Bollettino_Salesiano_199601


Bollettino_Salesiano_199601



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IN QUESTO NUMERO
Gennaio 1996
Anno 120
Numero I
« Diamo un futuro di pace
ai bambini »: è il messaggio
della Giornata mondiale 1996.
In copertina il simpatico
augurio di un ragazzino
della Repubblica ceka
(foto di Jaroslav Uherka ).
l TIMOR EST
Un vescovo e il suo popolo
1 GIOVANI E LAVORO
Da grande voglio fare ...
di SILVANO STRACCA
di MARIO SCUDU
VERSO IL CAPITOLO GENERALE
Una svolta a favore del laicato
2 STAMPA JUNIOR
Una scommessa che si può vincere
2 TESTIMONI
Jacques Ntamitalizo
3 PROMOZIONE FEMMINILE
Donne in cooperativa sulle Ande
3 FOTOSERVIZIO
Yucatan è Alborada
di GIANNI FRIGERIO
di ROBERTO BERETTA
di MARIO VALENTE
di MARIA ANTONIA CHINELLO
di UMBERTO DE VANNA
RUBRICHE
Doc11me1110 - li P1111to Giovani - f. In llalia, 11e/ Mo11do - Lettere - : Prima Pagina - Os-
servatorio - Libri - 'S Il diario di Andrea - -, Zoom - : Cinema - j Come Don Bosco -
\\ Visto da vici110 - ( / nostri Santi - I nostri morti - Solidarietà - fil primo piano
') Timor e il suo giovane vescovo
2 · GENNAIO 1996 BS
Sil
t;/Jollettino
alesiano
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione : Maria Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duhayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Maria - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione :
Pier Bertene - Ufficio Grafico SE I
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione : La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restitu iti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Utticio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
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IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
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oltre 1O milioni di copie) in: Antille (a Santo
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Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania -
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~~~g?L:t~~~~:~
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Slovenia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
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DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
ri chiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei
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Don Bosco, Roma.

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ei giorni 30 novembre -
3 dicembre si è tenuto al
Salesianum di Roma l'impor-
giovani un orizzonte mondiale ,
facendo crescere in loro la
coscienza della generosità e
tante convegno su "Scuola Sa-
della solidarietà, necessarie
lesiana e profezia in Europa".
per trasformare il mondo . La
Giovanni Paolo Il ha fatto per-
venire a don Van Looy e ai
scuola infatti può contribuire
molto al servizio dei popoli in
partecipanti questo significativo
messaggio personale.
maggiore necessità. Voi avete
una lunga esperienza in merito:
sono numerosi gli insegnanti e
Carissimi fratelli e sorelle!
gli allievi delle vostre scuole
che partecipano a iniziative di
1. Sono lieto di rivolgermi , con
cooperazione con i Paesi in via
questo messaggio, a voi che
di sviluppo, soprattutto nei me-
partecipate al convegno euro-
si estivi. Le scuole professiona-
peo sulla scuola salesiana. Sie-
li, in particolare, hanno il merito
te venuti come rappresentanti
di aver impostato e seguito non
di tutti i Paesi del Continente, a
pochi centri di addestramento
nome delle vostre comunità, per
professionale in Paesi meno
riflettere su come contribuire ef-
sviluppati. Continuate su tale
ficacemente alla costruzione di
cammino di apertura e di soli-
una Europa che promuove i
darietà coinvolgendo gli allievi
valori culturali e religiosi della
in iniziative di promozione e di
sua storia. Ciò per imprimere
educazione, in modo che essi
rinnovato vigore al carisma
stessi diventino a loro volta edu-
educativo di Don Bosco, appli-
cato ai tempi nuovi e riletto in
Il testo integrale del Messaggio
catori delle generazioni future .
Per rinnovare l'Europa è indi-
funzione dell'educazione dei
spensabile questa apertura di
giovani di oggi. È questo un compito non facile , ma urgente. orizzonte e questa capacità di offrire le proprie risorse culturali
Per essere preparati ad affrontare le sfide del nuovo millennio,
i giovani hanno infatti bisogno di chiarezza sui valori.
ed educative al mondo intero.
5. Desidero ora indirizzare una parola particolare ai laici. Voi ,
2. La Congregazione Salesiana in Europa ha contribuito - in ol-
tre cento anni di vita - alla educazione della gioventù soprat-
tutto, an qhe se non esclusivamente , attraverso la scuola, in
modo speciale quella professionale e tecnica. Negli ultimi anni
essa ha dàto prova di vitalità aprendo nuove scuole nell'Europa
carissimi fratelli e sorelle, avete nella scuola di Don Bosco, il
compito impegnativo di essere pienamente corresponsabili nel-
l'educazione umana e cristiana degli allievi. Ecco perché siete
chiamati a formare salde comunità educative, che portino insieme
le responsabilità connesse con la gestione delle strutture e con
dell'Est. So che sono stati avviati centri professionali oltre che in l'accompagnamento di ogni alunno e alunna. Il compito edu-
Polonia, anche a Gatchina, nelle vicinanze di San Pietroburgo, cativo, infatti, non può essere realizzato dai singoli individui , ma
e ora in Bosnia, presso Sarajevo. Questo preché i figli spirituali nella comunione e partecipazione di tutti. Quanto importante era
di Don Bosco continuano a credere nell'importanza della scuola per Don Bosco la presenza dell'educatore tra i giovani : cercate,
come ambiente e mezzo efficace per la formazione dei giovani
e per la promozione dei più poveri. La scuola cattolica in
Europa ha influito nella cultura e nella vita cristiana della gente,
soprattutto preparar-1do i giovani ad essere capaci di trasformare
la società con la forza del Vangelo.
La scuola, infatti , non deve mirare solamente a dare un titolo o
a preparare per un impiego; ma deve puntare a offrire un 'edu-
cazione integrale della persona.
quindi, anche voi la vostra gioia nello stare in mezzo ai giovani!
Inoltre, cari docenti laici , voi avete un ruolo prezioso da svol-
gere nella formazione sociale e politica dei giovani. Aiutateli a
saper leggere i segni dei tempi e ad affrontare con saggio di-
scernimento la realtà nella quale vivono . Nella mia lettera
luvenum Patris (1988) ho sottolineato l'importanza di un cam-
mino educativo grazie al quale "i giovani siano forniti di una
coscienza critica che sappia percepire i valori autentici e
3. Alcuni giorni fa , parlando alla Plenaria della Congregazione smascherare le egemonie ideologiche" (n. 16).
per l'Educazione Cattolica, ricordavo che l'educazione è la co- 6. Esorto, infine, tutti a rivolgere lo sguardo a Cristo, l'educato-
municazione dell 'amore di Dio e solo chi ama sa educare, re perfetto e a imparare da Lui a dialogare con i giovani. Co-
"perché solo chi ama sa dire la verità che è l'amore" (14 no- me Gesù accompagnò i discepoli nel cammino verso Emmaus
vembre 1995). Cari insegnanti nelle scuole salesiane , per co- (cfr LC 24) , così prendete l'iniziativa dell'incontro. Ponetevi ac-
municare la verità dell'amore ai giovani, voi avete un grande canto ai giovani , percorrete la loro strada ascoltandoli ; condivi-
modello in san Giovanni Bosco. Ben cosciente era "il Santo dete le loro ansie ed aspirazioni; spiegate loro con pazienza e
dei giovani" che la scuola è un ambiente dove il giovane_ si in- amore il Vangelo, suscitando in essi l'ardore della fede che li
contra con gli amici e crea rapporti vitali con gli adulti. E per- trasformi in testimoni e annunciatori credibili del Vangelo.
tanto importante il rapporto che viene a instaurarsi tra educa- Auguro di cuore che il vostro incontro sia ricco di frutti , mentre,
tore e giovane. Per Don Bosco questo costituisce un elemento per mezzo vostro , porgo il mio affettuoso saluto alle comunità
educativo essenziale. « Educare è cosa del cuore », diceva, e educative che rappresentate. Prego il Signore - per inter-
voleva che i suoi collaboratori fossero presenti tra i giovani : cessione di Maria Ausiliatrice e di san Giovanni Bosco - che vi
una presenza non ridotta alle aule scolastiche , ma estesa a ispiri e vi aiuti a tracciare un vero profilo europeo e cristiano
ogni momento della vita, attraverso il contatto e la collabora- della scuola salesiana. A voi , che avete partecipato a questo
zione con i genitori , nella consapevolezza che l'insegnante è · Convegno, ed alle scuole salesiane dell'Europa invio volentieri
chiamato a essere un modello per i suoi allievi .
una speciale Benedizione Apostolica.
4. Questo vostro incontro, carissimi fratelli e sorelle, testimonia
inoltre che la preoccupazione della Famiglia Salesiana, è far
sì che la scuola, superando i confini di un ambiente ristretto ,
diventi una autentica palestra formativa che dischiuda ai
Z__ ·- _ Dal Vaticano,
sabato, 2 dicembre
1159
9
~
~A
~
JJS GENNAIO 1996 - 3

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- IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
DIAMO Al BAMBINI
UN FUTURO DI PACE
Dedicato ai bambini il "Messaggio di pace 1996".
Una chiamata alla riflessione e un invito alla vera accoglienza.
Negli ultimi dieci anni si calcola
che un milione e mezzo di
bambini nel mondo siano stati uc-
cisi in conflitti armati e altri 4 milio-
ni siano rimasti invalidi , zoppi , cie-
chi , con lesioni cerebrali ; 5 milioni
di bambini sono rifugiati , altri 12 mi-
lioni sono sfollati, sradicati dalle co-
munità di appartenenza.
Nei massacri del Rwanda è stato
riferito di ragazzi che non solo han-
no denunciato i loro coetanei ma
che hanno partecipato alla loro ese-
cuzione brandendo il machete. In
molti paesi del mondo i bambini
sono torturati o costretti ad assiste-
re a violenze di ogni genere, stupro
compreso .
Sono dati snocciolati dal rapporto
annuale dell'Unicef che mette il dito
su molte altre piaghe che oggi ac-
compagnano l'infanzia : la denutri-
zione, le malattie , la mancanza di
istruzione. Esiste un circolo vizioso
(povertà - popolazione - ambiente)
che impedisce a milioni di bambini
di vivere da bambini.
GIOVANNI PAOLO Il per la giorna-
ta mondiale del 1996 raccomanda :
diamo un futuro di pace ai bambini.
Si tratta di un appello davvero at-
tuale. Fuori dalle lacrime dei ro-
manzi di appendice o degli eroi da
cartoons, i bambini sono condan -
nati spesso a soffrire la violenza
degli adulti . E non di rado sono
utilizzati per consumare violenze
organizzate dai grandi : si pensi af
corrieri e ai baby killer della droga.
Nei paesi poveri i bambini soffrono
doppiamente e per loro la vita è
una avventura impietosa. Basti un
dato: in alcune zone dell'Africa, dal
25 al 30% delle donne incinte che
seguono i corsi di preparazione al-
la maternità è sieropositivo. Uno su
tre dei loro bambini nascerà con il
virus . Tutti contrarranno l'AIDS e la
4 - GENNAIO 1996 IJS
maggior parte di loro morirà prima
di raggiungere l'età di 5 anni. Fino-
ra sono stati contagiati un milione di
bambini e, in tutta l'Africa, 500 mi-
la sono già morti.
UN TEMPO, scrittori inquietanti co-
me Albert Camus si chiedevano con
sincera angoscia come si potesse
credere in Dio di fronte a un bam-
bino innocente che muore di peste.
Oggi la domanda è attuale, ma ro-
vesciata: come si fa a credere che
i bambini sono il futuro o sono il
bene prezioso della vita adulta se
poi sono i grandi a procurare indici-
bili lacrime ai bambini e alle bambi -
ne. Il Dio della vita è senza dubbio
dalla parte dei bambini ma l'incuria
e l'incoscienza degli uomini mette
in forse la loro felicità.
È ancora l'Unicef a disegnare due
possibili scenari del mondo per il
2.050. Nel primo, in una terra sfrut-
tata all'inverosimile, con un clima ir-
respirabile , un indebolimento della
resistenza fisica dell'uomo, asfissia-
to da un altissimo tasso di violenza
e di timore del futuro , gli attuali pro-
blemi dei bambini , allora non anco-
ra risolti , sarebbero davvero tragici .
Ma nelle nostre mani si trova un'al-
tra possibilità : giungere a quella
data avendo risolto tutti i più gravi
problemi che impediscono lo svi -
luppo dei bambini : istruzione, sani-
tà, nutrizione. Obiettivi raggiungibili
con politiche adeguate.
BAMBINO "PELUSCIO", se mai
sei esistito , oggi non hai futuro . Il
mondo deve ritrovare un 'anima
anche per riscoprirti come un dono
e come indicatore della cura che
tutti noi abbiamo per la creazione.
Un futuro diverso,
anche per i piccoli brasiliani.

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IJS GENNAIO 1996 - 5

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- IN ITALIA NEL MONDO
COSTA RICA
PROMOZIONE
DELLA DONNA
A SAN JOSÉ
A Costa Rica è mo lto forte
l ' emigrazione femminile dalla
ca mpagna alla città. Mi g liaia
di donne cerca no in questo mo-
do opportunitìi m agg iori, ma
spesso si bruciano nell ' impat-
to c ittadino perché non possie-
dono strumenti adatti ad affron-
tare la realtà urbana. Per rispon-
dere all 'es igenza di promozio-
ne, le Fig lie di Maria Ausi li a-
tri ce hanno aperto un istituto
professionale f·emminile. Il cen-
tro è aperto tutte le domeniche
nei locali del co lleg io Maria
A usiliatrice cl i Sa n José e ac-
cog lie ragazze e donne dai 13
ai 60 anni . L e do nne possono
sceg li ere tra d ue opportunità:
un co rso profossionale o l ' alfa-
beti zzazione d i base. Per far
fronre ai numeros i probl emi e
diffico ltà che le donne immi -
grate incontra no inserendosi in
una nuova realril cultural e, è
stato atti vato un dipartimento di
orientamento e psicologia, do-
ve è poss ibil e trovare persone
esperte per la soluzione di cas i
più difficili: educazione dei fi-
gli , abba ndono del coniuge,
abuso sessuale, e simili .
I Costa Rica. Sono dieci
le opere delle Figlie
di Maria Ausiliatrice
in questa nazione
del Centroamerica.
MORNESE è un paesino della provincia di Alessandria lega-
to al nome di Maria Mazzarello, ma è anche patria del gran-
de missionario don Francesco Bodrato, che ha guidato la se-
conda spedizione missionaria salesiana in America Latina.
L'illustre concittadino è stato ricordato nel paese in occasio-
ne della pubblicazione dell'Epistolario pubblicato a cura del-
l'Istituto storico salesiano. È stato il prof. don Brenno Casali a
commemorarne la figura nella sala comunale e nella chiesa
parrocchiale. Per le autorità e la popolazione si è trattato di
un'autentica scoperta, al punto che il sindaco senza esitazio-
ne ha proposto di intitolare a Francesco Bodrato la scuola del
paese. Singolare la biografia di questo missionario, padre di
due figli e maestro comunale. Rimasto presto vedovo, ebbe
l'opportunità di incontrarsi con Don Bosco, decidendo di farsi
salesiano, dopo aver sistemato i suoi figli a Valdocco. In mis-
sione successe a don Cagliero come responsabile dei sale-
siani d'America Latina e fu fondatore di numerose opere , an -
che delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che volle presenti nella
stessa Patagonia (nella foto il santuario di Gavi, a Mornese,
patria di Maria Mazzarello, don Pestarino e don Bodrato).
TORINO. A conclusione del-
l'Anno centenario del cine-
ma l'Associazione Nazionale
Esercenti Cinema ha fatto ri-
stampare il film Don Bosco
del regista Goffredo Ales-
sandrini (1935). La pellicola,
che è entrata nella storia del.
cinema per il suo neoreali-
smo ammorbidito dall'inten-
so afflato poetico, racconta
la storia difficile del giovane
Don Bosco. La copia è risul-
tata in ottime condizioni ed è
probab.ilmente destinata al
Museo del Cinema di Torino.
Ora è già disponibile in cas-
setta WHS, distribuita dalla
ELLE DI Cl Video.
Il giovane Don Bosco
nel film di Alessandrini.
6 - GENNAIO 1996 IJS
TORINO. Tradizionale foto di gruppo della 125 spedizione mis-
sionaria. 33 nuove coraggiose presenze (17 salesiani , 9 Figlie
di Maria Ausiliatrice e 7 volontari) destinate in gran parte all'A-
frica, ma anche all'India, Hong Kong, Sudamerica, Swaziland,
Cambogia e Indonesia, Albania e Grecia. Alla cerimonia di sa-
luto e alla consegna del crocifisso erano presenti il consiglie-
re delle missioni don Luciano Odorico, e il regionale don Gio-
vanni Fedrigotti. .

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Lubumbashi (Zaire). Dono di vita.
Padre Kiesling fa funzionare uno dei suoi pozzi.
ROMA. CORRADO GUERCIA
PROMOSSO SUL CAMPO. I
ragazzi della Banda Don Bosco
di Napoli hanno vissuto una
giornata dawero indimenticabi-
le. Ospiti del presidente della re-
pubblica Oscar Luigi Scalfaro,
dopo una visita guidata al Qui-
rinale, hanno tenuto un concer-
to nei giardini del palazzo. Do-
po il concerto e prima del cor-
diale saluto ai ragazzi , il presi-
dente ha preso sottobraccio il
maestro Corrado Guercia, in-
stancabile animatore di quei ra-
gazzi , e a sorpresa lo ha pro-
mosso "commendatore". lm-
mancabile foto-ricordo , e cola-
zione sotto gli alberi del parco.
Vi era anche Marianna, la figlia
del presidente, a fare gli onori di
casa e ad accogliere i ragazzi.
ZAIRE
I 60 POZZI
DI PADRE JOHANN
« I tredici anni in Africa sono i
più belli della mi a vita», dice
padre Johann Kies ling, un au-
striaco di 51 anni , che da arti-
giano è diventato sacerdote sa-
les iano. Nel 1982 fu assecon-
data la sua as pirazione di par-
tire per le missioni e fu inviato
in Zaire. « Penso cli avere ere-
ditato dall a mia natu ra molte
cose in comune con la menta-
lità africana», dice. «A nch' io
non mi sento perfet to e mi la-
scio guidare più facilmente dal
cuore. E mi pi ace il senso del-
la fa migli a degli afri cani , sa
molto di "sales iano"». La visi-
ta dei villaggi, che per lui so-
no ormai un a quarantina, gli
la maggior soddisfa zione.
« Passare una giornata in mez-
zo a questa gente, condividere
le loro gioie e preoccupazioni ,
celebrare la messa con loro, vi-
sitare i malati , ammini strare i
sacramenti , discutere dei loro
problemi e cercare le poss ibili
soluzioni spesso non è fac ile,
ma è bell o».
Il progetto dei pozzi per Pa-
dre Kies ling è sorto quando,
du ra nte una epidemia di cole-
ra, vide morire impotente tan-
ta gente perché mancava I'ac-
qua fresca e sana. Incoraggia-
to da varie parti cominciò a
costruire dei pozzi. Avere in
un vill agg io un pozzo di due
metri e mezzo di diametro e
pro fo ndo 25 vuol di re lavora-
re fino a otto mes i. Si scava
con le mani , e la terra si tra-
sporta coi" secchi . Poi vengo-
no fa bbricati i mattoni e si
fa nno le sponde in muratu ra.
In tal modo nel territorio dell a
mi ss ione sono sorti 60 pozzi.
Altri hanno seguito il suo
esempio e ora nella regione
ce ne sono un centinaio.
AUSTRALIA
PER I GIOVANI
LAVORATORI
Al Don Bosco Youth Centre di
Brunsw ick è stato inaugurato il
D. BEST (Don Bosco Emplo-
yment Suppor/ Team). Tra gli
invitati di riguardo era presente
il calciatore ciel Carlton Mii
Hanna, che eia ragazzo abitava
in quel quartiere e frequentava
l'ambiente salesiano. « Il D.
BEST nasce per aiutare i gio-
vani che frequentano il D 0 11
Bosco Yourh Cenlre a trovare
un impiego. Ma anche per dare
sostegno a quelli che già la-
vorano, offrendo loro la possi-
bilità cli confrontarsi sulle loro
esperienze cli lavoro », scri ve
nella sua corrispondenza Peter
Swain . « D. BEST è una rispo-
sta a un bisogno attuale nella
zona a nord della città, dove,
pur essendo migliorato nel
paese il mercato ciel lavoro, vi
sono ancora grandi problemi
per i giovani disoccupati. Si sa
che esistono in città altre orga-
nizzazioni che affrontano lo
stesso problema e il D. BEST
si serviri1 di loro e della loro
competenza. Ma si sa che molti
giovani , per un motivo o per
l'altro, non sono capaci di ri -
volgersi a questo tipo di orga-
ni smi . Ci sono dei giovani che
vengono a passare il loro tem-
po libero al D 0 11 Bosco Yo111h
Ce111re, e a volte hanno la ne-
cessità di fa re un passo in più e
di ri volgersi agli educatori per
altre loro es igenze: di un aiuto
fi nanziario, cli alloggio, di con-
siglio, cli ricerca di un posto di
lavo ro ». li D. BEST sarà diret-
to dal salesiano laico David
O' Brien. li giorno dell ' inaugu-
razione ha ricordato ai giovani
e alle autoritt1 presenti l'opera
cl i Don Bosco a fa vore degli
apprendisti . E ha assicurato
che i salesiani accettavano la
sfida di aprire un 'opera che si
prospettava impegnativa e dif-
fi cile. Ha tagliato il nastrn Mii
Hanna, che tra i giovani gode
cli una grande popolarità.
I Brunswick (Australia). Jenel e Andrew con il direttore
del D. BEST David O' Brien. In alto, il giocatore
Mii Hanna tra giovani e salesiani.
Ha inaugurato il D. BEST di Brunswick.
JJS GENNAIO 1996 - 7

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~
TTERE
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IL BOLLETTINO
SALESIANO?
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sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
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salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
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scono alcune centinaia di copie
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lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi edi copie che vanno
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ficiente che ce lo faccia sapere e
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Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - GENNAIO 1996 BS
SERVIZIO MILITARE con fo rza in difesa della obie- serv1 z10 civile solo per ev itare
O SERVIZIO CIVILE?
zione cli cosc ienza e ciel servi-
zio sostitutivo civile. Si afferma
quello cli leva; come è altrellan-
to discutibile l'affermazione che
Una realtà che ha diviso i let- che gli obiettori sono delle per- lo stesso se1v izio civ ile sia im-
tori. La nostra rubrica questa sone che "rifiutano e vanno in prontato sull'anticostituzionali-
volta apre tutto lo spazio alle cerca cli puerili scappatoie, per- tà. Ritengo inoltre che l'obiello-
loro opinioni.
ché la disc iplina, l'ordi ne, il ri- re non sia "contrario a ogni re-
spello, le leggi , la fedeltà danno gola cli buon costume" e meno
HO DIFESO LA PATRIA. noia". Sono uno studente uni- che mai manchi cli rispetto alle
« Da molli ssimi anni ricevo il ve rsitario, profondamente catto- cosiddette "autorità precostitui -
BS e scrivo in riferimento all'ar- lico, e sono obiettore cli coscien- te", le quali, in gran parte, con-
ticolo apparso sul n. 5 ciel mag- za in servi zio civile presso una siderano il tempo del servi zio
gio J995, avente per titolo " In- cooperativa che si occupa ciel militare cli leva come un perio-
vece del servi zio militare" cli recupero cli minorati psico-fisi- do nel quale spadroneggiare sui
Antonello Ronca. È la seconda ci e dei tossicodipendenti . 11 la- giovani , e questo è inammissi-
volta, in un periodo cli tempo ab- voro è impegnativo e non ri ten- bile in un paese in cui vige lo
bastanza breve, che si risalto go affatto cl i ave re scelto una staio democratico. La cronaca,
a ch i svolge il servizio civile. ~omocla scappatoia al servizio del resto, ci ha dato, in un pas-
Secondo il mio modesto parere militare. Ho preferito impegna- sato non troppo remoto, delle
ci sarebbe l'oppo1tunità cli dare re un an no della mia vita venen- sconcertanti noti zie in proposi-
lo stesso risalto a chi fa il pro- do in ai uto a chi verame nte ne to. Questa non è ce1to discipli -
prio dovere in difesa della pa- ha bi sogno, piuttosto che stare na! Tutti sanno invece quali lo-
tria, svolgendo il se1v izio mili - in una sq uallida caserma e ave- devoli attività svolgono gli o-
tare·. Chi scri ve ha av uto l'onore re l' impressione cli lavorare per biellori : animazione negli orato-
cli se1v ire la patria arruolato nel- un enorme apparato a servi zio ri , sostegno nelle case-fami glia
le truppe alpine e oggi è fiero cli de ll a guerra. Ho prefer ito ren- e nelle comunità cli ricupero tos-
essere il padre cli un alpino at- dermi utile con gli handicappati sicodipendenti, ai uto negli ospe-
tualmente sotto le armi. l nostri e gli emargin ati piuttosto che da li , man forte nella protezione
soldati sono accorsi in difesa cli sostenere gli interess i dei mili- civile, nella di fesa dell'ambien-
popolazioni che ne avevano ne- ta ri . Ed è semmai a chi è dispo- te e altro. Se questo non è impe-
cessitì1, in Libano, in Somalia e sto ad im parare a uccidere e a gno, mi si elica cos'è! L'obie-
in altre località. dove purtroppo essere ucc iso, e a chi pretende zione cli coscienza, e per riflesso
le belle parole e la buona vo- cli insegnarglielo, che andrebbe il servizio ·civ ile, è una conqui -
lontà cli tanti dovevano avere il chiesto quali siano i suoi "pro- sta della nostra civi ltà e come
supporto cli qualcuno che impu- fondi " convincimenti morali, re- tale va difesa e sostenuta».
gnasse un 'arma. Papa Wojtyla
in occasione cli una visita alla
Cecchignola nel I989, ebbe a
elogiare .il servi zio militare rite-
nendo giusta la di fesa dell a pa-
tria dagli attacchi esterni ; che
dire cli Teresio Olivelli, ufficiale
delle truppe alpine ed eroe della
resistenza, morto in campo cli
prigionia per il quale è in corso
la causa cli beatificazione? Con
tutto il rispetto per coloro che
veramente scelgono cli essere
obiettori e operano in aiuto dei
più bisognos i, potrei ci tare cli-
·versi esempi cli taluni che hanno
fatto questa scelta per con-
venienza e sono aclclelti a fare i
centralini sti o cose ciel genere
presso la sede cli un municipio o
svolgono mansioni cli tutto ri po-
so presso enti o associazioni ».
li giosi e fil osofic i».
Ma1111el Fabrizio Sirignano.
Napoli
UNA CONQUISTA DI CI-
VILTÀ. <<I-lo 22 anni e svolgo,
atlualmente, il servi zio civile
sostitutivo cl i quello militare.
Due sono le ragioni che mi han-
no spinto a contattare la vostra
redazione e ambedue nascono
dalla lettura che, eia qualche
tempo, mi piace fare del Bollet-
tino Salesiano: I) gradirei rice-
vere il vostro mensile per conti-
nuare ad avere informazioni utili
anche quando non sarò più in
una comunità salesiana. 2) Ho
!etio sul numero cli giugno la
lellera dal titolo "Obiettori e
servizio alla Patria" e sono ri-
masto sbigotlito dinanzi a tanta
Roberto Romeo, Messina
UNO SU UN MILIONE. « A
proposito dell a rubrica " Lette-
re", interessante perché, oltre
a essere informativa, è anche
istrutti va, noto che forse sareb-
be utile commentare o dare una
ri sposta a tutte le lettere e non
so lo ad alcune. A proposito cli
"Obiettori cli coscienza e servi-
zio all a Patria" (BS cli gennaio
e cli giugno), va ricordato che il
numero cli coloro ai quali vera-
mente ripugnano le armi è es i-
guiss imo, meno cieli ' uno su un
milione (sì e no 8 per tutta l' Ita-
lia): tutti i rimanenti "obiettori"
sono solo dei furbastri che ipo-
critamente "ci marciano", come
suol dirsi in romanesco. Anni
or sono, in fa tti , quando spuntò
Paolo Calzi, Ber ceto (Pr) prepotenza ideologica. Credevo questo singo lare fenomeno, i
che la nostra civile società aves- controll i per l'accertamento sul -
NESSUNA SCAPPATOIA. se raggiunto un grado cl i matu- l' autenti cità de ll 'obiezione di
« In ri fe rimento alla lettera: razione tale eia evitare simili ar- coscienza erano rigoros iss imi :
"Obiettori e serv izio alla Pa- gomentazioni . Non corrisponde adesso invece basta dir sempli-
tri a", pubblicata sul BS cl i giu- certo a verità il fatto che molti cemente "sono obiettore" e su-
gno, non posso non intervenire giovani chiedono cli svolgere il bito si è riconosc iuti come ta li.

1.9 Page 9

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Il Cardinale Martini ha detto
che gli obiettori "sono i giovani
migliori ": per fortuna il nostro
arc ivescovo cast rense, mons.
Marra, arrampicandosi sugli
specchi e con acrobatica dialet-
tica ha ridimensionato l' incau-
ta e iperbolica defi nizione del-
l' arcivescovo di Milano! Pur-
troppo - e non è un mistero - si
sta facendo di tutto per la disin-
tegrazione delle nostre Forze
Armate, forse una delle poche
istituzioni ancora sane, integre,
vegete e salde, cercando di mi-
narne l'alto prestigio di cui han-
no sempre goduto: nel pubbli-
co è andato così di ffomlendo si
sempre più un sentimento di av-
versione verso la vita militare.
Sintomatica la risposta di un
giovane diplomato consigliato a
concorrere per l'ammissione in
Accademia: "Vita militare? Per
carità! Alla larga! Mai e poi
mai: c'è di sciplina! " Voglia
perdonare questo mio sfogo; ma
può facilmente immagi nare la
tri stezza che ci procura lo sfa-
sciante e turpe andazzo cli que-
ste nostre italiche vicende ».
Francesco Stippelli ,
magg iore generale
arma aerona utica, Ro111a
LA CHIESA NON TACE.
« Sono un cauolico praticante.
Lo dico per chiarire la mia con-
testazione. Aspettiamo eia decen-
ni da parte del Papa e della Chie-
sa una parola cli simpatia e di in-
coraggiamento verso i giovani
che scelgono il servizio civi le,
ma non arri va. Siamo tanti avo-
lere che questa nobile e cristia-
na scelta, fondata sull ' utopica
aspi razione a eliminare gli eser-
citi sia ufficialmente incoraggia-
ta. Come mai questo si lenzio?».
Fran cesco ReboÌ-c1,
Campomorone, Genova
Ricordia1110 che quando le let-
tere sono troppo lunghe, siamo
costrelli a ridurle, anche sefac-
ciamo del 11ostro meglio per
non tradirne il contenuto. In vi-
tiamo poi il signor Fra11cesco e
gli altri a leggere il 11. 23 11 del
Catechismo della Chiesa Catto-
1ica; e soprallul/o il nuovo Ca-
techismo degli adu lti della CE! ,
dove si dice: « .. .risalta il si-
gn//ìcato educativo che può ave-
re la sceila degli obiellori di co-
scienza di testimoniare il valo-
re della non violenza sostituen-
do il servizio civile a quello mi-
litare, senza peraltro recare
pregiudizio al valore e alla di-
gnità del serFizio dei militari
quando opera110 come "servito-
ri della sicurezza e della liher-
dei loro popoii"» (La verità
vi farà liberi , 11 . 1040). Si è ap-
pe11a concluso il / 995, "Anno
della tolleranza". Crediamo che
in questo spirito dive111i impor-
tante rispellare la li/Jer1à di co-
scienza di cia.1·c1uw e dare ai
due servizi uguale dignità e con-
siderazione sociale. Ma an che
pari tra/lamento giuridico.
Così ha visto la colomba della pace l'umorista Summers.
BS DOMANDA
LA DOLCE MORTE lo accettata come inevi-
«Avete parlato di bioetica tabile. Identica consape-
(cf. BS/febbraio). Tutto volezza deve limitare il
bene. Ma mi pare che me- cos iddetto "accanimento
ritasse un po ' di attenzio- terapeutico": I'ineluttabi-
ne anche una realtà colle- lità della morte cli fronte
gata con la vita: quella all'impiego di cure insi-
dell'eutanasia. Ogni tanto stite non piL1 in grado cli
si sentono delle statistiche dare dei risultati .
dal nord Europa che fan- Il confine è sotti le, ma la
no rabbrividire» (Marile- condanna dell'eutanasia
na Sca,pa, Udine).
deve essere netta: ogni
scivolamento dal rifiuto
Risponde Alessandro ciel principio a una valu-
Risso (*). È vero, non so- tazione sulla qualità della
lo il primo istante di vita, vita va espresso sul na-
il concepimento, suscita scere: interrogarsi "sul-
tanti problemi etici , ma 1'es istenza non più degna
anche l'ultimo, la morte. cli essere vi ssuta" ri schia
Al convegno "Homo ·vi- di scivol are per chine
vens est g loria Dei", te- mostruose. Le infermiere
nutosi in Vaticano, ha im- austri ache che uccideva-
pressionato il dato su l- no con iniezione letale
l'eutanasia in Olanda, do- nel sonno i vecchi malati
ve non è penalmente per- che " rompevano", il por-
seguibile il medico che la tantino italiano c he acce-
pratica con iI consenso lerava la morte cli ricove-
del mal ato: 25 mila ogni rati in coma per intascare
anno, un decesso su cin- la mazzetta eia imprese
que. M a anche in altre funebri , le rapide morti
parti d'Europa l'eutana- seguite da poco chiari
sia a volte ha delle im- espianti di organi, non
pennate d ' interesse pre- sono fantasie da libro
occupanti .
g iallo, ma cronaca.
Chi accetta l'idea della L'eutanasia ai malati ter-
"dolce morte" la g iustifi- minali, poi ai pazzi nei
ca come estremo rime- manicomi e agli handi-
dio alla scomparsa della cappati grav i "che costa-
speranza, ag li spasmi del no alla collettività" senza
dolore, alla disperazione trarne beneficio - per ar-
dell'abbandono. Dive nta rivare a chi è mi sero, " in-
una "morte pietosa", che feriore" per razza, o non
spesso i familiari , i figli corrispondente a modelli
stessi del malato, des ide- prestabiliti - non è fa nta-
rano per evitare un 'ago- scienza. È storia. Di que-
nia o per accorc iarla.
sto secolo. Nella civile
Malgrado ciò il giudizio Europa.
morale sull'eutanasia è
o
netto : la morte non deve (*) Autore clell 'anicolo pub-
essere cercata o procura- blicato nel numero cl i feb-
ta in nessun modo, va so- braio.
IIS GENNAIO 1996 - 9

1.10 Page 10

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L'azione di un giovane vescovo salesiano a favore della riconciliazione
UN VESCOVO
E IL SUO POPOLO
di Silvano Stracca
Durante le dimostrazioni
di piazza monsignor
Belo scende tra i giovani
e con un megafono
li in vita alla calma.
«Dobbiamo educare
i giovani al perdono
e al rispetto dell'uomo»,
dice.
<<S ti amo morendo come nazione
e come popo lo ». Da anni do n
Carl os Fili pe Xi menes Belo, vesco-
vo sales iano di D iii , ri assume in que-
sta frase la tragedi a d i Timor Orien-
tale. Tutto ini ziò nel 1975 dopo la
" rivol uzione dei garofani " a Li sbo-
na e il ritiro delle truppe coloniali
portoghes i. L'Indonesia occ upò mi-
litarmente l'ex avamposto lusitano
nel Mar dell a Sonda e l'anno suc-
cessivo dichi arò Timor Est sua ven-
tisettesima prov inc ia. L' ONU con-
dannò l'invasione e non ha mai rico-
nosciuto l'annessione dell ' isola che
olandesi e discendenti di Magell ano
s'erano divisi a metà.
Da all ora, in questa terra dimenti-
cata, la gente muore tra I' indiffere n-
za cie l mondo. Anche l'anno scorso
nuove vittime si sono agg iunte alle
200 mil a causate dal pugno du ro di
Jakarta. Qu ando Giovanni Paolo II
vis itò Timor Est nel! 'autunno de l
I989, un gruppo cl i giovani arrivaro-
no sin sotto l'a ltare gridando: « Viva
il Papa. Viv a Timor Est. Qui sof-
friamo ». Innalzavano uno stri scione
con la scritta: "Santo Padre, il Fretilin
ti sa luta". Il Fretilin è il mov imento
ri vo luzionario che si batte per l' in-
dipendenza. Uno spesso po lverone
10 - GENNA IO 1996 BS
1Y1ons. Carlos Filipe Ximenes Belo, 48 anni , è di Uailacama (Timor Est).
E diventato amministratore apostolico di Diii a soli 35 anni.
nascose subito i giovani agli occhi
ciel Papa. La polizia non aveva tarda-
to troppo ad intervenire bruscamente.
L'epi sodio ebbe, naturalmente, va-
stissim a ri sonanza. M a l'attenzione
de ll ' opinione pubblica in ternaz iona-
le si posò solo per un attimo su Timor
Orientale . E il si lenzio scese di nuo-
vo sul suo popolo sotto il giogo indo-
nes iano. Di tanto in tanto, i grandi or-
gani d ' info rmazione hanno dato qual-
che noti zia d i crude li campagne mi-
litari degli occupanti contro g li uo-
mini che combattevano per la liber-
tà e l'a utodeterminazio ne . Nell 'au-
tun no '92 venne arrestato Xanana
Gusmao, l'ideologo di Fretilin. Fu un
duro colpo per chi non si rassegnava
a v ivere sotto la band iera cli Jakarta.
Non tutte le voc i però fu ro no spente.
Anz i, que ll a del g iovane vescovo di
Diii , la capi tale, si levò ancora più
fo rte a chiedere agli indones iani il
coraggio d i una so luzione pac ifica .

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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nella sua isola. Anche quest'anno lo hanno proposto al Nobel per la pace.
Il 2-5 giugno 1995, per la prima vol -
ta, 28 leaders timoresi si sono incon-
trati a Schlaining , in Austria, sotto gli
auspici dell'Onu . Attorno al vescovo di
Diii si sono ritrovati 14 leaders prove-
nienti da Timor Est e 14 provenienti
dalla diaspora in Portogallo, Australia,
Macao. I partecipanti hanno ricono-
sciuto , nella dichiarazione finale , "l'in-
calcolabile contributo della Chiesa cat-
tolica a Timor Orientale" per la promo-
zion e del dialogo. In particolare, è sta-
to sottolineato come le proposte con -
crete suggerite di mons. Belo siano in
grado "di migliorare le condizioni di vi-
ta sia fi siche che spirituali del popolo
di Timor Est".
D
IL GIOVANE VESCOVO
Nell 'estate del 1983, quando il tren-
tac inquenne don Carl os era stato no-
minato amministratore apostolico del-
la diocesi timorese, molti anche tra
il clero lo consideravano fil o-indone-
siano, quas i un collaborazionista. Do-
dici ann i di impegno sul campo han-
no rovesc iato quel gi udi zio. Memo-
rabile la lettera pastorale del 17 set-
tembre 199 1. In un clima cli aperto
confl itto tra indipendentisti e fa vo-
revoli all 'i ntegrazione con l'Indone-
sia, mons. Belo si ri volgeva a tutte le
parti in causa per invocare una vi a
d ' uscita che, salv aguardando gli in-
teressi di ogni parte, non andasse in
ness un modo a di scapito della "con-
tinuità del popolo cli Timor Est come
enti tà s'torica". Cancellando le radi ci
cul turali di una popolazione in stra-
grande maggioranza cattolica, men-
tre gli indonesiani sono musulm ani .
Nell ' inverno del '94, un deputato
del Congresso americano propose per
la prima volta il piccolo pres ule ti -
morese per il Nobel per la pace. Pa-
ragonandolo al Dalai Lama. Con il
leader buddista tibetano don Carl os
ha in comune la fidu cia nel di alogo
e nella non violenza. Se Timor Est
raggiungerà prima o poi I' indipen-
denza, molto dov rà a questo salesia-
no oggi quarantottenne. « Siamo un a
piccola mezza isola lontana da tut-
ti», ama ripetere con tono pacato, ma
deciso. « I nostri diri tti non sono sta-
ti salvaguardati. Non abbiamo liber-
tà di parol a, cli avere idee diffe renti ,
di dire ciò che ci piace essere. Sia-
mo come in prigione. Il mondo deve
prendere in considerazione che an-
che una piccola nazione ha il diritto
cli esistere, ha diritto ali 'autodetermi-
naz ione» .
QUASI-NOBEL
Il 5 otto bre, ali 'ONU, il Papa ha
detto che è giunto il tempo di scri-
vere, dopo la carta dei diritti cieli ' uo-
mo, la carta dei diri tti delle nazioni .
In quei giorni mons. Belo era in Eu-
ropa ed i giornalisti di tu tto il mon-
do lo assedi avano di richieste d' inter-
viste. Ma la commissione per il Nobel
ciel parl amento norvegese era, come
tantissimi , sotto lo shock cli Muru-
roa. l test nuclea ri fra ncesi nel Pac i-
fi co allontanarono il più prestigioso
dei riconosci menti internazionali dal
leader spiri tuale e morale del picco-
lo popolo timorese.
«La Chiesa cerca di essere la voce
di coloro che non,hanno voce», spie-
ga don Carlos. « E un 'azione diffici-
le», aggi unge, riferendosi alle viola-
zioni dei diri tti umani perpetrate dai
soldati occupanti . Arresti arbitrari , tor-
ture, esecuzioni senza processo, spa-
rizioni , lastricano la vi a e la vita del
popolo di Timor Est. L' impegno in-
stancabile di mons. Belo ha raccolto
il consenso dell 'ONU, cli Bill Clinton,
di decine e decine di conferenze epi-
scopali del mondo, di centinaia di
leaders religiosi non cattolici. All ' ini-
zio di giugno del '95, il segretario ge-
nerale delle Nazioni Uni te, Boutros
LA CHIESA A TIMOR EST
La diocesi di Diii è l'unica di Timor Orientale, con una su-
perficie di oltre 14 mila kmq e quasi 700 mila cattolici su
oltre 830 mila abitanti. Comprende 30 parrocchi e, 78 ope-
re missionarie, 167 istituti educativi. I sacerdoti sono più di
70: una trentina i preti diocesani e 45 i religiosi, tra i quali
Salesiani , missionari del Verbo Divino, Francescani, Clare-
ti ani . Ci sono 182 relig iose di 18 congregazioni, tra cui le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. I seminaristi sono 54 distribuiti tra 3
seminari maggiori fuori di Timor Est. Ci sono ancora 70 se-
minaristi minori e numerosi gruppi di laici ben organizzati.
Mons. Belo con il figlio di Xanana Gusmao,
leader in esilio
del movimento di liberazione Fretilin.
IJS GENNAIO 1996 11

2.2 Page 12

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Il vescovo tra la sua gente. La Chiesa a Timor dà voce
a chi soffre arbitri, torture, esecuzioni senza processo .
Mons. Belo durante l'intervista,
nella sede dell'Agenzia Salesiana di Roma.
Gha li , lo ha invitato come osservato-
re al primo incontro intertimorese, in
Austria, sul futuro di Timor Orientale.
IL PAPA È CON TIMOR
Mon signor Belo, gli chiediamo, lei
ha una proposta concreta per la so-
luzione della crisi di Timor Est?
« lo non ce l' ho. La ri sposta deve
veni re dalle Nazioni Unite, perché il
problema cli Timor Orientale è in di-
scussione a livell o internazionale. Le
Nazioni Unite devono individuare
ciò che è meg li o per l'av venire del
nostro popolo. Noi come Chiesa la-
voriamo per la pace, per il ri spetto
dei diritti umani e anche per iI rico-
noscimento dei diritti dei popoli e
dell e nazioni , come ha chiesto il San-
to Padre nel suo discorso all 'ONU ».
L' azio11e della Ch iesa 1i111orese ha
I' incoragg iamenlo e il sostegno del
Papa ?
«Giovanni Paolo Il ci è sempre sta-
to vicino. Ha mostrato in molte occa-
sioni la sua solidarietà col popolo e
con la Ch iesa di Timor Est. Quando
nell 'ottobre '89 ha vi sitato la nostra
terra , ha riportato nell a geografia
mondial e il nome di Timor Orientale
che era stato cancellato. Anche l'ulti-
ma volta che l'ho visto, mi ha detto:
"Prego notte e giorno per il popolo di
Timor Est". Il cuore ciel Santo Padre
soffre con quell o dell a mia gente».
Lei viene accusalo dai suoi crilici di
esagerare la gravità della situazio11e
per motivi politici ed i111eressi di parte.
Come ri,1ponde a queste accuse?
« Quello che ho cercato cli fare si-
nqra, e sto continuando a fare, è solo
di lavorare per il ri spetto dei diritti
umani . Parlo so prattutto di pace e di
ri conciliazione ed è inevitabile che
12 - GENNAIO 1996 TIS
finisca anche per denunciare situa-
zioni che ri spondono a verità. Per-
ciò mi accusano. Ma impegnandomi
per il ri spetto dei diritti umani , io
prendo le parti cli tutti, non solo di
un gruppo o cli una parte ».
Dunque, un 'opera di media zione?
« Sì. Il 15 giu gno dell 'anno scorso
ho incontrato a New York il segreta-
rio generale dell ' ONU per oltre venti
minuti. Boutros Ghali mi ha chiesto
di essere mediatore tra i partiti e tra
la gente. Ciò mi ha spinto a impe-
gnarmi ancora cli più . Sento che ele-
vo lavorare cli più per la pace, la ri -
conci li azione e l' armonia tra tutti gli
uomini nel mio paese >~ -
La sua azione incontra ostacoli 11el-
la con11111i1à timorese e tra i leader.i·
politici ?
« È diffic il e perché c'è divi sione
tra la comunità e tra i leaclers. La clas-
se diri ge nte è molto divi sa tra qu elli
che vog li ono l' integrazione con l'In-
donesia e quelli che vogliono l' auto-
determinazione. A Natale ciel '94 ho
sc ritto un a nota pastorale nell a qua-
le invitavo i politici timores i a ri ce r-
ca re l' unità, superando le divi sioni .
Finché non avremo una classe diri-
gente unita, non avremo mai la so-
lu zione del problema ».
Tra i giova11i. soprattutto, cresce la
tentazione della Fiolenza ?
« Purtroppo. Nel settembre scorso,
in occas ione cli un a so ll evazione po-
polare, sono sceso nell e strade cli Di-
li con un megafono per fermare i gio-
vani , invitarli alla calma, a tornare
nelle case. Così ho sempre fatto quan-
do ci sono dimostrazioni. Allora le
autorità militari , il capo dell a poli -
zia, il governatore vengono a chi e-
dermi cli scendere in pi azza per par-
lare direttamente ai giovani. Ma que-
sto non basta ad arg inare il malesse-
re politico, sociale, econom ico».
Intra vede qualche apertura nel
governo di .fakarta?
«Sfortunatamente, no. Nei miei in-
terventi pubblici più volte ho eletto ai
governanti indones iani : sediamoci a
un tavolo, dialoghiamo, confrontia-
moci. Ma loro non vogliono. Insisto-
no che la gente deve accettare l'attu a-
le situazione, l'integrazione. E l'In-
dones ia è una potenza con un peso
rilevante nel mondo islamico. Que-
sto influisce sulla comunità interna-
zionale, sulle stesse Nazioni Unite ».
Non ha paura di correre qualche ri-
schio?
« Il ri schi o esiste sempre quando
concedo interviste come questa. C'è
la poss ibilità cli non poter rientrare a
Diii , di essere costretto a rimanere in
Europa. Nel settembre scorso, un cen-
tinaio cli Ul ema mu sulmani indone-
siani hanno redatto una forte dichia-
razione contro cli me. A Jakarta c
stata anche una dimostrazione di uni-
versitari che chiedevano la mia espul -
sione. Timori per la vita? Ho av uto in
passato due volte delle minacce. Vo-
levano tenclem,i delle imboscate men-
tre ero in viagg io nel paese, ma non
è accaduto nulla ».
La popolazione purtroppo è divisa:
lo è anche la Chiesa limorese?
«Il clero timorese vuole la libera-
zione cli Timor Est, mentre i preti in-
dones iani sono per l' integrazione. I
miss ionari stranieri rimangono neu-
trali . Come vescovo ho il dovere di ri-
conciliare il mio presbiterio. È diffici-
le. Se non parlo male ciel Freti(in , gli
indones iani mi accusano d'essere un
vescovo rosso. Se non parlo contro
l' Indonesia, gli altri dicono che sono
un vescovo onnai venduto a Jakatta ».
Silvano Stracca

2.3 Page 13

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~~!---.-...--1":'1''"'-~-r'V'-"9'
~""
'
PRIMA PAGINA
Francesco Maraccani
PRESENTI IN BOSNIA
E IN MANCIURIA
Nuove fondazioni salesiane nel 1995. Uno sviluppo costante
in ogni parte del mondo per una presenza più efficace verso i nuovi giovani.
Interviene il segretario generale della congregazione.
A nche nel 1995 è continuato lo sviluppo della to una storia gloriosa nella vita salesiana di quella na-
missione salesiana nel mondo. Sono state zione. Ciò fa parte dei cambiamenti che sopravven-
complessivamente 30 le nuove presenze salesiane gono nella vita sociale ed ecclesiale, specialmente
avviate in quest'anno , distribuite nei cinque conti- nella condizione giovanile, che rendono necessario an-
nenti : 12 in As ia, 6 in Africa , 6 in Europa, 3 in che il rinnovamento delle opere.
America , 3 in Oceania (Australia e Papua Nuova I criteri che guidano i superiori nella scelta delle ope-
Guinea). Alcune aperture sono particolarmente signi- re , e nell'eventuale loro soppressione, oggi si soglio-
ficative , anche per il loro carattere "pionieristico", nel no esprimere con la parola "significatività". Sono i cri-
senso che rappresentano il primo ingresso dei sale- teri ben descritti negli articoli dal 40 al 43 delle nostre
siani in paesi nuovi. Tra queste ricordo , in modo spe- Costituzioni, che privilegiano i bisogni della gioventù,
ciale : l'inizio della presenza salesiana in Bosnia-Erze- soprattutto la più povera, negli specifici contesti socia-
govina a Zepce, non distante da Sarajevo ; l'avvio del- li ed ecclesiali. A don Egidio Viganò piaceva parlare
l'opera salesiana nel Ciad , a
di "criterio oratoriano", facen-
Sarh , e nel Malawi , a Chilin-
do riferimento ai criteri stessi
de-Lilongwe , nell 'ambito del
che guidarono Don Bosco
"Progetto -Africa"; l'ingresso
nel fondare il suo Oratorio.
dei primi salesiani - dalla
Corea del Nord - in Manciu-
LA NUOVA FRONTIERA
ria , a Yanj i; e il permesso
DELLA CINA. Per il "Proget-
dato per il progetto della pri-
to-Cina" i passi sono ancora
ma opera nell'Eritrea (Deka-
piccoli : oltre all 'insegnamen-
méré) . Si è cominciato an-
to della teologia da parte di
che a studiare le possibilità
di entrare in Romania.
nostri professori salesiani di
Hong Kong in alcuni semi -
Tra le aperture importanti
1 nari della Cina continentale
non si può dimenticare l'avvio
e ai conseguenti contatti e
di due nuovi noviziati : nello
incontri più frequenti , si è in-
Sri Lanka, a Dombawinna, e
' tensificato il lavoro a favore
I in Russia, a Oktiabrskij.
CHIUSURA DI OPERE. Nel-
Yakutsk (Siberia). Nuova presenza salesiana.
dei figli di lebbrosi e di altri
ragazzi bisogno si nel sud
della Cina. Purtroppo non è
l'anno c'è stata anche la chiu-
Nella f_oto, battesim<? d_i una mamma
stato ancora possibile im-
sura di alcune opere o attivi-
e, subito dopo, del figlio.
piantare un'opera stabile nel
tà, ritenute non più rispondenti alle mutate condizioni continente . Ma rimangono aperti gli orizzonti . E ci
dei luoghi. Sono 14 le case soppresse nel 1995: in sono confratelli che già hanno chiesto di impegnarsi
vari casi si è trattato di piccole presenze o di opere nel "Progetto-Cina" e si stanno preparando.
la cui attività era già stata sospesa.
Certo , si è avviato il processo per un ridimensiona-
mento ed anche la chiusura di opere che fanno
parte della nostra storia salesiana. Si pensa subito a
Lanzo Torinese, una delle prime case aperte da Don
PER QUANTO RIGUARDA L'EST EUROPEO, men-
tre continua lo sviluppo , si cerca di consolidare la
presenza salesiana, un po' in tutti i paesi . La costitu -
zione della Circoscrizione Est ha molto aiutato que-
Bosco , dove è stata data l'autorizzazione per un ridi- sto processo. Un chiaro segno di vitalità è il buon nu-
mensionamento, che comporterà anche l'alienazione mero di vocazioni , con l'apertura di un proprio novi-
di immobili che risalgono ai primi tempi della nostra ziato, vicino a Mosca. Sono 15 i novizi presenti. Que-
Società. Ricordo pure il permesso dato per la chiu- sto è davvero speranza di futuro .
sura della casa di Maynooth, in Irlanda, che ha avu -
IJS GENNAIO 1996 - 13

2.4 Page 14

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Una panoramica sulle nuove possibilità occupazionali. L'impiego
DA GRANDE
di Mario Scudu
Alla vigilia del 2000
VOGLIO FARE. a chi ricerca impiego
•• viene richiesta
prima di tutto
una formazione
professionale
specializzata.
Ma anche flessibilità,
adattabilità
e intraprendenza
personale.
ti lavoratori in q uesto settore perciò
dovranno acq ui si re conoscenze spe-
cifiche.
La necessità d i avere più cono-
scenze poss ibili varrà nel futuro ne l
settore industriale e nel terziario sem-
pre di più per ogni tipo di profess io-
ne. Quelli che rimarranno ai li ve lli
bass i cli istruzione si troveranno sbar-
rata la strada verso un numero e nor-
me d i mestieri poss ibili.
Il computer è impiegato ormai
in ogni settore di lavoro.
S ta soffiando forte il vento della ri-
vo luzione infom1atica. G li esper-
ti ci dicono che ci stiamo avv iando
verso una società post-industriale. Se-
condo l' ISTAT nei prossimi dieci an-
ni continuerann o a cambi are i settori
tradi z ionali : anche l'agrico ltu ra di -
venterà più industrializzata e infor-
matizzata. Il settore agrico lo passerà
dal 7 pe r cento al 5 pe r cento, quello
industri ale dal 37 per cento al 28;
mentre quello terziario a umente rà
sensi bilmente dal 60 per cento di og-
gi fi no al 67 per cento. Questo non si-
gnifica che l'agricoltura sparirà, per-
ché non potremo certo mangiare parti
meccaniche made in Fiat o computer
Olivetti. Vuol dire invece c he anc he
l'agricoltura diventerà più industri a-
li zzata e info rm ati zzata. Gli asp iran-
14 - GENNAIO 1996 IJS

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dell'informatica caratterizzefà gran parte della vita lavorativa del futuro.
I Chi rimane a livelli bassi
d'istruzione avrà sempre
più difficoltà a trovare impiego.
ci, ecc.), di geo-economisti , cioè di
tecnici cli localizzazione industriale,
aree attrezzate, parchi scientifici e
tecnologici. Troveranno lavoro anche
gli esperti di interconnessione di si-
stemi informatici complessi, di tele-
diagnostica e teleassistenza e telela-
voro, e i gestori di banche-dati. Que-
ste sono alcune delle professioni nuo-
ve o emergenti. Esse conviveranno
anche nel futuro accanto a professio-
ni tradizionali e a quelle manuali
che diventeranno però sempre più
qualificate a causa del passaggio alla
società telematica e post-industriale,
con sempre più accentuata caratte-
rizzazione terziaria.
ESPERTI
IN COMUNICAZIONE
E TURISMO
A SERVIZIO
DELLA QUALITÀ
DELLA VITA
Nuove possibilità di occupazione
arriveranno nel settore del! 'ecologia.
Stiamo diventando esigenti: voglia-
mo non solo la quantità, ma anche la
qualità di vita. Si richiederanno esperti
di risparmio energetico, di energie al-
ternative, di depurazione delle acque
e trattamento fanghi, di competenti
nel risanamento di mari , laghi, fiumi
e di antinquinamento marino (porti,
baie, coste). Non solo l'acqua, anche
l'aria dovrà essere monitorizzata me-
diante rilevamenti costanti. Ci vorrà
gente competente nella gestione del-
la raccolta differenziata e nello smal-
timento dei rifiuti solidi urbani. Ver-
ranno richiesti anche esperti VIA (va-
lutazione impatto ambientale), che
collaboreranno alla progettazione di
grandi infrastrutture. Infine si cerche-
ranno ispettori ambientali , cioè per-
sone che vigi!lno sull ' osservanza di
leggi e regolamenti di rispetto am-
bientali .
AAA AZIENDA
MECCATRONICA
ASSUME OPERATORI
Tra le nozioni di base per i giova-
ni che lavoreranno nel Terzo Millen-
nio vi è certamente quella di saper
usare il computer. Questa conoscen-
za sarà sempre più richiesta a tutti , e
in ogni professione. Saranno richie-
sti operatori contabili informatici e
operatori di segreteria informatica.
Nella fabbrica moderna ci sarà spa-
zio per i lavoratori meccatronici (ope-
ratore meccanico-elettronico), per gli
operatori su macchine utensili e tran-
sfer a controllo numerico compute-
rizzato , per operatori di robot (con-
duttori o manutentori) e operatori
elettrotecnico-elettronico; per tecnici
laser (saldatura e taglio di metalli ,
tessuti , ecc. con tecnica laser) , per
conduttori e controllori di processo
(meccanico, chimico, tessile, ecc.).
Ci sarà sempre più spazio per i tec-
nici di controllo statistico di qualità
(la famosa qualità totale), esperti di
nuovi materiali (compositi , cerami-
Il settore terziario: è questo, secon-
do gli esperti, quello che nel futuro
darà più possibilità di posti di lavo-
ro. Aneliamo verso la terziarizzazio-
ne della nostra società. Nel campo
strettamente industriale sembra inve-
ce che abbiamo una "jobless growth",
cioè "una crescita senza nuovi posti
di lavoro". Questo grazie ai vari pro-
cessi cli ristrutturazione, ottimizzazio-
ne dei ruoli; automazione cli molte
fasi della lavorazione e informatiz-
zazione generale. Accanto alla scom-
parsa di alcune professioni , ne sorge-
ranno altre, con nuove forme di lavo-
ro. Queste andranno dalla riscoperta
e maggior facilitazione ciel part time ,
cle1job sharing (o condivisione di un
unico posto cli lavoro tra due perso-
ne) , fino al teleworking o telelavoro,
a fatto cioè a casa davanti a un tenni-
nal di computer collegato quel.lo
centrale dell ' aziencla, fino al lavoro
in affitto. I settori terziari principali
che offriranno più opportunità saran-
no quelli della informazione e della
comunicazione, del turismo e dei
beni culturali , della salute e dei ser-
vizi sociali , della finanza e del com-
mercio. Per il settore salute e servizi
sociali ci sarà sempre più bisogno di
BS GENNAIO 1996 - 15
F

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AFRICA. A Sikasso è stata aperta
la nuova scuola professionale e nel
mese di ottobre sono cominciati i
corsi. Tre le spec ializzazioni: moto-
ristica, meccanica ed elettricità, con
20 allievi ciascuna. Ne dà notizia
Paco (il salesiano spagnolo Franci-
sco Silvestre), c he dice: « Mi trovo
ormai nel Mali da due mesi. La
strada da Bamako, la capitale, a Si-
kasso è ora asfaltata. Se fino a oggi
sono vissuto praticamente senza
elettricità, ora nella nuova casa, ho
tutto ciò che mi serve, compreso te-
lefono e fax. Così la mia vita ha
perso un po' di quel "romanticismo"
che mi faceva sentire in piena sava-
na africana come "Tarzan". La mia
casa ha ormai le stesse vostre como-
dità, tranne le zanzare che qui entra-
no liberamente. La nostra comunità
è formata da quattro preti, e tre gio-
vani che vogliono essere salesiani ».
PERÙ . È sorta a Huanuco, nel
cuore delle Ande peruviane, la
. prima casa salesiana intitolata a
don Egidio Viganò. Si tratta di una
"Casa del giovane" destinata a pre-
parare i giovani al lavoro e alla
vita. Don Viganò aveva posato la
prima pi etra di quest'opera e aveva
inviato il suo contributo in denaro
sin dal 1992. L' opera è stata voluta
tenacemente da mons. Hermanno
Artale, vescovo della diocesi, ed è
sorta con il contributo della Con-
ferenza Episcopale Italiana.
VENEZIA. «L'identità dell a fede
cristiana cli fronte al pluralismo del-
le religioni» è stato il tema del IX
incontro italo-tedesco di peclaoooia
religiosa, che si è tenuto all ' is~it~to
superiore internazionale cli ricerca
ed ucativa dell'isola di San Giorgio.
Due culture, due metodologie a con-
fronto per raccogliere la sfida lan-
ciata al cristianesimo dalle altre re-
ligioni . Oltre 40 i docenti presenti ,
provenienti dall'Italia, Germania e
Austria. Oggi il cristianesimo è chia-
mato a confrontarsi oltre che con le
nuove religioni , le sette o la New
Age, anche con l'occultismo, l'esote-
rismo, il satanismo , e con le altre
grand i religioni che si offrono con il
loro fascino agli europei. Tra gli
spu nti per una riflessione pedago-
gico-catechistica, la necessità cli ao-
g iornare le modalità dell 'annuncio
evangelico, puntando sull 'esperien-
za c ri stiana come fonte di so lida-
rietà e accoglienza per ogni uomo.
16 - GENNAIO 1996 BS
l!IN DECALOGO
PER TROVARE LAVORO
1. Sii disponibile. Il primo coman-
damerato è proprio questo: sii dispio-
sto ad andare dove si trova il lavoro.
2. Accetta ogni esperienza. Qwal-
siasi lavoro onesto è meglio che nes-
sun lavoro. Ti servirà anche per far;e
esperienza .
3. Migliora. Studia, leggi, arricchi-
sci la tua cultura e il 1uo vocabolario.
Impara le lingwe.
4. 0cchie al coml!)uter. È 1:Jno stru-
mento ormai inclispernsabile pier o-
gni professiorae.
5. Impara a comunicare. Il futuro
è del mondo della comunicazione e
delle relazioni pu!Dbliche.
6. Non trascurare il lavora ma-
nuale. Le professioni manwali non
scompariranno mai.
7. Aggiornati. Se hai una profes-
sionalità, non sciwparla lasciandola
invecchiare.
8. Coltiva gli interessi. Studio e la-
vo~o non bastano alla vita: c~eati de-
gli hobby culturali e sponivi ; renditi
sensibile al sociale e al politico.
9. Sii flessibile. Non bloccarti nei
sogni infantili, ma cerca gli spazi pos-
sibili e conc~eti secorndo le tue qua-
lità e titoli di stUJdio.
1O. Ptogramma . Prima di iniziare
UJn corso superiore, rifletti sulle tue ca-
pacità e guardati attorno sulle pos-
si0ilità di impiego.
infermieri specializzati (specialmen-
te in geriatria), per interve nti a do-
micilio su malati, per lo più anziani.
Davanti a una popolazione italiana
che ha sem pre piì:1 i capelli bianchi e
c~: abbisognerà di cure mediche spe-
c11:lche, per non caricare tutti sulle
strutture ospedaliere pubbliche, s i ri-
correrà a questa forma di assistenza
a domicilio. Saranno richiesti anche
i terapi sti occupazionali (per il recu-
pero al lavoro di handicappati e in-
fortunati), i dietisti , esperti di stati-
stica sanitaria, gente competente nel
reimpiego per esempio di ex carce-
rati, di pensionati, cli operatori so-
ciali (o street-workers) dediti al recu-
pero di giovani a rischio cli dev ianza
soc iale ed emarginati (il sottobosco
cli drop out della scuola, aspiranti al-
la droga, fuggiti di casa, ecc.).
.Avendo e offrendo poi l' Itali a gran-
di opportunità culturali e turistiche
(ricordiamo che ben il 70 per cento
delle opere d ' arte nel mondo si trova-
no in Italia e che per presenze turi-
stiche siamo sempre tra i primi tre
posti al mondo) anche in questo set-
tore si potranno trovare numerose
occasioni cli lavoro. Questo sarà ve-
ro se i nostri governanti e gli opera-
tori turistici privati daranno al setto-
re una organizzazione a "ca·rauere in-
dustriale". Ci sarà posto per gli esper-
ti in agriturismo, in talassoterapia (cu-
re termali), per organizzatori cli vil-
laggi turistici (progettisti, animatori
del tempo libero) , esperti di turismo
integrato tra cultura natura e sport.
Verranno richiesti esperti in turisma-
tica (informatici per ges tione di si -
stemi turistici integrati), competenti
nella tute la e restauro dei be ni cul-
turali , esperti mu seali (coord inamen-
to attività nei musei, nei serv izi col-
laterali). Verranno richiesti compe-
t~nti nella formazione continua (ag-
giornamento, riciclagg io di lavorato-
ri, riqualificazione di cassintegrati o
lavoratori in mobilità) , nell ' orienta-
mento professionale dei giovani, cli
orientatori-intervistatori negli uffici
di collocamento, di coordinatori di in-
.(ormagiovani (banche-dati locali per
111formare sui problemi di studio, la-
voro, riqualificazione, tempo libero,
ecc.). Ci sarà bisogno cli esperti di
pubbliche relazioni tra imprese ed
e nti pubblici, di esperti multimediali
e infine cli eurocomunicatori (le pub-
bliche relazioni a livello di aziende
enti locali e istituzioni con quelli cor~
rispondenti negli altri paesi della U-
nione Europea). Posti di lavoro ver-
ranno anche dal settore finanza e
commercio, spec ie nel settore interna-
zionale. Tutto il mondo della Borsa
della finanza, degli scambi interna~
zionali offrirà opportunità occupa-
zionali: dal broker o agente assicura-
tivo per rischi professionali, al risk
manager, all'esperto di Tracie Finan-
cing, ai responsab ili di marketing di
prodotto, ecc. Anche in questi settori
verranno richieste conoscenze spe-
c_ifi~he, acquisibili negli studi supe-
non o in corsi spec ifici e mirati.
Come dire che per lavorare in futu-
ro si richiederà formazione professio-
nale di primo e special mente di se-
condo live llo, cli una scuola seria, e di
molta buona volontà, flessibilità, adat-
tabilità e intraprendenza personale.
Mario Scudu
.....:.

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OSSERVATORIO
Umberto De Vanna
UNA PARROCCHIA
DI CARTA
Con il 1996 il Bollettino Salesiano entra nel 120° anno di vita.
Don Viganò diceva: « Don Bosco volle essere presente nel mondo della "buona stampa"
e lo considerò uno dei fini principali della congregazione salesiana».
11 Bollettino Salesiano entra quest'anno ufficialmente
nel 120° anno di vita. Di fatto era uscito due anni
prima con il titolo Bibliofilo Cattolico, per iniziativa del
Fu un 'esperienza che anche altri imitarono . Il beato
Bartolo Longo , l'apostolo di Pompei , volle incontrare
Don Bosco perché gli suggerisse il segreto per diffon-
salesiano capotipografo Pietro Barale. Aveva inizial - dere la sua missione. E volle fare come lui"·
mente soprattutto lo scopo di far conoscere i libri fre-
schi di stampa dell'editrice di Valdocco, ma poi Don
Bosco lo trasformò in un vero periodico, anche se mo-
desto, ma con finalità precise. E fu in quel momento
che cominciò a chiamarsi Bollettino Salesiano. Un titolo
che sa indubbiamente di antico,
ma che porta con sé anche una
sua tradizione di tutto rispetto .
Meno di dieci anni dopo, nel
1886, stampava già 40 mila co-
pie mensili , spendendo annual-
mente per stampa e spedizione
25 mila lire. Oggi la rivista esce
in ogni regione del mondo e rag-
giunge ogni mese alcuni milioni
di lettori. Una grande "parrocchia
di carta" che diffonde lo spirito e
la missione di Don Bosco e fa
conoscere la realtà missionaria.
VINCOLO DI UNITÀ. «Con il Bollettino Salesiano il no-
stro fondatore si fece "narratore" delle vicende della sua
opera; presentava i missionari, le condizioni di tanti po-
poli bisognosi e i problemi della gioventù. Così il Bollet-
tino Salesiano è diventato susci-
tatore di comunione ecclesiale, di
vocazioni, di amore a Maria Ausi-
liatrice, madre della Chiesa, e
anche di collaborazione e di aiuti
da parte di tanta gente generosa.
Noi oggi lo consideriamo una rivi-
sta che "diffonde la conoscenza
dello spirito e dell'azione salesia-
na, specialmente di qu~lla mis-
sionaria ed educativa". E anche
un valido strumento di formazio-
ne e un vincolo di unità per i v~ri
gruppi della Famiglia Salesiana·».
Il Rettor Maggiore in più occa-
sioni ne ha parlato. Ne ripren-
diamo qualche passaggio.
NEL CAMPO EDITORIALE. Don
Viganò guardava con la stessa
attenzione a quanto viene fatto
FA CONOSCERE LA MISSIONE
DI DON BOSCO. « Il Bollettino
Salesiano» , diceva don Viganò al
giornalista Angelo Montonati, « è
stata una origil")ale realizzazione
-,, ,, ...--<.··.,-
~~ti~~
=""'--'..._
l?irrrt;;~~
oggi nel settore della comunica-
zione sociale . « I salesiani sono
impegnati anche su altri fronti» ,
diceva. «Le nostre editrici produ-
cono audiovisivi e sussidi didattici,
di Don Bosco. E oggi una pubbli-
cazione viva e feconda, presente
1P----'-'""""-J..!111!1
tò,L_Lle...,~~--=~~l<.!'.l[!:I..11._ci_jE
catechistici , culturali. C'è poi tutto
il campo delle riviste: ne abbiamo
nei vari continenti. Si contano og-
gi più di 40 edizioni nelle diverse
lingue, che non sono traduzioni
dell'edizione italiana, bensì riviste
diverse per contenuto , per orga-
nizzazione editoriale, per gruppi
redazionali, per attenzione agli
.____ __ _ _ _ _ _ _ _ _ __,
1 1 Bollettino Sal~siano:.120 _anni di storia
edeulnmaopnrdesoe. nza m ogni regione
Questa è l'edizione delle Filippine.
In copertina, don Viganò tra i ragazzi
(disegno di Molina).
in tutto il mondo, di taglio educati-
vo, catechistico, di attualità e cui-
tura. Altre iniziative si riferiscono
innanzitutto al teatro gio.vanile e
popolare. Don Bosco cI teneva
molto a quello che chiamava "tea-
trino" con funzione educativa e di-
avvenimenti. Hanno in comune i criteri di informazione e stensiva. Anche oggi si conta una schiera di simpatiche
animazione propri della Congregazione ».
"compagnie teatrali", soprattutto negli oratori. Vi sono poi
qua e là stazioni radio e televisive. Questi centri li consi-
IMITATO DA MOLTI. «Quando Don Bosco ne annunciò deriamo per ora un seme da far crescere. In Italia ci so-
la pubblicazione , circa centovent'anni fa », continua no un paio di radio. Ma ce ne sono ovunque nel mondo,
don Viganò, «parlò di un "avvenimento grande", anche soprattutto in zona di missione. In alcune nazioni del-
se le prime copie erano assai umili. Guardava più in là l'America Latina c'è anche qualche stazione televisiva, la
di ciò che può essere !'impresa di un mensile. Pensava cui gestione però non risulta facile per gli altissimi costi».
ai laici e a tanta gente disposta a impegnarsi nel bene.
o
JJS GENNAIO 1996 - 17

2.8 Page 18

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Il volontariato laicale missionario e le considerazioni dei
UNA SVOL ~ A FAVORE
DEL LAICATO
di Gianni Frigerio
Il tema del prossimo Capitolo generale
fa pensare che i salesiani vogliono
continuare a essere all'avanguardia
sul laicato, come lo era Don Bosco.
E' cresciuto ali ' Oratorio di Gaeta
l'attu ale presidente VIS Antonio
Raimondi. « Con i sal es iani di Gaeta
ho fa tto l'anim atore e sono stati per
me anni fond amentali di fo rm az io-
ne» , dice. In qu anto exa llievo è sta-
to per c inque anni vi cepres idente na-
zionale Gex: « Un 'esperienza che mi
ha aiutato a comprendere il senso del-
18 - GENNA IO 1996 /JS
l' appartenenza all a Famigli a Sales ia-
na ». E come obiettore di coscienza
ha fa tto il serv izio civ ile presso l'O-
ratori o di Lanuvio, dove ha sentito
la chi amata a di ventare cooperatore
sales iano.
Afferma cli essere arri vato al VIS
(Volontariato Internazionale per lo
Sviluppo) per un " progetto d i Dio":
« Non ringrazie rò ma i abbastanza il
Signore per l'opportunità che ·mi ha
dato cli cond iv idere l' impegno mi s-
sionario e di toccare con mano l' at-
tualità ciel carisma di Don Bosco in
tutto il mondo». E ha imparato a vi-
vere da laico la corresponsabili tà ne l-
la miss ione di D on Bosco a favo re
de i giovani .
Antonio Raimondi,
giovane presidente VIS.

2.9 Page 19

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cooperatori italiani. Intervengono Maria Barbieri e Antonio Raimondi.
L'INTERVISTA
Laici nella Chiesa. Chi vuole impe-
gnarsi chiede phì spazio nella comu-
nità cristiana. ..
« Non metterei in relazione l' impe-
gno con lo spaz io: altrimenti entri a-
mo in una din ami ca di tipo sindaca-
le. L' impegno del laico in quanto bat-
tezzato è un diritto ed è anche un do-
vere. C redo che un a de lle sfide che
abbi amo davanti è que ll a dell a par-
tec ipazione, anche a li vell o eccles ia-
le. Non è so lo un probl ema di demo-
craz ia, perché anche le democrazie
rappresentative occ identali sono in
cri si. È un probl ema cli cosc ientiz-
zaz ione e di responsabili tà: le perso-
ne vorranno sperimentare sempre di
più la cittadinanza attiv a. Questo ac-
cade sia per la " Città deg li uomini "
che per la " Città di Dio"» .
I laici sono davvero p ronti per un
i111peg110 di qualità nella Chiesa ?
Qual è il contributo che i laici già
stanno dando?
« A vo ler essere provocato ri o, po-
trei ri g irare la domanda: i pres bi teri
offrono un servi zio "di qualità" all a
Chiesa? li probl ema è capire qu al è
realmente l' impegno de ll a Chiesa.
Nell a soc ietà complessa e postmo-
derna ne ll a quale vi viamo, non è fo r-
se testimoni anza evange li ca una fa-
mi g li a un ita aperta all a vita e ag li al-
tri, o un a persona impegnata onesta-
mente ne l lavoro e ne ll a politi ca?
Non dobbi amo limitare, a mio avviso,
l' impegno del laicato a l so lo "servi-
zio al tempio", ma l' impegno è esse-
re "sale de lla terra e lu ce per gli uo-
mini ".
Pertanto, la mi a ri sposta è sì: i lai-
c i sono pronti e già svolgono un ser-
vi zio essenziale in tanti campi nell e
comunità eccles iali ».
Al laico vengono spesso a.ff"idati
co111piti che il prete o la suora 110 11
riescono più a coprire. È davvero co-
sì strumentale la presenza dei laici?
« Guai ad anelare avm1ti così. La vo-
cazione è un a chi amata cli Di o, non
un a o pz ione soc iale. I ruo li non so-
no così intercambi abili. Penso però
che se un laico prende, per esempi o,
il posto cli un prete o cl i un a s uora
COOPERATORI:
LAICI NELLA CHIESA,
CRISTIANI NEL MONDO
Maria Barbieri è la nuova coordina-
trice nazionale dei cooperatori salesia-
ni d'Italia, eletta nell'Assemblea di mag-
gio. Proviene dalle file dell'Azione Cat-
tolica e dal lavoro in parrocchia e in dio-
cesi a Livorno. Dice di aver avuto il pri-
mo "incontro" con Don Bosco al "con-
corso magistrale", e di essere diventa-
ta cooperatrice insieme al marito con
la frequenza dei figli presso una scuola
delle FMA. Il tema del prossimo Capi-
tolo generale lo ritiene "l'ultimo regalo
di don Viganò alla Famiglia Salesiana",
un "ritorno al nostro Fondatore Don
Bosco, che ha tanto valorizzato i laici".
I laici spesso chiedono più corre-
sponsabilità nella Chiesa...
« Se per spazio si intende occupa-
re "posti" nelle comunità cristiane, for-
se non siamo nella linea giusta, per-
ché il primo impegno per il laico all'in-
terno della Chiesa è quello della sua
coerente testimonianza di vita che si
svolge "nel mondo" attraverso la sua
professione , la sua famiglia e il rap-
porto con i fratelli. All 'interno della co-
munità cristiana il laico porta poi la
sua ricchezza, non essendo né mez-
zo prete, né mezza suora, quindi non
compiendo alcuna opera di sostituzio-
ne o di supplenza ».
In quali campi è più urgente la pre-
senza dei laici?
« Pensiamo alla famiglia e al mon-
do del lavoro. Chi più di un laico può
comprendere i problemi, le difficoltà, le
preoccupazioni e di conseguenza può
dare il suo motivato apporto in questi
settori? Succede però che a volte ci si
sente più gratificati a essere, a esem-
pio, catechisti , animatori, piuttosto che
laici che con la propria vita danno ri-
sposte significative ai problemi emer-
genti del vivere comune ».
Dunque, laici nella Chiesa e cristia-
ni nel mondo.. .
« Il luogo di santificazione per il lai-
co è il mondo. Ogni realtà in cui si
trova immerso deve essere animata
cristianamente. D'altra parte le realtà
sociali e del mondo politico dovrebbe-
nell ' insegnamento, allora mi sta bene.
A ll o stesso te mpo non sono cl ' accor-
do ne l! 'aver de legato ai laic i I' ass i-
stenza nei cortili degli oratori. L' as-
sistenza attiv a mi sembra uno de i
cardini de ll a pedagogia preventi va,
Rifreddo (Potenza).
L'assemblea nazionale
che ha eletto Maria Barbieri,
qui con Roberto Lorenzini,
coordinatore generale.
ro essere portate nella comunità eccle-
siale. Ma in questo scambio non sia-
mo molto attivi , anche se negli ultimi
anni qualcosa si fa " .
In quali settori la collaborazione dei
laici può diventare più significativa?
« Mi sembra necessaria la presen-
za di laici preparati nel mondo della cul-
tura e della comunicazione sociale.
Penso al settore educativo sia dei gio-
vani che dei minori a rischio . Ci sono
già in atto esperienze molto belle e
potrebbero aumentare" ·
Qual è il contributo specifico che può
dare la donna-cooperatrice alla missio-
ne salesiana, alla società, alla Chiesa?
« Mi pare che nelle opere salesiane
sia già una presenza forte. Anche nel-
la società la loro presenza professio-
nale è testimonianza, e nella Chiesa
molte occupano posti di animazione .
Penso anche che un rapporto impor-
tante possa essere dato sul versante
della cura dei minori : affido familiare ,
comunità di accoglienza, ricupero di
giovani in difficoltà, ecc.» .
e il ru o lo cie l consacrato è importan-
te per guidare la cresc ita moral e de i
ragazzi. Mi è sempre pi ac iuta quel-
!' immagine cli Don Bosco seduto ne l
cortile che asco lta la confess ione de l
ragazzino ».
BS GENNA IO 1996 - 19

2.10 Page 20

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- La madre generale Marinella
Castagno e oltre 300 FMA hanno
preso p,ute alla l'esta per i cento anni
della casa "San Giuseppe" di Nizza
Monferrato (A lessandria), che fu il
primo noviziato delle Figlie di Ma-
ri a Ausiliatrice. Da questo noviziato
passarono fino al 1978 ben 4252 no-
vizie, tra cui tre superiore: madre
Lincia Lucotti , madre Angela Vespa
e madre Ersilia Canta; e le serve cli
Dio suor Laura Meozzi e suor Ma-
ri a Troncatti. Dal gennaio cli que-
st'anno i noviziati delle FMA nel
mondo sono 46, con 450 novizie.
- Più cli 60 Figlie cli Mari a Au-
siliatrice clell'ispeltoria polacca di
Wroclaw stanno port,indo a termine
gli studi universitari . Una mass iccia
presenza, giustiri cata dal fatto che
neg li anni ciel regime non è stato
possibile farlo. Attualmente le suo-
re possono insegnare anche nelle
scuole statali , purché munite cli titolo
cli studio. Teologia e pedagogia le
faco ltà più gettonate. Una cli loro si
sta specializzando in giornalismo.
- Il santuario del Colle Don Bo-
sco attira ogni anno centinaia di mi-
gliaia di pellegrini . " Italia mia" lo
ha promosso zona di spiritualit à eia
promuovere, perché ricca cli poten-
zialità. Lo ha suggerito un 'équipe
dell ' Università Bocconi di Milano,
che ha ev idenziato la "M uscandia"
(così è stata battezzata la zona del
Basso Mon fe rrato che abbraccia Ca-
stelni!ovo Don Bosco, Pino cl ' Asti,
Mondonio, Albugnano, Passerano,
Marmorito, Moncucco e Coccona-
to) terra cli grande interesse per la
spiritualità (il santuario del Colle), la
natura (le colline dell ' Astigiano) e
l' e nogas tronomia .
- Nella sa la dei congressi dei
Dehoniani di Roma, delegati di vari
enti , congregazioni e istituti religio-
si hanno dato inizio a un proprio /11-
lem et Service Provider. Scelti i set-
te membri del consiglio amministra-
tivo, essi hanno affidato la presiden-
za a suor Marie Gannon, FMA. Al-
l' iniziativa hanno già aderito fran-
cescani , passionisti, claretiani, salva-
toriani , Figlje della carità, sa les iani
e Figlie cli Maria Ausiliatrice. Sono
più cli 60 i gruppi religios i già coi n-
volti.
20 - GENNAIO 1996 1/S
Un intervento di Raimondi
all'Harambée di Torìno-Valdocco.
Quando il laico di venta un "dipen-
dente" della comunità salesiana e ri-
ceve lo stipendio, rischia di p erdere
il senso della gratuità, o riesce a so-
pravvil'ere il senso del volontariato ?
«Credo che dobbiamo ri vedere, co-
me Chiesa, il nostro rapporto co n il
denaro. Questo è fondamentale se vo-
gli amo veramente vivere, reli giosi e
laici, la comunione e la condivisio-
ne dell a mi ssione evangeli zzatri ce.
Avere "volontari gratuiti" che hanno
vent 'anni può essere possibile. Ma è
pensabi le avere un laico di trenta o
qu arant ' anni , magari con famiglia , a
tempo pieno "gratis"? Volontari ato
cri sti ano vuol dire: in nome cli Gesù
Cristo sacrifico i miei interess i mon-
clan i cli carriera ·e successo, per "es-
sere a di sposizione" cli chi ha biso-
gno. Ma il laico ha una sua casa,
mangia, compra vestiti , si paga il me-
di co e la pensione ... Insomma tutte
cose che un re ligioso ha garantite in
altro modo. Pretendere sempre dai
laici la gratuità economica è moral -
mente ingiusto ».
Il carisma di Don Bosco appare
sempre più come dono fatto da Dio
alla Chiesa. Come fare per 11011 rin -
chiuderlo nelle strutture salesiane?
Quali aspetti del carisma di Don Bo-
sco possono essere realizzati m eglio
dai laici?
«li problema è proprio - come giu-
stamente ha eletto Don Vi ganò nell a
lettera cli convocazione del Cap itolo
generale - capire che la mi ss ione a-
les iana e il ca ri sma cli Don Bosco
vanno oltre le "opere" sales iane in
senso stretto. Non si può continuare
a pensare che i laici siano " nostri "
solo se si impegnano nelle " nostre
opere". Questa manca nza di apertu-
ra civil e e ecc les iale è il principale
motivo, a mio avviso , della mancan-
za cli impatto all'esterno dell e asso-
ciazioni laiche della Famiglia Sale-
siana ».
Qual è il contributo spec(!ic:o che
possono dare i volontari laici alla
missione salesiana, alla società, alla
Chiesa?
« Chiariamo i termini: i volontari
sono dei laici , altrimenti non sareb-
bero volontari. Credo che la specifi-
cità dei volontari possa essere l' im-
pegno affinché la fo1111azione sia dav-
vero integra le, che guardi cioè al-
1' Uomo in tutti i suoi aspetti , com-
preso quello civile. Non dimentichia-
mo, infatti , che il volontariato si ba-
sa su alcuni postulati di base:
- aiutare l' Uomo nei suoi bisogni
conc reti ;
- ed 'essere organizzato", per ri-
spondere in maniera continuativa e ri-
muovere le cause della povertà (tra-
sformazione della società).
Quindi siamo in presenza di un im-
pegno civile forte e profess ionale. li
tutto accompagnato dalla "gratuità"
che è il contributo più importante che
si offre a questa soc ietà tutta orien-
tata al profi tto e all 'edoni smo ».
Gianni Frigerio

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
UN FIGLIO A OGNI COSTO?
Le adozioni in Italia
tra adozioni ed esperienze.
Le leggi e il parere
degli esperti
di V. De Luca - G. Straniero
Editrice SEI , Torino 1995
pp. 206 , lire 25.000
Che cosa accade in famig lia
quando arriva un altro bambino,
italiano o straniero? Quali le mo-
tivazioni profonde, le gioie, le
delusioni che vivono le coppie
che scelgono la strada dell'ado-
zione? Qual è l'iter legale e nor-
mativo per portare a felice esito
la pratica di un'adozione o di un
affidamento, nella burocrazia del
nostro ordinamento giuridico?
Il volume offre un panorama ag-
giornato, una mappa di esperien-
ze con luci ed ombre, che testi-
monia nella quotidianità e senza
clamori un modo di vivere la fami -
glia oltre i modelli tradizionali. Lo
testimoniano genitori ed esperti
con diverse specializzazioni e sen-
sibilità: giudici per minori, psicolo-
gi, educatori, assistenti sociali.
Vittorio De Luc:11 Giorgio Stmuieru
UN FIGLIO
AD OGNI COSTO?
IL CINEMA E LA FEDE
La messa è finita?
di G. Mattei - F. Contessa
LDC, Leumann (To), 1995
pp. 154, lire 12.000
Il mondo del cinema non fa
eccezione al processo di scri-
stianizzazione. Il libro realizza
un'inchiesta sul cristianesimo
a partire dal confronto con al-
cuni tra i più grandi personag-
gi dello schermo.
I due giornalisti, ponendo a re-
gisti e attori la stessa doman-
Il libro si raccomanda a tutti co-
loro che si battono per una so-
cietà più aperta e solidale. È una
importante, aggiornata e stimo-
lante occasione per sviluppare
un proficuo dibattito su un tema
così vitale sul piano scientifico,
sociale ed umano.
IL DONO DELLA GRAZIA
Vita che sconfigge la morte
di Luis A. Gallo
LDC Leumann (To) , 1995
pp. 154, lire 12.000
La parola "grazia" ricorre spesso
nel linguaggio dei. cristiani. Ma si
ha l'impressione che oggi il suo
vero significato sfugge a molti di
essi, e la sua realtà sembra lonta-
na dalla concretezza della propria
vita. L'autore vuole aiutare a re-
cuperare (con un linguaggio sem-
plice) il suo significato originale,
spiegando come la "grazia" stia al
centro della realtà quotidiana co-
me un dono di vita che aiuta a
sconfiggere la morte. La "grazia"
è qualcosa che riguarda l'intimità
da che rivolse Gesù ai suoi di-
scepoli (« E voi chi dite che io
sia »), sono consapevoli di non
avere di fronte teologi, ma uo-
mini e donne che attraverso le
immagini hanno il potere di
comunicare idee, giudizi, men-
talità a un numero incalcolabi-
le di persone.
Ne emerge uno spaccato inte-
ressante della società che con-
ta, che può aiutare a scoprire i
segni misteriosi di Dio, rifletten-
do sui problemi della vita attra-
verso il mondo del cinema.
di ognuno, il segreto rapporto con
Dio vissuto nella profondità del
cuore. È un dono che interessa
l'uomo nella sua integralità di per-
sona come corpo e come spirito.
La grazia ha anche una dimen-
sione sociale: è diffusa nella Chie-
sa e nel mondo, ed è un dono
gratuito di Dio ma anche impegno
concreto per il credente.
PARABOLE D'ORIENTE
E D'OCCIDENTE
Fiori di sapienza
per scoprire il Regno Interiore
di Jean Vernelle
Messaggero , Padova 1995
pp. 224, lire 28.000
È un libro che guida alla scoper-
ta e alla valorizzazione del patri-
monio religioso e spirituale del-
l'umanità. I grandi temi religiosi
sono organizzati attorno al De-
calogo e alle Beatitudini. Si tratta
delle pagine bibliche fondamen-
tali confrontate e rafforzate da ci-
tazioni ebraiche , islamiche, in-
duiste, buddhiste e con espres-
sioni della cultura cinese, africa-
na, nordeuropea...
Oltre alle tradizioni ufficiali appa-
iono · anche tradizioni popolari,
aforismi, esempi ed esperienze,
poesie e lampi di intensa vita in-
teriore che illuminano di nuova
luce e originali riflessi i testi bibli-
ci. Si offre una meditazione utile
per allargare gli orizzonti religiosi
della propria vita con spunti di ri-
flessione e di preghiera.
LA SOLIDARIETÀ VOLUTA
Formazione di base
del volontariato
di Lino Prenna (ed.)
Città Nuova, Roma 1995
pp. 176, lire 22.000
La cultura della solidarietà, di cui
il volontariato è un frutto , può du-
rare il tempo di una moda, se non
ha fondamenti ideali e formazio-
ne sistematica. È l'ipotesi ispiratri-
ce di questa proposta di formazio-
ne: dal cittadino solidale al citta-
dino volontario. Il progetto preve-
de quattro livelli di formazione: di
base, specializzata, dei formatori ,
permanente . In questo libro ci si
limita al modello della formazione
di base. Si tratta di un modulo so-
stenuto da una radice spirituale
fondata sulla rivelazione biblica.
È il discreto ma tenace servizio
sociale che declina la radicalità
del cristianesimo come religione
dell'incontro e come spiritualità di
accoglienza, di cui l'associazione
"Fraterna domus" si fa garante.
L'ABBECEDARIO
DEL BUONUMORE
di Giovanni Dan
PPS Editore , Villaverla (Vi) 1995
pp. 300 , lire 30.000
L'autore è convinto che il ridere ,
producendo buon sangue, con-
corre a fare migliori le persone.
L'umorismo è il frutto di intelli-
genza attenta, sveglia, semplice
e spontanea, con l'apporto di un
sano ottimismo, capace di coglie-
re il lato ameno delle situazioni ,
anche le più drammatiche. Il sor-
riso è un'arte da conquistare con
la pazienza, con l'equilibrio inte-
riore, con la pace dell'anima, con
la ricerca dei valori della vita. E
con molto amore. Le persone
che amano molto sorridono più
facilmente . Il libro va richiesto a
Dehoniana Libri, via del Commi s-
sario, 42/2, 35124 Padova.
BS GENNAIO 1996 - 21

3.2 Page 22

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Il calo della popolazione giovanile manda in crisi anche l'editoria
UNA SCOMMESSA
CHE SI PUÒ VINCERE
di Roberto Beretta
Travolta dai costi
e dalla concorrenza
televisiva,
plaergal.lgaw.ssviaandz.seslzla.mzs.tampa
vive anni di difficoltà..
Come uscire dalla crisi.
T estate (cattoliche) contro il muro
(delle vendite). Una chiude i bat-
tenti dopo 30 anni di onorato serv i-
zio. L' altra passa da quindicinale a
mensile. Su una terza si ventilano ipo-
tesi di cessione. Tutte - poi - subisco-
no la crisi nel calo degli abbonamenti
e nei costi che crescono. Eh già: tira
aria brusca su l mondo dell 'editoria
cattoli ca per ragazzi.
I Riviste cattoliche ·
per ragazzi.
Un ventaglio di testate
di qualità;
Eppure era una galassia g loriosa e
ma un mercato in crisi.
funzionale, fi no a pochi an ni fa: te-
state con decenni di storia, una fun-
zione educativa sempre app rezzatis-
sima e dietro il sostegno organizza-
come sorella minore del \\"i.
più celebre Messaggero .1
,.;. ~ cratiche) e insieme
,l aumentando le pagi-
di Sant'Antonio. «Certo, , ...,,,~~·ui~,._ "7 .,._r.....,- ,. - ~ ~ ne e rinnovando i
to di un mondo che all a sua « buona abbiamo subìto negli an-
contenuti in modo
stampa » ancora « ci credeva ». E og- ni scorsi un importante
" interattivo": cioè con
gi? Oggi i periodici cattolici conti- . calo di abbonati: adesso
l'i nserimento di spazi
1rnano a « crederci » ma - inutile na-
·conderlo - soffrono, boccheggiano,
al più arrancano per tener dietro a un
siamo a 50 mila, ai tempi
d'oro (tra il 1975 e il 1980)
eravamo tranquillamente il
~
~-
1~1
~~\\I
per il lettore e attraver-
so la collaborazione di
alcune classi che da tutt' I-
rilancio che richiede cli più in più e doppio. Colpa della crisi de-
. talia ci mandano i loro artico-
mezzi , e idee, e soldi , e appogg i.
mografica, delle diminuite possi-
li. Speriamo che funzioni ... ».
bilità cli farsi conoscere e natural-
Speriamolo anche per Prima-
mente della devastante concorrenza vera-Mondo Giovane, quindicinale
STIAMO RILANCIANDO
televisiva. Insomma , già fare una ri- redatto a Cinisello Balsamo dalle
vista per ragazzi oggi è di per Figlie di Maria Ausiliatrice, che ri -
difficile; farla "cattolica", poi , è una cardando tempi migliori stanno ora
Fotografa la situazione padre Fa- scommessa ancora maggiore. Nella valutando ipotesi per nuove s inergie
bio Scarsato, frate della basilica an- quale tuttavia continuiamo a credere. o addirittura un passaggio di testata.
toniana di Padova e da 3 anni diret- Da questo ottobre, infatti , la rivi sta Suor Graziella Boscato, direttrice
tore del Messaggero dei ragazzi: una cerca un rilancio passando eia quin - da 15 anni: « La crisi è generale, ma
testata fondata addirittura nel 1923 dicinale a mensile (per ragioni buro- noi cattolici ne acc usiamo ancor più
22 - GENNAIO 1996 IJS

3.3 Page 23

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cattolica per ragazzi. Ma qualcosa si muove, a partire dalla qualità.
lettori dopo la sospensione delle pub-
blicazioni? La verità è che non rav-
viso nel mondo cattolico una reale
sensibilità verso la stampa per bam-
bini. Gli stessi che si scagliano con-
tro gli strumenti "cattivi" che fagoci-
tcmo i ragazzi, non si preoccupano poi
cli fornire ai loro figli strumenti "buo-
ni": noi lo eravamo e non ci hanno
aiutato ».
RIVISTE MISSIONARIE
i contraccolpi in quanto dobbiamo
tenere alto il livello educativo men-
tre ormai ci rivolgi amo a ragazzi
che cli cattolico hanno ben poco. Il
futuro ? Credo che la Chiesa per i
media giovanili avrebbe potuto fare
cli più . Penso alla Francia, dove
un 'editrice catto li ca copre con i suoi
prodotti la fascia giovanile dai J8
mesi ai vent' anni, ed è un piccolo
"colosso". Noi simno rimasti indie-
tro ».
È VENUTA MENO
LA FAMIGLIA
Concorda senz'altro Roberta Graz-
zani, direttrice «storica » ciel periodi-
co per bambini Giovani Amici, edito
fino a giugno dall 'Università Cat-
tolica cli Milano: «Già. Perché poi
abbiamo chiuso, dopo 30 anni cli la-
voro apprezzatissimo. Ragioni cli bi-
lancio, certo: da due o tre anni , com-
plice il calo delle nascite, eravamo in
"rosso", dalle 32 mil a copie del 1990
siamo scesi ai 20 mila abbonati. Ma
sono davvero troppi 170 milioni di
pass ivo l'anno cli fronte alla valanga
cli protes te che abbiamo ricev uto dai
Anche gli Istituti missionari colti-
vano eia lustri una loro competenza
nell 'editoria per minorenni. Ne fan-
no fede il Piemme dei Comboniani di
Verona e I .M. del Pime cli Milano:
due riviste con 70 anni di vita e - pur-
troppo - un po ' d'acqua alla gola.
Fratel Gianni Albanese eia 4 anni di-
rige Piemme: « Dalla fine degli anni
Settanta il calo delle vendite si è sen-
tito, eccome, soprattutto per I' insuf-
ficiente attenzione alla diffusione. Da
un paio d'anni abbiamo una persona
a tempo pieno per la promozione del
mensile e il risultato si vede: ormai
l'emorragia si è assestata su poche
centinaia cli cop ie in meno l'anno,
contro le 3/5 mila di prima. Certo,
con 40 mil a lettori (negli anni Ses-
santa erano il doppio) lavori amo an-
cora in perdita : ma il "ritorno", per
noi , non è solo economico, perché la
rivi sta è uno strumento utiliss imo per
educa re alla mi ss ione ».
I
I ragazzi leggono poco ...
Come rivalutare la funzione
educativa di una buona rivista?
I
Una data quasi storica: nella redazione di Mondo Erre
arriva la televisione.
Al centro, il direttore Valerio Bocci.
BS GENNAIO 1996 - 23

3.4 Page 24

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IN LIBRERIA
SLRGIO BOCCHlt-,11
DALLA COLLANA
«MONDO NUOVO»
ciascun fascicolo
pp. 32-40, lire 1.000
Ultimi titoli pubblicati:
152. CONFRONTO
CON IL BUDDHISMO
di Sergio Bocchini
153. ASPETTANDO
IL TERZO MILLENNIO
di Jean Vernette
154. MATURARE PERCHÉ.
E COME
di Nicola De Martini
I
Altri titoli in collana:
AMARSI E SPOSARSI
NEL SIGNORE
di Giordano Muraro
I NOSTRI FIGLI E LA TV
di Bruno Ferrero
SEI FORTE, PAPÀ
di Umberto De Vanna
PRENDI IL LARGO
Riflessioni sulla vocazione
di mons. Enrico Masseroni
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 01°1 /95.91.091 - c/c Postale 8128
24 - GENNAIO 1996 8S
« li problema dell 'editoria cattol i-
ca mi sembra piuttosto la poca com-
petitività del prodotto e la scarsa fi-
ducia nella pubblicità: i soldi spesi
in marketing siamo abituati a consi-
derarli inutili. A torto: riviste come la
nostra, con una "rotazione" altissima
di lettori per ovvie ragioni anagrafi-
che, hanno bisogno di stendere e ali-
mentare di continuo una rete di colle-
gamento con i gruppi, le scuole (cat-
toliche e non), gli amici, i simpatiz-
zanti. Noi organizziamo "Feste Piem-
me" regionali, mandiamo in giro mo-
stre itineranti, offriamo piccoli rega-
1i come un apprezzato "Diario" sco-
lastico. È un lavoro da inventare ma
bisogna farlo, perché oggi con i me-
dia non si può più giocare: o si ri-
lancia seriamente, o è meglio lasciar
perdere».
Ne è meno convinto padre Massi-
mo Casaro, direttore di I.M. , ora a
9 mila copie dalle 30 mila degli an-
ni Sessanta: «I nostri abbonati sono
pochi ma stabili, perché chi ci segue
ha un interesse specifico. Promozio-
ni ? Mai fatte: il rum aver annuale si
aggira sul migliaio di lettori , che si
auto-rigenerano per conoscenza di-
retta. Quando al miglioramento del
prodotto, si può fare fino a un certo
punto: poi tocca a tutti i soggetti edu-
cativi - genitori, parrocchie, scuole
- essere più sensibili allo strumento
che offriamo. E che non ha ancora
terminato la sua fun zione, perché i
ragazzi hanno bisogno di crescere e
maturare con tempi diversi da quelli
assillanti del video>>.
Le suddette rivi ste missionarie Stém-
no già pensando per la prossima pri-
mavera a un «forum » sull 'editori a
periodica per ragazzi, secondo un ' i-
dea della Pont(f1cia opera i11fànzia
missionaria cli Roma e ciel suo men-
sile // Ponte d' Oro; la cui direttrice
suor Maria Teresa Crescini aggiun-
ge: «Anche noi subiamo il calo del-
le vendite: dalle 40 mila di vent'an-
ni fa siamo scesi a 20 mila copie. Per
arginare le perdite quest 'anno abbia-
mo cambiato look, preso nuovi dise-
gnatori , aumentato il colore e dimi-
nuito le parole. Una curiosità: i let-
tori più "golosi" sono quelli cli pro-
vincia. Forse perché i "cittadini" cli
offerta cartacea ne hanno fin troppa ».
IL GIORNALINO
E MONDO ERRE
Pure la flotta cattolica «verde», tut-
tavia, ha la sua «corazzata » di carta:
si tratta naturalmente de// Giornali-
no dei Paolini . Al timone don Tom-
maso Mastrandrea : « La demogra-
fia conta: appena IOanni fa i poten-
ziai i mini-lettori in Italia erano 8 mi-
lioni , oggi sono soltanto 3. Il che si-
gnifica che tra le di sperse iniziative
cattoliche è tempo cli alleanze.
Il segreto delle nostre 200 mila
copie? Un prodotto ricco e alternati-
vo alla tv. Se infatti l'offerta è inte-
ressante e competitiva i ragazzi la
recepiscono, anche perché i genitori
sono disposti a spendere di più per i
figli: purché il prodotto sia "rassicu-
rante". Ma non succede che il suc-
cesso arrida a chi mette « tra pa-
rentesi » un contenuto esplicitamen-
te cristiano? « Non è il caso nostro.
Certo, non siamo un catechismo; ma
la fiducia che ci siamo conquistati ci
permette anzi cli far filtrare il messag-
gio religioso.
Insomma, forse i cattolici sono in
crisi perché il loro prodotto - conte-
nuti a parte - è più scadente di quello
della concorren'.?a? Risponde da To-
rino don Valerio Bocci, direttore del -
lo spigliato quindicinale salesiano
Mondo Erre , 50 mila copie: « Per
niente: tra noi ci sono testate che non
sfigurano affatto al confronto con le
sorelle " laiche", non sanno di sacre-
stia, hanno un appeal gradevole e pro-
fessionale. Poi - certo - ce ne sono al-
tre che abbassano il livello della ca-
tegoria. II problema vero, a mio ve-
dere, non è però il prodotto, quanto
la sua promozione. Dunque mi asso-
cio nel chiedere una sinergia tra cat-
tolici: zappiamo tutti nello stesso giar-
dino, tra l' altro sempre più ridotto,
usiamo gli stessi mezzi e proponia-
mo i medesimi valori , non è forse ora
che uniamo le forze per riusc ire a
sfondare laddove gli investimenti si
fanno impossibili per una rivista eia
sola? Sì, temiamo cli essere fagoci-
tati, abbiamo paura di lavorare insie-
me: ma presto sarà il mercato stesso
a imporci la scelta di collaborare. Se
non vogliamo morire ». E non è det-
to che qualcosa non si muova.
Roberto Beretta

3.5 Page 25

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IL DIARIO DI ANDREA
di Jean-François Meurs
A CHE COSA SERVE
PIANGERE
Non ricordo come mai ci siamo messi a parlare di lacrime.
Eravamo riuniti in gruppo per parlare di Dio,
a partire dalla parabola del buon Samaritano.
E a/l'improvviso, la conversazione è stata più o meno questa.
(silenzio)
Maria: Piangi , e dopo tutto è finito
e ti sei liberata.
Cristina: A volte si piange non per-
ché si è tristi , ma perché ciò che
vedi è troppo bello. La gioia è così
grande che esce da te.
(Devo dire che noi, i ragazzi, stava-
mo soprattutto ascoltando ciò che
dicevano le ragazze. La sapevano
davvero lunga ... ).
M aria: lo penso che sia bene
piangere . Tutti hanno il do-
vere di piangere e dovrebbero sa-
pere che ne hanno il diritto.
Stefania: Trovi? Per conto mio, mi
scoccia stare vicino a uno che pian-
ge. Vorrei fuggire . lo non saprei co-
sa fare , e non saprei cosa dire.
Virginia: Piangere non è certo una
forma di espressione cqme un 'al -
tra! Tu la senti dentro! E un 'emo-
zione che ti piaccia o no ti prende.
È più forte di te e tu non hai le pa-
role, né il modo di uscirne. Bisogna
saper sopportare! Altrimenti l'acqua
straripa.
(silenzio)
Stefania: lo non riuscirei a piangere
davanti a qualcuno. Quando ho vo-
glia di piangere mi chiudo nella mia
stanza.
Maria: A volte , al contrario, è per-
ché sei con qualcuno che puoi
piangere. Con lui, puoi farlo . Tu su-
peri tutte le barriere, riconosci la
tua fragilità.
Piero: Non è facile ammettere di
essere fragile , accettare di perdere
il controllo di sé.
Maria: Certo ; è come amare. È
per questo che io credo che pian -
gere è così bello. E più bello del
ridere. lo mi sento felice se qual-
cuno piange vicino a me. Lo pren -
do tra le braccia senza dire niente.
Piero: Mi sembri una mamma...
Stefania: Forse piangere è un po '
come ritornare bambini. ..
Francesca: , ma i fanciulli hanno
in genere dei dispiaceri molto pic-
coli. Sono magari un po ' stanchi e
non lo sopportano più ... Quando
si cresce, si impara a resistere e
se si piange è perché è una cosa
seria. Non ne puoi più e crolli.
Cristina: A volte piangi per delle
cose che gli altri non possono capi-
re. lo avevo nella mia stanza un fio-
re seccato. Per me era pieno di ri-
cordi. Un giorno qualcuno facendo
pulizia me l'ha gettato via. Ho pian-
to da morire. Solo io potevo sapere.
Francesca : Per piangere vicino a
qualcuno bisogna assolutamente
che ci sia tanta confidenza, che si
sia grandi amici.
Maria: Quando uno piange la cosa
migliore che puoi fare è toccarlo .
Col solo toccarlo , gli porti via il di-
spiacere .
Stefania: Tu comunichi al di là del-
le parole. È per questo che piange-
re è una cosa grande.
Francesca : A volte si dice : non
piangere, sii uomo! Piangere fa tan-
to ragazzina!
Cristina : Non sono d'accordo . Ci
vuole coraggio anche a piangere.
Oppure piangi perché non hai il
coraggio di guardare in faccia una
situazione che ti fa soffrire.
Patrick: Non è un disonore, piange-
re . Anzi.
Maria: E tu , Vincenzo , piangi qual-
che volta?
Vincenzo: Chiaro che mi capita. So-
no anch'io come gli altri! Sono nor-
male .. .
Piero: E Dio, cosa ne dite, piange
anche lui?
Andrea: , nel Vangelo Gesù pian-
ge per la morte di un amico.
Stefania: Ma quando Dio piange ,
chi lo consola?
0
AH-l Tl .SEI
... STAf
'N-A-S-C-O-S-TO..-G-O-i?
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II
'··
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..__,,,...
.... ....
BS GENNAIO 1996 - 25

3.6 Page 26

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BOLOGNA. 13 ottobre 1995.
Congresso mondiale dei
cooperatori. 500 i delegati
da tutto il mondo. Hanno
aperto i lavori don Vecchi ,
vicario del rettor maggiore e
il coordinatore Lorenzini .
Nella foto , in primo piano
(da sinistra a destra) i
consultori mondiali di Asia,
Europa centro-nord, Africa
e regione Iberica.
BOLOGNA. La prima rela-
zione l'ha tenuta il prof. Al-
bertazzi ; mons . Savio ha
presieduto la veglia giova-
nile. Nella foto , il talk-show
tra esperti delle diverse atti-
vità dell'Associazione : "Edu-
care come Don Bosco" nel-
l'emarginazione, in politica,
in famiglia , nella scuola,
nella comunicazione so-
ciale.
BOLOGNA. Sabato 14 otto -
bre. Il cardinal Giacomo Bif-
fi (nella foto), ha presiedu -
to la celebrazione eucari-
stica a Pieve di Cento. È se-
guito il saluto di madre Ma-
rinella Castagno. Nel pome-
riggio, commemorazione
centenaria: conferenza di
don Antonio Martinelli, con-
sigliere generale per la Fa-
miglia Salesiana.
BOLOGNA. Sabato sera 14,
i giovani di Udine hanno
proposto il musical "C'è da
non crederci ". Il regionale
don Fedrigotti ha ricordato
che lo spettacolo, nato nel
1987 in occasione del Cen-
tenario di Don Bosco, conti-
nua ad essere ripresentato
sempre con successo in va-
ri teatri d'Italia.
BOLOGNA. I lavori del Con-
gresso si sono conclusi , co-
me era avvenuto all 'incon-
tro di cento anni prima, con
un pellegrinaggio al popo-
lare santuario della Beata
Vergine di San Luca . La
lunga marcia ha coinvolto
almeno duemila coopera-
tori , che hanno raggiunto il
santuario in preghiera.
26 - GENNAIO 1996 JJS
BOLOGNA. La celebrazio-
ne eucaristica al Santuario
è stata presieduta dal card.
Antonio M. Javierre Ortas
(nella foto) . Nell'omelia ha
risposto all 'interrogativo:
« Che cosa chiede la Chie-
sa a una Associazione , che
si propone l'educazione
dei giovani ».

3.7 Page 27

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La cronaca di un dramma che ha insanguinato il Rwanda.
JACQUES
NTAMITALIZO
di Mario Valente
Padre Jacques,
·60 anni, nell'omaggio
ammirato
del suo superiore.
Un rwandese di origine
hutu, ha salvato
dalla morte
numerosi tutsi,
prima di venire
assassinato in Burundi.
co, verso il quartiere periferico di
Rango.
Grazie alla presenza ininterrotta di
padre Jacques, restava là l' ultima no-
stra casa del Rwanda che non fosse
ancora distrutta o abbandonata. Sal-
tuariamente padre Danilo vi passava,
arrivando da Bujumbura con i con-
vogli della Caritas. Ma abitualmente,
P. Jacques restava solo. Cosicché quel
giorno fu festa per lui! Aveva tanto
da raccontare, e c 'erano ora due fra-
telli pronti ad ascoltarlo . ..
Già! Quanti episodi drammatici si
erano susseguiti in quelle dieci setti-
I Jacques Ntamitalizo
(con la maglia gialla)
nella casa di Lubumbashi (Zaire).
A rrivammo verso le lO del matti-
no , davanti al piccolo cancello.
Era ben chiuso, con catenaccio. D ' un
ti-atto , padre Jacques uscì sul corti-
letto antistante la casa. Vedendoci , il
suo volto passò dal serio, quasi cupo,
al sorriso più luminoso. Nella sua
evidente sorpresa s' intrecciavano in-
credulità e gioia. « Benvenuti! », mor-
morò aprendo con calma il cancello,
e poi , senza alcuna impazienza, un
« finalmente! », seguito da lungo si-
lenzio, mentre riservava ad ognuno
di noi il suo poderoso e solenne ab-
braccio fraterno , di stile rwandese ...
Padre Leopoldo e io eravamo ve-
nuti fin là da Goma, nello Zaire, at-
traversando dal sud al nord tutto il
Burundi. Era il 25 giugno 1994. Da
due mesi e mezzo, il Rwanda era pre-
da di diabolici massacri. Nelle ulti-
me settimane la guerra stava scenden-
do ormai verso il sud del paese. Fer-
ma da qualche giorno a Gitarama, si
sentiva però che presto essa sarebbe
giunta a Butare. Noi evitammo la cit-
e ci dirigemmo direttamente, attra-
verso gl ' innumerevoli posti di bloc-
mane! Eppure, tutto si era sempre ri-
solto bene. «Grazie a Maria Ausilia-
trice! , certo », ripeteva Jacques a
più riprese, scrivendolo poi anche in
una lettera, «è grazie a Maria Ausilia-
trice che io sono ancora vivo ». E in-
si steva, quindi , come se sentisse in
me il dubbio: «lo ci credo veramente!
Bisognerà fare qualcosa qui a Rango,
quando sarà possibile, per ringraziare
ns GENNAIO 1996 - 27

3.8 Page 28

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I Bujumbura (Burundi).
t,.a città è presidiata dai militari.
E qui che è stato ucciso
padre Jacques.
la Madonna di Don Bosco, della pro-
tezione assicurata alla casa e alle per-
sone che l' hanno abitata con me . . . ».
NON È FORSE
UN MIRACOLO?
« Ascolta! Un giorno del mese d ' a-
prile scorso - erano le prime settima-
ne della caccia all ' uomo- un grup-
po di giovani , piuttosto adulti , ha in-
vaso la casa. Devono perquisire, per-
ché di sicuro io nascondo armi , di-
cono loro. Due ore dura la sarabanda.
lo li seguo "tranquillo", poiché non
c nulla , penso io, che possa farmi
accusare eia loro. Ah , sì, c il fucile
da caccia nella camera cli Danilo. Ma
non è un problema. Lo portano co-
munque via, insieme con altre cose
di una certa importanza, che rubano
qua e là, nelle camere, nel refettorio,
nella cucina. Stranamente, una parte
delle cose rubate mi sarà poi ripor-
tata qualche ora più tardi. Non di-
struggono niente. Ma, dopo altre mi-
nacce, se ne vanno. Finalmente so-
lo! Comincio a respirare meglio .. . e
a ringraziare Dio. D ' un tratto però,
mentre, dopo aver rinforzato la chiu-
sura del cancello, ridiscendo verso
la cappella, vedo sulla mia sinistra
una porta che comincia ad aprirsi cau-
tamente. Una porta davanti alla qua-
le i visitatori, a più riprese, erano pas-
sati senza mai decidere cli aprirla .
· Una porta, per altro, ben visibile sul
cortiletto, e facilmente accessibile, tra
la cucina e il refettorio ».
Mentre Jacques ci parlava, seduti
alla tavola da pranzo, io fissavo ap-
punto quella porta e il piccolo loca-
le a cui essa dava accesso: un gabi -
netto ... Ma Jacques proseguiva già
28 - GENNAIO 1996 BS
con il suo racconto: « Qualcuno mi
stava guardando attraverso la stretta
apertura. Poi, assicuratosi che io fos-
si solo, un uomo esce, seguito da una
donna, e un ' altra ancora, e poi due
bambini ... Cinque persone rinchiuse
in un bugigattolo di poco più di un
metro quadrato ... Per ore ed ore...
Certamente in preda ali ' angoscia e
forse alla disperazione, ogni volta che
qualcuno si avvicinava alla porta.
Gente che io conoscevo, ma che pen-
savo già lontana dalla mia casa.
- Ma, cosa fate là? - quasi grido
loro. - Non sapete che è morte sicu-
ra, per voi e per me, se vi trovano
qui?! .. .
- Padre, qualcuno ci ha protetti.
Forse per proteggere te . ..
E quindi mi raccontano come il
capo banda - la cui voce essi ben co-
noscevano, - si fosse effettivamente
avvicinato alla porta, come se voles-
se aprirla. Era rimasto qualche istan-
te in silenzio, mentre essi avevano
trattenuto perfino il respiro. Quindi
se n'era andato, avvertendo che tut-
to era in ordine ... Non è forse un mi-
racolo?!».
« Certamente, caro Jacques! », con-
clu si io.
« MALEDETTO
CHI UCCIDE!»
Devo ammettere, senza saperme-
ne fare una colpa, che, nell'ascolta-
re padre Jacques, il mio atteggiamen-
to doveva apparire un po ' scettico.
Spero che egli non ne abbia soffeJ·-
to. Ma, in verità, il mio pensiero era
già lontano da ... E forse la paura
di rimanere anch'io " intrappolato" sul
posto, cominciava a lavorarmi nel-
1' intimo.
Fu così che lanciai , d ' un tratto, la
domanda: «Jacques! non trovi che sia
l'ora cli venirtene con noi? Fino a
quando potrai rimanere qui , pratica-
mente da solo? Non hai paura che
un giorno o l'altro, per mano degli
uni , prima, o degli altri , poi , finisca
male anche per te? ».
«Paura? . .. Come non averla?! Ep-
pure, "qualcosa" mi permette cli non
lasciarmi vincere da essa. Guarda
queste giovani persone che abitano
con me, chi di nascosto e chi aperta-
mente .. . Me le hanno affidate già
· da un bel po '. Non ho saputo rifiuta-
re, neanche per salvarmi .. . Se me ne
vado, chi le proteggerà? Qualcosa o,
piuttosto, "Qualcuno" mi fa sentire
che, proteggendomi, m ' impegna a
proteggere gli altri! ».
« Ma, Jacques, tu sai bene che è un
rischio troppo grave, al quale tu non
sei tenuto! ».
« Non sono il solo a correrlo. Cono-
sco tante persone, mamme soprat-
tutto , che lo corrono ugualmente in
questi orribili tempi , nascondendo i
figli altrui nelle lq_ro case, perché non
vengano ucci si. E Dio che ci dà la
forza! ».
« Tu mi dicevi che ti hanno già mi-
nacciato . .. ».
« Oh, e come! Soprattutto un "ti-
po", che io conosco bene ... Eppure
l' avevo aiutato nel passato, con me-
dicinali, e altro ancora... Chissà per-
ché?! L' odio è veramente una forza
terribile . .. , il vero peccato che ne ge-
nera tanti altri! . .. Ma non mi hanno
impedito di continuare a parlare, e
con chiarezza, anche. Nella messa,
qualche domenica fa , ho gridato:
Maledetto chi uccide! Maledetto co-
me Caino!. .. Sono venuti a dirmi
che avevo esagerato, che certe cose
non si dicono così ... ».
«Etu? ... ».
« Io ho semplicemente risposto che
è Parola di Dio .. . E che Dio è più
grande degli uomini! ».
DALLA PARTE
DELL'UOMO
Intanto, pur seguendo le risposte
cli padre Jacques, io, in verità, mi sta-
vo chiedendo, "da che paite" egli fos-
se ... Non me ne vergogno, soprat-
tutto perché quella questione mi ha
permesso cli prendere coscienza di
un ' impressione profonda, che mani-
festo qui in modo forse un po ' "la-
pidario", ma per me ben chiaro: Jac-
ques era ed è sempre stato dalla par-
te dell'uomo! Ma, se ciò gli è stato
possibile sempre, anche in ore di tra-
gico orrore, è perché Jacques era ed
è, nello stesso tempo, sempre dalla
parte cli Dio !

3.9 Page 29

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Rango (Butare, Rwanda).
Al centro, l'ispettore dell'Africa
Centrale don Valente,
autore dell 'articolo.
Alla sua destra, padre Jacques
con padre lnnocent Gatete.
Alla sinistra, padre Danilo Lisjak
e padre Frans Vandecandelaere.
I legami di sangue potevano forse
portarlo naturalmente verso g li uni ;
ma la fede cristiana, ricevuta dalla più
tenera infanzia, lo apriva, fin nell e
profondità della sua coscienza, al ri-
spetto de lla perso na umana, cli qual -
s ias i origine etnica essa fosse.
Durante tutta la vita, nel suo lavo-
ro cli padre e di educatore sa lesiano,
egli l' aveva dimostrato a ll 'ev idenza.
In padre Jacques, la condanna ciel
Male, negli uni e negli altri , era aper-
ta, decisa e convinta. La paura non
g li chiudeva la bocca, né davanti ai
fedeli riuniti in preghiera, né davanti
ai miliziani , prima, o ai soldati "re-
go lari", poi . La fede ltà alle convin-
z ioni cristiane lo teneva in costante
pe ricolo. Lo sapeva bene, e non lo
nascondeva affatto in que ll e ore di
rapidi scambi fraterni .
Sempre di padre Jacques mi ave-
va co lpito il tratto abitualmente ca l-
mo e misurato, come se prima cli por-
re l' uno o l' altro gesto egli riflettesse.
Dai campi-profughi
verso la propria terra.
Nonostante la te nsione nella quale
eg li viveva in quei giorni , aveva con-
servato lo stesso modo cli fare e cli
parlare.
In realtà, padre Jacques non sop-
portava la menzogna, né lo sp irito
di parte, che rende ing iusti e induce
a ll a cattiva fede. Così certe afferma-
zioni gratuite di g iornali sti o g iudizi
unilaterali cli emissioni radiofoniche
internazionali cli paesi e uropei , lo
mettevano spesso in g rande collera,
così da preparare le ttere eia inviare
per dir loro finalmente " la verità" . ..
Anche quel giorno avrebbe voluto
farlo, ma chiese il g iudi zio autore-
vole ciel superiore, prima di spedire
il suo scritto . E poi vi rinunciò pe r
non creare problemi più grav i ad altre
persone . . . Quando era solo, non si
lasciava vince re dalla paura. In
compagnia, sceg li eva o accettava la
via della prudenza.
Mentre ne l pomeriggio, padre Leo-
potei ed io, ci allontanavamo rapida-
mente sull a strada verso la fronti e ra
del Burundi , interrotti qua e nell a
nostra corsa, solo dai frequ enti con-
trolli de i miliziani, sentivo ancora
l' impress ione di forza dell ' abbracci o
di padre Jacq ues. Una forza strana ,
proveniente più da convinzioni inte-
riori che eia condi zioni fi siche. Le sue
parole continuavano a ri suonare ne l
mio intimo, come appunto le più con-
sone a ll ' ide ntità cli quell ' uomo, cri-
stiano convinto, sales iano e ntu siasta
e prete ze lante, di cui noi poss iamo
essere fieri.
LA "SUA ORA»
Circa un anno dopo , padre Jacques
stava ripercorrendo lo stesso itinera-
rio, in provenienza dallo Zaire, dove
s i era riposato per alcuni mesi a
Kinshasa. Il suo viaggio s i è interrot-
to a metà strada, a Bujumbura, nel
Burundi , il 10 lug lio 1995. Qualcuno
- so lo perché in possesso di un 'ar-
ma , - s i è cred uto autorizzato ad eli-
minare questo testimone e a stron-
care la vita d ' un uomo . Che Dio lo
perdoni! Non credo che padre Jac-
ques l'abbia maledetto: sono anzi
moralmente sic uro eh 'egli ha perdo-
nato ai suoi assass ini , anche se il
marchio cli Caino nessuno lo to-
glierà loro, finché non usc iranno dal-
la trag ica e fo ll e spirale cli un odio
in sensato e dia bolico.
Padre Jacques ritornava v~rso il suo
Rwancla, c he tanto amava. E piL1 che
probabile eh 'egli sapesse cli andare
così incontro alla "sua Ora" . Ma, si
senti va preparato. E credo, con altri,
di averne la prova. Infatti , scrivendo
qualche tempo prima della sua par-
tenza a un confrate llo di Goma, per
avvertirlo del suo prossimo passag-
gio, accludeva espressamente alla sua
lettera - come un testamento spiritua-
le, - un testo, tirato da pagine edite eia
un Istituto di studi teologici del Be l-
ooio. « Accludo qui - scriveva padre.
Jacques - un belliss imo testo, che 1111
ha confermato nella mia dec is ione
di ritornare al più presto a Butare ».
Credo utile stralciare una frase,
sottolineata di sua mano , che mi
sem bra echeggiare pensieri eia lui
espressi in altri mome nti della sua
vita, e che ora fanno un po ' di luce
sul mi stero della sua morte: «Nella
Risurrezione di Cri sto , c'è la radice
cli una " Spe ranza attiva e creatrice:
il Risuscitato invita i di scepoli sco-
raggiati a comprendere che la croce,
il fa llimento, la morte non hanno
più l' ultima parol a. L' ultima paro la
appartiene a Dio».
La vita e la morte di Jacques Ntami-
talizo diventano certamente, in que-
sta luce, seme di guarigione e di li-
beraz ione pe r l' Africa d ' oggi , e ne
fanno per tutti un Testimone della Ri-
surrezione ne i nostri giorn i.
Mario Valente
BS GENNAIO 1996 · 29

3.10 Page 30

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In Ecuador le Figlie di Maria Ausiliatrice e le volontarie VIDES
DONNE
In un villaggio
delle Ande
IN COOPERATIVA le donne
con il loro lavoro
hanno migliorato
SULLE ANDE
la qualità
della vita e il clima
familiare.
di Maria Antonia Chinello
S uor Cannen Cufias svolge attu al-
mente la sua missione a Lim6n,
nel vicariato apostolico di Mendez,
ma il ricordo cli Guaranda è ancora
vivo. Nel 1980 infatti, nel nome di
Don Bosco si è dato inizio all 'Ho-
spiteria Campesina Juan Pab/o lf a
Guaranda, capoluogo della provincia
Bolivar: 55 per cento cli concentra-
zione indigena, 1200 metri di altez-
za e la Cordigliera delle Ande per an-
fiteatro .
UN PROGRAMMA
DI INTERVENTO SOCIALE
La comunità delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, cinque suore, viene
espressamente chiamata dal vescovo
della zona, monsignor Lopez. Devo-
no diventare, con la loro presenza,
punto di riferimento per i contadin i
che scendono in città per vendere i
propri prodotti ; e per le giovani che
lavorano presso le famiglie più be-
nestanti e gli alberghi. Attorno a que-
sta prima attività si è poi sviluppato
un piano di pastorale sociale attento
alla promozione della persona: corsi
di taglio e cucito, prima alfabetizza-
zione e avviamento professionale, in-
terventi di ed ucazione socio-sanita-
ria, visita alle com unità indigene, for-·
mazione degli an im atori e dei cate-
chisti, accompagnamento pastorale e
liturgico dei cristiani.
Guaranda (Ecuador).
Scuola di taglio e cucito.
30 - GENNAIO 1996 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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hanno inventato un lavoro per le donne, organizzandole in cooperativa.
Guaranda (Ecuador).
Alfabetizzazione.
Ecuador. Il lavoro è stato il primo passo
per promuovere la donna.
Incaricata dell a parte sani taria è
suor Elba, che vis ita, nei centri dis lo-
cati sull a montagna, le mamme e i
bambini ; e cura la formazione degli
operatori sanitari che la coadiu vano
e la sostituiscono du rante la sua per-
manenza in altri villaggi.
L'ed ucazione alimentare è un pun-
to importante de l programma educa-
tivo: non basta dare il c ibo per oggi,
bi sogna insegnare a procurarselo e a
consumarlo nel migliore dei modi , at-
ti vare la rotazione delle co lti vaz ioni
perché il terreno possa essere sfrut-
tato sapientemente.
Su or Elba, con alcuni volontari , si
prende cura anche de l coordinamen-
to con i vari laboratori medic i c itta-
dini. Si cerca con in sistenza di supe-
rare gli ostacoli bu rocratici e d i as-
sicurare un minimo cl i assistenza me-
di c a .
ACCEDERE AL MERCATO
Dal campo-base di Gu arancla, con
il sostegno di alcuni progetti VIDES
(Vo lontariato Internazionale Donne
per l' Educazione e lo Sviluppo), è
partita, dal I988, una rivoluzione pa-
c ifica che ha ormai raggi unto circa
500 donne.
La donna quichua, l'etnia predomi-
nante in questa zona de l! ' Ec uador, è
Quito (Ecuador). Ragazzi della strada.
Le FMA, insieme al salesiani, li cercano e si prendono cura di loro.
Nell'ultimo decennio è cresciuto l'al-
larme per le condizioni dell'infanzia la-
tino -americana: alle espressioni tipi -
che della tradizionale povertà, si sono
venute sommando le manifestazioni
nuove delle moderne emarginazioni.
Si diffonde la consapevolezza che
questa è la "punta dell 'iceberg " della
crisi di un continente oppresso dal de-
bito estero, impoverito dalle regole di
un commercio internazionale e dalla
mancanza di disinteressati aiuti uma-
nitari. L'Ecuadornon è esente da que-
sta problematica. Le vie delle maggiori
città si popolano di bambini e bambi-
ne, giovani e ragazze , che fanno del-
la strada la loro casa. Le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice hanno aperto a Quito
due case di accoglienza per le bambi-
ne della notte, mentre suore itineranti
vanno a cercarle per iniziare l'aiuto
in tempo utile.
BS GENNAIO 1996 - 31

4.2 Page 32

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VOLONTARI VIDES
( Volontariato Internazionale Donne
per l'Educazione e lo Sviluppo).
« Fin dall'inizio della nascita della
cooperativa - precisa ~uor Car-
men Cunas, FMA - abbiamo rice-
vuto l'aiuto incondizionato di tanti
amici e amiche, di volontari del VI-
DES. Grazie a loro è stato possi-
bile concretizzare i progetti di og-
gi. Tanti giovani hanno condiviso
con le varie comunità uno o due
mesi, qualcuno addirittura un ~n-
no ». I nomi e i volti dei volontari e
delle volontarie restano stampati
nel cuore e nella storia della gen-
te. Marilena, Giampiero, Carla, Ro-
sanna, Paolo e tanti altri ...
La solidarietà è diventata un cam-
mino di dare e ricevere. Infatti l'in-
contro con una realtà semplice,
meno strutturata, che guarda al-
l'essenziale ha fatto crescere la
voglia di camminare insieme.
- Volontari VIDES.
32 - GENNAIO 1996 /JS
Guaranda (Ecuador).
Donne della Cordigliera andina.
per tradizione le 0 ata alla propria ca-
sa alla famiolit alla terra. E lei la
cu'stocle clella0 vita, in tutti i sensi. Il
suo lavoro, intenso e spesso faticoso,
da mattina a sera, non è soc ialmente
riconosciuto. L ' uomo, marito, padre e
fratello , la sottomette: le mani della
donna non sono fonte di reddito , per
questo il suo lavoro non conta null a.
Dal! 'osservazione attenta della real-
tà e dalla costatazione cli questo ruo-
lo le suore hanno proposto la forma-
zi~ne cli alcune cooperative che,_ la-
sciando la donna nel proprio amb,en,-
te domestico, le permettessero pero
cli produrre, vendere e ~ua~agna!·e c(e-
naro per arrotondare Il b!lanc,o fa-
mili are.
Al ' inizio con un po ' cli titubanza,
in seguito con sempre maggior dec i-
sione, le stesse donne hanno parlato
e progettato una vera~ propria ma~-
pa cli interv enti che, sfruttando le ri -
sorse ciel luogo, ha offerto loro la pos-
si bilità cli trasformarsi eia persone sen-
za voce a capi della comunità.
Ora i prodotti della fabbr!ca cli t~s-
situra cli abbi oli amento, d1 sarton a,
'
b
.
cli maglieria sono in grado~, co1:i,pe-
tere con i prodotti di altre fabbnche,
sui mercat i nazionali clell ' Ecuador.
« Abb iamo ini ziato sfidando il con-
senso soc iale, soprattutto degli uom i-
ni » dice suor Carmen. «Scuotevano
la t~sta e dicevano che sa rebbe stato
un buco nell ' acqua, ma le donne han -
no tentato. Ora qualcuno è un pre-
zioso co llaboratore, impegnato nell a
fabbrica cli filatura della lana. Que~
sto è uno degli investimenti prev1st1
per il futuro. Per competere SL~I n~er-
cato è necessari o che la lana sia hla-
ta meglio, che non sia troppo ~rossa.
Dobbiamo arrivare a varcare I Ocea-
no e ad arri vare con i nostri maglio-
ni anche in Europa ».
LE IDEE
VENGONO GUARDANDO
I primi tempi sono stati cli "appren~
di stato" per tutte: accanto ad ogrn
oruppo di donne c'era una respons,!-
bile che coordinava e insegnava ti
lavoro. M emorabile resta l ' ini zio del-
la produzione del torrone. Le monta-
one che circondano Guaranda sono
ricche cli euc:alyptus. Sono stati i bam-
bini a suggerire l 'i dea cli fare il to1:-
rone co n il miele procurato dalle apt.
Occorreva però un locale in ~ui met-
tere la pentola, i tavoli su cui _app~g:
oiare le nocc iole. L a com urnta s1 e
~uardata attorno. C'era un sottosca la
~he ospitava le galline. Molto gentil-
mente si è pensato cli trovare per
loro un 'altra sistemazione e , una
notte, un gruppo cli donne c~n ~uor
Carmen hann o " provato" . M1ss1one
compiuta a giudi care ~al so_lo fatt?
che la fabbrica è ormai avviata e t!
torrone di Guarancla viene dato a1
bambini dei vari vill aggi e viene_ven-
duto nei mercati e supermercat i del-
le città .
Suor Carmen racconta so rridendo
i tentativi , gli scoraggiamenti e _le
pause dedicate alla !·i fl ~ss_ione; I~ fa-
tica cli imparare e d1 mi gliorare Il la-
voro· di studiare e di apprendere le
d! legg{ del mercato per determin_are
volta in volta i costi per la vendita de,
capi cli abbi gliamento, ciel pane e dei
dolci.
«È un lavoro d ' insieme. Le donne
restano nelle proprie famiglie e ?gnu-
na dà quello che può. l g_uadag111 ven-
oono divisi equ amente 111 base al la-
~oro di ciasc una. Non ci si acconten-
ta di quello che si è raggiunto. Si ten-
de sem pre al meglio ».
Maria Antonia Chinello

4.3 Page 33

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CINEMA
Guido Josìa
REQUIEM
PER IL FILM COMICO?
Furoreggia il genere demenziale, sia al cinema che alla televisione.
È la fine del film comico tradizionale?
E cosa si vede all'orizzonte?
S iamo arrivati alla fine del film comico?
sultato, sia del film italiano che di quello straniero, non
Apparentemente si direbbe di sì. Però chi ha pre- cambia: si tratta di film di consumo, di prodotti precotti.
sente l'intera storia del ci-
nema, sa che ci potrà esse-
re un ritorno . Il film comico
del passato, per intenderci
quello di Marck Sennet, di
Chaplin o di Buster Keaton ,
""""' '""°"'>C'.cc,,,w~ ,........
JIM CARREY JEFF DANIELS
Come giudica il film con
Jim Carrey "Scemo & più
scemo?". Può essere consi-
derato un film comico riusci-
to e divertente?
o in tempi più recenti quello
Direi che è un film diver-
di Woody Allen, faceva leva
tente. Si torna a ridere, an-
sull'intelligenza. Oggi inve-
che se la comicità è piut-
ce la maggior parte dei film
tosto scontata. È aperta l'in-
comici sono delle confezio-
tenzione di produrre un film
ni sotto vuoto. Vogliono far
che non si esaurisca nella
ridere presto, a ogni costo,
gag o nel demen ziale . La
ridere forzatamente su tut-
pellicola è ben confeziona-
to. Sono spesso delle con-
ta, con citazioni interessanti.
fezioni di volgarità sia ver-
Si pensa a Jerry Lewis, che
bale che di azione. All'oriz-
era tuttavia ben altra cosa.
zonte non si vede molto .
Il film in fondo fa l'occhioli-
Forse solo Benigni, giullare
no sia al film comico tradi-
indifeso , è capace di usare
zionale che a quello di pu-
un linguaggio comico nuovo
ro consumo . Ha però una
e universale.
sua dignità: è girato bene,
Come mai da vari anni, so-
prattutto nel periodo nata-
costruito con cura. La suf-
ficienza gliela darei piena.
lizio, si consumano ceni film
così scadenti?
Ha parlato di film "demen -
ziali". Ai giovani piacciono
Rientra nel clima dell'usa e
così, ma anche agli adulti,
getta tipico del con sumo
natalizio. Fa parte del con-
sumismo tout-court, accan-
to al panettone , al giocat-
...~, ~•P-:-.
~ - ~ - - - - - - - - - - ~ ~~ ~ ~
eIl rfailmil
con Jim Carrey alla fine dell'anno
film più visto dagli italiani.
che si divertono. Il genere
furoreggia da tempo an -
che alla televisione . Non
c il rischio di farsi il
tolo , allo spumante , al cenone . Il prodotto è ormai palato grossolano e di creare un costume?
omologato dal tempo natalizio, fa per così dire da
contorno obbligatorio. Fortunatamente è una parente-
si, un'apparizione annuale che è poi seguita da stagio-
ni migliori.
Il paradosso demenziale, dell'esagerato , dell'invero-
simile ha ormai legato in modo indissolubile cinema,
televisione e fumetto . I giovani non trovano certo in
questi prodotti un incoraggiamento a costruire qual-
Eppure questi film comici raggiungono i primi posti nel-
le classifiche degli incassi.
Il cinema straniero è quanto meno ben confezionato,
si avvale di una tecnica raffinata ed è soste nuto da
una pubblicità adeguata e ben studiata. Il cinema ita-
liano è invece di puro consumo, punta esclusivamente
a quel certo tipo di pubblico, di quel periodo. Ma il ri-
cosa o a mettersi in crisi . Credo che rimangano nel lo-
ro habitat mentale e di comportamento . Non ricevono
un messaggio che nasca da una certa esuberanza di
umanità, come avveniva nel film comico del passa-
to , perché questa nuova comicità non si propone di
far pensare, ma forse è ugualmente scaramantico ,
magari liberatorio. Una risata allunga la vita!. ..
/JS GENNA I(:) 1996 - 33

4.4 Page 34

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrere
LE QUALITÀ
PIÙ IMPORTANTI
figli hanno un cart_ello ideale pe-
rennemente appeso al collo : "La-
vori in corso". Se questi lavori sono
disordinati, occasionali , senza un pro-
getto, la vita si rivelerà per loro un
cammino irto di ostacoli e di traboc-
chetti. La vita non si può affrontare
con un vago bricolage personale.
Con una delle sue fulminanti sinte-
si, Don Bosco proponeva come me-
ta del suo sistema la formazione di
"buoni cristiani e onesti cittadini". A
pensarci bene, non è poco.
Esistono dei genitori che pare ab-
biano "ordinato" il figlio con la "lista
della spesa": alto così, bello così, in-
telligente così, sportivo così, deciso
così ... Se il figlio non corrisponde al-
la presunta ordinazione, passano la
giornata a correggere, mortificare,
ammonire, limare, scalfire il loro po-
vero "acquisto". Per inseguire un so-
gno. Causando solo sofferenze e ri-
sentimenti.
Non esistono le fatine che sulla cul-
la dispensano qualità magiche ai
bambini. Sono i genitori che devono
aiutare i loro figli a trasformare in
effettive capacità, le "doti" che hanno
in grande quantità. Anche questo è
uno dei prodigiosi poteri dei genitori.
Se doveste fare una lista delle qua-
lità che vorreste donare ai vostri figli,
quali scegliereste? Ecco una prima
lista di qualità necessarie per riusci-
re a vivere in un mondo in evidente
stato confusionale come il nostro.
Aiutiamoli ad avere fiducia in se
stessi. Solo i genitori possono far
passare i figli al "ce la posso fare". Il
bambino che crede di riuscire nella
vita affronterà con energia ed entu-
siasmo i compiti che gli vengono af-
fidati. Bisogna scoprire quali sono le
capacità e facoltà innate dei propri fi-
gli e poi a poco a poco metterli nel-
la condizione di esprimerle al meglio.
Per questo i figli devono essere inco-
raggiati spesso. "Sono davvero orgo-
glioso di te" sono parole magiche.
Insegniamo il rispetto e l'onestà.
Avere un immagine sicura di sé non
significa diventare egoisti o prepo-
tenti. Ci vuole tempo e pazienza per
insegnare ai bambini a dire la veri-
tà, a rispettare le leggi, i diritti altrui ,
le promesse fatte . Parole magiche :
"Ti ringrazio per avermi raccontato
come sono andate le cose. Posso
davvero fidarmi di te per sapere che
cosa è successo". Ma più magico an-
cora è l'esempio: solo genitori rispet-
tosi e rispettabili possono insegnare
rispetto e lealtà.
Fate una lista delle qualità
che vorreste donare al vostri figli.
Quali sceglierete?
In casa, affidiamo loro compiti
diversi. Una riunione settimanale ,
una lavagnetta in cucina per stabilire
i turni nei vari lavoretti domestici, pic-
coli trucchi per insegnare la respon-
sabilità. Parole magiche : «Ognuno
nella nostra famiglia ha dei compiti
da svolgere e tu sei davvero bravo
nei tuoi! Questo è un grande aiuto
per mamma e papà ».
Carichiamoli di entusiasmo. È
una qualità che i figli assorbono dai
genitori. Nessuno ha mai realizzato
niente di importante (ma neanche di
piccolo) senza entusiasmo . Con i
bambini, il problema non è tanto di
infondere loro questa dote, quanto di
difenderla. E non è facile , perché
l'entusiasmo è fragile. E ci si metto-
no proprio tutti, talvolta, a mortifica-
re la baldanzosa voglia di vivere dei
ragazzi. Con il sarcasmo, l'ipercriti-
cismo, il pessimismo e la distruttivi-
tà nei confronti di tutto e di tutti. Se-
condo alcune ricerche, i bambini con
genitori che si interessano alle atti-
vità scolastiche (fanno parte delle as-
sociazioni di insegnanti e genitori ,
aiutano a fare i compiti, si prestano
per recite scolastiche o incontri spor-
tivi genitori-figli), ottengono risultati
migliori a scuola di quelli i cui geni-
tori non manifestano alcun interesse.
I figli considerano importante quello
che i genitori dimostrano di conside-
rare tale. Le parole magiche in que-
sto caso sono quelle famose di Don
Bosco: "Amate quello che amano i
giovani, perché i giovani amino ciò
che piace a voi".
Rendiamoli sensibili e compas-
sionevoli. I bambini di solito sono
molto sensibili al dolore e alla soffe-
renza degli altri. I genitori possono
coltivare o distruggere questa sensi-
bilità, con l'esempio.
Affrontiamo insieme difficoltà e
insuccessi. In una famiglia in cui tut-
ti sanno affrontare insieme gli even-
tuali insuccessi, si impara a soste-
nersi a vicenda e trarre insegna-
mento dai momenti difficili. "Insieme
possiamo farcela" è la frase magica.
Insegniamo l'arte della tratta-
tiva. La nostra società è violenta. I
.,.
figli devono imparare a ridurre le ten-
sioni e a non rispondere all'aggressi-

4.5 Page 35

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-
I II
_____ , -
vità con altrettanta aggressività. Un
proverbio arrogante e pericoloso af-
ferma: "Mi spezzo, ma non mi piego".
Talvolta è meglio piegarsi, piuttosto
che "spezzarsi". Dialogare, trattare,
mettersi d'accordo sono meglio che
combattere. Ma l'arte della trattativa
è frutto dell'intelligenza e dell'eser-
cizio , soprattutto di quello familiare.
Inoltre, oggi più che mai , è neces-
sario insegnare ai figli la capacità di
affrontare qualsiasi cambiamento.
Incoraggiamoli ad essere crea-
tivi. I bambini imparano ad essere
creativi solo se sono accompagnati ,
stimolati, sollecitati dagli adulti. Devo-
no essere incoraggiati ad esser cu-
riosi, ad esplorare il nuovo, a senti-
re la vita come una bella avventura.
Perché non dire loro: "Adesso faccia-
mo un bel sogno insieme. Che co-
sa faresti se ti trovassi in una situa-
zione simile?".
Ridiamo con loro. L'umorismo è
un meraviglioso reagente , special-
mente la capacità di ridere ogni tan-
to anche di se stessi. Una bambina
di dieci anni ha scritto, in un compo-
nimento scolastico : "Qualche volta
penso che mi piacerebbe essere
adottata da un'altra famiglia dove si
ride di più e dove si spiegano le co-
se". Fate in modo di creare mille oc-
casioni per scambiare sorrisi e risa-
te a casa vostra, ma fate attenzione
a non ridere mai dei vostri figli. Ride-
te con loro, mai di loro.
Accompagniamoli sul sentiero
della Speranza. Non c'è dono più
grande per i propri figli di una auten-
tica e profonda fede religiosa. Colui
che crede fermamente nell'esisten-
za di un Dio amorevole che si occu-
pa delle sue creature ed è pronto
ad aiutarle, possiede la fonte di una
forza che non l'abbandonerà mai.
DIZIONARIO PEDAGOGICO Disciplina. « Si dia ampia li-
a cura di Jean-François Meurs bertà di saltare, di correre e
di gridare a piacimento». La
Affetto. Non si educa per
princìpi o programmi, ma so-
lamente per amore. « Che non
solo i giovani siano amati, ma
che si accorgano di essere
ginnastica, la musica, la reci-
tazione, gli spettacoli, le pas-
seggiate favoriscono moltissi-
mo la disciplina e la buona
salute, sia fisica che morale.
amati: amati in ciò che a loro
piace, nei loro gusti giovanili.
a2 Ed essi impareranno a scopri-
re l'amore verso ciò che a loro
&'!1€~ \\ FUM... AH-EM.,,
~ HAI P4T70.,,
EOM.,,Q(}/t/JX)J/. C!lf lO DICE
t~~8RéR€Bff... ~E~!~
non piacerebbe affatto ... » .
1//J/V 'W P/CCOlO,,,
., ?,qt ERRORJNO,..
M4f//J.e,;lp///f1t, ,
Credente. Dio crede nell'uo-
mo. Questo atto di fede di Dio
precede la fede dell'uomo. Dio
è fedele alla sua alleanza:
incondizionatamente, qualun-
Errore (diritto all'). 11 ragazzo
ha diritto di sbagliare. L'edu-
catare non dovrà umiliarlo, co-
sì non si sentirà sconfitto per
que sia la risposta dell'uomo. aver fatto un'infrazione. Al po-
Nello spirito salesiano, l'atto sto di irritarsi per i richiami che
educativo è un atto di fede: si gli verranno fatti, li considererà
tratta di credere nella persona ci";. ) come degli avvertimenti
·? ,, . dei giovani: io mi fido di te, ~
amichevoli e preventivi
'\\v,W~k ,, tu s~i capa-
ce d1 cresce-
LMrtAlt/ASTtCA
Ì woRtSCEL4 1
&
a
~
~
1,.,_elaarnri~vceeràs
a_ ~apire
s1t~ del
J re, di supe- 0Iso1PuWAI../C/:J..
castigo, se I edu_-
rare le diffi-
~oltà; io ti do r,1,,.
f1duc1a.
. <J /
I ,,, - e::
'
/ catare dovra
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IJS GENNAIO 1996 - 35

4.6 Page 36

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- VISTO DA VICINO
di Teresio Bosco
DON BOSCO
MOLTIPLICÒ I PANI
SOTTO I MIEI OCCHI
essere impossibile che io lasci una
casa benedetta da Dio, e un santo
uomo come Don Bosco. E questa è
la sola ragione che m'indusse a re-
stare nell'Oratorio di Don Bosco ed
in seguito ad aggregarmi tra i suoi fi-
gliuoli ».
<<M i chiamo Francesco Dal -
mazzo , di anni 47, nato a
Cavour (Torino) sacerdote , salesia-
no, dottore in belle lettere e attual -
mente rettore della chiesa di S. Gio-
vanni Evangelista in Torino. Deporrò
solo quanto so' per pura mia scienza,
come testimone oculare e auricolare.
Ho conosciuto Don Bosco ai primi di
novembre del 1860 (Francesco Da/-
mazzo aveva 15 anni, Don Bosco
45) , e sono vissuto con lui fino alla
sua morte ».
LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI
« Da pochi giorni ero entrato all'Ora-
torio e facevo il corso di rettorica .
Non potendo adattarmi al vitto trop-
po modesto e alle abitudini dell'isti-
tuto , intendevo allontanarmi. Un bel
mattino andai da Don Bosco a con-
fessarmi in mezzo a una accolta di
giovani che lo circondava da ogni
parte . Fu appunto mentre io stavo
per confessarmi , che venne un gio-
vane inserviente ad avvertire Don Bo-
sco che non si poteva dare ai giova-
ni la colazione, perché non vi era
più pane . Noto che in questo frat-
tempo i giovani assistevano alla
santa Messa, dopo la quale a
ciascuno veniva distribuita una
pagnottella. Don Bosco rispose :
- Andate a prenderne in panetteria
dal signor Magra (era il nome del
panettiere della casa) . - Soggiunse
l'altro :
- Non ne ha più · portato, né vuole
portarne, perché non l'hanno pagato,
e sento che il debito è di ben dieci-
mila lire (decine e decine di milioni di
oggi) . - Allora Don Bosco aggiuns!:l:
- Andate a cercare nella dispensa
tutto quello che vi è, e raccogliete an-
che quello che può essere sparso nei
refettori.
L'altro se ne andò, e io continuai a
confessarmi , non dandomi grande
pensiero che potesse mancarmi la
colazione , perché dopo pochi istanti
intendevo partire (per casa mia) .
36 - GENNAIO 1996 IIS
Avevo appena finito di confessarmi ,
quando ritornò il medesimo individuo,
e la Messa era alla fine , a dire nuo-
vamente a Don Bosco :
- Ho raccolto tutto , e sono poche le
pagnottelle, non sufficienti al bisogno.
Sollecitava Don Bosco, che quieta-
mente continuava a confessare ,
perché volesse dare ordini in propo-
sito. Don Bosco fece cenno che non
s'inquietasse, che a momenti sareb-
be venuto egli stesso.
Difatti , confessato il giovane che gli
stava dappresso, si alza e si avvia al-
la porticina della sacrestia, dalla qua-
le i giovani uscivano, e alla cui por-
ta si distribuiva il pane. Memore io al-
lora di altri fatti miracolosi uditi sul
conto di lui, e preso dalla curiosità, lo
precedetti per andarmi a collocare
a luogo conveniente da poter bene
vedere e considerare ogni cosa a
mio agio. Uscendo incontrai la madre
mia sulla porta, la quale invitata con
la lettera era venuta a prendermi per
ricondurmi a casa per i motivi su-
esposti. Le feci cenno di ritirarsi un
momento, che io volevo vedere qual-
che cosa ; e ritiratasi mi collocai pro-
prio dietro Don Bosco in luogo più
eminente, che già si era accinto a di-
stribuire le pagnottelle ai giovani.
Guardai tosto il cesto e vidi che con -
teneva al più una quindicina o una
ventina di pagnottelle. Don Bosco in-
tanto distribuisce il pane ai giovani
contenti di riceverlo da lui, gli bacia-
no la mano, mentre a ciascuno dice
una parolina e dispensa un sorriso .
Ricevono tutti trecento il pane, e
quando la distribuzione è finita, io
considero di nuovo la cesta del pa-
ne , e con mia grande ammirazione
vedo la stessa quantità che era sta-
ta arrecata prima, senza che fosse
stato recato altro pane o mutato il ce-
sto. Corro allora difilato da mia ma-
dre, e senza dire altro le partecipo
che io non voglio più andare via, e mi
perdoni d'averle recato questo distur-
bo, di essersi recata fino a Torino. Le
racconto allora quello che ho vedu-
to con gli occhi miei , dicendole
IL SEGRETO EDUCATIVO
DI DON BOSCO
« Il segreto che Don Bosco aveva
per guadagnare i giovani a sé , e
tirarli al servizio di Dio, è cosa diffi-
cile poter a parole enunciare. Ebbe
egli nell'ordine della natura e della
grazia tali doti e prerogative che,
preso un giovane a parlatogli in
confidenza, per quanto fosse
discolo e ribelle alla grazia, difficil-
mente avveniva che non s'arren -
desse ai" suoi paterni consigli ed
ammonimenti. La sua raccomanda-
zione era questa: di guadagnare
tutti con carità. lo vidi un giorno Don
Bosco lasciare don Rua e me, che lo
accompagnavamo, per aiutare un
FRANCESCO DALMAZZO
SACERDOTE SALESIANO
Francesco Da/mazzo nato a
Cavour (Torino) nel 1845, entrò
all 'Oratorio di Don Bosco a 15
anni, e vi rimase solo perché vi-
de con i suoi occhi Don Bosco
compiere un miracolo strepitoso.
Divenne salesiano, sacerdote, si
laureò in lettere. Fu direttore a
Torino-Valsalice, procuratore
generale dei salesiani presso la
Santa Sede, fondatore della ca-
sa salesiana di Londra.
Richiesto dal vescovo di Catan-
zaro, andò con altri salesiani ·a
dirigervi il seminario. Qui fu as-
sassinato, vittima del suo dove-
re , nel 1895.
Al "Processo di santità" di Don
Bosco testimoniò dettagliamen-
te dal 6 dicembre 1892 al 23
germaio 1893, davanti a tre giu-
dici ecclesiastici: Can . Molinari,
Can. Ramello , Can. Pechenino.
La sua testimonianza è conte-
nuta nel manoscritto del Proces-
so Ordinario, copia pubblica ,
nei fogli 870-972 .

4.7 Page 37

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I Don Bosco al confessionale.
Francesco Dalmazzo
è stato testimone del dialogo
che ha preceduto il prodigio
delle pagnotte.
giovane muratore a trascinare un car-
retto sovraccarico, a cui si sentiva im-
potente e lo dimostrava piangendo,
e questo in una delle principali vie
della città» .
LA SUA MESSA
« Malgrado l'avanzata età e i mali da
cui era travagliato, e specialmente
per la gonfiezza straordinaria delle
gambe, stentava inginocchiarsi, pure
si prostrava fino a terra per adorare il
Sacramento. Celebrava la Messa con
tanto fervore che la gente correva
per ammirarlo, e si stimava fortunata
quando poteva assisterla. Esigeva
parimenti che i suoi sacerdoti e an-
che gli estranei la celebrassero col
massimo raccoglimento e colla più
grande devozione, e rimproverava
coloro che fossero troppo solleciti
nel celebrarla, come udii io stesso di-
re a un prete già avanzato in età ».
LA POVERTÀ
« Venuto una volta a Roma, quando i
salesiani abitavano ancora in via de-
gli Specchi, trovando un alloggio po-
verissimo tanto che io fui obbligato a
cedergli il letto e dormire nel canapè
(= divano), e osservando la tavola
che trovavasi in mezzo , di legno
greggio, coperta con un miserabile
tappeto , tutto si consolò e mi disse :
"Oh! Questo sì che mi piace : ecco
una vera casa salesiana!". E rideva di
tutto cuore ".
« Sentii Don Bosco rimproverare bel-
lamente sacerdoti e parroci perché
li vedeva troppo ricercati e vestire al-
la mondana. Rifiutava inviti a pranzo
di un parroco della città di Torino, già
suo alunno, perché invitato a toglie-
re i numerosi e ricchi tappeti che te-
neva sul pavimento, non convenienti
a un parroco che deve pensare ai
suoi poveri, dopo molte promesse vi
si era rifiutato .
Altre volte lo udii io stesso, sia con
questo medesimo sia con un altro
pure suo allievo, che si erano presen-
tati con scarpette di vernice lucida
e con larghe fibbie, e con polsini can-
didi come neve, con larghi bottoni
d'oro, credette opportuno dopo i re-
plicati avvertimenti , di volgere in ridi -
colo questo loro portamento, dicendo:
- Come stai bene , che bella figura
fai! Possiamo specchiarci nelle tue
scarpe.
E cercando questi di scusarsi alle-
gando la sua qualità di parroco, Don
Bosco riprese :
- Oh, certo! Che così ne guadagnerai
molto presso i tuoi parrocchiani, giac- ·
ché questo gonfia la maestà! ».
RllROVARCI IN PARADISO
« Una volta, venuto a visitarlo in Val-
docco un ricchissimo negoziante sen-
za fede e unicamente per curiosità,
lo vidi poi uscire tutto confuso, e lo
sentii esclamare per tre o quattro vol-
te : « Che uomo , che uomo è que -
sto! ». E interrogandolo io che cosa
gli aveva detto, mi rispose che ave-
va udito tante belle cose che dagli al-
tri preti non si sentono ; e poi l'aveva
congedato con queste parole: "Guar-
diamo che un giorno, lei coi suoi de-
nari e io colla mia povertà, ci possia-
mo trovare in paradiso!" ».
o
/JS GENNAIO 1996 - 37

4.8 Page 38

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, In una delle zone più povere del Messico, proprio di fronte a un
Y. UCATAN
EALBORADA
di Umberto De Vanna
IUno scultore al lavoro.
La popolazione di Mérida
discende dagli antichi Maia.
A sinistra, il tempio maia
di Chichen-ltza visto
dal Tempio dei Giaguari.
A ssediare le grandi città e la co-
sta messicana con centri giova-
nili : si direbbe questo, a cento anni
clall 'arrivo dei primi salesiani, il
progetto delle ispettorie di Guacla-
lajara e Méx ico.
Bas ta guardare la cartin a: dal con-
38 - GENNAIO 1996 IJS
fin e con gli Stati Uniti allo Yucatan
è tutto un fiorire cli oratori -centri gio-
vanili , secondo le parol e di Don Bo-
sco: «Volete eliminare le carceri ? Pen-
sate ai giovani , circondate le città cli
oratori ». Di fatto, proprio di fronte
al carcere di Mérid a, capitale dello
stato dello Yucatan, è sorto un cen-
tro giovanile che per i giovani della
zona è diventato casa, parrocchia,
scuol a e cortile.
I giovani di Mérida rientrano a pie-
no titolo tra i primi destinatari del-
1' attività dei sal esiani: la zona è tra
le più povere, molti i conflitti , dro-
ga, prostituzione, bande giovanili .
Il Centro di Méricla, che ha preso
il nome significativo di Alborada ,
parte eia una maggior sensi bilità alle
più forti esigenze latino-ameri cane.
In Messico il 60 per cento della po-
polazione ha meno di 20 anni. Tutte
le istituzioni pubbliche e private si
presentano assicurando una magg ior
attenzione ai giovani . Ma a Mérida i
salesiani sono riusciti in un ' impresa
fortunata: i giovani stessi sono stati
coinvolti nel ricupero dei loro com-
pagni. Sono animatori che escono an-
ch'essi dalle bande e vivono situa-
zioni economi che e fa miliari di ffici-
li , ma si sono mess i con allegri a e
coraggio a fi anco dei nuovi educatori
e l'ambiente sociale si è trasformato.

4.9 Page 39

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carcere, è sorto il centro giovanile Alborada.
SALESfANOS
ALBORAOA
Mérida (Messico). Dopo cento
anni. A Mérida gli inizi
risalgono addirittura a un secolo
fa . Il primo oratorio è stato voluto
da un sacerdote diocesano,
padre Pérez Capetillo, cooperatore
salesiano dello Yucatan.
Solo cento anni dopo, nel 1992,
grazie a un gruppo di benefattori
locali, nacque anche il nuovo
Centro giovanile di Mérida
con la presenza dei primi cinque
salesiani. Nelle foto, attività
oratoriane tra i giovanissimi.
Il bicycle leap, i trampoli.
Mérida (Yucatan). Il gruppo
della comunità educativa.
Salesiani e giovani animatori
fanno vita comune, condividendo
il riposo e i pasti, le attività
e i momenti di preghiera.
I giovani animatori, uscendo
dalla mischia, hanno scelto
di mandare avanti il lavoro
tra i ragazzi, facendo davvero
da ponte tra i giovani della zona
e gli educatori.
lJS GENNAIO 1996 - 39

4.10 Page 40

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore p ostulatore g enerale
r NOI SAPEVAMO
Mia madre, in seguito ad alcuni
disturbi fu sottoposta ad ecografia
la quale rivelò una probabile pre-
senza di carcinoma. lo che sono
laureando in medicina, pur senza
omettere tutte le cure del caso, pre-
ferii consac rarm i all a preghiera.
Insieme a mio fratello , mi recavo
tutti i giorni nella Basilica di Maria
Ausiliatrice per chiedere aiuto a lei
e a tutti i santi salesiani. Nel frat-
tempo mia madre fu sottoposta ad
ulteriori accertamenti che risu ltaro-
no chiarificatori : l'esame istologico
infatti diagnosticò una cisti congeni-
ta. I medici pensarono ad un caso
strano e fortunato. Ma noi figli sape-
vamo da dove era venuto l'aiuto.
Roberto Rizzo/io
Torino
r NON AVREI MAI
CREDUTO ...
Non avrei mai creduto che la no-
tizia della mia prossima morte mi
avrebbe potuto lasciare tanto se-
reno! Infatti quando in passato pen-
savo alla mia fine, venivo preso da
sgomento e paura. lo così ansioso
e attaccato alla vita, ero letteral-
mente ossessionato dall'idea del
mio trapasso e col pensiero l'allon-
tanavo il più possibile nel tempo.
Accadde invece un giorno che, re-
catomi per una visita da uno spe-
cialista, mi sentii dire di essere af-
fetto da un tumore. Ebbene , con
mia stessa meravigli a, rimasi se-
reno davanti a questa tragica noti-
zia. In pochi secondi - è vero - pas-
davanti alla mia coscienza tutto
il percorso della mia vita con le
sue speranze e le sue disillusioni.
Eppure avvertivo un senso di ab-
bandono a qualcosa di sopranna-
turale cui in passato avevo fatto ri-
ferimento. Cominciò poi il calvario
delle analisi, degli accertamenti , dei
ricoveri. .. Ma io riuscivo a fare tut-
to con distacco. Fra le persone che
mi furono di conforto ci fu suor Ma-
ria Teresa. Fu lei a portarmi un gior-
no, il giovedì precedente il mio de-
vastante intervento chirurgico, l'ac-
qua di Lourdes e una reliquia della
beata Maddalena Morano. Appe-
na sorseggiata quell'acqua, avver-
tii subito un'attenuazione dei dolori.
Tornato a casa , il mio stato d'ani-
mo non mutò. È passato il tempo ,
ci sono stati i dovuti controlli clini-
ci. .. Ma il male sembra sconfitto ed
io mi sento bene. Con questa mia
narrazione desidero testimoniare
l'efficacia della fede ai fini della
sereni interiore anche davanti a
grandi disgrazie.
Z.G.
Lugo (Ra)
r DIFFICILMENTE
AVREBBE
SUPERATO
LA NOTTE
Vari anni fa, nostra figlia fu ricovera-
ta d'urgenza alla clinica pediatrica
dell'Università di Torino , dove ac-
certarono che era affetta da una
gravissima anemia emo litica auto-
imm un e. I medici ci dissero che
aveva soltanto 5 possibilità su 100
di guarire e difficilmente avrebbe
superato la notte. Noi l'affidammo
con tanta fede a Don Bosco. Al
mattino cominciò a migliorare e
continuò così fino alla guarigione.
Al termine delle cure , i controlli suc-
cessivi confermarono che la malat-
tia si poteva considerare un episo-
dio definitivamente ch iuso, anche
se non si è mai identificata la cau-
sa scatenante. Ora nostra fig li a ha
vent'anni : sta bene, ha frequenta-
to con profitto la scuola superiore
ed attualmente lavora. Anche oggi
l'affidiamo a Don Bosco perché la
guidi nelle sue scelte future .
Maria e Francesco Trosso
Bastia (Cn)
r LA SUA PRIMA
PAROLA FU:
GRAZIE!
Il giorno della fes ta del "Corpus
Domini", un mio cugino fu colpito
da ictus. Entrò gravissimo in sala
operatoria. Era il 24 giugno. A
Torino, nella Basilica di Maria Ausi-
liatrice, durante il rosario per il Ret-
tor Maggiore , ho invocato con lui
Maria Ausiliatrice per la guarigio-
ne di mio cugino . Dopo un mese
ricominciò a bere e a mangiare. Ci
riconobbe tutti. La sua prima paro-
la fu : «Grazie! " . Confido che Maria
Au siliatrice porterà a term ine l'o-
pera che attraverso le mani di don
E. Viganò ha iniziato.
Mariuccia Lombardi
Saluggia (Ve)
r cORRE E SALTA
Il piccolo Fabio di 5 anni , alunno
della nostra scuola materna , tro -
vandosi un giorno con la mamma
in visita a una zia, sfugge al control-
lo materno, attraversa la strada e
viene investito in pieno da un'auto.
Immediatamente soccorso, gli vie-
ne riscontrata la frattura del femo-
re , trauma cranico ed escoriazioni
varie. Fabio viene immobilizzato in
un a corazza di gesso per 69 gg .
Noi affidiamo il bimbo a san Dome-
nico Savio, gli facciamo indossa-
re l'abitino e in sieme ai genitori an-
gosciati, bambini ed educatrici , pre-
ghiamo intensamente. Son passati
sei mesi, Fabio è tornato a scuola,
sta bene, corre e salta normalmen-
te . Rendiamo pubblica la grazia in-
vitando tutti ad avere grande fidu -
cia in questo piccolo, ma potente
amico del cielo.
Suor Angela Zappino
Monca/ieri (To)
r
MISITUTTO
NELLE SUE MANI
Dodici anni fa, subii un intervento
delicatissimo all a gola. Tutti erano
preoccupati per me. Ed io me ne
accorgevo, anche se essi cercava-
no di nascondere la realtà. Alle mie
domande capivo che ricevevo ri-
sposte vaghe. Mi rivolsi allora con
fiducia a Maria Ausiliatrice e misi
nell e sue mani tutta la mia precaria
situazione. Ora posso dirmi conten-
ta di come il caso si sia risolto , no-
nostante la doverosa continuazio-
ne delle cure a tempi lunghi. Ringra-
zio pertanto con tutto il cuore Ma-
ria Ausiliatrice .
SuorA.N.
r
SOLOUN
MIRACOLO
AVREBBE
POTUTO
Dopo sei anni dalla nascita della
mia bambina, resto finalmente in
attesa del secondo figlio ; una noti -
zia accolta con grande gioia da
tutta la famiglia. La gravidanza pro-
cede benissimo, mi sento bene, no-
nostante la naturale stanchezza
che si avverte in questa condizio-
ne. Al sesto mese e mezzo, senza
alcun preawiso, ho una forte emor-
rag ia. Corriamo all 'ospedale , la
situazione è molto grave, per me,
ma soprattutto per il bambi no che
porto in grembo . Poi l'emorragia
sembra diminuire e i medici deci-
dono di lasciare trascorrere alme-
no la notte ed intervenire eventual-
mente il giorno dopo. A mio mari-
to , che chiede se potranno guarir-
mi e farmi portare a termine la
gravidanza , rispondono che so lo
un miracolo potrebbe farlo ... Il
giorno seguente la mia bambina
mi viene a trovare e mi porta una
busta da parte delle sue maestre
dell'Istituto Maria Ausiliatrice ; con-
tiene l'abitino di san Domenico Sa-
vio . È stato un dono meraviglioso,
mi sento serena ed emozionata, lo
metto al collo e recito con fede la
novena del santo. Non ho più pau-
ra. Sotto gli occhi increduli dei me -
dici , l'emorragia diminuisce sem-
pre più fi no a scomparire del tutto
nel giro di pochi giorni. Devo co-
munque restare ferma a letto. Ciò
non mi spaventa e, fiduciosa, con-
tinuo ogni giorno ad invocare san
Domenico Savio. Vengo addirittura
dimessa dall'ospedale a un mese
dal termine della gravidanza, cosa
impensabile quando fu i ricoverata.
Entrata nel nono mese di gravi-
danza ho dato alla luce un bellissi-
mo bambino che abbiamo chiama-
to Filippo Domenico. È la grande
gioia della nostra famig li a ed ogni
vol ta che lo guardo penso all'im-
menso dono che Dio ci ha fatto .
Vorrei , co n questa !T)ia testimo-
nianza, incoraggiare chi si trova in
questo genere di difficoltà a per-
severare nella fede , a non perdere
mai la speranza e la fiducia nella
preghiera , a non perdere mai il
sorriso.
Teresa Mancine/li
Bologna
r
DOPOSOLO
POCHI GIORNI
Erano ormai tre anni che io soffri-
vo di una tosse forte e permanen-
te che mi era di grave disturbo .
Fui visitata da vari medici, ma le
loro medicine non sortivano alcun
effetto . Mi rivolsi allora a san
Domenico Savio . Gli chiesi con
fiducia che mi guarisse, promet -
tendo che avrei pubblicato la gra-
zia. Dopo solo pochi giorni fu trova-
ta la causa del malanno, il medico
mi diede la medicina appropriata
ed ora sto perfettamente bene .
Ringrazio tanto il mio santo .
Suor Rosa Elena Angel, FMA
Bogotà, Colombia
Per la p11/Jblica: icme 11011 si
1ie11e C'u11to delle lei/ere 11u11
ji'mwre l' senza r ecapito. S11
ril'hi esta si potrà 0111e11ere
/' i11dicazio11e d<!I II0//1(!.
40 - GENNAIO 1996 /JS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
,
DAL MAZZA sac. Valentino, salesiano t Roma
il 12/3/1995 a 75 anni.
Del popolare don Valentino Dal Mazza pub-
blichiamo un ricordo dell'amico don Antonio
Miscio. « Noi lo chiamavamo scherzosamente
"don Volantino" e dicevamo "ascetica leggera"
la dottrina che lui veniva sbriciolando con il fare
apparentemente ingenuo nel suo peregrinare
per il mondo. Perché la sua vita fu un volare
continuamente di missione in missione, di pul-
pito in pulpito, di cattedra in cattedra , chiama-
to a portare «la parola ", che in toni di toscano
sch ietto porgeva, con piacevole semplicità,
sfavillante sorgiva dal cervello e dal cuore. Il
brio del ragazzo gli sono rimasti intatti fino al-
la morte. Sacerdote salesiano nel 1948; predi·
calore infervorato e devoto al seguito della pe-
regrina/io Mariae, dottore in sacra teologia . La
sua tesi di laurea, « La famiglia nel pensiero di
Pio Xli" , fu presentata al Papa Pacelli e loda-
ta dalla Civiltà Cattolica. Viceparroco della Sa-
cra Famiglia in Via Gioberti a Firenze per oltre
quindici anni , era il successore preconizzato a
reggere la parrocchia, se la mobilità scoppiet-
tante non lo avesse attirato altrove. Chiamato
al Pontificio Ate neo Salesiano a Roma gestì ,
coadiuvato da esperti, l'ufficio di consulenza
per la morale familiare. A Roma la dimora ana-
grafica; il cuore , i passi, la voce per il mondo,
in Italia e fuori , per conferenze , esercizi spiri-
tuali , predicazioni, pellegrinagg i, libri da pre-
sentare. A Firenze si ricordano degli anni cin-
quanta alla Radio le sue brevi note su San
Giovanni Bosco, il 31 gennaio di ogni anno. E
la santa messa domenicale alla Radio Vatica-
na per tanti anni, voce sconosciuta, con la ome-
lia sapiente e succosa. Diciamo ammirati della
sua morte, da lui attesa lucido, rimesso, dolce.
Con i confratelli attorno a cantare il Magnificat,
per suo desiderio, e a lodare Dio, che aveva
voluto in lui fare cose che credeva piccole e
che noi oseremo dire grandi. Messaggero di
luce, uomo pasquale, uomo di Dio, dono venu -
toci da Dio ».
CRfSTOFOLI suor Oliva , figlia di Maria Au-
siliatrice , t Lugagnano d'Arda (Piacenza) il
25/3/1995 a 88 anni.
Figlia dell'aspra terra friulana , suor Oliva ha
avuto una passione: i poveri. Fu missionaria
nel Medio Oriente e, tornata in patria, insegnò
per lunghi anni nella scuola elementare. Era
un carattere forte, creativo , intraprendente. Il
calvario della malattia e dell 'anzianità la
addolcì fino ad accettare con riconoscenza
ogni piccola attenzione.
GHIGO sac. Francisco, salesiano, t San
Luis (Argentina) il 13/ 1/1995 a 73 anni.
Fu direttore per 25 anni , per tre anni vicario
ispettore e per quattro ispettorie. Fu ammirabile
la coerenza con cui visse il suo sacerdozio e la
vocazione salesiana. Si distinse per la devozio-
ne a Maria Ausiliatrice . Come superiore fu
sempre disponibile all'incontro fraterno con i
confratelli. Fu impegnato a coinvolgere i laici
nella missione salesiana. Attento , caritatevole
verso gli ammalati.
PAULV sac. Herman , salesiano , t Boort-
meerbeek (Belg io) il 22/2/1995 a 79 anni.
Musico-compositore, ha seminato gioia con la
sua musica. Le sue melodie rispecchiavano la
sua anima: erano semplici e piacevoli. Amava
tutto ciò che era bello, con una predilezione
per i più piccoli. Aveva un grande cuore , che si
inteneriva, che sapeva comprendere e perdo-
nare. Nell'ultimo anno della sua vita, quando si
ritirò dall'attività per entrare nella Procura di
Boortmeerbeek, seppe rendersi utile in cucina,
e inventare molti piccoli servizi , senza farsi
notare. Mai avrebbe rifiutato di fare un piacere.
PRESSATO Antonio, cooperatore , t Monte-
ortone (Padova) il 26/2/1995 a 79 anni.
PENASSO Francesco, salesiano, t Varazze il
21/4/1995 a 90 ann i.
Si consacrò a Dio come salesiano laico all'età
di 53 <,1nni, dopo una vita trascorsa nel lavoro
agricolo e anche in impegni civici a livello co-
munale. Concittadino di san Domenico Savio
(era nato a Mondonio, in provincia di Asti, nel
1904), ne ricopiò le virtù , che visse nella labo·
riosità gioiosa e sacrificata, nella bontà esem-
plare verso tutti, nella disponibilità se nza ri -
serve per ciò che gli veniva richiesto.
SWIDA sac. Andrzej. sa lesiano t Varsavia
(Polonia) il 19/2/1995 a 94 anni.
Fu professore di teologia a Bollengo, docente
di chimica e fisica a Lanuvio e a Roma dal 1940
al '44. Cappellano dell'esercito polacco in Italia
(1944/'46 , Monte Cassino) e in Inghilterra
(1946). Direttore di molte case salesiane, retto-
re dello studentato filosofico di Oswiecim, mae-
stro dei novizi a Kopiec. Superiore dell'ispetto-
ria di san Stanislao Kostka. Negli ultimi anni si
prese cura dell'archivio dell'ispettoria.
Fu tra i primi iscritti all'associazione dei coo-
peratori di Monteortone. Egli la sentiva come
sua seconda famiglia . Partecipava come per
una festa ag li incontri mensili e annuali e alle
varie iniziative, soprattutto a quelle missionarie.
Era santamente orgoglioso dei suoi quattro figli,
di cui uno sacerdote nella diocesi di Padova e
una figlia impegnata a tempo pieno per oltre 30
anni nella direzione della casa termale Mamma
Margherita. Visse i 47 anni del suo matrimonio
tra i disagi della seconda guerra mondiale e le
difficoltà della ricostruzione , con mutuo rispetto
e piena intesa sui valori fondamentali. Fu un
grande albero che affondò le sue radici nella
preghiera e nel lavoro per gli altri.
GABASIO suor Caterina , figlia di Maria
Ausiliatrice , t Orta (Novara) il 31 /3/1995 a 75
anni.
Era donna dolce e cordiale, che cercò sempre
"quello che era meglio". Fu una cuoca ec-
cellente e mise la sua arte a servizio di varie
comunità anche di salesiani. I 12 anni di malat-
tia hanno segnato il suo abbandono alla volontà
di Dio sempre cercato con tutta 1:anima.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L' ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONl con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
lega lmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d' un legato:
« . . . lascio alla Direzione Ge,,erale
Opere Do11 Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni co11
sede in Torino) a tito lo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immobile si to in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi , per scopi
missionari e per l'educ_azione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«.. . annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede i11 Roma (oppure/' ls1i1Hto
Salesiano per le Missioni co11
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall ' Ente, e particolannente per
l'eserci zio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religios i, per scop i missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(fìrma per disleso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
IJS GENNA IO 1996 - 41

5.2 Page 42

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GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43 .855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
001 85 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
001 85 Roma
Tel. 06/446.09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VI S, via Appia Antica, 1
00179 Roma
Tel. 06/51 3.02.53
VI DES, via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70.01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.2 1.79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44 .60.946
42 - GENNAIO 1996 [IS
~
SOLIDARIETA
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
morte, a c ura di Poggese Salvatore. -
Don Bosco. a cura di don Bonifacio
Cipriani. - Don Bosco , li affido mio
l'iglio Pat ri zio, proteggilo sempre, a
cura di Dova Carla. - S. Cuore di
Gesù, Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, ri ngraziando per promozione del
nipote e invocando protezione, a cu-
ra di Ansaldi Giuseppina. - Maria
Ausiliatrice e Don !losco, nel 30° di
matrimonio, ringraziando e invocan-
do protezione, a cura di Gallo Pietro
e Marghcri1a. - S. Domenico Savio
e Beata Laura Vienna , in ri ngrazia-
mento e per proiezione dei miei ni -
potin i, a cura di Vola Maria. - Ma-
ria Ausiliatrice, per grazia ricevute
e invocando protez ione sulle nostre
fa mi glie, a cura di Blic-Rossana. -
IINDIA. Parrocchiani e allievi della scuola di Sonapahar
accolgono con una grandiosa cerimonia il visitatore
don Luc Van Looy, consigliere generale per la pastorale
giovanile. Una donna - anticamente lo faceva la madre
del re - gli mette sul capo il turbante "regale".
Alle spalle delle ragazze, nei costumi tradizional i,
gli edifici della missione.
Ma ria Ausil ia trice, Don Bosco,
Ma mma Ma rgherit a, in vocando
aiuto per la fami glia, a cura di Brevi
Maria Es1er. - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Domenico Savio, per
grazia ricev uta e invocando protezio-
ne. a cura cl i S.P.G. - Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, per proiezio-
ne, a cura cl i Morell o Elisabella. -
S. Cuore di Gesù, Maria Ausil ia - tricc, Don Bosco, Domeni co Savio, Ma ria Ausiliatrice e Sa nti Sa lesia-
trice, S. Giovanni Bosco, in ringra- per grazie ricev ute e invoca ndone ni , per ri ngrazia111e1110 e supplica, a
ziamento per grazie ri cevute, invo- · ancora il comple1amen10, a cura cl i cura cli Eleonora e Alasia Campi. -
cando ancora proiezione e in suffra-
gio del papà Gerardo, a cura cl i Mu-
suraca Ma ria Luisa L. 2.000.000.
Don Bosco, in memoria dell a defun -
ta zia Gorcl ino Marg heri ta, coopcra-
lrice salesiana, a cura cl i Crespo Sil-
vio L. 2.000.000.
In memoria dell a cognata Maria, a
cura cl i N.N. L. 500.000.
Beato don Filippo Rinaldi, ringra-
ziand o e invocando ancora proie-
zione sulla fa miglia, a cura di A.P.
L. 500.000.
Ma ria Ausili atrice e s. Giova nni
Bosco, in suffragio di Va risco An-
ne11a, a cura cl i Berlini Sozzini Fran-
ca L. 500.000 .
S. Cuore di Gesù, Ma ria Ausilia-
trice, in memoria cli Ermelinda e
Domenichell a, a cura cl i Busco Ma-
ri a e fam iglia L. 500.000.
SS. C uori di Gesù e Maria, a cura
di N. N. L. 405.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni , invocando proiezione, salute e pa-
ce per noi e suffragio per i defunti , a
cura di G. e C. F. L. 300.000.
Maria Ausi liatrice Don Bosco, a
cura cli Dellavalle Laura L. 300.000.
Maria Ausil ia trice e Beat a M. Mo-
ra no. per ringraziamento e proie-
zione, a cura de lla fami glia Gaiouo
L. 300.000.
Ma ri a " Regin a delle Vittori e" , a
cura cli Treg lia Pia L. 300.000.
Ma ria Ausiliatr ice e S. Giova nni
Bosco, in suffra2io di Vassallo Esil-
clc e invoc:111do ,;ro1ezione per i miei
cari, a cura cli Garrone Giuseppina
L. 250.000.
Musuraca Flora L. 200.000.
S. Domenico Savio, in ringraziamen-
to per la nascita del nipote Piercarlo,
a curn di Angela Giachino Magliano
L. 200.000.
Don Bosco, a cura di N.N. , Poni Ca-
navese L. 200.000.
Maria Ausiliat ri ce, a cura di Turi
Anna Mari a L. 200.000.
Ma ria Ausili atrice, ringraziando per
la cominua proiezione, a cura di
Elena e Paolo L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di Ca-
nale Gabriell a L. 200.000.
S. Giova nni Bosco, in suffragio di
Lina e Giuseppe Ballaira, a cura dei
fi gli L. 200.000.
Maria Ausi liatrice, in suffragio di
Sil vio e Jean Chiarovano, a cura di
Chiarovano Teresa L. 200.000.
Ma ria Ausili atrice, Don Bosco,
Don Rinaldi, invocando protezione
su Umberto e fi gli, a cura di M.G. L.
160 .000.
In memoria e suffragio dei parenti
defunti , a cura di N.N. L. 150.000.
Ma ria Ausiliatri ce, Don Bosco,
Domenico Savio, a cura di Bol-
chino Rosa L. 150.000.
Don Filippo Rinald i, a cura di Ro-
sanna Ugo li ni C. L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, per proiezione,
a cura di Fava le Teresa L. 120.000.
Borse missionarie da
L.100.000
Maria Ausiliatrice, ri ngraziando e
Don Bosco e Sa nti Sa lesiani, per
proiezione della fami glia, a cura cl i
Bogino Lina. - Ma ria Ausiliatrice,
per aiuto marito e fi glia, a cura di
Parle110 Giovanna. - Suor Eusebia e
Suor Maria Romero, a cura di N.N.
- Ma ria Ausiliat rice, Don Bosco,
per aiuto e proiezione, a cura di Va-
leria e Enrico Castagno. - In suffra-
gio dei fam iliari Cordero-Cucco e per
proiezione, a cura cli Cordero Maria.
- S. Domenico Savio. a cura di Bon-
vino Maria Alberta. - Maria Ausi-
liatrice, a cura di Maria Musuraca
Bombardieri . - Don Bosco e Don
Rinaldi , in ricordo dello sposo Gior-
gio, a cura di Lucia Fabiani Bassi. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Do-
menico Savio, a cura di Santini Ca-
foni Lina. - Ma ria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio. a cura di
Farinell i Cafoni Lina. - Maria Ausi-
liat-ricc e Sa nti Salesia ni , in ringra-
ziamento, a cura di Marcuzzi A nna-
nrnria. - Don Bosco, per proiezione
del mio nipotino, a cura di Toiaro
An1 oni e11a. - Ma ria Ausiliatrice, in
suffragio di Luigi Gi ul iani, a cura
de ll a sorella Carlona. - In memori a
di Don Messa, a cura di Augus10
Anedda. - S. Teresa di Gesù Bam-
bino e Papa Giova nni XX III , a cu-
ra di Maria San1isi. - SS. Cuori di
Gesù e Ma ria, in memoria cl i don
Eg idi o Viganò, a cura del Prof. Giu-
li o Marzari. - Suor Eusebia e Yen.
Komorck, pregale per me e per
S. Cuore di Gesi1, Ma ria Ausilia- invocando proiezione. in vita e in miei cari ; a cura di N.N. exall ieva.

5.3 Page 43

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Pina Del Core,
Fig lia di Maria Ausi liatrice
presidente nazionale Cospes
(Centri Salesiani
di Orientamento Scolastico
~ P rofessionale) .
E nata a Napol i ed è laureata
in psicolog ia.
State pubblicando i dati di una ricerca tra gli adolescenti che è durata ben
2qu00a0tt?ro ann, (1990-1994 ). Potresti sintetizzare i J'Jroblemi dei raga-n-i· del.
« Il lib,ro' è sta,to scritto a più mani, e fa seb0 uito a una ricerca fatta da vari
e_spe1t1: mter:'1statori, operatori, psicologi, sociologi. Ne è emerso un mate-
riale molto ncco che metti amo a disposizione deoLi educatori. Dai dati di
questa ric~rca,_ gli adolescenti potrebbero essere definiti "una generazione
sospesa e mq u1eta". Vedono il futuro come un "buco nero", da cui fuggire,
me~tr~ hanno _un esasperato attaccamento al passato. La permanenza in
fam1g1Ia, 01ma1prolungata fin dopo i 25 ann i, pur risolvendo tanti problemi
pratici è fortemente, conflittuale. Fa comodo. Ma ne scapitano la responsabi-
lità e l' autonomia. E qui che si radica un "presentismo" incredibile: l' oggi è
l'unica dimensione del vivere, sospeso tra passato e futuro . Il disagio assu-
me volti più o meno dramm atici, naturalmente. Pur senza affrontare le
cause e le forme dell a marginalità vera e propria (evasione, droga, teppi-
smo ...) si può dire che esiste in maniera generalizzata una dilatazione nelle
scelte della vita: sempre di più i giovani fanno fatica a scegliere definitiva-
mente ».
Scegliere è quindi il vero problema vocazionale...
«Io penso di sì. Oggi poi i giovani fanno fa tica a trovare il proprio "sen-
tiero" anche perché i processi di identificazione sono res i più complessi
da una molteplicità di proposte, anche impegnate. Non è così semplice
come 50 anni fa definire sé stessi per la vita mat1imoni ale o religiosa o
cleri cale: ci sono mille altre proposte intermedie che sembrano mettere
d ' accordo opposte es igenze e che rischi ano di esse re il paravento per
ambiguità incredibili ».
I Centri di orientamento scolastico e prof essionale in Italia riescono a fare
"orientamento vocazionale" con questi jìgli del momento presente?
« Si fa un lavoro prezioso nei Centri di orientamento, anche se spesso vie-
ne ignorato. Non si tratta solo di somministrare un test di intelligenza.
Nelle sc uole, sia salesiane, che cattoliche, ma spesso con un 'azione all ar-
gata ali 'intero territorio di una città, vengono seguiti migliaia di ragazz i
che arrivano con un carico di problemi personali e fami liari . Lo sforzo di
un operatore è quello di "sm uovere" dal di dentro le ri sorse. Senza la col-
laborazione attiva del ragazzo/a non si fa niente.
Il processo vocazionale è un itinerari o educativo che ha l'obiettivo di
recuperare l'identità. Solo da questo punto di partenza si arri va a poter
scegliere, ad accettare le nonnali frustrazioni e le opportunità di crescita,
a unifica re la propria personalità attorno a un "punto" di fo rza.
Non si comincia mai troppo presto a fare "orientamento vocazionale" se
si intende questo cammino verso sé stess i che arriva fi no all e scelte di
fede (perché, naturalmente, la vocazione cri sti ana o all a vita religiosa
comportano cammini diversi e diverse profondità ».
.. ·.· .......................... .
FOCUS
·······························
SCELTE DI QUALITÀ
DAL SERVIZIO CIVILE
Sono circa 600 i giovani in serv izio ci-
vile quest'anno presso le case salesia-
ne. Impegnati sul fronte dell 'animazio-
ne oratoriana, di quella scolastica e del-
!'emarginazione, è spesso grazie a loro
che si porta freschezza e d inami smo
alle attività tra i ragazzi e i giovani.
L a Caritas ha comunicato che da l
gruppo di obiettori di coscienza che ha
pres tato servi z io presso di loro, ben
200, terminato il periodo di vo lonta-
ri ato, sono poi diventati preti.
Anche tra i salesiani avv iene qualcosa
di simi le . Quest'armo, nel gruppo dei
g iova ni sa lesia ni che hanno fatto la
" profess ione perpetua", ben 6 erano ex
obiettori .
La stessa indagine del la Caritas comu-
nica che il 30 per cento degli obiettori
in congedo nonnalmen te rimane a pre-
stare servizio o assume responsabi lità
direttive nelle Caritas diocesane . Più
del 23 per cento viene poi impiegato
nell e équipe di formazione dei nuovi
obiettori, menn·e il 19 per cento gene-
ra lmente trova sbocchi success ivi nei
centri Caritas.
Quest i dati s ignifi cati vi fanno ca pire
che il servizio civ ile non è visto da chi
lo fa come una parentesi nell a vita, ma
come un 'esperienza che contin ua.
Da quando nel 1972 fu prom ulgata la
legge sull 'obiezione di coscienza sono
oltre I00 mil a i giovani che hanno scel-
to questo serv izio alternativo. Migliaia
lo hanno fatto tra i salesiani e nelle al-
tre organizzazioni soc io-ecclesiali. Una
ricchezza umana nuova e davvero inte-
ressante, una riserva di esperi.enze e di
possibi li che può assicurare sv il uppi
impensati , anche vocazionali.
La Caritas ha g s in d' ora istitu ito
corsi di formaz ione degli obiettori di
coscienza, anti cipando di fa tto la legi-
slazione, che prevede tre mes i di for-
mazio ne prima de l servi zio. Incontri
rego lari di formaz ione pe r preparare
al servi zio so no organizzati anche
dall e altre isti'tuzioni educative.
BS GENNAIO 1996 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
(Q)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, "176 - "10"152 Torino
Una nuova collana di narrativa attenta alla letteratura,
all'uomo, ai suoi valori.
A. Batignani
Contare sulla partenza
E. de Concini
Le difficili sorprese
-
pag. 172, L. 21 .000
I
e
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pag. 164, L. 20.000
Il CUORE
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M. Freni
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La favola del paese cambiato
Il cuore della vita
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pag. 156, L. 20.000
pag. 336, L. 24.000
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L. De Luca
Il muro di dentro
pag. 146, L. 20.000
L. Radi
Buonanotte onorevole
pag. 164, L. 20.000