Bollettino_Salesiano_199607


Bollettino_Salesiano_199607



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ANNO 120 N.7
Luglio 1996
Sped. in Abb. post. (50) - Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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IN QUESTO NUMERO
Luglio-Agosto 1996
Anno 120
N umero 7
In coperti na,
al Centro « Mondo Erre »,
in zona Lucento-Vallette
di Torino, gestito dai giovani
animatori dell 'Oratorio
Valdocco.
Il servizio nel « Dossier estate »,
al le pp 19-26
(foto di Paola Bori a).
3 IL RETTOR MAGGIORE
Vocazione & vocazioni:
le promuove la comunità
10 CAPITOLO GENERALE 24
Compagni di viaggio
14 ANNIVERSARI
I cento vagoni di Tournai
19 DOSSIER ESTATE
Vacanze in fam iglia
È estate, ragazzi!
L'oratorio di Don Bosco non va in vacanza
Benvenuti in Paradiso
27 I NOSTRI SANTI
di JUAN EDMUNDO VECCHI
di SILVANO STRACCA
di JEAN-FRANçOIS MEURS
di GIANNI FRIGERIO
di ANGELO BOTTA
di DALMAZIO MAGGI
di ELVIRA BIANCO
Servo di Dio e dei poveri
30 CASE-FAMIGLIA
di TERESIO BOSCO
Quando manca la mamma
36 ATTUALITÀ
Liberia senza pace
38 PROGETTI MISSIONARI
Il pozzo della Serra ad Areia Branca
di MARIA ANTONIA CHINELLD
di LUCA SORRENTINO
di GIUSEPPE VENTURELLI
RUBRICHE
4 Il punto gio vani - 6 In Italia, nel mondo - S Lettere - 13 Documento - 17 Libri - 18 Zoom -
33 Il diario di Andrea - 34 Come Don Bosco - 41 / nostri morti - 42 In primo piano
34 Un padre come Dio
2 - LUGLIO-AGOSTO 1996 BS
36 Ragazzi liberiani del "Savio Centre " di Monrovia
Si~Rolk;ttino
wes,ano
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori : Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duhayon - Bru no Ferrere - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi
Carla Morselli - Guerri no Pera - Pietro Scalabrino
~r :,9~ :~o~ ~a! i u ii~i~m& : ~ ~ ~a S ~ n e :
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione : Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Reg istrazione : Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1 949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto rig uardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
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Edizione Cooperatori. A cura dell'Utticio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
tal. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 1Omilioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia ·
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania -
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~~~g~L11~~~~1~ M~[!~ ~;!~fc';,"--c\\11~~~~ ~orea del
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Slovacchia -
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DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei
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Don Bosco in the orld . È possi -
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VOCAZIONE & VOCAZIONI:
LE PROMUOVE LA COMUNITÀ
Le vocazioni fioriscono nell'humus della comunità cristiana,
dalla sua forza di provocazione e di coinvolgimento.
O gni tanto gli organi di informazione danno spa- IL SIGNORE CONTINUA A CHIAMARE , fa sentire
zio a un problema che ci sta a cuore, quello del- la sua voce attraverso situazioni che sfidano e perso-
le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Lo ne che lo rendono presente. Chi tratta con i giovani
hanno fatto anche ad aprile, quando Giovanni Paolo ri mane colpito dall'impatto che esercitano su di loro
Il ha ordinato 38 sacerdoti nella -Basilica Vaticana. E si la ricerca di senso, il desiderio di mettere la vita a
domandano, chi per curiosità, chi per autentica preoc- frutto , la voglia di solidarietà di fronte a situazioni di
cupazione , quante sono , come sono distribuite nel estrema povertà, il sogno di mondi nuovi, la verità
mondo, quale sia la disponibilità dei giovani di oggi a èhe trovano nelle parole e nella persona di Gesù ,
seguirle, le difficoltà dei vari contesti perché la pro- l'esperienza religiosa portata a profondità. Sono co-
posta vocazionale venga percepita nella sua significa- me germi che spesso non attecchiscono e/o non ar-
tività, le cause che stanno
rivano alla maturazione per
alla base della loro cresci -
le vicende di un percorso
ta o diminuzione .
umano che fa prevalere al-
tri gusti e altri stimoli o per-
LA VOCAZIONE non è un
ché i ~emi non vengono
fatto di cui godano solo al-
convenientemente coltivati.
cuni privilegiati . Tutti la ri -
trovano nel tessuto della
TUTTI SIAMO CHIAMATI
propria esistenza. Ogni vi -
A OCCUPARCI DELLE VO-
ta personale e quella della
CAZIONI. È chiaro . Ci si
comunità nascono e si svi-
chiede in primo luogo di ri-
luppano perché c'è chi le
comprendere e rivalorizza-
promuove, le fa sbocciare
re la funzione che hanno
e crescere : genitori , edu -
avuto e hanno ancora nel-
catori , catechisti, animatori ,
la nostra vita e a desidera-
sacerdoti , religiosi. Essi so-
re che esse sorgano e si
no chiamati da Dio a ser-
moltiplichino. Siamo poi in-
vire gli altri , a comunicare
vitati a pregare . La pre -
con passione ciò in cui cre-
ghiera è el3pressione del
dono e lo fanno gratuita - Roma. Don Vecchi esce dall'assemblea che lo ha desiderio . E il consiglio di
mente. Gesù stesso ha af-
appena eletto ottavo successore di Don Bosco.
Gesù : « Pregate il padrone
fidato la fondazione delle
perché mandi operai alla
chiese, la predicazione del Vangelo e la cura spiri- sua messa ». Tutti, infine , possiamo fare "gli anima-
tuale delle comunità a persone con questa specifi- tori", "promotori" o "ricercatori " di vocazioni. Basta
ca vocazione e compito . La Chiesa, ma anche il assumere la nostra vita e sviluppare il nostro lavoro
nucleo portante della società civile, sono organismi con senso vocazionale.
vocazionali .
Ai cooperatori , exallievi , amici e simpatizzanti di Don
Le vocazioni , e tra di esse quella sacerdotale e reli- Bosco c'è da ricordare che questo è uno degli a-
giosa, sbocciano nell 'humus della comunità cristia- spetti che caratterizza la sua opera di sacerdote, di
na: dall'ambiente che in essa si respira, dalla sua si- educatore e di fondatore. Nel 1879 disse a un radu-
gnificatività , dalla sua forza di provocazione e di no di duecento cooperatrici (e non solo ai salesia-
coinvolgimento. Quanto più le comunità cristiane so- ni!) : « Fate il possibile, e direi forse l'imp0Sl3ibile per
no ricche di senso, di fede , di impegni consistenti , coltivare il prezioso dono delle vocazioni ». E dunque
tanto più viene percepita e accolta la proposta voca- una consegna anche per noi in questo tempo di se-
zionale .
mina e di raccolto.
/IS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 3

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- IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
PROGETTARE INSIEME
L'ESTATE
La dispersione famigliare estiva. Telefoni e telefonini rimangono
l'unico filo di collegamento ordinario,
ma tra genitori e figli non sempre squilla con frequenza.
V acanze, piccola terra promessa per i
giovani, all'interno di un anno scola-
stico poco amato e di una routine esi-
gente. Ma insieme alle ore interminabili
dedicate al nulla o ag li hobby piacevoli ,
agli incontri frequenti con le cerchie di
amici più cari e complici, le vacanze por-
tano un rapporto inconsueto nelle fami-
glie.
LE VACANZE ATOMIZZATE . Sono
sempre più frequenti. Con l'estate e la
fine degli impegni ordinari di lavoro e di
studio, genitori e figli si tracciano un
calendario parallelo . L'autonomia mag -
giore di cui i giovani devono poter di-
sporre, si traduce per lo più in lunghe
settimane di incomunicabilità. Si accen-
dorio tante avventure quanti sono i
membri della famiglia.
Quando poi le situazioni familiari sono
al limite della rottura o dell 'indifferenza
(e i casi del genere sono in vertiginosa
crescita) , partire o restare ai quattro
punti cardinali, viene vissuto come una
parentesi liberatoria.
Il già difficile dialogo che accompagna
genitori e figli anche nelle famiglie più
unite, diventa un tenue filo prossimo a
spezzars i.
Se i genitori vanno in montagna, i ra-
gazzi chiedono il mare. Se padre e ma-
dre scelgono il mare, i figli puntano alla
montagna. Se l'orizzonte si allarga con
viaggi , i ragazzi diventano sedentari o
puntano a mete alternative.
Non si tratta tanto di impegni program-
mati o complementari alla formazione
culturale e sociale dei giovani per cui i
sacrifici della lontananza sono conside-
rati e condivisi insieme. Si tratta di una
situazione di movimento che appare libe-
ratoria per tutti i membri familiari , stan-
chi della solita musica suonata insieme
per lunghi mesi.
GENITORI E FIGLI SI RITROVANO
CAMBIATI , può capitare al termine del-
le vacanze. In qualche misura si posso-
no ritrovare più estranei di quando si
sono salutati dopo la chiusura della
scuola. La programmazione comune
delle vacanze non deve significare che
genitori e figli debbano fare le stesse
cose nel medesimo tempo e luogo. Ma
significa certamente che genitori e figli
4 LUGLIO-AGOSTO 1996 /JS
discutono e programmano insieme obiet-
tivi condivisi per l'estate. Iniziative e
riposo , compag nie e solitudini , entro un
quadro di rapporto dialogico e recipro-
co ascolto. I mesi del solleone non as-
solvono dall'impegno di essere genitori
e fig li.
PER QUEI RAGAZZI E GIOVANI che
condividono iniziative associative di va-
rio genere, è meno problematico vivere
estati creative e riposanti . Nella tranquil-
lità delle famiglie. Almeno relativa. Per
quanti invece sono già isolati durante
l'anno, con gruppi di amici chiusi , in-
concludenti , quando non addirittura at-
tratti da esperienze di droga e piccola
delinquenza, l'estate si presenta come
la class ica occasione per perdersi in
modo definitivo.
I GIOVANI HANNO BISOGNO di una
mano anche quando non la chiedono.
Una mano comprensiva e discreta. Adul-
ti che sappiano proporre in punta di
piedi, capaci di essere presenti senza
asfissiare. Adulti che abbiano il piacere e
il progetto di dare fiducia, senza farsi
condizionare o paralizzare dai tanti pos-
sibili errori giovanili. I genitori non posso-
no abdicare al proprio ruolo che anzitut-
to non dimentica la compagnia con i fi-
gli. I giovani, però, devono aprirsi a una
impostazione estiva della propria vita
che non sia solo evasiva, oziosa, incon-
cludente perché limita la possibilità di es-
sere felici.
PROGETTI PER L'ESTATE. Farlo si-
gnifica sostituirsi gradualmente alla tu-
tela degli adulti in maniera costruttiva.
Progettare l'estate , tuttavia, non diventa
possibile se i giovani , ordinariamente,
non si abituano a progettare la vita. An-
dare per approssimazione o vivere alla
giornata, si trasforma facilmente, nel pe-
riodo estivo, in vacanze perdigiorno, che,
alla fine lasciano la sensazione di aver
perso il treno di un sacco di possibilità.
« Attenzione, filo elettrico».
Non solo restrizioni
o dispersione per le famiglie
in vacanza.
I

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IN ITALIA NEL MONDO
GIAPPONE
VOLONTARIATO
PER IL CA MBIO
Il terremoto che lo scorso an-
no ha colpito il Giappone cau-
sando oltre ci nquemila vittime,
è staia la sc inti! la che ha fan o
scattare un nuovo modo cli vi-
vere la sol iclarietà nei giovani
e negli ad ulti . Da allora il grup-
po VIDES (Volont ari ato Inter-
nazionale Donne .per l 'Educa-
zione e lo Sviluppo) ha potuto
rea li zzare numerosi progetti cli
volontariato giovanile. « Dal
giorno del terremot o - dice
suor Monica Takeish i - ab-
biamo scoperto che molli ssi-
mi giovani desideravano una
forma cli soliclarie1i1 che supe-
rasse le diversità dovute all ' i-
deo log ia, alla reli gione, alla
nazionalità e alla ra zza . Que-
sta corre nte ha comi nciato an-
che a camb iare la rea ltà giap-
ponese. Tanti giovani e lavora-
tori hanno offerto il proprio
tempo ai sinistrati , tralasciando,
spesso, il proprio lavoro. Impen-
sabile per una soc ietà, come
quell a giapponese, basata es-
senzialmente sul profillo. Mol-
te imprese hanno modificato la
propri a organizzazione: ai di-
pendenti veni vano concesse
vacanze straordinari e per per-
mettere periodi cli volontaria-
to». L 'azione cli volont ari ato
non si è ri solta solo all ' interno
dell a nazione, ma è anelata ol-
tre. Un gruppo cli giovani del-
la sc uola media e superiore di
Setagaya (Tokyo), in fa tti , ha
varcalo le frontiere ed è alter-
rato nell e Filippine, prec isa-
mente a Mabalacal , nel nord
del paese recentemente co lpi -
to dall 'eruzione del vulcano Pi-
nawbo. Qui hanno condi viso
due seuimane di " azione sul
campo", accanto ai bambini
e al le famig li e co lpile dal di 0
sas t ro.
Manila (Filippine).
Le ragazze di Setagaya
(Tokyo) preparano
i pacchi per i bambini
di Mabalacat, nella zona
colpita dal vulcano
Pinatubo.
6 - LUGLIO-AGOSTO 1996 IIS
ALBANIA. A Tirana il 19 aprile scorso il presidente della
Repubblica Oscar Luigi Scalfare e il presidente dell 'Al -
bania Sali Berisha hanno inaugurato il Centro di forma-
zione professionale e sociale Don Bosco, diretto da sa-
lesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice e realizzato grazie alla
collaborazione del Volontariato Internazionale per lo Svi-
luppo {VIS) . «Obiettivo del Centro è quello di formare
persone capaci di lavorare con professionalità e onestà
nel nuovo mercato di lavoro albanese e quindi di contri-
buire allo sviluppo del paese », ha detto il dottor Antonio
Raimondi , presidente VIS. I giovani attuali sono 200, ma
si prevede di arrivare a 500 nel giro di pochi anni . Nelle
due foto, oltre ai due presidenti (Scalfare era accompa-
gnato dalla figlia Marianna), si vede l'arcivescovo di Tira-
na mons. Mirdita. Tra le personalità, il nunzio apostolico
mons. Dias.
« FAMIGLIE
DON BOSCO>>
Si è tenuto a Canclia canavese,
presso Torino, alla fine di apri-
le il primo convegno delle «Fa-
miglie Don Bosco ». Una cin-
quantina cli coppie hanno dato
inizio a questo nuovo mov i-
mento sono all ' interno dell 'as-
soc iazione cooperatori che si
propone di ripensare e vivere il
sistema pre1•e11til'O nella fami-
glia e nell 'educazione dei ligli.
Il convegno si è tenuto in Pie-
monte per ispirarsi a mamma
Margherita e affermare che dal
modello di educazione che
Giovannino Bosco ha ricevulO
eia lei è nato il sistema educati-
vo salesiano. È iniziato con una
conferenza cli argomento teolo-
gico e programmatico tenuta da
mons. Anfossi, vescovo cli Ao-
sta. « Bisogna che l'associazio-
nismo familiare cattolico si raf-
forzi e sviluppi tutte le sue po-
tenzialità», ha cleno. E ha au-
spicato una " rete cli famiglie"
significati va, che costringa le
istituzioni pubbliche a consul-
tarl e prima di fare leggi che le
ri guardino. Hanno fatto seguito
conversazion i cli Tonino Solari-
no (per gli aspetti psicologici
della coppia) e ciel pedagogista
Ernesto Gianoli. Un wlk-show
ha fatto ri ferim ento a temi col-
legati alla realli1familiare: lavo-
ro, scuola, coppie in clifficollil,
adozione. A conclusione è stato
organizzato un pellegrinaggio
al Colle Don Bosco, terra cli
mamma Margheri ta, e a \\'.al-
docco, dove in San Francesco
di Sales le coppie hanno ri ce-
vuto il mandato di portare le
stesse istanze alle fam iglie delle
varie regioni cli provenienza.
Candia (Torino).
Ha preso il via
il movimento « Famiglie
Don Bosco », imitazione
degli " Hogares Don
Bosco » di Spagna.
Nella foto a destra,
l'intervento di mons.
Giuseppe Anfossi,
vescovo di Aosta .
Al microfono
la responsabile nazionale
cooperatori Maria
Barbieri.

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DON BOSCO IN THE WORLD.
Il Bollettino Salesiano viaggia via INTERNET. È
così possibile leggerE;) ["-----------------7
con largo anticipo gli ar- : «www.sdb.org» ,
t1.co I che verranno pub- L _________________ J1
blicati.
Allo stesso indirizzo si possono avere varie altre infor-
mazioni - dall'elenco dei nostri santi alle ultime notizie
dal mondo salesiano - e si può entrare nell'homepage
di altri centri salesiani .
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1Vtv1 DI CEN·w,0
MILANO. Il 25 e 26 maggio in piazza Duomo si è svolta
una grande Festa per il 50° di fondazione del CSI , il
Centro Sportivo Italiano. Il CSI ha come obiettivo uno
sport vissuto come momento di educazione, di matura-
zione umana, di socializzazione , con una chiara con-
cezione cristiana dell'uomo e della sua realtà. Il CSI è
stato tra i primi in Italia a fare la proposta di uno sport
non selettivo, né falsamente competitivo , ma aperto a
tutti ed educativo.
MARINAI. Padre Mario Balbi ci aggiorna sulla sua attivi-
tà tra le navi che sbarcano a Newark (USA) . Egli conti-
nua a distribuire mini-libretti di preghiere, immaginette
e medaglie della "Stella Maris", incontrando gli equi-
paggi che ogni giorno sbarcano nel porto. Le leggi del
commercio mondiale stanno però modificando profon-
damente la situazione. «Oggi dalla Danimarca (Maersk
Une) e da Taiwan (Evergreen) arrivr,lno navi di 300
metri con 4.000-6.000 container e con un equipaggio di
soli 14 uomini! », dice. « Naturalmente tutto è compiu-
terizzato. Ma sono persone che vivono lontane dalla
loro famiglia per molti mesi, e che non ricevono alcuna
assistenza religiosa. Si fermano al porto non più di 5-8
ore e noi diamo loro incoraggiamento morale e religio-
so ». Padre Balbi, 75 anni , conosce sette lingue. Assi-
cura di essere sempre ben accolto da tutti gli equipag-
gi , anche se i più non sono cristiani.
la Famiglia salesiana si as-
socia a Comboniani e Save-
riani in festa per la beatifica-
zione dei loro fondatori, i
grandi missionari Guido Ma-
ria Conforti e Daniele Com-
beni. Mons. Conforti, vesce-
vo di Parma, inviò i suoi mis-
sionari saveriani in Cina e vi
rimasero fino al 1950, quan-
do furono espulsi. Oggi so-
no circa 900, presenti in 19
nazioni. Mons. Comboni, ve-
scovo di Khartum, si propo-
se di "rigenerare l'Africa con
l'Africa stessa" e a questo
scopo fondò i Comboniani e
le Pie Madri della Nigrizia.
Morì stroncato dalle fatiche
a soli 50 anni. Nelle illustra-
zioni, mons. Comboni, gran-
de evangelizzatore dell'Afri-
ca, e un momento della bea-
tificazione in San Pietro il 17
marzo scorso.
/JS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 7

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~
TTERE
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Boll ettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi -
rizzo (mandando sem -
pre la vecchia etichetta) .
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questocausa avolte
l'interruzione dell'abbon amento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi edi copie chevanno
smarrite.
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
duenumeri consecutivi , saràsuf-
ficientechece lo facciasaperee
rimetteremo immediatamente in
cors o l'abb ona mento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - LUGLIO-AGOSTO 1996 IIS
1-10 FINITO LA TES I. « Final-
mente ho finit o la mia tes i sulla
Cina presso l' università di Urbi-
no e devo ringra ziare il BS che
ha pubblicato il mio appello. Mi
sono stati di molto aiuto, e de-
sidero ringraziarli pubblicamen-
te: il prof. Luc iano De Carli
presidente dell 'A.S .T.A.A. (As-
sociazione Scrillori Trentino
Alto Ad ige); padre Franco De-
marchi , direttore del Bollettino
"Janua Coel i"; l'ather Deni s
Martin del "Yuet Wah College"
cl i Macao; il giornale cli Hong
Kong "South China Morning
Post". Un ringraziamento al mis-
sionario fra ncescano frate! Fran-
cesco Mari a eia Ge nova, che
oltre al materi ale mi ha fall o
conoscere "As ia News" ciel PI -
ME. Da ultimo ringrazio il sig.
Lu Yuge, primo segretario ciel-
i' Ambasc iata cinese a Roma ».
Dome11ico Campo/o.
Reggio Calabria
SU ICIDI GIOVANILI. « Vo-
glio parlare ciel suicidio cli Sa-
muele e Waller. Nella loro mac-
china è staro trovato un opu -
scolo de i testimoni cli Geova
sull ' insocld isfazione giovanil e,
un bigliello recante un teschi o
e la scritta "oltre la morte", un
biglietto dov 'era scritto "G iuro
e garanti sco che morirò sicurn-
mente dopo il 2075 e dopo il
mio amico Walter". Hanno
scritto che i due giovani discu-
tevano spesso e volentieri sull a
morte, sull 'esistenza, e la sera
precedente parlavano cl i Au-
schwitz e dei campi cli stermi -
nio. Mi sembrano tutti questi dei
segni che mandano all ' aria le
assu rde, noiose,' retoriche, ecc.,
teorie psicologiche degli "esper-
ti " sulla "stanchezza di vivere"
dei giovani. Dietro questo sui -
cidio mi pare ci sia ben altro ».
Luca B. , Torino
BU LIMICA . «Sono vicin a ai
50 an ni . Vedendo le fo to cli
tanti giovani , ho pensato cl i
parlarvi ciella mia esperienza.
Sin eia bambina sono sempre
stata più grassa delle mie com-
pagne. I-lo sempre mangiato
pili del norm ale. Mi hann o pre-
scritto fa rmac i, ma non mi ser-
viva no. Ingrassavo cli nuovo.
Da ado lescente fu un tormento.
Facevo le diete, ma mangiavo
comunità
casa
del giovane
Viale libertà 23 - Pavia
te!. 0382/29630
tax 0382/527977
SERVIRE IL FRATELLO
INIZIATIVE COMUNITARIE ESTIVE
CAMPO DI LAVORO
Dal 9 al 19 luglio - Casa Gigli o - Vendrogno (LC)
Es perienza comun itaria crist iana cli conoscenza del mondo
dell 'emarginazione (per ragazze e ragazzi a partire dai di-
ciassette anni ).
CAMPO DI RICERCA VOCAZIONALE
PER GJOV ANI E RAGAZZE
Dal 23 al 27 luglio - Casa Sacro Cuore - Ronco cl i Ghi ffa
(VB) - Con P. Mario Airo lcli
DU E GIORNI - Dal 29 al 30 luglio - Casa Speranza - Biella
XXIII SETTIMANA DI RESPONSABILIZZAZIONE-
TEMPO DELLE WUNDI PROPOSTE:
I Pnifeti ripartono da Dio pel' sen 1ire il.fratello e per vin-
cere l'eclissi della compassione
Dal 30 luglio al 4 agosto - Casa Giglio - Ve ndrogno (LC)
SETTIMANA DELLA FAMIGLIA
Dal 7 al Hl agosto - Casa Gigli o - Vend rogno (LC)
SETTIMANA Dl<:I FAMILIARI
Da l 21 al 24 agosto - Casa Gigli o - Ve ndrog no (LC)
ESERCIZI SPIRITUALI
Da l 26 al 3 1 agosto - Ronco cli Ghiffa (VB)
cl i nascosto. Se fossi stata aiu -
tala in quegli anni , fo rse non ne
so ffrirei ancora. Vi scri vo per-
ché adesso si può essere aiut ati
clavant i a questa malattia crn -
clele. Vi sono delle organi zza-
zioni che aiutano i mangiatori
compul sivi e i loro famili ari ».
Le11 em.fi rm a1a
qualcosa cl i più "materi ale".
Forse qualcuno dir/1: tanto tu il
lavoro ce l' hai. Sono passato
anch' io attra verso va rie vicissi-
tudini , ma il non perdere la fi -
ducia e il pregarci sopra mi è
servito molto ».
Le11era fi rmala, Alessandria
ADOZIONI A DI STANZA.
«Sono un exa llievo, fe lice cli
avere ade rito al proge tto "ado-
zioni a distanza". I-l o adottato
una bambina africana bisogno-
sa. Sono stato fo rtunato a tro-
va re subito un ott imo lavoro
come bancario appena dipl o-
mato e ciò mi permette cli veni -
re in aiuto a questa piccolina.
Voglio poi esprimere la mi a
solidarietil ai giovani lettori ,
magari laureati , in cerca di la-
vo ro. Li invito a non disperare
e a pregare: per trovare confo r-
to, ma anche per arri vare a
EXALLI EVO IN T V. « Mio
figlio G ianfra nco (la foto che
all ego è sua) riveste il grado
cl i tenente colonnello ciel ser-
vizio meteoro logico cieli 'Ae-
ro nautica mi lita re e a turno
per il secondo canale TV illu-
stra le condizioni meteoro lo-
giche. Gianfranco è ciel 195 I
ecl è exallievo cli Genzano.
Ricordo che quando anelavo a
trovarlo per il trasporto Roma-
Genzano spendevo per l' an-
elata e ritorno 250 lire. Bei
tempi! ».
Vi/Iorio Proia. l?oma

1.9 Page 9

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UN BS PER l RAGAZZI? « Ho
12 anni. Sono un lettore del
BS e mi piace come è strut-
turato. Ma vorrei anche fa rvi
una proposta. Perché non fate
un giorn alino per no i ragazzi,
in cui poss iamo trova re giochi ,
atl iv ità, preghiere e anche le
iniziati ve dell 'associazione A-
mici di Domenico Sav io? Po-
tremmo anche noi scrive rci le
nostre lettere. Mi piacciono Do-
menico Sav io, Don Bosco, Ma-
ri a Ausiliatrice: voglio congra-
tularmi con voi e dirvi che il
mio sogno è proprio quell o di
di ve ntare sacerdote salesiano».
Lettera.f,rmata
Caro Brun o, Mondo Erre è la
rivista che risponde ai tuoi so-
gni e c'è già. Puoi richiederne
una copia-saggio alla LDC,
10096 Leuma1111 (To).
QU ALE CIVI LTÀ. « Nell 'anno
del bambino, vog lio riferire al-
cune battu te che prendo eia un
arti colo di Gianfranco Zaval-
loni . Egli di ce cose che dovreb-
bero fa rci ri nettere tutti . Le no-
stre città sono di ve ntate invivi -
bili e 110 11 aiutano i nostri ragaz-
zi a crescere. Nelle città non si
ved_ono più i bambini in biciclet-
ta. E pericoloso, ed è una preoc-
cupazione giusta, ma dovrem-
mo organi zzarci. Se la strada è
una " roulette russa", dobbiamo
far costruire per i nostri ragazzi
delle corsie preferenziali e piste
cicl abili . Scri ve Zavall oni che
costringere i bambini e i ragaz-
zi ad andare ogni giorno a scuo-
la con la baby-si tter, cioè ac-
compagnati, rischia di creare ra-
gazzi sempre più insicuri e adul-
ti-dipendenti. Trovo giusto quel
che di ce. Ricordo i passaggi ca-
sa-scuola di noi bambini spen-
sierati e monelli come una bel-
la occasione per stare con i
compagni. Ai utiamo i nostri
bambin i a vivere in modo sere-
no e libero i loro anni ».
Alessandra Ruta. Milano
DISCOTECH E. COSA FA LA
SCUO LA? « A proposito di di -
scoteche (c f. BS/fe bbraio), vor-
rei agg iungere qualcosa sull e
cause che portano i giovani a
ri cercare queste emozioni. In-
tanto c la responsabilità della
TV, questo mostro ed ucativo,
che offre della vita una fa lsa
imm agine, ma ci sono anche I~
responsabil ità de lla scuola. E
attorno ad essa che i giovani
dovrebbero trovare la poss ibi -
litlt d ' incont rars i e trovare spa-
zi per atti vità ex tra-c urricolari.
Apriamo scuo le e palestre ne l-
le ore pomeridiane, d iamo vita
a momenti di svago guidati da
persone che sappiano animare
in modo costrutt ivo il tempo
libero, organi zziamo momenti
di allegri a, di gioco, spazi mu-
sicali e di recitazione e - per-
ché no? - "feste di ballo".
Quando i nostri ragazzi potran-
no ri empire in questo modo gli
spazi li beri , non penserann o al-
la di~coteca. I giovani hanno bi-
sogno di occas ioni per trovarsi
tra amici, di un clima "orato-
riano", quello inventato da Don
Bosco, che li coinvolga in atti-
vità gradevoli e positi ve, che li
facc ia di ventare protagonisti cl i
iniziati ve interessanti , e non
consumatori pass ivi cli equi vo-
ci di vertimenti ».
Franca Gravagno, Roma
I\\,SONO
~~VACANZE!
BS DOMANDA
QUALCOSA DI GRAN-
DE. « So no un 'ex inse-
gnante e le mentare che da
pochi ssimo ha iniziato la
sesta decade di v ita. Mi
trov o in questa situazione:
vorre i fa re qualcosa di
grande, di affascinante, per
appagare il mio "alter ego"
più vero e più profondo.
Ebbene non riesco a indi-
viduare ness una idea vali -
da e soddi sfacente. Pe r
questo m i ri volgo alla Fa-
mig lia Salesiana che sti-
mo, ne ll a speranza d i tro-
vare una v ia d ' usc ita».
(Lettera.f,rmata, Genova)
Risponde don Stefano
Colombo*. La sua no n è
certo una domanda d i la-
voro, ma una domanda di
senso per la sua vita. li la-
voro, in questo nostro tem-
po, costi tuisce un grosso
problema per mo ltissime
persone : per i g iovani , che
non riescono a trovarlo; per
le persone ne l pie no de lla
vita, che lo perdono o so-
no in pericolo cli perderlo;
per mol ti pensionati , cui
non basta la pe nsione o
che prova no il senso del-
l'inutilità, al termine di tan-
ti anni di lavoro. E lei, con
la ricerca di "qua lcosa di
grande, di affascinante, di
suggestivo . .. ", rivela vera-
mente d i volere cercare
un'occupazione non per il
tornaconto econom ico, ma
per poter dare un senso più
maturo a ll a sua v ita. Le i è
gi unta a un 'età ne lla q ua-
le restano v igore ne l cor-
po e nello spirito, maturità
nel valutare e nell 'agire.
Ma la società sembra in-
tenzio nata a non avvalersi
affatto cl i q ueste sue risor-
se, coll ocandola a riposo.
Penso che nel suo caso
debba ri vo lgere il suo in -
teresse non a lla ricerca di
un lavoro, ma a un 'attivi-
tà di volontariato, ricercan-
do nell a gratui tà e genero-
sità del suo servizio la sod-
di sfazione al suo des ide-
ri o di realizzazione. Sarà
per lei un moti vo di cre-
scita, perc hé troverà in se
stessa il motivo di g io ire
per il dono che saprà fare,
al di là de lle cose c he è
chi amata a fare. In effetti
i servizi cli volontariato
norma lmente s i rivolgono
a fasce ·di popol azione in
difficoltà, che anche per
q uesto non riescono sem-
pre a soddisfare la propria
ricerca di successo. Ma
sapp iamo c he il successo
ciel c ristiano sta ne l dona-
re e perdere la sua vita,
sul mode llo di Ges ù, e non
ne ll 'avere immediatamen-
te riconoscenza e succes-
so. Prov i a scoprire i bi so-
gni che sono ne l territorio
che è attorno a lei : dalle
necessi tà de lle parrocchie
per il catechismo, alle at-
tività de lle Caritas parroc-
chia li e diocesane. E se
pensa che le istituzioni sa-
lesiane possano essere per
le i una v ia di usc ita, provi
a contatta rle, anche se non
sempre è fac ile inserirsi
in un ambiente che non si
è prima frequentato. I bi -
sogn i sono sempre molti,
s i tratta di mettere a dispo-
sizione la nostra capacità
di serv izio, non per trova-
re subi to sodd isfazione a i
nostri bisogni di afferma-
zione e di autostima, ma
per le necessità de lle per-
sone reali che v ivono ac-
canto a noi.
* Presidente CNOS-FAP
(Centro Nazionale Opere
Salesiane - Formazione
Aggiorname1110 Professio-
nale).
/JS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 9

1.10 Page 10

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Positivo il bilancio conclusivo. Ma tante le domande sulle nuove
COMPAGNI
DI VIAGGIO
<'/ una tappa nella storia della
~ cong regazione alle porte de l
Duemila ». Così don Vecchi , ne lle sue
venti sette cartelle conc lusive, ha de-
finito l' ul timo Cap ito lo cl i q uesto se-
co lo. E ha chiesto ai salesiani dei cin-
que continenti cli to rnare sp iritual-
mente a Va lclocco, all'u m ile arri vo cl i
Do n Bosco 150 ann i fa, in quella
tettoia Pinarcli " così povera , eppu re
così carica cli speranza". Il 12 aprile
1846 nasce l' oratori o cli Valciocco.
Ma Do n Bosco non è solo, e il suo
progetto educativo è condi viso eia
re li gios i e laici.
di Silvano Stracca
Fare posto ai laici.
Una riflessione
che rinnova
la congregazione nel suo
servizio ai giovani.
Obiettivo sul CG24. Nella foto
in basso a sinistra è l'ispettore
Crist6bal L6pez.
I LAICI, APPUNTO
La presenza de i la ic i per _una setti--
mana è stata la " nov ità" cli q uesto
Cap ito lo. L' irruzione de l laicato ne l-
1' ori zzonte sales iano, sottolinea il
Rettor Maggiore, comporta per i sa-
lesiani « non una agg iunta marg in a-
le, ma una nuova luce pro iettata sul -
la tota lità de lla loro vocazio ne . Q ue-
sti nuovi compagni cli vi agg io ci pro-
vocano a ripensare l' esperienza se-
10 - LUGLIO-AGOSTO 1996 IJS
co lare, umana e cristi ana, e le s itua-
zioni in cui essa s i esprime : la fa mi-
gli a, la profess ione, la po li tica ».
In q uesta ri comprens io ne e me rge
« l' identità de ll a donna e il suo con-
tributo alla cultu ra, ali 'educazione, al-
la vita ecc lesiale e sa les iana, c he po-
stul a eia noi accog li enza , va lorizza-
zione, reci proci tà. Molto dov remo rie-
saminare per bil anc iare imm ag ini ,
attese e rapporti», riconosce don Vec-
c hi . « Ma certame nte ne ric·avere mo
vantaggi per la nostra vita consacra-
ta, pe r la comuni one e per la pasto-
rale ».
Il banco cli prova resta la prass i.
Ne sono consapevoli , al mo me nto cli
lasciare Roma, don Luciano B a rell o,
don Cri st6bal L6 pez e do n Ni valclo
Luiz Pess inatti . Ba re ll o dirige il cen-
tro pedagogico-cultu rale cl i Verona,
do po essere stato in passato "anima-
tore" prim a ciel rinnovame nto litur-
gico voluto dal Conc ili o ne ll a dioce-
si di Torino e poi de ll a prestigiosa
ri v ista "Re lig io ne e sc uo la" . L6pez,
spag nolo di nascita e paraguayano
d ' e lez ione, è l' ispetto re d i que l pae-
se latino-americano dopo mo lti anni
cl i lavo ro tra i g iovani e cl i direzio ne
di Radio Ca ritas. Pessinatti , lontane
ori gini fr iul ane, è stato a lungo inca-
ricato di pastora le g iovanile a Sao
Paul o e ora è direttore del Bollettino
Sa les iano de l Bras ile.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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strade da percorrere in compagnia dei laici.
UN BILANCIO
A TRE VOCI
BS - Il Cap itolo è stato 1111 grande
a vvenim e nro della congregaz ion e.
Che cosa ha rappresentato per voi?
Pessinatti - « Sono stato colpi to
dall 'es perienza della cattoli cit à della
congregazione. Il Capitolo è stato
come un mosaico che gradualmente
anelava componendosi».
L6pez - « Ho asco ltato con com-
mozione e meravi gli a i confratelli
. africani, cinesi , vietnamiti; le storie
cli sofferenza dei cechi e degli slo-
vacchi, l'esperi enza cli quelli che la-
vorano in Siberia ».
Borello - «Anche per me è stata sti-
molante la conoscenza più approfon-
dita della congregazione grazie agli
interventi di coloro che venivano dal-
1' Afri ca, dati ' Asia, dati ' America La-
tina. Positiva la grande apertura idea-
le. Per noi ciel vecchio continente, una
situazione d'emerge nza per la man-
canza cli vocazioni ci ha fatto pren-
dere coscienza cli un problema che va
al cli della se mplice so luzione cli
chiamare truppe ausiliarie, i laici ..
Forse, nel Capitolo, c'è stata una cer-
ta caduta verticale al momento cl i pas-
sare alle indicaz ioni pratiche dell 'al-
largamento del loro coinvolgimento ».
TRA CONFERME
E VIE NUOVE
BS - Le indicazioni sui laici ric:o-
noscono una realtà già esislente, op-
pure segnano un cammino da av 1•ia-
re e rendere pilÌ vivo e operan fe?
L6pez - « Per molte ispett~rie ciel~
l'America Latina sono la conf·erma eh
molte cose che si stavano gi~t facen-
do. Per altre sono una spinta per in-
cominciare. li documento del Capito-
lo non contiene comunque approfon-
dimenti dottrinali . Non erano neces-
sa ri , perché la rifless ione della Chie-
sa sul laicato è ormai sufficientemen-
te approfo ndita».
..
Pessinatti - « Dappertutto, tra I lai-
ci, si avvertiva una grande voglia di
partec ipazione. Ora il Capitolo ha 1:'at-
to proprio . I'orientament~ ope_n~~1vo
che non siamo 1101 sales iani I pa-
droni" ciel carisma ».
Borello - «L'aver affrontato I'ar-
gomento è cli per un fatto pos iti-
~o. Mi rammari co però un po' che
non si siano proclamate ad alta voce
le strade da percorrere non so lo al-
1' interno delle nostre opere tradizio-
nali , ma incoraggiando al tempo stes-
so le ini ziative che i laici possono
prendere al cli fuori clell 'i~tituzione.
Reali zzazioni spesso d1 1Tont1era e
più attente all'evoluzione delle nuo-
ve forme cli povertà ».
BS - Il Capitolo ha messo a .fiwco
qualche mpetlo che vi sembra par1i-
colar111e111e imporrante per l' avvenire?
Pessinatti - «Ora c la possibili-
che il laico partecipi a titolo pie-
no, e non semplicemente come un in-
vitato alle riunioni di animazione. Da
noi, ,~ella pratica ciò avveniva già.
Ma questo veniva vissuto un po ' trau-
maticamente come conseguen za del-
la diminuzione delle vocazioni. Ades-
so sappiamo che corri sponde ~ti! ' in-
tuizione cli Don Bosco, che co mvol -
geva tanta gente nella vita de!l 'Ora~
torio e invitava i cooperaton e gli
exa lliev i a continuare ad espandere
la sua mi ssione».
Borello - « In realtà le nuove for-
La segreteria del CG24: da sinistra don Mazzali (eletto poi economo generale),
don Palizzi e don Lotto.
I Emil Hartmann è un laico
che dirige il C~nisiusheim,
in Germania. E sposato e padre
di 3 figli (vedi l'intervista
nel riquadro di pag. 12).
me cli collaborazione, cli cond ivisio-
ne, di corresponsabilità, sono state
considerate già come un dato di fat-
to, mentre andrebbero ,icleguatamen-
te approfondite. Penso, per ese mpio,
ali 'es perienza francese ciel par/ne-
riaro e alle nuove forme cli gesti one,
non solo delle scuole. Vanno incorag-
coo'iiaatep' rcioorni.
prudenza e
Ma anche
se nza
senza
cf.-huiguhde
e.r-
111
avanti ».
A CHI TOCCA
RINNOVARE
BS - Chi avrà maggiori responsa-
bilità nel portare avanli le indica-
zioni del Capitolo ?
L6pez - «Gli orientamenti opera-
tivi indicano responsabilità a tutti i
li ve lli : mondiale, ispettorial e, locale.
Non si possono assegnare tutte le re-
sponsabilità solo al Rettor Maggiore
e al Consiglio generale, ma neppure
soltanto alle comunità locali . Ma la
comunità locale però deve cambiare
mentalit~t, e farlo assieme ai laici».
Pessinatti - «Sono d'accordo. A me
sembrerebbe una strategia interessante
quella di fare in modo che i "Capitola-
ri", al loro ritorno, invitino anche un
gruppo cli laici per condividere i con-
tenuti e i nuov i orientamenti del Capi-
tolo; sin dall ' inizio si dovrebbe fare la
divulgazione delle idee insieme e non
presentarci noi salesiani come loro
"inse<>nanti". Se insieme capiremo be-
ne il renso di questo Capitolo, insieme
potremo trasformare gli orientamenti
in realtà nelle comunità locali ».
Borello - «Credo che ogni comuni-
us LUGLIO-AGOSTO 1996 - 11

2.2 Page 12

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QUEL DI PIÙ CHE VA
OLTRE LA PROFESSIONALITÀ
di Konrad HoB
CANISIUSHEIM
der Salesianer Don Boscos
I salesiani e la collaborazione dei laici. Intervista con Emi/ Hartmann, diri-
gente del Canisiusheim di Bamberg, in Germania.
Il Canisiusheim ospita oggi 198 bambini , ragazzi e giovani. Con la col-
laborazione degli insegnanti, l'opera dà particolare importanza al tempo li-
bero e al clima di apprendimento. Alcuni ricevono cure intensive . Un
gruppo è formato da bambini ritardati. L'impegno verso tutti è quello di
aiutarli ad as.solvere l'obbligo scolastico di base , per poi avviarli a un me-
stiere. L'opera è diretta da Emil Hartmann, sposato e padre di 3 figli.
Signor Hartmann, che cosa significa
per lei lavorare "salesianamente"?
Don Bosco aveva un'incredibile
simpatia per i giovani. Per darsi ai
giovani uno deve averne la ca-
pacità o al meno la disponibilità di
fondo . Ciò vale per tutti , sia per ch i
è impegnato direttamente nell'attivi-
educativa, sia per chi lavora nel-
l'amministrazione o in qualsiasi altro
settore. Ciò che ci distingue da altre
opere è proprio quel di più che va
oltre la competenza e la professio-
na lità .
Molti hanno davanti agli occhi an-
cora la figura del salesiano che gior-
no e notte sta in mezzo ai suoi ra-
gazzi ...
Qui si pone la domanda : come in-
tendere la parola "presenza". Non
si tratta di una disponibilità senza
sosta. Per me la presenza non è
un concetto quantitativo. Altrimenti
comporterebbe anche per il sale-
siano il non avere tempo per la vita
spirituale e la sua comunità. Per
me significherebbe non poter fare
questo lavoro. Ho dei bambini , una
famiglia, ho bisogno di tempo per
me stesso.
Quand'è che un 'opera è veramen-
te salesiana ?
Un'opera è salesiana non perché vi
lavorano tre salesiani , ma perché al
centro dell'attività ci sono i giovani.
Al Canisiusheim vi sono ancora dei
salesiani?
Solo Don Serti, che ufficialmente ap-
partiene alla comunità di Josefsheim
(l'altra casa salesiana nella stessa
città di Bamberg, ndr). Vive in que-
sta casa e collabora in vari modi.
I salesiani sono i suoi datori di la-
voro .. .
Mi trovo bene con i salesiani. Non
ho mai avuto delle divergenze. Que-
st' anno sono stato per la settima
volta .alla conferenza dei direttori,
fui ospite al "capitolo ispettoriale" e
sono membro di varie commissioni
ispettoriali. Ho buoni rapporti con l'i-
spettore don Bihlmayer. Visita Ca-
nisiusheim più volte all 'anno . Con-
sidero tale fatto quale apprezza-
mento del nostro lavoro.
Don Bosco ha influito sulla sua vi-
ta, sulla sua mentalità?
Veramente sono cresciuto presso i
benedettini a St. Ottilien. Ma poi so-
no diventato "grande" dai salesiani.
Naturalmente Don Bosco ha influi-
to sulla mia vita. Mi hanno colpito
particolarmente alcuni salesiani che
sprizzavano ottimismo.
Una più stretta collaborazione tra
salesiani e laici creerà qualche pro-
blema?
I laici, come i soci religiosi , hanno
una loro.vita. Gli uni hanno da im-
parare dagli altri. Come io posso
trarre profitto dalla competenza spi-
rituale di un salesiano, anche il sa-
lesiano potrà arricchirsi vedendomi
impegnato, oltre che nei compiti pro-
fessionali , nei miei doveri familiari.
Che cosa si augura per l'avvenire?
Riguardo all'opera, mi auguro che i
miei collaboratori facciano volentieri
il loro lavoro a servizio della gioven-
tù e finanziariamente siano sicuri.
Per me stesso vorrei 'trovare più
tempo per dedicarmi alla mia fami -
glia. Quanto ai salesiani , mi auguro
che siano e restino in coraggioso
dialogo con i laici. È molto importan-
te non chiudere le opere per il solo
motivo che manca il personale sa-
lesiano. Invece di domandarsi se ci
sono o no dei salesiani, vorrei che
continuassero a preoccuparsi dei
ragazzi e giovani bisognosi di assi-
stenza.
(Traduzione di Vendei Fenyo)
12 - LUGLIO-AGOSTO 1996 IJS
farà nell a misura in cui non sola-
mente si mi ra a creare una nuova
mentalità, ma anche a proporre stra-
de nuove di lavoro. Perché c'è come
un circolo vizioso. Da un lato, noi , per
fare certe cose, abbiamo bisogno di
capirle e di moti varle teologicamen-
te, salesianamente. Dall 'altro, la rea-
li zzazione ci motiva nel senso che ci
fa comprendere (_' esigenza di quali-
ficarci meglio. E auspicabile, per
esempio, che il dicastero per la for-
mazione costitui sca un 'équipe molto
preparata, che offra ipotesi abbastan-
za articolate di iti nerari fo rmati vi per
gli adulti , salesiani e laici».
LA COMUNICAZIONE
SOCIALE
BS - Quale tema avrebbe fo rse do-
vuto trovar maggior spazio nei lavori
e nelle conclusioni del Capitolo ?
Borello - Ascoltando i discorsi ini-
ziali , ho av uto l' impressione di tro-
varmi nel mondo descritto eia Isaia,
con tutta la gente che, sui dromeda-
ri, anel ava verso il monte risponden-
do ali ' invito: «Venite. ..". In vece, al
momento cli trarre le conseguenze
dell ' uni versali smo del cari sma sale-
siano, av rei vo lu to un po' più di au-
dac ia nell ' indicare le strade nuove ».
L6pez - « Mi sarebbe piaciuto un
segno più esplicito a favo re della co-
muni cazione sociale nella congrega-
zione. [n questi anni si è certamente
investi to molto in sforzi, persone,
mezzi economici, per sv iluppare -
specie a li ve ll o centrale - gli stru-
menti della comunicazione. Mi sem-
bra però che sia mancato un segnale
preciso al ri guardo per l' avvenire ».
Pessinatti - «Anch' io sono rima-
sto deluso per il modo con cui du-
rante il Capitolo si è parlato della co-
muni cazione. La comunicazione so-
ciale è oggi come il campanile, cioè
il segno pi ù visi bile di un a congrega-
zione che lavora nel campo educati-
vo. Un altro tema su cui non si è in-
sistito abbastanza è sul ruol o politico
dei laici. Ma avrei voluto che si insi-
stesse soprattutto sulla comun icazio-
ne, perché è ormai la più grande
agenzia educativa .. . ».
Borello - «Condivido appieno. Ma
penso anzi che la comunicazione. so-
ciale meriterebbe un intero Capitolo!».
Silvano St.racca

2.3 Page 13

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I
DOCUMENTO
I
la redazione
MESSAGGIO DEL CG24 Al LAICI
Per la prima volta alcuni laici hanno preso parte ai lavori capitolari. « Consideriamo dono
e ispirazione della Provvidenza l'aver scelto come tema il rapporto salesiani-laici».
Così si esprime il Capitolo Generale nel suo «Messaggio».
I ntendiamo assicurare i tanti e tanti laici , uomini e le donne, chiamate ad "esprimere il vero genio
donne, che in qualche modo sono entrati nella ami- femminile in tutte le manifestazioni" (Evangelium Vi-
cizia di Don Bosco e si sono fatti suoi collaboratori , tae, 99), e segnatamente in quelle tipicamente edu-
che noi salesiani già li apprezziamo e ringraziamo cative della missione salesiana, riconoscendo loro
sentitamente per la generosità e la qualità della loro nuova rilevanza e nuovo "spazio di pensiero e di
presenza.
azione singolare" (ib) ;
Intendiamo attuare più a fondo modalità concrete di i laici tutti di quel "vasto movimento di persone
condivisione più piena e feconda, in tutti i campi del- che, in vari modi, operano per la salvezza della gio-
la missione salesiana; vogliamo , in particolare, averli ventù" (Cost. 5).
protagonisti assieme a noi nella comunità educativa
pastorale , aprendo spazi alla insostituibile comple- LAICI E SALESIANI ci troviamo incamminati verso il
mentarità dei loro apporti ; intendiamo poi affinare il terzo Millennio ormai alle porte, carico delle sue
clima dell'incontro e della
contraddizioni ma anche
collaborazione, portandolo
delle sue promesse, con il
sempre più verso il calore
nostro specifico impegno
della famiglia e l'ideale del-
di "essere nella Chiesa se-
la "comunione".
gni e portatori dell'amore
di Dio ai giovani , special -
A LORO FRATERNAMEN-
mente i più poveri " (Cost.
TE CHIEDIAMO nello stes-
2). Questo è già stato rea-
so tempo la pazienza in
lizzato splendidamente da
questo cammino per noi e
tanti salesiani e laici, dai
per loro così impegnativo;
tempi di Don Bosco fino
la volontà di affinare la ca-
ad oggi. Ma "voi non avete
pacità di intesa e condivi-
solo una gloriosa storia da
sione, accettando modalità
ricordare e da raccontare,
e tempi di una nuova for-
ma una grande storia da
mazione ; il desiderio di ac-
costruire! Guardate al fu -
costare il grande cuore di
turo , nel quale lo Spirito vi
Don Bosco, per esserne an-
proietta per fare con voi
cora più contagiati ed espri-
mere nuova generosità e
passione per i giovani che
ne hanno maggiormente bi-
sogno .
I Lione (Francia). Incontro nazionale cooperatori.
Con don Martinelli (a destra), Emmanuelle Miguet
e Paolo Santoni, ex coordinatore mondiale.
ancora cose grandi", dice
con parola sicura il Papa a
noi salesiani , ma analoga-
mente a voi laici che par-
tecipate della nostra mis-
Riconosciamo, intanto, la significativa realtà di colla- sione ( Vita consacrata, 11 O). La sfida ci sta davanti.
borazione laica che è già all'opera nella storia sale- Vuole intelligenza di programmi , perseveranza di
siana attraverso :
percorsi, coraggio di nuovi cammini.
i laici della Famiglia Salesiana, portatori degli
stessi valori, animati dalla stessa spiritualità e interpre-
ti della stessa missione, pur in forme e con caratte-
ristiche diverse, nell'originalità di ogni singolo gruppo;
i giovani del Movimento Giovanile Salesiano, i
quali , con originale protagonismo vivificato dalla spi-
ritualità salesiana, si fanno missionari di altri giovani ,
in una caratterizzante scelta educativa salesiana;
gli amici di Don Bosco, dalle fisionomie più di-
verse , che ne hanno subìto il fascino e, differenti per
provenienza, cultura, ceto sociale e credo religioso ,
s'incontrano nella disponibilità a spendere energie,
tempo e risorse per i giovani ;
PER VOI LAICI, anche grazie alle intuizioni e agli
stimoli di questo CG24, c'è un rinnovato, forte ap-
pello di Don Bosco a essere, secondo risposte diffe-
renziate e graduali, parte viva della sua missione
giovanile e popolare nella Chiesa.
Così Don Bosco vi ringrazia, cosl vi convoca ancora
più numerosi , così torna a promettere, con arguta e
sapiente semplicità, "pane, lavoro e paradiso" (MB
XVIII , 420) . La Vergine Ausiliatrice , sollecita a soc-
correre chi è nel bisogno, si fa ancora una volta no-
stra Maestra e nostra Guida. Con un fraterno
saluto .
o
IIS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 13

2.4 Page 14

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La ((Settimana europea» di Tournai. (Belgio), tra i duemila giovani
I CENTO VAGONI
DITOURNAI
di Jean-François Meurs
Il centesimo convoglio
è stato agganciato
alla locomotiva
Don Bosco di Tournai.
Certamente è stato
il più spettacolare.
L a fes ta del centenario cl i Tournai
è stata un energetico per la loco-
motiva, e le ha fatto ri prendere nuo-
vo slancio. L'avvenimento era in pre-
parazione da tre anni . Per dare un bel
colpo di fru sta, niente di meglio che
fa re spazio all' immaginazione, un so-
gno che era ne ll a testa di Marce!
Rogghe, professore di scienze: ripe-
tere l'esperi enza di Otto Yon Gue-
ricke a Magdeburgo nel 1654. Per
prov are l'es istenza della press ione
atmosferi ca, lo scienziato aveva con-
cepito due semi sfere collegate al cui
interno c 'era il vuoto. Si sa che sed i-
ci cava lli attaccati all e due estremità
non fu rono capaci cli separare le due
semi sfere.
Tournai (Belgio). « Non perdete i colori della pace »,
hanno scritto i giovani di Torino-Valdocco.
A partire da quest ' idea, sono state
messe in atto molte ini ziative. Lo
spettacolo "suono e luce" è servito
da in troduzione storica e ha amplifi-
cato l' avvenimento de ll 'esperienza,
creando l' ambiente giu sto. Ma cen-
trale è stata soprattutto l'espos izio-
ne sc ienti fica organizzata dall 'équipe
de i professori di sc ienze e dai loro
allievi , che hanno presentato in di -
retta le spi egazioni storiche, le espe-
ri enze cli base e le moderne appli ca-
zioni della tecnologia de l vuoto.
L' immag ine cie li ' istituto Don Bosco
è cambiata nell a testa de l grande
pubblico che ha meglio percepito l'a-
spetto seri o deg li studi proposti dal- .
le scuole tecni co-profess ionali , ed è
un grande servizio fa tto a tutti gli
adolescenti che maturano bene in
questo tipo di insegnamento, ancora
troppo spesso vittima di 'pregiudi zi
presso co loro che considerano que-
sti studi meno importanti.
A Tournai. Durante la ripetizione dell'esperimento di Magdeburgo
la sfera non tocca più il suolo.
14 - LUGLIO-AGOSTO 1996 /IS
IL COLPO AL CUORE
Ma se l'esperimento di Magdebur-
go soddisfa gli spiriti scientific i, se
colma i sogni e le immaginazioni con
la sua dimensione poetica (quella po-

2.5 Page 15

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e i 250 professori della scuola tecnica e professionale.
tenza emersa nello spettacolo dei ca-
valli brabantini che si lanciano e si
impennano), ci mancava un cuore
alla festa e lo si ebbe durante la setti-
mana europea, nei giorni 25-30 mar-
zo, locomotiva di valori umani e de-
mocratici.
Erano rappresentate dodici scuo-
le. Naturalmente Don Bosco Tour-
nai per il Belgio francofono, la scuola
Don Bosco di Saint Denijs Westrem
(Gand) per il Belgio fiammingo , e il
liceo d' Eupen per il Belgio tedesco.
li liceo Otto Von Guericke de Mag-
debourg, 11aturalmente; la scuola di
arti grafiche di Torino-Valdocco; il
liceo di Zandam, presso Amsterdam,
che si è distinto partecipando alla
esposizione scientifica, soprattutto
con un barometro ad acqua di dieci
metri di altezza sjstemato sull a fac-
ciata della Casa della cultura. L' Eu-
ropa centrale e l'Europa dell'Est han-
no risposto generosamente alla pro-
posta: scuola Don Bosco di Ljublja-
na, in Slovenia, repubblica Ceca, Slo-
vacchia, Scuola Don Bosco dal-
1' Ungheria, la Polonia, la Germania
delJ ' Ovest con Essen.
Martedì tutte le delegazioni sono
state ricevute dal Parlamento europeo
a Bruxelles. Ogni nazione portava
con sé una "Carta" sottoscritta da
decine di giovani della loro scuola e
della loro nazione. Essi esprimeva-
no la loro fede nell ' Europa e le loro
speranze. Momento intenso cli emo-
zione quando i giovani si sono pre-
sentati per leggere il loro messaggio ,
con voce tremante o decisa, tutti con-
vinti . I rappresentanti dei paesi del-
1'Europa centrale e dell ' Est soprat-
tutto, che si sono vestiti per l'occa-
sione, nodo al la cravatta o abito da
sera, per cantare l' inno alla libertà e
alla democrazia con toni ciel tutto
nuovi.
LE GAMBE, LE MANI,
LE RISATE, LE CANZONI
Abbiamo avuto nel corso della set-
timana numerose visite di interesse
tecnico. Giovedì fu dedicato allo
spo1t: prima di mezzogiorno una pro-
va " Run ancl Bike", gara di squadra
per due atleti: un belga e un ospite
si davano il cambio nella corsa a pie-
di e in bicicletta. Il pomeriggio va-
rie partite. Le sere furono ricche di
diverse attività: cena in cui si man-
giavano le specialità preparate dai
rappresentanti delle varie nazioni.
Presentazione originale dei diversi
paesi o regioni di provenienza: sket-
ches, danze folcloristiche, teatro dia-
positive, esecuzioni musical i, cori.
Ci fu anche un• improvvisata da par-
Tournai (Belgio). Il portavoce
sloveno. Non sapremo mai cosa
significhi il canto scritto da loro
sul pannello, perché non hanno
voluto tradurlo. Tante risate
amichevoli: l'Europa si costruisce
anche così.
L'Europa ha un cuore verso
il quale convergono tutte le arterie.
Il pannello viene commentato
da un allievo della scuola
Don Bosco di Gand.
Tournai (Belgio). Un esperimento scientifico. Un allievo pone i pesi
sul piatto della bilancia appeso a una sfera.
te dei polacchi, che montati sul pal-
co si sono impadroniti delle chitarre
elettriche per imitare il gruppo di
Tournai "Métrique 14", venuto a fa-
re una dimostrazione di rock metal-
lico.
DODICI QUADRI PER
UNA STESSA SPERANZA
Tra le attività proposte, ogni scuo-
la si è impegnata a dipingere un gran-
de pannello di 30 metri sul tema del-
1'Europa. li soggetto nasceva da una
/1S LUGLIO·AGOSTO 1996 - 15

2.6 Page 16

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ricerca comune: qualcuno ha fatto
man i che si stendevano, altri degli
stranieri che si incontravano, altri an-
cora de lle colombe che volavano, dei
muri che cadeva no, ponti che colle-
gavano rive opposte, o de lle bandie-
re che sventolavano al vento, un cuo-
re che faceva convergere tutte le ar-
terie per distribui re vita. Un albero
che stendeva i rami come tanti po-
poii nati da uno stesso tronco. Un ca-
valiere che si mette a servi zio dell a
dama. Le parole "ensemble" e " to-
gether" scritte a colori che si intrec-
ciavano. « Non perdete i colori de ll a
pace» , hanno sc ritto g li italiani, con
una colomba bianca e azzurra su fo n-
do co lorato. « Passiamo da un mon-
do fa tto di viol enza a un mondo di
sol idarietà », hanno scri tto invece i
be lgi d ' Eupen, sensib ili all a difesa
de ll a vita. Il di segno degli ungheres i
ha susc itato una presa di coscienza:
la colomba de lla pace faceva emer-
gere l' E uropa da l mare: dalla parte
de li ' Est, un 'ala non era ancora vera-
ITournai (Belgio). La semplice
pressione del dito di un ragazzo
sulla valvola ha staccato le due
sfere che hanno resistito
alla trazione di 16 cavalli.
Un ragazzo osserva la semisfera.
Tournai (Belgio). Il salesiano Marco Bay
ha accompagnato i giovani di Valdocco.
Al Parlamento europeo di Bruxel-
les i giovani hanno letto una pagi-
na-messaggio sottoscritta da deci-
ne di compagni della loro scuola. Il
gruppo degli italiani ha scelto que-
sto testo di don Luigi Ciotti, fonda-
tore del « Gruppo Abele »:
" Ho un sogno che accompagna da
sempre la mia vita e che sembra
andare in direzione opposta a quan-
to ho sempre fatto. Sogno che scom-
paia il volontariato. Non ha senso
che ci siano dei gruppi ristretti, dei
movimenti, delle persone che si
occupino, per tutti gli altri, dei pro-
blemi di coloro che vivono in situa-
zione di difficoltà. La solidarietà non
può essere appannagg(o di pochi,
né delegata ad alcuni. E una rego-
la per tutti. In quanto cittadini e mem-
bri di una comunità dobbiamo es-
sere tutti "volontari". Il mio sogno è
che la nostra vita non sia fatta di
gesti eccezionali e straordinari, ma
di azioni responsabili, di atteggia-
menti normali e autentici. Accoglie-
re una persona in difficoltà, assi-
stere un malato, occuparsi del pro-
prio quartiere, della parrocchia, del-
la vita sociale, dell'educazione dei
figli, significa essere semplicemen-
te cittadini di una società "umana ".
Se continueranno a sussistere da
un lato i "volontari della solidarietà "
e dall'altro gli "indifferenti del quoti-
diano ", ne usciremo tutti sconfitti,
ne uscirà sconfitta tutta la comu- ·
nità. Non è più tempo di steccati né
di deleghe per nessuno. Pur stiman-
do importante e utile l'opera dei
gruppi di volontariato, mi auguro che
la loro azione contagi le altre per-
sone. Un "volontariato " che sia con-
dizione e "abitudine" di vita potreb-
be essere vincente nel Duemila " ·
o
16 - LUGLIO-AGOSTO 1996 /JS
mente aperta, anzi insanguinata, per-
ché la guerra continua a fe rire la vita
e la speranza; dall a parte de ll 'Ovest,
un ' ala potente di stesa ne l so le dell a
libertà. li messaggio era chi ari ssimo:
noi che vi viamo già la costruzione
de ll 'Europa, prendi amo cosc ienza
de ll a nostra opportunità! Ora, no i
ignoriamo spesso la carica di speran-
za che la costruz ione europea rap-
presenta per quei paes i che scopro-
no la democrazia come qualcosa di
veramente nuovo. Allora, lavori amo
ancora all a costruz ione dell ' Euro pa
de lle persone e accetti amo di divi-
dere questa chance con loro .
UN TRENO DI GIOIA
La cosa più bell a è vedere che i
giovani si sono superati per acco-
g liere, cambi are, preparare , studiare
il loro argomento .
Affrontando il disag io di trovarsi
ali ' estero, s uperando la barriera de l-
la lingua e dei pregiudizi, per guada-
gnare la gioi a di un incontro. Inte-
ressarsi dei diritti um ani , tradurre i
pro pri sentimenti e le idee con paro-
le o con colori. Con mezzi di versi, si
può ragg iungere la stessa gio ia. Non
è questo che assomiglia di più alla
felic ità e corri sponde meglio alla vo-
cazione di un uomo?
Jean-François Meurs

2.7 Page 17

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IL MESE IN LIBRERIA _ _ _ _ _ _ _~ - - - - -
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
DALLA LORO PARTE
Storie vere di genitori alle
prese con figli adolescenti.
Storie vere di figli
adolescenti alle prese
con i genitori.
di Gilberto Gillini
e Maria Teresa Zattoni
Ancora, Milano 1995
2 volumi , pp. 21 O, lire 25.000
I sottotitoli di questi due vo-
lumetti (in cofanetto) mani-
DON VINCENZO CIMATTI
Il « Don Bosco.,
del Giappone
di Luigi Flora
LDC , Leumann(To) 1996
pp. 230, lire 20 .000
È il classico "buon libro" da
leggere durante le vacanze esti-
ve : la biografia di don Vincen-
zo Cimatti fondatore della mis-
sione salesiana in Giappone.
Leggendolo, si impara a cono-
scere una cultura tanto diversa
dalla nostra in cui un salesiano
ha incarnato il vangelo per i gio-
vani , anticipando la nuova men-
talità missionaria della Chiesa.
I teologi consultori che ne han-
no esaminato la vita in vista
del processo di canonizzazione,
LU I G I F I O RA
00vVinuenzo Uimatti
IL «DON BOSCO» DEL GIAPPONE
testano un'ambizione, quel-
la di favorire il dialogo in
famiglia: "perché ragazzi e
adulti imparino a capirsi. Sto-
rie di genitori e adolescenti
raccontate dai rispettivi pun-
ti di vista...".
Sono storie di casi emble-
matici che analizzano i moti-
vi dell'incomprensione delle
due parti ; l'intento è quello
di far nascere la curiosità di
sapere le motivazioni del-
l'altra sponda, per riuscire a
comprendersi reciprocamen-
te e a dialogare proficua-
mente. Sono esperienze nar-
rate che possono dare l'op-
portunità di immedesimarsi
nelle motivazioni dell'altro e
favorire l'inizio del dialogo. E
questo perché nessuno con-
tinui a lamentarsi rimanen -
do immobile dalla propria
parte .
hanno riconosciuto che con lui
"siamo In presenza di una del-
le più belle figure di santità che
ci offre il nostro secolo". Don
Cimatti è una figura singolare
ed eminente sia nella storia del-
la Famiglia Salesiana che nella
storia della Chiesa cattolica in
Giappone.
John Powell, S.I.
Esercizi
di felicità
@ EFFATA'
li DITHI CE
ESERCIZI DI FELICITÀ
di John Powell , S.J.
Effatà Editrice,
Cantalupa (To) 1995
pp. 158, lire 15.000
L'autore parte dal presupposto
che la felicità è una condizione
naturale su cui si deve innesta-
re la proposta salvifica. Ma co-
me vivere felici? Come accet-
tare e valorizzare se stessi? In
che modo stabilire rapporti du-
raturi con gli altri?
A queste domande l'autore ri -
sponde con l'intelligenza di chi
conosce l'animo umano, por-
tando il lettore, attraverso una
serie di brevi riflessioni ricche
di aneddoti e di umorismo, a la-
vorare su se stesso con 1Oeser-
cizi che, se svolti adeguata-
mentè, lo lasceranno diverso e
migliore di prima. Una sfida ed
un impegno , dunque , ma an-
che un viaggio piacevole e pro-
fondo dentro di sé . li libro va ri-
chiesto a : Effatà ed., strada
Saretto, 9/ 1 - 10060 Canta -
lupa (To).
DONNA SPOSA E MADRE
nella famiglia e nella società
alle soglie del terzo millennio
Pontificio Consiglio
per la famiglia
LDC , Leumann (To) 1995
pp . 134, lire 12.000
Chi vuole avere una guida sicu-
ra sulla interpretazione del ruo-
lo della donna nella visione del-
la Chiesa, almeno a livello di
saldi principi , trova in questa
raccolta del Magistero i testi di
riferimento . Ed oggi c'è tanto
bisogno di certezze! Ispirando-
si alla Mulieris dignitatem e in vi-
sta della Conferenza internazio-
nale su "Popolazione e Svilup-
po" (Cairo 1994) e sulla donna
(Pechino 1995) il Pontificio Con-
siglio affronta temi importanti:
la dignità della donna; la donna
nella società sviluppata; la don-
na, sposa e madre nella fami -
glia e nella società alle soglie
del terzo millennio; la donna,
sposa e madre e la sua missio-
ne educatrice ; una politica per
la donna madre e lavoratrice.
Lo sguardo sul problemi è quel-
lo del laico credente. La dichia-
razione finale riassume i termi -
ni del problema "donna" nella
sua vastità e gravità ed elenca
una serie di proposte per la
sua possibile soluzione nel
terzo millennio.
A! OI S
f lO
SULLE STRADE
DEL CUORE
di Alfonso Alfano
Sydaco Editrice Roma 1996
pp. 188, lire 12.000
Questa sofferta narrazione sa-
pienziale di un salesiano, che
ha dedicato la sua vita alla rie-
ducazione di giovani disadatta-
ti sociali , descrive con immenso
rispetto il dramma di tanti mi-
norenni, coinvolti in attività cri-
minose, ma illuminato da una
profonda speranza: è possibile
migliorare la vita di tanti ragaz-
zi che dalla società prima che i
polsi si sentono imprigionare il
cuore. Don Bosco insegna che,
nonostante tutto, è possibile an-
che da una mela marcia tirar
fuori un buon seme sano, che
permette di dar vita ad una nuo-
va pianta. Don Alfonso, con tan-
to amore e con tanta fiducia in
questi giovani , offre idee e con-
tributi per dissipare ombre e mi-
gliorare i meccanismi proces-
suali. Garantisce una preziosa
carta di credito per quanti han-
no ancora a cuore il futuro della
nostra società. Richiedere il li-
bro a/l'autore, via Marsala 42,
00185 Roma - te/. 06/49.00.71 ;
44.50. 185.
IJS LUGLIO-AGOS TO 1996 - 17

2.8 Page 18

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LIVERPOOL (Gran Breta-
gna). Suor Helen Murphy
ritira il premio nazionale
"lnvestor in people", dato a
persone che, in gruppo ,
lavorano per promuovere la
crescita e lo sviluppo so-
ciale. La St. John Bosco
High School si trova in una
tra le zone più marginali
della città e accoglie ragaz-
ze dagli 11 ai 18 anni.
BUENOS AIRES (Argenti-
na). I giovanissimi neo-sa-
lesiani di Argentina e Para-
guay. Hanno fatto i primi
"voti " il 31 gennaio 1996
nella basilica di Maria Ausi-
liatrice della città. Ha presie-
duto l'ispettore don Giaco-
mo Negretti alla presenza
di una folta rappresentanza
di parenti e amici della Fa-
miglia Salesiana.
LIVORNO. Il cappellano del-
I'Accademia Navale , don
Vincenzo Castiglione, con
un gruppo di allievi. La pre-
stigiosa nave-scuola prepa-
ra gli ufficiali della marina
italiana. Nella cappella del-
l'Accademia è stato collo-
cato un artistico bassorilie-
vo di Don Bosco. In un am-
biente giovane, il santo dei
giovani.
GUIRATINGA (Brasile) . I
suggestivi dipinti della chie-
sa dedicata a Don Bosco
nella missione « Buon Ge-
.. del Mato Grosso, nella
diocesi fondata da mons.
Camillo Fare si n. L'opera
comprende parrocchia e
oratorio, cappellanie e si oc-
cupa della pastorale scola-
stica e ospedaliera.
ROMA. Sabato 23 marzo
presso la casa generalizia
viene inaugurato il nuovo
monumento a san Domeni-
co Savio , presso il Salesia-
num. Presiede il neo-eletto
rettor maggiore don Juan
Vecchi. A rendere giovani-
le la cerimonia, è presente
la banda dei ragazzi del
Don Bosco di Napoli.
18 - LUGLIO-AGOSTO 1996 /JS
BUENOS AIRES (Argenti-
na). La Ciudad Deportiva
Don Bosco: campi , palestre,
parco e luogo di incontro
per tutti i giovani della città.
Ideatore è don Francesco
Daparo . Nella foto è a si -
nistra di questo grande li -
bro che riporta frasi di Don
Bosco . Alla destra è don,
José Antonio Rico.

2.9 Page 19

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",..........,_,_
.,,.,.,. ~
,,VACANZE IN FAMIGLIA>>~~...___..~
AL SOLE DELLA MONTAGNA
E DEL MARE
di Gianni Frigerio
Gli exallievi francesi da 30 anni aiutano le famiglie a vivere insieme l'estate.
Èstata la loro "scelta sociale" di cui vanno orgogliosi.
Lo spirito che ha guidato l'associazione è sempre lo stesso:
accoglienza incondizionata, coinvolgimento nella vita del villaggio,
precedenza a chi ha figli giovanissimi e adolescenti.
I I 3 giugno 1963 al loro congresso naz ionale di La
Navarre, gli exalliev i francesi vollero creare una ca-
sa per le vacanze di circa 60 posti letto, aperta ag li as-
sociati e ai loro famili ari. La decisione era maturata tre
anni prima al congresso di Torino, dove aveva no
deciso di aprirsi all a vita poli tica e socia le. Sin dall ' i-
ni zio fu dec iso che non sarebbe stato giusto li mitarsi a
os pi ta re so lo le fa mi glie degli exa lliev i. Non così
av rebbe fa tto Don Bosco. Non potendo cambiare lo
Statu to degli exall iev i, dec isero cl i fo ndare un ' asso-
ciazione parall ela, L'AEC (Association Educati ve et
Culture/le des Anciens et Amis de Don Bosco) con
sede a Pari gi, presso il domic ilio dell 'ass istente nazio-
nale padre Darbl ay. Questa apertura a tutte le fami glie
non fu senza problemi .,Fa re coabitare gente con idee
differenti è difficile, tanto più farle entrare in un rap-
porto cl i calcia cordialità. Ma lo spirito cli accoglienza
fu il prim o obi ett ivo di questa nu ova assoc iaz ione.
Felici insieme,
con l'AEC.
ns LUGLIO-AGOSTO 1996 - 19

2.10 Page 20

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-
Grasse (Francia). Les Cèdres.
Saint-Georges-de-Didonne (Francia). A Dieu Vat.
"Vacanze in famiglia".
A volte è davvero possibile.
20 - LUGLIO-AGOSTO 1996 /JS
UNA CASA TIRA L'ALTRA
La prima idea fu cli apri re una casa
in montagna, e sulle Alpi , per la
maggiore vici nanza rispetto ai Pi re-
nei. La partenza alla ricerca del luo-
go adatto fu fissa ta l'8 dicembre (da-
ta sign ificat iva, perché in questo
giorno Don Bosco incontrò il suo
primo ragazzo). Acq ui starono il ter-
reno a Forgeassoud, nel com une di
Saint-Jean-de-Sixt, oltre Annecy, di
fro nte all a catena deg li Aravis. Con
non poca fat ica si trovarono in qu al-
che modo i so ldi; fu aperta una sotto-
scrizione. Tanta però era la fid ucia e
la voglia di ri uscire. fl 13 d icem bre
1969 si arri vò all ' inaugurazione. Fu
un successo. Ma paradossalmente i
prob lemi più seri ven nero proprio
dal numero di domande che nori
avevano potuto soddi sfare. Forti
de ll a ri usc ita, g li exalliev i d irigenti
apri rono una nuova sottoscrizione e
nel 1978 nacq ue una seconda casa
"Les Becchi ", anch'essa ne ll' Alta
Savoia.
Anche q uesta seconda casa incon-
trò mo lta sim pati a. G li osp iti non
d iminui rono, anzi le richieste au-
mentarono. Presto, addirittura I'an-
no dopo, pensarono a una terza casa
per le vacanze fa mili ari , questa
volta al mare. E nel 1983 sorse "A
Dieu Yat", a due passi da ll a costa
atlantica. In fine ne l 1992 fu aperta
la quarta casa, " Les Cèdres", al
mare, ne ll a costa med iterranea.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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PIÙ DI 30 ANNI
Sono passati ormai oltre trent'an-
ni da quando gli exallievi francesi
si aprirono .a ques ta attività sociale
e 25 anni dall'apertura della prima
opera. Lo spi rito che ha guidato
l'assoc iazione è sempre stato lo
stesso : l' accoglienza incondi ziona-
ta a tutte le famig lie e il pieno
coinvolgimento nella vita del vil-
lagg io; la possibilità a ogni fami-
glia cli essere presente attraverso
costi e sistemi cli pernottamento
personalizzati, anche a chi soffre cli
handica p; precedenza alle famiglie
che hanno figli giovanissim i e ado-
lesce nti. « L'AEC è diventato un
bell'albero, che offre la sua ombra
e i suoi frutti a tutti, e questi frutti
hanno un sapore speciale ... », ha
scritto in occasione dei trent ' anni
Jea n Belsceur, iI segretario genera-
le. E il presidente André Rousseu:
« Chi avrebbe potuto supporre che
gli exalliev i sales iani avrebbero fe-
stegg iato trent'anni dopo una gra n-
de associazione cli turismo sociale,
quando la prima idea era so ltanto
cli cos truire una casa cli 60 posti -
letto per le vacanze familiari? ».
« Da trent'anni I' AEC ha l' obietti-
vo dichiarato cli rispondere ai biso-
gni delle famiglie», dice ancora
Jean Belsceur. « Domani, come ieri ,
i nostri villaggi per le vacanze sa-
ranno luoghi di riposo, ma anche di
risorse familiari. Sono già trent ' an-
ni: allora poteva sembrare un so-
gno, oggi sa ppiamo che è una
real tl1 ».
o
4llt
E ESTATE, RAGAZZI!
di Angelo Botta
In tutti gli oratori d'Italia e del mondo animatori e giovani stanno vivendo
l'Estate-Ragazzi: un'esperienza estiva che coinvolge molte migliaia
di giovanissimi e mette in gioco l'abilità organizzativa di un ambiente educativo.
./<Ragazzi... che confusione »,
,
proclama il manifesto. « Ra-
gazzi.. . che confusione », ripetono i
dépliant. Non è propaganda campa-
ta in aria, ma realtà pura. Hobby e
bricolage, tornei di calcio-basket-pal-
lavolo, calciobalilla-pingpong-tam-
tam , piscina e giochi senza frontiere ,
recupero scolastico, olimpiadi-cine-
ma-video, puntate in chiesa e in mon-
tagna, iniziative nel quartiere, com-
piti delle vacanze. li tutto buttato in
braccio a una massa giovanile nume-
rosa e irreq uieta. Ne risulta un vortice
impressionante, una confusione orga-
nizzata capace di costruire la torre che
arriva fino in cielo. Ma non quella di
Babele, perché qui siamo immersi
nell 'Estate- Ragazzi cli Valclocco.
Don Gianni ha il cuore di Don
Bosco e, come Don Bosco, è venuto
giù dai colli. Giovanissimo prete, gli
avevano affidato l'oratorio cli Valsa-
lice. Da lassù ha contemplato le pe-
riferie di Torino e vi ha lanciato i
suoi giovani migliori, liceisti che
collaboravano con lui , affinché ini-
ziassero altri oratori. Per forza cli co-
se andarono tutti a convergere dove
l'avventura salesiana era nata, a Val-
ciocco appunto. Vi opera, in questo
momento, un gruppo che si è auto-
denominato D82, si saluta con una L
emblematica («Lo sei,.li1rbo? ») e pro-
getta, organizza, tiene le fila degli
oratori, delle loro coreografie di pre-
gh iera e di giochi , cli storie e di teatro.
GIÙ DAI COLLI
Serenamente insed iato nei gorghi
pii:1 interni del vortice, lavora un
gruppo di Figlie di Maria Ausiliatri-
ce e di salesiani, con il direttore don
Gianni Moriondo, anni 44.
« Forza ragazzi! ». Al mare con l'Estate ragazzi
dell'oratorio di Torino-Valdocco.
/IS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 21

3.2 Page 22

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-
Torino. Don Gianni Moriondo con un gruppo di animatori
dell'oratorio Valdocco.
Gita al «Parco Maya » dell'Estate ragazzi
dell 'oratorio di Mérida (Messico).
MONDO ERRE
Ogni oratorio è un mondo. Li chi a-
mano proprio così , Mondo R, 111011-·
do dei ragazzi , quartiere Val lette.
Mondo A, mondo di amic i, quartiere
della Barca. Mondo G, mondo dei
giovani, quartiere Centro. Mondo I ,
mondo cli iniziative, quartiere Van-
ch iglia, Regio Parco. Mondo F, mon-
do fantastico, zona Mirafiori. Mon-
do N, mondo nuovo, zona Santa Ri -
ta. Funzionano durante tutto l 'anno,
ma è d'estate che scoppiano di gio-
ventù. In questo periodo le scuole
sono chiuse e altri centri sono co-
stosi . A llora i nostri oratori diventa-
no i paesi dei balocchi e sono presi
d ' assalto.
Da notare che il desiderio di pro-
tagonismo qui ha la possibilità "di
sfogarsi dalle 8 e mezza ciel mattino
fino all e 6 di sera per i ragazzi , fino
a mezzanotte per i giovani. Gli stu-
denti delle scuole superiori, che so -
no anche maggiormente dotati , si
buttano sempre di più a piene mani .
Qualche obiettore, qualche univer-
sitario che sacrifi ca l ' and ata al ma-
re o all 'es tero per vi vere la gioia of-
ferta da esperi enze di animazione.
Così si possono fare tante cose, in
una confusione perfettamente orga-
ni zzata.
COSÌ PER 13 SETTIMANE
Al mattino un po ' d 'accoglienza,
giochi in corti le. Verso le 9 e mezza
l ' impostazione della giornata, che è
momento di preghiera e riflessione
tutti insieme. Oppure soltanto I Omi-
nuti insieme, poi 20 minuti a gruppi ,
divisi un po' secondo l 'età e gli in-
teressi . Segue un grande gioco e, fi-
nalmente, i laboratori : hobby, cera-
miche, allenamenti ; chi vuole fa cu-
cito, chi vuo le fa basket, chi vuole fa
teatro, chi vuo le fa educazione all ' im-
magine, cucina, arti marziali, dan ze,
bricolage.
Per il pranzo si favorisce al mas-
simo il rien tro in famig li a, ma tant i
lo cons umano nello stesso oratori o.
Dove alle 14 lo schema di giochi e
laboratori riprende. Si ch iude la
giorn ata con un momento cli pre-
ghiera, divisi a gruppi. Nei due
incontri del mattino e della sera, a
gruppi o per fasce cli età, si segue di
anno in anno una traccia , un tema:
« Davide, la sua fionda e Dio », per
esempio; o magari « Una torre f ino
al cielo ».
Due giorni della settimana sono
occupati eia una gita, in cui parteci-
pano anche 700 per volta. Martedì
alle piscine delle Cupole; giovedì in
un parco naturale come La Mandria,
con grandi giochi. Oppure si prende
il treno, ci si spinge in va l cli Lanzo,
in val cli Susa. Tenendo in vista una
I
Vittoria (Ragusa). Anche i giornali hanno parlato della prima edizione dell'« Estate ragazzi »
della parrocchia Don Bosco.
22 - LUGLIO-AGOSTO 1996 HS

3.3 Page 23

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t
AUSTRALIA/ A DROMANA
GLI ACCAMPAMENTI D'ESTATE
L'Australia è dall'altra parte del mon-
do e, in conseguenza, le cose van -
no alla rovescia. Comprese le sta-
gioni. Per questo l' Estate-Ragazzi
laggiù l'hanno già fatta. Nei due ac-
campamenti di Dromana 44 anima-
tori (17 salesiani , 6 cooperatori , 16
giovani leaders e altre 5 persone)
hanno accolto e curato 106 ragazzi
provenienti da famiglie con proble-
mi economici e morali, alcuni di es-
si con handicap fisici e intellettuali .
LA LISTA DI ATTIVITÀ che hanno
riempito le giornate è imponente an-
che se , osservano i redattori per
amore di precisione, non è comple-
ta . Si apre con la pesca (dalle foto-
grafie pare che sia stato proprio co-
sì) . Continua con l'Eucaristia, i gio-
chi all 'aria aperta e in casa, spiag-
gia e cricket, film e passeggiate a
cavallo , concerti e scalate di pareti
rocciose , racconti serali attorno al
fuoco e buona notte.
GLI ANIMATORI si dicl:liarano sfi-
niti e soddisfatti. È stato un lavoro
autenticamente salesiano per gio-
vani poveri e abbandonati , i momenti
difficili li hanno portati a rafforzare
la comunità e l'appoggio mutuo, ca-
piscono che per l'anno venturo do-
vranno prepararsi ancora meglio e
si ripromettono di farlo .
a.b.
Australia. Ragazzi e animatori
dell' « Estate ragazzi » di Dromana.
chiesa grande e be ll a dove poters i
fe rm are. Perché una pausa in c hi esa ,
alme no una volta tai1to e tutti ins ie-
me, c i vuo le. Così durante tredi c i
settim ane. Con un pe rcorso form ati-
vo guidato eia suss idi pe rfez ionati cli
anno in anno.
ANIMATORI VOLONTARI
Poco più cli un migli aio di iscritti.
E 140 animatori che cl.anno una mano
ai vari live ll i: di rigere il gru ppo, suo-
nare la chitarra, insegnare nei la-
boratori e nei corsi cli ricupero, pre-
parare i rifle ttori , organizzare i gio-
chi , seguire il servizio a mensa. Sen-
za ricevere un soldo. Su questo punto
don Gianni è inflessibile: « Se sono
proprio brav i e. hanno bi sogno cli
guadagnare, li indirizzo io stesso alle
colonie dell a Fi at o cli altre organi z-
zaz ioni , dove ricevono tre milioni e
mezzo per tre-quattro setti mane cli la-
. voro. Ma da no i non s i paga: non
poss iamo permette rcelo. E potess imo
anche permettercelo, non è opportu-
no». Il Comune di Torino sostie ne
economicamente, come lo fa per altri
centri. Alla radice ci fu Diego Novel-
li, che eia ragazzo ha frequentato un
oratorio sales iano e ne conosce il va-
lore cl i centro aggregativo e cu lturale ,
rispondente ai bisogni de ll e fami glie,
soprattutto cl 'estate. Valdocco, strut-
tura complessa e cli ampie possibilità,
appoggia e dà mano li bera. Anc he
perché in questo campo ha una storia
lunga. Sta celebrando, infatti, i 150
anni eia quando Don Bosco insediò
per la pri ma volta i suoi ragazzi sotto
la tettoia Pinardi .
A ll a ri ba lta, adesso, uno spettaco-
lo preparato da ll a v ic ina Sc uo la Me-
d ia Morelli . Spiega don G ianni : «So-
no coin vo lti g li allievi ·e gli inse-
11s LUGLIO-AGOSTO 1996 - 23

3.4 Page 24

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D
« Estate ragazzi » a Mérida
(Messico). Foto di gruppo.
gnanti . Quelli clell 'ecl ucazione musi-
cale preparano i canti, quelli cli edu-
cazione artistica si preoccupano delle
scenografie, l' insegnante cli religione
coordina e fa eia regista. Sul palco la-
vorano 120 ragazzi in prima persona,
dietro le quinte ce ne sono molti al-
tri. Una grande collaborazione tra
oratorio e scuola. Lo spettacolo vie-
ne proposto a tutte le scuole delle
varie zone. Abbiamo già problemi di
tutto esa urito per le rappresentazio-
ni del mattino destinate alle scuole».
« A guardarli bene, questi giovani
sono gli stessi dei tempi di Don Bo-
sco», ha detto uno che se ne intende,
osservando da fuori. Affermazione
da applicare anche a Figlie di Maria
Ausiliatrice, salesian i e volontari che
portano avanti l'oratorio. Qui si ripe-
te ogni giorno una bella storia. Men-
tre la torre continua ad innalzarsi ver-
so il cielo.
Angelo Botta
L,ORATORIO DI DON B SCO
NON VA IN " CANZA
di Dalmazio Maggi
Una rete di 177 oratori-centri giovanili "a tempo pieno".
! salesiani durante l'estate non van-
no in ferie, anzi anche I'attivit~t
che durante l'anno è realtà prevalen-
temente nei giorni cli festa, diventa
quotidiana. Con i loro 177 oratori-
centri giovani li (285 sono le presen-
ze oratoriane de{{e Figlie di Maria
Ausiliatrice) intendono rispondere
alle domande dei ragazzi e dei giova-
ni. Anche durante l'estate l'oratorio
è quella "macchina perfetta in cui
ogni canale di comunicazione, dal
gioco alla musica, dal teatro alla
stampa, è gestito in proprio su basi
minime e riutilizzato e discusso
quando la comun icazione arriva da
fuori" (Umberto Eco). Resta sempre
una "casa che accoglie", un "corti le
per incontrarsi da amici", un "am-
biente che forma alla vita", una "co-
munit~t ed ucativa che evangelizza".
MIGLIAIA DI RAGAZZI , MOL-
TI INTERESSI E TANTE PROPO-
STE. L'oratorio, attento ag li interes-
si espressi dai ragazzi e dai giovani,
desideroso di ed ucare potenzialità la-
tenti, presenta alcune proposte edu-
cative che fanno la scelta di ed uca re
attraverso il gruppo e la presenza at-
tiva dell'animatore. Accellare la sfi-
da di liberare il tempo libero dei gio-
24 - LUGL/O·AGOSTO 1996 IIS
vani significa ed ucarli a considerar-
lo e viverlo come un tempo propizio
per mettersi in com unicazione con se
stessi e con gli altri . Per garantire la
continuità e la serietà del servi zio al-
cu ni gruppi e proposte sono organiz-
zati in assoc iazioni riconosci ute sul
piano civi le, per essere interlocutori
autorevoli degli Enti pubblici, che si
impegnano in politiche giovanili at-
tente alle loro vere domande.
I gruppi sportivi (PGS) ai utano i
ragazzi e i giovani a scoprire il tem-
po libero come tempo propizio per
ritrovare se stessi nel proprio corpo,
per incontrare gli altri e insieme
competere, in un clima di accetta-
zione e di am icizia, per conquistare
la capacità cli contemplare la bellez-
za e l'espressività del corpo umano.
I gruppi turistici (TGS) creano
occasioni per uscire dal proprio pic-
colo mondo per viaggiare, incontra-
re, per ammirare e contemplare, per
ritrovare calma e serenit~t, per ri visi-
tare e riscoprire le memorie storiche
e artistiche, che l'umanità ha creato
lungo il suo cammino.
I gruppi socio-culturali (CGS)
permettono cli vivere la ri cchezza
dei segni e dei
linguaggi, di es-
sere protagoni-
sti nel mondo
ciel I'espressio-
ne, di vivere
con un forte
senso critico
la continua esposizio-
ne alle informaz ioni' e com unicazio-
ni che tentano di sopraffare lo spiri-
to umano e la sua libertà.
I Savio-club aiutano i ragazzi a in-
contrarsi da amici, a vivere in gruppo,
a discutere e confrontarsi con i propri
coetanei, a partecipare alla vita e alle
attivit~t clell 'ambiente in cui si sta cre-
scendo, per vivere con coerenza i
propri ideali e la propria fede nello
stile proposto eia Domenico Savio.
I gruppi missionari e di volonta-
riato (VIS e VIDES) impegnano i
ragazzi e soprattutto i giovani ad al-
largare il proprio sguardo oltre i
confin i del proprio ambiente di vita,
per scoprire il mondo del sottosv i-
luppo e le situazioni cli povert~t in
ogni ango lo ciel mondo, progettando
micro-realizzazioni e interventi , pe-
riodi cli formazione diretta nei paesi
di missione e tra i giovan i a rischio.

3.5 Page 25

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IN LIBRERIA
A Santa Chiara (Susa), ma anche altrove, i giovani si ritrovano
per un'estate diversa. Nella foto, giovani animatori del VIS
in preghiera a Cervinia (Val d'Aosta).
INCONTRARE DIO D'ESTATE
Sono ormai quasi vent'anni che al-
l'ex forte militare di Santa Chiara,
in Val di Susa, a 1500 metri di quo-
ta, i giovani fanno d'estate un'espe-
rienza forte di Dio. Da luglio a set-
tembre, a turni di una settimana,
chi ha più di 16 anni , può fare un 'e-
sperienza di spiritualità che conso-
lida le scelte fatte, ma che in non
pochi ti cambia radicalmente la vi-
ta. « Sono partita senza nessuna vo-
glia e ho trovato l'Amore con la A
maiuscola », ha scritto Isabella. E
un altro: « Ero partito angosciato e
sono tornato felice. È impressionan-
te la felicità che questi monti pos-
sono ispirarti. È impressionante il
livello di amicizia che si raggiunge
con gente mai vista prima... ».
La ricetta di Santa Chiara ha ingre-
dienti semplici: preghiera, vita co-
munitaria, spazi di silenzio. Lasciati
a casa telefono e TV, si arriva al
forte con tutto se stessi , con la pro-
pria voglia di vivere, le delusioni e
le paure. « A Santa Chiara ho dato
di nuovo al Signore il permesso di
far parte della mia vita », ha scritto
Alessandro. E Andrea: « A Santa
Chiara ho ritrovato la gioia ».
A Santa Chiara si arriva per la sta-
tale del Moncenisio. La zona in tem-
po di guerra ha avuto importanza
strategica, perché poteva controlla-
re uno dei principali valichi tra l'Ita-
lia e la Francia. Il forte poté ospita-
re probabilmente fino a 800 soldati
e fu usato come magazzino per pez-
zi di artiglieria. Oggi nulla pare più
ricordare quelle esperienze militari.
I giovani che partecipano alle setti-
mane di spiritualità estive sono in
aumento e giungono ormai da ogni
parte d'Italia, per il passaparola di
chi c'è stato.
« Fino a pochi giorni fa ero àncora
nel mio· sperduto paesino della Ba-
silicata. Ora mi trovo a esprimere
quest'esperienza di enorme porta-
ta. A Santa Chiara ho trovato la ri -
sposta alle mie domande » (Giusep-
pe) . « Santa Chiara è un'esperien-
za fortissima di gioia, una gioia viva
e profonda e non apparente » (Ro-
berta) . « Sinceramente mi aspetta-
vo tanto e ho ottenuto tantissimo »
(Elena) . « Santa Chiara è esperien-
za di Dio. Qui lo guardiamo negli
occhi » (Tullio).
o
DAL SUD AL NORD UN PUL-
LULARE DI CAMPI SCUOLA. Ad
animare le tante attività offerte ai ra-
gazzi e ai giovani ci sono altri gio-
vani e adulti che si formano in espe-
rienze cli campi-scuola residenziali. I
dati statistici preparati per il Capito-
lo Generale 24 dei salesiani ci of-
frono una fotografia della realtà dei
nostri oratori-centri giovanili. Per i
70.000 ragazzi e giovani che frequen-
tano gli oratori-centri giovanili , pre-
stano la loro opera educativa non so-
lo i salesiani (213 a tempo pieno, 183
a tempo parziale) ma anche 6.600 lai-
ci giovani e adulti . Ogni oratorio,
ogni associazione cura la formazio-
ne dei giovani animatori a livello
regionale o ispettoriale (30-40 cam-
pi-scuola) e a livello nazionale ( 15
campi-scuola). In questi campi-scuo-
la tutti i momenti sono da vivere con
la stessa intensità di partecipazione:
quelli di studio e cli teoria, quelli pra-
tici e di esercitazione sul campo,
quelli cli socializzazione e di espres-
sione ludico-artistica, quelli di ri -
fl essione, di interiorità, di spiritua-
lità e celebrazione. Tutti concorrono
a sviluppare le dimensioni dell a per-
sonalità dei giovani animatori.
ANDR EA AN GIOLINO
PIER GIORGIO PAGLIA
EDITRICE ELLE DI Cl
1. Angiolino-Paglia
AVVENTURE AL CAMPO
il 1° libro-giochi scout
pp. 128, lire 12.000
2. Angiolino-Paglia
NONSOLOSCOUT
il 2° libro-giochi scout
pp. 120, lire 12.000
3. Giacone-Schiavetta
UN GIOCO AL GIORNO
183 giochi da fare in gruppo
pp. 270, lire 22.000
4. LA GIOIA DEL TEATRO
il teatro dei giovani
del Meeting della Montagna
pp. 160, lire 16.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011 /95.91 .091 - c/c Postale 8128
JJS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 25

3.6 Page 26

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BENVENUTI IN PARADISO
di Elvira Bianco
Dopo 40 anni il « Villaggio Alpino Don Bosco» di Cogne continua
a ospitare i ragazzi in uno dei panorami più incantevoli,
proprio di fronte alla catena del Gran Paradiso.
UNA POSIZIONE
INVIDIABILE
La Madonnina del Gran Paradiso
(mt 4.061).
E ra corsa voce che la Vi Ila Nec-
chi di Cogne fosse in vendi ta.
La villa era stata fa tta costruire
negli anni '30 dal famoso industri a-
le pavese. Spaziosa e moderna, l'e-
dific io era al centro di un paesaggio
incantevole, proprio di fro nte alla
catena del Gran Parad iso. Ma al ter-
mine dell a·guerra i gusti dell a fa mi -
oli a Necchi cambiarono e la vi ll a fu
b
..
..
posta in vendi ta. l pn m, contatti 1
salesiani li ebbero ali ' hotel Belle-
vue di Cogne nel 1953 . L' anno do-
po presero possesso dell a villa. La
sala eia ball o fu subi to trasformata
in cappell a, mentre nell a parte alta
della villa un a scritta " Vill agg io Al-
pino Don Bosco" non lasc iava dub-
bi sulla sua nuova destinazione. Ini-
ziarono i lavori per trasformare l'e-
dificio in "colonia", e ben presto fu
presa d' assa lto dai giovani . Accanto
ai ragazzi , trovò sempre ospi talità in
ques ti 40 ann i anche un gruppetto
di sales iani amanti dell a bell a mon-
tagna.
Dall a valle cl i Cogne si apre il gran-
de arco alpino del Gran Paradiso con
i suoi 4.06 1 metri. Ma molte e alfa-
sci nanti sono le cime accessibi li :
da ll '"ardua Gri vo la bell a" ciel Car-
ducc i, all ' Herbetet, le pun te Patrì e
la Tersiva, la Gari n, il monte Emi -
lius.. . La casa alpi na era bell a e fun-
zionale. La posizione panoram ica
una dell e pi ù bell e de l mondo. I ra-
gazzi provengono ancora oggi da
ogni parte d' Itali a, ma anche dall 'e-
stero. I turni di 20 giorni sono scan-
diti come sempre eia giochi , tornei,
attività parascolasti che, escursioni ,
momenti di fo rm azione e di pre-
ghiera. Un tempo ogni ragazzo ri ce-
veva la tessera di cittad ino del Vil-
laggio. Di visi in quattro gruppi , eleg-
oevano il sindaco, portavano segni
distintivi e fo ul ard. Un ' asta fi nale
faceva spendere i "doll ari" conqu i-
stati nelle vari e gare e attivi tà. Un
ruolo importante lo hanno sempre
av uto la recitazione e le allegre se-
rate mu sicali , le ricerche botani che.
Ci fu rono degli anni in cui le sca-
late, anche per i ragazzi, erano" seris-
sime. selettive, vere. Qualcuno dei
sales.iani aveva partecipato al corso
gui de di Gressoney e questo li spin-
se a preparare i ragazz i all e ascen-
sioni , con metodo, istru zioni teori-
che e allenamenti su roccia. E i più
brav i ebbero la soddisfazione di gu-
stare la 111ontagna co111e deg li auten-
ti ci scalatori , entrando in un rappor-
to inde lebile con lo scalare, vera
«scuola cl i vita ».
« Abeti e lari ci dell a pineta cl i Co-
gne raccontano ancora oggi, dopo 40
ann i, le pagi ne di questa stori a», ha
scritto don A111brogio Garegnani , uno
dei protagoni sti dell a vita al Vill ag-
gio. E un o di quei ragazzi che a Co-
gne ha imparato per sempre~ ~usta-
re la 111ontagna, Franco Brev 1111 , og-
gi insegnante cli letteratura italj ana
all ' uni versità e co ll aboratore cli Pa-
norama, ricord a la sempli ce cerimo-
ni a dei 40 ann i dall a fo ndazione:
«Oggi, giorno di Capodanno, abbia-
mo celebrato la messa nell a solita
cappell a ciel Vill aggio. A un certo
punto abbi amo acceso un lumino, su
cui erano segnate due date. Fuori era
tutto bagliore cl i neve, ma dentro la
piccola fia mma ardeva e la sua luce
non vuol spegnersi».
Co.gne. La neve ad agosto
sull'Alpe di Money.
26 - LUGLIO-AGOSTO 1996 BS

3.7 Page 27

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In Brasile, tra le grandi trasformazioni sociali.
SERVO DI DIO
E DEI POVERI
di Teresio Bosco
Salesiano veramente
«alla Don Bosco»,
quando divenne vescovo
si dedicò interamente
ai bisogni della sua gente.
Nella sua fattoria cli Sao Joao del-
Rei (stato brasi liano cli Minas
Gerais) Giovanni Battista Lustosa a
ogni figlio che Dio gli mandava pian-
tava una palma eia cocco. Ne piantò
di eci, che crebbero vigorose, alte fi-
no a 25 metri . La decima affondò le
radici nella terra alla nascita cli An-
tonio.
La sua patria, iI vastissimo e ri c-
chissimo Brasile, stava vivendo gli
anni del difficile passaggio eia impe-
ro coloniale a repubblica moderna.
Nel 1888 furono dichiarati liberi gli
ultimi 700 mila schiavi. L' anno do-
po l' imperatore Pietro abdicò, e il
Bras il e divenne repubblica federata
formata eia 20 stati. li centro dell 'e-
conomia ciel paese, dalle piantagioni
coloniali ciel Nord si trasferiva agli
stati ciel Sud, dove si coltivava caffè
e nasceva l' industria.
Come i fratelli , Antonio de Almei-
da Lustosa av rebbe imparato sui li -
bri questi avvenimenti. Crebbe nel-
l' atmosfera serena ed eq uilibrata ciel-
la sua fa mi glia. La mamma, donna
Delfina, lo nutrì ciel suo latte e della
sua fede . Nato I' 11 febbraio 1886,
giorno anniversario clell 'appari zione
cieli'Immacolata a Lourdes, fu con-
sid erato sempre dalla madre " un
dono dell a Madonna". Si irrobustì
nell a famiglia patriarcale dalla vita
cri stiana austera e solida, dalla dedi-
zio ne al lavoro che non temeva il
sudore e la fatica.
Antonio aveva 9 anni nel novem-
bre 1895 , quando i giornali riporta-
rono la tragi ca noti zia cli uno scon-
tro ferroviario. ln esso aveva perso la
vita un giovanissimo vescovo della
congregazione sales iana, che arriva-
ta ne ll ' America ciel Sud eia pochi
anni, stava aprendo le prime sue ope-
re nel Brasi le. Monsignor Lui gi La-
sagna, il nome cli quel giovane vesco-
vo, fu forse il primo sales iano che
Antonio sentì nomin are. Ma la pa-
ro la "sales iani " tornò a rimbalzare
sulla sua vita l' anno seguente, poi-
ché essi vennero ad aprire il co ll e-
I Un'immagine-simbolo: le classi
umili del Brasile portano la croce
dietro a Gesù risorto. Il dipinto
si trova nella cattedrale
di Sao Félix di Araguaia.
IMons. Antonio de Almeida
Lustosa, arcivescovo di Fortaleza
(Brasile) dal 1941 al 1963.
Nel 1993 è stato avviato
il " processo" per il
riconoscimento della sua santità.
1/S LUGLIO-AGOSTO 1996 - 27

3.8 Page 28

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gio Don Bosco a Cachoeira do Cam-
po: una scuola che brillò subito per
serietà di studi e per la preferenza
data alle famiglie povere e numero-
se dei contadini. A 16 anni Antonio
Lustosa entrò nel coll eg io Don Bo-
sco. A 18, affasc inato dalla figura di
Don Bosco, chiese a papà e mamma
cli entrare tra i salesiani . Papà chiese
solo ad Antonio che la sua decisio-
ne fosse seria, e che quindi ci pensas-
se bene prima di decidere. La mam-
ma lo benedì.
A 19 anni Antonio Lustosa entrò
nella casa sales iana cli Lorena come
novi zio, e fu ordinato sacerd ote a 26
anni. Prima che ne compisse 27 fu
des ignato alla delicati ssima carica cli
maestro dei novizi. Ladislao Paz, che
diverrà vescovo, testimonia di lui:
« Antonio Lustosa era un santo vero.
L'anima dominava interamente il
corpo e lo rendeva obbediente. Que-
sto impegno di perfezione affinerà
anche i suoi lineamenti, confe rendo-
gli un inconfondibile aspetto di
asceta, che però la cand ida serenità
dello sg uardo e iI costante sorri so
renderanno ri cco della vera amore-
volezza sa les iana ».
PADRE SPIRITUALE
DEL BRASILE SALESIANO
Nel 1916 don Antonio aveva 30
anni, e il noviziato fu trasferito nella
nuova casa di Lavrinhas, non lonta-
no da Lorena. Don Lustosa conti-
nuò ad essere maestro dei novizi e
divenne direttore e padre spirituale
di un centinaio di aspiranti salesia-
ni, degli studenti di filosofia (che
erano già stati suoi novi zi) , degli
studenti cli teo logia e di un gruppo
cli coadiutori tipografi. Insegnava fi -
losofia e teologia, e affi nava la sua
salesianit~t nell a lettura meditata del-
le Memorie Biografiche di Don Bo-
sco che venivano editate in quegli
anni (nel 1917 veniva pubblicato il
volume nono). L' esempio e la paro-
la di Don Bosco, vissuti og ni gior-
no, diedero alla spiritu alit~t e all ' a-
zione di don Lustosa un ' inconfondi -
bile impronta sales iana.
Durante gli anni cli Lavrinhas por-
a compimento diversi lavori ed ili-
28 - LUGL/O·AGOSTO 1996 1/S
zi nella vasta casa. Ottenne aiuti dai
benefattori, ma allenò anche i suoi
giovani chierici alla laboriosità sale-
siana, precedendoli con l'esempio.
Ad alcuni che gli mostravano le ma-
ni con le tracce ciel duro lavoro ma-
nuale ri spondeva con un sorriso di
incoraggiamento: « Anche le mani
di Don Bosco erano così ».
Le parrocchi e vicine co nobbero il
prezioso aiuto dei sacerdoti e dei
chierici salesiani , con alla testa iI lo-
ro direttore. Iniziarono il primo ora-
torio festivo a Cruzeiro, con un pal-
lone e sei ragazzi in un prato. Poi fe-
cero sorgere quelli cli Pinheiro, cli
Queluz, di Campo Belo (ogg i [tatia-
ia), e naturalmente quello cli Lavri -
nhas. La formula era: pallone, cate-
chi smo e simpatia.
Funzionò talmente bene che a
Campo Belo i ragazzi lasc iarono so-
lo il giocoli ere cli un circo per corre-
re incontro a don Lustosa e ai suoi
chi erici che stavano arriv ando nel
pomeriggio di una domenica.
VESCOVO
DEI 11MINEIROS»
La responsabilità cli essere vesco-
vo, successore deg li apostoli nella
sua terra, lo faceva tremare. Invitato
segretamente ad accettare la nomina,
rifiutò. Ma essa gli fu ripetuta dal
nunzio apostolico all ' inizio ciel 1925,
accompagnata eia un bonario "divie-
to cli rinuncia". E don Lustosa accet-
tò di cingere ai fianchi , come Gesù,
il grembiule ciel servo dei suoi fratel-
li. Fu consacrato I' 11 febbraio, gior-
no in cui sua madre l'aveva dato alla
luce e in cui la Madonna era appar-
sa a Lourdes. Aveva 39 anni. Diven-
tava pastore della diocesi di Ubera-
ba, grande città agricola. Ini ziò im-
med iatamente la visita pastorale. I
viagg i lunghi e molto di sagiati lo
portarono in tutte le parrocchie e in
tutti i nuclei abitati della dioces i este-
sissima. Accanto alla gen te silenzio-
sa e ai loro padroni , sentì l' urgenza
della giustizia sociale, insegnata dal -
la Chiesa. Di ritorno dalle visite pa-
storali , ri servava a sé iI compito di
fare il catechi smo ai piccoli nella
cattedral e. Come primo, confortante
frutto, dopo un anno acco lse nel
seminario una trentina cli giovanis-
simi aspiranti al sacerdozio.
Ma le autorità della Chiesa, dopo la
prima prova positiva cli Monsignor
Lustosa, avevano disegni più grandi
eia affidare alla sua realizzazione. Po-
trà dire: « Ho ricev uto più lettere
d' ubbidienza eia vescovo che eia sem-
plice sal~siano ».
1928. E trasferito a Corumba, gran-
de ci ttà dello stato del Mato Grosso
(significa "foresta grande" e si esten-
de per 1.379.651 kmq, quanto il Sud-
Europa comprendente Italia, Francia
e Spagna). Corumba è ai confini
dell a Bolivia, dove la povertà tocca
in certe zone limiti intollera bili . File
cli persone, come silenziose formi -
che, passa no il confine accampan-
dosi attorno a Corumba. Le diffi -
coltà che iI vescovo deve affrontare
sono di genere diverso, ma hanno la
stessa sostanza: miseria e insicurez-
za che umiliano la dignità cli ques ti
figli cli Dio; indifferenza delle auto-
rità civili e politiche.
1930. Monsignor Lustosa è nomi -
nato arcivescovo e trasferito a Belém,
sulla foce del vastissimo Rio delle
Amazzoni. File interminabili cli fa -
mi glie approdano qui durante le ter-
ribili siccità ciel Nordest brasiliano.
Cercano una casa e un lavoro, e ma-
gari una piccola imbarcazione con
cui agganciarsi ai grandi vapori che
ri salgono ogni giorno la corren te del
fiume .
1941. Viene inviato arcivescovo a
Fortaleza, capitale ciel Ceara, nel tra-
vagliato Norcleste, sulla costa cieli ' A-
tlantico. Vi giunge nella piena matu-
rità dei suoi 55 . Vi resterà 22 anni, e
darà il meglio della sua vita nell ' im-
pegno spirituale, pastoral e e sociale.
L'archidiocesi cli Fortaleza com pren-
deva allora anche le attu ali diocesi di
Quixadà, ltapicoca e parte di Iguatu ,
con territori immensi quali solo le
dioces i ciel Terzo Mondo conoscono.
VESCOVO
DELLA GIUSTIZIA SOCIALE
In queg li anni ini ziava lentamente
in Brasile (sotto la spi nta deg li Stati
Uniti ) lo sv iluppo ciel "modello cli ca-

3.9 Page 29

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La cattedrale di Fortaleza durante
una processione notturna.
Belém-Para.
Le poverissime case-palafitte.
.. < .
-
-~
:...~-
.·~
pitalismo tota le". È il modello che
oggi vediamo diffondersi (sempre
sotto la spinta degli Stati Uniti e del
Fondo Mo.netario Internazionale) in
tutti g li stati europei. Un modello
economico che avrebbe portato la na-
zione a un massimo progresso tecni-
co, ma anche alla divisione della po-
polazione in due parti nette: i super-
ricchi e la vasta turba della gente _po-
vera, sempre più spinta ai margini
della società. Sensibilissimo ai pro-
blemi della gi ustizia sociale, monsi-
gnor Lustosa fu portatore della Pa-
rol a cli Dio e padre sp iritual e delle
sue comun ità cristiane. Ma fu anche
un energ ico realizzatore della dottri-
na sociale della Chiesa.
Il primo problema che occorreva
riso lvere a favore della gente povera
era fa salute. Alimentazione, igiene,
cure med iche erano gl i obiettivi con-
creti che occorreva far raggiungere
al popolo povero, al popolo soffe-
rente. Mentre si batteva con le auto-
rità politiche e civili perché facesse-
ro tutta la loro parte, monsignor Lu-
stosa creò una catena di Posti arci-
vescovili della salute . Fondò il pri-
mo con il coinyolgimento di 17 me-
dici e quattro dentisti cristiani . Ne
seguirono altri dodici. Nel decimo
anniversario del loro funzionamen-
to, nel gennaio 1956, il quotidiano O
Norte riconosceva: « Le postazioni
mediche e dentist iche ne lle periferie
della nostra capitale sono un ' iniziati-
va molto meritoria a vantaggio della
nostra gente. Sono dirette da religio-
si, e contano sull 'abnegazione di me-
dici , dentisti e inferm ieri cristiani ».
Nel 1948 l' arcivescovo inaugurò la
Minestra dei poveri. l posti cli distri-
buzione, coordinati dai Servizi So-
eia/i def!'A rchidiocesi furono un con-
tributo notevole all a sopravvivenza
della gente più sfortunata. La Casa
del Bambino Ge.wì, fondata da padre
Waessen, fu presa sotto la protezio-
ne dell'arcivescovo. Presta assisten-
za medica e ospedaliera alle ragazze
madri. Con l'aiuto delle Suore cli San
Vincenzo ha potuto moltiplicare la
sua opera cli ass istenza cristiana. Su
Radio lracema appoggiò L' Ora del
Po vero, trasmessa da padre Paixao,
con lo scopo cli creare neg li ascolta-
tori una coscienza cristiana sociale.
Essa poté avere riconoscimento giu-
ridico e beneficiare deg li ai uti gover-
nativi e privati.
clall 'arc ivescovo.
Un altro .ambito di impegno soc ia-
le per monsignor Lustosa fu il pro-
blema agrario. Egli mobilitò tutte le
forze della chiesa e dello stato per
migliorare decisamente le condizio-
ni difficilissime della gente contad i-
na, perseguitata dalla siccità perio-
dica. Fece studiare canali zzazioni,
laghi artificiali . Fece g iungere esper-
ti statunitensi per s uggerire colture
per terre povere d 'acqua. Per assiste-
re le famig lie contadine fondò an-
che una congregazione di suore, le
Giuseppine. Esse svo lgono un apo-
stolato si lenz ioso e prezioso.
LA FINE DELLA LUNGA
ISTRUZIONE GRATUITA GIORNATA
Al POVERI
Il secondo problema che l'arcive-
scovo tentò di risolvere fu l' istruzio-
ne gratuita per i poveri. Essa faceva
riscoprire la propria dignità ai lavo-
ratori , e dava l'i nestimabile diritto a
votare (negato per legge agli analfa-
beti). Monsignor Lustosa aprì tredi-
ci scuole popolari funzionanti in due
turni giornalieri: al mattino e alla
sera. In tre di esse riuscì a inserire
un terzo turno, funzionante cli notte.
La Scuola di servizio sociale fu l'o-
pera più impegnativa, che coinvolse
professori di livello universitario. Più
tardi fu incorporata nell ' Universi tà
Feclei·ale del Ceara. Da questa sc uo-
la usc irono centinaia di assistenti so-
ciali con mentalità cristiana. Essa
diede il frutto più vistoso con l'or-
gani zzazione de ll a Prima Settimana
Sociale nel maggio 1957, presieduta
Nel 1963, a 77 anni e 38 di attività
episcopale, monsignor Lustosa pre-
sentò le sue dimi ss ioni al Papa. Sen-
tiva che nel campo di Dio occorre-
vano lavoratori più g iovani e vigoro-
si di quanto lui era in quel momento.
Rimanere alla direzione di tante ope-
. re con forze sempre pit1 esili , sign i-
ficava condannarle alla sterilità, men-
tre dovevano continuare a essere
feconde e a moltiplicarsi.
Si ritirò nella casa salesiana di Car-
pina, e negli anni che Dio ancora g li
concesse, visse la vita del salesiano
anziano, che prega e lavora nei limi-
ti che la salute g li concede. La Ma-
donna venne a prenderlo il 14 ago-
sto 1974. Aveva vissuto 88 anni. Chi
aprì il suo testamento lesse tre paro-
le: « Non ho nulla ». Aveva donato
tutto a Dio e ai suoi fratelli.
Teresio Bosco
JJS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 29

3.10 Page 30

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Le FMA sono coraggiosamente impegnate nella "conversione"
QUANDO MANCA
LA .MAMMA
di Maria Antonia Chinello
Le case-famiglia
delle FMA. Per essere
presenti là dove la storia
e l'amore ai giovani
lo richiedono.
T utti a Pavia la conoscono. La
casa ha alle spalle decenni di
storia: Fondata nel 1930, quando i
servizi sociali non esistevano, o co-
minciavano appena a funzionare, l'i-
stituto, affidato alle Figlie di Maria
Ausiliatrice, era l' unica forma di pro-
tezione per l'ù1f'anzia abbandonata,
l'ultima bari"iera alla strada. Mutan-
do la situazione sociale, con la cre-
scita di una più profonda sensibilità
ai problemi del disagio, la casa ha
cambiato volto. Oggi la comunità del
« Nido » accoglie minori, tra i 3 e i
14 anni di età, allontanati dalla fa-
miglia a seguito di un provveclime11-
to dell'autorità giudiziaria o di un
progetto dei servizi sociali. Per le
particolari vicende familiari, i mino-
ri ospitati sono tutti, in prospettiva,
a rischio di coinvolgimento in atti-
vità criminose. Attualmente i ragaz-
zi sono 21 , I6 interni e 5 esterni che
usufruiscono del servizio di semicon-
vitto. Questo mette a contatto con gli
aspetti più marginali della società e
diventa punto di riferimento per la
città e le famiglie in difficoltà. Si
cerca cli operare secondo progetti
individualizzati, interagendo con le
agenzie educative del territorio, alle
quali il minore è direttamente affi-
dato e tentando di svolgere per quan-
to sia possibile,· un 'azione educativa
anche nei confronti dei genitori dei
bambini. Il fine che ci si propone è
quello di stimolare la maturazione
globale della personalità e la capacità
di relazione del minore, nella prospet-
tiva di un reinserimento nella fami-
glia d'origine o di una collocazione in
famiglie affidatarie o adottive.
UN 11NIDO,, TUTTO NUOVO
La comunità è in fase di passaggio.
Da istituto a comunità alloggio. Si
tratta di un rinnovamento strutturale
e gestionale che mira a suddividere
la comunità in più nuclei abitativi
con gruppi ridotti cli bambini affi-
dati ad alcuni educatori responsabi-
li, secondo la richiesta esplicita dei
servizi del territorio (USL, servizi
sociali del comune) e in ottemperan-
za alla nonnativa prevista dal piano
socio-assistenziale della regione Lom-
bardia. Tutto questo richiede perso-
nale qualificato che, al momento, non
è sempre possibile avere a disposi-
zione in numero sufficiente. Il «Ni-
do» si avvale oggi della collaborazio-
ne di circa 50 volontari , di trè obiet-
tori di coscienza e di due educatori
Due volte "mamme" le FMA nella comunità-alloggio
di Capriva del Friuli (Gorizia).

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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di alcune opere nate come ·orfanotrofi e internati.
profess ionali che supportano la strut-
tu ra ne llo svol gimento delle sue atti-
vità di ass istenza, fo rmazione ed edu-
cazione de i minori proponendos i, in
molti casi, come uni ci mode lli cli
identifi cazione pos itiva. I co ll abora-
tori che prestano la loro opera sono
parte essenziale de ll a comunità. Con
molti di loro si condivide concreta-
mente ogni giorno lo sforzo di ren-
dere la comunità un luogo educati-
vo, proposit ivo ne i valori. La comu-
nità re lig iosa è form ata da quattro
suore: la direttrice, un ' insegnante per
la scuola t'natern a a servi zio ciel quar-
tiere, un 'ass istente e la cuoca.
I CENTO NOMI
DELLA CASA
A Monte Mario, quartiere res iden-
z iale cl i Roma adagiato su una de ll e
colline più verdi e pi ù belle de ll a ca-
pital e, c una casa in cui si vive I' in-
ternazionalità. Qui ha sede il novi-
ziato internazi onale de lle Figlie cli
Maria Ausiliatrice, che è, ne llo stes-
so tempo , casa cli accog lienza per
giovani e bambine in diffi coltà, la
maggio ran za dell e quali provi ene eia
paesi oltre fronti era. Nota come « Asi-
lo de ll a Patri a », la casa è stata aper-
Nunziata di Mascali (Catania).
Pranzo all'aperto.
LE CASE-FAMIGLIA DELLE FMA,
in Italia, sono 19: Bibbiano, Acqui
Terme , Pavia, Ladispoli , Roma
Laura Vicuna, L'Aquila, Pontinia,
Roma S. Famiglia, Adrano, Nun-
ziata, Pedara, Melilli, Trecastagni,
Barcellona Pozzo di G., Campo-
reale, Carrara, Capriva del Friuli ,
Mestre-Marghera, Caluso.
Le case che offrono un 'accoglien-
za diurna sono 11 : Pachino, Cam-
marata, Messina, Palermo (2),
San Cataldo, Riesi , Modica, Bian-
cavilla, Monserrato, Torino-Vallette.
Sei sono gli internati : Martina Fran-
ca, Soverato, Nizza Monferrato,
Macomer, Acireale , San Cataldo.
o
Roma. Madre Marinella Castagno con i ragazzi
della comunità-alloggio del noviziato FMA.
PER VOCI SOLE. Le storie sono tante. Diverse e uguali. K. è la più piccola. È l'u-
nica che possa avanzare il diritto di accoccolarsi comodamente tra le braccia di
suor Franceschina. Ha 4 anni e mezzo e si trova qui con la sorellina di 10. Le due
bimbe di origine peruviana sono assistite dal comune perché non possiedono il
permesso di soggiorno. Sono sensibili e delicate nei tratti, ma soffrono di abban-
dono e quindi spesso sono in preda a paure.
R. ha dieci anni e frequenta la 3a elementare . Con i genitori somali , rifugiati poli-
tici da quattro anni e di religione musulmana, vivono in precarie condizioni eco-
nomiche, sociali e culturali. A. è bionda, intraprendente, vivace . Manifesta con
entusiasmo la sua gioia di trovarsi , dopo tanto peregrinare, in un posto sicuro,
pulito . In una "vera casa", afferma con gli occhi che brillano. È arrivata a Monte
Mario accompagnata dagli agenti di pubblica sicurezza durante le vacanze di Na-
tale. L'avevano trovata sola nelle vicinanze della stazione Termini. Una delle ve-
terane della comunità è I. , che vive con le suore e le novizie ormai da sette anni.
Ora ne ha 11 e frequenta la quinta elementare. I servizi sociali del comune di
Roma non hanno rinnovato l'impegno di pagamento per la bambina e la comu-
nità ha deciso di accoglierla gratuitamente per una continuità educativa. La ma-
dre, capoverdiana, lavora a tempo pieno presso una signora anziana. L. , 15
anni, è del Marocco. Alcuni mesi fa ha lasciato la casa; ma poi è ritornata con i
suoi piedi. Si è presentata alla porta, confusa. Ha chiesto di poter ricominciare.
Ha sempre avuto la strada come scuola di vita. Nel 1992 era stata consegnata
alla comunità perché trovata, nella zon a di Cinecittà, a vendere sigarette di con -
trabbando . Dopo circa un mese era fuggita con un presunto fratello .
o
ta nel 1922, pochi anni dopo la fine
de ll a prima g_uerra mondi ale, come
o rfa notrofio. E un mosaico multico-
lore e po liglotta quello che si può
osservare e ascoltare entrando. Le
lingue de lle bambine si confo ndono
con que lle de lle nov izie: ceco, rus-
so, boemo, litu ano, armeno si incon-
tnmo con lo spagno lo, l'a lbanese, iI
somalo, l' arabo .. . I primi approcci
per conoscersi e aprirsi all a fiducia
reciproca sono fatti di balbettii e di
grandi risate. Un clima sereno, frut-
to de lla condivisione e de lla ricerca
comune. Anche le giovani in fo rma-
zione sono coinvolte nella stesura del
progetto personale di og ni ragazza
accolta. I rapporti con le ass istenti
sociali e i servizi de l comune, g li
operatori cie l tribunale de i minori so-
no intensi. Suor Franceschina cono-
sce bene le strade degli uffici e le
pratiche della burocrazia; d' altra par-
te, suor Celestina e le noviz ie hanno
appreso i sentieri de ll 'eclucazione sul
campo, a contatto con la d ifficoltà
dell a vita, con la mancanza d 'amo-
re, con il rifiuto sofferto de lla pro-
pria stori a e con la nostalgia dell a
propria patria.
li progetto che offre la comunità
ha sempre carattere provvisorio per-
11s LUGLIO-AGOSTO 1996 - 31

4.2 Page 32

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Nunziata di Mascali (Catania).
Il pomeriggio è dedicato al dopo-scuola.
Nunziata di Mascali (Catania).
In gita sull'Etna.
ché tende al reinserimento nella fa.
miglia d ' origine o in quella affidata-
ria. La comunità si presenta come
"comunità aperta" a tutte le ore e a
tutte le situazioni. Importante per le
suore e l'équipe degli operatori so-
ciali , è il primo colloquio con la ra-
gazza, i contatti con il nucleo fami-
liare e con altre figure di riferimento
anche esterne all'ambito familiare.
COMUNITA UGUALE
FAMIGLIA
A Nunziata di Mascali (Catania),
tre comunità alloggio cercano di ren-
dere vivo e attuale l'insegnamento cli
Don Bosco di fare di ogni opera sale-
siana una casa dove i giovani si sen-
tano amati. Sfogliando la cronaca
della casa ci si incontra con la beata
Maddalena Morano. Infatti, proprio
nel 1883, in risposta all ' invito del
cardinale Giuseppe Benedetto Du-
CAPRIVA DEL FRIULI (GORIZIA) è
forse la casa-famiglia ultima nata in
Italia. La casa è un po' discosta dal
paese e si perde nel verde delle colli-
ne coltivate a vite. Fin dal principio fu
adibita per accogliere bambini e ra-
gazzi orfani e abbandonati. Le Figlie
di Maria Ausiliatrice ci sono arrivate
nel 1992 su richiesta dell'Arcivescovo
di Gorizia. Il territorio su cui sorge l'o-
pera è terra di confine, caratterizzata
da un pluralismo etnico, religioso e
culturale, in un contesto sociale anco-
ra prevalentemente rurale. Il paese è
piccolo,-clrca 1570 abitanti, di cui 300
tra giovani e bambini. Nonostante il be-
nessere economico, molti giovani ten-
tano l'avventura di proseguire gli studi
nelle vicine Università di Udine, Gori-
zia e Trieste.
Il passaggio al nuovo stile educativo
all'interno dell'Opera Cerruti, meglio
conosciuta come Villa Russiz, non è
stato facile : né per i giovani ospiti,
smet, vescovo di Catania e del par-
roco don Angelo Patané, suor Mad-
dalena Morano fondò il collegio Im-
macolata con lo scopo primario di
"accogliere gratuitamente le giovinet-
te povere ed oneste ciel paese... pre-
ferendo le orfane e, fra queste, quelle
prive di ambo i genitori, per sostener-
le, educarle e istruirle sia dal punto di
vista culturale che religioso".
Fino al 1992 l' istituto si è occupato
prevalentemente dei disagi giovanili.
In seguito, l'evoluzione culturale fece
maturare i tempi per una revisione
del sistema organizzativo. l servizi
soc iali cominciarono a chiedere un
rinnovamento della struttura per in-
camminarsi verso un intervento più
personalizzato e rispondente a speci-
fici problemi di devianza giovani le.
Tenendo conto del moltiplicarsi
dei disagi familiari e della necessità
di dare una risposta sempre più ade-
guata, la comunità dell'istituto Im-
macolata decise di provvedere alla
ristrutturazione degli ambienti e, nel
per le FMA, che iniziavano una espe-
rienza del tutto nuova di pastorale gio-
vanile. All'arrivo delle suore c'erano
18 ragazzi. In tre anni e mezzo si è
toccata la punta massima di 34. At-
tualmente ce ne sono 26 (16 maschi e
10 femmine) dai 5 ai 19 anni. I ragazzi
di Villa Russiz sono stati tutti allontanati
dalla famiglia con decreto del tribuna-
le dei minori di Trieste. Alcuni sono
stati spettatori di esperienze familiari
traumatiche , altri di abbandoni e tra-
scuratezze, di violenze e fatiche fisi-
che e psichiche. Ci sono casi di ado-
zione fallita. Nella comunità gli obiettivi
vengono raggiunti con l'aiuto e la col-
laborazione di persone esperte che si
sono lasciate coinvolgere dal sistema
preventivo. Il centro offre la consulenza
di una psicologa e d_i un medico, la
presenza di due obiettori della caritas ,
due insegnanti e dei volontari.
o
1993, furono avviate due comunità
alloggio: Laura ed Eusebia: due-tre
camerette, la cucina, il soggiorno
per dare la possibilità alle ragazze,
insieme alle educatrici, di preparare,
cucinare, riordinare, studiare e pro-
gettare proprio come in una' fami-
glia.
La comunità « Laura », oggi, ospi-
ta dieci ragazze, tra gli otto e i tredi-
ci anni; mentre « Eusebia » accoglie
nove giovani dai 14 ai 18 anni. Tutte
le ragazze sono inviate dal tribunale
dei minori che considera le comuni-
come un ponte di collegamento tra
il disagio sofferto e subìto e una si-
tuazione di maggiore stabilità in vi-
sta di un affidamento o, add irittu ra,
di un reinserimento nella famiglia
d'origine. Nel settembre 1995 ha pre-
so il via una terza comunità, « Ma-
dre Morano» , che accoglie dieci ra-
gazze senza provvedimento del tri-
bunale dei minori , ma che vivono
analoghe situazioni cli disagio e di
emarg inazione familiare e che sono
mantenute dai comuni.
Il dialogo con le giovani e le bam-
bine, è fresco e spontaneo. « Sono ar-
rivata in corriunità insieme alle mie
quattro sore lline più piccole», rac-
conta Maria. « Ci sentivamo come
pesci fuor d'acqua, eravamo diso-
rientate e anche insicure e perplesse
cli fronte a questa nuova realtà. Le
educatrici e le suore mi hanno aiuta-
ta, a poco a poco, a superare tutti i
problemi che mi portavo dentro e che
mi impedivano di vivere rapporti se-
reni con me stessa e con tutti ». Ha
19 anni, e per le i è scaduto il tempo
massimo per restare nella comunità,
ma non ha un punto cli riferimento
fami liare sicuro. « Non so dove anda-
re », dice. « La direttrice mi ha offer-
to di restare in comunità e mi ha chie-
sto di prestare servizio come sorella
maggiore. Ho accettato e mi sento
felice, perché qui ho scoperto cosa
significa vivere in famiglia ».
Maria Antonia Chinello
32 - LUGLIO-AGOSTO 1996 IJS

4.3 Page 33

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jeon-Fronçois Meurs
COSÌ CATTIVE GIULIA TROVA I MASCHI SOVEN-
TE RIDICOLI: «Siete tanto sensibi-
E CON GLI OCCHI li, ma avete paura di farvene accor-
gere! Fate gli spacconi, soprattutto
quando siete insieme, con le vostre
COSÌ BELLI armature, le vostre arie, e tutto il ru-
more che fate . Ma da soli valete più
di quando siete in gruppo! In fondo ,
Durante l'adolescenza ciò che i ragazzi dicono delle ragazze siete dei fifoni, e per difendervi vi
e viceversa è a volte poco lusinghiero e piuttosto categorico.
. obbligate a esagerare. Noi ragazze
vorremmo che i maschi fossero me-
Potresti leggerci in filigrana le loro riuscite o i fallimenti, no bloccati, più aperti alla discus-
le loro attese e paure. sione. Ci piace parlare , prima di
"uscire". Perché non crescete e non
esprimete i vostri sentimenti? ,,
V enerdì. Le ragazze avevano be-
vuto troppo, e Cindy aveva pre-
so un calmante che le toglieva tutte
le inibizioni! Si è messa a racconta-
re di Marcello. Non oserei mai scri-
vere ciò che raccontava, tanto era
volgare. Le altre ragazze del clan
approvavano, alcune raccontavano a
loro volta, usando dettagli ributtanti.
Erano sfrenate. Superavano tutte le
porcheriole che i ragazzi possono
raccontarsi tra di loro, al punto che
noi stavamo silenziosi nel nostro an -
golo, come paralizzati. Come pos-
sono essere così cattive con quegli
occhi così belli?
ragazze tutta la vita. Giulia pensa
che quando i ragazzi e le ragazze
parlano così gli uni degli altri , molto
presto usciranno insieme. Com'è
strana la vita, cos'è che ci spinge a
incontrarci nonostante queste diffe-
renze e queste paure?
CON UNA RAGAZZA SI HA VO-
GLIA DI PARLARE. Noi , i ragazzi,
non sappiamo ascoltare le confi -
denze degli altri ; e poi non saprem-
mo cosa farne! In più , non puoi ri-
schiare di metterti a piangere con
un tuo amico, perché sai che sono
soltanto le solite scocciature . Allo-
ra , ognuno pensa per sé . lo e
HO RISPOSTO. È chiaro che non
vogliamo più essere di quei ragaz-
zini che dicono tutto alla loro mam-
ma per farsi coccolare... E a volte,
le ragazze non vogliono che que-
sto: provocare le nostre confidenze
per gjocare a fare le piccole mam-
me . E duro conquistare la nostra
indipendenza, dar prova di essere
autonomi. Arriviamo, partiamo. A vol-
te preferiamo andarcene, più che
venire. Ma ciò che sta a cuore alle
ragazze , è di av,erci vicini il più a
lungo possibile! E forse per questo
che si ha l'impressione che esse sia-
no esclusive, o che ti stiano addos-
«GUARDALE, CREDERESTI CHE Carlo lo abbiamo chiamato l'articolo so come delle colle ... Allora, molti
SIANO AMICHE», ha detto Manue- 15. Quando un amico incomincia la ragazzi preferiscono parlare con il
le tutto d'un fiato quando ci siamo ri- sua litania, gli diciamo: articolo 15! loro cane!
trovati soli. « Dire male dei ragazzi E lui capisce che non sono affari Bene, finisco . Con Giulia è un'altra
impedisce che si mordano tra di lo- nostri e smette di piagnucolare.
cosa. Esce da questi schemi, lei, e
ro. Sono sempre l'una addosso al-
1'altra, e poi si fanno un sacco di
moine. Sono ipocrite e vendicative al
cento per cento!
Noi ragazzi risolviamo le cose più
in fretta e non ci pensiamo più : un
bel pugno sul muso non ha mai
fatto torto a nessuno. Ci diamo
magari qualche titolo , ma poi non
conserviamo rancore. Non avrei
mai pensato di dover passare qua-
si per misogino. Ma questo è capi-
tato proprio prima che conoscessi
Giulia.. .
io sono tranquillo. Non ho bisogno
ARTICOLO 18: è per colui che inco- di cercare le parole. Le faccio addi-
mincia a interessarsi troppo delle ra- rittura leggere il mio diario .. .
gazze. Dimentica il gruppo , cerca
D
grane. Ma si sa
bene che questo
diventerà presto
articolo 19, perché
.BENE!
uno non può pas-
sare tutta la sua
vita davanti ai tra-
monti dorati sen-
za dire un giorno
a qualcuno che
potrebbe capirti -
E OLTRE. A-I
MOSCOL-l?
l _.. ,,,t
~
~ ),
0f
.I
DOMENICA SERA. Giulia ha sorri- una ragazza natu-
I
so. Anche lei pensava come Stefa- ralmente - com'è
nia, la sua migliore amica, che era bello tutto que-
bello stare tra ragazze, mentre i ra- st'oro che si scio-
gazzi hanno sempre bisogno di fa- glie! Una ragazza
1)1
re scena, si passano le dita tra i lo- la si vuole bella,
ro capelli grassi ogni cinque minuti, ma ci si aspetta
gonfiano i loro bicipiti , oppure fanno soprattutto di po-
Jrtrd.i.t
le battute volgari , ma così volgari! ter scambiare con
Dicevano che sarebbero rimaste tra lei delle idee.
IJS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 33

4.4 Page 34

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
UN PAPÀ COME DIO
« Non voglio essere intelligente, non voglio essere beneducato.
Voglio essere come papà!», proclama alla mamma un fiero
ometto di cinque anni. "Essere come papà", per lui è tutto.
Dopo un'epoca che veniva definita quella della "società senza
padre", oggi tutti gli studi di sociologia, psicologia, antropologia
dimostrano il peso del ruolo paterno sull'equilibrio psicosociale
dei figli. Eppure il papà è per i figli il genitore meno conosciuto.
L,umorista Erma Bombeck parlando
di suo padre ha scritto : «Quand'io
ero piccola, il padre era come la luce
all 'interno del frigorifero : ogni casa li
aveva, ma nessuno sapeva veramente
che cosa facessero l'uno e l'altra una
volta chiuso lo sportello ».
« Che gli allievi abbiano sempre so -
pra di loro l'occhio vigile del Direttore
o degli Assistenti, che come padri amo-
rosi parlino, servano di guida ad ogni
evento, diano consigli ed amorevol-
mente correggano », questo il pensie-
ro di Don Bosco. Nessuno ha innate
le doti di un buon padre : per diven -
tarlo ci vogliono pazienza, app'licazio-
ne e amore. E anche un certo grado
di informazione. E come esempio ab-
biamo il_più incredibile di tutti: Dio
stesso. E Lui che nella Bibbia si defi-
nisce "Padre". E dimostra come si fa .
Quando chiama Mosé , Dio afferma :
« Ho osservato la miseria del mio po-
polo e ho udito il suo grido ... Cono-
sco infatti le sue sofferenze. Sono sce-
so per liberarlo... » (Es 3, 7-8) . In que-
sti quattro verbi troviamo le fasi di una
magnifica pedagogia paterna: osser-
vare - ascoltare - conoscere - agire.
Il tutto si può tradurre in alcune sem-
plici considerazioni . Per essere un
buon padre occorre:
Essere se stessi e non indossare
la maschera del Grande Padre . Fare
il papà non è un ruolo da recitare e
per questo non servono maschere. I
papà perfetti , di solito, causano un
sacco di guai. La gente che crede di
sapere tutto può essere molto perico-
losa. Un padre non deve mettersi in
competizione con i figli diventare
un simbolo d'irraggiungibile statura.
« Come dev 'essere un buon padre?
•Non deve essere autoritario, non de-
ve essere permissivo, non deve es-
sere assente ma neppure troppo pre-
sente », scrive Marcello Bernardi. « In
conclusione , che cosa deve essere?
Semplicissimo : se stesso . Un uomo
che rispetti gli altri ma che sia a sua
volta rispettabile , un uomo che sap-
pia amare senza pretendere nulla in
cambio, un uomo che possegga e che
cerchi di mantenere quella corona
della nostra specie chiamata ragione.
Tutto qui. Vorrei ricordare che come
la figura materna è l'insegna sotto la
quale il bambino conquista il mondo
e la propria indipendenza, allo stesso
modo la figura paterna è l'insegna
sotto la quale il bambino scopre la fa-
miglia. Prima aveva solo la mamma,
con la quale viveva "in simbiosi", ora
ha due genitori, cioè una famiglia ».
Essere presenti , interessarsi dei
figli . Essere disponibili nel gioco, nel-
la discussione, nell'ascolto. Quasi tut-
te le statistiche constatano che, in me-
dia, un papà trascorre meno di cin -
que minuti al giorno in modo auten -
ticamente educativo con i propri figli.
Esistono ricerche che hanno riscon -
trato un nesso tra l'assenza del padre
e lo scarso profitto scolastico, il bas-
so quoziente d'intelligenza, la delin-
quenza e l'aggressività. La pedagogia
divina suggerisce di osservare, ascol-
tare, conoscere . Osservare è anche
imparare a notare tutti quei piccoli e
grandi segnali che i ragazzi inviano
continuamente .
Dare esempio di autocontrollo .
Un saggio consiglio per i genitori suo-
na così : « Ricorda : quando i tuoi figli
fanno i capricci , non metterti a farne
anche tu» . Il controllo del proprio tem-
peramento con i figli , come con gli
estranei , è il primo grande esempio
che si deve dare ai propri figli. Riusci-
re a mostrare pazienza e compren-
sione anche quando la tensione sale,
serve a migliorare i rapporti.
Dare sicurezza nelle piccole e gran-
di cose, per insegnare ai figli a vede-
re l'essenziale nei fatti positivi e ne-
gativi della vita. I figli devono poter con-
tare sempre sul proprio papà. Deve
essere lui la prima persona a cui si
rivolgono in caso di necessità.
I
Un padre è se stesso soprattutto
quando esprime con serenità
i propri sentimenti e le proprie idee,

4.5 Page 35

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Insegnare l'arte di risolvere i pro-
blemi : essere un padre che "alla fine"
troverà una soluzione ai problemi della
vita .
Conquistarsi la confidenza e la
stima dei figli. Un terzo dei bambini
americani di quattro e cinque anni
interrogati hanno detto che avreb-
bero preferito rinunciare al papà piut-
tosto che alla televisione. I papà non
si devono tenere emotivamente lon-
tani i figli, ma cercare di entrare in
sintonia con loro . Un buon padre a-
scolta i figli "con il cuore", pronuncia
spesso la frase magica: "Sono orgo-
glioso di te". Può darsi che non sia
del tutto orgoglioso, ma lo diventerà
presto, perché la frase è davvero por-
tentosa.
Mostrare armonia, stima e con-
cordanza pedagogica con la mo-
glie davanti ai figli. Il buon papà fa
fronte comune con la moglie.
Fare da bussola. La figura pater-
na è basilare nella costruzione della
coscienza. Soprattutto i preadolescen-
ti hanno bisogno di indicazioni chiare
e di una personalità forte a cui ap-
poggiarsi nel tempo fragile e tempe-
stoso dell'autoformazione . « Parlino,
servano di guida ad ogni evento », af-
ferma Don Bosco.
Essere il porto accogliente per i
"naufraghi della giornata" (compresa
la moglie) . Fare di qualche momento
particolare, la cena per esempio, un
punto d'incontro per la famiglia, dove
si possa conversare in un clima sere-
nq . Un buon papà sa creare la magia
dei ricordi , attraverso i piccoli rituali
dell'affetto. Perché non provare la "be-
nedizione dei figli " tutte le sere? Si
trova nel manuale di preghiera per la
famiglia preparato dai vescovi italiani.
Una mamma che prega ·con i propri
figli è una cosa bella, ma quasi nor-
male. Un papà che prega con i propri
figli , lascerà in loro un'impronta inde-
lebile.
Ringraziare i figli ogni tanto , per-
ché fare il papà costringe a tirar fuori
il meglio da sé. Il mestiere di padre
può essere utile agli uomini quanto lo
è ai bambini. Nessun uomo potrà mai
capire il significato della vita, il signifi-
cato del mondo, il significato di qual-
siasi cosa, finché non avrà un figlio
da amare. Allora, l'universo intero mu-
terà e nulla gli apparirà mai più esat-
tamente come prima.
E se un papà vuole un termometro
quasi sicuro della propria riuscita co-
me padre, chieda alla madre dei suoi
figli : « Vorresti .che i nostri figli as-
somigliassero a me? ».
o
DIZIONARIO PEDAGOGICO
a cura di Jean-François Meurs
P rovocazione. « Alberto, sei
contento di te?"· « Euh ... io?» .
Don Bosco invita ogni giovane
che incontra a trovarsi bene
nella sua pelle. Per questo li
incoraggia a fare qualcosa di
bene. Una sana - e santa -
provocazione.
D rop-out. Se l'educazione ha
oggi qualche probabilità di im-
porsi, è quando si indirizza ai
più sfavoriti. La chance di una
scuola, sono i "cattivi" allievi. La
chance di una coppia, è il figlio
difficile. La chance della Chie-
sa, sono i giovani che non
l'amano più .. . Essi ci impedi-
scono di coccolarci nell'auto-
soddisfazione, ci fanno scopri-
re-aprire tesori di pazienza, di
inventiva, di creatività. Ci co-
stringono a darci alla contem-
plazione, alla santità, alla con-
versione.
G ente di speranza. L'educa-
zione è speranza: io spero in
te. Insieme stiamo costruendo
un mondo più giusto e fraterno.
Don Bosco è convinto che una
persona non può essere valu-
tata soltanto da ciò che sta
compiendo oggi. Tutti possono
cambiare, anzi convertirsi.
0 A-llJEV] "Jtr>LItfflC/l/,.. MA 5' ProPR/O
oro'(}#t; MI
~ 4 4ppAJS/ON4f
~~i-~
~
,((;,:•·
v,,,, '/I
l,k .
IN LIBRERIA
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I PROVERBI
DI MAMMA MARGHERITA
la mamma di Don Bosco
di Natale Cerrato
Acquarelli di Luigi Zonta
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IL GIUBILEO
DELL'ANNO 2000
di Apolloni-Cappellaro-Moro
Piano pastorale 1995-2000
per l'attuazione della
· « Tertio millennio
adveniente »
di Giovanni Paolo Il
pp. 80, lire 6.000
STORIE BELLEBUONE
per la scuola e la catechesi
di Bruno Ferrero
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ELLE DI CI
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Tel. 011/95.91 .091 - c/c Postàle 8128
BS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 35

4.6 Page 36

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In Liberia infuria la guerra civile, tra atrocità incredibili e
LIBERIA SENZA PACE
di Luca Sorrentino
SALESIANI IN LIBERIA
I A migliaia i fuggiaschi
di Monrovia. Una disumana
odissea su navi di fortuna ,
rifiutati dai porti vicini.
<< L iberi a all 'asta», ha scritto Ni-
gri zia ne l suo editoriale di
maggio. E precisava: « La tragedia
della g uerra civile in Liberi a - 150
mil a morti dal 1989 e un milione e
mezzo di profughi e sfo!lati - ora
non fa più notizia e nessuno spen-
derà più una paro la su questa realtà,
almeno fino a che non ci andrà di
mezzo ancora qu alche occidentale» .
Abbi amo tutti davanti agli occhi
le mig li aia di fu ggiaschi stremati
dall a fa me e dall e malatti e, stipati
su vecchie carcasse, alla ri cerca di
un porto africano. E le condanne del-
1'occidente ricco, delle televi sioni
mondiali e dei g iornali , delle organiz-
zazioni umanitari e. « Ma sono con-
danne ipocri te», ha scrit to Domeni-
co Porzio. « Da mes i, da anni , in Li-
beri a infuri a la guerra civil e. Nessu-
no si è mosso. L' Onu, dopo il fa lli -
mento in Somali a, si tiene alla lar-
ga. Le forze dell'Ecomog (il contin-
gente multinazion ale afri cano) stan-
no a guardare . Gli Usa sono interve-
nuti solo quando in pericolo erano
cittadini americani. E l' Europa g ira le
spalle. La Liberi a, si dice, è lontana».
Dall' Inghilterra , dove è stato chi a-
mato dal suo superiore per fa re il
punto sull a situ azione, ci ha scri tto
a maggio il direttore de ll a comunità
sales iana di Monrovi a, Brian Jersti -
ce . « Ho lasciato quattro sa les iani a
Monrovia in circostanze difficili ss i-
me e peri co lose», diceva. « Giovedì
dell a settimana santa tutto era tran-
quillo . Molti g iov ani e adulti si pre-
paravano al battesimo e alla cresima
per la Pasqua. Mi trovavo tra i ragazzi
senza fa mig li a de l "Savio Centre".
M a Sabato santo scoppiò di nuovo
fe roce la guerra e si estese rapid a-
mente . Cominciò un a vera pass ione
per quell a povera gente, g ià traum a-
ti zzata. Le nostre due parrocchie e
le due nostre opere princ ipali ven-
nero co involte nel conflitto. Esplo-
sioni , pallottole vaganti , combatti -
menti. Grazie a Dio, nessun ferito e
poco danno. Passiamo tre g iorni spa-
ventosi in casa.
9 aprile. Da due giorni c è saccheg-
g io intorno a noi. Comincia l'eva-
cuazione degli stranieri. Partono an-
che due di noi. Rimani amo in c in-
que nell a casa. In poche ore passano
cinque gruppi per rubare, armati , fe-
roc i, ubri achi , minacci ando con fu -
cili e gross i coltelli. Ci dec idi amo a
Monrovia. Don Joe Glackln, direttore del programma
"Don Bosco Homes". Nella foto , tra i ragazzi
vi è anche un giovane collaboratore liberiano.
36 - LUGLIO-AGOSTO 1996 BS
Per il Venerdì santo, anche quest'anno
i giovani di Monrovia
hanno rappresentato la Via crucis.

4.7 Page 37

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barbarie. Come in Bosnia e nel Ruanda. Centinaia di migliaia profughi.
I Monrovia (Liberia). Soldati di Charles Taylor occupano Radio Elwa.
Taylor ha Iniziato la guerra civile contro Samuel Doe
nel dicembre 1989 e in poco tempo ha messo insieme un esercito
di migliaia di perseguitati dal governo di Doe.
lasciare la casa, accogliendo l' invito gruppo dei reduci dell'esercito go-
dei Fratelli di San Giovanni della vernativo, e Charles Taylor, leader
Croce all'ospedale cattolico, luogo del Npfl (Fronte patriottico nazio-
abbastanza sicuro. Da qui abbiamo nate liberiano) ha fatto passare la
potuto continuare almeno in parte il Liberia da 2,5 milioni a un milione
nostro lavoro. Don Joe Glackin ha cli abitanti . Gli accordi cli Abuja
continuato non senza pericolo e con hanno dato solo pochi mesi cli pace.
grandi difficoltà a occuparsi delle Diffidenze, ingordi gia, interessi cli
nostre "Don Bosco Homes" per i ra- nazioni africane vicine e cli qualche
gazzi della strada. Don Brown che paese occ idental e si intrecciano in
conosce bene le autorità ha prestato questa guerra crudele. Nelle file li-
varie opere cli soccorso. Abbiamo po- beriane da sempre militano giova-
tuto ai utare alc une parrocchie prive ni ssimi . L'età media di molti eserciti
di sacerdote.
si agg ira sui 12- 16 anni. Addestrati
Le nostre case, quella delle suore da giovani poco più vecchi di loro,
della Consolata, tornate in Italia, so- vengono incoraggiati allo spi rito di
no state sacc heggiate. Ma la nostra avventura e all 'i ndifferenza nei con-
presenza fa ancora del bene e con- fronti della violenza. Il \\lenercl,' di
quista la stima della gente. Anche la Repubblica ha raccontato la stori a
nostra missione di Tappita (nell ' in- di uno cli loro, dal nome di battag li a
terno)-rimane attiva, grazie ai cate- fantasioso, Rufu s, comandante a 14
chisti. Le sofferenze del popolo
anni . Rufus è celebre per il suo
sono indescrivibili . Ricordate- ~ sangue freddo e il numero dei ne-
. ci nella preghiera».
· · mi ei uccisi. Con il suo esercito di
trenta soldati-bambi -
ni, kalashnikov al
braccio, controlla la
VIOLENZE INAUDITE
strada che taglia la fo-
sta. Ma quando tutto
Eccidi e torture, cru-
mtorno è deserto , i trenta
deltà ed esecuzioni som-
bambini-guerrieri di Rufus
marie sono le immagini
- età med ia 12 anni - si met-
che da mes i arrivano da
tono a giocare. Sono solda-
Monrovia. Da aprile la
ti con licenza di uccidere,
capita le è teatro cli vio-
lenti scontri fra le fazioni
ma sono anche bambini.
o
armate. La lotta tra il
"gençrale" Roosevelt
Johnson, che guida il
Tanti i baby-guerriglieri
assoldati in Liberia.
GERMANIA. L 'opera ass istenziale
g iovan il e di Berlino da anni di spone
di una fattor ia pe r i pony, diretta
da ll a te rape uta Jess ie Laube nhe i-
mer. 40 g iova ni dell a casa s i pre n-
dono c ura de i cavalli e de i 15 pony.
Bambini e g iovani che spesso s i tro-
vano meg li o in compagnia cli an i-
mal i c he in mezzo agl i uomini , a
contatto con i cavalli s i abituano a l-
l' apertu ra sociale e al senso cli re-
sponsabilità, ri c uperano la fiducia
perduta. Il 25 giu gno 1995 la fatto-
ria ha otte nuto una menzione parti-
colare quale "Ope ra eccell e nte" dal
C uratorium ge rmani co per I' equi-
tazione terapeutica.
TIMOR EST. Si è tenuta nel villag-
g io cli Ve nilal e la fe sta annua le a
Madre Marine ll a Castagno, presenti
c irca di ec imila pe rso ne. La madre
genera le de ll e FMA e ra g s tata a
Timor ne l 1993, per le prime cinque
profess ioni. Allora vi erano due case,
oggi sono 5. La quinta vi e ne aperta
ne l mese di agosto. Le suore timores i
sono ora 17, 15 le novizie, 15 le po-
stulanti. « È un 'esplosione cli be ne»,
ha commentato suor Marine lla.
ROMA . Me ntre era in corso il Ca-
pitolo ge nera le, l' ispe tto re del Ve-
nezuela José Angel Divasson è stato
nominato vicario apostol ico cli Pue r-
to Ayac ucho (Venezue la). Il nuov o
vescovo ha 57 anni ed è un o spa-
g nolo di Navarra. Preside nte del-
l' Unione re li g ios i ciel Venezue la, ha
preso parte all ' ultimo sinodo roma-
n o s ulla vita re li g iosa. A Pue rto
Ayac ucho lavorano tre nta sa les iani
e la ca tt ed rale è dedicata a Maria
Ausil iatrice. « La popolazio ne è po-
vera», ha ele tto Divasso n: « A lc uni
vivono ancora a llo stadio primitivo.
Bisognerà lottare in loro difesa, per-
c hé non scompaiano ».
SPAGNA . A Madrid i nove lli sposi,
se hanno meno cli 32 anni e un red-
dito compl ess ivo inferiore a un mi-
iione e mezzo a l mese, possono
avere la casa g ratis per un anno e poi,
per i success ivi quattro anni, affi11 i
modici (da ll e 300 mila a lle 450 mil a
lire a l mese) . Il pr◊getlo è s tato in-
serito ne l pross imo piano tri enna le
per l'assegnazio ne de ll e 37.890 abi-
taz ioni di prop rie ti, d e ll a reg ione.
L'assessore Cortés ha spiegato: « Vo-
g li amo permette re ai fu turi sposi cli
s upe rare co n tranquillità il prim o
an no cli nozze, c he è sempre il più
difficil e».
BS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 37

4.8 Page 38

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Un pozzo costato tante fatiche e delusioni, ma che oggi porta
IL POZZO DELLA SERRA
AD AREIA BRANCA
Sedici anni di missione
che non sono stati
un "buco nell'acqua".
Il progetto finan ziato
dalla Conferenza
Episcopale Italiana.
di Giuseppe Venturelli
Ho trascorso 16 anni tra g li agri -
co lto ri e i pescato ri di A re ia
B ra nca , ne l Nordes te de l Bras il e.
Gente re li giosa, con ·una fede c he e n-
tra davvero ne ll a loro v ita. li buo n
" nordestino" com inc ia il g io rno chie-
de ndo la be nedi z io ne de l Si g no re
dell a vita, e non s i mette a tavola sen-
za ring raziare Di o. Due spos i mi di -
cevano c he pregavano e ring raziav a-
no Di o pe r il clo no de ll a lo ro fe lic ità
d i coppi a. La gente qui ha un gran-
de senso de lla prese nza amo rosa di
Di o. No n ne ha paura, no n vive con
l'angosc ia de i suo i g iudi zi , ma lo
sente presente e ami co, conso lato re
ne lle situazioni d ifficili . È anc he que-
sto fo rse c he li ha abituati a ll e s itua-
zio ni avverse: e la loro paz ie nza a
vo lte no n favo risce l' o rgani zzazione
fa mili are e comunitari a, no n correg-
ge le dis parità econo mi c he e le in-
g iustiz ie soc iali , o I' ammini strazio-
ne pubblica.
.. ,
IL PROBLEMA
DELL'ACQUA
A vo lte mi sono sentito più bras i-
liano e pi ù nordestino de ll a ·gente cie l
posto . Qualcuno invece mi ha eletto
che dovevano molto all a mia perso-
nalità itali ana. Credo che il m io essere
miss io nario sia d iventalo uno scam-
bio culturale, ne l quale sono ent rati in
gioco i nostri valori. La rea lizzazione
ciel pozzo ne lla Serra do Mel è stata
un esempi o cli questo scambio.
38 - LUGLIO-AGOSTO 1996 BS
Areia Branca (Brasile). Si sistema la pompa. Viene applicata
al motore e scenderà fino a 350 metri di profondità.
Eravamo anelati ad A reia Bra nca in
quattro sa les iani ne l 1978 e un anno
dopo avevamo esteso il lavoro pasto-
ra le ai paesetti de l! ' area d i co loni z-
zaz io ne de ll a Serra do Me l. C i tuf-
fa mmo ne i pro ble mi de ll a gente,
asco lta ndoli , riunendo la gente a par-
la rne in assembl ee, a pregarc i sopra ,
a propo rre so luzio ni o neste, a pre-
sentare le g iuste ri vend icazio ni pres-
so l'ente statale responsabile de lla
co lo nizzaz io ne ... Erano c inque pae-
setti cl i agrico lto ri ; oggi sono venti -
tré . Fra i pro bl e mi ricorre nti c ' era
sempre q ue llo de ll 'acqua. Nella reg io-
ne s i stavano scav ando pozzi cli pe-
tro li o. Alcuni pozz i che no n prome t-
tevano abbastanza petro li o , venivano

4.9 Page 39

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acqua e sviluppo sociale in una delle zone più aride del paese.
Due catechiste della Serra venute
per l'inaugurazione del pozzo.
I
Areia Branca (Brasile). Il giorno in cui la pompa
ha cominciato a funzionare.
Fornisce 250 metri cubi di acqua all 'ora.
pron tamente tamponati , chiusi, ab-
bandonati , anche se av rebbero potu to
fo rnire acqu a. Perché non sfruttarli ?
Nell '83, cinque anni dopo, anelai in
Canada a fa re visita a mi o fratello,
missionari o tra gli emigranti italiani cli
Montreal. Mi fac ilitò l' incontro con
organi zzazioni di benefi cienza e in
parti colare con la CJDA , un organi -
smo che fa capo al govern o di Otta-
wa. Ave vo ri ass unto la situazione e
i problemi come li senti va la gente
dell a Serra, quando il ·dottor Eliza l-
de, rappresentante deIl 'organi zzazio-
ne, si alzò in piedi e lanciò l' idea di
pagare la costruzione dei pozzi. Il go-
verno ca nadese offri va 750.000 dol-
lari per trasform are i pozzi di petro-
lio e adattarli per produrre acqu a.
Accettai non senza es itazione. Chi
mi autori zzava per a dec idere se
prendere o lasciare? Ma pensa i che
era giunto il momento di fa r vedere
che la nostra predicazione non era
solo di parol e, che eravamo di sposti
ad accettare la sfida cli Ges ù: « Da-
tegli vo i da mangiare... e da bere!».
Non mi tirai indietro. E l'ann o dopo
il progetto era già staio studi ato da l
canadese Angus Lindsay e ri studi a-
to dall'ingegnere brasiliano Evand ro
Alves Parente e dall 'antropologa Na-
zira Vargas. Impro vvisamente però
il governo canadese cancell ò il fi-
nanziamento già stanziato. La gran-
de speranza, seguita da lla di sillusio-
ne, ora si trasfo rmava in un a sfida.
Con gli studi tecnici e sociali in ma-
no avevamo ormai un fil o condu tto-
re, e lo abbiamo messo nelle mani del
nostro popolo e delle persone più rap-
presentative. Ma ness una organi zza-
zione civile ebbe il coragg io di af-
frontare questo impegno. Per due
volte le autoriti\\ politico-ammini-
strati ve persero persino la copia dei
.progetti. Intanto il problema dell'ac-
qua era di ventato anche più dra m-
mat ico, a ca usa de l! 'aumento dell a
popolaz ione.
LA CHIESA ITALIANA
Pensai che se in passato la Chiesa
aveva fatto lazzaretti e ospedali , scuo-
le e altre opere sociali , ancora un a
volta poteva fa rsi cari co di quest' o-
pera sociale nuov a, di ffic ile, affron-
tando il ri sc hi o di un fi asco senza
interess i personali e senza lucro. Sa-
pevamo nel 1990 che gli itali ani po-
tevano destinare a opere sociali !'"ot-
to per mille" dei contributi pagati all o
stato. Decidemmo di rivolgerci alla
Conferenza Episcopale Italiana. Fu
una grande fa tica sistemare per bene
i progetti e presentarl i a Roma nei
tempi prev isti . Ma, graz ie ,1ll a coll a-
borazione ciel vo lontariato missiona-
ri o internaz ionale ciel VIS cli Roma,
divenne uno dei piLt grossi proge t.ti
fin anziati con il fo ndo clell "'otto per
mill e".
Il pçzzo ha 1360 metri cli profon-
di tà. E stato scavalo con sonda eia
petrolio, ed è equipagg iato con pom-
pa del tipo usato nei grandi poz~i
cieli ' Arabi a Saudita e del Ku wa it. E
un insieme cli strumenti impress io-
nante: un motore cli 12 met ri di
lunghezza, che unito alle altre parli
arri va a 18 metri e pompa dalla pro-
fondit à di 350 meLri , dov e, è instal -
lmo, 250.000 litri d 'acqu a all 'o ra.
Alla vigilia gli operai della Aze vedo
e Travassos hanno lavorato per 2 1
ore cli seguilo, fermandosi solo pochi
minuti per il pranzo e la cena. Cor-
revano, mentre avvi tavano i 350
Areia Branca (Brasile). Giovani
della Serra alla scuola agricola.
I
/JS LUGLIO-AGOSTO 1996 - 39

4.10 Page 40

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- Il VIS (Volontariato lmema-
zionale per lo Sviluppo) organizza
dal 25 al 31 agosto a Courmayeur
in Val d'Aosta una settimana cli
educazione alla mondialità. Il tema
cli quest'anno è « Donna e Svilup-
po » e come al solito sono previsti
laboratori e lavori cli gruppo, con-
ferenze e tavole rotonde, proiezioni
e serate cli socializzazione. I giova-
ni ciel VIS intendono come ogni an-
no coinvolgere nella tematica an-
che i turisti presenti.
Il quindicinale per i giovani
« Primavera » ha regalato ad aprile
un dischetto per la navigazione in-
terattiva nella storia e nel presente
dell ' Europa. L' iniziativa fa parte di
un pacchetto per i 50 anni della re-
pubblica italiana. Il pacchetto com-
prendeva anche un "Giocarepubbli-
ca" per una educazione civica di-
vertente e un doss ier sull ' Italia e
l'Unione europea che ev idenziava
vantaggi e problemi cli appartenen-
za. Secondo Graziella Boscato, di -
rettrice cli « Primavera », il materia-
le ha inteso ai utare i giovani in
questo momento cli transizione e cli
crescita della nostra Repubblica.
« Donna e umanizzazione del-
la cultura alle soglie ciel terzo Mil-
lennio » è il tema di un seminario
cli studio organizzato ad aprile dal-
la Facoltà «Auxilium » cli Roma,
l' università delle Figlie cli Mari a
Ausiliatrice. Fra i temi affrontati :
Formazione e lavoro femmini le;
L'educazione della donna nel ma-
gistero cli Giovanni Paolo Il; La cu l-
tura della rec iprocità nella coppia;
e altri. Il seminario cli studio si è
proposto cli tematizzare alcune pro-
blematiche che verranno affrontate
a Collevalenza nell'ottobre 1997,
quando si farà il punto sul ruolo della
donna nella Chiesa e nella società.
- Gli Universitari Coslnrllvri
anche quest'anno organizzano cam-
pi cli lavoro estivi per giovani al cli
sopra dei I6 an ni . L'estate scorsa
hanno partecipato 578 volontari .
Quest'anno i campi sono prev isti a
Palermo, Mongrando (Biella), Ve-
clrana (Bologna), Torchiaggina (As-
. sisi). Per informazioni: via Dona-
tello. 24 - 35 I00 Padova, fax 049/
65.49 .66 - te!. 049/65 . 14.44 (se-
greteria telefonica) .
40 - LUGLIO-AGOSTO 1996 IJS
I Don Giuseppe Venturelll (al centro) con altri due salesiani dell'ispettoria
di Verona, Il cugino don Gianni Venturelli e don Carlo Vitacchio
(alla sua destra).
metri di tubo che sostengono la pom-
pa alla profondità giusta e portano
su l'acq ua. La tensione era al massi-
mo. Ma quando all ' una del mattino
del 2 1 settembre, inizio cli primavera
nell'emisfero sud, l'acqua ha comin-
ciato a sgorgare definitivamente, ini-
ziò una nuova primavera per la Ser-
ra do Me!.
UN DONO DI DIO
AI pomeriggio un gruppo di cate-
chi ste ha concluso una giornata cli
studio visitando il pozzo. Esprime-
vano 1'ansia e il desiderio cli tanti ,
di tutti gli abitanti della Serra e han-
no dato voce alla preghiera della Na-
tura liberata dalla schiavitù della
"s iccità ":
«Alberi e fiori , anim ali e pascoli ,
api ed uccelli ...
colline e campi di fagioli ,
lodate il Signore.
Cristiani e protestanti ,
pagani e lontani ...
dissetatevi e ringraziate
il Signore dei Signori:
è per sua grazia che voi oggi
sperimentate la liberazione ».
Nei giorni successivi è continuato,
ininterrotto, il pellegrinaggio. Alcuni
confessavano di aver dubitato, di
aver perso la speranza durante le lun-
ghe attese. Venivano a bagnare
le mani nell 'acqua calda del nostro
pozzo (65° centigradi) come in segno
di confessione e purificazione. 11 pro-
blema dell'acqua nella Serra do Mel
aveva trovato una soluzione definiti-
va. Più di novemila persone possono
ora guardare al futuro con speranza:
potranno vivere nella loro terra, con
il loro lavoro; dissetarsi, allevare be-
stiame, abbellire la casa con fiori e
irrigare un piccolo appezzamento di
terra per garantirsi il minimo neces-
sario alla sopravvivenza anche nei
periodi cli maggiore siccità.
LA VITA FIORISCE
La Conferenza Episcopale Italia-
na ha approvato il finanziamento del
pozzo perché non era un progetto
isolato. L'équipe missionaria stabi li-
tasi in Areia Branca il 18 giugno
1978 aveva scelto di stare con i pove-
ri , vivendo con loro in semplicità la
fede e la speranza. A poco a poco la
condivisione ha portato ad assume-
re, a fianco della gente, i loro proble-
mi e a combatterli . Subito ci siamo
occupati di un piccolo orfanotrofio
che era nelle mani di gente priva di
scrupoli e senza moralità. Poi abbia-
mo aperto proprio vicino il Centro
Giovanile. Il terreno è diventato pic-
colo per le centinaia e a volte le mi-
gl iaia cli giovan i e bambini che alla
sera vi si incontrano, giocano, ascol-
tano e fanno i programmi della Ra-
dio Popolare Giovanile, che funzio-
na con gli amplificatori della chiesa.
Ci siamo occupati anche della terra
ai più poveri, e dei corsi professio-
nali , organizzati dagli stessi giovani,
per i loro compagni meno favoriti.
Corsi cli meccanica generale, sal-
datura, e installazioni elettriche. Una
volontaria organizzò il corso cli taglio
e cucito e più tardi un ' altra volontaria
impiantò il corso per parrucchiere. E
poi l'attenzione agli hand icappati, e
soprattutto la scuola agricola.
Si può dire che tutto è nato dal! 'esi-
genza cli stare a fianco della gente, ma
anche eia quel pozzo benedetto che ha
avviato un processo inarrestabile, che
porterà uno sviluppo definitivo tra
questa gente che ha fiducia in Dio.
Giuseppe Venturelli

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
MARINI Santa , cooperatrice , t Roma il
22/1/1996 a 54 anni.
Attiva, disponibile, ferma nella fede e nella
devozione a san Giovanni Bosco , era entra-
ta con entusiasmo e gioia nell'associazione
dei cooperatori, partecipando con energia a
tutte le iniziative. Competente e dinamica an-
che nel lavoro , fu amica sincera e presente.
RAUH sac. Johannes, salesiano , t Tode-
stag (Germania) il 29/11 /1995 a 77 anni.
Era nato a Halsm0hle/K irchentumbach ,
Oberpfalz. A 17 anni partì per le missioni
della Cina, dove fece il noviziato, diventan-
do salesiano l'anno dopo, nel 1936 . Fu or-
dinato sacerdote a Macau nel 1946. Dal
1953 al 1962 lavorò nelle Filippine e dal
1958 si occupò di Radio Veritas. Nel 1962
rientrò in Germania. A Bonn nel 1965 fondò
la Procura per le Missioni , che diresse fino
al 1978. Negli anni successivi disimpegnò
la carica di cappellano delle Francescane
del Cuore di Gesù-Klosters a Bonn-Rame-
sdorf. Fino al 1987 fu rappresentante in Eu-
ropa degli interessi di Radio Veritas . Il Si-
gnore lo chiamò a sé dopo una breve e
grave malattia.
MENICAGLI sac. Giuliano, salesiano, t Col-
le Val d'Elsa (Siena) il 22/2/1996 a 64 anni.
Entrato in congregazione già con gli stu-
di classici compiuti , dopo il tirocinio e gli
studi teologici fu docente e animatore nei
convitti e negli oratori. Il su o mini stero
sacerdotale lo profuse in modo particolare
nell'ambito scoutistico e nell'insegnamento
della religione nelle scuole anche statali di
La Spezia e Colle Val d'Elsa, dove fu parro-
co della Chiesa dedicata a Don Bosco .
Lascia in tutti, specie nei giovani, numero-
sissimi al suo funerale , il ricordo di un
sacerdote salesiano amante della sua
vocazione e del suo lavoro, fatto con dedi-
zione pronta e animo buono e sereno.
PRATO suor Luigia , Figlia di Maria Ausi-
liatrice, t Lima-Brena (Perù) il 30/7/1995 a
79 anni.
Partita per il Perù dopo aver svolto vari in-
carichi nell'ispettoria Aléssandrina, fu per
16 anni maestra delle novizie, compito che
assolse con grande prudenza e con una in-
credibile capacità di ascolto. In ogni comu-
nità dove è passata lasciò il ricordo di mol-
ta bontà e di una pietà semplice e profonda.
ZEMLA sac. Alojz , salesiano , t Pe zi nok
(Slovacchia) il 21/2/1996 a 83 anni.
Fu tra i primi giovani a giungere a Sastin ,
culla dell'opera salesiana in Slovacchia. Fu
confessore presso il seminario vescovile e
celebre predicatore e guida nelle missioni
popolari. Dal 1950 al 1960 visse 1O anni
tra prigione e campo di concentramento per
i religiosi. Dopo l'amnistia lavorò come ope-
raio, non ave ndo ottenuto il permesso di
fare attività pastorale. Metà della sua vita
fu quella di un sacerdote, l'altra metà di
pura sofferenza.
PAIUSCO sac. Paolo , t Padova il 24/10/1995
a 52 anni.
Sacerdote diocesano, fratello di suor Pao-
la, FMA, che lo ha assistito con dedizione
nella malattia, e di un fratello missionario
saveriano, è stato un affezionato lettore del
Bollettino Salesiano. Sacerdote di Dio , è
vi ssuto generosamente pensando agli altri,
portando nel cuore tutti quelli che ha cono-
sciuto, cosl come si legge nel suo testamen-
to spirituale, nel quale manifesta uno straor-
dinario spirito di comunione universale .
FRANTA sac. Herbert, salesiano, t Bene-
dikbeuern (Germania) il 2/10/1995 a 59 anni.
Era nato a Tuschkau , nella ex-Cecoslovac-
chia. Figlio del borgomastro della città, vis-
se in una famiglia dalla forte religiosità. Ri-
masto orfano della mamma a sei anni e tra-
sferitosi in Germania, divenne salesiano a
21 anni, partendo immediatamente per le
missioni del Brasile. Ritornato in Germania
per gli studi di teologia e l'ordinazione sa-
cerdotale , dopo un breve periodo di attività
a Campo Grande, si trasferl all'università
salesiana di Roma per studiare psicologia ,
concludendo nel 1972 con il dottorato. Per
quasi 22 anni svolse un'intensa attività di-
dattica e di ricerca presso le università sa-
lesiane di Roma e di Benedikbeuern , in Ger-
mania, dando prova di grande competenza
professionale. Come sacerdote ebbe sem-
pre una fede concreta e incarnata. « Fu un
prete come un prete deve essere", disse
di lui la sua amica spirituale suor Erika, una
consacrata protestante tedesca. Quando si
rese conto della gravità della sua malattia,
scrisse : « Pure se non del tutto chiaro, com-
prendo ade!ìSO tutto e lo accetto con gran-
de allegria. E bello tornare al Padre che mi
aspetta con tutti. Sono felice!" ·
FESTOC sac. Alexis , salesiano , t Saint-
Brieuc (Francia) il 12/1/1996 a 83 anni.
Fu prigioniero di guerra per cinque anni.
Economo e responsabile della disciplina
per una quarantina d'anni, svolse il suo com-
pito a volte poco gratificante con discrezio-
ne ed efficacia. Fu un grande lavoratore,
esigente con se stesso e gli altri , giusto e
comprensivo. In apparenza riservato, in
realtà era delicato, attento alle persone, ai
giovani, ai confratelli.
GALLINA suor Luigina , Figlia di Maria
Ausiliatrice , t Buenos Aires (Argentina) il
16/7/1995 a 85 anni.
Era sorella di una grande missiqnaria, che
spese la vita in India, suor Cesira . Suor
Luigina, imitandola , partì per l'Argentina,
nel 1934. Dopo aver insegnato per molti
anni, dal 1970 al 1990 lavorò presso la
Nunziatura apostolica; quando la malattia
la obbligò a lasciare questo servizio alla
Chiesa, si dedicò tutta alla sua comunità,
dove seminò gioia e pace.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9- 1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giurid ica per
Decreto 13- 1-1924 n. 22, possono
lega lmente ricevere Legati ed
Eredità.
Fonnule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« .. . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppu re)
l' immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'eserc izio
del cu lto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure /' fslilu/o
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall ' Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'ed ucazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disleso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
1/S LUGLIO-AGOSTO 1996 - 41

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Suor Mary Khin Myint
Figlia di Maria Ausiliatrice.
Birmana di origine, dopo aver
lavorato per 28 anni a Bombay
(India) come insegnante,
nel 1987 è ritornata sola
in Birmania e ha assicurato
la presenza salesiana e il ritorno
della comunità FMA nel paese.
Qual è la si1ua:i1111e sociale. politica ed ecouo111irn della Birmm1ù1 (ora Myanmar)?
Siamo ancora sollo il domin io mi litare, anche se qualche piccolo spiraglio sem-
bra aprirsi. L'eserc ito è presente clapperlulto e conrrolla tutto. Non si è ancora
verificato que l rilanc io economico che dovrebbe dare alla nazione un più largo
respiro. Myanmar è una terra ricca, ma la ricchezza è concentrala nelle mani cli
pochi . La gente vive nella pol'ertà, soprall utto que lla dei villaggi più interni ,
che è dedita , in modo particolare, all 'agricoltura.
Quali so1w i problemi a mi dm•e1e.fàr.fi·o111e i11 questo periodo di riuasciw !
È un problema educati vo. Educazione a lla vita ed educazione re ligiosa. Dopo la
naziona lizzazione de lle sc uole, nel I9p5, la re ligione non è più stata insegnata.
Questo eia una pane ha creato un vuoto, sopra11u110 nelle nuove generazioni ,·ma
ha permesso ai pochi sacerdoti e re ligiosi rimasti , dopo la dispersione, cli muo-
versi verso l' interno dei villaggi e incontrare, anche se claùdes tinamente, la gen-
te e rafforzare la fede elc i cri stiani. Il governo permeite che i religios i insegnino
so lo nelle sc uole materne. Ma, attraverso i pi11 piccoli , si può arrivare alle fami-
g lie e, indirettamente, ai giovani. La nostra scuola, ad Ani sakan, ha circa 200 bam-
bini e anche l'oratorio è ben frequentalo. Stiamo cercando anche cli prevenire i
peri co li che possono insorgere con un 'apertura così spregiudicata de lle fronti e-
re per il mercato economico. Il benessere sta diventando l' unico sogno della gente.
I gio11a11i e le giol'u11i di Myw,mar. Chi so1w. Cosa/à11110'!
La maggioranza in Myanmar è giovane. Per questo ci sentiamo a casa e a no-
stro agio. Sono giovani ciel loro tempo. Quasi tutti raggiungono il grado inferiore
cli istru zione, poi , per mancanza cli denaro, aiutano la famiglia nella coltivazio-
ne de i campi e ne lla vendi ta, in piccoli mercati improvvisati , cli piccoli oggetti
cli artigianato locale. Ma, essendo il buddismo la religione predominante, 1' 86%,
soprnllutto per le ragazze non si prospetta un avvenire molto fe lice. Infatti , que-
sta religione è molto dura ne i confronti della donna e della possibilità di strade
all·ernati ve per una professione e una qualificazione sociale.
La co1111111ità FMA: qua111e siete e co.wfate ?
La comunità cli Anisakan è iniziata ufficialmente nel 199 I. Ora siamo tre suore.
Con noi vive un gruppo di ragazze che si Sili orientando alla vita religiosa. Ci
sono già quattro giovan i che stanno facendo il noviziato a Manila, nelle Filippine.
Il nostro apostolato è la visita ai villaggi, alle famiglie cristiane, la preparazione ai
sacramenti e l'animazione parrocchiale la scuola materna e l'oratorio.
Cosa prevedete per il/i1t11n1 della presenza FMA in Myanmar !
Lo prevediamo pieno cli giovani e di nuove opere. La comuni cristiana in
Myanmar è cli circa 560.000 persone s u un totale di 49 milioni cli abitanti. Pen-
sare a conversioni dal buddismo è difficile. Sulle colline ci sono interi villaggi
in cui la gente è animista e maggiormente aperta al messaggio cristiano. Nella
diocesi cli Lashio, il cui vescovo è sa lesiano, si stanno preparando al battesimo
ci rca 70.000 tra adulti e bambini . Questo potrebbe essere il nostro effettivo con-
tributo ali 'evangeli zzazione cieli ' Asia ciel 2000.
o
42 - LUGLIO-AGOSTO 1996 /JS
.·································.
FOCUS
TURISMO ESOTICO
A CACCIA DI BAMBINI
« A IO anni sei un a donna , a 20 sci
una donna vecchia. A 30 sci una don-
na morta »: il clc110 è clilluso nel quar-
tiere a luci rosse di Bangkok, ma non
è va lido solo per la Thai landi a. li fe-
nomeno de lla prost ituzione minorile
interessa i paesi asia1ici, quelli cieli 'A-
merica La1ina e, oggi, an che qu<.!lli
cl e ll ' Es 1 e uropeo. A denun ciarlo è
l'ECPAT, la Compagnia comro la pro-
s1i1uzionc minorile legata al turismo,
a11i va in 26 paes i del mondo. .La pro-
s1i1uzione minorile, determinata dalla
crescen1e povenil di larghi strati cli po-
polazione, è un mcrc,110 in conti nuo sv i-
lu ppo, alimentato dalla ror1e domanda
di lllri smo esotico a sfondo sessuale.
Le bambine sono sfru11a1 e dall 'e1ii di 7
an ni , e a 12 devono alTiclarsi al chirur-
go per farsi asporiare l'utero. Una bam-
bina di strada impiega meno cli sci me-
si per cackrc nella prostituzione e poi ,
per rcs is1ere, deve far ricorso all 'alcol
e alla droga. In base ai dati cli una com-
mi ss ion e parlamc111arc d ' inch ies ta ,
sardibcro 500 mila i bambini vi11i111c
della prostitu zione e del turi smo ses-
suak in Brasi le, 2 mili oni seco ndo
l'Unicc r. Secondo Dilma Fcli za rdo , i
1uris1i coi nvolti nella prostitu zione mi-
norile in Brasile sono in primo luogo
tedeschi , poi italian i. svizzeri, fran cesi
e nordamericani. Meta preferita dagli
i1aliani risulta essere Cuba. I 1uris1i ckl
s..:sso, ha affenna10 Mara Gall oni , coor-
dinatrice della Campagna ECPAT/lla-
lia. cercano bambini sempre pit1 pic-
coli , fino a 6 ann i, credendo di ev itare
così il peri colo del contagio clc ll 'Aicls.
In rcaltil molli di loro sono gii1siero-
positi vi: la maggiore fragili1i1elci tes-
suti tki bambini , in falli , li espone a un
piìt alto rischio di contrarre la mala11ia
( F i d l ' .1·).
I
Ragazzini per le strade
di Cuba, meta preferita
dai turisti "esotici" italiani.

5.3 Page 43

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5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
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"E '
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5l
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di Joseph Aubry
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La santità alle origini
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Don Bosco
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