Bollettino_Salesiano_199606


Bollettino_Salesiano_199606



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ANNO 120 N.6
Giugno 1996
Sped. in Abb. post. (501 Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1B77
l~L1~.1.1J
..,WitJ~jJ !J.d3
'J~i!.J.1'J~

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
Giugno 1996
Anno 120
Numero 6
In copertina, la Figlia di Maria
Ausiliatrice Inés Raquel ,
giovane "Sister Act" messicana
(cf In Italia & nel mondo).
A pag. 2 1 nostra intervista
esclusiva a suor Antonia
Colombo, "regolatrice"
del Capitolo generale FMA.
3 IL RETTOR MAGGIORE
Insieme. Condividendo la missione giovanile
10 SOCIETÀ
con i Cobas, né in pantofole
14 TEMA DEL CAPITOLO GENERALE 24
Laici in parrocchia
18 PASTORALE GIOVANILE
Giovani nella «capitale d'Europa»
21 FAMIGLIA SALESIANA
Per una cultura al f emminile
26 GIOVANI
Riscoprire il desiderio di Dio
30 REPORTAGE
In missione a Due Trong
35 SANTITÀ
Andrea Beltrami, quel ragazzo speciale
di JUAN E. VECCHI
di ALESSANDRO RISSO
di UMBERTO DE VANNA
di ANGELO BOTTA
di SILVANO STRACCA
di GIUSEPPINA CUDEMO
di FERDINANDO COLOMBO
di TERESIO BOSCO
RUBRICHE
4 Il punto giovani - 6 In Italia, nel M ondo - 8 Lettere - 13 Prima Pagina - l 7 Dalle missioni -
25 Osservatorio - 29 Libri - 33 Il diario di Andrea - 34 Zoom - 38 Come Don Bosco - 40 I no-
stri santi - 40 / nostri morti - 42 Solidarietà - 43 In primo piano
-1OTutta colpa dei sindacati?
2 - GIUGNO 1996 BS
30 Vietnam . In missione a Due Trong .
Sil
~Ro[k:ttino
eùeszano
Men sile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Red azione: Maria Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori : Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duhayon - Bruno Ferrero - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Moranle - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Mari e - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerri no Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertone - Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione : SEI p.a. - Tori no
Fotocomposizione : EDI BIT - Torino
Stampa : ILTE - Tori no
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. 1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
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(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
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Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
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~~~g?l;t~~~~ad~ M~[:~ ~:!~fc~a_-g1; 1~~~ ~area del
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Stati Uniti - T hail andia -
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DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
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1.3 Page 3

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INSIEME/ CONDIVIDENDO
LA MISSIONE GIOVANILE
Si è concluso il 24° Capitolo generale, la costituente salesiana.
Si riparte con un'attenzione nuova e una nuova passione per i giovani.
C'era da aspettarselo, trattandosi di salesiani.
E' apparso più esteso e più sfidante che mai il campo risorse economiche e persone. Dalla qualità degli adulti
giovanile in questo ultimo Capitolo generale. L'ora- dipende la nostra capacità propositiva per i giovani. Si
torio di Valdocco si fa villaggio globale, si estende ai tratta di una formazione sui generis, "alla Don Bosco":
cinque continenti : Europa, America Latina, Asia, Africa ci si forma prendendo parte attiva nelle comunità e nelle
'? Oceania. Spalanca le porte alla gioventù del mondo. iniziative. Un'alternanza a volte rapida, a volte calma tra
E il nostro campo di lavoro , una miniera di possibilità. prassi e riflessione.
Dio benedice ancora l'umanità donandoci la vitalità e la
speranza delle nuove generazioni.
«NUCLEO ANIMATORE » mi sembra la parola chiave ,
ben coniata per raggiungere gli obiettivi. Non sono in
NUOVI FENOMENI richiedono però nello stesso tempo gioco tanto "ruoli ufficiali", ma un entusiasmo e una
amore e capacità di intervento. Sono le molteplici forme qualifica che si mette a servizio della crescita di tutti. Il
di povertà e di emarginazione presenti in tutte le società. treno ha una locomotiva, l'orchestra un direttore e uno
Il nostro impegno tra i gio-
spartito, ogn i film un regi-
vani è più urgente che mai.
sta. Orientamento, stimolo,
Per questo appare sempre
animazione, comunicazio-
più indispensabile un nuo-
ne con i mezzi e nelle for-
vo "soggetto" educativo, più
me più moderne sono ne-
consapevole, più correspon-
cessari per far convergere
sabile, meglio associato . Il
le grandi capacità e le bri-
Capitolo generale 24 lo ha
ciole di buona volontà. In
individuato e lo propone.
questo nucleo animatore ci
Sono le comunità educati-
sono certamente i salesia-
ve, la Famiglia Salesiana, il
ni, le Figlie di Maria Ausilia-
Movimento salesiano: un 'u-
trice , i membri della Fami-
nica realtà che collega per
glia Salesiana, ma entrano
le medesime finalità e nello
tutti coloro che sono dispo-
stesso sforzo i consacrati ,
sti a "smuovere" e a porta-
gli educatori, coloro che vi-
re dinam ismo. A questi la
vono la spiritualità salesia-
formazione è doppiamente
na nei diversi stati, e coloro
necessaria. Una formazio-
che simpatizzano con Don
Bosco per l'educazione.
Roma. Capitolo generale 24. L'assemblea
internazionale in un momento di relax.
ne continua, spirituale, pro-
fessionale , pedagogica, sa-
lesiana, che rende capaci
LA GRANDE NOVITÀ di questo movimento è la presen- di interpretare la realtà giovanile, di far convergere le for-
za dei laici. Essi vivono l'esperienza cristiana nelle varie ze , di progettare interventi. Se ciascuno dei salesiani,
realtà del mondo, e sono impegnati a trasformarle dal di delle FMA, dei cooperatori , degli exallievi , degli amici
dentro, rispettosi nello stesso tempo delle leggi e dei aderenti sale di un solo grado nella sua consapevolez-
dinamismi propri, ma anche dell'urgenza di portarvi lo za, disponibilità e capacità operativa, il Movimento sale-
spirito del Vangelo . Sono numerosi nelle opere sale- siano totale crescerà come un fiume in pie,:ia.
siane e stanno già dando un contributo notevole di
competenza e generosità. Il problema dell'educazione, INSIEME, nel maggior numero possibile, condividendo
della gioventù e dell'evangelizzazione tocca la loro pelle missione, spirito e progetti. È questa senza dubbio la
e la loro coscienza in ogni momento. Ma c'è spazio per consegna del periodo che prende la spinta dal nostro
altre possibilità da individuare, nuove qualità da svilup- Capitolo generale. Sono gli anni che ci porteranno a
pare. Per questo la formazione appare sempre più la quel grande avvento di Gesù che è il terzo millennio.
carta da giocare. Su di essa conviene investire tempi ,
o
IJS GIUGNO 1996 - 3

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
INVESTIRE
SULLE VACANZE
Vigilia d'estate. Le vacanze sono uno dei sogni più attesi
dai giovani. Essi ci pensano, vi investono progetti.
E per molti sono un test per la vita.
I grandi , specialmente quando so-
no molto impegnati in una pro-
fessione , hanno paura dei tempi li-
beri. Li chiamano tempi morti , ossia
improduttivi. I giovani che solita-
mente sono fuori dai cicli produttivi
e vedono il mondo rovesciato , ama-
no i tempi liberi come le vacanze.
I fine-settimana anzitutto, quando le
giornate sono ritmate in modo auto-
nomo, senza le ore scandite dai do-
veri che altri scelgono per i ragazzi
e le ragazze.
Ma le vacanze estive rappresentano
uno dei sogni più attesi. Su di esse
si investe fantasia, progetto. Sono
quasi una spia che rivela i desideri
profondi. Danno la possibilità di
gestirsi.
NON TUTTO È ROSEO NELLE
VACANZE . Per tanti giovani sono
giorni più faticosi di altri. Al lavoro
manuale sotto padrone, si aggiunge
il caldo afoso dei cantieri. Ma per
un numero rilevante di ragazzi , quan-
do la scuola chiude , si popola la
strada. I muretti di quartiere pren-
dono vita fino a notte fonda . Ra-
gazzi e ragazze hanno più tempo
per le confidenze . Il sole del mattino
dopo potrà intanto attendere , per-
ché le campanelle di scuola taccio-
no e la paura di perdere l'autobus è
sospesa.
Per tanti ragazzi si apre la stagione
di nuovi amori , di ricerche di avven-
ture . A gruppi e gruppetti , simili ad
armate Brancaleone, passeranno
ore interminabili a caccia di possibili-
tà e amicizie. Frequentando i baretti
di quartiere, andando nei centri vicini
ai paesi, invadendo spiagge e pine-
te. Un po' meno la montagna che ri-
chiede fatica. Gli epigoni dei "vitello-
ni" felliniani non finiscono mai.
sempre più alto di giovani attende
l'estate per realizzare obiettivi cultu-
rali per sé o progetti di solidarietà e
formazione.
Un tempo , trent'anni fa , c'erano i
campi di lavoro dell'Abbè Pierre o
la vendemmia. Poi si aggiunsero le
prime campagne per la cooperazio-
ne. Sono restate celebri le raccolte
di carta per il Mato Grosso. L'esplo-
sione del volontariato ha aperto nuo-
ve possibilità. E i giovani non sono
rimasti insensibili . Le vacanze sono
diventate , perciò , anche un 'occa -
sione di misurare quanto interesse
abbiano i giovani di aiutare progetti
capaci di cambiare il futuro . Essi si
dedicano a quelle attività che sono
segno del forte desiderio di mondi
e società nuove.
C'è una grande passione tra questi
giovani che si rimboccano le mani-
che per iniziative che, non di rado ,
non sono meno impegnative ed esi-
genti della scuola. Campi di lavoro,
campi di formazione , microrealizza-
zioni, stage di servizi ai più piccoli o
agli anziani; tutela d[ monumenti ,
animatori di incontri. E insomma la
fiera della disponibilità.
I GRANDI POTREBBERO FARE
UN PENSIERINO : quanto giove-
rebbe di più creare scuole e centri
educativi rispondenti alle attese dei
giovani. Se d'estate riescono a fare
tante cose con senso di respon -
sabilità, come mai nella scuola tor-
nano a essere così "infantili" ed
evasori?
Estate e vacan ze come tempo di
una diversa qualità della vita. Una
lezione da ripensare .
MA ACCANTO A QUESTO VIVE -
RE LEGGERO il tempo vacanziero,
mi colpisce il fatto che un numero
4 - GIUGNO 1996 IJS
Le vacanze. Per i giovani
sono l'avventura della vita.

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BS GIUGNO 1996 - 5

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- IN ITALIA NEL MOND~
MESSICO
un musical intitolato "Cento
anni cli amore giovane". Il pro-
UNA NUOVA
prietario degli stud i, dove in-
c ise il musical, scoprì il suo
« SISTER ACT »'?
talento e la ingaggiò. Per il
suo produttore, José Antonio
Insegn a e sta preparando il suo ' Potro ' Farias, suor Inés Ra-
prim o elisco per la Sony Mu- que l è una donna entusiasta,
sic. Inés Raquel è una suora ma ai1che molto disciplinata.
vera. Esile, dolce, simpatica. « Con le i si lavora bene, per-
In comune con la fa mosa «Si- ché è sempre di sponibile e at-
ster Act» ha solo il dinamismo tenta ». ' Potro' e suor Inés Ra-
e la pass ione per la musica. que l si conobbero in occasio-
Dice sorridendo: « De l resto ne cli un concorso de ll a can-
Don Bosco edu cava con tea- zone al seminario di Monte r-
tro, musica e canto .. . e tutti i rey. Faceva no parte entrambi
mezzi più attraenti per i gio- de ll a g iuri a. Da allora, il pro-
vani . E noi, come sue fig lie, duttore ha cercato le strade
facc iamo lo stesso: evangeli z- perché suor lnés Raquel po-
ziamo cantando». Fin eia pic- tesse parlare, con la musica, a
cola ha amato la musica e migliaia cli giovani . Il elisco
sempre aveva pensato che ter- sarà lanc iato alla grande. Parte
minati gli stud i av rebbe fre- cieli ' inc isione si fa in Messico
quentato l'Uni versità Paname- e parte a Los Angeles, negli
ri cana d i Edimburgo per per- Stati Uniti . « Sono davvero en-
fez ionarsi nell ' arte musicale. tusiasta ciel progetto», dice il
« Però quando ho sentito la produ tto re, « perché ho sem-
chi amata cli Dio, pres i la dec i- pre des iderato fa re qualcosa
sione di seguirla a costo cli di - cli re lig ioso, cli spirituale e ora
menticare la mia pass ione». In- lo sto realizzando. Gli arran-
vece, oggi, suor Inés Raquel ha giamenti musicali sono mo lto
ragg iunto tutte e due gli obiet- moderni e piaceranno senz'al-
tivi: è suora e cantautri ce.
tro ai ragazzi . Anche le tema-
Qualche anno fa partecipò al tiche sono indov inate. Si trat-
concorso " Mex ico lincio e que- ta d i valori uni versali che van-
rido", con un tern a di ispira- no bene sia in America che in
zione propri a e la sua canzone Cina, in tutto il mondo» . In-
entrò tra le 20 fin aliste. Ne l somma, suor Inés Raquel sem-
1993 le Fig lie di Maria Ausi- bra aver atwato un discorso fa-
li atri ce organizzarono un fes ti- ci le sulla vita atn·averso i nuo-
val per celebrare il centenario vi linguagg i, il sapore antico
della loro presenza in Messico ciel carisma attraverso le note
e suor Inés Raquel compose cie l terzo millenni o.
Monterrey (Messico).
Suor lnés Raquel Rivera, affermata cantautrice.
6 - GIUGNO 1996 /JS
. ----.,_.
§)
t-~, _
~
' ~ ·r
GIOCHI PGS. Dal 26 aprile al 1° maggio si sono tenuti
in Sicilia « I settimi Giochi internazionali delle Polisporti-
ve Giovanili Salesiane (PGS) ». Quasi duemila i giovani
sportivi, provenienti da tutto il mondo. Per cinque giorni
hanno pacificamente invaso il territorio occupando cam-
pi e palazzetti dello sport di Catania, Acireale, Giarre,
Pedara, Nesima. Quasi 200 le squadre impegnate
nelle diverse discipline sportive: atletica, basket, calcio,
hockey su prato, pallamano, tennis da tavolo, volley.
MESSICO. LA MADONNA DELLE BANDE. A Ciu-
dad Juarez, nella zona nord del Messico, ai confini
con gli Stati Uniti, l'oratorio è in mano ai giovani vo-
lontari, che cercano di liberare il territorio dalle bande
giovanili sempre in lotta tra di loro. Una rivalità che ar-
riva alla violenza. I giovani si riconoscono dai tatuaggi
e da una specie di cerimoniale che distingue le bande.
Uno di questi ragazzi, di nome Memin, 20 anni, del
"Barrio Fama XVI", ha dipinto molti mura/es dentro e
fuori dell'oratorio. In quello che presentiamo vi è la Ma-
donna di Guadalupe, pa-
1 1.
1 ..1.
e , ~- trona del Messico, che
accoglie il desiderio di
I
I
..~..:--~- ~ ~ ~, - ~
,
I
unità di questi due cho- , ~-- .:;:.
L
lo, due esponenti delle
bande "Victoria" e "Ven- 1 y
ce". È il simbolo di co- J.Jl ,
· me l'oratorio stia lenta- , 1
mente trasformando i
giovani della città. Me-
min ha la stoffa del lea-
der e si è fatto amico de-
gli animatori, ma non si
è staccato dalla sua
banda per fare da pon-
I te tra i giovani e gli ani-
matori. I salesiani lo
stanno aiutando a por-
tare a termine un corso
Ciudad Juarez (Messico).
Le bande della città
trovano unità nella
di pittura, per la quale
Madonna di Guadalupe
ha molta disposizione.
(murale del cho/o Memin).

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STATI UNITI
L'ORATORIO HA
TROVATO UNA SEDE
L'oratorio di Villa Madonna
a Tampa, ne ll o stato della Flo-
rid a, è cresciuto e ha fiiial-
me nte ini zia to le attività. Co-
minc iato qua ttro anni fa, con
l' invito di a lcun i ragazzi era-
gazze che le suore avevano in-
contrato durante un a passeg-
giata ne i dintorni dell a casa,
ha via via raggiunto un nume-
ro cli partec ipanti e cli attività
tali c he si è resa necessaria la
ricerca cli uno spazio proprio.
Una campagna pe r l' acquisto
e la ri strutturazione cli una pa-
I Tampa (Florida, Stati
Uniti). Suor Kim con
i giovani del Salesian
Youth Center.
Iestra ha portato alla sede at-
tuale. Con l' aiuto cli g iovani
animatori e animatrici, il soste-
gno cli numerosi adulti , e gra-
zie alla caparbietà delle suore
della comu ni è stato poss i-
bile ampliare, nel corso cl i que-
sti quattro anni , l'offerta dell e
iniziative. Ora l'orario preve-
de l'apertura quotidiana, per
tutti i g iorni della settim ana,
nell'arco dell ' intero pomerig-
gio. l bambini che lo freq uen-
tano sono per la maggior par-
te figli cli immigrati as iatic i e
ispani c i, gente g iunta in Ame-
rica in cerca cli lavoro e fo rtu-
na. Per molte ore vengono la-
sciati soli nelle case o pe r le
strade. La formazione degli ani-
matori è ass ic urata: i g iovani
vengono invitati a non tenere
tempo per sé, ma ad anelare in-
contro agli altri e a cercare i ra-
gazzi là dov e si trovano.
I Luanda (Angola).
Nonostante la pace e
i 7 mila caschi blu, la vita
stenta a riprendere.
ANGOLA
20 ANNI DOPO
Al termine dello scorso an no,
in Angola, sono avvenute le
celebrazioni ciel ventennio ciel-
i ' indipe nde nza. Ma nonostan-
te il processo cli pace e la pre-
senza cli 7 mil a caschi blu ne l
paese, la situazio ne non è an-
cora ciel tutt o stabile. L 'An-
gola è ancora tra i paesi con iI
più alto tasso cli mortalità in-
fantile e cli mortalità materna
al momento ciel parto. La spe-
ra11Za cli vita non oltrepassa i
40 a nni sia per gli uomini c he
per le donne . Il pericolo delle
mine ines plose è tuttora pre-
sente. A Luanda, la capitale,
cresce la peri feria se lvaggia.
Nei primi mesi dell'anno suo-
re e sales iani , con un gruppo
cli animatori, hanno dato ini-
zio a un oratori o vo lante q uo-
tidi ano nelle strade ciel barrio
Lixeira, uno tra i più popolati
cli Luanda. L'ambiente è vio-
le nto, la gente è, nella mag-
gioranza, rifug iata cli guerra. I
g iovani sono molti e sono sta-
te avviate le prime attività, tra
c ui , anc he alc uni laborato ri cli
formazione professionale in
attesa cli costruirci un a vera
sc uola. Le suo re intanto han-
no riaperto la comunità cli Ka-
lulo che era rimasta isolata o l-
tre un ann o. li ritorno è stato
salutato dalla gente con danze
e canti cli gioia. La missione
salesiana si pone come punto
di ri fer ime nto nella zo na, pre-
valentemente agricola, per la
risoluzione cli problemi riguar-
danti l'educazione, la salute,
la promozione umana e soc ia-
le e l' animazione c ristiana.
PAPUA NEW GUINEA
PUBBLICATA LA "SUMMA" DI DON VIGANÒ. Tre
poderosi volumi per raccogliere le Lettere circolari
che ogni tre mesi don Egidio Viganò ha inviato ai sa-
lesiani nei quasi 18 anni del suo rettorato . La raccolta
è destinata ai salesiani, ma anche a quanti vogliono
conoscere da vicino lo spirito e la missione di Don
Bosco. Un vasto indice analitico ne rendono facile l'ac-
costamento. Sono Lettere agganciate a quanto la Chie-
sa e la congrega-
zione stavano
vivendo in quel
momento stori-
co, ma conten-
gono intuizioni,
approfondimenti
e attualizzazioni
lettere
ci~i0l:~ EGIDIO
VIGANO
al salesiani
di sapore profe-
tico, ancora biso-
gnose di corag-
giosi confronti.
NUOVA SCUOLA
DI AVVIAMENTO
AL LAVORO
Quattro popolari cantanti cli
musica leggera so no g iunti
dalle Filippine alla Don Bo-
sco Technical School cli Badi-
li per esibirsi davanti a un
pubblico entusiasta. Scopo ciel-
i' inizia ti va era que llo cli rac-
coglie re fo ndi per portare a
te rmine la chi esa, in occas io-
ne della v isita cli G iovanni
Paolo Il a Papua, e cli ap rire
una sottoscri zione a favore del-
la nu ova opera che verrà ini -
ziata eia don Giuseppe Savina
nella zona cli Kuncliawa. Infatti
don Savina, dopo 14 anni cli
lavoro a Badili , è partito verso
la zona alta cli Papua, per ini-
ziare una nu ova scuola cli av-
viamento al lavoro in una zona
IPapua New Guinea.
Don Giuseppe Savina
con due dei quattro
cantanti filippini che
si sono esibiti
per i giovani di Badili.
priva cli strutture e che non of-
fre ai giovan i la possibilità cli
frequentare le sc uole s uperiori.
La nuova scuola salesiana da-
inizio a corsi biennali per
fa legnam i, meccanici, e lettri ci-
sti e to rnitori.
11S GIUGNO 1996 - 7

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~
TTERE
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
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mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi edi copie che vanno
smarrite.
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
duenumeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a :
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - GIUGNO 1996 /JS
DAL VIETNAM. « Vi scrivo
per presentarvi un ' opera di
Dio: la chiesa di san Giuseppe
di Trang-Due nel nord del Viet-
nam, presso H,inoi . Il Villag-
gio esiste dal 1815, e ha 14 mi-
la abitanti . La chiesa è stata co-
struita ne l 1945 con materiale
povero ed è stata danneggiata
dalle due gue1Te contro la Fran-
e ia e gli Stati Uniti . I cattolici
di questa chiesa sono un mi-
gliaio, buoni e ferventi. Dopo
più di cento anni, nel villaggio
ci sono 16 sacerdoti e alcuni
religiosi/e. Il primo cardinale
del Vi etnam è nato in questo
villaggio. Con il pennesso del-
le autorità civili e religiose so-
no ricominciati i lavori di rico-
struzione della chiesa nel gior-
no di sant' Andrea. I lavori pro-
seguono, ma il denaro è insuf-
fi c iente, perché in questa zo-
na la gente è molto povera. Vi
preghiamo di aiutarci materi al-
mente e spiritualmente a por-
tare a termine quest'opera. Il
Signore vi ricompenserà. Vi sa-
luto, a nome mio e -dei parroc-
chi ani . Questo è il mio indi-
ri zzo per la corrispondenza:
Mc Hu ynh , P.O. Box 767, Ho
Chi Minh City - Vietnam . Per
eventuali aiuti , indirizza re a:
Carlo Soco l, SDB , 698 Pok-
ful am Rd - Hong Kong ».
Marco Nguyen Due 1-/uynh ,
SDB, Ho Chi Minh , Vietnam
giovanili. Ci pare comunque
di essere in linea co11 Don Bo-
sco, che ha a vuto la missione
di occuparsi di loro (ha con-
tato però quante pagine dedi-
chiamo sempre alle missioni?).
I giovani prenderanno il no-
stro posto, cambieranno la so-
cietà , la faranno piiì giusta e
sana , se cresceranno bene.
D'accordo, la vita oggi pre-
se111a un ventaglio cli clijjicol-
tà pesanti, soprattutto a chi è
anziano. Non perdiamo però
l' aggancio a una visione piiì
ampia della vita, che vada o/-
tre le esigenze di ogni giorno.
SETTE, COME DIFENDER-
SI. « A proposito dell 'articolo
sulle sette. del numero di mar-
zo. In Francia Le Monde ha
scritto che sotto la spinta emo-
tiva dell ' omicidio-suicidio ri-
tuale di massa di Grenoble, si
sta valutando il rischio per la
società di certi loro riti e con-
cezioni esoteriche e "apocalit-
tiche", che portano a una vera
"manipolazione mentale" so-
prattutto dei più deboli. Si di-
ceva che la resistenza alla loro
invadenza risulta diffic ile per-
ché dispongono grandi mez-
zi finanziari. E si proponeva un
lavoro cli prevenzione, con le-
zioni tenute in classe, e appositi
corsi anti-sette. Noi ci preoc-
cupiamo cli meno, anzi le guar-
diamo con rispetto. O no?».
PARLATE TROPPO DEI
GIOVANI. << Np n vog lio più
ricevere il BS. E sempre stato
un buon documentario del
mondo missionario, ma diven-
ta sempre più un a rivista del
mondo dei giovani e dei loro
problemi. I mass-medi a si
preoccupano solo loro. Tutti
gli a ltri andrebbero "ste1mina-
", tanto non hanno un futu ro
utile. Essendo diventato un
pensionato, ho la necessità di
leggere informazioni su leggi
e scadenze, info rm azioni me-
diche per la terza età, ecc.».
Le ffera.firmata ,
Monca/ieri , Torino
Mentre molti se ne rallegra-
no , 110 11 manca chi come lei si
dice contraria/O perché dia-
mo troppo spazio ai prolJ!emi
Angelo Billia, Pescara
A MESSA CON IL CALICE.
« Avete pubblicato una foto
con un ragazzo che beve al ca-
!ice, per indicare una migliore
" partec ipazione" liturgica (cf.
Alla Messa si educa infami-
glia, BS 3/96). Credo che la
scelta non sia stata felice. Ho
letto che i calici usati durante la
messa contengono in molti ca-
si batteri pericolosi in grado cli
trasmettere malattie e infezio ni
anche gravi. Non è un pregiu-
di zio: la ri cerca è stata fatta da
due ricercatori americani in una
Chiesa episcopale ciel Kentu-
cky. Ma la cosa vale anche per
la Chiesa cattolica, che abitua l-
mente fa uso cli calici comuni ».
Lelfera.f,rmata, Vige vano
GRUPPO
MISSIONI
CONVEGNI BIBLICI DI
SPIRITUALITÀ ALLA
CITTADELLA
CRJSTrANA DI ASSISI
7-11 luglio I 996
«Gesù, Pianeta giovani,
Indifferenza ».
Tra i giovani cresce l' indifferen-
za. Come annunciare loro il Van-
gelo? Rispondono: Giovann i Rug-
giero, dell 'associazione " Maria Fa-
nelli" di Napoli; don Oscar Bana-
glia, biblisla dcll 'l slilulo leologi-
co di Ass isi. Don Lucio Sembra-
no, biblisla della Facollà dei ge-
suiti di Napoli, presenterà il Van-
gelo cli Marco, indicando melodo-
logie e sIrumenIi.
12-22 agosto I 996
« Come vivere le esigenze
del Vangelo nella 'Città''!
Ripartiamo dall'Ascetica?».
Risponderanno: don Chino Bi-
scon1in di Pordenone, dire11ore di
" Servizio della parola'' e don
Adriano Tessarolo, biblisrn di Vi-
cenza. Don Nilo Nannini, respon-
sabile della Comunil à Montegian-
ni di Marradi (Fi), comunicherà la
sua esperienza e ' fatica' di ed uca-
1ore. Il Vangelo di Marco (in le1-
1ura nell ' anno lilllrgico I 996-97)
sarà esaminalo con i crileri della
Leclio divina.
18-22 agosto 1996
«Missione e impegno politico
del laico: solidali con chi? ».
Tre giorni di silenzio e preghiera
ilineranle Ira l' Eremo delle Car-
ceri e il MonasIero di San Bene-
dello su lle pendici del monte Su-
basio. Ani meranno il silenzio la
dolt.ssa A ija Kaartincn, pastore
dell a Chiesa lulernna finl andese e
una suora clarissa del monas1cro
di S. Co lene. Il doli. Gilbeno de
Nino, s1 udioso del pensiero di
Lazzati e Dosscni. presen1er[1 il
pensiero poli1i co della migliore
1rndizione dei ca11olici ilaliani.
Per informazioni:
Gruppo Missioni
Cittadella Cristiana
06081 Assisi (Pg)
Tel. : 075-8 13231
Fax: 812855/445

1.9 Page 9

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LA DROGA RENDE DI PIÙ. chi ci ha accompagnati nel
« Ho letto ciò che Risso ha cammino di formazione ».
scritto sulle donne (Donn e di
carta , BS 5/96). Interessante
l' imbarazzo di Furio Colom-
Luca, Fahio , Luca e Tiziana ,
Lecce
bo. Io però me la cavo meglio.
Non dovendo leggere Espres-
so o Panorama per motivi di
lavoro, quando in copertina
c'è una figura femminile che
ritengo offensiva per la donna
e per me, non compro quel nu-
mero. Semplicemente. Mi do-
mando, però: se il criterio del-
le vendite e quindi ciel profit-
to è la cosa che più conta,. per-
ché i direttori di quelle riviste
al posto di darsi al giornalismo
non si mettono a fare i "pro-
tettori" o a spacciare droga?
Sarebbe forse meno faticoso e
renderebbe di più ».
IL SERVO DI DIO EGIDIO
CRISTOFORO BULLESJ.
« Mi permetto di scrivervi per
ricordare mio fratello Egidio
Cristoforo (23 anni), che eia
marinaio a La Spezia nelle
ore di libera uscita era entrato
in amicizia con i salesiani
del la città. Andava ali' orato-
rio e nella chiesa della Ma-
donna della Neve, dove colpi-
va tutti per il suo modo di
pregare. Sulla corazzata Dante
Alighieri per il servizio di
leva, operava da missionario
laico tra mille commilitoni , in
Giacomo Garbese, Firen ze gran parte poco sensibili all_a
religione. Uno di loro testi-
moniò che quando la nave si
LA NOSTRA GIOIA. «Siamo
quattro giovani animatori nel-
la parrocchia-oratorio. Il 31
gennaio abbiamo emesso la
"Promessa" per entrare a far
patte dell 'associazione dei co-
operatori. In comunione con
tutto il mondo salesiano, vo-
trovava in mare agitatissimo
con il vento forza 8, si strin-
gevano a _lui , che dava loro
animo. Propiziò tante conver-
sioni, alcune clamorose, come
quella del Foghin, che pattato
alla fede eia Egidio, si fece
frate e missionario ».
gliamo rendervi partecipi del-
Giuseppe Bul/esi,
la nostra gioia e ringraziare
Soverato (Cz)
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TEIIUIS
CICLISMO
CALCIO
BASKET
PATTIIIAGGIO
I' I I I
BS DOMANDA
LE TARIFFE IN CHIE- mancano e la Provvidenza
SA. « Mi pare che alcune non viene meno. Un parro-
diocesi hanno stabilito co come me, che ha una
"quote fisse" per matrimo- parrocchia di oltre 20 mila
ni e funerali. Chiedo: qual abitanti, riceve dal Vica-
è il motivo? Non sarebbe riato (= diocesi) un contri-
bello che l'estremo sai uto buto mensile di 300 mila
a un parrocchiano avvenis- lire: il resto è affidato alla
se "gratis"? E che la co- generosità dei parrocchiani.
munità festeggiasse quei Forse talvolta è criticabile
due giovani sposi senza ul- il "modo" con cui si chie-
teriore aggravio cli spese de. Occorre educare i fede-
per quella nuova fami- 1i con buone maniere, ar-
glia?» (Giuseppina Mason., gomenti convincenti, ren-
Trieste).
dendoli consapevoli della
situazione economica della
Risponde don Stelvio Ton- parrocchia, resoconto tra-
nini* . Non parlerei di "ta- sparente. Chi può offra il
riffe" ma di giusta offerta suo responsabile contribu-
alla Chiesa per il sostenta- to, chi non può non va
mento dei sacerdoti addetti certo privato del conforto
alla parrocchia. Anche a di un funerale decoroso
me è capitato di sentire da per un parente, o della ce-
alcuni fedeli: «Padre, quan- lebrazione gioiosa del sa-
to costa la messa? quanto cramento del matrimonio,
costa un funerale? quanto la prima comunione e il
si spende per sposarsi in battesimo dei bambini. In
chiesa? » Rispondo: « Non alcune nazioni, negli Stati
si paga niente, ma si con- Uniti per esempio, i fedeli
tribuisce in maniera ade- ricevono un conto corrente
guata alle spese che la Chie- mensile sul quale versano
sa affronta per i diversi la loro "quota" per le spese
servizi che si richiedono. della parrocchia. Si potrà
L' amministrazione dei sa- fare così anche in Italia? Si
cramenti è gratuita. La eliminerebbe "quel troppo
Chiesa è di tutti: ci sono rumore di soldi" attorno al-
spese per la pulizia, il ri- i'altare.
scaldamento, la luce, le Ora però, mi lasci dire con
candele, il vino e le ostie. serenità, mà con verità: ci
, tutto questo ha un costo sono fedeli che per la Chie-
e bisogna che i fe9eli lo sa non hanno l'offerta, poi
sappiano. Si tratta di arri- spendono e spandono per
vare a quella "correspon- fiori, musica, vestiti, pran-
sabilità" dei laici che fre- zi, lussuose macchine, ecc.
quentano le nostre parroc- Ripeto: ci sentiamo pronti
chie. Per questo ci sono le ad aiutare i poveri, non i
famose "questue" durante ricchi. Cara signora, si sen-
la messa (specialmente nei ta in famiglia: la Chiesa è
giorni festivi): però, insie- la famiglia di famiglie!
me alle mille lire, trovia- Comprenda i problemi del-
mo ancora le cento lire e, la parrocchia: sarà serena
non ci crederà (chissà do- lei e aiuterà anche altri a
ve le trovano .. .), anche le sentirsi figli e figlie di una
dieci lire. Non disprezzia- comune madre.
mo però l'obolo della ve-
dova. Ringraziando Dio, i * Parroco S. Maria della
benefattori generosi non Speranza in Roma.
JJS GIUGNO 1996 - 9

1.10 Page 10

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,
Quali spazi e responsabilità si aprono al sindacato dei nostri anni.
N' CON I COBASJ
NE IN PANTOFOLE
di Alessandro Risso
L'ultimo de ll a serie è « Pallone
selv agg io» . I giorna li sti che
lavorano ne ll a "cucina" di quotidi a-
ni e settimanali sono spesso come i
registi di serie C , che si attacca no a
un genere che tira sino a spo lparl o.
Tu tto cominciò con il belli ss imo
« Aquila se lv aggia», che defini va lo
sc iopero de i pil oti d 'aereo, e da ,
come un torrente in pi ena sono di -
sces i « Sportell o selvaggio», «Cas-
sonetto selvaggio», « Locomotiva sel-
vagg ia», eccetera eccetera, per indi -
care g li sc ioperi de i dipendenti pub-
blici, dei netturbini , de i ferrovieri ,
eccetera eccetera. Sino appunto a
« Pall one se lvaggio», pe r titolare il
primo, c lamoroso, sc iopero de i cal-
ciatori di metà marzo. Ma ciò che
merita partico lare attenzione è l'ag-
gettivo scelto: "selvaggio". " Proprio
di chi vi ve all o stato selvagg io; fe-
roce, efferato e disumano; in usi iper-
bolic i per sotto lineare as petti parti-
co lannente violenti e ribelli : es. scio-
peri se lvaggi": così rec ita il vocabo-
lari o. Non molto lusinghiero per chi
li proclama. Sono i Co/Jas, g li Auto-
nomi, una g iung la di piccole orga-
nizzazioni che popol ano soprattutto
il pubblico impiego di fe ndendo ca-
tegorie a volte numericamente ril e-
vanti , spesso es ig ue. Sono loro una
de lle due colonne portanti del cor-
porati vismo itali ano (l'a ltra è fo r-
mata dag li Ordini professionali: me-
riterebbero un di scorso a parte, ma·
non ri entra nel tema di questo arti -
co lo) . Certo , tutto il mond o è pi e-
no di ca tegor ie c he princ ip a lm e n-
te fa nn o i propri inte ress i. No n
scand a li zza ness un o c he prim a de l
" bene comune" ci s i preocc upi de l
proprio portafoglio. Ma qui , ne l Be l-
paese, avvengono fatti così scon-
certanti .. .
Le lotte sociali viste
da India Today. Un conflitto
antico, che assume oggi,
almeno in occidente,
modalità nuove.
GLI ULTIMI VENT'ANNI
Anni '80, ma lessere de i fu nzionari
delle dogane che si lamentano cie l-
i 'organico ridotto, con pesanti straor-
din ari che non evitano le code dei
TIR ai va lichi di fro nti era. Il mini -
stro dec ide di provvedere consen-
tendo ai sottu ffic iali de ll a Guardia
di Fin anza il disbri go de ll e prati che
per sgravare un po' i fun zionari. Apri-
ti c ielo ! Costoro entrano in sc iopero
duro. Non sia mai che altri ficchino
il naso ne ll e procedure di sdogana-
mento (i motivi di tanta ge los ia li
lasc iamo alla perspi cac ia del letto-
re . .. ). Chilometri e chilometri di ca-
mion fermi s ul cig li o dell a strada
all e frontiere intasate, import-export
in panne, rapido dietrofront de l pa-
vido mini stro (inutile citarlo, è uno
de i tanti usc iti di scena in questi
anni), tri onfo dell a ri stretta corpora-
zione che mantiene l'esc lusiva dello
sd o g a n a me n to .
Crisi A litali a. La nostra compa-
gni a cl i bandiera perde mili ardi su
mili ardi in cattiv a gestione, le azio-
ni in borsa valgono un terzo ri spetto
ad un paio d'anni fa, il servizio la-
scia a des iderare, i piani di risana-
mento non decoll ano e gli aerei.. .

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Al di là dei meriti storici e della funzione "politica" che si è conquistata.
No al sindacalismo
con la Jacuzzi,
ma nemmeno lo sciopero
selvaggio, che danneggia
solo l'utente.
neppure. Se non scioperano i piloti
ci pensano gli assistenti di volo.
Tutti vogliono più soldi con il rin-
novo dei contratti. I piloti guadagna-
no - non importa se tanto o troppo -
quanto i colleghi delle migliori com-
pagnie europee. L'Alitalia rischia il
fallimento, ha perso il monopolio
delle rotte interne, ma, come si dice,
"a chiedere non è mai morto nessu-
no". Anche se le richieste sono dai
venti milioni annui di aumento in
su... Ma cosa pensare di hostess e
stewart a libro paga Alitalia che
guadagnano circa il doppio dei loro
colleghi francesi , inglesi o tedeschi?
E che scioperano non appena un
nuovo amministratore pronuncia la
parola " risanamento"?
Sono due esempi, tra i tanti , di in-
teresse corporativo ai danni dell ' in-
teresse generale. Per carità, tutti si
affannano a sbandierare le proprie
rivendicazioni come le condizioni
"per offrire agli utenti un servizio
migliore". Intanto però i cittadini
che trovano l'ufficio chiuso o il vo-
lo cancellato si accontenterebbero di
averlo, il servizio. Perché lo sciope-
ro nel settore pubblico ha la partico-
larità di non danneggiare tanto la
controparte, cioè il governo, quanto
la gente nelle sue esigenze quotidia-
ne. L' unico sciopero gradito, esclu-
dendo quello degli insegnanti visto
dagli studenti, lo fanno i casellanti
delle autostrade, ma la progressiva
estensione dei pagamenti automatiz-
zati eliminerà nel tempo la categoria
e con essa l'eccezione.
Malgrado le esplosioni dalla ga-
lassia corporativa, dall'universo sin-
dacale provengono ben altri mali.
Non soltanto la riduzione della con-
flittualità con la drastica riduzione
delle ore scioperate indica che nel
sindacato italiano si è passati dalla
conflittualità tipica degli anni '70,
con ambizioni di alternativa al siste-
ma, al ruolo "politico", che si fa
cioè carico dei problemi e degli in-
teressi generali, di questi anni '90.
All'accordo sul costo del lavoro e
sull ' abolizione della scala mobile,
stipulato con il governo Amato e per-
fezionato con Ciampi, che ha posto
un freno all'inflazione, difeso il po-
tere d'acquisto dei salari e permesso
alla nostra economia di mantenersi
a galla, è seguita l' intesa sul riordi -
no delle pensioni con il governo Di-
ni , evitando la bancarotta dell'INPS.
Si è trattato di due decisioni di gran-
de responsabilità - che non è troppo
definire di portata storica - , assunte
non senza lacerazioni interne come
dimostrano le forti minoranze che
nei referendum in fabbriche e uffici
hanno votato contro.
Questa raggiunta "maturità" (se ci
è consentito il termine), si è costrui-
ta nei travagli della crisi degli anni
' 80, pagando le esasperazioni politi-
che e le infiltrazioni terroristiche - i
61 della Fiat - con la riprovazione
dei lavoratori moderati - la marcia
dei 40 mila-, per poi rincorrere gli
arrembanti autonomi nella gara a
fçiKl51:UiL
.SiTE PtS~IO
'f rnEiJ\\\\)i\\\\.
.' '
I Cobas di Pomigliano. Di fianco,
anche i calciatori hanno
trovato la via della protesta
di categoria.
BS GIUGNO 1996 - 11

2.2 Page 12

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I Il sindacalista Sergio Cofferatl
visto da Franco Bruna
per l'Espresso.
INTERNO SINDACALE. Bruno Man-
ghi, sociologo, esperto di problemi
sindacali grazie anche a una lunga
esperienza di dirigente CISL. Autore
di numerose pubblicazioni sull'argo-
mento, tra cui il recentissimo "Interno
sindacale".
Manghi, il sindacato è in crisi?
« In Italia, come in tutte le nazioni del
benessere, ha momenti in cui decii-
nano il suo fascino e il suo potere.
Questo non significa che il sindacato
scompaia, ma che viene meno il suo
ruolo centrale, come da noi negli an-
ni '70, ad esempio ».
Almeno lo sciopero, l'arma regina
della lotta sindacale, sarà in crisi,
visto il crollo continuo del numero di
ore scioperate...
« Ci sono sindacati forti che sciope-
rano pochissimo, ce ne sono altri de-
boli con tanti scioperi ».
La prisi si avverte allora nel tasso di
sindacalizz a z i o n e ?
« È in declino, certo. In Italia, negli ul-
timi 7-8 anni, è sceso in percentuale
tra 5 e 1O punti. I motivi sono com-
plessi. Tra l'altro le oggettive difficoltà
nel rappresentare efficacemente le
attese di molti lavoratori. Oggi è diffi-
cile rappresentare il lavoro tempora-
neo, il part-time, quei lavori che si
collocano a metà tra il dipendente e
l'autonomo ».
Ci sono però i pensionati. È vero che
sono la categoria più numerosa?
« Non considero i pensionati un sin-
dacato commisurabile con gli altri.
Sono però la forza decisiva delle tre
confederazioni , che hanno bilancia-
to il calo di iscritti delle altre catego-
rie . Già adesso il 51% degli iscritti
CGIL è composto da pensionati, e
per la CISL si è vicini alla metà e la ·
UIL è sul 40%. La spiegazione di
queste cifre è semplice: ne@li ultimi
dieci anni il numero dei pensionati è
aumentato di qualche milione, molti
di loro sono stati protagonisti di lotte
sindacali, e quindi hanno mantenu-
to la loro fedeltà; infine i patronati sin-
dacali, curando le pratiche per la pen-
sione , hanno facilità a ottenere l'i-
scrizione dal pensionando ».
A proposito di pensionati. L'accordo
per il loro riordino con il governo Di-
ni è stata una nuova prova di respon-
sabilità. Non è la dimostrazione che
il futuro del sindacato è sempre me-
no "rivendicativo " e più "politico"?
« Più che "politico" lo definirei "rego-
latore". Ma questo è il ruolo che ha
sempre avut0 il sindacato generale,
tipico della storia italiana, da Di Vit-
torio in poi. Ruolo ottimo nelle situa-
zioni d'emergenza, un po' soffocan-
te nell'azione quotidiana. Il sindacato
è vivo se presente nei processi minuti
del lavoro. Insomma, il sindacato non
può essere soltanto a Roma, ma vita-
le negli uffici e nelle fabbriche per
rappresentare la "risorsa uomo". E il
sindacato ha anche un ruolo più "in-
telligente" se, ad esempio, si conside-
ra che per un giovane operaio, perito
o ingegnere neoassunto è importan-
te sapere quanto prende a fine me-
se, ma ancor più decisivo cosa impa-
rerà a fare in quell'azienda, le chan-
ce che gli vengono date per migliora-
re le sue capacità, per essere domani
più forte sul mercato del lavoro ».
Risposta sintetica a domanda com-
plessa: perché stiamo arrivando al-
l'unità sindacale?
« Perché oggi, per la prima volta nel-
la storia, è più facile trovare i motivi
per dire di sì che per dire di no. Ma
non ci sarà mai un sindacato unico
per tutti».
E infine, sono più "nemici" del sin-
dacato i Cobas corporativi o la Con-
findustria?
« Sicuramente i vari Cobas, ma non
per questo vanno repressi. Occorre
sempre capire i buoni motivi per cui
si fanno cattive cose. Senza contare
che i Cobas hanno spazio quando la
controparte è debole: è difficile fare
sindacalismo autonomo e corporati-
vo in un'azienda che è forte sul mer-
cato, molto comodo invece nel siste-
ma pubblico ».
a.r.
12 - GIUGNO 1996 IJS
chi otteneva di pi ù. Così si spiegano
gli stipendi doppi ri spetto all a
medi a, le baby-pensioni a 19 anni ,
sei mesi e I giorno, tutti i piccoli e
grandi privi legi di categori a ottenuti
con le bu one (appoggi e lettora li ) o
con le cattive (scioperi) negli anni
del bengod i. Chi ne beneficia li
chiama "diri tti acqui siti", e non è
poss ibile annull arne g li effetti,
anche se ingi usti.
SINDACALISMO
COME "MISSIONE"
L'autorevolezza oggi ottenuta per-
mette al sindacato di affrontare con
equilibrio le altre sfide del lavoro:
prima fra tutte la lotta all a disoccupa-
zione, la fmmazione professionale
dei giovani, la fo nnazione permanen-
te, la flessibilità di orari e mansioni
necessaria nell 'azienda del Duemila.
Ma il benemeri to ruolo di regola-
tore generale, di soggetto " poli tico",
non è comunque il requi sito fo ndan-
te. Neppure raggiungere l'unità sin-
dacale superando le anacroni stiche
differenze del passato tra le confe-
derazioni . Ci ò che si chiede sempre
e in primis al sind acato è d i essere
vici no ai lavoratori , ai loro timori ,
alle loro disperazion i talvolta, di
saper essere disponibile come un
" mi ss ionario". Forse è pretendere
troppo. Ma il sindacali sta bu rocrate,
il sind acalista di comodo, il sind a-
caiista al soldo de ll 'azienda fa nno
molto più male dei bu rocrati , degli
opportuni sti, de i prezzolati presenti
ne lle altre categorie . Perché uccido-
no l' idea stessa dell ' impegno per la
so lid arietà. Quindi essere sindaca li -
sta è ricopri re un ruolo che va al di
dei propri doveri d ' ufficio. Non
servono il " sindacalese" o la fre-
quentazione d i salotti altolocati a
dare prestig io al sindacato. Anzi. La
Jac uzzi (o sono due?) in stall ata
ne ll a casa d i un leader maximo ha
fatto più dann i all ' im magine del
si ndacato che tutte le accuse piov ute
in un anno dall a Confindu stri a. For-
tun a che la consideraz ione sono in
tanti a guadagnarsela g iorno per
giorno nelle trincee ciel.lavoro.
Alessa ndro Risso

2.3 Page 13

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PRIMA PAGINA
Gianni Frigerio
QUANDO LA SCUOLA DÀ I NUMERI
La diminuzione del numero degli allievi, i ripetenti, gli abbandoni: dati in rapida evoluzione.
Mentre si chiude l'anno scolastico e si pensa agli esami, diamo uno sguardo alle cifre.
Idati statistici sull'andamento del numero degli allievi in petere gli allievi; non così invece nella scuola media, do-
Italia, offrono conferme, ma anche qualche sorpresa. ve il 12,1 per cento fa almeno due volte il primo anno;
Gli allievi delle elementari in cinque anni , dal 1989 al mentre nella scuola media superiore ripetono il primo
1994, sono diminuiti di oltre 300 mila unità, con la chiu- anno 1'11 ,8 per cento degli allievi. Quanto ai tassi di
sura di circa 25 mila classi. Nello stesso periodo i ragaz- abbandono , sono notevoli , anche se in diminuzione.
zi della scuola media sono scesi di oltre 390 mila, più di Se in prima media sono circa il 3 per cento che lasciano
17 mila le classi eliminate. Nella scuola media superiore per sempre, complessivamente la scuola media perde
il calo degli allievi è stato di quasi 130 mila (- 3,6 l'attua- quasi il 6 per cento degli allievi nell'arco dei tre anni.
le perdita annuale; - 6,1 al primo anno). Nelle statistiche Nella scuola media superiore al primo anno si ritirano
compaiono anche gli stranieri che in qualche modo ven- per sempre il 17,9 per cento degli allievi e al secondo
gono a occupare i banchi lasciati vuoti, ma sono numeri anno il 7,9 per cento. Ciò significa che oltre un quarto
che incidono ancora poco nelle percentuali.
degli allievi della scuola superiore l'abbandona nel pe-
La diminuzione degli allievi e delle classi mette in crisi riodo del biennio. Di fatto su 100 adole$centi che fini-
il posto di lavoro degli insegnanti, ma rende anche più scono la scuola media, neanche la metà giunge alla
acceso il dibattito sulla scuola statale e non statale , maturità. Che ne è degli altri? Per essi vuol dire pas-
sempre più in concorrenza per non perdere allievi o sare in un modo o nell'altro attraverso il fallimento.
addirittura smettere.
È PROBABILMENTE VE-
SONO DECINE OGNI AN-
RO CIÒ CHE SI DICE ,
NO le scuole cattoliche co-
che la scuola elementare
strette a chiudere, per la
non prepara i ragazzi alla
diminuzione degli allievi, ma
scuola media e la scuola
anche per i costi di gestio-
media non prepara gli al-
n·e, essendo cresciuto il nu-
lievi alla scuola superiore.
mero degli insegnanti non
Oggi nella scuola dell'ob-
religiosi e diminuito il nu-
bligo le ore di studio ven-
mero degli allievi per clas-
gono vissute in modo leg-
se. Si attende la soluzione
gero , quasi simulando il
del problema del finanzia-
gioco, e gl'insegnanti so-
mento della scuola non sta-
no preoccupati soprattutto
tale. Il governo precedente
di risvegl iare l'interesse
si era impegnato a presen-
per superare l'istintivo ri-
tare un disegno di legge
fiuto dei giovanissimi ver-
sulla parità scolastica. Do-
so la scuola e la discipli-
po cinquant'anni di storia
della repubblica, questo è
stato il passo più impor-
Scuola. Il maggior numero di abbandoni
e ripetenze si verificano nella media superiore.
na. Sono anni dalla finali-
tà dichiaratamente diversa
da quella della scuola su-
tante sulla libertà scolastica. Scriveva in quei giorni periore: è scuola soprattutto formativa.
Avvenire: « La parità tra scuole statali e non statali non La scuola superiore invece chiede ai ragazzi di fare
è più solo un'aspirazione o uno slogan , ma un impe- scelte orientative verso la professione. Spesso la pau-
gno da onorare concretamente ». E Giuseppe Gioia, pre- ra iniziale si trasforma per gli adolescenti nei sogni di
sidente nazionale della Fidae, ricordava che da vari e- un futuro possibile e affascinante. Ma si tratta di attese
sponenti di diversa ispirazione ideologica era stato fir- destinate per molti a essere frustrate , perché accom-
mato un documento in cui si affermava che "si doveva pagnate dal. fallimento scolastico. Carenti della prepa-
pensare a un sistema formativo pubblico , nazionale e razione di base, gli adolescenti si scontrano con delle
unitario, del quale partecipano sia scuole statali e non difficoltà insormontabili e vengono facilmente eliminati.
statali , che accettino e pratichino l'impegno di formare I numeri sono per sé eloquenti, ma anche la realtà non è
i giovani secondo i valori costituzionali".
meno problematica. Il mondo della scuola attende che
qualcuno pensi finalmente a una riforma complessiva
QUANTO A RIPETENZE E ABBANDONI , sappiamo adeguata.
che la scuola elementare da tempo non fa quasi più ri-
BS GIUGNO 1996 - 13

2.4 Page 14

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Laici nella vita parrocchiale, tra catechesi ed esperienza adulta
LAICI IN
PARROC
di Umberto De Vanna
« Aiutiamo i laici
a scegliere Gesù Cristo,
non solo a impegnarsi
nelle attività». E questo
l'appello di due parroci
al termine del Capitolo
generale sui laici.
Don Giufivo Tozzi, parroco
al Sacro Cuore di Livorno.
Si è chiuso senza ·polemiche il 24°
Capitolo generale, nonostante il
vivace scambio di vedute che c'è
stato tra una rappresentanza di laici
e i salesiani a un paio di settimane
dalla conclusione. Nove settimane
di studio sistematico, tanto è durato
il 24° Capitolo generale, per verifi-
care il livello di «comunione e con-
divisione nello spirito e nella mis-
sione di Don Bosco tra salesiani e
laici ». Un laicato che è ormai pre-
sente in ogni opera salesiana. Sono
decine di migliaia gli insegnanti lai-
ci nelle scuole, ma non meno impor-
tante e vasta è la presenza dei laici
in ogni parte del mondo negli orato-
ri-centri giovanili, nelle associazio-
ni e gruppi, nelle parrocchie.
IN PARROCCHIA
Laici primi collaboratori del parro-
co. Maggioranza (o minoranza) si-
lenziosa pronta a sostenere ogni ini-
ziativa che passi dalla sacrestia. Lai-
ci preziosi, con la vocazione per il
servizio, impegnati nella catechesi.
pronti a portare il Vangelo nelle fa-
miglie. Laici da accogliere e incorag-
Livorno. Parrocchia Sacro Cuore.
Ecco due momenti del "karaoke"
in chiesa, durante la messa
dei giovani.

2.5 Page 15

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nella fede. I nuovi movimenti laicali.
giare , da valorizzare, perché è giu-
sto che sia così. Laici "primi della
classe" , con il complesso della prima
donna, poco portati a collaborare, e
che creano più problemi che solu-
zioni. Laici che vanno formati , per-
ché a volte scelgono di darti una ma-
no , ma non hanno alcuna motivazio-
ne profonda e non conoscono Gesù
Cristo...: questo e altro ancora l'i-
dentikit del laico in parrocchia oggi.
Ma è vero o no, per entrare nel pro-
blema con un pizzico di polemica,
che la parrocchia è ancora troppo
nelle mani dei preti? Non la pensa
così con don Giulivo Tozzi, 47 anni,
da sei parroco al Sacro Cuore di Li-
vorno. Egli è convinto che a Livor-
no il livello di collaborazione sia
buono. E afferma che la partecipa-
zione ai vari consigli pastorali e am-
ministrativi sia reale. Per don Al-
berto Guglielmi, per otto anni par-
roco a Belluno, invece il problema
di fondo è un altro: «Oltre la metà
della -gente che ci avvicina non è
stata davvero evangelizzata», dice.
« Vengono anche in chiesa, partecipa-
no ai nostri incontri e ci sono amici.
Ma non basta mettersi al nostro fian-
co per ritrovarsi la fede adulta. Si
può essere spinti all'agire per mille
altri motivi , anche legittimi, non ul-
timo la bellezza e l' importanza del
lavoro che si sta facendo. Ma non si
può dare per scontato che abbiano
fatto una matura scelta di fede. E non
può certo bastare una conferenza
mensile per dare loro la Parola di
Dio e radicarli in Gesù Cristo».
LA FEDE ADULTA
È possibile però nella parrocchia
attuale compiere un vero cammino
personale di fede , oppure prevalgono
le strutture? E la catechesi non è trop-
po istituzionalizzata , troppo orientata
ai bambini a scapito degli adulti?
GUGUELMI: «In realtà si deve
giungere all'incontro personale, al tu
per tu. Mi sembra una cosa fonda-
mentale. Deve emergere il bisogno di
una pastorale profondamente nuova,
che tenga conto di questa forte atten-
zione alla persona. Non possono ba-
stm·e appelli generici in chiesa o at-
traverso i bollettini ».
TOZZI: « È certo che molti laici
adulti hanno bisogno di essere cate-
chizzati, di ricevere proposte serie,
anche quando hanno un bel senso di
appartenenza. Il nodo grosso in par-
rocchia è davvero la catechesi agli
adulti. Quest'anno vorrò fare un 'e-
sperienza nuova con i genitori dei
bambini che faranno la prima comu-
nione. Invece di affidare i bambini a
un catechista, inviterò i genitori ad
andare loro a catechismo e poi rac-
conteranno ai figli ciò che hanno
sentito. Mi sembra un buon tentati -
vo per coinvolgere intanto i genito-
ri, che sono i nostri primi collabora-
tori nelle famiglie».
Che dire dei vari gruppi neo-cate-
cumenali e del rinnovamento dello
spirito? Possono dii entare una ri-
sposta al bisogno di spiritualità dil
fuso oggi tra i laici? Oppure sono
esperienze che spaccano la comu-
nità? E se non ci sono loro , cosa si
può inventare?
GUGLIELMI: « Nella mia parroc-
chia li ho trovati , c'erano da anni.
Sono realtà che hanno molti aspetti
positivi: impegno, frutti, un nuovo
atteggiamento nei confronti della Pa-
rola di Dio, centralità di Gesù Cri-
sto, apertura alla solidarietà, alla te-
stimonianza, fede vissuta con con-
vinzione e naturalezza... Certo fan-
no fatica a essere accolti da tutti:
per il loro stile, per il fatto che chie-
dono una liturgia particolare in tem-
pi diversi da quelli del resto della
comunità. Ma si deve trovare il mo-
do di convivere, attraverso gli orga-
nismi di comunione che sono i vari
consigli parrocchiali. Sono spesso
persone che hanno scoperto final-
mente una fede più personale, anche
se lentamente si accorgono che que-
Don Alberto Gugllelmi. Qui è nella sede dell'Agenzia
Internazionale salesiana di Informazione (ANS),
dove ha passato gli ultimi due anni, dopo otto anni
di lavoro in parrocchia a Belluno.
I fattori che i parroci temono di più per Il futuro,
secondo l'area geografica (val. %) (*)
Fattori da temere
Nord Centro Sud Tot. Italia
L'indifferenza
L'accentuata
personalizzazione
. del vissuto religioso
L'individualismo
L'ateismo
Il pluralismo religioso
L'esasperato benessere
73,7
50,2
29,9
7,4
6,3
6,0
69,2
44,0
23,1
6,0
11 ,0
7,7
59,2
35,7
19,7
15, 1
10,3
4, 1
67,5
4 3 ,7
24,9
10,0
8,6
5,6
(*) I totalì sono diversi da 100 perché erano possibili più risposte .
Fonte: Indagine Censis, 1995
IJS GIUGNO 1996 - 15

2.6 Page 16

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Una curiosa "Buona notte" è
stata data dall'australiano Paul Law-
ry nel corso del Capitolo generale
24°. Ha raccontato: «Per noi sal.e-
siani - SDB e laici - è la "Buona
notte", che molte volte ci chiede di
fermarci e ci offre la possibilità e
l'occasione di riflessione. Come ge-
nitore 1'ho adottata nella mia fami-
glia. Invece di mandare a letto i miei
figli da soli, dopo un'intensa gior-
nata, ci troviamo nella loro camera,
e dopo aver pregato, dedichiamo un
po' di tempo a riflettere su qualche
aspetto della loro vita e dei nostri
rapporti. Lo stesso può essere di aiu-
to per il rapporto sacro tra marito e
moglie».
È stato inaugurato il nuovo
centro di formazione professionale
"Manfredini" di Este, una prezi.osa
risposta alla situazione giovanile
zonale. Il delegato vescovile mons.
Franco Costa ha visto nella "rina-
scita" di questa scuola un segno di
vitalità dell'intera scuola cattolica
in diocesi. Di questo centro pro-
fessionale come "risposta" ai biso-
gni giovanili hanno parlato i rela-
tori, in particolare il prof. Malizia
dell'università salesiana di Roma,
che ha illustrato i risultati di una
indagine condotta nella Bassa Pa-
dovana. Il rinnovamento dell 'ope-
ra è stato valutato positivamente
anche dal dott. Motta, presidente
degli industriali grafici di Padova,
e dal dott. Campa, assessore della
regione Veneto per la formazione
professionale.
Gianni Amelio, Mario Mar-
tone, Marco Tullio Giordana, Mar-
co Risi e Alessandro D'Alatri rea-
lizzeranno per la RAI cinque do-
cumentari sull '« infanzia negata».
Help the children è il titolo prov-
visorio. Saranno 5 serate su Raiu-
no tra ottobre e dicembre per i 50
anni dell'Unicef. Amelio girerà a
Saraievo. Martone nel deserto del
Sahara tra i bambini sfollati del
fronte Polisario. Risi documenterà
le condizioni dei minori in India.
D' Alatri affronterà la prostituzione
infantile in Thailandia. E Giordana
si dedicherà ai bambini della guer-
riglia in Liberia.
16 - GIUGNO 1996 BS
Parrocchia San Giovanni Bosco
di Belluno.
sto non basta per sentirsi migliori
degli altri. Perché devono ricono-
scere che la debolezza ce l'hanno
anche loro».
TOZZI: «A Livorno costituiscono
una ricchezza, ma occorre vigilare
perché tendono a diventare i primi
della classe. I convertiti credono di
essere gli unici a conoscere la vita e
il male, ad avere incontrato Gesù
Cristo. Il parroco deve essere pre-
sente in modo che ci sia osmosi con
il resto della comunità».
GUGLIELMI: « La presenza del
presbitero è importante e problema-
tica. Sono persone che tendono al-
l'autogestione, e d'altra parte il pre-
te non deve farsi catturare troppo. E
deve conoscere bene la Scrittura
perché in questi gruppi si finisce per
arrivare a una lettura fondamentali-
sta o letterale della Parola di Dio.
Comunque essi rispondono a un bi-
sogno di religiosità più intenso, l'e-
sigenza di un cammino di fede, di
un incontro più serio, che cambi la
qualità della vita, che dia spazio a
un cristianesimo che non sia soltan-
to la cornice di una festa, o sempli-
ce socializzazione, ma abbia radici
più profonde e solide».
LA LITURGIA
DOMENICALE
La liturgia domenica/e se è curata
bene, se è festosa e partecipata, è
già una grossa occasione di cate-
chesi, di educazione alla fede, di
partecipazione alla vita della comu-
nità. Qualche anno fa i giornali,
anche quelli laici a grande tiratura,
e la televisione hanno parlato della
parrocchia di Livorno, come di una
comunità che proponeva il karaoke
in parrocchia.. .
TOZZI: «Si è trattato di questo:
una giornalista era entrata in chiesa
durante la nostra messa delle dieci e
trenta, messa animata da un giovane
dai capelli a coda come Fiorello. La
gente, i ragazzi e i giovani sono tan-
ti. E abbiamo un cartellone lumino-
so dove si leggono le parole dei can-
ti, eseguiti dal nostro complesso.
Questo è bastato alla giornalista per
parlare, di karaoke in versione 1itur-
gica. E un fatto che tanta gente
viene da noi perché si trova bene,
respira nel tempo della celebrazione
eucaristica aria di famiglia, un
clima piacevole di amicizia. Non
possiamo però fermarci a questo e
illuderci. L'obiettivo più urgente ri-
mane la catechesi degli adulti».
GUGLIELMI: «Il clima che si re-
spira in parrocchia è importante, ma
una prurncchia deve offrire incontri
graduali e diversi, per le varie esi-
genze: dalla scuola di preghiera alla
caritas, dai corsi in preparazione ai
sacramenti, alla cosiddetta scuola
della Parola di Dio. E non dovrem-
mo limitarci alle iniziative nell 'am-
bito parrocchiale. Bisogna prepru·are
catechisti laici capaci di entrare
nelle famiglie».
TOZZI: «È ancora molto il cam-
mino da fare. Molta gente accetta
solo la parola e la presenza del sa-
cerdote e accoglie ancora con so-
spetto il laico. Ma questa è la strada
da percorrere».
Umberto De Vanna

2.7 Page 17

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DALLE MISSIONI
Giorgio Torrisi
Q uest'anno la gente di
Lomé ha partecipato
anche residenze missiona-
rie e opere di assistenza
senza entusiasmo alla tra-
e promozione sociale, so-
dizionale sfilata del 13
prattutto a servizio dei gio-
gennaio, anniversario del
vani sbandati che popo-
colpo di stato del 1967,
lano i mercati. Giovani abi-
che ha portato alla presi-
tuai mente abbandonati a
denza il generale Eyadé-
se stessi e affamati, riu -
ma. La popolazione pare
niti in piccoli gruppi che
essersi chiusa in se stes-
creano problemi e fanno
sa, dopo gli scioperi e le
paura.
manifestazioni di piazza
che hanno caratterizzato
MOLTI DI QUESTI GIO-
per mesi il clima nel pae-
VANI TOGOLESI sognano
se e che hanno provocato
decine di morti e centina-
ia di migliaia di rifugiati. La
I Vincent K. Degbé, 22 anni, è un togolese che si
è dato al piccolo artigianato, ma sogna un futuro
in Europa.
di uscire dalla loro situa-
zione di precarietà e di
miseria. Cercano di met-
farsa delle ultime elezioni
tere insieme un po' di sol-
e la presenza dell'esercito,
oltre al bisogno del quieto
GIOVANI
di per pagare un padrone
che gli insegni un me-
vivere, sembrano aver ri-
dotto l'opposizione al go-
verno.
APPRENDISTI
stiere e cominciare final-
mente una vita dignitosa.
Ma qualsiasi cifra, anche
IL TOGO, una striscia di
IN TOGO
piccola, è sempre troppo
alta per loro. Per questo
territorio lunga 600 km e
alcuni di questi giovani
larga dai 50 ai 150 km, è
uno degli stati più piccoli
dell'Africa, un sesto dell'I-
talia. Povero e pesante-
Da anni il Togo cerca di uscire dai suoi
gravi problemi politici e sociali. La gioventù
e i "contratti di apprendistato" tra i più
cercano "tutori" in Europa,
qualcuno che garantisca
per loro e sponsorizzi il
contratto di apprendistato,
mente indebitato, ha un'e-
conomia che soffre delle
severi del mondo.
che è tra i .più duri del
mondo. Sono contratti che
incertezze del mercato. I fosfati, la ricchezza del non hanno nulla di ufficiale, ma vengono applicati
paese, non tirano più come una volta, e la ripresa in modo ferreo . Così chi vuole fare il calzolaio o il
dell'agricoltura si scontra con i problemi della di- sarto, il fotografo o il falegname, deve mettersi nel-
stribuzione e commercializzazione dei prodotti del- le mani di un padrone, pagare subito 40-50 mila fran-
la terra. Ma soprattutto, come molti altri paesi africa- chi, lavorare dalle 7 alle 18 di ogni giorno, compre-
ni, il Togo è lacerato da profonde disuguaglianze so- si i festivi. E dopo le ore di lavoro, pulire l'officina e
ciali e deve ancora fare molta strada per giungere rimettere ogni cosa a posto. E dure sono le multe
alla vera democrazia, allo sviluppo sociale ed eco- per ogni ritardo, per le assenze, per eventuali dan-
nomico. Anche la Chiesa togolese, che ha celebrato ni, disobbedienze o chiacchiere inutili. Al termine di
da poco i primi cento anni di evangelizzazione, sta tre-quattro anni riceverà un attestato, ma dovrà la-
lentamente prendendo coscienza delle gravi ingiu- vorare ancora per tre mesi gratis, offrire al padro-
stizie e dei problemi del paese e spinge i laici ad ne alcune bottiglie di liquore e un'altra piccola som-
assumersi le loro responsabilità.
ma in danaro come buona uscita. È chiaro, questo
regolamento intende proporsi educativo a giovani
I SALESIANI E LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRI- spinti magari dalla pigrizia o dall'assenteismo, ma
CE in Togo hanno opere a sud, nella capitale Lo- di fatto porta notevoli abusi da parte dei padroni, che
mé e al nord, a Kara e a Cinkassè: case di acco- nei tre-quattro anni di apprendistato possono trat-
glienza per i giovani, oratori e centri di addestra- tare i loro giovani come dei "piccoli schiavi".
mento professionale e laboratori di artigianato . Ma
o
BS GIUGNO 1996 - 17

2.8 Page 18

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A Bruxelles i giornalisti e la televisione volevamo chiamarla
GIOVANI NELLA di Angelo Botta
«CAPITALE D'EUROPA»
Suonate il campanello:
vi fa ranno visitare le sale
dove funziona il «Centre
des Jeunes Don Bosco»,
un piccolo angolo
di paradiso, dove l'unica
legge è l'amore.
Non dava la minima idea degli
splendori della grande capitale,
questa zona di Bruxelles. Strade
sporche, edifici scalcinati, episodi di
violenza, ragazzi dalla pelle scura.
Hanno cambiato idea nel maggio
1991 quando una sommossa scoppia-
ta in città e subito estesa, come un in-
cendio, a vari quartieri, qui non è riu-
scita a penetrare. Allora sono anelati a
curiosare per scoprire la ragione.
L'hanno trovata nel lavoro di al-
cuni gruppi che, senza baccano e su
piccola scala, si impegnavano in se-
di nascoste ai piì:t. Le riviste di am-
pia circolazione non ne avevano par-
lato mai , ma loro c 'erano e, dall'in-
terno, lievitavano la massa.
Se arrivate fino alla parrocchia di
Santa Caterina potete osservarne uno.
Il portone ciel n. 17 di via Rempart
cles Moines reca un nome familiare.
Suonate pure il campanello: vi faran-
no visitare le sale dove funziona il
Centro Giovani Don Bosco, attivo
dal 1985.
UN QUARTIERE
DISPERATO
Lo sv iluppo della "capitale d ' Eu-
ropa", come i brussell es i chiamano
la loro città, seguiva i percorsi soli-
ti: ingenti spese e cure infinite per le
cose "importanti", poco o nessun ri-
18 - GIUGNO 1996 iJS
Quasi tutti magrebini i giovani
del Centre Don Bosco di Bruxelles.

2.9 Page 19

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Cicago, questa parte della città piena di immigrati.
guardo per quelle senza incidenza in
campo politico. Tra queste, i quar-
tieri degli innumerevoli immigrati ,
gente che non si permetteva ormai
più di guardare al paese d ' origine,
abbandonato in disperazione. Ma che
non riusciva nemmeno a contempla-
re con fiducia il ricco Belgio che
l'aveva accolta. Abbagliati dai ri-
chiami degli empori ricolmi di mer-
ci che non erano per loro, ragazzi e
giovani si riversavano nelle strade,
trasformandole in base permanente
di sfaccendati che diventavano ban-
de cli malaffare e fornivano materia-
le alle prigioni dello stato. Potevano
lavarsene le mani i salesiani?
Puntarono l'attenzione sulla zona
dei Cinq Blocs, chiamata così per i
cinque alti edifici che accoglievano
numerosissime famiglie di magrebi-
.
ni. Cominciarono a percorrere le stra-
de, cercarono di vincere la diffidenza
di grandi e piccoli. Specialmente dei
piccoli. Li invitarono a trasco1Tere al-
cune ore con Don Bosco, affissero
cartelli sul portone ciel n. l 7 cli via
Rempart cles Moines e lo spalancaro-
no: l' avventura era iniziata.
QUASI TUTTI MUSULMANI
Si trattava di una quasi totalità
islamica, la catechesi normale dei
nostri oratori era impensabile. Si
ebbero sorprese, fu indispensabile
introdurre cambi in piani preparati
con cura, il terreno sembrò a volte
persino più ingrato e sterile di quan-
to si fosse immaginato prima. Ri-
Bruxelles. Nei bacini messi
a disposizione dalla città, i ragazzi
imparano a giocare Insieme
e a socializzare.
mase intatta, malgrado le difficoltà,
una doppia convinzione fondamen-
tale: i giovani bisogna amarli e loro
devono sapere di essere amati. Sale-
siani e collaboratori si sforzarono di
donare la presenza confortante di
Don Bosco, un amico che non fa di-
stinzione di razza e di colore. Poco
a poco, i primi risultati. « I nostri
giovani », dice père Jacques, «sono
specialmente le centinaia di magre-
bini di questi quartieri. Occupano un
grande spazio nella nostra vita. Noi
cerchiamo di assicurarcene uno, ma-
gari anche ridotto, nella loro. I volti
acquistano ogni giorno dettagli più
precisi, i nomi hanno sempre mag-
giore risonanza. Karima e Abdel,
adesso, non sono meno evocativi di
Christian e Bénédicte. Non facciamo
miracoli , ma crediamo che il cam-
bio si operi partendo dalla base, da
un impegno costruttivo diretto agio-
vani che chiedono soltanto di poter
vivere e crescere».
SALE DA GIOCO
E LEZIONI DI LATINO
Adesso il doposcuola è frequenta-
tissimo, e in quelle ore è possibile
svolgere un lavoro personale di for-
mazione. Con soddisfazioni partico-
I Centre de Jeunes Don Bosco
(Bruxelles). Doposcuola. A sinistra
père Michel, a destra il salesiano
laico Christian Nicolas.
1IS GIUGNO 1996 - 19

2.10 Page 20

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IN LIBRERIA
RICERCHE STORICHE
SALESIANE
RIVISTA SliM EST lv\\l.i; 01 S'l'ORII\\ REI.IO IO \\ E CIVIL I:.
l'lllTS ,,., "
MO'/I.MS """
,,
,'
•,,
Be6',,,
aRAND5 '" "' 1'181·w 1•1
AINE5 '"'" fl76.7Uo(® - thiom
li ANNOX\\' · N, I
CiF.NNl'lfO,OllJGNO 19'Jò
Un ingresso della parrocchia Santa Caterina, dove ha sede il Centro.
Di fianco, piccola pubblicità nella biblioteca di zona.
LAS R0;\\-1 1\\
RICERCHE STORICHE
SALESIANE
Rivista semestrale
di storia religiosa e civile
a cura dell'Istituto Storico
Salesiano
Nell'ultimo numero:
Paul Wynants , Per la storia di
un'istituzione insegnante religio-
sa: orientamenti di ricerca fonti e
metodi (XIX-XX secolo).
Francesco Motto, « Il centenario
di S. Pietro » denunciato alla S.
Congregazione dell'Indice . La
memoria difensiva di Don Bosco.
Antonio Ferreira da Silva, Due
sogni sulle missioni della Pata-
gonia e dell'America Latina.
Francesco Casella, Istituto sale-
siano Soverato (Catanzaro): in-
ventario dell'Archivio.
Giuseppe Brocardo, Il « Museo di
storia naturale Don Bosco» a To-
rino-Va/salice.
Cronache, Recensioni, Notiziario.
Abbonamento per il 1996:
Italia: lire 35.000
Estero : lire 45.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
EDITRICE LAS
Piazza dell'Ateneo Salesiano, 1
00139 ROMA
Tel. 06/88.12.140
c/c Postale 57492001
20 - GIUGNO 1996 JJS
lari , a detta degli animatori. C'è chi
assicura, per esempio, che poche
volte nella vita ha provato un'espe-
rienza piì:t es ilarante che quella go-
duta nell'aiutare una giovane ma-
grebina a decifrare il compito di la-
tino: "Cum Caesar exercitum in an-
gustia videret. .. ".
Sale da gioco, scuo la di canto ...
Al varcare il portone, i ragazzi la-
sciano alle spalle le regole della stra-
da e assumono quelle del centro: ora-
rio, iscrizione con dati che li tolgono
dall'anonimato e pennettono il con-
tatto con le famiglie. Così è possibile
completare il quadro di una vera
educazione.
Vengono le mamme: vogliono con-
trollare che tipo di gente è questa che
si preoccupa dei loro figli, l' impres-
sione che ne ricavano è buona. Qual-
cuna ha chiesto una scuola anche per
sé, vorrebbe tanto imparare a leggere
e scrivere come sanno fa rlo i suoi
bambini. Arrivano i papà e si è cele-
brata la festa di San Nicola, il babbo
dei regali.
Ci sono escursioni in campagna, a
piedi o in bicicletta. E sfide nei ba-
cini messi a disposizione dalla città.
I giovani imparano cosa vuol dire
giocare insieme, come si costruisce
la vita cli gruppo, assumono respon-
sabi lità. Soprattutto nei gruppi scout,
chiaramente atipici: ragazzi/e mu-
sulmani guidati dai novizi e postno-
vizi salesiani. Come attività di com-
plemento, père Joseph e i nostri stu-
denti cli teologia animano in parroc-
chia una comunità cristiana. Appog-
giati da collaboratori curano la cate-
chesi e organizzano varie attività.
Queste si intensificano nel periodo
delle vacanze, quando si rivolgono
specialmente agli anziani che sof-
frono la tragedia della solitudine.
Lo stile salesiano si esprime anche
nel " bicchiere dell'amicizia", diven-
tato ormai una istituzione dopo la
messa delle feste.
SETTE GIORNI SU SETTE
Il Centro spalanca il suo portone,
sette giorni su sette, a giovani che
vanno dai 6 ai 20 anni. Gli animatori
e le animatrici, che di anni ne hanno
tra 17 e 65, percorrono ancora le
strade e sono convinti che bisogna
fare sempre di piì:t e sempre meglio.
Vorrebbero arrivare a tutti, a ogni
problema.
Comunque la sommossa ciel '91
qui si è fermata perché ha incontra-
to i giovanotti usciti dal nostro Cen-
tro. Senza grandi miracoli, qualcosa
si era già ottenuto. E eia allora in poi
si è continuato a camminare. «Sevo-
lessimo calcolare i risultati », dicono
Benoit, Joseph e Jacques, i tre prin-
cipa li responsabili , diremmo che i
volti si rischiarano, la fiducia au-
menta, la familiarità regna, lma cel-
lula della città umana si costruisce
nella fraternità ». E concludono, con
una frase che sa di paradosso: « Noi
vorremmo proprio che il Centro di-
ventasse, per tutti coloro che accet-
tano di partecipare alla sua danza,
un piccolo angolo di paradiso».
Angelo Botta

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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A settembre il "Capitolo" delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
PER UNA CULTURA
AL FEMMINILE
Tempo di Capitolo generale per
le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Il XX nella storia dell'Istituto. Si
aprirà il 18 settembre a Roma e sarà
una riflessione sull'essere comunità
di donne consacrate che vogliono ri-
spondere alle sfide dell 'inculturazio-
ne in tempo di trapasso epocale.
Questo cammino di "autocoscienza",
comune ai movimenti femminili , da-
anche uno spessore nuovo all'im-
pegno educativo.
189 suore di tutto il mondo dovran-
no eleggere la nuova superiora ge-
nerale e quattordici consigliere che
guideranno verso il terzo millennio
più di 16 mila religiose, sparse in 83
nazioni nei cinque continenti. L'età
media delle "capitolari", come ven-
gono chiamate, sarà di 52 anni. La
più anziana ne avrà 75 e solamente
29 la più giovane, proveniente dal -
1'ex Cecoslovacchia, uno dei paesi
dell'Est dove la vita religiosa è rina-
ta con la caduta dei muri. Per I03 si
tratterà della prima volta che parte-
cipano a un Capitolo e per 47 della
seconda.
DONNE DEL NOSTRO
TEMPO
Una maggioranza di forze ·nuove,
dunque. Come si conviene a un Ca-
pitolo che si svolge sul crinale di due
millenni e si accinge a prendere de-
cisioni importanti per il futuro del-
1'Istituto. L'altra "metà del cielo"
della Famiglia Salesiana è chiamata
nel prossimo capitolo a un duplice
sforzo di fedeltà. Da un lato, allo
spirito delle origini; dall'altro, al
momento storico particolare che sta
vivendo la Chiesa. E ciò, natural-
mente, con lo sguardo rivolto alle
diverse situazioni socioculturali in
-~
I Remare, trovare le parole nuove
per il terzo millennio
(disegno di Mo/ina, SDB).
cui le Figlie di Maria Ausiliatrice
vivono a contatto quotidiano con le
realtà più disparate e spesso anche
più disperate. Sotto tutti i cieli, dai
paesi d'antica cristianità alle terre di
missione dove lavorano più di mille
religiose.
Le donne consacrate sono chia-
mate a essere "un segno della tene-
rezza di Dio verso il genere uma-
no", scrive Giovanni Paolo Il nel suo
ultimo documento sulla vita religio-
sa alle soglie del Duemila. «A parti-
re dalla sua esperienza di Chiesa e
di donna nella Chiesa», sottolinea
ancora Giovanni Paolo II, che più
volte ha esaltato il genio femminile,
la donna consacrata «può contribui-
re ad eliminare certe visioni unilate-
rali, che non manifestano il pieno ri-
conoscimento della sua dignità, del
suo apporto specifico alla vita e al-
di Silvano Stracca
Intervista esclusiva
a suor Antonia Colombo,
"regolatrice" del
Capitolo generale FMA.
Le tematiche e le attese
attorno ali'avvenimento.
~~
l'azione pastorale e missionaria del-
la Chiesa». Per questo è "legittimo"
che essa aspiri a veder riconosciuta
"più chiaramente" la sua identità, la
sua missione, la sua responsabilità.
Identità, missione, responsabilità.
Parole-chiave dell'imminente Capi-
tolo delle Figlie di Maria Ausiliatri-
ce. Un Capitolo è sempre la conclu-
sione di un lungo cammino fatto in-
sieme. Da un anno e mezzo tutto I'I-
stituto si sta preparando all ' avveni-
mento. In un documento di una cin-
quantina di pagine sono stati con-
densati problemi, ritardi, certezze, ti-
mori delle salesiane di tutto il mon-
do in questa svolta di finemillenio.
L'obiettivo è quello di riscoprire e vi-
vere oggi la forza, e anche l'audacia,
del proprio carisma di educatrici di
fronte alle nuove sfide dei tempi nei
diversi contesti socioculturali in cui
BS GIUGNO 1996 - 21

3.2 Page 22

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La "regolatrice" suor Antonia Colombo al Capitolo generale dei salesiani
e alla settimana di spiritualità della Famiglia Salesiana.
operano le oltre 16 mila religiose.
Suor Antonia Colombo è la " re-
golatrice" del Capitolo che proietterà
verso il Duemila l'Istituto fondato
da Don Bosco e madre Mazzarello.
L'INTERVISTA
Suor Antonia, qual è lo stato di
salute delle Figlie di Maria Ausilia-
trice oggi?
Le sfide risvegliano nell'Istituto,
anche se in forme molto diverse, un
desiderio di rispondere seriamente,
di attivare più pienamente nelle no-
stre comunità il dono che abbiamo
ricevuto. In questo senso mi sembra
uno stato di salute molto buono. Cer-
tamente le difficoltà sono tante. In
alcune zone dobbiamo far fronte· al
venir meno di nuove vocazioni, fio-
renti altrove, e all'invecchiamento
dell'età delle sorelle. Ma dovunque
c'è un senso di rinnovamento nell.a
fede, vissuto nel pieno rispetto del-
!'attuale pluralismo culturale, mai in
forme integriste. Questo risveglio, la
voglia di conoscersi e di mettere in-
sieme le forze è qualcosa cli estre-
mamente interessante. Le nostre co-
munità stanno diventando il luogo,
anche teologale, dove gestire e va-
lorizzare le nostre risorse femminili.
Che cosa spinge una giovane a
farsi Figlia di Maria Ausiliatrice?
Un grande amore alla vita e alla
Chiesa. Molte giovani sono diso-
rientate di fronte alla banalizzazione
della vita, ai tanti attentati che ren-
22 - GIUGNO 1996 IJS
dono la vita una realtà poco signifi-
cativa che si può sprecare, buttare.
Incontrare altre giovani che sono, a
loro volta, senza colpa, vittime di ta-
le banalizzazione, può essere la mol-
la per incominciare a reagire. E di
fatto parecchie giovani riscoprono il
valore della loro vita proprio nel
momento in cui la donano a Cristo,
agli altri. Ecco: penso che una gio-
vane cli oggi sia attratta a farsi Figlia
di Maria Ausiliatrice da quest'espe-
rienza di servizio reso, consapevole,
appassionato alla vita che diventa
anche fonte cli gioia.
Le salesiane spesso sembrano svol-
gere un ruolo di punta nel movimento
femminista nella Chiesa. Come si
spiega?
La visione esterna è spesso legata
alla nostra faco ltà universitaria di
Roma, l'Auxilium, che finora è pur-
troppo l' unica nella Chiesa affidata
alla gestione femminile. Questo com-
porta inevitabilmente una serie di
impegni culturali che rendono piì:1
visibile il nostro ruolo nella Chiesa.
In realtà, l'attenzione ai problemi
della donna è radicata nell'Istituto
dalle origini. In fondo, Don Bosco
ci ha volute ai suoi tempi dicendo:
« La rivoluzione (francese) si servì
delle donne per fare un gran male e
noi per mezzo loro faremo un gran
bene ». Quando quel primo gruppet-
to di giovani donne ha capito che
Don Bosco voleva fare per le ragaz-
ze ciò che già aveva fatto per i ra-
gazzi, allora si sono gettate nell'im-
pegno culturale. Con un coraggio
eccezionale per quell 'epoca.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno espresso spesso disagio per
una teologia legata al'esperienza
maschile. . .
Sì, possiamo accettare di essere
considerate un po ' all ' avanguardia
nell'ambito della riflessione teologi-
ca al femminile. Ma non siamo avan-
zate quanto vorremmo! A un certo
punto, entrando nell 'ambito cu Itura-
le, avendo delle scuole, dovendo pre-
pararci sul piano educativo, ci sia-
mo accorte di essere omologate -
come tutte - all'unica formula di
cultura che era quella elaborata al
maschile. Col tempo abbiamo preso
coscienza che, forse, potevamo por-
tare avanti un ' ottica femminile, in-
tuizioni, modi di sentire, simboli ti-
pici delle donne. Così abbiamo ini-
ziato una riflessione al femminile.
Ma, lo ripeto, siamo solo agli inizi.
Invece non siete ·agli inizi per
quanto riguarda la "scelta dei po-
veri" ...
Dal capitolo del '90 è stato fatto
un grande cammino per rendere più
esplicita la nostra scelta preferen-
ziale per i poveri. Anche nei paesi
di vecchia cristianità sono in atto ri-
strutturazioni, cambi di opere o mag-
giore attenzione ne.Ile stesse opere,
per esempio le grandi scuole, alle
nuove forme di povertà che non so-
no solo economiche. C'è dunque uno
stato di allerta in tutto l'Istituto per
riconoscere e privilegiare le aree di
maggiore povertà giovanile, special-
mente femminile. Questa sensibilità
si va precisando con molta decisio-

3.3 Page 23

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Madre Marinella, la vicaria suor Rosalba Perotti
e suor Georgina McPake a un Incontro giovanile.
Madre Marinella Castagno
al Confronto giovanile europeo.
ne, anche se le mentalità non cambia-
no da un momento all'altro. A vol-
te, forse, solo per il timore che que-
sto significhi l'abbandono delle ope-
re già collaudate da tempo, specie le
istituzioni scolastiche. Mentre nelle
aree di maggior bisogno le prime
nostre opere sono sempre le scuole
per la prima alfabetizzazione.
Come sintetizzerebbe l'elemento
di novità del prossimo Capitolo?
La novità sta nella volontà delle
sorelle di condividere tutta la vita
della Chiesa in questo andare verso
il terzo millennio. Stiamo vivendo
coA molta intensità la nostra pecu-
liarità di essere una congregazione
portatrice di un carisma educativo
pruticolare. E vogliamo prendere sem-
pre più coscienza condivisa ed e-
splicita di ciò che comporta il cari-
sma salesiano al femminile, la re-
sponsabilità cli donne radicate in Cri-
sto e consapevoli della svolta cultu-
rale in atto nella Chiesa e nel mondo
d'oggi. Nel precedente Capitolo ab.-
biamo puntato di più sulla dimen-
sione pastorale, l'educazione della
giovane donna. Ora vogliamo appro-
fondire la nostra realtà femminile nel-
la Fruniglia Salesiana e nella Chiesa.
Tenterete quindi di mettere a .fìw-
co una proposta positiva e non solo
critica?
Come comunità di donne consa-
crate vogliamo dare un contributo
all'educazione in w1 tempo in cui
prendono piede tante antropologie
scarsamente radicate in una visione
cristiana dell ' uomo e della donna.
Ci stimola il richiamo del Papa a
un ' antropologia radicata nella nar-
razione biblica, in cui la donna ha
l;loma. Giovanni Paolo Il riceve la commissione preparatrice.
E questo il tema del XX Capitolo generale FMA: « Figlie di Maria Ausiliatrice:
comunità di donne radicate in Cristo chiamate a una missione educativa inculturata verso il terzo millennio».
BS GIUGNO 1996 - 23

3.4 Page 24

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I Il cardinalato alle donne?
Qualcuno ci ha scherzato,
nel momento in cui si parlava
del sacerdozio al femminile.
LA DIGNITÀ E IL RUOLO DELLA
DONNA CONSACRATA. La Chiesa
rivela pienamente la sua multiforme
ricchezza spirituale quando, supera-
te le discriminazioni, accoglie come
una vera benedizione i doni da Dio ri-
versati sia negli uomini che nelle don-
ne, tutti valorizzando nella loro pari di-
gnità. Le donne consacrate sono chia-
mate in modo tutto speciale ad esse-
re, attraverso la loro dedizione vissu-
ta in pienezza e con gioia, un segno
della tenerezza di Dio verso il genere
umano ed una testimonianza partico-
lare del mistero della Chiesa che è ver-
gine, sposa e madre. Tale loro missio-
ne non ha mancato di manifestarsi al
Sinodo, al quale hanno partecipato nu-
merose, potendo far sentire la loro vo-
ce, che è stata ascoltata ed apprez-
zata da tutti. Grazie anche ai loro con-
tributi sono emerse utili indicazioni per
un compito di collaborazione e di
reciprocità accanto all'uomo. Vor-
remmo esplicitare di più la dimen-
sione relazionale di ogni persona
umana che forse trova nella donna
una disponibilità più forte. Dobbia-
mo perciò confrontarci con un mondo
dove la caduta delle ideologie ha
portato come conseguenza la relati-
vizzazione, il disorientamento, il ve-
nir meno di riferimenti al radicamen-
to etico di ogni agire umano.
Quali sono gli aspetti della cultu-
ra attuale che piiì interpellano la
vostra missione educatiw?
24 · GIUGNO 1996 BS
la vita della Chiesa e per la sua mis-
sione evangelizzatrice . Certo, non si
può non riconoscere la fondatezza di
molte rivendicazioni concernenti la po-
sizione della donna in diversi ambiti
sociali ed ecclesiali. Ugualmente è do-
veroso rilevare che la nuova coscien-
za femminile aiuta anche gli uomini a
rivedere i loro schemi mentali , il loro
modo di autocomprendersi, di collo-
carsi nella storia e di interpretarla, di
organizzare la vita sociale, politica,
economica, religiosa, ecclesiale.
LA CHIESA, che ha ricevuto da Cri-
sto un messaggio di liberazione, ha
la missione di diffonderlo profeticamen-
te, promuovendo mentalità e condot-
ta conformi alle intenzioni del Signo-
re. In questo contesto la donna con-
sacrata, a partire dalla sua esperien-
za di Chiesa e di donna nella Chiesa,
può contribuire ad eliminare certe vi-
sioni unilaterali, che non manifestano
il pieno riconoscimento della sua di-
gnità, del suo apporto specifico alla
vita e all'azione pastorale e missio-
naria della Chiesa. Per questo è legit-
timo che la donna consacrata aspiri a
veder riconosciuta più chiaramente la
sua identità, la sua capacità, la sua
missione, la sua responsabilità sia nel-
la coscienza ecclesiale che nella vita
quotidiana.
ANCHE IL FUTURO DELLA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE, come del re-
sto di tutte le altre forme di azione
missionaria, è impensabile senza un
rinnovato contributo delle donne, spe-
cialmente delle donne consacrate.
(Giovanni Paolo Il, Vita consacra-
ta, n. 57).
Innanzitutto, il bisogno di spm-
tualità che tante volte si esprime in
forme deviate. Vogliamo ritornare
con più limpidezza e maggior con-
vinzione alla spiritualità salesiana.
Riproporla potrebbe essere la rispo-
sta al diffuso bisogno di trascenden-
za che emerge dalla delusione di al-
cune pretese di felicità legate solo
alle conquiste scientifiche e tecno-
logiche. Un secondo aspetto è la
cultura dei media. V01Temmo non ap-
parire troppo timide in questo aero-
pago dei tempi moderni. Anche se
non siamo delle specialiste, possia-
mo se non altro educare a un uso cri-
tico e anche propos1t1vo di questi
mezzi nei diversi contesti sociocul-
turali.
Non potete soprattutto ignorare le
diverse minacce alle donne, e alle
donne sempre più giovani...
Le grandi sofferenze delle donne
in tante parti del mondo ci interpel-
lano in maniera drammatica. Il pro-
blema dello sfruttamento sessuale
della donna, a livelli sempre più bas-
si di età, ci tocca da vicino anche
nei paesi dove questo non è frutto di
nuove schiavitù. Come Istituto dif-
fuso a livello mondiale dobbiamo
assumerci la responsabilità di cono-
scere e di far conoscere alcune con-
seguenze del fenomeno di "globa-
lizzazione" del villaggio terrestre.
Certo non possiamo contrastare
questi fenomeni, spesso di natura
economica, ma denunciarli sì. Per
esempio, ho partecipato di recente a
una riunione delle rappresentanti di
tutta l'Africa. Ci sono state raccon-
tate esperienze terribili di sterilizza-
zione delle ragazze nelle scuole. Di
fronte a tragedie del genere non è
più tempo di tacere.
Ma come far sentire la vostra vo-
ce di fronte a tante forme di ingiu-
stizia e di intolleranza che attenta-
no alla vita stessa del'umanità?
Le grandi conferenze del Cairo e
di Pechino ci hanno rese ancor più
coscienti di quanto ci sia di coloniz-
zazione sotto l'esportazione di certe
visioni e modelli di vita da parte
delle nazioni più ricche. Senza pole-
miche siamo uscite allo scoperto con
la lettera aperta alla segretaria gene-
rale della Conferenza sulla popola-
zione. Piccoli gesti. Sappiamo di
non poter fare molto. Ma almeno
dobbiamo opporci a certi fenomeni
che vengono portati avanti con di-
chiarazioni edulcorate, indorate. Ispi-
randoci a Maria e al suo Magnificat,
dobbiamo rinnovare il nostro impe-
gno non solo di annunciare il dise-
gno di Dio sulla persona umana, sul-
1' uomo e sulla donna in ogni, società
e in ogni cultura, ma dobbiamo an-
che denunciare tutto ciò che si op-
pone a questa visione dell'uomo e
della donna.
Silvano Stracca

3.5 Page 25

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OSSERVATORIO
Georges Fatta/
N el 1981 ai salesiani di
Aleppo è stata fatta la
Recentemente al nostro
gruppetto si è aggiunto
proposta di prendersi cura
quello della san Vincenzo.
dei giovani detenuti della
città. La nostra risposta fu
NATALE E PASQUA natu-
subito positiva: come ave-
ral mente assumono parti-
va fatto Don Bosco, anche
colare importanza. Vengo-
noi non volevamo trascura-
no preparate con un ritiro
re questa fetta di giovani in
spirituale, invitiamo il sa-
difficoltà. Ma abbiamo mes-
cerdote straordinario per le
so la condizione che potes-
' confessioni. La liturgia la
sero lavorare con noi an-
facciamo solenne: viene
che alcuni giovani dell'ora- "
anche un bel gruppo di
torio, che in futuro sareb-
giovani e la corale, di ot-
bero diventati cooperatori.
tanta voci. Dopo la messa
distribuiamo i pacchi-do-
IL BILANCIO È POSITIVO,
no o il denaro dei bene-
se si guarda ai quindici an-
fattori. I giovani suonano
ni di lavoro che abbiamo
e danzano: il clima è di
fatto. Sin dagli inizi, ogni
15 giorni, la domenica alle
Ad Aleppo quasi un milione di abitanti,
molti i giovanissimi, per Il 75% musulmani.
gioia.
Questi giovani sono in pri-
8.30, un salesiano entra nel
gione a causa della loro si-
carcere, accompagnato da
tuazione sociale : la pover-
tre-quattro giovani. Al loro
tà, l'abbandono familiare,
TRA I GIOVANI arrivo le porte si aprono ed
entra la macchina, piena di
l'ignoranza. Ci sarebbero
molte esperienze positive
cose utili: la colazione e i
dolci per il dopo-messa, ma
soprattutto medicinali, ve-
CARCERATI
da raccontare: la ricompo-
sizione di legami familiari ,
l'inserimento nel mondo
stiti, materiale per il lavoro.
I detenuti vengono chiama-
SIRIANI
del lavoro di quelli che so-
no usciti, la ripresa della
ti con il microfono e chi par-
vita cristiana e della pre-
tecipa si raduna in una
Da 15 anni i salesiani
ghiera personale. Dice pa-
grande sala. L'incontro si
rinnova ogni volta con com-
mozione, il saluto è ami-
e un gruppo di cooperatori
di Aleppo incontrano
radossalmente uno di loro :
« Ringrazio il Signore per
essere entrato in carcere ,
chevole: abbracci, strette di
i giovani carcerati della città.
perché qui ho imparato a
mano. Ormai si tratta di per-
pregare. Sarei diventato
sone conosciute.
più cattivo , se fossi rima-
sto fuori». E un altro: «Il
I CRISTIANI SONO MENO DI CINQUANTA su carcere è un'esperienza molto dura, ma mi ha fatto
3500 detenuti. Per la stragrande maggioranza si del bene» .
tratta di uomini. Pochissimi sono i minorenni. Gli
altri sono giovani e adulti. Prepariamo l'altare per
la messa, mentre conversiamo familiarmente e
salutiamo i nuovi . La messa viene celebrata in rito
melchita-bizantino ed è animata dai canti giovanili
e da un'omelia appropriata. Quasi tutti fanno la
IL DIRETTORE DEL CARCERE manifesta ogni fiducia
e disponibilità nei confronti del nostro gruppo, animato
da giovani generosi e ci lascia organizzare incontri
sportivi e rappresentazioni teatrali. La sua fiducia in noi
salesiani è così grande che ci ha permesso di far usci-
comunione . Da oltre un anno sono stati invitati a re qualcuno per le cure mediche specialistiche. Anzi, in
unirsi a noi anche gli armeni-ortodossi , perché un incontro cordiale, il direttore mi suggerì di portarli
facciano qualcosa per i loro cristiani carcerati. una volta fuori a passeggio. Sorridendo gli risposi che
Ogni tanto adesso ci viene anche un sacerdote la proposta non era nuova, perché lo aveva già fatto
armeno, che dopo la lettura del vangelo in arabo, Don Bosco più di cento anni prima. E il direttore: «Con
lo rilegge in armeno, aggiungendo una breve il vostro metodo, potete aiutarci a correggere questi
omelia.
giovani».
O
/JS GIUGNO 1996 - 25

3.6 Page 26

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Un gruppo di giovani romani incontro Borbiellini Amidei. Temo:
RISCOPRIRE
IL DESIDERIO
di Giuseppino Cudemo
"Quel profondo desiderio
di dio", l'ultimo libro
dello scrittore-giornalista
Barbiellini Amidei.
OIDIO
tazione del suo ultimo libro. Eppure
diversi segni indicano che resiste
nel cuore degli uomini un desiderio
vago di dio, un dio a cui il post ma-
terialismo e l'alluvione televisiva ne-
gano perfino la lettera maiuscola,
dice Barbiellini Amidei. Forse si
può partire proprio da quel "dio na-
scosto", da quella spiritualità mini-
ma che è aspirazione diffusa. Si trat-
ta di individuare dentro il tran-tran
quotidiano le mille tracce dell ' As-
sente.
D i notte affo ll ano le discoteche,
poi all ' alba fanno i loro gioc hi
di morte, lanciando le macchine a
folle velocità. Ogni tanto qualcuno
ci lasc ia la vita, ma non fa quas i più
notizia. Ci sono altri giovani invece
che girano la notte, e si fermano do-
vunque ci sia un barbone, per dargli
una tazza di the caldo e un a coperta,
insieme a una parola di conforto.
Due mondi lontani popolano le notti
delle grandi città e della provincia
sonnolenta, mondi che sembrano non
incontrarsi mai. Eppure, sostiene Ga-
26 - GIUGNO 1996 BS
Gaspare Barbiellini Amidei.
Tra i suoi libri: Dopo
Maritain, Noi ragazzi ,
noi genitori, La riscoperta
di Dio, Quel profondo
desiderio di dio.
spare Barbiellini Amidei nel suo ulti-
mo libro, li accomuna "Quel profon-
do desiderio di dio" (edizioni Piem-
me). Abbiamo incontrato l'Autore,
che conosce da vicino il mondo dei
giovani. Intorno a loro da anni gravi-
tano i suoi libri .
QUEL "DIO" NASCOSTO
« Come si fa oggi a parlare di Dio
e di etern ità ai molti che non voglio-
no saperne?», si legge nella presen-
DOMANDA. Giovani impegnati
nel sociale, sensibili ai problemi de-
gli ultimi. E sul .fi'onte opposto, gio-
vani ammalati di discoteca, che cer-
cano il senso della vita nella velocità
.e .nel rischio. Come spiegarcelo?
BARBIELLINI AMIDE!. «lo cre-
do che non esistono ragazzi buoni e
ragazzi cattivi: questa differenza for-
se la vediamo più noi di loro. Essi
non hanno reciprocamente quella dif-
fidenza che abbiamo noi. Forse so-
no andati a un indirizzo sbagliato: so-
no stati mandati in una via che non
era quella giusta e in quella via si
sono fermati. Anche sui loro giochi
di morte, sono quasi arrabbiati quan-
do , dopo aver corso tutti i ri schi che
corrono, qualcuno di loro cade, per-
ché a loro non sembra naturale. Vor-
rebbero che avvenisse come per i
video-games. Si mette un altro get-
tone e tutto funziona di nuovo.
D. Come potrebbero i media favo-
rire l'educazione? E in particolare ,
come dovrebbe .fitnzionare la TV per
diventare utile?
R. «Credo ci sia una premessa da
fare. U numero delle ore dedicate al-
i'intrattenimento televisivo è ecces-
sivo, mentre il numero delle ore che

3.7 Page 27

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giovani e Dio. Era presente una nostra giornalista.
vengono dedicate ai media più por-
tati a far pensare è troppo poco. E
poi molto andrebbe rivi sto, persino
le biblioteche. Nei paesi più fortu-
nati di noi , le biblioteche sono piene
di ragazzi e questo è anche un modo
di organizzare le città. Da noi una
biblioteca sembra che porti scritto:
" luogo dove si studia, si fatica ... " e
dove è anche problematico ,u-rivare.
Quindi prima di dire come dovrebbe
essere fatta la televisione, non posso
non applaudire a quello che ha detto
Giovanni Paolo II poco tempo fa, di
ridimensi onare il tempo trascorso
davanti alla TV. Sono cose che
molti di noi scrivono da anni. Que-
-sto discorso è preliminare a quello
di come deve essere la TV».
COME PARLARE
Al GIOVANI
D. Nel suo libro lei scrive che
dobbiamo parlare ai giovani la-
sciandoci passare per "matti", come
Gesù e san Francesco d'Assisi. È
ancora possibile trovare un terreno
d'incontro ?
R. « Sono convinto che il linguag-
gio usato dalle Chiese (non parlo
solo della Chiesa cattolica) nei con-
fronti dei giovani - oltre che dalla
scuola - non sia un linguaggio ap-
propriato ai nostri tempi. C'è qual -
cosa che non funziona. Ma io credo
che sia possibilissimo riuscire a far-
lo. Ci sono dei momenti, dei passag-
gi nella vita in cui la vita materiale
e quella che viene da Dio si con-
giungono. Pensiamo a una donna che
partorisce: in quel momento può sen-
tire il brusio degli angeli.
Io non credo che i giovani siano
meno disponibili degli adulti a fare
questi passaggi. Del resto il proble-
ma di credere riguarda ormai tutta
la società, e questo libro in fondo è
stato pensato nel senso di suggerire
qualche modo nuovo o almeno non
troppo frequentato, per ritrovare la
traccia dell ' Assente ».
Attività in parrocchia. Santa Maria della Speranza
ha 20 mila abitanti, molti i giovani.
D. Come essere credibili con i
giovani, se essi guardandosi intorno
vedono solo "una piramide di sforzi
e di errori", per dirla con Heschel,
una incoerenza enorme tra il dire e
l'agire?
R. « Secondo Maritain se si
scandalo si induce un altro a dire:
"Se chi crede in Dio si cqmporta
così, allora Dio non esiste" . E un ra-
gionamento sbagliato, perché Dio
esiste lo stesso .. .
Come si fa a comportarsi in modo
più coerente? Io non lo so, non sono
un prete, sono un uomo qualunque.
Quello che so è che se non altro bi-
11s GIUGNO 1996 - 27

3.8 Page 28

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BURKINA FASO . Racconta don
Augusto Musso (cf. BS/maggio, pp.
14-16). «Il fatto che mi ha impres-
sionato di più durante il mio ultimo
viaggio in Africa e che si commenta
da solo, è questo: terminata la distri-
buzione del miglio a oltre 500 fa mi-
glie, quando ormai il sole si avv iava
al tramonto, ho visto una donna an-
ziana inginocchiarsi davanti al por-
tone del magazzino viveri, inchinar-
si fino a ten-a come fanno i musul-
mani e, rialzandosi, fa rsi un ampio
segno di croce; quindi alzare le ma-
ni in alto guardando verso il Cielo.
Questo pe r tre volte. Vi confesso
che, nel vedere la cosa, mi son sen-
tito rimescolare il sangue. Non im-
maginiamo neppure i sentimenti di
riconoscenza che questa gente ha
per noi e per qu anto facciamo per
aiutarle».
GERMANIA. Il 19 gennaio 1996
è stata una data storica per l'lstitu-
to universitario salesiano di Bene-
diktbeuern . La scuola superiore fi -
losofi co-teolog ica, dopo aver otte-
nuto nel I990 da parte dello stato
il diritto di conferire tutti i titoli
accademici e ne l 1992 anche da
parte della stessa Chiesa, è gi unta
la prima volta a conferi re il grado
di dottorato. Ed è stata una donna
la prima persona a essere insign ita
della laurea : Birgit Jegg le-Merz,
che studiò teologia a Bonn e a Fri-
burgo, dove conobbe anche il suo
futuro marito, a quel tempo assisten-
te della cattedra di scienze liturgi-
che. Anch'essa si orientò verso
questa disc iplina, decidendo, poi ,
di qualificars i alla facoltà teologi-
ca di Benediktbeuern.
COLOMBIA . Don Giovanni
Campagnolo è missionario a Uri-
be, in una zona di foresta tra le più
belle del mondo. Essendo ai confi-
ni delle zone controllate dalla leg-
ge, ci sono insediamenti di traffican-
ti di droga, di persone in fu ga per
motivi di gi ustizia, di di sperati e di
poveri . li lavoro del missionario è
prevalentemente di animazione so-
ciale e questo permette anche il la-
voro pastorale. Don Campagnolo
accoglie con entusias mo la colla-
borazione di volontari laici dispo-
sti ad aiutarlo ne l campo sanitario
e in quello dell 'animazione sociale
e pastorale (Per contatti e chiari-
menti , VIS , via Appia Antica, 126
- 00179 Rom a. Tel. 06/513.02.53
- fax 06/513.02.76).
28 - GIUGNO 1996 BS
SANTA MARIA DELLA SPERANZA
La presentazione del libro di Gaspare Barbiellini Amidei è avvenuta in
una sala della parrncchia Santa Ma~ia della Sp.,eranza di ~orna, una
parrocchia cresciuta in un quartiere nuovo e che sorge accanto all'Uni-
versità salesiana. La parrocchia ha inaugurato poehi mesi fa la nuova
chiesa e le sale parrocchiali. Da anni un gruppo di giovani si incentrano
periodicamente con d0n Stelvio, e amano discutere sui problerrni gio-
vamili che ~arbiellini Amidei presenta su "Oggi", in una sua rubrica setti-
manale. È nato un simpatico carteggi0 tra lo scrittore-giornalista e que-
sti giovarii, che lo hamno invitato tra di l0ro. L'occasione è nata dalla
pubblicazione del libro "Quel profondo desiderio di dio". L'autore parla
di come iniziare tra i giovani un discorse su dio, un dio scritto con la
minuscola, che potrà diventare, se lo vorranmo, il Dio della loro vita.
Roma. Santa Maria della Speranza. Don Stelvio con il sindaco Rutelli
e il cardinal Ruini il gior.no dell'inauguraziane della nuova chiesa.
sogna tentare ogni volta di ricupera-
re quel volerci sufficientemente be-
ne per farci perdonare lo scandalo
che abbiamo dato. Voglio dire: se
già ai giov ani di amo lo scandalo di
non comportarci in coerenza con il
fatto che crediamo in Dio, bisogne-
rebbe almeno comportarci in modo
da non diventare a essi odiosi per
questo fatto. Bisogna imparare a
rendersi reciprocamente simpati ci,
senza dimostrare la debolezza che
hanno coloro i quali , sentendosi in
colpa, scendono a mille compromes-
si pur di farsi perdonare ».
D. La scuola è parcheggio, si
dice . C'è scollamento tra scuola ed
educazione. Come potrebbe la scuo-
la diventare educativa ?
R. « Credo molti ss imo ne l recupe-
ro di un rapporto scuola-famigli a e
diffido molti ss imo dell ' idea di uti-
lizzarla come parchegg io. Come le i
sa, questo rapporto oggi è quasi ine-
sistente e la fa miglia ricorre alla
scuola soprattutto quando teme che
essa giudi chi e allora chiede cle-
menza. Invece il rapporto scuola-fa-
miglia dovrebbe essere continuativo
così come avviene nel lavoro. Quan-
do l'azienda scricchiol a, c i preoccu-
piamo. Invece i familiari troppo spes-
so non hanno alcun interesse all a
scuol a ».
Giuseppina Cudemo
Gaspare Barbiellini Amide i
QUEL PROFONDO DES IDERIO DI DIO
Piemme, pp. 154, lire 28.000

3.9 Page 29

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morente
PER LA VITA
E LA SPERANZA
Un progetto di pastorale
giovanile
di Riccardo Tonelli
LAS, Roma 1996
pp. 222, lire 25.000
L'indicazione della CEI (con-
vegno di Loreto) sulla pa-
storale giovanile, come "pri-
ma via fondamentale di una
nuova evangelizzazione", sta
facendo vivere alla comuni-
tà cristiana tempi molto pro-
pizi, dal momento che la cu -
ra pastorale dei giovani non
è più affidata esclusivamen-
te ad alcuni carismi specia-
lizzati. Sono moltissime le co-
munità diocesane e parroc-
chiali che si occupano di pa-
storale giovanile; ci sono stru-
menti vari ed adeguati ad
affrontarne i problemi ; esi-
stono competenze e realiz-
zazioni che sono espressio-
ne di profonda fede e di in-
tensa speranza. Il molto ma-
teriale a disposizione gene-
ra pluralità di prospettive, ma
non sempre si offre come
approccio critico e continua-
tivo alla pastorale giovanile.
Il progetto di Tonelli dà atto
di questo vissuto ecclesiale,
ma offre una proposta orga-
nica e sistematica che ha la
"pretesa" di rendere disponi-
bile uno strumento di revisio-
ne critica del pluralismo e di
progettazione alternativa.
vano, pregare sul mondo. Non
c'è bisogno di andare in Ameri-
ca Latina o altrove. Non c'è bi-
sogno di prendere l'aereo. Ba-
sta prendere il bus o la metro-
politana, andare a fare la spe-
sa in un supermercato, rientra-
re la sera a casa, leggere il gior-
nale ... ". Tutto dipende dalla
profondità dello sguardo se è
sostenuto dalla simpatia e dal-
l'amore ; se è ricco di quella ve-
ra fede che dà qualcosa del
"modo di vedere" del Padre ; se
ha la disponibilità di mente e di
cuore nei confronti di Cristo che
nasce, vive, cresce, ma anche
soffre, muore e risorge, sotto i
propri occhi.
rAOlOMACAIUO
ç,ui-.iw.A 0.UIII.Al'/0
2lii BIBLIOT E CA
so L11ì:fX\\trn T A
-2
lii
A.
GIOVANI
E'
SOLIDARIETA
33
lP~,u,i ,ttll• J«itt4 di o.Mi
•Ll uprtslioni ~ k cau ddJ1a,,rir.,inu,·11tt
•I prohl,mi ,ismti ini9i111•1111i
•LlttH~lril,fito·u olqgira
d,JJa c11ndi:,itmt9f,,a,i(/c
•Ln ulld1'rittd romt ,afari"4dont
dtiJJW1111.ii
IA pAlll11#kifiova11flt
•Qm, tdnctt~ i9iK11ni alla 111/idaritt.l
lp"l5ttti.9iora11i
CARITAS
GIOVANI E SOLIDARIETÀ
di Mario Pollo-Luciano Baronia
(a cura di)
Piemme, Casale M. 1995
pp. 192, lire 20.000
la loro realtà, i loro problemi e
le loro attese e a darvi risposte
adeguate, soprattutto a livello
educativo, in quelle istituzioni
(come per esempio la famiglia)
dove più facilmente si riscon-
trano assenze o lacune.
CIAO GENTE... SONO
PAOLA
di Domenica Grassiano
Città Nuova, Roma 1995
pp. 216, lire 20.000
La gente di oggi rimane im-
pressionata da "incontri"; in-
contrare una persona felice fa
bene al cuore e alla mente, fa
venir voglia di vivere. La Paola
che si presenta in questo libro
è una di queste persone. An-
che se l'incontro con· lei , ora,
può avvenire solo attraverso le
poesie, i disegni , il diario... ri-
Chi si fa attento ai problemi so-
ciali trova interessante passare
in rassegna gli atteggiamenti
che la politica e i mass-media
hanno via via assunto negli ul-
timi decenni a riguardo dei gio-
vani : esaltati e blanditi , strumen-
talizzati ed ignorati. Questa pub-
blicazione della Caritas Italiana
vuole proprio richiamare l'at-
tenzione sui giovani e aiutare in
primo luogo gli adulti della so-
cietà civile e della comunità cri-
stiana, particolarmente gli ope-
ratori pastorali , ad accorgersi
di loro e a meglio comprendere
mane intenso il rico rdo di un
"incontro con una persona viva".
La sua testimonianza è spec-
chio di un'adolescenza fatta di
amicizie che a volte fanno sof-
frire , di affetti , di profondi rap-
porti familiari , di ansie di suc-
cessi scolastici, sempre alla ri-
cerca di qualcosa o di qualcu-
no che non viene mai meno.
LO SGUARDO DELL'INFINITO
Messaggi per essere liberi
di Miche! Quoist
Piemme, Casale M. 1996
pp. 288, lire 28.000
Questa lunga intervista, fatta
dal giornalista Naréchal Elie al
grande apostolo della penna,
evidenzia il profondo messag-
gio spirituale di Miche! Quoist:
"tutti possono, e certamente de-
il bambino negato
Teoria ed esperictm di prullc:u educatml
ncll~condlziOnl di abuso all 'infanzia
IL BAMBINO NEGATO
Teoria ed esperienze
di pratica educativa
nelle condizioni
di abuso all'infanzia.
di Paolo Macario
e Gabriella Damilano
LDC, Leumann (To) 1995
pp. 206 , lire 17.000
La cronaca nera è ricca di se-
gni di violenza sui bambini "ne-
gati" cioè fatti oggetto di mal-
trattamenti di ogni tipo. Gli au-
tori di questa testimonianza,
offrendone una vasta panora-
mica a partire dall'esperienza di-
retta in qualità di operatori edu-
cativi e psicologici, denunciano
responsabilità e indicano pro-
spettive. La descrizione reali-
stica dei vari abusi , le diverse
forme di responsabilità della fa-
miglia, la colpa della società
nell'affidamento etero-familiare
e delle comunità alloggio per i
minori , sono le tematiche che
stimolano l'intervento di chi vuo-
le evitare ai bambini tante di-
sastrose sofferenze.
BS GIUGNO 1996 - 29

3.10 Page 30

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Visita dell'animatore VIS presso Dalat in Vietnam. L'opera di don
IN MISSIONE
ADUCTRONG
di Ferdinando Colombo
L'impegno tra i ragazzi
poveri e per le minoranze
etniche di un gruppetto
di salesiani. A favo re
di un popolo dimenticato.
U n sorriso cordiale, due occhi neri
vivacissimi e qualche parola di
italiano, attirano subito simpatia per
Pietro Thuy sacerdote salesiano che
ci accoglie a Due Trong, a 15 chilo-
metri da Dalat in Vietnam. Siamo a
1400 metri sul mare in un ambiente
naturale ricco di verde, presso il tro-
pico. Un clima eternamente prima-
verile e una situazione ideale per le
coltivazioni.
Come un padre che presenta i suoi
figli e la sua casa, don Pietro ci gui-
da a incontrare lavoratori col volto
30 - GIUGNO 1996 BS
bruciato dal sole, vecchi che portano
la storia di una vita dura nelle rughe
del volto, famiglie con tanti bimbi.
I PROGETTI
DI DON PIETRO
Siamo tra i montagnard: gruppo
di minoranze etniche provenienti gli
uni dal Tibet, altri dalla Malesia, al-
tri dalla Mongolia e che si sono fer-
mati qui da almeno un secolo pas-
I Due Trong (Vietnam). I bambini
si muovono con disinvoltura
tra i bufali da lavoro.
sando dal nomadismo alla stabilità.
ln tutto 30 mila persone. Parlano le
loro lingue tanto diverse dal vietna-
mita e questo li emargina rispetto agli
altri abitanti. Non hanno scuole che
mantengano viva la loro lingua e so-
no tentati di abbandonare la loro cul-
tura per omogeneizzarsi con l'altra
gente che però li rifiuta. Non hanno
neppure asili, e i bambini crescono
ricchissimi di esperienze agricole e
capaci di pascolare dei bufali impo-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Pietro Thuy tra contadini montagnard, poveri e discriminati.
nenti, ma poveri di stimoli culturali.
Si presentano alla scuola pubblica
elementare e partono svantaggiati
nella ·lingua, nello sviluppo, nell 'e-
spressione. C anche una tassa men-
sile ai qualche migliaio di lire da pa-
gare oltre ai libri e ai quaderni e an-
che questo incoraggia l'abbandono
della scuola.
Don Pietro ci guida verso un ter-
reno che è stato sgombrato dalle ster-
paglie e dai sassi e ci indica come
se li vedesse «qui sorgerà un capan-
none per le macchine agricole, là in
fondo un magazzino per le sementi,
per i fertilizzanti; a fianco della stra-
da il deposito dei prodotti da com-
mercializzare: caffè, riso, verdura e
fiori ».
COMPRATORI DI TERRA
Du Trong (Vietnam). La comunità salesiana in festa
per il passaggio di don Colombo (in piedi, a sinistra).
La gente è laboriosa, ma abituata
a una agricoltura di sussistenza che
risente delle stagioni. Alcuni indu-
striali europei e australiani che han-
no intuito la fertilità del suolo e il cli-
ma favorevole hanno cominciato a
comprare la terra di questa povera
gente. Per fortuna la loro istintiva
diffidenza li difende da queste pro-
poste, ma poi quando vedono una
quantità di denaro tanto grande che
in tutta la loro vita non potrebbero
mai averlo, cedono e vendono la ter-
ra cullandosi nell'illusione di diven-
tare ricchi. Vanno in città, comprano
una casa e ben presto i soldi finisco-
no e non avendo competenze profes-
sionali restano senza fonti di reddi-
to, svendono le case e ritornano in
montagna dove diventano dipenden-
ti dei "padroni della terra", costretti
a lavorare da schiavi sulla terra del-
la loro libertà.
-
Don Pietro mi dice queste cose
con gli occhi lucidi , mentre tiene in
braccio uno dei tanti bimbi che ci
girano attorno. Subito la sua voce ri-
diventa propositiva e mi parla di un
centro sanitario che possa fornire la
prima assistenza. « In questo villag-
gio cli tremila persone nascono cen-
to bambini ogni anno, bisogna assi-
stere le partorienti, curare i bambini,
ma anche gli adulti che non hanno
situazioni igieniche sufficienti ».
UNA SALA MULTIUSO
Nel secondo villaggio mi mostra
con orgoglio la sala della comunità
realizzata con l'aiuto di JDW, un'or-
ganismo salesiano tedesco. L'aveva
costruita con una facciata che saliva
a punta e le autorità comuniste glie-
Due Trong (Vietnam). Don Pietro
Thuy tra la gente del villaggio.
Due Trong (Vietnam).
Una famiglia di montagnard.
BS GIUGNO 1996 - 31

4.2 Page 32

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Il vescovo di Dalat amministra i sacramenti dell'iniziazione
cristiana. Il primo a sinistra è don Pietro Thuy.
Distribuzione di fertilizzanti
agli agricoltori.
l' hanno fatta tagliare perché "asso-
migliava troppo ad una chiesa" . Al-
i' interno funzionano corsi di taglio
e cucito e di ricupero scolastico; gli
adulti vengono per discutere su co-
me costituire una cooperativa e ge-
stire il pezzo di terra comunitario e
commercializzare i loro prodotti. Qui
a volte vengono disperati per chie-
dere un po' di riso, qualche vestito,
le medicine o dei fertilizzanti per i
campi.
Altri due salesiani con don Pietro
lavorano per questi poveri tra i po-
veri e animano le persone di buona
volontà che non mancano: un grup-
po ha l'incarico cieli' assistenza so-
ciale alle famiglie: «Se qui avessi-
mo la presenza delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, faremmo i miracoli ».
Un altro gruppetto cura l'educazio-
ne di base sia alimentare che igieni-
. ca. A completare la struttura, come
in ogni comunità salesiana non man-
ca la chiesa e un bel campo per gio-
care. Questa gente vive con circa 40
mila lire al mese e con molte boc-
che da sfamare. Dobbiamo organiz-
zarci in cooperativa agricola. Com-
preremo un trattore con l'aiuto di un
organismo olandese, sementi e ferti-
lizzanti con l'aiuto della Spagna.
Ma contiamo su di voi per un pro-
getto agricolo completo: dobbiamo
commercializzare i nostri prodotti,
dobbiamo preparare tra loro dei lea-
der capaci di programmare e ammi-
nistrare. Perché non ci inviate qual-
che volontario che, parlando ingle-
32 - GIUGNO 1996 BS
se, resti con noi per qualche anno?».
Il capo comunità con cui abbiamo
consumato un pranzo a base di pe-
sce e cipolle, un pranzo simbolico co-
me quantità, e laborioso per l'uso dei
bastoncini come posate, mi stringe
la mano e mi guarda con calma ne-
gli occhi trasmettendomi una speran-
za che la difficile lingua non aveva
consentito di verbalizzare. Ricambio
con entusiasmo la stretta di mano e
subito le distanze geografiche, cul-
turali , linguistiche sono superate: si
tratta solo cli essere persone umane
qui e là.
IL NUOVO VIETNAM
In Vietnam sono presenti 119 con-
fratelli salesiani con 18 novizi, men-
tre le FMA sono 35 suore e IO novi-
zie. Rispettando gli attuali ordina-
menti statali, che non permettono cli
gestire in proprio strutture scolasti-
che o professionali, si sono lanciati
nelle attività pastorali, ma anche nel-
!' animazione sociale, nel sostegno
personale a chi è in difficoltà. Con
l'appoggio cli tanti amici cli altre na-
zioni gestiscono le adozioni a distan-
za che petmettono di far studiare mi-
gliaia cli ragazzi veramente poveri
in un paese con 75 milioni di abitanti
dei quali il cinquanta per cento ha
meno di 18 anni. Anche il VIS (Vo-
lontariato internazionale per lo svi-
luppo) collabora in questa raccolta di
fondi per le loro adozioni.
Il Vietnam è un paese ricco cli fede ,
le cui radici affondano in una evan-
gelizzazione iniziata nel XVI secolo
dai francescani e dai gesuiti. Negli
anni 1820-1886 una terribile perse-
cuzione ha tentato di distruggere le
comunità cristiane e migliaia di per-
sone furono torturate e uccise. Gio-
vanni Paolo II il 19 giugno 1988 ha
dichiarato santi 117 martiri che han-
no versato il loro sangue su questa
terra sempre martoriata da guerre.
Ma anche dopo l' ultima guerra,
della cui vittoria sono giustamente
orgogliosi, e dopo la conseguente bu-
fera, le comunità cristiane sono usci-
te più solide e coraggiose di prima,
ben sapendo che chi si professa cri-
stiano non fa carriera e rischia di
perdere il lavoro; partecipano in mas-
sa all'Eucaristia in orari che noi riter-
remmo impossibili: nella cattedrale
di Hanoi la prima messa domenicale
è alle ore 4.30 del mattino. Questa
fede profonda oggi deve fare i conti
con la tentazione suadente del dena-
ro facile, del consumismo che sta
sgretolando lentamente anche I'i-
deologia dominante.
Le missioni tra i montagnard di
Dalat sono la continuazione del gran-
de sogno missionario di don Bosco.
e costituiscono l' indicazione di un
cammino per le comunità salesiane
dell'Asia dove vivono circa 3 mi-
liardi di persone, metà degli abitanti
del mondo, delle quali solo i-I 2 per
cento è battezzato.
Ferdinando Colombo

4.3 Page 33

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jean-François Meurs
IL SILENZIO AMICO
I giovani non amàno abbastanza il silenzio, anzi,
a volte quasi ne hanno paura. Il silenzio è più fragile del rumore,
però ciò che dice è mille volte più forte!
<<s ilenzio!»_, « Sile~zio! '.'· Il pr~-
fessore e scoppiato in un gri-
do e mi ha fatto una strana sensazio-
ne. Ma ci siamo resi conto del bac-
cano che facevamo. Lavoravamo a
piccoli gruppi , e il tono cresceva,
non ci badavamo più , ma alla fine
dimenticavamo anche quello che do-
vevamo fare ... Nel baccano non si è
creativi!
Noi giovani non amiamo abbastanza
il silenzio, ci fa paura. Per esempio,
quando facciamo una giornata di
ritiro, e si dice ai nuovi di stare un'ora
in silenzio, subito sono tutti presi dal
panico. Paura di pensare. Terrore del
vuoto quando ci si trova soli con se
stessi? Quando ci si guarda, non si
vede altro che un buco di polvere .. :
IL SILENZIO NON Cl È SEMPRE
AMICO. A volte, ci salta addosso co-
me un cane che morde. A volte si
piange. Per esempio, la vigilia di ri-
cominciare la scuola. Si sente che
tutti ci pensano durante l'ultima pas-
seggiata in bicicletta. Si ha un bel
fare i matti, tutto suona falso, a po-
co a poco domina un silenzio pe-
sante, e non possiamo farci nulla. Si
ha paura di trovarsi soli nella propria
stanza la sera... e di piangere in si-
lenzio!
Ma a volte il silenzio è magico. Ave-
vo nove o dieci anni, stavamo giocan-
do nella cascina della nonna con i
cugini. Era sera e il nonno è venuto
a cercarci per farci assistere alla na-
scita di un vitello . Aveva dei gesti
precisi per tranquillizzare la mucca
che si agitava e la accarezzava.
Quando abbiamo visto uscire le zam-
pe, siamo stati zitti. Non dimentiche-
rò mai il silenzio di quei sei bambini
incantati nella stalla. Noi stavamo
assistendo a una cosa enorme e mi-
steriosa, più grande di noi : la nasci-
ta, l'apparizione della vita. Era un si-
lenzio sacro.
Una sera, abbiamo trascorso la not-
te in un rifugio della Valle d'Aosta.
Erano le cinque del pomeriggio e so-
no disceso tutto solo fino al lago al
momento del tramonto del sole. L'om-
bra della montagna mangiava la lu-
ce e i rumori , le rocce tacevano e il
lago era immobile. Qualche ciuffo
d'erba calma e timida e dei fiori mu-
ti ; non la prateria chiacchierona. Il si-
lenzio r'ni entrava negli occhi. Il roto-
lio di un sassolino aveva fatto un fra-
casso enorme. Era seguito un silen-
zio grandioso. Esistevo tra le pietre,
ma senza tumulto interiore. A quel
tempo, io ero in pieno periodo di atei-
smo, non volevo soprattutto che mi
parlassero di religione. E tuttavia, ho
pensato "Dio". Questa parola mi è ve-
nuta così. Suppongo che sia questo la
grazia: un'armonia straordinaria con
se stessi e con ciò che ci circonda.
Prima del mio soggiorno a Roma,
non avevo mai pensato al silenzio. La
prima sera, ero talmente sfinito dal
viaggio che ,mi ero addormentato pri-
ma di tutti. E il mattino che è capita-
to : una specie di ronzio continuo , non
appena mi sono svegliato. Non ere-
devo alle mie orecchie, non smette-
va più , mentre tutto era calmo : veni-
va da lontano e mi sembrava enor-
me . Non era possibile liberarsene .
Era disgustoso , un rumore di mac-
chine continuo , senza interruzione.
L'ho avuto nelle orecchie per tre gior-
ni, e poi ci ho fatto l'abitudine. Il rumo-
re era sempre là, ma io ci pensavo
sempre di meno. Avevo però voglia
di silenzio e non lo trovavo. Una not-
te, mi sono svegliato alle tre e il rumo-
re era sparito. Al contrario , si senti-
vano i grilli che sembravano segare
il silenzio. Ho camminato nella notte.
Era geniale, rinfrescante come una
rinascita.
Il silenzio non vuol dire necessaria-
mente assenza di rumori : può essere
la gioia di ciò che stiamo vivendo.
Una notte, al campo lupetti, era il mio
turno di assistenza. Mi sono seduto
sopra una sedia: c'era un silenzio da
topi. Qui un respirare profondo, là il
rigirarsi di un ragazzino sul suo sac-
co a pelo. Ho fatto un giro con la pila
e li ho guardati a uno a uno. Senza
fare rumore, ho visto l'ombra della fe-
licità sulle loro facce. Essi forse sta-
vano sognando il bel pomeriggio pie-
no di giochi e di risate.
IL SILENZIO È AMICO non quand9
tutto tace in sé e attorno a sé. E
quando la musica che si ascolta riem-
pie tutto lo spazio. O quando non si
dicono parole inutili, ma solo le paro-
le giuste. Certe parole, ti dispiacereb-
bero se non esistessero, e le ascolti
così forte che ti trasformano. Sono in
me ma non sono mie. Sono una co-
sa più grande di me e mi parlano. È
qualcuno? Se non è Dio, è qualcosa
di divino!
Il silenzio è più fragile del rumore, ma
ciò che dice è mille volte più forte!
ns GIUGNO 1996 - 33

4.4 Page 34

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LUNGI (Sierra Leone, Afri-
ca) . Questo gruppetto di
otto laici guidati da don De
Blase (nella foto in secondo
piano) il 24 maggio dell'an-
no scorso hanno iniziato un
programma di formazione
sulla spiritualità salesiana
che li ha portati a diventare i
primi cooperatori del paese.
FATUMACA (Timor) . Carlo
Gamba , 77 anni , riceve
l'abbraccio dell'ex regiona-
le don Panakezham. Molte
le benemerenze di questo
salesiano laico, collabora-
tore negli anni '60 di don
Giovannini per le scuole
professionali e fondatore
della rivista "Il salesiano
coadiutore ". Dal 1973 è
missionario a Timor.
CEBU (Filippine) . Un mo-
mento del terzo incontro sul
salesiano laico per le 7 cir-
coscrizioni dell 'Asia Est.
Più di 80 i partecipanti (i
salesiani del Vietnam non
ottennero il visto). Don Ni-
colussi, consigliere genera-
le per la formazione , ha
sottolineato la presenza di
"molti giovani coadiutori
ben identificati e qualificati".
GOZO (Malta) . La giappo-
nese Yayoi, 19 anni, è stata
preparata al battesimo e
alla cresima dal salesiano
laico Emanuele Gatt, e ha
preso il nome di Myriam. Fi-
glia di buddisti, Yayoi è an-
data in Inghilterra e a Malta
per studiare inglese, ma-
nifestando sempre un vivo
interesse per il Vangelo.
KHARTOUM (Sudan) . A
causa della guerra milioni
di sfollati a sud del paese. I
ragazzi vagano per le stra-
Qe e vivono di espedienti.
E per loro che è nato il pro-
getto della Don Bosco
Technica/ Schoo/ nel cuore
della musulmana Khartoum .
Sono presenti anche le
FMA, che penseranno ai
corsi per le ragazze.
34 - GIUGNO 1996 BS
MAGO SALES. Dopo aver
portato i suoi giochi magici
in Bolivia, Brasile, Madaga-
scar, Nigeria e Kenya, ec-
colo ora in Cina, n~lle Filip-
pine, in Indonesia. E il sale-
siano don Silvio Mantelli che
ha scelto la missione: il suo
è un linguaggio internazio-
nale ben comprensibile ai
ragazzi di ogni paese e cul-
tura.

4.5 Page 35

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Primogenito, adorato in famiglia, sentì la chiamata di Dio.
ANDREA,
di Teresio Bosco
La brillante riuscita
QUEL RAGAZZO al Liceo Gioberti,
poi il difficile incontro
con Don Bosco. Colpito
SPECIALE
ì
dalla malattia, capì
la necessità di soffrire
e di soffrire bene.
Nel 1895, già sacerdote da due anni,
Andrea Beltrami scrisse questa
lettera drammatica a don Giulio Bar-
beris, il sacerdote salesiano che l'ave-
va seguito nei primi tempi della sua
vocazione: «La grazia della vocazio-
ne fu per me una grazia del tutto sin-
golare, invincibile, in-esistibile. Il Si-
gnore mi aveva messo in cuore una
ferma persuasione, un intimo convin-
cimento che la sola via a me conve-
niente era farmi salesiano: era una
voce di comando che non ammetteva
replica, a cui non avrei potuto resiste-
re anche se avessi voluto (... ). Otten-
ni la licenza ginnasiale al Liceo Gio-
berti in Torino, e il mio esame fu un
vero trionfo: dei 33 candidati di scuo-
le private, tre appena furono promos-
si. Di questi tre io fui il primo, aven-
do ottenuto 1Oin italiano orale e 9 in
componimento. Ebbi perciò La prima
medaglia del collegio di Lanzo (... ).
Così splendidi successi mi aprivano
una bella carriera nel mornfo. Ma non
c'era verso, la voce di Dio non am-
metteva replica: "tu devi farni religio-
so". Un professore del Liceo Gioberti
aveva cercato d'indurnù a frequenta-
re quel liceo. Un sacerdote di grande
autorità nella mia famiglia mi voleva
in seminario a Novara. Du@ clùerici
salesiani, sciagurati! (poi uscinmo di
congregazione) mi distog'lievano dal-
l'entrare nella vita religiosa. A Lanzo,
~ra i giovani, c'era un pess.ilillo eon-
cetto de] noviziato, e così peNsa,vo flllr
io. Ma tutte queste cose non mi face-
vano impressione: la voce di Dio era
tuoppo potente: tu devi fartii salesiano.
Io ero il primogenito, adoliato dalla fa-
miglia: appena manifestai la vocmzio-
ne a mamma, diede in uno scoppio di
pianto. Poi, vinta la natura, m' incorag-
giò seflìrre. Mio padre dappFima mi
diede il consenso. Poi, alla vigilia del-
Andrea Beltrami, ordinato prete
a 23 anni. Nel 1966 è stata
riconosciuta l'eroicità
delle sue virtù.
Nelle foto, una visione di Omegna
(Novara) e la casa in cui nacque
il 24 giugno 1870.

4.6 Page 36

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la pa1tenza, sobillato da alcuni del pae-
se che oli avevano calunniato la con-
gregazi~ne (salesiana_), lo ri~~rò, si ~o-
strò corrucciato. Ma 10 part11 senza m-
dugio accompagnato da mamma. D_o-
po però , chiarito _c~e er~no. calun111e,
fu contento. (I m1e1 gemton operaro-
no da veri cristiani riguardo la mia vo-
cazione, e Dio li ricompenserà. Mi fu
proposto anche di fare il !ice? ~ No-
vara dove avrei avuto un suss1d10 an-
nuo ma tutto inutile: tu devi farti sa-
lesi~no. Ed era tanta la persuasione,
che negli ultimi esercizi (spirituali)
io non volevo assolutamente presentar-
mi a Don Bosco per domandargli con-
siglio sulla vocazione, p~rché t~mevo
che egli leggesse nella mia coscienza,
e vedendo che io mi ero nel passato
imbrattato molte volte d'impurità, mi
proibisse di farmi salesiano. Ma don
Nai nell'ultimo giorno, mi prese a par-
te e' mi persuase di andarvi. Allora m~
presentai tremando. Don Bosco. mi
guardò, penetrò infatti la mia ~osc1en-
za, mise subito la mano sulla piaga, ma
poi mi disse che mi facessi salesi~~o.
Mi recai a Foglizzo (sede del 110v1zw-
to). I primi giorni soffersi assai, piansi
di oiomo e di notte, fui mesto tanto
che°don Bianchi (il maestro dei novi-
zi) impensierito si adoperò a consolar-
mi. Ma non mi venne mai il pensiero
di abbandonare la vocazione. D'allora
sono passati otto anni, e il Signore non
pe1mise mai che fossi tentato sulla vo-
cazione. Desiderai qualche volta che
vi fossero in congregazione delle peni-
tenze corporali, perché ne sentivo il bi-
sogn0 per conservare la castità... Vi
era un ostacolo interno, teITibile, insu-
perabile quasi; vi er~no le orribili _telil:
tazioni i1npure da vmcere; ma ch1 m1
ha dato la vocazione mi ha aiutato an-
che a perseverare; bisognava spezzare
una lunga e resistentissima caten~,
cambiare quasi natura; ma la grazia
trionfò. Fu un miracolo, un capolavo-
ro della grazia. La vocazione ~ per
me una grazia efficace, che pur nspet-
tando la libertà ottiene infallibilmente
l'effetto. Ringrazi e benediGa con me
il Signore e ptieghi per me >? (~- .B~-
beris, D . Andrea Beltranu, L'lbrena
Ed. D. Bosco, S. Benigno Canavese,
1912, ed. seconda, pp. 88-89).
PAPÀ ANTONIO
E MAMMA CATERINA
Andrea era nat@ a Omegna (N0va-
ra), sulle rive del lago d'Orta, il 24 giu-
ns 36 - GIUGNO 1996
gno 1870. Suo padre Antonio era u_n IN AIUTO AL PRINCIPE
conciatore di pelli , sua madre Cateri-
na gestiva un negozio di ali~entari .
POLACCO
Erano buoni cristiani (come ricorda-
va Andrea) e crescevano nell'amore
del Signore i cinque figli e le cinque
figlie che Dio aveva loro m_andato.
Andrea, il primogenito, era amico del-
le acque del lago, dove nuotava e re-
mava insieme ai fratelli. Era anche
amico delle montagne che si elevava-
no poco lontano dal lago. ~uran~e !
mesi delle vacanze scolastiche v1 s1
arrampicherà sempre con_passione_. .
Fece la prima comumone a d1ec1
anni. Era un bravo chierichetto. Si con-
fessava con regolarità dal suo pan-oco.
Ebbe però la sfortuna, su i dodici an-
ni , dj avere un cattivo compagno di
scuola, che fece con lui discorsi spor-
chi e tentò di corromperlo. Andrea por-
terà sempre con questi tristi ricor-
di come un marchio bruciante. Nel-
1'ottobre 1883 approdò al collegio sa-
lesiano di Lanzo Torinese. Non sap-
piamo perché dalla scu~la di _Ome-
gna passò a quella salesiana d1 Lan-
zo. Sappiamo però che in casa sua ar-
rivava il Bollettino Salesiano. A Lan-
zo, nel 1884, Andrea fu letteralmente
qJnotizzato da mons. Giovanni Caglie-
ro, il vescovo missionario salesiano
che parlò ai giovani delle terre lonta-
ne della Patagonia e degli indios che
lo aspettavano. Fu con ogni P!·ob~_bi-
lità da quel momento che commct0 a
sentire - come racconta nella lettera
drammatica - l'invito potente di Dio:
A Valsalice e poi a Foglizzo (1887-
1891), Andrea Beltrami si impegn_a
negli studi superiori: liceo e p01 U111-
versità di lettere e di fi losofia frequen-
tata come pendolare tra Foglizzo e
Torino. A Valsalice, nelJ'autunno del
1887 Andrea divenne amico di Au-
gusto' Czruto1yski, giovane principe
polacco. Egli aveva vol~to diventare
salesiano. Don Bosco esitava, ma pa-
pa Leone Xill in persona appoggiò la
sua domanda. La madre d1 Augusto,
Ja dolcissima principessa Maria Am-
paro, era sorella delJa regina di Spa-
gna. Era morta di tisi quando Augu-
sto aveva sei anni, lasciando ad Augu-
sto un 'eredità regale, ma anche una
salute fragile e incrinata dalla tisi, la
malattia che in quel tempo spopolava
inesorabilmente le case dei poveri e
quelle dei re. A 16 rumi , Augusto _a~e-
va avuto come precettore un ex-png10-
niero dei russi in Siberia, oggi vene-
rato come santo: Giuseppe Kalinow-
ski. Sua madre e il santo istitutore ave-
vano alimentato in Augusto un atteg-
giamento raro: il distacco dalJe cose
tetTene. Il principe le guardava come
se vi vedesse dentro l'incapacità di far-
lo fel ice. Andrea e Augusto si scopri-
rono "oemelli nella fede". A Valsali-
ce, pot'a Lanzo e ad Alassio, ~nd1:ea
per ordine dei superiori _segue 11 pn!1:
cipe Augusto in cerca d1 salute (la_ tisi
lo sta aggredendo). Andrea ha og111 at-
tu sarai salesiano.
tenzione per l'amico. Lo cura_com~ u~
Fu accompagnato al noviziato sale- fratello. Compie anohe gesti dehcat1
siano dalla mamma. Affidandolo a don ma igienicamente imprudenlii c?me so-
Barberis, la sigmora CateFina diss~: lo un familiare intimo sa compiere pei:
«Lo metto nelle sue mani. Ne faccia non umiliare il malato. In quei giorni,
un santo ». D 2 ottobre 1887, nella ca~ spesso resi lungh1 dall'inattività for-
sa salesiana di Valsalice, Andrea Bel- zata, Andrea riceve dal principe Augu-
trami si inginocchiò davanti al vec- sto silenziose lezioni di santirà. Scri-
chio e malato Don Bosco, e nella fre- ve: « So di avere in cura un santo, un
schezza dei suoi 17 anni giurò a Dio angelo». E don Celestino Durando,
di vivere per sempre casto, povero e uno dei superiori maggiori dei sa1esia-
obbediente nella congregazione sale- ni testimonierà: «Mai infermo fu più
siana. Don Bosco era ormai al termi- bi;oonoso di cure materne, e mai vi fu
ne della sua vita tem:ena. Quattro. me- un i~feF111iere più vigilante e delica-
si dopo, i1 31 gennaio i888, si spe~ne- tG> ». Alla fine del 1890, mentue il prin-
va nehla pace di Dio. U g.iomo pm!Ua'. cipe rimaneva ad Alassio (si sarebbe
Andrea e tutti i .giovani salestam di spento 1'8 aprile 1893), A~drea B~ltra-
Valsalice erano andati a salutarlo un ' ul- mi tornò a Fogl·izzo, assistente mse-
tima volta. Lo narrò in una lettera a . gnante, iscritto all 'Università di Torin@.
papà e mamma: «Siamo ~n~ati a uno
a uno nella sua camera, c1 siamo fer-
mati a contemplarlo un istante e gli ab- IL SIGILLO DEL SANGUE
biamo baciato la mano (. . .). Se ave-
ste veduto che pace spirava in quella Mentre tornava dall'Università di
camera! che tranquimtà! >)
']'orino in una gio1111ata siberiana (era

4.7 Page 37

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Il collegio di Lanzo. Andrea
vi giunse nel 1883 a 13 anni.
I d! La casa per anziani e ammalati "Andrea Beltrami"
nella c~ll\\na Vals~lice. ~ella foto, il gruppo
delle Fighe dei Sacri Cuori, fondate da Luigi Variara
grande apostolo dei lebbrosi di Agua de Dios (Colo~bia).
L7 suore colombiane si ispirano alla spiritualità
·
d1 Andrea Beltrami, che a Valsalice divenne salesiano
e trascorse gli anni della sua malattia.
il 20 febbraio 1891), Andrea ebbe un
profondo colpo di tosse, e si trovò la
bocca piena di sangue. Era una grave
emottisi: rivelava che anche i suoi
polmoni erano intaccati dalla tu-
bercolosi. Non aveva ancora 21 anni.
I medici, subito chiamati a visitarlo,
dissero ai superiori ohe non si faces-
sero illusioni: la malattia era mortale.
Andrea non seppe nulla, e docilmen-
te interruppe l' università e iniziò le
cure per ricuperare la salute. Scrisse
dopo alcuni mesi: « Vado sempre mi-
gliorando. Faccio qualche passegoia-
ta adagio adagio ... Da qualche te~po
però la mia tosse si fa più forte e im-
provvisa, soprattutto di notte ». li suo
più grande desiderio era diventare sa-
cerdote, celeblialie la s. Messa. Secon-
do le leggi della Chiesa, in quel tempo
l'ordinazione sacerdotale non si po-
teva Ficevere prjma deii 24 anni. Nel-
le pause che la malattia gli corìéedeva
(sempl'e fiducioso di guarire) Andrea
cominciò ad aprire i libri di teologia,
per prepararsi al grande giorno. Scri-
veva a don Barberis: «Io sto abba-
stanza bene... Ho studiato ut4 po' di
teologia ... ».
·
Scorrendo le sue lettere, si osserva
ohe poco per volta: 1aella sua vita si
0pera llfl cambiamento profoF1do. ~re-
ga:mdb e pensando si abmandona sem-
J!ITe piw ailla volontà dii Dio. Non <desi,.
cl.era più guariJ.-e, ma unicamente fare
ciò olte a :Dio piace. Il 2 luglio 1892
scrive: «Il Signore continua ad aiu-
taqni, e io non ho che da ringraziarlo
di questa malattia come di un favore
specialissimo». Alcuni mesii dopo, al-
J'amic@ Arni~ca:re Bertollùcci scrive:
« Alla CGugregazione son0 necessari
m@11ri 0L1e sofìfitamo, e clae sapp,iano s0fì-
falire betJe ».
SACERDOTE E VITTIMA
I superiori vollero manifestare la
loro riconoscenza a quel " meraviglio-
so sofferente" ottenendogli la dispen-
sa di 18 mesi per l' ordinazione sacer-
dotale. L'8 gennaio 1893 mons. Gio-
vanni Cagliero, il vescovo missiona-
rio che l'aveva entusiasmato da ragaz-
zo, lo ordinò sacerdote a Valdocco,
nelle camerette dov 'era vissuto Don
Bosco. Alla sua prima Messa assistet-
te la carissima mamma. La cameretta
dove viveva a Valsalice gli pe1mette-
va di veçlere l'altare della cappella e
il tabernacolo. Ogni giorno passava
ore in adorazione fissando Gesù Eu-
carestia.
Don Paolo Albera, secondo succes-
sore di Don Bosco, tracciando la fi-
gura di Andrea quando si pensò di ini-
ziarne la Causa di Beatificazione,
scrisse: «Col permesso del suo diret-
tore scrisse, e sottoscrisse col suo san-
gue, una preghiera che porrò sempre
appesa al collo in un borsellino: "Con-
verti, o Gesù, tutti i peccatGri, conso-
la con la tua grazia tutti glli agonizzan-
ti, libera tutte le anime sante del pur-
gatorio. Io m~ 0f1ìr,0 pr0mt0 a S(i)ftìriJie
tutte le ag0nie dei morib011di, tutti i
tormenti di tutti i mm1liri, e ciò fìimo al
giormo del giu<!lizio Ufliversale. Mi of-
fro vittima. Questa vittima venga of-
ferta continuamente à te".
E dopo sei anni di tante sofferenze
scriveva a Don Rua: i] sesto anno
,;ie~la mia malattia, e iG ne fac~io ari-
t1iversa1fo Gome di gi@n10 festivo, pie-
n0 di 1etizia".
Nolil©Starate fosse in peric@lo di
moriFe dai un giotnG aH'a1trn - conti-
nua Don Albera - pensò di rendersi
utile alla Congregazione scrivendo li-
bri, dopo averne chiesto il permesso.
Uscirono dalla sua penna una ventina
di opere che, pubblicate dopo la sua
morte, ebbero larghissima diffusione,
dalla Vita di S. Francesco d'Assisi a
li peccato veniale . Tutte queste opere
scrisse tra gravi dolori, prendendo
forza nel guardare il tabernacolo di
Gesù Eucarfstia.
Si addormentò nel Signore il 30 di-
cembre 1897, dopo aver rinnovato
l'offerta di se stesso come vittima al
Signore.
In quegli a1111i c'era a Valsalice un
chierico di nome Luigi Variara. Non
parlò mai con don Beltrami, ma lo
ammir.ò profondamente. Luigi Varia-
ra andrà missio1~ario ti;a i lebbrosi in
Colombia. Fonderà una :famiglia reli-
giosa ti:a le fiiglie dei lebbrosi, ptio-
ponendo lmo la spirituafità di don
Andrea Beltrami: vivete con gioia la
'vocazione vittimale' insieme con Ge-
sù, fare del1a sofferenza una scala che
po.rta al Cielo. Orn alcune di quelJ.e re-
ligiose (chiamate "Figlie <!lei Sa€:ri
CuGri di Gesù e di Maria") vivonG a
Valsalice, accanto aJ lu@go d@ve si Qf-
ferse vittima don Andrea Bel1mami.
Dedicano la folio v,ita ai sales-iami vee-
0hi e amnrnlati che, al termine di uma
vita di lavoro sfibrante nei campi di
Dio, si i:accolgono nella preghiera e
nel1'attesa della Sua venuta. Insieme
ricordano le grandi parole del venera-
bile Andrea BeU1mmi: «AlJa Comgi:e-
gazioNe sono necessari mGlti cl'le s@f-
fron©, e cfae sappiano sofil'Fi'lie tiene>).
'.FeFesio Basca
BS GIUGNO 1996 - 37

4.8 Page 38

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
IL CARO INTRUSO
Quando si parla di televisione in famiglia,
si respira un clima da guerra civile. Lo spettro della colpevolezza
incombe su telespettatori e genitori. I bambini l'adorano.
Nonni e genitori la guardano sempre di più.
D i ritorno da un 'escursione nel no-
stro pianeta, due marziani of-
frono in dono al loro capo un televiso-
re. « Non siamo riusciti a catturare nes-
sun terrestre », spiegano, «ma abbia-
mo messo le mani su uno dei loro dei ».
Gli esperti minacciano conseguenze
apocalittiche. La povera TV viene cari-
cata di tutte le colpe e di tutte le ne-
fandezze possibili. È diventata ogget-
to di digiuno quaresimale e quindi pa-
ragonata al cibo. C'è chi prevede una
"festa della TV", come per il papà e la
mamma. Tutti discutono, parlano , ter-
rorizzano, si scandalizzano. Ma poi , al-
la sera, sprof~ndano in poltrona e guar-
dano la TV. E insomma uno di quegli
argomenti che è doveroso affrontare
con un alto grado di serenità, perché
dice il saggio: « Di fronte all'inevitabile,
rilassati».
Proponiamo dieci semplici considera-
zioni per riflettere in modo equilibrato
sul problema :
1. La televisione crea problemi
non per quello che fa, ma per quel-
lo che non fa fare. Come sarebbe la
vita familiare se non esistesse il tele-
visore? È francamente terribile la sta-
tistica che dimostra che la grande mag-
gioranza delle famiglie italiane fa con-
sistere lo stare insieme semplicemen-
te nel "guardare la televisione". Mentre
in passato erano i genitori e i nonni a
trasmettere i valori della società e del-
la famiglia ai giovani, ora è la televisio-
ne a trasmettere mode e opinioni ; e
poiché i giovani sono più recettivi ai
messaggi televisivi , essi trasmettono
a genitori e nonni la cultura televisiva.
Ne deriva una riorganizzazione "al con-
trario" della trasmissione culturale tra
generazioni .
2. Non si deve mai usare la cau-
salità diretta, ma una causalità cir-
colare con "rinforzo". Significa sem-
plicemente che non bisogna servirsi
della polemica antitelevisione come di
un alibi. Non si può dire: "La televisione
non ci fa più parlare!". Se fosse vero
basterebbe spegnere il televisore e,
come d'incanto, si dovrebbe ricomin-
ciare il dialogo famigliare. Tutti quelli
che hanno provato affermano invece
che non succede nulla.
· 3. È necessario insegnare ai figli
a "seguire un programma" non a
"guardare la TV". Molti ingurgitano
televisione in modo bulimico, soltanto
perché non hanno niente di meglio da
fare . Guardano senza vedere. Passano
da un programma all 'altro seguendo
spezzoni incoerenti. Questo è certa-
mente un modo stupido di passare il
tempo. Un programma scelto e segui-
to con attenzione può istruire, diverti-
re , informare. L'uso del videoregistra-
tore e delle videocassette aiuta i geni- ,
tori e gli educatori a creare autentico
interesse intorno ad un programma
specifico .
4. I ragazzi hanno bisogno di una
bussola. I bambini non vedono solo i
programmi loro diretti. Amano moltis-
simo vedere i programmi degli adulti.
E quindi vedono di tutto. Ma in disordi-
ne, alla rinfusa, senza riguardo per dif-
ferenti gradi di maturità o scelte valo-
riali della famiglia. Oggi molto presto il
bambino impara che ci sono mariti che
ingannano le mogli, che dei giovani ru-
bano nei supermercati, che gli animali
(e gli uomini) si divorano tra di loro, che
si guadagnano più soldi con una rapi-
na in banca o un giochetto imbecille
che lavorando ecc. Un bambino espo-
sto troppo a lungo alla TV rischia dav-
vero di essere "scombussolato": ha bi-
sogno di qualcuno che gli insegni a
"giudicare" _e a distinguere ciò che è
bene e ciò che è male, ciò che è nor-
male e ciò che non lo è, il bello e il
brutto.
5. Bisogna imparare a neutraliz-
zare la pubblicità. Il linguaggio pub-
blicitario sfrutta magnificamente le pos-
sibilità comunicative del mezzo tele-
visivo. È un linguaggio che non passa
per la via del ·ragionamento e della ri-
flessione : vuole soltanto "sedurre" at-
traverso la forza emotiva dell'immagi-
ne e del suono. La pubblicità è "il pro-
gramma più lungo della TV".
38 - GIUGNO 1996 BS
6. È essenziale ricuperare gli altri
mezzi di comunicazione. Questa può

4.9 Page 39

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essere la dimenticanza educativa peg-
giore di tutte. Il bambino ha bisogno di
imparare "a parlare parlando". Non lo
farà se passerà lunghe ore in silenzio,
al buio , ad ascoltare o guardare una
"macchina". I ragazzi hanno bisogno
di imparare a leggere e di fantasticare,
di apprezzare un quadro e un concerto .
7. È necessario mantenere il con-
tatto con la realtà. Le esperienze
che i bambini vivono di fronte al tele-
schermo sono "di seconda mano". Ri-
schiano di vivere in una forma perico-
losa di confusione , in cui saltano i
confini tra realtà e finzione, in cui tutto
magari diventa solo finzione. I bambini
devono essere presi per mano e por-
tati a vedere un vero tramonto, un ve-
ro albero di ·pesco fiorito , una vera
mucca. Devono vedere il papà e la
mamma che lavorano.
8. Insegnare ai figli il gusto di fa-
re, non di stare a guardare. L'aper-
tura mentale del bambino si sviluppa
grazie ai sensi. Come il cibo nutre l'or-
ganismo, così il toccare, le sensazio-
ni, i movimenti, le immagini, i suoni, i
sapori , gli odori, sono tutti "alimenti" fon-
damentali per l'attenzione, la memo-
ria, il pensiero, i sentimenti di un bam-
bino e anche per la formazione della
sua identità. Per cresc~re, svilupparsi,
acquisire sicurezza, i bambini hanno bi-
sogno di toccare , di giocare, di fare , di
sperimentare le bellezze, la varietà e la
complessità del mondo. Devono svi-
luppare il gusto dell'attività, della crea-
tività, non abituarsi semplicemente a
fare gli "spettatori professionisti".
9. Costruire delle teste ben fatte.
La televisione non rimpiazzerà mai la
scuola, ma la scuola non può continua-
re come se la televisione non esistes-
se . La televisione costringe veramente
l!educatore a modificare il suo ruolo .
L'educatore post-televisivo non è più un
dispensatore di conoscenze (a questo
provvedono abbondantemente i mass
media) , ma colui che aiuta i ragazzi a
organizzare queste conoscenze e a
farle proprie in un insieme coerente . I
mass media forniscono una miriade di
tessere colorate, gli educatori devono
fornire il "disegno" in cui devono essere
collocate per avere un senso. Insegna-
re a pensare è uno degli obiettivi fon -
damentali dell'educazione familiare.
1O. Il pulsante che accende e
spegne è sempre nelle vostre mani.
E, di solito, è l'unico potere effettivo
che avete sul vostro televisore. E so-
prattutto ricordate sempre ciò che af-
ferma un saggio proverbio cinese,:
«Non è il vino che ubriaca l'uomo. E
l'uomo che si ubriaca ».
o
IN LIBRERIA
UNA CITT A PER CANTARE
di Angelo Zucchi
Sussidio per animare i ragazzi
all 'Oratorio
pp. 104, lire 15.000
Sussidio da utilizzare durante
l'anno, mese per mese o nei
tempi forti. In collegamento
con le attività tradizionali
della parrocchia. Per catechisti,
educatori, direttori di oratorio,
giovani animatori.
DIZIONARIO PEDAGOGICO
a cura di Jean-François Meurs
che è necessario perché si svi-
luppino. Ognuno fa con piacere
e volentieri solo ciò in cui sa
che può riuscire.
S ubito. Spinto dall'urgenza del-
l'azione, l'educatore non può per-
mettersi il lusso di attendere le
riforme, i piani, i programmi per-
fetti. Lui lavora subito, con i mez-
zi poveri. Interpreta a suo modo
il "carpe diem": privilegiamo il
momento presente cogliendo
l'occasione.
23 TEST
PER CONOSCERSI
di Giuseppe Pelizza
Collana "I colibrì",
i tascabili di «Mondo Erre »
Una simpatica esplorazione
nei propri gusti e tendenze,
per conoscersi meglio
e crescere bene.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011 /95.91.091 - c/c Postale 8128
BS GIUGNO 1996 - 39

4.10 Page 40

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- I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r PRIMA
DI PARTIRE,
PRESI LA SUA
IMMAGINE
Tutto il tempo che il Signore mi
concederà, non basterà a ringra-
ziarlo per l'aiuto ricevuto in un
gravissimo incidente di mio figlio .
Dopo quella terribile telefonata in
cui mi si comunicava la disgra-
zia, partii immediatamente , ma
prima presi con me l'immagine di
san Giovanni Bosco. Durante
tutto l'intervento chirurgico, lo
pregai perché salvasse mio fi-
glio. E lo riebbi salvo! Tutto infatti
andò per il meglio , grazie alla
sua intercessione.
Teresa Reve/li
Piscina (To)
r EGLI ASCOLTA
SEMPRE
CHI LO PREGA
Il 9 settembre scorso è stato por-
tato al pronto soccorso un ragaz-
zo di 15 anni, Antonio, che accu-
sava un forte dolore al petto. Fa-
cendo le lastre è risultato che
aveva una bolla d'aria ai polmoni
causata da una lesione. Con dre-
naggi e altre cure è stato immo-
bile per 48 ore. I medici hanno
detto che, se la ferita non si fos-
se rimarginata sarebbe stata ne-
cessaria l'operazione ai polmoni.
Ci siamo raccomandati al Signo-
re affinché per intercessione di
san Domenico Savio fosse evi-
tata l'operazione. Nel mio cuore
ho fatto anche la promessa di
pubblicare la grazia. Ringrazio
con tutta l'anima san Domenico
Savio, insieme alla mia famiglia,
perché la ferita si è rimarginata.
Per sicurezza, prima di dimetter-
lo dall'ospedale i medici hanno
voluto fare anche la TAC, che è
risultata negativa. Adempio la
promessa e prego San Domeni-
co Savio di continuare la sua
protezione .
Suor Conte Concetta, FMA
Roma
r SOPPORTANDO
ENORMI
SACRIFICI
Dopo la mia prima gravidanza, i
niedici mi dissero che non avrei
potuto avere più bambini perché
una nuova maternità avrebbe
messo a rischio la mia vita. Ma
io mi son rivolta con fede a san
Domenico Savio verso il quale
ho sempre nutrito una grande
devozione. Quando mi trovai in
attesa di un altro figlio , da Saler-
no, sopportando enormi sacrifici
sia fisici che economici, fui rico-
verata a Roma. Ho continuato a
pregare san Domenico Savio
ininterrottamente e ho sempre
portato il suo abitino. Ora, gra-
zie a lui, ho una bellissima bam-
bina di tre mesi che ho voluto
chiamare Domenica.
Orsola Magno
Salerno
r SIVAGAVA
NEL BUIO
La bambina accusò un giorno
forti dolori al ventre. La diagnosi
fu : adenite mesenterica. Venne
sottoposta ad intervento chirur-
gico . Tre mesi dopo fu nuova-
mente operata per subocclusio-
ne seguita all'intervento prece-
dente. Ma lo sperato migliora-
mento non giungeva. La medici-
na vagava nel buio. lo allora, non
sperando più nei rimedi umani ,
mi rivolsi ad Alessandrina. So-
no ormai trascorsi quattro anni e
la bambina gode di ottima salute.
Rosa dos Anjos
r ~NCHE PER ME
E STATA
UNA MAMMA
Nel marzo 1992, accertato da
una risonanza magnetica , mi
venne riscontrato un cisterna
ovarico di enormi dimensioni
con sospetta neoplasia, definito
dai medici "situazione da ma-
nuale di medicina". Accertata la
gravità del male, si provvide im-
mediatamente ad un difficile, ri-
schioso e urgente intervento chi-
rurgico presso la clinica Dezza
di Milano. Informai della gravità
un mio zio salesiano che mi dis-
se di chiedere l'intercessione di
Mamma Margherita, la mamma
di Don Bosco, ora serva di Dio.
Entrai in sala operatoria con com-
prensibile preoccupazione mia e
dei miei cari. Mi sembrava di ri-
sentire in lontananza la voce del-
lo zio che mi ripeteva: « Mamma
Margherita, Mamma Margheri-
ta ». Mi sono addormentata con
queste parole, affidandomi a lei
con profonda fede . Sono ormai
trascorsi tre anni dall'intervento.
Ora sono qui a raccontare quan-
to è avvenuto : per i miei cari e
per me ha veramente del prodi-
gioso. Per tutto ciò, voglio ringra-
ziare Mamma Margherita che è
stata anche per me , come per
Don Bosco, una mamma mera-
vigliosa.
Isa Magni, Bresso (Mi)
r PERDIRE
"GRAZIE"
Una mia amica subì la rottura di
una gamba in un incidente. Ven-
ne sottoposta una prima volta
ad intervento chirurgico. Ma a
causa di una deficienza di cal-
cio, la gamba rimaneva com 'e-
ra. Quando la speranza stava
ormai scomparendo , io consi-
gliai di ricorrere all'intercessione
di Alessandrina . SI procedette
ad un secondo intervento. Guarì
e poté recarsi in pellegrinaggio
sulla tomba di Alessandrina per
ringraziarla.
Emilia Mendes da Cunha
Vi/a Nova de Famalicao
r CON ACCANTO
LA SUA
IMMAGINE
Ho conosciuto il servo di Dio
Giuseppe Quadrio quando egli
era ancora vivente, in un momen-
to delicato e difficile della mia vi-
ta. Mi trovavo infatti in ospedale
a Torino, operato ai polmoni ed
ebbi così la fortuna di essere
assistito da don Quadrio. Supe-
rai tutto , ripresi a studiare ed ho
sempre conservato la convinzio-
ne che quel sacerdote fosse un
santo. Pochi giorni prima che il
servo di Dio lasciasse l'ospeda-
le, andai a trovarlo e mi convinsi
ancor di più che Don Bosco sta-
va per portare in cielo un ange-
lo. Ricordo che mi lasciò alcune
caramelle da portare al mio
bambino e poi mi guardò con in-
sistenza quasi a dirmi qhe mi
avrebbe sempre aiutato . E stato
proprio così! Due anni fa venivo
ricoverato ancora una volta nel-
l'ospedale di Cuorgnè. I medici
avevano detto a mia moglie che
avrei potuto vivere ancora cin-
que o sei giorni. Invece... sono
ancora qui, con accanto l'imma-
gine del santo sacerdote valtelli-
nese. Ho ancora un desiderio :
poter assistere alla sua beatifi-
cazione e poi. .. rivederlo in cie-
lo nella gloria dei santi!
Battista Della Vedova
Rivarolo Canavese (To)
r ESAUDITI DOPO
UN'AFFANNOSA
RICERCA
Venni a conoscere il venerabile
Luigi Variara in un momento tri-
ste e delicato per la mia famiglia,
a causa della mancanza di lavo-
ro di mio marito e di mio figlio
che da più di tre anni ne era alla
ricerca affannosa e sempre va-
na. Con cuore pieno di speran-
za, mi rivolsi a don Variara, chie-
dendo una qualsiasi possibilità
di lavoro almeno per uno dei due.
Due mesi fa mio figlio venne fi-
nalmente convocato all'ufficio
collocamento come torrettista per
avvistamento antincendio. Ed
allora quella speranza che sem-
brava perduta, è rinata e così
pure la fiducia per l'avvenire
della famiglia.
Rita Qatalano
S. Giovanni Gemini (AG)
r TRE MESI DI VITA
A mio cognato era stato diagno-
sticato un tumore alla pleura. Si
prevedevano tre mesi di vita .
Angosciata, ho iniziato una no-
vena a Maria Ausiliatrice chie-
dendo un diverso corso della ma-
lattia. Trasferito in un altro ospe-
dale e sottoposto a nuovi accer-
tamenti, si capì che si trattava
solo di una grossa pleurite, dalla
quale ora è del tutto guarito.
Rafie Anna Maria
Villanova (AL)
Per la pubblicazione 110 11 si
tiene conto delle lettere 110 11
firmat e e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
40 - GIUGNO 1996 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
r
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
MAKSYS suor Albina , Figlia di Maria Au-
siliatrice, t Rydultowy (Polonia), 1'1/3/1996,
a 88 anni.
Fu accettata nell'Istituto dalla serva di Dio
suor Laura Meozzi a R6zanystok , in
Polonia. Dopo la professione, visse in Italia
dal 1939 al 1946. La conoscenza della lin-
gua le permise, al ritorno in patria, durante
il regime comunista, di tenere i contatti con
il centro e le comunità disperse. Rimane
nella memoria come una fedele custode
della tradizione salesiana. Grazie a lei è
stato possibile conservare numerose testi-
monianze e documenti della clandestinità,
che testimoniano una fedeltà e un amore
che non si arrende di fronte alla difficoltà e
al pericolo della morte.
CHISTÈ sac. Giulio, salesiano, t Melbour-
ne (Australia) il 6/1/1996 a 80 anni.
Era nato a Madruzzo in provincia di Trento,
in una famiglia di nove figli. Don Emilio ,
uno dei suoi fratelli , lo ha seguito nella vo-
cazione , facendosi salesiano. Completati
gli studi e ordinato sacerdote a Torino nel
1937, tu inviato negli Stati Uniti (Califor-
nia) , e nel 1952, in Australia, che allora ta-
ceva parte della provincia salesiana di San
Francisco. Prestò la sua opera di sacerdo-
te e di educatore salesiano in varie case e
collegi , occupando mansioni e cariche di
responsabilità. A Melbourne trascorse gli
ultimi 30 anni di vita, sempre disposto ad
esercitare il suo ministero preferito, quello
della cura d'anime della comunità italiana,
che partecipò numerosissima ai funerali.
CROTTI Antonio , salesiano, t Genova il
4/10/1995 a 63 anni.
Scelse di diventare figlio di Don Bosco a
18 anni, donando la vita a Dio e ai giovani.
Dopo il Colle Don Bosco, le prime espe -
rienze le fece a Santo Domingo , dove
portò ai giovani la sua competenza di mae-
stro tipografo e da loro imparò il gioco affa-
scinante del baseball-softball. Tornato in
Italia, a Firenze e poi a Sampierdarena per
30 anni ha dato tutte le sue energie in que-
sti due campi , con i quali ha conquistato
centinaia di giovani. Questi imparavano
a giocare e a vivere insieme, ma pregava-
no pure insieme e diventavano grandi sor-
retti dall'entusiasmo e dalla ferma e serena
testimonianza cristiana e religiosa del "Mi-
ster", come essi lo chiamavano.
SGORBATI Artemio , salesiano, t Firenze
il 16/8/1995 a 77 anni.
Genova-Sampierdarena, Alassio, Firenze
le tappe della sua vita salesiana e del suo
impegno di provveditore e factotum . Era
aperto e cordiale, pronto ad accogliere e a
creare amicizia. Non si lasciò scoraggiare
dalle inevitabili difficoltà, seppe cogliere i
valori del mondo, diffuse intorno a sé sere-
nità e gioia. Caratteristica la sua devozione
a Maria Immacolata-Ausiliatrice.
VENIA sac. Daniele, salesiano, t Roma il
20/12/1995 a 65 anni.
,Missionario a Bombay (India) , venne a
Roma per un breve periodo di riposo e di
cure mediche, ma inaspettatamente le sue
condizioni di salute si aggravarono.
L'indiano don Thomas Panakezham, con-
sigliere centrale per le nazioni d'oriente e
suo compagno di studi, nell'omelia funebre
ha ricordato la sua mitezza, serenità e il suo
zelo apostolico. L'ideale missionario lo ac-
compagnò sempre . Nel 1949 scriveva al
superiore : « Da tanto tempo accarezzo l'i-
deale che mi ha spinto a farmi salesiano e
sentirei un grave rimorso se non le scrives-
si questa lettera.. . " · E dopo la partenza,
ringraziò per l'accoglienza alla sua doman-
da: « L'importante è salvare anime, questa
è la mia unica e sola aspirazione " ·
PAVAN Giuseppe, salesiano, t Trieste il
24/5/1995 a 86 anni.
Testimone di umanità e fede , ha lavorato
per 60 anni a Trieste con sincera umiltà e
gioiosa disponibilità, meritando fiducia e
confidenza. Saggio e scherzoso, desidero-
so di orientare alla vita cristiana. Niente di
esteriore , tutta attenzione ai "suoi " chieri-
chetti , alla cura della chiesa parrocchiale ,
alle attività dell'oratorio.
FURLAN suor Giuseppina , Figlia di Maria
Ausiliatrice, t Vittorio Veneto il 28/2/1996 a
80 anni.
Dopo aver svolto per alcuni anni l'impegno
di insegnante di scuola materna e di ani-
matrice di comunità, tu "Maestra delle No-
vizie" a Battaglia (Padova) . Donna di fede
e di preghiera, maestra con la vita, ha sa-
puto comunicare nelle cose ordinarie di tut-
ti i giorni i valori salesiani , facendo rivivere
lo spirito di Valdocco e di Mornese. Nella
sua opera formativa ha saputo unire amo-
revolezza e autorevolezza, ascolto e stima,
comprensione e incoraggiamento. Ha sa-
puto guidare le giovani verso una risposta
libera e piena a Dio che le chiamava e in-
fondere in tutte un grande senso di appar-
tenenza e di amore all'Istituto e alla Chiesa.
CORRADO suor Maria Pia, Figlia di Maria
Ausiliatrice , t Bari 1'1 /3/1996 a 60 anni.
Ha speso la sua vita tra i ragazzi. È stata
insegnante e direttrice dei Corsi professio-
nali , responsabile dell'oratorio, animatrice
di comunità. A tutti rivolgeva l'invito a far par-
te attiva della comunità educante e sapeva
accompagnare nella formazione e prepara-
zione dei catechisti , degli animatori. In oc-
casione del 60° di fondazione della casa di
Corigliano, il comune le attribuì la cittadinan-
za onoraria a dimostrazione della stima, ri-
conoscenza e dell'affetto dell'intera cittadi -
na. Quando nel 1994 si aprì una piccola pre-
senza tra i ragazzi a rischio e poveri di un
quartiere di Bari, le venne affidata lq respon-
sabilità. Accettare fu per lei "vivere da don-
na in piedi", sulla frontiera dell'emarginazio-
ne, la stessa passione di don Bosco .
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Fo1mule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede ;,, Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in .. . per gli scopi
perseguiti dall 'Ente, e
pa1t icolarmente per l'esercizio
del culto, per la form azione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cri sti ana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l' altro dei due Enti su
indicati:
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure /' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qual siasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall 'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
form azione del Clero e dei
Religio~i. per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. li testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
IJS GIUGNO 1996 - 41

5.2 Page 42

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
~
SOLIDARIETA
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Maria Ausiliatrice, Santi Salesia-
ni, invocandone protezione, a cura
di Pecchioli Lucia. L. 150.000.
Rivolgiti alla più vicina
casa salesiana o contatta
i responsabili della tua regione
ADRIATICA
Giancarlo Manieri :
tel. 071/84.314
LAZIO
Patrizia Militi:
tel. 06/84.17.081
Silvano Missori :
tel. 06/444. 07.721
LIGURIA / TOSCANA
Nila Mugnaini :
tel. 0586/81 .41 .74
Paolo Gambini :
tel. 010/646.92.88
LOMBARDIA / EMILIA
Silvia Biglietti :
lei. 051n0.21.40
Maurizio Spreafico :
tel. 02/670.74.344
MERIDIONALE
Mariangela Cecalupo :
tel. 080/53.43.379
Antonio D'Angelo:
tel. 081175.11 .970
PIEMONTE
Manuela Robazza:
tel. 011 /43.65.676
Egidio Deiana:
tel. 011 /52.24.238
SARDEGNA
Sandra Bona:
tel. 0785/70.293; 70.895
Giuseppe Casti :
tel. 0783/800.238
SICILIA
Gina Sanfilippo :
tel. 095/76.49.433
Giorgio Roccasalva:
tel. 095/72.11 .201
VENETO/TRENTINO
FRIULI
Mafalda Diana:
tel. 0438/41.06.13
Gianfranco Ferrari :
tel. 045/80.70.793
M. Cristina Zanaica:
049/80.21 .666
42 - GIUGNO 1996 BS
Borse missionarie da
L.100.000
I lmphal (Manipur, India). Parrocchia Maria Immacolata.
La comunità si occupa di 15 villaggi abitati da varie tribù
del Manipur. Nella foto il parroco don Tom Karthik
con un gruppo dei suoi numerosi ragazzi.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Sant i Salesiani e Beato Don Ri-
Don Rinaldi , invocando prote- nalcli , in memoria del defunto
zione in vita e in morte, a cura di Giu se ppe, a cura de ll a famiglia
M.C., Dogliani . L. 1.000.000.
Lanaro. L. 300.000.
Don Pietro Zerbino, a cura della Ma ri a Ausiliatrice , a cura di
famiglia Bergandi. L. 1.000.000. D ' A nge lo De lntini T eresa. L.
Maria Ausiliatrice e B. Laura 300.000.
Vicuna. Per protezione dei geni- Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
tori e della famiglia, a cura di Bo- in memoria e suffrag io dei miei
naventura Ass uma . L. 1.000.000. defunti, a cura di N.N . L. 250.000.
SS . Cuore di Gesù, Ma ria A., Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
Don Bosco e Don Comorek , in per aiuto e protezione, a cura di
memoria e suffragio dei miei geni- Morelh1 Elisabetta. L. 200.000.
tori , a cura di Colombano Renzo. Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
L. 1.000.000.
in voca ndo aiuto e protez ione, a
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in memori a della defunta
Margherita Di Giorgio, a cura di
N.N. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
rin graziando e co nfidando nell a
loro protezione, a cura di Davide
Luigino e famiglia. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, Laura Vicuna,
a cura di Caso Martina e Stefano.
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria di
Luisa e At tilio Masotti Cri stofoli ,
cura di Enrico-Ya leria-Renata-
A ndrea. L. 200.000.
Don Bosco e Domenico Savio,
in memoria cli R.C., a cura della
fa mi g li a M.C .G .C.M.C. L.
200.000.
Mam ma Margherita, a cura cli
Ponte Ad riano. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinalcli , in memoria dei no-
stri ca ri , a cura cli Maria e Atti lio
Teli. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, in suffragio
a cura della famiglia. L. 500.000. dei defunti Ga udenz io e Mari a
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, Cigaglio, a cura cli Agabio Rina.
a cura di Sco lari G iuseppe. L. L. 200.000.
500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Sacro Cuore di Gesù e Ma ria. Don Rinaldi , in ringraziamento,
Ausiliatrice , in suffrag io di Er- a cura cli Romagnolo Secondina.
melinda e Domenichella, a cura L. 150.000.
di N.N. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
In suffragio di Nicolao Giacobba siani a cura di Zerbo Maria. L.
e Fontana Lod ov ico , a cura di 150.000.
Fontana rag. Ezio. L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, a cura della
S. Cuore cli Gesù, Maria Ausilia- famigli a Maifrecli . L. 150.000. .
trice, Don Bosco, in suffrag io del Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
figlio Piero e del marito e invocan- in suffragio dei mi ei genitori e
do protezione, a cura di Pittarello della sorella, a cura cli Pessina Te-
Margherita. L. 300.000.
resa. L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
don Braga, a cura di Fa lletti An-
gelo. - Maria Ausiliatrice, a cu-
ra cli Zeni Giuseppe. - Maria Au-
siliatrice, in suffragio del fig lio
Giuseppe, a cura dell a madre. -
Don Bosco, a cura di Maccario
dr. Massimo. - Maria Ausiliatri-
ce, in memoria dei defunti geni-
tori e della sorella Caterina, a cura
di Gazzan iga Giovanna. - In suf-
fragio di Furbatt o G iovanni , a cu-
ra di N.N. - Maria Ausiliatrice
e Don Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Bonacossa Giuseppe. - S.
Domenico Savio, per protezione
cli Teresa Domenica, a cura cl i Ma-
ria Consa lvo . - Maria Ausi lia -
trice, Don Bosco, Domenico Sa-
vio, a cura di Corradi Laura. - Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco, Do-
menico Savio, a cura cli Narese Ca-
logero e Rosina. - S. Domenico
Savio, per implorare grazia, a cu-
ra dell a fam. San ti L idia. - Maria
Ausiliatrice a suffragio cli mio pa-
dre Carmelo Arecchi , a cura della
figlia prof. Carmela. - Mari:1 Au-
siliatrice, a cura cli Daglia Deicida
A nna. - S. Maria Dom. Mazza-
rello, aiuta e proteggi Federi ca, a
cura cli N.N . exallieva. - Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Dome-
nico Savio , invocando protezione
sulla famigli a, a cura di mamma
Ocl isio Prosperi . - Don Bosco,
Mamma Ma rgherita e d. Rugge-
ro Pilla, per ringraziamento, a cu-
ra di E.M . Phoenx-Ari zona. - Im-
macolata Vergine Ausiliatrice,
in ri ngrazia mento e in voca ndo
protezione per un ammalato, a cu-
ra cli Sacco Mari a. - Maria A u-
siliatrice e Santi Sal esiani , a cu-
ra cli M.G ., Y igone. - Ma ria Au-
siliatrice e Don Bosco, in ringra-
ziamento, a cura cl i Minelli Teresa
veci . Maccagno. - Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, in memoria di
Francesco Zagaria. - Ma ria Au-
siliatrice, Don Bosco, Ma mma
Margherita, per grazia ricevuta, a
cura di N.N. - S. Cuore di Gesù,
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
per grazia ri cev uta e invocando
protezione, a cura di Garella Do-
menico. - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, invocando protezione
per mia fi glia, a cura di L.S. - Ma-
ria Ausiliatrice e Santi Sal esia-
ni , in memoria di Lu igi Cas tagno
e in voca ndo pro tez ione, a cura
della moglie Rosa e famiglia.

5.3 Page 43

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IMons. Chinnappa Malaiyappan
vescovo di Vellore (India).
Indirizzo: Bishop's House, 34
Officers' Une,
Vellore - 632 001 - South India.
Ci dica qualcosa della sua diocesi.. .
Si trova a ovest dell'India, a 140 chilometri da Madras. I cattolici sono sol-
tanto 125.000, quasi altrettanti i protestanti, su oltre 5 milioni di abitanti,
per lo più induisti, ma anche musulmani. Le parrocchie sono 60, i sacerdoti
152. A ogni parrocchia sono affidati almeno 15 villaggi abitati da tribù ta-
mil, telugu e lambady . La nostra è una zona rurale e molto povera.
Com'è il rapporto tra le religioni?
È buono, o almeno non ci sono grossi conflitti, anche se non mancano gli
estremisti. Da noi, come in altre zone dell'India, lo stato difende la reli-
gione come fatto di cultura. Questo rende a volte difficili le conversioni.
Ma gli induisti frequentano tranquillamente le nostre scuole cattoliche.
Qual è la presenza salesiana nella sua diocesi?
Ci sono ben 14 case salesiane (una intera ispettoria!) e 9 case delle Figlie
di Maria Ausiliatrice. I salesiani gestiscono quattro parrocchie. Ma hanno
scuole di ogni tipo, orfanotrofi , pensionati, centri giovanili, ecc.
Come vescovo, quali progetti pastorali ha per la sua diocesi ?
L'educazione dei giovani è l'impegno fondamentale, essi sono il futuro, e si
deve pensare anche a un loro sbocco professionale. L 'educazione è lo stru-
mento giusto per ogni elevazione sociale. Così ha fatto Don Bosco.
Naturalmente mi sta a cuore la vita religiosa della gente, e desidero soprat-
tutto che alla fedeltà esteriore corrisponda una fede sempre più personale e
convinta. Mi impegno perché i parroci riescano a garantire i servizi religiosi
di base. In ogni villaggio abbiamo i catechisti: a loro è affidata la preghiera,
il contatto con le famiglie, il catechismo ... Ma in cantiere ci sono anche
tante iniziative di solidarietà sociale: a favore degli agricoltori (mutui age-
volati, strumenti di lavoro), medicine per i lebbrosi, case per i senzatetto, e
interventi nei casi dei frequenti periodi di siccità o di alluvione.
Cosa ha provato nel diventare vescovo? E qual è il suo motto episcopale?
Sono contento di essere vescovo e l'ho sempre considerata un 'opportunità in
più per evangelizzare i giovani . li mio motto è tratto da Marco 10, 42-45:
«To serve and give my life for many » (per servire e dare la mia vita a tutti).
(Nel suo stemma compaiono l'Eucaristia, Maria Ausiliatrice e il Papa, ndr).
Ricorda qual è stato il suo primo contatto con i salesiani e com'è nata la
sua vocazione?
La mia è una famiglia di antichi cristiani, ma ho conosciuto i salesiani
solo a 16 anni. Gli studi precedenti li ho fatti con altri. Vivendo con i sale-
siani ho sentito per la prima volta cosa vuol dire sentirsi amato davvero.
o Anzi, mi è sembrato di aver conosciuto solo allora il vero cristianesimo.
FOCUS
CENTOMILA GIOVANI
IN PREGHIERA
A WROCLAW
Per iniziativa della Comunità di Tai-
zé, fondata nel 1940 da Frère Roger,
centomi la giovani europei all ' inizio
dell'anno si sono incontrati a Wro-
claw, in Polonia, per pregare per la
pace, nell a convinzione che solo
l' incontro con Gesù Cristo può cam-
biare la vita degli uomini e il volto
dell ' Europa. Un fo rte incoraggia-
mento ai centomi la riuniti a Wro-
claw è venuto dal Messaggio inviato
loro da Giovanni Paolo II; dal pa-
triarca Ecumenico di Costantinopoli,
Bartholomaios I; dal primate angli-
cano, George Carey, arcivescovo di
Canterbury; e dal patriarca ortodosso
di Mosca, Alessio IÌ.
Il tema scelto per 11 raduno: « Sce-
gliere d'amare » è stato anche il ti-
tolo della lettera aperta scritta da
Frère Roger e tradotta in 58 lingue.
Nella lettera Frère Roger ha invitato
i giovani ad essere attenti a quanto
può valere " un so ffio di fiducia"
nella famig li a um ana. « Come il
mandorlo fiorisce alle prime luci
della primavera - ha scritto - , un
soffio di fiducia fa rifiorire i deserti
del cuore. Portato da questo soffio,
chi non vorrebbe alleviare le pene e
le prove umane? Anche quando i
nostri pass i inciampano su un sen-
tiero roccioso, c hi non vorrebbe
rendere concrete nella propria vita
queste parole del Vangelo: ciò che
fate al più piccolo, al più povero, lo
fate a me, il Cristo?».
BS GIUGNO 1996 - 43

5.4 Page 44

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TAXEPERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
é2)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 -10152 Torino
A.Cuva
Sulla via della Santità
Linee di spiritualità nel Proprio Liturgico
per la Famiglia Salesiana
Religione, pag. 232, L. 25.000
La Famiglia Salesiana gode
di un calendario liturgico proprio,
per celebrare gli ispiratori e
i protagonisti di un modello di santità
originale, legato al carisma e
I
oeaz:
al progetto di vita cristiana
di Don Bosco.
0.
:E
In questo libro sono analizzati
(J
oz
ii:
questi eventi liturgici dal punto
di vista della spiritualità da cui essi
i2
e
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ii:
traggono origine e a cui rimandano,
con un felice collegamento tra
testimonianza , preghiera e impegno.
u.
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"ti
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"'.8
. 'e-'
"E '
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Annando Cuva
SULLA VIA
DELLA SANTITÀ
Lmee di ~piritualità I p .
per la Fami·gl-i-a sa·Iesnu~maropno lit~