foto li coglie prima della partenza. mentre studiano col loro
direttore padre Cooper gli Itinerari. La notiz.ia in questa pagma.
Tra le manifestazioni di rilievo riguar-
danti il Centenario delle Mi.ssionl sale-
siane trova un posto speciale questo
«Ricordi del futuro ». Oratorio per soli.
due cori, organo e orchestra, del maestro
(e Cooperatore salesiano) Carlo Alberto
Pizzini. E' stato eseguito in prima asso-
luta il 23.12.1976 ali' Auditorium di Tori-
no, dall'orchestra sinfonica e coro della
Rai Alla bacchetta il maestro Maurizio
Arena.
Il maestro Pizzini, compositore, diret-
tore d'orchestra, vicepresidente deli 'Ac-
cademia di Santa Cecilia, è nato a Roma
nel 1905. Fln da ragazzo - come è stato
detto con arguzia - nelle sue vene
scorrevano globuli musicali. Conseguita
la laurea in ingegneria elettronica. si era
poi dedicato totalmente alla musica fre-
quentando composizione con Ottorino
Respighi. E' autore di musica per teatro e
film , e di composizioni sinfoniche, da
camera. sacre, ecc.
Ha preparato il nuovo Oratorio (testo e
musica) su invito del Rettor Maggiore,
lavorando senza interruzione dal 9 gen-
naio al 21 giugno 1975, con l'Impegno di
un vero Cooperatore. e: Certe volte - ha
riferito In un'intervista rilasciata all'Ans
l'ispirazione veniva a trovarmi verso le
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3.9 Page 29

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ROMANO E BERNARDINO
ITALIA: I GIOVANI
VANNO IN MISSIONE
Romano e Bernardino due Gio-
vani Cooperatori ,taliarn, nel no-
vembre scorso a Valdocco hanno
ricevuto con I missionari Il crocl-
f1sso e sono partiti per la Patago-
nia La notwa ,n questa pagina
__J
quatlro del mattino, mi svegliava e mi
obbligava ad alzarmi per scrivere ,
L'oratorio, in due parti, riprende cin-
que e sogni profetici , di Don Bosco (d1
qu, Il 111010, che Ira l'altro echeggia I
vers, manzonlan,. e Degli anni ancor non
nati I Daniel si ricordò >). La prima parte,
e La m1ss1one di Don Bosco li, s, apre sul
e sogno dei nove anni ,. prendendo lo
spunto da una e monferrina li aH1data al
canto de, bambini. La seconda parte,
« Le missioni salesiane ». si chiude con il
Santo fondatore che invia I suol missio-
nari nel mondo
L'Oratorio alla sua prima esecu21one
assoluta ha riscosso Il plu v,vo successo.
E non stupisce, perché e un'opera pro-
londamente sentita dal suo autore. Quel
maestro P1zzlni che ha fatto suo lo slogan
d1 Goethe: e Arriva al cuore solo c,ò che
parte dal cuore li
GLI EXALLIEVI D'ITALIA
UN CONGRESSO NEL 1978
La celebrazione d1 un congresso degli
Exalllev, 1tal1am e stata decisa per l'anno
1978 nel loro ultimo Consiglia' Nazionale.
I dati che lo riguardano, e che vengono
qui anticipati schematicamente, sono an-
cora tutt, da precisare e confermare.
Nome della manifestazione e Incontro
di fraternità e d1 studio >. Scopo. raffor-
zare la coscienza associativa degli Ex.al-
lievi. Sede: si suggerisce Pompei o Assi-
si. Epoca: ultima decade di giugno (o
aprile) Partec,paz,one. estesa a ogni
exathevo e indipendentemente dalla tes-
sera,. Tema proposto: « I movimenti
degli ex.allievi nella realtà ecclesiale e
sociale odierna ,
Hanno ricevuto con tutt, I Missionari
della 106• Sped1Z1one salesiana 11 croci-
fisso del m,ss,onario. e sono part,ti Sono
due Giovani Cooperatori Romano R1dol-
f1, 25 ann,, d1Corchiano (Viterbo), diplo-
mato ìn Belle Arti, e Bernardino Proietti.
22 ann,. di Cannara (Perugia), pento
elettronico
Bernardino e cresciuto spintualmente
,n ambiente salesiano era Impegnato
come animatore del gruppi della sua
parrocchia Romano invece. dal mondo
facile e spensierato in CUI viveva, è giunto
alla sua coraggiosa dec1s1one maturan-
dola nella lettura assidua del Vangelo e
nella preghiera.
Da tre mesi sono in Patagonia, e vi
rimarranno tre anni Lavorano a Trelew
nel Chubut un centro che ,n poch1ss1m1
anni è passato da ottomila a cinquanta-
mila ab1tant1. I Sales1an1 v, hanno una
parrocchia e un'opera per la g,oventu
Prima d, partire, Romano e Bernardino
hanno partecipato al Congresso mon-
diale de, Cooperatori Bernardino al mi-
crofono. ha tra l'altro d,ch,arato. e Nella
nostra preparazione abbiamo cercato di
approfo_ndlre il lato spirituale, di miglio-
rare no, stessi curando In particolare la
preghiera. e abbandonandoci in Cristo
Tutte cose che continueremo a fare
anche una volta partiti, poiché non an-
d remo laggiù per essere del maestri, ma
degli umili al servizio d1 Cristo e dei
fratelli ,
LA VERITA' SU
~ - -- - DON RUDOLF LUNKENBEIN
Nel fasc1e-0lo d1 ottobre. 11 BS riferi va la
dolorosa vicenda del m1ss1onano padre
Rudolf Lunkenbein, assassinato a Merur,
(Brasile) perché difendeva dall'avidità dei
colon, bianchì ìl diritto degli Indi Bororo a
possedere le proprìe terre
Ora è pervenuta dalla sua mamma una
lettera che sembra doveroso pubblicare.
anche se la brava signora l'ha scnNa
come confidenza e non certo perché
fosse stampata. (E gliene domandiamo
perdono.)
Se 10, sua madre, dovessi scrivere la
verità su m,o figlio, le, forse penserebbe
che esagero. Già da fanciullo Rudolf si
era messo in testa di diventare missiona-
rio, e io solo per puro caso. me ne ero
accorta.
No, siamo piccol! contadini, e mio ma-
rito era sempre malato, con grandi sacri-
fici abbiamo potuto farlo studiare. Dalla
prima comunione In poi, Rudolf ogni
giorno si accostò all'Eucaristia, benché
fosse preso in giro dai compagni per
questo. Sua preghiera preferita era Il
rosario, e suo vivo desiderio sarebbe
stato di chiamarsi Rudolf Maria. Oltre allo
studio ordinarlo richiesto dalla scuola.
egli si interessava di costruzioni edilizie.
orticoltura, agncoltura, zootecnia, e spe-
cialmente della cura degli ammalati. Ri-
cordo che un anno, nelle vacanze estive,
si recò da Benediktbeuern a Wurzburg
nell'Istituto Missionario Medico, apposita-
Ragazzi e Educa/or, dt Arese
Teatro fattore dl comunione
LDC 1976. Pag. 256, hre 2.700.
« E' qualcosa di
coerente e di esem-
plare quanto presen-
tano i ragazzi di
Arese (ragazzi diffici-
li, dal passato triste e
talvolta drammatico),
con l'apporto stimo-
lante dei loro educa-
tori Non é la solita
abbastanza facile
serie di testi scenici scolastici, è un'espe-
rienza che sfrutta elementi positivi della
comunicazione teatrale in quanto conver-
gono con determinate precise prospettive
pedagogiche, e 1n quanto creano l'occa-
sione per Il gruppo di manifestare la
propria solidarietà d1 fronte a un pro-
blema che ha sollecitato l'interesse del
gruppo stesso
e Gli argomenti aHrontat, dicono 11 co-
raggio e l'esigenza tipicamente giovanile
a confrontarsi con i grossi temi, di verifi-
carli In base alla propria esperienza. e
alla parola evangelica Sono i tem, melu-
dib11i della sofferenza, del male nel mon-
do, della guerra, della povertà, dell'ingiu-
stizia sociale... ».
Cosi Gottardo Blaslch in « Letture ».
Enclclopedia Storico Geografica
In tre volumi illustrati a colori
Ed. SEI 1976 Pag. 1152, ~ire 26.000.
Si rivolge al ragazzo d'oggi, che vive In
una realtà in cui storia e geografia non
sono solo mater.,ie scolastiche, ma com-
ponenti della vita quot1d1ana. E gli offre
una sostanziosa documentazione anche
sulla situazione economica e sul pano-
rama culturale - letterario, artistico, mu-
sicale - dei vari stati e delle vane
epoche
L'opera è scritta in forma piana e
semplice, adatta c,oe a lettori d, ogni
livello culturale, e arricchita da una vasta
documentazione fotografica, che chiari-
sce, completa e commenta il testo, por-
tando il ragazzo non solo a leggere, ma a
vedere la realtà.
E' uno strumento di lavoro ideale per
gli studenti della media,
29

3.10 Page 30

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mente per Imparare medicina tropicale.
Aveva conseguito il titolo statale di
insegnante di nuoto, aveva la patente per
tutti i tipi di auto, quella dì pilota d'aereo,
e dl marconista. Pensava che tutto
questo gli sarebbe servito nel suo lavoro
di missionario. Di notte pregava molto per
riuscire in tutto, e questo lo ha di sicuro
aiutato a superare le tante difficoltà della
vita.
Egli voleva aiutare gli Indigeni poveri e
oppressi. Suo desiderio non era certo di
collezionare onorificenze o un po' di
gloria. Silenzioso e ritirato, voleva solo
adempiere la santa volontà di Dio nel
servizio e nella carità verso 11 prossimo.
Non ostante il grande dolore per la sua
morte tanto prematura, io non ml sento di
domandare al Signore perché ha voluto
chiamarlo a sé cosl presto. lo penso che
è il Signore che ce lo ha dato, e è Il
Signore che se l'è ripreso; perciò 11 nome
del Signore sia benedetto.
lo provo una grande gioia non ostante
tutto. E ringrazio Il Signore per i 37 anni
in cui ho potuto avere questo figlio,
anche se per Rudolf ho dovuto percor-
rere molte stazioni della via della croce.
Questa lettera della mamma dice sul
caso Lunkenbeln molta più verità di
quanta ne possa emergere dalle varie
inchieste giudiziarie in corso.
PASQUA IN TERRA SANTA
PER I COOPERATORI SALESIANI
« Pasqua in Terra Santa », un pellegri-
naggio a cui sono invitati particolarmente
i dirigenti ispettoriali e locali dei Coope-
ratori. avrà luogo nei giorni 2-11.4.1977.
Grazie alla collaborazione del Sale-
siani di Palestina, questa visita alla Terra
di Gesù diverrà un'occasione privilegiata
di formazione per i partecipanti. Oltre alla
visita dei luoghi biblici (che é già da sola
un valido elemento formativo), sono pre-
visti momenti spirituali molto forti. anzi-
tutto un ritiro al Tabor, e pol la partecipa-
zione a tutte le funzioni solenni della
Settimana Santa.
Per 1nformaz1oni: Ufficio Nazionale
Cooperatori - Viale def Salesiani 9 -
00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
DON BACCHIARELLO PENSA AGLI « ALTRI »
A Mawla1 (India Nord-Es1) la casa salesiana ha l'or!ltorio - 1.1n grande
salone accanto alla chiesa - , ma esso è per i ragazzi cattolici. E gh altri. 1
pagani? Abbandonati da tutti? Il vecchio missionario don Giuseppe Bacchiarel-
lo, persuaso che così non poteva andare, da qualche tempo si occupa di quesu
« altn ».
U raccoglie nei prati (foto) e quando puo nei cortlll della casa Tra piccolt e
grandi, nel giorni dl festa arrivano anche a 150-200. Un giorno ha messo su una
festicciola. e sono venuti anche molti genitori; pareva una fiera dt paese Ma se
piove (da quetle parti piove quasi il triplo che m ltaha), si salvi eh, può.
Un giovane coadiulore sales1ano lo aiuta, g li s1udenti più grandi del
collegio g li danno una mano. Ma don Baccniarello sogna anche per quegli
« altri » un vero e proprio oratorio, ch e sarebbe po, soltanto un capannone con
un buon tetto, per intrattenere questi ragazzottf pagani, proiettare loro una
Jìlmina, aiutarli a tare I compiti. Per molti, sarebbe il pt'imo passo verso la fede.
Ma è un sogno: non ha i soldi occorrenti. E cosi. giunto agli sgoccioli della sua
lunga vita mrsslonarìa (ha all'attivo 53 anni di India), don Bacchiarello si trova al
punto esatto in cui Don Bosco cominciò: a giocare con I ragazzi su un prato.
30
« QUATTRO GIORNI » SULLA
VOCAZIONE PER RAGAZZE
DI 18 ANNI E OLTRE
« Certamente sai come ti chiami, ma
forse non sai bene cosa sei. E meno
ancora cosa sarai nella vita che ti atten-
de , . Cosl si apre l'Invito rivolto dal , Sa-
lesianum » di Como alle giovani di 18
anni e oltre, a trascorrere quattro giorni
4: per prendere coscienza della propria
vocazione, perché vivere è scegliere >.
sr tratta davvero di scegliere, perché
« la vita é un magnifico dono di Dio,
ricevuto e da offrire: nel matrimonio
come vocazione e missione? nella consa-
crazione totale a Cristo e ai fratelli? nella
secolarità consacrata nel mondo e per il
mondo?»
« A Como questa estate - prosegue
l'Invito del « Salesianum » - dal 30
giugno al 3 luglio potrai trovare forse la
risposta che vai cercando da tempo,
certamente una luce maggiore per ve-
derci più chiaro. Saremo in molte a pre-
gare Insieme, ad ascoltare insieme, ad
aiutarci insieme ».
Per informazioni. Direttore « Salesia-
num » - Via Conciliazione 98 - 22100
Como. Tel (031) 55.66.17.
UNA SOLIDARIETA'
CHE HA FRUTTATO
MEZZO MILIARDO DI LIRE
Un'iniziativa di solidarietà avviata otto
anni fa tra I Salesiani, ha raggiunto il
traguardo dì mezzo miliardo di lire rac-
colte e distribuite. L'Iniziativa. che va
sotto Il nome di « Solidarietà fraterna ,,
ha lo scopo di convogliare verso opere e
salesiani in particolare necessità. il frutto
di rinunce ed economie del loro confra-
tell i.
« Tante nostre opere bisognose -
aveva ricordato nel 1968 il Rettor Mag-
giore ai Salesiani - a volte mancano di
mezzi prìmordìall di vita, così che I con-
fratelli non solo vivono in cond1Z1oni dI
estrema povertà, ma devono rassegnarsi
alla paralisi di gran parte della loro
azione sociale e apostolica per man-
canza di mezzi ». Aiutare queste opere.
aggiungeva don Rìcceri, diventa « un do-
vere insieme di giustizia e di fraterna
carità».
Il Rettor Maggiore proponeva che oltre
agli aiuti raccolti tra le persone caritate-
voli, I Salesiani si impegnassero a dare
qualcosa di proprio, ricavato « dalla
nostra povertà Vissuta più generosamen-
te, da un'ammlnistrazìone più oculata e
attenta, da certe rinunce a cose superflue
e forse inopportune , .
Questa proposta, presentata sotto Il
nome di « Solidarietà fraterna », è stata
presa sul serio dai Salesiani. e vissuta
soprattutto nel tempi forti della quaresi-
ma. Alla fine del 1976 risu ltavano cosi
inviati al Rettor Maggiore dalle varie parti
del mondo 503 milioni di lire, di volta In
volta ridistribuite fra le opere più povere
delle varie parti del mondo.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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SUL " LAVORO NELLE PERIFERIE"
GIORNATE DI STUDI O A ROMA
Nel giorni 19-24 febbraio 1977 si svol-
gerà presso il Saleslanum dt Roma un
« seminario di studio , sull'apostolato sa-
lesiano nelle periferie più emarginate (bi-
donv1lles, favelas, slums)
All'lnlz1ativa, che si iscrive nell"ambito
del Centenario delle Missioni salesiane,
prenderanno parte alcune decine di sale-
siani attualmente impegnati In questo dlf•
tielle tipo di apostolato nelle varie parti
del mondo.
I lavori del seminario si svolgeranno
attraverso l'esposizione delle esperienze,
la riflessione di gruppo, e i contributi
degli esperti
Lo scopo dl queste stimolanti giornale
è doppio. Anzitutto, per I partecipanti:
portarli a anallzzare e confrontare le
esperienze In corso, a studiare le cause
di disadattamento ed emarg1naz1one, a
ricercare I cnten e le metodologie d'inter-
vento per una vera promozione umana e
cristiana. a precisare 11 significato della
presenza salesiana 10 questo settore
oggi. Poi, per la Famig/,a Sales,ana. sen-
sibilizzare I suoi membri riguardo a
questa lorma di apostolato che tanto
impegnò Don Bosco.
aveva dato notizia. Doveva funzionare
sulla collaborazione d• quattro entità reh•
glose diverse, due cattoliche e due prote-
stanti, ma in concreto, dopo qualcne
anno. varie difficoltà sorte consigliarono
di sospendere la collaborazione.
Ora I Salesiani si orientano per un'altl-
vltà autonoma Con un'emittenle più po-
tente potranno raggiungere 46 000 ra-
gazzi delle scuole e oltre centomila colo-
ni, a cui offrire programmi appropriati
La radio In queste regioni di difficile
comunicazione diventa di necessità pri-
maria, Importante « come la bicicletta e
come i mobili di casa · Essa non for-
nisce solo un sottotondo musicale per le
attività domestiche, ma può orientare
nelle siluazionl concrete della vita, for-
nendo elementi di giudizio e di decisione
In molte circostanze
La zona di Santa Cruz In questi anni è
oggetto di torte immigrazione di coloni, e
un'emittente puo svolgere un ruolo pre-
zioso aiutando I nuovi venuti a insenrs1
nel contesto sociale per loro ancora sco-
nosciuto
Nella zona sono poi numerose le opere
apostoliche realizzate dal Salesiani, e
con il supporto della radio esse vedranno
di sicuro accrescersi l'efficacia della loro
azione pastorale.
1 Radio Auxlliadora > avrà sede presso
la Scuola agricola e La Muyurina :t di
Montero. richiederà un investimento ini-
ziale di quaranta milioni di lire per gli
impianti. e avrà una programmazione
quotidiana di 14 ore.
BENEMERITI DELLA SCUOLA
Il Presidente della Repubblica Italiana
ha conferito il diploma d1 prima classe
con Medaglia d'oro per I Benemeriti della
scuola, cultura e arte, a due Salesiani:
don Vincenzo Slnlstrero (docente all'Uni-
versità Pontificia Salesiana), e don
Franco Amerio (docente nel Liceo VaJsa-
lice d1 Tonno).
LIBRI
T ORNANO LE LETTURE CATTOLICHE
RITIRATI I SALESIANI
DALL'ALG ERIA
Un nome scompare, dopo 85 anni,
dalla geografia salesiana: quello dell'Al-
geria. I figli di Don Bosco, per la naziona•
lizzazmne delle scuole operata dal go•
vemo nel 1976. hanno dovuto lasciare Il
paese.
I Salesiani erano dal 1891 a Orano (la
loro casa era stata la prima della Congre-
gazione aperta In Africa). Anche le Rglie
di Maria Auslhatrice avevano un'opera, a
Mers-el-Kebir, dal 1893. una scuola con
insegnamento in francese e arabo
Sono rimasti nei· paese ancora due
salesiani, un sacerdote polacco che as-
siste un gruppo di suoi compatrioti, e un
prete-operalo impegnato nella pastorale
del suo ambiente
SORGERA' I N BOLIVIA
« RADIO AUXILIADORA »
I Salesiani della Bolivia hanno deciso
di aprire a Montero una stazione che
unisce agli intenti evangelici la flnalllà
educativa della gioventu e la promozione
sociale del contadini della zona. L'emit-
tente, ancora in fase di progettazione,
portera Il nome di « Radio Auxllladora , .
Non che manchino da Quelle parti le
stazioni radio: ce ne sono quattordici a
Sanla Cruz e una a Montero Ma sono
tutte a carattere commerciale, con pr.o•
grammi che ben poco s1 impegnano sul
piano sociale, e lanto meno su quello
rehg1oso
Con intenti costruttivi, negli anni pas-
sati, era già sorta nella zona la « Radio
Mensaje » (rad io mes~glo), di cui Il BS
A opera dei Cooperatori Salesiani d'I•
talla, e dell'edilrice LDC, viene lanciata in
questi giorni un'Iniziativa che si colloca
Idealmente nella llnea delle « Letture Cat-
toliche fondate da Don Bosco.
L'iniziativa è sorta sotto Il probabile
nome di COLLANA
TEMPI NUOVI
Essa vede la LDC Impegnata a editare
durante il 1977 una prima serie di opu-
scoli e poster, e I Cooperatori impegnati
a diffonderli.
Gli opuscoli. $1 tratta dì opuscoli di
mole modesta (36 pagine. formato tasca-
t>lle), ma scritti da autori noti. in sute
facile, su temi di scottante attualità cri-
stiana. Gli argomenti sono stati segnalati
dal Cooperatori stessi attraverso un'inda-
gine
Alcuni opuscoli sono d• contenuto teo-
logico (I titoli che seguono sono solo
1nd1cativl): la lede, per una facile lettura
della B1bt>1a, cnstianeslmo e marxismo.
Maria nella stona della salvez-za; Il perso-
naggio Cristo Altri opuscoli si occupano
di problemi pratici sii libero quando
leggi!; droga: prevenire; genitori rn dia-
logo con i preadolescenti. l'aborto. i Te-
stimoni di Geova
I poster. Anche I poster affronteranno
temi di attualità, presentando la risposta
cristiana in forma di slogan, cristallizzata
nella Parola di Dio
In mezzo a tanti poster del divismo e
consumismo che incantano soprattutto I
giovani, non staranno male quesl.l auri
con la toro esphc1ta proposta d1 fede
Perché l'inlzlattva. Questo intervento
nel campo della stampa popolare è stato
voluto espressamente da, Cooperatori,
perche risponde In pieno alle loro finalità.
Era sollecitato per cosi dire già da Don
Bosco, che aveva scrìtto nel suo primo
Regolamento e Opporre la buona
stampa alla stampa irrelig,osa, con la
diffusione di buoni hbrl, foglietti, stampati
di qualsiasi genere... , : ma é non meno
sollecitalo anche dal recente Congresso
Mondiale, nelle cui mozioni finali si legge:
e Il Congresso sollecita una presenza
qualificata dei Cooperatori nell'utilizza-
zìone e gestione del mass-media • ·
L'ln1zlatlva era stata programmata dal
Consiglio Nazionale dei Cooperatori già
nel magg,o scorso L'accordo con la LDC
(responsabile don Valentino Meloni, ma
coinvolta l'Intera équipe) renderà ora
possibile realiz-zare Il programma
Ma per la piena riuscita è richiesto
l'impegno d1 tutti i Centri di Cooperatori
(ciascuno è Invitato a costituire una ri-
vendila. assicurando cosi l'assorbimento
d1 un tot d1 copie), e d1 quanti lianno a
cuore ,1 problema della stampa
li materiale edito è pratico ed econo-
m,co (un opuscolo lire 200), e si rende
utile in tante occasioni di contatti, per
e rompere Il ghiaccio >, per visite, ecc.
L'iniziativa coinvolge dunque a1 van
lrvelll - dalla progettazione fino all'utiliz-
zazione plu spicciola - un po' tutta fa
Famiglia Salesiana. Questa solidarietà
potrà rinverdire Il successo delle giusta-
mente rimpiante e Letture cattoliche »,
che rfsul!arono tanto utili In un passato
neppur troppo lontano.
Il 1977 si presenta come anno d1 speri-
mentazione: Il 1978, dopo ti collaudo
sempre pieno di incognite, sarà l'anno
dell"attuazlone a pieno ritmo,
31

4.2 Page 32

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SCRIVE LA PICCOLA
MARIA PIERA
ringraziano
Mi chiamo Maria
Piera, ho dieci anni e
frequento la prima
media al Conserva-
torio Musicale di
Sassari , Nella scorsa
estate sono slata
grave a causa di un
forte mal di testa al
quale si aggiunge-
vano continui dolori alle spalle, ronzio
agli orecchi e il fenomeno di vedere
doppie le immagini. Ricoverata d'urgenza
in neurochirurgia, mi venne riscontrato
un edema papillare dovuto a una grave
causa nel cervello che minacciava la mia
vita. Mi rivolsi allora con molta fiducia a
Maria Ausfllatrice e Domenico Savio, e
moltissime persone si unirono alle mie
preghiere. Ebbi subito una grande sereni-
tà interiore, anche se i 11JOltl esami subiti
alla testa In un mese di degenza sono
stati negativi.
Ho la convinzione che siano stati Loro
a togliere dal mio cervello quella grave
causa che allarmava non poco gii stessi
sanitari. Adesso chiedo di rendere pub-
blica la grazia. Unisco una toto del giorno
più bello della mia vita : quello dell a Prima
Comunione, chiedendole di mettermi
sotto la celeste protezione di Maria Ausi-
liatrice e di san Domenico Savio.
Osi/o (Sassari)
Maria Piera Fadda
SALVO SULL'ORLO
DEI- PRECIPIZIO
Mio nfpote Giancarlo, mentre abbor-
dava una curva, sbandò sull'asfalto
umido e precipitò con alcune giravolte in
tondo a una ripa erbosa. Ma riusci a
tirarsi fuori dalla macchina Illeso, evi-
tando di precipitare a strapiombo nel
sottostante ruscello. Ringrazio di cuore
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, dei quali
sono particolarmente devota.
Clementina Sottlmano
Niella Be/bo (Cuneo)
L'AIUTO DI UNA SANTA MAESTRA
Dovendo mia nipote sostenere l'esame
di concorso magistrale, mi raccomandai
a Gesù per Intercessione di Maria Ausi-
liatrice, e interposi pure la preghiera di
altri santi salesiani, specie suor Teresa
Valsè e madre Maddalena Morano (per-
ché ella pure fu insegnante elementare,
prima di essere religiosa). Non lui delusa.
Mia nipote fu tra le vincitrici e oggi è già
In servizio. Ringrazio le mie protettrici e
faccio voti per la loro beatificazione.
Ferrere d'Asti
Teresa Demarie
LA MADONNA Cl HA ESAUDITE
Nel giugno del 1975 il nostro alunno
Michele di 7 anni tu investito da un
autoveicolo e ridotto in gravi condizioni
per fratture, lacerazioni ed escoriazioni
32
varie. Fu sottoposto a un lungo intervento
chirurgico. ma le sue condizioni rimasero
gravissime con prognosi riservata per
molti giorni. Le FMA hanno affidato la
guarigione di Michele a Maria Ausiliatri•
ce, con promessa di pubblicarla sul Bol-
lettino Salesiano. La Madonna ci ha
esaudite: oggi Il bimbo è tornato in per-
fetta salute.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
Caltagirone
Elena Gambuti (Benevento) scrive:
« Una mia amica trovandosi in gravi ne-
cessità, ha pregato tanto Maria Ausillalrl•
ce, Don Bosco e gli altri Santi salesiani
ed è stata esaudita ».
Le Suore Salesiane di Gerusalemme
desiderano esprimere pubblicamente la
foro riconoscenza alla Vergine Ausilia-
trice per la protezione loro accordata
durante le tristi vicende belliche, ed in
particolare per due segnalate grazie loro
concesse ultimamente.
Maria Apolloni (Sanl'Agata Milltello,
Messina) scrive: << Una mia piccola nipo-
tina, affetta da angioma ulceroso, era
quasi venuta in fin di vita all'età di soli tre
mesi. Mi rivolsi con fede a Maria Ausllla-
lrlce, e ora la bambina è perfettamente
guarita».
HO RIPRESO
FELICE IL LAVORO
Soffrivo da anni
per una seria disfun-
zione tiroidea, con
crisi varie e grave
deperimento organi-
co, e i professori ml
consigliarono l'inter-
vento ch irurgico. Sa-
pevo che si trattava
di un intervento diffi-
cile e rischioso. per cui trascorrevo i
giorni nell'ansia e nella preoccupazione,
senza riuscire a decidermi.- Una mattina,
in lacrime, indossai l"abitino di san Do-
menico Savio e iniziai con tanta fede una
novena perché mi evitasse Il temuto Inter-
vento. Sono stata esaudita. Ho conti-
nuato le cure mediche per due anni, e
tutti i disturbi sono scomparsi; cosi ho
potuto riprendere , felice, Il mio lavoro.
Roma
Raffaella Cavacese
NON AVEVO
MOLTA FEDE DEI SANTI
Non ho mal avuto molta tede nei santi.
Li amavo, ma con distacco. Le mie pre-
ghiere non erano mai rivolte a loro, ma a
Dio, a Gesù, alla Madonna. Un giorno,
leggendo il Bollettino Salesiano, guardai
con occhi nuovi I ringraziamenti di quelle
persone che avevano ricevuto grazie.
Il giorno dopo, Il mio fidanzato doveva
sostenere due esami all'Università. Allora
pregai a lungo san Domenico Savio per-
ché gli riuscissero bene Il che felice·
mente awenne. Non solo: durante il viag-
gio di ritorno scoppiò una ruota dell'auto-
bus su cui viaggiava, Il che poteva avere
conseguenze gravi per tutti. Invece, tutti
ne uscirono illes1.
Spero d'aver trovato per sempre la
fede nell'intercessione dei Santi.
Marsala
Graziella Valenza
Il DISTURBO ER.A SCOMPARSO
Nostro figlio nacque tellcemente, ma
appena dodici ore dopo presentava segni
di soffocamento. Il pediatra si pronunciò
dapprima per una malformazione delle
vie respiratorie , riso lvibile soltanto con
un intervento. Ma poi costatò che si
trattava di muco gastrico, che all'atto
della deglut1Z1one ostacolava gli organi
respiratori. S1 rendevano necessari la-
vaggi gastrici da eseguire in ospedale ,
Cl rivolgemmo ancora a san Domenico
Savio, dal quale avevamo già implorato fa
nascita felice della nostra creatura. Alla
visita successiva, il pediatra trovò il pic-
colo completamente normale: Il disturbo
era scomparso.
Trapani
Mìchele e Anna Piaya
UNA PICCOLA VITA
IN PFRIC'OLO
A soli otto mesi l'Ultimo del miei nipo-
tini ebbe la vita minacciata da un tumore
al rene. L'operazione fu ritenuta impossi-
bile, e si ricorse alle irradiazioni , Ma
sorsero altre complicazioni: broncopol-
monite e gastroenterite acuta.
Ridotto a soli sette ·chili, fu operato
felicemente, e ora ha iniziato le cure del
caso. Ho pregato tanto san Domenico
Savio, e ora continuo a raccomandargli Il
bimbo che per diversi anni dovrà conti-
nuare cicli di cure per Impedire il ripe-
ìersi del male.
Firenze
Anna Berto/etti
Giambattista e Franca Marchesi (Ber-
gamo) intendono ringraziare pubblica-
mente san Domenico Savio per la felice
nascita del piccolo Andrea Domenico.
Ora glielo atfìdano ancora per la com-
pleta guarigione da un lieve disturbo, in
modo che cresca in perfetta salute.
I coniugi Gribaudo (Cardé, Cuneo)
scrivono: « In età avanzata e cagionevole
di salute mi trovai in attesa del mio primo

4.3 Page 33

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bambino. Invocai di cuore la protezione
dI san Domenico Savio. Ora la mta crea-
tura è nata. sebbene con molte d1fflcoltà.
e con1rariamente alle previsioni gode ot-
tima salute »
Scrivono Giovanni e Giuditta Splller
(Sant'Angelo di Piove. Padova)· ~ A detta
dei medlc1. al sesto mese e meuo di
gravidanza c·era 11 pericolo di perdere la
nostra creatura Cl siamo rivolti con fidu-
cia a san Domenico Savio, Don Bosco e
Maria Ausillattlce, e la maternità è stata
por1ala felicemente a terrrune con l'arrivo
del secondogenito Fabio »
Paola C1smond1 (Torino). nata per la
g101a d1 mamma. papà e Monica. esprime
la sua nconoscenza a san Domenico
Savio. E insieme aI suoi cari invoca
ancora la sua protezione per crescere
sana e buona
Vincenzina Chiavetta (Valledolmo. Pa-
lermo) ringrazia san Domenico Savio per
rmsperata guarigione del piccolo Giu-
seppe senza intervento chirurgico. e poi
per la felfce nascita dI una seconda
nIpo1ma, che I medici avevano diagnosti-
cato molto dIfflc1le
Tma Mante/11 (Genova) constgliata
dalla Direttrice delle FMA portò con viva
fiducia l'a.billno del piccolo Santo e ot-
tenne l'esito felice d1 una d1tt!c1le gravi-
danza con la nascita del piccolo Carlo
Carmela Cllron (Treviso) ha pregato
Don Bosco e san Domenico Savio per la
nipotina nata immatura e tn gravi difflcol-
ta dl salute Ora le cose vanno meglio, e
spera che la grazia sia completa, che la
piccola cresca sana e buona
Francesca La Greca (Cammarala.
Agrigento) ringrazia Domenico Savio per
la guarigione dl un nipotino da un males-
sere che lo aveva colpito poct11 giorni
dopo la nasclla
UN GRAZIE A
MONS. LUIGI OLIVARF'.S
Nel marzo del
1975 quasi all'Im-
provviso caddi In
uno stato ansioso
depressivo, che pro
vocò gravi conse-
guenze e mi rese tor-
mentosa la vita quo-
tidiana Fui curata da
un valente medtco,
ma In pratica senza risultati. A luglio i
disturbi si aggravarono, e dovetti essere
ncoverata In cll,ilca I medici ml curarono
con molta umanità, ma soltanto a base di
ansloht1cI e anhdepressiv1.
Intanto io comincia( a Invocare Il servo
di Dio Luigi Oilvares, che avevo cono-
scruto attraverso la lettura di una brevis-
sima biografia fornitami da una sua nipo-
te, e del quale ammiravo le virtù nasco-
ste. Lo pregai dr soccorrermi nella pe-
nosa s1tuazIone nella quale mi trovavo:
non potevo più lavorare nè applicarmi in
nessun modo. Com1nc1al presto a miglio-
rare, tanto che a settembre potei uscire
clinicamente guanta e riprendere Il mio
lavoro.
Restavano tuttavia ancora alcuni di-
sturbi, per cui continuai a invocare quel
santo Vescovo Passarono alcuni mesi e
lentamente sono tornata alla normahtà,
senza quelle ricadute a cui solitamente
sono soggetti I malati di questo genere.
Ne ringrazio di cuore Dio e il mio santo
proiettore
Roma
Anna Maria Marescottl
1 PRENDI DON RINALDI
:::OME TUO PROTe- ~E -.
Un mio ZIO, Il sale-
siano padre Edoardo
Mangm1, anni fa mi
inviò un·1mmagme d1
don Fllfppo Rlnak:11,
con reliquia e pre-
ghiera per impetrare
la sua intercessione
M1 scrisse: « Prendi
don Rinaldr come
tuo protettore. perché é stato un uomo
molto buono e comprensivo • Ora in tre
circostanze ebbi del congiunti malati.
ogni volta pcorsi con la preghiera a lui, e
ogni volta sono stata esaudita.
Un mio congiunto era stato colpito a
70 anni da infarto al miocardio con emi-
plegia. Nei giorni successivi all' attacco,
tre volte Il suo cuore si fermò, e I medici
che lo curavano in un «centro di tratta-
mento intensivo cardiovascolare > lo
consideravano orma, senza speranza.
Pregai don R1naldi, e ,1 malato a poco a
poco si riprese. Sono passati otto anni da
allora e può condurre una vita abba-
stanza normale, data anche la sua eta
Un altro mio congiunto. più giovane, fu
pure colpito da infarto al miocardio in
forma grave. Dovette essere ricoverato ln
un centro di assiste,iza intensiva, e gll
diedero una probabilità su cento dr sal-
vare la vita. Ogg, é totalmente recuperato
e lavora abbastanza attivamente con I
suoi 56 anni. Anche questa volta sento
che don Rmaldi ha ascoltato le mie po-
vere preghiere.
r Alponu Carmela Angcl• l>vn Fiorenuno
Ang11>h CorruJo - A~pesi rancc,ca Bal~cn
Pierina - Bcldi011i Marghcnla Bcllad<Jro Maria -
Bung,omo Clnl'll Ru.sso - Bono Lovia - Bus, Rona -
8,"w Maria - 801.1.ano Cen1Jnp Bruni Rumeo -
Bulhla Rachele t'al.-clO Catcnnd Carclh Rosa -
Carpo l.ltna (.;ar\\JW G1Qeann1 e Lma Ca,uoc,
R<l\\11 ("aula Rira • Ceccrc l'licolcw, - Ch!usco
C'ormcla - Cunclll Carlo Muria - Cinqucmani
Sulvaiorc Sac. Costanzo Mana Cresta R06a -
Cnppa G1anmn~ · Cusim AlbtM CypnAn Mad·
dalcna - Dalm10,w Lea • l)al Pane Adroana De
Bello Mana Dc,ana Pa..quohna - Del Mnrn
[h1~hc11a - IJcl Re Latcu.u Mana - Dc Vinorio
Cristina - Diot~ Caterina ()ifattn Annn Di
Sclafam M...na Fan1a~u,.z.1 Angelmu - F antin
l:.h:>11 Ferrante G1uho • I rapf.' Anna FrlbSi
C>hmp.,a - Freu,, Marcella Gal o Angelo Gallo
1 ere,a - Galli Ri,sa - Gt«le Dario Gh1(1011i
DHtna G,annonc Scarenlino Ro.a G,oln M.nria
Glublena Ro,u Guam.ocre Mana - Jacomanm
La terza volta che ho ncorso a lui, è
stata per mio marito, al quale avevano
diagnosticato, attraverso elettroencefalo-
gramma, un problema di arterie corona-
ne Ho pregato ancora don Rinakli, e I
medie, dopo qualche lempo sono arrivalt
alla conclusione che nelle prime visite
c'era stata una diagnosi errata.
Per la mia professione (sono maestra
,n mezzo a ragazzi ntardall. e quindi
cont inuamente a contatto con medicl e
problemi di salute), credo di sapermi
rendere conto abbastanza bene quando
una guarigione é mattesa e sorprenden-
te, al punto che s1 può parlare dl possibile
intervento divino. Ebbene, io ritengo che
riguardo a questi miei tre congiunti don
Filippo Rinaldi ml ha aiutata a ottenere
dal Signore guarigioni miracolose.
Nella Lucia Mangin, de Lerrnitte
Montevideo (Uruguay)
Un sacerdote sales/ano scrive. e Con
animo profondamente riconoscente pub-
blicamente nngraz10. insieme con la Ver-
gine Ausiliatrice. Il ven. FIJlppo Rlnaldl
per l'assistenza continua e straordinana
a vantaggio òella salute fisica e spintuale
della mia cara mamma, e ciò per tanti
anni•·
N FAMIGLIA ERA NECESSARIA
LA MIA PRESENZA
In seguito a una
brulla caduta riportai
la lussazione della
spalla e la frattura di
un braccio Ebbi le
cure necessarie, ma
dopo un mese risultò
che il braccio era
stato messo a posto
male, e doveva essere di nuovo rotto e
ingessato, attrlmentl non avrei più potuto
usarlo senza dolore. Ma in famiglia era
necessaria la mia presenza. e allora invo-
cai con fervore don Rua perché mi fa-
cesse guarire senza un nuovo Intervento
Sono stata esaudita Ora a distanza di
oltre un anno esprimo pubblicamente la
più viva riconoscenza al beato per la
grazia ricevuta.
Trento
Adele Favrio
Mana - lmmllrdino SAivatore Lap1 F05Ca - La
Vecchia Ep,ran,a - Lmarduw Albina Lobascio
Angela Lollato Mar.a - Lovcrso Maria Angela•
MaHoAnoa• MancusoConceua - Manuelclnna •
Mardl, Annu Marconc Anua . Matconi Elide -
Mam M Luì>A - Masmo Luisita MQrtara Dr
Alessandro l"brs, Odilla Obeno Margherita ·
Oldan, Lui.iuno - Pappalardo Agat,n.a G iuseppc
Pnros, Adele Parolin l.onda Parus!tll Mana
Pa,son, G ,ovanna - Pc:çolfo Orsola Pedala Ri-
collJ Anton,eua - Pessina Aloi Agostina Piagen•
uni Clementina - Pisano Leonarda Polh Santina
Pow D,cgo Puleo Luaa - Quarom Eugerua -
Russo Resana R ota l e1ci.a Rovino Emma •
Rublano Rita• Scano l'lorma. Scarso i"amiglia -
SO'ibano Mana Sorro:n1111O Pina - Suor Loreo.
1.1na - TaCQlrd, Lucia - Tatall'lli Anna Maàa
I rabaldo Vilma Trombo Giovanna - Vacca.ro
Anna Vi:zil Bernardina Zancheua famiglia
lapp1a Elìsa
33

4.4 Page 34

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preghiamo per
SALESIANI DEFUNTI
S ac. Tullio Sartor• a T revi;,o a 56 anni
L'inancsa chiamata del Signore lo 1rnv6 vagale e
attento ad accoghcrla con gioiosa pronte,za. Non
molti gli anni della su:, vita. Wnto che ci ,emhr6
stroncata. Molto mveoe il lavoro. in cui trafficò i
molti talen1i che Dio gli aveva Jonati. Direllore e
Ispettore. s-volsc il suo difficile inc.rnco con fra-
terna sollecitudine per lutti senza mat sottra.rst
allediff,colul e ai pesa che e.<~o comporlava. Nella
fatica del suo vjaggio umano n ttin,e ooraggie e
renltudine da due puriisime sorgenti l'amore a
Don Bosco (allo spirito e agli in,egnamenti del
quale nmase fedelL5samo). e l'amore al Papa, che
egli segui fedelmente come inlefTlrete da Dio e
mac;trodi veriuì.
Coad. Giovanni Cipriano + o M es;inu a 62 anni
Era ormai avvIa10 a,mc operaio edile quando
send la v0<:azlone per la v,t.a rehg,o>i! Avrebbe
tanto de.iderato divtcntare sacerdote. ma varie
difficoltà lo convinsero ad accettare con gioia la
voca:tlonc di salesiano laico. Nei van uffac, che gli
furono affidau dimostrò capacllà. amore al lavoro
e genero,i1a. Quandt1 nel 1959 si aper,;e a Me'<in•
una ~ezionc della Ll)C. egli ne divenne l'organiz-
zatore diligente e ocula10. sviluppando notevol-
mente in tulla la zona l'nllività libraria
S ac. Vincenzo Conii+ a Ivrea (Tonno) a 64 anm
M aturò la vocazione ,a lesiana nella famiglia.
numerosa e atlaa:ati..~ma a Don Bo~co, La ,ua
salute era fragile. m-a egli seppe sostenerla con
profonda pietà e costante coerenza al suo sacerdo-
1fo, Si dedicò con gener~1là ai vari mcanchi che i
superiori gli affidarono. nascondendo la MJffe-
renia interiore. Si tenne in ccmtinuQ con1a110 con 1
giovani. le loro famiglie e gli exallievi. offrendo a
tutti con vivo sen$o di amicizia e d1 bon1à le
ricchu_ze della sua anima sacerdotale.
Coad. Calogero Cenlanni + a Palem10 1165 anni
Fino a 28 anni lavorò nei campi in~ieme con i suoi.
Ma poi senti vivo il desiderio di abbracciare la vita
religiosa tra i ligli di Don Bosco. seguendo !'e.em-
pio del fratello minore luigt Diventato ;ale,iano.
fu provveditore e dispensiere in vane no,tre ca,e,
dimostrando eccellenti doti di criterio. di lnbono-
sità e di pietà. Aggredito da un male senza
rimedio. ,eppe offrire serenamente la sua vita per
la Chiesa e per la Congreg~one.
S ac. A chille Vìsenlln +a Este (Padova) a 66 anm
A 18 anni scnd la vocazfone salesiana e m issiona-
na. Dopo opportuno prepara,1one parli per l'ln-
Jia. ove lavorò per ben 44 anni. Non aveva t1toli di
,tudio, ma era un uomo di Dio. La su.a predica più
costante ed efficace erano la povertà. la semplicità.
il candore dell'anima. e la bontà con cui sapeva
avvicinare 1uLti. Questa ricche22.a in1enore gh
permise di far dc:I bene a quanu mcon 1rava. non
solo in terra di missione, ma anche in patria,
ov'era lo-malo Ormai stanco. e ove con tjnuò a
essere mis,,,onario della parola e mini,tro di
grazia_
Coad. Edoanfo Ba5-"0 ~ ad Ala.s.sio (Savona) a 69
an-m
Oalla sua dilc11a terra ligure ereditò il caruuere
austero e tenace che fece da lui un sales,ano
m tegernm1,. generosi, e fedele nell'amare e ,el'\\•ire
Don Bosco e la Congregazione. l•er molti anni f u
mae.stro di ,arioria d.ì ram a()Jhlil. Poi. nella case,
d, Ala,sao. s1 dedicò al servuin umile. ma wnm
appreuato. della chiesa pubhlica. ,empre t•,;em-
plarmenle o,;_,ervante e ricco da ,panto. La mnlat-
ua. lenu, e penosa. che lo con,uinò, valse a
punricare e 1mpre,..u~ue la ~ua 151ft acca giornata
terrena.
Sac. G iuseppe O modei a lntrn (Novara) a 72
anm
Per 51 anru I g1ov,i.t1ll rurnno il rcnlro dei !)U01
in1ere5M attraverso l'rn,egaamento. a cm ..,j Jc:J1~
cava con Mtura 4,.•onipeIe.n1a e fine amnm \\at.:ierdo-
talc. Le we non comum ,·apacità didattiche e
pcdagog1chc gli ~u:-.t'llavanc> co~tantc ,!\\impu.tin
confitlen~a e comspomkn1.a Anche alla sera della
sua vita continuò ad es.~ere l'amico de, giovan,.
con la cordiali del 1ra 11<1 e della cnnver,azione. e
oon un impegno educativv nel quale non \\'enne
mat meno il senso del dovere e della chiareaa
S oc. Aldo Spttiga + a Bologna a 72 anni
Fino a venl'anni luvc>rò an fabbrica comt operaio
meccanico. Ma nell'ambiente familiare, ricco d,
virtù umane e cnsuane. e nei CLrèoli dulia parroc-
chia, maturò la voc;izmnt: snlcsiana e sacerdotale.
$vobe con impo:gn<• e profÌLto 1I suo lavoro 1n
,anc ca,e. e ùur-ante la guerra" rrodigò m favure
ru dei dètcnuu nel camix> di concen1ramen10 t.li
(j radara. rrullo di 4uest1.J ministero la matura-
zione ili una vocazione al la v1w salesmna. L•mrer-
mità I(, provo duramente, e lo purif10-ò per l'In-
contro t.lefìnitho col P.idre.
COOPERATORI DEFUNTI
Mons. G iulio Buzzi + a Comacch,o /FerrarnJ a l!O
anm
Svolse tu110 il ,u<> lungu minrntc,-, nella nati\\ 11
ci11à di Comacchio come Can<>nico ,.klla Bas,lic.1
Caltedrnle. Cerimoniere ,esco,ile. EMnom,, e
insegnante m Seminano. urfacmle d1 Cuna. re11ore
della Cl)1esa del Pio Suffragio. da lu, comple1a-
men1e nnnnva1a e tra,form:w, 1n s~nam> cJc1
Caduti Co11obbe li sorgere e rafferma,..,; dell'o-
pera .,aJe~iana in Comacc:hio e la a.aut,) dficuci:-
men 1e con sincera adesione allo ,p,rito di l>on
Bosco ne.Ila sempl1cirn del carauere. nell u devo-
a<ine alla Madonna e nell'amore alla g,ovcn1ù
ora1oriana. in mezzo alla quale ritornava ,empre
volen1i eri.
Mllria La~ala,. + a Chàtillon (Ao,ta) a 67 ann,
Condu,,e una ,ntcn,a vila di fedt. t.11 ,1ud10 e
lavoro. Ter7.iaria frant:e><:ana. ndlo ,p1n10 del
grande San10 cercù da porture Dio agli uommi e gh
uomini a D,o con la pr·egh1era. il sacraf1c10 e
l'apostolato. Fu dlngente d1 A1-1onc Callohca.
propagand•sta fin nei pni ,perduti villagg, della
Valle a oos10 di gravi ,acnfia, e per 40 anni
dedicò 1u11a la ,ua intelligenza e-le ,ue forze alla
scuoln.. Ai dimcnucau prest6 8S-)iMèn1.a e conforto
anche come pre"dente dell"ECA: a l bene t.lc,
colleghi contra bui nel ,indacato e netrAIMC Cc>o-
pera1nee ,a le;iana. devotis.ima Jcll.i Madonna e
d a Dlln Bosco. at.l E,si affol11 la vocazione del
napo1e. che vide lX>n gioia ,alirc al l'altare_ Il
pensionamento comc1se con Ju perdita della salute.
La ,ua r•ù grande prova fu ,I non pc>ter" piu
dedkare Jgli Jltra. ma co11f1>rtù il , uo <acri/ìci,1 con
la gioia della ,pcr.rn,a crhtiana
Mu g heril• Renaud +a 111nno a 86 anm
Era coone.ratttt...'l: Ja_ mol u anni. deYOlJ~\\tma d1
Mariu A u,ilia1ncc. che onora,·a ram:c,pandn ai
pellcgrinagg, nei Suoi '>anluari. ,pccialmente a
quello di Tllrino. Tra-.co~c molta pane dei suoi
..1.nn t a ChUu ll on a..,,,,ten<lo le ma m me in aHt.\\'1 t'.'
aiutandole a Jare alla lu,·e le loro crea iure. che poi
affrellJva a portare al fonte houe,i n-.ale per
farle na~cere allu vilJ tn~tium.1 Tra.~feriui"J a.
Torino. era felice Ja poter frequcn1are le funzion i
nella carpcllu dell' lslltuto R,chelmy e d.i 1nwnr;,
1n rntuu ai rngazri rn pure 1cr1.iuria rranc~ca-
na la , ua "'1s1en1.a ,en1pl1ce e 1;,t-,onc"a pa,..;o
racendo Jcl henc.
Giu~eppeTomod• + a Chaullon (Aosta) a SX un ni
E:.ra nato :J Marnuo in rrrnll. e tome 1an11 ,um
correg,mnale doveuc laM."rnre la tormcnwt.u .!<i~hl
terra in ctrc11 d, 111,oro. Cooperatore Ja l 1951.
par1ecrpa\\·n alla VHO Jell'A~,t>t1.1.11.ion~ con im•
pegno e as~uJu1ti1. M~tmk:~1ttva 11 suo spinto
crisuano anche nell'an1mnrt le in11-1a1,ve tl1 vane
n"oc,a11on1. ,-p~c1almcn1e quella t.lc, <'omtia11cn11
e t.lcgli Invalidi da guerra l'roprw la sera 111 cui la
sua terra veniv.o .sc.onvtlllil Ju l terremoto, egli d
la,crn.va Jopo il '-·alvarm di unu lunga malaura
Maria Ale.ssi in Sandri +u C1u.adcll ,1 IP.adm .i) ,1 711
anni
Fervente ~oopera1ricc ~ale5Htni.t_. era "'rgos,ILO!)u
J"avcr u,·vml(l un giovane alla v11a rehg1p~ nella
fam,gl,:t J, Don Bosco. La ,ua v11a. wn10 semplice
4uan lt1 ricc-.J di kde. tu c,1r.1ucn1-Zllta do una
totale t.ledizionc al dovere t da una inesauribile
genero.,1tà ver.,o i poven ColpltJ Ua un male che
non perdona. offn le lunghe soffcren,c per 11 bene
<Je1 ~um t.an. per cutt1 1 ,orfertnll. per lu pace oeJ
m,>nJo. per ,1uan t1 s11nt1 1mpcgna11 J uiffomlere il
messaggio deJramore e del la ,alve-aa Tornò nella
Casa ùel Pnùre al l'i nuio del nuo,o 11nno laturg,co
assistita dal fratello ,alcsaano. dalla sorella I-MA e
Jd1 ~uoI l!mque fìgh
Pielrn Ga llo + a Geno\\'a :l 73 an ni
Fx:<llu:vo e etK>perJ1orc, fu uffcLiunato benefàl-
1ore dell'l,u tuto delle FMA da Camp,ihgure, ove e
ancvra ricordal\\1 con affetto e nc~mosce!nl.11. ~C·
dico condotti! d 1 Rns,iglione per ul1rc 41) unni.
e~ercuù fa prnfe.,s•ione con t.lo.Ji)jone a,,oluta.. ton
abnegazione e '-piri10 ùì sacrificio al ,crvl/jo de.I
pn>~!!-imo.
D aniele Rum•n1 u Roma
C 011pcm1ore ,ale,tanu ,in dal 1927. fu uumo di
11n~ih ,entimen1i, aperto o oi;n, opcru Ji c11rità ed,
uman113 Padre e maru() esemplare. trascorse Ili
v11a 1rra.JrnnJ,, twntit ,u quanu lo U\\'Vtcinanmo.
Bia nc:1& ('ri~opulli 1- à Por1ic1 u 69 Jnm
Rima~ta w la. ftcè dello Famiglia Sale~iana la ,ua
tam,glia Sua un,ca preoccupa,,one era da dare.
ma, dt chiedere, ( 011\\JCTÙ la viia a Don Bll>C<l e
dtr0rowno nei ,ervazi r•u ,variut,· era anche
euwa nei campeggi. era rn,rnntat>,lc nel trmarc
bendmtori per le anuiative di carità_ Sempre
pnma nel serv11Jll delli, Chie,a e nella preghiera.
da molti anni si mervava il privi legio di gu.,dare 1I
ro,ano m pnrrl!Cehia. Ern felice 4uanJn q ualche
,.Jlesiam, andava a farle vi,ita nella ,ua umilh,•-
!i-Ìma casella_ Negli ultimi tempi nlln era più in
gr-ado orma, da nconosccre alcuno. ma 11 suo
)guardo si ravviYaYa al ~entir nomi nare M;uia
Au>1hatnce. l),,n !losco. 1 salc,ìani. E 1uui 1
,ale.~iani passau da Porlki la ricordano l'Dn gra11-
iudine e afleuo,
Gerolamo Capitani - LeCh;ia Poj - An~ela R amelhi
- M ad ide T orchio Piua rello
Per quanti ci hanno chiesto In formazioni, annunciamo che LA DIREZIONE GEN ERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, riconosciuta giuridica-
mente con D. P. del 2-9-1 97 1 n. 959 e L.ISTITUTO SALES IANO PER LE MISSIONI con sede in T ORINO, avente personalità giundica per Decreto
1 3-1-1924 n. 22, possono legalmente ricevere Legati Bd Eredirà. Formule legalmen1e valide sono:
se 1ranasi d'un legato: «.•- lascio alla DirBziono Generale Opere Don Bosco con stJdo in Roma (oppure atrlstituto Salesiano pe1 le missioni con sodo
in Torino) a tito lo d i legato la somma di lire .. . ...... (oppure) l'Immobile sito In ..... •·
se trattasi, invece. di nominare erede di ogni sosta nza l'uno o l'altro dei due Enti su indicati:
• ... annullo ogni niia precedj!nte d isposizione testamentaria. Nomino mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con sede in Roma
(oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino) lasciando ad esso quahto mi appartiene a qualsias1 titolo».
(luogo a data)
(firma per disteso)
34

4.5 Page 35

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Borsa: Mari• ,\\uslllalrice e S. Gio-
""nnl B°'co. ,n mmtQrìa e suffraglo di
mio 11wr1tQ l 'rJIIH Gu.tpa,~~ in 1<(Jc·u11tlo
prolrm,n,· p~r ltJ mm fumigfl"a. a cura
d i A,mino O"ohna "Ved. Foll1>. RCf!·
f'1ol·m1hJ. L. 100000
Bors•: M•m Auslli•uite e Don Bo•
\\CO.. m nJf'tltQr,a d1 Arra.ini \\1a~ht•nru
I'.-d Or .\\f,irttnl ,• IJ,, M anùli frhill~,
a cur-a d, t>e Mnrt1111 Aida. ',1,c:hele e
RcgmJ. I u Monl (AL). L 100.IKKJ
llnriaa: G,-.ù Sacn1me_n1ato. Maria
Aus iliatrice e l>on ll o.sco. ,,, mMwrla
Jr!ffraxio dr Don G.8 · Magwrrll,,
CCli'. di lc11/ùriu J (n~t/1. U cum delle
C'oopcmtn<i S• lc,lane di Modena L
100.000
Borsa; M•ri• Ausiliatrice e Don Bo-
sco. t11 mmw11a J,-/ M ;~~•unario Salr•
nunn l>on fJ ~1,lunrno. ~ ,nrooindù
una gra:1a rantu alle.,'tJ. a t.'1.lta <.h
Qua,\\olo P1c1ro. Se111mo Tor.. L.
10(),(MKJ
Bor1a: S. Giuseppe e S. G. Bo,co.
invll<undo prt)t~:,o,,e ~ '1it110 . a cura di
Don I rancc,co Mor,o. Monfonc
S.<, (Mf), I . ll)O(X)O,
Bor1a: Marfa Au,illalrice. S. G.
BO\\C0 e S. llom~nico Sa•lo. a cura dJ
Omo Clara. C 11tadella IPO). L
80 fKIO
Borso: Miria ,\\u,lllatrke e S. G.
~'"=lo 8o«i,C(t, pr, tlltl)
1an10 OIUSIJ ~
llll'Of41'1dd lt.1 /QrtJ prOt1J:ion tt I.li t•ito r
m moflt" p~t mr ~ pt'f I ,me,~ari• .a c."Ur~
Jj Camf)ume1111'>1 Umt>tnu. S. S1c-
fanud'Avc10 (G f ). L. 60.000.
Borsa: Maria Au~iliatrice e Don 8 0-
.s~o, un·tJc:ando pregl1111re per I m1c.•1
Jefunt, ~ pfr I~ ml~ f!l!fl'l.fÌla, a cura Jl
lnvern1111 AJclt' Tru..-caaano (Ml ).
L 51 000
Bona: M•ri~ Au,lli•trice. a cuca d,
van olfcrcnli ,n,11C,1nll pro1tz1onc. L
50.000
Bor.a: Maria Au\\ilia1rice e S. G.
B~o_ 1ru·Qc·undu una gra:,ia taruo
Jeslckruta. <·ura dt Vemcui Mana.
Taino (VA), L. 50.UOO
Bor1a: BcalO Oon Rua. im'Oca11do
una gra:,,, m olto lmportonte ~ 111 )·u/
/rug,u J,·1 miei tl~fuml, a cura dr
Nognra SJnJra. B~llano (COJ. L.
50.0!X)
Bor;o: Maria Ausill11rice. 111 su/fra
glo d,1 m11•1 d<'/un/1 r m,walldo pro1~
:/un,, ,u/ fa,1111/an, cura di Porro
lu1g1• R.iJi.~. De.io (MIJ. L 50.000
Bor,a: Maria Ao~illa1rice, S. C .
Bosco " Santi S11-,.ianl. ,m·ocandu
lntem•,s/om• /,'" urta gra::ìo lmpor-
umt~ e {n r11(, ra11io dri miei defunri, a
cura d, R,M . Monopoli (13A). L.
50.()(JO.
BorsK: Mari• Au,lllotrice, Sanli SaJl'-
~ianl t' Gio,annl XXUI. invocando
Sl)Jptrutr gra:ir ~ pror,~ione- sui m,d
car~ a cura \\11 Bruni Gina fu Gtovan-
nL C-o-en,a. L. ~U.000
Bonll; Mari• Ausillo.trice ,. S. G.
Bosco. In suffra11lo dt Sonii A fllonto. a
cura d1 Franc,n, I Jbto, Lidia e Scve-
nno. l)ogana (Rep. S. ~fanno). L
50.000
Borsa: Mari• Ausiliatrice, rhiedendo
semprt prou:ione e tmercessione per
la 11uari11lon,, del f ratello, a curn d1
Marco-<an1i Adriana. Bologna. l.
50.000
Borsa: O,:,o Filippo Rlnaldi, per gra•
..ia rl«itutu. a cura di Vanotti Elena.
Milano. L. SOOOO
P", Borsa: S. Domt>nlco Sario. rnvocando
pro1t::1on~ pt:r ,ne" ,nf~i cari, ·uu
e dtJwnti. cura eh E.P~ Ca.sera. L.
50.000
Borsa: S . G. Bosco, chledertdo ,empre
prote,ione, a cura di N.N ,, L. 50.000.
solidarietà
BORSE DI STUDIO PER I GIOVANI MISSIONARI
P~AVENUTE AL BOLLETTINO SALESIANO
Bor.u: Mari• Ausiliatrice e Oon 8~
,to~ in 1'<{(mJ:io de, ttwl t'un·. u curu d1
P f..L .0.000
Bun•: M urla Ausiliatrice e.!,. l)om<'-
nlco Sa•lo. {X'r gra::.ie n cr,,utr. a cura
J1 N.N San1efLl (TO). l 50 t)(J()
Bor,a: ,In~/, " .\\antt d,·I pQ.flJd11J>,
1n1rrrrd~e ~r no~ ,·hc, 1n1rnd1onu,
P,,,. u1(fr.,,arr ft ti ntm1' cl,,/ purgatano. a
cura d1 Rcbor-,1
Geno, .._ L
SO(k.lO.
Bor,a: M»riu /\\usiliatrlce • J:.. G.
Bosco. 1n1•vt·undo la ,alr,·~..a drll'o
nima mw ,• di ttJl/i i n11t•I fmntll<1rl. a
Bor11t: S. Domenico S••lo e Laura
Vkufut. In rmp,rn:mm(•ntn t' utV(Jtando
1:ra:h' 'f.irltullll._u tura dl N,N,. Ma•
cernia. . 50.000
Borsa: Ma.ria Au,lllatrice. S. G.
Bo,;co e Bearu 1\\1. Rua, m ringra::Ìa•
ml!ntu tt in'llocundo ~ra;il- t' pruu:ion~.
a cura di G i:tmàno Domenica. Sc,do
(RCJ. L. S0.000
Bor<a: S. G. Bn.co. J eura J, Mezza-
rnma Orhmdo, L SO 000
Rorsa: Maria Auslllacrlce. mutaci in
1-ira e Ì/1 mori• in mtmon11 ,. ,tuf/rag,o
A ngelu M onferim ~ Jufrmli della
.... ' .
- :... ... ..
'
I MAGNIFICI SEI
Sei monelli della scuola di Kwangju. In questo grosso
centro nel sud della Korea del Sud, le Figlie di Maria Austlla-
lrlce hanno un'opera con duemila studenti, tra cui 770 monelh
d1 questo tipo.
cura di F'rnuaru,1111 Nun,rn11nu.
Mon1cS.Angclo(FO), L 5000(1
Bor,a: S. Cuore di Gc,;i,. Maria Au,l-
lla1rice. S. G. Bosco e S. Domenico
Sa,io. a cura Ji Cal,.a Angelo. Cu-
1oh> j M N). L. 5() 000.
Bor.,-.: Maria Ausiliatrice. Santi l)ali,-
.Janl e Gioeannl XXDI. 111 nngroz.ia
mtnto ~r grazia nu1111a. ,l cura dr
Caruw G iovanni. Cahagirone (C'T).
L. SO 000.
Bc111>1: Maria ARsilialrice, Don Bo-
sco, !)on Rua. in n·ngrazlamento e
lni•orandtt pro1e:lo11e per tu/li I mir,
l'ari. a cura di Nicotra Rl.l.lll lna.
ll.1f)OSIO (CT), L . 50.000.
B°"a: M1rl• Ausiliurice. Don Bo-
sco. P. Pio. p,!tCM m, a1U/1no a /ur•
""'" una fom,glio N'isti.aJra, a cura d1
M omanr Giovanna. Bolosna. L
50000
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dr Crc,pr Robeno. Sacconago IVA).
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zia. Raveno (NO). L. 50.000
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BO<Co, p~Qrcggru /11 mia famiglia. a
rum cl1 Spreaficn P1u>lo. Milano. L.
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BOl',a: Mammll Anlonleua. in m rmo-
na t suffroi,o. a cura dei l1ghuoh,
Camgliano(V l). I Sfl.000.
Borsa: Doo Bosco.,,.., çro!i~ riN'vutr.
a cura d, Falanga Sanna, Roma. L.
$0.000.
Borsa: S. G. Bo,.co, in memoria e
,ujfrflgiO lii Ca:,anig11 M arlu. a cura
d1 Mapelh Rosa. Villnsan1a (Ml). L.
50.000.
sBcoor.sSaa: nMti•Sraiale:A.l1a1n5l11el1G1rlloc•e1, Snn. iCx.xBmo-,
prot~r~ a cura d, Me~ coope•
ratr Salesiana. L. 50.000.
B~a: Siero Cuon di Ge,.il. Maria
AllSlliatrice e S. C. 80'iCO. In rl"gra-
:iamenta e inv0t,ando prot~z,ònl! sullo
.fam,glia, a curu d1 V1111 Ora1Jo, Sene-
frati (FR). L. 50.000.
Bors11: M•rl• Au,ilialrice e Sonii
Silt:<l1nl, •n ,uffragio defunti
Stoppinr,-111/lalll, a cura d1 S1opp1n1J
Alhcrt1na e n1p<ll1, <, eno,·a. L. 50c000.
Bor,1: Maria Au,lll11rice. S. C.
80"«0 e~- T ~ ,,, nngra::iamenta
p<'r fu 11uan,:1one dr/ fl'Uùlfo I! tkllo
/Ì~lia. 11 cura J r N , . I. 50.000
Bo,n: Gesù. Mari", Gi~eppe e Santi
SaJeslanL "' ru/fral(io dei mid c-an
dr/unti. a c11ra d1 N Ne. L, 50 000.
Borsa: Mula Ausllia1rire, S. Dome-
nico S avio e 1,■ura Vkuila. per in110°
care prc,1,:ionr ~ lntureµione di gru•
:ie ramo nect-uurir fili m it.r/amtfiarr.
a cura dt N N.. l. S0.000.
Bona: Mari• A"'iliatrice e S. G.
Busco. pu fçro:la rlr..,,uta. in memoria
di Furowdlf Carlo e tnroca,u/o p-rot~
::ione, a airt1 ,h faravdh Asn=.
Slradclla (PV), I 50.000.
Burs•: Mari• Auslli11rice e S. G.
Bosco, p,•r gfll:to rirl'v,uo i' thieli~ndo
preghiere per I .ruor rari, vivi r defunti,
a cur·a (h Savi R10cardr Beamce. S.
Mana dello Vern (l'VJ, L. 50.000,
Bon-a: M•rl• Ausiliatrice e S. C.
B~o. ,nvocunJQ pro111;1or1e sulla fa•
migliu. a cura d1 Gay G i115eppe. Co-
•onc (CNI. l S0.000
Bona: S. G. Bos,,o e S. Domenico
Sa,io. a amt d, A S.• Tonno, I
S0.000.
Bona: In ritardo dt Don Fefiu Mus-
sa. S()B, a cura Jcl nipote G. 8 a111sla
Ttu,. Tonno. L. 50.000.
Borsa: 111 memoria,, ,11[/ragio di A,..
gelmu /Jl~tro. a curn del Dr. G iovanr11
Aogehn11. Torin<>. L . 50,000.
Borsa: In IN('tflùr/a t sufjrogio d,
Stromh,o Comi/no. n cura del Dr.
G1ovann1 Angelino, Tonno. L
50.000
Boc:sa: In m,..,,,orio r _n,ffrog10 Ji A n·
grfino Carla, a cura dcfbr. GiO\\•anni
Angelino. lonno. L. 50000.
Borsa: In memoria r rujfrog,o del Dr
Giovanni An_gdlt,w, dX al/ie,-o J, Borgo
S. MurtlM r Cr)(lp~ratore Sales/a110
ldvmiuto li 2JIIXl76). a curn d,
Angelrno I nnua. r onno. L. 50.000
Borsa: Sacro Cuore di Gesù. Maria
A~lllatriu e Don Bosco. in suffragio
de, defunfl. C'Ut11 d1 Torta Catennn.
Riva d1Ch,en ITO). L :10.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, In sujfrat,10 dr, propn defunti. a
cura d, G-1 .Tonnu. 1.. 50.000.
Bor.q: Maria Au,ltla1rice, ì,r nngro-
;iamf'ntu. a ( Uta di Cavanna Jvonnc,
Ovada {AL), I. 50 000.
Borsa: Maria Ausillatrict' e Don Bo-
sco. a cura di Pcrolll A.,,unta, Tonno,
L 50.000
Borsa: Maria Ausiliatrice. S. G.
Bosco e S. Domc,nkoSarlo. a cura d,
Na,arin Amalilo, Ciuadclla ( PD). L
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Bona: Don C11ll'1111 Car..-ario, a cura
di N.N. Cuorgnè (ro). L S0.000.
BOBa: Maria Au,lllalriee e S•ntl
Salesiani~ in r111gra:iamen10 ~ lnvo•
cando erote:u)n~. a rura della Fam1•
gira D. P., 1 orino, L 50.000.
Bona: Don <icrolamo Lu::ì, nel 300
ann.zver.JIJ.rio d~lla sua m orti!. le CJ.
allieve ti, Bagnolo P1emon1c (CNJ
nc:ordano 11 londatorc della loro
Umonc, L. S0.000
Bona: Maria Ausiliatrice e S. C.
Bosco, lii suffrog,o di A lforuo, Rom/I•
da. Gru:ulla <' R~nw. J cura di LC.
Tonno. L SO 000.
Bona: M•ri• Auslll11rice, a cura d,
Dalla Vtwh111 Mana. Schio (VI), L
50.000,
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4.6 Page 36

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che s'impegna a corrispondere
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GIOVANNI BOSCO
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Prima Serie: LIBRI E OPUSCOLI
37 volumi di oltre 500 pp. cadauno.
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Lire 296.000.
La LAS e il Centro Studi Don Bosco sono lieti di presentare
la ristampa anastatica di tutti gli SCRITTI EDITI DI DON BOSCO.
come documentazione del suo pensiero e della sua opera.
Si è adempiuto, dopo un ventennio di ricerche, Il voto di
studiosi, ricercatori e ammiratori di colui che è considerato
uno dei più grandi educatori cattolici del secolo scorso.
Il lavoro più gravoso è stato quello
dì stabilire la paternità degli anonimi,
di ricercare pazientemente gll scritti sparsi
in opere di altri autori, in giornali e riviste diversi.
nonché di reperire le prime ed121oni, divenute oltremodo rare.
Di tutte le opere sono state riprodotte appunto le prime edizioni;
di alcune sono state date pure le edizioni seguenti,
quando la loro importanza lo richiedeva.
Ci auguriamo che quest'opera non solo entri
nelle Biblioteche e Facoltà Universitarie.
ma arrivi sul tavolo di lavoro di quanti sanno apprezzare
il valore di un insegnamento di cristianesimo e umanità.
(Sono già disponibili I primi 20 volumi).
I ~ Spett. LAS: Desidero informazioni dettagliate
o sulle modalità di acquisto di:
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