Bollettino_Salesiano_199604


Bollettino_Salesiano_199604



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ANNO 120 N.4
Aprile 1996
Sped. in Abb. post. (50) - Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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IL BOLLETTINO SALESIANO
TUTTA L'INFORMAZIONE SUI GIOVANI ELE MISSIONI
Ogni mese a casa tua undici volte all'anno; e a novembre il calendario-strenna.
Dal 1877 la rivista è un omaggio di Don Bosco a chi segue con simpatia il lavoro
dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel mondo.
1
I GIOVANI
L'attività
tra i giovani.
Le rubriche educative
e pastorali.
2
LA MISSIONE
I reportage
e la testimonianza
di chi vive oggi
in prima linea
in occidente
e nel mondo.
3
L'ATTUALITÀ
L' informazio ne
ecclesiale
e salesiana.
Le tematiche
socia li.
·--------------------------------------------------------------- ·-- ------ --- ----- ------ -- -------------· ~--·
Serviti di questa scheda, o trascrivila , Inviate il Bollettino Salesiano a questo indirizzo
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IL BOLLETTINO SALESIANO
DIFFUSIONE
CASELLA POSTALE 18.333
00163 ROMA BRAVETTA
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2 - APRILE 1996 BS

1.3 Page 3

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IN QUESTO NUMERO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE :
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Anlonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Bolla -
Erneslo Calloni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duhayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschello -
Angelo Montonali - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertene - Ufficio Grafico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione : Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e folo riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamenle alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restitui ti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania -
Giappone - India (in inglese, malayalam, tamil e
telugù) - Irlanda - Gran Bretagna - Italia - Korea del
Sud - Lituania - Malta - Messico - Olanda -
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Slovenia - Spagna - Stati Unili - Thailandia -
Ungheria - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
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bile leggere parte di questo numero
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Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
Aprile 1996
Anno 120
Numero 4
In copertina,
l'ottavo successore
di Don Bosco è l'argentino
don Juan E. Vecchi.
Nella foto, il momento
della proclamazione
il 20 marzo scorso.
Alle pp. 4-5 nostra
intervisla esclusiva
(foto Franco Marzi).
4 SPECIALE ELEZIONI
Primi passi verso il Duemila
10 TEMA DEL «CAPITOLO GENERALE»
Laici, il popolo di Dio
14 TERZOMONDIALI
Accogliere ma con amicizia
19 DOSSIER «L'ETÀ INCOMPIUTA»
I NUOVI ADOLESCENTI ALLO SPECCHIO
Uscire di casa, questo è il problema
Il primo valore è l'amore, il secondo la salute
Quando siamo insieme
27 PROTAGONISTI
Nelson ha sfidato Dio
30 AMERICA LATINA
Le università per il popolo e gli indigeni
34 MESSICO
L'oratorio di Ciudad]iuirez
38 SPAGNA 1936
Per 95 fu Venerdì Santo
a cura della Redazione
di SILVANO STRACCA
di GRAZIELLA CURTI
a cura di GIORGIO TÒNOLO
di UMBERTO DE VANNA
di JUAN BOTASSO
di ANGELO BOTTA
di TERESIO BOSCO
RUBRICHE
6 /11 Italia, 11e/ Mo11do - 8 Lettere - 13 Osservatorio - 17 Zoom - 18 Libri - 29 li p11111<> - 32 Come
D011 Bosco - 37 li Diario di A11dre" - 41 111os/ri def1111ti - 42 111oslri S{//1fi - 43 111 Primo Pi{//10
13 Verona: le strategie del San Zeno
14 FMA: Immigrati a Torino
BS APRILE 1996 - 3

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È l'argentino don Juan Edmundo Vecchi l'ottavo successore di Don Bosco.
PRIMI PASSI
VERSO
IL DUEMILA
Per i prossimi sei anni sarà don
Juan Vecchi , 64 anni, a guidare i sa-
lesiani nella loro attività tra i giovani.
Aveva 40 anni quando nel 1972,
quasi 25 anni fa, entrava a far parte
del Consiglio generale, prima " Re-
gionale" per il Sudamerica/Atlantico,
poi per ben dodici anni come Consi-
gliere generale per la pastorale giova-
nile. Infine nel 1990 fu eletto vicario
del Rettor Maggiore e furono gli anni
più difficili , quelli della malattia di
don Viganò e del periodo della transi-
zione.
Don Juan Edmundo Vecchi è nato
a Viedma, in Argentina, ed è dun-
que il primo Rettor Maggiore non
italiano, anche se i suoi genitori,
Albino e Maria Monti , sono emilia-
no-romagnoli (di Boretto, Reggio
Emilia il padre: di Montescudo,
Forlì, la madre). Subito dopo la sua
elezione del 20 marzo , siamo riusciti
a incontrarlo e a fargli le prime do-
mande a nome dell ' intera Famiglia
Salesiana .
LA PRIMA INTERVISTA
Don Vecchi , una domanda d' obbli-
go: cosa si pro va ad essere I' of/avo
successore di Don Bosco? Se lo sa-
rebbe aspettato quando muoveva i
primi passi nella vita salesiana ?
«Si naviga in un mare nuovo! Non
me lo sarei mai aspettato, né nei primi
anni della mia vita salesiana, né in
questi ultimi! E si prova un attimo di
disorientamento. Certo, ogni salesia-
no in qualche modo impersona Don
Bosco, ma il dovermi confrontare con
lui in questa forma, richiede uno sfor-
zo spirituale notevole .. . ».
Il 2000 è a un passo da noi. Quale
spazio per una congregazione che ha
già sulle spalle quasi un secolo e
mezzo di vila?
« li nostro spazio è il mondo intero.
Dove c'è gioventù, c'è posto per i sa-
lesiani. Entriamo nell a nuova evan-
gelizzazione del 2000 con un in-
teresse specifico per i problemi dei
giovani, che sono diventati vasti e di-
versificati in modo preoccupante. È la
nostra specializzazione e miss ione ».
Ci può racconlare qualcosa della
sua famiglia ? Quali sono le sue radi-
ci? E com'è nata la sua vocazione sa-
lesiana ?
«Mia madre è andata in Argentina
all'età di due anni, con i miei nonni.
Mio padre nel 1908, con altri due fra-
telli, per lavorare in una piccola im-
presa che avevano già in Argentina
dei nostri parenti. Sono cresciuto a
Viedma, in una famiglia di sette fra-
telli. La mia vocazione è nata quasi
per connaturalità. Sin dalle classi ele-
mentari sono andato nel collegio sale-
siano di Viedma come esterno. La ca-
sa salesiana era la "piccola Valdocco",
la sede di monsignor Cagliero. L'ope-
ra appariva completa: scuola, oratorio,
molte attività, teatro e musica, scout
(lo fui anch ' io!). C'era anche un gior-

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È stato eletto il 20 marzo dall'assemblea internazionale riunita per il Capitolo generale.
nale per la città, il "Flores del Cam-
po". Il contatto con i salesiani mi ave-
va conqui stato e quando giunse il mo-
mento di prendere una decisione, qual-
che sales iano mi fece l' invito a pen-
.sarci e io mi aprii all a vita salesiana
con di screta facilità. Vorrei aggiun ge-
re che ho avuto parenti sales iani , tra
gli altri due cugini di mio padre di
nome Zatti (uno è il servo di Dio Arte-
mide Zatli , ndr), una suora - anche lei
di nome Zani - Figli a di Maria Ausi-
1iatrice, qualche sacerdote ciel clero
secolare, un sacerdote cappucc ino ... ».
I giovani cambiano pre.1·10, disorien -
1ati in questa società. Quali risposte
pastorali? C'è più bisogno di ricupe-
ro o di prevenzione ?
« È voce comune che la prevenzio-
ne sia il miglior intervento: in fami-
glia, nella istruzione scolastica, nell a
prima educazione. Naturalmente an-
che con il più grande sforzo educati -
vo, non tutti i ragazzi riescono a per-
correre il loro cammino indenni . E al-
lora si deve pensare al ri cupero ai vari
li velli , per non lasciare che le cose di -
ventino irrecuperabili . Ma ogg i il ri -
cupero non si fa solo nelle case spe-
cial izzate: c'è ricupero anche nelle
normali istituzioni ed ucative, soprat-
tutto negli ambienti meno formali ,
come nel centro giovanile ».
Salesiani. Una presenza sempre piiì
vasta e sempre meglio incult11rata. Don
Bosco si èfa110 qfi'icano, si dice, ma si
è fatto anche indiano e prossimamente
cinese. Come muoversi oggi con una
presenza così vasta e artico/Cl/a?
«La Congregazione ha una articola-
zione cli responsabilità e cli poss ibilità
Don Viganò presenta don Juan Vecchi a Giovanni Paolo Il.
Quasi un passaggio di consegna. Nella foto sotto, ragazzi di Akure (Nigeria).
cli iniziativa che è molto ben coll au-
data e decentrata. li Rettor Maggiore
con il suo Consiglio presiede a 89
Circoscrizioni, ciascuna con una sua
responsabilità sul carisma e sullo spi-
rito cli iniziativa nella zona in cui
opera. In questo quadro organizzativo
giova molto il progresso nell a comu-
nicazione, che ci permette cli entrare
in contatto anche quotidianamente
con le varie aree».
C'è un .filo rosso che lega 1a111i reli-
giosi e laici che si i.\\1Jirano a Don Bo-
sco e alla sua spiritualità. Cosa vuol
dire a coloro·che sono in attesa delle
conclusioni di questo 24° Capitolo ge-
n~ v k ?
·
« Siamo a uno snodo nel cammino
dei sales iani . Si può pensare ali 'evo-
luzione avvenuta dagli ini zi ad oggi.
Al momento presente sono cresc iuti
gli spazi cli collaborazione e abbiamo
preso coscienza che la radice di un
nuovo rapporto è la nostra spiritualità.
Penso che oggi tutti i fili siano venuti
al nodo e noi veramente possi amo
pensare a un progetto comune in cui i
religiosi possano offrire il clono della
loro vita consacrata, ma non cli meno
i laici possano portare la loro espe-
rienza e la loro profess ionalità laicale.
Tutti collegati a Don Bosco e alla sua
mi ssione giov anile ».
liifìne una domanda interessata: con-
1inuerà a tenere la rubrica del Rettor
Maggiore .~ul Bol/e11ino Salesiano ?
«Certo. E un appuntamento mensile
con tanti nostri amici, che non inten-
do interrompere »..
o

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- IN ITALIA NEL MONDO
ARGENTINA
FORTIN MERCEDES
CENTO ANNI
SUL RIO COLORADO
Nel 19 1Odon Pietro Bonacina
inviava a don Rua, successore
cli Don Bosco, una dettagliata
storia dell 'opera che aveva
fondat o a Fortfn Mercedes nel
1895 , cento anni fa. Di ceva
che quel luogo era ·'predestina-
to" dalla Madonna, che era an-
cora venerata nell'antico fo rte
militare dove sarebbe apparsa
due volte, tanto eia fa r cambia-
re il nome cli Fortfn Zelarrayan
in quello cli " Mercedes", che
era la devozione più popolare a
Bahia Bianca. Ben presto l'o-
pera era cresc iuta: scuola agra-
ria, casa per aspiranti, casa cli
fo rmazione (a Fortfn si sono
for mati quasi tutti i sa lesiani
della Patagoni a) e, nel 19 19, il
grandi oso santuario cli Maria
Ausili atrice. Qui si conserva il
quadro che Don Bosco diede al
Cagliero per la sua ordinazione
episcopale. Dal 1992 nel batti-
stero vi sono le reliquie del ve-
nerabile Zeffirino Namuncurà,
l' indio "mapuche" già conside-
rato santo dalla gente. Continui
i pellegrinaggi, una media di
400 persone al giorno. Ogg i a
I
Fortin Mercedes (Argentina). Qui sopra, panorama aereo del « Colegio San Pedro ",
che ha festeggiato nel 1995 il primo Centenario. Nelle altre foto, celebrazioni
e festa giovanile. A sinistra, il battistero con l'urna di Zeffirino.
Fortfn Mercedes vi è una scuo-
la completa mi sta con 700 al-
liev i. Le Figlie di Maria Ausi-
li atrice hanno un collegio cli
200 allieve, in maggioranza fi -
glie di immigrati della Bolivia,
accorsi in questi ultimi anni per
colti vare cipolle, ben quotale
sul mercato. Le suore sono pre-
senti anche con nuove forme
cl i evangelizzazione nei barrios
e fra gli indigeni. Fo1tfn con-
serva ancora la scuola agraria e
ha una casa cli spiritualità. Da
Fortfn dipendono infine la va-
sta parrocchi a Maria Ausi-
liatrice e varie scuole e zone
ru ra li di quella che fu la glo-
riosa mi ss ione ciel Rio Co lora-
do. L'opera ha fes tegg iato per
llltto il 1995 il Centenario
degli inizi. Per le Figlie di
Maria Ausiliatri ce invece è il
1996 l!-m no centenario dell ' i-
nizio della loro presenza in Pa-
ta go ni a.
BULGARIA
e la popolazione. Questo pri-
mo timido tentat ivo cli inseri -
mento nella Chiesa e nell a so-
PRIMA OPERA E
ciet11 bulgara è già stato posi-
PRIME ATTIVITÀ
tivo. Lo sv iluppo dell 'opera è
legato in gran parte all 'abi lità
La fo ndazione di una presenza cli questo gruppo cli ini ziatori.
in Bulgaria fu dec isa un paio
di an ni fa e fu affidata all ' i-
spettori a cli Praga. Primo im-
pegno fu quello cli preparare il
personale attraverso un corso
Kazanlak (Bulgaria).
Nelle foto , le prime
attività tra i ragazzi
e il gruppo dei salesiani.
Con gli occhiali,
di lingua, cli storia e di civiltà
bulgara; poi , dopo alcuni viag-
gi esplorativi, fu decisa la pri -
ma fo ndazione. Tre salesiani e
il direttore Petr Nèmec.
Al centro, con la polo
bianca, l'ispettore
di Praga don Benno
Benes.
due volontari si sistemarono
nella casa parrocc hi ale cli Ka-
zanlak, nella Bulgaria centra-
le, sotto la responsabilità del-
l' Esarca di Sofia. Dopo i lavo-
ri cli sistemazione dell a casa
parrocch iale, poterono iniziare
le prime attività per i giovani
ns 6 - APRILE 1996

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BURKINA FASO
LE MIGLIORI SONO
LE BAMBINE
Koudougou
(Burkina Faso).
Povertà e denutrizione
sono le piaghe
che combatte l'« Oasi
Giovanni Bosco ».
È in fase cli avanzata costruzione
l ' « Oasi Giovanni Bosco », fon-
data da don A ugusto Musso e cli-
rella da Enzo Missoni , un exal-
lievo di Udine. L ' Oasi sta tra-
sformando la sua zona d ' influen-
za. Sono g iit stati avv iati un cen-
tro medico-soc iale, un repart o
ospedaliero con 20 posti lello
per bambini denutriti e le loro
mamme, ass istiti eia due in fer-
miere africane spec iali zzate in ri -
cupero ed educazione alimenta-
re; un d ispensari o con una for-
nitiss ima farmac ia, dove anche i
più poveri possono curarsi. Tut-
to è nato grazie alla co ll abora-
zione di laici cl i buona volontà
che dal Piemonte e eia tulla Ita-
lia, con of fe rte libere e adozioni
a distanza (sono oltre 500 i bam-
bini adouati), sostengono le varie
ini ziati ve. Tra le reali zzazioni di
maggior rilievo ricordiamo an-
cara la distribu zione alimentare
cli un ch ilo cli m iglio al giorno a
circa 600 persone. 200 tonnell a-
te d i vive ri all ' anno. Se fino a
pochi anni ra solo il I 0% dei
bambini frequentava la scuola
dei vi llaggi , oggi sono il 90% .
280 li segue eia v icino l 'Oasi,
che clii il materi ale per lo studi o,
paga la refezione, contro lla le pa-
gelle e premia i più meritevoli . E
sono le bambine le mi gliori;
mentre prima la famiglia preferi -
va tenersele a casa. Infine un ' ini-
ziati va origi nale, quella cli nor-
mali zzare l ' iscri zione anagrafi-
ca dei bambini . Qui prima dei 4
anni nessuno viene registrato e
spesso non si co nosce la sua
etit, il suo vero nome. Come
si vede si traila cli ini ziative che
mentre aiutano a sopravvivere,
me11ono le basi per un diverso
sv iluppo soc iale.
ETIOPIA. I PROGETTI CONTINUANO. Ad Addis Abeba, l'ora-
torio e il centro di promozione della ragazza e della donna han-
no avuto notevole sviluppo. Per far fronte alla scarsità di scuole
della capitale, dove le classi raggiungono a volte anche il centi-
naio di alunni, le suore hanno offerto alle giovani, che frequen-
tano gratuitamente la scuola professionale, di prestarsi a turno
per l'insegnamento nelle classi di alfabetizzazione e di recupero
per le bambine della scuola elementare per quattro pomeriggi
alla settimana durante l'attività dell'oratorio al sabato e alla do-
menica. Questo impegno forma le giovani al servizio della pro-
pria gente e dona loro dignità e rispetto . Il diritto all'istruzione
per il popolo etiope è ancora molte volte un optional: l'apprendi-
mento è minimo, causa la mancanza di scuole e il numero enor-
me di alunni nelle classi , e poi una grossa percentuale di bam-
bine non frequenta perché i genitori non possono provvedere il
materiale scolastico, non hanno indumenti per vestirle, o sem-
plicemente le trascurano perché... non sono maschi. Suor Gio-
vanna Giudici e suor Agnes Lee a Dilla hanno organizzato il pri-
mo raduno per le exallieve della scuola professionale. Molta tre-
pidazione per l'incontro, che poteva anche non avvenire dato
che i "portalettere" e le "caselle postali " sono realtà sconosciute
alla maggioranza della gente. Le distanze sono enormi e i mezzi
di trasporto scarsi. E invece le giovani sono arrivate, da tutte le
direzioni, dai vìllaggi più lontani e anche da Addis Abeba . Qual-
cuna addirittura il giorno prima. È stato un momento ricco di "vita
raccontata": chi è già mamma, chi ancora allà ricerca del lavoro,
chi già sistemata.
Etiopia. Donne al pozzo. Ad Addis Abeba le FMA
sono Impegnate per la promozione delle ragazze
e della donna.
PROTAGONISTA. Il nome di don Elio Scotti si era
legato negli ultimi anni soprattutto al colle Don Bosco,
dove visse per oltre dodici anni, prima come direttore
e poi rettore del grande santuario. 73 anni, don Scotti
è morto mentre era superiore dell'opera di Asti. Gio-
vanissimo direttore e ispettore, incaricato nazionale e
fondatore del Centro di pastorale giovanile, fu un sa-
cerdote dinamico e zelante, molto amato dai giovani,
che awiò numerosi alla vita salesiana e alla testimo-
nianza cristiana nel sociale. Ad Asti si ricorda ancora
la sua generosa ospitalità durante l'ultima inondazio-
ne, quando mise per alcune settimane interamente a
disposizione la casa salesiana alle centinaia di allu-
vionati. Nella foto, è il primo a sinistra al Colle Don
Bosco nel gennaio 1991, per la prima colata di ce-
mento del "Ristoro del pellegrino Mamma Margheri-
ta". Tra le autorità presenti, don Egidio Viganò.

1.8 Page 8

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~
TTERE
VUOI RICEVERE
IL BOLLETT NO
SA ESIA O?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
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rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi edi copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
lf Bollettino Salesiano
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8 - APRIL E 1996 /JS
120 ANNJ.. . PORTATI BE- so rimanere indifferente e non su " Don Bosco al cinema" ciel
NE! «Sono un 'affezionata let- mani festa re la mi a costerna- BS cli dicembre, per il ricordo
trice. Da ben tre generazioni il zione. Scrive Mario Valente: di quel cinema dell ' oratorio
Bollettino Salesiano viaggia "La paura non gli chiudeva la sa les iano ciel Vomere (Napoli)
nella nostra fa miglia e ci fa pia- bocca. .. Non sopportava la del quale come tanti altri ra-
cere leggerlo. Complimenti : è menzogna... Qualcuno lo fece gazzi fui assiduo frequentato-
una rivista che nonostante l'età fuori solo perché era in pos- re. Ho letto poi " I sales iani
è sempre giovane e aggiorna- sesso cli un ' arma: non credo nell a resistenza". Credo che
ta! » (L.S. , Torino). «Anch' io che padre Jacques lo abbi a ma- se don Ponzetto e i suoi gene-
vogli o essere presente per i lecletto ... ". Certamente questo ros i confratelli volessero seri-
120 anni della rivista. Per due qualcuno non sapeva quello vere cli sé, sceg li erebbero co-
ragioni. Mio padre Innocenzo che faceva, diversamente da me titolo: "Lo spirito di carità
Giuseppe, nato nel 1886, fu chi ha messo nelle mani cli que- dei sa lesiani negli anni I943-
uno dei primi abbonati. Ho st'uomo l'anna. Su queste per- 45". Mi pare definisca meglio
conservato sempre con tanta sone che uccidono tutti i giorni il carattere dei loro interventi ...
cura i numeri del Bollettino Sa- e su chi li atma, scenda la sven- · un po' meno "res istenziali"».
les iano, però il terremoto del tura e la maledizione cli Dio.
1980 me li portò via. Era un Ho 50 anni e, data la mia espe-
Doti . Corrado Gigame,
Na p o li
tesoro per papit e per me. 11 se- rienza di vita, io prego così ».
condo moti vo è che ricevo e
leggo sempre con interesse la
rivista e, di volta in volta, tro-
vo sempre qualche nov ità eia
trasmettere a parenti , amici , co-
noscenti e giovani soprattut-
to » (Livio Nargi, Castelvetere
sul Calore, Avellino) .
Lettera.firmata. La Spezia
Padre .lacques e gli altri 11011
approverebbero la sua pre-
ghiera . Sono proprio i suoi 50
anni di vita che dovrebbero
co11vincer/a che il "nuovo"
nasce soltanto dalla miseri-
ROBERTO HA IL CUORE
NUOVO. « Frequento om1ai da
25 anni l' oratori o. All ' inizio
mi sembrava so ltanto un luo-
go cli ritrovo e cl i svago, di al-
legri a. Poi ho scoperto la vo-
gli a di essere utile. Sono en-
co rdia.
trato nel dicembre del 1976
L' IMPORTANTE È PENSA-
RE AL BENE COMUNE.
«Sono un ex obiettore di co-
scienza. Faccio riferimento al-
le lettere cli gennaio ("Servizio
civile o servizio militare?").
Tutte si ostinavano a sostene-
re una delle tesi, a discapito clel-
l'altra, senza accettare il di a-
logo. A mio parere è la perso-
na che svolge un determinato
servizio che gli dà un senso
rendendolo utile. Purtroppo c'è
sempre qualcuno, e non solo
tra queste due categorie, che in-
vece cli pensare al bene della
collettività, pensa a se stesso.
Ma non dobbiamo cadere nel-
1' intolleranza solo perché qual-
cuno "sporca" una scelta buo-
na, anche se diversa dalla no-
stra. L' importante è essere coe-
renti con se stess i e compor-
tarsi con clignitit e rispetto ».
Pier Paolo Cavasi11 ,
Moglia110 Ve neto
IO PREGO COSÌ. « Ho letto
sul BS cl i gennaio dell 'elimina-
zione di padre Jacques. Così
STAMPA JUNIOR. « Ho let-
to con interesse nel numero cli
gennaio l' articolo in cui si par-
la dell a cri si delle ri viste cat-
toliche per i ragazzi . Però de-
vo anche dire che tali ri viste
non sono abbastanza conosciu-
te. Da tempo vorrei fare un
abbonamento alla rivi sta Pri-
mavera per i miei figli , ma non
so come fa re».
Le11era.fir111ata , Stornarella ,
Fogg ia
Ecco gli indiri:zi di alrnne testare.
Chi è interessato può richiedere co-
pia -:-; aggi o:
PRIM AVERA -cas. post. 123
20092 Cini se ll o Balsamo (M i).
MONDO ERR E -e.so Francia. 2 14
I0090 Cascine Yica - Rivoli (T o).
IL MESSAGnERO DEI
RAGAZZ I - via Orto Botani co. 11
35 123 Padova.
IM (Italia Missionaria)
via Monte Rosa. 8 1
20 149 Mil ano .
DON BOSCO AL CINEMA.
nel gruppo Amici Domenico
Sav io. Feci anche tre anni nel-
la scuola professionale Don
Bosco. 1 giovani non sembra-
no cambi ati. I preti a volte
non hanno tempo, altre volte
fa nno distinzioni tra giovani
buoni e quelli sbandati. Insie-
me ad altri giovani come me
abbi amo cominciato a dare 2-
3 ore al giorno per i ragazzi
"soli ", rinunciando magari a
una pizza tra cli noi o con la
fidanzata . Abbiamo giocato
con loro, li abbiamo portati a
messa. Qualcuno cli loro è pas-
sato ai gruppi più impegnati.
Non dovrebbe mai mancare
chi ri sponda a questo tipo di
coll aborazione con i preti , an-
che se a volte viene da dire "e
chi me lo fa fare?". Vi mando
fotocopia cli un articolo su mio
fratello Roberto, che eia due
anni vive con un cuore nuovo,
dopo il trapianto. Roberto sta
bene e ha ricevuto solidarietà
eia molte personalità (ha scrit-
to a Sca lfaro , Baggio, e anche
al Papa e a Clinton), ma è an-
cora in cerca cli un impiego
per ai utare la sua famiglia ».
come cli padre Ottorino, Aldo e «Con interesse e non poca
Angelo Padovan,
Katina dei saveriani . Non pos- nostalgia mi sono soffermato San Donà di Piave (\\le nezia)

1.9 Page 9

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cu
DONNA, .
SPIRITUALITA
E MISSIONE
Tendenze cmer~cnti
nella società 11101~d ialc:
il punto di vista della donna alla
luce dell:1 Parola di Dio.
13-17 maggio 1996
Per Ìl/{tJr111a:io11i:
Direzio11e Corxi CUM
\\lia /3aci/ieri Ila - 37139 \\lero11a
Te/. 045/89.00.329
Fa.r89 .03.l99
QUALE CHIESA. «Come mai
nella Chiesa 11011 cambia mai
niente? E tulle queste persone
pronte a osannare, 11011 sono
forse tutta una illusione? Non
è cred ibile che la Chiesa dei
poveri e degli ultimi abbia i
privileg i dei cap i di stato ... »
(Francesco Rehora, Campo-
morone, Genova). «Avete pub-
blicato la foto di un cardinale
con gli occhiali "Cartier", che
hanno un valore commerciale
pari almeno a uno sti pendio
medio attuale» (\\/alentino Chi/-
lini, Milano) .
A parte il 10 110 cortese delle
due lei/ere (la prima parla di
"accorata preghiera"), in real-
sono piene di indignazione.
\\/oi laici-cristiani siete sempre
pi1ì esigemi con gli uomini di
Chiesa, a volte .fino alla man-
canza di realismo e di senso
della storia. Accogliamo que-
sto invito alla coerenza, ma
ciascuno la pretenda allo stes-
so modo da se stesso e soprat-
tlllto impariamo a guardare
agli altri con pitì henevo/enza.
SEGNALAZION I
Nino llarraco, LA NOTIZIA
E LA PROFEZIA, Bibliote-
ca Comunale, Lercara Frid-
di (Palermo), 1995, pp. 254.
Exallievo e cooperatore salesia-
no. Nino Barraco è presidente
regionale dell"Unionc canolica
stampa italiana. giornalista e
docente all'Univers ità di Paler-
mo. Il vo lume raccoglie molle
" Lcllere·· che l' Autore scrisse
espressa mente per il Bolle1tino
Salesiano negli anni della dire-
zione di don Giuseppe Costa,
che introduce il libro, e clerii1i-
scc il Bmn tco ..giornalista cli
razza e allento osservatore di
una l·ronaca spesso trascurata··.
Pier rnorgio Frnssati, ca riti1
è amare Dio nella sua in11m1-
gi nc umana, Mimcp-Doccte,
1995, 11p. 114. Il libro raccon-
ta 1·a11ivitit caritativa ciel giova-
ne bealo. Le "giornate in1cnse
della sua breve giovi nezza·· so-
no 1esti111oni.11c dai suoi poveri
e dagli amici. È un 'edizione cx-
Ira commereialc e va richieslo
ali ' Associazione " La Cordata
cieli ' Amicizia". piazza S. Am-
brogio, 23 - 20 125 Milano
(tcl. e rax 02/415. 14.29).
Antonio llcllo, CORAGG IO!,
lettera agli ammalati, La mc-
ridimm, Molfetta, 1996, pp.
16, lire 2.500. L'agile librcllo,
cli riclolte dimensioni e illustralo
a colori, ripoi1a un tcslo ciel ve-
scovo Tonino Bello, serino nei
giorni ultimi della sua 111ala11ia.
Richiedere in via M. d'Azeglio,
46 - 70056 Molfena (Ba).
Da «Dev'essere nato qualcuno.. .» , del nostro collaboratore
Paolo Del Vaglio, SEI, pp 73, lire 9000
BS DOMANDA
INTERCETTAZIONI mutande non è più il mito
TELEFONICHE. «C'è chi di prima. Saggio chi senten-
ci scherza sopra: "Oggi non ziò: «Nessun uomo è gran-
sei nessuno se non hai il te- de per il proprio cameriere».
lefono sotto controllo"! Ma Esistono rimedi? «Anche i
io mi domando quale socie- più delicati strumenti inve-
stiamo costruendo, se ciò stigativi - ha dichiarato
che uno dice in privato può Lamberto Dini - devono
trovarselo stampato sui gior- essere utilizzati nel rigoro-
nali . Un tempo si parlava di so rispetto delle leggi e del
segreto naturale, professio- dirino alla riservatezza, un
nale e divino (quello sacra- bene da tutelare con parti-
mentale). Nel caso di Anto- colare impegno e cura». Al-
nio Di Pietro mi pare di ca- lora, primo intervento: che
pire che c'erano degli obiet- bisogno c'è di depositare
tivi nascosti, ma questo non agli atti chiacchiere private
cancella il disgusto. Dove di nessun valore per Le in-
andiamo a finire?» (Fortu- dagini? Il gi udice ascolta i
nato Martino , Roma).
nastri , ciò che gli serve co-
me elemento d' accusa vie-
Risponde Alessandro Ris- ne trascritto, il resto va di-
so. Ci sono ormai familiari strutto. Secondo punto: il
le espressioni " informazio- segreto istruttorio è diven-
ne-spettacolo", "politica- tato il segreto di pulcinel-
spettacolo" e "giustizia-spet- la. E non si riesce mai a
tacolo". In comune hanno i scoprire uno solo dei "topi
toni forti, il fastidio per di tribunale", abilissimi nel-
l'anali si meditata, la· ten- l'uso della fotocopiatrice a
denza alla superficialità, a vantaggio di voraci (ma ri-
fare di ogni erba un fascio. conoscenti!) quotidiani eri-
Prendiamo l' avviso di ga- viste. E da noi l' unico vero
ranzia: chi ne riceve uno segreto professionale blin-
non è un cittadino indaga- dato è quello sulle fonti di
to, ma un ladro e basta. Co- informazione. Ma il diritto
chi subisce un ' intercet- allo scoop vale il mancato
tazione telefonica: è già so- rispetto della sfera privata,
speuo in partenza, deve ave- che è ri spetto della libertà
re qualcosa da nascondere. dell ' uomo, dei suoi senti-
Nel paese dallo scarso sen- menti , del suo essere "per-
so civico, dai molti "corvi " sona"? Nessuna società che
e infiniti dossier, violare la si definisce "civile" o "de-
.privacy sta diventando stru- mocratica" può prescinde-
mento primario di lotta po- re dal rispelto della perso-
litica (ma Inghilterra e Sra- na. « Il diritto alla riserva-
ti Uniti non sono da me- tezza è inviolabile », ha vi-
no) . Scoprire un segreto gorosamente ribadito Anto-
compromettente dell'avver- nio Baldassarre, ex presi-
sario costa meno fatica e dente della Corte Costitu-
rende assai di più che ela- zionale. «In Italia avven-
borare una qualsiasi seria gono cose inaudite per ogni
rifo1111a. E anche se di sche- altro paese occidentale, per-
letri negli armadi non se ne ché oggi siamo in una con-
trovano, si ouiene comun- dizione di barbarie giuridi-
que il risultato di sminuire ca». Fa bene a preoccupar-
il rivale. Nell'intimità ogni si, signor Martino: che so-
grande uomo diventa un uo- cietà stiamo costruendo?
mo comune: un "mi.to" in
o
IJS APRILE 1996 - 9

1.10 Page 10

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Sul tema del Capitolo, intervista al fondatore di Sant'Egidio, una
LAICI, IL POPOLO
OIDIO di Silvano Stracca
« I laici cristiani sono
ic.nommearuenpaz.ebnoattiglia
di speranza. Approda
a mondi diversi
e lontani»,
dice Andrea Riccardi.
I Agosto 1995. Il card. Roger Etchegaray, il rabbino David Roseu
(in secondo piano) e Andrea Riccardi: ebrei, cristiani
e musulmani insieme a Gerusalemme.
Sarebbe troppo lungo ricordare le
iniziative di Sant'Egiclio in tanti
angoli senza pace ciel nostro piane-
ta, dal Mozambico, alla Bosnia, al-
i'Algeria ... È forse l'aspetto più ap-
pariscente dell'impegno ecclesiale cli
questo gruppo cli laici , che ha preso
sul serio le parole del Concilio sulla
partecipazione del laicato alla vita
della Chiesa.
TI Vaticano n sembrò aprire un 'e-
ra nuova. Trent'anni dopo, spesso
viene da chiederci: che cosa ne è stato
di quell'insegnamento?
Allora, professor Riccardi, il Vati-
cano li ha veramente aperto un' epo-
ca num a per i laici?
È difficile dare un giudizio. Sono
comunque convinto che non possia-
mo buttarci il Concilio dietro le spai-
le. Il Vaticano II è un disegno profon-
do lungi clall 'essere esa urito. Piutto-
sto dobbiamo ancora realizzarlo, ca-
pirlo. Anche perché ci troviamo di
fronte a problemi nuovi. E a genera-
zioni nuove, diverse. Il Concilio è
stato sicuramente recepito in una ma-
niera molto calda da una generazio-
ne di credenti. Ma ora, trent'anni do-
po, siamo nel cuore di un'altra gene-
razione di laici , di preti, di religiosi.
Bisogna porsi di nuovo il problema
di cosa comporti un discorso sul lai-
cato. Sfuggendo però a tentazioni
"s indacali ".
Che cosa intende dire?
Non deve interessarci un discorso
tipo: più spazio, quanto spazio ai lai-
ci nella Chiesa. A noi interessa ser-
I Malta, 1991. Andrea Riccardi
con don Vincenzo Paglia
e l'arcivescovo di Algeri
per la conclusione della preghiera
per la pace.
L'INTERVISTA
Lo storico Andrea Riccardi, 46 an-
ni, come presidente della Comunità
di Sant'Egidio, è un testimone privi-
legiato della crescita e della matura-
zione del laicato anche al di là dei
confini italiani.
10 - APRILE 1996 IIS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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comunità di laici in prima linea nella Chiesa e nel sociale.
vire il Vangelo. Tutto il resto viene
dopo. Non vedo una sorta di sinda-
calismo laicale contrapposto ad un
certo clericalismo che c'era e che
sussiste tuttora. Siamo tutti discepo-
li, servitori del Vangelo. Il problema
è sviluppare pienamente tutte le ener-
gie e le risorse che esistono nella
Chiesa. Non si può risolverlo litigan-
do tra laici e chierici, rispolverando
una vecchia "q uerelle". Il problema
è una lettura del mondo, e anche del
posto dei laici nel mondo, con il so-
stegno di quella luce che è la Parola
di Dio e di quella lampada che è il
Concilio.
Ma l'impressione è che oggi il lai-
co trovi spazio solo se in qualche mi-
sura accetta di clericalizzarsi.
Il laico non è un estraneo alle co-
se della Chiesa. Le vicende, i dolori,
le gioie della Chiesa sono le sue vi-
cende, i suoi dolori , le sue gioie. Ma
il laico vive nel mondo, in mezzo ai
suoi problemi, alle sue realtà com-
plesse. Non dobbiamo dunque cleri-
calizzare il laico, ma nemmeno se-
colarizzarlo. Non dobbiamo chieder-
gli d'essere un grande chierichetto,
ma neppure desiderare che sia un
profano rispetto alle cose della Chie-
sa. Si deve anche tener conto di una
varietà incredibile di vissuti . Forse
sinora il discorso è stato visto trop-
po in chiave occidentale. Mentre, in
Africa per esempio, ci sono tanti lai-
ci impegnati nella vita della Chiesa
e, contemporaneamente, in campo so-
ciale, nel mondo dell'educazione.
Un gruppo della Comunità
di Sant'Egidio in Terra Santa.
PER L'ECUMENISMO E LA PACE TRA I POPOLI
Roma, Varsavia, Malta, Bruxelles, Gerusalemme ... Sono quasi dieci anni
che la Comunità di Sant'Egidio convoca per un itinerario di pace uomini di
tutte le religioni. Il punto di partenza è lo storico incontro di Assisi, nel 1986,
voluto da Giovanni Paolo Il. Da allora, leaders cristiani, ebrei, musulmani, in-
duisti, buddisti, ecc., rispondono all'appello di questa comunità di laici, nata
a Roma all'indomani del Concilio e radicata oggi in diverse nazioni e in dif-
ferenti contesti culturali. Con caratteristiche di amore per il Vangelo e di
seNizio ai poveri che ne contraddistinguono la vita quotidiana e le numero-
se iniziative internazionali.
« Voi avete compreso come vivere nella Chiesa locale di Roma », disse
loro una volta Papa Wojtyla, « comporti anche dilatare il cuore alle preoccu-
pazioni per i credenti di tutto il mondo. In questa prospettiva la Comunità di
Sant'Egidio si è impegnata in varie aree con tenacia e sensibilità, per favori-
re la ricerca della pace in paesi dilaniati dalla guerra, per sviluppare il dialo-
go, per manifestare la solidarietà ai bisognosi, specie in regioni dove si sof-
fre la fame e la penuria del necessario» .
0
Quale, a suo avviso, il punto cl' in-
contro tra impegno ecclesiale e "ani-
mazione del!' ordine temporale", co-
me dice il Concilio?
Il laico deve sentirsi a casa sua,
sia nella Chiesa sia nel mondo, co-
me discepolo e servitore del Vange-.
lo. Molto importante è il discorso
della comunione, che djventa colla-
borazione nella Chiesa. Talvolta si
fa fatica a collaborare perché si han-
no mentalità diverse. Da parte di ec-
clesiastici e di religiosi, c'è una men-
talità eia leader. Si teme il confron-
to, non si riesce a vivere il dialogo,
ci si nasconde dietro i vestiti, le ba-
laustre. Il ministero presbiterale ha
una sua identità profonda, diversa
da quella del laico. Come diversa è
la vita consacrata. Ma, alla fine, si
tratta di mettersi attorno a un tavolo,
di affrontare insieme l'unico proble-
ma: servire, testimoniare il Vangelo.
Pensa che i laici possano a loro
volta aiutare i preti e i religiosi ?
Ci sono esperienze molto belle, in
questi ultimi anni, di laici che han-
no aiutato preti e religiosi a prende-
re coscienza di se stessi. Senza, per
questo, fare delle dittature laiche,
sovvertire le differenze, gli ordini. A
me sembra che c'è una risposta della
vita. Bisogna avere il coraggio di vi-
vere le dinamiche de.Ila vita. Con
amore, con intelligenza. Ma, soprat-
tutto, scegliendo l'obiettivo fonda-
mentale della propria vita. Afferma-
re se stessi e la propria corporazio-
ne? Oppure servire il Vangelo e su-
perare contrapposizioni cli persone e
di gruppi?
Quali r~flessioni le suggerisce il
fatto che il Capitolo generale dei sa-
lesiani affronti proprio il tema dei
laici?
È molto importante la preoccupa-
zione per i laici di una congregazio-
ne così attenta ali' aspetto educativo.
BS APRILE 1996 - 11

2.2 Page 12

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\\
Roma. Con il presidente del Mozambico
Joaquim Chissano a Sant'Egidlo.
Riccardi con Il patriarca copto
Abuna Paulos.
È, in definitiva, la scelta di investire
sul futuro. Qualche volta le congre-
gazioni religiose, ma anche le co-
munità laiche, sentono troppo il
problema delle realizzazioni imme-
diate, delle opere concrete, dei bi-
lanci tra un capitolo e l'altro. Inve-
stire sull'educazione è fondamenta-
le perché il popolo di Dio• prenda
coscienza delle sue responsabilità.
Non si deve aver paura che la gente
valuti, decida. Il problema è se il
suo cuore è pieno di amore, di senso
di comunione. Questo è il fonda-
mento della libertà cristiana, che è
pure un 'obbedienza alla chiamata
del Vangelo.
C'è però il pericolo che tutto si ri-
duca solo a qualche nuovo documen-
to sui laici, sul loro posto nelle strut-
ture salesiane. ..
Mi pare di capire che il Capitolo
non si preoccupi tanto di dire .ai laici
che cosa devono essere, quanto di
ciò che i salesiani possono fare per
aiutare, formare, servire il popolo di
Dio cI1e è formato in gran parte da
laici. E q~indi un investimento di
speranza. E come avere figli, inve-
stire su di loro. Non possiamo sape-
re quali saranno i frutti. [n fondo,
nella Chiesa è bella proprio questa
dinamica dei doni che daranno dei
frutti che neppure sapremo! Lavora-
re coi laici non vuol dire controllarli
perché restino nel nostro giro, nella
nostra parrocchia, nel nostro grup-
po. Talvolta, sì. Ma altre è come una
bottiglia in mare: Approda a mondi
diversi, lontani.
12 - APRILE 1996 BS
Cosa si attende per i laici nella
Chiesa di domani?
Credo che sia fondamentale che il
popolo di Dio abbia coscienza della
sua vocazione, viva la liturgia, cono-
sca la Parola di Dio, ricev a un' evan-
gelizzazione profonda per essere al-
1'altezza della sua missione. In que-
sto senso possiamo dire che oggi una
parte della Chiesa vive qualche dif-
ficoltà perché non è ancora illumi-
nata dalla luce di questa coscienza
evangelica. Ma cosa sarà la Chiesa
del Duemila?
Io amo pensarla come una Chiesa
il cui corpo non sia spento o in parte
paralizzato, ma tutto vivo.
Oggi tempo di tacere o tempo di
parlare" nella Chiesa ?
Ogni giorno, in ogni stagione del-
la storia, c'è un tempo per parlare e
un tempo per tacere. Credo che oggi
bisogna parlare molto. Bisogna par-
lare tra i cristiani secondo le proprie
responsabilità. Ma il trentennale del
Concilio ci dice anche che è tempo
di tacere. Certe prospettive esistono.
Bisogna realizzarle, incarnarle di più.
Sono convinto che c'è Uir'inflazione
di discorsi. Non si riesce a vederli ,
seguirli, leggerli. C'è dunque un pro-
blema di recezione del messaggio da
parte della gente. Se no, si segue
una logica televisiva. Si moltiplica-
no i messaggi, ma non si assorbono.
Mentre noi crediamo nella recezio-
ne da parte del popolo di Dio. In
questo senso è tempo di tacere. Ma
non per questo bisogna scegliere un
silenzio cupo, rassegnato.
Si sentirebbe di proporre I' espe-
rienza di Sani' Egidio come modello?
Sant'Egidio non è una formula
messianica, ma un modo di vita che
alcuni laici hanno scelto per servire
il Vangelo, per essere solidali coi po-
veri, per cercare di rispondere ai bi-
sogni del nostro tempo. Io non ho la
presunzione di proporre Sant'Egidio
come formula, ma solo di testimo-
niare un vissuto. Quale? Un vissuto
di laici che fanno la vita di tutti , ma
che sentono la priorità d' interrogar-
si e di ascoltare la Parola di Dio e di
servire i poveri . I poveri vicini e i
popoli poveri del mondo.
Qui si ritrova l'origine di certe
iniziative della Comunità sul piano
internazionale, oggetto anche nella
Chiesa di riserve e di critiche?
Forse, sì. Sant'Egidio fa un lavoro
di solidarietà ogni giorno. In questo
lavoro noi abbiamo incontrato i pove-
ri e abbiamo incontrato i bisogni dei
popoli poveri. Non è che Sant'Egi-
dio faccia diplomazia e abbia smes-
so di fare solidarietà. Mi sembra che
rientri tutto nello stesso orizzonte. E
poi mi si consenta di dire che proprio
come cristiani abbiamo enormi po-
tenzialità in questo tempo terribile
delJa storia, con trenta conflitti aperti
nel mondo. Noi siamo convinti che
se tutti possono fare la guerra, tutti
possono anche fare la pace. Soprat-
tutto i cristiani. Perché seppellire
sotto terra questo talento?
Silvano Stracca

2.3 Page 13

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Umberto Pivatello
111995 sarà ricordato come
un anno particolarmente in-
si assottigliano le strutture in
grado di preparare il perso-
tenso all'istituto salesiano San
nale richiesto dall'attuale
Zeno . Per tanti motivi ; ma
sviluppo industriale. In altre
due spiccano in modo parti-
parole . Da una parte ci sono
colare : l'istituto è cresciuto
le aziende che fanno la fila
nello spazio con l'entrata in
per avere un perito mecca-
funzione della nuova ala che
nico, dall'altra non c'è offer-
si sviluppa su tre piani di
ta e gl i istituti (come il san
1500 metri quadrati ciascu-
Zeno) più di tanti all'anno non
no; sono stati avviati i corsi
riescono a sfornarne. Ripren-
di formazione continua. Que-
de don Oberosler: « Non so-
sti ultimi si aggiungono alle
lo è sempre più richiesto il
attività consolidate nel setto-
perito meccanico, ma anche
re grafico andando a com-
quello elettronico e adesso
pletare il ventaglio di possi-
ci chiedono anche i periti con
bilità offerte dal San Zeno :
ai giovani fresch i di scuola
che vogliono imparare un me-
Verona San Zeno. Tra i giovani del Centro
e le aziende la comunicazione è diretta.
conoscenza e pratica di com-
puter applicato alle esigenze
industriali. Se questo da un
stiere ; ai disoccupati in cer-
lato ci pone in una posizio-
ca di una chance ; agli adulti
in mobilità che chiedono un
AL SAN ZENO
ne di dialogo privilegiato con
il mondo produttivo, dall'al-
aiuto per la loro riqualifica-
zione .
SI RISPONDE
tro diventiamo interessanti
per la famiglia perché assi -
curiamo ai loro figli una for-
DAL CALZOLAIO ALL'IN-
FORMATICO. È un rinnova-
mento che arriva ad appena
CON LE NUOVE
mazione umana e cristiana ».
SOLIDARIETÀ E FORMA-
due anni dal centenario
(1993) e che verrà ricordato
TECNOLOGIE
ZIONE. « I ragazzi infatti so-
no sempre seguiti e rimar-
nel '96 con la presentazione
ranno in collegamento con i
di un libro. Partito da via Pro-
vole , il San Zeno prima ha
ospitato sarti , calzolai , fale-
L'opera, in tandem con le aziende,
sempre alla ricerca di nuove strategie
salesiani per tutta la vita per-
ché c'è uno spirito di solida-
rietà che perdura anche do-
gnami , meccanici , tipografi
po i ecco che arriva il salto
per adeguarsi alle esigenze giovanili.
po il periodo di formazione.
E le aziende dal canto loro
di qualità negli anni sessan-
ci danno gli indirizzi giusti per
ta con la grande costruzione
adeguare i nostri corsi, tanto
di via Don Minzoni in Borgo Milano. E oggi apre alla che chiediamo che siano anch'esse presenti con spirito di
formazione continua nelle nuove tecnologie diventando un collaborazione durante il percorso formativo ».
riferimento per le aziende che cercano personale spe-
cializzato, tanto da essere già qualificato come centro di ATTORNO AL SAN ZENO di Borgo Milano ruotano a vario
formazione Microsoft (uno dei pochi in Italia) , di certifica- titolo qualcosa come 1200 allievi . Sono 600 quelli impe-
zione Drake-Prometric, unico nel Triveneto , nonché trai- gnati nella formazione di base, altri 350 allievi frequentano
ning center di Autodesk e Siemens.
l'istituto tecnico industriale mentre i corsisti variano da 70
E lo scopo di fondo, il filo conduttore che attraversa gene- a 85 (in genere hanno già un lavoro) e 180 sono coloro
razioni di allievi, è uno solo e in linea con gli insegnamenti che frequentano i corsi post diploma a vario livello. Que-
di Don Bosco, fa sapere il direttore don Roberto Oberosler st'anno, infine, sono partiti una decina di corsi con 12-16
che lo riassume così : «Guardare ai giovani più bisognosi, allievi ciascuno finanziati dal fondo sociale europeo.
aiutare le famiglie completando l'educazione familiare e E gli insegnanti? « Per i docenti ci sono corsi di perfezio-
quindi la formazione dei ragazzi» . Quindi aggiunge : « Su namento qui da noi o in altre sedi. Sono corsi che durano
questo solco negli anni '68 e '69 abbiamo aperto l'istituto da 3 a 7 giorni su temi specifici come lingua, matematica,
tecnico industriale con corsi serali anche per gli adulti. E ora scienze , laboratorio, ecc. Sono corsi a livello nazionale
siamo arrivati ai corsi post-diploma con gruppi di lavoro di perché li facciamo tenere da specialisti». E così conclude :
12-18-20 persone al massimo ». E il mondo del lavoro « Tornando alla formazione c'è da dire che un capitolo a
come reagisce? «Le aziende sono molto interessate a ciò parte è rappresentato dai corsi che teniamo nelle carceri ,
che facciamo e ci chiedono sempre con maggiore frequen- per adesso a Verona, Vicenza e Venezia ».
za personale tecnico ».
« Per quanto riguarda invece la nostra futura attività posso
Un'ulteriore riprova della recentissima tendenza in atto dire per il momento che ~a mesi stiamo pensando all'orga-
soprattutto nel Triveneto : i portafogli ordini delle fabbriche nizzazione di un centro, uno sportello informativo che si
traboccano e di pari passo cresce la produzione, ma non chiamerà Centro informazione orientamento (Cio) e che
si assume . Non è un mistero infatti che da un lato sono avrà il compito di collegare le esigenze delle imprese con i
sempre più numerose le aziende che cercano manodopera giovani che stanno cercando lavoro ».
specializzata e tecnici preparati (introvabili) e dall'altro che
BS APRILE 1996 - 13

2.4 Page 14

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In Italia·cresce e si fa provocazione sociale il fenomeno degli
ACCOGLIERE
MACON
AMICIZIA
di Graziella Curti
L'immigrazione a Torino
è dettata ormai quasi
unicamente
dalla necessità
della sopravvivenza.
Una situazione che ogni
giorno si fa emergenza.
<< Gentile suor Maria , mi fa pia-
cere confermarle la positivi-
di Giorgio, ingegnere rumeno, che
mi consigliò per l'ass istenza a mio
marito con sclerosi multipla, biso-
gnoso di cure continue ... ». Così I'at-
tacco di una tra le tante lettere rice-
vute dalla responsabile FMA per l'ac-
coglienza terzomondiali . E il mit-
tente continua specificando : « ... Non
nascondo la mia titubanza quando
lei mi suggerì un " uomo ingegnere"
che aveva esperienze diverse da quel-
le che mi servivano. Giorgio, inve-
ce, si è dimostrato ali ' altezza della si-
tuazione. Non solo ha saputo svolge-
re questa attività con competenza,
ma ci ha donato serenità, con poche
parole e grandi silenzi. Nonostante
la lontananza dalla famiglia e i suoi
problemi, ha agito con grande digni-
tà. Certamente non tutti saranno co-
me lui , ma credo che anche se ci fos-
se un solo Giorgio in questa molti-
tudine di stranieri che ci fanno tanto
discutere, dovremmo fare un attento
esame prima di scartarli tutti ». A
piazza Maria Ausiliatrice 27, nel cuo-
re della cittadella salesiana, e alla ca-
sa Madre Mazzarello di via Cumia-
na , non solo gli stranieri non si scar-
tano, ma vengono accolti e aiutati.
«Da parecchi anni - confem1a suor
Assunta, di via Cumiana - alcune
giovani peruviane vengono a do-
mandare accoglienza in casa nostra.
Non sappiamo chi le abbia indiriz-
zate qui, ma ci siamo attivate per ga-
rantire un servizio. Attualmente giun-
gono anche da Somalia, Costa d ' A-
vorio, Romania, Nigeria... »
Nella grande struttura scolastica
con più di 800 alunni, le suore han-
no ricavato alcuni ambienti per l'o-
spitalità di almeno 8-10 ragazze. Nel
periodo che rimangono in casa, circa
un mese, prendono lezioni di italia-
no, imparano a cucinare secondo le
norme del nostro paese, perché do-
vendo poi lavorare come collabora-
trici familiari o come assistenti di ai.1-
ziani, è necessario che sappiano sbri-
garsi in modo adeguato.
«Alla domenica - spiegano le suo-
re - c il grande rientro. Vengono
qui per ritrovarsi circa 400/500 ex-
tracomunitari. Partecipano alla mes-
sa, celebrata in spagnolo. Molti si fer-
mano per il pranzo, preparato secon-
do le loro tradizioni, e poi si trattengo-
no nel pomeriggio a parlare, a con-
dividere. I problemi di tipo econo-
mico, di salute o altro vengono af-
frontati insieme con le suore e gli
amici».
Le FMA di Torino hanno dato vita a cinque progetti coordinati,
per l'accoglienza degli immigrati.
14 - APRILE 1996 IJS
FIORI PER LA NONNA
Quelli che hanno già trovato lavo-
ro e casa, gestiscono una cassa co-
mune per rispondere alle varie emer-
genze. Ogni tanto si celebrano pure
battesimi e matrimoni. Una brava ca-
techista peruviana, sposata da poco
con un italiano, segue le ragazze nel-
la preparazione ai sacramenti. «E
un vero oratorio per tutta la famiglia

2.5 Page 15

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immigrati. La risposta delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco e via Cumiana.
Torino-Valdocco. Il primo problema è trovare una casa per le famiglie
degli extracomunitari.
IL MULTIPROGETTO INTEGRATO
Le Figlie di Maria Ausiliatrice di Torino realizzano l'accoglienza degli immigrati in
modo efficiente, garantendo cinque progetti coordinati. Un multiprogetto che è stato
presentato al Comune per raggiungere l'obiettivo dell'integrazione degli extracomuni-
tari. Infatti intervenire separatamente magari per fornire beni di prima necessità non è
più sufficiente. Occorre occuparsi della persona degli immigrati nella globalità dei loro
bisogni. Taie esigenza è stata affermata anche da "testimoni privilegiati" che operano
in zona: assistenti sociali, polizia, carabinieri , animatori di centri sociali , insegnanti ed
educatori, infermieri e medici, parroci. E la loro esperienza è stata supportata da una
ricerca svolta dalla regione Piemonie, dal titolo: "Stranieri in Piemonte". Il multiprogetto
si articola nei seguenti progetti coordinati : 1) ascolto e accoglienza; 2) sostegno alle
famiglie; 3) prevenzione malattie figli immigrati; 4) formazione culturale lavorativa; 5)
formazione di cuoche.
Ma il problema più grosso è quello della casa. Per il 40-60 per cento gli immigrati di-
vidono l'abitazione con parenti , amici o altri immigrati. La promiscuità genera fasti-
dio e rischio , anche quando avviene tra familiari. Per questo gli operatori del Centro
V/DES Laurita, sono disponibili dalle 8 alle 19, tutti i giorni , compresa la domenica,
per ricevere persone, ascoltare le loro richieste , segnalare casi urgenti, preparare
incontri tra domanda e offerta di lavoro.
o
- conferm a suor Olga - . Parteci pa-
no giova ni , geni tori con i loro pie-
coli e, a vo lte, anche i datori cli la-
voro. Di tan to in ta nto si orga ni zza-
no gite in altre città o sui monti ».
Molte ragazze, durante la se ttim a-
na, fanno un lavoro pesante nel pren-
dersi cura cli persone anziane, ma il
più delle volte hanno anche la pos-
sibili tà cli un apostolato spicciolo tra
la gente e in particolare con i loro
ass isti ti.
Fortemente toccante è la lettera-
documento cl i un a signora che ha af-
fidato la sua vecchi a mamma a una
delle ragazze ciel \\IID ES Laurita cli
piazza Mari a Ausili atri ce. «Appena
la mamma ed Ermini a si sono viste,
si sono comprese con il sorriso ed è
nata fi ducia reciproca. Questo senti-
mento ha caratteri zzato sempre ·il lo-
ro rapporto. Ogni vo lta che Erminia
usciva per compere, la mamm a le rac-
comandava cli tornare presto e l'at-
tencleva sul balcone per sbracc iarsi
in saluti non appena ri spuntava al-
l'angolo della casa. Nella borsa c'era
sempre una piccol a sorpresa per la
" nonna" e, spesso, i fi ori freschi eia
mettere davanti al ritratto ciel " non-
no". Ogni volta che anel avo eia mia
madre ed Erminia usciva per di strar-
si, dopo poco la mamma mi chi ede-
va: Quando torna? Appena sentiva
la chi ave nella toppa sorrideva e al-
largava le braccia per accoglierla.
Col trascorrere ciel tempo, la mam-
ma aveva sempre più bi sogno cli Er-
minia sia materi almente che psico-
logicamente. Ed essa è se mpre stata
Il cardinal Saldarini in visita
al Centro di via Cumiana a Torino.
Torino. Suore, animatori e ospiti
del Centro di via Cumiana.
IJS APRILE 1996 - 15

2.6 Page 16

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attenzione a quanti , non nati a Paler-
mo, hanno scelto di viverci, ma anche
a quanti, nati a Palermo, considerano
gli immigrati una risorsa e non un pro-
blema ».
PALERMO. CONSULENTE COMU- Nei mesi scorsi don Meli ha effettuato
NALE PER GLI IMMIGRATI. Il sinda- lo sciopero della fame per protestare
co di Palermo Leoluca Orlando ha no- contro il decreto che inasprisce le san-
_,
minato don Baldassare Meli "esperto" zioni per gli immigrati e per segnalare
I Torino. Il Centro è in festa
per un matrimonio
tra extracomunitari.
per le problematiche degli immigrati.
Nella motivazione che accompagna l'in-
carico al salesiano che gestisce il cen-
tro di accoglienza Santa Chiara, si fa
con la sua protesta il disagio e la soffe-
renza di migliaia di extracomunitari. So-
stenuto da centinaia dei «suoi ,, immi-
grati, ha interrotto il digiuno quando il
IMMIGRAZIONE
SIAMO IN RITARDO
riferimento alla necessità di provvede-
re all'attività di raccordo fra il comune
e i problemi degli extracomunitari. Or-
presidente della repubblica Oscar Luigi
Scalfare gli ha telefonato per esprimer-
gli la propria solidarietà e per esortarlo
" Ogni immigrata ha la sua storia di
fatiche e di umiliazioni, di sconfitte e
lando ha definito la nomina di don Bal- ad aver cura della propria persona, che
dassare Meli « un segnale concreto di doveva ancora rendersi utile agli altri.
di rimpianti, come Marie Lucente, mae-
stra elementare, 35 anni , che viene
dal Madagascar e vive alla periferia
di Milano, dove ha trovato lavoro co-
me collaboratrice domestica. Raccon-
ta: "Prima di raggiungere questo tra-
guardo ho percorso l'Italia, facendo
tappa a Palermo, Napoli, Pisa, Roma,
piangendo, le ha chiuso g li occhi .
A ll a sera è arri vato Ton i e, accarez-
zando le mani de lla mia mamma,
di ceva: " Nonna, perché mi hai fa tto
questo?" . Dopo poco è usc ito ed è
ne, ecc. Spesso sono le stesse suore
che, attraverso conoscenze, atti vano
una coll aboraz ione tra parenti , exa l-
lieve , cooperatori. Quando si tratta
di trasportare un materasso, di fa re
lavorando a ore in varie famiglie e
tornato con un mazzo cl i fi ori ».
qualche tele fonata , di trovare un ' in-
imprese di pulizia. Erano tutti lavori in
nero, dai quali uscivo distrutta. Non rie-
sco a sopportare i ritmi frenetici della
vostra vita, rimpiango la mia isola,
ma quando sono ritornata per vedere
la mia famiglia, mi sono sentita un'e-
stranea. Così non mi trovo più bene
né là, né qua l
Quella dell'immigrazione femminile è
una realtà che non può più essere
ignorata. Insieme a quella maschile
chiede interventi legislativi che resti-
tuiscano dignità e diritti a queste per-
sone, le pongano nella condizione di
sentirsi accolte e rispettate, ma stabi -
liscano anche delle regole precise in
grado di demolire la criminalità e la
violenza che, approfittando della man-
canza di una seria e concreta politica
(l'Italia è in ritardo almeno di 15 anni
sul fenomeno dell'immigrazione) , stan-
no dilagando e impedendo di distin-
guere gli aspetti negativi da quelli po-
sitivi di un fenomeno che non soppor-
ta più rinvii » (Mariapia Bonanate).
all 'a ltezza della situazione. Ha sa-
puto rinunciare a ll e sue usc ite , per
"stare con la nonna" . Un pomeri g-
gio si è coricata al suo fi anco e l' ha
tenuta abbracc iata a lungo, po iché
gli occhi de ll a nonna erano tristi . Il
giorno in cui Ermin ia non riuscì più
a fronteggiare da sola la situ azione,
coinvolse il suo ragazzo . Quando la
MIGLIAIA DI FOTOGRAFIE
« A ll ' ini zio è stato d uro », dicono
le suore res ponsabili de ll e due co-
munità che hanno aperto le porte
ag li immi grati . « Non è facile vince-
re le paure cli una struttura umana
eia tempo abituata ai suo i ritmi e alle
sue priori tà. Sembrava imposs ibil e
armoni zzare l'atti vità educativ a con
le es igenze cie li 'accoglienza agli ex-
tracomunitari . Po i, lentamente, le
s uore si sono lasciate coinvo lgere e
fa nno eia contesto intelligente al sog-
giorno d i queste g iovani donne sra-
dicate dall a loro te rra, senza punti di
rife rimento e a vo lte in estremo ri-
schio di essere risucchiate dallo sfrut-
tamento e dall a vi o lenza.
La consistenza dell 'opera è anda-
ta aumentando in q uesti ultimi tem-
pi. In tutte e due i Centri , si alterna-
no circa 30 ragazze in un mese e 400
in un anno. I ri torni della domenica
sono sem pre più numerosi e si è al-
largata la rete dell e conoscenze, ma
anche dei probl emi . All a bacheca
compaiono spesso avvisi in lingua
spagnola: c'è chi segnala indiri zzi
utili , disponibilità di mobili, affitto
cli all ogg i. C ' è anche chi chiede aiu-
di cazione è più semplice. E invece
più de li cato il momento cieli 'asco lto
o addirittu ra de ll ' in tui zione di stori e
complicate, sofferte, senza in fanzia.
Ol tre il probl ema dell a lingua, c'è
que ll o d i un 'attenz ione d ' amore, cli
uno sguardo amico a cui non sfu gge
il pall ore o la tri stezza de ll 'altro.
« Quando vedevo M. - di ce suor
Maria - capi vo che qualcosa non an-
elava. Mi sfu ggiva con lo sguardo.
Mi sono fa tta aiutare da un sales iano
e, con l' aiuto di Dio, siamo arrivati
in tempo. La stavano coinvolgendo
in un g iro cl i sfruttamento» .
Suor Assunta, di via Cumi ana,
sfog lia gli album d i fo to con tutte le
ragazze che sono passate cli . Sono
g ià mi g li aia. « Non avrei creduto
tempo fa, ma sono state loro a cam -
biarmi la vita », dice. « Prima il mio
lavoro era chiuso, ripetitivo. Ora l'av-
ventu ra ini zia con il g iorno che in -
cominc ia, ma è sempre una me ravi-
gliosa avventura. Anche tutta la co-
munità dell e mie sorell e partec ipa in
vari mod i e soprattutto sente cli es-
sersi rinnovata con questa presenza,
che ha fatto de ll a nostra casa la "di-
mora del noi" . Siamo contente d i
ave r concreti zzato così i progetti cie l
nostro istituto, attento alle g iovani
donne in d iffico ltà ».
mamma è morta, Ermini a era sola e, to per doc umenti , ricerca d i perso-
Graziella Curti
16 - APRILE 1996 ns

2.7 Page 17

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CILE. Al santuario di Santa
Teresa de Los Andes, pres-
so San Felipe, vi è questo
dipinto che presenta i gran-
di fondatori degli ordini reli-
giosi. Accanto a loro, rap-
presentati con colori sma-
glianti, ma senza volto , vi è
anche il ritratto (integro) del-
la piccola beata Laura Vi-
cuiia.
INDIA. « Giornata dello
sport » a Purnea (Bihar). La
scuola si trova a nord di
Calcutta, tra Nepal e Ban-
gladesh. Vi sono corsi medi
e superiori e un centro di
addestramento al lavoro.
Nella foto , la "Don Bosco
School-Band". Nella città vi
è anche la parrocchia con
stazioni missionarie.
PERÙ . Il gruppo dei novizi
salesiani con il loro "mae-
stro" don Ernesto Lombar-
di, nella casa delle Figlie di
Maria Ausiliatrice di Chosi-
ca (Lima) il giorno della fe-
sta di santa Maria Domeni-
ca Mazzarello. Dopo l'Eu-
caristia , il pranzo consu-
mato insieme, con grande
fraternità e allegria giova-
nile .
ZAMBIA. « Queste sono le
uniche maglie e l'un ico
pallone che possiedono! ",
fa sapere il dinamico par-
roco don Jozef Gotter, di
Luwingu, posando accanto
ai suoi nerissimi giovani
zambesi. La parrocchia di
don Jozef ha molle stazio-
ni missionarie e anche una
scuola professionale.
INDIA. A due giornate di
viaggio dall'opera salesia-
na di Saiha, vi erano que-
sta chiesetta e la scuola,
unico riferimento pastorale
per il paese. Tutto però è
stato travolto da una slavi-
na di fango . Ma verranno
ricostruite quanto prima in
una zona meno a rischio .
ARGENTINA. Nuova chie-
sa parrocchiale di San
Giovanni Bosco a Cipolletti
(Rio Negro) . Inaugurata il
24 maggio dell'anno scorso,
è opera dell'architetto Oscar
Lorenzini. « La chiesa è frut-
to di offerte piccole e grandi
di tutti , in città e altrove ",
dice il parroco don Angel
Bortolozzo.
IJS APRILE 1996 - 17

2.8 Page 18

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità o curo di Giuseppe Morente
VANGELO SECONDO
MATTEO
Commento esegetico-spi-
rituale
di Mario Galizzi
LDC Leumann (To) 1995
pp. 524, lire 25.000
LA PAROLA DI DIO
NEL VANGELO DI MATTEO
di Anna Maria Cenci
Piemme, Casale M. 1995
pp. 316 , lire 30.000
Due commenti sullo stesso
Vangelo di diversa imposta-
zione ma convergenti nella vi-
sione spirituale del credente
di oggi: l'uno fa entrare nello
spirito dell'evangelista e ren-
dere attuale il suo messaggio,
l'altro nell'interiorità nell'uo-
mo per presentarlo alla men-
te e al cuore. L'uno (il Galizzi)
rigorosamente esegetico e
pure semplice nella compren-
sione e nella spiegazione, l'al-
tro semplice e attualizzante.
L'uno per chi vuole conosce-
re Matteo per sentirsi Chiesa
e contemplare Gesù Cristo
come guida di un popolo in
cammino; l'altro per tutti i cre-
denti semplici e per tutti quelli
che dovrebbero tornare ad
essere più semplici.
QUANTE VITE VIVIAMO?
Dibattito sulla reincarnazione
Eugenio Fizzotti (a cura di)
LAS , Roma 1995
pp. 176, lire 20.000
I dati forniti da recenti inchieste
sono abbastanza preoccupan-
ti. Sono infatti numerosi coloro
che credono nella reincarnazio-
ne, e ritengono che essa sia
compatibile con la fede nella ri -
surrezione, affermando di pos-
sedere ricordi di vite passate.
Si può spiegare questo fenome-
no misterico molto diffuso nella
nostra cultura tecnologica? A
quale esigenza di religiosità ri-
sponde la credenza nella rein-
carnazione? E perché ha posto
radici così profonde nella nostra
società, al punto da diventare
quasi un fenomeno alla moda?
La riflessione offerta da questo
testo , accessibile a tutti , apre
un dibattito sulla reincarnazio-
ne, mettendo a confronto punti
di vista diversi e dando chiavi
che permettono di entrare nel-
la comprensione del problema.
Il libro va richiesto all'Università
salesiana, in piazza dell'Ateneo
Salesiano, 1 - 00139 Roma -
c/c postale 57492001 .
Vincenzo Paglin
RINASCERE
Il va ngelo di Giovann i
in un tempo di trii-i
Parola di Dio che è Cristo , ed
una consapevolezza di dover
una volta per sempre "cambiare
il cuore". L'attualizzazione dei
singoli brani permette il con-
fronto tra due momenti storici
lontani nel tempo ma uniti dalla
profonda coesione del messag-
gio, che esige un impegno pre-
ciso per l'uomo di sempre, e si
rivela come parola forte per l'uo-
mo moderno. Il credente, attra-
verso questa meditazione, può
recuperare i valori spirituali e le
tensioni intellettuali perdute in
questa società frastornata dalle
chimere del consumismo.
NEL NOME DELLA DIVINA
PROVVIDENZA
Le più belle pagine
di don Luigi Orione
Piemme, Casale M. 1995
pp. 158, lire 13.000
Poche persone hanno potuto
gettare uno sguardo sull'immen-
so fuoco dell'anima di Don Orio-
ne. E forse nessuno potrà rac-
contare i suoi eloquenti silenzi ,
i suoi sogni illuminanti, i suoi
solo a solo con Dio, la sua ansia
per i poveri. Traspare da que-
sta breve selezione autobio-
grafica un grande messaggio di
ottimismo : non disperò mai del
mondo e della storia; pronunciò
parole bellissime per i poveri e
dure per sé, amando i suoi gio-
vani , i suoi poveri , i suoi preti,
con una tenerezza fraterna. So-
no brani di riflessioni , di confi -
denze, di esortazioni , di progetti
che manifestano un cuore inna-
morato di Dio e ardente di zelo
per i poveri.
I VALORI DELL'EDUCAZIONE
di Olivier Reboul
Ancora, Milano 1995
pp. 336, lire 33.000
18 - APRILE 1996 IJS
RINASCERE
Il Vangelo di Giovanni
in un tempo di crisi
di Vincenzo Paglia
San Paolo, Cinisello B. 1995
pp. 132, lire 14.000
La chiave che interpreta il leit-
motiv di questo commento al
Vangelo di Giovanni è il tema
della rinascita e del rinnova-
mento radicale del rapporto con
il prossimo e con Dio : un'ade-
sione senza compromessi alla
DU.\\ ORJO.\\ E
1 1 EL 'OME
DEiL DIVI ' A
PROVVIDENZA
L r , , p.a. "
Un. •e" .10 tJ t .C O·., t:O
In tempi di crisi come i nostri, chi
accetta la scommessa educati-
va deve ripensare e vagliare la
forza trasformatrice di quei valori
che hanno il compito di guidare
le giovani generazioni verso tra-
guardi sicuri. Ai giovani di oggi i
valori tradizionali appaiono trop-
po belli per essere veri, troppo
personali per suscitare il con-
fronto , troppo astratti per servire
a qualcosa. La sfida che lancia
l'autore è quella di delineare i
tratti fondamentali del processo
formativo della nostra cultura.
L'educatore si trova di fronte
ad un testo che sviluppa in mo-
do chiaro una riflessione fon -
dante il significato e la neces-
sità dei valori educativi.

2.9 Page 19

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DOSS IER
a cura di Giorgio Tònolo
~
,,L'ETA INCOMPIUTA>>
I NUOVI ADOLESCENTI
ALLO SPECCHIO
G li studi sul mondo degli
adolescenti presentano in
questi ultimi anni un effetto
paradossale: più offrono dati
e più il profilo adolescenziale
appare non solo variegato, ma
quasi indefinibile. Gli adole-
scenti attuali, accanto ad al-
cuni fenomeni di omogeneiz-
zazione globale, presentano
una straordinaria complessità
evolutiva. L' associazione CO-
SPES, coinvolgendo diretta-
mente una quindicina di ri-
cercatori e un centinaio di in-
tervistatori, ha raggiunto in
più fasi d ' indagine - dal 1990
al 1994 - oltre 10.000 ado-
lescenti dai 14 ai 19 anni.
l'eta' COSPES
RICERCA
SULIA
FOR/MZION(
OEIL'IOENlITA
NEGU ADOlESCENTI
ITALIANI
(s~
wm~au coo,d;,,..,,,,, di
SGEIOVCRRGINIOOl0OENf'CIERlOI
E0II RICE
EUE DIC I
« L'età incomp iuta » è il libro-i n-
chiesta curato ei a G iorgio Tònolo
e Severino De Pieri , che presen-
ta i risultati de ll a ricerca CO-
SPES (pp. 4 16, lire 35.000,
ELLE DI CI editrice). L' Associa-
zione naziona le COSPES (Cen tri
di Orientamen to Scolastico Pro-
fessiona le e Sociale) - promossa
da l Centro Naziona le Opere Sale-
siane/CNOS e dal Cent ro Itali ano
Opere Femminili Salesiane/CIOFS
- è presente in Itali a con una
trentin a cli Centri . Essa svolge
molteplic i att ività cli ori entamen-
to nel settore ed ucativo e socio-
cul tura le. Promu ove anche stud i
e ricerche nel! 'ambi to cieli 'età evo-
lutiva .
« Conoscere per educare ,, : è stato questo l'interesse di fondo
che ha spinto i ricercatori Cospes a indagare sul mondo degli adolescenti italiani.
IJS APRILE 1996 - 19

2.10 Page 20

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Gli adolescenti e la famiglia, gli amici, la scuola.
Ragazzi e ragazze contestano di meno, ma chiedono rispetto e creatività.
USCIR.EDI CASA1
QUESTO EIL PROBLEMA
LA FAMIGLIA/
È IL LORO NIDO
Quasi due terzi degli adolescenti
intervistati sembra vivere i suoi
rapporti con i genitori senza parti-
colari difficoltà. Quattro su dieci
dichiarano che i genitori si sforza-
no di venire loro incontro, e uno su
tre che riescono in modo abba-
stanza soddisfacente a dialogare.
LA SCUOLA/QUANDO
LI AIUTA A CRESCERE
Gli adolescenti non sono contro
la scuola. L'82 % di loro a 14 anni
riconosce che l'istituzione scolasti-
ca li aiuta a crescere. Sono in mol-
ti a pensarlo, anche se è vero che
questa percentuale ai 19 anni si
riduce a circa il 64 %. Nella scuola
I Adolescenti in famiglia:
il bisogno di dimostrarsi "grandi"
senza dover " passare sopra
il cadavere" dei loro genitori.
D Sui primi dati positivi, sorge però
anche una domanda di fo ndo: la
famiglia non sta ovattando i rappo11i
dei fig li con la realtà dell a vita? l
fi gli stessi non sono fo rse legati da
una dipendenza non solo più prolun-
gata, ma anche più sottile?
D Rimangono in oltre aperti due
ulteriori problemi.
Il primo riguarda una forte confl it-
tua lità che molti di loro vivono inti-
mamente nei confronti dei loro geni-
tori , ma che solo una parie limitata cli
ess i (uno su sei) giunge ad esprimere
in forma marcata. Questi , forse anche
a nome deg li altri , affermano che i
propri genitori sono abitualmente in
una posizione di non ascolto dei loro
diritti e dei loro problemi , e circa uno
su dieci si trova in una posizione cli
violento contrasto di famigli a.
Un secondo problema: i genitori
degli adolescenti attuali tendono a ri-
tardare il di stacco dei fi gli dalla fa-
mi glia. Di fro nte a una siLUazione
nuova e diffic ile, sono un riferimento
che rimane pi ù importante di quello
dei coetanei. Tuttavia uno stile "ami -
cale" benevolo e accondiscendente ri-
schia di impedire quel compito di tra-
smissione trasgenerazionale che è ne-
cessario ai giovani per ricevere
un 'autentica eredità educativa e per
saper affrontare le vicende della vita.
o
20 - APRILE 1996 BS
Uscire con gli amici è il primo desiderio degli adolescenti.
circa uno su due si sente veramen- des iderano che il docente sia quas i
te coinvolto. II 43 % la ritiene uno «sa lte ll ante» con i loro bisog ni ,
strumento efficace nella scoperta perché umano, attento sì all a forma-
dei valori della vita. Tutta via, ra- zione personale, ma sopra ttutto in -
o gazzi e ragazze si dicono convinti . coraggiante nei loro confro nti .
che la struttura scolastica dev' es-
sere fortemente rinnovata, perché
oggi non li prepara come vorrebbe- AMICIZIA/
ro alla vita lavorativa e al domani. NON POSSONO FARNE
O L' inseg nante più apprezzato è
colui che è ri cco di fa ntas ia e di
stimoli , perché concreati vo con lo-
ro. In molti casi in vece il docente
appare povero di co rdi ali tà o ten-
dente a valutare piu ttosto negati va-
mente gli allievi . Gli adolescenti
AMENO
La grandissima parte dei ragaz-
zi e delle ragazze tra i 14 e i 19 an-
ni tende a vivere i suoi spazi di vita
insieme agli amici della stessa età.
«Come trascorri il tempo libero

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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fuori di casa?», è stato chiesto agli
adolescenti dell'indagine Cospes. E
circa il 94% ha risposto: «Solita-
mente con gli amici».
O Questo fatto secondo molti
corrisponde al bisogno di uno sgan-
cio progressivo degli adolescenti
dalla dipendenza rispetto alla fami-
glia e agli adulti. Infatti solo con
l'autonomia dai legami familiari
saranno in grado di acquistare delle
capacità più personali d ' immagi-
nare, valutare e riflettere.
O Luoghi e discorsi dei loro in-
contri sono come uno specchio del
loro mondo. Sia maschi che femmi-
ne diminuiscono progressivamente
la frequenza degli ambienti istituzio-
nalizzati: oratorio, parrocchia, centro
giovanile, palestra, associazione,
campo sportivo. In compenso predi-
ligono sempre più ampiamente luo-
ghi di ritrovo liberi dalla organizza-
zione esterna e dal controllo degli
adulti. Con una tendenza opposta e
crescente che è la preferenza per la
casa privata di qualche amico o ami-
ca. Ragazzi e ragazze evidenziano
delle accentuazioni proprie: i primi
si riversano in misura consistente al-
1'aperto (piazza o strada). Le secon-
de in misura maggiore in abitazioni
private, dove forse l'amicizia si fa
selezionata, intima, salottiera.
O « Quando siete insieme di che
cosa parlate generalmente?». I ra-
cc lo fin da piccolo ho sempre cer-
cato di "studiarmeli" i genitori e ho
sempre cercato il sistema per con-
vincerli. Adesso li conosco molto be-
ne, quindi molte volte riesco a far
cambiare loro idea e a convincerli.
Pur essendo figlio unico, ho quasi
sempre avuto quello che volevo. For-
tunatamente sono vissuto con dei
coetanei non altrettanto viziati. Co-
munque è una brutta cosa essere vi-
ziati, perché la realtà è ben diversa ».
gazzi discutono più abbondante-
mente di sport (48,0%), ciel tempo
libero (34,0%), oppure cli musica e
spettacolo (22,0%). Le ragazze, al
contrario, si intrattengono in modo
preferenziale confidandosi intorno
a fatti personali, aspirazioni, ecc.,
oppure parlando di problemi dei
giovani (46,7%) o di quelli dell 'au-
torealizzazione scolastica e profes-
sionale (30,0%).
O Essere con gli amici è dunque il
loro grande spazio fisico, affettivo
e relazionale. Ma la forza di attra-
IN FAMIGLIA, .
RISPETTO AL PASSATO
1. Mi sento considerata/o più gran-
de (38 ,3%)
2. Posso esprimermi per quello che
sono (31 ,1%)
3. Penso sempre in modo diverso
rispetto ai genitori (16,4%)
4. Non mi sento preso in considera-
zione rispetto alla mia età (9 ,9%)
5. Mi sento meno stimata/o (3 ,8%)
NELLA MIA FAMIGLIA
1. Do' il mio contributo ed è apprez-
zato (62 ,6%)
2. Faccio fatica a difendere i miei di-
ritti (16 ,2%)
3. Sono in forte contrasto (9,3% )
4. Devo entrare nei loro schemi
(5 ,8%)
l
5. Ognuno fa i "cavoli " suoi (5 ,6%)
APPREZZO L'INSEGNANTE CHE
È (massimo due risposte):
1. Ricco di fantasia e di stimoli
(57 ,6% )
2. Affabile e cordiale con gli allievi
(32,1%)
3. Attento all'educazione e alla for-
mazione dei ragazzi (27,9%)
4. Di stile democratico e incoraggian-
te (24,8% )
5. Equilibrato (21,7%)
6. Serio e sistematico nel suo inse-
gnamento (15,4%)
CHE COSA SIGNIFICA PER TE
AVERE LA RAGAZZA
O IL RAGAZZO?
(più risposte)
1. Affetto, amore (86,2%)
2. Appoggio reciproco (50,0%)
3. Sicurezza (35,1%) ·
4. Valorizzazione reciproca (26,6%)
5. Maggiore conoscenza dell'altro
(25,9%)
6. Divertimento (20,7%)
7. Vanto con gli amici (3 ,2%)
cc All'amico si possono raccontare
cose che ai genitori non si dicono: ti
capisce di più e ti può aiutare per-
ché la pensa come te. E poi è una
compagnia, nel gioco, nello sport».
cc Vorrei più libertà sulla scelta
dei vestiti, su cosa mettere o non
mettere oppure su un programma
televisivo o, magari, sul giornale da
comprare, sui regali da fare ".
zione per l'amicizia e la fitta rete
di frequentazione degli amici non
impedisce di sperimentare anche i
travagli segreti dello stare insieme.
Mediamente il 42,5% degli adole-
scenti dichiara che i coetanei, ben-
ché per loro molto importanti, li
mettono notevolmente in difficoltà:
spesso non capiscono veramente i
loro problemi e addirittura (22,0%)
11S APRILE 1996 - 21

3.2 Page 22

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mancano di rispetto alla loro per-
sona. Solo una porzione di poco
più di un terzo si trova nella condi-
zione felice di sentirsi veramente
capita quando esprime idee perso-
nali o fa trasparire i propri desideri.
O Lo stare inskme frequente-
mente con gli amici favorisce una
definizione più marcata della pro-
pria individualità. I soggetti diven-
tano più consapevoli di sé e com-
prendono meglio l'impatto ciel loro
comportamento sugli altri. La ricer-
ca Cospes ha assodato che in que-
sto loro cammino non mancano co-
munque le zone oscure. Nel mondo
dell 'amicizia continuano a incon -
trare incomprensioni, mancanze di
rispetto, disi 11 usi on i, necessità di
contestazioni autodifensive, rischi
di seduzione in esperienze vissute
alla giornata, senza orizzonti. Pro-
prio tali fenomeni possono aprire al
disadattamento e alla devianza.
O Un confronto fra maschi e fem-
mine rivela che i maschi vivono
complessivamente in modo soddi-
sfacente la loro vita insieme. Ren-
dono più fluida e costruttiva la loro
comunicazione e l'inserimento atti-
vo nella vita collettiva, il confronto
sugli stessi progetti e i valori del-
l' esistenza. Le adolescenti invece,
se crescono nell'indipendenza di
giudizio e nell ' autonomia decisio-
nale, segnalano un acuirsi di alcune
difficoltà di rapporto con i coetanei
e le coetanee . Spesso non si sen-
tono capite e rispettate, e dichiarano
che tra gli amici e le amiche non
ricavano degli stimoli costruttivi
quando si aprono a confidenze cir-
ca il loro futuro.
O
Fede, pratica religiosa e nuovi valori: un mondo che si evolve
tra imitazione degli adulti e indifferenza.
~
IL PRIMO VALORE EL1AMORE1
IL SECONDO LA SALUTE
LA CHIESA/UNA
DIFFICILE APPARTENENZA
Gli adolescenti con la Chiesa co-
me istituzione vivono un rapporto
di forte evoluzione. L'appartenen-
za e la frequenza regolare alla pra-
tica religiosa, prima massiccia e
ancora relativamente omogenea, al
termine dell'adolescenza è quasi
di minoranza. Perché sta diven-
tando maggioranza, sia pure di po-
co, la posizione del continuare a
credere senza frequentare.
I VALORI/QUANTO
SONO CAMBIATI
Invitati a individuare «ciò che
conta di più nella vita», gli adole-
scenti esprimono delle preferenze
che non sono più le stesse rispetto
a 10 o 20 anni fa.
O In primo luogo concentrano la
loro attenzione su valori di tipo
affettivo-relazionale, come l'ami-
cizia, il volersi bene. Si orientano
in secondo luogo verso valori di au-
torealizzazione, come l'avere un la-
voro sicuro o una bella famiglia. Al
terzo posto mettono l'impegno di
tipo sociale. Cultura e studio risul-
O li tipo cli fede che la Chiesa
propone per il 39 % dei soggetti è
uno stimolo dinamico, di ricerca e
di valorizzazione personale; per il
31 % offre un appoggio rassicurante;
mentre per almeno un 28% degli
adolescenti sembra trasformarsi in
esperienza fondamentalmente margi-
nale. In realtà, l'essere con la Chiesa
e nella Chiesa vale se diventa per
gli adolescenti un percorso perso-
nale dentro una trama relazionale
I significativa.
O
Sono più sensibili al valori
che nascono da relazioni
Interpersonali soddisfacenti.
22 - APRILE 1996 BS
IViolante Placido e
Stefano Accorsi, protagonisti
del film su Jack Frusciante.
La storia è tratta dal libro
omonimo, che racconta
di un adolescente
e del suo giovane amore.

3.3 Page 23

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La Chiesa per gli adolescenti diventa significativa se riesce
a coinvolgerli e a creare un rapporto personale.
tano solo al quarto posto, mentre la
fede è al quinto e il denaro/benes-
sere al sesto.
D Si tratta cli valori prevalente-
mente centrati sul presente e scarsa-
mente proiettati in modo veramente
preciso verso il futuro. L' impressione
è che in questi anni il terreno privile-
giato per l'assunzione cli valori e
significati sia la ricerca cli relazioni
interpersonali intense e soddisfacenti,
così pure il metro con cui progettare
il futuro e polarizzare le proprie
energie vitali.
0
LA RELIGIOSITÀ/
VICINI AGLI ADULTI
Durante l'adolescenza si compie
un progressivo distacco dalle mo-
dalità infantili e preadolescenziali
del credere e del rapportarsi con le
istituzioni religiose. Nello stesso
tempo cresce anche la ricerca di
"ragioni per cui credere e sperare".
« Un ragazzo non è più attaccato
alla Chiesa come una volta. In Chie-
sa ci andiamo o perché qualcuno
ancora ci crede oppure per trovare
il gruppo degli amici. Non è che sen-
tiamo noi questo desiderio, e il par-
roco non parla dei nostri problemi
O In realtà una fede piì:1 personale
e adulta verrà raggiunta solo se il
processo cli revisione avrà superato
positivamente la crisi specifica del
cambio religioso adolescenziale. Gli
adolescenti italiani sono, su questo
punto, vicini agli adulti secolariz-
zati , in quanto sembrano conserva-
re una fede e una credenza religiosa
cosiddetta dello "scenario": in gran
p,ute cioè riferita al contesto socio-
culturale, carente cli motivazioni va-
loriali plausibili e associate in modo
veramente personale.
« lo ho avuto un 'esperienza par-
ticolare con la chiesa... dopo aver
superato un momento di crisi, è su-
bito seguito un momento di quasi ri-
nascita: sono probabilmente cam-
biata da come ero prima ,,.
D L'esigenza più immediata che
ne deriva sul piano educativo è
quella di favorire tra gli adolescenti
una metodologia , che consenta di
far maturare la dimensione perso-
nale della fede, sentita da loro a li-
vello profondo come centrale e non
marginale.
QUALI SONO LE COSE CHE PIÙ
CONTANO E DI CUI SENTI
DI AVERE PIÙ BISOGNO?
(massimo tre risposte)
1. Amare, volersi bene (55,2%)
2. Salute (49,8%)
3. Cultura e studio (34,2%)
4. Lavoro sicuro (32,3%)
5. Formarsi una bella famiglia (22,4%)
6. Onestà (22,3%)
7. Denaro e benessere (20,9%)
8. Vivere in una bella famiglia (17,4%)
9. Vivere l'amicizia (15,1%)
10. Avere una fede religiosa (10,7%)
11 . Impegno sociale, altruismo (8,2%)
12. Essere praticante dal punto di vista
religioso (2,7%)
ESPRIMI LA TUA VALUTAZIONE
SULLA GRAVITÀ DI QUESTI
COMPORTAMENTI
(da uno a cinque):
1. Drogarsi (4,59%)
2. Fare violenza sessuale (4,57%)
3. Fare atti di teppismo (4,29%)
4. Prostituirsi (4,23%)
5. Essere razzisti (4,21%)
6. Rubare (4, 11 %)
7. Danneggiare l'ambiente (4,03%)
8. Danneggiare i beni altrui (3,9%)
9. Abortire (3,71 %)
1o. Calunniare il prossimo (3,70%)
11 . Scappare di casa (3,35%)
12. Essere disimpegnato e assenteista
nel lavoro (3,30%)
13. Bestemmiare (3,29%)
14. Frodare il fisco (3,28%) .
15. Usare il sesso fuori dal matrimonio
(2.8%)
r QUAL È LA TUA ADESIONE
ALLA FEDE EALLA
PRATICA RELIGIOSA?
1 1. Ho la fede e la pratica religiosa
(35 ,3%)
2. Ho la fede , ma non la pratica reli-
giosa (26,9%)
3. Ho dei dubbi (16,4%)
4. Sono in ricerca (9 ,2%)
5. Non mi interessa (6,1%)
6. Faccio come fanno gli altri, senza
pensarci tanto (5,5%)
CHIESA, CATECHISMO,
GRUPPI PARROCCHIALI:
QUAL ÈLA TUA FREQUENZA
ATTUALE?
1. Frequento regolarmente (messa,
istruzione, gruppi) (31 ,9%)
2. Frequento solo la messa (22,9%)
3. Frequento raramente (22,7%)
4. Non frequento più (18,5%)
5. Frequento solo il gruppo (3,5%)
lJS APRILE 1996 - 23

3.4 Page 24

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Il gruppo per uscire dalla dipendenza e sentirsi accolto.
Il tempo libero, uno spazio da riempire.
QUANDO SIAMO INSIEME
IL GRUPPO/
UN LABORATORIO
PER CRESCERE
Dall'indagine Cospes risulta che
sono circa 1'81 % coloro che fre-
quentano con una certa regolarità
qualche gruppo di coetanei. Attra-
verso un approfondimento inter-
no e trasversale si è potuto com-
prendere che in vari casi ragazzi e
ragazze appartengono contempo-
raneamente a più gruppi.
O Quanto alle motivazioni che
spingono ad aggregarsi, si è potuto
notare una confluenza in tre aree
particolarmente significative. La
prima e la più consistente può es-
sere definita di "crescita" o di
"espansione vitale"; il gruppo con-
tribuisce alla maturazione perso-
nale, appare una sorgente cli espe-
rienze interessanti, una palestra per
il confronto delle idee, una spinta a
capire meglio se stessi. La seconda
ragione per cui gli adolescenti van-
no in gruppo può essere definita di
« protezione e supporto»: gli adole-
scenti scoprono nei coetanei quasi
"una nuova famiglia", che appare
più vicina e comprensiva della pre-
cedente. Dentro un gruppo di ado-
lescenti che hanno per lo più i loro
stessi problemi, trovano uno scam-
bio più immediato di solidarietà,
riescono a sfiatare con le loro rab-
bie e tensioni , si trovano agevolati
per quanto riguarda l'incontro tra
ragazzi e ragazze. Il gruppo diventa
una specie di " utero sociale" che
protezione e sicurezza.
Una terza area motivazionale, che
può essere definita degli « spazi vuo-
ti», segnala dei rischi concreti per
l'adolescente: quello di usare il tem-
po libero in modo essenzialmente
evasivo, tanto per fare qualcosa, op-
pure quello di dissiparlo per reazio-
ne, o semplicemente per uscire da
un ambiente familiare considerato
troppo angusto e opprimente.
24 - APRILE 1996 IJS
Oltre un quinto degli adolescenti sono disponibili a gesti pazzi
e asociali. Nella foto, giovani di Rio de Janeiro che fanno il surf sui treni.
O È risultato fra l'altro interes-
sante che durante l'arco adolescen-
ziale si manifestino nella esperienza
di gruppo contenuti e significati
progressivamente diversi. Dapprima
lo stare insieme assume un signi-
ficato prevalentemente ludicomo-
torio. Successivamente la vita fra
coetanei prende una connotazione
accentuatamente affettivo-relazio-
nale. Verso la fine dell 'adolescenza
ragazzi e ragazze sentono l'esigenza
di essere soprattutto se stessi anche
o attraverso l'esperienza di gruppo.
IL TEMPO LIBERO/
COME NASCE
LA TRASGRESSIONE
Il tempo libero degli adolescenti
denota una radicale ambivalenza.
Può essere tempo attivo e pro-
tagonistico oppure tempo sostan-
zialmente vuoto. Un adolescente
su quattro ammette cli andare in gi-
ro come capita, senza meta presta-
bilita. Nella loro giornata ragazzi e
ragazze riconoscono di vivere sen-
za veri programmi (48%), attratti
esclusivamente dagli interessi del
« Non sopporto la solitudine. In certi casi può servire per riflettere,
ma preferisco la compagnia ».

3.5 Page 25

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i-- - - - - - - - - - ---! INDICA I GRUPPI DI CUI FAI PARTE 1__
(più risposte)
« Gli altri sono una cosa necessa-
ria, la parte vitale di me. lo senza
gli altri non penso di valere molto ».
momento (44 %). Siamo di fronte al
rischio che questa generazione viva
i suoi ambiti cli possibile autorealiz-
zazione come un mosaico senza di-
segno.
O Pa re che g li atteggiame nti edu -
cativi de i genitori abbi ano degli ev i-
denti rifl ess i sui compo rtame nti de i
fi g li ne ll ' uso de l te m po libe ro . Lo
s forzo di di alogo sembra indurre, a
esempi o, un uso meno freneti co de i
tempi esenti dai do veri o dedicati al
di vertimento. Se i genitori aiutano i
fi g li ad assume rs i de ll e respo nsa bi-
1it~t in casa, i fi gli entra no in un a
concez ione de l te mpo libe ro co me
spaz io utile alla costruz ione di se
stess i. Uno stile autoritario c he si
impone abitualme nte sull a ges tione
deg li spazi pe rson a li si corre la con
l'a bitudine de l ragazzo a " pe rde re"
più fac ilmente il suo tempo, a sfu g-
gire dagli impegni , a non cogliere le
potenzialità de lla cresc ita personale.
1. Sportivo (55,3%)
2. Ricreativo - stare insieme (54,4%)
3. Formativo - scout, azione cattolica,
parrocchia (24,1%)
4. Di "sballo", per fare stupidaggini
(22 ,9%)
5. Espressivo - danza, recitazione, mu-
sica, teatro (17,6%)
6. Religioso - missi oni , pregh iera
(11 ,7%)
7. Culturale - ricerche, informatica, di-
battiti (8,9%)
8. Volontariato - handicappati , drogati,
extracomunitari (7,9%)
9. Teppi stico - vandalismi, pestaggi ,
distu rbi nottu rni (4,0%)
1O. Movimenti a sfondo soci ale (3,5%)
I LUOGHI DI RITROVO
(massimo due risposte)
1. La piazza, la strada (36 ,0%)
2. Le case private degli amici (30,8%)
3. L'oratorio, la sede del gruppo (26,3%)
4. I giardini, i parchi (22,7%)
5. La palestra, il campo sportivo (1 8,9%)
6. La discoteca (18,1%)
7. Bar o sala giochi (17,9%)
8. Lo stadio (4,7%)
« Mi considero alla pari, a loro livello:
se loro fanno qualcosa la faccio pure
io, se la faccio io la fanno loro. Cioè,
ci aiutiamo a vicenda, siamo uniti,
siamo alla pari. Non sono né io mi-
gliore di loro, né loro migliori di me ».
O È significativo il fa tto che anche
sul di sadattamento deg li adolescenti
ciò che ve rame nte influi sce non è la
condi z ione socio-economica, ma il
mode llo educativo rice vuto. A gene-
rare il di sadattam e nto s i trov ano
quattro concause ricorrenti : una limi-
tata atte nz ione in fami glia all a per-
sonalità cie l ragazzo; una scarsa abi-
tudine eia parte de i ge nitori a condi-
vide re le sce lte dei fi gli ; una scarsa
attribuzione ai ragazzi di compiti di
res po nsabilità fa mili are; la ca re nza
di un dialogo motivante eia parte cle-
g li adulti . Da qu es ti attegg iame nti
educativi de i genitori sembrano deri -
vare g li attegg iamenti irresponsabili
de i fi g li . Da ques ta base s i produce
poi uno stile di vita scioperata , senza
mo tivazioni , privo cli progetti , con-
dotto alla giornata.
O La ricerca ha potuto assodare che
undici su cento adolescenti subi scono
una qualche tentazione per atti çli tep-
pismo. Anche pe r lanci are pi etre eia
un cavalcavia su un 'autostrada. Ma il
des iderio di trasgressione pare accen-
tuarsi in modo preoccupante soprat-
tutto quando tra genito ri e fi gli non
c'è un rapporto soddisfacente . Iper-
protezione o autoritarismo, scarsa par-
tecipazione e poco coinvolgimento de i
fi gli sembrano il terren o più fe rtil e
per la tentaz ione di vincere la noia
con gesti trasgressivi ed inconsul ti. 0
« Oggi è difficile trovare dei ragazzi originali . Infatti siamo tutti delle copie l'uno
con l'altro, anche s~ riflettendoci bene, dà fastidio ».
« Un ragazzo alla mia età deve
avere molti amici per fare nuove
esperienze, per avere più maturità ».
IJS APRILE 1996 - 25

3.6 Page 26

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I «nuovi adolescenti». L'inchiesta Cospes ha rivelato
un nuovo identikit adolescenziale, anzi, un "arcipelago" di adolescenze.
Come affrontare il rischio educativo.
li primo dato che balza in forte
evidenza in questa ricerca è la
grande di versificazione delle espe-
rienze adolescenziali. Queste ap-
paiono diverse in base al contesto
socio-economico e culturale, agli
stili educativi della famiglia e delle
istituzioni formati ve, in relazione
alle amicizie e ai gruppi cli appar-
tenenza o all 'uso dei mass-media e
del tempo libero. Più che cli un
identikit del mondo adolescenziale
si deve parlare cli un autentico "ar-
cipelago cli adolescenze".
O Ma vi è un 'a ltra constataz ion e .
Attualme nt e i tempi di matu raz io ne
previ sti. di so lito attribuiti all ' adole-
scenza, s i sono allungati . C com-
po rte rà de i compiti di edu caz ione
più estes i e arti colati .
O La de fini zio ne tradi z ion al e di
adolescenza come mo ment o di pre-
paraz ione alla v ita adult a sembra
inol tre and are in c ri s i. La pre para-
zione prog ress iva a un a pres unta
"condi zione di adulto" perde sostan-
zi alm e nte cli s ig nifi cato in soc ietà
tecnologicamente avanzate, nelle qua-
li i mutamenti sono ormai continu i e
gene rai izzati .
O La società sta prefi gurando uno
sv iluppo compl esso anche ne i pro-
cess i cli form azione de ll'identità de-
gli adolescenti . Risulta inevitabile or-
mai improntare l'educazione all ' ottica
ciel ri schio evoluti vo come categoria
tras ve rsa le a tutta l'età adol esce n-
z iale . La vita adol escenz ia le sarà
es pos ta più fac ilmente a i poss ibili
di sadattamenti , di sarmonie, involu-
zio ni nei percorsi de lla maturazio ne
personale e soc iale.
O Ne ll 'ambito sociale è necessario
per gli adolescenti trovare de ll e op-
portunità, al mo mento in g ran parte
inedite, cli espress ione collettiva. La
società dovrebbe farsi carico cli fo rni-
re, oltre che scuole e palestre, anche
spazi in cui l'aggregazione spontanea
venga fa vorita e can ali zzata verso
binari costruttivi e soddisfacenti.
26 - APRIL E 1996 /1.'i
L'ETÀ INCOMPIUTA/
ACCANTO A LORO
l mutamenti intervenuti nella
condizione adolescenziale suggeri-
scono altre accentuazioni da pri vi-
legiare nell'azione educativa.
O Un 'educazio ne promozionale fa-
vori sce ne ll ' adol escente uno stil e cl i
prog ress iv a clec is io nal ità autonoma :
a esempio, in ambiti come l'abbiglia-
mento, l'organizzazione ciel tempo li-
bero, l' uso cie l denaro ricevuto.
O I genito ri de vo no o ri e ntars i a
con fe rire magg iori compi t i cli re-
sponsabilità ai propri fi gli . Una vita
in cresc ita senza continuità e consi-
ste,iza di impegni può rim ane re di-
sori entata e di scontinua.
D Ne ll 'ambito de i dove ri pe rson ali
e comuni ri sulta particol a1111ente pro-
fi cuo abituare a ll a correspons abilità.
Le regole vanno capite e poss ibil -
me nte stabilite in s ie me, e non sol o
espresse mediante ordini e sottoposte
esclusivamente a controllo.
I Gli adolescenti maschi nella scelta
del lavoro sono più sensibili
alla "buona retribuzione ",
le ragazze alla "realizzazione
personale".
D Con il rimodellarsi de ll 'arco evo-
lutivo dell 'adolescenza. sia in termini
di lunghezza che di riferimento all a
vita adulta e al contesto culturale in
mutamento, è importante educare gli
adolescenti al cambiamento.
D Se mbra essenzial e abitu a re le
nuove gene razion i al ve ro protago-
ni smo de ll e lo ro scelte: ne lle es pe-
rie nze di studio. ne ll ' uso dell e isti -
tuzioni nel rapporto con coetanei ed
adulti .
D È util e o ri e ntarli a un presente
inteso come g usto della vita, ma
soprallutto ali' ape rtura verso la pro-
gettu a lità , i va lori e la rice rca di
senso ciell'es istenza .
L'educazione, soprattutto quando
è rivolta al mondo degli adolescenti,
deve risultare sempre più flessibile
e attenta alla loro personalità in di-
venire: per rendersi, senza invaden-
ze, presenza educativa "accanto a
loro". Il che equivale a dire che an-
che noi, come adulti, dovremo cre-
scere per loro, ma inevitabilmente
insieme a loro.
" Mi piace dialogare con certe per-
sone adulte. Mi trovo bene. Anche
perché fanno discorsi un po' più
seri , più significativi ".

3.7 Page 27

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L'incontro con un piccolo lustrascarpe gli cambiò la vita.
NELSON HA
SFIDATO DIO
di Umberto De Vanna
Don Nel son Couto, 50 anni , è uno di quei tipi da fumetto ,
dell a seri e " Fu lmine mascherato" o Batman . Sul volto il
segno di un a vita piena di avventure e di fat iche. Da qual-
che anno è mi ss ionario in prima linea a ovest clell ' Inclia,
ne i v ill aggi cie l Gujarat, dove non ci sono cristiani . « In
questa regione non vi sono conversioni », dice. « Un battez-
zato verrebbe come minimo espul so dal vi ll aggio ». Ma la
sua testimonianza cristiana don Ne lson la senza ri serve.
« Vivo per interi g iorni tra la gente. Dormo ne lle loro
case, mang io ciò che mi offrono . A vo lte dopo un boc-
cone quando esco devo vomitare, ma non voglio
cleluclerli . Ne i villaggi oltre al calcio soffocante ,
manca l' acqua, no n c'è ig iene . Mi sono
già preso tre volte la mal aria ».
Nelson ha fatto la boxe
e il ferroviere,
prima di essere salesiano.

3.8 Page 28

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investi re i suoi risparmi. Fece il fer-
roviere. Stava appunto facendo un pi-
solino tra un viaggio e l'altro, quan-
do ebbe l'incontro che gli cambiò la
vita. Racconta: « Mi rimanevano un
paio di ore per riposare. Di solito leg-
gevo dei libri o studiavo. Quel gior-
no ero nervoso e stanco e mi misi a
dormire. Fui svegliato da un ragaz-
zino che mi chiese di potermi luci-
dare le scarpe. Dopo averlo manda-
to al diavolo, lo richiamai . Ma mi
accorsi che mi stava pulendo le scar-
pe con i brandelli della sua camicia.
"Dove sono lucido e spazzola?", gli
dico. LI ragazzo se li era giocati con
gli amici e li aveva persi. Non ave-
va più nulla, neanche i so ldi per tor-
nare a casa». Alla prima fermata
Nelson gli comprò lucido e spazzo-
le. Gli procurò anche qualcosa da
mangiare e gli mise qualche soldo
in tasca. « Avevo scoperto la mia vo-
cazione», dice. « Da quel momento
decisi di occuparmi dei ragazzi po-
veri ».
Don Nelson Couto.
PARTIRE DAI GIOVANI
11 matrimonio qui è fragile perché
l' uomo cambia facilmente la sua
donna; la vendetta poi è sacra: aspet-
tano il giorno di festa per vendicar-
si. « li mio sforzo è di far cambiare
adagio adagio il loro cuore. Per que-
sto facciamo come Don Bosco: par-
tiamo dai bambini e dai ragazzi». In-
tanto il miss ionario è impegnato in-
sieme ad alcuni giovani collaborato-
ri a difendere la gente dai tanti sopru-
si. La popolazione è analfabeta e chi
sta più in alto o viene dalla città cer-
ca di imbrogliarla. Un chilo di coto-
ne magari glielo scambiano con mez-
zo chilo di zucchero. Per questo de-
vono essere socialmente difesi.
Don Nelson ha già fondato una pri-
ma missione a Narukot, presso Ba-
roda. Il terreno, 40 acri, lo ha ricevu-
to da una benefattrice americana,
Yyna Mody. Era il 1987. Oggi a Na-
ru. kot c'è un collegio con 200 raooaz-
21, una scuola profess ionale e varie
iniziative missionarie. Quando ci ar-
28 - APRILE 1996 LIS
rivò Nelson , non c'era elettricità,
acqua. Dal 1994 don Nelson si è spo-
stato a Kapadvanj per fondare una
nuova missione. Ora l'opera è anco-
ra alla fase iniziale, ma c'è già un
ostello per la gioventù con 30 ospiti
e una scuola serale per i ragazzi che
vivono per le strade e non hanno fat-
to studi regolari .
PUGILE E FERROVIERE
La storia della vocazione di Nel son
è straordinaria e potrebbe diventare
il soggetto per un film. Nato a Nasik
(Bombay) in una famiglia molto re-
ligiosa ma poverissima, a 14 anni Nel-
son reagì a modo suo. Pensò: « La
mia famiglia serve Dio e siamo po-
veri. Voglio provare a fare a meno
di Dio, e sono sicuro che le cose an-
dranno meglio ». Detto fatto, Nel son
cominciò la sua avventura accettan-
do ogni tipo di lavoro che gli procu-
rasse un guadagno. Suonò il violi-
no , fece incontri di boxe, imparò a
UNA VOCAZIONE
Per dieci anni Nel son non aveva
più pensato a Dio. E il conto in ban-
ca ora ce l'aveva, proprio come se
l'era proposto. « L'unica cosa di cui
non mi ero sbarazzato era la corona
del rosario . La portavo sempre in ta-
sca, anche se non recitavo le avema-
rie ». Ma nei suoi lunghi viaggi in tre-
no rifletteva sulla sua vita e pensava
che " una moglie e due figli" non gli
sarebbero bastati. « Il mio cuore aspi-
rava a qualcosa di più universale ».
Cercò sui giornali per trovare "chi
si occupava dei ragazzi poveri". [n-
fine entrò in Ùna chiesa dei gesuiti e
si confessò. Il prete, un polacco, lo
ascoltò e gli consigliò di andare dai
salesiani a Lonavla, presso Pune,
dove era direttore padre Antonio
Alessi. Ci andò e gli chiese: « Come
si fa a entrare in questa casa?». E
padre Alessi: « Dov tuo figlio?».
«Sono io che voglio fa,mi salesia-
no! » gli disse l'ormai ventiquattren-
ne Nel son. Padre Alessi gli allargò le
braccia. Cominciava così, con un
sorriso, la vita missionaria dell ' india-
no Nelson Cauto.
Umberto De Vanna

3.9 Page 29

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IL PUNTO
Pietro Moschetto
N el "Nuovo Continente"
è una realtà la presen-
Ne seguirono ben presto al-
tri : nel 1983 ad Esmeraldas
za viva e significativa dei
(Ecuador), nel 1986 a Por-
"negri", che oggi si autode-
tobelo (Panamà) , nel 1989
finiscono "afroamericani",
a Limòn (Costa Rica) , nel
termine di nuovo conio che
1991 a Quibdò (Colombia).
va diffondendosi rapida-
L'ultimo, nuovamente a
mente nel linguaggio comu-
Esmeraldas, nel settembre
ne: afro, nel ricordo "africa-
1994, dove si sono riuniti
no" delle loro origini El dei
circa 200 rappresentanti di
loro antenati qui condotti co-
varie comunità afroameri-
me schiavi durante il tempo
cane (provenienti da Brasi-
della Colonia; e americani,
le, Colombia, Costa Rica,
perché sono a pieno titolo
Ecuador, Haiti, Honduras,
figli di questa terra dove
Messico, Nicaragua, Pana-
sono nati e risiedono da
mà, Perù, Repubblica Domi-
secoli. In questo senso, so-
no certamente più "ameri -
cani " che la maggioranza
degli europei e asiatici, giun-
I Esmeraldas (Ecuador). Un momento
dell '"Encuentro
de pastora! afroamericana" (EPA).
nicana, Stati Uniti) , con la
presenza di otto vescovi, ed
anche di alcuni missionari
nativi dell 'Africa nera (Be-
ti in America solo negli ulti-
nìn, Eritrea, Uganda, Zaire).
mi 150 anni. Attualmente, gli
"afroamericani" (negros, mu-
latos, zambos) superano di
GLI AFRICANI
LA STORIA. L'Africa, popo-
lata da etnie millenarie, con
numero gli stessi "nativi" (in-
digenas o indios) , e predo-
minano soprattutto nel "Cari-
D'AMERICA
culture molto complesse e
diverse, rimase lungamente
ignorata dagli europei , pa-
be", lungo la Costa del Pa-
cifico dal Panamà all'Ecua-
Gli afroamericani, una vasta presenza
droni della loro propria sto-
ria. Fu l'espansione colo -
dor, e sulla fascia atlantica
dalle Guyane al Brasile.
non adeguatamente riconosciuta.
Le istanze del movimento che vuole
niale dei regni di Spagna,
Inghilterra, Olanda e Porto-
gallo, che portò l'Europa a
GLI INCONTRI DI "PASTO-
RALE AFROAMERICANA".
riscattare la "negritud".
trasformare l'Africa in una
dispensa di risorse naturali
Se il passato è stato segna-
e di mano d'opera schiava
to da una storia di umiliazioni indegne lungamente sop- a partire dal secolo XV. Le dimensioni della tratta negra,
portate, la situazione attuale manifesta che gli afro- che strappò violentemente milioni di persone dal suolo
americani non sono ancora usciti dalla loro condizione di africano per servire come schiavi in America, non è pos-
"ultimi". Sotto questo aspetto, stanno meglio i negri del- sibile determinarla con precisione. A livello quantitativo
l'Africa, i quali vivono nella propria terra: il "continente ne- non c'è accordo sul numero di africani schiavizzati. Tut-
gro" è davvero considerato "loro". Qui no. Qui, nella mag- tavia, la massiccia presenza in America è un parametro
gioranza dei casi , sono ancora considerati come intrusi, per far riflettere sul grandissimo numero di uomini sradi-
socialmente e geneticamente, stigmatizzati per "tare" e cati dall'Africa.
difetti, che li collocano all'ultimo livello della scala etnica. I negri trasferiti in America a poco a poco ricrearono
Qualcùno mi faceva osservare (e non era una persona una cultura inventando una nuova vita . Le comun ità
del tutto sprovveduta) che "avrebbero potuto restarsene afroamericane si andarono formando lungo quattro
in Africa", e non mi fu facile fargli intendere che "erano gli secoli. A motivo della diversità geografica ed etnica
unici americani i cui padri non erano venuti qui spon- delle loro origini africane, i processi storici furono
taneamente". Il razzismo è duro a morire. Sembra quasi diversi.
impresso nell'anima sia dei bianchi (criollos e quelli di
recente immigrazione) sia dei meticci (mestizos, oggi il LA CHIESA. Oggi anche la Chiesa ufficiale ha preso co-
gruppo maggioritario in alcune nazioni andine). Il termine scienza di tutto questo e sta accompagnando, non più
più utilizzato per qualificare il negro è mono(= scimmia). timidamente, il popolo afroamericano nei suoi valori reli-
Esiste oggi un movimento che vuole riscattare la negritud giosi e sociali . « Somos negros, pero no somos africa-
nei suoi valori autentici, nella difesa della propria identità nos» (Mons. Uriah Ashley, Panamà) : la patria è l'Ame-
culturale e razziale , e della propria dignità umana. An- rica, ed è qui che bisogna conquistare nuovi spazi di
che per questo, da qualche anno si stanno organizzando resistenza e di libertà. Non è più l'ora di fuggire, l'era del
incontri di pastorale afroamericana (EPA = Encuentros cimarronismo è terminata : bisogna far fronte alla situa-
de Pastora/ Afroamericana) , ogni volta meglio program- zione attuale. L'educazione, la terra, il lavoro, la salute, i
mati, più partecipati, più incisivi. Il primo EPA si è tenuto diritti umani, i diritti pubblici , la politica neoliberale, la
a Buenaventura (Colombia) nel 1980, dove si manifestò formazione tecnica, la città, sono tutti occasione e
chiaramente il desiderio di incontrare un cammino di fe- motivo per organizzarsi e per sentirsi popolo.
de e di vita "para ser cristianos sin renunciar a ser negros".
o
/JS APRILE 1996 - 29

3.10 Page 30

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L'università politecnica salesiana dell'Ecuador a Cuenca e Quito.
PER IL POPOLO
E GLI INDIGENI
di Juan Bottasso
Per molti anni i salesiani si sono
tenuti lontani dalle universitìt.
Moltissimi le hanno frequentate, al-
cuni vi sono stati, e vi sono presenti
come docenti; ma organizzare e ge-
stire un'università per proprio conto
lo si è considerato per decenni un ' ini-
ziativa estranea al carisma salesiano.
Ci fu un certo cambiamento con la
creazione del! ' università pontificia
salesiana di Roma, ma si trattava di
un ' istituzione ecclesiastica, prolun-
gamento e ampliamento di uno stu-
dentato filosofico e teologico, con
l'aggiunta di strutture particolarmen-
te attente ai problemi educativi, in
sintonia con la tradizione della con-
gregazione.
Però negli ultimi anni, comincian-
do specialmente dal Brasile, c'è stato
un vero balzo in avanti, con la nascita
di unive rsità ricche cli facoltà civili,
come ingegneria, chimica, diritto,
economia . . . L' ultima nata è l' univer-
sità politecnica salesiana (U.P.S.) del-
l'Ecuador, creata con un decreto del
parlamento naz ionale e subito appro-
vata dal presidente della repubblica.
I titoli che rilascia hanno valore uffi-
ciale.
UNIVERSITÀ ALTERNATIVE
Forse questo svilupp9 merita due
parole di spiegazione. E vero che i
salesiani sono nati per le classi po-
polari , ma sono proprio queste clas-
si che oggi premono per avere una
preparazione superiore, che permet-
ta loro di uscire eia secoli di dipen-
denza e di sfruttamento. Nel clima
generale delle privatizzazioni , in tutti
i paesi del! ' America Latina stanno
sorgendo delle università private. Al-
cune sono di buon livello, ma tutte,
senza eccezione, sono care. Quelle
pubbliche - con lodevoli eccezioni
- hanno perso qualitì1 e quindi ai
poveri non resta che rimanere tagliati
fuori o accedere a servizi scadenti,
il che perpetuerebbe la !pro situazio-
ne di emarginazione. E da questa
considerazione che nasce per noi sa-
lesiani la sfida ad entrare nel campo
cieli ' univers ità.
Quella del! 'Ecuador non è sorta
dal nulla, ma è il completamento di
strutture che esistevano eia anni e
che si erano già ritagliate uno spa-
zio cli grande prestigio nella società
locale.
La sede principale è a Cuenca,
dove l' istituto tecnologico salesiano
è diventato una faco ltà di ingegneria ,
con cinque diverse specializzazi oni .
Presto anche l' istituto agronomico
locale diventerà una facoltà di agra-
ria e cli scienze agroindustria/i.
A Quito funzionava da oltre tren-
t'anni un istituto filosofico e peda-
gogico, aggregato alla unive rsità pon-
tificia del luogo. Adesso è diventato
parte integrante del! ' univers ità sa le-
siana. Oltre a i g iovani salesiani, lo
frequentano 24 congregazioni ma-
schili e femminili ed è stato aperto
ai laici che sono destinati ad essere
sempre più rrnmerosi. Attraverso lo
stesso processo è passata un a scuola
di antropologia applicata, che fun-
zionava a semi-distanza, con circa
200 allievi , cli tutte le province. In
un paese multietnico e pluriculturale
come l' Ecuador, studiare antropolo-
gia non è un lusso per chi si interes-
sa di sviluppo e cli pastorale. Vi è poi
una scuola di educazione bilingue in-.
tercultura/e, cui , attraverso un siste-
ma cli borse di studio, hanno acces-
so circa cento indigeni (una trentina
di loro nel programma cli Latacun-
ga) , che si preparano ad assumere
nelle loro mani il sistema educativo
delle rispettive comunità.
La scuola cli scienze religiose pre-
para insegnanti pe r le scuole private
e pubbliche. Si sono già fatti i primi
passi concreti per ini ziare un pro-
gramma destinalo af! educatori di ra-
gazzi della strada. E chiaro che, per
lavorare con ragazzi a ri schio, con
serie esperienze negative o con gran-
di carenze affettive, non basta una ge-
Cuenca (Equador). La sede centrale dell'università politecnica.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Quasi un migliaio di allievi, religiosi e laici.
I Brasilia. Primo incontro dei rettori delle università salesiane.
Al centro in primo piano, don Raffaele Farina, rettor magnifico dell'UPS di Roma.
Sono presenti anche don Nicolussi e don Van Looy.
nerica buona volontà: ci vuole una
preparazione specifica.
PROGETTI
In collaborazione con le suore Pao-
line si stanno preparando i piani di
studio per una facoltà di scienze del-
la comunicazione. In America Lati-
na, si sa, i poveri leggono poco, ma
ascoltano molto la radio. La Chiesa
ha moltissime emittenti, alcune del-
le quali trasmettono anche in lingua
indigena. La televisione è destinata
ad avere un ruolo crescente nella for-
mazione di mentalità e di cultura.
Può essere una fonte colossale di alie-
nazione o di crescita: dipende da co-
me la si gestisce. E cioè necessario
formare degli operatori che non si
lascino guidare solo da criteri utili-
taristici e di consumo.
Per il momento gli allievi dell ' u-
niversità politecnica salesiana sono
quasi un migliaio. Non è necessario
essere profeti per prevedere che au-
menteranno molto, tanto più che ci
sono numerose. proposte di altre
scuole e facoltà. Ma bisognerà stare
attenti perché non crescano troppo e
che la quantità non abbia il soprav-
vento sulla qualità.
Nell ' agosto scorso c'è stato a Bra-
silia il primo incontro dei rettori
delle università salesiane. Dal I'Ame-
rica Latina sono accorsi i responsa-
bili delle istituzioni universitarie che
funzionano in Messico, Guatemala,
El Salvador, Ecuador, Argentina e
Cile. Commentando i lavori di grup-
po, il gesuita Julio Teran Dutari, scel-
to come relatore, ha definito impor-
tante che le università salesiane con-
servino la sensibilità verso i giovani
di scarse risorse, che siano cioè uni-
versità popolari , non elitarie nel sen-
so economico e sociale.
Brasilia· è una città vi sta in sogno
da Don Bosco un secolo prima che
esistesse. Chissà se anche l'università
è stata un sogno del Santo che ha
aspettato più di cent'anni per potersi
avverare.
O

4.2 Page 32

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COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
ACCETTATE UN FIGLIO
CHE CRESCE
Disobbedienza e ribellione dei ragazzi non sono una sfida
ai genitori, ma un modo di metter~ alla prova il proprio carattere
e la propria capacità di autonomia.
E.....
perfettamente normale che i
preadolescenti si comportino in
modo incoerente e imprevedibile .
Sembra a volte che i figli siano do-
tati di un radar che li aiuta a scopri-
re che cosa fa maggiormente irrita-
re i genitori. Se i genitori tengono a
un linguaggio garbato e cortese,
parlano in modo sciatto e volgare.
Se amano la pace, trovano il modo
di litigare con tutti i cani del vicinato
e i loro padroni. Se tengono all'or-
dine e alla pulizia, accatastano le
loro cose in una confusione inde-
scrivibile e girano vestiti con jeans
a pezzi. In realtà disobbedienza e
ribellione dei preadolescenti non
sono una sfida ai genitori, ma un
modo di mettere alla prova il pro-
prio carattere e la propria capacità
di autonomia. I genitori devono aiu -
tare i figli con pazienza, ma anche
con inflessibilità sui punti importan-
ti. I figli devono sforzarsi di capire i
punti di vista dei genitori senza ri-
fiutarli per principio.
Non mostratevi deboli. Accet-
tare l'inquietudine di un figlio non
significa approvare tutto. Un padre,
irritato dalla fluente zazzera del fi-
glio, disse: « Mi dispiace, caro . I
capelli sono tuoi, ma lo stomaco è
mio. Riesco a sopportarli dopo co-
lazione, ma non prima. Perciò fam-
mi questo favore: fai colazione in
camera tua ».
È un atteggiamento utile: il padre
dimostra di rispettare i propri gu?ti
e lascia libero il figlio di continuare
la sua manifestazione di rivolta. I
ragazzi di questa età sono sensibi-
lissimi alla coerenza e sono intran-
sigenti nel richiederla soprattutto
da parte dei loro genitori, ma diffi-
cilmente la praticano.
Evitate i rimproveri che non
aiutano. Un ragazzo di quattordici
anni promise di lavare l'auto dei ge-
nitori. Ma poi dimenticò la promes-
sa e cercò di cavarsela all'ultimo
momento con una sommaria spruz-
zata e una passatina di panno.
La reazione del padre ha due ver-
sioni.
Scena 1.
Padre - La macchina ha bisogno
di una ripassata specialmente sul
tetto e sul fianco sinistro. Quando
puoi farlo?
Figlio - Lo farò stasera, papà.
Padre - Grazie.
Scena 2
Padre - Hai lavato l'automobile?
Figlio - Sì , papà.
Padre - Sei sicuro?
Figlio - Certo che sono sicuro!
Padre - E allora perché è così
sporca? Fa schifo! È peggio di
prima.
Figlio - Ma io l'ho lavata.
Padre - E lo chiami lavare? Hai
giocato, come è tuo solito. Divertirti,
ecco la sola cosa che ti piacei Pen-
si di poter continuare così tutta la
vita? Con la tua sciatteria non riu-
scirai mai a conservarti un lavoro,
neppure per un giorno. Sei un vero
irresponsabile, ecco che cosa sei!
E facile immaginare il seguito della
scena 2.
Padre e figlio si ritroveranno più
«arrabbiati» che mai l'uno contro
l'altro. I rimproveri che provocano
rabbia, risentimento, desiderio di
vendicarsi sono perfettamente
inutili.
32 - APRILE 1996 BS
I Un ragazzo che cresce
ha bisogno di genitori pazienti
e padroni di sé.

4.3 Page 33

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Abbiamo un problema da ri-
solvere. Quando un ragazzo si
sente continuamente criticato si
abitua a giudicarsi un buono a nulla
e a trovare sempre da ridire sul
conto degli altri. Comincia a dubi-
tare delle sue effettive capacità e a
minimizzare quelle degli altri. Im-
para a sospettare della gente e a
convincersi che non saprà mai con-
cludere niente di buono. La mag-
gior parte di queste critiche non è
necessaria. Quando ci capita di im-
boccare una strada sbagliata e di
smarrirci, l'ultima cosa di cui abbia-
mo bisogno è una critica: non ci è
di alcuna utilità il fatto che si analiz-
zi e si valuti la nostra perizia di gui-
datori, ma tutto quello che occorre
è una persona cortese che ci dia
delle indicazioni chiare sulla strada
da prendere. I rimproveri più utili,
quando succede qualche guaio, so-
no soprattutto quelli che rilevano
quello che bisogna fare per uscire
dalla situazione che si è creata.
Anche la situazione che sembra ri-
chiedere i più cocenti rimproveri
può essere sempre ridotta nella
forma: "Abbiamo un problema da
risolvere. Cerchiamo insieme una
soluzione".
L'ira dei genitori accende l'ira dei fi -
gli. Senza contare che un ragazzo
che ha combinato un guaio è già
abba~tanza mortificato per conto
suo . E proprio questo il campo in
cui bisogna ricordare la saggia
sentenza: "Dio ci ha dato gli occhi
per vedere, ma anche le palpebre
per chiuderli".
o
DIZIONARIO PEDAGOGICO C ontemplativo. L'educatore cri-
a cura di Jean-François Meurs stiano considera d'istinto i giovani
non come esseri inferiori ai. quali ci
P unizione. Le punizioni umilian-
ti molto difficilmente vengono di-
menticate dai giovani. Possono
perfino spingerli alla vendetta.
Non solo non li convincono a sme-
tterla dal commettere certe azio-
ni, -ma possono addirittura spin-
gerli a ripeterle . Il metodo pre-
ventivo non fa dell'educatore un
avversario, ma un amico che gli
si debba rivolgere con arroganza,
ma come persone totalmente ama-
te da Dio, chiamate come lui a di-
ventare pienamente suoi figli adot-
tivi. Nei più giovani a cui l'educa-
tore si rivolge, vede il volto di Cri-
sto. L'educatore non se la caverà
senza essere in una qualche mi-
sura un contemplativo.
L iberare. Don Bosco apre le
va incontro, vede i suoi progressi porte della prigione e fa uscire i
e gli risparmia ogni forma di umi- giovani, mentre la società cerca di
liazione. Molto spesso infatti i eliminare e rinchiudere tutti quelli
giovani che commettono delle di cui ha paura. E che non ama.
azioni sbagliate non hanno asso- La nostra società ha paura dei
lutamente chiare le conseguenze suoi giovani! E cerca di sentirsi si-
dei loro atti e avrebbero potuto cura scartandoli. Don Bosco ama e
evitarli se, per riprendere una fra- scommette su di loro, ecco perché
se di Don Bosco
lui riesce dove lo stato fallisce.
"una bocca
amica li aves-
se avvisati in
tempo".
CER..TAMEN1E N0llS/4/vtO (
tN ()fJ4 JCUOi-A- Dr
])ON BOSCXJ, &UI.,, .
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8S APRILE 1996 - 33

4.4 Page 34

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Tijuana, Los Mochis, Ciudad Ju6rez, Mérida, Mexicali: cinque oratori
L'OJATORIO DI CIUDAD
JUAREZ
di Angelo Botta
Il Progetto frontiera
si regge grazie alla
collaborazione
dei giovani volontari.
Hanno dai 18 ai 28 anni
e sono stati scelti
tra gli elementi
più validi.
Condividono in tutto
la vita e la missione
dei salesiani.
I
Ciudad Juàrez (Messico).
Il gruppo dei giovani animatori sotto la neve.
Si impegnano nell'animazione almeno per un anno.
Q uando lo stato di Chihuahua, nel
nord ciel Messico, ricevette l'an-
no scorso la visita del presidente del-
la repubblica (il Messico è una con-
federazione di stati), i notabili ciel go-
verno, cieli ' industri a e del commer-
cio locale gli offrirono un banchet-
to. Erano I500 invitati . A sei cli loro
fu riservato un posto al tavolo ciel pre-
sidente. Uno dei sei era don Osval-
do Gorzegno, direttore dell 'oratorio
che i salesiani hanno aperto nel 1991.
O meglio, cli due oratori operanti in
quel momento e destinati a diventa-
re quattro.
OLTRE UN MILIONE
DI ABITANTI
Ci troviamo a Ciudad .luarez, ca-
pitale ciel Chihuahua, zona di deser-
to dove il calcio estivo arriva a 45° e
l'inverno porta la neve. La città con-
ta un mil ione e trecento mil a abitan-
ti, la magg ior parte dei quali sono
arrivati recentemente, in una vera fu-
ri a cli immigrazione. Provengono da
zone povere ciel centro e ciel sud ciel
paese e li atti rano - malgrado i sala-
ri bass issimi e il lavoro monotono
che abbruttisce - le enormi fabbri-
che cli assembl aggio impiantate da
compagnie USA e giappones i.
Una parte della città è costruita su
terreno pianegg iante che ospita gli
I Ciudad Juàrez (Messico). Celebrazione eucaristica
all 'aperto. Presiede l'attuale arcivescovo di Guadalajara,
il card. Juan Sandoval lniguez.
34 - APRILE 1996 BS
I Al centro, in secondo piano, il presidente del patronato
di Ciudad Juàrez.
· A sinistra, con il maglione blu don Osvaldo Gorzegno.

4.5 Page 35

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di frontiera che stanno trasformando alcune zone a rischio.
alti ed ific i ciel cen tro e gli innu me-
revoli capannoni anonimi delle fab-
bri che. Poi la zona di venta irregola-
re e accoglie una serie infini ta cli ca-
sette di povera gente, raggruppate in
borgate periferiche. Sul confi ne scor-
re il fium e Bravo al quale, a prima
vista, non da i quattro soldi. Ma il no-
me inganna, perché significa furibon-
do. Inganna anche l'aspetto, mingher-
lino e incanalato, perché in rea ltà si
tratta di un corso d'acqua importan-
te: gli Stati Un iti sono sull 'altra spon-
da. Guadare cli nascosto il Bravo per-
mette cli ini ziare una nuova vita nel
ricco paese del nord , tentaz ione fo r-
tiss ima per un numero incontabile
cli mess icani.
IL "PROGETTO
FRONTIERA"
Quando un centro urbano cli fron-
tiera, viss uto senza scosse per seco-
li , improvvisamente scoppia supe-
rando in un baleno il primo milione
di abitanti , i problemi sociali non
possono mancare. Ciudad Juétrez è
carente dei serv izi sociali indispen-
sabili ai nuov i settori . Mancano le
scuole per una popolazione che, nel
64 per cento ciel suo totale, è sotto i
22 anni . La disintegrazione fa milia-
re è altissima, le ragazze-madri ab-
bondano, la droga guadagna terreno.
Chiesa, soc ietà e governo, preoccu-
pati, si sono dati eia fare. E quando
seppero ciel Progetto.fi-onriera dei sa-
lesiani , gridarono: «Venite da noi !».
Il Progetto .fi'ontiera era nato eia
poco a Guaclalajara. l fig li di Don
Bosco si erano guardati attorno e ave-
vano eletto: «Qui , e in altre città del
centro della nazione, abbiamo opere
cl i tutto rispetto. Siamo invece as-
senti alle frontiere, dove i giovani bi-
sognosi non si contano. Rechiamoci
Ifa, impiantiamo oratori come ha fat-
to Don Bosco a Valclocco ». Aveva-
no incominciato a Tijuana. « Noi -
specificò eia Ciudad Juétrez il pres i-
dente cli una associazione civile -
eia tempo spendi amo sold i ed ener-
gie per migli orare le carceri giova-
nili . Preferiremmo aiutare i ragazzi
a non entrarvi». «Sarete una parroc-
chia per i giovan i», precisò il vesco-
vo. «Vi cloni amo i terreni », aggiunse
il governo.
Si trattava cli appezzamenti sco-
sces i, nei quali fu necessàrio innan-
zitutto spianare e ricolmare. Perché
un oratorio ha certamente bisogno cli
cappella, ma senza campi cli gioco
che oratori o è?
Comunque, ancora prima cli pre-
para re i terreni fu necessario supera-
re l' opposizione dei membri cl i "Fa-
ma", una delle 130 bande giovanili
che si sono spartite le borgate peri -
fe ri che della città. Ragazzi che van-
no dai 17 anni in su, che trovano la
sicurezza nello stare insieme, si de-
dicano alla violenza e alla droga, eiet-
tano legge a tutti , sfid ano costante-
mente la polizia. Nel nostro caso era-
no una ventina, particolarmente fa -
mos i per la loro vi olenza. Yeclenclo-
si sfrattati, dichi ararono la guerra.
Sicché il primo lavoro consistette
VOLONTARI
A CIUDAD JUAREZ
Andrea del Carmen Cruz Gonza/ez
(Zapopan, Messico), per fare la volon-
taria a Ciudad Juarez ha dovuto vin-
cere le difficoltà da parte dei genitori.
Ed è cresciuta progressivamente nel-
le sue motivazioni.
" Vivere questa esperienza a Ciudad
Juarez mi ha fatto scontrare con la so-
cietà in cui ero cresciuta. A contatto
con gli altri volontari ho imparato ad ac-
cettare le persone come sono. I miei
maestri sono stati i giovani oratoriani.
Ho imparato a essere più realista, a
controllare impulsi e sentimenti, a es-
sere umile. Adesso desidero lavorare
per tutta la vita al servizio di Dio e dei
giovani. Se finora ho vissuto una vita a
metà, ora voglio viverla in pienezza» .
Tom Clark (Milwaukee, Wisconsin,
USA) ha trascorso sei mesi come vo-
lontario a Ciudad Juarez. stato dif-
ficile per me lasciare la mia famiglia e
i miei amici" ha detto. "Ma l'esperien-
za di Ciudad Juarez ha davvero cam-
biato la mia vita» .
« Sono andato a Ciudad Juarez per
l'estate, poi mi sono fermato sei mesi.
La mia intenzione era di aiutare le per-
sone, ma volevo avere anche del tem-
po libero soltanto per me. Vidi poi che
gli altri volontari avevano molto più sen-
so della comunità di me. L'esperienza
di Ciudad Juarez mi ha aiutato vera-
mente a maturare. Ogni sera comin-
ciai ad andare nella cappellina della
comunità per riflettere davanti a Dio.
All'oratorio avevo una certa paura dei
"cholos", i giovani delle bande, ma ho
scoperto che a loro piacevano molto la
musica e lo sport. Suonai canzoni ame-
ricane, e le traducevo in spagnolo per
loro. A poco a poco siamo diventati
amici. Chiedevo in cambio che lascias-
sero la droga per una settimana, di ri-
spettare una determinata ragazza, di
parlare in modo diverso.. . " ·
o
Ciudad Juarez (Messico). Attività oratoriane.
I giochi all'aperto, la via crucis giovanile, i gruppi.
/JS APRILE 1996 - 35

4.6 Page 36

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~ exlcali
iju an~
STATI UNITI
Ciudad Juarez
MESSICO
I CINQUE ORATORI
DEL "PROGETTO FRONTIERA"
GOLFO DEL MESSICO
Quante barriere sono crollate! Ai
1500 oratoriani attuali - e aumente-
ranno - si offre la possibilità di as-
sociazionismi che li integrano nella
società, cli catecumenato giovanile
che li prepara al battesimo, alla pri-
ma comunione e alla cresima. Per-
ché questa è terra di missione, dove
ragazzi di 15 anni non sanno recita-
re l'avemaria e non hanno mai fatto
il segno della croce.
OCEANO PACIFICO
nel cercare di capirli e nel farseli ami-
ci. Non fu un 'impresa facile. Chi co-
nosce a fondo gli oratori di frontiera
in azione fin qui nel Messico - TUua-
na , Los Mochis , Ciudad .luarez, Mé-
rida , Mexicali - assicura che questo
dei "Fama" è stato il più duro , l' uni-
co in cui i salesiani sono stati aggre-
diti, maltrattati e picchiati .
LA PRESENZA
DEI VOLONTARI
Forse da soli non ce l'avrebbero
fatta. Ma l'operazione frontiera è na-
ta con un elemento integrante che ha
sapore di novità profetica: i volonta-
ri, provenienti dalle nostre opere del
Messico. Hanno conchiuso il liceo,
alcuni interrompono l' università o
l'hanno finita, altri lasciano tempo-
raneamente un lavoro. Sono scelti tra
gli elementi più validi che un lungo
periodo di formazione pastorale è
riuscito a forgiare. Dai 18 ai 28 anni
di età, si impegnano per un minimo
di un anno. Diventano amici dei ra-
gazzi, sono animatori dei giochi, vi-
sitano le famiglie, organizzano le fe-
ste, fanno scuola. Non ricevono un
soldo di paga. Condividono con i sa-
lesiani le ricchezze della vita di co-
munità, della missione e dello stile
di famiglia.
36 - APRILE 1996 /JS
Uno studio serio della situazione
di Ciudad .luarez portò ad indivi-
duare punti strategici della perife-
ria: "Fama", appunto, e altri tre.
Uno dopo l'altro vedono sorgere un
oratorio e i quattro salesiani si divi-
dono per curarli. La stessa cosa
fanno i 14 volontari, sette ragazze e
sette ragazzi: I8 operatori a tempo
pieno che abitano nella medesima
casa, provvista di un settore per le
ragazze, uno per i ragazzi e uno per
i salesiani. Si trovano poi insieme
nella cappella, in sala da pranzo, in
quella di riunioni. La giornata inco-
mincia con la messa e la meditazio-
ne. Dopo la prima colazione si fa
una sessione di studio per ap-
profondire metodi e pianificare atti-
vità.
Gli oratori spalancano le porte
ogni giorno dalle IO alle I3 e dalle
16 alle 22. Offrono scuola di livella-
mento con titoli riconosciuti dallo
stato, attività artistico-musicali, dan-
za, musica e, naturalmente, sport,
tanto sport, perché il suo peso è enor-
me, soprattutto come fattore educa-
tivo. Calcio, pallacanestro, calcetto,
pallavolo, attività ginniche, 40 squa-
dre nel momento attuale. Si è già
realizzato il campionato delle bor-
gate unite : gente che prima non po-
teva neanche vedersi si è incontrata
per giocare e fare il tifo. Senza inci-
denti.
NON ÈPIÙ UN SOGNO
Oggi negli oratoriani è scoppiata
la fiducia. Nei salesiani, la felicità
di iniziative che sono pienezza cli
vocazione. Nei volontari, la con-
tentezza di una esperienza che ar-
ricchisce la loro formazione perso-
nale. Nei membri del patronato, la
soddisfazione dei risultati di un ap-
porto generoso. Perché il patrona-
to, composto eia cittadini influenti,
assume la responsabilità dell'aspet-
to economico. Sono laici interessa-
ti nel miglioramento sociale e ve-
dono negli oratori la chiave per ot-
tenerlo. L'economia degli oratori è
un grosso problema, ci vogliono
tanti soldi per preparare terreni , co-
struire edifici, mantenere la comu-
nità. In questo ultimo settore hanno
diviso le competenze: un gruppo
pensa alla verdura, un secondo alla
carne, ecc. Efficientissime le si-
gnore.
Poi arrivano le feste degli oratori,
le passeggiate di un giorno, le va-
canze estive cli un paio di settimane
per gruppi, gli impianti per inse-
gnare arti e mestieri. li patronato,
oltre a dare ciel suo, deve elemosi-
nare.
Don Egidio Viganò è stato a Ciu-
dad .luarez un giorno solo, nel
1993. Entusiasta di quanto si era
fatto e dei sogni cli futuro. « È giu-
sto, siamo figli di Don Bosco, un
sognatore », commentò. E aggiunse:
« Vedo rinascere Valclocco! Si tratta
di una esperienza che bisogna far
conoscere nel mondo. Me ne incari-
co io, che il mondo lo giro conti-
nuamente ».
Angelo Botta

4.7 Page 37

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jean François Meurs
SONO CADUTO
NELLA PENTOLA
DEL FILTRO MAGICO
pari ad amare attraverso una per-
sona umana, in diretta. lo trovo che
Dio è stato veramente geniale a vo-
lere questo: lui che sapeva amare
come Dio, ha chiesto a una donna
che gli insegnasse ad amare come
un uomo.
Una pagina speciale. Andrea scrive di Maria Immacolata,
la "prima della classe". Gesù ha imparato da sua Madre
ad amare come uomo?
6 dicembre. È fastidioso quando
si esagera a proposito della Ver-
gine Maria. La Madonna è sempre
troppo buona, troppo perfetta. Ma
cosa vorrà mai dire tutta questa per-
fezione? Che era la prima della clas-
se alla scuola di Sacra Scrittura?
Che aveva un orecchio cos1 musi-
cale da ascoltare la Parola di Dio e
non dimenticare più quella canzo-
ne? Che Maria era campione nel
footing della carità Narazeth-Geru-
salemme andata e ritorno? Mi sem-
bra troppo! Ma che personalità ave-
va allora Maria di Nazareth?!
Ml PIACE PENSARE ALLA PER-
FEZIONE DI MARIA IN UN ALTRO
MODO. Per esempio , che lei sia
stata costretta a dare una sculac-
ciata a Gesù il giorno in cui ha rot-
to un vaso di fiori giocando al pallo-
ne con suo cugino Giacomo; oppu-
re quando è tornato .a casa con i
calzoni strappati perché si era ar-
rampicato sugli alberi con Giovanni
Battista. O che lo abbia mandato a
dormire senza cena, perché era ar-
rivato in ritardo , la sera, dopo l'An-
gelus, o perché aveva giocato a sal-
tare le pozzanghere, come piace ai
ragazzi dopo la pioggia. Sì , lo ha
castigato perché lo amava davvero
il suo Gesù , e voleva che diventas-
se un uomo!
QUESTA È STATA LA PERFEZIO-
NE DI MARIA. Vale a dire, se Ge-
sù sapeva amare , è perché aveva
succhiato l'amore insieme al latte
materno. È quel che capita a ogni
uomo, e lui era un uomo. Albert
Schweitzer diceva di essersi sentito
fortemente amato quando era pic-
colo e questo gli ha dato la forza di
fare ciò che ha fatto , e amare per lui
fu un fatto naturale. Don Bosco era
cosciente di aver avuto una mamma
formidabile , e questa era la sua for-
za. I bambini sono come degli spec-
chi : quando crescono in un ambien-
te ricco di amore, lo riflettono ; quan-
do manca l'amore, essi non rifletto-
no niente, e non riflettono . Si deve
dire grazie a Maria per aver inse-
gnato a Gesù ad amare.
SE TUTTI GLI UOMINI AMANO
L'AMORE, è perché essi ci sono
caduti dentro da bambini e conti -
nuano a sognarlo, non possono far-
ne a meno. È come Obélix, che è
caduto nella pentola del filtro magi-
co, ed è diventato invincibile. Ebbe-
ne, anche Maria ha avuto delle chan-
ces ed è caduta nella pentola del-
l'amore di Dio! E Gesù ha avuto co-
me chances sua madre! L'Immaco-
lata, per me, è Maria che impara ad
amare come Dio, in diretta, e Dio
che trova che l'amore umano è tan-
to bello, da volere che suo Figlio im-
. GtU... DA-LLA ~~I
COLOtvNA
..
I
LASENTO
Pl u--v,c11vA-!.,,
~
E NOI SIAMO COME DEGLI ASTÉ-
RIX : ogni volta che dobbiamo ama-
re , dobbiamo riprendere una dose
di filtro magico! Cioè, facciamo co-
me san Giuseppe : ci avviciniamo il
più possibile a chi sa amare moltis-
simo , e questo ci dà delle buone
idee : per esempio quella di adot-
tare un bambino , di rispettare là
propria moglie...
SCRIVO, SCRIVO ED ECCO CHE
Ml METTO A CREDERCI all 'Imma-
colata, al filtro magico inesauribile,
all'amore che penetra fin nei più
piccoli angoli dello spazio . L'amore
è il nostro vero ambiente , è come
l'ozono, ne abbiamo bisogno. E non
si deve essere negligenti e aprire
dei buchi! I cristiani dovrebbero es-
sere dei greenpeace dell'amore.
Sto scrivendo queste cose un 6 di-
cembre , proprio due giorn[ prima
della festa dell'Immacolata! E certa-
mente un segno! Segno che la Ver-
gine Maria sembra stare al gioco e
soprattutto che non prende troppo
sul serio ciò che ho appena finito di
scrivere ...
.
~
.~...
', , .
,G-( .. , .:;r:::,- • •,.;m:::i.,....................
IJS APRILE 1996 - 37

4.8 Page 38

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Il 1936 fu un anno drammatico per salesiani di Spagna. Oggi
fi
10
di Teresio Bosco
La guerra civile
im.n Supnaagvnearasietprarosfporri.ma ò
persecuzione
nei confronti
della Chiesa.
E' ancora difficile dare un g iudi zio
sereno sui grav i fatti sanguinosi
avvenuti in Spagna durante la guer-
ra civ il e 1936- 1939. Il numero delle
vittime supe rò il milione, e tra esse
c i furono persone di ogni classe e di
ogni fede. Ma g li storici seri hanno
ormai riconosciuto che all ' interno di
questo terribile massacro umano, ne i
territori allora chiamati "zona rossa"
(dominati dagli anarchici e dai so-
cialcomunisti) ci fu una vera perse-
cuzione contro i cristiani , un ' auten-
tica strage di preti , suore, religiosi e
cristiani impegnati. Furono assassi-
nati laici cristiani a decine di mi -
gliaia so lo perché erano cristiani. E
con loro furono massacrati 283 suo-
re, 2365 sacerdoti religios i, 4148 sa-
cerdoti diocesani , 12 vescovi.
Le esecuzioni furono effettuate in
città e villaggi lontani dal fronte dove
si combatteva, spesso senza processo
o con processi farsa, il più delle vol-
te ne lla clandestinità. Ci furono epi-
sod i che a noi italiani ricordano da
vicino le stragi di Marzabotto e il mas-
sac ro delle Fosse Ardeatine. Sotto
giuramento, al processo di Siviglia,
un testimone ha dichiarato: « Nella
sola città di Ronda, di c irca 38 mila
abitanti, vennero incendiate o sac-
cheggiate quattordici chiese. A Ma-
laga i miliziani le bruciarono quasi
38 - APRILE 1996 IJS
Guerra civile in Spagna.
Un posto di blocco della milizia del fronte popolare.
tutte e ucci sero più di trentasei sa-
cerdoti . Lo stesso ad Almerfa, dove
fu ucci so anche il vescovo. A Sivi-
glia in pochi giorni incendiarono
quasi tutte le chiese della periferia ».
11 6 dicembre 1936 su Guadalajara
ci fu un bombardamento dei nazio-
nali -franchisti. Come risposta, i mi -
liziani prelevarono dalle carceri 277
detenuti. «Selezionarono i prigionie-
ri comuni e li scartarono - dichiarò
sotto giuramento un impiegato del
carce re. 1 rimanenti , più di 200, fu-
rono fucilati ». Tra essi erano sette sa-
les ia ni. Andrea Nin , leader del Par-
tito Popolare di Unificazione Mar-
xista, I'8 agosto 1936 aveva dichia-
rato pubblicamente in un teatro di
Barcellona: «C'erano molti proble-
mi in Spagna, che i repubblicani bor-
ghesi non si diedero pensiero di ri-
so lvere, come il problema della Chie-
sa. Noi l'abbiamo risolto andando
all a radice. Abbiamo soppresso i pre-
ti , le chiese, il c ulto ».
Dentro questa immane tragedia
c he devastò la nazione spagnol a e la
Chiesa spagnola , s i svo lse anche la
piccola ma dolorosissima tragedia
dei figli e delle figlie di Don Bosco.
In una naz ione e in una Chiesa mar-
tire, 95 sa les iani martiri. In queste
pagine vogliamo ricordarli con pen-
soso affetto.
La Famiglia Salesiana, nel 1936,
era fiorente in Spagna. Si articolava
in tre " ispettorie" di salesiani e in una
" ispettoria" delle Figlie di Maria Au-
siliatrice. In esse il Signore raccolse
come martiri 39 salesiani sacerdoti, 2
Figlie di Maria Ausiliatrice, 25 sale-
siani laici , 22 chierici, 4 sa lesiani
cooperatori , 3 aspiranti salesiani.
I MARTIRI DI VALENCIA
Alba ciel 22 luglio 1936. La casa
salesiana di Yalencia, dopo essere sta-
ta investita ne ll a notte da raffiche di
proiettili , è inv asa dai miliziani. So-
no in corso g li esercizi sp irituali pre-
s ied uti dal l'i spettore don Calasanz,
uno dei primi sales iani di Spagna,
che ha conosciuto Don Bosco a Sar-

4.9 Page 39

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attendiamo il riconoscimento ufficiale del loro martirio.
ria nel 1886. Un sales iano superstite
ha deposto sotto giuramento: «I mi -
li ziani irrompendo arm ati trovarono
tutti noi sales iani sc hierati lungo la
scalinata centrale. Ci puntarono ad-
dosso i fu cili. Qualche istante dopo
ne arrivò uno che rimprovera i com-
pagni: "Perc hé non avete sparato?
Non eravamo d' accordo che ognuno
ne uccidesse uno?" ... Don Calasanz
ci impartì l' assoluzione. Don Cala-
sa nz e tre confratelli furono fatti sa-
lire su un camion. Ci portavano ver-
so Yal encia. Nel percorso io notavo
che un mili ziano puntava continu a-
mente il fu cile su don Calasa nz, del
quale sapeva che era sacerdote. A un
ce rto punto partì un colpo. Don Ca-
lasanz di sse: "Dio mio! " e cadde esa-
nime in un mare di sangue. Don An-
tonio Martfn, direttore della casa sa-
les iana di Valencia, fu incarcerato
dai mili ziani. Alle quattro del matti -
no ap rirono la nostra cella e chiama-
rono il "compagno" Antonio Martfn
Hernandez. Egli ri spose: "Eccomi ,
per servirli ... ". Alzò gli occhi , giun-
se le mani e pronunciò queste paro-
le: "Andiamo, Signore, al sacrificio ».
Furono chiamati anche i confratelli
don Recaredo De los Ri os, don José
Jimenez, don Juli an Rodrfguez, il
coad iutore Agustfn Garcfa, rinchiu si
ne lla stessa prigione. Condotti fuori
città, allineati lungo una siepe, furo-
no trucidati .
Don Sergio Ciel "viaggiava su un
tram a Barce ll ona. Alcuni mili ziani ,
fissandolo, ebbero il sospetto che fos-
se un prete. Afferratolo per un brac-
cio, gli strapparono la mano di ta-
sca: aveva fra le dita la corona del ro-
sa ri o. Lo gettarono dal tram in cor-
sa. Morì sfracellato contro un fana-
le" (l es1i111onianza giur a la).
« A Barcellona le FMA riunite nel
collegio Santa Dorotea, poterono im-
barcarsi e giungere in Italia », raccon-
ta don Juan Canals. «Mentre non vol-
lero partire suor Carmen Moreno e
suor Amparo Carbone!!, che dove-
vano assistere una loro consorella ap-
pena operata. Le tre furono arresta-
te. Dopo l' interrogatorio, la suora ma-
lata fu liberata, le due infermiere fu -
rono fu cilate ». La Famiglia Sales ia-
na cli Yalencia diede a Dio comples-
sivamente 33 martiri .
Don Giuseppe Calasanz,
don Antonio Torrero
e don Enrico Saiz: aprono l'elenco
dei martiri spagnoli dei rispettivi
gruppi di Valencia, Siviglia
e Madrid. Nel mese di febbraio
è stata consegnata
alla Congregazione delle Cause
dei santi la « Positio super
martyrio » dei 95 spagnoli
della Famiglia Salesiana vittime
della guerra civile. Ora siamo
in attesa del giudizio della Chiesa.
I MARTIRI DI SIVIGLIA
li primo martire salesiano della
Spagna fu immolato a Sivigli a due
giorni dopo l' inizio dell a guerra ci-
vile. Don Antonio Fernandez Ca-
macho, 44 anni , si era recato a cele-
brare la Messa dalle FMA, presso le
quali era assistita sua madre. Tor-
nando era accompagnato dal giova-
ne Arsenio Ortiz Moreno, che testi-
moniò sotto giuramento: «Ci trovam-
mo davanti a un a barricata eretta dai
mili ziani. Don Antonio voleva tor-
nare indietro, ma un miliziano ar-
mato di mosc hetto ci intima cli an-
dare avanti . Quando fummo vicin ►
alla barri cata un altro miliziano co-
minciò a perquisire don Antonio.
Da una tasca gli trasse l' orologio
alla cui catena pendeva il Crocifis-
so ... Con un moto violento gli alzò
il capo e di sse: " Ma questo è un
Un'immagine del film di Ken Loach
"Land and Freedom"
(Terra e libertà), sulla guerra
di Spagna del 1936.
IIS APRILE 1996 - 39

4.10 Page 40

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L'INCORREGGIBILE JAIME. Tra i ragazzi del suo
quartiere era il capobanda. Lo temevano e lo ammi-
ravano. Si chiamava Jaime Ortiz Alzueta. La sua
fanciullezza fu un continuo vagabondare da istituti a
collegi. Un giorno capitò a casa con la faccia sporca
e ustionata dal sole. Papà si recò immediatamente
nella casa dei Maristi, dove in quel momento Jaime
avrebbe dovuto essere a scuola. Si sentì dire che
suo figlio non si faceva vedere da più di un mese.
Disperato, il papà lo portò alla scuola professionale
dei salesiani, arrivati proprio in quell'anno (1926) nel-
la città di Pamplona. All'inizio sembrò si fosse verifi-
cato il miracolo. Jaime rimase incantato dalla figura
di Domenico Savio. Fu messo nella banda musicale.
Ma poi il temperamento fu più forte di lui. In un mo-
mento di dispetto scassò il suo strumento musicale
e tornò dritto a casa sua. Disse : "Prima che mi cac-
ciassero anche i salesiani, sono venuto via da solo» .
A 15 ANNI Jaime lavorava in un'officina meccanica. Lavoro duro, miseria materiale e
morale di molti giovani compagni di lavoro. Covò a lungo una decisione dentro di sé,
poi con un gesto improvviso, uguale e contrario a quello che gli aveva fatto sbattere la
porta dei salesiani, torna a quella porta. Chiede di parlare al direttore e gli disse (le
parole le trascrisse in una lettera alla sorella) : « Se non è troppo tardi, voglio tornare
qui e diventare salesiano. Voglio diventare non prete ma maestro di officina, per in-
segnare ai giovani a lavorare senza perdere la fede e l'anima ».
Il direttore lo mise alla prova. La trasformazione fu radicale e impressionante. Quattro
anni di formazione nell'arte meccanica e nella vita cristiana, poi entrò nel noviziato. In-
viato come capomeccanico alla scuola professionale salesiana di Sarria, Jaime si
rivelò uno splendido figlio di Don Bosco. Educatore pieno di vitalità, si raccoglieva
in preghiera con i suoi ragazzi, li faceva lavorare sodo, esplodeva con loro nell'alle-
gria del cortile.
NELL'ESTATE DEL 1936 iniziò la sanguinosa guerra civile che travolse tutta la
Spagna. I miliziani diedero la caccia ai preti e ai religiosi. La scuola di Sarria venne
chiusa. Jaime si rifugiò presso la pensione di una benefattrice. Il 27 luglio i miliziani
perquisirono la pensione. Nella custodia del clarinetto di Jaime trovarono delle me-
dagliette della Madonna. Venne portato via. Solo alcuni anni dopo si trovarono do-
cumenti e fotografie che testimoniarono il suo martirio. Jaime era fotografato con il
petto barbaramente ferito , la faccia deformata da terribili colpi di bastone. Quand'e-
ra stato ucciso aveva 23 anni.
prete che io vedo sempre passare di
qui! ". Subito un altro mili zia no che
maneggiava un a pistola sparò tre o
quattro colpi. Don Antoni o indie-
treggiò un poco e cadde per terra. I
suoi resti furono gettati sull e mace-
rie fumanti della chiesa di S. Marco ».
Don Antonio Torrero Luque era
direttore della sc uola sales iana cli
Ronda. Il 24 lu gli o la casa fu invasa
e saccheggiata . Rinchiu si dapprima
nell o stanzino del portinaio, i sales ia-
ni ricevettero l'ordine di disperder-
si. Volevano eliminarli uno a uno sen-
za dare troppo nell 'occhio. «Ci ri -
vedremo in Parad iso» , si salutarono
i sa lesiani . Appena ospitati eia un
amico, don Antonio Torrero e don
Enrfque Canut furono ragg iunti al
tramonto dai miliziani. Don Anto-
nio era colpito eia tempo dalla para-
Iisi progressiva, e stentava a tenere
il passo dei mili ziani che li spin ge-
vano verso la campagna. Cadde più
volte. Un testimone sotto giu ramen-
to ha affermato: «In località .Hu erta
del Gomez, i mili ziani legarono con
40 - APRILE 1996 /JS
filo di ferro le mani dell e vittime, li
portarono tra i dirupi e li uccisero».
A Pozoblanco furono martiri zzati
tre cooperatori sa les iani. Racconta
Juan Canals: « Il primo fu I'arcipre-
te don Antonio Rodrfguez Bianco
exa llievo del collegio cli Utrera, che
era riuscito a portare i sales iani tra la
sua gente. Impegnato nel lavoro par-
rocchiale, fu immed iatamente preso
dai persecutori , portato al cimitero e
fucilato mentre correva ad abbrac-
ciare la croce.
Donna Teresa Cejudo Redonclo,
attivissima nell e assoc iazioni catto-
liche, fu portata in carcere dove die-
de magnifiche testin1onianze di fe-
de, di grandezza d' animo o cli perdo-
no. Aveva dato con serenit~t l'addio
a suo padre e alla sua bambina, e
quando giunse l' ora della fucilazio-
ne, animò gli altri 18.
Bartolomé Bianco Marquez dove-
va compiere i 22 anni, aveva la fi-
danzata e stava fin endo il serv izio
militare. La rivoluzione lo sorprese
in licen za a Pozoblanco. Dagli anni
dell 'oratorio salesiano era un cri stia-
no impegnato . Nel mese e mezzo di
carcere dimostrò grande fede e vero
apostolato. Fu gi udicato a Jaén e
giustiziato. Lasciò due lunghe lette-
re che conserviamo , una alla fami-
glia, l'altra alla fidan zata. Sono il
suo testamento spirituale».
La Famiglia Salesiana di Siviglia
diede a Dio 22 martiri .
I MARTIRI DI MADRID
Don Enrique Saiz Aparicio era di-
rettore clell 'aspirantato sales iano cli
Carabachel Alto, nella periferi a cli
Madrid . Aveva 47 anni. Nel pome-
riggio del 20 lugli o 1936 l' aspiranta-
to fu preso d' assalto dai miliziani . li
direttore radunò i giovani nel salone
e diede loro la benedi zione cli Mari a
Ausiliatrice. Quindi si diresse verso
gli assalitori agitando un fazzoletto
bianco e disse: «Se volete sangue,
eccomi qui . Però non fate ciel male ai
ragazzi ». I giovani furono fatti torna-
re alle loro famiglie. Don Saiz e otto
salesiani furono , con la solita tattica,
messi in libertà per essere nuova-
mente arrestati e a uno a uno elimi-
nati ; Don Saiz fu fu cil ato il 2 otto-
bre. Un amico parò con lui in quel
giorno, e ha testimoniato sotto giura-
mento: « Parlammo delle possibilità
che venisse ucciso dai miliziani. Mi
ri spose: "Che cosa c'è di piL1 bello
che morire per la gloria cli Dio?"».
L' ispettoria di Mad rid aveva i no-
vizi e i giovani studenti a Moher-
nando. li 23 lu gli o 1936 i novi zi fe-
cero i voti e divennero sales iani. Il
giorno dopo la casa fu invasa dai
mili ziani , che ordinarono cli mettersi
in marcia per la campagna. fl giova-
ne sacerdote Andrea Jim enez fu tru -
cidato sulla strada. Sei giovani sale-
siani furono condotti in carcere. Il lo-
ro direttore don Mi guel Lasaga, 44
anni, chi ese di accompagnarli nella
prigione. Un detenuto testimoniò:
«Si vedeva come si amavano. Presta-
vano i serv izi più umili ai detenuti ».
Furono trucidati la sera del 6 dicem-
bre 1936. La Famiglia Salesiana cli
Madrid di ede a Dio 42 martiri. Dal
loro sangue prezioso fiorì una stu-
penda primavera sales iana.
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
LEONARDI sac. Eugenio, salesiano, t Ca-
stellammare (Napoli) il 15/9/1995 a 56 anni.
prezioso lavoro in diverse case salesiane
di Roma, da tutti apprezzato e benvoluto.
Da ragazzo sognò di diventare salesiano,
sacerdote e missionario. La congregazione
salesiana gli ha offerto la possibilità di vive-
re in pienezza la sua vocazione. 22 anni di
frontiera missionaria in terra d'Africa e poi
l'apostolato dell'accoglienza a Roma nelle
zone del disagio e della marginalità. Infine il
tentativo di aprire vie nuove ai giovani del
Sud nell 'ambito del volontariato socìale,
delle missioni e dell'impegno per la pace.
Un male ribelle a ogni cura, sopportato con
fortezza, lo ha purificato e preparato a rice-
vere il premio promesso ai servi fedeli.
CARAMASCHI sac. Valerio, salesiano,
t Castelfranco Veneto il 4/8/1995 a 33 anni.
« Ciò che noi abbiamo veduto con i nostri
occhi, ciò che le nostre mani hanno tocca-
to , ossia il Verbo della vita, noi lo annuncia-
mo a voi »: questo aveva scritto solo due
anni prima nella sua immaginetta per l'ordi-
nazione sacerdotale . Nemmeno la terribile
malattia che lo ha colpito è riuscita ad affie-
volire questo impegno. Per tutti quelli che lo
hanno conosciuto, che hanno lavorato con
lui, che hanno condiviso le stesse esperien-
ze intense, è stato guida e amico prezioso.
Era impossibile non volergli bene, non la-
sciarsi attrarre dalla sua spiritualità, dal
suo sottile umorismo, dalla sensibilità con
cui avvicinava i giovani.
BIANCHERI Dora, ved. Oddera, exallieva,
t Vallecrosia il 6/4/1995 a 93 anni.
Medaglia d'oro della pubblica istruzione,
ha insegnato per 42 anni, alcuni dei quali a
Bucarest, in Romania.
ZANNONI suor Concetta , Figlia di Maria
Ausiliatrice , t Engadine (Australia) il
19/4/1995 a 49 anni.
Nata a Fara Vicentina emigrò in Australia
con la famiglia , a cui si ricongiunse nel
1971 , dopo aver fatto in Italia la sua forma-
zione religiosa . Era stato lo zio salesiano a
farle incontrare le FMA, durante un tempo-
raneo ritorno in patria. Suor Concetta è la
prima FMA che inaugura la rotta del cielo
dall'Australia. Di lei resta l'operosità gioio-
sa, la testimonianza di un grande coraggio
nella sofferenza e un abbandono fiducioso
alla volontà di Dio.
GALFRÈ suor Maria, Figlia di Maria Ausilia-
trice, t Torino il 13/4/1995 a 74 anni.
Anche nella sua cucina suor Maria visse
una vita eucaristica nella semplicità, nell'u-
miltà e nel servizio. Resf? ogni cosa offerta
e rendimento di grazie. E stata un seme di
carità che tutto dona, fino alla fine .
VALLE Antonio , salesiano , t Taranto il
10/5/1995 a 81 anni.
Veneto di nascita, formatosi nella ispettoria
Centrale , nel 1940 passò in Puglia e si
radicò profondamente in questa terra e nella
sua storia. Salesiano di belle qualità, esperto
in scienze agrarie, fu un uomo discreto, pre-
sente tra i ragazzi, disponibile al servizio.
Appassionato cultore delle scienze naturali,
ottenne lusinghieri riconoscimenti e pubbli-
cazioni su riviste specializzate.
GARCIA PORRAS sac. Carlos Hernando,
salesiano, t Santafé de Bogotà (Colombia)
il 2/10/1995 a 45 anni.
Fu incaricato della pastorale educativa dell'i-
spettoria e a livello della Conferenza episco-
pale colombiana. Fu direttore a Duitama e
nel Collegio Le6n Xlii di Bogotà. Già amma-
lato, predicò gli esercizi spirituali ai confratel-
li. Amò la congregazione e si impegnò sem-
pre nel settore pedagogico ed educativo.
AMALFI Elena, cooperatrice, t Castellamma-
re di Stabia (Napoli) il 25/4/1995 a 90 anni.
Insegnante ed educatrice, maturò una dupli-
ce vocazione: la consacrazione in un istituto
secolare e la vocazione all'impegno politico,
che espletò con spirito di servizio nella sua
città.
DE ANGELIS Dandolo, cooperatore, t Ro-
ma il 30/7/1995 a 79 anni.
Allievo della scuola di arti e mestieri Pio Xl
di Roma, ne uscì con la qualifica di fale-
gname ebanista, lavoro nel quale divenne
provetto artigiano. Educò saggiamente con
la sua sposa i tre figli , dando l'esempio di
una vita laboriosa, onesta e religiosissima .
Dall'uscita del collegio e per tutta la vita si
sentì membro della Famiglia Salesiana, a
cui nell'anno 1975 si legò come cooperato-
re . Giunto al pensionamento continuò il suo
KOVALIK sac. Stefan, salesiano, t Benskà
Belà (Slovacchia) il 15/8/1995 a 47 anni.
Ha cominciato la vita salesiana nel 1970,
negli anni del regime e in clandestinità.
Dopo l'ordinazione sacerdotale ha dovuto
fare due anni di servizio militare. Solo dal
1990 poté lavorare come sacerdote, prima
come amministratore parrocchiale e poi
come direttore a Banskà Bystrica.
SCARAMPI Giovanni , exallievo , t Asti il
24/9/1995 a 81 anni.
Fratello del salesiano don Giuseppe e di
suor Concetta, FMA, collaborò alla nascita
del primo oratorio salesiano di Asti. Sempre
pronto a collaborare alle varie attività orato-
riane e cittadine, a prestarsi per la liturgia,
di animo semplice, exallievo esemplare, nel
1992 ricevette il distintivo d'oro degli exal-
lievi.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo chr.
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«. . . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
«.. . annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi apprutiene a qualsi<1si
titolo, per gli scopi perseguiti
dall 'Ente, e particolannente per
l'esercizio del culto, per la
fonnazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. TI testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
/JS APRILE 1996 - 41

5.2 Page 42

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42 · APRILE 1996 IJS
I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r SIAGLORIA
A MAMMA
MARGHERITA
Da molti anni ero ammalata di
cuore. In questi ultimi mesi mi ero
aggravata ancor di più . Di -
sperata cominciai a pregare fer-
vorosamente Mamma Marghe-
rita. Dopo sette giorni di suppli-
che, quasi improvvisamente mi
sentii benissimo: erano finiti tutti
i miei mali : la pressione, dopo
mesi di paurose altalene , ridi -
venne normale e tale è tutt'ora, il
cuore enormemente ingrossato
ritornò normale , il sovraccarico
ventricolare e il malore dell'aor-
ta scomparvero completamente,
la stasi venosa alle caviglie e
alle gambe che non permetteva
la circolazione regolare del san -
gue non ci fu più! Tutto questo
prodigioso cambiamento è stato
riscontrato, con sua meraviglia,
dallo stesso cardiologo che mi
curava da molto tempo e l'eco-
grafia cardiaca e aortica parlano
chiaro . Sia gloria a Mamma
Margherita che mi ha guarita
così miracolosamente.
N. C., Reggio C.
r TRALAVITA
E LA MORTE
Mio marito era ormai in dialisi da
otto anni. A un certo momento
venne colpito da emorragia ce-
rebrale per cui le sue condizioni
diventarono molto critiche. Per
tre mesi ha lottato tra la vita e la
morte. In quel periodo, un gior-
no mi fu data l'immagine di Mam-
ma Margherita perché la invo-
cassi. Così feci. Le condizioni di
mio marito cominciarono a mi-
gliorare. Devo aggiungere che
da quel momento in poi, continuai
a pregare Mamma Margherita
perché ottenesse per mio mari-
to, insieme alla guarigione fisica ,
anche il ritorno a quella fede dal-
la quale ultimamente si era un po'
allontanato. Oggi con gioia pos-
so dire che mentre la salute è
andata sempre migliorando, egli
è tornato anche ai sacramenti.
G.A. , Torino
r Ml SONO SUBITO
RIPRESO
Un giorno sono stato colpito im-
provvisamente da infarto mio-
cardico acuto. Subito soccorso,
sono stato portato all'ospedale
di Novara e ricoverato in unità
coronarica. Dietro mia richiesta,
mi furono amministrati i sacra-
menti. Ho invocato con fiducia
Il 22 aprile si conclude a Torino la
fase diocesana del Processo per
la Causa di canonizzazione di
Margherita 0cchiena, mamma di
Don Bosco e sua prima coopera-
trice. La fama di santità di mam-
ma Margherita sta crescendo. Lo
dimostra, tra l'altro, il numero di
"grazie" ottenute per sua inter-
cessione, e che presentiamo in
parte in questa pagina dedicata a
lei. Nel disegno di Nino Musi o,
Mamma Margherita e il chierico
Giovanni Bosco a Chieri.
Mamma Margherita e, sottopo-
sto alle cure del caso , mi sono
subito ripreso perfettamente. Ho
atteso sino ad ora a pubblicare
questa grazia, perché avevo
deciso di attendere l'esito del con-
trollo medico , previsto sei mesi
dopo la dimissione dall'ospeda-
le. Nel frattempo ho continuato a
pregare quotidianamente Mam-
ma Margherita. L'esito del con -
trollo fu più che positivo. Ringra-
zio dunque Mamma Margherita
e prego la SS . Trinità perch é
giunga presto il giorno della sua
Beatificazione.
Cavallero Pier Augusto, Novara
r DURANTE
LA NOVENA
Una mia zia, di anni 83, già rico-
verata all'ospedale di Vibo Valen-
tia per emorragia interna, la sera
del 29 gennaio peggiorò improv-
visamente per l'acuirsi dell'emor-
ragia. Qualche ora dopo, i medi-
ci, non sperando più di salvarla,
diedero ai parenti la possibilità di
portarla a casa. Ma i miei preferi-
rono lasciarla in ospedale. La zia
ricevette l'unzione degli infermi.
lo , ricevuta la notizia a Torino,
dove mi trovo, cominciai a prega-
re per la sua anima senza più
sperare per la salute del corpo.
Nella mia preghiera rivolgevo un
particolare pensiero a Mamma
Margherita avendone sentito
parlare proprio in quelle sere
durante la Novena di Don Bosco
a Valdocco. L'invocazione a lei
mi era divenuta abituale . Così
feci anche la mattina seguente
durante la messa e dissi a me
stesso: " Se mia zia dovesse
vivere , dirò che io ho pregato
Mamma Margherita proprio in
questo momento ». Nel pomerig-
gio del 30 ricevo la notizia che la
zia si sta riprendendo. Seppi poi
che la cosa aveva suscitato
meraviglia anche tra i medici che
l'avevano assistita. Son trascorsi
tre mesi. Mia zia sta bene e non
ha più avuto emorragie.
Garcea Nazareno, Torino
r DOVENON.
POTERONO
LE MEDICINE,
POTÉ LA FEDE
Per un certo periodo della mia vi-
ta sono stata afflitta da una ma-
lattia molto seria. Questa è anda-
ta avanti per vari anni. L'esperien-
za mi dimostrava che a poco o
a nulla servivano le medicine
cui ricorrevo . Allora capii che do-
ve non potevano le medicine , po-
teva la fede . Incominciai a porre
la mia fiducia in Mamma Mar-
gherita . Alla sua intercessione
ho affidato la guarigione da me
tanto desiderata. E la sua inter-
cessione è stata valida. Sono qui
infatti a ringraziarla per la salute
riacquistata .
Caterina Rogliafti Capuzzo,
Torino
IOflttctflU ~Cl
LA SANTITÀ
NELLA FAMIGLIA
SALESIANA
A cura di Pasquale Liberatore
Illustrazioni di Nino Musio
pp. 88, lire 12.000
Editrice ELLE DI Cl,
10096 Leumann (To)
Tel. 011/95.91 .091
c/c postale 8128
li libretto riporta il profilo biografico
e una nuova moderna immagine
di tutti i personaggi della Famiglia
Salesiana che sono stati procla-
mati santi o di cui è in corso la
Causa di canonizzazione. Di cia-
scuno, oltre al ritratto, si offrono i
dati più importanti, un breve profi-
lo e la situazione della Causa.,

5.3 Page 43

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Don Boguslaw Kobus
è un polacco di 39 ann i,
missionario in Africa,
a Nsakaluba, presso Kazembe
(Zambia)
Mi sembra che la cosa più difficile in Zambia sia la lingua.
Qui si parla il cibemba, che per noi è una lingua "impossibile", ma -la
gente e i ragazzi parlano solo quella. Con gli animatori dell 'oratorio inve-
ce, che hanno fatto la scuola media, si può usare l' inglese. Ma quando si
ama la gente e mi accorgo che con il mio polacco e il mio inglese non
posso fare nulla per loro, allora si è costretti a imparare e lo si fa.
Con un altro salesiano mandi avanti l'opera di Nsakaluba.
È una comunità che risale al -1 986. Abbiamo la paITocchi a e l' oratorio, più
40 cappelle sparse per i villaggi e che visiti amo periodicamente. Per cui
siamo sempre in viaggio. Ognuno di questi villaggi ha un gruppo di catto-
lici che si prende cura della vita religiosa della comunità cristiana.
La Chiesa in Africa è praticamente in mano ai laici.
È vero, e il futuro dell 'Africa è legato al loro lavoro e alla loro prepara-
zione. Noi abbiamo cinque catechisti , ciascuno responsabile di alcuni vil-
laggi. Ri cevono un piccolo stipendio dalla diocesi e visitano le varie co-
munità muovendosi in bicicletta, sotto un sole che supera i 40 gradi. È un
lavoro pesante, e durante la stagione delle pi ogge non si mettono in viag-
gio. Li vorremmo sempre più preparati e motivati . Ci sono poi in ogni vil-
laggio degli insegnanti che fa nno la catechesi ai ragazzi e un comitato di-
rettivo, che amministra tutto a nome della parrocchia, dall a cappella ai sa-
cramenti , e la fun zione della domenica.
Battezzate molto quando visitate i villaggi?
Solo i bambini, quando la famiglia è cattolica. La nostra è una zona di
protestanti. I cattoli ci in Zambia sono mediamente il 25 per cento, ma ci
sono zone in cui i cattolici sono 1'80 per cento. La mia è una zona di prote-
stanti : anglicani, metodisti , Chiesa nazionale di Zambia, presbiteriani,
ecc. I pastori sono quasi tutti già africani , ma vi sono anche molti missio-
nari bianchi . I protestanti ammi nistrano il battes imo, ma si curano poco di
registrarlo e di rilasciare un certificato. Questo a volte crea non pochi pro-
blemi nel momento del matrimoni o o del battesimo dei fi gli. I protestanti
qui sono però ben organizzati e hanno buone scuole e ospedali. Con alcune
confessio ni pro testanti i cattolici hanno concordato il riconoscimento reci-
proco del battes imo.
Sei soddisfatto del lavoro che fa i? Si vedono iji·utti?
Certo. Ho appena frequentato un corso presso i Padri Bianchi, per incultu -
rarmi megli o e imparare la lingua. Quanto ai frutti , basti dire che in pochi
anni ci sono già dieci giovani zambes i che si sono fatti sa lesiani.
o
CINA. In questo mese di aprile, a
Yanji City, a nord-est di Pechino, nella
provincia di Jilin. iniziano i lavori per
la prima scuola tecnico-professionale
del paese, con corsi di elettromeccanica
ed elettronica. La realizzazione del pro-
getto, che è stato approvato sia dal go-
verno provinciale che da quello centra-
le, è affidato alla direzione ciel salesia-
no coreano don Henry Bonetti. L'ini-
ziativa è stata voluta ed è affidata alla
vi. itatoria della Corea del sud. Nella
provincia di Jilin sono numerose le fa-
miglie di origine coreana.
HAITI. Con un tasso di analfabetismo
dell'85 %, lo stato ha dato il via a un
coraggioso programma di alfabetizza-
zione per elevare ed estendere il livello
di istruzione in tutto il paese. A La-
mandou , il Mini tera dell'Educazione
ha affidato alle Figlie di Maria Ausilia-
trice la direzione di una scuola prima-
ria statale di oltre 300 allievi e una
scuola superiore per la formazione
delle insegnanti L ·a1Tivo delle suore
in quella zona rurale ha portato sorpre-
sa e vivacità: funziona già l'oratorio-
centro giovanile, un gruppo di giovani
mamme si ritrova il pomeriggio per la-
vorare insieme, sorgono gmppi di im-
pegno e di catechesi.
VIETNAM. A un centinaio di giova-
ni è stata offerta la poss ibi lità di pos-
sedere un piccolo terreno incolto a 80
km da Ho Chi Min. Essi potranno col-
tivarlo e costruirvi la loro casa. L 'as-
sistente sociale incaricata dal partito
ha chiesto aiuto ai salesiani. Con la
collaborazione di vari enti, tra cui il
VIS (Vo/0111aria10 lnrèì-naziona/e per
lo Sviluppo), sono già sorti una strada
di accesso, le camerate per dormire,
quattro pozzi per l'acqua con moto-
pompa e un campo di calcio. Il teneno
cominc.ia a produrre. Una fornace dal-
!'inizio dell'anno produce 80 mila
mattoni al mese: stanno cosl anivando
i primi guadagni e la possibilità di co-
struirsi la casa.
COREA. Le religiose coreane, guidate
dalla loro presidente uor Orsolina
Kim, Figl ia di Maria Ausiliatrice,
hanno organi zzato una marcia e una
veglia di preghiera davanti all'amba-
sciata giapponese di Seoul per chiedere
riparazione del male fatto durante la se-
conda guerra mondiale alle cosiddette
"donne del conforto", forzate a prosti-
tuirsi per l'esercito imperiale giappone-
se, pena la condanna a morte. Le reli-
giose harrno iniziato una campagna di
sensibilizzazione dell'opinione pubbli-
ca. In una lettera al prin10 ministro
giapponese, le suore non chiedono sol-
tanto denaro per queste donne che an-
cora sentono il peso del loro passato,
ma una riparazione pubblica.
BS APRILE 1996 - 43

5.4 Page 44

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