Bollettino_Salesiano_193702


Bollettino_Salesiano_193702



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ANNO LXI • NUMERO 2
1° Febbraio
1937 xv
SPEDIZIONE IN AB80·
NAMENTO POSTAI.E

1.2 Page 2

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BOLLETTINO Pl!RIOOlCO MEN-
Anno LXI - N...
S!LE PER I COO-
FEBBRAIO
S A L E S I A N O PERATORI DELLE
OPERE E MlSSIONl
1937 - xv
Spedizione in
DI S. GIO. AOSCO
nbbonamen1n poatnlc
SOMMARJO: Chi dal 1e110 scende... - Sotto la cupola dell'Ausiliatrice. - In famiitlia: !talla Brasile • Cina. ·
LetteJ'a dJ Don Giulivo al giovani. • Dalle no•tre Missioni: Mallo Grosso • Cbaco • Assa01. - Grazio altribui1e
all'lnte.-cesslone di M. A., d1 S. Gio. Bosco e dJ Don MJcbele Rua. Necrologlo.
C/1i dal tetto scende...
altra metà spende: è il proverbio citato dal
nostro Rettor Maggiore nella sua circolare di
Capodanno per ricordare ai cari Cooperatori
ed alle nostre buone Cooperatrici quanto resta
ancora a fare per condurre a termine l'amplia-
meòto del Santuario di Maria Ausiliatrice. È
vero infatti che siamo giunti al tetto, anzi al
vertice della cupola che sorge sul nuovo pre-
sbiterio; ma è anche vero che il lavoro fatto
non è ancor tutto pagato, e che quello che
resta a fare supererà di molto la spesa·rag-
giunta fin'ora. Il proverbio citato, quando si
tratta d'una chiesa, potrebbe essere cosi mo-
dificato: chi dal tetto scende... assai più
spende. La maggior spesa è richiesta dagli
altari, dalle statue, dai marmi, dallo splendore
delle opere di decorazione che dovranno es-
sere degne del monumento di pietà e di ri-
conoscenza che vogliamo innali-..are alla ce-
leste Ausiliatrice e a Don Bosco Santo.
~bbiamo a suo tempo segnalato il con-
corso per la sottoscrizione delle colonne e delle
lesene; si è già raccolta buona parte della som-
ma necessaria per l'altare del Santo; mensil-
mente ci continuano a giungere offerte spic-
ciole che si convogliano sollecitamente a saldo
delle fatture del ferro, del cemento, della calce
e dei mattoni, nonchè per la paga giornaliera
agli operai, muratori e carpentieri. Ma tutto
questo è ancor lungi dal pareggiar le spese;
ci permette appena di mantenere la fiducia dei
fornitori e dell'impresa che conoscono benis-
simo il nostro buon volere: Do11 Bosco paga
sempre appena ne ha, cioè apperia i Coopera-
tori gli mandano il contributo della loro carità.
Cosi son sorte tutte le nostre opere, e cosi
continuano a vivere ed a prosperare.
Attendiamo il completamento della sottoscri-
zione delle lesene per prospettare altre inizia-
tive particolari ali~ generosità di quelli che pos-
sono disporre con qualche larghezza ed amano
lasciare un ricordo imperituro della loro mu-
nificenza nella basilica del!'Ausiliatrice o per-
petuarvi la memoria cli persone care. Ora ci
preme soprattutto insistere sulla cooperazione
alle spese generali che settimanalmente recla-
mano forti somme. Si pensi che il solo lavoro
di consolidamento delle fondazioni e delle mu-
rature ·della parte antica del Santuario importa
la spesa giornaliera cli mille lire per la sola
mano d'opera attorno alle macchine di inie-
zione che hanno iniettato fin'ora 5500 quintali
cli cemento di prima qualità.
Per l'ampliamento poi, al gennaio, si sono
impiegati: 15 ro quintali di ferro, 7000 quintali
di cemento, 520.000 m. di mattoni,- uoo quin-
tali di calce e 8000 mq. di tavole di armatura.
Chi segue le oscillazioni dei prezzi in questi
tempi può fare un calcolo approssimativo.
Il Rettor Maggiore ha suggerito nella sua
citata circolare un concorso periodico che fa-
vorirebbe notevolmente i lavori: l'offerta di
una lira mensile. Se tutti i nostri Coopera-
tori potessero per quest'anno imporsi i sa-
crifizi necessari per quest'omagggio mensile,
s'andrebbe innanzi davvero con meno trepida-
zione e con maggior sveltezza.
Vediamo -sorgere in Italia ed all'Estero altre
opere colossali con rapidità meravigliosa, gra-
zie alla fede ed allo spirito di carità cristiana
di tante anime buone. Ebbene, noi che ne
faccia.mo l'esperienza dal giorno della fonda-
zione dell'Opera salesiana, confidiamo con
tutta l'anima nell'inesauribile affetto dei nostri
Cooperatori ancbe per questo contributo straor-
dinario che darà per sempre alla Vergine Au-
siliatrice un tempio assai piò degno della
sua grandezza e bontà materna, e<l a1 suo Apo-
stolo infaticabile S. Giovanni Bosco, cui tanto
--- deve la Società moderna, un decoroso altare.

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SOTTO LA CUPOLA
DELL'AUSILIATRICE
Dicembre si è iniziato nella luce dell'Imma-
colata. Anticipato il funerale anniversario pel
compianto Rcttor Maggiore Don Rinaldi al
giorno 31 il triduo fu predicato dn D. Zarri
e dal signor Don Fascie. Il giorno 5, a sera,
il teatro dell'Oratorio festivo ,·enne gremito
dalle rappresentanze della GiO\\·cmù Cattolica
c.ittad.ina per l'annuale omaggio alla Vergine
Immacolata. Lo presiedette l'Em.mo Cardi-
nale Arcivescovo e tenne il discorso d'occa-
sione l'avv. Dtno Andreis di Cuneo. La vigilia
della festa, giunse S. E. Mons. Czameckyj,
Visitatore Apostolico dei R\\llcni di rito unito,
il quale celebrò aJl'altare del Santo e poi fece
visita agli Vernini salesiani raccolti nelle no-
stre case di formazione. L'8 dicembre, la mas-
sima solennità alle funzioni in basilica, con
gran fervore dei giovani e del popolo. Nella
chiesa succursale i parrocchiani festeggiarono
anche il XXV di fondazione della parrocchia
di Maria Au!liliatrice, mentre l'Oratorio fe-
stivo celebrava per suo conto il XXJ( di fon-
dazione del Circolo A11X11ium coll'intenento
ùi S. E. Mons. Coppo alle fun7.ioni del mat-
tino e del pomeriggio. La festa si chiuse, liC-
condo la tradizione, nel salone interno, con una
riuscitissima accademia musico-letteraria.
La mattina del giorno 15, in forma privata,
scese all'Oratorio S. A. R. la Duchessa Anna
d'Aosta per ascoltare la santa Messa all'altare
di Maria Ausiliatrice. Celebrò il sjgnor Don
Fascie. Finita la Messa, S. A. sostò in pre-
ghiera presso l'urna <lei Santo Don Bosco,
quindi, ossequiata dai superiori, fece ritorno a
Palazw.
li giorno 16, cominciò la novena del S. Na-
tale predicata da O. Panciatichi e tla P. Cesare
da Collepardo, Cappuccino. Graziosa gara fra
le sezioni studenti cd artigiani per l'allesti-
mento dei presepi. Folla enorme alla l\\Iessa
di ml!zzanotte cantata dal Prefetto generale
D. Berruti. Consolantissima l'affluenza a1 Sa-
cramenti. Impartì la benedizione S. E. Mon-
signor Coppo. L'anno si chiuse col canto del
Tr Deum, funzione di ringraziamento e ser-
moncino del Prefetto Generale Don Bcrruti
il quale, in assenza del Retcor Maggiore, rac-
colti superiori e giovani in ~il.ica, prima del
riposo, ùie<le a tutti la strenna t.raJizionalc
proponendo al fervore dell'anno nuovo la pietà
eucaristica seco11da gli i11segname11ti e 1:li esempi
di Don Bosco Sani<>.
..CONQUlSTATOlll O'ANIME", U film aonoro e p:ula10. di cui Il Bo/1,,llino ha dato un cenno de,,criltlvo noi
numero cli manlo, è llato dconoscluto "film eduC<1dvo 1111ll:ino" e premla10 dal MJnlstero della Stampa o Pro-
paganda. Lo a.I condn\\UI a prole1tare con auccesso nci princlp:.11 clnema.lografi d'Italia SWic:ltando calde almpatle
per l'Opera dello Mt.ionl Salesiano. - Il nolc,cgio nella Lombardia, Emilia e Lfsurla è fatto dal Consonlo per
Il Cinema Educativo: nelle altre rtCionl d'Italia dalle Acc,nzlc locali Incaricate. - Por infonnnlonl dlri11ers
-all'Ufficio "Fil.MS MTSSIONJ DON BOSCO" • Via Co11olen110. 3a - Torino C109l

1.4 Page 4

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IN FAMIGLIA
ITALJA. - Le "Scuole Professionali Sa-
lesiane " alla Mos tra Nazionale del-
l'Istruzione Tecnica.
Le nostre Scuole Professionali hanno partecipato
con entusiasmo alla .Mostra Nazionale d'Istruzione
Tecnica inaugurata in Roma dal Capo del Governo
il 16 dicembre u. s. Prima del genere in Italia, la
Mostra ha documentato eloquentemente il pro-
gresso deU'lstruzione Tecnica della nostra N11zione
all'alba dell'Impero, suscitando l'interesse e l'ammi-
razione di numerosi visitatori italiani e stranieri.
La sala n noi desti.nata s'apre colln visione, in
grande fotomontaggio, della *Casa Madre di To-
rino• coi dati stati.,tici più recenti delle due grandi
famiglie religiose fondate da Don Bosco (Salesiani
11.603 e Figlie di J\\laria Ausiliatrice 8217) e delle
opere più notevoli:
a) 48 missioni all'estero, tra infedeli e pagani
con oltre un migliaio di missionari, una popolazione
da convertire di circa 30 milioni di anime ed una
estensione territoriale pari a 6 volte l'Italia.
b) 1518 istituti per la gioventù cosl distribuiti:
E11ropa: Italia, 573, Austria 17, Belgio 25, Cecoslo-
vacclua 5, Francia 61, Germania 21, Inghilterra
ed Irlanda 20, Malta 2, Jugoslavia 9, Olanda 1,
Polonia 42, Portogallo 5, Spa!,'f\\B 74 (mera purtroppo
devastati dai sovversivi), Svezia 1, Svizzera 6,
Ungheria 11. - Africa: Colonie francesi 14, Capo
Buona Speranza 2, Egitto 9, Congo Belga u. -
Asia: Turchia 2, Palestina 9, China 23, Giappone 1 2,
India 42, Siam 10, Siria 1, Persia 1. - America:
Argentina 121, Isole Malvine 1, Brasile 108, &,livia 3,
Chile e Terra del Fuoco 36, Colombia 38. - Centro
America (6 repubbliche) 28, Equatore 26, lsole
Antille 12, Messico 18 (manomesse dal Governo bol-
scevico), Paraguay 12, Perù 21, Stati Uniti 32,
Uruguay 26, Venezuela 17. -Ausiralia 1.
A pochi passi dalla Casa-Madre di Torino, in
mirabile contrasto, la povera Casetta natia del Santo,
riprodotta fedelmente, proprio come si vede sulle
colline di Castelnuovo Don Bosco (Asti) nella
frazione Becchis. Di fronte, un grande fotomontaggio
del , Santo t, in mezzo a schiere di giovani operai,
sormontato dal motto U11 Santo Apostolo del fatJoro.
Sulle grandi pareti laterali della sala, in quelle
minori del corridoio e in vetrine di cristàllo, sono
rappresentate molto sobriamente le nostrn Scuole
Agrarfo e Professionali maschili, e femminili. L'im-
pressione fotografica è completata dalle cifre: co-
minciate da D. Bosco in lta.lia nel 1853, le Scuole
Pro.fessionaJj Salesiane sono oggi 708, distribuite in
122 Istituti, dJ cui 20 in Italia, con un complessivo
di 13624 alunni di cui 2940 ìn fmlia. Ogni anno
licenziano circa 3500 artigiani od operai tec nici i quali,
data la loro formazione morale e professionale, tro•
vano facile e ben remunerato collocamento.
Le arti principali che s'insegnano nelle nostre
Scuole sono: 1) quelle del libro: tipografia, litografia,
legatoria di libri ecc.; 2) quelle dell'abbigliamento,
tessitura, sartoria e calzoleria di confez.ione e taglio ;
3) quelle ind11$tTÌali: carpenteria, stipetteria, mec-
cnnica, el('ttrotecnica, intagliatura ecc.
-

1.5 Page 5

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Comprendono 3 corsi:
]1,jeriare, con tre classi: avviamento; tt1eà10, con
2 classj; jstituto tecnko-professionale; supen·ore,
con classi: istituto industriale.
Il tirocinio ordinario si compie nei corsi inferiore
e medjo, in s anni.
Il corso superiore è destinato particolarmente
alla formazione di maestri d'arte per le Missiow ed
Istituti salesiani.
.Le Scuole ngrarie salesiane, cominciate da Don
Bosco nel 1886, sommano oggi a 77, di cw 19 in
lwlia con 3200 aluo.ni di cui 820 in Italia. Licenziano
ogru llrulO circa 700 agricoltori di diversa coltura
secondo il grado di scuola frequentato:
I: elementare, con 1-2 classi; Il: avviamento, con
tre classi; 11J: tecnico, con 2 classi; IV: istituto,
con 3-4 dessi.
Ogni Scuola Agraria comprende: convitto per gli
alunni e personale, aule scolastiche, podere agricolo
completo con macchinario, apparecchi ecc..
Le Scuole Professionali e di lavoro femmiwli,
cominciate nel 1887, sono oggi 408 (258 in Italia) con
un complessivo di 7740 alunne. Ogni anno, circa
2 mila lavoratrici operaie e buone massaie diplo-
mate.
A parte, a lato della Casa di Don Bosco è ampia-
mente illustrato l'Istituto Missionario Agrario di
Cumiana (Torino). In soli 6 anni (1929-19-35) un
podere di 80 ettari di terreno paludoso, quasi ab-
bandonato, con una vecchia cascina, donato dalle
benefattrici salesiane &relle Flandinet, sulle diret-
tive del Duce fu trasformato in una delle più mo-
derne e fiorenti scuole del genere, meritando il
plauso unanime di eminenti personalità nel campo
agrario e sociale.
Nella parte oppo$Ul alla precedente sono rappre-
sent11ti alcuni degli Istituti Professionali d'Italia, fra
i quali quello recentissimo di Torino offerto dal
Conte Senatore Eugenio Rebaudengo per la forma-
zione di tccwci missionari. La per-fez.ione raggiunta
dalle sue Scuole profes.~ionali è dimostratll da un
nuovo tipo di aeroplano costruito 10tJert1mente, ap-
parecchio e motore, dagli alunni meccanici e car-
pentieri dcll'lstituto s tesso, sotto la Direzione dei
tecnici salesiani e degli ingegneri della S. T. A. L. di
Torino, progettisti del ,·elivolo. Eccone le caratte-
ristiche:
Apparecchio mo,ioplano ad ala bassa per tunsmo tJ
stuola - biposto - a dot>J,io commrdo - ala co,i
alettontJ e ipenoste,rJalore - f t4.Soliera metallica -
apert1lfa alarti tllm. 8.500 - lunghezza totale mm. 5900
- superficie porta'1ttJ mq. 12,10. L'apparecchio ~
munt"to di nr«n•o motore S. T. A. L. - C. I. R. raf-
freddammto ad aria, della pote11za di 80 HP e può
wi/11ppare una vt!locità km. Ora 205.
Il Duce ha sostato a lungo nella nostra sala felici-
tandosi coi Superiori rappresentati dal G111nd'Uff.
Console Generale D. Rubino e da D. Persiani.
Ern accompagnato da S. E. Bottai J\\;linistro dell'Edu-
cazione Nnzionnle, dal Ministro della Stampa e
Propa~dn, dai i:ìortosegrctari di Stato olla Presi-
denza del Consi11lio, all'Agricoltura e alla Bonifica,
-dai rappresentanti del Senato, della Camera, del
Partito, dal Capo di Stato Maggiore della Milizia,
dal Governatore di Roma, dal Prefetto, dal Segre-
tario Federale, dai rappresentanti della Accademia
d'ltalia e di altri Enti culturali e delle organizzazioni
sindacali.
11 Capo del Governo si è compiaciuto vivamente
dell'indirizzo e dell'incremento delle nostre scuole,
si è indugiato con visibile emozione dinanzi al-
i'umiltà della casetta natia del Santo ed ba elogiato
la praticità del nuovo sistema di legatura del no-
stro Colombini.
Fervore di divozione a San Giovanni
Bosco.
BELFORTE SUL CHIENTI (Macuato).
La signora Matilde Massi Ilonfranccschi ha do-
nato una bella statua di S. Giovanni Bosco alla
Parrocchia di S. Eustachio. Benedetta solennemente
nel settembre scorso, attira quotidiariamente una
folla di fedeli che s'infervorano nella divozione al
Santo dei giovani.
CASJJ.LBORGONE. - Un solerte comitato com-
posto dal Vicario, \\:lai Podestà e dalle a ltre autorità
locali ha preparato una granùiosa festa a Don Bosco
Santo, il 15 novembre u. s. Predicarono il triduo
il Cnn. Morino e S. E. Mons. Coppo, il quale ebbe
poi la consolazione di distribuire la comunione ad
oltre 600 uomini, d'impartire la santa Cresima ai
fanciulli e presiedette la solenne processione di chiu-
sura che fu un vero trionfo.
Dopo le funzioni, il Commissario del Fascio
Colonn. Avv. Dote. Battù, ex-allievo, tenne la com-
memorazione civile in piazza Municipio alla presenza
delle autorità e <l'immensa folla, esaltando con affet-
tuosa cloquen?..a il grande Apostolo della Gioventù.
A notte Mons. Coppo parlò ancora ùdle missioni sa-
lesiane in una confcr= a proiezioni luminose.
FIRENZE (S. Iacopino). -A chiusura delle feste
giubilari del Pal"l'oCO Monsignor Santoni, domenica
25 ottobre venne inauguruta nella nuova chiesa di
S. lacopino una bellissima statua di S. Giovànni
Bosco, dono di una pia ammiratrice del nostro
Santo.
La notizia diffusa dai g1omali ha richiamato alla
vibrante cerimonia una eletto schiera cli cooperatori
e di amici dclle Opere Salesiane, venuti da tuttn
la città e dintorni, oltre alla folla del popolo, fra cui
la devozione a Don Bosco è stata preceduta da1la
tenera pietà verso la Sua Madonna, -Maria SS. Ausi-
liatrice, alla quale è dedicato un altare della navata,
sempre splendente di luci e di fiori.
U nostro lstituto di Via Giovanni Angelico è inter-
venuto al completo colla schola cantorum e la banda
che prestarono un ottimo servizio.
Il corteo delle Associazioni Pal"l'occhiali di Azione
Cattolica e delle rappresentanze sfilò ordinatissimo
nelle adiacenze della chiesa, punteggiato di vessilli
e acclamante al SantQ, al1'\\ cui reliquia facevano
scorta d'onore i nostri ex-allievi. Al ritorno, dopo
la benecfriione liturgica, la statua del Santo, riusci-
tissimo lavoro di arte della scuola fiorentina, apparve

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nel suo classico atteggiam.ento ili sorriso
paterno, salutata d~li· squilli dell'Inno
trionfale:
Don Bosco rimam fra t giuvam ancor
Firenze t'acdama frtments d'amor!
Quindi il Cav. Uff. Prof. Carmelo Mcli,
Presidente regionale degli ex-allievi sa-
lesiani e del Consiglio Parrocchiale dj
S. Jacopino, ricordò la predilezione dj
S. Giovanni Bosco per la città di Firenze
C$altando nel Santo il precursore dei tempi
nuovi e l'antesigruino dell'Italia restaurata
in Cristo.
Alla fine del discorso, le scolaresche fe-
cero omaggio al Santo di gran.cli fasci di
fiori, mentre le • piccolissime • infì.òravano
l'altare dell'Ausiliatrice.
Impartita la Benedizione Eucaristiq,, il
Parroco Mons. Santoni ringraziò quanti
avevano cQOperato alla grandiosa mJlnife-
stazionc di amore a Don Bosco Santo in-
vocane.lo sulla gioventù affidai.i alle sue
cure la prote?.ione del i:irandc apostolo dei
giovani, eletto a compatrono della vastis-
'
sima parrocchia.
FRASCATI. - Il giorno delJ'I.mma-
colata, il fiorente nostro Oratorio di Ca-
pocroce ha inaugurato il nuovo grandioso
campo sportivo donato ancora dal com-
pianto Em.mo Card. Le~. ed· uno gra-
ziosa statua rappresentante S. Giovanni
Bosco e il Ven. Domenico Savio. Impartl
la benedizione ricuale S. Ecc. Mons. Bu-
delacci, vescovo ausiliare, il quale ba pure
celebrato la S. Messa distriburndo la
Frascati - I giovani auonio a S. E. Mons. Budelacci dopo
l'lnaugurillonc. della sratua di S. Gio. Bosco.
comunione generale. A sera i giovani fe.
stcggiarono S. E. con un riuscitissimo tratteni-
Don Bosco Santo è passato in trionfo attraverso
mento musico-letterario.
le sue plaghe. E la marcia trionfale continua.
Da agosto a novembr.e del '36 si svolse un nuovo
llVORNO. - La domenica 29 novembre u. s.
un'intima cerimonia ha raccolto gli ex-allievi al
Camposanto per In benediidone del quadro di
Don Bosco Santo esposto in venerazione nella Cap-
ciclo di feste di S. G. Bos<:o in Sicilia, in città che
non avevano potuto sciogliere prima il tributo del
loro omaggio solenne al nostro Santo: a Mariano-
poli (20-23 ago~to}; a Burgio (J-6 settembre); o
pella del èimitero della Misericordia a lui dedi- Vallelun~ (17-20); a Raffadali (24-27); a Calasc1-
cam.
betta (8-u ottobre); a Naro (22-25); a Palma
Ha compiuto il sacro rito, prima delJa celebn1- Montechiaro (5-8 novembre), a Ral{Usa (12-15); a
zionc della santa Mes.'ia. il cav. P. Placido Lucchesi. Nicosia (19-22).
Vi assistettero cogli allievi, ed ex-allievi nostri ,
Le feste precedute da tridui, con 1>redicazione al
le alunne ed ex-alunne delle FÌjllie di Mruia Au- mattino e al pomeriggio, intèrcalate da conforenze
siliatrice, il Proposto della Misericordia, l'Ispettore con proieziqni, si sono svolte dovunque coll'adesione
del Cimitero ed altre distinte personalità con un e l'intervento di tutte le autorilÌI; col111 partecipazione
bel numero· di Cooperatori.
di tutte le associazioni religiose e civili, delle scola-
resche, ed hanno sempre culminato in pocessioni
SICILIA. - Merita di essere rilevato l'entu- spettacolose.
siasmo con cui la Sicilia ha onorato e continua ad
Oratore ed anima fu il nostro don Fasulo.
onorare S. Giovanni Bosco.
A Vallelunga le feste furono promosse dal ,•ene-
Si spno celebrate solenni feste in suo onore e se rando orçiprçtç doq Loreto Ognibene, che volle
ne è stahilito il culto non solo nelle 60 città dove
sono case salesiane e delle Figlie di M. A., ma in
numerosi altri centri di tutte le provincie del-
l'faola.
rendere l'omaggio della sua fervida devozione ol
Santo che negli anni della suJJ gioventù conobbe in
Torino, dove prestnva servizio militare, ed ebbe
consigliere e confessore.
-.,.._

1.7 Page 7

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Maca o (Cina). • Solenne ina u gw-a,:iooe del n uovo edifizio dell 'Istituto SaJ~ian o.
A sugello e a ricordò delle riu$citiAsime feste di
Calascibetta, promosse dal parroco can. don Fran-
cesco Bellom(l, fu stabilito di assegnare un altare a
drm Bosco nella chiesa de!J'Oracorio festivo, perchè
il nostro Samo ne sia titolare e patrono.
Pr(lmotore delle grondiose feste dj Naro fu l'ex-
allievo salesiano cav. rag. Rosario Stella, il quale
offri la statua del Santo.
Le feste ebbero inizio il mercoledì, 21 ottobre,
col trasporto della bella statua alla matrice. Il ve-
nerdl vi intervenne il Yescovo di Caltanissetta, S.
E. Conte Giovanni Jacono, iJ quale benedisse la
novella stntua e rivolse alle scolaresche e alle àuto-
rità un magnifico discorso su don Bosco educatore.
La domeruca 25, vennero da Agrigento a ren-
dere più solenni i festeggiamenti: il Vescovo S.
E. Mons. Giovanni Peruzw; S. E. Mons. Angelo
Ficarra, vescovo eletto di Patti con un gruppo dj
canonici; S. E. il Prefetto, Grande Uff.le Francesco
Sofia; e il Federale, Conte Alfonso Gaelllni.
Mons. Peruzzo celebrò solenne pontificale nella
matrice gremita di popolo - presenti, con S. E. il
Prefetto e il Federale, tutte le Autorità - e pro-
nunziò un:1 sma'{liante omdia.
Un'imponente processione, cui partecipò tutta la
città, fu degna corona alle memorande feste.
11 passaggio della reliquia e della statua del
Santo, portata su un carro trionfale con una s:impa-
tica viva corona di paggetti, fu segnato da wazie
insigni che impressionarono la cittadinanza.
Promotore delle feste <li Palma l\\lontechia.ro fu il
parroco di Maria SS. degli Angeli, don Calogero
--- -- Napoli, che aveva (atto venire la statua del Santo.
..
A proporzione di straordinarie, grandiose solennità
assursero le feste di Ragusa e di Nicosia.
A Ragusa forono promosse dal parroco, mons.
comm. dott. Angelo A.rezzi e daJ rev. dott. Giovanni
Turnino.
LI vasto duomo di S. Giovanni, nella cui abside
era !è.tato collocato un grande arazzo del Santo, fu
affollato di imponenti m8.$~e di fedel; in tutte le
funzioni mattutine e vespertine.
Non solo la domenica, 15 novembre, ma in tutti
i giorni del triduo precedente vi furono delle comu-
ojoni veramente generali.
imponente l'omaggio delle scolaresche. Vi in-
tervennero rutti gli alunn i delle scuole medie ed
elementari superiori <'On a capo il R. Provveditore
agli Studi, i Presidi, il Direttore didattico e il' corpo
insegnante.
Per la festa venne da Siracusa l'Arcivescovo,
S. E. Mons. Ettore Baranzini, il quale celebrò la
Me~sa della comunione generale; al Vangelo della
messa solenne, cui as.qistè pontificalmente, pronunziò
una magisrrale omelia, e nel pomeriggio partecipò
alla processione che fu rallegrata da!Ja banda cirra-
dina, concessa dal Podestà, e decorata dai gonfaloni
del Municipio e della provincia scortati da guardie
di città in alta uniforme.
Alla fine della processione il vasto duomo divenne
insufficiente a contenere l'immensa folla cui rivol-
sero vibranti parole di entusiasmo don Fasulo, che
ringraziò a nome della famiglia salesiana, e l'Arci-
vescovo che espresse la sua compiacenza e il fervido
voto che i figli w don Bosco si ~tabiliscano presto
n Ral!Usa e a Siracusa.

1.8 Page 8

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Con pari fervore di pietà e-piena, vivissima par-
tecipazione di tutta la cittadinanza, si svolsero le
fesre di Nicosia.
Ne fu promotore l'Ecc.mo Vescovo, Mons. Felice
Addeo, al cui zelo risposero con entusiasmo fattivo
il Rev.mo Capitolo della Cattedm1e, il Seminario, il
Comitato onorario, di cui facevano parte tutte le
Autorità, e il comitato effettivo presieduto dal mu-
nifico benefntrore Francesco Speciale.
La cattedrale sempre affollata. Fervido l'omaggio
delle scolaresche. Solennissimo il pontificale con
dotta omelia di Mons. Vescovo. Trionfale la proces-
sione cui parteciparono, col Vescovo, Clero, Autorità,
associazioni religiose e civili e tutta la popolazione.
Vie assiepate, balconi addobbaci.
Grandiosa la funzione di chiusura nella piazza
Garibaldi.
Fu csegulto a voce di popolo, con accompagna-
mento ili banda, l'inno Don Bosco trionfa •·
All'imponente moltitudine rivolse commosse pa-
role don Fasulo e impartl la benedizione, colla reli-
quia del Santo, S. E. Mons. Addeo.
Promotori dcl.le feste di Marianopoli, Burgio e
Raffadali furono i relntivi, zelanti decurioni sale-
siani: Sac. Gaetano Giunta, Parr. Rocco Colletti ed
Economo Francesco De Caro.
Altre feste di S. Giovanni Bosco e fervide manife-
stazioni salesiane hanno avuto luogo a Cianciana,
.Ribera, Porto Empedocle, Delia, S. Cataldo, Ter-
mini lmerese, Mussomeli.
A Termini l merese il 14 novembre fu benedetta
nella èhiesa di S. Anna una nuova statua di S. Gio-
vanni Bosco, acquistala per lo zelo e l'interessamento
del rettore, Sac. Vincenzo Pravatà, del sig. Piazza
Giovanni e di altri benemeriti cooperatori. Dopo la
benedizione da lui impartita, il Rev.mo Arciprete,
Mons. Giuseppe Forrnusa, cantò messa e tessè le
lodi del Santo.
Pare che S. Giovanni Bosoo in<:oraggi e premi il
fervore dei devoti di Sicilia con numerose grazie
accordate nel corso delle feste.
Ne riportiamo una segnalataci da l\\lJus,;omeli, dove
le feste si celebrarono, con entusiasmo popolare, dal
19 al 23 agosto.
i La signora Francesca Zangri - oosl ci scrivono
- per di,•ersi mali e febbri inclassificabili, da due.
nnni trovavesi inchiodata o letto senza speranza di
poter lasciare il suo !(iaciglio di dolore. Però una
viva speranza si accese nel suo cuore all'annunzio
delle feste di don Bosco: che il Santo le avrebbe
concesso la grazia di lasciare il suo letto nel giorno
della festa. Difatti fece la novena di S. Giovanni
Bosco e precisamente il giorno della festa, 23 agosto,
la signora Zaogri lasciò il giaciglio su cui giaceva
da due anni, e, vestita dei suoi migliori abiti, si
recò in chiesa per ringraziare il gran Santo e versare
lacrime cli ringraziamento al suo altare infiorato.
Viva Don Bosco Santo I •·
benedisse S. E. l'Arcivescovo ì\\lons. Amomo de
Almeida Lustosa, salesiano, che celebrò anche la
prima messa tenendo un bel discorso sulla neces-
sità e vantaggi di quest'opera meravi~liosa cli Don
Bosco Santo. Intervenne il Presidente dclJo Stato
con altre autorità smtali cd una gran folla di popolo.
È ormai frequentato regolarmente da circa 200 gio-
,<ani poverissimi, e vi attendono anche i gio,c.rni
chierici del Seminario Archidiocesa1'1o che cosi si
formano allo spirito di S. Gio. Bosco nell'apostolato.
CINA. - MACAO.
fl 17 luglio u. s . S. E. Mons. ,;,.;uiics, ha avuto
la gioia di benedire ed inaugurare solennemente
il nuovo edificio del nostro Istituto di cui avev:I
posto la prima pietra un anno prirna alla presenza
di sette Vicari Apostolici.
TI Governatore, tenuto a letto da persistente
indisposizione, si fece rappresentare dal Col. An-
ton io Ferreira da Silva Junior, Direttore delle Opere
Pabhliche, e a lui faeevan corona autorità civili e
militari con folto gruppo d i dist inte personalità
della Colon ia. In modo partioolare dobbiamo no-
minare il Ten. Albano d'Tliveira, P residente del
Lea! Senado, il Cap. Alexandre 1\\Jajer, Commis-
sario di Polizia, il Dr. osé Ferreiro de Castro,
Rettore del Liceo, Padre Anacleto Dias, Superiore
dei Gesuiti, il Dr. Lobato, l'Ing. Joiio NolaSCQ, e
BRASILE. BELEM PARA. - Un nuovo
Oratorio festivo.
Il 24 maggio u. s. a Belem Para venne inaugu-
rato un nuovo Oratorio festivo, aperto in un rione
,!ella città eminentemente p0vero ed operaio, Lo
- Macao• li nuovo edificio d ell 'Orfanotrofio Salesiano.
31

1.9 Page 9

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una larga rappresentanza delle scuole maschili e
femminili della città, col Serni.nario al completo.
li Direttore deU'Orfanatrofio con brevi parole
presentò il nuovo edificio, rilevando le difficoltà
mcontrate nella costruzione, nel periodo più cri-
tico per In Colonia, per l'anesto degli affari dovuto
al cambio sfavorevole, e per le incertezze sem.pre
più preo«upanti delle situazione internazionale,
che assottigliò enormemente le opere di beneficenza,
e fece temere non poche volte di dover sospendere
i lavori. La magnanimità dei Portoghesi, la carità
inesauribile e finissima di alcuni amici, e la larga
contribuzione di ricchi cinesi, pennisero di conti-
nuare serenamente e di giungere alla spspiratu inau-
j?urarione, benchè molto manchi ancora , per ulti-
mare totalmente i lavori.
U nuovo fabbricato consente la definitiva si-
stemazione del collegio, ~e ha cosi appositi
locali per la sezione studenti, interni ed esterni.
Col nuovo anno scoJastieo, oltre alle scuole ele-
mentari, cominciò pure a funzionare la scuoio me-
dia, specie per interni, provvedendo cosi ad una
scuola secondaria per cristiani convittori. Anche
gli ex-allievi hanno ormai i loro locali per riu-
nirsi periodicamente, onde non perdere la buona
educazione cristiana e aumentare i contatti con i
lo,o educatori.
.Manca ancora il salone.teatro, che era pure in
progetto. Ma ~.i ~ già iniziato, grazie alla genero-
sità dell'1ng. Joao Nolasco, che offre gratuitamente
i suoi servizi.
Un fatto da segnalare: le costruzioni e le djfficoltà
finanziarie non ridussero la beneficenza durante
l'anno 1935-36, anzi furono aumentate d'una tren-
tina le ammissioni gratuite, le quali superarono
il centinaio, mentre gli altri ottanta ricoverati con-
tribuivano appena con una media pé.nSionc che
non raggiunge la metà della tassa fissata; sicchè
l'Orfanotrofio potè impiegare circa ottantamila lire
in opere di bene.
Dopo un pubblico ringraziamento alle Autorità
ecclesiastiche e civili, e in modo particolare al Di-
rettore e agli Ingegneri delle Opere Pubbliche, il
Direttore del collegio annunciò che ai maggiori
contribuenti delle nuove scuole, come segno di
gratitudine perenne, veniva dedicata un'aula cia-
scuno; e mise in particolare evidcn1.a la generosità
dell'Ispettore dei Servizi Economici, il signor
Pietro Lobo, per le cui benemerenze veniva dedi-
cata alla venerata memoria della defunta sua con-
sorte, Donna Branca Lobo, il salone-studio del-
l'Istituto.
Segui uno sceltissimo programma musicale e
una nuova interessantissima esibizione d.i ingegnosi
esercizi ginnici, che divertirono molto il pubblico,
largo di applausi e di ummil'll?iione.
Tagliati i nastri tntdizionali dal Col. Antonio
Ferreira da Silva, il pubblico si riversò nei puovi
locali, ove una magnifica Esposizione scolastico-pro-
fessionale fece conoscere una volta più la finaliti\\
e l'importanza della Scuola, la bontà dell'insegna-
mento e le benemerenze dell'Istituto, sempre più
-apprezzato e ricercato in Cina.
32 :-.::
Lettera di Don Giulivo ai giovani.
L'Imperatore della Dottrina Cristiana.
Carissimi,
a Roma, ,re/la rhiesa di Sa11ta IJ.faria ;,, Compi-
telli, il 15 ,r01J8mbre d,!llo scor,o anno, si è svolta la
festa tradizionale della proclamazione dell'Impera-
tore della Dottrina Cristiana, a co,rcfoticme del/,. gare
dioresm1e di coltura religiosa, uco11do i ,r11,01:i ordi11a-
111etzti. Presiedette la ceri111Q11ia S. E. l'Arcivestovo
Jvlom. Trocchi. E Imperatore fi, proclamato imo dei
vostri compog,,i: il giqvi11etto Domenico Volpi della
nostra Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù. Aveste
visto, cl,11 frionfò! Incoronato d'alloro, scortato da
da tutta la ma Corte formata da quauro Principi
e dt.e Capitani, prered11to dal/'Alfiere e accompa-
g11alo da Mons. Pmcucci, /11 condotto trio11falme11te
alla n,a Pa"ocehia ove era110 ad attenderlo il Par-
roro con tulle le rapprese11ta11::e dell'A::io11e Cattolita
e numerosi parrocchiani, che lo accolsero con ,mo
scroscio di applausi. Quindi, i11 Basilira, i11to11a,ono
il Te Dèum ed, esposto il Santissimo, fu impartita
lo beuedi::io11e eucaristira. Ma l'entusiasmo giwm1i/e
flolle ancora la sua parte, e, termi110U1 la fim::io11e,
ecco tutti• i compagni a ft>lidtarsì coli'Imperatore c.011
wm dei Capitm,i, coll'Alfiere e co11 altri sei giova11i
premiati rol primo premio, ltltti della itessa nostra
Parrocchia del Sacro Cuore.
Una festa indime,zticahile. lo ne ebbi la bella 11otizia
insieme ad altre i'o1isolm1tis.rime. Parecchie 11ostre Asso-
ciaz-iom di Azione Cattolica, prime .fra t11tte, quelle
della Sicilia, n"porlaro110 i migliori premi nelle gare
dioresa11e, regionali e perfino ;,, quelle 11a::io1111/i di
relil]io11e. Ne parlarono i giornali, ed ebbero gli elogi
dello stesso Santo Pàdre Pio Xl. &ro ,m grande
Ktimala per voi ad applicarvi con amore 11el/o stt1Clio
della Religio11e. Imperatori i11 terra, e santi ,m giorno
i1I Cielo! Coraggio .àdrmq11e/ Nella prossima Q11aresùnn
i11te1/sificote a11cor pirì la t:ostra appliwzù:me e, se 11011
vi i11cQ1onerom10 gli 11omi11i, :nate fmr certi che t•i
incoronerà ,m giorno il Sig11ore in Paradiso coll'im-
marcescif)ile corona della t.•era Jtlièitn. Allegrammte
vostro aff.mo Don GtuLlVO.
Cari Cooperatori,
Avete già risposto all'appello del
Rettor Maggiore pel risparmio della
lira mensile per 1•ampliamento del
Santuario di Maria Ausiliatrice?

1.10 Page 10

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DALLE NOSTRE MISSIONI
'"l
La residenza missionaria "S. Teresina " sul Rio das Mor1e.s.
MATTO GROSSO (Brasile).
Sulle tracce delle nostre vittime ...
(Continuazione: ved, numno dt dic.anbr,).
A notte ripassarono il fiume e si raccol-
sero nell'accampamento in preda alla più viva
emozione. Dormirono ben poco. L'impres-
sione di trovarsi nel luogo ove i due con-
fratelli erano stati cosi barbaramente truci-
dati da quei selvaggi stessi che presso forse
insidiavano la vita dei nuovi esploratori. an-
siosi di gettarsi su di loro col grido di guerra,
coll'odio di razza e con sete di sangue, non
lasciava prender riposo. Verso l'alba un ru-
more insolito, uno scricchiolio di rami secchi,
uno schianto improvviso nella v:icina foresta,
li fece scattare in piedi. Uno dei nostrj ~tava
già sull'attenti, coll'arma in pugno. Dato l'al-
larme, tutti aguzzarono la vista attraverso lo
scialbo chiarore delle stelle per individuare
qualche cosa, tendendo l'orecchio per distin-
guere ogni rumore. Ma il silenzio era tornato
normale. Forse un tapiro o qualche altro ani-
male in fuga rincorso dal terribile giaguaro?
o forse, più probabilmente, un'astuzia dei sel-
vaggi per far cadere i nostri in un'imhoscata
attraendoli verso la vicina foresta e sfogare la
loro sete di odio? Il riposo se n'andò anche per
prudenza, percbè sorgeva l'alba che è sempre
l'ora preferita dai selvaggi per gettarsi sulle
loro v1tt1me. Quel giorno avevano stabilito di
non viaggiare. Era necessario che si fermassero
per vedere e osservare ogni cosa. Bisognava
effettuart; con la massima cura un sopraluogo,
raccogliere elementi per formarsi un'idea esatta,
e ricostituire nella forma più veridica possi-
bile la tragedia che si era svolta in quel luogo
pochi mesi innanzì. Don Colbaccbini celebrò
la $. Messa in suffragio· delle anime delle
due vittime nel luogo stesso ove essi genero-
samente avevano sparso il loro sangue per
Cristo. Impossibile esprimere l'onda di com-
mozione del celebrante e degli assistenti. Com-
piuto il sacro rito, si diedero al lavoro per far
rilievi e studi sul luogo dell'eccidio.
RICOSTRUZIONE.
Al fatto tragico si sa che pochi furono te-
stimoni; alla morte dei due Missionari poi
nessuno era presente, nessuno vide: essi mo-
rirono soli, senza testimoni. I loro compagni
erano rimasti parte nell'imbarcazione e parte
sulla riva e non udirono altro che il grido di
guerra dei selvaggi e w1 grido di aiuto cli
D. Sacilotti, poi i colpi delle terribili mazzate
sul capo e sul corpo delle due vittime; nulla
più. Nessuno deg)j altri ebbe in quel momento
la presenza di spirito ed il coraggio di correre
in soccorso. Presi da profondo panico, si die-
dero alla fuga, misero l'imbarcazione al largo
- e solo all'indomani si decisero di ritornare suJ
33

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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luogo per conoscere la sorte dei due Missio-
nari. Quest'è la ragione per cui in un primo
tempo furono così varie e diverse le notizie
e le versioni presentate sul fatto e sulla morte.
Premeva dunque giungere ad una conclusione
certa, veridica e positiva. La prima idea ~
fissare fu quella della configurazione del luogo.
Il fiume in quel punto presenta un'immensa
curva: la sponda destra si alza staccandosi
dall'acqua come una grande parete per una
lunghezza di oltre due chilometri; la sinistra
invece è bassa, ed una grande spiaggia di
bianc.-a sabbia ne occupa la maggior parte.
La riva destra può misurare da dieci a quindici
metri di altezza ed è quasi prependicolare al
fiume, di modo che trovandosi ai piedi è im-
possibile vedere od osservare cosa alcuna lassù.
Per salire la riva bisogna arrampicarsi, ag-
grappandosi alle radici di piante e di arbusti.
Sull'alto si stende una vegetazione semi-fo-
restale: alte erbe, rare piante, molti arbusti, e
varie piccole palme che incurvano le loro fo-
glie fino a terra. Luogo tipicamente strategico
e perfettamente· adatto aì selvaggi per un'im-
boscata. Dall'alto della riva potevano vedere
ed osservare la vasta fascia del fiume, fino
all'estremo della grande svolta, senza la mi-
nima probabilità di esser visti. L'alta !iponda
era sicura difesa e fattore d'immunità. Im-
munità, perchè chi stava in basso sul fiwne
non avrebbe potuto veder nulla di ciò che
avveniva lassù e, per correre in soccorso alle
grida di aiuto, sarebbe stato necessario un
tempo relativo, più che sufficiente perchè i
selvaggi potessero mettersi in salvo.
È certo, anche dalle lettere scritte da.i due
Missionari, che i selvaggi avevano da tempo
notata la loro presenza sul Rio das Mortes, e
ne seguivano i passi durante il viaggio. Senza
dubbio i selvaggi avevano pure notato che i
Missionari quando scorgevano sulla riva de]
fiume vestigia e segni di loro presenza, sosta-
vano e scendendo a terra andavano per la fo-
resta seguendo il piccolo sentiero segnato qua
e là. D. Saci!otti particolarmente era solito
andar còsì per ore ed ore sulle orme dei sel-
vaggi, spinto sempre dalla speranza di rag-
giungere quei poveri figli della foresta, ami-
carseli e convertirli. Conosciuto il sistema dei
Missionari, i selvaggi tramarono l'imboscata.
Come? T nostri scartarono subito la supposi-
zione che un caso fortuito avesse portato due
selvaggi ai piedi dell'alta riva, sull'orlo delle
acque, proprio nel momento in cui l'imbar-
cazione sulla quale viaggiavano i Missionari
approdava sull'estrema curva del fiume, pel
--- - fatto che il rumore del motore a scoppio del-
34
l'imbarcazione si udiva in quelle silenziose
solitudini molto da lontano ed a'lrevano quindi
il tempo e la comodità di nascondersi. Tutto
invece deponeva per una minuziosa ed accu-
rata imboscata. L'uccisione dei Missionari fu
indubbiamente premeditata.•
Sull'alto della riva, il bosco era rado, ma il
terreno sparso di molti cespugli, piccole palme,
ed alte erbe che davano agio ai selvaggi di
nascondersi a_ppiattandosi dietro il folto del
fogliame e delle erbe. A poca distanza si apriva
un'ampia radura, che confinava con una spessa
muraglia di foresta, propria dei luoghi ove si
formano le sorgenti dei fiumi. Presentita la
venuta dei Missionari e avvistata da lontano
l'imbarcazione, due selvaggi scesero sull'orlo
delle acque, in punto ben visibile, e furono
quindi scorti da lontano dai missionari. Ma
appena s'accorsero d'essere stati avvistati, ri-
salirono frettolosi la riva e si unirono agli altri
loro compagni, appostandosi tra le erbe e le
piante a piccola distanza dalla sponda per dar
agio a chi seguisse le loro onne di addentrarsi
tanto quanto bastava per poterlo assalire da
qualunque lato. Era il cerchio <lella morte.
Il piano strategico dei selvaggi era <li fuggire
appena consumato il massacro e internarsi nella
vicina foresta. sarebbero stati salvi. Tanto
è vero che la cosa andò proprio cosl.
Dalla narrazione dei compagni dei Missionari
sopravvissuti si sa che, il giorno novembre
1934, D. Sacilotti e D. Fuchs, con quattro
compagni, scendevano pel Rio das Mortes
con met-a aU'At:aguaya e a Registro, prove-
nienti dalla residenza S. Teresina sull'alto
Rio das Mortes.
Fino a quell'ora, non avevano ancor notato
nulla di anormale, quando, verso le quattro o
cinque di sera dello stesso giorno, ad una svolta
del fiume, chi stava alla prora vide lontano,
sulla sponda dell'alta riva di destra, i due sel-
vaggi. Diede una voce ai compagni e chiamò
i Missionari perchè osservassero. Ebbero ap-
pena tempo di assicurarsi che erano veramente
due selvaggi all'erta sulla riva del fiume, che
li videro dapprima fissare la loro imbarcazione,
poi salire rapidamente l'erta spond.'l e scom-
parire tra le piante. I Missionari decisero
senz'altro di approdare e fecero accostare la
bàrca al punto in cui avevano visto i due sel-
vaggi. Si videro allora sotto l'alta barreira che
saliva quasi verticalmente sopra il loro capo.
D. Sacillotti bllizò tosto a terra, diede uno
sguardo alle onne lasciate dai due indigeni,
poi alzò l'occhio verso l'alto per misurare
la ripida salita, tornò ad osservare le orme
lasciate, per assicurarsi bene che fossero

2.2 Page 12

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dei selvaggi, quindi, senza ,dir parola o chia- che presso si era svolta una triste scena.
mare alcuno, senza nulla in mano, comin- Avanzarono ancora alcuni passi e, tra due pic-
ciò ad arrampicarsi. D. Fuchs, uscito dal- cole palme ecco alJa loro vista il corpo di Don
l'imbarcazione, osservate le orme e visto Fuchs ignudo e senza vita. Terrorizzati, colle
D. Sacillotti salire, raggiungere la sommità e Jagrime agli occhi, si chinarono su quel povero
scomparire tra il verde delle erbe e dei ce- corpo: aveva il cranio spaccato e per tucto
spugli, si diede ancor egli a seguirlo, aggrap- visibili i segni dei terribili randelli che avevano
pandosi alle fragili radici di piante e di arbusti; prostrato l'eroico missionario. Poco oltre gia-
ma stentava ad avanzare. La sua salute era ceva il povero D . Sacilotti ancor più marto-
profondamente scossa: non aveva quasi più riato: la testa spaccata, le mandibole fracassate,
forza; si sentiva venir meno. Pregò allora che frantumate le braccia, lividure profonde per
lo aiutassero cd il buon bororo Luiz, tanto tutto il corpo. Un filo di sangue usciva dalla
affezionato, corse a sorreggerlo r iuscendo a bocca del martire e bagnava la terra. Dei
fargli vincere l'erta e toccar la cima. Scom- selvaggi, nulla: le onne e vestigia eran dirette
parve tosto anch'egli fra gli arbusti. Nessun verso l'interno della foresta. DeJle vesti ed
altro della comitiva salì ed accompagnò i due oggetti che portavano i Missionari non fu
sacerdoti. Tutti rimasero sulla barca, o vicino trovato più assolutamente nulla.
ad essa, a terra, aspettando. Passarono pochi A quel triste ed orrendo quadro si sentirono
momenti. TI bororo Luiz stava salendo la riva venir meno: volevano gridare e non ne ave-
per seguire il Missionario, quando - affer- vano la forza. Il povero bororo, accanto al
mano - tutti udirono la voce di D. Sacilotti corpo esanime del Padre ed amico dell'anima
che invitava a raggiungerlo, portando og- sua, piangeva chiamandolo ad alta voce quasi
getti da regalare ai selvaggi. Si disponevano lo volesse risuscitare.
pertanto a recargli ogni cosa, quando, all'im- Vinta la prima impressione, sotto l'incu bo
provviso, udirono un grido acuto di aiuto ed il terrore dei selvaggi che potevano ad ogni
che ad essi parve ancora di D. Sacilotti, e poi, mornenio sorprendecli, pensarono di traspor-
subito, urla e grida dei selvaggi e colpi di ba- tare i corpi dei due poveri Missionari più
stone spaventosi. Presi da indiscutibile panico viLino al fiume. in alto, proprio sull'orlo
alle urla ed al fracasso infernale, i quattro della riva scoscesa scavarono due fosse pro-
compagni dei Missionari, invece di correre al fonde appena il necessario per coprire con un
soccorso, si gettarono sull'imbarcazione e pre- po' di terra i cadaveri. Compiuta rapida-
sero il largo. Solo uno, un olandese, che da mente la mesta cerimonia s'inginocchiarono e,
pochi giorni si era unito alla comitiva, impu- più colle lagrime che colle labbra, recitarono
gnando l'anna si spinse fin sull'alto della r.iva una preghiera affidando a quella solitudine
gridando ai compagni di aspettarlo. Ma questi, i corpi delle d ue vittime. Poi composero una
per tutta risposta, lasciarono sulla riva una pic- rozza croce e, piantatala fra le due tombe,
cola canoa che conducevano a rimorchio, e essi ripresero la via del ritorno. Le due salme
fuggirono. L'olandese sull'alto della sponda rimasero in quell'erma sponda del triste fiume,
gridava chiamando per nome i due sacerdoti, nella solitudine e nel silenzio, sotto l'esile fusto
ma non sentiva altra risposta che l'urlo infe- delle verdi palme, coperti solo dalle poche
rocito dei selvaggi sempre più vicino, quasi zolle che bagnarono col loro sangue per più
venissero verso di lui Vistosi così solo, giu- di cinque mesi, finchè l'Olandese, partito da
dicò più prudente ritirarsi. Scese a precipizio Registro di Araguay;t con due casse di legno
la riva, entrò nella canoa, e, a tutta voga, rag- internamente rivestite di zinco, non le potè
giunse i compagni. Già si faceva buio e lo riesumare e tra'>pOrtare alla residenza prela-
spavento ed il terrore provato fu tale, che tizia, ove il Prefetto Apostolico, alla presenza
per tutta la notte andarono navigando, fer- di tutta la popolazione, diede loro onorevol:>
mando~ ass~ lontano.
sepoltura.
Al mattino seguente, non senza grande timore, Questa, la ricostruzione dell'orrenda tragedia
ritornarono al luogo fatale per conoscere qual- che si svolse il giorno novembre 1934,
cosa di quello che fosse accaduto ai due Missio- verso le 5 di sera, sulla rivà destra del Rio das
nari. Con tutta prudenza, passo passo, guar- Mortes, a circa 400 chilometri, dalla foce
dinghi ed attenti, salirono la riva, entrarono nell'Araguaya.
fra le erbe e gli arbusti, chiamarono ad alta
voce per nome i due Missionari: ma nessuna
VERSO LA META.
risposta: silenzio profondo. Le vestigia dei sel- Il viaggio di ricognizione sul Rio das Mortes
--- - vaggi, l'erba calpestata indicavano chiaramente doveva però continuare. Il mandato dei supe-
35

2.3 Page 13

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-UlU ttJF1frf1fflJ
.,
~- ~f.'!li• t~#-g~fG-~~l1ìM-~O
~ --.~l!tltl
- l; "'·
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..•· 1 ·
. ., .:liii'
Le Scuole Professionali ed Agricole Salesiane
:alla Mostra Nazionale dell'Istruzione Tecnica,
in Roma, inaugurala dal Duce, visitata da S. M.
il Re Imperatore, da Augusti Priocipi, Autorità,
personalità italiane e straniere e da folle di
-

2.4 Page 14

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~.--, srnm 11rn11111t,.,.t!Al,~
studiosi, di tecnici ed un.miratori. Ricostruzione
della casetta oatia del Santo fondatore: docu-
mentazione statistica e fotografica dello svilup-
po dell'open nel campo dell'istruzione tecnica
professionale ed agricola.
,
·-- 37

2.5 Page 15

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riori era di risalire il fiume fino al punto estre-
mo raggiunto dalle due vittime alla residenza
cui diedero il nome di S. Teresa del Bambino
Gesù. Restavano ancora altri quattrocento chi-
lometri all'incirca.
Lunghe giornate di viaggio penoso e di pe-
ricolo continuo. I selvaggi erano là. Anche il
giorno che sostarono in ricognizione sul luogo
dell'eccidio essi avevano messo fuoco nella
steppa, a poca distanza.
•Dato pertanto l'addio al triste teatro della
tragedia, partirono rimandando al ritorno il
progetto di erigervi una grande Croce a pe-
renne ricordo.
Il tratto da percorrere offriva ormai vicino
il grandioso quadro della foresta che giun-
geva fino alle sponde del fiume. Le sp.iag-
gie aperte si facevano più rare e imponevano
maggior precauzione e vigilanza soprattutto
per la scelta dell'accampamento. A destra
ed a sinistra del fiume, ora più vicino, ora
più lontano, si alzavano tutti• i giorni dense
colonne di fumo. Ad un certo punto si distin-
gueva recentissimo il passaggio dei selvaggi
che avevano da poco attraversato il fiume. I
nostri ardevano dal desiderio cli poter scorgere
qualcuno degli indigeni almeno di sfuggita.
]\\ila per quanto aguzzassero la vista non ci riu•
scirono mai. Li seguivano certamente lungo
la costa senza perderli un istante di vista; ma
i nostri erano in mezzo al fiume, in campo
aperto; essi invece, protetti dal folto della
foresta. Le tracce recenti che ne rivelavano la
presen7..3 e l'astuzia di occultarsi sistematica-
mente destavano pertanto non pochi timori.
La navigazione teneva la sponda del fiume
per evitare l'impeto della corrente, sempre più
intensa nel mezzo. Ma questo costituiva anche
un continuo pericolo. Ad ogni istante la freccia
di un selvaggio nascosto dietro un tronco o
tra gli arbusti della foresta poteva colpire qual-
cuno: il bersaglio era affatto scoperto. I nervi
quindi eran sempre tesi, in continua appren-
sione per ore ed ore. Unico sollievo e distra-
zione erano gli animali della foresta eh.e di
quando in quando scendevano al fiume e si la-
sciavano vedere. Più frequente il tapiro (anta)
che, uscendo a lenti passi dal bosco, passeg-
giava per la spiaggia, entrava nel fiume, si ba-
gnava, nuotava, affondava, compariva e scom-
pariva qua e là alla superficie dell'acqua diver-
tendosi a suo bell'agio. Torme poi di capivaras
ed altri animali, sereni e tranquilli, si go-
devano la vita. Era interessantissimo vederli
cd osservarli in tutti i loro movimenti che
riflettevano la pace solenne nella piena libertà
-della natura. Ma era altrettanto triste e penoso
vedere come, appena avvertivano la presenza
dell'uomo, perdevano istantaneamente ogni
pace, s'inquietavano sconcertati e si davano
a precipitosa fuga, coi segni del più vivo ter-
rore.
SANTA TERESINA.
I nostri desideravano arrivare alla residenza
S. Teresina » per la festa dell'Assunzione. E
verso sera del giorno J4 agosto, ecco proprio ad
wia svolta del fiume, visibile appena, in lon-
tananza, una radura nella foresta, ove emergeva,
avanti ad una pice-0Ja capanna, nascosta dal
verde del bosco, un'alta croce. «S. Teresina!
S. Teresina! » fu un solo grido. E la vicinanza
della meta rallegrò i cuori. In brev'ora tocca-
rono quel remoto lembo di terra, bagnata dal
sangue delle vittime, e furono sulla soglia di
quella povera capanna, costruita dalle loro
mani, che li ospitò per più di un anno, for-
mando la prima Casa Salesiana del Rio das
Mortes. I tre Salesiani che la componevano
erano ormai tutti morti. Ma la capanna ac-
coglieva quella sera altri tre confratelli
Otto mesi erano trascorsi dal giorno in cui
D. Fuchs, D. Sacilotti ed il coadiutore Pel-
legrino avevano lasciato Ja residenza per la
ricerca dei Chavantes, e non tornarono più!...
Epperò le poche cose che avevano lasciato nella
capanna rimanevano ancora intatte. S. Te-
resina aveva fatto la guardia. Forse i Chavantes
non misero mai piede in quel luogo. L'alta
croce che i Missionari avevano innalzato da-
vanti alla piccola capanna s~ ne stava tuttora
ritta, per nulla profanata; unica fra le tante che
i Missionari eressero qua e là pel Rio das
Mortes, onde conquistarlo a Cristo.
La piccola capanna, tutta a foglie di palma,
rivelava la più pura e la più squallida povertà.
In quella povertà vissero per mesi e mesi i
cari Missionari sempre aspettando il giorno
del sospirato incontro. C'erano ancor le trac-
ce del lavoro compiuto nella lunga attesa,
c'erano le piantagioni fatte, ed i nostri ne
colsero alcuni .frutti. Dio colse invece il loro
sacrificio. Quand'essi, dopo tante fatiche e
tanti dolori, colla gioia nel cuore stesero le
braccia per far dei figli della foresta i figli di
Dio, quem ricambiando l'amore coll'odio, la
vita colla morte, massacrarono i generosi che
li avrebbero redenti alla fede ed alla civiltà.
I nostri sostarono in S. Teresina, dieci giorni.
Fecero varie escursioni di ricognizione per ri-
levare la presenza dei selvaggi, ma non riusci-
rono a rintracciare alcun indizio nè recente,
nè antico. Salirono sull'alto di una collina
prossima alla residenza e, nel vasto orizzonte

2.6 Page 16

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che si apriva avanti a loro, non scorsero, lon-
tano, lontano, ven;o il nord, altro che il fumo
del fuoco acceso nella steppa.
Intanto le rison,e alimentari cominciavano
a scarseggiare. Vivevano quasi solo d1 caccia o
di pesca, e specialmente di uova e di carne di
tartaruga, abbondanti in quella stagione ed in
quel luogo. l\\la questo alimento forse troppo
forte, ùi cui non s1 può impunemente abusare,
causò al confratello Petronzelli un'indisposi-
zione che, unita alle fatiche e agli strapazzi
$olfoni nel viagggio, gli destò un'alta febbre,
ribelle &d o~ni rimedio. Fu una grave preoc-
cupazione. lontano, in quel luogo dei:erto,
in quell'estrema penuria, il giovane salesiano
minacciava di venir meno. li pensiero di
S. Teresina, nella caparma ove vissero e pe-
narono per lunghi mesi le eroiche vittime,
richiamò la fiducia nel soprannaturale, nel
patrocinio della piccola Santa, patrona delle
Missioni.
Ma i giorni passa,·ano, le risorse finivano,
e la prospettiva di oltre quindici giorni di
viaggio per raggiungere il primo posto di soc-
corso sul Rio Araguaya aumentava la loro ap-
prensione. li confratello lungi dal migliorare,
accennava piuttosto a peggiorare. Furono giorni
ùi ansia e di indicibile trepidazione. Il Si-
gnore vole\\'a provare la loro fede. Infatti,
quando parevano svanire tutte le speranze
umane, nell'inrncare S. Teresina e nell'affet-
tuoso ricordo dei Missionari caduti, ecco la
febbre improvvisamente diminuire e il con-
fratello cominciare sensibilmente a migliorare.
frattanto alternandosi nell'assistenza del ma-
lato, i nostri avevano preparato una croce da
portare e collocare sul luogo dell'eccidio.
Don Colbacchini incise su una tavoletta che
aveva servito da rude tavolino a D. Fuchs,
il nome suo e quello di D. Sacillotti.
Pctronzelli si riebbe in tempo per dare una
mano anche a questo lavoro. Continua.
CHACO (Alto Paraguay).
Primo incontro con gli Indi Guarany.
Amatissimo Padre,
molte \\'olte avrei voluto scri\\'erle, special-
mente nei momenti in cui si soffre per le anime
che n sono affidate e molto più per quelle che
ci sono care, e che non si po~sono salvare
per mancanza di mezzi e specialmente di opc•
rai evangelici....
Or, eccomi a raccontarle la mia prima vi-
sita al nuovo nostro campo di :\\lis:.ìone, fra
gli indi Guarany, i veri aborigeni del popolo
Paraguayano, il quale, pur avendone <limen-
dicato i costumi e le tradizioni, non ha potuto
sottrarsi all'idioma Guarany, unico anello che
lo unisca ai suoi progenitori.
Del popolo guaranitico avevo sentito par-
lare a più riprese dagli ufficiali e soldati para-
guayani, reduci dal fronte di battaglia; però,
trovandomi sempre confinato nei fortini di
Olimpo e Baia Negra, non potevo averne
che idee vaghe e inesatte. Ma, nel giugno
scor.;o, ebbi occasione di viaggiare nel Sud,
ed allora per mezzo di veri e autentici te-
stimoni compresi che la noi.tra .Missione
del Chaco si era arricchita di un nuovo greg-
gie, e decisi di visitare i cari Guarany, dei quali
tanto bene e con sl grande interesse mi si
parlava. Telegrafai perciò a Montevideo al-
l'amatissimo Ispettore Don Luigi Vaula e,
avutone consenso telegrafico, mi posi in viag-
gio, accompagnato dal mio indivisibile con-
fratello coadiutore Donno Nicola.
ATTRAVERSO L'IMMENSO CJJACO.
Da Olimpo a Casado è breve il tracco, sicchè
dopo poche ore di navigazione sul Rio Para-
guay, vi si arrivò col cuore pieno di desiderio
di internarsi nelle selve per abbracciare i nuovi
figli della nostra Missione. Ed eccoci in treno:
una co.l>ll minuscola certo; ma, pel Chaco,
ulLrasufficiente e di luS..'10. Come Dio volle,
si fecero i 16o chilometri, passando la notte
in continua lotta con le zanzare, accoccolati
su di un pancone, finchè alcuni galli, appol-
laiati in un cantuccio, col loro canto mattu-
tino non ci avvisarono del no~tro arrivo al
punto estremo ddla ferrovia, primo centro
di smistamento delle truppe ciachegne. Bal-
zammo a terra; rifocillammo le membra squas-
sale nelle 14 ore di viaggio notturno e ci pre-
parammo a seguire il cammino. Infatti il
Comando di truppa ci avvisò che l'autocarro e
l'autista erano pronti per condurci a Camaccio,
lontano più o meno un centinaio di chilometri,
e divenuto, causa la guerra, centro del Comando
del Chaco.
Seduto al fianco dell'autista che maneggiava
il ,·olante fischiettando ÌnCC$..-;amemente delle
polche paraguayane, mi sentivo sballonzolare
in mille guise, col pericolo di vedermi gettato
a terra quando l'autocarro si sprofondava nei
valloni che tt11tto tratto solc.wano il cammino.
All'imbrunire si arrivò a Toledo, ieri centro
<li eroismo, oggi magnifico rifugio di tigri, che
han trovato nelle vecchie baracche dei soldati
ospitalit.à sicura contro le bufere e ripo~o nelle
loro e~cur..ioni in cerca di preùa. Di buon
- mattino fummo in picùi e, sorse~giato l'im-

2.7 Page 17

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mancabile «mate » bollito, con alcune gallette,
si riprese la via polverosa verso Camaccio,
ove si arrivò nelle ore pomeridiane. C1 rice-
vette con tutti gli onori l'Aiutante del Comando
di tappa, tenente Candia, grande ammira-
Il nostro «cicerone » - il Cappellano mi-
litare - ordinò l'« alt»; ed era tempo, perchè
l'appetito si ·era fatto gigante dopo un lungo
giorno di viaggio ininterrotto. Passammo la
notte sulle nostre amache, senza poter pren-
der sonno e in continua agitazione, perchè
l'oscurità profonda aumentò in noi la paura
di qualche assalto tigrino, benchè avessimo
acceso dei fuochi tutt'intorno per tener lon-
tane le fiere. La notte, così, parve lunga e mo-
notona; nè valse a raJJegrarla la voce del Cap-
pellano che, di quando in quando, raccontava
le gesta di eroi caduti in quelle selve.
Il sole ci sorprese in pieno cammino. A
Capirenda, il panorama del Chaco, fino allora
monotono e pesante, si mutò d'improvviso:
dinanzi a noi si aprivano magnifici paesaggi,
fiancheggiati da piante in piena fioritura, che
rendevano lussureggianti le amene colline,
baluardi eroici delle ultime epiche lotte.
Rio da~Mortes. - Ove fu Lrovaco li C11davere di D. Fuchs.
(v. pag. 35).
tore di Don Bosco, figlio dell'illustre Dott. Can-
dia di santa memoria, il cooperatore insigne
che ricevette i primi Salesiani quando ven-
nero nel Paraguay, inviàtivi dal grande
apostolo Mons. Lasagna. Si cenò, si passò la
notte dormicchiando meno male, finche la
tromba di campo ci risvegliò per continuare
il viaggio e raggiungere i cari Guarany.
La comitiva aumentò di numero. Con noi
venne pure il carissimo Don Ayala, Cappel-
lano militare, il quale desiderava percorrere
iJ fronte per dar la benedizione ai vari Cimi-
teri militari sparsi lungo la linea. Stanchi,
passammo la notte a Karapatas, concentra-
mento, non più di uomini d'armi, ma di
piccolissimi karapatos che assaltano i dor-
mienti, uomini e bestie, avvinghiandosi alle
loro carni per succhiarne il sangue. Sono
tanti e tanti, questi insetti, che i soldati die-
dero il loro nome guaranitico di Karapatas
al luogo da essi scelto per martiribZare i vi-
venti. All'alba ci ponemmo in macchina se-
guando la monoLOna via aperta fra due sponde
di cespugli bassi, dalle piante squamose, che
i soldati del Chaco eran soliti battezzare col
nome espressivo di « maimy-piré n, parola
guaranitica che significa « pelle di vecchia».
Verso sera ci si aperse dinanzi una immensa
piazza militare, abbandonata e circondata
--- -- da fate boscaglie.
---
-
FRA I GUARANl'.
Alle quattro pomeridiane giungemmo final-
mente a Karandaitiy, e fummo subito circon-
dati da curiosi piccoli gruppi di indi Gua-
rany, accorsi per salutare, nel loro idioma, i
nuovi amici di cui avevano già udito parlare e
che aspettavano ansiosamente.
Non le so dire, amatissimo Padre, tutta la
Rio das Mortes. -Ove ru lt'ovato Il cadavere di D.Saclloul.
(v. p. 35).
profonda commozione che mi riempì l'anima
al vedermi innanzi gli aborigeni del gran po-
polo Paraguayano! Mi ricordai dei grandi
navigatori ed esploratori che primi videro
questa gente: Garda, Sebastiano Caboto,

2.8 Page 18

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Irala e Salazar. Mi ricordai dei Gesuiti che
dovettero interrompere il loro apo:;tolato tra
queste tribù per la persecuzione degli Enci-
clopedisti.
Lasciammo il piccolo gruppo di Indi, che
era al servizio della guarnigione militare, e
ci inoltrammo per oltre sei chilometri. Fum-
mo in mezzo a una vera turba di Guarany.
A tutta primo, i bimbi - nudi e seminudi -
fuggivano spauriti lanciandoci occhiate di sgo-
mento. ì\\la quando si accorsero che non ave-
vamo alcuna intenzione di far loro del male,
precipitarono giù dalla colline come uno
sciame di api e mi circondarono festanti con
i loro genitori. Distribuimmo carJmclle e me-
daglie a tutti. In coro, con le mani al cielo,
gridarono i l\\omi sanrissinu di Gesù, Maria,
quello di Don Bosco e di Santa Teresina.
Ma la zona più popolata di Guarany è la
località detta :'\\laciareri: quivi si incontra una
popolazione di oltre duemila Indi, sistemati in
capanne regolari, ben allincute, pulite e sane.
Vi arrivammo a notte e si sparse tosto la voce
che il giorno dopo si sarebbe celebrata la l\\Iessa
nella chiesa.
Il di seguente, infatti, all'alba si riversarono
tutti gl'I ndi sulla piazza principale, e ci cir-
condarono offrendoci in regalo delle sciarpe
e dei fazzoletti di loro fahhric-Jzione. La
campana invitò a entrare per assistere al
Divin Sacrificio. Che spettacolo! Dall'altar
maggiore contemplai il magnifico ordine nel
quale essi stessi, i buoni Guarany, si disposero
sotto le grandiose arcate del Tempio france-
scano: gli uomini e i fanciuJlì da una parte,
le donne ginocchioni, con la testa coperta da
ricchi fazzoletti e con i bambini fra le braccia,
dall'altra; e tut.Li recitarono devOLamente il
santo Rosari" che il Padre Ayala dirigeva.
Quando giunsi al •Sanctus• della :\\l~sa, si
fece tutt'intorno un grande silenzio. l\\Ientre
titaVO chiedendomi come mai tanto cambia-
mento di scena, ecco dal fondo della Cb.iesa
la banda india intonare un lento di Wagner...
come accompagnamento del sacro Mistero.
Non saprei ei;primere quello che passò nel
mio cuore. Piangevo commosso, miravo Cristo
Redentore e godevo di tanta ci\\"ilizzazione
indiana, confinata quassù a Maciarcti, ultimo
baluardo raggiunto dalle anni paraguayane.
Termim1ta la santa Me.<\\Sa, la gente si ri-
versò sulla pian.a. E, davanti a quella turba
devota, non potei n meno di far ~cntire le mie
parole di Mi,;sionario, terminando il discorso
invitando tutti a gridare: \\'ìva Cristo Re! ,.
Intanto la banda mi a,·e\\"a circondato; e al-
rora potei o!-scr\\'are gli autentici suonatori
interpreti di Wagner. Due clarini, un fagotto,
una cornetta schiacciata, un bombardino che
lasciava passare le note solo a intervalli per
le ammaccature delJ'ouone, e un tamburo
formato da un enorme recipiente vuoto e
bauuto con un palQ di legno foderato di
stracci... Tale, amatissimo Padre, er:1 la banda
india che mi attorniava, e i cui componenti
mi domandavano s'io fossi italiano.
Si - risposi; - e vi porto il saluto del
Papa t: di Don Bosco...
li nome d'Jtalia fu un segnale di richiamo.
Si accordarono, portarono gli strumenti mu-
sicali al punto e intonarono l'Inno Fascista
Ciovinezza ». Che commozione! Impossibile
descriverla... Solo chi si trova lontano dalla
Patria può apprezzarla e sentirla! Lassù, in
mt.'7.7.0 agli Indi, si udiva l'Inno deUa nuova
grJndc Italia, e ci pare,·a di essere nelle belle
contrade della dolce Penisola, terra di snnu e
di eroi... Ed anche questi poveri Guarany, che
suonavano l'Inno dell'Jtalia Fascista, erano
veramente degli eroi...
Chi vi ha insegnato a sonare quest'Inno?
- chiesi alla fine, mentre gl'innumerevoli
Indii applaudivano i compagni sonatori, gri-
dando in mio onore:• Viva l'Italia!•·
11 nostro Padre Don Luigi...
- Do,•e si trova ?
Lo portarono al centro...
l\\1i accorsi subito che avevo toccato un
ta~to doloroso, e troncai quindi il corso delle
mie investigazioni. Distribuii ai bambini e
ai musici caramelle e a tutti medaglie, e mi
posi al fianco del Cadco per ,;sitarc il paese
che ~iaceva nella vallata sottostante, dandomi
l'aspetto, visto dall'alto della chiesa, come
un gregge tranquillo riposante al sole.
E tale veramente mi apparve, quel caro po-
polo indigeno, che mi ricevette felice nelle
sue umili stamberghe, mostrandomi i lavllri
delle sue donne, lavori magnifici di tessitum
dalle greche vistose e dai colori sma~lianti.
IL RITORNO.
Il tempo però P:'583Vll veloce, e bisognava
ritornare dove ca attendeva il Comando
militare. Si salutarono i cari Indi, che si
stringevano a noi come orfani, prcsa~hi che
sarebbero rimasti soli chi sa per quanto
tempo. Dovetti fare uno strappo violento al
mio cuore di sacerdote e, per non apparire
con le lagrime agli occhi, mi cacciai al lato
dell'autista, dando l'ordine di riprendere la
dii,cesa per tornare a Karanùaitiy. l\\Ja gli Indi
non vollero lasciarci crn;ì bruscamente: ci sc-
--- - guiro.no per buon tratto, alcuni sorridenti,
41

2.9 Page 19

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altri tristi e accorati, di quando in quando lan-
ciando in aria grida di « addio 1>, di ,, arrive-
derci "• cli <( tornate presto l >1.
Passammo la notte al Quartier Generale.
Ma era impossibile prender sonno. La visione
di tante anime abbandonate in quella zona,
anelanti di assistenza religiosa, già istruite
nella Fede e capaci di qualunque sacrincio
pur di aver con loro il Ministro di Dio, le
scene presenziate, il folclorismo ciachegno:
tutto concorse a non lasciarmi dormire. Così,
al primo albeggiar~, fummo in piedi, affettuo-
samente circondati dal Comando militare che
volle esser presente alla nostra partenza. Par-
timmo col cuore pieno di ricordi, di impres-
sioni indelebili, e con l'ideale missionario
fatto più forte dal bisogno di quelle anime e
dalle loro strettezze.
Non starò a descriverle, amatissimo Padre,
il nostro passaggio fra un altro gruppo di Gua-
rany, attendato fra le selve di Urandague, e
neppure la visita fatta a un Padre Francescano
italiano dei Minori Conventuali ai confini
boliviani... Solo le dirò che ovunque fummo .
accolti molto bene, e circondati da un affetto
cordiale, desideroso di assistenza e di aiuti.
Oh, come mi tornò alla mell!oria 1a v1s10nc
di Paolo, quando vide nel sogno il forte ma-
cedone che gli gridava: <1 Vieni, passa da noi:
abbiamo bisogno di te! ». Quando si realiz-
zerà pei cari Guarany, quello che Paolo ha
voluto seguire come voce di Dio?...
IL cuore davanti a questa domanda non sa
che rispondere; o meglio, non sa che ri-
petere il lamento di Cristo ai suoi disce-
poli: «La messe è molta, gli operai son pochi;
pregate aflìnchè il Padrone della messe mandi
gli operai nella sua vigna ».
Ed è questa preghiera, o Padre, che noi ri-
volgiamo a lei, dopo di averla rivolta a Dio.
Ci aiu ti, ci mandi degli operai evangelici qui
aJ Chaco, ove la messe biondeggia, anelante
di rugiada celeste. Mancano i mietitori, ven-
gano, e canteranno al sole gli inni del trionfo
di Gesù nei cuori.
Con affetto e venerazione domanda la sua
benedizione l'umilissimo figlio suo in C. J.
Fuerte Olimpo, 12 settembre 1936.
Sac. LIVIO F ARfNA
Missi-onario Salesiano.
Santa Teresina. - La Croce su l luogo delle due scpollure provviSor ie. (v. pag. 36).
Duplichiamo 1 Cooperatori di Don Bosco Santo!
Ogni Cooperatore ce ne procuri almeno uno nuovo
- 42
e ce ne mandi l'indirizzo preciso.

2.10 Page 20

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1111111111
Sl:un. . Ora1orlà oi di Ra1aburl In gita a Ran,r Noli K h uek.
ASSAM (India).
L'Oratorio "San Giovanni Bosco" a
Rajaburi.
A111atùs:imo Padre,
Ho qui sul tavolo alcune nole. Gliele tra-
smetto così come sono arrivate a me, semplici
e serene. Vedrò, in seguito, se dovrò aggiun-
gere due riehe. Noto che l'apertura di Rajaburi
risale alla festa di Don Bosco Snnto di due
anni fa. A lui è dedicata la nuova fondazione.
L'ORATORIO DI R.1JtlBùRI. - I gio-
vani - la passione di Don Bosco e dei suoi
figli - vennero fin dai primi giorni; la festa
dell'apertura della Casa ce ne attirò alcuni,
ma non fu possibile al momento occuparsi di
loro. Varie ragioni ci suggerivano di aspeltare
un poco: prima <li tutto bisognava conoscere
in che ambiente M \\-'Ìvcrn; poi era necessario
che gli aiLri conoscessero noi, sapessero che
non avevamo altra intenzione che di fare un
po' di hene. I primi Bartolomeo Gardli ce li
con<lus.<;e un giovanetto cri:.tiano che scava con
noi (i ragazzi familiarizzano suhito), pregandoci
<li raccontar loro... qualche cosa. Era il -i mag-
gio del 1934. Vno, che aveva sgranato tanto
d'occlu per più di un'ora alla 1\\lessa cantata
del 26 aprile, portò un volumetto di preghiere
e alcuni opuscoli della Bibbia; le preghiere
g-liele aveva <late un soldato cattolico; la Bib-
bia, un pastore protestanle. Disse che i pro-
testanti lo avevano tante volte invitato con
molte promesse, ma che non aveva mai voluto
accettare e che, invece, ora sentiva grande de-
siderio di studiare la nostra santa Religione.
Oramai siamo amicissimi.
SULLZ.: OR.l!E DEL PADRE, COJIB AI
PRIMISS!J11 INIZI. - Un bel giorno com-
perammo due tavoli, qualche sgabello, e aprim-
mo il pianterreno della Ca:;a di San Giovanni
Bosco •· Col primo gruppo si giocò a un po' di
tutto: a mosca cieca, agli angoli, a rimpiat-
tino, al giro del mondo, all'oca. Poi, arri,·a-
rono a una media di venti, ogni pomeriggio.
TuttfJ l'Oratorio in 1m'u111ile sta11zetta! E si
:mdò avanti cosi per cinque me,i. Continuo
affluire degli Oratoriani, senza paura; e, dietro
11 loro, diffidenti, papà e mamme.
Per la festa patronale di Bang Nok Khuek,
8 i;ettembre, li invitammo a fare una passeg-
giata. Dovevano parteciparvi una decina. La
sera prima, i genitori negarono il permesso,
e cosi potemmo condurne... due soli. Pochini
davvero, ma non c'em da liCoraggiarsi. Ci pen-
sarono essi a funzionare da alto-parlanti presso
i compagni, al ritorno. Occhioni spalancati e
bocca aperta Ja,•anti ai due narratori. Un
me!le dopo, per un'altra circostanza, ne ven-
nero sette, invidiati <lai po\\'eretti che non ave-
-·- vano avuto il si » dai genitori.
43
-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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NEL PRATO. - Monsignore mandandoci
a Rajaburi, ci aveva dato alcuni soldi per un
pallone. Dopo quasi sette mesi lo compe~ammo
e cominciammo a giocare. Quel giorno, agli
assidui se ne aggiunsero altri tre; un gruppo ci
guardava fuori della siepe. Dopo un po' di
tempo erano 45.
Oramai si era diventati familiari e, quando
ci vedevano passare per la strada, molti ragazzi
ci domandavano se le adunate e i giochi avreb-
bero continuato.
li prato però non è nostro e, volere o no, si
disturbano assai le persone del vicinato e le
famiglie che abitano presso, le quali, troppe
volte, si vedono arrivare un... bolide in casa, e,
magari, mandar per aria pignatte e pignattini.
Confesso che sono più pazienti di certe serve
bisbetiche ricordate nelle Memarie di Don Ba-
sco; ma, la pazienza ha anche un limite. Te-
miamo di dover presto portar altrove le nostre
tende. Dove?... Si sente la impellente ne-
cessità di un terreno proprio. Che Don Bosco
ce lo ottenga, affine di poterci mettere a con-
tatto col cuore di centinaia di ragazzi l
fntanto si continua a seminare da più di un
anno. L'anno decorso ci ha confermati nella
persuasione che l'opera degli Oratori, in Mis-
sione e fra pagani, deve essere provvidenziale.
UNA PASSEGGIATA MEMORANDA.
- 24 marzo 1936. Gruppi di giovani si recano
lieti e festosi al vaporino che li attende nelle
acque del Meklong. Loro non lo sanno, ma
noi abbiamo messo tutto sotto la protezione
dell'Ausiliatrice.
- E tu non ci devi andare, dice burbero
un padre al suo piccoletto.
- Perchè?
- Perchè non voglio. -
Col papà non si discute. Il figlio abbassa il
capo e, mogio mogio, si allontana togliendosi
il giubbetto della festa.
La barca lancia un ultimo ùlulo di sirena per
sollecitare i ritardatari, e infine, èccola stac-
carsi dalla banchina. A questo punto, un co-
sino, agile, spicca un salto, si aggrappa al pa-
rapetto della nave e, con un altro salto, si trova
in mezzo al gruppo. ~ senza giubba; tutti
subito lo riconoscono.
- Ma osi venire alla gita cosl male in arnese ?
E iJ giubbetto dov'è?
- Eccolo qui I E, trionfante, estrae dalla
tasca dei calzoni il giubbettino accuratamente
ripiegato, e lo indossa tra la comune ilarità.
Dicono che poi anche suo padre sia stato
conlento di quella scappatella, tante erano state
- - le belle cose udite dalla bocca del suo figliuolo.
44 --
A Bang Nok Khuek, visita alla Chiesa, alla
Scuola Normale, alla Casa di formazione, al
Gabinetto di Fisica, all'Apiario. Pranzo cor-
diale e lieto, condito dal miglior appetito; la
maggior parte, per paura di mancare all'ap-
puntamento, non aveva fatto colazione. Dopo
animate partite, allegri canti. Infine, conferenza
su Don Bosco con proiezioni luminose.
Cosi conobbero il Padre della gioventù e lo
amarono. Ancora sotto l'impressione del suo
dolce sorriso, il gruppo si riunì per ringraziare
i Superiori dell'ospitalità generosa. Un solo
«grazie!" dissero; ma gli sgua~di, pieni di
letizia, affermavano assai di più. Intanto d'in-
tomo si andava chiedendo come mai umili
figli di Don Bosco fossero riusciti a discipli-
nare quella irrequieta schiera di giovani d'ogni
età, d'ogni classe e condizione. Non ve ne
era memoria per il passato... Noi si pensava,
unanimi, ad un'altra manifestazione della bontà
paterna del Santo dei birichini.
Alla sera, tardi, tra grida di evviva e di gioia,
il vaporino Ji riconduceva nella loro città, por-
tando dovunque, e specialmente nelle loro fa-
miglie, il sano e vero entusiasmo di un diver-
timento che tutto permette, eccetto il male >>.
PER CONCHIUDERE. - Fin qui gli ap-
punti. Eccole ora le due righe che, man mano
mi avvicinavo alla fine dello scritto, andavano
fom1andosi nella mente, e mj vengono proprio
dal cuore.
L'Oratorio « San Giovanni Bosco» di Raja-
buri continua. Dove? Jn un.a stanzetta di affitto.
Si può dire che, quasi sempre, vi si trovano dei
giovanetti; e, le assicuro, ne fanno di tutti
i colori (in buon senso, s'intendei). In un prato
che non è nostro, che è angusto, che non ha
attrattive, che turba la pace dei poveretti che
stanno all'intorno...
E che cosa ci vorrebbe?
Un prato nostro, ~na tettoia Mstra; e poi...
uno sciame di giovani.
E sarebbe questa, la vera conclusione. L'affido
alla generosità dei nostri caritatevoli Coopera-
tori e benemerite Cooperatrici, attraverso alla
persona del nostro venerato Rettor Maggiore.
Io so che l'Oratorio di Rajaburi le sta molto
a cuore, e che sarà per lei grandissimo conforto
il poterci venire in aiuto per mezzo della ca-
rità di qualche anima pia e generosa.
In attesa, le bacio la mano con affetto, a
nome di tutti i Missionari del Siam.
Suo aff.mo figlio in C. J.
Bang-Nok-Khuek, r5-1x-1936.
Mons. GAETANO PASOTTI
Prefetto Apostolico di Rajahuri.

3.2 Page 22

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GRAZIE
attribui te all'intercessione di
MARIA SANTISSIMA AUSILIATRICE
e di San Giovanni Bosco.
Rar.r.m,umdiamo vium11entl! ai g,-aziati, nei casi di
guarigirme, di specificare sempre bene la malattia e le
circostanze più importanti, e di segnare chiaramente la
pr<Jpria firma. No11 si pubblira110 integralmente le re-
lazioni di gra,.,-ie anoni11~, o firmate colle semplit:i ir1i-
ziafi.
1,·;nfim11111a.zio11e scompare. - La mattina del 25
ottobre u. s. avvertii uno strano malessere. Ll per Il,
non ci badai; ma nel pomcrig!{io fui costretta a
mettermi a letto. Quando venne il medico, avevo la
gamba sinistra tutta infiammata e 39° di tempera-
tura. Si era sviluppata una infezione. li caso non era
gravissimo, ma poteva avere serie consc~enze.
Subito mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice e a
S. Giovanni Bosco. Quante grazie avevo già ricevute
per la loro intercessione! Incominciai una novena,
misi nella fasciatura una immagine del Santo e
promisi di pubblicare la grazia e di mandare il mio
piccolo obolo per le Missioni, tanto care al cuore di
Don Bosco. Al mattino seguente ero quasi sfebbrata,
e l'infiammazione andava eliminandosi. Rimasi a
letto una settimana e continuai a pregare i miei
celesti protettori. Dopo nove giorni potei ripren-
dere il mio lavoro.
Ora sono completamente guarita e con l'animo
commosso, sciolgo la mia prom essa.
Mil"no, 8 dicembre r936.
MARl A SCOTil .
T 11 sei 'IJiw per 1111 gra,1 miracolo. - li 20 o ttobre
1934, attraversando il Corso Lecce in bicicletta
venni investfro da un autocarro e trascinato per pa-
recchi metri. Trasportato sven uto all'Ospedale, fui
ricoverato con prognosi riservata. Ai miei parenti,
subito accorsi, i medici dichiararono che non avrei
p3SS3tb la notte, data la gravità della diagnosi; la
scapola destta fratturata, cinque costole rotte, il
palmone destro leso, due anelli della colonna verte-
brale spostati e un principio di commozione cere-
brale I I miei cari angosciati si rivolsero con grande
fiducia a S. Giovanni Bosco e mi procurarono una
sua reliqwa che sempre portai con me. Dopo 40
giorni di degenza, trB lo stupore dei medici, laseiai
l'ospedale ed il Professore rru disse: • Ricòrdati che
ru sei vho per uu ~ miracolo•· Passarono tre
mesi, ed ecco svilupparsi lu commozione cerebrale.
T ra convulsioni e svenimenti, mi aggravai nuova-
mente. Ma S. Giovanni 13osco che l(ià mi aveva sal-
\\'tlto prima da cen:a morte, mi salvò anche da questo
grave pericolo. O.imi, a due anni di distanza, mi
sento perfettamente guarito e riconoscente invio la
mia offerta per le missioni, ringraziando pubblica-
mente il grande Santo ed implorando la sua costante
protezione per me e per tutti i miei cari.
Rosignn110 Monferrato, 20-Xl-1936.
INNOCENZO PIERO.
G uarito dal t11orbo di Pot. - Antonio Chiodi di
Bortolo, nato ad Edolo 1'8 maggio 1924, ammalato
di m orbillo, nel maggio del r928, si alzò accusando
mali di schiena che continuarono ad aum entare
sino al maggio del 1929. Portato alla clinica infan-
tile Regina Margherita di Torino, e sottoposto a
radiografia, fu riscontrato affetto dal morbo di Pot,
con tre verteb re corrose, (più tardi venne intaccata
anche la quarta) e gli venne subito praticata la in-
gessatura dalle spalle alle ginocchia. Rimase cosi
immobilizzato per ben tre anni sino all'8 maggio
r932, data in cui si penn.ise al piccolo di muovere
i pruru passi.
Dall'ottobre 1935 è sen 7.a apparecchio e dichia-
rato guarito dal medico curante, il sig. dott. Duse
di Brescia, il quale afferma che è la prima guarigione
che riscontra cosl perfetta del genere. Io sono con-
vinta di un aiuto soprannaturale.
Sino dal 1929 quando portai il mio Antonio alla
clin ica d i Torino incominciai a conoscere S. Gio-
vanni Bosco allora Beato e lo invocai -per la guari-
gione del mio piccino per cui i Professori non da-
vano tanta speranza.
Ogni volta che tornavo a Torino per la rinnova-
zione dell' ingel!Slltura e per la visita lo portava al-
l'urna di Don Bosco con viva fede facendo vari voti,
e tta gli altri quello di pubblicare sul Bolletti110 la
grazia a guarigione com piuta.
O ra un'po' in ritardo, ma con grande riconoscenza,
soddisfo al mio impegno verso il Santo, interce-
d en do per altri gravi bisogn i che opprimono la
mia travagliata famiglia, e che nutro certezza S. Gio-
vanni Bosco mi a iuterà a fro nteggiare.
Edolo, 15-Xl -1936.
MARIA Fw:eiucr Ce1001.
Guarita da ,m gravtJ attacco d'itrfluem,a. - Nel
marzo del r936 fui colpita da una forte influenza corn-
plicata da angina e m i aggra vai tanto che credetti
giunta l 'u ltima mia ora e mi accostai ai SS. Sacra-
menti. In seguito migliorai alquanto, ma con tre
ricadute ripresi a peggiorare. l rimedi mi giovavano
poco e quello che più mi addolorava era il pensiero
d i lasciare cinque creaturine...
Con viva fede e colla certezza d'es~ere esaud ita
affidai pertanto la mia guarigione ali 'in tercessione
della pottonte Ausiliatrice dei -cristiani e del suo fedèl
servo S. Giovanni Bosco presso il S. Cuore di Gesù.
Fui esaudita I In giugno cominciai a migliorare e,
dopo una convalescenza piuttosto lunga, guadi per-
fettamente.
Con eterna riconoscen7.a.
Moncalieri, 6-Xl -1936.
RUBATIO MARGHERITA.
Consolante guarigione d'"na bimba. - La bambina
Lucia Dè Vito, di otto mesi, veniva colpita, nel mese
di ottobre u. s. da violenta bronco-polmorute dif-
fusa e dopo qualche giorno il medioo constatava
-la minacci.a di meningite. li caso era gravjssimo e
la povera famiglia viveva di lacrime.
Un giorno che la piccina era abbattutissima e
non dava quasi più segno di vita, parenti e amici
- pia-ngevano inconsolabili, una pia persona pensò di
:--
45

3.3 Page 23

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mettere vicino alla malatina una reliquia di S. Gio-
vanni Bosco. D'un tratto la bimba si riscosse, e
pur tenendo gli occhi chiusi, con le manine toccava
il prezioso oggetto come avesse voluto giocare e poi
lo portava alla bocca come per baciarlo.
I presenti piangeyano commossi mentre in cuor
loro presagivano la grazia che invocavano. Infatti
da quel momento cominciò il miglioramento e in
pochi giorni venne dichiarata fuori pericolo. Ora è
sana e vispa come pri.m.a.
La povera madre, riconoscente a S. GioV11nni
Bosco manda una tenue offerta per le Opere Sale-
siane e la sottoscritta, come da promessa, prega a
voler pubblicare la grazia sul Bollettino.
Vallt1 di Avellino, 21-XI-1936.
!\\!ARIA OB NAPOLI.
Gi,arita da tifo complicato ro11 polmonite. - Nel-
l'ottobre del 1935 mia figlia Ajmese cadde ammalata
di tifo con febbre alti~sima che la ridusse in breve
tempo in condizioni estremamente gravi. E proprio
quando la lotta contro il male, a giudizio del medico
curante, diventava quasi impossibile, ecco ai;:i;riun-
ge1si, come per accelerarne la fine, un nuovo malanno:
la.polmonite. 1 dottori Pinto e Beccuti convennero,
visitandola separatamente, nella stessa di<iperanle
conclusione.
Fra la più viva trepidazione io continuava intanto
a far appcllo all'intercessione di S. GioV11nni Bosco.
Nella sua cappella, inaugwata l'anno precedente e
poco lontana dalla camera delJ'11JrutUlata, si pregava
instantemente da tanti devoti. E San Giovanni
Bosco non tardò a consolarmi colla proYll tangibile
della sua protezione. La fil{liuola infatti superò la
crisi terribile e migliorò lentamente fino alla più
compl!'ta guarigione. ·
Con cuore riconoscente io faccio ora la mia offerta
per il suo erigendo alrare in Maria Aus,liatrice.
Vit1chin d'r1sti, ottobre 1936.
G1ANOROTI0 I TERESA.
Salvo m 1111 gra1.01ss,.1110 mcidemt!. - Una lettera da
Siviglia in dati, 13-Xl-tL s. mi ha portato finalmente
notizie di mio fratello che avevo raccomandato tanto
alla protezione di Don Boqco. li Santo l'ha assi-
sLito mit11colosamente in un gravissimo incidente.
Ecco come me lo ba descritto: • Ho avuto un disa-
stroso incidente automobilistico. Si andava a 90 km.
all'ora, quando si ruppe lo steno. La macchina si
mise di traverso sulla strada e cominciò a rotola-re
come una palla. L'autista e la persona c:he mi ac-
compagnava, il direttore della Hispano-Olivetti, ne
uscirono colle g-.tmbe frant;Umate, un braccio rotto
e tutto il corpo straziato dai cristalli della vettura.
lo invece rimasi completamente illeso, sen?.a la più
piccola scalfittura. I giornali di qui lo dicono un
miracolo. Ed io ne sono convintissimo. A chi non
c1ede ai miracoli, raccontate il mio caso. Provvidi
subito per i feriti che si troYllllo tutt'ora in gravi
condizioni•·
Non finiremo mai di rin~are il nostro caro San-
to. ln fede
Arog110, 27-Xl-1936.
TERESITA De VF.CCHI-BlANClil,
---
:--
GYazit1 Do11 Bosco! - A vari mesi dalla guarigione
da una grave dcnnatosi, che mi aveva colpito spe-
cialmente alle mani, sento U dovere di ringraziare
pubblicnmente il caro Santo dei giovani, il gloriosP
Don Bosco. Il noioso malanno mi costrin~e per
oltre sei mesi a tenere le mani fasciate, impedendomi
qualsiasi lavoro, e rendendomi anche difficile la
celebrazione della santa Messa. Mi si dovette rico-
verare per parecchio tempo nella Clinica dell'Ospe-
dale, per continuare poi pazientemente la cura in
casa.
Finalmente guarii. Ma io sento di dover gridare n
voce alt" che senza il prodigioso intervento di Don
Bosco Santo, da me continuamente invocato, non
sarei riuscito a vincere il male, che mi si diceva diffi-
cile e ribelle, per la vi0Jen7.a con cui mi aveva col-
pito profondamente aJle mani.
Ilo già in parte cercato di sdebitarmi con una mo-
desta offerta alle sue Qpere, ma gli ho anche prOme!l-
so cli fanni propa~tore del suo culto in questa mia
città, che del resto ha già cominciato ad onorarlo,
innalzandogli un bell'altare nella Parrocchiale di San
Donato, e festeggiandolo anche con un corso di
preghiere frequentatissimo, coronnte con una impo-
nente processione
Or-.i mi permetto di raccomandargli ancora un gio-
vane sacerdote tanto sofferente, e, colla più viva
riconoscenza, godo professarmi
Sassari, 24-Xl-1936. devotissimo
Sae. Dott. ANTONIO MARCELLINO.
Per inte.rcessione d e l Servo di Dio
Don Mic hele Rua:
Da un paio di anni, nel fare le salite soffriva di
un mancamento di respiro, e questo malanno, dopo
la metà di ottobre del 1935, si fece molto più grave,
e nei primi giorni di novembre si accrebbe ancor di
più. Il 5 novembre mi sentivo venir meno e a stento
potevo far le scale della mia casa. In tale giorno non
potendone più, mi portai dal mio sjg. Prevosto per
chiedergli indicazione del medico più adatto dal
quale farmi visitare. Il Prevosto mi indicò un brovo
medico e mi foml anche di un biglietto di raccoma.n-
dazione. Contava di and11rvi l'indomani. Alla sera
con faciljtà mi addormentai, ma alle 4 dopo mezza-
notte mi svegliai di soprassalto e temetti ru morire
pel mancamento di respiro. Mi sentivo molto male.
In quel momento, che credevo proprio fosse l'ultimo
della mia vìta, gridai con tutta fiducia: - Don Rua,
Don Rua I Voi in nome di Dio un giorno mi avete
assolto dai miei peccati, ora, se è il meglio per l'anima
mia, liberatemi da questo mole. - In quell'istante
sentii come una forte scossa al cuo.re e tosto il rnaJe
scomparve. Presi tra le mie mani l'immagine di
Don Rua e la baciai stringendofa poscia al mio cuore,
e ringraziavo il gran Servo di Dio piangendo di
consolazione.
Alle 5,30 del mattino mi alzai per recarmi allo
Parrocchia, situata in alto, per assistere ad un Officio
funebre con Messa ed oh I meraviglia I Potei fare
la salita senza la minima difficoltà, come se non
avessi mai avuto nulla. In segno di riconoscenza

3.4 Page 24

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comin cini ul\\ll novcng con la rec11:a di tre Pater,
Ave e G lorin e con l'Orazione al &:rvo di D io, e
ciò anche per ottenere da Dio e dnlla Ver~ine Au-
siliatrice la grn1,iu di veder presto Don Rua innal-
zato a11li onor, degli altari.
t pasli.110 un anno dalla grazia ricevuto e non bo
smti10 p,ù alcun male.
MofHllo (Bergamo), 16-Xl-1936.
G10ACJll?.;O GEI.PI.
Ringraziano ancora della loro interces-
sione Maria SS. Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco:
u,,a dtt·otn dr San Gionm,ri &s<o (lkl"l(amo) ptr l'ot-
renuta 1n11ri1lione d, un bimbo di z m.-., e per quella
della mamma.
S. C. E. (Canron T,c,no - S"'nena) pc:r .-!lflalatLssrme
g:raz:tC O C'C\\'Utt'.
X •,·. (Tonno) per le migliorate cond1~1om di salute
della wrdla.
J' A. (Trivcro) per l'ottenuta hbcraz,onc do una grnvc
formo d1 nevral.1rin acuta.
G,.ui110 Mn1n·111111n (Courmayeur) per Ctll!Nt• 11ata libe-
rata da f!nivi d<1lori ad una spalla al conrnno d1 unn
rcliqurn del nostro Santo.
Mw:rio Nd/,i (Riace) pcl felice esuo di una dcHcat:a
operazione chtrutll'iea
R. B. (Ctrcard p.-r molti favon om•nuti.
La /atnii:lia Cuneo (Pietra 1,iiture) l"'r aver orrenu10
dUt' ~nalato o on•r1ratinime gnlllc,
Ba/ii, T,-,,-,. (Ali,-c Castell<>) ~• la guanginn<' di un ni-
potino alTc,110 da bronchite e poln11init<'.
Confalonim ,1lt111tlo per la 1,TU1U"igione d• convuls.ioui
nervo~e f!r111.ir all'in!en:c,;,,ione di Don Bo•co Santo.
Rit~<r (1'orin11) n<·r una segnallltissim• 11rnzin r,cevu1a.
C. F. R, (Tnrin<>) per l'assisten7.a ottenura nt•I conch,u-
dere un difficilr c<>ntnlt!o, '
F. MnJJnlma (AJll,0no) pèT l'oucnutu l{uanJ!1oni,, da
tifo, del fil(lm m,liw-c a Tripoli.
Ar,gmta E /Tonno) per a.,·er poruro vmcere due con-
cor&i..
Sa,, Laro,ao G,,n-o,,,., (Ani) pcr JrUUii:ione da tifo
complicato con plcumc
Franrh.,1/i Giuufl,.. m segno d1 ncon1>1>ccnui al mntro
Santo chr lo rro1e.-c, offre il suo orolo1tio d'oro.
Gar,lln Jd11 {C..stcllamonte) per l<'l!ODln1wime llfBZic
,,cr ncevute
G. R. (Gorrw1)
il fehce runpatrio dall'Africa Orien-
talo del caro n,po1e, buono e sano.
R. P Y. (Torino) per l'ottenuto •o•p1rn11uimo 1mpieJJ0
del genrro.
lJb1MtÌ Albin(I (Roma) per aver avuto salva la vita in
uno -.:nntro auromnbllist1c:o.
.Mo,,rrrs,no Pirro " una (C.nna1,'llola) p.-r la Rio.. di
una bunha, dt>pn 4 anni e mezzo d1 matrimonio.
~ P,li,u,o ,Ilaria pcl fchcc earto d, una .irravc
operaz,onc ch1rura1ca.
Rortto Clrinffrr,lo (Ba11nolo Piemonte) pcrehc, colpito
da v,olcnro uracco d1 paral,si, al contatto di una reliqu111
di Don Ro!!Co Santo, otcennè rapido rni.1rlioramen10.
Gallo Do/lor fJ0111,11ito ptlt essere stoto liberato comple-
t:a.m.,nte do l{t0V1 di8turbi che lo preoccupnvsno nc,n poco.
ToJnr<> C<>11.rn Sr1lt·111Dr11 (Acircal~l por evitata opera-
zione alla aort'lla Rosina Scuderi affcna dal diabt,te.
Car/0110 ,,foria (&rkrlry - Califomìa) per una ~cgna-
lati~,,ma Q'TiUÌI fl\\t('nuca..
G,m:,ì A,lalRila (Cannobio) per l'oucnut• ttUArigione
delb figliL
Sp,,.11 M11d,lolrnn (Aleu;o) per la felice ••~tenun,one
dì interts;.•i fam1l1Jri.
N. A. per la ricuperata salute d, unn birnb• d1 J anni.
1'riH>glit1 Litl~i per la guarigione da malattia ri-
tenuta d111 m(;'Jici incurabile. Invia uno tenue offerta.
NECROLOGIO
Salesiani defunti:
BeRRO.VE LUJGJ, coad. da Ale11sandr,a, t a San-
t1a110 (Chilc} rl 16-lX-1936 a 81 anni di età. Accolto
"°onell'Oratorio dal Santo Fondarorc, vi'6C accanto a Don Bo-
fino alla sua nmne, prestllndo amoro~, 1tn·iz1 al buon
Padre e rirracndone spirituale conforto. Doro la morte
del Snn10 p,mò in Amerie4, nt'I Cile, edificando tutti
colla 1un lob<,iio,ità, colla sua pit·tà ., rol ~uo 1p1rito squi-
siram~mc sal~~ìRnO.
BONELLI GIUSEPPE, coRd. dn Vkofnr1e (Cuneo),
t a La Pa, (&lh,a) il 2.8-IX-1936 li 66 unni d, cth.
Un altro 111lcsiano cresciuto .iccanto u Don Bosco e
formati> dal Santo alla vita rdiuiosa con mern.-iRlioso
tpiritn di pietà e d1 abnegazione. La aua a.biluà tecnica
gli mcri1ò \\11nr onc,~ dal S. Padre, dal Re d'Italia
e dal Prc3idcntc della Répubblica Dohviana; m:, c~li
vri,se sempre nell'umiltà del J3voro, esc-mp,n ai conira-
tc)h,. amatt111umo dai ,:io,·an1.
MAG,\\.tl/\\J D . CARLO. Ylc. du limni (Pn,;a), t a
Vall«ro•ia (Imperia) l'u-XI-1926 a 62 a11ni di etii.
Fu un npostolo délla scuolJI r drRh Onuori fl:lltivi cui
cononcrò tutte lo sue forze i,on vero ~pirico 1aleaiano.
Alassio fu il campo <lei suo ma,t111or lavoro, ove lasciò di
la p 1() C31'11 rncmoria.
11/C. COU RT D. GIOIIA V.V/, '"" da Claphan
(lnghih.-rral, t a Limerick (Jn11hihcrr11) il 4-Xl-1936 a
59 anni d, et,\\
Fu una delle prime vocazioni aaJ.,,i,.nc: rni:1.,..,. Fonn.itn
.eriamcntc alla vita religiosa, di,·ennc- un 011im<> din,uon-
dcllc no,,trc Cll!lt'. cui prodill'ò i:cncr&1dmc,ntc le •uc- bclk
doti d, mente e di cuore.
l'LtlNAS GLOVA./1,l\\/, ct>ad. da wdona (SpSf!ml).
t • Gcrona Oit>a11na) 1I 30-Vl ll-1936 n 57 1mn1 di età.
t
GAJ,/~O1'1'1 ANTONJO, eh. dn Fircnzuolu ( Firenze),
a 1'10,..a1co ('l'orino) 1'11-VTTl-11136 n '30 tanni di età.
DIAZ C/Rll.LO. •ne. da Ikrbcrnnn (Spnll'fllll, t n
Villa C1>l6n (Uru11uay) il 16-7-36 a 75 ann, di clà.
Df.' f.'f,'/,/CI (;ERE.MIA, coad. da :\\1on1cbuono, t a
Bari ,I .23-10-36 a 73 anni di 111à.
.\\ION'fA.V,UU PIETRO, eo~d. ,la Vc-rucchio, t a
Asti 11 a5-\\'lll-36 a 70 anru di clÌI
l,~l.'iFRANCOi\\:J .4.SDREII, ,o,1J, da Ron11io. t 3
Bago: (Brat,lc) 11 26-VI-36 a 68 inni di ct,i.
GAIVJVAG.NO RAI.WONDO, c11Ad. da Roccaforte,
t a Montv..,itlro (Uruguay) il 23-Vll-2() n 59 anni di cll\\,
DONA'J'I J.EOPOLDO, ~ne. d~ S. l..or~n20, t ft Fi-
rcnu 11 10-Xl-36 a 58 anni di crà.
FIW.\\"CZER FRANCESCO, ~uad. da Rochcl,;dorf
(Polc>n,a}, t a Santial!o (Cile) il 14-Vl-16 a 68 anni dr enì.
Al,t ARl<Z Al\\TO.'\\.TO, sac. da ~•c•rdeoo1• (Spaiina),
t a Onnar (Spa110■) il 24-l-3b • 62 anni d1 età.
ORTT:C,I D.H'LDE. sac. da f.•calona (Spai;ina), t •
Buenos \\iru (Argentina) il 15-Vll l-36 a 49 nnnì di età.
TARQUINIO FRANCESCO, eoad. dJ1 Torre d10i
Pllllst•n, -t a Alta Gracin (Argentinu) il 13-IX-360 31 anno
di et~.
BUCKFR GIUSEPPE, eh. do llochum CGemtanial.
t a l,11 Vegn (Vcnczuc,la) il 12-lX-16 a 24 anni di et!.
ARF.U. INO f,LJJGJ eh. da S. Javior (Chilc), t a
Ma11dlano (Chilc) rl 15-J-36 a :u anno t.li età.
MIO.V GAJ /.\\"O, eh. <LI Cinto F.uganN>, t a 1-"og:iu.o
il 25-VJl-36 11 lO d1 età.
MONTAI,/ CESARE, eh. da S. FntnclllCO (California)
t lluly Cm~s (New Mexico) il 25•IX-36 a as anni di
erti.
t BAU CORNELIO, eh. do l .overtino, a Altn Grncin
(Ar11c,ntinn} il 2a-JV-36 a. 21 anno di età.
47
---

3.5 Page 25

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Coo peratori defunti:
S. E. Rcv. Mons. DOMENJC() MEZZADRI. Vucauo
d, ChiORR!a, t 118 dicembre 1936 a 69 anni di cu\\.
Proprio. il giorno dell'lmrnacolarn il piissimo Vescovo,
che da 16 anni reggeva la diocesi di Chioggia e dn 2 anni
l!rll anche amministratore apMtolko delln diocesi di
Adria, fu rmprovYisamcnte chiamato all'1:tcmo prem,o.
E noi confidiamo ch'egli l'abbia subito raggiunto e per la
sua dfrozion~ nlla Vergine, e pt'I suo u:lo pastorale in cui
si prodjga\\'a senza risparmio, facdndosi tuuo a tutti per
In •ah·ena delle anime. Povero dd umile, pruden e e dotto,
ave,'11 un cuore inesauribile pei suoi figli spirituali che
nma,•a tmeramcnte come un padre. E pii, che padre era
pei salesiani di Chioggia, la cui opera stj!uiva con immenso
afferro, per la _grandt de,·ozione che nutriva vcrao i1 santo
nostro fondatort Don Bosco.
S. E. Bev. Mons. SALVATORE MEO, Vcuo,·o titolare
di Melone, t a Nnpoli il 15-Xl-1936 ad 81 anni di età,
Nato da umile f,uniglia, fu 1IV\\fflO e -m:lnlcnuto aitli
studi ecclesins11ci da un pio Prelato, che aveva scorto le
rare doti del giovnnctto. li Card. SnnfeHce lu consacrò
sacerdote e lo creò suo magi(lordomo. Fu in quella carica
e precisamente In manina del 30 marzo 188o cbe Mons.
Meo incontrò nelle ,aie del!'Arcivesco"•do di r-apoli
D. Bosco che ondarn nd ossequiare il Card. Sanfelice.
Mon~. Meo n\\>n dimenticò mni più quell'incontro:
quanto godeva e si commòveva a descrivere nei più minuti
particolari la figuro dd Santo che egli aveva avvicinato
e col qWlle si t,ra intrattenuto in amabile c0nn,rsnzionel
Da quel giorno Mons. Meo fu uno dei più :t"elami Coopera-
tori di U. Bosco. SCl,'TCtario di Mons. SamcUi fu fatto
Canonico dal Card. Prisco, eJ infine Vicario Generale
e da died anni vescovo titolnre di l\\ietone. Lo sj chia-
mava il Vescovo santo •· In cosl veneranda. età era
sempre promo o prestarsi per solenni funzioni; pove-
rissi-rn~. era di una inesaunbìle ca.ritò ve.rso tunj, ma spe-
cìolmcnte ,·erso i poveri.
Era veramente qudlo che la Chiesa dice del nostro
S. France,co di Sales: omnil,,u omnio Jor:f•Lv.
t LINDA DE VECCHI BUZZONI, a Torino il
12-Xll-1936.
l\\ladre a S. E. il Conte Cesa1·e Maria De Vecchi di Va•
Cismon, fu donna di specchiata virtù, d'incompo.robilc
modestia e di grande bontà. Mentre In rnccomandinmo ai
suffra!(i di tutti i (;Qopernrori, rinnoviamo u S. E. ed u
runa la famiglia le più vi"e condoglianze.
Mons. Tcol. CTJJAFFREDO GOSSO, Prevosto Vi-
cario Foraneo di Bargc, t il 17-IX-1936.
Sac~rdotc esemplare e pastore 1.clanre si pr<ldigò nella
èura delle anime coo generosa abn.-gazione e fìni&$imo
trttto cattivandosi l'affeuo di tutti. Divotissimo di Don
Bosco, era un fervido cooperatore delle Opere sale,iane.
Comm. Don. FRANCESCO M ARTINELLJ da
Arezzo.
Esin1io citrndino, cnttolico csemplure era entusiasta
coopcnitore delle Opere salesiane, santamente prgoglioso
che la sua compianta signora: avesse rice,'l.lto In benedi-
zione del nostro Sanro in uno d~i suoi passaggi nella
città di Pisa.
PROSPERA MARTA VJRZJ, t a Catania 1'8-XIJ-
' 936 a 85 anni di età.
Donna di alt.i e profondi sentimenti cristiani dedicò
fa sua lunga giornata ai più nobili ideali di virtù e di bon•
til.
Pia, can tatevole coi p<r\\'eri e coi diseredati della fortuna.
era soave- e forte- coi fiRliuoli e coi dipèndenti, generosa
con tutri.
Con vero cuore di madre cristiana fece offerta a Dio
di due suoi figliuoli, OJlgi entrambi sacerdoti, uno nella
(;ompngnfa di GC$ù e l'altro nella St>cietà Salesiana.
Altri Cooperatori defunti:
Alessio Angela, S. Salrntore ft.101,j. (Alessandria)
Barcellini Giacomino, Borgo111011ero (Novara) • Battistella
C-iovaun;, Moli110 (Vicenza) - Bertoni Domenico, Corpi-
11e/Ji (Lucca) • Bodio O. Giulio, Borgomanero (No,'llra)
• Jlonacci Maria Marcianise (:-,;apoli) BoneLti Maria,
Pantdkria (Trapano) - 13onfent Giusepp,nn, Cng/u,ri -
Bonomi Luigi, Gozza11igo (Bergamo) • Borio Cnrlotta,
Costigliole (Asti) - Brescia Giambattista, Chia~•ari (Ge-
nova) • Butolla Rosa, Nimi. (Udine) • Butti Aurelia,
S. Fermo D,lla Balla,gUa (Como)• Calvi Sanorelli Marin,
Sar,tn la1orglaerit" Lig11rs (Genova) - Castrucci C,nerirut,
Arrola (Spezia) Chiosso D. Emilio, Serravo/le (Ales-
sandria) • Cort:assa Caterina, Carmng110/a (Torino) •
Corvoja Canne.lo, Co//a11i.r;etta De Illasi D. Francesco,
Borf{a1111111ero (NoYara) - Erbu Teresa, Cal,ppio (Milano)
. Fabrello Antonio, ArsiNo (Vicenza). Filìpucci Marieua,
Cannara (Perugia) • Franchìni Anna, Vora110 (Modena)
• Frangi Emilia, Ìltdono Olo11u (Como) - Fnutini Emilia,
CtuUllillllzo Bormida (Alessandria) • Fulcheris Mnddalem1,
To,,.i1w Galbani Eugenia, Riwli (Torino) - Galfo Cav.
Prof. Avv. Antonio, !11~dica (Ragusa) - Galise Comm.
Avv. Gennnro, Cm.•a Dei Ti"eni (Snlerno) . Gallo Avv.
Giuseppe, Floridia (Siracusa) - Gsrotti Stefano, Po::::::o
.Baronzio (Cremona) • Goi Noemi, Artegna (Udine) -
Greppi Antonia, Vercelli GW1s1avino Adalgjsn, Zo'l'.'al-
taullo (Pavia) - La Rocca Vincen:aa, /11orsalo ('l'rapan.i) -
ListeUo Mnrlatti Teresa, Torino Livella Luigi, Btrgama
• Longo Giovanna, Can1111gt10/o (Tor.ino) - Maffei Ade-
lina. Pinzo/o (TrentQ) Maffei Giov, Bauisl'.9., Let!O (NO•
vara) • Maggi Maria Ved. Pulicini, Bro111· (Pavia) • Mu-
letti Giuseppina, 1'ori110 Manclli Antonio, Tori110
Marani Rosa, Vl'TO'lw Marroccu Raimonda, G11asilo
(Cagliad) • Matta Giuseppe, Pouero.110 (Alesslt.ndria) •
Marta Giuseppe, Tori11r, - Nlilani Luigia, Si'sto al R~R""'"'
(Udfoe) • Miorelli Maria, Bolognoflo (Trento) • Orsin-
gher Monica, Ca11al• S. Bava (Trento) • Panetti Teresa,
ToriflD Pantaleone Andrea, Issi11lio (Aostn) • Pegorari
Adelaide, Caspoggio (Sondrio) - Perucchio Dnvide,
S, Cristoforo (Al,;ssandria) - Piazza Vincenz.ina, Alwso-
me/i (Calranis~erra) - Poli Tusini N. O. Maria, ,WodeM
• Pronino Maddalena, Villofronca Pw11. (Torino) • Ra-
miuzonì Lida, Como - Rh'll Angelo, Tret.·iglio (.Bergamo)
Sàla Giuseppe, ViUamor (Cagliari) - Surdagna Giovanni,
Gorizia - Scarpellino Giuseppe, Cast!rta f.'ìapoli) • Scar-
riono Giovanni, Jl1irab~l/o 111onf. (Alessandria) • Secon-
dino Rosa, Roccagrimolda (Alessandria) • Serego Conte
Alberto, Vero11a Ta)l'.lia,.,,ni Filomena Ved. Contini,
Ta11,to (Reggio Emilia) - Tagliarin, Cav. Uff. Tomm1U<o,
Palermo Teppiati Rosa Marianna, P~~inctto (Torino)
Tiboldo Antonio, Torino Tìnivello Giovanni, Vi11orn
(Torino) • Trezzi Vir!(inin, 1"1agMto (Milano) • TriYero
Bani,.tina, Rit·oli (Torino) • Valli Giacomina, Tnsc11da
(Sondrio) - Valsecchi Mdchiaedecco, Grumello Dd Pia110
{Bergamo) • Vc:•co Carolina, Mtrmrogo (Novara) • Ze-
neide EvllBio, 111irnbtllo Mo11f. (AJes.,andriu).
Indulgenza per l'assistenza all'Ufficio
delJe Tenebre nella Settimana Santa.
Con Decreto della S. Penitenzieria in data 16 marzo
1935 il S. Padre si è degnato di arricchire d'indulgenze
l'uffido detto delle tenebre durante la Settimana Sanra.
Ecco il testo:
Per cccirarc nel cuore dei fedeli la riconoscc.nza verso la
dolorosa Passione dì Nostro Signore Cesù Cristo, prezzo
della nostra redenzione, specialmente nel tempo in cui
essa viene èommemorata in modo particolnre dalla Chiesa,
la Santità di Nostro Signore Pio Papa Xl, nell'udienza
11ccordnta all'E.mo Cardinale Penitenziere Maggiore il
9 mnrzo u. s., s, è benignamente degnnrn di concedere ai
fedeli che devotamente ed almeno con cuor~ contrito assi-
steranno nll'Ufficiatura solenne cosi detta delle •Tenebre•
nei tre giorni di mctcolcdl, giovedl e venerdl della Setti-
mana Santa, accompagnnndola con la lètlura dei Salmì e
delle L-ezioru, o con pie meditazioni i,ulla Passione di
N. S., o con la recita di orazioni r~lativealta Passione me-
desima, 1•i11d,Jghnza par:riale ,Ji dieci an11i io ciascuno dei
giorni predetti e la plenaria alle 10/itd ro11dù:io,,i, se vi
avranno assistito in tutti e tre j giorni.
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Con permesso dell'Auaorltà Ecclesiastica. - Dlreuore responsabile: D. GU-LOO FAVl NI
Torino Tipografia della Società Edilrlce In ternazionale, Corso Regina Margherita, 176.