L'ESPERIENZA DEI GIOVANI COOPERATORI ATRELEW
Relazione di D. Alfonso Alfano al seminario missionario di Brescia
Premessa
Un decennio di storia di questa mis-
sione è certamente una pagina glorio-
sa e ricca di significato per l'Associa-
zione dei cooperatori salesiani.
Mi sembra allora importante verifi-
care tale esperienza per coglierne
aspetti positivi, per apprezzare i frutti e
individuare insegnamenti ed energie
nuove per il futuro. Obiettivo di questa
riflessione non è comunque una valu-
tazione di merito o demerito, sarebbe
relativo, non solo, ma anche alquanto
azzardato, mancando di elementi diret-
ti, e neppure prendere decisioni, ma
aiutare l'Associazione a maturare
orientamenti chiari per vivere la pro-
pria dimensione missionaria.
Quanto qui si dirà sarà perciò un
dono grande per conoscere sensibilità,
desideri, problematiche, attese, dispo-
nibilità. Insieme perciò ricerchiamo,
con l'aiuto di Dio, la via per rendere
viva e vivace la missionarietà tra i
cooperatori e la via per realizzarla nel
concreto.
1) Carenza
di un plano missionario
di formazione e azione
All'interno della nostra Associazione
esistono due iniziative, suscitate, so-
stenute e portate avanti con entusia-
smo e con ottimi risultati: Trelew e
«Noi per loro». Più conosciuta la prima
tra la fascia giovani, più conosciuta la
seconda tra la fascia adulti. La prima
vissuta come impegno di azione in pro-
prio e di sostegno, la seconda solo di
sostegno. Entrambe comunque non
sono, almeno attualmente, collegate e
guidate In modo unitario, sia a livello
organizzativo centrale, sia a livello zo-
nale. Il tutto è affidato a persone sin-
gole che ai vari livelli ne sostengono la
vitalità.
L'opera di sostegno (raccolta offerte
e materiale vario), indispensabile e va-
lidissima, sembra, in questo momento,
essere l'unico aspetto o ìl più sentito,
meno invece quello dell'animazione
missionaria, certamente più impegna-
tivo e più delicato, a scapito ovviamen-
te della formazione di coscienze mis-
sionarie e di preparaione a compiti di
frontiera.
Occorre riportare a mio parere, uni-
tà, profondità e organicità nel settore
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missionario, in un momento in cui il vo-
lontariato, nella società e nella Chiesa
è avvertito come bisogno interiore di
servire l'altro e di crescere condividen-
do con l'altro.
2) Trelew oggi:
situazione e prospettive
a) Situazione
Attualmente si trovano a Trelew Ti-
ziana e Giuseppe e con loro vive una
cooperatrice argentina. Si è intensifi-
cato anche la comunicazione tra ispet-
toria argentina, salesiani del luogo e
ufficio CC. nazionale.
Esiste una scadenza {dicembre
1986!) fissata da due anni circa, per
l'impegno dell'Associazione. In una
lettera ultima del segretario coordina-
tore, vi è espresso chiaramente il pen-
siero della Giunta.
b) Prospettive
Esiste una possibilità di continuare
l'esperienza di Trelew?
Il «si• credo sia nelle intenzioni e
negli auspici di tutti. certamente, in
caso affermativo, andrebbero miglio-
rati e rivisti alcuni criteri e orientamenti
che hanno guidato l'impostazione e la
conduzione di questi anni, proprio gra-
zie a quanto ci è stato comunicato da
chi è stato a lavorare a Trelew.
Accenno solo ad alcuni di questi
elementi da tenere saggiamente pre-
senti: la scelta e la formazione dei par-
tenti, la durata dell'impegno, il tipo e il
senso del servizio locale (autonomia,
sostegno, responsabilità...) coinvol·
glmento e sostegno morale e materiale
dell'Associazione...
Quale è stata ed è la via che l'Asso-
ciazione ha scelto per preparare • le
prospettive •.
Riportare il problema Trelew nella
dimensione missionaria dell'Associa•
zione:
- ascoltare con attenzione quanti
hanno operato, operano, o sono coin-
volti nel progetto Trelew;
- •Sentire» e stimolare attraverso
pre-seminari (ispettorlall o interispet-
toriali) e seminario nazionale la co-
scienza specialmente dei cooperatori
giovani;
- giungere ad una proposta di pia-
no missionario.
3) Il problema nodale
Esistono, e non si discutono, proble-
mi e difficoltà concrete su tale argo-
mento. Ma una è di fondo, il nodo che
maggiormente ci tiene legati: la man-
canza di persone disponibili e prepa-
rate per una tale missione. Questo do-
vrebbe farci riflettere. È segno di una
mancata animazione? è segno di sfi-
ducia, di stanchezza? è paura di un im-
pegno a lunga scadenza? è frutto del-
l'incertezza della vita sociale, econo-
mica, della nostra realtà italiana? è il
tipo di progetto?
Slamo qui per una risposta, almeno
come orientamento di ricerca per una
soluzione.
E concludo.
Ho avuto sempre atteggiamento di
diffidenza per ciò che è frutto di studio,
di piani maturati esclusivamente a ta-
volino, invece ho maggiore fiducia ver-
so quanto scaturisce dall'esperienza e
dalla umile ricerca della volontà di Dio,
l'unico che può riempire le nostre
menti e le nostre parole, di sapienza e
di rettitudine. Il ritrovarsi insieme per
noi deve essere vissuto con l'animo
apostolico di chi lavora per il regno di
Dio. Perciò verifichiamo, discutiamo,
operiamo, progettiamo per FARCI
SEMPRE strumento docile dell'unico
piano di salvezza.
Per questo oggi preghiamo e affidia-
mo il tutto a Maria.