Bollettino_Salesiano_197603


Bollettino_Salesiano_197603



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BollETTIN I SALESIAN I RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
ANNO 100 • N . 3 1• FEBBRAIO 1976
Spedlz. In abb. post. - Gruppo 2'> (70) - 1• quindicina

1.2 Page 2

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BOllHTINO SALESIANO
Rivista della Fa miglia Salesiana
fondata da san Giovanni Bosco nel IBTT
Ouind,cinale d'lnformnz. e cultura rellgloso
A NNO 100 • NUM ERO 3
1• Febbraio 1976
Direttore
DON ENZO BIANCO
Responsabile
Don Teresio Bosco
Direzione e Ammlnlstrulone
Via della Pisana. 1111 C.P. 9092
00100 Roma-AureIlo
Tol. (06) 64.70 241
Pe r riceve re Il Boflellfno Salesiano
(Invio gratuito a Cooporetorl, Benefattori
e Amici dell'Opera di Con Bosco)
rivolgersi alla Direzione (Roma) oppure:
Via Maria Auslllatrlce, 32 • 10100 Torino
Tel. (01 tI 48.29.24
Per li cambio d'indlrluo
comunicare anche l'lndiriuo vecchio
C.C.P. 1/5115 Intestato a:
Direzione Generala Opere O. Bosco • Roma
Composizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl • Roma
Stampa
Officine Grafiche SEI • Torino
Autorlzzniona del
Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
I m issionuri della « Spedi-
zion e del Cen tenario» il
22 novembre scorso sono
stati ricevuti in udienza dal
Papa. Un incontro f ra pa-
dre e f igli, impron talo a
una straordinaria cordiali-
tà, ch e richiama alla m en-
te - e p rolunga - l'in-
contro « elellrizzante » ch e
ceni'anni fa i primi m is-
sionar i di don Bosco ebbe-
ro con Pio IX .
LA
COPERTINA
Foto di
Giuseppe Modena
I bambini di età inferiore ai 15
anni, nel paesi del benessere rag-
giungono appena Il 25% della popo-
lazione, mentre nel Terzo Mondo
toccano Il 45 e anche il 50%. E'
un'esplosione di gioventù datl'awe-
nlre Incerto e precario.
Questo fascicolo quasi intera-
mente dedicato alle missioni ricorda
I 6.959 Salesiani e le 6.540 Figlie
di Maria Ausiliatrice operanti nel
Terzo Mondo, e le tante persone
che nella Famiglia Salesiana lavo•
rano per quella gioventù.
L a storia si ripete. « Ecco un po-
vero vecchio... E dove sono 1
miei piccoli missionari? ». Con que•
st'affettuosa semplicità nel 187.5 Pio
IX accoglieva i dieci della prima Spe-
dizione salesiana, in partenza per l'Ar-
gentina. E cent'anni dopo, i1 22 no-
vembre scorso, Paolo VI confidava
ai missionari della « Spedizione del
centenario»: « Quest'udienza, che
davvero ci fa molto piacere, s'inseri-
sce purtroppo in giornate esrremamen•
te pesanti per noi; ma la vostra pre-
senza le alleggerisce, proprio per la
gioia che ci porta! ». Ancora la stessa
affabile confidenza del Successore di
Cristo, che sa di potersi aprire ai
« piccoli missionari » di Don Bosco.
Per questo essi hanno risposto con
un applauso che ha riempito Ja Sala
del Concistoro.
Erano in 185 tra Salesiani e Figlie
di Maria Ausiliatrice. Una quarantina
cli missionari e missionarie della nuo-
va spedizione, quasi altrettanti mis-
sionari veterani con 40-50 anni di
lavoro ma non ancora in pensione,
alt.ci missionari venuti a Roma per
un corso di aggiornamento. C'erano
il Rettor Maggfore, il ConsigHere e
la Consigliera per le Missioni sale-
siane don Bernardo Tohill e madre
Lidia Carini. E il vescovo di Thai•
landia mons. Pietro Carretto, che il
Papa alla fine dell'udienza associò a
nell'impartire una « benedfaionc
collegiale»: « Adesso che siamo dopo
il Concilio - precisò Paolo VI sor-
ridendo - questo è di moda; e dico:
una bella moda! ».
All'inizio il Retror Maggiore aveva
presentato al Papa, che li aveva llC·
IN QUESTO UMERO---
Articoli
2 Come cento anni fa: dal Papa
5 Dove va la barca dei giovani?
9 Ho visto, visto. visto...
Due cinquantenari:
12 Diventare terra giapponese
13 Un vescovo nei sogni
di Don Bosco
15 Seiiorlta parroco
17 Un sedia e un piatto
per don Donghl
21 Un posto per le bigliettaie
23 La variopinta famiglia
di don Zanin
24 Missioni salesiane 11
Quando Il fiume
ingoiò la missione
Nel mondo salesiano
28 Questo Dio, lo lo vedo e lo sento
In Spagna un film su Don Bosco
Ragazzi e salesiani
in missione nell'Ariari
Zortesco,
parrocchia di Don Bosco
29 Un concorso sulle missioni
l'intensa attività dell'UPS
30 Tutti piangew'l
nella pove .. p. r
A Torino le responsabili
dei laboratori Mamma Margherita
la svolta missionaria
dei Giovani Cooperatori
31 E' nato In India
un quarto Bollettino Salesiano
l'abbonato più giovane
Rubriche
4-27·31 Pubblicazioni salesiane
8 Educhiamo come Don Bosco:
Insegnategli a pregare
32 Grazie per Intercessione dì Maria
Ausiliatrice e dei nostri santi
34 Preghiamo per I nostri morti
35 Crociata missionaria

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colti in udienza privata, il « filiale
grnzie » suo e degli << esauamenre 85
Salesiani e 30 FigLie di Maria Ausi-
liaLrice » che quest'anno si recano alle
missioni nel nome di Don Bosco. Ave-
va poi ricordato come già Don Bosco
- « il cui amore al Papa si tradu-
ceva in tenera devozione» - avesse
inviato a Pio IX i suoi missionari:
« Oggi, a cent'anni di distanza, uno
sruolo più numeroso e vario di quello
di allora viene a chiedere la benedi-
zione del Santo Padre. Anzi, viene
a chiedere "la missione". come ebbe
a dire allora Don Bosco». Sl, perché
Don Bosco ne era ben persuaso, la
<• missione » viene da CristO atrraver-
so il suo Successore in terrn.
« Noi vi chiamiamo a servire la
Chiesa nel nome di Cristo - ha
infatti precisato poco dopo il Papa
nel suo discorso - . Noi non siamo
che l'eco, povera eco, ma autentica,
di quella voce che è passata sul mon-
do: "Venire, vi farò pescatori di uo-
mini"».
II discorso del Papa è apparso l'in-
domani sull'Osservatore Romano. Ma
che delusione, per quanti avevano
partecipato all'udienza: essi scopriro-
no che il giornale riportava solo il
testo ufficiale, quello da consegnare
agli... archivi; menrre invece Paolo
VI il giorno prima aveva parlato quat-
tro volre tanto, commentando, improv-
visando, in una conversazione fami-
liare dove il sovrappiù era anche il
meglio.
Pei: fortuna qualche registrarore
clandestino aveva lavorato nell'om-
bra... E come resistere ora alla ten-
razione riferire almeno alcune di
quelle sue parole?
Siete gli avventurosi del Vangelo
« Ci sono rnnre cose tristi davanri
.ii nostri sguai:di - ba derro per
esempio il Papa -. Dobbiamo tutti
i momenti essere a contatto con se-
gnalazioni, difficoltà, opposizioni, e
anche debolezze, che rattristano enor-
memente la nostra vica... Ebbene, ab-
biamo in compenso una gioia come
questa, di vedere dei figli che si dan-
no a Cristo, alla sua Chiesa, che of-
frono non qualcosa di transeunte, ma
tutto. La loro vita, ciò che sono, ciò
che sanno, ciò che possono: rutto
danno al Signore. Ma sono di una
bellezza! >>.
O quando ha salutato i missionari
vererani: « Vorremmo darvi tante lo-
di, ma vorremmo non diminuire il
premio che meritate non da noi, ma
dal Signore! Nessuno vi ripaga, vi
pagherà soltanto Cristo Signore nel
giorno della sua retribuzione. Ma so-
no felice di accogliervi e di dirvi che
siete stati presemi - anche nella
vostra lontananza - nella Chiesa di
Dio, che vi sentivamo a noi vicini, e
lo siete ancora. Noi siamo fieri, e
guardiamo a voi come a esempi, e
come a un pegno per essere noi stessi
dei seguaci dell'esempio, che avete
lasciaro io eredità preziosa alla Chiesa
di Dio. Bravi, e grazie! ».
Per i futuri missionari Paolo VI
ha trovato parole di fiducia e di spe•
ranza. « Siete degli eletti, chiamati ad
aiutare l'opera di Dio in popoli lon-
tani e sconosciuti, ma con un deslino
che il Signore ha già previsto, e che
descrive con la sua misericordia e la
sua bonrà. Entrare in un disegno di
meraviglia, anche se questa meravi-
glia può essere un po' una "via cru-
cis" per il povero pellegrino che .la
percorre... ».
E come in un crescendo, Paolo VI
ha aggiunto: « Siete gli avventurosi
del Vangelo, siete gli arditi della Pa-
rola di Cristo, siete quelli che hanno
dato tutto. E non solo come tanti al-
rri pur bravi preti, ma avete .fallo
anche dono della propria famiglia,
della propria patria, de.Ila propria lin-
gua, delle proprie abitudini... E poi
andate incont-ro all'ignoto, andate a
parlare a geore che non vi conosce,
che non avrebbe alcun titalo - uma-
namenre parlando - di pretendere
da voi un qualsiasi favore, uo qual-
siasi interesse... Voi dare non qualche
cosa, non un'elemosina che passa, ma
date voi stessi. Questo è credibile,
questo è Vangelo vissuto! ».
Confortatevi, datevi la mano
11 Papa ba messo anche in guardia
i missionari, contro pericoli in cui
possono incappare. Anzitutto il mor-
so del dubbio. « Continuate con fe-
deltà, sicuri di avere imboccato la
strada buona, le vostre trndizioni sa- 3

1.4 Page 4

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lesiane. Siete sulla strada del Van-
gelo, è autentica, è buona. E per quan-
10 le critiche possano essere rnnte
volte giustificate Ja chi ci guarJa Ji
fuori (le cose umane hanno una mi-
sura, e la misura è suscettibile di
essere cri ticata dagli altri), siate si-
curi! Questa è la parola che vi dice
il Papa mentre vi saluta partenti:
siate sicw-i che avete scelio la suada
buona. E non sia mai nel vostro cuo-
re il dubbio: "Oh, se rimanevo a
casa! Oh, se prendevo un'alLra srra-
da!". Date senza ritorno, e troverete
la gioia anche nei sacrifici che sem-
brano ciechi e senza alcuna risposta
positiva».
Il Papa ha avuto anche parole uma-
nissime sul distacco dei missionari dai
loro cari. « E guardiamo ai saluti. E'
vero che chi guarda indietro - co-
me dice il Vangelo - non è degno
del regno di Dio; ma il vostro è un
guardare indietro fatro di carità: ver-
so le mamme e i papà, i fr.atelli, le
sorelle, le parrocchie, le associazioni,
le scuole che avete lasciato... E' un
cuore lacerato che portate con voi,
che soffre di aver compiuto queste>
sacriucio. E vi nascerà, in cerri mo-
menti di sranche;:za, iJ rimpianto. "Ho
lascia10... Stavo così bene... Oh, co-
me ricordo la mia infanzia, la mia
giovinezza, eccetera". No! diamo una
preghiera, diamo un saluto, ma senza
rimettere in dubbio la scelta che si
è faw1. Non voltarsi indietro. Vo-
lendo sempre bene, moltiplic.mdo la
vostra affezione, il vostro cordiale ri-
cordo per le persone a cui siete ob-
bligati per aver avuto la vira, l'istru-
zione, gli esempi. Ma guardando àvan-
1i. a ciò che è veramente importante:
servire il Vangelo, servire la Chiesa,
servire Cristo>>.
E prima di benedire i missionari,
Paolo VI li ha ancora esortati alla
vita interiore, e aJJ'aiuco fraterno.
« Aiutatevi gli uni gli altri, confor-
catevi, datevi la mano. Cercate di leg-
gere nell'animo del fratello stanco e
qualche volta triste; siate capaci di
dire: "Oh, senti: dobbiamo stare in
piedi, stare forti!". E vi troverete così
capaci di confortare, proprio voi che
avreste per primi forse il bisogno di
essere confortati... ».
Uscirono elettrizzati
Questo discorso caldo, da padre a
figli, ricorda tanto da vicino le parole
di Pio IX ai primi dieci missionari
di Don Bosco, quando diceva loro:
« Voi sarete vasi pieni di buona se-
mente, anzi cerLO lo siete... Spande-
rete dunque in mezzo a quei po-
poli le vosrre virtù, e farete molto
bene. Desidero che vi moltiplichia1e,
perché grande è il bisogno e copio-
sissima è la messe... » . E due anni
più tardi, le parole di Pio TX alle
prime f7MA missionarie: « Siate co-
me le conche delle fontane, che ri-
cevono l'acqua e la riversano a pro
di lutti: conche Ji virtù e di sape-
re... Da vere maJri, sollecite e amo-
rose, farete molto bene... ».
Lo storicc> raccontò che i primi
dicci « piccoli missionari » Ji Don
Bosco nel J875 uscirono daJl'udienza
Ji Pio IX « elettrizzati, e disposti ad
andare in capo al mondo, e a dare
la vira per la fede». Anche il 22
novembre 1975.
Due momeni-1 dell'Udienza pontificia riservata ai missionari salesiani: nella pa-
_gina precedente, il gruppo generale con al centro Paolo VI: qui sopra, li Ret-
4 tor Maggiore presenta al Papa i doni della Famiglia salesiana.
PUBBLICAZIONI
SALESIANE
Fausto Curto, La mamma di Don
Bosco. LDC 1975. Pag. 112, L. 1.000.
Profilo popolare in forma aneddo-
tica, derivato (per semplificazione
e aggiornamento stilistico) dall'ope-
ra maggiore di G. B Lemoyne
(1886). Presenta la figura di Mar-
gherita 0cchiena, prima ai Becchi
come educatrice di un santo, e
quindi a Valdocco come madre dei
ragazzi poveri.
Anna De Stefano Perrotta, Droga
e politica sociale. SEI 1975. Pag. 144,
L. 3.000.
L'autrice. docente di sociologia, pre-
senta in questo saggio il frutto di
una ricerca e riflessione critica sul-
la problematica concernente la dif-
fusione de lla droga, soprattutto fra
i giovani, e sulle Implicazioni che
ne derivano a livello di assistenza
e politica sociale.
Maurizio Clerici. Dopo Caino. SEI
1975. Pag. 234, L. 4.000.
Un giornalista è chiamato dall'Im-
pegno professionale a essere testi·
mone del la violenza: episodi di vio-
lenza, protagonisti della violenza,
vittime della vio lenza. Palestinesi
e Israeliani. FBI e personaggi de l-
la matfa, rispettabili » venditori di
armi e colonnelli del terzo mondo.
E dietro a questi, altri personaggi
all'apparenza perbene •. che In una
serena esistenza borghese alimen-
tano intrighi e violenze.
Joseph Gevaert, Esperienza uma-
na e annuncio cristiano. LDC 1975.
Pag. 160. Lire 1.600.
C'è ancora posto per il messaggio
cristiano nella vita dell'uomo seco-
larizzato? Prima preoccupazione di
questo volume è di offrire un con-
tributo per rendere più compren-
sibile e credibile il messaggio evan•
gelico oggi. Inoltre l'autore affron-
ta con chiarezza il problema fon-
damentale nella catechesi attuale:
il ruolo dell'esperienza umana, per
un uomo impegnato come non mai
nella trasformazione e umanizzazio-
ne del mondo.
Marcato-Novelli, " Dossier Pautas-
so SEI 1975. Pag. 174, Lite 3.000.
Storia a quattro mani •, che ha
per protagonista un uomo normale,
un • signor Nessuno •, in una cit-
tà divenuta anormale: Torino. L'ir-
reale, il fantascientifico di non mol-
ti anni fa, diventa cronaca comu-
ne. Mentre nel racconto la vicen-
da G.B. Pautasso si conclude dram-
maticamente, altri uomini nella
realtà forse si avviano tristi e sfor•
tunati come lui a prendere il suo
p o s t o ...

1.5 Page 5

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Conleslft::Jone. senlimenlo <' usso, scuoio e lavoro , ri-
voluzion(' e dittatura. sanlilà sen::.a Vio ... Un sondaggio
del 1974 hn laslcdo il polso a fr emilo studenti italiani
del/(l m edia superiore. !~e risullanze d el sondaggio pos-
sono anche sconcertare e sconlenlare, perch é a volte
risultano in contrasto col sentimento com un e degli
acllllli e con la stessa morale cristiana. Sono però il
tenlativo di fotografare la realtà della gioventù d'oggi,
come essu è.
D ove stanno andando i giovani?
Verso quali spiagge li condu-
ce l.1 lenta << deriva culturale » del
nostro tempo? Una ricerca sociologi-
ca condona in !calia con tutti i cri-
smi scientifici ha preso in considera-
zione quasi tremila questionari, distri-
buiri con l'accendibile << mecodo del
campione •>. Essi raccolgono le posi-
zioni e gli umori dei giovani di tutta
la penisola, e delle sue svariate aree
socio-economiche. Ecco in sintesi al-
cuni dati che sembrano rilevanti per
una valutazione globale della gioven-
tù italiana cresciuta nel clima di ac•
cesa politicizzazione e... al fianco di
Pasolini.
I giovani giudicano i giovani
I1 quesLionario anzitullo interroga
i giovani sui giovani stessi, giungen•
do a tracciare un primo rudimentale
aUresco della nuova condizione gio-
vanile. (Si daranno qui in percentua-
le le risposte significative; ciò che
manca al totale «cento», in genere
corrisponde a un ,i non saprei » o a
risposta non data).
Disorientati? La prima domanda
chiedeva: « E' vero che i giovani so-
no disorienrati, che non sanno come
pensare e come agire? ». La maggio-
ranza relativa dei giovani (47,5% )
risponde affermativamente, ma quasi
alrrccrnnti giovani (42,7%) ruiutano
questa diagnosi e suppongono nei loro
coetanei sufficiente chiarezza di idee
e sicurezza di comportamento.
Trascinati e sovversivi? Alla do-
manda: « E' vero che la giovenrù si
lascia oggi trascinare da pochi capi
interessati alla sovversione di tutti i
valori e di og□ i autorità? », la reazio-
ne dei giovani è ancora divisa in par-
ti quasi uguali. Un buon 45% am-
mette l'accu~a <li conformismo cul-
1uralc, o peggio, di cicca sortomissio-
ne a capi spregiudicaLi e « sovversi-
vi». Ma un abbondanre 41 % rifiu-
ta questa situazione di plagio. 11 pro-
blema del conformismo o anticonfor-
mismo dei giovani è qui cenmuo nel-
la sua ambivalenza. Difficile tagliare
netto: i giovani stessi lo riconoscono.
Bruciati? Altra domanda: « E' ve-
ro che gran parte dei giovani ha per-
so ogni ritegno morale e ogni rispet-
to per i valori più sacri? ». Un buon
terzo (36,J % ) concorda con ques to
giudizio decisamente pesante, ma la
maggioranza assoluta (53,8%) lo rifiu-
ta, e rifiuta insieme il mito della
gioventù bruciata.
Jdei.1listi? << E' vero prosegue il
questionario - che i giovani di oggi
hanno l'ideale più alto che si possa
avere, quello della giusti~a e delJa
pace? ». Solo il · 19,l % risposta
negativa, mentre l'alta pertentuale del
62,7 asserisce la presenza nel mondo
giovanile di questi valori.
La contestazione
La contestazione, si sa, è s tata un
tentativo di ro1tura dell'uniformità
culturale della nostra società, e ha
coinvolto profondamente i giovani. TI
sondaggio ha cercato di appurare qual
è stata negli anni recenti la parreci-
pazienc dei giovani, quale il livello 5

1.6 Page 6

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rutwra con il sistema culturale ddle
precedenti generazioni.
Divorzio. « Lei è favorevole o con-
trario? ». li 26% dei giovani inter-
vistati si dichiara molto favorevole, il
-42,6 abbastanza favorevole, il 15,l
piuttosto contrario, il 9,8 decisamen-
te contrario. li principio divorzista
appare accettato dalla maggioranza,
ma solo un giovane su tre dimostra
di avere al riguardo idee chiare (pro
o contro), non incrinate da esitazioni
o ansietà: LULLi gli altri risultano in
fase di sconcerto mentale e disagio
emotivo.
La scienza e la 1ec.nica, certo. Ma la te ndenw dei giovani oggi è di rivalu-
tare le carriere umanistiche, compresa quella de ll'insegnamento ( di cui i
giovani stanno scoprendo l'importanza sociale e politica).
di soddisfazione che ne hanno rica-
vato, quale giudizio danno sulle idee
porcate avanti e sui metodi impiegati.
Lll partecipllzione. Risulta notevo-
lissima, wccando il 78,7% degli in-
rervistaLi. Ragazzi che sono sfilati in
correi, che hanno scandito slogans,
che si sono in qualche modo battuti.
Livello di soddis/azione. Quanti so-
no rimasti soddisfarti di questa !ot-
1a? Pochi, in verità: il 24%. Una
consistente maggioranza confessa la sua
parziale o rotale delusione: il 55,7%.
Co11te11u1i e obiellivi della contesta-
zione. Un buon 64% li ritiene vali-
di, pensa cioè che le idee sostenute
« sono state giuste ».
l metodi. Al contrario, una deci-
sa maggioranza, il 55,3%, ri tiene che
« i movimenti di contestazione hanno
usato metodi inaccettabili >> ( contro
soltanto il 26,1% che tali metodi ,ic-
cetta e legittima). La violenza e l'in-
tolleranza « fazios.i » sono senza dub-
bio i metodi più contestati: pratica-
mente ad ecceuarli è soltanto un ra-
gazzo su quarrro.
Le prospettive. Però i giovani non
disarmano: alla domanda se preve-
dono un esaurimento della contesta-
zione o un suo rafforzamento, solo il
20,9% pronostica un esaurimento,
mentre il g.rosso (il 69,5%) prevede
un rafforzamento. Tra le ragioni ad-
dotte: la cootesrnzioae è nella psico-
logia dei giovani, è uno sviluppo sto-
rico inevitabile, racchiude in sé idee
valide e suggestive, agita problemi che
vanno risolti, sarà presa sempre più
6 sul serio dai partiti...
Sentimento e sesso
Rapponi sessuali pre-matrimoniali,
vira sessuale e sentimentale fuori del
matrimonio, e divorzio, sono alrri te-
mi toccati dall'inchiesta.
Rapporti pre-m"tri111011i11l1. Le ri-
sposte confermano anziluuo che la <i li-
bernlizz.izione » da tempo in corso tli
tali rapporti procede di pari passo con
l'evoluzione strutturale-culcura le della
soc1eta in senso urbano-industriale.
Inoltre, i giovani tielle classi sociali
pit1 alte risultano più « tolleranti »,
meno an,iosi e piC1 pronti ad accetta-
re, nei confronti di nuovi modell i
<li vita fomilia re; al contrario i gio-
vani delle classi popolari sarebbero più
ostili ai cambiamenti riguardo alle □or­
me rradizionali.
\\Iita se111i111e11tale e si:ss1111le fuori
del mammomo. Solo il 25,1 % dei
giovani se ne dichiarn contrario, men-
lre il 61,5% ritiene si possa sca-
valcare tranquillamente l'ambito della
famig lia. Questi ultimi non giungono
necessariamente a proclamare la liber-
tà d;1 ogni vincolo di fedel tà, ma è evi-
dente che si avvicinano a tale posi-
zione. La motivazione prevalente del
nuovo atteggiamento andrebbe però ri-
cercata non tanto sul piano del sem-
plice e basso edonismo, quanto nel
desiderio di autenticità nei rapporti,
assicurata da un'intesa più libera e
profonda fra le persone.
Tu ttavia l'accet1azione della vita
sessuale come valore io sé, e indipen-
dente dall'istituzione matrimoniale,
rappresenta senza dubbio un'evidente
Scuola e lavoro
Undici domande del questionario
son() direrte a esplorare i problemi
della scuola, del lavoro, della profes-
sione, del sindacato, ecc.
L11 pm/essione. Torna utile confron-
tare i risultati del sondaggio con un
analogo sondaggio del 1961. Le profes-
sioni che più attraggono i giovani so-
no risultate nell'ordine:
1961
Ingegnere
Medico
Giornal ista
Scienz. atomico
Avvocato
Scrittore
1974
Medico
Ingegnere
Giornalista
Scrittore
Scienz. atomico
Avvocato
Le sei professioni preferite dun-
L!llC, non cambiano; cambia invece
l'ordine tli preferenza. Le due pro•
fessioni s4uisitamente tecniche (inge-
gnere e scienziato atomico) scadono
leggermente di presrigio, mentre con-
qu isranQ posizioni le professioni uma-
nistiche del medico e dello scrittore.
Tra le profes~ioni che in classifica
occupano le posizioni successive, è pu-
re significativa la rimonta di quella
dell'insegnante: dall'undicesimo al ser-
rimo posto. E' stata evi<lenteme111e
rilevata dai giovani l'importanza so-
ciale e politica dell'insegnamento.
Scuola e lavoro. C'è ancora insoddi-
sfaz.ione. Alla domanda se l'insegna-
mento impartito oggi sarà veramente
utile alla fotura professione, solo il
44,5% risponde molto o abbastanza;
la maggioranza (54%) risponde poco
o nulla.
Scuola e politic<J. E' noto che, a
parte un'esigua minoranza di giova-
ni super-politicizzati, la gran maggio-
ranza si disinteressa di politica, non
conosce nulla o quasi dei partiti, Di
qu ì la domanda: « Lei pensa che sia
bene che □elle scuole i ragazzi ven-
gano incoraggiati a tliscutere i pro-
blemi politici e sociali? » . E la ri-
sposta è netrissim.i: 1'82,9% rispon-

1.7 Page 7

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Qua tlro g io vani su cinque dicono di aver preso parte a manifes tazioni di con-
testazione. E d ichiarano nello la loro delusione per questo tipo di loll a, e Ins ie-
me la validità delle Idee che pure la lolla portava avanti.
dc « Sì. è un bene», contro il 6,2%
appena. Quindi largo accordo per una
qualche torma di politicizzazione del
discorso educativo nella scuola, alme-
no come libera discussione di temi.
Si11dtm1ti. Di che cosa si devono oc-
cupare? Secondo il 19,9% dei giova-
ni, solo dei contratti di lavoro; se-
condo il 49,5 anche di riforme più
generali; e secondo il 7,5 dovrebbero
svolgere pure un'azione direttamente
politica.
Tra rivoluzione e d ittatura
Le domande sulla problematica po-
litica e sociale trovano nel questiona-
rio interessanti indicazioni.
La società itolùma. Come la giu-
dicano i giovani? L'acccuano o la
rifiutano? L'impressione è che i gio-
vani non si attestino su posizioni
estremiste. Meno di uno su cento ri-
tiene che essa è « completamente g iu-
sta», e solo il 15.7% la considera
« decisamente ingiusta ». La gronde
maggioranza (oltre il 75%) pensa che
giustizia e ingiustizia convivono. Di
qui uno staro d'animo abbasLanza gene-
ralizzato d'insoddisfazione, e anche di
risentimento. Ma in pochi è radicata
la convinzione che la società sia srrur-
wrnlmente ingiusu1 e debba essere
cambiata alla radice.
fl futuro . Un certo otttm1smo si
rileva anche dalle risposte alla do-
manda se si ritiene che nei prossimi
dieci anni le differenze sociali ed eco-
nomiche muteranno. Più della merà,
il 55% circa, ritiene che si ridurran-
no, che ci si avvierà cioè a una so-
cietà più giusta.
Cbe fare? Per arrivare a quesrn so-
cietà più giusta, quale. via imbocca-
re: rivoluzione, scioperi. dimostrnzio-
oi, o mettere tut to nelle mani di un
« capo energico»?
L'acriva pimecipazione dei cicradi-
ni alle organizzazioni politiche è la
prospettiva ritenuca più efficace (45%
dei voti). Valore di rinforzo a tale
prospettiva potrebbe avere l'isrnnz:1 di
creare « nuove forme di vita comu-
nitaria nella società>> (27% ). Al ter-
zo posto è la soluzione tradizionale,
cioè il « votare per i partiti che vo-
gliono la giustizia sociale» (17% ).
La soluzione rivoluzionaria è pro-
posta da un'esigua minoranza ( 5,8% ),
mentre quella del << capo energico>>
sfiora la stessa percentuale (5,2% ).
Decisamente ultima (.3%) è la panu-
glia di coloro che optano per « pres-
sioni fatte mediante scioperi, dimo-
strazioni, ecc. ». I veri estremisti co-
stituiscono una parte mini~a della po-
polazione giovanile (anche se il chias-
so che fanno li fa sembrare assai piL1
numerosi).
Santi senza Dio
La problematica delJa fede chiude
la ricerca. E mene sul ravolo questio-
ni scouanti, in una società sempre
più tendente alla secolarizzazione.
Credenti? La prima domanda è ov-
viamente: « Crede in Dio? ». E la ri-
sposta è molto indicativa. Il 62% cre-
dono in Dio, apparentemente senza
dubbi o esirazioni. Sarebbero invece
nel dubbio il 21% , mentre il 9% ab-
bondante fa professione di ateismo.
Un terzo dei giovani sono dunque
in piena crisi religiosa, nel senso che
il loro possesso di Dio non è più
tranquillo come nell'infanzia, ma sog-
getto a un processo di travaglio in-
teriore.
C(lttolici? Rilevante è pure lo scar-
ro fra la percentuale dei cattolici ri-
sultante dei censime n ti ufficiali (98,5),
da quella risultante nell'inchiesta: io
essa si riconoscono cattolici solo iJ
79% circa, contro un 10% che si
professa di nessuna religione». Dun-
que un J8% d i presumibilmente nati
canolici non accetta di identiiic<1rsi
con la religione a cui anagraficamen-
te appartiene.
Morale e religione. « E' possibile -
dice un'altra domanda - che un in-
dividuo si sviluppi pienamente sul
piano morale anche in assenza di una
fede religiosa? ». Problema difficile,
di estrema attualità per l'uomo seco-
larizzato (scriveva già Camus.: « li pro-
blema più grave per l'uomo moderno
è di essere santi senza Dio » ). Ora de-
gli 80% che prendono posizione, qua-
si il 60% accetta il principio dell'au-
tonomia del morale dal religioso, men-
tre solo il 20% ritiene inscindibili i
due valori. I ragazzi sono dunque av-
viati sulla linea di Camus.
La Chies(/. Una domanda a suo ri-
guardo porta alla conclusione di una
cena« fuga dall'ecclesiale» molto spes-
so motivata dal << rifiuto dell'ecdesia-
srico », inteso come apparatO autori-
rurio deJJa Chiesa (clero e organizza-
zioni religiose ufficiali). Il clero da
molti è vist0 come « forza di conser-
vazione>> politica, economica, cultura-
le, menrre alla Ch iesa si rimprovera
un ritmo eccessivamente lento di evo-
luzione.
Verso una nuova società
E' difficile, se non impossibile,
« concludere » con proposizioni nette
e definite. Quanto la ricerca sociolo-
gica suggerisce, viene proposto con
beneficio d'inventario.
Srarehbe emergendo u11 nuovo tipo
di 1101110, per una società che doma-
ni sarà d iversa sia da quella « fami-
listica ,> di ieri, che da quella « ca-
pitalistico-indusrriale » di oggi. Una
società nuova, in cui la persona pos-
sa rea lizzarsi meglio in libertà e di-
gnità. Ma i suoi lineamenti, occorre
ammetterlo, sono ancora molto confusi.
CARLO FIOR.E
( L'inchiesta è stata presentata
nel volume « Giovani e i1111ovozio11e »
di P.C. Grasso, edito dall'Ave) 7

1.8 Page 8

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au·cHIAMD COME DON aa sc...-...-----------,
aINSpEGrNeAgTaEGreLI
amicizia col Signore Gesù. Esprimono
spesso il desiderio di sentir parlare di
Lui. Hanno di Dio •un'immagine sem-
plice e familiare: Gesù. Si parli di Dio,
di Gesù, del Signore, sl tratta sempre
per loro di Qualcuno che gli è amico.
da cui si sentono amati e che vogliono
amare, con piena' naturalezza nella lo-
ro vita fatta di giochi, di incontri, di
gruppi e di associazioni. La preghiera
per loro è abbastanza facile: • Trovo
Dio facilmente nella calma della not-
te •. Si ode il Signore solamente
Imparò meravigliosamente da Don
Bosco a pregare. Lo conferma Don Bo-
sco stesso: La sua personale prepa-
razione alla Comunione era pia, edifi-
cante; la sera che precedeva la Comu·
nfone. prima di coricarsi diceva una
preghiera a questo scopo e concludeva
sempre cosi: Sia lodato e ringraziato
ogni momento il Santissimo e Divinis-
simo Sacramento •. Al mattino poi pre-
metteva una sufficiente preparazione:
ma li ringraziamento era senza limite.
Per lo più, se non era chiamato, dimen-
ticava la colazione, la ricreazione e tal-
volta persino la scuola. perseverando
nella preghiera •.
Si era fatto un programma con uno
schema di intenzioni per la Comunione
lungo la settimana: Domenica: in ono-
re della SS.ma Trinlta. Lunedi: per i
miei benefattori spirituali e temporali.
Martedi: In onore di S. Domenico e del
mio Angelo Custode. Mercoledi; a Ma-
ria Addolorata per la conversione dei
peccatori. Giovedi: in suffragio delle
anime del Purgatorio. Ve17erdì; In onore
della Passione di Gesù. Sabato: a onore
della Madonna, per ottenere la sua
protezione ,n vita e in morte •.
Rimase con Don Bosco soltanto tre
anni. Poi, non reggendo più alla vita
di studio e di collegio perché stremato
dalla malattia, fu rimandato a Mondo-
nio dove si era trasferita la sua fami-
quando si fa silenzio • · Mi sono fatto
un tavolino per pregare. Accendo una
candela. spengo la luce elettrica e leg-
go il Vangelo •. Sono sensibili alla cor-
nice della preghiera e scoprono con
spontaneità l'importanza del silenz.io e
dell'ambiente. Preferiscono recitare Il
Padre nostro e l'Ave Maria. Hanno bi-
sogno di educatori che siano attenti
al cammino della loro preghiera Sono
accoglienti alla Parola di Dio.
I ragazzi dagli undici ai tredici an•
ni sono dominati dal bisogno di agire.
Vogliono ritròvarsi fra loro per rea liz-
zare qualche cosa. Sono esseri posi-
tivi; conta ai loro occhi ciò che è utile
e efficace. Vogliono scoprire il Vangelo
perché per loro è il libro della vita di
Gesù Cristo. Bisogna fargli scoprire il
legame tra la vita di Gesù e la loro
stessa vita. Gesù è per loro qualcuno
di formidabile, Il Profeta che è venuto
a insegnarci a vivere. Dio mi ha fol-
gorato. E' Qualcuno per me • (Stefano,
di 12 anni).
Amano pregare. Amano inventare la
loro preghiera. E quando pregano in
gruppo, ognuno vuol essere un parteci-
pante attivo alla preghiera. Il ragazzo
dagli undici ai tredici anni è un buon
discepolo. Domanda una documentazio-
ne sul Vangelo, ha il gusto della pre-
ghiera e desidera imparare a pregare.
Domenico Savio aveva appena 7 an-
ni (era nato da povera famiglia, a Riva
di Chieri, nel 1842) quando fece la
prima Comunione: a quei tempi si acce-
deva alla Comunione dopo i dodici
anni. In quel giorno di luce e di gioia
scrisse il suo slogan meraviglioso: La
morte ma non peccati •.
Il 29 ottobre 1854 entrava a/l'Orato-
rio di Torino. Don Bosco si accorse
subito che in quel ragazzo c'era buo-
na stoffa •. Domenico con la sua gar-
bata confidenza chiese al Santo dei mo-
nelli: A che cosa potra servire que-
sta mia stoffa?•· E Don Bosco gli
rispose: A fare un bel/'abito da rega-
lare al Signore •· Il ragazzo commentò:
lo sono dunque la stoffa, lei ne sia
il sarto •. Domenico fu Il capolavoro
pedagogico di Don Bosco. Sereno, cor-
diale. affabile passò come una meteora
di luce in mezzo al compagni: li trasci-
nava al bene. Affascinava con la sua
gentilezza e con la sua grazia. Era sem•
glia. Salutò I compagni dicendogli:
Arrivederci là dove saremo sempre
col Signore ~- A casa consolò i suoi
genitori. Lf invitò a cantare eterna•
mente le lodi del Signore . Le sue ulti-
me parole furono al babbo: ~ Addio,
caro papa. addio •. Poi ebbe un lampo,
un sorriso di gioia abbagliante e disse:
Oh, che bella cosa io vedo! •. Più
tardi in sogno rivelò a Don Bosco
che quella cosa stupenda che /'aveva
affascinato ne/l'ultimo Istante della vi-
ta era stata la presenza potente e
affettuosa della Vergine Santa •.
Occorre insegnare ai ragazzi a pre•
gare. I giovani hanno sete di Dio. L'in-
credulità non è soltanto attorno a loro,
li penetra. Il dubbio affonda fin nel cuo-
re. Vivono la loro ricerca di Dio in un
clima di Insicurezza e di dubbio come
il giovane Giorgio di nove anni che
scrive in testa al suo quaderno di reli-
gione: • Signore, aiutami a credere •.
Ai ragazzi dai nove agli undici
Con i tredici-sedici anni, ecco una
nuova età: l'adolescenza. La lede e la
preghiera corrono un rischio mortale.
La fede deve prendere una nuova for-
ma: • Amo rneglio guardare Dio negli
altri. piuttosto che cercarlo nei libri ,
dice un ragazzo. La ricerca diventa più
personale; vogliono dare un senso alla
loro vita: • Gesù è un amico, una per-
sona a cui ci si può confidare nella
preghiera •· Cominciano a scoprire il
Volto di Dio. Pregare è Incontrare
qualcuno che io amo. Cerco di vederci
chiaro nella mia vita personale •. C'è
in loro un gusto profondo della pre-
ghiera. La sola preghiera che conta ai
loro occhi è la preghiera personale e
silenziosa. Cercano il silenzio e la soli-
t udine. Ne ricavano gioia e coraggio.
O.on Bosco diceva: « Le preghiere
dei ragazzi sono potenti ». E con un'Im-
magine ancora più forte si esprimeva
cosi; • La preghiera dei giovani fa vio-
lenza al Cuore di Dio •.
pre primo nella preghiera.
anni occorre insegnare a vivere in
Carlo De Ambrogio
8L - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

1.9 Page 9

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« Un viaggio che consiglio a lutti», dice Angelo Monlo- Un dramma di Haiti è l'analfabe-
tismo: oltre il 90 per cento non sa
nali, exallievo e nolo giornalista della Famiglia Cri- leggere né scrivere, I figli di don Bo-
stiana, di ritorno da una uisita alle missioni salesiane
sco hanno puntato in primo luogo
sulla scuola per avviare un processo
dell'America LaLina. N e ha scritto sul suo settimanale,
di recupero delle masse. Nell'isola i
salesiani sono 23.
e sia preparando un volume per la SEI di Torino. I n- A Port-au-Prioce funziona da pa-
recchi anni una scuola professionale
lanio anticipa alcune impressioni, prime robuste pen- (meccanici, sarti, elettricisti, falegna-
n ellale del drammatico affresco che lraccer<i.
mi). Ma è ancora qualcosa di stacca-
to dal contesto di miseria di grnn
parte della popolazione: così, grazie
HO
all'iniziativa del padre Bohnen, nel
quartiere di « Brooklyn >> è sorto un
complesso scolastico per 5.000 ragaz-
zi, ai quali si dà anche da mangiare
perché siano in grado di imparare.
Don Lorenzo Bohnen ormai è cono-
I
sciuto da tutti nella zona. Cominciò
col fermare i bambini per strada chie-
dendo loro: (< Dove abiti?» << Qui vi-
cino >>. « Che scuola fa i? » << Nessu-
na ». Poco a poco, li raccolse, diede
ISTO
loro un tetto sotto il quale riunirsi per
imparare.
Oggi, Brooklyn è un'area in rina-
scita. Almeno mangiano e imparano a
conoscere il mondo, ad avere coscien•
za della propria dignità, dei propri
diritti. Preludio ad un'azione sociale
e anche politica (quando sarà pos-
sibile).
La catechesi qui comincia da zero,
avviene in ci:eolo (un misto di afri-
cano e di francese), anche la limr-
Angelo Montonati, autore di questo ar-
ticol.o·, a Meruri (Brasile} In conver-
sazione con una mamma Bororo. Mam-
ma fiera e felice, perché il suo pic-
colo, tutto coperto di piume in segno
di festa, oggi è stato accolto neUa sua
tribù ufficialmente con una particola-
gia viene celebrata non più in fran-
cese (lingua obbligatori-a per legge, ma
caplta da una ristretta minornnza del-
la popolazione), bensl nell'idioma lo-
cale. Ho ascoltato i bambini haitiani
cantare durante una messa domenica-
re cerimonia.
le e non ricordo nulla di più commo-
vente; soltanto un rnmburo accompa-
gnava questa autemica festa dello
Sono su1to nell'America Latina a ci, con i segni delJa miseria, della fa- spirito.
vedere, a un secolo di distan.ia, me e delle malattie addosso. llaiti è
Anche le figlie di Maria Ausilia-
che cosa sonn i salesiani oggi, che un:1 realtà sconvolgente: da una par- I rice svolgono un intenso apostolaro
cosa fanno, come interpretano l'azio- te i quarrieti alti, dove non più di ad Haiti, sebbene in un ambiente un
ne missionaria alla luce delle diretti- duecento famiglie assommano il 90 po' più elevato socialmente. Il pro-
ve conci!iari_
per cento delle ricchezze, dove bel lis- blema-chiave delle ragazze è un'ele-
Un viaggio, questo, che consiglio a simi alberghi auendono i turisti dana- rnentare educazione sessuale che le
rnrri. Si spendono tanti soldi nelle rosi, nelle quiete baie sul mare. Un metta in grado di d ifendersi dal pri-
crociere noiosissime, o nei ~aggiorni auccnrico paradiso. Dall'ahra pane, in mo che le accosti ( il matrimonio è
guidati delle agenzie turistiche. Il viag- basso, ln baraccopol i della miseria, do- una formal ità da ciechi, di solito i po-
gio che ho fatto è sicuramente assai ve almeno onocenromila persone vivo- veri si uniscono così come capita, sen-
più stimolante di ogni altro.
no in condizioni sub-uma ne.
za alcuna prospettiva per il futuro,
Una legge proibisce agli stranieri di i figli illegittimi sono Il\\ grande mag-
entrare in questi ghetti poveri. Noi gioranza nel paese).
Il dramma di Haiti
ci siamo arrivati con l'aiuto <lei mis-
sionari salesi,1ni che o rmai hanno scel-
Prima rappa è stata ad Haiti: Pon- to di condividere al cento per cento Bosconia: un progetto
::iu-Princc crn, prima che quest'isola la condizione di questi miserabili di- che interessa il mondo
n1~giunges5C l'indipendenza, ìl princi- menticati da tutti. E' difficile descri-
pale porto di smistamento per il com- vere lo spc:tcacolo di tiuesta gente:
Da Haiti siamo stati a Bogotà, in
mercio deg li schiavi. Quel molo è an- non so be renderemmo un servizio Colombia. Anche qui la capitale ha il
cora là, popolato dagli schiavi moder- utile soffermandoci su particolari che, grande problema della gioventù ab-
ni, non più legati alla catena e fusti - in definitiva. finirebbero per umilia- bandonata. Li chiamano << gamines »,
gati d.1ll'agurt.ino, ma vestiti di strac- re ancor più la loro dignità.
questi ragazzi che vivono nella stra- 9

1.10 Page 10

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d11. dormono sotto le nrcatc o nel-
I interno delle fogne, e si procura-
no da vivere spacciando droga per
conto <li grossi m1fficanti o addiric-
1ura pros1i1ucndosi agli omosessuali.
Sono l.1 versione attualc dèi nostri
..- sduscià » che riempirono le strJde
d1 Roma subito dopo 111 Aucrro.
J sak:si.ini si sono burrnti in que-
sto ch1.: è il loro campo pt.'r vocazio-
ne. 1 risultmi ortenuti sono cccczio-
nalmcnie posilivi, tanto che ormai da
\\'arie pJrll del mondo si guardJ .1 que-
s10 esperimento come a qualcosa da
imitare Anche qui, il primo comat10
av\\•icnc per la s1radt1; è una sempli-
ce « operazione amicizi,1 », il prc1e si
inform,1 del tipo di vita che quesri
sb:tnd,ui conducono e gli fanno sa-
pere ch1.:, al rnle indirizzo, essi pos-
sono 1mvar1,; quando vogliono qunko-
sa dn mangi,m: e un umico che li
c.1pi\\cc e li :1iut:1.
Molti acce1t:1no, qualcuno .il1.a le
~pJllc, m.i poi la cosa li interessa. Qu.in-
ùo 1'.11nic11.1.1 si consoliù:1, c~si posso-
no, se lo ùcsiù,mmo. emrarc a fart:
parte del cosiddetro <( club dc cx1er-
nos », dove trovano nssisienia medi-
c,1, b,1l'hiere, una doccia c.1lda e un
pranzo a mezzogiorno. Tutto gratis,
1utto scnzJ alcun impegno, se non
quello d1 un amichevole sorriso Pilln
piano, si insta□ ra un rapporto di fi.
ducia e allora si comincia a prospct-
1are al giovane la possibilità di con-
durre una vira diversa. Se lui è J'ac-
cordo, lo si accoglie in un dormito•
rio, specie di piccola comunità di ra-
gazzi del suo ambiente, dove può stu-
diare o imparare un lavoro. Qui re-
srnno « in prova,, quattro sc1tim11ne;
poi, se hanno sufficiente volontà per
« cambiare » stile di vita, fanno il pas-
so successivo ed entrano dcfini1i\\la-
mentc nel 11 programma » a Bo:;coni.i.
Qui inizia la vera e propria ricos1ru•
zione del n1gt1uo; al suo ingresso.
egli si impegna solennemente :1 non
rubare, à non drogarsi e ad accetta-
re le regole della comunità, che è ge-
stita dai ragaui stessi. Studio e la-
voro sono le occupazioni prev.1lcn1i,
nell'ambito dd « Servicio Nacional
Aprentisuje » (SEN,\\), finanzi.Ho dnl
governo con una tassa fissa del 2%
su tutti gli stipendi dei lavorntori co-
lombiani.
Quando il ragano è rinbilitato, en-
tra nella società come cittadino in
possesso dei rcquisi1i per una vita
normale. Nel limare che per qualcu-
no lo sbocco dell'impiego possa 1ar
dare, è sorta la « Ciudadela del nino»
(Ci11à dei rngazzi), formata da una se-
rie <li villette per comunità di unu
dozzina di persone, che è interamen-
te e at? rononrnmentc arnminis1ro111 dai
giovani. Ho vi~irnto l'opera e mi ha
imprC!>sionnw· il punto finale Ji ,1r-
rivo della « Ciudad » (a cominciare
dal prossimo .mno) è staia la crcJ-
zione di un complesso indus1ri:1lc in
cui i giovani sono soci e propriernri,
secondo un sistema modellato sulle
cooperative emiliane.
Animatore <li questo progetto è un
prete italiano, padre De Nicolò, un
barese che orm,u ha fatto della Co-
lombia la sua seconda patria.
Ecuador: il coraggio
cli strade nuove
Da Bogotà a Q uito; l'Ecuaùor è
un'altra tem1 in cui i saksiani stan•
no dtindo meruvigliose provc di upo•
srolaro: sono st,110 a Zumbagua, sul-
le Ande a oltre 4 mila mt:tri di 11lte1.-
za, e ho vis10 i figli di don Bosco ,1
fianco di questi indios cacciati dal
l'egoismo dei « civilizadC>s ,, su ter-
reni montagnosi, dopo aver loro tolto
le parti più fertili del paese. Sono
stato nelle missioni dell'Oriente, a
S.intiago e J SucuJ, tra i « Jivaros »,
quelli che unn \\'Ollll er.100 noti come
feroci cacciatori di 1cs1c.
Anche qui, n difendere gli indios
dall'offensiva dei colonizzarori (go-
losi soltan to delle loro terre) sono
i missionari. I SalesiRni hanno rea-
lizzaco una iniziativa pilora, per cer-
care di salvare gli Jivaro~ (parola
spagnola, m.1 quella india è
« Shuar ») dalJJ estinzione.
Padre Giovanni Su1ka, un cecoslo-
,,acco scappato dal proprio paese
in seguito allu persecuzione del regi-
me comunistu, ha orgnnizzalO gli
Shuar in una federazione, nell'intcnLO
di assicurare loro condizioni di vitn
più umane e in nrmoniJ con la loro
culnira.
La federazione ~i re.1liz2a a uc li-
velli: i centri (oggi sono oltre cento),
le associazioni e la Federazione \\'er.t
e propria, che ha la sede a Sucua
Oggi gli Shuar hanno anche una sta-
zione radio che tr::ismctte nella loro
lingua, testi scolastici e letterari in
shuar.
Ln Fede.razione lavora attraverso
sei commissioni, che sono come dei
ministeri di governo. A fotnco dei
salesiani ci sono le figlie di Maria
Ausiliatrice con o,ped.11i, internati,
scuole, dispensari, le suore dci Sacri
Cuori, fond.1tc dal salc~iano don Va-
riarn, hanno due case tra gli Shuar;
c ,mche due Volont.ll'ic di don Bosco,
ohre gruppi di giovani Volontari del
Terzo Mondo (in prima fila quelli
della « Operazione Mato Grosso»).
Sempre in Ecu,1dor, sono in atto
esperirne.mi pilota <l1 gr,mde signifi-
c.no pastorale. come 4uello di padre
Foto a s inis tra: Port-au-Prlnce (HaJtl), li molo degli liChlavl dove nel secoli passati giungevano le navi dei negrieri. An-
cora oggi 800.000 neri vivono n elle baraccopoU della miseri e. Foto a sinistra: a Mcruri (Brasile) don Zerbini celebra
10 la messa per gli indi Xavanles.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Quale des tino è riservato agli indi? Fo to a sinistra: il cimitero degli Ona della Terra del Fuoco, oggi completamente
estinti (in primo piano le tombe di sei salesiani c he lavorarono invano per la loro sopravvivenza). Foto a destra: più
fortunati g.11 indi Palnerilù, con le loro caselle oggi a Junin de los Andes.
Luigi Bolla, completamente « incarna-
to» nella vita degli indios Achuar e
tagliato foori dal mondo. Non ha fon-
dato una « missione » nel senso tradi-
zionale, per non introdurre elementi
dissolventi in un tessuto sociale e
culturale ancora saldo. Ha cominciato
mettendosi al loro fianco come uno
di loro, non facendosi chiamare
« padre », ma « Yaokuam » (stella del
mattino), come uno stregone. La loro
vita è la sua vita: alzarsi alle 4 del
mattino, andare a caccia o a lavorare
nei campi per procurarsi da mangia-
re; un trai iccio di bambù con un bra-
ciere ai piedi per dormire; alimenta-
zione locale. Yankuam dice messa or-
nato di penne e con la faccia vistosa-
mente dipinra, come fanno gli indios
quando fanno festa.
Sempre in Ecuador, un vescovo sa-
lesiano, mons. Rada, ha <<inventato»
un nuovo modo di concepire la dio-
cesi: quando arrivò a Guaranda,
mons. Rada trovò la cattedrale senza
pavimento e dovette cercarsi un al-
loggio a pigione. Ora, ha un edificio
digni toso che ha, al primo piano, la
libreria cattolica, e accanto la tipo-
grafia che stampa un settimanale dio-
cesano. Al secondo piano ha una s ta-
zione radio che proclama « sopra i
tetti» le verità del Vangelo.
Mons. Rada ha strappato migliaia
di « campesinos » dalle grinfie degli
usurai che prima li sfruttavano senza
pietà. Le « cooperative della casa »
hanno trasformato 1a fisionom ia urba-
na deUa zona e risolto il problema
di tante _famiglie.
Qui si vede un cristianesimo e una
chiesa in splendida fioritura.
Tra « Bororo » e « Xavante »
Dall'Ecuador al Brasile (con una
tappa prima a Guayaquil, dove nella
squallida periferia della città i sale-
siani fanno ciò che padre Bohnen fa
ad Haiti ). Il Brasile - è stat0 serit-
to - è un continente. Si vede di
tutto; e i salesiani sono presenti in
svariate forme: dalla grandiosa tipo-
gra(ia edit0riale di Sao Paulo, alla
prestigiosissima scuola tecnica di
Campinas che sforna i migliori esperti
di elemonica di tutto il paese; alle
opere sociali di Rio de faneiro (la
« favela di Jacarczinho >), ·per esem-
pio, meriterebbe un discorso a parte),
a quelle di Belem, Reciie, alle missio-
ni del Mato Grosso, dove si stanno
recuperando alla esistenza e a una di-
mensione umana tribù indigene date
ormai per estinte: i Bororo, per ese m-
pio, i Tucani, i Xavante.
A Meruri bo incontrato don Cesare
Albisetd, quasi novantenne, l'uomo
che ha salvato con un'opera gigante-
sca di incalcolabile portata scientifica,
il patrimonio di civiltà dei Bororo.
Fu i] primo a parlarne e ad assimilar-
ne lingua e costumi, con rispetto e fe-
deltà. Oggi, la sua Enciclopedia Bo-
roro, edita a cura del Governo, rap-
presenta un contributo fondamentale
agli studi etnologici delle popolazioni
brasiliane.
Identico discorso vale per i Xa-
vante, che appaiono in rapiaa crescita
grazie ad una operazione di accultu-
razione condoua avanti con inte!Ji-
genza dai salesiani. L'esperimento ha
attirato l'attenzione degli srndiosi di
tutto il mondo; a Milano, presso
L'Università Cattolica, il testo di Etno-
logia è imperniato proprio sui Xavan-
te, e il titolare della cattedra, Gu-
glielmo Guariglia, ha trascorso a più
riprese periodi di studio presso le
tribù di questa regione brasiliana.
A Belo Horizonte, un coadiutore
salesiano, Raimondo Mcsquita, ha
creato l'organizzazione dei « Vigilan-
tes», tentativo riuscito di una mo-
derna concezione dell'assistenza a1 ml-
norenne bisognoso; a Belem, un prete
sardo ha creato la « Repubblica dei
piccoli venditori >>, per tutelare i mi-
nori dallo sfruttamento a cui sono
abitualmente soggetti.
Sulla tomba
di Zeffirino Namuncurà
Dal Brasile all'Argentina, un ri-
torno alle origini; sono staro a Buenos
Aires, nella chiesa « Mater Misericor-
diae »; a San Nicolàs ho visco il pri-
mo collegio fondato dai salesiani (a
Buenos Aires oggi i collegi salesiani
sono dodici, alcuni di proporzioni
grandiose).
Sono stato a Fortin Mercedes a ve-
dere la tomba di Zeffirino Namuncurà,
il figlio dell'ultimo grande « cacico »
de1Ja pampa, del quale è in corso la
causa di beatificazione, e che rappre-
senta il frutto concreto dell'educa-
zione salesiana. Sono staro in Terra
del Fuoco, ho visto a Rio Grande la
scuola agricola più australe del mondo
(siamo al di sotto dello stretto di Ma-
gellano); a Viedma ho pregato sopra
la tomba del cardinale Cagliero, il
grande apostolo della Patagonia; e
sulle Ande, a Junin, ho parlato con i
discendenr.i di Zeffirino Namuncurà,
alcuni suoi lontani cugini, che porta-
no lo stesso nome (la tribù è ancora.
stanziata sulle montagne) e srudiano
ne.I collegio dei salesiani.
Ho visto, visto, visto. Per un ex-
allievo, non esiste controprova più
efficace della bontà di un metodo: di
fronte a ciò che accade nella gioventù
attuale, i salesiani hanno ancora mol-
to, moltissimo da dire.
ExalJievo ANCE-LO MoNTONATl
da « V od Frateme »
Novembre 1975 11

2.2 Page 12

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A rrivando a Miyazaki cinquanta
anni fa esatti (il 16 febbraio
1926) per prendere possesso della
casetta loro destinata, i primi nove
missionari salesiani, con don Cimatti
alla testa, rimasero lietamente sorpre-
si: la casetta aveva un bel giardino
tutto intorno, e appariva graziosa
come una bomboniera. Sulla soglia si
tolsero le scarpe, infilarono le bab-
bucce, poi scivolarono all'interno con
precauzione, attenti a non sfondare le
sottili pareti di legno e carta fior-ara.
Era srato affidato loro un territorio
con un milione e mezzo di abitanti, e
solo trecento canoliei. Ma c'erano i
poveri, e tanti (i poveri sono dap-
pertutto, basta cercarli e mettersi con
lorn). « Ora siamo a casa nostra
- scrisse subiro don Cimatti al Ret-
tor Maggiore - , e ci metteremo su-
bito a evangelizzare i poveri ».
TI Rettor Maggiore. don Filippo
RinaJdj, quasi due mesi prima du-
rnnrc la messa d'addio nelle « Came-
rerU.' di Don Bosco >> aveva dato loro
direttive precise: « Carissimi - ave-
va detto - , voi andare in Giappone.
No□ crediate di ricevere accoglienze
solenni e di mietere successi imme-
diati, come accade a missionari di
altre missioni dove è facile attirare le
masse. Voi andate io un paese mol-
to progredito nella civiltà, che non
ba nulla da imparare dall'occidente!
<< Non potrete dunque dare niente
di nuovo al Giappone? Sì, voi posse-
dete una cosa che il Giappone ancora
non ha, e che attende da voi: la ca-
rità. Il vosrro apostolato sarà efficace
in proporzione della carità di Cristo
che da voi irradierà ».
E così cominciarono, in tutta sem-
plicità, povertà, caricà. Come Don
Bosco, aprendo l'oratorio.
Ma l'inizio fu il cempo dell'inco-
municabilità. I ragazzi avevano preso
possesso del bel ·giardino riducendolo
a terra battura; saltavano, parlavano,
ma i missionari non li capivano. Un
maestro impartl le prime lezioni di
lingua giapponese, mentre essi canti-
lenavano sui sillabari della prima ele-
rnentate. << Siamo nove scolaretti con
la barba», diceva divertito don Ci-
matti. E chi avrebbe potuto immagi-
nare che da quel primo stentato sil-
labare, u n giorno del 1970 sarebbe
venuto fuori per il missionario don
Federico Barbaro il Premio assegnato
dal Ministero dell'istruzione « per la
migliore traduzione in lingua giap-
ponese»? (Don Barbaro aveva tra-
dotto la « Vita di Cristo» del Ric-
ciotti, ma prima ancora ]'intera Bib-
bia e i « Promessi Sp05i », e intanto
12 dirigeva la rivista giapponese « Vita
DIVEI\\ITARE
erra e1apponese
Cattolica » e l'eclitrice << Don Bosco
Sha »).
.
A condividere i difficili inizi, nel
1929 sono giunte le prime sei Figlie
di Maria Ausiliatrice. Nel 19.34 la
missione di Mjyazalci viene eretta in
Prefettura apostolica e don Cimarci
divenra monsignore («Ma perchè vo-
lete avvelenarmi il sangue' - scrive
subito a Torino - . Lasciatemi lavo-
rare tranquillo e senza fronzoli! »).
Poco dopo è ordinato sacerdote il pri:
mo salesiano giapponese: mons. Ci-
matti si inginocchia piangendo a chie-
dergLi la benedizione.
Ed ecco la guerra mondiale, con le
sue inutili stragi. Quaranta chierici
salesiani, che volevano Care soltanto
del bene, partonq per il fronte. Alcu-
ni non torneranno più. Negli asili di
Tokyo, dopo i bombardamenti aerei,
ogni volta si presenta qualche geni-
tore in meno a ritirare i figli: gli asili
a poco a poco si Lrasformano in orfa-
non-ofi. L'aromica su Nagasaki ince-
nerisce il quartiere cattolico di Ura-
kami, da cui erano venute quasi tutte
le vocazioni salesiane. Ma almeno,
con l'atomica, le stragi sono finite, e
si può ricostruire...
Dietro l'esempio - più ancora che
sotto il comando - di due figure
eccezionali: don Cimatti e suor Leti-
zia Bcgliatti, riprende l'espansione dei
figli di Don Bosco. I Salesiani apro-
no parrocchie, asili, scuole di vario
genere (anche una facoltà universitaria
di commercio), e fanno della loro edi-
trice, la « Don Bosco Sha », un effi-
cace strumento di apostolato. Le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice hanno anche
esse asili, scuole, opere sociali, cengono
corsi di catechesi, visite ai malari...
Al loro fianco si aggiunge una con-
gregazione locale, quella delle « Suore
della carità », che conta oggi più di
quattrocento membri impegnati in
opere caritative anche in Korea e tra
gli emigrati giapponesi in Bolivia e
Brasile.
Oggi i salesiani in Giappone sono
141 (altri .32 sono passaci alla vicina
Korea), e hanno 24 case. Altrettante
case hanno le FMA, che sono assai
più numerose: 280 (oltre a 50 suore
in Korea). Si è avuta una bella fio-
ritura di vocazioni autoctone, al pun-
to che le pagine dell'<< Elenco gene-
rale » dedicato aJ Giappone - con
tutte quelle k, y, ts, sh, eccetera
sono le più accidentate e difficili da
leggere.
Il desiderio di mons. Cimatti:
« Vorrei morire qui, per diveornre
terra giapponese», si è avverato. Egli
è stato il chicco prezioso, che caduto
sul buon terreno, ha prodotto la mes-
se abbondante.
50 ~~!'Il FA I ~ GIAPPONE: _una foto del luglio l!J26, a l tempi dell'incomunl-
cabihta: do n Cunat tl - ch e mt anto st udia va li giapponese sui testi delle ele-
m entari - e i suoi piccoli amici si p a rlavano a cenni e sorrisi.

2.3 Page 13

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Quest'anno centenario deIJe missioni salesiane si arricchisce
in febbraio anche di due significativi cinquantenari: l'inizio
dell'opera salesiana in Giappone, e la morte del primo vescovo
e cardinale salesiano Giovanni Cagliero. Ricordiamoli.
U 110 di voi diventerà vescovo»,
diceva Don Bosco ai suoi chie-
rici nel 1860. Trmi risero, anche Ca-
gliero. Ma Caglicr-0 diventò vescovo
e cardinale.
A cinquant'anni dalla morte è do-
veroso ricordare questo intrepide apo-
stolo e primo missionario di Don
Bosco. li BS rece11temenle ha rac-
contalo la sua attività missionaria
nella Patagonia; eccolo ora vescovo
e cardinale, nel rapido profilo trac-
ciato dallo storico argentino Roul En-
traigas (riduzione dal volume « Pro-
fili di missionari», a cura di Euge-
nio Valer.tini, Libreria dell'Ateneo
Salesiano, Roma 1975).
Aggiustare i piatti rotti
Le relazioni diplomatiche tra la San-
ta Sede e l'Argentina erano da tempo
interrotte, quando Julio Roca nel 1898
venne eletto per la seconda volta Pre-
sidente della repubblica sudamericana.
Mons. Cagliero andò a trovarlo e gli
disse: « E' ora di aggiustare i piatri
rotti ». E il P residente lo aurorizzò a
trattare con Roma per ristabilire le
relazioni. Mons. Cagliero partì per
l'Europa, e in breve l'Argentina potè
salutare in mons. Sabarucci il nuovo
Internunzio della Sanra Sede.
A Roma si resero subito conto che
il Cagliero non era soltanto un mis-
sionario infaticabile, ma anche un abi-
le diplomatico. Perciò fu designato
vescovo di Sebaste, e gli furono affi-
dati altri incarichi delicati.
Qual era la sua diplomazia? La
stessa di Don Bosco, sostenuta dalla
sua naturale sagacia di piemontese e
dalla sua notevole esperienza di uomi-
ni e di problemi. Era maturo per met-
tersi agli ordini di Pio X.
Il Sommo Pontefice gli affidò anzi-
rurro una missione delicatissima: la
visita aposto.lica alle diocesi di Bob-
bio, Piacenza e Tortona. Egli la con-
dusse a fondo. Volle vedere turro e
mettere a posro rutto. Dopo vari mesi
di ispezione, mandò la relazione alla
Santa Sede, Coloro che pensavano cli
dover sopprimere diocesi e parrocchie,
rimasero di stucco quando videro che
il visirarore non proponeva la sop-
pressione, ma l'aumento delle diocesi
e delle parrocchie. « Non spegnere il
lumicino fumigante», dice il Vangelo.
E guesta era appunto la diplomazia
del Cagliero.
Intanto non dimenticava la sua
Patagonia e la sua Argentina: le cam-
pane che ancor oggi suonano a stor-
mo nella cattedrale di Bahia Bianca,
le acquistò proprio in quei giorni.
Maggio 1907. Mentre si trovava a
Torino nella casa ,del Padre per la
50 ANNI FA A ROMA: l'ultima immagine del cal'd. Cagliero, sul letto dl morte.
Ora le sue spoglie sono conservate nella cattedrale di Viedma (Argentina), dove
nel 1880 aveva aperto la prima missione salesiana fra gli indios.
IINVESCOVO
nei sodni
di d. bosco
festa di Maria Ausiliatrice, un tele-
gramma del Segretario di Stato lo
chiamava a Roma. Il card. Merry del
Val gli clisse che ave\\7a bisogno di lui
per una missione in Centro America.
Monsignore rispose semplicemente:
« Disponga, eminenza».
Il salesiano che lo accompagnò in
quella difficilissima missione, il padre
Nalio, disse all'estensore di queste
note: (< L'opera di mons. C.1gliero in
Centro America sarebbe sufficiente
per immortafore un Papa ». Non era
adulazione o illusione: quando il Se-
gretario dl Sta-ro Merry del Val ne
vide i risultati, propose il Cagliero
come modello di diplomarico ai rap-
presentanti della Santa Sede.
Il Centro America
Invero a San José di Costarica non
fu un diplomatico di coree. Aiutava i
parroci a confessare, dercava missioni
dove i missionari non osavano. Non
basterebbe un libro per narrnre le sue
peripezie, i suoi viaggi per sentieri
primordiali e su carrozze sgangherate.
Che fatica per correggere certi difetti
invererari, in certe Curie ove i prelati
erano duri e autoritari! E che dire
dei governanti? Alcuni erano giunti
al punto di nominare loro i vescovi.
li rappresentante del Vaticano, con
tatto e pazienza inesauribile, riuscì a
rimettere le cose a posto. E non si
trattava di una sola Repubblica: era-
no sei, e ognuna aveva problemi da
far rremare.
Quando mons. Cagliero giunse in
Cenrro America, c'era solranto un
arcivescovado e quattro vesco..-adi.
Egli organizzò la gerarchia con quat-
tro arcivescovadi, nove vescovi e quat-
tro vicari apostolici (senza contare il
Panamà). Ottenne inoltre vescovi au-
siliari per i metropoliti. Un lavoro
diplomatico di prim'ordine. L'uomo
era maturo per la porpora.
Il suo desiderio era ben altro. Ave-
va fatro ciò che in coscienza dove-
va fare, e aspettava che lo chiamas- 13

2.4 Page 14

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sero in Italia per passare i suoi ultimi
anni nel nativo Piemonte. Aveva 77
anni, aveva diritto al. riposo. Ma non
fu così.
Il 25 luglio 1915 ricevette una let-
tera del Card. Gasparri; gli si comu-
nicava che doveva venire a Roma, per
ricevere il cappello cardinalizio. In-
tanto era scoppiara la prima guerra
mondiale, i viaggi erano un rischio, e
l'anziano prelato rimase in attesa di
nuove indicazioni. In ottobre un cablo
da Roma gli precisò che doveva par-
tire « per I-a via più breve,>. Il Con-
cistoro doveva tenersi il 22 novembre.
ma seguendo la via più breve - la
nave - egli sarebbe arrivato ai primi
di dicembre. Benedetto XV cambiò
la data perchè il Vescovo missionario
potesse arrivare in tempo. Per parte
sua, il Capo di Stato Maggiore tede-
sco garantì che il viaggio si sarebbe
compiuto senza pericoli (si comincia-
vano a usare i siluri...). A Roma rice-
vette « il biglietto». « Non per mc,
ma per i miei,>, disse all'inviato del
Papa.
La notizia arrivò anche a Viedma,
la sua prima missione aperta tra gli
indios nel 1880. Don Pedemonte sall
sul pulpito, e comunicò al popolo la
lieta notizia. Disse che a ricordo di
quel felice avvenimento si sarebbe
fondata una scuola normale popolare,
e di fatto avvenne.
Missionario impenitente
I FIGLI SI REGALANO
Due novembre 1851: Don Bosco si reca a Castelnuovo d'Asti per la predica
dei Defunti. Gli fa strada verso Il pulpito un vispo chierichetto di tredici
anni, che durante la predica lo ascolta a bocca aperta. In sacrestia gli si
confida: vorrebbe diventare sacerdote come lui. La stessa sera Don Bosco
domanda a Teresa Musso, la mamma, se voleva vendergli il figliolo. • Si
vendono I vitelli - replica la mamma - . I figli si regalano •. E regalò a
Dio 11 suo Giovannino. Don Bosco se lo portò a Torino: fu uno dei primi
quattro salesiani. vìde I miracoli che taceva Don Bosco, visse l'età d'oro
dell'Oratorio. Si chiamava Giovanni Cagliero.
(Era nato a Castelnuovo d'Asti, patria di Don Bosco, 1'11.1.1838; era diven-
tato salesiano il 14.5.1862; sacerdote un mese dopo esatto; consacrato
vescovo il 7.12.1884. e cardinale il 6.12.1915).
Foto in alto: il card. Cagliero nel 1915 (a Panamà).
Anche da cardinale i_l Cagliero vo-
leva vivere come semplice sacerdote.
« Dov'è questa eminenza? », doman-
dava divertico, guardandosi intornu,
quando qualcuno lo chiamava con quel
ritolo pomposo. Ma dalla Curia roma-
na gli ricordarono che doveva osser-
vare il protocollo. Si rassegnò. Gli
argentini gli regalarono una modesta
auto, perchè non dovesse 11ndare a
piedi per i colli di Roma. Era mem-
bro di quattro congregazioni: dei Re-
ligiosi, dei Riti, di Propaganda Fide
e degli Affari Ecclesiastici Straordinari,
che si occupavano di problemi che
egli conosceva a fondo.
Nel 1912 prese pai:te al Conclave
che elesse Pio XI, il Papa che avreb-
be canonizzato Don Bosco. Viveva
tranquillo nel collegio salesiano di
via ?-1arsala a Roma. Ma un « brutto
giorno » il Papa lo chiamò e lo accol-
se con questo saluto: « Ave, Tuscu-
lane praesul! » (Salve, vescovo di
Frascati).
Quella diocesi cardinalizia era un
dono quanto mai ingrato. Nessuno
aveva voluto accettarla. Il povero
vecchio dovette caricarsi sulle spalle
14 un pesante fardello di garbugli cu-
riali. un'amministrazione indecifrabile,
un clero malandaco... Ma glielo chie-
deva il Papa per favore, e il figlio di
Don Bosco non seppe dire di no.
Quel che sofferse in quella. diocesi an-
chilosata, soltanto Dio lo sa. Vi entrò
il 16 gennaio I 921. Ma anche là non
volle stare lontano dalla casa paterna,
e prese stanza nel collegio salesiano
di Villa Sara, già residenza del prin-
cipe Boncompagni.
Incanto la sua salute incominciava
a declinare. Tuttavia fece un vi-.iggio
in Jugoslavia per consacrare il Tem-
pio di Maria Ausiliatrice a Ljubljana.
Come le forze gli permisero, si recò
in Polonia, Germania, Austria... Era
un missionario impenitente.
li Re d 'J calia, « motu proprio»,. lo
insignì del Gran Cordone dell'Ordine
Mauriziano. Una località presso Car-
men <li Patagones porrerà il suo no-
me; e un istituto per la formazione
di missionari a I vrca s1 chiamerà
« Card. Cagliero ».
La diocesi di Frascaù era impi-
gliata in un disordine economico spa-
ventoso, e andava di male in peggio.
Grazie agli amici che con la sua
bontà si era conqui_stato da wne le
pani, potè tornare a ga!Ja in diverse
difficili occasioni. Gli posero al fian-
co un sacerdote argentino di famiglia
ricchissima, Don Adolfo Torquinst.
Più che un segretario fu la provvi-
denza che gli rese meno pesante la
croce.
A metà del 1925 fu a Torino. Si
compivano i 50 anni da quando era
partito per l'America, alla testa dei
primi missionari. Potè pontificare e
predicare. Durante l'i_nvemo si ag-
gravò. Il Papa si informava continua-
mente deJJa sua salute. Sarebbe stato
necessario un intervento chirurgico.
Ma a 88 anni, quale organismo l'avreb-
be sopportato? Alle .3,30 del 28 feb-
braio 192'6 socchiuse le palpebre, sor-
rise impercettibilmente, e si addor-
mentò nel Signore.
Avrebbe voluto riposare vicino a
Don Bosco a Valsalice. Ma lo scppel-
liro a Roma, al Campo Verano. Nel
1964 i suoi resti sono stati traslati
nella cattedrale di Viedma, innalzata
da lui a prezzo di enormi sacrifici.
RAUL ENTR.AIGAS

2.5 Page 15

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Un a Volontaria di Don Bosco argentina ha preso su
di /(l resp onsabililci spirituale di una mission e n el
Clwco Paraguayo. Un'esp a ienza sconcerlanle, e « la
gioia di combinare qualcosa di buollo n ella vita ».
L E lenco Generale>> dei Salesia-
ni nell'edizione del 1975 contie-
ne una lacuna. Ma la colpa non è del
compilatore. Questo catalogo in due
volumi annui, a nitida stampa, fitto
di nomi, località e activiLà, fino al
1974 assegnava alla missione Ji Puer-
to Pinasca un parroco salesiano. Nel
1975, quel nome non figura più. Al
suo posto è rimasto lo spazio, vuo10.
Non che a Puerto Pinasco ci sia
più nessu.no in cura d'anime, ma chi
ha preso ou il posto del parroco
11011 può figurare nell'Elenco Gene-
rale dei Salesiani. Si chiama seriorirn
Berta, ed è u.na Volontaria di Don
Bosco.
A prima vista, una di quelle figu-
ri ne tuno pepe che renJono l'idea
del molo perpetuo. Ma poi comincia
a parlare e raccontare, e allora si capi-
sce cosa sia apertura agli alrri, dispo-
nibiHtà, oblatività, condivisione, Jedi-
zione senza riserve e senza rimpianti.
Una storia mediocre e amara
La situazione della parrocchia? « E'
la cosa più triste - dice Berta - . Non
ci sono posti di lavoro. Ci sono quat-
tro o ci.nque proprietavi che sono pa-
droni di tutto, e tutti per necessità
devono fare i conti con loro. E' uno
sfruttamento molto grande. Quelli
che non lavorano per i proprietari,
vanno a vendere al porticciolo. Quan-
do arriva un'imbarcazione offrono
pane e altri generi di prima neces-
sità. E cosl cercano di campare».
La storia recente? Dunque Puerto
Pinasca, la sua parrocchia, è nel Chaco
(Paraguay). Ha una storia mediocre
e ;1rnara. La missione salesiana vi era
Puerto Pinasca: donne cristiane con o r-
namenti tipici della lorn tribù. Con Ja
fabbrica del tannino, Puerto Pinasca
era diventato un grosso centro. Falll-
ta la fabbrica, Puerto Pi.nasco si è
svuotato come una palla bucata. E al
posto dei Salesiani e Figlie di Mana
Ausiliatrice, una coraggiosa Volo ntaria
di Do n Bosco: Be rta, senoi-ita parroco.
stata aperta nel lontano 1925, sem-
plicemente perchè nel piccolo centro
in riva al Rio Paraguay (all'i ncirca a
1800 chilometri dalla costa atlantica)
c'erano anime da condurre a Dio. Para-
guayani, cioè il popolo nuovo na10
dall'incrocio dei molti indios Guaranì
con i pochi colonizza10ri iberici. E
anche indios di diverse tribù, sui bor-
di della foresta, timorosi, a debira
distanza. « Ma poveri tutti, tanto
poveri».
D'improvviso a Puerco Pinasco
oltre alle anime suscitò interesse una
cosa nuova, quasi un miraggio: la
fabbrica di tannino. Vennero dei fore•
stieri da lontano, a .impiantarla. Ci fu
lavoro, e bisogno d i braccia. Alberi
da abbattere - il famoso albero
quebracho, « che spacca l'ascia >> tanto
è duro - ; da trasportare alla fab-
brica; da lavorare per estrarre la pre-
ziosa polvere leggermente gialla e
amorfa, che serve per la concia delle
pelli. Le braccia arrivarono e si offri-
rono a quel lavoro massacrante e mal
retribuito. Paraguayani, ma anche
indios che la fame stanava dalle selve.
A llora, nel 1951, accanto ai Sale-
siani arrivarono le Figlie di Maria
Ausiliatrice per prendersi cura delle
ragazze, delle mamme, dei bambini.
Delle spose, no. Non ce n'erano. Non
c'erano - e quasi non ci sono nep-
pure adesso - vere famiglie regolari.
Fu una vita tumultuosa. Il b isogno
di dimenticare conduceva all'alcool, la
1ubcrcolosi faceva ìl resto. Le suore
costruirono una grande casa, con
scuole per bambini, e insegnavano a
cucinare e a pregare.
Ma la fabbrica di tan nino, che pu•
re aveva richieslo tanti sacrifici, falli.
Le braccia andarono a cercare lavo-
ro altrove e Puerro Pinasco, rapida-
mente com'era cresciuto, si sgonfiò.
Anche le rre suore nel 1969 migra-
rono, per star dietro al fluire della
gente, e lasciarono vuota la loro gran-
Je casa. Nel 1974 l'ultimo parroco sa-
lesiano per lo stesso motivo se ne
andò, e a occupare il suo posto mons.
Obclar, il vescovo del Chaco, man-
dò Berta. Per le 1.500 persone .rima-
ste nell'ex città, per le altrettante
persone spaTse nei villaggi attorno, a
20, 40 anche 80 chilometri di distan-
za. « Puerto Pinasco ora non ha più
alcuna importanza. Una volta alme-
no arrivavano gli aerei militari, ades-
so non ne atterrano più. E' difficile
ora uscire da Puerto Pinasca... ».
« Distribuendo la comunione
piangevo »
Che cosa fa la signorina parroco?
Da un anno solo è lì. « Primn. per 15

2.6 Page 16

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quattro anni, ero stata a Puerto Olim-
po, sempre sul Rio Paraguay (questa
grande vena che alimenta la vita del
paese), ma molto più a nord, più ad-
dentro. Mi piaceva tanto, perché po-
tevo lavorare giorno e notte per gli
indios ».
Argentina di nascita ( viene da Cor-
riemes, sul confine col Paraguay), vol-
le essere missionaria laica fra gli in-
dios. E 1c avevano trovato il posro
giusto. Ma poi il vescovo le propose
la nuova e più dirficile missione. E
Berta obbedì. « Per prima cosa, giun-
ta a Puerto Pinasco, ho voluto cono-
scere bene le persone, la gente. Ho
fotto un censimento parrocchiale. Jn-
tanto prendevo in mano le varie ini-
ziative. Mj sono sistemata nella ca-
sa delle suore. Ll abbi-amo l'oratorio
(quanri chiq11illos! Sono cinquecento
e più, sempre tra i piedi, e mi tirano
da tutre le pani: « Seiiorita qui, se-
fiorita là... >>). Abbiamo un laborato-
rio ili sartoria per le ragazze e le
bambine. Devo riunire i gruppi gio-
vanili, i padri di famiglia. Una volta
alla settimana salto a cavallo e va-
do a fare scuola in un villaggio a die-
ci chilometri. Devo anche badare agli
indios, che sono lontani e mi fanno
fare tanta strada. Li visico soprattut-
to quando sono malati (e sono sem-
pre malati, poverini), o quando c'è
qualche contrasta da spianare con i
loro datori di lavoro)».
La vita parrocchiale? i< E' la cosa
più impanante per me. Le ''celebra-
zioni della parola'' alla domenica, il
"24 del mese", la festa di Don Bo-
sco... T1Jtti i giorni si recita il rosa-
rio in chiesa. Quando muore qual-
cuno, devo assisterlo, e fare il riro
funebre.
« Mi sono messa d'impegno a mi-
gliorare lo spirito liturgico, e sto ot-
tenendo i primi risultati. La gente si
rianima, e mi incoraggio anch'io. Nei
primi tempi la chiesa era fredda e
spenta. Ora invece alla domenica la
gente viene, e partecipa ►>.
Quali sacramenti amministra? « La
comunione, la celebrazione della pa-
rola, il battesimo in casi urgenti. E
non vorrei di più, è tanto impressio-
nante. Quando ho dovuto distribui-
re la comunione la prima volta, pian-
gevo».
La gente ci rimase maJe
Tiene l'omelia? « Sicuro: devo fa-
re anche l'omelia. E ' difficile, perché
quando si parla agli altri ci si com-
promette. Prima devo vivere io quel-
lo che dico, e mi costa. Uh, come
costa! Non so se ho un metodo o no,
16 ma cerco di prepararmi sempre bene;.
Prima la parte biblica, capire l'idea
centrale. Poi mi domando: come adat-
tare al mio ambiente questa " paro-
la"? Si tratta di trovare la forma pra-
tica di viverla nella nostra comuni-
tà. Tuuo questo, mi coinvolge, e mi
cosca».
Chi la aiuta nel suo lavoro? « C'è
una famiglia molto buona. La signo-
ra, con altre donne, manda avanti il
laboratorio di sartoria. TuLte sponta-
neamente, e senza chiedere compenso.
C'è un gruppo di ragazze, quattro,
che mi aiutano a fare il catechismo.
Ma all'inizio ero proprio sola, e tro-
vavo tanto difficile.
« Poi, dimenticavo, il vescovo man-
da una volta a l mese un sacerdote.
Mica di domenica, solo quando può.
Se ci sono due o tre battesimi, io
preparo tutto e tutti, per il suo arri-
vo. In caso di necessità, battezzo io.
Anche il Vescovo viene qualche vol-
ta, quando passa lungo il fiume_ Ma-
gari si ferma un giorno, o due. Ma
a volte solo un'ora. Sovente non può
restare di più, poverino, con tutto il
suo da fare>).
Che cosa pensa la gente di lei?
« Al principio la gente ci rimase ma-
le. Una donna al posto del parroco...
Soprattutto gli uomini, volevano an-
cora il sacerdote. Ma quando c'era,
non si accostavano ai sacramenti... So-
no andati dal vescovo. "Perché volet.c
il sacerdote - ha replicato loro mons.
Obclar - se quando c'era non gli
davate lavoro?". Proprio cosl: quelli
che meno frequentavano, sono stati
4uelli che più hnnno reclamato.
« Ora mi uovo quasi senza pro-
blemi: la geme mi ha accettaro, mi
sento in famiglia. E' chiaro che. il sa-
cerdote rim~me insostituibile: la mes-
sa, la confessione... A volte vengono
e svuotano il sacco, raccontano tutto.
Potrei assolverli, se mi fosse conces-
so! Ma intanto la gente ha preso a sti-
mare il sacerdote più di prima, ne
sente un vero bisogno».
Ed è sera sempre troppo presto
Che cosa fa nelle vemiquaur'ore?
« Ogni giorno ha le sue novità. Ma
in gene.re... Mi alzo alle 4.30, per po-
ter pregare un poco. .E' l'unica ora
che riservo tutui per me. Faccio me-
ditazione. Alle sene vado alla chie-
sa, la apro. e già i primi chiquillos
sono a saltarmi addosso... "Seno-
rita qui, seiiorita là...". Poi, secondo
i giorni, facciamo il laboratorio, o il
catechismo, o faccio la scuola nei vil-
laggi, o la visita agli indios...
« Quest'ultimo è il lavoro a cui mi
dedico più volentieri. Poverini, non
vivono nel centro, ma lavorano ]on-
tana, neUe tenute dei coloni. E' me-
glio cosl, perché nel centro c'è ranta
vita viziosa. Ma anche lontano, già
si stanno guastando pure !uro. E poi
hanno sempre una pessima alimenta-
zione, insufficiente. Poi si dedicano
aU'alcool, e si ammalano...
« Qualche volta ho un po' ili 1em-
po libero, e allora zappetto il mio
piccolo orto. Mi preparo da mangia-
re, faccio il bucato... Ma non sono
quasi mai in casa. Sono sempre in
giro. A cavallo:, o ~e ,1,rovo _qualc~no
che passa col carrito faccio... ' au-
tostop". O in barca lungo il fiwne.
Ho sempre malati da visitare, o gen-
te senza lavoro da sistemare. Ed è
sera sempre troppo presto! ».
La casa delle Figlie di Maria Au-
siliatrice? « In teoria, dentro ci sa-
rei io sola. In pratica è sempre pie-
na di gente. E' grandissima. ma l'ab-
biamo riempita. Nella cappella, il la-
borat0rio de lla sartoria. Nel salone
grande, la catechesi. Alcune stanze
per gente che viene da lontano. ma-
lati o in cerca ili lavoro, o per ne-
cessità. Gente che non saprehbe do-
ve andare. E poi i cbiq11illos entrano
e vanno dappertutto.»
La gioia di combinare qualcosa
Programmi? « Evangelizzare, pasto-
rale familiare, di gruppo. Suscitare dei
capi (ci sono giovani, ma sarà li □ la-
voro lungo). Gli incontri di villaggio.
Il grosso problema è il matrimonio.
Là esistono solo due sacramenti: il
battesimo e la prima comunione. Le
famig lie sono irregolari, il matrimonio
non si sa cosa sia ».
Se qualche giovane d'Italia voles-
se venire a Pueno Pinasca? « Oh,
che venga, per favore! Non so dove
trovare chi mi aiuti, vorrei inventar-
lo. Per fare infermeria, per insegna-
re a lavorare la terra. Non sappia-
mo come si coltiva, eppure dobbia-
mo coltivare lo stesso. Per vivere.
C'è possibilità di ottenere terreno per
gli indios, ma occorre che qualcuno
insegni... ».
La signorina Berta, Volontaria di
Don Bosco, è venuta a Roma per
frequentare un breve corso di pasto-
rale missionaria. Andrà anche ai Bec-
chi. a vedere la ca~etra di Don Bo-
sco. Intanto, che impressione le fa
fare il parroco? « Mi costò moltis-
simo, e ancora mi costa. Perché si
ha bisogno di molta spiritualità. Ma
ho anche la gioia di vedere che sono
utile a qualcuno, che riescb a com-
binare qualcosa di buono nella vita.
I l vescovo sa quanto mi costa. 1\\lla
continueremo per yuesta strada, se
è volontà di Dio».
ENZO BIANCO

2.7 Page 17

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La parrocchÙL cli Castelnuouo Doll /Josco, dove il santo
dei giovani nacque, fu baliezzulo, aiutato da chierico,
desideralo com e viceparroco, e poi «donalo » alla Chie-
sa e alla giovenlù d el mondo, è staia aff iclala ai Snle-
s,iani. Al p rim o parroco, don Giovanni Donghi, i cn-
slelnovesi hanno fatto m olla f esia. E m ollo, sopral-
lullo i giovani, si aspellano da lui.
(\\ B envenuto, don Giovanni Don-
ghi! Si consideri membro di
ogni nostra famiglia. Sappia che in ogni
nostra casa c'è una sedia e un piat-
to per Jei, e nel nostro cuore per
lei c'è il posto che abirualmente ri-
serviamo a un padre am,uo e a un
caro fra tello ». Con queste parole i
Castelnovesi il 2 novembre scorso han-
no accolto il loro primo parroco sale-
siano. E cosl la responsabilità spiri-
ruale della parrocchia dove Giovan-
nino Bosco nacque, fu battezzato e
ricevette l::i prima comunione, dove
sacerdote novello cantò messa ed eser-
citò il primo ministero, è ora affi-
data ai suoi figli spitituali.
Un vecchio e naturale desiderio
Un « Comitato ili volomari >> costi-
tuitosi « sotto l'egida dell'amministra-
zione comunale» aveva predisposto
per bene l'incero programma dell'ac-
coglienza. Una delegazione di fede-
li - una trentina di automobili -
era andata a Murialdo (il paese di
san Domenico Savio) per accogliere
il nuovo parroco che giungeva accom-
pagnalo da altre macchine con gli
amici torinesi. Poi tutti in piazza. Il
palco era aJ posto giusto: davanti :il
blocco marmoreo da cui si sporgeva-
no a guardare Don Bosco. il piccolo
Domenico e Zeffirino Namuncurà.
Poi, dopo i discorsi, mtti in chiesa
per J'invcsLitura ufficiale. Tutti, no:
non ci stavano, molti dovettero Ti-
manere fuori . E alla fine, _naturalmen-
te, di nuovo ttnti in piazza per il
concerto della banda con la sinfonia
del Barbiere di Siviglia.
E don Donghi con un nodo alla
gola: « Con la vostra accoglienza mi
avete commosso. Basterebbe ben me-
no per far piangere un uomo... ». In
realtà egli aveva in mente un para-
gone: il santo Curaro cl'Ars, che era
giunto inatteso a quella parrocchia che
sarebbe poi diventata famosa con lui:
« La popolazione si era accorta del
suo arrivo solo all'indomani, quando
egli stesso aveva suonat0 le campane ».
Che banno deno nei discorsi i suoi
nuovi parrocchiani? II dottor Andria•
no aveva asserito: « Avere un parro-
co salesiano risponde a un vecchio e
naturale desiderio dei Castelnovesi,
che sono per disposizione trad iziona-
le tutti figli di Don Bosco». Il Sin-
daco ricordò che i Sàlesiani si dedi-
cano « all'educazione materiale e spi-
rituale della gioventù: ciò corna di con-
forro e di soddisfazione, in un mo-
mento in cui per miJle motivi ve-
diamo con preoccupazione la gioven-
tù sulla strada delta violenza e del
male». Ma i più esplici ti erano stati
i giovani: « Probabilmente le fare-
mo perdere tanto tempo: le sare-
mo spesso ua i piedi. Ma le dicia-
mo sinceramente che vogliamo fare
qualche cosa perché questa comunità
parrocch iale viva e progrepisca in tut-
ti i campi, perché !::i parola di Cri-
sto raggiung~ tutti, e polli a tutti con-
forto , speranza, gioia e salvezza >>.
Don Bosco, uno di loro
Davvero i duemila seicento abitan-
ti di Castelnuovo Don Bosco sentono
i Salesiani come gen te di casa, sen-
tono ancora Don Bosco come uno di
loro. Nato il 16 agosto 1815, la sera
del 17 agosto era già lì nella chiesa,
al fonte battesimale, come attestano i
registri parrocchia) i : << Bosco Giovan-
ni Melchiorre, figlio di Francesco Lui-
s,gu• a pog. 20 17

2.8 Page 18

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a parru
Ecco in immagini Castelnuovo
d'Asti (dal 1930 Castelnuovo
Don Bosco), la sua gente, ìl suo
primo parroco salesiano. Comu-
ne de l Monfer rato In provincia
di Asti, ma diocesi di Torino.
Metri 240 sul livello del mare,
2.600 abitanti. Centro agricolo
o

2.9 Page 19

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1cchia di GJOll]
(vìgneti) , artigianale e industria-
le. Con la sua chiesa del 1600 e
i ruderi del castello medioeva-
le arroccato sulla collina.
Castelnuovo nel secolo scorso
ha dato alla Chiesa una sorpren-
dente fioritura di figure ecce-
zionali . Oltre a san Giovanni
o
Bosco: san Giuseppe Cafasso,
il servo di Dio Allamano fonda-
tore dei Missionari della Conso-
lata, mons. Bertagna vescovo e
famoso teologo, mons. Filipello
altro insigne vescovo, e - per
ritornare nelle file salesiane -
il card. Giovanni Cagliero.
o
Castelnuovo comprende nel
suo territorio l'opera salesiana
del Colle Don Bosco, con la « ca-
setta dei Becchi •• e il tempio,
meta di tanti pellegrinaggi. In-
somma racchiude nei suoi con-
fini il cuore della Congregazio-
ne e della Famiglia Salesiana.
Panorama di Castelnuovo, visto dal castello medioevale.
8
Facciata della seicentesca chiesa parrocchiale.
o
Don Giovanni Oonghi, il nuovo parroco.
o
All'otfertorio la gioventù porta i doni al parroco: i messali e un pal•
Ione per l'oratorio. « Le faremo perdere tanto tempo, le saremo
sempre tra i piedi », gli hanno assicurato i giovani.
o
L'autorità civile: « Un parroco salesiano corrisponde a un vecchio
e naturale desiderio dei castelnovesi
o
Il monumento a Don Bosco. Al fianco del santo un altro piccolo
santo: Domenico Savio (morto a Mondonio, nel comune di Castel•
nuovo), e un servo di Dio: il figlio del cacico, Zetfirino Namuncurà.

2.10 Page 20

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gi e di t\\largheriui Occhiena coniugi
Bo:,co, nalo ieri ~erJ e questa sera
bauczza10 solennemente... ». Scritto in
latino rorondo: « Hoc vcspere solemni-
Ler bap1iza tus ». Ancora in quello
chiesa il 26 marzo 1826, Pasqua, ri-
cevette la prima comunione a « soli »
f l~ :tnni un'eccezione per quei tem-
pi, perche alla scuola di mamma Mar-
gherita Giovannino aveva imparato il
catechismo in modo eccezionale).
Quando, a vem'anni suonati il
chierico Bosco Giovanni era cni'nuo
nel seminario, si era portato dietro
la concreta generosità dei suoi concit-
tadini: talare, cappello, berreua a ere
spicchi, mantello, calze e le scarpe ro-
buste, rutto messo insieme con i sol-
dini di quella brava gente. « lo ho
sempre uvuto bisogno di tutti - di-
un giorno - e i miei compaesa-
ni mi hanno sempre voluco bene ».
Per la prima _messa cantata il par-
roco, teologo Cmzano, aveva mvita10
a pr~nw ol'.r~ il fcst~ggiato anche pa-
renti, a~1or1ta e vana gente del pae-
s~. Tutr1 avevano concorso al raggiun-
gimento di quella meta. tutti dove-
vano concorrere a far festa ora che
era stata raggiunta. « Tuui presero
parte a quella allegrezza - raccon-
terà Don Bosco - perché io ero
molto amato dai miei concittadini e
ognuno godeva di tutto quello che po-
teva tornare a mio bene: ».
In cambio, Don Bosco dedicò ai
suoi concittadini i suoi primi 5 mesi
di ministero sacerdorale, andando an-
che a dimorare in canonica. « Predi-
cavo llll_te le d_or:neniche, visitavo gli
ammalati, ammm1stravo loro i sacra-
menti.:. Assistevo alle sepolture, te-
nevo in ordine i registri parrocchia-
li, redigevo i certificati... ». Battezzò
anche tre bambini, e per uno fece
da padrino. « Ma la mia delizia era
fare il c:uechismo ai fanciulli tratte-
nermi con loro, parlare con' loro».
Incorreggibile. E i ragazzi leneralmen-
re lo assalivano, appen,t metteva il
naso fuori della canonica.
Del fonte ba ttesimale di Don B osco ri-
mangono solo pochi resti (di cui uno
20 n ella foto).
Il parroco gli propose di rimanere
come vic_e parroco, ma il disegno del-
la Provvidenza a suo riguardo era più
vasto. E Castelnuovo lo donò gene-
rosamente alla Chiesa e alla gioven-
tù di tutto il mondo.
Castelnuovo porta un nome
che impegna
Questi profondi legami spirituali
sono stari evidentemente alla base
della decisione, maturata l'anno scor-
so nella diocesi di Torino, di affi-
dare la parrocchia di Castdnuovo ai
Figli di Don Bosco. Rimasta vacan-
te, il Consiglio Presbiteriale d1ocesn•
no ne.Ila riunione del 12 maggio ave-
va espresso parere favorevole. Favo-
revole_ era srnto pure il Capitolo Me-
tropolnano. Cosl il 5 agosto il card.
Pellegrino firmava il « decreto di af-
fidamento » della parrocchia 111 Sa-
lesiani.
E pochi giorni dopo, il 17 agosto,
lo stesso Cnrdinnlc si recava a porta-
re personalmente la notizia ai castel-
novcsi. Una data meditata: cento•
trent'anni prima, proprio in quel gior-
no, come quella serJ, e in quella chie-
sa, Giovannino Bosco nasceva con il
bol!esimo allo viia di grazia.
Ribadire i legami spirituali con Ca-
stelnuovo Don Bosco (« Castelnuovo
porca un OOf!le che impegna», disse
padre Pellegrino), rendere più .1gevo-
)e e f.runuosa una pastorale unirar1a
ira la parrocchia e il Tempio del Col-
le, accondiscendere allo stesso deside-
rio della popolazione, sono stati i mo-
tivi determinanti della scelta. Di fat-
to il l7 agosto un sales.iano, don Gio-
vanni Battista Biancotti, andava a Cn-
stelnuovo come Vicario, in auesa del
nuovo p~rroco. Si definiva « precur-
sore>>, ~ceva alla gente: « Prepara-
te le vre del pacse..., sta per giun-
gere l'inviato».
La scelta è caduta su uno figura
popolare: don Giovanni Dooghi ha
lunga esperienza pastorale nel mondo
dd lavoro, e una cordialità contagio-
sa. E' affiancato da un viceparroco
don Giorgio Palazzin, redùce dalla Pa~
ragonia. (Che c'è di strano? forse
che Castelnuovo non aveva dato alla
PJtagonia un certo Cagliero?). A lui
toccherà occuparsi salesianamente del-
l'orntorio e dei giovani.
E a proposito. Perché fra tutti i
Castclnovesi, i giovani sono la cate-
goria che. con più interesse aspettava
i Salesiani. Nei mesi della sede va-
c:mte ~ de_ll'auesa, si sono interroga-
ti coscie.nz10samentc.
Anche i ragaz:d della scuola media
Il concetto di prete che noi abbia-
mo - hanno scritto - è quello di
u_n uom? che ha come impegno prin-
cipale d1 parlare agli uomini di Dio,
e a Dio degli uomini ».
L'intervista al bar
i'1-9-_ i più c_spliciti ed esigenti sono
stau I giovani. Qualcuno li ha imcr-
vistoti - registratore o tracolla -
in uno dei loro ritrovi preferiti: il
bar « Giardino ». « Come desiderate
il nuovo parroco? ►>. E risposte a ca-
reratra.
. « Dovrebbe saper capire i giova-
.ru. Capire, natural.mente non vuol di-
.re approvare tuno. Ma si seora uno
di noi_. sogget~o anche lui a sbagliare ».
« S1 occupi molto dei giovani, e
n_on credn che p_erde il suo tempo se
s1 ferma con noi a parlare dei nostri
problemi».
« La mia fede la voglio manifesta-
re con lo stile della mia elà. Quello
che dico a Dio lo voglio dire in mo-
do moderno. Non con canti del se-
colo scorso... ».
« Quell'atteggiamento freddo e in-
dividualista, che la gente assume quan-
do va in chiesa, mi soffoca. Ognuno
nel suo. an_golino,_ ~nza neppure guar-
dare cht II sta \\"'!ano. La messa deve
essere una gioia, la felicità di tro-
varsi insieme».
« Si organizzi un oratorio moder-
no. Un oratorio dove io posso anda-
re con la mia ragazza, senza incon-
tra.re sullo porta chi la ferma e le
dice: "Vai dalle suore questo è l'ora-
t0rio dei ragaz1,i" >>. '
~ 9uel che voglio sapere dal pre-
te e Il senso del Vangelo per me oggi.
P~s? che la religione sia un modo
di vivere, e non un insieme di scon-
giuri in auesa della morte ».
« Vorrei dire al p:irrocco di non
lasciarsi abbmdolare da quelli che si
credono persone importanti. Tuni sia-
mo ugualmente figli di Dio. Se deve
trattare meglio qualcuno, saranno
quelli che ne hanno più bisogno: i
poveri».
« Lui non è un privilegiato a cui
umi si devono inchinare. E' piuLto-
sto un fratelJo che serve i fratelli >►•
« Cr!sto .non disse parole gradite
a tu.tu. Disse sempre la verità: se
piaceva, bene; e se no la diceva lo
stesso. Anche il prete deve fare cosl ».
_Questi raga7.zi appartengono alla
stirpe che ha prodouo i Don Bosco
e i d~n Cofasso. Il nuovo parroco è
avverato.
Quanto all'A.rcivescovo di Torino,
non ha soltanto assegnato ai salesia-
ni la loro settima parrocchia nella dio-
cesi di Torino: ha anche regalaco una
pesante eredirà, e appioppato una
grossa responsabilità.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Un'opera delle FMA. nella peri/eria di S<'oll l, aperta
dapprima per o/f rire alle giovani bigliellnie degli auto-
bus un poslo sicuro dove abitare, è diuentaio un effi-
cace centro giovanile a servizio cli un lumulluoso quar-
liere popolare.
L 'idea fu giudicata buona: offri-
re .1llc higliettn1e degli autobus
bu~-g,rb ». come dicono a Seoul)
un pcn~ion.110 che le aiu1.1ssc n Y1ve-
re mcgho. Era il 19ì2, e 13 « Casa
Madre ,\\lazznrello >> di Seoul ci pro-
vò. Mn gli inizi furono difficili.
Erano giovani di scarsa cu l1ura, po-
vere di valori religiosi (quasi tutte
pagane), povere anche di v.ilori uma-
ni, prese nell'ingranaggio di pesanti
turni di lavoro e male retribuire, in-
soddisfaue e incapaci di reciproca sop-
portazione. Ma erano dornte di molto
coraggio e spirito di sacr,ificio, e fi.
nirono per trovarsi bene nell'ambien-
te sereno e cordiale preparato dalle
Figlie d1 Maàa Ausiliatrice. Ceno le
assisrenti dovettero dare fondo alle
loro ri~orse di pazienza e alla loro
pratica di sistema preventivo. Ma a
poco n poco le bigl ieLtaie comincia-
rono a trovarsi a loro agio, si senti-
rono come a casa loro, arrivarono a
considerare le suore come vere amiche.
Il pensionato naturalmente accoglie-
va una piccola goccia di quell'immen-
sa gioventù operaia che lavorava in
condizioni precarie nella tumu ltuosa
capirnle koreana (già nel 1972 con-
tava oli re quartro milioni di abitan-
ri). .\\fa l'interessamento delle suore
per quella categoria neglcrta di lavo-
ratrici, mise in moto tante cose. An-
che il governo se ne occupò, e le
aziende degli autobus dovettero pren-
dere provvedimenti. Non soltanto ven-
ne migliorato il trattamento economi-
co. ma anche si provvide a creare
appositi pensionaci. L'n giorno le bi-
glietrnie delle FMA furon<> costrette
a trasforir:si nei nuovi locali, e mmc
di esse espressero tutro il loro rin-
crescimento nel lasciare le suore. Era
il segno che non si era lavorato invano.
« Il battesimo mi ha cambiata »
Q11~nto :ii posti vuoti, furono pre-
sw riempiti: il pensionnto era ormai
Una giovane blgllcllala degli autobus d1 Seoul, con la sua qualirlca segnata a
grosse lettere sul bracciale.
21

3.2 Page 22

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lo», ec.J c~se gli hanno regalato i vo-
lumi occorrenti.
Con l'.1ccostamento a Cri~to, onche
se non abbracciJto ma imra,•1qo in
quest'ambiente ~aturo di fede \\'iv,1,
tutte le g1ov,m1 in pochi mesi di per-
manenza mnLLirano a un comportnmen-
co giudizioso e sereno.
Angolo del cortile della casa-famiglia per operaie•·
hen conosciuto e vennero nitre giovo
ni lavorarrici. l\\lag,ui ci fossero ~tJti
più pos1i! Perché nella Korea di que-
~•i ,mni, l'esodo dcll.1 popolazione d.il-
ln campagna vcr,o la città, il suo pas-
saggio dall'agricoltura all'industria, è
un fa1to impressinnante. Seoul ncco•
glie nella sua arca il 70% dell'indu-
s1rn1 naztonnlc, e In sua popolazione
aumenrn ogni ,mno in ragione del-
1'8-10%. Natur,1lmcntc non c'è lavoro
per runi, e ciò rende facile per gli
imprenditori imporre salari di fame.
Così la casa delle FMA si riempì
di giovani provt•nicmi da ogni parte
del paese: operaie c modeste impic-
g,ue, in grado di pagarsi una picco-
la pensiom:. E alcune giovanissime,
con salari di lame, accolte con una
retta simbolica. Qunlcuna era callo•
lica, qualcuna protc,rnnte, ma sop,r,11-
tutto erano p,1g11nc. E con loro e era
d,1 ricostruire l,l nuova famiglia.
Gli orari del lavoro, nei turni vn
ri,1mcnre distrihu Ili Ji orco ore con-
sccu dve e t1nchc più, ricoprivano l'in-
tero arco delle 24 mc giornaliere. E
le suore, disponibili anch'esse 24 ore
al giorno. Le giov.mi vennero orga-
nizzate in gruppi di ,ci dicci, con una
responsabile pt:r ogni gruppo .clc1t,1
ditllc compagne, con una pn:s1dcn1c
che foceva capo ,1 tutte. E ,wan1i m:I
tentativo di rcalizznrc una vita fa
miliare.
Si fr,sò nella scrJta dt ciascun gior-
no un tempo Ji ..- int:onrri comunit.1-
ri » con giochi, canti, gare. Si st,tbi
Il per l'ultima domenica di ciascun
mese il « ccntmc », durante il 4unlc
(csteggiare le compugne di cui lungo
il mese era ricorso il t:ompk-anno.
E tra le .i.lire proposte offerte cl.il
22 le suore, quella della fede. Fin d,tl
primo anno, per qu,mte lo desidera-
vano. c'era lu l'llhsibilirà di frc4ucn-
1are un cor-.o di catecurnen,llo. con
tre lezioni sc11imanali. E le giov.mi
non si tirnrono indietro. li cattolice-
simo riscuote molta considcroztonc
presso il popt1lo koreano, il serio im-
pegno di vita da esso proposto pro-
duce un notevole impano ~u questa
gente mcrav1gliosa. ,, ( coreani - hu
~crttto di recente uno studioso, un
.mtropologo - r.1ccolgooo io sé le
più belle qual11à dei cinesi e dei
ghtpponesi: sono idealisti. ardenti, vcr-
s111 ili come i giapponesi; e insieme so•
no riflessivi. colcolatori, pcrscvcnin lÌ,
come i cinesi ». Non stupisce se re-
stano affascinati dulia figuro di Cri-
sto. E si convertono
Anche nella « Casa }.ladre i\\lazz;i.
rello ». Ogni anno a Natale e Pasqwt
un gruppetto di pension0ti riceve il
battesimo. Alcune, dopo aver last:in-
to il pcnsio□flto, torno no ai corsi per
forsi cristiane. « Do quando ho rice-
vuto il battesimo - scriveva unn di
esse dal trasparente nome Mari,1 Au.
s1lia - mi sento molto cambiarn: il
mio modo di pMlare, di agire, di pen-
sare, è assai diver~o. Mi sembra di
essere una persona nuova. Vernmen-
Lc il dono del battesimo è gnindc ».
Nell'« Anno Jell3 Bibbia » rune le
pensionate hanno ricevuto in dono una
copia del Nuovo TcMnmenro. e sono
st.11e invitate J uno studio individua-
le e comunit.irio. Si è introdotta lo
bella consui!tudinc di leggerne un bra-
no nelle cnmernte, ogni sera, prima di
dormire. Le giovani cristiane ne han•
no acquis1.11e molte copie, che han
no rivenduto o regalato Un chierico
militare desiderava organizz.ire tr,1 1
suoi compagni un « Club del Vange-
I cattolici sono un milione
E nasce 11 desiderio di imparnre, di
migEorare la propria posizione sociu-
lc. Per qucsro la proposrn di una
bCuola mcdin ~crale, a complemento
degli studi clcmenrnri, hn nvuto po•
miva accogl1cnz:i. f.' una fatico in più,
uggiunt,1 ,illc foricncce di una giorna-
t:i molto 'pc.-.s:mtc, e oon tulle cc la
fonno. i\\la moire sì. E i corsi, non ri-
conosciuti ufficialmente dalla scuola
statale, in compenso vengono già pre-
si in considcrnzlone da qualche fab-
brica.
La· « Cusu Madre Mazzarello » sor-
ge (salcsian.1mente) in un popoloso rio-
ne di pt:rifcria - Young Dung Pho -
saturo di f.tmiglie giunte da tutte le
parti della Kore.1 ricche unicamente
di speranza. Tant<: volte le giovani
rroncano gli stud i e non trovano al-
cuna pos~ibilità di realizzare un ~1unl-
che progetto. Le suore si dissero: per-
ché non aprire per queste r:igaze del
rione una scuola diurna? Bene. ora c'è.
Le rag.1zze della zona si iscrissero
subito in buon numero, ma scontro•
se e poco interessate agli studi An-
cora le suore dovcnero atLingcrc olle
estreme risorse del sistema preventi-
vo, ma oro Io scuola ha la sun fisio-
nomia precisn e dà i suoi frutti. A in-
segnare soao le suore, sono tr~ uni-
versitarie, ma anche alcune pensionan-
ti che hanno frequentato scuole supe-
riori, e pur lnvorando in fabbrica tro:
vano anche tempo per fare scuoio. E
il caso di Song E, una giovane che
fa i turni di notte e divide le ore
del giorno trn il riposo e l'insegnn-
meoro. Trova nnche tempo per stu-
diare la dottrinn cattolica, e si pre-
para per il battesimo (ha già scelto
il nome: Maria Carmen).
Un'opera difficile, questa alla peri-
feria dj Seoul, ma che comincin a da-
re i suoi frL1tt.i (una prima vocazio-
ne Olivia. è alle soglie del novizia-
to). Altre due opere hanno le Figlie
di Maria Au~iliJtrice in Korca (vi so-
no in oui\\'ità d,11 1957). Nel p.,e~e -
vasto un terzo dell'Italia e sovmppo·
polaro da 34 milioni di abitanti - i
cattolici nel 1971 erano 780 mih1, nel
1974 erano ';)53 mila, oggi superano il
milione. Merito anche L1n pochino d<:1-
le suore di Young Dung Pho.
SR CL,,. FERRASTE n-1A

3.3 Page 23

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C la variopinta famiglia om'è, don Zanin, la sua famiglia
i., numerosa? « Intanto c'è una bel-
rnvola: siamo a tavola almeno una
ventina di persone, ogni giorno. E'
D I O un pane spezzato meraviglioso! Un
segno di croce, poi "buon appetito,
grazie, altreuamo", deno in rutti i
NZANI
toni : pakistano, indiano, delle diverse
parti deJJ'Africa. Ma negli anni scor- f!n parroco del Polesin e, exallieuo salesiano, accoglie
si bo avuto giovani dal Perù, daJJa
Siria, dal Libano... E l'ultimo arriva-
to viene da Haiti. La mia famiglia
rn casa s1w e mantiene gratis agli sllldi 18 giovani del
Terzo Mondo, che f reqLLenlando l'università si prepa-
è un piccolo campionario di univer- rano a rendersi ulili domani nelle loro comllnilà.
salità della Chiesa».
Don Mario Zanin è parroco di Pe-
6rolottc di Cona ( Venezia). E' exallie-
vo salesiano: da giovane studiò nel-
l'aspirantato missionario di Penango,
deciso a recarsi nelle missioni. << Nel-
la mia classe eravamo in 3 L, e sono
partiti in 30. Io sono l'unico che non
ho potuto panire ». La sua mamma
aveva bisogno di un sostegno. Un suo
superiore, don Bonvicino, gli disse
per consolarlo: « Vedrai che la Ma-
donna si vendicherà, a suo modo».
Zanin divenne sacerdote nella dioce-
si, e decise: << Sarò missionario nel
cuore». « Recentemente - raccon-
ta - ho inconrrato di nuovo don
13onvicino, ed egli, accennando al mio
lavoro tra questi giovani, mi ha ri-
cordato: "Hai visto che la Madonna
si è davvero vendicata?''. Proprio
cos1 )>.
Perché i giovani che ora raccoglie
in casa provengono dalle missioni, so-
no inviati dai missionari salesiani.
« Dapprima le scelte le facevo attra-
verso qualche ente, ma le cose non
andavano. Qualche giovane si Ferma-
va un paio di anni e poi magari se
ne andava. In principio, il mio fu un
mezzo fallimento. Ora i giovani me li
mandano i missionari salesiani: sono
brnvi exallievi delle scuole delle mis-
sioni, e hanno essi stessi in cuore il
lievito missionario. Non vengono so-
lamente a studiare, ma vengono con
una loro vocazione. Si preparano per
lavorare poi oeJJe loro comunità, ac-
canto al missionario, a servizio dei
loro fratelli ».
Come se la cavano questi ragazzi,
il vino lo lasciano a noi). Comincia-
no a Frequentare quando gli altri or-
mai sono già ben avanti; e in più
hanno la difficoltà della lingua. Ma
dopo un paio di mesi parlano l'ita-
liano in modo che, se non vedessimo
il colore della pelle, non capiremmo
che sono stranieri. E a fine anno rie-
scono a dare i loro esami. 11 Renor
Magnifico dell'Università è sorpreso
di questa loro riuscita, e Li aiuta, per-
ché vede il loro impegno ».
Perché don Zanin accoglie in casa
sua rutti questi studenti del Terzo
Mondo? « Io sono un parroco di cam-
pagna, nel cuore del Polesine. Ma
certe cose le capisco. Nel 1960, per
esempio, lo Zaire ha orcenuto l'jndi-
pendenza: allora non contava neanche
un laureato. Aveva in tutto un solo
giovane, all'estero, che frequentava
l'università. Chiaro che i colonizza-
tori avevano il loro inreresse a que-
sta situazione. Ma i popoli gjovani
hanno bisogno di guide, e guide non
importate 'dall'estero ma scelte tra le
loro (ila. Bisogna fornirli di guide.
Ora i missionari si trovano avvantag-
giati in questa scelta, e sono in grado
di mandarcì giovani che faranno vera-
mente bene>>.
Don Zanin è aiutato nel suo lavo-
ro dalla sorella, che come mamma
Margherita a Valdocco accudisce alla
casa, prepara i pasti e tutto il resto.
Ma in pratica egli sostiene da solo
tutte le spese di questi ragazzi: vit-
to, libri, rasse scolastiche, ecc. An-
che un periodo di ripos.o, durante
l'estate. Al princ1p10, i primi studen-
ti stentavano a crederlo. Pensavano
che sorto sotto ci fosse chissà quale
secondo fine di propaganda politica.
Ma dove prende i soldi don Zanin?
« Sono nato poverissimo. Quando, di-
ventato sacerdote, mi veniva tra le
mani qualche disponibilità, mia madre
mi diceva: "Devi fare il prete anche
con il denaro che il Signore ti fn pas-
sare per le mani. Devi spendere rut-
to. sai: non devi fare cassa, ma spen-
dere tutto". Ora la mia mamma non
è più, e forse - proprio lei che non
aveva potuto lasciarmi andare missio-
nario - mi ha ottenuto di fare qual-
cosa per le missioni. Io non ho mai
rubato niente a nessuno, e non do-
mando soldi. Ma constato che la Prov-
videnza non muore mai ».
A quando i primi risultati concre-
ti del suo lavoro? « Quest'anno co-
mincerò a mandare i primi laureati
in India e Pakistan. E' cinque anni
che sono in casa mia: laureati. torne•
ranno a casa loro. Torneran110 provvi-
soriamente, perché poi faranno la spe-
cializzazione. La maggior parte di que-
sti ragazzi saranno professori di uni-
versità, dirigeranno ospedali, ecc. Pe~-
ché nei loro paesi c'è un bisogno im-
menso, e tra i nostri studenti qual-
cuno è veramente un valore di pri-
missimo ordine».
GJi Exallievi italiani ora aiutano con
qualche borsa di studio (una goccia,
fra tante spese, ma provvidenziale).
E fanno bene: la famiglia variopinta
<li don Zanin se lo merita.
con gli studi? « Hanno un comporta-
mento ammirevole, sono di un impe- Don Zanin con i suoi stuclenli (e alcuni salesiani in visita di amicizia).
23
gno, di una frugalità e compostezza
da dare il buon esempio ai loro com-
pagni bianchi. E il loro impegno ne-
gli studi è a ltrettanro degno di lo-
de. Chi ba _dimestichezza con gli stu-
di di Padova, sa quale impegno sia
necessario, e come gli studenti italia-
ni siano messi a dura ptova. Ora que-
sti giovani quando arrivano (sovente,
purtroppo, ad anno iniziato), sanno
appena dire in italiano « Buon gior-
nc>. Grazie, Pane, Acqua>> e stop (vi-
no no, bevono un po' di birra mo

3.4 Page 24

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in
I
/,a lrislP storia dei Clutmacocos - .llonsignore uuof<,
comperare uno schiavo - La missiom· nasce sull'iso-
la - Una grande pentola di carne e f"!Jio li - il fiume
gonfio all'improvviso - Gli indie/li giocano al f ool-
ball - I soldali si str<lscinauan o n elle paludi.
La missione salesiana nel Chaco fu
preparala dn un lungo viaggio di
esplorazione di don Domenico Quei-
rolo, che su richiesta del vescovo per-
lustrò i porti e le fattorie sulla riva
del Paraguay, avvicinò gli indigeni
per rilevare le difficoltà e le speranze
di UM Missione. Tornò ad Asunciòn
« dopo aver raccolto molto frutto spi-
riruale fra i crbtinni della regione »,
che da cinque anni non vedcv11no
più un sacerdote, nemmeno nei punti
di più facile avvicinamento.
Nel marzo dd 1920, finalmente,
tre missionari salesiani partirono da
J\\sunciòn e andarono a fondare b
loro prima residcn1a srabilc a Fuene
Olimpo: 680 chilometri più a nord.
Guidava la mini-spediiione don Emi•
lio Sosa, primo sncerc.lotc s;1lesi11no
dd Paraguay (nd 1931 sarebbe srnro
consacrato primo vescovo di Concep-
ciòn). Li accolse all'arri\\'o il coopc•
ratore salesiano Gregorio Segovia, che
1we,·a vegliato tutrn lo none in ri,•a
al fiume in ottesa del banello. Con
lui II dare il bcnvenuro c'erono a l-
Clini rngazzi, che divennero i loro
primi amici.
Alcuni giorni dopo, la residenza
24 fu « banezza1a » con l'acqua dello
prima inondazione, che costrinse le
famiglie di Puerto Olimpo a scappa-
re sulJe colline e a vivere in capnnne
di foglie di palmo in attesa che le
acque si ridrnssero.
La prima residenza « stabile » dei
Salesiani fu una solida capanna di
palma, lunia quattro metri e larga
rre. Don Pmini, mandato dopo cin-
que mesi II vedere come andavano le
cose, scris~c. nll'ispettore: « L'albero
delle Missioni dei Padri Gesuiti, di-
velta un secolo e mezzo addietro dnlla
malvagità umana, torna a germoglia-
re con lo spirito di Don Bosco » .
La triste storia dei Chamacocos
Di fronte a Pucrto Olimpo si sten-
devano verso il Chaco le tribù dei
C hamacocos. Per tre anni i missiona-
nari salesiani si occuparono dei crt•
stiani disseminati sulla riva destrn del
Paraguay, e degli indios. Questi in
gran pane vivevano nella libera cam-
p:igna, ma in gruppi sempre più nu-
merosi stabilivano le loro capanne nei
e.li ntorni del le fabbriche di tannino.
Scriveva don Pittini: « La storiu dei
Chamacocos è unu delle più avven-
turose e tragiche Situati sulla spon•
da orientnle del Paraguay, frn i tcr
ribili Cadut·ei del Brasile (che :ibi-
tano sulla riva opposta del ParagUR))
e le tribù dei Moros che li molcsia-
vano da Ovest, la loro csistcnzn c-rn
una continua lotta, un'altemativit di
vittorie e di sconfitce, di aggunti e
vendette, il cui ricordo riempie nncorn
la loro immaginazione e i loro rac-
conti, anche dopo che l'arrivo dei ci-
vilizznti ha interro110 questo storia
e.li sangue. Sono mttorn numerosi nella
tribù gli schiavi presi come troCci di
viuoria quando ancora erano bambi-
ni, e che della loro famiglia e tribù
conservano solo i lineamenti fisici e
un lontano ricordo. Il loro numero
è diminuito, dopo il contalto con i
civilizzati, in modo allarm:rntc. Il
vaiolo, il iifo e le malarrie polmona-
ri, prima sconosciute, hanno prodotto
grande mortalità. Altro « dono» ùelln
civilizzazione sono state le mahmie
veneree con tutte le loro conseguen-
ze. D'altro parie gli indi stessi hanno
contribuito ,1110 spopolamento con
l'infanticidio, usanza criminale cliffo.
sa tra tutti ~li indi del Choco.
i, Un sentimento di pena s'impos-
sessa di noi quando il Ch11mac:oco,
quasi piangendo, confronta la scorsi-
dell'anuale popolazione con l'ab•
bondanza del tempo in cui le "toldc-
rie" erano immense, e le loro mi-
grazioni sembra\\'ano, com'essi dicono,
un esercito di formiche. Ora i cnkoli
più orrimistici non li fanno salire u
più di un miglinio... Parecchi sono
sparsi nelle "obrajes" (stabilimenti in-
dustriali per l'estrazione del t.rnnino)
della costa. Il conliltto con la co , iJ -

3.5 Page 25

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detta "civilizzazione" è sempre stato d'ira gli spianò contro iJ vecchio fu-
sfavorevole alle razze indigene. Anche cile, che per fortuna non fece fuoco.
prescindendo daUe ostilità, questo « Presi la risoluzione di acquistarlo
contatto è veicolo di miserie morali. e di condurlo con me per liberarlo da
Oltre a ciò, il progresso dell'uomo ,ma morte certa. Con segni lo feci ca-
civilizzato implica per il selvaggio la pire al fanciullo che, ridente, mi ri-
espropriazione e l'allontanamento da spose di si. Andai alla tolderia, e,
territori occupati da secoli e secoli dai nella impossibilità di intendermi con
suoi antenari. Questo fatto, molto di- Toloy assente, ne feci la proposta
scutibile nel tribunale della giusti- alla donna. Non l'avessi mai fatto!
zia, si converte in fonte di miserie Quella megera, seguita da un codaz-
fatali per i poveri diseredati ».
zo di compagne, corse d ifila ta in cer-
ca del piccolo schiavo e se lo tra-
Monsignore vuole comprare
uno schiavo
scinarono dietro. Poco dopo, le grida
dispemte del fanciullo giunsero fino
a me dalla foresta.
La residenza di Fuerte Olimpo non
« Spero tuttavia che altri passi, che
poteva bastare. Tredici villaggi di la- ho già fatto per liberarlo, avranno
voratori lungo la costa assorbivano miglior esito, e che egli pure troverà
tutta l'atùvità dei missionari errami. un po' d'amore nella Casa salesiana ».
Bisognava spingersi nell'interno e a
sud, e piantare altire residenze.
Duecento chilometri nel Chaco
Nel 192.3 don P ittini, nominato
ispettore dei Salesiani, trascorse quasi
Nell'anno seguente, 1924, in cerca
un mese fra le tribù del nord, evan- di un posto adatto alla Missione parrl
gelizzando e cercando una buona po- due volte don Queirolo, che percor-
sizione per una seconda residenza. se il Chaco meridionale. Tra incre-
Non )a trovò perché i latifondisti, che dibili disagi percorse duecento chi-
avevano comprato per somme irriso- lometri a cavallo, era foreste e pal-
rie estensioni immense, rifiutavano di meti interminabili. Voleva a ogni co-
vendere anche soltanto pochi metri sto raggiungere le tolderie cemrali
quadrati.
della grande tribù dei Lenguas. Dalla
Per spingersi oltre le terre dei la- boscaglia uscivano ronzando migliaia
tifondi, don Pittini penetrò così a di insetti. Mosquitos rapidi come il
fondo nel Chaco che si perdette con fulmine, quasi invisibili, mordevano
le sue guide. Mancò poco che peris- rabbiosamente e subito scomparivano.
sero tutti di sete e d'insolazione. La Li seguiva rutto un minuto sfarfallio
relazione di quel suo viaggio, spedita di zanzare ronzanti, in fitti sciami
a Torino, è ricchissima di episodi grigi. Formavano una micidiale neb-
toccanti. Ne riportiamo solo uno.
biolina che stazionava nell'aria, spo-
« Trovandomi alla colderia, fui col- standosi lentamente come un'irritante
pito dalla fisionomia caratteristica di caligine al di sopra delle loro teste,
un giovane indio che si allontanava e dei cavaUi, che erano terro ri zzati
volentieri dalla tolderia per venire dalle cominue pumure e avevano gli
con me e con i miei compagni. Una occhi insanguinati. E' il tormento co-
mattina, al levarmi dopo una notle stante di chiunque s'inoltra nel Chaco.
piuttosto fredda, lo sorpresi che dor-
Le ostinate ricerche <li don Quei-
miva ancora in mezzo al campo, sulle rolo non approdarono a nulla : le di-
ceneri tiepide dove era stata prepa- stanze e le comunicazioni estrema-
rata la ceni\\. Mi disse che non era mente difficili sconsigliarono una re-
la prima volta che preferiva quel gia- sidenza in quelle pani .
cigUo alla tolderia, perché là non tro-
vava buona accog!Jenza. E ' un po- La missione nasce su un'isola
vero schiavo. Caduto in cattive mani,
sconta ogni capriccio a colpi d i ver-
In luglio don Pinini e don Sosa
ga. Solo qualche giorno prima l'indio rifecero l'escursione sul fiume Para-
Toloy, suo padrone, in uno scaClo guay, su a nord fino a Bahia Negra.
Visit;1ropo ed evangelizzarono lungo
il percorso indi Lenguas, Guanas,
Ml·SSIONI SALESIANE Chamacocos. Tentarono più volte di
ottenere dai latifondisti una striscia
di terra per una missione. Non ci fu
verso. AUora i due salesiani decisero
@1875 dì iniziarla nelle isole Napegue, che
si alzano dalla corrente del Paraguay
a 60 chilometri da Concepciòn. Es-
sendo terreno dello stalO, il Governo
' le cedette facilmente per la Missione.
Erano fertili per l'agricoltura, e ab-
bastanza al te per non essere spazzate
dalle inondazioni ordinarie. Avevano
inoltre il vantaggio cli distare pocht:
ore da Concepciòn, dov'era una casa
salesiana. Alla missione delle isole
potevano venire con fac ilità i Len-
guas, che popolavano la parte cen-
trale del Chaco e si affollavano sulla
sponda del Paraguay: « I Lenguas,
scriveva don Pittini, sono senza dub-
bio la razza più numerosa e La m.i-
gliore del Gran Chaco. Ultimi venuti
dall'ovest in epoca imprecisata, sep-
pero imporsi e dominare su tutta la
regione centrale e meridionale. Il loro
tipo fisico conserva grande somiglian-
za con le razze degli arcipelaghi del-
1'Esrremo Oriente. Di carattere dolce
e tranquillo, d i costumi relativamente
puri, di cuore sensibi le sotto le fred-
de e impassibili sembianze del vol to,
potranno essere incamminati senza
grandi difficoltà per le vie del Van-
gelo>>.
C'era una sola, grave diflìcoltà: se
le isole erano tanto elevate da sfug-
gire alle inondazioni ordinarie, quel-
le «straordinarie» (che avvenivano
ogni sei-sette anni) sommergevano le
isole. Bisognava tenere d'occhio il fiu-
me. prevedere il momento « straor-
dinario » e scappare a tempo.
Una grande pentola
di carne e fagioli
I Salesiani arrivarono il .31 gen-
naio 1925. Don Sosa, che capeggia-
va la piccola spedizione, scrisse: « Ci
arrendeva lln buon amico, Giovanni
Cabriza, residente da vari anni nel-
l'isola. Vi era pure un gruppo di
selvaggi Lenguas, la cui tolderia si
vede in lontananza, sulla sponda del
fiume. Prima di tutto si pensò a una
piccola cappella, che costruimmo con
tronchi di palme. Sul povero altari-
no si_ collocò una bellissima statua di
Maria Ausiliatrice, dono generoso di
nostri confratelli dell'Argentina.
« Frattanto i selvaggi, particolar-
mente i più giovani, cominciarono a
venirci intorno, vincendo un po' alla
volta la loro caratteristica diffidenza
e ritrosia. Li invitammo a mangiare
con noi, con loro gra11de soddisfa-
zione. Quattro tronchi di palme, e la
c:uc:im1 fu bell'e pronta. Mettemmo a
bollire in una grande pencola carne
secca con fagioli e granturco, che pe-
starono nel cavo da loro stessi prati-
cato in un vecchio tronco d'albero.
Aggiungemmo alcune gallette e acqua
fresca del fiume, e fu per loro un
pranzo squisito.
« La nostra azione non doveva, evi-
dentemente, limitarsi al loro stomaco.
E lentamente andiamo avanti. Ogni
giorno si fa loro un po' di scuola 25

3.6 Page 26

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di canto, d1 lcnura, d1 scrittur.1, e
soprattuuo di catechismo. Già si no-
ta, specialmente in alcuni, un sor-
prendente pro1,'Tesso. Cominciar<mo an-
che a soffiare in alcuni vecchi sm1-
menti per formare un.i piccola banchi
musicale, e nelle ore libere, che
pèr loro sono molte, si danno con
gioia al gioco del c,1lcio, correndo da
pazzi dicrro la palla.
« M.a non tutte le ore sono libe-
re. Ohre :ti tempo di scuc,!.11 ne im-
piegano alcune nel colt1v,1re la terra
sotto In nos1ra direzione: e !:i cono-
scenza e la pratica dell'agricoltura,
avrò un'in0uenza decisiva sulla loro
misera condizione.
Il fiume Paraguay
gonfiò all'improvviso
« La none la passano alla tolde-
ria, che t.-sercira su loro un'a1traniva
prepotente, perché è il ccniro di tut•
ra la loro vira. Ordinnrìamenre sono
gruppi di 15 o 20 famiglie. Ogni fa.
miglia vi ha il suo posro col suo mi-
serabile corredo, col co,fauo di cani
magri e famelici, loro pcrperui com-
pagni, e col fuoco sempre acceso per
cuocere qualche cosa o riscaldarsi.
si aggirano in promiscuità, nudi i mi-
norenni, seminudi tutli, sempre e solo
preoccupali del misero olimenco che
la pesca o lo caccio o qualche servi-
gio reso ni cristiani può loro procu-
rare.
,< Eppure vi è in loro una impronta
di genlilez;,a d'anim11 e di corpo, una
gioiu spensierata che palpita nelle abi-
tudini della loro virn. Quattro o cin-
que famiglie, di quelle che frequen-
tano maggiormente lo missione, mi
hanno chiesto di aiutarle a costruirsi
una casetta vicino alla Cappella. E'
il primo passo, spero, verso una vita
più cris1iana ».
L'edificazione delle cnse impegnò a
fondo il salesiano coadiutore Grego-
rio Acosca, che tagliò 600 palme e
preparò Luno il materiale occorrente
per un piccolo villaAA10 1\\ questo
punto il fiume Paraguay gonfiò aJ.
l'improvviso e in maniera impressio-
nante. Si ebbe appenn il tempo di
salrnrc sulle barche e raggiungere la
rivo sinistra. La piena « straordina-
ria ,. coprl l'isola e 1ravolsc ogni cosa.
Don Piuini tentò il colpo grosso.
Sulla riv,1 sinistra del Paraguay, do-
v'erano scappati durante la piena,
c'era uno splendido rcrreno libero.
5.800 e11ori. Si poteva trasformare in
una fattoria eccellente, o~pitaado un
grandissimo numero di indìos. Però,
il prezzo. Il padrone sparò la cifra:
600.000 lire italiane (di :illorn: 1925! ).
Don Pinini comprò. Se c'era la Prov-
26 videnza. questa era l'occasione per-
I Ioidi, o cap anne degli indios. In ,1110: un loldo prlmil ivo nella regione di Puer-
to Casado. So 110: lo ldo più recente a Pucrto Sas tre, col te tto in lamiera. Quando
una vera casa ?
ché si facesse \\'edere. Gli indi erano
in una miseria ai limiti della dcgr,1
<lazione umana. J\\bhondonarli a se
stessi era spingerli alls disperazione.
I I 6 novcmhrc 1925 don So~a e
due altri salesiani vi si stabilirono.
Poi arrivarono ,re Figlie di Maria
Ausilhuricc. Don Pinini scrisse di
1.,ggiù: « Sono sonc come rcr m1ra-
colo la casetta per i salesiani, quella
rer le suore, l.1 cappellina e la ~cuo-
io. Tune costruzioni di tronco di pal-
ma dei vicini p.1lmizi, inron:ict1te di
fango e imbi.tncate di calce. Fin dai
primi giorni un cenlinaio di indige-
ni, vincendo la rilutcanza innata ad
abhandonare il loro Chaco natio, pa~-
sarono il fiume ~u fragili barche11e
per stabilirsi accanto alla. l\\Iissione.
Contemporaneamente alcune famig lie
di onesri e laboriosi paraguayani fu.
rono invitati a fissare nelle vicinan-
ze lo loro dimora, per offrire ai sel-
vaggi come una scuola viva di vira
cristiana e di lavoro agricolo».
Gli indietti giocano al foot-ball
Nel 1926 in aiuto alla Mis~1onc
del Chaco, la Con~regazione Salesiana
mondò nuovi missionari. Tra essi don
Livio Farina. Gli indi l'avrebbero
amato come un fra1cllo, e lo avreb-
bero ribattezzato « Figlio del Sole».
Don Pi11ini gli affidò tutta la zona
del Nord. e don Fanna ini1iò il suo
apostoh110 di « missionario i1ineran-
1e ». Si spin~e a Puerto Sa~tre, Puer-
LO ca~ado, Gutmmì... Con l'aiuto del
salesiano coadiutore Gregorio Acosta
si sobbarcò alla dura f.ttica di edifi-
care in ogni centro un;1 piccola chie-
sa, che servisse come punto di rife-
rimento per la vita crisi iana. Scri-
veva in quei mesi: i< Mi piange il
cuore nl vedere tanto bene da com-
piere. M:1 se Dio mi d:'t lu forza, a
costo di formi fracassare le costole
dal mio cavallo, lavornndo con pru-
denza pianterò varie tende Ji Cristo
Sacramentato, e qualche nido per le
suore... Pensi che in rutto il Chaco
non c'è una chiesa... ».
Nell'otwbre di quello s1esso anno,
don Farina gettò le basi <lì un nuovo
centro stabile a Puerto Sostre, 700
chilometri a Nord di Asunciòn, sul
Paraguay. Era uo agglomerato di case
attorno a una fabbrica di rnnnino, che
arrirava molti indi Guanas. Scriveva
don farina: « Quante volte percor-
rendo i vari porti dall'Alto Paraguay,
mi ferm,wo di preferenza n Sastre
per avvicinare questi poveri figli del-
In foresta, razza forte e gagliarda,
ignara di ogni idea religiosa. Gli indi
Guanas amano il lavoro, e mentre gli
uomini si affaticano nel I rasporiare

3.7 Page 27

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m.:rci, caricare i v,tpori o t,1il1arc le
p1ancc, le ùonnc al tolùo (vivono in
ioidi sparsi nd v.1~t1 palmeti o n.i-
scosti nelle foreste) filano, 1cs,ono
amache, fasce e manti che abbclltsco
no con dbegni mngnifici. I Gu,tnJs
sono gli unici indi che hanno sede
st:tbile. Era ùun~1uc conveniente pen-
sare all'evangeliu.1zione di que~tll 1r1
inclinata più <li ogni .tltra al pro-
gresso sociale e morale
« Questo nuovo centro abbraccia un
raggio di azione vastissimo, da Pina
sco a Bahia Negra e a tutto il Ch3co
d el Nord. La nost ra residenza è una
c:tsetta di pochi metri quadra ti, con
un piccolo cort ile e una cucineu,1.
Gli indi la chiam;mo la « loro casa »,
perché rassomigLi:i per IJ povertà alle
loro. Vanno e vengono, cercano il
missionario per sentire la sua paroht.
godere la sua compagnia, ave_re dei
piccoli doni. I bambint ci sono sem-
pre tra i piedi, girano la nostra ca-
set1a, si divertono nel cortile al foot•
b,tll, che hanno b.111cr.uto col mo<lcr-
nissimo vocabolo 1ecp,wme11ek, cioè
pdl"1 al piede >►.
Ora la .Missione del Chaco aveva
tre punti-cardine: a nord Puerto Sa-
me (quello di Fucrte Olimpo si crn
lcntamcnte svuo1ato), al centro Napc-
gue, al sud la p3rrocchia di Vili.i
I !Jyes. all11 perifcrin di Asunciòn, con-
dotta avanti dai Sale~iani che lavo-
rnvano nel collegio ddl.1 capitale. Da
questi tre punti si lanciavano i mis-
sionari itineranti, per lunghe escur-
sioni di evangeli1.za:.done nelle tt:rre
di.:gli indios. Per lu mis~ione del Cha-
co sèmbrava aprirsi una stagione di
spcrnnza.
Invece rutto precipitò come un ca-
stello di cane. Alle frontiere del P:.1
ragu.1y divampava ancor.i una volrn
la guerra.
I soldati s i trascinavano a Catica
nelle paludi
La causa fu il Chaco, di cui si,,
il Paraguay che la Bolivia rivendi
carono io po~scsso Nel dicembre
1928, pattuglie par,tguayane miaa:,1
rono un forte boliviont1 a Vanguur-
dia Fu il primo di una serie in-
cidenti. I difensori ckl Para!,rrn1y :1f-
fcrmavano che la compagnia petroli•
fcrn statunitense St,tnd.trd Oil, che
fruiva di un.i concessione in Ilolivi.t,
stava finanziando ,111ivamence l'eserci-
to boliviano, sperando che sotto il
Ch,1co ci fosse un mare di petrolio.
I difensori della Bolivia rispondt!v,1-
no accusando l' Argen tina e la Grnn
Brerngna (dietro cui ci sarebbe st,lla
l.1 compagnia perrolifcrtt Royal Dutch
Shcll l di incit.irc il Paraguay all'of-
fensiva.
« La guerra Jd Clrnco - scrive
I I. llerring - ~copp1ò in tut1.1 I.i
suJ violen1.J nel 1932. LJ Bolivia
aveva il v,rn1.1~10 ùi una popola.iio-
nc:: lre volte superiore a 4udln del
P,1r:1guay, 111.1 gli indi.tni dell'allipio-
no boliviano crnno fisicamente ino-
d.1tti ,l i:ombatterc sui bassipiani del-
l'umido Chaco. La guerra si protrasse
per ue ,mnt. Ndh: stagioni delle
pmggc i saldali ,1 1rascinavano a fo.
tic.i nelle paluùi all.1garc; nei periodi
d, siccilà non ~i riusciva a trovare
un,, goccìa ù\\1ct1ua. La malaria, la
disscnrcria e a ltrc malauie uccisero
tanti uomini 4uunti ne decimava~o le
,1rn1i del nemico Anche i serpenti ve-
lenosi che abbonù,,no in quell'inferno
vcr<lc fecero le loro vittime ».
Diecimila scheletri
calcinati al sole
<< Complessivamen te aggiunge J.
Gunrher - si calcola che i morti fu-
rono 135.000; lo sviluppo dei due
p:iesi subl un mardo di anni, e il
rbulrnto dellJ guerra fu lo sfinimcnto
di cmrambt. Gli osservatori cht! volu-
rono con un aereo su uno dei campi
di b:tttaglio, videro una volt11 dicci-
milo schelcrri cnlcinati dal sole... Vin-
se il Paraguay, sia pure per il rollo
dcli.i cuffia ».
Per le missioni, la guerra fu un
disastro. Trasformò le case salesi,1-
ne di Asunciòn e Concepciòn in ospe•
d.1'1 militari, costrinse i misi;i1.man
,,d ,1bbaodonore i ceni ri missionari, ri-
~uspinse gli indi verso le zone più
in:'lC<:essibili delle selve, seminò dovun-
que rovine e morte. Bahia Negra,
l'uerte Olimpo, Pucrto Casado di-
vennero ciuà cli prima linea. t sol-
J,11i semin11rono brutalità e malco-
stume. Scoppiò un'epidemia di vaiolo
che fece vuoti paurosi tra gli indi.
l missionari prcstnrono servizio come
cappellani rn ilirnri: era l 'unica vin
per moderare la violenza dei solùuti
e ria\\'Vicinare di rnmo in tanto i loro
indi Gli unici vantaggi apponau al
C11.1co da quell'immane disru.Lro, fu-
rono le prime strade cos"'truire per
fJr\\'i proccJerc i c.imion carichi di
truppe, le prime ltnee telegrafiche,
tronchi di fcrrovi,1.
Un solo centro missionario rimase
,111ivo: Puerto Nupcghc. Nel 19.35 vi
cr,mo ospitali du1."Ccnto indi, ai quali
1 missionari s1 sro17,1vano di provve-
dere il necessario per sopravvivere.
Termin111a h1 guerra, don Farina ri-
prese immedi111i1mc:nte le sue escur-
sioni missionoric. « Non possiamo per-
<lcre altro tempo a piangere - scri-
veva - ; bbognu rimboccarsi le ma-
niche e ricominciare».
TEREs10 Bosco
« PROFILI
DI MISSIONARI»
E' uscito • Profili di missionari •·
il primo volume dalla collana Bio-
grafie • programmata dal Centro
Studi di Storia delle Missioni Sale-
siane. Presenta oltre 200 figure di
missionari (Salesiani e Figlie di
Maria Ausiliatrice). raggruppate se-
condo l'ordine cronologico delle va-
rie spedizioni.
Una lettura appassionante. Due•
cento protagonist i d i un'avventura
eroica che in cento anni si è dila•
tata dall'Italia e dall'Europa prima
in Argentina. poi In quasi tutta
l'America del Sud, poi ancora in
Asia e in ogni parte del mondo.
Un susseguirsi incessante di lnl•
ziatìve. fondazioni, nuovi progetti,
audaci rea llzzazlonì. Scorrendo le
pagine pare di assist e re al rinno-
varsi del prodigio evangelico. il gra-
nello seminato dalla santità geniale
e intraprendente di Don Bosco cre•
sce in albero gigante fino a coprire
tutta la terra.
Sono profili rapidi, incisivi, che
stagliano le figure nei loro linea-
menti essenziali e lasciano nel let-
tore, anzichè saziet à, li desiderio dì
conoscere d i più. Ogni figura con
le sue caratteristiche personali, I
suoi eroismi e I suoi limiti, la sua
mentalità e i suoi errori, ma tutte
degne di rispetto e di ammirazione
La rassegna si apre con Giovanni
Cagliero, a cui Don Bosco affidò Il
comando del primo manipolo dei
suoi missionari. Numerosa è la se-
rie dei missionari che col Vangelo
di Cristo hanno portato il progetto
della scienza: ingegneri, architetti,
agricoltori. maestri, formati più nel•
la concretezza della vita che sui
banchi dell'università.
Non pochi anche i missionari che
hanno vissuto la santità al punto da
essere proposti per gli altari.
Anche le suore FMA missionarie
trovano posto nella vasta galleria;
quelle suore di cui don Castamagna
scrisse a Don Bosco: • Non avrei
mai immaginato che ci potessero
aiutare tanto In una missione •.
Il curatore del volume. don Euge-
nio Valentinl, avverte nella presen-
tazione che i singoli profili hanno
stesura e valore diverso. Inconve-
niente inevitabile, considerato il nu-
mero e la disparità dei redattori.
Si potrebbe anche discutere sulle
scelte fatte: altri missionari avreb•
bero meritato di essere ricordati.
Ma come stabilire graduatorie? Però
i limiti dell'opera scompaiono di
fronte al suoi aspetti positivi.
Profili di Missionari: Salesiani e
Figlie di Maria Ausiliatrice, a cura
di Eugenio Valentlni. Libreria Ateneo
Salesiano. Piazza Ateneo Salesia-
no 1, Roma 1975 Pag 623, lire 8 .500.
27

3.8 Page 28

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NELMDNDO
SALESIANO
QUESTO DIO, IO LO VEDO
E LO SENTO
Un giornallsta hindù qualche giorno
fa ha voluto visitare il « Lebbrosario
Papa Giovanni • di Vyasarpady (Madras,
India). l i missionario padre Schlooz,
accompagnandolo in giro per il villag-
gio dei ·lebbrosi, lo fece incontrare con
un povero malato, affetto dalla lebbra
in forma orribile, ormai cieco e senza
speranza di guarigione.
li giornalista non riusciva a capaci-
tarsi come quel relitto umano potesse
sopportare tante sofferenze senza re-
criminazioni. Si aspettava di sentirlo
scagliarsi contro Dio con gli insulti più
atroci. Per stuzzicarlo, gli domandò;
Tu, che cosa ne pensi di Dio? •.
Il lebbroso, girando il volto spento
verso di lui, rispose; Signore, il Dio
di cui lei vuole parlare, io non lo vedo.
Ma questo Dio - e posò i monche-
rini sul missionario, e lo afferrò for-
te - questo Dio io lo vedo e lo sento.
E mi basta. Non ho paura, e sono con-
tento •.
IN SPAGNA UN FILM
SU DON BOSCO
L'agenzia AFP informa che in Spagna
sarà girato un fi lm sulla vita di Don
Bosco, col titolo • El hombre que supo
amar (L'uomo che seppe amare). Pro-
tagonista del film sarà l'attore inglese
Timothy Dalton, regista lo spagnolo
Miguel Picazo. Anche i l resto del cast
sarà spagnolo. Per realizzare la pelli-
cola è previsto uno stanziamento di
60 milioni di pesetas (quasi 700 milioni
di lire).
RAGAZZJ E SALESIANI
IN MISSIONE NELL'ARIARI
Durante le ultime vacanze di metà
anno, un gruppo di otto alllevi e tre
salesiani del collegio di Duitama (Co-
lombia) ha svolto attivit à missionaria
nella piccola località di Puerto Rico
nella Prefettura dell'Ariari (affidata ai
Salesiani).
Il piccolo centro sperduto nella fo.
resta conta quattrocento abitanti. Ha
un porticciolo sul fiume Ariari, due
28 scuolette di cui una tenuta dal pastore
protestante, nessun medico ma in com-
penso... una stazione di carabinieri. Vi
si arriva con una strada poco pratica-
bile e servita da autobus solo nella
buona stagione, o via fiume (da 4 a 8
ore di navigazione dalla località più
vicina).
Situazione religiosa; i missionari sa-
lesiani dell'immenso territorio posso-
no visitare Puerto Rico solo di tanto
in tanto, mentre li pastore risiede sta-
bilmente; ciò ha prodotto una profonda
spaccatura nella popolazione.
Il gruppo di Duitama ha voluto rea-
lizzare un'esperienza di impegno cri-
stiano, portando alla gente un messag-
gio di fede e speranza attraverso il
dialogo e la collaborazione. Momento
culminante d'incontro è stato la testa
della Madonna del Carmine, molto sen-
tita dalla gente.
Il gruppo si era preparato a dovere.
Un salesiano era andato nella Prefet-
tura a raccog liere tutti i dati utili. Quin-
di il gruppo li aveva studiati per bene,
e su di essi aveva preparato le varie
attività.
Giunto sul posto, subito prese con-
tatto con le persone influenti; quindi
fece visita alle singole famiglie, anche
per conoscere direttamente la situazio-
ne religiosa e sociale. Frutto di questi
incontri furono le successive riunioni,
in cui si resero presenti con molta
buona volontà le donne e le ragazze.
I giovani, pochi... Gli uomini, be· loro
non hanno bisogno di queste cose...
Si tennero varie conversazioni di con-
tenuto religioso. che servirono di pre-
parazione a battesimi, matrimoni e pri-
me comunioni. Ci si impegnò con la
gente ad aggiustare il cimitero e a pre-
parare li terreno per I'aer-oporto.
Nella festa del Carmine si ebbero
le prime comunioni, e poi la solenne
processione con l'effigie della Madonna
trasportata su camion e su imbarca-
zioni. La gente (anche gli uomini, que-
sta volta) ha risposto al di là delle
aspettat ive.
La riuscita di questa prima esperien-
za missionaria a Puerto Rico è stata
attribuita dai partecipanti alla previa
preparazione e al riesame serale delle
attività di ciascun giorno. Tutto: Incon-
tri, conversazioni, ore di distensione
eccetera, era stato di volta in volta
adattato alla mentalità e alla capacità
di accettazione della gente.
Quest'esperienza missionaria dovrà
essere continuata: lo esige la viva at-
tesa della popolazione di Puèrto Rlco,
e il crescente impegno apostolico dei
giovani missionari che l'hanno vissuta.
Le vacanze sembrano il tempo oppor-
tuno perchè i • giovani impegnati "
delle opere salesiane vivano un·espe-
rienza forte di promozione umana e di
testimonianza cristiana.
ZORLESCO, PARROCCHIA
DI DOt,: BOSCO
Una parrocchia tutta di Don Bosco
è quella di Zorlesco (Casalpusterlengo,
Milano), piccolo paese di campagna
dove la gente vive ancora di fede. li
nuovo parroco don Giacomo Ravera,
che si merita la qualifica di salesia-
no , da soli due anni vi lavora ma la-
vora a fondo. Ha trovato la parrocchia
priva di casa canonica, piena di debiti
e con un oratorio cadente. E ha pen-
~

3.9 Page 29

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sato non a sè, ma anzit utto a dare al la
gioventù una casa decorosa.
I lavori per il nuovo oratorio sono
in corso, e sono molto costosi (solo
per rinforzare le fondamenta. In un ter-
reno che risultava poco consistente,
si sono spesi nove milioni). Ma col
parroco, e con le suore, c'è tutta la
popolazione che si dà da fare.
L'oratorio è Intitolato a Don Bosco.
perciò Il parroco ha gettato nelle fon-
damenta una sua reliquia. perchè Il
santo del giovani si senta Impegnato
ad aiutarli. In giugno i parrocchiani han-
no anche compiuto un pellegrinaggio
a Valdocco. e hanno posato sull 'urna
del Santo una regolare petizione, con
tutte le firme.
In agosto poi Zorlesco ha festeg-
giato due sacerdoti noveIli, salesiani
thailandesi, che avevano fatto gli stu•
a Cremisan In Terra santa, ed erano
stati ordinati dal Papa In piazza San
Pietro. E' stata una bella • giornata
vocazionale •, vissuta con piena parte•
cipazione dal piccolo paese stretto
attorno al suoi sacerdoti. Essi. lontani
dalla loro patria e dai loro cari. hanno
ricevuto ugualmente tante manifesta•
zionl di affetto. E anche doni generosi.
Quando hanno distribuito l'Immaginetta
della prima messa, hanno scorto negli
occhi di molti le lacrime della com-
mozione.
Intanto Il bel quadro di Don Bosco,
che prima si trovava nell'antico orato-
rio, è stato messo prowlsoriamente
nella Chiesa. li parroco ve lo ha tra-
sportalo processionalmente all'inizio
dei lavori, e lo lascerà cosi esposto
finchè Don Bosco stesso non si sarà
procurato un nuovo posto nel nuovo
oratorio.
UN CONCORSO
SULLE MISSIONI
Pe i ragazzi del secondo ciclo ele-
mentare e della media inferiore, fre•
quentanti la scuola statale, l'Associa-
zione Cooperatori Salesiani ha bandito
un concorso a premi sulle missioni.
Tema: • Il missionario aiuta l'uomo a
essere più uomo e più figi.lo di Dio•.
I ragazzi possono partecipare inviando
entro il 30 giugno una loro composi-
zione o disegno. o collage, o lavoro in
creta. ecc.
Tutti i Cooperatori insegnanti, e I col-
leghi da loro interessati, sono invitati
ad assumere l'Iniziativa nelle proprie
classi e scuole. Gli elaborati migliori
saranno esposti In un'apposita mo-
stra, e premiati da una giuria e-0mposta
di cooperatori, missionari ed esperti
d'arte.
Scopo del concorso non è tanto por-
tare i migliori della classe alla fase
nazionale, ma di offrire invece agli Inse-
gnanti una favorevole occasione di
trattare con l'intera scolaresca il tema
missionario. e di farne oggetto di ri-
cerche e di riflessione da parte di tutti
i ragazzi.
L"obiettivo vero è quindi di favorire
la maturazione cristiana e l'orientamen•
to vocazionale. Nel presentare li bando
del concorso, gli organizzatori riporta-
no le significative parole con cui Don
Bosco descrisse l'effetto suscitato nel
ragazzi di Valdocco dalle prime spedi-
zioni missionarie salesiane: • I giova-
ni sembrano altrettanti figli di fami-
glia. fanno propri gli interessi della
Congregazione, qualunque cosa riguar-
di i salesiani la chiamano "nostra"...
Finchè si darà campo a discorrere di
Figli di Dio. Gli ultimi sei bambini poliomielitici accolti nella Città del
ragazzi • di Coloane (Macau, in Estremo Oriente) sono stati battezzati. Nella
foto In alto. li gruppetto del sei, con le Volontarie di Don Bosco che hanno
cura di loro; a sinistra: padre Gaetano Nicosia mentre amministra il sacra-
mento della nuova vita.
missioni, essi vi si interesseranno co-
me a cosa loro. e vi attaccheranno il
cuore•.
Per informazioni: • Concorso Missio-
ni Don Bosco Anno Cento •. viale del
Salesiani 9, 00175 Roma
L'INTENSA ATTIVITA' DELL'UPS
Il notiziario Amici dell'Università
Salesiana • nel suo rasclcolo di no-
vembre 1975 traccia un'ampia panora-
mica delle attività che il massimo cen-
tro culturale salesiano ha svolto o ha
In programma. Eccone una breve
sintesi.
Studenti iscritti. nell'ottobre 1975
risul tano 576, di cui 329 presso la fa.
coltà di Scienze dell'Educazione, 191 in
Teologia (81 alla sezione di Torino), 24
in Filosofia, ecc.
Tito// accademici dell'anno 1974-75:
5 dissertazioni dottorali, 73 titoli di li-
cenza. 141 di baccalaureato.
Corpo docente. Sono 130 i docenti
dell'UPS. compresi gli ordinari, straor-
dinari, emeriti. ecc. Diventa sempre
maggiore la collaborazione dei docenti
fra UPS e altri Centri di studio romani,
e all'interno fra le sue diverse facoltà.
Vescovi. Con l'elevazione all'episco-
pato. awenuta nel 1975. di due exallie•
vi (mons. Piccinini e mons. Vallebuona),
salgono a 13 I vescovi salesiani viven-
ti che compirono gli studi o insegna-
rono presso l'UPS.
Membri del Consiglio Superiore sale-
siano. Su tredici membri, sei risultano
ex docenti o exallievl: don Dho, don
Rainerl, don Flora, don Henrlquez, don
Vecchi, don Wi ll iams.
Ispettori e delegai/ della Congrega-
zione salesiana. Su 75 salesiani in ca-
rica. 34 provengono dall'UPS.
Incontri e convegm organizzati dalle
varie facoltà (impossibile elencarli tut•
ti). Fra i principali: • Realtà e valori
del sacramento del matrimonio avve-
nuto nel novembre scorso (sono in pre-
parazione gli Atti); symposium su
• Una spiritualità dell'azione•, nello
scorso dicembre; pure In dicembre.
convegno su La gestione democra-
tica della scuola• In Italia; in aprile
1976 una settimana su • Sistema pre-
ventivo e gioventù europea d'oggi •. Il
ciclo di conferenze pubbliche • del
1976 avrà come tema la chiesa locale.
Per l'anno centenario delle Missioni
salesiane è in svolgimento un ciclo di
conferenze d'argomento missionario.
Pubblicazioni: anche qui l'elenco non
finirebbe più (il BS rego larmente se•
gnala le opere più significative, man
mano che escono). Due sole segnala-
zioni: le collane scientifiche sulle Mis-
sioni salesiane, e l'edizione anastatica
degli « Scritti editi e inediti• di Don
Bosco.
Progetto uomo•. Iniziativa dell'Isti-
tuto di Catechetlca: dopo due anni di 29

3.10 Page 30

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accurata sperimentazione. è stata pub-
blicata sotto questo titolo presso la
LOC una serie di quaderni di sche-
de ., con relative guide. per. la cate-
chesi ai preadolescenti, a uso di scuo-
le parrocchie e gruppi. Analoghe spe-
rimentazioni sono In corso per la ca-
techesi nella scuola elementare, ai gio-
vani, sulla cresima.
Centro della Comunicazione Sociale:
si awia a una migliore strutturazione:
si stanno ultimando i lavori in mura-
tura, e acquistando le attrezzature in-
dispensabili a due • studi per l'elabora-
zlone di montaggi audiovisivi • e una
• sala per l'espressione corporea •·
Le biblioteche: l'UPS conta una biblio-
teca centrale più altre di facoltà, per
complessivi circa 300.000 volumi e due-
mila pubblicazioni periodiche. Ogni an-
no si aggiungono 10.000 volumi e mille
annate di riviste. Queste biblioteche
sono elemento essenziale di vita per
l'UPS; di qui l'invito a segnalare la
possibilità di eventuali acquisti o dona-
zioni di biblioteche private, o di fondi
di libri e manoscritti non utilizzati... •·
Lauree e diplomi, exalllevl vescovi e
Ispettori, convegni, pubblicazioni e spe-
rimentazioni scientifiche: tutti questi
dati. anche nella loro Incompletezza
dicono il ruolo insostituibile che l'UPS
da anni sta svolgendo a servizio della
Congregazione e della Famiglie Sale-
siana.
O SIGNORE, TUTTI PIANGEVANO
NE' I<\\ POVERA CI\\PANNA
Signore, sono appena tornato da
Sohphoh, dalla capanna del vecchio
Khala, uno dei cristiani Bhol. Il suo
figlio era venuto a chiamarml. Questa
mattina un orso si era parato davanti
a Khala, e con una tremenda zannata
gli aveva squarciato la testa. Non so
come abbiano fatto a portarlo fino al
villaggio. Ho trovato la sua povera ca,
panna tutta un lago di sangue, e Khala.,
là nel buio, che mi guardava con quel
volto sfigurato. Un miscuglio di carne
sfatta, e di sangue. Non sapevo dove
tracciare l'unzione sacramentale. Ho
trovato un po' di pelle sulla fronte, e
ho deposto un bacio, il tuo bacio di
Padre che ci conforta in punto di mor-
te. Tutti piangevano nella povera capan-
na Bhol.
Dopo, sai, come al solito: una tazza
Anche il Presidente
Leone. La comme-
morazione del Cen-
tenario delle Mis•
stoni salesiane a
Roma si è svolto
1'11.12.1975, nell'au-
la magna dell'Uni-
versità salesiana.
Tenne il discorso
commemorativo il
card. Bagglo, alla
presenza di 7 car-
dinali, 17 vescovi,
12 ambasciatori, e
del Presidente della
Repubblica Leone.
Anch'egli fu applau-
dltlsslmo. nel suo
discorso di chiusu-
ra, improwlsato.
(il BS dedicherà al-
l'avvenimento un
articolo sul prossi-
mo fascicolo).
di tè senza zucchero, e... via! Sono ri-
tornato alla missione con Petrus. ~uel
giovanotto nepalese. Noi soli. per I im-
mensa foresta fra Sohphoh e Lum-
laitsyer. Vedevamo orsi ovunque. La
paura cl faceva salire le montagne an-
cora più In fretta. Che notte buia e
paurosa!
Poi hai visto Signore, come tutti in
missione ml aspettavano per sapere
cosa era capitato. Mi era tanto con-
fortante ritrovare quelli che mi voglio-
no bene, dopo la scena di Sohphoh.
Tutti parlavano di orsi, elefanti, ti-
gri, ma lo prima di andare a dormire
voglio parlare un po' con te, Signore.
Sono un po' meravigliato di quel che
tal con I tuoi missionari. A volte non
ti capisco. Ma sono contento di essere
un tuo strumento. Buona notte, Signore.
Padre Roberto Pernia
Umsohlait (Meghalaya, India)
A TORINO LE RESPONSABILI
DEI LABORATORI
MAMMA MARGHERITA
Nei giorni 19-21 marzo si incontre-
ranno a Torino le responsabili dei • La-
boratori liturgico-missionari • Intitolati
a Mamma Margherita.
Occasione dell'incontro è il Cente-
nario delle Missioni salesiane: la cari•
tatevole Iniziativa. che le Cooperatrici
da tanti anni portano avanti con sacri•
ficio da parte loro e con tanta ricono-
scenza dei missionari, meritava di es•
sere ripensata e rilanciata. Le tre gior-
nate di studio. preghiera, e scambio
di testimonianze, saranno un momento
forte per rinnovare la conduzione dei
laboratori e lo spirito missionario delle
partecipanti, che proverranno non solo
dall'Italia ma da varie nazioni d'Europa.
l'incontro, a cui prenderà parte an-
che li Superiore salesiano per gli Apo-
stoli sociali don Giovanni Raineri, è
organizzato dalla Segreteria Generalo
del Cooperatori (don Mario Cogliandro.
via della Pisana 1111 , Roma, al quale
vanno indirizzate eventuali richieste di
Informazioni). E si svolgerà giustamen-
te a Valdocco, la casa che fu testimone
della generosa laboriosità di Mamma
Margherita.
LA SVOLTA MISSIONARIA
DEI GIOVANI COOPERATORI
• Don Bosco nella terza spedizione
missionaria dell'anno 1877 fece partire,
insieme con I Salesianl e le prime sei
Figlie di Maria Ausiliatrice, anche del
laici: studenti e operai. Ciò dimostra
che Il fatto missionario salesiano nel
progetto di Don Bosco non era riser-
vato ai soli religiosi consacrati •. Que-
sto dato storico - giustamente messo
In rilievo - ha fatto da sfondo al • Pri-
mo Incontro di Giovani Cooperatori
salesiani che Intendono • partire per
le missioni o Impegnarsi ad animare
l'associazione nella sua dimensione
missionaria •·

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Fare bene e essere buoni. A So-
nada nell'India. all'ombra dell'Hima-
laia, ragazzi come dappertutto nel
mondo (forse qualcuno In più). E
in più, I chierici dello Studentato
salesiano che si occupano di loro.
Hanno aperto una trentina di ora-
tori e centri giovanili nel villaggi
circostanti, e hanno proposto ai ra-
gazzi lo slogan: • To do good and
L I). I ~~orgood • (Fare bene e essere
L'incontro ha avuto luogo a Roma
nella sede di • Terra Nuova •• nei giorni
1-4.11.1975. Vi hanno preso parte, oltre
a un gruppo di salesiani interessati al
settore, 34 Giovani Cooperatori prove-
nienti da diverse parti d'I talla: decisi
alcuni a partire presto, altri al termine
degli studi, altri infine a impegnarsi
per l'animazione delle retrovie.
Relazioni, discussioni di gruppo,
ascolto di testimonianze vive, liturgia
veramente partecipata hanno caratte-
rizzato le quattro giornate, vissute in
cordiale stile salesiano.
Non poteva mancare la base teorica,
tracciata da don Giovanni Raineri
(l'evangelizzazione e la promozione c~
me impegno ecclesiale e salesiano),
da don Cerrato (dottrina e orientamen-
ti dell'azione missionaria salesiana) e
da don Buttarelli (motivazioni nella
scelta missionaria del Cooperatori).
Sul terreno più pratico sono scesi il
dottor Oberti presidente della Focsiv
(requisiti per chi parte e per chi r&-
sta), e don Zulian direttore di Terra
Nuova (come organizzare un corso di
preparazione).
E' stato ricordato che in 32 paesi del
!'"ondo alla Chiesa viene Impedito di
mviare I suoi missionari. Che il volon-
tariato in questi anni recenti risulta in
espansione, sotto il punto di vista nu-
merico, ma più ancora perché • vanno
aumentando le richieste di persone
sempre più qualificate e con seria vo-
lontà •. Che per i giovani Impegnati
nel Terzo Mondo occorre adeguata pre-
parazione, perché non si possono
accumulare fallimenti sulla pelle degli
altri, si può fare del Terzo Mondo
una cavia-..
Scendendo al pratico, i Giovani Coo-
peratori si sono divisi in tre gruppi di
studio, secondo che si orientavano a
una partenza prossima o dilazionata
~el tempo, oppure si impegnavano per
I an,maz,one del loro ambiente. E' sta-
to pure compilato per i futuri giovani
missionari un calendario dettagliato
con le prossime scadenze.
Si avrà già qualche partenza nella
Spedizione missionaria salesiana
del novembre 1976? E' probabile. C'è
Agata, exallieva e cooperatrice. E' assi-
stente sociale (tesi sul drogati, dopo
tre mesi trascorsi fra loro; e lavoro
fra le ragazze-madri per un anno); • Ho
detto a Don Bosco: mi voglio realiz-
zare col tuo stile •· Cl sono Francesco
e Sonia, sposati, con due anni di espe-
rienza fra i campesinos: torneranno.
C'è Luc!ano, rientrato dall'Ecuador per
sposarsi, che tornerà con Silvia • per
vivere In un'ottica nuova la mia scelta,
come ho imparato laggiù accanto a una
comunità salesiana aperta e discreta
C'è Roberto...
·
Intanto, sui modello di questo primo
incontro, altri Incontri di altri Giovani
Cooperatori sono in programma du•
rante l'anno èentenario delle Missioni
salesiane.
E" NATO IN INDIA UN QUARTO
8(111 F""'ll\\lO .,... , CC,IAl"Q
E' nato il quarto Bollettino Salesiano
indiano: viene stampato a Guntur, ed è
scritto In lingua Telugu.
Perchè quattro Bollettini Saleslanl?
L'India non •è un paese ma quasi un
continen_te: oltre tre milioni di kmq di
superficie, e oltre 600 milioni di abi•
tanti. Per estensione e popolazione, è
quasi undici volte più grande dell'Ita-
lia. E è una mescolanza di lingue.
Perciò esistevano già: un BS indiano
in lingua Inglese (p1Jrlata dalle classi
colte), un altro in lingua Tamil (p11rla-
ta da oltre 40 milioni di indiani), un
terzo In lingua Malayalam. E ora si è
aggiunto il BS: per la Famiglia Sale-
slana dove si usa il Telugu (parlato da
55 milioni di indiani).
La Famiglia Salesiana sta diventando
in India una confortante realtà, e lo
sviluppo del BS lo dimostra.
ARRnPJATQ DIU' GIOVAJ,ff
L'abbonato più giovane del BS si
chiama Gianluca Marcolongo, e vive a
Vicenza.
Ha scritto la sua nonna: •Il 25 otto-
bre scorso è nato Gianluca. lo. sua
nonna, che ho avuto sempre tanta fi.
ducla In Don Bosco anche riguardo al
miei figli Aldo e Renato, desidero abbo-
nare questo bambino al vostro Bollet-
tino•·
Accontentata.
Ritoma la
« CORONA PATRUM »
Un avvenimento di notevole Im-
portanza: la SEI riprende la pubbli-
cazione della sua collana di testi
patristici.
L'editrice aveva avviato negli anni
trenta una collana (Corona Patrum
Salesiana) che fece allora buon ser-
vizio a chi non potendo acquistare
le grandi collezioni, aveva in que-
sta le opere del Padri In un'edizio-
ne, anche se non scientifica in sen-
so stretto, ricca però del testo ori-
ginale e della traduzione italiana, e
corredata da un misurato apparato
di introduzione e note. Quella col-
lana fu mantenuta coraggiosamente
anche negli anni difficili della
guerra, fino intorno al 1950; ma
dopo pause e riprese, sussulti e
ristampe di qualche volume più for-
tunato. alla fine mori.
Ora l'Editrice ha ripreso l'inizia-
tiva con più alta ambizione. Il col-
legio direttivo naturalmente è tutto
nuovo; li patronato è affidato a
Michele Pellegrino divenuto Intanto
cardinale e arcivescovo di Torino;
i testi rispondono alle maggiori esi-
genze critiche, l'apparato scientifico
è affidato al migliori specialisti di-
sponibili In Italia.
La nuova collana si chiama anco-
ra Corona Patrum. In un'unica serie
raccoglierà I testi della Patristica
latina, greca e orientale (le prime
due con testo originale e traduzio-
ne a fronte. quella orientale Invece
solo la traduzione), scelte con il cri-
terio dell'Interesse teologico, esege-
tico, storico e letterario.
A rendere più appetitosa l'Impre-
sa, la collana viene affiancata da
un'altra serie di volumi (la collana
Traditio Chrlstiana) che raccoglie-
ranno documenti patristici relativi
a de~erminatl temi, per esempio il
pensiero del Padri sulla penitenza
sulla Pasqua, sull'ascesi ecc. '
La preparazione di tanta Impresa
naturalmente è stata lunga. L'Idea
era nata subito dopo 11· Concilio; i
primi discorsi e contatti con le per-
sone che avrebbero potuto collabo-
rare risalgono al 1967; durante l'an-
no successivo sono .state tenute le
prime riunioni tra i responsabili del-
l'Edi,trice, il gruppo dei professori
interessati e Il cardinale Pellegrino
che esortava all'impresa. Tre volu-
mi sono già usciti, ed è prevista la
pubblicazione dei successivi con il
ritmo di due all'anno.
In_ • Corona Patrum • sono ap-
parsi:
- Epistola di Barnaba, a cura di
F. Scorza Barcellona (L. 8000);
- Novaziano, La Trinità, a cura di
Vincenzo Lol (L. 8000).
Nella collana: • Tradltlo Chrlstia-
na è invece uscito:
- La Penitenza, di H. Karipp (Li-
re 8000).
31

4.2 Page 32

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« CHIAMATELA MARIA GRAZIA!"
In sei anni di matrimonio abbiamo avuto quattro
fig li, ma con nostro immenso dolore, I prlmi tre non
abbiamo avuto la gioia di poterli stringere fra le nostre
braccia. Massimiliano è nato morto, Roberta è morta
pochi giorni dopo la nascita, e Umberto ha vissuto solo
alcuni minuti. Nonostante queste amare prove, non ci
siamo scoraggiati: abbiamo Intensificato la nostra pre-
ghiera a Maria Ausiliatrice e a San Domenico Savio. Con
noi pregavano anche I famllìarl e le zie, Figlie di Maria
Ausiliatrice con le loro comunità e i bimbi della Scuola
Materna. Finalmente il 17 mag9io 1975 abbiamo avuto
la gioia di una bella bambina. L abbiamo chiamata Maria
Grazia, perché lo stesso Professore che aveva seguito
le precedenti maternità ci aveva detto: • Se vi nasce una
bambina, chiamatela Maria Grazia: Maria per ricono-
scenza alla Madonna, e Grazia perché sarà veramente
un grazia •.
Cantoni d"Oneta (Bergamo)
ANTONIO e RINA RICUPERATI
NELLE MANI DI SAN GIOVANNI BOSCO
Una grave emorragia alla mano sinistra mi fece rico-
verare urgentemente In ospedale. Le analisi accertarono
trattarsi di angioma, per cui i medici curanti pensavano
di dovermi amputare la mano. Mi misi allora nelle mani
di San Giovanni Bosco ed entrai nella sala operatoria
stringendo una sua reliqu ia. M iracolosamente sono uscita
da quella sala con la mano perfettamente guarita. Lo
devo certo alla bravura dei chirurgi, ma anche all'inter-
cessione del grande Santo, in cui ho sempre avuto
tanta fede.
Marano (Napoli)
FILOMENA ALFIERO
DUE BAMBINI RICONOSCENTI: ALDO...
lo ho sette anni e mi chiamo A ldo Pugliares. Lo
scorso luglio. mentre dormivo, la gamba prese d'improv-
viso a farmi male. I miei genitori e parenti ne furono
allarmati: temevano un caso di polio.
Fui portato d'urgenza all'ospedale, ma dopo una set-
timana I dottori non avevano ancora diagnosticato il mio
caso. Una mia zia mi diede un'immagine di Domenico
Savio, e io lo pregai di guarirmi presto. SI scoperse che
la malattia era un'Infezione causata da virus. Ora sono
guarito bene, e vi mando dieci dollari per i vostri ra.gazzi
poveri.
Middletown, Connecticut (USA)
ALDO PUGLIARES
... E ISABELLA
All 'inizio delle vacanze estive una bambina della
scuola materna, Isabella, venne ricoverata all'ospedale,
ove diagnosticarono un inizio di leucemia. La triste noti-
zia ci allarmò; raccomandammo subito la bimba a San
Domenico Savio. Le nostre speranze non furono deluse:
dopo qualche mese Isabella si è ripresa e quando ritornò
per il controllo, tutto risul negativo. Ora ha ripreso la
scuola, e insieme con i genitori esprime la sua rico-
noscenza-.
32 S. Michele al Tagliamento [Venezia)
Sr. RINA SBARDELLOTTO FMA
DUE GRAVI INCIDENTI
Circa cinque anni fa la mia bambina di 7 anni fu
investita da una macchina e ricoverata In ospedale in
condizioni che sembravano gravi. Ma pochi giorni dopo
tornava a casa del tutto guarita. Nell'ottobre del '74, In
compagnia della cognata e di una suora, andavamo in
macchina verso casa, quando a un tratto mia cognata
s'accorse di non poter più dominare il volante. L'auto
strisciò sull 'erba e volò in un fosso largo quasi due me-
tri, mentre noi invocavamo i nostri Santi. Accorse gente,
fummo ricoverate all'ospedale, ma pochi giorni dopo
potemmo tornare a casa senza conseguenze. Slamo certi
d'aver ottenuta una grande grazia dai . nostri Santi che
continuiamo a invocare con intensa fiducia.
Cremosano (Cremona)
SANTINA e MARIA MARZINI
L'ESITO FU FELICE
Nel gennaio del 1965 mio fratello Pasquale, in seguito
a caduta, riportò una ferita al capo, e peggiorò talmente
che si dovette ricoverare a ll 'ospedale. La radiografia
rive un ematoma cerebrale. Ridotto quasi in fin di vita,
fu immediatamente operato. L'esito fu fe lice, e io desi-
dero ringraziare anzitutto i bravissimi professori, le pre-
murose Suore e il gentilissimo personale inserviente.
Ma un ringraziamento particolare vada a San Giovanni
Bosco e a San Domenico Savio che, da me invocati, mo-
strarono la loro valida e pronta intercessione presso Dio.
Casalv,erl [FroslnoneJ
Sac. ANTONIO POZZUOLI
L'ULTIMA COSA DA PERDERE
Sono un exalllevo dell'istit uto Salesiano di Caracas
(Venezuela), e stavo frequentando la IV ginnasio. Ma i
risu ltati erano pessimi. Allora mi sono ricordato dl un
pensiero di sant'Alfonso: L'ultima cosa che un uomo
deve perdere è la fiducia in Maria •· Così mi sono de-
ciso a invocare con fede piena Maria Ausiliatrice e Don
Bosco. Poco alla volta ho notato In me che la capacità
di capire e la volontà di studiare crescevano; ne seguì
un grande miglioramento in tutte le materie.
Vorrei che tutti aumentassero la loro fiducia nella
Mamma Ausiliatrice.
S. Ninfa [Trapan i)
ANTONIO INGOGLIA
LA FORZA E IL CORAGGIO DI UNA MAMMA
Sono rimasta vedova a 47 anni con cinque bambini da
tirare grandi. Debbo tutta la forza e il coraggio alla pro-
tezione di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco. Senza un
soldo e senza pensione, non mi è mai mancato Il neces-
sario per sostenere la famiglia. Ora ho 79 anni, e sento
la necessità di ringraziare la Vergine Santa e Don Bosco
per questa singolare protezione. Voglio anche ringra-
ziare san Domenico Savio per la guarigione di un mio
figllo insegnante nelle scuole elementari. L'anno scorso
fu colpito da afonia completa, e Il professore diagnosticò
un polipo che col tempo avrebbe potuto procurargli seri
guai. Incominciai subito una novena al piccolo Santo, e

4.3 Page 33

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al termine di essa tutta la famiglia ebbe la gioia di
costatare la guarigione completa.
Senl'Albano S1ura (Cunool
MARIA LIPAANDI CERI0L0
M ICHELE E' IL SOLE DELLA CASA
L'annuncio della mia terza maternità ml colse di sor-
presa, anche per le mle particolari condizioni di salute.
Le previsioni mediche col passar del tempo si facevano
sempre più preoccupanti. sia per me come per il na-
scituro. Fu allora che comunicai le mie apprensioni alle
Figlie di M. A dell'Istituto frequentato dalle mie due
flgllole, ed esse ml parlarono di Domenico Savio, ml con-
segnarono l'abitino e ml consigliarono di pregarlo con
fiducia. E tutto si compi come desideravamo, anzi. la
nostra fede fu premiata oltre le nostre previsioni. Avrem-
mo gradito un maschietto. e Michele venne, vero dono
del Cielo, proprio all'alba del 24 maggio!
Ma la nostra gioia ebbe breve durata: dopo due soli
giorni felici, grossi nuvoloni si addensarono sull'oriz-
zonte del neonato. Raddoppiammo la nostra confidenza:
Domenico Savio non poteva fare le cose a metà. Pro-
mettemmo di consacrare Michele alla Madonna e di of-
frire a Domenico Savio il fiocco azzurro per mettere
tutti a parte della nostra gioia se tutto si fosse risolto
positivamente. Due mesi dopo potemmo assolvere Il
nostro impegno! Michele è il sole della casa, e, ultima
sfumatura di delicateua. ebbimo la gioia di battezzarlo
proprio nella Cappella dell'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
Torino
Famlgl!a PRUDENTE
MAMMA TORNO' SVELTA A CASA
Mia madre. dopo mesi di degenza all'ospedale, quando
I medici disperavano di salvarla, è Improvvisamente gua-
rita. Aveva febbri altissime, a cui non reagiva con nessun
farmaco. I medici parlavano di tumore. lo ml raccomandai
con viva fede a Maria Ausiliatrice. Un giorno la febbre
scomparve di colpo, le analisi risultarono perfette, e mam-
ma tornò svelta e serena a casa. Ho vissuto giorni lunghi
e atroci, ma ora è più bello ritrovarci a vivere insieme.
Prego non mettere il mìo nome perché mamma, che è
un'accanita lettrice del Bollettino, non deve riconoscermi!
Forll
LETTERA FIRMATA
Teresa Frsnzoni Barbieri (Crema) scrive; • la mia uni-
ca figlia di quattro anni e mezzo giocando perse l'equi-
librio e fece un volo di tre metri. La portai all'ospedale
già in coma; non dava segni di vita. era clinicamente
morta. Pregai tanto Domenico Savio, e poche ore dopo
Tiziana riprendeva conoscenza e si awiava alla guari-
gione•.
La cooperatrice G.M. (Torino} ringrazia con tutto il
cuore Maria Ausiliatrice per i favori di cui l'ha ricolmata
e attende con fiducia un'altra grande grazia.
Calogera e Giuseppe Genco (Orbassano. Torino) rin-
graziano Maria Ausiliatrice e San Giovanni Bosco per
essere usciti Indenni da un pauroso incidente stradale
e per la guarigione del figlio Giovanni.
Giuseppina Cerutti (Casalgrasso, Cuneo) ringrazia
Maria Ausiliatrice per il felice esito di un'operazione
subita proprio il 24 maggio 1975.
Caterin11 Matta/la Beltritti (Torino) è riconoscente a
Maria Ausiliatrice e a Don Rua per la loro efficace inter-
cessione in un momento delicato, e chiede la loro bene-
dizione sulla sua famiglia.
T. F. (Pinerolo. Torino) rende noto che ìl fratello. ope-
rato di un brutto male, è guarito perfettamente grazie
all'intercessione di Maria Ausiliatrice.
Valentino Volpini [Padova) scrive: In una disperata
situazione finanziaria mi sono rivolto all'Ausiliatrice e Lei
mi ha miracolosamente salvato, come fece più volte con
Don Bosco•.
ZIE
1\\ltart \\.for-in - André L~nn - ;\\ndrito Sorelle - .4\\rUtnu, Roct<'tt:.t .... 1\\nna.nclo
L,uci11 - ,\\rnaud ,\\nuc1" - \\t1cn1 .-\\drj:i-no - n.1rola l\\ltJri,1 - 8ellqrn ,\\nK1.1l11
- lh:ni Oiu~cpp~ - lkrloct> l\\·1nri.1 - Bc.r-c.:mo L111s:inn - lfor1oni C:itcnma -
flo~llolo Maria • Bollero !\\(uri, Dono R,na. 13<>ronul i\\, . IJottino M•r•
~h•·rllp • lluzz<tl\\l t\\l.1r1., • Cnlmln Isolino C'Prnni \\n"eb C'slamOl ,\\M•
I,, • CuPl!Cch, Dogol><:rtn • <.'orhon.,ro S;ontn - l',roRhn l'in2 - Caroli l'n,C.
,\\ntonu·. ua - Carturicr .\\nn.• - Co<n:1u Piena - C,Htc-lhuto Cutcnn.11 - ("'a.ud-
1.tnn Sorelle ... ("341frllmo \\nn:t • Castello ,-\\nn11 - Ca~uno Hina - Cc-uri
llruno • Chu••eur Rodolfo - C:h,ni Ohi,, - CluoJ,nn (;,ownna - C,cca-
r-iopr,o Ro§,:dba - ColJo \\n,:d..a. ... Colombino ~t•\\ e-rin., .. Concse htMlW
- Con.1.:1ni Jridc - Con•us.cho Sorelle - Co-11~1 G,u,çpJnn:1 - Cra, iono Tr-
rc,a • Cubbo :-.O<"nu • l>'.\\ccanh ,\\ntonina • D,>Rmtana :.luno Canncla
- Dukcw,io lnn:t. l1Jm1,,nl EUdc • D'Auna Culo~cr,1 • Dcgmo .\\delJid,• •
1),,1 Mastro Ciuseprui,a • llc Vecchi :.fori,, • 1)1 lkrn>rdin Borgh<t So•
rrllt· • 1)1 Maio J\\.1<1ri" l)i l'an 1ule1, Michele l'ant.icuv,ì ,\\nqclin• • Fon-
tinl Culc9tc Ch1UJlrt'I - F"rJn.d;1 'f~res.a Frant:hh1,1 - Fu!toli Frances'-·a
J'o,re l'•ln11m - }l1lJpr,1 Ad,·lc • Foreot S,mdro • J'rnn,,.chello Ci.no Cc-
'""" • hanwro Hcnlu,nlno • Fro,o \\'iuono • G,llmhrrti ,\\dde - Gallo
Rt:n:at;i - Gandm1 Giuh..tni1 ... Garro~ Giuse.:ppm:a - Guta.ld1 Gio,·,mna.
- 0 -oni l.uiR1n;1 - Celo Carmcfo. - Geraci Cactana .. Cenati .LoreLln.a - Gil,n-
nonc !'i.1rin:a - GUl\\u C1uc:riru c~ruui - G1brdi 'J•crcu - Gnxino Aldo -
Grissino Lucia - ln11T>bdll Stcfauu Domenica • J•<onmuu Mario J•n•
neco C:srl.t - L:.aorio Ernestina - L:t ,t.avr., \\nutlina - Lauritoll.a Epi-
fon,a -·.Lombardo C•l01ttro - Loreto Livo• • J.u<,o \\lo.rio - L.o,., Grn<O-
mina - .:\\-bnn,r10 ~lari.- ... \\lvclleic J:r11nc1°'C1t -- ~M.,rini Rst::s - !\\1.,~ucci
Nicll.1 - l\\la:r.2A.-O Vinccmm - Meae~in Fr\\1nl'C..'\\C.a 1\\1t?dda Filon\\c-n,1 - l\\11-
glmsso Anna - i\\;1oni• GiJc1dn - ~·lontd S1l,·10 - l\\1or,rndo Catcrmu - l\\Jc,..
r.w.z.oni Emilio - ~lord ~luri,, - ~lorgfa .\\(.h.•lt - Mm~umi IJomcnu.·.n - Mun-
ro,,i Antoniclht • Nttpolt l\\lndd11l<•na .. N11v,1 Emilh, - Nicolctto Cl~mcm-
rmo - Ohe-rcn1lcr t\\luru, - Oli\\·en Alfon,an.i • 01 lando Giu.~epp1nn - O,to•
nello \\nna - Papi Ccdli• l'oglìano .\\nn., P,u,hni Gr.i,i, • Popc1u Curio
- P;,rodi Lldi.:1 - J>a"t.1uindH ~Tur-i., - P.itn Tro\\'L'NO :\\1tiria - Peirnno EIC!nt,
• Pd= Lucu • Pclltnro \\ngclinu - Perron Zetf,rmo - Pen,:au M•m •
Pesce F.nna . Pc,,.:c :.lari., • Pircllo F,lipp., • l'uru:uella .\\nno • Puu-
lu~ ~l. Rota - rruini Cc:-cifo1 - Piv,on1 \\1.trimi Centina - Pl.110 1':l\\·1ra
PorC'C'llan3 \\ngioh:n.1 .. Pro1rtto ,\\lcssandr., - l\\.ahit1-1 '\\bti..i - H:u:c., Ua-
s;ilio Luutin,, lt1t1'inn D,unca - Re-peno 'l'~ré<• • Ritcobenc I.in• • R,-
naldl Anl(d• R1nJudo An11dn • Rizzi Ro•,,lin Romc-o Amnlin • Hol)OlO
Nelln • Ros" \\ndr~1nu - llo,,s, Cav. Mo, 10 lto,•P C11rerina • Ro""' !>t•
cond ino .1\\Ian~,, - Surrc,nc Lucrezia - S.11tkun11 \\h,ria - Ssuralli .-\\lcuim-
•re- drina - SmtL-pnnì An 1onit\\'1 .. Sgrol RNhl Sfrionni 1l. J\\r~irn Luit:i !-Ìo•
re,,i Fnmiu-Ji,, .. Stopr,:..1m ,\\ngtli.m Amr;, - Spurn Cra11~1la - Strnd"
r.:-.1n.1 - To11nian1 ~unii.i ... Tauggi Camilto l>mnl'.'nia - Tortarolo Fh1viJ
• To,i, Estcr. 'l'rincheri .\\dtllna Urbindl.J RCKtl. Lno Cale ',furia • \\ ol-
ch,us,a ;\\lo,10 \\'rltn (;•bncllo • \\'erl(oni \\ll>cn• - \\ 'ero Giuscppc • \\ e,.
>Ull M.arua • \\'ianclli Lui,.;a - \\'ù:tti .\\n11•I• \\'ironda .)L.u-ia • \\'u'Onc
Ronri>. in Lupo • Z•ndoncllo E,·•·
33

4.4 Page 34

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PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
t Sac. Fiorino BertolcuJ a Bergamo • 70 onni
Entrò in Congregazione 1n età già maturu, tem-
prato al sacrificio. Poté così per ben 25 anni svol-
gere il compite) non !acile di Cappellano Mili-
tare degli Alpini, doi qunli fu stimato e amato.
Trascorse gli uJtim.i mesi in aiuto al Parroco reso
inabile da malattia, e io questo compito si spese
con zelo fino a sacrificare la .sua vira.
Sac. Bonaventura Ventura t a Catania a 63 anni
Da ragazzo frequentò l'opera salesiana di Ran-
daz;ro, poi passò alle scuole tecniche di srnto.
Ma l'amore per Don .Bosco lo indusse a iscri-
versi trn i suoì figli, per dedicarsj con generosità
e co.mpetenza all'educaùone dc.Ila gioventù. Fu
un brrwo insegnnntè di matematica, sereno e com-
prensivo, per cui si conquistò la stima e la ben-
vole.n.za dei confràtt.lli, e più ancora de.gli alunni,
che lo ricordano con sincero rimpianto.
~ais ~~Como Carrara t o Serina (Bergomo)
'l'rasco.rse qunsi tutto ln sua \\"ita sacerdotale a
Istanbul come maestro elementare e di banda,
catec.hi.sta t: dirtttore, amabile e buono, servizie-
vole sempre. Rientrato in parri:l per salute, tra-
scorse gli ul timi anni a Vcoczin-;\\Jbe-roni, c-0mc
m~~tro e confessore, apprezzato per la sua scm•
plic1tà di cuore, e per la sua dediziont! ai piccolj,
agli ammalati, aUe Comunit.-\\ religiose.
Sac. Eusebio De AngeU t n Torino a 86 anni
Entrb in Congregazione già :1duho, e visse con
giovanile c.ntusfosmò la sua vcx::azione s::ice.rdot.ale
e missionndo. ·ramato dulie missioni con la su•
Iute disfatta, dedicò il resto della su.a vita al ser-
vizio dei mafati è come cappellano dellt! J;-igtie
di M.nr.ia .Aus.ilinrrice. Lo studio serio t:. la pre-
ghiera continua e.on cui si pn:pnrnvn aJ ministero
della predicazione e della confessione lo reudc-
vnno un vero uomo di Dio.
Sac. Egidio Paolello t a Torino a 68 ,umi
Dedicò gli anni migliori deUa sua ,1ira alle mis-
sioni dell'lndiat e vi rimase sempre tanto affe-
zionato. anche quando dove.a.te. rimpa.trinre per
motivi di salute. Lavorò poi jn modo particolilre.
per coltivare vocazioni. e non pochi salesiani deb-
bono 3 lui la riSpO$ta positiva alla chitlmnta del
Signore. Ne.gli uJtimi unni si dedicò :;1lla cura
degli -ammalati, coi quali riw;.civa facilmente a
slllbilir~ un dialogo di fede. Un mule insidio.o
lo purificò e mise in evidenza la sua fortèZ-za:
do.Ile sue lnbbra non uscirono lamenti, ma solo
l'otlérta della vita per il b"ne deUa P11rr0<:chio.
Coad. Bortolo ruzzato t • Cuneo a 70 anni
Ci ha lnscia.ti quasi nll'impravviso. dopo brevis-
sima malntti.o. Lo ricotdiamo uomo sc.mplice e
buono. allegro e attivo. Come salesiano fu pio
e laborioso, attaccato a Don .Hosco e alfa Con-
gregazione, affettuosnmentc devoto della M11donna.
Sac. Paolo Rizzo t a Catania a 62 anni
La salute delicata non gli impedì di anc.nderc
a un lavoro co.st.ante e generoso. Di indole sem-
plice, mite. accogliente, svolse il suo apostolato
nella sC'Uola, nell'assistenin e nel ministt..ro s01-
cerdotale, spec.iaJmcote trJ. i giovani che tanto
amava, e da.i quali ern sinceramente riamato.
Sac. Marcello Azzoni t a Pctorson (USA) a
78 anni
Era nato presso Cremontt, ed entrò in Congre-
gazione già adulto. Partito per gli Stati Uniti,
fu per ben 35 anni cappellano delle Suore di
New Haledon, npprezzoto per la su• bootil. sem-
plicità e buon umore. Da vero salesiano fu de-
voto in modo particolare dj Gesti sac-rament:1to
e di Marin Ausiliatrice, tenendosi sempre pronto
alla chiamata del Signo.rc: 41 Qualunque giorno è
buono per partire •• ripeteva con Papn Giovanni.
Coad. Luigi Campo t a Mendoza (Argentina)
a 79 anni
Diventato salesiano, lasciò 1o patria (era nato a
Pinerolo) per l'Argentino, e sì dedicò con infa-
dcabile enrusiasmo a.Jl'iruegnamenro. li suo ideale
era di scolpire l'immagine di Dio nell'anima de.i
ragazzi mediante un1assiduo fonnaz-ione catechì--
stica e morale. Confratello umile., allegro, lavo-
ratore, lascia un luminoso eserupio fede e
di picrA.
COOPERATORI DEFUNTI
Adalberto mons. Maoonl t a Pesaro a 61 nnni
Amò tanto Don Bosco e lo ebbe protettore e
modello nella sun attività. soprottutto a vantag..
gio dei giovani più bisogno.i. Cooperò anche as-
siduamente aJJc Missioni Salesiane. Lasciò serino
nel suo Testamento: Ho sempre ringrazÌ(ltO il
Signore non solo di avermi fatto cri.stiano, ma
anche di avermi fntto dono del sacerdozio,.
Ruggero geom. Mazzucco t a S. Bonifacio (Vc-
rono) 11 52 unni
Alunno per cinque anni dcli'Istituto Don Bosco
di Verona, conservò un nttaccamento stntordina--
rio a Don Bosco e ai supe.rior.i. Era l'animatore
degli txallievi: non manc11v11 mai a nessuna riu-
nione. Ogni anno partecipava con loro alla pro-
cessione di M3da Ausiliatrice nell.n suo parroc-
chia i poi invitava tutti, exa11icvi e superiori, a
casa sua per consumare col tipico , recioto ve-
ronese, pan bi1>cottato e salame. La gi.oia sale-
s.iana, che lo animava sempre nel quotidiano la-
voro, lo sorresse anche nelle dure soflereiue
dell'ultima malattia.
Serafino sac. Anlero t ad Asti 79 anni
Fu allievo dell'Oratorio di Torino durante gli
ultimi anni di Oon Rua1 e desiderò ardentemente
di fnr:si s-nlesin.no e mi$Sionario. Ln salute non
g·lielo permise, e allora sl ,·e.ndicò •• come cm
solito dire, inviando più di cinquanta vocazioni
in ca.se di formazione sacerdotale e religiosa. Visse
lo spirito di Don Bosco nèUa fedeltà al Papa e
alla Chiesa, ovunque l'obbedienza del VesCO\\'O
lo chiamavn.
Augusto sac. Ieul t n Ripatrwsone (Ascoli P.)
a 69 nnni
Fu alunno dei s.o.lesfani, e conservò sempre ne.1
su() cuore lo s-pirito di Don Bosco, a cui s.i ispirò
nel.la sua vita di parroco e di m,~estro di mu...
sicu. dedicandosi in modo pa.rlicolare alla gio-
vcnt\\1. Carattere a·pcrto e a1legro, ricco di ca-
lore umnno e sacerdotale, lodò il Signore spe-
cialmente con la musica, di cui fu appnssionnto
cuJLòrc.
Natalina Sartorio ved. Mazzini t a Cassolnovo
(Pavia) u 78 anni
Exallicva e cooperatrice, fu pure socia fçdelc cd
esemplare delle Associazioni Cat~olicbé della sua
parrocc.hi-a. Fin dalla giovinezza" $eppe nttingere
aJla J\\1ensn Eucaristica :serenità gene:rQsn e 1u.tiva,
che esplicò nell'ed11cazjor1e dc.i figli e nel do-
narsi a ogni ope..ra di bene. Per ben 33 anni non
mancò mai al pellegrinnggio alla Basilica di Maria
Ausiliatrice e di Don Bosco a Torino.
Maria Boaga t Roma a 76 onni
Semplice, buona, gène.rosa, ha dedicato tutto la
sua vito alla famiglia e al 1-nvoro, prodigandosi
in modo particolare per iJ fratello An-ronio, cuj
fece da madre. Spinta da viva fede allu costonte
pratica religiosa., fu nffezionata collaboratrice di
tante opere salesiane, spcciAlmenre nellu parroc-
chia di Don Bosco a Roma.
Maria Agnese Manzardo in Rinato t o Thiene
(Vicenza) n 68 anni
Spese la vita nel lavoro per tu fa.miglia e nella:
più candida bontà. Amò moltissimo Don Bosco,
e gli diede il figlio Giovanni, ,acerdote sul"8iuno.
Ln morte la colse m.ezz·ora dopo la Comunione
fatta col marito.
Amelia Santuccl t Firenze
Si adoperò per oltre 50 •nni per l"Opera Sale-
siana jn crescita, nel .repèrimento dei mezzi ne-
cessa.ri, nelle organizzazioni parrocchiali, nei ca--
teohismi e nelht San Vincenzo. Diresse pure pe.r
molti anni il Labo.rnto:rio Mìssionorio con zelo
e c.ompetenzo. Dovette trascorrere l'uJtim.a parte
del1t1 vita nell' immobilità. Mn l'lnvidinbile se·re-
nità con cui o.ccettò la volontà di Djo dimostrò
la solidità della sua fede.
Nunzio DI Naro t a Canicattì (Agrigento)
Fratello del snles~no Don Antono, padre esem-
plare di numero1,n famiglia, hn saputo dnre ai
figli l'esempio di una se.rin \\lita c.ristiom1, e ai
eoncittadini quello di fedele guardia municipale,
specie nei difficili anni del dopo guerra.
Caterlna Scacclanoce ved. Romeo t u Acireale
a 102 anni
Una vita lunghissjma, sostcnula da ~confinata fi-
ducia nell'aiuto della Madonna e di Don Bosco,
di <!W ern profonda.mente de,•ora1 e dai quali ri-
ce,•eva la forzil per auptrarc ogni djffioolrà. f-'u
costante e zelantis.sima cooperatricu dcJle Opere
Salesinne, meritandosi viva riconoscen7.n da parte
dei figli di Don IlMco.
Rosa Manconi ved. Goddi t a Romn 11 94 anni.
Sorella del compianto don C;ir)o, .salesi.nno, fu
coop cnttricc fedele a Don Bosco in ognl occa...
sione di apostolato, Visse e morì con lo spirito
costantemente sereno, sostenuto dullu Fede.
Maria Casella t a Torino a 79 anni.
Terziaria fra.ncescana1 Fi_gHn di Mariat oratoriana
di Vnldocco per 36 anni e cooperatrice. Nei suoi
Diari si legge tra l'ohro: Penso che quando si
muore non è morire; è lo sposalizio tra Gesù e
l'animu. Come si fa ne.Ile nozze tcrr-cne, io in-
viterò i mjei paTcnti1 cioè i peccatori; e i mie.i
amici, cioè gli ebrej, i protestanti, tutti quelli
che non hanno la religione cattolica. Cosl la fe-
sta sarà più bella... •·
Lorenzo Berra t a Torino a 71 anni.
Dal pndre, exalunno del beato Don Run, ereaitò
l'amore per l'opera di Don Bosco. Offrì a Dio
La sua lunga infermità e la penoso immobilità,
soprattutto per i futuri sacerdoti del vicino Isti-
tuto Internazionale Salesiano di rl ~orino.Cro<:.ena.
ALTRI COO ERATORI DEFUNTI
Ilellesini Miro - Bertonc Coppo Francesca - Dal-
lera Rosa - De Ferrnri Marinelli Pia - Di Leo-
narda Silvia - Fumi Bellini ,\\nno - Moncini Ele-
na - NcbuJoni Lu.igi - TeruJ,gi Dorirtu.
Per quanti cl hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, riconosciuta giuridica-
mente coQ D. P. ael 2-9-1971 n. 959 e L"ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente personalità giuridica per Decreto
13-1-1924 n. 22. possono legalmente ricevere Legati ed Crediti;. Formule legalmente valide sono:
se trattasi d"un legato: «.•• lascio alla Direzione Generale Opere Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le missioni con sede
In Torino) e titolo di legato la somma di lire ......... (oppure) l'immobile sito in •.... ».
se trattasi. invece. di nominare erede di ogni sostanza l"uno o l"al1ro dei due Enti su indicali:
... annullo ogni mla precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con sede fn Rame
(oppure l"Istituto Salesiano per le Missioni con sede In Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo».
34 (luogo e data)
(firma per dfsteso)

4.5 Page 35

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4.6 Page 36

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