Bollettino_Salesiano_197701


Bollettino_Salesiano_197701



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RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA DON BOSCO NEL 1877
ANNO 101 N . 1 SPEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2 ° 1701 1 ' QUINDICINA • 1 GENNAIO 1977
LETTERA DEL
RETTOR
MAGGIORE
ALLA
FAMIGLIA
SALESIANA
PSICOLO-
GICAMENTE
LEBBROSI
COOPERATORI:
IDEE-FORZA
DAL LORO
CONGRESSO
~

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I N QUES TO NUMERO
SERVIZIO DI COPERTINA
Intervista Impossibile a Don Bosco, 24
LIBAI
Vittono Messori
Ipotesi su Gesù
Ed. Sei, Torino. Pag. 312, lire 3.000
Salesiii1fto
RiYista della Famiglia Salesiana
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d '1nformaz1one
e cultura religiosa
Foto d1 José Lu1s Mena
da un dipinto di
Leopoldo Esparlz
CHIESA
La Parola di Dio con parole di oggi, 10
MONDO DEI GIOVANI
Ulsper è sigillo di garanzia, 16
FAMIGLIA SALESIANA
Lettera del Rettor Maggiore:
Annunciare il Cristo e
rendergli testimonianza, 3
Cooperatori:
Idee-forza dal loro Congresso, 6
Verslglla e Caravario
dichiarati martiri, 18
N E L L' A Z I O N E
ARGENTINA. Mini-cooperatrice. 28
BOLIVIA. Dalla casa di correzione alle
missioni, 28
BRASILE. Suor Gianna a Gianna, 31
CILE. Settimana salesiana, 31
GUATEMALA. La prima rivista teologica
del Centro America, 31
HAITI. I principini neri
di Port-au-Prince, 17
INDIA. « Signore, ti ammalavi
noi?>, 23
Due dizionari Khasi, 29
com e
ITALIA. Il centro cu lturale Astori, 29
Macario... missionario? 29
Da 80 anni lettrice del BS, 30
Il programma 1977 dei Cooperatori, 30
li laboratorio di Borgofranco, 31
KOREA. Psicologicamente lebbrosi, 12
SPAGNA. Fratello, che fai le veci del
Rettor Maggiore... 28
T IMOR. Finalmente notizie, 29
URUGUAY. Il nostro modo d'essere Chie-
sa. 30
PROTAGONISTI
Grazie, mamma e papà, 20
Don Tomatis, ancora Il ricordiamo, 22
RUBRICHE
Libri, 2 e 15
Ringraziano I nostri santi, 32
Preghiamo per i nostri morti, 34
Crociata missionaria, 35
\\IR~~t
L ·autore. Un gior-
IPQtesi su
Gesù
nalista giovane e ir-
requieto , che non ha
accettato il crisliane-
s Imo « a scatole
chiusa » ma ha vo-
luto guardarvi den-
tro , per una sua ac-
cettazione consape-
vole.
L '1potes1 A lla
base c la famosa scommessa di Pascal
(tutto Il libro trova in questo genio cri-
stiano la sua ,spirazione, e giustamente a
lui è dedicato): o Dio esiste, o non esiste;
e non si può non scommettere: in
quest'alternativa s, è tutti inesorabilmente
coinvolti e « Incastrali »
L'autore nel volume mantiene il rigore
dell 'alternat1va, spostandone l'oggetto.
La scommessa è su Gesù di Nazareth : è
soltanto figlio dell'uomo, o anche figlio di
Dio? Con quel che ne segue per la vita di
ciascuno.
Il libro. E' un'appassionante Indagine
sui pro e I contro dell'ipotesi. Quale
enigma si cela dietro 11 nome di Gesù? E'
stato davvero predetto dalle millenarie
Scritture degli ebrei? E' esistito, o è un
mito della stona? Se è esistito, perché da
predicatore fallito e giustiziato è divenuto
il Cristo che spezza la stona 1n d ue? Da
dove viene quel suo insegnamento di
fecondità inesauribile e inquielante?
Utilizzaz,one. Quest'opera di un laico
credente. molto documentata ma di let-
t ura facile e suggestiva, è anzitutto una
lezione di stile: ricord a a1 professionisti
della teologia che - e come - si può
entrare in dialogo anche con Il lettore
med io. E soprattutto si pone come stimo-
lante « Itinerario della mente», ripercor-
ribile da chiunque non accetti il cristiane-
simo a scatola chiusa ma intenda appro-
fondire le proprie certezze.
A cura di Angelo Amato
La Chiesa Locale
LAS, Rom a 1976. Pag. 102, lire 2 .800.
La nflesslone sulla « Chiesa locale »,
stimolata dal Concilio, non solo non si è
attenuata ma si approfondisce col pas-
sare degli annì. E d à i suoi fr utti nelle
comunità di fede , a livello di consapevo-
lezza e di dinamismo.
L' Università Pontificia Salesiana nel
1976 ha promosso cinque conferenze sul
tema della Chiesa locale, affidandole a
noti Teolog i e Pastori (tra cui il com-
pianto mons. Bartoletti). Il volume ripre-
senta queste conferenze , che svo lgono
l'argomento sotto I punti d i vista biblico,
teologico, pastorale, ecumenico e socio-
politico.
Direttore: DON ENZO BIANCO
Collaboratori
Sr. Giuliana Accornero - Pietro Ambrosie
- Teresio Bosco - Carlo De Ambrogio - Sr.
:Olla Ferrante - Jesus Mélida
Fotografia
Antonio Gottardt
Arc hivio Guido Cantoni
Composizione e impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Responsabile: Don Teresio Bosco
Autorizzazione det
Tribunale di Tonno n 403 del 16-2-194 9
PER RICEVERE IL BS
Il Bollettino Salesiano è inviato gratis
ai componenti la Famiglia Salesiana
- e agli amici delle Opere di san Gio-
vanni Bosco.
Richieste alla Direzione o all'Uffic10 Pro-
paganda (vedi sotto).
Per il cambio d'Indirizzo
comunicare, insieme con ìl nuovo,
anche 1·1ndinzzo precedente
COLLABORAZIONE
La Direzione sollecita a inviare notizie e
loto riguardanti la Famiglia Salesiana, e
s'impegna a pubblicarle secondo lo spi-
rito e le possibilità del BS.
IL es NEL MONDO
Il BS esce nel mondo con 33 edizioni
nazionali (in 19 lingue diverse, con tira-
tura annua di o ltre 10 milioni di copie) in:
Argentina - Australia - Austria - Belgio (in
fiammingo) - Bolivia - Brasile BS Cinese
(a Hong Kong) - Colombia - Ecuador -
Filippine - Francia - Germania - Giap-
pone - Gran Bretagna - India (In inglese,
più le edizioni minori in lingue locali) ·
Irlanda - Italia - Jugoslavia (edizioni in
croato e sloveno) - BS Lituano (edito a
Roma) - Malta - Messico - Olanda - Perù
- Polonia - Portogallo - Repubblica Domi-
nicana (per le Antille) Spagna - Stati
Uniti - Thailandia Venezuela.
INDIRIZZI
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Via della Pisana 1 11 1 - Case.Ila postale
9092 - 00100 Roma-Aurelio
Telefono (06)64.70.241 .
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trice 32 - 10100 Torino.
Telefono (011 )48.29.24.
Versamenli:
su Conto corr. postale 1 / 5115 intestato a
Direzione Generale Opere Don Bosco -
Ro m a .
2

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il Rettor Maggiore alla Famiglia Salesiana
lllUIOllRE IL CRISTO E
RENDERGLI TESTlllOllllZA
Ecco gli argomenti de lla lettera che il Rettor Maggiore
indirizza quest'anno, attra\\·erso il BS, agli amici di Don Bosco:
Le iniziath•e de l Centenario Missioni - Un centenario anche
per i Cooperatori - on sono mancate le prove - Nel 1977
un nuovo Capitolo gene rale La << stre nna 1977 >).
ria ci è sembrala un dovere e
un'esigenza imposta. ùopù il Conci-
lio specialmente. dalle ,te!>se cele-
brazioni centenarie
e Così la <, Se11imana di Spiritualità
M1~ionaria ,) !>ta1a integrata con-
cretamente. !>empre a Roma. da
Cari,,imi amit:i.
fcùd1 alla lrac.lilium: la,ciula da
erano i Missionari). La preoccupa-
zione ùi wilupparc nella nostra
famiglia una '-ririlualità missinna-
ùue importanti incontri ùi dive rsa
natura:
- il « Corso di formn:ione per-
mclll<' llfe >> dellicato ai Missionan.
Don Bmco. eccoci a fare qua.,, un - - - - - - - - - - - - - - - - che in vari me,i hanno potuto ap-
hilane10 familiare <lei tra\\cor,o
profondire I complc!>'>t problemi
anno 1976. completandolo con
che importa oggi l'evangelizzazio-
qualche prn,pcui, a - anche ,e
ne:
1H111 fal'dc - rcr il nuovo annll.
Quello decorso è ~lato occupalo.
- e l'(( !n(m11ro dei Vesco1•i m/:;'-
dirt:1 a lèmpo pit:no. ual Ccn1cnann
1ùnwrì salesiani 1>. che durante varie
Jcllc 1111,tre M,,sioni. lmpm:.ihilc
,c11imane hanno potuto ,tudiare in
Je,cnvcn: la ,nmma ùi ini1iauvc -
e,mcrelo non solo i problemi che si
nu111cn1,1,,1mc. intere,,anli. C1>·
pongono nei vari lunghi di mi~io-
,tru11i,c - che ù.appertull11 c nei
nt:. ma anche i moù1 pratici ùt
c..mp, più <l1ver,1 ,nn1> ,tale prc,e
ri,oherli in fraterna C\\lllahorazione
per c.:clchrarc degnamente il ,1gn1f1-
catiq1 c,,cnto.
c.:lln la Congreg:uionc. Particolare
rilievo hanno avuto i problemi <lei
collaboratori laici locali. 1anto ne-
Le iniziative del Centenario Mis-
<;ioni. Il Bolh:uino Salc~iano nelle
Mtc trenta e riù edi1ioni. , No1i1iari
hpt:llnriali. lt: numeni:.e puhhhca-
1mn1 ,pccialt (una ,era letteratura)
,uggeritc ùall'oc1,:a,Hrnc. hanno
dato - am:hc ,e ,0111 par1rnlmcn1c
LA STRENNA
PER L'ANNO 1977
ce!,sari (anzi inùbpen!>abili). e
quelli della promo1ione umana dei
ncocristiani allraverso i meai che
la tecnica offre. come la radio e gli
audiovisivi.
Chiuderà qut!,ta ,erie ùi utilis-
,imè ÌntLia11ve l"lncontro dei Sale-
- la ,i:n,a111mc e la 1111,ura del
La Congregazione Salesiana celebra '"1111 che nelfC' paifem• delle tenta-
fallo d1e il 111l,tm in, ito a cckhrare quest'anno il 21 ° Capitolo Generale della colari megalopoli nei vari Conti-
proficuamente il Ccntenanu c ,lato sua storìa. a un secolo esatto dal primo nenti lavorano a ricuperare i ragaz-
ali uat,1 ,ccondn quelle forme co- Capitolo indetto dallo stesso Don Bosco. ,i. autentici figli della ~tracia. emar-
,1rut1ivc ,u cui ~i era purllcolar- In questa s1gnlhcativa circostanza I ginati. vittime dcll'ahhandono e fa.
ml"ntc in._i,11tl>.
Salesiani sono invitati a verificare l'eflica- talmente del vi1io nelle sue forme
Mnltc dclii! iniziative che hanno eia del e rinnovamento della Congrega- più svariale. E' uno dei tipi più
prc,l, il , tu Jal Ccntcnano non ,i
l!,aur"c,;11110 ma ,ono ùc,tinate a
,, iluppar,1 nel futurn. anti ,tanno
acqui,tando un carauere pc.:rma-
ncnte I · quc,10 uno dei frutti più
dfirnci delle celebrazioni. Qui devo
limitarmi ad accenna re solo ad al-
z1one > loro richiesto dal post-Concilio,
alla luce della grande riflessione che la
Chiesa sta compiendo sul fertile tema
dell'Evangelizzazione
Ritengo quanto ma, benefico esten-
dere quest'anno a tullì i membrì della
Famiglia Salesiana 1·1nvllo a verificaré il
loro impegno d1
difficili di e, angcliaazione e di
ricupe ro umano. a cu, 11 cuore e
l'amore senza confini d1 Don Bosco
può e vuole dare una n,po:.ta con-
q ui~tatrice, Il BS torncra su questo
argomento: anche per far conoscere
Ct:rte tristissime realtà che convi-
rnne in111a1ive prese dal C'entro.
uc,tinatc appunto ad avere impor-
1.inAt1IJ'"'mil,uiipup<i.lei 1976 la« Settimana
di 1piritualitò della Famiglia Sale-
'""'" ,, woltasi a Roma ave, a a,-
,untn la caratteristica della mi,,tu-
ANNUNCIARE IL CRISTO
E RENDERGLI TESTIMONIANZA
con la vita Smgoli e gruppi della nostra
Famiglia, cercheremo Insieme di assol-
vere questo impegno, nella prospettiva
oggi più attuale che mai del progetto
apostohcod1 Don Bosco
vo1H) accanto al bcncs~ere e a lla
~pcnsierala opulenta. e a cui bi-
,ngna guardare per « !>alvare >> la
,11a ùi tanti infelici raga1z1.
Non ,to a indug1arl! su comme-
morarioni civilt e religio~e. manife-
,ta1ioni e inll.lativc di ogni genere
nariclà. con non piccolo vantaggio
Don Luigi Rlccerl
promosse da tanti enti e organismi.
Jci rartt:cipanti (tra i quali molti,.___ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ___, di cui tulio l'anno centenario in
3

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ogni Pae!.e è stato riccamente tra-
puntalo.
Non posso però tralasciare l'ese-
cuLione alla Televisione italiana di
una grande <'Cantata-oratorio>> per
cori e orchestra, opera di un insigne
compositore, il maestro Carlo Al-
berto Pizzini: questo fervido Coo-
peratore Salesiano ha trafuso
nell'opera la sua commossa devo-
zione per il Padre comune. e l'am-
mirazione per le straordinarie vi-
sioni del futuro che caratterizza-
rono la vita di san Giovanni Bosco.
Sarà il suo uno degli omaggi più
significativi dei Cooperatori sale-
siani a Don Bosco. Veggente e
insieme Padre di migliaia di arditi
mjssionari. Un omaggio che resterà
come monumento nella storia della
nostra famiglia.
Concludo questo sommario bi-
lancio. notando come l'animazione
missionaria del mondo salesiano,
specie giovanile, su cui tanto avevo
insistito, è stata davvero la preoccu-
pazione di quanti hanno lavorato
per una degna e feconda comme-
morazione del Centenario. Due
fatti almeno meritano di essere evi-
denziati. Anzi1u1to le pubblicazioni
missionarie: numerosissime. di
vario tipo e in tante lingue. per ogni
ceto di persone. per ragazzi special-
mente. ·Esse. insieme con i riuscitis-
sim i documentari cinematografici a
colori sulle nostre missioni, sono
state uno strumento efficacissimo di
questa animazione.
L'altro fatto: un segno palpabile
di questa intelligente animazione
missionaria l'ho riscontrato-in q ue-
sto. che in varie lspettorie si segnala
un risveglio e una ripresa vocazio-
nale e missionaria. che sembrava
impensabile qualche anno fa; ac-
cade anche in zone che si sarebbero
dette sterili e difficili per il clima di
orizzontalismo e di benessere che si
respira oggi. Dove si vede che i
giovani non sono chiusi e insensibili
agli ideali, malgrado l'aria malsana
che spesso sono costretti a respirare.
Questi fatti, mentre sono un pre-
mio ai tanti animatori che hanno
lavorato con dedizione e con fede,
dicono a tulli che le vocazioni,
specie missionarie, il Signore non le
ha fatte scomparire. Aspetta solo
che ci siano educatori capaci di
farle germogliare.
A tulli allora ricordo che anche
dopo il Centenario dobbiamo lavo-
rare per l'animazione missionaria.
soprattutto dei giovru:ii,. c~nvinti
come siamo che le MJss1oni sono
una via sicura per rinnovarci. e per
Buenos Aires. La sera del 17 novembre scorso il massimo teatro lirico d'Argentina, il famoso
Colòn, era invaso daUa Famiglfa Salesiana. Alla presenza del Rellor Maggiore e delle massime
autorità civili ed ecclesiastiche. l'Argenlina ba voluto chiudere in modo resroso il centenario
delle Missioni Salesiane.
rinnovare l'ambiente del nostro im-
pegno cristiano. E ben sapendo che
questo rinnovamento poi. a sua
volta. porterà naturalmente alla
fioritura delle vocazioni missiona-
rie.
Un centenario anche per i Coope-
ratori. Altra ricorrenza che ha
molto interessato il mondo sale-
siano è stata il Centenario dell'As-
sociazione dei Cooperatori salesia-
ni: un regalo d'eccezione, che la
b◊ntà del Signore ci ha fatto entro
la corruce luminosa del Centenario
delle Missioni.
Ispirandosi al Centenario del
loro primo Statuto (da Don Bosco
scritto e portato all'approvazione
attraverso tante fatiche. ostacoli e
delusioni, e di recente rinnovato
secondo le indicazioni del Vaticano
Il). i Cooperatori con un riuscitis-
simo Congresso Mondiale hanno
voluto allingere nuovo slancio per
vivere più in profondità la dina-
mica della loro vocazione laicale.
Il loro Congresso nel novembre
scorso ha visto riuniti a Roma più
di trecento fra qualificati Coopera-
tori, Delegati e Osserva-tori. prove-
nienti dai cinque continenti. La
loro convivenza familiare, le digni-
tose celebrazioni liturgiche, le rela-
zioni e i diballiti. hanno occupato
proficuamente quelle intense gior-
nate. Giornate impreziosite infine
dalla cordialissima udienza speciale
del Sommo Pontefice. e coronale
da conclusioni operative che porte-
ranno una ventata di aria fresca
alle centinaia Centri Cooperatori
sparsi per il mondo salesiano.
La presenza poi, per la prima
volta. di trecento Giovani Coopera-
tori convenuti a Roma in quegli
stessi giorni da varie parti d'Europa
per il I.oro primo Convegno promo-
zionale e programmatico, ha se-
gnato una simpatica novità. suscet-
tibile di interessanti e ancora non
immaginabili sviluppi per ìl futuro
dell'AssociìUÌone. Penso che questo
primo Convegno dei Giovani Coo-
peratori sia come una provviden-
ziale scoperta di traguardi più
avanzati. che solo le intuizioni di
Don Bosco potevano presagire. Il
fallo poi che proprio in quest'anno
centenario dt:i Cooperatori un pic-
colo gruppo di loro - quasi il
minuscolo seme di cui Don Bosco
parlava ai suoi primi Missionari -
parta per le Missioni con i fratelli
salesiani, assurge e valore augurale
per una nuova era. che sembra
schiudersi all'Associazione proprio
sulle soglie del suo secondo secolo
di vita.
Il Signore voglia benedire
quest'umile ma significativo inizio.
come benedisse il gesto profetica-
mente ardito di Don Bosco quando
inviò i primi dieci missionari in
America.
Non sono mancate le prove. li
Signore. sempre Padre buono sia
quando affanna che quando conso-
la. non ha voluto che alle tante
gioie che ci ha procuralo con il
Centenario mancassero le prove.
Dopo il terremoto di Guatemala.
dove fra tante distruzioni anche le
nostre opere hanno su bilo notevoli
danni. è venuto in Italia il disa-
stroso sisma che ha devastato il
nostro caro Friufi. Anche qui le
nostre case sono state duramente
colpite. Ma è stata risparmiata la
vita dei confratelli, i quali con i loro
giovani si sono prodigati per ren-
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dere meno pe~anli a tanta povera
gente gli effetti del violento terre-
moto.
Altre prove ci hanno colpito (e ne
avrete avuto notizia dalla grande
stampa d'informazione). li nostro
generoso missionario padre Rudolj
Lunkenbein a Mernri (Mato Gros-
so) è stato ucciso nella difesa dei
suoi poveri indi, che vedevano in
lui e negli altri Salesiani i fratelli e
difensori dei loro diritti di fronte a
chi avrebbe voluto calpestarli.
A Beirut don A Ido Pao/oni è
caduto fulminato da una scheggia
di granata mentre si intratteneva in
familiarità salesiana con un gruppo
di exallievi e di giovani dell'orato-
rio. musulmani e cristiani.
Sono vittime innocenti. che la
nostra famiglia offre come olo-
causto alla causa della pace tra i
popoli.
Ma non è tutto. Anche se non
dobbiamo lamentare vittime, pur-
troppo dobbiamo vivere in ansia
per i nostri fratelli vietnamiti. ri-
masti nel Paese dopo l'espulsione di
tullì i salesiani europei. Non mi-
nore è l'ansia per i confratelli ri-
masti a Timor (ove la situazione
non e ancora normalizzata). per i
confratelli del Mozambico. e per
altri in situazioni che non ci la-
sciano affatto tranquilli. Essi. scri-
vendo a noi. dimostrano una forza
d'animo che solo nella fede può
trovare spiegazione. Ve li ricordo
perché li abbiale presenti nella pre-
ghiera.
Un nuovo Capitolo Generale.
Vorrei ancora parlarvi di varie inte-
ressanti iniziative rispondenti ai bi-
sogni dei tempi e alla nostra Mis-
sione. Ma il timore di rendere ec-
cessivamente lunga questa mia., e il
poco tempo a mia disposizione (mi
sto preparando a panire per l'Ar-
gentina dove par_v:ciperò alle so-
lenni Celebrazioni Centenarie
dell'arrivo dei Salesiani in quel
grande Paese) mi consigliano di
rimandare ad allro tempo il parlar-
vene.
Guardando al 1977, vi rico rdo
che in autunno, proprio a cent'anni
di distanza daJ primo Capitolo Ge-
nerale indetto e presieduto da Don
Bosco, si celebrerà il nostro Capi-
to.lo Generale 21 °. Esso è della
massima importanza. perché ha lo
scopo di verificare come si è attuato
il rinnovamento della Congrega-
zione alla luce del Vaticano fl . e del
Capitolo Generale XX che ne
aveva tracciato il progetto.
Voi capite quanto bisogno ab-
biamo che tulla la Famiglia si senta
<•mobilitata ►>, anzitutto attraverso
la preghiera inlensa e umile, alla
riuscita di questo Capitolo. L'anno
scorso vi avevo invitato a pregare
per il felice esito del Capitolo Ge-
nerale delle Figlie di Maria Ausilia-
trice; ora esse lo hanno celebrato. e
sono tutte impegnate nell'attua-
zione delle numerose e quanto mai
attuali deliberazioni prese in
quell'occasione. Cordialmente ora
prego tulli di darci la vostra fra -
terna mano, di cui sentiamo d'avere
tanto bisogno.
lnfalli il nostro Capitolo Genera-
le. oltre alla verifica e all'attuazione
di un tema di grande attualità -
<< essere teslimoni del Vangelo per
annunciarl.o >> - dovrà procedere
all'elezione dei membri del nuovo
Consiglio Superiore. Sentiamo
quindi il bisogno di essere partico-
larmente assistiti dallo Spirito
Santo in questo impegnativo lavo-
ro. che interessa tutta la Famiglia
<• Non sono mancate le prove: il tcrremolo di Guatemala... •> Nella foto: un salesiano
guatemalteco aiuta gli indios di un villaggio a costruire le case (due piccoli villaggi sono staii
interamente ricostruiti con la collaborazione della Famiglia Salesiana).
Non sono mancate le prove: «Padre Rudolf
Lunkenbein a Meruri (Malo Grosso) è stato
ucciso nella diresa dei suoi poveri indi >).
Salesiana: quella meravigliosa real-
tà voluta da Don Bosco, e di cui la
Congregazione è la prima respon-
sabile.
Aiutateci dunque a essere fedeli
e umili interpreli e realizzatori della
volontà di Dio: ve ne ringrazio con
tutto il cuore a nome di Don Bosco.
La Strenna per il 1977. Prima di
concludere. obbedisco con gioia a
un adempimento c he da Don Bosco
ininterrottamente i suoi successori
attuano all'inizio di ogni anno nuo-
vo: la tradizionale << strenna I>. Essa
è in relazione con l'importante
evento del 21° Capitolo Generale, e
la consegno alla fraterna collabora-
zione di tutti. (Il testo è stato antici-
pato a pagina 3).
Lasciate infine che vi ringrazi
ancora una volta per la benevolen-
za, simpatia e fiducia che, mal-
grado le nostre deficienze e le dure
difficoltà dei tempi, conlinuate a
dimostrare, in forma tangibile, alla
modesta opera nostra. Desidero as-
sicurarvi della nostra corale pre-
ghiera di riconoscenza per ciascuno
di voi, per tulle le vostre intenzioni,
e per .i molteplici bisogni special-
mente spirituali. Il buon Dio - ce
lo assicura D on Bosco - ha un
fedele registro dove tiene conto di
tanto bene.
[I Signore vi sia largo dei suoi
favori. nell'anno di grazia che ci ha
concesso di iniziare. E Maria Ausi-
liatrice copra i singoli e le famiglie
con la sua materna benedizione.
DON LUIG I RtCCERI
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cooperatori salesiani
mBB-FO
DAL LORO CONGRESSO
Cooperatori Salesiani di 39 nazioni banno celebrato nel novembre scorso a Roma l'annun-
ciato Congresso Mondiale in occasione del Centenario della loro Associazione. Sulla ricor-
renza e suj programmi (pienamente realizzati), il BS si era già soffermato nei fascicoli di luglio
e ottobre dj quest'anno.I sei brani qui riportati contengono alcune idee-forza particolarmente
significative, espresse nel Congresso.
o Paolo VI
Un popolo di cooperatori
Ne/l'ultimo giorno del Congresso, 3.11. 1976, l'udien::a del Papa. I tremila
della Famiglia Salesiana si sarebbero dovuti mescolare nell'aula delle udien::e
con altri setlemila pellegrini. ma Paolo VI fece loro dire: tro11t1tevi in San
Pie1ru. perché il Papa desidera ricevervi a parte da soli. E così è staio. Paolo
VI ha rivo/io ai Cooperatori 1111 discorso 111110 per loro. con la cordialità
consueta verso i figli di Don Bosco. E in gran parte ha improv1•isato. come
può per111e11ersi chi sente di trovarsi in famiglia tra i .woi. Ecco le sue parole.
quasi per i111ero.
Ecco l'udienza che ci riempie di
grande gioia...
Salutiamo con voi il Rettor Mag-
giore della Società Salesiana, don
Luigi Ricceri, il quale... può ben
andare fiero della vitalità, del nu-
mero. dell'efficienza della Famiglia
spirituale che voi formate racco-
gliendo l'eredità e le consegne di
san Giovanni Bosco. E salutiamo in
voi tutte le associazioni che voi
rappresentate, con le parole di san
Paolo: << Gaudi_um meum et corona
mea >>! Davvero ci sentiamo circon-
dati da una fam iglia, da una grande
moltitudine, che vive nell'unità e
sente la fratellanza cristiana...
Figli carissimi, voi conoscete l a
storia di questa vos1ra grande fami-
glia dei Cooperatori; al solo rievo-
carne il nome. intravediamo dieLro
a voi tutta una grande attività, una
grande massa. una moltitudine,
una fo lla. vorremmo dire un popolo
di Cooperatori salesiani...
Se lunga e feconda è già stata
l'esis1enza della vostra istitulione,
noi desideriamo incoraggiarvi nel
nome del Signore a protendervi in
avanti verso la strada che la volontà
di Dio ancora vi riserva da percor-
rere. secondo l'i_mpulso del vostro
santo Fondatore. Al tempo stesso vi
esortiamo a conservare l'entu-
siasmo della vostra vita cristiana e
salesiana, assicurandovi che la
Chiesa è con voi perché voi s iete
con la Chiesa.
Vorremmo fare a questo punto
un giro d'orizzonte, per guardarci
6

1.7 Page 7

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intorno, e vedere dove -;ono i Coo-
peratori Salesiani nella Chiesa.
Ecco, voi siete in tutti i continenti
dove la Chiesa è diffusa. avete
pre!,o le dimensioni della Chiesa
stessa. E noi sappiamo, e dobbiamo
davvero assicurarvi, del bene che la
vostra Famiglia Salesiana rende
alla Chiesa e all'umanità. E' quindi
a una grande istituzione che voi
siete iserilii, e questa vostra defini-
zione - Cooperatori - acquista il
suo vero significato: voi siete soli-
dali, voi siete amici, voi siete della
Famiglia. voi avete quello che do-
vremmo desiderare da tante altre
is1ituzioni ecclesiastiche, cioè la
continuità.
Sappiamo che voi siete quasi
tulli ex alunni dei salesiani: questa
fedeltà alla vostra radice educativa.
pedagogico-professionale ecc., è
una delle prove. è uno dei segni
dbtintivi del fallo che la Famiglia
Salesiana davvero porta un contri-
buto ù'esempi e di opere incalcola-
bilmente preLioso.
Noi scorgiamo in voi fone vive e
generose al servizio _della Ch_ie~a
universale e delle Chiese locali. 1n
spiri to di autentic~ ~esti_monia~z.a
cristiana. e per la hev1taz1one spm-
tuale. morale e umana della socie
presente. Sappiate che contiamo su
di voi e sulla vostra cooperazione.
Voi potreste dire: (< Il Papa non ci
conosce... Cosa sa lui di noi?!>>.
Ebbene. riuniti come siete in questa
vostra tessitura che vi fa un·unità
intorno alla figura di Don Bosco,
noi vi conosciamo tutti, e di tulli
chiediamo noi stessi la cooperazio-
ne. Non è soltanto il Rettor Mag-
giore che chiede: << Siate coopera-
tori della nostra famiglia salesia-
na>>: io mi unisco a lui. e vi dico nel
nome di C risto: << Siate con noi.
cooperate. lavorate così)). Perché
siete impegnati in una formula che
vale veramente la pena di fare
propria. e che dà certamente la
garanzia del premio divino.
Ancora vi invito ad andare avan-
ti. a essere fedeli. a moltiplicare la
vostra auività. A ritenervi ripagati.
direi. della stessa gioia che dev'es-
sere nel vostro cuore !>apendovi
cooperato ri di questa grande im-
presa civile, religiosa. missionaria.
che è la famiglia di Don Bosco.
Noi vi diciamo tutto questo con
le parole che san Paol~ diceva i!1
una delle sue lenere per I Colosses1:
<< Ecco. ecco quanti hanno coope-
rato con me per il Regno di Dio, e
mi sono sta ti di consolaLione! >>.
PAOLO VI
Don Giovanni Raineri
Una vocazione originale
La « Commemora:t011e del ce111e11ario dei Coopera/Ori» è s1a1a 1em11a. nella
giornala d'apenura, dal Collligliere Superior~ i11~·arica10 ~ei Coope_ralori
.wessi. Nella sua 1•aJta silllesi 1torita, don Ratnen lw Ira I altro de/111ea10
,, /'ide1111tù del CoopNulore >>.
Parlando dei Cooperatori. si in-
siste talora nel presentare Don
Bosco come un pioniere dell'Azione
Cattolica, o rganiu.alione dei laici
in strella unione con la gerarchia
per la costruzione del !3-egno d\\
Dio. Don Bosco ebbe in effetti
anche il pensiero di qualcosa del
genere, e ne fece un progello. Ma i
Cooperatori vot~ti all'aJ_>ostolat_o:
uniti alla gerarchia. aperti a tut11 1
ministeri. hanno qualcosa in più.
che li distingue per lo spirito, per la
scelta preferenLiale del loro aposto-
lato. per i loro vincoli specialissimi
con la Congregazione Salesiana.
Sono anche diver:.i dai Teni Or-
dini: non solo per la diversa matrice
spirituale e la scelta della (< spiritua~
lità dell'azione>>. ma anche perche
conservano vincoli speciali con la
Congregazione. a cui sono stretta-
mente << associati >).
E non ~ono collocabili totalmente
nemmeno tra le << associazioni di
apostolato l), ma si ritrovano nel
tipo particolare di <• quei laici c he
- come ha detto il Concilio
seguendo la propria particolare vo-
cazione sono iscritti a qualche asso-
ciazione o istituto approvato dalla
Chiesa>>: essi formano una di
quelle associazioni che - come ha
pure dello il Concilio - << tendono
a fini soprannaturali, ossia al conse-
guimento di una vita più perfena, o
alla propagazione del Vangelo di
Cristo fra tulli gli uomini, o alla
diffusione della dourina cristiana, o
a scopi sociali, ecc. >>. Organismi che
i vescovi - sempre secondo il Con-
cilio - devono incrementare e fa-
vorire.
Il campo dei Cooperatori non si
li mila poi alla collaborazione con le
auività della Congregazione Sale-
siana o delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, perché essi sono al servizio
della Chiesa locale. Possono quindi
avere attività proprie, o inserirsi -
portatori di un proprio carisma -
in auività apostoliche altrui. Non
sono quindi << cooperatori dei Sale-
siani >>, ma cooperatori <<anche>> dei
Salesiani.
Questioni ancora aperte. Ha pre-
cisato piLì oltre don Raineri che. per
una piena realizzazione questa
<r voca:ione originale J> intuita da
Don Bosco, res1ano oggi da <r rilan-
ciare>> alcune categorie di Coopera-
tori: i Cooperatori sacerdoti, i Coo-
peratori operai, i Cooperatori. mis-
sionari, i Coopera1ori g,ovam. Su
iati questioni ancora aperte cosi si è
espresso.
Tra i nuovi campi di aLione sa-
rebbe da studiare la cura dei Coo-
peratori sacerdo_ti: es_si. gius~amenle
chiedono c he s1 defimsca il modo
loro proprio di cooperaz_ione sale-
sia na. Una cooperazione che
Un Congre-;~o veramente mondiale: sono giunti delegati da 40 diversi paesi.

1.8 Page 8

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sembra lasciata un po' in ombra
per l'accentuata attenzione che si
dà ai laici: sia per il loro grande
numero, sia come conseguenza
dcll'allenzione che la Chiesa stessa
I qualche direttiva per la formazione
Isidoro Barneto
I di un autentico e vasto laicato mis-
sionario saleswno. di cui in questo
Costruire la
Congresso si presentano le primizie.
Infine, data la consolante e cre-
« chi~sa domestica»
ha dato al laicato dopo il Concilio.
Sarà anche o pponuno che il
Congresso dica qualcosa su uno dei
problemi più urgenti del nostro
tempo: l'evangelizza.tione del
scente presenza dei giova111 tra le
file dei Cooperatori, sarebbe som-
mamente conveniente che si indi-
cassero modi e programmi per la
loro fornuvione e corresponsabili7-
Il hrano che .regue $iflleti::a la rela-
:ione t/1 Isidoro Bame10 (SpagntJ),
su <r Impegno del Cooperatore nella
famiglia~-
mon,do operaio e l'integrazione za11one. Essi infalli sono l'avvenir\\!
I degli operai ne/l'associazione. E' in- e la speranza dell'Associa7ione. che
fatti un ceto che ebbe la preferenla pur essendo unica non può non
di Don Bosco.
sentire le urgenze del suo mondo
Credo che sarebbe utile anche giovanile.
<< Per costruire la Chiesa univer-
sale e le Chiese locali. bisogna
cominciare dall'umile e indi!>pensa-
bile costruzione della ·'chiesa do-
mestica". titolo magnifico e impe-
gnativo che definisce la famiglia
Roberto lngaramo
Nella Ct,iP-sa con spirito sal~siano
cristiana 1>.
Queste pamle sono state pronun-
ciate da Paolo VI. La sua perento-
ria affermazione indica la misura e
Nella suo rela::ionl' .\\li (< Impegno del Cooperatore nella Chie.l'a >> il Coopem-
lare argentino Roheno lngaramo ha preS('l1lafo Ira l'allro la spiritualilò
dell'Associa:io11e.
l'imrc>rtanza dell'apostolato fami-
liare. nel quale deve impegnarsi
anche il Cooperatore Salesiano. Per
costruire la Chiesa i Cooperatori
Il Concilio ci dice: << Quei laici nell'unità e nella comunione frater- devono animare in primo luogo la
che, seguendo la loro vocazione na.
realtà in cui vivono. cioè la propria
propria e particolare. sono iscritti a
Lo spirito salesiano risulta alla famiglia e le famiglie che hanno
un'associazione approvala dalla portata di tutti coloro che hanno rapporti con loro.
Chiesa. si sforzino di assimilare ricevuto la vocazione salesiana. e Quale risposta diamo noi Coope-
fedelmente la forma panicolare di può essere vissuto con semplicità e ratori a questa chiamata per l'evan-
spiritualità che le è propria >>.
senza complicazioni.
geliz.zaLionc della famiglia?
Ora il nuovo Regolamento dei
Se il Cooperatore salesiano vive
Molte iniziative in questo campo
Cooperatori definisce felicemente questo spirito e lo irradia da tutta la sono assai difficili da rilevare e da
la loro particolare spiritualità: << li sua persona in tutta la sua vita inserire in Matistiche e rcla7ioni.
nucleo dello spirito salesiano - vi sociale e apostolica. può andare Stando alle informa1.ioni raccolte.
si legge all'art. 15 - sia quella avanti con sicurez.za : egli sta po- possiamo compendiare tali inizia-
carità dinamica che ha il suo 1•i110 nendo in risalto alcuni al.petti del tive in tre settori: la forma.Lione.
m odello nel Cristo del Vangelo. con- mistero e della vitalità della Chiesa. l'evangelizzazione. e le associazioni
sumato di amore per gli uomini e in sta arricchendo la Chiesa stessa.
<i Focolari Don Bosco».
particolare per i giovani poveri ,._
Dunque: carità dinamica. e
Cristo come vivo modello.
La formazione.. E' notevole l'atti-
vità svolta dai Cooperatori nella
formazione dei futuri sposi e delle
Carità dinamica. In Don Bosco la
carità è stata contrassegnata dal
dinamismo giovanile proprio della
$Ua missione. li fatto di essere sale-
siani evidenzia le modalità di
quest'unica carità evangelica: essa
è ardente. generosa, gioiosa, dina-
mica, come lo sono i giovani tra i
quali porta a lavorare la missione
di Don Bosco.
famiglie. C'è una grande varietà di
formule: incontri formativi, corsi di
Ipreparazione al matrimonio, confe-
reMe su temi d'allualità. corsi di
spiritualità familiare...
I Una singolare ini1.iativa avviata
a Barcelona (Spagna) va sollo il
nome di (< Scuole dei genitori ,>:
un'équipe di Salesiani e Coopera-
tori ha già preparato 250 animatori
per queste scuole.
Cristo modello vivo. Il Salesiano
è più sensibile a certe ca ratteri-
~tiche della figura del Signore: la
sua gratitudine al Padre per il dono
della vocazione divina a tutti gli
uomini; la sua predilezione per i
piccoli e i poveri; il suo ardore nel
predicare. guarire e salvare sotto
l'urgenza del Regno che viene; il
suo metodo di Buon Pastore che
conquista i cuori con la mansuetu-
dine e il dono di se stesso; il suo
desiderio di raggruppare i discepoli
J
Il Rt:golatore del Congres.~o, doli. 1..ulgi
Sarcheletti, Cooperatore di Verona.
L'apostolato. La prima azione -
come si diceva. difficile da rilevare
- è all'interno della propria fami-
glia. Verso l'esterno invece si segna-
lano svariate iniziative: visita a fa-
miglie per conversa,ioni su l Vange-
lo. -. isite in occasione di battesimi
per un'adeguata catechesi, incontri
con i genitori di bambini che si
preparano alla prima comunione o
alla cresima (questo contallo. a vol-
le, apre la strada pèr acquisire tra i
genitori dei nuovi Cooperatori).
8

1.9 Page 9

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I
Paolo VI il J novembre è sceso in San Pietro appositamente per incontrare la Famiglia Salesiana ìn un'udienza a essa riservata.
I Focolari Don Bosco. Hanno il
massimo sviluppo in Spagna (dove
sono stati fondati ne l 1964), ma si
segnalano forme analoghe in halia.
come pure in India (Madras).
Si è partili dalla constatazione
ovvia che per educare cristiana-
mente i figli è indispensabile che i
genitori vivano per primi intensa-
mente la vita cristiana. Così i geni-
tori si impegnano in una forma-
zione più profonda, che conse-
guono attraverso riunioni mensili a
piccoli gruppi. nelle loro stesse case,
secondo programmi llppositamente
preparati dal centro.
Giuseppe Giannantonio
Impegnati a costruire la società
<< L'impegno del Cooperatore nella società ;> è sraw illusrrato da Giuseppe
Gia1111w11011io (lralia). Sintesi della re/a::ione.
I Cooperatori. come cristiani con-
vinti e portatori della vocazione
salesiana secolare. sono chiamati a
dare il proprio contributo per la
costruzione di una società più giu-
sta. E' loro compito impegnarsi
direttamente in quell'animazione
delle realtà temporali che spetta a
ogni cristiano. e inoltre in quell'o-
pera di promozione e salvezza dei
giovani - specie poveri e abbando-
nati - e delle persone umili ed
emarginate. che spetta a ogni sale-
siano.
Tale impegno risulterà piu con-
vinto. piu pieno e più irrinunciabi-
le. se visto alla luce del Concilio
Vaticano, del pensiero di Don Bo-
sco. e del nuovo Regolamento dei
Cooperatori.
D Concilio Vaticano. Esso ha
delineato con precisione il ruolo del
laico nel mondo attuale. «Per loro
vocazione - si legge nella Lumen
Gentium - è proprio dei laici
cercare il regno di Dio trattando le
cose temporali e ordinandole se-
condo Dio... Essi sono da Dio c hia-
mali a contribuire. quasi dall'in-
terno e a modo di fermento. alla
santificazione del mondo mediante
l'esercizio del proprio ufficio, e con
la testimonianza della loro stessa
vita... A loro particolarmente spetta
di illumjnare e ordinare tutte le
cose temporaLi alle quali sono stret-
tamente legati... ».
Prosegue il Concilio: <1 Portino
efficacemente l'opera loro, perc hé i
beni creati, secondo l'ordine del
Creatore e la luce del suò Verbo,
siano fatti progredire dal lavoro
umano. dalla tecnica e dalla civile
cultura, per l'utilità di lutti gli uo-
mini>>.
Don Bosco. Già ai suoi tempi
egli aveva fotuito La funzione dei
laici: << Jn ogni epoca - ha scritto
nel suo Regolamento dei _Coopera-
tori - si giudicò necessaria l'u-
nione tra i buoni, per giovarsi vi-
cendevolmente nel fare il bene e
tener Lontano il male... Noi cristiani
dobbiamo unirci in questi difficili
tempi. per rimuovere o almeno mi-
tigare quei mali che mettono a
repentaglio il buon costume della
crescente gioventù, nelle cui mani
stanno i destini della civile socie-
tà>).
Quanto ai << suoi >> laici, Don
Bosco scriveva già ne l titolo del
Regolamento: << Cooperatori Sale-
siani. ossia un modo pratico per
giovare al buon costume e alla
civile società >>. Il suo orientamento
era preciso: << Qui (nell'Associa-
zione dei Cooperatori) si ha per
fine principale la vita attiva, nell'e-
sercizio della carità verso il prossi-
mo>>. In concreto i Cooperatori
<< prestano l'opera Loro per fare del
bene alla pericolante gioventù, pre-
parare buoni cristiani alla Chiesa.
onesti cilladini alla civile società >>.
n nuovo Regolamento dei Coope-
ratori. Ha riformulato l'antico Re-
golamento di Don Bosco, alla luce
del Concilio. << Il Cooperatore - si
legge all'art. 4 - è testimone di
Cristo. con l'impegno a risanare e
rinnovare le mentalità, i costumi, le
leggi e le strutture dei gruppi in cui
vive e opera, per renderle più con-
formi alle esigenze evangeliche di
giustizia, di fraternità e di Libertà >).
E scendendo ancor più al concre-
to: << La missione dei Cooperatori
riguarda anzitutto i giovani. spe-
cialmente dei ceti popolari, e gli
emarginati esposti all'ateismo, al
vizio, alla droga. alla delinquenza; i
problemi sociali. culturali e religiosi
dei giovani emigrati; i problemi
della famiglia, dell'educazione dei
giovani, della loro preparazione al
matrimonio: la valorizzazione cri-
stiana degli strumenti di comunica-
zione sociale... ».
Questi documenti inequivocabil-
mente ci richiamano alle nostre
grosse responsabilità; da essi nasce
l'esigenza di una nuova mentalità,
la convinzione che siamo chiamati
a uscire dai nostri schemi, dalle
nostre abitudini, dalle nostre tradi-
zioni per rinnovare il mondo. Lo
vuole la nostra vocazione di cri-
stiani e di salesiani, che per sua
natura è dinamica e rifiuta pertanto
ciò che possa mortificarla.
9

1.10 Page 10

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~ Don Luigi Ricceri
\\!!.J Fedeli al Papa come Don Bosco
Nella giornata conc/11siva, relebra:ione eumristica in San Pietro presiedwa
dc,/ Reflor Maggiore. Ecco una sintesi della sua omelia.
Don Bosco fu grandemente ama-
lO, dirci - più che stimato -
venerato dai Papi che ebbero con-
tallo con lui. Pio IX più di una
volta lo difese contro chi ne ostaco-
lava l'opera. Leone Xli I gli ripe-
teva con tenero affetto: << Don Bo-
sco. vi amo, vi amo. vi amo! \\); e
come già Pio IX. volle essere annll-
verato (< come Pontefice e come
semplice fedele i> tra i Cooperatori
Salesiani.
Alla stima e all'amore che i Papi
nutrivano per lui. Don Bosco come
rispondeva? Ecco. Don Bosco c re-
deva profondamente alla parola ri-
volta da Gesù a Pietro: << Tu sei
Pietro. e su questa pietra edificherò
la mia Chiesa>>. e a quelJ'altra
parola: << Chi ascolta voi. ascolta
me >>. Non si è mai stancato di
dimostrare tali sue profonde con-
vinzioni in ogni occasione, con la
parola e con l'esempio.
Questi elementi, lasciati in eredi-
tà a tutti i suoi figli spirituali.
hanno per Do n Bosco un nome che
lulli li sintetizza: fedeltà. Fedeltà
operosa e intrepida, con amore sin-
cero, senza ombra o cedimento. al
Papa.
Nel Regolamento dei Coopera-
tori Salesiani serino di suo pugno,
Don Bosco dice: «L'Associazione è
umilmente raccomandata alla be-
nevolenza del Sommo Pontefice,
dei Vescovi. dei Parroci. dai quali
avrà assoluta dipendenza in tulle le
cose che si riferiscono alla religio-
ne>>.
Nelle Costituzioni rinnovate dei
Salesiani - che sintetizzano felice-
mente il pensiero. anzi la volontà
chiara e costante d i Don Bosco -
leggiamo: << La Società Salesiana
riconosce come Supremo Superiore
il Sommo Pontefice, alla cui autori-
tà tulli i soci sono filialmente sotto-
messi... Essi accolgono con docililà
il suo magislero. e aiulano i giovani
e i fedeli ad accettarne gli insegna-
menti>>.
Nelle Costituzioni delle Figlie di
Maria Ausiliatrice: << Riconosciamo
come Superiore e Supremo Pastore
il Papa. il quale... ci congiunge in
modo speciale al mistero della
Chiesa. Come san Giovanni Bosco
e santa Maria Maaarello. preste-
remo filiale obbedien1a a ogni di-
l>posizione del Vicari1) di Cristo...
Docili al suo magislero, animeremo
le giovani a testimoniargli la loro
fedeltà 1>.
Queste parole sono il frullo delle
convinzioni profonde che hanno
accompagnato Don Bosco in tutta
la sua opera di sacerdote. apostolo
e fondatore. In un colloquio con
alcuni deputati. egli senza eufe-
mismi o rispetti umani dichiarava:
<1 In quanto a religione, io sono col
Papa e mc.: ne vanto ►>. E al ministro
Menabrea rincarando la dose:
<< Sappia. eccellen.la. che io sono in
ogni cosa col Papa >>.
Tulla la sua biografia è ricca di
espressioni. episodi e gesti che con-
fermano la docilità. la devozione.
l'allaccamento e l'amore di Don
Bosco per il Papa.
Per noi che ci diciamo figli suoi,
il monito e il richiamo vengono
spontanei: accogliamo la parola in-
cisiva e amorosamente accorata del
nostro Don Bosco. e portiamola -
tradotta in opere - nei paesi e
negli ambienti dove si svolge la
nostra attività.
Accogli amo anzitutto con ri-
spetto e venerazione la parola ma-
gisteriale del Papa, cercando di
conoscerla e di approfondirne i
ricchi contenuti. Difendiamola
quando la vedremo malintesa. de-
formata, criticata. Ne abbiamo ogni
giorno occasione...
Preghiamo per lui che porta la
pesante croce in nome di Cristo.
come successore di Pietro.
E offriamogli tulio ·il calore del
nostro amore. Ripetiamo a lui le
parole che Pietro diceva a Cristo:
<< Tu lo sai che io ti amo! >>. Dicia-
mogli: << Sanlo Padre, lo sapete che
i Cooperalori Salesiani non solo vi
obbediscono, ma - come il loro
santo Fondatore ha insegnato - vi
amano>>.
Sul <<Convegno Eµropeo Giovani Cooperatori>>, svoltosi a conti-
nuazione del Congresso Mondiale, il BS si riserva di tornare nel
fascicolo del prossimo febbraio.
chiesa
T RADURRE TRADURRI:.
TRADURRE! Ecco il lavoro
dei biblisti oggi. Non è una moda,
ma una necessità. Ogni anno ci
sono nuove traduzioni della Bibbia:
nessuna pretende di essere definiti-
va. ma tutte insieme dicono lo
sforzo che tanti studiosi compiono
per rendere più accessibile a tulli la
Parola di Dio.
Un impegno che sarebbe tanto
piaciuto a Don Bosco. Egli soste-
neva che è necessario rendersi po-
polari nel linguaggio. che non bi-
sogna aver paura di essere facili.
Prima di fare una predica, la leg-
geva a Mamma Margherita per
vedere se capiva tutte le parole
(<< Clavigero? - lo interrompeva lei
- che roba è? >>. e su bito cercavano
una parola più comprensibile). Don
Bosco si era perfino sfo,.lato di
condensare la Bibbia in una popo-
lare <• Storia sacra >> per i suoi ragaz-
zi.
Oggi. con le possibilità offerte
dal nostro tempo. si è fatto un
lavoro ben più profondo: si è messa
insieme una traduzione fedele e
totale del Nuovo Testamento, con
un linguaggio facile. La si può già
trovare nelle librerie d'Italia.
questa <1 Traduzione interconfessio-
nale del N.T. in lingua corrente»,
sotto il tito lo (< La Parola del Signo-
re ►>.
Accanto alJe classiche traduzioni
in commercio - molte delle quali
sono 011ime. ma hanno per destina-
tari le persone colte - c'è dunque
questo testo ugualmente fedele
a ll'originale greco, ma che in più è
fedele anche ai suoi destinatari
d'oggi. E' infatti una traduzione per
le persone che avrebbero difficoltà
a leggere i libri eruditi. Essa sempli-
fica l'aspetto << lessicale e sintatti-
co>>, portando in primo piano -
con parole chiare, con frasi brevi e
meglio rispondenti al parlare cor-
rente - la semplicità e l'impor-
tanza del messaggio cristiano.
I lradullori sono cosi riusciti a
tradurre per l'oggi la Paro la di Dio.'
Com'è nata la nuova traduzione.
La traduzione si inserisce in un'ini-
ziativa internazionale promossa
dall'Alleanza Biblica Universale
(ABU), che si propone di tradurre
la Bibbia in modo facile nel mag-
gior numero di lingue possibile.
Questa iniziativa dei nostri (( fratelli
scparatì >) si è incontrata con gli
inleressi pastorali dei cattolici. e ci
10

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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LA PAROLA DI DIO
con le parole di oggi
Da qualche giorno si trova nelle librerie la più recente versione
italiana del Nuovo Testamento, frutto della collaborazione di
studiosi cattolici e protestanti. Ecco perché e come è maturata
l' iniziativa, che- ha impegnato tra gli altri il Centro Catechistico
Salesiano e l'editrice EJle Di Ci di Torino.
,f
Il Direttore dell'editrice Elle Di Ci, don Giovanni Sangall~ offre aJ Papa la prima copia del
Nuovo T~tamento: <• La Parola di Dio>►.
si è accorti che... si poteva lavorare
insieme.
Anche in Italia. Un gruppo di
studiosi protestanti e cattolici. visto
che potevano impegnarsi in una
traduzione in comune del Nuovo
Testamento, hanno comunicato il
loro progetlo ai responsabili delle
rispettive Chiese. e hanno avuto da
una parie e dall'altra l'incoraggia-
mento a proseguire.
A questo punto si è pianificato iJ
lavoro e si è chiesto il sostegno di
due case editrici: l'ABU (protestan-
te) che da sempre si impegna in
questo lavoro. e la LDC (ca110Iica)
che forma parte del Centro Cate-
chistico Salesiano. I membri di
questo Centro hanno subito avver-
tito l'importanza dell'opera, e
hanno offerto il loro sostegno eco-
nomico e di personale. Così nel
giugno 1973 veniva avviato il la-
voro di traduzione interconfessio-
nale del Nuovo Testamento.
Oggi dopo tre anni di lavoro, con
dodici settimane complessive di in-
contri (svolti nelle case salesiane di
Avigliana, Leumann, Caselette e
Ulzio), dopo una filla corrispon-
denza fra traduttori. revisori e con-
sultori. dopo lunghe ed estenuanti
(anche se serene e sempre amiche-
voli) riunioni e discussioni attorno a
uno stesso tavolo. l'ABU e la LDC
possono finalmente offrire al pub-
blico italiano il frutto di tanto so-
lerte lavoro.
Il traduttore. Non si chieda chi è
il traduuore delle singole parti del
Nuovo Testamento. Traduuore è
una comunità di cristiani apparte-
nenti a diverse confessioni. Tradut-
tore è una comunità perché il la-
voro è stato fallo insieme. Tradut-
tore è una comunità perché i suoi
componenti. al di sopra delle diffe-
renze confessionali, hanno saputo
ritrovarsi in accordo e in comu-
nione sulla Parola del Signore.
San Paolo diceva ai cristiani di
Filippi: << Abbiate gli stessi !>enti-
menti che sono in Cristo Gesù>).
Chi ha lavorato in questa tradu-
zione ci è riuscito? Sembra davvero
di sl. Malgrado le non poche diffi-
coltà che banno incontrato, ci sono
riusciti con l'aiuto che insieme e
continuamente hanno chiesto allo
Spirito che era in loro. (Lo Spirito
Santo è spirito di comunione tra i
cristiani; e quando notiamo che dei
cristian i. al di sopra dell.! loro divi-
sioni confessionali, lavorano in-
sieme per l'annunzio della Parola
di Dio, si può avere la certezza che
lo Spirito è in loro.)
Questa non è retorica. ma gioiosa
esperienza di fede. I traduttori
<<sentono•> che hanno reso un
g rande servizio alJa comunità cri-
stiana italiana. che lo Spirito si è
servito di loro per qualcosa di im-
porrante. Mons. Ablondi, vescovo
di Livorno e incaricato della CEJ
per l'ecumenismo, cosi si esprimeva
il IO ottobre in una lettera a tutti i
vescovi italiani: << Si parla di "edi-
zione". ma il fatto è in sé immensa-
mente più grande. I cristiani che,
dopo secoli. si ritrovano uniti nella
Parola di Dio. sono consapevoli di
vivere un momento importante di
grazia e di storia •>.
Traduttori, consultori, revisori.
Già il modo con cui è stato pro-
grammato il lavoro - che si è
avvalso dei nuovi metodi di tradu-
zione offerti dalle moderne scienze
del linguaggio - ispira fiducia.
Si è iniziato con un << gruppo di
lavoro l) composto da quattro tra-
duttori e coadiuvato da aJtri tre
(tutti specialisti in Nuovo Testa-
mento), più uno stilista. Ogni tra-
duttore. svolta la parte del lavoro
assegnatogli, ba inviato la sua tra-
duzione agli altri tre. Questi hanno
messo le loro osservazioni per
iscritto e rimandato tulio al tradut-
tore. il quale ha vagliato i pro e i
contro di ogni osservazione. Seguì
una riunjone del << gruppo di lavo-
ro>) per discutere nei minimi parti-
colari la traduzione. Quindi ciascun
traduttore riscrisse il suo testo, che
venne inviato a sei revisori,
anch'essi ~1>ecialisti del Nuovo Te-
stamento. Questi formularono per
iscritto le loro osservazioni, che
vennero vagliate dal traduttore e
poi ridiscusse in una riunione del
gruppo di lavoro. Si giunse cosl alla
penultima stesura della traduzione,
che fu poi sottoposta al giudizio di
una trentina di consultori (non ne-
cessariamente specialisti. ma cono-
scitori della sensibilità delle singole
Chiese). Un'ultima riunione del
gruppo di lavoro dette il tocco
finale a ogni cosa.
Pur con gli inevitabili difetti di
ogni lavoro compiuto da uomini, il
buon esito non poteva mancare,
visto l'impegno del gruppo per ren-
dersi dociJe allo Spirito che lavora
nel mondo << per ricapitolare ogni
cosa in Cristo Gesù ».
MARJO GALIZZI
11

2.2 Page 12

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nell'azione
PSICOLOGICA■EITE
LEBB. OSI
I ragazzi un tempo lebbrosi ma poi guariti, come pure i figli
sani di genitori lebbrosi, anche se non costituiscono pericolo,
quasi sempre si vedono emarginati dalla società: per una
irragionevole paura. Da sette anni padre Raimondo Spies si
prodiga in Korea per inserire nella vita civile questi giovani
sfortunati che a ragione egli definisce << psicologicamente
ancora prigionieri del mondo della lebbra >>.
L ebbrosario di Sorokto (Korea
del Sud), agosto 1969. La
messa che padre Spies ha celebrato
per la comunità dei lebbrosi di fede
cattolica è terminata. Mentre il mis-
sionario salesiano depone i para-
menti, i capi della comunità gLi si
avvicinano. gli presentano una gio-
vane e gli raccontano la sua storia.
Eccola.
La raga.7.z~ 19 anni. si chiama
Agata Kim. E' sana; è giunta sull'i-
solotto in cui sorge il lebbrosario da
poco. per vedere la mamma malata.
Dieci anni prima. la mamma era
stata dich.iarata lebbrosa e ricovera-
ta. Condoua all'isola, aveva dovuto
abbandonare allo sbaraglio le sue
cinque figlie. Esse erano finite
presso famiglie qua e là. a fare le
piccole serve. E ancora grazia che
q uakuno le tenesse.
Dieci annj da allora. senza noti-
zie della mamma. Agata soffri tanto
abbandono e solitudine, che tre
volte tentò di suicidarsi. L'ultima
famiglia presso cui aveva lavorato.
la voleva costringere a un matrimo-
nio che lei non si sentiva di accetta-
re. Perciò era fuggita. Tornala
dov'era un tempo la sua casa. seppe
almeno questo. che la mamma si
trovava a Sorokto, e si accinse a
raggiungerla. Ora che l'aveva tro-
vata. doveva lasciarla (questa è la
legge inflessibile che regola il leb-
brosario).
Per andare dove? Agata non sa-
peva. I capi della comunità catto-
lica neppure. Tanto meno poteva
saperlo padre Spies. Ma una solu-
zione bisognava pure trovarla, e
padre Spies la trovò. Per Agata. e
per tantissimi altri giovani nelle sue
condizioni.
Cioè i figli sani di genitori mala-
ti: sovente la famiglia è senza mezzi
vanno tanto spesso d'accordo): i
genjtori vengono ricoverali da
qualche parte. e i figli finiscono in
mezzo alla strada. E come loro.
sono allo sbaraglio anche i giovani
che hanno contralto la lebbra, sono
stati curali, sono guaritL ma per
un'irragionevole paura vengono ri-
fiutati dalla società.
Padre Raimondo Spies con una donna leb-
bro5a di << proréSSione >> mendicante.
Un'ostilità feroce. In Korea la
lebbra esiste, e nessun◊ ne fa miste-
ro. I giornali ne parlano senza ipo-
crite reticenze (anche in Italia ci
sono dei lebbrosi. ma si preferisce
chiamarli (< hanseniani >> - fa meno
e ffello - . e in pubblico non se ne
parla affallo). Il << Korea Herald >>
del 10.3.J 976 riportava questi dati
forniti dal Ministero della Sanità:
in Korea sono forse 40.000 i leb-
brosi non registrati, e oltre 32.000
quelli registrati. Di questi ultimi.
16.990 risultavano raccolti nei 91
villaggi per lebbrosi uCficialmente
costituiti: altri 6.000 raccolti nei 6
leberosari del paese (quello sull'i-
sola di Sorokto. di gran lunga il
maggiore. ne accoglieva da solo
4.300). E il giornale parlava di una
recrudescenza della malattia nel
paese...
Insieme con il male fisico. il male
psicologico: la paura della lebbra.
La maggioranza della popolazione
ha una paura quasi panica, un
orrore, un'ostilità feroce, crudele,
spietata. verso i lebbrosi, gli ex
lebbrosi, i figli sani di genitori ma-
lati. Un esempio? C'era un piccolo
orfanotrofio per bambini guariti. di
6-12 anni, che corse il rischio di
essere innaffiato di benzina e bru-
ciato: bisognò scioglierlo e man-
dare altrove i bambini.
I lebbrosi sanno bene il terrore
che incutono, e parecchi di loro
quando sono ricoverati si curano in
modo da non guarire del lutto,
perché sanno che una volta dimessi
non troveranno posto nella societ~
non potranno sopravvivere. Per
loro la lebbra è più soppo rtabile
che la società.
La scorciatoia di Thomas. Ma ci
sono malati. soprallullo giovani,
che non resistono alla mancanza di
prospettive che loro riserva sia la
malallia che la guarigione. E cer-
cano la soluzione al loro dramma
nel suicidio. << Un giorno - rac-
conta padre Spies - mi chiamano
d'urgenza presso un giovane di 25
anni. Thomas, che ha tentato di
togliersi la vita. Mi chiamano per-
12

2.3 Page 13

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Ragani di padre Spies sbarcano nelriwla di Sorokto (il più grande lebbro..ario della Korea)
per una ,l,ita q parenti malati.
ché è canolico. Lo conforio. lo
seguo per qualche tempo e si ri-
prende. Un giorno mi racconta la
o;ua vi 1a.
Capitato a Sorokto parecchi anni
prima, Thomas mentre veniva cu-
ralo era adibito dalle autorità a
badare ai malati più gravi. Ci sono
nell'isola 500 lebbrosi ciechi. molli
altri che non possono più usare le
mani, e l'amministrazione non di-
spone di personale per badare a
LUtti. Cosi i lebbrosi più in forze
sono adibiti a preparare loro il
viuo. fare la pulizia delle camere.
dormire con loro per ruutarh. Si
può immaginare lo scoraggiamento
angoscioso che colpisce ques11 gio-
vani. Thomas. dopo un po' di
quella vita insostenibile. era fuggito
da Sorok10.
Rifiutato al solito dalla società, s i
uni a una banda di 120 giovani per
lo più lebbrosi come lui. che non
avendo alcun mestiere un posto
dove andare. vivevano arrangian-
dosi. Guidati da un capo ins.li:.cus-
so. partivano ogni giorno in grup-
pelli di due o tre per mendicare
qua e là. O rubare quando si offriva
l'occasione. O cercarla se non si
offriva da sola. E trovavano
nell'oppio le loro magre soddisfa-
zioni. Un giorno Thomas cadde
nella rete della polizia. e fu riman-
dato a Sorokto.
Per tanto tempo non si era più
curato. e il maJe era peggiorato di
molto. Fu rimesso a curare i com-
pagni ciechi. quelli forniti solo di
moncherini e bisognosi di ogni ser-
vizio. E un giorno aveva cercato la
tragica scorciatoia del suicidio! •>
I giovani come Thomas. come
Agata Kim. hanno finito per met-
tere in crisi padre Spie:.. In un anno
di lavo ro aveva visto scorrere sollo i
suoi occhi troppi casi uno più dolo-
roso e tragico dell'altro: si ..:onvinsc
che l'inazione. o una pietà sempli-
cemente passiva, non sarebbero
s tati da cristiano: <• Sarei staLO
anch'io come l'anuco sacerdote e il
levita della parabola. non il buon
samaritano». E passò all'azione.
<< Non voglio diventare un
bandito! 1> Agata fu la prima a cui
padre Spie:, trnvò una s istemazione.
Nonostante la vita penosa c he
aveva condollo. Agata aveva con-
servato un carallere delicato, dolce
e insieme coraggioso. La collocò
preSl>o una brava cuoca. in attesa di
meglio.
Intanto cinque bambini callolici.
giunti al termine deUa scuola ele-
mentare Il ,ull'il>ola, per ordine
delle autorità dovevano lasciare So-
rokto. A tulti parve naturale che
padre Spie!- :.e ne occupasse. Che
fare?
Il missionario preparò un rap-
porto denaglia10 su lla situuione
drammatica dei tanti ragazzi <• ps1-
cologicam cnte prigionieri del
mondo della lebbra )). e in una
riunione di sacerdoti della diocc:.i
- presente l'arcivescovo - espose
il suo piano. Certo bisognava rea-
lizzarlo, tulli erano d'accordo e lo
incoraggiavano. Allora padre Spies
affittò una caM:lla a Nokto ng. pic-
colo porto propno di fronte all'isola
di Soroklo, e la chiamò all'inglese
«Home •>. Vi si trasferi e ponò con
i cinque ragazzini. Chiamò anche
Agata, che era diventata una cuoca
provetta. I ragazzi andavano a
scuola fuori. e sempre di nuovi se
ne aggiungevano. Ma zitti: guai a
far sapere che avevano i genitori a
Sorokto!
Quando la « tfome di Noktong
fu piena zeppa, padre Spies pensò
di aprire a Pusan altre due << Ho-
me »: una per i ragazzi e una per le
ragazze.
E sul più bello capitò nel lebbro-
,ario una sorella d1 Agata: Man-
~un. ln tutti gli anni precedenti.
povera servella.. non aveva potuto
frequentare neppure le elementari.
Padre Spies la accompagnò da sua
madre. e Man-sun al vederla scop-
piò in pianto diro110. Pianse per tre
o re ininterrotte. Per il trauma subi-
lo, due giorni dopo cadde malata e
perse la conoscen1a. Padre Spies
riusci a farla ricoverare all'ospedale
protestante dj Kwangju. lontano
cinque ore di taxi. I douori dispera-
vano di salvarla. ma Ire settimane
più lardi ricuperò conoscenza e in
breve guari Padre Spies la mandò a
Pu!>an. dove imparò sartoria. prima
di prendere il volo e far:.i una casa
propria. Anche Agata qualche
tempo dopo sp<>SÒ un bravo gio-
vane ex lebbroso e volò via.
Po i fu la volta di Saverio Shin.
allro caso disperato. Un giorno si
~coprì lebbroso: unico in una fami-
glia di nove persone sane. Inviato a
Sorokto. in quasi dicci anni guari e
fu rimandato in famiglia. Ma non
era più come p rirna: ora Lutti lo
temevano, lo sfuggi va no. Dispera-
lo, ritornò a Sorok10. tra gli unici
amici che avesse al mondo. Ma
perché guarito. non gli consenti-
vano di restare. Padre Spies lo
incontrò una sera mentre girova-
gava triste a 1e:;1a c hina. << Padre.
qui non posso stare. a casa i miei
hanno paura di me. Ma io no11
voglio diventare un bandito per
vivere!>> Padre Spies gli chiese che
me:.tiere gli sa_rebbe piaciuto impa-
rare. {{ Radio e televi~ione >). E andò
a Seul a studiare. Ora é un buon
La ~ home » per le ragazze che padre Spies
ha aperto a Pu.~an.
13

2.4 Page 14

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tecnico. è sposalo. e un bel bam-
bino è giunto a rallegrare la sua
casa.
Con Saverio. padre Spies aveva
inaugurato la <<Home >> per ragazzi
di Seul, in seguito ne aprirà un'altra
per le ragazze.
E i soldi? Padre Spies ha sette
collaborawri che mandano avanti
le sue << home >>. e dirigono con lui
la piccola organizzazione. Tre
brave signore koreane sono con lui
a Noktong da più di sei anni:
insieme discutono e proget1ano
ogni iniziativa. Hanno preso il la-
voro come un apostolato e sentono
l'opera come cosa loro. Altre due
signore koreane mandano avanti le
(( home >> di Pusan. pienamente re-
sponsabilizzate in 1u110. A Seul
altre due: qui in più c'è l'appoggio
della comunità salesiana (alcuni
giovani della (< home >> frequentano
la scuola tecnica salesiana).
Jgiovani delle<<home >> per giun-
gere a un pieno inserimento nella
società, dapprima frequentano
qualche scuola di apprendistato:
per sarti, parrucchieri. aiuto infer-
mieri, radiotecnici, operatori mec-
canografici. ecc. Terminato il corso
(per lo più di un anno, ma a volle
più lungo), padre Spies trova loro
un posto di lavoro. Ma non li
abbandona ancora: li sistema a
gruppetti di 4 o 5 in camere d'af-
fitto (auualmente le camere sono
8). e per i primi tempi arrotonda il
loro esile salario. Finché non hanno
imparato a volare da soli e lasciano
il nido per il loro destino.
Da quasi otto anni padre Spies si
è avventurato in questo lavoro. Il
numero dei ragazzi da lui sistemati,
nell'agosto scorso era salito a 287;
aJtri 91 erano in quel momento
nelle sue «home >>. allri 38 in elenco
e in attesa.
Sulle sue spalle cadono intera-
mente tutte le spese: affitto. vestia-
rio, alimentazione, cure mediche.
scuole. E poi assicura loro un aiuto
economico all'inserimento nella so-
cietà, sovente anche al momento
del matrimonio. Nei primi anni gli
occorrevano da 25 a 35 mila dollari
per anno; man mano le spese sono
salite, ora sono più che raddoppia-
te. E i soldi?
penoso mesuere d1 eterno que-
stuante per i più poveri. Ma anche
Don Bosco faceva così 1>.
Cominciò con l'elenco telefonico
del Belgio. Nato a Metz in Francia
nel 1922 (ma ordinato sacerdote in
Giappone nel 1951 ). padre Spies ha
compiuto i suoi primi stucli tra i
Salesiani del Belgio, e in quel paese
ha - come missionario - il mag-
gior numero dei suoi amici e soste-
nitori. Sostenitori trovati per caso
proprio nell'elenco 1elefonico. Co-
minciò col mandare a caso qualche
leltera circolare. E continua ancora
oggi:3.000 copie, anche più. Le tre
signore che lo aiutano a Noktong
lavorano tra l'altro nel preparare i
testi. ciclostilare. spedire. Tra circo-
lari e lettere singole, ogni anno
sono 50.000.
Le circolari portano il titolo
« SOS per i giovani ex lebbrosi >> e
incontrano l'interesse generoso di
sempre nuove persone. Si impe-
gnano non solo singoli e famiglie.
ma parrocchie e scolaresche. Fiori-
scono - soprattutto in tempo di
quaresima - le piu svariate inizia-
tive che la carilà sa inventare.
Risultato: il 90% delle spese sono
coperte da questi amici lontani.
Essi forman(), con padre Spies e i
suoi giovani della Korea, una << fa-
miglia mistica ma reale>>. Veri
padri e madri e fratelli che si inte-
ressano affettuosamente dei ragazzi
più poveri del mondo come se
fossero loro figli e fratelli minori.
pensano al loro futuro, dividono
con loro quanto hanno. E giorno
dopo giorno padre Spies raccoglie
le loro lettere e le conserva gelosa-
mente: tulle insieme compongono
un'impareggiabile storia della cari-
cristiana.
Il guarito viene abbandonato. C'è
una cosa che convince nell'inizia-
tiva di padre Spies: la sicurezza che
si sta aiutando giovani davvero
meritevoli della solidarielà cristia-
na. Cioè quei giovani ex lebbrosi o
figli di lebbrosi. i cui genùori per
poverlà non sono in grado di fare
nulla per loro. Temuti e sfuggiti da
tuui. sarebbero deslinati a rimanere
gli infimi della socielà, disperali e
forse anche pericolosi.
Padre Spies scarta quei giovani
che <i po~sied<mo >>. e che sarebbero
in grado di risarcire le spese: li
orienta verso opere a pagamenlo.
Acceua invece gli altri. quelli che
non hanno nulla e non sanno dove
andare o cosa fare. Senza distin-
zione di fede. senza guardare se
negli studi possono riuscire bene o
male (questi ultimi, non hanno
forse bisogno piu degli altri?). Suo
unico criterio di scelta è <1 dal bas-
so>>. che siano cioè i ragazzi più
sprovveduti e svantaggiati: e li ac-
coglie proprio in virtù della loro
povertà e del loro slato di abbando-
no.
Un abbandono che nasce dalla
famiglia, ma non meno dagli orga-
nismi sociali. Quegli stessi che pure
si occupano, e tante volte si preoc-
cupano. della lebbra. E' una situa-
zione paradossale: il lebbroso. per
la cui salute si fa tanlo. una volta
guarito quasi sempre viene
abbandonalo! C'è qua e là qualche
ente che porta i bambini fino al
termine delle elementari, o magari
delle medie inferiori. Ma poi basta.
Eterno questuante. Ecco, i soldi
in certo modo gli piovono dal celo.
Sono per lui un terribile assillo, ma
un assillo che condivide con la
Provvidenza. (< La mia opera -
dice padre Spies - non polrebbe
vivere se io non avessi accettato il
14
La testimonianza della carità conquista alla fede: un gruppo di cristiani si è tonnato a
Noktong attorno a padre Spies.

2.5 Page 15

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A Noktong c'è una candida statua: la << Ma-
donna dei Poveri •>. che veglia sui ragazzi di
padre Spies.
procurare un mestiere non entra
nelle loro competenze. l'inseri-
mento ne lla socie tà no n è affare
loro. Gli stessi enti internazionali
che sovvenzio nano generosamente
lebbro~ari e ospedali, no n fanno
nulla per i lebbrosi che ne escono.
<< Il lo ro scopo - lamenta padre
Spies - è esclusiva mente la lolla
contro la lebbra. Manca un senso
paterno-fraterno a queste o rganiz-
zazio ni. Non pensare alla riabilita-
zione dei guariti e al loro re inseri-
mento nella società. è come consi-
derare solo la lebbra in se stessa,
senza vedere i cuo ri umani che si
nascondono dietro quelle carni la-
cerate. E' un errore. Come il com-
pilo dei genitori comincia appena
quando metto no al mo ndo un fi-
glio. che dovranno amare. proteg-
gere, e maturare alla vita. così
anche il co mpito di chi combatte la
lebbra non può limitarsi a distrug-
gere la malallia ma deve giungere
fino al com pleto reinseri mento
degli ex maiali nella società... i>.
Per colmare le lac une delle
grandi o rganizzazioni lavora padre
Spies in Korea. e i s uo i amici anche
dall'Europa lo incoraggiano e lo
aiutano.
<< Andremo a cercarli>>. E padre
Spies. fidand o nella Provvidenza
c he agisce allraverso questi suo i
amici, alla rga il suo disegno. Pun-
gola le varie organizzazioni perché
sto rnino una parte dei loro fondi
pens ando di più all'inserime nto
degli ex lebbrosi. Suscita la collabo-
razione di coloro che lavorano in
opere meritorie ma più... tranquille
(dice per esempio: << C'è sem pre
su fficiente pe rsonale. pe r distri-
buire la Parola e l'amo re di Dio a
chi può pagare Ja sua formazione
intelle lluale e morale... >>).
Un suo sogno sta diventando
realtà: avere una piccola casa no n
più d'affillo ma propria, perché i
suoi ragazzi possano sentirsi al si-
curo in una casa loro.
N ello scorso giugno ha acqui-
stato un te rreno abbastanza ampio.
pe r una scuob pilo ta di o rticoltura.
La Misereor gli darà una mano. Un
salesiano è già sul posto, per av-
viare la nuova o pera. Ll verranno
raccolti anche gli aspiranti ko reani
alla vita salesiana. e quel diffic ile
campo sarà la (< prova >> de lla lo ro
vocazione.
In sellembre padre Spies ha co-
m inciato la visita ai villaggi dei
le bbrosi registrati, e a qualche pic-
colo ghetto in c ui i lebbrosi non
registrali vivono clandestini, per
scoprire i lo ro figli sani nella spe-
ranza di poterli aiutare. Dice:
(< No n aspetteremo più che siano
essi a cercarci, andremo noi a cer-
carli nelle rughe delle mo ntagne.
Ciò significa che il numero dei
nostri ragazzi aumenterà ancora. Sì,
aum en terà : in proporzione del
nostro amore e della nostra genero-
sità >>.
E Lutto questo in silenzio. quasi
di nascosto. perché nessuno sappia.
Finché c'è nella gente quell'orrore
per la lebbra c he è peggiore della
lebbra. Continuando a dipendere
completamente dalla << carità allo
stato puro>>, come veri mendicanti.
Nella linea più schieua de l Va nge-
lo.
<< No n è forse un segno della
buona novella del Regno, che i
lebbrosi sono guariti 1>? E' la do-
manda stupefalla e insieme gioiosa
che Pao lo VI rivolgeva nel 1973 ai
membri di un'Associazione Euro-
pea impegnata contro la lebbra. << li
male è ci rcoscrillo - aggiungeva il
Papa - . ma ora si tralta di riabili-
tare pienamente i malati, permet-
tendo lo ro un'allività professionale
secondo le loro possibilità: si tratta
di reintegrarli nelle lo ro famiglie e
nella società. Opera meno spettaco-
lare. che richiede o rganizzazio ne e
tecnica. simpatia e amore. E' giunto
il tempo della dedizione discreta e
d isinteress.ala, pazien Le e perseve-
ra nte... >}.
E' giunto il te mpo di padre Spies
e della sua << famiglia mistica ma
re a le>>.
ENZO BIANCO
LIBRI
Autori vari
L'Impegno della Famlglla Salesiana
per la giustizia
Collana e Colloqui sulla vita salesiana >
n. 7
Ed. Elle Di Ci 1976. Pag. 366, lire 5.000.
Come è nato il li-
bro. Per tavorlre
all'interno della Fa-
miglia Salesiana una
riflessione scientifica
sul progetto aposto-
lico di Don Bosco
nella Chiesa, un
gruppo di docenti ed
esperti dà vita ogni
anno a un e Collo-
quio sulla vita salesiana , . I temi e I
partecipanti variano d i volta in volta. Al
Colloquio del 1975 - svoltosi a Junke-
rath presso Kòln, Germania - i quaranta
partecipanti hanno affrontato il tema
della giusti:z:.ia. Il volume raccoglie le rela-
:z:.ioni, comunicazioni e discussioni del
Colloquio.
Il libro. Si parte con una prospettiva
storica(« come fu percepita l'a;z:ione so-
ciale salesiana nei secoli 19° e 20° >);
passa a esaminare « gli aspetti contem-
poranei dell'impegno per la giustizia ,
(tra l'altro: i documenti recenti della Chie-
sa, la condii.ione della donna. l'America
Latina): infine affronta « la formazione
alla giustizia > e la giustizia nei recenti
documenti della Congregai.ione Salesia-
na.
Utilizzazione. Opera scientifica, fonda-
mentale. che i responsabili della Famiglia
Salesiana non dovrebbero ignorare.
Carlo Col/I
Incontro con Cristo
Ed. Elle Di Ci 1976. Pag. 150, lire 1.600.
Il libro. Opera di un docente dell'Uni-
versità Pontificia Salesiana, propone un
corso di esercizi spirituali incentrato sulla
figura del Cristo.
Perché ti tema. e Paradossalmente -
dice l'autore - la figura del Cristo sta
diventando di moda >. Presso i giovani,
nel mondo dello spettacolo, nelle nuove
teologie. Ma e succede spesso che cia-
scuno colga - del mistero di Cristo -
unicamente ciò che è componibile con la
propria matrice ideologica, rischiando di
darci una figura deformata, perché unila-
terale, di Cristo». Conclude l'autore:
« Ho scelto il tema non perché è di moda,
ma perché è di fondo >.
Destinatari. Il credente in Cristo che si
vuole interrogare sul contenuto essen-
:z:.iale della propria vita.
Utilizzazione. 54 presta a una solida
lettura spirituale. L'Impostazione è per
esercii.i spirituali di cinque giorni, su
cinque aspetti chiave del mistero di Cri-
sto: la sua persona, il suo messaggio. la
sua missione redentrice, la sua presenza
tra noi , l'attesa del suo ritorno.
15

2.6 Page 16

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"BS" RISPONDE
blemi di oggi, sul nostro impegno (L.
3.000).
Ho visto sopra un glomallno la sigla UISPER, e ml hanno detto che si riferisce a
giornalini « sicuri » per i nostri ragazzi: è vero?
Alberto Zanlni Milano
Si. signor Zaninl, è vero: Ulsper è un sigillo di garanzia. Per una risposta
esauriente il BS ha interpellato il Segretario generale dell'Uisper stessa. Domenico
Volpi. Ecco le sue parole.
UISPER
è sigillo d. garanzia
Oggi le edicole sono piene di pubblica-
zioni e albi a fumetti che, esaltando
violenza e immoralità, abituano I nostri
ragazzi ad ammirare falsi eroi e valori
sbagliatì. In una situazione del genere,
chi educherà i nostri figli se I loro sogni
(l'eroe, l'avventura, la visione della vita...)
sono contro di noi?
Non bastano i divieti a risolvere il
problema: solo se sapremo offrire, in
alternativa a quelle dannose, pubblica-
zioni valide, più ricche di umanità e di
arte. i ragazzi potranno maturare il loro
gusto. scegliere meglio, amare le cose
buone. Il buon giornale è un alleato
insostituibile nella difficile opera educa-
tiva oggi.
La sigla Uisper significa Unione Ita-
liana Stampa Periodica Educativa per
Ragazzi. A essa aderiscono nove giorna-
lini di ispirazione cattolica, che in vario
modo e per diverse età vogliono divertire,
informare, e soprattutto intendono aiu-
tare la crescita dei nostri figli in senso
cristiano e il loro inserimento nella socie-
tà e nella Chiesa.
Segnaliamo ì titoli di tutti questi giorna-
lini educativi, indicando per ciascuno
anche una traccia del contenuto e il
costo dell'abbonamento annuo. Eccoli
per ordine secondo l'età dei lettori.
dai migliori autori Italiani, di avventure, di
sport e d'un inserto scolastico (L
10.000).
Messaggero dei ragazzi, quindicinale,
giornalisticamente completo, vuol co-
gliere tutti i centri d'interesse del ragaz-
zo, dal fumetto disegnato con arte all'at-
tualità, dal gioco alla cultura (l. 3.300).
La stampa buona non ha la vita facile e
incontra difficoltà nella sua diffusione. I
ragazzi sono impigriti dalla lettura degli
albi solo a fumetti, e non capiscono al
primo colpo un materiale più articolato,
più vario e più Impegnativo com'è quello
dei giornalini. Ma se qualcuno (genitore,
educatore, insegnante...) pone fra le loro
mani 4 o 5 numeri consecutivi di una
pubblicazione intelligente e adatta alla
loro età, allora aderiscono con entusia-
smo. Per questo, l'abbonamento è li si-
stema più adatto per sostenere la stampa
buona e per farla appreuare: nel ragazzo
che lo riceve, crea a poco a poco un'abi•
tudlne. fa maturare un gusto diverso e...
vaccina contro altre letture; per chi lo
regala. è un dono che dura dodici mesi,
non sì rompe come un giocattolo, si
rinnova sempre.
Ci sono spesso dei momenti (Natale,
Epifania, Prime Comunioni, promozio-
nì...) in cui ci chiediamo che cosa rega-
lare a un bambino, a un ragazzo o a una
ragazza: ora lo sappiamo.
La giostra, mensile per i più piccini,
prezioso nella Scuola Materna e in fami-
glia per aprire Il bambino alla realtà,
pieno di giochi, lavoretti, osservazioni da
compiere e piccole storie (L. 1.800).
Il ponte d'oro, mensile, per i 7-10 anni:
diverte, istruisce, invita alla collaborazio-
ne, e fa conoscere i problemi e la vita dei
bambini di tutto il mondo (L. 2 .000).
Giovani amici, mensile, per i piccoli
amici dell'Università Cattolica (8-11 anni)
e per tutti coloro che amano un giornale
vivace. ricco, tra fumetti e rubriche inte-
ressanti (L 2.000).
Piccolo missionario, mensile, un in-
contro vivace con tutto il mondo attra-
verso l'avventura. l'umorismo e le testi-
monianze autentiche dì chi è impegnato
a servizio di Dio e degli uomini (L 2.500).
Il glomallno, settimanale ricchissimo
di pagine, di colori, di fumetti realizzati
Mondo erre, mensile, è il e nostro >
giornalino. preparato dalla Famiglia Sale-
siana per i ragazzi delle Medie, per Invi-
tarli alla conoscenza della realtà, all'uso
della fantasia ed all'impegno cristiano;
ogni numero ha un Inserto su un argo-
mento di grande attualità (L 3.300).
Primavera, quindicinale per le ragazze,
con lutti gli aspetti della vita moderna e
della personalità femminile, una vera e ri-
vista > preparata con gusto dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice (L. 4.000).
Nalla missionaria, mensile per i più
grandi, vera rivista giovanile ricca di latti
e documenti sul Terzo Mondo, sui pro-
La Segreteria Nazionale dell'Uisper ha
sede in via Conciliazione 1, 00193 Roma,
e fornisce - a richiesta di gruppi o
scuole - copie, saggio e informazioni
sulla situazione della stampa per ragazzi
e sui problemi delle letture; allo stesso
indirizzo, sul conto corrente postale nu-
mero 305.550.07, si possono sottoscri-
vere gli abbonamenti ai vari giornali
sopra indicati.
Inoltre l'Uisper, che è presente ai con-
gressi e agli incontri di specialisti sui
problemi della stampa e dell'educazione,
è in grado di fornire persone esperte per
corsi di aggiornamento e per conferenze
a Insegnanti, genitori, educatori.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - . . . 1 Domenico Volpi
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2.7 Page 17

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I PBIICIPIII IEBI
DI OBT- D-P 110
Ne i quartieri poveri di Haiti - scrive padre Bohnen in una
relazione da Port-au-Prince - ci sono tanti piccoli pr(ncipi
neri che hanno bisogno di aiuto per aprirsi alla vita. Quanto a
lui, ne raccoglie cinquemila nelle sue scuole.
Quando ci si occupa di cinque-
mila ragazzi c·è! :.empre da
aspenarsi qualche notizia allarman-
te. Ad esempio. a cinquanta chilo-
metri dalla capitale c'è una spiaggia
di cui posso disporre liberamente.
In una vicina casella <li malloni i
miei ragazzi dormo no sul pavi-
mento (soluzione molto economi-
ca). C'è pure un immcn~o albero.
che fa o mbra con i sut)i rami su un
intero campo di calcio. Quasi ogni
fine settimana conduco a questa
spiaggia una quarantina di ragazzi
poveri. Che differenza con la vita
mise rabile che menano tulli i
giorni! Ma anche. quant'è facile
che capiti loro qualcosa di grave!
Ad esempio che un ragazzo anne-
ghi. o finisca in pasto ai pescicani.
Fortunatamente finora non è ca-
pitato nulla. La noti11a allarmante
invece mi è arrivata da un posto più
imprevedjbile: dalle nostre cucine...
Sulla strada. un grande container
della Sea Train era andato a rove-
sciarsi contro il muro della noMra
cucina. Lungo la parte interna del
muro passano ogni giorno migliaia
di ragazzi, in interminabili file. per
prelevare la lo ro razione di cibo.
(Ogni volta che pas!>o vicino a quel
muro crollato, rimango perple!>SO. e
mi domando se non è un miracolo
che non ci siano stati morti.)
stenza a cinquemila ragazza e una
grossa responsabilità. Ma non è
soltanto mia: per loro, anche la
Provvidenza vigila in modo singo-
lare...
Hanno riscoperto l'America.
<• Roch nan dio... •>, cosi comincia
uno dei pinoreschi proverbi hrutia-
ni: << La roccia sott'acqua non sa
quanto soffre la roccia soli.o il so-
le >>. Allo s tesso modo, la gente della
capitale e i turisti ignorano i quar-
tieri di periferia e il loro dramma.
Lontano dagli occhi, lontano dal
cuore!
Eppure il contano si rivelerebbe
tanto utile. Nel gennaio dell'anno
scorso 25 studenti canadesi, insieme
con 25 studenti haitiani, hanno lro-
vato il modo dj rendersi utili: sono
venuti a lavorare per alcune setti-
mane nelle mie piccole scuole. E a
loro modo, alcuni secoli dopo Co-
Il container invade nte. Accompa-
gnavo un visitatore in giro per il
mio quartiere. Stavamo visitando
una dopo l'altra le piccole scuole.
per constatare lo stato precario
degli - chiamiamoli cosi - edifici.
Trentacinque delle 93 scuole de-
nunciavano urgente bisogno dj ri-
parazione: o la telloia. o il pavi-
mento. o i muri (quando c'erano).
Avevamo quasi termmato il giro
d'ispezione. q'.Jando arrivò di corsa
un ragauo lacerando l'aria con le
sue grida: << Corri. Padre! Presto!
Un autocarro ha sfondato la
cucina!>>.
I deuagli erano piuuoi.to vaghi. e
strani. Era l'ora in cui la distribu-
zione del pranzo ai nostri cinque-
mila poveri ragaui è in pieno svol-
gimento. Potevo dunque supporre
il peggio.
Arrivati di corsa ~ul posto. tro-
vammo che i.edici ragai.zi infortu-
nati erano già s tati tra.sponati atl'o-
!>pe<lale. La maggio r parte erano
feriti solo leggermente. ma tre o
quattro in modo piuuosto grave.
Che cos'era accaduto?
Padre Bohnen con i -.uoi piccoli amici della periferia di Po11-au-Prince.
La direzione del Seà Train in-
tanto aveva fam, ricoverare i ra-
gazzi feriti nel migliore os pedale
privato della cilià. dove vengono
ricevuti solo coloro che possono
pagare profumatamente. Sei ra-
gazzi hanno potuto lasciare l'ospe-
dale quel giorno stesso: altri vi
hanno trascorso da << principi >> al-
cuni giorni, e tulio a spese dei
proprietari di quel container inva-
dente. Figurar.,i! Avere una camera
singola. mangiare in abbondanza. e
di.-.porre di un vero gabinetto...
A buon conto organizzare l'assi-
lombo. hanno riscoperto l'America.
Un sacerdote belga di Ardoie mi
aveva mandato mille dollari per
costruire dei banchl per le scuole.
Gli studenti hanno fabbricato 73
ca11edrc e 83 banchi. e hanno
messo il pavimento di cemento in
dieci aule. Lavoro molto utile. Ma
sopranutto hanno potuto farsi un'i-
dea più esalta di ciò che significa
vivere in questi quartieri ru perife-
ria.
Nel febbraio è venuto un altro
gruppo di studenti. questa volta da
New York. anche loro a mettere
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pavimenti di cemento nelle aule. A
marzo è toccato agli studenti del
collegio dei Fratelli, situato in Port-
au-Prince: come impegno quaresi-
male hanno voluto migliorare lo
stato delle mie scuole. I ragazzi più
piccoli hanno fallo economie e
comperato lavagne e quaderni
(ogni classe ha mandato la sua
delegazione per consegnarmi il ma-
teriale). Quelli delle classi superiori
sono venuti di persona a metter su i
pavimenti di cemento.
E' stato per tulli un contallo
crudo con la realtà. molto utile per
la formazione cli una coscienza so-
ciale.
I principini neri. Ciò che mi ad-
dolora soprattullo, in questi quar-
tieri di miseria. è che ci sono tanti
bambini meravigliosi, che senza
un'adeguata educazione non
avranno alcuna possibilità di svi-
luppare i loro talenti nascosti.
Quest'idea mi è stata ribadita da
un libro di Saint-Exupéry. Lo scrit-
tore ha raccontato che una notte
viaggiava in treno, nella terza clas-
se. in compagnia di molte famiglie
fuggitive dalla Polonia. E passando
in mezzo a loro. scoprì un (1 piccolo
principe>>.
<< Tra il padre e la madre - ha
· scritto - era adagiato un bambino.
Dormiva. Aveva il viso rivolto
verso la luce della mia lampada
elettrica. e potei vederne bene i
lineamenti. Un musetto adorabile.
Genitori cosl poveri, avevano cre-
sciuto quel frutto preziosissimo.
«Guardai più da vicino. Qui c'è
il volto cli un musicista - dicevo
tra me - , il volto del giovane Mo-
zart. Qui c'è una grande promessa!
<< I piccoli principi delle leggende
erano proprio cosi
(< Se questo piccolo principe fosse
protetto, aiutato, assistito, cosa non
ne potrebbe venir fuori? Quando a
causa di qualche misteriosa muta-
zione si scopre in giardino una
nuova rosa, wtti i giardinieri si
fanno premura: la rosa viene isola-
ta, viene curata, ha tulle le prefe-
renze. Purtroppo non c'è un giarcli-
niere per gli uomini. Mozart viene
ucciso... >>.
Anche nei quartieri più poveri di
Haiti ci sono tanti piccoli principi
neri. Vogliamo aiutarli a uscire
dalle spire mortali dell'ignoranza e
della miseria, a crescere per un
futuro di speranza.
Padre LORENZO 80HNEN
(ANS-Traduzione di J. Gevaert)
18
Sul luogo dell'eccidio, pochi giorni dopo la morte di mons. Ven;ìglia e don Cara,ario. A s inis lra d,
Lyasiang, il crìsliano della missione che aiuiò don L,),eno nella penosa circo,tanza.
IBRSIGLII BGIRlllRIO
DIOBIARITI IURTIRI
Paolo V1 nel novembre scorso ha promulgato il decreto sul
<< martirio >> dei Servi di Dio mons. Luigi Versiglia e don
Callisto Caravario, trucidati in Cina da un drappello di pirati
bolscevichi, il 25 febbraio 1930. Il BS rievoca l'avvenimento,
con una pagina poco nota della vicenda_: il resoc~~to de~
pietoso rinvenimento delle due salme, scritto da chi m quei
giorni lontani ne fu commosso protagonista.
e Il brano. qui condensalo, tolto chiesi che intenzione poteva avere
dalla (( Positio super Martyrio ». la avuto colui che così l'aveva concia-
raccolta ufficiale delle testimonian=e to. Intanto i soldati cinesi si erano
giurate per il processo di beatifica- disposti in semicerchio, distanti una
zione. Ne è autore don Bassano decina di metri. concitati e sospet-
Loreno Faccini, che fu segretario di tosi.
mons. Versiglìa (il vescovo missiona- Osservo meglio, e vedo il segreta-
rio caduro con don Caravario nel rio che parla all'orecchio di qual-
vano tentativo di proteggere dai pi- cuno e fa segno come per dire: << E'
ì
rati tre giovani allieve della missione li, è lì! >>. Mi porto al centro di
di Shiu Chow). Ecco come don La- quella semicirconferenza. come uno
reno giunse al ritrovamento dei corpi che si reca là perché non sa dove
dei due martiri, sepolti freHolosa- andare.
1nente dai pirati sulla sponda del Ed ecco il ragionamento che mi
fiume Un Chow.
passa per il capo. più celebre del
baleno: << Come mai Il quella doz-
zina di bambù? L'acqua non può
Ora guardavo don Cavada (sale- averli portali: sarebbero disordina-
siano della missione - ndr.) che li. mentre sono tutti ordinatissimi.
scorreva quel sabbione in tulle le come se fossero collocati in un
direzioni. sempre seguito da un giardino. E poi. come mai sono tulli
soldato cinese, e o ra guardavo il muniti in cima di un grosso nido di
sabbione a me sollostante. Una formiche?>> Esco in un grido:
cosa strana attirò la mia allenzione: «Sono qui!>)
quel sabbione era tutto tracciato da Strappo quei ramoscelli di bam-
righe fatte come da un rastrello. Mi bù. << A me quello zappettino! >> Lo