Bollettino_Salesiano_196701


Bollettino_Salesiano_196701



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· ..BOLLETTINO
SALESIANO .

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IN QUESTO NUMERO:
Il Retto, Maggiore ai Cooperatori Salesiani
Che fumetti leggono i vostri ragazzi?
Don Ricceri in Jugoslavia e in Germania
Nella sventura il trionfo della carità
le «foglie vive>> di don Ru'{ìllo Uguccioni
Quel che germoglia in Bolivia
IN COPERTINA:
Torino Don Bosco domina dal suo monumento. che
l'affetto riconoscente degli Exalllevi di tutto Il mondo gli
ha eretto nella cittadella di Veldocco; ma "più cha nel
marmo I nall'afme scolpito I il noma del Grande I eterno
sarà...". Nello &fondo la Bas111ca di Maria Ausiliatrice,
della quale Il prossimo 9 giugno si aprirà il centenario.
Circa mille Cooperatori di Roma, dopo matura riflessione, hanno fatto di-
nanzi all'altare e al sacerdote la promessa di astenerai per tutta la vita d.a
spettacoli cinematografici In contrasto con i principi del Vangalo, firmando
un'apposita pagellina. Don Buttarelli, Delegato Nazionale dei Cooperatori,
accompagnato da due Consiglieri lspettoriali, ha rimesso le pagelline nella
mani del Santo Padre, per il quale "l'atto di coraggiosa fermezza cristiana"
à stato "motivo di profond<1 consolazione".

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IL
RETTOR MAGGIORE
Al COOPERATORI
SALESIANI
Torino, Immacolata 1966
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
Al t ermine dell'anno, scguenno una cara tradizione
che risale a Don Bosco, sento il bisogno di intratte-
nermi familiarmente con voi sul panorama di attività
svolto insieme durante Panno passato. A\\'Temo modo
cosl di ringraziare ancora una volta iJ Signore per
1a patema protrzione dargitaci in Lantc situazioni
ora liete ora tri~ti.
PROMESSA DI FEDELTA
L'anno 1966 ha avuto inizio con una solenne pro-
messa di fedeltà a Don Bosco, a ricordo del 1500 an-
niversario della sua nascita. Il gesto compiuto dai
Superiori Maggiori ai Becchi ba trovato una vastis-
sima eco in tutta la Congregazione e in tutti voi.
Ovunque la data centocinquantenaria è stata occa-
sione di rievocazioni sentite, sia della figura sia
dell'opera di Don Bosco, e ha sottolineato una voha
di più l'attualità della missione che Egli ha lasciato
in eredità alla Congregazione Salesiana. Mentre ab-
biamo esultato per i solenni riconoscimenti tribu-
tati al nostro Fondatore e Padre, abbiamo anrhe
visto con maggior chiarezza e responsabilità i don:ri
che la s ua eredità ci impone davanti agli uomini
del nostro tempo.
INCONTRI CON IL PAPA
Un'altra serie di avvenimenti che hanno segnato
luminosamente il corso del 1966 sono stati gli in-
conLri di S. S. Paolo VI con la nostra famiglia: la
stazione quaresimaJe alla chiesa di S. Maria Libe-
ratrice al Testaccio, l'udienza pubblica in S. Pietro
ai 10.000 giovani degli istituti maschili e femmi-
nili di Roma. l'udienza privata al Rettor Maggiore.
la visita inaugurale al nostro Pontificio Ateneo di
Roma. Il Papa mostra in ogni occasione verso di
noi una paterna condiscendenza, e trova per noi
ogni volta delle esprr-~sioni di incoraggiante esorta-
ziom:. Come Don Bosco ha tratto dai suoi incontri
con il Papa i motivi di maggiore fiòucia per l'avvi.o
di ogni s ua imprC'sa, co~ì noi vrdiamo tracciato
nella parola cli Paolo V1 il cam=ino sicuro che la
nostra famiglia deve seguire in questo momento
p o s Leo nciliare.
NOTE TRISTI
È sempre vivo in noi il ricordo dell'appello del
Papa per combattere la fame in India, della grave
sciagura abbattutasi sul Perù a causa del terre-
moto e della recente sventura delle all,wion,i che ha
colpilo molte regioni d'Italia; in particolare per noi,
Firenze, Venezia e Mezzano di Primiero. Come è
stato notacto, però, l'ora della sventura ha aperto
e avvicinato i cuori, offrendo al mondo lo spetta-
colo e,Jificante e coru;olante della carità.
Nella nostra famiglia non è mancato questo
esempio; e io debbo pubblicamente ancora una volta
ru1graziarvi per la prontezza e la generosità della
vostra risposta. Vorrei poter trascrivere qui per
intero la lettera indirizzatami dalla Segreteria di
Stato, dopo aver fatto omaggio, anche a nome
vostro, al Santo Padre della somma raccolta per la
fame in India dalla nostra Co1-1gregazione attraverso
tanLi generosi confratelli, cooperatori, exallievi, gio-
vani e fedeli. La riconoscenza del Papa è per noi
pegno sicuro del gradimento da parte di Dio del
1

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nostro fraterno atto di bontà, e ci ricorda una volta
di più che nella vita ciò che resta, tra tante cose
caduche, è il merito del bene fatto agli altri.
STRENNA 1967: IL DIALOGO
E ora guardiamo con fiducia e speranza al nuovo
anno. Io non posso tracciarvi un programma di la-
voro diveri,o da quello che la Chiesa propone a tutti
i suoi fedeli. Il rinnovamento promosso dal Concilio
è appena avviato e attende ora uno sforzo più co-
stante. più sostenuto e più Yalidamcute impostato.
Non dobbiamo lasciarci prendere dalla stanchezza
e dall'incertezza, m.a attuare con perseveranza
quello che è stato tracciato dal Magistero pontificio
e conciliare. Il tema della campagna annuale ci
inserisce proprio in uno dei più importanti orienta-
menti d«>I Concilio. Eccone la enunciazione da ar-
ticolarsi secondo i vari rami della nostra famiglia
salesiana:
Per un'azione più apostolicamente feconda e
più rispettosa dei valori umani in seno alla co-
munità religiosa e sociale viviamo lo spirito e
pratichiamo il metodo del "Dialogo", voluto dal
Concilio.
a) Il dialogo nel clima postconc/1/are
I ell'assegnare questo tema mi sento confortato
dal pensiero che Don Bosco è stato un esempio
e un maestro di dialogo a tutti i livelli. L'apertura
cordiale del suo animo verso tutti nell'affrontare
ogni situazione, sia con un giovane che con un
ministro, in ca=po religioso e politico, con amici
e con nemici, è garanzia di spirito salesiano oltre
che conciliare.
Sono senza numero le gjtuazioni e le attività cui
possiamo applicare questo atteggiamento interiore
ed esteriore. Il dialogo può essere realizzato in fa.
miglia, sul posto di lavoro o nel tempo libero, con
praticanti e con non praticanti, con amici e con
nemici, con uomini della stessa ideologia oppure
di diversa, in puhhlico e in privato. Deve però
ubbidir!) aUe esigenze di un dialogo umano e cri-
stiano, secondo le caratteristiche raccomandate da
Paolo VI nell'Enciclica Ecclesi.ant Suarn; dev'es-
sere cioè improntato a grande carità e svolgersi con
molta chiarezza, mitezza, fiducia e prudenza pe-
dagogica.
Il dialogo è insito nella stessa natura sociale del-
l'uomo, il quale "cresce in tutte le sue doti" attra•
verso "i rapporti con gli altri, i mutui doveri, il
colloquio con i fratelli" (Cost. Gaudiunt et spes,
25, A).
Esso è condizione indispensabile per realizzare
una pace duxatu:ra in seno ai piccoli e grandi nuclei
umani. ' on è infatti possibile raggiungerla << se gli
uomini non possono scambiarsi con fiducia e libe-
ramente le ricchezze del loro animo e del loro in-
gegno » (ib. 78, B).
La diversità di opinioni, e, starei per dire, l'av-
versità dei sentimenti, non deve smobilitare questa
ansia di dialogo. Occorre in tali casi saper « pene-
tra.re nei ]oro modi di sentire »; saper « distinguere
tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che con-
serva sempre la dignità di persona »; saper infine
perdonare « anche le ingiurie », perchè a esse pure
si estende l'inesauribile precetto della. carità (ib. 28).
b) Il dialogo con I giovani
A coloro poi che appartengono aUa Famiglia sa-
lesiana vorrei indicare con speciale preferenza il
dialogo con i giovani, diventato sempre più delicato
e difficile, e d'altra parte di straordinaria urgenza
EUROPA
ITALIA
Palermo: Istituto professionale pari-
ficato, centro addestramento profes-
sionale.
Santeramo in Colle (Bari): Orienta-
mento apostolico per aspiranti al sa-
cerdozio, oratorio quotidiano.
Vasto (Chieti): Scuola professionale.
OLANDA
's-Gravenhage (L'Aia): Parrocchia
catechismo nelle scuole pubbliche.
REP. DI ANDORRA
Andorra La Velia: Ginnasio, oratorio
festivo.
SPAGNA
Zamora: Scuole elementari, ginnasio.
liceo, oratorio festivo.
AMERIOA
ARGENTINA
San Carlos de Bari/oche: Ginnasio,
liceo. parrocchia.
BOLIVIA
Cochabamba-Payrumani: Scuola nor-
male agraria e professionale, oratorio.
BRASILE
Recife: Scuole professionali.
Gobernador Valadares: Scuola pro-
fessionale.
ECUADOR
Quito: Scuole e opere sociali.
PERÙ
Ferreiiafe: Scuola elementare, oratorio
quotidiano.
VENEZUELA
Carrasquero: Scuola agricola SHELL

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pe.r tutti. Avviare con i nostri giovani un discorso
costrut-tivo, capace di dare e di ottenere fiducia,
mi pare un dovere e un compito di grandissimo in-
teresse per tutti. Io lo addito a tutta la nostra Fa-
miglia, sicuro di interpretare la voce della Chiesa,
la quale ci chiede di segui.re la nostra particolare
voc.azione, e $i attende pertanto che le nostre pre-
ferenze e responsabilità vadano soprattutto ai gio-
vani. Oggi essi si sono resi conto « dell'importanza
che hanno nella vita sociale » e « desiderano aasu•
mere al più presto il loro ruolo» (ib. 7, A). Per
questo divengono sempre più "impazienti" e talora
addirittura "ribelli" (ib.). Le prove che diamo loro
delle nostre capacità di adulti, in questi anni, sono
quanto mai dCliolanti, per non dire squallide: dis-
sesti familiari pubblicitari, delitti scientifici, esibi-
zioni smodate e ripugnanti del sesso, esasperazioni
di nazionalità, arrivismi politici, odi, guerre, arma•
menti ecc. Hanno quindi non poche ragioni per
"chiamare in causa i valori tradizionali" (ib.). Oc-
corre annar_si di pazienza e di coraggio, entrare in
questa loro sofferta reazione, districare un filo di
speranza e di oltimismo dalla loro anima assetata
di vita e sfruttare gli innegabili germi di bontà e
di generosità che si celano sotto apparenze ribelli.
QUARTO CENTENARIO
DELLA NASCITA DI S. FRANCESCO DI SALES
La campagna del "dialogo" viene a coincidere
con il quarto centenario della nascita di S. Francesco
di Sales, da cui prende il nome e a cui si ispira la
nostra Congregazione. Non intendo per ora pro-
porvi un programma di commemorazioni. Mi basta
rivolgervi l'invito a guardare a lui, come vi ha
guardato Don Bosco, che ai primorùi del suo apo-
stolato attin.se dai mirabili esempi del santo vescovo
di Ginevra il metodo educativo dei "cuori aperti".
Prepariamoci pertanto a rivivere spiritualmente il
dolce messaggio di bontà e di dialogo, che, attra•
verso quattro secoli, ci è giunto intatto dal nostro
santo Protettore e Titolare.
PAUSA OPEROSA E FECONDA NELLE OPERE
E ora dovrei parlarvi delle opere aperte nello
scorso anno. Il recente Capitolo Ge11erale XIX ha
disposto che la nostra Congregazione faccia una
pausa nel moto di espansione delle sue opere. In
cento anni dalla sua fondazione essa ha compiuto
uno sviluppo st.roordioario. Ora il Concilio ci ri-
chiama a un lavoro di rassodamento delle opere,
di qualificazione del personale e di adeguamento
delle strutture per 1o esigenze dei tempi nuovi. La
Congregazione, cosciente di tale inderogabile neces-
sità, ha contenuto e in certi casi ridotto 1a spinta
e~pansionistica delle opere, per avere la possibilità
di un ripensamento profondo e costruttivo delle
proprie risorse spirituali, apostoliche e pedagogiche.
In questa preoccupazione di ripensamento e di
riqualificazione vorremmo immaginare immessi anche
voi, ottimi Cooperatori e Cooperatrici. La Chiesa
ha bisogno di voi non solo come ctlstiarù, ma anche
come apostoli, coscienti e responsabili, che vogliono
dare il meglio di sè, dopo un attento 1,tudio e pre•
parazione delle idee e dei metodi uecessui.
Con questo augurio vi accompagno tutti alla
soglia del nuovo anno, implorando da Dio e dalla
Vergine Ausiliatrice le più larghe benedizioni su di
voi, sulle vostre famiglie, sui vostri cari ammalati
e su tutte le vostre attività.
DON LUIGI RICCERI
EUROPA
ITALIA
Busto Arsizio (Varese) nel quartiere
operaio S. Anna, una 4• Casa con
Scuota materna. asilo-nido, oratorio.
catechismi.
Cavag/ià (Vercelli); Caste/maggiore di
Calci (Pisa): Scuola materna, oratorio
festivo. catechismi a opere parroc-
chiali.
Macomer (Cagliari): Scuola materna,
scuola magistrale. oratono.
Caselette (Torino); Como; Mezzano
(Trento); Santaramo (Bari); Vico
-Q
Equense (Napoli): prestazioni dome-
stiche presso I locali istituti salesiani
e catechismi.
w
:i
-c.,
u.
SPAGNA
Tarrasa (Barcelona): Scuola materna
ed elementare, as1lo-mdo, oratorio.
Gerona: prestazioni domestiche presso
l'aspirantato salesiano.
PORTOGALLO
Vendas Novas: Direzione di un Liceo
femminile.
AWIERIOA
BRASILE
Gravatà (Pernambuco): Scuole ele-
mentari e oratorio.
ECUADOR
Manta: Scuola elementare e profes-
sionale.
VENEZUELA
S. Juan de Manapiare nel V1csriato
Apostolico di Puerto Ayacucho (Ama -
zonas) una C11sa missione.
S Antonio da los Altos (Miranda):
prestaz1on1 domestiche presso il No-
viziato salesiano.
ASIA
CINA
Macau: Una 2• Casa con Scuola ma-
terna per I bimbi dei pescatori, ora-
tono, catech1sm1.
FORMOSA
Talnan: Aspirantato, scuola materna,
oratorio.
GIAPPONE
Nagasaki: Scuola elementare per fan-
ciulli ca11olic1.
AFRIOA
SUD AFRICA (Transvaal).
Booysens-Johannesburg: Opere so-
c1ah nella parrocchia d1 Turfontein per
l'assistenza a bambine di operaie,
oratorio, catechismi ecc.
3

1.6 Page 6

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TO
REFERENDUM
TRA I
LETTORI PER
LA CREAZIONE
DELLO STATUTO
DEI
IMINA
CL
e
TANIK
CL
CHE FUMETTI LEGGONO
Le sgradite s orprese di una mamma che con i fumetti
teneva quieto il suo bambino - Perchè le maestrine
del/'anti-Cuore, inventrici del fumetto nero, non riceve-
ranno il premio Nobel - Importanza della lettera "k"
Ecco la storia esemplare di una
signora bolognese proprietaria di
un bar, che aveva trovato il modo
di tenere quieto il suo bambino.
E poi scrisse al giornale, delusa,
amareggiata, indispettita.
Il suo bambino, quando aveva
imparato a leggere, aveva preteso
di comperarsi ogni settimana il suo
fumetto; e lei, pur di tenerlo
quieto, lo accontentava. Si reca-
vano insieme all'edicola: lei pren-
deva le solite riviste, lui sceglieva
con cura il suo fumetto, e poi
stava quieto. I fumetti, si sa, con
tutti quei paperi son roba da
bambini.
Qualche giorno fa la signora
stava mettendo ordine nella ca-
mera del suo ragazzo (che ora ha
i calzoni lunghi e la prima peluria
sotto il naso), e fu colpita da uno
dei tanti fumetti sparsi qua e là: la
copertina non aveva il ,;olito ana-
troccolo, ma una figura indecente.
Sfogliò il fumetto, ne sfogliò altri
e altro che paperi! Trovò uomini
mascherati, truci trogloditi, mo-
stri siderali, e tanta gente che si
aggirava distratta per vignette e
vignette senza accorgersi d'essere
priva di ,·estiti o quasi. E poi
c'erano accoltellamenti, violenze
d'ogni genere, flagellazioni, tor-
ture, teste tagliate, veleni, teschi ...
La signora capì molte cose, in
quel momento. Capì che i fumem
non sono sempre il rnodo più
adatto per tenere quieti i bambini,
capì perchè gli occhi del suo ra-
gazzo erano diventaù malinconici
e sfuggenti, capl di aver sbagliato
per anni e anni a non control-
largli le letture. E allora si sfogò
con il giornale, delusa, amareg-
giata, indispettita.
LE MAESTRINE Dfll'ANTI-CUORE
La signora bolognese, troppo oc-
cupala a gestire il suo bar, non
si era resa conto che l'Italia in
questi ultimi anni aveva fatto
omaggio all'umanità di una nuo,·a
geniale im·enzione: il fumetto nero.
Si sa con precisione come e dove
e quando è stato inventato, e chi
l'ha inventato. È nato a ;\\lilano
nel 1962, e il merito Ya a due
maestre moderne, che con le pa-
tetiche maestrine deamicisiane non
hanno proprio nulla da spartire:
le son:lle Angela e Luciana Gius-
sani.
Queste "maestre, ma senza vo-
cazione" - come ci tengono a
precisare esse stesse - conosce-
vano il fenomeno dei treni "pen-
dolari" che ogni giorno recano
nella capitale lombarda gli opcmi
della periferia, cd erano spiacenti
che per tutta la durata ciel Yiaggio
questi onesti lavoratori se ne stes-
sero oziosi, tristi e assonnati. Si
dissero: perchè non stampare per
loro dei fumetti adatti, roba da
adulti? Suoneremmo la sveglia sui
"treni del sonno"! E col fer-
vido entusiasmo degli scout che
compiono la buona azione, im-

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I VOSTRI RAGAZZI?
nel nome degli eroi del male - Due fatti di cronaca in-
segnano ai giovani come ricattare gli inquilini e come
scappare di casa - Questi stessi fatti hanno molte
cose da insegnare anche ai genitori e agli educatori
portarono dall'America un pupaz-
zetto che laggiù va a ruba: Big
Ben Bolt, il boxeur dal cuore d'oro,
eroe del bene, che distribuisce
sventole solo quando non ne può
fare a meno, e solo a tutela dei
deboli e degli oppressi. Era un
fumetto perbene, dove i cattivi
alla fine perdevano sempre e i
buoni vincevano meritatamente.
De Amicis avrebbe raccontato vo-
lentieri nel Cuore le vicende di
Big Ben Bolt. Ma gli operai
"pendolari" dei "treni del sonno"
non ne vollero sapere e continua-
rono a sonnecchiare. Le due so-
relle desolate dovettero ritirare
Big Ben Bolt dal commercio. E
ragionarono così: se nei fumetti
l'eroe del bene "non attacca più",
lasciamo perdere le vie del Cuore,
tentiamo quelle dell'"antì-Cuore"
e inventiamo l'eroe del male. Da
questo ragionamento nacyue Di:a-
bolik, infernale capostipite degli
eroi del fumetto nero.
IL DIABOLICO DIABOLIK
Diabolik, demone con la faccia
d'angelo (somiglia a Robert Tay-
lor) conduce una doppia vita. Lo
si direbbe un impiegato di banca,
ma lui conosce la tecnica di ma-
scherarsi e di sostituirsi a qualsiasi
individuo. Prima lo ammazza, poi
gli applica una plastica sul volto
e se ne fa una maschera. Imita le
voci e i gesti meglio di Noschese,
e ne approfitta per fare i suoi dia-
bolici colpi. È semplicemente ge-
niale nel modo in cui fa fuori la
gente. C'è per esempio un confe-
renziere che umetta l'indice con la
saliva prima di voltare il foglio;
muore avvelenato, a metà confe-
renza, perchè Diabolik gli ha co-
sparso di cianuro gli angoli dei
fogli che legge. Questi delitti
spiacciono mollo all'ispettore di
polizia Ginko, che fin dalla prima
puntata gli sta alle calcagna ma
non riesce mai ad acciuffarlo.
Una volta, a dire il vero, lo
aveva quasi preso. In una vignetta
si vede Diabolik solo, al centro di
una landa i;confinata e senz'alberi,
circondato dalla polizia. Gli uo-
mini della legge fanno fuoco spie-
tato su di lui, lo crivellano, lo
abbattono. L'ispettore Ginko ac-
corre, e che trova? Un pupazzo
di gomma somigliantissimo a Dia-
bolik. Diabolik aveva sparato la
propria sagoma, a rigonfiamento ri-
tardato, chiusa in una cartuccia.
Altra volta Ginko riuscl addi-
rittura ad arrestare Diabolik e a
chiuderlo in carcere. Ma ecco un
colombo viaggiatore si posa sul-
l'inferriata: Diabolik gli trova nello
stomaco un astuccio con misteriose
pastigliette: le inghiotte e la sua
pelle diventa nera come un ba-
luba. Le guardie del carcere, me-
ravigliate che Ginko abbia arre-
stato un negro al posto di Diabolik,
lo rimettono in libertà. E le avven-
ture ricominciano. Alla fine di ogni
puntata il beffardo Diabolik ha

1.8 Page 8

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all'attivo qualche nuovo delitto, e
il volenteroso Ginko una nuova
delusione. La tecnica del racconto
è sovvertita, il malvagio trionfa e
il buono rimane sconfitto. Almeno
nei fumetti, il male la vince.
I FUMETTI CON LA " I<"
Diaholik è stato il primo, e n-
mane il migliore, forse, tra i fu-
metti neri. In un regno di cieclù, è
monocolo. Le sorelle maestre che
firmano i racconti non riescono a
liberarsi del tutto da un sentimen-
talismo decadente che addolcisce
i crimini. Ogni tanto appare nei
loro racconti qualche orfanella la-
crimevole (e poco vestita), tanto
buona e spinta al male dai cattivi,
che fa pena. Per non parlare poi
di Ginko, che vorrebbe sposarsi
ma gli occorre una promozione
sul campo, e non l'otterrà finchè
non avrà assicurato alla giustizia
il suo inafferrabile avversario: come
non commuoversi di fronte ai sogni
di Ginko e della sua pazientissima
fidanzata, sogni infranti regolar-
mente, tra sospiri e rinnovate pro-
messe di fedeltà, al termine di ogni
puntata?
La maggior parte degli altri fu-
metti neri hanno fatto piazza pu-
lita di questi cascami romantici.
Puntano senza tante storie sui due
pimenti del successo: il crimine e
iI sesso. Ecco qualche nome di
questi eroi macabri (da. notare che
quasi tutti portano la lettera
« k ~: Sadik, Satanik, Kriminal,
Demoniak, Killing, 1'elms, Spettrus,
Vampir, lnfemal, Zakimort, Fan-
tami, Cohrak, Masok. Ed ecco
qualche titolo dei loro racconti:
La clinica del trapasso, Omicidio
a co/a.:;-ione, Il becchù10 è il mio
mestiere, Massacro spaziale, Musica
di sa,igue, A11011ima vampiri, La
mente che uccide, La notte dei mostri,
La torre della tortura, I/inferno dei
paz:;s-i, Il bosco dell'orrore, La mqrte
lta gli occhi viola, Il cadavere che
uccide, Sparo dal['oltretomba.
Le ultime statistiche parlano di
un milione di copie di "fumetti
con la k" venduti ogni mese in
Italia, con un giro d'affari di quasi
due miliardi l'anno. Le storie di
questi squartatori, seviziatori e av-
velenatori si vendono già all'estero:
Diabolik è tradotto in Francia e in
Argentina, Killing e Krimlnal sono
anch'essi sul punto di emigrare.
I numerosi figli, nipoti, proni-
poti, sosia e imitatori di Diabolik
sono in lotta criminosa anche tra
loro, e rivendicano in tribunale i
propri diritti di primogenitura e di
originalità. Krimitial per esempio
fa causa a Killi11g e ne chiede il
sequestro, perchè gli avrebbe "ru-
bato'' l'orripilante calzamaglia con
lo scheletro, • ricalca-ndo cosi - si
legge nell'esposto indirizzato al
giudice - le caratteristiche orride
e sangui,iarie del travestime11to da
noi rreato •·
I NUOVI MODE.LU DI COMPORTAMENTO
G Li eroi, siano essi in carne e
ossa, o di carta, o di celluloide,
influiscono sui ragazzi - ma anche
sui giovani e perfino sugli adulti -
come modelli di comportamento.
Si pensa, ci si veste, si agisce come
le persone che destano ammira-
zione, invidia, emulazione. Per
questo vale la pena dareun'occhiata
a chi sono e come agiscono gli
"eroi del male" nei fumetti neri.
Demo11iak è presentato come
"personaggio mostruoso, ai confini
dell'umano". Kriminal, quello con
lo scheletro dipinto sulla calza-
maglia, tortura, violenta e uccide.
Sadik, "signore del crimine", è lo
spirito stesso del male che entra
nei corpi della gente e li trasforma
in esseri sanguinari; essi poi, in
un momento di lucidità, impazzi-
scono dall'orrore di se stessi e si
uccidono. Spettrus è il cervello vi-
vente di uno scienziato il cui corpo
è morto mentre eseguiva un espe-
rimento per conseguire l'immorta-
lità: questa mente sopravviverà
finchè riuscirà a nutrirsi di lerrori
e di delitti.
Le eroine non sono meno ma-
cabre degli eroi. Kristine (notare
la b iniziale) è dotata anch'essa
di un cervello extrasuperultra, ot-
tenuto (notare anche la puerilità
della spiegazione) mediante un
"procedimento chimico, fisico e
biologico". Essa è «come presa da
una frenesia di dominio: uccide e
distrugge tutto ciò che in un modo
o nell'altro ostacola le sue imprese
criminose •· Come se non bastasse,
di notte mentre dorme si trasforma
in mostro.
Sata11ill, altra eroina, è una
vecchia professoressa di chimica
dal viso scimmiesco che periodi-
camente ingentilisce sotto gli ef-
fetti di una misteriosa pozione e
quindi compie stragi: prima stragi
di cuori, e poi stragi di cadaveri.
li fumetto d'un'altra eroina è
addirittura tendenzioso per la fi-
losofia della vita che insinua. Si
legge sul retro di una copertina
che l'eroina in questione è • l'in-
viata speciale di un pianeta in cui
la libertà di pensiero si spinge
fino alla totale negazione di ogni
preconcetto morale e inibizione
della nostra società •• e che lei
• rappresenta l'esaltazione poetica
e a volte brutale di quel che po-
trebbe essere la nostra vita in un
lontano domani ». li lontano do-
mani vagheggiato dal fumetto è
un miscuglio di violenza allo stato
puro e di volgare erotismo.
Questi sono gli eroi, i modelli
di comportamento.
MDRDONO NEL FRUTTO PROIBITO
Non si sa come questi racconti
privi di poesia, di umorismo, di
buon gusto pO3SllllO salvarsi dall'ar-
ticolo 528 del codice penale (hrr-
bamento del comune se,itimmlo mo-
rale e dell'ordi11e familiare, ecrita-
m1mto alla corruzione, al delitto, al
suicidio, al disfre11arsi degli istinti
della violenza e dell'i11discipli11a so-
ciale).
Alcuni fascicoli escono con la
dicitura "fumettoper adulti"; ma il
giornalaio sovente non ha il tempo
di controllare nè la dicitura nè
l'età degli acquirenti. Così l'av-
6

1.9 Page 9

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vertimcnto "per adulti" ha tutta
l'aria di essere una sollecitazione ai
ragazzi perchè mordano nel frutto
proibito. E poi, data la curiosità
dei ragazzi, che spiano avidamente
"il mondo degli adulti", questi
fumetti passano facilmente di mano
in mano, scivolando dall'adulto al
giovanotto al bambino, e finiscono
con il sussidiario nelle cartelle della
scuola.
Gli effetti dei fumetti neri sul-
l'anima dei giovani sono nefasti.
La visione del mondo serena e ot-
timistica, tanto necessaria per lo
sviluppo armonico di una persona-
lità ancora in boccio, naufraga in
quel pantano di crimini e di scon-
cezze; il rispetto del corpo - tem-
pio dello Spirito Santo - si sbri-
ciola sotto i colpi di tante profana-
zioni. La signora bolognese ne
aveva costatato i tristi effetti in
quel velo d'ombra che appannava
lo sguardo del suo ragazzo. «Se
il tuo occhio , torbido - si legge
nel Vangelo - tutto il tuo corpo
sarà 111/le tenebre».
SE DOMENICO SAVIO TORNASSE
Nei casi limite, quando gli
"eroi con la k" riescono a spri-
gionare nella testolina dei ragazzi
un briciolo di pazzia, allora scoppia
il caso clamoroso che finisce sul
giornale.
Una signora di La Spezia nel-
l'ottobre scorso trovò il ,·etro della
sua buca da lettere rotto, e una
lettera minatoria che le intimava
di deporre nella buca stessa ven-
timila lire. La firma: Diabolik il
vetuiicatore. La signora avverti la
polizia, che le consigliò di aderire
alla richiesta. 11 mattino seguente,
alle ore 10130 la mano furtiva di
un diciassettenne s'infilava nella
buca e s'impossessava delle venti-
mila lire. Subito dopo, la mano
pesante di un poliziotto si posava
sulla spalla del ragazzo. In tasca,
questo mediocrissimo Diabolik ave-
va altre lettere minatorie destinate
ad altri indirizzi. Fu denunciato
per estorsione continuata.
Nel novembre scorso due ragaz-
zine, Renata di 13 anni e Claudia
di 14, salirono sull'autobus che
da La Loggia conduce a Torino.
Trovarono un'amica più anziana
e le confidarono: "Fuggiamo da
casa: siamo stufe di questa vita di
pro'llincia". E per qualche giorno
più nessuno le vide. A casa, sul
loro scrittoio di scolare negligenti,
accanto al biglietto"Non cercatemi"
troneggiava, da una pila di fumetti
dell'orrore, la figura di Diaholik.
ln paese si sapeva che le due ra-
gazzine divoravano questi polpet-
toni, che ne discutevano con la
serietà d'un dibattito televisivo,
che attendevano con ansia il giorno
della settimana in cui gli eroi
dell'orrore sarebbero apparsi in
edicola con nuove strambe avven-
ture. Due giorni dopo la fuga, le
ragazzine sono state trovate dalla
polizia - manco a dirlo - pro-
prio dove gli specchietti per le
allodole brillano di più: a Roma,
in Vìa Veneto, salotto della dolce
fJita.
Il fumetto nero che preferisce
ai buffi paperi i nefasti dell'orrido
non fa certo onore al genio della
stirpe italica. E c'è da supporre
che le maestrine inventrici non ri-
ceveranno il premio Nobel per la
loro scoperta. Ma intanto Diabo/ik
e soci circolano per l'Italia.
Cent'anni fa (roba d'altri tempi)
un ragazzino giudizioso che la
C'hiesa dichiarò santo piombava in
me1,zo ai crocchi degli amici, ar-
raffava di mano i giornalacci e li
riduceva in briciole. Se Domenico
Savio tornasse...
intanto non sarà male dedicare
i due fatti di cronaca narrati sopra,
scelti a caso fra i tanti, ai "santoni"
della morale laic:1 che di recente
con articoli e interviste hanno già
assolto da ogni colpa i fumetti
neri. Un pensierino può farcelo su
anche chi vivendo accanto ai gio-
vani ha l'occasione e il dovere di
dare un'occhiata a ciò che leggono.
Protestare sui giornali, dopo, non
serve a nulla.

1.10 Page 10

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DON RICCERI IN JUGOSLAVIA
EIN GERMANIA
Due rapide visite del Succes s ore d i Don Bos c o
ai Salesiani della Jugos lavia e della Germania
ha nno offerto 'a lui la pos sibilità di passare ore
deliziose con i suol affezionatis s imi figliuoli, e al
s alesiani jugos la vi e germanici la gioia di cono-
s c e re p ersonalmente Il loro Superiore e Pa dre ama -
tissimo. Ne lla Jugos lavia d o n Rlc cerl s i é com-
piaciuto soprattutto d el rifiorire d e lle vocazioni,
garanzia s ic ura per ravvenlre di que lle nos tre
Opere : in Ge rmania ha pres ieduto alle c ele brazioni
giubilari dell'Opera s ales iana: un commosso canto
d i lo d e alla Provvidenza che In cinquant 'anni ha
portato le case da 1 a 45 e i sales iani da 3 a 709
Tra i Salesiani della Jugoslavia
La visita del R ettoT Maggiore don Luigi R icceri
ai salesiani della Jugoslavia è la prima che un suc-
cessore di Don Bosco, dopo l'uhima guerra, compie
in un paese socialis ta. I salesiani jugoslavi infatti,
dopo la visita del compianto don Ricaldone, hanno
atteso trent'anni per avere nuovamente tra loro il
Padre comune. Le relazioni attuali tra la Chiesa
e lo Stato jugoslavo, che hanno permesso ai sale-
siani questo conforto, sono cli buon augmio.
Tra le molte consolazioni che il R ettor Maggiore
ha avuto in questa ,.,isita, la prima è stata qudla
del rifiorire delle vocazioni. Oggi L'Opera salt>siana
n ella Jugoslavia conta 58 teologi, 80 chierici stu•
denti, 38 novizi, 130 aspiranti salesiani.
Sulla scorta degli appunti presi dal ~egretario
possiamo seguire il R etlor Maggiore nelle tappe
principali delle 48 ore passate in Jugoslavia nei
giorni 16-17 ottobre.
Al Santuario della Madonna di l\\'lonle Sanlo,
che unisce nella comune devozione alla Madonna
gli italiani e gli sloveni, trovò raccolti in ci;ercizi
spirituali tutti i direttori col loro ispettore. Fu un
incontro commovente. Molti lo vedevano per la
prima volta e non si saziavano d i contemplare il
Successore di Don Bosco. Ci fu una solenne conce•
le brazione ne) Santuario, la predica dei ricordi e
poi l'agape fraterna. In questa don Ricceri p otè
finalmente manifestare tutta la sua g101a nel tro-
varsi tra quei s uoi figliuoli. La connnozione tradi
un po' tutti quei volti: più d'uno piangeva, qualcuno
singhiozzava senza preoccuparsi del vicino.
Nel primo pomeriggio partenza p er Lubiana. La
m.onumentale chiesa di Maria Ausiliatrice dell'ar-
chi.t etto Cerradini, uno dei gioielH della città, ha
accolto l'amato Ospite al s uono delle campane.
Sulla gradinata in gioiosa attesa erano i salesiani,
i chierici teologi, i novizi sloveni e i 60 aspiranti,
studenti della sa ginnasiale di Fiume, oltre un folto
s tuolo di fedeli. Un caratteri~tico coro a 4 voci
accolse il Superiore. Poi tutti nella chiesa splendente
di luci, dove si levò un polente inno di ringrazia-
mento all'Ausiliatrice per il dono di quella visita.
E don Ricceri parlò, con quale gioia e commozione
per tutti i presenti è difficile dire.
La hcnedizione di Maria Ausiliatrice chiuse quella
indimenticabile assemblea.
Quante volte il R ettor Maggiore parlò a Lubiana?
La p overtà dei salesiani, che richiama quella della
capanna di Betlemme, non ha permesso riunioni
solenni e grandiose; ma tutte le categorie (superiori,
studenti teologi, novizi, aspiranti, Figlie di Mn.ia
Ausiliatrice, benefattori...) e tutti gli ambienti (il
modesto refettorio, la sacrestia, la povera cucina,
il piccolo s tudio) hanno potuto accogliere nella loro
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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3
2
4
1. Lubiana Il sorriso del Padre si
diffonde sul figli.
2. A mensa, auorno al Rettor Maggiore.
con I suol figli salesiani, l'arcivescovo di
Lubiana e altre personalità ecclesiastiche.
3. Il Rettor Maggiore con il cardinale
$~per di Zagreb e l'arcivescovo di Bel•
grado mons. Buka1ko, davanti alla casa
salesiana.
4. Un saluto particolarmente affettuoso
al salesiano più anziano della Jugoslavia.
intimità, più sentita perchè più raccolta, i palpiti
dei cuori.
A cena, attorno al Rcttor Maggiore con i suoi figli
sa1csìani venuti da tutta la slovcnia, c'erano le
più illustri personalità religiose rli Lubiana, primo
fra tutti l'arcivescovo mons. Giuseppe Pogacnik,
e ,un gruppo di affezionati cJ1.allievi. I novizi e i
teologi eseguirono canti e i giovanotti clella par•
rocc-hia in costume nazionale s uonarono con viva-
c-ità musiche popolari. Il Rettor Maggiore, piace-
voLncnte sorprt>so, volle intrattenersi con tutti, gra-
tificandoli con dolci e ricordini.
Il mattino seguente raggiunse Zagabria. Cordia-
lissimo l'incontro col cardinal Sepcr e con l'arci-
vescovo cli Belgrado mons. Gabriele Bukatko, ami-
cissimo dei salesiani, venuto apposta p er vedere il
Rettor Maggiore; commovente la visita alla tomba
del card. St epinac, sempre adorna di fiori e affollata
di fedeli oranti.
Intanto l'attesa sulla gradinata della chiesa di
Maria Ausiliatrice a Knezija di Zagabria era vi-
vissima.
Qui il Rettor Maggiore potè contemplare ancora
una volta la giovane forza della Congregazione in
Jugoslavia: altri venti novizi croati, una sessantina
di ·chierici e venti teologi con i loro superiori e altri
confratelli. Dopo il saluto all'Ausiliatrice, don Rie-
ceri tagliò il nastro tricoloro croato e inaugurò,
come egli stessn si espresse, « il piccolo PAS », il
nuovo lltudentato teologico, costruito col concorso
di tanti benefattori e della « Carital' lnternationa-
lis », dopo che l'aDuvione cli due anni fa aveva reso
inabitabile il precedente.
AJ pranzo d'onore facevano corona al Rettor
Maggiore lo stesso cardinale di Zagabria e l'arcive-
scovo cli Belgrado, che vollero assùitere anche all'ac•
cadcmia, ricca di canti, musiche e danze croate i11
costume nazionale, con discorsi e dialoghi in un
italiano fluenLt· e solenne. Alla fine una lieta sor-
presa attende, a il signor don Ricceri, che per lunghi
anni fu l'anima dei Cooperatori: sessanta Cooperatori
croati vollero manifestargli la loro gioia e l'onore di
averlo fra loro. Il Rettor Maggiore, compiaciuto,
rivolse loro la sua parola di fervido augurio e di
amabile esortazione.
Alle 17 suonò con rammarico di tutti l'ora del-
l'addio. Accompagnato dall'Ispettore e da altri
confratelli, attraverso Lubiana. il signor don Ricceri
ritornò per l'autostrada in Italia.
« La sua persona - ci scrivono da Lubiana -
la !lUa parola, il suo amabile sorriso, che non si
spense mai per tutto il tempo della sua permanenza
in Jugoslavia, resteranno impressi per sempre nei
cuori dei confratelli jugoslavi».
9

2.2 Page 12

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Il 50° dell'Opera salesiana in Germania
L'Opera salesiana in Germania ebbe inizio in
piena prima guerra mondiale con tre confratelli arri-
vati a Wiirzburg il 16 dicembre 1916.
Date le circostanze di tempo e di mezzi in cui
sorse, possiamo dire che era davvero un'opera voluta
da Dio.
Oggi, a cinquant'anni di distanza, le case di Don
Bosco in Germania sono 45 e i confratelli dai 3 di al-
lora sono saliti a 700. La celebrazione cinquantenaria
ha dunque assunto il significato di un inno alla Prov•
videnza e tutta la freschezza di un canto di gioventù.
Il giubileo è stato reso più solenne dalla parteci-
pazione del Rettor Maggiore don Luigi Ricceri.
Accolto all'aeroporto di Francoforte nella serata del
22 ottobre dall'Ispettore della Germania Nord don
Guglielmo Diebold e da vari direttori e confratelli,
è stato accompagnato a Wiirzburg. I giovani del
"Jgendheim Don Bosco" erano schierati nel cortile
interno del grandioso fabbricato insieme ai loro su-
periori e ai molti confratelli venuti da ogni parte
della Germania. Sventolio di bandiere, intreccio di
labari, squilli di fanfare e acclamazioni culminarono
nel caloroso saluto dell'Ispettore salesiano della G-er•
mania Sud don Luigi Leinfelder.
Subito dopo si è snodato un devotissimo corteo
aux flambearix al Santuario della Mado.nna che do-
mina l'industriosa e alacre città. Oltre la gioventù
salesiana e folte rappresentanze di Cooperatori e
di Exallievi, c'erano tutte le Associazioni giovanili
della città. Ha guidato la suggestiva processione e
in fine ha parlato di Maria SS. e di Don Bosco il
vicario ispettoriale don Riccardo Feuerlein, che è
pure il Delegato Nazionale dei Cooperatori e degli
Exallievi. Dopo una solenne celebrazione della pa•
rola sul piazzale del Santuario, con testi del Vecchio
e del Nuovo Testamento alternati a cori e ad
esecuzioni strumentali, il Rettor Maggiore im-
partì a tutta la folla la Benedizione di Maria Ausi-
liatrice.
La domenica 23 ottobre vide una grandiosa ceri-
monia all'aperto, in uno dei vasti cortili dell'Istituto.
Concelebrarono con mons. Josef Stangl, vescovo
della città, il Rettor Maggiore, il Consigliere Generale
per l'Europa Centrale, e i due Ispettori salesiani
della Germania. All'omelia il vescovo ha sottoli-
neato il lavoro svolto dai salesiani in questi cin-
quant'anni e ha messo in luce Don Bosco come il
Santo del nostro tempo, il Santo del dialogo con il
mondo moderno, specialmente con il mondo degli
umili, dei fanciulli, dei giovani, dei lavoratori. Il
coro dei chierici studenti di teologia di Benedikt-
beuem ha eseguito scelti canti in lingua tedesca.
10

2.3 Page 13

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2
1. Il Retto, Maggiore concelebra con Il
vescovo e con i Superiori salesiani, nel
cortile del Don Bosco-Heimdi Wiirzburg.
2. Un'istantanea della fiaccolate al San-
tuario mariano di Kappele.
3. Il Retto, Maggiore imparte la bene-
dizione dl Maria Ausiliatrice alla folla
raccolta davanti al Santuario.
4. li complesso musicale di Bamberga
durante la commemorazione del 50•
nella grande Huttensaal di WOrzburg.
(foto Hans Heer)
3
Nel pomeriggio, dopo l'agape fraterna a cui hann.,
partecipato exallievi e amici dell'Opera salesiana,
si è svolta alla « Grosse Huttensaal » di Wiirzhurg
una grandiosa accademia rievocativa. Il saluto ai
convenuti è stato dato dallo stesso sindaco della
città di Wiirzhurg, che alle calde parole volle ag•
giungere una generosa offerta per l'ulteriore svi•
4
luppo dell'Opera di Don Bosco in città. Il discorso
d'occasione fu tenuto dal Sovrintendente della TV
prof. Holzamer, che ha presentato Don Bosco
« educatore secondo il Vangelo » perciò universale
e insuperabile. Accolto da cordiali applausi, parlò
in fine il Rettor Maggiore.
La giornata si concluse con una riunione intima
di tutti i salesiani convenuti a Wiirzhurg, intorno
al Rettor Maggiore, acclamato a viva voce "Padre".
In essa si vide l'unione, l'amore ai Superiori, lo
spirito di letizia che anima i salesiani della Ger•
mania.
L'indomani il Rettor Maggiore visitò il gran•
dioso convitto per studenti e alunni delle scuole
professionali di Marienhausen, la casa di no-
viziato di Jiinkerath, e la casa ispettoriale di
Ki>ln, ove il giorno dopo chiuse la sua breve
visita con una concelebrazione nella nuova arti-
stica cappella.
11

2.4 Page 14

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NELLA SVENTURA
TRIONFA LA CARITA
Gli i stituti salesiani d'Italia aperti dal Rettor Maggiore
ai figli degli a lluvionati Mirabile ga r a di solida r ietà
dei salesia ni, allievi, exa llievi, coope ra t o ri e coop e -
ratrici, accorsi a portare aiuto a n che da città lontane,
in commovente slancio di carità c ristiana . Una pa -
noramica parziale delle alluvioni ne lle case salesiane
Durant t: le di~ahtr ose alluvioni òel 4 110vemhre
scorso e dei giorni successiv i, il Rettor Maggiore ha
convocato gli l spel lori salesiani per conoscere la
sit uazione delle :regioni colpite e studiare un piano
di assistenza agli alluvionati. Presa v isione della
situazione di fatto n elle singole :regioni, si stabili cli
m ettere a disposizione delle autorit à gli istituti sa-
lesiar1i della Lomba rdia, clell' Emilia, del Piemonte
t> del centro d 'Italia fino a R oma per r icoverare
i ragazzi delle famiglie rimal"t e senza tetto. Gl'is pet•
tori avrebbero preso contano diretto con Je autorità
prepost e all'organizza zion e ùci , occorsi, nffrendo i
posti disponibili nelle >'ingolc regioni. Ce11 tinaia di
:ragazzi av rebber o così tr ovato una sistem azione, con
la possibilità di continuare il co.rso dei loro studi e
d<:l loro apprcndi5taLo.
Inoltre i l Rettor Maggiori' òicde disposizione agli
I sprt tori cli tutta l'J Ia lia pcr ch è otten esser o che tutte
le opere e organizzazioni ~alcsian.e p artecipas, er o
con generosità alla raccolta di oO'erte in danaro e
in natu·ra, assecondando le iniziative locali pro al-
luvionati. E gli diede l'avvio a tale opera di soccorso
assegnand o la somma di due milioni per le prime
necessità alla casa salesiana di Firenze.
Del tutto isolati
dal mondo
Varie 11os trc case della T oscana hantto visto con
terrore l'alluvione av anzarsi 1ino alle loro porle e
anch e oltrepassarle. La Sicve ha lambito l'istituto
di Borgo San Lorenzo. l' -\\.rno ha mi nacl·Ìa lo le case
di Pisa e di Marina di Pi~.i. FigUne Valdamo è srala
p er mezza ii:ioruata co11 l'acqua ctcl cortile, uel se-
m interrato e nel piano terreno (impianti d i r1>'ca l-
damcnto, attrezzature sportive e ricrPat.ivc distrull t
o r esi inser vibili). P oi l' acqua si è ritirata. lasciandu
dovunque molto fango, q ualche milion e di danni ..-
la sòsp ensione delle attiv ità.
Ma i danni più grav i toccarono alla casa di Firenze.
Tra le ore 7 e le 9 del 4 novembre vi affluì l'ondata
d 'acqua che sommer se tutti gli scantinati e il ·piano
terren o, causando nella s ua furia danni per o.h.rt-
·duccenlo m ilioni. Furono inonclati: gli impianti di
riscaldamen to e i depositi della nafta, ch e salendo
a galla b.a segnato esattamente s.ui m uri i limiti
dell'inondazione; le cucine, le canline, i laboratori
dei grafici e dei meccanici, alcune aule scolastichf',
le sale da pranzo, la sala cinematografica , la cap pella
interna per 300 ragazzi, sommersa fino al taber-
nacolo as po.rla to appena i n tempo, le sale di r iunione
elci giovani e degli iru;egnanti, gli uffici della dire-
zione e deU' amminietrazione, gli archivi, i parlatori,
l' ufficio E xallievi. la libreria, la cripta della chiesa
parrocchiale, la chiesa stessa fino alla predella dell'al-
tare. alta una <lecina di gradini sul livello del pavi-
mento, l'ontorio con le s ue sale, le su e att"rcz2ature.
la casa delle s uore, parte ciel b'llardaroba, i (•ortili.
gli imp ianti sportivi, la palestra. NaLuralmc111c.
tutti i mobili furon o resi inservibili.
Anche il p ianterreno e i cortili dell' annessa ca><a
delle Figlie cli Maria A usiliatrice e Llell'Ora1orio
femminile sono stati sommersi da acqua e fango.
12

2.5 Page 15

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Firenze Casa e Chiesa galleggianti, alberi nani: ecco la prima impressione dell'Istituto Salesiano il giorno dell'alluvione.
U rtica fortuna: la mancanza di vittime umane.
(.lualche Ralesiano e qualche s uora il pericolo cli ri•
mane rc :,;ommersi l' hanno cor:1u, rua l:lOnu poluli
salir.• al primo piano. C'r,rano auche una trentina
<li giovani, i più poveri e gli orfani che non avevano
poluto raggiung<'re la loro famiglia o che non ave•
vano famiglia. Quando le acque si riLira.rono i gio•
vani furono avviati all'Istituto cli Borgo San Lo-
renzo insieme co11 qualche salesiano anziano; gli
altri salesiani si rim.boccaro110 le man.iclte... Immersi
nel fango, incuranti ili sè, i1,slar1cabili, con i mezzi
rii fortuna che si poterono procurare, lavorayano
di, isi in squadre dalle prime Juci dell'alba fì:uo al
,•aùcre dc.Il<' tenebre ecrcando, con candele, torce
elettriche, lumi a petrolio, di prolungare fino ai
limiti della possibilità il loro lavoro. Ma la mancanza
cli luct'., di gas. cli acqua, le s trade interrotte, il te-
lefono inutiJiv.zahile. la posta inefficiente, avevano
calato su di essi una t:ortina invalicabile, da11do loro
la sensazione di essrre Jcl tutto isolati dal monclo,
in una zona clovc tutti eranQ nelle m edesime condi-
zioni e bisognosi di aiuto. Solo la domenica 6, con
lunghi giri, potè arrivarYi da Pisa, via Montecatini,
l'ispettore don Giovanni Raineri. E più tardi lo
s tesso Rettor Maggiore, Mio e senza preannunzio,
portando ai confratelli un conforto tanto più gra-
dito quanto meno attf'RO,
Una notte
angosciosa
Gravemente colpita fu anche la casa di J\\,fez:::ano
nt>ll'alto Trentino. L'improvviso scioglimmto di
neve dovute a scirocco eccezionale e le ahhon.danti
piogge hanno gettato nella desolazione la ridente
valle di Primiero. Molte ca~f' crollarono, altre furono
rese inabitabili. Ci furono morti e dispersi.
13

2.6 Page 16

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« Siamo completamente isolati - scriveva al
Rettor Maggiore il 7 no"emhre il direttore don Tri•
vcllato. - Le 11trade i;ono state in parte ingoiate
dalle acque, in parte ostruite da ma~si. Il telefono
non funziona. Per la prima volta ieri i;era è sceso
un elicottero per asRumere informazioni. Questa
mattina ne sono giunti alrri con viveri, indumenti
e medicinali. Così oggi potrà partire la posta. Sono
pure giunti numeroRi 1,oldati, che hanno sùbito in•
cominciato il lavoro tli sgombero e di liberazione
degli abitanti rimai.ti prigionieri delle acque nelle
crollanti abitazioni. li torrl'nte Cison ha triplicato
la larghezza del suo lt•uo e scorre ancor:! minaccioso.
Diotrò il nostro istituto, che sorge a rido~so della
montagna, si sono formati tre canaloni, che hauno
portato giù acqua, terra, sassi e alheri sradicati.
Parte di questo materiale precipitò contro il muro
della nostra casa. Verso le sette di venerdl sera le
acque, rotti i doppi , etri, irruppero con rumore
indiavolato nell'interno dell'edificio, invadendo il
sotterraneo e il pianterreno. Prudentemente ave•
vamo aperto tutte le porti', ~icchè per tutta la notte
ci fu passaggio d'acq11a, 1crra e sassj. Fu una notte
di ansia angoscioso. L'alba venne a rischiarare un
tristissimo spettacolo: un nuovo Vajon.
Durante il giomo accorse il vice pretore con i
vigili del fuoco e con parecchie altre persone vo•
lonterose che, pre..qi i no!'tri più piccoli 6ulle spalle,
ci portarono in salvo. Abbiamo dovuto passare in
mezzo a torrenti d'acqua e alla melma e siamo
giunti completamente inzuppati.
Ora siamo ricoverati nell'asilo infantile di Tona•
dico, il paese più alto della valle, dove il parroco
- don Pietro Doff Soua, c...'Callievo della casamadre
di Valdocco - ci ba accolto con tanta bontà e ci
aiuta con generosità. Anche la popolazione ci soc•
corre. Nonostante le soff<'renze, le privazioni, i di•
sogi, la comunità si mantiene serena, rassegnata
ai voleri di Dio e fiducioso nella Provvidenza. E
di provvidenza abbiamo estremo bisogno perchè i
danni sono gravissimi... ».
.Anche il Centro professionale di Sa,i Giorgio Mag•
giore a Venezia è stato allagato e gravemente dan•
negr,•iato. Il direttor<' don Lanaro ne ha informati
i Superiori: « L'acqua è entrata in tutta l'isola e ci
ha portato danni che per il momento ammontano
a oltre 26 milioni. Le macchine e i motori sono an•
dati in acqua salsa che corrode tutto. I motori
i.ono oltre cento. Tutti i nostri laboratori sono fermi
e non c'è riscaldamento. Oltre i motori abbiamo
avuto rovinati i mobili e tutte o quasi le motrici
da stampa con tanta carta e lavori già fatti. Ma,
nonostante tutto, siamo animati dal più grande
spirito di ripresa e di sacrificio... ».
tf Latin
sangue gentile»
Ap1,ena queste graYi situazioni fuTono note, co•
minciò una commovente gara di aolidarictà di amici,
benefauori, allievi e loro famiglie ver~o i salesiani
da una part e e dei salesiani ver!lo la gente alluvionata
dall'altra.
1 confratelli di Borgo San Lorenzo furono i primi
a portare aiuto a quelli di Firertze fornendo pane,
acqua, qualche bombola di gas, le cose più neces·
sarie (e le necessità erano impensate: candele per
esempio, sth aloni per muoversi nel fango, attrezzi
di ogni genrre). Poi confratelli ed cxallievi da Fi·
gline (pur e8si alluvionati), da Colle Val d'Elsa, da
Livorno, da Marina di Pisa, tla Pietrasanta, dal Ca-
naletto (La Spezia), da SampicrJarena, Valle•
erosi.a, Varazze ecc.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice si prodiga-
rono con , ero eroismo: e non S()lO quelle della cll.!'a
annessa alla casa salesiana, ma anche quelle di
via Marconi~ il cui telefono per molto tempo è
stato l'unico mezzo di comunicazione col mondo
esterno.
Le braccia si moltiplicavano giungendo anche da
lontano. Dal Pontificio Ateneo Salesiano un mani•
polo di chierici ,oleuterosi ;,i portavano a Firenze
e si mette, ano subito al lavoro, alcuni nella casa
salesiana, altri in una parrocchia di periferia parti•
colarmente bisognosa. Gruppi di salesiani e di gio•
vani universitari, cooperatori ed exallicvi, accor•
revano da Bologna, da .Milano e da altre città,
conducendo automezzi carichi di roba e mettendo a
disposizione le proprie braccia senza badare a disagi.
Un universitario di !\\filano, dopo la prima notte a
Firenze, confe~ò: « Questa notte uu fréddo cane, però
mi sono rimeisso la giacca a vento e ho fatto 6.nta
di niente per non aumentare il disagio degli altri».
I soccorritori e gli aiuti affiuhi vennero messi a
servizio anche della popola1lione delJa Parrocchia
e di quanti ne avevano bisogno. In aiuto al parroco
c al direttore dell'Oratorio alcuni sacerdoti e coadiu-
tori diedero vita a un improvvisato centro di assi-
stenza che mentre attendeva alle richieste, si metteva
in collegamento con la rete stabilita dalla ODA~
con le autorità, e andava anche alla ricerca dei
casi più bisognosi che, proprio per questo, erano i
più nascosti.
Con l'affiusso sempre -più numeroso di salesiani,
giovani, universitari per aiutare nell'istituto, nella
parrocchia e nelle zone più colpite (li S. Donnino
e di GaYinana, si affacciò un altro problema: quello
di preparare la mensa per tutti in una situazione
di tanto di.iagio. Il direttore dell'Istituto, interro•
gato un giorno se non fosse preoccupato, rispon•
14

2.7 Page 17

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deva candidamente: « Siamo nelle mani della Prov-
videnza e il nostro è il pane della carità. Cc n'è
per tutti. Siano i benvenuti coloro che hanno ac-
colto l'appello della sofferenza e sono venuti a con•
dividerla con noi per alleviarcela ».
I giovani hanno smentito
i pessimisti
Meravigliosi sono stati i giovani sia nel portare
aiuto personale come nell'offrire doni. Qualche dato
incompleto. I ragazzi del (( Don Bosco » di Napoli,
tutti poveri e orfani, si sono presentati al direttore
e gli hanno chiesto un prestito in danaro, che avreb-
bero estinto con i loro piccoli sacrifici, e hanno così
1>otuto inviare sessautaudla lire. Quelli di Pietra-
i;auta (Lucca) si sono imposti di privarsi della frutta
fu10 a Natale pe? offrire un bel gruzzolo per gli
alluvionati. I giovani artigia11i della nostra casa di
BeLlemme. i chierici teologi e tutti i confratelli
dell'Ispettoria banno inviato al Rettor Mag~ore
mezzo milione con espressioni toccanti: <( Il cuore
di chi vive a Betlemme, dove è nata la Carità.
non può cs~ere assente e lontano da chi soffre ed
è rimasto privo di casa, di pane, di lavoro. Pre-
ghiamo per tutti, ma specialmente per tante povere
mamme, per tanti bimbi infelici. Sì. perchè se ci
commuove la tragedia di tanti capolavori usciti
dalla mano e dal genio dell'uomo. ci commuove
a~sai pilt la tragedia di tante- creaLUre ancora tenert'
e innocenti, capolavoro del Creatore. Per esse in-
viamo la nostra piccola offerta, frutto della nostra
stetisa povertà... ».
Persino òalle poverills.ime Missioni dell'India è
giunta l'espressione della carità fraterna. Scrive
mons. Marengo, vescovo della diocesi di Tezpur:
« Mentre uno di questi 11,iomi, pregavo per i miei bene-
fattori, mi venne un'ispira:done clie prontament-e
seguii. Scrissi al Direttore della Gazzetta del Popolo
di Torino di devolvere quello clie si è raccolto per la
nostra Missione, poco o molto clie sia, ai sinistrati della
sciagura che colpi l'Italia e forse parecchi dei miei
benefattori stessi ».
Com=ovente sopra tutte l'opera dei Cooperatori.
dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice
di Roma. Quaranta telefonate ai vari Centri Coope-
ratori della città fruttarono 650.000 Hre e un affiuire
di doni che è durato per settimane e ha permesso
di portare a Firenze, in varie spedizioni, 220 grossi
scatoloni di indumenti.
Protagonisti di questa improvvisata crociata cli
carità sono stati i giovani Cooperatori d el Centro
giovanile fiorente presso l'Ufficio Jspettoriale. Essi
hanno rinunciato alla gita progettata, hanno pa-
gato lo stesso la quota e si souo prestati con una
dedizione che ha meravigliato quanti ne furono a
conoscenza, a confezionare, caricare e consegnare
Firenze Un laboratorio dopo l'alluvione; moblll rovinati,
melma in quantità, tonnellate di carta inservibile.
Firenze Un cortile del nostro Istituto. Questi uomini di fatica
sono tre salesiani. Quanti centimetri di melma?...
Roma Cooperatori e Cooperatrici intenti a confezionare gli
scatoloni con indumenti giunti da tutti I Centri Cooperatori
per gli alluvionali dì Fìrenie.

2.8 Page 18

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i soccorsi. La sala delle adunanze è stata subito hanno raccolto viveri, indumenti, materassi, legna
riempita totalmente di materiale. Ai giovanotti e e carbone, e ne hanno fatta la distribuzione tra le
alle signorine del Centro si sono aggiunti Coopera- famiglie maggiormente colpite. 1l Gazzettino del
,I
tori e Cooperatrici di tutti i Centri. che si sono pro- 14 novembre scriveYa: « Sono stati gH umci - gli
digati per lo smistamento degli inclumcnti e la con- studenti, i] parroco e il vicario - a fornire una
fezione degli scatoloni. A Firenze furono trasportati certa. assi~tenza immediatamente dopo il disastro ».
gratis dalla Ditta Trotta e dal Ministero degli E come a Venezia, cosl a Trento, in Valsugana e in
Interni. T giovanotti, le signorine e gli uomini che, altre zon,:: alluvionate si sono segnalali i giovani
in rappresentanza dei diversi Centri di Roma, hanno più grandi delle nostre case del Vcneto e i chierici
portato gli aiuti a Firenze, b311no vissuto una espe- di Cison di Valmarino nel portarP aiuto alle famiglie
rienza davvero incancellabile.
più bisognose; e quelli di tutli gli istiluli e oratori
Spedizioni analogl1e furono organizzate dal par- d 'Italia ncl raccogliere denaro, viveri e indumenti
roco di S. 1\\faria Ausiliatrice di Roma, dal parroco per le vittime delle alluvioni.
di S. Giovanni Bosco di Sampierclarena e dagli Paolo VI ai fedeli convenuti in Piazza San Pietro,
Oratori cli Varazze e di Savona.
la domenica 20 novemLre, diceYa: « La presenza dei
In tutte le zone alluvionate i giovani si sono fatti giovani specialmente nelle file dei soccorritori volon-
onore e hanno dato una tacita ma eloquente risposta tari ci sembr<1 ammirabile: esse, reca un conforto
ai pessimisti sulla gioventù di oggi. Al vederli al speciale a ltllti, e noi la b,medicic,mo. La Co11solatrice
lavoro veniva da pensare alle parole che il Papa degli a.fjliui, l'Ausiliatrice dei rristiani, Maria San-
ha detto nell'inaugurare il Pontificio ,Ateneo Sale- tissima_ at·cofga per questi dolori e per questi conforti
siano: « ... La gioventù di oggi, così. rlegrra d'ogni la nostra dome11frale preghiera)>.
nostro interessamento, così ricca di rmoue potenziali « Siamo contro tutti», si dice sia il molto di certe
t•irtù, così disponibile per le cose nuove, per le cose frazioni giovanili dagli abbigliamenti disperati re-
vere e buone... ».
clamizzali troppo spesso dal giornalismo.
A Venezia, per esempio, nella zona di San Giuseppe « Ma - notava l'Osservatore Romano del 23 no-
di Castello, dove l'arqua si è alzata sino a poche vembre - a Firenze, a Grosseto, a Venezia, a Ro-
decine di ceutimrtri dal soffitto delle misere stanze vigo, a Trenlo, a Belluno, nel Della del,,Po, in queste
bagnando e infangando tutto, un gruppo cli giovani amare giornate, i giovani hanno dimostralo e scritto
wuversitari guidati dal novello parroco salesiano coi fatti di essere con tutti, per tutti, a servizio cli
don Marco Cinguetti, si sono Lrasferiti nella zona, tutti. Esemplarmente».
rr ri
Mezzeno (Trento) l'Istituto Salesiano ha resistilo all'urto dei sassi e dei macigni trascinati giù dalla frana.
16

2.9 Page 19

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EDUCHIAMO DOME DON BOSOO
Educateli a essere
umili
<i Un giorno ero andato a visitare
Don Bosco - raccontò il conte
Carlo Conestabile; - lo trovai al
suo scàttoio che leggeva una no-
terella, su cui erano scritti alcuni
nomi.
- Ecco qui - mi disse Don Bo-
sco - alcuni dei miei bricconcelli
la· cui condotta lascia a desiderare.
Io non, con.oscevo che imperfet-
tamente i metodi educativi di
Don Bosco, e gli domandai se
avrebbe inflitto qualche punizione
a quei ragazzi colpevoli.
- Nessuna punizione, - mi
rispose. - Ma ecco quel che farò.
Costui per esempio (e m'indicò uno
dei nomi) è il più monello di tutti,
benchè abbia un cuore eccellente.
Andrò a trovarlo in tempo di ri-
creazione e gli chiederò notizie
della sua salute; mi risponderà
senza dubbio che è ottima. "Dun-
que, sci soddisfatto di te, ragazzo
mio ?" gli dirò allora. Resterà un
po' stupito, poi abbasserà gli occhi
arrossendo. Allora con accento af-
fettuoso insisterò: "Suvvia, fi-
gliuolo, tu hai qualche cosa che
non va; se il corpo è in buona
salute, è forse l'anima che non è
contenta? '.È molto tempo che non
ti sei confessato?". Dopo pochi mi-
nuti questo ragazzo sarà già al con-
fessionale, e sono quasi certo che
non avrò mai più a dolermi di lui•>.
Il conte Carlo Conestabile com-
mentava di avere scoperto in quelle
parole un segreto educativo. Don
Bosco educava i ragazzi all'umiltà,
attraverso il grande sacramento
dell'umiltà che è la Confessione.
* I ragazzi, come tutti gli uomini
del resto, hanno un estremo bi-
sogno di umiltà. L'atto proprio
dell'umiltà consiste nell'abbassarsi
davanti a Dio e davanti a quanto
vi è di Dio in tutte le creature.
Significa cioè riconoscere pratica-
mente la propria inferiorità, la
propria piccolezza, la propria in-
digenza e, dopo il peccato, ricono-
scere la propria miseria.
Occorre perciò insegnare ai ra-
gazzi a essere umili, perchè l'u-
miltà arricchùce, spalanca il cuore
e la mente a comprendere tante
cose. Tutti cominciamo dallo
stesso grado di TilÌseria e di igno-
ranza; perfino il genio parte da
nozioni acquisite dag)j altri. Mo-
zart prese il tema dell'ouverture
del suo Flauto Magico da una so~
nata di Clementi. Bach traeva ma-
teriale di ispirazione dalla musica
di Corelli. L'opera di un uomo è
frutto di quanto è stato fatto prima
di lui.
I ragazzi va11no educati a es-
sere umili di fronte a qualsiasi per-
so11a, anche se ignorante o rozza.
L'umiltà non si dimostra mai così
bene come in quello che è stato
chiamato << un amorevole riguardo
per gli ignoranti ». Ogni persona
può sempre suggerire o ispirare
qualcosa di utile e di buono. L'u-
miltà insegna a tenere nel dovuto
conto iJ potenziale umano, per
quanto modesta ne sia la fiam-
mella.
Occorre i11scgnare ai ragazzi a
essere umili mettendosi prontamente
a disposizi.<me degli altri. L'umiltà
è soprattutto un servizio. « Rimasi
colpito - racconta un giorna-
lista - nel vedere una persona-
lità politica di alto riguardo che,
dopo di avere fatto una merenda
all'aperto con un gruppo di pc.,.
sane, raccoglieva tutti i bicchieri
di carta vuoti e tutti i rifiuti sparsi
un po' dappertutto e li depositava
in un cestino. Lo faceva con
grande naturalezza». L'umiltà non
va chiedendo in giro quale sia
l'atto gentile da fare; lo compie
d'istinto.
Occorre insegnare ai ragazzi che
essere umili 11011 vuol dire avvilirsi.
È vera umiltà il ricominciare sempre
da capo, nonostante tutte le cadute
e tulli gli scivoloni. L'umiltà ha
la stessa funzione della chiglia di
deriva sulle imbarcazioni da re-
gata: assicura la stabilità. Più l'im-
barcazione è veloce, più ha bisogno
di una chiglia bene equilibrata.
Abbiamo bisogno dell'umiltà in
proporzione della nostra velocità.
Occorre insegnare ai ragazzi che
umiltà vuol dire << godere del successo
e della riuscita degli altri•>. È l'u-
nica maniera per non farsi portare
fuori rotta dall'invidia, così istin-
tiva in tutti. Il compagno di squa-
dra che seguita a far gol, mentre
noi siamo fuori fonna può scate-
nare l'invidia. L'umiltà fa da cor-
rettivo. Ci dice: ~ Perchè non ti
congratuli con lui r».
Occorre insegnare ai ragazzi che
la vita è 11nt1 lu11ga lezione di umiltà.
L'umiltà è un'arte di cui non ci si
rende padroni in quindici giorni.
Per essere veramente umili si ri-
chiede esperienza, che a sua volta
richiede tempo.« fo compenso - di-
ceva Don Bosco - chi è umile sarà
sempre amato da tutti: da Dio P.
dagli uomini •>.
17

2.10 Page 20

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LE "FOGLI E VIVE" DI
« Mi vengono i brividi quando sfoglio le pagine
delle mie opere giovanili. Oggi non scriverei più così e
mi stupisco che qualcuno cerchi a11cora quegli scritti.
Ajfronterei quei, temi con maggiore riflessione, con
più equilibrio... ».
Don Runllo Uguccioni, narratore per ragazzi tra
i più felici c fortunati del nostro tempo, conosciuto
da almeno due generazioni di lettori in Italia e
all'estero, giudicava con questo animo. sinceramente
umile e fin troppo severo verso di sè, la sua molte-
plice attività di scrittore.
Sono riflessioni di alcuni anni fa, quando alle
soglie della vecchiaia (se di vecchiaia si può parlare
in uno spirito costantemente giovane) don Rufillo
s'era messo anche lui a fare il bilancio delle attività
trascorse. Rideva e scherzava di quei riesami, come di
una debolezza senile: "Ma fanno bene alla coscienza",
concludeva. E in quel commento bonario traspa-
riva una delle più belle costanti della sua persona•
lità: quella di sapere esprimere in termini sereni,
ilari, persino umoristici, le sue convinzioni più serie
e le stesse pieghe drammatiche della sua giornata.
"E allora, don Rufillo, si rimetta a scrivere con
l'animo di oggi", gli fu suggerito nella medesima
circostanza. Si fece per un attimo serio. "Dovrei
ancora essere tra i ragazzi e scrivere per loro con la
stessa soddisfazione con la quale un sarto confeziona
vestiti fatti Stt misura. Io non sono capace di fare abiti
da vetrina... E poi, mi tolga dalle spalle qziindici anni
di età: se ci riesce sono pror1lo a rimettermi al lavoro".
C'era in fondo agli occhi di don Rufillo, al dire
queste cose, un m.isto di canzonatura, di letizia
furba, e di rassegnata un_ po' triste nostalgia. Però
bisognava scrutarlo a fondo per cogliere questi con-
trasti. La crosta restava quella del romagnolo appa•
rentemente distaccato o, meglio, quella del salesiano
veramente disLaccato dalle imprese e dagli stessi
ricordi consegnati al tempo. Eppure la soddisfa-
zione di avere lavorato sodo, traendo dall'azione e
dall'osservazione concreta i temi dei suoi scritti,
doveva riempirgli l'anima.
Prima di essere scrittore e giornalista era
stato uomo di trincea. Lo avevano avuto animatore
di attività i ragazzi di Milano Maroggia e Lu-
gano; poi era passato alla direzione di tre impor-
tanti istituti nell'Italia settentrionale: Mogliano Ve-
neto, Verona e infine la Casa Madre di Torino.
A questo punto (si era nel 1934) le sue doti cli scrit-
tore avevano rfohiamato l'attenzione su di lui ed
era passato definitivamente a compiti editoriali a
fianco della Società Editrice Internazionale. Vi
restò per trentadue anni.
Ci vuole coraggio, dopo avere dato alle stampe
quasi 250 volumi (non contiamo gli articoli) a guar•
dare con l'occhio alieno del critico una così cospicua
parte di se stessi. È certo che don Rufillo amava
quei suoi pensieri, donati lungo gli anni migliori
alla società e ai ragazzi; ma amava tanto intensa-
mente i suoi giovani lettori da canzonare se st esso
nello scoprirsi in vena di mettersi al pafso con loro.
Ciò nonostante tenne bene quel .passo. «Le sue
inn1Lmerevoli pubblicazioni - disse il Rettore Mag•
giore don Luigi Ricceri nel tesserne 11D elogio -
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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A sinistra: Roma Una foto storica: don Rutilio Ugucclonl, direttore della casa madre di Torino con l'unico
compagno superstite di San Domenico Savio, il novantenne Giovanni Roda e con un gruppo di rappresentanti
degli allievi di Valdocco alla proclamaziane dell'eroicità delle virtù del loro compagno (9 luglio 1933).
In sito: Torino Il teatro, passione dominante di don Rufillo, che per quasi meao secolo ha riversato
sulle scene e platee giovanili le sue produzioni drammatiche altamente educative.
DON RUFILLO UGUCCIONI
sono sparse non solo in Italia ma in tutUJ il mondo;
e con la loro varietà dicono la sua feconda intelligenza,
dimoslrano la suo costante ansia di fare della penna
uno strumento di elevazione, di serenità, di aritentico
ed efficace apostolato specialmente a favore di quella
gioventù che ~ la porzione ossegnaia dalla Provvi-
denza ai figli di Don Bosco ».
Ecco un profilo che lo stesso don Uguccioni con-
fermò - oltre che con una vita di intensa attività
pedagogico-letteraria - con. esplicite affermazioni
come quella che viene a caderci caaua]mentc sot-
t'occlùo tra i suoi manoscritti: « À principi educativi
ho cercato di attenermi e spero di realizzare con la
cooperazione dei nostri editori l'importante compito
di colmare rina delle più dolorose lactme che ang1,-
stiano la produzione narrativa d'oggi: quella cioè n<m
solo dell'assenza ma della fuga deliberata e perseguita
di ogni insegnamento cristiano ».
Da questa preoccupazione educativa sono
scaturiti i temi che balzano all'evidenza dalle sue
pagine biografiche, didascaliche, narrative, teatrali,
varie. Già il fatto di avere dato, nel ventennio
1,930-1950, circa 32 volumetti alle Letture Cattoliche
lo accosta al suo maestro Don Bosco nello zelo per
una letteratura cristiana popolare, proposta in for-
mato tascabile. Lo spunto prevalentemente agio-
grafico, in questo caso, è garante della esemplarità
dei tem.i, mentre lo sforzo dell'autore si volge tutto
a far che questa esemplarità tocclù interessi at•
tuali, stimoli la curiosità, rivesta uno stile vivace
che don Rufillo condensa in uno schema: "agilità
sportiva, drammatizzazione viva, visit1ità cinemato-
grafica, ecco - egli dice - la crio.de che può inte-
ressare i ragozzi d'oggi e... non solo i rogazzi".
In fondo al successo narrativo e stilistico di
don Rufillo si trova sempre la sostanza dd sacer-
dote educatore. Palpita perciò, al di là del rac-
conto e del caratteristico humour che lo accompagua,
una vivissima sensihilità cli temi: solidarietà sociale,
amore per l'umile, gioia interiore, fede, scoperta
del creato, famiglia, perdono, dono cli sè... Molte
opere riftettono la vita di s-tudio e di collegio o ri-
propongono come una lieta avventura l'aridità di
una materia di scuola. Dentro il cuore rimasto un
po' fanciullo, don Rufillo doveva provare il peso
della costrizione scolastica, e tendeva a lievitarla
nella serenità e nel buon umore. Ciò nonostante
insegnava, educava, non meno degli austeri maestri
della cattedra.
Questo aspetto del suo profilo si ritrova nelle
otto annate della rivista «Giovani» che dal 1955
al 1963 uscirono sotto la sua direzione. Il maestro
si fa compagno di strada, pYende il ragazzo per mano
e lo porta a scoprire qualcosa cli più del fatto sco•
lastico: la vita, la gioia di vivere, le cose, la bellezza
cli conoscerle, l'uomo e la soddisfazione cli amare.
L'ottimismo educativo di don Rufillo riaf-
fiora nel teatro che per quasi un cinquantennio egli
riversò su scene e platee giovanili di tutto il monùo.
In esso ei trova l'avventura sottolineata da caval-
leria e lealtà, la storia fatta maestra del v ivere, lo
sport costellato di sacrificio e di altruismo, persino
19

3.2 Page 22

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qualche sondaggio sociale r psiMlogit·o. Si uova
soprattutto la religio11c inJivirluala in Lt'slinio-
nia.nze eone.rete e autentiche oppurl' adombrala in
allegorie Lrasparenli di non minort' c·onvinzionr.
Uu gioruo, in collaborazione con dn11 Vincenzo
Cimatti. don H.ufillo Ugucrioni creò Mt1,rco il pe-
scatOre. In quel Lihreuo, volato in ogni angolo della
terra, non v'è soltanto il Loccantc tema della fa-
miglia, ma anclie una libera trascrizione della para-
bola del figlio prodigo atteso. questa volta, da una
"madre" (la mamma: memoria costante in quasi
tutte le operr rii queslo autore!). Sulla ,,cena, a un
tratto, il volto materno si profila in qurllo <lella
Vergir\\e M.ru:ia e il teatro <liventa prt•ghiera...
O,·correrchbero molte pagine per docunwntare
questa attività tra le µiù care a don Uguccimù.
Si tratta d'una biblioteca di circa 150 opere dram-
matiche (lirfrb.e l' di prosa) che non :solo riallacciano
il loro autore alle sorgenti i.ale,-iane del Lcmoy11f'
e dclJo stcs~o Don Ro!!co. rua lo mettono in te~ta
a ogni altro librettista cli famiglia. per numero e
per fortuna di libretti. Non è dello t'lre, in futurn,
si orici e critici del teatro peclagogico italiano non
truYino niolivi di studio in qut>i<t<• fenomeno, nato
senza dubbio più dal cuore eh<' dalla meute <li un
uomo, ma comunque considerevole per la vastitìi
e per i modi di atti, ismo $uscitati.
Eppure don RLLfillo a,·e, a cominciato a ,;crivere
comm,:die "per disperazione". Confidava che nrl
1920, a Maroggia, fu incaricalo rii organizzare una
recita: Per tre notti - diceva - ~aaijicai il sonno
se11.za troi:are 1111 copione soddisfacente. Allora pe11$ai
di utilizzare meglio il tempo~ in clul'sere suissi Fantin
di fiori, la mia prim,, commedi". Perpl'lroto il dt•liNo
11011 smisi più, perdrè il teatro è 1w male atwaati('cio...
Disponibile com'era all'aggiornamento ag-
giunsi' all'attività rlrarnmatica l'i111ere:>Ht' cinemato-
grafico (~uo fu il ~oggctlo del film « Don Bosco») e
ra<liotcle,·isivo. ,ebbeue il teat ro continuasse a fare
irrimediabilmente capolino tra le sue preferrnzc. ··Io
sono di qrielli che nel L1<atro hanno fede - si giustifi•
cava - perch~ per quanto ,çi perfezionino lo schermo
e il video, m"i potrmmo soppianu:ire le fornir di co-
m1tnicm;io11e uiv<1. Senza contare che a teatro ci di-
ciamo parole cli tas11". TI rilievo era bonario. privo
<li pretese: ma eoutenrva la grande intuizione r<lLL·
c,ath-a di un tealro come espre~sionc di gruppo co-
munitario: vecchia inluiziom·, di st>mpr,· più attuale
portata.
Con do11 Rufilln Uguccioni scompare un'altTa
dellt• figure palriarcaJi di salesiani capaci di vP.lare
sotto la semplicità e l'um.o.ris.mo la loro ('recisione
di mrnlc, l'intellìgeuza vivace, la duttilità ai tempi,
la capacità di dialogo. la srnsiliilità di cuore, la
preveggenza di <>venti. Quegli "uom..i.ni buoni" che
egli stesso gustosamente ricordava e descriveva.
Profili ~creni che dhcnlano tanto pi-ì1 niti<li alla 1li-
partita, quando ci si accorge del vuoto cb.e hanno
lascialo e della hontà con cui sape, ano riempirlo.
Perijonalità schive, che al leggere memorie come le
nostre rispomle.rrb1ero canzonandoci, come fece
appunto don Rufillo, al leggere la benevola reccn•
~ione di u.n suo volume: "Parole, caro amico, pa-
role... Non potrò mai ripog<1rlc con moneta che basti.
In fotulo om;h'io nori ho scritto che parole e se il bnon
Dio non ci pensasse 1101i resterebbero che delle foglie
morte...".
No, don Ru6Uo. Queste "foglie" vivranno.
PER LA GIORNATA MONDIALE DEI LEBBROSI 29 gennaio 1967
A cura del Centro Nazionale "Am1c1 dei Lebbrosi" è uscita l'opera di Raoul Follerau -
che porta un titolo che è un programma:
La sola verità è amarsi
il noto apostolo dei lebbrosi
di noue che è bello credere alla luce": è la professione fede umile e sublime che ha portato Raoul Follerau a com-
battere contro l'egoismo e i pregiudizi una battaglia che è durata quarant'anni. "Quarant'anni di lotte - scrive l'Autore -.
Due milioni di chilometri percorsi, 102 paesi visita•ì. frontiere attraversate mille volte, due miliardi di vecchi franchi distri-
bu1L1 al malati di lebbra. Questo fu il bilancio della mia vita..:·.
Oggi un milione di giovani appartenenti a 105 Paesi rispondono al suo appello e condividono il segreto della sua forza
e della sua fede: la sola verità é amarsi.
Nei tre volumi si rrova non soltanto la storia della "battaglia della lebbra", che fece 15 milioni di "scomunicati so-
ciali" degli uomini come gli altri, ma anche la storia di ahre battaglie "contro ogni sorta di lebbra".
I figli di Don Bosco lavorano tra i lebbrosi fin dal 1891, in diversi centri in America e a Coloane (Macao). I nostri let-
tori ricorderanno l'articolo su Coloane apparso sul numero dello scorso maggio. Tra gli apostoli salesiani dei lebbrosi al-
cuni hanno toccato le vette dell'eroismo, come don Michele Unia e don Luigi Varìara. Di quest'ultimo è introdotto il
processo di beatificazione.
Raoul Follerau La sola verit/J è amarsi A cura del Centro Nazionale "Amici dei Lebbrosi" - Via Meloncello, 3 3 Bologna
20

3.3 Page 23

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PUNTA ARENAS (Cile)
ONORATO MONS. FAGNANO
A 50 ANNI DALLA MORTE
NELMOND,O
SALESIANO
Il 50° della morte dell'apostolo delle Terre Magellaniche
mons. Giuseppe Fagnano, primo prefetto apostolico di
Magellano (che noi abbiamo commemorato nel numero
di novembre), è stato solennemente celebrato a Punta
Arenas, centro principale delle sue eroiche imprese.
In suo onore si ebbero varie manifestazioni religiose e
civili. alle quali volle presiedere lo stesso rappresentante
del Papa, il Nunzio apostolico mons. Egano Righi-
Lambertini.
Il 16 ottobre con il Vescovo diocesano, che è il nostro
mons. Vladimiro Borie.<, presiedette alla Messa concele -
brata nella Cattedrale, costruita da mons. Fagnano.
Il giorno dopo assistette con tutte le autorità alla so-
lenne commemorazione civile del grande missionario e
civilizzatore della Patagonia cilena.
Nei giorni precedenti si erano svolte altre manifesta-
zioni presiedute dall"ispettore salesiano di Santiago don
Eugenio Pennati e dalle autorità civili e militari di Punta
Arenas: una Messa solenne concelebrata con assistenza
pontificale, lo scoprimento d1 un monumento a mons. Fa-
gnano nel collegio Don Bosco da lui fondato, la trasla-
zione dei resti mortali del grande pioniere nell'artistico
mausoleo eretto in suo onore nella cattedrale, e l'impo-
nente sfilata di tutti i collegi dei Salesiani e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice davanti alle autorità e a una moltitudine
plaudente, che con la sua presenza volle esprimere la sua
riconoscenza a Don Bosco e al suo degnissimo figlio
primo civilizzatore del loro padri.
Sopr.i Le autorità dopo lo scoprimento del monumento a mons. Fa-
gnano. Da sinistra: il Sindaco, l'Intendente (exallievi salesiani), mons.
Boriè. l'Ispettore don Pennati.
Sotto L' omaggio della gioventù maschile e femminile al civillzzatoio
della Patagonia e della Terra del Fuoco.

3.4 Page 24

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UN'UDIENZA DI ECCEZIONE
NEL « SALONE DORATO»
DI LIMA (Perù)
di Lima è stata apposta una targa di bronzo inaugurata
dal ministro dell'educazione. La targa porta questa iscri-
zione: « Il Governo del Perù ringrazia la Congregazione
Salesiana per i 75 anni di fecondo lavoro a beneficio de/-
l'educazione nazionale Arch. Fernando Be/aunde Terry
Presidente costituzionale della Repubblica Dr. Carlos
Cueto Fernandini Ministro della Pubblica Istruzione -
Lima, settembre 1966».
Ma la giornata più memoranda per i salesiani del Perù
fu quella del 5 ottobre 1966, quando il Presidente della
Repubblica spalancò le porte del palazzo presidenziale
per accogliere i rappresentanti di tutta la famiglia di Don
Bosco. L'iniziativa parti dallo stesso Presidente, che volle
cosi onorare pubblicamente la nostra Opera. Il Salone
Dorato rigurgitava di allievi e di allieve delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, di Cooperatori ed Exallievi, di salesiani
e di Figlie di Maria Ausiliatrice, con a capo l'ispettore
don Carlo Cordero e l'ispettrice suor Antonietta Bohn.
I componenti delle cinque bande salesiane nell'attiguo
cortile salutarono l'arrivo del Presidente. Parlò l'ispettore
per ringraziare il governo peruviano per l'assidua prote-
zione e benevolenza per l'Opera nostra nei 75 anni. Ricordò
i sogni di Don Bosco riguardanti li Perù e l'America latina
e pregò il Presidente di accettare il diploma di Coopera-
tore, per divenire membro della famiglia salesiana.
Il Presidente gradi l'iscrizione alla Terza Famiglia di
Don Bosco ed espresse la sua profonda emozione nel
rendere onore alla Congregazione a nome della Nazione
per la magnifica opera svolta per l' elevazione e il sano
orientamento dei giovani. « la gioventù educata dai sale-
siani - si compiacque di affermare - è per la paùia un
tesoro più importante delle riserve auree delle banche del
Paese».
Non è fuor di luogo ricordare qui che il presidente Be-
launde è stato il geniale organizzatore della cosiddetta
«Cooperazione popolare» a favore delle comunità indi-
gene del Perù, organizzazione ammirata dovunque.
L'Opera salesiana nel Perù ha compiuto 75 anni lo
scorso setteml:ire. Per la ricorrenza il governo del Perù con
decreto presidenziale ha elevato l'Istituto industriale sale-
siano di Lima alla categoria di "Politecnico" legalmente
riconosciuto; con altro decreto ufficiale si felicita con i
salesiani per la fausta data commemorativa ed esprime la
sua riconoscenza per l'opera di formazione intellettuale e
morale compiuta a favore della gioventù peruana.
Infine per attestare pubblicamente la gratitudine della
Nazione ai figli di Don Bosco, sulla facciata del collegio
Soora Il Presidente del Perù. Fernando Belaunde. ringrazia a noma
della Nazione per il valido contributo salesiano dato alla causa del-
l'Educazione Nazionale e accetta commo.so li diploma di Cooperatore.
Sotto Il Ministro dell"Educazione Nazionale si felicita con l'ottantenne
don Giovanni Gasbarri, flgura molto nota In Lima. dove lavora da
50 anni. Da parecchi anni è cappellano volontario delle carceri di Lima.
Lo scorso ottobre la stampa nazionale lo mise in primo piano perchè
assistette un condannato a morte. Nel Perù cl sono stati soltanto 9 casi
di condannati a morte. Toccò a don Gesbarri portare i conforti religiosi
agli ultimi due, e il Signore premiò li suo zelo perchè tutti e due mo-
rirono rassegnati e pentiti.
22

3.5 Page 25

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IN BREVE
chine, fatta da moru. Pintado, salesiano,
vicario apostolico di Méndez. Il lnborato•
rio-scuola funziona già regolarmente sotto
la direzione dellasignorina spagnuolal\\lad•
dalena Sanchez Aliseda, missionaria laica.
ITALIA
È -nwrto Vidtinw 1,·,·oniJJote
di IJon Bosco
A Ceres (Torino) è morto a 76 anni
l'ultimo pronipote di San Giovanni Bosco,
Mario Graglia. Don Bosco tthbe dicias•
sette nipoti e quarantun pronipoti. Dei
nipoti seue erano figli del !ratellostro
Antonio, gli altri erano figli dì Giuseppe.
Dei qunrantun pronipoti, nndici di~cen•
devano da Antonio e trentu da Giuseppe.
Mario Graglia è stoto l'ultimo dei proni•
poti nella linea di Giuseppe. r Graglìa
ahitarono sul Colle dei « Becchi ». in
una casa accanto a quello di Don Bosco
fino al 1920. Quando i salesiani vollero
creare attorno alla casette nntia del santo
Fondatore un'area di disimpegno, i
Graglia cedettero la loro casa e Lrn•
slooarono in un'alu-a ç]1e i salesiani co•
struirono per loro. I Graglia nel 1 ()28 si
tr<lijferirono a Torino. Con la loro par•
Lenza :finiva al Colle dei Becchi la dimora
dei Bosco. che vi erano giunti nel 1796.
n Papa ai gioi;ani Lituani
Il Santo Padre ba devoluto l'offerta
di 1000 dollari ricevuta dai lituani d'A·
merica a beneficio delle due scuole Ji.
mane nell'Europa libera: al ginnasio•
liceo di Ruettenfeld (Gennania) e nJJ'i.
"1ituto salesiano lituano di Castelnuovo
Don Bosco. P.i:Cl!entlllldo l'augusto dono
al direttore dell'istituto salesiano, mona.
A. Samoré, Segretario della Congregazione
per gli Affari e(:ciesiastici straordinari,
scriveva: « Apprezzlllldo l'importanza del
voatro lavoro educativo e la vostra de•
dizione ai giovani in condizioni di vita
particolarmente difficili, sento grande
gioia nell'inviare la metà della somma
a favore deUa vostra opera. Sono poi
felice di poter cosl essere lo strumento
dell'amore del Santo Padreper i liu1ani ».
ARGENTINA
La storia della Chiesa
in Argentina
Si tratta di una grande opera in dodic;i
volumi, che il salesiano don Gaetano
Bruno, docente nella Facoltà di Diritto
Canonico al Pontificio Ateneo Salesiano,
ha intrapreso giù da parecchi anru, e il
cuiprimo gr11sso volume è uscito in questi
giorni stampato dalla editrice salesiana
di Buenos Ai.rea. li 29 agosto don Bruno
insieme con l'ispellore don Mario Picchi
e con allri due salesiani fu ricevuto dal
presidente della Repubblica, generale
Giovanni Carlo Onganfo, a cui fece
omaggio del primo volume. Il generale
Ongania gradl il dono ed ebbe parole di
lode per l'autore e per il lavoro dei sa•
lesiani in Argentina. rJ giorno 8 ottobre
la Giunta di Storia Ecclesiastica Argen•
tina, alla preseru:a dell'arcivescovo di
Santa Fe mons. Nicolò Fasolino e di
numerosi storiografi partecipanti a un
Con~rcsso di Storia Americana, fece la
presentazione di quest'opera, che rap•
presenta il primo ~mude sforzo per nna
storia completa della Chiesu in A.rgentin:i.
Al Cong1·esso
di Studi mnericanistici
Al 37° Congresso mondiale dj Studi
Americanislici, tenutosi in Ma:r del Pinta
(Ar,gentina) erano presenti circa 500 stu•
diosi. Per lB prima volt.a un delegato ita•
liano, il prof. don Pietro Scotti, sale·
siano, ha portato il saluto dell'Italia.
In passato lo statolo dei Congressi Ame·
ricani~tici non annoverava la lingna
italiana tra lelingueufficiali. Fu don Scotti
a ottenere uel 36• Congresso tenutosi a
Siviglia, che l'italiano fosse inserito tra
le lingue nflìciali. A] Congresso di Ma:r
del Pinta il prof. Scotti rappresentava
l'Università di Genova e il Royalton
College (USA), dove fece pa:rLe del corpo
direttivo in un cQrso estivo dj Sçienze
sociali per l'Antropologia culturale e la
Geogra6a economica. Parteciparono al
Congresso altri sacerdoti, specinlmente
gesuiti e salesiani. Questi ultimi portarono
notevoli contributi etnologici e preistorici.
ECUADOR
Mancava un'ope,,a educativa
A sud delln città di Quito, nella cit•
tadina E l Rccreo, n] chilomeLro 4 della
strada panamericana. mancava un'opera
per l'educazione della gioventù femminile.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice vi hanno
fotto sorgere l'Istituto "Dorila Salas",
frutto della munificenza della signorina
Dorila Salas, Le suore di Don Bosco
si stabilirono a Quito nel 1925, in nn
locale donato dalla signorina Dorila
Salas, nel centro della città. Col passare
degli anni il locale si dimostrò insuffi.
ciente. Perciò, col consenso della dona•
trice, fu venduto per costruire in nuova
sede l'i:mpontmte edificio ora inaugu.i:ato.
Laboratorio tessile
nella missione di Qualaquiza
Nello cittadina di Gualaquiza si è inau•
gurato il laboratorio•scuola di tessitura a
m.ano, con macchine costruite in Provi•
dencia (USA). Le macchine, dono della
"Cotbolìc Relief Services", fwono olle•
nute per l'interessamento di mons. Edoor•
do Swan~trom, presidente della Caritas
Nordamericana. Tutte le autorità locali
erano presenti allo benedizione delle mac-
FORMOSA
Le Suo1·e di Don Bosco
a Fm-niosa
Alle Figlie di Maria Ausilintrice, co•
strette n chiudere la fiorentissima scuola
di Mandalay e a uscire dalla Birmania,
la Provvidenza ha aperto un nuovo
promettente campo di lnvoro o Formosa.
Le vive insistenze del Nunzio Apostolico,
del Vescovo e dell'bpeLtore dei sale•
siani le hanno indotte ad aprire in sede
provvisoria una scuola a Tainan. Fa parte
del piccolo drappello la prima Figlia di
Maria Ausi.linlrice n.ativa dell'isola, frutto
dei brevi anni di npo!<Lolato esercitato dalle
Suore a Kaohsinng un decennio prima.
HONG KONG
Prima Superio1•a Generale delle
"Aunuuziatrici. del Signore"
Il l3 agosto scorso ha segnato uno data
storica per l'Istituto delle« Suore Annun•
ziat:rici del Signore», fondate dal servo
di Dio moru;. Luigi VeNiglia, salesiano,
nel Vica:rfato Apostolico di Shiuchow
(Cina) e la cui casa madre è ora in Hong
Kong-Kaoloon. Dopo il rito della vesti-
zione religiosa di cinque aspiranti suore
e della professione di dieci suore, il Vi•
cario generale mons. Leo Chan ha pro·
clrunoto Madre Lucia Chnng prima Su•
periora Generale. L'ls-tit-uto era stato
finora sotto la direzione del missionario
salesiano don Giuseppe Cuccbiara, che per
l'età ha lasciato l'incarico e iJ vescovo ò
venuto nella deteuniruizione di designare
suor Cbnng a Superiora Generale.
THAILANDIA
La "Corona della Thailandia"
a un Salesiano coadiutore
Con decreto reale del 14 luglio, il coa•
diutore salesiano Angelo Benotto è stato
insignito della Commanda dell'ordine della
« Corona del1a Thailandia». Il coud. Be•
notto dn 20 anni è capo e insegnante
nelle scuole professionali « D01i Bosco »
di Bangkok, che accoglie ragazzi poveri.
della capitale, i.n maggior parte orfani.
Dal uulla e con pochissimi mezzi ba por•
t.ato Ja scuola di meccanica al livello di
tecnica superiore. Due allievi dell'ultimo
con,o egli esami finali furono tra i mi•
gliori del Regno e ricevettero il diploma
dalle mani del re. Il governo thai ha
sempre avuto ammirazione e simpatia
per iJ lavoro sociale svolto dni salesiani
in quella scuola. Qualche anno fa furono
insigniti della « Commenda dell'Elefante
Bianco » il direttore don Gomiero e don
Uiliana per le loro benemerenze sociali.
23

3.6 Page 26

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QUEL CHE GERMOGLIA
IN BOLIVIA
«I problemi che gli scienziati af-
frontano per inviare un uomo sulla
luna sono un'inezia rispetto ai pro-
blemi che deve risolvere l'Arcive-
scovo di La Paz 1>.
Paradossale fin che si vuole,
questa battuta del salesiano mon-
signor Prata, vescovo coadiutore
di La Paz, puntualizza a pennello
le preoccupazioni delsuosuperiore.
In quell'immensa piattaforma cli
lancio che è l'Altipia110 andino,
l'arcivescovo ha il compito arduo
di lanciare non sulla lupa ma molto
più in alto, più su che le stelle,
non un uomo solo ma tutti gli
abitanti della sua vastissima archi-
diocesi. E a differenza di ciò che
accade per i progetti spaziali_ ame-
ricani, egli non ha a disposizione,
per il suo "progetto Paradiso", nè
gli enormi finanziamenti nè i tec-
nici specializzati.
La Paz, la Bolivia,
rAmerica Latina
Su 63 parrocchie che conta la
sua diocesi, quasi venti parrocchie
sono senza prete e una dozz.ina
lo vedono solo di quando in
quando. Il suo seminario è quasi
vuoto, e i giovani sono scoraggiati
dal frequentarlo. Le prospettive
per il clero secolare sono infatti
un lavoro apostolico da stakn110-
visti, in cambio di quasi nessun
aiuto. Le parrocchie spesso sono
prive di canonica; i mezzi di tra-
sporto sono rari e le strade della
campagna - già i_n cattivo stato
durante la bella stagione - sono
impraticabili nei sei mesi delle
24
Vicende di uomini e dj cose, nel pas-
sato remoto e recente della storia bo-
liviana, hanno tentato di soffocare la
vita cristiana. Ma il seme della fede,
nascosto dai primi missionari spagnoli
quattro secoli fa tra i corrugamenti
delle Ande, continua a germogliare, e
- come nella parabola del Vangelo -
diventa pianta

3.7 Page 27

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piogge. Le borgate lontane dalla
capitale sono anche prive di radio,
telefono e telegrafo, e come ta-
gliate fuori dal mondo. Etco
perchè la battuta di monsignor
Prata non e poi così paradossale
come poteva sembrare.
Nel resto della Bolivia le cose
non vanno meglio. Duecento sono
in tutto i sacerdoti secolari, per
quattro milioni di abitanti bat-
tezzati al 93 %- Con parrocchie
da quarant'anni senza sacerdoti, la
superstizione si è abbarbicata alla
fede di molti credenti e l'ha con-
taminata. In Bolivia non è la po-
polazione che ha abbandonato la
Chiesa, ma è la Chiesa che - per
malaugurate circostanzestoriche -
è stata costretta ad abbandonare la
popolazione.
E ancora - è risaputo - nel
resto dell'America Latina la spro-
porzione tra clero e fedeli è dal
più al meno altrettanto preoccu-
pante. In nessuna parte del mondo
la popolazione è salita così a per-
pendicolo. Durame gli ultimi 150
anni si è moltiplicata per otto,
mentre nel resto del mondo si è
appena triplicata. Venti milioni nel
1800, 80 milioni nel 1925, 160 mi-
lioni nel 1950, 205 milioni nel
1960, 230 milioni nel 1965. Per
l'anno 1975 sono previsti 31+ mi-
lioni, e 600 milioni per il 2000.
Anche i sacerdoti nel frattempo
sono cresciuti di numero, ma in
proporzione molto minore, e la
situazione si è aggravata.
Ma dunque tutto è perduto per
il cristianesimo, a La Paz, in Bo-
livia, nel!'America Latina? No. I
salesiani che lavorano in Bolivia
sanno che non è cosl. E lo sanno
da tanto tempo, dal giorno che
hanno fondato il loro primo col-
legio in Bolivia, settant'anni fa, nel
lontano 1896.
Fame e sete di sacerdoti
I salesiani in Bolivia furono
preceduti in qualche modo dal
loro fondatore Don Bosco. Una
notte del 1883, Don Bosco lasciò
in sogno l'Italia e cornpl una cro-
ciera in treno attraverso l'America
Latina, luogo la Cordigliera, da
nord a sud e ritorno, con devia-
zioni e giravolte, anche dove la
ferrovia era di là da venire. È
facilissimo farlo, quando si sogna.
Don Bosco viaggiando vide e co-
nobbe a fondo tutti quei posti, e
poi criticò i cartografi del tempo
e lasciò curiose osservazioni e pre-
visioni. Tra l'altro in sogno smontò
dal treno e sostò in una stazione
che corrispondeva a La Paz. I
suoi figli ci arrivarono 13 anni
dopo, su invito del vescovo è del
presidente della Repubblica, ma vi
giunsero in carrozza, perchè il treno
a La Paz c'era soltanto in sogno.
Il treno vero si fermava molto
prima. Partiva di tanto in tanto
dal Cile, arrancava sbuffando su
per le montagne fino a 3956 metri
di altezza, impiegava per ogni
viaggio non meno di quattro giorni
e arrivava alla stazione terminale
di Oruro in Bolivia stremato di
forze. Più in là, non ce la faceva
a andare, e nel gennaio 1896
spiattellò alcuni salesiani accompa-
gnati da mons. Costamagna e desti-
nati all'incipiente collegio di LaPaz.
Alla stazione c'erano stati ad
accoglierli le autorità cittadine al
completo, la gente, i ragazzi. I
ragazzi, indi e non indi, quasi
avessero indovinato che erano ar-
rivati i loro amici, si erano im-
possessati subito per primi dci
salesiani; e gli adulti, incerti se
tenere a bada i figli o imitarli,
avevano finito per bloccare la sta-
zione. Poi lungo la strada fino al
municipio, dai balconi e dalle fi-
nestre caddero fiori.
A Sucre, capitale legale della
Bolivia, dove monsignor Costa-
magna qualche giorno più tardi
accompagnò un altro gruppo di
salesiani, i fiori gli riempirono il
calesse e lo coprirono fino agli
occhi. E se non fosse intervenuto
l'esercito ad aprire un varco tra
la folla, non sarebbe riuscito a
entrare in duomo con tutti i mi-
nistri.
Queste accoglienze erano e ri-
mangono un segno. Il popolo bo-
liviano aveva fame e sete di sacer-
doti, e questa fame e sete è acuta
ancora oggi, come settant'anni fa.
Don Pietro Garnero, del Consiglio
Superiore, tra gli aspiranti salesiani
di Calacoto (La Paz).
I due grandi Collegi
di La Paz e di Sucre con annessa chiesa pubblica
s opere sociRli.
25

3.8 Page 28

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Ma sarà sempre cosl? Pro-
fonde trasformazioni si compiono
anche in Bolivia: i protestanti dal
"dollaro facile" ottengono con-
sensi, i comunisti s'insinuano nelle
scuole e tentano le vie delle fab-
briche, il progresso tecnico co-
mincia a svelare la sua ani.ma squal-
lidamente agnostica. Domani, chis-
sà. Ma oggi la Bolivia è ancora un
-capace serbatoio di fede.
Un paese di contrasti
La Bolivia è davvero, come la
definì uno studioso, «un paese
di contrasti, che sfugge a ogni de-
scrizione,>. Le dissonanze tra il
suo passato e il suo futuro reli-
gioso ne sono appena un aspetto.
Questo gigante americano arroc-
cato sugli altipiani aridi e desolati,
disteso in ampie vallate che evo-
cano l'eden perduto, incuneato con
le sue intatte foreste nel fianco del
subcontinente brasiliano, forma un
cocktail imprevedibile di monti in-
nevati che rasentano i 7000 metri,
di città fra i 3000 e i 4000, con un
lago dalla potenza cli un mare,
con miniere ricchissime e popola-
zioni poverissime, con calure tro-
picali e venti boreali, con bianchi
e creoli e meticci e amerindi e
negri, con la capitale più alta del
mondo, con civiltà già tramontate
quando gli Inca incominciavano,
con le grandezze e le miserie dei
co11quistadores, con templi e leg-
gende e sto.rie di guerr~ e di res~.
Soprattutto, con orron e nusen-
corclie .raccapriccianti e commo-
venti.
Nel t538 scendeva dal Perù in
Bolivia uno dei numerosi conquista-
dores spagnoli di nome Pizarro,
con sessanta uomini soltanto, ma
deciso cli sottomettere 40.000 in-
diani. Costrul un forte, poi resi-
stette disperatamente agli attacchi
degli indi e compì prodezze tali
- dice stupita la storia - che
vedendosi perduto, alla fine riusci
vincitore. Attraverso quella speri-
colata testa di ponte, subito dopo
entrarono i missionari e si affret-
tarono a nascondere nel rugoso
solco delle Ande il seme della fede.
Qualche anno ancora, e i conqui-
stadores scoprivano una montagna
d'argento, il Cerro di Potosì, e fu
Ja ricchezza. Per secoli la storia
dell'altipiano coincise con la storia
delle miniere. Finchè nelle vene
del monte flul argento, la città
di Potosl crebbe e raggiunse i
I 50.000 abitanti; quando la mon-
tagna si dissanguò, la città ritornò
un borgo sonnolento ai piedi delle
Ande.
I domenicani, i francescani e i
gesuiti si prodigarono per diffon-
dere la fede, e gli indi corrispo-
sero in pieno. All'inizio del 1600
la Bolivia contava già tee diocesi
ben avviate e un'università. Ma
su quei germogli promettenti su-
bito passavano le folate gelide degli
odii, delle rivalità, delle guerre, e
bisognava ricominciare da capo.
Le "riduzioni" dei gesuiti inqua-
drarono decine di migliaia di indi
avviandoli alla fede e alla civiltà:
quando i gesuiti dovettero riti-
rarsi, tutto cadde come un castello
di carta costruito per gioco.
L'indipendenza
non portò la pace
Intorno al 1800 i venti della
foresta incocciando nel fogliame
degli eucalipti bisbigliavano parole
nuove, che gli indi e i meticci e i
creoli raccoglievano e .ripetevano
sottovoce: parole di indipendenza
politica e di libertà. Già sul finire
del settecento gli indi avevano sa-
crificato in guerra 100.000 morti
al loro assurdo sogno di rinverdire
il leggendario impero degli Inca.
Ma gli 85 "protomartiri dell'indi-
pendenza", impiccati nel 18091
avevano sognato uno stato mo-
derno, indipendente dagli spagnoli
e democratico. Da quell'anno fino
al 1825 fu un susseguirsi di insur-
rezioni, di proclami, di agguati e di
battaglie. Cento e due condottieri
inalberarono le bandiere del risor-
gimento boliviano, ma al termine
di quella che fu chiamata la gue"a
de las republiquetas, solo nove di
essi sopravvissero alla vittoria fi-
nale. Ancora una volta ne andò
di mezzo il paese, stremato dalle
battaglie, e la fede cristiana. La
nuova repubblica nacque furiosa-
mente anticlericale.
Per di più, l'indipendenza non
portò la pace, nè il benessere, nè
la serenità.
Dal 1825 a oggi si sono contate
in Bolivia 180 rivoluzioni tra paci-
fiche e cruente, il che rappresenta
il record di un pronu11ciamiento
ogni nove mesi circa. Dal suo uf-
ficio il presidente della Repubblica
scostando le tendine della finestra
può scorgere sulla sottostante
piazza Murillo un lampione a due
braccia che è un monito: a quel
lampione nel 1946 il suo prede-
cessore Gualberto Villaroel fu im-
piccato a testa in giù. Gli altri
lampioni della piazza sono altret-
tanto suggestivi: ciascuno resse un
ministro. Raccontano che i ragazzi
di La Paz per anni giocarono al-
l'impiccato. Raccontano anche che
i diplomatici accreditati a La Paz
avevano l'abitudine di tendere l'o-
recchio alle prime luci dell'alba,
non per sentire se giungesse il
lattaio, ma per sapere, daHe raf-
fiche delle armi automatiche, se
quel giorno ci sarebbe stato o no
un cambio di governo.
Neppure le vicende militari eb-
bero esito felice. La Bolivia fu
coinvolta in tre o quattro guerre
sanguinose, le perse tutte e con
esse perse larghe fette di territorio.
Pare che rientrino nella logica
di questo paese dai drammatici
contrasti anche le difficoltà che la
fede ha incontrato e incontra
ancor oggi. Due tentativi di stipu-
lare un concordato con la Santa
Sede andarono falliti nel secolo
scorso. Soltanto nel 1905 la Bo-
livia concesse la libertà di culto.
Soltanto nel 1917 fu possibile rior-
ganizzare le Inissioni e creare nuovi
vicariati apostolici. Soltanto nel
1928 l'insegnamento religioso ri-
tornò nelle scuole pubbliche.
I salesiani
settant'anni dopo
I 14 salesiani che monsignor
Costamagna nel 1896 accompagnò
in Bolivia sotto una pioggia di fiori,
sono oggi quasi decuplicati. L'I-
spettoria boliviana però è giovane:
è nata solo tre anni fa, staccandosi
da quella peruviana a cui prima era
unita. Anche molti salesiani sono
giovani, ancora nelle case di forma-
zione. Gli altri, sulla breccia, sono
un'ottantina e mandano avanti
26

3.9 Page 29

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otto istituti, tra cui la prestigiosa
Muyurina, la scuola agraria forse
più moderna del Sud America.
La Paz ha tre collegi cattolici,
ma uno solo di essi è per i ra-
gazzi poveri: quello salesiano. Ha
duemila ra~zzi, dalle elementari
al liceo e a1 corsi professionali.
Càpita che qualche ragazzo si
ferma a mezzogiorno. Non vai a
casa a far pranzo? gli si domanda.
E lui risponde: No, pn-chè oggi
non è il mio turno. Tocca a mi.o
fratello, oggi, fare pra,zzo. La par-
rocchia annessa al collegio co-
struisce un quartiere di case per
poveri. I salesiani prestano assi-
stenza reliiiosa anche ai militari,
alle carceri, a una "città dei ra-
gazzi" organizzata dallo Stato, e
dove occorre. Organizzano l'inse-
gnamento catechistico per i collegi
di tutta la Bolivia. Hanno aperto
nella capitale una tipografia e una
libreria. Due salesiani collaborano
con monsignor Prata, vescovo coa-
diutorc, soprattutto per il quoti-
diano cattolico che si stampa nella
capitale.
Una culla
di pioggia e vento
In Bolivia gli analfabeti sono il
65% della popolazione, i poveri
sono di più. I bianchi hanno por-
tato agli indi soprattutto guerre,
malattie contagiose e vizi. Il vento
degli altipiani ha scavato rughe
profonde sui volti degli indi, e
li ba induriti contro la vita. Vi-
vono in villaggi sperduti e isolati,
in povere capanne. Durata media
della vita: 35 anni.
Le miniere di zinco hanno as-
sorbito molta mano d'opera retri-
buita con salari di fame. Mentre
il 6o0 ,0 dei minatori si buscava la
tubercolosi, i proprietari delle mi-
niere diventavano una delle cinque
famiglie più ricche del mondo. I
loro redditi annuali superavano
quelli del governo brasiliano.
C'è una vecchia canzone can-
tata su un flauto di canne, che
dice: Sono nato in una notte di
tormenta. La pioggia e il flenlo fu-
roTU> la mia culla. Nessuno ha com-
passione della mia miseria. Male-
detto sia il mondo. Mokdetto io
stesso... La virtù dell'indio è la
rassegnazione. Ma potrebbe essere
un difetto. Infatti molti non si
rassegnano, e non sono sempre i
peggiori.
Quel che germoglia
in Bolivia
Il governo sta aprendo scuole
in tutti i centri. Nelle città, le
scuole serali sono frequentatissime
da una gioventi:1 avida di aprirsi
un varco nella vita.
Il governo ha pure realizzato una
provvidenziale riforma agraria, li-
berando i contadini dal latifondo
e dall'h11asipu11go. Quest'ultimo -
una particolarità degli altipiani an-
dini -comportava per il contadino
tre o quattro giom1 di lavoro alla
settimana nel campo del padrone,
per acquisire il diritto di coltivare
per sè un modesto appezzamento.
Questo servaggio non c'è più.
Il governo ha anche naziona-
lizzato le miniere di zinco, prin-
cipale fonte di entrate del paese,
e il provvedimento ha già miglio-
rato le condizioni dei minatori.
C'era chi soffiava perchè si nazio-
nalizzasse tutto: A coloro che chie-
dono la nazio11alizzazione di tutte
le industrie - tagliò netto il pe-
nultimo presidente della Repub-
blica - rispondo che ciò signifi-
clierebbe 11a:.rionali::rzare la miseria.
Un altro passo in avanti è la
comparsa dei sindacati: è certa-
mente il fatto più importante avve-
nuto in campo sociale negli ultimi
dieci anni.
La Chiesa, dal canto suo, si
interessa vivamente ai problemi
religiosi della Bolivia. I cattolici
tedeschi hanno donato a La Paz
un seminario nuovo, con cento
posti. Le diocesi europee e degli
Stati Uniti hanno inviato sacer-
doti e aiuti di vario genere.
Monsignor Prata ha organizzato
le missioni vola11ti, una "trovata"
che è bene conoscere. Sono lquipes
di preti, suore, medici e infermiere
che una volta al mese compiono
il loro week-end apostolico piom-
bando in paesini che non ricor-
dano di aver visto il sacerdote e
non sanno cosa sia una siringa.
Ognuno fa la sua parte: i medici
e le infermiere curano i corpi, i
sacerdoti e le suore curano le
anime. Cerotti e catechismi, disin-
festazioni e confessioni, vaccina-
zioni e matrimoni. E a sera,
Messa per tutti.
In questa Bolivia zeppa di con-
trasti, oggi il contrasto più bello
è un evidente risveglio religioso.
Il seme della fede, nascosto nei
corrugamenti andini, quattrocento
e più anni fa dai prinu missionari
spagnoli, continua a intaccare la
dura zolla, la sgretola dall'interno,
e si apre uno spiraglio. li germoglio
vuolefarsi pianta, con molte fronde,
e - come dice il Vangelo - co.n
tanti uccelli che andranno a po-
sarsi sui suoi rami.
LE TAPPE DI UN CALVARIO
E il titolo del volume del nostro don Luigi Pasa. che si presenta nella
sua terza edizione, in grande formato, con 64 illustrazioni, con prefazione
dell'on. Giulio Andreotti.
tr Pagine che grondano lacrime e sangue e scritte per ricordare 20 mesi
di prìglonla nei Lager tedeschi nel quali si apri una sofferenza senza nome,
tregua e speranze. Don Pasa, che visse le giornate grigie e atroci sotto
fincubo dei fili spinati, come quelle convulse e sconcertanti della libera-
zione e del ritorno, parla de/fattiva partecipazione della Santa Sede atras-
sistenza dei prigionieri.
Note e documenti danno a questo libro il valore di testimonianza precisa
e indispensablle su una pagina dolorosa di storia, che nessun italiano può
dimenticare 11 (L'Osservatore Romano della Domenica).
Raccomandiamo il libro per il suo valore apologetico. Dalle sue pagine
infatti balza luminosa la figura e l'opera del grande Papa Pio Xli.
È in vendita presso i Salesiani di via Don Bosco 8. Napoli. a beneficio del
tempio di S. Giuseppe operaio, eretto In memoria dei« Martiri del filo spinato,.
27

3.10 Page 30

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M. A. salva i due Ispettori
degli Stati Uniti
11 26 ottobre con don _;\\lallor, ispettore sa-
lesiano nella California, andammo a Washington
per una visita ul Delc~lo Apostolico. Al ri-
torno ci servimmo dell'aereo che fu la spola
tra Washington e New York, alle ore 15,30.
L'aereo un n:cchio "Constittnion", decollò
normal~ente ma a 800 metn d1 altezza i due
motori di sinistra s1 fermarono e, fallito il
sistema idraulico per il controllo delle eliche,
queste si misero a girare pazzamente facendo
da freno e causando perdita di altezza. Eravamo
molto vicino alle punte degli alberi e avevamo
la scnsa.1.ione che fosse giunta la nostra or.a.
Al livello del finestrino potemmo \\'edere in
distanza il Santuario dell'Immacolata Conce-
zione. Ci venne qu111di spontaneo pregare :\\[aria
Ausiliatrice, in onore della quale, in quel San-
tuario, si era inuugurata recentemente una
cappella. In quel momento fu possibile ai
piloti di fermare le eliche operando a mano il
sistema idraulico, e manOHare una svolta gua-
dagnando alcuni preziosi metri di altezza,
appena sufficienti per poter effettuare un at-
terraggio alla vicino Base Aerea di Andrews.
Il nostro grato pensiero va a 'Viaria Ausilia1rice:
le due Ispettoric avevano eretto la cappella
in suo onore e ora la ~Iadonna sah·ava da sicura
morte i due lspenori. Ho guardarn il mio bi-
glietto e ho visto che portaYa la data del 24 del
mese, sacro nll'Aus1liatrice.
Nnu R?chtlle N. Y (Stuti Uniti)
DON AUCUSTO BOSIO, lspetlore salesiano
« Feci in tempo
ad afferrarlo per i capelli »
Mi trovavo trn i kivaros da due soli mesi.
Un pomeriggio dovevo attraversare il rio
Upano con un gruppo di kivarctti. ln questo
fiume hanno già perso la \\"ita v.iri salesiani e
molte persone, ma io lo ignomvo. Anche se
pericoloso, non cessa di essere transitato perchè
unisce la missione ai centri civili. QuanJo giun-
gemmo al fiume, le acque erano basse e un
gruppo di kivari stava attraversandolo. Ci ac-
cingemmo a guadarlo. I più alti di,;sero i
più piccoli per aiutarli. Dopo il primo gruppo
28
venivo io portando i sci più piccoli, dagli otto
ai nove anni.
L 'acqua correva con forza e faceva rotolare
le pietre del fondo. Era\\'amO giunti al centro
del fiume quando comtnciammo a scivolare.
Io mi tenevo fermo, ma i piccoli al vedere che
io nc>11 avanzavo, si riempirono di paura e
proruppero in grida e pianti. Tn quelle condi-
zioni sdrucciolavano ancor di più, e io dovevo
sostenerli con forza pcrchè l'acqua non me li
portasse via. Uno si staccò e fece appena a
tempo ad aggrapparsi al mio orologio da polso,
che si strappò. Per fortuna feci in tempo ad
afferrarlo per i capelli. Il gruppo che ci prece-
deva intanto si era già distanziato molto, e noi
restavamo soli in mezzo alla corrente che diven-
tava sempre più pericolosa. L"n ki,.mmo co-
minciò a sentirsi male. Gridai a uno dei più
alti che ,•enissc ad aiutarmi. Venne anche un
kivaro e tra t11tti e tre riuscimmo a trascinarli:
la paura li aveva come paralizzati.
]Viaria Ausiliatrice, che io non avevo cessato
di invocare dal momento che ero entrato in
acqua, ci sosteneva sensibilmente. Prima di
giungere alla sponda, il bambino che si era
::ientito male, perdette i sensi e dovetti pren-
derlo in braccio. Finalmente toccai la riva e
caddi stre{Ilato di forze. Poco dopo, tutti uniti
sulla sponda, rendemmo grazie a \\laria Ausi-
liatrice per averci saln1ti dalla morte, che ave-
vamo visto molto da vicino.
Sn·11/11 Da11 Do,co (Ecuador)
EMA..'Hl'ELE BALDAJOS, missionario salesiano
« Non c'è più nulla del suo male»
Soffrivo da otto mesi e avrei dovuto subire
un grnvissimo intervento chirurgico. Stavo per
entrare in ospedale quando ricevetti un'imma-
gine della"Mado1111a cheaiuta i cristiani". Subito
la pregni con tanta fede e con molte lacrime
perchè mi ottenesse di evitare l'operazione.
Quando, un lunedì mattino, entrai in sala ope-
ratoria, fui sottoposta a un minuzioso esame,
dopo il quale uno dei medici mi disse: « Se io
non l'avessi vista coi miei occhi, non crederei
alla verità che costato ora: non c'è più nulla
del suo male•· Con la più ,-i.va commozione
esclamai: L'Aus1liarnce dei cristiani mi ha
esaudita•·

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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I salesiani mi dissero di chiedere ai me-
dici curanti una dichiarazione esplicita. Volli
ascoltarli, ma il medico che doveva eseguire
l~perazionc, mi rispose che non occorreva.
Insistendo io che l'operazjone non l'aveva
fatta perchè aveva costatato elle in 36 ore
tutto era scomparso, mi rispose: «Ora lei sta
bene e non serve più pensare al p as~ato
Questo non diminuisce la mia gioia e la mia
riconoscenza a 1Vlaria Ausiliatrice, che ha avutn
compassione di me e dei miei figli.
1'<1/ermo
.FRANCA Ml!Ll-1-'Ilù\\llAMENTO
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Acoomnzzo Roso - Adduci Vittoria - Agnisola Lucia -
Airaghi CJtterina - Albano Clara - Albero 1-'rancll - Al-
beJ'tj ,Nando - Ales,i Beppe - ,\\!tssi Carmelina - ;\\lessi
Gaetana - Alibcrti Giovunni - Alladio Eleonora - Alq_wl
Giuseppe - Amlm,si Plinio - ,\\nitelll Ono.rarà. - Angiletro
Salvlltore - Ardolino Gianna - Arnaboldi Ttresln• e Naz-
zareno - Ascenzi Marce.Un. - Aschieri Alessandro - Au-
disio C..terina • Aosta Olga - Bacino Fr1111ca - 13agmu-iol
Verardo Eatcr - Balbiani Piatti Giovanna - Balcotra M.aria
Luisa Ballerini Adel& Ilalsan.o Anna - Banfì Loigio •
Barbera Piera - Barberini Bradamanre - Barberia Maria -
Barbettll E_pifani Mdira - Bartoletti Marina Basuni
,\\da • Basai Innocenza • Uassj Maria ved. Zuechi - Battaglia
Rina • Baudino Anna ved. Leone 13,illini Giulia • Belo•
metti Rina • Bencdini dott. Benedetta - Beretta Ebe -
l3erguet Vincenzo • Dert«ro Rosi,111 - Bertipaglia Fam. •
Bianco Alfonsina .. Bianco Silvia .. IJicego Maria - Dinetlo
Marght.rrito - .Q,scettl Eugenia • Biscanti Frnnca - .Boati
F:uhalia - Ilue:r Elvy - Boc:iti Turtta • Bolatu Ccl<:$tino •
Bonelli Olga - Doornasnr Lindll • Booo Gianfranco •
Bonomo Amalia - HoreU, !\\11'.argherita veci. Leonett.i - Dor•
naghi Achille e Angela - Borra Eh,a • Bosco Maria - Bot-
tacl Rcnau, • no,taro Tcn<!ora • Botte~! Valentina -
Bracco Maria - Bnncnto Gaetano - Broggiato Salanti
MMsimilla - Urica> Ciw,eppe e Ntn11 • Brondolli Maria -
Brignone Guido e Pros_puo - Brivio Angela - .Bruzzonc
Maria • Dw,ca Oivonetti Selina - Bu,caglia Argentina •
Caccia Aldo e Maria - Cacciat,;,re Giuseppe • Cairoli Luigi
- Calabria Lian<1 - Catcaveccbio lllumina1a - Callega Luigi
• CAlliera Piera • CampobàSso Terc,a - Caruilig Rita -
Canton R<i•angela • Can,ono.to 1.-ìli;u,a Cao Caterina -
Capellerti R0Sannll - Capelli Frsncesca - Capellin(} l\\iburo •
CardcUJt Anna • Cargnello Ad!llir,a - Caronia 'Lina -
Ca.rosso Ottavia - Carpaae&e Angjolina - Cassata Are. A.
- Cas<agll1l Mara - Castagno Teod1>ro - C1>st.ellan Rosalia -
Co.valli cav. Michele - Cavcdoni Nella - Caviglioli Anna-
maria. - Cena Marta - Cerrini Audella ... Cerutti Frnnees<:a ..
Chiaramellu Caterina - Cblarell.o Eugeniu - Chiesa Na-
tso,~l1in1
--
C)lieaa $avine - Cicogna lunJt -
Cinqucm11ni D. Salvatore - Ciribl
Cicontc
lolanda
Maria
• Col-
letti Mluia Antonia - Collo Maria e Fern•nda - Colombo
Sandra • Columba Benedetto - Conti Alina - Conti An-
gela Cortini Muiu Cremaser, Giovanni - Crìzza T••
resa Croce ProvvidcnM - Crosa Fam. - Oalpootc Mi-
chela - Damele Caterina - D;tmele Francesca - D'Angelo
Antonio • Datola Maria • Decio ;\\ntonictta • Dclfosco
Barbero Luolana - Dcl Gaudio Giovanni - Dell'faola
Antoruo • Oellù Ca.rouna • Ocmonte Placido - J)i Bene-
de1to Fortunata • Di Bitonro L11cia • Di Cieco Oomc-
nicantonio - DI Gri11oli Carmela - Diotti Elsa - Doglio
Antonia e Maria • Domenicani Pietro - Orimaco Ra.ffaele -
Durando Giuseppe - Edlmonn -Paolina - Evui Rosa -
Falcone Antonio - Fani flaldinl GiU$CPl'ina • Fav~ro
·Brigida - Favre. Palmira • Fea Maria - Fo.llin! Pjetro •
Fenoolanti 1.-uigia • Ferrari Giannina - Ferraris Teresa -
Fiandra Sandro - Figi:faconi Giuseppe • Fllippi Bacchi
Anita - Fiorito l\\.brin - Foi;llano Giuseppina • Forner\\s
Mario - 1:ortunato Maria - F"ragale Antonietta - Frllis
s,nrirua - Fra.oc.eschini .Luig-j~ ... F'l"ontini AmaJia ,·ed-
forcsrfore - Fusi Anrtelo - Galli Guerini Maria - Callo.
Morra - Gamberi\\ Giusoppina - Garabdlo Bioe • Garito
Sr. Mana F.M.A. - Cn.rnero Mari• Gassa t:'.:uerirui -
Gatti Luigi - Gatti Rosa • (hlimini Micea e Luciano -
Gellardo ,\\ntonella - Gcrunat Giuseppina • Gcn1ini Ca-
rolin~ • Gerosa !\\{;,ri11 Ghetti Carla • Giacobbi Guido •
Giampicc6lO Michele e Gio,ranna - Giàrdlno P/erro •
Gìbe:ni Giuseppino - Gihl Agosrina - Gdardi C•rol111a -
Giolfto Curmer. - G!ordano Frances<oa - Giovannacei
Vittorio - Giuo Antonina • Gli<>tzC) A<iuino Mari1 - Cotla
CRtetirui ~ G-ramig-n:i 1'..1arin Paola ... Crn~sini Assunta -
Gre.ROri PiJI - (:.huu-nien l\\.ta.ri~• - Gui~li.o Maria - Ou-
selln Detto F.runtcsc• - Jannontuoni ltabolla • lbertJ OlltD
• Inrilli Mariuccia • I"ano F-raneew• - La G,,mma Elis~ -
.L.iulo Mario - La Porta Mn.rio- - Lasa~no Maria • L:n'a-
rlni Rita • Lega Enrichtlta • Lenzi Fmnc::esco • Lima
Carmelo - Lodi Pasquino - Lo Giudice Giu•cppn - Lo
lnwnQ Salvators, - Lombardi Chen;bini Ma.ria - Loren-
zan Remigio - Lo•i Mirella - Lupo Maddalena ,•ed. Abate
- Maccarin! Rosanun • Maero Angelo - Maiolo Serafina
- M•lagutti Luisa - Manet!\\ Gioa - 1\\/lanfreddn Santina •
Manzini i,uigina - MaquignAz Maria • Mara11zana Gino -
Msrchi Gjuseppinn • t\\1orengo •reresa - Marini Anta•
nit>tt<I - Maritano Ce$•r• • MarocohinO Farn. • l\\.1ltscherpa
Giuseppe - Ma•sara Giuseppina - Menaidi Olirnpia •
Mèrlina Maria Crszia • Merlo Mariuccia - MuzasaJma
Giuseppa - Mi,;liore Fdicita - Minaèci Erminia • .111io-
randi Paqla • Moi•o Giuseppina - Molino Mrtria - Monti
Gio,·anni - Mootonati Santina • Montone Gilda - Mo-
rando Cn(crina - Morelli Veu - Moretti Frilnca - M'o-
"cheui e Glannone - Mozzi Maria vcd, Sarchi - Mussiai
'l'ildc - Nardon J\\,br,rherita - Nebbia Enrioo - N4bbia
Pierantonio - Negri M•ria - Ke,;nnelli Luigi - Neira
Amelia - Nerbino Gi<1vanni • Nerone Giuftina • Nicol•
Rosina - Ocelli Coniugi • Ciocco Fam. - Orsi Enrico •
Pace Lembo Alllna - 0$eUa •.\\gostina - Pagliusi Serafina -
Palamini Innocenti: e Rosa - Palumbi Angela - Panero
Giov.,nni - P,olombì Ma.rioni Mana - Papili Mario -
Parodi Eg\\e Parodi Pina - Patcrno~u:o Susanna • Pa-
1totlno Mària Luisa - Patroni Lucia - Pccon1 Gianluca •
Peirone Costanz~ . Pclissero Giov.anni •e Orazia - Perini
Mugberlta • Perrucbon Vbwria - "P~tsoneni Rosa • Pc-
veri Tére!la • Piacentina Oiuseppiru. - Pùtnta Angela.
CELEBRAZIONI SALESIANE
Al termine di gennaio ricorrono le annuali feste
salesiane di San Francesco di Sales (29 gennaio)
e di San Giovanni Bosco (31 gennaio) con la
tradizionale prima Conferenza annuale ai Coope-
ratori Salesiani.
Siamo certi che i nostri Cooperatori, Benefattori
e Amici non mancheranno di intervenire alle ce-
lebrazioni che si svolgeranno in ogni Centro dei
Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. In
particolare invitiamo i Cooperatori e le Coopera-
trici a prender parte alla prima assemblea annuale
della nostra Terza Famiglia, che si suole tenere in
ogni Centro Cooperatori.
A Torino le feste si svolgeranno con la consueta so-
lennità secondo il programma che verrà comunicato.
29

4.2 Page 32

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Non era ancora finita la novena
Da molti mesi mia moglie era soggetta a
frequenti attacchi di colite con forti dolori che
la costringevano per diversi giorni a letto. Le
cure fatte a domicilio e in case di cura a nulla
erano valse, tanto che era ridotta a uno stato
di debolezza tale che non poteva più reggersi
in piedi. Devota di San Domenico Savio, s1
procurò un abitino, che indossò supplicando il
Santo di ottenerle la ~razia della guarigi.cne.
Non era ancora finita la no,·ena, che i dolori
cessarono e ora da quattro mesi non sente più
dolori e sta riacquistando le forze.
Con mia moglie ringraziamo il Santo e in-
viamo una piccola offerta.
Ntit•~ (Cuneo)
E. CANAVERO
Contro le previsioni della scienza
Ero già stata due volte graziata, prima per
la nascita del primo bimbo c poi per la riu-
scita di una difficile operazione ai polmoni.
Quest'anno, in attesa di un terzo bambino,
in condizioni di salute poco buone, contro
ogni parere del medico e per di più con il
gruppo sanguigno O.R.H. negativo, che al
momento della nascita del bimbo o bimba,
avrebbe reso necessario un rinnovo totale di
sangue mi sono affidata al volere del Cielo
e, pie~a di fede, ho i~dossato l'abitino d\\
San Domenico Sa\\;O, reotando per no,·e mesi
la bella novena che si trova nel libretto. Contro
ogni previsione umana, tutto si è svolto nel
migliore dei modi, cd è nata una bella bam-
bina sana e robusta, senza bisogno di trasfu-
sioni. Da allora sono passati tre mesi e Maria
Cristina cresce piena di vita ed è la gioia <li
noi tutti.
Cwttl Gandolfo
MOU..'JARI ADl!l.E
Il bain.bino è vivo per miracolo
Dopo un travaglio difficile, lungo, doloro-
sissimo durante il quale solo San Domenico
Savio mi infondeva la forta necessaria, venne
alla luce un bimbo asfittico ed intossicato che,
dopo il primo respiro (non vagito) cessava. di
vivere. Invocai il Santo disperatamente stnn-
gendorni sul cuore l'abitino che portavo al
collo e fiduciosa attendevo mentre passavano
30
i minuti che sembravano secoli. Si sentì an-
cora un respiro rauco, poi più nulla. Stavano
quasi per portar via il suo corpicino, quando,
aiutato in mille modi dai sanitari della clinica,
dette un piccolo segno di vita. Fu posto nel-
l'incubatrice, ma nessuno ci dava speranza.
Io pregavo il Santo e mio marito piangeva
dirottamente. Passarono i giorni con una vita
artificiale, mentre nessuno si pronunziava;
finalmente al quarto giorno, messo fuori dal-
l'incubatrice, il bambino ha continuato a vi-
vere. Se tempestive ed energiche sono state
e le cure mediche prodigategli, anche in clinica
si afferma che il bambino stato miracolato.
Con tutta la gioia di cui è capace una mamma,
ringrazio San Domenico Savio stendendo
questa relazione prima d1 lasciare la clinica.
N11poli
MARIA ROSARIA ARNONE
Era in condizioni « disperate »
ì\\lia figlia Barlascini :\\Iaria Domenica di
anni 14, mentre raccoglieva legna vicino a un
torrente, perse l'equilibrio e cadde a capofitto
nell'acqua battendo violentemente la nuca sui
sassi. Ricoverata d'urgenza all'ospedale in stato
di choc, i sanitari giudicarono Je sue condizioni
disperate. Mi rivols.i con fiducia a San Dome-
nico Savio, suo patrono, per il quale ho sempre
avuto una grande devozione. J\\li ha ascoltata;
dopo 40 giorni mia figlia poteva essere dimessa
dall'ospedale e ora gode perfetta salute senza
la minima conseguenza.
Campo Tartano /Sondrio)
BARLASCINl Fm.'\\.11NA
Cllldo Falco (BibiAnA - TO) èOn l'aiuto di S. D. S. au-
pcrò unn delìrlll>I operaz.ion1: dl parAli•i c:ardiaca parziale.
B<!rtllla Sartorl (Mot1ticello di Fara - VI) si dichiora lieta
di auribuirr a S. D. S. la felice nv,cita d, un bambino.
Glovan.na Bellone (Trino - VC) nngruia S. D. S. per la
guarÌjj1onc del fiillio da sinovite.
Antonlc11a Mo,-rello (Cagliari} avuta UNI figlia. Domenica
An1<da, ringrazia S. D. S. e ne implora la proteuone per
J'avverurt'!..
Dlrc,11rlce F.M.A. (Roccu-ionc • CN) prc5Cnta l'offerta c
1ft ncono!ICcnui dclh11 signora Iolanda G,raudo a S. D. S.
per la guari1r1onc di una nipotina.
Olna Oblgl lJl In Einaudi (O!!m<>ntc - CN) ringrazia
S. D. S. ins,cmc con la figlia, onta in circoatanzc difficili.
Michele Rolando ('Tesero - TN) ringrazia S. D. S. per
due gravi ri~chi afuggiù: uno per acc~amento da calce
negh occhi e l'altro per incidente atradalc.
Carolina Ma,c,betrl (Pandino - CR) fu allietata da S. D. S.
con la nascita di un figlio tanto iltu:ao.
Metildc e.i.tino (Alliano • AT) porir,: Rntiu, grazie a
S. D. 5. ~• la tu.sena di un nipouno che era stato in pe•
ricolo J, viIJI.

4.3 Page 33

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Il caso era molto grave e difficile
Mia figlia aveva dovuto essere ricoverata
d'urgenza all'ospedale di Mondovi per un im-
mediato intervento operatorio di peritonite.
Prima dell'operazione iJ medico mi clùamò per
avvisarmi che il caso era mollo grave e difficile.
Per consiglio dì un sacerdote salesiano, nù rac-
comandlli fervorosamente all'intercessione della
Serva di Dio Laura Vicuiia, promettendo di
pubblicare la grazia e di inviare un'offerta alle
Missioni Salesiane. L'operazione ebbe un esito
felicissimo, ~ome ebbe a dichiarare poi lo stesso
dottore. Compio quindi la mia promessa con
il desiderio che si conosca la potentè inter-
cessione di questa simpatica santina.
ParigUa110 (Cuneo)
RJNA NOERO BEALESSlO
GRAZIA ATTRIBUITA A
DON PIETRO BERRUTI
~< Senza la minima speranza
che potesse sopravvivere»
D~ una lettera del à!rettore di Velbert (Ger-
ma"'!a) al Rettor Maggiore:« Con grande soddi-
sfazione posso comunìcarLe ciò che mi disse
il medico_ d~tt. Flenker,, capo del reparto per
le malat_t1e interne ~e]l ospedale _di Neviges,
quando ti nostro canss1mo don Giovanni Bir-
kenbihl ~ra graviss•mo nel mese di luglio e
agosto_ di. questo anno, per motivo di tante
ma1:3tt1e ~ultanec, ognuna deUe quali in
pencoloSJSsuna. Accenno ad alcune: infarto ai
polmoni, insuflicienza di cuore, trombosi pro-
fo~da ~ella g~b~, un c~ntinuo sanguinare
det rem per g1orru e nottt.
Il medico mi espose chiaramente la gravità
del caso! senza la_minima speranza che potesse
sopraVVtvere; aggiunse che tutti i rimedl erano
esauriti e che solamente un miracolo avrebbe
potuto salvarlo.
Una bimba cieca dalla nascita ora ci vede
Informata che una bimba di tre anni era cieca
dalla nascita e senza nessuna speranza umana
c~e ~otesse giungere a vedere, invitai i suoi ge-
ruton a raccomandarla a Zeffirino Namon-
curà, iniziando insieme una novena in onore
del giovane indio. Al secondo giorno della no-
vena la piccina, allo svegliarsi, chiamò la
mamma per dirle piena di stupore che si fa-
ceva chiaro. Si può immaginare la gioia di tutta
la famiglia, soprattutto quando l'oculista af-
fermò che si trattava di un fatto scientifica-
mente inspiegabile, di un vero miracolo.
Buu,ru Aires {Argi:nti,na)
ANTONIA G. CASTRO
Triste, andai a casa e lo comunicai ai con-
f~at~lli e alle c~munìtà degli studenti e arti-
g1aru, affinchè rmp)orassero con effusione di
cuore dal cielo la grazia tanto desiderata.
Il carissimo don Giovanni, già munito del
Sacramento dei malati, in quello stato dolo-
roso si raccomandò a don :Pietro Ber.ruti di
s. m. con una preghiera ricalcata su pensieri
dell<? stesso don Berruti: ~ Chie<UJ si compia in
me m modo perfettissimo la samissima volontà
di Dio; ma come sarei contento se potessi vi-uere
ancora per sa,itijicanni di più! ».
Con meraviglia di tutti quanti conoscevano
la si_tuazione_ l~m~ntevole, cessò il sangue e il
monbondo $1 e npreso. Radiografie successive
confermarono che nei polmoni e negli altri
organi non c'era più traccia dei mali precedenti.
Noi ringraziamo il Signore e don Berruti
per q_uesta grazia tanto singolare.
V(/i,,.,-1 {Germania)
Sac. ALFREOo AUCENBRAUN, direttore
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Giuseppe Aehermann t n San Benigno Canovese a Qo llillli.
Lna \\ita tuua spesa gener:osamenre al ae:rvizio delle anime quella
di don Ache.rmann, ebe giunto -alla beJla età di 90 anni è spirato se..
renamente nella Casa di S. Benigno, ove aveva trascon,o tutte le sta•
~rioni della sua ope.rositA salesiana. Attravert:o la suu parola e la sua
direzione spi.rituale sempre limpida e. schietta, passò infinite volte la
misericordia dì Dio. Loscfa un ricordo cli ottimismo e di saggez.-w
maturata lungo il v3.sto arco di una vita e.be seppe vedere con fede
luminosa, nelle alterne vicende del tempo, l'azione di Dio.
Don Amedeo Cocchi t • Nag=nagu• (Venezu.,13) a 86 anni.
Don GluUo caJpfni t R oma n 81 anni.
Don Antonio Bergollli t 1'rcviglio (Berga ,no) 59 anni.
Don Felice Bertola t ad Ancona • 44 anni.
Coad. Cornelio Roggero t a San Benigno Canavese a 70 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Cav. Tranquillo Varlni t n Portogruaro (\\"cnezia) a 63 anni.
:Militò per tulta lo vit• n~ll'A.C. in campo parrocch.i11lc prima e dio-
cesano poi, dando esempi luminosi di !~deità, generosrnì e c;:ostanL:i.
n., nell'apostolato. La sua fede lo portovn ud ~vere per il o;acerdote v.:-
nerazionc incondizionata. ETa Zelatore nrti ~ afl'tzionnto del Centro
di Son l\\iUchele nl Tagliamento, dove fu .1oche sindaco, fatto segno
all'unnnin,e stima per il suo disintcrc:-sse e per In sun. vLta di i;rfs1iuno
autentico.
Francaco Regaz:i:onl t a Vendro!(l1o (Como) a 53 anni.
Grande invalido di guerra e ottimo cristiano, fu colto jmprovvi.snmente
dalla morte mentre stava recitando il Rosario per i Morti il 2 novembre.
con! rnemorni-ionc dei Defunti. Attaccatiss-imo a Don Bosco, prov.tva
la più vi"'a soddisfazione quando. nelle feste salesiane, poteva diffon-
de.re dal campanile. la melodia II Gft) dni Colli•.
Battista Zucca t a Monaldo dì Castelnuovo Don Bnsco (Asti) a
92 i;mni.
Conobbe Don Bosco e gli rima.se nffezionato per t1,1tta la vitn. Cri.
stiano di fede granitica, visse per IA Chiesa, per lo fanùglia, per il la -
voro. Permise con suo sacrificio che jJ figlio Giuseppe si facesse. sa-
lesiano e c0nsiderç) sempre POrntorlo de.J Colle Don Bosco come In
sua seconda casa.
Luciano Orsi t tragicamente 3 Capranicn (Vìterbo) a 58 anni.
Era Cooperatore. affl!zionOLissimo da nntica d-ata, Consigliere del lo...
cale c~ntro, esemplare padre di famiglia, sempre presente alle atti-
vità salesiane..
bacco La:JnJ i a Torino a 87 anni,
Zelante Coop,:ratorc Salesiano, frequentò per oltre 40 anni la cappella dtl
nostfO O.nltorio Festivo d~lln Crocetta. Presidente d~tla "l,...t"giO Mariat:0 ,
e.rn cono~c:juro ed runato da t•Jtti. A$Sicluo alla Messa quotidiana e a tutte
le funzi<>ni, sempre sertno e cordiale. malgrado le SV(lnrurc tbc si a.Ll,attc-
rono sulla sun famiglia, lascia ai fomiliAri e ai;tli amici un esempio imperituro.
carollna caresana t u Tromello (Pa,•ia).
La Comunione Quotidinnn era H suo sortcgno e iJ suo conforto. Da
essa Lrac,~n forz.111: pe.r C'lmpicrc tioiosameote la sua mis$iOne caritativa
presso i suoi c.\\ri ammalati. Zell1tric.e fedelissima, collaboratric:c au.iv:i
delle opere parrocchiali, fece suo ti motto: , tutta per gli altri, nulhl
per •~ •. Ricc• di fede e d1 ,pirito di sacrificio, sopportò con l"nbituale
sorriso il nia.lc che ln stroncò in pieno rigoglio di for7.e.
Rosa Prate.sl t a Ron>a n 73 annL
Fu fervente Cooperatrice s:ilesiana. i\\m~ l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. che bi:neflcO largamente. Le Cooperatrici la ricordano
con nosulg-ic.o seoso di benevolenza perchè pe.r loro fu sempre snrclla
affettuosa, esempio di lnboriosiul e di squisita delicatezza. La fede
la guidò nelle soffe.rem~e della malntti-a. come l'aveva s-empre s.oste-
nuta ntlln sua vita, coronala dalla gioia di u.n figlio 11accrdote sales,iano,
don Giorgio. A lui e agli altri degnissimi figli lascia il ricordo delle
sue virtù e l'esempio di una vita intessuta di bontà e di cnflc:,\\ cristiana.
Carmela Giardina ved. OemmeUaro t a S. Domenica Vittoria
a 87 anni.
Cooperatrice salesiana per tradizione. di famiglia e più anoora pèr
decisione p.:.rsonale. ~odeva di essere zin di due salesiani e nonna di
due e.xallievi e cooperatori. Operò con carità cristiana tutta la vita e
sopportò con santa rasscgnazjone: la pc.edita di un figlio diciottenne.
Maddalena Bre t a Vili" San Secondo (.\\•ti)
~odesta e nascosta C<>opératrice, aiutò 1a 1-'amiglia salesiaoci con la
p.regbicra e con l'offerta di dolori lancinanti. sopportati sempré con
gronde rauegntt.zionc. Lnvocò Don Bosco fino all'ultimo e Ili dis.tirase
ne.I 'Pregare per lt: vocazioni, compiacendosi vivamente ogni volta
che qualche ragazzo entrava in un aspin.ntato ~ales-iano.
Ines Balestra-i ved. Fossa t a Cremona a 79 anni.
Fikurll distinta per fede, dedizione alla famiglia e finezzA di sentimenti,
condivideva col marito una ,~ivo rlevozione a San (",iovanni Bosco.
J Santi, che abbiamo Qnorati nel )lÌUrno del suo trapasso, l'avranno
presentata. a Dio con tutti i meriti acquistati durante la vii.a e ne.I suo
doloroso tah~ario.
Teresa Gazsola In Morello t a M'>ntebclluna (Treviso) n 77 anni.
Spicc-ava in leì una fede viva che si tramutava in a.rdente ca:rib\\ verso
il pross-imo. Donò generosamente a Dio la fi~lia, suor Gio\\·anna, Fi-
glia cU Maria Ausiliatrice.
Dallla Glaonottl t a Strada Casèntino (Arc~20).
Zclntrice di !'atto, visse i suoi giorni terreni nell'esercizio della cnnta,
beneficando di prefererum l'Jstituco salesian'l, anche qu11nJc, si trasferl
a Pietrasanta. La. fiducia in Don Dos-èO la sostenne ancora nell'ultima
In~orobile mahuli...
Maria Nuca-a ved. Macara:u:o t a Gaeta (Latina) a 9b anni.
Donna di fede e sposa esemplare, in fa.migli-a e neJln !>Cuoia operò
'Sempre avendo in vista Dio t la sua giuria. Educò _gli ;1.lunrii cu i'\\ af-
fetto mruerno, alla luce del sistema prcvc,ntivo di Don Bosco. Fu Coo-
peratrice assuJ,m del Centro di G:icrn ed esplicb i1 .8Uf) zelo soprat-
tutto nel propegaré J.1;t cli\\101.ionc all n I\\-Jndonnn. Contribui effic.arcmenu:
aWerezlone della g-r:andiosa statua dt Maritt Ausilitatrice sul \\1onte-
Orlando, voluta dai Cooperatori a '">rotezione dtJlll 4..-ittà e del mondo
intero. li locale 2-"Pirantato sa l<-siano l'h:1 segnata ncll'a.Jbo c.1' o r o -.lti
benefattori.
Angela Conti Frangi t a Vedano Olona (Varese) a 68 anni.
l\\.-1aclre generosa di quattro figli, cd1.1catrice esperta, cons-i;!licrn pru-
dente, mirò sempre alla glori" di Dio. Respirò aria sales-iana a To-
rino quando. conducendo i fi,gli a Valdoccot corumc-rò tutta la faU"tiglia
n l\\larin Ausiliatrice. Donò a Don Bosco due figli - don Eugenio
e don Gino - e l'apQàtoJato silenzioso per la gioventù che potev~
avvicinare: per le su~ opere donò l'obolo e la preghicr-a. che protraeva
fino a tarda notte. 11 vene-rnndo suo paTroco Mons. Trci:zi, scrive di
lei su Luce•; • Lasda esempi preclari di .Reliqione esemplarmente
vi..uta e praticata e di una bontà particolare. I figli Sacerdoti. che Ella
aveva offerto 111 Signore con tutta gcnerosi1à, forma.vano la sua gioia
e ì1 suo santo orgoglio•·
Gemma Nobile t s Varallo Pombia (N"ovaro).
l 1mil", pi-a, discreta, tutta cuore, CQndivise col suo don Gior.Rio le: Aioie,
le ansie, le pro\\·e e i sacrifici del suo ministero sacerdotale, facendo fa...
miglia con lui, io$ie.mc col papà, la sortlla e i suoi cari, qU.Rndo fu nominato
Arciprete di Vara.Ilo Pornbìo. l;d era nnche la mamrtln dei giovnni dell 'Orn-
torio che accoglie\\ a co I suo buon sorriso, sernprc e loro disposizione. con
pazienze e bontà materna. -Pieno. di pn: murc per 1A popolazione, aveva
un1 unicq preoccupaiiono che il suo fi~lio lo .\\rciprete PotCSSt.> arr.ivare a
tutto, soddisfare tuui col fervore deJ Etuo zelo pnstoralc. Vèr-a Cooperatrice
Salesiana. faceva pensa.re a ~1ammn J\\1arghcrita. E vive. in henedizione in
tutto il p:1ese coJ suo caro ritolo di , l\\ttammn Gemma•·
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Acti8 Giuseppina - Actis Barone Pio - Albizzari Giacinto - Avanzini
Giovanni - Bassani Enrico - Bechaz Alb1na - Bercttn M~rio - "Binaschi
Giacominn - Jlonomi Am11nzio - Hretto Rina e Vincenzo - Bricall.i
Luii,i - Buscagli• Ida - Caffarati Mariella V. Dòggiani - Calzano Ca-
rolinft ... Caro.tcl Guido - Carrara Ernesto • Castagnino Antonio - Cesca
!\\>'lons. Carlo - Ciufo \\littori.a - Cofano Giuseppe - Costa Maria - Da-
glia Pie.tra - Davide PaQla - Dc Conturbia D. Costantino - Oegiuli
L<lrenzg - Ocm,chelis J.ucia - Facciano Miçhnle • Ferrara Mariu
Grazia - ferra.ris lns. Clara - F"e.,ta Luigi - Fi,,na Angelo - Fforr,1[j
Regina - Flaim !'viaria - Forzinetti Agne&e - Gaia Antonio - Galli
Cherubino - Ghioassi Paola - Oiorgi Mnria - GranceJU Fran.cesco ...
Guadagnini Maria - Leinardi E•io - Lionerti D. Nicol• - Lucchesi
Anselmo - Lucchesini Lina Natalina - Magnetti. Francesco - Ma-
nass.ero Benedetto - Masera Matilde - Mazzolini Virginia - Mene-
ghini Anita - Molinati Cesare - Montagnini Dott. Alessandro - Mo-
schini Antonio - Mosconi Caterina - Nespoli Giov,anni - Osella Oio-
vanna - Pngani Or. Cuv. Giuseppe - Paolella Carmela - Parcella D. ;\\n.
tonio Parte! Giulia - Passera Merlo Giuseppa - Perdichizzi Carn,elo -
J>icinali Cecilia - Rei.mondi F rancesco - Ranuschio Teresa - Rotto
Antonietta ... RimoJdi Ernesto - Roveron Giovanni - Saligari Am.~...
bile - Salw,zo Gjacomo - Signorio Francesca - Suui Ercole - Torielli
Lucia -Torre Carmela .. Tosco Giuseppina -Zoncu Silvia -Zorzi Antonio
L'ISTITUTO SA LESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORIN O, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legal-
mente ricevere Legali ed Ered/lA. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le s eguenti formule:
Se trattasi d'un legato: « ... lascio all'Istituto Sales/ano per le Missioni con sede In Torino a titolo di legato la somma di Lire..• (oppure)
l'Immobile sito In..• "·
Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere questa:
« •.. A nnullo ogni
Torino, lasciando
mia precedente
ad esso quanto
disposizione testamentaria. Nomino
mi appartiene a qua lslasl lllolo ».
mio
erede
universale
l'ls/llulo
Saleslan<i
per
le Missioni
con
sede
In
(luogo e data)
({Irma per esteso)
32

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000
Avv•rtlamo eh• la pubbllcul on• di una Borsa lncompl•ta al .tf•ttua
quando Il v•raam ento lnWaJe ,aggiunge la somma di L 25.000, ovve,o
quando tale ■o mma viene ,aggliarta con offerte auc:cenlve
• Non potendo fondare llna Borsa, ,1 pub contribuire con qualalul somma
a completare Borse già fondato
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MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
Botn: Servo dl Dio Don FlllJ>po 1Uma1dl,
a cura di L. P. (Torino). L. 150.000.
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Bonra: Maria Au•lllattlce, Jlf'OIClfllCUo I mls•
sloruU'l
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dell'India. a cura di •
(Moncalvo-Asti). L.
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Borsa: Maria a iuto del a-lslianl, ;,, memoria
dtri <hfu11ti /<rmiglia Dtll'Agost,'no-Lamb"-
ltnghi, a cura d cl111 prof. Ernunia Dell'AaOJtino
(Sondrio). L. 50.000.
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trlce, San G. Bosco e San D. Savio, p. t• r.,
a cura di l\\tuia Margherita. L. 50.000.
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Perotli A.1unta (Torino). L. 50.000.
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Borsa: PaJIJa Francesca, a cura del ma.rito.
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como. L. 50.000.
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chi ,u/u111i della famiglia Aicardi, cura di
Aicardi Battistina (Camm-lrnpe_ria). L. 50.000.
Born: Maria Ausill:,,tric,e, San O. 8oeco e
Santi Saletlanl, p. g. r., a cu_ra d.i F. Chiap-
pella (S. Franc.isco-Calif.-U.S.A.). L. 50.no.
Borsa: Maria SS. Madre Nostra, a cura delle
sigg.nc Spingudi (Torino). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore cli Gesù, Maria Ausilia•
trlce e San G. Bosco, a cura dell'•'"'· Giu-
seppe e Carla Benvenuti (Trevilo). L. 50.000.
Borse: San G. Bosco,proteggetecisempre,a cura
famiglia Bouetti (Turbigo-Mihinn). L. 50.000.
,v. Borsa: Aul(U5tO e Don Rinaldl, a cura di Sal-
&i (Varese). L. 50.000.
Borsa: San G. Bosco, im:ocando grazi·~. cura
del aac. Carmelo Andriani (S. Ccttrio-Lcccc).
L. 50.000.
Borsa: Pttzl0il5Slmo sanirue e Mo.ria Auslllll-
trlce, a cura di Romano Fl'1lllcutu (Napoli).
L. 50.000.
Borsa: l\\1arla Ausiliatrice, proteft{ le Mis-
sioni del Giappone, a cura di Caterina De
Polo (Napoli), L. 50.000.
Don:,: J\\iarla Auslllatrlce, San G. Bosco e
Santi Sales.tani, in suffragio e ricordo di mons. Fe•
liu Arxenttri, a cuni della nipote Argenteri
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Borsa: San G. Bosco, itWQCa,ido grazi,, a cura
di Miotci Pasqualina (San Remo). L. 50.000.
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dtfi,nti famiglia Martino Dtl Signore, cura
di Del Signore Gina (Chiavaci). L. 50.000.
Borsa; Defunti flamlcJls Pad Albertin, a cura
di J\\fichele Carboni {Rimini). L. 50.000.
Borsa: Baio Samuela o Maria, a suffragio tJ
ricordo, a cura di Baio Francesca (Casate-
novo-Como). L. 50.000.
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e Sanll Sa.lC41anl, a C\\11'11 di Sala Giovannina
(Ca..olnovo-Pavia), L. 50.000.
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a cura di Antonio Rossi {Piovene Rocchette•
Vicema). L. 50,000.
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(Ca$ale Monferrato). L. 50.000.
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cura di Vuardo Luisa fu Innocente, (Por-
denone). L. 80.000.
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tclce e Santi Slllealunl, fo ringro:siam1mto e
protezio11e, a cu,- di N. N. L. 50.000.
Borsa: Marla Auslllatrlce e San G. Bosco, a
cura di F. (Cuneo). L. 50.000.
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im;oc:ando aiuti ,pirituali e malma/i per i
p-ropri fami/ian', cura di N. X. (A$coli Pi-
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in ringraziamrnlo t' suffragio dei eh/unti ddla
famiglia Rava e Roagna (Pciooca - Cuneo).
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,.;potr, a cum di Teresa Roddi. L. 50.000.
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di B. G. (Torino). L. S0.000.
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Carla (Tollegno). L. S0.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, gra:::ie della wstra
protezione, cura di Coldla Assunta (Napoli).
L. 50.000.
Bonia: Maria Auslliatrlee, S. G. Bosco e S.
D. Savio, in ringroziamtrtto e i,moc<r11do pro-
tniou, a CUJ'2 di Ernesto e Umberto Lo!-
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ruffragio, a cura dei Congiunti (Bièlla - Chia-
vaz7,a). L. S0.000.
Bona: Maria. Auslllatrico, So.nil salesiani e
anime purpntl, implorando gro:aie, a cura
di Rebont Pia (Genova). L. S0.000.
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a ,1oi, a cura di S. L. (Malnate - Var~).
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Au.iWatrlce, stco,ido le intm;;io11i di A . G.
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e Don F. Rinll.ldl, a cura di Garronc Dome-
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e clritdmdo una gr~a. • cura di Brun"
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ricordo e ruffragio, a cura della nipote
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4.6 Page 36

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