Bollettino_Salesiano_195708


Bollettino_Salesiano_195708



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Noi non ci fermiamo mai;
vi è sempre cosa che incalza cosa...
Dal momento
che noi ci fermassimo,
la nostra Opera comincerebbe
a deperire
DON TJOSOO, il 31 maggio 1S75
ANNO LXXXI. N. 8 15 APRILE 1957 PERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSIONI DI S.G.BOSCO
DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 •VIA MA.RIA AUSILIATRICE 32 •'.rELEF.22-117
Simboli di una fiamma
Siamo lieti <li amwunzial'e che la rich-iesta
<lei Delegati J.çpcttorùtLi al Convegno Europeo
dello scorso settembre sta per essere soi1disfatta.
Per it prossimo maggio sara.nno 71ronti il
vessillo e il distinti,vo, ohe daranno modo
alla P-i,a Uni011e dei Cooperatori Salesiani
di presentarsi al pubblwo itffioialmente quale
Te'rza Fam,iglia di Don Bosoo.
Il 1Jessillo è in forma di bandiera con asta,
drappo e nasti-o.
L'asta, in mctcillo nichelato e snodabile,
termina nella oimasa, che ha forma cli lancia,
suna quale spù,ca la croce, simbolo della cat-
tolicità della, Pia Unione. Nel centro vi sono
due medaglioni in bronzo: nel retto <iornina
l'effigie del Fondato·re con la scritta Sanctus
Joannes Bosco; nel verso, lo ste1nrna salcsian-0
col motto Da mihi anirn.as, che è anohe il
motto della :l'm·za Famiglili iii Don Bosoo.
Il dra,ppo della bandiera è in lana e porta
i co7ori 1utzi01~ali. Il Cooperatore salesiano
·infatti, tmlle orme di Don Boseo, n01't è sol-
tanto un buon cittadino, ma è anche forrna.-
tore ilel eittadino di domani, off1·enào alla
IMPEGNO MENSILE
organizzare la
2° Conferenza
ai Cooperatori
patrfo nella gioventù. da 711i cristianam,1J11te
ed·uoata un prezioso elemento costruttivo.
.Al c7ra.pvo, dove c'è l'uso, si a,ggiwnge il
nastro, sul quale si legge i1i lingita nazio1wle
la soritta Cooperatori ~alesia.ni, ool mnne
della località di ogni 0Pntl·o.
n <listintfoo tl grazio8o ell elegantr. .d t-
torno all'effigie in ùianco d'i S . Giova.nYl!i
Bosoo si SMdt;i la scritta Da mi]1i animris
su fondo smalto azziwro. Il dist1,nt·ivo è imico
per tutte le nazioni, in J01·11-ia esagonale, CM~
gancio per ooohiello o spina.
Le singole Unioni si pro'IJ·veileranno del
vessillo e di un numero fu'leguato Ili 11i.9tinti11i
richfodencloli al Oentl'o.
J..'anto la bandiera come il c1isti11tfl110 rap-
p)•esentwno Don Bosoo e insieme la sua grande
fiamma, espressa in forma intuitiva e oon la
ohiarezza, oristallina del Da mihi animas:
l'apostolato, che è lct ragion d'esscwe dei Goope-
mtori, come lo è dei Salesiani e delle Figlie
cli M arùi A.itsiliatrioe.
Distintivo c vessillo diventeranno così im
,%mbolo e u.n monito: un sinibolo che servirà
a presentare al pubblico la Pia Unione nella
luoe deW<ipostolato, della quale l1ha voluta
soffusa il santo Fondtit-Ore; un monito che
inviterà, efficacemente i Oooperat-Ori «a, ri-
cordu.re sopra,ttutto - come vuole il Santo
Paclre - le loro responsa,bilità e l'impegno
che Zi lega al cospetto di Dio e degli uomini,
per coUaborare allo stabilimento e alla diffu-
sione del Regno di Dio sulla terra ~-
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PENSIERI PER
cll/11,~no una oolta!... LA CONFERENZA
MENSTLE
r:.7 Il quarto precetto della Chiesa, cosi carat-
~ teristico per quei due «almeno •>, risale a
quas.i otto secoli fa e precisamente al L215.
Non fu mai abolito nè modificato, perchè si di-
mostrò di attualità in ogni secolo. Anche al giorno
d'oggi quanti figliuoli prodighi bussano alla
c.isa élel Padre proprio in occasione della Pasqua]
Il precett o, cosi largo per se stesso nella determi-
nazione del numero (una sola confessione una
sola Comunione!), è stato reso via via più largo
anche nella determinazione del periodo pasquale.
Quest'anno per esempio tale periodo corre dal
10 marzo (r0 domenica di Quaresima) al 16 giu-
gno (Festa della SS. Trinità): più di tre mesi!
Bisogna concludere che la Chiesa è veramente
madre non solo... clei santi, ma ariclle dei poveri
peccatori. Le ultime nonne pel digiuno eucari-
stico e per la celebrazione della Santa Messa,
mettono davvero il suggello dell'amore materno
allo zelo della Chiesa nel fornire il più grande
mezzo di salvezza. La sposa di Cristo non può
essere che wis.ericordiosà a somigliariza del
Divin Cuore. Ai quattro requisiti della vera
Chiesa (u11a, santa, cattolica, apostolica) se ne
potrebbe aggiungere un quinto (materna) senza
che il cattolicesimo tema confronti o concor-
renze in questi suoi primati.
In una famiglia si possono trattar bene i
malati, assecondandoli in tutto solo quando
i sani fanno il loro dovere e lavarano anche
pei malati. Cosi nella grande famiglia della Chiesa,
che costituisce il corpo mistico di Cristo, i fedeli
gareggiauo in solidarietà per la salvezza del
maggior numero possibile di fratelli. Quante
anime eucaristiche dal 1200 ad oggi, a comin-
ciare da S . 'l'ommaso d'Aquino, l'autore <lel-
l'officiatura del Corpus Domini, fino all'angelico
DomeJlico Savio, canonizzato tre anni or sono!
Senza la confessione frequente e la comUllÌone
quotidiana. non avremmo mai avuto un ragazzo
venerato sugli altari. TI segreto della fascinosa
santità di Domenico Savio è appunto nella sua
vita dì «gra7.ia ~ sempre alimentata dalla fre-
quente confessione e sempre potenziata dalla
frequente comunione. Pochi sanno che il suo
motto «la morte ma non peccati » è il quarto,
ossia l'ultimo, dei propositi formulati nella sua
prima Comu1ùone. Gli altri tre propositi sono
meno conosciuti , ma certamente più importanti,
perchè in essi 5ta il segreto della fedeltà al quarto.
Il primo proposito dice testualmente così: << ?.'li
confesserò 1110110 soventt e farò la Comunione
twte le volte che il confessore mi darà licenza ».
Nel 1849, l'anno della sua prima Comunione,
l'avvetbio sovente voJeya dire «almeno ogn i 15
giorni>> ed il suo superlativo «m olto sovente~
voleva dlre « almeno una volta alia setti1tuma •>,
dato che gli scolari dei paesi del Piemonte sole-
vano confei,sarsi e comunicarsi regolarmente
«una volta al mese &, E Domenico fu fedelissimo
alla sua confessione settimanale specialmente nei
tre anni che passò con Don Bosco alJ'Oratorio.
E oggi, a cent'anni dalla morte del santo gio-
vanetto, la pietà salesiana, che è essenzia.J.mente
sacramentale, gravita tutta su quel « motto so-
vente » con l'entu<iiasmo per le cose belle e sante
che è proprio dei giovani. È questo superlativo
dl frequenza alla fonte della grazia uelle t-re
grandi famiglie salesiane che compensa la fred-
der,za e l'ingratitudine dei cristiani: solo di
no111e; è questa generosità filiale nel servizio di
Dio che attira sul corpo mistico i più bei mira-
coli della gra1Ja in occasione del precetto pasquale.
l ~ I E per la Coanmione? Domenico Savio so-
~ stituisce per sè all'a(nietio a Pasqi{a il tutte
le volte che il confessore me ne darà licenza .
E Don Bosco, che è il suo Confessore, sarà ben
lieto di concedergli la comtmione quotidiana. Tutti
i giorni sarà Pasqua per quel serafino dell'Euca-
ristia. E noi possiamo aggiungere che tutti i
giorni è Pasqua uegli istituti di Don Bosco,
dove la mensa eucaristica viene letteralmente
assediata ogni mattina durante la Messa della
comunità.
Il segreto della gioia che sprizza da tutti i
visi ed esplode nell'allegria salesiana è appunto
la vita di grazia, resa esuberante dàJ pane euca-
ristico.
E nell'ambiente salesiano «esterno~. ossia
nella grande famiglia dei Cooperatori, l 'alrneno
1ma volta all'anno e l'alrneno a Pasqua diventano
almeno una voliti al mese, ossia , almeno atl'eser·
cizio deltci Buona Morte >>. Ma quanti Cooperatori
e quante Cooperatrici non s'accontentano dell'«l-
meno e praticano il sovente e anche... il m olto
sovente! A ,·olte ~ solo questione di volontà e
di fermezza dl propositi, e allora l'esempio del
«Ragazzo Santo~ è decisivo! ~on per nu!Ja la
Strenna del Rettor Maggiore propone questo
quindicenne a modello di fermezza di carattere
anche ai papà e alle malll.llle.
Del resto il nostro Santo Fondatore peus~va
certamente ai Cooperatori qua.udo assicurava la
salvezza eterna a coloro che almeno ogni mese
ricevessero bene i Sacramenti e facessero bene
l'esercizio della Buona Morte.
I più generosi, quelli che laiìciano l'almeno peril
sovente o per il rri.olto sovente, assicurano non solo
la propria, ma anche la salvezza di molti, ossia
diventano veri e propri «Cooperatori di Dio ».

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SCUOLA E FAMIGLIA lStbcum per l1\\
seconda Conferenza
I aunuale
alleate nella formazione del carattere dei giovani
lNTRODCZIONE
È cosa consueta, nelle diagnosi che si sogliono
t:are del nostro tem110, presentare anche una, lista
dei cosiddett-i 1, mali del secolo», cioè di quei
mali che, attualmente _prcso:nti e operanti, im-
pongono a noi vivi una pronta e decisa azione
di contrasto.
Molti di qnesti mali non sono nuovi: alcuni
forse ci :soi:w stati sempre neJfa socie!,à degli
uomi11i; mai tutti (e questo è quello che cl in-
t.eressai) esigono una 11ovità nella tattica del com-
battimenLo, che deve quindi essere adattato alle
11uo,re forme e ai nuoV'i Lempi.
Uno di questi mali - e nou tra i meno fu-
11c~t i - si può rn,vvisare nella sempre pin evi-
dente 1nanamza cli ,, 7uza-ni'?n-ità •> educa.tiva. nell'am,•
l>icnte sodale -/-11 ge11c1·afo. .Male t.ra i più fwiesti
perchè, riferendosi direttamente .alle 1;,riovani W}-
nerazioni, corrode le fonti stesse del vivere uma no:
si sa che altro è penlere il geUito di 1m'annata.
1>e1·chè il fr11Uo è roso tlai bachi. o aHTo è avl',:rf'
l'albero int,armal,o dallo radici...
LA JJIAGJXO~J
1. 11 pl'Oblerua Ila, i111}a.n1,i 1,uLto un aspetto
storico che ne spiega l 'e1;1istenza e in parte la
g-iusL-illca. Con l'evolversi della struttura $ociale
(indusLriali.zzazione, meccanizzazione, m·bane.<,i-
ruo), la fantifflia è andata diventando sempre
meuo ada.tta, meno capace e meno preparata
a, compiern il.a sol(!, tutto il lavoro educativo che
lo compf'te. Questa co11statazioue fu J>recisa-
ment.e quella che (a parte le ispirazioni sopran-
natnrali) mosse Don Bo8co a creare la sua op\\\\ra
ton quelle ea:ra.Ueristiche elio essa presenta. (::li
vedano le siguillcaLive parole di Don Bosco ai
benelat.tori di Parigi e di Barcellona,).
2. N11<',qw~ cosù la uecessitÌl. che la soci.ehi
s te;,i:;a, attraverso determinate istituzioni, curasse
tiempre più direttamente l'educazioue dei giovaui.
D'aJtra parte è proprio la societù, a 'ITenir mene,
spe~sn ,t questo suo positivo dovere, per cui il
gioniull, passa.udo dalla famiglia a)lai societ.à,
si viene a LrovaJ'e in preda di torze a,ntagoni-
st,ichr che nou possono non gm.1starn!' o addirit-
tur,,i SJ}07.Zarne r ancor acerbo ca:rattere. Un
osempio di questa SpE'lcie di ,, tiro alla fnne*
che oggi è in atto, sul piano eùucativo, tra la
famiglia (parliamo, s'intende, della famiglia che
è ancora. sensibile alla sua. missione educativa)
e l'ambiente t!òciale, ce lo può offrire il recente
cliscorso del SanLo Padre ai quaresimalisti ro-
mani, nel quale il Pap;i, ha dovuto denu11zia.re
il cinismo con cni, a scopi commerciali, si offrono
al pubblico - giovani quindi compresi - ll'l
JJÌÙ inverosimili sconcezze. .E 1'1ugeuza uel pro-
blema è confermata - lungi dall'esser atte-
n,mta - dalla polemica che attorno a quel
discorso è n~1ta. La quale polemica denunzia
precisa.mento la care112,a del senso educativo
(per non cl.il·o alt,1·0!) in larghi &trati sociali, che
poi sono quelli che pitì disin,olt.a.meute e rudo-
mcl1Le agiscono.
3. E la scuola·? T.,a scuola moderna dovrobbe
l'ssere il più v:i,lido aiuto e complem.enLo dell'ed1t-
cazione familiare e, in certi c,tsi (in molti, pur-
troppo). il «surrogato» che potrebbe, in certe
condizioni. essere non trop_po distante dal pro-
dotto genuino.
ì\\fa anche a proposito della scuola llOrge il pro-
blema, cho abMamo accennato neJ suo aspeLlo
generale, del possibile nntagonismo. E anche
q11ando non si t r atti di un anLagonismo educativo
vero e proprio, può esserci l'indifferenzà l'eci-
proca, là, separazio1te, la reciproca ignoralllia.
che sono altreL~anfo paralizzanLi e morti:ficant;i
per l'educazione.
TI punto da ma,uteneTe fermo e chiaro ò che fa
fa:migli;;1, 110'1~ 1)tbÒ. m.afi, tenersi dispe-iifata, dal sno
dovere cli prima educa.frice della prole, e non
può qUÌ11di sottra.ue o nega.re la sua indispenso-
b'ble collaboraiione alla, scuola o al'.{li altri enti
educativi cui i figliuoli vengano affidati.
AnaJog.amcnte, la Reuola nou può pret.('lndere di
ignorare la famiglia e il suo preponde.ra.ute di-
ritto all'educazione. e non può nepp11re spera.r<-'
cli giungere a validi e reali risultati educati11i
(non si tratta solo cli insegnare l'aritmeUca o il
latino!) so non mett,e a frntto l'iucompa.rabile
apporLo della forza, educativa della famiglia,.
Allora il «surrogato•> non è pi1ì ta.Le, o divent11,
invece il pitì prezios.o alleato dell'edueazione,
<>he è. e sempre deve essere un'educazioue u.
base familiare, essendo la famiglia, che ha date
la 1>rima ,•ita al suo membro, quella che è cl1fa-
maLa, per sua stessa natura, a dargli anche ÙI,
seconda - e più 11obile - vita dell'educazione del
carattere !' della forma.l(,iolle alfa vita cristiaua.
MEZZI ~ i\\lETOI>I LH AZIONE
1. il primo fondamenLale dovere educaLivo
della, lmujgJ.ia è quindi quello cli interessarsi
clell'edncai.ioue dei fip;l:ì, 1.1011 sòlò nell'ambii o
familiare, ma nel suo· complesso. La collabom-
zione tTa, scuola e famiglia è quindi un doi1ere
della, fam.i,g:lia, prima, di essere illl diritto.
L'educazione deve diveùtare llll << problema» _per
i genitori oristiàui e non qualche cosa che, bene
o male, si f:a1·A il.a sè. Es~i non pos,iouo chiudere
truo. o ttttti e duo gli occhi, con la sc·usa che i,/
faul q11,e je·u,ne,mJ se 11as.~e. E il Jiroblema ò oggi
iss

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tanto più urgente e complicato in quant,o, come
si è detto, molle forze sociali (tra cui in primo
luogo la stampa e lo spettacolo in tut,te le sue
forme) sono al lavoro in senso nettamente anti-
educati vo. Tutto ciò con cui i giovani venµ-ono
a coutal;to, se non li educa positivamen1,e, li
perverte: non ci sono 11è tempi nè cose fnori
dell'educazione; nò esistono vacanze educatfre.
Da questo vien suhito chiara Wla, prima conclu-
;;io.ne: quaute volte le vacanze scolastiche si
tntsformano automaticamenle in «va,canze ed1t-
ca,tiYe 1> (la, «vendemmia del diavolo» di cui (li-
(iova Don Bosco) per l'incuria della famiglia!
Ecco a,llora w1a prima forma di collaborazione
tra scuola e famiglia rla non trascurarRi: l'avvi-
cenda.mento contillvuo, nel tempo, della loro
azione eomplementare.
2. Da parte, sua la s c uola . oggi. non può
igllorare cl1e essa i' chiamata a dare ai giovani
qualche cosa, ài più - molto, anzi, di più - che
non il mero $api>.J.·è. 11 sapere puro e semplice,
d'altra parte. ginnge oggi a.Ila ma.ssa da mille
diverse ne anche fnori della scuola.
Aceanto alla famiglia e aJla Chiosa, la scuola è
.forse l'ullica fo1'7.a so('iale al.Lualmente educativa.
(Att,nab,ne;,te; o <',hissit 1>er <1uant,o tempo ancora.,
Testerà sola,. Qu;mdo avTemo ra,dio-teletrasmi~-
sioni, spettacoli cinematografici, ecc., che siano
fatti 11ositivnmumte per educa.re i giovani, sen~a
che per questo perdano il loro carattere di pia-
cevole divertimento!).
li campo d'aziono della scuola è qumdi enorme-
mente dila.ta,to: dalla 7mra. informazione (sui1i-
ciente quando la famiglia raccoglierà in quasi
tutti i valori educativi) oggi deve decisament,('
passare alla positiva forrnazim,e.
Sottrarsi a questo dovere, è, ancora, una volta,
provocare una, vera strage degli iru1.ocenti. Quella
dell'insegnante. oggi, va semp:re più diventando
nna missione e sempre meno 1rna professioue,
e questo propri.o a Mgi011e rlel potenzianumto
scientifico deU'ùiserr1wme11to ·>1tcdesi1no. e 111m (1
suo d:iscapito!
3. L'all<'an z tl tra (an1iglia e scuola è iu-
dispengabile.
Indispensabile ve·r la 11at,,.,.ra stessa deli'eduea-
zione, che non tollera contrasti e vuole assoluta
1ntoinimità l,ra tutti i suoi agenti, soti;o p~na di
dissolversi nel fallimento.
lndispemsabile clal punto d·i vista sf.<Jric6-sociale di
sopra accennato: sono tante le forze divergenti
che occor re llll controllo unitario cli esse: la l'a-
miglia, da sol.a, non può eser(•itadoi la scnol a,
cla sola, non 1ie lla. il diritto (e torse neppure la
possibilità. e in ogni caso questo potrebbe ap1-ire
la strada a perioolosi abusi).
La famiglia., primaria. responsabile dell'educa-
zione, deve seguire la, condotta della scuola e
non pcrmette:re che essa scivoli vere;o posizioni
non desiderate: su questo punto c'è molto da
fa.re pe:r un ri,~ver1l1io della rr,.scùmzn de1nol'1·a,ti1•(i
delle nasPre famiglie, troppo indifferenti e pa.s-
si,e davanti ai problemi fondarne11t.ali clella
scuola. La scuola, a sua volta. deve sollecitare
la collaborazione della famiglia e farsi promolrice
di incontri e scambi di idee e di azioni, che sono
foconclissimi per l'educazione.
Tl giovane 11ella sc11ola non deve essere un «nu-
mero"• non deve perdere il suo volto e la sua
personalità, che cosi fortemente e (di per sè)
cosi fruUuosamente e provvidenzialmente esprimo
in famiglia. 1Jn po' del ca.Jore afl'ett11os.o del fo.
cola.re domestico deve circonda.re, pe1· opera <iel
maestro, l'alunno anche nell'aula, e LUl po' della,
serietà. e dell'ordine sociale della, scuola dovono
riecheggiare, pet merito dei genitori, noll deboli
e sdolcinati, ma intelligenti o interessati. tra le
pareti dome8tiche. -
4. i:,olo così l'educ a zione diventa. fucin a <Li
cru·aUeri. Il cpnsolida'JTlenfo del 011.rati:cre non
può avvenire se l'a,cerbo giovane è preda <li
forze contrastanti, esposto a diversi urti con-
tra,ri. scosso emotivamente in famiglia e disil-
luso spietatamente e freclda,meute dalla, scuoht
elle si cmi solo di es.sere una distributrice quasi
automatica di nozioni. I l giova,11e saTà alloTn
sempre immaturo, educativamente parlando. e
il suo « carattere>> virile sarà nulla più ('he la
somma di va.rie deficienzè, e la risulta:nto delle
spinte esterne, seuza un nucleo proprio, posi-
Llvo, di convinzioni o di volontà.
IN COlXCLUSJOìXI<;
Leviamo gli occhì al modello.
Dom1-nico S avio, e prima di lui llou liosco ,
.hanno iniziato l'ascesa verso la. grandezza - lu
vera grandezza clella santità - nel calore cri-
atia.no della famiglia .
Le difficoltà esteriori (orfanezza,, poverLà, perse-
cuzioni, difficoltà di ogni genere... por Don 13osco;
salute precaria, fn~quenLl migrm>;ioni e povertà,
per Domenico) nulla pol,erono toµ:liere alla loro
pel'fetta educa,zione: Cl questo sig1ùfica che lutt.<'
queste difficoltà non hanno per uil pe.~o dc-
t.erminanLe. Peroliè c'era la famiglia cri$tiann.
Togliete dalla casa <lei Bc<ichi ~faruma Marghe-
rita, togliete i genitori di Domenico. e - umaua-
ment.e pa.rlando - la storia dei due :3anti sa-
rebbe potuta diventare quella di due povtiri
tigli della strada. come quelli che Don Bol'\\CO
s(wcorreva, la c1ù maggiore dif'grazia non era la.
povertà o la fame, ma. l'al)bandono educaLil'o, che
li avevà gettali precoMmente in braccio al vizio.
Ma lll famiglia non sarebbe stat,a ca;p.ice di dare.
da sola, a, Domenico tuLlo quello rli cui eg.li
aveva la, c~padtà e il bisogno. Cosl per Don Bosco.
Le piantine allevate e d.ifese nel caldo clolla
serra familiare si s9uo aperte e ingigantite al
contatto della <(scuola&. Domenico alla scuola ili
Don Bosco; Don Bosco alla scuola di altri sauti.
E questo vale per sempre.
L'avvenire delle giovani generazioni sarà quello
creato da.Ua jmniglia e dalia sciwla., non sepa-
ratamente, ma rlaUa loro reciproca integrazione
e collabora.z.ione.
u. c.

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litlrnd.11::zùmr:
~ I.a
diagnosi /
J'llez::1
, metodi di
a;:io11t·
Conc/u1:ìo110,
SCHEMA
Lno dei mali dd nostro tcmp<1: la mancanza cli unanimità nell'educwone.
,, La !amllfl.la: incnpace di cnmp1erc- da sola tuuo il la,·oro educati\\ o,
::• La Società: non è in grado di campletatt l'cducuionc familiare: anzi spesso agiu~ ,ull'cdu-
cando ,on /or.:e 11rga1re,.
,1• La Scuola: 11011 n,rroga rrè /'111111 ,,; l'altra, perchè spesso ,·i dòmina l'antagoni~mc1, l'indif-
ferenza, l,igrtorrrnza recjpr()ca.
1" La Faml(lll3 ha un dovere fondan,entale: inttrtsinr,i dell'educ11zinnc, dei figli.
1.• La Scuola deve mirare alla positiva fom11a:,io11e d~tl'alunno; qucllB dell'insegnante non è unn
professione. mn una mUsion,.
J' L'alleanza tra Famiglia e Scuola ~ mdispe,uabilr
4• L'ed=loru,: foclna di canuu,rl: frutto di quanto sopra.
Oon Bosco e, Oom~nlco Savio: fiori di santità sbocciati nella sen11 familiare, aperti ~ ingigantiti
nella Scuola,
ESEMPI
NAPOLI-VOMERO - Corso di
preparazione per Cooperatrici
Catechiste
Allo scopo di dare una quadra-
tura didattico-dottrinale alle Coo-
pl!l'lltrici che si preparano alla di-
vina missione ddl'insegnarnento
cu11:chistico, il Delegato hpetto-
nule di );°apoli ho organizzato un
corso di lezioni tenute da uomini
qu1difìcat.i .nelle vnnu scienze sacre.
li cor~o, che ebbe inizio l'n marzo
e ~i chiuderà il 31 maggio, com-
prende 7 lezioni d1 dogma, 7 di
monile, 3 di storia ecclesiastic,1,
1 di catecheuca, 1 di socioloita;
con la prolusione, un totale di
20 lezioni con datll predetcrm1•
nota in ogni luncdl e venerdì,
c?sclu8i quelli impediti per ricor-
renze speciali. Gli argomenti tr.it-
tnti scelti tro i più vitali
sappiamo che vanno suscitando
nnn solo mtcrcssc, mo entusiasmo
e gioia. Le iscritte hanno fim,nto
un fogli() n el qunle è derto «A1'i111-
{)t!fllO a Jreq11e11tnrr per intero il
Corso di pr~part1::io11e per Cui~
rl,isw •·
PORDENONE (Cdine)
Un
laboratorio per arredi sacri e
per poveri
Le Cooperatrici !:;alcNiune di
Pordenone hanno celebrato i 25
anni d1 fond~1one del Comitato
Dame Patronesse, che seuhnanal-
mente lavorano nel Laboratorio
delle Figlie di l\\.I. A. a confezio-
nare indumenti per I pQ,eri della
città e urredi sacri per la chiesa
<lei • Don Bosco• e per due
parrocchie cìt tadine. I.o tnle occa-
sione \\'enncro distribuiti i diplomi
di Cooperntrice a 1 r+ signore. Ogni
mese nel pomeriggio del :.i3 hanno
la loro conferenza mensile cd 11
giorno dopo :1llc ore 9 ossistono
alla santo Messa.
)(..
TORINO - Oratono :'\\.ltchcle Rua
- Laboratorio e Catechismo
Le Coopcr8trici salesiane che
fanno centro nell'Ora.torio, hnnno
ollestito un l,aboratorio ehe ha lo
scopo di confezionare arredi e pa-
.l11cora 11tlf11 rcor10 marzo so110 giu11te a deriur le reln!Jio11i thlla
1• Conferenzn. F. tlat:vero a111111ìrevo/e la sla11cio ('011 cui l,worn11u
i Delegali locali, che alle loro molte occ1Jf>az11mi aggi1111go110 cou
t·era sacrifit:iu q11ella dei Cooperatori del loro Ct'mro. tl.lcuni anzi
trm•r1110 m1clw il 1r111po per orgrmizzare 1111oi•i crulri fuori de//'<1111•
bitn delle 11rJstre Cn~·e. Do,, Bosto, che t•ede il loro zelo, li lmicdirfl!
Ora c'è dn p1111sar1t alla 2 Conferenza presrrilta, Essa è impnr-
tanre come la pm11a. D'altra parU no11 sarei diQici{,- orga111::::11r/(I
perc/1è lllm c'è tln Jorm.ali::zarsi mlln data, che potrà cadere a11elie
uri mesi pros.timi. Fin d'ora raccomandiamo a quanti dovranno
parlare di attenersi al tema proposto.
romcnn sacri e sa udunano ogni
settimana dedicando ore e o re .1
questa santa opera.
Nel periodo quaresimale 24 ze-
lanti cooperatrici aiutano i Salesiani
nell'inRegnamento del Catechisnrn
ni +oo bumbini e bnmbinechelofrc-
qut:ntano ogni giorno, e nella prc·
pamzione delle prime Comunioni.
U11 Cooperatore
salesiano tra i neri
del Camerun
Il nostro Don Lt•luum, 111issio11arw
11tl Com;:ri Belgt,, e'i1wia questa i11-
1ere.ssat1te 110/i::i;,:
'\\lentre mi tr0\\'11\\'0 .i Yaoundé
nel Camerun francese per prcn-
d.,re pane al recente Congresso
Internazionale Cattolico, ebbi lu
Jlrn<litu visita di un giovane cu-
mcrunese. Si chiam,1 Giovanni Do-
~co Onana e appartiene alla :\\li~-
sione di Akono, a una cinquan-
ùna di chilometri dalla !\\Iissionc
di Mvolyé, dove io alloggiavo.
Quale non fu la mia sorpresa nel
sentire che era caopemtore sak-
sfano I Egli mi mostrò il suo di-
ploma di coopcmtore redatto 111
hn~ua 1rnliano il + senernbre 1952.
L'a,cva ottenuto per mezzo di
Don Am.ielh. Avcvu nnche nel por-
taJoglio un'immagine di M. Au-
sili,1trice, di cui è devotissimo.
Avendo saputo che n quel Con-
gresso tivrebbe preso pane un
autentico salesiano (non ne ave,~1
mai , isto nessuno!) CJ{li a,·eva per-
corso il lungo viuggio di 50 km.
per incontrarlo e chrgli In su11
157

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gioia nel vedere per la prima volta
un figlio di S. Giovai,ni Bosco.
È davvero sorprendente trovare
un cooperatore salesiano trn i neri
<lei Camerun, mentre non vi è
nessuna Casa salesiana in tutta
l'Africa Occidentale cd Equato-
riale francese. Amando molto Don
Bosco, suo santo Patrono, e quindi
la Congregazione Salesiana, egli
si diceva e orfano » perchè non ci
sono Salesiani nel suo paese. E
ml pregava d'insistere presso i Su-
periori maggiori perchè mandino
i Salesiani nel Camerun. 1o gli ho
fatto comprendere che la domanda
dev'csscr fatta per tramite delle
Autorità religiose del paese e che
i Superiori della Congregazione
Salesiana ricevono tante domande
di nuove fondazioni che sono nel-
!'impossibilità di soddisfarle tutte».
MONTALENGHE (Torino)
Per cristianizzare i cortei fu-
nebri
Le Cooperatrici del CentTo di
Nlontalenghe, mentTe attendono
impazienti di avere lo stendardo
della Pia Unione da collocare nella
camern del Cooperatore o della
Cooperatrice defunti, cercano di
cristianizzare i funerali seguendo
in gruppo compatto il carro fu-
nebre e recitando ad alta voce il
santo Rosario, per togliere la cat-
ti-va abitudine di chiacchierare
durante il corteo.
BORGOMANERO (Novara)
Fioriscono le iniziative
Il Centro di Borgomanero, fio-
rente di 327 iscritti, oltre alle or-
dinarie attività proprie della Pia
Unione, ha preso le seguenti ini-
ziative:
r 0 Bibliotechina circolante per
cooperatori con sede nel Collegio
Salesiano.
2 Q P1·emiazùme degli alunni
che si distinguono nello studio della
Religione, appartenenti a 27 classi
(3a, 4a, 5a elementare della città,
r•, 2•, 3a media dell'Tstituto). Tale
iniziativa è stata bene accolta dal
Rev.mo Prevosto e dal Direttore
Didattico.
Messa vespertina. Per be-
nevola concessione di S. E. Mons.
Vescovo di Novara, ogni :q del
mese nella cappella cieli'Istituto
si celebra la Messa v"'~pertina alle
ore 16,30, a cui inten,engono molti
Cooperatori, ex allievi e amici dellil
nostra Opera. Durante la Messa
si fa l'Esercizio della Buona Morte.
Lodevole propaganda. Per
iniziativa dei genitori di due alunni
dell'Istituto, nostri Cooperatori,
è sorta a Cesara una nuova Pia
Unione che consta di 35 iscritti,
sotto la guida del Rev. Parroco,
Decurione della Pia Unione. An-
che· là si tiene regolarmente l'in-
contTo mensile, nel quale si legge
lo scherna della Conferenza men-
sile riportato sul Bolletti110 e si
fa l'Esercizio della Buona Morte.
MILANO - Le cooperatrici of-
frono paramenti sacri al sig.
Ispettore
Venerdl, 1 s marzo scorso, ce-
lebrandosi l'onomastico del Rev.mo
sig. Ispettore Don Cesare Aracri,
le Cooperatrici del «Laboratorio
arredi sacri» vollero rendergli
omaggio, presentandogli cinque pa-
ramenti completi per la celebra-
zione della santa .!'vfessa, come già
avevano fatto il 21 gennaio a S. E.
Mons. Arcivescovo.-
Il dono, frutto del loro lavoro,
eseguito nel pomeriggio del mar-
tedì quale impegno settimanale del
1956 e frutto della generosità di
altri Cooperatori che fornirono il
materiale necessario, tornò gra-
dito al Superiore, che lo destìnQ
alle cappelle più povere di arredi
degli fstituti di formazione.
TI sig. Ispettore, che già cono-
sceva personalmente quasi tutte
le cooperatrici presenti, si com-
piacque anche dello spirito con
cui lavorano, che fo del labm~.t-
torio un cenacolo, dove trovano
modo di pensare anche alla pro-
pria aninw con buone letture,
sante conversazioni e preghiere.
li laboratorio del martedì di-
venta così una gioiosa oasi dello
spirito, l'ora serena che ritempra,
conforta e incoraggia a imitare
sempre più Don Bosco nella san-
tità e nell'apostolato.
Ed ora esse attendono a confe-
zionare il terzo gi;uppo di para-
menti da offrire al Rettor .Mag-
giore, in occasione della prossima
Pasqua, per le Missioni Salesiane.
Pllbblichiamo con piacere
un elenco di centri
che hanno già auuuto l'invito
del'Ufficio Centrale
<1 istfluire
Hivendite di M. 12,
111obilita11do Ze/n-tori e Zelatrici
e pr>rta11doli su
q116$to piano di rmte11tico
apostolo tu
* Cominuano a giungere segna-
lozioni di altri c~ntri di Rive11-
dite M. 12, dei quali pubbliche-
remo un terzo elenco nel pros-
simo nwnero.
Rivendite
CENTRI PRESSO LE FtoLIE m M. A.
Nizza Monferrato
Bart, Via Crisa.nzio
Castagnole Lanze
Campiglia Marlttima
Macerata, Isdtuto ortano
Cesano Maderno
Gragnano
Màrano
Ottaviano
Terzigno
Bova Marina
Rosarno
Villa S. Giovanni
An2io
Varese, Casa Famiglia
Barasso
Busto Arsi.do
Castellanza, Oratorio M. A.
Luino
Oggiona
s. Ambrogio Olona
Tradate
Meridiano 12
CBNT!H PRESSO I SAL!lSL-\\NI
Belluno, Spertl
Belluno, Parrocchia S. G. Bosco
Ccstel de• Britti, Parrocchia
Ferrara, Parrocchia
Forli
S. Severo
Molfella
Livorno., Parrocchia
Tolentino
Barcellona
Milano, Parrocchia
Sesto S. Giovanni, Parrocc.hia
Modena
Bellavista (Napoli)
Borgomanero
Marina di Pisa
Tr.ieste

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SPIGOLANDO
nella corrispomlenza dei Diciàenti P. U.
, Prose1:11iamo la C1·ociata dello
1J1101111 Stampa e propri() ptr fare
(lpera di opposi::ione a quella dei
prolesla11tt, si diff,mdeTfi il /oglit>
C.:on Roma. Vi è in/alfi 1111<1 ri-
presa tiri/'eresia 11eill' zo,re perife-
riche: sarà questo il motm11ellfo d,
11::io11e dello terza Famiglia Salesilma
nel corre,i/c mmo, a coro11C1 del la-
hor·irm, ol/a11te,mio salesia110... •·
La Delegat:1 <li Vnllecrosia
(lmperia)
nnio ha orgrmù:znto una commemo-
ml/lio11e 1/i S. G. Bosco, a cui hn
mt'Ìtalo 11111! gli allievi della Swola.
cui si al(gi1111sero i bamb1111 delle
Scuole t'lemrntan.•\\-ella parrQCc/ria
il Rev. Parroco ulebriJ Mr loro la
santa ,Hess(l sii di ,m al_tart: espres-
same11te ùmal:::ato davar,ti alfa sta-
tua rii Do,i Bosco, mmlre 1111 Sa{r-
sia11n rivolgeva ai giovani parnh•
appropriale.
Alc1111e C1JOperatrù:i da11110 ullfl Pur-
roccl,ill il loro valido aiuto n,ll,
r,rgar,fr::::n:::io11i mtJolidte, 11rl m-
techismo (li /anci,dli, 11e/l,a ,lij]11-
siom• ddla buona stampa... •.
Il Dclegnto di Chlldllon (Aosta)
Chiuse la Confere113a il 1·eum:o
S. F,. _lJ011s. llgosti110 D'. lrco, il
quale disse ,:!,e l'appartenere alla
'l'l'r::m Famiglia St,fesin11n costi-
lll{sce 1111 privìlegìo per q11r1lu111p1e
organiz::a::ione cattolita, an::ri si
a11g,m1va clte tutti gl' iscrilli ol-
i'.•l::ioru• Cattolica dellll sua Dio-
cesi dit·n1tassero Cooperatori, per
due motivi: im1anz1tutto per la loro
/or111atio11e alla uita ir,/eriore, alla
preghiern e all'apostolato, di cui
D011 Bosto ~ maestro; e poi per
avere 1m orientamemo sempre più
.!piccato t•erso l'aiucaz-io11e crùtfrma
della!{ìove,1/IÌ, speranza d1!lla Clue.sa,
delu, l'atrio e della famiglia par-
rocchiale•·
Il Ddeguto d, Castellammnr<' di
Stnbia (Nupoli)
"Nella to11versazio11t seguita r,{[11
Con/eremm si ebbe 11oti:::ir1 di belle
attività n,otu da Coopr.rt1t11ri e
Cooperatrici del nostro Cmtro.
[l Prof. Aymo11d, Preside della lo-
cale Srriola media e .,1,,.viammto
co1111nerciak statale, per il 3t gm-
i/ 111 tinta 11-x11-195Q abbitw11? ù1a11-
gurato 1111 piccolo Laboratorio per
le Cooperatrici, affidntn u/fo :eln
della sig.fla Dtmese J.,'1/i,w, coa-
diU11ata d11 oltre brave e t·ole,tterou
cooperatrici•·
11 Delegato di Brindisi
, Alla 11ostra Cmifere,zza so110 in-
le1·ve11uli anche alami Rei•. Su-
ce!'doti, tra cui l'Assistente [)i11u,-
sam, tlettli U1>111in.i di A. C., Jlom.
Giot:am1i Grisa11ti. che ha chiesto
al D~legato /rpettoriak D011 Vi-
g,rato di poter fare una lar,qa dif-
/11si,me del Bollettino Salesiono I'
di avere tratto tratto un Sal~sùmo,
che parli dello Pia Unione nel ri•
tiri memili diocesani degli Uomi/11
di A,....;,me Cattolica».
li Direttore Diocesano dei Coo-
peratori :\\Lmtovu
Mons. ORESTE GAL1::01·n
TIFO CASISI
l GIORNI DEL CD..IEGIO
Ricordi , accordi del tempo pasquale.
Pagg. ~41. Illustrato n sei colori,
edizion11 di Iusso, L. 1 800
Societn Editrice lntei:nazionul~
Torino
Ì:! la qut1rta edizione migliorato e
rifattu del fortunatis,;imo hbro
che ha fatto parlare l'interu pe-
nisola. li ciliegio fiorisce " frutti-
fica nel 1cmpo che va, all'incircd,
dalln Pasqua olle Pe.nrecosre. Tcrn-
po pasquale: n:mpo di rinno,·a-
mento dt.'lla naturs e dello spirito,
in cui il C•~ini inquadra WlJl
serie d'impres~ioni e di rncditn-
zioni, che ci rivelano in pieno ,I
suo temperamento lirico e rd1-
,1poso.
DON ARTURO MURARI, AALllSIASO
DOMENICO, L'EROE DELLA
VOLONTA
Libro-strlc1111a p,r il primo ce11/e1111rio
d,lla morii di Sa11 Domenico Savill.
Elegante volwnc in formato
17,5 l< l..\\,S· Pagine 248 con 16
quadro orittinali fuori testo au
doppia p&A'ina, a 6 colori. Tcuo
a 2 e 3 colori con 38 illustrazioni
oJ tratto, nel testo. Curnti:s.sl011,
in1psginaz1one e npproprietR sin1•
bologin dello Studiò D i~çguatori
lSAG. Lcgaturn in piena Linson
con titoli sul piano e dorso. So-
\\Tllcopcrtn plnotificata riproducen-
te, a 6 colori, un bozzetto ori11i•
ruile del pittore '.\\Cario Ca!Taro-
Rott. •Il• di ei J>n<r,zo L. 2.500.
È una lettura festosa e gioiosn;
necbi..,;ima di fotti: tutta profu•
mata dn.l scn$o della per:<onalit1i
del " picc:nlo Sonto "; limpida in
ogni sue porola; pore destinntn 11
diventare In Vita prediletta dni
nigàzi,
Possa avere milioni di lettori!
l'rof. Uco GAU.12.1\\
lf..
CECILIA C-ONV
D E VO NARIIARE LA M1A VJ 'fA
A11tobiograji11 di ur,a J<111ti11//11
ccu::iom;,lr
I,ihrerin Oom-ina Cristio.nn. I.. 300
l 6o capuolem ehe la compon-
gono, 3.1.rilr e bre,;, sono come
tante sequenu
che ,., portuno
cvinicamactoo1n,'T1se1ficnhecl,
rapido passare sullo schem,CJ.
TrQncare ht lettura, uno volta
iniziato, non è dnvvero cosa !Qc.ile
Fr. LnONB 1)1 MAnlt. Se. c.
È un libretto c,hc, messo nelle mur\\i
di uns func,ulla, può fare l'effetto
di un cor,;il di Esercizi Spirituali.
159

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sofin si "'i" la sw, Oeura di profondo pensatore che pratica a per(ezlonc
il Musa111(lo cli Cr181o e vive lntcnS11men1e la verità che 11udla e lnse1nn.
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