L'INNO DELL'AMORE FILIALE
Noi tutti, quando soffriamo, in-
vochiamo la mamma; Gesù invece,
quando raggiunge il vertice del do-
lore, non invoca la madre, ma ce la
dona; dunque Egli non può essere
soltanto uomo! «Gesù disse a sua
madre: "Donna, ecco tuo figlio". Poi
disse al discepolo: "Ecco tua ma-
dre". Da quel momento il discepolo
la prese in casa sua» (Gv 19,26).
La Madonna entra nella casa del
secondogenito, Giovanni, da madre
e quindi da padrona; similmente
deve entrare nella casa di ciascuno
di noi, che è il miliardesimo genito,
da padrona e soprattutto da madre.
E noi la Madonna la faremo entrare
non solo a casa nostra, ma anche nel
nostro cuore, di cui le daremo le
chiavi, e le diremo con trasporto:
«Tutte le realtà mie sono tue, o
mamma».
Nel rapporto con la Madonna non
cresceremo: resteremo sempre bam-
bini. Infelice colui nel cui cuore non
si sente più la voce di mamma! E
sradicato dall'infanzia ed è sul pun-
to di morire psicologicamente. E
sempre un bambino colui che pian-
ge, tanto a cinque come a cin-
quant'anni, specie se con le sue la-
crime bagna il collo della madre.
La Madonna è disposta a deter-
gere, ad una ad una, le nostre lacri-
me di dolore, e a cogliere come perle
quelle di gioia. Come sarebbe bello
se faces&lllo versare anche a lei la-
crime di luce, fatte sbocciare dalla
gioia sulle sue ciglia di gloria, so-
prattutto quando la salutiamo ad
ogni aurora e prima di concederci il
riposo notturno.
Da bambini affettuosi dobbiamo
dare sempre il bacio dell'amore filia-
le alla mamma più mamma di tutte
le madri. Questo bacio ha un nome e
si chiama «Ave Maria».
L'«Ave Maria» è proprio un bacio
che il cristiano sempre da bambino,
qualunque sia la sua età, imprime
sul volto della Madre del Cielo.
Questo bacio d'amore che è anche
un inno di speranza, sbocciò in Pa-
radiso, fiori nelle prime giornate cri-
stiane e dà i suoi frutti ubertosi lun-
gg i secoli.
Tutta l'umanità, più o meno co-
sciente, aspettava il Redentore e
pregava per il suo avvento, ma in
forma decisamente cosciente lo at-
tendeva il Popolo Eletto. Come
un'agave secolare esprime il meglio
di sé nel suo fiore, così Israele espri-
meva il meglio di sé nella figlia di
Sion, che è appunto la Vergine-ma-
dre annunciata da Isaia. In sintesi
sublime in Lei si armonizzavano
tutti i valori dell'umanità in genere
e del Popolo Eletto in specie, perciò
da Lei si elevavano più sublimi l'a-
spirazione e l'implorazione per l'av-
vento del Redentore.
Se paragoniamo ad una fiamma
gigantesca l'amore che si sprigiona
dall'umanità e sale a Dio, la Vergine
è rappresentata dalla lingua più
alta. L'implorazione per l'awento
del Redentore nel cuore della Ver-
gine in preghiera acquista il mas-
simo della coscienza e raggiunge il
vertice del fervore umano. Lei è la
personificazione del Popolo Eletto e
perciò è la Figlia di Sion e diventa la
lingua ed il cuore di ~aele.
Il profeta Zaccaria, vaticinando la
venuta del Messia, si rivolgeva alla
Vergine-madre ed esclamava: «Ral-
legrati, figlia di Sion; esulta figlia di
Gerusalemme! Ecco, a te viene il
tuo re» (Zc 9,9).
n mese di maggio: un'occasione propizia
per rinnovare e promuovere
la devozione mariana
Tre secoli prima il profeta Sofo-
nia aveva cantato: «Rallegrati, fi-
glia di Sion; manda grida di gioia
Israele» (So/ 3,14).
La Santissima Trinità aveva su-
scitato i profeti per annunciare la
gioia alla figlia di Sion, ossia al po-
polo di Israele, ora manda l'arcan-
gelo Gabriele ad annunciare la gioia
alla futura madre del Messia, alla
Vergine che è anch'essa figlia di
Sion perché è la personificazione del
Popolo Eletto.
Il fiore del cosmo, Maria, apre la
sua corolla alla rugiada del Paradiso
ed esaltail profumo dell'adorazione.
L'arcangelo le porge il saluto che
è stato formulato nel seno della SS.
Trinità e che ora egli traduce in ter-
mini umani: «Rallegrati, ave!».
Recitando l'Ave Maria, noi fac-
ciamo nostro il saluto dell'angelo,
saluto a cui diamo il calore, il colore
del nostro sangue, la vibrazione del
nostro spirito, e ci congratuliamo
con Lei per essere diventata la Ma-
dre del Redentore. Lei, a sua volta,
col suo sorriso materno, si congra-
tula con ciascuno di noi: «Rallegrati
anche tu che sei diventato figlio nel
Figlio, dal quale sei stato redento.
Tu hai avuto un posto nel Paradiso
ed un altro nel mio cuore, che è il
cuore cli mamma tua».
Il nostro Ave è un eco fedelissima
e dolcissima del saluto dell'arcan-
gelo.
D. Adolfo L'Arco
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