In altri termini si anonllcrebbe il dialogo tra il
vcrlicr e la ba!je. L'orgoglio dello spirito, un mal con-
cepito soggettivismo, ,111 esasperalo individualismo
porterebbero la comunità crisLia11a - che è comu•
nilà di fede e di amore - alla defomùlà del sacri-
legio, rottura completa della comunione tra !'allo e
il basso. Da questo divorzio tra autorità e sudditi
rampollerebbero ribellioni ncfa:;te. Avremmo l'anar-
chia, l'eresia e l'apostasia.
[fil I nemici del dialogo
- TI collegamento tra i due estremi è rappresen•
talo da un filo sottilissimo sempre esposto alle in-
sidie di un duplice pericolo:
1. al vertice: l'autoritarìsmo, ben diverso dall'au•
torità rettamente esercitata;
2. alla base: il servilismo, che può benissimo es·
sere considerato la grottesca caricatura dell'obbe-
dienza.
- Affinchè il dialogo scorra proficuo e persuasivo,
è necessario che la verticale, cioè la linea che scende
dal vertice, e la orizzontale, cioè la linea che passa
all'orizzonte, s'incontrino, ma in un punto solo, for-
mando 11.na croce, quella croce sulla quale si è immo•
lato Colui che foce dell'obbedienza amore e del-
l'amore obbedienza.
- « L'autorità della Chiesa, istituita da Cristo:
a) è veicolo autorizzato della sua pa:rola;
/J) è trasposizione della sua pastorale carità »
(118).
- Da questa origino soprannaturale scendono due
importantissime considoraziorù. Poichè - secondo
la dottrina del Co11cilio - l'autorità è servizio, ne
deriva necessariamente che:
1. Il , ·ertice s ia se.mpre:
a) i,i posizione di ascolto;
b) in potenziale disponibilità;
e) in unione di carità;
d) in evangelica urniltà.
Sulla inscindib.iljtà di questi quattro clementi di
coesione poggia l'assurdità di un autoritarismo
tronfio di compiacimento e cli velleità infallibilistiche.
- L'aver insistito di più sul fatto che lo Spi•
rito Sanlo parla nei Superiori può aver fatto di-
menticare che lo stesso Spirito Sanlo - sia pure
in modo diverso - parla ai Superiori anche nei sud-
diti. È dovere di entrambi quindi riconoscere e ser-
vire con umiltà cli cuore questa divina ispirazione.
Questa è apptmto una delle « novità » messe in cir-
colazione del Concilio Valicano Il. L'autorità - col-
locala in questa prospettiva con.::iliarc - è confo·r-
t,ante soprattutto perch.è scongiura il dolciastro ma
disgustoso sapore del paternalismo, assurda remora
alla maturazione della base i:nvitata a collaborare.
2. La base.
Perchè all'incrocio delle dlle linee - verticale e
orizzontale - cbe rappresentano base e verlicA, vi
sia l'armonia della carità, l'elFctLiva e amorosa par•
tecipazione al compito collahoratiYo, occorre che il
laico po~i,icùa quattro specifiche qualificazioni:
a) mnturità umana, da non intendere in senso re•
~trittivo... anagrafì(·o. Non sono solo gli anni a pro•
durre la maturità;
b) obiettività digiudi~o: una dotazione di elemen-
tare buon senso può anche prescindere dalla cultura
intesa nel senso limitato di istruzione. Non è cultrira
solo il sa.pere, ma l'c,gire bene, l'intuire giu.sto, il sen-
ti-re retto;
c) competenza professionale: è l'elemento speci-
fico necessario perchè l'apporto della collaborazione
dei laici sia completo e proficuo;
d) consapevolezza dei propri limiti e vivo senso
del soprannaturale. Ogni membro cl.ella comunità
ecclesiale deve riconoscere le proprie deficienze, in-
tegrare la sua umanità con lo spirito di fede e una
completa disponibilità all'azione della grazia.
- Per concludere la metafora... geometrica del
vertice e della base si può dire che come l'area di
un rettaugolo si ottiene molLiplicando la base per
l'altezza, così l'area dei rapporti di collaborazione tra
la gerarchia e i laici si otterrà molliplicando gli sforzi
,Lella reciproca intesa nel rispetto dei valori personali.
Colloquio
- Ti sembrerà molto difficile mantenere l'equi-
librio sulla linea che congiunge vertice e base.
- Prova a meditare .queste parole: sono della
scrittrice ebrea Natalia Giuzbung: « I rapporti umani
si devono riscoprire e riinventarc ogni giorno. Ci dob-
biamo sempre ricordare che ogni specie d'incontro col
prossimo è un'azione umana. Può essere dnnque sem-
pre: bene o male, verità o memwgna, carità o peccat-0 ».
- A questa citazione letteraria fa seguito una
enunciazione di Paolo VI. La troverai molto solida:
« Lo spirito d'indipe11de11za, di critica, di ribellion,e male
si accorda con la carità animatrice delh, solidarietà, della
concordia, della pace nella Chie.sa, trasforma facilmente
il dialogo in discussio11e, in diverbio, in dissidio» (118).
- Sei un laico: il tuo inserimento nella vita or-
ganizzativa della Chiesa, comunità umano-divina, è
sereno e fecondo solo quando sa evitare gli scogli
indicati dalla Ecclesiam sir.am.
- Don Bosco, nella realizzazione della sua opera,
trovava spesso serie difficoltà e perentori ùivieti che
scendevano dal « vertice». La gerarchia non poteva
essere, neppure allora, sempre dotata di carismi pro-
fetici e poteva sbagliare anche nel giudicare un'opera
di Dio qual era quella del Fondatore dei Salesiani.
Ma egli, confidando nell'aiuto di Colei che l'assisteva
e la ispirava - Ma,ia Ausiliatrice-, trovava ilmodo
di riaprire il dialogo e ricongiungere, con eroica pa-
zienza, vertice e base con soddisfazione di entrambi.
Si dia alla Conferenza mensile un p1u accentuato tono di dialogo. riducendo
la durata della Conferenza e favorendo il libero scambio di idee tra i presenti
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