Bollettino_Salesiano_196707


Bollettino_Salesiano_196707



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1.1 Page 1

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BOLLETTINO - ---~--- --
SALESIANO
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO
Sped,z. ,n
XCI N. 7
1bbon. po111le
1• APRILE 1117
Gruppo 2• . I• qu1nd,c,n1

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO:
Don Bosco in dialogo con i ragazzi
Papà contro James Bond
Invito al Colle Don Bosco
Padre/ardo, mendicante dei tempi moderni
Condoglianze o felicitazioni?
Biciclette e sorrisi per il regno di Dio
IN COPERTINA
Macao Danzo cinese al "Yuel Wah College" delle Figlie di
Maria Auslliatrico. Pur nell'attualo crisi della gioventù, sono
ancora molli i giovani e le ragazze a cui Don Bosco ha insegnalo
a sorridere serenamente e onestamente alla vita. Per questo il
messaggio educativo di Don Bosco è di a1tu1li1t soprauuuo oggi
Los Angalea (Stari Unili) All'inaugurailono del nuovo Oratorio Sa-
lesiano I ragani hanno avuto l'onore di avere due cardinali: l'arclve•
scovo di Santiago, cardinale Raul Silva, salesiano, e l'arcivescovo di
Los Angeles, cardinale J. Francis Mclntyre. OuHt'ultimo nella 1010
winge la mano a uno dei più piccoli

1.3 Page 3

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DO BOSCO
IN DIALOGOC N
I AGAZZI
Molti Cristiani scoprono
iI valore e la potenza del dialogo
soltanto ora, che Paolo VI e il
Concilio l'hanno additato come
il gran mezzo per accostare a
Cristo la società moderna.
Don Bosco, invece, il dialogo
l'ha usato per tutta la vita, con
tutti, ma specialmente con la gio-
ventù, per la quale era stato in-
viato da Dio. E fece questo pro-
prio in contrasto con uno dei cri-
teri educativi imperanti al suo
tempo, quando s1 ripeteva uno
slogan, da cui pareva stranezza
deflettere, e cioè che << confi-
denza toglie la riverenza 1>. Sap-
piamo quanto Giovannino Bosco,
da ragazzo, abbia sofferto perchè
il suo parroco non si fermava a
parlare con lui, e come, fin da
allora, abbia preso l'impegno di
diportarsi ben diversamente, se
avesse toccato il sacerdozio.
E fu fedele al proposito. Il
dialogo divenne la grande arma
apostolica di Don Bosco prete.
Epli parlava con tutti, per-
che il dialogo ben condotto apre
i cuori e porge l'occasione di far
del bene. E una semina che,
fatta nei debiti modi, frutto a
suo tempo.
Il biografo don Lemoyne ri-
ferisce molte di queste conversa-
zioni, avute con le persone più
varie e in circostanze diversis-
sime. Qualcuno, ignaro di questa
abitudine del Santo, avanzò il
dubbio che fossero invenzioni o
amplificazioni dello storico. Gros-
so errore di chi ignorava che nei
colloqui quotidiani avuti per 24
anni con Don Bosco, don Le-
moyne potè raccogliere dalla viva
voce tanti dialoghi che il Santo,
uomo dalla memoria prodigiosa,
ripe~eva alla lettera, a distanza di
anru.
Al dialogo Don Bosco si era
allenato fin dalla fanciullezza, per-
chè sua madre era in continuo
colloquio con i figliuoli Esigeva
il dovere e l'obbedienza, ma li
intratteneva in tono confidenziale,
ascoltando, rispondendo, ammae-
strando, con cura veramente ma-
terna. Non desta quindi meravi-
glia il fatto che, nel sogno dei
nove anni, la futura missione
venga svelata a Giovannino du-
rante un dialogo interess;mtissimo
nel quale egli esercita una parte
viva, quasi ardita, se si pensa chi
erano i due grandi lnterlocutori.
Non se ne sta quieto e buono
come un agnellino. Chiede spie-
gazioni, muove obiezioni, come
quando all'Uomo venerando dice
apertamente: «Chi siete voi che
mi parlate in tal modo ? Chi siete
voi che mi comandate una cosa
impossibile? Mia madre mi dice
I

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di non andare, senza il suo per-
messo, con coloro che io non co-
nosco: perciò ditemi il vostro no-
me». Siamo di fronte a un ra-
gazzo che esige le carte in regola
e non si adatta alla parte di sem-
plice esecutore di ordini. Nè i
due Personaggi si risentirono di
tanta franchezza; assecondarono,
anzi, i giusti desideri del fanciullo,
e gli manifestarono amabilmente
l'alta missione a cui era chiamato.
Da allora Don Bosco intra-
vide quale era il modo migliore
per accostare i ragazzi. Difatti il
metodo di educazione insinua-
togli nel sogno e da lui praticato
in séguito, è tutto imperniato sul
dialogo. Dialogo con Dio (reli-
gione); dialogo con )'educando
(ragione), fatto con dolcezza e
bontà (amorevolezza).
In un altro sogno del 18841
Don Bosco, ormai al termine della
sua vita, rivide uno dei suoi più
cari allievi dei primi tempi del-
l'Oratorio, Giuseppe Buzzetti.
Questi gli fece notare che se si
voleva tornare ai tempi più belli
dell'Oratorio, i salesiani avrebbero
dovuto riprendere il dialogo che
Don Bosco aveva saputo intessere
con i suoi ragazzi quando poteva
passare tutte le ricreazioni con
loro. <• No11 basta - diceva, sem-
pre in sogno, Buzzetti a Don
Bosco - che i giovani siano amati,
ma occorre che essi stessi conoscano
di essere amati. Bisogna amare i
ragazzi in quelle cose che loro
piacciono col partecipare alle loro
inclinazioni infantili, perchè essi
amino quelle cose che a loro piac-
ciono poco, quali sono la disciplina,
lo studio, la mortificazione... Fa-
miliarità, specio.lmente in ricrea-
zione. Senza familiarità non si di-
mostra affetto, e senza questa di-
mostrazione non vi può essere con-
fidenza. Chi vuol essere amato bi-
sogna che faccia vedere che ama.
Il maestro, 'l.'isto solo in cattedra,
è maesLro e 11011 più; ma se va in
ricreazione con i giovani, diventa
come fratello. Questa confidmza
mette una corrente elettrica tra i
giovani e i superioti. I cuori si
aprono e fanno conoscere i loro bi-
sogni e palesano i loro d1fetti. Chi
sa di essere amato, ama; e chi è
amato ottiene tutto, specialmente
dai giovani>>.
L'essenza del dialogo educativo
di Don Bosco è in questa confi-
denza che crea l'amore e apre i
cuori, rendendo possibile una effi-
cace azione educativa.
Del resto che il dialogo con i
ragazzi fosse una caratteristica edu-
cativa di Don Bosco, ce lo dimo-
stra lui stesso nei suoi scritti,
dove volle fissati alcuni di questi
colloqui. Primo fra tutti quello
avuto con Bartolomeo Garelli, il
giovane da cui prese l'avvio l'Ora-
torio di Don Bosco.
Fatto significativo. Quest'opera,
antiveduta in sogno con un dia-
logo memorando, ha i suoi umili
inizi in un dialogo con un povero
ragazzo, dall'indole chiusa, im-
bronciato per le bòtte ricevute
dal sacrestano.
Don Bosco cerca uno spiraglio
per introdursi in quell'anima insel-
vatichita; ma intavolare un di-
scorso sembra impresa disperata.
Tutte le domande del Santo ri-
cevono una .risposta mortificata e
scoraggiante: «Morto! 1>. «l'vforta! ~-
<• No!)). (l Noi*· E ognuna incupisce
maggiormente il poveretto, avvol-
gendolo, quasi, in un complesso
di inferiorità e di colpa.
Qualunque altro si sarebbe perso
di coraggio; non certo Don Bosco,
profondo conoscitore de!J'animo
giovanile. Ci vuole un bel "sl"
che fughi le nebbie, e riporti il
sorriso su quel volto immusonito.
«Sai cantare ? •>.
Il ragazzotto, asciugatisi gli oc-
chi, fissa in volto Don Bosco, per
la meraviglia di quella domanda,
e il "no" che ne segue gli suona
meno amaro.
Ma Don Bosco ba pronta la
domanda magica: «Sai z11folare? >>.
(E chi dei ragazzi non sa fischiet-
tare? È un loro vanto!). Barto-
lomeo si mette a ridere.
Era quello che ci voleva; ormai
la confidenza del ragazzo era con-
quistata. Il colloquio può avviarsi,
aperto e sereno.
N elle biografie dei suoi
tre figlioli più noti - Domenico
Savio, Michele Magone e Fran-
cesco Besucco - Don Bosco ri-
porta fedelmente il dialogo te-
nuto con loro, al primo incontro.
Interessanti tutti e t;re, con sfu-
mature differenti, dovute alla di-
versa indole dei tre protagonisti.
A Savio e a Besucco, fanciulli
virtuosi e disciplinati, egli chiede
il nome, il paese, gli studi fatti,
i progetti per l'avvenire.
Con Magone il colloquio non
ba inizio, ma riprende... Si rial-
laccia a quello, vivacissimo, avuto
con lui alla stazione di Carma-
gnola, in una nebbiosa serata di
ottobre, quando il ragazzo, a capo
di una banda di monelli, si era
visto piombare addosso Don Bo-
sco, desideroso di fare 1a cono-
scenza con quel generale in erba.
La franca disinvoltu.ra di Michele,
la sua sincerità, il pericolo di per-
vertimento in cui si trovava -
cose tutte apprese durante la con-
versazione - avevano deciso il
Santo ad accoglierlo a Torino. Il
fischio del treno in arrivo impedì
di cont~uare il dialogo amiche-
vole; ma Don Bosco non lo chiuse,
lo interruppe semplicemente, la-
sciando cadere nelle mani del mo-
nello una medaglia e raccomandan-
dogli di dire al vice-parroco che
il prete che gliel'aveva donata
desiderava aiutarlo.
Quando entrò nell'Oratorio di
Valdocco, appena ebbe visto Don
Bosco, gli corse incontro come ad
antico conoscente, e, franco co-
m 'era, riprese lui stesso il dialogo
interrotto quindici giorni prima.
«Eccomi - disse sorridendo -
io sono quel Magone Michele, che
avete incontrato alla stazione di
Carmagnola ».
Il ghiaccio era più che rotto.
Don Bosco, conoscendo il tipo,
in tono scherzoso gli raccomanda di
non mettergli a soqquadro la casa:
e il ragazzo lo promette volentieri.
Il Santo gli chiede ancora se
gradisca studiare o imparare un
mestiere.
Preferiva lo studio.
E, infine, anche a lui la do-
manda impegnativa per l'avve-
nire: «E finiti gli studi, che cosa
hai intenzione di fare?>>.
La risposta, dalla bocca del
monello, esce inaspettata e sor-
prendente: <• Se un birbante... »
(e qui chinò il capo sorridendo).
Don Bosco gli fa animo: «Con-
tinua pure... i>.
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• Se un birbante potesse diven-
tare abbastanza buono per farsi
prete, io mi farei volentieri prete•>.
Don Bosco verserà acqua su
codesti ardori. ì\\Ia intanto il mo-
nello è conquistato. I progressi
che egli farà in brevissimo tempo
ci fanno arguire che. se fosse
vissuto, '.\\1ichele avrebbe fatto
parte del primo drappello sale-
siano, guidato da don Cagliero
alla conquista pacifica della Pa-
tagonia.
Cosa degna di nota: il col-
loquio con quesù fanciulli non
si risolve in un séguito di do-
mande convenzionali, vuote di
scopo, ma è un mezzo efficacis-
simo con cui Don Bosco, fine psi-
cologo, si apre la via, penetra nel
fondo dell'anima, ne scopre doti
e qualità, indole, difetti, pro-
gressi. E, al termine, il ragazzo
viene sempre posto di fronte a
una questione impegnativa, una
specie di invito all'orientamento,
a una scelta seria del proprio
avvenire.
li dialogo di Don Bosco con
i ragazzi, è un tema che darebhe
materia vastissima. Ci sarebbe
molto da dire sui suoi incontri
con ragazzi pericolanti, giovani
teppisti, teddy boys consumati,
adolescenti in carcere, quasi tutti
ammansiti dal suo parlare affet-
tuoso e sorridente. E si verrebbe a
scoprire con quanta sapienza lun-
gimirante Don Bosco evitasse i
modi bruschi e i rimproveri,
quando temeva chiudessero i cuori
alle possibilità del dialogo. Lo di-
mostra uno dei più sorprendenti
episodi del curricolo educativo di
Don Bosco.
Se ne stava egli confessando
nella loggetta accanto alla sua
stanza. Volgendosi ora a destra
e ora a sinistra, accontentava al-
ternamente le due file di peni-
tenti in attesa. Uno di questi,
mentre gira gli occhi qua e là,
scopre, affacciato tra le foglie della
vite che ombrava la finestra, un
grappolo già maturo, e senza tanto
riflettere, lo spicca e, chicco su
chicco, comincia a mangiarselo.
Intanto Don Bosco ha ascol-
tato il ragazzo di destra, lo ha
assolto, e si volta a sinistra, verso
di lui, impegnato in un'azione
cosi poco penitente.
Il '"dialogo" coi ragazzi iniziato da Don Bosco con tanto successo educativo,
continua con i suoi figli : essi condividono le ricreazioni. , giochi, i gusti dei
ragazzi per farli vivere in quel clima di familiarità e di confidenza che crea
l'amore e apre i cuori rendendo possibile una efficace azione educativa.
Nella loto: don Bernardo Tohill, del Consiglio Superiore. In visita all'Oratorio
annesso allo studentato filosofico salesiano di Oakleigh in Australia.
Sorpresa del Santo, confusione
del povero figliolo.
Che cosa a,•remmo fatto noi?
Forse queUo che Don Bosco
non fece.
Sorrise al ragazzo, e soavemente
gli disse: Sta tranquillo; finisci
la tua uva e poi ti confesserai•·
Una sgridata avrebbe rovinato
il dialogo della confessione, e
spinto all'insincrrità.
Non st,, iscc quindi che
anche su ragazzi mai conosciuti,
o visti solo occasionalmente, le
parole di Don Bosco avessero
una grande efficacia. Il colloquio
si svolgeva su una linea così ama-
bile e scherzosa, che essi quasi
spontaneamente si adattavano alle
sue richieste.
Un ultimo fiore dal mazzo di
fatti belli, di cui è così ricca la
vita di Don Bosco educatore.
Un suo amico, il professore
don Picco, aveva la villa su un'al-
tura presso Superga e spessevolte,
quando vi andava a riposare, era
stato preso a sassate da una banda
di monelli. Sembrava il pedaggio
d'obbligo per chi saliva lassù. E
non c'eran state minacce bastevoli
a por fine a quella persecuzione.
Ma ecco, un giorno, il profes-
sore passare di là, e, di pietre,
neppure l'odore. Resta sorpreso.
non sa spiegarsi l'enigma, teme
un agguato...
Non immaginava certo che ci
fosse stato il dito di Don Bosco.
Il quale, mentre appunto giorni
prima si recava alla villa del
Picco, aveva subito lui pure la
lapidazione da parte della solita
banda, ma senza accettarla da ras-
segnato. Andò incontro a quegli
insolentelli, i quali, intimoriti, se
la dettero a gambe. Il Santo gri-
dava: «Fermatevi... sentite... ve-
nite qua... non voglio battervi...
Ho una medaglia da regalarvi...
e la mostrava a mano alzata...
Finalmente i più arditi si ferma-
rono, poi gli si fecero vicini, in-
colpando, s'intende, quelli che se
ne stavano nascosti lontano. Poi,
anche questi si accostarono e ci fu
l'avvìo ad un dialogo gustosissimo,
conchiusosi, da parte di Don Bo-
sco, con la promessa di una larga
distribuzione di ciliege, mentre i
colpevoli si impegnavano a non
usar più le pietre contro i passanti.
Un vero armistizio, preannuncio
di pace sicura. Nel frattempo,
anche le madri erano uscite di
casa a sgridare i figli e a chiedere
scusa a Don Bosco, il quale ne
prendeva le difese, dicendo scher-
zosamente che non avevano ·ti-
rato i sassi • con cattiva inten-
zione•·
Quando il Santo riprese la sa-
lita, madri e figli gli erano diven-
tati amici. Ma egli dell'accaduto
non parlò al professore. Solo più
tardi, quando ne venne a cono-
scenza, questi esclamò: Non mi
stupisco più di tale cambiamento:
solo Don Boscc, era capace di ope-
rarlo •· Sl, solo Don Bosco, con
la bontà, il sorriso e la parola dolce,
sgorgata dal cuore più che dalle
labbra.
Ma Don Bosco il dialogo non
l'aveva imparato dai libri. Glielo
suge;eriva l'amc,re.
3

1.6 Page 6

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I ragazzi hanno bisogno cli eroi. E bisogno
autentico, tant'è che risulta possibile quella
pedagogia - o arte di avviare il fanciullo alla
maturità-che si chiama «pedagogia dell'eroe>>.
Gli eroi sono un dinamismo, una spinta in-
dispensabile all'evoluzione psichica del bam-
bino. Egli aderisce alle avventure dell'eroe e
tende a imitarlo. Si carica di armi, cavalca
cavalli inesistenti, naviga e vola ed entra in
orbita stando sulla sedia del salotto. All'edicola
del giornalaio non acquista fumetti: acquista
eroi e modelli di comportamento. Poi cresce e
si fa adolescente, e ancora cerca eroi sui gior-
nali sportivi, sui.rotocalchi delle canzoni e del
divismo, nei dischi, sul video e al cinema.
Un tempo le cose erano più semplici: i
modelli di comportamento erano meno nume-
rosi, piuttosto casalinghi e poco stimolanti.
I primi modelli sono sempre stati i genitori.
Il bimbo impara a sorridere imitando la mi-
mica facciale della mamma. È lei che coltiva
il mondo affettivo del bambino. Il babbo
invece rappresenta per lui l'ordine, l'autorità,
e gli plasma la volontà. li bimbo li ammira
e li imita, e si fa uomo a loro immagine e
somiglianza.
Più tardi, anche gli insegnanti diventano
modelli (spesso un solo insegnante, particolar-
mente brillante e congeniale al ragazzo).
E attraverso la scuola fa irruzione l'eroe
della storia. Appartiene sempre al passato,
fiorisce in certi tempi e luoghi privilegiati:
nell'antichità con le legioni romane, nel Me-
dioevo con i cavalieri erranti, nel secolo scorso
con il Far West (l'ultima grande epopea).
Anche la religione offre i suoi modelli: i santi;
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1.7 Page 7

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I ragazzi hanno bisogno di eroi, ma la maggior parte degli eroi sfornati dal ci-
nema sono modelli poco raccomandabili. Che fare 7 Tenere i ragazzi chiusi in casa 7
Oggi non è pili possibile. ~ meglio impartir loro una educazione cinematografica
e l'imitazione di Cristo può diventare vocazione e
dare significato a tutta una vita.
Don Bosco, che di educazione se ne intendeva,
proponeva ai suoi ragazzi gli esempi parlanti di
ragazzi come loro, ma in gamba, e ne scriveva la vita.
Gli eroi che presentava erano dello stile del piccolo
gigante della santità Domenico Savio.
Ma oggi le cose si sono complicate. Sugli eroi
tradizionali, i mezzi di comunicazione di massa stanno
rovesciando una valanga di eroi moderni e addirittura
avveniristici, per non contare le caricature degli eroi,
e gli anti-eroi. La suggestione di questi nuovi modelli
è tanto forte che agli occhi dei ragazzi i genitori,
gli insegnanti, gli eroi tradizionali perdono lo smalto
del loro fascino.
I genitori che si schierano contro James Bond
sentono giustamente che questa inflazione di eroi della
celluloide, della carta colorata, degli stadi, del micro-
solco, è qualcosa di antieducativo e di pericoloso per
i figli.
Bicipiti
e camomilla
Sull'argomento, i I giornalista cinematografico Al-
berto Pesce nell'ottobre scorso tenne un'interessante
relazione. Aveva esaminato 160 film messi di recente
in circolazione con la classifica «non vietati ai mi-
nori »; si proponeva di studiare i modelli di eroi
che i film presentano, e gli effetti che ne derivano
sui giovani.
Il relatore prese in considerazione vari tipi di film,
a cominciare da quelli che ricalcano le gesta avven-
turose degli eroi nazionali o tribali, superuomini
caratterizzati da un'eccezionale prestanza fisica e mu-
scolare, da gagliardia e astuzia. I loro bicipiti forzuti
sono messi a servizio della legittima autorità e fini-
scono sempre col ristabilire l'ordine turbato dai cat-
tivi. Questi eroi sono Ercole, Maciste, Sansone, ma
a volte anche i gladiatori. A parte la povertà di
idee, in questi film lascia perplessi il gusto per l'av-
ventura gratuita, il baldanwso amore per il rischio
inutile, il costante desiderio di mettere a prova la
solidità dei polpacci.
Il boom di Maciste e compagni è ora in leggero
declino, ma queste figurazioni eroiche prosperano
anche nei film westem, dove però la vigoria fisica
si accompagna a maggior raffinatezza di spirito:
meno polpa e più psicologia. L'eroe western spara
meglio di tutti i cattivi ma mai alle spalle, ha il pugno
facile ma non ne approfitta, beve latte o cam'ornilJa
mentre i cattivi fanno bisboccia col r/Jhisky. È buono
e leale, capace di amicizia e di affetti puliti. Ma i
suoi modi di agire sono ancora l'espressione primitiva
di incoercibili necessità di natura, e degenerano con
facilità nel sadismo. Nel western all'italiana, più che
in altri, è evidente l'intenzione di adescare lo spetta-
tore costringendolo a identificarsi con i personaggi,
e di smuovere emotivamente le sue istintività belluine
facendogli delibare ogni sorta di pugni, sberle, man-
rovesci, colpi di judo o karatè, sevizie e massacri
sanguinolenti. È vero che alla fine vince il buono,
ma non è certo questa ineccepibile conclusione che
rimane più profondamente impressa nell'animo dei
giovani.
James Bond
non ha complessi
Altro importante filone di spettacoli è quello ini-
ziato da James Bond e proseguito ormai da decine
di suoi imitatori e scimmiottatori. Gli agenti segreti,
chi li conta più ?
James Bond, gran patriarca degli agenti segreti,
è stato definito un tipo di adulto che rappresenta
le più recenti generazioni del benessere. Il suo svi-
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1.8 Page 8

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Spuntano cosl gli agenù segreti per forza •• coin-
volti in casi di spionaggio di cui non capiscono niente,
che diventano eroi senza saperlo volerlo. Agenti
che sbagliano induzioni e deduzioni e metodi, e alla
fine inciampano nella soluzh..ne esatta dell'intrigo
per puro caso e (come cacio sui maccheroni) convolano
a liete nozze.
Anche il western ha le sue parodie. In un film si
vedono i pellirosse che si chiudono in cerchio dietro
i carri, e i ,'isi pallidi che li attaccano galoppando
e urlando.
In questi film, e in tutti quelli di genere comico,
la franca risata richiama lo spettatore alla realtà e
gli impedisce di indentificarsi con l'eroe. Perfino i
cartoni animati tipo • Tom e Jerry » o quelli col
«gatto Silvestro» - che pure sono carichi di ele-
Una inquadralura del protagonista del film "lncomp,1110 " menti sadici pe rchè l'animale finisce schiacciato, di-
(Cineriz). L"opera affronta con Mrietà e sansibihtà educatnia Il
problema dellll sltuaz,one del ragani in seno alla famiglia. Il
,eglsta L Comencinl, nel toccare il delicato taslo dello "SCOn•
fono•· infantile, ha superato I facili pietismi senza cadere nel
dramma. Il film ln$egna molte cose ai ragazzi e ai genitori
laniato, deformato, fracassato fra l'entusiasmo del
pubblico che partecipa con gusto alla violenza -
non hanno conseguenze sul piano psichico: subito
dopo l'orripilante sconquasso, il personaggio riappare
integro e arzillo, pronto all'episodio successivo. La
luppo fisico è perfetto, la sua educazione adeguata,
il suo gusto per la vita è nel soddisfacente esercizio
dei sensi, la sua mente funziona da rapida guida,
diretta al soddisfacimento economico di fini pratici.
Xon ha complessi nè ideali, e non si stupisce di nulla.
Non ha moglie, nè figli, nè genitori. E giustamente,
perchè in qualche modo è nato dai desideri repressi
risata scrolla di dosso ogni suggestione, e sottrae alla
passiva sonnolenza in cui di solito si consuma l'i-
dentificazione.
L'umorismo però è difficile, e troppi film comici
sopperiscono alla mancanza di tJertJe ricorrendo al
solito bagaglio di situazioni e allusioni pesanti. E
per questo verso diventano inadatti ai giovani.
e dalle paure inconfessate delle masse. Paure, perchè
egli - da buon cireneo dell'umanità alienata - le
assume tutte su di sè, le vive, le vince, le dissolve.
Saranno eroi,
(Combatte le atomiche, il pericolo giallo, i russi, i
cinesi, i coreani, i delinquenti e perfino la mafia.
ma non sono modelli
E con grande sollievo degli spettatori, vince sempre).
D'altra parte realizza anche i desi-deri delle masse,
perchè ha ciò che l'uomo medio vorrebbe avere:
prestanza fisica, salute, fortuna, successo.
Questo mostro umano collocato al di sopra di ogni
morale (e perciò immorale), è il profeta delle storture
della civiltà tecnologica, e per quel che ha di avve-
niristico piace immensamente ai giovani. Non per
nulla i suoi film battono i record degli incassi. Ma
a sua morale (o assenza di morale) è molto contagiosa.
Fatte alcune lodevoli eccezioni, il giornalista ci-
nematografico Alberto Pesce esprime un giudizio
complessivamente negativo sulla cinematografia at-
tuale: non la ritiene capace di dare un valido contri-
buto educativo. Anzitutto perché il suo linguaggio
è adulto, non commisurato allo spettatore giovane.
E poi per i temi che affronta (avventura, denaro,
aggressività, sesso, ecc.): sono temi sciolti dai valori
morali, familiari, sociali, religiosi.
Mentre gli psicologi riscontrano nei preadolescenù
un risveglio religioso, e negli adolescenti un sincero
La parodia
degli eroi
processo di chiarificazione interiore, l'ambiente arti-
ficioso in cui viene fatta muovere la maggior parte
degli teroi di celluloide• è agnostico e senza Dio.
Per conto suo James Bond ha archiviato il de-
calogo.
Questi vari eroi dai lineamenti esasperati e gonfiati L'adolescente ha bisogno di maturare i suoi at-
prestano facile ansa alla caricatura; e il cinema teggiamenti verso la famiglia, ma trova nei film
- che tutto sommato è un'industria preoccupata di ben pochi contributi positivi, e più spesso abbondanti
fare quattrini - non si lascia sfuggire l'occasione contributi negativi. Persino film considerati buoni
di deridere se stesso e di fare la parodia dei suoi come ~ Tutti insieme appassionatamente\\> o «Mary
eroi.
Poppins non sono privi di deformazioni: presentano
6

1.9 Page 9

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un tipo di famiglia tradizionale, idillica e irreale,
tagliata fuori dell'odierno contesto sociale.
li discorso si fa scoraggiante se si allarga ad altri
ambienti dèlla vita dei giovani, come la scuola (pra-
ticamente ignorata) o l'associazione, il gruppo, la
banda. I pochi film che ne parlano, spesso muovono
su un tono strettamente documentaristico; riprodu-
cono casi limiti di gioventù disadattata ed evitano
un esplicito giudizio di condanna.
Gli eroi del cinema sono in complesso poveri di
valori e di ideali. Saranno eroi, ma non sono modelli.
Che fare in pratica? La relazione chiude osser-
vando che oggi è impossibile sottrarre i ragazzi al
cinematografo, e che perciò questa è la via giusta:
insegnar loro a leggere e interpretare i film mentre
vengono proiettati, e a meditarli e discuterli dopo
che li hanno visti. Facile da dire, difficile da fare.
Educare
al cinema
Molti adulti in passato considerarono il cinema
come un male da evitare. La fragile creatura dei fra-
telli Lumière sostò a lungo nei baracconi da fiera,
con evidenti scopi di bottega, prima di acquistare
un linguaggio e di diventare un'arte. Ma la <<fase
del rifiuto» da parte di molti genitori ed educatori
durò più a lungo di quanto fosse necessario.
A essa è succeduta la«fase della tolleranza difensiva>>
che propone princìpi e consigli ancora validi. Si tratta
di sensibilizzare i giovani alle classifiche del CCC;
di impegnarli con una «promessa cinematografica >>
a disertare gli spettacoli malsani; di stimolarli alla
protesta contro gli attentati al buon gusto morale, ecc.
Cose doverose, ma insufficienti. Pressioni e persua-
sioni moralistiche possono indurre un ragazzo a ri-
nunciare anche a James Bond, ma se lo lasciano
col desiderio struggente di mordere nel frutto proi-
bito, in una imbarazzante situazione di inferiorità
di fronte ai coetanei che hanno visto e sanno, lo
trasformano in un infelice tormentato dai rimpianti.
L'ideale è andar oltre la semplice tolleranza, e
giungere all'educaziOtJ.e ci1iematografica. I Papi da
tempo insistono, incoraggiano, stimolano perchè si
batta questa via. Si tratta di insegnare ad apprezzare
un buon film, di formare nei gi'Ovani un palato
Sl!110, in modo che sentano disgusto per gli spettacoli
deteriori, e li rifiutino.
La scuola insegna un sacco di lingue antiche e
moderne, ma non sa ancora insegnare il linguaggio
cinematografico. Eppure esso è, in rapporto alla
completa formazione umana del giovane d'oggi, im-
portante almeno quanto gli "aoristi" greci.
Si schiudono un po' dappertutto interessanti ini-
ziative a carattere più o meno culturale, che si pro-
L·inserimen10 del ragazzo nel mondo della scuola e la neces•
sità di questa per un'autentica apertura a•la vita è affrontata
nel film "Tes/B di rapa" (/si. Naz. Luce) diretto da G. C. Zagnl.
Inquadrata nel tempo del nostro risorgimento, l'opera offre
molti spunti educativi
pongono di studiare il cinema. I «gruppi dello spet-
tacolo », comunque si chiamino, con i loro cine-
forum e dibattiti rilasciano giovani meno acerbi e
meno disarmati, e a volte capaci di scelte responsa-
bili. Oggi è un dovere preciso degli educatori procu-
rare ai giovani queste occasioni di maturare di fronte
al cinema.
E i genitori, se non si sentono di fare di più,
riconoscano almeno che il cineforum non è solo un
modo di divertirsi, ma un fattore educativo. Potreb-
bero fare di più: potrebbero essi stessi interveni.rvi,
accanto ai figli.
Il dialogo proposto dal Concilio va esteso anche
all'interno della famiglia, tra genitori e figli. E non
si svolge necessariamente solo tra chi sa e chi non
sa, tra chi ammaestra e chi si lascia erudire. Dialogare
è cercare e scoprire insieme. Fortunati i genitori e
gli educatori che sono persuasi di poter imparare
ancora qualcosa, e proprio dai loro figli: essi sono
nel giusto stato d'animo per intavolare il dialogo.
Diventa facile, così, conversando con calma, ri-
vedere le bucce agli eroi di celluloide.
*
Papà dev'essere contro James l3ond, d'accordo.
Ma non assuma un'anacronistica posizione di intran-
sigente rifiuto. Se può, vada oltre la semplice tolle-
ranza, perchè il cinema è ormai un fenomeno irre-
versibile (oggi o ci si fa trappisti o si va al cinema;
e anche a non volerci andare, la TV lo porta in casa).
Papà farà bene a trovare i momenti dell'incontro
con i figli, al cinema e dopo il cinema, in un dialogo
in cui ha molto da dare e anche qualcosa da impa-
rare, da questa attrezzatissima gioventù moderna.
7

1.10 Page 10

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INVITO
Al COLLE
DON BOSCO
Con la Pasqua l'afflusso al
colle natio di Don Bosco ha
avuto una grande ripresa. I
pellegrini affluiscono lungo
tutto il corso dell'anno, ma
diventano folle nella bella sta-
gione. Lo scorso anno, nei
giorni festivi, si contarono mi-
gliaia di macchine e centinaia
di pullman. Nota dominante:
i pellegrinaggi di ragazzi e di
giovani, che danno alla vita
del colle l'aspetto di una sagra
e lo caratterizzano inconfon-
dibilmente tra gli altri luoghi
sacri
Dove un giorno Don Bosco faticosamente cam-
minava per raggiungere la sua casetta, ora scorre
un lucido nastro di asfalto, sopra il quale scivo-
lano le macchine in una gara di velocità pari al de-
siderio che le spinge alla meta. Non andrà molto
che esse potranno aggiornare ancora i loro itinerari,
quando l'autostrada Torino-Piacenza, già in via
di realizzazione, aggiungerà, alle porte di Villa-
franca d'Asti, una nuova via alla rosa di quelle
che esistono già per raggiungere il colle e la casetta
di Don Bosco. 11 casello di Villafranca è stato pre-
visto in risposta alle statistiche che in questi ultimi
tempi hanno registrato un crescente movimento
intorno alla casetta dove Don Bosco è nato e al
tempio dove la sua memoria è venerata.
E realmente è sempre più grande il fascino che il
nome di Don Bosco esercita sopra la gente di ogni
età. Ma tra le masse che, soprattutto nella bella sta-
gione e alla fine dei cicli scolastici e catechistici, si
riversano sul colle Don Bosco, c'è l'elemento che
emerge e fa spicco e in qualche modo le battezza.
Si t ratta di scolaresche guidate dagli insegnanti e
dai catechisti i quali, alle lezi.oni annuali impar-
tite il più delle volte in chiave di apostolato, vogliono
aggiungere, a mo' di corollario, l'esempio vivo del
Santo al quale si sono ispirati e dal quale vogliono
implorare ora personalmente la protezione.
Il colle Don Bosco non è un luogo in cui si vada
soprattutto per appendere grucce o a implorare re-
stauri al corpo; anche questo, naturalmente, perchè
Don Bosco non, è mai stato estraneo a tal genere
d'intercessione, neanche quando viveva sopra la
terra; ma qui la gente viene con la preoccupazione
di risolvere prima di tutto altri problemi che non
quelli riguardanti l'integrità fisica. Essa viene per
risolvere problemi di ordine morale e, tra i pro-
blemi morali, queJli ben circostanziati e definiti
de] mondo giovanile. Don Bosco è per tutti, anche
per chi ha altre urgenze, ancora sempre il Santo
dei giovani, colui che il Signore ha inviato per i
giovani, colui nel quale i giovani hanno ravvisato il
precursore dei tempi in cui essi vivono, l'interprete
delle loro più attuali istanze.
Ai suoi tempi, anche lui ha sempre avuto da com-
battere con coloro che vivevano de] passato, e nel
passato cercavano una giustificazione alla loro con-
dotta. Per q uesto è stato contrariato e messo in can-
zone, e sarebbe anche stato portato al manicomio
se non l'avesse soccorso in buon pun,to quell'innato
senso della realtà che lo doveva salvare anche in pa-
recchie altre difficili circostanze della sua trava-
gliata esistenza. Forse i giovani questi particolari della
sua vita non li sanno neppure, ma li indovinano e li
sottolineano volentieri appunto perchè lo mettono
decisamente dalla loro parte, e svelano in lui l'amico
disposto al dialogo.
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Ma, prima ancora dei giovani, questo messaggio
di Don Bosco lo conoscono e lo vogliono sfruttare
dove egli ha vissuto le prime esperienze e ha avuto
i primi contradditori, quei genitori e quegli educa-
tori che non hanno ancora abdicato ai loro doveri
e alla loro missione di guida. Loro per primi com-
prendono che certe deviazioni in campo giovanile
hanno bisogno, per essere curate o addirittura pre-
venute, di qualche cosa che venga dall'alto, si chiami
benedizione di Dio o intercessione di Santi, e allora
non si rassegnano tanto facilmente all'andazzo ma
s'industriano di sollecitare interventi là dove questi
interventi sembrano più solleciti e più abbondanti.
Il colle Don Bosco, la casetta dove il Santo è nato,
i luoghi dove ha vissuto la sua fanciullezza sono ap-
punto, per comune consenso, uno di questi luoghi.
È per questo che, soprattutto nelle stagioni mi-
gliori, ma anche in ogni domenica e festa dell'anno,
l'afflusso dei pellegrini è massiccio e sempre qualifi-
cato nel senso a cui abbiamo accennato. E tale af-
flusso prende ogni volta l'aspetto di una sagra, con
quello che di più bello e patetico si nasconde sotto
questo nome. Da qualche anno c'è anche il Tempio
a proporre le sue attrattive. Purtroppo non ha potuto
essere ultimato, ma lo sarà quanto prima, non ap-
pena cioè ci saranno altre disponibilità in suo favore.
Per adesso funziona la chiesa inferiore, capace di
più di mille posti e ricca, oltre che di buon gusto,
anche di molti elementi che favoriscono la devo-
zione e il raccoglimento.
I salesiani addetti si prodigano per dare ogni
più larga comodità alla frequenza delle funzioni
e dei sacramenti, appoggiati come sono validamente
dal personale e dagli allievi dell'istituto, che raccoglie
giovani disponibili per quell'apostolato di cui ha
tanto bisogno la, Chiesa in questi tempi.
9

2.2 Page 12

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DEI TEMPI
MODERNI
Era un monaco premostra-
tense olandese di 34 anni e di sa-
lute malferma. In coro cantava
sempre troppo forte, e per di
più con voce piuttosto stonata.
Ogni mese scriveva un articolo
per il periodico della sua abbazia
intitolato «La torre 1►, e l'abate
doveva sempre censurarlo perchè
conteneva cose bellissime ma trop-
po pepate. Vent'anni fa, una
fredda notte del dicembre 1947,
tribolò più del solito a scrivere
l'articolo, e quando fini erano le
tre. Non che gli fossero mancate
le idee: al contrario, ne aveva
avute troppe. Pensava al Natale
ormai vicino, a Gesù senza un
posto in albergo e nato nella
stalla, e pensava ai milioni di
profughi dall'est dell'Europa che
in q_uei giorni fluivano nei Paesi
liberi cercando scampo ai terrori
della dittatura stalinista. Scrisse
tutte queste cose sul suo giornale,
e l'articolo cambiò la sua vita.
IL
CAPPELLO
DEI
MILIONI
I tedeschi fino a ieri erano stati
gli odiosi oppressori dell'Olanda,
ma quei dodici milioni di profughi
tedeschi, denutriti, senza case,
senza Lavoro, senza prospettive, e
asserragliati in campi di concen-
tramento perchè avevano scelto la
libertà, commossero i buoni con-
tadini fiamminghi.
Padre Werenfried Van Straaten
(allora lo chiamavano ancora così)
si sentì invitato dappertutto a
parlare dei profughi tedeschi. Non
se lo fece dire due volte. Alla
fine delle sue conversazioni ten-
deva il cappello e lo ritraeva
pieno di soldi (divenne il "cap-
pello dei milioni"). In un pae-
sello, vedendo le contadine fiam-
minghe in lacrime, domandò fette
di lardo e ne mise insieme 14
quintali. Da allora chiese lardo,

2.3 Page 13

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e girava col camion a caricarlo.
Riempi l'abazia di rr,ontagne di
lardo. I novizi scalzi si sfianca-
rono a ridurre quelle enormi se-
zioni di maiale in proporzioni fa-
miliari, e a confezionarle in sca-
tole. Una contadina un giorno
vedendolo passare per il suo vil-
laggio, puntò il dito ed esclamò:
«Ma questo è iI famoso padre
Lardo t ,1. II suo vero nome era
varato, ed è passato alle cronache
della carità cristiana.
L'anno seguente i contadini
fecero di più: s'impegnarono ad
allevare un maiale per Padrelardo.
Questi maiali speciali furono se-
gnati con un marchio ed elevati
alla dignità di "porci benefici".
Non bastava dare cibo ai pro-
fughi: occorreva tirarli fuori dai
campi di concentramento, dai
bunker sopraffollati, squallidi, an-
ti-igienici, promiscui e immorali.
Per questo, Padrelardo fondò i
«soci costruttori >>, una stupenda
organizzazione di laici disinteres-
sati che offrirono le loro braccia
per rabberciare case semidistrutte,
costruirne di nuove, e sistemare i
profughi. Allestirono centinaia e
migliaia di alloggi.
Intanto Padrelardo girava il
mondo predicando e porgendo il
cappello dei milioni. A Essen, in
quindici giorni, raccolse tre mi-
lioni di lire, 44 tonnellate di vi-
veri, 57 motociclette, 4 auto,
18 chili d'argento e 6 chili di
gioielli. Si meritò quest'altro ti-
tolo: <t il piti grande mendicante dei
tempi moderni~-
AIUTI
FINO
IN
l
SIBERIA
A poco a poco la situazione dei
profughi si normalizzò, e Padre-
lardo spinse il suo sguardo e la
sua ca.rità ai cristiani di oltrecor-
tina, alla Chiesa del silenzio. Nel
1952 indisse un «Congresso per
l'aiuto alla Chiesa perseguitata».
Vi parteciparono croati, sloveni,
ungheresi, cechi, polacchi, ucraini,
lituani, albanesi, cinesi, ciascuno
col suo fardello di notizie deso-
lanti, con negli occhi il ricordo
delle libertà soffocate, dei diritti
calpestati. Raccontarono. Ma non
si erano radunati per piangere
bensì per agire. Studiarono i
trattati commerciali esistenti tra i
paesi dell'est e dell'ovest, e tutte
le possibili vie d'infiltrazione per
inviare oltrecortina denaro, viveri,
medicine, libri, macchine, mate-
riali da costruzione.
Belgi, olandesi, tedeschi (già in
pieno miracolo economico), sviz-
zeri, francesi, italiani, tutti in-
sieme prepararono un piano d'a-
zione minuzioso ed efficace.
Se la Chiesa del silenzio stava
male, i Paesi satelliti economica-
mente non stavano certo bene.
Avevano bisogno di valute estere,
e pur di impossessarsi di dollari
americani furono pronti a chiu-
dere un occhio sui loro inflessibili
principi.
L'organizzazione di Padrelardo
del resto era sempre all'erta e
seppe approfittare di ogni scrol-
lone o sbandamento che investisse
la cortina di ferro; durante la ri-
voluzione di Berlino e le insurre-
zioni in Polonia e in Ungheria,
e all'epoca del cambiamento di
rotta di Tito, riuscirono con
"operazioni lampo" a far pene-
trare grandi quantità di mate-
riale. Fino in Siberia arrivarono
i loro aiuti!
Sul tavolo di Padrelardo gia-
cevano tnstl fotografie di chiese
diroccate dalla guerra, ma da
tempo gli giungono anche foto
delle stesse chiese:: di nuovo risorte.
Tra i profughi dell'est molti
giovani aspirano a diventare sa-
cerdoti e si preparano per il giorno
in cui potranno àtornare nelle
loro patrie e restituire la fede ai
loro popoli. Padrelardo ha sov-
veni,ionato gli studi di novecento
sacerdoti già ordinati, e provvede
a tremila seminaristi.
Da qualche anno egli indirizza
la sua attività anche verso i Paesi
che sono sotto la minaccia del
comunismo. Ha già costruito opere
nell'America Latina, in Congo e
in India. Ha trascorso l'ultimo
Natale nel Viet-Nam, per comin-
ciare le sue opere anche laggiù.
Ogni anno Padrelardo raduna
i suoi principali collaboratori. Esa-
minano insieme le tantissime ri-
chieste che giungono dai diciotto
Paesi d'oltrecortina e stendono il
piano degli aiuti da inviare. Ri-
cevono offerte che s'aggirano sui
tre miliardi all'anno: una bella
cifra che naturalmente non basta.
Gli italiani si fanno onore: in più
di duecentomila ricevono il suo
periodico «L'eco dell'Amore o, e
gli inviano offerte.
SEMPRE
COL
CAPPELLO
IN
MANO
Padrelardo è sempre con il
cappello in mano. L'anno scorso
si è fatto ricevere dal Papa, gli
ha sottoposto i suoi piani per il
1967, e ne ha ricevuto un incorag-
giamento e l'offerta di diecimila
dollari. Padrelardo domanda sem-
pre. Per forza. Finchè esisteranno
Paesi privi di libertà religiosa,
città con i baraccati, popoli af-
famati, nazioni sconvolte dalla
guerra. È il più grande mendicante
dell'era moderna.
(Chi desidera conoscere meglio l'o-
pera di Padre/ardo può scrivere a
« L·aiuto della Chiesa perseguitata»,
via Paolo Mercuri 814, Roma, chie-
dendo 11 L'Eco dell'Amore», che viene
Inviato gratuitamente a chi ne fa ri-
chiesta. A Padre/ardo servono anche
volontari disposti a copiare per lui
degli indirizzi. I giovani in gamba
che siano pronti a passare qualche
settimana di vacanze o di ferie lavo-
rando per un mondo migliore, scri-
vano a: « Soci cos!ruttori », Ponte-
nure, Piacenza).

2.4 Page 14

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EDUOHIAMO COME DON BOSOO
EDUCATELI
A SAPER PREGARE
È una sera piovosa di maggio.
Sulla città di Torino si sta abbat-
tendo un temporale. Don Bosco
ha appena cenato quando bussano
alla porta. Chi può essere a
quell'ora ? È un ragazzo sui quin-
dici anni, bagnato da capo a piedi.
- Da dove vieni? - gli chiede
Don Bosco.
- Da Valsesia - risponde il
ragazzo, che si mostra timido e
impacciato ma che ha un volto
tanto buono. E gli racconta:
- Avevo tre lire, ma le ho già
spese e non sono riuscito a gua-
dagnare nulla...
- E adesso dove vuoi andare ?
- Non so. Mi lasci stare qui...
E scoppia a piangere. Don
Bosco esita un pochino, perchè
in precedenza altri ragazzi da lui
accolti se n'erano scappati por-
tandogli via anche le coperte.
- Se sapessi che tu non mi
vuoi derubare...
- Oh, no, signore. Sono po-
vero, ma non ho mai rubato.
- Allora vieni. - Don Bosco
gli dà la cena; poi gli prepara
un letto lJ in cucina, gli rimbocca
le coperte e gli sussurra:
- Adesso diciamo insieme le
preghiere. Vuoi? Chiediamo al
Signore che ci aiuti a pregare.
Il ragazzo fa cenno di sì con
la testa. Don Bosco e quel ra-
gazzo orfano pregano il Padre
che è nei cieli, pregano Gesù
che li ha amati sino alla croce e
esprimono il loro amore confi-
dente alla Madre Celeste.
In quella notte piovosa di
maggio, Don Bosco senza saperlo
inaugurava la sua prima casa per
ragazzi poveri.
Occo"e i"nsegnare ai ragazzi a
chiedere a Dio la grazia di pre-
gare. La preghiera, questa fiamma
in noi che sale verso Dio, bisogna
domandarla come il profeta Elia
che implorava il fuoco dal cielo
sulle legna del sacrificio accumu-
late sull'altare. Occorre chiedere
con perseveranza e con umiltà.
Occorre far capire ai ragazzi
che il voler pregare è già pregare.
Cioè, l'essenziale della preghiera
è la volontà. Quando iI nostro
essere profondo si volge verso
Dio e si abbandona a Lui libera-
mente e volutamente, allora sca-
turisce la preghiera vera, anche
se la nostra sensibilità è inerte,
anche se la nostra riflessione è
povera, anche se la nostra at-
tenzione è involontariamente di-
stratta.
Don Bosco spiegava ai suoi ra-
gazzi che Dio è dentro di noi. È
li che ci dà appuntamento e che
ci attende durante la giornata,
oltre che nella chiesa. Per far
comprendere questa grande realtà
ai loro bimbi, le mamme indù in
India raccontano la leggenda del
capretto: «C'era una volta nelle
montagne dell'Himalaya un ca-
pretto muschiato. Appena crebbe
rimase colpito dal profumo dol-
cissimo del muschio. Vagabondò
di giungla in giungla all'insegui-
mento di quel filo di profumo.
Rinunciò a mangiare, a bere, a
dormire. Non sapeva donde ve-
nisse quel richiamo di profumo ;
lo inseguiva, perchè ne era affa-
scinato. Alla fine, stremato di
forze, inciampò e precipitò da
una roccia. li suo ultimo atto
prima di morire fu di leccarsi la
ferita. Si accorse che si era rotta
Ja tasca di pelle che conteneva
la ghiandola del muschio; da Il
esalava il profumo. Troppo tardi
ormai. Figli miei - concludono
le mamme indù - non cercate
al di fuori di voi il profumo di
Dio per morire neJla giungla della
vita; cercatelo nella vostra anima
e li lo troverete 1>.
Dio dentro di noi non è un
Dio silenzioso; egli parla. Ma per
ascoltarlo bisogna fare silenzio.
La preghiera consiste appunto nel
pensare a Dio, nel parlargli dolce-
mente, nel presentargli, perchè le
benedica, tutte le pe1 so11e che noi
incontreremo durante il giorno.
Diceva Don Bosco agli educatori:
«Chi ha vergogna di esortare alla
pietà è indeg,io di essere maestro 1>.
E ancora: «Quando i ragazzi ame-
ranno la preghiera, ,ioi educatori
avremo adempiuto uno dei nostri
obblighi più importanti. Perciò il
tempo che noi impieghiamo per edu-
care i gi0'1Ja11i alla preghiera è il
meglio utilizzato; assai più del
tempo che noi impieghiamo per
istmirli e divertirli».
12

2.5 Page 15

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COOPERATORI SALESIANI
IL 3° CONGRESSO
MONDIALE
PER L•APOSTOLATO
DEI LAICI
Il 30 Congresso Mondiale per
l'Apostolato dei Laici, che si terrà
dall'll al 18 ottobre prossimo,
avrà un'importanza e un signi•
6.cato del tutto straordinari. Sarà
infatti la massima assise dei laici
organizzati in opere di apostolato
e anche di quelli non organizzati,
che si riunirà per affrontare un
tema di grande impegno, a meno
di due anni di distanza dalla chiu-
sura del Vaticano Il. Sarà il
primo Congresso Mondiale del
Postconcilio. Questo fatto baste-
rebbe da solo per ritenerlo un
avvenimento straordinario.
Il tema del Congresso è cosi
formulato: "Il popolo di Dio nel
cammino dell'umanità". È un tema
che invita a studiare la situazione
dell'umanità che cammina nella
storia, è la "chiamata di Dio" al
suo popolo perchè orienti l'uma-
nità tutta a Lui. Parlerà quindi
del "Popolo di Dio" che, immesso
nell'umanità, deve venire a con•
tatto con essa per fermentarla e
renderla pronta ad accettare an-
ch'essa la chiamata di Dio. Questo
aspetto del tema sarà senza
dubbio il più attuale e appas•
sionante; sarà pure un'occasione
propizia per un nuovo avvio dei
laici all'apostolato e per l'acquisto
di una maggiore coscienza del-
l'insostituibile funzione, nel piano
de.Ila salvezza, che ogni battezzato
ha per vocazione.
Ma l'eccezionale importanza di
questo Congresso è accresciuta da
due altre circostanze.
La prima è questa: il Congresso
avrà modo di sentire, come già
nei precedenti, la voce e la pre-
senza delle Delegazioni nazionali
(30 membri per ogni Paese, di cui
al massimo 6 potranno essere non
laici), di quelle internazionali (cin-
que o tre rappresentanti per ogni
organizzazione internazionale cat-
tolica), di esperti, di osservucori
ec1m1enici; ma si avvarrà anche
della voce della grande massa dei
laici organizzati, espressa attra-
verso una grande "lnchiesla" at•
tualmente in fase di esecuzion~.
L'Inchiesta vuole fornire alla
gerarchia e alle organizzazioni di
apostolato dei dati abbastanza
validi sulla accoglienza degli orien-
tamenti, degli insegnamenti e
de1le disposizioni conciliari, sulla
conoscenza della dottrina del Con-
cilio, e sulle prime conseguenti
attuazioni da parte dei laici.
1 ello stesso tempo è un'occa-
sione ottima per far conoscere
la dottrina del Vaticano II attra-
verso dil1attiti, ronferenze e scam-
bi di idee, motivati appunto dal-
l'occasione dell'Inchiesta.
La seconda delle circostanze a
cui si è fatto cenno è data dal
fatto che quasi certamente verrà
appagata, attraverso la parola
del Papa, l'attesa di tanti, diri-
genti e laici, chi' sentono il bi-
sogno ùi nuovi orientamenti dot•
trinali circa l'apostolato orga-
nizzato e le stesse sue st.rutture.
I Cooperatori salesiani d'Italia
e del mondo, che svolgono il
loro apostolato al fianco delle
altre Opere organizzate, si stanno
preparando attivamente al Con-
gresso. L' "Inchiesta" avviata,
- per limitarci all'Italia - nei
circa 700 Centri Cooperatori, dice
l'interesse per una presenza attiva
della nostra Terza Famiglia ai
lavori dell'importante incontro
mondiale del prossimo ottobre.
Lima (Perù) · Il presidente della Repubblica Fernando Belaunde riceve dall'lspeuore salesiano ,I
diploma di Cooperacore. Da anni il presidente Belaunde lavora con lo spirito di Don Bosco nella
organizzazione della "Cooperaoi6n Popular", che ha acquistato risonanza mondiale
13

2.6 Page 16

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FATI MA
Il luogo dell'apparizione
della Vergine
al tre pastorelli
il 19 agosto 1917
PELLEGRINAGGIO NAZI ONALE
A FATIMA
Quest'anno ricorre il primo cinquantenario delle
Apparizioni della Madonna ai tre pastorelli di Fatima
nel Portogallo (1917-1967).
La data sarà ricordata con solenni celebrazioni li-
turgiche, congressi dì mariologia, "giornate" de-
dicate alle diverse categorie di fedeli, grandiosi
pellegrinaggi aIla " Cova da Iria ".
Anche i Cooperatori Salesiani d'Italia, come quelli
di altre nazioni, hanno programmato il loro pelle-
grinaggio nazionale, nel quale rappresentanze delle
varie regioni avranno modo di esprimere in una
manifestazione religiosa, di preghiera e di penitenza,
la loro devozione alla Vergine, continuando cosi
nel solco tradizionale di quell'amore alla Madre
celeste che Don Bosco ha loro insegnato.
Ecco, nelle linee principali, il programma del pelle-
grinaggio:
1 Gruppo organizzato dall'Ufflclo Nazionale
partenia da Genova: ore 7 dell'11 luglio
arrivo a Torino: ore 21 del 28 luglio
itinerario: Costa Azzurra (Monaco - Nina) - Marsiglia -
Narbonne - Barcellona (visita alla città e al Tibidabo) -
Santuario di Monserrat - Manresa - Saragozza (San-
tuario del Pilar) - Madrid - Toledo (visita all'Alcazar) -
(Escurial e Valle dei Caduti) - Lisbona - Cascais - Fatima
- Coimbra - Salamanca - Burgos - Vitoria - San Sebastian
- Lourdes - Torino.
viaggio: su pullman da gran turismo
passaporto: individuale
iscrizioni e informazioni: rivolgersi al proprio Delegato
lspettoriale. fino a esaurimento dei posti disponibili.
2 Gruppi o rganlr zatl dal De leg ati /sp ettarla/i
Ogni Ufficio lspettorialefarà il proprio programma particolare.
Essi dovranno trovarsi a Fatima per le funzioni ufficiali
dalla sera del 21 luglio al mattino del 23 seguente.
CONVEGNO NAZIONALE CONSIGLI ERI ISPETTORIALI
Nei giorni 21 -22-23 aprile prossimo i Consiglieri lspettoriali dei Cooperatori d' Italia si riu-
niranno a Convegno di studio sulla organizzazione e l'apostolato dei Cooperatori alla luce
degli orientamenti conciliari e delle norme del XIX Capitolo Generaie salesiano.
Il Convegno, preceduto da una remota preparazione consistente nello studio di quanto
può essere necessario per un migliore risultato del medesimo. si terrà ad Ariccia, sul lago
di Albano, a breve distanza da Roma.
All'importante Convegno sarà presente lo stesso Rettor Maggiore, rev.mo don Luigi Ricceri.
14

2.7 Page 17

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Condoglianze
o felicitazioni ?
Quando il coadiutore salesiano cieco Giambattista Ugetti mori a Betlemme, una buona
signora rimase incerta se inviare ai salesiani le sue condoglianze o le sue felicitazioni:
tanta era la venerazione che circondava il "panettiere santo"
A Susa, all'ombra del bel Rocciamelone, sul fi-
nire del secolo scorso c'era una panetteria dove i
poveri sosta,'ano volentieri perchè ricevevano in
dono una pagnotta fresca e una parola gentile. Il
titolare della panetteria, Giuseppe Ugetti, tirò su
a questa sua scuola di carità cordiale e concreta
l'intero esercito dei suoi figlioli, dodici in tutto.
Il bravo papà chiamò presto il suo secondogenito,
Giambattista, primo dei maschi, ad aiutarlo nel
cuocere il pane, nel venderlo e nel donarlo ai po-
veri col sorriso sulle labbra.
Giambattista era sveglio e attivo. Imparò ad alzarsi
nel cuore della notte e divenne abile panettiere. Era
portato spontaneamente alla preghiera, e mentre si
prodigava per procurare il cibo alla nidiata dei
fratellini, cullava nel suo cuore ben fatto il desi-
derio di donarsi a Dio nella vita religiosa. Non im-
maginava quanti anni avrebbe dovuto attendere
prima di realizzare il suo sogno. Tanto meno pre-
vedeva la fortuna di andar a impastare il pane
presso la culla di Gesù, a Betlemme, nome che in
ebraico significa << Casa del pane ».
IL MOMENTO DEI TAGLI NETTI
Attese l'ora di Dio fino a 44 anni. Nel frattempo
fu giovane di Azione Cattolica e uno dei fondatori
della locale \\< Unione Uomini Cattolici>>. La panet-
teria funzionava bene, la nidiata dei fratelli cresceva,
ma il padre declinava, e a poco a poco gli rimet-
teva le redini del governo. Giuseppe Ugetti morì
nel r9r3, e a 27 anni Giambattista diventò anche
di diritto il capo della famiglia. D urante la prima
guerra mondiale fu richiamato; staccò dal chiodo il
cappello grigioverde con la penna nera degli al-
pini e partì. Servì la patria e servì Dio con l'aposto-
lato spicciolo del buon esempio: sempre gioviale,
pronto all'amicizia, a ridere e a cantare. La sua ami-
cizia era contagiosa. Tra le sue carte è saltata fuori
una lettera annerita dal tempo, che risale agli anni
trenta e dice: <• A Giovanni Battista Ugetti, 1101110
di Gesù! Ti sono grato del tuo ricordo per me. Sa-
pevo che volevi e11trare i11 una casa religiosa; qua-
ltmque possa essere la tua decisione nel seguire il co-
mando di Dio, sempre ti seg11irà il mio fervoroso au-
gurio. Ti vorrò sempre be11e e pregherò per te, caris-
simo Battista. E tu non mollare nelle tue preghiere
per me. Il tuo sempre affezionato Gmerale >>.
Il soldato semplice Ugetti s'era cattivata .\\'ami-
cizia anche del suo generale, un'amicizia durata
anni e anni.
Fu nel 1930 che Giambattista si decise al grande
passo. Ormai anche i fratelli più piccoli della nu-
merosa nidiata erano usciti dal guscio e sapevano
becchettare per conto loro. Giambattista lasciò loro
il governo di casa Ugetti, si presentò al direttore
dell'Aspirantato missionario salesiano di Ivrea e si
mise a sua disposizione. Era giunto il momento dei
tagli netti col passato. Promise che non avrebbe
mai più fumato i suoi sigari (e seppe poi mante-
nere la parola). Sfilò dal panciotto la grossa catena
d'oro dell'orologio, e la consegnò al direttore di-
cendo con semplicità: «Potrà servire per la doratura
dei calici >>. Da proprietario di un avviato panificio
- uomo sicuro di e abituato a comandare - si
trasformò così per amor di Dio in modesto brac-
ciante, incaricato dell'orto e degli animali da cortile.
CON SAN GIUSEPPE CAPO SPEDIZIONE
I suoi superiori lo mandarono a fare il novi-
ziato in Palestina, a Cremisan. Non tornò più in
Italia, ma non ebbe rimpianti e considerò la terra
di Gesù e di Maria come la sua patria più cara.
15

2.8 Page 18

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Durante il noviziato fu capace di un'impresa che
a 45 anni ha del favoloso. Seppe dimenticare le
precedenti abitudini, i modi di pensare e di fare
dell'uomo maturo, e con la fresca duttilità d'un ado-
lescente si lasciò plasmare a fondo, come i suoi gio-
vanissimi compagni di formazione. Quando al ter-
mine del noviziato l'ubbidienza lo lasciò a Crc-
misan perchè curasse l'orto e la vigna, si era sbaraz-
zato dell'uomo ,·ecchio ed era salesiano tutto d'un
pe-.tzo.
Periodicamente doveva recarsi a Gerusalemme a
dorso d'asino per vendere i prodotti dell'orto e fare
acquisti. Percorreva il tragitto col rosario in mano.
S'immaginava d'essere in compagnia con la Sacra
Famiglia e nominava San Giu"eppe suo capo spedi-
zione. Con tutta semplicità un giorno raccontò
quest'epi.sodio - o fioretto - che lasciò sconcertati
i confratelli. Aveva caricato sul dorso dell'asino due
barilotti di vino; quando giunse in aperta campagna,
i legamenti si slacciarono e un barilotto rotolò a
terra. Da solo non riusciva a caricarlo; che fare?
Si rivolse al suo capo spedizione, San Giuseppe,
e lo pregò fervorosamente. Ed ecco arrivare un gio-
vanotto palestinese che senza clirgli niente prese il
barilotto e lo rimi.se in groppa all'asino. Giambattista
fermò bene i legamenti, poi si volse per ringraziare
il giovanotto ma non lo trovò più. Misteriosamente
scomparso.
LE DUE GRANDI GRAZIE DELLA MADONNA
Ed ecco le eleganze della Provvidenza: lui, panet-
tiere fin dall'infanzia, fu mandato dall'obbedienza
a fare il pane nell'orfanotrofio salesiano di Be-
tlemme, (( Casa de l pane >>.
Vi andò nel 1935, e di non si mosse più. Du-
rante diciannove anni sfornò i I pane fresco per gli
orfani e anche per la gente del posto, che accorreva
a comperarlo perchè era fatto meglio e perchè era
condito di buone parole.
L'arabo parlato da Giambattista non sempre an-
dava d'accordo con le regole della grammatica, ma
era ravvivato da battute di spirito, da pensieri di
fede e di carità. Tutto per lui era tornato d'improv-
viso come un tempo, lassù a Susa sotto il Rocciame-
lone, nella vecchia panetteria di suo padre. Come
allora le levatacce nel cuore della notte, i clienti,
i poveri, e in più gli orfanelli.
In più, anche, era consacrato a Dio, e conduceva
una vita religiosa regolarissima. La prima Messa
nella casa salesiana veniva celebrata alle cinque del
mattino e Ugetti ci arrivava con all'attivo già varie
ore di lavoro nella panetteria. Vigeva ancora la
legge antica e severa del digiuno eucaristico, e lui
ogni mattina faceva la sua Comun.ione dopo quelle
cinque ore passate davanti al forno, in un lavoro
pesante, a una temperatura fra i 30 e i 35 gradi,
senza aver bevuto una goccia d'acqua.
Poi, nel 1954, in un giorno di festa della Ma-
donna, Giambattista si trovò d'improvviso cieco,
e per sempre. Chiamò la disgrazia che lo aveva
colpito (I una grande grazia della Madonna », e ri-
cuperò subito il suo senso dell'umorismo. Un giorno
che illustri personaggi parlavano con lui, manifestò
tutto il suo rammarico perchè - disse - non po-
teva degnarli neppure di uno sguardo.
Poi giunse la «seconda grande grazia della Ma-
donna >>, come la chiamò, cioè l'artrite deformante.
Col sorriso sulle labbra assistette al penoso spetta-
colo delle sue membra che a poco a poco si sfor-
mavano e s'irrigidivano nella paralisi. Da Betlemme
passava al Calvario, dalla « Casa del pane > alla
Passione di un male crocifìggente; ma seppe trasfor-
mare cecità e immobilità in motivi di gioia. Sul
letto delle sue sofferenze conservò il suo smagliante
umorismo, e - per un segreto che solo i privile-
giati conoscono - fu felice.
« ECCOMI, SONO PRONTO, VENGO SUBITO l>
«Continuo a soffrire, - diceva - ma mi consolo.
Le sofferenze di ieri non ci sono più; quelle di
domani non ci sono ancora; quelle di oggi le brucio
e le consumo sul fuoco dell'amore divino,,. Alle
infermiere che gli avevano medicato le piaghe do-
vute alla sua lunga giacenza disse: «Mi avete tolto
un po' di sofferenza e ve ne ringrazio. Ma adesso
che cosa avrò da offrire al Signore ? ». Un pelle-
grino romano in Terrasanta andò a trovarlo e usci
dalla sua camera con gli occhi gonfi. (( Mi ha fatto
più bene la visita al signor Ugetti - ammise -
che la visita ai Luoghi Santi ». E raccomandò: «Met-
tete per scritto tutto quello che dice: avete in casa
un santo».
Aveva ragione quel pellegrino romano. Ugetti
diceva per esempio: «Mi sento in armonia con il
Signore e con tutti 1>. Sono parole che solo un santo
può pronunciare. Altre volte confidava: «Se il Si-
gnore mi dicesse: "Vieni!", la mia risposta sarebbe:
"Eccomi. Sorw pronto a morire. Vengo subito" >).
Il 17 novembre del 1965 ricevette la Comunione
come viatico, poi sorrise a tutti e disse: << Grazie.
Ora posso morire contento ». L'indomani la gente
di Betlemme si confidava con stupore: «È morto il
salesiano cieco I È morto il panettiere santo! >>.
La direttrice della «Charitas 1> svizzera a Betlemme
inviò ai salesiani questo biglietto: << Devo presentare
le mie cond-Oguanze per la perdita di questo sa11t'uomo,
o le mie felicitazioni?».
Una cosa è certa: Betlemme, casa del pane, non
dimenticherà tanto presto il suo panettiere santo.
16

2.9 Page 19

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NEL MONDO
SALESIANO
Guayaquil (Ecuador) • Ogni anno una Cooperatrice è eletta " Marnma dell'Oratorio...
Quest"anno è la signora Juanlta Vargas de Le6n. che appare nella foto in atto dì com-
plimentare il giovane Carlos Chìca. proclamato "il migliore Oratoriano" . presente Il direttore
del e Crist6bal Col6n ».
Un mese con i Cooperatori di Guayaquil (Ecuador)
« Uniti possiamo vincere le tenebre dell'indifferenza e
accendere una fiamma di amore». Con questo motto-
programma i Cooperatori salesiani di Guayaquil comin-
ciarono le loro attività programmate per il mese di
dicembre.
Si prefissero anzitutto di rallegrare il Natale ai poveri.
Si servirono della radio e specialmente della televisione.
Ogni settimana, per un quarto d'ora appariva sul video un
grande albero di Natale spoglio con un bimbo povero ai
piedi e la scritta « Cooperatori Salesiani». Un Cooperatore
e una Cooperatrice presentavano e animavano il pro-
gramma, invitando a coprire l'albero di simbolici cesti.
Ognuno di essi rappresentava l'offerta di 50 sucres. Piov-
vero le telefonate, l'albero andò caricandosi di cestelli e i
Cooperatori poterono rallegrare 891 focolari di famiglie po-
vere. Altre 214 famiglie più bisognose ricevettero un ve-
stito per ciascuno dei loro figli. Li avevano confezionati le
Cooperatrici del «Laboratorio del Povero».
Anche nel Lebbrosario distribuirono due pacchi nata-
lizi a ciascuno. uno di viveri e l'altro di abiti, poi ascolta-
rono con i lebbrosi la Messa nella nuova cappella da essi
costruita l'anno scorso; quindi fraternizzarono con i loro
beneficati discorrendo e cantando allegramente con essi.
Lo stesso giorno i Cooperatori del Doposcuola, altra
opera sociale da essi organizzata per togliere dalla strada
tanta gioventù, fecero una larga distribuzione di doni ai ra-
gazzi più bisognosi e alle mamme più povere.
Dopo un giorno di riposo, fu la volta dei ragazzi del-
l'Oratorio. In questa premiazione investirono 10.000 sucres
in viveri e altrettanti in vestiti. Nella distribuzione si tenne
conto della frequenza, della condotta e dell'apostolato
svolto dai ragazzi. Ce ne fu uno, per esempio, che si meritò
il titolo di «Conquistatore» perchè conquistò dieci nuovi
oratoriani, che perseverarono tutto l'anno e si distinsero
per applicazione e condotta. Ai bambini della prima Co-
munione le Cooperatrici donarono il vestito bianco e of-
frirono un !aut:, pranzo.
I Cooperatori dell'Oratorio organizzarono anche un
Gran Festival per raccogliere i fondi per la « Colonia di
ricupero dei ragazzi poveri». Ottennero a questo fine la
cooperazione gratuita dei complessi artistici più quotati
della città. Per l'occasione si elesse anche la « Mamma
dell'Oratorio 1967 », presenti gli oratoriani di quattro
quartieri di periferia.
I Cooperatori che dirigono la Scuola per analfabeti
e di economia domestica a Natale hanno chiuso Il primo
anno di lavoro con la premiazione delle 60 alunne migliori.
tutte mamme di famiglia. Per far conoscere meglio l' opera
e raccogliere fondi organi:z:zarono due concerti, uno dei
quali. di musica sacra, si tenne nel Tempio di Maria Ausi-
liatrice. presente l'Arcivescovo.
I Cooperatori del Dispensario medìco il 5 dicembre inau-
gurarono il nuovo locale, dovuto alla generosità di una
Cooperatrice.
Il giorno di Natale molte famiglie di Cooperatori accol-
sero nella propria casa ragazzi poveri che ammisero a ta-
vola con i figliuoli, e li trattennero durante tutto 11 giorno,
dispensando loro quell'affetto che non possono trovare
nella loro casa.
Queste le principali attività che i Cooperatori di Guayaquil
hanno svolto nello scorso dicembre. Per attingere la forza
alla sorgente della carità, cominciarono il mese con un
giorno di ritiro e lo chiusero con una Messa di ringrazia-
mento e partecipando alla prima Conferenza annuale.
Aleuandria d'Egitto Il Pro-
Nunzio Apostolico mons. Lino
Zaninl ha presieduto alla festa di
Don Bosco,che quest'anno Il stata
celebrata con particolare solennità
e In autentico clima ecumenico.
Col Pro- Nunzlo, mons. Cayer.
vicario apostolico di A lessandria.
vari rappresentanti delle diverse
comunità e riti di Alessandria e il
nuovo Console Generale d'Italia.
S. E. il ministro Augusto Castellani.
17

2.10 Page 20

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Il Presidente della Confederazione mon-
diale degli Exallievi nell'America Latina. -
La nuova Presidenza della Confederazione
mondiale Exallievi di Don Bosco
Il Presidente Confederale degli Exallievi salesiani dott.
José Taboada, come abbiamo già annunciato, ha visitato
i Centri nazionali delle repubbliche del!'America Latina.
Ovunque il dott. Taboada si è trovato in casa propria,
accolto come un fratello dai Salesiani e dagli Exallievi.
Egli ha portato la sua fervida parola in svariatissime cir-
costanze intervenendo con discorsi, conferenze, tavole ro-
tonde. Ebbe colloqui con personalità ecclesiastiche: car-
dinali, nunzi, arcivescovi e vescovi; con autorità civili:
capi di Stato, alcuni dei quali sono Exallievi di Don Bosco;
con ministri, parlamentari, responsabili della cosa pubblica;
fu intervistato per la stampa, la radio e la televisione.
E stata una forma concreta per attuare le direttive del
Concilio sull'apostolato dei laici e una felice esperienza
che ha animato gli Exallievi allo spirito di collaborazione
e di dialogo con i loro antichi educatori.
*
Il 28 gennaio scorso si tenne a Torino la prima seduta
della nuova Presidenza della Confederazione mondiale
degli Exallievi di Don Bosco. Essa risulta cosi composta:
Presidente confederale: dott. José M. Taboada, eletto di-
rettamente dal Rettor Maggiore lo scorso anno.
Vicepresidenti confederali'.· i Presidenti delle Confedera-
zioni nazionali della Francia, Germania, Italia.
Consiglieri confederali: prof. Enrico Ciocatto, ing. Ezio De
Padova, avv. Joaquin Polo y Diez, avv. Angelo Sartori,
sig. M. Jules Smeets.
Il Consigliere generale degli Exallievi don Luigi Fiora,
dopo essersi congratulato con gli eletti, ha sottolineato il
fatto che la Presidenza confederale costituisce il punto di
convergenza di tutte le Federazioni nazionali, le quali si
sentono per mezzo suo spiritualmente unite fra loro e at-
tingono da esse direttive sicure di pensiero e di azione.
Santiago (Cile) Il Presidente della Repubblica Cilena dott. Edoardo
Frei (a destra) accoglie con viva cordialità il dott. José Taboada. Pre-
sidente della Confederazione mondiale degli Exallievi di Don Bosco.
Roma lnconuo di parlamen-
tari exal/levl aalt,,.h,nl.
La Federazione Italiana degli Ex-
allievi Don Bosco conta una set-
tantina di exallievi parlamenrari,
senatori e deputati. attualmenle
in carica. Essi sono stati Invitati
al Pontificio Ateneo Salesiano di
Roma, a rendere omaggio a Don
Bosco In occasione della sua festa.
Quaranta di essi hanno aderito
all'Iniziativa. I presenti all'inconlro
mostrarono la loro soddisfazione
per aver potuto trascorrere qual-
che ora di serenità nella casa di
Don Bosco, fecero voti perchè
l'iniziativa potesse ripetersi in altre
occasioni ed espressero la loro
emmlraziçme per le grandiose rea-
lizzazioni edilizie e scientifiche del
Pontificio Ateneo. Il Reno, Mag-
giore, Impossibilitato a prender
parte all'incontro a causa del lutto
che l'aveva colpito per la morte
del fratello, aveva mandato un
messaggio personale. Nella foto:
un gruppo di El<allievì parlemen-
tarl attorno al Consigliere gene-
rale degli Exallievi don Luigi Fiora

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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ROMA. I Cooperatori Salesiani in preghiera
con i Protestanti
Nell'ambiente romano dei Cooperatori ha suscitato molto
interesse la prima « Riunione di preghiere» organizzata dal
Delegato 1spettoriale dei Cooperatori salesiani e svoltasi
presso la Basllìca del Sacro Cuore.
Il canonico John Flndlow, rappresentante dell'Arcive•
scovo di Canterbury presso la Santa Sede, ha parlato sulla
situazione delle relazioni amichevoli tra la Chiesa anglicana
e i cattolici. L'oratore ha ricordato la visita del suo Arcive•
scovo al Papa e la reciproca simpatia dimostrata.
Un intervento interessante l'ha fatto il Pastore Mario
Sbaffi, Presidente del Consiglio Federale delle Chiese Evan-
geliche d'Italia, che ha sottolineato come il Concilio abbia
eliminato un certo complesso di « persecuzione nell'am•
biente delle diverse Chiese protestanti"· donando a tutti
una nuova speranza di unione sotto la guida dello Spirito
Santo.
In precedenza il dott. Fedele del gruppo romano Unitas,
si soffermava sullo sviluppo crescente dei rapporti con I
fratelli separati, promossi dal suo Centro.
In fine le signorina Koet del Foyer Unitas delle Dame d1
Betania per l'accoglienza dei non cattolici a Roma, attra-
verso bellissime diapositive a colori, metteva in evidenza
l'opera instancabile del Foyer.
I diversi interventi si sono conclusi nella Sala del Centro
Fides con una preghiera in comune attraverso i testi della
Celebratio tenuta l'anno scorso nella Basilica di San Paolo,
presenti Paolo VI e l'Arcivescovo di Canterbury.
.......
Torino Feste sa/ul•n• Ve/docco.
s. E mons. Luigi Beuaul, Vescovo di Ivrea. uene romei.a nella Messa
pont,ltcale cantala In onore d1 San Giovanni Bosco. Anche qunl'anno
~ 31 gennaio la Basihca rimasta affollata tuno il giorno. Don Favin,
ha rievocato l'opero svolta da Don Bosco un secolo fa, aprendo
coraggiosamente 11 non focIlo dialogo tra la Chiesa o Il Governo
Italiano, culminato poi noi 1929 con la Conclllezlot10. u Schola Can•
torum. alternato con la massa, ha eseguito la Messa prima In onore
di S. Giovanni Bosco coro a quattro voci miste e usemblea, del
M.• don Vìrglllo Bellona. salesiano. La domenica 22 gennaio, I Coope•
ratari della città erano convenuti a Valdacco per panecipare ella Prima
conlerenu annuale tenuta del 1010 direttore generale don Luigi Fiora.
Rom• Riunione d1 preghiere per l"un11à dei cristiani. Da s1nìstta: ti c11no•
nico Fìndlow rappresentante dell'Arcivoscovo di Cante1bury presso I•
Santa Sade, Il Pas1ore Mario Sbefh, presidente del Consiglio Federale
dellt Chiese Evangeliche d'ltalìa; U dott. Annibale Fedele del gruppo
romano "Unnas".
Una chiave
lddio col darvi beni di fortuna vi mette in
mano una chiave: con questa voi potete
aprirvi il cielo oppure l'inferno.
Aprirete voi i vostri scrigni, i vostri tesori
per farne parte ai poverelli di Cristo 7 E
voi, con ciò stesso, vi andrete aprendo il
cielo.
Li chiuderete invece per conservarli e farne
mal uso, senza darvi pensiero di chi soffre,
di chi stenta la vita, di chi batte la via della
perdizione? Ebbene con questa chiave me-
desima voi vi chiuderete il paradiso e vi
aprirete l'inferno.
SAN GIOVANNI BOSCO
No••mbte 1887
19

3.2 Page 22

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West Haverstraw
(Stati Uniti)
L'apparizione della Ma-
donna ai tte fanciulli di
Fatima nel parco annesso
al Santuario Nazionale di
Maria Santissima AU$ilia-
trlce sul fiume Hudson.
WEST HAVERSTRAW (Stati Uniti)
Il Santuario Nazionale di Maria Ausiliatrice sul fiume Hudson
Una delle attrattive religiose recenti negli Stati Uniti è
il Santuario Nazionale di Maria Ausiliatrice. Esso suscita
interesse anche per le numerose statue di grandezza na-
turale, che ne abbelliscono il parco. Il santuario si trova in
West Haverstraw, a 30 miglia a nord di New York, sulla
riva orientale del fiume Hudson. I quindici gruppi di statue
in marmo di Carrara alle quali si accede attraverso i sentieri
del bosco, rappresentano i misteri del rosario, e sono dello
scultore Enrico Arrighini. Il richiamo di questo tipico parco-
santuario che occupa una superficie di 150 ettari, è ge-
nerale. Studiosi della flora, fotografi, cultori di bellezze na-
turali ne sono entusiasti: il parco presenta ogni tipo di
piante, e gli uccelli vi intrecciano i loro gorgheggi ai canti
dei pellegrini.
L'anno scorso il movimento dei pellegrini fu straordi-
nario. Questo è dovuto non solo alla crescente fama del
luogo per le sue bellezze naturali e artistiche. ma anche
al fatto che vi si svolgono programmi tali che anche in una
visita breve si può partecipare alle cerimonie religiose.
I prigionieri dei grattacieli dei grandi centri vi trovano
ìl riposante beneficio di un giorno di distensione spirituale
e fisica. Per essi si svolge un programma religioso di una
intera giornata. In mattinata: tempo per le confessioni e per
la visita al parco-santuario. A mezzogiorno: santa messa al-
l'aperto. Ore 13-15 pranzo nel bosco e riposo davanti a un
incantevole scenario naturale, dove la vista si estende per
varie miglia sul fiume Hudson e sul famoso monte High Tor;
poi visita alla scuola tecnica, dove vengono formati i sale-
siani coadiutori. Ore 15,30 processione attraverso quella
che fu definita la «via del rosario più bella d'America»,
conclusione della processione davanti alla cappella di
Maria Ausiliatrice, all'aperto, e benedizione col Santissimo.
Roma S••••ntannlo dal Circolo glo11anlla "Sacro Cuor•".
Il 29 gennaio scorso. presso la Basilica del Sacro Cuore, ìl stato celebrato il 60• del Circolo Sacro Cuore. vertice del rimo Orator10 Salesiano
sorto In Roma per volontà dello stesso San Giovanni Bosco. Alla celebrazlone presiedette don Gaetano Scrivo de Consiglto Superiore. Il
don. Capuzzo ne t,acciò la storia, caratterizzata da multiformi amvità religiose. culturali. artistiche. ricreative e sportive, mettendo In rilievo
figure dì primo piano, tra le quali quella del suo primo presidente, il compianto comm. Arturo Poeslo, POI presidente della Confederazione
mondiale degli E><allievl, Nella storia della Gioventù Cattolica Italiana Il Circolo Sacro Cuore assurse al ruolo di organizzazione tipo, tanto
che il suo inno « Su, sorgiam compalli e liberi... N composto e musicato rispettiVllmonte dai saleslanl don Ulcelll e don Anolisei, fu scelto come
inno ufficiale delta Gioventù Cattolica. Anche nella vita dei cattolici d1 Roma il Circolo Sacro Cuore ebbe una parte considerevole nei primi
decenni del secolo, essendo sempre presente, anche in occasioni difficill, alle manifestazioni religiose. preparando uomini per le più varie
attività apostoliche, affiancando le prime affermazioni dei militanti cattollci romani. Tali benemerenze sono state Illustrate dall'on. A. Greggi.

3.3 Page 23

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Palermo • L• mueh.-
rln• preml•ù •I ,rC.r-
n~•I• d•I bambini»
Fu organizzato dai Coo•
poratori e dagli 8calllevi
della città. Per fa circo•
stanza oltre canto ma-
scherina dl bambini e
bambine dai cinque al
nove anni hanno preso
parte a un concorso In-
detto con il patrocinio di
numerosi enti e ditte cit-
tadine. Gli organizzatori
hanno dato a questa ma-
nifestazione di chiassosa
allegria Il significato di
una risposta al Concilio
- che invita I laici a san-
tificare anche Il tempo
libero e quindi il diverti-
mento - e di aderenza
allo spirito di Don Bosco.
Roma • Primo eon11•gno del Centri glo11anl/l di Cooper•torl
Si è tenuto il 15 gennaio scorso presso « Park-Hotel» di Frascati sotto
forma di Convegno-Ritiro. VI hanno paneclpato 45 signorine e 35 gio-
vanotti, appartenenti a sei Centri di Roma e animati da entusiasmo, se-
renità, desiderio di prendere sempre più coscienza dello spirito del
Cooperatori Salesiani. E non furono delusi: riandando alle fonti delle
t Memorie Biografiche hanno potuto costatare quello che già Il Rettor
Maggiore aveva affermato in un suo intervento: , ora di chiarire le
Idee: Cooperatore Salesiano non deve essere sinonimo di persona an-
ziana•· Il giro dei Castelli Romani con sosta al Santuario della Madonna
di Capocroce henno messo il sigillo a questa bella esperienza salesiana.
Nella loto: el Banco Stampa salesiana e formativa, allestito per I'oc-
casione, furono spese 16.000 lire In libri impegnativi. Buon segno I
L'Aquila•/ mlnl!ffr/ Bo•eo NaWI pra•i•dono ali• wGiorn.,•
d•ll'Apprendl.t•• la onora di Don Bosco
Il ministro del Lavoro, sen. Giacinto Bosco, li ministro della Marina
mercantile, on. Lorenzo Natali, l'arcivescovo mons. Stella e le massime
autorità della città e della provincia hanno assistito alla festa di San Gio-
vanni Bosco e alla « Giornata dell'Apprendista» al Centro di Adde•
st(llmento professionale dei salesiani dell'Aquila. Il problema del po-
tenziamento del centri di addestramento professionale, la nuova legge
sulla disciplina dell'apprendistato in corso di elaborazione, la libertà
detrinsegnemento privato che dev'essere sostenuto anche dallo Stato.
il problema della qualificazione professionale in rapporto all'entrata in
funzione del MEC, sono steti al centro del discorso del ministro Bosco.
Parlando poi in particolare della scuola salesiana, ha affermato: • L'lt•li•
ha questa grande funzione nel mondo: di espandere I v•lorl non soltanto
della cultur• ma soprattutto della reflglone, perché una socletjj fondata
soltanto sul benessere è un11 società di infelici. Guai a quegli uomini
che fondano I• clvllta soltanto sul b,messere, guai a queg/1 uomini che
non si sentono ancorati al va/ori immorta/1 dello spirito. Ed è questa
la grandeua di Don Bosco, che ha fatto del lavoro addirittura una pre-
ghiera,. Nella foto: un giovane porge li saluto ai ministri Bosco e Natali.
21

3.4 Page 24

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Roma
Corso per educatori• irrngrrsrrfi: 1tEduchi11ma 111/0 sch#ITlna »
«Dato che gli Strumentl di Comunicazione Sociale vengono ad essere
a disposizione di recellori diversi per età e per formaiione culturale,
afflnchè il loro uso risulti fru11uoso e tel10, occorre provvedere ad una
adatta e proporzionata formazione teorica e pratica degli stessi recai•
tori. Perciò nelle scuole canoliche di ogni grado, nei seminari e nelle
Associazioni dell'Apostolato dei Laici si incrementino e si moltlpllchlno
iniziative e opere atte a questo fine, specialmente in favore della gio•
ventù •· (Decreto conciliare Inter mirifica).
L'Ufficio Salesiano per gli Suumenti di Comunicazione Sociale di
Roma, in ossequio alle direttive conciliari. ha apeno il 1• Corso per
educatori e insegnanti: Educhiamo allo schermo.
11 Jlne del corso è duplice: preperere I direttori di dibattito per i cme-
clrcoli, perchè possano svolgere la loro missione a livello professionale;
preparare Insegnanti capaci di organizzare attività di educazione allo
sche1mo nelle scuola. Numerosi e qualificati i Docenti del Corso, che
sarà biennale.
Le esercitezionl tecnico-pratiche si sono svolte presso l'Istituto Profes-
sionale di Stato per la Cinematografia.
Risultato cenerete di questo Corso sarà l'lntrodu2ione di una serie di
le2ioni su Educhiamo allo schermo che I 60 partecipanti el Corso. tutti
Insegnanti delle scuole medie Inferiori e superiori salesiane, inseriranno
a titolo sperimentale nell'insegnamento scolastico.
CAPPELLA AUA MADONNINA DEI GHIACCIAI
Sarà collocata a quota 3647 presso Il rifugio Gnifet11 al Monte Rosa,
situato nell'alta valle di Gressoney. La località è stata al centro delle
prime ascensioni alpinistiche italiane. Uno dei più illustri alpinisti che
vi sosll.lrono fu mons. Achille Ratti, poi Papa Pio Xl.
Un gruppo di studenti torinesi, profondamente legati al ricordo del-
l'amato p1olessore e direttore spirituale, don Aristide Vesco. morto
montro li guidava in una ascenslone elpinlstica, hanno pensato di per-
petuarne la memoria, lanciando l'iniziativa di erigere una cappella presso
detto rifugio. che sie un centro di richiamo spirituale, e offra maggior
pesslbilltà di assistenza religiosa ai numerosi alpinisti che vi s0S1ano.
La cappella, secondo l'Ente Nazionale Chiesette Alpine, sarà la più
alta d"Europa, poichè supererà quella di cima Vioz nell'alta val di Pejo
che detiene il primato con m. 3555. Si è pensato di dedicarle alla Ma-
donnina dei ghiacciai polchè la località è circondata da ogni lato da
ghiacciai. Consentirà la presenza di almeno 30 persone.
Già esiste la Madonnina, dono personale al rifugio Gnifetti dell'auuale
penteficA Paolo VI, quando era arcivescovo di MIiano.
Un dono molto significativo è quello dell'altare da parte del genitori
del compianto don Aristide Vesco.
Si spera che la partecipa2ione all1nlziativa sie tale da consentire l'inau•
gurazione entro Il mese di agosto.
Paolo VI, pregato di benedire l'iniziativa, ha inviato la sua fotografia
con dedica firmate d i suo pugno e una cospicua offerta. Il testo dice:
Al glov,ni del Licao Salesiano Valsa/Ice di Torino, I quali si propon•
gono di eriguru una Cappellina al Rifugio Gnifetli, in memoria del
compianto loro professore e maestro spirituale don Aristide Vesco.. e
in onore di Maria Santissima, diamo vo/Mllerl a loro conforto e Inco-
raggiamento. l'implorata Benedizione Apostolica~-
Dal Vaticano, 24 gennaio 1967.
Paulus P. P. VI
San Antonio de loaAltos (Venezuela) 0 N ua110 studerrtato f/fosoflca
Nel piccolo centro di San Antonio de los Altos è stata costruita la nuova
sede dello S1uden1ato filosofico, entrata ufficialmente in funzione in oc-
casione del Il Convegno interamericano di Tecnica Vocazionale, quando
ospitò i delegati di 14 Paesi dell'America Latina. Il nuovo ccmplesso
sorge sulla sommità di una collina, non lontano de Caracas, in un
clima ideale per lo studio. Dal glande campo sponivo alle aule e ai
laboratori scientifici, dal raccolto salone di studio alle biblioteca piena
di luce, si ammira ovunque uno stile semplice, moderno, funzionale.
Il paesaggio che lo circonda è stupendo per grandiosità e bellezza.

3.5 Page 25

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IN BREVE
AUSTRALIA
Un'IspettoTUJ
ù1 fase di S'viluppo
La giovane lspettoria salesiann del-
l'Australia continua a svilupparsi con
l'apertura di nuove case e con l'ingran-
dimento edilizio di quelle già esistenti.
Nella casa di Lysteriìeld, che accoglie
l'lll!J>i.rantato per Coadiutori, sta per
essere ultimata la costruzione della nuova
sede dello studentato 61oso6co. Le case
di Brooklyn Park (Adelaide) e di Enga-
dine sono state ingrandite con nuove
costruzioni. Alla scuola secondaria di
Glen.orchy (Tasmania) è stata aggiunta
anche la scuola prima.ria. Ancora in
Engadine si è iniziata la costruzione di
1111J1. grande chiesa parrocchiale, che sarà il
tempio nazionale di San Giovanni Bosco.
BELGIO
Un invito della CEE alle Figlie
di Maria Ausiliatrice
La CEE (Comunità Economica Eu-
ropea o Mercato Comune) ha preso l'ini-
ziativa di invitare le Figlie di Maria Ausi-
liatrice del Belgio a conferenze che ten·
nero espressamente per loro alcuni pro-
fessori della Scuola Europea di Bru•
xelles. Perchè le Suore di Don Bosco?
Perchè appartenendo ad una Congrega-
zione sparsa in tutto il mondo e dedita
all'educazione della gioventù, sono, come
le de6ni uno dei signori della CEE,
"dei moltiplicato,:i", poichè con il loro
contributo possono dare "all'idea d'Eu-
ropa" una diffusione più vasta ed efficace.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice risposero
prontamente all'invito e inviarono de•
legate non solo dal Belgio, mn anche
dall'Italia, dalla Francia, dall'Olanda,
dall'Inghilterra, dall'lrlanda, dalla Ger-
mania e dalla Spngnn. Era pure presente
la direttrice della nuovo "Scuola Euro•
pea" di Cinisello Balsamo (Milano).
Un ea:allievo tnem.bro
della Pontificia Cmnmiss-ione
" Justitia et Pax "
Com'è noto, il Santo Padre Paolo Vl
con Mo11t Proprio del ~ gennaio scorso
istituiva due organismi postconciliari:
il « Comilium de Laicia » e la Pontificia
Commissione di studio« Jua1i1i.a el Pax».
Tra i membri di quest'ultima, Paolo VI
ha nominato l'exallievo salesiano belga
Auguste Vanistendael, che dal 1952 è
segretario generale- della CISC, la
quale per suo impulso oggi è divenuta
un organismo mondiale, a cui sono
affiliate 72 confederazioni nazionali di
quattro continenti. Il sig. Vanistendael
ha rappresentato il movimento sindacale
cristiano internazionale nU'ONU e ha
avuto parte importante nella redazione
della Dichiarazione dei diritti dell'uomo.
BRASILE
Un busto e una via
a un salesiano
Un busto in bronzo nello sede degli
Exnflievi salesiani cli San Paolo (Brasile),
e una via nel centto della città traman•
deranno la memoria del salesiano don
Giuseppe Giacotto. Come Delegato Na-
zionale degli Exallievi, dedieò alla loro
organizzazione ilsuo spiccato senso orga-
nizzativo e il suo gran cuore, suscitando
adesioni in tutte le Ispettorie del Bra•
sile e nelle Nazioni in cui fu inviato come
"esperto", per dare impnlBo al Movi-
mento Exallievi. La cerimonia ebbe luogo
nel primo anniversario della morte.
'Era presente la sorella, signora Rina
Giacotto vedova Boeri, n cui gli Exal-
lievi di San Paolo vollero far omaggio
del biglietto aereo di andata e ritorno.
Una gram.mntica
in lingua tucana
Larivista « Missioni » dello scorso feb-
braio dava In notizia che il missionario
salesiano don Antonio Giacone è autore
di una magnifica grammatica della lingua
tucann,recentemente pubblicata dall'Uni•
versitò del Parò., in commemorazione
del cinquantenario delle Missioni Sale-
siane del Rio Negro. L'opera, con pre-
fazione del dottor José Rodriguez,
Rettor Magnifico dell'Università, è ar-
ricchita di un vocabolario tucano-por-
toghese e portoghese-tucano, accompa-
gnato dulia Irascologia tucana, usata
nelle zone dei 6umi Uapés, Tiquié e
Papuri.
PORTOGALLO
ll processo infonnativo
sulla santità
di AlessandTi'rm ltf'. Da Costa,
Cooperatrice salesiana
Il 14 gennaio u.s., presente il nostro
Postulatore don Carlo Orlando e il vice-
postulatore don Ettore Calovi S. D. B.,
nell'aula magna del Seminario di Braga
(Portogallo), fu aperto il proceoso infor-
mativo sulle virti'l della Serva di Dio.
Presiedeva l'arcivescovo locale, il suo
ausiliare, i componenti del tribunale
ecclesiastico e circa 400 persone che
conobbero Alessandrina. Invocato lo
Spirito Santo col Veni Creator, parlò
della Serva di Dio mons. Aranjo Costa,
che ne t.racciò un profilo efficace, avva•
lorato da cose vedule e udite personal-
mente da.Alessandrina. I Cooperatori, che
si gloriano di annoverare tra i membri
della· Terza Famiglia Salesiana Ales-
sandrina Maria Da Costa, affrettino con
la preghiera il giorno in cui potranno
venerarla sugli altari.
SPAGNA
Nuova parrocchia
San Giovanni Bosoo a Siviglia
Il cardinale arcivescovo di Siviglia ha
offerto alla Congregazione salesiana la
nuova panocehia che ha eretto nel rione
Triana di Siviglia, dove i salesiani dal
1935 svolgono opera educativa e sociale.
Lo stesso cardinale ha dichiarato che la
nnova parrocehia San Giovanni Bosco
conferma di diritto cm che già esisteva
di fatto, per ln generosa prestazione di
ministero sacerdotale da parto dei sale-
siani in quel popola.re quartiere.
Festa di E:z:aUievi
a bordo dell'« Ocea1iia »
Sul transatlantico« Oceania »,il 31 gen-
naio scorso, festa di San Giovanni.Bosco,
un gruppo di Exallievi salesiani, pre-
parati dal cappellano mons. Luigi Florau.,
hnnno voluto commemorare il loro Mae-
stro e Padre organizzando una serata
per l'equipaggio. Nella sala cìru,ma di
bordo hanno rappresentato l'operetta
« Ma.reo il Pescatore » di don Ru611o
Uguccioni e di mons. Vincenzo Cimatti,
fondatore della Missione salesiana in
Giappone. La llfil'ata riuscl di piena sod-
disfazione per tutti e .fu un efficace ri-
chiamo ad amare e invocare la « StelJa
del mare».
VENEZUELA
Due parl'Occhie de<licate
all'Ausiliatrice e a Don Bosco
Nell'industre città di Valera è stata
inaugurata la nuova parrocchia di Maria
Ausiliatrice. Sede della parrocchia è il
grandioso tempio dell'Ausilintrice, dalle
linee architettoniche eleganti e moderne.
Nella stessa città è stata eretta un'altra
parrocchiu dedicata o San Ciovnnni
Bosco in uno dei qua:rtieri più poveri.
Cosi l'llnria Ausiliatrice e il suo ApoBlolo
vengono insieme onorati e invocati. Le
due parrocchie sono il riconoscimento e
il frutto del lavoro cbe da quarant'anni
i •nlcsiani svolgono in città a beneficio
della gioventù.
23

3.6 Page 26

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BICICLETTE
E SORRISI
PER
IL REGNO DI DIO
Nella diocesi bengalese di Krishnagar i missionari lavorano in mezzo a gravi difficoltà,
ma hanno al loro fianco delle cicliste d'eccezione, che pedalando e sorridendo spargono
ovunque il buon seme del Vangelo. Il loro motto è: cc Servite il Signore nella gioia»
Ci sono duecento donne indiane
nel Bengala, vestite come le altre
donne bengalesi (con l'ampia toga
bianca a larghe pieghe chiamata
sari, con pettinatura semplice e
sandaletti ai piedi), che nascon-
dono un loro segreto: hanno
un crocefisso appeso al collo,
ed è l'indizio esterno che esse
sono consacrate a Dio. Si chia-
mano «Suore di Maria Immaco-
lata», e sempre sorridenti visi-
tano in bicicletta i villaggi della
loro diocesi (Krishnagar), accolte
dalla gioia dei bimbi e dalla gra-
titudine del le mamme.
Il dovere
di pedalare
La bicicletta per loro è assai
più che uno sport, è quasi una
ragione di vita: pedalare è un
loro dovere e un'attitudine che
hanno acquisito durante il novi-
ziato attraverso lunghi e... fer-
vorosi allenamenti.
In due, o in tre, o in quattro,
con le loro biciclette arrivano ai
villaggi cariche di medicine, li-
bri, quadretti e filmine da pro-
iettare. I ragazzi per primi le
avvistano da lontano, dànno l'al-
larme al villaggio, e corrono a in-
contrarle.
Appena giunte, le suore radu-
nano i cristiani in una sala, o
nella chiesa (se il villaggio è
così ricco da possederne una),
fanno pregare e cantare, e inse-
gnano il catechismo.
Poi s'inoltrano per le viuzze del
villaggio, sempre scortate dai ra-
gazzi in festa: entrano nelle ca-
panne dei cristiani, s'interessano
dei piccoli e dei grandi, dànno
consigli e medicine e incoraggia-
menti. I musulmani e gli indù
24

3.7 Page 27

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vogliono parlare anch'essi con le
suore, metterle a parte delle loro
difficoltà e farsi aiutare a risolverle.
Se i pagani sono numerosi, le
suore improvvisano un discorsetto
per loro, soprattutto per le mam-
me, condito con norme di igiene,
di puericoltura, di cucina. E ci
mettono anche un pizzico di mo-
rale naturale, che è la piattaforma
di lancio verso il soprannaturale.
A sera, quando il sole s'è spento
nelle risaie lontane, le suore mon-
tano il proiettore e riversano
sullo schermo bianco i vividi co-
lori delle loro filmine. Prima le
filmine religiose, poi quelle ri-
creative, ed è sempre uno spetta-
colo di successo I
L'indomani presto le suore par-
tono. Tutti vogliono aiutarle a
caricare le masserizie sulle bici-
clette. E al primo colpo di pedale
molti occhi s'inumidiscono. «Per-
chè partono così in fretta? E quando
ritorneranno?>). Questioni dolorose,
alle quali gli abitanti del villaggio
non sanno rispondere. Per un
giorno avevano dimenticato la loro
miseria, e quella fame odiosa che
ha preso dimora nelle loro ca-
panne di fango, e che non c'è
più modo di scacciare via.
L'ultima Messa
del missionario
Krishnagar, la diocesi di queste
suore, è una città di 100.000 abi-
tanti con una larga fetta di terra
che lambisce il confine indiano
col Pakistan orientale, a nord del-
l'enorme metropoli di Calcutta.
Con i suoi 10.000 chilometri qua-
drati di superficie, la diocesi è
grande come gli Abruzzi ma molto
più popolata: conta quasi 5 mi-
lioni di abitanti. La sua trama
è · intessuta dai mille fiumi e ca-
nali in cui si sfalda il sacro Gange
prima di diluirsi nell'oceano In-
diano. Non c'è la più piccola
collina o cocuzzolo, nè pietre o
sassolini, in tutto il territorio;
soltanto risaie e campi di canapa,
trapunti dai frequenti villaggi.
I Bengalesi sono intelligenti,
forse i più intelligenti dell' India,
e irrequieti. Calcutta con i sob-
borghi conta 5 milioni di abi-
tanti; è la più grande città in-
diana; è un impasto di razze, di
religioni, di fermenti. La sua
università ha cent'anni di vita ed
è forse la più popolata del mondo:
100.000 studenti la frequentano,
in tre turni di lezioni al giorno
perchè aule e laboratori non sono
sufficienti. Calcutta ha dato al-
l'India la prima automobile co-
struita totalmente nel .Paese, e
sforna ogni anno milioni di bi-
ciclette, quelle stesse che servono
alle suore per diffondere il regno
di Dio. Calcutta è anche il sim-
bolo dell'India: è uno sforzo po-
deroso di adeguarsi ai tempi, con
le gru dei nuovi cantieri e i men-
dicanti affamati. e seminudi; con
le lunghe automobili americane e
le "vacche sacre" che girano in-
disturbate.
Pochi chilometri più a nord,
la diocesi di Krishnagar giace ir-
retita nell'ampio letto del Gange,
con i suoi contadini che lottano
contro la fame. Tre milioni e
mezzo sono indù, un milione e
mezzo sono musulmani. Quindi-
cimila soltanto sono cattolici; meno
ancora i protestanti.
1 protestanti avevano comin-
ciato presto a lavorare: erano sul
luogo già nel 1832 e disponevano
di mezzi ingenti. I primi missio-
nari cattolici arrivarono ne.I 1855
ed erano del PlivfE. La diocesi
allora era enorme, comprendendo il
Bengala e l'Assam. Ora è frazio-
nata in nove diocesi.
Nel cimitero di Bhoborpara
è sepolto un missionario dei primi
tempi. Un mattino si svegliò in
preda a brividi e stordito da uno
strano malessere. Pensò a un at-
tacco di malaria. Accese il lume a
petrolio: erano le tre. Sulla co-
perta del letto scorse una sagoma
sinistra che lentamente si sroto-
lava: un krait, serpente veleno-
sissimo, scivolava via. Si accorse
allora d'essere stato morso sopra
l'orecchio, e di non avere più spe-
Mons. Lu,gi Le Ravoire Morrow.
vescovo di Krlshnagar,
amministra la cresima in un villaggio
ranze. Corse al vicino convento
e si fece aiutare dalle suore a pre-
parare l'altare. Celebrò La sua ul-
tima }\\.fessa, poi mise a posto
tutte le sue cose, e ritornò a letto.
Poco dopo lo raggiunse la morte.
,, Piango perchè
mi chiami
fratello1>
Il Papa nel 1928 affidò la dio-
cesi ai salesiani, che oggi sono i
soli sacerdoti del territorio. Dal
1939 è Vescovo il salesiano mon-
signor Luigi La Ravoire Morrow,
nato negli Stati Uniti da geni-
tori savoiardi. I suoi parenti a
Nizza conobbero i primi salesiani
condotti là da Don Bosco. In
quasi trent'anni monsignor La
Ravofre Morrow ha fondato nuove
comunità, parrocchie, cappelle,
scuole, iniziative sociali. Indù e
musulmani l'hanno voluto per
dodici anni assessore municipale
di Krishnagar. Ha scritto libri
molto diffusi negli Stati Uniti,
ma il suo capolavoro rimangono le
duecento suore che pedalano con
entusiasmo e sorridono sempre.
Monsignore fondò la loro pic-
cola congregazione nel 1950. Esse
ora sono riconosciute dal Papa,
sono cioè - come sì dice - di
diritto pontificio. Non si limitano
25

3.8 Page 28

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a vts1tare i villaggi, ma aprono
dispensari, scuole, laboratori e
oratori quotidiani secondo i mo-
delli di Don Bosco. Vengono dal
popolo e perciò conoscono a fondo
le esigenze del loro popolo; per
questo sanno adattarvisi con forme
di apostolato aderenti alle neces-
sità dei llloghi e dei momenti.
Dice il vescovo: «Si identificano
con le popolazioni ». E questo è
il segreto del loro successo.
L'attività missionaria muove su
tre piani: creare delle comunità
fiorenti, preparare un'élitecristiana,
stimolare gli organismi sociali.
Sacerdoti e suore sono sempre
in mezzo al loro gregge, e ren-
dono attraente la vita di fede con
cerimonie ben fatte, con associa-
zioni vfraci, con feste, canti,
folclore e manifestazioni di ogni
genere. I cristiani si sentono così
inseriti in comunità piccole ma
effervescenti e piene di vita.
Tra i giovani, i missionari e le
suore cercano di formare )'!lite
cristiana. Inviano nei collegi i
ragazzi migliori, perchè possano
cosl prepararsi bene alla vita e
alla testimonianza cristiana tra la
loro gente. Sino a qualche anno
fa i genitori erano restii ad affi-
dare i figli (era come se si volesse
rubarglieli); ora invece - vista
la buona riuscita dei primi -
li offrono spontaneamente. Più
di mille ragazzi e ragazze rice-
vono un'educazione quasi gra-
tuita, altri duemila imparano l'ab-
becedario e un mestiere alle scuole
dei villaggi. Questi giovani che
ascendono brillantemente la scala
sociale gettano sulla Chiesa cat-
tolica un prestigio di cui essa ha
bisogno per penetrare.
Ma lç brecce in quel guazza-
buglio del cuore umano• si aprono
a volte nei modi più impensati.
Racconta un missionario che un
giorno a Krishnagar un mendi-
cante gli si avvicinò chiedendo
l'elemosina. Il missionario frugò
nelle tasche e non trovò neppure
uno spicciolo. Gli disse morti-
ficato: Fratello, mi spiace tanto,
ma non ho proprio nulla da
darti~- E stava andandosene, ma
vedendo il volto alterato del men-
dicante soggiunse: • Sei triste pcr-
chè non ti ho dato nulla?•· • No,
- rispose vivacemente il pove-
retto. - Piango, ma di gioia,
perch,è mi hai chiamato fratello.
Nessuno, sai, mi aveva mai chia-
mato cosl ».
I missionari scoprono, come
per caso, quanto sono grandi le
verità che essi vivono e insegnano.
Dio esiste
anche per i paria
Le conversioni, a Krishnagar,
sono tutt'altro che facili.
Indù e musulmani, da sempre
in lotta tra loro, sono tenacemente
legati alle loro millenarie religioni.
Soprattutto lo sono i musulmani,
che in Bengala sono in mino-
ranza e perciò sospettosi e sulle
difensive. Per timore di apparire
deboli, i genitori contrastano la
conversione dei ragazzi, anche di
quelli che essi stessi iscrivono
alle scuole dei missionari. La vi-
cenda di Mohoj è piccola ma si-
gnifica ti va.
Mohoj, ragazzo musulmano che
frequenta la scuola Don Bosco di
Krishnagar, vorrebbe il battesimo
ma i suoi si oppongono. Alla le-
zione di religione ha sentito spie-
gare che esiste il battesimo di
desiderio, e durante l'intervallo,
emozionatissimo, affronta il mis-
sionario: • Padre, - dice - io
so che non posso ricevere il bat-
tesimo come gli altri. Ma tu hai
detto che c'è anche il battesimo
di desiderio. Ebbene, io desidero
tanto il battesimo, perchè voglio
un nome cristiano•· Gli chiede
il missionario: Quale nome sce-
glieresti ? ». t Giovanni, vorrei chia-
marmi. Sarà possibile, Padre?».
Certo, Giovanni » gli risponde
il missionario. li suo volto s'il-
lumina di gioia, e ::vtohoj-Giovanni
corre a giocare con i suoi com-
pagni.
Gli indù sono meno rigidi dei
musulmani. Il loro eclettismo re-
ligioso permette di onorare quante
divinità si vuole, non escluso il
vero Dio, e difatti molti indù a
Krishnagar collocano Gesù Cristo
al primo posto. Ma di qui a sba-
razzarsi di tutti gli idoli, la strada è
lunga. E per di più è costellata
di pregiudizi. C'è gente a cui si
vieta di pregare. Anche la vicenda
di Robin, nel suo piccolo, è si-
gnificativa.
li missionario ha incontrato
Robin davanti al piccolo san-
tuario di Ranabondo, dedicato a
Maria Ausiliatrice. Robin è ra-
gazzo tra ragazzi, e gioca sul sa-
grato prima della funzione serale.
Ma tra lui e gli altri c'è un abisso
incolmabile. Al segnale, gli altri
vanno verso la chiesa, e lui svi-
cola via. Il missionario lo richiama:
e Tu non vai in chiesa?•· Robin
abbassa il capo e non risponde.
Gli altri ragazzi spiegano per lui
che Robin non prega mai. ~ Tutti
devono pregare - gli dice il mis-
sionario. - Dio appartiene a
tutti, attende la preghiera di tutti,
anche la tua •·
Robin continua a tacere, e an-
cora una volta gli altri ragazzi
spiegano: Robin è un paria, del-
l'infima casta chiamata dei l\\'Iuci,
e questi non possono pregare. Il
missionario osserva: ~ Ma Dio
esiste anche per i paria I ». Robin
scoppia in lacrime. Dice: e Padre,
io non ho mai pregato in vita
mia •• e si allontana di corsa.
A pensarci bene, quelle lacrime
e quelle parole sono in qualche
modo una preghiera, forse la
prima preghiera di Robin.
Di fronte alle tante difficoltà
che ci sono, i pochi sacerdoti e
le duecento suore del vescovo
non si affannano. Continuano a
gettare il seme del Vangelo, senza
soste e senza tentennamenti, e at-
tendono che germogli.
Le suore
del sorriso
Ciò che cresce a Krishnagar, è
la simpatia per il cristianesimo.
26

3.9 Page 29

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Mons. Morrow ha voluto che
nella cattedrale ci fosse una ricca
cappella per l'adorazione perpetua
del Santissimo Sacramento. In
essa due suore di Maria Immaco-
lata per turno adorano tutto il
giorno, dando esempio ai nuovi
cristiani del come bisogna pre-
gare. 1 pagani stessi ammirano
la loro pietà silenziosa e sostano
anch'essi in preghiera con le loro
famiglie. Dal 1952, quando venne
eretto questo trono all'Eucaristia,
si e avuto un aumento notevolis-
simo di pietà e di vita cristiana
tra i fedeli.
La cattedrale ha pure una bella
Via crucis che suscita l'interesse
dei visitatori. Un avvocato indù
ne rimase incuriosito: volle sa-
perne di più, e _finì col doman-
dare il battesimo.
Bisogna proprio che le statue
e i quadri si diano da fare
anche loro, perchè gli uorruru
a disposizione del vescovo sono
pochi e non hanno ora.ri, per tener
dietro a malati, consigli e richieste
di lavoro, direzione di associazioni,
cooperative, banche rurali, pro-
getti, case dei poveri, piccoli de-
positi di soldi, gruppi giovarùli,
feste, nùnistero.
I sacerdoti salesiani sono quasi
tutti già avanti negli anni, perchè
dal giorno dell'indipendenza l'In-
dia ha reso molto difficile l'in-
gresso dei missionari. La diocesi
non ha ancora un clero suo pro-
prio, e le prime vocazioni locali
sono giunte solo da poco al sa-
cerdozio. Ma cinquanta ragazzi
ben selezionati frequentano il se-
minario minore, e sono una bella
speranza.
Intanto, a fianco dei missionari,
le instancabili suore di Maria
Immacolata si addossano un cu-
mulo enorme di lavoro. E otten-
gono risultati anche dove sembra
assmdo sperare.
Il medico del dispensario cat-
tolico di Krishnagar, per esempio,
era un bramino di alto rango, al
quale nessuno mai aveva osato
parlare di religione o di conver-
sione. Dopo vent'anni di servizio
, Servile il Signore
nella gioia M è il motto
delle • suore del sor-
riso» di Krishnagar.
che si addes11ano a
suonare gli strumenti
musicali più popolari
Krishnegar (Bengala-India) • Lo suore e cìcliste» quando giungono
nei villaggi, sono sem~re accolte con gioia perchè, ollre impanire le-
zioni di catechismo. d1 economia domestica o di igiene, si prodigano
anche come esperte infermiere
al dispensario, egli andò in pen-
sione e nessuno più pensava a
lui. Ma un giorno vennero a
chiamare una suora perchè il
bramino voleva parlarle. La suora
accorse, e il medico cominciò il
discorso molto da lontano. Disse
che la serenità imperturbabile dei
veri cristiarù lo aveva impressio-
nato; aggiunse che il cristianesimo
messo in pratica giorno per giorno
era una cosa stupenda; dichiarò
che per quel che lo riguardava,
lui sperava nella redenzione di
Cristo e nel perdono dei suoi pec-
cati. Perciò concluse domandando
il battesimo. Fu accontentato.
Quando morì, lasciò alla mis-
sione l'offerta più cospicua che
sia mai stata fatta dai fedeli della
diocesi: 120.000 lire. Le suore che
lavorarono accanto a lui per tanti
anrù, non vogliono che si dica
che è merito loro.
Quando la loro congregazione
stava sorgendo, esse cercarono di
darsi una spiritualità, ma non tro-
varono di meglio che lo stile di
San Francesco di Sales e di Don
Bosco, e presero questo motto:
«Servire il Signore nella gioia». Ci
riuscirono cosi bene che la gente
cominciò subito a chiamarle "le
suore del sorriso", e questo nome
nessuno glielo leverà più.
Sorridenti e pedalanti, esse gi-
rano tutta la diocesi, e ovunque
spargono il buon seme per il
regno di Dio.
DON LUIGI GOBETTI
Delegato Vescovile di Krlshnagar
(Bengala-India)
27

3.10 Page 30

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Scivola tra grosse pietre per trenta metri
Mio nipote Roberto di anni 24 durante
un'ascensione alpina alla Bessanese (Valli di
Lanzo) con un gruppo di amici, mentre nel
primo mattino stava "gradinando", scivolava
per una trentina di metri, battendo ripetuta-
mente il capo su ~rosse pietre sporgenti dalla
neve, e fermandosi poi in mezzo a un gruppo
di massi sottostanti al nevaio. Raggiunto dai
compagni e dato l'allarme, dopo una lu.ng-a
e drammatica discesa in barella, venne tra-
sportato al Mauriziano di Lanzo. Giunt0vi
nel pomeriggio, gli esami medici riscontra-
rono: «Ampia ferita lacero-contusa al capo;
frattura della volta cranica estesa alla base
con affondamento del parietale destro; sub-
lussazione anteriore alla sesta vertebra cervi-
cale; contusioni, escoriazioni e abrasioni mul-
tiple. Prognosi riservata>>.
Data la gravità del caso, subito mi rivolsi
con fiducia a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco,
perchè volessero prendere sotto la loro prote-
zione il mio caro nipote. Dopo un non breve
periodo di tempo venne dichiarato fuori di
pericolo; non solo, ma non fu più ritenuto
necessario l'intervento alla scatola cranica già
programmato dal professore curante. Ripe-
tuti accertamenti radiologici hanno confer-
mato la guarigione dell'infortunato.
Con viva e sincera riconoscenza rendo grazie
a Maria Ausiliatrice.
Tori110
SUEVIA BRJGHENTI J.N BUSSANO
Un figlio sacerdote: primo anello
di una catena di grazie
Per la mia famiglia Don 'Bosco è un Santo
di casa fin dall'anno della sua canonizzazione,
quando mia madre gli chiese la grazia di
avere un figlio sacerdote. Più tardi, prossimo
agli Ordini Sacri, mi ammalai. La mamma,
sofferente e immobile per una artrite defor-
mante, mi disse: @ Stai tranquillo, io ti ho
messo nelle mani di Don Bosco, e il mio Santo
ti guarirà; riprenderai gli studi e arriverai alla
meta ►>. Parole profetiche: io venni ordinato
sacerdote e mia madre mi vide più volte
alzare l'Ostia nel cenacolo delle sue adorazioni,
la stanza dove pochi mesi dopo spirava tra
le mie braccia.
Anche mio fratello Luigi fu graziato. Nel-
l'estate del 1964, fu ricoverato in ospedale
per una seconda resezione gastrica. Soprav-
28
venne una broncopolmonite doppia che mise
in gran pericolo la sua vita. Ma Don Bosco
lo salvò. Rientrato in famiglia, 1a moglie fu
investita da una macchina, riportandone un
trauma cranico, la frattura del braccio destro
e del femore destro. Una pleurite e una pol-
monite e collassi cardiaci resero il caso del
tutto disperato. Ma la fede dell'inferma e
nostra ottennero ancora una V(llta l'intervento
miracoloso di Don Bosco che, mosso da tante
ansie, preghiere e pianti, restituì alla famiglia la
cognata guarita. La nostra riconoscenza la può
immaginare chi ha letto questa catena di grazie.
Bolza110 DON FRANCESCO PELLIZZER, salesiano
L'intervento chirurgico
non ebbe luogo
l\\tio genero Seminara Nicola con la moglie
e il bimbetto d.i due anni tornavano in mac-
china da Verona. Giunti a Messina, in una
curva, un'altra macchina tentò un sorpasso
e andò a schiantarsi contro la loro auto.
Nell'urto tremendo mio genero rimase gra-
vemente ferito alla testa, mia figlia e il bam-
bino riportarono ferite le~gere. All'ospedale
di Messina i medici decisero di salvare il
genero con un intervento alla testa. Io mi op-
posi e pregai Don Bosco e i Santi salesiani,
specialmente Don Rinaldi, che me lo guaris-
sero senza un'operazione così pericolosa. La
grazia venne, l'intervento chirurgico non ebbe
luogo e mio genero è guarito bene. Sia bene-
dette• Don Bosco, e con lui tutti i potenti
Santi della sua famiglia.
Bronte (Catania)
NUNZIATO CORTILLONE
Scrivono tre bambini
Siamo tre fratellini, Gustavo (sei anni),
Daniele (quattro anni) e Maria Ausilia (un
anno e mezzo), figli di una mamma torinese
che sempre ci parla di San Giovanni Bosco
e del grande onore avuto nell'essersi unita a
papà ai piedi di Maria Ausiliatrice, nella
bella chiesa di Torino dove c'è il corpo di
San Giovanni Bosco.
Finora solo io, Gustavo, sono stato davanti
all'urna di Don Bosco per ringraziarlo di
avermi salvato da un grave attacco di ace-
tone; i miei fratellini non hanno ancora avuto
questa gioia, ma papà e mamma dicono che
l'avranno l'anno prossimo.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Signor Rettor Maggiore, chieda per noi al
grande Amico dei fanciulli, che ci aiuti a
crescere buoni, ubbidienti e studiosi oome
San Domenico Savio e che tenga lontani da
noi le malattie e tutti i pericoli. Desideriamo
anche che Don Bosco assista il nostro papà
nel suo lavoro di ogni giorno e aiuti la mamma
a educarci bene.
Catania
GUSTAVO, DANIELE E
MARIA AOSILIA BOEMI
Sbalzàti fuori dal veicolo,
ma incolumi
Ogni giorno partono dalla scuola salesiana
del Bivio di Cumiana cinque studenti dei
corsi superiori per recarsi a Lombriasco dove
frequentano corsi di specializzazione. Il 24 no-
vembre u. s., mentre percorrevano il tratto
di strada che unisce Buriasco alla frazione
Stella, sbandarono andando a cozzare contro
un albero con grave pericolo della loro vita.
Tre di loro furono sbalzati fuori del veicolo e
due vi rimasero imprigionati dentro in ma-
niera da far dubita.re grandemente della loro
incolumità. Invece, sia gli uni che gli altri
se la cavarono C('n qualche ammaccatura, giu-
dicata guaribile in pochi giorni. Un indice
della gravità dell'incidente lo si ebbe nei danni
riportati dalla macchina, messa praticamente
fuori uso. Ma era il 24 del mese e Maria Au-
siliatrice vegliava maternamente sopra di essi,
ohe si sobbarcano quotidianamente al disagio
di quella trasferta per rendersi in un prossimo
domani maggiormente idonei a propagarne il
culto e la devo2ione nelle case della Congre-
gazione salesiana alla quale appartengono.
Con questa segnalazione intendono rendere
pubblica l'amorosa assistenza avuta dalla
Madonna e invogliare altri giovani a guada-
gnarsela con la vita buona e la preghiera.
Cumiana (Torino) DON OTTAVIO ROSSO, direttore
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Agnellino Angela Agostineui Margherita - Aliberti Egidio -
And.reoli hmene - Atzeni Giulia - Azzarelli Rosaria • Bai-
tini Marieiu - Ballaris Lina -.Bai.amo prof. Salv~rc - Baru:hio
Agata - Barattini coniugi • Barbero Remigio • Barìsone Teresa
ved. Rinaldi - Battaglia flllt). - Ban.aglia Gina - Battleri Pie-
riia - J3auducco Lucia - Bazzi Salvatm:e - Bella)ja Elena -
Bellini Zorzi Beatrice Beru:i Giuseppina - Beretta Fanin e
Margherita - Beretta Luigia Bemabeo Niny • Bernasconi
Speranza - Berardo Nisio - Berro ~CJtin• - Bem.ito Luigia
Beru.uo Teresio - Bertola Caterinà - Bcrtora Marcella • 13io-
monti Iride • Biocad Agatina Bisconll Franca • Boccalatte
Elvira - Boffa Natalina - Bolognino Maria - Bonino Onorina -
&nino Rita - Bonora Luigi e Virginia - Bonari dott. Renato
Braooi Emilia - Braia Livia - Bnmbilla Bugatti R()faria • Bran-
d.inu Fara Cicita • Brunelli Roailde • Bruno cav. Francesco •
Buratti Fratri.ni Anna Maria • Bus!saro Lucia - Colcognj Paolo •
Caktl"lltlO F.m-ieo - Calt,.giront' Giàgio • Calvi ll()rèll~ • Camera
PM'Odi Lina • Carnooso Anselmlna - Carulere Jtan - Cantoni
Cilla • Capelli Clementina • CaPonelto Ti11J1 • Cru-accioli
Santina - Caratti Gina - C,.-rc:ani Maria - Caribonl Dio~isia •
Carli Tresca Nunzio • Carrozza Mimmn - C=nRma • Ca.ttalfllo
Luigino • Cattaneo Francesc,, • Cavaliere Maniero Maria •
Cavo,:etto Piera · Cert.tto Emm11 - Cb:arle Ange)jt • Chin
Ma.rie • Ciavattini Fram:oni Zito - CiOC'O Dorotea - Coccnna
Giovooni • Col1unanmo J.,bella - Colle sorelJ~ Colombo
eo.;,,. Pasqualina - Congiu Pina e Vittorio - Conllllni !ride • Conti
Vi:sentini Rosa - Cordaro Pina•
Con""lina • Coln11.mllgna
Margherita• Costantini Vcnieio- Cncco Luigia ved. Marchio-
Cravero Domenica - Cr•,'ino Giuseppina • CubQni Assunto •
Curioru Donaili Maria Dàcqui Grazia • Dalla Chaira Vit-
torina Dalla Valle Narciso • Dal Molm Mica • D'Ambrosi
Gerarda • Daprà Gia:eomina · Dardanelli fnm.• Daro C•-
rolina • Da Via Marianna • De Bi._.i Ernes1iru1 - De Bias•o
Boochian Cari• • DeUapiollll Vincenzo - De Pnola Darbàrn •
De Pretto Mnddali,no - Dc Re FraJChj M2rio - Ue Rigo Ro-
ujja - Di Bella Giovanna • Di Biasl Nestore - Di Giovanni
Provvidenza - Di Noto Pietro - Di Paola CRrmt'la • Di Pa-
squale Gi,ivanni • Direttrice Poste Fontanigorda • Di Stefano
GiUSt'ppina - Domenlchini Orlandi Mt1ria - Don•ti Maria .
Fadda Giovanni • Fait Natalio - Fascino Carlo • Favre Pal-
mira • Ferlini Antonina • Fetta.ri Maria - Fernui Ros,u,gela
F ~ Maria • Fcncmi Assunta • Fcrrero Angelo • Ferrero
Ester • Fesani Francese. • Figari Maria - Filocumo Angela •
Finocchio Grazia • Fìure M•ria • Fi5auli Calvnren Maria •
Fisichella Paolo - Foglia JJda Fois Poqualina - Fon1olan
Rina - Fossati Carlo - Frassani Na,,,zarcno • Friolatto Maria
Furia Lelia - Gallmo Renai<> - Gallo Adele • Callo Maddalena •
Gambini don Oreste - Gandolfo Ines • Gan,, Marino • Gatdin
Enrico Garrone fam. • Gaudenti Bruno • Gennanà Mario •
Gennall<> ~•gliano Angela : Gernrdj Giuseppi"!' • Ghigno!,
Angeh • C,anchera Rosa - G,anello Elma - G,anruni Annilisa _
Gianotti Gìovann; • Giardina Carmela • Gigli Tanio Silvio •
Gili Dovi• Maria • Giordano Giuua Giuffrei Vittorina •
Giurioni lmut • Gìustcno Paola - GiUJti Iris - Gobba fam••
Grandi Michele - Cra9$0 Ooctano Gr':\\'pi Secondo • Grosso
Maria Ouglielmetti Valemino - GUllhelmi Teresa Anru,
Gugliermina Mariuccia - Guida at.lbr Cetin - GUZ7,i SU5ini
Adelaide • lCMdi Adele Tllinl Giuseppe • Imet Angela -
Jnnoccnta Ansclnu, • Laddomachi Aniello · l,alfnmchi Lucia
Lanfranchjn! Giovanna• Larizzati Maria• Lembo Ciuseppinll.
Liberali Nardin Maria • Lombardo Giuseppino Lo Presi!
Adele Lorenzett:i Luigi• 'M. • Lucerna Russo Maria - Mal-
duii Olga • Mandrlle Angela • Manfrici Donatella • Manno
Martha - Mario1t1 Cera.zzina Rina - Mmrnpesc Rosa Anna •
Mart-inoui Fnmcesca • Marzini Anna • Massidda Mario
Mattiali 1vana • Mv.za Giovanni - Mazzocchi ing. Pino •
Me1fi Giuseppe • Meli•! Gabriele e Grazia - Mentastl Giulia •
Muàviglia Marco - Merelli Ross,ma Migliore Marilena
Milannio Marl • Milt.7.zo Maria Allsunta • Minissale Agatina
Mocehetti fam. Moglio Giovanni • Mondino Renata - Mon-
taldo Mos;,nta Teresa Montero Maria • Monticone Giacinta -
Mora"'° Roaa Margherita • Mm:setti Maria • Dott. Mussa fo.m.
- Muuo Giovanni - Musso Serafina - Nogara Maria - Odo-
rifero GiUSt'PP• • Pagani EmJlia Pnglia8"0tto Antonio e Frnnca
Pampinclla Caterina • Paplll"O Maria Pedrnlll Dina - Pelle-
grini Ottilia - Perni.gotti Maria Pcrsoné CristinJI - Petri Egidio.
P~erl Teresa - Peyrolo fam. - Pnzuolo Rossetto Elena
Picchio-B06Ca$>() - Piccin Claudia - Piluso suor Francesca -
Pinaino Vito • Pistoni Roberto Pitto Francesca • Piniolo
Attilio - Pollero }Una - Porro Chiarina - Porta Campus Ce-
Iestina - Praml)Qlini Teresa • Prateai fam. • Prati Erin& - Preni
Gimtpp• - Prina Battista • PruncUo Terct1a - Quattrocchio
RMina ed Elvi,-a • Quinterio Angelo • Ravnlli tcn. col. Paolo -
Ravasenga Antoni
Reperto Fl'llDCO
etta Re
ResUK:c:ht
1;0niugi - R
Of\\Uleppina
e-baRuidbebnaaoMCaraitaer-inrau--
bizzi Caterina - Riehl Leni Rigar Pierino - Riva De Rocchi
Maria • Rivetti Oggiuo Laura - Roccella Domenica RDiùce
Ang•lina - floscio Anna e Teresina - ROtiSf Livia - R<iSSi Te-
resina Rosso Giustina llOSS<i Leonilde • Rosso Cillario Se-
rafim - R<>ta Mosè - Rubino Rooeuo - Rufto Angela - Russo
Sebastiana - S•b• Vitalia ved. Lobina - $abatini Scalrnoti
doti. Eugenio - Sobbiola Pierina - Sandocco Cesìra - Samcln
Nicola - Sanna .Francetea • Santclla Clan - Santi Eleon(l[>l •
Santlnoli Nella • Santolinl Amino - Saracino Vita - Saragoni
don Oino • SJi.tta Pinna Tomasina • Saulle Bruno - Savino
Giovanni • $avoca prof. Sebastiano - $calia Lucia • Scanduzza
Strano Caterina Scanmello Silvio• ScottlLilia - Sclvs R;,a •
Semi Matteo - Sfondrini Emilio - Siccardi Giovanni - Slmonctti
Ercolina • Sini Federica • Sollai Maria Sonda Norina Anna ·
Sodsio Consclina - Spallaroosa Maria Roaa - Sperino Gina.
29

4.2 Page 32

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Guarita da tic nervoso
La mia bambina era affetta da un forte tic
nervoso. Una domenica, ìn compagnia di mio
marito, Ja portai alla Basilica di Mari~ ,<\\usi-
Liatrice. Scesi nella cappella delle reliquie e
m'inginocchiai per pregare sulla tomba ?el
venerabile Don Michele Rua. La bambma
istintivamente gli accarezzò le mani e la faccia.
Da quel momento mia figlia non ha più avu~o
il minimo disturbo. Grazie, Don Rua; m
ogni necessità ti invoche,rò con fede, certa di
essere esaudita.
Penso di far cosa grata a Don Rua ringra-
ziandolo con l'inviare un'offerta per i missio-
nari di San Giovanni Bosco, del quale so che
fu il primo e più valido collaboratore.
Torillo
IRENE GALLINO
GRAZIA ATTRIBUITA A
DON PIETRO BERRUTI
Un fatto straordinario
a Fuiloro (Timor)
Quando. i-!- VC;SC?vo_ di Diii venne a cresi-
mare, tutt:1 1 cr1st1aru e gli allievi della base
missionaria furono convocati. Un allievo,
Ernesto da Costa Ferreira di anni sedici,
che si trovava in vacanza, venne e, invece di
dormire in camerata, preferì la sa.la delle mac-
chine. Il mulino del riso stava lavorando ed
egli, senza accorgersene, passò vicino all'nsse
di trasmissione, che gli impigliò i pantaloni
e gli fece fare alcuni giri di campana battendo
la testa, come un martello, sopra il pavimento.
Quando gli si prestò soccorso, era già lungo
disteso per terra, in stato di coma, col sangue
che gli colava dal naso e dalla bocca.
Erano le otto del mattino. Lo si trasportò
subito all'ospedale di Lospalos. Il medico,
exallievo, ebbe l'ispirazione di aprirgli il cuoio
capelluto, poiché non appariva lesione esterna,
e si diede conto di una terribile emorragia:
il cranio era fratturato e sovrapposto da parte
del frontale fin quasi all'estremo del parie-
30
Dagli uomini aveva ricevuto
solo promesse
Venuto a trovarmi inaspettatamente sen.za
lavoro, mi diedi da fare cercando appoggi
presso chi poteva e doveva aiutarmi. Pa~
un periodo brutto, con molte promesse d!
appoggi e di interessamento, ma con nulla di
fatto. Allora mi rivolsi aJ Signore e alla l\\>Ja-
donna, invocando l'intercessione del venera-
bile Don Rua, e proprio quando anche l'ul-
tima speranza consistente venne meno, trovai
inaspettatamente un buon lavoro, dignitoso e
redditizio. Ringrazio pertanto il venerabile
Don Rua per la sua valida intercessione e,
mentre pregherò il Signore per la sua causa di
beatificazione, gli prometto di essere un buon
cristiano senza riserve.
Verona
LIVIO LOVATO
tale sinistro, e iI sangue usciva d:c.11 cervello
attraverso la sutura delle ossa. Si fece venire
appositamente un aereo al campo d'!".iazionc
di Fui1oro. Venne trasportato a D1h1 dove
continuò in stato di coma per 22 giorni, dopo
i quali cominciò a reagire. Dopo 50 giorni
era fuori di pericolo, ma era diventato muto.
Fin dal primo momento raccomandai il
caso, che davano per disperato, a don Pietro
Berruti, la cui mirabile vita stiamo leggendo
in comunità. Promisi la pubblicazione della
grazia se il caro Ernesto avesse ricuperato
lo stato normale. E oggi posso dichiarare che
il giovane ha ripreso a parlare ed è completa-
mente ristabilito.
Essendosi compiute tutte le condizioni
chieste per intercessione di don Berruti,
compio volentieri la promessa di pubblicare
la grazia, affinchè aumenti la fiducia in un
Salesiano di tanta virtù, che non dubito giun-
gerà all'onore degli altari.
Fuiloro (Timor)
DON ALFONSO MARTA NACEIER s.o.n.
Superiou del/a ,\\fissione

4.3 Page 33

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L'ulcera cancerosa era scomparsa
Nell'ottobre 1965 mio padre fu ricoverato
all'ospedale in gravj condizioni. Nella prima
radiografia risultava: ulcera cancerosa gastrica
all'ultima fase. I medici volevano tentare l'ope-
razione per salvare il salvabile, come si erano
espressi con me. Mio padre non volle assolu-
tamente sottoporsi. all'operazione, perchè di-
èeva: «Io ho un tumore e muoio sotto i ferri;
mi mandino a casa ~. Allora i medici, -dopo
aver prescritto un,a forte c\\l.fa ricostituente,
lo licenziarono, dicendo che dopo venti giorni
lo avrebbero operato. Intanto con i miei di
faxniglia l'affidammo con fede a don Filippo
Rinaldi e facemmo alcune novene. Il babbo
incominciò a migliorare e il 7 gennaio 1966,
dopo qualche insistenza anche da parte mia,
si convinse di farsi operare.
Ricoverato di nuovo in clinica, fu sotto-
posto a tutti gli esarni. Ma con grande sor-
presa dei medici, nella seconda radiografia
risultò tutto il contrario della prima. «Suora
- disse il professore - suo padre va molto
bene, abbiamo trovato ulcera semplice già
in via di guarigione e non c'è più bisogno di
operazionel). Dopo otto giorni di degenza il
babbo è tomato a casa. Ora sta bene e mangia
di tutto. Insieme aì miei cari ringrazio don Fi-
lippo Rinaldi e invio l'offerta promessa. Rin-
grazio pure Maria Ausiliatrice, San Giovanni
~osco e San Domenico Savio per altre grazie
ncevute.
Padova
SUOR ROSE'ITA DALLA LIBERA, F. M. A.
Guarito da commozione cerebrale
Il 26 marzo, nel pomeriggio, mio marito si
accasciò privo di sensi. Chiamato d'urgenza
il medico, la diagnosi fu: commozione cere-
brale. E fu dichiarato gravissimo.
Fu trasportato all'Astanteria Martini al pron-
to· soccorso e anche i professori confermarono
la gravità del malato. All'infermo sempre in-
conscio il Cappellano diede l'assoluzione. Nel
taschino del marito trovarono la reliquia del
servo di _Dio don Filippo Rinaldi. Angosciata,
lo pregai con tanto fervore. A me si unirono
le Figlie di Maria Ausiliatrice e le bimbe del-
l'Oratorio. Quale non fu lo stupore dei medici
quando videro mio marito riaversi come se
nulla fosse stato! La mia · gioia fu al colmo
quando, il giorno di Pasqua, mio marito potè
accostarsi alla Santa Comunione.
T;;ri,w
FRANCESCA BOLLATI JN FtJMIA
Appena cominciata la novena,
guarisce
Vengo a testimoniare una grazia ricevuta
per l'intercessione del Servo di Dio don Fi-
lippo Rinaldi. Avevo un flemmone e dopo
l'operazione riuscita in pieno, il dottore so-
steneva che mi sarebbe rimasta una fistola, per
cui avrei dovuto subire un secondo intervento.
Assieme a mamma e sorelle pregammo con
grande fiducia il servo di Dio don Filippo
Rinaldi, e appena cominciata la novena ebbi
la guarigione completa. Incoraggiati dal caro
intercessore, siamo in attesa di una seconda
grazia che certamente non ci negherà.
Nic0$trO (Catanzaro)
RAG. LUIGI VARRÀ
Franco Jlano (Pietrasanta - Lucca) ha ricevuto per inter-
cessione di D. F. R. il dono di aprirsi anche per lo studio
della matematica.
M.arfilherlta Bolla (Torino) applicando una reliquia di
D. F. R. fu liberata da acuti11simi dolori renali.
Tersilla Blnelli (Torino) con l'invocazione a D. F. R.
ottenne la grazia desiderata.
Giuseppina Raiterl (Tòrino) trovandosi gravemente inf.,..._
ma, invocò con fede D. F . Rinaldi e ne sentì un beneficio
immediato, a cui segul la guo.rigione a novena finitn.
Marianna Qualla (Falicetto di Verzuoh> - Cuneo) rende
grnzie a D. F. Rinaldi per la sensibìle protezione avuta
Suor Ellsabetla La Barbera, F. M. A. (Messina) benchè
affetta da cateratta progressiva dn 14 anni, ringrazia
D. F. Rinaldi perchè può continuare nel suo lavoro.
Adriana Gl.rone (Torino) dichiara di essere stata esaudita
ogni volta che ha ricorso a D. F. RinaJdi.
Cecilia Boccalane (Lu - Alessandria) colpita due volte
da scintica, la prima volt.a soffrì per qualche mese dolori
insopportabili; la seconda volta guarl al terzo giorno di
una novena a D. F. Rinaldi.
Cb. GuJdo Danel]on, saleJiiano (Paao de la Horquita -
Ui;uguay) ringruia D. F. Rinaldi per l'assistenza pro-
vata ch1rante il tirocinio di vita salesiana.
Suor Marla ResUvo (Palermo) ptofossa riconoscenza a
D. F. Rinaldi per grazio ottenuta e ha fiducia di impe-
tram.e un'altra.
Antonletta Fuscillo (Aradeo - Lecce) con i familiari rac-
comandò a D. F. Rlnald.i la $0rella moribonda e ne ot-
t=ne la guarigione.
Pina Brunetto (Francavilla Sicula) invocando D. F. Ri·
naldi superò felicemente difficoltà che umanamente
non sarebbe riutcita a superare.

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Salvatore Sduto + • C.'at■nùo s 84 anni.
D1 arca ~o a.noi don Sciuto era noto per le auc: nwm.roae e vane
pubbhca?.iom nel campa de.ah studi clas,tci, Poe.o pi(I che ventenne
tn stato colpito da ,ordit•, ma non 1h tmpedl di acc.edCR. con
apeci•le ttlapenu, llllh Ordini neri. Desìde,090 di rcndeni \\.gualmcnte
•li• unle ntle 11lovcntù, dedicò tutti I■ suo arn,,ul ad atcoatare la mento
dt:1 .Alovani
compronaionc e All'amore dcu cluoicl deUt1 hnauia
huintt. Dn circa vcnt1t'lnni lovor•vt111 anche. alti'\\ con-;p1lozione di un vo..
cabol1r10 italieno-Jatino ~ l•tino-ituh1no. L'avrchbc portato a tem1inc
!r-a un paio di anni, ma 010 l 1h1 chia:ma.10 ;1l premio.
Don Natale GriaUo t • F'ortal<U (Bruilc) a 67 anni.
Entrò noll'upirantato mìtolonano d'Ivrea qu■tt lr<ntcnne. 01 lii par&I
pcr le \\liuioni d'America Campo ddla 1ua v,u opcron fu il nord-cat
bru1h■no. J-~u 1uccessh·1mente dutttor-c a Cajuir,ret, F'ort1lle2a, D1hi1.
Coronò la ,ua vita come a.~Jante parroco I Fonatua, la.sciando tra •
auoi .1m11.ti (cdcH un Vl\\"O r1mp1anto.
DOn Luctano Pignoni t a Valparaiso (Cile) " bo anni.
Formato aUa scuola dfll'indimenticabilc don Her-ruti, svolse un.a Dt•
tiviti uletiana e aacerdotalc dinamica e svariati••ima come con.1i~hcrc
profe11ion1Je. imtgnantc di rtlittlone. direttore e p,rrocio. La sua •com--
p■ru fu 1cnt.ila da tult■ I■ citril da Valporai■o, ma specialmente dai
suoi cari p1rrocc.hiani e dai ,uo, cnllievi
Coad. Glovannl O&vaplfto t a Torino • 88 ■nni.
All'età d! ◄:S anni aveva la.ciato il suo piccolo ma Cortuna.to commtrc-10
per conHcl'tl,.i totalmente Dio nella fami11lia ule11•na. Dopo I• ■u■
pr-ofc11ione rc1igi~a, lavorò altri 40 anni con non minore intcrc11e
e 1lncritA. ma anteponendo •~mpre a.l Javoro I• preahierl.\\. Già dcato
nelle- primiasime ore dt-1 mattino, non si a~ziava di 1crvirc sante ~1~ta:e
fino all'ora d•I lnoro : poi, vtnuia la sera, uo,•n• ,I ■uo riposo nello
tannare la corona del Rotario. D10 10]0 •• quanu rota:ri abbia dcrto
fl sii:nor C1vaanino. spcc111lmcntfl in qucsn ultima anni. Coofida\\'I
a un amico che s.i tnt1a,·-. da . un male cronico ed ercdnario, ptrcht:
la ,ua buona m•mm:i a, t:\\·■ !ano a..ltrettanto ~d ua riuscita ad inni•
mourlo dc1Ja preglu~ra pnl ara alla Vcr~rne.
Coad, Al.fttdo cauchJ t a Sliema, !\\lolu, • Q5 anni.
Era 11 uleilano più an,nano d•ll'lapettoria ln,ilNc Pusò rutta I■ ,•it•
sole1ian11 a S. Patrizio, J\\,hlt"· Tipografo motto abile, uomo d 1 curat--
terc 10hictto e semplice, di un" pietà Iondan e: .40da, os.scrvand•1imo,
era a.malo d.a tutti quale npprcscntnnte dcll 111n1ica trlldixionc. Sapeva
conclli■raì l'affetto g~cnl• con la sua alleRri• incaauribile.
ru Coad. Ambrogio Mariani t Bllilpong (Tlwlandia) a 62 anni.
L• IUI lUtu una vita di antl p~r I $00,--ani, IPC'C-ialmente i _piU pOvl!ri.
Come ,nf~rmiere e t"ome 11c:ra1a.no, si ■nir0 la 1impatia gencnlt-.
Si distonie nell'esibirai •ul pako•cemco, do•e addearrò molti..,m, 1110-
vani a11on mandando •n ,i1-ib11lo parccehic A'Cncn.1ao.ni di npzzi.
NeJ
1
curar.: l
torpi
lavorava
1n
pro!ondttà
nell'1nlma
dti
giovani,
c•or...
tando tutti, cattoltcì e buddt,1i1 ad essere forti e onesti.
DOn Giovanni By.in t • Londra ( lnghJll•rr•l a 63 1U1.Di,
Don Erbel'tO Bambcl' t • Cbcrtacy (ln11h1l1crra) 1 58 anm .
Don Prilno Infanti t ad Aluundria a 57 1nn1.
Coad. Antonio Mun t • Frascati • 83 ■nn,.
Co:ad. Emanuele CU:dllo t Lnna (Perù) • 59 ■nni.
COOPERATORI DEFUNTI
Don leltlmJo Issi t a Cllt•ino (Frosinon<).
DecuriOJ'lt 11lffe~ionato. partecipava con auiduii~ 11 con,,egni annuaH
per , Sacerdoti Cooperatori e •11li Eserci,i Sp1rituah. Diffondtv■ la
clivoiione a San Giovanru Hooco, mantenendo con i Salesiani rapporti
improntati a grande am1cixaa e cordiabù.
Antonio Bon-a f a Benen111enna (Cuneo) a 86 anni.
I doveri de.I cristiano che vhTe in pieno 1a su• fede. I• numerosa f•mialia,
il Ja,..o. ro ncmpirono proficu.omentc la sua luna• e bene.fica e:sisteni.a.
Lo ■corao ••ttembre a, 1,va celebrato con la tan,or&e le nozze di dia-
mante, attorniato dai numerosi fiJlì, nipoti e parenti, lieti dcll'occa...
1ione per e11crnar_gli la loro prorood11 riconoscenza per il bene ricevuto.
Fu devotissimo di San Giovanni Bosco. Nel 1926 quando i ulealani
aprirono un.a casa a Bencvaaienna. ne divenne aottenìtore cntu.sfuta.
All"ìdc■le ulesillilo vide con a;oia le11a,.i 11 fiQllo don Giuseppe, Ollllt
direttore a Lombriuco, e WUI nipote, 611li■ di Maria Ausiliatrice.
Mal'lo MontevecchJ t ad Ancono Il 10 (ebbra10 1067.
Una vira ,cmpHc-e e buona, intt-••ut• di l■ voro, di rctt1tud1ne, dì u:-
crilicio, ha dimnto quèno esemplare Coopuatore S,Jt1i1no.
Giovanni Merlo t a Bo.io (.\\l.,.undria) a QI anni.
La 1ua figura di Cooperatore mn,into rim■rri scolpita in ,1uanti ebbero
oc-CU1onc d, 1, ,·,cirurlo. Devotiaumo di ~lana .\\usiliatncc e di Don Bo--
■co, ebbe la 11i01a da offrire all'h111uto di Moru, Aiuìliotrice una 6Jµi2,
missjonaria n...tl'llatrcmo Oriente. Era auiduo lettore! e prnpa11a:ndistn
dell• ~tnmpa H\\cs,~na.
Mal'ia l'edrlaottl ved. Donatl t il 25 gennaio 1967.
Era fen,ente Cooperatrice, madr• esempio.re cli acne fiuli. dei quali
don Gino. ncudote dioceu.no, e auor \\1arghenu, F'i11li• di \\1aria
Ausiliatrice Il 1uo caratterè sereno e- Jrioviale. la 1,ua bonil e amore
■I s.•crificio la t~t'ro cara a tutti. Sir:ntcndo&i prossima ■Il■ fin~. avrebbe
voluto ric-exc.re i confon1 reliR1oa1 ncll• fea.ta dr Don Uo1co, alla qu.al~
•i andn■ prtparando: !'ani celebrata in Panid..o. Spiro mentre il
Rulio sacerdote: le- 1uqgc.ri,--a. di invocare ~hria ...\\u~ìlì■trice e Uon Roseo.
Anscla Malfà ved. Don41 t a Cenno (Novan).
Zelatrice drllc Opere di Don Hoaco, ne parlava come di intereui suoi
penonali. Ali• I't1mh1lia Salesìonn niandavn anche parte del frutto d<lle
1ue: fatiche anoaacttandosi volentieri qualche priva-xione: 1n fam1glia~
Il giorno ee11ucnt• la prima Mcs■• del fratello salesiano ru colpita cb
una disgrati• che I• paralizzò quaJl compl<tamente I■ 11amb• dcstn.
Pian.se molto, m• accettò con cri1t11na raMe-gnuionc la 1ua eroe-e.:
Porto volentieri questo peso - dice,·• - penbl il S11norc dia n-
cudoti dè11ni ■Il• Chi..a • sante vocazìonr ali■ Pamii:li• d, Don Bosco.
GiuUa Bn,nol'I ved. Tonnlnl t • Roma 11 27 gennaio 1967.
MaJre e.sempl•re, educo i auoi numerosi figli al unto timor dì Dio,
alla 1<encro1itA e oll'arostolato cn•ttano. Cooperatrice nffcùonata do
lunga doto, vivev• inten•amcnte nello spirito di Don 13otco, al quale
,mpront """ tun• I• tua esiuenu. 01edo Il figHo don Stc,h,o alla C:On-
.:rep.zione. 11lc.1iana ed ebbe la aioia di offrirne un secondo che pro•
fessb, per pri\\•ilt'g101 in campo di prigionia.
Maria Euc-enta M.a.lpeUI veci. Onul t a Roma ,I 17 aenn110 1967.
Madre del nMtro don Vittorio, fu di esempio a tultì per la nobiltà
della eua ,~ua, ,inuhL nd.radr.mp1mtn10 a.1lcr1.ZJO$O del dovt.re quott-
clano, Coop<ratricc fedelt, conosce,·■ la ,•ita e lo •pirito d1 Don Bosco,
del quala •mava rileggtre la bin~nfin.
Benedeua MOl'lnl tn Bonettl t o Rarco (Reggio Emìli•l n 73 anni.
Donna di grande fede religioso, la v1•1e ncJla Bemplicihl della vita di
cua, dedita ol bene • •Ila sua famiRli~. A,·cva due nipoti fi11llc di Man•
Ausiliatrict-, ■uor E.cerio.a. deceduta 1n .\\rqenrina in concetto di un-
titi, e suor Irma, Superiora a .l\\lonc-al,·o.
Beatric,e PioU l.n M.u.sall t Buco ( Reirgio Emilia) a 85 anru.
ViHe fedele allo p,ri,o Hlesi■no Soff'n molto per mal1t11a e dolori
ram.ilisari. ma la fcdt' la sorresse: aempr-e. Serena e sempre pronta Alla
volonta di Oio, ac:t:cttò la morte: con profondo spiriro cri111ano.
Eusenla romano t a Piossucò (Torino).
l)egna Coopcr,uricc e madre tsen,plo.re, informò cuna Jq 1ua vita
a un.a fervida pietà e ad opere di corllll criatiano. La ,u■ flauu buona
e ~cmplicc ~ in ve.ne.razione preuo quanta l'hanno conotciuta e amata.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Acidari Teres• • D•rindclli Leo - Barotco Pierina • lhrriatella Mam •
l3c,iana Adtle • 131•nch1 Eulalia • BorRoro Emilia • Buf1hn1 Santino
Buono Luigi Ca11ini Sebastiano• Cerioru Amalia - Cresce ,ns. Moria•
Cucco Agnese • Oc Gregorio Madide • De Rita do11 Glov•nnl • Di-
■tefano Ermene11ilda • Faglia Virginia • Frezza Tcsulia - Pumag,illi
Scaccab■rozri Luci■ - G.tlo prof. Giu•cppe - Gcnci don Antonio -
Giuffrè pTof. l11nazto • Gley1er in11, C,uaeppc - Guidctto Domenica •
!orino Grazia L■ndolfi An~hna • La Rocca Luigia • Lauton Giu-
■cppe - Lauton Mana • Martone Licciatdo Olga Muc■ri Glustppina -
Musari Enrica • Morelli Enilia • Morini Benedetta Mormino Te-
ren • Nattcro Marjlh<-rita • Natt<ro Vittoria • Neri don Rugg-._ro -
Nicosia Giu,oppa • Paglioni Bor11aro F.mfha • P anelli Paolina - Partcl
Dora - PC"roni Angiolina. Pcnni Da.Id, Marianna. Perrollt n. d. Maria •
Peu:occiona Lauretta • RapclH Felice • S•cchi Lorota vcd. Cuculo •
Solierno Gincvro • Salvo F'elizzoro CluilJde • Scocca Fedele • Scocca
u... Vincenzo - Sicca France.'!lca - Speundco don SaJvatore Superiora
Duon Putore Tedesco Antonina • TommoliUo Mari■ o Paolo -
Valentìni Sannna • VllJlZetta Caterina - VanzetUl Grulla • Verga
comm. P■1q111lc Zibetti Angcla • Zorzi Elisco - Zorzi M.ariL
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, pub legai•
menta ricavare Legati ed ErtdltA. Ad evitare po11lblll contestazioni al consigliano lo seguenti formule:
Se lreltasl d'un legato: «... Inscio ali' Istituto Sales/ano per le M issioni con sede In Torino a lltolo di legato la somma di Lira... (oppure)
l'Immobile sito In... 11.
Se trattaal, Invece, di nominare erede di ogni ,o,tanza l'Istituto, 111 lormula potrebbe onere questa:
« ... Annullo ogni mia pre cedente disposl:.Iona taat.manlaria. Nomino mio erede universale l'lsUtuto Sai.siano ~ le Mlu/onl con ,ede In
Torino, luclando ad eHo quanto ml appartiene a qualsiasi titolo».
(luO{lo data)
(firma pe esteso)
32

4.5 Page 35

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TOT ALE MINIMO P ER BORSA L. 50.000
Avvertia m o che l a pubblicazion e d i una Borsa In compl et a sì effettua
q u ando Il versamen to Inizia te ragg i unge la s omma d i L. 25.000, o vvero
quan do tal e s o m m a vien e r aggiunta con offerte s uccessive
Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma
a completare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
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Borsa: Don Pavese, a cura dell'ex allievo
della Cas• Madre prof. Signorile Chiaffredo
(Milano). L. 50.000.
,
Borsa: Giuseppe ed Eugenio Zaio, in mffragio
e ricordo, a cura di Teresa Zaio in Mazzè
(Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice, Don FllJppo
Rinaldi e don Amadel, in mffragio cklla si-
gnora Teresa Nicolello Savi,w, n cura dell'ing.
Carlo S:wino e famiglie Savino (Milano).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausllla1rlce, N. S. del SS. Sa-
cramento, gloria del popolo cr.i.stlano, le•
tizia della Chiesa Wliversale, salute del
mondo, a cura di don Paolo Gincomuzzi
(Riesi). L. 50.000.
Borsa: Maria SS. del Mazzaro, Auxi1ium
Cbristlanorum, S. G. Bosco, Mamma Mar-
gherita e Santi salesiani, in suffragio della
sig. Bettina Bartoli Albe,ti (Riesi). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore, Maria Auslllatrice e
S. G. Bosco, a cura di Maria Mezzadri Fa-
veri (Piacenza). L. 50.000.
Borsa: Mada Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
suffragio ~ ricordo del marito, a cura di Elsa
Gallo Ciglia (Alasso). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, a cura de.I dott. Panizzi
Carlo, e.,:allievo di Alassio (BaJ.alucco-Im-
peria). L. 50,000.
Borsa: Don Rua, a cura del dott. Panini
Carlo, e.xallievo di Alassio (Dadalucco-Im-
pe.ria). L. 50.000.
Borsa: Don Giuseppe Busato, ex direttore del
Collegi"o •Man/redini• di Este; a perenne ri-
cordo, a cura del suo exallievo prof. ing.
Giuseppe Matteotti (Padova). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, proteggete mia moglie e aiuta-
temi sempre, a cura di Agostino Beretti,
cooperatore. sales)ano (Roma). L. 50.000.
Borsa: Gesù, Maria, S. G. Bosco e Santi
salesiani, ;,. memoria dei defunti genitori e
fratello Arturo, a cura di Colombano Renzo
e sore.Ua Carmelina (Vignale Monfetlllto).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Servo cli Dio
Don Filippo Rinaldl. L. 1.000.000.
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Ausilia-
trice e Sanll salesian.l, in suffragio delle indi-
mentu:ahili Suor Clara Gai e Suor Angelo
Moretto, F.M.A., nel primo anniversario della
loro t,ogica scomparso, a cura di N. N.
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, s. G. Bosco e
S. D. Savio, in ringraziome,1to, a cura di
Pomati Celestino (Vercelli). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, pregate per me, a
cura di Clerico Giuseppe. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, S. D.
Savio e ven. Don Rua, proteggeteci sttmpre,
a cura dei coniugi Prato (Acqui Terme).
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di M. Ausiliatrice (Campobasso). L. 50.000.
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di N. N. (Ge.-Sampierdare.na). L. 50.000,
Borsa: Maria Ausiliatrice e Anime purflllnti,
a cura dei coniugi N. N. (Carcare-Savona).
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nald.l, a cura di P. A. (Torino). L. 50.000.
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tcireerci I p.g.r., a cura cli Eli..a Ferraro (Ana-
capri). L. 50.000.
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e i11voca11do prote::rione, a cura di Paola Mel-
loni (Como). L. 50.000.
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dottor Giovanni Picrio11e (Casalcermclli).
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nip<>tini, a cura di N. N. L. 50.000.
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seffragio di Pietro Zoniroto, a cura delle
figlie (Venezia). L. 50.000.
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Venerabili sal.es.ianl, a cura di N. N. (Ba-
nari-Sassari). L. 50.000.
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e invocando protezione, a cura di G. B. (Acqui).
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esito dell'esame di mia figlia, n cura di Zac-
carini (Faenza). L. 50.000.
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suffragio dei f~atel/i e gcnitt>ri, a cura di P. A.
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lezione i1I suffragio dei genitori e dolio sorella, a
cura di N. N. {Villareggia - Torino). L. 50.000.
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S. D. Savio, p.g.r., e in suffragio dd nipote
F. Leonardo. A cura di Zanelli (Taranto).
L. S0.000.
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cola Intricri (Sapri - Salerno). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, i>r suffragio dt:i fra-
telli Anna e Davide, per volontà c!ella de-
funta sorella Ester, L. 100.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in suffragio dei
fratelli A,IIIO e Davide, per volontà della
defunta sore!la Ester. L . 100.000. (oo•»•v•>
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. D. Savio e Papa
Giovanni X.,'X.DI, p,g.,., a cura di Martini
Margherita (Roccaforte-Mondovl - Cuneo).
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Borsa: Don GlUKppe Giacotto, dekgato nozio-
nal~ E.,:a//ievi Salesianidtl Brasile, a cura dei ni-
poti rag. Giorgio ed Emiliana Boeri. L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Galligani E .rminia (Torino). L. 25.000.
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Irico Maria (Chivasso). L. 25.000.
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cura cli Balzano Antonietta {Napoli). L. 30.000.
Borsa: San Giovanni.Bosco, a cura cli Vola An-
tonietta (Canelli). L. 30.000.
Bo.rsa: Maria Ausiliatrice e S. D. Savio, a
cura di S. E. (Palermo). L. 25.000.
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Morte, a cura di Canavesio Angelina (Oc-
chieppo Inferiore - Veroe!li). L. 25.000.
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dottor E. Binotti (Torino). L . 25.000.
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cura della famiglia Piana (Torino). L. 31.000.
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a cura di Vìberti Cerri (S. M. La Morra -
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trlce e Don Bosco, a cura di Roggcro Lucia
ved. Barberis (La Morra - Cuneo). L. 25.000.
Borsa: Divina Provvidenza, a cura di Bo-
glione Francesco (Torino). L . 30.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S.
D. Savio, a cura dell'ins. Marcella Santa
Briguglio (Misterbianco - Catania). L. 35.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, e.,c voto, a cura dei
fratelli Giovanni e Amalin Ribeca (Grotte
di Castro - Viterbo). :. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, a cura
cli Canci Noemi (Lerici - La Spezio). L . 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
Ven. Don Michele Rua. implorando grazio
e prote;;io11e, a cura di Gibin Pierina (Pa-
dova). L. 25.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, S. D. Savio,
Vcn. Don Rua e Don Rlnaldi, p.g.r., i11vocando
protezio11e e pace per tutti i propri cori, a cura
di Concettina Bruno (Messina). L. 30.000.
Borsa: Ravedati Paolo, a cura del bisnonno
L. A., L. 25.000.
<oo=A)

4.6 Page 36

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Spediz. in abbon. postale Gruppo 2- • 1• qulndlclna
· -c.:,
cua,
i;
o
-·-'=--
e
:::::s
Chi è questo Tiberio che
mangia petali di geranio e
sogna di diventare ingegnere
per seminare una violetta
nell'incudine del fabbro 7 Un
pazzo, un angelo, un cinico,
o semplicemente un super-
dotato, fiorito per caso nella
famiglia di un mediocre7
UN ARGOMENTO ASSOLUTAMENTE INEDITOI
Riohlodotelo subito
,ncollendo questo tagliando
s u UM cnrtolinn posta le
,ndirlwua alla S . E. I.
Torino
Corso Reg. Margherita 176
Prego spedirmi contraaaegno una copia d,
QUESTO TIBERIO PAZZO PAZZO. Pagherò
L. 1700al pos1ino che ml ponerà il libro acasa
Nome e cognome
Indirizzo
NOVITÀ Pagine 236 , L. 1700
SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE
BOLLETTINO SALESIANO
Sif.ubbliCJI·
,I del ,,_a per i Cooperaroo $11/asi11nl
il 15dalmeseperiDirigentidella Pia Unione
S' Invia gratuitamente ai Coo•
peratori, Benefattori e Amici
delle Opere Don Bosco
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via Maria AusiUatrice, 32
Torino - Telefono 4B.29.24
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n. 403 del 16 febbraio 1949
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Opara Don Bosco • Torino
Per cambio d 'Indirizzo lnvl■ra anche
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